XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 200 di giovedì 9 luglio 2009

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 10.

GREGORIO FONTANA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brugger, Cirielli, De Biasi, Leo, Milanato e Pescante sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 10,08).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative per un'equa distribuzione del personale docente nella regione Calabria e misure per il rilancio del sistema scolastico nel Mezzogiorno, con particolare riferimento alla costruzione e all'ammodernamento delle strutture scolastiche - n. 2-00417)

PRESIDENTE. L'onorevole Belcastro ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00417, concernente iniziative per un'equa distribuzione del personale docente nella regione Calabria e misure per il rilancio del sistema scolastico nel Mezzogiorno, con particolare riferimento alla costruzione e all'ammodernamento delle strutture scolastiche (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, relativamente all'interpellanza occorre premettere che la consistenza delle dotazioni organiche a livello nazionale è stata definita secondo quanto stabilito dal decreto del Presidente della Repubblica n. 81 del 20 marzo 2009, recante norme per la riorganizzazione della rete scolastica e il razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane della scuola, ai sensi dell'articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, che ha previsto una serie organica di interventi e misure volti ad incrementare gradualmente di un Pag. 2punto, nell'arco di un triennio, il rapporto docenti-alunni come ci viene richiesto anche dall'Unione europea.
Gli interventi finalizzati alla elaborazione delle dotazioni di organico hanno richiesto confronti e interazioni con le regioni e gli enti locali, titolari di specifiche ed importanti attribuzioni in materia di programmazione dell'offerta formativa, di dimensionamento e distribuzione della rete scolastica e dei punti di erogazione del servizio, nonché di fruizione del diritto allo studio.
La ripartizione a livello regionale dell'organico complessivamente definito è stata effettuata, sulla base dei dati e degli elementi che concorrono alla definizione delle risorse necessarie per il corretto funzionamento del sistema dell'istruzione nelle sue diverse articolazioni e tenendo conto delle specifiche esigenze dei comuni montani, delle piccole isole, delle aree geografiche particolarmente esposte a situazioni di disagio e precarietà, comprese quelle edilizie, nonché dei contesti con un rilevante numero di alunni con cittadinanza non italiana.
È stata richiamata l'attenzione degli uffici scolastici territoriali sull'esigenza che le regioni e gli enti locali venissero opportunamente coinvolti nella fase di elaborazione del piano di assegnazione delle risorse alle singole province, anche in un'ottica di una coerenza tra le previsioni del piano regionale di localizzazione delle istituzioni scolastiche, l'offerta formativa e l'attribuzione delle risorse.
Ricordo anche che per il solo anno scolastico 2009-2010 restano confermati i limiti massimi di alunni per classe previsti dal decreto n. 331 del 1998, e successive modifiche ed integrazioni, ora sostituito integralmente dal decreto del Presidente della Repubblica n. 81 del 29 marzo 2009, per le istituzioni scolastiche individuate in un apposito piano generale di riqualificazione dell'edilizia scolastica adottato dal Ministero d'intesa con il Ministero dell'economia e delle finanze.
Per quanto riguarda specificamente la provincia di Reggio Calabria, il competente direttore dell'ufficio scolastico regionale ha fatto presente che sono stati assegnati alla regione Calabria complessivamente 28.616 posti per l'organico di diritto per l'anno 2009-2010, con una diminuzione di 1.891 posti, a fronte di una diminuzione di 8.164 alunni.
La diminuzione riguarda anche la provincia di Reggio Calabria, che ha avuto un calo di 2.348 alunni, pari al 28,76 per cento del calo regionale complessivo. Alla provincia di Reggio Calabria sono stati assegnati 7.514 posti, con un calo di 599 posti rispetto all'anno precedente, con un rapporto alunni-posti pari a 8,6, a fronte di un rapporto medio regionale pari al 9,1. L'indice mostra un'evidente situazione di vantaggio per la provincia di Reggio Calabria rispetto al resto della regione.
Il direttore dell'ufficio scolastico regionale ha anche precisato che in data 7 aprile 2009, in un'apposita conferenza di servizi, i responsabili provinciali hanno espresso soddisfazione piena sia sui criteri di ripartizione adottati, sia sui posti assegnati. Non vi è dubbio che un ruolo fondamentale rimane demandato alle istituzioni scolastiche che, una volta ricevute le risorse di organico, potranno articolare il tempo scuola secondo criteri e soluzioni più idonei al migliore impiego delle risorse, all'ampliamento del servizio e all'incremento dell'offerta formativa, valorizzando in tal modo le potenzialità derivanti dall'autonomia organizzativa e didattica che compete loro.
In relazione all'edilizia scolastica, ricordo preliminarmente che tutto ciò che attiene alla fornitura e alla manutenzione ordinaria e straordinaria dei circa 45.000 edifici scolastici pubblici statali, compresi l'adeguamento e la messa a norma ed in sicurezza degli stessi, rientra nelle dirette ed esclusive competenze degli enti locali (dei comuni fino alla scuola media di primo grado e delle province per il resto). Ciononostante lo Stato ha sempre provveduto, anche con notevoli impegni finanziari, a coadiuvare i competenti enti locali in tali oneri, sovvenzionando l'attivazione di appositi piani d'intervento formulati dalle regioni territorialmente competenti sulla base delle richieste avanzate dai Pag. 3rispettivi enti locali. Con le iniziative assunte ai sensi dell'articolo 4 della legge 11 gennaio 1996, n. 23, sono stati assegnati dal 1997 al 2006 l'equivalente di circa 4.000 miliardi di vecchie lire, prioritariamente dedicati alla messa in sicurezza delle strutture scolastiche. Ai sensi della stessa legge, poi, è stato attivato il piano triennale 2007-2009, che - a fronte del Patto per la sicurezza, sottoscritto con le regioni e gli enti locali - è stato interamente dedicato alla messa a norma ed in sicurezza delle scuole e compartecipato con essi, per un complessivo sviluppo di investimenti di oltre 900 milioni di euro, tutti destinati alle predette finalità. Di tale triennio, a tutt'oggi sono stati attivati: per il piano 2007 circa 184 milioni di euro, per il piano 2008 altri 300 milioni di euro, ed entro il corrente mese saranno concretamente assegnate alle regioni le risorse - sostanzialmente analoghe a quelle relative alla decorsa annualità - dirette all'attivazione del piano 2009.
Con tale annualità si chiude il triennio 2007-2009 e si rende perciò necessario reperire congrui finanziamenti per l'avvio del prossimo triennio 2010-2012. Peraltro, ai sensi dell'articolo 80, comma 21, della legge n. 289 del 2002, è stato inserito, nell'ambito del programma nazionale delle infrastrutture strategiche formulato dal Ministero per le infrastrutture e i trasporti, un Piano straordinario di messa in sicurezza delle scuole, con particolare riguardo a quelle insistenti nelle zone a rischio sismico. Per assicurarne l'avvio, la legge n. 350 del 2003 ha riservato ad esso almeno il 10 per cento delle risorse destinate all'intero programma citato, disponibili al 1o gennaio 2004, e, a seguito di ciò, è stato formulato il piano straordinario generale comportante un fabbisogno complessivo di 4 miliardi di euro e sono stati concretamente avviati i primi due piani stralcio, rispettivamente di 194 e 301 milioni circa.
Al fine di garantire la prosecuzione dei relativi interventi, l'articolo 7-bis della legge n. 169 del 2008 ha previsto un finanziamento strutturale, e quindi stabile negli anni, del Piano straordinario citato, con una somma non inferiore al 5 per cento delle risorse complessivamente stanziate per il programma nazionale delle infrastrutture strategiche, nel quale esso è compreso.
A fronte di ciò, il Comitato interministeriale per la programmazione economica - con delibera del 6 dicembre 2008 - ha assegnato per l'avvio del terzo piano stralcio una somma pari a circa 120 milioni di euro, ai sensi dell'articolo 212 del decreto-legge n. 185 del 2008.
Inoltre, tra le altre iniziative recentemente assunte, si ricordano: l'approvazione, nella Conferenza unificata del 13 ottobre 2008, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri con il quale è stata ripartita tra le regioni la somma di 20 milioni di euro per la messa in sicurezza sismica delle scuole, rinveniente dai risparmi sulle cosiddette «spese della politica» e - a decorrere dal 2008 - destinata annualmente a tale finalità; l'attivazione dell'intesa istituzionale del 28 gennaio 2009, attualmente in corso, per il tempestivo accertamento di eventuali rischi di carattere non strutturale negli edifici scolastici.
Come affermato dal Ministro Gelmini nell'audizione del 21 aprile in Commissione cultura, con l'intesa raggiunta in Conferenza unificata, il Governo e le autonomie locali si sono accordati per una reciproca assunzione di responsabilità e, per la prima volta, è stata superata la frammentazione delle competenze in materia; l'intervenuta definizione con l'INAIL del bando 2008/2009, per l'assegnazione agli enti locali di una somma complessiva di 70 milioni di euro per la messa in sicurezza e l'eliminazione delle barriere architettoniche nelle scuole secondarie; l'assegnazione - con delibera CIPE del 6 marzo 2009 - di un miliardo di euro al Ministero delle infrastrutture, destinati alla messa in sicurezza delle scuole, ai sensi dell'articolo 18 del decreto-legge n. 185 del 2009.
Quanto sopra, a fronte della considerazione che l'edilizia scolastica costituisce per il Governo una delle priorità, con Pag. 4conseguente impegno all'assunzione di ogni possibile iniziativa per favorirne il miglioramento.
In tale ottica, si pone anche la più ampia collaborazione sinergica con il dipartimento della Protezione civile ed ogni altra componente comunque interessata, per il raggiungimento del fine ultimo di pervenire, con la massima tempestività, alla soddisfazione delle primarie esigenze dell'intera utenza scolastica al migliore esercizio del diritto allo studio, in ambienti idonei e, soprattutto, sicuri.
Giova, inoltre, ricordare che l'articolo 7 della legge n. 23 del 1996 ha previsto l'attivazione presso il Ministero di un'anagrafe nazionale dell'edilizia scolastica, articolata per regioni e con il supporto degli enti locali direttamente interessati, con lo scopo primario di far conoscere a tutti i soggetti istituzionalmente competenti l'effettivo stato del patrimonio edilizio scolastico, anche ai fini della programmazione dei rispettivi interventi.
L'iniziativa è stata particolarmente complessa ed ha comportato, in particolare - oltre al necessario raccordo tra i vari soggetti istituzionali coinvolti - la definizione delle schede di rilevazione e del relativo manuale con numerose domande anche di carattere tecnico, la formazione presso il Ministero dell'istruzione, università e ricerca di circa 150 formatori regionali che, a loro volta, hanno istruito circa 1.500 rilevatori (tratti prioritariamente dai competenti enti locali), i quali hanno puntualmente visitato gli oltre 42.000 edifici scolastici, acquisendo le informazioni richieste e transitandole, tramite le rispettive regioni, al sistema informativo del Ministero.
Al momento, è in corso l'elaborazione finale delle informazioni acquisite a tutto il 9 dicembre 2008 dalle competenti regioni ed enti locali, al fine della produzione, a breve, di un primo prodotto di sintesi dei dati rilevati, dal quale potrà evidenziarsi con maggiore certezza l'eventuale possesso, da parte delle scuole, delle varie certificazioni richieste, fermo restando che anche tali questioni rientrano nelle dirette ed esclusive competenze e responsabilità degli enti locali rispettivamente interessati.
Ciò premesso, per quanto riguarda in particolare la provincia di Reggio Calabria, il direttore dell'ufficio scolastico regionale ha fatto presente che un accertamento è in corso a cura del provveditorato alle opere pubbliche secondo le indicazioni dell'intesa Stato-regioni. Per un esame dello stato degli accertamenti effettuati, il comitato regionale sta effettuando periodiche riunioni: la prossima è convocata per il 9 luglio presso l'assessorato all'istruzione della regione Calabria.

PRESIDENTE. L'onorevole Belcastro ha facoltà di replicare.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, intervengo esclusivamente per ringraziare il sottosegretario e per dichiararmi soddisfatto della sua risposta.

(Misure a favore della compagnia aerea Alpi eagles - n. 2-00423)

PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di illustrare l'interpellanza Donadi ed altri n. 2-00423, riguardante misure a favore della compagnia aerea Alpi eagles (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, desidero illustrare l'interpellanza di cui sono cofirmatario, anche se al banco del Governo è presente il sottosegretario all'istruzione, che nulla ha a che vedere con il Dicastero al quale sto per presentare la suddetta interpellanza. Questa circostanza mi fa dichiarare insoddisfatto in anticipo, perché se interpello il Ministero dell'economia, mi aspetto che sia questo a rispondere e non altri.
Ciò detto, la questione riguarda la compagnia aerea Alpi Eagles, fondata nel 1996 a Venezia. Tale compagnia ha vissuto svariate vicende, anche piuttosto sofferte, fino a che, con sentenza del 7 marzo 2008 del Tribunale di Venezia, è stata dichiarata Pag. 5insolvente e successivamente ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria.
È stato, quindi, nominato un commissario straordinario, il quale presentava domanda presso la Commissione europea-direzione trasporti per ottenere il nulla osta per l'erogazione di garanzia di Stato, ai sensi dell'articolo 85, paragrafo 3, del Trattato CE, per l'ammontare di 17 milioni di euro, sulla scorta del programma presentato al Ministero dello sviluppo economico. La Commissione europea-direzione trasporti, in data 12 novembre 2008 (quindi in tempi assolutamente tempestivi) ha deliberato positivamente in merito a questa domanda.
Successivamente, si trattava di rivolgersi al mercato del credito per raccogliere offerte per il finanziamento coperto da garanzia dello Stato. È evidente che soltanto un finanziamento di questo tipo potesse consentire alla società di mantenere intatto il suo valore aziendale e quindi di poterlo poi collocare sul mercato a prezzi tali da permettere un soddisfacimento, se non integrale, abbastanza elevato di tutti i creditori.
A questo punto, veniva presentata al sistema bancario la richiesta - ripeto che si trattava di un prestito garantito dallo Stato - e, per svariati motivi, la procedura non aveva riscontri positivi, a causa di motivazioni che sono le più strane: dall'assenza di liquidità, allo scarso appeal della proposta e allo scarso interesse politico. Questo è veramente sintomatico, poiché lo scarso interesse politico e di sistema della proposta, stante la situazione del settore volo in Italia, appena sconvolta dalla vicenda CAI-Alitalia, va ad addebitare a quanto è avvenuto per CAI-Alitalia l'impossibilità di dare un finanziamento garantito dallo Stato.
L'ultimo diniego è pervenuto in data 15 maggio 2009. Il servizio legale di una banca che poteva essere disponibile a soddisfare la richiesta sosteneva la possibilità di una discrasia fra la norma comunitaria e la previsione interna, per cui ci sarebbe stato un problema di termini per cui, con l'accoglimento da parte della banca, avrebbe potuto un giorno essere contestata la scadenza del termine, facendo così venir meno la garanzia dello Stato.
È evidente che questa situazione sta causando il peggio che possa capitare ad una società in queste condizioni, perché il valore aziendale - se non si mantiene la situazione attuale, il certificato di operatore aereo ENAC e se non si mantiene la professionalità dei dipendenti, attualmente in cassa integrazione straordinaria - avrà un effetto assolutamente devastante e negativo per i creditori e per le 250 famiglie dei lavoratori coinvolti.
Chiediamo, pertanto, al Ministero dell'economia se non ritenga opportuno intervenire con iniziative di competenza per tutelare questa realtà produttiva, a vantaggio anche dei creditori.
Chiediamo altresì se non ritenga di dover apportare chiarezza al regolamento del Ministero dell'economia e delle finanze, che regola le pratiche della garanzia di questi finanziamenti, in modo che non vi possano essere dubbi rispetto alla norma comunitaria e se non ritenga di dover adottare iniziative per un'interpretazione autentica circa la decorrenza dei termini temporali che la legge applica alla pratica in questione.

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, lei sa che il Governo, nella sua piena autonomia, può far venire a rispondere qualsiasi membro. Ciononostante, prendo atto delle sue osservazioni, che sono fondate.
Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, onorevole Borghesi, vorrei aggiungere a quello che autorevolmente ha detto il Presidente di questa Assemblea che il numero dei sottosegretari è particolarmente ridotto, per una scelta politica della maggioranza che ha preceduto questo Governo. Quindi, purtroppo, alcune sostituzioni sono nell'ordine delle cose ma questo non significa Pag. 6una minore attenzione, da parte del Governo, all'interpellanza da lei e dai suoi colleghi presentata.
Con il decreto del 29 maggio 2008, il tribunale di Venezia ha dichiarato l'apertura della procedura di amministrazione straordinaria per la società Alpi Eagles Spa. In data 28 giugno 2008, con decreto ministeriale, è stato nominato commissario straordinario della società in questione il dottor Gianluca Vidal, già commissario giudiziale, nominato in sostituzione del dimissionario dottor Arcangelo Boldrin. Successivamente, in data 11 agosto 2008, il commissario straordinario ha depositato il programma di cessione dei complessi aziendali, il quale ha previsto il ricorso al finanziamento garantito dallo Stato, ai sensi dell'articolo 58 del decreto legislativo 8 luglio 1999, n. 270, al fine di reperire le risorse necessarie per far ripartire l'attività di volo, attualmente sospesa e procedere con la successiva cessione degli asset.
A tal proposito si segnala che, con decisione del 12 novembre 2008, la Commissione europea ha concluso l'istruttoria sulla concessione di aiuti alla società Alpi Eagles sotto forma di prestito garantito dallo Stato, ritenendo la misura esaminata compatibile con il mercato comune. Il commissario straordinario ha, quindi, avviato i contatti con diversi istituti di credito, al fine di verificare la disponibilità a concedere alla società un finanziamento nella misura di 17 milioni di euro, necessario per riavviare l'attività di volo. Tuttavia, all'esito delle verifiche effettuate, nessun istituto di credito si è reso disponibile a concedere il prestito, pur garantito dallo Stato. Pertanto, il commissario straordinario, accertata l'indisponibilità delle banche a concedere il finanziamento necessario, ha di recente presentato un nuovo programma di cessione, il cui procedimento di approvazione è attualmente in fase di istruttoria.
Tale documento prevede, anche alla luce delle manifestazioni di interesse nel frattempo pervenute, di procedere, in tempi brevi, considerata la situazione di grave crisi di liquidità della società, all'esperimento di un tentativo di cessione con procedura ad evidenza pubblica del complesso aziendale facente capo alla stessa.
Per quanto riguarda le problematiche relative all'iter per la concessione del finanziamento da parte delle banche con garanzia dello Stato, occorre evidenziare che le problematiche insorte sono dovute alla specificità della società in questione e, pertanto, non imputabili a carenze o lacune del sistema di norme che regolano il relativo procedimento. Si precisa, altresì, che il termine semestrale, decorrente dal rilascio dell'autorizzazione alla concessione dell'aiuto, entro il quale lo Stato membro deve presentare un piano di ristrutturazione o fornire la prova che il prestito è stato estinto, è una delle condizioni previste negli orientamenti comunitari del 2004, in tema di aiuti di Stato. Occorre evidenziare, inoltre, che nei casi in cui si è ricorso a finanziamenti garantiti dallo Stato, la Commissione europea, diversamente dal caso in esame, ha fissato un termine di due mesi dal rilascio del nullaosta comunitario, entro il quale dovrà concludersi la ricerca dell'istituto concedente il prestito.
Nel ribadire che le problematiche insorte nell'iter procedurale sono riferibili alla specificità dell'attività svolta dalla società Alpi Eagles e non a carenze di sistema, non si esclude che, anche nella fattispecie in esame, il procedimento finalizzato alla concessione del prestito garantito dal Tesoro possa concludersi positivamente.

PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di replicare.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, naturalmente ringrazio il sottosegretario Pizza per l'esercizio di lettura che, suo malgrado, ha dovuto fare, pur non avendo competenza in merito. Debbo dire che non sono soddisfatto perché, in un momento in cui la crisi in atto spinge continuamente il Ministero dell'economia a fare pressione sulle banche affinché rilascino il credito alle imprese, noi ci troviamo di fronte, invece, ad una situazione in cui il sistema bancario, pur in presenza di un finanziamento Pag. 7assolutamente certo nella restituzione, in quanto - lo ripeto - aveva la garanzia dello Stato, non lo ha concesso. Alla fine, si è arrivati ad una situazione nella quale, quando qualcuno si è deciso a concederlo, sono entrati in discussione i termini temporali entro i quali l'operazione doveva essere svolta.
Quindi, signor Presidente, signor sottosegretario, viene un sospetto. Il fatto che uno degli istituti di credito abbia chiamato in causa la questione CAI-Alitalia fa sorgere qualche sospetto che su questa vicenda, in realtà, nessuno si sia mosso nei termini appropriati, perché a molti probabilmente faceva o farebbe interesse il fatto che questa compagnia, invece di essere rivenduta in condizioni tali da poter tornare sul mercato (e, quindi, svolgere anche la necessaria funzione di concorrenza che un'impresa ha quando è presente sul mercato), vi fosse in realtà un interesse da parte di molti, forse da parte di qualche grande banca che nella vicenda Alitalia e CAI è stata coinvolta pesantemente per ottenere anche il salvataggio di un'azienda alla quale aveva accordato dei crediti di cui non erano più così certi del loro rientro. Evidentemente qualche sospetto questa vicenda lo fa sorgere.
Se non è così, mi aspetto che il Ministero non in due mesi, ma in tempi rapidissimi permetta al commissario attualmente in carica di prendere in mano la situazione rispetto all'Unione europea per poter finalmente - lo ripeto -, nell'interesse di 250 famiglie e dei creditori (perché questo sarebbe il risultato dell'operazione), collocare sul mercato a prezzi adeguati la società mettendola così in condizione di operare e, quindi, di rientrare sul mercato.

(Iniziative del Governo per garantire la continuità della produzione di autovetture ed il mantenimento degli attuali livelli occupazionali negli stabilimenti FIAT, con particolare riferimento all'area industriale di Termini Imerese - n. 2-00414)

PRESIDENTE. L'onorevole Antonino Russo ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00414, riguardante iniziative del Governo per garantire la continuità della produzione di autovetture ed il mantenimento degli attuali livelli occupazionali negli stabilimenti Fiat, con particolare riferimento all'area industriale di Termini Imerese (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ANTONINO RUSSO. Signor Presidente, anch'io non posso non sottolineare fin dall'inizio la stranezza nella presenza oggi soltanto di un sottosegretario. Capisco che i sottosegretari sono pochi - e per fortuna aggiungo - però che sia assente sempre il sottosegretario all'economia e alle finanze e che poi sia pure assente il sottosegretario allo sviluppo economico credo che siano coincidenze forse legate ad un certo imbarazzo. Tra l'altro, già le risposte che abbiamo ascoltato ieri da parte del Ministero dello sviluppo economico risultano essere insufficienti e probabilmente anche frutto dell'imbarazzo rispetto ad una precedente posizione assunta da parte del Governo.
In una precedente nostra interpellanza dei primi di maggio chiedevamo con forza al Governo di smentire le voci che giravano ai tempi degli accordi con Opel, dopo quelli con Chrysler, di possibili dismissioni di stabilimenti e di ripercussioni nelle aree territoriali di riferimento per i livelli occupazionali. In quella occasione ci fu detto che sostanzialmente il Governo aveva una posizione di fermezza e che aveva chiamato i vertici FIAT ad un senso di responsabilità e a rispondere agli interessi nazionali. Risulta del tutto evidente ora quanto sia poco ferma la posizione del Governo, che sembra quasi dettata dai vertici della FIAT e non è volta a salvaguardare gli interessi né delle aree dove insistono gli stabilimenti, né il lavoro dei tecnici e degli operai che vi risiedono.
La nostra è una preoccupazione davvero sincera e sentita perché quando in un'area sicuramente non particolarmente sviluppata come la Sicilia si tende a chiudere e ad essere insensibili alla chiusura di un polmone produttivo come quello di FIAT, che dà direttamente o indirettamente Pag. 8lavoro a circa 2.800 persone, si capisce quale sia la sensibilità che il Governo complessivamente ha e si capisce anche chi detti la linea, con un forte pregiudizio culturale nei confronti di un'area del Paese; è del tutto evidente.
Fino a qualche anno fa c'era un piano, il cosiddetto «piano A», con il quale si pensava addirittura di raddoppiare la produzione e portarla a 220 mila auto, raddoppiando grosso modo il numero dei lavoratori. Insomma si pensava che questi stabilimenti, con i dovuti investimenti da parte dello Stato e della regione, potessero diventare una testa di ponte con un'area e con un bacino, quello mediterraneo, che può diventare una realtà di scambi commerciali. Abbiamo fatto degli accordi con la Libia, ovviamente tutti a perdere, dando più del doppio di quanto in precedenza si era concordato, e non si è avuto lo straccio di un'idea di inserire anche in quella circostanza scambi nel settore della produzione dell'auto e delle tecnologie, con la possibilità di non disperdere un patrimonio scientifico, tecnico e lavorativo che si è prodotto in questi anni in quegli stabilimenti.
Ovviamente c'è una miopia da parte del Governo e un'incapacità di guardare al Paese in un'ottica generale. Ma questo fa parte, diciamo così, del conosciuto. Quello che vogliamo adesso conoscere è quali sono davvero le intenzioni del Governo rispetto alla continuità operativa degli stabilimenti siciliani della FIAT e anche di quelli dell'indotto, rispetto alla salvaguardia dei livelli occupazionali. Per noi è troppo poco dire che è ferma intenzione del Governo continuare l'attività produttiva industriale del polo di Termini, anche con produzioni diverse da quelle automobilistiche. Se lì si dismette il polo automobilistico, è del tutto evidente che ci sarà un calo dell'occupazione stimato in almeno due terzi. Ed è del tutto evidente che se viene meno la produzione dell'auto quell'area deperirà.
Noi chiediamo al Governo di riprendere il «piano A», anche in coerenza con i 300 milioni di euro stanziati dal CIPE lo scorso 26 giugno e in coerenza con quanto stabilito dalla regione, probabilmente per recuperare la credibilità perduta di questi anni, perché la più grande responsabile è la regione Sicilia, secondo me. Voi non me ne vorrete se la cito perché ha una corrispondenza di colore politico con il vostro Governo, quindi almeno potete condividere questo onore oltre che le responsabilità.
Anche la regione Sicilia sta facendo la sua parte: sembra che sarebbe disposta ad investire in infrastrutture, nell'interporto, nel raddoppio della linea ferroviaria, tutti elementi che ovviamente possono aiutare ad abbattere i costi di produzione in quell'area, sono altri 390 milioni di euro. Un impegno forte c'è e si tratta di argomenti che, diciamo così, possono far cambiare idea a FIAT, ma ci vuole la determinazione del Governo, tutta la determinazione del Governo e non la fermezza a parole annunciata nelle scorse settimane e venuta meno in questi giorni. Noi abbiamo bisogno davvero di mantenere in quell'area la produzione e i livelli occupazionali, anzi, di investire affinché la produzione e l'occupazione aumentino.
Mi auguro che il Governo voglia imboccare questa strada, avrebbe il nostro plauso, il nostro pieno sostegno. Mi aspetto una risposta che vada in questa direzione non tanto perché possa soddisfare i nostri interrogativi, ma quanto perché possa andare incontro a circa 2.800 famiglie che vivono il dramma dell'incertezza e non c'è cosa peggiore in un momento di crisi, quando già non si arriva a fine mese, di avere la preoccupazione che nel giro di qualche anno potrebbe venire meno il lavoro e anche la possibilità di pagare i mutui, di mandare i figli a scuola e all'università, di pagare l'affitto, insomma la possibilità di vivere serenamente. Non credo che questo possa essere soltanto l'interesse del Partito Democratico che è in prima linea in difesa degli interessi di quell'area territoriale, dello stabilimento e dei lavoratori, ma ritengo che ciò debba essere di interesse generale.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

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GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, il settore dell'auto, come è noto, a cominciare dalla seconda metà del 2008, è stato interessato da una fase di contrazione. Per il 2009 è previsto un calo pari al 10 per cento in Europa e al 15 per cento a livello mondiale.
I problemi del comparto sono principalmente di due tipi: il primo è quello della sovracapacità produttiva e il secondo è relativo all'eccesso di regolamentazione. Di fronte alle difficoltà del settore, accentuate dalla crisi economico-finanziaria che ha colpito non solo il nostro Paese ma tutta l'Europa, i Governi sono intervenuti al fine di attenuare la crisi del comparto automobilistico, con azioni di stimolo alla domanda attraverso incentivi ai consumatori e sostegno finanziario diretto ai costruttori.
Tutti i produttori, al fine di gestire questa situazione, hanno annunciato tagli ai posti di lavoro. La Renault ha dichiarato che taglierà 9.000 posti di lavoro nel corso dell'anno; per la Peugeot i tagli saranno superiori alle 12.000 unità e la Nissan ha dichiarato tagli per circa 20.000 unità. Di contro, FIAT, ad oggi, non ha denunciato eccedenze strutturali e ha fatto ricorso esclusivamente alla cassa integrazione ordinaria.
In Italia il sostegno alla domanda attraverso gli ecoincentivi ha già dato segnali positivi ed ha fatto già registrare una significativa ripresa degli ordini. I dati sulla ripresa dell'immatricolazione di auto in giugno mostrano una crescita pari al 12,3 per cento. Il gruppo FIAT, in particolare, ha visto crescere le proprie immatricolazioni del 17,1 per cento aumentando così la propria quota di mercato grazie ai modelli ecologici, che riducono le emissioni di anidride carbonica con un forte contributo alla lotta per l'inquinamento. Nel dettaglio, si precisa che lo stabilimento di Termini Imerese ha potuto beneficiare di un aumento degli ordini della Ypsilon, in particolare, della versione a gpl.
L'amministratore delegato del gruppo FIAT, nella riunione del 18 giugno scorso, tenutasi presso la Presidenza del Consiglio, ha dichiarato che la produzione della Ypsilon proseguirà fino al 2011, anche con nuovi motori rispondenti agli standard di euro 5. Riferisce, altresì, che per quello che attiene ai piani di più lungo periodo, intende mantenere comunque la propria presenza industriale a Termini Imerese con produzioni diverse da quelle automobilistiche.
Il Governo, consapevole della delicatezza della situazione che si trova a gestire e al fine di mantenere i livelli occupazionali, ha convocato il tavolo tecnico su mercato, occupazione e investimenti del gruppo FIAT che si è tenuto il giorno 8 luglio presso il Ministero dello sviluppo economico. L'incontro ha avuto la finalità di approfondire il piano industriale del gruppo FIAT al fine di individuare la strumentazione più idonea allo sviluppo industriale e al consolidamento occupazionale nei settori e nei territori in cui lo stesso opera.
Per quanto riguarda, in particolare, lo stabilimento di Termini Imerese, nessuna decisione definitiva è stata presa al riguardo e, dopo un'approfondita discussione, si è deciso di proseguire i necessari approfondimenti per la definizione delle situazioni settoriali e territoriali maggiormente problematiche. Il Ministero dello sviluppo economico coordinerà i prossimi confronti di verifica e di approfondimento che coinvolgeranno anche i territori interessati.

PRESIDENTE. L'onorevole Antonino Russo ha facoltà di replicare.

ANTONINO RUSSO. Signor Presidente, le mie supposizioni iniziali sono confermate. L'assenza del Ministro o di qualche sottosegretario è dovuta proprio all'imbarazzo di dover ammettere che rispetto alle posizioni iniziali di almeno due mesi fa c'è stata un'involuzione del comportamento del Governo stesso. Viene facile la battuta che questo sottosegretario, e soprattutto il Ministro, sono «Ministri al sottosviluppo», se questa è la linea del Governo. L'idea, infatti, di condividere pienamente e di Pag. 10riportare nella risposta la posizione di FIAT, senza avere uno straccio di idea politica di sviluppo per intere aree del Paese, la dice lunga. Questo Governo in realtà non ha né una visione intera del Paese, né una visione di uno sviluppo organico e omogeneo, né ha l'idea di Paese nel suo complesso.
Capisco i piani del Lingotto e che la trattativa non è chiusa, ma non riesco a capire quale sia la posizione del Governo. Nell'interpellanza urgente chiedevamo quali sono le idee che il Governo vuole portare al tavolo delle trattative. Non ci si può rispondere con la ratifica delle posizioni dettate da FIAT: ciò è inaccettabile. È chiaro, infatti, che FIAT cercherà di ottenere di più nella trattativa, ma rispetto a ciò non bisogna essere fini e raffinati sindacalisti per pensare di mettere in campo una posizione diversa per poter ottenere il più possibile nell'interesse generale del Paese e di alcune sue aree, soprattutto in ragione delle preoccupazioni di 2.800 famiglie che rischiano di vedere chiusa la loro prospettiva per il futuro. Non c'è davvero uno straccio di idea e di proposta da portare a quel tavolo.
Credo che davvero bisognerebbe ripartire da quello che era stato definito «piano A». Era una posizione ben elaborata nella quale c'era stato l'impegno di tutti (ovviamente non di questo Governo, che precedentemente aveva altre collocazioni istituzionali). Tuttavia, bisogna ripartire da lì. L'alternativa, infatti, è di accettare supinamente la dismissione del settore auto e con quella la fine di un'esperienza industriale nella zona di Termini Imerese. La chiusura del polo automobilistico, infatti, comporterà, secondo le stime di tutti (perfino di FIAT, che lo sa bene), la perdita di almeno due terzi dei posti di lavoro.
Quel famoso «piano A» prevedeva l'aumento di circa tremila unità di occupati, ed è un piano rispetto al quale la FIAT chiedeva degli impegni da parte del Governo centrale e del Governo regionale, non tanto tempo fa, ma un anno e mezzo fa. Capisco la crisi internazionale che è intervenuta e il calo delle commesse, ma è strano, perché in Sicilia le commesse aumentano del 12 per cento ed è contraddittorio pensare che per il 2011 bisognerà chiudere quel tipo di produzione, tanto più che va bene.
Mi pare strano pensare che le ragioni siano generali e che, comunque, si scarichino su una fetta di territorio. Le ragioni probabilmente sono le diseconomie della produzione a Termini Imerese, ma lì occorre un impegno concreto da parte del Governo. Oltre ai fondi messi dal CIPE il 26 giugno e a quelli messi dalla regione, occorrerà altro, probabilmente non qualche euro in più, ma maggiore determinazione, che oggi in questo Governo noi non vediamo, perché non ha le idee chiare o forse perché la Lega impone un pregiudizio anche nelle scelte di politica economica verso il sud del Paese.
Questo non può essere da noi condiviso e non è accettabile, anche perché non è un torto ad una parte politica, ma è un torto ad una fetta di territorio, ad una porzione consistente di lavoratori - si parla di 2.800 lavoratori - e all'economia di un comprensorio, quello termitano e madonita, che ha determinato la propria economia negli ultimi quarant'anni proprio in ragione dell'economia industriale. Del resto, il polo industriale di Termini Imerese è anche un faro, come possibile sviluppo, per il resto della Sicilia. Se noi chiudiamo anche quella che è stata vista come una speranza per tanto tempo, probabilmente daremo un segnale molto negativo a quelle regioni.
Credo che sia davvero nell'interesse di tutti, non solo del Partito Democratico, che è in prima linea nella difesa dello stabilimento e dei livelli occupazionali, ma di interesse generale, salvaguardare sia lo stabilimento, che i tecnici e i lavoratori, quindi anche le rispettive famiglie. Da parte del Governo non abbiamo raccolto nessun impegno concreto. Lo ripeto: c'è una posizione supina rispetto a quanto dichiarato dall'amministratore delegato Marchionne. Vorremmo maggiore coraggio e determinazione, perché non basta istituire un tavolo, ma occorre portare anche posizioni ferme e pretendere il rispetto, o Pag. 11quantomeno che si tenga conto, delle posizioni di interesse generale del Paese che il Governo dovrebbe rappresentare.
Le alternative sono due: o il Governo non ha in testa questo interesse generale e la salvaguardia dei livelli occupazionali di quegli stabilimenti, oppure è complice e condivide pienamente il piano che è uscito dalla mente dei funzionari del Lingotto. Noi non lo condividiamo e continueremo a pretendere un maggiore impegno da parte del Governo, in ragione degli interessi generali. Per questo, mi dichiaro ovviamente molto insoddisfatto.

(Iniziative in relazione alla possibile chiusura temporanea dell'impianto cracking di Porto Torres - n. 2-00421)

PRESIDENTE. L'onorevole Cicu ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00421, concernente iniziative in relazione alla possibile chiusura temporanea dell'impianto cracking di Porto Torres (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

SALVATORE CICU. Signor Presidente, rappresentante del Governo, proprio ieri si è tenuta una riunione straordinaria della giunta della regione Sardegna, alla presenza di tutti i parlamentari sardi e dei consiglieri regionali della Sardegna. È un momento di grande preoccupazione, che investe un sistema industriale malato, marginale ed emarginato, con numeri socialmente ed economicamente ormai preoccupanti. Si parla di migliaia di lavoratori e di famiglie, quindi è una situazione che non può in alcun modo non essere immediatamente affrontata con risposte che diano trasparenza e certezza.
L'ENI, sino a pochi mesi fa, al Ministro dello sviluppo economico e al Presidente del Consiglio, aveva assicurato la ripresa dell'attività produttiva del cracking di Porto Torres, aveva assicurato un impegno e una garanzia rispetto agli accordi di programma che risalgono al 2003, aveva rappresentato, altresì, la necessità di poter presentare un progetto alternativo, cosa che non è mai avvenuta.
Vi è una questione di danni enormi, che riguardano le bonifiche; vi è una situazione ormai di ritardo atavico, che non può in alcun modo essere trascurata. La Sardegna ha bisogno di risposte, ed è per questo che è già stato annunciato dal presidente della regione Sardegna un momento assembleare di chiamata a raccolta di tutte le categorie del popolo sardo, perché per la giornata del 16 a Palazzo Chigi vi sia una rappresentazione di tutte queste istanze, in ordine anche al confronto che poi dovrà avvenire il giorno dopo rispetto all'intesa Stato-regione con undici ministri di questo Governo.
Signor rappresentante del Governo, ci aspettiamo l'immediata attivazione di un intervento per un'indicazione all'ENI, che sappiamo essere partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze e che sappiamo anche aver raccolto negli ultimi anni utili a livello internazionale molto importanti. Sappiamo anche della chiusura di contratti con Russia e Libia, che realizzano condizioni sicuramente non di crisi e non di mancata redditività.
Su queste basi, chiediamo al Governo che immediatamente richieda all'ENI di sospendere la decisione assunta, in attesa di un chiarimento e di un approfondimento. Chiediamo anche che il Governo immediatamente convochi un tavolo con la regione Sardegna e con l'ENI, perché si capisca quali siano, a questo punto, gli intendimenti rispetto agli accordi di programma e ai punti essenziali di investimento.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, l'Italia è tra i Paesi europei quello con il più elevato deficit della bilancia commerciale di settore, pari a circa 12 miliardi di euro, attribuibili, per oltre l'87 per cento, alla chimica di base. Rispetto ai Paesi europei più industrializzati, l'Italia è il Paese in Pag. 12cui, nell'ambito dell'intero sistema produttivo, sia il settore chimico sia la chimica di base assumono minore rilevanza in termini occupazionali e di lavoro aggiunto.
Il processo di dismissioni della grande industria che ha caratterizzato gli ultimi decenni ha provocato gravi conseguenze non soltanto dal punto di vista dell'occupazione (oltre 100 mila unità negli ultimi venti anni) e per la bilancia commerciale di settore, ma anche per la competitività del comparto e dell'intero sistema produttivo del Paese.
Il risultato più evidente di tale processo di dismissioni è l'interruzione di importanti filiere produttive e il loro frazionamento tra più imprese proprietarie e tra più poli chimici. Nel tempo questa situazione, insieme a investimenti inadeguati, ha determinato una perdita di competitività delle produzioni chimiche e dei poli chimici. Parallelamente, le iniziative produttive di piccola e media dimensione, localizzate prevalentemente al nord del Paese, nonostante l'esistenza di difficoltà che ne impediscono molto spesso la crescita e lo sviluppo, hanno mostrato, comunque, segni di vitalità.
L'industria chimica, per un Paese come l'Italia, rappresenta anche oggi il motore di uno sviluppo economico sano e duraturo. Per superare il momento di crisi economica mondiale, senza pregiudicare la possibilità di competere quando l'attuale congiuntura sarà terminata, è essenziale che le imprese attuino strategie di medio periodo, evitando un ridimensionamento dell'apparato produttivo nazionale.
Proprio in considerazione dei citati motivi e dell'importanza strategica che la chimica riveste per la crescita e lo sviluppo dell'intero sistema produttivo nazionale, il Ministero dello sviluppo economico ha istituito il tavolo nazionale per la chimica, al fine di definire azioni che sostengano lo sviluppo del comparto, la competitività delle produzioni e la crescita dell'industria italiana nel rispetto dell'ambiente.
Le decisioni concordate in tale sede puntano a salvaguardare la chimica di base del Paese e a rilanciare le eccellenze della chimica fine. Tali obiettivi possono essere raggiunti tutelando l'ambiente e il territorio, riqualificando i processi produttivi, bonificando e deindustrializzando i siti inquinati, e incentivando investimenti, ricerca e sviluppo.
Tra le iniziative concordate, inoltre, si è ribadita l'opportunità di convocare un tavolo per accelerare l'attuazione degli accordi di programma già in essere, in particolare in Sardegna, con la partecipazione di tutti i soggetti firmatari dell'accordo medesimo, e di programmare un incontro con l'ENI per definire l'agenda sulla chimica. Come è noto tale incontro si è tenuto in data 21 maggio ultimo scorso; in quella data l'amministratore delegato dell'ENI ha confermato al Ministro dello sviluppo economico la volontà di restare e investire nella chimica. Particolare attenzione è stata posta, inoltre, alle prospettive occupazionali, che vanno salvaguardate. In data di ieri il Ministero dello sviluppo economico ha avuto assicurazioni che la fermata del cracking di Porto Torres sarà solo temporanea. Le motivazioni di tale chiusura sono esclusivamente di natura congiunturale: l'impianto resterà fermo per i mesi di agosto e settembre.
Per quanto riguarda lo stato di attuazione degli accordi, si precisa quanto segue: per Ottana sono state approvate due proposte di contratto di programma, presentate dalla società Equipolymers e dal consorzio Creo, per un importo pari a circa 120 milioni di euro; per Porto Torres e Assemini sono state approvate e finanziate diverse proposte di contratto di programma nei due agglomerati citati, per un importo pari a circa 68 milioni di euro. Sono stati inoltre costituiti due consorzi: il consorzio Prokemia, con investimenti ammissibili pari a circa 124 milioni di euro; il consorzio Crea, con investimenti ammissibili pari a circa 34 milioni di euro.

PRESIDENTE. L'onorevole Cicu ha facoltà di replicare.

SALVATORE CICU. Signor Presidente, rappresentante del Governo, conosciamo molto bene questa situazione, che lei con Pag. 13grande sensibilità ci ha rappresentato; però siamo fortemente preoccupati dal fatto che una sospensione rispetto agli impianti di questo tipo prelude a una chiusura. La verità è che non c'è chiarezza nelle indicazioni da parte dell'ENI, non del Governo, che sta con forza oramai da diversi mesi sollecitando una strada di trasparenza. È evidente che ancora questo non è accaduto, è evidente che siamo ancora in una fase dove con forza, con la forza delle motivazioni e della ragione, bisogna realizzare le condizioni perché l'ENI immediatamente retroceda da questo tipo di posizione, che essa non è accettabile, è intollerabile; peraltro senza alcun preavviso, senza alcuna possibilità di fare valutazioni insieme, senza alcuna possibilità di capire che proiezione può e deve avere tale tipo di sospensione. Capiamo il momento di crisi congiunturale, capiamo il dramma della globalizzazione, che investe anche le realtà come la nostra, che storicamente hanno solo dato e da cui è stato solo preso; capiamo che vi è però anche la necessità dei diritti: diritti dei lavoratori, diritti delle famiglie, diritti connessi alla capacità di resistere ed esistere.
È quindi evidente che, sulla base anche delle motivazioni che lei ci ha fornito, noi procederemo in un percorso che vede un confronto molto forte, in maniera particolare con l'ENI. Chiediamo al Governo che l'attivazione di questo «tavolo» sia immediata, e che vi sia una richiesta non di comprensione rispetto ad una situazione, bensì di immediata attivazione del superamento di questa sospensione, perché solo questo ci potrebbe soddisfare.

(Orientamenti del Governo in merito al programma internazionale denominato Education for all, in materia di aiuto ai Paesi in via di sviluppo, per garantire l'accesso universale all'istruzione primaria - n. 2-00419)

PRESIDENTE. L'onorevole Sarubbi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00419, concernente orientamenti del Governo in merito al programma internazionale denominato Education for all, in materia di aiuto ai Paesi in via di sviluppo, per garantire l'accesso universale all'istruzione primaria (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario, per la sua presenza e - glielo dico in anticipo, così si mette comodo - anche per la pazienza che dovrà avere, visto che ho deciso di prendere il discorso un po' alla larga. In questa interpellanza, infatti, interpelliamo il Governo affinché risponda in merito ad un problema che parte da lontano, ma che mai come oggi torna di attualità, dato che siamo nei giorni del G8, nei giorni in cui l'Italia si gioca una bella fetta di reputazione internazionale. Tra l'altro, proprio oggi a L'Aquila si sta discutendo di povertà insieme ai paesi emergenti e, se avessi potuto scegliere un giorno per esporre questa interpellanza, non avrei potuto sceglierne uno più significativo.
Quando dico che questo è un problema che parte da lontano mi riferisco almeno al 1948, anno in cui la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo individua nell'educazione e nell'istruzione il mezzo per favorire la conoscenza, il rispetto e la garanzia dei diritti umani. È appena finita una guerra; molti Paesi cominciano la ricostruzione tra mille difficoltà e l'istruzione universale sembra, a fine anni Quaranta, una sorta di miraggio, di obiettivo nobilissimo ma certamente non a portata di mano, almeno nel breve periodo.
Passano infatti altri 40 anni, si arriva a fine anni Ottanta, il muro di Berlino vacilla già, ma nel mondo sono ancora tantissimi - più di 100 milioni - i bambini che non toccano un libro, che non prendono in mano una matita, che non siedono dietro un banco di scuola. Così, quando nel 1989 viene approvata la Convenzione sui diritti dell'infanzia, si ribadisce espressamente l'esistenza di un diritto all'istruzione, che non può dipendere dalla latitudine in cui si ha la fortuna (o sfortuna, a seconda dei casi) di nascere. Si parla, all'articolo 26 della suddetta Convenzione, dell'istruzione gratuita ed obbligatoria per Pag. 14le classi elementari, nonché dell'accessibilità a tutti gli altri gradi di scuola; si ribadisce il ruolo dell'istruzione per il pieno sviluppo della personalità umana, per il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, per la promozione della tolleranza e dell'amicizia tra i popoli, per il mantenimento della pace. Poco dopo, agli articoli 28 e 29, vengono indicati agli Stati i percorsi necessari perché si possa concretizzare il diritto all'educazione per tutti: tra questi, anche la cooperazione internazionale, proprio perché la scuola non sia un lusso per i bambini nati nel Paese sbagliato. La Convenzione sui diritti dell'infanzia, lo ripeto, è del 1989.
Un anno dopo, nel 1990, l'Onu organizza a Jomtien, in Thailandia, una conferenza mondiale sull'istruzione: la Convenzione sull'infanzia è ancora fresca, l'attenzione dell'opinione pubblica ancora alta, ed i governi si impegnano a fornire accesso all'istruzione per tutti entro il 2000. Tra gli obiettivi da realizzare, quello di dimezzare il numero degli adulti analfabeti e di garantire a tutti i bambini del mondo l' accesso ed il completamento della scuola elementare.
Cinque anni dopo, nel 1995, ci si rincontra ad Amman, in Giordania: è passato un po' di tempo e gli impegni presi non sono stati rispettati, sia per mancanza di risorse economiche nei Paesi in via di sviluppo, sia per mancanza di volontà politica. Così si decide di posticipare l'obiettivo dell'istruzione universale di 15 anni, dal 2000 al 2015.
Passano altri 5 anni e nell'aprile 2000 ci si rivede a Dakar, in Senegal, per il Forum mondiale per l'istruzione. I dati del 2000 sono ancora allarmanti: 113 milioni di bambini non scolarizzati, con una pesante discriminazione a danno delle bambine, e quasi un miliardo di adulti analfabeti; scuole fatiscenti, con penuria di insegnanti qualificati e di materiale didattico. In più, fattori economici che hanno il loro peso: la povertà, infatti, è nemica dell'istruzione, così come, allo stesso tempo, la mancanza di istruzione è a sua volta alla radice della povertà.
Nei Paesi in cui l'istruzione è negata, inoltre, si riscontrano limiti alla crescita personale dei bambini, un tasso di mortalità più elevato, una restrizione dei principi democratici, un minor progresso sociale e culturale, una riduzione della partecipazione politica, l'assenza di una cultura di pace. È un circolo vizioso sotto gli occhi di tutti, e solo un'azione decisa della comunità internazionale può romperlo.
Ed è qui che entra in gioco l'Italia. Nel Forum mondiale di Dakar, infatti, ogni Paese si prende l'impegno di concorrere alla realizzazione di sei obiettivi: espandere e migliorare la cura e l'educazione della prima infanzia; assicurare, entro il 2015, l'istruzione primaria universale obbligatoria e gratuita per ogni bambino e bambina; assicurare l'accesso universale di tutti i giovani e gli adulti alla formazione, lungo tutto l'arco della vita; raggiungere un aumento di adulti alfabetizzati del 50 per cento - specie donne - ed un equo accesso all'istruzione primaria e alla formazione continua per tutti gli adulti; eliminare le disparità di genere nell'istruzione primaria e secondaria entro il 2005 ed arrivare alla piena eguaglianza di genere nel settore educativo nel 2015; infine, migliorare la qualità generale dell'istruzione impartita.
Sono sei obiettivi paralleli, dunque, ma uniti dallo sforzo comune di far sì che l'educazione smetta di essere un optional, legato alle possibilità socio-economiche di partenza di ciascuno e diventi, appunto, un diritto universale.
Come funzionano, nel concreto, questi impegni assunti a Dakar? Per quanto riguarda i Paesi del sud del mondo, sono tenuti ad aumentare la quota destinata all'istruzione, arrivando almeno al 20 per cento del proprio bilancio pubblico. Per conto loro, i Paesi industrializzati - Italia compresa, dunque - accettano di destinare maggiori e migliori aiuti al settore dell'educazione globale, e in particolare all'istruzione primaria.
I risultati cominciano a vedersi: i bambini non scolarizzati sono passati da 103 milioni a 75 milioni; nell'Africa sub-sahariana il tasso di scolarizzazione è passato Pag. 15dal 56 per cento al 70 per cento, nell'Asia meridionale dal 75 per cento all'86 per cento, nei Paesi arabi dal 78 per cento all'84 per cento. Questo è merito anche della creazione nel 2002 dell'EFA-FTI, l'Education for all Fast track initiative, in collaborazione con la Banca mondiale e l'UNESCO.
Tutto va bene, madama la marchesa? No, non proprio, perché - come ho appena detto - ci sono 75 milioni di bambini, in maggior parte di Paesi in guerra o appena usciti da un conflitto, che non hanno idea di cosa sia una scuola. Circa la metà, oltre 35 milioni, sono africani, ma ci sono anche quasi 28 milioni di asiatici, in particolare dell'Asia del sud, e non mancano i Paesi arabi e l'America latina.
D'accordo, l'obiettivo - spostato più volte - è il 2015, ma tutte le proiezioni dicono che, con queste risorse a disposizione, per quella data 29 milioni di bambini resteranno ancora senza istruzione.
Per portarli a scuola servono 9 miliardi di dollari all'anno (addirittura 16, se si volessero raggiungere tutti e sei gli obiettivi fissati che menzionavo prima), che chiaramente non vengono chiesti tutti all'Italia. Ma è giusto che anche l'Italia faccia la sua parte, e finora lo ha fatto in maniera direi altalenante, a seconda dei cambi di Governo.
Mi limito, signor sottosegretario, a due esempi: nel 2004 (Governo Berlusconi), versiamo appena il 17 per cento di quanto dovuto; nel 2007 (Governo Prodi), la quota di finanziamento bilaterale all'educazione torna un po' a crescere.
So già, signor Presidente, che cosa sta pensando il sottosegretario Scotti: pensa che io voglia dimostrare che la cooperazione internazionale sia un tema di centrosinistra e che il centrodestra sia insensibile. Invece «no», vorrei proprio dimostrare il contrario: vorrei riuscire a dimostrare, un giorno, che l'aiuto ai poveri non è di destra né di sinistra, perché è una questione che non conosce bandiere politiche. Vorrei riuscirci, lo ripeto, ma, purtroppo, non ci riesco, perché la matematica non è un'opinione ed i numeri al riguardo sono molto chiari.
I numeri dicono che, nella manovra economico-finanziaria 2009-2011, l'aiuto pubblico a favore dei Paesi in via di sviluppo è stato più che dimezzato, con un taglio di 170 milioni di euro l'anno a decorrere da quest'anno.
I numeri parlano di un blocco delle risorse destinate alla cooperazione civile nelle aree di crisi internazionale. I numeri, infine, dimostrano che la crisi economica non è una scusa sufficiente, perché negli altri Paesi del G7 (parlo del G7, appunto, e non del G8) la quota di assistenza bilaterale dedicata all'educazione è in media tre volte superiore a quella italiana.
Se poi consideriamo il rapporto con il PIL, scendiamo a livelli ancor meno dignitosi: la media dei nostri partner è, in quel caso, otto volte superiore al nostro contributo.
Il Global school report: no excuses! del 2008 - il rapporto, cioè, che valuta l'impegno dei Paesi per assicurare a tutti il diritto all'educazione - ci metteva addirittura al diciannovesimo posto, nella classifica dei donatori. Poi è cambiato il Governo, e nel rapporto 2009 andiamo ancora peggio: siamo ventiduesimi!
Sarebbe già una figuraccia, in ogni caso. Lo è al quadrato, considerando che siamo presidenti di turno del G8; lo è al cubo, visto che in questo momento siamo addirittura copresidenti dell'EFA-FTI (l'Education for all Fast track initiative di cui parlavo prima) e che a novembre ospiteremo proprio qui la conferenza di rifinanziamento dell'iniziativa, che sarà chiamata a dare una valutazione e a rilanciare gli impegni riguardanti l'educazione.
La prima domanda, dunque, che facciamo al Governo, presente qui in Aula, è molto semplice: quali intenzioni avete? Qual è il contributo che, nei prossimi tre anni, il Governo italiano intende versare alla Fast track initiative (FTI), considerando che, al momento, non è scritto da nessuna parte? La programmazione multilaterale del Ministero degli affari esteri indica un trasferimento di 10 milioni di euro relativamente al dicembre 2008, da considerarsi un anticipo sul contributo Pag. 162009, ma poi l'ammontare complessivo non è noto, perché, al momento, non risulta nessun altro contributo per il diritto universale all'istruzione nell'anno in corso.
La seconda domanda che poniamo al Governo non è sui numeri, ma sulla politica che intende seguire. Come il sottosegretario probabilmente saprà, la governance della FTI è in ristrutturazione: nei prossimi giorni finirà il sistema delle rotazioni e si insedierà un Consiglio direttivo stabile, composto, fra gli altri, da sei Paesi donatori. Tre di questi posti toccano ai maggiori donatori, e quindi noi, per i motivi che ho appena finito di illustrare, siamo tranquillamente fuori dai giochi (è un problema che riguarda Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna, Olanda e Irlanda, non certamente l'Italia). Poi vi sono due posti per i Paesi non G8, ma anche qui credo, e spero, che non possiamo rientrare, nonostante la stampa estera parli proprio in questi giorni di una nostra cacciata dai grandi, che mi sentirei di escludere. Rimane un altro posto, destinato appunto ad un Paese del G8, e qui potremmo rientrarci, se davvero ci teniamo. Bisognava presentare la candidatura entro il 30 maggio, ma, al momento in cui parlo, non sappiamo se il Governo lo abbia fatto.
La domanda, dunque, è molto semplice: l'Italia è candidata al nuovo Consiglio direttivo della FTI? Ha deciso di impegnarsi in prima linea nel garantire il diritto universale all'istruzione o continuerà a nascondersi, come quegli studenti sfaticati che non fanno i compiti e si mettono all'ultimo banco nella speranza che il professore non li becchi mai?

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Enzo Scotti, ha facoltà di rispondere.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, onorevole colleghi, l'interpellante ha già dato un insieme di dati relativi al settore e, più in generale, ai problemi della cooperazione allo sviluppo. Io mi limiterò, in questa sede, allo specifico argomento che forma oggetto dell'interpellanza, dichiarando, innanzitutto, che la tutela e la promozione del diritto all'educazione e all'istruzione è una delle priorità della cooperazione italiana allo sviluppo, come confermato dalla nostra presidenza del G8 ed espressamente indicato nelle linee strategiche della cooperazione italiana per il triennio 2009-2011. La partecipazione del nostro Paese all'iniziativa Education for all Fast track initiative rappresenta uno degli elementi qualificanti della nostra politica in quest'ambito.
Ad oggi, la Cooperazione ha contribuito al Catalytic Fund dell'EFA-FTI con complessivi 21 milioni di euro, 10 dei quali erogati a dicembre 2008 come contributo per il 2009, il tutto con un incremento di ben 3 milioni di euro rispetto al contributo precedente del 2007.
L'intenzione del Ministero degli affari esteri è di mantenere, compatibilmente con le esigenze di rigore finanziario, il contributo in favore del Fondo Catalitico dell'iniziativa FTI nella stessa misura percentuale della programmazione multilaterale stabilita per il corrente anno. Parallelamente, intendiamo perseguire azioni di sostegno settoriale al bilancio, in coordinamento con programmi bilaterali nel settore istruzione in alcuni Paesi africani prioritari.
Relativamente al secondo quesito posto dall'interrogante in merito all'eventuale candidatura del Governo italiano nel Consiglio di Amministrazione dell'EFA/FTI, va tenuto presente che i Paesi G8 hanno avuto fino a quest'anno il compito di copresiedere l'iniziativa a rotazione, in connessione con la Presidenza di turno del G8 stesso. L'Italia, in qualità di attuale copresidente, si trova a gestire la delicata fase di transizione dal vecchio al nuovo assetto di gestione, che prevede un Board of director con responsabilità di governo e d'indirizzo, e il conferimento della Presidenza ad una personalità indipendente (attualmente in via di selezione). Il nuovo Consiglio (Board of director) si è insediato il 1 luglio 2009. Esso è composto da 4 organizzazioni multilaterali con seggio Pag. 17permanente (UNESCO, UNICEF, Banca Mondiale, Commissione Europea), tre maggiori donatori, due donatori non G8, un donatore G8, quattro Paesi partner, tre organizzazioni della società civile.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 11,20)

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Ciascuna componente del Consiglio è stata chiamata a selezionare, con modalità proprie, i rispettivi rappresentanti entro il 30 maggio scorso. I Paesi G8 riuniti del Gruppo esperti education presieduto dall'Italia hanno convenuto di mantenere uno stretto collegamento tra il rappresentante nel Consiglio e la Presidenza G8 di turno attraverso un meccanismo di seggio condiviso tra la Presidenza di turno e la Presidenza entrante. In base a tale meccanismo, l'Italia ricopre il seggio G8 fino al 31 dicembre 2009, con il supporto del Canada, che subentrerà dal 1o gennaio 2010 con il supporto della Francia. Quindi, noi siamo presenti oggi nel nuovo Consiglio che si è insediato il 1o luglio 2009 con questo sistema di rotazione con gli altri Paesi del G8.

PRESIDENTE. L'onorevole Sarubbi ha facoltà di replicare.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per l'onestà che ha dimostrato. Di questi tempi è una grande virtù e lei è stato molto onesto nel non contestare i miei dati sulla cooperazione internazionale, sul tracollo che in generale stiamo subendo. Tra l'altro, il 6 giugno scorso il Governo ha annunciato che taglierà gli aiuti ai Paesi in via di sviluppo di un ulteriore 10 per cento nel 2010, in aggiunta alla riduzione del 56 per cento decisa nel dicembre scorso. Quindi, siamo a dei livelli abbastanza ridicoli, se tale aggettivo mi è consentito in questa Aula così importante. In ogni caso, qui non stiamo parlando dell'onestà intellettuale del sottosegretario Scotti, che conosciamo tutti, né stiamo parlando di quello che farebbe se il sottosegretario Scotti fosse Presidente del Consiglio, perché sappiamo anche quanto lei è sensibile, sottosegretario, a questi temi della cooperazione internazionale. Allo stesso modo, però sappiamo che, purtroppo, lei non ha in mano il portafoglio. Mi duole dirle e ricordarle - perché certamente sarà una ferita aperta sulla sua pelle - che, purtroppo, i suoi colleghi di Governo finora hanno deciso diversamente. Colgo l'imbarazzo che lei ha - non sono un insensibile - quando lei, in sostanza, mi dice: onorevole Sarubbi, compatibilmente con le risorse che abbiamo a disposizione, manterremo quello che abbiamo stabilito finora.
Io mi pregio solo di ricordarle quanto ho detto poco fa nella mia esposizione, cioè che, nella classifica dei Paesi donatori, noi eravamo nel 2008 diciannovesimi; poi è arrivato il Governo Berlusconi e siamo diventati addirittura ventiduesimi. Quindi, se lei mi dice che ci teniamo stretti il ventiduesimo posto con i denti, io dico: va bene, se questo vi basta, se questo significa esercitare un'autorità internazionale, essere riconosciuti come un Paese affidabile, a me questo non sembra. A me non sembra che possiamo dire frasi del tipo: continueremo a dare quei pochi spiccioli che gli abbiamo dato, perché intanto glieli abbiamo dati. Infatti, quando poco fa le ho rammentato che servono 18 milioni di insegnanti nuovi - sottolineo la cifra di 18 milioni - e 9 miliardi di dollari solo per mandare a scuola i bambini di tutto il mondo, 16 miliardi se vogliamo raggiungere tutti e sei gli obiettivi fissati dall'Education for all Fast track initiative, allora le dico che probabilmente serve qualcosa di più.
Probabilmente, un Paese che, in questi giorni, è chiamato a parlare di povertà al mondo, potrebbe fare qualcosa di più. Lei dice che non verrà fatto. Anche questo è un dato di fatto.
Vorrei dire molte cose. Iniziamo ad analizzare la sua seconda risposta. La traduco per come l'ho capita. Signor sottosegretario, lei dice che è vero che vi è un seggio in più disponibile per un Paese del Pag. 18G8, tuttavia, non ce la sentiamo di assumerlo per sempre - non sia mai - e lo divideremo con tutti coloro che, di volta in volta, assumeranno la Presidenza del G8. Quindi, ora lo «teniamo caldo» fino al 31 dicembre 2009, poi, arriveranno il Canada, la Francia, e un giorno, forse io dico - arriveranno anche la Spagna o il Regno Unito, che magari, invece, avranno un seggio permanente. In quel caso cosa faremo? L'Italia scomparirebbe.
Noi speriamo che questo G8 e questo 2009 passino in fretta: come dicevo prima, ci nascondiamo all'ultimo banco, speriamo che il professore non ci scopra e continuiamo a copiare compiti. In altre parole, continuiamo a non dare un centesimo alla cooperazione internazionale, sperando che questo riflettore si spenga presto, perché stare sotto i riflettori è un po' una fatica quando non si ha la coscienza a posto.
Signor sottosegretario, mi limito a dirle che nessuna carica è a costo zero. Sarebbe ridicolo far parte del consiglio direttivo di una qualsiasi azienda - ma anche di un circolo di golf o, potrei dire, di una bocciofila, visto che, come partito, siamo in fase congressuale - e, poi, non rispettarne le regole interne.
Signor Presidente, lei è stata eletta, ormai, lo scorso anno, tra l'altro, anche con il mio voto e ne sono fiero. Pensi cosa accadrebbe se un giorno arrivasse qui in Aula e dicesse: il Regolamento vale solo per voi deputati e non per me. L'intero Ufficio di Presidenza le si rivolterebbe contro, così come noi deputati; credo che, per primi, sarebbero gli stessi funzionari a farle notare questa contraddizione: ma come? Lei presiede un'istituzione come la Camera e, poi, è la prima a non rispettare le regole?
Ebbene, quello che in questa sede sembrerebbe fuori dal mondo, accade in sede internazionale: l'Italia continua a farlo. Abbiamo la Presidenza di turno, anche dell'iniziativa in discussione Education for all, però, siamo i primi a non rispettare le regole. Vi è una battuta di Totò, da cui, poi, è stato tratto un film: «Armiamoci e partite». Non credo che «armiamoci e partite» sia una strategia internazionale di ampio respiro. Prendiamo esempio dagli altri Paesi, dove c'è la crisi come da noi e che non si lamentano, tanto più che si parla di percentuali di PIL: se cala il PIL, in percentuale, cala anche il contributo che diamo (non parliamo dei termini assoluti). Facciamo le persone serie.
Fare le persone serie significa anche non tirare in ballo il Papa, se proprio non serve. Ieri, il Ministro Bondi ha fatto riferimento all'enciclica del Papa, come termine di paragone per la politica economica italiana ed ha aggiunto (mi viene da ridere): speriamo che gli altri Capi di Governo accolgano questo grande contributo rappresentato dai 12 punti - le chiama le 12 tavole - di Tremonti. Potrei ironizzare a lungo su questo tentativo di accostare il Ministro dell'economia a Benedetto XVI, ricordando, ad esempio, che l'anno scorso, mancava poco che qualcuno dicesse che il Papa avesse copiato l'enciclica dal libro di Tremonti.
Non insisto per non infierire. Tuttavia, mi limito a far presente che il Papa, pochi giorni fa, ha scritto una lettera a Silvio Berlusconi, Presidente di turno del G8, chiedendogli di mantenere e potenziare l'aiuto allo sviluppo, in un momento in cui la crisi economica fornirebbe ai Paesi più industrializzati l'alibi di ferro che cercavano da tempo. Mi sembra che il sottosegretario Scotti, anziché preoccuparsi del potenziamento di questo aiuto, non abbia resistito alla tentazione di soffermarsi sull'alibi: l'inciso «compatibilmente con le esigenze finanziarie» la dice tutta. Gli altri Paesi, come dicevo prima, non hanno mai utilizzato tale alibi, pur sperimentando gli effetti della crisi come tutti noi.
Signor sottosegretario, questo è un altro dei vari motivi per cui non posso ritenermi soddisfatto della sua risposta, ma non solo io. Non è un problema di appartenenza politica. Nell'elenco delle associazioni italiane che fanno parte dell'Education for all Fast track initiative, fa parte anche Save the Children e ActionAid, che ha una parte attiva. Vi è una campagna globale per l'educazione: queste non sono persone che cantano «bandiera rossa» in mezzo alla strada. Sono persone Pag. 19che dedicano tutta la loro vita ad appianare le differenze tra ricchi e poveri.
Qui non è un problema di politica: quando capirete che la cooperazione internazionale non è di sinistra? Quando lo capirete? Questo è ciò che mi preoccupa di più.
In ogni caso, visto che la sua risposta non mi soddisfa - ma non per colpa sua, signor sottosegretario: lei è un «bravo cuoco», ma deve fare il menù con gli ingredienti che le hanno fornito - e visto che non mi soddisfa in generale l'atteggiamento del Governo, mi richiamo all'articolo 138 del nostro Regolamento, che al comma 2 afferma: «qualora l'interpellante non sia soddisfatto e intenda promuovere una discussione sulle spiegazioni date dal Governo, può presentare una mozione». Per questo motivo, credo che ci rivedremo presto per una mozione, se il Presidente Fini e l'Ufficio di Presidenza la calendarizzeranno. La prego di portarsi dietro il Ministro Tremonti, così magari riusciamo a fare un discorso anche con lui.
La ringrazio per la cortesia e per la pazienza che ha avuto in questi lunghissimi minuti.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 13 luglio 2009, alle 15:

1. - Discussione delle mozioni Oliverio ed altri n. 1-00196, Beccalossi ed altri n. 1-00197 e Delfino ed altri n. 1-00205 concernenti misure a favore del settore agroalimentare e della pesca.

2. - Discussione della mozione Maran ed altri n. 1-00140 concernente iniziative volte a sostenere il processo di riconciliazione nazionale in Somalia.

3. - Discussione della mozione Buttiglione ed altri n. 1-00192 concernente iniziative volte a contrastare l'uso dell'aborto come strumento di controllo demografico.

4. - Discussione della mozione Ghizzoni ed altri n. 1-00204 concernente misure a favore della scuola pubblica.

5. - Discussione della mozione Borghesi ed altri n. 1-00203 concernente iniziative per l'estensione degli ammortizzatori sociali ai lavoratori precari.

La seduta termina alle 11,35.