XV LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 261 di mercoledì 19 dicembre 2007

[frontespizio]
[elenco e sigle dei gruppi parlamentari]
[indice alfabetico]
[indice cronologico]
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[allegato A]
[allegato B]

[riferimenti normativi]
Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI

La seduta comincia alle 10,35.

GIUSEPPE MORRONE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bimbi, Bocchino, Gasparri, Gozi, Mattarella, Meloni e Violante sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Comunico che il Governo ha testé annunciato in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo - che ne ha preso atto - di non insistere per la conversione in legge del disegno di legge n. 3292 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1o novembre 2007, n. 181, recante disposizioni urgenti in materia di allontanamento dal territorio nazionale per esigenze di pubblica sicurezza (Approvato dal Senato - scadenza: 1o gennaio 2008).
Non si darà pertanto luogo al seguito dell'esame del provvedimento (Applausi ironici dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
Nella seduta odierna (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni) avrà luogo l'esame delle mozioni Bosi e Volontè n. 1-00143 e Ascierto ed altri n. 1-00259 concernente misure a sostegno della funzionalità e dell'operatività delle Forze armate.
Alle ore 15 avrà luogo il previsto svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time).
Nella giornata di domani, giovedì 20 dicembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni), avrà luogo l'esame dei seguenti disegni di legge di ratifica:
n. 2782 - Ratifica ed esecuzione del III Protocollo alle Convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949, relativo all'adozione di un emblema aggiuntivo, fatto a Ginevra l'8 dicembre 2005;
n. 2861 ed abbinate - Ratifica ed esecuzione dei Protocolli di attuazione della Convenzione internazionale per la protezione delle Alpi, con annessi, fatta a Salisburgo il 7 novembre 1991;
n. 3094 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Consiglio federale svizzero relativo alla non imponibilità dell'imposta sul valore aggiunto dei pedaggi riscossi al traforo del Gran San Bernardo, firmato a Roma il 31 ottobre 2006;
n. 3095 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica Pag. 2italiana ed il Governo della Repubblica di Moldova per l'assistenza giudiziaria e per il riconoscimento e l'esecuzione delle sentenze in materia civile, fatto a Roma il 7 dicembre 2006;
n. 3081 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Bulgaria sul trasferimento delle persone condannate alle quali è stata inflitta la misura dell'espulsione o quella dell'accompagnamento al confine, fatto a Sofia il 22 novembre 2005 (Approvato dal Senato);
n. 3022 - Ratifica ed esecuzione del Trattato per l'assistenza giudiziaria in materia penale tra la Repubblica italiana e la Repubblica del Cile, fatto a Roma il 27 febbraio 2002.

Seguirà lo svolgimento di interpellanze urgenti.

La Camera riprenderà i propri lavori a partire da martedì 8 gennaio 2008 con le riunioni delle Commissioni. L'Aula sarà convocata lunedì 14 gennaio (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) con la discussione congiunta sulle linee generali del disegno di legge n. 3062 - Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2007 e del doc. LXXXVII, n. 2 - Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2006 (Approvati dal Senato), il cui seguito dell'esame avrà luogo a partire da martedì 15 gennaio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni).
Nelle giornate di mercoledì 16 e di giovedì 17 gennaio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni) avranno luogo:
le comunicazioni del ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150;
il seguito dell'esame del disegno di legge n. 3062 - Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2007 e del doc. LXXXVII, n. 2 - Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2006 (Approvati dal Senato).

La Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata per venerdì 18 gennaio 2008, alle ore 12, per la predisposizione del calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di gennaio 2008 e del programma gennaio-marzo 2008.
L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario dei lavori sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

Approvazione in Commissione.

PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di ieri, martedì 18 dicembre 2007, la XI Commissione permanente (Lavoro), ha approvato, in sede legislativa, il seguente progetto di legge: Fabbri ed altri: «Disposizioni per l'incremento dell'assegno sostitutivo dell'accompagnatore militare» (1558); Campa: «Nuove norme materia di assegno sostitutivo dell'accompagnatore militare» (1766); Delbono: «Disposizioni in materia assegno sostitutivo dell'accompagnatore militare» (1770) in un testo unificato e con il seguente titolo: «Disposizioni in materia di assegno sostitutivo dell'accompagnatore militare» (1558-1766-1770).

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che il deputato Salvatore Cannavò, con lettera pervenuta in data 18 dicembre 2007, si è dimesso dal gruppo parlamentare Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e ha aderito al gruppo parlamentare Misto, cui risulta pertanto iscritto.

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Modifica nella denominazione di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che il presidente del gruppo parlamentare La Rosa nel Pugno, con lettera pervenuta in data 18 dicembre 2007, ha reso noto che l'assemblea del gruppo ha deciso, in pari data, di cambiare la propria denominazione in Socialisti e Radicali - RNP.
Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'istituto professionale Luigi Einaudi di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune. Grazie per la loro presenza (Applausi).

Sull'ordine dei lavori (ore 10,40).

ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, faccio riferimento a quanto da lei annunziato all'Assemblea in seguito alle comunicazioni del Governo in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo. Siamo ormai di fronte all'ennesima brutta figura di questo Governo, ma era nell'aria ed è questo l'aspetto più grave, signor Presidente, che dovrebbe portarla ad una riflessione forse un po' più approfondita sui nostri lavori, considerato l'atteggiamento e il comportamento del Governo e di questa maggioranza. Dico ciò perché le difficoltà, in ordine al prosieguo dei lavori, insorte in merito alla possibilità di convertire il cosiddetto decreto sicurezza, erano sotto gli occhi di tutti e principalmente del Governo e della maggioranza e non si doveva, pertanto, impostare il calendario dei lavori fino a fine anno come è stato fatto. Questo ramo del Parlamento è stato praticamente costretto a non discutere la legge finanziaria per il fatto che successivamente a quest'ultima era stato calendarizzato proprio il disegno di legge di conversione del decreto-legge in materia di sicurezza che, con tutte le fibrillazioni interne alla maggioranza, avrebbe portato via tempo e attenzione, quando i tempi potevano essere, invece, utilizzati per l'esame della legge finanziaria.
Ci troviamo, pertanto, di fronte ad una beffa enorme nei confronti di questo ramo del Parlamento che è stato costretto a non interessarsi della legge finanziaria, ad approvarla praticamente in un solo giorno, nonostante le numerosissime votazioni che hanno visto, poi, scomparire l'opposizione, come ha affermato il Presidente del Consiglio, non sapendo neanche che si riferiva agli ordini del giorno! La soddisfazione del Presidente del Consiglio per aver assistito a tutta una serie di votazioni ed alla progressiva scomparsa dell'opposizione, dopo una serie di votazioni sulla finanziaria, è una dichiarazione allucinante, ma principalmente è ancora di più uno schiaffo al Parlamento, che ha visto quest'ultimo protagonista solo su una serie di ordini del giorno riguardanti una legge finanziaria disastrosa come quella approvata da questo ramo del Parlamento e che sarà approvata anche - credo, ma non me lo auguro - dal Senato. Signor Presidente va fatta una riflessione: sono praticamente quindici giorni che non lavoriamo, non abbiamo fatto nulla, abbiamo votato su tre questioni di fiducia, ma non abbiamo potuto approfondire alcun articolo della legge più importante che il Parlamento possa approvare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
Siamo arrivati ad un punto vergognoso in ordine al cosiddetto decreto sicurezza, che ha visto il Governo sconfitto su tutti i fronti e, per evitare brutte sorprese al proprio interno, è giunto al punto di ritirare il decreto-legge, in modo tale che il Ministro dell'interno sarà costretto a dimettersi.
Nessuno deve omettere di ricordare che questo atteggiamento del Governo è praticamente contro il Ministro dell'interno, perché purtroppo quest'ultimo sarà costretto a dimettersi. Sono sicuro che si dimetterà, lo ha detto! Il Ministro dell'interno aveva infatti affermato di essere pronto a dimettersi se non fosse stato approvato questo decreto-legge e noi aspettiamo le sue dimissioni, che sicuramentePag. 4 saranno presentate di qui a qualche minuto: ne siamo certi! Questo è stato l'atteggiamento del Governo anche nei confronti di un suo Ministro.
Allora, signor Presidente cosa stiamo facendo in quest'Aula? Ci trastulliamo oggi ancora su una mozione, e domani su sei ratifiche perché i cittadini italiani devono sapere che, a fine anno, questo ramo del Parlamento lavora! Sta lavorando! È come quando il venerdì lei inserisce all'ordine del giorno una sola interrogazione o interpellanza per tenere aperta l'Aula: i costi della politica sono questi! Noi teniamo aperta l'Aula con una serie di costi per approvare, oggi, una sola mozione e domani sei ratifiche che si potevano discutere in qualsiasi momento. Se questo è il modo di lavorare del Parlamento, per quanto riguarda la nota riforma costituzionale facciamo all'inverso: sopprimiamo la Camera e manteniamo solo il Senato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti del liceo scientifico Benedetto Croce di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

ROBERTO COTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente vorrei richiamare la sua attenzione, e quella del Governo che per la vergogna è presente a ranghi ridottissimi, sul fatto che far decadere il decreto-legge in materia di sicurezza è molto grave.
Avete compiuto una scelta, di fatto avete anteposto le vostre beghe (l'abbiamo constatato con l'introduzione, al Senato, di una norma che non c'entrava niente) agli interessi dei cittadini, interessi legittimi che voi avete tanto sbandierato di voler tutelare quando si sono verificati i fatti di Roma. Avete giocato con le istituzioni, e giocando senza essere capaci - c'è, infatti, anche un altro aspetto da considerare, ossia la vostra totale incapacità - avete combinato questo pasticcio. Penso che, di fronte a ciò che è successo oggi, voi dovreste semplicemente vergognarvi, nei confronti dei cittadini e soprattutto nei confronti dei familiari delle vittime (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e Alleanza Nazionale) dei fatti così gravi che hanno portato alla scelta di emanare un decreto-legge; dovreste vergognarvi nei confronti di tali persone cui avete promesso, in pompa magna, giustizia! Questa è la giustizia: avete anteposto le vostre beghe e avete fatto decadere il decreto-legge. Vergogna (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gasparri. Ne ha facoltà.

MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, prendiamo atto con soddisfazione che il Governo si è reso conto dell'errore nel quale si è «ficcato». Siamo però dispiaciuti che anche in Commissione i relatori e tutti coloro che hanno gestito questo confuso processo legislativo non abbiano convenuto prima di mercoledì mattina, come ci ha comunicato il Ministro Chiti in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo poco fa, che non si poteva procedere in una certa direzione. Del resto, cari colleghi del centrosinistra, voglio sottolineare la correttezza del Capo dello Stato, la sua capacità di richiamare l'attenzione di tutti senza debordare dal proprio ruolo. La lettera che ha inviato ai colleghi del Senato, e che ieri mi sono permesso di citare nel corso del mio intervento, segnalava una certa attenzione: nulla di più poteva dichiarare il Capo dello Stato, mentre era in corso un iter legislativo; però era chiaro che scrivere una lettera e autorizzare i parlamentari che l'avevano ricevuta a divulgarne il contenuto era già un segnale che andava accolto.
Non entro nel merito della vicenda, perché stiamo intervenendo sull'ordine dei lavori, su come era stato presentato il decreto-legge, come era stato modificato e alterato; mi pare però che ci troviamo oggi in una condizione di difficoltà per il Paese, Pag. 5perché l'emergenza sicurezza non si è dissolta ma il decreto-legge predisposto, che era già insufficiente, non è più vigente per le utilizzazioni anomale di tale strumento che si erano verificate al Senato con le incongruenze, gli inserimenti impropri, i richiami errati, il rischio di far decadere processi e normative quali la cosiddetta legge Mancino. Oggi non vi è alcun provvedimento sulla sicurezza, vi è una confusione giuridica in meno; però i colleghi della maggioranza riflettano, perché oltre alle colpe del Governo ci sono anche valutazioni di ordine politico-parlamentare che non possono essere ignorate da chi aveva negato la situazione che noi abbiamo sottolineato anche lunedì, nel corso di una lunga riunione congiunta della Commissione affari costituzionali e della Commissione giustizia, che ieri abbiamo ulteriormente evidenziato, forse ascoltati tardivamente dal Governo.
Ora - concludo - poiché l'esigenza della sicurezza c'è, ci auguriamo che il provvedimento che il ministro Chiti ha preannunziato - che non potrà reiterare alcuni aspetti presenti nel decreto-legge che decadrà, perché è noto che non si possono reiterare i decreti-legge - tenga conto dell'inefficacia del testo precedente, perché, al di là delle alterazioni del contenuto, vi sono state poche centinaia di espulsioni in queste settimane. Ciò vuol dire che il decreto-legge in questione era inadeguato, insufficiente, errato, lo ripeto al di là degli orrori giuridici che hanno consigliato di optare per la sua decadenza. Non si chieda all'opposizione di collaborare vagamente sui principi di sicurezza se non ci sono testi che consentano di collaborare. Il Governo rifletta anche sugli emendamenti che le opposizioni hanno presentato sia al Senato sia in questo ramo del Parlamento, che forse contengono procedure, metodologie e contenuti migliori per fronteggiare l'immigrazione clandestina, e la condizione di anomalia di cittadini comunitari privi di mezzi che vengono in Italia.
Utilizzate questa sconfitta, che avete ricercato in maniera determinata davanti al Paese, per correggere i vostri errori. Noi, se si tratterà di dare sicurezza agli italiani, collaboreremo, ma trattandosi di cancellare errori e orrori giuridici, siamo lieti di aver vinto una battaglia di verità, e diamo atto al Capo dello Stato di aver dato un contributo essenziale per conseguire tale risultato (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, credo sia anzitutto necessario chiarire che il decreto-legge continuerà ad avere valore sino al 1o gennaio 2008, che mi pare sia la data di scadenza: da oggi a quel momento, dunque, il Governo avrà il tempo per disciplinare in modo diverso la materia. Ho però chiesto la parola solo per dire che, per lealtà costituzionale e parlamentare, vi erano davanti a noi soltanto due vie: o sopprimere la norma che abrogava una parte della legge Mancino e quindi causava danni assai gravi al centinaio e oltre di processi in corso per discriminazioni di tipo ideologico, religioso, razziale ed altro; oppure lasciar decadere il decreto-legge in questione. È infatti evidente che la responsabilità parlamentare ci imponeva di non approvare una norma errata e dichiarata tale, come è stato detto in precedenza, anche dal Presidente della Repubblica: ciò avrebbe infatti anche chiamato in causa il principio di leale collaborazione fra Camera dei deputati e Presidenza della Repubblica su questioni di tale tipo. Non vi erano dunque altre vie oltre quelle di modificare l'articolo o di far decadere il decreto-legge. È stata scelta la seconda strada: però ritengo francamente - lo dico ai colleghi dell'opposizione - che il Governo abbia in ciò una responsabilità limitata.
In realtà, dobbiamo porci il problema di come sia possibile che in un ramo del Parlamento venga considerato ammissibile un emendamento del genere di quello introdotto nel corso dell'esame al Senato Pag. 6del provvedimento sulla sicurezza: è questa la questione. Certamente, anche noi dobbiamo attrezzarci meglio di quanto si possa fare (anche se mi pare che fatti di questo genere in questa Camera finora non sono accaduti): ma il Senato ci ha posto il problema del rapporto fra politica e amministrazione.
Lo dico, signor Presidente, anche con riferimento ad un'altra questione. Questo è un problema politico che credo che il Governo dovrebbe affrontare: tanto il provvedimento con il quale il dottor Petroni è stato sostituito al consiglio di amministrazione della RAI, quanto il provvedimento relativo al generale Speciale, presentavano motivazioni che sono state dichiarate non sufficientemente valide dal TAR del Lazio. Ora: fermo restando che sarà poi un altro organo, il Consiglio di Stato, a pronunciarsi definitivamente su tali questioni, anche in merito a ciò si pone un problema. La domanda che segnalo - mi avvio così alla conclusione - è dunque: qual è, in questa fase, il rapporto fra politica e amministrazione? Perché se l'amministrazione non serve con piena competenza e piena lealtà il Governo e le autorità politiche, allora si pone un problema che certamente non può non essere affrontato anche in questa sede (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo e Socialisti e Radicali-RNP).

MAURIZIO RONCONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO RONCONI. Signor Presidente, noi comprendiamo l'imbarazzo del presidente Violante; non possiamo tuttavia non sottolineare che l'esame del decreto-legge in materia di sicurezza presso la Camera dei deputati è stato caratterizzato da una sorta di rito degli inganni: già nel corso dei lavori in Commissione, infatti, avevamo in più occasioni rappresentato alla maggioranza e ai due relatori che vi era, in realtà, un problema sull'articolo 1-bis che rendeva il provvedimento inaccettabile. Si trattava di un provvedimento che peraltro - lo dobbiamo sottolineare - aveva una storia politica che non può essere disconosciuta: esso è stato infatti sollecitato politicamente dal segretario del Partito Democratico, onorevole Veltroni, ed è stato fortemente voluto dal Ministro dell'interno, Amato. In proposito, ha ragione chi, prima di me, affermava che Amato, nel sollecitare il Consiglio dei Ministri su tale decreto-legge, manifestò la sua indisponibilità a continuare a fare il Ministro se il suddetto provvedimento non fosse stato successivamente convertito in legge. Esso - come dicevo - ha una storia politica che oggi non può essere disconosciuta.
Noi abbiamo ascoltato soltanto ieri l'intervento del presidente del gruppo del Partito Democratico che sollecitava l'Assemblea e i suoi colleghi - pochi minuti prima della sospensione e della decisione del Governo di far decadere addirittura il decreto - a continuare in una vuota discussione su un provvedimento che non esisteva più.
Signor Presidente, in realtà è mancato, in fondo, il rispetto nei confronti dei parlamentari e dell'Assemblea. Certo non è un buon fine anno per i lavori parlamentari: è sicuramente una Caporetto, e noi speriamo finalmente che sia la definitiva Caporetto di un Governo assolutamente incapace [Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Alleanza Nazionale].

MARCO BOATO. Chiedo di parlare (Commenti).

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Per favore, non è consentito rumoreggiare nei confronti di nessun collega.

MARCO BOATO. Signor Presidente, prendiamo atto della decisione del Governo che - come lei ha correttamente ricordato poco fa - è stata annunciata nella Conferenza dei presidenti di gruppo, anche se voglio precisare, per lealtà politica, che da parte nostra vi era la disponibilità,Pag. 7 che ho manifestato ieri nel corso della discussione sulle linee generali, di concludere l'esame e la conversione in legge del decreto-legge.
Signor Presidente, avendo ascoltato gli interventi in sede di discussione sulle linee generali e quelli precedenti in Commissione, credo che sia francamente ipocrita lo sdegno dei gruppi di opposizione (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia), perché essi avevano espresso al Senato un voto contrario sul decreto-legge, avevano votato contro alla Camera in Commissione in sede referente e, come avevano già preannunciato in sede di discussione sulle linee generali, si accingevano a votare contro anche in Assemblea: mi pare, quindi, che tutto questo sdegno per la decisione del Governo sia, lo ripeto, francamente ipocrita.
Credo anche, signor Presidente, che sia sbagliato da parte dei gruppi dell'opposizione chiamare ripetutamente in causa - è stato fatto ieri ed anche poco fa - il Presidente della Repubblica: è sbagliato sul piano politico ed istituzionale, ma soprattutto è completamente sbagliato sul piano costituzionale.
Il ruolo del Presidente della Repubblica non può mai entrare in campo nella fase dell'esame parlamentare di qualunque provvedimento legislativo, poiché si tratta di un ruolo di garanzia che subentra nel momento della promulgazione di una proposta o di un disegno di legge, ed è il Presidente della Repubblica, nella sua totale autonomia, ad assumere le proprie determinazioni al riguardo.
Credo, dunque, che sia una gravissima scorrettezza sul piano costituzionale continuare ad inserire nel dibattito politico il ruolo del Presidente della Repubblica, e ritengo che chi pensa di fargli un piacere gli procuri in realtà il massimo danno dal punto di vista dell'immagine, della credibilità e della legittimazione del suo ruolo costituzionale.
Ritengo anche sbagliato l'attacco che il collega Leone ha mosso poco fa al Ministro Amato, perché il Governo aveva già preannunciato la sua intenzione di continuare ad affrontare la materia, sia pure ovviamente in termini diversi, non essendo possibile una meccanica reiterazione dell'originario decreto-legge. Il Governo dovrà quindi valutare quale strumento utilizzare. Aggiungo che da parte nostra riteniamo necessario - come è stato detto anche nel corso della Conferenza dei presidenti di gruppo - che venga al più presto calendarizzato in Assemblea il disegno di legge in materia di stalking ed omofobia attualmente all'esame della Commissione giustizia, in quanto si tratta di un tema sul quale la Commissione giustizia ha praticamente concluso i propri lavori, mancando solo il mandato al relatore dopo l'acquisizione dei pareri delle Commissioni in sede consultiva.
Per concludere, credo sia opportuno che il Governo, nell'adottare i successivi provvedimenti - e il presidente Violante ha fatto bene a ricordare che, comunque, il decreto-legge è tuttora in vigore fino al 1o gennaio -, tenga conto delle osservazioni critiche che da parte della maggioranza sono state prospettate con grande lealtà e grande spirito di collaborazione in sede di esame in Commissione e di discussione sulle linee generali in Assemblea.

ROBERTO SALERNO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, intervengo per rilevare come gli interventi dei colleghi dell'opposizione, pur tentando - come si suol dire - di arrampicarsi sugli specchi, purtroppo non riescono minimamente a nascondere il fallimento totale di questo Governo. Si tratta di un fallimento non solo tecnico, dal momento che il provvedimento comportava addirittura richiami errati a normative europee rispetto ad altri tipi di normative.
È anche un fallimento politico, perché sappiamo come il decreto-legge sulla sicurezza è stato fondamentalmente reso vano e inutile per effetto dei vari ricatti della sinistra radicale ed estrema e siamo coscienti che essa governa, effettivamente, al posto di altre parti politiche.Pag. 8
Siamo di fronte al degrado totale dell'immigrazione, signor Presidente, e non si trattava soltanto di un provvedimento adottato sull'onda emotiva dell'ultimo episodio criminale avvenuto a Roma ai danni della signora Reggiani. Siamo dinanzi al degrado totale dell'immigrazione straniera in Italia che dura da mesi, se non da anni e per questo anche i cortei della polizia e delle forze dell'ordine chiedevano, in qualche maniera, al Governo un intervento diretto, preciso ed efficace, ma in realtà, dinanzi a tutte queste emergenze, è stato partorito un «topolino» di incapacità e di ingovernabilità rappresentato dal decreto che ora viene ritirato.
La Destra, in qualche maniera, si associa agli interventi dei colleghi dell'opposizione, di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e dell'UDC e rappresenta anch'essa la totale indignazione per tale situazione che da qualsiasi punto di vista è scandalosa e dovrebbe portare la maggioranza all'unico atto di vera responsabilità. Non so a quali responsabilità si richiamava il collega Violante poco fa, ma l'unica vera responsabilità alla quale la maggioranza dovrebbe richiamarsi è quella di dimettersi in toto e riportare di nuovo agli elettori la decisione su chi deve governare la nazione.

GRAZIELLA MASCIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, anch'io ritengo che il Governo aveva più di una opportunità e di una possibilità per correggere l'errore materiale e abbia fatto bene a scegliere questa modalità, che è trasparente, che riconosce l'errore ma al tempo stesso lo risolve all'interno del Parlamento.
Si tratta ora di vedere cosa succederà nel prossimo futuro. Qualcuno giustamente ha affermato che si deve disciplinare in maniera diversa la stessa materia. Ritengo opportuno innanzitutto definire la materia perché la questione sicurezza, in generale, non può avere una risposta ma ne ha necessariamente diverse. Pertanto, sulla base di tale assunto si tratta di verificare quali siano gli atti parlamentari e anche del Governo adatti ad impedire l'ondata razzista e xenofoba che si sta manifestando in diverse aree del Paese. Anche tale aspetto attiene alla sicurezza e soprattutto alle garanzie dei diritti fondamentali delle persone.
In particolare, in ordine alla sicurezza, o comunque ai contenuti del decreto-legge, credo che quanto è avvenuto ci consenta di riflettere e offra degli elementi di bilancio, perché si devono definire quali siano queste materie. Se si tratta dell'attuazione di una direttiva comunitaria abbiamo ormai molti elementi di riflessione concreti e anche diversi rapporti con il Parlamento e con la Comunità europea maturati nel corso degli ultimi due mesi e penso che si debba fare tesoro di tale esperienza.
Ritengo, come il collega Boato, che sia urgente calendarizzare in l'Assemblea i provvedimenti, ormai in via definitiva di votazione e di approvazione in Commissione giustizia, relativi allo stalking e all'omofobia e, allo stesso tempo, penso che bisognerebbe evitare (a questo punto credo sia possibile) la decretazione d'urgenza. Quando si varano provvedimenti sull'onda dell'emotività di un'urgenza, che trattano invece questioni che meriterebbero riflessioni e ragionamenti, è più facile incorrere in errori. Penso che questa esperienza, pur nella consapevolezza delle difficoltà e degli errori materiali che si sono determinati, offra a tutti noi spunti di riflessione dei quali possiamo fare tesoro.

GIACOMO BEZZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIACOMO BEZZI. Signor Presidente, senza partecipare al coro di proteste del centrodestra, come Partito autonomista trentino vogliamo esprimere la nostra insoddisfazione per il comportamento che la maggioranza e il Governo hanno tenuto sull'iter del decreto legge al nostro esame. Credo che il popolo italiano abbia diritto Pag. 9ad un impegno diverso da parte dell'Esecutivo che, tra l'altro, oggi non vediamo rappresentato al massimo livello in aula in un momento brutto per la politica italiana, in cui il Governo è costretto a ritirare un provvedimento che - a mio parere - molte persone si aspettavano.
Colgo l'occasione, signor Presidente, sulla base della poca esperienza che ho acquisito anch'io nel presiedere il consiglio della provincia autonoma di Trento, per invitarla dal prossimo anno - augurandole buon Natale in anticipo - a valutare la possibilità di adottare un metodo un po' diverso nell'organizzazione dei lavori dell'Assemblea. Infatti, se vogliamo dare dignità al ruolo dei parlamentari, possiamo migliorare sugli orari e sul modo di lavorare in Assemblea. Le riunioni e i tempi sono sempre dilatati, non abbiamo garanzie, perdiamo molto tempo come singoli parlamentari, in quanto non vi è un migliore metodo nell'organizzazione del lavoro dell'Assemblea. Quindi, la inviterei dal prossimo anno a darci la possibilità di lavorare meglio, rendendo migliore il lavoro dei parlamentari.

FEDERICO PALOMBA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, è naturale che le opposizioni cerchino di strumentalizzare un errore tecnico intervenuto nel procedimento legislativo: è il loro mestiere. Da parte nostra, avremmo preferito confrontarci con loro sul terreno del merito e della sostanza: da una parte sul decreto-legge sulla sicurezza e dall'altra, separatamente, sulle norme concernenti la lotta all'omofobia.
Difatti, il decreto-legge sulla sicurezza aveva intrapreso un cammino virtuoso. Sull'onda di una giusta preoccupazione dell'opinione pubblica, era stato adottato un decreto-legge, che - desidero ricordarlo - riguardava le modifiche al decreto legislativo del 2007 sull'ingresso dei cittadini comunitari di altri Paesi e sulle possibilità di allontanamento. Quindi, aveva un contenuto estremamente limitato. Tale decreto-legge aveva poi trovato al Senato un miglioramento, sia nel senso di un maggior rigore, sia nel senso di una maggiore rispondenza a principi di costituzionalità.
Fino a quel momento, il percorso legislativo era stato esemplare e, a giudizio del gruppo Italia dei Valori, aveva raggiunto un iter soddisfacente. Nel prosieguo, incresciosamente ed inopinatamente, è intervenuto l'inserimento di una norma per noi estranea all'oggetto e al contenuto del decreto-legge, così come l'ho delineato prima, che ha sostanzialmente rappresentato - possiamo ammetterlo - tre mortificazioni. La prima riguarda la materia, nel senso che si trattava di una norma non coerente; la seconda consiste nel fatto che in Commissione giustizia era ormai in fase avanzata l'esame di una norma concernente il contrasto all'omofobia, all'interno di un provvedimento sulle molestie insistenti. A ciò, con la fretta con la quale il Governo ha predisposto tale normativa, si è aggiunto un errore tecnico effettivamente molto grave.
Quindi, c'è da domandarsi per quale ragione, in un percorso virtuoso, che per noi rappresentava un punto importante a favore del Governo, sia intervenuta una modificazione così vistosa, come quella che ho illustrato. Evidentemente, qualcuno ha, diciamo così, tirato per la giacca il Governo. Da parte nostra, non siamo propensi a gettare la croce addosso esclusivamente al Governo. Riteniamo che, quando si intraprende una strada, tra l'altro approvata dal Consiglio dei ministri, questa debba essere percorsa con tutte le modificazioni migliorative che nel percorso legislativo possono essere apportate.
Quindi, lo dico come coalizione, dobbiamo fare tesoro di tale episodio ed evitare per il prosieguo di scaricare sul Governo tensioni che, invece, possono riguardare i rapporti interni alla maggioranza. Il gruppo Italia dei Valori, comunque, spera ed auspica che i due percorsi continuino separatamente e che su di essi Pag. 10ci possa essere all'interno della Camera e del Senato un confronto vero sui contenuti.
In questo senso apprezziamo profondamente il fatto che il Governo abbia assunto questa decisione, che non significa tornare indietro rispetto a decisioni già assunte, per noi positive, ma soltanto allocare nuovamente, in maniera corretta e perfetta all'interno del procedimento legislativo, due temi che sono importanti, ma che devono essere tenuti separati (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti della scuola media «Quirino Visconti» di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

LUCIO BARANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, anche il mio gruppo si vuole associare al coro di protesta nei confronti del Governo e dell'attuale maggioranza e vuole invitare i colleghi della maggioranza che sono intervenuti ad ammettere almeno l'evidenza, ossia l'incapacità e il dilettantismo di questo Governo! Non si può dire alla minoranza: «siete i soliti strumentalizzatori», perché il decreto-legge sulla sicurezza l'avete portato voi all'esame dell'Assemblea e gli errori li avete fatti voi! Se siete incapaci, se non siete in grado di «intendere e di volere» in politica, né di fornire delle risposte ai cittadini, non incolpate la strumentalizzazione da parte della minoranza; ammettete che siete dei dilettanti (al tavolo del Governo certamente vi sono dei dilettanti, ampiamente riconosciuti come tali anche dai cittadini) e che non siete proprio in grado di governare, perché la richiesta di sicurezza proveniva dai cittadini!
Colleghi della maggioranza, l'attuale Governo diventerà famoso per essere il Governo della pillola del giorno dopo! L'Esecutivo vara i decreti-legge il giorno dopo: il giorno dopo l'omicidio a Roma della signora Giovanna Reggiani, ha approvato il provvedimento sulla sicurezza per cercare di appannare l'incapacità del vostro sindaco, Walter Veltroni, che ne ha fatte una peggio dell'altra; il giorno dopo le morti sul lavoro ha predisposto le norme sulla sicurezza sul lavoro; il giorno dopo lo sciopero dei TIR, che ci è costato 3 miliardi di euro, è intervenuto per riuscire a risolvere le proteste degli autotrasportatori e, infine, è intervenuto il giorno dopo il guasto dell'Eurostar, che ha bloccato quattrocentocinquanta persone su un treno! Insomma: interviene il giorno dopo, come la pillola del giorno dopo! Producete dei guasti che poi cercate di correggere, ma non in maniera corretta e scientifica e senza fornire delle risposte sul terreno della vera prevenzione, rappresentata dalla capacità di governare.
Il decreto-legge sulla sicurezza sarebbe stato di per sé già inficiato dal ritardo cronico con cui si può misurare la sensibilità che questo Governo dimostra agli italiani, se non fosse stato per la classica «ciliegina rossa» che lo ha reso anche ridicolo! È per tale ragione che ci dissociamo completamente, pur sapendo che il provvedimento del quale stiamo discutendo rimarrà in vigore fino alla fine dell'anno, ma - vivaddio - è stato varato da un Governo composto da Ministri incapaci che non si sono accorti di aver previsto norme non solo ridicole ma anche anticostituzionali, sulle quali è intervenuto il Presidente della Repubblica, che citiamo perché è la massima autorità e la garanzia costituzionale del Paese e vogliamo che intervenga così come ha fatto!
Successivamente il decreto-legge è passato all'esame del Senato, dove non si è voluto modificare alcunché, né far altro che dire: non siamo capaci di governare, quindi, ci rimettiamo alla clemenza del Paese quando vi saranno le elezioni! Ciò che noi chiediamo è proprio che non vi sia clemenza perché, a differenza di quanto è stato fatto ieri all'ONU, dove è stata approvata la moratoria della pena di morte - che noi applaudiamo - nei vostri confronti il popolo italiano ripristinerà la «pena di morte politica» poiché vi caccerà dal Paese!

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ANTONELLO SORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, credo che i colleghi della maggioranza abbiano già espresso le valutazioni di merito. Svolgo solo due brevi considerazioni sollecitate dall'euforia dei colleghi dell'opposizione, euforia sostanzialmente contraddittoria, alla luce di tutti gli argomenti che essi hanno portato in questi giorni sul merito del provvedimento.
Ricordo all'onorevole Leone, e agli altri colleghi dell'opposizione, che al Senato essi hanno votato contro il decreto-legge e che hanno argomentato fino a ieri sera con molta determinazione tutte le ragioni della loro contrarietà al provvedimento, che il Governo proponeva per assicurare ai cittadini un forte contrasto nei confronti della criminalità, con un'attenzione ai diritti delle persone.
L'opposizione ha detto no a questo provvedimento, ora è contenta che il provvedimento decada e ci rimprovera di non affrontare con il decreto-legge i problemi della sicurezza. Ritengo che vi sia una qualche contraddizione, e vorrei invitare il collega Leone a ripensare alla propria euforia. Vorrei invitarlo a pensare anche che, se la Camera non lavora - come alcuni colleghi hanno ricordato - in questi due giorni, ciò è la conseguenza di una decisione presa stamattina dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, nel corso della quale ho proposto, insieme ad altri colleghi, di iscrivere all'ordine del giorno i provvedimenti definiti dalle Commissioni e pronti per l'Aula sui quali vi fosse sostanzialmente convergenza, anche nel merito, da parte della maggioranza e dell'opposizione. Tuttavia, l'opposizione ha ritenuto di voler escludere dalla discussione e dall'attività dell'Assemblea questi provvedimenti, per venire in Aula subito dopo a lamentare il fatto che l'Assemblea non lavora. Ritengo, dunque, che vi sia una qualche contraddizione.
Inoltre, ricordo ai colleghi dell'opposizione che quando un decreto-legge decade non si ha mai una situazione positiva, quindi noi non siamo euforici. Tuttavia, ricordo anche ai colleghi dell'opposizione che nella scorsa legislatura su 214 decreti-legge varati dal Governo, ben venti sono decaduti e solo cinque sono stati riassorbiti in altre leggi.
Quindi, non si tratta di un caso che si verifica per la prima volta nel nostro ordinamento, e ciò non è mai positivo. Se il Governo, infatti, adotta un provvedimento legislativo d'urgenza, che poi decade, non è mai un bene. Tuttavia, come ricordava il presidente Violante, la norma è vigente e il Governo si è impegnato a trovare soluzioni legislative capaci di confermare la sostanza delle misure di contrasto nei confronti della criminalità e di trovare tutte le misure necessarie a garantire la sicurezza dei cittadini.
Ciò avverrà al di là della discussione svoltasi in questi giorni, che ha riguardato prevalentemente le procedure piuttosto che il merito. Nel merito la maggioranza conferma la volontà di portare avanti fino in fondo l'orientamento politico contenuto nel decreto-legge che decadrà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Dopo l'annuncio del Governo e la comunicazione dell'esito della Conferenza dei presidenti di gruppo, si è svolto il dibattito, nel corso del quale ho dato la parola ad un rappresentante per ogni gruppo.
Passiamo ora all'esame del successivo punto all'ordine del giorno.

Discussione delle mozioni Bosi e Volontè n. 1-00143 e Ascierto ed altri n. 1-00259 concernenti misure a sostegno della funzionalità e dell'operatività delle Forze armate (ore 11,16).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Bosi e Volontè n. 1-00143 e Ascierto ed altri n. 1-00259 concernenti misure a sostegno della funzionalità e dell'operatività delle Forze armate (Vedi l'allegato A - Mozioni sezione 1).Pag. 12
Ricordo che lo schema recante la ripartizione dei tempi per la discussione delle mozioni è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

Sulla risoluzione per la moratoria universale della pena di morte approvata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite (ore 11,17).

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, intervengo per richiamare anche in quest'Aula il voto di ieri dell'Assemblea generale delle Nazione Unite, la quale ha approvato la moratoria sulla pena di morte.
Voglio ricordare che l'Italia è stata in tutti questi anni la protagonista indiscussa di questa iniziativa, a partire dal 1994. Il Governo Berlusconi, infatti, portò ad un primo voto su una risoluzione per la moratoria della pena di morte, in cui la proposta venne di misura respinta.
Ricordo, altresì, il voto unanime con cui, più recentemente, quest'Aula ha sostenuto l'iniziativa del Governo, sfociata ieri, con l'approvazione della moratoria, in un risultato positivo. Va ricordato l'impegno delle organizzazioni non governative che si sono battute per tale obiettivo in Italia (in particolare, Nessuno tocchi Caino), del Partito radicale transnazionale e di Amnesty International.
Si tratta, certo, solo di un invito: la strada verso l'abolizione della pena di morte, richiamata nella risoluzione, è ancora lunga. Tra i Paesi mantenitori vi sono Paesi (come gli Stati Uniti) in cui la pena di morte rappresenta un elemento discutibile - per molti di noi deprecabile - di un processo equo e di un sistema giudiziario improntato alle massime garanzie; vi sono altri Paesi, poi (come la Cina, la Siria e l'Iran), in cui il ricorso alla pena di morte è arbitrario. Il passo, però, è stato compiuto: si tratta di un passo importante e, per molti aspetti, storico.
In conclusione, signor Presidente, approfitto del mio intervento per darle atto delle parole da lei pronunciate a difesa del Parlamento e delle sue iniziative, dopo le proteste dell'ambasciatore cinese per la visita del Dalai Lama alla Camera. Ritengo che si sia trattato di un fatto di grande importanza e molto positivo per il Parlamento italiano. Le parole a difesa del Parlamento sono state pronunciate da lei, ma - mi consenta di sottolinearlo - non sono invece provenute in quelle stesse ore dal Governo, né tanto meno dal Ministro D'Alema (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Il momento ci consente di comprendere le modalità di una sollecitazione come quella avanzata, alla quale l'Aula ha prestato ascolto. Non ho il compito di esprimere apprezzamenti rispetto ai protagonisti di tale vicenda. Credo che l'intera Camera dei deputati possa considerare il voto delle Nazioni Unite sulla moratoria per la pena di morte un fatto di grande civiltà (Applausi). Ritengo che non sia una manifestazione arbitraria di patriottismo di un'istituzione riconoscere a tutti i gruppi parlamentari e a questa Assemblea di aver dato il loro contributo per poter pervenire a un risultato così importante.

Si riprende la discussione.

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
È iscritto a parlare il deputato Bosi, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00143. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, in queste ore e in questi minuti si parla di sicurezza: desidero porre all'attenzione Pag. 13dell'Aula e del Governo le questioni riguardanti la sicurezza in senso più vasto, ossia la sicurezza anche a livello internazionale, garantita dal ruolo delle Forze armate. Come tutti i colleghi ben sanno, nelle Forze armate rientra anche l'Arma dei carabinieri, che svolge funzioni preminentemente rivolte alla sicurezza interna.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 11,25)

FRANCESCO BOSI. La mozione che mi accingo ad illustrare parte dalla constatazione della grave crisi che attraversano le nostre Forze armate, che è una crisi finanziaria, economica, organizzativa e di prospettiva: essa è dovuta al fatto che abbiamo approvato - nel tempo e negli anni - provvedimenti che hanno stabilito che l'organico complessivo delle Forze armate ammontasse a 190 mila unità; ciò presupponeva e presuppone maggiori stanziamenti da parte del Governo per le Forze armate medesime.
Voglio ricordare a tutti colleghi... se è possibile parlare...

PRESIDENTE. Colleghi, prego di non disturbare il collega che sta parlando.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, stiamo parlando delle nostre Forze armate, e credo che tutti conveniamo sul fatto che esse siano un simbolo dell'unità nazionale e rappresentino l'Italia con onore in tutti i contesti internazionali. Quindi, quando parliamo delle nostre Forze armate, credo che dovremmo abbandonare il solito rituale del confrontarsi, talvolta, anche in maniera strumentale, e farci tutti carico dei loro problemi, perché essi sono anche i problemi dell'Italia e del mondo, considerato il ruolo che esse esercitano.
Infatti, desidero anche sottolineare il collegamento molto forte tra la nostra politica estera e le Forze armate. È stato ripetutamente affermato che le Forze armate costituiscono uno strumento importante per la politica estera e che definiscono il livello di ambizione di una nazione nei confronti del processo di mondializzazione in corso. Dunque, si tratta di un problema che deve riguardare tutti da vicino.
In una trasmissione televisiva, il Presidente del Consiglio Prodi, alla domanda su cosa lo rendesse maggiormente orgoglioso del proprio lavoro al Governo, ha risposto: la missione internazionale in Libano. Poi, alla domanda su quale fosse, invece, la cosa di cui si pentisse, ha risposto: moltissime, senza specificare. Il nostro ruolo internazionale svolto in Libano, con il voto di tutti, credo sia uno dei momenti più belli per l'Italia.
Dunque, credo che per le nostre Forze armate, delle quali andiamo orgogliosi per quanto hanno fatto e stanno facendo in Libano, in Afghanistan e nei Balcani, recando all'Italia prestigio, per l'impegno al servizio delle parti più deboli, contro la violenza, il terrorismo e la sopraffazione, dobbiamo, come parlamentari, come classe dirigente del Paese e come esponenti di Governo, cercare di andare oltre questo tipo di considerazioni, che ci trovano quasi sempre tutti uniti, e cominciare ad assumere impegni concreti, se vogliamo che il nostro Paese possa avere l'ambizione di svolgere un ruolo sulla scena internazionale ed essere al passo con gli altri Paesi europei.
Signor Presidente, da una «tabellina», che tutti possono visionare, allegata anche agli atti forniti dal Ministero della difesa in occasione dell'esame del disegno di legge di bilancio, risulta che in Italia vi sia una spesa pro capite destinata alla difesa di 246 euro, contro i 494 della Francia, i 345 della Germania e i 724 della Gran Bretagna.
L'Italia è la Cenerentola in Europa per la spesa nell'ambito del sistema difesa. Credo che tutto ciò abbia le sue ragioni storiche, e non faccio certo di questo un appunto al Governo in carica. Dobbiamo, tuttavia, ricordarci che siamo partiti da dati di spesa superiori all'1 per cento del PIL e siamo scesi allo 0,94 per cento rispetto all'1,73 della Francia, all'1,20 della Germania e al 2,20 della Gran Bretagna. Pag. 14Voglio ricordare inoltre che abbiamo un impegno in ambito NATO che vincola i Paesi aderenti a rimanere al di sopra dell'1,20 per cento del PIL, mentre noi siamo ben al di sotto dell'1 per cento.
Aggiungo che non si tratta solo di una questione di maggiori stanziamenti, ma si tratta del problema di cosa vogliamo fare di Forze armate che hanno cambiato nel tempo la loro definizione. È stata eliminata la leva obbligatoria, abbiamo Forze armate interamente professionalizzate ma vi è una distorsione di questo sistema: il costo del personale incide sempre di più rispetto alle spese di esercizio, di investimento e a quelle di tipo logistico, e quindi la struttura comincia a soffrire. Per rientrare nei parametri di bilancio (precedentemente descritti), di recente si è iniziato a ridurre progressivamente il reclutamento, l'addestramento e la spese della formazione del personale, ma quando si recluta e si addestra sempre meno si hanno Forze armate sempre più vecchie, meno specializzate e meno addestrate.
È venuto allora il momento di un chiarimento. Speravo che in questa occasione intervenisse il Ministro della difesa. Mi rivolgo al sottosegretario presente in Aula: occorre - se è possibile parlare almeno con il sottosegretario - prendere coscienza di questo problema.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 11,35)

FRANCESCO BOSI. Si è coscienti che il meccanismo così come si presenta oggi, con questa spirale rivolta al continuo invecchiamento e alla dequalificazione, è la logica conseguenza della riduzione del reclutamento, delle scuole e della formazione, e del numero sempre minore di ufficiali che viene immesso nelle Forze armate? Tale riduzione, ad un certo momento, è destinata a produrre - non succederà quest'anno, non succederà l'anno prossimo, ma nel giro di alcuni anni - una sorta di black out nel sistema di funzionamento delle Forze armate. Queste ultime sono una macchina organizzativa che deve possedere determinate regole. Non possiamo mandare sul campo delle missioni rischiose anziani marescialli che non possiedono più l'addestramento dei giovani, che invece hanno una formazione più specialistica e un grande addestramento. Tutto ciò riguarda la conduzione delle unità navali, il nostro apparato di aeronautica e, in modo determinante, l'esercito.
Che fare, dunque? Ebbene, o si aumenta lo stanziamento per la difesa portandolo a livelli europei o, altrimenti - secondo quanto riporta anche la stampa con riferimento a ipotesi lumeggiate dal Ministro della difesa e dal Consiglio supremo di difesa -, si procede alla riduzione degli organici complessivi delle Forze armate, diminuendone l'attuale consistenza di 190 mila unità. Se quest'ultima è l'intenzione - rispetto alla quale noi ci troviamo in disaccordo -, si abbia perlomeno il coraggio di dichiararla apertamente. Voi state realizzando uno strisciante ridimensionamento degli organici - siamo già scesi a 185 mila unità, violando le norme di legge che ne prevedono 190 mila - senza aver teorizzato alcun piano al riguardo, semplicemente incidendo sulla parte più vitale del settore, quella del nuovo reclutamento, delle scuole, dei nuovi quadri, dell'addestramento e della formazione: così condannate le nostre Forze armate a subire nel tempo un calo di funzionalità e di efficacia della propria azione e, tra l'altro, sprecate risorse, le quali verranno destinate ad un assetto scarsamente funzionale.
Noi vogliamo ricevere dal Governo risposte chiare. Cosa volete fare delle nostre Forze armate?
Dobbiamo anzitutto fare riferimento agli impegni internazionali.
L'Italia è uno dei partner fondatori della NATO, nel cui ambito abbiamo assunto precisi impegni: vogliamo rispettarli o no?
L'Italia ha stretto accordi di cooperazione bilaterali con numerosi Paesi in via di sviluppo che hanno bisogno della nostra cooperazione: vogliamo mantenere questi impegni oppure no? L'Italia ha assunto Pag. 15impegni in ambito ONU, ad esempio nei Balcani: li vogliamo rispettare o no? Se intendiamo mantenere tutti gli impegni assunti e vogliamo svolgere questa funzione in campo mondiale e internazionale non possiamo diminuire il numero delle unità presenti nelle nostre Forze armate. Altrimenti ciò comporterebbe automaticamente un «taglio» per gli impegni internazionali che l'Italia ha assunto dal dopoguerra ad oggi.
Se non vogliamo ridurre gli organici delle Forze armate - del resto, il Governo non lo ha mai dichiarato -, allora cosa fare nei confronti di questa crisi, che coinvolge proprio la linfa vitale rappresentata dal nuovo reclutamento, dai nuovi ufficiali e dai nuovi volontari in forma prefissata?
O decidiamo di incrementare gli stanziamenti oppure si decide, ad esempio, come trattare il personale in esubero, che si è determinato dopo l'eliminazione della leva, considerato che al momento, in merito, non si è deciso nulla. Noi chiediamo questi chiarimenti e nel contempo ribadiamo con forza e con determinazione la necessità che l'Italia non si ripieghi su se stessa mancando agli impegni assunti, e che non si autocondanni, per l'inerzia delle decisioni, a Forze armate non più funzionali, le quali potrebbero diventare nel tempo un costo inutile per il sistema Paese.
Ritengo, signor Presidente, che tutti dobbiamo tali chiarimenti, non solo, separatamente, la maggioranza o l'opposizione, ma il Parlamento e l'Italia, anche in omaggio alla nostra storia e alla nostra tradizione, al valore che le Forze armate hanno dimostrato in questi difficili anni in tutti i luoghi del mondo dove sono state chiamate ad operare [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Ascierto, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00259. Ne ha facoltà.

FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, da alcuni anni siamo passati dal sistema della leva al modello professionale delle Forze armate. Quest'ultimo è un assetto adatto a rispondere meglio alle mutate esigenze dello scenario internazionale. Il criterio della leva, che consacrava il sacro dovere a difendere e a servire la patria, è stato sostituito dall'esigenza primaria dello Stato di reclutare volontari che scelgano di intraprendere una professione e, quindi, di servire la Patria sia presidiando i confini nazionali sia fuori dal nostro Paese.
Proprio questa è stata la ratio della legge n. 331 del 2000, anche perché era necessario inserire le nostre Forze armate nel più generale contesto europeo e nello scenario mondiale. Infatti è giusto che un Paese moderno e proiettato verso importanti traguardi internazionali, possa avere Forze armate che siano sullo stesso livello di altri Paesi con storie e tradizioni diverse dalle nostre come l'Inghilterra e la Francia e - perché no? -, fuori dall'Europa, gli Stati Uniti.
Tale esigenza di disporre di Forze armate preparate sotto il profilo professionale ha messo in moto un nuovo meccanismo con l'adozione di un modello italiano di difesa differente rispetto al passato. Purtroppo, per poter raggiungere questo obiettivo, ci eravamo avvalsi di tecnici che avevano studiato un modello mentre poi se ne è adottato uno totalmente differente.
Voglio ricordare tal Saragozza - che poi non so che fine abbia fatto - che, verso la fine degli anni Novanta, studiava il modello italiano da poter inserire in un contesto europeo. Ebbene, devo dire che in realtà potevamo risparmiarci gli studi di questo tecnico e questa consulenza, risparmiando soldi; oggi, infatti, nella prospettiva del futuro, quel modello non è più attuale.
Anzi, aggiungo che è necessario ancora studiare il modello scelto, perché gli assetti della difesa si devono basare sulle infrastrutture e sulla modernizzazione dei mezzi ma anche, elemento essenziale e importante, sugli uomini. Senza gli uomini, non si muove nulla e non si possono sviluppare i progetti. Dunque, è importante capire come gli uomini, all'interno di Pag. 16questa nostra istituzione così importante, possano trovare spazio e prospettive future.
Si era pensato a modelli della consistenza di circa 200 mila unità o poco più. Oggi, con il decreto legislativo n. 215 del 2001, abbiamo stabilito che, per far funzionare la difesa, occorrano 190 mila unità.
Era stato, altresì, stabilito un percorso che favorisse l'inserimento nelle Forze armate dei migliori tra i giovani italiani. Per invogliare i ragazzi, si era anche pensato a percorsi alternativi e a incentivi. È stato detto, infatti, ai nostri giovani, che le Forze armate avrebbero dato loro una prospettiva futura e che li avrebbero fatti crescere sotto il profilo non solo culturale, ma anche professionale; che, qualora fossero entrati nelle Forze armate, avrebbero potuto scegliere il proprio futuro, decidendo se restare in esse, entrare nelle forze dell'ordine dopo un certo periodo o, dopo alcuni anni, trovare un collocamento nel mondo privato e della società civile. Infatti, rappresentando la parte migliore del Paese che ha servito lo Stato, essi avrebbero avuto la priorità nei concorsi e nel mondo produttivo delle industrie.
Oggi ci rendiamo conto di aver preso in giro questi ragazzi. È vero che nelle forze dell'ordine vi è questo percorso facilitato - o meglio, un percorso stabilito, più che facilitato - ma tutto il resto non esiste. È svanito nel nulla! Per la prima volta, nelle Forze armate e nelle forze dell'ordine ad ordinamento militare, abbiamo creato i precari di Stato. Tutto ciò stride e chiede vendetta ai lumi della coscienza.
Se si prendono alcune migliaia di ragazzi e si dice loro che esiste tale prospettiva, è necessario anzitutto sapere che solo una piccola parte riesce, poi, ad entrare nelle forze dell'ordine. In quest'Assemblea, infatti, con la scorsa legge finanziaria, si è fatto un grande sforzo ingegneristico: sono state previste assunzioni nelle forze dell'ordine solo per centocinquanta unità per ogni forza di polizia. Immaginate, quindi, migliaia di ragazzi appartenenti alle Forze armate, che concorrono per accedere a cento posti nelle forze di polizia: a quanti non vi entrano, cosa facciamo fare?
Questo percorso predefinito nelle forze di polizia, quindi, è stato ostruito dalla poca lungimiranza di questo Governo e dalla maggioranza, che ha ridotto le assunzioni nelle forze di polizia. Per fortuna, un po' di luce si è vista nella vostra mente nell'attuale disegno di legge finanziaria: 4.500 unità rappresentano un segnale, non del tutto positivo ma, comunque, un segnale.
Inoltre, ci troviamo di fronte ad un'ulteriore questione: le Forze armate non possono avere personale di una certa età. Infatti, come nelle forze di polizia, anche nelle Forze armate vi sono esigenze e sollecitazioni (molto fisiche oltre che tecniche) a cui bisogna dare delle risposte. Abbiamo bisogno di giovani, ma quelli che sono stati chiamati, poi, li abbandoniamo perché, in realtà, vi è un «contenitore anziano», a cui non sappiamo dare un'adeguata risposta. Lo ha affermato anche il generale Di Paola in una recente audizione presso la Commissione difesa.
Il Capo di Stato maggiore della difesa ha affermato che, poiché si è passati da un sistema di leva obbligatoria ad uno professionale in tempi abbastanza brevi (la sospensione della leva, infatti, è avvenuta in cinque anni: era prevista per il 2007, ma è stata anticipata al 2005), è stato previsto un periodo transitorio e, quindi, una stabilizzazione dei ruoli, che prevedono un eccesso di 42.000 unità, soprattutto tra i marescialli. Il generale Di Paola ha asserito che fosse quindi necessario trovare il modo di fare accedere immediatamente 10.000 unità di giovani nelle Forze armate, per poter rispondere alle esigenze rappresentate oggi dalle missioni internazionali di pace.
Pertanto, di fronte a questa esigenza, fino ad oggi, non avete risposto in modo molto chiaro. La legge finanziaria dell'anno scorso, di fatto, bloccava le assunzioni. Ci troviamo, quindi, da una parte, con le promesse che abbiamo fatto a questi ragazzi, a questi giovani italiani. Abbiamo detto loro: venite nelle Forze Pag. 17armate, farete un percorso e poi sarete inquadrati nelle forze di polizia, ma si tratta di un'affermazione falsa, fino ad oggi, perché solo poche unità sono andate nelle forze di polizia, ossia solo qualche migliaio, rispetto alle decine di migliaia di questi ragazzi.
Abbiamo detto loro: vi raffermeremo, vi faremo passare dalla ferma prefissata al servizio a tempo indeterminato. Altra falsità! Poi, abbiamo detto: non vi preoccupate, vi inseriremo nel mondo del lavoro. E invece no: voi pensate a inserire nel mondo del lavoro gli extracomunitari, non i precari italiani, neanche quelli delle Forze armate! Dunque, cari colleghi della maggioranza e caro signor Presidente, occorre un impegno serio di questo Governo in materia di difesa ma, soprattutto, in materia di tutela degli uomini in divisa.
Desidero inoltre far pesare, nella discussione odierna, la situazione incredibile in cui si trova il personale delle Forze armate e anche quello delle forze dell'ordine sotto il profilo dei trattamenti economici stipendiali. È impossibile essere d'accordo con il Governo, con il Dipartimento della funzione pubblica, di fronte agli stanziamenti previsti per questi ragazzi, i quali servono il Paese in ogni parte del mondo, sviluppando processi di democrazia e libertà, e rendendo onore all'Italia sotto il profilo della solidarietà. Ebbene, come vengano retribuiti questi ragazzi?
Come sono i loro miglioramenti stipendiali? C'è da vergognarsi a vedere l'ultimo contratto stipulato presso il Dipartimento della funzione pubblica, ma c'è da vergognarsi ancora di più nel momento in cui il Governo Prodi sottoscrive impegni a favore di militari e poliziotti, per poi rinnegarli all'interno della legge finanziaria, come avete fatto proprio in queste ultime ore e la vergogna si concluderà, da qui a breve, al Senato!
Non potete aumentare lo stipendio di Forze armate e polizia di cinque euro: è una vergogna! Ieri un militare mi ha fatto vedere la busta paga del dicembre 2005 a raffronto con quella del dicembre 2007: ebbene, quest'anno c'è una differenza - in negativo - di 50 euro! In due anni avete ancora di più «affamato» e messo in crisi il personale delle Forze armate e delle forze dell'ordine.
Occorrono, dunque, stanziamenti maggiori: vi rendete conto che in questa manovra finanziaria non avete stanziato alcun fondo per il rinnovo contrattuale? Speriamo che nella prossima finanziaria ci pensi un Governo diverso dal vostro a tutelare gli uomini in divisa! Tuttavia, detto ciò, bisogna soprattutto valorizzare questi uomini, rispettarne la dignità e, soprattutto, fare in modo di rispettare gli impegni assunti nei loro confronti.
Dunque, sotto il profilo dei numeri, non ci siamo; sotto il profilo della dignità della retribuzione, neppure; sotto il profilo dell'ammodernamento, vi inviterei a visitare le caserme per vedere in quali condizioni sono costretti a vivere; sotto il profilo delle tecnologie, ormai le prendiamo in affitto in ogni parte d'Europa! Pertanto, diciamolo chiaro: se questa è la linea che dobbiamo seguire in materia di difesa, da qui a qualche anno il fallimento è sicuro!
E allora invertiamo questa tendenza: facciamo in modo che, per costruire un carro armato o un aereo, non si debba vendere tutto il patrimonio; facciamo in modo che vi siano stanziamenti per la ricerca, che vi siano stanziamenti - adeguati e sempre costanti nel tempo - per l'innovazione tecnologica. Solo così possiamo competere realmente a livello europeo.
Non possiamo competere a livello europeo con i pezzi di carta, senza avere la rispondenza degli uomini. Pertanto, signor sottosegretario, so che anche lei condivide il fatto - come più volte è stato accennato in Commissione - che, passo dopo passo, bisogna compiere un percorso di rinnovamento e soprattutto, adeguato nell'ambito della difesa, perché destinare l'1 per cento del PIL per le Forze armate, rappresenta il livello più basso di attenzione che il Paese possa avere nei loro confronti. Al di sotto dell'1 per cento vi è il fallimento e noi, signor Presidente, ci siamo quasi vicini. Allora, dobbiamo iniziare a pensare alle strategie per il futuro. La mozione in Pag. 18discussione vuole porre l'attenzione - come ho già detto - su una serie di problemi (uomini, mezzi e infrastrutture) e, soprattutto, rappresenta il mio personale impegno nei confronti degli uomini.
Ho indossato una divisa e so cosa significa, avere ogni giorno la responsabilità, il rispetto delle gerarchie e la prospettiva istituzionale di essere al servizio dello Stato e dei cittadini. Pertanto, occorre uno sforzo ulteriore. In questo momento vi è anche una serie di figure professionali all'interno delle Forze armate che, al di là di ciò che è stato detto, chiedono per quale motivo non sia stata ancora prevista, così come era sancito nella legge finanziaria dell'anno scorso, la stabilizzazione di alcune importanti figure professionali, non solo i volontari in ferma prefissata (VFP1), ma anche alcuni ufficiali, che sono stati utilizzati dalle Forze armate in modo adeguato sotto il profilo funzionale, creando situazioni di sviluppo dell'attività. Ebbene, a distanza di un anno, ancora non vi è stata l'attuazione di tale disposizione: non sono stati emanati i decreti attuativi, si è navigato a vista, secondo un termine anche militare, ma non si è fatto nulla per stabilizzare, ad esempio, gli ufficiali in ferma prefissata.
A tal proposito vorrei anche collegarmi ad un altro aspetto della difesa, che riguarda l'Arma dei carabinieri. Gli ufficiali in ferma prefissata dell'Arma dei carabinieri sono stati una grande risorsa per questa istituzione, sono stati formati in strutture per l'addestramento di grande spessore, come la scuola ufficiali e successivamente inseriti nel contesto operativo, in alcuni contesti anche molto delicati come, ad esempio, in Sicilia, nella lotta contro la mafia. Nell'arco di questo tempo il loro sforzo è stato inutile, per il semplice motivo che al termine dei mesi prefissati, tali persone sono state poste in congedo, al di là delle prospettive iniziali e della legge sulla professionalizzazione delle Forze armate, che inizialmente, doveva prevedere sbocchi futuri. Ebbene, non si possono immettere nuovamente nel circuito del mondo del lavoro o della società uomini che hanno servito la patria e hanno svolto missioni così importanti. È giusto prevederne il collocamento all'interno delle stesse Forze armate. Vorrei ringraziare il presidente della Commissione difesa per la sua sensibilità: insieme, in Commissione, abbiamo approvato alcune risoluzioni in merito. Il comma 519 dell'articolo unico della precedente legge finanziaria, prevedeva proprio la possibilità di stabilizzare i ricordati ufficiali, ma mancano le leggi attuative.
Quest'anno tali ufficiali possono essere collocati al di fuori dei numeri previsti per i loro ruoli, quindi extra-organico. Speriamo che anche questa soluzione (che può essere di beneficio per le stesse istituzioni o, meglio, facilitare le stesse istituzioni a trovare una soluzione) possa trovarsi nell'attuazione dei ricordati decreti. I ragazzi di cui ho parlato, però, devono essere tenuti nelle Forze armate: non possiamo spendere fondi per formarli professionalmente e poi congedarli creando, quindi, ulteriore precariato. Lo abbiamo detto più volte e vogliamo ribadirlo in modo estremamente chiaro: combatteremo questa battaglia perché i predetti ragazzi rimangano! Vogliamo, inoltre, trovare un punto di incontro con voi per pensare al futuro, per capire come risolvere, ad esempio, il problema dei marescialli e degli ufficiali in esubero. Anche a tal proposito voglio fare un appello, una raccomandazione a lei, signor sottosegretario, dato che al Senato si sta discutendo il disegno di legge sul welfare. Non è possibile modificare il sistema pensionistico delle Forze armate e delle Forze di polizia perché, se è vero ciò che afferma il Capo di stato maggiore della difesa ossia che c'è la necessità di giovani, non possiamo prolungare l'età pensionabile degli attuali ruoli delle Forze armate e delle Forze dell'ordine. Ciò significherebbe, infatti, occupare gli organici e creare un maggiore scollamento tra i giovani e le Forze armate, tra la produttività di un'istituzione e la funzionalità, che deve essere adeguata.
In conclusione il pensiero va a tutti gli uomini oggi in divisa che servono la Patria nel Paese e fuori dai nostri confini e che Pag. 19ogni giorno, con il loro lavoro e con il loro spirito di attaccamento alle istituzioni fanno in modo che bambini vengano curati in varie parti del mondo e che si formino strutture che si apprestano all'esercizio della democrazia. Dunque, le nostre Forze armate, con grande orgoglio per l'Italia, rappresentano il nostro spirito di solidarietà e di libertà nel mondo. Al loro sacrificio e al loro impegno va sicuramente la nostra vicinanza e con ciò penso di interpretare, quantomeno, il sentimento di tutti voi. Penso inoltre che occorra fare di più per loro in Parlamento sotto il profilo stipendiale e per ammodernare i mezzi e le infrastrutture, ciò al fine di rendere più moderna un'istituzione e soprattutto, in una prospettiva futura, per fare in modo che la predetta istituzione possa essere strumento efficace di confronto con le altre forze armate europee e internazionali. Tale è l'auspicio ed il senso di questa mozione: aiutiamo i nostri giovani ad essere stabilizzati nelle Forze armate, trattiamo meglio i militari ed i poliziotti sotto il profilo delle retribuzioni perché essi rappresentano il meglio dell'Italia. Se amiamo l'Italia non possiamo non amare loro (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Duranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA DURANTI. Signor Presidente, il Ministero della difesa, negli ultimi dieci anni è stato oggetto di un profondo processo di trasformazione, che è tuttora in corso. Tale processo è derivato dalla necessità di adeguare lo strumento militare alle linee guida tracciate dal nuovo modello di difesa e dall'adesione ai nuovi principi costitutivi della NATO. Si tratta di principi radicalmente modificati dal nuovo concetto strategico varato dalla NATO stessa nel vertice dell'aprile del 1999 a Washington, che non è stato sottoposto ad alcun tipo di verifica e di controllo parlamentare. Tale modifica intendeva trasformare la NATO da alleanza difensiva a presidio militare del nuovo ordine mondiale.
Abbiamo più volte affermato e dichiarato la nostra contrarietà a tale modifica: la nostra posizione in questo senso è assolutamente nota. Il nuovo modello di difesa, che viene varato nel 1991 anche nel nostro Paese e che si sviluppa nel corso del successivo decennio, si concretizza come adattamento del mezzo militare italiano alle mutate condizioni geopolitiche: sposa cioè la filosofia del nuovo concetto strategico della NATO affermando «la necessità della tutela degli interessi nazionali» - cito testualmente - «nell'accezione più vasta di tale termine, ovunque sia necessario». A tale scopo, vengono ridefinite le funzioni delle Forze armate del nostro Paese, professionalizzate con la legge n. 331 del 2000, funzioni che vanno dalla difesa delle linee di rifornimento strategico, alla difesa degli interessi culturali, economici e politici italiani in Paesi terzi, dalla salvaguardia dell'indipendenza nazionale, all'inviolabilità dei confini. Come si nota e si comprende facilmente, vengono cioè equiparati due concetti che sono assolutamente differenti, quello di interesse nazionale e quello di sicurezza (noi crediamo invece che la difesa e la sicurezza agiscano in ambiti completamente differenti, e in ambiti differenti debbono rimanere), trasformando così, di fatto, le nostre Forze armate in strumento di politica di sicurezza. Voglio ricordare a questo proposito anche cosa ebbe a dichiarare il generale Angioni: disse che la politica della difesa diventa appunto uno strumento della politica di sicurezza, e quindi della politica estera.
Quanto sopra fu ulteriormente chiarito nella nota aggiuntiva allo stato di previsione per la difesa del 2006, in cui si diceva: «Con tali orientamenti» - riferito ovviamente agli obiettivi strategici - «si intende in concreto proseguire nella trasformazione dello strumento militare, per adeguarlo alle nuove realtà; dotarlo di capacità non più circoscritte alla difesa nazionale» - quindi non più circoscritte solo alla difesa del nostro Paese - «in modo che risulti idoneo a tutelare globalmente gli interessi nazionali, a garantire ed esportare dinamicamente stabilità e Pag. 20sicurezza, ad assicurare alla nazione protezione anche da minacce non convenzionali e asimmetriche, calibrando la capacità di intervento in relazione alle molteplici e talvolta contemporanee necessità operative». Quindi, come si può constatare, si tratta di uno stravolgimento del nostro modello di difesa.
Le trasformazioni e gli adattamenti conseguenti al nuovo modello di difesa, che di fatto si è concretizzato nel nostro Paese ancorché il Parlamento non abbia mai potuto discutere a fondo delle sue linee, hanno determinato, negli anni, una progressiva crescita del bilancio della difesa, relativamente ai finanziamenti destinati alle spese militari e ai settori a questa collegati, armamenti e missioni; e un progressivo depauperamento delle risorse indirizzate alle attività di supporto civile e ai settori non direttamente collegati alle missioni all'estero e all'impegno nei teatri di conflitto. A questo proposito, voglio sottolineare come l'organico dei dipendenti pubblici della difesa, negli ultimi anni, sia passato da 42 mila unità a meno di 37 mila e come le loro condizioni di lavoro siano molto peggiorate. Soprattutto, con i tagli continui all'esercizio è stato, a mio avviso, di fatto allentato il ruolo del pubblico nel settore strategico delle manutenzioni, che potrebbe portare alla rinuncia ad esercitare il controllo democratico sugli apparati che perseguono le politiche della difesa, e portare a favorire l'attività della lobby dell'industria delle armi.
Pensiamo che la conseguente crescita dell'impegno del nostro Paese nell'ambito delle missioni internazionali determini la necessità di definire un quadro di riferimento più adeguato, che connetta cioè tali impegni in modo preciso con i vincoli costituzionali - intendo della nostra Costituzione - e il diritto internazionale, in modo da garantire un più incisivo controllo parlamentare all'interno di quella ridefinizione del modello di difesa che noi consideriamo ormai stringente e non più rinviabile. Allo stesso modo, la professionalizzazione delle Forze armate pone l'esigenza di fornire elementi per la loro modernizzazione democratica: vanno cioè previsti, secondo noi, strumenti in grado di garantire ai militari diritti (ma diritti veri, a partire da quello di aderire a libere associazioni sindacali: in materia abbiamo depositato una nostra proposta di legge), così come vanno tenute in grande considerazione e risolte alcune criticità, a partire dalla questione della stabilizzazione degli ufficiali volontari delle Forze armate, lavoratori precari che, dopo anni di servizio, si vedono negato il diritto al lavoro. Infine, ma ovviamente non per ultimo, è necessario (e anche ciò lo ripetiamo da tempo) definire procedure per il controllo da parte del Parlamento della spesa del Ministero della difesa e di tutti gli stanziamenti ad esso destinati.
Come si può constatare - mi avvio alla conclusione - le questioni della funzionalità e della operatività delle Forze armate affrontate dalle mozioni di cui stiamo discutendo intrecciano procedure, temi e decisioni fondamentali di contesto che meritano un'altra discussione, che affronti il problema del modello di difesa del nostro Paese, della sua collocazione internazionale, della qualità e della quantità della spesa per la difesa e, ovviamente, anche dei diritti del personale della difesa (militare e civile). Credo dunque che sia da questo punto di vista che dobbiamo affrontare la tematica oggi posta, e preannunzio che il nostro gruppo giudica le due mozioni assolutamente irricevibili.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Nardi. Ne ha facoltà.

MASSIMO NARDI. Signor Presidente, credo che le due mozioni, al di là della loro stretta formulazione testuale, abbiano un merito importante: portano infatti all'attenzione di quest'Aula la necessità di prendere in considerazione l'ipotesi di dare più fondi alla difesa. Dare più fondi alla difesa è un problema sul quale dividerci fra militaristi e antimilitaristi? È un problema che deve far dividere il Parlamento fra guerrafondai e pacifisti? Non deve essere così: dobbiamo invece riflettere sulla funzione della difesa, su cosa significa avere una difesa funzionale e un Pag. 21Paese che sia in grado di difendersi da solo in tutte le situazioni che si possono determinare e verificare. Si tratta di situazioni che possono essere molto pericolose: in proposito, devo dire che invidio quei colleghi che hanno tante certezze e che pensano che il nostro sia un mondo tranquillo e che si possa fare a meno di strumenti di dissuasione, di prevenzione, o comunque di difesa rispetto a ciò che ci circonda. Quanto è accaduto in passato in Jugoslavia, quanto è accaduto in Libano molti anni fa e, nuovamente, più di recente, ciò che è accaduto nel Mediterraneo, e poi l'ingerenza iraniana e le problematiche legate al Medio Oriente: tutto ciò sta avvenendo, è avvenuto e, in qualche misura, potrebbe ancora esplodere non a migliaia di chilometri o ad anni-luce dal nostro territorio nazionale, e non è così lontano da permetterci di non preoccuparci delle possibili conseguenze di una nostra disattenzione. Tutto ciò - credo - sia infinitamente vicino a noi, si trovi a ridosso della nostra madrepatria: sono dunque preoccupazioni che ogni cittadino italiano deve avere.
Noi ci troviamo in una fase di evoluzione tecnologica particolarmente avanzata, nella quale gli strumenti di distruzione - anno dopo anno, momento dopo momento - diventano sempre più sofisticati ed efficienti. Viviamo in un momento in cui dobbiamo in qualche modo cercare di capire se sia o non sia utile, per esempio, avere il controllo del nostro territorio nazionale. Credo che se convenissimo su tale considerazione - e cioè sulla necessità di avere il controllo del nostro territorio nazionale rispetto ad eventuali rischi di minaccia -, dovremmo già muovere dal presupposto che bisogna potenziare la nostra macchina di difesa.
È singolare - cito un esempio - che noi disponessimo in passato di duecento F-104, mentre oggi in termini di prospettiva, nella migliore delle ipotesi, avremo, quando saranno disponibili, centoventuno Aero Fighters. Pochi o tanti che siano - e vedo qualcuno dei colleghi che sembra dire che non sono pochi affatto -, il problema è il seguente: il controllo aereo del territorio nazionale è importante o non lo è? Rispetto a quanto è successo in passato e a ciò che è successo non lontano da noi, è o non è importante? La vicinanza con Paesi che si trovano in condizioni di forte fibrillazione può metterci nella situazione di correre rischi significativi in questo senso? E allora, avere il controllo aereo attraverso una macchina che sia numericamente anche capace di coprire gli spazi, e non soltanto dal punto di vista prettamente nominalistico, è o non è importante?
Noi riduciamo la nostra capacità di presenza dal punto di vista aereo, ma non basta, la riduciamo anche per quanto riguarda il controllo delle nostre coste: passiamo, infatti, da venti fregate ad una decina di Frem, che peraltro non sono ancora disponibili né si capisce quando lo saranno a pieno. Anche a tale riguardo, il controllo dei mari è un elemento importante, o non lo è?
Noi abbiamo una costa estesa in maniera incredibile e permeabile da tutti i punti di vista, come dimostrano - se mai ne avessimo una qualche necessità di conferma - i continui sbarchi da parte di extracomunitari e di persone che, ovviamente, arrivano da noi illegittimamente: è o non è importante, quindi, avere una certa copertura del nostro territorio nazionale? Semmai non fosse sufficiente, basterebbe capire ciò che capita ogni giorno sulle nostre coste.
È o non è importante, inoltre, disporre di un esercito da impiegare, quando occorra, nella molteplicità degli scenari? Mi riferisco ovviamente, in primis, alle posizioni che stiamo ricoprendo all'estero con un mandato di cui credo dovremmo essere tutti onorati, e cioè quello di andare all'estero non per fare la guerra, non per fare del colonialismo, né per andare ad occupare territori (come qualche volta si ascolta dire in quest'Aula).
Noi andiamo all'estero - come dimostrano i fatti - per rappresentare l'Italia nel miglior modo possibile, ossia come una nazione di pace, capace di portare in quei contesti il proprio modo di intendere la legittimità, il proprio modo di impostare la Pag. 22giustizia, il proprio modo di essere credibili rispetto ai cittadini ed alle popolazioni presso le quali ci si trova ad operare.
I nostri soldati sanno fare molto bene tutto ciò. Non è un caso, cari colleghi, che i nostri soldati quando vanno all'estero siano molto stimati, ben più di quanto forse capita ad altri nostri alleati. Ma ciò capita perché il nostro soldato non è un soldato di guerra, bensì è un soldato che parla con la gente, ricostruisce ponti e costruisce strade; è un soldato che in qualche misura dà un'ampia dimostrazione della sua professionalità e della sua umanità. Per tali ragioni, il nostro soldato è credibile e, nella stragrande maggioranza dei casi, è considerato capace di riportare la serenità nei territori in cui essa è difficile o si è persa del tutto.
Ma allora, se siamo consapevoli di tale aspetto e se siamo consci di quale compito spetti ai nostri militari, soprattutto nei momenti in cui si trovano ad agire all'estero, come possiamo non considerare le ristrettezze in cui stiamo costringendo ad operare queste persone? Come non si può non capire che li mandiamo ad esercitare le funzioni che poco fa ho descritto, non dico allo sbaraglio, ma comunque in condizioni di difficoltà oggettiva?
Per tali motivi le mozioni in esame, a mio giudizio, hanno importanza, al di là del merito e del contenuto. Esse mettono in evidenza una necessità. È particolarmente importante che il Parlamento abbia nei confronti della difesa una propria capacità di attenzione, che trovi i fondi per rimpinguare le risorse che al momento rendono difficile il semplice mantenimento dello stato attuale della nostra efficienza.
Intendo rivolgere un plauso al Ministro della difesa, l'onorevole Parisi. Questi ha avuto il coraggio, in Commissione difesa, di ammettere con estrema franchezza: «Cari colleghi, purtroppo non siamo in condizione di mantenere ciò che avevamo né di garantire l'efficienza che avevamo. I nostri standard si stanno abbassando. Non riusciamo a dare la dovuta garanzia di efficienza ai nostri macchinari. Dovremmo sostituire delle macchine, cominciando dalle jeep, dai cingolati e da altre ancora, ma non riusciamo a farlo. Dovremmo esercitare una sorta di professionalizzazione del personale nuovo che viene utilizzato nelle missioni di pace ma non siamo in grado di finanziarlo». Ha avuto il coraggio di dire tutto questo! Ho apprezzato il suo coraggio e in tale occasione gli ho risposto: «Caro Ministro, non sono del suo partito, sono della Democrazia Cristiana per le Autonomie, un partito che sta all'opposizione rispetto alla sua parte politica e che spesso non condivide le sue considerazioni o le sue proposte. Ma oggi voglio dire che lei è un uomo onesto e che rappresenta con dignità il nostro Paese. È stato capace di ammettere, dinanzi alla Commissione e pubblicamente, che il nostro Paese non sta pensando ai propri militari».
Concludo il mio intervento affermando che se le mozioni in esame possono, anche un po', concentrare l'attenzione di ognuno di noi in ordine alla necessità del settore della difesa e sul fatto che debbano essere compiuti maggiori interventi, non solo esprimeremo voto favorevole ma le sosterremo fino in fondo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Buemi. Ne ha facoltà.

ENRICO BUEMI. Signor Presidente, prima di affrontare le questioni di merito delle mozioni in esame vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi in ordine ad un aspetto che continua a rappresentare una questione particolarmente condizionante dello sviluppo della dialettica politica nel nostro Parlamento. Credo che su argomenti come quelli che stiamo trattando questa mattina si debba compiere uno sforzo per preservarli da ogni strumentalizzazione politica. Infatti, l'argomento presenta una così grande rilevanza dal punto di vista degli interessi generali del Paese che su di esso dovrebbero convergere gli sforzi dell'unanimità del Parlamento e mi pare assolutamente inopportuno che si sviluppino strumentalizzazioni e dialettiche forzose.
Sicuramente la situazione è all'osso. Tale circostanza è stata ammessa dal Ministro Pag. 23della difesa, ma è sufficiente leggere gli stanziamenti disposti in bilancio per rendersi conto della difficoltà che anche questo settore della nostra organizzazione pubblica vive. D'altra parte dobbiamo registrare una difficoltà, colleghi, per il Paese intero. Le notizie di stamattina danno il nostro Paese ormai retrocesso dietro la Spagna.
Cari colleghi dell'opposizione, ci dobbiamo convincere - non posso essere tacciato di aver cambiato opinione - che è necessario un altro rapporto dialettico: non possiamo continuare con la solita logica che, quando siamo al Governo, siamo perfetti e, quando siamo all'opposizione, sono sbagliati gli altri! Voi state riproponendo questo stesso schema, che è lo stesso che il centrosinistra aveva contro di voi nella scorsa legislatura e verso il quale inutilmente noi socialisti ci siamo battuti!

LUCA VOLONTÈ. Di che cosa stai parlando? Avete posto la fiducia sul Protocollo sul welfare!

PRESIDENTE. Onorevole Volontè, la prego di lasciar proseguire l'intervento del collega.

ENRICO BUEMI. Al capogruppo Volontè voglio dire con estrema franchezza che non vedo neanche la convenienza, per una forza politica come la sua, di diventare particolarmente esasperanti nel confronto politico.

LUCA VOLONTÈ. Ma cosa stai dicendo! Avete posto quattro questioni di fiducia in due mesi!

ELISABETTA GARDINI. Parla ai tuoi!

ENRICO BUEMI. Dobbiamo essere consapevoli che il Paese attraversa un momento difficile, sia dal punto di vista istituzionale, sia da quello della situazione economica e sociale. Non può essere accettata l'accusa che la responsabilità è di un Governo in carica da diciotto mesi, dopo che il Governo del centrodestra è stato in carica per ben sessanta mesi. Non voglio scaricare le responsabilità neanche su quel periodo, in quanto ci sono situazioni che derivano da lontano, ma nello stesso tempo non può essere richiesto a questo Governo e a questa maggioranza di risolvere con una bacchetta magica i problemi del Paese! Certo è che vi sono difficoltà e debbo dire con estrema onestà che vi è difficoltà da parte del centrosinistra, almeno nella sua interezza, di affrontare queste problematiche. La storia, l'esperienza di cinquant'anni e più di democrazia pesano ancora fortemente nell'approccio su tale materia.
Nello stesso tempo, voglio dire che, se facciamo uno sforzo per uscire dalle strumentalizzazioni, anche questi problemi si possono risolvere. Quindi, la situazione è difficile non solo per le Forze armate, ma per il Paese. Siamo consapevoli della funzione straordinaria e strategica delle Forze armate, sia in termini di difesa degli interessi nazionali, sia dal punto di vista militare, ed anche della politica estera, non per esportare visioni obbligatoriamente e in maniera coercitiva, ma per concorrere alla distensione internazionale e promuovere i cambiamenti positivi in Paesi che si trovano in maggiori difficoltà.
Nello stesso tempo, siamo assolutamente consapevoli della funzione trainante dell'industria militare, non tanto perché siamo un Paese guerrafondaio, ma perché abbiamo bisogno anche in quel campo di non essere l'ultimo fanalino di coda. Tuttavia, l'industria militare si regge anche con investimenti che in questo momento mancano.
Vi è poi la necessità di garantire un'adeguata formazione del personale militare, soprattutto per il personale impiegato in funzioni di particolare rischio ed anche la necessità di garantire al personale militare che tende a collocarsi nella seconda metà della propria carriera le condizioni affinché possa essere utilizzato positivamente in altri settori dello Stato, in particolare quelli della sicurezza interna, che hanno sicuramente bisogno di una maggiore presenza.Pag. 24
Credo che tutto ciò possa avvenire se - come dicevo all'inizio - usciamo dalla strumentalizzazione. Vi è bisogno di affrontare i problemi nella loro essenzialità. Quindi, in questo senso lo dico al capogruppo Volontè, presentatore insieme all'onorevole Bosi della mozione n. 1-00143, e anche al collega Ascierto, che nelle loro mozioni vi sono punti condivisibili. Pertanto se, invece di promuovere iniziative unilaterali, ci muovessimo, almeno in questo campo, in una visione più unitaria e non ci mettessimo d'accordo - lo dico ad altri, ovviamente non a noi - soltanto per fare leggi elettorali che sottraggono democrazia e cercassimo di fare uno sforzo unitario per trovare soluzioni ai problemi reali del nostro Paese, senza nasconderci dietro le strumentalizzazioni di parte, daremmo un grande contributo. Infatti, come vediamo, sul merito delle questioni ci sono maggiori convergenze di quelle che ci possono essere nella dialettica strumentale e pretestuosa.
Volevo richiamare brevemente l'attenzione dei colleghi su un tema che già altri colleghi nella loro illustrazione hanno posto, che è quello relativo al personale in ferma prefissata, che attende certamente una stabilizzazione.
Credo che, come accade in altri settori della nostra organizzazione pubblica - mi riferisco ai magistrati onorari e ai giudici di pace - che, pur svolgendo una funzione pari a quella degli altri funzionari pubblici, come i magistrati togati, dal punto di vista economico, vengono trattati in maniera sostanzialmente diversa, lo stesso problema si ponga, con riferimento alle carriere, per gli ufficiali e i sottoufficiali che, pur svolgendo all'interno delle Forze armate funzioni essenziali, equiparabili a quelle di altro personale di ruolo, sono sottoposti a questi limiti, non solo di carriera ma anche di impegno temporale. Ritengo che verso tali soggetti occorra avere maggiore attenzione e senso di responsabilità, perché qui si gioca anche con la vita delle persone, con la loro possibilità di avere una prospettiva seria di lavoro, in particolare nel settore che hanno condiviso nei primi anni della loro esperienza professionale. La stessa considerazione vale per coloro che vogliono lasciare dopo un certo periodo, ai quali è necessario garantire una formazione che sia utile anche per un loro impegno nella società civile.
Colleghi, credo che non sia peregrina la necessità di una riflessione sul reclutamento di leva, perché il nostro Paese oggi sconta grandi difficoltà nel ricondurre la collettività giovanile verso obiettivi, valutazioni e condizioni di responsabilità civile e civica che progressivamente vengono meno. Ritengo che la leva militare, come altre grandi istituzioni pubbliche del nostro Stato, abbia svolto una grande funzione formativa. Non credo sia opportuno riproporre lo schema precedente, ma penso che valga la pena far rientrare nel nostro dibattito parlamentare una riflessione volta a recuperare gli aspetti positivi di quell'esperienza.
Svolgo un'ultima considerazione sul rapporto tra le nostre Forze armate e quelle degli altri Paesi. Non possiamo pretendere di essere al livello dei grandi Paesi che non sono sottoposti ai condizionamenti storici e strutturali che, purtroppo, limitano il nostro Paese in termini di bilancio e di costo della spesa pubblica. Nello stesso tempo, però, non possiamo perdere la nostra capacità di essere presenti con un'altissima qualificazione, sia sotto il profilo della strumentazione tecnologica sia sotto quello del personale qualificato. Sono del parere che in questo settore debbano essere privilegiate le qualità alle quantità e da questo punto di vista occorre fare uno sforzo. Credo che le nostre Forze armate potranno essere all'altezza del nostro Paese soltanto se avranno alle spalle la politica, la società e le istituzioni, unite nel sostenere la loro azione nel momento in cui saranno chiamate ad essere impegnate ovunque lo riterremo necessario (Applausi dei deputati del gruppo Socialisti e Radicali-RNP).

PRESIDENTE. Avverto che è stata testé presentata la mozione Cossiga ed altri n. 1-00260, il cui testo è in distribuzione, che, vertendo su materia analoga a quella Pag. 25trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, verrà discussa congiuntamente (Vedi l'allegato A - Mozioni sezione 1).
È iscritto a parlare l'onorevole Bricolo. Ne ha facoltà.

FEDERICO BRICOLO. Signor Presidente, intervengo nella fase della discussione sulle linee generali delle mozioni presentate, ma ne approfitto per esprimere contestualmente una dichiarazione di voto: il gruppo della Lega Nord Padania voterà a favore delle mozioni Bosi e Volontè n. 1-00143, Ascierto ed altri n. 1-00259 e Cossiga n. 1-00260.
Tali mozioni muovono dalla constatazione che l'attuale modello di difesa a 190 mila unità non appare più sostenibile alla luce degli attuali livelli di bilancio della difesa, almeno per le parti che concernono le spese per il personale e le cosiddette spese di funzionamento, entro le quali ricadono voci delicatissime, come l'addestramento degli uomini e la manutenzione dei mezzi. Poiché l'argomento affrontato è proprio questo, è evidente che le mozioni dovevano essere calendarizzate - tenuto conto anche dello spirito di chi le ha presentate all'Assemblea - prima della sessione di bilancio.
Signor Presidente, è inutile parlare adesso, quando di fatto il disegno di legge finanziaria ha già ricevuto il vaglio della Camera e oggi è al voto definitivo al Senato. Non abbiamo avuto la possibilità di intervenire sulla questione, né di dare voce non solo alle istanze di chi, in questo momento, sta operando nelle forze di sicurezza, nelle Forze armate, nella polizia e quant'altro, ma anche alle istanze dei settori della pubblica amministrazione e dei vertici dell'esercito, i quali sono venuti in Commissione a chiedere finanziamenti più cospicui.
I nostri uomini, infatti, nelle missioni di pace nel mondo e per garantire la sicurezza sul territorio hanno sempre bisogno di maggiori risorse, che il Governo gli nega. Ricordo, infatti, che il miliardo stanziato con la finanziaria nel corso del 2007 è stato ampiamente esaurito già nei mesi precedenti a settembre-ottobre, a seguito degli impegni che il Governo ha deciso di assumere inviando più uomini e più mezzi nelle missioni di pace, soprattutto in Afghanistan.
Voglio ricordare ciò anche ai colleghi di Rifondazione Comunista, dei Verdi, dei Comunisti Italiani, i quali fanno finta di non sapere che i nostri uomini in questo momento sono in Afghanistan in un teatro pericolosissimo, in quanto combattono e sostengono delle vere e proprie missioni di combattimento insieme agli americani. È chiaro che la quotidiana esposizione al rischio che devono affrontare i nostri uomini deve essere supportata anche da risorse importanti, necessarie per garantire loro la sicurezza. Ciò significa mezzi affidabili e la possibilità di ricevere finanziamenti in grado di supportare questa azione in teatri così difficili, dove il terrorismo internazionale di matrice islamica sta nuovamente prendendo possesso di grandi aree, soprattutto in Afghanistan.
Quindi è evidente che ci troviamo a discutere la mozione troppo tardi. Ormai il bilancio è stato deciso, e anche per il prossimo anno sarà stanziato un misero miliardo di euro, che non è sufficiente a garantire le necessità che le Forze armate e di polizia hanno sul nostro territorio.
Il risultato è che le Forze armate e quelle di polizia sono prive del necessario: dai carburanti ai fondi per la stabilizzazione dei precari, alle risorse per l'ordinaria amministrazione, per lo sviluppo professionale (dunque per l'addestramento) e per il mantenimento dei mezzi, ai risarcimenti per i militari colpiti dalle patologie derivanti dall'amianto e dall'uranio impoverito, di cui tanto si è discusso in Parlamento.
È sempre più difficile, dunque, chiedere ai nostri militari, ai carabinieri, agli uomini della Polizia di Stato e perfino a quelli delle Capitanerie di porto di continuare ad assolvere i compiti che il Paese gli chiede e che sono loro affidati. Mi riferisco alle missioni di pace all'estero, al contrasto alla criminalità organizzata, alla sicurezza dei confini e alle emergenze di protezione civile.Pag. 26
È inaccettabile che agli uomini in divisa si chieda tanto senza riconoscere loro il minimo necessario. Oggi discutiamo in un Parlamento ormai quasi vuoto (si avvicina il Natale), ma i nostri uomini ogni giorno rischiano la loro vita a casa nostra, sul nostro territorio e nelle missioni di pace. Il Governo, tuttavia, non fa nulla per aiutarli.
Evidentemente, voi del Governo vi siete chiusi a chiave nel palazzo del potere, non vi confrontate con il territorio e, quindi, non riuscite a vedere questi aspetti. La gente, però, è sempre più delusa da questo Stato, in quanto è uno Stato che blocca ogni processo di riforma federalista, è sempre più centralista ed assistenzialista (lo abbiamo visto con questa finanziaria) e non fa nulla per garantire più sicurezza sul territorio (lo abbiamo visto con il decaduto decreto-legge sulla sicurezza).
Lo Stato e il Governo scatenano i loro prefetti e i loro magistrati contro i sindaci della Lega Nord, i quali cercano di mantenere un minimo di qualità della vita sul territorio, adottando ordinanze per regolare, ad esempio, il fenomeno dell'immigrazione nelle loro città. Si tratta, quindi, di uno Stato latitante, che preferisce dare la caccia ai sindaci della Lega Nord invece che ai delinquenti. È uno Stato che, di fatto, non fa nulla per contrastare il fenomeno dell'immigrazione clandestina, per la quale è in atto un'altra sanatoria. Si stanno sanando, infatti, più di 500 mila clandestini presenti oggi nel nostro Paese, perché da quando siete al Governo nessuno ha più applicato la legge Bossi-Fini.
Ricordo che si tratta di una legge dello Stato in vigore, che prevede l'espulsione per chi entra illegalmente nel nostro Paese: questo Governo, da quando è in carica, non ha adottato alcun provvedimento di espulsione nei confronti di cittadini extracomunitari. È una vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Dovete parlare con la gente e confrontarvi con i cittadini: vedrete che la gente non ne può più. Sono troppi gli extracomunitari presenti sul nostro territorio: sono gli africani, i marocchini, gli albanesi e gli slavi venuti a casa nostra pensando di fare quello che vogliono e di non rispettare le nostre regole. Per quanto ci riguarda, ciò è inaccettabile!
Signor Presidente, concludo: è giusto parlare di determinate questioni e cercare di aprirvi gli occhi, altrimenti dovremo affrontare insieme gli eventi che si verificheranno sul territorio per la ribellione della gente che non ne può più. La gente che identifica questo Stato nel Governo Prodi - che di fatto lo rappresenta - lo vede sempre più come uno Stato nemico. Il tricolore - la bandiera tanto difesa in quest'Aula - viene vista al nord, in Padania, come una bandiera nemica, che rappresenta uno Stato che non garantisce gli interessi dei cittadini onesti, che pagano le tasse e chiedono risorse e sicurezza sul territorio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, confesso subito che, quando ho letto la mozione Bosi n. 1-00143, non ho potuto non comprendere e non condividere la preoccupazione in merito alle questioni economiche e finanziarie che, nell'ambito delle Forze armate, riguardano soprattutto i lavoratori delle stesse. Dopo aver letto, però, le mozioni Ascierto ed altri n. 1-00259 e Cossiga ed altri n. 1-00260, la sensazione di essere di fronte a documenti un po' pretestuosi e strumentali è andata crescendo. Nella fase di illustrazione delle mozioni, Bosi ha addirittura attaccato il Presidente Prodi, all'indomani di un indubbio successo della diplomazia italiana, ottenuto in sede ONU con l'approvazione della moratoria sulla pena di morte. Va richiamata, tra l'altro, l'azione di queste settimane e di questi mesi: penso non soltanto al Libano, ma, ad esempio, all'iniziativa politica e diplomatica per evitare che nel Kosovo si arrivi ad una crisi. Ho ascoltato la retorica militaristica, antistorica e fuori luogo che non giova al ruolo di Forze armate che operano in teatri difficili ma come protagonisti di pace (non giova, pertanto, ai nostri ragazzi impegnati in missioni di pace).Pag. 27
Di fronte a tutto ciò, pur considerando l'importanza e riconoscendo la giusta attenzione che deve essere prestata alle questioni economiche e finanziarie delle Forze armate, ricordo la delicatezza della materia e le difficoltà oggettive della gestione economica di tale settore, insite tanto nel retaggio del passato quanto nell'attuale frangente. Non c'entrano niente il tema dell'immigrazione e le scelte dei sindaci della Lega Nord.
Quanto al bilancio del Ministero della difesa - che, è vero, si mantiene di poco al di sotto dell'1 per cento del PIL (è pari allo 0,938 per cento per il 2007 e allo 0,948 per cento per il 2008) - sembra opportuno sottolineare che le critiche al processo di razionalizzazione del personale delle strutture delle Forze armate tendono ad essere ridimensionate, alla luce delle stime e dei dati presenti già nella legge finanziaria per il 2007 e poi in quella per il 2008. Ricordo che, già lo scorso anno, al capitolo di spesa per il personale fu indirizzato ben il 71 per cento degli stanziamenti, al capitolo dell'esercizio il 16 per cento e a quello di investimento il 22, con una crescita complessiva, rispetto al 2006, del 2,7 per cento. Quest'anno, pur restando quasi invariata la percentuale di spesa sul PIL, le previsioni si orientano verso una crescita del 5,4 per cento rispetto al 2007, mantenendo la ripartizione dei tre capitoli di spesa in linea con quella dello scorso anno.
È da registrare, dunque, che, a ridosso della presentazione delle mozioni in esame, lo stesso Ministero della difesa ha lamentato il rischio di una quasi irreversibile inefficienza, da imputarsi maggiormente ai tagli operati nella scorsa legislatura.
Si pensi che nel 2006, quindi con previsione di bilancio realizzata nel 2005, si era arrivati a disporre di appena 1.837 milioni di euro per l'esercizio e di appena 1.511 per l'investimento, a fronte dei circa 2.500 milioni di euro per l'esercizio e 3.600 milioni di euro per gli investimenti previsti per il 2008.
Si tratta di un trend negativo, che, paradossalmente, al di là del solito scaricabarile, è stato il risultato di un Governo, quello di centrodestra, particolarmente interventista e militarista. È chiaro, quindi, che se, da un lato, possiamo ammettere la necessità di un progressivo miglioramento nella spesa e nella gestione delle Forze armate, fermo restando anzitutto il rispetto per il personale militare, dall'altro non possiamo esimerci dal ricordare che questa problematica non può essere affrontata in tempi brevi, né tanto meno attraverso interventi ad hoc, adatti più a rispondere superficialmente ai rumor e alle lamentele di categoria che a risolvere concretamente e complessivamente la questione.
Per questi motivi, preannunzio, fin da ora, il voto contrario del gruppo dell'Italia dei Valori sulle tre mozioni presentate.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,50).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Salerno. Ne ha facoltà.

ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, mi stupiscono le dichiarazioni del collega intervenuto poc'anzi, che preannunzia un voto contrario sulle mozioni rivolte a dare alle nostre Forze armate più mezzi, dignità, ruolo e autorevolezza. Mi chiedo come ciò sia possibile, in un momento di grande incertezza e pericolo nelle zone in cui le Forze armate sono impegnate.Pag. 28
Questo è veramente il sintomo di come questa maggioranza faccia il passo del granchio, con un passo avanti, due passi di fianco e tre indietro. In quelle zone, le nostre Forze armate hanno, in realtà, bisogno proprio del contrario, ossia di certezza, nonché del cambio, laddove esista l'estrema necessità di tutelare la vita dei membri delle nostre Forze armate, delle regole di ingaggio, a fronte delle trasformazioni continue di scenari, confronti e situazioni sempre più difficili, che si verificano nella zone di guerra e che possono anche assumere i toni di un conflitto aperto.
È chiaro che le nostre Forze armate sono in quelle zone di guerra per svolgere la parte che compete alla nazione che è la sesta potenza industriale del mondo, che non può lasciare sempre e solo alle grandi potenze, come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Francia, questi ruoli di rischio, ma determinanti per la pace mondiale. Siamo in quelle zone per portare pace, ordine e sicurezza, il che coincide anche con un blocco delle azioni terroristiche e di chi oggi continua a seminare sangue e distruzione nei territori sotto l'egida dell'ONU o dell'Alleanza atlantica. Si dovrebbe dare certezza a situazioni come quella del Libano, in cui 2.500 uomini delle nostre Forze armate, ancora oggi, non sanno cosa fare se incontrano per la strada libanesi o un hezbollah con un mitra o un lanciarazzi in mano.
Sembra ridicolo, ma si tratta anche della vita dei nostri soldati. Non vi è una regola di ingaggio o un ruolo certo di polizia militare o, comunque, di controllo del territorio proprio in quelle zone del Libano dove sono estremamente facili gli attentati e possono scoppiare di colpo conflitti aperti.
Anziché dare certezze, passiamo intere giornate in quest'aula per capire se un nostro soldato ha sparato per primo o dopo, se abbia o meno il colpo in canna quando circola. Siamo cioè...

PRESIDENTE. Onorevole Salerno, ha concluso il tempo a sua disposizione.

ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, concludo annunciando il voto favorevole della Destra sulle tre mozioni del centrodestra, perché sono tutte portatrici di autorevolezza, di forza e di incoraggiamento nei confronti delle nostre Forze armate, alle quali La Destra, in questa occasione, augura da lontano un fervido buon Natale e un felice 2008, anche se sono in queste zone di guerra (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-La Destra e DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cossiga, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00260. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE COSSIGA. Signor Presidente, mi rendo conto che questo non è in effetti il momento in cui si sarebbero dovute affrontare queste tematiche, perché sarebbe stato sicuramente più opportuno trattare la questione della funzionalità delle Forze armate nel corso della discussione del disegno di legge finanziaria. Tutto ciò non è stato possibile, e quindi dobbiamo tentare di dare un significato all'appuntamento di oggi. Non si tratta di un appuntamento sterile, ma di un'occasione in cui il Parlamento si confronta su una realtà che dovrebbe essere importante per tutti noi: il funzionamento delle Forze armate.
Ho seguito con attenzione gli interventi dei colleghi, così come ho letto il testo delle mozioni presentate dai colleghi di opposizione, che condividiamo. Debbo però notare che, come accade spesso quando si ha poco da dire, si citano i numeri. Non credo che l'unico problema di cui quest'Aula si debba ridurre a discutere sia una questione di numeri, se la spesa dello 0,94 per cento in rapporto al PIL sia adeguata o meno, se l'1,20 della Germania possa essere confrontato con il 2,40 della Francia, e così via. Ritengo che quest'Aula e la politica dovrebbero occuparsi anche di altri aspetti.
Per tali motivi sono convinto che, al di là di qualche affermazione generica, sia il Governo sia soprattutto le forze di maggioranza Pag. 29voteranno queste mozioni in relazione al loro contenuto, non in relazione a un'asserita strumentalità. Anche partendo da posizioni diverse, dovremmo domandarci cosa chiediamo alle nostre Forze armate: chiediamo che anche all'estero tutelino gli interessi e la sicurezza del nostro Paese? Credo che questo, ormai, nel mondo globalizzato in cui viviamo sia un ruolo fondamentale. Non bisogna vergognarsi di affermare che l'invio delle Forze armate rappresenta uno strumento fondamentale della politica del nostro Paese. La politica del nostro Paese, infatti, tende a tutelare gli interessi dei cittadini attraverso la garanzia della pace e della sicurezza nel mondo. Non mi sembra che ci possa essere una questione di pacifismo o di militarismo allorché si affrontano tali problematiche. Si tratta della centralità dell'azione del nostro Paese e del significato del ruolo del nostro Paese all'estero.
Se riusciremo a trovare un accordo su cosa chiedere alle Forze armate, bisognerà anche trovare in qualche modo un accordo e discutere su che cosa vogliamo mettere a disposizione delle Forze armate e dei cittadini che hanno fatto la scelta, a rischio della loro vita, di servire con una divisa il nostro Paese. La garanzia che dobbiamo fornire a questi cittadini si estrinseca certamente attraverso scelte importanti per quanto riguarda il finanziamento e il rapporto tra quello che vogliamo spendere per altri settori e quello che siamo determinati a spendere per le Forze armate, ma non solo.
Ritengo che questo tema rappresenti uno dei punti centrali dell'azione politica di questo Governo, come di altri, e sicuramente su questo tema il Governo non è risultato adeguato, così come altri in passato. Dico ciò perché non bisogna far finta, come lo struzzo, di non vedere cosa è successo nel passato, anche lontano e non soltanto vicino. Dobbiamo riflettere su che cosa mettere a disposizione, al di là del denaro, per questo strumento militare e per le Forze armate. Dobbiamo decidere di rendere omaggio e merito a questi cittadini garantendo, attraverso la sicurezza del loro trattamento, la dignità, l'apprezzamento del loro operato e un riconoscimento univoco alle funzioni che sono chiamati a svolgere. Se su tale aspetto, e non soltanto di numeri, saremo in grado di discutere forniremo un servizio importante per il nostro Paese e per i cittadini che hanno deciso di servirlo in armi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rugghia. Ne ha facoltà.

ANTONIO RUGGHIA. Signor Presidente, intervengo per esprimere il giudizio negativo del gruppo del Partito Democratico-L'Ulivo sulle mozioni Bosi e Volontà n. 1-00143 e Ascierto ed altri n. 1-00259.
Per quanto riguarda quest'ultima mozione, ne apprezziamo la differenza nella forma rispetto alle altre mozioni illustrate dai rispettivi primi firmatari. Le prime due mozioni in esame cui mi riferirò in modo più specifico, per le affermazioni contenute nelle premesse ma anche per ciò che è stato dichiarato negli interventi dei rispettivi primi firmatari, meritano una nostra presa di posizione e anche lo svolgimento di un'argomentazione.
Nella mozione presentata dai colleghi dell'UDC si afferma che il bilancio della difesa sarebbe stato sensibilmente ridotto negli esercizi finanziari 2005, 2006 e 2007 a causa dell'intervenuta crisi finanziaria.
Il gruppo di AN addirittura attribuisce la responsabilità dei tagli alla difesa esclusivamente al Governo Prodi, dicendo proprio che questi tagli e la conseguente difficoltà della funzione della difesa e del Ministero della difesa dipenderebbero dalla scelta del Governo Prodi di aver tagliato le risorse per il bilancio della difesa nel 2007 (attraverso la legge finanziaria per il 2008). Come è noto le cose non stanno in questi termini e i colleghi che hanno illustrato le mozioni lo sanno, compreso il collega Bosi, che nel precedente Governo è stato anche sottosegretario alla difesa.
Una riduzione sensibile - un taglio senza precedenti - degli stanziamenti per la difesa vi è stato, ma è stato operato per Pag. 30le scelte che il Governo Berlusconi ha compiuto soprattutto alla fine della precedente legislatura. Nel 2005, dai 19 mila 811 milioni di euro, stanziati nell'anno 2004, siamo passati a 19 mila milioni di euro (si tratta di una riduzione del 5,5 per cento). Nel 2006 le risorse messe a disposizione della difesa sono state ulteriormente ridotte, arrivando al minimo di 17 milioni di euro, con una riduzione pari almeno al 13 per cento rispetto ai tagli già gravi dell'anno precedente.
Ha ragione probabilmente il collega Cossiga quando afferma che non si può svolgere una discussione basandola soltanto sui numeri, ma noi abbiamo il dovere di rispondere, anche sui numeri, alle argomentazioni assolutamente fuorvianti svolte durante questa discussione. Vi sono stati tagli pesantissimi, operati propria nella fase di avvio del nuovo modello organizzativo delle Forze armate, che ha previsto il superamento del servizio obbligatorio di leva, che è stato sospeso dal primo gennaio 2005. Si è trattato di tagli operati proprio quando era assolutamente necessario sostenere la scelta connessa all'avvio della riforma, anche con i provvedimenti correlati che, per realizzare il nuovo modello di difesa non più fondato sulla leva obbligatoria, hanno comportato l'assunzione di migliaia di volontari in ferma breve e di ufficiali in ferma prefissati, che è compito del Governo e del Parlamento cercare di stabilizzare.
Insomma verso la fine della XIV legislatura il Dicastero della difesa ha pagato duramente il fallimento delle scelte di politica economica, delle previsioni «sballate» delle manovre finanziarie del Ministro Tremonti, che hanno conseguentemente costretto a rastrellare, senza alcuna logica, fondi necessari per coprire la voragine dei conti pubblici.
Inoltre, mentre nel 2005 e nel 2006 venivano comunque operati, complessivamente, rispetto al 2004, tagli per il 18,6 per cento al bilancio della difesa, il Governo Berlusconi non ha perso comunque l'occasione di anticipare di due anni la sospensione della leva obbligatoria, facendone un mega spot elettorale. Come era logico supporre, la prima fase della riforma, ma anche il maggiore impegno nelle missioni internazionali che il Parlamento ha affidato alle nostre Forze armate, hanno comportato invece un aumento dei costi per la difesa.
L'aumento dei costi e il taglio radicale degli stanziamenti hanno determinato difficoltà strutturali molto gravi alle attività del Ministero. I tagli ai consumi intermedi - i famosi tagli lineari inventati da Tremonti nel triennio 2004-2006 - e agli investimenti hanno rappresentato per il Dicastero della difesa un costo molto grave, molto più alto di quello sostenuto dagli altri Dicasteri.
Infatti, per la Difesa i consumi intermedi non rappresentano soltanto la spesa corrente per l'apparato ministeriale e periferico ma comprendono, invece, tutte le spese per il mantenimento e la gestione efficiente ed efficace dello strumento militare. Si tratta in gran parte di spese per la manutenzione dei mezzi, per l'apprestamento e il ripianamento delle scorte, per l'acquisizione dei mezzi di protezione, per la formazione, l'addestramento e, quindi, l'efficienza e la sicurezza del personale.
La loro drastica e irrazionale riduzione ha prodotto danni gravi e strutturali ed è giusto riconoscere al Governo Prodi lo sforzo operato per il risanamento del bilancio della Difesa: altro che mozioni di censura sulle scelte operate dal Governo dell'Unione.
Come è riscontrabile nella tabella allegata alla nota aggiuntiva allo stato di previsione per la Difesa, nel 2007 il Governo Prodi ha stanziato per il dicastero più fondi rispetto al 2006, passando da 17 mila 782 milioni a 20 mila 195 milioni di euro.
Per il 2008 vi è stato un ulteriore incremento - lo ricordava il collega Evangelisti - pari al 5,5 per cento in più rispetto allo scorso anno che ha portato il bilancio della Difesa a un totale di 21 mila 118 milioni di euro. Pertanto, signor Presidente, signori colleghi, non ci appare giusto presentare subito dopo l'approvazione della legge finanziaria, mozioni contro Pag. 31gli stanziamenti insufficienti per il Ministero della difesa e per la funzione di difesa, senza alcun accento autocritico da parte dei colleghi della minoranza che dimostrano di avere una memoria troppo corta.
Da parte nostra, abbiamo l'assoluta consapevolezza che le scelte operate con la legge finanziaria non rappresentano la prova del nove della volontà del Governo di aumentare le spese per la difesa; noi siamo ancorati al programma dell'Unione. Siamo ancorati al programma di Governo dell'Unione per le nuove politiche di difesa. In conseguenza di tali scelte, sono state fissate le priorità per la legge finanziaria 2008: il funzionamento dello strumento militare ispirato al rispetto degli standard di interoperabilità delle forze e dei mezzi con i Paesi alleati, l'ammodernamento delle Forze armate, la realizzazione del modello organizzativo per ridurre i costi e aumentare l'efficienza e il funzionamento di questo modello, il miglioramento della gestione e il controllo della spesa. Siamo, quindi, impegnati a ridurre gli sprechi, ad abbandonare scelte irrazionali, ad affermare politiche rigorose, ma dobbiamo comunque riconoscere che gli sforzi operati con le leggi finanziarie per il 2007 e per il 2008, che rappresentano un importante e netta inversione di tendenza rispetto ai tagli operati dal Governo Berlusconi, non sono comunque ancora del tutto sufficienti, non ci permettono di recuperare le posizioni e di ridurre la forbice finanziaria ed economica rispetto ai valori di spesa sul prodotto interno lordo registrati dalla Francia, dal Regno Unito e dagli altri Paesi europei, vale a dire i Paesi comparabili con l'Italia.
Su questo mi permetto di aprire una breve polemica con le affermazioni del collega Bosi e del collega Ascierto. Quest'ultimo ha affermato che, al di sotto di un rapporto dell'1 per cento tra spesa per la difesa e prodotto interno lordo, si arriva al fallimento.
Vorrei ricordare al collega Ascierto un dato molto semplice: alla fine della precedente legislatura quel rapporto era dello 0,8; oggi, se aggiungiamo anche gli stanziamenti che sono stati assegnati al Ministero dello sviluppo economico, superiamo abbondantemente l'1 per cento. Certamente si tratta di somme molto basse, ma se consideriamo che si parte dallo 0,8 per cento appare chiaro lo sforzo del Governo e della maggioranza di evitare quel fallimento che, invece, pervicacemente si è cercato di realizzare con le scelte del Governo Berlusconi.
Il nostro bilancio è ancora - come osservava giustamente il collega Evangelisti - troppo ingessato a causa delle spese del personale, anche se con una positiva inversione di tendenza in questo ultimo anno e nelle previsioni della legge finanziaria.
Le spese del personale ammontano ancora al 59,6 per cento del totale, quando sappiamo che andrebbero determinate nel 50 per cento, per lasciare il restante 50 per cento, invece, alle spese di esercizio e investimento, per essere in linea con gli altri Paesi del contesto occidentale.
Se facciamo riferimento alle tabelle allegate alla legge finanziaria, è possibile verificare come, a valori costanti e tenendo conto dell'inflazione, sostanzialmente spendiamo per la difesa (e per la «funzione difesa») quanto spendevamo prima dei tagli pesanti realizzati nel triennio 2004-2006 dal precedente Governo.
Dobbiamo essere consapevoli del fatto che il nuovo modello organizzativo e i nuovi e più impegnativi compiti assegnati dal Parlamento alle nostre Forze armate determinano un aumento di costi. Ritengo che sia giusto da parte del Parlamento riconoscere alle nostre Forze armate, nonostante tali difficoltà, l'impegno manifestato per riuscire a non perdere il proprio grado di efficienza e di operatività, conseguendo, anzi, lusinghieri risultati nell'azione svolta nelle missioni, assegnate loro dal Parlamento della Repubblica, in cui sono impegnate.
Ritengo, colleghi, che su ciò abbia ragione il collega Cossiga - ho apprezzato il suo intervento per l'illustrazione della sua mozione n. 1-00260 -, ma su questo argomento abbiamo più volte discusso in Pag. 32Commissione difesa e abbiamo iniziato a produrre i primi risultati. Credo che, ormai, non sia più rinviabile una riflessione in Parlamento sul modello dello strumento militare necessario al nostro Paese.
Il Ministro Parisi, in Commissione, ha annunciato uno studio finalizzato alla ridefinizione di un nuovo modello sostenibile, più compattato, ristrutturato e ringiovanito, che possa soddisfare le esigenze derivanti dalle politiche di difesa e sicurezza, sia nazionali sia internazionali, e che, nel contempo, sia coerente e sostenibile con le risorse disponibili. È evidente, che solo il Parlamento può modificare il modello a 190.000 uomini previsto dalla legge n. 331 del 2000.
È inutile «dare i numeri», come è stato fatto anche nel dibattito in questa Assemblea: mi riferisco al previsto taglio di 30.000 unità ipotizzato dai colleghi Bosi e Ascierto nelle loro rispettive mozioni n. 1-00143 e n. 1-00259. Sappiamo che nessuno può scegliere né può determinare delle scelte esautorando il Parlamento e la sede naturale per avviare il confronto - richiesto anche dall'onorevole Cossiga, confronto al quale noi siamo naturalmente disponibili - è la Commissione difesa. Essa, tra l'altro, già sta esaminando i vari modelli di difesa e potrebbe ponderare una proposta da presentare al Parlamento sul modello migliore che, per quanto riguarda l'assetto delle Forze armate, sia all'altezza delle nostre ambizioni, ma sia anche rispondente alle nostre disponibilità.
Signor Presidente - e mi avvio alla conclusione - ritengo che sia giusto rimarcare alcune scelte qualificanti operate con la legge finanziaria per il 2008, che contraddicono nettamente la premessa di tutte le mozioni presentate e di tutti gli interventi effettuati durante la discussione dai colleghi del centrodestra.
Ritengo giusto rimarcare: le scelte che hanno portato all'aumento delle risorse per la professionalizzazione delle Forze armate - abbiamo recuperato gran parte di quel taglio del 15 per cento (operato con la precedente legge finanziaria) con un finanziamento di 30 milioni di euro -; gli interventi a favore degli arsenali e degli stabilimenti militari; la scelta di destinare fondi per il risarcimento dei danni causati dall'esposizione e dall'utilizzo dei proiettili all'uranio impoverito o alle nanoparticelle provocate dalle esplosioni; il finanziamento a favore di imprese nazionali nel settore aeronautico ad alto contenuto tecnologico; la soppressione dei tribunali e delle procure militari; il programma per l'acquisto di alloggi per il personale militare; l'attuazione degli accordi in materia di pubblico impiego; la possibilità concessa ai corpi di polizia di effettuare assunzioni triennali in deroga alla normativa vigente (assunzioni cui faceva riferimento anche il collega Ascierto), per un ammontare di risorse fino a 140 milioni di euro per il 2009, anno nel quale questo programma sarà a regime.
Inoltre, vi è un primo stanziamento che, seppure insufficiente, è importante perché, per la prima volta, viene riconosciuto il tema della specificità dei compiti assolti dalle Forze armate e dalle forze di polizia. Mi riferisco, altresì, in relazione alle scelte qualificanti della legge finanziaria, all'intervento che vi è stato per eliminare il taglio del 10 per cento allo straordinario da corrispondere al personale delle forze di polizia.
Mi riferisco anche alla scelta qualificante di stanziare un finanziamento per l'organizzazione e il funzionamento degli asili nido nei servizi alla prima infanzia.
Insomma, vi sono motivi per ritenere che la scelta compiuta dal Governo Prodi, attraverso la finanziaria per il 2008, sia comunque una scelta positiva per il Ministero della difesa, per i lavoratori della difesa e per i nostri militari.
Siamo assolutamente coscienti che è necessario fare di più e rispondere al meglio alle giuste rivendicazioni dei COCER, che abbiamo ascoltato presso la Commissione difesa. Sappiamo di dover rispondere alle richieste pressanti e giuste che provengono da tanti giovani volontari in ferma breve e dagli ufficiali in ferma prefissata, i quali chiedono, giustamente, la stabilizzazione del loro rapporto di lavoro. Ciò vale per l'Arma dei carabinieri Pag. 33- come ha sottolineato il collega Ascierto - ma anche per tutte le altre Forze armate. Il nostro impegno sussiste, come ha rivelato anche l'approvazione di proposte emendative al disegno di legge finanziaria in sede di Commissione bilancio, di risoluzioni e di ordini del giorno che, purtroppo, poi, non sono stati ricompresi nei maxiemendamenti, ma ciò non significa che noi non continueremo a perseguire tali obiettivi.
Abbiamo la consapevolezza di dover sostenere al meglio l'attività dei nostri militari impegnati in difficili missioni internazionali. L'approvazione della legge finanziaria per il 2008 rappresenta soltanto una tappa. Il nostro impegno continuerà, per rendere più efficiente la politica della difesa e della sicurezza nel nostro Paese.
Siamo disposti al confronto e lo abbiamo dimostrato; presso la Commissione difesa si è stabilito un clima positivo per affrontare scelte che non sono più rinviabili. Quanto non accettiamo, però, sono queste inutili iniziative, ispirate esclusivamente ad esigenze di propaganda. Per questo motivo, voteremo contro le mozioni in discussione - Bosi e Volontè n. 1-00143 e Ascierto ed altri n. 1-00259 - e anche contro la mozione Cossiga ed altri n. 1-00260, la quale, comunque, si pone in maniera diversa rispetto alle altre due.
In sostanza, colleghi, non ci fidiamo dei buoni consigli di chi, in passato, ha saputo dare soltanto il cattivo esempio (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per la difesa, Giovanni Lorenzo Forcieri, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

GIOVANNI LORENZO FORCIERI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, desidero anzitutto ringraziare coloro che sono intervenuti nel dibattito e non mi sottrarrò certo...

PRESIDENTE. Chiedo all'Assemblea un po' di silenzio per consentire al sottosegretario Forcieri di esprimere la posizione del Governo. Per cortesia, invito tutti i gruppi a osservare maggiore silenzio e a prestare attenzione.

GIOVANNI LORENZO FORCIERI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Come dicevo, signor Presidente, non mi sottrarrò certo - non è mia abitudine - al dovere di rispondere e di entrare nel merito delle questioni sollevate, sia dalle mozioni presentate, che dagli onorevoli deputati intervenuti.
Tuttavia, per amore di chiarezza e per sgombrare il campo da inutili polemiche, consentitemi di svolgere una considerazione politica preliminare. Le mozioni oggi in discussione (delle quali comprendo il senso, poiché sono state presentate prima della discussione sulla legge finanziaria) si incentrano sulla delicata e rilevante questione della spesa per la difesa nel nostro Paese. Ritengo che questa sia una questione di estrema rilevanza e non credo che lo strumento della mozione, né il contenuto delle stesse, siano in grado di affrontarla nell'ampiezza e nella complessità che essa rappresenta.
Vorrei tanto che riuscissimo ad andare al di là delle considerazioni di propaganda e di polemica politica che, nelle ultime settimane, hanno caratterizzato un po' tutti i settori della nostra vita politica nazionale e cercare di affrontare un tema, come quello di cui stiamo parlando, che ha una grande valenza simbolica e politica per l'intero Paese.
Se ci riusciamo, dobbiamo dare atto che le mozioni vertono sulla sensibile riduzione degli stanziamenti di bilancio per la difesa, che ha caratterizzato gli esercizi finanziari 2004, 2005 e 2006.
Sottolineo che si tratta degli ultimi tre anni di operatività dei bilanci varati non Pag. 34da questo, ma dal precedente Governo. Ciò lo sanno bene i presentatori delle mozioni, alcuni dei quali hanno fatto parte anche della compagine governativa proprio nel settore della difesa, lo sappiamo bene noi dentro e fuori quest'Aula ma, soprattutto, lo sanno perfettamente gli uomini e le donne delle nostre Forze armate. Siamo pronti al confronto sugli obiettivi della nostra politica di difesa nazionale, sulle cifre, sui programmi sul futuro e su ogni altro aspetto. Accetto la sfida culturale della necessità di avere un approccio positivo e non ideologico alla spesa per la difesa, ipotesi di cui sono assolutamente convinto. Tuttavia, ciò che culturalmente non posso accettare e che ho sempre considerato grave è che una battaglia politica che ha altre ragioni trascini con sé e strumentalizzi le nostre Forze armate, coinvolgendo un'istituzione che appartiene alla nazione - come ho già detto - non all'uno o all'altro schieramento. Un simile atteggiamento non serve certo agli interessi del Paese e neanche a quelli delle Forze armate, che come vi dimostrerò con i dati alla mano - perché qualche volta anche i numeri hanno il proprio significato, onorevole Cossiga - stanno invece molto a cuore a questo Governo, che fin dalla sua prima finanziaria ha arrestato la caduta libera delle spese della tabella difesa, per mettere le nostre forze armate in grado di assolvere i compiti loro assegnati, nel quadro di un'azione di politica estera che il Paese ha rilanciato, anche contando sul fatto di disporre di Forze armate capaci ed efficienti. Si tratta, dunque, di un approccio alla spesa per la difesa finalmente coerente con la nostra politica estera, la quale sta dando vistosi risultati nelle missioni in cui siamo impegnati e nelle sedi multilaterali che ci vedono protagonisti attivi ed ascoltati: mi riferisco alla NATO, all'Unione europea e all'ONU. In quest'ultima sede siamo stati, infatti, gli artefici di una svolta storica e culturale: la risoluzione sulla moratoria sulla pena di morte (Commenti)...

PRESIDENTE. Silenzio, per cortesia. Cos'è questa confusione? Prego, sottosegretario Forcieri, continui.

GIOVANNI LORENZO FORCIERI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Svolta questa premessa, è indispensabile, anche a costo di qualche ripetizione, inquadrare il tema posto dalle mozioni in esame in un più complessivo discorso sulla funzione dello strumento militare nell'ambito del ruolo che il Paese svolge nelle iniziative di stabilizzazione e sicurezza internazionale, nonché in maniera più approfondita, nel processo evolutivo al quale le nostre Forze armate sono soggette.
L'attuale quadro internazionale vede una progressiva crescita della dimensione europea che, come è noto, sosteniamo con forza, per avere un'Unione europea che, con il suo allargamento, consolidi sempre più una condizione di stabilità nel vecchio Continente. Rispetto a tale stabilità, che tutti possiamo constatare quanto sia cresciuta in termini sia temporali sia territoriali, permane però la minaccia dell'attività terroristica su scala allargata e della destabilizzazione, a causa di conflitti non risolti in aree a noi prossime, che continua a causare gravi situazioni di crisi e di instabilità in ampie aree del mondo. Sicurezza e stabilità, quindi, sono i nostri obiettivi e rappresentano prerequisiti indispensabili per dar forma allo sviluppo sociale, economico e civile del nostro Paese. Il carattere transnazionale e multidimensionale della sicurezza richiede una convergenza di intenti a livello internazionale e il dispiegamento di una strategia di azione che utilizzi una pluralità di mezzi politici, diplomatici, economici e militari.

PRESIDENTE. Silenzio! Chiedo ai colleghi del gruppo Partito Democratico-l'Ulivo di prestare attenzione.

GIOVANNI LORENZO FORCIERI, Sottosegretario di Stato per la difesa. La comunità internazionale e le organizzazioni internazionali (quali l'ONU, l'Unione europea, la NATO e l'OSCE), sono sempre Pag. 35più spesso interpellate per intervenire attivamente a prevenire o gestire situazioni di crisi in vari teatri.
La nostra politica di sicurezza, perciò, si articola nella ricerca dell'allargamento dell'area di stabilità e sicurezza e nel concorso attivo alla prevenzione ed alla risoluzione delle crisi. In tale contesto, si è reso necessario trasformare ed adeguare lo strumento militare nazionale, con un processo avviato a seguito della sospensione del servizio militare di leva, prevista dalla legge n. 331 del 2000 e poi anticipata al 1o gennaio 2005 dalla legge n. 226 del 2004. Si tratta di un processo di trasformazione che, come dicevo, trova la sua coerenza nel quadro della politica internazionale, ma che richiede anche una progressiva opera di revisione dell'attuale struttura delle Forze da perseguirsi con gradualità e con una progettualità mirata (Applausi ironici di deputati del gruppo Forza Italia)...

PRESIDENTE. Colleghi, per favore!

GIOVANNI LORENZO FORCIERI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, considero l'atteggiamento degli onorevoli deputati...

PRESIDENTE. Continui pure, sottosegretario Forcieri.

GIOVANNI LORENZO FORCIERI, Sottosegretario di Stato per la difesa. ...lesivo della loro autonomia [Commenti dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)] e della loro dignità, non della mia!

PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi di prestare attenzione o comunque di non disturbare l'esposizione del rappresentante del Governo. Continui pure, sottosegretario Forcieri.

GIOVANNI LORENZO FORCIERI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Pensavo, signor Presidente, che questa fosse una discussione riguardante problemi di grande spessore per la nostra politica, devo rilevare, invece, che mi è confermata l'idea di una strumentalizzazione, sia della presentazione delle mozioni sia del contenuto delle stesse, una strumentalizzazione che, ancora una volta, contrariamente a quanto ritengo necessario, ha trascinato le nostre Forze armate nel pieno della polemica politica e dell'attacco preventivo e pregiudiziale al Governo. Ritengo, quindi, che al di là di molte considerazioni di merito che avevo predisposto, sia questo il modo migliore per dire che, rispetto allo spirito che ha, in qualche modo, sostenuto le mozioni ed al contenuto delle affermazioni che sono in esse contenute, il parere del Governo non può che essere contrario. Credo - e concludo - che sarebbe bene non speculare mai sulle Forze armate per ragioni di convenienza politica. Esse sono un patrimonio della Nazione, tutti insieme siamo chiamati a programmare il loro - quindi, il nostro - futuro avendo presente un orizzonte temporale lungo, che trascende la vita di questo e di molti altri Governi che seguiranno. Per tale motivo, rinnovo l'invito a tutti a considerare la materia con un approccio del tutto diverso e, nel respingere le mozioni discusse, ritengo però importante che rimanga aperta la strada per una discussione (cui il Governo offre la sua piena disponibilità) che parta, magari, dalle competenti Commissioni parlamentari e che possa giungere ad una posizione la più largamente condivisa possibile (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo, Italia dei Valori e Popolari-Udeur).

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Deiana. Ne ha facoltà.

ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

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PRESIDENTE. Onorevole Deiana, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Zulueta. Ne ha facoltà.

TANA DE ZULUETA. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole De Zulueta, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nardi. Ne ha facoltà.

MASSIMO NARDI. Signor Presidente, rinuncio ad intervenire e preannunzio il voto favorevole del mio gruppo sulle mozioni presentate.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente intervengo solo per condannare il rappresentante del Governo: egli non può venire in quest'Aula evitando di pronunciarsi nel merito, ma sostenendo la strumentalizzazione delle mozioni presentate. Prego la Presidenza della Camera di richiamare il Governo affinché, anche quando manda degli sconosciuti in questo ramo del Parlamento, insegni loro che noi siamo eletti dal popolo mentre loro sono stati nominati ed in un numero tale che, in tutta Europa, fa gridare allo scandalo.

PRESIDENTE. Onorevole Buontempo il Governo è stato rappresentato da un sottosegretario che ha risposto, credo, puntualmente alle questioni sollevate.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Patarino. Ne ha facoltà.

CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Patarino, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la votazione avrà luogo mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi poiché nessun gruppo ha avanzato richiesta di votazioni nominali.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, mozione Bosi ed altri n. 1-00143, non accettata dal Governo.
(È respinta).

NICOLA BONO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Ricordo, onorevole Bono, che siamo nel corso della votazione finale.

NICOLA BONO. Signor Presidente, avevo chiesto, prima che lei indicesse la votazione, lo scrutinio con voto nominale.

PRESIDENTE. Onorevole Bono, lei sa che questa richiesta deve essere avanzata tempestivamente dai rappresentanti del gruppo o da venti deputati.

NICOLA BONO. Signor Presidente, la richiesta viene fatta tempestivamente in Aula dal rappresentante del gruppo. Sono rappresentante del gruppo.

PRESIDENTE. Non è il rappresentante delegato del gruppo a fare questa richiesta.

NICOLA BONO. Come no?

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PRESIDENTE. Però adesso mi pare di capire che c'è l'onorevole Volontè che fa propria questa richiesta.

NICOLA BONO. Io sono delegato del gruppo, per cortesia.

PRESIDENTE. Non mi risulta che lei fosse delegato del gruppo, chiedo scusa.
Debbo, in realtà, sottolinearle, onorevole Bono, che i delegati del suo gruppo sono l'onorevole Menia e l'onorevole Migliori, oltre ovviamente al presidente. In ogni caso, il problema non esiste più perché la richiesta di votazione nominale mediante procedimento elettronico è stata avanzata da un presidente di gruppo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ascierto ed altri n. 1-00259, accettata dal Governo...
Chiedo scusa. Revoco l'indizione della votazione, perché mi sono sbagliato nel riferire il parere del Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ascierto ed altri n. 1-00259, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 489
Maggioranza 245
Hanno votato
231
Hanno votato
no 258).

Prendo atto che i deputati Minardo e Mura hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cossiga ed altri n. 1-00260, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 491
Maggioranza 246
Hanno votato
232
Hanno votato
no 259).

Sull'ordine dei lavori (ore 13,30).

GIAMPAOLO FOGLIARDI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIAMPAOLO FOGLIARDI. Signor presidente, nel dibattito odierno relativo al ritiro del decreto-legge sulla sicurezza (Commenti)...

PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi che intendono uscire dall'Aula di farlo senza disturbare l'oratore. Prego, onorevole Fogliardi.

GIAMPAOLO FOGLIARDI. Stavo dicendo che nel corso del dibattito odierno in merito al ritiro del decreto-legge sulla sicurezza, l'onorevole Cota ha ripetutamente, con la foga che lo contraddistingue, apostrofato il Governo e la maggioranza con l'esclamazione: Vergogna! Vorrei, in questa sede, ribadire con forza che non ho nulla, al pari dei miei colleghi, di cui vergognarmi. Se di un errore tecnico si è trattato, ci dobbiamo scusare.
La vergogna riguarda eventualmente qualche autorevole rappresentante della Lega Nord. Mi riferisco, in particolare, al sindaco di Verona, Flavio Tosi (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) Potete anche gridare! Stavo dicendo che mi riferisco al sindaco di Verona, Flavio Tosi in merito ai fatti e al clima che in questi ultimi tempi si stanno diffondendo nella città scaligera. Molto brevemente: proprio in questi giorni, alla vigilia di Natale, sono apparse nella predetta città panchine «anti-senzatetto», brevettate perché sia impossibile sdraiarvisi. Pensate ai cervelli che hanno progettato tali panchine!Pag. 38 Pensate a chi si è fatto fotografare per apparire sui giornali locali e dimostrare che si trattava realmente di panchine scomode!

ELISABETTA GARDINI. Le volete sulle panchine, voi, le persone?

GIAMPAOLO FOGLIARDI. Inoltre, nel bilancio comunale non sono stati trovati 5 mila euro per un premio alla memoria di Enzo Melegari. Enzo Melegari è stato uno dei primi cattolici obiettori di coscienza veronesi: per questo, ha fatto tre anni di carcere. Anche per la sua morte prematura, a Verona si è istituito il premio «Verona municipio dei popoli». Ebbene, l'amministrazione ha voluto sopprimere anche tale forma di ricordo. Si trattava, fra l'altro, di una persona molto impegnata nei movimenti laici dell'America latina. Dulcis in fundo, proprio di questi giorni, signor Presidente, è la partecipazione del sindaco Tosi e di taluni esponenti della giunta ad una manifestazione neofascista nel centro della città. È questa la risposta ad un clima già teso, è questo il senso delle istituzioni che viene sfoggiato: non ci si deve meravigliare, poi, se accadono i fatti che accadono! Il sindaco ha vietato la possibilità di mangiare panini per le strade di Verona; però, causa la sua partecipazione, la sera stessa, alcuni neofascisti che avevano partecipato al corteo si sono resi rei di picchiare tre militari meridionali nella centralissima via Mazzini. In tale centralissima via ora non cadono più le briciole, ma sgorga il sangue (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). L'auspicio è, dunque, che sia a Verona sia nelle altre città, le molte realtà laiche e cattoliche vogliano lavorare per una costruzione di città più sicure, ma allo stesso tempo solidali, che sappiano affrontare i problemi e non usarli solo come pretesti per fare propaganda politica (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani).

MARIO PEPE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO PEPE. Signor Presidente, intervengo per richiamare l'attenzione su un problema di sanità pubblica. I casi di meningite verificatisi a Treviso sono infatti solo la punta dell'iceberg di un fenomeno assai grave che sta interessando il nostro Paese. Mi riferisco non soltanto ai casi di tubercolosi - malattia che sta presentando un volto nuovo, poiché appare resistente ai farmaci - particolarmente diffusi nelle nostre carceri (dove viene portata dagli immigrati che provengono da zone in cui tale malattia è endemica): mi riferisco ai tanti casi di malattie infettive che nascono proprio dalla miseria, dal degrado e dalla sporcizia.
Quando il sindaco Veltroni una mattina di novembre si è svegliato, ha scoperto che lungo le rive del Tevere era nata una nuova Roma fatta di baracche e di degrado. Ma quella baraccopoli non era solo il posto dove la malavita trovava i suoi uomini ed i suoi nascondigli, ma anche il luogo nel quale molte malattie infettive sono diventate endemiche. Osservando la gente che ritroviamo nei bar, nelle metropolitane o lungo le strade, o i mendicanti che stazionano nel centro di Roma (e sembra quasi di stare per le strade di Calcutta), vorrei invitare il Governo a non pensare solo alla sicurezza delle persone e dei loro beni nel prossimo «decreto sicurezza», ma anche alla tutela del bene più grande, la salute (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Mario Pepe, lei sa che può ricorrere, in ordine a tali materie, a tutti gli strumenti di sindacato e di iniziativa parlamentare.

ANNA MARIA CARDANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANNA MARIA CARDANO. Signor Presidente, le parlamentari di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea vogliono mantenere alta l'attenzione sulla violenza Pag. 39contro le donne, perché sia riconosciuta come tale, non strumentalizzata per altri fini ed affrontata costantemente.
Perciò, intendo riferire alcuni recenti episodi sui quali chiederei l'attenzione dell'Assemblea. Il 12 novembre, un mese fa, Enrina, ventinove anni, madre di due figli, immigrata dall'Albania e residente a Novara da anni (città nella quale lavora e vive), fugge a San Pietro Mosezzo dalla madre dopo una lite col marito, che però la raggiunge e l'accoltella riducendola in fin di vita. Il 26 novembre una giovane donna russa ha lasciato Novara per sfuggire alle violente attenzioni dell'ex convivente italiano e si è rifugiata a Forlì a casa di conoscenti. L'uomo la fa sequestrare da altri tre uomini e la riporta nel novarese, liberandola infine a Romagnano Sesia. Il 29 novembre una ragazza di Borgomanero, in provincia di Novara, viene ferita ma riesce a divincolarsi da un'aggressione compiuta da un giovane borgomanerese che voleva strapparle i vestiti, un vicino di casa irritato perché lei aveva rifiutato il suo corteggiamento. L'11 dicembre M. V., ragazza di Verbania, sta viaggiando sull'Intercity 646 «Mameli» partito da Milano e diretto a Savona; sul treno viene aggredita da un uomo di Savona che tenta di violentarla, ma lei riesce a dare l'allarme e a salvarsi.
Il 13 dicembre al tribunale di Novara per un errore tecnico - non si trova il fascicolo - salta al 1o ottobre del prossimo anno, 2008, un delicato processo per maltrattamenti in famiglia, senza che nessuno possa essere ascoltato.
Il 14 dicembre a Novara una donna di ventinove anni, madre di tre figli immigrata dal Marocco, viene presa a forbiciate dal marito e solo l'intervento dei vicini di casa la salva. Lunedì 17 dicembre, a Biella, Simona, operaia tessile di quarantuno anni, viene sequestrata dall'ex compagno italiano che la minaccia con un coltello all'interno del lanificio dove lavora (sarà poi liberata in Liguria).
Si tratta di sette storie ordinarie di donne che vivono in un angolo di Piemonte, accadute in quest'ultimo mese ma che presto saranno dimenticate. È bene insistere sulla provenienza delle persone coinvolte, per dimostrare l'insensatezza dei tentativi di «etnicizzare» la violenza sessista da parte di chi finge che essa non riguardi uomini nati, cresciuti ed educati secondo i cosiddetti valori occidentali.
Di queste sette storie solo in un caso la violenza è commessa da uno sconosciuto, mentre negli altri casi si tratta di mariti, ex conviventi e vicini di casa, come del resto confermano anche tutte le statistiche dell'ISTAT sul tema.
Vi è bisogno di un maggiore impegno dell'Assemblea, perché ciò che stiamo raccontando è un problema di civiltà e non un'emergenza passeggera, e richiede un grande sforzo di prevenzione e di educazione ed un diverso patto tra donne e uomini, un cambio di mentalità e di cultura diffusa, affinché misoginia e violenza di genere non vengano più considerate - come accade ancora adesso - fatti di ordinaria amministrazione. Perciò, chiediamo l'impegno dell'Assemblea anche nei prossimi mesi (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

FEDERICO BRICOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO BRICOLO. Signor Presidente, intervengo per rispondere all'onorevole Fogliardi che ha svolto un attacco all'amministrazione comunale di Verona e al sindaco Tosi. Poteva risparmiarsi un intervento ridicolo, ed era meglio fosse stato zitto. Egli è intervenuto (ma adesso è anche uscito dall'Aula e dunque probabilmente non era molto interessato all'argomento), se non per farsi scrivere due righe o un articoletto sul giornale locale e per far vedere che in Parlamento fa qualcosa, considerato che in Parlamento non lo abbiamo mai sentito in due anni ed è la prima volta che interviene (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Per quanto riguarda le panchine, l'onorevole Fogliardi dovrebbe informarsi meglio, perché nelle più belle città d'Europa Pag. 40si usa questo tipo di panchine che non servono per impedire alla gente di sedersi, ma per evitare che soprattutto gli extracomunitari le usino come bivacchi.
Ciò per impedire che gli extracomunitari di fatto portino degrado, come spesso avviene, nei nostri parchi dove invece dovrebbe andare la gente, con i figli, con i bambini, a sfruttare quel poco di verde che ormai è rimasto nelle nostre città.
L'unica finalità delle panchine è questa e tale finalità è presente in tantissime città e in quelle più belle d'Europa, per riuscire a dare delle regole a chi non vuole rispettarle a casa nostra (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PAOLO RUSSO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO. Signor Presidente, intervengo per precisare che l'ordine del giorno di cui sono firmatario n. 9/3256/321 per un mero errore materiale e di scrittura interpreta il mio pensiero esattamente in senso opposto. Intendevo solo svolgere tale precisazione.

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, poiché non so se domani sarà disponibile del tempo, voglio ricordare a lei e all'Assemblea l'importante traguardo e al contempo l'avvenimento che si svolgerà nelle zone che una volta rappresentavano il confine rispetto alla «cortina di ferro», nella mia regione, poiché il 21 e il 22 dicembre avverrà l'abbattimento delle barriere che per tanti anni hanno segnato non solo una divisione simbolica ma anche un modello sociale e politico tra due diverse aree dell'Europa.
Ad oltre sessant'anni dalla conferenza di Yalta e a diciotto anni dall'abbattimento del muro di Berlino, nella notte tra il 21 e il 22 dicembre, con importanti e significative cerimonie che si svolgeranno a Gorizia, Trieste e anche nelle Valli del Natisone, al confine nord-orientale del nostro Paese, vi sarà la vera apertura per la prospettiva della nuova Europa dei popoli e delle autonomie locali.
Fino a pochissimi anni fa nessuno avrebbe realisticamente immaginato questi grandissimi passi in avanti in direzione della collaborazione tra popoli di lingue, storie, culture e tradizioni diverse che oggi, accomunati nel grande spirito dell'Unione europea, possono guardare al futuro in un clima di pace, serenità e collaborazione. Sottolineo tale aspetto soprattutto in qualità di parlamentare che proviene da una regione che per tanti anni ha sofferto di questa condizione storico-politica. Voglio evidenziare tale aspetto che giudico importante per l'avvenire della nostra Europa in un clima di libertà, pace e sicurezza.

GIORGIO JANNONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, intervengo solo per svolgere un sollecito a diverse risposte a strumenti di sindacato ispettivo. Credo ormai di aver presentato almeno cento di tali strumenti, ma le risposte sono state veramente poche. Lei sorride e constata che si tratta di tanti atti. Effettivamente sono molti, ma le risposte date al sottoscritto e anche agli altri colleghi sono state poche.
Gli atti di sindacato ispettivo sono tanti perché la maggioranza è riuscita a compiere uno svilimento del ruolo del Parlamento. Abbiamo assistito ultimamente all'esame del disegno di legge finanziaria ridotto all'approvazione di tre questioni di fiducia consecutive, addirittura errate nel conteggio dei saldi, completamente stravolto con i lavori in corso, votato di notte e con una procedura che ha sconvolto la prassi, la tradizione e il ruolo del Parlamento, sia alla Camera, sia al Senato. A causa delle numerose questioni di fiducia poste dal Governo vengono approvati solo gli ordini del giorno che vengono poi disattesi, nei fatti, dal comportamento non Pag. 41conseguente del Governo. Pertanto, siamo ridotti a svolgere il nostro ruolo solo con gli atti di sindacato ispettivo, ma a questi non si fornisce risposta.
Signor Presidente, richiamo la sua attenzione e quella dell'ufficio di Presidenza perché in questo modo non si può andare avanti. Credo che le Camere non possano essere svilite nel loro ruolo fino a questo punto. Il Governo continua a porre questioni di fiducia, non tanto per limitare il ruolo dell'opposizione, quanto per evitare contraddizioni interne alla maggioranza. Non si affrontano gli argomenti. Si presentano decreti-legge - come è avvenuto ieri - in ordine a temi importanti come la sicurezza per poi farli decadere.
Signor Presidente, credo veramente che sia necessaria una seria riflessione in ordine al ruolo di Camera e Senato e che nemmeno il Presidente della Repubblica possa rimanere inerte dinanzi ad una situazione non più tollerabile, del tutto irrispettosa non solo del nostro ruolo, del Parlamento nel suo insieme, ma soprattutto del popolo sovrano.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13,50, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Aprea, Buontempo, Cirino Pomicino, Cordoni, D'Elia, Donadi, Fabris, Landolfi, Lusetti, Mazzocchi, Melandri, Oliva, Palumbo, Pinotti e Violante sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della odierna.
Pertanto, i deputati in missione sono complessivamente ottantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro della pubblica istruzione, il Ministro del lavoro e della previdenza sociale e il Ministro per l'attuazione del programma di Governo.

(Ipotesi di cessione parziale del pacchetto azionario della società Oto Melara e iniziative per la salvaguardia del patrimonio tecnologico e dell'occupazione - n. 3-01500)

PRESIDENTE. Il deputato Olivieri ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01500, concernente ipotesi di cessione parziale del pacchetto azionario della società Oto Melara e iniziative per la salvaguardia del patrimonio tecnologico e dell'occupazione (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1).

SERGIO OLIVIERI. Signor Presidente, le notizie secondo le quali Finmeccanica vorrebbe cedere alla tedesca Rhein metall parte delle azioni di Oto Melara suscitano preoccupazione, anche perché Finmeccanica si è rifiutata di incontrare gli enti locali ed i sindacati di La Spezia.
Chiedo, quindi, al Governo se conferma le notizie sull'intenzione di Finmeccanica di vendere parti delle azioni di Oto Melara e, in tal caso, se e come intende operare per impedire una svendita finalizzata a fare cassa per salvaguardare il know how e il patrimonio tecnologico dell'azienda e per difendere l'occupazione.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, ha facoltà di rispondere.

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PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, a proposito dei processi di internazionalizzazione dello stabilimento Oto Melara, per i quali sarebbero in corso delle trattative con dei partner esteri, si è svolto in prefettura a La Spezia il 17 dicembre, un incontro con il sottosegretario di Stato, senatore Forcieri, le istituzioni locali e le organizzazioni sindacali. In quella sede, sono emerse vive preoccupazioni per il futuro dell'azienda, che, come diceva l'interrogante, onorevole Olivieri, è un fondamentale patrimonio, sia per il territorio locale, che sotto il profilo delle competenze industriali assolutamente strategiche, anche in vista della nascita del polo delle tecnologie marine.
Quindi, in quella sede è emersa la necessità di affrontare tale tema in un tavolo congiunto con il coinvolgimento delle istituzioni locali e delle parti sociali. Finmeccanica, con lettera inviata alle istituzioni locali, ha dichiarato di voler salvaguardare il patrimonio della Oto Melara e ha ribadito di voler seguire un necessario processo di internazionalizzazione della società utile non a svendere, ma a rafforzarla, come peraltro è successo con altre realtà industriali del gruppo.
In questo momento, a noi risulta che non vi siano avanzamenti significativi nei colloqui internazionali e abbiamo raccolto la disponibilità e l'assicurazione di Finmeccanica ad incontrare le istituzioni locali nel momento in cui si presentasse una qualsiasi evoluzione della ricognizione tale da giustificare questo incontro, andando oltre le dichiarazioni di principio. Il Governo, naturalmente, è interessato a garantire che a tali dichiarazioni seguano fatti coerenti e che, quindi, ad ogni eventuale concretizzazione di ipotesi vi sia un coinvolgimento ed un'interlocuzione sia con le istituzioni locali che con le organizzazioni sindacali.

PRESIDENTE. Il deputato Olivieri ha facoltà di replicare per due minuti.

SERGIO OLIVIERI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per la risposta della quale, tuttavia, non posso dichiararmi soddisfatto. Infatti, il rifiuto di Finmeccanica di incontrare i sindacati e le istituzioni locali è molto grave e non è accettabile che Finmeccanica si dichiari disposta a rapportarsi con la comunità locale, di fronte a significativi passi in avanti, come lei ha detto. Non vorrei che tali passi in avanti, ai quali fa cenno Finmeccanica, siano dei fatti compiuti, che metterebbero la comunità davanti a scelte già compiute.
Mi sarei aspettato dal Governo impegni più precisi e maggiori garanzie e certezze in materia di know how, di difesa dell'occupazione per il futuro di un'azienda così importante per il nostro territorio. Spero che queste garanzie verranno assicurate nel corso del confronto al quale il Governo e Finmeccanica non potranno sottrarsi, perché sollecitato dalla comunità locale e dalle organizzazioni sindacali. Mi auguro che in quell'occasione il Governo voglia assumersi le proprie responsabilità e dare certezze sul futuro produttivo e occupazionale di questa azienda.

(Aumento dei prezzi dei beni di consumo - n. 3-01501)

PRESIDENTE. Il deputato Catone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01501, concernente l'aumento dei prezzi dei beni di consumo (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2).

GIAMPIERO CATONE. Signor Presidente, signor Ministro, il confronto tra i prezzi al consumo del carburante, del gas metano e dell'elettricità in Italia e quelli del resto dell'Europa ci vede ai vertici della classifica e l'aumento dei costi energetici, dovuto per i due terzi ad imposte e tasse, colpisce notevolmente oltre l'industria anche l'agricoltura. Infatti, i generi alimentari (pane, pasta, verdura e frutta), soprattutto in questo periodo, sono arrivati a far registrare aumenti fino al 30 per cento, con difficoltà facilmente intuibili per i cittadini delle fasce più deboli.Pag. 43
Vorremmo sapere se è intenzione del Governo intervenire con azioni immediate volte a controllare questi considerevoli aumenti che stanno provocando enormi difficoltà economiche alle già provate famiglie italiane.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Pierluigi Bersani, ha facoltà di rispondere.

PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, per quanto riguarda il prezzo della benzina vi è un differenziale rispetto all'Europa che, come è noto, stiamo tenendo d'occhio, anche perché lo stesso aveva raggiunto nel corso dell'estate il livello di cinque centesimi. A quel punto, a Ferragosto, vi fu un'azione piuttosto marcata di cosiddetta persuasione ed il differenziale si è progressivamente ridotto fino a 2 centesimi. Negli ultimi giorni questo differenziale si è incrementato ed è tornata di nuovo ad allargarsi la forbice. Abbiamo avvisato le società petrolifere che, in presenza di un andamento di questo genere, noi siamo intenzionati a convocarle. Stiamo pertanto osservando se questo andamento si confermerà o meno nel corso della prossima settimana. Lo stesso discorso vale per il gasolio.
Questo divario con l'Europa da cosa è motivato? È motivato dalla rete distributiva e dal numero dei punti vendita esistenti, dalla scarsa presenza di distributori di carburante nel circuito della grande distribuzione e dal fatto che il sistema di distribuzione diffuso non ha arricchito le merceologie. Su questi elementi stiamo intervenendo con la cosiddetta terza «lenzuolata», all'esame del Senato, per introdurre una riforma. Questo differenziale non è dovuto alla fiscalità, perché, a paragone con l'Europa, si riscontra una fiscalità media uguale o lievemente inferiore. Tuttavia, nella legge finanziaria abbiamo inserito una norma che non consente di ricaricare l'IVA sull'accisa in presenza di aumenti della benzina, perché vogliamo che sia chiaro che il Governo non è interessato o cointeressato agli aumenti.
Per quanto riguarda i generi alimentari, abbiamo registrato tassi di variazione impressionanti, non il 30 per cento, ma secondo l'ISTAT il 12, il 10, il 5 sui vari generi alimentari. Vi è una filiera cerealicola in tensione a causa di dinamiche internazionali: da anni gli approvvigionamenti mondiali di cereali si riducono con un incremento dei prezzi. Ma su questi meccanismi può innestarsi, e ciò presumibilmente avviene, anche un elemento speculativo. Le azioni che possiamo fare e che stiamo facendo sono: tavoli aperti, in particolare con la grande distribuzione, per garantire - come facemmo un mese e mezzo fa - da qui alla fine dell'anno di mantenere l'insieme dei prodotti sotto l'andamento dell'inflazione; intensificazione dei dati dell'osservazione dei prezzi.
Su Internet è rilevabile ormai, dal sito sull'Osservatorio prezzi del Ministero, il livello dei prezzi medi, minimi e massimi in trentotto capoluoghi di provincia su 66 beni; ciò consente di far emergere picchi eventualmente anomali sui quali intervenire con meccanismi anti-speculazione. Abbiamo stipulato recentemente una convenzione con la Guardia di finanza; stiamo attivando i Carabinieri e l'Agenzia delle dogane: da novembre ad oggi si sono espletati 3.500 controlli che si stanno intensificando per cercare di battere gli elementi speculativi. Ne daremo conto nelle prossime settimane.

PRESIDENTE. Il deputato Catone ha facoltà di replicare per due minuti.

GIAMPIERO CATONE. Signor Presidente, signor Ministro, mi dispiace contraddirla, ma il mancato controllo delle filiere dei generi alimentari di prima necessità vi è stato e continua a perdurare e, quindi, si registrano aumenti spropositati del prezzo di pane, pasta, generi ortofrutticoli e vari.
I costi energetici nel nostro Paese sono insostenibili per i cittadini e mi spiace rilevare che quanto è stato affermato non è vero, perché - vi ricordo - che l'aumento di un centesimo di euro del costo del petrolio dà luogo ad un aumento di tre Pag. 44centesimi a causa delle tasse. Tutto ciò si traduce nella penalizzazione delle famiglie a reddito fisso, anche perché, signor Ministro, dobbiamo sapere che una famiglia che ha un reddito ipotetico pari a mille euro al mese paga lo stesso identico prezzo per il metano per riscaldarsi di una famiglia che ha un reddito di 5 mila euro.
Al di là di tutte le chiacchiere e i dati per cui i cittadini non capiscono nulla, ritengo che tutto ciò vada sostanzialmente controllato e rivisto, anche perché, in base all'articolo 53 della Costituzione, ogni italiano dovrebbe concorrere, proporzionalmente al proprio reddito, al sostentamento della nazione.
Trovo paradossale l'ultima trovata di questo Governo per far quadrare i conti, da lei citata: si tratta della convenzione tra Equitalia e la Guardia di finanza, in base alla quale d'ora in poi i pignoramenti per tasse e multe non pagate, sulle quali molti comuni quadrano o basano i loro bilanci, saranno effettuati da un corpo armato che materialmente si recherà presso le casse degli italiani ad espropriarne coattivamente i beni. Questo è il risultato!

(Iniziative per il pluralismo educativo, con particolare riferimento alle misure di sostegno per le famiglie che scelgono le scuole non statali - n. 3-01502)

PRESIDENTE. La deputata Capitanio Santolini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Volontè n. 3-01502, concernente iniziative per il pluralismo educativo, con particolare riferimento alle misure di sostegno per le famiglie che scelgono le scuole non statali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3), di cui è cofirmataria.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, Ministro Fioroni, secondo il rapporto OCSE-Pisa i quindicenni italiani sono al trentaseiesimo posto su cinquantasette Paesi analizzati; siamo, dunque, al di sotto della metà. Lei ha affermato che solo 250 mila studenti, su un totale di 1 milione e 50 mila, in qualche modo saldano i loro debiti educativi, quindi meno di un quarto.
Signor Ministro, lei, da un lato continua a sostenere che bisogna premiare giustamente l'eccellenza e il merito nella scuola, perché è l'unico modo per rialzare le sorti del sistema scolastico italiano, ma, dall'altro lato, pur in presenza di un'emergenza educativa di cui parlano tutti i giornali, viene ignorata una parte fondamentale della scuola, rappresentata dalla scuola non statale. Ricordo - anche se lei lo sa, Ministro - che in media...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. ...uno studente costa allo Stato 7 mila euro, mentre in media uno studente delle scuole non statali...

PRESIDENTE. Deputata Capitanio Santolini, deve concludere.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. ...concludo, Presidente, costa 400 euro. Si può fare qualcosa per dare la libertà di scelta educativa alle famiglie e per aumentare il livello...

PRESIDENTE. Grazie. Il Ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, come l'onorevole interrogante sa, per quanto riguarda le scuole paritarie questo Governo ha dovuto colmare una situazione di crisi lasciata in eredità dal precedente Esecutivo, che aveva tagliato circa un terzo dei finanziamenti previsti dal Governo D'Alema nel 1999, pari a 157 milioni di euro, per le scuole paritarie (materne, elementari e di ogni ordine e grado). Questo taglio era riportato per gli anni 2007, 2008 e 2009. Abbiamo dovuto ripristinare 100 milioni di euro nella scorsa legge finanziaria, i rimanenti nell'assestamento di bilancio, nonché ripristinarli a regime per i prossimi tre anni.Pag. 45
Abbiamo dovuto superare anche un altro gap creato dal precedente Governo, quello di trattare, ad esempio, le scuole materne ed elementari, che ricevono contributi per qualche migliaia di euro quanto al loro finanziamento come le grandi imprese del Paese che, per quanto riguarda i contributi loro destinati, sono sottoposte al passaggio presso le Commissioni parlamentari, con tutto ciò che questo ha comportato in termini di richiesta di documentazione e di master plan; ciò è ovvio per le grandi aziende, ma è difficile, invece, per una scuola materna gestita da una struttura paritaria, magari a Cirò Marittima, con il rischio che pochi soldi per molti diventassero molti soldi per pochi.
Tuttavia, abbiamo effettuato un ulteriore passaggio in avanti, in quanto finalmente abbiamo approvato i regolamenti che definiscono i criteri per assegnare la parità e i fondi. Finalmente non vi è più un criterio discrezionale, ma una distribuzione che, in base alle risorse, interessa scuole materne, elementari, medie inferiori e medie superiori per combattere la dispersione scolastica e l'obbligo di istruzione.
Abbiamo mantenuto, inoltre, lo stesso finanziamento per i progetti a favore dei diversamente abili e degli svantaggiati, così come abbiamo adottato misure a favore dell'obbligo di istruzione anche all'interno delle scuole paritarie, soprattutto per il sostegno alle famiglie. Nel frattempo vi ricordo che è stata approvata dal Parlamento la detrazione fiscale per le donazioni alle scuole di ogni ordine e grado (ivi comprese quelle paritarie) e sono state anche finanziate le sezioni primavera, ivi compreso il sistema della parità.
In ordine al contributo alle famiglie a me preme ricordare che il precedente Governo aveva stabilito un bonus scuola per un triennio. Ai fini di quella sperimentazione il bonus scuola è stato non rifinanziato dal precedente Governo...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. ...o perché ritenuto non una misura da portare avanti (perché divideva in parti uguali tra soggetti diversi), oppure (come io credo) perché la Corte costituzionale ritiene che l'intervento e il diritto allo studio siano competenze delle regioni che noi finanziamo.
Abbiamo avviato sia un percorso che ha recuperato ciò che il precedente Governo aveva tagliato, sia un percorso in cui la parità diventa nel nostro Paese qualcosa di sempre più...

PRESIDENTE. Grazie. Il deputato Barbieri, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare per due minuti.

EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, ascoltando il ministro Fioroni (che proviene dalla mia stessa scuola) mi sono convinto che le elezioni politiche sono molto vicine. Il ministro Fioroni, infatti, non ha risposto alla nostra interrogazione, ma ha fatto gratis et amore Dei in Parlamento la pubblicità al Governo. A quest'ultimo, poiché ne ha combinate una più di Bertoldo, è ovvio che non gli sia riuscito nulla, nel senso che ha tentato di dire a noi che tutto ciò che non è stato realizzato (e non tutto ciò che è stato realizzato) è colpa del precedente Governo. È una cosa francamente kafkiana.
Questo Governo, Ministro Fioroni, non ha dovuto rimediare a nulla di sbagliato realizzato dal precedente Governo; premesso che tutti i Governi possono sbagliare e voi siete l'esempio vivente di quanti errori possa commettere un Governo. Mi domando se lei si rende conto di come non sia possibile affermare che, poiché il precedente Governo ci ha lasciato dei disastri, noi abbiamo rimediato, non facendo nulla. Intanto, sottolineo che lei è uno dei pochi convinti del fatto che voi siete riusciti a rimediare, in quanto non mi pare che il popolo italiano abbia questa convinzione relativamente al vostro operato.
Inoltre, Ministro, ho l'impressione che lei abbia un po' dimenticato la scuola da cui proviene, cui facevo riferimento precedentemente. È possibile che lei, con il suo collega Mussi, venga in aula a dirci: in base alle risorse?Pag. 46
Ministro, ma se il disegno di legge finanziaria che avete testè approvato - e che fa schifo! - non è riuscito a portare soldi alla scuola, la colpa non è di Gesù Bambino, ma del peso politico che lei ha all'interno del Governo!

PRESIDENTE. La invito a concludere.

EMERENZIO BARBIERI. Concludo, signor Presidente. Devo dire che la sua risposta lascia assolutamente insoddisfatti i Democratici Cristiani che siamo noi.

(Interventi per garantire la sicurezza degli edifici scolastici - n. 3-01503)

PRESIDENTE. Il deputato Porfidia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01503, concernente interventi per garantire la sicurezza degli edifici scolastici (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).

AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, onorevole Ministro, premesso che già nel disegno di legge finanziaria è presente un segno della sensibilità del Governo sul problema della sicurezza nelle scuole, la questione comunque deve essere affrontata, a mio avviso, con continuità.
Emerge dall'ultimo rapporto di Cittadinanzattiva, infatti, una situazione poco incoraggiante. Più di una scuola su dieci è poco sicura e più di un quarto degli edifici non raggiunge un livello di sicurezza complessivamente sufficiente.
Una situazione altrettanto preoccupante emerge dal rapporto del 2005 di Legambiente sull'edilizia scolastica, che denuncia una flessione degli interventi di manutenzione degli stessi, molti dei quali hanno più di quarant'anni. Molti edifici sono nati con altre destinazioni e con pochi sistemi di sicurezza e alcuni sono molto vicini a zone industriali e a molte altre fonti di inquinamento.

PRESIDENTE. Deputato Porfidia, concluda.

AMERICO PORFIDIA. Concludo, Presidente. Per evitare che anche il mondo della scuola possa essere interessato da tragedie come quelle che sta vivendo il mondo del lavoro, chiedo di sapere come il Governo intenda fronteggiare tale emergenza, che non può essere posta solo a carico degli enti locali.

PRESIDENTE. Il Ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, l'onorevole interrogante sa che, all'interno della legge finanziaria, invertendo una rotta di tendenza degli anni precedenti, abbiamo inserito il cosiddetto patto per la sicurezza nelle scuole, che domani sarà firmato presso il Ministero insieme da tutti gli assessori responsabili dell'edilizia scolastica: in tal modo, si avvia un piano di interventi - come previsto nella legge finanziaria dello scorso anno - che in un triennio produrrà investimenti per circa 940 milioni di euro, 184 dei quali già a partire da quest'anno. Poco meno di un miliardo di euro è finalizzato esclusivamente alla messa in sicurezza degli edifici scolastici; le regioni, infatti, convengono che tale intervento sia prioritario.
Abbiamo avviato il secondo stralcio degli interventi per l'edilizia scolastica nelle zone sismiche e abbiamo predisposto il bando per ulteriori investimenti triennali (pari a 100 milioni di euro) per l'abbattimento delle barriere architettoniche e la messa in sicurezza degli edifici scolastici, in collaborazione con l'INAIL. La legge finanziaria che sta completando il proprio iter al Senato prevede un'ulteriore dotazione di 20 milioni di euro annui - sottratti al finanziamento pubblico ai partiti - ancora una volta da investire nell'edilizia scolastica. Con il disegno di legge - già approvato dalla Camera e in fase di approvazione al Senato - abbiamo recuperato tutte le risorse, che non erano state utilizzate o che rischiano di andare perente, per circa 300 milioni di euro. Esse daranno luogo a un ulteriore piano straordinario,Pag. 47 da inserire all'interno del patto per la sicurezza, con il meccanismo della compartecipazione di finanziamento; le risorse dello Stato - aggiuntive rispetto alla responsabilità delle regioni, dei comuni e delle province - si sommano con l'attivazione di un effetto moltiplicatore.
Per i primi mesi del 2008 - mi auguro entro il mese di marzo - dovremmo aver completato la lenta acquisizione all'anagrafe degli ultimi 42 mila edifici scolastici del nostro territorio, per avere una previsione corretta di tutti gli interventi per la messa in sicurezza ed anche per una valutazione delle risorse e dei luoghi ove non occorra più investire per mettere in sicurezza, ma sia necessario attivare procedure diverse (valorizzando le strutture ma anche realizzando, per i nostri figli, scuole e istituzioni scolastiche diverse da quelle oggi utilizzate).
Faccio presente che nell'anagrafe dell'edilizia scolastica risultava la sola regione Molise: nessun'altra regione aveva completato l'iter. Adesso, invece, mi auguro che, con l'impulso dato in questi mesi, si giunga, a marzo dell'anno prossimo, a conoscere, per ogni edificio scolastico, lo stato della sicurezza dei luoghi dove i nostri figli studiano.

PRESIDENTE. Il deputato Porfidia ha facoltà di replicare per due minuti.

AMERICO PORFIDIA. Signor Ministro, la ringrazio per la risposta. Anzitutto spero che il mio intervento possa contribuire, anche se in minima parte, alla risoluzione di questo annoso problema. Ho appreso con piacere - l'ho evidenziato anche durante l'esame della legge finanziaria - dell'esistenza di un programma che prevede dapprima l'istituzione di un'anagrafe e poi una risoluzione della problematica, affinché i luoghi frequentati dai nostri figli siano sicuri e non avvengano più quelle tragedie che, ad esempio, hanno colpito il Molise (dove, per problematiche di questo tipo, ben ventisette bambini e una maestra sono purtroppo morti).
Signor Ministro, dopo quanto lei ha riferito, le comunico che agli atti della VII Commissione (Cultura) vi è una proposta di legge relativa proprio a tale argomento.
Spero che la Commissione e il Governo procedano parallelamente, affinché vi possano essere, da parte del Governo, tutti gli aiuti economici e tecnici idonei a far sì che questo problema possa essere condiviso da tutte le forze politiche e si possano aiutare soprattutto gli enti locali, che, signor Ministro, sono già in notevoli difficoltà economiche, per risolvere alla base queste problematiche (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Iniziative per una nuova disciplina dell'orario di lavoro - n. 3-01504)

PRESIDENTE. Il deputato Attili ha facoltà di illustrare l'interrogazione Di Salvo n. 3-01504, concernente iniziative per una nuova disciplina dell'orario di lavoro (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5), di cui è cofirmatario.

ANTONIO ATTILI. Signor Presidente, signor Ministro, nella scorsa legislatura, con una decisione grave e improvvida, il Governo cancellò i limiti di durata massima giornaliera dell'orario di lavoro. Riteniamo che questo elemento di regolamentazione vada recuperato e che il contenuto della direttiva europea 2003/88/CE, che individua in otto ore la durata massima della prestazione lavorativa giornaliera, in quarantotto ore la durata massima settimanale e in due ore la durata massima del lavoro straordinario giornaliero, debba essere, anche per il nostro Paese, il punto di partenza in questa delicatissima questione. Vorrei conoscere quali siano le concrete iniziative che il Governo intenda assumere, per stabilire una nuova disciplina legale dell'orario di lavoro nel nostro Paese.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Signor Pag. 48Presidente, l'onorevole Attili richiama l'attenzione su un aspetto sostanziale del rapporto di lavoro, ovvero la disciplina relativa all'orario di lavoro, ponendo l'accento soprattutto sulle peculiari attività lavorative connotate da un più elevato livello di rischio, in ragione del protrarsi della prestazione lavorativa.
Vorrei premettere che cercherò il più possibile di fornire una risposta non burocratica, proprio per il rispetto che si deve a vicende tragiche, come quella di Torino, che fornisce, purtroppo, l'occasione per confrontarsi su questo tema.
Mi sembra importante ricordare, per dar conto dell'impianto giuridico in materia, che la normativa vigente in tema di orario di lavoro, ovvero il decreto legislativo n. 66 del 2003, è di derivazione comunitaria, costituendo attuazione della direttiva 2003/88/CE, la quale nei «considerando» iniziali esplicita come finalità il miglioramento della sicurezza, igiene e salute dei lavoratori, posto come obiettivo superiore, non barattabile con logiche di carattere esclusivamente economico.
Con l'entrata in vigore del predetto decreto legislativo, si è dato, quindi, un assetto organico e completo all'intera materia dell'orario di lavoro, prevedendo l'applicabilità a tutti i settori di attività, pubblici e privati, con poche eccezioni, esplicitate all'articolo 2.
Nel contempo, il decreto legislativo in argomento garantisce un ampio margine di intervento all'autonomia collettiva relativamente alla modulazione dei tempi di lavoro, in considerazione delle diverse esigenze aziendali, nel rispetto del limite massimo delle quarantotto ore medie per ogni periodo di sette giorni. Non è previsto in modo esplicito un orario massimo giornaliero, che può, però, essere desunto dalla lettura combinata delle diverse disposizioni.
In circostanze particolari, riferite al contesto ambientale e produttivo, non può certamente escludersi che l'orario di lavoro possa effettivamente diventare eccessivamente gravoso e collidere, quindi, in concorso con altri fattori, con le ricordate finalità di sicurezza. È perciò indubbia l'opportunità di procedere a una verifica dell'attualità del descritto quadro ordinamentale, nel rispetto della normativa comunitaria e delle prerogative delle organizzazioni sindacali in materia.
In conclusione, vorrei agganciarmi proprio a quest'ultimo punto, ribadendo che la sicurezza del lavoratore è una priorità assoluta del Governo, che persegue un obiettivo che è nel contempo etico e di civiltà sociale e che, come ho ricordato all'inizio, costituisce un obiettivo condiviso da tutti i Paesi membri dell'Unione europea.
Vorrei concludere, quindi, rassicurando l'onorevole Attili in ordine all'attenzione su questa fondamentale problematica, che potrà essere affrontata, tenendo conto delle necessarie coordinate comunitarie, nell'ambito del già avviato confronto per l'attuazione delle deleghe in materia di sicurezza, recate dalla legge n. 123 del 2007.

PRESIDENTE. Il deputato Attili ha facoltà di replicare.

ANTONIO ATTILI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro, perché mi pare che con la sua risposta valuti con grande attenzione e con sensibilità il problema che poniamo e che - lo voglio sottolineare - costituisce uno degli aspetti fondamentali della sicurezza; questo è cruciale.
Se lo si vuole affrontare sul serio, il problema della sicurezza nei luoghi di lavoro va «aggredito» da tanti punti di vista.
Bisogna fare presto e bene, signor Ministro.
Noi crediamo, ad esempio, che la sua battaglia per utilizzare parte dei fondi INAIL vada sostenuta, per impostare un grande piano di prevenzione e sicurezza.
Tuttavia, la sua risposta rimane un può vaga quando afferma: «faremo..., vedremo..., monitoreremo...». I tempi sono stretti; dal Governo mi aspetto un impegno anche rispetto ai tempi per intervenire su questo problema, posto che la direttiva europea - che è stata citata sia nella nostra interrogazione sia nella risposta del Pag. 49Governo - mi pare chiara ed esplicita e posto che, purtroppo, vi è stato un atto del Governo precedente che, invece, ha ignorato il punto fondamentale di tale direttiva.
Pertanto mi auguro che, oltre alle verifiche e ai monitoraggi, il Governo stia preparando concretamente un'iniziativa in questo senso, che riporti la situazione almeno ai livelli minimi accettabili previsti dalla normativa europea.
Poi, so perfettamente che vi possono essere deroghe legate ai contratti di lavoro, ma credo che almeno sussista quel punto di partenza condiviso e, in tal senso, penso che il Governo debba agire presto e bene, se vogliamo dare una risposta concreta e cercare di ridurre la scia di queste tragedie, che anche oggi si è ripetuta, signor Ministro - non vi sono solo i morti di Torino - e di cui i giornali forniscono una tristissima cronaca.

(Misure per contrastare il lavoro nero, con particolare riferimento all'introduzione di un patto di servizio nell'ambito di un'organica riforma del sistema degli ammortizzatori sociali - n. 3-01505)

PRESIDENTE. Il deputato Mellano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01505, concernente misure per contrastare il lavoro nero, con particolare riferimento all'introduzione di un patto di servizio nell'ambito di un'organica riforma del sistema degli ammortizzatori sociali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6), per un minuto.

BRUNO MELLANO. Signor Presidente e signor Ministro, l'interrogazione da me presentata è parte di un pacchetto di iniziative dei Radicali Italiani che, nell'agosto scorso, hanno lavorato con un gruppo di lavoro dei Radicali di Welfare to work (un'associazione radicale che si occupa di tale materia), per proporre una serie di atti parlamentari (interrogazioni, interpellanze, mozioni, ordini del giorno) per porre all'attenzione del nostro Governo una serie di problemi legati al mercato del lavoro e al welfare in Italia.
I dati Istat 2004, gli ultimi disponibili, e i dati del Ministero del lavoro sulle attività di ispezione nelle ditte, relativamente al lavoro nero, segnalano un preoccupante quadro, anche in peggioramento rispetto al passato.
Chiediamo al Governo una valutazione sulle nostre proposte e una valutazione sul quadro che emerge dai dati e sulle attività che, insieme, possiamo realizzare per il futuro.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Signor Presidente, l'onorevole Mellano evidenzia, nell'atto che mi accingo ad affrontare, i risultati positivi raggiunti relativamente alla piaga del lavoro nero, pur in una situazione complessiva di difficoltà, fornendo dati che mettono bene in luce il lavoro fin qui svolto dagli ispettori del lavoro e da tutte le forze coinvolte nell'azione di contrasto al sommerso.
I dati relativi agli accertamenti effettuati nel primo semestre dell'anno 2007, confrontati con i risultati dell'attività ispettiva svolta nel corrispondente semestre dell'anno precedente, danno inoltre conto dell'efficacia deterrente dell'azione svolta dal Governo, sia sul piano normativo sia su quello dell'attività amministrativa, sin dalla data del suo insediamento, coerentemente con l'obiettivo strategico di eliminazione della piaga del lavoro irregolare.
Ricordo, inoltre, che l'azione di vigilanza si è rivelata ultimamente più incisiva in virtù del notevole incremento delle unità ispettive, a partire dal periodo di maggio-luglio 2006, con l'immissione in servizio di 795 ispettori del lavoro e di ulteriori 241 funzionari ispettivi nel 2007, nonché con l'assunzione di 75 ispettori tecnici.
A seguito della prevista immissione in servizio di altri 281 ispettori del lavoro, Pag. 50dal prossimo mese di gennaio 2008, nonché di 60 unità di carabinieri da inserire nei nuclei esistenti presso le direzioni provinciali del lavoro, si avrà un ulteriore incremento complessivo del personale ispettivo pari al 58,75 per cento in più rispetto alla corrispondente situazione esistente alla data del 30 aprile del 2006.
Relativamente al peculiare quesito posto dall'onorevole Mellano, vorrei rammentare preliminarmente che, a legislazione vigente, il lavoratore destinatario del trattamento di mobilità la cui iscrizione nelle liste sia finalizzata al reimpiego, del trattamento di disoccupazione, inoccupazione o di altre forme di sussidio, decade dai trattamenti medesimi se rifiuti di essere avviato a un progetto individuale di inserimento nel mercato del lavoro ovvero a un corso di formazione, riqualificazione, o non lo frequenti regolarmente o non accetti l'offerta di un lavoro inquadrato in un livello retributivo non inferiore del 20 per cento rispetto a quello delle mansioni di provenienza. Per quanto concerne, in particolare, la possibilità di prevedere...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. ...un patto di servizio tra i lavoratori e i competenti centri per l'impiego, vi è da dire che si tratta di un'ipotesi già prefigurata nell'ambito della più ampia riforma del mercato del lavoro degli ammortizzatori sociali previsti dalla legge attuativa del Protocollo del 23 luglio 2007. Le finalità cui tendono tali disposizioni sono assolutamente in linea con le indicazioni fornite dall'onorevole interrogante e potranno dunque in tale sede trovare opportuno accoglimento.

PRESIDENTE. Il deputato Mellano ha facoltà di replicare.

BRUNO MELLANO. Signor Presidente, ringrazio sinceramente il Ministro. Ovviamente, in un'interrogazione a risposta immediata è difficile fornire una risposta a problemi così complessi e vasti. Per questo motivo noi abbiamo depositato oltre venti atti di sindacato ispettivo e di orientamento al Governo e speriamo che anche nei canali normali si possa avere una adeguata risposta. Prendo atto e ringrazio - lo ripeto - il Ministro per la sua risposta, essendo convinto che accanto alle politiche passive del lavoro, agli interventi degli ammortizzatori sociali e di intervento straordinario, occorra mettere in campo tutte le strutture e le competenze specifiche per le politiche attive del lavoro, per il welfare to work, per un modo innovativo di ideare e pensare i servizi per l'impiego. In questi anni, in quest'Aula e nelle regioni, abbiamo affermato con grande convinzione tali opinioni; occorre ora trasformare tali convinzioni in pratica. Sappiamo bene che i centri per l'impiego, nonostante la buona qualità degli operatori, riescono a intermediare solo il 4 per cento di chi trova lavoro nel nostro Paese. Occorre avere la forza di fornire gambe e braccia a chi vuole davvero trovare lavoro ed è in difficoltà in una fase di transizione. I dati che emergono dalle attività ispettive del suo Ministero sono certamente inquietanti rispetto alla dimensione del lavoro nero e di quello sommerso. Sono inquietanti i 62 mila lavoratori totalmente impiegati in nero denunciati dall'attività ispettive del suo Ministero. Occorre davvero prendere atto di tali dati per mettere in campo, ideare e costruire politiche attive del lavoro che abbiano la forza di incidere su una realtà che - lo sappiamo bene, perché il dibattito di questi giorni lo dimostra - è di assoluta centralità anche per il nostro Paese avanzato e libero. Noi da liberali, da liberisti, da radicali del gruppo dei Socialisti e Radicali della Rosa nel Pugno siamo convinti che queste siano misure di civiltà.

PRESIDENTE. Deve concludere.

BRUNO MELLANO. Il liberismo è di sinistra, noi ne siamo convinti perché i diritti sono conquistati tutti i giorni.

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(Iniziative del Governo in vista dell'ondata di scioperi dei prossimi giorni - n. 3-01506)

PRESIDENTE. Il deputato Lisi ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-01506, concernente iniziative del Governo in vista dell'ondata di scioperi dei prossimi giorni (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7), di cui è cofirmatario.

UGO LISI. Signor Presidente, Alleanza Nazionale è seriamente preoccupata perché siamo di fronte ad un vero e proprio corto circuito, a un Natale che sarà per tutti gli italiani ad alta tensione. Dopo il blocco dei TIR, le prossime festività vedranno incrociare le braccia i lavoratori del settore del trasporto locale e nazionale, del commercio, i dipendenti delle farmacie, del settore elettrico, i lavoratori delle centrali di produzione elettrica e i metalmeccanici. Siamo preoccupati soprattutto per il settore del commercio.
Alleanza Nazionale, avendo osservato gli scarsi risultati fino a questo momento raggiunti dal Governo - si susseguono infatti i lanci di agenzia nelle quali si riporta esclusivamente che si verificheranno ulteriori scioperi in tutti i settori e in tutti i comparti della vita sociale - intende sapere quali concrete iniziative l'Esecutivo stia assumendo per impedire che in Italia i cittadini siano ulteriormente penalizzati, non solo in questo periodo, ma anche nel futuro, in particolare nel 2008.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano, ha facoltà di rispondere.

CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Signor Presidente, relativamente all'atto presentato dall'onorevole La Russa vorrei sottolineare, con particolare riferimento al settore dei trasporti, la rilevanza costituzionale del diritto di sciopero, ribadendo nel contempo che soprattutto in questi settori strategici il mancato rispetto delle norme della legge n. 146 del 1990 e dei codici di autoregolamentazione finisce, alla lunga, per avere un impatto dirompente sulle esigenze dei cittadini. La legge n. 146 del 1990, al fine di tutelare i diritti della persona anch'essi costituzionalmente garantiti, ha infatti posto molta attenzione al ruolo degli utenti, in una sorta di sensibilizzazione sociale finalizzata alla valorizzazione del cittadino e delle sue esigenze. La legge citata demanda alle proposte della Commissione di garanzia per l'attuazione della legge sullo sciopero i codici di autoregolamentazione sindacale e ad accordi tra le parti sociali, sottoposti alla valutazione della Commissione medesima, l'individuazione delle prestazioni indispensabili, che devono essere sempre assicurate in caso di sciopero e che hanno lo scopo di indicare i minimi di servizio da garantire.
In prossimità delle festività natalizie è stato predisposto dalla Commissione di garanzia un quadro riepilogativo delle franchigie, periodi cioè nei quali la normativa esclude il ricorso allo sciopero, garantendo regolare svolgimento dei servizi pubblici essenziali nei vari settori regolamentati dalla legge n. 146 del 1990. Le franchigie hanno la funzione di evitare il grave danno all'utenza che deriverebbe dal ricorso allo sciopero in coincidenza con i grandi esodi collegati alle festività natalizie. Si pensi, ad esempio, ancora una volta al settore dei trasporti. Indubbiamente il Governo seguirà con estrema attenzione l'evoluzione della vicenda in argomento, al fine di concorrere, nell'ambito delle proprie attribuzioni e nel rispetto delle competenze della citata Commissione, a garantire l'erogazione di fondamentali servizi per l'intera collettività.

PRESIDENTE. Il deputato Lisi ha facoltà di replicare.

UGO LISI. Signor Presidente, il rappresentante del Governo ha fatto bene a ricordare e a illustrare gli articoli della legge n. 146 del 1990, che conoscevo bene, perché il professor Ghezzi, deputato del Pag. 52PCI, è stato mio relatore nella tesi di laurea che ho sostenuto all'università di Bologna...

PRESIDENTE. È stato fortunato.

UGO LISI. Sono stato fortunato, ma lo sono stati soprattutto i telespettatori, i colleghi d'Assemblea e i cittadini, considerato appunto che io già conoscevo tale normativa. Tuttavia ciò non toglie che vi siete assunti, caro Ministro, una grande responsabilità. Infatti, considerata la vicenda del blocco dei TIR ed il fatto che non siete stati in grado di gestirla, come per una sorta di effetto domino, si stanno verificando in Italia numerosissime difficoltà vissute dai cittadini. Ascoltare, mediare, concertare, «trattare fino a trattare», sono parole, vocaboli che forse voi avete nel programma elettorale, ma che non state dimostrando di avere nel vostro DNA. Noi di Alleanza nazionale, riscontrando tale situazione nella realtà quotidiana, siamo in quest'Aula proprio a interrogarvi perché fortemente preoccupati. Siamo preoccupati perché noi non ci chiediamo se il Governo arriverà o no a mangiare il panettone. Alleanza Nazionale è preoccupata del fatto che gli italiani abbiano o no la possibilità di acquistare un panettone, non solo per i disagi nel settore dei trasporti, o di alcune categorie di lavoratori, ma anche e sicuramente per i disagi economici che il Paese sta vivendo, sopratutto in questo scorcio di vita, grazie al vostro Governo.

(Attuazione del programma di Governo in relazione alle misure in favore del Mezzogiorno - n. 3-01507)

PRESIDENTE. Il deputato Rao ha facoltà di illustrare l'interrogazione Oliva n. 3-01507, concernente l'attuazione del programma di Governo in relazione alle misure in favore del Mezzogiorno (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8), di cui è cofirmatario.

PIETRO RAO. Signor Presidente, onorevole Ministro, l'attuale maggioranza ha vinto le elezioni con un programma in cui si dedicava al Mezzogiorno un intero capitolo, che era intitolato enfaticamente: «Il Mezzogiorno: una grande opportunità tra l'Europa e il Mediterraneo». Lì si diceva di volere intervenire sulle infrastrutture, sull'inclusione sociale, sulla fiscalità di vantaggio, ma in questi due anni di Governo Prodi tutte le statistiche (ISTAT, Svimez e, in ultimo, la classifica stilata annualmente da Il Sole 24 Ore) segnalano un peggioramento della situazione generale del Mezzogiorno, un aumento della disoccupazione e dell'emigrazione, la diminuzione della natalità e del reddito pro capite. Desideriamo sapere dal Governo e segnatamente da lei, quale Ministro per l'attuazione del programma di Governo, quando l'Esecutivo ha intenzione di dare attuazione almeno ad alcune delle misure che aveva previsto in favore delle aree deboli del Paese.

PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere.

GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, la necessità di ridurre il divario in termini di sviluppo tra le regioni meridionali e il resto del Paese è stata e rimane una delle principali priorità del Governo. Le dimensioni delle differenze di reddito, occupazione, produttività e sicurezza sono del resto ben note, così com'è noto a tutti quanto antiche e profonde siano le radici del nostro dualismo territoriale e, quindi, quanto siano impegnative le sfide della politica nel promuovere una crescita più forte nel nostro Mezzogiorno.
In questo contesto, peraltro, va ricordato - non condivido pienamente i dati illustrati precedentemente - che negli ultimi anni l'occupazione meridionale è comunque aumentata: 100 mila persone occupate in più negli ultimi tre anni. Le persone in cerca di lavoro sono diminuite da oltre 1 milione e 100 mila unità a meno di 800 mila e il PIL pro capite del sud nel 2006 è aumentato dell'1,5 per cento, il valore più alto dal 2001. Le esportazioni in Pag. 53quest'ultimo periodo sono aumentate di circa l'11 per cento.
Cito questi dati non con lo spirito di offrire un quadro meno problematico di quanto esso indubbiamente sia, ma semplicemente per ricordare a tutti noi la presenza e il graduale affermarsi nelle regioni del sud di un'attiva e nuova classe di imprenditori e lavoratori che produce, crea ricchezza ed esporta.
L'azione del Governo anzitutto è volta al sostegno di queste tendenze, che emergono in modo sempre più visibile nel sistema economico meridionale.
Ricordo, ad esempio, che con la legge finanziaria dello scorso anno la riduzione del cuneo fiscale consente per le imprese del sud una riduzione della base imponibile IRAP pari a 10 mila euro per ogni addetto a tempo indeterminato e che l'attivazione del credito di imposta per i nuovi investimenti, dopo la procedura attivata nel corso del 2007 con l'Unione europea, consentirà comunque nel prossimo anno alle imprese meridionali di fruire di ampie agevolazioni per l'acquisto di macchinari, impianti, attrezzature, programmi informatici, brevetti su nuove tecnologie e processi produttivi. Inoltre, il periodo in cui il credito di imposta potrà essere utilizzato si estende ora sino al termine del 2013.
Interventi ugualmente incisivi sono previsti nel disegno di legge finanziaria per il 2008 in corso di approvazione al Senato. Il Governo ritiene di particolare importanza l'attivazione di un credito di imposta di oltre 300 euro mensili per ogni lavoratore assunto nelle imprese meridionali; tale ammontare supera i 400 euro nel caso di impiego di donne.
Analogamente a quanto accaduto in passato, il credito di imposta sui nuovi assunti determinerà...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Santagata.

GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. ...aumento dell'occupazione, minore precariato, emersione dal lavoro sommerso.
Voglio inoltre, concludendo, ribadire che il Governo si sente fortemente impegnato a sostenere i segnali di contrasto alla criminalità che vengono dagli imprenditori e dalla società meridionale. I recenti successi nella lotta alla mafia sono anche frutto di questo nuovo clima sociale.

PRESIDENTE. Il deputato Rao ha facoltà di replicare.

PIETRO RAO. Onorevole Ministro, certamente non possiamo dirci soddisfatti della sua risposta, in quanto ancora una volta il Governo si limita in quest'Assemblea ad annunciare e promettere: proclami, impegni e promesse che abbiamo già ascoltato decine di volte ma che non trovano alcun riscontro nella realtà.
La realtà, infatti, è che le zone franche urbane, annunciate con enfasi lo scorso anno, non sono mai decollate.
La realtà è che, dei promessi fondi per la viabilità secondaria in Sicilia e in Calabria, nonostante una grande mobilitazione dei cittadini, non si è ancora visto un centesimo. Stiamo parlando di norme che il Governo ha dovuto interamente riscrivere in quest'ultima finanziaria e che non si sa se e quando avranno attuazione.
Inoltre, cosa dire alle imprese del sud, cui avete prima promesso e poi abilmente «sfilato» il credito di imposta? Abbiamo chiesto più volte - anche con un'apposita proposta di legge - una fiscalità di vantaggio in grado di compensare il grave deficit infrastrutturale del sud. Come si può chiedere ad un'impresa che si confronta con infrastrutture come la Salerno-Reggio Calabria di pagare le stesse tasse di un'impresa del nord, che usufruisce di autostrade a quattro corsie?
Pertanto, signor Ministro, certo non chiedevamo a questo Governo di risolvere magicamente i gravi problemi che affliggono il sud, ma non è accettabile che il Governo Prodi, in due anni, non sia riuscito a dare avvio neanche ad una sola significativa misura per il Mezzogiorno e che, in questo lasso di tempo, il divario esistente tra il sud e il resto d'Italia si sia addirittura aggravato.Pag. 54
Visto e considerato che i tanti incontri ufficiali con il Presidente del Consiglio dei ministri e con esponenti di questo Governo non hanno sortito alcun effetto, chiederemo al Presidente della Repubblica Napolitano, quale garante dell'unità nazionale, di farsi carico della drammatica condizione in cui versano le nostre regioni meridionali.

(Attuazione degli impegni programmatici relativi al sistema dei trasporti ferroviari per i pendolari - n. 3-01508)

PRESIDENTE. Il deputato Meta ha facoltà di illustrare l'interrogazione Quartiani n. 3-01508, concernente l'attuazione degli impegni programmatici relativi al sistema dei trasporti ferroviari per i pendolari (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9), di cui è cofirmatario, per un minuto.

MICHELE POMPEO META. Signor Presidente, nella manovra finanziaria recentemente approvata dalla Camera dei deputati vi sono importanti provvedimenti e notevoli risorse per quanto concerne lo sviluppo delle ferrovie. Anche nel piano di impresa delle Ferrovie dello Stato - su cui questo Parlamento ha discusso - sono previste importanti risposte: mi riferisco allo sviluppo della rete e al materiale rotabile. Milioni di pendolari chiedono certezze e miglioramento del servizio.
Nel suo programma elettorale, l'Unione aveva fatto della questione del diritto alla mobilità dei pendolari uno degli elementi portanti del programma. Mi sembra che, sia nella finanziaria dell'anno scorso, ma soprattutto in quella di quest'anno, il Governo e la maggioranza abbiano messo al centro tale questione. Mi rivolgo, pertanto, al rappresentante del Governo per chiedere, per quanto concerne i piani e programmi previsti, quali siano gli obiettivi e le risposte che sono state programmate.

PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, il programma prevedeva - come uno dei suoi punti più qualificanti - il potenziamento dei servizi pubblici di trasporto, in particolare del servizio per i pendolari.
Ricordo anzitutto che il piano industriale delle Ferrovie dello Stato per il periodo 2007-2011 prevede ingenti finanziamenti volti a garantire il servizio pubblico di trasporto ferroviario, con un notevole incremento annuo rispetto agli stanziamenti già previsti per il corrente anno 2007. Gli investimenti previsti in questo contratto di programma (2007-2011) sono pari a 189 miliardi di euro.
Venendo più specificamente agli interventi per i pendolari, segnalo anzitutto che il disegno di legge finanziaria per il 2008 prevede uno stanziamento aggiuntivo ai 200 milioni di euro del Fondo per il miglioramento della mobilità dei pendolari e che tali risorse ammonteranno, pertanto, nel 2008, a oltre 350 milioni di euro, il 50 per cento dei quali è riservato all'acquisto di veicoli ferroviari da destinare a servizi di competenza regionale e di veicoli destinati ai servizi su linee metropolitane, tranviarie e filoviarie.
Per l'adeguamento dei trasferimenti statali alle regioni, al fine di garantire il livello dei servizi di trasporto, la predetta manovra finanziaria prevede uno stanziamento di 220 milioni di euro. Ricordo, inoltre, che il costo degli abbonamenti dei servizi di trasporto pendolare - autobus, treni e metropolitane - potrà essere detratto dalle tasse nella misura del 19 per cento della spesa.
Il disegno di legge finanziaria prevede, inoltre, l'istituzione del Fondo per la promozione e il sostegno dello sviluppo del trasporto pubblico locale, con una dotazione di 113 milioni di euro, 130 milioni di euro e 110 milioni di euro, rispettivamente, per il 2008, 2009 e 2010.
Voglio inoltre ricordare che il decreto fiscale, convertito nel novembre 2007 con Pag. 55la legge n. 222, mette a disposizione, per la prosecuzione delle opere in corso relative alle infrastrutture ferroviarie e per la manutenzione straordinaria della rete, un ulteriore miliardo e 35 milioni di euro.
Da ultimo, sempre con la predetta legge di conversione, abbiamo stanziato 800 milioni per le metropolitane di Roma, Napoli e Milano, cui vanno aggiunti oltre 200 milioni previsti in finanziaria per l'avvio delle metropolitane di Bologna, Torino e Firenze e per il potenziamento dei sistemi ferroviari del Veneto e della direttrice Pescara-Roma.
In totale, si tratta di uno sforzo aggiuntivo di oltre 3 miliardi di euro.

PRESIDENTE. Il deputato Meta ha facoltà di replicare.

MICHELE POMPEO META. Ministro Santagata, lei ha riferito puntualmente sulle azioni adottate da parte del Governo.
Sono soddisfatto della sua risposta e sollecito da parte sua e del Governo la sottoscrizione del piano di impresa delle FS, perché in quello strumento ci sono, probabilmente, le risorse per comprare i mille treni per i pendolari e anche quelle per un ulteriore sviluppo della rete.
Mi pare che abbiate puntato al rilancio della strategia del ferro, sia per quanto concerne le grandi opere a medio e lungo raggio, sia per l'alta velocità. Dobbiamo, però, rimettere al centro quella che in questi anni è stata la «cenerentola» dei trasporti, ossia il trasporto pubblico locale, puntando soprattutto sul ferro, perché, così facendo, diamo un contributo all'ambiente, onoriamo gli impegni internazionali, siamo coerenti rispetto a Kyoto e mettiamo davvero in campo una politica di sviluppo sostenibile che risponde ad uno dei temi e diritti fondamentali: il diritto alla mobilità di milioni di persone nei nodi urbani (ma anche nei trasporti interregionali).
La centralità dei pendolari deve essere un obiettivo che testardamente dovete perseguire e noi vigileremo affinché ciò avvenga (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo).

(Iniziative in materia di gestioni commissariali, alla luce dell'esperienza dei commissariamenti in Campania n. 3-01509)

PRESIDENTE. Il deputato Giuditta ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01509, concernente iniziative in materia di gestioni commissariali, alla luce dell'esperienza dei commissariamenti in Campania (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10).

PASQUALINO GIUDITTA. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, nella regione Campania sono stati istituiti numerosi commissariati di Governo per fronteggiare situazioni di grave crisi, come nel settore dei rifiuti, delle acque, delle bonifiche, del disinquinamento, del dissesto idrogeologico e della sicurezza del territorio.
Questi commissariati, istituiti da molti anni, hanno perso la loro funzione, che era quella di individuare e risolvere, in maniera tempestiva, le fasi di emergenza. Invece, si sono rivelate strutture inefficaci, costose e di ostacolo alla gestione ordinaria, creando duplicazioni e sovrapposizioni politico-amministrative.
La loro eccessiva durata contraddice la funzione straordinaria che avrebbero dovuto svolgere. Il caso più eclatante è il settore dei rifiuti, che ancora dopo quattordici anni di gestione commissariale si trova in una gravissima emergenza ambientale non più sopportabile, anche per il pericolo per la salute dei cittadini. Sarebbe un errore continuare con le gestioni commissariali! Vanno abolite! Bisogna restituire al governo regionale ed alle istituzioni locali tutte le funzioni assegnate dall'investitura popolare. Si chiede, pertanto, quali iniziative il Governo intenda assumere per superare questa fase.

PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere.

GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Pag. 56Signor Presidente, la legge istitutiva del Servizio nazionale della protezione civile prevede la delibera dello stato di emergenza da parte del Consiglio dei Ministri al verificarsi di calamità naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensità ed estensione, debbano essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari. Altresì, come noto, la protezione civile è materia di natura concorrente e pertanto la delibera dello stato emergenziale avviene a seguito della richiesta della regione interessata.
Ciò premesso, nel far presente che la vigenza delle situazioni emergenziali che interessano la regione Campania cessa al 31 dicembre di quest'anno, si ritiene comunque doveroso sottolineare l'importanza del ricorso ai mezzi e ai poteri straordinari previsti dalla vigente normativa in materia di protezione civile per fronteggiare tempestivamente taluni rischi e fornire soccorso alle popolazioni.
Ciò, tuttavia, impone un'attenta riflessione sulla necessità di porre in essere tutte le iniziative finalizzate al definitivo e celere superamento delle criticità, e il conseguente rientro alla gestione ordinaria.
Tale considerazione appare quanto mai attuale, anche tenuto conto che il Presidente del Consiglio ha recentemente rappresentato alle regioni la necessità, in prossimità della scadenza dei numerosi stati di emergenza in corso, di sensibilizzare i relativi presidenti, che operano in qualità di commissari delegati, per implementare ogni utile iniziativa finalizzata al definitivo superamento dell'emergenza.
Diversamente, per le azioni volte esclusivamente al completamento degli interventi di salvaguardia del patrimonio umano ed ambientale, infatti, si potrà continuare ad operare, sebbene in regime ordinario e dunque non derogatorio, oltre il termine di scadenza delle situazioni emergenziali, previa ovviamente valutazione della sussistenza degli occorrenti presupposti giustificativi.
Il Presidente del Consiglio ha, altresì, fatto presente che, laddove i commissari delegati stiano operando in regime derogatorio all'ordinamento giuridico vigente, si dovrà provvedere ad una concreta e rapida accelerazione delle iniziative emergenziali in corso.
Inoltre, per favorire il delicato compito di attivare ogni misura occorrente al tempestivo rientro nell'ordinario, è stata segnalata la possibilità di avvalersi del supporto dei comitati di rientro nell'ordinario, istituiti per l'occorrenza, che possono fornire utili indicazioni di carattere metodologico in relazione alle attività da compiersi.
Infine, il Presidente del Consiglio dei Ministri ha fatto presente che, in caso di impossibilità di ritornare ad una gestione ordinaria delle attività da porre in essere, le eventuali richieste di proroga vengono sottoposte alla preventiva valutazione degli uffici del dipartimento della protezione civile e alla relativa istruttoria tecnica ed amministrativa.

PRESIDENTE. Il deputato Giuditta ha facoltà di replicare.

PASQUALINO GIUDITTA. Ringrazio il Ministro per aver condiviso in parte le mie preoccupazioni. Ritengo, tuttavia, opportuno che il Governo compia ulteriori approfondimenti, per individuare al più presto misure concrete ed efficaci che rendano finalmente possibile il definitivo superamento delle emergenze nella regione Campania.
L'avere affidato ormai da anni ai commissariati di Governo la gestione di settori delicati e strategici colpiti da grave crisi con la condivisione del governo regionale ha fatto in modo che le istituzioni locali sfuggissero alle proprie responsabilità, accentuando inefficienze e confusione nella predisposizione di interventi e aumentando la sfiducia della collettività verso le istituzioni locali.
Sono venuti meno sino ad oggi gli ordinari circuiti decisionali, e spesso si sono creati degli ingorghi istituzionali proprio per l'incertezza sulla titolarità e sull'utilizzo delle competenze, nonché per la mancanza delle necessarie sinergie tra le varie strutture.
C'è assolutamente bisogno di una nuova strategia istituzionale, che miri a ripristinarePag. 57 le condizioni minime per il rientro alla gestione ordinaria e, qualora sia necessario, affidare l'utilizzo dei poteri straordinari esclusivamente alle stesse istituzioni locali.
La gestione ordinaria significa anche un incisivo snellimento dell'apparato burocratico, maggiore razionalizzazione, trasparenza e riduzione di costi; il rispetto di regole certe permette anche di abbassare il rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata.
Queste gestioni hanno comunque radicato nei cittadini campani una percezione di sostanziale inaffidabilità nei confronti della pubblica amministrazione.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

PASQUALINO GIUDITTA. Se non superiamo questa fase, è a rischio la crescita del nostro territorio. Una regione che vuole porre al centro della propria vita politica lo sviluppo...

PRESIDENTE. Deve concludere, per favore.

PASQUALINO GIUDITTA. ...deve assolutamente - e concludo, signor Presidente - cambiare percorso: non può tenere il proprio territorio commissariato (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).

PRESIDENTE. Diversamente dalla prassi in genere seguita per il question time, approfittando della condizione prenatalizia, salutiamo gli alunni e i docenti delle classi V dell'ISIS di Bojano, provincia di Campobasso, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

(Misure a favore degli studenti che hanno presentato ricorso contro i test di ammissione alle facoltà di medicina e chirurgia in Campania - n. 3-01510)

PRESIDENTE. Il deputato Pellegrino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01510, concernente misure a favore degli studenti che hanno presentato ricorso contro i test di ammissione alle facoltà di medicina e chirurgia in Campania (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).

TOMMASO PELLEGRINO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, dopo i ricorsi sostenuti da alcuni studenti che hanno partecipato ai test di accesso alle facoltà di medicina e chirurgia e dopo le irregolarità che si sono verificate, il TAR Campania di Napoli ha deciso di accogliere tali ricorsi, ritenendo fondate le motivazioni dei ricorrenti.
Successivamente, il Ministro dell'università e della ricerca è intervenuto cercando di sanare, sia pur parzialmente, una delle irregolarità evidenziate dal TAR Campania, emanando un decreto ministeriale. Tuttavia, il TAR Campania è intervenuto fondando la propria decisione su aspetti diversi da quelli evidenziati dal decreto, quali la violazione della segretezza e la conseguente situazione di disparità determinatasi per la conoscenza anticipata delle prove di gara in talune sedi di concorso.
Chiedo, pertanto, al Ministro dell'università e della ricerca, al fine di scongiurare più che probabili domande risarcitorie, se egli intenda concertare con gli atenei interessati l'allargamento dei corsi di studio anche ai soggetti beneficiari delle sospensive emesse dal TAR.

PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere.

GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, il TAR Campania - prendendo atto delle determinazioni assunte dal Ministero dell'università e della ricerca con il decreto del 21 novembre 2007 e dei seguenti decreti rettorali di conferma delle graduatorie - ha ritenuto superate tutte le censure sull'irregolarità dell'iter procedurale espresse nelle precedenti ordinanze di sospensione dei decreti rettorali di approvazione delle graduatorie degli ammessi ai corsi di laurea in medicina e chirurgia.Pag. 58
L'emanazione del provvedimento ha, pertanto, superato le censure espresse dal TAR sull'inesistenza di un provvedimento formale del Ministero che confermasse la validità delle prove e le relative modalità di svolgimento. Com'è noto, infatti, con il decreto citato, il Ministero ha preso atto dello svolgimento del procedimento volto all'ammissione ai corsi di laurea in medicina e chirurgia e dei relativi atti compiuti, e in particolare dell'effettuata correzione degli elaborati, avvenuta considerando 78 domande sulle 80 proposte; inoltre, esso ha confermato gli atti, e tra questi le disposizioni in via breve impartite e le operazioni materiali svolte finalizzate alla correzione delle prove attraverso le modalità sopra menzionate.
In particolare, poi, per quel che concerne l'ipotesi di una violazione della segretezza delle operazioni che potrebbe avere inficiato la regolarità delle prove, il TAR, con ordinanza n. 3606 del 2007, ha respinto le domande incidentali di sospensione presentate da taluni studenti. Il predetto tribunale ha, infatti, ritenuto che «sulla scorta degli sviluppi della vicenda e anche sulla base degli atti delle amministrazioni interessate sopra citati, l'originaria ipotesi di una violazione della segretezza delle operazioni non è stata confermata da alcun riscontro fattuale».
In relazione a tale fattispecie, alla luce della recente summenzionata giurisprudenza, in linea generale il Ministero ritiene non fondate le eventuali domande di risarcimento ventilate dall'interrogante; né tanto meno, in base alle considerazioni espresse dal TAR, sembrerebbe ipotizzabile una concertazione con gli atenei interessati per l'ampliamento dei posti già a suo tempo determinati per il corso di laurea magistrale in medicina e chirurgia a beneficio degli studenti destinatari delle sospensive precedentemente concesse dal medesimo TAR Campania.

PRESIDENTE. Il deputato Pellegrino ha facoltà di replicare.

TOMMASO PELLEGRINO. Signor Presidente, mi ritengo solo parzialmente soddisfatto. Noi dobbiamo, infatti, riconoscere gli errori, soprattutto quando vengono commessi dalle istituzioni: ed errori e responsabilità non possono assolutamente ricadere sugli studenti che hanno partecipato alla prova. Sono assolutamente convinto che bisogna tutelare coloro che oggi sono iscritti alla facoltà di medicina e che hanno superato il concorso, ma dobbiamo anche preoccuparci, perché è doveroso farlo, di coloro che hanno fatto ricorso al TAR: dobbiamo, infatti, evitare di mettere in piedi un meccanismo pericolosissimo, quello cioè di aggirare le decisioni dei giudici, che costituirebbe un errore gravissimo.
In proposito, mi farebbe piacere cogliere l'occasione di questo errore per rilanciare in modo propositivo soprattutto una riforma vera e forte rispetto alle modalità di accesso alle facoltà di medicina e chirurgia. Sono convinto che il Ministro dell'università e della ricerca sta portando avanti con determinazione questa decisione (il mio ottimismo nasce anche dal fatto che, conoscendo l'azione di questo Governo e del Ministro Mussi rispetto al principio di meritocrazia nell'università, si può avere un risultato concreto). Ma il principio meritocratico deve essere attuato anche nelle modalità di accesso, per le quali non è possibile che sia adottato un criterio assolutamente non qualitativo. Basta ricordare talune domande che erano presenti nei test di accesso di quest'anno: «A quale personaggio rimanda il concetto di neo-guelfismo?», «Indicare l'ordine decrescente delle superfici di taluni Paesi europei», «Il contesto geografico del partito indipendentista e repubblicano Sinn Féin». Si tratta di domande che non avevano nulla a che fare con l'attitudine degli studenti ad iscriversi alla facoltà di medicina.
Quindi, il principio meritocratico deve essere alla base anche delle modalità di selezione delle facoltà mediche, e non possiamo certamente negare a tanti giovani il sogno di una vita, cioè quello di potersi iscrivere e poter fare un giorno il medico, Pag. 59magari partecipando, appunto, ad una selezione estremamente qualitativa (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).

(Orientamenti del Governo sull'eventualità di ulteriori decreti sui flussi o di altri provvedimenti di sanatoria per i clandestini presenti in Italia - n. 3-01511)

PRESIDENTE. Il deputato Gibelli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-01511, concernente orientamenti del Governo sull'eventualità di ulteriori decreti sui flussi o di altri provvedimenti di sanatoria per i clandestini presenti in Italia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12), di cui è cofirmatario.

ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, è imbarazzante avere un Governo che non riesce ad espellere nessuno, un Governo che non è in grado nemmeno di cacciare dai confini nazionali nessun clandestino delinquente e si preoccupa di avviare dibattiti al proprio interno sulle quote, sulle sanatorie e sui decreti flussi che stanno diventando un vero tormentone per i nostri cittadini in termini di sicurezza.
I numeri parlano chiaro: ad oggi vi sono circa 352.995 domande a fronte di 47 mila posti, e già si preannuncia il superamento delle 170 mila quote che il decreto prevedeva. Oggi si annuncia - lo sta facendo il Ministro Ferrero - la richiesta di una sanatoria che porterebbe il Paese nell'illegalità più completa.
Oggi vogliamo sapere dal Governo se intende procedere con sanatorie indiscriminate o garantire la legalità e la sicurezza ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere.

GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, in merito alla determinazione annuale delle quote massime di stranieri da ammettere nel territorio dello Stato con visto di ingresso, si precisa che la stessa avviene sulla base dei criteri generali per la definizione dei flussi di ingresso, individuati nel documento programmatico triennale relativo alla politica dell'immigrazione e degli stranieri nel territorio dello Stato, e che, in caso di mancata pubblicazione del decreto di programmazione annuale, il Presidente del Consiglio dei Ministri può provvedere in via transitoria con proprio decreto, nel limite delle quote stabilite per l'anno precedente.
Tenuto presente che il documento programmatico per il triennio 2007-2009 - ancorché in fase di avanzata predisposizione - non è stato ancora emanato, e stante tuttavia l'urgenza di definire la quota di lavoratori extracomunitari non stagionali da ammettere nel territorio dello Stato per l'anno 2007, è stato adottato da parte del Presidente del Consiglio un decreto recante la programmazione transitoria dei flussi di lavoratori extracomunitari. Il predetto decreto flussi ha fissato in 170 mila la quota di ingresso per l'anno in corso di lavoratori extracomunitari non stagionali.
In occasione del decreto flussi 2007, si è avuta una radicale trasformazione delle procedure che fanno capo agli sportelli unici per l'immigrazione, allo scopo di eliminare quelle criticità emerse nelle precedenti esperienze (ricordiamo le code alle poste), che avevano arrecato enormi disagi ai cittadini e agli uffici coinvolti nell'attività dello sportello.
Al fine, infatti, di semplificare le procedure in uso, è stata introdotta una modalità esclusivamente informatica di inoltro delle domande di competenza dello sportello unico, la modulistica è stata semplificata e il programma di gestione delle singole pratiche è stato rielaborato, rendendolo più efficiente ed adeguato alle necessità del rigoroso rispetto dei tempi del procedimento.
Per quanto concerne i dati relativi al numero delle richieste pervenute al centro di elaborazione dati del Ministero, si precisa che alle ore 16 del giorno 17 dicembre sono pervenute 383.063 istanze di rilascio Pag. 60del nulla osta per l'assunzione di cittadini extracomunitari appartenenti ai Paesi che hanno sottoscritto con l'Italia accordi di cooperazione in materia migratoria, a fronte di 47.100 quote d'ingresso previste dal decreto flussi.
Come si vede, si registrano una pressione ed una domanda decisamente superiori rispetto a quanto non siano le aperture stabilite dal Governo; in particolare, il lavoro domestico, le badanti e le assistenti domestiche presentano una quota rilevante.
In base alla nuova procedura, le istanze saranno inviate agli sportelli unici presso le prefetture (ricordo che l'altra volta circa un terzo delle domande fu rigettato).
Per quanto attiene - e concludo, signor Presidente - alle dichiarazioni del Ministro Ferrero, che si confermano, va riaffermato che le frasi suddette non indicano alcuna prospettiva di sanatoria.
Nel caso particolare, le dichiarazioni del Ministro Ferrero si riferiscono alla soluzione del problema dei clandestini che hanno già trovato un lavoro, mentre come è noto il concetto di sanatoria si riferisce ad una regolarizzazione generalizzata dei clandestini che non è nel nostro programma.

PRESIDENTE. Il deputato Gibelli ha facoltà di replicare.

ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, sinceramente non ho sentito una risposta più democristiana di così nemmeno nella prima Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Anche da padano devo affermare che per me l'italiano ha un senso, e perciò le parole del Ministro Ferrero vanno esattamente in una direzione opposta. Oggi vi sono dei clandestini e per il semplice fatto che hanno trovato un lavoro il Governo vuole garantire loro un permesso di soggiorno. Ciò significa considerare il Paese come un richiamo per la clandestinità, un Paese dove non vi sono le regole, dove si vuole demolire la legge Bossi-Fini solo per motivi ideologici, dove si afferma di varare l'indulto perché lo chiede il Papa e il giorno dopo, invece, in maniera assolutamente ideologica procediamo nella direzione opposta, in ragione dei valori.
Avete dimostrato, con la «bocciatura» del decreto-legge sulla sicurezza, che tenete di più ai matrimoni fra le coppie omosessuali rispetto alla sicurezza dei cittadini. Credete di più che valga una società costruita a tavolino, dove gli immigrati vengono da clandestini e possono anche sposarsi in spregio alle regole di questo Paese.
Saranno i sindaci a cambiare il Paese, non voi! Saranno le persone del nord elette direttamente dai cittadini che daranno le risposte, non voi!
Pertanto, mi rivolgo a voi, persone sedute su queste poltrone, che ipocritamente occupate i banchi del Governo senza avere una maggioranza: vi daremo una risposta politica perché non ci interessano le risposte burocratiche (Deputati del gruppo Lega Nord Padania esibiscono cartelli recanti la scritta «Vergogna» e indossano fasce verdi recanti la scritta «Difensore dei cittadini»)...

PRESIDENTE. Per favore deputato Gibelli, mentre lei conclude il suo intervento invito i colleghi a cessare le manifestazioni ed esibizioni e a rimuovere ciò che hanno esposto.

ANDREA GIBELLI. Non siete nemmeno capaci di espellere 408 persone. Vergogna! Vergogna! Vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ricordo che le interrogazioni a risposta immediata richiedono una particolare sobrietà. Non costringetemi a richiamarvi all'ordine. Togliete i cartelli! Si avvicina il Natale, siate buoni come tutti gli altri. Rimuovete i cartelli!

STEFANO ALLASIA. Siate buoni voi, andatevene!

(Cause e responsabilità della vicenda del ritardo accumulato dal treno Eurostar Lecce-Roma il 15 dicembre 2007 - n. 3-01512)

PRESIDENTE. Il deputato Stradella ha facoltà di illustrare l'interrogazione Leone n. 3-01512, concernente le cause e responsabilità Pag. 61della vicenda del ritardo accumulato dal treno Eurostar Lecce-Roma il 15 dicembre 2007 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 13), di cui è cofirmatario.
Vi prego, per favore, di rimuovere le insegne altrimenti non possiamo proseguire. Vi prego, non costringetemi a sospendere la seduta. Rimuovetele, per favore. Ognuno tolga la propria insegna, per favore.
Prego, deputato Stradella.

FRANCO STRADELLA. Signor Presidente, intervengo per sapere quali siano le cause - anche se ritengo sia difficile per il Ministro rispondere - che hanno determinato un'odissea così tragica per 450 passeggeri su un treno di eccellenza chiamato Eurostar, con un secondo treno chiamato a soccorso che si è fermato dopo 12 ore e ha contribuito a proseguire il tormento dei passeggeri, con un'informativa data alla protezione civile in ritardo - tant'è che quest'ultima non è intervenuta a sostegno delle necessità dei passeggeri - e, pertanto, con un disagio che è terminato dopo ben 20 ore, alla stazione di Roma Termini e con la promessa da parte del presidente delle Ferrovie dello Stato di rimborso del biglietto pagato.
Mi sembra un fatto veramente paradossale se non si trattasse di una situazione tragica e vergognosa per un Paese civile. Basterebbe il premio che ha proposto il giornalista Feltri per l'amministratore delegato Moretti: il premio «Bamba».

PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere.

GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, Ferrovie dello Stato Spa riferisce che nel pomeriggio del 15 dicembre scorso, in condizioni meteorologiche particolarmente critiche, il treno Eurostar 9354, in viaggio da Lecce a Roma, si è fermato nel tratto di interconnessione tra la linea storica e la linea ad alta velocità.
In tale punto, le apparecchiature elettroniche della locomotiva devono passare dall'assetto di funzionamento con un'alimentazione a 3 kilowatt a corrente continua ad un assetto di funzionamento con un'alimentazione a 25 kilowatt a corrente alternata, propria della linea ad alta velocità. Tale passaggio, pur con i dispositivi installati di recente sugli ETR, non è avvenuto. Il personale del treno ha immediatamente richiesto soccorso e, conseguentemente, è stato inviato un mezzo di trazione diesel da Aversa, per consentire l'aggancio in coda dell'Eurostar e retrocederlo a Capua. Nel corso di tale operazione, si è verificata la rottura del meccanismo di aggancio dell'Eurostar.
Ma non è finita. Nel frattempo, infatti, era stato anche disposto l'invio da Napoli di un ETR 500 per il trasbordo dei passeggeri una volta che l'Eurostar 9354 fosse stato portato a Capua. È stato quindi disposto il recupero del treno con il mezzo di soccorso in testa all'Eurostar, ma la manovra di aggancio non è andata completamente a buon fine. L'ETR 500 di soccorso è stato inviato nel punto più vicino possibile a quello in cui era fermo l'Eurostar 9354, per il trasbordo in linea, operazione alla fine della quale il treno è ripartito in direzione di Roma. Inoltre, per il verificarsi di un ulteriore inconveniente tecnico, non risolvibile con il particolare contesto del tracciato e per le avverse condizioni climatiche, è stato necessario retrocedere l'ETR 500 fino a Capua e trasbordare i viaggiatori su un ulteriore convoglio. Come si vede, ci troviamo dinanzi ad una serie di circostanze piuttosto sfortunate.
Per quanto concerne l'assistenza ai viaggiatori, la società ferroviaria ha evidenziato che essi sono stati assistiti dal personale di bordo del treno e dagli addetti del servizio di assistenza di Trenitalia, nonché dal personale della protezione civile, del servizio sanitario e della polizia. Inoltre, nella stazione di Capua sono stati distribuiti generi di conforto (acqua, latte, bevande calde e coperte) e messi a disposizione taxi. Nella stazione di Roma Termini, in cui le strutture di assistenza sono Pag. 62rimaste aperte tutta la notte con l'impiego di personale aggiuntivo, il personale delle Ferrovie dello Stato ha assistito sia le persone in attesa dei passeggeri, sia i viaggiatori del medesimo treno all'arrivo, mettendo loro a disposizione taxi e camere d'albergo e prevedendo il rimborso o la nuova prenotazione di biglietti aerei.

PRESIDENTE. Signor Ministro, dovrebbe concludere.

GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Per i passeggeri dell'Eurostar è stato, infine, disposto l'immediato rimborso del prezzo del biglietto ferroviario attraverso l'apertura di sportelli dedicati.

PRESIDENTE. Il deputato Leone ha facoltà di replicare.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, da quanto ci è venuto a raccontare il Ministro, questo treno, partito da Lecce con destinazione Roma, forse doveva andare a Lourdes o forse sarebbe stato meglio qualche miracolo per evitare il disastro che vi è stato. Tuttavia, evidentemente non si è pensato di ricorrere ad altri mezzi. Infatti, la sua risposta burocratica, che può anche soddisfarci dal punto di vista della sequenza dei fatti e dal punto di vista di quanto accaduto in maniera asettica, non esonera il Governo da considerazioni di altra natura, al fine di esonerare chi ha determinato una tale situazione.
Infatti, tenere prigionieri 450 passeggeri per 20 ore al freddo, al gelo e senza un bicchiere d'acqua o un tozzo di pane, mi sembra - senza offesa - che sia proprio di un Paese del terzo mondo. Tuttavia, ciò non significa che - una volta interrogato il Governo e risposto alle domande dell'onorevole Stradella - ci si possa scrollare di qualsiasi responsabilità, lo dico tra virgolette. Infatti, è di questo che si vuol parlare. Infatti, comunque vi è una responsabilità non diretta, ma indiretta.
Infatti, i cittadini non vogliono sentire una risposta di tale natura, nel momento in cui sanno che tra quei 450 passeggeri - rimasti veramente al freddo, sotto zero e senza possibilità alcuna di allontanarsi dal treno per raggiungere con altri mezzi le proprie abitazioni - addirittura vi era un neonato di cinque mesi. Quindi, non mi sembra che possano ritenere esauriente la risposta che il Ministro ha fornito.

PRESIDENTE. Deputato Leone, dovrebbe concludere.

ANTONIO LEONE. Signor Ministro, non siamo soddisfatti della risposta, non perché gli avvenimenti siano diversi da quanto da lei riferito. In effetti, i fatti sono andati così.
Oggi abbiamo appreso che il giornalista Santoro guadagna ben 700 mila euro l'anno per condurre servizi sui meno abbienti.

PRESIDENTE. Deputato Leone, deve concludere.

ANTONIO LEONE. Concludo, Presidente. Apprendiamo oggi che l'amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato guadagna 900 mila euro l'anno per tenere prigionieri 450 passeggeri e il Governo non fa nulla; anzi una cosa la fanno, il Governo e Prodi: continuano a ridere. Di questo i cittadini, penso, rideranno dopo, quando sarà il momento di tornare alle elezioni.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 20 dicembre 2007, alle 9,30:

1. - Discussione dei disegni di legge:
Ratifica ed esecuzione del III Protocollo alle Convenzioni di Ginevra del 12 Pag. 63agosto 1949, relativo all'adozione di un emblema aggiuntivo, fatto a Ginevra l'8 dicembre 2005 (2782).
- Relatore: Khalil detto Alì Rashid.

Ratifica ed esecuzione dei Protocolli di attuazione della Convenzione internazionale per la protezione delle Alpi, con annessi, fatta a Salisburgo il 7 novembre 1991 (2861).

e delle abbinate proposte di legge: ZELLER ed altri; ZELLER ed altri; BOATO (583-661-188).
- Relatore: De Brasi.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Consiglio federale svizzero relativo alla non imponibilità dell'imposta sul valore aggiunto dei pedaggi riscossi al traforo del Gran San Bernardo, firmato a Roma il 31 ottobre 2006 (3094).
- Relatore: Narducci.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Moldova per l'assistenza giudiziaria e per il riconoscimento e l'esecuzione delle sentenze in materia civile, fatto a Roma il 7 dicembre 2006 (3095).
- Relatore: Cioffi.

S. 1602 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Bulgaria sul trasferimento delle persone condannate alle quali è stata inflitta la misura dell'espulsione o quella dell'accompagnamento al confine, fatto a Sofia il 22 novembre 2005 (Approvato dal Senato) (3081).
- Relatore: Picchi.

Ratifica ed esecuzione del Trattato per l'assistenza giudiziaria in materia penale tra la Repubblica italiana e la Repubblica del Cile, fatto a Roma il 27 febbraio 2002 (3022).
- Relatore: Ranieri.

2. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 16,25.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO DEI DEPUTATI ELETTRA DEIANA, TANA DE ZULUETA E CARMINE SANTO PATARINO SULLE MOZIONI NN. 1-00143, 1-00259 E 1-00260

ELETTRA DEIANA. La discussione sulle Forze Armate meriterebbe un contesto di analisi e di proposta molto diverso da quello determinato dalle mozioni dell'opposizione in esame, tutte ispirate alla preoccupazione di fare facile propaganda politica.
Le Forze Armate costituiscono una risorsa per l'Italia. L'evoluzione del quadro politico internazionale è caratterizzato dal moltiplicarsi di dinamiche conflittuali e di guerra, che hanno bisogno di criteri interpretativi e di dispositivi operativi nuovi per essere affrontati con la necessaria serietà.
È urgente ripensare complessivamente la politica militare; è necessario riconsiderare l'intreccio tra politica militare e politica internazionale, ristabilendo il primato della seconda e frenando il processo inverso che sta avvenendo, con una prevalente tendenza ad attribuire alla funzione militare un ruolo risolutore anche in circostanze che ben altro richiedono.
La vicenda dell'Isaf in Afghanistan, per esempio, lo sta a dimostrare e l'Italia si trova coinvolta col suo personale militare in un meccanismo che non sembra offrire alcuna via di scampo.
Affrontare il tema delle Forze Armate significa fare i conti con i riferimenti vincolanti che presiedono alla loro funzione, in primo luogo la Costituzione e il Pag. 64diritto internazionale. È sempre stato vincolante questo contesto di riferimento?
Dagli anni novanta del secolo scorso il nuovo modello di difesa, elaborato in quella stagione di convulsi cambiamenti, è stato utilizzato anche per coprire e legittimare missioni militari che poco avevano a che fare con il dettato costituzionale e il diritto internazionale.
Penso alla deflagrazione dello stato iugoslavo, avvenuta proprio negli anni in cui l'Europa si esercitava nel processo di unificazione chiudendo gli occhi di fronte all'interventismo armato di una NATO, apertamente diretta dagli USA.
Penso al Kosovo, avviato su una via dell'indipendenza ogni giorno di più foriera di grandi disastri e incognite.
Ristabilire il quadro costituzionale della funzione delle Forze Armate e rimodulare in questo senso le missioni militari oggi in atto è il più alto e necessario omaggio che possa essere reso ai nostri militari, uomini e donne spesso impegnati in zone difficili e rischiose, con alti livelli di professionalità e dedizione.
Ma le Forze Armate hanno anche il diritto ad aver riconosciuti i nuovi diritti che l'abbandono della leva obbligatoria e la professionalizzazione del personale militare comportano.
È in primo piano il diritto alla sindacalizzazione, all'associazionismo, a un nuovo patto tra Stato e militari fondato sul riconoscimento che chi presta il proprio servizio in armi allo Stato è un cittadino che deve godere della pienezza dei diritti di cittadinanza come tutti gli altri e che gli obblighi specifici connessi al ruolo militare devono essere rigidamente circoscritti e non possono ledere i diritti civili fondamentali.
È sulla base di queste considerazioni, che segnalano la distanza siderale dalle posizioni espresse dai colleghi del centrodestra, che, a nome del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dichiaro il voto contrario alle tre mozioni.

TANA DE ZULUETA. Onorevoli colleghe e colleghi, i Verdi voteranno contro le due mozioni sulle Forze Armate presentate, perché esse partono da un presupposto non vero, cioè che per le Forze Armate ci sia scarsa attenzione e si investa poco.
Per le Forze Armate si spende tanto; infatti, per il prossimo anno, con la finanziaria che è appena passata da quest'Aula si stanziano oltre 23 miliardi. Il problema semmai è che si spende male e si mantiene in piedi uno strumento non al passo con le reali esigenze di difesa e di politica estera del Paese.
Infatti, l'attuale sistema internazionale è caratterizzato da un alto grado di instabilità e da minacce diffuse che sfuggono ai modelli interpretativi del passato. Da qui, la necessità per l'Italia di ripensare la propria azione di politica militare e di attuare un profondo cambiamento organizzativo dello strumento militare.
L'uso della guerra come risposta ad una paura generalizzata di attacchi terroristici, condotti secondo modalità imprevedibili, ha fortemente destabilizzato gli equilibri internazionali provocando una nuova corsa al riarmo ed una impennata delle spese militari.
Secondo il SIPRI, l'autorevole Istituto di Ricerche per la Pace di Stoccolma, nel 2006 sono stati spesi in armi nel mondo 1.024 miliardi di dollari, con una crescita rispetto all'anno precedente del 3,5 per cento; negli ultimi dieci anni, le spese sono cresciute del 37 per cento.
Le nostre Forze Armate, su mandato del Parlamento, sono presenti in diversi teatri internazionali, riscuotendo anche apprezzamento per il tipo d'impostazione che viene dato a queste missioni.
Il Ministro della difesa ha più volte minacciato un ridimensionamento della presenza dei nostri militari nelle missioni all'estero a causa della scarsità dei fondi messi a disposizione della difesa.
Risulta alquanto paradossale che con centonovantamila uomini e donne ed oltre 23 miliardi l'anno spesi per la difesa il nostro Paese non riesca a garantire la presenza di circa ottomila militari impegnati all'estero.
Nel 2006, per il SIPRI, l'Italia è ottava nelle spese militari con 29,9 miliardi di Pag. 65euro, ma sale al settimo posto per la spesa pro capite, superando anche la Germania, con 477 dollari l'anno per abitante. Secondo i dati della NATO, che tiene in considerazione la spesa nel suo complesso, l'Italia spende per la difesa l'1,5 per cento del PIL.
La riforma delle Forze armate, voluta dal Parlamento con la legge n. 331 del 2000, che ha trasformato lo strumento militare in professionale ha sottovalutato quelli che sarebbero stati gli oneri economici derivanti dalla scelta di avere un obiettivo di centonovantamila unità.
All'articolo 1 della legge n. 331 del 2000 si stabilisce che le Forze Armate sono al servizio della Repubblica e il loro ordinamento ed attività sono conformi all'articolo 11 e 52 della Costituzione, avendo come compito prioritario la difesa dello Stato.
Il Consiglio Supremo di difesa del 2 aprile 2007 ha «avviato l'esame delle problematiche relative alle Forze Armate, sottolineando la necessità di definire esattamente il rapporto tra gli impegni operativi assunti e da assumere e le risorse di bilancio a disposizione, mirando a un razionale equilibrio e a una migliore qualità della spesa», dibattito proseguito il 2 luglio 2007.
Il Consiglio Supremo di difesa del 17 dicembre scorso ha tratto elementi di valutazione per l'adozione nel prossimo futuro dei provvedimenti necessari a meglio calibrare le capacità delle Forze Armate in relazione alle risorse effettivamente disponibili ed ai prioritari obiettivi di breve termine del ripristino della sicurezza e del mantenimento della pace nelle aree di crisi. Apprezziamo che il Consiglio Supremo di difesa abbia poi deliberato che su tutti i punti all'ordine del giorno sarà dal Governo prospettato alle competenti istanze parlamentari.
Per il 2008 per la funzione difesa è prevista una presenza di 185.065 militari, di questi 82.059 sono di truppa e 100.961 graduati (venticinquemila ufficiali, sessantatremila marescialli e dodicimila sergenti): abbiamo Forze Armate con più comandanti che comandati.
Lo stesso Capo di Stato maggiore della difesa, Ammiraglio Giampaolo Di Paola, davanti alla Commissione difesa della Camera ha parlato di 39.120 marescialli e 2.813 ufficiali in più rispetto a quelli stabiliti.
I militari in esubero si potrebbero far transitare in altre amministrazioni bisognose di personale come la Protezione civile e l'interno.
Altri punti di criticità del bilancio della difesa sono gli sprechi, che vengono da enti ed uffici legati all'organizzazione data per la leva obbligatoria, oppure strutture simili presenti in tutte e tre le armi e che potrebbero essere unificate con funzione interforze.
C'è poi tutto il capitolo degli armamenti, con scelte verso progetti faraonici molto costosi, che si sviluppano in tempi molto lunghi e spesso poco utili alla strategia del nostro Paese, se non in contrasto con il dettato costituzionale. Si pensi alla nuova portaerei Cavour che ci costerà 1.390 milioni di euro, o al Joint Strike Fighter che dovrebbe costarci oltre 20 miliardi di euro, ma che soprattutto, essendo un aereo da combattimento ottimizzato per l'attacco, con capacità di trasporto di ordigni nucleari, pone seri problemi di compatibilità con la nostra Costituzione;
Visto che questi progetti bloccano enormi risorse del bilancio, a scapito dell'esercizio, rischiamo di avere aerei ultramoderni e non il carburante per farli volare.
Per spendere ingenti cifre per gli armamenti alla fine si fanno economie sull'esercizio, che vuol dire fare poca attenzione ai lavoratori con le stellette. Infatti viene meno la sicurezza fisica, come è avvenuto per l'uranio impoverito, la formazione, e la garanzia di quei diritti minimi che vanno dati a tutti i lavoratori, compresi quelli in divisa.
Per questo noi chiediamo con forza al Governo che si restituisca trasparenza al bilancio della difesa, riconducendo ad esso tutte le spese attualmente allocate presso bilanci di altre Amministrazioni dello Stato. Lo invitiamo a presentare quanto Pag. 66prima in Parlamento una ipotesi di nuovo modello di difesa, che oltre alla riduzione del numero complessivo dei militari, proponga anche una razionalizzazione dei servizi ed un ridimensionamento di alcuni sistemi d'arma. Auspichiamo infine che si valorizzi la cooperazione per la difesa con organizzazioni internazionali quali le Nazioni Unite e l'Unione europea per permettere di razionalizzare ed in prospettiva ridurre la spesa militare.

CARMINE SANTO PATARINO. La mozione n. 1-00259 presentata dal Gruppo di AN, che mi ha visto firmatario assieme all'onorevole Ascierto, che è il primo, rappresenta un'occasione propizia per richiamare l'attenzione del Parlamento, delle Istituzioni e della pubblica opinione nei confronti delle nostre Forze Armate, non solo per la meritoria funzione che hanno sempre svolto, quanto soprattutto perché esse rappresentano il nostro Paese con grande onore ovunque siano in gioco la pace e i diritti dell'uomo, dando anche concretezza e prestigio alla nostra politica estera.
La situazione strategico-politica degli ultimi anni, infatti, ha visto l'Italia pienamente coinvolta, assieme ai suoi più stretti alleati, nel processo di espansione della stabilità e di sostegno alle iniziative internazionali a favore della pace e della sicurezza.
In tale contesto le Forze Armate, ora più che mai costituiscono uno strumento essenziale per fare fronte agli impegni che l'Italia ha assunto e potrà continuare ad assumere anche in futuro, nell'ambito della comunità internazionale, per la sicurezza, la stabilità e la pace, tenendo, per di più, vivi la memoria ed il richiamo di gloriose tradizioni, estremo rifugio di valori positivi non transeunti e, in ogni caso, indispensabili per cementare una Nazione.
La mozione presentata dal nostro Gruppo si è resa necessaria perché la legge finanziaria prevede per il prossimo anno, per le Forze Armate, uno stanziamento di circa 15 miliardi di euro, a fronte degli oltre 20 necessari.
In particolare: 9 miliardi per gli stipendi al personale, quindi il 60 per cento, 2,5 miliardi per l'esercizio e 3,5 miliardi per l'investimento, lasciando quindi alla reale efficienza dello strumento militare solo il 40 per cento dell'intera somma prevista.
Per far quadrare i bilanci, a causa dei 5 miliardi mancanti, è stata annunciata una ristrutturazione che punterebbe ad un taglio di circa trentamila militari ed alla chiusura di un'ottantina di caserme.
Non è difficile capire, quindi, che se non si procederà ad un cospicuo incremento di risorse necessarie a compensare tali vistose riduzioni, si rischierà concretamente di fare un lungo passo indietro nel campo dell'efficienza dell'intero complesso delle nostre Forze Armate.
Si sostiene, negli ambienti militari di ogni ordine e grado, che passando da un modello di difesa, come quello attuale di centonovantamila unità a quello previsto con gli annunciati tagli che porterebbe il totale degli uomini e donne a centosessantamila, si provocherà un inevitabile decadimento della capacità operativa, soprattutto a discapito delle missioni internazionali.
Tali operazioni sono caratterizzate - secondo gli esperti - dall'impiego di grandi unità operative con migliaia di militari impegnati in turni altamente stressanti, senza soluzione di continuità, di quattro-sei mesi.
Una così elevata riduzione di personale potrebbe costringere, per tenere fede agli attuali impegni internazionali, ad utilizzare, con frequenza maggiore, sempre gli stessi reparti, gli stessi uomini e donne, che verrebbero, così, privati del necessario periodo di riorganizzazione e manutenzione di mezzi e materiali, compresa la necessità di periodi di riposo e recupero psico-fisico del personale, con le comprensibili conseguenze negative per la sicurezza dello stesso personale. È evidente a tutti, infatti, che meno recupero psico-fisico, meno addestramento, meno mezzi, meno materiali efficienti si ripercuotono irrimediabilmente sugli standard di sicurezza degli uomini e delle donne in armi.Pag. 67
I militari, impiegati in missioni difficili dove è sempre necessario poter disporre di capacità psico-fisiche superiori agli standard normali, devono poter disporre anche di mezzi e materiali sufficienti, efficienti e tecnologicamente avanzati.
Con le vostre scelte, signori del Governo e dell'ex maggioranza, operate secondo schemi ideologici, viene a tutti spontanea una domanda: l'Italia sarà ancora in grado di essere all'altezza degli altri partner europei, esprimendo quelle capacità operative che, seppur tra mille difficoltà, hanno ricevuto finora l'incondizionato plauso degli alleati o saremo costretti a sacrificare la qualità delle prestazioni o, quanto meno, a ridimensionare la nostra presenza militare nei contesti internazionali?
Anche gli organi di rappresentanza a tutela delle Forze Armate, allarmati dai cospicui tagli di personale e dalle dismissioni di enti e caserme, hanno chiesto provvedimenti legislativi adeguati per salvaguardare il trattamento economico e pensionistico dei militari eventualmente sottoposti ad esodo dalle Forze Armate, sottolineando l'esigenza di compensare i disagi che si creeranno per il personale da trasferire dagli enti che saranno soppressi.
Si parla infatti della chiusura di varie caserme, ovvero di migliaia di militari e delle loro famiglie che saranno trasferiti dall'oggi al domani, con inevitabili ripercussioni anche ai danni dell'economia delle amministrazioni in cui si farà sentire maggiormente il fenomeno.
Ma, signor Presidente del Consiglio, signor Ministro della difesa e rappresentanti tutti del Governo, non sembra assurdo tutto ciò?
Proprio in una fase come l'attuale, in cui sarebbe più che mai necessario possedere reparti e personale militare assolutamente in grado di condurre attività addestrative altamente specialistiche, privilegiando quelle idonee ad assicurare adeguati livelli di professionalità negli impegni internazionali, voi prendete, signori del Governo e della sgangherata maggioranza, decisioni cosi insensate?
Un Governo ed una maggioranza che si rispettino dovrebbero preoccuparsi di assicurare alle proprie Forze Armate il più alto livello di efficienza; tanto più dovreste farlo voi che, proprio grazie ai nostri soldati impegnati all'estero, siete riusciti a recuperare un po' di credibilità, a salvare in un certo qual modo la faccia.
Allora, dovrebbero il Governo e la maggioranza avvertire l'esigenza di garantire che all'elevata posizione dell'Italia in ambito europeo corrisponda un adeguato investimento di risorse sia umane che economiche da assegnare alle Forze Armate.
Per tutte queste ragioni, a nome del gruppo Alleanza Nazionale esprimo voto favorevole alla mozione Ascierto n. 1-00259, invitando a fare altrettanto tutti i colleghi parlamentari che hanno a cuore le sorti e il prestigio del nostro Paese, indipendentemente dalla loro appartenenza e dal loro schieramento.

Pag. 68

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEI DISEGNI DI LEGGE DI RATIFICA NN. 2782, 2861, 3094, 3095, 3081 E 3022

Ddl di ratifica nn. 2782, 2861, 3094, 3095, 3081 e 3022

Tempo complessivo: 2 ore per ciascun disegno di legge di ratifica.

Relatore 5 minuti
Governo 5 minuti
Richiami al regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 10 minuti (con il limite massimo di 2 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora 30 minuti
Partito Democratico-L'Ulivo 12 minuti
Forza Italia 13 minuti
Alleanza Nazionale 9 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 5 minuti
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) 7 minuti
Lega Nord Padania 6 minuti
Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo 4 minuti
Socialisti e Radicali-RNP 4 minuti
Comunisti Italiani 4 minuti
Italia dei Valori 4 minuti
Verdi 4 minuti
Popolari-Udeur 4 minuti
DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie - Partito Socialista - Nuovo PSI 4 minuti
Misto: 10 minuti
Pag. 69
(Movimento per l'Autonomia 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
La Destra 2 minuti
Repubblicani, Liberali, Riformatori 2 minuti
Socialisti per la Costituente) 2 minuti

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI PREVISTI NELLA SETTIMANA DAL 14 AL 18 GENNAIO 2008

Ddl n. 3062 - Legge comunitaria per il 2007 e Doc. LXXXVII, n. 2 - Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2006

Discussione congiunta sulle linee generali
Tempo complessivo: 11 ore e 30 minuti

Relatore 20 minuti (complessivamente)
Governo 20 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 2 ore e 2 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 8 ore e 38 minuti
Partito Democratico - L'Ulivo 31 minuti
Forza Italia 1 ora e 18 minuti
Alleanza Nazionale 55 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 30 minuti
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) 44 minuti
Lega Nord Padania 38 minuti
Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo 30 minuti
Socialisti e Radicali-RNP 30 minuti
Comunisti Italiani 30 minuti
Pag. 70
Italia dei Valori 30 minuti
Verdi 30 minuti
Popolari-Udeur 30 minuti
DCA - Democrazia Cristiana per le Autonomie - Partito Socialista - Nuovo PSI 32 minuti
Misto: 30 minuti
(Movimento per l'Autonomia 9 minuti
Minoranze linguistiche 7 minuti
La Destra 6 minuti
Repubblicani, Liberali, Riformatori 4 minuti
Socialisti per la Costituente) 4 minuti

Ddl n. 3062 - Legge comunitaria

Seguito dell'esame: 7 ore e 30 minuti.

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 40 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 9 minuti (con il limite massimo di 6 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 51 minuti
Partito Democratico-L'Ulivo 47 minuti
Forza Italia 49 minuti
Alleanza Nazionale 32 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 17 minuti
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) 24 minuti
Lega Nord Padania 20 minuti
Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo 13 minuti
Pag. 71
Socialisti e Radicali-RNP 12 minuti
Comunisti Italiani 12 minuti
Italia dei Valori 12 minuti
Verdi 12 minuti
Popolari-Udeur 12 minuti
DCA - Democrazia Cristiana per le Autonomie - Partito Socialista - Nuovo PSI 16 minuti
Misto: 13 minuti
(Movimento per l'Autonomia 4 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
La Destra 2 minuti
Repubblicani, Liberali, Riformatori 2 minuti
Socialisti per la Costituente) 2 minuti

Doc. LXXXVII, n. 2 - Relazione

Seguito dell'esame: 3ore.

Relatore 10 minuti
Governo 10 minuti
Richiami al regolamento e tempi tecnici 10 minuti
Interventi a titolo personale 26 minuti (con il limite massimo di 2 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 2 ore e 4 minuti
Partito Democratico-L'Ulivo 24 minuti
Forza Italia 17 minuti
Alleanza Nazionale 11 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 8 minuti
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) 8 minuti
Pag. 72
Lega Nord Padania 6 minuti
Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo 6 minuti
Socialisti e Radicali-RNP 6 minuti
Comunisti Italiani 6 minuti
Italia dei Valori 6 minuti
Verdi 6 minuti
Popolari-Udeur 5 minuti
DCA - Democrazia Cristiana per le Autonomie - Partito Socialista - Nuovo PSI 5 minuti
Misto: 10 minuti
(Movimento per l'Autonomia 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
La Destra 2 minuti
Repubblicani, Liberali, Riformatori 2 minuti
Socialisti per la Costituente) 2 minuti

Comunicazioni del ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia

2 ore e 30 minuti, così ripartiti:

Interventi a titolo personale 10 minuti (con il limite massimo di 3 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 2 ore e 20 minuti
Partito Democratico - L'Ulivo 25 minuti
Forza Italia 19 minuti
Alleanza Nazionale 12 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 9 minuti
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) 9 minuti
Lega Nord Padania 7 minuti
Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo 7 minuti
Pag. 73
Socialisti e Radicali-RNP 7 minuti
Comunisti Italiani 7 minuti
Italia dei Valori 7 minuti
Verdi 7 minuti
Popolari-Udeur 6 minuti
DCA - Democrazia Cristiana per le Autonomie - Partito Socialista - Nuovo PSI 6 minuti
Misto: 12 minuti
(Movimento per l'Autonomia 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
La Destra 2 minuti
Repubblicani, Liberali, Riformatori 2 minuti
Socialisti per la Costituente) 2 minuti

Per le dichiarazioni di voto sono inoltre attribuiti a ciascun gruppo 10 minuti. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo misto.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 2
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Ascierto e altri n. 1-259 489 489 245 231 258 68 Resp.
2 Nom. Moz. Cossiga e altri n. 1-260 491 491 246 232 259 68 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.