XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 233 di giovedì 15 ottobre 2009

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 10,05.

GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Belcastro, Bordo, Cicchitto, Cota, Garavini e Tassone sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 10,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative per rideterminare il numero programmato di studenti previsti per i corsi di laurea in scienze della formazione nella regione Campania - n. 2-00509)

PRESIDENTE. L'onorevole Mazzarella ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00509, concernente iniziative per rideterminare il numero programmato di studenti previsti per i corsi di laurea in scienze della formazione nella regione Campania (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

EUGENIO MAZZARELLA. Signor Presidente, vorrei illustrare il senso complessivo di questa interpellanza, ringraziando il Governo di essere presente nella persona del sottosegretario Pizza. Il Governo ha letto l'interpellanza e sa che si tratta del riparto del numero programmato per le iscrizioni ai corsi di scienze della formazione.
Al sud, tradizionalmente, questo riparto vedeva un eccesso di domanda che gli atenei del sud non riuscivano neanche a soddisfare. Che cosa è accaduto di oggettivamente preoccupante? È avvenuto che il riparto delle quote di iscrizione ai corsi è stato effettuato non in base ad un riparto nazionale, ma è stato fatto, in realtà contro la normativa, su base regionale, il che ha ridotto le quote di accesso alle facoltà degli atenei meridionali, a cominciare dall'Università Suor Orsola Benincasa che viene portata ad esempio, essendo un ateneo privato che si regge sulle rette degli iscritti e che ha, nella città di Napoli, una tradizionale utenza, quasi un monopolio, nella formazione primaria.
Sono state, invece, aumentate le quote presso gli atenei del nord, con una totale discrasia organizzativa, nel senso che tradizionalmente, statisticamente, le quote degli atenei del nord per scienze della formazione non erano coperte neanche per il 60 per cento, ovvero non vi era domanda nei territori per quelle università.
L'effetto netto è illustrato nell'interpellanza: la messa fuori mercato di circa 800 Pag. 2studenti campani, con danni alle famiglie e ai loro percorsi formativi, che già solo per quest'anno rappresentano l'esubero calcolato.
Per quanto ho detto prima, ovvero per il basso tasso di richieste di accesso presso gli atenei del nord per questi corsi, l'unico effetto plausibile sarebbe uno spostamento formativo di massa dei giovani del sud al nord, ove volessero iscriversi, a tutela, in una qualche misura, del circuito formativo del nord e a danno di quello del Mezzogiorno.
Al riguardo vorrei segnalare alcune questioni più generali. Questa misura si inserisce, ad avviso dei firmatari dell'interpellanza, in un indirizzo del Ministero che non possiamo assolutamente condividere. Ci sembra l'ennesimo tassello di una disparità di trattamento tra gli atenei del nord e quelli del sud. Già le tabelle ministeriali, nei finanziamenti per il merito, hanno penalizzato gli atenei del sud con delle classifiche fatte con criteri che oggettivamente avvantaggiano gli atenei del nord.
È stato un ateneo del nord, quello di Parma, a proporre una classifica sulla base dei criteri effettivamente paritari, basati sulla qualità della docenza come ricerca e didattica. Grazie a ciò, sono uscite classifiche - molto più vere di quelle che il Ministero ha usato - che utilizzano degli indici (ad esempio, il tessuto socioeconomico e la sua capacità di assorbimento dei laureati o la qualità degli immobili universitari) storicamente penalizzanti per il territorio del sud.
In tal modo l'effetto netto è che il merito viene giudicato sulla base dei demeriti che non possono essere demeriti sociali, economici, istituzionali, e che non possono certo essere imputati agli atenei meridionali.
Quando l'analisi si depura da questo aspetto le cose cambiano. Questo riparto del Governo si inserisce precisamente in questa linea.
Peraltro, per passare alla scuola e al problema dei trasferimenti degli insegnanti, anche in questo altro settore (ricordo che la normativa del Governo a base regionale è stata bocciata dal Consiglio di Stato) vi è un ulteriore tassello di questa strategia di disunione sul piano del governo delle istituzioni formative di questo Paese.
Qui bisogna una volta tanto intendersi sul fatto che probabilmente il sud è parte della soluzione dei problemi del Paese e non può continuare ad essere inteso solo come problema o come parte del problema da mettere da canto, soprattutto su un terreno strategico per il futuro dell'Italia come quello della formazione, della formazione superiore e della ricerca.
Per questo ci sembrerebbe assolutamente opportuno che il Governo ritornasse ai vecchi criteri di riparto, almeno in questo settore, che certo è solo una parte piccola dei problemi dell'università italiana, ma significativa proprio della linea di tendenza di gestione che ne emerge.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, con riferimento all'interpellanza illustrata dall'onorevole Mazzarella, riguardante il numero programmato di studenti relativamente al corso di laurea in scienze della formazione primaria nella regione Campania, si comunica quanto segue.
Ai fini dell'attivazione del corso in parola l'assegnazione dei posti agli atenei avviene a seguito della comunicazione del fabbisogno di personale docente della scuola da parte della competente direzione generale del personale scolastico.
Con nota n. 7691 del 27 maggio 2009 la citata direzione, a seguito delle verifiche effettuate, ha predisposto una tabella riassuntiva delle disponibilità di posti vacanti relativi all'anno scolastico 2008-2009, la previsione delle cessazioni per il triennio e le riduzioni di organico stabilite per gli anni successivi secondo il Pag. 3piano programmatico concordato con il Ministero dell'economia e delle finanze.
Da tale tabella emerge che, nonostante l'esubero di personale docente per la regione Campania, il Ministero ha provveduto ad assicurare la formazione di personale docente per la scuola primaria e dell'infanzia, assegnando, per l'anno accademico 2009-2010, all'Università di Napoli Suor Orsola Benincasa 180 posti.
Per completezza di informazione si fa anche presente che, proprio in considerazione delle aspettative formative degli studenti del sud, all'Università di Salerno sono stati assegnati 80 posti e all'Università di Palermo 180.

PRESIDENTE. L'onorevole Mazzarella ha facoltà di replicare.

EUGENIO MAZZARELLA. Signor Presidente, nonostante la squisita cortesia del sottosegretario Pizza, mi devo dichiarare insoddisfatto perché in realtà la risposta del Governo ribadisce, senza indicarne una soluzione, l'esistenza del problema segnalato nell'interpellanza.
Di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze si decide che in realtà il fabbisogno formativo venga determinato sulla base del potenziale assorbimento in loco al sud degli aspiranti laureati in scienze della formazione. Tradotto: chi si laurea a Napoli, a Salerno o a Palermo deve poter insegnare (come sbocco di mercato del lavoro) solo nei territori nei quali si è laureato, non essendo contabilizzata la possibilità di utilizzare la cittadinanza italiana per andare a insegnare tranquillamente da qualche altra parte.
Questa mi sembra la ratio dell'intesa tra Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e Ministero dell'economia e delle finanze. È chiaro che in realtà questo è il punto, ma non mi sembra che il Governo si sia spostato su questo aspetto. Ringrazio comunque il Governo per la risposta.

(Chiarimenti in merito all'erogazione delle risorse destinate al progetto di allargamento a quattro corsie della strada Olbia-Sassari - n. 2-00495)

PRESIDENTE. L'onorevole Calvisi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00495, concernente chiarimenti in merito all'erogazione delle risorse destinate al progetto di allargamento a quattro corsie della strada Olbia-Sassari (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

GIULIO CALVISI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la presenza. Prima di entrare nel merito dell'illustrazione della nostra interpellanza urgente vorrei esporre una considerazione.
È la terza volta che, come deputati del Partito Democratico, ottenendo peraltro la piena solidarietà della presidenza del nostro gruppo, chiamiamo il Governo a riferire in Aula sulla strada Olbia-Sassari.
La prima volta è accaduto nel novembre scorso, poi a marzo di questo anno. Non conto tutti gli altri atti parlamentari che abbiamo presentato, ordini del giorno, interrogazioni, emendamenti ai vari decreti-legge omnibus che questo Governo ci ha sottoposto. Lo abbiamo fatto, peraltro, sia alla Camera sia al Senato.
Dunque, il Governo può chiedersi per quale motivo ci sia tutta questa attenzione non del singolo deputato, non dei singoli deputati sardi, ma di tutto il Partito Democratico per una strada. In fondo, non è l'unica strada che ha bisogno di migliorie e di lavori. Se la presidenza del gruppo del Partito Democratico dovesse fare per ogni strada d'Italia che ha bisogno di investimenti quanto ha fatto per la Olbia-Sassari probabilmente vi sarebbe qualche anomalia.
Dunque, come si ricorderà, le migliorie di questa strada dapprima erano legate ai lavori del G8: il G8 si doveva svolgere in Sardegna, all'Isola della Maddalena, e come opera collaterale all'evento la giunta Soru e il Governo Prodi avevano previsto Pag. 4proprio l'allargamento della Olbia-Sassari. In seguito il G8 non si è tenuto lì, ma il nostro interesse per quella strada non è venuto a mancare.
Perché da parte nostra c'è questa attenzione, sottosegretario Pizza? Perché noi non stiamo parlando di una strada qualunque, ma di una strada che collega due porti e due aeroporti, centrale per lo sviluppo della Sardegna.
Parliamo, soprattutto, di una strada terribile, di una strada delle croci e della morte con un tasso di incidentalità - infatti c'è un'intensità di traffico pazzesco per la diffusione del pendolarismo, di lavoratori che partono da Olbia e vanno a lavorare a Sassari e, viceversa, di lavoratori che partono da Sassari o da paesi vicini a Sassari e vengono a lavorare ad Olbia, e c'è un traffico di mezzi pesanti davvero consistente - che ha pochi eguali nel nostro Paese.
È una strada delle croci e della morte, basti pensare che dal 1995 al 2009 sono morti in quella strada più di 70 persone e più di 200 sono rimaste ferite: numeri da catastrofe bellica non più tollerabili come ci hanno ricordato i vescovi di Tempio, Sassari e Ozieri pochi giorni dopo.
Proprio mentre noi preparavamo la nostra interpellanza urgente, signor Presidente e signor sottosegretario, il 21 settembre, in uno degli innumerevoli tratti pericolosi di quella strada, perdeva la vita un giovane di Olbia di ventuno anni, Ivan Bazzu, un ragazzo che faceva la cosa più normale del mondo: andare a trovare la propria fidanzata in un Paese vicino ad Olbia. Pochi giorni dopo morivano altre tre persone: Marcello Piga, Graziano Ezza, Albino Piga. Cosa facevano? Tornavano dalla discoteca ad ora tarda? No, stavano andando a lavorare.
Una vera e propria mattanza, signor Presidente e signor sottosegretario, una di quelle situazioni che obbliga la politica a tacere e a lavorare, a compiere atti concreti perché ogni parola appare drammaticamente inutile rispetto alla situazione. Ripeto: ogni parola è inutile! Noi dobbiamo fermare una strage. Voi dovete fermare una strage, una strage che è in corso e che ogni giorno rischia di colpire vittime innocenti.
Seconda considerazione: quando parliamo della Sassari-Olbia non parliamo di una strada che è stata finanziata e programmata perché si doveva fare il G8 in Gallura; poi, il G8 alla Maddalena non si è più riunito e, quindi, insomma la strada si può fare o non si può fare. Non parliamo di finanziamenti aggiuntivi che lo Stato ha previsto perché doveva essere celebrato un grande avvenimento internazionale.
Parliamo di un'opera programmata in Sardegna, sulla base di risorse individuate dalla giunta Soru e dal Governo Prodi esclusivamente per la Sardegna, utilizzando i fondi FAS previsti per la nostra regione nel quadro strategico nazionale 2007-2013. Sono risorse della Sardegna e dei sardi: questo è il punto fondamentale e centrale. Cosa è successo?
Lo scorso anno, il Governo Prodi aveva previsto il finanziamento della strada in oggetto e di altre opere collaterali e un impegno di spesa pari a circa 520 milioni di euro. In seguito, si insediò il nuovo Governo che, ad agosto, confermò quanto deciso dal Governo Prodi e dalla giunta Soru. Vennero, cioè, confermati sia i 522 milioni di euro e i lavori per La Maddalena.
A quel punto, eravamo tranquilli, perché la strada si sarebbe fatta. Infatti, la giunta regionale terminò di elaborare il progetto definitivo della strada ed erano pronte a partire le gare di appalto e le procedure di aggiudicazione degli otto lotti dell'appalto della strada Olbia-Sassari. Tutto era pronto, tutto stava partendo.
Tuttavia, il Governo, ad ottobre, emanò il decreto-legge n. 162 del 2008 che non prevedeva più i 520 milioni di euro per le opere collaterali, compresa la strada Olbia-Sassari e le opere da realizzare a La Maddalena in vista del G8, ma solo i soldi per le opere da realizzare a La Maddalena. Non prevedeva più i soldi per le opere collaterali e per la strada Olbia-Sassari.
Presentammo, dunque, un'interpellanza urgente, alla quale rispose in Aula il Pag. 5sottosegretario Bertolaso. Egli ci disse di stare tranquilli, perché i soldi sarebbero arrivati: non erano stati previsti nel decreto-legge, ma lo si sarebbe fatto attraverso una delibera del CIPE. Per noi non è importante di che colore è il gatto, l'importante è che acchiappi il topo e, dunque, ci fidammo di Bertolaso, che in Sardegna gode di molta stima, tutt'ora, come allora. Tuttavia, il gatto non ha acchiappato neanche un topo. Infatti, il CIPE si è riunito, ha deliberato su molte questioni, ma non ha deliberato alcuna opera per la Sardegna.
Pertanto, ci siamo insospettiti e abbiamo presentato un'ulteriore interpellanza urgente, alla quale ha risposto il Ministro Vito, che ci ha confermato che ciò che paventavamo come uno scippo, non era più una preoccupazione, ma una certezza. I soldi avevano preso un'altra destinazione: o erano serviti per finanziare l'abolizione completa dell'ICI, o per ripianare i debiti di Alitalia, o per finanziare qualche opera del nord decisa da questo Governo a trazione nordista. Per la Sardegna e per la Gallura non era previsto niente. Tuttavia, anche in quella sede, il Ministro Vito ci disse di stare tranquilli, perché i soldi sarebbero arrivati e la strada sarebbe stata realizzata. Lo disse lui, lo disse il Ministro Scajola, lo disse Fitto, lo disse il Presidente del Consiglio, lo dissero tutti. Anche quando venne spostato il G8, si disse di restare tranquilli, perché la strada Olbia-Sassari sarebbe stata fatta. In questa sede, i parlamentari del Popolo della Libertà hanno presentato mozioni e ordini del giorno; è stato fatto di tutto, tanti comunicati, tante dichiarazioni, tanta propaganda, perché i soldi non venivano sbloccati.
Veniamo ai giorni nostri. Dopo aver lamentato che erano state pronunciate dichiarazioni, presentati ordini del giorno e fatte promesse, ma che i soldi non erano arrivati, perché non era stato adottato un provvedimento con effetti di cassa, il 23 settembre, il presidente della regione, Ugo Cappellacci, ha affermato che il Ministero dello sviluppo economico ha trasferito una cifra di 111 milioni di euro per la realizzazione della nuova strada a quattro corsie Olbia-Sassari alla struttura di missione per i lavori del G8. Tale trasferimento è stato definito, enfaticamente, un grande risultato del presidente della regione.
Insieme al collega Melis, agli altri parlamentari, all'ex assessore ai lavori pubblici della regione Sardegna, Carlo Mannoni, siamo andati a vedere le carte: come è possibile che i soldi siano destinati alla strada Olbia-Sassari? Infatti, il Ministero dello sviluppo economico non ha competenza a trasferire fondi FAS. I citati fondi, pari a 111 milioni di euro, sono esattamente la quota delle risorse FAS già destinate alla Sardegna dal vecchio Governo per i lavori de La Maddalena e, quindi, dovrebbero essere impiegati per tali i lavori.
Riteniamo, quindi, che si tratti di un mero trasferimento di cassa dal Ministero dello sviluppo economico al dipartimento della Protezione civile. Infatti, le risorse sbloccate, pari a 111 milioni di euro, andrebbero non a finanziare la strada in oggetto, ma a ristorare le anticipazioni fatte dalla Protezione civile.
Questa è la nostra ricostruzione. Da ciò, le rivolgo la domanda: dove vanno a finire questi 111 milioni di euro, signor sottosegretario? Non so cosa mi risponderà, io però dico che dappertutto possono andare a finire tranne che a finanziare la strada Olbia-Sassari. Infatti, se vado a vedere, sul sito del G8, le spese fatte da Bertolaso, risulta che egli ha ricevuto un totale di finanziamento pari a 333 milioni di euro: vi è la voce delle fonti di finanziamento, ma adesso, per motivi di tempo, non mi dilungo. Quanto ha speso, però, Bertolaso? 327 milioni di euro, più 10 milioni di euro impegnati per costruire il porto di La Maddalena: dunque, voi non potete trasferire niente per la Olbia-Sassari, perché dovete dare altri soldi a Bertolaso; dovete dare quattro milioni di euro a Bertolaso! Basta andare sul sito della Protezione civile, è tutto documentato.
A mio avviso, il presidente della regione che aveva fatto questo annuncio enfatico - arrivano i primi 111 milioni di euro per la Pag. 6Olbia-Sassari - si rende conto di aver preso un abbaglio, oppure si rende conto che l'opposizione ha capito che il presidente della regione ha detto una piccola bugia ai sardi! Allora, in fretta e furia, dice un'altra cosa, dice: «facciamo un'intesa». Il 2 ottobre si dice che c'è un'intesa per le opere pubbliche, per le infrastrutture e che arriveranno un sacco di soldi in Sardegna; si parla di opere finanziate per 3.864 milioni di euro: alla fine, di questi 3.864 milioni di euro, 2.649 milioni di euro (quasi due terzi) sono rinviati al DPEF per il 2011. Lei sa, sottosegretario Pizza, che prendere un impegno su un DPEF che non esisterà più è acqua fresca, è molto comodo per il Governo. Li metteremo nel DPEF, ma nel 2011 il DPEF non esisterà più, perché lo stiamo abolendo! E le opere che vengono considerate fanno parte di impegni già presi, di risorse già stanziate in passato dal vecchio Governo e dalla vecchia giunta regionale, e aspettano che cosa? Aspettano una delibera del CIPE per essere sbloccati! Ripeto, aspettano una delibera del CIPE per essere sbloccati! Infatti, i restanti 1.125 milioni di euro cosa sono? «Sim sala bim», direbbe il mago Silvan, sono i famosi fondi FAS attribuiti sempre dal precedente Governo alla regione Sardegna per la programmazione 2007-2013 e sospesi dal Governo attuale nel novembre scorso, quando Bertolaso ci ha detto: arriverà una delibera del CIPE però adesso li abbiamo sospesi! E lì, cosa c'è? Vi sono i famosi 470 milioni di euro della Olbia-Sassari!
In conclusione, signor sottosegretario, vogliamo una parola di chiarezza, non vogliamo più dichiarazioni, non vogliamo più che il presidente della regione dica che ci sono i soldi, non vogliamo più che un Ministro della Repubblica dica che ci sono i soldi, non vogliamo più che si faccia propaganda, vogliamo atti concreti! Vogliamo provvedimenti che abbiano forza giuridica sulla cassa! O almeno sul bilancio di competenza! Già sarebbe qualcosa, poi, una volta che sono nel bilancio di competenza, le cose arriveranno anche alla cassa, ma qui non siamo neanche alla competenza, siamo solo alla propaganda e alle dichiarazioni!
Ieri, chiamato a rispondere in consiglio regionale poiché vi è stata una mozione del Partito Democratico, il presidente della regione ha finalmente detto quello che sapevamo già, e cioè che per sbloccare i soldi della Olbia-Sassari occorre la delibera del CIPE. Quello che ci aveva detto Bertolaso un anno fa, il 14 novembre dello scorso anno!
Quindi, signor sottosegretario, lei sa quanto è stimato in quest'Aula: noi la ringraziamo perché lei è sempre disponibile, gioca su tutti i fronti e, anche se è sottosegretario per l'istruzione, l'università e la ricerca, è capace di dare risposte a tutto campo perché emerge la sua natura di politico; le confermo, quindi, anche la mia stima personale. Tuttavia, mi sento un po' come il cittadino che si reca alle poste: la prima volta ho presentato un'interpellanza assieme al collega Melis ed è venuto Bertolaso, la seconda volta è venuto Vito, la terza volta viene lei... insomma, c'è un po' di disagio...

PRESIDENTE. Onorevole, se non fa una magia, deve concludere.

GIULIO CALVISI. Signor Presidente, concludo augurandomi che almeno il sottosegretario Pizza confermi questi impegni, poiché si è già perso molto tempo e stiamo parlando non di una battaglia di propaganda dell'opposizione, ma di una politica che deve essere capace di mettere fine a una strage di innocenti.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, rispondo all'interpellanza urgente dell'onorevole Calvisi, facendo presente quanto segue.
La strada statale Sassari-Olbia, segnalata come un'opera di massima priorità, è Pag. 7stata interessata da una fase progettuale e dall'acquisizione dei pareri propedeutici all'approvazione dell'intervento. Sono stati istruiti e completati i progetti preliminari di 8 lotti e recepite tutte le osservazioni e le richieste emerse nella Conferenza dei servizi del 29 settembre 2008. Detti progetti hanno consentito gli appalti di progettazione ed esecuzione, già avviati con procedure ristrette conclusesi alla fase di prequalifica delle centinaia di imprese richiedenti l'invito.
Con la nota del 17 luglio 2008 il Ministro dello sviluppo economico ha comunicato la disponibilità a imputare a carico del FAS la copertura finanziaria degli interventi complessivamente programmati.
Con una successiva nota del 21 luglio 2008 il presidente della regione autonoma della Sardegna ha chiesto l'adozione di un'apposita ordinanza per disciplinare l'utilizzo delle complessive risorse destinate al grande evento del G8 che avrebbe dovuto svolgersi nell'isola della Maddalena nel luglio 2009.
Ai sensi dell'articolo 1, comma 1, lettera c) dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 agosto 2009 sono stati individuati i fondi per 740.156.768,68 euro da destinare, complessivamente, al grande evento di presidenza italiana del G8 e per favorire il rilancio turistico e socio-economico della Sardegna.
Tali risorse non sono state rese disponibili nella loro totalità, ma sono state ridotte all'importo complessivo di 233 milioni di euro, da destinare al grande evento del G8 a La Maddalena, ai sensi dell'articolo 3 del decreto-legge n. 162 del 17 ottobre 2008, convertito in legge n. 201 del 22 dicembre 2008, recante interventi urgenti in materia di adeguamento dei prezzi del materiale di costruzione, di sostegno ai settori dell'autotrasporto, dell'agricoltura e della pesca professionale, nonché di finanziamento alle opere per il G8 e definizione per gli adempimenti tributari per le regioni Marche e Umbria, colpite dagli eventi sismici del 1997.
In particolare, si precisa che, con ordinanza n. 3.984 del 2008, sono stati stanziati euro 740.156.768,68 così definiti: euro 18.266.397,68 dalle somme rinvenienti dalle delibere CIPE 165/2006 e 179/2006, di applicazione delle sanzioni sulle assegnazioni della regione ex delibere CIPE 36/2002 e 17/2003; euro 103.690.371,00 sulle assegnazioni della regione ex delibera CIPE 20/04, non impegnate nei termini prescritti dalla delibera 14/2006 (punto 5.1), di cui euro 9.840.000,00 relativi alla quota E. 4.1 «Riserva per infrastrutture complementari ai contratti di localizzazione» ed euro 93.800.000,00 relativi alla quota ex punto 5.1 della delibera stessa; euro 522 milioni quale anticipazione a valere sulle attribuzioni del programma attuativo FAS 2007/2013 - regione Sardegna - di cui alla delibera CIPE del 21 dicembre 2007, n. 166; euro 96.200.000,00 quale anticipazione a valere sul programma interregionale FAS 2007/2013 «Attrattori culturali, naturali e turismo» di cui alla delibera CIPE 21 dicembre 2007, n. 166, a carico delle risorse da destinare al territorio della regione Sardegna.
Inoltre, con decreto-legge n. 162 del 2008 sono stati stanziati euro 233 milioni così definiti: 18,266 milioni rivenienti dalle somme relative alle delibere CIPE 22 dicembre 2006, n. 165, e 22 dicembre 2006, n. 179, pubblicate rispettivamente nella Gazzetta ufficiale n. 94 del 24 aprile 2007 e n. 118 del 23 maggio 2007, di applicazione delle sanzioni sulle assegnazioni alla regione Sardegna ex delibere CIPE n. 36 del 2002 e n. 17 del 2003; 103,690 milioni derivanti dalle assegnazioni alla regione Sardegna ex delibera CIPE n. 20 del 2004, non impegnate nei termini prescritti dalla delibera CIPE 22 marzo 2006, n. 14, pubblicata nella Gazzetta ufficiale n. 256 del 3 novembre 2006; 111,044 milioni nell'ambito delle risorse destinate alla regione Sardegna dalla delibera CIPE 21 dicembre 2007, n. 166, pubblicata nella Gazzetta ufficiale n. 123 del 13 maggio 2008, per la realizzazione di programmi strategici di interesse regionale. Pag. 8
Da quanto sopra è emerso che non è mai stato il Ministro dello sviluppo economico a destinare tali risorse a specifici interventi, bensì l'intesa a suo tempo raggiunta con la regione Sardegna, come evidenziato anche nelle premesse dell'ordinanza stessa.
Inoltre, non si è trattato, in sede di decreto-legge, di una nuova programmazione governativa, ma solo della definizione delle risorse, allora disponibili, da destinare alla programmazione come a suo tempo individuata d'intesa con la regione, contemplante un completamento delle strutture a La Maddalena di carattere prioritario.
Si fa presente, inoltre, che in sede di definizione delle sole risorse disponibili è stato privilegiato l'utilizzo della fonte normativa invece di quella emergenziale, solo e proprio ai fini di controllo di finanza pubblica quanto mai necessario in considerazione del particolare momento congiunturale e, infine, che tutte le attività connesse al grande evento del G8 non sono state di esclusivo interesse ma hanno comportato la realizzazione di strutture turistico-alberghiere e di un porto turistico di primario interesse regionale, peraltro, già affidate in gestione alla regione.
Si segnala, altresì, che con un atto di intesa con l'Ente nazionale aviazione civile (ENAC) la regione Sardegna e la società di gestione, sono stati avviati i lavori per il potenziamento dell'aeroporto di Olbia. In proposito si evidenzia, infine, che sono in corso intese per il finanziamento e l'esecuzione di un intervento stradale, denominato IX lotto della Sassari-Olbia, relativo all'adeguamento del tratto della strada statale n. 199 compreso tra lo svincolo sulla strada statale n. 131 e lo svincolo della strada statale n. 125 in corrispondenza della città di Olbia nonché di quello relativo alla sistemazione dell'area del ponte sul rio Padrongianus.

PRESIDENTE. L'onorevole Melis, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

GUIDO MELIS. Signor Presidente, mi associo alle espressioni di stima e di simpatia per il sottosegretario, ma mi dispiace perché la risposta è sconcertante per noi. La prima parte della risposta del sottosegretario sostanzialmente ricalca, punto per punto, la nostra interpellanza urgente, dicendoci sostanzialmente quello che già sapevamo. Nella seconda parte, che è quella più ristretta, a fronte di una illustrazione, che si sarà apprezzata nel dettaglio anche tecnico e per essere entrata nelle cifre e nei problemi, da parte del mio collega Calvisi, non vi sono risposte salvo, forse, che i 111 milioni, oggetto di quel gioco di prestigio del presidente della regione Cappellacci, non sono destinati alla strada Olbia-Sassari.
Ne prendiamo atto con desolazione e con dispiacere, ma non troviamo in questa risposta nessun impegno concreto, salvo il riferimento generico all'intesa. Sappiamo che nella regione sarda ieri è stato approvato un ordine del giorno unitario (il Partito Democratico vuole risolvere il problema, non farci sopra alcun tipo di propaganda, perché il problema è nei termini reali e drammatici che sono stati illustrati dal mio collega Calvisi), sottoscritto a prima firma dal presidente del nostro gruppo al consiglio regionale, l'onorevole Mario Bruno. Quindi, noi siamo nella posizione di voler risolvere il problema, ma il Governo ci ha fornito una risposta della quale francamente non possiamo non dichiararci profondamente insoddisfatti. Non c'è alcun impegno preciso.
Sottosegretario Pizza, lei appartiene alla mia generazione e forse ha giocato da bambino a quel gioco che tutti i bambini facevano e che si chiamava il gioco dell'oca. Qui è avvenuta una cosa molto semplice: eravamo arrivati all'ultima casella con il Governo Prodi e con il governo regionale di Renato Soru e stavamo per realizzare finalmente questa opera tanto sentita e tanto necessaria al nord Sardegna quando improvvisamente i dadi hanno dato un altro risultato e siamo finiti alla casella di partenza.
La responsabilità di averci riportato alla casella di partenza è del Governo Berlusconi. Non potete esimervi da questa responsabilità, dovete darci una risposta Pag. 9sulla reale vostra volontà di risolvere questo problema. Mi dispiace, ma la risposta che lei ci ha dato, sottosegretario, non ci soddisfa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Modalità di riparto delle somme stanziate per i danni causati dalle avversità atmosferiche verificatesi nel mese di aprile 2009 nel territorio della regione Piemonte - n. 2-00498)

PRESIDENTE. L'onorevole Fiorio ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00498, concernente modalità di riparto delle somme stanziate per i danni causati dalle avversità atmosferiche verificatesi nel mese di aprile 2009 nel territorio della regione Piemonte (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MASSIMO FIORIO. Signor Presidente, rappresentante del Governo, l'interpellanza fa riferimento agli eventi alluvionali della fine del 2009 in Piemonte. Siamo a poche settimane dalla tragedia del terremoto di Abruzzo e in Piemonte alla fine del mese di aprile l'attenzione era rivolta al livello dell'acqua, soprattutto ai livelli dei fiumi che salivano. Vi era ansia e sembrava di vivere gli eventi del 1994 quando l'alluvione colpì quegli stessi territori del Piemonte e causò la morte di molte persone.
Tutto ciò è avvenuto in seguito ad un inverno terribile in cui la regione Piemonte è stata assediata, come se non bastasse, da nevicate eccezionali, come erano decenni che non si vedevano, da frane conseguenti e da slavine. La regione Piemonte per quella questione ha chiesto lo stato di emergenza.
La mappa delle aree a rischio ha il suo epicentro ad Alessandria. L'ondata di piena del Tanaro ha costretto il sindaco Piercarlo Fabbio all'evacuazione di ben seimila persone, concentrate dalla Protezione civile nei parcheggi e nella caserma Valfrè. Si è riproposto il problema annoso della fragilità del territorio italiano, in parte dovuta a ragioni oggettive di conformazione idrogeologica (e quindi delle colline). Si tratta di un territorio fragile, ma la situazione è anche aggravata dalla disordinata pressione antropica e sappiamo benissimo come sia l'addensamento antropico nelle valli padane.
A pagare le conseguenze peggiori del maltempo sono state le province di Alessandria, Asti, Biella, Cuneo (qui 62 sono gli sfollati) e Verbano-Cusio-Ossola. A preoccupare ad ogni modo è l'intero bacino del Po. I danni seguiti a quei fenomeni sono stati ingentissimi; straripamenti dei corsi d'acqua hanno allagato case e allevamenti; vi sono state frane ingenti di dimensioni grandissime e smottamenti di aree collinari e montuose.
Molte aziende, soprattutto nel settore agricolo, hanno subito danni ingenti e pagato gravemente questa situazione. Nei primi giorni del mese di maggio il Governo, nella persona del sottosegretario Vegas, ha riunito i rappresentanti istituzionali e delle province per fare il punto della situazione ed ha preso atto dell'emergenza diffusa su tutto il territorio piemontese.
Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 maggio 2009 è stato dichiarato lo stato di emergenza a causa delle eccezionali avversità atmosferiche. In quel provvedimento veniva indicato il presidente della regione Piemonte come commissario straordinario. In data 21 settembre 2009 è stata emanata, ai sensi della legge n. 225 del 1992, l'ordinanza di protezione civile per l'attuazione degli interventi urgenti diretti a far fronte ai danni conseguenti a quegli eventi. Ciò che emerge è tuttavia la singolarità, per non dire l'irritualità, e la scarsa opportunità che tale provvedimento riveste dal punto di vista dei rapporti istituzionali e dal punto di vista giuridico e tecnico. Nonostante risultino trasmissioni ed acquisizioni tra la regione Piemonte e il Governo, il Presidente del Consiglio dei ministri, in modo autonomo e senza l'intesa con la regione Piemonte, emana l'ordinanza.
Ciò significa aver proceduto in maniera difforme dal decreto-legge n. 112 del 1998 che all'articolo 107, comma 1, lettera c), Pag. 10stabilisce, rispetto alle funzioni mantenute allo Stato, che, ai sensi dell'articolo 1, comma 4, lettera c), della legge 15 marzo 1997, n. 59, hanno rilievo nazionale i compiti relativi «alla emanazione, di intesa con le regioni interessate, di ordinanze per l'attuazione di interventi di emergenza, per evitare situazioni di pericolo, o maggiori danni a persone o cose, per favorire il ritorno alle normali condizioni di vita nelle aree colpite da eventi calamitosi e nelle quali è intervenuta la dichiarazione di stato di emergenza di cui alla lettera b)».
Lo stanziamento, previsto nell'ordinanza, è di 21,5 milioni di euro disposti in favore del Fondo della protezione civile. Nel testo segue il riparto tra gli enti della regione Piemonte e altri enti, tra cui l'Agenzia interregionale per il fiume Po, l'AIPO. Ciò che salta immediatamente all'occhio è la forte sperequazione del riparto che c'è fra la provincia di Cuneo (13 milioni di euro) e le altre province piemontesi. Tuttavia, al di là del riparto, sul quale torneremo, l'ordinanza non contiene nessuna precisazione utile a comprendere se le risorse siano assegnate, come per le due emergenze precedenti, l'ultima delle quali l'emergenza neve, al commissario straordinario o direttamente agli enti destinatari, secondo un percorso certamente anomalo ed irrituale dal punto di vista della prassi finora adottata e della giurisprudenza consolidata.
In realtà, sappiamo che, mentre la provincia di Cuneo - che, ricordiamo, beneficia della parte preponderante dello stanziamento - avrebbe già inserito in bilancio le cifre indicate dall'ordinanza, le altre province aspetterebbero di sapere come procedere. La regione Piemonte ha comunicato l'articolazione delle richieste in più occasioni, mentre le risorse stanziate a favore del Piemonte risulterebbero non aggiornate alle ultime notazioni trasmesse. Il problema evidente è l'attribuzione diretta delle risorse e della loro gestione alle province, che di fatto vanifica la possibilità di un controllo terzo sull'esatta corrispondenza tra quanto è stato dichiarato dagli enti e l'entità reale del danno a seguito delle valutazioni tecniche e delle rendicontazioni degli interventi effettuati.
Come ho già detto in precedenza, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 maggio 2009 sono state attribuite le funzioni di commissario straordinario alla presidente della regione, alla quale spettano funzioni di gestione e di controllo sulla corretta spesa delle risorse messe a disposizione, in quanto è la regione ad essere in possesso del quadro generale indispensabile per procedere ad accertamenti e ad eventuali rimodulazioni. Quando si ha a che fare con cifre del genere è evidente che è assolutamente necessario il controllo della loro utilizzazione, anche perché - rispetto ad un evento che ha colpito l'intero Piemonte e che ha procurato danni ingenti ad infrastrutture e strutture, che ha lasciato situazioni di pericolosità diffusa ancora in essere (lo dico a proposito di un territorio che conosco molto bene) - colpisce la sperequazione nella distribuzione delle risorse tra territori provinciali. Diventa difficile stabilire il modo in cui poter controllare il corretto uso delle risorse.
Chiediamo, quindi, al Governo quali sono stati i criteri, come intenda procedere e che spieghi le motivazioni di questa anomalia nell'ordinanza della protezione civile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, in relazione all'interpellanza presentata dall'onorevole Fiorio si fa presente quanto segue. La dichiarazione dello stato di emergenza, deliberata dal Consiglio dei ministri il 15 maggio 2009 per gli eventi alluvionali verificatisi nel mese di aprile 2009 nel territorio della regione Piemonte e delle province di Piacenza, Pavia, Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, è stata estesa con Pag. 11decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 giugno 2009 anche alle province di Lodi e di Parma.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, le chiedo scusa per l'interruzione ma desidero salutare il Presidente del Senato canadese Noël Kinsella, accompagnato dal Presidente Fini, con una delegazione. L'Aula, anche se a ranghi ridotti, vi saluta (Applausi).
Prego, signor sottosegretario.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Successivamente, con nota del 22 giugno scorso, il dipartimento della protezione civile ha chiesto alle regioni Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna di esprimere l'intesa su uno schema di ordinanza di protezione civile e di indicare le risorse di propria spettanza eventualmente disponibili, poiché a causa dei tagli subiti dal Fondo di protezione civile per effetto della legge finanziaria 2008 nel suddetto Fondo non sono state rinvenute le somme occorrenti al superamento dell'emergenza.
Lo schema di ordinanza è stato poi modificato, anche alla luce delle osservazioni formulate dalla regione Piemonte nel corso di appositi incontri indetti dal dipartimento della protezione civile, e il nuovo testo è stato inviato per l'intesa alle regioni interessate con nota del 31 agosto 2009. Quest'ultima è stata inviata, per conoscenza, anche al Ministero dell'economia e delle finanze, facendo presente la necessità di reperire fondi per il superamento dell'emergenza.
A tale proposito, si fa presente che la regione Piemonte, con nota del 7 agosto 2009, ha quantificato in complessivi 249 milioni di euro i danni subiti, dei quali 20 milioni di euro per le spese di somma urgenza. Il dipartimento della protezione civile ha quindi richiesto, con nota del 19 agosto 2009, al Dicastero dell'economia e delle finanze l'attribuzione di 21,5 milioni di euro per fronteggiare le spese di prima emergenza sostenute dalle singole province, come da espressa quantificazione contenuta in un documento allegato alla suddetta nota del 7 agosto della regione Piemonte. Nel contempo, il dipartimento della protezione civile ha chiesto, nell'ambito della legge finanziaria 2010, l'accantonamento di ulteriori 267 milioni di euro da destinare alle tre regioni interessate dagli eventi meteorologici. Detta richiesta non ha, tuttavia, avuto esito.
Tutto ciò premesso, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 settembre 2009, adottato di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, sono stati assegnati 21,5 milioni di euro per la realizzazione di interventi urgenti e indifferibili dovuti agli eventi calamitosi, attingendo, in via straordinaria, dai capitoli di bilancio posti su una normativa estranea alla protezione civile. Pertanto, la successiva ordinanza n. 3809 del 21 settembre 2009 ha costituito un atto a contenuto vincolato, in quanto provvedimento di riparto, i cui termini sono risultati già definiti con il suddetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.
Con detta ordinanza sono stati stanziati dei fondi per affrontare le spese di prima emergenza, in favore della regione Piemonte e della provincia di Lodi, così ripartiti: per quanto riguarda la regione Piemonte, sono stati assegnati alla provincia di Alessandria 1.148.292 euro, 435.000 euro alla provincia di Asti, 622.000 euro a quella di Biella, alla provincia di Cuneo 13.213.890 euro, 382.000 euro a quella di Novara, 1.196.279 euro per la provincia di Torino, 983.000 euro a quella di Verbania, alla provincia di Vercelli 135.806 euro, mentre alla provincia di Lodi 1.811.000 euro. Inoltre, all'Autorità di ambito territoriale ottimale (ATO) sono stati attribuiti 1.269.600 euro e all'Agenzia interregionale fiume Po (APO) 300.0000 euro.
Tale provvedimento normativo non pregiudica le competenze attribuite al commissario delegato, che esercita il proprio mandato nel pieno delle attribuzioni previste dallo schema di ordinanza, inviato all'attenzione della regione Piemonte per l'intesa, con la suddetta nota del 31 agosto 2009 e per la quale il dipartimento della protezione civile è in attesa di conoscere le determinazioni della regione stessa. Pag. 12
Peraltro, nell'ambito della citata ordinanza, qualora le regioni interessate concordino, si proporrà, per le predette province, la rendicontazione relativa all'utilizzo delle somme stanziate per gli interventi di prima emergenza, che dovranno essere raccordati nell'ambito del programma delle attività di competenza del commissario delegato.

PRESIDENTE. L'onorevole Lovelli, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, la ricostruzione che il sottosegretario ci ha fornito per molti aspetti completa le informazioni in nostro possesso ma, nello stesso tempo, proprio per questo, conferma che il Governo ha seguito una procedura che si può definire anomala, e quindi dal nostro punto di vista insoddisfacente, rispetto alla quale, in base alle parole che il sottosegretario adesso ha pronunciato, si dovrà intervenire ancora successivamente. Infatti, dal momento che lei, signor sottosegretario, ha affermato che quanto realizzato non pregiudica le competenze del commissario delegato, in una fase successiva bisognerà valutare in che modo far fronte ad una situazione nella quale emerge, per ora in modo evidente, che nell'attribuzione dei fondi c'è stata una sperequazione tra le province del Piemonte. Una sperequazione abbastanza importante, se non eclatante, perché parliamo di cifre vanno da oltre 13 milioni per la provincia di Cuneo, a importi che al massimo sono di poco superiori al milione di euro nel caso della provincia di Alessandria, ma che, invece, sono molto inferiori nel caso della provincia di Asti.
Lei ha detto che si è fatto fronte a questo primo intervento con capitoli straordinari di bilancio estranei alla materia e, pertanto, con un atto a contenuto vincolato. Lei ha giustificato l'erogazione di queste somme sostenendo che l'atto in questione, fatto in questo modo particolare, non poteva che essere assunto considerando i vincoli dei numeri forniti a chi ha adottato l'atto stesso. Ciò naturalmente non spiega nulla, perlomeno non spiega perché in questo atto si sia determinata la sperequazione che le ho fatto notare.
Vorrei anche far rilevare che lei ha svolto una ricostruzione da questo punto di vista anche politicamente rilevante, perché ci ha ricordato che per le scelte della legge finanziaria per il 2008 e per il 2009 ci sono stati tagli tali al Fondo della Protezione civile da non consentire di avere a disposizione i fondi necessari quando occorrono: questo è quanto lei ci ha detto. Poi ha ricostruito l'iter dei rapporti con la regione Piemonte e su questo naturalmente valuteremo, considereremo, non abbiamo ragione di dubitare di quanto ci ha riferito, ma certamente la regione potrà successivamente dire la sua.
Tuttavia, l'aspetto preoccupante è che lei ci ha ricordato che il dipartimento della protezione civile ha chiesto 249 milioni di stanziamento aggiuntivo e tale somma è effettivamente quella che a noi risulta per far fronte ai danni alluvionali dell'aprile del 2009 e per la definitiva messa in sicurezza dei luoghi. Ma lei ci ha detto che nel disegno di legge finanziaria per l'anno 2010 non vi è traccia di questa richiesta. Vedremo come il disegno di legge finanziaria uscirà dal Senato e poi lo esamineremo in quest'Aula, ma certamente abbiamo già l'anticipazione da parte sua che i soldi non ci sono e che devono essere recuperati. Quindi la mia regione, il Piemonte - ma questo immagino che valga per tutte le altre regioni interessate dall'ordinanza, più volta integrata perché relativa a più regioni e province dell'area del bacino del Po - si troverà a non avere soddisfatte le sue richieste. Se si trattasse di capitoli di tipo promozionale o voluttuario potremmo anche non preoccuparci, invece si tratta di uno stanziamento fondamentale per la messa in sicurezza definitiva dell'area del bacino del Po su cui i campanelli di allarme sono stati enormi nel corso degli anni. Cito l'alluvione del 1994 per ricordare anche a lei che di recente questa Pag. 13zona è stata interessata da fatti alluvionali sia nel 2000, sia nel novembre-dicembre del 2008.
Tra l'altro, ricordo come io e il collega Fiorio intervenimmo in quest'Aula per segnalare gli eventi che stavano succedendo nel mese di aprile, con la città di Alessandria in stato di emergenza e con i cittadini ricoverati alla caserma Valfrè. Ma cosa è successo da allora e in particolare nella città di Alessandria? È stato deciso, come lei sa, l'abbattimento del ponte Cittadella, individuato come uno degli elementi che creano problematiche alluvionali nella città. Adesso ci troviamo in quella città con un ponte in meno e senza i finanziamenti per costruire il nuovo ponte che serve.
Quindi, dalla sua risposta odierna sappiamo che le risorse richieste dalla Protezione civile non ci sono oggi e non ci saranno nel 2010 perché il disegno di legge finanziaria non le prevede. Non abbiamo saputo da lei se ci sono iniziative nello specifico per quanto riguarda il finanziamento del nuovo ponte che deve essere realizzato ad Alessandria. Soprattutto, non è stato ricordato un aspetto sul quale voglio soffermarmi prima di concludere. Dopo l'alluvione del 1994, con la legge n. 35 del 1995 fu istituito un fondo per intervenire sulle aree interessate da fenomeni alluvionali attraverso l'addizionale sull'imposta di bollo e sugli estratti conto dei conti correnti bancari che da quel momento è stata istituita ed è diventata permanente. Quell'addizionale fa entrare nel bilancio dello Stato una cifra tra i 400 e i 500 milioni di euro l'anno e noi abbiamo posto ripetutamente, con proposte emendative e con ordini del giorno in questa legislatura, il problema di poter utilizzare quei soldi. Le ricordo che la legge finanziaria per l'anno 2007 aveva fatto una ricognizione della disponibilità di quei fondi e aveva destinato 147 milioni di euro per il completamento degli interventi attivati nelle zone interessate dopo l'alluvione del 1994. Anche su quella somma adesso c'è una criticità, perché quei 147 milioni di euro sono stati tagliati dal decreto-legge n. 112 del 2008.
Pertanto, ad Alessandria, ad Asti e anche in provincia di Cuneo, ci troviamo nella situazione in cui aziende che sono state finanziate da Mediocredito per la rilocalizzazione delle loro attività, con mutui garantiti dai fondi di questa legge, hanno ricevuto comunicazione dalle banche che le garanzie non ci sono più e, quindi, sono state invitate a rientrare o a trovare soluzioni alternative. Ciò significa, nel caso di molte aziende, metterle in difficoltà di sopravvivenza, come ci è stato denunciato nel corso di una recente riunione alla prefettura di Alessandria - ma ci sono state riunioni in altre province -, sulla quale lei potrà informarsi, se vorrà, dal prefetto della provincia di Alessandria, che comunque so che ha mandato una relazione dettagliata al Ministero.

PRESIDENTE. Onorevole Lovelli, la prego di concludere.

MARIO LOVELLI. Per concludere, mancano i fondi sulla legge finanziaria 2010. Non c'erano già più i fondi per gli interventi di somma urgenza e avete dovuto ricorrere a fondi straordinari, con un atto anomalo che ha creato una sperequazione sul territorio. Invito lei ed il Governo ad assumere un'iniziativa adeguata, perché quando la finanziaria verrà in Aula, noi ci faremo ovviamente sentire. La invito, inoltre, a verificare i fondi della legge n. 35 del 1995, che oggi non sono più disponibili e mettono in crisi aziende che operano sul nostro territorio.
Siamo insoddisfatti di quello che ci avete detto, ma vorremmo cogliere l'occasione per incalzarvi a fare meglio, nell'interesse dei nostri cittadini e dei nostri territori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative di competenza nei confronti di Trenitalia in merito a disagi riscontrati con riguardo ai treni speciali destinati ai pellegrinaggi verso Lourdes - n. 2-00505)

PRESIDENTE. L'onorevole Centemero ha facoltà di illustrare la sua interpellanza Pag. 14n. 2-00505, concernente iniziative di competenza nei confronti di Trenitalia in merito a disagi riscontrati con riguardo ai treni speciali destinati ai pellegrinaggi verso Lourdes (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, signor sottosegretario, come risulta da quanto riportato dalle pagine dei giornali Il Corriere della Sera, la Repubblica, nella sezione di Milano, e la Prealpina, oltre che dai servizi televisivi realizzati dal Tgr Lombardia, il 17 settembre la società Trenitalia Spa avrebbe ritardato la consegna di due treni speciali adibiti al trasporto malati verso Lourdes. Era in corso il quarto pellegrinaggio dell'Opera federativa trasporto ammalati a Lourdes (OFTAL) di Milano.
I treni in questione trasportavano 2.329 partecipanti, di cui 410 ammalati. Erano presenti 692 tra dame e barellieri, 1.227 pellegrini, accompagnati dal vicario diocesano Monsignor Erminio De Scalzi.
I convogli, prenotati e pagati dall'OFTAL presso Trenitalia, erano tre, chiamati «Treno verde» e «Treno azzurro», in partenza dalla stazione San Cristoforo a Milano, e «Treno bianco», in partenza dalla stazione Garibaldi. L'unico treno partito in orario sarebbe stato il Treno verde, che però ha impiegato ben due ore ad uscire dalla città e all'ora di cena non aveva ancora raggiunto la città di Torino.
Gli altri due, il Treno azzurro e quello bianco, sarebbero arrivati sui binari in notevole ritardo: il primo con un'ora e mezza e il secondo con circa due ore di ritardo. Credo che questo fatto sia davvero increscioso, perché ha messo gli organizzatori in gravi difficoltà, in quanto non informati di quanto stava avvenendo e di quando sarebbero stati in effetti consegnati i treni. Ma, soprattutto, il più grave disagio è stato creato agli ammalati e ai disabili, che hanno atteso incresciosamente per molto tempo sulle banchine delle stazioni.
Voglio sottolineare, signor sottosegretario, che da parecchi anni i disagi per i pellegrini in treno dall'Italia verso il santuario mariano, organizzati e pagati a prezzi elevati, sono numerosissimi. Innanzitutto, il primo disagio lamentato riguarda i tempi di percorrenza: mediamente un viaggio in treno da Milano a Lourdes dovrebbe impiegare quindici ore, mentre quest'anno nel mio pellegrinaggio abbiamo impiegato ben ventiquattro ore per arrivare a Lourdes.
Inoltre, sulla qualità del materiale rotabile fornito, esso risulta a volte estremamente danneggiato. In modo particolare, si trovano spesso cuccette sporche e abbiamo treni che ci vengono consegnati con infiltrazioni d'acqua dai tetti e con toilette prive di acqua per gli scarichi e per i rubinetti. Capite che questa è una situazione davvero difficile da gestire!
Abbiamo sempre notevoli ritardi nelle partenze, a volte l'elettricità non funziona e, addirittura, in molti casi, come durante il mio pellegrinaggio di agosto, non ci è stata neanche consegnata la vettura ambulanza, che consente il trasporto agevole degli ammalati più gravi, per cui i malati sono stati disposti nelle cuccette.
Nel caso specifico del pellegrinaggio di settembre a cui mi riferisco, parrebbe che il ritardo sia dipeso, in un caso, dal fatto che i macchinisti deputati al trasporto sarebbero stati indirizzati ad una stazione sbagliata, mentre, per l'altro treno, dal deragliamento di alcune vetture.
Anche l'assessore alle infrastrutture e alla mobilità della regione Lombardia, Raffaele Cattaneo, ha chiesto immediate spiegazioni a Trenitalia, manifestando la propria contrarietà con riguardo all'incresciosa vicenda avvenuta e, soprattutto, mettendo in luce la gravità di questo episodio.
Pertanto si chiede: se i fatti che abbiamo descritto siano veri e, in particolare, se siano confermate le ragioni che hanno portato al ritardo dei due convogli; se sia riconosciuto un livello di priorità di viaggio ai treni speciali che trasportano persone seriamente malate e disabili e, in caso contrario, se non si intenda riconoscere un trattamento privilegiato a questi treni speciali, tenendo conto delle condizioni particolari dei soggetti trasportati. Pag. 15
Infine, si chiede quali iniziative si intendano assumere affinché queste situazioni incresciose non avvengano più e sia sanata, una volta per tutte, una situazione che diventa ormai insostenibile sia per le associazioni sia per gli ammalati.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Mario Mantovani, ha facoltà di rispondere.

MARIO MANTOVANI, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, onorevole Centemero, in relazione ai treni charter pellegrini per Lourdes sono state richieste specifiche notizie a Ferrovie dello Stato Spa, che ha riferito quanto segue.
Il 17 settembre scorso si sono registrati alcuni problemi per due dei tre treni di pellegrinaggio programmati in partenza da Milano. Il primo treno è stato reso disponibile circa un'ora e mezza oltre l'orario programmato (anche se poi, in partenza, il ritardo si è ridotto a 42 minuti) a causa di un inconveniente di esercizio straordinario verificatosi durante la manovra di uscita del materiale dall'impianto formazione treno di Torino.
Nello specifico, si è resa necessaria la sostituzione, con tutti i connessi interventi di approntamento, di 3 delle 11 carrozze in composizione. Ciò ha comportato ripercussioni anche sull'altro treno, che è partito con 71 minuti di ritardo, anche per alcune difficoltà verificatesi nelle operazioni di salita a bordo dei passeggeri nella stazione di Milano San Cristoforo.
A seguito di tali inconvenienti, Trenitalia ha istituito una commissione tecnica incaricata di analizzare l'accaduto, anche al fine di accertare se sussistano specifiche responsabilità e definire eventuali azioni gestionali.
I treni in questione sono stati commissionati dalla società SARP (che raggruppa la maggior parte delle organizzazioni di pellegrinaggi, tra cui anche l'OFTAL, di cui lei, onorevole Centemero, fa parte), sulla base di un contratto con Trenitalia in cui sono definite, fra l'altro, le caratteristiche e le modalità di effettuazione del servizio, nonché la disciplina dei casi di eventuali disservizi.
Per quanto concerne i rilievi di carattere generale avanzati dagli interpellanti relativamente ai treni di pellegrinaggio per Lourdes, si precisa che i treni suddetti utilizzano materiale rotabile dedicato che viene regolarmente sottoposto ai previsti interventi di manutenzione.
I tempi di percorrenza sono determinati dalle tracce che vengono rese disponibili dai gestori dell'infrastruttura italiana e francese e, trattandosi di treni straordinari che vanno ad inserirsi nell'ambito dell'ordinaria programmazione, la relativa circolazione deve essere resa compatibile con quella dei collegamenti ferroviari previsti in orario sia in Italia sia in Francia.
Va inoltre segnalato che, nella tratta francese, dal confine di Ventimiglia a Lourdes, della lunghezza di oltre 850 chilometri, da circa due anni sono in corso interventi di ammodernamento dell'infrastruttura ferroviaria che aggravano notevolmente i normali tempi di percorrenza.
In conclusione, appare non sussistere alcun intento da parte di Ferrovie dello Stato di non considerare prioritario il trasporto dei pellegrini nei siti di culto e che, anzi, le richieste di istituire tali convogli speciali ricevano sempre immediato accoglimento. Come ricordato, tuttavia, tali convogli non possono incidere negativamente sulla normale circolazione ferroviaria e, pertanto, devono necessariamente servirsi dell'esistente programmazione.
Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti assicura, tuttavia, il proprio interessamento per un'ulteriore sensibilizzazione nei confronti di Trenitalia affinché possa istituire, nel contesto della propria programmazione, un canale privilegiato per i servizi dedicati ai pellegrinaggi nei luoghi di culto.

PRESIDENTE. L'onorevole Centemero ha facoltà di replicare.

ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Mantovani per le delucidazioni e informazioni che ci ha fornito in merito agli incresciosi Pag. 16episodi che si sono verificati nelle stazioni di Milano San Cristoforo e Garibaldi per quanto riguarda i ritardi del treno.
Mi dichiaro soddisfatta della risposta che è stata fornita dal sottosegretario, ma soprattutto condivido con lui il servizio verso le persone più sfortunate, gli ammalati, i disabili e i pellegrini che ogni anno si recano nel santuario mariano di Lourdes come unico momento, a volte, in cui possono uscire dalla propria vita quotidiana, che si svolge nelle famiglie oppure all'interno degli ospedali.
Credo sia davvero importante - e desidero sottolinearlo - che, per la prima volta, un Governo, un ministero, un sottosegretario prendano così a cuore e con così grande interesse i problemi che riguardano il trasporto degli ammalati a Lourdes, problemi che sono sempre stati segnalati da tutte quante le organizzazioni.
Ringrazio, quindi, davvero il sottosegretario per averci rassicurato soprattutto in merito all'intento di voler continuare l'opera di sensibilizzazione verso Trenitalia, anche nel senso di garantire un trattamento adeguato rispetto alle condizioni in cui spesso ci troviamo ad operare sui treni reciprocamente.

(Chiarimenti in merito all'annunciata decisione del Governo di soprassedere allo scioglimento del consiglio comunale di Fondi - n. 2-00511)

PRESIDENTE. L'onorevole Picierno ha facoltà di illustrare l'interpellanza Garavini n. 2-00511, concernente chiarimenti in merito all'annunciata decisione del Governo di soprassedere allo scioglimento del consiglio comunale di Fondi (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmataria.

PINA PICIERNO. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi, il Governo Berlusconi ha deciso di non sciogliere il consiglio comunale di Fondi per infiltrazioni mafiose, così com'è stato richiesto dalla Commissione di accesso del Prefetto di Latina Frattasi e dallo stesso Ministro dell'interno, regalando così un salvacondotto al sindaco e all'amministrazione comunale.
Questa è la conclusione inaspettata e gravissima, per quanto ci riguarda, di una vicenda che ha davvero dell'incredibile, non solo per il tempo lunghissimo trascorso tra la presentazione della relazione del prefetto e la decisione del Consiglio dei ministri, ma anche e soprattutto perché la richiesta di scioglimento era stata presentata dallo stesso Ministro dell'interno, addirittura nel febbraio scorso, come emerge dalle sue dichiarazioni contenute nel resoconto della seduta della Camera dei deputati del 14 maggio scorso.
Nella seduta del Consiglio dei ministri dell'8 maggio, il Ministro dell'interno ha consegnato - così ha dichiarato Maroni - a tutto l'Esecutivo la documentazione che dimostra, come ribadisce, la fondatezza della richiesta di scioglimento.
Il 14 maggio scorso il Ministro conferma di nuovo la fondatezza della richiesta di scioglimento e la sua personale volontà di procedere al più presto (così dice Maroni); rispondendo ad una interpellanza urgente del Partito Democratico, egli dichiara che il Consiglio dei ministri ha organizzato la discussione secondo i tempi definiti dalla Presidenza del Consiglio.
Cosa è accaduto successivamente? Come è noto, il Governo ha perso tempo - troppo tempo - e sono emersi tentennamenti, divisioni e persino, come documentato da alcuni quotidiani e settimanali nazionali, rapporti politici, familiari e personali tra esponenti del Governo e persone legate all'amministrazione comunale.
Nel frattempo la giunta ha rassegnato le dimissioni, il sindaco Luigi Parisella ha dichiarato che è la fine di un incubo e tutto sembra riportare il Consiglio dei ministri alla decisione più ovvia; tutto portava a pensare che il Governo, che molte volte per bocca del Ministro Maroni ha sbandierato le sue leggendarie vittorie contro le mafie, alla fine facesse il proprio dovere, procedendo così allo scioglimento di un comune che è gravemente infiltrato. Pag. 17
Ma ciò non è successo: l'Esecutivo di Berlusconi ha ritenuto che le dimissioni della giunta fossero sufficienti e che, di conseguenza, un commissariamento ordinario potesse essere sufficiente e dunque bastare.
Signor sottosegretario, noi chiediamo chiarezza perché nella storia dei 180 comuni che sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose non si è mai verificata una vicenda simile. Non si è mai visto, di fronte alla quantità enorme di fatti documentati con rigore da inchieste giornalistiche, dalla relazione del prefetto e da atti giudiziari (è noto che sono 61 le cosche operanti nel Lazio, in particolare nel basso Lazio, e un'informativa dei carabinieri di poche settimane fa chiarisce che Antonio Iovine, il superlatitante del clan dei Casalesi, è operativo e si trova esattamente nel basso Lazio) e di fronte a fatti così gravi, un Governo comportarsi in questo modo; soprattutto, non si è mai visto un Presidente della Commissione antimafia tacere quasi imbarazzato.
Il Ministro Maroni ha dichiarato, dopo l'ultimo Consiglio dei ministri, che il Consiglio dei ministri ha preso atto dello scioglimento dell'amministrazione, che il prefetto di Latina ha nominato un commissario e che il problema è stato risolto (così dice Maroni), precisando che il Governo aveva due scelte possibili, procedere al commissariamento del comune per diciotto mesi oppure andare al voto e dare la parola al popolo sovrano. Dice Maroni: abbiamo scelto la seconda strada, perché la democrazia è sempre la scelta migliore.
Credo che siamo di fronte ad una vera e propria aberrazione giuridica, che viene peraltro elevata al rango di precedente giurisprudenziale; sicuramente siamo di fronte ad una scelta non chiara e non trasparente, che viola apertamente e palesemente, l'ultimo comma dell'articolo 143 del testo unico degli enti locali, il quale - il sottosegretario lo ricorderà - è rigorosissimo nello stabilire che le dimissioni preventive di sindaco e giunta non evitano, in alcun modo, la pronuncia di merito sulla sussistenza del condizionamento mafioso, perché il commissariamento ordinario, come noto, è assolutamente e del tutto inefficace rispetto alle infiltrazioni mafiose nel tessuto politico e amministrativo delle città.
Il comune di Fondi, com'è noto, è infiltrato da camorra e 'ndrangheta: non lo dice solo l'opposizione, non lo dicono soltanto i comitati cittadini o i cittadini fondani, che a gran voce hanno chiesto lo scioglimento, ma lo mettono nero su bianco, con grande chiarezza, una relazione del prefetto di Latina ed una relazione dello stesso Ministro Maroni del 18 settembre scorso, di cui vorrei citare alcuni stralci.
Il Ministro Maroni afferma: il condizionamento degli affari dell'ente, e la strumentalizzazione delle scelte amministrative, risultano favorite dai rapporti di parentela, frequentazione, contiguità e cointeresse, di taluni pubblici amministratori con soggetti vicini, od organici, alla criminalità organizzata; la commissione ha acclarato che si sono radicate anomalie organizzative e procedurali, nonché illegittimità gravissime e diffuse, i cui esiti hanno spesso, oggettivamente, favorito soggetti direttamente o indirettamente collegati alla criminalità organizzata.
Il Ministro Maroni continua affermando che è stata acclarata e accertata la sistematica disapplicazione della normativa antimafia in materia di affidamento di lavori, servizi e forniture, che denota la volontà dell'ente di operare in un contesto svincolato dal rispetto delle regole. Il Ministro cita, a titolo di esempio, una serie di casi specifici, e snocciola le normative che sono state disapplicate, come la normativa antimafia e antiriciclaggio, la normativa antimafia in materia di contratti pubblici per lavori servizi e forniture, il regolamento della contabilità comunale che prescrive che i pagamenti seguano l'ordine cronologico di presentazione delle domande di liquidazione.
Il Ministro cita ancora la costruzione della nuova casa comunale avviata senza il rispetto degli adempimenti pubblicitari previsti dalla normativa di settore a garanzia Pag. 18della trasparenza, in violazione della disposizione del principio previsto del codice dei contratti pubblici.
Il Ministro continua - la relazione è molto lunga e dettagliata - citando le contraddizioni relative ad alcuni soggetti delle amministrazioni pubbliche, in particolare, il sindaco Parisella che è accusato di aver favorito i suoi personali interessi rispetto ad una variante urbanistica, e quelli di un consigliere comunale che, peraltro, ha partecipato alla votazione in spregio all'obbligo di astenersi previsto dall'articolo 78 del decreto legislativo 18 agosto del 2000 n. 267. L'approvazione di questa variante ha sicuramente portato - afferma il Ministro Maroni - un concreto vantaggio alla società che il medesimo ha posto in essere unitamente al fratello di un esponente del sodalizio Tripodo-Trani attualmente assoggettato a procedimento penale per reati previsti dall'articolo 416-bis del codice penale.
Il Ministro continua citando le contraddizioni addirittura di un consigliere comunale che risulta essere autista e guardaspalle di uno dei personaggi di maggior rilievo del panorama della criminalità organizzata di matrice calabrese che si è radicata nel territorio di Fondi, e conclude la relazione dicendo testualmente: la valutazione della situazione in concreto riscontrata, rispetto alla presenza dell'influenza criminale, rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in 18 mesi. Ritenuto, pertanto, che ricorrano le condizioni indicate per l'adozione del provvedimento di cui all'articolo 143 del decreto legislativo 18 agosto del 2000, n. 267, il Ministro propone, per queste ragioni, lo scioglimento del consiglio comunale di Fondi.
È evidente che siamo di fronte ad una palese contraddizione, il Ministro evidentemente ha improvvisamente cambiato idea. La verità è che si è, di fatto, evitato di sradicare quei legami viscidi e pericolosi tra mafia e pubblica amministrazione. Si è deciso di non consegnare alla scelta democratica dei cittadini una situazione chiara e trasparente e per questo autenticamente democratica.
Aggiungo, inoltre, che da domani, signor Presidente, signor sottosegretario, a tutte le amministrazioni infiltrate basterà dimettersi.
Basterà dimettersi in tempo per scongiurare il rischio di uno scioglimento, e così avranno a disposizione qualche mese di commissariamento e poi saranno di nuovo in pista, di nuovo in pista con nuove elezioni, con le candidature, con la campagna elettorale, con le vittorie da festeggiare e soprattutto con gli affari da continuare a coltivare.
Appalti, subappalti, subcontratti: sono le paroline magiche, sottosegretario, su cui si costruisce quel legame perverso tra politica e criminalità organizzata, quel legame che questo Governo non ha voluto tranciare beffando così il Paese, beffando così i cittadini di Fondi che chiedevano e si aspettavano soltanto il ripristino della democrazia. Così non è stato e così lo Stato, tutti noi, questo Parlamento, queste istituzioni hanno perso definitivamente la loro credibilità.
Per questo noi, di fronte a fatti così gravi, chiediamo davvero di conoscere cosa sia avvenuto, cosa abbia indotto il Ministro Maroni a cambiare opinione sul comune di Fondi dopo aver chiesto per due volte lo scioglimento.
Chiediamo di conoscere perché il Ministro non abbia voluto applicare una norma del cosiddetto pacchetto sicurezza da egli stesso proposta, ovvero la norma di cui all'ultimo comma dell'articolo 143 del Testo unico degli enti locali.
Chiediamo anche di conoscere, sottosegretario, nel dettaglio le modalità di questa decisione, perché converrà che una comunicazione informale (come quella che è stata data dal Ministro Rotondi e poi da Maroni) rispetto all'esito di una discussione tanto delicata è assolutamente inusuale.
In altre parole, noi chiediamo di conoscere che cosa è avvenuto nel Consiglio dei Ministri. Vogliamo sapere se si è proceduto ad una votazione o se, semplicemente, si è data la vicenda per risolta.
Credo che siano interrogativi importanti e che il popolo, i cittadini di Fondi Pag. 19e i cittadini di questo Paese abbiano il diritto di conoscere le risposte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Nitto Francesco Palma, ha facoltà di rispondere.

NITTO FRANCESCO PALMA, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, riguardo alla vicenda che ha interessato il Comune di Fondi, cui fanno riferimento gli onorevoli interpellanti, non vi è stata alcuna sottovalutazione.
A procedimento ancora aperto è intervenuto un fatto nuovo: le dimissioni rassegnate lo scorso 3 ottobre dal sindaco e da sedici consiglieri comunali su trenta.
Il prefetto di Latina, sospendendo sindaco, consiglio e giunta comunale, ha nominato il commissario per la provvisoria amministrazione dell'ente nella persona del prefetto Guido Nardone.
Vale la pena precisare alcune circostanze di diritto che discendono dalla nuova normativa introdotta con la legge n. 94 del 2009.
Segnatamente, se è vero che lo scioglimento ordinario ex articolo 141 del decreto legislativo n. 267 del 2000 non può determinare in alcun caso un'interruzione della procedura di scioglimento straordinario ex articolo 143, è altresì vero che l'intervenuto scioglimento ordinario non impone che sia necessariamente adottato un provvedimento di scioglimento per infiltrazione mafiosa, le cui condizioni vanno esaminate caso per caso, e la cui relativa decisione non può costituire precedente.
In questo caso specifico, valutate le condizioni di fatto determinatesi, il Consiglio dei Ministri, organo deputato alla decisione, nella seduta del 9 ottobre scorso, ha ritenuto più opportuno restituire la parola agli elettori in occasione del turno elettorale amministrativo di primavera, invece che avviare la gestione commissariale per diciotto mesi.
Colgo questa occasione non per sbandierare successi ma per ricordare - ancora una volta - che la straordinaria efficacia dell'azione che il Governo sta sviluppando in molteplici direzioni per combattere i fenomeni mafiosi non ha eguali nel passato ed è comprovata da concreti ed inconfutabili risultati: 3.479 arresti compiuti negli ultimi 17 mesi con una percentuale in crescita del 26 per cento rispetto ai 17 mesi precedenti; 270 gli arresti tra i più pericolosi latitanti di mafia, che corrispondono ad un aumento del 91 per cento; 13 di essi inclusi nell'elenco dei 30 più pericolosi, con un aumento del 62 per cento, e 35 inseriti nell'elenco dei 100 più pericolosi, con un incremento del 119 per cento; 335 le operazioni di polizia giudiziaria effettuate con un incremento del 40 per cento rispetto ai 17 mesi precedenti; 12 consigli comunali sciolti per infiltrazioni della criminalità organizzata.
Nell'azione di contrasto alla mafia il Governo si è concentrato, oltre che nella cattura dei latitanti, sull'aggressione, senza precedenti, ai patrimoni: 5 miliardi e 372 milioni di euro di beni sono stati sottratti alle cosche mafiose con un incremento del 51 per cento rispetto ai precedenti mesi ed ora potranno essere utilizzati contro la mafia stessa.
È opera di questo Governo, inoltre, l'istituzione del Fondo unico di giustizia dove affluisce il denaro sequestrato alla mafia, finora rimasto nei forzieri delle banche. I 680 milioni di euro confluiti nel Fondo all'8 ottobre scorso verranno messi a disposizione e ripartiti a partire dal prossimo anno per le esigenze della sicurezza e della giustizia.
Nella storia dei precedenti Governi non si trova un periodo così fecondo nella lotta alla mafia.

PRESIDENTE. L'onorevole Amici, cofirmataria dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

SESA AMICI. Signor Presidente, sottosegretario Nitto Palma, lei ha risposto ad una interpellanza urgente eludendo un tema vero, ma lo ha fatto assumendosi una responsabilità e utilizzando aggettivi Pag. 20di una gravità inaudita. Lei ha spiegato agli interpellanti, dopo l'illustrazione della collega Picierno, che il Governo ha valutato le condizioni di fatto e l'opportunità, vale a dire che ha scelto la linea della discrezionalità di fronte a provvedimenti che erano stati sostanziati da relazioni, da pronunciamenti del Ministro e ha scelto la discrezionalità politica nell'assumere una decisione.
Ancora non abbiamo capito se questa decisione è stata assunta o se le condizioni di fatto sono divenute l'elemento sul quale ci costringete a ragionare.
Il contrasto alla mafia e le cifre che lei ha citato, noi non le contestiamo. Ciò che vi stiamo chiedendo è la motivazione di un comportamento che crea un precedente soprattutto perché nemmeno pochi mesi fa, nel 2008, un comune dell'agrigentino, Siculiana, quando mancavano due giorni ad un turno elettorale, ha deciso di fronte ad una procedura di scioglimento per questioni di infiltrazioni la stessa analoga procedura del comune di Fondi: si sono dimessi il sindaco e la sua maggioranza. In quel caso il Consiglio dei Ministri ha deciso di procedere, invece, con il provvedimento più importante che è la procedura di scioglimento antimafia.
Qui ci dobbiamo intendere. Sottosegretario Nitto Palma, cerco di mantenere la calma nella risposta non soltanto perché conosco bene quella realtà - infatti provengo da quella provincia - ma perché si sta producendo un elemento che, a mio avviso e ad avviso dei colleghi che hanno firmato l'interpellanza, testimonia la debolezza dello Stato e del diritto, e che mette in discussione anche le persone che rappresentano lo Stato negli uffici periferici.
Su questo comune gravano due procedure. La prima, molto lunga, ha portato per più di un anno il Consiglio dei ministri a rimandare la decisione. Non soddisfatti, avete chiesto l'applicazione della nuova procedura della legge n. 94 del 2009 contenente il pacchetto sicurezza. È stato dato di nuovo l'incarico allo stesso prefetto, il dottor Bruno Frattasi, con la necessità di rinviare una nuova relazione, più cogente, che mettesse insieme gli elementi non solo di illegittimità amministrativa, sapendo che in quel contesto non erano avvenuti fatti specifici. E mi riferisco all'operazione Damasco, sottosegretario Nitto Palma, che poneva in evidenza anche le pendenze penali nei confronti di persone di quella amministrazione, dirigenti ed elementi apicali dei vertici amministrativi.
Quella relazione è stata inviata nei tempi dovuti e ha confermato la situazione, anche a seguito di una convocazione abbastanza impropria del Comitato parlamentare per la sicurezza dov'erano presenti tutti i vertici di polizia e della procura della Repubblica di Latina e lo stesso presidente della provincia di Latina, l'unico che in quella occasione ha deciso di svolgere il ruolo di difensore del comune di Fondi più per una questione di parte politica.
Ebbene, alla luce della seconda procedura, il Ministro Maroni ha esposto una relazione e ha confermato e sentenziato che vi erano tutti gli elementi. Improvvisamente, dopo un anno di incubo - ma, ormai, non siamo più all'incubo, signor sottosegretario Nitto Palma, siamo ad un film dell'orrore - il sindaco di quell'amministrazione è stato anticipato da alcune agenzie stampa di un altro esponente importante della realtà pontina e della realtà di Fondi. Egli consigliava, il giorno prima, in un'agenzia di stampa delle ore 23, che se fosse stato lui il sindaco, non sarebbe stato opportuno dimettersi. Questo avveniva esattamente due giorni prima che il Consiglio dei ministri venisse convocato.
È mai possibile, in questo Paese, dare una risposta alle questioni che riguardano la lotta alla mafia (anche su questo terreno squisitamente politico e di serietà), che non sia legata all'opportunità? L'opportunità, caro collega e sottosegretario Nitto Palma, è un concetto pericoloso, soprattutto su questo terreno scivoloso. Stiamo creando una zona franca, perché la affidiamo ad una sorta di protettorato politico. È sbagliato.
Siamo completamente insoddisfatti della risposta e, pertanto, continueremo a Pag. 21fare ipotesi. Annunciamo che su questa questione non ci fermeremo e che produrremo una mozione come Partito Democratico. Il caso di Fondi, infatti, può creare un precedente, perché si abbassa la guardia rispetto alla lotta alle mafie ed alle infiltrazioni mafiose. Presenteremo tale mozione, perché è bene che l'opportunità non diventi diritto né giurisprudenza.
Vi sono le leggi, vi è il rispetto e vi sono le normative. Quando si viene meno a tutto ciò e si privilegiano le parti politiche, non vi è alcuna battaglia da vantare sul contrasto alla mafia: vi è semplicemente da dire che, per alcune questioni e per alcuni comuni, si sceglie la linea dell'opportunità, mentre per altri si sceglie un'altra linea. Questo è inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 11,47).

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, intervengo per sollecitare la risposta all'interrogazione n. 4-04233, sottoscritta, oltre che da me, dai colleghi Rosato, Monai, Compagnon, Antonione e Maran, circa la riorganizzazione dei centri direzionali delle Ferrovie dello Stato nella regione Friuli Venezia Giulia.
A questa interrogazione non è stata ancora data risposta, tuttavia nel frattempo approfitto per segnalare che, da parte delle Ferrovie dello Stato, si sta procedendo alla soppressione di una serie di collegamenti ferroviari che interessano non solo la mia regione, tra i quali cito un solo esempio: è prevista con un nuovo orario la soppressione del treno che collega Venezia, via Pordenone-Udine, a Vienna.
Questa è un'intenzione che, ormai, pare debba trasformarsi in realtà e che penalizza ulteriormente i collegamenti dell'area del nord-est con i Paesi del centro-est europeo: un fatto grave che si aggiunge alle problematiche di cui abbiamo parlato in questi giorni. Oggi ho sentito anche qualche collega del centrodestra lamentarsi circa le decisioni e le scelte che Ferrovie dello Stato e i vertici amministrativi di questa società, assieme a Trenitalia e a Rete ferroviaria italiana, stanno assumendo, con una condizione che determina, a mio modo di vedere, una diminuzione dei servizi e della loro qualità in varie parti del territorio nazionale.

PRESIDENTE. La ringrazio, la sua richiesta sarà rappresentata a chi di dovere.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta avvertendo che l'organizzazione dei tempia di esame della mozione n. 1-00253 sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

Lunedì 19 ottobre 2009, alle 16:

1. - Discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 134, recante disposizioni urgenti per garantire la continuità del servizio scolastico ed educativo per l'anno 2009-2010 (2724-A).
- Relatore: Pelino.

2. - Discussione della mozione Quartiani, Volontè, Evangelisti ed altri n. 1-00253 concernente iniziative in materia di cooperazione allo sviluppo.

La seduta termina alle 11,50.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLA MOZIONE N. 1-00253

Mozione n. 1-00253 - Cooperazione allo sviluppo

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 19 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 18 minuti
Partito Democratico 1 ora e 7 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti
Unione di Centro 31 minuti
Italia dei Valori 29 minuti
Misto: 18 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 9 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.