XV LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 253 di mercoledì 5 dicembre 2007

[frontespizio]
[elenco e sigle dei gruppi parlamentari]
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[indice cronologico]
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[allegato A]
[allegato B]

[riferimenti normativi]
Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI

La seduta comincia alle 12.

MARCO BOATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 29 novembre 2007.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Amato, Bersani, Bindi, Bocchino, Boco, Bonino, Capodicasa, Cento, Cesa, Chiti, Colucci, Cordoni, D'Antoni, D'Ippolito Vitale, Damiano, De Castro, De Piccoli, Di Pietro, Fioroni, Folena, Forgione, Galante, Gentiloni Silveri, Landolfi, Lanzillotta, Levi, Maroni, Melandri, Minniti, Leoluca Orlando, Parisi, Pecoraro Scanio, Pisicchio, Pollastrini, Realacci, Rigoni, Rivolta, Romano, Rutelli, Santagata, Soro, Stucchi, Turco, Visco, Elio Vito e Zacchera sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di petizioni (ore 12,03).

PRESIDENTE. Invito l'onorevole segretario a dare lettura del sunto delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

MARCO BOATO, Segretario, legge:
MASSIMO VITTURI, da Roma, e numerosi altri cittadini, chiedono la sollecita abolizione del diritto di accesso al fondo altrui per l'esercizio della caccia (471) - alla XIII Commissione (Agricoltura);
FABIO RATTO TRABUCCO, da Chiavari (Genova), chiede: che i parlamentari si sottopongano a controlli per accertare l'eventuale uso di sostanze psicotrope (472) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
misure per la promozione e la valorizzazione della musica popolare e delle scuole di musica popolare (473) - alla VII Commissione (Cultura);
che vengano ridotte le indennità spettanti ai parlamentari (474) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'istituzione dell'ordine di San Tommaso Moro, la disciplina delle relative onorificenze e l'istituzione della giornata nazionale del lavoro pubblico (475) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
interventi per l'ampliamento dell'offerta didattica dell'Università degli studi del Sannio finalizzati alla realizzazione di un polo didattico, di formazione e di ricerca (476) - alla VII Commissione (Cultura);
provvedimenti per l'attuazione del principio del ripudio della guerra sancito dall'articolo 11 della Costituzione (477) - alla III Commissione (Affari esteri);
l'istituzione di una commissione per elaborare una proposta di imposta unicaPag. 2europea sulle transazioni finanziarie (478) - alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e VI (Finanze);

misure a sostegno delle organizzazioni non profit, comprese quelle che operano nel campo del reinserimento degli ex detenuti (479) - alle Commissioni riunite II (Giustizia) e XII (Affari sociali);
istituzione della lotteria nazionale abbinata alla rassegna «Benevento città-spettacolo» (480) - alla VI Commissione (Finanze);
l'istituzione di una Consulta per i giovani in tutti i comuni italiani (481) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
disposizioni a tutela dei lavoratori vittime di violenza psicologica (482) - alla XI Commissione (Lavoro);
misure per la liberalizzazione della vendita dei farmaci senza obbligo di prescrizione medica e da banco (483) - alla XII Commissione (Affari sociali);
introduzione della disciplina «educazione ai diritti umani» nelle scuole secondarie di primo e secondo grado (484) - alla VII Commissione (Cultura);
misure per disciplinare le medicine non convenzionali (485) - alla XII Commissione (Affari sociali);
introduzione di una nuova scala mobile per l'indicizzazione delle retribuzioni dei lavoratori (486) - alla XI Commissione (Lavoro);
misure a sostegno dei comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti o che si trovino all'interno di aree protette (487) - alle Commissioni riunite V (Bilancio) e VIII (Ambiente);
provvedimenti per vietare l'uso dei telefoni cellulari all'interno degli ascensori e delle carrozze ferroviarie (488) - alla II Commissione (Giustizia);
misure per la tutela e la valorizzazione dei territori montani (489) - alla V Commissione (Bilancio);
nuove norme in materia di dichiarazioni di volontà anticipate sui trattamenti sanitari (490) - alla XII Commissione (Affari sociali);
provvedimenti per il riordino delle competenze sanitarie in materia di ottica e oftalmologia (491) - alla XII Commissione (Affari sociali);
misure a sostegno dell'imprenditorialità giovanile e a favore delle piccole e medie imprese nelle aree depresse (492) - alle Commissioni riunite V (Bilancio) e X (Attività produttive);
istituzione di case da gioco nei comuni di Santa Cesarea Terme e San Pellegrino Terme (493) - alla X Commissione (Attività produttive);
istituzione di punti franchi nella regione Puglia (494) - alla VI Commissione (Finanze);
istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sul calcio professionistico (495) - alla VII Commissione (Cultura);
misure per introdurre piani di intervento sociale nei processi di ristrutturazione aziendale (496) - alla XI Commissione (Lavoro);
norme per stabilizzare i lavoratori precari delle pubbliche amministrazioni (497) - alla XI Commissione (Lavoro);
l'istituzione del reddito sociale (498) - alla XI Commissione (Lavoro);
norme in materia di depenalizzazione del consumo di sostanze stupefacenti, politiche di riduzione del danno e misure alternative alla detenzione per i tossicodipendenti (499) - alle Commissioni riunite II (Giustizia) e XII (Affari sociali);
l'istituzione della giornata mondiale contro la pena di morte e della giornata nazionale dei bonificatori (500) - alla I Commissione (Affari costituzionali);Pag. 3
la concessione dell'indulto ai responsabili di reati di terrorismo o di eversione dell'ordinamento costituzionale (501) - alla II Commissione (Giustizia);
misure per individuare criteri di priorità nell'esercizio dell'azione penale (502) - alla II Commissione (Giustizia);
norme in favore delle vittime del dovere entro e fuori dai confini nazionali e dei familiari superstiti (503) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
nuove norme in materia di interruzione volontaria della sopravvivenza (504) - alle Commissioni riunite II (Giustizia) e XII (Affari sociali);
nuove norme in materia di farmaci antalgici per i malati terminali (505) - alla XII Commissione (Affari sociali);
istituzione di un commissione d'inchiesta sul progetto «Treni alta velocità» (506) - alla IX Commissione (Trasporti);
misure per destinare una quota delle spese militari al Fondo unico per lo spettacolo (507) - alla V Commissione (Bilancio);
nuove norme in materia di unioni di fatto, di adozione e di uguaglianza giuridica tra i coniugi (508) - alla II Commissione (Giustizia);
il riconoscimento dei periodi di insegnamento scolastico ai fini della carriera universitaria (509) - alla VII Commissione (Cultura);
misure per l'introduzione di una indennità di inserimento per i cittadini delle regioni del Mezzogiorno che partecipino a programmi pubblici di formazione, di ricerca del lavoro o desiderino completare l'obbligo formativo (510) - alla XI Commissione (Lavoro);
l'abolizione della pena dell'ergastolo (511) - alla II Commissione (Giustizia);
l'istituzione del parco archeologico e monumentale del territorio Ostiense (512) - alla VII Commissione (Cultura);
provvedimenti per contrastare la produzione di derivati della molecola della metilendiossimetamfetamina e la circolazione dell'ecstasy (513) - alla XII Commissione (Affari sociali);
misure per promuovere investimenti strategici nel territorio pontino (514) - alla V Commissione (Bilancio).

PRESIDENTE. Assistono ai nostri lavori gli alunni e i docenti del liceo scientifico Carlo Cafiero di Barletta e una delegazione del Rotary Club di Sulmona. La Presidenza e l'Assemblea li salutano (Applausi).

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 12,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative in materia di assegnazione di quote latte ai produttori italiani - n. 2-00869)

PRESIDENTE. L'onorevole Marcazzan ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00869, concernente iniziative in materia di assegnazione di quote latte ai produttori italiani (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1).

PIETRO MARCAZZAN. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghe e colleghi, credo di interpretare i sentimenti di tutti quando dico che la nostra agricoltura vive una fase di profondo disagio (è dinanzi agli occhi di tutti, purtroppo). Tale disagio dipende, probabilmente, anche dalla distanza e dalla poca volontà politica che si è voluta riservare a questo settore, così importante.
Tuttavia, nutro ancora la certezza che si possa - anzi, si debba - restituire alla nostra agricoltura il ruolo principe che le spetta e sono anche convinto che in futuro riusciremo veramente ad intraprendere questo cammino. Pertanto, non entreròPag. 4nei dettagli dell'interpellanza, perché sicuramente il rappresentante del Governo ha già avuto modo di leggerli precedentemente. Tuttavia, vorrei sottolineare che probabilmente siamo nelle condizioni, oggi, di porre fine ad almeno uno dei gravosissimi problemi che attanagliano il mondo agricolo: le quote latte. Ciò grazie alla decisione della Commissione europea, che ha deciso di innalzare del 2 per cento i quantitativi globali di ogni Paese membro. Mi domando, quindi, se non sia opportuno agire con tempestività per trovare una soluzione ottimale al purtroppo irrisolto problema delle quote latte, che ha suscitato tante e tante carenze nella nostra agricoltura e che ha procurato tante difficoltà ai nostri agricoltori, e, così operando, cominciare, quantomeno, a restituire alla nostra agricoltura un ruolo di vitale importanza, non solo per il nostro Paese, ma per l'Europa e per il mondo intero.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali, Guido Tampieri, ha facoltà di rispondere.

GUIDO TAMPIERI, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, grazie al cielo il disagio dell'agricoltura cui ha fatto riferimento l'onorevole Marcazzan è in fase di attenuazione. Da conoscitore attento del settore, quale egli è, saprà che siamo di fronte ad una lievitazione dei prezzi dei beni agricoli, che può essere variamente interpretata, nel rapporto tra la dimensione dell'agricoltura, e quindi del riconoscimento e della remunerazione del lavoro svolto dagli agricoltori, e la fase terminale del costo per gli italiani e per le famiglie.
Ciò non toglie che siamo in una fase di nuova tensione tra domanda e offerta, che deriva da fattori di pressione internazionale con un carattere e un'accelerazione decisamente inusitati e che ci fanno ragionevolmente presumere che i margini operativi per le imprese agricole possano strutturalmente trovare un beneficio nella nuova condizione che stiamo attraversando.
Per quanto riguarda invece il problema specifico che è stato sollevato in questa interpellanza, relativamente allo stato di disagio di una serie operatori, in primis di coloro cui ad un certo tempo venne tagliata una parte della quota B, ai medesimi originariamente attribuita, devo riconoscere che la ricostruzione degli eventi rappresentata nell'interpellanza stessa è assolutamente giusta, come mi pare corretta l'interpretazione del disagio che viene manifestato. Oggi anche in questo campo stiamo entrando in una fase diversa, determinata, come ho testé affermato, dal nuovo rapporto tra domanda e offerta. Assistiamo ad un'entrata in campo di Paesi importanti, di grande consistenza demografica. Assistiamo peraltro anche ad un mutamento significativo nel mix dei fattori di produzione di tali Paesi, e quindi anche nel settore del latte siamo di fronte ad una domanda esplosa nei confronti della dimensione dell'offerta; un'offerta che in Europa, come l'onorevole Marcazzan sa, era stata contenuta attraverso il sistema delle quote latte dal 1985. Si tratta di un sistema che aveva trovato precaria, problematica e talora incongrua applicazione nel nostro Paese, e che ha determinato una situazione di disagio tra tanti operatori.
Di fronte alla nuova situazione che si sta prospettando, appropriatamente e opportunamente l'Unione europea ha deciso di riconsiderare il problema. Essa, come la Commissaria Fischer Boel ci ha illustrato nella recente iniziativa di Brescia, comporta, allo stato delle cose, una piena liberalizzazione del settore dal 2015. Quindi, ogni imprenditore potrà liberamente determinarsi in rapporto alla domanda di mercato, e vi sarà una fase di avvicinamento, se così si può definirla, a quella condizione di liberalizzazione che prevede progressivi incrementi di quote e pertanto un processo che gradualmente vada nella nuova dimensione competitiva. Come esattamente è stato riportato nell'atto di sindacato ispettivo al nostro esame, si pensa di dar vita, a partire dalla prossima campagna lattiero-casearia, ad un innalzamento lineare del 2 per centoPag. 5dei quantitativi globali per ogni Paese membro. Devo dire che insiste tuttora sul tavolo dell'Unione europea una richiesta del nostro Paese intesa a non avere un incremento lineare, poiché siamo di fronte ad una condizione nella quale altri Paesi, come ad esempio la Danimarca, producono il 240 per cento del loro fabbisogno interno, e altri Paesi come l'Italia, grazie all'esito negoziale non felice di vent'anni fa, sono invece compressi in una dimensione produttiva che si aggira attorno al 60 per cento del proprio fabbisogno interno; quindi un incremento lineare non avrebbe un grande significato, anche perché la tensione alla produzione nel nostro sistema ci induce quasi sistematicamente a superare i limiti che ci sono stati assegnati, mentre vi sono altri Paesi che non raggiungono nemmeno la quota che è stata ad essi attribuita.
In ogni caso, pur persistendo la ricordata situazione, i rapporti di forza attualmente presenti all'interno dell'Unione europea lasciano presumere che il predetto 2 per cento sia l'innalzamento su cui si troverà una convergenza da parte di tutti gli Stati membri. Quindi, è appropriato il richiamo che ci viene rivolto, ad avere grande attenzione per tale situazione. Vorrei far presente che, ai sensi della legge n. 119 del 2003, il Governo dovrà codeterminare le proprie decisioni in materia, nel senso che la decisione passerà attraverso una disamina della Conferenza Stato-regioni, e dovrà esserci un'attribuzione alle singole regioni proporzionata alla dimensione produttiva che già vige all'interno dei territori.
Vi è già una scaletta di priorità, la prima fra le quali coincide esattamente con l'ipotesi sottoposta all'attenzione del Governo dall'onorevole Marcazzan, ossia privilegiare il recupero di coloro che, in precedenza, si sono visti ridurre la quota B. Vi sono poi altri criteri, come l'attribuzione delle quote ai giovani, ed altro. Dunque, dal punto di vista dell'orientamento generale manifestato, non posso che riprodurre il senso delle iniziative che il Ministro ha messo in campo, che presentano un orientamento marcatamente riferito alla quota B: una determinazione di carattere conclusivo, però, potrà essere desunta solo dal rapporto che instaureremo con le regioni, così come è previsto per legge, e dunque dalle determinazioni ultime della Conferenza Stato-regioni.

PRESIDENTE. L'onorevole Marcazzan ha facoltà di replicare.

PIETRO MARCAZZAN. Signor Presidente, sono soddisfatto e ringrazio il sottosegretario per la chiarezza con la quale ha voluto rispondere a questa interpellanza urgente: confido naturalmente che continui con incondizionati interesse, entusiasmo e passione a trovare risposte opportune ai problemi che abbiamo evidenziato.

(Misure a favore dei comuni sardi di Padru, Lodè e Budoni colpiti da un'eccezionale ondata di maltempo nei giorni 27 e 28 novembre 2007 - n. 2-00878)

PRESIDENTE. L'onorevole Satta ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00878, concernente misure a favore dei comuni sardi di Padru, Lodè e Budoni colpiti da un'eccezionale ondata di maltempo nei giorni 27 e 28 novembre 2007 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 2).

ANTONIO SATTA. Signor Presidente, signor sottosegretario, debbo anzitutto lamentare il fatto che alla richiesta di un'informativa del Governo (in Aula o quantomeno in Commissione), presentata all'indomani dell'evento calamitoso che ha colpito i comuni citati in questa interpellanza (comuni che rivestono un'importanza strategica in Sardegna), non è stato dato neppure un cenno di risposta. Da ciò è derivata l'esigenza di presentare un'interpellanza urgente, volta a fare chiarezza sull'atteggiamento nei confronti di un problema che si è verificato in una regione povera come la Sardegna, che oggi si trova, sotto ogni aspetto, in una crisi senza precedenti (industria, lavoro, disoccupazione,Pag. 6servizi: davvero il momento è difficile). Occorre infatti ricordare a chi ci ascolta che la Sardegna non è solo Porto Cervo o Cala di Volpe: è una realtà difficile, sotto ogni aspetto, che richiede attenzione da parte dello Stato, così come da parte della regione.
Nel presentare questa interpellanza urgente, non mi illudo che vi siano risposte di chissà quale portata: voglio soltanto sapere - lo vogliono sapere i sardi e gli abitanti dei centri menzionati, colpiti da un'alluvione di così grave portata che occorre ricordare gli anni Cinquanta per trovarne una analoga - se verso comunità messe così in ginocchio vi sia l'attenzione dello Stato. Desideriamo altresì conoscere la misura di quest'attenzione, ossia - per esser molto chiari - se vi siano risorse per far fronte ai danni enormi ed ingenti che la predetta ondata di maltempo, così imponente, ha provocato. Ciò riguarda particolarmente il comune di Padru, fra l'altro uno dei più «giovani» comuni d'Italia, di cui ho avuto anche l'onore di essere il primo sindaco e poi di essere riconfermato. Si tratta di un comune che vive oggi un momento difficile: vi è infatti addirittura una borgata, denominata Sotza, che è stata isolata in quanto l'enorme ondata d'acqua dei giorni di cui si è detto ha fatto crollare un ponte, per non parlare poi dei danni alle campagne (ciò riguarda dunque anche il sottosegretario per le politiche agricole, alimentari e forestali): sono state distrutti coltivazioni, piante, muri, in generale tutto quel che si trova nelle campagne (si tratta infatti di realtà rurali). È pertanto questa la risposta che aspettiamo: una risposta che il Governo dovrebbe dare non al sottoscritto ma alle predette comunità, che hanno vissuto un momento davvero drammatico.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali, Guido Tampieri, ha facoltà di rispondere.

GUIDO TAMPIERI, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, in effetti nei giorni richiamati dall'interpellante - tra il 27 e il 29 novembre 2007 - il settore orientale della regione Sardegna è stato interessato da precipitazioni meteoriche che, localmente, hanno assunto carattere di notevole intensità. Dai dati pluviometrici raccolti dal Centro funzionale centrale risulta che le precipitazioni hanno avuto inizio nelle prime ore del giorno 27 e si sono intensificate notevolmente alle ore 21 circa per poi assumere, dalle ore 13 del giorno successivo, carattere di precipitazione diffusa, talora intermittente.
In particolare, tra le ore 21 del 27 novembre e le ore 9 del 28 novembre sono stati registrati circa 90 millimetri dalla stazione di Sa Pianedda, distante dagli abitati di Budoni e Padru, rispettivamente diciannove chilometri e quattro chilometri, e 40 millimetri dalla stazione di Siniscola, che dista sedici chilometri da Budoni. I tempi di ritorno delle precipitazioni sono stati stimati inferiori a cinque anni e, quindi, corrispondenti ad una criticità ordinaria (questi sono i report che ci sono pervenuti).
Negli stessi giorni, nell'area di Monte Tului - Genna Silvana, alcune decine di chilometri più a sud, le elaborazioni effettuate dalle stazioni pluviometriche hanno evidenziato cumulate con valori superiori e le precipitazioni sono state maggiormente concentrate nel tempo.
Nel corso dell'evento, la Sala Situazioni Italia ha raccolto molte segnalazioni di effetti al suolo che hanno interessato la Sardegna orientale. Alle ore 9 del 28 novembre il Centro operativo nazionale dei vigili del fuoco ha comunicato il crollo, verificatosi nel territorio del comune di Padru, località Sotza, in provincia di Sassari, di un ponte di collegamento con il centro abitato, portato via completamente dalla forza del corso d'acqua, che ha determinato il blocco dell'adiacente strada provinciale e l'isolamento, per alcune ore, di circa quindici famiglie.
Come evidenziato dai successivi contatti intercorsi nell'arco della stessa giornata tra la Sala Situazioni Italia, la prefettura di Sassari e le locali stazioniPag. 7dei carabinieri, in attesa della ricostruzione del ponte è stato aperto un percorso alternativo.
Da quanto comunicato dalla regione Sardegna, sul territorio di Budoni, nel primo pomeriggio del 29 novembre, sono stati registrati allagamenti di numerose cantine e abitazioni, concentrati all'interno dell'abitato, aggravati dalle difficoltà di deflusso a mare delle acque di scolo, con danni diffusi alle proprietà private, agli impianti elettrici ed alle suppellettili, nonché alcuni episodi di cedimento di piccoli muri di sostegno di infrastrutture pubbliche.
Anche nel territorio del comune di Lodè si è verificato un notevole innalzamento idrometrico del rio Minore, originato dalle elevate portate idriche del reticolo idrografico secondario che lo alimenta, il cui livello ha superato gli argini preesistenti e le infrastrutture di attraversamento di circa due metri rispetto agli impalcati dei ponti, provocando, a causa della propagazione dell'onda di piena che ha divelto e trasportato a valle le rampe di accesso dei predetti attraversamenti, l'isolamento della zona in sinistra idraulica dell'asta fluviale, sede della maggioranza delle attività agricole e zootecniche del paese. Inoltre, la rete stradale extraurbana, in particolare la viabilità sterrata posta a sud-est e circoscritta dalla strada provinciale 50 e dalla vecchia strada per il comune di Lula, ha subito danni in prossimità degli attraversamenti e fenomeni di erosione della carreggiata.
Peraltro, sulla base dell'analisi dei dati pluviometrici - ed è la circostanza che mi premeva rappresentare all'onorevole interpellante - e dei dati informativi pervenuti al Dipartimento della protezione civile, si evince che l'evento meteorologico in sé è stato caratterizzato da un'intensità realmente moderata e localmente elevata delle precipitazioni, tale da generare effetti al suolo di una criticità - questa è la definizione - generalmente ordinaria, tendente a moderata, aggravata, come nel territorio comunale di Budoni, dal precario stato di manutenzione delle opere idrauliche idonee all'allontanamento delle acque piovane.
Inoltre, i danni subiti dalle aziende agricole e dalle infrastrutture e, quindi, dalle produzioni e dalle attività agricole e pastorali, evidenziano la necessità di interventi di mitigazione permanente del rischio e di manutenzione ordinaria e straordinaria del territorio. Ed è in tal senso - rispondo all'interpellante - che verosimilmente occorrerà intervenire con gli strumenti propri assicurati dalla legislazione vigente. Si fa infine presente che al Dipartimento della protezione civile - così come del resto sollecitato giustamente da parte dell'interpellante - non risulta pervenuta alcuna istanza, da parte della regione autonoma della Sardegna, volta a conseguire la dichiarazione dello stato di emergenza, ai sensi dell'articolo 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225, per fronteggiare i danni provocati dall'ondata di maltempo.

PRESIDENTE. L'onorevole Satta ha facoltà di replicare.

ANTONIO SATTA. Signor Presidente, devo dire che non ho compiuto studi idrogeologici ma comunque stamattina ho assistito ad una bella lezione di meteorologia necessaria per comprendere che forse le alluvioni sono avvenute quasi per colpa di tali comuni, che non hanno avuto neanche l'attenzione di puntualmente ripulire tutti i canali o i fiumi che scorrono nei propri territori, dimenticando che tali comuni - tutti i comuni italiani - ogni anno vedono diminuire le risorse a loro disposizione.
Devo ammettere comunque, signor sottosegretario, che la sua conclusione sembra di speranza e devo dirle anche che i tre comuni interessati hanno chiesto il riconoscimento dello stato di calamità naturale, che hanno inviato la documentazione richiesta alla regione autonoma Sardegna e hanno trasmesso le relative delibere anche alla Presidenza del Consiglio dei ministri, dipartimento della protezione civile. Quindi, la documentazione da unPag. 8punto di vista formale è presente. Pertanto, o davvero si mette mano al portafoglio, se realmente vi sono ancora risorse, per sistemare la situazione veramente pericolosa presente nei tre comuni colpiti così fortemente da questa gravissima e pesante ondata di maltempo, oppure accadrà che la prossima calamità, anche di dimensioni più ridotte, produrrà danni ancora più gravi.
Le debbo dire che i sindaci operano nel territorio con grande sacrificio e soprattutto agiscono in realtà rurali. Faccio l'esempio del sindaco di Lodè, un paese forse ancora non abbandonato del tutto da Dio ma sicuramente dagli uomini e il cui sindaco, che è farmacista, in questo momento si è prestato alla politica. Ebbene, quando è in farmacia vende le medicine perché prescritte dalle ricette, ma quando è in comune vorrebbe dare la ricetta, ma mancano le risorse. Questo comune è completamente abbandonato.
Allora, è necessario uno sforzo non soltanto da parte della regione, che deve necessariamente compierlo, ma da parte dello Stato, anche quando si tratta di piccole realtà rurali, come quella di Padru, che mette in gioco il proprio futuro proprio salvaguardando l'ambiente e ricordo che i danni sono anche e soprattutto di natura ambientale, dopo tali alluvioni. Gli amministratori di Padru, di Budoni, che con tanto sacrificio cercano di portare avanti le proprie amministrazioni facendo i conti della serva con soli 4 euro, hanno bisogno di un impegno forte da parte dello Stato per fronteggiare tali emergenze. In assenza di tale impegno nessun parlamentare, neppure il sottoscritto che vive in quel territorio, in Sardegna, e che conosce bene tali luoghi, può ritenersi soddisfatto.
Mi auguro, signor sottosegretario, che la speranza da lei tratteggiata nella parte finale del suo intervento possa veramente trovare una concreta attuazione, in modo da poter veramente conoscere quali e quante risorse la protezione civile voglia mettere a disposizione per tentare di districare almeno i più importanti nodi in ordine a strutture, infrastrutture e a tutti gli altri danni che si sono verificati nelle campagne di tali comuni.

(Processo di unificazione degli ordini professionali dei dottori commercialisti e dei ragionieri, con particolare riferimento all'unificazione delle relative casse previdenziali - n. 2-00876)

PRESIDENTE. L'onorevole Barani ha facoltà di illustrare l'interpellanza Catone n. 2-00876, concernente il processo di unificazione degli ordini professionali dei dottori commercialisti e dei ragionieri, con particolare riferimento all'unificazione delle relative casse previdenziali (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3), di cui è cofirmatario.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, signor sottosegretario, come sicuramente le è ben noto, il 30 novembre 2007 - solo qualche giorno fa - i consigli territoriali dei dottori commercialisti e dei ragionieri hanno proceduto alla elezione del consiglio nazionale dell'ordine unificato, denominato ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili, giusto quanto disposto da un decreto ministeriale del 31 luglio 2007, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 182 del 7 agosto 2007.
La legge 24 febbraio 2005 n. 34 prevedeva all'articolo 4 l'esercizio della delega da parte del Governo che avrebbe dovuto emanare misure volte a sostenere l'iniziativa dei competenti organi di amministrazione delle due casse di previdenza finalizzata alla eventuale unificazione degli enti in questione, nel rispetto dei principi e criteri direttivi già previsti dal citato articolo 4. La delega, signor sottosegretario, è scaduta il 30 marzo 2007 e non è stata esercitata secondo le dichiarazioni dello stesso Ministro del lavoro e della previdenza sociale per l'assenza, per le casse di previdenza interessate, di progetti condivisi di unificazione.
La situazione che si sta profilando è la seguente: avvio del processo di unificazione degli ordini dei dottori commercialistiPag. 9e dei ragionieri, con l'elezione di un unico consiglio nazionale come ho testè indicato e di unici consigli territoriali, pure già eletti, ma non ancora insediati, e confusione sul destino previdenziale dei nuovi iscritti all'ordine unificato a partire dal 1o gennaio 2008.
L'inesistenza di un'intesa sulla gestione della previdenza delle due casse, che in concreto operano separatamente, non consente di fare chiarezza in ordine a quale delle due casse debbano iscriversi i nuovi professionisti, rischiando così di ingenerare confusione e conflittualità crescenti. Peraltro, i regimi previdenziali delle due categorie professionali, se pur lineari e coerenti nelle coordinate fondamentali che li determinano, presentano trend storici e prospettici caratterizzati da profonde differenze con riguardo, soprattutto, alle dinamiche demografiche e alle correlate implicazioni in termini di sostenibilità di ciascuno di essi.
La cassa dei ragionieri, infatti, presenta un saldo negativo tra nuovi iscritti e pensionati, che risulta oramai cronico e a tal proposito ha adottato una riforma volta alla autoliquidazione del proprio debito latente.
Di contro, invece, la cassa dei dottori commercialisti segnala, già da molti anni, una importante implementazione della platea degli iscritti che, in prospettiva, non potrà che aumentare ulteriormente, stante l'esistenza di oltre 60 mila iscritti al registro dei praticanti e nella conseguente certezza che i nuovi professionisti dovranno aderire a quest'ultima cassa (ex lege n. 21 del 1986), situazione anche questa fotografata nei termini di cui sopra dal citato rapporto della Commissione parlamentare.
Con la presente interpellanza urgente si intende chiedere quali iniziative il Governo intenda assumere per garantire un ordinato avvio del processo di unificazione dei due ordini professionali dei dottori commercialisti e dei ragionieri e dell'andamento delle successive iscrizioni alle rispettive casse e quali provvedimenti intenda assumere per evitare che il mancato esercizio della delega e il mancato raggiungimento dell'intesa tra le due casse di previdenza, possa ripercuotersi negativamente sulla gestione della previdenza dei dottori commercialisti e sulle loro pensioni presenti e future.
Si chiede, inoltre, quali iniziative intenda adottare per confermare l'iscrizione alla cassa dei dottori commercialisti dei nuovi iscritti all'albo unificato, a partire dall'1o gennaio 2008 e se non ritenga opportuno, stante la complessità delle questioni rappresentate, esaminare l'intera problematica previdenziale degli enti in questione, all'interno del disegno di legge di riforma delle professioni.
Questo, signor sottosegretario, potrebbe essere un banco di prova della difficoltà di applicazione che si incontrerà nell'unificare gli enti previdenziali per ottenere quel famoso risparmio - non condiviso dal sottoscritto né dal gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI che rappresento - previsto nel Protocollo sul welfare, legge approvata la scorsa settimana da questo ramo del Parlamento (in quel provvedimento, lo ricordo, si fa riferimento a 3,5 miliardi di euro). Se per un solo ente unificato la situazione è questa, possiamo immaginare cosa succederà per gli altri.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale, Rosa Rinaldi, ha facoltà di rispondere.

ROSA RINALDI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, rispondo all'interpellanza relativa all'attuale situazione delle due casse di previdenza privatizzate dei dottori commercialisti e dei ragionieri, alla luce delle previsioni della legge n. 34 del 2005, recante Delega al Governo per l'istituzione dell'ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili.
In particolare, come appena ricordato, l'articolo 4 della legge predetta conferisce delega al Governo ad adottare, entro due anni dalla sua entrata in vigore, uno o più decreti legislativi volti - questo è importante - a «sostenere l'iniziativa dei competenti organi di amministrazione» dellePag. 10casse di cui stiamo trattando, sostenendo, quindi, l'iniziativa degli organi di amministrazione.
In via preliminare, vorrei far presente che, come peraltro già rappresentato in occasione della risposta fornita ad una recente interrogazione a risposta immediata avente lo stesso oggetto, il Governo non ha potuto esercitare la delega, scaduta il 30 marzo 2007, in quanto le casse interessate, pur avendo svolto nel corso di vigenza della delega incontri ed approfondimenti volti alla verifica delle condizioni per pervenire alla redazione di un progetto di fusione da sottoporre all'approvazione degli organi competenti di ciascuna di esse, non sono pervenute alla condivisione dei parametri e criteri indicati all'articolo 4 della predetta legge.
In particolare, le difficoltà incontrate nella redazione di un progetto condiviso di unificazione sono legate sostanzialmente alle differenti situazioni patrimoniali e tecnico-attuariali delle casse interessate. Come sottolineato nell'interpellanza in discussione, la cassa dei ragionieri presenta un saldo negativo tra i nuovi iscritti e i pensionati. Tale circostanza è stata, peraltro, richiamata nel rapporto della Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale. Di segno opposto risulta, invece, l'andamento demografico per la cassa dottori commercialisti, che vede crescere da oltre un decennio le nuove iscrizioni (oltre duemila l'anno).
Le differenti situazioni rappresentate non hanno, quindi, favorito la condivisione di un progetto comune, presupposto, ai sensi del più volte citato articolo 4 della legge n. 34 del 2005 per l'esercizio stesso della delega. Tale articolo prevede, infatti, in armonia con le disposizioni del decreto legislativo n. 509 del 1994 - che attribuisce alle cosiddette casse privatizzate autonomia gestionale, organizzativa e contabile - la «previa adozione di progetti di unificazione da parte dei competenti organi di amministrazione» delle casse in argomento, come momento propedeutico alla predisposizione del decreto legislativo attuativo.
La vigilanza esercitata dal Ministero che rappresento, nonché dal Ministero dell'economia, e delle finanze non può in tal senso dar luogo ad un potere sostitutivo in caso di inerzia. La legge delega, inoltre, non ha previsto le conseguenze originate dalla mancata unificazione in termini di copertura previdenziale degli iscritti al nuovo albo.
Dal 1o gennaio 2008, come è noto agli onorevoli interpellanti, saranno soppressi gli ordini locali e i consigli nazionali dei dottori commercialisti e dei ragionieri e periti commerciali, che confluiranno, ai sensi del decreto legislativo 28 giugno 2005, n. 139, nel nuovo ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili e nel consiglio nazionale dei commercialisti e degli esperti contabili.
A fronte della situazione prospettata, derivante sostanzialmente come ricordato dalla mancata adozione di un progetto comune da parte delle due casse nel periodo di vigenza delle delega (ovvero due anni a far data dal marzo 2005), sono in grado di garantire che il Governo intende percorrere tutte le strade praticabili, compresa la possibilità di intervenire normativamente, per poter giungere ad una soluzione condivisa della problematica in attenzione, coinvolgendo, nel rispetto dell'autonomia loro propria, gli enti di riferimento. In questo senso, quindi, già a partire dalle prossime giornate sarà nostra cura cominciare a mettere all'ordine del giorno una verifica in tal senso.

PRESIDENTE. L'onorevole Barani ha facoltà di replicare.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Rosa Rinaldi per la puntuale relazione che ha svolto. Credo che anche lei si sia resa conto che dal 1o gennaio permane l'incertezza di questi dottori commercialisti e ragionieri che, nel rispetto di una legge, si sono uniti quanto all'ordine professionale, mentre le loro casse previdenziali sono rimaste separate.Pag. 11Siamo d'accordo sul fatto che, essendo state privatizzate, ci dovevano pensare le loro amministrazioni, ma il Governo aveva il potere di esercitare la delega e aveva due anni di tempo. Lo poteva fare e non l'ha fatto, e adesso, in «zona Cesarini» o a tempo scaduto, sostiene che dal 1o gennaio si vedrà quello si potrà fare.
Certo è che ci troviamo di fronte ad un'incertezza, ad un'indeterminazione per cui un albo prestigioso, come quello dei ragionieri, si trova in un trend sia storico sia prospettico ormai negativo; una volta era florido come adesso è quello dei dottori commercialisti. I due ordini si sono uniti e si trovano in una situazione di indeterminazione oggettiva, non solo latente.
Da quanto ho capito, adesso l'iscrizione avverrà nella cassa dei dottori commercialisti, non certo in quella dei non più presenti, ma una volta prestigiosi, ragionieri, i quali negli anni Sessanta e Settanta tanto hanno dato a questa nazione e si trovano in auto-liquidazione del proprio debito latente.
C'era e c'è la necessità di un intervento forte del Governo in questo senso, anche perché potrebbe essere la «prova provata» che quanto previsto nel welfare ha difficoltà di applicazione in merito all'accorpamento delle casse previdenziali, anche se ciò non è stato realizzato in un progetto comune.
Ho sentito dal sottosegretario che non si sono raggiunti gli obiettivi per poter istituire una cassa unica, ma se una legge - e termino, signor Presidente - stabilisce che si devono unire i due ordini e viene pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, lo Stato deve anche pensare a tutto quello che c'è attorno, comprese le casse previdenziali, comprese le pensioni che questi dottori commercialisti e soprattutto questi ragionieri si sono pagati negli anni.
Siamo in presenza di un saldo negativo in cui, se Dio vuole, ci sono meno ragionieri e più dottori commercialisti; dico «se Dio vuole» in quanto chi ha fatto ragioneria, e poi si è laureato, è diventato un dottore commercialista: lei mi insegna che ad ogni anno di scolarità in più corrisponde un punto percentuale in più di PIL e quindi di crescita e di sviluppo della nostra nazione.
Con questa raccomandazione, ringraziandola della puntualità con cui ha risposto, esprimo un'insoddisfazione attuale e mi auguro che sia tramutata in soddisfazione pensando che dal 1o gennaio il Governo riuscirà a risolvere questo dilemma e a far sì che, oltre ad un'unificazione di fatto di questi due ordini, ci sia anche l'unificazione dei loro, ancorché privati, enti previdenziali e ci sia una sanatoria. Questo è l'invito che rivolgo al sottosegretario e, naturalmente per il suo tramite, al Governo.

(Tempi di presentazione dei disegni di legge del Governo relativi alle intese con alcune confessioni religiose firmate il 4 aprile 2007 - n. 2-00873)

PRESIDENTE. L'onorevole Spini ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00873, concernente tempi di presentazione dei disegni di legge del Governo relativi alle intese con alcune confessioni religiose firmate il 4 aprile 2007 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 4).

Testo sostituito con errata corrige volante VALDO SPINI. Signor Presidente, è appena il caso di ricordare che sul tema dei rapporti Stato-Chiese la nostra Costituzione è organizzata secondo un sistema che, ricorrendo ad un'immagine, potrei definire un edificio a tre piani: vi è il piano nobile rappresentato dal Concordato, ossia un trattato internazionale che regola i rapporti tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica; vi sono le intese che possono essere stipulate a norma dell'articolo 8 della Costituzione con le Chiese diverse dalla cattolica e, infine, vi dovrebbe essere una legge generale a tutela della libertà religiosa applicabile a tutte le altre confessioni religiose. Tuttavia, come è noto, tale legge sta ancora giacendo presso la Commissione affari costituzionali della Camera perché non è stato ancora possibile approvarla.Pag. 12
La mia interpellanza si occupa del primo piano di questo edificio, ossia delle chiese diverse dalla cattolica che, avendone i requisiti, possono chiedere allo Stato italiano di stipulare delle intese. Gli otto documenti ai quali faccio riferimento - sei dei quali relativi a nuove intese e due contenenti modifiche a intese previamente stipulate - sono stati stipulati, firmati o comunque definiti nelle precedenti legislature dai Governi D'Alema, Amato e Berlusconi, ma non sono stati ratificati dal Parlamento a causa di difficoltà politiche o dello scioglimento della legislatura.
Nell'attuale legislatura la Presidenza del Consiglio, con il Governo Prodi - di questo glie ne do atto - ha ripreso in mano tali documenti, ha condotto le trattative laddove si è manifestata la necessità di apportare alcuni aggiornamenti e, infine, il 4 aprile scorso ha proceduto alla firma con le relative rappresentanze.
Ciò che sorprende, però, considerato che dal 4 aprile ad oggi sono trascorsi molti mesi, è che tali intese non sono state ancora formalizzate seguendo la procedura di rito in base alla quale le intese vengono tradotte in un disegno di legge che è sottoposto all'esame del Parlamento, perché spetta a quest'ultimo approvarlo; così è avvenuto nel passato.
La circostanza che mi ha portato a presentare l'interpellanza in esame è che gli otto documenti citati, ossia le due modifiche alle intese stipulate con la Chiesa valdese e con la Chiesa cristiana avventista e le sei nuove intese stipulate con la Chiesa apostolica (che è una delle confessioni pentecostali), la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli ultimi giorni (a volte conosciuta con il nome di mormoni), i testimoni di Geova, la Sacra Arcidiocesi d'Italia ed Esercito per l'Europa meridionale (che sono ortodossi), l'Unione buddista italiana e l'Unione induista italiana, non sono stati tradotti in disegni di legge. Ne consegue che il calendario parlamentare del prossimo trimestre dei lavori della Camera non li comprende e non potrebbe comprenderli perché non esistono ancora.
Stiamo per iniziare l'esame in Assemblea del disegno di legge finanziaria e la mia interpellanza è diretta a sapere se queste intese non sono state tradotte in disegni di legge per un problema politico, anche se mi sorprenderebbe se vi fosse stata una revisione delle intenzioni del Governo, dal momento che la Presidenza del Consiglio aveva già assunto una sua posizione e devo dare atto ai suoi uffici di essersi mossi con grande perizia e sollecitudine. Forse si tratta di problemi di copertura, ma è evidente che non possiamo trovarci alla fine dell'esame del disegno di legge finanziaria senza sapere se questa copertura vi sia o meno. Il Governo, oggi, dovrebbe almeno fissare questo aspetto per capire cosa sta avvenendo.
Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, non siamo in una monade leibniziana, leggiamo i giornali e perciò sappiamo che vi sono problemi di Governo, voci sulla sua fine, sul fallimento, sulle verifiche e quant'altro (anche se mi auguro che ciò non avvenga e auspico la sopravvivenza e la continuazione dell'attuale legislatura) e se il Governo non si affretta a presentare tali provvedimenti potremmo andare anche incontro a periodi piuttosto procellosi. Considerato che tutti i documenti citati nell'interpellanza sono vecchi perché, nonostante gli aggiornamenti, risalgono a precedenti legislature, non mi sembra consono al prestigio e all'efficienza dello Stato italiano mostrare tanta lentezza nell'attuare quello che, dopo tutto, è un precetto costituzionale di grande rilievo.
Sono consapevole che, spesso, occuparsi di piccole minoranze politicamente non è molto fruttuoso e mi accorgo che non sempre le assemblee parlamentari hanno dedicato al tema tutta l'importanza che meriterebbe. Tuttavia, credo che parlare di tali temi sia molto nobile, in quanto si nobilita il Parlamento italiano.
Proprio l'attuazione della Costituzione in un tema così delicato (come la libertà religiosa, il pluralismo e il rapporto Stato-Chiese) rappresenta certamente uno dei punti fondamentali della nostra convivenza e anche qualcosa che ci deve qualificare in Europa e nel mondo come unPag. 13Paese (così come avviene per altre democrazie) in grado di strutturare il proprio pluralismo religioso e di trovare un modello di convivenza civile ed avanzato.
Credo, quindi, che aver sollevato questo problema sia doveroso non solo verso l'interpellante, ma verso tutta l'Assemblea, la quale avrà giustamente a cuore (spero unanimemente) l'attuazione della Costituzione in questo delicato settore.
Questo, pertanto, è il motivo dell'interpellanza al Governo e della via dell'urgenza. È con questo spirito, inoltre, che ci accingiamo a sentire le risposte del Governo, sperando che questa volta siano conclusive, definitive e si possa veramente giungere all'approvazione di questi documenti.
VALDO SPINI. Signor Presidente, è appena il caso di ricordare che sul tema dei rapporti Stato-Chiese la nostra Costituzione è organizzata secondo un sistema che, ricorrendo ad un'immagine, potrei definire un edificio a tre piani: vi è il piano nobile rappresentato dal Concordato, ossia un trattato internazionale che regola i rapporti tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica; vi sono le intese che possono essere stipulate a norma dell'articolo 8 della Costituzione con le Chiese diverse dalla cattolica e, infine, vi dovrebbe essere una legge generale a tutela della libertà religiosa applicabile a tutte le altre confessioni religiose. Tuttavia, come è noto, tale legge sta ancora giacendo presso la Commissione affari costituzionali della Camera perché non è stato ancora possibile approvarla.Pag. 12
La mia interpellanza si occupa del primo piano di questo edificio, ossia delle chiese diverse dalla cattolica che, avendone i requisiti, possono chiedere allo Stato italiano di stipulare delle intese. Gli otto documenti ai quali faccio riferimento - sei dei quali relativi a nuove intese e due contenenti modifiche a intese previamente stipulate - sono stati stipulati, firmati o comunque definiti nelle precedenti legislature dai Governi D'Alema, Amato e Berlusconi, ma non sono stati ratificati dal Parlamento a causa di difficoltà politiche o dello scioglimento della legislatura.
Nell'attuale legislatura la Presidenza del Consiglio, con il Governo Prodi - di questo glie ne do atto - ha ripreso in mano tali documenti, ha condotto le trattative laddove si è manifestata la necessità di apportare alcuni aggiornamenti e, infine, il 4 aprile scorso ha proceduto alla firma con le relative rappresentanze.
Ciò che sorprende, però, considerato che dal 4 aprile ad oggi sono trascorsi molti mesi, è che tali intese non sono state ancora formalizzate seguendo la procedura di rito in base alla quale le intese vengono tradotte in un disegno di legge che è sottoposto all'esame del Parlamento, perché spetta a quest'ultimo approvarlo; così è avvenuto nel passato.
La circostanza che mi ha portato a presentare l'interpellanza in esame è che gli otto documenti citati, ossia le due modifiche alle intese stipulate con la Chiesa valdese e con la Chiesa cristiana avventista e le sei nuove intese stipulate con la Chiesa apostolica (che è una delle confessioni pentecostali), la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli ultimi giorni (a volte conosciuta con il nome di mormoni), i testimoni di Geova, la Sacra Arcidiocesi d'Italia e l'Esercato per l'Europa meridionale (che sono ortodossi), l'Unione buddista italiana e l'Unione induista italiana, non sono stati tradotti in disegni di legge. Ne consegue che il calendario parlamentare del prossimo trimestre dei lavori della Camera non li comprende e non potrebbe comprenderli perché non esistono ancora.
Stiamo per iniziare l'esame in Assemblea del disegno di legge finanziaria e la mia interpellanza è diretta a sapere se queste intese non sono state tradotte in disegni di legge per un problema politico, anche se mi sorprenderebbe se vi fosse stata una revisione delle intenzioni del Governo, dal momento che la Presidenza del Consiglio aveva già assunto una sua posizione e devo dare atto ai suoi uffici di essersi mossi con grande perizia e sollecitudine. Forse si tratta di problemi di copertura, ma è evidente che non possiamo trovarci alla fine dell'esame del disegno di legge finanziaria senza sapere se questa copertura vi sia o meno. Il Governo, oggi, dovrebbe almeno fissare questo aspetto per capire cosa sta avvenendo.
Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, non siamo in una monade leibniziana, leggiamo i giornali e perciò sappiamo che vi sono problemi di Governo, voci sulla sua fine, sul fallimento, sulle verifiche e quant'altro (anche se mi auguro che ciò non avvenga e auspico la sopravvivenza e la continuazione dell'attuale legislatura) e se il Governo non si affretta a presentare tali provvedimenti potremmo andare anche incontro a periodi piuttosto procellosi. Considerato che tutti i documenti citati nell'interpellanza sono vecchi perché, nonostante gli aggiornamenti, risalgono a precedenti legislature, non mi sembra consono al prestigio e all'efficienza dello Stato italiano mostrare tanta lentezza nell'attuare quello che, dopo tutto, è un precetto costituzionale di grande rilievo.
Sono consapevole che, spesso, occuparsi di piccole minoranze politicamente non è molto fruttuoso e mi accorgo che non sempre le assemblee parlamentari hanno dedicato al tema tutta l'importanza che meriterebbe. Tuttavia, credo che parlare di tali temi sia molto nobile, in quanto si nobilita il Parlamento italiano.
Proprio l'attuazione della Costituzione in un tema così delicato (come la libertà religiosa, il pluralismo e il rapporto Stato-Chiese) rappresenta certamente uno dei punti fondamentali della nostra convivenza e anche qualcosa che ci deve qualificare in Europa e nel mondo come unPag. 13Paese (così come avviene per altre democrazie) in grado di strutturare il proprio pluralismo religioso e di trovare un modello di convivenza civile ed avanzato.
Credo, quindi, che aver sollevato questo problema sia doveroso non solo verso l'interpellante, ma verso tutta l'Assemblea, la quale avrà giustamente a cuore (spero unanimemente) l'attuazione della Costituzione in questo delicato settore.
Questo, pertanto, è il motivo dell'interpellanza al Governo e della via dell'urgenza. È con questo spirito, inoltre, che ci accingiamo a sentire le risposte del Governo, sperando che questa volta siano conclusive, definitive e si possa veramente giungere all'approvazione di questi documenti.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale, Rosa Rinaldi, ha facoltà di rispondere.

ROSA RINALDI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, in relazione all'atto di sindacato ispettivo in oggetto specificato si osserva quanto segue. Il Presidente del Consiglio dei ministri, come riportato dallo stesso onorevole Spini, ha firmato in data 4 aprile 2007 otto nuove intese, così come sono state appena illustrate.
L'efficacia delle intese nell'ordinamento giuridico italiano è vincolata all'approvazione dei relativi disegni di legge, così come stabilito dall'articolo 8 della Costituzione. In considerazione della previsione di un minor gettito per lo Stato, determinato dalla previsione della possibilità, da parte delle persone fisiche, di dedurre le erogazioni liberali a favore delle confessioni religiose dal proprio reddito complessivo, agli effetti dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, si è reso necessario individuare la copertura finanziaria per le sei nuove intese.
Problemi connessi al reperimento dei fondi necessari hanno, purtroppo, ritardato la predisposizione dei relativi schemi di disegni di legge da iscrivere all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri e la loro successiva presentazione al Parlamento. Di recente, il Ministro dell'economia e delle finanze ha informato la Presidenza del Consiglio dei ministri che le risorse necessarie potevano essere individuate nell'accantonamento del Fondo speciale di parte corrente relativo al Ministero dell'economia e delle finanze previsto per il triennio 2008-2010, nell'ambito del disegno di legge finanziaria per l'anno 2008.
Pertanto, l'iter di approvazione delle intese potrà riprendere il suo corso immediatamente dopo l'entrata in vigore della nuova legge finanziaria.

PRESIDENTE. L'onorevole Spini ha facoltà di replicare.

VALDO SPINI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Rosa Rinaldi e mi dichiaro parzialmente soddisfatto, in quanto si sarebbe dovuto risolvere il problema nel momento in cui si sono firmate le intese. Tuttavia, come si usa dire: è inutile parlare del passato, parliamo del presente e del futuro. Ritengo che sia stato opportuno sollevare il problema ora, in modo tale che il Parlamento sia a conoscenza che all'interno del disegno di legge finanziaria vi è questo problema e, quindi, l'accantonamento non deve essere messo in questione.
Avendo una così gentile e autorevole rappresentante del Governo, siccome si sente parlare - anche su tale aspetto non viviamo in una monade leibniziana - di una possibile ed eventuale fiducia che il Governo potrebbe chiedere, l'occasione è propizia per sottolineare che in questo caso sarebbe opportuno che il testo su cui si chiede la fiducia possa essere esaustivo del problema.
Ringrazio il sottosegretario Rosa Rinaldi e i presenti, con l'augurio che questa legislatura non sia come altre e che «non vada a vuoto» nel processo di attuazione della Costituzione sui rapporti Stato-Chiese, ma che su questo terreno e sull'altro appena evocato (in ordine ad una legge generale per la libertà religiosa per chi non ha né Concordato, né intese) si possa giungere ad una realizzazione. TuttoPag. 14ciò farebbe onore al Parlamento italiano e a tutti coloro che hanno a cuore la Costituzione della Repubblica che regge il nostro ordinamento.

(Iniziative in relazione a presunte irregolarità nella gestione del comune di Catania - n. 2-00861)

PRESIDENTE. L'onorevole Licandro ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00861, concernente iniziative in relazione a presunte irregolarità nella gestione del comune di Catania (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 5).

ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Signor Presidente, si tratta di un'ulteriore interpellanza, che fa seguito ad altre analoghe, diretta a innalzare l'attenzione del Governo sulla drammatica situazione finanziaria - e direi anche sociale - della città di Catania, la nona città d'Italia.
Le dissennate politiche di gestione di bilancio condotte dalle giunte comunali negli ultimi sette anni hanno prodotto una situazione di estrema sofferenza finanziaria per l'ente. Non si tratta di un'opinione riconducibile a una parte politica, ma dell'accertamento della situazione, operata grazie all'invio, nei mesi scorsi, di due ispettori da parte del Ministero dell'economia e delle finanze.
Tutto ha avuto origine dalla costituzione di una società, Catania risorse Srl, interamente controllata dal comune di Catania, cui era stato trasferito un cospicuo numero di beni immobili, anche di pregio e rilevanza storico, artistica e architettonica enorme, sottoposti a una disciplina giuridica diversa rispetto agli altri, che non ne consente l'immediata commerciabilità, allo scopo di assicurare al comune di Catania, entro il 31 dicembre 2006, la liquidità necessaria per portare in pareggio il disavanzo accertato sino al 2003, così come prescrive la legge.
Questa operazione conteneva diversi profili di illegittimità, alcuni anche molto gravi, denunciati opportunamente in ogni sede e oggetto di censura anche degli ispettori del Ministero dell'economia e delle finanze. Peraltro, nonostante la relazione ministeriale, gli amministratori del comune di Catania sono andati avanti, tenendo in piedi una situazione divenuta ormai davvero esplosiva.
Il comune di Catania è, di fatto, in una situazione di dissesto. Sono state aumentate vertiginosamente le tariffe dei servizi e il livello di imposizione locale, ma non è stata dichiarata formalmente la situazione di dissesto, consentendo all'amministrazione di continuare a perseguire linee di politica e di governo certamente non rigorose e non orientate al risanamento della situazione.
Nel luglio scorso, oltre alla relazione degli ispettori, era intervenuta una relazione di censura altrettanto dura da parte della Corte dei conti, che invitava il consiglio comunale ad adottare tempestivi e strutturali interventi. Anche di questo non vi è traccia.
Signor sottosegretario, il bilancio preventivo per l'anno 2007 è stato approvato soltanto il 29 settembre scorso - quindi qualche mese fa - a termini ampiamente scaduti. Non è l'unico caso. In Sicilia, ormai, è divenuta una prassi consolidata disattendere e violare termini e prescrizioni di legge molto precise come queste.
Anche questo, signor sottosegretario, è esplicitamente descritto nella relazione dei due ispettori, che peraltro, con inusitata durezza, hanno rilevato che l'amministrazione comunale di Catania ha sovente violato norme e principi in materia di contabilità degli enti locali.
La situazione, come affermavo, è esplosiva anche sul piano sociale; Catania ha vissuto due proteste formidabili: quella dei netturbini (che non avevano percepito lo stipendio da sette mesi), che ha prodotto fortissimo disagio e dunque anche rischi per la salute pubblica; un'altra protesta, altrettanto violenta e pronta ad esplodere nuovamente (come oggi possiamo leggere sui quotidiani locali), da parte delle cooperative sociali, anch'esse martoriate da questa pessima gestione amministrativa, la peggiore che la nona città d'Italia abbia registrato dal dopoguerra ad oggi.Pag. 15
Pertanto, sapendo bene che esiste uno schermo quasi invalicabile, costituito dall'autonomia speciale, e che è competenza dell'assessorato regionale competente per gli enti locali intervenire, adottando quelli che sarebbero i più naturali ed immediati provvedimenti, chiediamo che il Governo attivi tutti i suoi canali e tutti gli strumenti affinché la Sicilia non sia considerata una zona franca: è parte del territorio italiano, parte della Repubblica, e merita ed esige il rispetto delle leggi.
Il Governo ha l'obbligo giuridico, ma anche morale, di intervenire sulla questione.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale, Rosa Rinaldi, ha facoltà di rispondere.

ROSA RINALDI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, in riferimento all'interpellanza urgente ora illustrata si fa presente quanto segue.
Ai fini della razionalizzazione e della gestione del patrimonio immobiliare, il consiglio comunale di Catania, con atto deliberativo del 24 ottobre 2006, ha autorizzato la costituzione della società a responsabilità limitata Catania Risorse, approvando contestualmente lo statuto societario.
Successivamente, con provvedimento del 30 dicembre 2006, lo stesso consiglio comunale ha autorizzato il trasferimento alla predetta società di quattordici immobili.
Il 31 dicembre, avendo i rappresentanti dell'ente dichiarato l'appartenenza di tutti gli immobili al patrimonio disponibile del comune e l'insussistenza di motivi ostativi all'alienazione di questi, si è proceduto alla stipula di un atto di compravendita tra il comune di Catania e la società Catania Risorse.
In data 22 febbraio 2007 la locale soprintendenza per i beni culturali ed ambientali ha eccepito che otto degli immobili, oggetto di trasferimento, fossero inalienabili, ai sensi dell'articolo 12 del decreto legislativo n. 42 del 2004 (codice dei beni culturali), fintanto che non venisse concluso il procedimento volto a verificare l'interesse culturale dei beni.
Le predette operazioni di trasferimento sono state finalizzate, oltre che alla razionalizzazione e gestione del patrimonio del comune, anche all'acquisizione di risorse finanziarie per ridurre la cospicua situazione debitoria dell'ente.
Pertanto, nel caso in cui le operazioni di trasferimento non potessero essere perfezionate, ricorrerebbero i presupposti per la dichiarazione dello stato di dissenso finanziario, ai sensi dell'articolo 245 del decreto legislativo n. 267 del 2000.
In relazione alle competenze riguardanti il controllo sugli organi degli enti locali in Sicilia, queste - come lei ha appena ricordato - sono riservate alla regione, che vi provvede mediante un apposito assessorato regionale.
Inoltre, la normativa vigente non riserva al Ministero dell'interno l'esercizio di forme di controllo sugli atti degli enti locali, i quali, dopo l'entrata in vigore della legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001, hanno visto estendere la loro autonomia e capacità di autodeterminazione, anche a seguito dell'abolizione del controllo preventivo di legittimità prima esercitato dal comitato regionale di controllo.
Anche eventuali iniziative per accertare l'effettiva sussistenza di gravi e persistenti violazioni di legge, di cui all'articolo 141 del decreto legislativo n. 267 del 2000, ai fini dello scioglimento degli organi amministrativi, rientrano nelle attribuzioni della regione siciliana.
Infatti, la legge regionale n. 44 dell'11 dicembre 1991 prevede che il consiglio comunale venga sciolto con provvedimento emesso dal presidente della regione, su proposta dell'assessore regionale per gli enti locali, previo parere del Consiglio di giustizia amministrativa.
Ciò premesso, con una nota del 15 marzo 2007, la prefettura di Catania ha segnalato al competente assessorato regionale le presunte irregolarità relative alla costituzione della società Catania Risorse e al trasferimento degli immobili, richiedendo un'apposita indagine ispettiva aiPag. 16sensi dell'articolo 25 della legge regionale n. 44 del 1991 per verificare l'esatta osservanza delle leggi. Analoga segnalazione è stata inoltrata al presidente della sezione regionale della Corte dei conti. La relazione dei dirigenti dei servizi ispettivi di finanza pubblica del Ministero dell'economia e delle finanze, ai quali è affidata la verifica dell'andamento delle spese dei bilanci degli enti pubblici, sugli accertamenti svolti nel corso del corrente anno presso il comune di Catania, unitamente all'elenco delle irregolarità e delle carenze riscontrate, è stata inviata il 23 luglio 2007 dal Ragioniere generale dello Stato al sindaco di Catania, al Ministero dell'economia e delle finanze (dipartimento del tesoro) alla procura regionale presso la sezione giurisdizionale per la regione Sicilia della Corte di conti, alla sezione regionale di controllo della Corte di conti per la Sicilia e anche alla regione siciliana (giunta regionale - affari istituzionali).
Dai dati trasmessi dal comune di Catania per effetto degli obblighi di monitoraggio (ai sensi dell'articolo 41, comma 1, della legge n. 448 del 28 dicembre 2001 e successivi decreti attuativi) e da quelli pervenuti dalla Cassa depositi e prestiti risulta che il valore nominale dell'indebitamento complessivo contratto dal predetto comune e ancora in ammortamento al 30 settembre 2007, è pari a quasi 508 milioni di euro, di cui il 25 per cento circa già ammortizzato. Inoltre l'attività di monitoraggio ha evidenziato che sussistono al momento tre contratti derivati stipulati nell'aprile 2003, con scadenza dicembre 2017, per circa 416,4 milioni di euro.
Si fa presente tuttavia che gli uffici del Ministero dell'economia e delle finanze hanno più volte sollecitato un aggiornamento dei dati anche attraverso contatti telefonici e messaggi di posta elettronica (l'ultimo risale al 6 settembre 2007) ai quali, però, il comune di Catania non ha ancora dato seguito. Anche l'assessorato della famiglia, politiche sociali e delle autonomie locali della regione Sicilia debitamente informato sulla situazione riscontrata dai suddetti ispettori ha valutato l'opportunità di esercitare i poteri di controllo di competenza. In seguito a tali osservazioni, l'assessore regionale ha invitato il competente dirigente dell'assessorato a porre in essere gli adempimenti necessari per un intervento ispettivo presso il comune di Catania.
Infine si fa presente che l'adozione della delibera di dissesto finanziario ai sensi del predetto decreto legislativo n. 267 delle 2000 è di competenza del consiglio comunale o, laddove ne ricorrano i presupposti, di un commissario, come dianzi detto, ad acta espressamente nominato dall'assessorato regionale delle autonomie locali, peraltro già interessato dalla prefettura di Catania.

PRESIDENTE. L'onorevole Licandro ha facoltà di replicare.

ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Signor Presidente, signor sottosegretario, sono solo parzialmente soddisfatto della risposta. Purtroppo, dalla risposta fornita dal Governo, si evince una conferma inquietante delle nostre preoccupazioni. Dalle sue parole emerge, infatti, quale sia l'atteggiamento dell'amministrazione comunale di Catania nonostante i continui interventi, le sollecitazioni nei confronti del Governo e del Governo nei confronti dell'amministrazione comunale di Catania e degli organi preposti ai controlli. Si tratta di un atteggiamento che supera di gran lunga la singola questione specifica e denota il disprezzo del rispetto delle leggi e della legalità.
Ci è noto quanto affermato dal signor sottosegretario in quanto conosciamo bene la disciplina e le competenze della regione siciliana. Inoltre, sappiamo bene quanto sia forte e assorbente lo schermo protettivo dell'autonomia speciale, e non ho alcuna esitazione ad affermare in questa Aula che, per certi versi, l'autonomia speciale in Sicilia ha prodotto danni peggiori persino di quelli prodotti dalla mafia. Il comune di Catania è, sul piano fattuale, in una situazione di dissesto finanziario che i cittadini stanno micidialmente pagando con aumenti del 100, 200 e persino del 300 per cento dell'entità di tariffe relative aPag. 17servizi importanti; servizi che misurano proprio la qualità del buon governo e la vicinanza dell'ente nei confronti dei più deboli e dei portatori del disagio.
Accennavo alle proteste dei lavoratori delle cooperative sociali; ebbene, si pongono, al riguardo, due profili: da un lato, il diritto sacrosanto dei lavoratori ai quali da sette-otto mesi non viene pagato lo stipendio - ma come si fa a tirare avanti? -; dall'altro, la caduta verticale delle prestazioni e dei servizi sociali.
Torno a dire che siamo dinanzi ad una vera e propria emergenza rispetto alla quale non vi è elemento o schermo che possa spingere o condurre un Governo ad allargare le braccia o a voltare la testa da un'altra parte. Lei, signor sottosegretario, ha passato in rassegna molto sinteticamente tutta la vicenda di Catania Risorse Srl, che costituisce il nodo fondamentale della questione. Ha ricordato la delibera del 30 dicembre 2006; ebbene, a mio avviso, si cerca di sostenere una deliberazione del consiglio comunale illegittima in quanto quell'atto del comune riguarda il contratto di compravendita degli immobili concluso, signor sottosegretario, in data 31 dicembre, di domenica mattina - quando gli italiani, normalmente, preparano il «cenone» - in uno studio notarile importante. Si tratta di un'operazione che è stata realizzata perché il 31 dicembre doveva essere ripianato il disavanzo del 2003. Dunque si tratta di una chiara operazione elusiva, di aggiramento di un principio, anche costituzionale; operazione tesa ad ottenere la concessione di mutui non per effettuare investimenti, non per realizzare strade, scuole e ospedali ma per ripianare il disavanzo, ovverosia i risultati della pessima e deteriore amministrazione.
Quella deliberazione è illegittima. Il 31 dicembre del 2003 non si è pareggiato il bilancio perché otto dei quattordici immobili oggetto dell'operazione erano vincolati in quanto rispetto ad essi non era stata avviata la procedura di sdemanializzazione. Ex impianti conventuali e monastici, espressione del barocco siciliano, del XVI e XVII secolo, che appartengono al patrimonio dell'UNESCO: signor sottosegretario, li avevano venduti! Hanno superato davvero la fiction; mi riferisco a Totò e Peppino nell'episodio della vendita della fontana di Trevi. Hanno potuto realizzare tale operazione, e continuano nel loro intento. Sono stati costretti dai nostri interventi a scorporare quegli immobili, ma vanno avanti nell'operazione; quella delibera è illegittima, ma la si è mantenuta in piedi con una seconda e poi ancora con una terza deliberazione.
Le faccio notare, signor sottosegretario, che siamo al 5 dicembre e non vi è ancora alcun istituto bancario che abbia dato il via libera a tale operazione perché i profili oscuri e poco trasparenti sono enormi e noi abbiamo temuto che si aprisse il varco per un'operazione formidabile di speculazione immobiliare. Per tale ragione ritengo che il Governo debba continuare a pressare, magari non attraverso e-mail.
Capisco il cosiddetto «villaggio globale» e le nuove tecnologie, ma dobbiamo essere più rigorosi di fronte a fatti di questa portata! Infatti, se Catania si fosse trovata in qualunque angolo del resto della penisola - come Taranto, per molto meno - sarebbe già stata raggiunta da provvedimenti duri e drastici. Infatti, si stanno colpendo i cittadini e personalmente, per quanto si muove in Sicilia, per gli equilibri politici, per i sistemi di potere, per gli interessi in gioco, non credo che il Governo regionale compirà mai un atto forte.
Assistiamo da sette anni al balletto - francamente stucchevole, e non uso altri aggettivi - dei commissari ad acta che vengono inviati perché il comune non rispetta mai il termine prescritto dalla legge. È da almeno cinque anni che i bilanci preventivi vengono approvati a fine anno, sotto l'albero, a chiusura dell'esercizio finanziario, davvero in barba e in spregio alle più elementari norme di legge e ai principi della contabilità pubblica.
Nella relazione dei due ispettori, il dottor Cimbolini e il dottor Vallante, è scritto, nero su bianco, che la situazione è così seria e drammatica da poter produrre serie ripercussioni sulla credibilità dell'intero settore della finanza pubblica nazionale.Pag. 18
Il bilancio preventivo per il 2007, come ricordavo dianzi, signor sottosegretario, è stato approvato a fine settembre, con un parere sostanzialmente negativo persino del collegio dei revisori dei conti, che, com'è noto, ha una composizione politicamente vicina a chi governa.
Il parere del collegio dei revisori dei conti è negativo: sostanzialmente, non hanno potuto dare il via libera perché, come prescrive la legge, bisogna dare il via libera se il bilancio è attendibile, congruo e in pareggio. Dunque, il parere dell'intero collegio dei revisori dei conti, che ovviamente si guarda bene dall'assumersi responsabilità che non gli competono, è quello che concerne un bilancio preventivo a fine anno, non attendibile, non congruo e non in pareggio.
Dunque, vi è una responsabilità enorme degli organi preposti al controllo, almeno di legittimità, a cominciare dal segretario generale. Vi è un'esigenza forte, insuperabile di razionalizzazione e moralizzazione della spesa pubblica nel comune di Catania. Vi è una responsabilità davvero pesante del governo regionale, dell'assessorato regionale competente per gli enti locali.
Ritengo che il Governo, al di là di mere sollecitazioni, debba prendere atto di una grande questione politica che grava sulla Sicilia e su una città che non è di piccole o medie proporzioni, ma rappresenta la nona città d'Italia.

(Iniziative in merito all'emergenza umanitaria ed alla grave situazione politico-sociale in Somalia - n. 2-00872)

PRESIDENTE. L'onorevole Boato ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00872, concernente iniziative in merito all'emergenza umanitaria ed alla grave situazione politico-sociale in Somalia (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 6).

MARCO BOATO. Signor Presidente, ringrazio il Viceministro degli affari esteri Ugo Intini che è qui presente in aula per rispondere alla mia e nostra interpellanza urgente, sottoscritta dall'intero gruppo dei Verdi. È qui presente anche il collega Cassola che ringrazio.
Abbiamo inteso presentare questa interpellanza urgente proprio perché, come ha detto lei, signor Presidente, leggendo il titolo che riassume il contenuto del nostro atto di sindacato ispettivo, in Somalia siamo di fronte a una spaventosa emergenza umanitaria che è strettamente connessa e correlata ad una emergenza di carattere militare e di carattere politico interno e internazionale.
Pochi giorni fa una serie di ONG italiane, che sono impegnate su questo terreno da molto tempo, quali il Cesvi, il Cisp, il Coopi, il Cosv, Intersos, Movimondo e altri, hanno rivolto un appello per far crollare il muro del silenzio che circonda il dramma somalo. Pacatamente, perché non occorre gridare (gridano già i fatti), questo è, da parte nostra, un tentativo parlamentare di far crollare il muro di silenzio che, in gran parte, si è alzato attorno alla Somalia, in una situazione, da una parte, di terribile indifferenza e, dall'altra, di spaventosa, drammatica e tragica emergenza. Nella nostra interpellanza - non lo ripeto, ovviamente, in questa sede, perché non avrei il tempo di farlo - abbiamo anche ricostruito puntualmente le vicende somale, che, come il Viceministro Intini sa perfettamente, sono lunghe e complesse, con una situazione sostanziale di guerra civile che dura fin dalla caduta della dittatura di Siad Barre, all'inizio del 1991. Tutte queste vicende, che vanno dal 1991 al 2007, ci dovrebbero tenere in quest'Aula per ore, ovviamente, per cercare di ricostruirle, di capirle e di analizzarle, ma non è questa la sede per farlo. Le abbiamo ricostruite sinteticamente nel testo dell'interpellanza al nostro esame, ma basti dire che ci sono state quattordici Conferenze di pace, una dopo l'altra, purtroppo fallite, anche se alcune con esiti da valutare diversamente.
Tutti noi ricordiamo anche l'intervento militare dell'ONU e degli Stati Uniti, di cui fece parte anche l'Italia, nel 1993-1994: anch'esso fu un fallimento, proprio perché fu, soprattutto, un intervento militare piùPag. 19che un intervento politico e di ricostruzione del tessuto civile e istituzionale somalo. Ciò su cui vogliamo attirare l'attenzione del Parlamento, del Governo e dell'opinione pubblica è che, ormai da alcuni mesi, in particolare negli ultimi mesi e nelle ultime settimane, la situazione già storicamente gravissima, come ho ricordato, si è ulteriormente aggravata. Siamo di fronte ad esodi di proporzioni bibliche: le organizzazioni internazionali parlano di circa un milione di persone, di alcune centinaia di migliaia di persone che sono scappate e fuggite dalla capitale, da Mogadiscio. In particolare, le notizie che ho raccolto da parte di un'associazione umanitaria proprio negli ultimi giorni - il Governo sarà sicuramente più informato di me - parlano di 5.960 persone morte soltanto dall'inizio dell'anno, di 7.980 rimaste ferite e di oltre settecentomila che hanno dovuto lasciare le proprie abitazioni (altre fonti parlano, addirittura, di un milione complessivo per quanto riguarda la Somalia e di varie centinaia di migliaia per quanto riguarda Mogadiscio).
Tutte queste vicende presentano numeri tali che non si riesce nemmeno a capire che riguardano singole persone, singole realtà, singole famiglie, singole iniziative. Pochi giorni fa - cito solo un esempio, per far capire anche le connessioni umanitarie che ci sono con la realtà italiana - la signora Gabriella Groff di Trento, che ha dato vita insieme a Sareda Cali, una cittadina italiana di origine somala, e a tante altre persone, all'associazione Una scuola per la vita, che aveva realizzato a Mogadiscio la scuola Madina Warsame, mi ha mandato le foto terrificanti che testimoniano come tale istituto, una scuola materna, sia stata distrutta dalle truppe etiopi, che l'hanno aggredita, buttando giù anche il cancello, il 16 novembre 2007, dopo che era già stata bombardata, nel marzo scorso. Ho con me le fotografie: sono drammatiche, perché si vede un'opera umanitaria di cooperazione internazionale fra il Trentino e la Somalia distrutta in modo vandalico, ma di tali episodi ce sono centinaia, migliaia, decine di migliaia. Ne ho citato uno solo per dare un nome e un cognome a questa vicenda.
Ci troviamo di fronte, signor Viceministro, ad una situazione in cui non possiamo ovviamente immaginare che l'Italia da sola possa assumersi responsabilità di intervento; ma, come tutti sappiamo, l'Italia ha responsabilità e legami di carattere storico con la Somalia che non sto a riassumere, che tutti conoscono, che danno sicuramente al nostro Paese un ruolo di primo piano a livello internazionale ed a livello sia bilaterale sia multilaterale su queste vicende. C'è, come ho già detto, prima di tutto una gravissima emergenza umanitaria cui bisogna cercare di far fronte, perché tutte le notizie che arrivano sono terribili. Sussiste la possibilità, anche con la partecipazione italiana - lo ripeto, non immagino che l'Italia da sola possa risolvere un problema di tal genere - di ripristinare l'ordine e un minimo di sicurezza per far cessare le violenze in quel martoriato Paese. C'è (ed è un aspetto che cito per ultimo, ma che ha, in qualche modo, un'importanza parallela agli altri due che ho menzionato) la necessità di riprendere e sostenere un dialogo politico tra tutte le parti, per arrivare ad una reale riconciliazione nazionale attraverso il coinvolgimento di tutti i soggetti in causa. Abbiamo, fra l'altro, un rappresentante speciale dell'Italia per la Somalia, il nostro ex-collega Mario Raffaelli, che ha avuto anche un ruolo molto importante a suo tempo nel processo di pace del Mozambico; però anche da tale fonte arrivano notizie allarmanti e la richiesta (è apparsa in questi giorni una sua breve intervista su L'espresso) di una svolta politica e una road map per far uscire la Somalia da questa terribile situazione.
Fra pochi giorni (forse il Viceministro ne parlerà), l'8 e il 9 dicembre, è previsto a Lisbona un vertice fra Unione europea e Africa in cui si affronteranno varie situazioni africane, non soltanto quella della Somalia. Paradossalmente, a tutti questi aspetti se n'è aggiunto un altro, che leggo sulle agenzie di stampa (non so se il Viceministro ne parlerà o lo confermerà,Pag. 20ovviamente non è presente nel testo dell'interpellanza): il Presidente somalo Yusuf è stato ieri ricoverato d'urgenza al Nairobi Hospital, in una grave situazione di salute; quindi egli, che avrebbe dovuto essere a Lisbona e avere alcuni colloqui con il Presidente del Consiglio italiano, Romano Prodi, probabilmente, se le notizie da Nairobi dell'agenzia Reuters datata 4 dicembre sono fondate, non potrà essere presente, e anche questa occasione di confronto e di dialogo purtroppo verrà meno. Sappiamo che da pochissimi giorni era entrato in carica, domenica scorsa credo, un nuovo Governo di transizione, un nuovo Governo provvisorio, dopo le dimissioni del precedente Primo Ministro. Il nuovo Primo Ministro Hassan Hussein, conosciuto come Nur Adde, ha cercato, da ciò che si capisce, di formare un Governo provvisorio plurale ed aperto, ma notizie del giorno successivo riportano che già 4 dimissioni da esso sono state presentate nel giro di ventiquattro ore. Quindi, la situazione, anche da tale punto di vista, continua ad essere difficile ed instabile, aggravata dal perdurare, in Somalia, della presenza militare etiope, che si è scatenata a partire dal 24 dicembre dell'anno scorso, se non ricordo male la data, e che continua ormai da quasi un anno; presenza militare che, in modo incauto, credo sia stata a suo tempo sostenuta e sollecitata dagli Stati Uniti d'America contro le cosiddette corti islamiche, dando però un carattere di occupazione militare e di contrapposizione ideologica alla vicenda somala che forse sarebbe stato opportuno evitare.
Leggo che anche da parte degli Stati Uniti d'America, dopo alcuni mesi da ciò che probabilmente è un errore, vi è stato qualche ripensamento, come emerge dalle parole della signora Jendayi Fresar, Assistente segretario di Stato statunitense per gli affari africani. Vi è stato, cioè, un tentativo di frenare l'Etiopia e di cercare di uscire da questa situazione che ha visto tale Paese, sostenuto dagli Stati Uniti, intervenire in contrapposizione alle cosiddette corti islamiche, col risultato di restituire un ruolo fondamentale ai cosiddetti signori della guerra. Si è così annullato l'intero lavoro svolto in precedenza dal gruppo internazionale di contatto (di cui fa parte anche l'Italia), finalizzato a cercare di trovare una soluzione politica alla situazione: ciò attraverso il Governo di transizione, il dialogo anche con l'ala moderata delle corti islamiche, nonché la ricostruzione di un tessuto civile e amministrativo e di un minimo di configurazione politico-istituzionale in quello che, di fatto, è da moltissimi anni uno Stato senza Stato.
Constato altresì che lo stesso sommo Pontefice Benedetto XVI - nell'udienza del 21 novembre scorso - ha rivolto un appello drammatico «a quanti hanno responsabilità politiche, a livello locale e internazionale, affinché si trovino soluzioni pacifiche e si rechi sollievo a quella cara popolazione» (si riferisce alla Somalia). I giornali hanno, in quei giorni, affrontato la questione: cito Avvenire ma potrei citare L'Osservatore Romano per quanto riguarda il pontefice; il 23 novembre, poi, sulle pagine de la Repubblica, è uscito un lungo articolo di Giampaolo Visetti da Mogadiscio intitolato «Mattatoio Mogadiscio». Ciononostante, il predetto muro di silenzio e di indifferenza, in realtà, rimane. La tragedia somala continua giorno dopo giorno a farsi più grave, e credo sia assolutamente necessario intervenire al più presto. Ripeto che è già in corso un'iniziativa da parte dell'Italia: ma probabilmente tutto ciò non è sufficiente, sia per quanto riguarda l'aspetto umanitario sia per quanto riguarda il ripristino di un minimo di ordine e di sicurezza, poiché siamo di fronte ad una situazione che vede ogni giorno decine, centinaia di morti e di feriti. È una situazione di violenza sistematica e soprattutto, se non vi è una ripresa del dialogo per la ricostruzione politica dell'assetto istituzionale del Paese, è destinata ovviamente a perpetuarsi. Signor Viceministro, la ringrazio della sua attenzione ed ascolterò con altrettanta attenzione la sua risposta.

PRESIDENTE. Il Viceministro degli affari esteri, Ugo Intini, ha facoltà di rispondere.

Pag. 21

UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, come gli onorevoli interpellanti hanno correttamente rilevato, la situazione in Somalia resta, ad oggi, avvelenata da tre fattori di forte criticità e circondata da un muro di silenzio (che gli stessi interpellanti hanno contribuito a rompere). Vi è una crisi umanitaria, che il rappresentante speciale del Segretario generale dell'ONU ha definito «la più grave in Africa», e che ha assunto proporzioni tali da richiamare l'attenzione internazionale ai più alti livelli. Vi è una difficile situazione della sicurezza che - a fronte della persistente insufficienza numerica della missione di pace africana Amisom (ancora ben lungi dalle previste 8 mila unità) e della sua mancata transizione (re-hatting) sotto egida ONU - registra atti di quotidiana violenza, rendendo difficilmente praticabile una exit-strategy delle truppe etiopiche di sostegno alle istituzioni federali transitorie. Vi è, infine, un faticoso processo di pace che, ad oltre tre mesi dalla conclusione del congresso di riconciliazione nazionale di Mogadiscio, è tuttora bloccato dal perdurare dei dissidi ai vertici delle stesse istituzioni federali transitorie, come l'onorevole Boato ha ricordato in precedenza. Il Governo è naturalmente attento ai sofferti sviluppi della situazione in un Paese al quale siamo storicamente legati da un rapporto speciale. Per questo motivo, abbiamo assunto, e continuiamo a portare avanti, una serie di iniziative concernenti tutti e tre i profili predetti, con l'obiettivo prioritario di favorire il ritorno alla pace di tale tormentato Paese del Corno d'Africa. Ci stiamo da tempo adoperando, infatti, per ridare la dovuta priorità alla Somalia, sia in sede di Unione Europea sia in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Nel primo contesto, si deve all'iniziativa italiana che la Somalia abbia formato oggetto, ultimamente, di uno specifico dibattito al Comitato politico e sicurezza (COPS) del 6 novembre. Anche a seguito delle pressioni che abbiamo mantenuto in tutte le competenti istanze comunitarie, il prossimo Consiglio affari generali (CAGRE) del 10 dicembre adotterà sulla Somalia «Conclusioni» aggiornate dei Ministri degli esteri dell'Unione europea. Parallelamente, manteniamo alta anche in sede ONU l'attenzione sulla gravissima crisi somala, anche per sollecitare il re-hatting di Amisom sotto l'egida delle Nazioni Unite, in linea con quanto previsto dalla risoluzione del Consiglio di sicurezza n. 1772 del 20 agosto scorso, alla cui elaborazione abbiamo attivamente contribuito.
Sempre sul piano multilaterale, abbiamo ospitato, il 10 settembre a Roma, aperta dal Viceministro Sentinelli, la nona riunione del Gruppo internazionale di contatto sulla Somalia, un foro periodico di consultazioni tra gli attori internazionali maggiormente impegnati a favore del processo di pace (vi hanno partecipato, oltre all'Italia, Norvegia, Svezia, Tanzania, Regno Unito, Stati Uniti, Unione europea, Unione africana, Igad e Presidenza del Kenya, Lega Araba, Nazioni Unite, nonché Canada, Egitto, Francia e Yemen in qualità di osservatori). La riunione di Roma si è conclusa con un comunicato finale di forte impatto, che impegna i membri del Gruppo di contatto e le stesse istituzioni federali transitorie somale a promuovere il processo di riconciliazione nazionale e il superamento del problema della sicurezza e dell'emergenza umanitaria. Le azioni svolte nelle sedi multilaterali sono ovviamente complementari alle iniziative adottate dall'Italia sul piano bilaterale. In tale contesto avevamo già assunto una forte iniziativa politica con la visita compiuta a Mogadiscio, il 19 maggio, dal Viceministro degli esteri Patrizia Sentinelli, delegata per l'Africa e per la cooperazione (prima missione in Somalia di un rappresentante di un Governo straniero negli ultimi anni). Con tale iniziativa abbiamo voluto esprimere al Governo transitorio la duplice volontà di porre un argine alla difficile situazione umanitaria e di dare segnali concreti di avvio del processo di pace e di preparazione del congresso di riconciliazione nazionale. Vorrei ricordare che detta assise - che abbiamo sostenuto anche finanziariamente con un contributo di 400Pag. 22mila dollari attraverso l'UNDP - ha poi in effetti avuto luogo (per la prima volta dal 1991 ha avuto luogo a Mogadiscio, svolgendosi dal 15 luglio al 30 agosto scorsi).
L'Italia non ha lesinato poi gli sforzi sul piano della cooperazione allo sviluppo, come confermano le statistiche dell'OCSE, in cui il nostro Paese risulta al quarto posto tra i donatori, dopo Stati Uniti, Norvegia e Lega Araba. Bisogna però essere consapevoli dei limiti che l'azione della cooperazione internazionale incontra in Somalia, principalmente a causa della difficile situazione della sicurezza. Dunque, fino a quando non cambierà l'attuale contesto politico somalo, l'azione della cooperazione italiana si focalizzerà soprattutto su interventi umanitari e di emergenza. Ragioni di sicurezza, la mancanza di strutture italiane in loco e l'assenza di una controparte governativa, hanno spinto per lungo tempo l'Italia ad operare prevalentemente attraverso il canale multilaterale. Negli ultimi anni, abbiamo però ripreso ad operare anche sul canale bilaterale. In assenza di accordi specifici di cooperazione (per i quali sono mancati, fino a tempi recenti, gli interlocutori), gli interventi che rispondono a situazioni di emergenza e quelli delle Ong sono, di volta in volta, concordati con le parti sociali del territorio, previo assenso delle autorità locali. Solo di recente (seconda metà del 2005) è iniziata una forma di coordinamento con il Governo di transizione.
Tutte le iniziative in corso e quelle in programmazione - tanto sul canale bilaterale quanto sul canale multilaterale - sono coerenti con le grandi priorità della cooperazione italiana. I principali obiettivi delle attività di cooperazione in Somalia sono: il ripristino della pace e delle condizioni di sicurezza; la promozione delle capacità produttive; il rafforzamento delle istituzioni emergenti; il miglioramento delle condizioni economiche e sociali delle popolazioni somale. I principali settori di intervento sono perciò: formazione, risorse idriche, sanità, energia e infrastrutture. Le aree di intervento sono state prescelte in base al livello di sicurezza ed in modo da valorizzare le esperienze passate, soprattutto in considerazione del radicamento delle Ong italiane sul territorio. Anche nella consapevolezza di quanto tale aspetto condizioni la situazione umanitaria nel Paese, il Governo ha poi consacrato una particolare attenzione al tema della sicurezza.
L'Italia ha sostenuto la missione di pace africana Amisom con un finanziamento di 10 milioni di euro all'Unione africana. Questo contributo - il più consistente contributo nazionale, cui si aggiunge la quota italiana di quello di 15 milioni di euro dell'Unione europea - mira, in particolare, a migliorare l'operatività di Amisom. Un requisito necessario anche per consentire il ritiro delle truppe etiopiche. Le nostre ambasciate nei Paesi africani hanno inoltre ricevuto istruzioni di appoggiare gli sforzi della stessa Unione africana per promuovere un maggiore coinvolgimento di altri potenziali donatori e per sensibilizzare quei Paesi africani dai quali ci si attende un concreto concorso di truppe ad Amisom.
Naturalmente tutte queste iniziative trovano riscontro e alimento nel quotidiano rapporto che intratteniamo con le autorità transitorie somale e gli esponenti più rilevanti della Somalia per la ripresa di un costruttivo dialogo intra-somalo. In questo contesto l'Italia è stato il primo Paese a rivolgere un messaggio di forte incoraggiamento e solidarietà al nuovo Primo Ministro Hassan Hussein, che ha sostituito il dimissionario Gedi.
Stiamo anche lavorando in stretto contatto con il rappresentante speciale del Segretario generale dell'ONU per la Somalia, Ould Abdallah, che da tempo sosteniamo nelle funzioni di coordinamento internazionale attribuitegli dalla prima ricordata risoluzione n. 1772, per l'elaborazione di un piano d'azione ONU per la Somalia che dovrebbe essere sottoposto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite nel corso del corrente mese di Presidenza italiana.
L'Italia resta, inoltre, impegnata ad organizzare a Roma, di intesa con la Svezia, una Conferenza internazionale dei donatori per la Somalia, non appena ne matureranno le condizioni.Pag. 23
Ricordiamo, infine, la recente decisione di istituire un fondo italiano denominato «Africa Peace Facility», con una dotazione iniziale di 40 milioni di euro, specificamente destinato a collaborare con l'Unione africana per il mantenimento della pace e della sicurezza nel continente. Un'intesa con l'Unione africana sulle modalità di utilizzo verrà firmata dai Presidenti Prodi e Konarè in occasione dell'imminente vertice di Lisbona fra l'Unione europea e l'Unione africana (preceduto proprio in questi giorni da una riunione ministeriale a Sharm-el-Sheik). Fra di esse vi è una chiara indicazione di priorità di utilizzo per gli interventi nel Corno d'Africa, inclusa in primo luogo la Somalia.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo è quello che vogliamo e che possiamo fare. Nel 1991 la caduta di Siad Barre era stata vista da molti come una svolta positiva ed epocale. È caduto un dittatore, si è detto. Purtroppo è stato l'inizio di un disastro senza fine perché dal 1991 ad oggi un vero Stato somalo non è esistito più. Prima che l'infezione somala si estenda dobbiamo trasformare il failed State per eccellenza (uno Stato fallito) in uno Stato vero, credibile, con il controllo del territorio e la capacità di imporre la legge. È interesse del popolo somalo, ma anche di tutti noi. È questo l'obiettivo al quale lavora anche l'onorevole Raffaelli, il cui consiglio e il cui impegno si dimostra prezioso.

PRESIDENTE. L'onorevole Boato ha facoltà di replicare.

MARCO BOATO. Signor Presidente, signor Viceministro Ugo Intini, ringrazio il Governo per la sua risposta perché come abbiamo udito - e ho ascoltato con molta attenzione - non si è trattato di una risposta di carattere rituale, come a volte succede durante lo svolgimento delle interpellanze. Sono contento di ciò ed anche che il Governo si sia reso conto della gravità, della complessità, della drammaticità e dell'importanza dei problemi che ho e abbiamo sollevato e che sia stata colta questa occasione parlamentare, anche da parte del Governo - e pertanto ringrazio l'onorevole Intini di averlo fatto presente - per rompere quello abbiamo definito, insieme alle ONG umanitarie italiane, un muro di silenzio.
In ordine a tali profili devo ammettere che la risposta fornita è adeguata e soddisfacente, poiché ha ripercorso il ruolo dell'Italia sui diversi aspetti della crisi umanitaria, sicurezza e possibile ripresa di un processo di pace che attualmente è, in sostanza, del tutto bloccato.
Inoltre, da parte del rappresentante del Governo è stata effettuata anche una ricognizione puntuale di tutte le vicende che hanno visto svolgere un importante ruolo alle Nazioni Unite, all'Unione europea, all'Unione africana e all'Italia. Ricordo, fra l'altro, che al momento presente l'Italia fa parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite come membro pro tempore. Tutto questo credo che sia importante. Forse da parte mia aggiungerei, per completezza del dibattito, un'ulteriore considerazione. Giustamente il rappresentante del Governo ha fatto riferimento alla riunione in sede comunitaria del 6 novembre e alla prossima riunione del 10 dicembre (fra cinque giorni) dove dovrebbero essere assunte le conclusioni. Il 10 dicembre cade il giorno successivo al Vertice dell'Unione europea di Lisbona avente per tema «Unione europea e Africa».
Desidero inoltre ricordare, se riesco a ritrovarla tra le mie carte, ma comunque l'ho citata ampiamente nel testo dell'interpellanza urgente che ho presentato, il ruolo che ha avuto il Parlamento europeo il quale, meno di un mese fa, ha svolto un importantissimo e drammatico dibattito sulla questione della Somalia. Al termine di esso il Parlamento europeo, nella seduta di Strasburgo del 15 novembre scorso (quindi circa 20 giorni fa), ha approvato un'importante risoluzione che in parte ho sintetizzato nell'interpellanza urgente e in parte richiamo in quest'Aula. Infatti, oltre ad una serie di premesse che ricostruiscono le vicende che sia io, sia il rappresentante del Governo, abbiamo sinteticamente richiamato, la risoluzione contiene una serie di impegni e di decisioni riguardo alla condanna delle violazioni del diritto umanitario,Pag. 24alla necessità di proteggere la popolazione civile, di evitare il rischio reale che il conflitto somalo si trasformi in una guerra regionale con il coinvolgimento dell'intero Corno d'Africa e di intensificare gli sforzi diplomatici. Vi è, inoltre, l'invito al Governo federale di transizione - che era ancora il precedente Governo poiché, come abbiamo appreso, adesso ve n'é un altro - per riprendere il processo delineato dalla Carta federale transitoria del 2004 e arrivare a elezioni libere ed eque nel 2009. Tuttavia, parlare di elezioni libere ed eque nel 2009 in questo momento, con la spaventosa situazione presente in Somalia, sembra quasi un paradosso.
Il Parlamento europeo chiede che sia posto termine ad ogni intervento militare straniero in Somalia. Si tratta di un riferimento preciso al ruolo che l'Etiopia ha assunto in Somalia dal 24 dicembre dell'anno scorso, purtroppo, lo ripeto, con l'appoggio degli Stati Uniti d'America.
Si chiede il rafforzamento del ruolo della società civile, in particolare delle donne, e si affronta un tema al quale anche il Viceministro Intini poco fa ha fatto cenno, cioè quello di rafforzare la forza di pace da parte dell'Unione africana perché degli 8 mila militari previsti, allo stato, ci sarebbero soltanto 1600 militari dislocati. Ciò rende impossibile raggiungere quegli obiettivi che la forza di pace dell'Unione africana dovrebbe realizzare, primo fra tutti la creazione delle condizioni per l'uscita dal territorio somalo delle truppe etiopi.
Trovo interessante che in questa risoluzione del Parlamento europeo si inviti anche ad evitare interpretazioni troppo semplicistiche relativamente alla minaccia di terrorismo nel Corno d'Africa. Infatti (il Governo non l'ha detto e lo ringrazio per non averlo fatto) la tesi sostenuta per un certo periodo dall'Etiopia e dagli Stati Uniti ha tramutato il conflitto somalo in una sorta di nuova vicenda di contrapposizione con Al Qaeda. È un'interpretazione che sappiamo essere semplicistica, che non fa i conti con la realtà più complessa delle cosiddette «corti islamiche» e che rischia di ideologizzare la contrapposizione spaventosa già in corso.
Vi è anche un appello al gruppo internazionale di contatto per la Somalia ad incoraggiare gli sviluppi politici positivi e la fattiva cooperazione con gli attori presenti in Somalia - il Viceministro Intini ne ha fatto riferimento - e si chiede di rafforzare l'assistenza umanitaria e di rendere effettivo e rigoroso quell'embargo delle armi che risale al 1992, ma che non è stato mai rispettato.
Da ultimo, si chiede anche di proteggere i giornalisti perché un'informazione indipendente è fondamentale. Da questo punto di vista, fino ad ora lo stesso Governo transitorio non ha purtroppo fornito alcuna garanzia e sappiamo quali tragiche vicende giornalistiche hanno riguardato anche il nostro Paese.
Come vede, signor rappresentante del Governo, più che una dichiarazione di soddisfazione ho svolto un'ulteriore interlocuzione, dando atto positivamente di ciò che lei ha detto. Debbo dire che, per la serietà che l'ha sempre contraddistinta in questo ruolo istituzionale, non mi aspettavo nulla di diverso. Lei ha anche fatto bene a ricordare il ruolo del Viceministro Patrizia Sentinelli, che ha una competenza specifica su tale materia. All'inizio di quest'anno, l'8 gennaio, il Viceministro in questione ha svolto un'amplissima audizione presso la Commissione esteri della Camera, in cui moltissimi dei problemi, poi esplosi, erano già evidenziati (eravamo a pochi giorni dall'inizio dell'intervento militare e dell'occupazione dell'Etiopia in Somalia).
Condivido anche il giudizio di apprezzamento dell'ex deputato, oggi inviato speciale dell'Italia, Mario Raffaelli, che ha dimostrato nella vicenda mozambicana una grande capacità di interprete della volontà, del Governo italiano e della comunità internazionale, di realizzare un processo di pace. Oggi la situazione somala è ancora più difficile di quella del Mozambico, però credo che il Governo, sia per la parte istituzionale, sia per quella diplomatica, sia per il ruolo dell'inviato speciale, abbia tutti gli strumenti per affrontare adeguatamente la situazione.
Resta soltanto un'amarezza - e concludo - sul fatto che, anche dette tuttePag. 25queste cose da parte del Governo e da parte mia e nostra, si ha il senso di una spaventosa sproporzione rispetto a ciò che è la realtà effettiva della Somalia: rispetto al milione di profughi, alle migliaia di persone assassinate, alle migliaia di persone ferite, alla catastrofe umanitaria in corso, alla difficoltà di intervenire. Pertanto, non mi dichiaro soddisfatto; da questo punto di vista sarebbe persino ipocrita da parte mia anche perché il Governo italiano non ha la bacchetta magica per risolvere quei problemi. Posso soltanto - ringraziando il signor Presidente per la pazienza - invitare il Governo italiano a rafforzare e intensificare le iniziative politiche, diplomatiche, istituzionali, bilaterali e multilaterali citate, che vanno nella direzione giusta e, soprattutto, di rafforzare nell'immediato l'intervento di carattere umanitario, perché ovviamente non da soli, abbiamo una responsabilità non diretta ma storica (cui lei stesso ha fatto anche riferimento), che ci attribuisce un ruolo particolare rispetto alla martoriata popolazione somala.

PRESIDENTE. Lo svolgimento delle ulteriori interpellanze urgenti all'ordine del giorno è rinviato al termine dello svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sull'ordine dei lavori (ore 14).

ARNOLD CASSOLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ARNOLD CASSOLA. Signor Presidente, desidero fare riferimento ad un'intervista apparsa il 30 novembre sul sito Internet www.politicamentecorretto.com. In quell'articolo, il giornalista Salvatore Viglia intervista il senatore Massimo Polledri. Cito che cosa dice il senatore Polledri. I soldi in finanziaria per gli italiani all'estero «hanno un valore di un prezzo politico. Tanto è vero che gli italiani all'estero al Senato sono sempre presenti perché votano. Alla Camera, se andiamo a vedere le presenze, i deputati non ci sono mai. Andiamo a fare un elenco delle presenze. Oggi, 28 novembre, per esempio si vota, alla Camera non ce n'era neanche uno. Questo la dice abbastanza lunga. O uno fa il deputato e lo fa seriamente oppure no. Non si può essere presenti solamente alle votazioni decisive, ma anche alle voci di spesa generiche».
Naturalmente, capisco - perché lo vediamo - che ci sono degli atteggiamenti di xenofobia di secondo livello anche in quest'Aula contro gli italiani all'estero, in particolare da parte degli onorevoli Goisis, Cota e così via. Ci sono anche degli atteggiamenti di ignoranza nel senso etimologico della parola «ignorare», nel senso di ignorare che cosa sia la vita da emigrante. In questo caso vediamo gli onorevoli Franco Russo, Mascia e altri, che parlano di aspetti concernenti gli italiani all'estero, che veramente non conoscono.
Tuttavia, signor Presidente, che ci siano dei politici che dicano delle bugie non è un bene per la politica. La gente si allontana dalla politica anche a causa dei politici i quali, non solo sono condannati magari anche per corruzione, ma sono anche bugiardi.
Pertanto, la pregherei, signor Presidente, di volere proporre al Presidente Marini la lista delle presenze del 28 novembre (era il giorno del voto sulla questione di fiducia).
Nel mio caso, non parlo per gli altri miei undici colleghi, ma sono sicuro che sarebbero d'accordo, chiederei anche che fosse presentata al Presidente Marini l'intera lista delle mie presenze dall'inizio di questa legislatura, dove io so di avere oltre il 90 per cento delle presenze. Così almeno i politici italiani, o alcuni di loro, non continueranno a dire delle baggianate che non fanno bene né alla politica, né ai politici, né agli italiani.

PRESIDENTE. Onorevole Cassola, come lei sa, per un'antica prassi non è consentito ai membri di una Camera sindacare il contenuto di dichiarazioni svolte da componenti dell'altro ramo del Parlamento.
Prendo atto del contenuto sostanziale del suo intervento e del significato politicoPag. 26che ella intende attribuirgli. Comunque, le ricordo che i dati sulle presenze dei deputati sono pubblici e possono essere in qualunque momento verificati dai soggetti interessati, anche attraverso il sito Internet della Camera dei deputati.

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri ha presentato alla Presidenza, con lettera in data 30 novembre 2007, il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla V Commissione (Bilancio):
«Conversione in legge del decreto-legge 29 novembre 2007, n. 223, recante disposizioni urgenti in materia di riparto di risorse finanziarie tra le regioni» (3279) - Parere delle Commissioni I, VI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per le politiche per la famiglia, il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali e il Ministro per le politiche giovanili e le attività sportive.

(Misure per il rafforzamento della rete degli asili nido e delle politiche di conciliazione lavoro-famiglia - n. 3-01469)

PRESIDENTE. Il deputato Di Girolamo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Burtone n. 3-01469, concernente misure per il rafforzamento della rete degli asili nido e delle politiche di conciliazione lavoro-famiglia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1), di cui è cofirmatario.
Avverto che per un mero errore tipografico nell'ordine del giorno non risultano stampate le firme dei deputati Brandolini, Franci, Intrieri e Volpini.

LEOPOLDO DI GIROLAMO. Signor Presidente, in questo Paese i tassi di occupazione femminile sono estremamente bassi; ci collochiamo, infatti, nella parte più bassa dei dati dell'OCSE e non solo si fatica a trovare un lavoro, ma anche a mantenerlo in quanto una donna ogni cinque è costretta a lasciarlo dopo una gravidanza perché non ha né la rete di sostegno familiare né i servizi che possono assicurare la cura dei suoi bambini.
Questo Governo ha già fatto moltissimo nell'anno passato con la legge finanziaria per il 2007, attraverso il Fondo per la rete degli asili nido di 100 milioni di euro e le misure per la conciliazione dei tempi di vita con quelli di lavoro, ma crediamo sia importante proseguire su questa strada per portare anche l'Italia verso l'obiettivo previsto da Lisbona del 33 per cento per l'anno 2010.
Chiediamo, dunque, al Governo quali siano le ulteriori iniziative che intenda promuovere.

PRESIDENTE. Il Ministro per le politiche per la famiglia, Rosy Bindi, ha facoltà di rispondere.

Pag. 27

ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. Signor Presidente, onorevoli interroganti, è stato giustamente affermato che il nostro Paese sta sprecando una risorsa molto importante e preziosissima, qual è appunto quella delle donne, per la mancanza del lavoro e per la difficoltà di organizzare una sana conciliazione tra la vita lavorativa e quella della famiglia.
L'attuale Governo ha iniziato a impegnarsi su questo fronte già con la legge finanziaria dello scorso anno con la quale ha stanziato complessivamente 600 milioni di euro per una rete di asili nido che è già stata messa a disposizione delle regioni, con le quali stiamo concludendo singoli accordi. Anche grazie al contributo dei fondi europei, tali risorse sono state concentrate in modo particolare nelle regioni meridionali che necessitano maggiormente di interventi e che registrano, al tempo stesso, pochi asili nido e una bassissima occupazione femminile.
Nel disegno di legge finanziaria per il 2008, grazie all'intervento della giustizia italiana, saranno stanziati 70 milioni di euro provenienti dalla confisca dei beni sottratti a chi aveva cercato di frodare e ha frodato i consumatori italiani con illeciti finanziari. Crediamo che questa sia una misura particolarmente significativa alla quale andrà aggiunto, da subito, lo stanziamento di 25 milioni di euro contenuti nel decreto fiscale. Quindi, raggiungeremo complessivamente altri 100 milioni di euro, grazie anche a un'ulteriore finalizzazione del Fondo per la famiglia.
Riteniamo che ciò non riuscirà a farci raggiungere gli obiettivi di Lisbona che prevedono una copertura per trentatré bambini su cento, ma contiamo di poterlo fare nei prossimi anni perché è una scelta compiuta da questo Governo per i bambini, per le donne e per la famiglia.
Tuttavia non ci siamo limitati a questo; vorrei ricordare, infatti, che il Fondo per la famiglia ha raddoppiato il finanziamento per i progetti di conciliazione ex articolo 9 della legge n. 53 del 2000, ha accelerato le procedure per l'esame dei progetti che vengono presentati e ha allargato la platea che ne può usufruire (piccole imprese, pubbliche amministrazioni)...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. ... e, soprattutto, ha aumentato la possibilità di usufruirne per congedi parentali, non solo per i bambini ma anche per gli anziani non autosufficienti. Riteniamo che ciò possa aiutare il nostro Paese a superare un indice negativo.

PRESIDENTE. Il deputato Di Girolamo ha facoltà di replicare.

LEOPOLDO DI GIROLAMO. Signor Ministro, la sua risposta ci soddisfa pienamente. L'iniziativa politica del Governo si è concretizzata dapprima con la creazione del Ministero per le politiche per la famiglia, che ha costituito un passo importante per valorizzare questa grande risorsa del Paese. Ritengo che le misure previste nella legge finanziaria precedente e quelle, da lei ora annunciate, previste nella legge finanziaria in discussione (con un alto valore etico, per l'utilizzo di risorse provenienti da frodi fiscali per un'iniziativa di alto valore sociale) diano il senso pieno della politica di questo Governo, che tende non solo a valorizzare la famiglia come nucleo fondamentale della società, ma anche a valorizzare una risorsa umana importante - quale quella femminile - che ha tassi di istruzione più alti, che raggiunge risultati migliori in termini scolastici e che, anche per le distorsioni del mercato del lavoro e per l'insufficienza del sostegno sociale, non riesce ad esprimere il proprio talento. Tale risorsa va pienamente utilizzata: ringrazio, pertanto, il Governo per il lavoro che sta svolgendo.

(Iniziative per la ratifica della Convenzione internazionale «Protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie» - n. 3-01475)

PRESIDENTE. La deputata Frias ha facoltà di illustrare la sua interrogazionePag. 28n. 3-01475, concernente iniziative per la ratifica della Convenzione internazionale «Protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie» (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2).

MERCEDES LOURDES FRIAS. Signor Presidente, signor Ministro, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato, il 18 dicembre 1990, la Convenzione internazionale «Protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie», che tende a integrare la legislazione vigente, soprattutto dell'Organizzazione internazionale del lavoro.
Il programma di Governo dell'Unione prevede, esattamente a pagina 251, non solo la ratifica della Convenzione, ma anche la promozione della stessa di fronte agli altri partner europei. Il nostro gruppo ha presentato una risoluzione presso la III Commissione (Affari esteri), chiedendo al Governo di aderire alla suddetta Convenzione. Il Governo ha risposto vincolando tale ratifica a quella di altri Paesi europei. Chiediamo se si possa vincolare un impegno del Governo - assunto con una Convenzione di tale importanza - alla legislazione di altri Paesi.

PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, il programma di Governo, effettivamente, prevede una maggiore inclusione sul lavoro degli immigrati nell'ambito di politiche del soggiorno e della cittadinanza, tra le quali rientra l'attuazione della Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie, adottata nel 1990 dalle Nazioni Unite.
Il Governo, anche a seguito della risoluzione presentata in Commissione affari esteri nel luglio 2007, ha avviato un'attività istruttoria al fine di esaminare l'impatto che avrebbe una ratifica di tale strumento. L'accettazione di nuovi impegni internazionali da parte dell'Italia in materia migratoria non può, infatti, prescindere dal quadro europeo delle politiche migratorie, a seguito del Trattato di Amsterdam e della conseguente crescita del numero di direttive europee sul tema.
Le scelte degli altri Paesi dell'Unione europea riflettono anch'esse tale realtà. Finora, stando alla rilevazione effettuata dal Ministero degli affari esteri, nessun membro dell'Unione ha ratificato la Convenzione.
Il Governo è impegnato per altre vie a dare concreta attuazione ai principi difesi dalla Convenzione nel campo dei diritti umani fondamentali, della lotta allo sfruttamento dei lavoratori migranti, riconoscendo in maniera più ampia il principio di uguaglianza di trattamento. Questo impegno si concretizza sia in misure amministrative, sia in misure legislative. Per facilitare l'ingresso legale di lavoratori extracomunitari, offrendo una concreta alternativa all'irregolarità e al lavoro sommerso, sono state aumentate le quote di ingresso nel 2006 ed è stato predisposto un nuovo decreto flussi per il 2007, che permetterà nelle prossime settimane di avviare la procedura per 170 mila ingressi legali di lavoratori extracomunitari.
Inoltre, il disegno di legge sull'immigrazione, presentato dai Ministri Amato e Ferrero, opera nella direzione indicata, semplificando la gestione degli ingressi e della presenza straniera in Italia, facilitando l'incontro tra domanda e offerta di lavoro con meccanismi di ingresso più realistici, lottando contro la precarietà e l'occupazione irregolare e assicurando una politica di inclusione caratterizzata da pieni diritti, con l'introduzione del diritto di voto alle elezioni amministrative, oltre che di un sistema di gestione dei rimpatri più articolata, in funzione delle diverse situazioni personali, e più rispettoso dei diritti della difesa.
Il disegno di legge sulla cittadinanza è destinato a facilitare l'acquisizione della cittadinanza da parte dei bambini nati inPag. 29Italia e ad accorciare il tempo di attesa per la naturalizzazione degli adulti, in base alla durata del soggiorno.
Infine, il disegno di legge contro lo sfruttamento grave delle attività lavorative e dei lavoratori irregolarmente presenti sul territorio nazionale è già stato approvato dal Senato ed è in corso di discussione alla Camera. Questo insieme di misure delinea una politica organica di inclusione e protezione dei diritti dei lavoratori migranti, conforme al programma di Governo e agli impegni comunitari dell'Italia.

PRESIDENTE. La deputata Frias ha facoltà di replicare.

MERCEDES LOURDES FRIAS. Signor Ministro, mi dichiaro parzialmente soddisfatta della sua risposta. La parte positiva riguarda il percorso avviato per riconoscere questi diritti. La ringrazio per l'illustrazione di tutti i provvedimenti su cui il Governo sta lavorando, ma rimane la questione di una Convenzione che riguarda persone e non soltanto braccia. Desidero qui ricordare che gli immigrati partecipano all'economia di questo Paese per il 6 per cento del PIL e che, secondo i dati ISTAT, l'80 per cento degli immigrati regolari pagano regolarmente le tasse.
Vi sono un contributo e un'inclusione economica degli immigrati, che non corrisponde alle risposte sociali e culturali che vengono date. I Paesi che premono per la ratifica della Convenzione sono, nella maggior parte, quelli impoveriti dall'uscita di migranti, mentre i Paesi reticenti sono quelli di arrivo. Per i primi partono persone, mentre per i secondi arrivano «braccia».
Vi è una resistenza a riconoscere la persona e i membri della sua famiglia nella loro interezza, come soggetti di diritto. Ciò suscita molte perplessità nei confronti di una coalizione di Governo di centrosinistra, che si ispira ad alcuni valori. L'Europa è un ampio spazio di concertazione di politiche. Desidero ricordare che la maggior parte delle politiche dell'Unione europea relative all'immigrazione per due terzi affrontano questioni repressive.
L'Italia, che intende essere d'avanguardia su moltissimi aspetti, in questo caso darebbe un contributo di civiltà, se facesse da apripista per il riconoscimento delle persone nella loro interezza.
In pratica, la Convenzione non parla di diritti particolari, ma semplicemente affronta questioni come la non riduzione in schiavitù, i diritti alla vita e alla libertà di espressione, che non capisco quali resistenze possano incontrare, considerato che sono volte a riconoscere un minimo di tutela ad individui, in quanto esseri umani.

(Posizione del Governo in relazione a dichiarazioni riguardanti l'azione dell'Esecutivo - n. 3-01476)

PRESIDENTE. Il deputato Evangelisti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01476, concernente la posizione del Governo in relazione a dichiarazioni riguardanti l'azione dell'Esecutivo (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3).
Il suo microfono non funziona, ma non dipende dalla Presidenza. Non sono io che le ho tolto la parola.

FABIO EVANGELISTI. Qui a pensare male si fa peccato, però...
«Un Governo nuovo, riformatore, capace di rappresentare una drastica alternativa a Berlusconi e di stabilire un rapporto profondo con la società e con i movimenti, a partire dai grandi temi della diseguaglianza, del lavoro e dei diritti delle persone: ecco, questo progetto non si è realizzato». Non sono le parole di un leader dell'opposizione, degli amici della Lega o di Alleanza Nazionale, e neanche quelle di un esponente, pur autorevole della maggioranza, che ha deciso di far mancare il proprio sostegno al Governo.
Quello appena citato è appunto un passaggio dell'intervista rilasciata ieri a la Repubblica dal Presidente della Camera, nonché autorevolissimo esponente di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, onorevole Fausto Bertinotti.Pag. 30
Alla luce di tali affermazioni, sorge naturale chiedersi e chiedere al Ministro per l'attuazione del programma di Governo quale fosse, dal punto di vista dell'Esecutivo, la posizione espressa in questo caso non si sa bene se dal leader di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea o dalla terza carica dello Stato.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FABIO EVANGELISTI. Ci domandiamo se abbia deciso di interpretare nel palcoscenico mediatico la parte del «cattivo» o voglia soltanto pungolare l'azione del Governo.

PRESIDENTE. Mi dispiace, deve concludere.

FABIO EVANGELISTI. Ho concluso: dietro tali parole cosa si nasconde? Qualcosa di più preoccupante?

PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere.

GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, ritengo che lei non abbia bisogno della mia difesa, quindi nel rispondere all'onorevole Evangelisti, pur nei margini di tempo a disposizione, mi limito a ricordare tre direzioni principali su cui ha operato il Governo negli ultimi mesi.
Innanzitutto, il rilancio delle politiche di crescita: si tratta della precondizione indispensabile per il rafforzamento di redditi e salari e per interrompere la stagnazione economica e la riduzione del reddito pro capite degli italiani. L'OCSE ci ha recentemente riferito che abbiamo perso ben nove punti percentuali, rispetto alla media dei Paesi europei, negli anni 2002-2005.
Nel 2007, per il secondo anno consecutivo, il PIL reale crescerà di circa due punti percentuali. Il tasso di disoccupazione oggi è al 5,9 per cento, ben al di sotto della media dei Paesi dell'area euro.
Posso qui richiamare solo alcune delle iniziative adottate per la crescita: riduzione di cinque punti del cuneo fiscale, riforma IRES con la riduzione di cinque punti e mezzo dell'aliquota legale, abbassamento delle aliquote IRAP, rafforzamento del credito di imposta per la ricerca. Posso aggiungere la ripresa degli investimenti infrastrutturali (lasciati in tanti casi fermi dal Governo precedente, privi di copertura finanziaria) e i 118 miliardi messi a disposizione del Mezzogiorno dal nuovo quadro strategico.
Sempre in tale quadro, citerei anche i pacchetti di liberalizzazione, noti come «pacchetti Bersani», che contribuiscono fortemente a contenere i costi sostenuti dai cittadini per banche, assicurazioni, telefonia mobile, farmacie e così via.
La seconda direttiva è stata il rafforzamento delle politiche di solidarietà e coesione sociale: la lotta alla precarietà è stata condotta con misure concrete, tese a privilegiare in modo netto l'assunzione di lavoratori con contratto a tempo indeterminato, con l'estensione dell'indennità di malattia e del congedo parentale per i lavoratori parasubordinati, con la lotta al lavoro sommerso e grazie a numerose altre misure contenute nella legge di recepimento del Protocollo sul welfare (penso alla copertura dei contributi per i precari e alle facilitazioni per il riscatto delle lauree).
Un maggior sostegno alle fasce più deboli e ai redditi più bassi è stato assicurato dalla rimodulazione delle aliquote IRPEF, dall'aumento della no tax area, dai contributi agli incapienti, dall'aumento alle pensioni più basse.
Lavoratori e famiglie sono stati sostenuti in modo più robusto grazie al rafforzamento del Fondo per le politiche sociali, alla costituzione dei fondi per gli asili nido, per gli anziani non autosufficienti e per le politiche giovanili.
Dopo anni di incuria tornano a prendere vigore le politiche per la casa, con un piano straordinario di edilizia residenziale popolare, con gli interventi per la riduzione dell'ICI e con gli incentivi fiscali per chi è in affitto.Pag. 31
In conclusione, voglio solo ricordare che tutti gli interventi e le riforme realizzate nei mesi passati sono stati accompagnati dal risanamento strutturale e dalla riqualificazione delle finanze pubbliche.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Aggiungo solo che il deficit pubblico è stato ridotto dal 4,4 al 2,4 per cento.
Ci siamo presentati con un programma di legislatura e lo stiamo attuando con gradualità, seguendo però con rigore una direzione di marcia: risanamento, crescita ed equità.

PRESIDENTE. Il deputato Evangelisti ha facoltà di replicare per due minuti.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, sarei tentato di dichiararmi soddisfatto per quanto ho ascoltato, che però forse non era indirizzato a me, ma appunto al Presidente della Camera.
Infatti, da un altro punto di vista mi dichiaro assolutamente insoddisfatto, perché non si è evidenziato il dato politico ed istituzionale essenziale: mi riferisco all'inopportunità dell'intervista a cui ho fatto riferimento, proprio in virtù della carica istituzionale che l'onorevole Bertinotti ricopre.
Si tratta di un'intervista ancor più inadeguata proprio alla luce dell'operato e dell'azione di Governo che lei, signor Ministro, ha voluto ricordarci. Quell'intervista, a differenza di tante altre, mi è sembrata non centrata proprio perché questo Governo ha avviato un percorso di risanamento dei conti pubblici e una rinnovata azione di solidarietà e di sviluppo del sistema Paese. Credo che dobbiamo riconoscere la necessità di un equilibrio possibile solo grazie a compromessi (certo, compromessi alti), a concessioni e a rinunce che ciascuna forza politica - nessuna esclusa - ha dovuto e deve operare per il bene collettivo. Sono concorde, quindi, con lei rispetto ai risultati raggiunti e so anche che insieme condividiamo la necessità di fare molto altro ancora.
Tuttavia, da lei come Ministro per l'attuazione del programma di Governo, da lei come rappresentante del Governo e del Presidente Prodi, ci si sarebbe aspettato - o, almeno, mi sarei aspettato -, a nome dell'Esecutivo, ben altro richiamo, anche alla luce dell'anomalia registratasi con la fantomatica proposta di riforma elettorale che, dopo esser nata nelle segrete stanze del Partito Democratico, in queste ore ha raggiunto i presidenti delle Commissioni affari costituzionali di Camera e Senato direttamente dalla mano o dalla voce del segretario del partito di riferimento, in puro stile sovietico.

PRESIDENTE. La prego, dovrebbe concludere.

FABIO EVANGELISTI. Vi è la necessità di richiamare tutti all'osservanza di un atteggiamento più corretto e attento, in termini tanto mediatici e attinenti alla comunicazione quanto politici; ciò vale sia per il segretario Veltroni sia per il Presidente Bertinotti.

(Problematiche relative all'ordinanza del sindaco di Cittadella (Padova) in materia di iscrizione all'anagrafe di cittadini stranieri - n. 3-01477)

PRESIDENTE. Il deputato Dozzo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-01477, concernente problematiche relative all'ordinanza del sindaco di Cittadella (Padova) in materia di iscrizione all'anagrafe di cittadini stranieri (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4), di cui è cofirmatario.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, il 21 novembre scorso il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Padova, il dottor Pietro Calogero, ha emesso un avviso di garanzia nei confronti del sindaco di Cittadella, Massimo Bitonci, ipotizzando il reato di usurpazione diPag. 32funzione pubblica previsto all'articolo 347 del codice penale. Signor Presidente, tengo a sottolineare che si tratta del codice penale.
Si tratta di un'ordinanza del sindaco che prevede una serie di condizioni per l'iscrizione all'anagrafe dei cittadini comunitari. Si prevede, anzitutto, che il cittadino comunitario sia in possesso di un alloggio che abbia i requisiti minimi di abitabilità; quindi, che abbia un reddito minimo sufficiente per soddisfare il proprio sostentamento; infine, che non presenti caratteristiche di pericolosità sociale e che, comunque, sia data comunicazione di tale eventuale pericolosità sociale alla prefettura e alla questura.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIANPAOLO DOZZO. Data la giustezza di questa ordinanza, vorremmo chiedere al Governo cosa intenda fare in considerazione di questa iniziativa giudiziaria assunta dalla procura di Padova che noi riteniamo destituita di ogni fondamento.

PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere.

GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, sulla base di quanto comunicato dal Ministero della giustizia, debbo anzitutto informare che il procedimento penale a carico del sindaco di Cittadella è tuttora nella fase delle indagini preliminari e che si basa sulle ipotesi di reato previsto all'articolo 347, comma 1, del codice penale (usurpazione di funzioni pubbliche). Queste sono le circostanze di fatto contestate all'amministrazione locale: l'istituzione di una commissione interna con il compito di esaminare le singole richieste d'iscrizione anagrafica da parte di soggetti aventi diritto di soggiorno nel territorio nazionale al fine di accertare, anche per acquisizione diretta di notizie e di informazioni, un presunto status di pericolosità sociale tale da porre a rischio il mantenimento e la salvaguardia dell'ordine e della sicurezza pubblica.
In tal modo, secondo l'autorità giudiziaria, verrebbe introdotto di fatto un subprocedimento caratterizzato dall'esercizio di funzioni spettanti esclusivamente agli organi dello Stato. In secondo luogo, l'accertamento della commissione è preventivo rispetto all'iscrizione anagrafica oggetto di un preciso diritto soggettivo così come è preventiva l'informazione che la stessa commissione deve fornire al prefetto e al questore.
Ciò premesso sul piano giudiziario, è difficile ignorare tuttavia che il sindaco di Cittadella ha affrontato un problema molto sentito, tanto è vero che anche altri amministratori locali del nord hanno adottato o stanno per adottare provvedimenti ispirati a finalità analoghe, ancorché strutturati diversamente dal punto di vista giuridico.
Su un piano più generale devo anche ricordare che il Ministero dell'interno ha opportunamente chiarito come la questione possa essere efficacemente e correttamente affrontata solo con la modifica della normativa europea. È indubbio infatti che la direttiva n. 38 del 2004 non consente di subordinare l'iscrizione ai registri anagrafici a condizioni diverse da quella relativa all'accertamento della disponibilità dei mezzi di sussistenza, richiesta al fine di non gravare sul sistema di assistenza dello Stato ospitante. Di conseguenza, non è possibile adottare ulteriori specifiche misure amministrative a livello locale.
Proprio per questi motivi il Presidente del consiglio insieme al Premier rumeno ha chiesto al Presidente della Commissione europea l'adeguamento della normativa comunitaria alle attuali diverse esigenze, e anche il Governo francese ha recentemente condiviso l'opportunità di iniziative congiunte in questo senso.
Tutto ciò premesso, il Governo non intende sottrarsi alle richieste di chiarimenti e di confronto formulate da più parti in questi ultimi giorni. Mi riferisco in particolare alla proposta, avanzata dal presidente dell'ANCI, di promuovere su questi temi un confronto in sede di Conferenza unificata, indubbiamente la sedePag. 33più opportuna per discutere dei poteri del sindaco quale ufficiale del Governo. Alla luce delle indicazioni che emergeranno in quel confronto potremo valutare eventuali iniziative da assumere.

PRESIDENTE. Il deputato Dozzo ha facoltà di replicare.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, senza nulla togliere al Ministro Santagata, vorrei farle notare che il Ministro dell'interno Amato non si è mai presentato in Aula per rispondere alle nostre interrogazioni. Naturalmente il «dottor Sottile» è impegnato in tutt'altre vicende.
Vorrei anche far notare che le istituzioni chiedono sempre e comunque ai sindaci una collaborazione, ma appena un sindaco offre la propria viene indagato. Per quanto riguarda la risposta fornita dal Governo, che ritengo formale, in essa non emerge un dato certo. Mi riferisco al fatto che comunque assistiamo ad un'invasione di cittadini, anche comunitari, al fatto che questi ultimi richiedono la residenza e l'iscrizione all'anagrafe dei comuni, e che la maggior parte di queste persone finisce per delinquere. Se un sindaco - che ritengo abbia emanato una giustissima ordinanza - poi per tale gesto viene indagato, di fronte a tutto ciò ho la netta sensazione che lo Stato venga a mancare.
Inoltre abbiamo la netta sensazione, purtroppo suffragata da dati reali, che comunque anche il decreto-legge che avete varato in materia di sicurezza si rivelerà una bolla di sapone, come abbiamo già visto altre volte (peraltro, in questi momenti stiamo assistendo ad una débâcle del Governo al Senato); comunque, l'incidenza che potrà avere questo decreto-legge sulla criminalità, come è noto, è nulla.
Inoltre, vorrei ricordare a chi ci ascolta che voi avete votato assieme ad altri partiti a favore dell'approvazione del provvedimento sull'indulto, misura che ha provocato la scarcerazione di migliaia di delinquenti che, guarda caso, sono tornati a delinquere sulle strade; in certi casi, purtroppo, si sono verificati fatti veramente eclatanti e molto gravi.
Signor Presidente, noi non usiamo il question time per attaccare la figura del Presidente della Camera, bensì per attaccare il Governo, considerate anche le regole di questa istituzione. Ci auguriamo pertanto che questo Governo cada al più presto perché non ne possiamo più. In particolar modo sono i nostri sindaci del nord, che hanno firmato simili ordinanze, a non poterne più di questo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI).

(Iniziative per l'annullamento governativo straordinario della delibera del comune di Venaria (Torino) con cui è stata conferita la cittadinanza onoraria a Silvia Baraldini - n. 3-01479)

PRESIDENTE. Il deputato Menia ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-01479, concernente iniziative per l'annullamento governativo straordinario della delibera del comune di Venaria (Torino) con cui è stata conferita la cittadinanza onoraria a Silvia Baraldini (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5), di cui è cofirmatario.

ROBERTO MENIA. Signor Ministro, oggi ci occupiamo di un altro, ennesimo, caso di ordinaria follia istituzionale in Italia. Il 1o dicembre scorso il comune di Venaria, in provincia di Torino, ha ritenuto di conferire la cittadinanza onoraria a Silvia Baraldini.
Chi è Silvia Baraldini? È una ex terrorista, arrestata negli Stati Uniti, condannata a 43 anni di carcere per cospirazione e attività criminose, militanza in gruppi estremisti, banda armata, partecipazione a una rapina a mano armata ad un furgone portavalori che causò la morte di due poliziotti e una guardia privata.
Essendo una militante comunista molto simpatica a quella lobby che in Italia «comanda a bacchetta» e ci spiega perché ci dobbiamo commuovere, nel 1999 fu estradata, fu ricevuta come un'eroinaPag. 34dall'allora Ministro della giustizia Diliberto, quello che si vantava di aver tirato fuori dai polverosi depositi del Ministero la scrivania di Togliatti. Agli Stati Uniti si garantì che avrebbe scontato in Italia la pena e, invece, oggi godendo dell'indulto, è uscita ed è libera a tutti gli effetti.

PRESIDENTE. La prego di concludere, deputato Menia.

ROBERTO MENIA. Il comune di Venaria le concede ora la cittadinanza onoraria. Chiediamo al Governo quali provvedimenti intenda porre in essere per attivare la procedura di annullamento governativo straordinario, previsto dal Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, perché vi sono evidenti vizi di legittimità oltre che di opportunità.

PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere.

GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, come è già stato ricordato dall'onorevole interrogante, voglio anch'io ricordare che Silvia Baraldini è stata detenuta in un istituto penitenziario italiano dal 1999 al 2001, data in cui il tribunale di sorveglianza di Roma le ha concesso il beneficio della detenzione domiciliare in seguito più volte prorogato.
Successivamente, con ordinanza del 21 settembre 2006, la Corte d'appello di Roma le ha condonato tre anni di reclusione, mettendola in libertà il 26 settembre 2006.
Venendo ora a quanto riferito dall'onorevole interrogante, il comune di Venaria Reale in provincia di Torino, con delibera consiliare del 7 maggio 2007, concedeva la cittadinanza onoraria a Silvia Baraldini.
In merito alla misura richiesta dall'onorevole interrogante non appare concretamente esperibile l'annullamento straordinario di cui all'articolo 138 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali.
La norma in questione trova fondamento in una grave violazione di legge da parte dell'ente locale, tale da incidere sull'intero assetto costituzionale. Infatti, l'annullamento governativo straordinario costituisce istituto di natura eccezionale che trae origine dall'obbligo gravante sul Presidente del Consiglio dei ministri, ai sensi dell'articolo 95 della Costituzione, di assicurare il mantenimento dell'indirizzo politico nel quadro di unità e indivisibilità della Repubblica di cui all'articolo 5 della Carta.
In questo senso è orientata la prassi costante del Ministero dell'interno nel proporre l'annullamento ex articolo 138 del Testo unico, limitatamente a fattispecie di particolare gravità relative ad atti che introducono un vulnus nell'ordinamento perché contrari a norme e principi fondamentali. Ciò in quanto tale potere di annullamento costituisce non già una forma di controllo sugli atti di ultima istanza, bensì un atto di alta amministrazione attraverso il quale garantire la coerenza e l'unitarietà dell'ordinamento repubblicano nel rispetto dei principi costituzionali di autonomia e decentramento.
In ogni caso l'utilizzo dell'istituto in esame va opportunamente ponderato anche alla luce della riforma del Titolo V della Costituzione che, ispirandosi al principio di equiordinazione tra Stato e le altre dimensioni rappresentative della Repubblica, porterebbe conseguentemente ad escludere ogni intervento autoritativo dell'amministrazione statale sugli enti locali se non in presenza di gravi, persistenti e reiterate violazioni di legge.
Inoltre, il provvedimento di conferimento della cittadinanza onoraria afferisce più a profili di opportunità che a quelli di legittimità, non coinvolgendo alcuna questione legata all'unità nazionale.

PRESIDENTE. Il deputato Menia ha facoltà di replicare.

ROBERTO MENIA. Signor Ministro, non sono ovviamente soddisfatto della risposta che ella ha inteso darmi, perché, citando Manzoni, lei mi ha ricordato molto l'avvocato «Azzeccagarbugli».Pag. 35
Il problema è che, sempre restando sulle memorie manzoniane, forse più che «Azzeccagarbugli» voi sembrate dei «Don Abbondio», coloro che hanno paura di dire come stanno i fatti e di agire di conseguenza. Ma non so quanto sia «donabbondismo» e quanto, invece, complicità ideale con ciò che ha fatto il comune di Venaria Reale; certo è vero, purtroppo, che, questo Governo e questa maggioranza, legata anche con i numeri, sono costretti non solo a strizzare l'occhio ma, talvolta, a fare anche di più. Anzi, hanno portato proprio in questo Parlamento ex terroristi o teppisti che dell'essere disobbedienti alla legge hanno fatto il loro principale motivo di orgoglio.
Tutto questo, in realtà, rappresenta la sovversione perenne di tutto ciò che l'ordinamento, invece, ci dovrebbe insegnare. Ritengo che il Governo della Repubblica abbia il diritto ed il dovere di far sì che quei principi generali che ci insegnano a distinguere il bene dal male, che ci dicono cosa è giusto e cosa è sbagliato, che ci dicono che la legge si rispetta, che la cittadinanza onoraria si conferisce agli eroi e non ai terroristi, vengano rispettati. In questa Italia, che voi ci consegnate, dei cattivi maestri e dei cattivi esempi, invece, diventano eroi i terroristi. È inutile, poi, che ci si pianga addosso se un rumeno che uccide quattro persone diventa testimonial per una marca di jeans, quando il Governo stesso dà, in tutta evidenza, lo stesso esempio. In questa Italia, i terroristi vengono premiati. Come afferma il presidente dell'Associazione nazionale vittime del terrorismo: «Non ci possiamo sottrarre a questo ennesimo gesto deprecabile...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ROBERTO MENIA. ...oltre al Parlamento che al suo interno vede ex terroristi, anche le istituzioni locali continuano a riabilitare chi, in passato, ha percorso idee costate sangue e morte (...)». Il Governo non ha il coraggio di dire - come dovrebbe - che chi ha insanguinato le strade del nostro Paese o di altri Paesi non solo non è degno della cittadinanza onoraria, ma dovrebbe fino in fondo scontare le sue pene (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

(Iniziative per dotare di una sede appropriata il commissariato di pubblica sicurezza di Castelvetrano (Trapani) - n. 3-01478)

PRESIDENTE. Il deputato Fundarò ha facoltà di illustrare per un minuto la sua interrogazione n. 3-01478, concernente iniziative per dotare di una sede appropriata il commissariato di pubblica sicurezza di Castelvetrano (Trapani) (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6).

MASSIMO SAVERIO ENNIO FUNDARÒ. Signor Presidente, signor Ministro, con questa interrogazione a risposta immediata ho voluto segnalare la vicenda che riguarda lo sfratto relativo alla sede del commissariato di polizia della città di Castelvetrano, in provincia di Trapani.
Tale vicenda presenta aspetti paradossali: Castelvetrano, che dovrebbe essere una delle città più controllate d'Italia, in quanto feudo del boss Matteo Messina Denaro considerato ai vertici di Cosa nostra, rischia di rimanere temporaneamente senza un presidio di polizia. Lunedì scorso, infatti, il tribunale di Palermo ha convalidato lo sfratto del commissariato, disponendo il rilascio dei locali al 30 giugno 2008.
Intendo sapere quali iniziative il suo Ministero intenda intraprendere per scongiurare tale esito, che rischierebbe di dare un segnale contraddittorio rispetto all'impegno del Governo nella lotta contro il fenomeno mafioso.

PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere.

GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, il commissariato di pubblica sicurezza di Castelvetrano è ubicatoPag. 36in uno stabile di proprietà privata, il cui contratto di locazione è scaduto in data 29 settembre 2002. A seguito di vari rinnovi, l'importo di locazione era stato fissato, da ultimo, in 38.500 euro. Il 9 marzo 2001, la proprietà ha formulato disdetta della locazione manifestando, comunque, la disponibilità al rinnovo del contratto, sulla base di un canone annuo rideterminato in regime di libero mercato. Le complesse trattative avviate a tal fine dalla prefettura di Trapani avevano portato, in sede di conciliazione amministrativa, ad ipotizzare il rinnovo della locazione in 65 mila euro. Tuttavia, la competente Agenzia del territorio, con parere del 26 luglio 2006, ha ritenuto congruo per l'immobile il pagamento di 35.200 euro annui per indennità extracontrattuale e di 46.300 euro annui a titolo di canone di locazione, una volta che fossero stati ultimati, da parte della proprietà, tutti i lavori manutentivi di cui l'immobile necessita.
Rifiutando tale determinazione, il proprietario, con atto del 24 ottobre scorso, ha quindi intimato lo sfratto per finita locazione, citando l'amministrazione anche per il risarcimento degli asseriti danni connessi all'occupazione sine titulo dell'edificio. Si precisa che nel periodo di occupazione successivo alla scadenza del contratto, l'amministrazione ha corrisposto alla proprietà apposita anticipazione delle indennità di occupazione dovute, calcolate sulla base dei pareri espressi dalla competente Agenzia del territorio.
La prefettura di Trapani ha riferito che da notizie assunte presso l'Avvocatura distrettuale dello Stato di Palermo risulta effettivamente che, come evidenziato dall'interrogante, lo sfratto nei giorni scorsi è stato convalidato dal giudice competente, con l'indicazione del 30 giugno 2008 quale termine per il rilascio dell'immobile.
Non appena si riceverà copia del verbale di convalida giudiziaria dello sfratto, peraltro recentissimo, l'amministrazione potrà valutare le eventuali ulteriori iniziative, compreso, qualora possibile, un ulteriore tentativo di accordo transattivo con la proprietà dell'attuale sede del commissariato di pubblica sicurezza. Nel frattempo, sono state intensificate le ricerche sul territorio di Castelvetrano per eventuali possibili sistemazioni, avviando anche specifici contatti con l'amministrazione comunale per l'individuazione di idonee soluzioni alternative.
Per quanto riguarda la realizzazione su un terreno confiscato alla criminalità organizzata di un immobile da destinare a nuova e definitiva sede del commissariato di pubblica sicurezza di Castelvetrano, si precisa che essa è oggetto di progettazione e finanziamento da parte del Ministero delle infrastrutture per un importo complessivo di 3 milioni di euro sul capitolo 7341 dello stesso dicastero. Acquisita la disponibilità dell'area in contrada Giallonghi, tale somma sarà erogata entro il 2008, una volta completata la costruzione ed eseguito il collaudo del fabbricato.

PRESIDENTE. Il deputato Fundarò ha facoltà di replicare.

MASSIMO SAVERIO ENNIO FUNDARÒ. Signor Presidente, prendo atto con soddisfazione che da parte del Ministero dell'interno vi è l'impegno di dare una risposta seria e adeguata alla vicenda. La popolazione della Sicilia e l'intera opinione pubblica nazionale non comprenderebbero né disinteresse, né ritardi.
Conosciamo bene lo stato di disagio delle forze di polizia, soprattutto al sud, per la scarsità e l'inadeguatezza delle risorse destinate allo svolgimento delle funzioni. Tuttavia, proprio mediante il pacchetto sicurezza e anche adesso mediante la legge finanziaria, la maggioranza ha predisposto un aumento di tali risorse. Pertanto, riteniamo che vi saranno risposte adeguate in tal senso.
Mi permetto di osservare che proprio in questo momento, in cui sono stati effettuati numerosi arresti di pericolosi latitanti, sarebbe un grave errore fornire un segnale contraddittorio nella lotta al fenomeno mafioso, anche in presenza di un altro evento rivoluzionario, cioè quello di Confindustria Sicilia che ha predisposto l'espulsione dei propri associati che paghino il pizzo.Pag. 37
Ritengo che solo recidendo i legami perversi tra la mafia, il sistema politico-finanziario e la politica ci si possa avviare verso una fondata prospettiva di vittoria contro il fenomeno mafioso. Pertanto, pensiamo che il Governo debba continuare con serietà in questa lotta in tutte le proprie articolazioni (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).

(Iniziative in favore delle emittenti locali, con particolare riferimento alla situazione della Sardegna, in relazione al recente bando di gara sull'assegnazione delle frequenze per l'esercizio dell'attività televisiva - n. 3-01480)

PRESIDENTE. Il deputato Satta ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01480, concernente iniziative in favore delle emittenti locali, con particolare riferimento alla situazione della Sardegna, in relazione al recente bando di gara sull'assegnazione delle frequenze per l'esercizio dell'attività televisiva (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7).

ANTONIO SATTA. Signor Presidente, signor Ministro, il bando di gara per l'assegnazione di 108 impianti di frequenze radiotelevisive consiste in una procedura a dir poco anomala. Infatti, le emittenti locali private vengono escluse non solo dall'assegnazione gratuita, ma anche dalla semplice possibilità di partecipare alla gara pubblica poiché le nuove frequenze vengono assegnate, di fatto, per lo più al gruppo Telecom Italia e al gruppo Espresso per completare le loro emittenti.
In particolare, per quanto riguarda la Sardegna è un fatto clamoroso che vengano completamente escluse le sedici frequenze che spetterebbero a quelle emittenti che hanno garantito per tanti anni il pluralismo e il diritto all'informazione e che vengono drasticamente messe fuori gara.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ANTONIO SATTA. È evidente che così facendo si pone in essere un grave atto di ingiustizia. Pertanto, signor Ministro, vorrei sapere quali seri provvedimenti verranno presi per garantire un clima di giustizia.

PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere.

GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, il bando di assegnazione delle frequenze televisive libere, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 134 del 2007, è stato adottato in esecuzione della sentenza del TAR del Lazio del novembre 2006 che, accogliendo un ricorso delle emittente televisiva in ambito nazionale Rete A, ha richiesto al Ministero delle comunicazioni di mettere a disposizione, attraverso procedure competitive pubbliche, eventuali frequenze disponibili, in modo da garantire il raggiungimento del minimo di copertura territoriale previsto dalla normativa (80 per cento del territorio) a tutte le emittenti televisive nazionali, allo scopo di mettere in condizione di operare una pluralità di soggetti tendenzialmente equivalenti dal punto di vista tecnico ed economico.
Poiché nel settore televisivo le emittenti locali non sono equivalenti alle emittenti nazionali, né dal punto di vista tecnico né economico, il mercato può ritenersi integrato se viene consentito ai concorrenti o equivalenti deboli, nella fattispecie le emittenti nazionali, di avere le medesime condizioni dei concorrenti più forti, aventi copertura territoriale e frequenza.
Tuttavia, in sede di stesura del bando, dopo aver considerato quanto sopra affermato dal TAR, cioè l'impossibilità, da parte delle emittenti locali, di partecipare alla procedura competitiva di assegnazione delle frequenze libere, è stato deciso di inserire, nello stesso bando, l'articolo 19. Con tale articolo viene precisato che le frequenze non assegnate e aggiudicate ed eventuali ulteriori risorse che dovessero rendersi disponibili saranno oggetto di successive procedure competitive aperte a tutti i soggetti legittimamente operanti nel settore televisivo.Pag. 38
In proposito, nel sottolineare che è la prima volta che in Italia vengono adottate procedure competitive pubbliche trasparenti e non discriminatorie per l'assegnazione di frequenze televisive, si fa presente che le assegnazioni conseguenti al bando non precostituiscono un diritto per il futuro in quanto tutte le frequenze attualmente detenute dagli operatori (anche quelle acquisite con la procedura di gara in questione) saranno oggetto del processo di razionalizzazione che porterà all'adozione del nuovo piano digitale da parte dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
In merito al problema relativo allo switch-off della Sardegna, che investirà anche le emittenti televisive locali della regione, si evidenzia che l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, al momento dell'adozione del bando (novembre 2007), non aveva ancora emanato la delibera di revisione del piano di assegnazione delle frequenze in tecnica digitale.

PRESIDENTE. Signor Ministro, deve concludere.

GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Una volta emanato tale piano di assegnazione da parte dell'Autorità si procederà alla riassegnazione delle risorse di piano riservando, a norma di legge, un terzo di tali risorse all'emittenza locale.

PRESIDENTE. Il deputato Satta ha facoltà di replicare.

ANTONIO SATTA. Signor Ministro, lei praticamente ha recitato sommessamente, con un tono pacato, il de profundis per queste emittenti private. Viene fuori - francamente con molta chiarezza - che ormai si devono arrangiare, che hanno fatto il loro tempo; adesso va lasciato spazio a coloro i quali sono già grandi, facciamoli diventare più grandi e, quindi, completiamo l'opera volta a far sì che l'80 per cento della copertura venga assicurata.
È strano, però, che proprio in Sardegna, signor Ministro, lo switch-off del 28 marzo si sta realizzando grazie all'impegno delle emittenti private, che adesso bloccano tutto. Pertanto questo appuntamento non andrà in porto e mi auguro soltanto che il tavolo con le emittenti private che l'Autorità ha proposto al Ministero possa dare i frutti sperati, nel senso che non possiamo, in un Paese libero e democratico, chiudere le porte a coloro i quali hanno garantito per anni un'informazione ed un pluralismo di informazione con grande sacrificio e grandi costi.
È assurdo che queste frequenze, che hanno sempre dato la possibilità a queste emittenti di diffondere i loro messaggi, le cronache e le informazioni in tutta l'isola, debbano scomparire. È davvero un fatto che non è possibile accettare e mi auguro che questo bando venga bloccato e che l'Autorità dia ancora maggiore forza alle richieste che hanno avanzato le emittenti private.

(Iniziative per un progetto organico di misure a favore delle giovani generazioni - n. 3-01481)

PRESIDENTE. Il deputato Barani ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01481, concernente iniziative per un progetto organico di misure a favore delle giovani generazioni (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8).

LUCIO BARANI. Signor Presidente, signor Ministro, parlo a nome del Nuovo PSI, quel partito che non è con l'Unione, è all'opposizione ed ha come segretario Stefano Caldoro: parlo a nome di quei socialisti riformisti, quindi, cui interessano le politiche giovanili, che in Italia faticano a svilupparsi.
Non ci sono leggi nazionali in materia, non c'è un disegno organico che preveda azioni dello Stato nei confronti delle nuove generazioni; c'è una sorta di assistenzialismo, piuttosto che una proposta politica sulla ricerca e sulla promozione dei valoriPag. 39forti e un'attenzione a facilitare l'accesso dei giovani alla casa, al credito, all'informazione, al lavoro e all'impresa.
Vorrei pertanto sapere, signor Ministro, quali iniziative intenda intraprendere, in che modo intenda intervenire per evitare i danni che le giovani generazioni subiranno per la mancanza di una politica organica sulle questioni giovanili...

PRESIDENTE. Deputato Barani, concluda.

LUCIO BARANI. ...e sulle conseguenze che avrà, per i giovani, il Protocollo sul welfare e per evitare l'accusa di «olocausto economico-generazionale» che sarà formulata al suo Ministero per le politiche giovanili a partire dai prossimi decenni.

PRESIDENTE. Il Ministro per le politiche giovanili e le attività sportive, Giovanna Melandri, ha facoltà di rispondere.

GIOVANNA MELANDRI, Ministro per le politiche giovanili e le attività sportive. Signor Presidente, l'istituzione di un Ministero per le politiche giovanili e l'assunzione per la prima volta nel nostro Paese, con il DPEF del 2006, di un piano nazionale giovani rappresentano una prima risposta all'esigenza di agevolare l'accesso delle giovani generazioni alla casa, al lavoro, all'impresa, al credito e alla cultura.
L'impegno di questo Ministero è rivolto alla qualificazione generazionale dell'intera azione del Governo ed è finalizzato al rafforzamento dell'autonomia e della responsabilità delle giovani generazioni, in un'ottica che considera le politiche giovanili non già come politiche assistenziali, ma piuttosto destinate a tagliare trasversalmente tutte le politiche nazionali.
Nella scorsa legge finanziaria vi sono interventi per sostenere la formazione, la ricerca, la creatività dei giovani e soprattutto l'aumento dell'occupazione a tempo indeterminato. Grazie allo stanziamento di 130 milioni di euro annui per il Fondo per le politiche giovanili sono stati programmati interventi sul territorio che, in ragione dell'effetto moltiplicatore derivante dal cofinanziamento con le regioni, produrranno investimenti per complessivi 360 milioni di euro nel triennio 2007-2009.
Inoltre, voglio ricordare la prima edizione del concorso «Giovani idee cambiano l'Italia» volto a finanziare idee progettuali presentate da gruppi di giovani, la creazione di un fondo di garanzia per il credito agevolato ai giovani per l'attività di formazione universitaria e post-universitaria, l'acquisto di personal computer e di servizi di connettività veloci, cui sta per seguire, nei prossimi giorni, la sottoscrizione di un apposito protocollo con l'ABI.
Interventi importanti sono stati avviati anche sul fronte dell'accesso alla casa. Rammento la previsione contenuta nella legge finanziaria 2007 in ordine all'agevolazione fiscale per gli studenti universitari fuorisede e le importanti agevolazioni fiscali, fino ad un massimo di 900 euro annui per tre anni, previsti in questa finanziaria e rivolti alla generazione «mille euro» che tra i 20 e i 30 anni decidono di rendersi autonomi da un punto di vista abitativo. Ma molto potrà essere realizzato ancora, su questo delicato tema, attraverso la redazione del piano nazionale per la casa, cui il Governo sta lavorando e che dovrà dare assoluta priorità a iniziative concrete per assicurare un'offerta di case low cost destinate in locazione ai giovani.
Ritengo sia doveroso, infine, un riferimento ai contenuti del Protocollo sul welfare in favore dei giovani. Penso innanzitutto alla previsione dei tre fondi di garanzia destinati alla agevolazione del credito ai giovani lavoratori autonomi, all'incentivazione della capacità innovativa dei giovani e, infine, al sostegno delle attività intermittenti dei lavoratori parasubordinati, che potranno accedere ad un credito fino 600 euro mensili per compensare le cadute di reddito collegate alle attività intermittenti.
Penso, inoltre, alle agevolazioni introdotte per il riscatto della laurea, all'ampliamento della durata dell'indennità ordinaria di disoccupazione e del relativo importo (i nuovi ammortizzatori sociali) ...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

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GIOVANNA MELANDRI, Ministro per le politiche giovanili e le attività sportive. ... alle forti limitazioni introdotte alla possibilità di stipulare contratti a termine.
Personalmente, in conclusione, ritengo che da tali risultati concreti potranno essere pensate e realizzate molte altre iniziative. Credo, personalmente, che sia giunto il momento di sottoporre al Parlamento e alle parti sociali una riflessione più attenta e concreta su possibili interventi di sostegno, anche economico, ai giovani precari o in cerca di occupazione e comunque senza redditi sufficienti a garantire loro un regime di vita libero e dignitoso, nel pieno rispetto dell'articolo 36 della Costituzione.

PRESIDENTE. Il deputato Barani ha facoltà di replicare.

LUCIO BARANI. La ringrazio, signor Ministro, per il tentativo di giustificare il suo Ministero. In realtà, non ci è riuscita. Non è rimandata a settembre, ma è bocciata.
Lei ha dimostrato, leggendo quanto ha enunciato, che il Ministero che presiede non serve. È sufficiente l'Agenzia nazionale giovani (cui tra l'altro avete attribuito 56 milioni di euro per assumere una ventina di precari e che è guidata da una persona di 46 anni) per portare avanti le politiche giovanili. Lei rappresenta il ventiduesimo Ministero e in questa occasione ci ha raccontato quali compiti svolgono gli altri Ministeri. Ma, sicuramente il pubblico impiego non può essere utilizzato come ammortizzatore sociale per e nell'interesse dei giovani.
Inoltre, il previsto riscatto della laurea serve solo a finanziare i trattamenti di quiescenza di coloro che andranno in pensione precocemente.
Quindi si tolgono ai giovani anche quei pochi soldi che hanno per il riscatto della laurea, che non serviranno per la loro pensione, ma per quella degli altri.
Signor Ministro, ritengo che l'Europa abbia ragione quando dice chiaramente che l'Italia è agli ultimi posti per il numero di giovani tagliati fuori sia dal mercato del lavoro, sia dai processi di formazione e per la differenza esistente tra uomini e donne in termini di occupazione.
Sono questi alcuni degli elementi che si evincono dal rapporto «Occupazione in Europa», pubblicato dalla Commissione europea. Basti pensare a come il sacrificio contributivo previsto dal Protocollo sul welfare inciderà in modo negativo sui redditi senza corrispondere alcuna garanzia in termini previdenziali per i giovani.

PRESIDENTE. Deputato Barani, concluda.

LUCIO BARANI. Quindi, signor Ministro, è necessario voltare pagina sulla politica giovanile e finirla con l'assistenzialismo. I giovani hanno bisogno di un futuro certo, sicuro e migliore, non quello che gli sta dando questo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI e Forza Italia).

(Orientamenti del Governo in merito all'eventuale proroga della gestione commissariale dell'emergenza rifiuti in Campania - n. 3-01470)

PRESIDENTE. Il deputato Aurisicchio ha facoltà di illustrare l'interrogazione Scotto n. 3-01470, concernente orientamenti del Governo in merito all'eventuale proroga della gestione commissariale dell'emergenza rifiuti in Campania (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9), di cui è cofirmatario.

RAFFAELE AURISICCHIO. Signor Presidente, in Campania si riacutizza l'emergenza rifiuti. Gli impianti CDR continuano a produrre ecoballe che non possono essere bruciate, non possono essere smaltite, ma devono essere stoccate. La situazione è destinata ad aggravarsi, perché sta per chiudere il sito di Giugliano in Campania e non sono stati approntati nuovi siti.
Il commissariato finora ha agito con grande approssimazione. Sono stati individuati siti, come quello di Preturo ePag. 41Chianche, in provincia di Avellino, che insistono in area franosa, in adiacenza al fiume Sabato e nel mezzo di vigneti specializzati dove si produce uno dei più noti vini del mondo, il Greco di Tufo, o come quello di Morcone, a ridosso della diga di Campolattaro, o siti chiaramente impraticabili, come quello di Poggioreale.

PRESIDENTE. Deputato Aurisicchio, concluda.

RAFFAELE AURISICCHIO. Le proteste sono state forti in tutta la Campania. Ad esse il commissario ha risposto ipotizzando addirittura l'uso della forza per imporre le decisioni. Così l'emergenza si perpetua...

PRESIDENTE. Deve concludere.

RAFFAELE AURISICCHIO. ... mentre si profila l'ennesima proroga dei poteri commissariali. Ci pare necessario acquisire su tutto questo la posizione del Governo.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, l'8 novembre scorso ad Avellino si è svolta una riunione presso la prefettura nel corso della quale è stata esaminata la problematica relativa allo stoccaggio di ecoballe di Petruro Irpino.
Il presidente della provincia, nel rivendicare la competenza nell'individuazione dei siti da adibire a discarica, ha comunicato il risultato di uno studio geologico dal quale si rileva che tutto il territorio del comune non è idoneo. L'ipotesi di utilizzare il sito di Lioni, ritenuto adatto per questa esigenza, è stata poi abbandonata alla luce del sequestro della zona da parte dell'autorità giudiziaria.
Al momento è in corso un'attività di monitoraggio del territorio volta alla ricerca di ulteriori siti alternativi a quello di Petruro Irpino. Il commissario delegato per l'emergenza rifiuti lo scorso 23 novembre ha disposto di avviare, d'intesa con la provincia, un'ulteriore ricerca di un'area utile a questa esigenza e si è in attesa dei necessari approfondimenti del caso.
Per quanto riguarda il sito di Morcone, a causa della sua insufficienza e delle problematiche di sicurezza per i lavoratori, si sta valutando di stoccare le ecoballe in Casalduni, dove è presente una fungaia dismessa in corso di requisizione da parte del commissario straordinario. Questa ipotesi avrebbe il vantaggio di diretto trasferimento delle ecoballe nel sito adiacente all'impianto ex CDR (combustibile derivato dai rifiuti). Il commissario delegato, d'intesa con i Ministeri competenti, ha anche avviato alcune iniziative per ridurre progressivamente la produzione di ecoballe e per avviare il processo del loro trattamento, così da renderle utilizzabili alla ricomposizione morfologica delle cave.
Preciso che la particolare esposizione della regione Campania ai fenomeni di criminalità ambientale ha condotto le forze di polizia ad intensificare l'impegno sul versante delle indagini giudiziarie e su quello delle investigazioni preventive, sia con riguardo all'aggiudicazione degli appalti dei servizi di raccolta e smaltimento dei rifiuti, sia a quello di espletamento di tali servizi.
Voglio sottolineare che il Commissario delegato sta garantendo dall'inizio del suo mandato il funzionamento del sistema del ciclo dei rifiuti nella regione Campania (che ha raggiunto uno stato di emergenza conosciuto a tutto il Paese e al Parlamento) grazie ad una costante e non facile attività di mediazione con tutti i soggetti coinvolti.
Sotto il profilo strettamente finanziario, il pagamento delle attività di smaltimento ricade da agosto completamente sul Commissario di Governo e sui fondi stanziati dal Governo, in presenza di una morosità dei comuni della regione, oltrePag. 42che del sequestro dei conti disposto dall'autorità giudiziaria nei confronti delle ex affidatarie Fibe e Fibe Campania.
Nel condividere, a nome del Governo, l'auspicio degli interroganti di un rapido ritorno alla gestione normale ed ordinaria, non si può tuttavia allo stato escludere l'esigenza di un rinnovo di una proroga al Commissario, limitato al tempo strettamente necessario per ritornare a tale normalità di gestione, che tutti auspichiamo.

PRESIDENTE. Il deputato Scotto ha facoltà di replicare, per due minuti.

ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, per quanto riguarda la prima parte dell'esposizione del Ministro Chiti ci riteniamo soddisfatti, perché è nell'intenzione del Commissariato e del Governo assicurare alle popolazioni di Petruro Irpino e di Morcone la possibilità di evitare una situazione che avrebbe prodotto danni enormi, anche all'economia di quei territori.
Sul secondo aspetto che era al centro della domanda che abbiamo posto non possiamo ritenerci soddisfatti. Infatti, la proroga del Commissariato era un'eventualità che non immaginavamo così concreta. Individuiamo dentro la conferma stessa di tale impostazione una delle maggiori cause della crisi dei rifiuti, che si è acuita in modo così clamoroso nel corso degli ultimi mesi in questa regione.
D'altra parte, se fossero vere le informazioni che oggi apprendiamo dalla stampa, il Commissariato finirebbe per sdoppiarsi, con una separazione tra la gestione dell'emergenza, in capo al Commissario, e la realizzazione di una struttura delegata alla liquidazione definitiva di tutte le pendenze del passato, chiudendo i conti con Fibe. Insomma, auspicavamo che il 2008 fosse l'anno del ritorno alla gestione ordinaria, invece anziché lasciare ci troviamo a raddoppiare.
Allo stesso tempo, ci preoccupano alcune affermazioni del Commissario Pansa, cui ribadiamo la nostra stima, che denotano l'intenzione di militarizzare le aree destinate ai siti di stoccaggio delle ecoballe. Non crediamo sia una scelta saggia, perché si inserisce in una logica già esplorata nel corso degli ultimi anni, che ha contribuito ulteriormente a scavare un fossato tra istituzioni e cittadini. Anche la crisi dei rifiuti si inserisce dentro un più generale arretramento del ruolo e delle funzioni dei poteri democratici.

PRESIDENTE. Deve concludere, per favore.

ARTURO SCOTTO. L'illusione che le gestioni straordinarie garantiscano efficienza, razionalità e legalità si è purtroppo dileguata.

(Iniziative in relazione al progetto di realizzazione della tramvia metropolitana di Firenze, al fine della tutela del patrimonio artistico-culturale del centro storico - n. 3-01471)

PRESIDENTE. Il deputato Spini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01471, concernente iniziative in relazione al progetto di realizzazione della tramvia metropolitana di Firenze, al fine della tutela del patrimonio artistico-culturale del centro storico (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10).

VALDO SPINI. Signor Presidente, due convogli di cinque carrozze, lunghi 32 metri, alte 3 metri e 30 centimetri, con un ingombro a terra di circa 8 metri su un percorso protetto, passeranno - secondo quanto annunciato - nella città di Firenze di fronte al Duomo, di fronte a palazzo Medici Riccardi, di fronte a piazza San Marco. Poiché la competenza della tutela dei beni culturali è del Governo centrale, che tanto orgogliosamente la rivendica, credo sia giusto chiedere al Governo (ma soprattutto al Ministero dei beni culturali, che non vedo rappresentato) di tranquillizzare l'opinione pubblica circa la fruibilità e la protezione di tali beni culturali unici al mondo.

Pag. 43

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Il Ministro Rutelli non può essere qui perché si trova in missione all'estero. In ogni caso, in riferimento ai quesiti posti dall'onorevole Spini si può precisare quanto segue. Il comune di Firenze ha avviato la realizzazione di tre linee tranviarie per collegare il centro storico con i viali di circonvallazione e comuni limitrofi. La relativa previsione progettuale è stata inserita nel piano di gestione del centro di Firenze, elaborato ai sensi della normativa riguardante i siti UNESCO ed approvato dalla giunta comunale.
L'area oggetto dell'intervento che ha determinato la presente interrogazione riguarda il tratto della linea numero 2 che collega l'aeroporto di Peretola a Piazza della libertà, passando dalla stazione di Santa Maria Novella, da piazza San Giovanni e via Cavour. Ai fini della valutazione del progetto, il comune ha indetto un'apposita conferenza dei servizi in data 26 luglio 2000. In quella sede la competente sovrintendenza ha espresso parere favorevole, dettando una serie di condizioni concernenti, in particolare, le pavimentazioni da adottarsi nell'area interessata dalla tramvia, l'assenza di alimentazione aerea nel medesimo tratto e l'esclusione di pensiline o pannelli pubblicitari nelle fermate del centro storico.
A seguito dell'elaborazione del progetto definitivo della linea 2 è stata indetta una seconda conferenza dei servizi nel corso della quale la competente sovrintendenza ha posto ulteriori condizioni con riguardo alla collocazione delle palificate, in considerazione della presenza del Battistero e delle complessive caratteristiche storico-architettoniche, auspicando, qualora la tecnologia lo consentisse, soluzioni alternative alla palificata. La direzione regionale della Toscana ha trasmesso il progetto all'amministrazione centrale perché sul medesimo venisse acquisito anche il parere del comitato tecnico-scientifico. Il comitato ha esaminato la questione nella seduta del 12 febbraio scorso ed ha espresso parere favorevole con le seguenti prescrizioni: che il tracciato della tramvia non sia evidenziato con specifici separatori di sede; che non si realizzi una fermata presso il Battistero; che la tramvia abbia una velocità molto ridotta nell'attraversamento del centro storico della città; che si applichino tutte le provvidenze necessarie a contenere le vibrazioni; che i lavori alterino il meno possibile i marciapiedi esistenti senza ridurli; che non ci sia alimentazione aerea con i relativi pali, cavi elettrici eccetera, in prossimità del Duomo e del Battistero. È stato richiesto, infine, sia di valutare la possibilità di introdurre batterie elettriche nelle vetture motrici, in modo da evitare del tutto l'alimentazione aerea, sia di valutare la possibilità di utilizzare convogli meno lunghi e pesanti. Questa indicazione è stata recepita in pieno dall'amministrazione comunale di Firenze, in accordo con i fornitori dei vettori.
È il caso infine di evidenziare come allo stato attuale - come l'onorevole Spini sa bene - il patrimonio culturale del centro storico interessato dal passaggio della linea 2 subisca una continua aggressione di agenti atmosferici e di vibrazioni causate dal continuo e intenso traffico di veicoli pubblici e autorizzati (si registrano quasi duemila passaggi di autobus al giorno), che non si verificherà più al momento della realizzazione della tramvia, grazie alla completa pedonalizzazione dell'area interessata.

PRESIDENTE. Il deputato Spini ha facoltà di replicare.

VALDO SPINI. Signor Ministro, ho sentito in lei gli accenti di una perfetta e completa buona fede, ma lei capisce con quale passione tratto questo tema. Noi abbiamo ottenuto, per esempio, che nel cortile monumentale di Palazzo Medici Riccardi fossero tolte le autovetture della prefettura, che lì stazionavano, e che il cortile fosse restituito al pubblico. QualePag. 44possibilità ci sarà di fruire di quel cortile quando avremo davanti due binari e otto metri di passaggio non valicabile? Quale possibilità la prefettura avrà di effettuare i movimenti dei propri automezzi?
Per parte nostra, certamente accettiamo la sfida della pedonalizzazione, ma non comprendiamo perché questo quadrato di così grande importanza per la storia dell'umanità non possa essere esso stesso pedonalizzato, trovando un modo per favorire il trasporto pubblico che non investa i monumenti di maggiore importanza e di maggiore fruizione a Firenze.
Poiché lo stesso Ministero dei beni culturali ha sentito il bisogno di circondare il progetto con una serie di prescrizioni e di indicazioni - alcune delle quali si sa che potranno essere realizzate, mentre di altre, onestamente, la capacità di realizzazione ancora non è conosciuta - mi si lasci auspicare un momento di riflessione, per capire se veramente è possibile realizzare tutti questi accorgimenti tecnici che possano diminuire l'impatto e se, comunque, è veramente proprio necessario a tutti i costi che una linea passi da questo cuore della città di Firenze che, come è noto, l'UNESCO ha definito sito di interesse dell'umanità (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Socialisti per la Costituente, La Rosa nel Pugno e di deputati del gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI).

(Misure per il completamento del restauro del sito archeologico dell'area cosiddetta «Franzin» nel comune di Zuglio (Udine) - n. 3-01472)

PRESIDENTE. La deputata Di Cento ha facoltà di illustrare l'interrogazione Leone n. 3-01472, concernente misure per il completamento del restauro del sito archeologico dell'area cosiddetta «Franzin» nel comune di Zuglio (Udine) (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11), di cui è cofirmataria.

MANUELA DI CENTA. Signor Presidente, la ringrazio. Ho preso la parola forse due volte in quest'Aula, e lei per due volte mi ha chiamato Di Cento: io sono Di Centa...!
Il sito «Franzin» è un sito archeologico che si trova in Friuli-Venezia Giulia, nelle montagne della Carnia, nel comune di Zuglio. Nel 2001 la soprintendenza regionale è intervenuta con uno scavo di pronto intervento nell'area, mettendo in luce i livelli e le strutture più recenti della stratigrafia rapportabile alla tardo-antichità, ed aggiungendo così elementi nuovi e di grande rilievo alla storia dell'abitato romano di Iulium Carnicum (l'attuale Zuglio), antica città romana sorta nel 50 avanti Cristo. I resti recentemente scoperti necessitano di restauro e soprattutto di una copertura dalle intemperie (acqua, neve e freddo: si tratta di una zona di montagna). Senza una copertura verrebbe infatti disperso il grandissimo patrimonio storico ed archeologico del sito, che è patrimonio delle genti della Carnia, di tutto il nostro Paese e dell'umanità. Chiedo pertanto al Ministro se non ritenga di intervenire urgentemente, nelle sedi di sua competenza, assegnando i finanziamenti necessari per tali opere, al fine di completare il restauro e la copertura per la conservazione del sito «Franzin».

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, molti dei punti toccati dall'onorevole Di Centa corrispondono alle valutazioni del Governo e del Ministero. Nel 2001, la soprintendenza del Friuli-Venezia Giulia è intervenuta con uno scavo di pronto intervento nel comune di Zuglio, in un'area centrale dell'abitato romano di Iulium Carnicum (la più settentrionale città romana d'Italia), a seguito del ritrovamento di una stratigrafia archeologica significativa in un'area che era soggetta ad edificazione. Sull'area è stato pertanto apposto il vincolo, negandone la prevista edificazione, data la notevole conservazionePag. 45di strutture murarie e pavimentarie, poste ad una profondità modesta, di notevole interesse per la conoscenza dell'organizzazione urbana di Iulium Carnicum e della tecnica edilizia nell'area montana della Venezia. Dato il danno considerevole al proprietario privato è stata avviata la procedura di esproprio, che è ora in via di chiusura. In particolare, è stata corrisposta al proprietario l'indennità e si è in attesa della firma del verbale di presa di possesso.
Nel 2005, al fine di avviare la valorizzazione della zona, sono stati attuati - nell'ambito di un accordo di programma fra comune e soprintendenza - taluni interventi finalizzati alla salvaguardia e alla valorizzazione dell'area, utilizzando un finanziamento del Ministero per i beni e le attività culturali poi trasferito al comune. Nel corso del 2007, con i fondi stanziati dal Ministero e quelli ottenuti dal comune, sono proseguiti i lavori di scavo e di delimitazione dell'edificio (che è risultato più esteso del terreno espropriato) e si è avviata la progettazione della copertura, che - come l'interrogante osservava - risulta necessaria per la salvaguardia dei resti rinvenuti, considerata l'inclemenza del clima montano.
Nel quadro degli interventi da realizzare nell'area, si è ritenuto di dare la precedenza alla prosecuzione dei lavori per rendere museo l'area demaniale del foro di Iulium Carnicum, in quanto tali lavori sono indispensabili per proteggere e restaurare i reperti, per sistemare la viabilità pedonale (al momento interrotta) e per creare nell'area un percorso di visita adeguato alle normative di sicurezza. In sede di valutazione delle proposte di programma pervenute, sarà valutata anche la possibilità di impiegare una parte delle risorse per intervenire nell'area «Franzin»: ciò in considerazione del fatto che nelle immediate vicinanze dell'area vi sono realtà edificate, la cui espansione potrebbe essere dannosa per la conservazione dei reperti.

PRESIDENTE. La deputata Di Centa ha facoltà di replicare.

MANUELA DI CENTA. Signor Presidente, ringrazio il Ministro Chiti, anche se devo dire che mi sarebbe piaciuto sentire la risposta direttamente dal Ministro per i beni e le attività culturali con delega al turismo, onorevole Rutelli, perché parliamo di grandi pezzi di storia, che sono perciò pezzi di noi stessi. Si tratta, infatti, di aree e di memorie risalenti a 50 anni prima di Cristo e, come ho già detto, credo che non siano solo patrimonio delle genti della Carnia, ma dell'umanità.
Ci troviamo nella città di Roma, e quindi sappiamo tutti che cosa vuol dire godere delle bellezze dei monumenti che vi si trovano. Credo che il ritrovamento di un sito archeologico in un piccolissimo paese di 600 anime come Zuglio, in montagna, non solo sotto il profilo storico-culturale, ma anche sotto quello turistico possa rappresentare un modo vero di dare vita alla montagna e spazio alla gente, per far sì che anche la cultura di un'Italia che si apre all'Europa e di un mondo che vuole vivere in pace in un'Europa sempre più aperta cerchi di copiare quanto hanno fatto i romani attraverso questa via augusta che dal mare passava a Zuglio e arrivava al confine, a Monte Croce Carnico, per poi andare verso le terre straniere, l'Austria e l'Ungheria.
Zuglio (Iulium Carnicum) è nato per questo, per presiedere a quella via di comunicazione così importante, ed è stato voluto addirittura da Giulio Cesare, perciò ha una rilevanza notevole. Credo dunque che non solo la gente del luogo, ma tutti noi e l'umanità intera desideri poter godere di questa nostra bellissima storia (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI).

(Pubblicazione di un documento ministeriale relativo ai programmi didattici della scuola dell'obbligo commissionata ad una casa editrice privata - n. 3-01473)

PRESIDENTE. La deputata Dato ha facoltà di illustrare per un minuto la sua interrogazione n. 3-01473, concernentePag. 46pubblicazione di un documento ministeriale relativo ai programmi didattici della scuola dell'obbligo commissionata ad una casa editrice privata (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12).

CINZIA DATO. Signor Presidente, il 4 settembre il Ministro Fioroni in una conferenza stampa ha presentato un libercolo con le indicazioni per il curricolo (i programmi didattici per la sperimentazione alla scuola dell'obbligo) che aveva fatto stampare nel mese di agosto dalla Tecnodid editrice di Napoli, in 600 mila copie, per una distribuzione gratuita.
Questo volumetto è incompleto, perché non contiene né la direttiva né il decreto ministeriale, quindi, in sostanza, non contiene le indicazioni che servono agli insegnanti. È la prima volta che il Ministero della pubblica istruzione non solo si serve di un privato e non del Poligrafico dello Stato, ma anche di un editore specializzato in legislazione scolastica...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

CINZIA DATO. ... il cui libretto, pur se incompleto, appare ancora sul sito del Ministero, il che appare pubblicizzare più che servire ad un'informazione, che nel libretto non è completa.

PRESIDENTE. Deputata Dato, per favore, deve concludere.

CINZIA DATO. Concludo, signor Presidente. Volevo chiedere in base a quale gara di appalto sia stata effettuata la scelta della casa editrice, quali siano state le condizioni alla base del contratto (impaginazione, stampa, distribuzione e quant'altro), quanto sia costata l'operazione e, se vi è stata una condizione di urgenza, in cosa sia consistita e come sia giustificabile.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, devo preliminarmente precisare che il dipartimento dell'amministrazione generale del personale e dei servizi del tesoro del Ministero dell'economia e delle finanze già con una lettera del 29 novembre 2005 aveva rappresentato al Ministero della pubblica istruzione di non poter più autorizzare la stampa di pubblicazioni e bollettini ufficiali presso l'istituto Poligrafico e Zecca dello Stato a causa della ristrettezza dei fondi disponibili. Lo stesso dipartimento del Ministero dell'economia e delle finanze il 26 luglio 2006, con la circolare n. 55609 avente per oggetto la produzione e distribuzione di stampati e pubblicazioni, ha fatto presente a tutte le amministrazioni dello Stato di non poter garantire la fornitura dei materiali stessi.
Ciò premesso, poiché è tuttora operativo il blocco della produzione e della distribuzione di stampati e pubblicazioni, il Ministero della pubblica istruzione ha avuto l'esigenza di stampare e diffondere in maniera autonoma le «Indicazioni per il curriculo» prima dell'inizio delle lezioni dell'anno scolastico 2007-2008 per tutti i docenti e i dirigenti scolastici della scuola dell'infanzia, primaria e secondaria.
Com'è noto, le indicazioni in questione sono state elaborate da una commissione ministeriale di esperti in materia educativa, i cui lavori sono terminati soltanto alla fine di luglio. Si è reso necessario e urgente, pertanto, procedere all'indizione di una gara a procedura negoziata, ai sensi del vigente regolamento del 5 febbraio 2002 sulle spese in economia del Ministero della pubblica istruzione. Sono state invitate a partecipare cinque aziende del settore: edizioni Franco Angeli di Milano, Tecnodid Srl di Napoli, Giunti Editori di Firenze, Armando Armando editore Srl di Roma, Società tipografica romana Srl di Roma. In data 26 luglio 2007, l'apposita commissione ministeriale ha stimato l'offerta più conveniente, assegnando la fornitura alla ditta Tecnodid editrice di Napoli per un importo complessivo di 133.640 euro (IVA inclusa), comprendentePag. 47lo studio della grafica, l'impaginato, la stampa e la distribuzione. Tale azienda, nel corso del mese di agosto, ha stampato le seicentomila copie richieste, provvedendo così alla successiva consegna delle pubblicazioni alle scuole interessate, in tempo utile per l'inizio delle lezioni in tutto il territorio nazionale.

PRESIDENTE. La deputata Dato ha facoltà di replicare per due minuti.

CINZIA DATO. Signor Presidente, signor Ministro, innanzitutto non si capisce l'urgenza per una sperimentazione che, di fatto, non è ancora partita: non si comprende l'urgenza di stampare un libretto che non contiene le indicazioni ed i programmi didattici che bisognava diffondere. In secondo luogo, non si capisce perché tutto ciò sia stato effettuato in grande rapidità e in gran segreto (molti dei più importanti protagonisti di questo mercato, infatti, non hanno ancora capito né hanno mai avuto notizia della gara d'appalto) e perché il materiale fosse segretato e non disponibile e fosse stato reso disponibile soltanto per questa casa editrice (non si capisce perché una casa editrice e non un semplice stampatore).
Signor Ministro, vuole dividere la cifra da lei citata - esattamente 133.640 euro (che peraltro è anche la soglia oltre la quale si sarebbero dovute rispettare ben altre norme) - per seicentomila copie? Mi vuol far credere che i libretti siano costati ventidue centesimi, comprendenti progetto grafico, stampa, carta ecologica, distribuzione e tutto il resto? O vi sono altrettante fatture per progettista grafico, fornitore di carta, stampatore e altri? Ventidue centesimi a volume, signor Ministro, è una cifra materialmente impensabile ed impossibile! Si tratta di un avvenimento mai verificatosi nel nostro Paese, almeno per quanto concerne il Ministero della pubblica istruzione! Sul sito del Ministero vi è ancora il libretto...

PRESIDENTE. Deputata Dato, la prego di concludere.

CINZIA DATO. ... peraltro inutile, in quanto incompleto e non contenente i programmi, di questa casa editrice, che in buona sostanza il Ministero sta pubblicizzando...

PRESIDENTE. Deputata Dato, deve concludere.

CINZIA DATO. ...quando invece potrebbe inserirvi il decreto, i contenuti programmatici e la relativa Gazzetta Ufficiale (Applausi dei deputati dei gruppi La Rosa nel Pugno, Misto-Socialisti per la Costituente e di deputati del gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI).

(Iniziative per una riforma organica dell'istituto del giudice di pace - n. 3-01474)

PRESIDENTE. La deputata Mazzoni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01474, concernente iniziative per una riforma organica dell'istituto del giudice di pace (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 13).

ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, la crisi della giustizia, purtroppo, avanza inesorabilmente: nell'ambito di questo settore così devastato le piccole aree di positività non vengono valorizzate, né tantomeno tutelate. Mi riferisco all'opera prestata dai giudici di pace. Sono da poco trascorsi dodici anni dall'avvio dell'attività del giudice di pace, durante i quali i giudici di pace hanno portato a definizione oltre dodici milioni di procedimenti. Solo l'8 per cento delle sentenze emanate è oggetto di impugnazione.
In questi anni si è gradualmente ridotto il limite di età per l'assunzione dell'incarico di giudice di pace (nato come giudice della terza età) e ne sono stati elevati i requisiti di professionalità: il giudice di pace ha ampliato notevolmente le competenze in materia civile ed è entrato nel settore penale.
A tutta questa evoluzione non ha corrisposto negli anni un dovuto adeguamentoPag. 48funzionale, organizzativo e retributivo di questa figura. I giudici di pace rimangono precari...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ERMINIA MAZZONI. ...senza coperture previdenziali né trattamenti pensionistici. Sono lavoratori di serie B, pur assolvendo ad una funzione essenziale, perché operano in un settore fondamentale per il nostro Paese.
Vorrei sapere cosa il Governo intenda fare al di là degli annunci.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, l'onorevole interrogante ha ricordato il contributo fornito dagli uffici dei giudici di pace alla domanda di giustizia, sia civile sia penale, e, al tempo stesso, ha correttamente evidenziato la situazione di progressiva sofferenza che sta caratterizzando anche questa parte della giurisdizione.
Il Governo, nella consapevolezza che tale situazione sia dovuta sia alla inadeguatezza delle norme procedurali sia alla carenza di organici nella magistratura ordinaria, ritiene che la risposta al debito di giustizia non possa che essere globale, cercando di ottimizzare tutte le risorse disponibili. A questo fine, ci siamo già fatti promotori di diversi interventi normativi. Mi riferisco al disegno di legge in materia di accelerazione del processo penale e a quello per l'accelerazione del processo civile.
È inoltre prevista per domani la presentazione, nella riunione preparatoria del Consiglio dei ministri, di un disegno di legge per la riforma organica della magistratura onoraria che contiene anche specifiche norme per l'accelerazione del contenzioso civile e penale pendente.
Il progetto di riforma, che - lo voglio sottolineare per correttezza al Parlamento - deve essere ancora sottoposto al vaglio definitivo del prossimo Consiglio dei ministri, nelle proposte del Ministero della giustizia si muove lungo le seguenti direttrici: in primo luogo, la modifica strutturale dello status dei magistrati onorari, mirando da una parte ad evitare la dispersione delle conoscenze acquisite e, dall'altra, ad accentuare la professionalità, mediante un aggiornamento permanente, unito ad un più rigoroso sistema di valutazione dell'attività svolta; in secondo luogo, si prevede la trasformazione dell'ufficio del giudice di pace in circondariale, al fine di consentire che il medesimo giudice onorario svolga la sua attività presso più sezioni, anche distaccate, dell'ufficio circondariale. Il terzo elemento di novità è la disciplina della durata: si prevedono quattro anni rinnovabili per altri quattro, previa valutazione del CSM. Ne risulterebbe un progetto di valorizzazione e stabilizzazione dello status di questi magistrati. Si evidenzia che all'ampliamento delle funzioni dei magistrati onorari corrisponderà, come è ovvio, una disciplina più puntuale della deontologia professionale, delle valutazioni di professionalità e dello stesso trattamento economico. In tal modo, si intende operare una razionalizzazione degli uffici giudiziari di primo grado, avendo cura di utilizzare e valorizzare tutte le risorse disponibili in un sistema unico coordinato.
Il Governo, come dicevo, è consapevole che il problema dell'arretrato, che assilla da sempre la giustizia italiana, non è stato ancora risolto, ma ha avviato un significativo numero di cambiamenti e, con il concorso del Parlamento, è convinto che tali cambiamenti potranno assicurare la necessaria modernizzazione della giustizia italiana.

PRESIDENTE. La deputata Mazzoni ha facoltà di replicare.

ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, ministro Chiti, la ringrazio. Chiaramente l'assenza del ministro Mastella ha comportato che lei leggesse in quest'aula ciò che le è stato riferito dagli uffici.Pag. 49
Il Ministro Mastella sa bene che, soprattutto in queste ultime settimane, vi è stata una accelerazione non tanto dei processi, ma dei dialoghi e degli incontri con la categoria per risolvere i problemi seri che essa ha posto. Vi è, infatti, una fortunata coincidenza: tutti i rappresentanti della categoria dei giudici di pace sono qui fuori a manifestare contro gli annunci del Governo che lei ha dovuto ripetere in questa sede, perché - come ho già affermato prima - ci consegna una missiva, un documento da parte del Governo.
Vi era qualcosa di più nella mia interrogazione e nelle richieste che la categoria sta formulando da più tempo al Governo. Nelle ipotesi di disegno di legge che lei ha enunciato, vi è uno stravolgimento del sistema con principi assolutamente incomprensibili.
Domani il Consiglio dei Ministri dovrebbe pronunciarsi su un disegno di legge del quale ancora non si conosce nulla, salvo che sopprimerà la categoria dei magistrati di pace per ricomprenderli nella generica categoria dei magistrati onorari, schiacciandoli all'interno degli uffici dei tribunali, quindi sopprimendo eventualmente tutte le sedi (sono 849) distribuite sul territorio, e negando anche con tale operazione, ancora una volta, quel principio - sacro per la buona giustizia - della vicinanza della risposta di giustizia erogata al cittadino (avevamo cercato di realizzarlo attraverso l'individuazione del cosiddetto «giudice di prossimità», istituto che viene anch'esso soppresso).
Non si garantisce assolutamente la tutela dovuta a ciascun lavoratore, anche se l'attuale Governo afferma di battersi per le tutele minime dei lavoratori, ma non si parla di previdenza, non si parla di pensioni, non si parla di contributi: rimarranno lavoratori di serie B. Il loro prezioso contributo fornito in questi anni verrà cestinato e la nostra giustizia continuerà a declinare.
Credo che sia una risposta assolutamente insoddisfacente.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 17.

La seduta, sospesa alle 16,30, è ripresa alle 17,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione alla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente cinquantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Orientamenti del Governo sugli ospedali psichiatrici giudiziari e sulle case di cura e di custodia - n. 2-00871)

PRESIDENTE. L'onorevole Boato ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00871, concernente orientamenti del Governo sugli ospedali psichiatrici giudiziari e sulle case di cura e di custodia (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 7).

MARCO BOATO. Signor Presidente, signor sottosegretario per la giustizia Li Gotti, onorevoli colleghi, la questione che con la nostra interpellanza urgente sottoponiamo all'attenzione del Governo e del Parlamento è in realtà una questione urgente per la drammatica attualità ma che presenta una lunga storia. Una storia che è stata oggetto di ripetute analisi e riflessioni da parte di gruppi di lavoro chePag. 50riportiamo nell'interpellanza e che richiamerò sinteticamente nella sua illustrazione.
Quella degli ospedali psichiatrici giudiziari è una vicenda drammatica, spesso tragica, che di tanto in tanto ha anche delle forte ripercussioni, sia pure troppo limitate, sulla stampa di informazione. Proprio sul principale quotidiano italiano alcuni mesi fa nel mese di aprile scorso vi è stata la pubblicazione di una serie di interventi riguardanti gli ospedali psichiatrici giudiziari. Questa fu la ragione per cui presentai un'interpellanza non urgente, ma alla quale si sarebbe dovuto comunque fornire una risposta abbastanza tempestiva; dall'8 maggio scorso - oggi è il 5 dicembre - sono trascorsi circa sette mesi. Quell'interpellanza sostanzialmente analoga a quella che discuteremo oggi nell'arco dei sette mesi non ha ricevuto una risposta né parte del Ministro della giustizia né di quello della Salute cui era stata indirizzata. Per tale ragione ho deciso, in accordo con il mio gruppo, di tramutare quell'interpellanza in una interpellanza urgente.
Della vicenda del superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari si parla già a partire dal 1978, quando venne approvata dal Parlamento la legge n. 180 che portò al superamento degli ospedali psichiatrici ordinari. Già da allora si pose il problema, ma non venne affrontato legislativamente il superamento anche degli ospedali psichiatrici giudiziari; sono trascorsi quasi trenta anni. Come alcuni sono a conoscenza, avendone parlato i giornali e come sa perfettamente il rappresentante del Governo, vi è da dire che attualmente in Italia esistono sei ospedali psichiatrici giudiziari, cinque dei quali (Reggio Emilia, Montelupo Fiorentino, Aversa, Napoli, Barcellona Pozzo di Gotto) sono a diretta gestione dell'amministrazione penitenziaria, mentre il sesto (Castiglione delle Stiviere) viene amministrato sulla base di una convenzione tra il Ministero della giustizia e l'azienda ospedaliera. Nel testo della mia interpellanza riporto alcuni dati riguardo il numero dei reclusi negli ospedali psichiatrici giudiziari che forse saranno aggiornati dal rappresentante del Governo in sede di risposta. All'epoca della mia interpellanza originaria comunque risultavano esservi 1.057 internati ma credo che attualmente si sia arrivati al numero di 1.200 o 1.300, ma su questo aspetto - ripeto - mi aspetto eventuali precisazioni da parte del Governo. In precedenza, nel 1979 i reclusi erano circa 1,500 e successivamente nel 1983 erano arrivati a circa 1,800.
Quindi negli ultimi anni vi è stata complessivamente - è l'unico aspetto positivo della mia illustrazione - una riduzione, sia pur lieve, degli internati negli ospedali psichiatrici giudiziari.
Nel frattempo sono anche intervenute due importanti sentenze della Corte costituzionale (la sentenza n. 253 del 2003 e la sentenza n. 367 del 2004), nella prima delle quali la Corte ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 222 del codice penale «nella parte in cui non consente al giudice di adottare, in luogo del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario, una diversa misura di sicurezza, prevista dalla legge, idonea ad assicurare adeguate cure dell'infermo di mente e a far fronte alla sua pericolosità sociale». La seconda sentenza che ho citato riconosce e circoscrive l'opportunità di scelta tra internamento e affidamento esterno ai servizi per le misure di cui all'articolo 206 del codice penale.
Le diverse posizioni giuridiche degli internati evidenziano una condizione nella quale, al di fuori dell'ospedale psichiatrico giudiziario, appare generalmente assente un'assunzione di responsabilità da parte delle strutture sanitarie competenti, che incide in particolare su coloro - si tratta di una quota di poco inferiore al 70 per cento del totale - che sono reclusi negli ospedali psichiatrici giudiziari perché, in forza dell'articolo 222 del codice penale, sono prosciolti per vizio totale di mente e dichiarati socialmente pericolosi.
Su tutta questa materia, negli anni scorsi, hanno operato due distinti e diversi gruppi di lavoro, anche se entrambi presentavano configurazioni istituzionali. Nel 2002, se non ricordo male la data -Pag. 51l'intervento risale alla precedente legislatura e al precedente Governo, ma fu un'opera meritoria -, è stata istituita una commissione interministeriale giustizia e salute sulla sanità penitenziaria e, due anni dopo, nel 2004, all'interno di essa è stato formato uno specifico gruppo di lavoro per approfondire il tema della sanità penitenziaria, con particolare riferimento ai sei istituti psichiatrici italiani di detenzione.
Quel gruppo di lavoro concluse la sua attività evidenziando la necessità di superare l'attuale assetto attraverso la realizzazione di un sistema integrato di psichiatria penitenziaria. Più recentemente, nel 2006, si è costituito un gruppo di lavoro meritorio ad iniziativa del comune di Montelupo Fiorentino - dove ha sede uno dei sei ospedali psichiatrici giudiziari - congiuntamente con la regione toscana, la provincia di Firenze e il Forum nazionale per il diritto alla salute in carcere.
Nell'ambito di questo gruppo di lavoro, in particolare nelle attività finalizzate ad un convegno, si evidenziava come le persone recluse negli ospedali psichiatrici giudiziari, pur non essendo sottoposte a misure di sicurezza definitive, sono identificabili: nei soggetti in osservazione psichiatrica con condanne definitive o con processi in corso; in coloro a cui sono applicate le misure di sicurezza di cui all'articolo 206 del codice penale; nei ricoveri, sulla base dell'articolo 148 o dell'articolo 212 del codice penale, di chi si trova in esecuzione di pena o di misura di sicurezza detentiva (contro soggetti imputabili) cui sia sopravvenuta un'infermità mentale.
Come avevo affermato, il tema si è riproposto e non soltanto a partire dalla lontana legge n. 180 del 1978 (che però non affrontò la specifica materia). Con il decreto legislativo n. 230 del 1999 - se non ricordo male le date, all'epoca del Governo D'Alema - è stato infatti previsto il superamento, in generale, dell'attuale situazione della medicina penitenziaria, e, più specificamente, anche degli ospedali psichiatrici giudiziari, considerando che ci si trova in una situazione di perdurante mancanza di politica manutentiva degli istituti, che alcuni di questi istituti, anzi quasi tutti, sono vetusti, e che vi è un lento ma inesorabile degrado delle strutture, che ha anche comportato la pur utile chiusura di alcuni reparti, ormai insostenibili, ma a discapito della capienza e della abitabilità complessiva.
Come ho ricordato prima, questa materia, ossia il drammatico tema degli ospedali psichiatrici giudiziari, è stata affrontata in particolare - negli anni precedenti erano stati pubblicati vari altri articoli sempre sul Corriere della sera e su altri giornali o riviste - con l'articolo comparso il 18 aprile 2007 sul primo quotidiano italiano a firma del giornalista Fulvio Buffi, il quale ha condotto l'inchiesta nell'ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa, che, insieme all'ospedale psichiatrico giudiziario di Napoli, ospita il 40 per cento degli internati sul territorio nazionale. In quell'occasione, il Corriere della sera pubblicò anche una tormentata, nel senso di preoccupata, intervista del professor Rotelli, uno specialista della materia. Basta citare il titolo di quell'articolo «Suicidi e AIDS: i matti dimenticati».
In quella circostanza, il direttore dell'ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa, dottor Adolfo Ferraro, ha ricordato che il 60 per cento degli internati potrebbe uscire «se ci fossero fuori strutture adatte ad accoglierli e a curarli». Ripeto: il 60 per cento.
Secondo l'inchiesta del Corriere della sera, sono strutture esterne che appaiono o inesistenti o del tutto assenti, giacché ci si basa sulla valutazione di presunti maggiori costi - forse anche reali - di assistenza per ogni assistito rispetto a quelli sostenuti nella condizione di internato. Poiché, quindi, costa di più, sono mantenuti dentro l'ospedale psichiatrico giudiziario in una situazione che induce spesso i giudici di sorveglianza, anche se la pena è stata scontata, ad applicare la proroga della reclusione. Come dice l'articolo, lo chiamano «ergastolo bianco»: nessuno sa quando finirà. È la situazione in cui si trovano molti dei ricoverati negli ospedali psichiatrici giudiziari.Pag. 52
Il giorno dopo è intervenuto, sempre sul Corriere della sera, il dottor Marco D'Alema, consigliere del Ministro della salute Livia Turco, che ha affermato che, in collaborazione con il comitato tecnico delle regioni, il Ministro della salute ha in esame scelte e indirizzi il cui obiettivo sia il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari in tre fasi, che indicava dettagliatamente in tale intervento: una prima, una seconda fase e, infine, una terza fase che dovrebbe comportare la regionalizzazione degli ospedali psichiatrici giudiziari che dovrebbero diventare strutture piccole, a carattere prettamente sanitario, dove l'elemento penitenziario dovrebbe essere ridotto al minimo e dove dovrebbero essere ricoverati solo i casi più gravi.
La chiusura definitiva sarà possibile, secondo il dottor D'Alema, solo modificando il codice penale. Questa materia, del resto, in riferimento al codice penale, è stata affrontata nella commissione di studio di riforma del codice penale presieduta da Giuliano Pisapia, un nostro ex collega, che fu insediata il 27 luglio dello scorso anno presso il Ministero della giustizia.
Il giorno successivo alla lettera del dottor D'Alema, il 20 aprile, sempre il Corriere della sera ha pubblicato un ulteriore intervento, dato che l'inchiesta aveva suscitato una certa reattività istituzionale, consistente in una lettera congiunta del Ministro della giustizia Mastella e del Ministro della salute Turco, i quali ricordavano che questa materia è oggetto di una «seria riflessione da parte degli uffici dei due Ministeri per riuscire a realizzare al più presto iniziative adeguate ad affrontare una situazione che è grave sotto molti profili ormai da lungo tempo». Sono citazioni della lettera di Mastella e Turco.
In primo luogo, si fa riferimento, anche in questo caso, alla piena attuazione del decreto legislativo n. 230 del 1999, che prevede il trasferimento integrale delle competenze in materia sanitaria, ora in capo all'amministrazione penitenziaria, al Servizio sanitario nazionale e alle regioni. In quella lettera, inoltre, si affermava che era necessario affrontare la questione centrale dell'imputabilità degli autori di reato, che forma oggetto delle direttive di prossima presentazione da parte della commissione Pisapia, che ho citato poco fa.
Su tutta questa materia, ha elaborato un ampio rapporto anche l'associazione Antigone (il suo sito si trova on-line), che ha svolto una ricognizione puntuale sulla drammatica situazione che si verifica in ciascuno degli ospedali psichiatrici giudiziari. Nel rapporto - che nel testo dell'interpellanza urgente ho citato più puntualmente e che in questa sede richiamo soltanto perché si tratta di un'opera meritoria - emerge un quadro assolutamente drammatico, sia rispetto alle condizioni...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MARCO BOATO. ... sia rispetto a quella forma di prolungamento della reclusione o dell'internamento nell'ospedale psichiatrico giudiziario, cui ho fatto riferimento in precedenza.
In conclusione - la ringrazio, signor Presidente -, la mia e la nostra richiesta al Governo riguarda sia gli indirizzi legislativi che il Governo intende assumere al riguardo, le misure amministrative che intende affrontare, gli indirizzi della commissione Pisapia e, infine, la questione del riordino della medicina penitenziaria, cui ho fatto più volte riferimento.

PRESIDENTE. Saluto, anche a nome dell'Assemblea, gli studenti di una classe dell'Istituto tecnico commerciale e professionale «Gesualdo» di Avellino, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Luigi Li Gotti, ha facoltà di rispondere.

LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, con riferimento all'interpellanza urgente dell'onorevole Boato e di altri parlamentari, si premette che il progetto di legge delega elaborato dalla Commissione per la riforma del codice penale non prevede la misura del ricovero negli ospedali psichiatriciPag. 53giudiziari, in ciò adeguandosi ai mutamenti delle prospettive terapeutiche e sociali che hanno determinato, sin dal 1978, l'abolizione di tali istituti e che non possono ignorarsi nel riformare un sistema penale che contempla una forma, in verità giustamente edulcorata, di manicomio criminale, come gli ospedali psichiatrici giudiziari.
Pertanto, la legge delega ha individuato diversi tipi di cosiddette risposte sanzionatorie per i non imputabili, diversificate in considerazione della causa di non imputabilità: in primo luogo, quelle di tipo terapeutico per gli infermi di mente; in secondo luogo, quelle finalizzate alla disintossicazione per i tossicodipendenti o per gli alcolisti; infine, quelle rieducative per i minori.
In dettaglio, la riforma prevede, con riferimento ai soggetti non imputabili, la possibilità da parte del giudice di disporre, tenendo conto delle diverse necessità, una pluralità di misure di cura e di controllo: ricovero in strutture terapeutiche protette o in strutture con finalità di disintossicazione; ricoveri in comunità terapeutiche; libertà vigilata associata a trattamento terapeutico; obbligo di presentazione, eventualmente associata a trattamento terapeutico; affidamento a servizi socio-sanitari; infine, svolgimento di un'attività lavorativa o di un'attività in favore della collettività.
La durata della misura di cura e controllo non potrà eccedere quella della pena che si applicherebbe all'agente imputabile e si stabilisce, inoltre, che l'esecuzione della misura possa essere interrotta quando non risulti più necessaria a fini riabilitativi.
Il lavoro di riforma è ancora allo stato progettuale e non può escludersi che il complesso procedimento legislativo possa mutarne alcuni caratteri, ma non c'è dubbio che la linea di tendenza segnata dalle conclusioni della commissione Pisapia non ha, allo stato, altre attendibili alternative.
Le prospettive di un futuro che cammina verso il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari non ci induce tuttavia ad ignorare i formidabili problemi posti dalla loro attuale esistenza e dalla loro quotidiana gestione, problemi che l'onorevole Boato ha evidenziato con grande ricchezza di dettagli.
Su tutte le questioni sollevate in questa sede riferisco sinteticamente, forse in forma interlocutoria, evidenziando comunque i fatti e le valutazioni maggiormente significative ai fini della definizione delle linee di condotta dell'amministrazione.
Si premette che l'organizzazione strutturale dei sei ospedali psichiatrici giudiziari in attività sul territorio nazionale è piuttosto eterogenea. Mentre Reggio Emilia e Castiglione delle Stiviere sono di recente costruzione, gli altri istituti sono ricavati dal riadattamento di edifici antichi storicamente nati per altre funzioni. Solo Barcellona Pozzo di Gotto è stato edificato come manicomio giudiziario.
Negli ultimi tempi si sono resi necessari profondi interventi manutentivi e di ristrutturazione in diversi ospedali psichiatrici giudiziari e ciò ha causato conseguenti fenomeni di sovraffollamento (è stato di recente chiuso, in via provvisoria, per difetto di adeguate condizioni igienico-sanitarie, l'ospedale psichiatrico giudiziario di Napoli).
Oltre a sensibili diversità sul piano dell'organizzazione strutturale, i sei ospedali psichiatrici giudiziari divergono anche sul piano dell'organizzazione funzionale. Quelli a gestione diretta del Ministero della giustizia prevedono la presenza di personale della polizia penitenziaria, mentre la struttura di Castiglione delle Stiviere è caratterizzata dall'esclusiva presenza di personale sanitario, inquadrato secondo i profili professionali e gli accordi collettivi nazionali di lavoro delle aziende sanitarie. Questa impostazione organizzativa ha profondi riflessi sulle finalità prevalentemente di cura che dovrebbero avere gli ospedali psichiatrici giudiziari.
Per quanto concerne l'organizzazione dell'assistenza sanitaria, le risorse finanziarie stanziate sul relativo capitolo di bilancio 1761/3 sono state gestite attraverso il documento di programmazione stilato dalla direzione generale detenuti ePag. 54trattamento del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, che ha invitato i provveditorati regionali, nel procedere alle assegnazioni di competenza, ad assicurare il mantenimento ed anzi il miglioramento degli standard assistenziali ivi garantiti.
Di fatto, le disponibilità finanziarie degli ultimi anni non hanno consentito di incrementare i servizi sanitari esistenti presso gli ospedali psichiatrici giudiziari. Per quanto riguarda la tipologia delle categorie giuridiche dei soggetti presenti si distinguono: gli internati prosciolti per infermità mentale sottoposti a ricoveri in ospedale psichiatrico giudiziario in quanto socialmente pericolosi; gli internati con infermità mentale sopravvenuta, per i quali è stato ordinato l'internamento in ospedale psichiatrico giudiziario o in casa di cura e custodia; gli internati provvisori (imputati sottoposti alla misura di sicurezza provvisoria in ospedale psichiatrico giudiziario in considerazione della presunta pericolosità sociale in attesa di un giudizio definitivo); gli internati con vizio parziale di mente, dichiarati socialmente pericolosi e assegnati alla casa di cura e custodia eventualmente in aggiunta alla pena detentiva, previo accertamento della pericolosità sociale; i detenuti minorati psichici; i detenuti condannati in cui l'infermità di mente sia sopravvenuta durante l'esecuzione della pena; i detenuti dei quali deve essere accertata l'infermità psichica, per un periodo non superiore a 30 giorni.
Risulta evidente, pertanto, che la popolazione ospitata presso queste strutture è alquanto eterogenea. Ciò ne rende problematica la gestione con riguardo alle diverse esigenze di sicurezza e allo sviluppo di progetti trattamentali-riabilitativi.
Si sottolinea inoltre che qualsiasi intervento terapeutico-riabilitativo svolto negli ospedali psichiatrici giudiziari necessita, al fine del reinserimento sociale e, quindi, della dimissione, di una stretta collaborazione con i servizi psichiatrici territoriali per garantire la presa in carico degli internati e la continuità terapeutica.
Risulta fondamentale la creazione di una rete di interventi su tutto il territorio: la precoce presa in carico dei soggetti interessati permette, infatti, di avviare i contatti con i servizi psichiatrici del territorio per garantire la dimissione di quei ricoverati che, per cessata o scarsa pericolosità con compenso psicopatologico, non hanno ragione di rimanere nell'ospedale psichiatrico giudiziario, così come di coloro che sono ormai giunti alla scadenza della misura di sicurezza. Favorire, incoraggiare, pretendere l'inserimento nel territorio salvaguarderebbe i pazienti per i quali si profilano ingiustificate proroghe della misura di sicurezza (famiglie inesistenti o non disposte ad accogliere il paziente, servizi territoriali non disponibili alla presa in carico). Ovviamente ciascuna ASL risponde con le risorse a propria disposizione, per cui l'intervento dei servizi territoriali è ancora disomogeneo sul territorio nazionale. Sarebbe auspicabile la presenza di un maggior numero di strutture intermedie capaci di accogliere i pazienti in dimissione e garantire un graduale ritorno al territorio di appartenenza.
Per cercare di ovviare alle problematiche sopradescritte, l'amministrazione ha intrapreso alcune iniziative. Innanzitutto gli organi periferici sono stati stimolati a sottoscrivere protocolli di intesa con le ASL, finalizzati alla presa in carico dei pazienti con patologia psichiatrica. Attualmente tutti gli ospedali psichiatrici giudiziari hanno sottoscritto tali intese con l'ASL territorialmente competente; alcuni, ad esempio Reggio Emilia, anche con quelle di tutto il territorio regionale. Nel 2004 è stato attuato un programma esecutivo di azione (PEA) dal titolo: «Realizzazione reparti per osservazione psichiatrica di cui all'articolo 112 del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000 in ogni provveditorato».
L'allestimento di tali reparti ha consentito di evitare l'esclusivo invio negli ospedali psichiatrici giudiziari di tutti i detenuti nei confronti dei quali deve essere accertata l'infermità psichica, armonizzando così il principio della tutela della salute con quello della territorialità della pena e scongiurando, anche se per un breve periodo, allontanamenti del ristrettoPag. 55dal nucleo familiare che, proprio nei momenti di fragilità psichica, potrebbero risultare ancora più destabilizzanti. Tale iniziativa ha peraltro contribuito a ridurre il costo delle traduzioni.
In forza di questo programma d'azione sono stati realizzati reparti di osservazione psichiatrica nelle seguenti case circondariali: Torino (due reparti, uno riservato ai collaboratori di giustizia ed il reparto Sestante, attivo già dal 2000, con dodici posti letto); Monza (un reparto maschile con cinque posti letto); Bologna (un reparto maschile con quattro posti letto); Firenze Sollicciano (due reparti, di cui uno destinato alla detenzione femminile con cinque posti letto); Roma Rebibbia (un reparto maschile con quattro posti letto); Lanciano (un reparto maschile non ancora attivo); Reggio Calabria (un reparto maschile con quattro posti letto); Palermo Pagliarelli (un reparto maschile con cinque posti letto); Cagliari (un reparto maschile con cinque posti letto). Questi reparti si aggiungono ad altri due preesistenti: quello ubicato nell'istituto di Livorno (nove posti letto) e quello istituito a Napoli Secondigliano (sedici posti letto).
È in via di progettazione un altro programma da avviare nel prossimo anno, finalizzato alla realizzazione di almeno tre reparti (nord, centro e sud) in cui offrire idonei strumenti di cura e riabilitazione psichiatrica assegnandovi, per il tempo strettamente necessario, gli imputati e i condannati nei confronti dei quali, nel corso della misura detentiva, sopravvenga un'infermità psichica che non comporti, rispettivamente, l'applicazione provvisoria della misura sicurezza del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario o l'ordine di ricovero in OPG o in case di cura o custodia nonché, per l'esecuzione della pena, i soggetti condannati a pena diminuita per vizio parziale di mente.
La commissione interministeriale per la proposta di possibili modelli innovativi, istituita con decreto ministeriale del 20 gennaio 2004, ha affidato ad un gruppo tecnico ristretto lo studio di soluzioni operative da applicare negli ospedali psichiatrici giudiziari, in linea con gli indirizzi terapeutico-assistenziali adottati dal servizio sanitario nazionale. Le conclusioni proposte nel mese di novembre 2006 dal gruppo tecnico necessitano, per la pratica attuazione, di un confronto diretto tra i due dicasteri coinvolti e dell'elaborazione di specifici atti di intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra Stato, regioni e province autonome. Le proposte operative del gruppo tecnico si basano sulla normativa già esistente e possono essere applicate in più fasi sequenziali, mediante provvedimenti amministrativi.
Nell'ottica di superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari risulta essenziale la riduzione del numero dei ricoverati, i quali dovrebbero essere ospitati in strutture diverse dalle attuali, di capienza ridotta e articolate in modo differenziato. Tali strutture dovrebbero essere distribuite sul territorio.
In conformità a quanto evidenziato nel documento di Montelupo, va senz'altro previsto un confronto diretto tra il Ministero della giustizia e quello della salute, con l'elaborazione di specifici atti di intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra Stato, regioni e province autonome. La reale occasione di confronto sopra auspicata si sta concretizzando nei lavori preliminari del gruppo tecnico interistituzionale (Ministero della giustizia, Ministero della salute, regioni), che sta approntando il documento che guiderà il processo di transito delle competenze e delle funzioni del servizio sanitario penitenziario al servizio sanitario nazionale, a norma del decreto legislativo n. 230 del 1999.
Infine, il graduale passaggio ai vari servizi territoriali delle funzioni finora affidate agli ospedali psichiatrici giudiziari necessita della istituzione di una valida rete di contatti tra dipartimenti di salute mentale che assicuri a tutti i pazienti, indipendentemente dalla loro residenza, la fruizione dei servizi erogati dalle ASL.
Si sta valutando, quindi, l'opportunità della costituzione di un osservatorio nazionale per gli ospedali psichiatrici giudiziari che abbia compiti di indirizzo ePag. 56coordinamento per le regioni in merito alle fasi di realizzazione dell'eventuale superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari, nonché compiti di impulso all'attivazione di una rete nazionale dei servizi e delle strutture necessari all'implementazione di piani trattamentali differenziati.

PRESIDENTE. L'onorevole Boato ha facoltà di replicare.

MARCO BOATO. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Li Gotti per la risposta che ha dato. È stato bene, quindi, che tramutassimo l'interpellanza presentata già nello scorso maggio in un'interpellanza urgente, perché finalmente si potesse discutere in Assemblea tale materia, che è molto complessa e difficile, ma al tempo stesso umanamente drammatica per i diretti interessati.
Ho notato che nella parte iniziale della sua risposta il sottosegretario Li Gotti ha precisato di riferire in forma interlocutoria. Infatti, è evidente che tutti i problemi di cui stiamo ora discutendo richiederanno, probabilmente, ulteriori fasi di confronto con il Governo, anche tra qualche mese.
Per alcuni aspetti, ovviamente, posso dichiararmi soddisfatto, anche se, in genere, evito questa ritualità, con queste interlocuzioni, in sede di sindacato ispettivo. Tuttavia, si tratta di una ritualità prevista dal Regolamento.
In ordine alla parte iniziale della risposta del Governo, che si riferisce, avendolo io stesso più volte citato nella mia interpellanza, al progetto di legge delega predisposto dalla Commissione istituita per la riforma del codice penale e presieduta da Giuliano Pisapia, ritengo che tutto ciò che il sottosegretario ha affermato sia pienamente condivisibile.
Non a caso avevo citato questo lavoro, di cui non conoscevo ancora nel dettaglio gli esiti, proprio perché c'è un aspetto - lo facevo presente anche nelle domande finali al Governo - che riguarda la necessità di alcune modifiche legislative.
Resto, tuttavia, preoccupato (non dico insoddisfatto), perché il sottosegretario ha confermato che siamo ancora allo stato progettuale (come peraltro si sapeva) e che non è stato ancora predisposto da parte del Governo - in questo caso la competenza è esclusiva del Ministero della giustizia, e non del Ministero della salute, al quale pure mi sono rivolto - un disegno di legge delega da presentare in Parlamento.
Come è noto, i disegni di legge delega hanno un iter abbastanza complesso, e poi, una volta approvati - ma nel caso di specie non siamo neppure alla fase di presentazione - si devono attendere i tempi tecnico-giuridici necessari, in questo caso per la redazione del nuovo codice, in base alla delega del Parlamento.
Pertanto, mi limito, in questo frangente, ad affermare che condivido quanto ha riferito il rappresentante del Governo e mi auguro (uso un eufemismo) che il Governo non aspetti troppo tempo ancora per presentare un progetto di legge delega al Parlamento. Ciò non riguarda soltanto il tema in oggetto, ma tutta la riforma del codice penale.
Per quanto riguarda gli altri aspetti della questione relativa agli ospedali psichiatrici giudiziari, debbo osservare che correttamente, nella risposta del Governo, si fa riferimento al fatto che una serie di misure molto importanti potrebbero (come sottolineato nell'interpellanza) essere assunte anche in via amministrativa, a legislazione vigente. Condivido anche queste affermazioni, e nell'interpellanza urgente ho fatto riferimento ad alcuni di tali aspetti, chiedendo al Governo quali misure intenda adottare, oltre che sul terreno degli indirizzi legislativi, anche sul terreno degli atti di carattere amministrativo.
Credo di poter sottolineare - oltre al fatto che mi pare che il Governo confermi sostanzialmente la valutazione pesantemente critica, che ovviamente non risale all'attuale Governo, ma a tutta la storia precedente dell'istituto degli ospedali psichiatrici giudiziari - la situazione fortemente critica in cui si trovano nella quasi totalità le strutture attualmente esistenti.Pag. 57
Nella risposta ho ascoltato una serie di riferimenti a iniziative da assumere in collaborazione fra il Ministero e il Ministro della giustizia e il Ministero e il Ministro della salute, le regioni e gli enti territorialmente competenti (ad esempio, le ASL), che sono condivisibili e auspicabili.
Ciò che francamente mi preoccupa, lo dico con garbo al sottosegretario Li Gotti, ma con forza dal punto di vista sostanziale, è che la maggior parte delle misure che ho sentito elencare (condivisibili) sono misure (che non posso definire de iure condendo, perché dovrebbero essere amministrative, più che legislative, oppure di diversa natura normativa) dette al condizionale, al futuro, sotto il profilo della necessità: «sarebbe necessario», «ci vuole una collaborazione più stretta tra i due Ministeri», «ci vuole un rapporto con i servizi psichiatrici territoriali su tutto il territorio», «bisogna arrivare a garantire la dimissione dei ricoverati che non hanno ragione di rimanere all'interno degli ospedali psichiatrici giudiziari», «sono ingiustificate alcune proroghe delle misure di sicurezza semplicemente legate al fatto che non esistono strutture di accoglienza e di cura di supporto all'esterno».
Condivido tutto ciò, ma espongo la mia preoccupazione, che voglio rappresentare al Governo e lasciare agli atti parlamentari, perché, se fra qualche mese ci ritroveremo in quest'Aula a discutere ancora di questa materia con spirito costruttivo, non vorrei che si dicesse che questi mesi sono passati invano. Si tratta di misure che richiedono una forte implementazione. Ho citato una lettera del consulente giuridico del Ministro Turco e una lettera congiunta del Ministro Mastella e del Ministro Turco, che risalgono al 19 e al 20 aprile di quest'anno, vale a dire a quasi otto mesi fa. In tali dichiarazioni pubbliche al Corriere della sera si dava atto lealmente della gravità e dell'importanza di tali questioni e dell'urgenza di affrontarle, nella logica del superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari, mediante una serie di misure, anche di carattere amministrativo, che possano comunque ridurre la presenza negli ospedali psichiatrici giudiziari al tempo strettamente necessario, ridurre l'impatto con il territorio, superare l'assenza di un coordinamento con il territorio, e via dicendo.
Lei ha fatto riferimento al principio di territorialità della pena: si tratta di un principio che trovo condivisibile. Mi auguro che questo piano di lavoro, del resto discusso nel gruppo di lavoro promosso dal comune di Montelupo Fiorentino, dalla regione Toscana, dalla provincia di Firenze e dal Forum sulla salute, e che consisteva in una serie di misure proposte dal gruppo di lavoro che era stato istituito nella precedente legislatura, alle cui conclusioni ha fatto riferimento il sottosegretario, passi il più rapidamente possibile e con maggiore determinazione alla fase attuativa.
Fornisco un'informazione al sottosegretario, perché mi aspettavo che me la fornisse lui. Guardando con cura gli atti parlamentari di questi giorni, in particolare gli emendamenti depositati al disegno di legge finanziaria in Commissione bilancio, che è attualmente in discussione in sede referente, trovo l'emendamento 67.08 del Governo, che affronta, sia pure parzialmente, tale materia, al fine di dare completa attuazione al riordino della medicina penitenziaria, di cui al decreto legislativo n. 230 del 1999, più volte citato, comprensivo dell'assistenza sanitaria negli istituti penali minorili e nei centri di prima accoglienza, nelle comunità e negli ospedali psichiatrici giudiziari. Si prevede una serie di misure, sia pure parziali e limitate, ma che comunque riguardano anche questa materia. Riferisco al Governo la proposta emendativa che il Governo stesso ha depositato (non so se poi verrà approvata).
Credo che sia necessario andare nella direzione dell'attuazione delle misure che ho indicato nell'interpellanza e che il Governo puntualmente ha ricompreso nella sua risposta. Non dobbiamo trovarci fra qualche mese a rifare la fotografia di una situazione drammatica, senza che sia cambiato sostanzialmente quasi nulla.

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(Eventuali iniziative, anche ispettive, in relazione ai provvedimenti adottati dal procuratore della Repubblica di Padova, con riguardo all'ordinanza del sindaco di Cittadella (Padova) in materia di iscrizione all'anagrafe dei cittadini stranieri - n. 2-00877)

PRESIDENTE. L'onorevole Goisis ha facoltà di illustrare l'interpellanza Brigandì n. 2-00877 concernente eventuali iniziative, anche ispettive, in relazione ai provvedimenti adottati dal procuratore della Repubblica di Padova, con riguardo all'ordinanza del sindaco di Cittadella (Padova) in materia di iscrizione all'anagrafe dei cittadini stranieri (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 8), di cui è cofirmataria.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, abbiamo presentato questa interpellanza al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro della giustizia e al Ministro dell'interno, in merito all'ordinanza del sindaco Bitonci di Cittadella, emanata il 16 novembre, per l'attuazione delle disposizioni legislative in materia di iscrizione nel registro della popolazione residente. In tale ordinanza si fa riferimento al decreto legislativo n. 30 del 2007, che prevede che colui che chiede la residenza sia in possesso di un reddito minimo, equivalente a 5 mila euro l'anno, e di un'abitazione dignitosa e in buone condizioni igieniche, e che non abbia pendenze penali.
Infine, il sindaco Bitonci aveva previsto di costituire una commissione che vagliasse l'esistenza dei presupposti per conferire l'iscrizione al registro dei residenti.
Cosa è accaduto? Il procuratore della Repubblica Calogero del tribunale di Padova ha ritenuto che questi atti costituissero il reato previsto dall'articolo 347 del codice penale, ossia l'usurpazione di funzioni, con riferimento all'istituzione di questa commissione. Dobbiamo precisare che il sindaco, proprio in quanto ufficiale di Governo, ha tra i suoi compiti precipui la vigilanza su tutto quanto possa interessare la sicurezza e l'ordine pubblico, e in proposito deve informare il prefetto, il questore, e comunque gli organi competenti.
La commissione di cui si parla aveva queste funzioni: non intendeva prevaricare né usurpare alcuna funzione, ma semplicemente svolgere un'azione preventiva. Pertanto, il comportamento del sindaco per noi, e per la legge, se così stanno le cose, non era solo legittimo, ma addirittura dovuto.
Inoltre, il procuratore Calogero non si è accontentato di sequestrare la copia autenticata dell'ordinanza, bensì ha requisito proprio l'ordinanza originale. In questo modo, pertanto, è venuto a porsi nella condizione di esorbitare dai presupposti che condizionano l'esercizio dell'azione giurisdizionale; in pratica, ha impedito al sindaco di esercitare la sua funzione. La giurisprudenza, d'altra parte, ha affermato che, affinché sussista violazione dell'articolo 347 del codice penale, occorre che le funzioni vengano svolte senza legittima investitura e per fini esclusivamente propri o personali. Con questa azione, invece, il procuratore ha impedito l'esercizio di queste funzioni e ha inibito l'efficacia dell'atto amministrativo.
A questo punto, noi vogliamo chiedere quali iniziative il Ministro intenda assumere al riguardo e, soprattutto, se non intenda avviare iniziative ispettive nei confronti del magistrato interessato, ai fini dell'eventuale esercizio dell'azione disciplinare, perché riteniamo che la sua azione sia stata abnorme ed esorbitante rispetto alle sue funzioni.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Luigi Li Gotti, ha facoltà di rispondere.

LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il capo dell'ufficio requirente citato nell'interpellanza ha comunicato di aver iscritto il 21 novembre 2007 nei confronti di Massimo Bitonci, sindaco di Cittadella, un procedimento penale per il reato di cui all'articolo 347, primo comma, ipotizzato con riferimento all'emissione dell'ordinanzaPag. 59n. 258 del 16 novembre 2007 avente ad oggetto l'attuazione delle disposizioni legislative generali in materia di iscrizione nel registro della popolazione residente e disposizioni congiunte in materia igienico-sanitaria e di pubblica sicurezza.
All'indagato, Massimo Bitonci, nel corso della presentazione spontanea - avvenuta, ai sensi dell'articolo 374 del codice di procedura penale, il 29 novembre 2007 - sono state contestate le seguenti circostanze. In primo luogo, nel corpo dell'ordinanza si legge testualmente che il sindaco istituisce una commissione interna con il compito di esaminare le singole richieste di iscrizione anagrafica da parte di soggetti aventi diritto di soggiorno nel territorio nazionale e al fine di accertare, anche per acquisizione diretta di notizie ed informazioni, un presunto status di pericolosità sociale tale da porre a rischio il mantenimento e la salvaguardia dell'ordine e la sicurezza pubblica. In tal guisa, viene introdotto di fatto un sub-procedimento caratterizzato dall'esercizio di funzioni e attribuzioni di esclusiva spettanza degli organi di Governo centrale e periferici dello Stato (Ministro dell'interno, prefetto e questore). In secondo luogo, l'accertamento sopra descritto da parte della commissione comunale è stabilito nell'ordinanza come preventivo all'iscrizione anagrafica, così come preventiva è espressamente qualificata l'informazione che la stessa commissione deve darne al prefetto e al questore di Padova. Conseguentemente, il diritto soggettivo all'iscrizione anagrafica viene subordinato a due condizioni non previste ed anzi contrastanti con la legge (accertamento diretto di pericolosità e segnalazione preventiva al prefetto e al questore).
Il procuratore della Repubblica riferisce altresì che il procedimento è tuttora in fase di indagine preliminare e se ne prevede la definizione in data prossima.
La sicurezza dei cittadini e l'ordinata convivenza sono priorità nell'azione di questo Governo, come testimoniato anche dalle recenti iniziative legislative inserite nel cosiddetto pacchetto sicurezza. La materia è complessa e delicata e i buoni esiti dell'azione dei pubblici poteri dipendono anche dalle sinergie fra l'amministrazione centrale e quelle locali, ciascuna nella propria sfera di competenza.
Non è questa la sede, ovviamente, per operare definitive valutazioni di legittimità e opportunità delle iniziative assunte dal sindaco di Cittadella, le quali pongono complesse questioni anche di carattere giuridico - peraltro segnalate dagli stessi interpellanti - come il rapporto fra il diritto all'iscrizione all'anagrafe e i diritti di libera circolazione e stabilimento dei cittadini europei nel territorio dell'Unione. Non si può tuttavia non segnalare quanto, al riguardo, ha osservato il Ministero dell'interno, secondo il quale l'ordinanza in questione appare presentare possibili profili di illegittimità nella misura in cui subordina l'iscrizione anagrafica a controlli sul contenuto dell'autodichiarazione, che invece deve considerarsi di per sé sufficiente a dimostrare il possesso del requisito richiesto, fatta salva la possibilità di successiva verifica da parte dell'amministrazione.
Deve poi specificamente porsi attenzione al punto 5 dell'ordinanza, con riguardo all'iscrizione anagrafica di stranieri extracomunitari. Tale punto prevede invero che gli stessi debbano comunque dimostrare di disporre di idonea sistemazione alloggiativa e di un sufficiente reddito annuo, proveniente da fonti lecite, anche nel caso in cui la carta di soggiorno sia scaduta e in corso di rinnovo. La disposizione non tiene peraltro conto della situazione evidentemente diversa in cui si trovano, da un lato, i soggetti che abbiano già ottenuto un permesso o addirittura la carta di soggiorno, pure scaduti ma rinnovabili e, dall'altro, coloro che invece siano in attesa di un primo atto autorizzativo.
Per quanto attiene poi all'attività di verifica dei requisiti igienico-sanitari dell'alloggio indicato per uso abitativo, si osserva che tali controlli - pur rientrando tra le competenze del sindaco sotto il profilo della salvaguardia dell'igiene pubblica e della salubrità ambientale - possono ostacolare la corretta applicazionePag. 60della legislazione anagrafica nella misura in cui il carattere preventivo degli accertamenti disposti sia inteso nel senso che gli stessi possano condizionare l'esito del procedimento di iscrizione pur in difetto di alcuna prescrizione normativa in tal senso.
Quanto all'attività della procura della Repubblica di Padova, va intanto affermato che in questa sede non può sindacarsi, nel merito, la valutazione operata dall'ufficio requirente che ha ritenuto di ravvisare nei fatti una possibile notizia di reato e di condurre, dunque, un'obbligatoria verifica degli stessi mediante gli strumenti di indagine ritenuti opportuni. Si tratta, come evidente, di una iniziativa che deve ricondursi all'esercizio delle autonome prerogative dell'organo inquirente che, peraltro, allo stato non ha ancora esplicitato con atti conclusivi delle indagini - che auspico rapide - le proprie definitive valutazioni.

PRESIDENTE. L'onorevole Brigandì ha facoltà di replicare.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, sono fortemente insoddisfatto della risposta, perché è una vergogna che ovviamente promana non dal comportamento del signor sottosegretario, che è stato cortesissimo nel rispondere, ma dall'impostazione politica che codesto Governo ha con riferimento agli affari della giustizia.
Vi sono dei magistrati che fanno di tutto e di più, un «pezzettino» come questo sul quale mi soffermerò, ma non succede nulla; vi sono dei magistrati che si permettono di nominare il nome di D'Alema invano e vengono trasferiti dal CSM (basta leggere i giornali di questi giorni). Siamo in una situazione veramente grave nella quale è evidente che un potere dello Stato è supportato organicamente da un altro potere dello Stato e che entrambi funzionano in sinergia in riferimento ad una certa maggioranza; questa è l'assoluta verità. L'unico aspetto che non riesco a capire è se una certa parte del Parlamento sia subordinata alla magistratura o se la magistratura sia subordinata ad una certa parte del Parlamento.
Mi spiego, signor sottosegretario. Potrei rispondere lungamente (ma evito di farlo) alle osservazioni da lei svolte, tra le quali la questione della subordinazione della concessione della residenza all'esaurimento di un certo atto. Nell'ordinanza vi è scritto che si accerta, si invia e si dà, non che si accerta, si invia e si nega; si accertano i fatti, anche quelli di pubblico interesse e, come è doveroso, nel momento in cui emergono determinati fatti la relativa informativa viene inoltrata al prefetto e al questore. Quindi, non si usurpa alcun potere e nemmeno lo si affianca; lo si coadiuva perché è giusto che vi sia collaborazione tra le istituzioni e automaticamente si concede la residenza se vi sono gli altri requisiti. Non vi è alcuna subordinazione, se l'è inventata il giudice!
Questa però, signor sottosegretario, sarebbe una discussione nel merito, ma io non ci casco, perché la stessa, se il giudice archivierà (ma nutro dei dubbi al riguardo), interverrà subito, oppure in primo grado, in appello e in Cassazione; questa non è la sede nella quale discutere di tali questioni.
Signor sottosegretario, lei ha sicuramente letto l'interpellanza, ma forse non ha posto attenzione alla frase riportata nella medesima: «(...) questo è il motivo più pregnante della presente interpellanza», concernente un aspetto sul quale attendevo una risposta, ma che evidentemente ha reso difficile venire a rispondere.
Nell'interpellanza ho spiegato i motivi per i quali ritengo che il giudice abbia commesso degli errori - su questo non vi è dubbio - ma la domanda che abbiamo posto al Governo attiene al fatto che un giudice sequestra il corpo del reato per avere la prova del reato; se un soggetto commette un omicidio, il giudice prende possesso del cadavere, dispone l'autopsia e tutti gli altri accertamenti che devono essere compiuti al fine di accertare l'omicidio. In questo caso, signor sottosegretario, è stato sequestrato l'originale dell'atto; se lei naviga su Internet lo trova! Se avessero voluto avere delle prove più pregnanti una copia autentica era già in possesso della procura. Signor sottosegretario,Pag. 61mi deve spiegare per quale motivo è stato sequestrato l'originale dell'atto. Lei sa perfettamente che qualsiasi atto amministrativo può essere posto nel nulla solo dal Tar, sia se l'atto viene impugnato dal prefetto che ne ha un autonomo diritto, sia se viene impugnato dal cittadino che veda leso un suo interesse legittimo.
Si tratta, quindi, di un interesse legittimo, non di un diritto soggettivo. Se fosse leso - come lei ritiene - un diritto soggettivo, le strade sarebbero diverse e anche più grandi. Se ciò è vero, perché il pubblico ministero ha sequestrato l'originale? È evidente che l'amministrazione, quando non è più in possesso dell'originale, o approva un'altra delibera, predisponendo un altro originale, altrimenti non può applicare quella già emanata.
Lei sa bene, signor sottosegretario, che, per annullare un atto, occorre una sentenza del TAR passata in giudicato: il TAR, infatti, giudica dal punto di vista del diritto amministrativo le situazioni che il PM ha ritenuto di giudicare. Ma il PM non può giudicare tali aspetti! Non entro nel merito dell'esercizio dell'azione penale da parte del pubblico ministero, il quale, come lei giustamente afferma, ha svolto e ritiene di svolgere il suo dovere. Affermo semplicemente - lei lo sa - che, anche all'interno di un processo penale e civile, il giudice non può mai dichiarare la nullità di un atto amministrativo, ma, incidenter tantum, può non applicare l'atto amministrativo, in quanto atto proprio di una giurisdizione diversa.
La domanda era questa. Lei mi poteva rispondere: «Bene ha fatto il pubblico ministero a sequestrare l'originale», oppure: «Male ha fatto il pubblico ministero a sequestrare l'originale». Signor sottosegretario, lei è un pubblico ufficiale. Se afferma che ha fatto male a sequestrare l'originale, sostiene che il pubblico ministero ha agito esattamente come gli imputati, ossia ha abusato dei suoi poteri per un motivo estremamente semplice: si è sostituito al TAR.
Signor sottosegretario, come faccio a dichiararmi soddisfatto della sua risposta, quando - sostenendo una serie di concetti opinabili - lei ha semplicemente avallato l'operato di un pubblico ministero che ha «pazziato» e ha fatto strage delle elementari norme civili ed amministrative: i meccanismi giuridici sono ben spiegati nell'ordinanza.
Lei ha risposto alle domande alle quali le è convenuto rispondere e non a quelle alle quali non le è convenuto. Qui, però, non discutiamo il merito. Le chiedo se il pubblico ministero, prima dell'esercizio dell'azione penale, possa porre nel nulla un atto amministrativo. Se lo ha fatto, lei ha il dovere specifico - essendo un pubblico ufficiale - di presentare un esposto presso la procura della Repubblica.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'Istituto comprensivo Salvo D'Acquisto di Lonate Ceppino (Varese), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

(Rinvio dell'interpellanza urgente Sperandio n. 2-00853)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta del Governo e con il consenso dei presentatori, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Sperandio n. 2-00853, concernente la gestione del centro di permanenza temporanea di Lamezia Terme e iniziative per il superamento di tali strutture, è rinviato ad altra seduta.

(Iniziative per l'annullamento straordinario dell'ordinanza del sindaco di Cittadella (Padova) in materia di iscrizione all'anagrafe dei cittadini stranieri - n. 2-00863)

PRESIDENTE. L'onorevole Frias ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00863, concernente iniziative per l'annullamento straordinario dell'ordinanza del sindaco di Cittadella (Padova) in materia di iscrizione all'anagrafe dei cittadini stranieri (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 9).

Pag. 62

MERCEDES LOURDES FRIAS. Signor Presidente, anche la mia interpellanza urgente riguarda l'esuberante ordinanza del sindaco di Cittadella. Si è già dibattuto degli aspetti sui quali sta lavorando la magistratura. Chiediamo che siamo utilizzati i poteri che la legge attribuisce al prefetto, al questore e al Ministro dell'interno ai fini dell'annullamento di tale ordinanza, che, a nostro parere, viola il principio di non discriminazione.
Inizio il mio ragionamento con riferimento alla normativa italiana sull'immigrazione attualmente in vigore: due articoli del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, introdotti dalla legge Turco-Napolitano, non sono stati modificati dalla legge Bossi-Fini. Vi si afferma testualmente che «costituisce discriminazione ogni comportamento che, direttamente o indirettamente, comporti una distinzione, esclusione, restrizione o preferenza basata sulla razza, il colore, l'ascendenza o l'origine nazionale o etnica, le convinzioni e le pratiche religiose».
Dunque, compie un atto di discriminazione «il pubblico ufficiale o la persona, incaricata di pubblico servizio o la persona esercente un servizio di pubblica necessità che, nell'esercizio delle sue funzioni, compia od ometta atti nei riguardi di un cittadino straniero che, soltanto a causa della sua condizione di straniero o di appartenente a una determinata razza, religione, etnia o nazionalità, lo discrimina ingiustamente».
Ciò è quanto prevede la legge italiana attualmente in vigore. Riteniamo che il provvedimento in questione violi il citato articolo della legge e i principi di non discriminazione per diversi motivi. Uno di questi riguarda la disparità di trattamento, prevista nel decreto legislativo, per quanto riguarda la questione del reddito. L'ordinanza prescrive di svolgere indagini e verifiche sulle risorse economiche e sulle fonti di sostentamento del richiedente preventivamente all'iscrizione anagrafica, sospendendo nel frattempo il procedimento, nonostante la stessa ordinanza preveda l'autocertificazione. Peraltro, secondo la legge, l'autocertificazione non dovrebbe sospendere il procedimento e, pertanto, la sospensione del procedimento è ingiustificata.
Né la direttiva né il decreto legislativo di recepimento prevedono per i cittadini comunitari requisiti alloggiativi, né tanto meno l'idoneità abitativa. L'ordinanza, inoltre, non chiarisce a quale tipo di idoneità si riferisca. Per i cittadini comunitari la procedura diventa eccessivamente lunga, mentre il sindaco e la sua commissione eseguono le verifiche sulla pericolosità sociale del richiedente.
Questa ordinanza parte soprattutto da una presunzione criminogena degli immigrati, perché prevede il compimento di verifiche, con comunicazione al prefetto e al questore ai fini delle indagini sulla pericolosità sociale di tali soggetti.
Dunque, ciò ovviamente comporta danni per le persone richiedenti, dovuti non soltanto alla lunghezza dei tempi. Vorrei ricordare quanti adempimenti, non solo burocratici, ma per la vita quotidiana, dipendono dall'iscrizione anagrafica o perlomeno dalla ricevuta della richiesta di iscrizione anagrafica, che non viene rilasciata nel caso degli stranieri, in particolare comunitari, perché preventivamente si pensa che possano comportare chissà quale pericolo per la società.
L'ordinanza svolge una funzione preventiva, anticipando una eventuale sanzione. Questo è il significato della sospensione ed è la maggiore incongruenza fra tutte quelle di questo provvedimento. Si prevede una commissione per il vaglio delle domande, ma, come è stato già affermato anche dal sottosegretario per la giustizia, si tratta di una funzione attinente ai poteri esclusivi dello Stato.
Infine, vorrei ricordare che nel 1999 il prefetto di Alessandria ha annullato un'ordinanza del genere, che prevedeva una serie di requisiti per l'iscrizione anagrafica dei cittadini stranieri, tra i quali il certificato di sana e robusta costituzione. Pertanto, le bizzarrie sono storiche, ma sembra che non riusciamo ad elaborare sufficientemente la storia.
Dunque, per questi motivi, riteniamo che l'ordinanza debba essere annullata, aiPag. 63sensi dell'articolo 138 del testo unico degli enti locali, di cui al decreto legislativo n. 267 del 2000.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Ettore Rosato, ha facoltà di rispondere.

ETTORE ROSATO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, il sindaco di Cittadella, in provincia di Padova, lo scorso 16 novembre, ha emanato un'ordinanza attuativa delle disposizioni legislative generali sull'iscrizione nel registro delle popolazioni residenti, dettando norme anche in materia igienico-sanitaria e di pubblica sicurezza, riguardanti in particolare gli stranieri, comunitari e non.
L'iniziativa, che era stata preannunciata dalla stampa locale già qualche giorno prima con grande enfasi e pubblicizzata quale strumento in grado di rispondere alle richieste di sicurezza della cittadinanza, è stata accolta con favore da numerosi sindaci dei comuni del settentrione, che hanno emanato provvedimenti di analogo contenuto ispirati all'ordinanza.
Negli ultimi giorni, altri sindaci hanno fatto ricorso allo strumento derogatorio anche per disciplinare materie diverse da quella anagrafica. Almeno in qualche caso, l'esercizio del potere di ordinanza può porre dubbi sulla legittimità.
Come ricordato dagli onorevoli interroganti e secondo quanto riferito dal Ministero della giustizia e anche dal collega Li Gotti poc'anzi, la procura della Repubblica presso il tribunale di Padova ha ipotizzato, a carico del sindaco di Cittadella, il reato di usurpazione di funzione pubblica, previsto dall'articolo 347 del codice penale.
Le contestazioni riguardano, in particolare, l'istituzione di una commissione interna, alla quale è affidato il compito di esaminare le richieste di iscrizione di stranieri e di accertare il presunto status di pericolosità sociale, tale da porre a rischio il mantenimento della salvaguardia dell'ordine e della sicurezza pubblica. Attraverso tale previsione, secondo l'autorità giudiziaria, si creerebbe un subprocedimento caratterizzato dall'esercizio di funzioni e compiti che il vigente ordinamento giuridico attribuisce al Ministro dell'interno, al prefetto e al questore.
Una seconda circostanza di fatto contestata al sindaco riguarda gli accertamenti preventivi disposti attraverso detta commissione comunale, relativi allo status di pericolosità, che comporterebbero un condizionamento del diritto soggettivo all'iscrizione anagrafica, non previsto dalla legge e consistente nell'accertamento diretto della pericolosità e nella conseguente segnalazione al prefetto e al questore.
Inoltre, sempre secondo le informazioni rese dal Ministero della giustizia, a fondamento dell'ipotesi di reato figura anche il fatto che della commissione interna prevista dall'ordinanza fa parte un appartenente alla polizia locale, poi individuato nella persona del comandante della polizia municipale di Cittadella, il quale, in qualità di ufficiale di polizia giudiziaria, è astrattamente legittimato all'acquisizione e al trattamento dei dati relativi alla pericolosità sociale.
In attesa della definizione del procedimento giudiziario relativo all'ordinanza emanata dal sindaco di Cittadella, che è tuttora in fase di indagini preliminari, occorre focalizzare l'attenzione sul problema che si sta ponendo, sempre con maggiore enfasi, sulla corretta utilizzazione del potere di ordinanza da parte dei sindaci, atteso che in alcuni recenti casi, come già accennato, possono emergere dubbi sul legittimo ricorso allo strumento derogatorio.
Sul tema esiste una consolidata giurisprudenza, anche costituzionale, che, nel tener conto del carattere di urgenza e di necessità dei presupposti che sottendono all'emanazione delle ordinanze, sottolinea che le stesse devono avere un'efficacia limitata nel tempo, un'adeguata motivazione e un'efficace pubblicazione, conformemente ai principi dell'ordinamento giuridico.
Nel caso dell'ordinanza del sindaco del comune di Cittadella, appare preliminarmente necessario puntualizzare che suscitaPag. 64qualche perplessità la scelta di fare ricorso ad un provvedimento contingibile ed urgente, finalizzato a prevenire e ad eliminare gravi pericoli che minacciano l'incolumità dei cittadini.
Peraltro, il provvedimento detta disposizioni interne ai propri uffici, senza stabilire nuove norme a carattere straordinario e temporaneo, pur senza addurre particolari motivazioni a sostegno dello strumento prescelto. In effetti, il sindaco ha fondato il provvedimento su un asserito incremento dei livelli esponenziali dei flussi migratori (e conseguentemente delle richieste di iscrizione nel registro anagrafico della popolazione), che potrebbe causare emergenza sotto il profilo dell'igiene e della sanità pubblica, nonché dell'ordine pubblico della sicurezza.
Richiamo, in proposito, la recente giurisprudenza del Consiglio di Stato che, con la sentenza n. 2109 dell'8 maggio 2007, sezione V, ha stabilito che il potere del sindaco di emanare ordinanze contingibili e urgenti non può prescindere dalla sussistenza di uno stato di effettivo e concreto pericolo per la pubblica incolumità, non fronteggiabile con gli ordinari strumenti di amministrazione attiva, da motivare sempre e debitamente ad esito di approfondita istruttoria.
Riguardo ai contenuti del provvedimento, come noto, l'ordinanza disciplina l'iscrizione ai registri anagrafici degli stranieri, con particolare riguardo ai cittadini comunitari.
Ricordo, a tal proposito, che i sindaci, in materia di stato civile ed anagrafe operano quali ufficiali del Governo, applicando la normativa vigente, nel rispetto delle leggi della Repubblica. In particolare, ad essi spetta, nella loro qualità di ufficiali di anagrafe, di sovrintendere alla tenuta dei registri di stato civile e di popolazione, secondo quanto previsto dagli articoli 50 e 54 del decreto legislativo n. 267 del 2000. A livello statale la materia è affidata al Ministero dell'interno, ai sensi dell'articolo 14 del decreto legislativo n. 300 del 1999.
La normativa comunitaria concernente le iscrizioni nei registri anagrafici dei cittadini dell'Unione, di recente recepita nel nostro ordinamento nazionale, non consente di subordinare detta iscrizione a condizioni diverse da quella relativa all'accertamento - necessario al fine di non gravare sul sistema assistenziale dello Stato ospitante - della disponibilità dei mezzi di sostentamento. La direttiva è stata recentemente attuata con il decreto legislativo n. 30 del 2007, che opera un rinvio alla vigente disciplina in materia anagrafica, anche in relazione alle condizioni per l'iscrizione al procedimento amministrativo. All'autorità locale non è quindi consentito di modificare o integrare le norme nazionali con interventi di carattere amministrativo.
Eventuali problemi che possono derivare a livello locale dall'applicazione della normativa nazionale potranno essere affrontati solo attraverso un processo di modifica delle disposizioni comunitarie.
In tal senso, il Presidente del Consiglio, insieme al Premier rumeno, ha già chiesto al Presidente della Commissione europea l'adeguamento della normativa comunitaria alle attuali diverse esigenze. Alla richiesta si è associato il Governo francese, che ha condiviso l'opportunità di iniziative congiunte in questa direzione.
Tutto ciò premesso, il Governo è consapevole che occorre dare una risposta alla richiesta di sicurezza della cittadinanza. È indiscutibile, infatti, che tra la popolazione è diffuso un preoccupante senso di allarme, particolarmente accentuato nelle popolazioni delle aree maggiormente esposte all'immigrazione, per motivi sia geografici che economici, che ha negativamente inciso sulla percezione di sicurezza dei cittadini.
A tale proposito, ricordo che il tema della sicurezza costituisce una priorità nell'azione del Governo, che è intervenuto sia in via normativa che attraverso strumenti amministrativi. Lo scorso 30 ottobre il Governo, infatti - lo ricordava in precedenza il sottosegretario Li Gotti -, ha approvato il cosiddetto pacchetto sicurezza, costituito da cinque disegni di legge, per contrastare la criminalità diffusa. Mi riferisco, in particolare, alle disposizioni per garantire la sicurezza urbana, quellePag. 65in tema di reati di grave allarme sociale e di certezza della pena, all'istituzione della banca dati del DNA e alle misure di contrasto alla criminalità organizzata.
Al fine di dare concreta applicazione alla direttiva 2004/38/CE, attuata nel nostro ordinamento attraverso il decreto legislativo n. 30 del 2007, ricordo in particolare l'approvazione del decreto-legge n. 181 del 2007 in materia di sicurezza urbana, che consente l'allontanamento, anche immediato, dei cittadini comunitari la cui permanenza in Italia risulti incompatibile per motivi imperativi di pubblica sicurezza.
Ma è soprattutto attraverso la ricerca di collaborazione con le regioni e le autonomie locali che il Governo sta operando, cercando convergenze e strategie comuni per mettere a punto misure mirate al contrasto alla criminalità e all'illegalità. Si tratta di un nuovo approccio al problema, espressione di una rinnovata solidarietà interistituzionale che, in un'ottica di condivisione delle responsabilità, mira a superare la collaborazione limitata alla fase emergenziale, favorendo le strategie di prevenzione e contrasto alla criminalità organizzata e all'illegalità diffusa, destinata a durare nel tempo.
Cito a tale proposito l'accordo quadro del 20 marzo 2007 stipulato dal Ministro dell'interno con l'ANCI, che coinvolge tutti i comuni italiani, i patti per la sicurezza, ormai ampiamente diffusi sul territorio, con le principali città metropolitane e quelli stipulati con la regione Friuli-Venezia Giulia e con la Calabria.
Proprio nell'ottica della collaborazione, deve essere condivisa la proposta formulata dal presidente dell'ANCI finalizzata a promuovere un confronto con gli enti territoriali e locali in sede di Conferenza unificata relativamente alle questioni tecniche riguardanti le regole sulle iscrizioni anagrafiche, nella convinzione che il prospettato accordo interistituzionale sia l'unico modo per approfondire, affrontare e condividere le preoccupazioni comuni sulla sicurezza dei cittadini e per studiare insieme le modalità concrete per applicare e dare la massima effettività alle disposizioni, anche recenti, in tema di sicurezza. In quella sede potrà validamente essere affrontato il tema dei poteri dei sindaci quali ufficiali del Governo.
Nel ribadire comunque che ogni iniziativa locale deve essere attuata nel rispetto delle leggi della Repubblica, il Governo ritiene opportuno percorrere la via della collaborazione, cercando soluzioni condivise e rinviando solo all'esito del confronto eventuali iniziative anche in termini sanzionatori.

PRESIDENTE. L'onorevole Frias ha facoltà di replicare.

MERCEDES LOURDES FRIAS. Signor Presidente, volevo ringraziare il sottosegretario per la gentilezza, la cortesia e l'impegno con cui ha risposto all'interpellanza. Ritengo ovviamente che sia sempre positiva ogni iniziativa di collaborazione con gli enti locali e con le regioni. Devo dire, però, che, di fronte ad un fatto di tale gravità allorché qualcuno deborda dalle proprie funzioni, affermare solamente «vogliamoci bene» non risolve la questione. In questo caso il Governo dovrebbe assumere i poteri in suo possesso e i suoi doveri per ripristinare la legalità, visto che si parla tanto della legalità, perché in questo caso siamo andati oltre.
Come ha affermato precedentemente il suo collega, il sottosegretario alla giustizia, stiamo parlando di aspetti che dimostrano l'illegittimità di questo provvedimento. Anche lei in diversi passaggi ha usato il termine «illegittimo» e ha affermato che l'ente locale non può sostituirsi e non può intervenire in alcun modo.
Allora, alla luce dell'analisi contenuta nella sua risposta, come possiamo far rimanere tutto com'è? Dobbiamo attendere che un giorno si faccia una riunione o si riuniscano cinque tavoli per decidere? Io penso che il prefetto di Padova e, ancor di più, il Ministro dell'interno, come ha già fatto il prefetto di Alessandria nel 1999, dovrebbero annullare un'ordinanza che, come abbiamo sottolineato nell'illustrazione dell'interpellanza, si dimostra così discriminatoria.Pag. 66
In questi giorni stiamo assistendo ad una deriva non solo securitaria. Vi sono diversi sindaci e consiglieri comunali, persone di modesto spessore politico, che però si sono guadagnati il loro quarto d'ora di gloria apparendo sulle prime pagine dei giornali e dei telegiornali, perché stanno facendo a gara a chi la spara più grossa contro il nemico, ed il nemico è identificato nell'emigrante, che però è quello che contribuisce alla loro ricchezza.
Infatti, ricordo che i cittadini del ricchissimo Veneto sono stati i grandi emigranti verso gli Stati Uniti. Basta fare una piccola ricerca per andare a vedere tutti i vari Galan, Borghezio, Bosi e company che si trovano tra i cognomi di quelle famiglie arrivate a Ellis Island e lì messe in quarantena. Se negli Stati Uniti - come ha affermato un famoso giornalista - avessero applicato un'ordinanza simile a quelle oggi discusse, non so cosa sarebbe successo con tutti i parenti dei vari sindaci di Cittadella e dei vari consiglieri comunali che in questo momento fanno tali «sparate».
Sembra che non vi sia elaborazione della storia, tuttavia non voglio porre la questione sul solo piano storico, perché vi è anche una questione di buonsenso. Stiamo discutendo di un provvedimento che individua una serie di categorie di persone, che sanziona in via preventiva e che parte dalla patologia. Effettivamente tra gli immigrati vi è una percentuale fisiologica - lo sottolineo - di persone che si trovano nel circuito della devianza, ma la maggior parte di loro - potete consentirmi tale affermazione - è gente che lavora e contribuisce alla ricchezza del Paese. Vi sono le cifre a supporto di tale conclusione, le ho illustrate prima nel question time, e potrei ripeterle, ma ve le risparmio, considerato che vogliamo tutti andare a casa.
Dunque, non si può governare in questo modo. Non si può sistematicamente rincorrere e seguire le onde emotive e la percezione della sicurezza. Nella I Commissione stiamo svolgendo un'indagine conoscitiva sullo stato della sicurezza nella quale sono intervenuti tutti i responsabili delle diverse forze dell'ordine e molti esperti, i quali dichiarano che non vi è corrispondenza tra l'andamento della criminalità effettiva e l'aumento della percezione che il mondo stia crollando.
Allora, come mai rispondiamo a determinate questioni stringendo i patti per la sicurezza, perché sembra che si risolva il problema aggiungendo un poliziotto in più per la strada? Vi è realmente un problema sociale ed economico che sta colpendo molte famiglie e non abbiamo molte risposte da dargli. La gente si rinchiude e ha paura e la nostra risposta è rincorrere sistematicamente il fatto che la gente ha paura con la misura del poliziotto sotto casa. Le forze di Governo - concludo, Presidente - forse dovrebbero assumersi anche la responsabilità di fare qualcosa «contro». Non è tanto comodo e magari non paga dal punto di vista elettorale (considerato che tutti facciamo questo tipo di calcoli), però rientra nella responsabilità di Governo e dovrebbe esserci nel DNA della sinistra. Mi levo tanto di cappello di fronte al centrodestra che, quando ha governato nei suoi cinque anni, ha avuto il coraggio di adottare le leggi che esprimevano le proprie idee. Così abbiamo un'orrenda e abominevole legge Bossi-Fini, che però esprime quello che loro pensano. Noi non siamo capaci neanche di un minimo di coraggio e di essere coerenti con le nostre convinzioni o, per lo meno, con ciò che dichiariamo.

(Dichiarazioni del Ministro dell'economia e delle finanze in merito al ricorso al Consiglio di Stato relativo alla revoca del consigliere Rai, professor Angelo Maria Petroni - n. 2-00866)

PRESIDENTE. L'onorevole Leone ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00866, concernente dichiarazioni del Ministro dell'economia e delle finanze in merito al ricorso al Consiglio di Stato relativo alla revoca del consigliere RAI, professor Angelo Maria Petroni (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 10).

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ANTONIO LEONE. Signor Presidente, sono curioso anch'io di sentire la risposta, pertanto mi riservo di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Nicola Sartor, ha facoltà di rispondere.

NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, con l'interpellanza urgente n. 2-00866 l'onorevole Leone ed altri propongono quesiti in ordine alle dichiarazioni del Ministro Padoa Schioppa rilasciate durante la trasmissione Che tempo che fa del 25 novembre scorso, relative alla sentenza del TAR del Lazio sulla revoca del consigliere d'amministrazione della RAI, Petroni.
Al riguardo, si osserva quanto segue. Se il Ministero dell'economia e delle finanze non avesse ritenuto di avere validi argomenti a sostegno del ricorso contro la decisione del TAR, sicuramente non avrebbe presentato il ricorso al Consiglio di Stato contro quella sentenza. Questo è l'unico senso che si può trarre dalle testuali parole del Ministro che cito: «Sono convinto che il ricorso che faremo al Consiglio di Stato darà ragione al Ministero, che ha fatto la scelta delle revoca».
Risulta pertanto ovvio che le parole del Ministro in nessun caso possano essere intese come un tentativo di influenzare le decisioni del Consiglio di Stato. È gravemente offensivo, infine, verso il Consiglio di Stato, la cui indipendenza è fuori discussione, ritenere - come fanno gli interpellanti - che una semplice dichiarazione televisiva, come quella in oggetto, possa avere l'effetto di influenzarne le decisioni.
Il Governo, al contrario, è ben consapevole che nessuna dichiarazione televisiva, né altre iniziative politiche o parlamentari, possano condizionare il libero convincimento della suprema magistratura amministrativa.
Infatti, in data 4 dicembre 2007, il citato organo ha respinto la richiesta di sospensiva, presentata dal Ministero dell'economia, degli effetti della citata sentenza del TAR del Lazio.

PRESIDENTE. L'onorevole Leone ha facoltà di replicare.

ANTONIO LEONE. Ha terminato, era questa la risposta? Mi dispiace per lei, signor sottosegretario, perché l'hanno inviata in questa brutta vicenda a dare una risposta ridicola, di quattro righe peraltro (non penso quindi che l'abbia scritta lei). Doveva, invece, essere portata all'attenzione del Parlamento dallo stesso Ministro Padoa Schioppa, che sta collezionato tutta una serie di brutte figure, una dietro l'altra, non ultima quella del 4 dicembre a cui alludeva lei, signor sottosegretario.
È dunque una risposta vergognosa, quella che lei oggi è venuto a leggere in quest'Aula. Non gliene faccio colpa, perché sono convintissimo - conoscendola - che non è farina del suo sacco, tant'è vero che so per certo, per precedenti notizie che mi erano giunte, che forse non era neanche destinato lei a venire a rispondere in questa sede (in un primo momento vi era stata addirittura l'ipotesi di far venire un sottosegretario agli esteri, o qualcosa del genere!), ma tant'è. Non può venire lei in quest'Assemblea ad affermare che se il Ministro non avesse avuto l'idea che il ricorso fosse stato fondato, non lo avrebbe fatto.
Fin qui nulla quaestio, ma apparire in televisione, da parte di un Ministro della Repubblica, per dire che sicuramente il Consiglio di Stato darà ragione al ricorso proposto dal Ministero, mi sembra spingersi un po' oltre la funzione non solo di un Ministro, ma di un semplice cittadino. Se fossi andato io in televisione per una mia causa a compiere una tale affermazione, sarei stato tacciato di quello di cui è stato tacciato il Ministro oggi. Un cittadino qualsiasi non può permettersi di comparire in televisione ed affermare di essere certo che il Consiglio di Stato gli darà ragione, che un giudice gli darà ragione. Questo ha fatto il Ministro.
Il Ministro ha dimostrato, con la sua risposta all'intervistatore, di voler proseguirePag. 68nella sua azione di arroganza nei confronti del consigliere Petroni, e ha fatto una gaffe. Non lo diciamo noi, non lo ha detto a lui solo il Consiglio di Stato: glielo dice la maggior parte dei componenti della sua stessa maggioranza. Glielo dicono Il Manifesto, L'Unità, Il Corriere della sera, Il Sole 24 Ore. Ha compiuto una serie di gaffe e di ricorsi temerari - di questo si è trattato - con i soldi dei cittadini italiani. Ha portato temerariamente davanti alla magistratura amministrativa una questione che ormai è diventata di natura personale.
Il ricorso consisteva nel chiedere la sospensione della sospensione - di questo si è trattato! - al Consiglio di Stato, senza aver ottemperato alla sentenza, come avrebbe dovuto fare un cittadino qualsiasi e, a maggior ragione, un'istituzione dello Stato legata al Ministero dell'economia e delle finanze, il più importante della nostra Repubblica. Avrebbe dovuto ottemperare alla sentenza del TAR del Lazio, non, invece, chiederne, solo e soltanto perché non la si condivideva, la sospensione degli effetti.
In questo modo ha creato un caos indicibile. Volendo continuare su questa strada, il Ministro si troverà ad avere all'interno del consiglio di amministrazione della RAI due componenti, uno revocato e poi riammesso da parte dei giudici, uno nominato dopo la revoca del consigliere Petroni (parlo del Fabiani), all'interno dello stesso consiglio di amministrazione.
C'è una poltrona per due, che non vi sarebbe, in primo luogo se non vi fosse stata la revoca - ma a tale riguardo nulla questio, è inutile che ne parliamo - e, in secondo luogo, se il Ministro avesse ottemperato alla sentenza del TAR del Lazio. Cosa che non ha fatto né ha voluto fare, perché un conto è dire che non si condividono le sentenze, un conto è non rispettarle. E chi non le deve rispettare? Il cittadino qualsiasi o un Ministro dello Stato, che va in televisione ad affermare di essere certo che il Consiglio di Stato gli avrebbe dato ragione? In questo non si ravvede alcun tentativo di pressione sul giudice e sul Consiglio di Stato? Il fatto che il Consiglio di Stato, nella sua piena autonomia, non si sia sottoposto a quelle indebite pressioni - noi le riteniamo tali - e non abbia dato torto al Ministero, giustifica che il Ministro lo avrebbe potuto dire e lo abbia detto? Mi sembra che vi sia un artificio nella risposta; mi sembra che sia un modo un po' particolare di pensare lo Stato e la funzione istituzionale di un Ministro e dei giudici.
Non si agisce con arroganza e con l'idea dell'onnipotenza, così come si è comportato il Ministro quando ha fatto la prima gaffe, revocando il consigliere Petroni. Non sono io a parlare di gaffe, ma i suoi alleati. Si tratta degli alleati di questo Ministro che, oltre a questa gaffe, ne ha fatte tante altre che dovrebbero condurlo, una volta per tutte, a dimettersi. Un Ministro non può, solo per un vezzo e per un'idea personale nei confronti di un componente del Consiglio di amministrazione della RAI - per operare uno spoil system che nessuno gli avrebbe consentito (specialmente a chi si proclama tecnico e non politico) - arrivare a fare ciò che ha fatto.
Egli ha affrontato una serie di giudizi temerari, con grave dispendio dei soldi dei cittadini, ed ha fatto una serie di brutte figure nei confronti dei cittadini, della politica e della RAI. Ha, infatti, ottenuto solo un risultato: quello di vedersi smentito da parte dei magistrati e di creare il caos - ove mai ce ne fosse ancor più bisogno - all'interno del consiglio di amministrazione e della RAI. Occorre allora prendere atto (e questo è il motivo per cui sarebbe dovuto venire il Ministro al posto suo, signor sottosegretario) di avere sbagliato a revocare il consigliere Petroni e a ricorrere alla magistratura, non avendo ottemperato a quella sentenza e avendo gettato la RAI ancora più nel caos. Queste sono le responsabilità di questo Ministro!
In altri Paesi civili, a fronte di tali responsabilità, questo Ministro avrebbe dovuto sentire il bisogno e la necessità di dimettersi e rimettere il proprio mandato, ma tant'è; abbiamo avuto già altre situazioni - come quella del generale SpecialePag. 69della Guardia di finanza - e tanti altri episodi. Questo Ministro è più attaccato alla poltrona di qualsiasi altro Ministro che non proviene dalla società civile, che non è un tecnico, ma un politico.
Egli, che continua a puntare il dito contro i politici, dovrebbe prendere atto di essere peggiore degli stessi politici e di quei ministri che si trincerano dietro la politica. Egli non lo può fare perché è un tecnico, lo va sbandierando, ma è giunto il momento di prendere atto che sta sbagliando, ha sbagliato e vuole continuare a sbagliare.
Pertanto, la richiesta di dimissioni non proviene solo da questa parte politica, bensì da ogni parte politica, che ha capito oramai di che pasta è fatto quest'uomo, il quale sta abusando letteralmente della propria carica di Ministro.
L'unica soluzione è quella di dimettersi. Lei stesso, signor sottosegretario, non ha risposto alla nostra interpellanza urgente e ancora oggi, attraverso chi ha scritto la risposta, ha fatto sì che il Parlamento non debba nessun rispetto nei confronti di chi non lo rispetta.
Il Ministro Padoa Schioppa continua a dimostrare di essere irriguardoso e irrispettoso nei confronti del Parlamento!

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Modifiche nella costituzione di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che il presidente del gruppo parlamentare «Partito Democratico - L'Ulivo», con lettera datata 4 dicembre 2007, ha reso nota la nuova composizione del direttivo del gruppo: presidente, Antonello Soro; vicepresidente vicario, Marina Sereni; vicepresidente, Gianclaudio Bressa; tesoriere, Ermanno Vichi. Il comitato direttivo risulta così composto: Mario Barbi, Roberto Giachetti, Maria Fortuna Incostante, Alessandro Maran, Pietro Marcenaro, Franco Monaco, Carmen Motta, Adriano Musi, Francesco Piro, Erminio Quartiani, Rosa Suppa e Michele Ventura.

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di dicembre 2007 e conseguente aggiornamento del programma.

PRESIDENTE. A seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo è stato predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 3, del Regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di dicembre 2007:
Lunedì 10 (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) e martedì 11 dicembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione congiunta sulle linee generali dei disegni di legge:
n. 3256 - Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008) (Approvato dal Senato);
n. 3257 - Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2008 e bilancio pluriennale per il triennio 2008 - 2010 (Approvato dal Senato).

Mercoledì 12, giovedì 13, venerdì 14, sabato 15, domenica 16, lunedì 17 e martedì 18 dicembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni):
Seguito dell'esame dei disegni di legge:
n. 3257 - Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2008 e bilancio pluriennale per il triennio 2008 - 2010 (Approvato dal Senato) (con le relative note di variazione);
n. 3256 - Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008) (Approvato dal Senato).

Mercoledì 19, giovedì 20, venerdì 21, sabato 22 e domenica 23 dicembre (antimeridianaPag. 70e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni):
Esame del disegno di legge n. S. 1872 - Conversione in legge del decreto-legge 1o novembre 2007, n. 181, recante disposizioni urgenti in materia di allontanamento dal territorio nazionale per esigenze di pubblica sicurezza (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 1o gennaio 2008).

Esame della mozione Bosi e Volontè n. 1-00143 concernente misure a sostegno della funzionalità e dell'operatività delle Forze armate.

Il termine per le iscrizioni a parlare nella discussione congiunta sulle linee generali dei disegni di legge finanziaria e di bilancio è fissato a venerdì 7 dicembre, ore 20.
I termini per la presentazione degli emendamenti per l'Assemblea ai disegni di legge finanziaria e di bilancio sono fissati a sabato 8 dicembre, ore 14, per gli emendamenti riferiti alle parti del testo non modificate, e a lunedì 10 dicembre, ore 10, per gli emendamenti riferiti alle parti del testo modificate.
Durante l'esame dei documenti di bilancio, come da prassi consolidata, non avrà luogo lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata (question time).

Lo svolgimento di interrogazioni, di interpellanze e di interpellanze urgenti potrà essere inserito dopo l'approvazione dei disegni di legge finanziaria e di bilancio, secondo l'andamento dei lavori.

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni. Il Presidente si riserva altresì di inserire l'esame di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.
L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario dei lavori sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 10 dicembre 2007, alle 15:

Discussione congiunta dei disegni di legge:
S. 1817 - Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008) (Approvato dal Senato) (3256).
S. 1818 - Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2008 e bilancio pluriennale per il triennio 2008-2010 (Approvato dal Senato) (3257).
Nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2008 e bilancio pluriennale per il triennio 2008-2010 (3257-bis).
Seconda nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2008 e bilancio pluriennale per il triennio 2008-2010 (3257-ter).

La seduta termina alle 18,40.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Ddl n. 3256 - Legge finanziaria e ddl n. 3257 - bilancio di previsione dello stato

Discussione congiunta sulle linee generali: 20 ore.

Relatori per la maggioranza 1 ora (complessivamente)
Eventuali relatori di minoranza 30 minuti (complessivamente)
Governo 1 ora
Richiami al regolamento 15 minuti
Interventi a titolo personale 3 ore e 19 minuti (con il limite massimo di 18 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 13 ore e 56 minuti
Partito Democratico-L'Ulivo 2 ore
Forza Italia 2 ore e 35 minuti
Alleanza Nazionale 1 ora e 34 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 49 minuti
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) 1 ora e 6 minuti
Lega Nord Padania 51 minuti
Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo 39 minuti
La Rosa nel Pugno 38 minuti
Comunisti Italiani 38 minuti
Italia dei Valori 38 minuti
Verdi 37 minuti
Popolari-Udeur 36 minuti
DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie - Partito Socialista - Nuovo PSI 36 minuti
Misto: 39 minuti
(Movimento per l'Autonomia 11 minuti
Minoranze linguistiche 9 minuti
La Destra 7 minuti
Repubblicani, Liberali, Riformatori 6 minuti
Socialisti per la Costituente) 6 minuti
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Ddl n. 3257- bilancio di previsione dello stato

Seguito dell'esame: 15 ore.

Relatore per la maggioranza 55 minuti
Eventuali relatori di minoranza 30 minuti (complessivamente)
Governo 55 minuti
Richiami al regolamento 20 minuti
Tempi tecnici 3 ore
Interventi a titolo personale 1 ora e 44 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 7 ore e 36 minuti
Partito Democratico - L'Ulivo 1 ora e 17 minuti
Forza Italia 1 ora e 16 minuti
Alleanza Nazionale 50 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 26 minuti
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) 38 minuti
Lega Nord Padania 31 minuti
Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo 20 minuti
La Rosa nel Pugno 19 minuti
Comunisti Italiani 19 minuti
Italia dei Valori 19 minuti
Verdi 18 minuti
Popolari-Udeur 18 minuti
DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie - Partito Socialista - Nuovo PSI 24 minuti
Misto: 21 minuti
(Movimento per l'Autonomia 6 minuti
Minoranze linguistiche 5 minuti
La Destra 4 minuti
Repubblicani, Liberali, Riformatori 3 minuti
Socialisti per la Costituente) 3 minuti
Pag. 73

Ddl n. 3256 - Legge finanziaria

Seguito dell'esame: 45 ore.

Relatore per la maggioranza 1 ora e 30 minuti
Eventuali relatori di minoranza 40 minuti (complessivamente)
Governo 1 ora e 30 minuti
Richiami al regolamento 50 minuti
Tempi tecnici 15 ore
Interventi a titolo personale 4 ore e 55 minuti (con il limite massimo di 24 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 20 ore e 35 minuti
Partito Democratico - L'Ulivo 3 ore e 25 minuti
Forza Italia 3 ore e 27 minuti
Alleanza Nazionale 2 ore e 15 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 1 ora e 12 minuti
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) 1 ora e 42 minuti
Lega Nord Padania 1 ora e 24 minuti
Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo 54 minuti
La Rosa nel Pugno 52 minuti
Comunisti Italiani 52 minuti
Italia dei Valori 52 minuti
Verdi 50 minuti
Popolari-Udeur 49 minuti
DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie - Partito Socialista - Nuovo PSI 1 ora e 7 minuti
Misto: 54 minuti
(Movimento per l'Autonomia 15 minuti
Minoranze linguistiche 13 minuti
La Destra 10 minuti
Repubblicani, Liberali, Riformatori 8 minuti
Socialisti per la Costituente) 8 minuti
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Note di variazione

Tempo complessivo: 3 ore.

Relatori 15 minuti (complessivamente)
Governo 15 minuti
Richiami al regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 15 minuti (cui si aggiunge il tempo necessario al Governo per la predisposizione delle note)
Interventi a titolo personale 20 minuti (con il limite massimo di 2 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 50 minuti
Partito Democratico - L'Ulivo 18 minuti
Forza Italia 18 minuti
Alleanza Nazionale 12 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 6 minuti
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) 9 minuti
Lega Nord Padania 7 minuti
Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo 4 minuti
La Rosa nel Pugno 4 minuti
Comunisti Italiani 4 minuti
Italia dei Valori 4 minuti
Verdi 4 minuti
Popolari-Udeur 4 minuti
DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie - Partito Socialista - Nuovo PSI 6 minuti
Misto: 10 minuti
(Movimento per l'Autonomia 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
La Destra 2 minuti
Repubblicani, Liberali, Riformatori 2 minuti
Socialisti per la Costituente) 2 minuti
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Mozione n. 1-00143 - Misure a sostegno delle Forze Armate

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore e 15 minuti (*).

Governo 25 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 59 minuti (con il limite massimo di 5 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 36 minuti
Partito Democratico-L'Ulivo 53 minuti
Forza Italia 39 minuti
Alleanza Nazionale 25 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 19 minuti
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) 18 minuti
Lega Nord Padania 15 minuti
Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo 14 minuti
La Rosa nel Pugno 14 minuti
Comunisti Italiani 14 minuti
Italia dei Valori 14 minuti
Verdi 13 minuti
Popolari-Udeur 13 minuti
DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie - Partito Socialista - Nuovo PSI 11 minuti
Misto: 14 minuti
(Movimento per l'Autonomia 4 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
La Destra 3 minuti
Repubblicani, Liberali, Riformatori 2 minuti
Socialisti per la Costituente) 2 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.