XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 204 di giovedì 16 luglio 2009

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 10,05.

LORENA MILANATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Boniver, Brugger, Capitanio Santolini, Cirielli, D'Ippolito Vitale, De Camillis, Delfino, Di Giuseppe, Mussolini, Paolo Russo, Schirru, Strizzolo e Zucchi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Trasmissione del Documento di programmazione economico-finanziaria per gli anni 2010-2013 e sua assegnazione alla V Commissione in sede referente (ore 10,10).

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 15 luglio 2009, hanno trasmesso, ai sensi dell'articolo 3 della legge 5 agosto 1978, n. 468, il Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2010-2013. Al Documento sono allegate la relazione sugli interventi di sostegno alle attività economiche e produttive, di cui agli articoli 1 della legge 7 agosto 1997, n. 266, e 10 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 123, e la relazione sull'applicazione delle misure di cui all'articolo 2, commi da 569 a 574, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria per il 2008). Il Documento è assegnato, ai sensi dell'articolo 118-bis, comma 1, del Regolamento, alla V Commissione (Bilancio) nonché, per il parere, a tutte le altre Commissioni permanenti e alla Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Sull'ordine dei lavori (ore 10,12).

GIANCLAUDIO BRESSA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, sono assolutamente sicuro che il Presidente Fini - stante l'assoluta correttezza e responsabilità costituzionali che contraddistinguono il suo operato - avrà modo e occasione di investire il Parlamento di un fatto straordinariamente importante che è accaduto ieri e di cui i giornali di oggi danno ampia notizia ed ampio resoconto. Pag. 2
Mi riferisco alla lettera inviata da parte del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al Presidente del Consiglio dei ministri e, per conoscenza, ai Presidenti di Camera e Senato.
Questo è un atto di assoluta rilevanza per la funzionalità dei nostri lavori e per la regolarità del lavoro parlamentare. In questa sua lettera - traggo spunto dagli ampi stralci che i giornali riportano quest'oggi e che le agenzie di stampa già ieri sera anticipavano - il Presidente della Repubblica scrive che ha ritenuto «di non poter sospendere in modo particolare l'entrata in vigore di norme (...) che rafforzano il contrasto alle varie forme di criminalità organizzata». Ma nel mentre afferma questo - egli dice - «non posso tuttavia fare a meno di porre alla vostra attenzione perplessità e preoccupazioni». Dice sempre il Presidente Napolitano: «dal carattere così generale e onnicomprensivo della nozione di sicurezza posta a base della legge discendono la disomogeneità e la estemporaneità di numerose sue previsioni». «In altre occasioni - continua il Presidente Napolitano - ho rilevato pubblicamente come provvedimenti eterogenei nei contenuti e frutto di un clima di concitazione e di vera e propria congestione sfuggano alla comprensione dell'opinione pubblica e rendano sempre più difficile il rapporto tra il cittadino e la legge».
E conclude, dicendo una cosa assolutamente significativa anche dal punto di vista costituzionale, cioè che «il Presidente della Repubblica non può restare indifferente dinanzi a dubbi di irragionevolezza e di insostenibilità che un provvedimento di rilevante complessità ed evidente delicatezza solleva per taluni aspetti, specie sul piano giuridico».
Dire che vi avevamo avvisato e che avevamo avvisato il Governo in più occasioni parlamentari serve a poco; come serve a poco sottolineare che le critiche che abbiamo mosso sull'introduzione del reato di clandestinità e sulle ronde le ritroviamo oggi nelle parole del Presidente Napolitano.
Ciò che è utile è, però, capire la lezione che si deve trarre dall'atto del Presidente della Repubblica, dal fatto costituzionalmente rilevante che la sua lettera costituisce.
I poteri del Capo dello Stato, in occasione della promulgazione delle leggi, dell'emanazione di atti del Governo, di autorizzazione e di presentazione al Parlamento di progetti di legge governativi, sono espressione delle funzioni di garanzia del Capo dello Stato. Come si esercitano tali poteri in presenza di una democrazia maggioritaria? Rispetto alla cautela della prima parte della storia della Repubblica, ci si è avviati verso una lettura in senso rafforzato di tali poteri, soprattutto con riferimento ai poteri di rinvio. La svolta nella storia repubblicana vi è stata con il Presidente Ciampi. Degli otto rinvii che il Presidente Ciampi ha effettuato, solo due sono stati fatti per mancata copertura; sei rilievi erano di legittimità o di merito costituzionale, o meglio erano rilievi sulla chiarezza e sulla coerenza della legislazione. Questa è la vera novità che è stata introdotta.
Ma l'aspetto più rilevante nella prassi costituzionale introdotta dal Presidente Ciampi è stato quello di ragionare, per la prima volta, del non esercizio del potere dell'articolo 74 (argomento sul quale la dottrina si è variamente e lungamente interrogata).
L'opzione esercitata per la prima volta da parte di Ciampi, è stata quella, nei casi più discussi e controversi, di preferire il ricorso ad una attività di moral suasion o di procedure informali pubbliche attraverso la quali manifestare il proprio dissenso.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIANCLAUDIO BRESSA. L'ampia discrezionalità nell'uso e nel non uso del potere di rinvio, è affidata a libere valutazioni del Capo dello Stato, il quale appare più preoccupato degli effetti che le sue scelte possono produrre sul complessivo funzionamento del sistema, che non dell'esigenza, sia pure primaria, di assicurare il rispetto della Costituzione. Pag. 3
Da questo punto di vista, vi è un discorso fondamentale che Ciampi svolse a Berlino, nell'inaugurazione dell'ambasciata italiana presso la Repubblica federale tedesca, in cui volle sottolineare la stretta relazione che doveva legare l'uso del potere di rinvio con un rigoroso scrutinio di manifesta incostituzionalità. La promulgazione con motivazione rispetta il ruolo del Parlamento, ma sottolinea la funzione di vigilanza del Presidente della Repubblica, a garanzia dei contenuti di sistema del provvedimento approvato, di tenuta complessiva dell'ordinamento; ed è esattamente quello che il Presidente Napolitano ha fatto.
Noi chiediamo che lei, signor Presidente, si faccia interprete presso il Presidente Fini perché ci possa essere un dibattito in quest'Aula, perché non bastano generiche affermazioni come «ne terremo conto», quali quelle rilasciate dal Presidente del Consiglio.
Questa Camera deve essere investita del problema, e quella deve essere l'occasione in cui in questa Camera, Governo, maggioranza e opposizione, affrontano responsabilmente il tema della correttezza reciproca nelle prassi costituzionali. Questa è una legislatura ancora lunga, perché sia fruttuosa e non sia dannosa, è importante che questo clima di confronto costituzionale, alla luce di quanto affermato dal Presidente Napolitano, diventi patrimonio e consapevolezza di tutti.
Chiediamo a lei di farsi interprete presso il Presidente Fini affinché il Governo venga quanto prima in quest'Aula a riferire su quali siano i suoi intendimenti relativamente a quanto il Presidente Napolitano, con la sua lettera all'atto della promulgazione della legge, ha fatto notare ai Presidenti di Camera e Senato, al Presidente del Consiglio e a tutto il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo sullo stesso argomento per rilevare quanto sia opportuno che il Governo venga prontamente a riferire in Aula rispetto ai rilievi che sono stati mossi dalla lettera che il Presidente della Repubblica ha indirizzato al Presidente del Consiglio, ai Ministri della giustizia, dell'interno, e ai Presidenti di Camera e Senato.
Tuttavia, voglio anche riprendere, come ha fatto poco fa il collega Bressa, quello che oggi è riportato su tutti i giornali, ovvero il testo, il riassunto della lettera, le considerazioni dei più autorevoli costituzionalisti. Vi è, però anche, dal punto di vista politico ed istituzionale, una distorsione.
È troppo comodo dire che Di Pietro attacca il Presidente della Repubblica. La verità è che stavolta il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha dato pienamente ragione ai rilievi, alle critiche, alle denunce, che su quella legge il gruppo dell'Italia dei Valori, e il suo presidente, Antonio Di Pietro, hanno portato avanti in queste settimane, in questi mesi. Si parla di moral suasion: bene, giusto, giustissimo, ma la moral suasion va esercitata prima della controfirma di un atto.
Il problema - lo diciamo con tutto il rispetto verso Giorgio Napolitano, l'uomo, verso Giorgio Napolitano, il Presidente della Repubblica, nella sua posizione - era soltanto dire se la legge era conforme alla Costituzione o no. Dati i rilievi, noi abbiamo tutti gli elementi per dire che quella legge confligge con la Costituzione italiana in più di un aspetto.
Allora, vogliamo che si riapra in questa Aula e nel Parlamento la discussione, perché la legge o è conforme alla Costituzione o non lo è. Non esiste il mezzo buco, o c'è un buco o il buco non esiste. Su questo vogliamo chiarezza, e vogliamo soprattutto correzioni nel rispetto di quelli che, comunque, sono autorevoli indirizzi che vengono dalla Presidenza della Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

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PRESIDENTE. Ringrazio sia l'onorevole Bressa sia l'onorevole Evangelisti per gli interventi. Sarà mia cura, ovviamente, riferire il contenuto dei vostri interventi al Presidente della Camera.
Ricordo, altresì, che vi è un'opportunità prevista fondamentalmente dal nostro Regolamento, che è la Conferenza dei presidenti di gruppo (convocata per le ore 12 di oggi) in cui i diversi rappresentanti dei gruppi potranno ovviamente intervenire e formulare proposte al Presidente della Camera in ordine al calendario dei lavori, o proporre argomenti da inserire all'interno del prossimo calendario dei lavori della nostra Assemblea.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 10,22).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Decisione dell'ENI di sospendere l'attività del petrolchimico di Porto Torres e iniziative per il rilancio della chimica italiana - n. 2-00428)

PRESIDENTE. L'onorevole Vico ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00428, concernente la decisione dell'ENI di sospendere l'attività del petrolchimico di Porto Torres e iniziative per il rilancio della chimica italiana (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, i comparti della chimica e della petrolchimica sono un settore che rappresenta per l'Italia 57 miliardi di euro, 81 miliardi se si considera anche la farmaceutica.
Si tratta di un settore che dà lavoro a 200 mila addetti, e la produzione industriale dell'ultimo trimestre fa registrare il tracollo della gomma (meno 28,8 per cento), della produzione di base della chimica (meno 20,7 per cento), del vetro (meno 18,2 per cento), della ceramica (meno 11 per cento).
Il fatturato cala del 18,1 per cento nella fabbricazione dei prodotti chimici e delle fibre sintetiche, del meno 28,3 per cento nella raffinazione di petrolio, del 26,5 per cento nell'estrazione dei minerali.
Le esportazioni dei prodotti chimici sono a meno 40,9 per cento.
Come dicevo, i settori della chimica e della petrolchimica scontano l'effetto della crisi mondiale prima di altri settori, perché rappresentano l'anello della catena nelle materie prime necessarie alla trasformazione dei prodotti per il comparto manifatturiero. Nel nostro Paese ciò vuol dire: tessile, gomma, plastica, auto, vetro, concia, e ceramica che, a loro volta, risentono in prima persona della crisi.
Per il 2009 sono pessime le previsioni di crescita della produzione che potrebbe chiudere così: a meno 4 per cento. Secondo queste stime la chimica di base passerebbe da più 3,6 per cento a zero; le plastiche e le resine da più 2,1 per cento a meno 1 per cento; le fibre chimiche a meno 11 per cento; i fertilizzanti a meno 3,5 per cento, le vernici a meno 0,5 per cento.
Una situazione meno drammatica si profila nella chimica che si rivolge ai beni non durevoli, materie prime e intermedie per l'industria cosmetica, per i detersivi, per gli additivi, per l'industria alimentare. Infatti, hanno retto alcune produzioni più richieste dal mercato: politene, plastica per tubi da irrigazione, gli elastomeri, le gomme di cui il petrolchimico di Ravenna è numero uno in Europa, gli stirenici che compongono i paraurti per auto, le plastiche per airbag, le plastiche antiurto di cui il solo stabilimento di Polimeri Europa Gruppo ENI di Mantova produce oltre un milione di tonnellate l'anno.
I sindacati dei lavoratori chimici ci hanno recentemente comunicato che gli effetti sul lavoro sono pesantissimi: oltre ventimila gli addetti del settore a rischio tra cassa integrazione, ordinaria e straordinaria, e mobilità. Pag. 5
Sono circa mille le mancate conferme di lavoratori e lavoratrici a tempo determinato; migliaia gli addetti sospesi e soprattutto i licenziamenti nelle aziende di appalto.
Pesa sul settore la lenta ma progressiva fuoriuscita della chimica dal gruppo ENI e dalla sua società Polimeri Europa. A ciò si aggiunge la crisi produttiva delle fibre sintetiche artificiali resa nota da Montefibre che può mettere in discussione la realizzazione dell'innovativa fibra di carbonio.
Una situazione particolare riguarda il ciclo del cloro: nonostante il piano di rientro definito lo scorso 17 marzo presso il Ministero dello sviluppo economico, il 30 aprile sempre del corrente anno, il consiglio di amministrazione della Vinyls Italia, che è subentrata alla Ineos Vinyls, ha deciso di rinunciare al progetto per il rilancio dell'intero ciclo produttivo del cloro-soda da Porto Marghera a Ravenna, a tutta la Sardegna. Ed ha avviato le procedure di fallimento con il correlativo commissariamento e questo volano negativo ha già determinato un costo sociale insostenibile in molte aree del Paese.
Il bollettino di guerra della chimica italiana è il seguente: il sito di Porto Torres sicuramente presenta criticità strutturali, ma ENI alcuni giorni prima dello sciopero generale in quella terra ha annunciato la sospensione dell'attività senza alcuna argomentazione industriale, in evidente contrasto con il Ministro dello sviluppo economico che aveva annunciato la discussione sugli accordi di programma e mi permetto di dire in spregio ai lavoratori, ai sindacati, alle istituzioni locali, provinciali e regionali che erano stati convocati per il 17 luglio prossimo venturo dalla stessa Presidenza del Consiglio.
Ricordavo Porto Torres, ma a Priolo sono indispensabili interventi finalizzati per il miglioramento dei cicli; a Ragusa e a Gela gli impianti di politilene per la tecnologia sono caratterizzati da particolare vetustà e da una scala troppo ridotta e, inoltre, le linee produttive sono penalizzate da una logistica molto sfavorevole. A Brindisi il ciclo è basato su un cracking moderno ed efficiente e su due linee di polietilene altrettanto moderne ed efficienti. Il ciclo è completato da un impianto di estrazione di butadiene penalizzato dalla logistica. Il propilene è trasferito e venduto agli impianti Basell. Il sito non presenta criticità se non quelle connesse al futuro di Basell.
La crisi occupazionale, tuttavia, rappresenta una emergenza in tutto il settore, dal polo di Priolo, a Siracusa, dove duemila sono le unità lavorative in pericolo; alla Caffaro di Torviscosa e di Brescia per la quale è stato nominato il commissario liquidatore. Nell'area sulcitana carbone, a Iglesias, ad Euroallumina, il più importante impianto dell'area, dal 1o aprile 2009 sono stati messi in cassa integrazione straordinaria per 12 mesi tutti i dipendenti e oltre 700 addetti dell'indotto.
Queste cifre richiamano all'esigenza di fondo di un piano per la chimica italiana. Chi pensa ad una rottamazione del settore sbaglia. È necessario un piano industriale di rilancio del settore affinché il Paese torni seriamente a pesare nella chimica mondiale.
Diversamente, perderemo un importante patrimonio di conoscenze tecnico-scientifiche. Vi è una stretta connessione tra le dimensioni industriali del nostro Paese e le disponibilità di fonti energetiche a costi contenuti. La nostra dipendenza dall'estero nel 2008 è costata 56 miliardi di euro: 10 in più del 2007, spesi per petrolio e gas. Il costo finale dell'energia è stato, nell'ultimo anno, del 30 per cento più alto dei Paesi dell'Unione e il contenimento dei costi energetici deve essere perseguito: a breve il piano del Governo sul nucleare non risolve certamente questa questione vitale per la competitività del settore manifatturiero.
La diversificazione delle fonti, l'uso intenso delle energie rinnovabili, l'aumento dell'efficienza energetica sono un trittico per una politica energetica di medio termine che contribuisca alla lotta contro i mutamenti climatici e rilanci la competitività del Paese.
I sindacati, dal luglio 2009, hanno più volte chiesto al Ministro dello sviluppo Pag. 6economico la convocazione di un tavolo generale di confronto per il rilancio della chimica italiana, attivando i tavoli territoriali per accelerare l'attuazione degli accordi di programma già in essere (Sardegna, Priolo, Porto Marghera), per avviare e aprire definitivamente un tavolo di confronto con ENI sul piano della chimica e sui suoi siti di maggiore interesse; per sottoporre alla conferenza Stato-regioni il decreto per l'individuazione dei 26 siti prioritari nel piano nazionale di bonifica e di deindustrializzazione; per portare al CIPE i primi tre o quattro progetti immediatamente cantierabili, aumentando le risorse del bando «Nuove tecnologie per il made in Italy» con i fondi europei, PON e FAS, ovvero per finanziare l'innovazione tecnologica nel settore chimico; inoltre, occorre monitorare il recepimento delle disposizioni comunitarie finalizzate alla semplificazione delle procedure amministrative e varare interventi per ridurre il costo dell'energia per le imprese chimiche.
L'Italia deve tornare dunque ad un serio impegno nel settore della chimica, in assenza del quale sarà inevitabile la deindustrializzazione, con gravissime conseguenze sull'occupazione, sull'economia industriale e sulla bilancia commerciale dei pagamenti. La chimica è strategica, la chimica è sempre stata leader e motore del made in Italy, perché alle spalle degli stilisti e del design industriale vi sono state quasi sempre la ricerca e l'innovazione in campo chimico.
Sono inoltre gravi sia il ritardo nella rivisitazione dei processi produttivi in chiave di sostenibilità ambientale, sia la lentezza del sistema amministrativo e decisionale, che costringono i territori a sopportare pesanti impatti ambientali. Il settore ha urgente bisogno di essere rilanciato con una cura da cavallo in investimenti per le infrastrutture, saperi, brevetti, bonifiche, innovazione e ricerca, per restituire dignità alla chimica e quel ruolo da protagonista che le compete nello sviluppo economico e sociale del nostro Paese.
Inoltre, occorre e sarebbe inutile disporre che una quota parte significativa degli enormi dividendi che il Ministero dell'economia e delle finanze ricava dall'ENI fosse destinata ai settori per nuovi investimenti nelle produzioni e nelle eccellenze di mercato (il polietilene, gli elastomeri e gli stirenici).
Intanto, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, signor Presidente, ENI Spa nel 2008, a fronte di un utile ante-tasse di circa 7 miliardi di euro, versa all'erario italiano poco più di 300 milioni di imposte nette, con un'incidenza fiscale inferiore al 5 per cento, mentre crescono le imposte versate all'estero, probabilmente per sfruttare quei regimi fiscali più favorevoli.
Onorevole sottosegretario, onorevole rappresentante del Governo, noi chiediamo se il Governo reputi accettabile e coerente con la natura di principale società partecipata dello Stato italiano il comportamento dell'ENI Spa e quali iniziative il Governo nel suo complesso, oltre ai Ministeri che sono interrogati oggi, intenda intraprendere per bloccare quella che come Partito Democratico abbiamo chiamato la «rottamazione» della chimica italiana e quindi spingere la società a forti investimenti nelle aree di crisi, attivando gli accordi di programma e ovviamente sollecitando l'ENI a predisporre urgentemente, con una tabella di marcia certa, gli adeguati piani industriali per frenare il declino del settore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Nicola Cosentino, ha facoltà di rispondere.

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, con l'interpellanza urgente in esame gli onorevoli interroganti chiedono chiarimenti riguardo al comportamento dell'ENI, che realizza la maggior parte della produzione all'estero, dove esistono regimi fiscali più favorevoli, interrompendo nel contempo la produzione in Italia. In particolare, essi chiedono i motivi relativi alla sospensione delle attività del petrolchimico di Porto Torres, annunciata dei giorni scorsi. Pag. 7
Bisogna premettere che l'Italia è, tra i Paesi europei, quello con il più elevato deficit della bilancia commerciale di settore, pari a circa 12 miliardi di euro, attribuibili per oltre l'87 per cento alla chimica di base. Rispetto ai Paesi europei più industrializzati, l'Italia è il Paese in cui, nell'ambito dell'intero sistema produttivo, sia il settore chimico sia la chimica di base assumono minore rilevanza in termini occupazionali e di lavoro aggiunto. Il processo di dismissione della grande industria, che ha caratterizzato gli ultimi decenni, ha provocato gravi conseguenze, non soltanto dal punto di vista dell'occupazione (oltre 100.000 unità negli ultimi vent'anni) e per la bilancia commerciale di settore, ma anche per la competitività del comparto e dell'intero sistema produttivo del Paese.
Il risultato più evidente di tale processo di dismissioni è l'interruzione di importanti filiere produttive, il loro frazionamento tra più imprese proprietarie e tra più poli chimici. Nel tempo, questa situazione, insieme a investimenti inadeguati, ha determinato una perdita di competitività delle produzioni chimiche e dei poli chimici. Parallelamente, le iniziative produttive di piccola e media dimensione, localizzate prevalentemente a nord del Paese, nonostante l'esistenza di difficoltà che ne impediscono, molto spesso, la crescita e lo sviluppo, hanno mostrato, comunque, segni di vitalità.
L'industria chimica, per un Paese come l'Italia, rappresenta anche oggi il motore di uno sviluppo economico sano e duraturo. Per superare il momento di crisi economica mondiale, senza pregiudicare la possibilità di competere quando l'attuale congiuntura sarà terminata, è essenziale che le imprese attuino strategie di medio periodo, evitando un ridimensionamento dell'apparato produttivo nazionale.
Proprio in considerazione dei citati motivi e dell'importanza strategica che la chimica riveste per la crescita e lo sviluppo dell'intero sistema produttivo nazionale, il Ministero dello sviluppo economico ha istituito il Tavolo nazionale per la chimica, al fine di definire azioni che sostengano lo sviluppo del comparto, la competitività delle produzioni e la crescita dell'industria italiana nel rispetto dell'ambiente.
Le decisioni concordate in tale sede puntano a salvaguardare la chimica di base del Paese e a rilanciare le eccellenze della chimica fine. Tali obiettivi possono essere raggiunti tutelando l'ambiente e il territorio, riqualificando i processi produttivi, bonificando e deindustrializzando i siti inquinati e incentivando investimenti in ricerca e sviluppo.
Tra le iniziative concordate, inoltre, si è ribadita l'opportunità di convocare un tavolo per accelerare l'attuazione degli accordi di programma già in essere, in particolare in Sardegna, con la partecipazione di tutti i soggetti firmatari dell'accordo medesimo e di programmare un incontro con l'ENI per definire l'Agenda sulla chimica. Tale incontro si è tenuto in data 21 maggio ultimo scorso e, in quella data, l'amministratore delegato dell'ENI ha confermato al Ministro dello sviluppo economico la volontà di restare e investire nella chimica. Particolare attenzione è stata posta, inoltre, alle prospettive occupazionali che vanno salvaguardate.
Nei giorni scorsi, il Ministero dello sviluppo economico ha avuto rassicurazioni che la fermata dei cracking di Porto Torres sarà solo temporanea. Le motivazioni di tale chiusura sono esclusivamente di natura congiunturale e l'impianto resterà fermo per i mesi di agosto e settembre.
Per quanto riguarda lo stato di attuazione degli accordi, si precisa quanto segue. Per Ottana, sono state approvate due proposte di contratto di programma, presentate dalle società Equipolymers e dal consorzio CREO per un importo pari a circa 120 milioni di euro. Per Porto Torres e Assemini, sono state approvate e finanziate diverse proposte di contratto di programma per un importo pari a circa 68 milioni di euro.
Sono stati, inoltre, costituiti due consorzi: il consorzio Prokemia, con investimenti ammissibili pari a circa 124 milioni Pag. 8di euro, e il consorzio CREA, con investimenti ammissibili pari a circa 34 milioni di euro.
Il Ministro dello sviluppo economico convocherà, in data 21 luglio 2009, nuovamente il Tavolo della chimica per affrontare il problema di Porto Torres nell'ambito degli indirizzi strategici del settore.

PRESIDENTE. L'onorevole Vico ha facoltà di replicare.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, la risposta del rappresentante del Governo tende a certificare che la chimica non è nei pensieri dello sviluppo del Paese: non una parola sul ciclo del cloro, non un impegno sui piani industriali, ma una convocazione, sicuramente utile - oserei dire quasi routinaria - del Tavolo della chimica.
Gli impegni assunti con la comunità sarda sono venuti, nei giorni scorsi, anche a valle di grandi manifestazioni dei lavoratori con le istituzioni di quella importante terra del nostro Paese.
Ancora più grave, onorevole sottosegretario, è che, rispetto all'interpellanza, non un sostantivo, né un aggettivo sono stati riferiti al quesito afferente l'accettabilità da parte del Governo italiano del comportamento dell'ENI a fronte degli utili ante-tasse.
Onorevole sottosegretario, leggendo con attenzione il bilancio dell'ENI del 2008, si possono apprendere le seguenti informazioni: utile operativo: 1 miliardo e 581 milioni di euro; proventi finanziari: 661.747 mila euro; proventi partecipazione: circa 4 miliardi e 806 mila euro; utile ante-imposte: 7 miliardi di euro; imposte sul reddito: 305 mila euro.
La bassa imposizione fiscale pare essere la conseguenza della tassazione dei dividendi relativi alle società controllate residenti in Stati e territori a regime fiscale privilegiato. In particolare, onorevole sottosegretario, le principali aziende che hanno provveduto ad erogare dividendi da controllante ENI Spa sono state la ENI International BV, per euro 3 miliardi e 235 milioni e la ENI Investments plc, per 917 mila euro. La prima società risulta avere sede ad Amsterdam, la seconda a Londra. Tali società controllano, poi, 48 società residenti o con filiali in Stati o territori a regime fiscale privilegiato, o residenti in Stati o territori elencati nell'articolo 3 del decreto del Ministero dell'economia e delle finanze del 21 novembre 2001.
Onorevole sottosegretario, a fronte del silenzio assordante, lo stenografo non potrà riportare alcuna parola rispetto alla costruzione di una interpellanza. Non si vuole certamente contestare la legittimità della procedura di cui parlavo poco fa; si voleva solo, probabilmente in un tempo supplementare, a fronte di questa non rispettosa diligenza da parte del Governo verso gli interpellanti, che il Governo si esprimesse in merito all'opportunità di tale prassi da parte di una società di cui è ancora il principale azionista.
Allora, l'insoddisfazione è totale a fronte dell'omissione di cui parlavo poc'anzi. Il pensiero non lineare che sento il dovere di rappresentare all'onorevole rappresentante del Governo è se vi sia una relazione con lo scudo fiscale. Con questo interrogativo, confermo la mia totale insoddisfazione per la risposta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Modalità di erogazione dei crediti di imposta per gli investimenti in ricerca e sviluppo - n. 2-00418)

PRESIDENTE. L'onorevole Rubinato ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00418, concernente modalità di erogazione dei crediti di imposta per gli investimenti in ricerca e sviluppo (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, come è noto, con la legge finanziaria per l'anno 2007, modificata successivamente anche della legge finanziaria per il 2008, è stata prevista dal precedente Governo, per il periodo di imposta dal 2007 all'anno in corso, l'attribuzione alle Pag. 9imprese di un credito automatico di imposte in relazione ai costi sostenuti per l'attività di ricerca e sviluppo.
Intervenuta, poi, la crisi finanziaria ed economica, sarebbe stato necessario sostenere i processi di crescita e di innovazione delle imprese, proprio per sostenerle e rilanciarne la competitività grazie a nuovi processi, servizi e prodotti, e quindi confermare il meccanismo automatico del credito di imposta.
Invece, con il decreto-legge cosiddetto anticrisi dell'anno scorso, il credito di imposta è stato trasformato in un meccanismo abbastanza complesso, che richiede una prenotazione e un'esplicita autorizzazione da parte del Ministero. Ciò ha reso l'utilizzo di tale strumento molto poco appetibile per le imprese, perché non sanno se e quando potranno contare su quelle risorse nel loro conto economico, senza contare che è stato dato un plafond annuale alle somme messe a disposizione per tale credito di imposta.
Per questa ragione, il combinato disposto del nuovo complicato meccanismo di prenotazione e dei tetti messi alle risorse disponibili annualmente ha fatto in modo che il 6 maggio scorso si sia tenuto il cosiddetto click day - visto che la prenotazione doveva essere fatta in via telematica, alle ore 10 del giorno 22 aprile, termine poi prorogato in data 21 aprile al 6 maggio - l'esito del quale è stato reso noto da autorevoli quotidiani economici. Dai dati che abbiamo a disposizione, sembra che il 76 per cento dei contribuenti che hanno partecipato alla competizione sia rimasto escluso dal beneficio e che i fondi, andati esauriti in poco più di mezzo minuto, hanno fatto in modo che oltre 10 mila imprese, che alla data del 29 novembre 2008 avevano già avviato investimenti in ricerca e sviluppo, si sono viste negare l'agevolazione.
Come ha dichiarato Il Sole 24 Ore, la gara è stata giocata sul filo del secondo, sulla migliore connessione Internet e su un alto elemento di casualità, con buona pace della trasparenza amministrativa.
I problemi non sono solo questi ma anche altri: anzitutto l'iniquità e la mancanza di trasparenza della nuova procedura. Pensiamo al caso di chi avuto la fortuna di vincere questa lotteria e ha ottenuto la possibilità di prenotare il beneficio fiscale sia per l'anno d'imposta 2008 sia per quello in corso. Chi ne è rimasto escluso, perché non ha avuto il dito abbastanza veloce, è stato penalizzato doppiamente perché non ha avuto il beneficio per entrambe le annualità.
C'è stata inoltre la violazione palese dello Statuto del contribuente, perché ci sono delle situazioni che sono state colpite in maniera retroattiva: pensiamo alla situazione di quei soggetti che nel bilancio, chiuso al 31 dicembre 2007, e nel modello unico 2008 avevano provveduto a rilevare l'insorgenza del credito. Alla chiusura dell'esercizio 2007, questi soggetti, che avevano realizzato una parte o l'intero programma di spesa in ricerca e sviluppo, hanno ovviamente contabilizzato un credito verso l'erario e, come contropartita, un contributo in conto esercizio. Se teniamo conto che, fino alla compilazione del bilancio relativo al 2007, il «bonus ricerca» figurava come un aiuto automatico, nell'ipotesi in cui la carenza di fondi abbia determinato la decadenza anche dal bonus maturato nel 2007 e non ancora speso, questi soggetti hanno la necessità di iscrivere in bilancio una sopravvenienza passiva fra gli oneri straordinari, che, di fatto, andrà ad annullare il credito riportato nel bilancio precedente nei confronti dell'erario. Conseguenza di ciò potrebbe essere, soprattutto nei casi in cui l'entità del bonus fosse piuttosto rilevante, anche l'insorgenza di una perdita d'esercizio.
Un altro problema è che le modalità di prenotazione del beneficio d'imposta sono tali da penalizzare in modo particolare le piccole e medie imprese, che non sono in grado di accedere a servizi telematici tecnologicamente più avanzati e performanti. Da questo punto di vista, andiamo a penalizzarle anche se a parole diciamo che vogliamo sostenerle. Il diritto ad ottenere un beneficio fiscale è diventato una vera e propria lotteria, con meccanismi non trasparenti e iniqui di selezione dei beneficiari. Pag. 10
Al momento della conversione, qui alla Camera, del decreto-legge n. 185 del 2008, il gruppo del Partito Democratico aveva presentato un ordine del giorno in cui chiedeva al Governo di valutare la possibilità di ritornare allo strumento automatico di incentivazione, togliendo il tetto finanziario e gli appesantimenti amministrativi. Ricordo che quell'ordine del giorno era stato accolto dal Governo. Pur tuttavia, anche nel recente decreto-legge anticrisi che in questo momento è in discussione e in sede di conversione qui alla Camera, non vi è traccia alcuna di correttivi per le procedure relative al credito per la ricerca e l'innovazione. A parole si ripete che ricerca e innovazione sono vitali per la crescita del Paese, ma nei fatti, manca ogni misura necessaria a tradurre in fatti gli annunci.
Si obietta che esiste il problema delle risorse disponibili, ma la riduzione di misure di stimolo come questa non porta a un saldo positivo, in quanto è vero che vengono a mancare nel bilancio dello Stato le voci negative della corresponsione del credito d'imposta, ma si annullano in realtà anche quelle positive che potrebbero portare gettito a seguito delle attività di ricerca e innovazione che questa misura fiscale va a sostenere.
Ciò premesso, chiediamo al Governo quali misure intenda adottare - visto che neanche il decreto anticrisi nulla prevede al riguardo - per porre rimedio a questa situazione fortemente iniqua. Chiediamo, in particolare, che sia fatta trasparenza sull'aggiudicazione di questo beneficio e quindi che venga pubblicato l'elenco dei contribuenti ammessi al beneficio e di quelli esclusi, indicando l'ora di presentazione delle domande e l'importo prenotato a credito, dettagliato per anno di riferimento.
Chiediamo che si stabiliscano criteri, modalità e tempistiche per l'eventuale redistribuzione delle risorse prenotate dai contribuenti che hanno avuto la fortuna di vincere la lotteria del credito d'imposta, ma che non ne fruiranno per rinuncia volontaria o per mancanza di requisiti oggettivi.
Chiediamo se il Governo abbia intenzione di provvedere allo stanziamento delle ulteriori risorse necessarie all'erogazione del credito d'imposta anche ai contribuenti esclusi nella giornata del clic day (mi pare che si parli di un ammontare di circa un miliardo, come risorse necessarie per far fronte a tutte le domande).
Chiediamo soprattutto se, alla luce di quanto è accaduto e dell'accoglimento di quell'ordine del giorno che prima ho ricordato, il Governo intenda modificare per il futuro le modalità previste per l'erogazione del credito d'imposta per investimenti in ricerca e sviluppo, ripristinando il meccanismo automatico di incentivazione ed eliminando il tetto finanziario.
Infine, ma ci auguriamo che non sia questa l'intenzione del Governo, chiediamo, se il Governo riterrà di mantenere il tetto alle risorse, il plafond, e questo farraginoso meccanismo di prenotazione, se almeno abbia fatto una riflessione su questo e non intenda stabilire che dal clic day dei trenta secondi si voglia passare a una modalità più equa e trasparente di distribuzione delle risorse che si intendono assegnare con questo beneficio fiscale, stabilendo che il beneficio venga distribuito in misura proporzionale tra tutti i contribuenti che ne abbiano diritto.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Luigi Casero, ha facoltà di rispondere.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, l'onorevole Rubinato con questa interpellanza urgente tocca un tema che è stato affrontato diverse volte in questi giorni in incontri e dibattiti con associazioni di categoria ed in incontri televisivi perché effettivamente colpisce le imprese, specialmente quelle medio-piccole, che si occupano di ricerca e di sviluppo.
Vorrei fare innanzitutto una puntualizzazione sugli obiettivi che hanno portato il Governo a inserire quel meccanismo limitante della contribuzione automatica, del credito d'imposta automatico, che esisteva nella legge precedente, perché, partendo Pag. 11da questi obiettivi - che rimangono ancora validi e in questo momento insuperabili - si può capire l'operato del Governo e cosa stiamo cercando di fare.
Gli obiettivi erano fondamentalmente tre. Il primo atteneva alla necessità del rispetto, in una situazione complessa per i conti del Paese causata da un'esplosione della crisi finanziaria internazionale, degli equilibri di bilancio concordati (e mantenuti) e, pertanto, la non modifica della norma sul credito di imposta, come era stata fatta nel passato, avrebbe portato un non rispetto di questi equilibri di bilancio. Il primo obiettivo, quindi, è il rispetto degli equilibri di bilancio.
Il secondo obiettivo, sempre in una situazione di difficoltà complessiva per il Paese, era destinare una parte dei fondi necessari verso i ceti sociali più esposti a situazioni di difficoltà.
Questo è un obiettivo che stiamo presentando da un anno a questa parte e che ha contraddistinto una parte dei nostri interventi e anche l'ultimo decreto-legge sulla crisi in discussione in questi giorni.
L'ultimo obiettivo è cercare di far sì che con queste due priorità esistesse un sistema trasparente e che potesse evitare una serie di frodi in questo campo avvenute nel passato. È inutile ricordare a voi, che come me lo sapete, come spesso il credito di imposta automatico sia stato utilizzato (non in questo, ma anche in altri campi, come i crediti di imposta sulle assunzioni) da società che poi in realtà non hanno mantenuto l'obiettivo per cui avevano ottenuto il credito d'imposta, ma avevano utilizzato questi fondi per la società stessa.
Quindi, con queste tre priorità (salvaguardia dei conti complessivi dello Stato, obiettivo di rispettare e salvaguardare i ceti sociali più deboli e trasparenza e rigidità nel sistema) è stato introdotto un limite automatico, come ha ben detto l'onorevole Rubinato, alla distribuzione dei crediti d'imposta e il sistema previsto è stato quello della comunicazione telematica in un giorno, il famoso click day, che ha portato a dati simili a quelli che diceva l'onorevole Rubinato.
Ritengo che il sistema possa essere considerato non equo, nel senso che sicuramente privilegia le strutture più organizzate e pronte a utilizzare il sistema stesso, ma non si può dire che non sia trasparente, nel senso che sicuramente il sistema è trasparente, poiché c'è una classifica delle domande a fronte della quale vengono date queste risorse. Il dato è fondamentalmente quello detto prima: a fronte di domande per circa 2 miliardi 522 mila euro vengono date positive risposte con le risorse disponibili per circa 1 miliardo 442 mila euro, quindi, quel miliardo in meno di cui parlava l'interpellante.
Tornando alle domande fatte dall'interpellante, il Governo ritiene che ci sia la necessità, come aveva già dichiarato in occasione dell'ordine del giorno cui si è fatto riferimento, di trovare un sistema che, salvaguardando i tre obiettivi previsti e che riteniamo fondamentali, possa permettere l'accesso anche alle piccole e medie imprese, che debbo dire non ritengo sfavorite dal sistema telematico. Si presume che una piccola o media impresa che presenta una domanda e che richiede un credito d'imposta sui costi sostenuti per attività di ricerca e sviluppo conosca benissimo lo strumento telematico di Internet, perché debbo dire che al giorno d'oggi è difficile fare ricerca e sviluppo senza utilizzare questo sistema. Quindi, ritengo che il sistema sia corretto.
Nello stesso tempo dovrebbe però esistere - vedremo di lavorarci - un sistema per garantire una quota di queste risorse alle imprese medio-piccole che hanno necessità di risorse minori e che con questo sistema rischiano di essere tagliate fuori dalla risposta a macroimprese che invece prende una quota importante della parte destinata. Questo è uno dei temi su cui dovremo lavorare.
Il Governo non ritiene che sia giusto in questo momento fare un riparto proporzionale, come diceva l'interpellante, perché si rischierebbe di non dare soluzioni a nessuno, cioè di dare un po' di soldi a tutte le imprese, ma nello stesso tempo di non risolvere le necessità finanziarie di un'impresa che invece è inserita in questo Pag. 12elenco e che, attraverso questi fondi, potrebbe ottenere quel risultato nella ricerca e nello sviluppo, che l'ha portata a fare la domanda, e nello stesso tempo dare invece a tutti una quota delle risorse destinate. Secondo il Governo si rischia una distribuzione a pioggia, non legata agli obiettivi di fondo per cui nasce questo credito di imposta.
Quindi, su questo il Governo non ha un parere positivo e sta lavorando per vedere di risolvere questo tema, che è quello di una ripartizione più giusta fra imprese grandi e medio-piccole che partecipano tutte all'obiettivo dello sviluppo e della ricerca economica.

PRESIDENTE. L'onorevole Fogliardi, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

GIAMPAOLO FOGLIARDI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Casero, però devo dire subito che non ci dichiariamo assolutamente soddisfatti, perché la risposta, a un mio primo giudizio, è alquanto evasiva e generica. Vi erano puntuali e precise richieste di chiarimenti, che non sono stati resi.
Parto dagli obiettivi che il Governo ha inteso rispettare: sugli equilibri di bilancio, per carità, siamo tutti d'accordo, però non riteniamo che questo debba andare ad inficiare un'equa redistribuzione, perché è vero che Internet dovrebbe essere conosciuto da tutti, soprattutto da chi ricorre a questo tipo di benefici, però posso assicurare, per esperienza personale, che vi sono fior di artigiani e di piccole imprese, bravissimi ed eccellenti nel loro lavoro, ma certamente non portati a questi meccanismi di moderna elettronica e che, in virtù di ciò, magari sono serviti da CAF, centri di servizi o professionisti, che poi, ovviamente, dovendo inserirsi in un coacervo generale, arrivano con molta difficoltà. Non vi è ombra di dubbio che questo meccanismo, pur rispettando gli equilibri di bilancio, va a privilegiare sicuramente le grosse imprese organizzate, assistite e ben inserite nei meccanismi. Sarà anche trasparente, però, ripeto, non riteniamo che sia un sistema adeguato.
Riteniamo, poi, che dovrebbero essere anche chiariti gli elenchi, come abbiamo richiesto, per quanto riguarda chi ha potuto usufruire e ha potuto inserirsi in questa lotteria, come l'abbiamo chiamata, chi ne ha beneficiato e in quali termini, perché, molto probabilmente, questo ci darà anche l'idea dell'entità delle aziende che hanno potuto ricorrere a questo meccanismo.
Riteniamo ancora che, pur prendendo atto della volontà del sottosegretario e del Governo di procedere alla ricerca di nuovi meccanismi, ciò debba essere fatto, perché, come sottolineava la collega, per il solo fatto che chi ha potuto beneficiare per un anno ne benefici anche l'anno successivo e che chi ha perso il primo anno perda anche l'anno successivo, non riteniamo assolutamente che sia un meccanismo, ribadisco, equo, soprattutto in un contesto e in un momento di crisi del mercato, dove, forse, proprio le più piccole entità in difficoltà dovrebbero essere, da questo punto di vista, premiate e meglio valorizzate.

(Iniziative del Governo in materia di contrasto all'evasione fiscale - n. 2-00429)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00429, concernente iniziative del Governo in materia di contrasto all'evasione fiscale (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, con questa interpellanza intendiamo parlare di fisco, o, meglio ancora, di evasione fiscale, o, meglio ancora, di strumenti per combattere l'evasione fiscale e per assicurare che chi deve pagare il fisco paghi il fisco al nostro Paese.
Crediamo che la strada tracciata dal Governo Berlusconi, sia in questa legislatura sia nelle precedenti, perché tutta la strada tracciata dal Governo Berlusconi in questi anni va sempre nella stessa direzione, Pag. 13sia una strada tracciata in favore dell'evasione fiscale e contro la giusta riscossione del fisco.
Anche in questo primo anno del Governo Berlusconi abbiamo assistito a una progressiva cancellazione degli strumenti per combattere l'evasione fiscale e degli strumenti per assicurare la riscossione fiscale; l'una è l'altra faccia dell'altra. Mi riferisco, per esempio, al decreto-legge n. 112 del 2008, in cui è stata prevista l'eliminazione dell'elenco dei clienti fornitori, l'eliminazione della tracciabilità dei compensi, l'eliminazione dell'anagrafe dei conti correnti bancari; ma, soprattutto, ci preoccupa l'azione di smantellamento delle strutture deputate alla lotta all'evasione fiscale.
È una costante del Governo Berlusconi, lo sta facendo anche con riferimento alla materia della giustizia: si dice che si vuole più sicurezza e una giustizia che funzioni e si tolgono strumenti, fondi, mezzi e strutture alle forze di polizia e alle forze della giustizia per affrontare quello che è il loro compito.
In questo caso, e stiamo parlando di fisco, si stanno smantellando le strutture di contrasto all'evasione fiscale, e le faccio alcuni esempi. Mi riferisco all'Agenzia delle entrate: tutti sanno che l'Agenzia delle entrate è il cuore dell'amministrazione finanziaria, perché l'Agenzia delle entrate è quell'Agenzia che si occupa della riscossione.
Sono difficili le cosiddette riscossioni spontanee: ci vogliono sempre un po' di riscossioni «spintanee», perché, altrimenti, a pagare sono soltanto i pensionati, i lavoratori dipendenti e qualche onesto qua e là. «Spintaneamente», se c'è l'accertamento e se c'è la sicurezza e la certezza dell'accertamento, prima di evadere, uno ci pensa due volte.
Lei sa quanti conducenti italiani e stranieri arrivano alla frontiera svizzera e, se vanno verso la Svizzera, riducono la velocità, e se vengono verso l'Italia, l'aumentano, perché sanno che qui la fanno franca? Così vale anche per la riscossione delle entrate.
I funzionari addetti all'attività di controllo dell'Agenzia delle entrate sono poco più di 14 mila; i trattamenti e gli incentivi di carriera sono sempre più inadeguati, anzi vengono messi in atto atteggiamenti e comportamenti del Governo per renderli sempre più inadeguati. È un po' come sta succedendo anche per le forze di polizia, che non hanno più i soldi neanche per comprarsi i pantaloni di ricambio e le munizioni, un po' come sta succedendo per i tribunali, che non hanno i soldi per pagarsi la carta per scrivere, e neanche quella igienica.
Il personale dell'Agenzia delle entrate continua ad essere mal distribuito nel territorio, gli strumenti a disposizione sono insufficienti, la preparazione tecnica è insufficiente; perché fare il lavoro di riscossore delle entrate non è come andare a riscuotere una bolletta: vuol dire capire i meccanismi dei bilanci, i mille accorgimenti con cui ogni contribuente italiano che può, che sa, che ha il «consigliore» giusto, cerca di bypassare l'ostacolo della legalità, perché per loro è un ostacolo. Soprattutto al nord vi sono gravi carenze del personale dell'Agenzia delle entrate; non esiste addirittura più una classe di dirigenti nell'Agenzia delle entrate: lo fanno - diciamo così - in via sussidiaria i funzionari reggenti, ma è chiaro che se manca il manico la scopa non scopa!
Il meccanismo, poi, che alimenta i fondi per la remunerazione della produttività individuale è incredibile. Sono stati infatti previsti degli incentivi: più scopri evasori fiscali, più cerchi di portare soldi al fisco, e attraverso il fisco allo Stato, più ti do un incentivo perché ci metti buona volontà in più. È stata fatta la norma, ma è stata bloccata; è stata fatta la norma, ma è stata fatta, attraverso l'ultimo provvedimento, cioè la legge n. 133 del 2008, apposta per impedire che questi incentivi possano essere dati, perché infatti non vengono dati.
Addirittura il 2 luglio 2009, adesso, sono state stabilite le modalità di restituzione di queste risorse, ma non sono state fatte in alcun modo quantificazioni per quanto riguarda l'entità delle somme, gli Pag. 14anni di riferimento, i tempi di erogazione; insomma, i soldi non vengono dati. Ieri, anche se nessun giornale blasonato lo riporta, davanti al Ministero dell'economia e delle finanze vi era qualche migliaio di dipendenti dell'Agenzia delle entrate che manifestava per invocare il rispetto non solo dei loro diritti, ma della loro qualifica e del loro diritto-dovere a poter svolgere il proprio lavoro - attenzione! - in perfetta autonomia, in sufficiente autonomia rispetto al Governo.
Vorrei essere chiaro: l'Agenzia delle entrate, le agenzie fiscali sono lo strumento fondamentale per far funzionare la macchina dello Stato. Devono essere in autonomia gestionale rispetto al Governo di turno. I Governi passano, i politici passano, ma se ogni volta che cambia un Governo si fa il gioco delle tre carte e a queste agenzie si danno direttive diverse - a questo vai a chiedere di pagare il fisco, a questo non lo chiedere, a questa categoria sì, a questa categoria no - capite che le agenzie non hanno più un'autonomia gestionale, e quindi non hanno più quel minimo di indipendenza funzionale per poter fare in modo che la legge sia uguale per tutti.
Noi reclamiamo a gran voce che alle agenzie addette alle entrate, alle agenzie fiscali, sia assicurata un'autonomia gestionale per fare in modo che esse possano, qualsiasi sia il Governo, contrastare tutti gli evasori fiscali, che abbiano il colore rosso, il colore bianco, il colore verde, il colore arancione del politico di riferimento.
Ecco perché noi affrontiamo questo problema proprio con riferimento agli strumenti fino ad oggi utilizzati: ci riferiamo all'Agenzia delle entrate, alle agenzie fiscali, all'Agenzia del demanio, ma anche alle strutture tecniche di supporto, quali Equitalia, quali la Sogei, tutte dipendenti dal dipartimento delle finanze. Che cosa contestiamo? Contestiamo che l'assoluta mancanza di autonomia gestionale, soprattutto nella individuazione dei dirigenti massimi, del top management di queste strutture (perché sono società per azioni), individuati di volta in volta dalla classe politica, porta ad una differenziazione nella lotta alla criminalità a seconda che a monte vi sia un Governo a cui interessa difendere l'amico o contrastare il nemico. Tanto è vero quel che affermiamo, che vi sono già state diverse audizioni, anche presso le Commissioni competenti di Camera e Senato, per cercare di definire una maggiore efficienza, una maggiore economicità, una maggiore efficacia delle diverse strutture della lotta alla criminalità fiscale.
Perché, piaccia o non piaccia, il problema in Italia, per cui le cose non funzionano, è che vi sono centinaia di miliardi all'anno di somme non riscosse dallo Stato. E non c'è niente da fare: se lo Stato non prende i soldi, come fa ad assicurare i servizi ai cittadini, sia per lo sviluppo, sia per la solidarietà, sia per l'assistenza, sia per il welfare, sia per la funzionalità degli uffici? Uno Stato, quindi, un Governo che si rispetti deve mettere al primo posto la certezza che tutti pagano, possono pagare e devono pagare quanto da loro dovuto, e l'unico modo per pagare di meno è pagare tutti. Ed è questo che noi contestiamo a questo Governo: la riduzione dell'efficienza di queste strutture per permettere al fisco di riscuotere, la menomazione della funzionalità di queste strutture.
Mi riferisco, per esempio, anche al comitato di gestione dell'Agenzia delle entrate: cari colleghi, dovete sapere che c'è un comitato che deve controllare e coordinare, ma per metà è composto da dirigenti interni, e per metà da membri esterni. Indovinate chi li nomina! Indovinate con quali caratteristiche li nomina! Indovinate con quale spartizione e lottizzazione li nomina! Indovinate quale indicazione può dare, e quale credibilità può avere in questo modo un comitato di gestione dell'Agenzia delle entrate!
E poi pensate: il comitato può decidere quello che gli pare, ma poi basta il silenzio-rifiuto del Ministro competente per cui quello che ha deciso non serve a niente: basta cioè che il Ministro non parli! Queste sono le regole del gioco: tu fai, fai e fai, tanto poi non serve a niente se non ti dico di «sì»; ma allora, che lo faccio a Pag. 15fare? Ciò premesso e riservandomi in sede di replica di esplicitare ciò che invece io e noi dell'Italia dei Valori pensiamo in riferimento a questa modalità di lotta all'evasione fiscale, e come e perché invece dovrebbe essere fatta, poniamo formalmente tre questioni al Governo.
In primo luogo, quali misure intende adottare il Governo per combattere l'evasione fiscale? In verità, quando ho scritto questo quesito (era ormai qualche giorno fa) non lo sapevamo ancora, oggi invece lo sappiamo: è il condono fiscale del 2009! Ci chiediamo allora, hai visto mai che c'è qualche altra misura? Oltre il condono fiscale per il 2010 (quello del 2009 lo approverete infatti già la settimana prossima con il voto di fiducia), ci dite che cosa prevedete? Prevedete, per caso, una maggiore o una migliore funzionalità delle Agenzie?
Questo vogliamo sapere e, in particolare, se con riferimento proprio al ripristino delle somme mancanti nell'anno 2008 ai dipendenti dell'amministrazione finanziaria si intenda individuare un sostitutivo meccanismo normativo che sia in grado di correlare direttamente le maggiori risorse erariali introitate rispetto ad una specifica e qualificata prestazione lavorativa. Insomma, gli incentivi devono essere previsti e dati: se vengono previsti ma non vengono dati si tratta di una «furbata», perché fai finta che ci sono mentre in realtà non ci sono.
Infine, intendiamo chiedere al Governo come e se intende rilanciare una maggiore coerenza ed omogeneità dell'intera macchina del fisco, quella che attualmente risulta appunto distribuita in tante strutture male organizzate e sottoposte ad una governance che mal le raccorda tra di loro, in modo soprattutto da valorizzare la specificità professionale di ciascun operatore, perché questo è necessario fare: valorizzare le specificità professionali e mettere queste persone nella condizione di essere felici e non di essere depresse, di fare il loro lavoro, e non mettere loro nella condizione di non lavorare. Se voi togliete ai poliziotti la benzina, la prima volta ce la mettono loro, ma la seconda volta la benzina gli servirà per portare la moglie a fare la spesa o il figlio all'ospedale! Lo stesso vale per i funzionari dell'Agenzia delle entrate e per tutti coloro che si occupano di far funzionare la macchina statale.

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, deve concludere.

ANTONIO DI PIETRO. Questo chiediamo e chiedevamo al Governo qualche giorno fa; oggi prendiamo atto che vi è un condono fiscale in arrivo, ma nel frattempo - e personalmente ci auguriamo che quanto prima cambi questo Governo - ci accontentiamo di sapere cosa e se vuole fare qualcosa per il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Luigi Casero, ha facoltà di rispondere.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, innanzitutto devo dire che il Governo concorda con la prima affermazione contenuta nell'interpellanza presentata dall'onorevole Di Pietro, quella generica sul fatto che l'evasione fiscale in Italia è enorme e nasce da un mancato rispetto di norme esistenti e che la stessa evasione fiscale danneggia la comunità e l'intero Paese; come giustamente è stato detto, è una pandemia che colpisce l'intero sistema economico e che provoca danni alla concorrenza (le imprese oneste sono danneggiate nei confronti di quelle disoneste), allo Stato e a tutta la comunità.
Partendo da questa affermazione che riteniamo corretta, nello stesso tempo si traggono però alcune considerazioni che nascono da un'idea di fondo, quella cioè che in Italia esista un partito a favore dell'evasione e un partito che combatte l'evasione, e che questo Governo sia il Governo dell'evasione.
Contestiamo in modo assoluto questo tema, riteniamo che non sia vero e che, come poi dimostreremo con i fatti, l'evasione fiscale sia un male di questo Paese Pag. 16e che stiamo attrezzandoci per combattere nel miglior modo possibile questo male del Paese, sapendo che è un male storico che deve essere affrontato momento dopo momento e che può portare l'attacco a dei risultati che, come dicevo, cercherò di prevedere e di presentare.
Devo dire che l'interpellanza contiene anche tutta una serie di dati, che, a nostro avviso, sono inesatti e li contestiamo, e che partono da una visione demagogica dell'evasione fiscale, cercando di legare alcuni interventi, come i condoni del 2001 e del 2005 (che erano condoni che, in quel momento storico, avevano una funzione), ad alcune operazioni che vengono fatte in questo momento e che non hanno nulla a che fare con i condoni.
L'onorevole Di Pietro ha legato il provvedimento sul rientro dei capitali, che viene discusso in questo momento in Commissione e che molto probabilmente verrà approvato nei prossimi giorni, al condono fiscale per il 2009. Ma ieri in Commissione ho contestato anche l'uso dell'espressione «scudo fiscale», perché il provvedimento, come sa chi ha letto l'emendamento, non contiene né uno scudo fiscale né un condono fiscale, nel senso che per il rientro di tali denari si dovrà pagare una sanzione, ma i suddetti non potranno essere utilizzati, come è scritto esattamente nell'emendamento, come scudo, cioè come prova per dimostrare che un'evasione c'è stata.
Nello stesso tempo non contiene - lo abbiamo specificato già due volte - alcuna sanatoria su reati penali, come è stato invece presentato sulla stampa nei giorni scorsi (l'unica sanatoria è legata alla mancata dichiarazione dell'esportazione valutaria).
Si è parlato quindi di superamento della bancarotta fraudolenta e di superamento di norme relative al riciclaggio e al falso in bilancio, ma l'emendamento che è stato presentato ieri ha escluso totalmente il superamento di queste norme. Ci tenevo a dirlo, perché spesso, partendo da considerazioni condivise, si utilizza tutta una serie di interventi per arrivare a conclusioni sbagliate (allo stesso modo è stato riportato anche nell'interpellanza che sarebbe stato superato il sistema legato all'anagrafe dei conti correnti bancari).
Anche questo non è assolutamente vero. La norma citata, che prevederebbe l'eliminazione dell'anagrafe dei conti correnti bancari, non è assolutamente prevista, tant'è vero che lo strumento dell'anagrafe dei conti correnti bancari, non solo non è stato eliminato, ma è stato potenziato, come previsto dall'articolo 27, comma 8, del decreto legislativo n. 185 del 2008, convertito dalla legge n. 2 del 2009, inserendo anche la riscossione, oltre che l'utilizzo, dell'anagrafe dei conti correnti bancari per operazioni di accertamento. Rispetto a quanto affermato dall'onorevole Di Pietro, vi è una differenza da sottolineare: l'agenzia fa accertamenti, la riscossione è svolta da altri istituti come Equitalia. Sempre in merito a questo tema, era apparsa sulla stampa una polemica sul fatto che si volesse superare l'istituto dell'anagrafe dei conti (cosa non vera dal punto di legislativo). Sulla base di indiscrezioni si affermava che esistevano delle difficoltà di utilizzo da parte delle procure nella visione dell'anagrafe dei conti correnti bancari. Anche questo caso non è assolutamente vero. Come sa l'onorevole Di Pietro, le procure lavorano con gli organi di polizia giudiziaria che hanno la possibilità di verificare l'anagrafe dei conti correnti. Anche questa affermazione, quindi, nella realtà non esiste.
Queste due considerazioni ci permettono di svolgere un'analisi precisa su quanto il Governo sta facendo per ottemperare all'obiettivo di ridurre l'evasione fiscale che consideriamo uno dei mali storici del nostro Paese, uno delle primarie necessità di intervento. Il Governo ha operato in sede internazionale, anche se forse, in una prima fase, ciò è stata poco considerato dalla stampa interna. In sede di G8 abbiamo proposto, tra gli obiettivi prioritari delle azioni da definire in sede internazionale, un'azione congiunta contro i paradisi fiscali e contro il segreto bancario internazionale. È un'operazione presentata dall'Italia e dalla Germania che ha ottenuto successo al G8 e che riteniamo sia il punto fondamentale per combattere Pag. 17il sistema dell'evasione nel nostro Paese. L'onorevole Di Pietro sa benissimo che molte delle operazioni di evasione e di elusione sono legate al trasferimento di fondi in paradisi fiscali e in Paesi in cui esiste il segreto bancario assoluto. Un accordo tra tutti i Paesi per svolgere un'operazione internazionale per superare questi due problemi - e lo stimolo italo-tedesco in proposito mi sembra molto forte - è il primo passaggio per riuscire a superare ed a scoprire tutta una serie di operazioni che, in termini tecnici, si chiamano operazioni esterovestite, trasferimenti fittizi di capitali all'estero, e così via. Questo è il primo vero nodo per combattere l'evasione.
In secondo luogo, riteniamo che debba essere svolta un'azione culturale molto forte: la differenza che esiste tra il nostro Paese ed altri Paesi in cui vi è una bassa evasione (forse più alta di quello che si pensa, ma sicuramente più inferiore alla nostra) nasce dal fatto che vi è una percezione complessiva dell'opinione pubblica contro l'evasione fiscale (che poi è il vero strumento per combattere la stessa).
Nel dettaglio che cosa sta facendo il Ministero delle economie e delle finanze e l'Agenzia delle entrate? L'operazione è divisa in una serie di sottosegmenti. Il primo segmento è relativo al contrasto all'evasione delle imprese di più rilevanti dimensioni, quelle con oltre 300 milioni di euro. Nei confronti di queste imprese esiste un'attività di tutoraggio immediato, nel senso che, nei confronti di queste imprese, esiste una verifica immediata di tutta le operazioni che vengono svolte. Nei confronti queste imprese è necessario far sì che le posizioni portate in sede di G8, specialmente quelle relative alle transazioni internazionali, possano ottenere successo e si possa far sì che alcune operazioni, che spesso ormai sono più elusive che evasive, possano essere scoperte e possano portare gettito allo Stato.
Un secondo segmento è quello relativo al potenziamento dell'attività di controllo nei confronti di coloro che sono i grandi contribuenti: quelli con ricavi non inferiori a 100 milioni di euro. Il controllo è passato alle direzioni regionali delle agenzie delle entrate, in modo che vi sia un controllo da parte di strutture complesse a fronte di situazioni complesse, e non vi sia grande vicinanza nel controllo tra piccole agenzie del territorio e grandi imprese. Queste grandi imprese potranno così essere controllate in modo migliore, più trasparente da organizzazione più grandi.
Il terzo segmento è quello relativo ai controlli di imprese con redditi tra 5 milioni e 100 milioni di euro. Anche in questo caso sono state individuate metodologie di analisi e di controllo più sofisticate e più forti, per controllare queste imprese con strumenti più adeguati.
Esiste, poi, il segmento di minore dimensione che è quello delle imprese che hanno ricavi fino a 5 milioni di euro. Si tratta di moltissime imprese, che rappresentano la molteplicità delle piccole imprese e dei lavoratori autonomi. Nei confronti di questo genere di segmento lo strumento più utilizzato è quello degli studi di settore, quindi, attraverso una definizione forfettaria dei ricavi e dei redditi si interviene in caso che non vi sia il rispetto di una serie di equilibri prestabiliti.
Le imprese sono tante e sono molto piccole, e lo strumento degli studi di settore è quello che noi riteniamo (e che l'Agenzia delle entrate ritiene) più idoneo e più semplice per intervenire. Anche in questo caso, è necessario che, nei confronti di questo strumento, vi sia una grande attenzione, che si definisca, rendendolo più vicino alle esigenze del mercato, dei contribuenti e dell'evoluzione del mercato. È necessario che anche su questi strumenti vi sia la totalità del consenso sul fatto che l'obiettivo della lotta all'evasione è un obiettivo del Paese. Io ricordo che sugli studi di settore in questa Aula si sono svolte molte discussioni, ma alcune di esse non portano sicuramente verso una massimizzazione in termini di contrasto all'evasione e del ricavo per lo Stato. A fronte di questi quattro segmenti dimensionali, Pag. 18esiste poi un'azione dell'Agenzia delle entrate verso singoli comparti economici specifici.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 11,30)

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. L'interpellante sa (e coloro che si occupano di fisco in Italia lo sanno benissimo) che vi sono alcuni settori più a rischio, più soggetti all'evasione di altri settori. È stata data disposizione all'Agenzia di porre particolare attenzione, utilizzando una sorte di lente di ingrandimento, a questi settori che spesso sono più a rischio. Esiste poi un'altra azione svolta sempre dall'Agenzia e dalla Guardia di finanza nei confronti della capacità contributiva sia del nucleo familiare sia dei soggetti contributivi; in termini tecnici viene definita così, in termini empirici vuol dire andare a verificare quali sono gli strumenti di ricchezza parallela presenti nella famiglia o del soggetto contributivo per accertare se con il suo reddito si può permettere l'acquisto e il mantenimento di tali strumenti: mi riferisco alle auto di grossa cilindrata, alle barche, alle particolari proprietà, ad un particolare elevato tenore di vita. Esiste poi un altro strumento operativo di intervento che è stato potenziato e che diventa fondamentale, quello nei confronti degli enti non commerciali.
L'interpellante sa benissimo che in Italia esistono molti enti non commerciali che usufruiscono di regimi fiscali agevolativi, e che spesso vengono utilizzati per incroci sia di fatturazione sia di scarico di costi; vengono utilizzati questi regimi fiscali agevolativi per poi fare da ponte verso costi fittizi e nei confronti di imprese che invece hanno una normale contabilità. Anche in questo caso esiste un'azione svolta dai nuclei speciali della Guardia di finanza nei confronti di questi enti non commerciali. Questo è un altro degli aspetti difficili e dolenti del sistema. Esistono poi altri due interventi specifici: uno relativo alla connotazione fraudolenta. Quindi, mi riferisco ad un nucleo antifrodi che sta per essere potenziato e deve essere potenziato, sia a livello di ufficio centrale antifrodi, sia a livello di uffici delle direzioni regionali, nei confronti di tutte le operazioni fraudolente che vengono messe in campo e che hanno una grande evidenza nel Paese. Nello stesso tempo, vi è un altro intervento nei confronti delle indebite compensazioni. È un altro dei punti di debolezza del nostro sistema fiscale. Noi dobbiamo far sì che le compensazioni si sviluppino e possano portare denaro alle imprese che regolarmente usano queste compensazioni. Sanno gli interpellanti che spesso le compensazioni, le indebite compensazioni, le frodi sulle compensazioni IVA, sono tra gli strumenti spesso utilizzati per creare evasione in modo fraudolento e per ottenere denaro dallo Stato non dovuto.
Queste sono le linee principali di intervento che sono state date all'Agenzia delle entrate e alla Guardia di finanza per combattere l'evasione, per favorire la lotta all'evasione fiscale. Devo dire che, a differenza di quanto è stato detto dall'interpellante, i primi dati che ci sono giunti sui primi mesi dell'anno (i primi cinque mesi del 2009) sono sicuramente positivi. Infatti, a fronte di una crisi legata ad una congiuntura economica e finanziaria difficile che ha portato ad una diminuzione dei redditi e quindi anche ad una diminuzione complessiva delle entrate, vi sono dati specifici sulla lotta all'evasione che sono sicuramente positivi. Le maggiori entrate su imposte nei primi cinque mesi del 2009, confrontati ai primi cinque mesi del 2008, vedono un aumento sugli accertamenti (sulle entrate accertate) del 58 per cento. Questo è sicuramente un dato che ci rende soddisfatti (è sicuramente un dato positivo). Sempre nei confronti del campo delle frodi IVA è stata constatata una maggiore imposta per 178 milioni, però pari al 79 per cento in più di quelle del 2008 (sempre per quanto riguarda i primi cinque mesi); per quanto riguarda IRAP e imposte dirette si ha rispettivamente un più 124 per cento e un più 112 per cento. Sono dati specifici che dimostrano come la Pag. 19lotta all'evasione comunque sta incominciando a dare alcuni frutti, a fronte del dato complessivo. Gli accertamenti ordinari sono aumentati del 10 per cento e gli accertamenti sui crediti IVA (quindi relativi alle norme sulla compensazione) sono aumentati del 21 per cento rispetto al 2008. Sono anche stati incassati (mi riferisco a quanto è stato detto dall'onorevole Di Pietro) 1,2 miliardi tramite accertamenti spontanei, versamenti spontanei, derivanti da accertamenti ricevuti dai contribuenti. A fronte di quello che diceva prima l'onorevole Di Pietro, il contribuente che si sente pressato da una amministrazione che richiede informazioni e che lo controlla, è sicuramente più disposto a chiudere l'accertamento velocemente e non a ricorrere ad una serie di strumenti che spesso sono dilatori e che, nel caso in cui non possono andar bene per il contribuente, lo portano a pagare di più. Se il contribuente sa che invece con questi strumenti arriva a non pagare sicuramente ricorre e si allunga la possibilità della riscossione. Noi riteniamo che anche nel campo della giustizia tributaria, debbano esser fatti dei passi avanti, perché anche questo settore deve essere più snello, più efficiente e più trasparente.
A tal proposito, l'interpellante tocca una serie di aspetti legati all'Agenzia delle entrate e al suo personale. Devo dire che sono stati affrontati due aspetti di fondo. Il primo riguarda il numero del personale e la sua distribuzione.
Devo dire che è un'anomalia storica il fatto che questo Paese abbia un personale pubblico spesso spostato più verso il centro-sud che non verso il centro-nord. È quasi una ragione umana il fatto che spesso persone nate nel centro-sud tendano a ritornare verso le proprie terre e, quindi, il trasferimento del personale dal nord al sud c'è sempre stato e ci deve essere. Tant' è vero che quasi tutti i nuovi assunti dal 2001 al 2009 - quasi settemila unità - sono stati destinati al centro-nord. Inoltre, questa emigrazione è continua.
L'Agenzia, come diceva prima l'onorevole Di Pietro, conta circa 14.700 dipendenti. Sono aumentati di 2 mila unità sempre negli ultimi sei anni e questo è un dato in contrasto con quanto avviene per il normale andamento del personale pubblico. Esiste, comunque, una volontà di questo Governo di potenziare l'Agenzia e il suo personale, tant'è vero che il contratto di trattamento economico nei confronti del personale delle Agenzie fiscali e del Ministero dell'economia e delle finanze risulta sicuramente migliore di quello di altri Ministeri, grazie all'intervento basato sulla premialità contenuta e grazie alla necessità e all'obiettivo di stimolare e spingere il personale.
Nei confronti dell'Agenzia esistono comunque alcune considerazioni da esporre: la prima riguarda il fatto che penso che questo Governo non possa essere assolutamente accusato di aver fatto nomine politiche. Nel comune agire spesso si dice il contrario e sicuramente non nei confronti dell'Agenzia. Esiste la necessità di motivare nel miglior modo possibile il personale ed esiste la necessità di fidelizzarlo e di far sì che alcuni comportamenti infedeli non si verifichino e non possano verificarsi. Sapete che esistono nel Paese una serie di inchieste nei confronti di infedeli comportamenti. È stato anche potenziato il sistema di controlli interni all'interno dell'Agenzia per far sì che il personale sia motivato, ma nello stesso tempo si comporti in modo corretto e trasparente. Questo mi sembra un altro degli obiettivi prioritari riguardanti il personale.
Come ultimo punto relativo all'argomento autonomia e indipendenza, riteniamo che con la costituzione delle Agenzie vi sia una dovuta indipendenza delle Agenzie stesse che devono combattere la lotta all'evasione.
Nello stesso tempo, essendo un campo tanto complesso e tanto difficile è necessario che il Governo, con un'attività di indirizzo del Parlamento e con un'attività di controllo nel campo dell'evasione fiscale, porti questi temi al centro del dibattito e che le Agenzie recepiscano in modo immediato quali sono gli indirizzi, gli stimoli e le volontà che sono poi le volontà della maggioranza del Paese. Riteniamo Pag. 20che il sistema, per come è stato definito, sia ottimo nei confronti dell'obiettivo dell'autonomia e dell'indipendenza come della necessità e capacità di indirizzo.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di replicare.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, anzitutto dichiaro la mia soddisfazione nei confronti del professor Casero, che rispetto sul piano personale e al quale faccio i complimenti per averci insegnato e spiegato, ancora una volta, cosa dovrebbe esser fatto.
Esprimo, invece, molta meno soddisfazione nei confronti del sottosegretario Casero, il quale non ci ha detto che cosa deve fare il Governo: ci ha spiegato cosa dovrebbe fare, ma non cosa sta facendo.
Abbiamo richiesto in modo ben preciso quali siano gli intendimenti del Governo in ordine al ripristino delle somme mancanti nell'anno 2008 ai dipendenti dell'amministrazione finanziaria e se intende individuare un sostitutivo meccanismo normativo che sia in grado di correlare direttamente le maggiori risorse erariali introitate rispetto ad una specifica, qualificata e complessiva prestazione lavorativa. Avete sentito voi la risposta? Io non l'ho sentita.
Riproporremo, dunque, questa domanda sia per iscritto sia in altri question time affinché il Governo ci dica e dia una risposta alle migliaia di persone che ieri stavano fuori dal Ministero e che neanche oggi hanno ricevuto una risposta.
Oggi c'è stata fatta una lezione di economia delle finanze dal professor Casero, verso il quale - ripeto - ho rispetto, ma non c'è stata data risposta dal sottosegretario Casero né dal Governo su come intende e se intende davvero applicare il principio della premialità rispetto a coloro che compiono gli accertamenti. Questo è il primo tema.
Certo, il sottosegretario Casero - e non il professor Casero - ci ha detto che questo è un Governo che non è a favore dell'evasione. Allora, perché avete previsto i condoni? A cosa servono i condoni?
Dobbiamo capirci: abbiamo soldi all'estero, centinaia di miliardi di euro all'estero, chi è che vieta a chi ha questi soldi all'estero di poterli utilizzare, trattare e gestire anche in Italia, se sono soldi leciti, mi permetto di aggiungere? Quali sono i soldi che non si vogliono riportare in Italia e che si ha paura di riportare in Italia? I soldi che non si può dire da dove vengono. I soldi che si può dire da dove vengono possono tranquillamente - infatti non è più in vigore il reato di esportazione di valuta - andare e venire. Perché bisogna prevedere una norma che permetta a capitali illeciti di tornare in Italia?
Oggi esistono gli articoli 648-bis e 648-ter del codice penale che prevedono il riciclaggio e l'utilizzo di denaro proveniente da reati. Prevedono quel fatto come reato: infatti, in un ordinamento ordinario, in uno Stato di diritto, ci si è immaginato che, se Totò Riina guadagna tanti soldi e si nasconde per un po' di tempo in Svizzera, non si può permettergli di portarli in Italia, dopodiché arrivederci e grazie. Quali soldi devono tornare in Italia, se non quelli che servono per coprire malefatte precedenti?
Dice il sottosegretario, l'onorevole professor Casero, che il filo conduttore dell'azione di Governo è quello che lo stesso Governo Berlusconi e lui in persona hanno indicato al G8. Magari fosse così: una cosa è predicare, una cosa è praticare.
Al G8 hanno detto che bisogna compiere un'azione congiunta contro i paradisi fiscali e contro le società off shore; al G8 hanno detto: non peccare, settimo non rubare. Conseguentemente a ciò e ancor prima di ciò, gli Stati Uniti, Paese che nel G8 ha dato un'indicazione e un imprimatur su quella che dovrebbe essere l'azione degli otto Paesi più industrializzati, ha detto che, in primo luogo, i falsi in bilancio vanno condannati e che dopo tre volte, se qualcuno commette reati in materia societaria, non può essere condannato a meno di 20 anni di carcere. In Italia è stata fatta la depenalizzazione! Praticare e predicare.
Al G8 è stato detto quello che è stato detto in ordine ai paradisi fiscali e alle Pag. 21società off shore, che riconosco - come lei ha detto, professor Casero - essere il problema principale della grande evasione internazionale. Ma gli Stati Uniti nei giorni scorsi hanno chiesto 71.000 conti correnti all'UBS della Banca lugana della Svizzera, perché vogliono sapere chi sono i titolari delle migliaia di conti correnti all'estero che i cittadini statunitensi hanno in Svizzera. Lo vogliono sapere, perché vogliono controllare perché li hanno messi in Svizzera.
In Italia, abbiamo detto: basta che ce li riportiate, dando l'1 per cento all'anno per cinque anni, ci date la tangentina di Stato e noi vi diciamo che non ci serve sapere e non ci interessa dove li avete nascosti, perché li avete nascosti e perché li avete portati in Svizzera! Questa è la differenza tra praticare e predicare! Ecco perché noi contrastiamo l'azione di questo Governo, che quanto a lotta all'evasione fiscale sa fare solo condoni.
Allora, ricordo a me stesso - visto che mi è stato fatto un po' di insegnamento sull'economia delle finanze - cos'è l'evasione fiscale e perché va combattuta. Mi hanno insegnato a scuola che è un comportamento illecito finalizzato ad occultare volontariamente, in tutto o in parte, la base imponibile e che si realizza tipicamente attraverso tre modalità: la sottodichiarazione dei ricavi, la sopravvalutazione dei costi e l'omessa dichiarazione dei redditi. Quali sono le azioni in concreto che su questi temi il Governo sta compiendo? Non l'ho sentito nemmeno oggi.
Ripeto: per contrastare queste tre emergenze non basta dire ciò che bisognerebbe fare, ma bisogna dire quanti soldi e strumenti sono stati dati agli organismi competenti. Se e vero, come è vero, che lei stesso ha detto essere un'anomalia l'insufficiente numero di addetti ai controlli al nord Italia, la risposta avrebbe dovuto essere: abbiamo aumentato il numero. Non mi dica che è un'anomalia storica; è come dire che, siccome ho il tumore da dieci anni, me lo tengo: che senso ha?
Noi riteniamo che l'evasione fiscale sia il vero grande cancro della società italiana, perché è riprovevole non solo dal punto di vista etico e civile, ma è un'epidemia che comporta una gravissima alterazione del mercato e dell'intero sistema economico e provoca danni ingenti a tutti: allo Stato, alle famiglie, ai lavoratori e alle imprese, perché devono competere in un mercato falsato, distorto, perché le imprese più furbe e più «criminali» la fanno sempre franca.
Noi vorremmo sentirci dire (e vi facciamo una richiesta in tal senso): possiamo stabilire una regola secondo cui tutte le imprese - proprio perché crediamo nel sistema delle imprese - che si macchiano dei reati di falso in bilancio, evasione fiscale, mancato rispetto della sicurezza sui luoghi di lavoro, turbativa d'asta, corruzione e quant'altro non possono accedere alle gare pubbliche? Lo possiamo fare o non lo possiamo fare? O, forse, facciamo finta di non sapere che il gotha del sistema imprenditoriale italiano, le più grandi imprese italiane, quelle di cui ai famosi centinaia di milioni di euro di cui lei diceva essere fatta la grande impresa italiana - lo sa o non lo sa? - hanno tutte o quasi (ma sul quasi avrei delle riserve) conti correnti all'estero e conti off shore? Secondo lei perché i membri della famiglia Agnelli si stanno facendo causa tra di loro? Secondo lei perché il processo Mills ha dichiarato che l'imputato Mills, in concorso con l'imputato Berlusconi, ha commesso quei reati gravissimi? Per quale ragione? Secondo lei perché nella famiglia Marcegaglia vi sono inchieste in corso? Mi dispiace ma qui dentro lo devo dire! Questa ipocrisia deve finire, per un'impresa che appare pulita poiché è in Italia mistificatamente corrotta!
Io credo nel sistema delle imprese e nel sistema della libera economia, ma è ora di finirla di prendersela con gli studi di settore, che lei oggi ha rivendicato ancora come l'arma migliore per la lotta alla criminalità fiscale. Non è vero! Noi lo contestiamo, perché gli studi di settore predispongono un accertamento sulla base degli introiti degli anni precedenti. Quest'anno gli studi di settore sono tutti falsificati, perché non vi è piccola o media Pag. 22impresa che non abbia almeno il 50 per cento di fatturato in meno. E quelle voi state rincorrendo, facendo finta di non vedere come la grande impresa, le grandi strutture finanziarie...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANTONIO DI PIETRO. Perché, signor Presidente?

PRESIDENTE. Ha esaurito il tempo, onorevole Di Pietro.

ANTONIO DI PIETRO. Io sto rispondendo al sottosegretario che ha parlato per mezz'ora! Lei non può sempre guardare i secondi solo quando parla l'Italia dei Valori. Lo sa che questa mattina, che lei non c'era, prima di noi hanno parlato altri per molto più tempo del necessario?

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, non so cosa sia accaduto in quest'Aula prima che io assumessi la Presidenza.

ANTONIO DI PIETRO. Non è possibile che le regole siano applicate a noi in diminuzione e agli altri in aumento...

PRESIDENTE. So che io osservo rigorosamente il Regolamento e il Regolamento dice che lei ha esaurito i suoi tempi. Se vuole concludere brevemente, le sono grato.

ANTONIO DI PIETRO. Le sono grato anch'io, signor Presidente. Abbiamo molte altre cose da dire e le diremo con ulteriori interventi in quest'Aula, perché è l'unico modo per denunciare le realtà distorte del nostro Paese.
Noi denunciamo la percezione dell'efficienza, che viene menomata, ogni giorno di più, dall'atteggiamento e dal comportamento di questo Governo.
Vogliamo denunciare il fatto che, sempre più, nel Paese, si ha la percezione che il più furbo la faccia franca sul più debole e sul più onesto. In questo Paese, le persone oneste vengono lapidate dalla furbizia e l'arma del condono - l'unico strumento che, in questi anni, il Governo Berlusconi ha portato avanti - è l'esatta fotografia della percezione dell'inefficienza che si vuole portare avanti. Attraverso lo strumento del condono, infatti, si vuole mandare un messaggio: il più furbo, il più forte, il più spregiudicato, il più criminale ha diritto a far sviluppare la propria azione, la propria attività imprenditoriale e il proprio lavoro nel nostro Paese, mentre gli altri devono soggiacere.
Vorrei ricordarle anche il tentativo di ieri. Nella prima versione del provvedimento all'esame delle Commissioni avete inserito anche il falso in bilancio e la bancarotta. Non è vero che con l'ultimo condono avete pensato di eliminare tutti i reati. Ieri, nella prima mattinata, siete stati presi un'altra volta con la mano nella marmellata e, nella tarda mattinata, avete cambiato la norma, ancora una volta. Con voi dobbiamo sempre stare attenti, perché non vi si può dare un dito, che vi fregate il braccio.
Ecco il motivo per il quale respingeremo il voto di fiducia che esprimeremo nei prossimi giorni ed ecco perché ancora oggi, domani e per sempre continueremo ad appellarci al Capo dello Stato come ultimo baluardo di difesa della nostra Costituzione.
Non si arrabbino gli altri politici, né se la prenda il Capo dello Stato: non ce l'abbiamo con lui per rimproverarlo, ma ci rivolgiamo a lui con un disperato appello, perché è l'ultimo baluardo di difesa della Costituzione. Se anche lui ci viene a mancare, cosa ci rimane, se non la sottomissione a questo regime piduista che sta portando avanti il Governo Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)?

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Di Pietro. Forse, non è inutile rileggere insieme l'articolo 138 del Regolamento: «Chi ha presentato un'interpellanza ha il diritto di svolgerla per non più di quindici minuti e, dopo le dichiarazioni del Governo, di esporre per non più di dieci minuti le ragioni per le quali egli sia o no soddisfatto. Il Presidente può concedere maggior Pag. 23tempo agli interpellanti se la questione riveste eccezionale rilevanza politica».
Ritenendo che la questione avesse un'eccezionale rilevanza politica, ho concesso all'onorevole Di Pietro quattro minuti oltre il termine dovuto e gli ho segnalato tempestivamente l'approssimarsi del termine dovuto. Questo è il Regolamento che facciamo imparzialmente osservare in quest'Aula.

ANTONIO DI PIETRO. La ringrazio, signor Presidente.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Di Pietro.

(Intendimenti del Governo circa la proposta di scioglimento del consiglio comunale di Fondi (Latina) - n. 2-00422)

PRESIDENTE. L'onorevole Garavini ha facoltà di illustrare l'interpellanza Soro n. 2-00422, concernente intendimenti del Governo circa la proposta di scioglimento del consiglio comunale di Fondi (Latina) (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmataria.

LAURA GARAVINI. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, con questa interpellanza urgente noi del gruppo del Partito Democratico ci rivolgiamo al Governo - addirittura, ci eravamo rivolti al Presidente del Consiglio dei ministri - per avere una risposta molto semplice al quesito del perché non si sia ancora proceduto allo scioglimento del comune di Fondi.
Come il sottosegretario avrà avuto modo di appurare, risale già al settembre dell'anno scorso la richiesta di scioglimento presentata dal prefetto di Latina, il prefetto Frattasi, il quale, alla luce di una dettagliata relazione di oltre 500 pagine, predisposta dalla commissione d'accesso che, per mesi, ha studiato il caso, ha chiesto lo scioglimento del comune.
Tale richiesta di scioglimento è stata fatta propria anche del Ministro dell'interno, Maroni, che, non solo in Commissione antimafia, ma anche in quest'Aula, rispondendo ad un'altra interpellanza urgente che avevamo proposto alcuni mesi fa, ci aveva confermato che aveva fatto suoi gli elementi indicati dal prefetto, la gravità della situazione, e che, proprio alla luce di quella che era la situazione, aveva, a sua volta, sollecitato lo scioglimento al Consiglio dei Ministri. Tutto ciò risale già ad alcuni mesi fa.
È, quindi, con grande stupore che denunciamo questo episodio, a maggior ragione, anche alla luce della retata che ha interessato il comune di Fondi nelle settimane scorse (quindi, all'inizio del mese) e che ha visto vari arresti, com'era prevedibile e a conferma degli elementi emersi nel corso della richiesta avanzata dal prefetto e fatta propria dallo stesso Ministro dell'interno. Questa retata, che risale, quindi, ad alcuni giorni fa, ha dimostrato come i vertici amministrativi del comune di Fondi siano seriamente implicati, collusi, addirittura, si parla anche di connivenze con le varie criminalità organizzate, (quindi, con la mafia, con cosa nostra e con la 'ndrangheta).
Pertanto, a maggior ragione, poniamo il quesito e ci chiediamo - anche se il Presidente del Consiglio non è presente, ma il sottosegretario vorrà fare propria questa richiesta - come mai, a distanza di quasi un anno dalla richiesta, non si sia ancora proceduto allo scioglimento, quando, invece, in altre realtà questo scioglimento avviene con tempi molto celeri.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Luigi Casero, ha facoltà di rispondere.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, a seguito della trasmissione, in data 8 settembre 2008, da parte del prefetto di latina, dottor Bruno Frattasi, delle relazioni in cui si prospettava motivatamente la necessità dello scioglimento per infiltrazione mafiosa dell'amministrazione comunale di Fondi, il Ministro dell'interno ha ritenuto opportuno Pag. 24approfondire, in considerazione della delicatezza delle questioni ivi trattate, le argomentazioni poste alla base della suddetta richiesta, inviandole a una nuova commissione d'accesso, dopo quella istituita dallo stesso prefetto, per una più approfondita istruttoria.
Quest'ultima commissione ha valutato la relazione del dottor Frattasi, ponendosi nella stessa linea di quest'ultimo, condividendo le preoccupazioni e le conclusioni.
Il Ministro Maroni ha, quindi, provveduto ad inoltrare presso la Presidenza del Consiglio dei ministri la richiesta di scioglimento per infiltrazione mafiosa del comune di Fondi, corredata da tutta la documentazione necessaria.
Il Consiglio dei Ministri ha preso atto della sua richiesta, organizzando la discussione su un tema che, per la complessità dell'argomento e le considerazioni della collegialità della sede, ha necessitato di tempi idonei ad espletare i relativi adempimenti.
La discussione sulle tematiche in questione ha avuto inizio nella riunione dell'8 maggio 2009, tenendo conto della richiesta di alcuni ministri che, per approfondire l'argomento, hanno chiesto che fosse messa a loro disposizione la relativa documentazione. Una valutazione di opportunità del Ministro dell'interno, ma anche una serie di precedenti, tutti conformi, hanno poi reso opportuna la trasmissione della documentazione anche alla Commissione antimafia.
Successivamente alla risposta fornita dal Ministro Maroni relativamente alle interrogazioni sulla vicenda del comune di Fondi, il Consiglio dei Ministri ha nuovamente preso in esame la proposta di scioglimento del predetto comune, risolvendo, tuttavia, di rinviare ogni decisione in merito in attesa che gli organi giudiziari concludessero le indagini in corso sul contestato fenomeno di inquinamento da parte della criminalità organizzata.
Il procedimento giudiziario ha avuto solo nei giorni scorsi uno sblocco con provvedimenti di custodia cautelare per una serie di accusati. Il Governo, pertanto, adotterà le proprie decisioni nella prossima riunione del Consiglio dei Ministri.

PRESIDENTE. L'onorevole Garavini, ha facoltà di replicare.

LAURA GARAVINI. Signor Presidente, mi auguro che l'ultima dichiarazione del sottosegretario significhi che nella prossima riunione del Consiglio dei Ministri si procederà all'effettivo scioglimento dell'amministrazione comunale di Fondi; soltanto in questo caso la nostra richiesta potrà considerarsi soddisfatta. Mi auguro, quindi, che la sua dichiarazione vada interpretata in questi termini.
Se così non fosse - e, comunque, anche se lo fosse -, colgo l'occasione del mio intervento per denunciare la tempistica. Essa ci dà motivo di credere che, purtroppo, ancora una volta, questi tentennamenti e questi ritardi siano legati a coinvolgimenti politici, dal momento che gli arresti che sono stati disposti (a testimonianza della gravità del livello di collusione) riguardano non soltanto esponenti apicali dell'amministrazione - come, ad esempio, il comandante e il vicecomandante della Polizia municipale -, ma anche il primo degli eletti della lista di maggioranza, con la quale è stato eletto anche il sindaco. La nostra preoccupazione, la nostra denuncia, è che questa tempistica, quanto mai negativa, sia legata proprio ai coinvolgimenti politici di parti della maggioranza e, in quanto tale, è quanto mai da condannare. Ciò anche alla luce del fatto che una parte del cosiddetto pacchetto sicurezza, che questo Governo ha appena approvato e ha appena imposto a quest'Assemblea attraverso la maggioranza, prevede, specificatamente sulla questione dello scioglimento dei comuni, che non debbano decorrere più di tre mesi dalla richiesta di scioglimento avanzata dal prefetto all'effettivo scioglimento del comune stesso.
Ancora una volta, si tratta di un caso concreto con cui si dimostra che, se da un lato questo Governo punta ad una politica populista che, dal punto di vista apparente e comunicativo, va nella direzione di una Pag. 25recrudescenza legislativa della lotta alla criminalità organizzata, poi, nei fatti e nella concretezza, non interviene su casi specifici, laddove esistono evidenti coinvolgimenti di carattere politico.
Anche questa occasione è quindi un modo per accusare tale tipo di approccio e per ribadire che, proprio nella lotta alle connivenze tra criminalità organizzata e politica, è necessario che si proceda con fatti concreti. La vicenda di Fondi è la testimonianza del fatto che se esiste la volontà politica, si può intervenire; se invece questa volontà politica è assente, allora si lascia che sia la magistratura a dover fare il proprio lavoro in modo corretto, mentre la politica non è attenta e, nonostante le varie sollecitazioni, interviene soltanto all'ultimo momento, quando ormai l'evidenza dei fatti dimostra che non si poteva lasciare andare ulteriormente la situazione al degrado, proprio come è accaduto nel caso di Fondi.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
Sospendo la seduta, che riprenderà per comunicare l'esito della riunione della Conferenza dei Presidenti di gruppo, che è attualmente in corso, e per la lettura dell'ordine del giorno della prossima seduta.

La seduta, sospesa alle 12,05, è ripresa alle 13,10.

Modifica del calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di luglio e conseguente aggiornamento del programma.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato stabilito che la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2561 - Conversione in legge del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, recante provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini e della partecipazione italiana a missioni internazionali (da inviare al Senato - scadenza: 30 agosto 2009), già prevista per lunedì 20, avrà luogo martedì 21 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna). Il seguito dell'esame avrà luogo nelle giornate di mercoledì 22 e giovedì 23 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni), con eventuale prosecuzione nei giorni successivi.
Il termine per la presentazione in Assemblea degli emendamenti al disegno di legge di conversione è fissato alle ore 12 di martedì 21 luglio.
Lunedì 27 luglio avrà luogo la discussione sulle linee generali, oltre che degli altri argomenti già iscritti in calendario, della mozione Benamati ed altri n. 1-00189, concernente iniziative per l'estensione degli strumenti di tutela previdenziale e pensionistica al personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Il seguito dell'esame della mozione avrà luogo nel corso della settimana.
L'organizzazione dei tempia per la discussione della mozione n. 1-00189 sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 21 luglio 2009, alle 11:

Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali):
Conversione in legge del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, recante provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini e della partecipazione italiana a missioni internazionali (2561).

La seduta termina alle 13,15.

Pag. 26

ERRATA CORRIGE

Nel resoconto stenografico della seduta del 15 luglio 2009, a pagina 78, prima colonna, quart'ultima riga, il numero: «20» si intende sostituito dal seguente: «29»; a pagina 79, prima colonna, quindicesima riga, le parole: «del 50» si intendono sostituite dalle seguenti: «dello 0,50».

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLA MOZIONE N. 1-00189

Mozione n. 1-00189 - Tutela previdenziale e pensionistica del personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 19 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 18 minuti
Partito Democratico 1 ora e 7 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti
Unione di Centro 31 minuti
Italia dei Valori 29 minuti
Misto: 18 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 9 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.