XV LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 248 di giovedì 22 novembre 2007

[frontespizio]
[elenco e sigle dei gruppi parlamentari]
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[indice cronologico]
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[allegato A]
[allegato B]

[riferimenti normativi]
Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI

La seduta comincia alle 9,10.

TITTI DE SIMONE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Azzolini, Bellillo, Brugger, Buontempo, Cordoni, Donadi, Forgione, Galati, Gasparri, Lion, Maroni, Mattarella, Meta, Migliore, Morrone, Oliva, Leoluca Orlando, Palumbo, Piscitello, Sanna, Sgobio, Soro, Spini, Trupia, Ulivi, Villetti ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1819 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, recante interventi urgenti in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l'equità sociale (Approvato dal Senato) (A.C. 3194-A) (ore 9,13).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, recante interventi urgenti in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l'equità sociale.
Ricordo che nella seduta del 21 novembre 2007 si è svolto l'esame degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3194-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Elpidio. Ne ha facoltà.

DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario Lettieri ci apprestiamo ad esprimere, dopo il voto di fiducia, il voto finale sul decreto fiscale. Si tratta di un voto che noi, del gruppo Popolari-Udeur, ribadiamo sarà favorevole, perché riteniamo che sia stato compiuto un grande lavoro e tanto altro ancora, oltre a questo provvedimento, si dovrà fare con la legge finanziaria, il protocollo sul welfare e lo faremo, tenendo conto di questi impegni e dei tempi previsti.
Qualcuno ha detto che il ricorso alla fiducia, alla Camera, poteva costituire unPag. 2atto di mortificazione nei confronti dei parlamentari. Questo richiamo, se proviene dall'opposizione, ci sembra strano perché questa mortificazione non l'abbiamo colta, nella passata legislatura, durante le fasi di approvazione di importanti provvedimenti e di quasi tutte le leggi finanziarie all'attenzione della Camera, quando, con una maggioranza schiacciante (lo voglio ricordare: oltre cento deputati in più alla Camera e quarantanove senatori in più al Senato), la fiducia era uno strumento ricorrente.
Vorrei far presente che noi, al contrario, ci siamo sforzati di dialogare, pur nel rispetto dei tempi e degli impegni e stiamo proponendo un pacchetto di modifiche sostanziali, importanti e fondamentali.
Lo ripeto: non è poca cosa esaminare, allo stesso tempo, in una discussione più ampia e generale che restituisca un senso al nostro programma (che garantiva l'equità, lo sviluppo ed il rilancio economico), in un unico periodo temporale ristretto, un decreto fiscale collegato alla manovra finanziaria, la legge finanziaria stessa ed un protocollo sul welfare. Ritengo che ciò significhi mettere molta carne al fuoco e non fare fumo come spesso abbiamo visto accadere nella passata legislatura.
Noi vogliamo riproporre questo dialogo; lo stiamo riproponendo e constatiamo che nel Paese cresce questa volontà e questo desiderio di dialogo e di ciò, signor Presidente, vorrei ringraziare il Presidente del Consiglio, Romano Prodi, che ha agito in perfetta solitudine, contro tutte le previsioni e contro tutti gli indicatori negativi, compresi quelli del consenso che non ci hanno mai interessato. Non siamo, infatti, il popolo dei sondaggi che cambiano versione da un giorno all'altro e per il quale uno 0,1 o uno 0,2 per cento può indirizzare qualche nostra idea: abbiamo un progetto e lo realizziamo, lo sosteniamo e ci lavoriamo tenacemente ogni giorno.
Dicevo che la tenacia del Presidente Prodi ha portato ad aprire questo dialogo e a far ragionare chi ci ha posto in queste condizioni a causa di una legge elettorale scellerata, nemmeno quella frutto di un dialogo, in quanto approvata dalla sola maggioranza.
Noi, invece, vogliamo cambiare le regole; vogliamo avviare il dialogo, porre le basi, costituire le premesse, perché vi sia la possibilità, per ognuno, di concorrere alle decisioni di questo Paese, mettendo a disposizione le proprie idee.
Il Presidente della Repubblica ci esorta e ci invita a continuare su questa strada, quella del dialogo, e noi lo vogliamo fare. Lo abbiamo fatto anche in Commissione, quando ci è stato possibile: è stato fatto un lavoro egregio per le condizioni esistenti e di questo va dato merito al sottosegretario Lettieri, che era sempre presente e ci ha assistito e confortato, al relatore Di Gioia, al presidente di Commissione e a tutti gli altri colleghi di maggioranza e opposizione che, insieme a noi, hanno garantito un lavoro serio, che stiamo continuando con il disegno di legge finanziaria.
Per il decreto fiscale del quale ci stiamo adesso occupando, vorrei ribadire, a nome del mio gruppo, i Popolari-Udeur, le questioni più importanti e le misure contenute nel provvedimento che ci apprestiamo a votare.
Queste vanno dalle infrastrutture all'edilizia residenziale pubblica, al sostegno agli incapienti, ai servizi socio-educativi per la prima infanzia, alla ripresa del finanziamento alla cooperazione, allo sviluppo e, infine, alla mobilitazione di risorse per il rinnovo del contratto del pubblico impiego.
Si interviene, quindi, a favore dei cosiddetti incapienti, ossia a favore di quelle persone che non possono mai beneficiare di detrazioni fiscali per un semplice motivo: non hanno un reddito sufficiente per pagare le tasse. A favore di questi soggetti è previsto un bonus di 150 euro.
Alle politiche sociali vanno ascritti altri aspetti importanti del provvedimento in esame: questi sono l'aumento delle risorse del 5 per mille, il piano straordinario per servizi socio-educativi, l'incremento del Fondo per le politiche sociali e, ancora, le risorse per l'obbligo di istruzione.Pag. 3
Ricordo, inoltre, le disposizioni a favore dei soggetti danneggiati da trasfusioni infette e a favore dei talassemici. Il problema della casa è ormai più sentito che mai: in questa direzione è previsto un consistente intervento per l'edilizia residenziale pubblica, per valorizzare il patrimonio demaniale e mettere a disposizione un cospicuo numero di alloggi.
In questo decreto-legge, infine, vi sono consistenti risorse per gli investimenti: oltre 3,5 miliardi di euro per ferrovie e trasporto marittimo, ANAS, infrastrutture nelle città, per il 150o anniversario dell'unità d'Italia, interventi sulle metropolitane e per altre grandi opere pubbliche, interventi per la casa (che ho ricordato poc'anzi) nonché altri interventi per l'ambiente e l'energia.
Si tratta, pertanto, di scelte positive per l'economia e la società italiana, cui si aggiungono le risorse per onorare impegni assunti e non finanziati dal precedente Governo per gli aiuti alla cooperazione e allo sviluppo. In buona sostanza, ciò che mi preme ribadire in quest'Assemblea è che il nostro giudizio sul complesso del provvedimento è positivo.
Concludo, ribadendo il sostegno e il voto favorevole che noi, Popolari-Udeur, esprimeremo con convinzione su questo provvedimento, che, a nostro avviso, si pone nella giusta direzione di tracciare un equilibrato bilanciamento tra esigenze di risanamento, di cui necessita il nostro Paese, e una più equa distribuzione della ricchezza.
Per fare questo, come dicevo nella premessa, ci affidiamo a tanti provvedimenti collegati tra di loro. Procede la discussione in Commissione e si è conclusa a tarda notte anche quella relativa al protocollo sul welfare.
Noi Popolari-Udeur, in quel contesto e offrendo sempre quel contributo che gli elettori che ci hanno affidato la loro disponibilità e che ci hanno offerto il loro mandato ci chiedono, vogliamo tutelare, in un mix che sia equilibrato, giusto e volto a garantire lo sviluppo, sia la responsabilità delle aziende, delle imprese e del datore di lavoro sia la tutela, invece, di coloro che prestano la loro attività lavorativa e che hanno bisogno di essere sostenuti, seguiti, incentivati e aiutati, soprattutto con riferimento alle categorie più deboli ed a quelli che hanno maggiori difficoltà.
Anche sotto questo profilo abbiamo offerto il nostro contributo in Commissione e continueremo a farlo, perché riteniamo che il progetto al quale ci siamo dedicati e al quale stiamo offrendo il nostro contributo, come Popolari-Udeur, cercando di portare la nostra sensibilità, moderazione, ragionamento, colloquio e dialogo, serva per sensibilizzare quelle forze all'interno della maggioranza e dell'opposizione che con noi vogliono rilanciare l'economia del nostro Paese, garantendo quell'equità sociale di cui si avverte il bisogno.
E a proposito del bene del nostro Paese, noi lo anteponiamo - lo voglio sottolineare qui con forza - alle esigenze politiche, alle esigenze personali, ai piccoli interessi di partito, perché negli ultimi tempi sono state sollevate tante discussioni, tante posizioni, tante questioni che forse poco hanno a che vedere con gli interessi degli Italiani, i quali sono poco appassionati ad esse, al di là della fila ai gazebo per sottoscrivere un protocollo, una richiesta, o altro; semmai sono più interessati...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

DANTE D'ELPIDIO. Concludo, signor Presidente. Sono più interessati a che si faccia qualcosa di concreto per loro. Poiché pensiamo di essere nella giusta direzione, preannunzio, confermandolo, il voto favorevole dei deputati del gruppo Popolari-Udeur sul decreto-legge fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Minardo. Ne ha facoltà.

RICCARDO MINARDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentantePag. 4del Governo, il provvedimento in esame è stato definito da questo Esecutivo come un atto - e cito testualmente - «che dà molto e fornisce strumenti importanti alle famiglie, alle imprese, e soprattutto ai lavoratori». Evidentemente, il Movimento per l'Autonomia ha avuto a disposizione un testo diverso da quello su cui il Governo ha posto la questione di fiducia. Fiducia che - serve ripeterlo - mortifica la funzione stessa di noi parlamentari e dell'intero Parlamento. L'unico strumento, infatti, che è dato a noi deputati dell'opposizione per influire sulle scelte di questo Governo è principalmente il dibattito che si dovrebbe svolgere in quest'Aula, ma che sempre più di frequente è strozzato dal continuo ricorso alla questione di fiducia.
L'unico modo di apportare delle modifiche migliorative ai provvedimenti approntati da questo Governo e al decreto-legge in esame è quello di presentare e discutere gli emendamenti, cosa che non è stata possibile; come già altre ventuno volte, anche in questa occasione il nostro ruolo è stato mortificato, per di più, vorrei aggiungere, su un provvedimento fiscale, un collegato alla finanziaria importante per il Paese e che ha il potere di incidere fortemente sulla vita e le condizioni dei cittadini italiani. Sappiamo infatti che ad ogni provvedimento proposto da questo Governo la povertà aumenta sempre di più nel nostro Paese, e in particolare nel Mezzogiorno.
Per ciò che riguarda il provvedimento in esame, tra le misure previste dal decreto-legge non possiamo non citare i finanziamenti per la mobilità a Milano, a Roma, a Venezia: il solito grande assente è anche in questo caso il Mezzogiorno; a dimostrazione ancora una volta che, per questo Governo, l'Italia si ferma, nella migliore delle ipotesi, a Napoli, e che l'annosa questione meridionale è stata volutamente dimenticata, mentre il divario fra il nord e il sud aumenta sempre di più. Se vi fosse stata la possibilità di farlo, avremmo discusso in Aula un emendamento che sarebbe intervenuto su una dolosa dimenticanza del Governo, ovvero il mancato ripristino delle tratte a lunga percorrenza da e per la Sicilia, soppresse da Trenitalia lo scorso giugno, e di quelle all'interno delle province siciliane.
Con il mancato ripristino di queste tratte il Governo mostra di non mantenere neppure gli impegni assunti dai Ministri nei vari incontri. Su questo punto, vari esponenti siciliani e calabresi della stessa maggioranza si sono già più volte espressi con preoccupazione, lamentando la sempre maggiore emarginazione del sud: ma lo hanno fatto solo a parole. Il Movimento per l'Autonomia ha invece sollevato l'annosa questione dei collegamenti ferroviari in quest'Aula in più di una occasione, ricevendo dallo stesso Ministro Bianchi rassicurazioni circa il ripristino delle tratte soppresse. Eppure, proprio ieri, un ordine del giorno (Oliva n. 9/3194/146), con cui il Movimento per l'Autonomia intendeva impegnare il Governo a ripristinare le tratte soppresse, non è stato accettato dal Governo: il che dimostra il disinteresse di questo Esecutivo nei confronti di un territorio che da esso è sempre più abbandonato e dimenticato.
Credo che tutto ciò possa essere emblematico dell'atteggiamento di ipocrisia che il Governo ha assunto nei confronti del Mezzogiorno sin dal suo insediamento. È un atteggiamento che possiamo definire schizofrenico quello che l'Esecutivo non ha risparmiato al sud in moltissime occasioni. Si pensi alla vicenda del ponte sullo stretto di Messina, che taluni Ministri giudicano importante ma non prioritario; altri lo giudicano una vera sciagura per l'Italia, ed altri ancora ritengono si debba realizzare quanto prima (per non parlare poi di coloro che in passato avevano espresso sull'opera pareri entusiastici!). Tale atteggiamento lo abbiamo riscontrato anche con riferimento alla soppressione della società Stretto di Messina Spa, che questo Governo aveva previsto nel provvedimento in esame; pericolo scongiurato al Senato grazie alla battaglia del Movimento per l'Autonomia e in particolare del senatore Pistorio.
Non è solo con questo provvedimento che il Governo mostra di non tener conto della questione meridionale e di ciò di cuiPag. 5oggi il Mezzogiorno ha bisogno per il suo rilancio: cioè di una fiscalità di vantaggio, e più in generale di un riconoscimento che, purtroppo, non proviene né da questo Governo né dai partiti a livello romano. Ci sembra assurdo che i pochi impegni in favore del sud assunti dal Governo debbano essere rispettati solo a seguito di manifestazioni e proteste. È proprio con una manifestazione del 7 novembre scorso, con la presenza di migliaia di cittadini siciliani e calabresi (in testa vi era l'onorevole Raffaele Lombardo, in qualità di presidente dell'Unione regionale province siciliane), che siamo riusciti a reclamare ciò che al Mezzogiorno spetterebbe di diritto.
Ciò era previsto nella legge finanziaria per il 2007 proprio al comma 1152, in base al quale venivano assegnati alla Sicilia e alla Calabria 500 milioni di euro annui, per tre anni, per l'ammodernamento delle strade provinciali secondarie. Ma se questo Governo nega quello che inserisce anche nei provvedimenti e nelle leggi importanti - qual è la legge finanziaria -, ciò significa che non si tratta solo di una dimenticanza, bensì di una situazione voluta da parte del Governo.

PRESIDENTE. Onorevole Minardo, la invito a concludere.

RICCARDO MINARDO. Per tali motivi - e concludo, signor Presidente -, preannunzio il voto contrario del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia sul provvedimento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Napoletano. Ne ha facoltà.

FRANCESCO NAPOLETANO. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, il decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, rappresenta uno strumento importante della manovra finanziaria più complessiva del Governo, che si sostanzia attraverso la legge finanziaria per il 2008 ed i provvedimenti ad essa collegati.
Non si può non considerare come sia stata pesante l'eredità del Governo procedente, segnatamente nel quinquennio 2001-2005: conti pubblici in disordine, crescita economica piatta, aumento della spesa pubblica, sforamento di ogni parametro europeo, grave difficoltà per le famiglie italiane, lavoro precario come migliore prospettiva per i giovani. Il Paese aveva imboccato un percorso di declino. Oggi la situazione finanziaria è migliorata, unitamente a tutti i principali indicatori economici, e grandi risultati in termini di maggiori entrate ha registrato la lotta all'evasione fiscale.
Pur tra difficoltà e limiti politici che non sottovalutiamo, non si possono non riconoscere i risultati positivi ottenuti da un Governo che ha rappresentato - e rappresenta - il punto di equilibrio più avanzato nelle attuali condizioni politiche.
Certo, permangono tutte le perplessità dei Comunisti Italiani intorno al provvedimento relativo al cosiddetto welfare su cui stiamo incentrando la nostra attenzione per apportare difficili, ma possibili, modifiche. Tuttavia, è indubbio che, pur in presenza di scelte non sempre condivisibili, un filo conduttore leghi gli aspetti dell'intera manovra.
Infatti, nel mentre perdura l'attività di risanamento dei conti pubblici e vengono individuate iniziative a sostegno dello sviluppo, emergono finalmente significativi interventi in direzione dell'equità sociale.
L'intera manovra economico-finanziaria del Governo non solo non mette le mani nelle tasche degli italiani, ma anzi restituisce loro risorse di assoluto rilievo. È un indirizzo che si era già affermato con il decreto-legge n. 81 dello scorso mese di giugno e che viene ribadito con forza dal decreto-legge n. 159, della cui conversione stiamo discutendo.
Tra i numerosi e positivi interventi finanziati suscitano, in particolare, il nostro consenso quelli relativi all'edilizia residenziale pubblica, agli incapienti, ai lavoratori precari.
Al problema della casa, intesa come abitazione principale, questo Governo sta prestando una grande attenzione. Già nelPag. 6disegno di legge finanziaria per il 2008, il cosiddetto «pacchetto casa» prevede importanti detrazioni sull'ICI, sugli affitti - con una propensione particolare verso le giovani coppie -, sulle ristrutturazioni, sui mutui immobiliari, sulla riqualificazione energetica.
Il decreto-legge n. 159 completa tali interventi con un programma di edilizia pubblica che da tanti anni non si vedeva nel nostro Paese, specialmente in favore degli sfrattati e - ancora - delle giovani coppie: 550 milioni, infatti, vengono destinati al recupero e all'adattamento funzionale di alloggi di proprietà degli istituti autonomi case popolari e dei comuni, nonché all'acquisto ed alla locazione di alloggi ed all'eventuale costruzione di nuove abitazioni.
Pertanto, numerose migliaia di nuovi alloggi verranno messe presto a disposizione dei meno abbienti, che non possono permettersi di pagare canoni di locazione sempre più esorbitanti. Ciò avviene mentre vengono rifinanziati i contratti di quartiere due, finalizzati al recupero delle zone degradate delle periferie urbane e mentre vengono stanziati 50 milioni di euro per la ricostruzione delle zone del Molise e della Puglia colpite dal terremoto del 2002.
Agli incapienti, cioè a coloro che abbiano registrato un reddito da lavoro o da pensione così basso da non pagare nulla in termini di imposta, vengono destinati 150 euro unitamente ai loro familiari a carico con l'impegno, contenuto nel disegno di legge finanziaria, di destinare i prossimi incrementi delle entrate alla riduzione dell'IRPEF per i lavoratori dipendenti e i pensionati stessi.
Per i lavoratori socialmente utili della Calabria, della Campania, dei parchi nazionali dell'Abruzzo, oltre alla normativa introdotta nella legge finanziaria per i precari, sono previste importanti risorse per la stabilizzazione. I comuni al di sotto dei 5 mila abitanti potranno assumere, in deroga e anche in soprannumero, i lavoratori impiegati in attività socialmente utili.
Anche nel settore dei trasporti e delle infrastrutture, e dunque dello sviluppo, l'azione di Governo non lesina risorse utili al raggiungimento degli obiettivi. Alle società ferroviarie vengono destinati 1.035 milioni, di cui 800 per la prosecuzione delle opere in corso e 235 per la manutenzione straordinaria della rete. All'ANAS, invece, viene autorizzata la spesa di 215 milioni di euro per progetti ricompresi nel piano di investimenti concordato con il Governo, mentre 800 milioni vengono destinati per lo sviluppo della rete metropolitana di Roma, Milano e Napoli. Per non parlare delle rilevanti risorse in favore della Sicilia e della Calabria, per interventi tesi all'adeguamento e al potenziamento del trasporto marittimo nello stretto nonché ad importanti tratte ferroviarie calabresi.
Inoltre, vi sono risorse per far fronte al contratto del pubblico impiego, per la scuola, per la cooperazione internazionale, per le politiche sociali e della prima infanzia, per l'istituzione di tre nuovi parchi nazionali in Sicilia e ulteriori risorse in materia ambientale.
Infine, forme risarcitorie rendono giustizia ai soggetti danneggiati da trasfusioni infette, ai talassemici, alle vittime del dovere e della criminalità organizzata.
Realismo e responsabilità politica consigliano di far prevalere le preminenti ragioni dell'equità e dello sviluppo su condotte marginali, ancorché esecrabili, di taluni settori del Senato. Le anomalie istituzionali dei «mercanti» suscitano indignazione e reclamano necessari accorgimenti.
Agli strali ipocriti dell'opposizione, di quella che fu la Casa delle Libertà, per la nuova questione di fiducia posta, rispondiamo che l'Italia non ha bisogno di continui ostruzionismi, oltre modo inconcludenti, ma di vedere risolti i problemi dei cittadini.
Il principale partito di opposizione, clamorosamente sconfitto nella sua strategia parlamentare della cosiddetta «spallata», sulle macerie delle proprie alleanze oggi cambia nome e si offre ad un confronto fino a ieri sdegnosamente rifiutato. Faccia attenzione il principale partito del centrosinistra a non cadere nelle trappolePag. 7di un lupo che non ha perduto il pelo - o forse sì - e tanto meno i vizi. Diremo come il Laocoonte di antica memoria «timeo danaos et dona ferentes». Se ne ricordino il segretario del partito democratico e quanti indotti in tentazione.
Nell'annunciare il voto favorevole del gruppo dei Comunisti italiani al decreto-legge n. 159 del 2007, auspichiamo che l'attuale fase politica e quella futura che si prepara vedano una sinistra davvero unita e protagonista, non relegata nella marginalità dei processi decisionali da riforme elettorali che, ancorché necessarie, potrebbero rivelarsi velenose per l'attuale Governo. Lo chiedono i lavoratori, il popolo del 20 ottobre e quanti desiderano, per il nostro Paese, un futuro migliore (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baratella. Ne ha facoltà.

FABIO BARATELLA. Signor Presidente, rappresentante del Governo, intervengo a nome dei deputati del gruppo Misto-Socialisti per la Costituente. Siamo, infatti, quei parlamentari che hanno partecipato ai lavori della Costituente per il partito socialista, costruendo la formazione unitaria di tutti coloro che, indipendentemente dalle provenienze precedenti, intendono far parte a pieno titolo del partito del socialismo europeo ed assicurarne la presenza organizzata anche nel nostro Paese.
Noi, signor Presidente, non siamo tra quelli che lamentano il ricorso alla fiducia come un modo per esautorare il Parlamento, anche perché con ben altre maggioranze al Senato, nella scorsa legislatura, si è visto di peggio, non solo sulle leggi finanziarie, ma su leggi importanti per il Paese che sono state «blindate» e che uscivano dalle aule parlamentari così come vi erano entrate.
L'occasione è, comunque, utile per sollecitare il Governo a prendere in considerazione la necessità di modificare l'iter della legge finanziaria chiudendo questa eterna e costosa trattativa parlamentare. Del pari, signor Presidente, è necessario rivedere i Regolamenti di Camera e Senato per rendere più produttivo e spesso sensato il nostro lavoro.
Nel merito del decreto-legge in esame si può dire che «finalmente ci siamo»; si comincia a delineare la linea politica volta alla necessaria redistribuzione sociale. Vero è che, forse, si poteva fare di più e meglio, ma la strada è tracciata: dagli interventi sulle pensioni più basse, ai 3 miliardi per le politiche sociali (come casa e incapienti), ai servizi per l'infanzia, ai trasporti, all'ambiente e così via.
Non ho il tempo, signor Presidente, se non per dire che voteremo in modo convinto a favore del provvedimento, annunciando anche che, in occasione della legge finanziaria e della riforma del welfare, presenteremo nostre proposte per lo sviluppo del Paese, portando e sostenendo parte delle politiche sociali che i socialisti, anche negli altri Paesi europei, hanno introdotto da tempo, contribuendo allo sviluppo di quei Paesi e dell'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Socialisti per la Costituente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, interviene ora un socialista con un garofano all'occhiello dopo che abbiamo sentito un altro socialista affermare di sostenere il provvedimento in esame. Noi del Nuovo PSI insieme alla DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie, invece, diamo un giudizio assolutamente negativo a questa manovra. Ciò la dice lunga sulle diverse anime socialiste che vi sono nel Paese.
Cito un discorso parlamentare del 15 luglio 1923 di Filippo Turati, il quale sosteneva che le libertà sono tutte solidali: «non se ne offende una senza offenderle tutte». I socialisti dovrebbero rileggere questo discorso e in tal modo capirebbero da che parte stare.
La manovra in esame fatta da questo Governo è come un chirurgo che si trova di fronte ad un paziente con un'appendicitePag. 8acuta e gli toglie la colecisti o ad un paziente che ha una gangrena a una gamba e gli amputa un braccio. Come si può andare avanti in questo modo?
Ci troviamo di fronte ad un'Italia che perde competitività e non riesce più ad attrarre gli investimenti stranieri. Non possiamo continuare ad attrarre nel nostro Paese meno dell'1,5 per cento degli investimenti. Da troppi anni non si decide e non si fanno più riforme. Occorre rilanciare la competitività tagliando i costi enormi della burocrazia e di un sistema amministrativo che è diventando insopportabile.
Bisogna rilanciare la produttività del sistema economico nazionale, che in questo momento è troppo bassa. In Italia, quindi, non viene più nessuno. Il decreto-legge collegato alla legge finanziaria per il 2008 contiene una manovra macroeconomica che ha del criminale. Oltre il 50 per cento del PIL - sono dati, è la gangrena - è utilizzato per la spesa pubblica. Non succede in nessun paese al mondo e in nessun paese della zona euro e non è mai successo in Italia prima di quest'anno. Mai! Ci sarà un motivo! Ci sono dei rabdomanti ad amministrare, vi sono dei governanti che amministrano con il pendolino e con il malocchio, non certo con una politica economica seria.
Onorevoli colleghi, è indubbio che sulla legge finanziaria per il 2008 e sulla situazione del deficit dello Stato pesano le critiche non soltanto del sottoscritto, ma quelle avanzate da parte della Commissione e in particolare del Commissario dell'Unione europea Almunia, del Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, del presidente della Corte dei conti Tullio Lazzaro, che si aggiungono al comune sentire con circostanziate note tecniche di competenza. Andate in piazza, parlate con il popolo italiano, con i cittadini. Intervistateli uno ad uno: vi diranno che questo non è un Governo all'altezza.
Voglio solo ricordare al Parlamento che il contenimento della spesa primaria è il problema centrale della finanza pubblica italiana e che non si è fatto abbastanza nella manovra per il 2008. Dal 1o gennaio al 30 settembre di quest'anno, quindi dall'entrata in vigore della legge finanziaria per il 2007, 40 milioni di contribuenti italiani hanno pagato 271 euro in più a testa. Viceversa, la sinistra massimalista e l'Unione, l'anno scorso, ci dicevano che le buste paga degli italiani sarebbero state più capienti. Perché è stata detta questa bugia? La teoria del sospetto, la bugia sono elementi tipici di regimi massimalisti e comunisti e dei loro amici «di merenda».
Il gettito fiscale, escluso quello garantito dalle imprese, è cresciuto di 11 miliardi di euro, 8,5 miliardi versati nelle casse dell'erario e 2,5 pagati agli enti locali regionali e comunali. I dati vengono dal bollettino fiscale del Ministero dell'economia, non da noi. Li fornisce il Ministero dell'economia, che in certi momenti sa fare la diagnosi.
Nel complesso, nei primi nove mesi dell'anno, il maggior gettito tributario è stato superiore ai 15 miliardi. Il Governo ha interamente dilapidato tale gettito aggiuntivo con due decreti-legge sui «tesoretti», quello di luglio e quello collegato alla legge finanziaria. Vale a dire che si è mosso in direzione diametralmente opposta a quella indicata dall'Europa e dal buonsenso. Infatti, il patto di stabilità prevede che ogni euro di maggior gettito vada a riduzione del deficit. Quindi, il Governo si è mosso in direzione contraria ad ogni principio economico. Infatti, ho detto che si è comportato come un medico che di fronte ad un paziente con una gangrena ad una gamba, gli amputa un braccio.
Non si fa così, siamo di fronte ad un clamoroso errore economico. Ha già tassato maggiormente i cittadini per aumentare la spesa. Lo slogan di questo Governo è: tassa e spendi. In altre parole si è comportato come quel padre di famiglia fortemente indebitato che, di fronte ad un aumento di stipendio o ad una gratifica, lo spende tutto per il nuovo telefonino, invece di ridurre le rate del suo mutuo.
È per tali ragioni che nella sostanza il Commissario europeo Almunia sospende il giudizio sul disegno di legge finanziariaPag. 9per il 2008. Non gli piaceva il testo originario arrivato in Parlamento e gli piace ancora meno, e non fa nulla per nasconderlo, ora che le «forze del male», del massimalismo, antipopolari hanno fatto in modo di peggiorarla ulteriormente.
Anche il giudizio del Governatore Draghi è estremamente negativo. Non sfrutta, secondo Draghi, il favorevole andamento delle entrate per accelerare la riduzione del debito, non restituisce ai contribuenti una quota significativa degli aumenti del gettito. Non solo, i progressi della riduzione degli squilibri di bilancio sono modesti e senza la destinazione del tesoretto al ripiano del deficit si metterebbe a rischio l'obiettivo del pareggio di bilancio. Non c'è, peraltro, neanche un taglio consistente delle tasse sui lavoratori e sulle imprese. Non c'è un freno alla dinamica della spesa pubblica, cresciuta negli ultimi anni ad un tasso reale annuo del 2-2,5 per cento. La manovra 2008 comporterà, secondo la Banca d'Italia, un aumento netto delle spese di quasi 4 miliardi di euro rispetto al tendenziale e queste dinamiche sono difficilmente compatibili con gli obiettivi di medio termine delineati nella nota di aggiornamento del DPEF.
Tra le tante cose non fatte c'è la mancata eliminazione del fiscal drag, così che anche gli sconti sull'ICI e sugli affitti previsti nella legge finanziaria rischiano di essere negativamente compensati dal drenaggio fiscale. Il prossimo anno saremo qui a dire che le nostre famiglie pagheranno ancora più tasse e avranno le buste paga sempre più magre.
Pertanto, onorevoli colleghi, abbiamo bisogno di una svolta veramente consistente. Dobbiamo cercare di sottrarci a questa Italia dell'assistenzialismo e dei sindacati, che la fanno sempre da padroni. L'articolo 12 di questo decreto-legge, collegato alla legge finanziaria, ne è la riprova, con lo stanziamento di 150 milioni di euro per i 47 mila esuberi nel mondo della scuola; con l'articolo 15 si stanzia un miliardo di euro per i contratti della pubblica amministrazione; con l'articolo 21 si investe nelle case popolari senza criterio, magari poi per darle agli extracomunitari. Con l'articolo 24...

LUANA ZANELLA. Ma che razza di socialista sei?

PRESIDENTE. Onorevole Barani, la invito a concludere.

LUCIO BARANI. È finito il tempo a mia disposizione, Presidente?

PRESIDENTE. Ha ancora quaranta secondi.

LUCIO BARANI. La collega mi chiede che razza di socialista sono: vieni a prendere ripetizioni di socialismo e lascia perdere il massimalismo!
Signor Presidente, l'Italia va male per queste persone che vogliono dare lezioni e non sono in grado di darle, proprio per incapacità. Abbiamo bisogno di rilanciare il Paese. Quando i socialisti erano al Governo di questa nazione, siamo diventati la quinta potenza economica. C'è un comune sentire secondo cui si stava meglio negli anni Novanta che non adesso, perché non c'era questa sinistra massimalista che tanto male fa all'economia italiana e lo dimostra tutti giorni, perché odia il ceto medio, odia tutte le categorie che producono (i liberi professionisti) e cerca, seguendo il motto «tanto peggio, tanto meglio», di far stare tutti male, perché questo è il suo senso di giustizia economica e sociale, che noi non condividiamo.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti della Scuola media statale «Gioacchino da Fiore», di Isola Capo Rizzuto (Crotone), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA. Signor Presidente, il gruppo dei Verdi voterà a favore della conversione in legge del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, riguardante interventiPag. 10urgenti in materia economico-finanziaria per lo sviluppo e l'equità sociale.
Si tratta di un provvedimento pesante, importante: un collegato alla legge finanziaria che contiene misure di carattere espansivo e sviluppa i propri effetti principalmente già nell'anno in corso. Esso si inserisce coerentemente nella politica economica e finanziaria del Governo, che continua a perseguire gli obiettivi annunciati fin dall'inizio: risanamento, equità e sviluppo.
È un provvedimento che prevede interventi di tipo espansivo, così come il decreto-legge n. 81 dello scorso luglio, orientati all'equità sociale e alla promozione dello sviluppo, cui si accompagnano importanti misure per il contrasto del cambiamento climatico, per la protezione dell'ambiente e per il rispetto del Protocollo di Kyoto.
Riprenderò alcune delle argomentazioni che ho già illustrato nell'intervento svolto nel corso del dibattito sulle linee generali e riprese dal collega Bonelli in sede di dichiarazione sul voto di fiducia. Innanzitutto, il Parlamento e il Paese dovrebbero rallegrarsi dello strepitoso risultato raggiunto, di fatto, da questo tanto criticato Governo e dalla maggioranza che lo sostiene in pochissimo tempo: un extragettito che, negli anni 2006 e 2007, è stato enorme e imprevisto, frutto, anche se non esclusivamente, delle politiche di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale. Vi è stata, colleghi, un'azione di recupero della base imponibile che è stata condotta con determinazione, continuità ed evidente efficacia.
È interessante rilevare un dato: circa un terzo delle maggiori entrate sono derivate dall'adempimento spontaneo da parte dei contribuenti, che forse hanno capito che nessun condono li avrebbe soccorsi e che hanno percepito un mutamento di orientamento della politica fiscale; pertanto, hanno agito di conseguenza, riposizionandosi lungo le linee e i percorsi della legalità.
Tuttavia, è inutile nasconderci un altro dato drammatico: l'evasione in Italia rimane a un livello altissimo, inaccettabile, il doppio rispetto ad altri Paesi europei come Francia, Gran Bretagna, Germania e addirittura quattro volte superiore all'Austria, all'Olanda o all'Irlanda.
I dati sono stati illustrati ripetutamente dai miei colleghi, ma fa riflettere il fatto che forse sono pari a 100 miliardi di euro all'anno le entrate che mancano al fisco; è una somma enorme! Se tali risorse fossero recuperate, come è necessario, da una parte consentirebbero un congruo e deciso abbattimento del carico fiscale, dall'altra parte la possibilità di mettere definitivamente in ordine, seppur progressivamente, i nostri conti.
Per ora, ci accontentiamo dei 35,8 miliardi a disposizione in più rispetto al 2005. Si tratta, infatti, di un incremento del 30 per cento, che ha consentito la riduzione dell'indebitamento netto, l'avvio di una concreta e vera riduzione della pressione fiscale di tipo strutturale, la redistribuzione delle risorse, con speciale attenzione, come è doveroso, alle fasce deboli, nonché l'apprestamento di misure, più volte illustrate, di incentivazione alla crescita economica.
Il provvedimento in esame, alla luce delle necessità e delle caratteristiche peculiari del nostro Paese, interviene su questioni cruciali e pressanti di ordine economico, sociale e ambientale, che non sono ulteriormente rimandabili. È da quando sono piccola che ascolto ragionamenti in base ai quali le classi sociali che pagano le tasse, che lavorano in virtù di un rapporto di lavoro dipendente e che, quindi, non possono certo evaderle (se non marginalmente con fantomatici doppi lavori e così via), devono aspettare il risanamento e la buona armonia del mercato per poter finalmente godere di miglioramenti salariali e delle loro condizioni di vita. Non se ne può più!
È stato illustrato anche ieri, in quest'Aula, il fatto che i nostri salari sono a un livello basso, inaccettabile, inferiore rispetto a quello di tutti i Paesi dell'area dell'euro. Abbiamo un ben dannarci anche noi sul discorso delle pensioni, che devono essere garantite il più possibile ai giovani e ai lavoratori impiegati nell'ambito deiPag. 11settori usuranti. Se la base salariale è bassa, poi, è del tutto evidente che la pensione sarà rapportata, comunque, a un plafond basso: onorevoli colleghi, per questo motivo bisogna intervenire anche a tale livello.
Certo, non piacerà alla Banca d'Italia e nemmeno alla Confindustria che quasi 3 miliardi di euro vengano destinati a interventi di carattere sociale. Probabilmente, esse avrebbero preferito, ancora una volta, rimandare a chissà quando questo tipo di politiche, confidando negli equilibri automatici del mercato. Il Governo, però, ha adottato una scelta diversa: è stato, così, predisposto il «pacchetto casa», sono stati stabiliti il rifinanziamento dei servizi educativi per l'infanzia (non solo i nidi aziendali) e il rimborso monetario per gli incapienti (ovviamente ancora insufficiente, ma è comunque un inizio), è stato integrato il Fondo delle politiche sociali e sono state reperite risorse per i talassemici, gli emofilici e i soggetti danneggiati a seguito di vaccinazioni obbligatorie. Ben 402 milioni di euro sono stati destinati al settore scolastico (a tal proposito, ho anche sentito che sono state avanzate critiche in quest'Aula: roba da matti!); sono stati previsti 910 milioni euro per il ripristino dei contributi agli organismi internazionali per la pace e la cooperazione (ciò si inserisce nelle previsioni dei trattati e negli impegni internazionali, che non erano stati pienamente onorati) e un anticipo di 1.000 milioni di euro a copertura del rinnovo dei contratti del pubblico impiego (che non capisco perché non si dovrebbero rinnovare!).
Ricordo, altresì: l'importante decisione di istituire quattro Parchi nazionali in Sicilia; la norma sulla moratoria rispetto alla privatizzazione delle acque (iniziativa che, tra l'altro, mi sembra sia anch'essa condivisa, non soltanto da parte della maggioranza); le norme volte a dare seguito al Protocollo di Kyoto (anch'esso costituente un grande impegno indispensabile per contrastare i mutamenti climatici e dare ulteriore impulso alle politiche ambientali).
Ricordo, ancora, l'articolo 34 - anche questo, mi auguro, condiviso - che estende alle vittime del dovere, della criminalità organizzata e ai loro familiari i benefici previsti per le vittime del terrorismo: ieri, al riguardo, è stato accettato dal Governo un ordine del giorno in tale direzione. Bisogna intervenire per ricomprendere tali soggetti nella norma in maniera esplicita, prevedendo appunto che le vittime di mafia ricevano lo stesso trattamento.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LUANA ZANELLA. Signor Presidente, concludo: mi sembra che quest'anno, a differenza di altri confronti sul piano della manovra finanziaria, non emerga ancora un quadro di reale alternativa delle scelte politiche. Se si leggono e si interpretano le proposte avanzate anche con gli ordini del giorno, si rinvengono proposte di tipo espansivo e di spesa, non proposte volte al rilancio, né che costituiscano una politica economica e finanziaria alternativa.
Signor Presidente, ho concluso il mio tempo e pertanto chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative del mio intervento (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Zanella, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giudice. Ne ha facoltà.

GASPARE GIUDICE. Signor Presidente, il decreto-legge che oggi ci accingiamo a convertire, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia, non potrà certo essere votato favorevolmente da Forza Italia.
I motivi sono molti, ma sono riconducibili a tre motivazioni specifiche. Il provvedimento è inopportuno, irricevibile sotto forma di decretazione d'urgenza, mal predisposto dal Governo e decisamente peggiorato a seguito del passaggio nell'altro ramo del Parlamento.Pag. 12
Esso è inopportuno perché le prospettive non certo rosee, che ieri il Ministro Padoa Schioppa ci ha confermato in Commissione bilancio, non fanno certamente pensare che le maggiori entrate possano essere utilizzate per aumentare la spesa pubblica, in particolare la spesa corrente.
Un Paese con il più elevato debito pubblico tra i Paesi dell'area euro molto più responsabilmente avrebbe dovuto destinare tali maggiori entrate alla riduzione del debito o, quanto meno, all'abbassamento di una ormai insopportabile pressione fiscale. Peraltro, la destinazione delle maggiori entrate a «deconto» del debito pubblico era stata decisa da voi in uno dei primi commi della legge finanziaria dello scorso anno.
Per quanto riguarda la seconda motivazione, il provvedimento è irricevibile sotto forma di decreto-legge, perché il ricorso o, meglio, l'abuso di tale forma di legislazione d'urgenza è ormai diventato un fatto cronico di questo Governo e di questa maggioranza. Basta pensare che, dall'inizio di questa legislatura, il Parlamento per il 60 per cento della sua attività è stato impegnato a convertire decreti-legge del Governo, peraltro quasi sempre senza avere la possibilità di intervenire sul testo, ricorrendo il Governo quasi sempre alla questione di fiducia.
Nonostante che recentemente la Corte costituzionale abbia ammesso la possibilità di dichiarare l'illegittimità costituzionale dei decreti-legge adottati in evidente carenza dei presupposti che ne sono alla base, il Governo, che dovrebbe essere il primo a rispettare le norme e le leggi, come la legge n. 400 del 1988, che prescrive che i decreti-legge debbano contenere misure di immediata applicazione, non lo fa.
Passiamo ad analizzare velocemente alcuni aspetti di questo decreto-legge. La maggior parte degli articoli - come gli articoli 5-bis, 16 e molti altri - producono i loro effetti in un tempo dilatato rispetto all'entrata in vigore del decreto-legge. Ciò è chiaramente in assoluto contrasto con i principi della decretazione d'urgenza.
Per quanto concerne la terza motivazione, il provvedimento è stato mal predisposto dal Governo ed è stato decisamente peggiorato dopo il passaggio in Senato. Signor Presidente, colleghi, il decreto-legge interviene in diversi settori dell'ordinamento, senza procedere ad adeguate forme di coordinamento con la vigente disciplina, talora, peraltro, di recente adozione. Esso addirittura evita o dimentica di non abrogare le norme anteriori, indirettamente private di ogni effetto.
Vi sono errori materiali, formali e di copertura. Basti pensare, ad esempio, che l'articolo 26, comma 4, recita testualmente a decorrere dall'anno 2007. Ciò significa che si tratta di una norma a regime valida anche per gli anni successivi, ma la copertura è prevista solo per il 2007, perché, come ci aveva detto anche il Ministro, il decreto-legge produce i suoi effetti nell'esercizio 2007. Dunque, probabilmente, caro sottosegretario, sarebbe stato più corretto sostituire le parole: «a decorrere dal 2007» con le parole: «per il 2007». Sarebbe stata certamente una maniera più corretta e più chiara di legiferare.
Non intendo utilizzare - lo ripeto - tutto il tempo a mia disposizione, anche perché molto è stato detto su questo decreto-legge. Abbiamo spostato l'appuntamento del confronto sulla legge finanziaria, che inizierà la settimana prossima in Commissione.
Vorrei svolgere una considerazione conclusiva, signor Presidente, che tuttavia ritengo sia la più importante, per motivare le ragioni del nostro «no», del nostro voto contrario: mi riferisco al fatto che il decreto-legge in esame costituisce la dimostrazione più chiara della debolezza dell'attuale Ministro.
Si registra uno scarto enorme tra l'immagine che il Ministro riesce a trasmettere di sé, di tecnico competente e responsabile, e la realtà, che risulta decisamente assai deludente: è un dato che dovrebbe allarmare tutto il Parlamento e, più in generale, l'intero Paese, al di là delle collocazioni politiche.
Se si escludono - lo ha detto l'onorevole Zanella - alcune misure dirette adPag. 13assicurare la realizzazione di investimenti infrastrutturali e, tuttalpiù, la previsione di interventi a favore dei cosiddetti incapienti e dei soggetti talassemici, il decreto-legge sottoposto alla nostra attenzione è nato, nel testo presentato dal Governo, come la sommatoria di microinterventi settoriali, senza alcuna logica, se non la necessità di rispondere alla pressione di diversi Ministri e di varie lobby.
Si tratta di pressioni che, in altri tempi, il Ministero dell'economia e delle finanze, che dispone di strumenti assai più potenti degli altri dicasteri, riusciva a gestire e a contenere. L'attuale Ministro ha, invece, rinunciato a svolgere il ruolo decisivo che la normativa gli affiderebbe e si è limitato ad assecondare le sollecitazioni dei suoi colleghi, assai più forti sul piano politico.
Il Paese non può, tuttavia, tollerare un Ministro così debole: vi sono questioni che devono essere affrontate e non possono essere ulteriormente differite, sia per quanto concerne una più sana gestione della finanza pubblica, sia per quanto riguarda le scelte di carattere strategico da adottare per rafforzare i tassi di sviluppo dell'economia.
Su tali temi - e mi limito sommariamente a richiamare la necessità di ridurre la pressione fiscale, la revisione degli strumenti di intervento a sostegno del sistema produttivo, la riduzione del divario territoriale tra nord e sud - non conosciamo le intenzioni del Ministro.
Ieri il Ministro Padoa Schioppa ci ha raccontato tante cose, ma si limita a svolgere la funzione di osservatore passivo, sostanzialmente inerte rispetto alle responsabilità che gli competerebbero e alla gravità della situazione che lui stesso teme possa deteriorarsi, in particolare - lo ha riferito ieri - per quanto concerne le prospettive di crescita del prodotto interno lordo. Questo credo sia il dato più preoccupante, che supera di gran lunga, per gravità, il contenuto delle diverse disposizioni recate dal provvedimento in esame, che supera anche i tre punti affermati in premessa (il decreto-legge in esame era inopportuno, era irricevibile sotto il profilo dell'urgenza, è mal predisposto e presenta anche punti formulati male): il fatto più grave è costituito dall'incertezza di un Governo e di un Ministro che, anziché formulare ragionamenti a largo respiro, hanno concepito un decreto-legge che altro non è che la distribuzione di risorse e risposte piccole alle richieste dei Ministri.
Pertanto, questi sono i motivi, signor Presidente e onorevoli colleghi, per i quali il voto del gruppo Forza Italia sarà contrario, perché riteniamo che il decreto-legge in esame costituisca un danno per il Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.

LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, ieri in Commissione bilancio abbiamo iniziato l'esame della relazione introduttiva del disegno di legge finanziaria per il 2008.
Ai lavori in Commissione Bilancio ha partecipato anche il Ministro dell'economia e delle finanze che, con grande senso di responsabilità, riferendosi alla nota di aggiornamento al DPEF, ci ha detto con chiarezza che nel prossimo anno i dati macroeconomici subiranno un certo tipo di flessione. Tale previsione è stata formulata in virtù dei dati e delle considerazioni forniti da istituti di ricerca economica nonché dalla Commissione europea. La crescita del Paese, che avevamo preventivato con la nota di aggiornamento all'1,5 per cento, viene rivista dalla Commissione europea all'1,4 per cento. L'indebitamento netto previsto al 2,2 per cento per l'anno 2008 avrà un incremento pari allo 0,1 per cento, salendo quindi al 2,3 per cento. È chiaro, pertanto, che la discussione che stiamo affrontando questa mattina sul decreto-legge collegato alla manovra finanziaria, detto impropriamente fiscale, pone davanti a noi un problema. La riflessione che dobbiamo svolgere riguarda gli interventi sviluppati dal Governo con il decreto-legge n. 81 del 2 luglio scorso e con questo decreto-legge che ha utilizzato una somma importante dell'extragettito.Pag. 14
Ritengo, inoltre, che sulla natura stessa dell'extragettito abbiamo il dovere di fare alcune considerazioni. Le risorse aggiuntive, infatti, non sono derivate solo dalle iniziative assunte sull'evasione e sull'elusione fiscale. Vi è sicuramente una parte significativa e importante di queste maggiori entrate che è dovuta alla crescita del Paese (riconfermata per questo anno all'1,9 per cento), ma sicuramente - perché non dirlo con altrettanta chiarezza - una parte deriva dalla manovra finanziaria che abbiamo attuato nello scorso anno e da quella prevista per questo anno.
Il problema, come hanno sottolineato anche i colleghi intervenuti precedentemente, è come poter utilizzare questo extragettito fiscale. Esistono ovviamente filosofie diverse che sono state espresse in modo estremamente chiaro e probabilmente anche con un po' di demagogia, dovuta soprattutto alla polemica politica che in questi giorni e nei mesi precedenti ha influenzato il dibattito istituzionale parlamentare. Da parte di alcuni si sostiene, ad esempio, che sarebbe opportuno che questo extragettito fosse utilizzato per abbattere il debito o il deficit pubblico. La nostra opinione di socialisti veri, e non di socialisti che hanno semplicemente ed esclusivamente il fiore all'occhiello, è quella di coloro che hanno realmente a cuore le sorti di questa nostra realtà nazionale, che guardano con grande interesse anche al sistema sociale, alle garanzie sociali, a quello che è il DNA della cultura socialista. È necessario rivedere qualcosa e intervenire nei riguardi dei più deboli per fare in modo che possano e debbano poter avere delle garanzie.
La scelta fatta dal Governo, che noi condividiamo, è quella di continuare a portare avanti una politica diretta al risanamento finanziario ed economico e volta ad incidere sulla competitività del Paese, che oggi presenta sicuramente delle situazioni di difficoltà. Occorre, quindi, capire come si può e si deve intervenire nel prossimo futuro affinché la competitività, collegata alla produttività del Paese (al riguardo, vi sono responsabilità oggettive e soggettive del mondo imprenditoriale), possa essere riavviata. D'altronde, bisogna continuare una politica di riequilibrio sociale che negli ultimi tempi, in particolare nell'ultimo periodo, ha incontrato grandissime difficoltà.
I dati a nostra disposizione, relativi al 2006 e, quindi, certamente non riferibili all'attuale Governo, rivelano che la povertà in Italia è aumentata, sia la povertà assoluta sia quella relativa, che tale aumento è riferibile in particolar modo al Mezzogiorno d'Italia, e che la povertà aumenta soprattutto con l'espansione del nucleo familiare, in modo particolare se all'interno di una famiglia vi è un portatore di handicap o un anziano. Allora, si pone un problema serio a questo Parlamento: come tentare di dare delle risposte affinché si possa cominciare ad invertire la tendenza, e come fare in modo che si possano in buona sostanza rideterminare le condizioni per uscire dal sistema della povertà assoluta e della povertà relativa.
Sembra poco, ma gli interventi realizzati con il decreto-legge n. 81 del 2007 e quelli previsti dal decreto-legge in esame - come confermano alcuni istituti di ricerca, per esempio l'ISTAT, nelle audizioni preliminari all'esame del disegno di legge finanziaria per il 2008 - ed in particolare la misura dei centocinquanta euro dati agli incapienti, hanno prodotto e produrranno un effetto positivo sulla povertà assoluta nel nostro Paese.
Allora, è giusto intervenire? È questo l'interrogativo che ci dobbiamo porre. Mi chiedo se sia giusto che vi sia un grande sforzo da parte del Governo affinché si possa incominciare ad invertire la rotta, prendendo atto del fatto che la povertà agisce in modo forte e si avverte tra i cittadini italiani, perché il disagio è forte. È giusto che si intervenga in questa direzione?
Noi riteniamo che sia stato giusto, come ritengo che sia giusto, in virtù delle considerazioni precedenti, rilanciare il sistema produttivo del Paese.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LELLO DI GIOIA. Il rilancio del sistema produttivo - arrivo alle conclusioni,Pag. 15signor Presidente - passa attraverso gli investimenti soprattutto nelle opere infrastrutturali. Mi riferisco ai 3 miliardi e 100 milioni di investimenti per quanto riguarda l'ANAS e le ferrovie, e agli investimenti relativi al piano degli alloggi, considerato che per oltre dieci anni un piano simile non era stato avviato.
Come socialisti, come radicali, ma soprattutto come socialisti veri e riformatori crediamo che il provvedimento in esame vada nella direzione giusta, e per questo motivo voteremo a favore dello stesso (Applausi dei deputati dei gruppi La Rosa nel Pugno e Verdi - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghe e colleghi, l'Italia dei Valori è intervenuta nel dibattito sulla conversione in legge del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, in modo approfondito nella discussione sulle linee generali e in modo eminentemente politico nella discussione sulla questione di fiducia posta sul maxiemendamento. Quindi, in questo momento ci limiteremo a richiamare solo alcuni scarni punti relativamente al decreto-legge nel suo complesso.
Ribadiamo che non possiamo esaminare tale decreto-legge se non alla luce della manovra complessiva che comprende - com'è noto - il disegno di legge finanziaria, che dalla prossima settimana sarà discusso in Commissione bilancio e il provvedimento sul welfare che è già - credo - in dirittura di arrivo in Commissione lavoro.
Pertanto, non possiamo che cominciare da alcuni presupposti, tra i quali il fatto che la lotta all'evasione fiscale, che complessivamente emerge da questi provvedimenti, è un punto fondamentale avviato dal Governo.
Al di là delle discussioni sull'entità della cifra, che è effetto del miglioramento della tax compliance da parte dei cittadini, è evidente che comunque la decisione di assicurare che non vi saranno condoni di nessun genere e una serie di interventi di tipo operativo, come quelli in corso sull'anagrafe tributaria nonché quelli che consentono indagini sui conti bancari e sulle attività bancarie in modo più rapido, stanno producendo effetti positivi.
Il vero problema riguarda la destinazione degli effetti positivi ed è chiaro che, in una coalizione variegata come la nostra, le opinioni su questo punto possono anche essere diverse. È chiaro che noi, come Italia dei Valori, avremmo preferito che si fosse destinato molto alla riduzione del debito pubblico, che certamente dà vantaggi nel tempo, ma non offre vantaggi di cassa immediati, e avremmo preferito, quindi, che in aggiunta si operasse sulla spesa pubblica, in particolare sulla spesa corrente.
Dobbiamo anche avere il coraggio di dire che il Governo e la maggioranza hanno restituito risorse alle spese per investimenti, vale a dire alle spese in conto capitale, in particolare alle infrastrutture. Infatti, colleghi, se analizziamo i dati, è facile rendersi conto che nel passato c'era stato chi predicava l'idea che l'infrastrutturazione del Paese fosse la questione principale da affrontare, ma, dal 2003 fino al 2005, lo stesso ha ridotto drasticamente le spese in conto capitale del nostro Paese.
È evidente che siamo di fronte ad un'incoerenza rispetto ad una dichiarazione mediatica. Le «castagne sul fuoco» sono state lasciate a questo Governo, che, invece, è intervenuto in misura massiccia - parliamo di svariati miliardi di euro - per impedire che i cantieri aperti con tanto semplicismo e tanta faciloneria - anzi, non era faciloneria, era calcolo ben preciso! - potessero procedere ed andare avanti.
In tal senso, da due anni, il Governo e la maggioranza spingono molto nella direzione di rafforzare le spese in conto capitale, per investimenti. Cionondimeno, avremmo preferito che anche in questa manovra complessiva vi fosse più spazio per la riduzione dei costi della politica, e non rinunceremo nel corso dell'esame del disegno di legge finanziaria a proporre aPag. 16quest'Assemblea ulteriori modifiche che portino ad una riduzione di quei costi.
Certamente del provvedimento oggi al nostro esame non ci è piaciuto il fatto che il Governo fosse partito con l'idea di ridurre i costi dei contributi destinati all'editoria del 7 per cento e, invece, la riduzione definitiva sarà molto più contenuta: solo il 2 per cento. Addirittura vi è qualcuno che ritiene che l'area di tale contribuzione dovrebbe essere persino ampliata.
Noi avremmo voluto, invece, riportarla alla percentuale originaria perché riteniamo che questi contributi servano, in larga parte, a tenere in piedi testate che, spesso, non hanno alcun significato e che forse, non sono lette neppure da chi le redige.
Sono previsti, comunque, anche interventi che giudichiamo molto positivi, a partire da quello volto a favorire l'estinzione anticipata, da parte degli enti locali, di mutui e prestiti obbligazionari che, in una situazione in cui non si conosce ancora l'effetto dei mutui ancorati ai derivati, potrebbe essere una misura importante.
Ci sono, poi, interventi di cui siamo effettivamente orgogliosi, ad esempio quelli che riguardano le politiche abitative; in particolare vengono complessivamente destinati 650 milioni di euro per riavviare, anche a livello locale, una serie di progetti che erano fermi e che permetteranno di dare delle risposte, ancorché parziali, sia a coloro che avevano degli sfratti esecutivi, sia a parte della nostra popolazione, dei nostri cittadini a più basso reddito, che hanno bisogno di soddisfare un'esigenza primaria come quella dell'abitazione.
Naturalmente esprimiamo qualche riserva sul fatto che, ad esempio, una notevole parte delle risorse sia stata destinata ad interventi in materia di pubblico impiego senza che questi fossero ancorati a criteri di produttività. Ritengo si tratti, comunque, di un problema ineludibile che questa maggioranza, nel suo complesso, deve affrontare, in particolare riguardo al tema della mobilità del pubblico impiego. Si dovrebbero prevedere interventi che portino comunque ad una riduzione. Il Ministro Nicolais aveva in cantiere un provvedimento che, mi pare, non sia stato ancora approvato e che credo fosse finalizzato proprio a ridurre il peso sul bilancio del personale dello Stato.
Vi è un'altra norma che desta perplessità: quella che rinvia al 2012 il passaggio al sistema digitale. Non ci piace perché non dimentichiamo che il passaggio al sistema digitale è previsto da un'ormai lontana sentenza della Corte costituzionale alla quale non ci si è ancora adeguati e temiamo che, in realtà, i problemi tecnici, che indubbiamente saranno presenti, faranno sì che al 2012 vi sarà un ulteriore rinvio. Ritengo che ciò non sia accettabile: non è accettabile che si indicano nuove gare per aggiudicarsi le frequenze quando vi erano frequenze già assegnate e chi ne aveva diritto non può utilizzarle.
Crediamo, pertanto, che questa maggioranza debba intervenire ancora una volta sul punto al fine di approvare una misura di natura transitoria che dia immediata attuazione a quella sentenza della Corte costituzionale.
Siamo lieti che vi sia stato un intervento massiccio (che sarà ulteriormente disciplinato anche nella legge finanziaria) a favore di coloro che sono stati gravemente danneggiati da problematiche di natura medica: parlo del risarcimento ai soggetti emotrasfusi, così come a coloro che sono danneggiati da vaccinazioni.
Vorrei aggiungere (in quanto è oggetto di un ordine del giorno accolto ieri dal Governo) che si potrà ragionare, mi auguro già durante l'esame del disegno di legge finanziaria, per l'estensione anche ad altri danneggiati altrettanto gravi, che attendono da cinquant'anni di vedere riconosciuta la gravità della loro infermità. Mi riferisco a coloro che hanno subito gli effetti del talidomide, che ha provocato la nascita di bambini focomelici, ossia privi di uno o più arti o con delle malformazioni gravi agli stessi.

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, concluda.

Pag. 17

ANTONIO BORGHESI. Concludo, signor Presidente. Per quanto riguarda i servizi pubblici, bisogna completare l'opera, non basta la moratoria sui servizi idrici. È importante anche la previsione del fondo per le zone di confine e l'intervento per gli incapienti, del quale siamo orgogliosi, perché permetterà di abbassare la soglia di povertà delle famiglie.
In conclusione, quindi, per le motivazioni che ho espresso, Italia dei Valori esprimerà voto favorevole sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Filippi. Ne ha facoltà.

ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente, sia chiaro fin da subito che la Lega Nord è convintamente contraria al contenuto di questo decreto: voterà, quindi, «no» e la forte percezione che abbiamo è che la maggioranza del nostro Paese sia insieme a noi e non lo condivida.
Qual è, però, questa grande maggioranza del nostro Paese? Qual è questa parte del Paese? Non è fatta, certo, dai ladri, dagli stupratori, dagli assassini e dai vari delinquenti che avete salvato con il vostro indulto. Non è fatta, certo, dagli amministratori pubblici incapaci, ai quali quotidianamente date i soldi del nord per ripianare i buchi che hanno creato. Non è fatta, certo, dagli immigrati clandestini ai quali avete aperto le porte del Paese (questi immigrati, sicuramente, sanno arrangiarsi da soli per aprire le porte delle nostre case).
Certamente, invece, questa parte del Paese è fatta da coloro che lavorano, da chi produce il PIL, da chi cerca di sopravvivere alle vostre tasse, alla vostra burocrazia e alle vostre promesse vane. Certamente la parte del Paese che si identifica in questo nostro «no» è composta da tutti coloro che amministrano la cosa pubblica in modo virtuoso.
La parte del Paese che dice «no» a questo decreto è certamente il nord, quello che non vi ha né voluto né votato. «No», quindi, sia alla forma sia alla sostanza di questo provvedimento e per come è giunto, ormai, al termine. Questa volta si è addirittura toccato il fondo, signor Presidente: nulla si è discusso sia in Aula sia in Commissione e questo è uno scandalo!
Perché, comunque, la Lega Nord voterà «no» sul merito e sulla sostanza di questo decreto-legge? Perché, come dice il titolo stesso del provvedimento, vi sono 7,5 miliardi, praticamente un «tesoretto», spesi per uno sviluppo ed un'equità che non ci sono.
Proviamo, quindi, ad analizzare velocemente e in pillole alcuni punti: quale sviluppo ed equità c'è nell'articolo 3 che tratta di TFR? Membri del Governo, il Governatore della Banca d'Italia, Draghi, ve lo ricorda quotidianamente e a me lo insegnava all'ora di ragioneria, vent'anni fa circa, il professor Olivotto: il TFR è un debito. Voi usate questo debito per coprire altri debiti e un debito speso per coprire altri debiti diventa un furto.
Ditemi quale sviluppo ed equità si rinviene nell'articolo 4 che tratta di sanità? Avete perso un'occasione: ancora una volta non prevedete alcuna seria sanzione personale per chi ha portato allo sfascio il proprio sistema sanitario regionale.
Se non esiste meritocrazia, se non esiste un premio per chi è virtuoso e responsabile, perché i nostri assessori veneti, prima Tosi e oggi la Martini, hanno fatto i salti mortali per far tornare i conti, dando comunque buoni servizi sanitari? Che senso ha essere virtuosi in questo Paese se chi non lo è non ne paga mai le conseguenze e, anzi, viene premiato, perché riesce ad acquisire sempre più trasferimenti?
E ancora, quale sviluppo ed equità c'è all'articolo 7, che prevede contributi per le metropolitane? Vi sono 800 milioni: di questi, solo 150 arrivano al nord, mentre ben 650, invece, rimangono al sud (500 per Roma e 150 per Napoli). Il resto delle città della Padania sono state, come al solito, dimenticate.
E persino un vostro sindaco, Chiamparino, si è lamentato e vi accusa, affermandoPag. 18che non avete mantenuto le promesse, che continuate invece a mantenere per il sud.
Passiamo al successivo articolo 8. Anche in questo caso mi domando quale sviluppo ed equità contenga: destinate 100 milioni di euro circa per infrastrutture legate alla viabilità di Reggio Calabria e di Messina. Mi corre l'obbligo di ricordarvi che l'anno scorso, solo dodici mesi fa, avete destinato per le stesse zone 1,5 miliardi per far fronte alla viabilità. Ora, vi saranno altri 100 milioni, e la cosa scandalosa è che saranno gestiti in forma privata, senza bandi pubblici, senza controlli.
Dell'articolo 8 è sconcertante poi il comma 2, ove si stabilisce che per ovviare al dissesto di 11,5 chilometri della Salerno-Reggio Calabria, verranno trasferiti 7 milioni di euro per semafori, cartelli e passaggi pedonali. Come ha ricordato il mio collega della Lega Nord Massimo Garavaglia l'altro giorno, se facessimo un semplice conto risulterebbe che vi sarebbe un semaforo ogni 20 metri; e se invece si destinassero questi 7 milioni per passaggi pedonali, vi sarebbero 200 mila strisce pedonali, 200 mila strisce di vernice con le quali si potrebbero dipingere praticamente tutte le strade del Paese. E il tutto erogato in base a una trattativa privata, e questo è scandaloso.
Quale sviluppo ed equità c'è poi all'articolo 24, che destina ancora soldi per coprire i buchi dei comuni in dissesto: ancora trasferimenti per pagare debiti contratti da amministratori incapaci! Ma esiste per voi - ci si chiede spontaneamente - il principio della responsabilità? Esiste per voi il principio della meritocrazia? Saranno 150 milioni di euro che, così facendo, andranno a premiare il cattivo operato di chi poi a livello locale chiederà e otterrà sempre maggior consenso, perché, anche se ha amministrato male, ha ottenuto trasferimenti maggiori.
E quale sviluppo ed equità sono previsti all'articolo 27 o all'articolo 43, che prevedono di stabilizzare in Calabria e in Campania i lavoratori socialmente utili e consentire assunzioni anche in soprannumero? Che senso ha, ditemi, assumere solo per dare occupazione e non lavoro? Che necessità ha di assumere ancora la Calabria, che, raffrontata alla Lombardia come amministrazione regionale, ha sei volte il numero dei dipendenti, o la Campania, che, sempre in proporzione, raffrontata alla Lombardia, ne ha il triplo?
E ancora: altre assunzioni facili all'articolo 27-bis, un regalino da parte del Senato: assunzioni prive di concorsi, per aiutare gli amici degli amici, per aumentare il numero dei forestali al sud. Ma se oggi vi sono più forestali rispetto al Canada, pur avendo un'estensione forestale ben inferiore, a che cosa serve assumerne ancora? E poi del resto, inevitabilmente, i parchi al sud d'estate comunque bruciano.
Signor Presidente, quale sviluppo e quale equità ci sono all'articolo 36, intitolato: «Programma di interventi connessi alle celebrazioni per il 150o anniversario dell'Unità nazionale»: 140 milioni da spendere subito per un anniversario che arriverà nel 2011! Nemmeno i brasiliani, l'ho detto ieri, per il loro carnevale sono tanto goliardici e spreconi; e intanto il Paese non arriva a pagare le bollette a fine mese.
Sviluppo ed equità questo Governo purtroppo non ce li darà mai. Allo stesso modo mai ci garantirà su un altro tema chiesto a gran voce dal Paese, quello della sicurezza, signor Presidente. Oggi si cerca di colmare questo vuoto solo da parte degli amministratori locali. Per questo mette i brividi leggere come un sindaco coraggioso, un sindaco onesto, un sindaco veneto, il sindaco Bitonci di Cittadella abbia ieri ricevuto un avviso di garanzia per usurpazione di funzioni pubbliche: e questo solo perché ha dato disponibilità, in una commissione, a segnalare alle istituzioni competenti eventuali soggetti pericolosi. Vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Devo dire però che una cosa vera, l'unica verità che il Governo e voi della maggioranza avete detto è che amate i poveri. Li amate veramente: li amate al punto tale che state costruendo un'Italia che in poco tempo sarà composta solo diPag. 19poveri, di tantissimi poveri, tutti uguali, tutti poverissimi, tutti da amare. Da amare così tanto come solo voi della sinistra sapere fare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aurisicchio. Ne ha facoltà.

RAFFAELE AURISICCHIO. Signor Presidente, il gruppo di Sinistra democratica voterà a favore del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 159 del 2007, recante interventi urgenti in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l'equità sociale, come modificato dal maxiemendamento sul quale il Governo ha posto ed ottenuto la fiducia. Gli interventi emendativi operati dalla maggioranza sul testo approvato dal Senato sono stati molto contenuti e sostanzialmente limitati a quei punti ove si erano evidenziati problemi di copertura finanziaria. In direzione completamente opposta è andato invece il comportamento dell'opposizione, che ha presentato e portato in Aula oltre 600 emendamenti, puntando all'allungamento dei tempi per impedire l'approvazione del provvedimento nei termini prefissati e per impedire l'approvazione, entro il corrente anno, degli altri provvedimenti che compongono la manovra economica: il disegno di legge finanziaria, quello di bilancio, quello sul protocollo relativo a pensioni e mercato del lavoro.
D'altra parte, questa strategia era stata abbondantemente e per tempo annunciata da diversi esponenti del centrodestra - per primo l'ex Ministro dell'economia e delle finanze, onorevole Tremonti - i quali avevano indicato come fosse preferibile giungere all'esercizio provvisorio. Ciò per una ragione tutta politica, assolutamente avulsa dal merito delle misure contenute nei diversi provvedimenti: quella cioè di dimostrare l'incapacità a governare dell'Unione e giustificare così la linea della spallata e del ritorno alle urne.
Questa strategia è stata vanificata e sconfitta: il Governo continua la sua attività e la finanziaria è stata approvata al Senato (per di più senza ricorrere al voto di fiducia, come non accadeva da diversi anni). Vi è dunque una tenuta aritmetica e politica della maggioranza di centrosinistra: un dato, niente affatto scontato in partenza, che determina la stabilità e l'apertura di nuovi scenari politici. Sulla tenuta della maggioranza, noi di Sinistra democratica, insieme con le altre forze della sinistra, vogliamo continuare a scommettere e puntare: ciò al fine di giungere all'approvazione della manovra economica nei tempi previsti e di migliorarne i contenuti in modo da conseguire risultati ancora più favorevoli per il mondo del lavoro, per i giovani precari, per le donne, per i ceti più deboli e per il nostro Mezzogiorno. Vogliamo farlo per onorare fino in fondo il patto dell'Unione e il programma concordato; vogliamo farlo per impedire ritorni all'indietro e perché pensiamo che per la sinistra sia più utile partire da una base di risultati positivi conseguiti nel momento in cui essa, come farà nei prossimi giorni, sceglie percorsi di unità e di rinnovamento.
Oltre che per le ragioni politiche precedentemente evidenziate, voteremo a favore del provvedimento per il suo contenuto, poiché esso amplifica e consolida la manovra espansiva già avviata con il decreto-legge n. 81 dello scorso giugno. Con i due provvedimenti sono state infatti destinati alla spesa risorse per oltre 13 miliardi di euro, di cui 6,5 con il decreto di giugno e 7,5 con quello al nostro esame. Complessivamente, tali provvedimenti hanno consentito di far fronte alle innumerevoli necessità che ci propone l'attuale realtà del Paese per come essa è venuta determinandosi a seguito degli anni di governo della destra.
In questi anni vi è stato uno spostamento di risorse dalle fasce di reddito più basse verso quelle più alte e dal lavoro verso l'impresa e la rendita. Negli ultimi anni, in particolare, come le risultanze dell'indagine pubblicata appena qualche giorno fa hanno evidenziato, il salario annuo medio ha subito una decurtazione consistente, di circa 2 mila euro, e tuttoPag. 20ciò mentre sono smisuratamente lievitati i profitti e le retribuzioni di dirigenti e manager.
Si è, dunque, accumulato un grande disagio sociale con larghe fasce di cittadini che non riescono a reggere il ritmo dei costi della vita, e questo si somma ad una cronica insufficienza di interventi verso l'innovazione, la ricerca, la scuola, l'università, e ad una storica inadeguatezza della dotazione infrastrutturale, che si è aggravata ancor più negli anni di Governo della destra e che adesso mette a rischio la capacità competitiva della nostra economia.
Con questa situazione non c'era alternativa alla scelta di riservare risorse e interventi per sostenere lo sviluppo, per avviare un'azione di redistribuzione del reddito e per venire incontro alle esigenze delle categorie di cittadini più deboli e più in difficoltà.
Tanto più in presenza di una maggiore quantità di risorse affluite alle casse dello Stato per effetto della linea di netto e risoluto contrasto all'evasione e all'elusione fiscale osservata dal Governo.
Le misure contenute nel decreto-legge in esame sono tante ed affrontano molteplici questioni. Voglio segnalarne quattro: l'intervento a favore dei cosiddetti incapienti, che assorbe quasi 2 miliardi di euro e che si somma all'aumento delle pensioni sotto la soglia del minimo; il piano per il rilancio dell'edilizia residenziale pubblica, con cui dopo tanti anni in cui tale tema è stato, di fatto, accantonato e abbandonato si ritorna a finanziare per oltre 500 milioni la costruzione di nuovi alloggi per lavoratori e giovani coppie; gli interventi per 150 milioni nel campo dell'istruzione a favore dell'adempimento dell'obbligo scolastico e, la moratoria per l'acqua, che arresta i processi di privatizzazione in atto ed afferma il carattere pubblico della risorsa idrica.
Infine, esprimeremo un voto favorevole sull'approvazione del provvedimento in discussione perché esso rappresenta un tassello imprescindibile e fondamentale della manovra economica che, dopo i sacrifici dello scorso anno, si propone di dare risposte sul terreno dello sviluppo e dell'equità sociale, senza ricorrere ad aumenti della pressione fiscale.
L'intento è quello di restituire qualcosa ai cittadini e di rimettere al centro il lavoro per dargli nuovamente quella considerazione sociale che dovrebbe avere.
In questa direzione si è orientato l'impegno di Sinistra Democratica Per il Socialismo europeo sia al Senato sia alla Camera nei vari passaggi che hanno riguardato i provvedimenti. In questa direzione continueremo ad impegnarci assieme agli altri gruppi della sinistra (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Andrea Ricci. Ne ha facoltà.

ANDREA RICCI. Signor Presidente, il provvedimento che ci accingiamo ad approvare costituisce, anche al di là delle singole misure in esso contenute, un'importante novità di carattere strutturale nella politica economica del nostro Paese.
È, infatti, la prima volta che un decreto collegato alla manovra di bilancio assume caratteri espansivi e redistributivi, piuttosto che essere determinato dalla necessità di far quadrare i conti pubblici.
Con il decreto-legge alla nostra attenzione si distribuiscono risorse per nuovi interventi di spesa nel campo sociale e degli investimenti pubblici per circa 8 miliardi e mezzo di euro, che si aggiungono ai circa 6 miliardi già stanziati nel luglio scorso: nel secondo semestre del 2007, quindi, abbiamo messo in atto una manovra espansiva pari a quasi 15 miliardi di euro, poco meno dell'1 per cento del PIL, dando così combustibile ad un processo di crescita economica e di redistribuzione del reddito.
Ma la cosa più notevole è che questo nuovo indirizzo di politica economica è avvenuto nell'integrale rispetto degli obiettivi di finanza pubblica stabiliti nel DPEF dello scorso anno, anzi addirittura con un'ulteriore accelerazione della riduzione del deficit pubblico.Pag. 21
Questa è la dimostrazione che la tesi da noi sempre sostenuta in contrapposizione alle ricette neo-liberiste, circa la possibilità di conciliare l'equilibrio finanziario con interventi pubblici di sostegno dell'economia e di redistribuzione del reddito, non solo è del tutto praticabile, ma risulta confermata dai fatti.
Tutto ciò è potuto accadere non a seguito di una improbabile serie di fortuite coincidenze, ma grazie ad un preciso indirizzo politico, quello della lotta all'evasione fiscale attraverso l'allargamento della base imponibile e l'emersione delle attività al nero che consentirà di recuperare, nel 2007, una cifra pari ad oltre 20 miliardi di euro.
È grazie alla lotta all'evasione e all'elusione fiscale, che dovrà continuare con altrettanta forza nel prossimo anno, che è stato possibile finanziare, nello scorso luglio, l'aumento delle pensioni minime e basse per tre milioni e mezzo di pensionati e che ora è possibile finanziare, con il provvedimento in esame, ulteriori e significativi interventi sociali. Tra essi ne voglio ricordare soltanto alcuni: la realizzazione di un grande programma di costruzione di case popolari e di alloggi per l'affitto a canone sociale, prioritariamente destinati agli sfrattati; mezzo miliardo di euro destinato alla cooperazione internazionale e allo sviluppo; oltre 2 miliardi di euro destinati al potenziamento delle reti ferroviarie tradizionali e del trasporto pubblico locale; 1 miliardo e 900 milioni di euro a favore dei contribuenti a basso reddito e, oltre a ciò, risorse destinate alla stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili, alla riconversione ambientale e al risparmio energetico, all'elevamento dell'obbligo scolastico, al risarcimento e all'estensione dei benefici per le vittime delle trasfusioni, del terrorismo e della criminalità organizzata.
Per raggiungere tali risultati è stata determinante l'azione unitaria svolta dalla sinistra, dapprima in sede di Governo e poi in sede parlamentare. Le forze della sinistra hanno, in questo importante passaggio, parlato con una voce sola e ciò ha consentito di ottenere significativi risultati concreti a vantaggio dell'equità sociale.
Questo esperimento unitario è oggi solo all'inizio e lo rafforzeremo ancora negli imminenti impegni parlamentari che ci attendono, perché se è vero che con il provvedimento in esame si avvia una politica di redistribuzione, è altrettanto vero che essa è ancora insufficiente ed inadeguata per rispondere seriamente alla grave situazione di emergenza e di sofferenza sociale. In particolare, è urgente che il Governo e la maggioranza diano una risposta più forte a due problemi, ormai insostenibili: quello della precarietà del lavoro e quello dell'aumento dei salari e degli stipendi.
Su tali temi, signori del Governo, vi preannuncio sin d'ora, la presentazione da parte nostra di concrete proposte e mi auguro, per il bene del Paese e della democrazia italiana, che non le sottovalutiate.
In ordine alla precarietà, ieri notte, la Commissione lavoro ha concluso i suoi lavori. Il testo che esamineremo in Aula contiene, dal nostro punto di vista, luci ed ombre rispetto alla proposta originaria. Su alcuni aspetti abbiamo ottenuto importanti e significativi miglioramenti, mentre su altri constatiamo un arretramento, causato anche da comportamenti disinvolti adottati da pezzi della maggioranza che hanno votato insieme al centrodestra, assecondando così le richieste di Confindustria. Per noi la partita non è ancora chiusa, perché le risposte al grave problema della precarietà del lavoro sono ancora parziali ed inadeguate. Pertanto, continueremo in Aula, la prossima settimana, la nostra iniziativa su questo tema.
Invece, sul fronte della redistribuzione del reddito l'impianto delle misure finora adottate si è concentrato prevalentemente sulle fasce più povere della popolazione. Occorre ora estendere tale impianto, per cominciare ad aggredire anche la grande questione delle condizioni del lavoro nel nostro Paese, cominciando da quella salariale.
Sappiamo bene che questo nodo è talmente grande, a causa dell'enorme crescitaPag. 22delle diseguaglianze sociali, che non può essere risolto in un colpo solo, né attraverso un unico strumento risolutivo. Proprio per tale motivo occorre iniziare ad affrontarlo. Inoltre, il riequilibrio del carico fiscale richiede, oltre al proseguimento della lotta all'evasione, anche uno spostamento strutturale del peso tributario dal lavoro verso la rendita finanziaria, attraverso la riduzione dell'imposizione fiscale sui salari e l'aumento della tassazione sui grandi proventi finanziari e speculativi.
Su questo attendiamo risposte ed impegni certi e precisi dal Governo. Infatti, nelle condizioni attuali, una politica di redistribuzione del reddito non è puramente assistenzialistica, ma costituisce la premessa indispensabile per rilanciare un nuovo modello di sviluppo fondato sull'equilibrio sociale e ambientale dell'economia e della società italiana (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Comunisti Italiani).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'istituto alberghiero Sestio Menas di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Peretti. Ne ha facoltà.

ETTORE PERETTI. Signor Presidente, l'UDC voterà contro il provvedimento in esame perché è il tipico esempio (lo stesso vale anche per la legge finanziaria e per il Protocollo sul welfare) del prodotto di una politica debole, nel contesto di una grande fragilità e di grandi problemi del nostro Paese.
Si tratta di un provvedimento di «corto respiro», nel quale vi sono misure che non riescono a travalicare il ciclo elettorale, misure estremamente frammentate e simboliche anche quando sono positive. Mi riferisco, ad esempio, alle misure sugli incapienti e sui lavori socialmente utili che fanno sorgere solo l'aspettativa (che non può essere corrisposta) di poter risolvere in maniera definitiva tali problemi.
Nel nostro Paese si confrontano due linee di pensiero: una (la nostra) che ritiene che la sfida della globalizzazione si vinca con riforme a tutti i livelli, che partano dalla classe dirigente per arrivare fino all'ultimo dei cittadini e che ritiene, pertanto, che soltanto simili riforme possano affrontare la battaglia contro il declino del nostro Paese. Vi è poi un'altra linea di pensiero (politicamente più interessata perché fa parte della linea di pensiero di chi è attualmente al Governo) che ritiene, invece, che vi possa essere un'evoluzione naturale del nostro Paese per risolvere i problemi.
Ciò non è possibile perché il nostro Paese vive una condizione di fragilità e cresce poco. La crescita negli ultimi dieci anni è stata, in media, dell'1 per cento e anche le previsioni di crescita del prossimo anno non sono rosee: si assisterà ad una crescita inferiore all'1,8 per cento, con un dollaro debole, un petrolio a cento dollari al barile, turbolenze internazionali e quindi la crescita sarà ancora più problematica.
Il nostro è anche un Paese molto vecchio (il più vecchio d'Europa) che ha, ogni cento giovani sotto i quindici anni, 141 anziani sopra i sessantacinque. È un Paese, come ha detto anche il Ministro dell'economia e delle finanze, fortemente indebitato, sottocapitalizzato, poco competitivo e poco innovativo, che ha sacche di disoccupazione molto alte e, soprattutto, presenta un'iniqua distribuzione della ricchezza.
Il reddito pro capite è di circa 22 mila euro, tuttavia vi sono anche più di due milioni e mezzo di famiglie povere, più dell'11 per cento. In particolare, il nostro è un Paese che ha una grande questione aperta: il lavoro dipendente, escluso dai dividendi dello sviluppo. In una ricerca di Mediobanca sui primi trentotto gruppi industriali italiani quotati in borsa si afferma che, dal 2002 al 2006, mentre il valore aggiunto è cresciuto di 28 miliardi di euro, la quota di valore aggiunto riservata al lavoro è cresciuta solo di 700 milioni di euro.Pag. 23
Questo è un dato di per sé molto significativo, che definirei drammatico, proprio mentre negli ultimi anni si è verificata una continua perdita di potere d'acquisto da parte del lavoro dipendente. Nel nostro Paese, anche per spiegare il contesto nel quale stiamo lavorando, è di fatto presente una secessione tra nord e sud. Continua ad aumentare, infatti, la differenza tra nord e sud in termini di capacità di produrre brevetti, di capacità scientifica, di spesa in ricerca pubblica e privata, di numero di addetti alle imprese ad alta e media tecnologia e di formazione permanente al livello di istruzione universitaria. Questa è un'altra delle condizioni drammatiche del nostro Paese.
Tale condizione di fragilità rischia di creare tre drammatiche fratture: la prima sociale, come dicevo, tra ricchi e poveri, con i figli che, per la prima volta dopo tanti anni, non hanno più le stesse opportunità dei loro genitori; in secondo luogo, una frattura territoriale tra nord e sud non solo in termini tecnologici, come dicevo prima, ma anche e soprattutto in termini sociali e, infine, una frattura istituzionale tra i cittadini e la classe dirigente.
Fino ad oggi, si è sempre cercato di rimediare a tali problemi utilizzando la pubblica amministrazione e la spesa pubblica. La pubblica amministrazione è stata usata come una sorta di grande ammortizzatore sociale per attutire i problemi di un Paese, come il nostro, che è vecchio, indebitato e poco competitivo. Personalmente, credo che questo schema, confermato nel decreto-legge al nostro esame, debba essere sostanzialmente superato. Servono più meritocrazia, più competizione, più liberalizzazioni, più infrastrutture, è necessaria una riforma del mercato del lavoro capace di distinguere tra la flessibilità e la precarietà; serve una riforma dello Stato sociale, che non solo metta in equilibrio il sistema, ma che sposti un po' di risorse verso gli ammortizzatori sociali.
Per fare tutto ciò, abbiamo bisogno di una profonda revisione dei criteri di spesa, dobbiamo avere la forza politica di distinguere la spesa produttiva e la spesa improduttiva, anche perché quando la spesa pubblica è improduttiva ed inefficace aumentano le diseguaglianze. Quindi, dobbiamo definire le priorità, stanziare più investimenti, più sicurezza, più ricerca, più istruzione. Occorre, finalmente, introdurre nella pubblica amministrazione criteri di valutazione della produttività e la necessaria mobilità.
Credo che non possa più continuare il tacito scambio che vi è stato fino ad oggi tra bassi salari e basse prestazioni. Servono anche più autonomia, più responsabilità nelle decisioni di spesa e, quindi, da una parte è necessario più federalismo fiscale e dall'altra più sussidiarietà.
Invece, anche questa volta, il decreto-legge al nostro esame - ma potremmo già esprimere le medesime valutazioni per quanto concerne il disegno di legge finanziaria per il 2008 - va nella direzione esattamente opposta. Sono norme in genere prive di compiutezza, che non hanno la capacità di guardare al breve e medio periodo. Abbiamo, ad esempio, assistito alla mutilazione del 5 per mille e all'incapacità di porre realmente tale strumento al servizio della ricerca e delle cause sociali. Abbiamo un provvedimento che si caratterizza per la frammentazione e il disordine legislativo e la casualità delle decisioni - se guardiamo bene - consiste in un insieme di decisioni con un unico obiettivo: tenere insieme una maggioranza che, soprattutto al Senato, è politicamente non omogenea.
Si danno segnali fuorvianti in termini sociali: il bonus per gli incapienti - lo ripeto - e i fondi per i lavoratori socialmente utili, limitati al 2007, di fatto illudono le persone, perché creano un'aspettativa di stabilità, sia in termini di lavoro sia in termini di incremento del reddito, che queste misure, proprio perché limitate al 2007, non possono assicurare. Credo che, invece, la grande battaglia debba essere, soprattutto per gli incapienti, quella volta a stabilire un'imposta negativa permanente per poter corrispondere ai bisogni di queste persone che sono oggi in grande difficoltà.Pag. 24
Vorrei chiudere con un'ultima breve considerazione che avremo modo di approfondire successivamente. È evidente che oggi c'è una stretta correlazione fra la qualità delle proposte legislative e, nella fattispecie le proposte di bilancio, l'assetto istituzionale del nostro Paese con la relativa legge elettorale. Noi ci chiediamo, se vi fosse stata un'altra legge elettorale - come la vogliamo noi, magari, con il sistema tedesco - e un altro assetto istituzionale con più poteri al Premier nei confronti dei Ministri, se avremmo assistito alla presentazione in Parlamento di un provvedimento così frammentato, così incoerente e così lontano dagli interessi generali del Paese. Ritengo che questa sia la partita vera e decisiva, in attesa della quale noi confermiamo il voto negativo del gruppo dell'UDC su questo decreto-legge [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e del deputato Garavaglia].

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,15).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto finale - A.C. 3194-A)

PRESIDENTE. Saluto gli studenti delle classi III, sezioni C e D del Liceo scientifico «Giuseppe Peano» di Marsico Nuovo (Potenza), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saglia. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, colleghi, siamo di fronte ad un provvedimento che è stato descritto dal Governo nel titolo come «interventi in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l'equità sociale». Noi riteniamo che questo titolo vada cambiato nel seguente: «interventi 'mancia' e per lo sviluppo del deficit». Questa è la sostanza del provvedimento che abbiamo di fronte: un decreto-legge che è stato motivato, come è noto, da motivi di urgenza, ma in realtà è semplicemente uno strumento per estrapolare dalla legge finanziaria alcuni provvedimenti che, come cercheremo di spiegare, non intervengono certo sull'equità sociale, ma si limitano a distribuire un po' di risorse disordinatamente.
Anche con questo provvedimento non si riesce a comprendere qual è il programma di politica economica di questo Governo. Mancano completamente interventi - quelli sì, urgenti - su due materie che Alleanza Nazionale ritiene strategiche, sia per lo sviluppo, sia per la qualità della vita dei cittadini. Mi riferisco, in particolare, ai temi della sicurezza e delle infrastrutture. Di fronte alla recrudescenza degli avvenimenti criminali delle ultime settimane e degli ultimi mesi, il Governo ha annunciato una serie di provvedimenti, si è avvitato su se stesso all'interno della sua maggioranza e del Consiglio dei Ministri, prima promuovendo disegni di legge, poi estrapolando un unico decreto-legge sul tema dell'espulsione degli immigrati clandestini, per poi renderlo sostanzialmente inefficace. Vi sono state una serie di contraddizioni che hanno creato ancor più - e non ce n'era sicuramente bisogno - angoscia e paura nei cittadini italiani.
Sul della tema sicurezza e dell'ordine pubblico era necessario assumere provvedimenti urgenti; soprattutto era indispensabile introdurre norme e prevedere risorse che garantissero un segnale forte alla criminalità e alla delinquenza e un'assicurazione ai cittadini che hanno paura di vivere nelle nostre città.
Nulla di tutto questo è contenuto nel provvedimento al nostro esame. Si tratta,Pag. 25quindi, di un decreto-legge che non si preoccupa di affrontare l'emergenza nazionale della sicurezza, di introdurre risorse per migliorare la condizione lavorativa delle forze dell'ordine, aumentando i loro organici, né di potenziare gli strumenti e le dotazioni degli agenti di pubblica sicurezza.
Su tale aspetto il Governo è fortemente deficitario, non solo perché non ritiene che vi debbano essere risorse da investire in questo settore, né che le stesse siano urgenti (tant'è che non le inserisce nel decreto-legge), ma anche perché continua ad avvitarsi su un'analisi sociologica, sulla profonda differenza culturale fra il centrodestra e il centrosinistra e ancora si chiede se coloro che delinquono lo facciano in virtù di un fenomeno e di una problematica sociale e non semplicemente perché sono criminali incalliti!
Vorrei sottolineare la pochezza dell'intervento previsto nel provvedimento in discussione. Siamo di fronte a un intervento che mobilita risorse per ben 12 miliardi di euro, senza prevedere un'organica riforma della distribuzione delle stesse, né un'aggressione al tema strutturale del deficit. Ricordo che lo stesso Presidente del Consiglio Prodi aveva affermato che era impossibile, o comunque molto difficile, governare un Paese nel quale ben 70 miliardi di euro devono essere destinati solo ed esclusivamente ad affrontare il problema degli interessi sul debito pubblico. Ciononostante non è stato predisposto alcun intervento sul deficit, ma una distribuzione a pioggia delle risorse, in una sorta di gigantesca «legge mancia».
Il secondo tema che volevamo evidenziare in questa dichiarazione di voto è quello delle infrastrutture. Se, da un lato, la precondizione per lo sviluppo è che vi sia maggiore libertà e, quindi, soprattutto in alcune aree del nostro Paese (a cominciare dal Mezzogiorno, ma anche nelle aree del nord), il tema della sicurezza è la precondizione per garantire anche una libertà di impresa - ma non viene affrontato -, l'altra grande emergenza nazionale riguarda le infrastrutture.
Come hanno osservato giustamente alcuni colleghi, da questo punto di vista mancano del tutto gli interventi. Ancora oggi l'ANAS lamenta le casse vuote e i grandi annunci, che in qualche modo spesso contraddistinguono anche la retorica del Ministro Di Pietro, vengono poi resi sostanzialmente vani non solo dai veti opposti dal Ministero dell'ambiente e dagli ambientalisti vetero-ideologici, ma anche, e soprattutto, dalla carenza di risorse economiche.
Dunque, mancano le risorse destinate alle infrastrutture, ma non possiamo non denunciare anche la presa in giro sulla questione dei cosiddetti incapienti. Certamente questo tema è sentito soprattutto dai cattolici impegnati in politica, che si pongono il problema delle persone che addirittura hanno un reddito pari a zero, intorno alle quali vi era stata una grande enfasi. Anche nelle dichiarazioni di voto di questa mattina, si è fatto riferimento ai 150 euro introdotti attraverso il decreto-legge in esame; in realtà agli incapienti, ossia a coloro che non riescono a percepire un reddito, gli interventi erano stati venduti promettendo 300 euro. Si è alimentata, ancora una volta, la speranza che si trattasse di un intervento strutturale significativo, invece il sussidio è stato nuovamente dimezzato, perché era necessario promettere al Senato che gli euro destinati agli incapienti fossero 300. Tali somme servivano non tanto per un'operazione sociale che vedesse con convinzione il Governo impegnato su tale fronte, ma per convincere qualche senatore a votare il disegno di legge di conversione del decreto-legge.
Dunque, ancora una volta, prima si è dato spazio alle ragioni di stabilizzazione del Governo e di sopravvivenza di Prodi, necessarie per convincere una maggioranza riottosa a mantenere in vita il suo Governo; poi, però, si è assistito alla bugia e all'esaltazione degli equilibri di una maggioranza sempre più instabile.
Vi sono, poi, le assunzioni improduttive: vi è da chiedersi se il senatore Dini avrà ancora una volta la possibilità di introdurre all'interno della legge finanziaria -Pag. 26come ci risulta abbia cercato di fare - il sistema dell'assunzione tramite concorso. Ancora una volta, infatti, siamo di fronte ad assunzioni clientelari, dettate esclusivamente da promesse sociali, assolutamente improduttive: si tratta, quindi, di una socialità volta alla creazione di posti di lavoro, a prescindere dall'effettiva esistenza di un bisogno delle amministrazioni pubbliche.
Cosa dire, inoltre, di tutte le previsioni, all'interno del decreto-legge, relative all'ambiente e all'energia? Ancora una volta, per ottenere il consenso di una piccola frazione della maggioranza di Governo - molto rumorosa e, soprattutto, molto dannosa per l'ambiente e lo sviluppo - si introducono, in maniera disordinata, interventi relativi alle fonti rinnovabili, alla certificazione e all'efficienza energetica negli edifici: tali interventi sono apparentemente relativi a un miglioramento ambientale, ma in realtà sono, semplicemente, delle «mance», meccanismi non virtuosi e non di mercato, adottati per incentivare nuove fonti energetiche.
Siamo certamente tra coloro che ritengono che il mix energetico sia indispensabile per un Paese e che questo debba seriamente dotarsi di tutte quelle infrastrutture necessarie per approvvigionare le imprese e le famiglie a prezzi contenuti: tale mix energetico, però, non si ottiene aumentando a dismisura la durata dei certificati verdi, perché ciò contrasta con la competitività del sistema energetico italiano.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 11,25)

STEFANO SAGLIA. Dal decreto-legge in esame si evince con chiarezza che aumenteranno ancora di più le bollette dei cittadini italiani: si continua, infatti, a intervenire disordinatamente, introducendo incentivi a pioggia per fonti energetiche che, certamente, non risolvono il tema del grande deficit energetico del nostro Paese. Queste scelte - assolutamente non di mercato e di clientela - sono state adottate in materia di servizi idrici.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

STEFANO SAGLIA. Concludo, signor Presidente. All'interno del decreto-legge è stata introdotta una moratoria di dodici mesi, che addirittura mette in discussione le gare già fin qui svolte. Quindi, altro che liberalizzazioni e privatizzazioni! Ormai è il dirigismo a contraddistinguere questa maggioranza! Preannunzio, pertanto, il nostro voto contrario sul decreto-legge in discussione, che contiene solo mance: non si interviene sul deficit, sulle infrastrutture e sulla sicurezza e, ancora una volta, si perde un'occasione per riuscire a intervenire sui problemi strutturali del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.

GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, il gruppo di Forza Italia voterà contro il decreto-legge in esame, non per una pregiudiziale posizione politica, ma perché, se questo è uno dei tre pilastri sui quali si fonda la manovra finanziaria del Governo e sui quali il Governo intende costruire le condizioni di prospettiva dell'economia italiana nel prossimo anno, non possiamo non sottolineare che, più che di un pilastro, si tratta di una pietra tombale sulle prospettive economiche dell'Italia.
Dopo di me interverrà un rappresentante del centrosinistra (penso la collega Leddi Maiola, che stimo), che in qualche modo difenderà tale manovra finanziaria, perché dovrà farlo.
Nel corso del mio intervento vorrei spiegare alcune ragioni per le quali il decreto-legge in esame, così come la legge finanziaria che presto inizieremo ad esaminare, rischiano di essere per il nostro Paese non un motivo di rilancio dell'economia, ma la pietra tombale di ogni aspirazione di uscita del nostro Paese dalla crisi che stiamo vivendo.Pag. 27
Mi sembra di vivere, in quest'Aula, la stessa atmosfera che si vedeva sul Titanic: mentre questo affondava, l'orchestra continuava a suonare, probabilmente perché aveva senso del dovere.
Non si capisce perché il Governo e la maggioranza fingano di non rendersi conto della situazione economica che stiamo vivendo e continuino a suonare una musica che difficilmente avrà un effetto positivo sul Paese.
Ieri le borse, che, come è noto, anticipano ciò che succederà nell'economia, hanno registrato un saldo negativo e le prospettive di crescita economica per il prossimo anno, non del nostro Paese, ma del sistema Europa, vengono ribassate ogni giorno. Anche le prospettive di crescita economica degli Stati Uniti vengono ribassate ogni giorno. Tutti gli indicatori e gli organismi internazionali lanciano segnali allarmanti, spiegando che il 2008, con l'esclusione di Cina e India, sarà un anno difficilissimo per l'economia di tutti i Paesi industrializzati.
Di fronte a una prospettiva di questo tipo - che lo stesso Ministro dell'economia e delle finanze richiama in più interviste e che lo stesso Presidente del Consiglio indica, non sui giornali italiani, ma in un'intervista a un autorevole giornale tedesco, non riferita dai giornali italiani - che lascia presagire uno scenario economico negativo per il prossimo anno, la maggioranza, incurante di tutto ciò - per questo il paragone con il Titanic - si appresta ad approvare un decreto-legge e una legge finanziaria che fingono che in questo Paese non vi sia un problema di spesa pubblica e di risorse. Si finge che questo Paese abbia un'organizzazione efficiente dello Stato e che non sia il primo Paese al mondo per rapporto tra dipendenti pubblici e popolazione. Incurante di tutto questo, la maggioranza articola una manovra finanziaria di puro aumento della spesa pubblica.
Intendiamoci bene: se oggi il Governo, in particolare il Ministro Chiti, la Ministra Bindi e lo stesso Prodi, ci avessero portato una manovra di spesa di 30 miliardi di euro per infrastrutture...

PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Crosetto. Vorrei chiedere ai colleghi di prestare maggiore attenzione e di fare silenzio.

GUIDO CROSETTO. Grazie, Presidente. Se si ascolta meno, le coscienze rendono più facile esprimere il voto che seguirà. Pertanto, consiglio di non ascoltare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
Se la maggioranza ci avesse proposto 30 miliardi di euro di taglio alle tasse per i redditi più bassi o 30 miliardi di euro per investimenti in infrastrutture, probabilmente avremmo votato contro per obbligo di opposizione, ma avremmo capito la linea indicata dalla maggioranza per il prossimo anno.
Ci troviamo, invece, di fronte a una manovra complessiva, composta dal decreto-legge e dalla legge finanziaria, che comporta un aumento di spesa pubblica di almeno 30 miliardi di euro, a fronte di un'economia che il prossimo anno difficilmente potrà produrre entrate fiscali che andranno a coprire tali spese. Lo affermiamo oggi per non trovarci il prossimo anno di fronte a una necessaria manovra di giugno o luglio, senza che ciò sia stato evidenziato prima.
Voi create le condizioni perché il prossimo anno, qualunque Governo ci sia - mi auguro che non sarà più il Governo Prodi e che ce ne sarà un altro -, a giugno o a luglio dovrà varare una manovra correttiva dei conti.
Spero che questa manovra correttiva venga accollata a chi oggi produce i danni.
Affermo un principio in controtendenza con quanto noi sosteniamo sempre, perché ritengo davvero che il virus che questa finanziaria e questo decreto-legge, così come il decreto-legge di luglio, hanno immesso nell'economia italiana sarà difficilmente curabile da parte di qualunque Governo.
Voi avete sprecato oltre 20 miliardi di euro di entrate, che non vi aspettavate, trasformandoli in spesa corrente, nel Paese che ha la più alta spesa corrente del mondo in riferimento agli abitanti.Pag. 28
Avevamo 750 miliardi di spesa corrente annui e siamo riusciti quest'anno ad aumentarla di altri 30 miliardi. Non si può fingere di non vedere che ciò sarà negativo per il Paese. Non si può non vedere che gli interventi che avete previsto fatto sono interventi spot, senza alcuna prospettiva, che non aiutano, come sento dire da alcuni esponenti della sinistra più estrema, i ceti più deboli, perché i ceti più deboli si aiutano offrendo occasioni di rilancio dell'economia.
Non si può far finta di non vedere che la competizione internazionale è una competizione non più tra aziende, ma tra sistemi Paese, e nelle classifiche sull'efficienza dei sistemi Paese (che tengono conto della pressione fiscale, delle infrastrutture, della burocrazia e del peso della spesa pubblica) il nostro Paese ogni anno arretra di una posizione.
Alla fine di tale percorso, ci troveremo a confrontarci non con India o Cina, ma con altri Paesi europei che, mentre noi continuiamo a stappare bottiglie di champagne sul «Titanic», hanno creato le condizioni per attrarre investimenti; e i primi a fare investimenti non in Cina o in India, ma in alcuni Paesi europei come Francia, Germania, Inghilterra o Spagna, saranno gli imprenditori italiani, stanchi di investire in un Paese in cui si trovano la più alta pressione fiscale e la più alta burocrazia.

PRESIDENTE. Colleghi, rinnovo l'invito a fare silenzio, per cortesia.

GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, grazie per la sua cortesia, ma siamo abituati, in questa Assemblea, ad ascoltare interventi di parte, per cui da una fazione e dall'altra siamo abituati a non ascoltarci.
Non sto svolgendo un intervento di parte politica, sto cercando di richiamare la coscienza dei singoli - sapendo che non avrà effetto, quindi almeno concedetemi la gratuità del gesto - su quanto la nostra situazione economica ci porterebbe a fare. Questo non è stato fatto: l'intervento previsto dal provvedimento in esame è leggero, rispetto a quanto dovrà affrontare questa Assemblea in occasione dell'esame del disegno di legge finanziaria per il 2008, anche se ieri alcuni esponenti della vostra maggioranza, intervenendo in Commissione bilancio - mi riferisco al collega Nicola Rossi - hanno parlato di alcune disposizioni contenute nella vostra manovra economica, dalle possibili conseguenze devastanti; penso, ad esempio, a quando dimostrate di non capire nulla di economia, diminuendo l'IRES e rendendo indeducibile una parte degli interessi passivi.
Un Governo che si permette, di fronte ad un Paese in crisi e in difficoltà, di sostenere che un'azienda che ha interessi passivi è un'azienda che deve essere punita e, quindi, pagare le tasse sugli interessi passivi, è un Governo lontano anni luce dai cittadini, non solo dall'imprenditore e dagli azionisti di quell'azienda, ma anche dai suoi dipendenti.
Credete che quell'azienda, alla fine del percorso della manovra economico-finanziaria, sarà più debole o più forte? Era debole, perché altrimenti non sarebbe ricorsa al sistema bancario, ma sarà ancora più debole, perché considerate utile ciò che paga per interessi passivi: considerate utile ciò che paga per investimenti, macchinari, attrezzature o immobili che servono per il lavoro!
Pertanto, con un atteggiamento tale nei confronti del Paese, come pensate di infondere fiducia all'imprenditore o forza alle aziende? Togliendo forza agli imprenditori e alle aziende, come pensate di aiutare gli operai? Un imprenditore può, magari con sacrificio, decidere di delocalizzare la sua azienda in un mese, due mesi o un anno, e probabilmente la sua azienda, il suo logo e i suoi prodotti continueranno a trovare mercato e conseguirà un utile maggiore, ma i lavoratori di quella azienda, che avete costretto a delocalizzare con i vostri interventi, dove troveranno lavoro?
Allora - e ho concluso, signor Presidente - mi pare che il disegno di legge finanziaria per il 2008 e il combinato disposto che forma con il decreto-legge in esame, siano predisposti da extraterrestri che non conoscono la situazione del Paese.Pag. 29Potrete difenderli con mille giustificazioni, ma rimane un fatto solo: avete buttato 30 miliardi, che potevano servire al Paese.
Il prossimo anno questi 30 miliardi non ci saranno più: a farne le spese non sarà la nostra Assemblea, non saremo noi, ma saranno i cittadini, soprattutto i più poveri (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia e del deputato Garavaglia).

PRESIDENTE. Saluto i docenti e gli studenti della classe V B della scuola elementare «Federico Di Donato» e dell'istituto comprensivo statale «Daniele Manin» di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Leddi Maiola. Ne ha facoltà.

MARIA LEDDI MAIOLA. Signor Presidente, pur nel consueto brusio dell'Assemblea - che a volte denota tendenze autistiche durante gli interventi - ho ascoltato con molta attenzione i colleghi di maggioranza e di minoranza, in particolare il collega Crosetto, di cui ricambio la stima, anche se devo dire che nel suo ragionamento, come in quello di molti altri esponenti della minoranza, relativamente alla lettura dello stato reale del Paese, mi sembra di scorgere più l'attenzione che dovrebbero prestare e le critiche che potrebbero muovere gli osservatori del Fondo monetario internazionale, e non quelle di chi, fino a poco più di un anno fa, aveva comunque nelle mani le sorti del Paese e la possibilità di incidere radicalmente per cambiarle.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, un anno fa in quest'Aula il Ministro dell'economia e delle finanze veniva a presentarci i risultati della due diligence compiuta sulla situazione economica e finanziaria del Paese. Il Ministro ci consegnava dati oggettivi che riproponevano in termini molto obiettivi ciò che sentivamo essere fonte di forte criticità per il Paese. Tali dati ci indicavano un corpo dello Stato decisamente «disidratato», un tasso di evasione fiscale prossimo al 25 per cento e un debito pubblico fuori controllo che aveva portato a procedure di infrazione. Tale era lo scenario che ci veniva proposto un anno fa.
La prima legge finanziaria di questa legislatura si proponeva di trovare 19 miliardi di euro per lo sviluppo - per questo era una legge finanziaria molto dura - e più di 15 miliardi di euro per il risanamento del debito pubblico. È evidente che un tale incipit di legislatura è stato obbligato, ma sappiamo bene che le manovre di risanamento, siano esse compiute nelle aziende o dallo Stato, sono provvedimenti che infliggono dolore subito, mentre i benefici sono attesi per il futuro.
Sicuramente, tutto ciò ha creato uno stato di criticità nel rapporto con il Paese, basato su una missione molto chiara. Lo sforzo collettivo che si chiedeva al Paese mirava a far ripartire il nostro Paese, a riportarlo tra quelli che si stavano sviluppando pur in un quadro internazionale la cui gravità e criticità è stata ricordata e che non è ancora del tutto superata.
Un anno dopo, in un tempo relativamente breve, siamo tornati in quest'Aula a discutere della manovra finanziaria per il 2008 con una situazione sostanzialmente diversa da quella dello scorso anno. Oggi ci è consentito raccogliere i frutti della precedente manovra che certamente è stata dura, ma che presentava una missione chiara e dei risultati da conseguire che possiamo affermare essere stati conseguiti. La nostra crescita economica è superiore alle stime, sono migliorate le entrate tributarie, la spesa è in linea con le previsioni. I numeri, che hanno una loro ineludibilità, ci indicano che il deficit pubblico è ridotto al 2,4 per cento, l'avanzo primario passa dallo 0,1 al 2,6 per cento, il debito pubblico passa dal 105 al 103 per cento. I numeri hanno una loro crudezza ineludibile; possiamo dividerci sull'analisi della loro genesi, ma certamente questo stato di fatto ci consente di dire che quella che stiamo avviando con questo primo provvedimento è una manovra espansiva impostata come primo passo per ridare forza allo sviluppo del Paese.Pag. 30
Di questa manovra vorrei sottolineare due aspetti che ritengo siano significativi e che certamente servono a contrastare un'obiezione che questa mattina nelle dichiarazioni da parte dei gruppi di minoranza è stata più volte riportata. Si afferma che si tratta di provvedimenti spot, di provvedimenti non efficaci e non coerenti. Credo che questo sia un argomento decisamente contestabile.
Non è assolutamente vero che questa manovra non presenta una sua intrinseca coerenza. Questa manovra propone due grandi filoni che serviranno a proseguire nell'obiettivo di risanamento del Paese e del rilancio dello sviluppo. Ricordo a proposito delle infrastrutture che, quando ho affermato prima che il corpo del Paese è stato trovato disidratato, intendevo anche dire che vi erano grandi capitoli di spesa per le infrastrutture rimasti «a secco» (detto con la dovuta brutalità). Tutto ciò significa che le grandi infrastrutture, che l'Europa stessa ci ricorda essere l'elemento strutturale per lo sviluppo, dovevano essere rifinanziate. A tale proposito, bisogna ricordare che una grossa fetta della disponibilità dell'extragettito del 2007 di cui stiamo parlando finisce in infrastrutture. Di queste infrastrutture voglio evidenziare alcuni elementi che ritengo essere particolarmente rilevanti. Esistono le infrastrutture di tipologia sostanzialmente economica come le strade, le metropolitane, le ferrovie e 2500 milioni di euro saranno dedicate proprio a queste opere. Ma sono previsti anche - lo ritengo altrettanto importante - i 650 milioni di euro destinati alla questione della casa.
Abbiamo parlato e torneremo a parlare, anche durante l'esame del disegno di legge finanziaria, dei problemi strutturali del nostro Paese, dai quali derivano anche i problemi di organizzazione e di formazione delle famiglie. Senza casa non vi è famiglia.
Nel nostro Paese vi sono 4 milioni e mezzo di nuclei familiari, di cui un terzo non riesce a pagare il canone d'affitto. Vi sono un milione e 700 mila persone che impegnano dal 40 all'80 per cento del loro reddito in affitto. Si fatica a trovare case, che peraltro hanno prezzi molto alti, anche perché negli ultimi anni non sono stati fatti investimenti in questa direzione. Ora è il momento di recuperare, passando dalle tante dichiarazioni, dai molti convegni e dalle molteplici analisi sociologiche sulle problematiche della famiglia ai fatti reali che forniscano anche la materia prima affinché si formino le famiglie e affinché i giovani escano di casa.
Infine, è stata ricordata da chi mi ha preceduto l'indicazione molto forte e molto chiara di restituzione che troviamo nel provvedimento in esame.
Ho sentito dire che sono pochi i centocinquanta euro di bonus, ai quali si aggiungono gli aiuti agli altri componenti del nucleo familiare. Sicuramente, centocinquanta euro, per chi ne ha molti di più, sono pochi, ma tale somma ha un valore contingente, da attribuire a chi non ha una risorsa da poter utilizzare, facendolo anche in fretta. D'altra parte, tale misura ha un valore aggiunto, che considero altrettanto rilevante: quello della credibilità rispetto ad una dichiarazione che si è fatta. Abbiamo affermato che avremmo restituito quanto riportato nelle casse dello Stato grazie alla lotta all'evasione, quindi cominciamo a dare una dimostrazione di coerenza realizzando ciò che si è promesso.
Credo che il valore aggiunto del bonus dei centocinquanta euro sia la credibilità, ma a questa misura, che rappresenta un momento tangibile di risposta e di credibilità, voglio aggiungere tutte le altre risorse che comunque verranno messe a disposizione di chi ha meno nel nostro Paese attraverso il complesso della manovra finanziaria.
Ricordo, a tal proposito, tutte le detrazioni fiscali di cui discuteremo durante l'esame dei prossimi provvedimenti.
Intendo anche ricordare (a volte ciò sfugge, anche a noi esponenti della maggioranza) che in questo anno, oltre al bonus di centocinquanta euro e agli oltre trecento euro di aumento delle pensioni minime - è quanto materialmente e direttamente pervenuto nelle tasche di quei dodici milioni di Italiani su una soglia diPag. 31povertà altamente preoccupante - sono state stanziate altre risorse che rappresentano il frutto della manovra dello scorso anno. Se noi consideriamo che l'eliminazione della commissione di massimo scoperto - frutto di una politica dell'attuale Governo - ha ridotto del 3 per cento gli utili del sistema bancario, ciò significa che quel 3 per cento ora è nelle tasche degli Italiani e non è più, senza avere peraltro affatto scomposto il quadro economico di tale settore, nelle tasche di altri.
Ricordo che anche la misura dell'eliminazione dei costi di ricarica telefonica ha fatto restare nelle tasche degli italiani ciò che non è rimasto nelle tasche dei gestori. Si tratta di 1.200 milioni di euro, che, non una tantum ma sistematicamente, restano nelle tasche degli utenti e dei consumatori. Credo che tali misure rappresentino i primi passi.
Certamente, le manovre in sé non sono mai risolutive, soprattutto se i problemi sono strutturali e critici, ma sono assolutamente convinta che il ristabilimento di un clima di fiducia nelle istituzioni (determinato anche dalla credibilità sottesa a questa manovra) non rappresenti un interesse della maggioranza o della minoranza bensì un interesse di tutto il Paese. Vi è un'aspettativa che tutti dovremmo avere. Tutti dovremmo puntare ad uscire dai toni millenaristici che ci danno sull'orlo di un baratro.
Siamo in una situazione difficile, in cui stanno cambiando gli equilibri economici e internazionali: l'Europa per la prima volta supera in sviluppo gli Stati Uniti. Questi ultimi sono sull'orlo della recessione, mentre dall'altra parte le tigri asiatiche stanno aumentando del 10 per cento l'anno le loro performance. C'è un quadro globale complesso nel quale ci collocheremo con enorme difficoltà. Certo non ci aiuteranno i toni millenaristici.

PRESIDENTE. Onorevole Leddi Maiola, deve concludere.

MARIA LEDDI MAIOLA. Spero che nel Paese torni il clima degli anni Sessanta, quando la gente vedeva davanti a sé molto meglio di quanto lasciava alle spalle e riprendeva i consumi interni al ritmo del 4,5 per cento e non dell'1 per cento attuale.
Ristabilire il rapporto con il Paese: è la grande scommessa della manovra dello scorso anno di cui questa odierna è la prima diretta conseguenza.

PRESIDENTE. Onorevole Leddi Maiola, deve concludere.

MARIA LEDDI MAIOLA. Lo scorso anno avremmo potuto scegliere di galleggiare, anziché imbarcarci in un'operazione dura e difficile. Abbiamo scelto di cambiare.
Per tale ragione, il gruppo Partito Democratico-L'Ulivo esprime un voto convintamente favorevole sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Saluto anche a nome dell'Assemblea i docenti e gli studenti della scuola media statale «Massimo D'Azeglio» di Marano di Napoli, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3194-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 3194-A, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1819 - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, recante interventi urgenti in materia economico-finanziaria, per lo sviluppoPag. 32e l'equità sociale» (Approvato dal Senato) (3194-A):

Presenti 493
Votanti 492
Astenuti 1
Maggioranza 247
Hanno votato
277
Hanno votato
no 215
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Prendo atto che i deputati Zanetta e De Corato hanno segnalato che hanno erroneamente votato a favore, mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario.
Prendo atto, altresì, che il deputato Barani ha segnalato che non è riuscito a votare.

Seguito della discussione della mozione Leone ed altri n. 1-00241 sulle scuse da presentare al Commissario europeo Charles McCreevy in relazione a dichiarazioni del Ministro Di Pietro e sulla puntuale osservanza della disciplina in materia di dichiarazioni dei ministri che possano impegnare la politica generale del Governo (ore 11,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della mozione Leone ed altri n. 1-00241 sulle scuse da presentare al Commissario europeo Charles McCreevy in relazione a dichiarazioni del Ministro Di Pietro e sulla puntuale osservanza della disciplina in materia di dichiarazioni dei ministri che possano impegnare la politica generale del Governo (Vedi l'allegato A - Mozione sezione 1).
Ricordo che nella seduta del 15 novembre 2007 si è conclusa la discussione sulle linee generali della mozione all'ordine del giorno ed è intervenuto il rappresentante del Governo, esprimendo parere contrario.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Uggè. Ne ha facoltà.

PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, credo che sia doveroso per il Parlamento affrontare la questione incresciosa che si è determinata grazie al comportamento di un Ministro che, peraltro, ha riconosciuto un fatto incontestabile.
Il Ministro afferma che è in atto un contenzioso con l'Unione europea per i comportamenti da lui assunti e una situazione di difficoltà tra l'Unione europea, la Commissione e il commissario competente e il Governo italiano.
Con la sua fervida immaginazione, tipica delle sue origini poliziesche, il Ministro si trasforma in novello Johnny Bassotto e inizia a lanciare strali nei confronti del comportamento del commissario e delle domande che questi giustamente pone al Governo italiano.
Infine, a testa bassa, si scaglia contro il Commissario, chiedendo se vi siano delle veline e quante siano e chi mai ha fornito tali informazioni al Commissario europeo, senza rendersi conto - ahimè - che così facendo mette in discussione uno dei principi fondamentali che tutti noi abbiamo sempre ribadito e cioè il rispetto per l'istituzione comunitaria.
Altro che i comportamenti assunti nel passato da parte dei rappresentanti del nostro Governo, come qualche collega della sinistra ha tenuto ad evidenziare! L'interlocuzione allora era forte ed era basata su principi di rispetto delle nostre esigenze come italiani e certamente il prestigio che il nostro Paese aveva raggiunto a livello europeo ed internazionale è dimostrato dal fatto che, in ogni occasione, il Presidente del Consiglio era ascoltato e poteva interloquire direttamente con i grandi capi di Stato.
Oggi mi pare che ciò non si verifichi più: siamo relegati a svolgere una mera funzione di consultazione formale, ma certamente non partecipiamo alle grandi scelte strategiche a livello internazionale.Pag. 33
Tornando al comportamento del Ministro Di Pietro, vorrei sapere come e dove si inserisce questa sua volontà di non tenere in alcuna considerazione il ruolo del Commissario europeo? Si pongono domande, come se fosse un inquisito, del tipo: «ci dica quali sono le veline e ci faccia sapere chi sono coloro che gli hanno inviato i documenti»!
Ma dove siamo? In che paese viviamo? Che Governo abbiamo? È questo il modo di rapportarsi con le istituzioni europee? Tutto ciò si inquadra in una querelle in atto, evidentemente, con il Ministro Di Pietro. Sarebbe bello domandarsi chi, alla fine di questa situazione, avrà guadagnato di più da questo comportamento: forse le autostrade, che hanno magari aumentato il proprio valore in borsa o le concessionarie? Forse, lo stesso Ministro Di Pietro che, conducendo questa battaglia demagogica, ha dimostrato di essere un difensore strenuo dei poveri consumatori?

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 11,55)

PAOLO UGGÈ. Vedremo cosa accadrà dal primo gennaio, se i consumatori e quindi i cittadini saranno costretti a pagare l'aumento delle tariffe. Vedremo quale sarà, per gli Italiani, il risultato di questa azione intelligente che il Ministro Di Pietro ha portato avanti, azione che è chiaramente indicata dall'Unione europea come non rispondente ai criteri comunitari.
Quando l'Unione europea afferma che non si può affrontare ed intervenire sulle convenzioni in atto con strumenti che modificano le leggi senza averne il potere ed una delibera del CIPE, infatti, non può certo, intervenire a modificare le leggi. Allora, senza voler approfondire questa tematica, ci dobbiamo domandare se fosse necessaria una legge, o meglio tre, la prima addirittura con carattere d'urgenza, per arrivare a varare un provvedimento che non ha alcun valore innovativo, ma che addirittura avrebbe un carattere, secondo il Ministro, «ricognitivo».
Può ritenersi ricognitiva una regola che incide nella organizzazione di impresa dei concessionari? Può ritenersi ricognitivo un provvedimento che interviene su modalità e tempi degli adeguamenti tariffari? È necessario ricordare che gli investimenti dei concessionari si remunerano con le tariffe; ebbene, l'aggiornamento della tariffa è stato bloccato, per gran parte dei concessionari, su indicazione del Ministro delle infrastrutture.
Si può tenere un rapporto con i concessionari costringendoli, «con la pistola sul tavolo», a rinnovare le convenzioni? Forse il Ministro Di Pietro utilizzerebbe un termine diverso per questo tipo di comportamento!
Abbiamo di fronte un Ministro che, in 18 mesi, non ha fatto nulla; in tale lasso di tempo, pur essendo previsti, nella legge finanziaria per il 2007, sei miliardi di investimenti, ha concesso appalti per i lavori sulle strade per 450 milioni di euro.
Si tratta di un Ministro che non ha agito, che ha girato l'Italia firmando contratti di programma. Anche nella mia Valtellina è venuto ad annunciare che sicuramente i lavori sarebbero stati avviati presto e poi le imprese che hanno partecipato alle pre-gare si sentono comunicare, nel momento in cui chiedono informazioni, che le gare di appalto sono bloccate perché gli investimenti sono stati revocati.
Questo è il comportamento di questo Ministro!
Mi domando effettivamente se esista quel coordinamento che il Presidente Prodi aveva annunciato dopo quelle riunioni a porte chiuse, in cui finalmente i Ministri non avrebbero dovuto più pronunciarsi singolarmente.
Abbiamo assistito, da allora, a liti da comari; ci siamo ricordati i tempi in cui un Presidente del Consiglio definiva gli scambi di opinioni tra ministri come «liti da cortile». Questa è l'impressione e la sensazione che stiamo dando a livello comunitario!
Crediamo che il Governo, che il Presidente Prodi (che è stato presidente della Commissione europea e che non perdeva occasione per esaltare l'importanza e laPag. 34dignità di questa istituzione) debba intervenire con determinazione nei confronti di questo Ministro ciarliero che chiacchiera, che accusa, che si comporta come un tribuno della plebe.
Ebbene, il Ministro deve sapere che nei confronti delle istituzioni europee ci vuole rispetto e il rispetto non l'ha certo dimostrato con il suo atteggiamento da poliziotto (con rispetto, ovviamente, dei poliziotti).
Termino questo mio breve intervento, chiedendo al Presidente del Consiglio un atto di consapevolezza, un intervento che rimetta le cose a posto e che ridia dignità al nostro Paese e al nostro Governo, offeso dal comportamento di questo Ministro, avanzando, quindi, formali scuse nei confronti del commissario, così pesantemente insolentito dalle dichiarazioni rilasciate sulla stampa dal Ministro Di Pietro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in questa sede, oggi, c'è veramente qualcosa di grave di cui discutere, ma non sono certo le parole pronunciate con delle battute giornalistiche, che credo siano di nessuna rilevanza e di nessun interesse per i presenti in quest'Aula.
Il fatto, questo sì, veramente grave è che ci ritroviamo oggi a sottrarre tempo ai lavori parlamentari e a condizionare l'attività di questo Parlamento e di quest'Assemblea sovrana, costringendola a discutere di questo fatto di alcun peso e di alcun interesse.
Quello che c'è di grave oggi in quest'Aula e che registriamo ancora una volta è un'opposizione che non sa fare il suo lavoro, che per un anno e mezzo è rimasta cristallizzata prima nella contestazione del voto, affermando che c'erano stati dei brogli in questo Paese, e che poi, per un anno e mezzo, ha vissuto di «spallate», talmente sognate ed agognate che, alla fine, a forza di darle, si è rotta essa stessa.
È un'opposizione che, dalla mattina alla sera, si svegliava, chiedendo la mattina le dimissioni del Presidente del Consiglio, a pranzo le dimissioni di un sottosegretario e il pomeriggio le dimissioni di un Ministro.
È completamente mancata un'opposizione che avesse quel dialogo vitale che è la vera linfa di cui si nutre una democrazia, data dall'apporto dell'opposizione, che sui vari temi, sui contenuti, sulle proposte del Governo, sulla gestione della cosa pubblica, deve incalzare la maggioranza e il Governo con proposte, con la sua capacità e il suo senso critico. Questo è il fatto triste, questo è il fatto grave che oggi ci troviamo, ancora una volta, costretti a rimarcare, vedere e sottolineare.
La vicenda di merito, poi, credo che possa occupare realmente pochi secondi. Si è trattata di una banale battuta giornalistica, come dicevo di nessun peso, di nessun significato e di nessun interesse. Il Ministro Di Pietro ha sempre collaborato con la Presidenza del Consiglio, ha sempre rispettato e si è mosso nell'ambito di quella che è la collegialità dell'azione di Governo.
Con le istituzioni europee il Ministero delle infrastrutture, in particolare, ha sempre avuto un dialogo che, anche quando è stato non facile e non disteso, legato a diverse interpretazioni che dal Governo italiano e dalla Commissione europea venivano date in merito a scelte di azioni che il Governo italiano voleva intraprendere, è sempre stato caratterizzato dal reciproco rispetto.
A volte la Commissione europea ha preso atto, alla fine, delle buone ragioni del Governo italiano e ha cambiato il proprio orientamento; altre volte il Governo italiano ha preso atto delle buone ragioni della Commissione europea e ha, a sua volta cambiato il proprio orientamento.
Vorrei comunque sottolineare alcuni aspetti, in primo luogo, all'onorevole Leone, che ha presentato la mozione in esame, ma anche all'oratore che mi ha preceduto, le cui affermazioni mi hanno fatto molto piacere così come leggere nellaPag. 35mozione e sentire qui oggi che l'opposizione ha così a cuore il bon ton istituzionale e che tiene in tanta e tale considerazione l'immagine che il nostro Paese, il nostro Governo hanno presso le istituzioni internazionali; e penso che ciò dovrà imporre a tutti questi colleghi, nei prossimi giorni, di prendere loro stessi per primi carta e penna e scrivere diverse lettere di loro pugno, da indirizzare a tutte quelle istituzioni internazionali, a tutti quei capi di Stato europei e internazionali che, nei cinque anni precedenti, un Presidente del Consiglio, forse un po' goliarda, sicuramente poco rispettoso del protocollo e dell'immagine del nostro Paese, ha sistematicamente, e devo dire il più delle volte veramente con poco buon gusto, violato e calpestato in ogni occasione in cui gli è stato possibile.
Mi dispiace anche solo fare questo parallelo, perché è evidente che non esiste alcun confronto fra una battuta giornalistica e le «corna» di un Presidente del Consiglio in un G8 immortalate dalla stampa internazionale: quella sì è una vergogna per il Paese! Non vi è alcun parallelo fra una innocua battuta giornalistica e un Presidente del Consiglio che corteggia il Primo Ministro donna di un Paese vicino all'Italia in modo talmente poco consono da dover addirittura arrivare il giorno dopo a rendere scuse diplomatiche. Non vi è alcun parallelo tra una banale battuta giornalistica e l'intrattenere il Primo Ministro danese, raccontandogli le vicissitudini della propria famiglia e del proprio rapporto coniugale. Non vi è alcun parallelo tra una banale battuta giornalistica e l'andare al Parlamento europeo e definire «kapò» il presidente del più grande gruppo parlamentare europeo. Credo che dai banchi del gruppo parlamentare di Forza Italia si dovrebbe oggi levare un mesto e imbarazzato silenzio per una mozione non solo fuori luogo, non solo inadeguata al livello e al tono della discussione che dovrebbe animare queste aule e questo Parlamento, ma soprattutto perché se c'è un gruppo, in questo Parlamento, che proprio non aveva la dignità per presentare una mozione di tal genere, questo è il loro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI. Signor Presidente, colleghi, a me pare di poter dire che in Aula tutti hanno dignità per presentare mozioni. Si possono poi presentare delle mozioni politicamente condivisibili o meno, delle mozioni che nel loro dispositivo lasciano a desiderare o meno, ma sicuramente non è il caso di fare delle pagelle, e neppure quel gossip a cui prima il presidente del gruppo Italia dei Valori ci richiamava. Sicuramente sarebbe stato meglio in questa sede parlare delle vicenda Abertis-Autostrade, una vicenda che, questa sì, ci ha messo in pesante difficoltà, ma ha messo soprattutto in pesante difficoltà il sistema Italia. Non possiamo infatti pensare di attrarre nel nostro Paese capitali, e al tempo stesso combattere battaglie di principio che non ci sono mai state spiegate nei loro contenuti, ma sono state invece soltanto enunciate dietro la solita cortina fumogena dal Ministro Di Pietro, che in più occasioni ci ha detto, soprattutto in Commissione ambiente: «dovreste sapere cosa c'è dietro», ma non ci ha mai spiegato una volta che cosa ci fosse dietro al suo atteggiamento!
Non penso che il problema, così com'è impostato oggi nella mozione, sia quello di chiedere al Presidente Prodi di scusarsi a livello europeo. I casi sono due, amici di Forza Italia: se non si conviene con l'atteggiamento di Di Pietro, si chiede che il Presidente del Consiglio lo censuri, o in subordine, si presenta una mozione di sfiducia individuale nei confronti del Ministro Di Pietro.
Certamente, però, non si può chiedere che un Presidente del Consiglio vada a scusarsi per l'atteggiamento assunto da un suo Ministro: è lui infatti che ha nominato quel Ministro ed è lui che, magari, in accordo col Presidente della Repubblica, deve revocarlo o chiedergli di lasciare il posto. Non condivido affatto, dunque, laPag. 36richiesta che si vada a chieder scusa a chicchessia: le scuse per il suo comportamento il Ministro Di Pietro deve chiederle al suo Governo e a questo Parlamento, che al Governo ha dato la fiducia ma che ha il dovere di essere informato dei suoi comportamenti.
È dunque il dispositivo di questa mozione che non convince, poiché rischia di dire e non dire, in una sorta di «vorrei ma non posso»: in questo senso, nelle sue conclusioni, più che di Forza Italia e berlusconiana, questa mozione ci pare di veltroniana impostazione. Per questi motivi, se non si modifica la parte dispositiva, preannunzio che il gruppo di Alleanza Nazionale si asterrà in sede di votazione finale sulla mozione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, l'utilità di questa mozione - sulla quale noi voteremo naturalmente a favore - sta nelle parole che è stato costretto a pronunciare il rappresentante del Governo, dopo le infelicissime dichiarazioni del Ministro delle infrastrutture. Il sottosegretario, infatti, nella seduta del 15 novembre scorso, si è dovuto precipitare a dire (nonostante le parole del Ministro Di Pietro, che egli non ha smentito): «smentisco che il Ministro abbia voluto in qualche modo offendere il prestigio e l'autorevolezza della Commissione europea».
Il Governo, in altri termini, ha censurato le parole del suo Ministro, mettendoci - come si suol dire - una «pezza».
In questo senso, l'iniziativa assunta dai colleghi di Forza Italia di stigmatizzare quella dichiarazione ha nella sostanza già ha avuto l'effetto di provocare le scuse: poiché la Commissione europea ha avuto modo di leggere il testo di quell'intervento e il commissario McCreevy ha così ricevuto le scuse del Governo italiano per un comportamento incivile e inurbano, segno di ignoranza profonda delle leggi europee e delle regole che riguardano il comportamento del nostro Governo. Pertanto, nel preannunziare il voto favorevole sulla mozione in esame, sottolineo che essa ha già avuto la sua importanza.
Colgo inoltre l'occasione per svolgere un'ultima considerazione. Per molti anni, durante la scorsa legislatura, abbiamo ascoltato l'opposizione di allora, che è oggi maggioranza, accusare il Governo dell'epoca di scarso spirito europeista e di scarsa collaborazione con le istituzioni europee. Ebbene, nel corso di questi mesi, le polemiche di ministri ed esponenti politici della maggioranza verso la Commissione europea sono state aspre, gravi e ripetute: segno che quella coalizione di governo ha tanto poco spirito europeo quanto accusava noi di avere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, noi deputati de La Destra sottoscriviamo questa mozione.
Dobbiamo infatti tenere presente il momento in cui il Ministro Di Pietro ha pronunciato la frase riportata nel testo: ciò è avvenuto quando il Ministro ha presentato alla Comunità europea una serie di richieste, fra cui aumenti tariffari (il Ministro Di Pietro ha presentato alla Comunità anche una richiesta di aumenti tariffari!). Al Ministro è stato risposto in sede europea che, prima di consentire un simile aumento, si intendeva sapere quali lavori il Governo italiano stesse facendo per migliorare il sistema autostradale in Italia.
Dunque, non stiamo intervenendo in difesa dell'Europa delle banche e di quel sistema di «strozzinaggio» che la Banca centrale europea sta mettendo in atto contro i cittadini italiani che hanno contratto mutui: interveniamo invece per affermare che il Ministro Di Pietro non può presentare aumenti di tariffe autostradali senza garantire una programmazione dei lavori sul territorio.
Si vergogni il Ministro Di Pietro! L'autostrada che porta in Abruzzo - che, pure,Pag. 37è confinante con la sua terra - ha le tariffe più alte di tutta Italia, in una zona nella quale con il treno, per percorrere la distanza di duecento chilometri che separa Roma da Pescara, occorrono tre ore e mezza.

PRESIDENTE. Deputato Buontempo, la invito a concludere.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente - e concludo -, preannunzio il voto favorevole della componente politica del gruppo Misto-La Destra sulla mozione in discussione: il «problema Di Pietro» è un problema del Governo, dal momento che sul precariato e sulle case va in televisione a fare affermazioni che poi non risultano negli atti del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vietti. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, francamente convengo con alcune osservazioni che il collega Foti ha svolto in precedenza: ho l'impressione che la mozione da un lato «dica troppo», e dall'altro troppo poco.
Forse, «dice troppo» perché il titolo di imputazione consisterebbe in una battuta di Di Pietro su un traffico di «veline» con l'Europa: non ho capito se gli si addebita anche la molteplicità di significati che il termine «veline» comporta, ma di fatto mi pare un po' improprio che la Camera si metta ad inseguire questo livello di espressioni e battute, ipotizzando di censurare tale genere di comportamenti che, per la verità - tra le tante cose che ha detto e fatto Di Pietro -, mi sembrano persino tra i più insignificanti ed irrilevanti.
Ma, soprattutto, ho l'impressione che la mozione «dica troppo poco»: non si affronta cioè - e se lo si vuole affrontare, non ci si può nascondere dietro il dito della buona educazione - il grande tema della concorrenza e del rapporto della nostra società Autostrade con gli spagnoli, dietro la quale vi è una lunga storia che parte dalla cattiva privatizzazione operata dal centrosinistra, che ha lasciato in eredità rapporti contrattuali molto sbilanciati tra ANAS e le concessionarie.
In tale storia, alla fine, chi ne fa le spese sono gli utenti finali, rispetto ai quali probabilmente il comportamento del Ministro Di Pietro è stato poco lineare, pur potendogli riconoscere qualche attenuante, perché non vi è dubbio che una cessione che non rispettasse il dovere degli investimenti da parte della società Autostrade rischiava di rappresentare, comunque, un danno ed un depauperamento per il nostro Paese.
Dopodiché, certamente Di Pietro ha dovuto fare i conti con le solite contraddizioni interne alla sua maggioranza e con la sinistra radicale che ovviamente reagisce quando si parla di privatizzazioni. Di Pietro, dunque, si è dimostrato probabilmente poco coerente in tutta la vicenda.
Ma, o si affronta il tema nella sua serietà oppure il rischio che corre la mozione - lo dico con amicizia ai nostri amici di Forza Italia - è quello di banalizzare una vicenda seria dietro una battuta.
Quindi, o parliamo del merito della vicenda, di ciò che sta dietro e di quale sia la valutazione del comportamento del Governo e del Ministro sul tema delle privatizzazioni e dell'ipotesi di fusione tra la società Autostrade e gli spagnoli, oppure temo che farne una questione gergale a proposito del «dipietrese» finisca per lasciare agli atti una valutazione assolutamente insufficiente del Parlamento rispetto a tale vicenda. Per questa ragione, anche il gruppo dell'UDC si asterrà sulla mozione [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere la mozione all'ordine del giorno e dire all'onorevole Leone - che ne è il primo firmatario - che, quando si presentano mozioni sullePag. 38dichiarazioni o contro il Ministro Di Pietro, il sottoscritto non può non sottoscriverle anzi dovrebbe esserne il primo firmatario.
Dieci anni fa, come sindaco di Aulla, ebbi modo di istituire il comune «dedipietrizzato». Sono l'unico che, da dieci anni, lancia moniti sui mali che questo politico, all'epoca magistrato, sta arrecando all'Italia e agli italiani. Non mi sorprende, quindi, leggere e condividere la mozione in esame, perché è del tutto normale che in questi anni - ma soprattutto negli ultimi diciotto mesi - il Ministro dei lavori pubblici abbia sottoscritto solo accordi di programma e non sia cominciata la costruzione di alcuna infrastruttura autostradale e stradale. Non mi stupisce che non vi sia alcun cantiere per la costruzioni di alloggi residenziali o popolari. Non mi sorprende nulla! Si tratta solo di una logica conseguenza dell'opera di una persona che avrà sicuramente altre capacità, ma non possiede quelle necessarie per fare il Ministro e tanto meno il politico.
Non mi sembra assolutamente strano o preoccupante che il Ministro parli di «veline» inviate all'Unione europea. Lui è un intenditore di «veline» e sicuramente si tratta di una questione che lo riguarda personalmente. Noi del Nuovo PSI e della Democrazia Cristiana per le Autonomie esprimeremo, con convinzione, il nostro voto favorevole alla mozione in esame e a qualsiasi altra mozione rivolta contro il Ministro Di Pietro. L'unica critica che rivolgo al collega Leone è che, allorché si presentano mozioni simili, devo essere chiamato per apporre la mia firma, poiché sono un antesignano della lotta contro Antonio Di Pietro.
Infatti, dieci anni fa quando tutti credevano a questo uomo della provvidenza, affermai che avrebbe rovinato l'Italia. Ebbene, lo sta facendo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Stradella. Ne ha facoltà.

FRANCO STRADELLA. Signor Presidente, trovo veramente singolare la circostanza che il collega Donadi si preoccupi dell'attività e della dignità del Parlamento immediatamente dopo che l'Assemblea è stata costretta ad effettuare il voto finale in ordine alla conversione del decreto-legge in materia economico-finanziaria, non consentendo al Parlamento di esprimere la propria volontà sull'articolato e attribuendo ai parlamentari la sola ed unica soddisfazione di intervenire sugli ordini del giorno.
Se questa è la dignità e il valore che la maggioranza attribuisce al Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia) credo che non ci si possa meravigliare di nulla e neanche delle esternazioni del Ministro Di Pietro. Infatti, le sue dichiarazioni hanno un determinato valore allorché parla a nome dell'«Italia dei Valori Srl» o dell'Italia dei Valori partito, ma diversa importanza assumono quando rappresenta il popolo italiano in qualità di Ministro e in tale veste fornisce giudizi sprezzanti nei confronti dei commissari europei, attribuendo a questi ultimi comportamenti scorretti e addirittura non del tutto leciti.
Mi sembra una circostanza da sottolineare e sono d'accordo con il collega Vietti allorché afferma che di tali fatti si parla troppo poco. È vero! Ma se si dovesse dire tutto bisognerebbe inaugurare la nuova edizione di un volume in ordine alle gaffe e alle brutte figure che il Ministro Di Pietro ci ha fatto fare, sia in Italia, sia nel mondo.
Ricordo ancora al collega Donadi, che insiste, avendolo già sostenuto in sede di presentazione della mozione e ribadito questa mattina, a voler confrontare il comportamento del presidente Berlusconi e i pettegolezzi giornalistici - come dice lui - relativi al Ministro Di Pietro, di valutare, con un minimo di obiettività, il successo che ha avuto in campo internazionale la politica estera dell'Italia durante il Governo Berlusconi e le brutte figure che stiamo facendo ora, con l'indeterminatezza, l'incertezza e la continua mancanza di chiarezza nei rapporti con gli alleati e con i Paesi stranieri.Pag. 39
La nostra politica estera è ondivaga e non è apprezzata da nessuno. Dopo cinque anni di successi internazionali indiscutibili, attribuibili certamente al Governo nel suo complesso, ma in particolare all'attività del presidente Berlusconi, andare a cercare episodi di galanteria o goliardici mi sembra veramente una strumentalizzazione del tutto inutile e pretestuosa.
Il Ministro Di Pietro che mostra questo «grande» rispetto per i Commissari europei non manca di avere la stessa considerazione del Parlamento italiano. La Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici ha inviato due lettere al Ministro Di Pietro perché, in un'intervista giornalistica (anche qui però le interviste sembrerebbero non essere indicative), ebbe a dichiarare che, in relazione ai costi della politica, farebbe volentieri a meno dei suoi tre sottosegretari, dato che uno non lo conosce e gli altri due non godono della sua fiducia.
A seguito di questa dichiarazione del Ministro Di Pietro il presidente Realacci ha scritto una lettera per invitarlo a precisare se, durante i lavori istituzionali della Commissione ambiente, ai quali partecipano i sottosegretari, siamo di fronte a persone qualificate e che hanno la fiducia e la delega del Ministro, oppure siamo di fronte a persone che passano lì per caso e che non contano niente, né nei confronti Parlamento, né nei confronti del Ministro.
Ebbene, a due mesi di distanza, il Ministro Di Pietro non si è ancora preoccupato di rispondere al presidente Realacci e alla Commissione su tale questione che, a mio avviso, è di grande importanza. Credo sia un segnale dell'assoluta mancanza di rispetto e dell'assoluta mancanza di riguardo del Ministro Di Pietro nei confronti del Parlamento.
Cosa dire poi, riguardo al sistema produttivo italiano, della politica di scarsa efficacia sulla «infrastrutturazione» del Paese, della politica del continuo rinvio, della politica dell'adesione e dell'adeguamento alle richieste della sinistra radicale sugli investimenti infrastrutturali nel Paese? Non abbiamo chiesto le dimissioni del Ministro Di Pietro perché quelle le chiedete tra di voi. Mastella chiede le dimissioni di Di Pietro, Di Pietro quelle di Mastella (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). Chiedere le dimissioni è una questione del tutto interna alla maggioranza.
Chiediamo soltanto che i Ministri, quando rappresentano il popolo italiano, abbiano la dignità e il rispetto per il popolo italiano, non siano portatori di istanze personali, non siano populisti e alla ricerca di facili consensi con affermazioni che colpiscono la fantasia, ma che di fatto fanno male al Paese.
Il Ministro Di Pietro ha avuto la preoccupazione di scusarsi dopo un voto che, come si dice, «è sfuggito», avendo votato al Senato con l'opposizione, dopodiché si è pentito e ha scritto una lettera di pentimento e di rincrescimento al giornalista Travaglio per aver compiuto un atto così delittuoso nel votare con la maggioranza di centrodestra. Ebbene, come ha avuto il coraggio di scusarsi con il giornalista Travaglio, che credo non sia né il suo datore di lavoro, né il suo rappresentante nel mondo dell'informazione, dovrebbe avere la stessa dignità e la stessa sensibilità nel chiedere scusa, innanzitutto al Commissario europeo che ha offeso nella sua dignità e nella sua professionalità, ma soprattutto al Parlamento.
Dovrebbe, inoltre, chiedere scusa a tutti quei parlamentari che tutti i giorni in Commissione ambiente discutono delle sue malefatte, che tutti giorni hanno la vita complicata perché il Ministro, più portato alle apparizioni televisive e alla partecipazione a spettacoli che nulla hanno a che vedere con la politica, non si interessa dei destini del Paese, produce provvedimenti arruffati e complicati, non ha nessun collegamento, né con il sistema produttivo, né con il popolo italiano. Quindi, il minimo che possa fare è chiedere scusa.
Se poi, per carità, in uno slancio di generosità ritenesse di dimettersi e tornare a fare un altro mestiere, purché non vada a fare il pubblico ministero - dal momento che in quella veste di danni ne ha già fatti molti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia) - farebbe un favore aPag. 40questo Parlamento e al popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Evangelisti. Ne ha facoltà per due minuti.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, l'onorevole Donadi ha già chiaramente espresso la posizione del gruppo Italia dei Valori e denunciato il carattere strumentale della mozione che abbiamo di fronte, che, dal punto vista politico, potremmo liquidare ancor più semplicemente definendola «fuffa». Infatti, non c'è niente sotto, nonostante alcuni pregevoli interventi di colleghi che hanno cercato di nobilitare in qualche modo la mozione in esame.
Il punto centrale che merita di essere fatto rilevare (lo voglio dire soprattutto ai colleghi del centrosinistra) è che Forza Italia, in chiara difficoltà in queste settimane, intendeva con la mozione in esame creare imbarazzi al centrosinistra, ma in verità si trova in forte imbarazzo. Infatti, pur non dovendo e non potendo entrare nel merito della questione che sta dietro la disputa tra le società Abertis e Autostrade per l'Italia, vorrei ricordare che, sul punto, l'ipotesi in discussione era soltanto una: la società Autostrade può benissimo aprirsi al mercato internazionale, ma non può pensare di portare in dote le concessioni di proprietà dello Stato.
Detto e precisato ciò, l'aspetto politico è che il gruppo Forza Italia avrebbe voluto creare imbarazzi nel centrosinistra, ma ha finalmente visto materializzarsi il nuovo partito, guidato da Berlusconi, da Buontempo e dall'onorevole Barani, che, come abbiamo sentito, «vota a prescindere», come direbbe Totò (Commenti dei deputati Buontempo e Salerno). Questa mattina si è materializzato il nuovo partito del popolo delle libertà del littorio: Berlusconi, Barani e Buontempo. Complimenti, colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buemi. Ne ha facoltà.

ENRICO BUEMI. Signor Presidente, ci sono state in passato più ragioni per essere in dissenso con il collega Ministro Di Pietro e permangono ancora valutazioni difformi rispetto alle sue su tutta una serie di questioni.
Tuttavia, debbo dire con estrema franchezza ai colleghi dell'opposizione che, con tutto quello che abbiamo di fronte, anche aprendo le pagine dei giornali di oggi e di ieri, francamente la mozione in esame mi sembra proprio la ricerca di un motivo per presentare all'opinione pubblica italiana ragioni di uno scontro che dovremmo, se necessario, cercare di portare su altri argomenti.
Colleghi dell'opposizione, a me non pare - proprio perché la classe politica italiana nell'arco degli anni non ha dato dimostrazione di grande capacità e di tutela della propria immagine - che si possa scagliare la croce su nessuno o dovremmo farlo, con spirito bipartisan, su parecchi colleghi delle maggioranze e delle opposizioni presenti e passate.
Quindi, volendo farla breve e non sottraendo tempo ad altri argomenti, forse di maggiore portata, direi che sarebbe opportuno lasciar perdere questo argomento e, per quanto ci riguarda, voteremo contro la mozione in esame (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA. Signor Presidente, aderendo all'invito del collega Buemi, non mi dilungo su un dibattito evidentemente del tutto strumentale, che non entra nemmeno nel merito - semmai ce ne fosse stata l'intenzione - dei contenuti e degli orientamenti del Ministero guidato dall'onorevole Di Pietro e annuncio il voto contrario del gruppo Verdi alla mozione in esame.

Pag. 41

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Bimbi. Ne ha facoltà.

FRANCA BIMBI. Signor Presidente, il gruppo Partito Democratico-L'Ulivo esprime convintamente un voto contrario alla mozione, prima di tutto perché non c'è ragione del contendere. Tuttavia, se la ragione del contendere fosse il linguaggio improprio, ovvero un'espressione maleducata del Ministro Di Pietro, dovrei dire che dobbiamo aspettare che in questo Parlamento ci siano almeno tante donne quanti sono gli uomini, perché purtroppo, se noi leggiamo i resoconti che qualche «scolaresca» manda ai quotidiani, spesso non possiamo dire che lo stile dei rapporti verbali sia corretto tra colleghi. Parlo, ovviamente, a titolo personale. Immagino che, in un Parlamento con un migliore equilibrio di genere, non ci troveremmo di fronte a questo tipo di mozione.
Se il tema, invece, è il lavoro del Ministro Di Pietro, richiamo brevemente la tabella di ieri pubblicata su Il Sole 24 Ore, in cui vediamo che, proprio per le infrastrutture stradali e ferroviarie, l'Italia ha concorso virtuosamente in questo campo a centrare, o almeno ad avvicinarsi, agli obiettivi di Lisbona. Inoltre, su Le Monde di oggi appare la lista in ordine decrescente degli investimenti che l'Unione europea ha riconosciuto al sistema ferroviario: ebbene, due tra i maggiori investimenti riguardano le linee Lione-Torino-Budapest e Berlino-Palermo. Dunque, si tratta del frutto del lavoro anche del Ministro Di Pietro e, ovviamente, di tutto il Governo. Mi sembrano due indicatori importanti, e concluderei qui l'argomento, guardando in avanti.
Se, invece, la mozione avesse come oggetto di richiamare il Governo e la maggioranza a difendere, come si dice in una delle premesse, gli interessi dell'Europa, vorrei ricordare brevissimamente la battaglia condotta dall'Italia affinché il Trattato su cui è stato trovato l'accordo restasse un trattato costituzionale, al di là del nome, con l'approvazione di quasi tutte le parti sostanziali, come richiesto anche dal Presidente Napolitano; e così è stato.
Ricordo anche il successo del Governo sull'innalzamento del numero degli eurodeputati italiani che saranno eletti nella prossima legislatura europea e anche il modo assolutamente positivo in cui, in questo periodo, stiamo gestendo alcune difficoltà nei rapporti tra Italia e Romania, come riconosce anche in alcune interviste sui giornali europei e italiani il Presidente della Commissione europea Barroso. Noi stiamo conducendo in porto una legge sulla cittadinanza in cui come minimo, e scusate se è poco, in base allo ius soli daremo una patria ed una nazionalità italiana a bambini nati qui, fino a oggi riconosciuti come stranieri. Tra l'altro, si tratta di un progetto di legge che nella precedente legislatura aveva visto anche la firma di colleghi dell'attuale opposizione.
Ricordo anche che l'Italia (porteremo presto - spero prestissimo - in Aula il disegno di legge comunitaria) ha lavorato benissimo, in particolare la Ministro Bonino, alla diminuzione delle infrazioni, tanto da essere presa a modello per una sperimentazione di buone pratiche europee.
Ricordo, inoltre, che le donne Ministre dell'attuale Governo hanno avuto il coraggio di trasmettere a Lisbona una nota aggiuntiva. Ho usato il termine «coraggio» perché tale documento sottolinea quanto ancora dobbiamo operare per migliorare la condizione della donna nel nostro Paese. Uno dei risultati immediati della nota aggiuntiva è stato il Piano nazionale di azione antiviolenza presentato ieri dal Ministro Pollastrini; si tratta di un grande risultato europeo, il cui merito va riconosciuto alle Ministre Pollastrini, Bindi e Bonino.
Quindi, a mio avviso, la mozione in esame va respinta, sia nella forma sia nella sostanza. Infine, considerato che ci stiamo avvicinando alla Giornata internazionale ed europea contro la violenza sulle donne, raccomando ai colleghi di censurare (uso tale termine anche se non sono una moralista), non solo in questi giorni, un linguaggio violento, che spesso usano tra diPag. 42loro e che trasforma le donne in oggetti. Questa esercitazione politica potrebbe aiutare a diminuire la violenza del linguaggio verbale, anche nelle istituzioni pubbliche, perché ferisce sempre l'altro, non è consona al linguaggio istituzionale né ai rapporti tra le persone, anche se sono avversari.
Queste sono le motivazioni complessive del nostro voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Armani. Ne ha facoltà.

PIETRO ARMANI. Signor Presidente, annuncio che voterò in dissenso dal mio gruppo, a favore della mozione, perché essa va contro la politica del Ministro Di Pietro, ricordata nelle premesse della mozione stessa. Infatti, alla luce di quanto ricordato dal collega Stradella, vi sono senza dubbio diverse ragioni per votare contro l'attività e la gestione del Dicastero delle infrastrutture da parte del Ministro Di Pietro.
Nella precedente legislatura sono stato presidente dell'VIII Commissione e ho potuto notare la differenza nelle modalità di esecuzione dei lavori autostradali. Ad esempio, per quanto riguarda quelli della tratta Lione-Torino, che è stata citata, l'Unione europea ci ha assegnato delle risorse, ma non si sa ancora quale sarà il tracciato e se vi sarà un accordo con i comitati della Val di Susa.
Anche per tale motivo, non si può non votare politicamente a favore della mozione e, quindi, contro il Ministro. In realtà, non serve distinguersi da Forza Italia per rimarcare certe differenze quando l'unità del centrodestra è fondamentale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Allam. Ne ha facoltà.

KHALED FOUAD ALLAM. Signor Presidente, in riferimento agli interventi con i quali l'opposizione ha criticato la nostra politica estera, non ritengo che la stessa sia ondivaga. Anzi, vorrei ricordare due piccole vittorie di queste ultime settimane: la prima è stata la nomina del nostro generale alla NATO; la seconda vittoria attiene al fatto che con la moratoria per la sospensione della pena di morte è stata scritta una pagina importante di storia e per questo vorrei ringraziare il nostro Governo e i radicali (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo, Italia dei Valori e La Rosa nel Pugno).

RICCARDO MIGLIORI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, intervengo per chiedere, a nome del gruppo Alleanza Nazionale, la votazione per parti separate della mozione in esame, dividendo il dispositivo finale dalle premesse, perché purtroppo quest'Aula ha una scarsa capacità di ascolto. Il collega Foti era stato molto chiaro nell'affermare di condividere le premesse, ma di non poter condividere un testo finale del dispositivo scarsamente coerente rispetto alle premesse stesse e inaccettabile perché, tra l'altro, si chiede al Governo di applicare una sanzione impossibile e assolutamente marginale.
Signor Presidente, il gruppo di Alleanza Nazionale è costretto a chiederle, in nome dell'incapacità di ascolto che vi è in quest'Aula tra i gruppi ma, evidentemente - dopo quello che ha dichiarato il collega Armani - anche all'interno degli stessi gruppi parlamentari, una votazione per parti separate che chiarisca, senza strumentalismi di alcun tipo, la posizione di Alleanza Nazionale e - presumo - dell'intera Assemblea sulla mozione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 43

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, l'onorevole Migliori mi ha preceduto: avrei voluto chiedere anche io, infatti, la votazione per parti separate, ma mi fa piacere che lo abbia fatto lui.
Non ometto di ricordare, però, cari colleghi, che siamo stati «costretti» a formulare il dispositivo in quei termini: altrimenti, con una formulazione diversa dell'atto in questione - che avrebbe dovuto assumere le fattezze di una vera e propria mozione di sfiducia, con caratteristiche diverse - vi sarebbe stata una dichiarazione di inammissibilità. Si è trattato, comunque, di un problema procedurale, non perché volessimo essere magnanimi nei confronti del Ministro Di Pietro.
Durante l'intervento dei colleghi dell'UDC e di Alleanza Nazionale, l'avvocato Donadi assentiva: forse non aveva ben compreso che l'accusa nei nostri confronti non era quella di aver presentato la mozione, ma di aver formulato conclusioni troppo leggere. Di questo aspetto, evidentemente, il collega Donadi non riusciva a prendere atto quando assentiva alle conclusioni formulate dai colleghi.
Aderiamo a tale richiesta di votazioni per parti separate (alla quale, tra l'altro, non potremmo non aderire), ponendo in rilievo soltanto il fatto che la correttezza del dispositivo era legata a una questione procedurale: non cambiano, però, né le nostre opinioni, né quelle dei colleghi dell'opposizione, con riferimento alle premesse, che sono parte integrante di tale mozione.

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, chiedo di parlare, ai sensi dell'articolo 42 del Regolamento, per fatto personale: desidero replicare alle dichiarazioni del deputato Evangelisti.

PRESIDENTE. Deputato Buontempo, le darò la parola per fatto personale prima della sospensione dei lavori per la votazione per l'elezione di un segretario di Presidenza.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. È stata chiesta la votazione per parti separate della mozione Leone ed altri n.1-00241, nel senso di votare separatamente la parte motiva dal dispositivo.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla parte motiva della mozione Leone ed altri n. 1-00241, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 492
Votanti 451
Astenuti 41
Maggioranza 226
Hanno votato
186
Hanno votato
no 265).

Prendo atto che il deputato Testoni ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Leone ed altri n. 1-00241, limitatamente al dispositivo, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 500
Votanti 406
Astenuti 94
Maggioranza 204
Hanno votato
133
Hanno votato
no 273).

Pag. 44

Prendo atto che i deputati Franzoso e Fedele hanno segnalato che avrebbero voluto esprimere voto favorevole e che i deputati D'Elpidio e Amendola hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi.

Discussione del disegno di legge: S. 1628 - Ratifica ed esecuzione dell'Atto recante la revisione della Convenzione sul rilascio dei brevetti europei, fatto a Monaco il 29 novembre 2000 (Approvato dal Senato) (A.C. 3193) (ore 12,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dell'Atto recante la revisione della Convenzione sul rilascio dei brevetti europei, fatto a Monaco il 29 novembre 2000.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto della seduta del 20 novembre 2007.
Prima di passare alla discussione sulle linee generali, saluto gli alunni e gli insegnanti delle classi III, sezioni A, B e C del Liceo scientifico «Giuseppe Peano» di Marsico Nuovo, in provincia di Potenza, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

(Discussione sulle linee generali - A.C. 3193)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, deputato Forlani, ha facoltà di svolgere la relazione.

ALESSANDRO FORLANI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'atto in esame reca...

PRESIDENTE. Mi scusi, deputato Forlani. Per favore, invito l'Assemblea, anche in questo passaggio, a consentire al relatore di svolgere le sue argomentazioni e a noi di ascoltarlo. Vi chiedo, quindi, di osservare un po' di ordine.

ALESSANDRO FORLANI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge in esame reca la ratifica dell'Atto di revisione della Convenzione sul rilascio dei brevetti europei. Pertanto, esso investe una tematica molto importante ai fini di incentivare la ricerca, l'innovazione e lo sviluppo, nonché la crescita della competitività e del know how dell'Europa e, quindi, anche del nostro Paese. Questi sono gli unici elementi in grado di salvare l'Italia - e direi anche l'Europa - dal rischio di declino e di regressione che si registra in questa fase, in cui lo stesso Governo ha denunciato recentemente una tendenza alla stagnazione e una difficoltà di crescita per la nostra economia, con il pericolo quindi di trovarsi in una condizione di progressiva emarginazione nel quadro della globalizzazione.
Proprio per questo motivo, i brevetti europei sono importanti. È importante incentivarli e favorirli con un adeguato ordinamento giuridico, perché sono garanzia di crescita qualitativa della tecnologia e del benessere, nonché di miglioramento della nostra capacità di competere sui mercati mondiali. Essi sono, inoltre, garanzia di un miglioramento della qualità della vita nei Paesi del terzo mondo e nei Paesi in via di sviluppo, che, attraverso nuove invenzioni e nuova ricerca, potremo aiutare in modo più valido e che potranno svolgere con noi una cooperazione più qualificata.
Ricordo i precedenti normativi di questo Atto, a partire dalla Convenzione del Consiglio d'Europa del 1963, che entrò in vigore a livello internazionale il 1o agosto 1980, mentre in Italia, che l'aveva ratificata con la legge n. 260 del 1978, l'entrata in vigore avvenne il 18 maggio del 1981.
La suddetta Convenzione tendeva a rendere uniformi i criteri per ottenere i brevetti delle invenzioni negli Stati membri. Ad essa ha fatto seguito uno strumento ancor più importante a livello internazionale, aperto alla firma a WashingtonPag. 45il 19 giugno 1970 nell'ambito dell'Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale, ossia l'Accordo di cooperazione in materia di brevetti, che stabilisce una procedura unificata per la presentazione di richieste di brevetto, volte a proteggere determinate invenzioni in ciascuno degli Stati parte.
Di questo Accordo l'Italia è divenuta parte a far data dal 28 marzo 1985, dopo averlo ratificato con la legge n. 260 del 1978.
Passiamo, quindi, alla Convenzione di cui con questo Atto si propone la revisione. Si tratta della Convenzione di Monaco del 1973 sul brevetto europeo, che istituisce l'Organizzazione europea dei brevetti e instaura un sistema legale indipendente, che costituisce il quadro di riferimento per il rilascio dei brevetti europei.
La Convenzione prevede una procedura unica e armonizzata innanzi all'Ufficio europeo dei brevetti, limitatamente alle invenzioni nuove, che implicano un'attività inventiva e possono avere un'applicazione industriale. Tale Convenzione è stata modificata nel 2000 con una Conferenza diplomatica di revisione, cui l'Italia ha attivamente partecipato, che ha adottato un Atto di revisione che entrerà in vigore il 13 dicembre 2007.
I Paesi che, a quella data, non avranno ratificato il testo della revisione ne saranno automaticamente esclusi. Come noto, tale nuovo testo non comporta un sovvertimento dei principi di brevettabilità o delle procedure stabilite con la Convenzione del 1973, ma risponde alle esigenze di modernizzazione, armonizzazione e snellimento delle procedure manifestate sia dagli operatori del settore, sia dallo stesso Ufficio europeo dei brevetti.
Per quanto riguarda la struttura e il contenuto dell'atto che reca la revisione della Convenzione in oggetto, tale atto consta di nove articoli.
L'articolo 1 comprende 82 paragrafi, che modificano, sostituiscono o procedono all'abrogazione di numerosi articoli della Convenzione.
Osservo che il paragrafo 1 introduce l'articolo 4-bis, in base al quale, almeno ogni cinque anni, si riunirà una conferenza dei Ministri competenti per materia dei vari Stati contraenti, allo scopo di esaminare le questioni relative all'organizzazione e al sistema di brevetto europeo (cito le modifiche più importanti, naturalmente).
Il paragrafo 2 sostituisce l'articolo 11: la novità principale è costituita dal riconoscimento al consiglio di amministrazione della possibilità di includere, per un periodo limitato, esperti nazionali nelle materie giuridiche, nell'ambito della Commissione ampliata di ricorso.
Il paragrafo 10 sostituisce l'articolo 33 della Convenzione, così da consentire al consiglio di amministrazione dell'Organizzazione europea dei brevetti la modifica, entro determinati limiti, della Convenzione stessa, senza la necessità di negoziarne un nuovo testo.
Il paragrafo 11 opera la sostituzione dell'articolo 35, dettando una nuova disciplina in materia di voto nel consiglio di amministrazione.
All'articolo 2 dell'atto di revisione si procede alla sostituzione del protocollo interpretativo dell'articolo 69, allo scopo di promuovere una maggiore uniformità nell'applicazione dell'articolo stesso, da parte dei giudici nazionali.
L'articolo 3 autorizza il consiglio di amministrazione dell'Organizzazione europea dei brevetti a redigere un nuovo testo della Convenzione su un brevetto europeo, coordinato e armonizzato in base alle modifiche apportate dall'atto di revisione. Il nuovo testo sarà adottato dal consiglio di amministrazione, a maggioranza dei tre quarti degli Stati contraenti, rappresentati e votanti. Dopo l'adozione, il nuovo testo diverrà parte integrante dell'atto di revisione.
Ciò che voglio soprattutto ricordare all'Assemblea è la tassatività della scadenza del 13 dicembre 2007: a tale data, gli Stati che non avranno ratificato l'atto di revisione non potranno più, come solitamente accade, rifarsi comunque al precedente testo, in quanto è stato dispostoPag. 46che, per non creare situazioni di difformità tra gli Stati, il vecchio testo della Convenzione del 1973 semplicemente decadrà. Ne consegue che la mancata ratifica entro il 13 dicembre 2007 comporterebbe la perdita di qualsiasi protezione in materia di riconoscimento dei brevetti nella regione europea, e naturalmente vi rendete conto delle conseguenze gravissime che si verificherebbero per gli operatori del settore e per la brevettabilità delle invenzioni nel nostro Paese.

PRESIDENTE. Deve concludere, per favore.

ALESSANDRO FORLANI, Relatore. Pertanto, raccomando una rapida approvazione del provvedimento in esame, affinché poi sia promulgato entro quella data.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

FAMIANO CRUCIANELLI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il Governo, avendo anche chiara consapevolezza dei sentimenti dell'Assemblea e considerando molto brillante la relazione dell'onorevole Forlani, si rimette alla relazione del relatore.

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.

(Esame degli articoli - A.C. 3193)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 3193 sezione 1).
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 3193 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 435
Votanti 434
Astenuti 1
Maggioranza 218
Hanno votato
432
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che il deputato Ponzo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 3193 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 452
Maggioranza 227
Hanno votato
451
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Dato e Satta hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 3193 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 47
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 465
Votanti 463
Astenuti 2
Maggioranza 232
Hanno votato
462
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che la deputata Dato ha segnalato che non è riuscita a votare e che il deputato Amendola ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3193)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Cioffi. Ne ha facoltà.

SANDRA CIOFFI. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto e preannuncio il voto favorevole del gruppo Popolari-Udeur.

PRESIDENTE. Onorevole Cioffi, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tomaselli. Ne ha facoltà.

SALVATORE TOMASELLI. Signor Presidente, intervengo solamente per annunciare il voto favorevole del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo. Chiedo, altresì, che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Tomaselli, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3193)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3193, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1628 - «Ratifica ed esecuzione dell'Atto recante la revisione della Convenzione sul rilascio dei brevetti europei, fatto a Monaco il 29 novembre 2000» (Approvato dal Senato) (3193):

Presenti 463
Votanti 462
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato 461
Hanno votato no 1
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Ricordo che il successivo punto previsto all'ordine del giorno della seduta odierna è la votazione per l'elezione di un segretario di Presidenza. A tal fine sarà necessario sospendere brevemente la seduta per consentire l'allestimento delle cabine di voto.

Per fatto personale (ore 13).

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, a proposito della mozione Leone ed altri n. 1-00241, avevo sostenuto a ragione il fatto che la Commissione europea aveva chiesto al Ministro Di Pietro...

Pag. 48

PRESIDENTE. Mi scusi, deputato Buontempo.
Per favore si può naturalmente lasciare l'aula, però vi prego di farlo in maniera compatibile con l'ascolto dell'intervento del deputato Buontempo.

TEODORO BUONTEMPO. A fronte delle richieste della Comunità Europea, il Governo italiano e il Ministro Di Pietro avrebbero dovuto far conoscere la copertura necessaria nell'ambito della quale si innesta il quadro di rinnovamento e di ammodernamento dei lavori. Non mi sembra che una tale richiesta possa rappresentare un'offesa; si tratta di un ragionamento politico.
L'onorevole Evangelisti con un sorriso e un intercalare ironico parla del nuovo partito di Silvio Berlusconi e afferma che dal voto su questa mozione si vede come sia stato formato insieme con Barani e con Buontempo. A parte il fatto che chi si deve vergognare è un altro partito di destra che non ha votato a favore di questa mozione e non La Destra, che ha espresso un voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Misto-La Destra).
Vorrei affermare come fatto personale che chi sta parlando risponde anche come giornalista professionista al pubblicista Evangelisti. Quando ci si mette sul piedistallo non deve trattarsi solo di saccenteria, ma ci vuole sostanza. L'onorevole Evangelisti è un protetto dai partiti, non so che professione faccia, ma dalla Navicella si evince che si tratta di una persona che ha navigato grazie a qualche nomina nel sottobosco della politica. Se lei, onorevole Evangelisti, vuole porre in maniera denigratoria la questione, deve sapere che io sono sempre stato eletto a pieni voti e non ho mai intestato immobili a miei parenti con i soldi del denaro pubblico e del finanziamento pubblico e non ho mai ricevuto un prestito avvolto nei fogli di giornale.
La polemica politica è una cosa, il rispetto della persona è un'altra. Non posso accettare, onorevole Presidente, che si faccia il mio nome essendo stato eletto nel rispetto delle regole e della democrazia. Non posso essere richiamato dai faccendieri della politica che con un sorrisetto ironico vorrebbero mettersi su un piedistallo senza averne le qualità morali, personali, umane e anche professionali (Applausi dei deputati del gruppo Misto-La Destra).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo per chiederle di stabilire un Giurì d'onore perché il collega Buontempo si è riferito nei miei confronti con l'epiteto di «faccendiere della politica», ha affermato che io sarei tra quelli che hanno ricevuto prestiti avvolti nella carta di giornale e ha aggiunto anche che io avrei intestato immobili a miei parenti, pagandoli con il finanziamento pubblico del partito. Le chiedo di procedere in questo senso (Commenti del deputato Buontempo).

PRESIDENTE. Sta bene. La Presidenza valuterà la sua richiesta alla luce dell'articolo 58 del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori (ore 13,03).

FEDERICO BRICOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO BRICOLO. Signor Presidente, intervengo anche a nome dei colleghi del gruppo cui appartengo. Il sindaco di Cittadella, Massimo Bitonci, è stato raggiunto da un avviso di garanzia da parte della procura di Padova per aver predisposto una legittima ordinanza che intende regolare le procedure per ottenere la residenza nel suo comune.
Considerato che lo Stato non sta facendo nulla per regolare il flusso di stranieri che invadono le nostre città, portando molto spesso nuova delinquenza e degrado, la gente e i cittadini onesti chePag. 49pagano le tasse chiedono ai sindaci di fare qualcosa. In questo caso è stato fatto, in quanto il sindaco di Cittadella, per attribuire la residenza a chi la richieda, ha previsto alcuni requisiti che sono l'avere un posto di lavoro, un tetto sotto cui vivere e non avere precedenti penali.
Ciò è stato previsto per riuscire a integrare le persone che arrivano nelle nostre città con le nostre comunità.
Il procuratore Pietro Calogero ha contestato al nostro sindaco la violazione dell'articolo 347 del codice penale, il reato di usurpazione di funzione pubblica, e tutto ciò per noi - lo dico molto chiaramente - è inaccettabile. Si tratta di un vergognoso attacco, ancora una volta, da parte di un organo dello Stato contro un sindaco democraticamente eletto.
Se qualcuno pensa di intimorire la Lega Nord attraverso simili atti si sbaglia di grosso. Se qualcuno ha deciso di aprire la caccia ai sindaci della Lega Nord, invece che ai delinquenti, si prepari ad uno scontro frontale senza precedenti in Parlamento, ma anche fuori. Siamo disposti a tutto pur di difendere la nostra gente, e non vogliamo a casa nostra magistrati del genere, come Pietro Calogero. Al Nord, in Padania, non vogliamo simili magistrati (Applausi del gruppo Lega Nord Padania)!
Le chiedo, signor Presidente, di intervenire sul Ministro Mastella affinché investa il Consiglio superiore della magistratura di questo caso; e poi vedremo se il Ministro Mastella deciderà di inviare i suoi ispettori contro la procura di Padova, come ha fatto contro quella di Catanzaro.
Vedremo se per questo Governo vi sono magistrati amici e magistrati nemici. I nemici sono quelli che indagano Prodi e lo stesso Mastella a Catanzaro, e perciò vanno inviati gli ispettori, mentre gli amici sono quelli che magari indagano sui sindaci della Lega Nord che stanno cercando di portare un minimo di legalità nelle nostre città.
Le chiedo anche, Presidente, di calendarizzare al più presto in Assemblea un provvedimento di riforma delle competenze degli enti locali, al fine di dare più poteri e garanzie ai sindaci che con coraggio si stanno muovendo in questo momento, in modo del tutto legittimo, a difesa delle proprie città e della propria gente.
Annuncio che molti altri sindaci, in Veneto, ma anche in tutto il nord e in Padania, stanno preparando ordinanze simili. Vedremo poi chi vincerà. Vedremo se vinceranno i magistrati o invece il popolo, i sindaci e le comunità che i sindaci stessi rappresentano.
Lo dico chiaramente Presidente: non lasceremo che africani, marocchini, slavi, albanesi, rumeni, zingari e rom invadano le nostre città senza reagire. La Lega Nord non consentirà mai tutto ciò. Per quanto ci riguarda vogliamo restare noi padroni a casa nostra e vogliamo essere noi a decidere chi e quanti possono venire a viverci. È quanto ci chiede la nostra gente, e i nostri sindaci stanno semplicemente cercando di garantire un minimo di qualità della vita nelle nostre città.
Concludo rispondendo al Ministro Ferrero che oggi vergognosamente - proprio perché si tratta di un Ministro - ha attaccato il nostro sindaco Bitonci, definendo la sua ordinanza razzista e ipocrita. Per quanto ci riguarda, sono il Ministro Ferrero e i Ministri del Governo Prodi i razzisti e gli ipocriti. Per questo Governo contano di più gli extracomunitari dei cittadini onesti che pagano le tasse e chiedono legalità (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e Alleanza Nazionale)!

PRESIDENTE. Il deputato Bricolo naturalmente è libero di svolgere le sue argomentazioni di valutazione politica. La Presidenza della Camera e la stessa Camera dei deputati restano un presidio dei valori inalienabili della Costituzione e della Repubblica italiana, compreso il fondamentale valore dell'autonomia di tutti gli organi che compongono lo Stato di diritto, compresa la magistratura. Tuttavia...

FEDERICO BRICOLO. E i sindaci eletti dal popolo!

Pag. 50

PRESIDENTE. ... qualora lei abbia dei rilievi da effettuare, può farlo attraverso gli strumenti del sindacato ispettivo nei limiti previsti dal Regolamento.

FILIPPO ASCIERTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, anch'io vorrei che il Ministro della giustizia e il Ministro dell'interno venissero in questa sede a spiegarci per quale motivo si è verificata questa vicenda che, anche senza entrare nei termini e nell'autonomia della magistratura, appare davvero incredibile.
Alcuni sindaci - non solo il sindaco di Cittadella ma anche altri sindaci di Alleanza Nazionale - stanno cercando, in linea con i decreti o il decreto che sta per giungere all'Assemblea del Senato, di adottare provvedimenti per frenare il crimine o il degrado che imperversa in molte città italiane, soprattutto in alcune città del nord, a Padova e provincia in modo particolare.
Quando vi sono sindaci che intraprendono un'iniziativa per poter arginare tale fenomeno, si trovano magistrati che inviano avvisi di garanzia.
Vi sono sindaci che concedono la residenza, come è avvenuto in passato, ad esempio, ad un rom che in seguito si macchia di un grave reato, come una rapina, uccidendo un gioielliere. Vorrei che anche in questo caso non solo nei confronti del criminale ma anche nei confronti di questi sindaci che concedono con tanta facilità la residenza, fosse adottato lo stesso parametro e la stessa misura da parte della magistratura.
Sarebbe opportuno che venissero a spiegarci tali fatti il Ministro della giustizia e anche il Ministro dell'interno, che ultimamente ha affermato che nelle città è necessario prendere iniziative, proponendo maggiori possibilità e poteri per prefetti e sindaci. Ebbene, sarebbe l'occasione per chiarire che nel caso di Cittadella un magistrato si è sbagliato poiché vi è una legge a livello nazionale che dà indicazioni molto precise.

PRESIDENTE. Onorevole Ascierto, vale anche per lei la risposta che poco fa ho dato al deputato Bricolo.

FRANCA BIMBI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCA BIMBI. Signor Presidente, potrei dire, come cittadina di Padova, che intervengo quasi per fatto personale.
Accettando di buon grado, anzi concordando con il Presidente della Camera, vorrei anche dire che la scorsa settimana, insieme alla Commissione affari esteri, abbiamo ricevuto il Vicepresidente del Senato rumeno, il quale è leader del partito Grande Romania, che nell'Unione europea, nell'Europarlamento, ha appena sciolto il suo gruppo perché un'europarlamentare italiana ha insultato i cittadini rom della Romania.
In secondo luogo, vorrei anche ricordare o far sapere ai colleghi della Lega e al collega Ascierto che poiché, per competenza, seguo quello che sta accadendo in Romania, tutti i giorni davanti all'ambasciata rumena vi sono manifestazioni di preoccupazione...

PRESIDENTE. Onorevole Bimbi, rimanga nei termini dell'intervento a titolo personale per favore, perché non possiamo aprire un dibattito. Vi sono regole da rispettare.

FRANCA BIMBI. Non intendo aprire un dibattito. Vi sono industrie del nord-est che hanno la sede in Romania e, quindi, i sindaci della Lega dovrebbero preoccuparsi molto dell'opinione pubblica che sta montando in Romania.

GIANPAOLO DOZZO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

GIANPAOLO DOZZO. Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 51

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, forse la collega Bimbi ha sbagliato tema...

PRESIDENTE. Onorevole Dozzo, non apriamo un dibattito. Motivi il suo intervento sull'ordine dei lavori.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, come lei ha fatto rilevare, l'intervento dell'onorevole Bimbi non era in tema. Vorrei ricordare brevemente, signor Presidente, alla collega Bimbi che in questo caso si tratta di un'ordinanza del sindaco dove si richiedono al cittadino extracomunitario tre requisiti: avere un lavoro, avere una casa e non avere precedenti penali.

PRESIDENTE. Onorevole Dozzo, l'argomento è stato svolto.

GIANPAOLO DOZZO. Non capisco, quindi, gli interventi...

PRESIDENTE. Non sì può travolgere il Regolamento. Ognuno ha avuto modo di esprimere liberamente le sue opinioni sull'ordine dei lavori e su questo argomento vi sono stati due interventi. Ho dato una risposta di merito. Una risposta è stata circoscritta alla questione riguardante il caso personale. La discussione è chiusa.
Sospendo brevemente la seduta.

La seduta, sospesa alle 13,10, è ripresa alle 13,35.

Votazione per l'elezione di un segretario di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, comma 9, del Regolamento.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la votazione per l'elezione di un segretario di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, comma 9, del Regolamento.
Ricordo che a tale elezione si procede, ai sensi dell'articolo 5, comma 9, del Regolamento, a seguito della cessazione dalla carica (per dimissioni) del deputato Del Bue, eletto ai sensi del comma 5 del medesimo articolo, in rappresentanza del gruppo DC-PS (che successivamente ha assunto la denominazione DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI).
Avverto che ciascun deputato può scrivere sulla propria scheda un solo nominativo. Le schede recanti più di un nominativo saranno considerate nulle. Risulterà eletto il deputato che, appartenendo al gruppo parlamentare DCA-NPSI, otterrà il maggior numero di voti.
Ricordo altresì che, alla stregua del parere unanime espresso dalla Giunta per il Regolamento il 30 settembre 1998, le operazioni di scrutinio saranno effettuate dai deputati segretari.
Indìco la votazione per schede.
Per dare ordine all'affluenza alle urne, invito i deputati segretari a procedere alla chiama.
Avverto che la Presidenza, conformemente ai criteri definiti nella seduta della Giunta per il Regolamento del 13 marzo 2007, ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati, trasmesse dai presidenti dei gruppi.
(Segue la votazione).

GAETANO FASOLINO. Che ordine è questo?

PRESIDENTE. Scusate, per una convenzione dei presenti, nella convinzione, che era stata sollevata, di poter favorire tutte e tutti, abbiamo proceduto secondo il consenso generale. C'è un'eccezione. Ritorniamo esattamente nella condizione dell'ordine alfabetico, così nessuno si potrà lamentare. Naturalmente, sapete chi ringraziare per il disagio.

(Segue la votazione)

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico che dallo scrutinio è risultato che l'Assemblea non è in numero legale per deliberare. La votazione verrà pertanto ripetuta in altra seduta.

Pag. 52

Hanno preso parte alla votazione:
Affronti Paolo
Alfano Gioacchino
Amendola Francesco
Aprea Valentina
Aurisicchio Raffaele
Bafile Mariza
Baiamonte Giacomo
Baldelli Simone
Barani Lucio
Baratella Fabio
Barbieri Emerenzio
Bellanova Teresa
Bellotti Luca
Beltrandi Marco
Benzoni Rosalba
Bernardo Maurizio
Bianchi Dorina
Bianco Gerardo
Boato Marco
Bocci Gianpiero
Bocciardo Mariella
Bosi Francesco
Brusco Francesco
Bucchino Gino
Buontempo Teodoro
Burgio Alberto
Burtone Giovanni Mario Salvino
Calgaro Marco
Cassola Arnold
Catone Giampiero
Ceccacci Rubino Fiorella
Ciccioli Carlo
Ciocchetti Luciano
Cirino Pomicino Paolo
Codurelli Lucia
Compagnon Angelo
Conti Riccardo
Cossiga Giuseppe
Crema Giovanni
Crisci Nicola
D'Antona Olga
De Biasi Emilia Grazia
De Laurentiis Rodolfo
Del Bue Mauro
D'Elia Sergio
Della Vedova Benedetto
De Luca Francesco
Di Gioia Lello
D'Ippolito Vitale Ida
Di Virgilio Domenico
Evangelisti Fabio
Fabbri Luigi
Fallica Giuseppe
Falomi Antonello
Farinone Enrico
Fasolino Gaetano
Ferrigno Salvatore
Fiano Emanuele
Filippi Alberto
Fiorio Massimo
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontana Cinzia Maria
Forlani Alessandro
Franzoso Pietro
Frigato Gabriele
Galli Daniele
Garagnani Fabio
Garavaglia Massimo
Gardini Elisabetta
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Grassi Gero
Guadagno Wladimiro detto Vladimir Luxuria
Holzmann Giorgio
Iacomino Salvatore
Iannuzzi Tino
La Forgia Antonio
Laratta Francesco
Leddi Maiola Maria
Lenzi Donata
Leone Antonio
Li Causi Vito
Lo Presti Antonino
Lupi Maurizio Enzo
Marcenaro Pietro
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marino Mauro Maria
Mazzaracchio Salvatore
Mellano Bruno
Merlo Giorgio
Meta Michele Pompeo
Miglioli Ivano
Milanato Lorena
Misiti Aurelio Salvatore
Mistrello Destro Giustina
Monaco Francesco
Mondello Gabriella
Montani Enrico
Moroni Chiara
Motta Carmen
Mura SilvanaPag. 53
Musi Adriano
Nannicini Rolando
Napoletano Francesco
Nardi Massimo
Narducci Franco
Ottone Rosella
Pecorella Gaetano
Pedulli Giuliano
Pelino Paola
Pepe Mario
Pertoldi Flavio
Perugia Maria Cristina
Piro Francesco
Ponzo Egidio Luigi
Poretti Donatella
Porfidia Americo
Prestigiacomo Stefania
Provera Marilde
Quartiani Erminio Angelo
Rampi Elisabetta
Ravetto Laura
Romagnoli Massimo
Rossi Luciano
Rosso Roberto
Santori Angelo
Schirru Amalia
Stradella Franco
Strizzolo Ivano
Stucchi Giacomo
Testoni Piero
Uggè Paolo
Vannucci Massimo
Venier Iacopo
Verro Antonio Giuseppe Maria
Vichi Ermanno
Vico Ludovico
Viola Rodolfo Giuliano
Vito Elio
Zacchera Marco
Zanetta Valter
Zunino Massimo

Sono in missione:
Albonetti Gabriele
Amato Giuliano
Azzolini Claudio
Bersani Pier Luigi
Boco Stefano
Bonelli Angelo
Bonino Emma
Brugger Siegfried
Capotosti Gino
Casini Pier Ferdinando
Cento Pier Paolo
Colucci Francesco
Cordoni Elena Emma
D'Alema Massimo
Damiano Cesare
D'Antoni Sergio Antonio
De Castro Paolo
Del Mese Paolo
De Piccoli Cesare
Di Pietro Antonio
Di Salvo Titti
Fabris Mauro
Fioroni Giuseppe
Folena Pietro
Galante Severino
Galati Giuseppe
Gasparri Maurizio
Gentiloni Silveri Paolo
Giorgetti Giancarlo
Giovanardi Carlo
Landolfi Mario
Lanzillotta Linda
Leoni Carlo
Letta Enrico
Lion Marco
Lucà Mimmo
Maroni Roberto
Mattarella Sergio
Mazzocchi Antonio
Melandri Giovanna
Meloni Giorgia
Migliore Gennaro
Minniti Marco
Mussi Fabio
Napoli Osvaldo
Oliva Vincenzo
Orlando Leoluca
Palumbo Giuseppe
Parisi Arturo Mario Luigi
Paroli Adriano
Pecoraro Scanio Alfonso
Pinotti Roberta
Pisicchio Pino
Pollastrini Barbara
Prodi Romano
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Reina Giuseppe Maria
Rigoni Andrea
Rutelli FrancescoPag. 54
Sanna Emanuele
Scajola Claudio
Spini Valdo
Tremonti Giulio
Ulivi Roberto
Villetti Roberto
Violante Luciano
Visco Vincenzo

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta, sospesa alle 14,35, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bindi, Bruno, Capodicasa, Chiti, Donadi, Duilio, Forgione, La Malfa, Levi, Meta, Morrone, Piscitello, Ranieri, Santagata, Sgobio, Soro, Trupia ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative del Governo in relazione agli incendi che hanno distrutto ampie porzioni del patrimonio boschivo, con particolare riferimento alle regioni meridionali - n. 2-00792)

PRESIDENTE. Il deputato Bordo ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00792, concernente iniziative del Governo in relazione agli incendi che hanno distrutto ampie porzioni del patrimonio boschivo, con particolare riferimento alle regioni meridionali (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1).

MICHELE BORDO. Signor Presidente, il territorio italiano - in particolare le regioni meridionali - è stato flagellato, questa estate, da una catena di incendi che hanno distrutto o semidistrutto parti del nostro patrimonio boschivo e agricolo. Infatti, si stima che circa 10 mila ettari di bosco e di vegetazione di pregio siano stati distrutti all'interno delle aree protette italiane.
Particolarmente grave è quanto si è registrato nel territorio del Gargano, dove vi sono state tre vittime, centinaia di feriti, almeno 4 mila sfollati e gli incendi hanno distrutto una decina di strutture ricettive tra cui alberghi, villaggi turistici e campeggi. Inoltre, gli stessi incendi hanno distrutto o seriamente danneggiato decine di abitazioni private, anche all'interno dei centri abitati, aziende agricole, infrastrutture varie, urbane ed extraurbane, e in qualche realtà è addirittura mancata l'energia elettrica.
Le imprese turistiche che sono state coinvolte dagli incendi hanno dovuto compiere uno sforzo finanziario straordinario anche per promuovere il proprio territorio e la loro offerta sul piano internazionale, per mantenere le prenotazioni che già avevano nelle proprie strutture e per evitare di subire una sofferenza bancaria elevata.
Pur lodando l'impegno dimostrato in quella circostanza e anche successivamente da parte degli apparati dello Stato e il sacrificio degli uomini impegnati nell'attività di prevenzione e contrasto del fenomeno, l'emergenza che si è verificata ha evidenziato l'opportunità di una diversa e più efficace organizzazione logistica del sistema di intervento aereo della protezione civile. Il Governo ha nominato, subito dopo, commissario straordinario per l'emergenza incendi il capo del dipartimento della protezione civile e ha anchePag. 55stanziato 5 milioni di euro per interventi sull'intero territorio nazionale.
Noi chiediamo al Governo di fornire indicazioni precise in ordine ai soggetti destinatari degli interventi di risarcimento e sostegno finanziario, da farsi valere sul fondo citato, perché tale circostanza, fino ad oggi, non è sufficientemente chiara, e se intenda stanziare ulteriori risorse finanziarie, considerata l'insufficienza del fondo prima citato.
Inoltre, vogliamo sapere se il Governo intenda dare indicazioni precise in ordine alle attività programmate di rimboschimento e contrasto al dissesto idrogeologico e di valutare l'opportunità di attivare una base aerea destinata ad ospitare i canadair della protezione civile all'interno dell'ex base dell'Aeronautica militare per idrovolanti del lago di Varano. Tale fatto si ritiene necessario perché spesso, anche a causa della lontananza dei canadair dai luoghi in cui si sviluppano gli incendi e, in modo particolare, nel Gargano, che è una terra soggetta, almeno in questi anni, a fenomeni di tale tipo, gli interventi possono anche giungere con ritardo, mentre l'esigenza di avere un luogo che assicuri la presenza dei canadair sul territorio, a livello locale, gioverebbe molto di più, sia nell'attività di prevenzione, sia nell'attività di spegnimento degli incendi.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Giampaolo Vittorio D'Andrea, ha facoltà di rispondere.

GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, l'interpellanza testé illustrata dall'onorevole Bordo, concernente l'emergenza degli incendi boschivi, sollecita il Governo a fare il punto della situazione sugli interventi nel frattempo posti in essere.
Si ricorda che il territorio nazionale, il 27 luglio 2007, è stato colpito da una grave emergenza incendi tale da determinare la dichiarazione dello stato di emergenza, ai sensi della legge n. 225 del 1992. Successivamente alla dichiarazione dello stato di emergenza, sono state emanate le ordinanze di protezione civile n. 3606 del 28 agosto 2007 e n. 3624 del 22 ottobre 2007, entrambe recanti disposizioni urgenti di protezione civile dirette a fronteggiare lo stato di emergenza nei territori delle regioni Lazio, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia e nei territori delle regioni Abruzzo, Basilicata, Emilia Romagna, Marche, Molise, Sardegna ed Umbria in relazione ad eventi calamitosi dovuti alla diffusione di incendi e fenomeni di combustione.
Per fronteggiare l'emergenza è stato nominato commissario delegato il capo del Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri, coadiuvato dai prefetti delle province colpite, ovvero dai presidenti delle regioni, in qualità di soggetti attuatori.
Tali interventi sono stati adottati sia per ripristinare le normali condizioni di vita delle popolazioni colpite e per porre rimedio agli ingenti danni causati sul territorio, sia per attuare rigorose misure volte a prevenire tali fenomeni.
Per l'emergenza è stato previsto complessivamente lo stanziamento di 10 milioni di euro, dei quali 5 milioni sono stati destinati alle finalità di cui all'ordinanza n. 3606, mentre gli altri 5 milioni alle finalità descritte con l'ordinanza n. 3624.
Ciascuna delle predette ordinanze ha previsto contributi per i nuclei familiari colpiti dagli eventi calamitosi per l'autonoma sistemazione, per favorire il rapido rientro nelle unità immobiliari distrutte o danneggiate, per i traslochi effettuati, nonché per l'acquisto o il ripristino dei beni mobili registrati di carattere indispensabile danneggiati dagli incendi.
Per quanto riguarda, invece, le attività produttive, sono stati previsti indennizzi, fino ad un massimo di 30 mila euro, a favore dei titolari di attività industriali, agricole, commerciali, artigianali, professionali e turistico-ricettive che abbiano subito gravi danni. Inoltre, per favorire la ripresa economica delle aree danneggiate dagli incendi, sono stati previsti contributi, fino ad un massimo di 1.000 euro, anche a favore dei titolari delle suddette attività,Pag. 56per la locazione di immobili temporaneamente utilizzati in sostituzione di quelli distrutti, danneggiati o sgomberati e non più agibili.
Per i lavoratori dipendenti da datori di lavoro privati, per i dipendenti e i soci lavoratori, dipendenti e non, delle cooperative di lavoro, per gli apprendisti, i lavoratori interinali con contratti di missione in corso, i dipendenti e i soci lavoratori, dipendenti e non, delle cooperative sociali, che non rientrerebbero nel campo di applicazione degli interventi ordinari di cassa integrazione, nonché per i lavoratori assunti per periodi limitati che prestano o hanno prestato servizio presso i comuni colpiti, è stata disposta un'indennità pari al trattamento straordinario di integrazione salariale, compresa la contribuzione figurativa, ai sensi delle vigenti disposizioni, ovvero proporzionata alla riduzione dell'orario e, ove spettante, anche l'assegno per il nucleo familiare.
Sulla base delle indicazioni fornite dai presidenti delle regioni, il commissario delegato ha il compito di provvedere all'individuazione dei comuni, alla ricognizione e alla quantificazione dei danni subiti dalle infrastrutture dai beni pubblici e privati, alla ricognizione del patrimonio agroforestale, anche avvalendosi del Corpo forestale dello Stato o regionale e in coordinamento con l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura. Il commissario ha, inoltre, il compito di promuovere presso gli enti competenti le opportune iniziative volte a ripristinare le condizioni di sicurezza delle infrastrutture pubbliche danneggiate, pianificando gli interventi di prevenzione e mitigazione del rischio incendi.
Per quanto riguarda le regioni Lazio, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, oggetto dell'ordinanza n. 3606, il commissario ha nominato, con decreto commissariale n. 1 del 7 settembre 2007, i presidenti delle regioni Lazio e Campania e i prefetti delle province appartenenti alle regioni interessate «soggetti attuatori».
Spetterà a questi ultimi l'adozione di tutte le iniziative necessarie al superamento dell'emergenza e alla realizzazione di una stima delle risorse necessarie per attuare le disposizioni normative contenute nella predetta ordinanza. In tal modo, il commissario, sulla base di tali iniziative, potrà predisporre un quadro di priorità nell'erogazione dei contributi, di cui agli articoli 3, 4 e 5 dell'ordinanza n. 3606, tenuto conto delle risorse finanziarie disponibili. Ad oggi, benché le comunicazioni da parte dei soggetti attuatori debbano pervenire al commissario entro e non oltre quaranta giorni dalla data del decreto commissariale, non risultano ancora pervenute informazioni in merito.
Inoltre, con decreto commissariale n. 2 del 18 ottobre 2007, il commissario delegato ha trasmesso ai prefetti le indicazioni per l'organizzazione delle attività necessarie alla realizzazione dei piani comunali di emergenza, previsti con l'articolo 1 dell'ordinanza n. 3606, con richiesta di notifica alle amministrazioni interessate. Il decreto citato fa riferimento al «manuale operativo per la predisposizione di un piano comunale o intercomunale di protezione civile» predisposto da tecnici del dipartimento della protezione civile e concordato con le direzioni regionali di protezione civile interessate. Detto manuale reca elementi e metodologie utili ad adottare o, laddove vi abbiano già provveduto, ad aggiornare gli indirizzi e le linee guida regionali per la pianificazione di emergenza, con particolare riferimento al rischio idrogeologico ed idraulico e al rischio di incendio e di interfaccia (tipologia di incendio che interessa le zone nelle quali l'interconnessione tra i centri abitati e la vegetazione adiacente è molto stretta).
Lo stesso verrà illustrato dal dipartimento della protezione civile nel corso delle riunioni che i prefetti di capoluogo di regione, d'intesa con le regioni, vorranno convocare a partire dal 24 ottobre 2007. In queste occasioni è prevista la partecipazione dei rappresentanti delle prefetture, delle amministrazioni regionali e provinciali, delle direzioni regionali dei vigili del fuoco, dei comandi regionali del Corpo forestale dello Stato e del Corpo forestale della regione siciliana e verranno stabilite le modalità operative per l'attuazione dell'articolo 1, comma 9, della predetta ordinanzaPag. 57n. 3606. Infine, si fa presente che, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 ottobre 2007, lo stato di emergenza è stato comunque prorogato fino al 31 marzo 2008.
In relazione al dissesto idrogeologico, si fa presente che la stima indicativa, a livello nazionale, di superficie percorsa da incendi boschivi nel 2007 nelle aree protette risulta pari a circa il doppio di quella indicata di 10 mila ettari, secondo i dati pervenuti dei parchi nazionali.
Riguardo al promontorio del Gargano, il coordinamento territoriale per l'ambiente ha rilevato circa 123 incendi nel 2007, pari ad una superficie percorsa dal fuoco di circa 4.900 ettari. Tra le motivazioni, oltre alla carenza di organico delle forze di controllo, anche l'eccezionalità delle condizioni climatiche e la mancata manutenzione dei boschi. Tra le attività del post incendio sul promontorio del Gargano, l'ente parco del Gargano ha riferito che si sono svolte già due riunioni presso la prefettura di Foggia con tutti gli enti locali e le parti sociali interessate.
Le tipologie di intervento sono quelle previste nel piano antincendi boschivi del parco che, nell'ultima stesura approvata per il 2004-2006, attualmente in fase di aggiornamento anche a seguito degli eventi, risulta essere dettagliato anche nella parte relativa ai possibili interventi di ricostruzione boschiva.
Le due ordinanze di protezione civile hanno anche previsto azioni di impulso utili a favorire la predisposizione, da parte dei comuni esposti al rischio idrogeologico ed idraulico elevato e molto elevato, entro la cessazione dello stato di emergenza, della relativa pianificazione di emergenza, tenendo conto, ove possibile, degli effetti indotti sui soprassuoli percorsi dai fuochi.
In proposito, si richiama la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 5 ottobre 2007 concernente indirizzi operativi per prevedere, prevenire e fronteggiare eventuali situazioni di emergenza connesse a fenomeni idrogeologici e idraulici.
In relazione all'opportunità di attivare una base aerea destinata ad ospitare canadair della protezione civile all'interno dell'ex base dell'Aeronautica militare per idrovolanti del lago di Varano e della presunta concentrazione di mezzi aerei della protezione civile a Pratica di Mare, il Dipartimento della protezione civile fa presente che nessun mezzo del Dipartimento medesimo ha come base di schieramento Pratica di Mare, in quanto la flotta dei velivoli viene distribuita su tutto il territorio nazionale nelle vicinanze delle zone a maggior rischio di incendi, in modo da intervenire, quando richiesto, nel più breve tempo possibile.
L'ex stazione idrovolanti «Ivo Monti», sul lago del Varano, invece, è un immobile attualmente in uso alla Marina militare incluso nell'elenco dei beni che sono nella disponibilità dell'amministrazione della difesa, non più necessari ai fini istituzionali e da alienare per le finalità di cui all'articolo 3, comma 112, della legge n. 662 della 1996, relativa alle misure di razionalizzazione della finanza pubblica.
Allo stato attuale, peraltro, è in corso di perfezionamento la vendita del bene ad un soggetto privato, che si è aggiudicato l'immobile nell'ambito di una specifica procedura pubblica nella quale gli enti locali non hanno esercitato il loro diritto di prelazione, e si è in attesa del rilascio, da parte del comune di Cagnano Varano, del certificato di destinazione urbanistica per il definitivo perfezionamento dell'atto di compravendita.
Gli idroscali erano e sono utilizzati essenzialmente da idrovolanti che, non avendo il carrello di atterraggio, non possono operare da aeroporti. In Italia l'unico idroscalo certificato ed attivo è, per ora, dislocato sul lago di Como. Il canadair CL-415 è un veicolo anfibio e, quindi, è preferibilmente dislocabile negli aeroporti dove può sfruttare i relativi servizi.
Del resto, la Puglia dispone di adeguate strutture da cui far operare velivoli ed elicotteri presenti nelle zone di Amendola-Foggia, Gino Lisa, Bari, Brindisi, Lecce e Gioia del Colle. Pertanto, l'idroscalo di Varano, ancorché storicamente di notevole valore, secondo il dipartimento della protezionePag. 58civile non riveste interesse per un'eventuale impiego operativo dei canadair.

PRESIDENTE. Il deputato Bordo ha facoltà di replicare.

MICHELE BORDO. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario D'Andrea per la puntualità e la completezza delle informazioni che ha fornito all'interpellanza che abbiamo presentato. È evidente che l'estate che abbiamo alle spalle è stata drammatica: ci sono stati tanti incendi e il promontorio del Gargano è stato tra quelli più colpiti da questa emergenza.
Riconosco il lavoro e i risultati prodotti dall'azione del Governo subito dopo che l'emergenza cui stiamo facendo riferimento è scoppiata. Tuttavia credo che bisognerà fare uno sforzo nei prossimi mesi: verificheremo se vi sarà la possibilità di farlo attraverso la legge finanziaria che in questi giorni è in discussione alla Camera dei deputati, per fare in modo che aumentino le risorse che il Governo ha messo a disposizione attraverso il fondo cui si faceva riferimento, proprio per andare incontro all'emergenza ed aiutare i cittadini e le imprese che sono stati colpiti dagli incendi. Infatti, i contributi cui si fa riferimento (sia quelli che riguardano i nuclei familiari sia i contributi previsti - fino a 30 mila euro, se non ho capito male - che varrebbero come indennizzo per le attività produttive) obiettivamente sono assolutamente insufficienti.
Voglio ricordare che ci sono state strutture ricettive nel territorio del Gargano - a Peschici, a Vieste e in altre realtà - che hanno subito danni per centinaia di migliaia di euro. Alcune strutture sono state chiuse, molte hanno messo a repentaglio la loro stagione turistica e avranno sicuramente difficoltà, per i danni che hanno subito a causa degli incendi dell'estate scorsa, ad operare anche per la prossima estate. Insomma, il rischio è che il Gargano, questa parte del territorio nazionale così pregevole dal punto di vista delle coste, del territorio e di ciò che può offrire, rischi la prossima estate di continuare a subire i danni e le conseguenze che ha già dovuto pagare per gli incendi della fine di luglio di quest'anno.
Per questo motivo, è fondamentale che da parte del Governo ci sia un impegno ancora più forte di quello che c'è stato finora, per andare realmente incontro alle esigenze e alle richieste che si sollevano attraverso questa interpellanza urgente.
Prendo atto, infine, della difficoltà di individuare l'area di Varano come luogo nel quale far sostare i canadair per il riferimento svolto dal sottosegretario D'Andrea all'esistenza di un atto di compravendita di quel sito a favore di privati, stipulato in seguito ad una procedura attivata con un bando di pubblico.
Tuttavia, lo stesso sottosegretario, ricordava giustamente che la provincia di Foggia dispone comunque di due aeroporti, entrambi attrezzati - l'aeroporto militare di Amendola e l'aeroporto civile Gino Lisa - che comunque potremmo utilizzare per ospitare un canadair. In questo modo, se malauguratamente si verificasse un'altra emergenza come quella verificatasi l'anno scorso, si potrebbe predisporre, ancor più tempestivamente di quanto non sia accaduto in occasione dell'incendio dell'estate di quest'anno, un intervento di spegnimento e volto a limitare i danni.
Per il resto, mi ritengo assolutamente soddisfatto dalla risposta. Verificheremo, comunque, gli impegni che il Governo ha assunto e, soprattutto, gli sforzi che intenderà compiere nelle prossime settimane e nei prossimi mesi per soddisfare maggiormente le richieste che provengono dal territorio, dalle regioni meridionali e, in particolare, dal Gargano.

(Intendimenti del Governo in relazione all'ammodernamento e alla messa in sicurezza dell'autodromo di Monza - n. 2-00818)

PRESIDENTE. Il deputato Grimoldi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00818, concernente intendimenti del Governo in relazione all'ammodernamentoPag. 59e alla messa in sicurezza dell'autodromo di Monza (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 2).

PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, l'autodromo nazionale di Monza, che rappresenta il più importante complesso sportivo motoristico d'Italia, gode di una grande fama a livello mondiale conseguita nei decenni, avendo ospitato il Gran premio d'Italia della Formula 1 quasi ininterrottamente dal 1922. Nelle giornate in cui si tiene il Gran premio d'Italia, nell'autodromo nazionale di Monza le televisioni di quasi tutto il pianeta proiettano le immagini del nostro circuito e nella città giunge un pubblico di circa 200 - 250 mila persone, così da rappresentare la vetrina del nostro Paese a livello mondiale durante la tre giorni della gara automobilistica.
Contestualmente a quanto ho affermato, i cosiddetti Paesi emergenti, primi fra tutti la Cina, l'India e la Corea (per non parlare anche dei nostri vicini europei) hanno investito molto sui propri circuiti nazionali di Formula 1, rendendoli un biglietto da visita, che viene poi trasmesso a livello mondiale attraverso il circuito televisivo o turistico degli spettatori.
L'autodromo di Monza, invece, non riceve più una lira dal 1956 sotto forma di contributo pubblico. Quindi, vorremmo capire se, come affermato in occasione dello svolgimento di un'interpellanza che presentammo l'anno scorso, il Governo intenda dar seguito alla volontà manifestata in modo chiaro di reperire le risorse necessarie per l'ammodernamento e la messa in sicurezza del circuito che rappresenta il palcoscenico nazionale della Formula 1.
Sottolineo, inoltre, un dettaglio che ritengo importante: l'autodromo di Monza gode di un'immagine molto particolare perché ha una peculiarità tutta sua che è quella di essere inserito nel parco cintato più grande d'Europa. Credo, dunque, che sia importante trovare le risorse per migliorarlo e far sì che il biglietto da visita del nostro Paese sia migliorato e abbia i finanziamenti necessari per realizzare quelle infrastrutture che ancora necessitano al circuito e all'autodromo nazionale.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Giampaolo Vittorio D'Andrea, ha facoltà di rispondere.

GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, non ho difficoltà a confermare all'onorevole Grimoldi, da parte del Governo, tutta l'attenzione per le questioni sollevate dall'interpellanza urgente, anche in considerazione del fatto che l'autodromo nazionale di Monza è stato ripetutamente considerato opera di interesse pubblico della regione Lombardia e definito «impianto sportivo di interesse nazionale» e, quindi, è assoggettato ad una disciplina specifica mirata al mantenimento in esercizio.
L'onorevole Grimoldi sa meglio di me che l'autodromo nazionale di Monza è stato realizzato dalla società senza scopo di lucro Sias Spa (partecipata dall'Automobilclub di Milano) e che la società medesima ha investito notevoli risorse in questi anni per impianti, fabbricati, piste aeree e viabilità. Sono state anche realizzate delle opere di adeguamento per mettere l'autodromo nella condizione di rispettare le prescrizioni della Federazione internazionale automobilistica e mantenere a Monza la sede del Gran premio d'Italia, evento mondiale di grande rilevanza che si svolge ogni anno.
Tutti questi beni, tra l'altro, rimangono di proprietà comunale, e sono legati ad una procedura d'ammortamento nell'ambito del periodo concessorio, e questa situazione fa sì che si possa determinare una forma di intervento da parte del Governo, compatibilmente con le proprie risorse finanziarie, in realtà solo su richiesta o su iniziativa della società concessionaria.
D'altra parte, non possiamo intervenire come Governo nemmeno in ordine alle decisioni degli organi direttivi della FederazionePag. 60internazionale automobilistica. Semmai, una volta assunte queste determinazioni, si potrebbe prevedere un intervento ad adiuvandum del Governo per porre gli impianti nella condizione di rispettare le prescrizioni, così come, peraltro, è stato fatto per il circuito di Imola.
In conclusione, desidero ribadire che, sicuramente, se vi saranno iniziative in tal senso o da parte della società concessionaria o anche in sede parlamentare, il Governo potrà tenerle nella massima considerazione mano a mano che matureranno le condizioni. Non è questo un ambito in cui l'iniziativa del Governo possa essere direttamente assunta nella direzione auspicata dall'onorevole interpellante.

PRESIDENTE. Il deputato Grimoldi ha facoltà di replicare.

PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario delle sue parole. Mi ritengo solo parzialmente soddisfatto, in quanto registro una disponibilità, tuttavia nei fatti, ad oggi, non vi è nulla di concreto.
Ricordo che nella risposta all'interpellanza n. 2-00260 era stata manifestata la chiara volontà di reperire le risorse necessarie per l'ammodernamento e la messa in sicurezza di questo circuito che rappresenta il palcoscenico nazionale della Formula 1.
L'interpellanza odierna è contestuale all'iter della finanziaria, in quanto in quella sede si possono determinare delle risorse. Non è che ho sognato la notte il motivo della mia interpellanza e, poi, ho deciso di presentarla. Sono stato sollecitato, infatti, dagli enti gestori del circuito, i quali denunciano che dal 1956 non arriva più una lira.
In ordine a quanto lei ha affermato - e in buona parte ho condiviso le sue parole - aggiungo un'altra osservazione. Nella ripartizione dei fondi anche per i circuiti nazionali non vi è stato alcun parametro di meritocrazia. Per quale motivo? Perché, come giustamente lei ha affermato, il circuito nazionale di Monza è riuscito a mantenersi al passo e ad adeguarsi alle normative a livello internazionale per detenere la Formula 1.
L'autodromo di Imola, invece (che, a differenza di quello di Monza, ha ricevuto due o tre anni fa - non ricordo esattamente - fondi pubblici per il suo ammodernamento) è riuscito persino a perdere il Gran Premio di San Marino! L'autodromo di Monza, che al contrario non ha ricevuto alcun finanziamento, detiene a tutt'oggi il Gran Premio d'Italia e ci permette di fare un'ottima figura.
Non mancheremo di far pervenire le richieste, che lei consiglia di avanzare per ottenere i fondi, sia da parte degli enti gestori, sia in termini di attività parlamentare. Vorremmo però avere, signor sottosegretario, la certezza che l'anno prossimo, in questo periodo, non sarà presentata un'altra interpellanza parlamentare sul tema e non si finisca ancora «a tarallucci e vino», con molte belle promesse ma - lo affermo con tanto pragmatismo brianzolo - con nessuno stanziamento di risorse per il circuito nazionale che detiene il Gran Premio d'Italia e che non riceve risorse pubbliche dal 1956.
Ciò avviene, tra l'altro, in una città, come Monza, che è la terza città della Lombardia e che, da sola, tra imposte dirette e indirette, versa un miliardo di euro all'anno: come lei ben sa, però, il comune (considerato che nel nostro Paese non vi è alcuna forma di federalismo e le risorse non restano sul territorio in modo cospicuo) non ha alcuna possibilità di intervenire e di supportare concretamente il circuito nazionale.

(Orientamenti del Ministro dell'università e della ricerca in merito alla data di pubblicazione dei bandi di concorso per l'ammissione alle scuole di specializzazione medica e chirurgica per l'anno 2008 - n. 2-00854)

PRESIDENTE. Il deputato Stradella ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00854, concernente orientamenti del Ministro dell'università e della ricerca in merito alla data di pubblicazione dei bandiPag. 61di concorso per l'ammissione alle scuole di specializzazione medica e chirurgica per l'anno 2008 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3).

FRANCO STRADELLA. Signor Presidente, desidero sapere se la notizia richiamata nell'interpellanza corrisponda a verità e, pertanto, mi riservo di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Giampaolo Vittorio D'Andrea, ha facoltà di rispondere.

GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, la questione riproposta dall'interpellanza Stradella 2-00854 è ormai annosa e si è complicata nel corso del tempo per ragioni strutturali. Non esiste, infatti, alcuna possibilità di armonizzare, dal punto di vista temporale - attraverso forme di contestualizzazione - gli esami di abilitazione e quelli di ammissione alle scuole di specializzazione, perché ogni anno le sessioni di laurea sono tre, gli esami di abilitazione due e l'esame di ammissione solo uno: il problema, pertanto, è di difficile soluzione.
Ciò che possiamo realizzare a partire da quest'anno è un primo tentativo di armonizzare tali scadenze attraverso procedure amministrative. Il Ministro Mussi allo scopo ha deciso con riferimento all'anno accademico 2007-2008 di emanare due decreti. Con il primo si dispone di anticipare lo svolgimento dell'esame di abilitazione alla professione medica al 6 febbraio 2008, in luogo del 15 febbraio. Ciò evidentemente allo scopo di consentire a coloro che devono presentare domanda per l'ammissione ai corsi delle scuole di specializzazione di poterlo fare avendo già acquisito l'indispensabile titolo di abilitazione (richiesto, peraltro, dal decreto ministeriale n. 172 del 2006 adottato dal Governo che ci ha preceduto, anche in conformità con alcuni indirizzi dell'Unione europea).
Con il secondo decreto è stato stabilito l'avvio dei corsi delle scuole di specializzazione al 10 marzo 2008. Queste misure consentono il recupero delle disarmonie di calendario registrate nelle sessioni degli anni precedenti.
A regime il Governo è intenzionato a proporre al Parlamento una norma legislativa, con la quale si disporrà che agli esami di ammissione alle scuole di specializzazione possano essere ammessi con riserva anche gli studenti dell'ultimo anno di corso di laurea in medicina e chirurgia, consentendo loro il conseguimento della laurea e dell'abilitazione entro la data di inizio dei corsi.
Questa può rappresentare l'unica strada per superare la disarmonia strutturale, di calendario, tra i tre livelli di prova che vengono previsti. Questo risultato, però, si potrà conseguire solo per via legislativa; mentre sulle date che riguardano rispettivamente la sessione per gli esami di abilitazione alla professione medica e l'avvio dei corsi delle scuole di specializzazione è stato possibile intervenire - così come è stato fatto appunto oggi, con decreto che, tra l'altro, credo che il Ministro abbia ufficializzato nelle ultime ore.
Per la verità, eravamo già intenzionati a proporre la succitata iniziativa normativa nel corso dell'iter del disegno di legge finanziaria per l'anno 2008 al Senato; per ragioni meramente attinenti alla scadenza dei termini, non è stato possibile realizzare in quella sede tale obiettivo: spero che invece sia possibile conseguirlo nella sessione di bilancio appena avviata alla Camera.

PRESIDENTE. Il deputato Stradella ha facoltà di replicare.

FRANCO STRADELLA. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario di Stato per la risposta e per le spiegazioni che, dal punto di vista della procedura, sono esaurienti, nel senso che ha illustrato in modo corretto quale sia l'iter della vicenda e quali siano gli elementi che l'hanno determinata.Pag. 62
Dalla risposta credo di poter desumere che la data per l'ammissione ai corsi di specializzazione resterà quella di gennaio, quindi antecedente alla data di acquisizione del titolo professionale e, quindi, alla possibilità di esercitare la professione da parte dei giovani laureatisi nelle sessioni del 2007.
A questo punto, con disappunto e sorpresa, mi stupisce il fatto che il Ministro - che, secondo quanto sottolineato dal sottosegretario, ha compreso perfettamente quale sia la situazione - non si renda conto del fatto che, non avendo predisposto la possibilità, per i neolaureati in attesa di ottenere la prescritta abilitazione all'esercizio della professione, di accedere ai concorsi per l'ammissione alle scuole di specializzazione, per un anno preclude loro l'accesso a tale tipo di concorso.
Ciò comporta che cinquemila ragazzi laureati, i più bravi, coloro che si sono laureati in corso e che hanno dimostrato più diligenza e maggior attaccamento allo studio, per un anno si troveranno in un limbo, non potranno fare altro che aggiungersi alla massa, che voi sostenete esserci nel Paese, dei lavoratori precari, non avendo alcuna possibilità di accedere a quello che dovrebbe essere un diritto, con un risvolto ancora più singolare, costituito dal fatto che le scuole di specializzazione che non raggiungessero il prescritto numero di specializzandi nel corso di due anni potrebbero essere chiuse.
Quindi, cinquemila giovani, laureatisi entro la durata legale dei corsi, e quindi studiosi e diligenti, resteranno in una sorta di limbo che non consentirà loro, se non fra un anno, di partecipare al concorso di ammissione alle scuole di specializzazione.
La procedura individuata e descritta dal sottosegretario mi pare che non nasconda insidie particolari e che non abbia bisogno di confronti: credo assolutamente che si possa realizzare in poco tempo.
Se queste sono le ragioni della misura adottata penso che il Ministro avrebbe potuto tranquillamente predisporre un provvedimento che consentisse la partecipazione sub iudice dei neolaureati. Il Ministro avrebbe potuto, infatti, impedire che si commettesse un atto di ingiustizia nei confronti di cinquemila giovani neolaureati a cui di fatto vengono tolte delle possibilità. Un ingiustizia che priva il Paese di un supporto importante al servizio sanitario.
L'altro aspetto che ho già sottolineato e che voglio ribadire riguarda la questione delle scuole di specializzazione che potrebbero trovarsi, al sud come al nord, su tutto il territorio nazionale, nelle condizioni di essere chiuse per non avere raggiunto il numero di specializzandi necessari per la loro funzionalità. Tutto ciò avviene perché una norma di legge «sciagurata», che sicuramente non si è rivelata né attenta né corretta nei confronti delle aspettative e delle esigenze del Paese, ha impedito a un numero congruo di neolaureati di partecipare ai concorsi.
Il sottosegretario auspicava una remota possibilità di soluzione in tempi brevi. Mi auguro allora che si possa ancora ovviare a questa problematica e che il Ministro abbia momentaneamente soprasseduto alla decretazione che stabilisce la data per l'ammissione alle scuole di specializzazione medica e chirurgica. Capisco tutti gli inconvenienti dovuti all'articolazione delle successive fasi dell'ottenimento della laurea, dell'abilitazione professionale e della specializzazione, però bisogna anche comprendere che non si può far pagare ai cittadini una difficoltà posta da una previsione legislativa, il cui superamento dovrebbe essere appunto nei poteri proprio del legislatore, che dovrebbe perciò intervenire per consentire la soddisfazione delle giuste aspettative di questi ragazzi.

(Problematiche inerenti al Centro Mediterraneo di attività di informazione e comunicazione ambientale - n. 2-00840)

PRESIDENTE. Il deputato Ruvolo ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00840, concernente problematiche inerenti al Centro Mediterraneo di attività di informazione e comunicazione ambientale (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 4).

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GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, desidero illustrare la mia interpellanza che peraltro era stata preceduta da un'interrogazione parlamentare.
L'interpellanza riguarda il Centro mediterraneo di attività d'informazione e comunicazione ambientale ospitato a Palermo, peraltro componente del Programma ambiente delle Nazioni unite-Piano d'azione mediterraneo. Il Centro è stato stabilito in Sicilia a seguito di una decisione unanime assunta da ventuno Governi mediterranei e dalla Comunità europea nel 1993, nel corso dell'ottava riunione ordinaria delle parti contraenti la Convenzione di Barcellona organizzata in Turchia. Voglio sottolineare altresì che il Centro ha avuto riconoscimenti importanti e certificati. Malgrado ciò nella data del 16 ottobre 2007 un rappresentante del Ministro per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare presentava una proposta di trasferimento delle competenze maturate dal Centro INFO-RAC di Palermo all'ICRAM di Roma. Dato che l'istituto ICRAM non presenta la specializzazione posseduta dall'INFO-RAC, non si comprende come con una assoluta leggerezza questo rappresentante del Ministro possa aver potuto cancellare con un colpo di penna la storia di questo Centro ormai lunga quattordici anni.
Vorrei ricordare peraltro che nella stessa data del 16 ottobre 2007 il sottosegretario Dettori rispondeva all'interrogazione n. 5-01603 esattamente in questi termini: «È intenzione del Ministero dell'ambiente rafforzare il ruolo e l'efficacia del Centro posizionato in Italia, dando certezza agli strumenti amministrativi idonei e creando tutte le necessarie sinergie per la massima realizzazione dell'intervento italiano a favore della Convenzione (...)».
Allora non si comprende questa forte conflittualità tra un rappresentante del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il sottosegretario del medesimo dicastero, che ha risposto nei termini che ho illustrato. Pertanto chiediamo al Governo se non ritenga necessario e improrogabile convocare una riunione immediata con gli organi istituzionali, a partire dalla regione Sicilia, per conoscere davvero quali sono le ragioni della soppressione di questo Centro in Sicilia e del suo trasferimento all'ICRAM di Roma. Si tratta di un'esigenza forte che ci riguarda e che pretendiamo sia soddisfatta dal Governo, e chiediamo allo stesso se non ritenga, prima della riunione con l'UNEP, fissata il prossimo 28 novembre, di organizzare un ulteriore tavolo che veda coinvolte le istituzioni dell'organismo oggetto dell'interpellanza.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Laura Marchetti, ha facoltà di rispondere.

LAURA MARCHETTI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, in merito all'interpellanza dell'onorevole Ruvolo rappresento che la questione relativa al ritardo dei trasferimenti dei fondi dell'UNEP è stata, come ha già ricordato l'interpellante, ampiamente illustrata nell'interrogazione n. 5-01603 dell'onorevole Adolfo in Commissione ambiente della Camera, che si intende interamente richiamata nella presente sede. Giova comunque ricordare che, su insistenza di Italia, Francia, Spagna e della Commissione europea, nel corso della prossima Conferenza delle parti del gennaio 2008, si provvederà ad una revisione complessiva della governance della Convenzione, che prevede anche una ridefinizione del mandato del Segretariato e dei singoli centri regionali di attività (i RAC).
Il Ministero dell'ambiente e della tutela territorio e del mare si è preparato a questo importante appuntamento, svolgendo, sin dal giugno 2006, un ruolo di primo piano nel Mediterraneo. Infatti, dopo aver più volte sostenuto un percorso di riforma dell'intero sistema - per esigenze di razionalizzazione e di maggiore trasparenza finanziaria, e per tener conto degli sviluppi avvenuti a livello regionale e globale - nel corso della riunione dei rappresentanti del MAP, svoltasi a CataniaPag. 64nel novembre 2006, l'Italia è stata scelta dai delegati dei ventidue Paesi del bacino del Mediterraneo per guidare la leadership del processo di revisione della governance della Convenzione.
D'accordo con gli altri Paesi, l'Italia ha quindi dettato tempi e ripartizione dei compiti di un comitato di redazione - composto anche da Francia, Spagna, Marocco, Commissione europea, Israele ed altri Paesi - che nel corso di otto mesi, senza alcun costo per l'amministrazione, ha elaborato tre documenti di riforma discussi. Nel corso della riunione dei punti focali del MAP, svoltasi a Madrid dal 16 al 19 ottobre scorsi, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha poi ribadito l'interesse italiano verso un concreto funzionamento della Convenzione di Barcellona e delle sue componenti, sostenendo il riconoscimento internazionale del ruolo dei precisi mandati dei centri regionali di attività, e chiedendo maggiore efficienza e trasparenza.
In quella sede è stata inoltre annunciata l'intenzione di rafforzare il ruolo e l'efficacia del RAC presente in Italia, attualmente impegnato nel progetto Mediterranean Sea Large Ecosystem del Fondo mondiale per l'ambiente (il GEF) per un contributo di 50 mila dollari USA, il cui cofinanziamento, ad oggi, non è tuttavia stato ancora approvato dal direttore del GEF.
Si ribadisce, pertanto, sempre nella prospettiva di dare autorevolezza e peso internazionale al centro ospitato in Italia e di fornire certezze agli strumenti amministrativi, che il Ministero dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare intende creare un centro di eccellenza in seno all'ICRAM, l'Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare, istituto di natura pubblica in grado di attuare le necessarie sinergie per la massima realizzazione dell'intervento italiano nella Convenzione e nelle politiche di tutela del bacino mediterraneo.
Infine, con nota dello scorso 12 novembre il Ministero che rappresento ha convocato proprio in data odierna (22 novembre), ovvero prima dell'incontro dell'UNEP del 28 novembre prossimo, una riunione con la regione siciliana al fine di discutere delle questioni attualmente riguardanti INFO-RAC e per concordare istituzionalmente modalità e tempi per il rilancio del centro anche in vista dell'imminente COP 15.

PRESIDENTE. Il deputato Ruvolo ha facoltà di replicare.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, non sono assolutamente soddisfatto. Ringrazio il sottosegretario per la puntualità con la quale ha articolato il suo intervento. Avrei gradito almeno un impegno a convocare tutte le parti - a parte la convocazione odierna - per stabilire qual è il percorso da seguire.
Ho la percezione che non stiamo facendo una battaglia soltanto per mantenere il centro, ma stiamo impegnandoci per affermare che quel centro, che ha fatto certamente della buona amministrazione, anche nell'ottica di una rivisitazione che noi comprendiamo per costituire un polo di eccellenza, possa comunque rimanere in Sicilia e, in particolare, a Palermo.
Quella odierna era l'occasione per fornirci una risposta concreta, di collaborazione. Vogliamo assolutamente metterci nelle condizioni di lavorare bene in prospettiva, sapendo che questo Governo non rapina ancora una volta qualcosa alla Sicilia, come ha già fatto in altri ambiti e in altri campi.

(Rinvio dell'interpellanza urgente Buemi n. 2-00796)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Buemi n. 2-00796 concernente iniziative, anche normative, in merito al fenomeno dell'indebitamento degli enti locali che hanno fatto ricorso alla finanza derivata strutturata, è rinviato ad altra seduta.

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(Tassazione delle pensioni dei cittadini italiani residenti in Francia - n. 2-00814)

PRESIDENTE. Il deputato Narducci ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00814, concernente tassazione delle pensioni dei cittadini italiani residenti in Francia (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 5).

FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, oltre ad illustrare brevemente l'interpellanza, desidero richiamare l'attenzione del Governo sulle numerose questioni previdenziali e fiscali che gravano sui cittadini italiani emigrati allorché raggiungono l'età pensionabile.
Mesi fa, ad esempio, sono insorte accese polemiche a causa delle gravi inefficienze del sistema di pagamento delle pensioni all'estero. Ma vorrei a questo proposito ricordare anche l'annosa questione della sanatoria relativa agli indebiti pensionistici oppure il mancato pagamento dell'importo aggiuntivo, che si profila per i pensionati residenti all'estero laddove abbiano chiesto la detassazione della loro pensione italiana avvalendosi di una convenzione sulla doppia imposizione fiscale.
Credo che i nostri connazionali - tutti siamo convinti di ciò - che sono emigrati, sono cittadini a tutti gli effetti, quindi con gli stessi diritti garantiti dalla nostra Costituzione agli italiani che vivono in Italia.
Credo, inoltre, che sia compito del Parlamento e del Governo adottare i provvedimenti opportuni modificando, se necessario, le leggi vigenti per eliminare le sperequazioni che ledono tali diritti.
L'interpellanza urgente si colloca nel quadro sopra descritto e riguarda la tassazione delle pensioni dei cittadini italiani residenti in Francia, regolata dalla Convenzione bilaterale ratificata con la legge n. 20 del 7 gennaio 1992. Il problema qui sollevato nasce dall'interpretazione contraddittoria dei commi 1 e 2 dell'articolo 18 di tale legge.
Il primo comma prevede la tassazione da parte del Paese di residenza delle pensioni e delle altre remunerazioni analoghe pagate a seguito della cessazione di un impiego, mentre il secondo comma consente al Paese erogatore la tassazione delle somme quando si tratta di pensioni ed altre somme pagate in applicazione della legislazione sulla sicurezza sociale di uno Stato. Sulla base del secondo comma citato, l'Agenzia delle entrate, basandosi sulla circolare dell'INPS n. 176 del 1999, ha tassato le pensioni dei cittadini italiani residenti in Francia, con l'effetto di creare una doppia imposizione dei redditi dei nostri connazionali in Francia.
La corretta interpretazione dei due commi, a nostro vedere, avrebbe richiesto la detassazione delle pensioni in Italia e la riscossione delle relative tasse in Francia, distinguendo, inoltre, tra pensioni ed erogazioni di altra natura, quali sono quelle che trovano fondamento nella legislazione sulla sicurezza sociale.
Considerando anche le moltissime lettere di protesta che giungono dai nostri concittadini all'estero, ci sentiamo spinti a chiedere al Governo di emanare disposizioni certe e raccordate tra l'INPS e l'Agenzia delle entrate, tenuto conto, peraltro, del danno già prodotto dalla tassazione indebita, per il cui recupero vi sono delle prescrizioni.
Si chiede, altresì, di interpretare la Convenzione bilaterale con la Francia alla stessa stregua della generalità degli altri Stati, con la possibilità di detassazione delle pensioni erogate dall'INPS ai connazionali residenti in Francia.
Infine, si chiede di dare seguito urgente per i cittadini italiani residenti in Francia, come pure per la generalità dei cittadini italiani residenti all'estero, all'attuazione delle norme contenute nel comma 1234 dell'articolo 1 della legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria per il 2007), che ha previsto il diritto alle detrazioni di imposta per i familiari a carico, previa presentazione di documentazione probante la loro situazione reddituale da definire con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, che non risulta ancora emanato.

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PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e finanze, Alfiero Grandi, ha facoltà di rispondere.

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, l'interpellanza riguarda l'applicazione dell'articolo 18 della Convenzione tra Italia e Francia, ratificata con la legge 7 gennaio 1992, n. 20, al fine di evitare le doppie imposizioni per quanto concerne la tassazione delle pensioni erogate dall'INPS ai cittadini italiani residenti in Francia.
In particolare, si fa rilevare che, mentre il paragrafo 1 dell'articolo 18 prevede la tassazione esclusiva degli emolumenti pensionistici, non erogati dallo Stato o dagli enti locali, nel Paese di residenza del pensionato, il paragrafo 2 prevede, come eccezione, il caso dei trattamenti corrisposti in applicazione della legislazione sulla sicurezza sociale, sui quali è applicata la tassazione concorrente in entrambi gli Stati.
Viene segnalato, inoltre, che l'INPS a decorrere dal 1999 ha provveduto ad operare la ritenuta alla fonte sulla generalità delle pensioni erogate dallo stesso ente previdenziale a residenti in Francia, facendo quindi rientrare le stesse nell'ambito della sicurezza sociale di cui all'articolo 18, paragrafo 2, della vigente Convenzione tra i due Stati per evitare le doppie imposizioni. Tale interpretazione, ad avviso degli interpellanti, non è fondata - come, del resto è stato ricordato poco fa - in quanto il predetto paragrafo 2 rappresenta un'eccezione alla regola generale contenuta nell'articolo 18.
Viene, altresì, rilevato che l'Agenzia delle entrate, con la circolare n. 41 del 21 luglio 2003, riferita alla tassazione dei trattamenti pensionistici previsti dalle Convenzioni con Lussemburgo, Svezia e Finlandia, ha ricompreso nell'ambito della sicurezza sociale solo le pensioni sociali a carattere non contributivo erogate a soggetti privi di tutela e che, pertanto, anche nel caso della Francia la generalità dei trattamenti a carattere contributivo corrisposti dall'INPS dovrebbe rientrare nell'ambito applicativo del paragrafo 1 dell'articolo 18, con conseguente tassazione esclusiva degli stessi nello Stato di residenza.
La circostanza che le pensioni INPS siano assoggettate, invece, a tassazione concorrente in Italia e Francia comporta poi, a giudizio degli interpellanti, un effetto penalizzante nei confronti dei pensionati residenti in tale Stato, in quanto, in base alla normativa interna francese, non possono ottenere un credito d'imposta per l'intera ritenuta alla fonte operata in Italia.
Per ovviare a tale situazione, l'Agenzia delle entrate e l'INPS vengono invitate ad emanare norme certe, detassando le pensioni in Italia e consentendo ai pensionati residenti in Francia di usufruire della tassazione più favorevole prevista dalla normativa vigente nello Stato di residenza.
Ciò premesso, in merito alla questione prospettata, per quanto riguarda l'Agenzia delle entrate si rappresenta che, in data 20 dicembre 2000, è stato stipulato un Accordo amichevole con la Francia, in base al quale tutte le pensioni di vecchiaia, anzianità, reversibilità e invalidità, erogate dagli enti, tra i quali ovviamente l'INPS, elencati nello stesso Accordo, rientrano nell'ambito applicativo del paragrafo 2 dell'articolo 18, con conseguente tassazione concorrente in Italia e in Francia.
Da quanto precede, consegue che l'INPS risulta sempre obbligato ad applicare alle pensioni di vecchiaia, anzianità, invalidità e reversibilità, corrisposte ai residenti in Francia, la ritenuta dell'imposta con le modalità previste dall'articolo 23 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600. Le autorità fiscali francesi sono a loro volta tenute ad eliminare la doppia imposizione per quanto riguarda le imposte pagate a titolo definitivo in Italia sui redditi in questione, applicando le disposizioni contenute nell'articolo 24, paragrafo 2, lettera a), della citata Convenzione.
Per quanto concerne, infine, il quesito circa l'urgenza di dare attuazione alla norma contenuta nell'articolo 1, comma 1234, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria per l'anno 2007), che haPag. 67disposto il riconoscimento ai soggetti non residenti, limitatamente agli anni 2007, 2008 e 2009, delle detrazioni per carichi di famiglia di cui all'articolo 12 del testo unico delle imposte sui redditi, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, previa presentazione della documentazione probante la situazione reddituale, si osserva che con il decreto ministeriale 2 agosto 2007, n. 149, è stata data attuazione alla predetta disposizione.
In particolare, si evidenzia che con il citato decreto ministeriale n. 149 del 2007, concernente le detrazioni per carichi di famiglia ai soggetti non residenti, è stato previsto che le suddette detrazioni per carichi di famiglia spettino in presenza delle seguenti condizioni: che il familiare per il quale si intende fruire della detrazione possieda un reddito complessivo non superiore, al lordo degli oneri deducibili, a 2.840,51 euro, compresi i redditi prodotti fuori dal territorio dello Stato; che nel Paese di residenza non si goda di alcun beneficio fiscale connesso ai carichi familiari.
Il Ministero del lavoro e della previdenza sociale per quanto di competenza, sulla base delle osservazioni formulate dall'INPS, ha rappresentato che l'articolo 18 della Convenzione citata, al paragrafo 1, dispone che «le pensioni e le altre remunerazioni analoghe, pagate ad un residente di uno Stato in relazione ad un cessato impiego, sono imponibili soltanto in questo Stato», ovvero il Paese di residenza del beneficiario. Il successivo paragrafo 2, invece, prevede che «le pensioni e le altre somme pagate in applicazione della legislazione sulla sicurezza sociale di uno Stato non sono imponibili in detto Stato».
È opportuno precisare che, nel linguaggio convenzionale, le locuzioni contenute nei paragrafi sopraindicati -«sono imponibili soltanto» e «sono imponibili»- designano rispettivamente la tassazione esclusiva e quella concorrente, rispetto ad una determinata categoria di reddito.
Ne consegue che, per quanto riguarda le pensioni, il paragrafo 1 dell' articolo 18 citato prevede che la potestà impositiva spetti al solo Stato di residenza del pensionato, mentre il paragrafo 2 sottopone le pensioni pagate in applicazione della legislazione sulla sicurezza sociale ad una potestà impositiva concorrente sia dello Stato che eroga il trattamento sia dello Stato di residenza del beneficiario.
Secondo quanto fatto presente dall'amministrazione finanziaria nel 1998 all'INPS, in sede di interpretazione dell'articolo 18 della Convenzione in argomento, si è ritenuto che la «sicurezza sociale» indicasse le prestazioni non derivanti da un rapporto di lavoro, bensì quelle garantite a tutti i cittadini che si trovano in determinate condizioni, a prescindere dal loro status di lavoratori, ed a completo carico del bilancio statale.
Successivamente, a seguito di vari quesiti, è emersa la diversa interpretazione che alla locuzione «sicurezza sociale» è attribuita dalla Francia. In tale Paese, infatti, la suddetta espressione «sicurezza sociale» è usata per indicare i regimi previdenziali obbligatori e si riferisce alla quasi totalità delle prestazioni pensionistiche derivanti da un cessato rapporto di lavoro. Le divergenze interpretative sull'applicazione della normativa sono state risolte con un Accordo di procedura amichevole, previsto dall'articolo 26 della Convenzione, formalizzato con uno scambio di lettere tra Francia e Italia avvenuto nel dicembre 2000.
Con tale Accordo, infatti, le autorità competenti dei due Paesi hanno definito consensualmente l'interpretazione da dare all'espressione «sicurezza sociale», di cui al paragrafo 2 dell'articolo 18, ed hanno concordato, sulla base di una ricognizione effettuata, sia da parte italiana che da parte francese, un elenco di prestazioni pensionistiche da considerarsi ricomprese nei regimi di sicurezza sociale previsti dalle rispettive legislazioni nazionali. Rientrano nella suddetta elencazione le pensioni di vecchiaia, invalidità e superstiti erogate dall'INPS, che conseguentemente sono soggette alla potestà impositiva concorrentePag. 68sia dello Stato che eroga il trattamento che dello Stato di residenza del titolare.
In merito alla previsione di un regime di tassazione concorrente, si osserva che tale regime non equivale ad assoggettare i redditi ad una doppia imposizione fiscale. Infatti, l'articolo 24, punto 2, lettera a), della Convenzione consente al pensionato, all'atto della presentazione della dichiarazione dei redditi in Francia, di scomputare dal proprio debito di imposta la tassazione già subita in Italia. Tale credito di imposta è pari all'ammontare dell'imposta francese applicata a tale reddito.
Di conseguenza la tassazione definitiva è sempre applicata nel Paese di residenza fiscale del beneficiario del reddito, secondo la legislazione vigente in quel Paese. Tuttavia, nel caso in cui le aliquote previste dal regime fiscale italiano siano più elevate, il pensionato può recuperare in Francia parte dell'imposizione subita sulla pensione, restando acquisito all'amministrazione finanziaria italiana l'importo corrispondente alla differenza di aliquota.

PRESIDENTE. Il deputato Narducci ha facoltà di replicare.

FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, innanzitutto desidero ringraziare il sottosegretario Grandi per la risposta estremamente precisa ed articolata, che sicuramente potrà aiutare anche tutti i nostri operatori, non solo della rete consolare, ma anche dei patronati, che si fanno carico dei problemi dei cittadini italiani all'estero.
Devo peraltro sottolineare che sono in parte sorpreso perché, proprio per la rilevanza fondamentale ai fini dell'applicazione del paragrafo 2 dell'articolo 18 della Convenzione, mi sono adoperato a fondo per studiare l'intera materia e le posso assicurare, signor sottosegretario, di non aver trovato traccia di questo Accordo, di cui ho sentito parlare qui per la prima volta: un accordo amichevole che, se ho capito bene, è stato stipulato in data 20 dicembre 2000.
Francamente devo ritenere che esso non sia reperibile, almeno nelle fonti ufficiali (si deve poi tener conto che la difficoltà esiste, a maggior ragione, per coloro che risiedono all'estero). Infatti non ve ne è traccia, ad esempio, sui siti Internet dell'Agenzia delle entrate, quali Fisconelmondo e Fisco oggi, nella guida alla dichiarazione dei redditi per i residenti all'estero, distribuita dall'Agenzia delle entrate, anche nel 2006, e nemmeno nelle istruzioni per la compilazione della dichiarazione dei redditi (proprio perché mi sono documentato, ho redatto un elenco dei documenti consultati).
Devo anche aggiungere che l'opportunità di emanare norme che tassino le pensioni private sempre e soltanto nel Paese di residenza permane, come confermato dalla risposta fornita dal Governo laddove afferma che, nel caso di tassazione francese inferiore rispetto a quella italiana, il pensionato residente in Francia subisce un maggior onere fiscale rispetto a quello degli altri contribuenti ivi residenti.
Pertanto, signor Presidente, ringraziando ancora una volta il sottosegretario, mi dichiaro parzialmente soddisfatto, e chiedo al Governo di adoperarsi perché queste ingiustizie lamentate dai nostri concittadini vengano chiarite o, in qualche modo, sanate. Osservo, infine, che è necessario disporre del testo di questo accordo amichevole, che non ho reperito, nemmeno nella documentazione relativa alle cause - numerose, come lei saprà - intentate in questa materia.

(Ipotesi di vendita da parte dell'Eni di stazioni di servizio Agip - n. 2-00826)

PRESIDENTE. Il deputato Dionisi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00826, concernente ipotesi di vendita da parte dell'Eni di stazioni di servizio Agip (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 6).

ARMANDO DIONISI. Signor Presidente, la rete di distribuzione dell'Agip in Italia consta di oltre 4 mila stazioni di servizio e copre una quota di mercato pari circa al 30 per cento. Dopo una profondaPag. 69ristrutturazione, che ha visto la progressiva riduzione del numero delle stazioni di servizio della rete Agip e che si è praticamente conclusa con la vendita dell'IP all'Api, i risultati economici di questa rete di distribuzione sono ormai positivi da anni.
Talune notizie comparse recentemente sulla stampa specializzata nel settore petrolifero nazionale indicano un'ipotesi di vendita di circa mille stazioni di servizio e di una quota di capacità di raffinazione ad uno o più acquirenti non meglio precisati. È importante sottolineare che queste notizie, non essendo mai state smentite dall'ENI, che è proprietaria della rete Agip, hanno creato un grave allarme fra i lavoratori dell'Agip, con conseguenti forti tensioni sindacali che hanno portato all'annuncio di uno sciopero (poi rientrato) e all'avvio di incontri fra sindacato ed azienda. Tali incontri sono stati legati alla necessità di chiarire il futuro di un'azienda che rappresenta una fra le più grandi realtà industriali e commerciali del nostro Paese e che - fra dipendenti Agip addetti alle stazioni di servizio e lavoratori dell'indotto - occupa oltre 20 mila persone.
Ciò che sfugge ai lavoratori dell'Agip e che, a nostro avviso, deve essere oggetto di grande attenzione, sono le motivazioni che sarebbero alla base dell'eventuale vendita delle mille stazioni di servizio e della quota di capacità di raffinazione. Si tratta di motivazioni di carattere economico oppure di carattere strategico? E, in questo secondo caso, in quale strategia complessiva dell'azienda va inquadrata l'operazione?
Il Governo e il Parlamento non possono rimanere all'oscuro di un eventuale progetto di vendita di una parte significativa di una grande azienda che rappresenta un patrimonio di tutto il Paese e nella quale lo Stato italiano detiene - direttamente o indirettamente - una partecipazione del 30 per cento. Del resto, tutti gli azionisti delle società quotate in borsa ricevono regolarmente informazioni dettagliate e circostanziate sulle strategie e sui più importanti avvenimenti riguardanti la loro gestione.
In questo caso, dunque, tenuto conto della particolare rilevanza di una vendita come quella di cui ci stiamo occupando, è lecito presumere che il Governo - prima di tutto in quanto tale, e in secondo luogo in quanto organo dello Stato, che detiene una partecipazione rilevante nell'ENI - sia stato compiutamente informato dell'eventuale prospettata vendita delle mille stazioni di servizio e della quota di capacità di raffinazione. Pertanto, pur nella dovuta considerazione per l'autonomia della dirigenza della società, chiediamo ad esso se le ipotesi di vendita riportate dalla stampa siano fondate.
In caso negativo, chiediamo se il Governo non intenda sollecitare l'ENI a provvedere ad una smentita definitiva, volta a restituire tranquillità ai lavoratori dell'Agip. In caso affermativo, invece, chiediamo se il Governo era stato preventivamente informato dell'eventuale vendita e quali sono state le sue valutazioni sull'operazione; qualora non lo sia stato, domandiamo quali sono oggi le valutazioni che esso propone al Parlamento, di fronte alla mai smentita operazione di vendita.
Chiediamo, inoltre, quali sono le motivazioni addotte dall'azienda a supporto della decisione di procedere alla vendita e quali gli obiettivi economici e strategici che l'ENI intenderebbe raggiungere attraverso di essa. Infine, domandiamo in quale strategia complessiva dell'ENI andrebbe inquadrata l'operazione, che peraltro non mancherebbe di avere pesanti ripercussioni sui livelli occupazionali e di generare squilibri complessivi nel sistema di distribuzione petrolifera del nostro Paese.
Non vi è alcun dubbio sul fatto che su una questione di tale rilevanza le informazioni e le delucidazioni che ci attendiamo dovranno essere complete, esaurienti e, soprattutto, convincenti.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Alfiero Grandi, ha facoltà di rispondere.

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ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, all'onorevole Dionisi, che pone il problema della vendita da parte di ENI di un numero rilevante di stazioni della rete di distribuzione Agip e di quote di capacità di raffinazione, rispondo anzitutto che il Governo non è stato informato né preventivamente né successivamente di operazioni di questa natura.
Naturalmente l'interpellanza ha consentito al Governo di accertare la situazione e sulla base di questa richiesta di informazione il dipartimento del tesoro ha chiesto informazioni dirette, attraverso ENI Spa, che ha comunicato che i fatti esposti nell'atto di sindacato ispettivo sono destituiti di fondamento in quanto non trovano alcuna rispondenza nei piani industriali della società.
Posso assicurare l'onorevole interpellante che il Governo, naturalmente, non mancherà di prestare attenzione sui fatti oggetto dell'interpellanza anche se, allo stato dei fatti e in assenza di ulteriori informazioni, prendiamo atto della risposta di ENI Spa.

PRESIDENTE. Il deputato Dionisi ha facoltà di replicare.

ARMANDO DIONISI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la risposta. Prendo atto che il Governo non era informato e che ENI Spa ritiene che tali informazioni siano destituite di ogni fondamento. Invito il Governo a vigilare su tali circostanze e a prestare grande attenzione su una vicenda che riveste grande interesse per migliaia di lavoratori.
Ritengo che tale situazione vada seguita con molta attenzione perché allorché si parla, nei giornali specializzati, di vendita, nelle organizzazioni sindacali scatta l'allarme, minacciando anche uno sciopero. Si tratta, dunque, di questioni che ritengo non siano destituite di fondamento rispetto alle quali, probabilmente, assisteremo ad un cambio di strategia da parte di ENI Spa. Ne prendiamo atto ma, ripeto, saremo attenti nel seguire l'evoluzione di tale vicenda.

(Iniziative in relazione al contenzioso tra la ditta Sacaim e la Tav sul progetto di realizzazione della stazione di Porta di Napoli-Afragola - n. 2-00817)

PRESIDENTE. Il deputato Tuccillo ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00817, concernente iniziative in relazione al contenzioso tra la ditta Sacaim e la Tav sul progetto di realizzazione della stazione di Porta di Napoli-Afragola (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 7).

DOMENICO TUCCILLO. Signor Presidente, qualche giorno fa sul quotidiano la Repubblica, edizione di Napoli, è apparso un articolo che annunciava, con qualche enfasi, che era in corso un contenzioso tra la ditta Sacaim, aggiudicatrice dell'appalto per la realizzazione della stazione dell'alta velocità Napoli-Afragola, e la Tav. Con enfasi giornalistica si diceva che «Il treno c'è ma manca la stazione». La realizzazione della stazione è oggetto di grande interesse e rappresenta effettivamente uno snodo cruciale del sistema dei trasporti su ferro nella regione Campania.
Al di là del fatto giornalistico bisogna registrare che, in base al programma di attività, era previsto che i lavori fossero già attivati, in quanto la fase di realizzazione della stazione doveva iniziare nel 2008.
L'interpellanza in esame è finalizzata a comprendere effettivamente quale sia lo stato di tale contenzioso, quali sono i contorni di questa vicenda e ad avere rassicurazioni adeguate in merito alla realizzazione di questa fondamentale infrastruttura per il territorio campano. Tale infrastruttura non è solo fondamentale per il sistema dei trasporti ma rappresenta anche un'occasione e un volano di sviluppo di un'area, quella della provincia a nord di Napoli, particolarmente disagiata. Nei programmi del Governo la stazione in questione svolge da sempre questa funzione e serve anche alla riqualificazione di un territorio estremamente compromesso dal punto di vista urbanistico, dello sviluppo e del complesso delle questioni che attengono alle problematiche territoriali. Pertanto, siamo dinanzi ad una grandePag. 71opportunità di cui la regione Campania e la provincia di Napoli non possono fare assolutamente a meno e a cui non possono rinunciare. In ordine a tale vicenda chiediamo al Governo adeguate rassicurazioni.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture, Tommaso Casillo, ha facoltà di rispondere.

TOMMASO CASILLO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture. Signor Presidente, in relazione allo stato dell'arte delle attività inerenti la stazione alta velocità Napoli-Afragola si forniscono gli elementi informativi qui di seguito riportati.
In data 8 agosto 2005 è stata bandita, ai sensi della legge n. 109 del 1994, la gara europea per l'affidamento dell'appalto integrato di progettazione e lavori della stazione Alta Velocità Napoli-Afragola, per l'importo di 70 milioni di euro e il soggetto aggiudicatario è risultato l'Associazione Temporanea di Imprese Sacaim, per un importo di 59 milioni di euro.
Il 15 giugno 2006 l'ATI aggiudicataria ha sottoscritto la convenzione dichiarando, tra l'altro, di aver verificato la completezza del progetto definitivo e la realizzabilità delle opere in esso previste e di averne tenuto conto nella propria offerta. Successivamente, in data 4 luglio 2006 sono state consegnate all'ATI medesima le prestazioni di cui all'appalto integrato e da tale data ha avuto avvio il termine di centocinquanta giorni, fissato dalla convenzione con l'appaltatore, per la presentazione del progetto esecutivo.
Tale termine è stato quindi prorogato, a seguito di istanza presentata dall'ATI e accolta dalla committenza, dal 2 dicembre 2006 al 13 gennaio 2007.
A valle di consegne del progetto esecutivo differite nel tempo ed incomplete, l'ATI ha ultimato la trasmissione degli elaborati in data 3 agosto 2007, con un ritardo di 202 giorni dal termine previsto. Il progetto consegnato è stato quindi istruito e giudicato non approvabile da parte della committenza, sia per l'infondatezza delle motivazioni addotte dall'appaltatore a giustificazione delle varianti tecnico-economiche presentate, sia per la mancanza dei requisiti richiesti per un progetto esecutivo dalla legge e dalla convenzione.
Coerentemente con quanto stabilito nella convenzione, la committenza ha quindi trasmesso all'ATI gli esiti dell'istruttoria effettuata, chiedendo di recepire integralmente le osservazioni evidenziate entro e non oltre 30 giorni a decorrere dal 4 ottobre 2007, data di ricevimento dell'istruttoria.
In data 5 ottobre 2007, l'ATI ha comunicato la contestazione dei contenuti dell'istruttoria e successivamente, in data 6 novembre, l'ATI ha formulato le proprie controdeduzioni che sono attualmente in corso di esame da parte della committenza.
Qualora il riscontro dell'ATI non risultasse corrispondente alle richieste della committenza, questa provvederà a richiedere all'ATI di adeguare il progetto entro il termine contrattualmente previsto pari a quindici giorni; decorso vanamente il termine suddetto, il contratto si intenderà risolto di diritto ai sensi e per gli effetti dell'articolo 1454 del codice civile, nonché dell'articolo 1721 e dell'articolo 29 della convenzione stessa. In caso di risoluzione del contratto si provvederà ad un nuovo affidamento dell'appalto in accordo alla vigente normativa con previsione di stipula della convenzione a marzo 2008.
Tale grave situazione di inadempienza da parte dell'ATI sta causando ingenti danni alla committenza, incidendo significativamente sui tempi di realizzazione della stazione. È comunque confermato l'impegno alla realizzazione della stazione per la quale, in caso di nuovo affidamento, sarà necessaria una riprogrammazione delle attività al fine di contenere al massimo il ritardo per il completamento delle opere prevedendo l'attivazione di una prima fase funzionale nei primi mesi del 2010.
Nell'ambito dei lavori di realizzazione della tratta alta velocità-alta capacità Roma-Napoli, è prevista la costruzione della galleria Santa Chiara per una lunghezza di 1,3 chilometri. Nella Conferenza di serviziPag. 72del 31 luglio 1999 ed in particolare nell'accordo procedimentale dell'8 aprile 1999 tra TAV, regione Campania, provincia di Napoli, comune di Afragola, TAV si è impegnata ad elaborare il progetto e realizzare, nell'ambito dei lavori di tratta, un parco attrezzato sopra la galleria Santa Chiara. Nel parco dovranno inoltre essere realizzate alcune strutture di interesse pubblico da parte del comune, con un contributo da parte di TAV. Successivamente, il comune di Afragola ha chiesto formalmente a TAV che la progettazione del parco e delle relative strutture di interesse pubblico venisse sviluppata tramite procedura di concorso internazionale.
Nel mese di aprile del 2007 si è quindi tenuto un primo incontro di start-up con la commissione straordinaria del comune, al fine di avviare le attività necessarie ad identificare e precisare le esigenze dell'amministrazione di Afragola in termini di opere da porre all'interno del progetto del parco.
Sono quindi seguiti altri incontri, da ultimo quello di ottobre 2007, nel corso del quale il comune ha informato TAV di avere acquisito tutti gli elementi necessari per determinare gli input da porre a base del progetto e TAV sta quindi definendo la documentazione per avviare, nei primi mesi del 2008, la procedura di concorso internazionale.

PRESIDENTE. Il deputato Tuccillo ha facoltà di replicare.

DOMENICO TUCCILLO. Signor Presidente, da un lato mi dichiaro negativamente sorpreso. Infatti, registriamo la farraginosità delle nostre procedure e di come sia ancora possibile per una ditta vincitrice di un appalto ritardare di 200 giorni la consegna, senza considerare i rilievi della committenza, le controdeduzioni e quant'altro, con un ritardo dei lavori che a volte diventa addirittura pregiudizievole rispetto alla tempistica e all'efficienza delle cose da fare.
Dall'altro mi dichiaro abbastanza soddisfatto della risposta del Governo e ringrazio il sottosegretario Casillo, che dimostra, a nome del Governo, anche una spiccata sensibilità nei confronti di un territorio che conosce bene. Assumiamo le cose dette come impegno preciso e puntuale da parte del Governo a vigilare e a monitorare in modo tempestivo ed efficiente quanto attualmente occorra porre in atto per fare sì che queste procedure vengano espletate nel tempo più rapido possibile.
Ci sono state date indicazioni anche precise dal punto di vista della tempistica. Apprezziamo ciò, in quanto si tratta di una risposta non generica, né burocratica. L'indicazione, quindi, che nel giro di alcune settimane si verificherà definitivamente la possibilità che la ditta appaltatrice vincitrice corregga quanto da correggere o diversamente si proceda ad una nuova assegnazione, così come viene precisato con previsione di stipula della convenzione a marzo 2008. In questo modo si ha certezza circa i tempi.
Parimenti, è importante l'altra questione concernente la riqualificazione territoriale, tenuto conto che vi è una galleria che attraversa per più di un chilometro il corpo vivo della città: è una ferita profonda sul territorio, che necessita di una adeguata riqualificazione dal punto di vista urbanistico. È, inoltre, necessaria una procedura concorsuale che faccia sì che si possa realizzare su quell'area un progetto di ricucitura della città, degli spazi urbani. Anche in questo caso, abbiamo un'indicazione precisa dal punto di vista della tempistica che ci viene assicurata dal Governo, in base alla quale registriamo, come ha dichiarato il sottosegretario Casillo, che la documentazione è stata approntata e che nei primi mesi del 2008 si darà il via alla procedura concorsuale.
Si tratta di ritardi che debbono essere colmati con un'accelerazione delle procedure - una volta superati questi scogli, queste difficoltà - che ci viene assicurata dal Governo. Allo stesso modo, ci viene assicurata la determinazione e la ferma volontà a fare in modo che questa grande opera infrastrutturale venga realizzata e che nel 2010 si possa finalmente avere giàPag. 73un primo momento di attività e di inizio di funzioni. Tutto ciò affinché il sistema dei trasporti regionale veda nella realizzazione della stazione uno snodo fondamentale del proprio sistema di trasporto su ferro. Tale grande opera consentirebbe, inoltre, una grande riqualificazione territoriale e sarebbe un volano importante per lo sviluppo di tutta l'area a nord di Napoli.

(Tutela dei livelli occupazionali e condizioni di sicurezza presso l'aeroporto «Arlotta» di Grottaglie - n. 2-00691)

PRESIDENTE. Il deputato Franzoso ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00691, concernente tutela dei livelli occupazionali e condizioni di sicurezza presso l'aeroporto «Arlotta» di Grottaglie (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 8).

PIETRO FRANZOSO. Signor Presidente, a seguito di notevoli investimenti e finanziamenti posti in essere dai precedenti governi, nazionale e regionale, finalmente si riapriva l'aeroporto «Arlotta» di Grottaglie dopo circa vent'anni di chiusura.
A prescindere da quanto recentemente riportato dagli organi di stampa, si vuole che tale aerostazione venga riaperta anche ai voli civili di linea. Di ciò, tuttavia, dubito profondamente. Con l'effettuazione dei voli di linea si prometteva anche una notevole ricaduta occupazionale.
A prescindere dalle incapacità degli enti locali del territorio nel recepire in tempo utile le esigenze di un moderno polo produttivo aeronautico qual è l'Alenia, (infatti, nulla hanno fatto le realtà locali per dare corpo ad uno sviluppo dell'indotto locale), non si è neanche consentita la piena occupazione dell'esistente; tanto che il 5 giugno del 2007 tre lavoratori che da circa venti anni lavoravano nella manutenzione degli impianti AVL (aiuti visivi e luminosi) venivano licenziati per effetto di poco trasparenti accordi intercorsi nel dicembre del 2006 tra enti pubblici quali l'ENAC, l'ENAV e l'AdP (Aeroporti di Puglia Spa). Già nel mese di maggio 2007 l'incapacità di risolvere un problema tecnico da parte dei dipendenti dell'AdP ha costretto lo scalo aeroportuale ad una ridotta operatività per alcuni giorni.
Di fronte a queste problematiche, che hanno anche un'incidenza notevole sui problemi occupazionali del Mezzogiorno, mi chiedo come si può immaginare di licenziare lavoratori con venti anni di lavoro alle spalle, che tra l'altro hanno raggiunto un'età di 50 anni e quindi hanno difficoltà nel reinserirsi nel mercato del lavoro, senza individuare alcuno sbocco occupazionale per essi. Pertanto, chiedo come si intenda operare nella direzione della tutela dei livelli occupazionali e dei diritti dei lavoratori, a meno che non dobbiamo ritenere che, trattandosi di soli tre lavoratori, vengano a cadere tutti i diritti.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le comunicazioni, Luigi Vimercati, ha facoltà di rispondere.

LUIGI VIMERCATI, Sottosegretario di Stato per le comunicazioni. Signor Presidente, con riferimento all'interpellanza in esame, avente per oggetto la situazione dell'aeroporto «Arlotta» di Grottaglie, passo ad illustrare i dati forniti dalla competente direzione provinciale del lavoro di Taranto.
Alla data del 3 settembre scorso l'organico in forza allo stabilimento Alenia Composite di Grottaglie era di complessive 680 unità, di cui 316 in distacco da Alenia Aeronautica, provenienti dagli stabilimenti di Pomigliano d'Arco, Nola, Casoria, Foggia e Torino, e le restanti 364 persone assunte da Alenia Composite dal 1o novembre 2006 in poi.
Di queste ultime, circa 70 unità erano dipendenti della società Alitech, in forza allo stabilimento di Grottaglie, transitate dal 1o gennaio 2006 per cessione del ramo d'azienda alla Alenia Aeronautica, mentre le restanti, provenienti fondamentalmente dalle province di Taranto e Brindisi, sono state assunte direttamente da Alenia Composite,Pag. 74tramite inserzioni sui giornali e selezione eseguita dalla SHL Italia Srl, società specializzata nel settore. L'Alenia Composite ha avviato ulteriori selezioni, non ancora concluse, per l'assunzione di altro personale.
Per quanto riguarda invece i tre lavoratori della ditta SME Spa, dagli accertamenti effettuati è emerso quanto segue. Fino a dicembre del 2006 la manutenzione degli impianti AVL dell'aeroporto di Grottaglie era effettuata in parte dalla AdP Spa ed in parte dall'ENAV che, a sua volta, aveva affidato la sua esecuzione ad una ditta appaltatrice, la SME Impianti di Bari-Carbonara.
In data 15 dicembre 2006, ENAV, ENAC ed AdP, allo scopo di disciplinare la gestione dei predetti impianti, hanno sottoscritto una convenzione per la gestione in comodato d'uso gratuito di aiuti visivi e luminosi, radioassistenze ed apparati meteo presso l'aeroporto di Grottaglie, con cui tra l'altro la manutenzione, gestione e conduzione degli impianti AVL di proprietà ENAV dell'aeroporto di Grottaglie veniva affidata, dalla stessa data, solo alla società AdP la quale, ha deciso di effettuarla con proprio personale dipendente in numero pari a tre unità.
Contestualmente l'ENAV, sempre a decorrere dal 15 dicembre 2006, in attuazione della predetta convenzione, nelle more della familiarizzazione da parte del predetto personale tecnico preposto da AdP, ha invitato la ditta Sme impianti Spa a continuare a svolgere, per un periodo di sei mesi e a titolo gratuito, l'attività di supporto nella gestione, conduzione e manutenzione degli impianti AVL di proprietà della stessa ENAV. Pertanto, nei sei mesi successivi al passaggio di consegne degli impianti, previa definizione e sottoscrizione tra le parti dei coordinamenti in termini di sicurezza, la società Sme impianti, ha affiancato il personale AdP nello svolgimento delle normali attività di manutenzione e conduzione. Il 27 giugno scorso, decorsi i sei mesi previsti, l'ENAV ha provveduto a stralciare, dal contratto con la Sme, la manutenzione dell'impianto AVL dell'aeroporto di Grottaglie. Faccio presente, infine, che l'amministrazione che rappresento non ha ricevuto, fino ad oggi, alcuna richiesta di intervento relativamente alla vicenda descritta. Posso comunque assicurare che, qualora richiesto, la situazione sarà seguita con l'attenzione che merita ai fini di una sua positiva soluzione.

PRESIDENTE. Il deputato Franzoso ha facoltà di replicare.

PIETRO FRANZOSO. Signor Presidente, non sono assolutamente soddisfatto, perché credo che la risposta testé fornita non abbia dato seguito alla parte essenziale della mia interpellanza, volta a conoscere quale iniziativa intendano assumere gli enti pubblici coinvolti nella vicenda (quindi anche il Governo, atteso che ENAV e ENAC sono enti di emanazione statale) con riferimento ai tre lavoratori che dall'oggi al domani si ritrovano in mezzo a una strada ad ampliare quell'esercito di disoccupati che vi è nel Mezzogiorno. Mi meraviglia che si affermi che il Governo non è mai stato portato a conoscenza di ciò che stava accadendo. Signor sottosegretario, le posso assicurare che i sindacati di categoria del territorio, a partire dal 29 dicembre 2006, con diverse lettere, informavano dell'evoluzione dei fatti il prefetto di Taranto, quindi l'organo di rappresentanza del Governo sul territorio che, molto probabilmente, era anche tenuto ad avviare un tavolo di discussione e di concertazione che era stato richiesto. Malgrado ciò, il prefetto si è mostrato sempre insensibile alle richieste sindacali, talvolta senza neanche fornire una risposta.
Il 4 luglio 2007 (quindi, dopo un anno e mezzo), è stata recapitata una lettera da parte del prefetto che faceva riferimento ad una risposta della società aeroporti di Puglia, nella quale si dichiarava che per i predetti tre lavoratori non vi era alcuna possibilità di assunzione. Come lei stesso ha affermato, signor sottosegretario, voglio ricordare che tali tre lavoratori hanno impartito la formazione al predetto personale assunto dalla Società aeroporti diPag. 75Puglia, perché evidentemente quest'ultimo non possedeva le qualifiche o i profili professionali necessari per assolvere all'impegno della manutenzione degli impianti. Le chiedo, dunque, come si possa pensare di lasciare a se stesse le famiglie dei tre lavoratori che oggi, all'età di cinquanta anni sono totalmente allo sbando perché disoccupati, considerata l'impossibilità di immettersi nel mercato del lavoro, in una realtà, qual è quella rappresentata dall'Alenia che, come lei stesso ha affermato, continua ad assumere personale diretto, prescindendo dalla questione dell'indotto, sul quale credo vada fatta una riflessione a parte, data l'incapacità delle istituzioni locali nel cercare di coinvolgere l'indotto del territorio.
Come si può pensare che non si possano inserire nell'ipotesi di assunzione (cui la stessa Alenia sta procedendo) tre dipendenti che, peraltro, hanno profili professionali probabilmente simili a quelli dei tre dipendenti licenziati? Di fronte a questa mancanza e a questa insensibilità sicuramente non mi posso dichiarare soddisfatto. Anzi, sono totalmente insoddisfatto per la inerte e insensibile posizione che, di fronte a un tale e grave problema, ha avuto prima l'istituzione massima locale (ovvero la regione Puglia), e, successivamente, il Governo, per le considerazioni svolte precedentemente. L'ENAC e l'ENAV, infatti, sono organi rappresentanti del Governo e di riferimento dello stesso, mentre la società Aeroporti di Puglia è di riferimento della regione Puglia per il 98 per cento. Ho la sensazione che molto probabilmente qualcuno avrebbe accelerato e trovato alcune soluzioni se, anziché tre i licenziati fossero stati trenta (quindi, con una maggior possibilità di incidere dal punto di vista della protesta). Evidentemente, tre persone non possono avere quell'incidenza di natura politica che trenta persone, invece, potrebbero possedere.
Se questo è il Governo - sia a livello regionale, sia oggi a livello nazionale - che è vicino al mondo del lavoro in una zona particolarmente difficile quale il Mezzogiorno, con una percentuale di disoccupazione alta e in aumento, mi chiedo quali risposte possiamo fornire alla gente che attende non solo il lavoro. Non siamo in grado di fornire, infatti, adeguate risposte a chi, ormai, ha raggiunto i 50 anni e viene licenziato, dopo vent'anni, dall'oggi al domani, non perché la ditta di appartenenza ha svolto una regolare gara di appalto e l'ha persa, ma perché, a causa di una forma di consociativismo tra istituzioni pubbliche, queste ultime si mettono d'accordo, estromettono, dall'oggi al domani un'azienda che da sempre esercitava un certo lavoro e creano anche dei disservizi. Questi sono i problemi reali in ordine a cui devo prendere atto, anche se con rammarico, che il Governo non è stato in grado di fornire un'adeguata risposta alle tre famiglie ricordate, ovvero a tutta la società del Mezzogiorno e, in particolare, della Puglia.

(Problematiche relative alla diffusione della «banda larga» sul territorio nazionale - n. 2-00833)

PRESIDENTE. Il deputato Aurisicchio ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00833, concernente problematiche relative alla diffusione della «banda larga» sul territorio nazionale (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 9).

RAFFAELE AURISICCHIO. Signor Presidente, questa interpellanza urgente prende le mosse dalla trasmissione al Parlamento dell'indagine conclusiva di controllo sulla gestione concernente interventi per infrastrutture a banda larga nelle aree depresse che ha svolto la Corte dei conti, sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato. L'indagine ha riguardato gli interventi già oggetto di un'iniziativa del Ministero delle comunicazioni, il quale aveva predisposto, al fine di superare il divario tecnologico esistente tra le diverse aree del Paese, un programma operativo per lo sviluppo delle infrastrutture per un importo complessivo pari a 900 milioni di euro, che fu approvato dal CIPE con la delibera del 9 maggio 2003.Pag. 76Successivamente il CIPE, con altra delibera, ha approvato uno stralcio del programma per uno stanziamento di 150 milioni di euro, che sono serviti ad attuare la parte del programma riguardante il potenziamento della dotazione infrastrutturale per la banda larga nel Mezzogiorno. Il programma fu affidato alla società Sviluppo Italia Spa, che diede vita appositamente ad un'altra società, la Infratel Italia Spa, per il 99 per cento posseduta da Sviluppo Italia e per l'1 per cento dalla società Svi Lazio Spa, con la quale il Ministero delle comunicazioni ha successivamente stipulato un accordo di programma.
Tale stanziamento di 150 milioni di euro ha riguardato alcune regioni del Mezzogiorno: vi è stato anche un cofinanziamento, a vario titolo, da parte di tali regioni, alcune con cifre abbastanza consistenti e altre con uno stanziamento pari a zero. Come ho richiamato in precedenza, su tale programma si è svolta l'indagine della Corte dei conti, le cui risultanze hanno dimostrato che vi è un ritardo consistente nell'esecuzione dei lavori; si sono palesate, altresì, alcune irregolarità nell'esecuzione del lavoro stesso, che hanno provocato una lievitazione dei costi, anche a causa dell'eccessiva l'incidenza delle consulenze, acquisite tutte intuitu personae e, quindi, in violazione dei principi di pubblicità e trasparenza dell'azione amministrativa. Tale aumento dei costi è stato causato anche - e soprattutto - dall'esorbitante costo del personale manageriale della Infratel Italia Spa, che è stato rendicontato in modo forfetario, con tariffe individuali che hanno raggiunto i 1.200 euro al giorno, al netto delle spese di viaggio e soggiorno. Vi è stata una forte lievitazione dei residui passivi, perché i lavori potevano essere pagati e invece ciò non è accaduto: vi è, allo stato, un ritardo nell'esecuzione dei lavori.
Complessivamente, la Corte dei conti ha giudicato l'insieme dei risultati conseguiti non soddisfacente. Da ciò deriva la nostra interpellanza urgente, che è stata presentata per conoscere quale sia l'intendimento del Ministero delle comunicazioni con riferimento alle irregolarità e alle incongruenze segnalate dalla suddetta relazione della Corte dei conti (come lo stesso Ministero, cioè, intenda rimuoverle) e, in secondo luogo, quali iniziative il Ministero intenda assumere per accelerare la realizzazione delle opere previste nel piano di rete per il complessivo importo di 150 milioni di euro e per garantire che siano conseguiti, entro i tempi stabiliti, gli obiettivi prefissati.
Interpelliamo il Ministero, altresì, per conoscere come il Governo e il Ministero delle comunicazioni intendano affrontare il grande divario esistente in questa materia riguardo alle connessioni a banda larga: nel Mezzogiorno vi è un elevato numero di aree che non sono raggiunte da alcun collegamento di questo tipo. Riteniamo che su tale aspetto si debba intervenire e che, quindi, sia necessario un programma. Ciò che è previsto nella legge finanziaria - al nostro esame nelle prossime settimane - ci sembra insufficiente. Riteniamo che su tale partita il Governo debba e possa fare di più (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le comunicazioni, Luigi Vimercati, ha facoltà di rispondere.

LUIGI VIMERCATI, Sottosegretario di Stato per le comunicazioni. Signor Presidente, in relazione all'atto parlamentare presentato, si ritiene opportuno far rilevare che l'attività di investimento in infrastrutture di telecomunicazioni - in particolare per quelle a larga banda - è stata orientata in modo da non duplicare le infrastrutture esistenti, ottimizzando le risorse disponibili. Ciò comporta un'elevata attività di collaborazione con gli enti locali nella condivisione dei progetti di infrastrutture nel territorio, che subordina l'attuazione pratica a numerosi passaggi amministrativi di natura autorizzativa che possono condizionare la tempistica delle diverse fasi operative dei lavori da realizzare. Ai fini di una corretta valutazione dei dati relativi agli indici di coperturaPag. 77della banda larga nel Paese, si deve tenere conto - come peraltro chiaramente evidenziato nella relazione della Corte dei conti (nella tabella n. 11) - che le risorse inizialmente assegnate al «Programma banda larga» erano pari a 325 milioni di euro, stanziamento che successive rimodulazioni operate dalle leggi finanziarie per gli anni 2005 e 2006 hanno ridotto a 136,1 milioni di euro, mentre la reale dotazione finanziaria disponibile è stata di 62 milioni 329 mila euro.
Così come è facilmente deducibile dall'attenta e compiuta lettura dei dati suddetti, la potenzialità degli investimenti per le infrastrutture a banda larga ha subito, in corso d'opera, un abbattimento dell'80 per cento. Ne discende che, poiché a livello di copertura della banda larga nel territorio non può prescindere dall'entità e dalla stabilità delle risorse impiegate, il processo di attuazione ha subito dei rallentamenti, le cui cause vanno verosimilmente ricercate nelle probabili difficoltà incontrate nella fase di avvio dei lavori. Tuttavia, il programma di interventi è in avanzata fase di esecuzione, in quanto è stata completata integralmente la progettazione preliminare dei chilometri di rete di telecomunicazioni abilitanti alla banda larga, in fibra ottica, previsti nella programmazione di intervento consolidata, (pari a circa 1.725 chilometri) e, nell'ottica di prosecuzione degli interventi, è stata effettuata la progettazione preliminare di circa 70 chilometri ulteriori di infrastrutture in fibra ottica.
A testimonianza della bontà degli interventi avviati, la società Infratel ha riferito che gli investimenti allocati alla cooperazione di intervento da parte delle amministrazioni regionali sono aumentati rispetto a quelli iniziali, ed ha indicato, a titolo di esempio, la regione Basilicata (che li ha aumentati di ben 7 milioni di euro) e l'Emilia-Romagna (che ha recentemente previsto l'apporto di 4,3 milioni di euro). Segnatamente alle modalità di affidamento degli incarichi tecnici di consulenza effettuati dalla società Infratel Spa e alla «carente formulazione dell'accordo di programma con la suddetta società Infratel Spa», si precisa che tale accordo di programma è stato stipulato (il 22 dicembre 2005) tra la precedente gestione amministrativa del Ministero delle comunicazioni ed Infratel Spa e regolarmente registrato dalla Corte dei conti (in data 15 febbraio 2006). Tuttavia, la stessa Corte dei conti, che ha anche audito il segretario generale del Ministero delle comunicazioni (il 28 settembre scorso), dà atto che il Ministero, avendo riscontrato un contesto di norme e accordi non sempre coerente e adeguato, intende ridiscutere l'accordo in questione. In particolare, questa amministrazione ha già comunicato, a partire dallo scorso mese di maggio, ai vertici amministrativi della società capogruppo di Infratel (ex Sviluppo Italia Spa, ora ridenominata Agenzia nazionale per l'attrazione d'investimenti e lo sviluppo d'impresa Spa) la necessità urgente di revisionare il citato accordo di programma per riformularne l'intera struttura, che presenta numerose incongruenze.
La stessa relazione della Corte dei conti prende atto di tali anomalie, sia per quanto riguarda la composizione del Comitato di indirizzo, organo previsto dall'articolo 11 dell'accordo di programma con funzione di indirizzo, coordinamento, monitoraggio e verifica dell'attuazione della convenzione stessa, sia per la facoltà di avvalersi, da parte del Ministero, di consulenze esterne ai fini della valutazione delle rendicontazioni presentate da Infratel Spa (in controtendenza con la necessità, più volte espressa dal legislatore, di contenimento della spesa pubblica). Nella stessa sede, la Corte dei conti mette in luce l'assenza delle procedure di scelta da parte di Infratel Spa nell'affidamento degli incarichi di consulenza esterna e le modalità di destinazione degli utili di gestione, sottolineando che, nella pubblica adunanza, l'amministrazione ha condiviso la necessità di una puntualizzazione in merito.
Per quanto riguarda il quadro finanziario, la relazione ha evidenziato che l'ingente accumulo dei residui sul capitolo del Ministero destinato ai pagamenti (capitolo 7230) è stato determinato dalle riduzioni delle dotazioni di cassa stabilitePag. 78dalle leggi finanziarie per gli anni 2005 e 2006. Tale ridotta capacità di cassa, determinatasi per cause indipendenti dall'operare del Ministero, non ha comunque finora comportato pregiudizi alla realizzazione delle opere, in quanto la società Infratel ha potuto disporre di un anticipo del 15 per cento dell'ammontare stanziato per ogni annualità.
È bene ribadire che l'allungamento dei tempi di pagamento è stato causato da una più puntuale attività di controllo precedentemente non compiutamente esercitata. Il Ministero, infatti, ha già rappresentato alla società Infratel che le rendicontazioni presentate non consentivano di verificare la corrispondenza tra i dati risultanti dalla contabilità e dai documenti giustificativi e le risultanze di fatto. A tale proposito sono state inoltrate richieste di documentazione integrativa riguardante la descrizione analitica delle attività svolte relativamente al personale (elenco nominativi, specificazione qualifica e professionale, specificazione del ruolo e della funzione), all'elenco delle spese sostenute per servizi e consulenze di società o organismi (con le inerenti specificazioni delle motivazioni dell'incarico, l'avvenuta valutazione di professionalità qualificate all'interno dell'azienda, l'oggetto, la durata e il costo di ogni singola prestazione), i costi analitici di viaggi e spese di missione, costi di funzionamento degli organi sociali, costi di locazione, arredo e gestione degli uffici, costi riconducibili alla realizzazione delle opere (servizi connessi alla realizzazione delle opere, costi accessori quali assicurazione depositi cauzionali, attività di progettazione e direzione lavori), nonché specificazione delle spese sostenute per ogni singola tratta delle opere da realizzare.
Nel far presente che tale documentazione non veniva richiesta nella precedente gestione amministrativa, è evidente come la descritta puntuale attività di controllo posta in essere abbia allungato i tempi e le modalità di pagamento evidenziate dalla relazione della Corte dei conti. Sulla nuova tipologia di documentazione richiesta il Ministero delle comunicazioni disporrà d'intesa con i rinnovati vertici di Infratel Spa controlli a campione finalizzati al concreto accertamento della piena ed efficace realizzazione delle opere e dei progetti.
Nel contesto evidenziato, il Ministero non ha liquidato nessun report relativo ad attività ma ha solo corrisposto gli acconti annuali previsti dall'articolo 10 dell'accordo di programma per un totale di 6.446.739 euro (2.512.418 come saldo anticipo per il 2006 e 3.934.321 come anticipo per il 2007).
Questi tempi di pagamento potranno essere ridotti già nei prossimi giorni valutando la documentazione presentata e procedendo quindi alla liquidazione di somme per totali 19.782.068 euro.
Per concludere non può sottacersi che i rilievi critici evidenziati dalla Corte di conti erano già stati oggetto di comunicazione anche di natura formale da parte del Ministero delle comunicazioni ai vertici della società Infratel Spa e Sviluppo Italia Spa nonché al presidente del comitato di indirizzo (note allegate del 16 maggio 2007 protocollo n. 34225, del 22 maggio 2007 protocollo n. 35909 e del 31 maggio 2007 protocollo n. 38969) mentre è da segnalare che tutta la nuova reportistica prodotta dalla società Infratel Spa relativa all'anno 2007 è conforme alle nuove indicazioni.

PRESIDENTE. Il deputato Scotto, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, signor sottosegretario, possiamo ritenerci soddisfatti della risposta soprattutto perché veniamo a conoscenza che, nonostante una fase iniziale di rallentamento dell'avvio dei lavori, oggi possiamo considerarci a pieno regime.
Riteniamo importante che si annunci - è una notizia di poche settimane fa - da parte del Governo la urgente necessità di revisionare l'accordo di programma e l'idea di effettuare controlli a campione rispetto alla reale realizzazione dell'opera infrastrutturale. È, altresì, importante anche che si preveda una vigilanza rispetto alPag. 79capitolo, forse più negativo e più odioso, degli sprechi di fronte a una questione enorme come è quella della riduzione del digital divide tra territori interni nel nostro Paese.
Su questo argomento annunciamo fin d'ora che Sinistra Democratica ha intenzione di presentare in sede di esame del disegno di legge finanziaria degli emendamenti per incrementare il fondo per la banda larga.
D'altra parte questa è una delle grandi questioni del nostro tempo. Desidero soltanto sottolineare un aspetto. È chiaro che su questo terreno occorre uno scatto da parte del Governo e da parte di tutta la politica. Berlusconi aveva realizzato una campagna elettorale molto forte sul tema delle tre «i», in particolare, dell'innovazione tecnologica e di Internet, tuttavia i dati della riduzione tra il 2005 e il 2006 degli investimenti in banda larga ci fanno comprendere quanto quella promessa elettorale si sia rivelata in realtà una promessa non mantenuta, una bugia.
Ci troviamo di fronte ad una delle grandi questioni del nostro tempo, ad una delle sfide fondamentali che consentirebbe alle aree più povere e arretrate del mondo di emanciparsi dalla povertà e dal sottosviluppo, ovverosia da quella gabbia che non consente a interi continenti di emergere e rispondere alle sfide di una globalizzazione predatoria, che, oltre a sottrarre e a privatizzare risorse, elimina anche la possibilità di accedere alla conoscenza, al sapere, che è anche lo strumento fondamentale per poter crescere in democrazia e sotto il profilo culturale. Tutto ciò vale, a maggior ragione, anche nel Mezzogiorno d'Italia, dove gli elementi di sottosviluppo, di arretramento della crescita e di impossibilità, oggi, di competere con altre aree del Paese e di raccogliere le sfide dell'Unione europea sono più forti, e dove gli strumenti per accedere alla conoscenza e ai mezzi di comunicazione fondamentali e sempre più essenziali sono minori.
La domanda sorge spontanea: ci chiediamo perché un ragazzo di Atena Lucana, che aspetta da tempo la banda larga, non possa avere a disposizione gli stessi mezzi di un ragazzo di Brescia, e quindi la possibilità, da questo punto di vista, di essere alla pari di quello, di accedere a informazioni, di costruirsi una competenza per il lavoro, e non esser quindi costretto, come dicono tutti i rapporti degli ultimi tempi, compreso quello Svimez, a dover emigrare e a dover fare una scelta lontana dal proprio territorio.
Questa è la nostra richiesta, per cui siamo soddisfatti della risposta che abbiamo ricevuto e annunciamo che continueremo nell'impegno e nella sfida perché questo tipo di infrastruttura, che è fondamentale, possa essere appannaggio di tutti i cittadini nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).

(Iniziative per la piena attuazione della legge n. 482 del 1999, al fine di garantire l'avvio delle trasmissioni radio-televisive in lingua friulana - n. 2-00851)

PRESIDENTE. Il deputato Barani ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00851, concernente iniziative per la piena attuazione della legge n. 482 del 1999, al fine di garantire l'avvio delle trasmissioni radio-televisive in lingua friulana (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 10).

LUCIO BARANI. Signor Presidente, signor sottosegretario, numerose istituzioni pubbliche e private del Friuli e ovviamente anche i Socialisti del Nuovo PSI, che rappresento in questa Camera dei deputati, hanno manifestato un fortissimo disagio riguardo alla mancata applicazione, in sede di sottoscrizione del nuovo contratto nazionale di servizio tra il Ministero delle comunicazioni e la RAI 2007-2009, di quanto previsto dalla legge citata, la n. 482 del 1999, in tema di tutela delle minoranze linguistiche storiche, con particolare riferimento all'avvio delle trasmissioni radiotelevisive in lingua friulana.
Nel corso degli ultimi anni si sono susseguiti numerosi incontri con i presidenti della RAI e con i Ministri dellePag. 80comunicazioni e importanti esponenti delle istituzioni locali su tale argomento, e sono stati formulati numerosi appelli al riguardo da parte del presidente della regione, dal presidente della provincia di Udine, dal sindaco di Udine, dal presidente della Confemili, da autorevoli esponenti della chiesa friulana, dalla stampa locale, dai sindacati dei giornalisti e da esponenti dell'associazionismo friulano.
Negli appelli sopracitati si richiedeva che il contratto in parola recepisse i precisi adempimenti previsti dall'articolo 11 del decreto del Presidente della Repubblica n. 345 del 2001, recante il regolamento attuativo della legge n. 482 delle 1999.
Secondo quest'ultimo «La convenzione tra il Ministero delle comunicazioni e la società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, e il conseguente contratto di servizio individuano, di preferenza nel territorio di appartenenza di ciascuna minoranza, la sede della società stessa cui sono attribuite le attività di tutela della minoranza, nonché il contenuto minimo della tutela, attraverso la prevista attuazione per ciascuna lingua minoritaria di una delle misure oggetto delle previsioni di cui all'articolo 11, comma 1, lettera a), della Carta europea delle lingue regionali e minoritarie».
La norma della Carta europea prevede, a sua volta tre livelli di tutela, a seconda della pur consistente diffusione delle minoranze linguistiche coinvolte: assicurare la creazione di almeno una emittente radiofonica e di un canale televisivo nelle lingue regionali o minoritarie, oppure incoraggiare e/o facilitare la creazione di almeno una emittente radiofonica o di un canale televisivo nelle lingue regionali o minoritarie, oppure ancora prendere adeguati provvedimenti affinché gli enti radiotelevisivi programmino delle trasmissioni nelle lingue regionali o minoritarie. Solamente l'effettiva attuazione di quanto previsto dal regolamento attuativo della legge n. 482 del 1999 può permettere il concreto avvio delle trasmissioni nelle lingue minoritarie riconosciute dallo Stato italiano e, in particolare, la definizione di una programmazione stabile e strutturata in lingua friulana presso la sede regionale della RAI, come richiesto dalle citate istituzioni friulane e, soprattutto, da migliaia e migliaia di cittadini di cui noi della Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI abbiamo raccolto le proteste: la invito a interpellarli, signor sottosegretario.
Al contrario, nel nuovo contratto di servizio non viene data attuazione alla citata normativa sul principio di tutela delle minoranze linguistiche. Tale decisione ha creato molto malcontento nell'opinione pubblica friulana, non solo perché perpetua la completa disapplicazione di una legge, già verificatasi in occasione del precedente contratto di servizio, ma anche perché disattende completamente il parere formulato all'unanimità nella seduta del 14 febbraio 2007 dalla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, dove si chiedeva la piena attuazione della legge n. 482 del 1999.
Quindi, quali sono, signor sottosegretario, le iniziative che il suo Ministero intende avviare per concordare con le istituzioni di riferimento le misure da porre in essere al fine di garantire l'avvio delle trasmissioni radio-televisive in lingua friulana, giungendo finalmente all'attuazione della legge n. 482 del 1999?

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le comunicazioni, Luigi Vimercati, ha facoltà di rispondere.

LUIGI VIMERCATI, Sottosegretario di Stato per le comunicazioni. Signor Presidente, in proposito si fa presente che la legge n. 482 del 1999, recante norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche, prevede, all'articolo 12, che la convenzione tra il Ministero delle comunicazioni e la società concessionaria RAI, assicuri la tutela delle minoranze linguistiche nelle zone di appartenenza oltre alla possibilità, per le regioni interessate, di stipulare apposite convenzioni con la società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, ovvero appositiPag. 81accordi con le emittenti locali, al fine di diffondere trasmissioni giornalistiche o programmi nelle lingue ammesse a tutela.
Nell'evidenziare che l'articolo 11 del nuovo contratto di servizio 2007/2009 (approvato con decreto del Ministro delle comunicazioni del 6 aprile 2007) fa specifico riferimento alle disposizioni della legge n. 482 del 1999 nell'ottica della valorizzazione delle istituzioni e delle culture locali, si fa presente che lo stesso articolo prevede che tra la RAI e le regioni e le province autonome possano essere stipulate specifiche convenzioni. È, inoltre, previsto che la RAI effettui, per conto della Presidenza del Consiglio dei ministri e sulla base di apposite convenzioni, servizi per le minoranze culturali e linguistiche, come previsto dalla legge n. 103 del 1975, con l'impegno ad assicurare una programmazione rispettosa dei diritti delle minoranze stesse nelle zone di appartenenza. Con riferimento alle suddette convenzioni, la RAI si è impegnata, in particolare, ad effettuare trasmissioni radiofoniche e televisive in lingua tedesca e ladina per la provincia autonoma di Bolzano, in lingua ladina per la provincia autonoma di Trento, in lingua francese per la regione autonoma Valle d'Aosta e in lingua slovena per la regione autonoma Friuli Venezia Giulia.
Si ritiene utile ricordare, inoltre, che l'articolo 17, comma 2, lettera f) della legge n. 112 del 2004 prevede che il servizio pubblico generale radiotelevisivo deve garantire la diffusione di trasmissioni radiofoniche e televisive in lingua slovena per la regione autonoma Friuli-Venezia Giulia (con ciò riproducendo la previsione dell'articolo 19 della legge n. 103 del 1975).
La stessa legge n. 112 del 2004, all'articolo 16, comma 2, lettera e), prevede la definizione, da parte della legislazione regionale, di specifici compiti di pubblico servizio che la società RAI è tenuta ad adempiere nell'orario e nella rete di programmazione destinati alla diffusione di contenuti in ambito regionale, contemplando la possibilità di stipulare specifici contratti di servizio con la RAI non più solo su base nazionale, ma anche su base regionale.
Per quanto riguarda le emittenti private, va precisato che l'articolo 30, comma 2, del decreto legislativo n. 177 del 2005, recante il testo unico della radiotelevisione, prevede che l'esercizio della radiodiffusione nell'ambito del territorio in cui risiedono le minoranze linguistiche riconosciute, è consentito previo rilascio dell'autorizzazione da parte del Ministero delle comunicazioni, che assegna le frequenze per il funzionamento dei suddetti impianti alle stesse condizioni stabilite per le emittenti televisive a carattere comunitario.
Ne discende che le domande per l'autorizzazione a trasmettere programmi in lingua storica riconosciuta possono essere avanzate da associazioni riconosciute o non riconosciute, fondazioni e cooperative senza scopo di lucro, che si impegnano a trasmettere programmi originali autoprodotti a carattere culturale, etnico, politico e religioso per almeno il 50 per cento dell'orario di trasmissione giornaliero compreso fra le ore 7 e le ore 21, con non più del cinque per cento di pubblicità per ogni ora di diffusione.
Tutto ciò premesso, si fa presente che agli atti del Ministero risulta pervenuta una sola richiesta di autorizzazione per la trasmissione in lingua friulana (a fronte di undici richieste pervenute dalle altre zone dove insistono le minoranze linguistiche storiche).
Per completezza di informazione si comunica che, ai sensi di quanto previsto dall'articolo 11 del Contratto di servizio, la Commissione paritetica Ministero delle comunicazioni-RAI, cui è attribuito il compito di definire le più efficaci modalità operative per l'applicazione della citata disposizione, nel corso di due riunioni tenutesi con i rappresentanti delle istituzioni friulane nello scorso mese di ottobre, ha preso atto di un documento presentato dalla RAI, che espone un progetto pilota sperimentale e innovativo per le trasmissioni in lingua friulana. In particolare, si delinea un potenziamento e sviluppo, siaPag. 82in termini quantitativi che qualitativi, delle trasmissioni radiofoniche e televisive della RAI in lingua friulana. Il progetto, già condiviso da rappresentanti delle istituzioni della regione Friuli-Venezia Giulia, sarà oggetto di una riunione risolutiva, che si svolgerà la prossima settimana ad Udine con i rappresentanti della RAI e del Ministero per definire le ultime modalità attuative (tra cui la possibile data di inizio della sperimentazione: 1o gennaio 2008), di realizzazione e messa in opera del suddetto progetto
Tutto ciò, ovviamente in attesa della definitiva approvazione da parte del Parlamento del disegno di legge di ratifica della Carta europea delle lingue minoritarie, che consentirà la stipula di apposite convenzioni, sul modello di quanto già avviene per le lingue minoritarie di cui alla legge n. 103 del 1975.

PRESIDENTE. L'onorevole Barani ha facoltà di replicare.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la meticolosa e precisa risposta - soprattutto per il riferimento alla data del 1o gennaio 2008 - e per aver ricordato - anche se lo avevo già fatto io - la norma della Carta europea che prevede i tre livelli di tutela in base alla consistenza delle minoranze linguistiche: ci auguriamo che il Parlamento l'approvi quanto prima.
È significativo che questa interpellanza urgente provenga da un toscano, ossia da chi è nato dove è nata la lingua italiana. Pertanto, potrebbe essere abbastanza paradossale che si chieda che anche le minoranze linguistiche, soprattutto quelle considerate storiche e riconosciute, debbano essere tutelate. Tuttavia l'ho presentata, perché le leggi devono essere applicate e non solo interpretate. È inutile che ci sforziamo di approvare leggi volte alla tutela e al riconoscimento di lingue storiche, quando poi la Rai - che in questo caso è il soggetto «cattivo»- non si conforma a ciò che fa il Parlamento, ma è un organo a se stante che fa ciò che vuole, come dimostrano ampiamente la mia interpellanza urgente e il comportamento di tale azienda. Lei stesso, giustamente, ha affermato che ce la si può fare dal 1o gennaio 2008. Io, invece, sono sicuro che non sarà cosi, neanche del 1o gennaio 2009. Comunque, nel concludere vorrei far presente che, già nel corso della seduta, poc'anzi citata, del 14 febbraio 2007 (ossia meno di sei mesi fa) la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, ha richiesto, all'unanimità, l'attuazione della legge n. 482 del 1999, facendo anche riferimento (nella stessa riunione) alla tutela delle minoranze linguistiche e ovviamente a quelle che parlano lingue riconosciute storiche.
Invece, la Rai non lo sta facendo, anche contro le richieste legittime di presidenti di regioni, province autonome e sindaci, che si stanno battendo per applicare una legge approvata dal Parlamento. Ci auguriamo che la norma della Carta europea venga attuata: essa, infatti, prevede altri tre livelli di tutela cui sono interessati anche alcuni dialetti (compreso quello toscano), di cui non devono essere perdute le radici, né ovviamente deve essere tralasciato il nostro retaggio storico-culturale. Questo è senso della mia interpellanza urgente. Comunque, signor sottosegretario, la ringrazio: lei ce l'ha messa tutta, ma la Rai è bocciata. Credo che la maggioranza degli italiani la stia bocciando in questo momento. Pertanto, non ho detto sicuramente una novità!

(Ritiro dell'interpellanza urgente Barani n. 2-00852)

PRESIDENTE. Avverto che l'interpellanza urgente Barani e Cirino Pomicino n. 2-00852, concernente iniziative per l'applicazione delle procedure di stabilizzazione previste dalla legge finanziaria per il 2007 al personale militare del Ministero della difesa, è stata ritirata in data odierna dai presentatori.

Pag. 83

(Modalità di assegnazione dei fondi previsti dalla legge finanziaria 2007 per il finanziamento di progetti relativi alla ricerca sulle malattie rare e sulle cellule staminali - n. 2-00850)

PRESIDENTE. La deputata Poretti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00850, concernente modalità di assegnazione dei fondi previsti dalla legge finanziaria 2007 per il finanziamento di progetti relativi alla ricerca sulle malattie rare e sulle cellule esaminati (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 11).

DONATELLA PORETTI. Signor Presidente, questa interpellanza urgente riprende, in parte, le richieste fatte da tre ricercatori che avevano inviato una lettera al Ministro della salute. Non avendo ricevuto risposta direttamente dal Ministero, tale lettera è stata pubblicata dagli organi di stampa. Pertanto, ho ritenuto utile che, perlomeno in questa sede istituzionale, la stessa trovasse una risposta. Questa è la vicenda: Elena Cattaneo, Paolo Bianco e Ranieri Cancedda - illustri ricercatori italiani noti a livello mondiale - hanno inviato una lettera riguardo ai finanziamenti previsti nella legge finanziaria per l'anno 2007, con la quale sono stati stanziati tre milioni di euro per la ricerca sulle malattie rare e sulle cellule staminali, denunciando al Ministro della salute Livia Turco che vi sono «circostanze che destano grande preoccupazione, rivestono significato generale e necessitano, a nostro giudizio, di intervento autorevole e correttivo».
Nella lettera si precisa che i tre milioni di euro, a quel che risulta, sono gestiti «direttamente dal Ministero della salute e dall'Istituto superiore di sanità e sono già stati assegnati, per ammissione anche pubblica di alcuni ricercatori» (Angelo Vescovi su Avvenire), «ma non risulta che sia stato pubblicato un bando o che singoli ricercatori o istituzioni abbiano potuto liberamente presentare progetti o domande di finanziamento».
I tre ricercatori hanno fatto presente al Ministro interpellato, quindi, che «richieste di informazioni rivolte al direttore dell'Istituto superiore di sanità da più membri della comunità scientifica, al fine di conoscere chi avesse definito e valutato la destinazione dei fondi e secondo quale procedura, sono rimaste eluse, pur ottenendo obliquo quanto inequivocabile riscontro di una procedura di assegnazione di risorse che non appare accettabile».
Per quanto riguarda le «richieste di informazioni rivolte al direttore dell'Istituto superiore di sanità» si fa riferimento a quanto richiesto dai ricercatori, precedentemente alla lettera al Ministro interpellato, direttamente al presidente dell'Istituto superiore di sanità, Enrico Garaci, e alla sua risposta, secondo la quale i finanziamenti «rappresentano una piccola percentuale dei fondi dell'ex articolo 12, ma il più delle volte essi vanno a coprire esigenze pressanti o argomenti di particolare interesse politico e sanitario in questi progetti pure per l'esiguità delle risorse vengono limitati gli obiettivi e individuate le strutture da coinvolgere sempre nell'ambito dei destinatari istituzionali».
Garaci ha anche scritto: «faccio presente che la valutazione di tale progetto è in corso perché nel frattempo è intervenuta la nomina di una nuova commissione: alcune informazioni richieste quindi non sono, al momento, disponibili». Quindi si conferma che vi siano assegnazioni in corso, in assenza di adeguata e trasparente pubblicità.
I tre ricercatori, nella lettera al Ministro interpellato, precisano che tale comportamento e modo di finanziare la ricerca sulle staminali è sintetizzato nel neo-anglismo top-down. In realtà questa procedura, che non appartiene ad alcuna realtà scientifica internazionale, «consisterebbe nella attribuzione» anomala e aberrante «di risorse lungo una catena che, dalla commissione ministeriale, procederebbe verso una singola istituzione e singoli ricercatori, a loro volta investiti della facoltà di cooptare nell'accesso al finanziamento altre istituzioni e altri ricercatori di loro personale scelta, anche nell'ambito del mondo universitario».Pag. 84
Potremmo definirlo un meccanismo di cooptazione, di passaparola tra ricercatori che si avvertono dell'esistenza di un progetto, di finanziamenti e delle modalità per accedervi. Secondo quanto scritto nella lettera, per i ricercatori «in base alle informazioni disponibili, la situazione descritta configurerebbe un caso esemplare di impropria attribuzione di finanziamenti pubblici per la ricerca, secondo una prassi distante anni luce dalle normali procedure di assegnazione di risorse per la ricerca (peer-review), storicamente concepite proprio per escludere qualunque forma (o parvenza) di diretta negoziazione tra pubblica amministrazione e singoli ricercatori o istituzioni scientifiche».
Tralascio altre parti della lettera, per ricordare come lo stesso sottosegretario Zucchelli rispose ad un'interrogazione che cercava di fare chiarezza su una commissione del 2001 sulle cellule staminali. Grazie a tale interrogazione ed alle risposte fornite dal Ministero della salute è venuto alla luce che, effettivamente, quei metodi poco trasparenti erano utilizzati per una vera e propria spartizione di fondi pubblici. Esistevano, cioè, dei bandi di concorso, ma anche delle commissioni, che valutavano i progetti che chiedevano i finanziamenti, ed i componenti di tali commissioni erano anche i presentatori di studi e ricerche per i quali si chiedevano i finanziamenti: dunque, le persone che chiedevano i soldi erano le stesse che decidevano a chi assegnarli, e va da sé che se li assegnavano.
Rispondendo a queste interrogazioni, lo stesso sottosegretario Zucchelli dichiarò: «a nostro avviso la disciplina della procedura seguita non garantisce adeguatamente la trasparenza». Egli preannunciò che, da allora in poi, tale metodo non si sarebbe più potuto utilizzare.
Ricordo però che quel metodo era in vigore grazie alle decisioni della Commissione sulle cellule staminali presieduta da Enrico Garaci, il quale, allo stesso tempo, era anche presidente dell'Istituto superiore della sanità. Oggi ci troviamo nella medesima situazione: Enrico Garaci è infatti ancora presidente dell'Istituto, ove è stato confermato proprio nei giorni scorsi, nonostante le molte polemiche da parte dei ricercatori, nonostante le votazioni contrarie da parte di un ramo del Parlamento (mi riferisco alla Commissione igiene e sanità del Senato), e nonostante alcune situazioni non chiare (tanto che vi sono denunce in procura e relazioni della Corte dei conti) che segnalano di trovarsi anche questa volta - dal momento che a presiedere l'Istituto superiore della sanità è ancora la stessa persona che lo presiedeva nel 2001, e considerate anche le risposte che il presidente Garaci faceva circolare - di fronte ad una spartizione di soldi pubblici.
In breve, dunque, con l'interpellanza in discussione si chiede anzitutto se i finanziamenti in oggetto siano stati effettivamente assegnati, a chi e secondo quale procedura siano stati assegnati, e quali siano stati i progetti finanziati. Soprattutto, nel caso in cui le risposte fossero positive, se cioè effettivamente i fondi previsti sono stati assegnati, si domanda se non sia il caso di sospendere la procedura per ripartire dall'impegno originariamente assunto dal Ministero e dal sottosegretario Zucchelli di adottare altri tipi di procedure per assegnare i soldi pubblici.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Serafino Zucchelli, ha facoltà di rispondere.

SERAFINO ZUCCHELLI, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, onorevoli deputati, i tre quesiti posti dagli onorevoli interpellanti offrono l'occasione per fare piena chiarezza su una vicenda che ha trovato vasta eco nel mondo scientifico italiano e nell'opinione pubblica, relativamente ad una presunta mancanza di trasparenza nelle modalità di attribuzione dei finanziamenti pubblici per la ricerca scientifica. Gli onorevoli interpellanti hanno citato la legge finanziaria per l'anno 2007 che, all'articolo 1, comma 813, ha previsto per gli anni 2007, 2008 e 2009 - nell'utilizzazione delle risorse previste nella Tabella C, allegata alla stessa legge, destinate al finanziamento diPag. 85progetti di ricerca sanitaria ai sensi degli articoli 12 e 12-bis del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 - lo stanziamento per ciascun anno di 3 milioni di euro, vincolati al finanziamento, fra gli altri, di progetti per l'utilizzazione di cellule staminali.
Si rileva che tutti i finanziamenti previsti dalla norma citata sono indirizzati esclusivamente ai destinatari istituzionali dei fondi per la ricerca assegnati al Ministero della salute (regioni, istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, Istituto superiore di sanità, Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro, istituti zooprofilattici, Agenzia per i servizi sanitari regionali), allo scopo di implementare una ricerca che garantisca una significativa ricaduta sul servizio sanitario nazionale con il conseguimento degli obiettivi prefissati dal piano sanitario. Possono inoltre concorrere alla realizzazione di tali progetti anche soggetti diversi dai suddetti destinatari istituzionali - quali università, enti di ricerca pubblici e privati, aziende pubbliche e private - sulla base però di specifici accordi.
Quanto lamentato dagli interpellanti si fonda su un presupposto inesistente, ossia che i finanziamenti citati siano stati già assegnati in mancanza di un regolare bando pubblico. Tale presupposto viene formalmente, e con fermezza, smentito dal Ministero della salute. Preciso che l'ormai soppressa Commissione nazionale della ricerca sanitaria, nel marzo 2007, si era limitata ad individuare l'Istituto superiore di sanità - nella sua qualità di organo di vertice tecnico-scientifico del servizio sanitario nazionale - quale soggetto coordinatore per la definizione di un progetto di fattibilità in materia di ricerca sulle cellule staminali: progetto che, in quanto tale, esclude qualsiasi possibile individuazione di destinatari di stanziamenti. Successivamente, nello scorso mese di settembre, il Ministro ha istituito la nuova Commissione, presieduta dallo stesso Ministro, nella cui seduta di insediamento l'organo politico ha fornito una precisa disposizione al riguardo della questione in oggetto, richiedendo che l'assegnazione dei fondi avvenga con bando pubblico e con una procedura di valutazione dei progetti pervenuti da parte di referee esterni, in conformità con i principi di imparzialità e trasparenza che vengono invocati nell'atto parlamentare.
Sottolineo che in qualità di vicepresidente della commissione è stato nominato il professor Alessandro Liberati, da anni alla guida del Cochrane italiano, che è l'ente di valutazione delle ricerche cliniche e della medicina basata sull'evidenza, tra i più quotati nel mondo anche per la propria totale estraneità rispetto al mondo dell'industria farmaceutica.
Preciso anche che, nella prossima seduta del 5 dicembre, la commissione dovrà individuare la metodologia da seguire secondo l'indicazione del Ministro di pervenire, nei tempi più rapidi possibili e fatto ovviamente salvo il rispetto del regolare svolgimento delle procedure di bando, all'assegnazione delle risorse economiche previste.
E proprio a questo riguardo sottolineo che la somma complessiva è salita a 8 milioni di euro, in quanto nelle more dell'assegnazione dei 3 milioni stanziati per il 2007 dall'articolo 1, comma 813, della legge finanziaria vigente il Ministero della salute ha, nel frattempo, acquisito la disponibilità di altri cinque milioni di euro, finalizzati alla ricerca sulle cellule staminali.
Merita di essere ricordato, a testimonianza di un impegno mantenuto, che tra i primi provvedimenti del Ministro Livia Turco vi è stata la revoca del decreto ministeriale 23 febbraio 2006, con il quale il Ministro della salute pro tempore aveva erogato finanziamenti per la ricerca finalizzata con un'assegnazione diretta ad alcuni centri di ricerca.
Il decreto del Ministro Livia Turco del 21 luglio 2006 ha invece introdotto il criterio del bando pubblico, con la previsione di una commissione esterna per la valutazione dei progetti pervenuti. Secondo quanto previsto dal suddetto decreto nel 2006 sono state assegnati 100 milioni di euro per la ricerca finalizzata e, proprio nei giorni scorsi, è stato pubblicatoPag. 86sul sito istituzionale del Ministero il bando per la ricerca finalizzata 2007, per un totale di 76 milioni di euro.
Ricordo, inoltre, che la legge finanziaria del 2006 ha riservato 15 milioni di euro ai ricercatori italiani con età inferiore ai quarant'anni. A breve termine sarà pubblicato sul sito istituzionale anche questo bando. Inoltre, aggiungo che nel disegno di legge finanziaria in discussione la percentuale del 5 per cento del fondo per la ricerca del Servizio sanitario nazionale destinato ai ricercatori al di sotto dei quarant'anni sarà aumentato al 10 per cento. Tale disposizione è stata già approvata. Un'analoga percentuale è stata ottenuta dal Fondo per la ricerca universitaria, per cui le somme a favore dei giovani ricercatori sono fortissimamente incrementate.
Quanto detto fornisce un'ulteriore conferma a quanto era stato garantito in occasione delle precedenti risposte fornite sull'argomento all'onorevole Poretti, relativamente al fermo intendimento del Ministro della salute di garantire la massima trasparenza nelle metodologie e procedure di assegnazione dei fondi nel settore della ricerca. Appare evidente che tale intendimento ha trovato concreta applicazione nelle iniziative finora adottate.

PRESIDENTE. La deputata Poretti ha facoltà di replicare.

DONATELLA PORETTI. Signor Presidente, mi posso dichiarare soddisfatta e se potessi esprimermi con una battuta direi che forse, questa volta, il colpo è stato sventato. Infatti, ricordo che insieme al sottosegretario ci siamo esercitati in interrogazioni e risposte perché, sia tale questione, sia l'impegno del Ministro, risalivano all'episodio della commissione sulle cellule staminali del 2001, che ho precedentemente citato.
All'epoca, purtroppo, i riflettori si sono accesi troppo tardi, sicuramente grazie ad un cambio di Governo e ad alcune interrogazioni che hanno ricevuto risposte. In questa occasione i riflettori si sono accesi molto prima e credo che sia il chiarimento, sia l'impegno, rinnovati anche oggi da parte del sottosegretario, siano stati davvero utilissimi. Tuttavia, non posso non notare un aspetto. Al momento siamo in aula ma stamattina abbiamo tutti letto purtroppo le notizie riportate dai giornali.
In un'intervista apparsa sul quotidiano La Stampa il Ministro Turco rivolge un attacco durissimo ai nostri tre ricercatori che chiedevano chiarimenti. Se è vero che i chiarimenti giustamente sono stati offerti oggi dal sottosegretario in risposta all'interpellanza urgente da me presentata, il Ministro Turco ha attaccato, a mio avviso, in modo troppo forte - forse era troppo arrabbiata per essere lucida e rispondere in maniera misurata - i ricercatori definendoli «bande in guerra». I nostri tre ricercatori, citati nella lettera, domandavano chiarimenti e chiedevano che i fondi fossero assegnati seguendo regole di trasparenza, le stesse sulle quali si sta impegnando il Ministero. Ebbene, a fronte di tali richieste, il Ministro ha messo tutti nello stesso calderone «guerre per bande» di chi, evidentemente, vuole spartirsi una parte di soldi pubblici. Credo che se il Ministro avesse risposto a suo tempo, in maniera calma e non così arrabbiata come nell'intervista di oggi, forse ci saremmo anche risparmiati questa interpellanza urgente. Evidentemente però, un motivo c'è stato se, fin dall'inizio, non è stata data una risposta alle richieste che provenivano dal mondo scientifico. Probabilmente, questo tempo è stato anche impiegato per cercare di capire quanto stesse accadendo all'interno dell'Istituto superiore di sanità.
Di sicuro, oggi si afferma che l'Istituto superiore di sanità non stava assegnando fondi o che comunque essi non sono stati e non saranno assegnati con i noti metodi del 2001. Ovviamente rimane un interrogativo lasciato aperto dal Ministro che, nell'intervista a La Stampa, loda solo ed esclusivamente l'unica persona che aveva applicato metodi non trasparenti. Infatti, l'unica persona che, per l'appunto, è degna di essere lodata dal Ministro, in questo frangente, è Enrico Garaci, confermato alla presidenza dell'Istituto superiore di sanità, lo stesso che, grazie anche ai provvedimentiPag. 87del Governo e del Ministro precedenti, ha potuto spartire soldi pubblici. Oggi non vi sono più tali provvedimenti e vi sono altri metodi.
Confermare sempre le stesse persone, che hanno adottato metodi non trasparenti, forse non è la migliore misura cautelativa che si potesse adottare. Forse non sarebbe stato male cambiare. È inutile ricordare gli articoli di giornale che hanno definito il predetto come un «inaffondabile», un uomo di Comunione e Liberazione prima e di Scienza e Vita oggi che, per l'appunto, ha spartito e destinato soldi pubblici agli amici fin dal 2001. Forse davvero oggi poteva essere una buona occasione per dare un cambio a tale vertice, con il metodo che ha riconfermato oggi il sottosegretario Zucchelli. Forse anche un cambio negli uomini sarebbe stato davvero utile.

(Rinvio dell'interpellanza urgente Sperandio n. 2-00853)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta del Governo e con il consenso dei presentatori, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Sperandio n. 2-00853, concernente gestione del Centro di permanenza temporanea di Lamezia Terme e iniziative per il superamento di tali strutture è rinviato ad altra seduta.
È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Sull'ordine dei lavori (ore 17,35).

PRESIDENTE. Avverto che il presidente della Commissione esteri ha trasmesso alla Presidenza una lettera con la quale comunica che la Commissione non è in grado di concludere l'esame della proposta di legge recante l'istituzione della Commissione parlamentare bicamerale per gli italiani all'estero (A.C. n. 2068), di cui il calendario prevedeva la discussione sulle linee generali nella seduta di lunedì 26 novembre. Tale discussione, pertanto, non avrà luogo.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 26 novembre 2007, alle 10,30:

1. - Discussione del disegno di legge:
Norme di attuazione del Protocollo del 23 luglio 2007 su previdenza, lavoro e competitività per favorire l'equità e la crescita sostenibili, nonché ulteriori norme in materia di lavoro e previdenza sociale (3178-A).
- Relatori: Delbono, per la maggioranza; Barani, di minoranza.

2. - Discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 30 ottobre 2007, n. 180, recante differimento di termini in materia di autorizzazione integrata ambientale e norme transitorie (3199-A).
- Relatore: Camillo Piazza.

3. - Discussione della mozione Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00248 relativa ai negoziati sullo status del Kosovo.

La seduta termina alle 17,40.

CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO LUANA ZANELLA SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 3194-A

LUANA ZANELLA. Ma un altro terzo delle risorse viene finalizzato alle infrastrutture in particolare per garantire continuità di investimento e manutenzione straordinaria della rete ferroviaria e stradale. Stanziamenti sono previsti per alcune realtà metropolitane, per il trasporto metropolitano e per incentivare la mobilità sostenibile.
Sul tema della legge speciale per Venezia ho già detto nel mio intervento precedente ma faccio un appello al Governo. Se non vengono stanziati almeno 50Pag. 88milioni all'anno per il prossimo trienni, la salvaguardia della città e il piano direttore della regione sulla laguna saranno bloccati, non potranno essere garantiti, con il risultato che avremo un megaintervento alle bocche di porto e una città che cade a pezzi, una laguna inquinata, una realtà socio-economica sostenuta solo da un turismo devastante!
Non mi pare sia una prospettiva che onori questo paese e rispetti la normativa statale prevista per Venezia.
È evidente che nel corso dell'esame della finanziaria, si dovrà porre rimedio a questa come alcune altre questioni, per esempio la liquidazione della società Stretto di Messina Spa.
L'approvazione del provvedimento che segue il voto con cui la Camera dei deputati ha confermato la fiducia al Governo avviene in presenza di una situazione politica fortemente modificata rispetto a quella di pochi giorni fa.
Il disegno di legge finanziaria per il 2008 è stato, in prima lettura, approvato dal Senato, per la prima volta dopo quindici anni senza che venisse posta la questione di fiducia. È indispensabile procedere alla chiusura della sessione di bilancio e all'approvazione del disegno di legge sul welfare e dimostrare con i fatti la buona qualità delle scelte effettuate.
Dare risposte certe ed avanzate alle necessità del Paese prima ancora di dedicarsi alle pur necessarie riforme della legge elettorale e istituzionali credo che sia la giusta via per ricucire i rapporti lacerati tra istituzioni e paesi, tra la «politica» e i cittadini e le cittadine in carne ed ossa.
È a questo che dovranno e dovremo guardare e tenere presente nell'azione parlamentare e di Governo.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI SANDRA CIOFFI E SALVATORE TOMASELLI SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 3193

SANDRA CIOFFI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la ratifica che ci troviamo ad approvare riguarda la revisione della Convenzione sul rilascio dei brevetti europei fatta a Monaco nel 2000 e prevede una serie di importanti modifiche rispetto a quella firmata, sempre a Monaco, nel lontano 1973.
Obiettivo di tale revisione è quello di modernizzare tale Convenzione assicurandone la sua adattabilità, nel lungo periodo, ai cambiamenti politici, economici e giuridici.
Fra le novità più rilevanti c'è, certamente, quella che prevede l'istituzionalizzazione della Conferenza intergovernativa e cioè la possibilità di confronto, almeno ogni cinque anni, dei Ministri degli Stati membri competenti in materia di brevetti, per discutere ed analizzare tutte le questioni che riguardano l'Organizzazione europea dei brevetti ed il relativo sistema europeo.
Altre novità sono di natura squisitamente tecnica, finalizzate, in alcuni casi, a dare un adeguato supporto giuridico a prassi già fortemente consolidate ed in altri casi a migliorare il sistema dei brevetti adattandole alle diverse esigenze emerse nel corso degli anni.
Fra le diverse intese raggiunte spiace sottolineare come non si sia trovato un accordo per la brevettabilità delle invenzioni biotecnologiche e di quelle relative ai software dei computer. Si è evidente ritenuto di dover approfondire tali argomenti non essendoci ancora, a livello comunitario, un adeguato consenso.
Occorre ricordare che abbiamo l'obbligo di ratificare tale provvedimento entro il prossimo 13 dicembre, giorno in cui entrerà in vigore tale Atto di revisione; di conseguenza il vecchio testo non sarà più applicabile e ci troveremmo, quindi, privi di qualsiasi tutela in sede europea in materia di registrazione di brevetti.
Per il futuro sarebbe auspicabile, nonostante le comprensibili difficoltà che ci sono, viste le diverse impostazioni giuridiche dei Paesi membri, giungere quanto prima al brevetto comunitario. Occorre, quindi, lavorare in questa direzione anche perché i costi di registrazione dei brevettiPag. 89in Europa sono di venti volte superiori a quelli degli Stati Uniti o del Giappone.
In conclusione, dichiaro il voto favorevole del gruppo Popolari-Udeur, facendo solo un'ultima considerazione: il ritardo che deriva dall'approvazione di tale provvedimento deve farci comprendere che è arrivato il momento di valutare seriamente l'opportunità di ripensare al sistema con cui si procede alla ratifica dei trattati internazionali.

SALVATORE TOMASELLI. Nell'annunciare il voto favorevole al provvedimento in esame del gruppo Partito Democratico-l'Ulivo, ricordo che si tratta di un disegno di legge fondamentale da approvare in tempi brevi, in quanto il 13 dicembre 2007 scadrà il termine entro il quale Italia, Francia e Germania possono ratificare la convenzione oggetto di ratifica; solo così si sarebbe in grado infatti di evitare un pericoloso vuoto normativo. Segnalo altresì che il provvedimento, condiviso da tutte le forze politiche, reca principalmente modifiche di carattere tecnico-procedurale alla Convenzione del 1973, non affrontando inoltre tematiche delicate come quelle relative ai brevetti nel settore medico-sanitario che saranno invece definite da un distinto e separato provvedimento.
Colgo l'occasione, senza entrare nel merito dell'articolato già illustrato dal relatore, per osservare come il ritardo maturato in questa occasione confermi ancora una volta l'opportunità di ripensare il sistema in cui si procede alla ratifica dei trattati internazionali. Aggiungo, per completezza, che l'Unione europea ha avviato quest'anno un negoziato per giungere al brevetto comunitario, che tuttavia si mostra particolarmente controverso a causa delle diverse impostazioni giuridiche dei Paesi membri: è in atto, infatti, una difficile negoziazione sulle tematiche del brevetto europeo in quanto coesistono diversi modelli di regolazione tra paesi.
Intendo sottolineare, comunque, l'importanza di procedere in tale direzione alla luce del fatto che ad oggi i costi di registrazione dei brevetti in Europa sono di venti volte superiori a quelli vigenti negli Stati Uniti o in Giappone.
Il disegno di legge di ratifica in esame potrebbe rappresentare l'occasione per un impegno esplicito per riscrivere tutta la Convenzione e definire gli aspetti specifici del brevetto unico europeo.
È diffusa la consapevolezza che la tutela della proprietà intellettuale rappresenta uno strumento per incentivare l'innovazione, espandere l'insieme di conoscenze disponibili per fini produttivi e sostenere la crescita economica. Negli ultimi dieci anni le richieste di brevetto depositate in Europa, Giappone e Stati Uniti sono cresciute di oltre il 40 per cento, per effetto sia dell'aumentata propensione a brevettare delle imprese, sia dell'emergere di nuove aree tecnologiche come l'Ict e le biotecnologie. Per incoraggiare tale evoluzione, i sistemi di protezione della proprietà intellettuale hanno subìto importanti cambiamenti, orientandosi verso un rafforzamento dei diritti di sfruttamento da parte del titolare.
In questa prospettiva, la creazione di un autentico brevetto comunitario offre l'occasione per rafforzare l'economia europea. L'evoluzione del sistema brevettuale europeo, anche in ottemperanza degli accordi di Lisbona, dovrebbe operare in almeno tre direzioni. Innanzitutto, è necessario assicurare ampio accesso alle invenzioni di base, ancora lontane dall'applicazione industriale, ma che possono essere fondamentali per il progresso della ricerca. Dopo le riforme degli anni Ottanta, negli Stati Uniti si è aperta una corsa sfrenata a brevettare, che ha spesso precluso il progresso dell'innovazione e ne ha fatto aumentare i costi per problemi di licenze. Per attenuare il problema, andrebbero stabilite regole precise e uniformi per le eccezioni riguardanti la ricerca, necessarie per assicurare continuità agli investimenti in ricerca e sviluppo.
In secondo luogo, gli uffici brevettuali dovrebbero migliorare la gestione delle nuove aree tecnologiche, nelle quali è difficile stabilire con esattezza i domini di brevettabilità e l'ampiezza del salto innovativo. In queste aree, la protezione brevettualePag. 90non dovrebbe rappresentare uno strumento per bloccare l'accesso ad altri inventori. Specialmente nei settori emergenti, quando ancora manchi l'esperienza da parte degli uffici brevettuali, sarebbe auspicabile che fosse analizzato l'impatto economico delle invenzioni e che questo fosse confrontato con sistemi di tutela alternativi, come ad esempio il copyright o la totale non brevettabilità.
Infine, si dovrebbe promuovere la qualità dei brevetti. Brevetti di scarsa qualità, con un salto innovativo ridotto o con una dubbia utilità, sono dannosi da un punto di vista sociale: la loro proliferazione fa aumentare il carico di lavoro degli uffici e crea incertezza sulla validità del sistema brevettuale nel suo complesso. Un efficace meccanismo di opposizione da parte di terzi successivamente al rilascio del brevetto può costituire una soluzione, ma non servirebbe ad alleggerire gli uffici brevettuali dalle invenzioni di scarsa utilità.
Nel confermare il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico, confermo il nostro impegno a favorire l'evoluzione normativa sia nazionale che comunitaria in tali direzioni a sostegno della importanza della ricerca, ai fini dello stesso sviluppo industriale del paese.

ERRATA CORRIGE

Nel resoconto stenografico della seduta del 21 novembre 2007, a pagina 118, seconda colonna, ventunesima riga, le parole: «l'eliminazione del» si intendono sostituite dalla seguente: «il».

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 7
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. ddl 3194-A - voto finale 493 492 1 247 277 215 71 Appr.
2 Nom. Moz. Leone e altri n. 1-241 I p. 492 451 41 226 186 265 70 Resp.
3 Nom. Moz. Leone e altri n. 1-241 II p. 500 406 94 204 133 273 70 Resp.
4 Nom. ddl 3193 - articolo 1 435 434 1 218 432 2 69 Appr.
5 Nom. articolo 2 452 452 227 451 1 69 Appr.
6 Nom. articolo 3 465 463 2 232 462 1 69 Appr.
7 Nom. ddl 3193 - voto finale 463 462 1 232 461 1 69 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.