XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 172 di mercoledì 6 maggio 2009

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 9,05.

EMILIA GRAZIA DE BIASI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Inversione dell'ordine del giorno (ore 9,07).

ITALO BOCCHINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, desidero proporre, a nome del gruppo del Popolo della Libertà, l'inversione dell'ordine del giorno, passando da quanto previsto al primo punto, cioè dall'esame del provvedimento che contiene disposizioni in materia di sicurezza pubblica, al provvedimento relativo al Trattato di Prüm, per poi proseguire con i punti 2 e 3 dell'ordine del giorno.
Le motivazioni per cui chiediamo l'inversione dell'ordine del giorno vanno ricercate nello sforzo che tutta la maggioranza ha compiuto, con compattezza e con volontà di procedere in maniera unitaria su questo provvedimento, per accogliere una serie di sollecitazioni che sono giunte dall'opposizione, da vertici istituzionali, a partire dal Presidente della Camera, e da associazioni di categoria, a partire dalla Confindustria. Sia nelle Commissioni, sia nel Comitato dei diciotto, dopo la calendarizzazione in Aula del provvedimento, la maggioranza ha proceduto a modifiche importanti, condivise dai partiti che la compongono, sulla questione che aveva creato dibattito relativa ai medici e ai presidi, ma anche su tutte le questioni molto importanti in materia di sicurezza e di contrasto all'immigrazione clandestina, come ad esempio quella dei centri di identificazione e di espulsione.
Noi riteniamo di essere giunti ad un buon punto di questo lavoro per rispettare un impegno con gli elettori che vogliamo portare sino in fondo, visto che si tratta di uno degli argomenti principali del nostro programma elettorale. Per far questo, però, riteniamo che ci sia la possibilità di un ulteriore breve approfondimento da parte della maggioranza, anche per valutare modifiche di tipo formale del testo che è sottoposto all'attenzione dell' Assemblea. Per questa ragione, chiediamo alla Presidenza e all'Assemblea di procedere prima con i successivi punti dell'ordine del giorno, a cominciare dal Trattato di Prüm, per poi riprendere con il disegno di legge in materia di sicurezza pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. L'onorevole Bocchino, quindi propone di invertire l'ordine del giorno, passando direttamente al seguito della discussione dei progetti di legge relativi all'adesione della Repubblica italiana al Trattato di Prüm.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Caparini, Carfagna, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cosentino, Cossiga, Cota, Pag. 2Craxi, Crimi, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Leo, Lombardo, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Meloni, Migliavacca, Pecorella, Ravetto, Rigoni, Romani, Saglia, Soro, Stefani, Stucchi, Urso, Valducci e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Veniamo alla richiesta dell'onorevole Bocchino, il quale propone un'inversione dell'ordine del giorno, nel senso di passare direttamente all'esame del quarto punto, riguardante il seguito della discussione dei progetti di legge concernenti l'adesione della repubblica italiana al Trattato di Prüm in materia di cooperazione transfrontaliera contro il terrorismo, la criminalità e l'immigrazione illegale e sull'istituzione della banca dati nazionale del DNA. Successivamente, si passerà agli altri punti, dal secondo in poi.
Su tale proposta, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, darò la parola, ove ne facciano richiesta, a un deputato a favore e a un deputato contro.
Ricordo che sulla proposta dell'inversione dell'ordine del giorno la Camera è chiamata a pronunciarsi per alzata di mano. Tuttavia, per agevolare il computo dei voti, procederemo direttamente, ai sensi dell'articolo 53, comma 4 del Regolamento, alla votazione mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,10).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

GIANCLAUDIO BRESSA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su cosa, onorevole Bressa?

GIANCLAUDIO BRESSA. Sulla proposta formulata dall'onorevole Bocchino.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, ho ascoltato con molta attenzione gli argomenti usati dal collega Bocchino e poiché lo ritengo una persona seria e ugualmente seria ritengo che sia quest'Aula, se c'è la necessità di un approfondimento questo non può esser appannaggio della maggioranza. Il provvedimento deve tornare in Commissione, se di approfondimento si deve e si vuol parlare ovvero se siamo tutti convinti del fatto che il provvedimento che sta per essere votato da questa Camera abbia, al proprio interno, delle cose che non funzionano.
Sempre prendendo sul serio le cose dette dal collega Bocchino, ad un certo punto egli ha dichiarato che c'è stato uno sforzo, nel tentativo di venire incontro ad alcune sollecitazioni emerse da importanti figure istituzionali - il Presidente della Camera - dalle forze dell'opposizione e da alcune forze sociali. Vorrei che l'onorevole Bocchino riflettesse sul fatto che l'unica cosa vera che questo Parlamento possa fare per venire incontro alle richieste che dal Presidente Fini in giù sono state avanzate, è quella di rivedere nel profondo questo provvedimento e di eliminare il reato di clandestinità che è all'origine di tutte le distorsioni che sono state denunciate, a cominciare dall'impossibilità dell'iscrizione nelle scuole per i figli di stranieri Pag. 3irregolari, denunciata dal Presidente Fini. Senza eliminare quel punto, tutte le cose che voi immaginate essere e che chiamate «importanti risultati ottenuti con lo sforzo della maggioranza» non sono che delle miserabili patacche.
Se questo Parlamento merita tale nome e la dignità che deve rappresentare, il provvedimento in esame deve tornare in Commissione, perché è quella la sede nella quale si discute e si affrontano i nodi. Se però il problema non è questo ed è invece quello di garantire una compattezza che in questo momento Bocchino è in grado soltanto di declamare nella sua maggioranza, allora abbiate il coraggio di riconoscerlo: non volete una sospensione allo scopo di approfondire i problemi emersi ma perché sarete costretti a porre la questione di fiducia sul provvedimento, perché la vostra compattezza è tale che, senza il voto di fiducia e con il voto segreto, avete paura che anche i vostri deputati potrebbero non votare uno dei provvedimenti più abominevoli che la Repubblica italiana si trova a dover affrontare.
Allora abbiate almeno il coraggio della verità. C'è su tutti i giornali la notizia che il Consiglio dei Ministri è convocato alle 9,30, per chiedere la questione di fiducia. Abbiate almeno dignità di dire che la vostra maggioranza, su un provvedimento così importante, delicato e mostruoso è costretta al voto di fiducia, perché altrimenti non ha i voti in quest'Aula. Questa è la verità, il coraggio della verità, è il minimo che si chiede alla responsabilità delle forze politiche che siedono in Parlamento. Se non avete tale responsabilità, andate a fare i comizi da qualche altra parte e non prendeteci in giro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Bressa, se ho ben capito lei non è intervenuto sulla proposta del collega Bocchino ma ha formulato un'altra proposta, vale a dire quella di rinvio in Commissione. Ho capito bene?

GIANCLAUDIO BRESSA. Sì.

PRESIDENTE. Benissimo, procederemo in questo modo: discuteremo prima la proposta dell'onorevole Bocchino di inversione dell'ordine del giorno e su questa daremo la parola a un rappresentante per gruppo, essendone stata fatta richiesta; successivamente, qualora tale proposta venga bocciata, ripeteremo gli interventi e la votazione per decidere sulla proposta dell'onorevole Bressa di rinvio in Commissione.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei proporle un differente svolgimento dei lavori. Ritengo che la proposta dell'onorevole Bressa sia prioritaria rispetto a quella dell'onorevole Bocchino ancorché avvenuta in un secondo momento. In primo luogo perché stiamo discutendo del primo punto all'ordine del giorno che riguarda proprio il disegno di legge in materia di sicurezza del quale chiediamo il rinvio in Commissione e poi, in secondo luogo, perché se ci sarà un voto sull'inversione dell'ordine del giorno non avrebbe molto senso votare sul rinvio in Commissione di un provvedimento che non è più all'ordine del giorno. Ritengo invece che sia prioritario votare il rinvio in Commissione del provvedimento e, nel caso in cui questo non venga accolto, subordinatamente si dovrebbe votare sull'inversione dell'ordine del giorno. Si tratta di una mia valutazione e spero che possa essere accolta dalla Presidenza.

PRESIDENTE. Temo di non poter essere d'accordo con lei, onorevole Giachetti, infatti, logicamente prima decidiamo sull'inversione dell'ordine del giorno e, una volta deciso sull'inversione dell'ordine del giorno, entreremo nella discussione relativa al provvedimento. La proposta di rinvio in Commissione attiene proprio alla discussione relativa al provvedimento che non abbiamo iniziato perché la proposta precedente è pregiudiziale. Non si tratta, Pag. 4quindi, semplicemente di una priorità cronologica, ma è anche una priorità logica e dunque mi pare che questo sia il modo più corretto di procedere.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, è un'ora che chiedo di parlare!

PRESIDENTE. Onorevole Cota stia calmo! Se lei chiede di parlare da un'ora l'onorevole Evangelisti chiede di parlare da un'ora e un minuto, pertanto tocca prima a lui (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

FABIO EVANGELISTI. La ringrazio, signor Presidente. Non mi metterei a fare una disputa in punta di Regolamento se dobbiamo votare prima la proposta dell'onorevole Bocchino o quella dell'onorevole Bressa: c'è una logica sia in una proposta che nell'altra. Credo che però l'onere in questo caso debba essere tutto sulle spalle della maggioranza perché sulla proposta dell'onorevole Bocchino si potrebbe perfino convenire, ci potrebbe esser un voto unanime dell'Aula se appunto, da parte dell'onorevole Bocchino e della maggioranza, ci fosse una disponibilità a rinviare per l'approfondimento - che deve essere di tutte le diverse componenti di quest'Aula - il provvedimento in Commissione.
Vorrei però ritornare un attimo sulla proposta dell'onorevole Bocchino relativa all'inversione dell'ordine del giorno. È del tutto evidente che questa proposta nasce dalle contraddizioni interne alla maggioranza sul tema sul provvedimento alla nostra attenzione, divisioni che si sono palesate in questi giorni e che ancora in queste ore occupano i titoli dei telegiornali e dei nostri quotidiani. Abbiamo visto, in queste ore, persino il ritorno ai vertici famosi della vituperata Prima Repubblica: si cerca di smussare gli angoli, si cercano le mediazioni e poi si fa riferimento alle sollecitazioni che vengono dall'opposizione. Tuttavia le opposizioni sono prima di tutto interne alla maggioranza e sono di quelle autorevoli e pesanti come quella del richiamo al rispetto della Costituzione venuta dal Presidente della Camera.
Vorrei tuttavia evidenziare che anche quando questa maggioranza avrà raggiunto la quadra delle proprie contraddizioni rimangono in questo testo delle questioni inaccettabili come le ronde, il divieto dei matrimoni per gli irregolari e l'allungamento dei tempi di permanenza nei centri di identificazione ed espulsione.
Pertanto anch'io, nella mia modestia, avanzo una controproposta: l'onorevole Bocchino e la maggioranza si impegnino formalmente, stamattina qui e ora, a non porre la questione di fiducia ed il gruppo dell'Italia dei Valori voterà a favore dell'inversione dell'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, il Governo, se lo riterrà opportuno, prenderà l'impegno che lei ha chiesto.
Prego, onorevole Cota, ha facoltà di parlare.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, colleghi, vorrei far presente che vi è un Regolamento della Camera dei deputati ed esso non cambia a seconda di chi presiede questa Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) sia se si tratti del Presidente della Camera sia se si tratti di uno dei Vicepresidenti, espressione della maggioranza o dell'opposizione. Lo dico perché la forma è sostanza in quest'Aula e anche l'univocità dell'orientamento della Presidenza.
Presidente Buttiglione, quando vi è una richiesta di inversione dell'ordine del giorno non si può aprire un dibattito, dove lei fa parlare tutti. No! Vi è un Regolamento che afferma che la richiesta di inversione dell'ordine del giorno è presentata da un proponente e può parlare un oratore a favore e uno contro, senza Pag. 5aprire dibattiti e subdibattiti, con interventi che non attengono strettamente alla questione in campo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Lo affermo perché le chiedo di far rispettare le regole.
Ciò detto, intervengo a favore della richiesta di inversione del punto all'ordine del giorno perché ritengo che dopo l'accordo politico che è stato raggiunto - e in questo caso sono contento di deludere il collega Bressa, perché questo provvedimento non esclude il reato di clandestinità ma gli ruota intorno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) - siamo dinanzi ad un segnale importante che viene dato per far capire che la clandestinità non può essere né la regola, in questo Paese, né in alcun modo essere tollerata. Dunque, questo provvedimento, che ruota attorno al riconoscimento di questo principio, dopo l'importante intesa che è stata raggiunta, necessita di alcuni aggiustamenti dal punto di vista proprio della stesura materiale del testo e, quindi, è giusto che il testo venga predisposto e compilato nel migliore dei modi. Pertanto, siamo favorevoli a questa inversione, finalizzata proprio alla scrittura puntuale del testo, anche tenendo conto del fatto che bisogna assicurare la continuità dei lavori parlamentari. È giusto che questo provvedimento venga discusso dall'inizio alla fine e senza soluzione di continuità perché oggi è mercoledì e già è stato fissato un calendario per i lavori dell'Assemblea.
Pertanto, per tali motivi esprimeremo voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Cota, desidero rassicurarla sulla univocità della interpretazione del Regolamento da parte dei diversi Vicepresidenti, soprattutto quando il Regolamento è così chiaro da non avere bisogno di interpretazione.
Le leggo l'articolo 45 del Regolamento: «Nei casi di discussione limitata per espressa disposizione del Regolamento è in facoltà del Presidente, se l'importanza della questione lo richiede, di dare la parola ad un oratore per ciascun gruppo (...)». Questo è esattamente quello che stiamo facendo.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, ovviamente la Presidenza non ha bisogno di avvocati difensori ma credo che, al di là delle interpretazioni letterali degli articoli del Regolamento a cui lei ha fatto riferimento, la rilevanza della materia di cui si discute avrebbe, in ogni caso, indotto i gruppi a chiedere la parola sull'ordine dei lavori. Quindi, mi è sembrata oltremodo saggia la sua decisione di consentire, comunque, un intervento sulla materia della richiesta dell'inversione dell'ordine del giorno.
Signor Presidente, francamente alcuni argomenti difensivi provano troppo e rischiano di essere controproducenti.
L'onorevole Cota ci ha spiegato che la ragione del rinvio è che la materia richiederebbe una trattazione continuativa e quindi questo giustificherebbe il rinviare il seguito dell'esame del provvedimento alla settimana prossima. Francamente mi sembra una scusa pietosa.
L'inizio della votazione di questo provvedimento era previsto per ieri alle ore 14 e il rinvio per l'intera giornata di ieri è stato determinato, come tutti i mezzi di informazione ci hanno comunicato, dai contrasti all'interno della maggioranza che è stata impegnata (nei giorni precedenti e nella giornata di ieri) a cercare di trovare punti di intesa su questioni oltre modo delicate su cui, per fortuna, non c'erano visioni univoche.
Vi è il tema dell'introduzione del reato di immigrazione clandestina che, come è noto, avrà un effetto boomerang perché introdurrà nel circuito giudiziario centinaia di migliaia di persone che lo intaseranno senza conseguire quell'effetto, che tutti auspichiamo, di accelerare le espulsioni. Questo si ottiene per via amministrativa e non criminalizzando la fattispecie dell'immigrazione clandestina. Pag. 6
Poi presidi spioni, medici spioni, ospedali spioni, madri spione, ronde e contro-ronde: vi è una congerie di provvedimenti bandiera, di provvedimenti spot, di iniziative populiste e demagogiche che servono soltanto a riempire queste settimane di campagna elettorale e che non avranno nessuna ricaduta sulla sicurezza dei cittadini.
Questo, purtroppo, lo diciamo affinché resti agli atti di questa Camera perché quando tra qualche mese i cittadini italiani prenderanno atto che non c'è stato nessun miglioramento delle condizioni di sicurezza e dell'ordine pubblico delle proprie città sappiano a chi attribuire la responsabilità.
Dunque, signor Presidente, c'erano tutte le condizioni perché i lavori potessero proseguire secondo l'ordine del giorno previsto. Prendiamo atto che la maggioranza dichiara che non c'è un accordo al suo interno e dunque non è in grado di rispettare il calendario. Credo che sarebbe più coerente, a questo punto, che il provvedimento ritornasse nelle Commissioni perché evidentemente l'approfondimento che deve essere fatto sui punti ancora oggetto di discussione e su cui la trattativa all'interno della maggioranza è ancora aperta trova il suo luogo naturale nelle Commissioni.
Il Parlamento ieri ed oggi è stato completamente spossessato delle sue competenze perché abbiamo appreso dei dibattiti su questi argomenti esclusivamente dai giornali e dalla televisione. Dunque, facciamo tornare il provvedimento nelle Commissioni e lì, nel confronto anche con l'opposizione, la maggioranza dica quali sono le soluzioni che vuole sottoporre al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Non vedo altre richieste di intervento. Mi pare che da parte del gruppo Popolo della Libertà nessuno abbia chiesto la parola.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, intervengo solamente per chiedere alla Presidenza di comprendere come adesso si procederà. Lei ha già risposto alle sollecitazioni dei colleghi per quanto riguarda le modalità regolamentari con le quali si procederà al voto ed ha detto - ci atteniamo alle sue decisioni - che si procederà prima alla votazione relativamente alla richiesta presentata dal vicecapogruppo del Popolo della Libertà di inversione dell'ordine del giorno e poi sulla richiesta formulata dal vicecapogruppo del Partito Democratico di rinvio dell'esame del provvedimento nelle Commissioni.
Se così è, è del tutto evidente che l'interpretazione della Presidenza è che la proposta di rinvio nelle Commissioni non è in contrapposizione di per sé con la proposta di inversione dell'ordine del giorno, rispetto alla quale il nostro gruppo resta contrario e voterà contro.
Ciò significa che si procederà comunque - indipendentemente dall'esito che la votazione riserverà in termini di voti di maggioranza o minoranza della proposta dell'onorevole Bocchino - poi alla votazione sulla richiesta di rinvio.
Infatti, comunque il punto all'ordine del giorno che riguarda il disegno di legge rimane, benché slitti all'ultimo punto. Infine, signor Presidente, le faccio presente che l'articolo 86, comma 7, del Regolamento parla della questione del rinvio in Commissione, ma comunque credo possa essere largamente interpretato anche di fronte ad una proposta di inversione dell'ordine del giorno. Tale proposta interviene non solo sulle modalità organizzatorie, ma anche sulle modalità con le quali si verrà a formulare il merito del provvedimento. Inoltre, a questo punto interviene anche, per come si è presentata anche temporalmente, la questione che si trascina da ieri sulle facoltà che sono di questo Parlamento di poter intervenire nel merito del provvedimento stesso, anche perché c'è una maggioranza che a quanto pare vuole in parte modificare il provvedimento, Pag. 7ma non si capisce perché non lo posso fare attraverso un passaggio nelle Commissioni, che consenta all'opposizione di contribuire al miglioramento del provvedimento medesimo. A questo punto, le chiedo comunque in base all'articolo 86, comma 7, del Regolamento che venga richiesto ai relatori un parere relativamente alle due proposte, sia quella di inversione, sia quella di rinvio in Commissione.

ITALO BOCCHINO. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, intervengo in merito a quanto sostenuto dal collega Quartiani. Le Commissioni ieri hanno chiesto una sospensione dei lavori per il Comitato dei diciotto delle due Commissioni riunite che seguono il provvedimento, hanno affrontato il lavoro che avevano e sono tornate in Assemblea. Quindi, non dobbiamo chiedere nulla alle Commissioni, nel senso che hanno svolto il loro lavoro e sono tornate in Assemblea pronte ad affrontare il provvedimento. C'è una richiesta della maggioranza di votare l'inversione dell'ordine del giorno. Ciò significa che non dobbiamo entrare nel merito della questione, ma solo sapere dall'Assemblea con il voto, se ritiene che la proposta della maggioranza sia giusta o meno, se si debba quindi o meno procedere con gli altri punti all'ordine del giorno.
Poi quando torneremo su questo punto, ne discuteremo. Non è che possiamo fare le richieste «a rate», signor Presidente, per cui intanto chiediamo il rinvio nelle Commissioni poi, quando sarà, lo voteremo. Si tratta di un'altra questione, anche perché il rinvio nelle Commissioni ci porta già ad entrare nel merito della questione. Noi chiediamo esclusivamente una votazione su una questione procedurale in riferimento a quale punto all'ordine del giorno affrontare, votare la richiesta avanzata dalla maggioranza e poi procedere eventualmente, se approvata, con gli altri punti all'ordine del giorno, senza ovviamente anticipare un argomento che entra già nel merito della questione. Infatti, è una questione diversa. Se rinviassimo il provvedimento nelle Commissioni ciò significherebbe entrare nel merito della questione, mentre adesso stiamo semplicemente chiedendo di affrontare prima gli altri punti all'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, non posso condividere la sua posizione perché ogni seduta ha un ordine del giorno all'interno del quale hanno precedenza le proposte di inversione dell'ordine del giorno. Potremmo decidere sul rinvio nelle Commissioni solo quando fossimo passati alla discussione del provvedimento, ma ciò ancora non è avvenuto. Quando entreremo nel tema e inizieremo la discussione del provvedimento, sarà giusto fare una domanda di rinvio nelle Commissioni e tale domanda verrà sottoposta, nei modi dovuti, all'attenzione dell'Assemblea.
Non posso nemmeno condividere la posizione dell'onorevole Bocchino. Poiché è stato citato l'articolo 86, comma 7, del Regolamento vorrei leggere il passo in questione:
«Il relatore illustra all'Assemblea le proposte, deliberate dalla Commissione, di stralciare parti del progetto di legge o di rinviare il testo alla Commissione medesima; è interpellato su ogni altra proposta, attinente all'ordine dei lavori, che abbia conseguenze sul seguito dell'esame (...)».
Per questo motivo mi sembra legittimo, giusto e perfino opportuno chiedere ai relatori il loro parere sulla questione.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, volevo solo informarla che nella giornata di ieri pomeriggio, a seguito della sospensione dei nostri lavori, le Commissioni si sono riunite e hanno svolto compiutamente il proprio lavoro, definendo il testo che dalle Pag. 8Commissioni è uscito per essere pronto per l'Aula. Allo stato, non si ritiene assolutamente che il provvedimento debba ritornare nelle Commissioni. Solo laddove in Aula ci fossero eventuali richieste da parte del Governo, della maggioranza o dell'opposizione, si prenderà in considerazione questa possibilità. Allo stato, le Commissioni hanno lavorato e hanno definito un testo pronto per l'Aula.

PRESIDENTE. Prendo atto che i relatori concordano e non hanno nulla da aggiungere.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di inversione dell'ordine del giorno formulata dall'onorevole Bocchino, nel senso di passare al punto 4 dell'ordine del giorno e quindi ai punti 2 e 3.
(È approvata).

Faccio presente che il Presidente della Camera, attualmente fuori sede per un impegno istituzionale, dovendo partecipare questa mattina ad una seduta solenne del consiglio regionale dell'Abruzzo convocata in memoria delle vittime del recente sisma, è stato informato per le vie brevi della situazione ed ha disposto la convocazione per oggi alle ore 13,30 della Conferenza dei presidenti di gruppo per definire l'iter del disegno di legge sulla sicurezza.

Sull'ordine dei lavori.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo per motivi regolamentari, visto l'effetto del voto che abbiamo espresso. Vorrei esortare la maggioranza, nel fare le riflessioni che evidentemente vuole fare sul provvedimento per il quale è stato chiesto lo spostamento ad altra data, di ricordare che cercando di valutare l'impatto di questa legislazione, una decina di giorni fa abbiamo individuato la questione dei presidi, l'abbiamo chiamata «presidi-spia», ma più di questa ce ne sono anche altre. La lotta all'immigrazione clandestina va sicuramente fatta, ma anche i diritti delle persone vanno salvaguardati.
Ce ne è un'altra, non so come potremmo chiamarla, forse potremmo chiamarla «morti senza tomba», perché le procedure amministrative cui si riferisce la lettera f) dell'articolo 45 riguardano anche la sepoltura delle persone.
Allora vi chiedo per favore di svolgere una riflessione poiché non posso immaginare che se un clandestino muore non possa chiedere di essere sepolto e sia magari dato in pasto ai pesci in mezzo al mare, valutate anche tali questioni perché ci sono anche questi diritti delle persone (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, non ho capito in che senso questo sia un intervento sull'ordine dei lavori, è un intervento sul merito di un altro provvedimento che non è in questo momento all'ordine del giorno.

Seguito della discussione dei progetti di legge: S. 586-905-955-956-960 - d'iniziativa dei senatori: Li Gotti ed altri; d'iniziativa del Governo; d'iniziativa dei senatori: Compagna; Valditara; Rutelli e Zanda: Adesione della Repubblica italiana al Trattato concluso il 27 maggio 2005 tra il Regno del Belgio, la Repubblica federale di Germania, il Regno di Spagna, la Repubblica francese, il Granducato di Lussemburgo, il Regno dei Paesi Bassi e la Repubblica d'Austria, relativo all'approfondimento della cooperazione transfrontaliera, in particolare allo scopo di contrastare il terrorismo, la criminalità transfrontaliera e la migrazione illegale (Trattato di Prüm). Istituzione della banca dati nazionale del DNA e del laboratorio centrale per la banca dati nazionale del Pag. 9DNA. Delega al Governo per l'istituzione dei ruoli tecnici del Corpo di polizia penitenziaria. Modifiche al codice di procedura penale in materia di accertamenti tecnici idonei ad incidere sulla libertà personale (Approvati in un testo unificato dal Senato) (A.C. 2042); e dell'abbinata proposta di legge: Minniti e Amici (A.C. 2069) (ore 9,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione dei progetti di legge, già approvati in un testo unificato dal Senato, d'iniziativa dei senatori: Li Gotti ed altri; d'iniziativa del Governo; d'iniziativa dei senatori: Compagna; Valditara; Rutelli e Zanda: Adesione della Repubblica italiana al Trattato concluso il 27 maggio 2005 tra il Regno del Belgio, la Repubblica federale di Germania, il Regno di Spagna, la Repubblica francese, il Granducato di Lussemburgo, il Regno dei Paesi Bassi e la Repubblica d'Austria, relativo all'approfondimento della cooperazione transfrontaliera, in particolare allo scopo di contrastare il terrorismo, la criminalità transfrontaliera e la migrazione illegale (Trattato di Prüm). Istituzione della banca dati nazionale del DNA e del laboratorio centrale per la banca dati nazionale del DNA. Delega al Governo per l'istituzione dei ruoli tecnici del Corpo di polizia penitenziaria. Modifiche al codice di procedura penale in materia di accertamenti tecnici idonei ad incidere sulla libertà personale; e dell'abbinata proposta di legge d'iniziativa dei deputati Minniti e Amici.
Ricordo che nella seduta del 4 maggio 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali, ed ha avuto luogo la replica del relatore per la II Commissione, mentre il relatore per la III Commissione ed il rappresentante del Governo vi hanno rinunciato.

(Esame degli articoli - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del progetto di legge, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato.
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 2042).
Avverto che le Commissioni hanno presentato gli emendamenti 9.100, 16.100, 16.101, 18.100 e 24.100, che sono in distribuzione.
Avverto, inoltre, che sono stati presentati i subemendamenti Stracquadanio 0.29.200.1 e 0.29.200.2, anch'essi in distribuzione.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.

MAURIZIO BIANCONI. Presidente, i venti minuti!

PRESIDENTE. Il preavviso di venti minuti è stato dato all'inizio della seduta, quindi i venti minuti sono passati. Forse il deputato che protesta non era presente all'inizio della seduta.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2042), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Hanno votato tutti? Onorevole Galletti... l'onorevole Calderisi è recidivo, fate qualcosa per la sua postazione. Onorevole Giammanco... onorevole Iannuzzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 400
Maggioranza 201
Hanno votato
399
Hanno votato
no 1). Pag. 10

Prendo atto che i deputati D'Antoni, Mariani, Villecco Calipari, Paniz, Brandolini, D'Antona, Libè, De Pasquale, Genovese, Di Caterina e Castiello hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2042), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Giammanco... onorevole Traversa... onorevole Bocchino... onorevole Berruti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 420
Maggioranza 211
Hanno votato
420).

Prendo atto che i deputati Brandolini, Di Caterina, Rampelli, De Pasquale, Genovese e Castiello hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 2042), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lehner, perché protesta? Sta votando. Onorevole Traversa... onorevole Osvaldo Napoli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 423
Maggioranza 212
Hanno votato
423).

Prendo atto che i deputati Brandolini, Margiotta, De Pasquale, Genovese, Di Caterina e Castiello hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 2042), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lehner... onorevole Landolfi... onorevole Zorzato... onorevole Traversa... onorevole Tassone... onorevole Conte... onorevole Nastri. Ogni deputato ha il diritto di votare. Bene.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 434
Maggioranza 218
Hanno votato
433
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Margiotta, De Pasquale, Di Caterina e Castiello hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Pag. 11

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A - A.C. 2042), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa... onorevole Pollastrini... onorevole Landolfi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 436
Maggioranza 219
Hanno votato
436).

Prendo atto che i deputati Castiello, Di Caterina e De Pasquale hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A - A.C. 2042), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa... onorevole Zorzato... onorevole Barbato... è possibile disattivare la macchina dell'onorevole Barbato? Prego, onorevole Barbato, può votare adesso. Bene.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 440
Maggioranza 221
Hanno votato
440).

Prendo atto che i deputati De Pasquale, Di Caterina, Viola e Castiello hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A - A.C. 2042), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Zorzato? Onorevole Traversa? Onorevole Pollastrini? L'onorevole Pollastrini ha votato. L'onorevole Zorzato ha votato. Tutti hanno votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 438
Maggioranza 220
Hanno votato
438).

Prendo atto che i deputati Compagnon, Dell'Elce, Naccarato De Pasquale, Di Caterina, Viola e Castiello hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A - A.C. 2042), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 12

Onorevole Compagnon? Ha votato. Onorevole Zorzato? Onorevole Traversa? Hanno votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 437
Maggioranza 219
Hanno votato
436
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Fassino, Coscia, Dell'Elce, Benamati, De Pasquale, Di Caterina, Viola e Castiello hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2042).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, intervengo sull'articolo 9 e, in generale, sul Trattato che stiamo approvando, che certamente è di grandissima importanza e richiedeva una forte cooperazione tra maggioranza e opposizione.
Ne approfitto subito per esprimere la nostra soddisfazione per l'accoglimento da parte del Governo e della maggioranza di alcuni degli emendamenti di cui avevamo discusso nelle Commissioni in discussione generale. Ritornerò sul punto.
Ritengo, però, importante sottolineare l'importanza di questo Trattato, perché completa giustamente uno dei grandi risultati che l'Unione europea ha ottenuto: quello della libera circolazione delle persone.
Sappiamo benissimo come, in questo periodo, da più parti, spesso a mio parere a sproposito, sia stato attaccato, criticato e rimesso in discussione l'Accordo di Schengen, che, a nostro parere, è un grandissimo passo in avanti, un risultato storico che noi europei abbiamo ottenuto. Infatti, è un risultato storico assicurare la libera circolazione delle persone nello spazio europeo, forse è il modo più concreto e tangibile di vivere ogni giorno l'essere cittadini europei.
Per questo motivo, noi non riteniamo assolutamente, come invece altre forze politiche sembrano voler fare, di dover mettere in discussione l'Accordo di Schengen. Ciò per due motivi: in primo luogo, come ho già detto, perché la libera circolazione è l'aspetto più intimamente legato all'idea di essere cittadini europei e, quindi, di poter circolare in uno spazio di libertà; in secondo luogo, perché non possiamo illuderci: la lotta contro il crimine organizzato e i traffici illeciti non si fa più ristabilendo le frontiere tradizionali, poiché sono frontiere che i criminali internazionali ormai aggirano con molta efficacia da diverso tempo.
Ecco allora l'importanza del Trattato di Prüm ed ecco perché il Trattato completa l'Accordo di Schengen, in quanto rafforza la cooperazione tra le forze di polizia.
Noi crediamo che la direzione verso la quale l'Europa da completare debba andare sia proprio quella di instaurare progressivamente, in maniera tendenziale, accanto ad una libera circolazione delle persone, anche una libera circolazione progressiva, una vasta cooperazione, tra le forze giudiziarie e quelle di polizia.
È proprio questo che intende fare il Trattato di Prüm, aumentando la cooperazione di polizia per lottare contro gli aspetti negativi della libera circolazione, e cioè l'immigrazione clandestina, il crimine organizzato e i vari tipi di traffici illeciti.
Certamente, quindi, si tratta di un giusto completamento della libera circolazione e credo che sia molto importante che, a campagna elettorale europea ormai cominciata, questo Parlamento sia unanime nel sottolineare l'importanza della ratifica di questo Trattato.
Questo Trattato è importante anche per il metodo con cui è stato concepito e per il modo in cui è stato portato avanti dai Paesi che lo hanno firmato e dai Paesi che Pag. 13vi aderiscono come il nostro, perché è un classico esempio di quello che dovremmo fare, a nostro parere, sempre di più nell'Europa a 27 e più Paesi, cioè avanzare a gruppi di Paesi.
È molto evidente, infatti, che il Trattato di Prüm non sarebbe mai nato se quel gruppo di Paesi che prese l'iniziativa di firmarlo avesse dovuto aspettare tutti gli altri 21 Paesi.
È chiaro, infatti, che oggi i grandi progressi che possiamo continuare a fare, soprattutto in materia di sicurezza, di giustizia e di libertà, sono progressi che richiedono delle avanguardie di Paesi. Occorre che dei gruppi di Paesi prendano l'iniziativa di approfondire la loro integrazione; e dobbiamo lasciare i Paesi che vogliono approfondire la loro integrazione, soprattutto quando si tratta di libertà e di sicurezza, liberi di farlo, senza essere bloccati dal veto o dalle reticenze di questo o di quell'altro Paese.
Così è stato per Prüm, un Trattato nato fuori dall'Unione europea, ma che è stato poi progressivamente e giustamente codificato all'interno dell'ordinamento giuridico dell'Unione europea. Credo che questo debba essere l'esempio anche per affrontare altri temi, soprattutto quello dell'immigrazione e della sicurezza delle nostre frontiere, per cui sempre di più dovremo favorire delle avanguardie di Paesi.
Vi è un insegnamento molto importante, che tutti dovremmo trarre nell'imminenza dell'inizio di una nuova legislatura europea, sul metodo seguito per il Trattato di Prüm.
Poi, certamente, nel merito di questo Trattato - lo ricordo - è evidente che la costruzione di uno spazio di libertà, di sicurezza e di giustizia richieda una cooperazione molto più forte tra le polizie.
Non possiamo avere un'Europa in cui, di fatto, è assicurata la libera circolazione delle persone, e quindi anche, purtroppo, dei criminali, senza che, invece, le forze di polizia possano portare avanti dei pattugliamenti congiunti o possano superare le frontiere quando si tratta di assicurare la sicurezza del proprio territorio o di perseguire dei criminali che approfittano delle divisioni fra le discipline di polizia e di giustizia dei vari Paesi.
Il Trattato di Prüm, quindi, certamente richiede un sostegno unanime, che, tra l'altro, non era mancato nella passata legislatura. Vorrei ricordare, infatti, che già nella passata legislatura il precedente Governo aveva preparato un disegno di legge proprio per aderire al Trattato di Prüm, che il Ministro Amato tre anni fa, praticamente all'inizio del suo mandato, aveva già manifestato, quella volta a Berlino, agli altri Paesi contraenti la volontà dell'Italia di aderirvi e che una risoluzione unanime del Comitato Schengen della passata legislatura invitava il Governo a predisporre gli strumenti utili per l'adesione e, quindi, per la ratifica del Trattato.
È chiaro che - su questo abbiamo insistito in Commissione e anche in Aula - garantire la sicurezza, a nostro parere, parte dal garantire la sicurezza dei diritti.
Riteniamo che non si può costruire uno spazio di sicurezza cedendo sempre e comunque a degli imperativi assoluti e categorici relativi alla sicurezza, tralasciando e restringendo gli aspetti legati ai diritti fondamentali.
In questo caso, è evidente che la banca dati del DNA, strumento molto utile, richiede degli accorgimenti particolari e delle tutele particolari per quanto riguarda la tutela dei diritti fondamentali.
Non siamo mai stati contrari alla banca dati del DNA perché in Italia già esistono delle raccolte dei dati del DNA che richiedono, però, una disciplina molto più completa e ampia (cosa che finora nel testo manca).
Non siamo contrari anche perché le cifre della repressione dei crimini negli altri Paesi dimostrano come la banca dati DNA sia estremamente utile nel reprimere le attività criminali, nell'individuare i criminali e, ovviamente, nel far diminuire i casi di recidiva. Il caso inglese dimostra che la prevenzione dei crimini è aumentata dal 6 al 60 per cento da quando è stata introdotta la banca dati del DNA.
Tuttavia, nel testo originario che il Governo ha presentato vi sono degli Pag. 14aspetti che ci preoccupano in maniera particolare: ci sembra che sia eccessiva la discrezionalità assicurata nei prelievi ai giudici e alle forze di polizia e occorre una disciplina più chiara tra il DNA prelevato alle vittime di reati e quello prelevato a coloro che sono indagati o che sono stati condannati.
Inoltre, è chiaro che occorreva disciplinare in maniera molto più dettagliata e chiara le modalità di accesso alla banca dati per poter identificare chi, in che momento, e per quali motivi, accede a dei dati che sono particolarmente invasivi della dignità personale. Occorreva svolgere una valutazione molto rigorosa alla luce non solo dell'articolo 13 della Costituzione italiana, ma anche dell'articolo 8 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti umani, che giustamente assicura una tutela particolare alla dignità personale. È evidente che quando si parla di banca dati del DNA bisogna tutelare la privacy e tutto ciò che è legato alla dignità personale. Sappiamo benissimo che con la banca dati del DNA si possono individuare le malattie genetiche di tutto un ramo familiare; si tratta, quindi, di una misura sicuramente molto invasiva.
Abbiamo presentato vari emendamenti che cercano di migliorare il testo del Governo anche alla luce della sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo del 2008, Marper contro Regno Unito, più volte invocata dal nostro gruppo nel dibattito nelle Commissioni e nella discussione sulle linee generali, con la quale è stato condannato il Regno Unito proprio per non aver garantito la tutela della dignità personale e la tutela della privacy, in relazione alle modalità di accesso e di trattamento dei dati del DNA, che invece sono obbligatorie e a cui anche il Regno Unito, come l'Italia, è vincolato dalla Convenzione europea di Strasburgo.
Per questo abbiamo insistito, non certo con un intento ostruzionistico o di opposizione al testo, ma proprio con la volontà di migliorare il testo e per fare in modo che il nostro Paese non si ponesse in posizione di difficoltà, se non di violazione, di alcuni principi fondamentali della Carta di Strasburgo proprio nel momento in cui si compiva un passo molto importante nella costruzione dello spazio di libertà, di sicurezza e di giustizia.
Riteniamo che dei miglioramenti vi siano stati, ma rimane aperta la questione del prelievo coattivo a terzi, ovvero a coloro che non sono indagati o condannati. Ci sembra che questo sia un aspetto ancora irrisolto e che ci lascia perplessi proprio alla luce della giurisprudenza che abbiamo ricordato; tuttavia, certamente, il testo è nettamente migliorato.
È chiaro - lo ripeto - che la nostra insistenza è dovuta al fatto che riteniamo che uno spazio di sicurezza debba essere costruito partendo innanzitutto dalla sicurezza dei diritti fondamentali.
C'è sempre una linea sottile, nel momento in cui si parla di necessità di lottare contro il crimine organizzato, tra le esigenze di sicurezza e quelle della vita personale, tra le esigenze di accesso ai dati e quelle della privacy. Noi riteniamo, però, che una politica di sicurezza solida e duratura debba partire dal garantire la sicurezza dei diritti e delle libertà fondamentali, la sicurezza e le garanzie che devono essere date a ognuno di noi su un uso, il più accorto possibile, il più disciplinato possibile e anche il più controllabile possibile delle banche dati quando si tratta di dati personali.
Per questo motivo abbiamo ripreso le indicazioni che sono giunte non solo dal Garante italiano della privacy, ma anche dalla rete dei garanti europei e riteniamo che il testo sia stato migliorato, ma rimane aperta la questione del prelievo coattivo nei confronti di terzi, sul quale non vi sono stati miglioramenti. Noi auspichiamo - siamo ancora in tempo - che anche su questo aspetto il Governo possa accedere alle nostre richieste (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sbai. Ne ha facoltà.

SOUAD SBAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo Trattato con il richiamo ai diritti umani giunge al voto Pag. 15allorché lo scorso 1o maggio si è consumato un fatto grave ed odioso per le donne e per la diplomazia internazionale. Delara Darabi, pittrice iraniana di ventidue anni, è stata impiccata all'alba, nel silenzio e nell'indifferenza e senza che la famiglia e l'avvocato difensore fossero a conoscenza dell'esecuzione.
Si tratta di un fatto illegittimo sul piano dell'etica e del diritto internazionale che non può essere taciuto. L'Iran ha sottoscritto la Convenzione internazionale sui diritti civili e politici e quindi sui diritti dei bambini che non consentono al suo Governo di mandare a morte uomini, donne e bambini per crimini commessi quando erano minorenni. Eppure, Delara è stata uccisa, appesa per il collo, da un regime estremista e intollerante, fondamentalista e patriarcale, che, nonostante gli impegni presi, ha confermato in sede ONU, attraverso le odiose dichiarazioni del Presidente Ahmadinejad, la chiusura e il suo spirito profondamente razzista.
Vorrei inoltre ricordare che questa mattina Abdolsamad Khorramshahi, avvocato difensore di Delara, è stato arrestato senza alcuna spiegazione. Dal 1990 in Iran sono state giustiziate tante persone, tanti bambini innocenti, per crimini commessi da minorenni. Nonostante che il Comitato delle Nazioni Unite per i diritti dei bambini avesse chiesto nel 2005 di sospendere immediatamente questa brutalità, sono avvenute tante altre esecuzioni. Mi chiedo e vi chiedo, allora, che razza di Stato è quello che non è in grado di tenere fede ai propri impegni internazionali, che continua a seminare morte tra la sua popolazione e che disprezza e svilisce i diritti umani, dei fanciulli e delle donne?
Il 1o maggio, festa del lavoro e delle conquiste civili e sociali, si è consumata la tragedia umana e civile di Delara, che rappresenta un lutto mondiale per la conquista di quegli stessi diritti. L'Iran continua a spargere sangue, sangue muto, sangue violato, umiliato dallo sbeffeggio dei più elementari principi giuridici e morali. Chiedo a tutti voi, cari onorevoli colleghi, di denunciare con forza questo genocidio, di impegnarsi affinché episodi di questo stampo non possano più accadere (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sbai. Io non l'ho interrotta perché credo che tutta l'Assemblea condivida un sentimento di solidarietà e di pietà, però il suo non era propriamente un intervento sul complesso degli emendamenti. Interventi di questo tipo andrebbero svolti all'inizio o alla fine della seduta.
Nessun altro, chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

MANLIO CONTENTO, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, le Commissioni raccomandano l'approvazione del loro emendamento 9.100, mentre formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Ferranti 9.4, perché la questione sarà risolta con l'approvazione dell'emendamento 9.100 della Commissioni.
Le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Di Pietro 9.3: infatti riesce difficile immaginare per i reati di tipo tributario l'esigenza di prelevare il campione biologico e poi di estrarre il profilo del DNA. Il parere è, invece, favorevole sull'emendamento Ferranti 9.5 concernente i reati finanziari.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti della classe V dell'Istituto tecnico commerciale «Luca Signorelli» di Cortona (AR) e del Liceo scientifico «Amedeo Avogadro» di Roma, che partecipano alla giornata di formazione a Montecitorio e stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 9.100 delle Commissioni. Pag. 16
Avverto che, a seguito dell'eventuale approvazione dell'emendamento 9.100 delle Commissioni, risulterà precluso l'emendamento Ferranti 9.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, l'emendamento 9.100 delle Commissioni in realtà tiene conto dell'emendamento presentato dal Partito Democratico, con il quale avevamo cercato di segnalare un'incongruenza tra il comma 1 e il comma 2 dell'articolo 9. Il comma 1 fa riferimento ai soggetti sottoposti a prelievo di campioni biologici e, in particolare, la lettera e) prevede i soggetti ai quali sia applicata una misura di sicurezza detentiva per aver commesso un fatto previsto come delitto per il quale la legge stabilisce la pena della reclusione non inferiore nel massimo a tre anni. Al comma 2, invece, si prevede che il prelievo possa essere effettuato esclusivamente se si procede nei confronti di soggetti di cui al comma 1 per delitti non colposi per i quali è consentito l'arresto facoltativo in flagranza e, quindi, per i quali è stabilita una pena superiore nel massimo a tre anni.
L'emendamento 9.100 delle Commissioni, per quanto precluda l'emendamento 9.4 a mia prima firma, ha armonizzato le due prescrizioni, prevedendo, con riferimento all'articolo 9, lettera e), tra i soggetti sottoposti a prelievo di campioni biologici, coloro ai quali si applica, anche in via provvisoria o definitiva, una misura di sicurezza detentiva, sopprimendo la parte che si poneva in contraddizione con il comma 2 e che avevamo segnalato nel nostro emendamento 9.4.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.100 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione. abbiamo votato tutti?
(Segue la votazione).

Onorevole Berruti... ha votato. Hanno votato tutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 446
Votanti 445
Astenuti 1
Maggioranza 223
Hanno votato
445).

Prendo atto che il deputato Luciano Rossi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Verini ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Pietro 9.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, nell'illustrare questo unico emendamento presentato dall'Italia dei Valori, vorrei esprimere innanzitutto il compiacimento perché finalmente un provvedimento così importante arriva alla sua definizione.
Desidero ricordare che l'impulso al provvedimento in esame è venuto per la prima volta proprio da una proposta dei senatori dell'Italia dei Valori, primo firmatario Li Gotti. Poi è seguito il disegno di legge del Governo, finalmente il Senato l'ha approvato e oggi siamo qui.
Si tratta di un provvedimento importante sotto un duplice profilo, corrispondente ad un duplice contenuto del provvedimento: il primo è quello dell'adesione ad un Trattato internazionale in materia di cooperazione per la sicurezza e contro la criminalità, il secondo è l'inserimento, all'interno del provvedimento in esame, di una serie di norme che riguardano il DNA, cioè le modalità di raccolta della banca dati dove si conservano i prelievi del DNA e le modalità attraverso le quali possono avvenire i prelievi coattivi. Quindi esprimiamo vivo compiacimento e rallegramento per il fatto che una proposta ed un'iniziativa dei senatori del gruppo dell'Italia dei Valori oggi trovino finalmente compimento. Pag. 17
Vorremmo aggiungere anche che di una parte del provvedimento in esame questa stessa Aula si era già occupata nella precedente legislatura, quando aveva voluto, sulla base di alcune proposte di legge, riempire un vuoto che una sentenza della Corte costituzionale del 1996 aveva rilevato. In quella sede avevamo approvato un provvedimento che è stato posto alla base di quello in esame. Quindi, esprimiamo compiacimento e rallegramento.
Per quanto riguarda lo specifico nostro emendamento in esame, esso si inserisce in un solco e in una tradizione dell'Italia dei Valori che è quella di riservare specialissima attenzione ai reati in materia tributaria, fiscale ed economica. Tale specialissima attenzione è dovuta al fatto che sappiamo che questi reati sono preparatori o comunque sintomatici di altri reati, in modo particolare di quelli che riguardano la criminalità organizzata. Sappiamo che la criminalità organizzata ha necessità di collocare i soldi derivanti dai proventi delle attività illecite, di riciclarli, di «lavarli» e anche possibilmente quindi di compiere evasioni fiscali e tributarie. Noi riteniamo che sia grave escludere a priori dal novero dei reati che consentono il prelievo del DNA i reati in materia tributaria, perché preclude complessivamente allo Stato la possibilità di rendersi conto, in occasione del compimento di questi reati, di quali persone vengono utilizzate anche dalla grande evasione o dalla criminalità organizzata per commettere tali reati. Riteniamo che sia imprudente precludere allo Stato la possibilità che anche in questo tipo di reati si facciano tali prelievi.
D'altra parte, voglio ricordare anche che, seppure tali reati venissero mantenuti teoricamente e astrattamente nel novero di quelli per i quali è possibile effettuare il prelievo del DNA e quindi il mantenimento del relativo reperto, vi sono comunque le garanzie procedurali previste dall'articolo 24. Infatti, non ogni caso di reato punibile con pena superiore a tre anni dà luogo ad un prelievo del DNA e ad un prelievo coattivo. È lasciata comunque alla discrezionalità del giudice la possibilità di disporre o meno il prelievo. Ecco le ragioni per le quali riteniamo che non sia opportuno che lo Stato si privi di uno strumento così importante.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, ovviamente mi associo a tutte le dichiarazioni di plauso che vengono dall'approvazione del Trattato in esame, perché si tratta di principi elementari e riconosciuti universalmente come utili alla comunità. Cito fra tutti gli accordi che servono per la prevenzione della clandestinità.
Intervengo semplicemente perché mi piacerebbe sapere dall'oratore che mi ha preceduto per quale motivo ritiene, a proposito dell'emendamento di cui stiamo discutendo, che debbano essere compresi i reati in materia tributaria - quindi di evasione fiscale - e non debbano essere compresi quelli di cui alla lettera precedente; mi pare, infatti, che la logica sia la stessa per entrambi e, quindi, si dovrebbe applicare in tutti i settori. Mi chiedo per quale motivo occorra rilevare il DNA di un evasore fiscale e non anche per un bancarottiere - i reati che rilevano nel punto immediatamente precedente sono, infatti, quelli di bancarotta - che non mi pare siano meno gravi rispetto a quelli di evasione tributaria, così come non mi sembrano meno rilevanti rispetto alla propedeuticità lamentata alla malavita organizzata.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Pietro 9.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

L'onorevole Moroni ha votato. Altri in difficoltà? Onorevole Cristaldi, ha votato. Pag. 18Onorevole Poli, onorevole Fassino... l'onorevole Fassino ora ha votato. Onorevole Oliverio, onorevole Margiotta, onorevole Binetti... Abbiamo votato tutti? C'è ancora l'onorevole Oliverio; ora anche lui ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 456
Votanti 273
Astenuti 183
Maggioranza 137
Hanno votato
20
Hanno votato
no 253).

Prendo atto che il deputato Verini ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 9.5, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Moroni... L'onorevole Cristaldi ha votato. Ha votato anche l'onorevole Fassino... Hanno votato tutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 457
Votanti 440
Astenuti 17
Maggioranza 221
Hanno votato
440).

Prendo atto che il deputato Margiotta ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Verini ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Non vedo richieste di soccorso... Di nuovo l'onorevole Fassino: ora ha votato. L'onorevole Cristaldi ha votato. Hanno votato tutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 460
Maggioranza 231
Hanno votato
460).

Prendo atto che il deputato Verini ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 2042).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

MANLIO CONTENTO, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, le Commissioni invitano al ritiro dell'emendamento Ferranti 10.2, altrimenti il parere è contrario. Esso, infatti, entrerebbe in conflitto con alcune categorie sottoposte al prelievo che sono indicate all'articolo 9.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Ferranti 10.2. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, quanto tempo ho a disposizione?

Pag. 19

PRESIDENTE. Cinque minuti, se parla a nome del suo gruppo.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, in questo emendamento noi proponiamo una cosa che ritengo molto importante. Aggiungiamo all'articolo 10, dopo il comma 2, il seguente comma 2-bis che recita: «In nessun caso possono essere trasmessi alla banca dati del DNA, ai sensi del presente articolo, profili del DNA appartenenti a soggetti identificati diversi dalla persona indagata o imputata».
Mi permetto di richiamare l'attenzione di tutti membri di quest'Aula sulla circostanza che in questa banca del DNA è molto facile entrare ma, poi, molto difficile uscire. Questo nostro emendamento tiene conto della sentenza della Corte europea, più volte richiamata, del dicembre 2008, che ha tratto spunto dall'altra sentenza che è stata emessa in gran Bretagna, la cosiddetta sentenza Marper. Premetto che, ove un reperto biologico si intende acquisito sulla scena del reato o da cose pertinenti il reato, non è affatto detto che tale materiale biologico appartenga necessariamente al futuro indagato o a soggetti non identificati. Prendete, per esempio, i reati in materia sessuale, di cui ci siamo abbondantemente occupati in quest'Aula: gli indumenti della vittima sono tipicamente cosa pertinente il reato e da questi indumenti si estrae regolarmente, per differenziazione con quello dell'aggressore, anche il profilo del DNA della vittima stessa. Senza la clausola che noi abbiamo previsto, ovvero la clausola di esclusione che proponiamo, questo profilo è destinato ad essere trasmesso alla banca dati, con il paradossale risultato per cui l'aggredito diventa un futuro sospetto permanente.
Ritengo che dal momento in cui approviamo un provvedimento così importante come quello della banca nazionale del DNA, che deve interagire con le banche di tutti gli altri Paesi europei, non possiamo permetterci questo tipo di sviste: esse, tra l'altro, sono contrarie all'articolo 13 della nostra Costituzione che parla del diritto alla riservatezza. Non si capisce perché una vittima debba vedere il suo DNA inserito nella banca dati nazionale, con tutte le difficoltà per uscirne, come abbiamo cercato di evidenziare in fase di dibattito generale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'Istituto comprensivo «Leone XIII», di Carpineto Romano, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, consideriamo il Trattato di Prüm un momento essenziale, una fase della cooperazione rafforzata, anche se non in senso formale e, come è stato definito, uno Schengen II. Si tratta di un momento veramente importante della realizzazione, nell'ambito della crescita dell'acquis comunitario, della politica di prevenzione e contrasto della criminalità, attraverso lo scambio dei dati, importantissimi ai fini delle indagini, del DNA dei condannati.
Questo è l'oggetto di fondo: le banche dati relative ai dati biologici dei condannati, ma appunto dei condannati, non di soggetti diversi perché in questo caso saremmo dinanzi ad un nuovo «grande fratello» biologico e obiettivamente gli strumenti utilizzati per la lotta alla criminalità non possono e non debbono ridursi invece in altro, soprattutto in limitazioni della privacy e delle libertà individuali.
Questo emendamento è assolutamente fondato e, come è stato suggerito anche da pronunce giurisprudenziali, non altera in alcun modo l'efficacia del mezzo e dello scopo degli scambi, ma fissa un paletto di garanzia nei riguardi di chi condannato o indagato non è. Pertanto, voterò a favore dell'emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, c'è da stigmatizzare un fatto. Noi Pag. 20abbiamo rappresentato in Commissione, dopo la sentenza della Corte di Strasburgo del 4 dicembre 2008, successiva, quindi, all'approvazione del testo del provvedimento da parte del Senato, che tale sentenza aveva condannato il Regno Unito sotto alcuni profili che riguardavano la conservazione di dati della banca dati riguardanti persone che erano state assolte e che comunque non rivestivano più la qualifica di condannato e quindi avevano perso anche quella iniziale di indagato e quant'altro. Tale sentenza, dunque, aveva stigmatizzato il fatto che, nel combinato disposto, nel giudizio di prevalenza tra l'uno e l'altro valore, quello della sicurezza e della persona, andava data prevalenza a quest'ultima.
Questo emendamento aveva lo scopo di affermare che chi non era stato identificato come soggetto indagato o imputato non poteva confluire nella banca dati. Ci rendiamo conto che poi, a seguito di questo apporto costruttivo che è stato dato nell'ambito della Commissione giustizia, la Commissione stessa ha sollecitato un emendamento di cui discuteremo più avanti, il 29.200 del Governo, che sostanzialmente recepisce, in parte, questa nostra idea che rimane comunque a fondo di un emendamento che andrà votato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 10.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Calderisi? Onorevole Zorzato? Onorevole Casini? Onorevole Cesario? Onorevole Pollastrini? Onorevole Razzi? Mi pare che abbiamo votato tutti! Onorevole Marinello manca solo lei!

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 442
Votanti 423
Astenuti 19
Maggioranza 212
Hanno votato
197
Hanno votato
no 226).

Prendo atto che i deputati Mazzarella e Vico hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole, che il deputato Vincenzo Fontana ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che i deputati Di Stanislao e Verini hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cristaldi? Di nuovo l'onorevole Casini! Onorevole Razzi? Onorevole Mosca? Razzi e Casini hanno votato! Onorevole Pollastrini? Onorevole Marchignoli? Onorevole Fassino? Onorevole Fontana? L'onorevole Fassino ha votato. Anche l'onorevole Fontana ha votato. Abbiamo votato tutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 447
Votanti 267
Astenuti 180
Maggioranza 134
Hanno votato
267).

Prendo atto che il deputato Ciccanti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole, che il deputato Mazzarella ha segnalato che avrebbe voluto astenersi e che il deputato Verini ha segnalato che non è riuscito a votare contrario e che i deputati Di Stanislao e Verini hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 (Vedi l'allegato A - A.C. 2042), al quale non sono state presentate proposte emendative. Pag. 21
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

L'onorevole Casini è di nuovo in difficoltà! Disabilitiamo! Onorevole Cristaldi, pare che la sfortuna si accanisca su alcuni apparecchi in particolare. Cristaldi ha votato, Casini ha votato. Onorevole Miotto! Miotto ha votato. Onorevole Galati! Galati ha votato. Tutti abbiamo votato!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 449
Maggioranza 225
Hanno votato
449).

Prendo atto che il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 12 - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 2042).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

MANLIO CONTENTO, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, in relazione all'emendamento Ferranti 12.2 le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, perché la norma dell'articolo 28 disciplina la possibilità di ricorrere all'incidente probatorio anche da parte del difensore.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

RITA BERNARDINI. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, credo che invece sia importante inserire proprio in questo articolo 12 il fatto che il difensore dell'indagato o dell'imputato abbia diritto, nello svolgimento e nei limiti delle indagini difensive, di interrogare, secondo le modalità definite dal regolamento, la banca del DNA. Si tratta, naturalmente, di un diritto fondamentale della difesa. Ricordo che questo emendamento ci è stato anche suggerito e caldeggiato dall'Unione delle camere penale e credo che sia in questo punto e in questa parte del provvedimento che debba essere inserita questa norma.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 12.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Torrisi, onorevole Zorzato, onorevole Lanzillotta! Funziona, onorevole Lanzillotta? Bene, l'onorevole Lanzillotta ha votato! Onorevole Margiotta. Zorzato cosa fa? Niente, ancora non funziona. Insista, onorevole Zorzato, non rinunci, non si scoraggi! Ecco, l'onorevole Zorzato ha votato! Abbiamo votato tutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 461
Votanti 458
Astenuti 3
Maggioranza 230
Hanno votato
224
Hanno votato
no 234). Pag. 22

Prendo atto che il deputato Brigandì ha segnalato che non è riuscito a votare, che il deputato Federico Testa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che la deputata Nirenstein ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Calderisi! L'onorevole Zorzato questa volta ha votato senza difficoltà! Onorevole Scilipoti, onorevole Ravetto! L'onorevole Ravetto ha votato. Onorevole Lanzillotta! Lanzillotta ha votato. Onorevole Pollastrini, anche lei ha votato! Onorevole Granata, anche lui ha votato! Ci siamo tutti!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 466
Votanti 461
Astenuti 5
Maggioranza 231
Hanno votato
461).

(Esame dell'articolo 13 - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2042).
Comunico che, per un mero errore tipografico, nel fascicolo numero 1 la votazione dell'articolo 13 risulta posposta all'articolo aggiuntivo Ferranti 13.02. Ovviamente procederemo secondo l'ordine consueto, votando prima l'articolo 13 e successivamente l'articolo aggiuntivo Ferranti 13.02.
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

MANLIO CONTENTO, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Ferranti 13.2, anche perché la questione sollevata in questo emendamento viene affrontata nell'emendamento 13.200 del Governo, che le Commissioni accettano. Le Commissioni esprimono, invece, parere contrario sull'articolo aggiuntivo Ferranti 13.02 in quanto la legge disciplina i casi in cui è possibile effettuare sia il prelievo dei campioni, sia il prelievo dei profili del DNA e quindi sarebbe completamente inutile.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferranti 13.2.

DONATELLA FERRANTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, intervengo per ritirare l'emendamento a mia prima firma 13.2 e l'articolo aggiuntivo da me presentato 13.02 perché l'emendamento del Governo 13.200, che è stato presentato dopo l'esame in Commissione e prima dell'esame in Aula, in realtà ha recepito l'indicazione che veniva dai nostri emendamenti di adeguamento di questa normativa ai principi che sono stati riaffermati da quella sentenza della fine dell'anno 2008 della Corte di Strasburgo. In essa, a tutela della privacy e ferma restando l'esigenza della sicurezza, si stabilisce che occorre garantire che il profilo del DNA ed i campioni biologici di chi è assolto, con tutte le formule e non soltanto con alcune (come previsto nel vecchio testo), non siano inseriti nella banca dati, considerato, per l'appunto, che vi è una presunzione di innocenza per tutti ed a maggior ragione per chi ha avuto una Pag. 23sentenza di assoluzione. Quindi il ritiro è motivato dal fatto che, pur non essendo identico il testo, il principio che è stato riaffermato nell'emendamento del Governo accoglie la nostra indicazione.

PRESIDENTE. Sta bene. Si intendono, dunque, ritirati l'emendamento Ferranti 13.2 e l'articolo aggiuntivo Ferranti 13.02.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.200 del Governo, accettato dalle Commissioni.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

L'onorevole Delfino... ha votato. L'onorevole Lanzillotta... ha votato. Onorevole Cesario... onorevole Granata... onorevole Simeoni... onorevole Landolfi, lei non è in difficoltà con la macchina, è in ritardo. Si affretti. L'onorevole Landolfi ha votato. Abbiamo votato tutti? Sembra di sì.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).
(Presenti e votanti 462
Maggioranza 232
Hanno votato
461
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Toccafondi ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Galati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lehner, abbia più fiducia nella macchina! Abbiamo votato tutti? Onorevole Bocciardo... onorevole Castellani... onorevole Granata... onorevole Caparini... onorevole Lanzillotta... onorevole Fogliardi... onorevole Caparini, non ci siamo ancora... onorevole Galati... assistenza tecnica all'onorevole Caparini! Adesso funziona... lei mi fa segno che funziona! Disattivate la macchina dell'onorevole Caparini, qualcuno faccia qualcosa! Andate a spiegargli come si fa!
Cari colleghi, ogni deputato rappresenta la sovranità popolare e ha il diritto di esprimere il proprio voto. L'onorevole Quartiani ha votato... onorevole Landolfi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 464
Maggioranza 233
Hanno votato
464).

Prendo atto che il deputato Dima ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 14 - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 (Vedi l'allegato A - A.C. 2042), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Caparini... onorevole Proietti Cosimi, vedo troppe luci su quel banco... Va bene, ora ho capito, ma non create situazioni che rendono difficile comprendere quello che sta avvenendo... onorevole Vico... abbiamo votato tutti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 461
Maggioranza 231
Hanno votato
461).

Prendo atto che i deputati Galati e Trappolino hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Pag. 24

(Esame dell'articolo 15 - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 (Vedi l'allegato A - A.C. 2042), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Simeoni... Caparini... Lanzillotta... Scilipoti... Razzi... Gasbarra. Onorevole Vico...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 462
Maggioranza 232
Hanno votato
462).

Prendo atto che i deputati Trappolino e Rampelli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, non si può votare per due! Ma che sistema è questo!

PRESIDENTE. Invito gli uffici a riattivare tutte le macchine, anche dove le abbiamo precedentemente disattivate, per favorire la votazione. Impiegheremo forse qualche minuto in più ma eviteremo contestazioni.

(Esame dell'articolo 16 - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2042).
Nessuno chiedendo di parlare, invito i relatori ad esprimere il parere delle Commissioni.

MANLIO CONTENTO, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, le Commissioni raccomandano l'approvazione del proprio emendamento 16.100. Le Commissioni accettano gli emendamenti del Governo 16.200 e 16.201.
Si raccomanda l'approvazione dell'emendamento 16.101 delle Commissioni, con la riformulazione che leggo testualmente: «Gli schemi dei regolamenti di cui al comma 1 sono trasmessi alle Camere ai fini dell'espressione dei pareri da parte delle Commissioni competenti per materia». Dopo «materia» inseriamo un punto. «I pareri sono resi entro il termine di quindici giorni dalla data di trasmissione, decorso il quale i regolamenti sono adottati anche in mancanza dei pareri. Qualora detto termine venga a scadere nei quindici giorni antecedenti allo spirare del termine previsto dal primo periodo del comma 1 o successivamente, la scadenza di quest'ultimo è prorogata di trenta giorni».

PRESIDENTE. Il Governo?

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la II Commissione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 16.100 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Razzi... onorevole Vico... onorevole Speciale...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 455
Votanti 454
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato
454). Pag. 25

Prendo atto che i deputati Tocci, Trappolino e Rampelli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 16.200 del Governo, accettato dalle Commissioni.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzarella... presidente Bruno.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 459
Maggioranza 230
Hanno votato
459).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 16.201 del Governo, accettato dalle Commissioni.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Zorzato... onorevole Di Caterina... onorevole Castellani... onorevole Lanzillotta.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 463
Maggioranza 232
Hanno votato
463).

Prendo atto che il deputato Berruti ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 16.101 delle Commissioni, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Zorzato? Onorevole Lanzillotta? Onorevole Villecco Calipari? Onorevole Paladini?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 460
Maggioranza 231
Hanno votato
460).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cristaldi? Onorevole Castellani? Onorevole Razzi? Hanno votato tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 464
Votanti 463
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato
463).

Prendo atto che il deputato Berruti ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 17 - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 2042).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la II Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

MANLIO CONTENTO, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Ferranti 17.2.

PRESIDENTE. Il Governo?

Pag. 26

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la II Commissione.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferranti 17.2. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, intervengo rapidamente perché trattiamo lo stesso tema che ho affrontato prima illustrando il precedente emendamento che qui si precisa nei seguenti termini, così non si lasciano ombre: «In nessun caso possono essere trasmessi alla banca dati nazionale del DNA (...) profili del DNA appartenenti a soggetti identificati diversi dalla persona indagata o imputata». Credo che da questo punto di vista ci sia la totale chiarezza che può lasciare evidentemente più tranquilli i cittadini italiani che così, con questo emendamento, si vedono maggiormente tutelati nella loro privacy.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 17.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Zorzato? Onorevole Lanzillotta? Abbiamo votato tutti? No, è il Governo che non riesce a votare, onorevole Mantovano? Onorevole Strizzolo? L'onorevole Razzi ora è ha votato, abbiamo votato tutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 458
Votanti 454
Astenuti 4
Maggioranza 228
Hanno votato
220
Hanno votato
no 234).

Prendo atto che il deputato Tassone ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Zorzato? Onorevole Stucchi? Onorevole Lanzillotta? Onorevole Cazzola? Onorevole Torrisi? Onorevole Bellotti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 464
Votanti 457
Astenuti 7
Maggioranza 229
Hanno votato
457).

(Esame dell'articolo 18 - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 18 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 2042).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la II Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

MANLIO CONTENTO, Relatore per la II Commissione. Le Commissioni raccomandano l'approvazione del loro emendamento 18.100.

PRESIDENTE. Il Governo?

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la II Commissione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Pag. 27
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.100 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Benamati... onorevole Scilipoti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 462
Maggioranza 232
Hanno votato
462).

Prendo atto che il deputato Giammanco ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 18, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti... onorevole Giammanco... onorevole Lanzillotta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 467
Maggioranza 234
Hanno votato
467).

(Esame dell'articolo 19 - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 19 (Vedi l'allegato A - A.C. 2042), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 19.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Zorzato... onorevole Mantini... onorevole Scilipoti... onorevole Quartiani... onorevole Binetti... onorevole Lanzillotta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 470
Maggioranza 236
Hanno votato
470).

Prendo atto che la deputata Gnecchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 20 - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 20 (Vedi l'allegato A - A.C. 2042), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 20.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti... onorevole Gianni Farina... onorevole Torrisi... onorevole Stucchi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 459
Maggioranza 230
Hanno votato
459).

Prendo atto che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 21 - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 21 (Vedi l'allegato A - A.C. 2042), al quale non sono state presentate proposte emendative. Pag. 28
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 21.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti... onorevole Cristaldi.... onorevole Vico...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 468
Maggioranza 235
Hanno votato
468).

(Esame dell'articolo 22 - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 22 (Vedi l'allegato A - A.C. 2042), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 22.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti? Ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 468
Votanti 467
Astenuti 1
Maggioranza 234
Hanno votato
467).

(Esame dell'articolo 23 - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 23 (Vedi l'allegato A - A.C. 2042), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 23.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Zorzato? Ha votato. Onorevole Scilipoti? Onorevole Di Virgilio? Onorevole Giammanco? Ha votato. L'onorevole Scilipoti ha votato. L'onorevole Di Virgilio ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 465
Maggioranza 233
Hanno votato
465).

(Esame dell'articolo 24 - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 24 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2042).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la II Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

MANLIO CONTENTO, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Ferranti 24.2, perché, se accolto, escluderebbe la possibilità di svolgere gli accertamenti tecnici nei confronti di persone diverse dall'indagato o dall'imputato. Noi riteniamo che sia importante mantenerlo. Pensiamo alla contaminazione sulla scena di un crimine: se una persona non indagata o imputata non volesse sottoporsi all'accertamento per escluderne la rilevanza nel corso del procedimento, sarebbe sicuramente un aspetto deleterio.
Le Commissioni raccomandano, invece, l'approvazione del loro emendamento 24.100, con una riscrittura che definirei di semplificazione, che riguarda la prima parte. La leggo testualmente: «Nei casi in cui la legge consente di effettuare prelievi biologici ai fini dell'accertamento del DNA, se per l'esecuzione della perizia è necessario compiere atti idonei ad incidere sulla libertà personale (...)». Tutto il resto rimane invariato, per cui vengono sostanzialmente Pag. 29espunte le parole: «e negli altri casi espressamente previsti dalla legge», perché sarebbe una ripetizione rispetto alla prima parte, in cui si dice «Nei casi in cui la legge consente di effettuare prelievi biologici (...)».
Aggiungo che questa modifica è inserita nel codice di procedura penale per coordinarsi perfettamente con la disposizione recata dall'articolo 9, che indica espressamente i casi, previsti dal nuovo Trattato che entrerà in vigore, che verranno richiamati attraverso un rinvio formale dal nuovo articolo inserito nel codice di procedura penale.

PRESIDENTE. Il Governo?

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello dei relatori, anche rispetto alla motivazione da ultimo indicata dall'onorevole Contento, a proposito del rinvio all'articolo 9, che rende chiare le norme di riferimento.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 24.100 delle Commissioni, nel testo riformulato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, questo è un punto molto delicato del provvedimento, perché su questo aspetto noi non concordiamo con l'impostazione dei relatori e del Governo. Infatti, non siamo di fronte a casi in cui normalmente si deve procedere a un prelievo forzoso e, quindi, anche all'individuazione di un profilo che confluisca in questa banca dati, ma si crea una norma specifica del codice di procedura penale, che disciplina l'accertamento forzoso.
Qui si vanno, cioè, ad individuare i casi in cui, laddove non vi sia il consenso della persona, il giudice possa emettere un'ordinanza che obbliga la persona a rendere possibile il prelievo di parti del suo corpo che sono necessarie per effettuare questi esami comparativi del DNA.
Su questo punto, riteniamo assolutamente indispensabile che non si possa procedere al prelievo forzoso nei confronti di soggetti diversi da colui che è indagato o imputato, cioè nei confronti di persone nei cui confronti non vi è nemmeno un sospetto o un indizio tale da portare a un'iscrizione nel registro degli indagati.
Ci si potrebbe dire che vi è un reato, si va sulla scena del reato, ci sono reperti che vengono raccolti e ci sono da svolgere degli esami di comparazione, ma qui non si tratta di individuare la persona nei confronti della quale va richiesta una misura cautelare, bensì di individuare la persona a cui applicare un'ordinanza che imponga questa limitazione della sfera privata.
Allora, non può trattarsi del terzo, della persona nei cui confronti non vi sono sospetti, ma deve trattarsi di una persona che almeno abbia acquisito la qualifica di indagato, e per acquisire quella qualifica è sufficiente essere iscritti in un registro e avere comunque a proprio carico un elemento di sospetto. Per noi questo è il limite massimo in cui possiamo consentire l'ingresso dello Stato per motivi di sicurezza nella sfera privata del cittadino, altrimenti si viene a violare anche l'articolo 13 della Costituzione. Abbiamo dei valori fondamentali che vanno rispettati anche quando vi sono esigenze sicuramente alte, ma mai più alte del rispetto della dignità della persona, anche perché ci dobbiamo prefigurare quali sono gli altri eventuali casi.
Nel caso di una vittima di un reato che è deceduta, ovviamente, vi è il corpo e da quel corpo si trarranno gli elementi di comparazione. La vittima di un reato che è ancora in vita avrà tutto l'interesse a dare la propria disponibilità per individuare quali sono le tracce necessarie per la comparazione; quindi, il caso qui è di scuola, quando si dice che serve, invece, un ampio raggio a prescindere se il soggetto è indagato o meno.
Viene da pensare - e con questo concludo - se questa possibilità di screening coattivi e generalizzati non serva poi ad effettuare degli screening genetici, ad ampio Pag. 30raggio, in maniera indiscriminata, magari anche prendendo spunto da determinate indagini.
Si va, quindi, magari in un campo rom e si effettuano dei prelievi forzati a tutti gli appartenenti a quel campo solo perché, forse, un reato è stato commesso, forse, da un appartenente a quella etnia.
Dobbiamo sempre essere accorti su questo punto. Siamo stati accorti in Commissione giustizia e riteniamo di sottolineare ancora questa circostanza, perché la persona e i suoi diritti fondamentali non possono essere mai compressi in nome di un'apparente sicurezza, che poi non porta a nulla, se non, appunto, a un'ulteriore discriminazione e all'isolamento dei più deboli.

PRESIDENTE. Onorevole Ferranti, come lei ha fatto notare, ci troviamo a toccare argomenti molto delicati che riguardano la libertà personale. Per questo, vorrei accertarmi esattamente del testo dell'emendamento 24.100 delle Commissioni, nel testo riformulato, che è interamente sostitutivo del comma 1.
È stato riscritto tecnicamente senza alterarne la portata normativa. Al comma 1, capoverso articolo 224-bis, le parole da: «Quando si procede» fino a: «previsti dalla legge» sono sostituite con le seguenti: «Nei casi in cui la legge consente di effettuare prelievi biologici ai fini dell'accertamento del DNA».
È questa la nuova formulazione, onorevole Contento?

MANLIO CONTENTO, Relatore per la II Commissione. Sì, Signor Presidente, è esattamente corrispondente a ciò che avevo letto in precedenza.

PRESIDENTE. Benissimo, in questo modo sappiamo esattamente cosa stiamo votando.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, credo che questo sia un emendamento importante e per questo vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi dell'Aula, e, in particolare, anche di coloro che nella maggioranza pongono attenzione al rispetto della libertà personale.
Voi, tra qualche settimana, vi apprestate a presentare un provvedimento sulle intercettazioni telefoniche che mira a limitare la possibilità delle intercettazioni da parte dei giudici, quando vi sono indagati o imputati, a casi specifici. Con questa norma che vi accingete ad approvare, invece, prevedete la possibilità di prelevamenti forzosi del DNA a tutti i cittadini, senza che vi sia alcuna necessità di un'imputazione o dell'apertura di un'indagine. Se si è favorevoli in tutti i casi alla tutela della libertà personale prevista dall'articolo 13 della Costituzione, non lo si può essere solo rispetto a certi provvedimenti, ma anche rispetto ad un provvedimento che può andare a colpire le persone più deboli nel nostro Paese (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, anche il gruppo dell'UDC esprime un voto favorevole su questo emendamento, e sul successivo, perché è del tutto evidente che non si può scambiare la persona con l'indagato, o l'imputato, e che questi mezzi di controllo biologico sono finalizzati a motivi di giustizia e di contrasto della criminalità. Non possono, quindi, essere violati i diritti fondamentali della persona, e perciò siamo favorevoli ad entrambi gli emendamenti.

PRESIDENTE. Avverto che ai sensi dell'articolo 51, comma 2, del Regolamento, il presidente del gruppo Partito Democratico ha chiesto di procedere allo scrutinio segreto nelle votazioni dell'articolo 24 e degli emendamenti ad esso riferiti. Tale richiesta può essere accolta perché l'introduzione dell'articolo 224-bis del codice di procedura penale disciplina le perizie che richiedono il compimento di atti idonei ad Pag. 31incidere sulla libertà personale, coinvolgendo gli articoli 13, 24 e 32, secondo comma, della Costituzione, richiamati dall'articolo 49 del Regolamento. Vista la delicatezza della questione mi sembra opportuno concedere il voto segreto.
Passiamo ai voti.
Avverto pertanto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 24.100 delle Commissioni, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Abbiamo votato tutti? Onorevole Iannuzzi?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori - Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 453
Maggioranza 227
Voti favorevoli 224
Voti contrari 229).

Prendo atto che i deputati Colucci, Palumbo, Papa, Iannuzzi e Cesaro hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferranti 24.2.
Chiedo al relatore se conferma il parere precedentemente espresso.

MANLIO CONTENTO. Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, dal momento che abbiamo appena respinto l'emendamento 24.100 delle Commissioni, vorrà dire che la norma del Trattato rimarrà quella attuale, che non è più coordinata con l'articolo 9. Proseguiremo nei lavori, quindi, ponendo in votazione l'emendamento Ferranti 24.2 che riguarda la differenza tra indagato o persona diversa dall'imputato sul quale, come lei ricorderà, il Governo e le Commissioni hanno espresso parere contrario.

PRESIDENTE. Chiedo al rappresentante del Governo, onorevole Mantovano, se concordi con il relatore.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, vorrei far presente - nel rispetto assoluto dell'Assemblea - un dettaglio che non può essere trascurato. Siamo in sede di ratifica di un importante Trattato internazionale che incide su indagini delicatissime e che passa anche attraverso la tutela dell'integrità della persona. Quindi, inviterei a valutare con molta attenzione ciò che viene votato. La bocciatura dell'emendamento in questione crea dei seri problemi nel corso delle indagini perché impedisce di porre un filtro per le indagini che non hanno nessuna necessità del prelievo del DNA.
Allora, mi permetto di suggerire ai relatori e ai presidenti delle Commissioni interessate una pausa di pochi minuti per valutare la portata della bocciatura di questo emendamento.

GIULIA BONGIORNO, Presidente della II Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIA BONGIORNO, Presidente della II Commissione. Signor Presidente, chiedo una brevissima sospensione dei lavori.

PRESIDENTE. Può darmi un'indicazione temporale?

GIULIA BONGIORNO, Presidente della II Commissione. Una decina di minuti, credo.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, l'onorevole Mantovano non può trattarci come degli alunni a scuola, e considerare che siamo stati distratti. Il nostro è stato un voto consapevole e cosciente Pag. 32che ha semmai evidenziato, una volta di più se ce ne fosse stato bisogno, i limiti e le divisioni all'interno della maggioranza, che in presenza di un voto segreto ancora una volta si squaglia. Questo è il dato politico rilevante di quest'ultima votazione (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico)!
Quanto alla sospensione va da sé che, se da parte dei relatori e delle Commissioni adesso vi è l'esigenza di fare il punto della situazione anche per quanto riguarda l'aspetto propriamente tecnico, non vi è nessuna difficoltà, ma non si può negare o sottacere il dato politico che è intervenuto con quest'ultima votazione.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, prima di lei hanno chiesto di parlare l'onorevole Ferranti e l'onorevole Romano.

ROBERTO GIACHETTI. Ma, signor Presidente, io chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, esattamente come lei prima ci ha condotto su una strada interpretativa del Regolamento che voleva dare coerenza a quello che noi facciamo, ritengo che quanto ha detto l'onorevole Contento e quanto ha aggiunto il rappresentante del Governo non rispondano al vero. Noi non abbiamo esaurito l'argomento, vi è un altro emendamento, presentato dal Partito Democratico, che - intendo rassicurare l'onorevole Contento - coordina perfettamente e in modo più garantista il provvedimento a fronte del problema che si sarebbe creato con la bocciatura del precedente emendamento.
Quindi, signor Presidente, prima che lei sospenda la seduta, le chiedo (anche per una questione di continuità rispetto alla materia che stiamo esaminando) che, così come abbiamo votato l'emendamento della Commissione sul medesimo argomento, metta in votazione anche l'emendamento Ferranti 24.2 (con la modalità del voto segreto, esattamente come avvenuto in occasione del voto precedente), emendamento identico dal punto di vista della materia, che offre una soluzione diversa e che chiude ed esaurisce effettivamente il tema affrontato dall'articolo 24.
Noi non siamo all'asilo, onorevole Mantovano, siamo in Parlamento, con persone che sono in grado di decidere e scegliere quello che vogliono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Se voi non vi rendete conto che ogni volta che andiamo al voto segreto prendete bastonate in testa perché siete alla frutta, allora abbia rispetto del Parlamento, abbia rispetto di quello che accade in quest'Aula, e non determini lei se si debba sospendere la discussione perché ogni volta andate sotto! Vada avanti con il voto segreto e vediamo che cosa succede. Si tratta di un emendamento rispetto al quale lei non può chiedere che non sia votato adesso, perché è esattamente attinente e coincidente con quello che abbiamo esaminato prima (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, invito l'onorevole Giachetti a rileggere il resoconto stenografico. La premessa del mio intervento è stato il massimo rispetto per il voto dell'Assemblea. La mia non è stata una richiesta, ma un invito ai relatori e ai presidenti a valutare un serio problema di coordinamento di norme su un passaggio delicatissimo. Ritengo di non dover aggiungere altro (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

GIULIA BONGIORNO, Presidente della II Commissione. Chiedo di parlare.

Pag. 33

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIA BONGIORNO, Presidente della II Commissione. Signor Presidente, ribadisco che, accogliendo la richiesta del sottosegretario, come presidente della Commissione, vorrei procedere adesso alla sospensione perché sussiste un problema tecnico che vorrei risolvere subito. Le chiederei, dunque, di disporre adesso la sospensione.

DONATELLA FERRANTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, ritengo che vi sia un fraintendimento su cosa si intende per coordinamento. Infatti il coordinamento è un'attività tecnico-materiale e formale mentre in questo caso stiamo parlando dei diritti delle persone non indagate a non essere sottoposte ad un'ordinanza forzosa del giudice. Pertanto, non vedo come si possa sospendere adesso la seduta.
Il coordinamento di cui si fa carico il relatore, la presidente ed altri si riferisce al fatto che nell'emendamento 24.100 delle Commissioni è scritto: «nei casi in cui la legge consente di effettuare prelievi biologici ai fini dell'accertamento del DNA». Si tratta di un dato formale che, in realtà, può essere benissimo sistemato più avanti. Il problema tuttavia è che questo coordinamento, che si vuole far passare per tale da parte del relatore per la V Commissione, in realtà insiste nel disporre che i soggetti possano essere sottoposti all'ordinanza. Non è un coordinamento. Noi leggiamo che con il suddetto emendamento si insiste nel disporre che si può disporre con ordinanza motivata l'esecuzione coattiva necessaria sulle persone viventi.
L'emendamento 24.2 a mia prima firma, da noi presentato, che esamineremo in seguito, vuole sostituire le parole: «su persone viventi» con le seguenti: «all'indagato o sull'imputato». Quindi non si tratta di un coordinamento. È una scelta politica, una scelta di indirizzo, una scelta di coscienza a cui non possiamo abdicare sempre in nome di compromessi che non appartengono al popolo e ai cittadini.
Questo è il punto fondamentale. Procederemo successivamente al coordinamento formale con l'articolo 9 e vorrei ricordare al sottosegretario Mantovano che, forse, non è aggiornato sul fatto che i prelievi di massa coattivi non sono stati attuati e sono in contrasto con soluzioni adottate da Paesi che dispongono della banca dati da decenni: quelle degli Stati Uniti e del Regno Unito.
Quindi non tiriamo fuori sempre l'Europa. Quando ci fa comodo per le intercettazioni diciamo che il Regno Unito non le consente mentre, invece, quando trattiamo di una situazione di libertà personale, allora andiamo a cercare magari altri Paesi dell'Europa.
Cerchiamo di mantenere la nostra identità che deriva dalla Carta costituzionale. Su questo ritengo che il voto segreto sia importante; lei poco fa, signor Presidente, ha ricordato a tutti noi che ognuno di noi rappresenta i cittadini e il popolo italiano, al di là dei gruppi e delle indicazioni di voto imposte. Cerchiamo di non fare gli stessi errori che si stanno facendo nel disegno di legge in materia di sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Signor Presidente, ritengo che sia necessario sottolineare come noi ci siamo sempre dati l'obbligo di assicurare la presenza in Aula, ma è la maggioranza che deve assicurare il sostegno ad un provvedimento così importante del Governo. Pertanto ritengo che l'appello del sottosegretario Mantovano debba essere rivolto alla sua stessa maggioranza, la quale sta dimostrando, non soltanto in Aula ma anche nel dibattito fuori dall'Aula, che su temi sensibili che riguardano la sicurezza (mi riferisco ad Pag. 34esempio ai medici-spia e ai presidi-spia) incontra difficoltà e contraddizioni che si scaricano al momento del voto.
Sono dunque d'accordo con la sospensione, ma affinché vi sia un chiarimento politico dentro la maggioranza che non faccia ricadere le responsabilità sull'intero Parlamento. Il Parlamento fa il suo lavoro.
Per conto nostro, noi siamo all'opposizione e quindi, nel momento in cui votiamo contro quel provvedimento, esprimiamo la nostra posizione politica, una posizione politica che non riesce ad esprimere una maggioranza che ha mandato sotto il suo Governo.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, è di tutta evidenza che quanto è successo comporta una valutazione di merito e una valutazione politica.
Nel merito è chiaro che veniva affidata al voto segreto una valutazione su una materia straordinariamente delicata, quale quella che riguarda i diritti fondamentali della persona e la sottoponibilità o meno ad accertamenti del DNA anche nelle ipotesi - questa è la previsione dell'emendamento delle Commissioni - in cui la persona non sia imputata.
L'Aula, nella sua libertà di coscienza, ha fatto una valutazione, cioè ha ritenuto che la formulazione di tale articolo non fosse rispettosa dei diritti fondamentali della persona e credo che a questa valutazione dell'Aula si debba altrettanto rispetto e che non possa essere messa in discussione con motivazioni di carattere tecnico-formale.
L'altro dato è quello politico ed è altrettanto evidente: ogni volta che vi è un voto segreto, i malesseri e i mal di pancia della maggioranza esplodono e forse, anche indipendentemente dal merito, manifestano un'insofferenza. Lo abbiamo visto sul tema della sicurezza e forse non è un caso che oggi, avendo impedito a quest'Aula di discutere il tema della sicurezza e il meccanismo delle spie a cui a vario titolo si vuole affidare la sicurezza, anziché alle forze dell'ordine, anche nella maggioranza i mal di pancia si siano sfogati attraverso un voto contrario sull'emendamento delle Commissioni, cioè della maggioranza stessa (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Onorevole Vietti, lei non ha espresso la posizione del suo gruppo sulla richiesta di sospensione...

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, noi ci esprimiamo affinché si prosegua e si voti l'emendamento analogo del Partito Democratico.

MATTEO MECACCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, perché alle 11,28 è arrivato un sms che ci dice, prima che lei abbia assunto qualsiasi decisione, che è convocato immediatamente presso la sala dei Ministri il Comitato dei diciotto sul Trattato di Prüm. Signor Presidente, inviterei gli uffici, prima di convocare il Comitato dei diciotto, ad aspettare quantomeno la decisione dell'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
In secondo luogo, noi abbiamo votato l'emendamento che era stato posto in votazione sul testo originario che era stato presentato. L'emendamento è stato respinto, però non era l'unico: ce n'è un altro sul medesimo articolo e non vi è alcuna preclusione che ci impedisca, ora e subito, di procedere alla votazione, alcun coordinamento formale.
Quindi, signor Presidente, penso davvero che prima di procedere a questa decisione ci debba pensare, perché veramente non si rispetta una libera decisione dell'Aula.

PRESIDENTE. Gli animi sono divisi, è difficile per me interpretare la volontà Pag. 35dell'Aula e mi sembra quindi opportuno chiedere che l'Aula si esprima attraverso una votazione.

ITALO BOCCHINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, scusi, ma è prassi che quando ci si trova dinanzi a queste situazioni, cioè quando vi è una modifica apportata dall'Aula al testo e il Governo, da una parte, e il relatore e il presidente di Commissione, dall'altra, chiedono una pausa di riflessione per valutare gli effetti, si proceda ad una sospensione.
Sinceramente non riesco a comprendere per quale ragione si debba procedere addirittura a votare su un'ipotesi di sospensione, quando è prassi che la Presidenza proceda sempre alla sospensione. Sinceramente credo che così si crei un precedente che ha il solo ed unico obiettivo di creare confusione.
Non vi è un intento diverso da quello dilatorio. Noi riteniamo che si debba procedere, come sempre accade per prassi, sospendendo la seduta per dieci o quindici minuti.

FEDERICO PALOMBA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, mi sembra evidente che nella maggioranza vi è confusione e lo ha dimostrato adesso l'onorevole Bocchino affermando qualcosa che non risponde al vero, cioè che aver respinto un emendamento sostitutivo delle Commissioni abbia comportato un mutamento del testo all'esame dell'Assemblea. Questo non risponde assolutamente a verità, perché se viene respinto un emendamento sostitutivo, rimane il testo arrivato in Aula, che è perfettamente autosufficiente.
Per questo motivo, signor Presidente, non vi è alcuna regione di adeguamento ad alcunché, poiché rimane il testo presentato dal Governo al Senato e già approvato dal Senato stesso in un testo unificato. Non vi è alcun mutamento, pertanto non vi è alcuna ragione di sospendere la seduta, se non quella di chiamare qualcuno degli assenti, ma questo non è un problema nostro.
Signor Presidente, vorrei anche precisare che noi non facciamo una questione politica dei problemi all'interno della maggioranza; notiamo soltanto con piacere che, quando rilevano questioni attinenti ai diritti delle persone, vi è evidentemente una certa quota di persone libere, anche nella maggioranza, che ritiene di votare secondo coscienza e questo non può che farci piacere.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, ovviamente ci rimettiamo alla sua decisione; vorrei però segnalare all'onorevole Bocchino - a parte il fatto che non esiste alcuna prassi - che il motivo per cui il relatore, spesso e volentieri, chiede di sospendere l'esame del provvedimento è che, nella valutazione generale del Comitato dei nove, l'approvazione di una proposta emendativa modifica sostanzialmente il testo. Non è esattamente quello che sta accadendo oggi e, soprattutto, una buona parte del Comitato dei diciotto si è espresso in Aula sostenendo che, invece, non vi è tale necessità, perché l'emendamento successivo perfeziona esattamente (secondo noi, in meglio) il testo, al pari di quanto avrebbe fatto quello che è stato respinto. Non vi sono alcuna prassi e alcun automatismo, ma, soprattutto c'è un Regolamento - al quale lei stesso, onorevole Bocchino, ci ha richiamato poco fa - che espressamente afferma che, quando un gruppo parlamentare chiede che sulla proposta di sospensione si pronunci l'Aula, questa deve farlo.
Ritengo, pertanto, che, seguendo le indicazioni forniteci dal Presidente della Pag. 36Camera poco fa, si possa procedere a questa votazione, rispetto alla quale noi ribadiamo il nostro voto contrario.

PRESIDENTE. A sostegno della mia memoria, vorrei rileggere l'articolo 41 del Regolamento: «I richiami al Regolamento o per l'ordine del giorno o per l'ordine dei lavori o per la posizione della questione o per la priorità delle votazioni hanno la precedenza sulla discussione principale. In tali casi possono parlare, dopo il proponente, soltanto un oratore contro e uno a favore e per non più di cinque minuti ciascuno. Se l'Assemblea sia chiamata dal Presidente a decidere su questi richiami, la votazione ha luogo per alzata di mano.» Ovviamente vi sono alcune integrazioni successive per le quali possiamo procedere non per alzata di mano, ma con procedimento elettronico senza registrazione di nomi.
In questo caso, sono perfettamente consapevole del fatto che il Regolamento mi dà il diritto di decidere per la sospensione anche senza consultare l'Assemblea, come, peraltro, mi darebbe anche il diritto di decidere per la non sospensione senza consultare l'Assemblea. Credo che il Presidente debba così procedere quando ha la certezza dell'orientamento dell'Assemblea, oppure quando vi siano delle cogenti ragioni.
In questo caso, non mi sembra che ci siano le ragioni cogenti, la questione è estremamente delicata e l'orientamento dell'Assemblea è incerto. Pertanto, l'unica cosa da fare mi sembra quella di rimettersi all'Assemblea perché esprima il proprio orientamento.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di sospensione della seduta formulata dall'onorevole Bongiorno.
(È approvata).

Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle 12,05.

La seduta, sospesa alle 11,45, è ripresa alle 12,10.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Approvazione in Commissione.

PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di martedì 5 maggio 2009, la VII Commissione permanente (Cultura) ha approvato, in sede legislativa, il seguente progetto di legge:
FAVA: «Disposizioni per consentire la candidatura dell'Italia come Paese ospitante delle edizioni della Coppa del mondo di rugby degli anni 2015 e 2019 » (1994).

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo 24 - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Ricordo che prima della sospensione della seduta è stato da ultimo respinto l'emendamento 24.100 delle Commissioni.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferranti 24.2.

MANLIO CONTENTO, Relatore per la II Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, abbiamo verificato in sede di Comitato dei diciotto che l'emendamento respinto non ha comportato variazioni al testo perché, pur in maniera forse un tantino più complessa, anche quello rimasto ci rimette alle stesse determinazioni.
Quella che invece è stata affrontata e discussa è una questione di principio sulla quale ritengo opportuno spendere qualche parola perché l'emendamento Ferranti 24.2, sul quale ci accingiamo a votare, pone una questione di fondo. Ci sono due tesi che si confrontano: quella che viene Pag. 37sostenuta dai presentatori dell'emendamento Ferranti 24.2 è relativa al fatto che gli accertamenti tecnici, come ad esempio il prelievo relativo al campione biologico e quindi all'estrazione del DNA, possano essere effettuati solo ed esclusivamente quando una persona è indagata oppure imputata nell'ambito di un procedimento penale. Invece, la ratifica, così come è stata predisposta dal Governo, prevede che ci possa essere, in alcuni casi, determinati e molto chiari, la possibilità di estendere l'accertamento tecnico anche a persone diverse dall'imputato o dall'indagato.
Il testo attuale dell'articolo 24, comma 1, permette infatti al magistrato di disporre anche d'ufficio, ovviamente con un'ordinanza motivata, l'esecuzione coattiva nei confronti di un terzo qualora essa risulti assolutamente indispensabile per la prova dei fatti. Vorrei fare un esempio di quello che potrebbe accadere se approvassimo l'emendamento in esame: non ci sarebbe la possibilità per il magistrato di disporre il relativo accertamento, nel caso ad esempio di contaminazione di una scena del delitto, anche soltanto ai fini di escludere che quel campione biologico debba indirizzare le indagini perché appartenente ad una persona che nulla a che fare con quel reato.
Un esempio banalissimo si ha quando intervengono i vigili del fuoco sul luogo oggetto di una scena del crimine e magari contaminano la scena stessa e per poter proseguire le indagini vi è l'esigenza di poter disporre questi accertamenti. L'esempio serve a dimostrare come, escludendo in radice questa possibilità per il magistrato, si può arrivare al punto di rendere più complesse e difficili le cause. Né possiamo in questi casi dire che la questione verrebbe risolta con il consenso della persona interessata perché non è detto che quella persona presti il proprio consenso.
Ho anche il dovere di ricordare all'Aula che non è vero che non ci sono Paesi europei nei quali è possibile effettuare questo tipo di accertamenti al di fuori dei casi di chi è indagato o imputato.
La ricerca, svolta dal Servizio studi in questo campo, denota espressamente come alcuni Paesi - che cito: la Germania, il Belgio e l'Olanda - consentono di effettuare questo tipo di accertamenti in maniera coattiva, addirittura nei confronti del testimone e con equiparazione nei confronti della vittima. Pertanto, vi sono ordinamenti, nel campo e nel quadro europeo, che consentono di effettuare questo.
È evidente - e mi avvio a concludere - che la questione di fondo è estremamente chiara: chi voterà a favore dell'emendamento vorrà impedire l'estensione, in questi casi eccezionali, dell'accertamento stesso a persone diverse. Invece, chi voterà contro, così come il relatore ha espresso nel suo parere, permetterà che a determinate condizioni il magistrato possa effettuare questi accertamenti. È evidente, quindi, che la questione è estremamente chiara e che questo emendamento - e quindi l'articolo di riferimento - pongono una situazione estremamente complessa e delicata. Con ciò credo di aver svolto il mio compito di chiarire anche i termini della questione in occasione del voto.

ALESSANDRO MARAN, Relatore per la III Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MARAN, Relatore per la III Commissione. Signor Presidente, aggiungo soltanto una considerazione a chiarimento. Non vi è dubbio che mi conformo alle considerazioni svolte dal collega Contento, per la prevalente competenza della Commissione giustizia, che è evidente a tutti.
Per quel che riguarda la Commissione affari esteri aggiungo, appunto a chiarimento, un'unica considerazione. Siamo di fronte ad una scelta (i cui termini sono stati illustrati dal collega Contento), ma le proposte emendative di cui stiamo discutendo e la proposta emendativa in esame, che voteremo tra qualche istante, non sono in contrasto con il Trattato che il provvedimento, che oggi abbiamo in esame, intende ratificare.

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, credo che questo sia un punto molto importante da decidere oggi, che non stravolge sicuramente ciò che vi è di buono in questo provvedimento che, appunto, dà attuazione al Trattato di Prüm in Italia e, quindi, procede all'individuazione di una banca dati del DNA e crea uno strumento di collaborazione e di cooperazione con i Paesi per fronteggiare il crimine.
Questa norma si colloca in questo Trattato ma, in realtà, va a sconvolgere il codice di procedura penale, inserendosi nella materia della procedura penale e riguardando tutti i casi di delitti di una certa gravità, per cui è consentito l'arresto. Con tale norma il giudice potrà effettuare il prelievo senza il consenso della parte, della persona che è interessata a far effettuare questo prelievo forzoso. Infatti, in questo caso andiamo a disciplinare non un prelievo effettuato con il consenso che sicuramente la vittima di un reato darà (penso ad uno stupro o a una lesione personale), in quanto la vittima ha tutto l'interesse a dare il proprio consenso. In questa caso, invece, si tratta di evitare che si conceda uno strumento, che poi è previsto dalla legge, che ha come motivazione solo la circostanza che sia necessario. Infatti, se necessario il giudice ordina, in alcuni casi e a una serie indeterminata di persone viventi (quindi persone che probabilmente sono completamente estranee a quel reato), di dare o di consentire il prelievo forzoso di parti del proprio corpo, quali la mucosa del cavo orale, i peli, i capelli e quant'altro necessario.
Pertanto, prefiguriamoci degli esempi perché forse con degli esempi si riesce a capire la gravità di una norma che non è compatibile con il nostro sistema costituzionale visto che siamo così attenti, anche nella nostra Carta costituzionale, alla tutela dei diritti della persona. Configuriamo, ad esempio, il fatto che in uno stabile venga commesso un omicidio. In quello stabile, con tale norma, potranno essere soggetti ad un'ordinanza del giudice - ed essere quindi obbligati a dare una parte della propria mucosa orale, peli o capelli - tutte le persone che abitano in quello stabile, senza essere né terzi, né testimoni, né sospettati.
Allora cosa proponiamo? Noi vogliamo reprimere il crimine e proponiamo di limitare questo accertamento forzoso - che costituisce sicuramente un modo di comprimere la libertà di una persona - alle persone sospettate o indagate. Pertanto la magistratura dovrebbe preliminarmente individuare un ventaglio di indagati e di sospettati ed iscriverli sul registro degli indagati (ciò significa che si stanno canalizzando le indagini) al fine di evitare che, nell'esempio fatto, all'interno di quel palazzo magari un diciottenne o un diciannovenne siano soggetti, a seguito di un'ordinanza collettiva, a un prelievo forzoso che è traumatico.
Non mi venite a dire che è meno traumatico di una intercettazione telefonica. Per le intercettazioni telefoniche andiamo a verificare i gravi indizi di colpevolezza (cioè vogliamo addirittura che ci sia un indagato) e qui, quando questo è ignoto, andiamo a fare il prelievo forzoso di parti intime di una persona soltanto perché si trova in un luogo, o in un paese, o in un condominio o soltanto perché sta in un campo rom. Questa Camera non può consentire questo. Credo che la maggioranza di parlamentari che è qui ritengo capisca che non si tratta di una individuazione tecnica, ma di una scelta importante del diritto delle persone a mantenere la propria integrità e a non essere inseriti in un mucchio. Non si vuole che si spari in un mucchio.

PRESIDENTE. Deve concludere.

DONATELLA FERRANTI. È vero che c'è un'ordinanza del giudice, ma i giudici devono applicare le leggi e se gli si dà la possibilità di fare un'ordinanza nei confronti di tutte le persone indiscriminatamente allora a questo punto, signor Presidente, vuol dire che non c'è più regola e Pag. 39non c'è più coerenza del legislatore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, voglio innanzitutto ringraziare il collega Contento che ci ha ricordato in modo molto ordinato e sereno il fatto che qui ci sono due dati. Il primo è l'assoluta condivisione da parte di tutti i gruppi del Parlamento dell'utilità del prelievo dei dati biologici e delle banche del DNA per il contrasto alla criminalità. È un dato su cui tutti concordiamo, tant'è che lo stesso provvedimento è figlio di proposte presentate da diversi gruppi.
Il secondo punto è che - come ci ha ricordato il collega Contento - esistono due soluzioni da parte degli Stati che hanno ratificato il Trattato: una che tende a estendere a chiunque (cioè alle persone viventi) il prelievo forzoso dei dati biologici e un'altra soluzione - che è quella praticata anche da Paesi molto rigorosi (come gli Stati Uniti e l'Inghilterra) - che invece tende a circoscrivere il prelievo forzoso dei dati biologici ai soggetti indagati o imputati in procedimenti penali.
Noi siamo per questa seconda ipotesi. D'altra parte, che sia possibile conciliare la lotta energica e risoluta alla criminalità con i diritti fondamentali della persona, credo debba essere nel patrimonio di tutti. In secondo luogo, dal punto di vista pratico, non è del tutto pertinente l'esempio fatto circa la possibilità di inquinare in modo casuale e colposo (o preterintenzionale) la scena del delitto. Ricordo che in tali casi ciascuno può dare il suo consenso al prelievo dei dati biologici che non è affatto impedito. Se un vigile partecipa alla scena del delitto, ha una ferita in una mano e lascia delle proprie tracce, nessuno gli vieta di dare volontariamente, pur non essendo indagato, il proprio consenso all'utilizzo dei dati biologici.
Dunque, siamo contrari semplicemente al fatto che qualunque persona vivente, ossia qualunque persona umana, pur non essendo assolutamente indagata o imputata, venga sottoposta ad un prelievo forzoso di dati biologici che verranno - e mi rivolgo ai colleghi della maggioranza e ai colleghi tutti - poi inseriti in una banca dati e resi circolanti per tutta Europa. Quindi, vi saranno dei cittadini e delle persone assolutamente estranee persino a qualunque indagine, che però si vedranno schedati dal punto di vista biologico non solo sul piano nazionale, ma sul piano europeo. Credo che questo limite sia doveroso e confido nella sensibilità di tutti i colleghi di tutti i gruppi nell'approvazione di questo emendamento sul quale preannunzio il voto favorevole dell'Unione di Centro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavini. Ne ha facoltà.

LAURA GARAVINI. Signor Presidente, vorrei sottolineare, anche in relazione all'appello precedentemente a noi rivolto dal sottosegretario Mantovano, che siamo ben consapevoli dell'importanza dell'adesione dell'Italia al Trattato di Prüm. Anzi, tale ratifica segna un punto di svolta nella lotta alla criminalità, al terrorismo e all'immigrazione clandestina, così come pure nella cooperazione tra le polizie dei Paesi aderenti e nell'utilizzo di nuovi strumenti di ricerca della prova. Ne siamo ancora più consapevoli dal momento che fu firmato a Berlino il 4 luglio 2006 dall'allora Ministro dell'interno del Governo Prodi, Giuliano Amato.
Il provvedimento, come abbiamo detto, prevede la creazione di questa banca dati nazionale e fornisce, quindi, nuovi strumenti alla lotta alla criminalità transnazionale ponendoci al pari passo con l'Europa. Ciò si rende ancora più necessario dal momento che sappiamo bene che le varie forme di criminalità, in particolare quelle della criminalità organizzata, hanno saputo sfruttare benissimo i processi di globalizzazione e sono loro i primi ad usufruire di questa forma di internazionalizzazione.

Pag. 40

PRESIDENTE. Onorevole Garavini, la prego di concludere.

LAURA GARAVINI. Quindi, a maggior ragione, è necessario che anche nella lotta e nella cooperazione delle forze dell'ordine...

PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Garavini. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà per un minuto.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, il sottosegretario Mantovano ha in precedenza affermato che, se non fosse passato il testo come proposto dal Governo, i giudici italiani si sarebbero trovati nell'impossibilità di condurre le indagini come gli altri colleghi europei. Signor sottosegretario Mantovano, il discorso non regge: in Italia c'è il maggior abuso della carcerazione preventiva, c'è il maggior abuso delle intercettazioni telefoniche, l'Italia è il Paese dell'Europa occidentale più condannato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo (Applausi di deputati del gruppo del Partito Democratico).
Quindi, votare contro questo emendamento significa votare a favore dell'ennesima violazione delle libertà personali delle persone che non possono essere sottoposte a provvedimenti dell'autorità giudiziaria senza un provvedimento motivato, cioè senza che siano imputati o indagati (Applausi di deputati del gruppo del Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, nel mio precedente intervento sulla decisione se sospendere o meno la seduta, avevo affermato che l'onorevole Bocchino aveva sostenuto una cosa molto inesatta, anzi del tutto inesatta, ovvero che respingere la proposta emendativa delle Commissioni (cioè un emendamento sostitutivo) avrebbe comportato una modifica del testo. Quindi, mi ero opposto alla sospensione dei lavori.
L'onorevole Contento al rientro ha confermato totalmente questa mia affermazione. All'esordio della sua come sempre onesta relazione ha detto che è stato effettivamente rilevato che respingere l'emendamento sostitutivo del Governo non comportava una modifica del testo, esattamente quello che avevamo detto noi, ed esattamente quello che ci avrebbe indotto a economizzare lavori dell'Assemblea e, quindi, ad andare avanti. Ecco che ancora una volta ci troviamo di fronte ad una maggioranza o ai suoi leader assolutamente confusi che non riescono neanche a collocarsi bene all'interno dei lavori dell'Assemblea e che, quindi, ci fanno perdere tempo.
Adesso stiamo discutendo su una questione di merito molto delicata.
Stiamo valutando se al giudice possa essere consentito, ovviamente all'interno della discrezionalità tecnica che gli viene concessa, di decidere, nei casi in cui ciò sia necessario, di effettuare prelievi coattivi di materiale biologico su persone viventi - ovviamente, persone viventi vuol dire persone diverse dal cadavere, perché se c'è il cadavere certamente il problema non si pone - diverse dall'indagato o dall'imputato. Qui si scontrano due esigenze entrambe abbastanza forti: la prima è quella di non deprimere le possibilità di indagine, la seconda è quella di cercare di contenerla al massimo possibile, trattandosi di un trattamento invasivo sulla persona.
Noi riteniamo che ci troviamo di fronte a due concezioni opposte ed entrambe esagerate: la prima è quella che consente di disporre prelievi coattivi nei confronti di una pluralità indeterminata di persone, anche non indagate o imputate; la seconda è quella che restringe esclusivamente all'indagato o all'imputato la possibilità di disporre prelievi coattivi. Noi riteniamo che in questo secondo caso ci siano dei problemi. Facciamo l'ipotesi della persona offesa, della ragazza stuprata da un mafioso il quale dice: se tu ti presti al prelievo coattivo del materiale biologico Pag. 41noi ammazziamo il tuo fratellino, la tua mamma, il tuo babbo e tutti i tuoi parenti. Allora è possibile che in questa situazione la persona offesa si rifiuti. Con l'emendamento questo sarebbe possibile e perderemo una possibilità rilevante di acquisire materiale probatorio, quello per esempio lasciato dallo stupratore.
Però dobbiamo scegliere, oggi siamo di fronte a due alternative molto secche e dobbiamo decidere sull'una o sull'altra. Diciamo la verità, la proposta mediativa dell'onorevole Contento nel Comitato dei diciotto ci sarebbe andata bene, dato che lasciava la possibilità di disporre un'indagine coattiva anche su persone non indagate o non imputate, però escludeva lo screening di massa. Non comprendiamo perché quest'ipotesi mediativa, alla quale anche noi avremmo potuto accedere, sia stata poi non accolta dal Governo.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FEDERICO PALOMBA. Di fronte a due ipotesi secche, entrambe le quali presentano dei problemi di non completezza o di non soddisfacimento, noi a questo punto riteniamo di privilegiare l'ipotesi più garantista. Pertanto, se resta questa alternativa secca noi voteremo a favore dell'emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, ho l'impressione che assai spesso si dimentichino gli insegnamenti del diritto vivente, del diritto processuale penale vivente, allorquando è notorio che molto spesso il pubblico ministero ha la necessità di svolgere delle indagini, indipendentemente e comunque, per avere certezze e per escludere soggetti che possano essere ingiustamente legati ad un'indagine. Aggiungerò, Presidente, che il testo è perfettamente coerente e sinergico con le disposizioni del nostro codice di rito penale, allorquando prevede la possibilità di obbligare il soggetto a sottoporsi ad un prelievo solo quando ciò è assolutamente indispensabile per la prova dei fatti. Non dobbiamo dimenticare che la finalità non è quella di sottoporre chicchessia ad un prelievo coattivo, ma la valutazione processuale dell'indispensabilità per l'accertamento della verità - la giurisprudenza della Corte costituzionale è costante in merito - deve far sì che allorquando il giudice ritenga che questo certamente sia indispensabile possa essere effettuato anche nei confronti di terzi soggetti.
Concludo con un'ultima considerazione. L'esperienza ci insegna come la ricerca della verità sotto il profilo della prova scientifica nel processo penale oggi sia assolutamente prevalente. Abbiamo avuto dei DNA che sono stati ritenuti validi anche dopo quindici, venti anni dall'accadimento del fatto. Questa norma non garantista, ma se mi consentite, di pura opposizione al garantismo processuale con questa limitazione non ha nessuna ragione, se non quella di una sterile e formale acquiescenza ad un principio che...

STEFANO STEFANI. Tempo!

FRANCESCO PAOLO SISTO. ...lungi dall'essere garantista, penalizzerebbe gli indagati senza la possibilità per nessuno di far ricorso ad un accertamento capace di produrre un'effettiva verità processuale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Chiedo scusa, voglio chiarire che il collega ha cinque minuti, è inutile che mi pressate con il tempo, per il suo gruppo non ha parlato nessuno, quindi ha cinque minuti a disposizione. Gli altri colleghi hanno un minuto se parlano a titolo personale dopo che un altro componente del gruppo ha già parlato per cinque minuti.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

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ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, l'approfondimento svolto dal Comitato dei diciotto ha permesso di capire cosa succede con la reiezione dell'emendamento delle Commissioni, cioè che vi sarà qualche problema applicativo nel senso che quella proposta emendativa andava nella direzione di una maggiore chiarezza perché stabiliva in modo preciso per quali reati non si deve procedere all'esame del DNA, ad esempio per quelli fiscali, valutari e bancari. Oggi tutto questo viene affidato all'interpretazione del giudice che si muove sulla base di una norma generica.
L'emendamento che viene proposto adesso e che sarà sottoposto, se non vi è un diverso avviso della Presidenza, a voto segreto, invece, come già è stato opportunamente sottolineato dall'onorevole Contento e dall'onorevole Sisto, fa correre qualche serio rischio all'accertamento svolto dal magistrato inquirente. È vero, come dice l'onorevole Mantini, che vi sono due soluzioni possibili per il legislatore; il Governo preferisce la soluzione che permette di accertare con maggiore sicurezza il responsabile di reati piuttosto che quella che dà minori margini in questa direzione.
Pretendere, come ha ribadito la presentatrice di questo emendamento, l'onorevole Ferranti, che vi debba essere la previa iscrizione nel registro degli indagati di coloro ai quali viene effettuato il prelievo, significa dire, di fronte ad una scena del delitto - banalizzo ovviamente - «Fermi tutti, nessuno si muova, aspettate il tempo che tutti siano iscritti nel registro degli indagati e poi possiamo procedere al prelievo dei campioni». È un'evidente anomalia nell'indagine, che farebbe perdere non solo tempo, ma anche la possibilità di svolgere quegli accertamenti immediati che sono essenziali soprattutto per alcuni reati, pensiamo ad un omicidio, e quindi alle tracce che vanno immediatamente recuperate da parte del magistrato inquirente.
Stiamo parlando - mi permetto di sottolinearlo a costo di annoiare - di materiale che serve ai fini della comparazione dell'identità, quindi di qualcosa che è molto meno impegnativo, direi invasivo, rispetto ad una perizia. Allora, vorrei capire per quale ragione l'articolo 224 del codice di procedura penale stabilisce che tra i soggetti da sottoporre a perizia ci siano anche «le persone», e quindi non richiede la qualifica di indagato o di imputato, e poi per un atto molto meno impegnativo e, quindi, meno invasivo, come il prelievo del campione per la comparazione del DNA, invece, si debba pretendere l'iscrizione nel registro degli indagati.
Peraltro, la procedura che viene descritta nell'articolo 224-bis di cui si propone l'inserimento è assolutamente garantita: viene notificata l'ordinanza, tutto si svolge in contraddittorio, c'è la presenza del difensore a garanzia dell'interessato, quindi non vi è veramente alcun timore di prelievo indiscriminato e di massa. Inoltre confidiamo, ovviamente, nel buonsenso di chi svolge le indagini il quale, però, si muove in un ambito estremamente delimitato che non va compromesso con un rigidismo che rischierebbe, invece, di bloccare le stesse, soprattutto quelle relative a reati particolarmente gravi e delicati. Per questo motivo il Governo ribadisce la propria posizione di voto contrario rispetto a questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, su questo emendamento vorrei rivolgermi veramente alla maggioranza di quest'Aula, in quanto sono in gioco diritti fondamentali della persona e l'articolo 13 della Costituzione. Infatti, si prevede il prelievo coattivo anche di persone che non sono indagate o imputate. Naturalmente è una soluzione tutta italica, perché soprattutto nei Paesi di origine anglosassone che hanno le banche del DNA non è previsto questo prelievo coattivo.
È chiaro che quando serve ai fini dell'indagine l'invito alla popolazione va rivolto ed è quello di collaborare. Tuttavia, quando viene fatto ciò - e viene fatto, in Pag. 43quanto è stato fatto numerose volte - è sempre fatto su base volontaria. Non vi sono prelievi coattivi, altrimenti si tratterebbe di una violazione della sfera personale che è contro la Costituzione italiana e, a mio avviso, anche contro il buonsenso (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Saluto i docenti e gli studenti della scuola superiore ITC geometri Leonardo da Vinci di Poggiomarino, in provincia di Napoli, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, lei poco fa giustamente e anche con pizzico di stizza ha ricordato ai colleghi i tempi a disposizione. Le sarei grato se lei volesse ricordare che adesso, dopo l'intervento del sottosegretario, si è riaperta la discussione. Quindi, ci saranno di nuovo cinque minuti a disposizione per chi intende intervenire e un minuto per ciascuno dei colleghi dello stesso gruppo.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, ha visto per caso che non stavo applicando il Regolamento? Perché ha fatto il richiamo? Ho applicato il Regolamento, ovvero l'articolo 50, comma 2 (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, rispondo brevemente all'intervento del sottosegretario Mantovano. In effetti, lui pure ci ha ricordato che entrambe le soluzioni sono compatibili e ben fondate. Tuttavia, ciò che lascia propendere a favore della soluzione proposta dall'emendamento che limita agli indagati e agli imputati il prelievo forzoso dei dati biologici sono esattamente due elementi.
Il primo è che, rispondendo alla sua domanda sul perché nella perizia sì e in questo caso no, bisogna dire che la perizia esercita l'acquisizione dei dati all'interno di un processo, ovvero nell'ambito di un procedimento penale. Qui, invece, questi dati verranno conservati in una banca dati nazionale a disposizione della circolazione in sede europea. Quindi, ciò è una questione completamente diversa dal punto di vista dei diritti fondamentali e della tutela della privacy.
Il secondo elemento, lo ribadisco, è che in ogni caso il consenso dell'avente diritto dà la possibilità all'avente diritto che fosse in qualche modo consultato in un'indagine improvvisa su un omicidio avvenuto ad esempio in un condominio di poter manifestare la propria estraneità e di poter manifestare comunque la propria collaborazione. Il punto resta lo stesso: non deve forzosamente essere disposta per legge la possibilità del prelievo forzoso di dati biologici a soggetti del tutto estranei alle indagini (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del gruppo Partito Democratico).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, può darsi che lei abbia compreso male. Quando chiedo la parola per un richiamo al Regolamento non intendo mai - e mai intenderei - per un richiamo al Presidente sul Regolamento.
Siccome, però, abbiamo parlato appunto di Regolamento e dei tempi a disposizione, adesso chiedo proprio un aiuto. Nel Regolamento all'articolo 50, comma 1, si dice: «(...) per una pura e succinta spiegazione del proprio voto per non più di dieci minuti», invece noi abbiamo parlato di cinque e non di dieci minuti. Al secondo comma dell'articolo 50 poi si dice: «Se i Ministri, dopo tale dichiarazione,» - si intende, va da sé, anche i sottosegretari) - «chiedono di Pag. 44essere sentiti (...), si intende riaperta la discussione relativa all'oggetto della deliberazione». Su questo punto le chiedo un aiuto sulla tempistica.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, non ho parlato di cinque minuti. Di cinque minuti ho parlato nella prima fase, prima che la discussione venisse riaperta. Infatti, spettano cinque minuti ad ogni rappresentante di gruppo ed un minuto agli altri componenti per gli interventi a titolo personale. Quando si riapre la discussione, è chiaro che si ritorna alla fase antecedente: quindi, cinque minuti per il primo del gruppo che chiede di parlare ed un minuto a titolo personale per i successivi. È chiaro?

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, non vorrei avere una vecchia copia del Regolamento.

MAURIZIO BIANCONI. Ma per favore!

PIETRO LAFFRANCO. E basta!

FABIO EVANGELISTI. Basta cosa? Signor Presidente! All'articolo 50, primo comma, del Regolamento, quello cui ho fatto riferimento, si parla di dieci minuti e non di cinque.

PRESIDENTE. Io propenderei più per il comma 2, poiché nel momento in cui si riapre la discussione, io automaticamente torno alla fase precedente. La ringrazio, comunque, per la richiesta di chiarimenti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà, per un minuto.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, cercherò di essere sintetica, ma la questione è abbastanza importante, perché l'intervento del sottosegretario mi dà la possibilità di far capire che, in realtà, egli forse non si è reso conto su cosa va ad incidere questa norma. Addirittura, per un terzo estraneo al reato è previsto l'ordine di accompagnamento coatto, cioè può essere trascinato con la forza se non ottempera immediatamente all'ordine non solo del giudice. All'articolo successivo, l'articolo 25, è previsto un potere analogo d'urgenza del pubblico ministero. Quindi questo articolo va a contrastare - lo dice anche il Servizio Studi di questa Camera - con quel bilanciamento della libertà personale di cui all'articolo 13 della Costituzione. Francamente, non vedo perché un terzo dovrebbe essere garantito addirittura da un difensore. Una persona estranea deve avere un difensore di fiducia o d'ufficio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, ho ascoltato con estrema attenzione l'intervento del sottosegretario, la cui competenza e onestà intellettuale non ho mai messo in discussione. Potrei anche essere d'accordo su una finalità di carattere generale, cioè di trovare tutte le possibilità che ci sono di non intralciare le indagini e di consentire che la giustizia possa assicurare alla punizione coloro che sono ritenuti colpevoli. È ovvio che se non si fanno le indagini, non si trovano i colpevoli e, se si privano le indagini anche di uno strumento importante, quale il prelievo dei campioni biologici, evidentemente queste sono poi minorate.
È la stessa critica che avremmo voluto che il Governo e il sottosegretario Mantovano riservassero al testo sulle intercettazioni, che limita gravissimamente la possibilità di indagine, assai più di quanto non accada in questa situazione.
Invece, evidentemente, vi sono due pesi e due misure: due valutazioni giuste della necessità di indagini con tutti gli strumenti possibili, ma questi variano a seconda dei casi.
La realtà è che nel caso del provvedimento sulle intercettazioni porrete la fiducia per uno scambio, che consideriamo un po' immondo, con il cosiddetto disegno di legge sulla sicurezza, che chiamerei disegno di legge sulla insicurezza.
Ma venendo al punto, credo che vi sia un problema anche di coordinamento Pag. 45delle norme. Non mi riferisco al coordinamento che sarebbe stato consentito dall'emendamento 24.100 delle Commissioni, che non avrebbe portato alcun chiarimento (in quanto un'interpretazione sistematica chiaramente avrebbe riferito l'articolo 24 anche ai limiti già previsti dall'articolo 9), ma faccio riferimento ad altre norme, in modo particolare all'articolo 25, che prevede il prelievo coattivo, e all'articolo 29, che prevede il prelievo di campioni biologici e accertamenti medici su minori e su persone incapaci di intendere e di volere.
Quindi cosa accadrebbe? Che l'articolo 24 prevede una norma di carattere generale sulle persone sulle quali può essere effettuato il prelievo coattivo oppure il prelievo coattivo resta disciplinato dall'articolo 25, che prevede che esso possa essere disposto anche se non vi è il consenso della persona interessata, che, ovviamente, non è solo l'indagato o l'imputato, ma potrebbe anche essere una terza persona che non dà il consenso?
Come si disciplinano e come si regolano i rapporti e le interferenze tra l'articolo 24, l'articolo 25 e l'articolo 29? Questo non è molto chiaro. Avremmo voluto che nel testo del Governo, quello approvato al Senato, vi fossero delle disposizioni molto più chiare.
In ogni caso, avremmo anche acconsentito - ce lo consenta il sottosegretario Mantovano - all'ipotesi mediativa dell'onorevole Contento, perché avrebbe consentito, nei casi in cui il giudice lo ritenesse necessario (ad esempio, nel caso di persona offesa minacciata), di disporre ugualmente il prelievo coattivo, pur non trattandosi di indagato o di imputato; però, avrebbe impedito l'eventualità che i prelievi coattivi potessero essere oggetto di uno screening di massa.
Credo che, accettando questa ipotesi mediativa, il Governo non avrebbe limitato il potere di indagine, ma avrebbe consentito che, nei casi in cui il prelievo coattivo è necessario, il giudice lo disponga, ed avrebbe consentito, tuttavia, delle misure più garantiste, evitando che tutto un paese, tutto un condominio, tutte le persone con gli occhi celesti, tutte le persone proprietarie di una porsche di un certo colore possano essere sottoposte al prelievo coattivo.
Francamente, sottosegretario Mantovano.....

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FEDERICO PALOMBA. Francamente, sottosegretario Mantovano, quell'ipotesi conciliativa, secondo noi, avrebbe consentito di salvaguardare entrambe le esigenze: quella da lei giustamente posta e quella giustamente posta anche dai presentatori dell'emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 24.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa? Onorevole Speciale? Fatto? Onorevole Ravetto? Onorevole Castagnetti? Con calma! Ci siamo tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 463
Maggioranza 232
Voti favorevoli 225
Voti contrari 238
(La Camera respinge - Vedi votazionia ).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, questa mattina, dopo aver svolto la Pag. 46discussione e la votazione sull'inversione dell'ordine del giorno, è stata comunicata la convocazione della Conferenza dei presidenti di gruppo per le ore 13,30.
Le sarei grato, signor Presidente, se volesse attivarsi per comunicarci il termine dei lavori della seduta antimeridiana dell'Aula e per far sì che, qualora fosse possibile, questi terminino in tempo per partecipare a questa importante seduta della Conferenza dei presidenti di gruppo.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, non appena sarà rientrato il Presidente Fini si valuterà l'eventuale anticipazione dell'orario di sospensione dei lavori, che è comunque prevista per le ore 14.
Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 24.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Foti? Onorevole Moroni? Onorevole Agostini? Aspettiamo l'onorevole Castagnetti... onorevole Traversa? Onorevole Castagnetti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 464
Maggioranza 233
Voti favorevoli 235
Voti contrari 229
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.

(Esame dell'articolo 25 - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 25 (Vedi l'allegato A - A.C.2042), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 25.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Castagnetti? Onorevole Traversa? Chi altri non riesce a votare?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 466
Maggioranza 234
Hanno votato
466).

Prendo atto che il deputato Giacomoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.

(Esame dell'articolo 26 - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 26 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 2042).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

MANLIO CONTENTO, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Ferranti 26.2.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo esprime parere conforme a quello del relatore.
Avverto che, essendo l'emendamento Ferranti 26.2 interamente soppressivo dell'articolo 26, porrò in votazione il mantenimento di tale articolo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 26.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Gli onorevoli Ruben, Rivolta e Traversa? Onorevole Lanzillotta ha votato? Onorevole Ruben non è riuscito a votare?

Pag. 47

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 457
Votanti 456
Astenuti 1
Maggioranza 229
Hanno votato
454
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che il deputato Giacomoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.

(Esame dell'articolo 27 - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 27 (Vedi l'allegato A - A.C. 2042), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 27.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Torrisi, onorevole Traversa, onorevole Giammanco, onorevole Golfo, onorevole Razzi, onorevole Delfino. Onorevole Traversa, ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 457
Maggioranza 229
Hanno votato
457).

Prendo atto che la deputata Coscia ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.

(Esame dell'articolo 28 - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 28 (Vedi l'allegato A - A.C. 2042), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 28.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Zorzato, onorevole Traversa, onorevole Torrisi, onorevole Osvaldo Napoli, onorevole Nizzi, onorevole Bonanno, fatto? Onorevole Antonio Pepe, ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 458
Maggioranza 230
Hanno votato
458).

Prendo atto che il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.

(Esame dell'articolo 29 - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 29 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2042).
Nessun chiedendo di parlare invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

MANLIO CONTENTO, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Ferranti 29.1, nonché sui subemendamenti Stracquadanio 0.29.200.1 e 0.29.200.2, mentre il parere è favorevole sull'emendamento 29.200 del Governo.

Pag. 48

PRESIDENTE. Il Governo?

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Ferranti 29.1.

DONATELLA FERRANTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, intervengo per annunciare il ritiro dell'emendamento in esame in quanto sostanzialmente è stato recepito nell'emendamento 29.200 del Governo.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo al subemendamento Stracquadanio 0.29.200.1.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, intervengo solo per annunciare il ritiro dei due subemendamenti a mia prima firma 0.29.200.1 e 0.29.200.2, sui quali il Governo e il relatore hanno espresso parere contrario.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 29.200 del Governo, accettato dalle Commissioni.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Osvaldo Napoli, onorevole Traversa, ci siamo?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 457
Maggioranza 229
Hanno votato
457).

Prendo atto che i deputati Cesare Marini e Coscia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 29, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Delfino, ce l'ha fatta? Onorevole Tommaso Foti, onorevole Moroni, onorevole Giammanco, ci siamo?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 460
Maggioranza 231
Hanno votato
460).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.

(Esame dell'articolo 30 - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 30 (Vedi l'allegato A - A.C. 2042), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 30.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Torrisi, onorevole Cristaldi, onorevole Speciale, onorevole Mazzarella, ci siamo? Onorevole Marini, non ce la fa?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 459
Maggioranza 230
Hanno votato
459).

Pag. 49

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.

(Esame dell'articolo 31 - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 31 (Vedi l'allegato A - A.C. 2042), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 31.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Tommaso Foti, onorevole Zorzato. Onorevole Traversa, ha votato? Onorevole Moroni, onorevole Sanga.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 460
Maggioranza 231
Hanno votato
460).

Prendo atto che la deputata Gnecchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.

(Esame dell'articolo 32 - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 32 (Vedi l'allegato A - A.C. 2042), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 32.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Moroni... onorevole Torrisi... onorevole Malgieri... onorevole Ciriello... onorevole Mazzarella ancora... hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 458
Maggioranza 230
Hanno votato
458).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.

(Esame dell'articolo 33 - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 33 (Vedi l'allegato A - A.C. 2042), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 33.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Torrisi... Onorevole Moroni... Onorevole Carlucci, se magari lascia il telefono... Onorevole Cesare Marini... Onorevole Carlucci, ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 464
Maggioranza 233
Hanno votato
464).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2042).
Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, Pag. 50il Governo formula un invito al ritiro sugli ordini del giorno di contenuto identico Ascierto n. 9/2042/1 e Brigandì n. 9/2042/2 con la seguente motivazione: viene chiesto qualcosa che necessita di un approfondimento tecnico e, quindi, di un po' di tempo a disposizione.
Peraltro, vi è l'assicurazione del Governo che questo approfondimento avverrà certamente in sede di redazione dello schema di decreto interministeriale. Lo schema sarà poi sottoposto all'esame delle Commissioni competenti per il parere e, quindi, la discussione non è evitata ma semplicemente spostata in avanti, quando saranno disponibili tutti i dati anche tecnici.
In questo momento ritengo che sia prudente operare in questo modo e comunque in tal senso rivolgo un invito ai presentatori.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro degli ordini del giorno di contenuto identico Ascierto n. 9/2042/1 e Brigandì n. 9/2042/2 formulato dal Governo.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, quanto affermato dal sottosegretario sostanzialmente equivale ad accettare l'ordine del giorno da me presentato. Tuttavia, ritengo che per questa mattina ne abbiamo più che a sufficienza e, quindi, annunzio il ritiro dell'ordine del giorno n. 9/2042/2 a mia prima firma.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che anche l'onorevole Ascierto accede all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/2042/1 formulato dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per un chiarimento rispetto alla richiesta avanzata dall'onorevole Evangelisti: è chiaro che, se iniziamo le dichiarazioni di voto, andremo oltre l'orario delle 13,30 e, quindi, il voto sarà a ridosso.
Se, invece, fosse accolta la richiesta del presidente Evangelisti, potremmo sospendere la seduta adesso e riprendere i nostri lavori alle 16 con le dichiarazioni di voto finale. Semplicemente, vorrei dire che vi è stata una richiesta e, forse, una risposta in questo senso occorrerà darla.

ITALO BOCCHINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, al contrario il nostro gruppo ritiene più opportuno procedere con le dichiarazioni di voto ed il voto finale sul provvedimento.

RITA BERNARDINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo? Sempre su questo argomento?

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, vorrei intervenire per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Bernardini, le darò la parola in seguito.
Non essendovi un accordo, ricordo che il calendario prevede la sospensione dei lavori alle 14.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, avrei potuto forse consegnare il testo della mia dichiarazione di voto, se si fosse deciso di procedere alle dichiarazioni di voto successivamente, nel pomeriggio, Pag. 51ma a questo punto credo sia opportuno fare questa dichiarazione di voto per l'Unione di Centro.
Il gruppo dell'Unione di Centro voterà a favore dell'articolato disegno di legge in esame, il quale, come si evince dal titolo, riguarda diversi interventi collegati tra loro in materia di sicurezza e cooperazione in ambito europeo.
Per quanto riguarda l'autorizzazione del Presidente della Repubblica per l'adesione dell'Italia al Trattato di Prüm, riteniamo si tratti di un intervento opportuno. Il Trattato è infatti uno strumento giuridico importante, promosso da alcuni Stati membri e aperto all'adesione di tutti gli Stati dell'Unione europea che intendano perseguire un obiettivo pionieristico di rilancio della cooperazione in questo delicato settore.
Gli Stati firmatari del Trattato, pur agendo al di fuori degli strumenti previsti dai trattati, come la cooperazione rafforzata, hanno avviato, come è già accaduto con gli accordi di Schengen per l'apertura delle frontiere, un'azione parallela, finalizzata questa volta a contrastare più efficacemente il terrorismo, la criminalità transfrontaliera e l'immigrazione illegale.
Il rafforzamento dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia degli Stati dell'Unione europea richiede un approccio innovativo nei confronti dello scambio transfrontaliero dei dati e delle informazioni necessarie per la lotta alla criminalità e all'illegalità. Gli interventi previsti sono coerenti con il contesto giuridico europeo e con le iniziative in atto nel quadro istituzionale dell'Unione europea. In questo senso, il Trattato in oggetto si pone come obiettivo di trasferire le disposizioni nell'assetto giuridico dell'Unione europea.
L'apertura delle frontiere, la libera circolazione delle persone e dei capitali, le politiche comuni nell'ambito del mercato unico, la cooperazione tra forze di polizia e tra autorità giudiziarie in materia penale sono sullo sfondo di tutte le azioni in atto (peraltro, l'articolo 29 del Trattato sull'Unione europea afferma: «Fornire ai cittadini dell'Unione un livello elevato di sicurezza in uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia»), ma richiedono anche forme di collaborazione sempre più stretta tra Stati, talvolta con strumenti paralleli.
Il Trattato di Prüm, non a caso denominato «Schengen 2», rappresenta quindi un valore aggiunto rispetto al primo accordo di Schengen, in quanto volto a rafforzare la cooperazione transfrontaliera per la lotta al terrorismo, all'immigrazione clandestina e alla criminalità organizzata internazionale e transnazionale.
In questo quadro è auspicabile un impegno costante da parte del Governo e della maggioranza, alla quale non mancherà il sostegno dell'UDC per perfezionare anche altri strumenti in ambito comunitario in materia di cooperazione tra forze di polizia e tra autorità giudiziarie in materia penale. Tra i più recenti atti normativi è utile ricordare la decisione quadro 2008/615/GAI, relativa al potenziamento della cooperazione transfrontaliera, soprattutto nella lotta al terrorismo, adottata dal Consiglio dell'Unione europea il 23 giugno del 2008, che tra l'altro integra nel quadro giuridico dell'Unione europea importanti disposizioni del Trattato di Prüm; così anche la decisione quadro 2008/977/GAI, relativa alla protezione dei dati personali, trattati nell'ambito della cooperazione giudiziaria penale e di polizia, adottata peraltro dal Consiglio nel 2008.
Riteniamo necessario ed opportuno proseguire su questa strada, anche se rivolgiamo il nostro pensiero alle criticità attinenti i diritti individuali, un'ulteriore questione che deve infatti far parte di un approccio basato sullo scambio di informazioni sensibili e il quadro giuridico come sottostante la tutela dei diritti delle persone e della persona. Tali diritti sono sanciti dalla Convenzione europea sui diritti dell'uomo e sulle libertà fondamentali e dalle tradizioni costituzionali comuni negli Stati membri, che sono ribaditi dalla Carta di Nizza.
Ciò rappresenta una cornice europea sufficientemente omogenea e solida per assicurare i diritti individuali ed in particolare il rispetto della vita privata, a partire dal trattamento dei dati personali. Pag. 52L'istituzione nel nostro Paese della banca dati nazionale del DNA e del laboratorio centrale per la banca dati, oltre ad essere necessaria per l'esecuzione stessa del Trattato, è comunque una misura attesa da tempo.
Vi è, infatti, l'esigenza di regolamentare una realtà che è già esistente a livello domestico, ove esistano indagini basate sul DNA. Lo stesso Garante per la protezione dei dati personali, in occasione della relazione al Parlamento sulle attività del 2006, ha sottolineato l'esistenza di banche dati genetiche al di fuori di una cornice legislativa. Con il Trattato di Prüm si colmerà così un vuoto normativo attraverso l'introduzione di disposizioni volte anche a tutelare le persone contro l'uso improprio dei dati. L'istituzione della banca dati consentirà, inoltre, una significativa diminuzione dei delitti rimasti senza colpevoli, come dimostrano le statistiche di altri Paesi.
C'è poi l'aspetto particolare che riguarda le disposizioni procedurali dirette a disciplinare la materia dell'accertamento tecnico coattivo, volto ad accertare il DNA di soggetti coinvolti in procedimenti penali. Qui è evidente che la questione è molto delicata. Si è trattato, anche in questo passaggio, di colmare un vuoto normativo che oggi, in assenza di norme specifiche, limita significativamente l'attività di indagine della magistratura, privandola di un importante mezzo di ricerca della prova. Tale situazione si è venuta a creare dopo la sentenza della Corte costituzionale n. 238 del luglio 1996 che ha dichiarato l'illegittimità dell'articolo 224, secondo comma, del codice di procedura penale nella parte in cui consentiva al giudice, nell'ambito delle operazioni peritali, di disporre misure che incidevano sulla libertà personale dell'indagato o dell'imputato ovvero di terzi, al di fuori di quelle specificatamente previste nei casi e nei modi previsti dalla legge.
Riteniamo, onorevoli colleghi, che tali strumenti possano essere efficaci per contrastare non solo l'immigrazione clandestina, ma anche fenomeni gravi relativi alla tratta degli esseri umani, alcuni dei quali rischiano di espandersi anche nel nostro Paese. Il riferimento va, ad esempio, al traffico di organi, per i quali, da notizie diffuse dallo stesso Ministero dell'interno, potrebbero essere utilizzati i numerosi minori che scompaiono, in particolare, nella fattispecie, nei centri di prima accoglienza.
Sono anche questi i motivi per i quali riteniamo si debba procedere sempre con la massima attenzione alla salvaguardia e al rispetto dei diritti delle persone. Auspichiamo, peraltro, uno sforzo per provvedere a portare a termine l'iter di altri strumenti legislativi, come la decisione quadro GAI sulle squadre investigative comuni contenute in accordi e convenzioni internazionali. Il Senato sta esaminando il testo unificato in materia di istituzione di squadre investigative comuni sovranazionali per attuare nell'ordinamento nazionale questa decisione quadro. La previsione di pattuglie comuni è contenuta all'articolo 24 del Trattato di Prüm e da altri trattati come la Convenzione europea relativa all'assistenza giudiziaria in materia penale.
Oggi, al di là di alcune situazioni che si sono verificate in quest'Aula, che attraverso il voto segreto hanno permesso di capire come l'Aula, se lasciata libera di votare, ha forse anche posizioni diverse rispetto a quelle che vengono indicate dalla maggioranza, ritengo che quanto si sia approvato oggi fino a questo momento (manca solo il voto finale) sia un provvedimento valido - anche già troppo in ritardo - che può far guardare con serenità al futuro.
Per queste ragioni, noi del gruppo dell'Unione di Centro voteremo convintamente a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, arriviamo alla conclusione di un provvedimento di grandissima importanza. Pag. 53Nell'annunciare il voto favorevole dell'Italia dei Valori, ribadisco quanto ho già affermato in precedenza. Il nostro gruppo, al Senato e alla Camera, attribuisce grande importanza a questo provvedimento, tanto che il primo testo del progetto di legge presentato al Parlamento è quello predisposto dal gruppo dell'Italia dei Valori, che infatti, è stato presentato al Senato e per la verità, è stato presentato anche alla Camera, ma al Senato ha trovato una trattazione più celere.
Lo abbiamo presentato perché crediamo fortemente e profondamente nella cooperazione tra gli Stati nell'ambito dell'Unione europea. Crediamo fortemente che ci sia un'esigenza di coordinamento tra gli Stati e per essi, tra la polizia e tutti gli istituti che i diversi Stati concordano di mettere a disposizione della reciproca collaborazione.
L'istituzione della banca dati è uno di questi elementi ed è di straordinaria importanza. Anche recentemente se ne è fatto un uso volontario nei rapporti tra Repubblica italiana e rumena, in relazione ad alcuni casi delittuosi molto gravi verificatisi nel nostro Paese.
Crediamo profondamente nella collaborazione tra gli Stati in materia di sicurezza e cooperazione giudiziaria. Ci crediamo fortemente tanto quanto nella libera circolazione delle persone e delle cose, di cui al trattato di Schengen. Ma proprio perché crediamo nella libera circolazione, riteniamo che gli Stati e le organizzazioni nazionali debbano individuare strumenti ancora più precisi e pregnanti di collaborazione. Ciò vuol dire che quanto più si accresce il diritto alla mobilità, quindi quanto più aumenta la mobilità, tanto più ci devono essere forme centralizzate o di collaborazione e di cooperazione molto stretta tra gli Stati, anche al fine di trovare degli strumenti identificativi di questi flussi di persone che fanno parte di movimenti molto ampi.
Ecco perché l'adesione dell'Italia a questo ulteriore Trattato, già sottoscritto da altri Stati, rappresenta per l'Italia dei Valori una questione assolutamente importante. Infatti, va bene la libera circolazione, ma riteniamo che gli Stati devono organizzarsi per cercare tutti gli strumenti possibili di contrasto alla criminalità.
In questa ottica, abbiamo presentato un disegno di legge al Senato e stiamo collaborando in vista dell'approvazione quanto più possibile celere del testo normativo in esame, nel quale crediamo molto. D'altra parte, ricordo ancora che, già nella passata legislatura, proprio qui alla Camera venne approvato un testo analogo relativo al prelievo coattivo, che di questo provvedimento fa parte integrante. Io ne fui relatore e ricordo che il dibattito importante che si svolse alla Camera consentì poi al medesimo testo di essere posto a base anche del disegno di legge successivo.
Crediamo che con l'adesione a questo Trattato l'Italia compia un passo avanti molto importante, non solo nella prevenzione e soprattutto nella repressione dei crimini, ma anche nella cooperazione internazionale diretta a tal fine. Abbiamo sempre creduto che la capacità di una cooperazione più generale a livello internazionale, attraverso l'Interpol, i collegamenti e le forme di collaborazione tra le forze di polizia dei diversi Stati, rappresenti uno strumento di grande importanza che deve essere accentuato.
Per questa ragione, confidiamo nella professionalità delle nostre forze di polizia e nella loro capacità di collegamento transnazionale e transfrontaliero, attraverso l'Interpol. Signor Presidente, questa è la ragione per la quale siamo favorevoli a provvedimenti normativi di questo tipo, mentre siamo assolutamente contrari a scorciatoie cui il Governo vuole fare ricorso a proposito della sicurezza dei cittadini.
Tanto crediamo alla professionalità e al collegamento transnazionale tra le polizie, quanto non crediamo affatto alle forme di pretesa sicurezza che si vorrebbero far derivare da ronde o da fenomeni di sceriffismo o di polizia locale. Si tratta di fenomeni assolutamente locali caratterizzati anche dall'incertezza e dalla «sicurezza fai da te», che spesso mettono a dura prova la possibilità e l'organizzazione Pag. 54delle forze di polizia, che talvolta devono fare da badanti alle ronde stesse o agli sceriffi a livello comunale.
Per concludere, signor Presidente il nostro sarà un voto favorevole a questo Trattato, ma anche ad una linea politica, ad un modello di sicurezza che passa attraverso l'organizzazione e la professionalità, i mezzi alle forze di polizia e il riconoscimento della dignità delle forze di polizia e che tende a contrastare altri modelli basati su succedanei, che non possono rassicurare i cittadini né essere rappresentativi di un moderno Stato.
Ecco la ragione per la quale esprimeremo un voto favorevole su questo provvedimento ed ecco la ragione per la quale, se il Governo non porrà la questione di fiducia, faremo di tutto per evitare che sia approvato il disegno di legge sulla sicurezza.
Il Governo porrà la questione di fiducia non contro le opposizioni, perché sa di poter contare su un numero di voti sufficiente, ma contro se stesso, perché sa che, votando con scrutinio segreto, alcune norme di quel provvedimento non sarebbero approvate da alcune coscienze critiche che esistono anche all'interno della maggioranza e che non hanno la possibilità di emergere in caso di voto palese per i pesanti condizionamenti che vengono esercitati sui parlamentari, che invece dovrebbero essere liberi.
Concludo, signor Presidente, confermando il voto favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, non posso lasciare agli atti il mio intervento perché non ho scritto nulla, ma sarò comunque molto breve. Non starò ad elencare i pregi di questo provvedimento, perché viene votato all'unanimità e quindi siamo tutti d'accordo sulla necessità che queste disposizioni divengano dettato legislativo.
Non intendo, in questa sede, controbattere a tutto ciò che è stato detto con riferimento ad un provvedimento diverso, ossia il disegno di legge sulla sicurezza. Quando quel provvedimento sarà in discussione in quest'Aula si dirà ciò che deve essere detto in quella sede.
Vorrei fare qui solo un'osservazione semplice e chiara. Abbiamo sentito poco fa piagnistei su pretese invasioni della privacy e addirittura della persona fisica; ho sentito parlare persino di «parti intime» riferendosi al momento in cui viene fatto il prelievo del DNA. Credo che tale prelievo sia la cosa più semplice da fare, consistendo esclusivamente nel prelievo di un campione di saliva; pertanto si capisce bene che è molto meno invasivo delle più normali medicine che vengono somministrate alle persone quando stanno male.
È un grosso errore però confrontare il prelievo del DNA all'invasione, ovviamente negata da parte nostra, delle intercettazioni telefoniche. Mi spiego: il DNA è come se fosse una fotografia. Quando facciamo una carta d'identità, non invadiamo la privacy del soggetto, perché abbiamo necessità di un meccanismo con il quale far corrispondere il soggetto ad un nome e cognome. Lo stesso avviene con il prelievo del DNA, rafforzato dal fatto che, in questo Stato, attribuire nome e cognome ad una persona fisica è assolutamente indispensabile.
È ancora più indispensabile secondo le ultime sentenze della suprema Corte, la quale ci ha spiegato che, nel caso in cui un soggetto extracomunitario adoperi 5, 10 o 20 nomi diversi deve essere assolto, perché non si sa mai e l'ultimo che ha dato potrebbe essere quello vero.
Diversa, invece, è la situazione delle intercettazioni, dove evidentemente vi è un meccanismo invasivo e dove possono essere rintracciati dei fatti personali, addirittura portati sulla pubblica piazza e sfruttati per una campagna elettorale.
Per questi motivi, signor Presidente, ho svolto questi rilievi. I motivi per cui esprimeremo voto favorevole sul provvedimento Pag. 55in esame sono in coerenza con quelli di tutte le altre forze politiche della maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Narducci. Ne ha facoltà.

FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, si conclude oggi l'iter di ratifica di questo importante Trattato internazionale che si inserisce nel quadro della cooperazione di polizia nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia dell'Unione europea: il Trattato di Prüm. Il percorso che lo ha portato all'esame dell'Assemblea è stato lungo ed impegnativo nei lavori delle Commissioni competenti, sia per la sua portata nella lotta alla criminalità, sia per le implicazioni etiche e per il rispetto dei trattamenti dei dati personali che ne conseguono, come pure per la sua incidenza sull'ordinamento giuridico del nostro Paese e per gli obblighi che ne derivano in termini di adeguamento alle norme del Trattato.
Il Trattato è un'iniziativa che parte da sette Stati membri, che dopo aver deciso una propria azione comune per migliorare la cooperazione nella lotta al terrorismo e ad altre forme gravi di criminalità transfrontaliera, stanno ora tentando di inserire il contenuto nella normativa dell'Unione europea. Esso è molto centrato sullo scambio dei dati. Inevitabilmente ciò solleva questioni circa i meccanismi di protezione che si pongono in essere e che hanno fatto molto discutere. Vi è la possibilità, per gli Stati membri, di collegare i negoziati sulla lotta alla criminalità organizzata con un accordo per una decisione quadro sulla protezione dei dati a partire da un adeguato livello di protezione dei dati personali che vengono scambiati. E questo è sicuramente un aspetto positivo del Trattato di Prüm. In linea di principio, qualsiasi iniziativa volta a migliorare la cooperazione tra gli Stati membri, nella lotta contro il terrorismo e altre forme gravi di criminalità transfrontaliera, deve essere accolta con favore, così come facemmo noi sin dal precedente Governo Prodi, per iniziativa del Ministro Amato.
La lotta al crimine richiede l'utilizzo dei più moderni ed efficaci mezzi di indagine quali, appunto, l'analisi del DNA che è ormai consolidato essere un potente mezzo per la determinazione dell'innocenza o della colpevolezza di un individuo. L'utilizzo delle nuove metodologie di indagine, rese disponibili dal progresso scientifico, può inoltre svolgere un'importante funzione nell'arginare il disagio sociale provocato dall'aumento incessante dei reati più comuni (furti, rapine, reati sessuali e criminalità organizzata), che suscitano nella popolazione forti reazioni emotive e sono fonte di estese preoccupazioni. In questa prospettiva, approvando il Trattato, il nostro Paese, oltre a mostrare sensibilità e attenzione ai richiami di alte cariche istituzionali, si conforma agli Stati europei che hanno istituito banche nazionali del DNA, contenenti i profili genetici di persone sospettate o condannate e quelli estratti da tracce rilevate sulla scena del crimine, nei casi irrisolti. È inoltre noto che in altri Stati europei sono in corso di preparazione o di approvazione specifiche legislazioni.
Vi sono numerose differenze tra i criteri adottati sia per l'inserimento dei profili genetici, sia per la durata della conservazione di essi, sia per la loro rimozione dal database, sia per il ruolo del giudice in ordine all'inserimento o alla ricerca e comparazione dei dati, sia per la loro utilizzazione processuale. Ma, al fine di realizzare un sistema efficace ed efficiente è necessario raggiungere un'armonizzazione delle regole scientifiche, tecniche e giuridiche relative alle banche dati del DNA e facilitare lo scambio di informazioni tra i rispettivi database dei vari Stati. Infatti, lo scopo del Trattato di Prüm è proprio la cooperazione nello scambio di informazioni contenenti i dati genetici per la lotta ai fenomeni criminali evocati poc'anzi, inserendosi nell'ambito della cooperazione di polizia nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia dell'Unione europea.
La disciplina del Trattato, nonostante la delicatezza della materia, è tesa al rispetto dei diritti dell'uomo e garantisce Pag. 56la protezione dei dati personali. Si afferma espressamente che esso rispetta la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e la Convenzione europea dei diritti dell'uomo, oltre ai Trattati e alle Convenzioni internazionali sensibili alle tematiche in oggetto come la Convenzione di Chicago del 7 dicembre 1944 sull'aviazione civile internazionale e la Convenzione di Tokyo del 14 settembre 1963 relativa alle infrazioni sugli aeromobili.
Tuttavia, le proposte di modifica dello strumento di ratifica, tese a miglioramenti per quanto concerne i dispositivi inerenti la tutela della persona, hanno avuto un percorso avverso e questo è un punto nero in un momento in cui tutti insieme potevamo affermare con forza la volontà di portare avanti una lotta alla criminalità senza quartiere e, nello stesso tempo, rispettare - come è nella nostra tradizione e come ha bene evidenziato l'onorevole Ferranti nel dibattito - la nostra tradizione giuridica di rispetto della dignità della persona e della sua tutela.
Anche se ratificare il Trattato è doveroso abbiamo perso un'occasione importante per mostrare ai nostri concittadini che siamo dalla loro parte e che lavoriamo per tutelarli insieme mentre si preferisce alzare barriere e divisioni non credo produttive per la lotta al crimine.
Sul piano dell'integrazione tra gli Stati membri dell'Unione europea, il Trattato di Prüm accentua il volere dei singoli Stati. Infatti, si tratta di una forma di cooperazione tra Stati classica nel diritto internazionale. Sarebbe stato più in linea con l'evoluzione del diritto dell'Unione europea contemporaneo attivare una cooperazione rafforzata utilizzando il quadro giuridico predisposto dal Trattato di Amsterdam e riformato dal Trattato di Nizza per le materie del cosiddetto terzo pilastro. In questo pilastro, infatti, il diritto dell'Unione europea è in rapida evoluzione negli anni più recenti e tende a forme di maggiore integrazione tra gli Stati membri. Quindi, è affidato agli Stati membri, anche sulla base del principio di leale collaborazione previsto dall'articolo 10 del Trattato di Roma, mettere in atto tutti gli strumenti per realizzare effettivamente il progetto per uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia e, in questa prospettiva, è più che doveroso da parte dell'Italia ratificare questo Trattato.
Il Partito Democratico voterà a favore del progetto di legge relativo al Trattato di Prüm, non senza sottolineare il nostro rammarico per non aver trovato un'intesa, signor Presidente, tra maggioranza e opposizione sui punti più sensibili che poc'anzi hanno comportato l'interruzione dei nostri lavori; un'intesa che ci avrebbe consentito di costruire, su un terreno così delicato, percorsi di giustizia più condivisi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, è opportuno, con riferimento a questo provvedimento, partire da alcuni punti che legittimano il voto ovviamente favorevole del nostro gruppo per ribadire come, mai come nel testo che di qui a poco sarà oggetto del voto finale, siamo di fronte ad una necessaria attività di coordinamento con delle scelte che appartengono fin dal 2005 (in questa materia di cooperazione internazionale costituisce un tempo di grande rilevanza) a Stati che hanno ritenuto di ipotizzare una cooperazione transfrontaliera con delle modalità assolutamente moderne, corrette e che necessitavano la pronta e corale adesione del nostro Paese.
Da questo punto di vista lo sforzo del provvedimento si può dire in linea con il risultato che ci si è proposti: un approccio per singoli campi di dati, quello che viene chiamato data field by data field approach. In altri termini, si va tecnicamente a realizzare un risultato con un metodo di cerchi concentrici che da dati più ampi consenta poi di confluire in microsistemi anche in questo caso più efficaci.
Lo sforzo di coordinamento, di ammodernamento e di efficacia va letto il linea con l'articolo 111 della Costituzione, lad Pag. 57dove il contraddittorio da questo provvedimento è sicuramente garantito. Si tratta certamente di un pacchetto normativo coordinato e che si coordina, che introduce delle tecniche in linea con le più moderne capacità di intervento nel processo penale e soprattutto rapide ed efficaci. Il Trattato introduce, sulla scorta di quello che era stato già uno sforzo presente e leggibile nel passato, un correttivo ad un intervento della Corte costituzionale del 1996 (la sentenza n. 238 del 9 luglio) che, nel dichiarare la illegittimità dell'articolo 224, inibiva al giudice di disporre misure che incidevano sulla libertà personale dell'indagato, dell'imputato o di terzi al di fuori di quelle specificamente previste nei casi e nei modi dalla legge.
È in linea con la proposta di legge n. 782 che introduceva questi accertamenti tecnici nel codice di procedura penale, e costituisce una sorta di completamento di un percorso iniziato sia a livello costituzionale, ma anche e sopratutto a livello legislativo. Il Trattato, quindi, è importante perché raccoglie questi segnali, queste testimonianze e questi semi e in qualche modo ne fa un pacchetto compiuto capace di portare a termine ciò che era stato proposto inizialmente. Il dato sicuramente di particolare rilevanza è quello del sistema di banche dati che riguarda l'immatricolazione degli autoveicoli, le impronte digitali e il DNA. In questo modo, con questa banca dati, è possibile la cooperazione transfrontaliera contro fenomeni come il terrorismo, la criminalità e la migrazione non consentita.
Signor Presidente, da questo punto di vista mi sembra che non sia ultroneo richiamare come l'esistenza di una banca del DNA consenta da un lato la raccolta - in questo vorrei tranquillizzare l'Assemblea - di dati che riguardano persone già implicate in procedimenti penali (e non certamente di terzi soggetti) per poterli confrontare in maniera transfrontaliera con profili del DNA reperiti in tracce biologiche che eventualmente fossero state raccolte sulla scena di un delitto o di un reato, per poter quindi facilmente e comparativamente risalire gli autori dello stesso. La scelta è di grande rilevanza e importanza perché consente un approccio a quella prova scientifica di cui parlavo nel mio precedente intervento, che oggi costituisce il sistema certamente più sicuro per il raggiungimento di quella valutazione probatoria sulle responsabilità dei soggetti che fossero inclusi e «abbracciati» da un procedimento penale.
Era indispensabile che l'Italia, quindi, regolamentasse tutto quello che era albo e accesso alle banche dati con il DNA, perché uno dei nostri problemi era il bilanciamento con la tutela della cosiddetta privacy, della riservatezza con le esigenze specifiche di lotta alla criminalità. Questo è un terreno sul quale questo provvedimento si muove in modo assolutamente chiaro, lineare, coerente ed accettabile. Non siamo sicuramente di fronte a dei provvedimenti e a delle scelte zoppicanti, ma che tengono largamente conto di quello che è il terreno e il sostrato in tema di riservatezza e colgono correttamente i due valori: lotta alla criminalità e tutela della riservatezza.
Né si può negare - mi sembra uno step di enorme rilevanza - che l'uso delle tecnologie costituisca oggi un must soprattutto nella fase (diceva bene il sottosegretario Mantovano) della immediatezza delle indagini, che rimane per certi delitti una irrinunciabile priorità per il raggiungimento dell'obiettivo dell'accertamento della verità. Il provvedimento è ampiamente capace di tutelare anche le persone. Non è soltanto un privilegio direi semicieco alla necessità che le indagini siano condotte tecnicamente, ma si preoccupa attivamente di tutelare le persone.
Da questo punto di vista l'assoluzione dei soggetti implicati nei processi penali implica tout court la cancellazione dei profili biologici e la distruzione dei campioni stessi, come pure, abbiamo potuto osservare, la possibilità, che coattivamente si rilasci il campione biologico, passa attraverso il criterio processuale dell'assoluta necessità per la prova che, credo, possa essere chiaramente interpretato per l'accertamento della prova dei fatti, cosa che tende più ad escludere che a includere. Pag. 58Si tende ad evitare che in qualche maniera dei soggetti possano essere avvicinabili ai fatti reato senza che immediatamente si provveda; ma questa è una norma che il codice di rito contiene già, vi è infatti l'obbligo del pubblico ministero di svolgere l'indagine comunque a favore dei soggetti, e che interpretato in questa sede, significa che il terzo oggetto di queste indagini si vedrà immediatamente scagionato senza che si possano ipotizzare a suo carico quelle illazioni che molto spesso, soprattutto in un can can mediatico, diventano peggiori della stessa iscrizione a modello 21.
Rispetto della persona, quindi, e ancora in questa stessa ottica, in questo quadrante di identica rilevanza rispetto alle regole scientifiche, vengono stabilite delle regole assai severe per accedere a queste banche dati da parte degli operatori, con le relative sanzioni per le violazioni. Cosa voglio dire? In altri termini, il rispetto del diritto di difesa si coniuga in maniera inequivocabile con una grande attenzione per queste banche dati, perché indubbiamente costituiscono un patrimonio che deve essere utilizzato e a cui vi deve essere accesso soltanto per finalità strettamente connesse e regolamentate con parametrazioni correttamente improntate.
Quando ci si preoccupa di definire, nelle forme dell'incidente probatorio o comunque con forme ricche di contraddittorio, l'accesso a questi dati credo che questo sia il coronamento processuale di una scelta che, ripeto, affonda le sue radici in un'insopprimibile esigenza non solo di coordinamento ma anche di riempimento di quelli che sono i vuoti esistenti nel sistema.
Credo che da questo punto di vista il lavoro che è stato svolto, in Aula e nelle Commissioni con la stesura dei testi, consenta largamente a chi vi parla, con molta serenità, con la consapevolezza di un coordinamento coerente ed efficace, interno ed esterno (fatemi passare questo termine), di annunciare il voto favorevole del gruppo che rappresento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, noi deputati della delegazione radicale all'interno del gruppo parlamentare del Partito Democratico ci asterremo su questo provvedimento perché, seppure sono state apportate delle modifiche migliorative grazie al lavoro emendativo fatto soprattutto dal Partito Democratico in collaborazione con la delegazione radicale, dobbiamo dire che ci sono ancora dei profili che non ce lo fanno apprezzare fino in fondo, anche se si tratta di un provvedimento molto importante, molto significativo, per combattere la criminalità organizzata.
Gli aspetti che vogliamo sottolineare nel motivare questo nostro voto di astensione riguardano in primo luogo il prelievo coattivo che rimane senza garanzie per il cittadino che non è né imputato né indagato; in secondo luogo, non possiamo accettare che una volta, entrati in questa banca dati, sia poi molto difficile poterne uscire; come ha detto il professor Santosuosso: la porta è molto grande per poter entrare, ma è strettissima per poterne uscire.
Certo non ci hanno confortato le dichiarazioni fatte pochi minuti fa dall'onorevole Brigandì, che ci ha detto: «Ma di cosa vi preoccupate? Il DNA in fondo è una semplice fotografia», salvo il fatto che mi risulta che Brigandì faccia parte di quella minoranza di parlamentari che non voleva nemmeno lasciare le impronte digitali per il voto (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
Naturalmente ciò si ripercuoterà non certo sulla casta, non certo su una cerchia ristretta di cittadini che hanno abbondanti strumenti di difesa, ma sulla popolazione più disagiata, che sarà vittima di questo tipo di giustizia selettiva e che non avrà dalla sua parte adeguati strumenti di difesa. Ecco perché noi ci asterremo; ringrazio comunque coloro che hanno collaborato, e devo dire per certi aspetti anche il Governo, per migliorare leggermente Pag. 59questo testo, ma non possiamo accettare che nella Camera dei deputati si continuino ad approvare leggi che puntano a violare significativi articoli della nostra Costituzione, come l'articolo 13, che riguarda il rispetto della libertà personale e della privacy.
Consentitemi un'ultima considerazione sul titolo del provvedimento in esame. Probabilmente era una cosa obbligata, però a me fa molta impressione quando devo leggere che si aderisce a questo Trattato di Prüm per combattere il terrorismo, la criminalità e la migrazione illegale: ecco che, ancora una volta, la parola «migrazione» viene associata con le parole «terrorismo» e «criminalità» e credo che questo sia indizio di una mentalità davvero molto razzista (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

(Coordinamento formale - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2042)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul progetto di legge, già approvato dal Senato, n. 2042, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Moroni? Onorevole Ravetto? Onorevole Moles? Onorevole Polledri? Onorevole Binetti? Onorevole Razzi? Onorevole Cesare Marini? Onorevole Pili? Onorevole Compagnon?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 586-905-955-956-960 - «Adesione della Repubblica italiana al Trattato concluso il 27 maggio 2005 tra il Regno del Belgio, la Repubblica federale di Germania, il Regno di Spagna, la Repubblica francese, il Granducato di Lussemburgo, il Regno dei Paesi Bassi e la Repubblica d'Austria, relativo all'approfondimento della cooperazione transfrontaliera, in particolare allo scopo di contrastare il terrorismo, la criminalità transfrontaliera e la migrazione illegale (Trattato di Prüm). Istituzione della banca dati nazionale del DNA e del laboratorio centrale per la banca dati nazionale del DNA. Delega al Governo per l'istituzione dei ruoli tecnici del Corpo di polizia penitenziaria. Modifiche al codice di procedura penale in materia di accertamenti tecnici idonei ad incidere sulla libertà personale» (Approvato dal Senato) (2042):

Presenti 383
Votanti 377
Astenuti 6
Maggioranza 189
Hanno votato 377.

(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Mazzarella ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che i deputati Mottola e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Dichiaro così assorbita la proposta di legge n. 2069.

Sull'ordine dei lavori (ore 13,55).

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per ricordare che oggi ricorre il trentatreesimo anniversario della tragedia che colpì il Friuli con il terremoto del 6 maggio 1976. Pag. 60Tra l'altro, in queste ore il Presidente del Senato, Schifani è proprio in Friuli a visitare le zone allora colpite così duramente per constatare ancora una volta l'efficienza ed l'efficacia del modello di ricostruzione che fu allora adottato.
Prima di tutto vorrei ricordare i quasi mille morti di quella tragedia, che mise a dura prova il Friuli. Ci furono circa 80 mila sfollati e le cose si svilupparono in maniera tale che purtroppo l'11 settembre dello stesso anno, pochi mesi dopo, quando si stava avviando il percorso della ricostruzione, ci fu un'ulteriore tremenda scossa. Questa mise in ginocchio, seppur per pochi giorni, le speranze e la voglia di rinascita delle popolazioni friulane.
Ricordo, altresì, che proprio in quell'occasione ci fu una grande e importante scelta strategica per cui il Parlamento - compresa questa Camera - varò dei provvedimenti, prima a livello di Governo - con decreti-legge che avevano evidentemente una grande necessità ed urgenza - e poi con provvedimenti legislativi, con un percorso che valorizzò il ruolo del sistema delle autonomie locali. Ciò valorizzò in primis la regione, le province e i comuni interessati, avviando così un percorso di ricostruzione che portò risultati importanti, tenendo conto di ricostruire il Friuli com'era e dov'era. Fu una scelta anche di grande visione strategica, in quanto non si puntò subito dalle tende alle case, ma si scelse di ricostruire in primo luogo le scuole e le fabbriche, al fine di dare un'indicazione di speranza alle popolazioni.
Credo che quel modello e quell'esperienza, signor Presidente ed egregi colleghi, non solo siano ancora oggi validi, ma fossero lungimiranti, considerato che oggi si parla tanto di federalismo. Ricordo che in quest'Aula vi fu una larghissima condivisione tra chi allora governava e chi sedeva sui banchi dell'opposizione. Ricordo, in conclusione, in particolare l'apporto che diedero parlamentari come il senatore Toros, l'onorevole Bressani, l'onorevole Baracetti, l'onorevole Santuz e tanti altri, e il presidente della ricostruzione della regione Friuli Venezia Giulia, Comelli, purtroppo scomparso qualche anno fa.
Quindi, vi è il ricordo per le vittime, ma ritengo vi sia anche l'esempio - in questi giorni che vede le popolazioni dell'Abruzzo vivere un'analoga sofferenza - di un'indicazione e di un modello di ricostruzione dove ci fu un utilizzo oculato delle risorse e una vera valorizzazione del sistema delle autonomie locali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, anch'io intervengo per associarmi e ricordare l'anniversario del terremoto del Friuli. Non voglio ripercorrere cose che ha già detto il collega Strizzolo e che sono a testimoniare una grande ricostruzione e un periodo veramente significativo anche come riferimento nazionale.
Intervengo proprio per ricollegarmi alla tragedia che ha colpito l'Italia con il terremoto esattamente un mese fa.
Credo che, al di là delle buone cose che sono state fatte, della capacità della protezione civile di intervenire subito, per la ricostruzione vera sia opportuno guardare al modello Friuli come riferimento, per individuare i tempi più brevi per la ricostruzione. Voglio solo sottolineare una cosa: non è pensabile, per chi come me ha vissuto il terremoto da cittadino e da amministratore, avendo subito il terremoto da cittadino e contribuito alla ricostruzione da amministratore e da legislatore, promettere ai cittadini di entrare nelle case in poco tempo. Sarebbe una presa in giro. Bisogna capire che una ricostruzione vera delle case, come è stato dimostrato, non può che essere fatta in non meno di molti anni, almeno dieci. Pertanto, l'intervento iniziale va fatto nei confronti dei terremotati e dei disagiati, dicendo che i tempi sono questi: una sistemazione immediata e adeguata, diversa Pag. 61dalle tende, e una ricostruzione temporale precisa, seria e affidabile, come è stata fatta nel nostro Friuli. Credo che per questo si debba trovare un'ampia convergenza e un'ampia disponibilità. Noi siamo a disposizione, anche in quest'Aula, per contribuire, assieme al Governo e quindi con la maggioranza, a fare in modo che le scelte che verranno prese nei confronti dei terremotati di un mese fa siano veramente nel loro interesse (Applausi del deputato Strizzolo).

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, la sicurezza dei cittadini e l'ordine pubblico sono seriamente a rischio nel territorio di Isola di Capo Rizzuto, alle porte di Crotone, dove sono ubicati il centro di accoglienza più grande d'Europa, il CARA (Centro accoglienza richiedenti asilo), e anche un centro di identificazione ed espulsione. Proprio alcune sere fa, in seguito alla violenta aggressione dei due cittadini residenti nella frazione di Sant'Anna di Isola di Capo Rizzuto, ai quali va la nostra solidarietà, da parte di un gruppo di immigrati, gli abitanti della zona hanno occupato la strada statale n. 106, causando una serie di disagi agli automobilisti.
Nel campo, oggi si registra la presenza di 61 nazionalità diverse, con prevalenza di nigeriani, il 31,4 per cento. Gli uomini sono 1.144, l'83,7 per cento, le donne il 16,3 per cento. La maggior parte delle donne (157), pari al 70,4 per cento del totale, sono di nazionalità nigeriana. Questo progressivo allargamento delle contaminazioni culturali, dovuto al sovrannumero ed alla coesistenza forzata di persone appartenenti a tantissime diverse nazionalità, ha dato inevitabilmente luogo a qualche fenomeno di razzismo, suffragato dal comportamento di molti immigrati presenti nel territorio. Il verificarsi di furti, gesti vandalici, atti osceni in luogo pubblico e di una dilagante, pervasiva e poverissima prostituzione desta una gravissima preoccupazione nei residenti. Il Governo dovrebbe, infatti, verificare con molta attenzione la massiccia presenza di nigeriane, forse oggetto del deprecabilissimo fenomeno della tratta di persone destinate al mercato della prostituzione.
Questa situazione oggi è diventata davvero insostenibile. I cittadini hanno il sacrosanto diritto di vivere in tranquillità e sicurezza nelle loro abitazioni e nella loro cittadina e non possono continuare ad essere quotidianamente preoccupati di lasciare qualcosa fuori casa, di sentirsi minacciati nelle loro proprietà e, ancor peggio, nell'integrità fisica e morale.
Il Governo, purtroppo, continua ad affrontare il tema dell'immigrazione a colpi di spot e di propaganda. La situazione di Isola di Capo Rizzuto è emblematica e rappresenta il segno tangibile di una politica fallimentare, che fa acqua da tutte le parti. Signor Presidente, non è assolutamente pensabile scaricare sulle amministrazioni comunali di Isola di Capo Rizzuto e Crotone, che stanno già compiendo il massimo sforzo possibile, tutte queste problematiche.
Il Governo deve intervenire ed anche in fretta. È necessario stanziare adeguate risorse per la ristrutturazione del centro, per la messa in sicurezza della strada statale n. 106 e per dotare la prefettura e la questura di Crotone, che già svolgono un eccezionale ed apprezzato lavoro, di un adeguato organico di personale, di strumenti e di risorse. Basti pensare che l'attuale organico della questura di Crotone è identico a quello in servizio al tempo, ormai remoto, in cui vi era il commissariato di polizia, prima ancora quindi della presenza del centro di accoglienza, del CARA e del CIE. Inoltre, proprio a causa di queste carenze e in seguito alle sollecitazioni che la polizia riceve per la presenza di numerosi immigrati e per le funzioni da svolgere al porto e all'aeroporto di Crotone, a vigilare sull'ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini Pag. 62molto spesso è a disposizione soltanto una pattuglia, dico, una sola pattuglia, e non ho il timore di essere smentito.
Per non parlare, poi, della poca dignitosa sede in cui è ubicata la questura: un vecchio e indecoroso pastificio situato alla periferia della città, adiacente a un campo di nomadi. La situazione, ribadisco, è grave, molto grave, con risvolti che potrebbero determinare conseguenze negative sulla sicurezza dei cittadini, che già si sentono abbandonati dallo Stato.
Bisogna intervenire ora, subito, signor Presidente, affinché il Ministro dell'interno si rechi ad Isola di Capo Rizzuto per verificare di persona il grave stato della situazione ed incontri nel tempo più immediato possibile le istituzioni locali e una delegazione di cittadini, per prevenire ed evitare conseguenze che potrebbero essere irreparabili. Signor Presidente, ora è necessario passare dalle parole ai fatti (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

ANTONINO FOTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONINO FOTI. Signor Presidente, cari colleghi, ho chiesto di intervenire a titolo personale per omaggiare e ricordare la figura di un grande uomo italiano che è stato protagonista della vita politica degli Stati Uniti, essendo stato senatore nel distretto di New York per circa cinquant'anni, ben 24 legislature con sistema maggioritario. È stato uno statista di qualità indiscussa: il senatore John Marchi, che con la sua straordinaria carriera politica ha portato lustro e prestigio al nome dell'Italia non solo negli Stati Uniti, ma nel mondo. Appresa la triste notizia, il sindaco di New York, Michael Bloomberg, ha dichiarato: «I newyorkesi hanno perso un vero colosso della vita pubblica». Io aggiungo: noi italiani abbiamo perso un grande uomo, motivo di orgoglio per la nostra nazione.
Tanti ricordano John Marchi come «padre della secessione», nomignolo popolare coniato dalla gente di Staten Island, dove, come dicevo, fu rieletto al Senato per ben 24 volte, dopo il suo tentativo di trasformare l'isola in una città autonoma. La sua visione e lungimiranza politica sono state guida ed esempio per colleghi senatori e presidenti. Fu, infatti, il presidente Richard Nixon a richiedere a John di presiedere la National Advisory Committee on Drug Abuse Prevention. Fu la gente di New York ad elogiarlo e ad osannarlo per aver salvato negli anni Settanta, con riforme legislative chiave, la city di New York dalla crisi economica in cui era caduta e da una sicura bancarotta. Di certo anche oggi, come allora, il suo contributo e la sua esperienza sarebbero stati più apprezzati, viste le difficoltà economiche in cui versano New York, gli Stati Uniti e il mondo intero.
È stato il legislatore con più anni al Senato alle spalle di qualsiasi altro nella storia degli Stati Uniti. L'ingresso in politica di Marchi risale al 1956: iscritto tra le file del Partito Repubblicano all'età di 31 anni, fu eletto per la prima volta senatore statale. Durante la sua lunga carriera nel Senato statale spesso ha guidato la città di New York attraverso acque politiche agitate. Per cinque decenni, sindaci di entrambi gli schieramenti politici hanno fatto capo a John Marchi, che rappresentava gli interessi della city. Queste sono le piccole testimonianze della storia della vita di un grande uomo, un grande esempio di italiano nel mondo. «Dà vita a dei buoni esempi: sarai esentato dallo scrivere delle buone regole» diceva Pitagora.
Come legislatori, come politici, invito tutti a riflettere su quanto possa essere incisiva l'esistenza di ognuno di noi, se condotta con la stessa dignità, dedizione e integrità di John Marchi. Il suo amore per la patria non si è mai attenuato, ed è testimoniato fino all'ultimo dalla sua presenza in Italia, nella sua Lucca, dove ha trascorso gli ultimi giorni di vita.
In questo stesso triste momento ho sentito il dovere di ricordare al Parlamento italiano, di cui faccio parte, questo grande uomo e amico personale, e nel farlo non posso che formulare le più sentite condoglianze ai suoi familiari e ai Pag. 63suoi più intimi amici che, come chi vi parla, in queste ore lo ricordano con profondo affetto.
Pertanto, con l'occasione, chiedo alla Presidenza che l'evento, vista la rilevanza, possa essere commemorato ufficialmente.

PRESIDENTE. Onorevole Antonino Foti, la sua richiesta sarà rappresentata alla Presidenza della Camera.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, intervengo brevemente per ringraziare, per il suo tramite, il Presidente Fini, e l'Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati perché finalmente abbiamo migliorato quello che ritenevo rappresentasse uno spreco di denaro pubblico, ovvero l'arrivo della rassegna stampa in casella nel pomeriggio alle ore 16,30 o alle 17. Oggi la rassegna stampa è arrivata a mezzogiorno, e il mio intervento vuole rappresentare un segnale di apprezzamento per lo sforzo compiuto.
Inoltre, voglio ringraziare per la pazienza dimostrata chi ha ricevuto da me numerosi solleciti e lettere che andavano in questa direzione.
Credo che si potrà fare anche qualcosa di più, magari evitare l'utilizzo della stampa cartacea per chi non la consulta, o prevedere di mettere a disposizione solo qualche copia il lunedì, e il venerdì, quando chiaramente l'Aula non è piena.
L'efficienza di una istituzione si vede anche da questi piccoli particolari. I dirigenti di nessuna compagnia privata del mondo ricevono la rassegna stampa del giorno alle 16 del pomeriggio. In questo senso, credo che vada rivolto un apprezzamento per ciò che è avvenuto. Il mio vuole essere anche uno stimolo a continuare in questa direzione, sperando che la settimana prossima la rassegna stampa non torni ad arrivare intorno alle 16.

ISIDORO GOTTARDO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ISIDORO GOTTARDO. Signor Presidente, intervengo solo per unirmi, da esponente del Friuli Venezia Giulia, ai colleghi Strizzolo e Compagnon che hanno ricordato la tragedia di 33 anni (il 6 maggio del 1976): oltre mille vittime ed un'intera regione, se non rasa al suolo, compromessa nella sua stabilità sia strutturale sia anche morale. Tuttavia, dopo quella tragedia si è saputo trasformare una terra di emigrazione in una terra di sviluppo e di crescita e oggi quel terremoto viene ricordato con orgoglio da tutti gli abitanti della regione come esempio di un popolo che può ricostruire, vincere le sventure e soprattutto prevenire. Da quella tragedia è nato il modello forse più efficiente di Protezione civile oggi in Europa; un modello che vede oltre mille volontari costantemente attivi sul territorio. Abbiamo, inoltre, riscontrato che questa regione, dopo quell'evento, ha saputo investire nella prevenzione non solo ovviamente dei terremoti, ma di qualsiasi catastrofe e sventura naturale. Pertanto, anch'io mi unisco al ricordo di quegli uomini, di quell'esempio di ricostruzione, nel cordoglio di quelle vittime e, da friulano, ovviamente con orgoglio credo che si possa additare al Paese intero l'esempio di quella ricostruzione e dell'attuale Protezione civile, che è davvero un esempio straordinario.

PIERFELICE ZAZZERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, intervengo solo per segnalarle che in queste ore ho ricevuto notizia che il giornalista Massimo Alberizzi, inviato per l'Africa de Il Corriere della sera è fermo a Gibuti. Dovrebbe raggiungere Puntland, che è la regione autonoma della Somalia dove si sta consumando la tragedia della Buccaneer e dove sono sequestrati dieci nostri connazionali. Sembrerebbe - ma invito lei, Presidente della Camera, ad Pag. 64accertarsi se sia vero - che venga negato il visto a Massimo Alberizzi dal nostro Governo.

PRESIDENTE. Onorevole Zazzera, la sua richiesta sarà rappresentata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 14,15, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, il Ministro per i rapporti con il Parlamento ed il Ministro della giustizia.

(Iniziative a tutela degli allevatori e dei consumatori in relazione alle ricadute dovute alla recente diffusione della cosiddetta «febbre suina» - n. 3-00513)

PRESIDENTE. L'onorevole Negro ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cota n. 3-00513, concernente iniziative a tutela degli allevatori e dei consumatori in relazione alle ricadute dovute alla recente diffusione della cosiddetta «febbre suina» (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

GIOVANNA NEGRO. Signor Presidente, insieme al mio gruppo abbiamo intenzione di porre al Ministro alcune domande. Le chiediamo se non ritenga che vi siano in atto speculazioni fondate sulla disinformazione riguardante la cosiddetta «febbre suina» causata dal virus A/H1N1. Le chiediamo, inoltre, a quanto ammontino le ricadute negative su questo importante settore produttivo e quali iniziative il Governo intenda assumere a difesa degli allevatori dell'intero comparto e dei consumatori.

PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Luca Zaia, ha facoltà di rispondere.

LUCA ZAIA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, rispondo all'interrogazione dell'onorevole Cota ed altri n. 3-00513 e all'onorevole Negro che è intervenuta, ringraziandoli per l'opportunità che ci viene data di parlare ancora una volta di questa influenza che inviterei a non chiamare più «suina»: la nuova influenza è l'influenza messicana.
Oggi vi è una grande preoccupazione per un comparto che è in grossa difficoltà. Ci rivolgiamo a 160 mila addetti. Si tratta di un comparto che ha in allevamento annualmente 13 milioni di capi con un fatturato di 2 miliardi e mezzo di euro. Questi capi e questo fatturato rappresentano il 17 per cento del PIL della carne nel settore agricolo ed il 5 per cento del PIL agricolo nazionale.
Vi sottolineo questi dati per darvi un'idea della dimensione di cosa significa l'allevamento del suino in Italia. Crescono le esportazioni (siamo il secondo paese esportatore) e anche in questo anno crescono del 4 per cento. Siamo leader a livello comunitario per DOP e IGP: abbiamo 29 salumi che hanno un marchio DOP o IGP.
Detto questo, in questi giorni e in queste ore, dal 23 al 24 di aprile con la vicenda del virus A/H1N1 e con le sue modificazioni e con questa nuova endemicità rispetto all'uomo, ne è conseguito che i consumatori hanno contratto i loro consumi. La carne di suino è passata da 1,50 euro al chilo, peso vivo, all'attuale quotazione di oggi di 1,035 euro. Significa che abbiamo avuto un crollo verticale dei prezzi di questa carne di almeno il 45-50 per cento.
Ma la grande preoccupazione è che in queste ore i suini allevati non sono vendibili, Pag. 65nel senso che non vi sono commercianti o comunque imprese di trasformazione che vanno a ricavare 1,035 euro al chilo, peso vivo, per i nostri suini.
Pertanto la grande preoccupazione è avviare una campagna di informazione dicendo sostanzialmente quello che ricorda l'Organizzazione mondiale della sanità: non esiste alcuna correlazione tra il consumo di carne di suino e l'influenza.
Ricordiamo che questa influenza ha un'endemicità e un'aggressività di gran lunga inferiore a tutte le altre influenze stagionali che abbiamo subìto, ma soprattutto sarà anche l'occasione per iniziare a parlare di crisi in questo comparto, per avviare con ancor più forza quei progetti di valutazione delle carcasse che già abbiamo messo in piedi dal momento del nostro insediamento e, non ultimo, per valorizzare quel disegno di legge in discussione in Parlamento e che sarà in discussione alla Camera sull'origine obbligatoria in etichetta, sulla tracciabilità nella filiera, al fine di conoscere il nome e il cognome del produttore e la storia dell'animale, come accade oggi per le carni rosse.
Ovviamente, vogliamo estendere questo sistema a tutti i comparti dell'agroalimentare, ragionando filiera per filiera, senza commettere soprusi nei confronti dell'industria di prima trasformazione delle derrate agricole.
Come stiamo facendo in queste ore per l'olio extravergine di oliva vorremmo applicare il sistema della tracciabilità e della riconoscibilità dei nostri prodotti agricoli sino al consumatore finale anche per la carne suina.

PRESIDENTE. L'onorevole Negro ha facoltà di replicare.

GIOVANNA NEGRO. Signor Presidente, mi ritengo più che soddisfatta per la risposta del Ministro Zaia, ma ritengo anche doveroso, da parte del gruppo che rappresento, sottolineare alcuni aspetti di questa vicenda.
I dati ufficiali dell'OMS del 5 maggio dicono che vi sono stati 1.124 casi di questa malattia e sono sparsi in 21 Paesi. I Paesi maggiormente colpiti sono il Messico (con 590 casi e 25 morti) e gli Stati Uniti (con 286 casi e un morto). La pericolosità della malattia, che è data dalla mortalità e dalla morbilità, è pari a zero. Pertanto, non si evince il motivo per cui tutti i giornali stanno conducendo questa campagna di forte preoccupazione, che sta mettendo in ginocchio un nostro settore molto importante.
Credo che sia doveroso da parte nostra richiamare ad un senso etico e soprattutto ad una corretta informazione chi fa questo lavoro e far sì che questo settore, attraverso le istanze che ha appena esposto il Ministro Zaia, possa ritornare ad avere un futuro e ad avere un futuro rigoglioso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Iniziative per la revisione della selezione e della posizione economica degli assistenti amministrativi del comparto scuola - n. 3-00514)

PRESIDENTE. L'onorevole Melchiorre ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00514, concernente iniziative per la revisione della selezione e della posizione economica degli assistenti amministrativi del comparto scuola (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

DANIELA MELCHIORRE. Signor Ministro, gli assistenti amministrativi delle scuole svolgono un compito importante per la quotidiana corretta funzionalità ed efficienza del sistema scuola. Con il passare del tempo tali funzioni sono di fatto mutate, determinando un carico di lavoro sempre crescente e più qualificato. Oggi, infatti, sono richieste conoscenze anche nel campo del diritto, dell'informatica e della contabilità.
Ciò nonostante, tali figure sono ancora collocate nell'area B, cioè nella posizione degli esecutivi, diversamente da tutti gli impiegati delle altre amministrazioni statali, che sono collocati almeno nell'area C. Pag. 66
Inoltre, le migliori posizioni retributive all'interno della stessa area B, come la seconda posizione economica, sono subordinate a test selettivi di un grado di difficoltà del tutto sproporzionato per chi ha spesso solo la licenza media. Come dire: oltre al danno la beffa, cioè mansioni più gravose e l'impossibilità di fare scatti quanto meno retributivi.
Chiediamo pertanto al Ministro se sarà consentito il passaggio degli assistenti amministrativi nell'area C e se il Ministro comunque intenda modificare o eliminare i test per la seconda posizione economica.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, devo innanzitutto premetterle, onorevole Melchiorre, che la classificazione professionale del personale con la relativa disciplina delle progressioni giuridiche ed economiche è di esclusiva competenza della contrattazione collettiva nazionale ed integrativa.
In particolare, con riguardo alle categorie a cui lei ha fatto riferimento, per l'attribuzione della seconda posizione economica al personale amministrativo tecnico e ausiliario della scuola di area B, fra cui gli assistenti amministrativi, a seguito dell'accordo nazionale tra il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e le organizzazioni sindacali sono state inserite delle prove selettive, come lei ricordava, previste dal contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto scuola.
Il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha precisato che le prove selettive, però, hanno natura formativa, che la prova è realizzata attraverso un questionario le cui domande sono scelte casualmente per ogni partecipante tra quelle disponibili in un'apposita banca dati e che, al fine di consentire una congrua preparazione, la collezione delle possibili domande e delle risposte è pubblicata e resa scaricabile dal sito del Ministero. In tal modo è garantito, così come previsto dall'accordo collettivo con le organizzazioni sindacali, il cosiddetto apprendimento autogestito.
I temi oggetto dei test, pertanto, mirano a favorire la crescita culturale e professionale degli aspiranti, senza limitarsi alle conoscenze strettamente inerenti la professione e le esperienze di servizio e riguardano, quindi, conoscenze che l'amministrazione ha ritenuto doveroso facessero parte del bagaglio culturale di base degli operatori della scuola.
Per le richieste alle quali lei ha fatto riferimento, mi spiace doverle però rispondere che il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca non ritiene di assumere iniziative in merito alla proposta di eliminare o modificare le prove, confortato in ciò anche dal parere del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, che è stato perciò interpellato.
Infatti, l'eliminazione delle prove attualmente previste con l'eventuale collocazione nell'area C, sarebbe in contrasto con la vigente disciplina contrattuale e con i principi normativi attualmente vigenti.
La stessa Corte costituzionale ha ripetutamente ribadito la necessità che le progressioni interne di carriera siano garantite mediante un'effettiva selettività delle prove e degli esami per i passaggi interni.
Naturalmente, il Ministero ha bene a conoscenza il grado di professionalità, di preparazione e di dedizione al lavoro di tutto il personale della scuola e intende, anche in questa sede, formulare loro un sentito di ringraziamento e dire che sono allo studio altri provvedimenti per ridare slancio e fiducia a quanti vogliono vedere valorizzata la propria esperienza e capacità lavorativa.

PRESIDENTE. L'onorevole Melchiorre ha facoltà di replicare.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, signor Ministro, è inutile dire che non siamo soddisfatti di questo tipo di risposta, perché quello che abbiamo posto è un problema di parità: si tratta di evitare Pag. 67discriminazioni tra impiegati della pubblica amministrazione.
Infatti, non possiamo non rilevare - come ho già ricordato prima - quale sia l'importanza del lavoro svolto dagli assistenti amministrativi nelle scuole, del loro impegno, dell'aumento del carico di lavoro, delle mansioni superiori che, comunque, vengono svolte ormai da anni da questo tipo di impiegati. E non possiamo non rilevare come solo nelle scuole questa categoria di impiegati di area B non abbia ottenuto un passaggio in area C: è questo il problema! Ciò che è avvenuto per gli impiegati della stessa qualifica di altri settori della pubblica amministrazione, tristemente non è avvenuto per le scuole.
Inoltre, a proposito del test a cui lei, signor Ministro, ha fatto riferimento, abbiamo l'impressione che se ne stia facendo un uso strumentale, anche perché rendendo le domande in maniera eccessivamente difficile - considerato anche il tipo di provenienza e di studi di molti degli impiegati dell'area B - si rende, di fatto, impossibile un loro avanzamento di carriera.
Dal nostro punto di vista, trincerarsi dietro il test per evitare questi passaggi non è assolutamente ammissibile, tenuto conto anche che la stessa contrattazione collettiva prevede una graduazione, una diversa classificazione per cui, accorpando le diverse classificazioni nell'ambito della stessa area B, si potrebbe tranquillamente effettuare un semplice passaggio nell'area C senza che ciò comporti un aumento significativo degli oneri economici per retribuire questi impiegati.

(Misure di sostegno a favore dei poli petrolchimici di Marghera e Porto Torres - n. 3-00515)

PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00515, concernente misure di sostegno a favore dei poli petrolchimici di Marghera e Porto Torres (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor Ministro, nel Veneto, a Venezia, a Porto Marghera, si trova l'area del petrolchimico dove è stata fatta la storia della chimica italiana e dove in questo momento si verificano situazioni di grave sofferenza a causa del blocco delle condutture che portano etilene e dicloretano alla Vinyls Italia che ha recentemente chiesto il fallimento, dopo avere acquisito l'azienda Ineos che lavorava con queste materie prime.
Questa situazione sta rischiando di portare alla chiusura degli stabilimenti e degli impianti di Marghera e anche di Porto Torres.
Sono in discussione centinaia, migliaia di posti di lavoro, compresi anche quelli dell'indotto, e, soprattutto, siamo di fronte ad una situazione che può portare ad una grave carenza in un ramo chimico che è fondamentale per la competitività internazionale del nostro Paese.
Noi riteniamo che il Governo abbia il dovere di intervenire in modo urgente e rapido per affrontare questa situazione.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Borghesi, il Ministro per lo sviluppo economico, onorevole Scajola, e l'intero Governo sono impegnati a favorire la migliore soluzione industriale possibile per i poli chimici di Marghera e Porto Torres interessati dal ciclo del cloro in un quadro complessivo di mantenimento e rilancio del settore chimico in Italia che, come lei giustamente ricordava, riveste una grande importanza.
Il Governo è consapevole che il recente abbandono della multinazionale Ineos, come lei ha ricordato, ha creato e crea non poche difficoltà in un processo occupazionale e lavorativo che faticosamente era stato ricostruito con gli accordi della scorsa primavera.
Naturalmente, nel caso in cui si confermasse, purtroppo, l'impossibilità a proseguire la gestione della società per motivi di mercato, il Governo si attiverà immediatamente Pag. 68per trovare soluzioni industriali che garantiscano la continuità degli impianti del ciclo del cloro e la relativa occupazione, anche nel quadro degli accordi di settore.
Per quanto riguarda le linee programmatiche di sviluppo del settore chimico, sulle quali lei, onorevole Borghesi, ha chiesto impegni del Governo, le posso assicurare che l'importanza strategica che il settore riveste è stata alla base della decisione dello stesso Ministero di istituire, recentemente, il tavolo della chimica.
In tale sede, è stata decisa l'attivazione di un confronto immediato con l'ENI e con le altre industrie interessate, e il Ministero dello sviluppo economico ci ha assicurato che tale tavolo sarà convocato nei prossimi quindici giorni.
Comunque, sono state già attivate le seguenti misure: accordi territoriali per accelerare l'attuazione degli accordi di programma; l'esame da parte della conferenza Stato-regioni del piano di bonifica dei ventisei siti prioritari e la presentazione al CIPE dei siti immediatamente cantierabili; l'aumento delle risorse del bando di innovazione industriale di nuove tecnologie per il made in Italy; inoltre, sono stati posti in essere tutti gli interventi in grado di ridurre il costo dell'energia e di semplificare le procedure amministrative.
Tutti questi provvedimenti sono stati già adottati dal Parlamento e dal Governo per cui, in questa sede, non posso che ribadire il nostro massimo impegno per poter assicurare i livelli occupazionali di un settore strategico per l'economia del nostro Paese come è quello della chimica.

PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di replicare.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, non sono soddisfatto di questa risposta perché siamo in presenza di situazioni che il Governo doveva affrontare non limitandosi ad una funzione di tipo notarile.
Posso ricordare che esiste un accordo di programma per la chimica di Porto Marghera che risale al 1988; esiste un protocollo di intesa su porto Marghera del 14 dicembre 2006 tra le istituzioni e le parti socio-economiche; la regione Veneto ha proposto, per tale area, il riconoscimento del preminente interesse pubblico, ai fini della riconversione, con un progetto strategico speciale del Ministero dello sviluppo economico, di cui alla delibera CIPE del 2 aprile 2008.
Il Governo aveva il dovere di intervenire, non cercando di trovare o di fare in modo che avvenisse un qualche accordo tra soggetti privati, ma attraverso l'ENI, che è l'azienda di Stato sulla quale il Governo ha tutta la possibilità di intervenire.
È, infatti, evidente che siamo in una situazione che riguarda l'intero territorio nazionale e lo sviluppo economico del nostro Paese, sulla quale l'ENI deve intervenire in prima persona, dal momento che possiede la liquidità, la solidità e la potenzialità per affrontare e risolvere i problemi e non deve lasciare i lavoratori - centinaia, migliaia di lavoratori - in uno stato di sofferenza, come sta avvenendo in questi giorni.

(Iniziative per la copertura dei posti vacanti di magistrato inquirente e per incentivare la mobilità trasversale dei magistrati - n. 3-00516)

PRESIDENTE. L'onorevole Tenaglia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00516, concernente iniziative per la copertura dei posti vacanti di magistrato inquirente e per incentivare la mobilità trasversale dei magistrati (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

LANFRANCO TENAGLIA. Signor Presidente, l'ultimo bando per trasferimento del CSM ha evidenziato la notevole difficoltà di coprire i posti di procura della Repubblica. Signor Ministro, siamo in presenza della desertificazione dei posti di procura. I dati parlano più di qualsiasi altro ragionamento: dei 206 posti pubblicati Pag. 69132 rimarranno scoperti, 56 su 61 in Sicilia, 25 su 27 in Calabria e così discorrendo.
Anche nel nord Italia la situazione non è differente: nel distretto di Brescia abbiamo una scopertura di oltre il 50 per cento.
In breve, sui 1.737 posti di procura, le attuali scoperture di 206 posti aumenteranno a livello esponenziale.
Ciò sta accadendo in uffici giudiziari molto delicati e molto importanti. Ci sono sedi dove la scopertura è oramai al 100 per cento (Lanusei, Voghera e Saluzzo) e all'80 per cento (Reggio Calabria e Vibo Valentia).

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LANFRANCO TENAGLIA. Questa situazione richiede un intervento normativo complessivo e coerente, che non smentisca il principio necessario di rigida distinzione delle funzioni, ma affronti un tema che sta diventando esplosivo per il contrasto alla criminalità.

PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, il Governo ha molto a cuore la tematica oggetto dell'interrogazione proposta. Vorrei sottolineare, innanzitutto, che nel corso di questa legislatura il Governo si è prontamente fatto carico di risolvere la problematica riguardante la copertura delle sedi giudiziarie disagiate e degli organici negli uffici di procura.
Per chiamare le cose con il loro nome, le sedi disagiate non sono definite tali perché si trovano su un pizzo di montagna o in un'isola irraggiungibile, ma perché nessun magistrato fa richiesta di andarvi, cioè nessun magistrato vuole andare lì a lavorare.
In data 16 settembre 2008 è stato, infatti, emanato il decreto-legge n. 143, convertito nella legge n. 181 del 2008, con il quale è stato integralmente rivisto il sistema degli incentivi da corrispondere ai magistrati che accettano di trasferirsi in tali sedi. In particolare, è stato modificato l'articolo 2 della legge n. 133 del 1998 e, al fine dell'individuazione delle sedi disagiate, sono stati fissati nuovi criteri della mancata copertura del posto nell'ultima pubblicazione ed il parametro della scopertura dell'ufficio rapportato alla media nazionale.
È stata, poi, introdotta la possibilità di trasferire d'ufficio presso le sedi disagiate rimaste vacanti per difetto di aspiranti i magistrati che svolgano da oltre dieci anni le stesse funzioni.
Il Governo, inoltre, proprio al fine di fare fronte alla sempre più grave situazione di scopertura degli organici negli uffici giudiziari meno richiesti, specie delle procure meridionali, è ancora una volta intervenuto inserendo nuove disposizioni all'interno del disegno di legge di riforma del processo penale attualmente in discussione in Commissione giustizia al Senato.
Con queste norme si è inteso accelerare il procedimento di copertura consentendo, ove difettino aspiranti al trasferimento, di trasferire d'ufficio presso le sedi disagiate non solo i magistrati ultradecennali, ma anche tutti i magistrati che abbiano conseguito la prima valutazione di professionalità da non oltre quattro anni.
A questo proposito, onorevole Tenaglia, vorrei ricordare che è con largo consenso trasversale che si è deciso di non destinare a funzioni monocratiche penali i giovani magistrati, soprattutto nelle sedi maggiormente disagiate, spesso ad alto tasso di presenza di criminalità organizzata, attesa la particolare delicatezza del contesto in cui gli stessi sarebbero andati ad operare.
Dato atto dell'enorme impegno, a nostro avviso, compiuto per dare adeguata e pronta soluzione alle problematiche esaminate, voglio porre in evidenza che si è anche cercato di accelerare ulteriormente i tempi dell'approvazione della norma contenuta nel disegno di legge di riforma del processo penale, proponendolo anche in altri ambiti e contesti legislativi qui alla Camera. Tuttavia è stato dichiarato inammissibile Pag. 70per ragioni di estraneità al disegno di legge relativamente al quale avevamo presentato l'emendamento.
Faccio presente, infine, che soltanto il 10 aprile 2009 il CSM ha trasmesso l'elenco delle 54 sedi individuate come disagiate. Posso annunciare, onorevole Tenaglia, e lo faccio con soddisfazione, che con dopo una verifica delle sedi secondo i criteri oggettivi dei carichi di lavoro e delle realtà criminali dei territori, si provvederà, entro le prossime 48 ore, alla richiesta di pubblicazione. Naturalmente saranno ricomprese nella richiesta le sedi di scopertura al 100 per cento...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. ...nonché quelle con scopertura all'80, al 75 e al 60 per cento, ossia tutte quelle da lei elencate nel corso dell'interrogazione. Concludo, signor Presidente.
Sottolineo, infine, che sulla base dei dati trasmessi dal CSM, il numero delle sedi disagiate e dei magistrati incentivabili risulta sufficiente a coprire i posti vacanti (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Tenaglia ha facoltà di replicare.

LANFRANCO TENAGLIA. Signor Presidente, signor Ministro, gli interventi che lei ha illustrato non bastano. La normativa sulle sedi disagiate avrà qualche effetto a regime, ma nell'immediato non ha ancora dato gli effetti sperati.
Quei posti indicati non saranno comunque sufficienti, nel prossimo futuro, a coprire le intere scoperture delle sedi: pensiamo a Brescia, come ho detto.
I trasferimenti d'ufficio sono oggetto di una normativa che può essere una parte della soluzione del problema, ma non la soluzione completa, mentre abbiamo una questione immediata da risolvere.
Il Partito Democratico ha proposto non la smentita del principio della distinzione delle funzioni, ma di sospendere fino al 31 dicembre 2010 il divieto di trasferimento degli uditori giudiziari a funzioni requirenti, accompagnando ciò con l'obbligo di coassegnazione per i primi due anni di servizio nelle sedi requirenti; questo intervento consentirebbe di ricoprire nell'immediato tutte le scoperture degli uffici requirenti.
Ma, vede, questi sono comunque interventi non di sistema. Noi aspettiamo ancora invano da un anno un intervento di riforma complessiva della giustizia che parta innanzitutto da quello che a parole tutti vogliamo, ma che nessuno fa: la revisione delle circoscrizioni giudiziarie. La nostra proposta è in Parlamento, signor Ministro, la invitiamo a farla propria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Risorse da destinare al sistema penitenziario, con particolare riferimento al problema del sovraffollamento negli istituti di pena - n. 3-00517)

PRESIDENTE. L'onorevole Compagnon ha facoltà di illustrare l'interrogazione Vietti n. 3-00517, concernente risorse da destinare al sistema penitenziario, con particolare riferimento al problema del sovraffollamento negli istituti di pena (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, sappiamo che l'attuale situazione carceraria in Italia prevede oltre 62 mila detenuti, mentre il massimo tollerabile dal nostro attuale sistema carcerario è di poco meno di 64 mila unità. Tenendo conto che le previsioni sono di 800/1000 nuovi ingressi al mese, chiediamo, alla luce della vostra proposta di piano presentato dall'amministrazione penitenziaria (che prevede un aumento di 18 mila posti distribuiti in 18 regioni, con 18 nuovi istituti penitenziari) e preso atto che l'effetto indulto è stato ormai vanificato, come il Ministro intenda recuperare e con quali tempi le risorse necessarie ad evitare il collasso del sistema carcerario italiano, tenendo Pag. 71conto dell'esiguità delle disponibilità fornite dal piano da voi presentato.

PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, il Governo è pienamente consapevole della difficoltà del sistema carcerario e proprio per questo abbiamo approvato nella legge di conversione del decreto-legge n. 207 del 2008 una norma che prevede appunto la predisposizione di un apposito piano delle carceri. Il tema del sistema carcerario ci sta particolarmente a cuore e nei prossimi giorni, avendolo ricevuto dal capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, il sottoscritto presenterà al Consiglio dei Ministri il piano delle carceri.
Si tratta di un piano organico che ha lo scopo di risolvere, una volta per tutte, la questione del sovraffollamento delle carceri italiane che - va ribadito in questa sede - è stato sempre risolto con un'unica via, vale a dire quella dell'indulto, delle amnistie e di vari provvedimenti di clemenza. Noi non abbiamo intenzione di seguire ancora una volta questa strada. Abbiamo attuato una politica di contrasto alla criminalità organizzata molto severa, che non ci lascia presumere un abbassamento degli indici statistici mensili di sovraffollamento e di aggiunta di nuove presenze nelle carceri. Per tale ragione individuiamo come la madre di tutte le soluzioni quella della realizzazione di nuovi istituti di pena che abbiano la qualità per realizzare effettivamente l'articolo 27 della Costituzione, sia laddove afferma che il trattamento detentivo non può essere contrario al senso di umanità, sia relativamente alla funzione rieducativa della pena, visto che non si può immaginare di tenere in carcere delle persone facendole vivere in una condizione tale per cui non solo non possono essere riabilitate per la società, ma neanche vivere in condizioni dignitose.
Relativamente alle risorse, è assolutamente evidente come non bastino le risorse pubbliche per realizzare quel sistema di capienza che possa accogliere nelle nostre carceri, secondo le necessità, i detenuti che vi sono già e quelli che vi faranno ingresso. Per questo, oltre al sistema del finanziamento pubblico, stiamo studiando tutte le modalità di coinvolgimento dei privati nella realizzazione delle nuove strutture penitenziarie, le quali devono avere due caratteristiche: la prima, che ho già detto, relativamente alla qualità dell'accoglienza, e la seconda di poter essere realizzate in tempi brevi.

PRESIDENTE. L'onorevole Compagnon ha facoltà di replicare.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, la risposta del Ministro, purtroppo dimostra la validità della nostra interrogazione ed il suo preoccupante contenuto. Le risposte evidentemente devono essere complessive, ma a me pare che questo Governo e questa maggioranza non vadano nella direzione di aiutare l'Esecutivo stesso, perché anche il reato di clandestinità che è previsto nel disegno di legge sulla sicurezza non farà altro che intasare i processi e affollare di nuovo le carceri. Invece, occorrerebbe assumere provvedimenti per accelerare, ad esempio, l'espulsione (e su questo una responsabilità certamente ce l'ha la maggioranza), o prevedere la trasformazione delle sanzioni penali per i reati minori in sanzioni amministrative, che aiuterebbe molto: penso, ad esempio, alle ulteriori sanzioni penali che sono previste anche nel codice della strada. Perciò credo che il problema non sia di un piano a lunga gittata, ma di una soluzione immediata, perché il problema c'è oggi e va affrontato in maniera decisiva.
Peraltro - svolgo un'ultima considerazione, signor Presidente - non è previsto alcun accenno all'aumento del personale in una situazione di emergenza come quella penitenziaria, per cui credo che il disagio, signor Ministro, non faccia altro che produrre altro disagio e reazioni che rischiano di sconfinare.
Per tali motivi, dichiarandomi insoddisfatto di questa risposta, anche se capisco Pag. 72che non può essere solo colpa sua, Ministro Alfano, chiedo che il Governo in tempi brevi adotti concreti provvedimenti affinché non si arrivi al collasso del nostro sistema carcerario che, come sappiamo, potrebbe creare e diffondere reazioni che non gioverebbero alla sicurezza del nostro Paese.

(Iniziative per risolvere il problema del sovraffollamento negli istituti penitenziari - n. 3-00518)

PRESIDENTE. L'onorevole Cassinelli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cicchitto n. 3-00518, concernente iniziative per risolvere il problema del sovraffollamento negli istituti penitenziari (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

ROBERTO CASSINELLI. Signor Presidente, signor Ministro, il Popolo della Libertà ha presentato questa interrogazione a risposta immediata perché, pur consapevole della grande sensibilità che lei ha sempre dimostrato per le problematiche relative alle carceri italiane (ricordo la relazione svolta nella Commissione giustizia e l'intervento qui in Aula, nel quale ha dedicato ampio spazio a questo problema dimostrando sempre una grande attenzione) è consapevole che, purtroppo, i benefici che l'indulto nel 2006 aveva dato alla popolazione carceraria, riducendola a 38 mila 500 detenuti, sono svaniti. Purtroppo, avendo superato la soglia dei 60 mila detenuti, siamo molto vicini al limite massimo che le carceri italiane possono evidentemente sopportare.
La domanda è, quindi, quali iniziative il Ministero e, in particolare, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, intendano assumere per fronteggiare questa emergenza.

PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Cassinelli anche per le parole che mi ha rivolto. Nel piano delle carceri abbiamo l'obiettivo di aggiungere a quelli attualmente esistenti altri 17 mila nuovi posti detentivi. Con tale obiettivo, se centrato (e noi riteniamo che lo sarà) risolveremo strutturalmente il tema del sovraffollamento carcerario perché - lo dico anche all'onorevole Compagnon - il Governo ha scelto una linea di forte contrasto sia all'immigrazione clandestina che alla criminalità organizzata e non possiamo attenuare questa nostra politica di severità perché non abbiamo posti dove accogliere i detenuti che saranno arrestati o sono già stati arrestati in ragione delle nostre scelte legislative.
Ecco perché abbiamo due filoni di indirizzo che sono tutti tendenti allo stesso obiettivo: il primo è quello della realizzazione di nuovi padiglioni detentivi all'interno delle cinte di istituti preesistenti e la ristrutturazione di questi stessi istituti che rientrano nella competenza del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria; il secondo è creazione di nuovi istituti la cui competenza ricade nell'ambito del Ministero delle infrastrutture. Una cosa è certa: noi potenzieremo, nell'ambito del sistema carcerario, il meccanismo dei circuiti differenziati, attraverso i quali il detenuto ad alta sicurezza deve continuare a stare con chi è ad alta sicurezza e coloro i quali, invece, non lo sono possono stare con coloro che non afferiscono ad altra categoria di detenuti, ma siano appunto a bassa pericolosità.
Ciò premesso, l'altro aspetto è quello del lavoro dentro le carceri: per far sì che chi è in carcere, uscendo da lì, non torni a delinquere, è indispensabile che gli venga favorita un'altra via per la vita durante la sua presenza nelle carceri.
Chi, infatti, non acquisisce un lavoro durante l'espiazione della pena, uscito dal carcere finisce per ripercorre l'unica strada che conosceva, quella del crimine. Ecco, dunque, la scelta che stiamo compiendo di far sì che tanti detenuti anche con la creazione di strutture apposite - e l'ultima l'abbiamo immaginata a Caltagirone nel Fondo Sturzo nel cinquantennale Pag. 73della morte di Don Luigi Sturzo - possano continuare o cominciare a lavorare già nel periodo della detenzione. In tal modo si rispetta una statistica che si rivela sempre esatta, secondo la quale chi ha un lavoro non torna a delinquere e chi, invece, non ha lavoro finisce per tornare a delinquere. Dobbiamo dunque favorire le persone perbene e coloro i quali hanno una straordinaria possibilità di reinserimento nella società attraverso il meccanismo del lavoro dentro le carceri.

PRESIDENTE. L'onorevole Cassinelli ha facoltà di replicare.

ROBERTO CASSINELLI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro e ovviamente mi dichiaro molto soddisfatto della sua replica. Sono convinto che entro il mese di maggio verrà presentato dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria il piano che consentirà di realizzare in tempi brevissimi e certi soprattutto una risposta a queste esigenze.
Credo che le linee che dovranno evidentemente essere seguite dal Governo non potranno non tener conto - come ha detto il Ministro - del primo problema, quello dell'edilizia penitenziaria. Si dovranno realizzare, dove è possibile, all'interno delle carceri già esistenti delle strutture, ma si dovranno realizzare anche delle nuove carceri che siano destinate - come il Ministro ha giustamente evidenziato - a quei detenuti che hanno una permanenza molto breve nelle carceri, evitando così quel contagio criminoso che purtroppo crea molti danni.
Credo, inoltre, che il Governo dovrà affidarsi fortemente al mondo dell'imprenditoria privata per realizzare questo progetto e dovrà farlo non solo nella fase della realizzazione, ma anche in quella della gestione, limitando, secondo me, nelle nuove carceri soltanto l'aspetto della sicurezza e della detenzione alla polizia penitenziaria.
Gli organici della polizia penitenziaria in questo momento sono fortemente sottodimensionati e a loro credo vada il ringraziamento di tutto il Parlamento per il lavoro che stanno svolgendo oggi in condizioni molto difficoltose. Credo che la polizia penitenziaria evidentemente andrà rafforzata e ulteriormente potenziata; come vanno, a mio avviso, potenziati anche gli psicologi e gli educatori penitenziari che svolgono un lavoro determinante per poter rispondere a quel principio sancito dalla nostra Costituzione che tende giustamente a rieducare chi ha commesso un reato.
Credo, infine, che un cittadino possa essere sì privato della libertà se ha commesso un reato, ma che non possa essere mai privato della sua dignità. Sono convinto che il Governo saprà in tempi brevissimi dare una risposta che possa garantire sicurezza ed efficienza nelle nostre carceri (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16.

La seduta, sospesa alle 15,40, è ripresa alle 16,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Brugger, Caparini, Cicchitto, Colucci, Conte, Cosentino, Cossiga, Cota, Gibelli, Giancarlo Giorgetti, Mantovano, Maroni, Martini, Migliavacca, Milanato, Molgora, Palumbo, Ravetto, Romani, Soro, Stefani, Stucchi, Vitali e Zacchera sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza, che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

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Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Pizzolante; Pini: Distacco dei comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria e Talamello dalla regione Marche e loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna, nell'ambito della provincia di Rimini, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione (A.C. 63-177-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge d'iniziativa dei deputati Pizzolante; Pini: Distacco dei comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria e Talamello dalla regione Marche e loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna, nell'ambito della provincia di Rimini, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione.
Ricordo che nella seduta del 4 maggio 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed il relatore ed il rappresentante del Governo hanno rinunciato alle repliche.

(Esame degli articoli - A.C. 63-177-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato della Commissione.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 63-177-A).
Avverto, altresì, che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 89 del Regolamento, l'emendamento Cavallaro 1.2 che, recando una procedura «aggravata» per il distacco dei comuni e la loro aggregazione da una regione all'altra, si pone in contrasto con l'articolo 132, secondo comma, della Costituzione.
Avverto, infine, che la Commissione ha ritirato l'emendamento 2.50.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,07).

SANDRA ZAMPA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SANDRA ZAMPA. Grazie Presidente. Onorevoli colleghi, per favore, un minimo di silenzio non dispiacerebbe.

PRESIDENTE. Cari colleghi, per favore, un attimo di attenzione per la collega Zampa. Prego, onorevole Zampa.

SANDRA ZAMPA. Chiedo silenzio per rispetto all'argomento che sto per affrontare. Nei prossimi giorni a Teheran sarà decisa la sorte di una giovane giornalista iraniano-americana, Roxana Saberi, che è stata condannata con un'accusa di spionaggio a otto anni di carcere. In queste ore, ci giungono dall'Iran notizie circa il suo cattivo stato di salute. Roxana per proclamare la propria innocenza è in sciopero della fame da 14 giorni. La giornalista si è proclamata innocente e la sua famiglia ha rivolto in queste ore un appello al mondo, anche a voi che non avete voglia di ascoltare. L'appello vale per tutti: «Aiutateci a liberarla!». Noi vogliamo dire alla sua famiglia, ma soprattutto a Roxana, che siamo solidali con lei. Credo di interpretare con queste parole anche il sentimento di tutte le donne italiane. Noi non vogliamo lasciarla sola. Rivolgiamo, perciò, da quest'Aula una richiesta al nostro Governo, al ministro Frattini, perché si faccia parte attiva presso tutte le sedi internazionali per ottenere la liberazione di Roxana. Noi chiediamo che si faccia tutto quanto possibile perché la sofferenza della giornalista cessi al più presto. Roxana ama il suo paese, per questo è rimasta in Iran, per questo ha scelto di lavorare là come giornalista, nonostante le difficoltà che una professione di questo genere può presentare in quel paese. Noi rivolgiamo anche un appello al Presidente della Repubblica iraniana affinché liberi Roxana al più presto (Applausi).

PRESIDENTE. Desidero rassicurarla che l'appello che lei ha rivolto non appartiene solo alle donne italiane, ma anche a tutti gli italiani che amano la libertà.

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SOUAD SBAI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SOUAD SBAI. Signor Presidente, mi unisco alle parole della collega che mi ha preceduto, per auspicare anch'io che la giornalista Roxana venga liberata urgentemente. Il mio intervento di questa mattina era anche per Roxana e spero che questa situazione venga risolta immediatamente. Non solo le donne del Popolo della Libertà o del Partito Democratico, ma tutte le donne italiane, devono unirsi per liberare Roxana. Oggi pomeriggio, alle 16, ci sarà una manifestazione davanti all'ambasciata iraniana e speriamo di essere in tanti (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PIERLUIGI MANTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo brevemente solo per dire che il tema introdotto dalla collega Zampa e dalla collega Sbai riguarda ovviamente donne e uomini, e i diritti fondamentali dei cittadini in tutto il mondo. Ieri, a Milano, vi è stata una toccante iniziativa presso il cimitero dei Giusti, con la partecipazione della figlia di Anna Politkovskaja. Conosciamo l'importanza che ha in tutto il mondo l'impegno dei Parlamenti per il rispetto dei diritti civili e della libertà di stampa. Dunque, anche il gruppo dell'Unione di Centro si unisce all'appello rivolto per la liberazione della giornalista Roxana in Iran.

GIUSEPPE GIULIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, intervengo solo per associarmi alle parole che sono state dette, ma anche perché, nel rispetto dei modi e delle forme dovute, credo che sia molto importante anche un attivarsi delle rappresentanze governative ed istituzionali italiane, perché è in corso un grande impegno internazionale, non solo per arrivare a salvare la vita a questa giornalista americana. All'interno delle carceri iraniane, sono detenuti altri giornalisti, altri intellettuali, altre persone che, per aver espresso le loro opinioni, oggi sono impossibilitate a condurre una vita ordinaria. È in corso una grande iniziativa internazionale, che coinvolge anche le organizzazioni sindacali dei giornalisti nel mondo. Credo sarebbe opportuno che, attraverso lei e la Presidenza della Camera, arrivasse la piena solidarietà di questo Parlamento a chi sta trattando in queste ore e che, a partire da questo caso, tuttavia, si illuminassero altri casi di violazione che sono in atto. Le rivolgo un'ultima richiesta, da sollevare presso la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi: sarebbe importante che in queste ore, almeno un'emittente pubblica radiotelevisiva, in modo molto forte, desse voce a chi si sta battendo per la libertà nel mondo e in Iran, non lasciasse sole le organizzazioni delle donne e dei diritti che si battono in quel Paese, desse voce a chi oggi non ha voce, non ha luce e rischia di morire o di essere cancellato nell'oscurità (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

Si riprende la discussione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 63-177-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 63-177-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MANUELA DAL LAGO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime Pag. 76parere contrario sull'emendamento Cavallaro 1.1, nonché sull'emendamento Cavallaro 1.2.

PRESIDENTE. Onorevole Dal Lago, le ricordo che l'emendamento Cavallaro 1.2 è stato dichiarato inammissibile.

MANUELA DAL LAGO, Relatore. La Commissione esprime, infine, parere favorevole sull'emendamento Zaccaria 1.20.

PRESIDENTE. Il Governo?

MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Il parere del Governo è conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cavallaro 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

L'onorevole Moroni è in difficoltà. Onorevole Cazzola? Onorevole Galati? Abbiamo votato tutti? L'onorevole Galati ancora no. Anche l'onorevole Ventucci è in difficoltà. Qualcuno soccorra l'onorevole Galati. Onorevole Ventucci? Aspettiamo l'onorevole Ventucci. Ha votato? Magari disattivate l'apparecchio dell'onorevole Ventucci. Stanno provvedendo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 368
Votanti 364
Astenuti 4
Maggioranza 183
Hanno votato
3
Hanno votato
no 361).

Prendo atto che i deputati Sarubbi e De Torre hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zaccaria 1.20. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, questo emendamento, che ha avuto, e per questo ringrazio la relatrice, il parere favorevole sia del relatore sia del Governo, in realtà tende ad inserire alcuni criteri nell'approvazione del passaggio di alcuni comuni dalla regione Marche alla regione Emilia-Romagna, dalla provincia di Pesaro alla provincia di Rimini.
Ricordo ai colleghi, i quali certamente già lo sanno molto bene, che stiamo attuando per la prima volta l'articolo 132 della Costituzione, inserito nel titolo V riformulato nel 2001. È una norma, quindi, che viene applicata per la prima volta e comporta una responsabilità da parte di questo ramo del Parlamento.
Le leggi di approvazione possono esaurirsi in un «sì» o in un «no», ma, in alcuni casi, qualcuno ritiene che il Parlamento potrebbe, con l'inerzia, addirittura esprimere un giudizio contrario. Credo, invece, che onorare il principio costituzionale significhi dargli un contenuto.
Questo articolo prevede a monte un procedimento piuttosto elaborato e complesso, che si basa su un referendum tenutosi nelle comunità interessate, sul parere delle istituzioni intermedie regionali e su una valutazione del Parlamento.
Valutazione del Parlamento autonoma, è giusto sottolinearlo, perché il Parlamento, nonostante tutto l'iter precedente, anche se tutto fosse favorevole, potrebbe esprimersi in senso diverso, oppure esprimersi in senso confermativo.
Non dobbiamo però dimenticare che non abbiamo una sola vicenda davanti agli occhi, ma abbiamo una pluralità di iniziative nel Paese: ce ne sono, contate, oltre una trentina che potrebbero arrivare in Aula. Dobbiamo allora dire in qualche modo, sia pure in maniera sintetica, le ragioni per le quali esprimiamo un voto positivo. La motivazione della legge non è un principio accolto nel nostro ordinamento: spesso, se uno vuole andare a Pag. 77vedere la motivazione, deve consultare i lavori preparatori, che è molto complicato per il cittadino normale. In questo caso introduciamo, sia pure in forma sintetica, il richiamo alle caratteristiche peculiari del territorio, alle ragioni, sempre peculiari, di natura storica, culturale ed economica: una sintetica motivazione. Questo elemento serve per chiarire una linea del Parlamento, e per far capire che ogni caso può essere diverso dall'altro. Deliberando quindi oggi in un certo modo, noi non ipotechiamo il nostro futuro: diciamo soltanto che in questa vicenda troviamo queste caratteristiche.
Per questo credo che sia importante, nella costruzione di un precedente (perché la prima applicazione è un precedente), dare un senso di questa natura; credo che teniamo conto anche di quanto ci è stato detto durante le audizioni tenute da parte della I Commissione. Ringrazio quindi i colleghi della maggioranza, perché in questo modo poniamo una premessa per poter fare una legge tutti insieme; e naturalmente tale premessa, con i tempi che corrono, è particolarmente importante.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, noi votiamo a favore dell'emendamento in esame, e tale voto l'avevamo già espresso in sede di Commissione, perché riteniamo che questo inserimento sia opportuno.
Esso, signor Presidente, ha certamente efficacia e valore in questa collocazione, nel provvedimento in esame, ma ritengo che si tratti di un dato importante, di grande significato, che vale anche per tutti i nostri lavori: per il ruolo del Parlamento quindi, per la produzione legislativa che svolgeremo. Molte volte la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica sono semplicemente delle «casse di registrazione» di quanto avviene altrove, e la procedura che ha accompagnato il provvedimento in esame è stata lunga e defatigante: il referendum, le indicazioni, soprattutto le espressioni che sono avvenute a livello popolare, da parte degli elettori. Se ci fossimo fermati semplicemente ad una presa d'atto, il Parlamento avrebbe certamente avuto un ruolo sempre più affievolito rispetto a quella che invece dev'essere la sua autorevolezza, e soprattutto le prerogative che non possono essere né vulnerate né indebolite.
Ecco perché il riferimento ai legami storici, economici e culturali dei comuni limitrofi, menzionati nell'emendamento in esame, ci è sembrato giusto ed opportuno: perché, signor Presidente, in materia di lavoro ma anche in altre materie molte volte il Parlamento, come lei sa, come sanno i colleghi, non fa altro che registrare gli accordi, dare lo «spolverino» agli accordi intervenuti fuori del Parlamento stesso. Per cui ritengo che l'emendamento in esame apra una problematica molto vasta, e soprattutto indichi un percorso che certamente dovremo sempre seguire, anche per quanto riguarda il futuro.
Il riferimento, dicevo (e concludo, signor Presidente), attribuisce quindi al Parlamento una valutazione. Visto e considerato che noi dobbiamo intervenire per legge, la valutazione che deve svolgere il Parlamento relativamente ai legami storici, culturali e quant'altro, ritengo dia senza alcun dubbio ad esso una sua «agibilità» ed autonomia, rispetto a quello che poteva essere semplicemente un fatto automatico e meccanico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale proprio per sottolineare quanto questo emendamento evidenzi due punti molto importanti: il primo è quello della piena autonomia del Parlamento nel valutare tali richieste; il secondo è quello di riconoscere però una specificità che tali comuni hanno da sempre invocato, direi dal 1861 - dall'unità d'Italia - e cioè dal primo momento in cui hanno richiesto questo distacco.
Si tratta di una specificità territoriale (la Valmarecchia è, infatti, innaturalmente Pag. 78divisa in due parti), storica e costituzionale: questa è l'unica richiesta di passaggio da una regione a statuto ordinario ad altra regione a statuto ordinario, e non a caso la regione Emilia-Romagna è, tra le regioni riceventi, l'unica ad avere dato un parere positivo, proprio perché si tratta di una richiesta che risponde a tali specificità e non è dettata da vantaggi fiscali o di altro tipo che altri spostamenti di altro genere potrebbero implicare.

PRESIDENTE. Onorevole Gozi, la ringrazio per aver fatto anche un po' di storia della vicenda, che potrebbe risalire addirittura al conflitto fra i Malatesta e i Montefeltro nel secolo XV.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, voterò questo emendamento perché sicuramente è migliorativo rispetto al testo, però lo ritengo comunque insufficiente a mascherare una forzatura evidente: ci troviamo, infatti, ad applicare per la prima volta in quest'Aula l'articolo 132 della Costituzione, in verità sulla base di un'interpretazione della Corte costituzionale che, qualora non corretta da una modifica dell'articolo 132 stesso, può dar luogo ad un fenomeno di esasperato localismo (che - credo - nessuno di noi può auspicare).
In verità, già dalla precedente legislatura - ed anche in questa - si è avviato un lavoro di modifica dell'articolo 132 della Costituzione per evitare il proliferare di fenomeni referendari che, in qualche modo, fanno saltare un meccanismo di governo delle questioni, pur rilevanti, che questi territori pongono.
Ritengo, quindi, che questa sia comunque una forzatura immotivata (ed anche pericolosa, come cercherò di spiegare nei prossimi interventi), che andrebbe respinta in toto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 1.20, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Moroni... onorevole Centemero... onorevole Bellotti... onorevole Villecco Calipari... onorevole Galati...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 389
Votanti 388
Astenuti 1
Maggioranza 195
Hanno votato
388).

Passiamo alla votazione dell'articolo 1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per motivare il mio voto contrario sull'articolo 1. Come dicevo, infatti, riguardo all'articolo 132 della Costituzione, è difficile spiegare poi agli altri comuni che hanno attivato lo strumento del referendum per chiedere spostamenti di confini, che l'articolo 132 dovrà essere modificato nel momento in cui ne abbiamo attivato l'utilizzo.
Ciò è ancora più contraddittorio nel momento in cui stiamo discutendo di codice delle autonomie e di federalismo fiscale, e cioè delle sedi idonee nelle quali trovare effettivamente soluzione ai problemi reali posti dalle aree di confine.
Credo, quindi, che quelli che dicono che questo è un caso a sé, affermano innanzitutto una falsità, perché sminuiscono le ragioni degli altri comuni che hanno già attivato delle procedure referendarie analoghe per lo spostamento dei confini. Sottolineo, inoltre, che una volta aperto questo percorso, dando luogo a quegli organismi che sicuramente non fanno bene al nostro Paese, sarà difficile bloccarlo.

Pag. 79

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vassallo. Ne ha facoltà.

SALVATORE VASSALLO. Signor Presidente, intervengo solo per chiarire le motivazioni per le quali il gruppo del Partito Democratico voterà a favore dell'articolo 1, pur considerando la delicatezza della materia, in quanto sono state già presentate molte richieste di trasferimenti di comuni da una regione all'altra. Tuttavia, molte di queste richieste non sono motivate da ragioni di funzionalità, di integrazione socio-economica dei comuni richiedenti con la regione che dovrebbe ospitarli, da un senso particolare di appartenenza delle popolazioni, ma spesso sono motivate da un interesse di carattere finanziario, in quanto vi sono comuni che conoscono l'esistenza delle sperequazioni finanziarie che si hanno nello stare in una ragione a statuto ordinario piuttosto che in una a statuto speciale. Questo è evidentemente un problema che, forse, anche il Parlamento dovrà porsi, ed è comprensibile che alcuni temano che approvare il trasferimento di comuni da una regione ad un'altra possa generare una serie di richieste simili, anche se motivate da ragioni diverse. Nel caso specifico, come è stato già richiamato dal collega Zaccaria, è stata seguita molto rigorosamente una procedura che è abbastanza garantista da questo punto di vista. Si è svolto un referendum consultivo (in cui, è utile ricordare, la proposta di distacco è stata approvata con larghissima maggioranza e con amplissima partecipazione da parte di tutte le popolazioni interessate), a cui è seguita la richiesta degli enti locali, e vi è stato un parere dei consigli regionali.
Oggi su questa richiesta abbiamo l'opportunità di decidere per un «si» o per un «no», ma è importante ricordare che nelle stesse motivazioni dei due consigli regionali, quelli delle Marche e dell'Emilia-Romagna, viene riconosciuta in maniera molto puntuale e chiara l'esistenza di ragioni che giustificano la richiesta. Si dice, in particolare, non nel parere del consiglio regionale dell'Emilia-Romagna, ma in quello delle Marche, che l'area della Valmarecchia fa riferimento istituzionale-amministrativo alla regione Marche, ma gravita prevalentemente per i suoi rapporti di carattere economico, per la gestione dei bacini e delle reti dei principali servizi, a cominciare da quello sanitario e scolastico, e per le sue comunicazioni infrastrutturali, con il contiguo territorio cesenate-riminese. Si fa, poi, riferimento al fatto che questi comuni hanno flussi migratori interni molto intensi con la parte riminese con la quale richiedono di essere riaccorpati, hanno reti di trasporto pubblico che li collegano e anche un senso di appartenenza che li accomuna.
Esistono, dunque, tutte le motivazioni per giustificare, in questo caso specifico, e nell'autonomia che è attribuita alla legge statale, la scelta di consentire alla domanda molto forte e sentita che ci è stata posta dalle popolazioni attraverso il referendum (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

LINO DUILIO. Signor Presidente, riallacciandomi alle motivazioni espresse dal collega onorevole Giovanelli, voterò, in dissenso dal mio gruppo, contro questo provvedimento. Senza disconoscere le ragioni specifiche che venivano prima evocate dal collega Vassallo, vi è una lunga fila di comuni che si trovano in una condizioni similare e questa decisione rischia di costituire un precedente che aprirà un contenzioso con moltissimi altri comuni. Sarebbe opportuno, quindi, che si varasse un provvedimento organico e non si procedesse caso per caso, perché questo - lo ribadisco - costituirebbe un precedente molto pericoloso per l'organizzazione statuale e istituzionale dei nostri comuni, delle nostre province e delle nostre regioni (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

Pag. 80

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo solo per esprimere qualche perplessità in limine circa tali questioni di rango costituzionale relative alle autonomie degli enti locali, previste all'articolo 132 della Costituzione.
Ho ascoltato con interesse l'intervento del collega Vassallo, il quale ha richiamato i pareri espressi dai consigli regionali, però in altre fonti (in particolare nella relazione del collega Stracquadanio) si evidenziano altri profili. Si dice espressamente che non ci sono motivazioni di carattere economico che portano alla richiesta di unione con la provincia di Rimini, ma ragioni di carattere culturale e storico, per l'appartenenza tradizionale di questi comuni all'area del Montefeltro. Ora è chiaro che, se così stessero le cose, le perplessità e i rilievi svolti dal collega Duilio sarebbero più che fondati, perché dovremmo riscrivere la geografia dei confini amministrativi del nostro Paese non tanto guardando al presente e al futuro, ma rileggendo la storia e il suo passato, e questa è un'operazione francamente poco utile, anzi dannosa.
Se invece vogliamo valorizzare altri profili, allora la sede parlamentare è quella più idonea, se si ha però la capacità di farsi carico per intero della problematica, cioè se non ci si accontenta solo del fatto che vi è stato un referendum e vi sono stati dei pareri - in alcuni casi, soprattutto quelli della regione Marche, perplessi e anche negativi, preoccupati per il depotenziamento della provincia di Pesaro, che è già piuttosto debole dal punto di vista del numero di abitanti, quindi pareri con luci ed ombre) - ma si ricorda che questo procedimento, previsto dall'articolo 132 della Costituzione, affida ai referendum una funzione consultiva e alla legge la valutazione per intero di queste scelte. Tale valutazione deve essere fatta non in base ad una rilettura storica e culturale delle appartenenze territoriali ma in modo più convincente, in base a scelte orientate al futuro, a piattaforme territoriali, onde non dar vita, per così dire, ad un risiko nazionale delle riappartenenze e riorganizzazioni delle province e delle regioni, che sarebbe francamente a somma zero.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire perché, oltre che condividere le osservazioni sull'autonomia del Parlamento rispetto al provvedimento in esame nonostante tutto l'iter che è stato seguito (argomento che in Commissione è stato messo bene in luce) e oltre che ribadire e convenire su tutto l'iter che ha ben spiegato l'onorevole Vassallo, vorrei ricordare ai colleghi che qui non si tratta né di dare il via ad un risiko nazionale né di rischiare di aprire porte e di dar vita ad un precedente di chissà quale specie. Si tratta semplicemente di applicare un articolo della Costituzione, e quando si applica un articolo della Costituzione non ci si può porre di fronte ad esso come se attivandolo si aprisse un pericoloso precedente: a nessuno può sfuggire l'evidente contraddizione di questo ragionamento.
Per essere ancora più esatti, è già all'esame della Commissione la proposta di modifica dell'articolo 132 della Costituzione, che non è di parte, perché, prendendo spunto da un'iniziativa della collega Lanzillotta e di altri colleghi, abbiamo lavorato insieme su questo tema. Un comitato ristretto ha trovato la soluzione che bilancia le esigenze delle autonomie, l'esigenza di non implementare questo fenomeno al di là del ragionevole e, soprattutto, l'esigenza di tenere conto dell'autonomia e della sovranità del Parlamento. Si tratta di un provvedimento già predisposto, e che attende di essere inserito in una riforma più organica.
Tutto questo però non può far sì che vengano lesi i diritti di questi comuni che sono riconosciuti, storicamente validati e anche economicamente ed attualmente efficaci (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

Pag. 81

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, intervengo soltanto per rassicurare l'onorevole Duilio rispetto a una preoccupazione che egli ha manifestato nel suo intervento. Questi comuni che aspirano a ricongiungersi con la regione Emilia-Romagna non hanno una motivazione, onorevole Duilio, legata a ragioni strettamente economiche, come potrebbero avere comuni che fossero vicini a regioni a statuto speciale e che, quindi, potessero pensare di guadagnare e di ottenere benefici nel passaggio da una regione con caratteristiche ordinarie ad una regione con caratteristiche speciali. In questo caso - lo notava anche l'onorevole Mantini, benché in un'accezione negativa - vi sono essenzialmente ragioni storiche e culturali che tuttavia si uniscono, onorevole Mantini, anche ad una considerazione di omogeneità territoriale.
Questi sono comuni che dal punto di vista economico, geografico e commerciale sono più vicini alla provincia di Rimini, in particolare alla città di Rimini, che è il capoluogo della provincia, di quanto non lo siano per le condizioni orografiche e geografiche alla provincia di Pesaro, di cui fanno parte sino a questa deliberazione legislativa. Proprio perché in questa sede non si costituisce un precedente di carattere generale ma, come diceva il collega che mi ha preceduto, si realizza un dettato costituzionale molto importante e si dà vita ad una volontà popolare che si è manifestata nelle forme dovute, ritengo che il Parlamento possa tranquillamente votare a favore degli articoli di questa proposta di legge e del provvedimento nel suo complesso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Stracquadanio. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, intervengo brevemente, dal momento che l'onorevole Mantini mi ha chiamato in causa citando un mio intervento (presumo in Commissione). Vorrei soltanto precisare che ho parlato di assenza di una motivazione di opportunismo economico, come nel caso di passaggio da una regione a statuto ordinario a una regione a statuto speciale (abbiamo assistito a richieste simili, ad esempio dalla regione Veneto al Trentino-Alto Adige), ma non ho parlato di assenza di ragioni socio-economiche che, anzi, sono alla base del pronunciamento popolare per il distacco dei comuni e del provvedimento in esame.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Stracquadanio.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Tant'è vero che le principali vie di comunicazione, che sono anche le principali vie dei traffici commerciali e delle attività produttive, collegano i comuni della Valmarecchia direttamente con Rimini, al punto che bisogna giungere a Rimini prima di poter andare nel capoluogo attuale della provincia, Pesaro. Quindi, lo sbocco naturale della valle è Rimini e, dunque, il territorio è Rimini. Da questo punta di vista le ragioni non sono soltanto storiche e culturali ma anche economiche e sociali, attuali e future.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, replico brevemente all'onorevole Mantini, perché provengo da Pesaro. Ricordo che i comuni in questione sono situati a 35 chilometri da Rimini e a quasi 82 chilometri di strada tortuosissima da Pesaro, parlano il dialetto romagnolo, hanno il numero 0541 di prefisso telefonico e non hanno motivazioni economiche per il distacco ma, per davvero, un senso di identità che tende a sopravvivere nonostante spesso si sia voluto cancellarlo. Concludo dicendo che questi popoli - così noi li definiamo - hanno espresso in modo Pag. 82democratico la loro volontà, e pertanto trovo giustissimo che questo Parlamento la rispetti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, sul testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 384
Votanti 369
Astenuti 15
Maggioranza 185
Hanno votato
351
Hanno votato
no 18).

Prendo atto che i deputati Poli e Giacomoni hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che i deputati Scandroglio e Castiello hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 63-177-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 63-177-A).
Avverto che l'emendamento Giovanelli 2.4 è stato ritirato.
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MANUELA DAL LAGO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Giovanelli 2.2 e 2.20, Favia 2.1 e Vannucci 2.6.
L'emendamento 2.50 della Commissione è stato ritirato.

PRESIDENTE. Il Governo?

MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Avverto che, ove i presentatori non comunichino il ritiro delle rispettive proposte emendative per le quali vi è un invito in tal senso, la Presidenza le porrà in votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Giovanelli 2.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, vorrei illustrare il mio emendamento 2.2 e quello successivo, il 2.20.
L'emendamento in esame, nella gestione del passaggio dei comuni dalle province di Pesaro ed Urbino a quella di Rimini, chiede che si ricorra al sistema dell'intesa tra le regioni Marche ed Emilia-Romagna. Credo che sia lo strumento più adeguato e credo anche che sia paradigmatico fare riferimento al concetto di intesa, perché ritengo difficilmente comprensibile - tranne casi eccezionali, dove si può essere concordi e in questo caso le Marche non sono concordi con tale scelta - e quindi abbastanza difficile spiegare che, nel 2009, per regolare il problema dell'accesso ai servizi e per regolare un'omogeneità di trattamento tra un ambito territoriale naturalmente omogeneo, si debba ricorrere a queste procedure di modifiche dei confini.
Ho fatto riferimento e torno a farlo adesso al codice delle autonomie locali, perché quella è la sede. Signor Presidente, circola una bozza, presentata dal Ministro Calderoni, nella quale si fa riferimento alla razionalizzazione delle province. In particolare, si fa riferimento alla razionalizzazione delle province piccole. Non si propone l'abolizione delle province, anzi le province verranno rafforzate dal punto di vista delle competenze: se ne propone una razionalizzazione.
Quindi faccio notare molto modestamente che la provincia di Rimini è nata da Pag. 83poco: esisteva prima la provincia di Forlì, di cui Rimini faceva parte. È una provincia piccola: ha 27 comuni e non so se superi i 200.000 abitanti. Credo che la provincia di Rimini rientri molto probabilmente in quei criteri di razionalizzazione, di cui alla legge Calderoli proposta. Paradosso: noi stiamo andando ad indebolire una provincia forte (67 comuni e 360.000 abitanti) per andare a fare un'addizione ad una provincia che probabilmente non è escluso che rientrerà in un provvedimento di razionalizzazione e di fusione, tornando a casa, cioè alla provincia di Forlì.
Questo è il modo di lavorare sulle istituzioni di questo Parlamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, intervengo semplicemente per chiarire in due battute che il Partito Democratico, che pure condivide lo spirito degli emendamenti Giovanelli testè illustrati - che tenderebbero, attraverso un coinvolgimento nel procedimento delle due province, a determinare una novità istituzionale in termini concertati - si asterrà su tali emendamenti in relazione al parere contrario espresso sui medesimi dalla Commissione bilancio.
La nostra astensione, quindi, ha questo significato, vale a dire che vi è condivisione sullo spirito dell'emendamento, ma si tiene conto di quanto sostiene la Commissione bilancio.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanelli 2.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Moroni? Ha votato. Bene, pare che abbiano votato tutti. L'onorevole Lanzillotta è in difficoltà. Prego! Ha votato anche l'onorevole Lanzillotta.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 385
Votanti 244
Astenuti 141
Maggioranza 123
Hanno votato
41
Hanno votato
no 203).

Prendo atto che la deputata Sbai ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e che il deputato Giacomoni ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Giovanelli 2.20.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, a mio avviso, ci troviamo di fronte ad una assurdità. Nella gestione della fase di transizione questa proposta di legge prevede la nomina di un commissario. La Commissione bilancio ha posto una condizione che, secondo me, il Parlamento deve modificare radicalmente. Secondo tale condizione, poiché il commissario è posto a carico - quale onere - della provincia di Rimini, deve essere nominato d'intesa tra il Ministero dell'interno e la provincia di Rimini. Questo commissario si troverà a gestire questioni patrimoniali complesse legate a residui di mutui che riguardano gli interessi sia della provincia che entra sia della provincia che esce. Deve, quindi, trattarsi di una figura in posizione di terzietà e non può essere pagata né dalla provincia di Rimini, né - a maggior ragione - essere scelta d'intesa con quella provincia. Si deve trattare di un commissario nominato dal Ministero dell'interno e pagato dal Ministero stesso, ovvero d'intesa tra le due province tra le quali si ripartiranno gli oneri. Non credo che sia giusta la formulazione attuale del testo del progetto di legge che si copre dietro il parere della V Commissione, ma che - secondo me - può essere adeguatamente corretta, introducendo una cor Pag. 84responsabilità, quindi anche una concertazione con la provincia di Pesaro e Urbino.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanelli 2.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Moroni, ha votato? Bene.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 384
Votanti 256
Astenuti 128
Maggioranza 129
Hanno votato
52
Hanno votato
no 204).

Prendo atto che il deputato Cesare Marini ha segnalato che avrebbe voluto astenersi, che la deputata Sbai ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e che il deputato Giacomoni ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'emendamento Favia 2.1.
Chiedo all'onorevole Evangelisti se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, accettiamo l'invito al ritiro di questo emendamento, ma lo facciamo perché esiste una motivazione.
Il senso e la ratio di questo emendamento sono stati accolti interamente dall'emendamento 2.50 della Commissione...

MANUELA DAL LAGO, Relatore. È stato ritirato!

FABIO EVANGELISTI. L'emendamento 2.50 della Commissione è stato ritirato? Allora bisogna che la relatrice spieghi.

MANUELA DAL LAGO, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANUELA DAL LAGO, Relatore. Signor Presidente, onorevole Evangelisti, gli emendamenti sono stati ritirati, a fronte del parere contrario della Commissione bilancio in quanto, dice esattamente la medesima Commissione «suscettibili di determinare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica privi di idonea quantificazione e copertura». Non potevamo far altro che ritirare il nostro emendamento.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, c'è qualcosa che non torna. Davvero non riesco a capire quali possano essere i maggiori oneri per le casse dello Stato quando si dice che i mutui di una provincia passano ad un'altra provincia insieme ai comuni che ad essa si aggregano. Stiamo parlando della stessa cosa. C'è una questione aperta. È davvero curioso: la regione Marche e la provincia di Pesaro e Urbino hanno contratto dei mutui a favore di alcuni comuni; i suddetti vanno ad aggregarsi, nell'ambito della provincia di Rimini, alla regione Emilia Romagna, ma alla regione Marche e alla provincia di Pesaro restano gli oneri, mentre gli eventuali benefici, lo dico tra virgolette, vanno a vantaggio delle altre. C'è un nodo non risolto. Non so se sia responsabilità del presentatore dell'emendamento o della Commissione bilancio ma chiederei un chiarimento al Presidente della Commissione.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, non ho capito se lei intende mantenere l'emendamento o se lo ritira.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, sono disponibile a ritirarlo come ha fatto già la Commissione, ma c'è bisogno Pag. 85che intervenga un chiarimento, magari da parte del Presidente della medesima Commissione.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per riepilogare la questione. Nella giornata di ieri la I Commissione è stata impegnata nel trovare una soluzione all'emendamento Favia 2.1, tanto che ha presentato l'emendamento 2.50 nel quale ha in parte recepito i principi che i colleghi Favia ed Evangelisti volevano che l'Aula approvasse insieme all'approvazione del loro emendamento. Abbiamo chiesto alla Commissione bilancio di esprimere il parere sui nuovi emendamenti, ma la stessa ha espresso parere contrario su talune proposte emendative, come giustamente ha reso noto all'Assemblea la relatrice Dal Lago.
Il presupposto in base al quale il parere sull'emendamento 2.50 della Commissione è stato contrario si basa soprattutto su alcune considerazioni che mi accingo a leggere: in merito all'emendamento 2.50 della Commissione (si tratta di rilievi formulati dal Ministero dell'economia e delle finanze), il Dipartimento del tesoro, sentito per vie brevi, ha rappresentato come la norma presenti, in relazione al comma 8, aggiuntivo all'articolo 2, non pochi elementi di grave criticità. Infatti, secondo quanto espresso dal suddetto dipartimento, quando un istituto di credito o anche la stessa Cassa depositi e prestiti concede un mutuo, lo fa sulla base di un'analisi di merito di credito della controparte, dell'esposizione complessiva verso quell'ente e, in generale, di altre considerazioni di sostenibilità del debito dell'ente che, ovviamente, non possono restare valide in caso di trasferimento. Inoltre, le emissioni obbligazionarie richiedono, di norma, per ogni cambiamento di termine e condizione, la convocazione e successiva approvazione dell'assemblea dei portatori dei titoli da cui non si può prescindere per un atto di imperio. Per non parlare delle reazioni delle agenzie di rating, che potrebbero riversarsi anche sulla Repubblica, se un'azione così arbitraria venisse possa in essere. Invece, non si riesce a comprendere dove la regione Emilia-Romagna e Rimini possano trovare la copertura per queste nuove passività.
Sulla base di ciò ho convocato il Comitato dei nove prima della ripresa pomeridiana della seduta, il quale ha ritenuto di esprimere parere contrario, previo invito al ritiro, sugli emendamenti che la collega Dal Lago ha già elencato. Inoltre, abbiamo deciso di ritirare l'emendamento 2.50 della Commissione che chiaramente recepiva, in parte, l'emendamento del collega Favia 2.1.
Per tale motivo, si insiste nell'invito al ritiro dell'emendamento Favia 2.1 e all'espressione del voto contrario, laddove questo non venisse ritirato, atteso il parere contrario della V Commissione.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti intende dunque accedere all'invito al ritiro?

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, poiché esiste l'assoluta volontà di rendere possibile l'approvazione, oggi stesso, del provvedimento, mi permetto di rivolgere a lei una richiesta perché se ne faccia interprete nei confronti del Governo.
Dal momento che il problema da noi posto, recepito dalla Commissione con il suo emendamento 2.50, poi ritirato, esiste (lo ripeto: si trasferiscono dei beni ad un'altra regione, ma gli oneri rimangono a carico della vecchia regione, le Marche) sarebbe importante ed utile che il Governo accogliesse un ordine del giorno con il quale si impegna a garantire ed a favorire i due punti previsti dall'emendamento 2.50 della Commissione.
È necessario un voto favorevole su questo ordine del giorno perché, mi permetto di fare un'ultima annotazione, secondo il parere della Commissione bilancio, il Ministero dell'economia e delle finanze Pag. 86è stato sentito per le vie brevi. È davvero bizzarro che ci atteniamo ad un parere espresso perché il Ministero è stato sentito per le vie brevi. Non si affronta la questione che resta lì come un macigno e non è giusto né nei confronti della provincia di Pesaro ed Urbino né nei confronti della regione Marche che insistano su di loro degli oneri che, invece, debbono giustamente trasferirsi, insieme al patrimonio, all'altra regione.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, sono informato del fatto che lei ha già presentato un ordine del giorno in questo senso e credo che su questo ordine del giorno il Governo sia tenuto ad esprimersi ed ascolteremo allora quali saranno le sue determinazioni.
Intanto resta inteso che l'emendamento Favia 2.1 è stato ritirato. Ricordo inoltre che è stato ritirato anche l'emendamento 2.50 della Commissione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Vannucci 2.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vannucci. Ne ha facoltà.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, questa è l'ultima occasione per affrontare questo delicatissimo argomento riferito al patrimonio. Io per primo ho posto il problema in sede di esame in Commissione ed ho visto che successivamente sono stato seguito dalla Commissione stessa e dal gruppo dell'Italia dei Valori.
Il tema è delicatissimo e vorrei che la Camera, nel momento in cui affronta per la prima volta l'applicazione dell'articolo 132 della Costituzione, fosse attenta anche perché se noi licenziamo un provvedimento parziale o sbagliato apriamo il fronte a probabili contenziosi anche in sede costituzionale.
Un provvedimento come questo che non si preoccupasse del patrimonio sembrerebbe in qualche modo un esproprio e pertanto vorrei una maggiore interlocuzione con la relatrice e con il Governo prima di accedere alla richiesta di invito al ritiro di modo che si sappia qual è l'intenzione del Parlamento, pur non comprendendo il tema del patrimonio nel provvedimento.
Ho partecipato anche al dibattito nella Commissione bilancio, facendo parte di tale Commissione: è stato molto affrettato e non abbiamo potuto approfondire.
Per paradosso ritengo che questo emendamento che propongo vada nell'interesse dei sette comuni che intendono distaccarsi dalla Valmarecchia.
L'emendamento divide il patrimonio indisponibile degli enti dal patrimonio disponibile. Per patrimonio indisponibile si intendono le strade, le vie di comunicazione, le scuole e gli ospedali ed è giusto che se questi vengono trasferiti gli eventuali oneri che rimangono da pagare, i mutui, vengono accollati dall'ente che si sostituisce.
Perché dico che va nell'interesse dei comuni della Valmarecchia? Perché nel corso dell'iter di questo provvedimento, nel passaggio tra Camera e Senato con possibili modifiche al Senato, potrebbe passare del tempo, anche molto tempo. Nel frattempo, signor Presidente, cosa può fare la regione Marche? Continua ad investire in questo territorio o si ferma, se non ha le garanzie dovute che i suoi investimenti le vengano successivamente accollati?
Diverso è il tema dei beni o del patrimonio disponibile, perché non è possibile, relatrice Dal Lago, che nell'emendamento della Commissione si dica che passa indistintamente il patrimonio indisponibile e disponibile. Se la provincia di Pesaro ha lasciti, beni cosiddetti non strumentali, una casa nel territorio dalla Valmarecchia, un bene patrimoniale, perché lo deve trasferire? Diventerebbe un esproprio e ci apriremmo a contenziosi inconcludenti, che non si concluderanno mai, con problemi per lo stesso atto.
Allora, prima di accedere all'invito al ritiro, vorrei che fosse chiara l'adesione ad un ordine del giorno che ho presentato in cui si chiarisce espressamente che il tema del patrimonio è affidato al commissario, che definisce il patrimonio indisponibile Pag. 87intendendosi per questo strade, ospedali, scuole, fabbricati per servizi pubblici, e che il patrimonio disponibile rimane di proprietà dei rispettivi enti. Questo è il riferimento che il commissario deve avere.
Se ci fosse un'interlocuzione che ci permette di interpretare la norma in questo modo, rimanendo agli atti parlamentari un'adesione in questo senso, potrei ritirare l'emendamento, ma vorrei che si costruisse questa interlocuzione anche per chi leggerà gli atti, in modo che al Senato, dove invieremo il provvedimento, avranno la necessaria cognizione di quello che intendevamo fare.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non intende anticipare i suoi orientamenti sull'ordine del giorno e che l'onorevole Dal Lago non intende prendere la parola. Onorevole Vannucci, intende ritirare l'emendamento?

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, considero la reazione irrispettosa e arrogante. Ho solo chiesto una semplice interlocuzione per dire se siano d'accordo con lo spirito (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)...

PRESIDENTE. Onorevole Vannucci, lei è già intervenuto. Adesso vogliamo solo sapere se lei insiste per la votazione del suo emendamento.

MASSIMO VANNUCCI. Debbo dirle che non lo ritiro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

LINO DUILIO. Signor Presidente, innanzitutto chiedo di aggiungere la mia firma all'emendamento Vannucci 2.6. Inoltre, mi rivolgo ai colleghi, in particolar modo a quelli della maggioranza, anche per l'esperienza che abbiamo in molti: qui sappiamo che spesso la dialettica tra maggioranza e opposizione fa premio sul contenuto delle norme che stiamo varando, ma vi pregherei di un minimo di attenzione.
L'emendamento Vannucci 2.6 è di assoluto buonsenso. Si dice: se c'è un elemento del patrimonio disponibile, per quale motivo deve essere trasferito all'altra regione? Se invece si tratta di patrimonio indisponibile, si trasferisca tutto all'altra regione. Quindi sinceramente non capisco quanto meno le ragioni, essendo per formazione laico, per cui il relatore o il Governo non ci spieghino per quale motivo sia più giusto che questo emendamento non venga accolto, in modo tale che magari ci convinciamo a ritirarlo. Ma ci si dia almeno una risposta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, intervengo per associarmi e sottoscrivere l'emendamento Vannucci 2.6.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vannucci 2.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Centemero... Onorevole Scilipoti, anche lei è in difficoltà? Onorevole Razzi, onorevole Lanzillotta... Hanno votato tutti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 398
Votanti 271
Astenuti 127
Maggioranza 136
Hanno votato
67
Hanno votato
no 204). Pag. 88

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Di Virgilio, onorevole Cristaldi, onorevole Bocciardo, onorevole Nizzi, onorevole Frassinetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 395
Votanti 344
Astenuti 51
Maggioranza 173
Hanno votato
341
Hanno votato
no 3).

Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sugli articoli aggiuntivi all'articolo 2.

MANUELA DAL LAGO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, su tutti gli articoli aggiuntivi.

PRESIDENTE. Il Governo?

MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'articolo aggiuntivo Vannucci 2.01. Onorevole Vannucci, accede all'invito al ritiro formulato dal relatore?

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, i tre articoli aggiuntivi ora in esame, di cui sono il presentatore, si occupano della rappresentanza dei consigli provinciali dopo che questo provvedimento sarà approvato.
In particolare, l'articolo aggiuntivo 2.03 prevede che i consiglieri provinciali eletti esclusivamente nei collegi dei comuni distaccati, dal momento in cui il territorio passerà alla provincia di Rimini, decadranno dalla carica di consiglieri della provincia di Pesaro. Questo mi sembrerebbe normale, anche perché, altrimenti, si rischierebbe di creare dei conflitti di interesse. Gli articoli aggiuntivi 2.01 e 2.02 si riferiscono, invece, ai collegi elettorali che comprendono il territorio dei comuni distaccati, e questi potrebbero incontrare dei problemi, ma il terzo che fa riferimento ai collegi «completamente ricadenti» nel medesimo ambito territoriale certamente no.
Voglio approfittare, però, dei quindici minuti che ho a disposizione per l'illustrazione di queste tre proposte emendative, anche se non intendo sommarli, per accennare alla mia posizione riguardo al provvedimento in esame. Signor Presidente, colleghi, io risiedo in uno dei ventidue comuni del Montefeltro che con questo provvedimento si dividerebbero; oggi sono tutti e ventidue nella regione Marche, con la proposta di legge, invece, si dividerebbero sette in Emilia Romagna e quindici nelle Marche.
Trovare le ragioni storiche - ha fatto bene lei, Presidente - diventa molto difficile, torneremmo ai Montefeltro e ai Malatesta, ma una classe politica oggi più matura, forse, di quella di allora, non è arrivata a questi eccessi in questa disfida. Tuttavia, il riferimento ai Montefeltro e ai Malatesta ci porta a dire che sono stati sempre territori contesi, a volte anche con le armi, altre volte comprati, ma hanno sempre avuto una loro unità storica che dall'unità d'Italia in poi si è riconosciuta nelle Marche. Anche gli esimi professori che sono intervenuti hanno fatto riferimenti storici, ma comunque non li prenderei a base di questo provvedimento.
Con riferimento al primo articolo aggiuntivo 2.01 che ho presentato, la verità che sottende al testo in esame sta nei termini seguenti.
Questo Parlamento ha decretato qualche anno fa la creazione della provincia di Rimini. Se la provincia fosse stata a Forlì, questo tema non si sarebbe posto. Successivamente, sempre questo Parlamento ha prodotto la modifica dell'articolo 132 della Costituzione, che nella lettura fatta Pag. 89dalla Corte costituzionale permette che si avvii il procedimento con il semplice referendum di un comune e non dell'intera provincia. Questi sono i due presupposti che oggi fanno guardare questo provvedimento da un'ottica nuova e in qualche modo oggettiva.
Credo di avere utilizzato i cinque minuti a disposizione su questo articolo aggiuntivo, le chiedo di potere intervenire sul successivo e dichiaro di ritirare questa proposta emendativa.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore dell'articolo aggiuntivo Vannucci 2.01 lo ritira. Onorevole Vannucci, lei ovviamente può intervenire sulle proposte emendative successive: qui iure suo utitur, neminem laedit.
Passiamo all'articolo aggiuntivo Vannucci 2.02.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo formulato dal relatore.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, ritiro anche questo articolo aggiuntivo (mi concentro sul terzo), ma dichiaro fin d'ora il mio voto finale sul provvedimento in esame. Come lei ha capito sono un parlamentare della regione Marche, che si sente spogliata di una parte del proprio territorio. Inoltre, faccio parte dell'area geografica cosiddetta del Montefeltro, ho fatto campagna elettorale (anche l'ultima) in questi sette comuni.
Oltre a ciò e prima della campagna elettorale, ho fatto campagna per il referendum sostenendo le ragioni del no, quindi il mantenimento dell'area all'interno della regione Marche. Ho posto a base del mio ragionamento soprattutto l'unicità del Montefeltro e la priorità di tenerlo, in quanto è una regione storica. Non credo che l'Italia sia l'Italia delle regioni (a prescindere da ciò che pensa la Lega), bensì l'Italia dei comuni e delle identità territoriali.
Ho anche visto che i cittadini della Valmarecchia, i miei elettori, i miei amici e i miei conoscenti (tante brave persone operose) hanno deciso con l'84 per cento di avanzare questa richiesta. Non si tratta dell'84 per cento della popolazione, ma dell'84 per cento dei votanti. A quel punto, da parlamentare in carica allora, mi sono messo a disposizione di quel territorio in quanto devo rispettare la volontà popolare. Ho partecipato ad una campagna elettorale, mi sono impegnato con i miei elettori e gli ho chiesto di tenere fuori il tema del referendum dalla campagna elettorale per non inquinarla con questo tema.
Da parte mia l'impegno è stato di non ostacolare questo provvedimento e nel momento in cui arriveremo al voto finale esprimerò un voto di astensione, proprio per rispettare quel patto con i cittadini. Si tratta di un patto che oggi, Presidente, qui davanti a lei confermo, quindi mi asterrò dalla mia dichiarazione sul voto finale perché dovrebbe essere in dissenso.
Ho svolto adesso la mia dichiarazione di voto, la ringrazio dell'attenzione e ritiro anche questo articolo aggiuntivo, riservandomi di intervenire sul prossimo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo all'articolo aggiuntivo Vannucci 2.03. Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vannucci. Ne ha facoltà.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, mi sono concentrato su questo articolo aggiuntivo su cui intendo insistere per la votazione perché mi sembra importante.
Se questo provvedimento diventasse legge domani, tra un mese o a luglio, o comunque dopo le elezioni provinciali, i consiglieri eletti in questi sette comuni farebbero parte del consiglio provinciale di Pesaro. Non mi sembra francamente giusto, anche perché rispetto a ciò che abbiamo detto prima sul patrimonio, potremmo determinare un lungo contenzioso tra la provincia di Pesaro e quella di Rimini, ricorsi alla Corte costituzionale e Pag. 90bracci di ferro. Si aprirebbe, quindi, un evidente conflitto d'interessi.
Allora nel caso in cui in non comprendano il territorio, ma siano completamente ricadenti nei sette comuni, decadono dall'incarico e vengono sostituiti con i primi dei non eletti negli altri collegi, rimanendo complessivamente lo stesso numero. Mi sembra un articolo aggiuntivo di buonsenso, rispettoso della dignità della rappresentanza e della democrazia, e pertanto su di esso chiedo la votazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Vorrei prendere la parola perché questo articolo aggiuntivo è più importante e delicato di quanto possa apparire ad una prima lettura. Io stesso ho avuto qualche difficoltà. Ad una prima interpretazione ho trovato una logica: se si prevedono le dimissioni di colui che è eletto nel consiglio provinciale di Pesaro e risiede nel territorio della Valmarecchia, cioè quel territorio che chiede di passare alla provincia di Rimini, c'è una ratio. Tuttavia, un conto sono le dimissioni, cioè la volontà del singolo eletto di dimettersi, altra questione è, invece, imporre la decadenza di un eletto in quella circoscrizione.
Il tema è veramente delicato. Capisco la ratio che può aver portato il collega Vannucci a sottoporre la questione all'attenzione dell'Aula, ma rispetto alla delicatezza della questione che si aprirebbe, il gruppo dell'Italia dei Valori non può andare oltre un voto di astensione, ovviamente con l'invito alla sensibilità degli eletti della Valmarecchia a considerare le dimissioni come un gesto coerente con la battaglia che essi hanno fatto per il passaggio all'altra provincia e all'altra regione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Il tema posto da questo articolo aggiuntivo consiglia anche un'altra riflessione, che formuleremo meglio in sede di ordini del giorno, ossia l'invito, che peraltro è emerso con chiarezza anche dalle audizioni, a voler anticipare la revisione delle circoscrizioni elettorali, ove diventasse efficace la legge a conclusione del suo iter e attesa la complessità di queste operazioni di ridisegno delle circoscrizioni.
Nonostante non sia formato tutto da marchigiani come il collega Valducci, il gruppo dell'UDC, tuttavia, si asterrà. Condividiamo non solo le perplessità di una parte del territorio della Valmarecchia e della zona nobilissima del Montefeltro; insomma, il nostro voto non è dettato solo da ragioni localistiche, ma abbiamo difficoltà ad individuare l'interesse pubblico generale che deve muovere la legge. Non basta dire che ci sono stati alcuni referendum perché la legge, come è stato sottolineato anche da sentenze della Corte costituzionale, ad esempio la n. 243 del 2008 e come è noto nella dottrina giuspubblicistica, non è un atto dovuto al termine di un procedimento che si avvia con referendum locali. Peraltro, questi referendum non hanno coinvolto una quota di popolazione così elevata, se si considera che si sono raggiunti anche livelli dell'83 per cento della popolazione di alcuni comuni, ma solo dei votanti. La legge dovrebbe stabilire le ragioni di carattere generale che sostengono queste modifiche.
Non sono modifiche a la carte, disponibili, non è un prêt-à-porter. Alla base della nostra astensione vi è la seguente riflessione: sarebbe tempo di non andare avanti con la testa girata all'indietro e al passato, non dovremmo dare questa straordinaria importanza ai confini come muri divisori, alle competenze amministrative figlie della storia, né seguire le vie del revisionismo storico, fatalmente improntate a localismi che lacerano e creano conflitti, attese soddisfatte e anche quelle insoddisfatte.
Dovremmo pensare che i confini amministrativi oggi non sono un muro, che esistono strumenti, come gli accordi di programma, le conferenze stabili di intese Pag. 91e di programmazione, le aree metropolitane, per superare i muri fittizi dei nostri confini amministrativi storici. La strada è guardare al futuro con nuovi strumenti, con patti territoriali, con sedi stabili di conferenze e di intese e non quella di rivedere i confini che ci sono stati consegnati dal processo storico. Questo sì ci porterebbe a guardare solo al passato, ad aprire una quantità di conflitti e di rivendicazioni localistiche, che è esattamente quello che sta avvenendo, secondo una certa Weltanschauung federalista, che però francamente non ci giova, come i fatti dimostrano.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

LINO DUILIO. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma e soprattutto per manifestare il mio convincimento per il voto a favore di questo articolo aggiuntivo. Infatti, al di là delle considerazioni di carattere generale e filosofico-istituzionale, che evocava il collega Mantini, in termini molto sintetici, direi che ci troveremo di fronte ad un paradosso che vede dei consiglieri provinciali in una provincia esercitare un mandato cui non corrisponde più alcuna base elettorale, perché tutti i comuni che hanno eletto quei consiglieri sono trasferiti in un'altra provincia e, all'opposto, cittadini di questi comuni, che vanno nell'altra provincia, che non hanno nessun rappresentante in seno alla provincia stessa. È un paradosso complessivo che, secondo me, mette in crisi radicalmente il principio di rappresentanza, secondo il quale dentro le istituzioni non si agisce a titolo individuale in relazione non si sa bene a quale principio, ma a un principio di rappresentanza di cittadini, che costituiscono, in un determinato territorio, la base elettorale che legittima ad esercitare un mandato. Siccome qui questo principio viene completamente stravolto, credo che l'articolo aggiuntivo risolva la questione e che, quindi, sia il caso di votare a favore. Io voterò a favore e invito tutti i colleghi a fare altrettanto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, volevo ricordare ai colleghi, in particolare al collega Vannucci, che, anche grazie alla possibilità di aver fatto il consigliere provinciale, non sono stato eletto solo con i voti del mio collegio, ma grazie ai voti, nel mio caso, di trentasei collegi. Sarebbe un'offesa a tutti quelli che votano una lista o un partito o un gruppo. Inoltre, credo che dobbiamo sempre tener presente comunque la volontà e l'interesse delle comunità e non della comunità più grossa, che vede ledere un suo privilegio o un suo dominio di territorio. Pensiamo a chi vive nel territorio, non a chi deve governare il territorio (Applausi di deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, l'onorevole Mantini ha citato il processo costituzionale, ma dovrebbe leggere un po' le carte della Costituzione della nostra Repubblica e ricordare che, purtroppo, nel momento della Costituzione della Repubblica non c'erano storici né sociologi. Non ci fu nessuna idea di come suddividere le regioni. Il modello regionale deriva da una sua suddivisione ottocentesca, fatta da tal Maestri, che suddivise così vagamente l'Italia per fini fiscali. Questa suddivisione ce la siamo in qualche modo trovata. L'Emilia, per esempio, fu frutto di un evento all'interno del processo costituzionale. Si pensò di istituire la regione della Lunigiana, perché c'erano ragioni storiche che portavano, per esempio, ad aggregare in un altro modo. Il proponente morì e l'onorevole Iotti pensò in chiave più politica a una nuova aggregazione, mai esistita nei momenti storici, attorno alla via Emilia. Per questo, credo che il criterio volontaristico e storico, che questo articolo fa suo, sia importante da tenere in considerazione.

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vassallo. Ne ha facoltà.

SALVATORE VASSALLO. Signor Presidente, intervengo solo per dire brevemente quali sono le motivazioni del voto di astensione su questo articolo aggiuntivo. Come ha correttamente notato il collega Vannucci, questo articolo aggiuntivo non presenta il problema più serio dei due precedenti, e cioè l'esclusione dalla rappresentanza in seno al consiglio provinciale anche di rappresentanti eletti da porzioni del territorio non interessate dal trasferimento alla regione Emilia-Romagna.
Tuttavia, come ha notato anche il collega Evangelisti, ci troviamo di fronte ad una soluzione un po' sommaria del problema, perché è vero che questi comuni non faranno più parte della provincia di Pesaro, e quindi si potrebbe sostenere che i loro rappresentanti sono nel posto sbagliato, ma è anche vero che non sarebbero rappresentati neppure nella provincia di destinazione, e quindi rimarrebbero totalmente senza rappresentanza.
D'altro canto, così come ha notato lo stesso collega Vannucci, è difficile dire quale sia il momento della cesura definitiva dei rapporti tra queste comunità e la provincia di Pesaro, perché vi sarà un periodo nel quale potrebbe anche esserci, come lui ha detto, un contenzioso tra la provincia di Pesaro e la provincia di destinazione con riferimento a beni che sono presenti in quei comuni.
È opportuno, forse, che vi sia una rappresentanza di quei comuni, per quanto molto risicata, nell'ambito del consiglio provinciale, che esprima il loro punto di vista.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per un minuto. Non posso non dichiarare la mia contrarietà ad un sistema di emendamenti che trasformano le Assemblee elettive di un'istituzione in una sorta di palcoscenico del teatro dove si entra e si esce in base agli accadimenti del giorno.
Credo che noi possiamo modificare tutto, ma dobbiamo consentire a un organo di arrivare a fine mandato nella propria completezza. Questo è un principio sacrosanto che deve contraddistinguere il modo di intendere il rispetto per le istituzioni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Vannucci 2.03, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Abbiamo votato tutti? Sembra di sì. L'onorevole Concia è in ritardo, non ha difficoltà con la macchina. Abbiamo altre segnalazioni di difficoltà? Onorevole Giammanco? Onorevole Patarino? Onorevole Moroni? L'onorevole Moroni è ancora in difficoltà. Disattivate la macchina. Bene, l'onorevole Moroni ha votato. Ci siamo tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 375
Votanti 229
Astenuti 146
Maggioranza 115
Hanno votato
28
Hanno votato
no 201).

Prendo atto che le deputate Sbai e D'Antona hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi e che la deputata Mosca ha segnalato che non è riuscita a votare.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 63-177-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 63-177-A), al quale non sono state presentate proposte emendative. Pag. 93
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Moroni? Ha votato. Onorevole Vico? L'onorevole Samperi e l'onorevole Vico hanno votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 370
Votanti 338
Astenuti 32
Maggioranza 170
Hanno votato
327
Hanno votato
no 11).

Prendo atto che i deputati Sbai, D'Antona, Borghesi, Scelli e Barbato hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che la deputata Mosca ha segnalato che non è riuscita a votare.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 63-177-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 63-177-A).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 88, comma 2 del Regolamento, l'ordine del giorno Vannucci n. 9/63/2, in quanto sostanzialmente riproduttivo del contenuto dell'emendamento Vannucci 2.6 respinto dall'Assemblea.
Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Il Governo accetta l'ordine del giorno Marchioni n. 9/63/1, perché si tratta di un adempimento previsto dalla legge, ovviamente subordinato all'acquisizione dei prescritti pareri delle regioni.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 17,35)

MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. L'ordine del giorno Vannucci n. 9/63/2 è stato ritenuto inammissibile dalla Presidenza.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Evangelisti n. 9/63/3, purché vengano apportate alcune riformulazioni. In particolare, alla lettera a), l'espressione «ad adottare» venga sostituita dall'espressione «a valutare». In secondo luogo, dopo le parole «regione Emilia-Romagna» vi sia il punto, e venga quindi eliminata la frase «reperendo le necessarie risorse finanziarie». Altrimenti, esso non può essere accettato dal Governo.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Marchioni n. 9/63/1, accettato dal Governo.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Evangelisti n. 9/63/3, accettato dal Governo, purché riformulato.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, accetto la riformulazione, perché mi sembra più significativo l'accoglimento in sé che non un'eventuale discussione; anche perché bisogna prima valutare, approfondire dei nodi che non sono stati risolti nella discussione parlamentare.
Mi sorprende però - e lo dico al rappresentante del Governo - la seconda riformulazione, perché è del tutto evidente che se si valuta di adottare dei provvedimenti, sarà necessario reperire delle risorse: come si fa quindi a chiedere di valutare, e cancellare l'eventualità di risorse? Questo non riesco proprio a capirlo. In ogni caso, va bene per il gruppo Italia dei Valori la riformulazione dell'ordine del giorno in esame.

PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

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(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 63-177-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, una dichiarazione di voto che sarà molto rapida. Il mio gruppo ha seguito, sia in Commissione che in Aula, il provvedimento in esame; però vorrei che proprio nell'avvio di questa mia considerazione, noi cogliessimo gli aspetti più significativi.
Certo per alcuni gli aspetti significativi sarebbero le volontà espresse da parte delle popolazioni di questi sette comuni nella Valmarecchia, questa volontà di trasferimento dalla provincia di Pesaro alla provincia di Rimini. E non v'è dubbio che la nostra posizione nei confronti di questi comuni è di grande attenzione, di grande considerazione, anche per i problemi che hanno evidenziato nel corso delle audizioni che si sono tenute all'interno della I Commissione della Camera dei deputati: hanno sottolineato le difficoltà di carattere economico, di carattere amministrativo per quanto riguarda le distanze, ma soprattutto hanno evidenziato la volontà forte di queste popolazioni...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, lasciate parlare l'onorevole Tassone.

MARIO TASSONE. Siccome non mi trovo, molte volte mi «impappino», perciò ho bisogno di tranquillità, almeno nel banco del Comitato dei nove.
Questi comuni hanno quindi evidenziato nel corso delle audizioni le esigenze avvertite.
Però, signor Presidente, vorrei chiedere ai colleghi ed al Governo... si fa per dire...

PRESIDENTE. Chiedo scusa, colleghi, volete lasciare libero l'emiciclo, per cortesia? Grazie, onorevoli Aprea, Calderisi, Baldelli! Prego, onorevole Tassone, prosegua il suo intervento.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, la ringrazio anche per la sua pazienza e per la sua tenuta ovviamente. Si tratta allora soltanto di un problema particolare che riguarda questi piccoli comuni? È, questa, una «leggina»? Oppure il testo - sia quello espresso, sia quello ovviamente non espresso - racchiude problemi di più ampia portata su cui certamente dobbiamo anche porre la nostra attenzione? Diversamente, finiremmo con il derubricare il provvedimento in esame ad una piccola «leggina». Sette comuni e 10 mila anime vogliono andare in trasferta - in termini perenni, ovviamente - dalla provincia di Pesaro a quella di Rimini: abbiamo fatto la «leggina», c'è stato un referendum consultivo che ha interessato le popolazioni interessate (perdonatemi la ripetizione), le pratiche quindi sono a posto, interviene la norma, interviene la legge ed abbiamo anche approvato qualche emendamento per dare maggiore decoro all'attività del Parlamento e quindi alla sua autonomia senza scadere nella routine o, soprattutto, nell'essere organo di pura registrazione. Ritengo però che il discorso non sia questo, perché anche negli emendamenti che sono stati bocciati vi sono valutazioni ma soprattutto indicazioni molto forti, in particolare per quanto riguarda il ruolo delle autonomie e soprattutto quello degli organismi eletti dalla rappresentanza, rispetto ai quali certamente non sono assolutamente d'accordo che possa esservi una decadenza.
Ci dobbiamo peraltro mettere d'accordo su che cosa sono per noi gli organi eletti, che certamente non possono decadere perché un pezzo di territorio va da una parte ad un'altra. Ciò pone un problema molto forte, ma esiste un problema anche più ampio, quello delle province.
Abbiamo votato in questa sede sul federalismo fiscale ed abbiamo detto che quel provvedimento era monco di una valutazione complessiva sia per quanto concerne la Carta dei comuni (che ritroviamo tutta per intero anche rispetto al provvedimento in discussione), sia per quanto riguarda un non riferimento assoluto alle province. Pag. 95
Il dato vero allora qual è? Le province debbono rimanere così come sono, o dobbiamo prevedere un riassetto definitivo? Ma ciò vale non soltanto per le province, ma anche per le regioni. Ricorderete, signor Presidente e onorevoli colleghi, che quando abbiamo detto «sì» anche all'area metropolitana tra Reggio Calabria e Messina, qualcuno - anche il Ministro Calderoli, opportunamente e correttamente - ci ha fatto rilevare che non si poteva addivenire ed essere d'accordo con quella proposta emendativa, perché la Calabria è una regione a statuto ordinario e la Sicilia una regione a statuto speciale.
Mi domando allora: riguardo a questi comuni che transitano da Pesaro (e quindi dalle Marche) all'Emilia-Romagna, se l'Emilia-Romagna fosse stata una regione a statuto speciale certamente detto transito, in base ad una logica, non sarebbe stato possibile. Dobbiamo quindi anche prevedere e capire se il nostro Paese deve ancora rimanere diviso tra regioni a statuto speciale e regioni a statuto ordinario; ciò per avere un quadro ben preciso, altrimenti il riferimento - lo ripeto ancora volta - è molto miserando anche sul piano della qualità dell'impostazione e della nostra produzione legislativa.
Non avremmo perso mesi interi in Commissione con la brava relatrice, l'onorevole Dal Lago, dietro a questo provvedimento, se si fosse trattato semplicemente di un fatto minimale e particolare. Ma c'è di più: è possibile che un referendum sia in grado di alterare le consistenze delle province? Certamente, ma - come ha detto e ricordato anche l'onorevole Bianconi in quest'Aula - è all'esame della Commissione una rivisitazione dell'articolo 132 della Costituzione nella quale si parla con molta chiarezza di un referendum complessivo, non soltanto ovviamente delle popolazioni interessate allo spostamento dei comuni, ma coinvolgendo anche le regioni nel loro complesso.
Non vi è dubbio che alcune valutazioni devono essere svolte in termini molto più stringenti e completi, evitando quelle che possono essere delle fughe in avanti rispetto ad una visione complessiva che deve essere garantita e difesa (in questo modo ci si può riferire all'articolo 132 della Costituzione).
Qualcuno potrebbe anche dire: qui si crea un precedente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non lo so se si crea un precedente, ma di situazioni analoghe a quella della Valmarecchia è piena l'Italia. Ad esempio, ci sono strade, nella mia regione, ma non solo, che appartengo a comuni diversi: a destra fanno parte di un comune (Una voce dai banchi del gruppo Popolo della Libertà: tempo!) ...mi dispiace, ma intendo impiegare il mio tempo a mia disposizione. Come dicevo, nella mia regione ci sono strade che appartengono a comuni diversi, e ciò crea un problema forte di funzionalità. Se approviamo questo provvedimento ci saranno anche delle altre valutazioni e delle altre iniziative da svolgere.
Mi auguro, quindi, che in futuro vi sia una visione diversa per quanto riguarda la gestione e l'amministrazione dei problemi che riguardano anche le province e le regioni. Questo Parlamento si trova a legiferare su una richiesta giusta - non lo metto in dubbio - ma in termini molto parziali e particolari, rischiando di coinvolgere un aspetto molto più complesso e stringente all'interno del nostro Paese.
Questa è la nostra valutazione, ed ecco perché ci asterremo: non per essere contro la valutazione di una maggioranza manifestatasi anche in Commissione, ma per richiamare le insufficienze e i limiti di una procedura e di un'attività di produzione legislativa che non tiene presente il quadro complessivo sul quale ci troviamo a legiferare. Abbiamo legiferato solo su una parte del problema, tralasciando altri aspetti, mentre avremmo dovuto assolvere altri compiti che riguardano tutta la problematica dei comuni, delle province e delle regioni. Avremmo dovuto realizzare uno sforzo benemerito, legiferando non sotto l'impulso del momento, ma con una visione chiara del presente e del futuro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.

Pag. 96

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, intervengo in primis per salutare la presenza nelle tribune dei componenti del comitato per il «sì» al referendum che hanno dato l'inizio all'iter legislativo che porterà finalmente questi sette comuni dell'Alta Valmarecchia a tornare a casa, in Romagna, dopo 193 anni. È un passaggio storico e unico, perché chi ha cercato di ostacolarlo, dicendo che ci sono tante altre situazioni simili in Italia, dimentica che questo è l'unico referendum svolto congiuntamente da sette comuni, e non singolarmente, proprio perché vi è la necessità di riportare nella propria terra, la Romagna, questi sette comuni che sono stati strappati 193 anni fa in maniera assolutamente assurda.
Chi disconosce le ragioni storiche, geografiche, culturali, etniche ed economiche dell'appartenenza dell'Alta Valmarecchia alla provincia di Rimini, alla Romagna, fa un esercizio di ipocrisia che non possiamo accettare. Non vi è il rischio di nessun risiko,come diceva prima l'onorevole Mantini, come non vi è alcuna forzatura, per rispondere al collega Giovanelli.
Vi è semplicemente un atto di giustizia, perché quello che fa la Camera oggi non è solo votare una legge, ma è compiere un atto di giustizia verso coloro che in maniera convinta, attraverso un voto democraticamente espresso (in maniera pesante, perché l'84 per cento di quelli che hanno votato hanno detto: sì, noi siamo romagnoli), vogliono tornarsene a casa. Questo è l'unico principio che ha animato il sottoscritto, gli altri firmatari delle proposte di legge, il collega Pizzolante. Voglio ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile questo passaggio, a partire dal Ministro Maroni, il sottosegretario Davico (qui presente oggi), il presidente Bruno, la relatrice Dal Lago, ma anche il collega Stucchi e Luciano Dussin, che con la modifica introdotta all'articolo 132 della Costituzione ha reso possibile l'iter del referendum che ci ha portato oggi a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, vedo che non si rinuncia all'enfasi e allo squillo di trombe, che francamente lascerei per ben altre occasioni, quelle in cui il processo sia più lineare e non lasci aperte questioni che - come il dibattito si è incaricato di dimostrare - restano tali anche a conclusione dell'iter in questo ramo del Parlamento.
Non c'è nessuna ipocrisia nell'evidenziare i problemi, così come un dibattito sereno e serio si è incaricato di fare. Nel Montefeltro, nella Valmarecchia non c'è un'altra etnia che non sia quella italica, se proprio vogliamo andare a vedere. Infatti, per quanto riguarda l'etnia «romagnola» - adesso il prossimo referendum dovrà essere quello diretto a distinguere la Romagna dall'Emilia, oppure a precisare meglio i confini del Molise rispetto all'Abruzzo - cliccando su Internet, signor Presidente, se si vuol divertire, scoprirà che i confini della Romagna comprendono la provincia di Ravenna, la provincia di Rimini, parte della provincia di Bologna, la futura provincia di Imola, comprenderà alcune zone della provincia di Pesaro e Urbino, appunto il Montefeltro, però generalmente si considerano facenti parte del territorio romagnolo anche Badia Tedalda e una parte del comune di Sestino in provincia di Arezzo (in Toscana) e Palazzuolo sul Senio e Marradi nella provincia di Firenze. Quindi, avanti popolo alla riscossa, bisognerà liberare anche questi comuni dal giogo dei Lorena e del Granducato di Toscana!
Ritornando seriamente alla questione, il provvedimento che oggi abbiamo discusso prevede il distacco di alcuni comuni dalla regione Marche e la loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna, nell'ambito della provincia di Rimini, e questo è un atto che ha una sua specificità costituzionale che noi apprezziamo, e, perché no, anche storica e territoriale. Si tratta anzitutto di un passaggio da una regione a statuto ordinario (è bene ricordarlo) Pag. 97ad un'altra con medesimo statuto. Ciò che ci accingiamo ad approvare non è altro che una semplice riorganizzazione amministrativa tra due regioni, per consentire che i vari livelli di governo siano in sintonia con tutta una serie di rapporti preesistenti sia in campo economico che socioculturale.
Come sappiamo, da tempo questi comuni (Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria e Talamello) chiedono questo passaggio. Il gruppo Italia dei Valori non ha nessuna difficoltà a dire «sì» a questo provvedimento. Lo facciamo con consapevolezza e responsabilità. Accogliamo la volontà espressa dagli elettori che all'84 per cento hanno detto «si», ma ci facciamo carico anche di quel 16 per cento che ha detto «no» e ci facciamo altresì carico di quel 40 per cento di elettori che non ha partecipato alla votazione.
Dico questo - concludo, signor Presidente - perché oggi, all'ora della pausa pranzo, qui fuori nel retro di Montecitorio, sono stato fermato, in maniera assolutamente cordiale ed educata, dai rappresentanti del comitato di questi comuni per il passaggio da una regione all'altra, con i quali abbiamo un po' discusso. Io mi scuso con questi amici del Montefeltro se non sono riuscito, nella discussione generale di lunedì, a far capire che il voto dell'Italia dei Valori sarebbe stato un voto a favore delle loro istanze.
Mia è la responsabilità di non essere riuscito in questo. Oggi ho detto loro che probabilmente hanno sbagliato persona perché, se mi è permessa una breve notazione di carattere personale, vengo proprio da una realtà di confine, da quella parte della Toscana che si incunea tra la Liguria e l'Emilia-Romagna, la Lunigiana. Lo dico al collega Paolini, che ha voluto ricordare come il prefisso del Montefeltro sia lo stesso di Rimini; ebbene, in Lunigiana il prefisso è lo stesso della Spezia; in Lunigiana gli studenti e i lavoratori si muovono spesso su Parma, ma questa non può essere una motivazione, nonostante vi siano lingue comuni, dialetti comuni, ricette comuni, gli stessi usi e costumi e le stesse feste medievali. Non vi è dubbio che questi confini amministrativi siano stati tracciati sulla carta e non abbiano saputo tenere adeguatamente conto, 193 anni fa, oppure in epoche più recenti, di quelle che sarebbero state le modifiche in corso d'opera.
Ancora una notazione di carattere personale: la provincia di Massa-Carrara, pur trovandosi in Toscana, rientra, per quanto riguarda l'organizzazione giudiziaria, sotto la giurisdizione della corte d'appello di Genova, ma questo non per un capriccio del legislatore dell'epoca, ma semplicemente perché alla fine dell'Ottocento era molto più facile da Massa e da Carrara andare a Genova che non andare a Firenze, ed è del tutto evidente che oggi molte sono le spinte affinché la giurisdizione spetti alla corte d'appello di Firenze.
Tuttavia, sono processi che vanno governati con intelligenza. In questo senso, nel mio intervento di lunedì - presiedeva il Presidente Buttiglione - ho fatto riferimento alla realtà della Valle d'Aosta e alla realtà del Sud Tirolo dove, in considerazione di una questione linguistica ed etnica, in passato probabilmente vi sarebbero state tutte le condizioni per un passaggio rispettivamente alla Francia e all'Austria.
Ma la politica deve anche avere questa capacità: saper leggere la complessità, governare i processi, governare i problemi e trovare le soluzioni. Esattamente il percorso che abbiamo compiuto in queste settimane e in queste ore, nell'aula di Montecitorio, e che ci vede alla fine esprimere un voto consapevole e soddisfatto a favore del provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, vorrei dire, con la sobrietà che hanno adottato anche i colleghi che mi hanno preceduto, che il Partito Democratico voterà a favore di questo provvedimento legislativo di applicazione dell'articolo 132 della Costituzione. È un provvedimento Pag. 98legislativo che abbiamo concorso a formare, anche con gli accenti critici di alcuni colleghi, che richiamerò nella parte finale dell'intervento.
Questa applicazione non costituisce precedente, perché l'emendamento a mia firma che è stato approvato tende a dare ad ogni legge di approvazione in questa materia, come è naturale che sia, un carattere singolo ed individuale, ricollegandosi in ogni caso a motivazioni che il legislatore, a mio avviso, farebbe bene ad esprimere. Lo dico anche per rispondere alle preoccupazioni, ad esempio, del collega Duilio, che ho sentito formulare in questa sede.
Vorrei, inoltre, aggiungere che la modifica dell'articolo 132 della Carta costituzionale, che è all'esame della Commissione affari costituzionali, andrà avanti, come è naturale, sia pure con i tempi che una modifica costituzionale richiede, se vi sarà il concorso delle forze politiche che sono necessarie ai sensi dell'articolo 138 per operare tali modifiche. Quello è un procedimento parallelo, al quale noi daremo il contributo necessario e che, naturalmente, potrà avere ripercussioni anche per le approvazioni future.
Aggiungo anche che siamo di fronte ad una vicenda nuova, una vicenda di nuovo disegno dei confini di regioni italiane, che il costituente aveva immaginato.
Qualche collega mi faceva notare: chissà se questo ridisegno dei confini delle amministrazioni regionali e provinciali non avrà ripercussioni anche sulle diocesi. Come è noto, vi è un'antica vertenza collegata alle diocesi di San Marino e di Rimini, però credo che ciò, in base all'articolo 7 della Costituzione, appartenga ad altre responsabilità piuttosto che alla nostra.
Intendo rivolgere un apprezzamento ai colleghi Giovanelli, Vannucci e Duilio che, pur con accenti critici, hanno posto problemi relativi alla modalità dell'intesa, che sarebbe stato più giusto forse estendere a tutti i soggetti in discussione, con riferimento ai beni indisponibili e disponibili, ai mutui e ai problemi della rappresentanza. Sono problemi reali, che in questa sede non hanno potuto trovare soluzione, ma credo che chi li ha richiamati abbia fatto un'opera meritoria.
Per semplicità voglio richiamare soltanto le motivazioni che io stesso e i colleghi Marchioni, Vassallo e Gozi, sia in sede di discussione generale sia in questa sede, abbiano espresso, e ribadire ancora una volta il nostro voto a favore di un provvedimento legislativo che, per effetto di questo voto, sarà anche nostro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quello in esame è certamente un provvedimento importante, perché segna un precedente, come ha detto in un senso un po' diverso l'onorevole Zaccaria, ma è un provvedimento assolutamente legittimo, non solo perché segue il dettato dell'articolo 132 della Costituzione, bensì per una ragione diversa, che vorrei richiamare all'attenzione dei colleghi che hanno seguito e che seguono questa materia.
Il Parlamento può con legge ordinaria, su iniziativa dei suoi membri, istituire nuove province, e così facendo modifica i confini delle province esistenti, le ridisegna, con tutti i problemi a cui hanno fatto cenno i colleghi Vannucci ed altri. In questo caso noi stiamo esattamente ridisegnando i confini delle province con una legge ordinaria dello Stato, di iniziativa parlamentare, ma che ha alle sue spalle - e questo è un elemento significativo, onorevole Zaccaria - un referendum condotto simultaneamente da sette comuni che desiderano esprimere questa volontà. Quindi, è un provvedimento che non solo fa parte di un procedimento costituzionale, non solo fa parte di un procedimento legislativo nel Parlamento, ma che ha una sua legittimazione ancora maggiore perché ha avuto un consenso popolare.
L'onorevole Vannucci, in uno dei suoi interventi, ha detto che in questo modo Pag. 99viene sottratto territorio alla regione Marche. Ma qui vi è un'idea curiosa, onorevole Vannucci: le regioni non sono proprietarie di un territorio. Non so poi se altri colleghi in altre parti di questo Parlamento pensano che le regioni siano titolari del territorio. L'Italia non è la sommatoria di regioni che sono proprietarie del territorio: l'Italia è l'Italia. Semmai, se dovessimo riconoscere una realtà sottostante alla realtà italiana, preferisco di gran lunga, onorevoli colleghi, riconoscere la realtà dei comuni, che frazionerebbe il Paese molto di più che non la realtà regionale.
Quello che è avvenuto qui è un fatto di natura storico-culturale, prima ancora che economica, ed è questo il valore. L'onorevole Tassone metteva in dubbio questo aspetto, ma questa è la ragione per la quale noi repubblicani abbiamo sostenuto questa battaglia: infatti i comuni della Valmarecchia non hanno posto il problema di vantaggi economici derivanti dall'abbandonare una regione e avvicinarsi a un'altra regione contigua, come se fosse stata una regione a statuto speciale.
Essi hanno posto un problema che è di identità culturale e di posizioni storiche, ed è questo il significato e l'importanza di questa decisione ed è la ragione del nostro voto a favore di questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pizzolante. Ne ha facoltà.

SERGIO PIZZOLANTE. Signor Presidente, intervengo brevemente soltanto per svolgere dei velocissimi ringraziamenti, anche a nome dei cittadini dell'alta Valmarecchia che oggi sono in quest'Aula. Ringrazio il presidente Bruno per il lavoro che ha svolto in questo anno insieme a noi; ringrazio la relatrice per il suo prezioso lavoro e il Governo per la disponibilità e il contributo che ha fornito; i capigruppo Cota e Cicchitto, che hanno avuto la sensibilità politica e democratica di portare all'interno di quest'Aula un provvedimento che - mi rendo conto - è, per noi romagnoli, molto importante per le ragioni, già esposte da altri colleghi, di attuazione della Costituzione, per ragioni storico-identitarie e, aggiungo, anche di natura logistica, perché significa togliere dall'isolamento amministrativo e logistico un territorio importante, quello dell'alta Valmarecchia. I cittadini di quel territorio, per recarsi nella città capoluogo di Pesaro, devono attraversare per intero tutta la provincia di Rimini, arrivare a Rimini e poi raggiungere Pesaro. Ci sono, quindi, importanti ragioni logistiche e di sviluppo infrastrutturale, viario e logistico che oggi questo territorio può ottenere dall'unione alla provincia di Rimini.
Ringrazio, quindi, i capigruppo per aver avuto questa sensibilità e ringrazio anche l'opposizione. Il percorso di questo progetto di legge dura da anni, poiché era già stato presentato nella passata legislatura e, per ragioni politiche, la maggioranza e il Governo di allora non avevano inteso portarlo avanti. Ringrazio, quindi, che dopo una lunga discussione e dopo la presentazione delle due proposte di legge, una a mia firma e l'altra a firma dell'onorevole Pini, anche una buona parte dell'opposizione abbia deciso di convergere e di accogliere le ragioni per le quali circa trentamila cittadini di sette importanti comuni si sono battuti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vannucci. Ne ha facoltà.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, ho già anticipato durante la Presidenza Buttiglione che mi sarei astenuto dal voto di questo provvedimento. Ho seguito il dibattito e dovrei parlare anche per fatto personale. Chiedo all'onorevole La Malfa di non essere così strumentale: ovviamente, alla regione Marche non è sottratto territorio fisico, ma è sottratto territorio alla sua giurisdizione.
Ho già ricordato che i veri presupposti, le vere ragioni non vanno ricercate nell'autodeterminazione dei popoli e delle etnie e nemmeno nella storia. Il fatto vero è che è stata istituita la provincia di Rimini e che essa è più vicina a quei territori rispetto a Pesaro; inoltre, è stato Pag. 100malscritto l'articolo 132 della Costituzione. Il mio voto sarà un'astensione, però vorrei aggiungere, rispetto a quanto ho già esposto, che due errori (l'istituzione della provincia di Rimini e l'articolo 132 della Costituzione) non potevano che determinare il terzo errore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, intervengo per motivare molto brevemente il mio voto contrario su questo provvedimento. Credo che sia un provvedimento che, dal punto di vista istituzionale, abbia seguito un percorso particolarmente forzato e poco rispettoso della complessità dell'articolo 132 della Costituzione, tant'è che qui si cerca di circoscrivere il fatto, come se avessimo rubato la marmellata e non lo dovessimo fare più.
Per la mia militanza ormai ventennale nel sistema delle autonomie locali, credo che questo provvedimento non abbia niente a che vedere con la tutela delle autonomie locali e con un loro moderno sistema di funzionamento; ritengo, invece che, anche per i riferimenti alle etnie, esso abbia qualcosa di più simile ad un percorso di tipo medievale.
Credo che, anche dal punto di vista politico, bisognerebbe riflettere sugli effetti di questo provvedimento. Una volta approvato, un domani, quando si tratterà di collocare una discarica, un impianto di cogenerazione, di far passare una strada su un'area di confine, cosa faranno le classi dirigenti del luogo? Si assumeranno la relativa responsabilità o cavalcheranno un referendum, in modo tale da aizzare la gente contro assunzioni di responsabilità rispetto al bene comune? Credo che occorra avere questi aspetti politici ben chiari quando si assumono simili decisioni. Mi auguro che il Senato abbia maggior serenità e capacità di meditazione su un provvedimento di tal fatta, anche perché non avrà puntati i riflettori pre-elettorali, che sono stati molto rilevanti in questa procedura, dove è prevalso l'opportunismo, il populismo che sono sempre stati categorie della politica ma non possono diventarne le sole categorie. Infine, ringrazio il mio gruppo per lo spazio di autonomia che mi ha concesso e mi scuso con l'Aula se ho fatto perdere un po' di tempo ma credo che questo provvedimento meritasse di non passare sotto silenzio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marchioni. Ne ha facoltà.

ELISA MARCHIONI. Signor Presidente, siamo romagnoli, ma sono romagnola dell'altra parte, quella riminese; quindi abbiamo, notoriamente, una capacità di scaldarci e di appassionarci alle cose che viviamo. Credo che in questa giornata sia la legge a vincere. Non vinciamo noi e perdono le Marche o viceversa, non c'è un contendere che sviluppa l'egoismo dei posti e delle città, contrapposti gli uni agli altri. Diamo compimento ad un articolo costituzionale, lo facciamo nel rispetto di ciò che i cittadini hanno chiesto, ascoltando questi territori. Credo che, oggi, insieme a coloro che sono venuti con noi a vivere questo momento importante e atteso, facciamo vincere la Costituzione. In questo senso esprimo la soddisfazione di chi ha seguito come noi, di chi ha partecipato fino alla fine al percorso di questi anni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

LINO DUILIO. Signor Presidente, vorrei intervenire molto brevemente e con molta serenità, io che provengo peraltro, lo vorrei ricordare a qualche collega, da una tradizione municipalista com'è quella popolare. Al riguardo, conservo tutte le mie perplessità non tanto sul merito quanto sul modo in cui è stato affrontato questo problema che, peraltro, avrebbe dovuto portare a censire, quanto meno, situazioni analoghe esistenti e ad entrare nell'ordine Pag. 101di idee di una revisione, diciamo così, di quelli che sono i confini e gli assetti istituzionali del nostro territorio. Credo che sia stato adottato un provvedimento un poco improvvisato e pasticciato ed è la ragione per cui, ringraziando anch'io il gruppo che ci dà questa possibilità, voterò contro questo provvedimento.

(Coordinamento formale - A.C. 63-177-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 63-177-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 63-177-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Bocciardo? Onorevole Razzi? Onorevole Scilipoti? Onorevole Naccarato? Ci siamo tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Pizzolante; Pini: Distacco dei comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria e Talamello dalla regione Marche e loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna, nell'ambito della provincia di Rimini, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione» (63-177-A):

Presenti 376
Votanti 328
Astenuti 48
Maggioranza 165
Hanno votato 321
Hanno votato no 7.

(La Camera approva - Applausi - Vedi votazionia ).

Seguito della discussione delle mozioni Volontè ed altri n. 1-00152, Cicchitto, Cota, Lo Monte ed altri n. 1-00154, Maurizio Turco ed altri n. 1-00156, Di Giuseppe ed altri n. 1-00159 e Soro ed altri n. 1-00160 concernenti iniziative in materia di parità scolastica (ore 18,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Volontè ed altri n. 1-00152, Cicchitto, Cota, Lo Monte ed altri n. 1-00154 (Nuova formulazione), Maurizio Turco ed altri n. 1-00156, Di Giuseppe ed altri n. 1-00159 e Soro ed altri n. 1-00160 concernenti iniziative in materia di parità scolastica (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che dopo la discussione sulle linee generali che ha avuto luogo nella seduta del 27 aprile 2009, sono state presentate le mozioni Di Giuseppe ed altri n. 1-00159 e Soro ed altri n. 1-00160, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.
Avverto altresì che, in data odierna, è stata presentata una nuova formulazione della mozione Di Giuseppe ed altri n. 1-00159, il cui testo è in distribuzione.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, il parere del Governo è favorevole sulla mozione Volontè ed altri n. 1-00152, a condizione che ne venga riformulato il dispositivo, espungendo Pag. 102il termine «integrale» dal secondo capoverso, ed espungendo altresì il terzo capoverso del dispositivo stesso.
Il parere del Governo è altresì favorevole sulla mozione Cicchitto, Cota, Lo Monte ed altri n. 1-00154 (Nuova formulazione), mentre è contrario sulla mozione Maurizio Turco ed altri n. 1-00156.
Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Di Giuseppe ed altri n. 1-00159 (Nuova formulazione), mentre esprime parere contrario sulla mozione Soro ed altri n. 1-00160.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, la scuola paritaria svolge, al pari della scuola statale, un servizio pubblico. Ci sono aspetti di ordine costituzionale che attengono al diritto primario delle famiglie nella scelta degli indirizzi educativi nonché all'uguaglianza di trattamento scolastico e di prestazione per quegli alunni che intendano esercitare il diritto allo studio presso istituzioni scolastiche non statali. Pertanto, è importante sostenere dette istituzioni pubbliche per introdurre nel nostro ordinamento un sistema integrato di servizio scolastico impostato sulla parità tra le scuole istituite e gestite dallo Stato e le scuole istituite e gestite da altri soggetti che si assumono gli oneri organizzativi per svolgere tale servizio.
La famiglia non deve vedersi, pertanto, precluso il diritto-dovere di scegliere liberamente il modello educativo per i propri figli (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
La Lega Nord ha già preparato una proposta di legge, di cui sono cofirmataria, con la quale è prevista la detrazione dall'imposta lorda delle spese sostenute dalle famiglie che intendano far assolvere l'obbligo scolastico e formativo dei propri figli presso le istituzioni scolastiche paritarie. Si tratta di un'iniziativa con cui vogliamo innanzitutto stigmatizzare l'interpretazione prevalente del terzo comma dell'articolo 33 della Costituzione, in base alla quale la locuzione: «senza oneri per lo Stato» rappresenta un vero e proprio divieto costituzionale a sostenere oneri da parte dello Stato a favore di scuole istituite da enti o da privati.
Tale interpretazione, derivante da un pregiudizio discriminatorio di matrice ottocentesca, è fuorviante e va contrastata, andando essa ben oltre le intenzioni dello stesso Epicarmo Corbino che propose in sede di Assemblea Costituente l'emendamento espresso nella citata locuzione. Si tratta di una posizione velleitaria ed ideologica, sostenuta fino a qualche anno fa dal sindacato di sinistra che accusava perfino il Ministro Fioroni di finanziare le famiglie ricche. Posizioni che, alla luce delle mozioni che ci accingiamo a votare, sono state superate.
Tutti gli Stati democratici, compresi quelli ex comunisti, sostengono la libera scelta educativa delle famiglie. La Lega pertanto rigetta l'interpretazione prevalente del terzo comma dell'articolo 33 della Costituzione. D'altra parte, ci troviamo di fronte ad un paradosso rappresentato dalla sussidiarietà alla rovescia, in quanto le famiglie e le scuole paritarie fanno risparmiare allo Stato mediamente ottomila euro per alunno all'anno, per un totale di 6.245 milioni di euro, dalla scuola d'infanzia fino alla scuola superiore, a fronte invece di un contributo dato dallo Stato di 500 milioni.
È ovvio che la detraibilità rappresenta un meccanismo che non esclude altre provvidenze più complete e sicure e maggiormente attuative dell'equità scolastica e sociale, come ad esempio la deducibilità fiscale. La detraibilità sarebbe solo un primo passo verso un trattamento economico equipollente tra studenti e famiglie dello stesso Stato. Rappresenta un'inversione di tendenza rispetto all'attuale regime e tiene conto delle difficoltà economiche del tempo presente in cui non sembra opportuno avanzare richieste di finanziamenti che verrebbero strumentalizzate Pag. 103ed andrebbero ad alimentare la conflittualità sociale e la polemica politica.
Voglio aggiungere delle altre considerazioni. Circa una settimana fa la revisione del redditometro equiparava le spese per l'istruzione nelle scuole paritarie alle spese di lusso. Per fortuna c'è stata una frenata, si è tornati indietro da questa posizione. La Lega rivendica chiaramente il diritto e la libertà di scelta per l'educazione dei propri figli, quindi anche presso le scuole paritarie, particolarmente in un momento come l'attuale in cui la squalifica della scuola italiana è sotto gli occhi di tutti. Ricordiamo che la scuola italiana si trova al trentaseiesimo posto nelle graduatorie europee e internazionali. A maggior ragione se queste scuole paritarie sono le scuole cattoliche, noi diamo una grande importanza e rivendichiamo il nostro diritto di iscrivere i nostri figli in queste scuole, dato che la scuola cattolica insegna ancora i valori in cui noi crediamo, in modo particolare il senso della responsabilità e valori quali l'impegno e il rispetto dell'autorità.
Pertanto, per tutte queste motivazioni, preannunzio l'espressione del voto favorevole sulla mozione che abbiamo sottoscritto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, a nostro avviso è importante ribadire (lo abbiamo già sostenuto nella discussione generale) che bisogna tendere ad una scuola che abbia la funzione di trasmettere ai nostri giovani le adeguate competenze, soprattutto per assicurare sia l'integrazione sociale sia l'inserimento nel mondo del lavoro perché, colleghi, questi sono gli obiettivi della scuola, sia essa pubblica o privata.
In Italia esiste a tutti gli effetti una concreta libertà di educazione e lo Stato ne è garante, lo avvalorano anche gli articoli 33 e 34 della nostra Costituzione. C'è da considerare poi che nel nostro Paese le scuole non statali ricevono già denaro pubblico sotto forma di sussidi diretti, finanziamenti di progetti e contributi alle famiglie. Noi dell'Italia dei Valori riteniamo che nel riconoscimento dell'iniziativa privata scolastica sia comunque necessaria un'attività di controllo sulle scuole private da parte dello Stato.
Con le ultime manovre finanziarie - lei, sottosegretario, senz'altro questo lo sa - sono stati prodotti tagli che hanno interessato tutte le scuole, ma soprattutto quella pubblica, le quali hanno visto diminuire le risorse a loro destinate, tagli che hanno prodotto delle difficoltà sia organizzative sia didattiche alla scuola stessa. Pochi giorni fa la Conferenza Stato-regioni ha dato il via libera al decreto interministeriale che stanzia 120 milioni di euro per le scuole paritarie, ripristinando anche, se non integralmente, il finanziamento che era stato loro assegnato.
Noi dell'Italia dei Valori, però, riteniamo che la libertà di scelta educativa e formativa delle famiglie non debba mettere a rischio comunque la coesione e l'integrazione sociale che è uno dei più importanti obiettivi dell'educazione che lo Stato deve sempre garantire. A nostro parere un'eccessiva privatizzazione delle scuole potrebbe aprire le porte ad un percorso formativo differente, e magari contrapposto, a quello della scuola pubblica, mentre il sistema formativo deve garantire l'armonizzazione civile e pacifica, l'integrazione e non il contrasto tra le scuole. La scuola, che oggi sicuramente deve essere rivisitata e ottimizzata nelle scelte che si compiono, deve mantenere, a nostro avviso, il carattere unitario e deve essere di tutti e per tutti e questo, signor Presidente, credo sia fondamentale.
La nostra è anche una società che diventa, ogni giorno di più, multietnica e multiculturale; la scuola di oggi deve, allora, esaltare la sua formazione di coscienze critiche ed aperte al dialogo, aprendosi soprattutto alla multiculturalità e ciò lo dobbiamo riconoscere alla scuola Pag. 104pubblica perché essa è un indispensabile elemento di integrazione sociale e culturale.
Inoltre, noi, sottosegretario, ribadiamo un concetto che è fondamentale: quello della qualità della scuola. La vera qualità della scuola non si costruisce con la concorrenza fra il sistema pubblico e quello privato, in quanto l'istruzione e la formazione non sono un bene da contendersi, ma un diritto di tutti i cittadini.
Allora, è importante riconsegnare l'adeguato valore all'istruzione e alla cultura: i nostri genitori scelgano di far frequentare ai propri figli altre scuole rispetto a quella pubblica, ma prestiamo la giusta attenzione al fatto che un sistema di scuole private rischierebbe di mettere studenti, docenti e famiglie in luoghi slegati dall'ambito societario nel quale vivono. Non vogliamo, inoltre, che si inneschi una gara tra scuole pubbliche e private per ottenere magari il maggior numero di iscritti.
Per questo noi dell'Italia dei Valori con la mozione presentata abbiamo voluto impegnare il Governo: ad intervenire principalmente per garantire l'efficienza scolastica a tutti i livelli e il ruolo di aggregazione sociale e civile svolto dal sistema formativo italiano; a mettere in atto una politica rivolta al sostegno dell'intero sistema scolastico nazionale al fine di garantire una base formativa ed educativa a tutti i nostri ragazzi, rispettando anche i principi fondamentali dettati dalla nostra Costituzione.
Ma soprattutto impegniamo il Governo a garantire - e per questo vi ringrazio sottosegretario, per avere espresso parere favorevole sulla nostra mozione - e a mettere in atto investimenti e risorse economiche necessarie a che il sistema scolastico nazionale sviluppi le sue potenzialità di aggregazione e d'integrazione sociale, culturale, economico e politico attraverso l'intero sistema scolastico, così come vuole la nostra Costituzione.
Infine, signor Presidente, vogliamo rimarcare che meno risorse, meno investimenti e meno organici denotano un evidente e crescente impoverimento della scuola. Se interessamento e sostegno devono esserci da parte del Governo, questi devono essere rivolti a tutto il sistema scolastico del Paese, perché tutti gli studenti sono importanti: ogni alunno deve avere l'opportunità di apprendere e di formarsi. Purtroppo - vogliamo ricordarlo ancora - il taglio di fondi alla scuola pubblica ha portato ad un aumento degli alunni per classe, comportando una minore efficacia dell'azione didattica e formativa.
Ogni alunno è diverso dall'altro per motivazioni allo studio, per capacità di attenzione, per capacità intellettive, per differenti condizioni socioculturali della famiglia di appartenenza. Con classi di trenta e più alunni i docenti hanno difficoltà oggettive nello svolgere il proprio lavoro, nell'educare e nel formare, tenendo presenti le caratteristiche di ciascuno studente.
Allora, sottosegretario, si ristabiliscano le dovute risorse finanziarie se si vuole veramente mirare alla qualità del sistema scolastico italiano e se si vuole veramente una scuola che sia all'insegna dell'efficacia e dell'efficienza. Per questo motivo noi voteremo a favore della nostra mozione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Pizza e accettiamo la riformulazione proposta. Vorrei, tuttavia, ribadire in pochi minuti che vorremmo davvero che questa non fosse semplicemente una mozione accettata, ma che si passasse dalle promesse ai fatti. L'emergenza educativa, infatti, ritengo che in questo momento sia estremamente preoccupante e abbiamo segnali davvero negativi dal fallimento di tante agenzie educative.
Allora, occorre davvero essere attenti a ciò che succede nelle scuole italiane e abbiamo la necessità di dare risposte alle scuole e alle famiglie, non solo in termini di risorse, ma anche in termini di un'attenzione Pag. 105più costante, più precisa e più approfondita.
Siamo del parere (lo abbiamo espresso più di una volta in Commissione cultura) che risolvere i problemi della scuola è una scommessa che non possiamo perdere e la crescita dei giovani deve essere a cuore di tutto il Paese anche in un momento di crisi e anche in un momento di mancanza di risorse. Ci sono quattro strade che devono essere intraprese in maniera contemporanea, in quanto non c'è una precedenza di una sull'altra. La prima è una vera autonomia scolastica, perché in realtà l'autonomia delle scuole non c'è. Non è vero che le scuole sono pienamente autonome e quindi non possono essere pienamente responsabili dell'offerta formativa e dei risultati che ottengono. Quindi, è necessaria una vera autonomia.
La seconda strada è un'attenzione agli insegnanti. In quest'occasione mi piace ricordare che vi sono migliaia di insegnanti che l'anno prossimo non saliranno sulla cattedra e ci sono migliaia di precari che lamentano la loro situazione rispetto al loro futuro, mentre la carriera degli insegnanti deve avere una strada privilegiata.
La terza strada è relativa al problema della valutazione, che è essenziale, perché le famiglie vanno messe nella condizione di poter scegliere a ragion veduta la scuola che ritengono migliore per i loro figli e devono essere informate di ciò che succede sul territorio.
Quarta, ma non ultima, strada da seguire è quella della libertà di scelta educativa delle famiglie, che è costituzionalmente garantita. Il problema della libertà di scelta educativa delle famiglie è la chiave di volta per risolvere il problema della scuola e migliorare il sistema scolastico italiano. Il Governo mi pare che lo affermi, ma per ora non siamo passati ai fatti.
Le famiglie italiane, dall'anno 2000, possono teoricamente scegliere la scuola, perché le scuole paritarie sono a pieno titolo un servizio pubblico. Le scuole sono, quindi, in grado di competere tra loro in una competizione virtuosa e sono in grado di dare delle risposte diversificate. Tuttavia, le scuole paritarie, anche se qualificate e anche se svolgono a pieno titolo un servizio pubblico, non possono essere scelte dalle famiglie perché c'è un'evidente discriminazione economica. Non è possibile per le famiglie scegliere quelle scuole che ritengono migliori per i loro figli perché sono un lusso, e la dimostrazione di questa mentalità perversa è proprio nella circolare dell'Agenzia delle entrate, che inseriva l'iscrizione dei figli nelle scuole non statali tra gli elementi di valutazione per considerare molto alto un tenore di vita. È evidente che si tratta di una svista, almeno speriamo che sia tale, ma è una grave svista che viola i principi costituzionali, che crea delle iniquità assolutamente da respingere e che la dice lunga sulla diffusione dell'idea che le scuole cosiddette private siano un lusso.
Inviterei, dunque, anche la collega dell'Italia dei valori a non parlare mai di scuole private, si parli di scuole paritarie, perché questa è la dizione della legge n. 62 del 2000. La conferma che l'Agenzia delle entrate parla di scuole paritarie, confondendole con quelle private, è data dal fatto che in uno schema da essa pubblicato ci si riferisca ad un milione di studenti che frequentano le scuole private, cifra da riferirsi invece alle scuole paritarie. Tale confusione, innanzitutto culturale, diventa poi politica e successivamente economica. Dobbiamo stare attenti a non permettere che un sistema così iniquo duri ancora a lungo e non possiamo permettere che questo si ripercuota sulle famiglie povere che non possono permettersi una scelta a cui hanno diritto. Non possiamo andare a ricercare ogni anno i fondi per risarcire le scuole paritarie delle risorse a cui esse hanno diritto, e non possiamo neanche permettere che ci sia una sottovalutazione degli strumenti normativi adeguati, siano essi il credito di imposta o il buono scuola. Dobbiamo trovare un sistema strutturale per andare incontro alle famiglie.
Lei, sottosegretario, ci ha chiesto di eliminare il terzo capoverso che impegna il Governo, ma io, invece, colgo l'occasione Pag. 106per sottolineare l'importanza della formazione professionale, a cui vorrei che dedicaste una notevole attenzione. Il sistema della formazione professionale, infatti, impedisce buona parte della dispersione scolastica e riesce a dare delle risposte a quella che noi abbiamo chiamato l'intelligenza delle mani. Dovreste fare attenzione a dare un segnale anche in questa direzione, che è estremamente importante.
Il pluralismo dell'offerta formativa è l'unica risposta alle sfide che abbiamo davanti, compresa quella degli immigrati. Non possiamo negare che le nostre scuole siano frequentate in maniera sempre più consistente da bambini immigrati e sappiamo che la scuola di Stato non può essere l'unica risposta. Il mito della scuola unica statale deve tramontare e dobbiamo riconoscere che esiste un servizio pubblico che deve essere scelto dalle famiglie in base al principio di sussidiarietà. Siamo consapevoli delle difficoltà e della crisi che stiamo attraversando, ma questo non può essere un alibi per nasconderci e non riconoscere l'urgenza dell'emergenza educativa. Non è solamente un problema di promesse, ma vi è la necessità di procedere ad un intervento strutturale.
Per questa ragione, noi voteremo a favore ovviamente della nostra mozione e della mozione Cicchitto, Cota, Lo Monte ed altri n. 1-00154. Voteremo inoltre contro la mozione Maurizio Turco ed altri n. 1-00156, perché secondo noi si rifà ad una visione assolutamente superata e ormai antica della scuola, e ci asterremo sulla mozione Di Giuseppe ed altri n. 1-00159 e Soro ed altri n. 1-00160 (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ghizzoni. Ne ha facoltà.

MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, come Partito Democratico, riteniamo che non si possa affrontare il tema delle scuole paritarie senza fare riferimento alla politica scolastica attuata dal Governo Berlusconi in questo primo anno di legislatura e, in particolare, alla volontà di penalizzare il sistema nazionale di istruzione pubblica, mediante il depauperamento delle risorse finanziarie ed umane, attuato già con la famigerata manovra estiva, che ha sottratto 7 miliardi 800 milioni alle istituzioni scolastiche nel prossimo triennio.
È una scelta draconiana, rafforzata dalle ulteriori riduzioni dei fondi per il funzionamento amministrativo e didattico delle scuole, previste dalla legge finanziaria del 2009. Solo una massiccia dose di ipocrisia può spacciare tutto questo come un intervento di razionalizzazione. Le vostre scelte minano le basi dell'istruzione pubblica e, cosa ancora più grave, sono il primo passo per ridisegnare il profilo della società italiana, cancellandone i contorni ispirati ai principi costituzionali di libertà, solidarietà, equità ed uguaglianza, che proprio nella scuola pubblica, seppur faticosamente e lentamente, hanno trovato una concreta applicazione. Senza retorica ed osservando gli esiti del sistema nel suo complesso, possiamo affermare che la scuola italiana, pur fra mille problemi, è una scuola di buona qualità per tutti, indipendentemente dal censo, che ha sperimentato modelli didattici attenti tanto ai livelli quanto ai tempi dell'apprendimento, realmente inclusiva - basti pensare ai ragazzi in condizione di handicap - partecipata e aperta all'apporto educativo e culturale delle sue diverse componenti.
Conosciamo certo le zone d'ombra, le incertezze, l'esistenza di alcuni sprechi e le inefficienze. È una scuola che va cambiata e migliorata, tuttavia la scuola italiana, come si è configurata degli ultimi decenni, è una buona scuola, in grado di formare cittadini e di offrire loro opportunità di crescita, di generare senso di comunità e coesione sociale, nella quale l'eccellenza non è episodica.
Altri colleghi hanno parlato di emergenza educativa. Non vogliamo sottrarci a questo dibattito, ma prima occorre allontanare ogni approccio ideologico o peggio propagandistico, come è accaduto, per esempio, in occasione dell'introduzione del voto in condotta. Ciò di cui si sente Pag. 107realmente l'esigenza in ogni scuola è siglare un patto di corresponsabilità tra i soggetti coinvolti, famiglie, docenti e studenti, per condividere il progetto educativo e i contenuti del piano dell'offerta formativa. Per affrontare con rigore i problemi e le contraddizioni della società contemporanea, di cui il bullismo è testimonianza, occorre condividere, oltre agli obiettivi formativi, anche i valori e le regole fondamentali, incluse quelle disciplinari, per perseguire e praticare esperienze capaci di ridare senso alla vita individuale e collettiva degli studenti e promuovere una loro crescita equilibrata.
È questa la scuola che i vostri tagli stanno compromettendo, già a partire dal prossimo anno. Pertanto, la nostra mozione pone, come primo impegno, il ripristino delle somme decurtate, per continuare a garantire il buon funzionamento delle istituzioni scolastiche e la crescita della loro attività didattica, di istruzione, educativa, formativa e di ricerca. Il sistema della scuola pubblica, cui faccio riferimento, è il sistema integrato, sancito dalla legge n. 62 del 2000 e ispirato al principio di sussidiarietà. Esso è costituito dalle scuole statali, dalle scuole paritarie private e dagli enti locali. Noi riteniamo che occorra garantire a tutti gli alunni pari opportunità di studio. All'esercizio di tale diritto assolve la legge n. 62 del 2000, con la previsione di una scuola pubblica, sia essa statale o paritaria, che garantisce il libero accesso a tutti, che assicura il pluralismo degli orientamenti culturali, nonché la libertà di insegnamento.
È nei confronti di questo sistema che si è abbattuta la scure del Governo Berlusconi. In particolare, per le scuole paritarie e degli enti locali la decurtazione dei fondi è stata assai sensibile, come già era avvenuto nel corso della XIV legislatura, quando vennero tagliati 155 milioni annui, poi reintegrati dal successivo Governo Prodi per garantire il diritto allo studio e l'obbligo di istruzione.
Vale quindi la pena di ricordare che con la legge finanziaria per il 2009 sono state apportate alla scuole paritarie e degli enti locali riduzioni di risorse per circa 34 milioni di euro, ripristinati quasi completamente soli in questi ultimi giorni, così com'è il caso di rammentare che non sono stati ancora erogati 40 milioni di euro dovuti quali residui dei quattro dodicesimi del fondo previsto nel bilancio 2008 dal Governo Prodi.
È facile comprendere che tali decisioni determineranno l'incremento delle spese per le famiglie che scelgono queste scuole, scelta spesso obbligatoria in quei territori dove essa rappresenta l'unico presidio di educazione pubblica, come frequentemente accade per la scuola dell'infanzia.
Il diritto all'istruzione per centinaia di migliaia di bambini da tre a sei anni è garantito, infatti, dalle scuole dell'infanzia paritarie private e comunali. Di fronte alla domanda pressante delle famiglie e a una rete insufficiente, quando non assente, di scuole statali, moltissime amministrazioni locali e molte istituzioni private, confessionali e non, hanno attivato scuole dell'infanzia che esprimono punte di vera eccellenza nell'offerta educativa.
La riduzione delle risorse destinate alle scuole paritarie e degli enti locali significa, quindi, mettere a rischio il diritto all'istruzione per questi bambini.
A fronte di questi dati oggettivi, appare davvero demagogica la mozione presentata dalla maggioranza, che, nonostante le petizioni di principio, mai, e dico mai, ha fatto mancare il proprio convinto appoggio al Governo nell'approvazione di norme che hanno considerato il sistema scolastico, incluso quello delle scuole paritarie, un capitolo di spesa da decurtare.
Il Governo si impegni, pertanto, a ripristinare le risorse per le scuole paritarie e degli enti locali già varate dal Parlamento nella precedente legislatura, comprese quelle destinate al diritto allo studio in tutte le sue articolazioni, al contrasto della dispersione scolastica e quelle indirizzate alle sezioni primavera, un qualificato progetto educativo per la prima infanzia che soddisfa una precisa istanza sociale a vantaggio della conciliazione dei tempi di vita e del lavoro femminile.
Per salvaguardare la funzione sociale della scuola chiediamo che tali risorse Pag. 108siano destinate prioritariamente alle istituzioni che erogano il servizio senza fini di lucro. Riteniamo, inoltre, si debba proseguire sulla strada già tracciata dal Governo Prodi per la piena attuazione della legge n. 62 del 2000, con l'impegno, da un lato, a dare certezza delle risorse e dei tempi di erogazione, e, dall'altro, di valutare il servizio offerto dalle scuole paritarie.
Questa è la motivazione che ha ispirato, ad esempio, l'istituzione dell'anagrafe delle scuole paritarie. Il passo successivo, per il quale chiediamo al Governo un impegno preciso, è avviare una puntuale indagine ispettiva e un costante monitoraggio della corrispondenza delle scuole paritarie ai requisiti di qualità ed efficienza espressi dalla legge n. 62 del 2000, al fine di individuare i cosiddetti diplomifici, quegli istituti che non offrono un progetto educativo di qualità e adeguato agli ordinamenti e che violano nei contratti individuali di lavoro il contratto collettivo nazionale.
Da diversi mesi abbiamo interrogato il Governo sul problema dei «diplomifici» e ancora, purtroppo, attendiamo una risposta. Questo tempo trascorso invano non depone certo a favore delle reali intenzioni del Governo ad intervenire su tali situazioni illecite, responsabili di screditare l'intero sistema a danno degli alunni, delle famiglie e dei docenti.
Infine, chiediamo l'impegno a non praticare l'ipotesi della quota capitaria, evocata in altre mozioni, non solo per la ragione che l'approvazione della legge delega sul federalismo fiscale ci impone di pensare piuttosto alla migliore definizione possibile dei livelli essenziali delle prestazioni, ma soprattutto perché essa non contribuisce a realizzare un vero sistema di pari opportunità o, per dirla con le parole dell'articolo 3 della Costituzione, non rimuove gli ostacoli che limitano la libertà e l'eguaglianza dei cittadini.
La quota capitaria, infatti, assegna le stesse risorse a studenti che si trovano in condizioni sociali ed economiche molto diverse, e quindi vincola la libertà di scelta della famiglia alla disponibilità del proprio censo.
In altre parole, la quota capitaria è strumento non equo, che, per citare ancora la Costituzione, non contribuisce al pieno sviluppo della persona umana.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

MANUELA GHIZZONI. Sto concludendo. Contribuire allo sviluppo della persona umana, dare uguali opportunità, rispettare il valore dell'uguaglianza sono i compiti più importanti del Sistema Nazionale di Istruzione. Il futuro del nostro Paese sta nella qualità umana e culturale dei bambini, dei giovani e dei ragazzi: sta a noi porci all'altezza di tale obiettivo; per questo motivo - ho concluso - ci saremmo aspettati un parere favorevole alla nostra mozione, soprattutto alla luce del giudizio positivo espresso sul dispositivo dell'Italia dei Valori, del quale condividiamo filosofia e spirito. Ma la differenza è che noi chiediamo un impegno concreto, non ci accontentiamo delle parole: chiediamo risorse per la scuola pubblica, statale e paritaria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor presidente, quando ho sentito la collega Capitanio Santolini dire che la nostra mozione rappresenta una visione superata, pensavo che sul tabellone sarebbe apparsa la scritta «Sorridi, sei su scherzi a parte!», perché non è possibile.
Apprezzo molto la collega Goisis, perché è stata chiarissima e corretta. Non condivido quanto ha detto, però lo ha detto con chiarezza: la Lega rigetta l'interpretazione prevalente dell'articolo 33 della Costituzione. È una posizione chiara: non la condivido, ma è una posizione chiara. Una posizione peraltro diffusa in Parlamento, perché è da qui che parte la peste Pag. 109italiana: quella che è dovuta alla prevalenza delle prassi sulla lettera di regolamenti, di leggi e della stessa Costituzione.
Non capisco la posizione del Governo: la settimana scorsa, quando le mozioni erano tre, mi hanno chiamato dal Gabinetto del Ministro Gelmini per chiedermi se ero disposto ad aspettare un'altra settimana, perché il Ministro voleva qui intervenire ritenendo molto importante il tema. Si sono moltiplicate le mozioni, e il Governo viene qui e dice: mozione Turco ed altri n. 1-00156, no. Come no? La mozione in esame è fatta di due premesse: la prima è la trascrizione letterale dell'articolo 33 della Costituzione, la seconda è la trascrizione letterale dell'articolo 34 della Costituzione. L'impegno è chiarissimo: rispettare i dettami costituzionali! Possono essere dei dettami superati, come dice la collega Santolini, possono essere dei dettami che la collega Goisis rigetta: va tutto bene, ma ad oggi questa è la Costituzione.
Peraltro, non è questo Governo che apre la campagna di violazione del dettame costituzionale: sono decenni che, non solo sulla politica della scuola, vi è violazione del dettame costituzionale. Ma cosa vuol dire «Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato»? Il Governo ce lo vuole spiegare, cosa vuol dire senza oneri per lo Stato (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico)? Vogliono dire quei miliardi che voi date alle scuole paritarie, senza fare alcun controllo?
La collega Santolini richiamava la formazione professionale: il 90 per cento della formazione professionale si trova iscritto nei registri dei tribunali, in quanto truffa l'Unione europea! Altro che formazione professionale! Quali risposte date ai docenti delle materie diverse da quella della religione cattolica, che dal 1960, a differenza dei loro colleghi, si vedono negare gli scatti biennali previsti dalle vostre leggi (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)? A questo voi dovete dare risposta! Altro che «no» alla mozione in esame! Voi dite «no» a quello che c'è scritto nella Costituzione, nelle vostre leggi, nei vostri regolamenti (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, svolgerò poche riflessioni su questa mozione - che peraltro l'onorevole Garagnani ha ampiamente illustrato nel corso della discussione sulle linee generali - per dire che non abbiamo bisogno di lezioni da nessuno e che non accettiamo, soprattutto, l'accusa di demagogia che ci viene rivolta dal Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Noi abbiamo concretamente e sempre difeso la libertà delle famiglie di poter scegliere in quale scuola mandare i propri figli: è una battaglia di libertà, e a tale proposito l'onorevole Garagnani ha presentato ben due proposte di legge, una sul diritto allo studio, una sulla parità scolastica. È una battaglia di libertà, dicevo, che concretamente si esplicita nei territori dove i nostri amministratori, come nella regione Lombardia, erogando i bonus hanno per primi dato la possibilità alle famiglie bisognose di poter iscrivere i figli anche alla scuola paritaria usufruendo proprio del bonus. Questa non è demagogia, mentre voi in tutti gli enti locali non perdete occasione per condannare e contrastare questo tipo di iniziative (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!
La scuola deve essere accessibile a tutti - è ovvio - senza discriminazione di carattere giuridico, culturale, religioso, economico; lo Stato dovrebbe svolgere un compito sussidiario, senza pretendere di espropriare la famiglia dal suo ruolo educativo. Si tratta di concetti base del nostro DNA politico, e quindi non accettiamo oggi che questi concetti per noi possano essere solamente di tipo demagogico. Chi invece, e da sempre, contrappone la scuola pubblica Pag. 110a quella paritaria è proprio una sinistra rimasta ancorata ad una logica di falso ideologismo ormai superato.
Bisogna agire invece in una logica di sistema pubblico integrato, stimolando una competizione agonistica verso l'alto tra tutti i tipi di scuole per raggiungere l'eccellenza e la qualità, e non degenerare in un derby tra scuole private e scuole pubbliche.
All'interno dell'ordinamento scolastico le scuole paritarie rappresentano ormai - è un dato di fatto - fondamentali istituzioni culturali in grado di assicurare un autentico pluralismo educativo ed una parificazione dell'Italia agli altri Paesi europei, garantendo al contempo un'importante risorsa per lo Stato ed un notevole risparmio per l'erario: altro che il ricorso all'esempio dei «diplomifici», che non appartengono sicuramente alla tradizione delle scuole paritarie!
Troppo spesso la scuola paritaria è vista come una minaccia alla scuola pubblica. Si tratta di un concetto superato: la validità di una scuola autonoma non dipende dall'essere statale o indipendente, ma dal suo progetto educativo. Fino a che non si comprende questo concetto, non si uscirà mai da questa impasse (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Dobbiamo essere quindi in grado di mettere in atto in modo compiuto il decentramento e l'autonomia scolastica. La scuola paritaria, dicevamo prima, come stimolo per una sana competizione meritocratica, ma anche e soprattutto la scuola paritaria come servizio educativo pubblico: questo è il nostro obiettivo, ribadendo quei principi che hanno animato il dibattito sull'approvazione della legge n. 62 del 2000, che riconosce il servizio pubblico delle scuole paritarie e quindi la necessità di tutelare e potenziare gli istituti paritari per assicurare una vera, piena equiparazione tra strutture statali e paritarie.
La cosa più importante - badate bene - è il cambio di mentalità: fino a quando non ci sarà e non si determinerà un radicale cambiamento di mentalità, non si riuscirà davvero a formare questo sistema pubblico integrato.
Non servono palliativi per tutelare le scuole paritarie; è necessario tutelare l'autonomia scolastica, anche della scuola pubblica, perché solo tutelando l'autonomia scolastica, anche della scuola pubblica, la scuola paritaria uscirà da un ruolo marginale dove spesso e volentieri la vogliono rigettare.
La mozione presentata dal Popolo della Libertà contiene con precisione degli interventi concreti e chiede al Governo un impegno a realizzarli per facilitare e promuovere le condizioni per l'effettiva libertà di educazione delle famiglie.
In conclusione, vorrei evidenziare che questi interventi il Governo li ha già assunti reintegrando 120 dei 133 milioni di euro del capitolo di spesa per le scuole paritarie.
Queste sono le nostre considerazioni, questi sono i nostri progetti. Ma soprattutto, è con la consapevolezza che da sempre ci siamo impegnati per un pieno pluralismo educativo che voteremo convintamente a favore della nostra mozione, a favore delle mozioni presentate dall'UdC, dalla Lega e dall'Italia dei Valori, mentre voteremo contro le mozioni presentate a prima firma dall'onorevole Maurizio Turco e dall'onorevole Soro.
È una nostra convinzione votare a favore di questa mozione per la libertà della scuola paritaria e, quindi, per il suo potenziamento. Si tratta di un progetto che da sempre portiamo avanti, non facciamo fatica a farlo, è nel nostro DNA. Rifugiamo e contestiamo qualsiasi tipo di obiezione che oggi è stata posta, e convintamente sosteniamo questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà-Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Pag. 111
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Volontè ed altri n. 1-00152, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Barani? Onorevole Granata? Onorevole Moroni?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 331
Votanti 205
Astenuti 126
Maggioranza 103
Hanno votato
190
Hanno votato
no 15).

Prendo atto che il deputato Tenaglia ha segnalato che avrebbe voluto astenersi e che la deputata Sbai ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cicchitto, Cota, Lo Monte, ed altri n. 1-00154 (Nuova formulazione) accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Di Caterina? Onorevole Centemero? Onorevole Gava?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 331
Votanti 329
Astenuti 2
Maggioranza 165
Hanno votato
187
Hanno votato
no 142).

Prendo atto che la deputata Sbai ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Maurizio Turco ed altri n. 1-00156, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 331
Votanti 216
Astenuti 115
Maggioranza 109
Hanno votato
25
Hanno votato
no 191).

Prendo atto che la deputata Sbai ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Di Giuseppe ed altri n. 1-00159 (Nuova formulazione), accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lehner? Onorevole Tassone? Onorevole Andrea Orlando?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 334
Votanti 142
Astenuti 192
Maggioranza 72
Hanno votato
137
Hanno votato
no 5).

Prendo atto che la deputata Sbai ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Soro ed altri n. 1-00160, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 112

Onorevole Andrea Orlando? Onorevole Scilipoti? Onorevole Razzi? Onorevole Stagno D'Alcontres?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 336
Votanti 321
Astenuti 15
Maggioranza 161
Hanno votato
141
Hanno votato
no 180).

Prendo atto che la deputata Sbai ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.

Sul calendario dei lavori dell'Assemblea (ore 19).

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, per quanto riguarda l'iter del disegno di legge n. 2180 - Disposizioni in materia di sicurezza pubblica (Approvato dal Senato), è stato convenuto all'unanimità che il seguito dell'esame riprenderà a partire dalla mattina di martedì 12 maggio, essendo stata preannunziata dal Governo per quella data la posizione della questione di fiducia sugli emendamenti che saranno dal medesimo presentati.
L'esame proseguirà mercoledì 13 maggio e la votazione finale avrà luogo nella tarda mattinata o nel primo pomeriggio di giovedì 14 maggio, con ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Nella mattinata di domani, giovedì 7 maggio, avrà luogo lo svolgimento di interpellanze urgenti. Nella stessa giornata di domani, alle ore 16,30, avrà luogo lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sul tragico episodio occorso il 3 maggio 2009 presso la città di Herat, in Afghanistan, che ha visto coinvolti militari del contingente italiano.
Comunico altresì che lo svolgimento della discussione congiunta sulle linee generali del disegno di legge n. 2320 - Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2008 (approvato dal Senato - ove concluso dalla Commissione) e del doc. LXXXVII, n. 1 - Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2007, già previsto per lunedì 11 maggio, è rinviato ad altra data.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,02).

ILEANA ARGENTIN. Chiedo di parlare

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, intendo richiamare l'attenzione dell'Assemblea sul fatto che di fronte al Parlamento, ormai da venti giorni, c'è una persona in carrozzina che ha smesso di prendere farmaci ed ha una patologia gravissima di tipo diabetico (è una persona dipendente dall'insulina); tutto questo per l'aumento della pensione di invalidità. Credo che comunque da parte dell'amministrazione non ci può essere un completo disinteresse, visto che non solo tale persona sta mettendo a rischio la sua vita, ma ci ha portato a conoscenza di questo problema, e lo ha fatto sia con la Presidenza che con i vari gruppi parlamentari. Per questo, proprio per coscienza e per motivi etici - premetto che non conosco questa persona e che ci ho parlato una sola volta - credo che dobbiamo intervenire, perché si tratta di una persona che ci ha comunicato che sta mettendo in pericolo la sua vita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

GIULIO SANTAGATA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, questa mattina a Modena è scomparso Pag. 113Ivano Barberini, un uomo che ha dedicato la propria vita, con passione e con intelligenza, a consolidare e sviluppare l'esperienza della cooperazione e a diffonderne i principi e i valori di solidarietà e di partecipazione. Una vita, quella di Barberini, spesa per ben quarant'anni all'interno del movimento cooperativo, prima come presidente dell'Associazione nazionale delle cooperative dei consumatori, poi presidente nazionale della Lega cooperative, e da ultimo presidente dell'Alleanza cooperativa internazionale (l'organismo mondiale che rappresenta la cooperazione).
Lo ricordo personalmente per la passione con cui ha difeso la specificità e l'unicità del modello dell'impresa cooperativa durante il dibattito sulla riforma del diritto societario. Non è stato solo un cooperatore, ma anche un uomo di principi e di valori che lo hanno portato fino agli ultimi giorni ad un impegno forte e costruttivo sul fronte della pace e della sicurezza internazionale, come presidente dell'Archivio del disarmo e come promotore del premio Colombe d'oro per la pace.
Credo che questa Assemblea debba un segno di partecipazione al dolore della famiglia e di vicinanza al movimento cooperativo per la perdita di un grande dirigente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'Assemblea si associa alle parole espresse dal collega Santagata.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 19,07).

LAURA FRONER. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LAURA FRONER. Signor Presidente, intervengo per segnalare che non è stata data nessuna risposta all'interrogazione a risposta orale n. 3-00030, da me presentata il 5 giugno 2008. Pertanto mi trovo a dover formulare nuovamente un'interrogazione, sempre sullo stesso argomento, ovviamente con modifiche ai dati in essa contenuti, sulla base della situazione che nel frattempo è evoluta, per vedere se questa volta avrò una risposta.

PRESIDENTE. Onorevole Froner, la Presidenza si farà carico di sollecitare la risposta del Governo alla interrogazione a risposta orale da lei richiamata.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 7 maggio 2009, alle 9,30:

1. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

(ore 16,30)

2. - Informativa urgente del Governo sul tragico episodio occorso il 3 maggio 2009 presso la città di Herat, in Afghanistan, che ha visto coinvolti militari del contingente italiano.

La seduta termina alle 19,10.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Pdl 2042 e abb. - articolo 1 400 400 201 399 1 57 Appr.
2 Nom. articolo 2 420 420 211 420 57 Appr.
3 Nom. articolo 3 423 423 212 423 57 Appr.
4 Nom. articolo 4 434 434 218 433 1 57 Appr.
5 Nom. articolo 5 436 436 219 436 57 Appr.
6 Nom. articolo 6 440 440 221 440 57 Appr.
7 Nom. articolo 7 438 438 220 438 57 Appr.
8 Nom. articolo 8 437 437 219 436 1 57 Appr.
9 Nom. em. 9.100 446 445 1 223 445 56 Appr.
10 Nom. em. 9.3 456 273 183 137 20 253 56 Resp.
11 Nom. em. 9.5 457 440 17 221 440 56 Appr.
12 Nom. articolo 9 460 460 231 460 56 Appr.
13 Nom. em. 10.2 442 423 19 212 197 226 56 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo 10 447 267 180 134 267 56 Appr.
15 Nom. articolo 11 449 449 225 449 56 Appr.
16 Nom. em. 12.2 461 458 3 230 224 234 56 Resp.
17 Nom. articolo 12 466 461 5 231 461 56 Appr.
18 Nom. em. 13.200 462 462 232 461 1 56 Appr.
19 Nom. articolo 13 464 464 233 464 56 Appr.
20 Nom. articolo 14 461 461 231 461 56 Appr.
21 Nom. articolo 15 462 462 232 462 56 Appr.
22 Nom. em. 16.100 455 454 1 228 454 56 Appr.
23 Nom. em. 16.200 459 459 230 459 56 Appr.
24 Nom. em. 16.201 463 463 232 463 56 Appr.
25 Nom. em. 16.101 rif. 460 460 231 460 56 Appr.
26 Nom. articolo 16 464 463 1 232 463 56 Appr.
INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 17.2 458 454 4 228 220 234 56 Resp.
28 Nom. articolo 17 464 457 7 229 457 56 Appr.
29 Nom. em. 18.100 462 462 232 462 56 Appr.
30 Nom. articolo 18 467 467 234 467 56 Appr.
31 Nom. articolo 19 470 470 236 470 56 Appr.
32 Nom. articolo 20 459 459 230 459 56 Appr.
33 Nom. articolo 21 468 468 235 468 56 Appr.
34 Nom. articolo 22 468 467 1 234 467 56 Appr.
35 Nom. articolo 23 465 465 233 465 56 Appr.
36 Segr em. 24.100 rif. 453 453 227 224 229 56 Resp.
37 Segr em. 24.2 463 463 232 225 238 50 Resp.
38 Segr articolo 24 464 464 233 235 229 50 Appr.
39 Nom. articolo 25 466 466 234 466 50 Appr.
INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. mantenimento articolo 26 457 456 1 229 454 2 50 Appr.
41 Nom. articolo 27 457 457 229 457 50 Appr.
42 Nom. articolo 28 458 458 230 458 50 Appr.
43 Nom. em. 29.200 457 457 229 457 50 Appr.
44 Nom. articolo 29 460 460 231 460 50 Appr.
45 Nom. articolo 30 459 459 230 459 50 Appr.
46 Nom. articolo 31 460 460 231 460 50 Appr.
47 Nom. articolo 32 458 458 230 458 50 Appr.
48 Nom. articolo 33 464 464 233 464 50 Appr.
49 Nom. Pdl 2042 e abb. - voto finale 383 377 6 189 377 50 Appr.
50 Nom. T.U. pdl 63-177-A - em. 1.1 368 364 4 183 3 361 68 Resp.
51 Nom. em. 1.20 389 388 1 195 388 66 Appr.
52 Nom. articolo 1 384 369 15 185 351 18 65 Appr.
INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 64)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. em. 2.2 385 244 141 123 41 203 65 Resp.
54 Nom. em. 2.20 384 256 128 129 52 204 65 Resp.
55 Nom. em. 2.6 398 271 127 136 67 204 64 Resp.
56 Nom. articolo 2 395 344 51 173 341 3 64 Appr.
57 Nom. articolo agg. 2.03 375 229 146 115 28 201 65 Resp.
58 Nom. articolo 3 370 338 32 170 327 11 65 Appr.
59 Nom. T.U. pdl 63-177-A - voto finale 376 328 48 165 321 7 65 Appr.
60 Nom. Moz. Volonte e a. n.1-152 rif. 331 205 126 103 190 15 64 Appr.
61 Nom. Moz. Cicchitto e a. n.1-154 n.f. 331 329 2 165 187 142 64 Appr.
62 Nom. Moz. Maurizio Turco e a. n.1-156 331 216 115 109 25 191 64 Resp.
63 Nom. Moz. Di Giuseppe e a. n.1-159 n.f. 334 142 192 72 137 5 64 Appr.
64 Nom. Moz. Soro e a. n.1-160 336 321 15 161 141 180 64 Resp.