XV LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 247 di mercoledì 21 novembre 2007

[frontespizio]
[elenco e sigle dei gruppi parlamentari]
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[allegato A]
[allegato B]

[riferimenti normativi]
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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI

La seduta comincia alle 9,35.

RENZO LUSETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 16 novembre 2007.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Aprea, Bersani, Bimbi, Bindi, Boato, Boco, Bonelli, Bonino, Brugger, Cento, Chiti, Cirino Pomicino, Cordoni, D'Alema, D'Antoni, Damiano, De Castro, De Piccoli, Del Mese, Di Pietro, Di Salvo, Donadi, Duilio, Fabris, Fioroni, Folena, Forgione, Galante, Gentiloni Silveri, Giancarlo Giorgetti, Giovanardi, Landolfi, Lanzillotta, Letta, Levi, Lion, Lucà, Maroni, Mazzocchi, Melandri, Meloni, Meta, Migliore, Minniti, Morrone, Mussi, Oliva, Leoluca Orlando, Palumbo, Parisi, Pecoraro Scanio, Pinotti, Piscitello, Pisicchio, Pollastrini, Prodi, Ranieri, Realacci, Reina, Rigoni, Rutelli, Santagata, Sgobio, Soro, Villetti, Violante, Visco ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1819 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, recante interventi urgenti in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l'equità sociale (Approvato dal Senato) (A.C. 3194-A) (ore 9,38).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, recante interventi urgenti in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l'equità sociale.
Ricordo che nella seduta di ieri si è proceduto alla votazione, per appello nominale, dell'emendamento Dis. 1.1, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione in esame, sulla cui approvazione, senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3194-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 3194 sezione 1).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 88 e 89 del Regolamento, i seguenti ordini delPag. 2giorno, aventi ad oggetto argomenti estranei al provvedimento in esame: Beltrandi n. 9/3194/9, in materia di separazione tra operatori di rete e fornitori di contenuti nell'ambito dell'esercizio dell'attività radiotelevisiva; D'Elia n. 9/3194/10, in materia di abrogazione dell'esclusiva a favore della SIAE nell'attività di intermediazione dei diritti d'autore; Bricolo n. 9/3194/168 e Brigandì n. 9/3194/169, rispettivamente in materia di risorse per le espulsioni degli immigrati non regolarmente soggiornanti sul territorio nazionale e per il sostegno del rimpatrio e della carcerazione nei Paesi di origine degli immigrati condannati per gravi delitti, materie afferenti al decreto-legge n. 181 del 2007, in corso di esame presso l'altro ramo del Parlamento; Dozzo n. 9/3194/174, in materia di applicazione della direttiva comunitaria in materia di utilizzo in agricoltura di fertilizzanti contenenti azoto.
L'onorevole Forgione ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/13.

FRANCESCO FORGIONE. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, con il mio ordine del giorno n. 9/3194/13, chiediamo un atto chiaro e un impegno preciso per parificare, nel riconoscimento dei benefici, le vittime della mafia e del dovere, alle vittime del terrorismo.
Dopo il primo incontro di Polistena, nella Giornata della memoria del 21 marzo, dove, per la prima volta, si ritrovarono oltre 300 familiari di vittime innocenti della mafia, fu l'intera Commissione parlamentare antimafia (che ho la responsabilità di presiedere) ad inviare al Parlamento un progetto di legge per il riconoscimento e la parificazione delle vittime. Non ho bisogno di spiegare l'importanza e il valore - non solo simbolico, ma anche civile e democratico - di quel provvedimento.
Il Governo ha pensato di recuperare, già nel decreto-legge fiscale, parte di quell'articolato e ciò è un fatto che ritengo estremamente positivo: avviene per la prima volta e colma quel vuoto nel riconoscimento che si era determinato, a favore delle vittime del terrorismo, con la legge n. 206 del 3 agosto 2004.
Oggi chiediamo che in nessun aspetto vi siano discriminazioni e differenze. Non si tratta di un conflitto tra i familiari delle vittime. Il dolore, la sofferenza, il percorso e il senso della vita di chi è stato colpito - innocente - dalla violenza e dalla barbarie mafiosa, non trova soluzione in alcun disegno di legge. Lo Stato e la Repubblica hanno il dovere di riconoscere il valore del sacrificio di chi è caduto - innocente - nello scontro tra la criminalità organizzata e la democrazia.
Per questo motivo, oggi - e mi rivolgo ai rappresentanti del Governo - chiediamo un pronunciamento chiaro. Manca solo l'estensione del comma 3 dell'articolo 5 della legge n. 206 del 3 agosto 2004 alle vittime del dovere e alle vittime innocenti della mafia, per evitare, non solo la percezione nei familiari e nei cari, ma anche la concreta continuità di una situazione nella quale, in questo nostro Paese, esistono vittime di serie A e vittime di serie B.
Abbiamo sentito dal Governo - e ancora oggi la leggiamo sui giornali attraverso le dichiarazioni del Ministro dell'interno, Amato - parole impegnative su questo punto. Si tratta ora di darvi corso. Non si è potuta trovare una soluzione nel decreto-legge fiscale in discussione. La legge finanziaria, già giunta all'esame della Camera, è l'occasione per fornire una risposta a tante cittadine e cittadini che la attendono.
Il Governo colga il valore e il significato politico di un ordine del giorno firmato da tutti i gruppi parlamentari. Quando si affrontano i problemi della lotta alla mafia, del valore civile, del sacrificio delle vittime e del loro riconoscimento, è sempre necessario tenere bassi i toni della responsabilità e del rigore dei comportamenti politici ed istituzionali, individuali e collettivi, evitare le strumentalizzazioni di parte, sottrarsi alle piazze mediatiche, assumere la responsabilità delle scelte di ognuno e di ognuna. La credibilità dell'azione dello Stato nella lotta e nel contrastoPag. 3ai poteri criminali è fatta di tante cose: dell'azione delle tante donne e uomini delle forze di polizia, del lavoro della magistratura, della trasparenza dei partiti e della politica, della ribellione del mondo imprenditoriale ed economico.
Nella nostra storia, in questa travagliata storia del nostro Paese, troppe volte tutto ciò ha portato al sacrificio estremo di donne e uomini come, del resto, è avvenuto per la lotta al terrorismo. Riconoscere il valore e l'esempio morale, civile e sociale, senza differenze e discriminazioni, è ciò che oggi, con l'ordine del giorno in esame, chiediamo al Governo e all'intero Parlamento.

PRESIDENTE. L'onorevole Falomi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/127.

ANTONELLO FALOMI. Signor Presidente, intervengo per illustrare l'ordine del giorno n. 9/3194/127 a mia firma, che riguarda la questione del passaggio del sistema di trasmissione televisiva dalla tecnica analogica a quella digitale terrestre.
Nel decreto-legge in discussione, la data per il passaggio definitivo dal sistema analogico a quello digitale è stabilita per l'anno 2012. Si tratta di una data realistica, che offre certezza al mercato e che doveva essere fin dall'inizio di tutta questa vicenda definita in modo credibile.
Il decreto-legge in esame sposta al 2012 la data - il 31 dicembre 2008 - prevista dalla cosiddetta «legge Gasparri». Quest'ultima data era stata stabilita irrealisticamente al fine di cercare di rispondere ad un'obiezione mossa dalla Corte costituzionale in relazione alla situazione esistente di monopolio nel settore televisivo privato. Con tale data, anticipata in modo del tutto non credibile, si voleva far presente che il regno della scarsezza delle frequenze stesse per finire e stesse per arrivare il regno dell'abbondanza; quindi, tutte le normative esistenti, che fissavano limiti antitrust al possesso delle frequenze, sarebbero divenute obsolete.
Con questo escamotage si è cercato di aggirare la sentenza della Corte costituzionale. In realtà, giustamente, nel disegno di legge Gentiloni, la questione viene riportata su un binario di maggiore credibilità. Tuttavia, rispetto al decreto-legge al nostro esame, il problema che si apre, ancorato alla data dello switch off (cioè del passaggio dal sistema analogico al digitale terrestre), è quello del periodo di regime transitorio relativo ad una delle reti eccedenti del gruppo Mediaset. Nella legge Gasparri, questo regime transitorio veniva prolungato fino alla data dello switch off. Se si sposta tale ultima data al 2012, si sposta anche in realtà la data del regime transitorio. Sappiamo bene che è stato presentato il disegno di legge Gentiloni n. 1825 (le Commissioni riunite ne hanno già terminato l'esame), il quale regolamenta nuovamente il periodo transitorio.
Con quest'ordine del giorno, però, volevamo richiamare l'attenzione sulla necessità che, accanto allo spostamento della data prevista per lo switch off al 2012, si preveda un regime transitorio, che consenta, in sostanza, la liberazione di frequenze e la loro riassegnazione a tutti quei soggetti che hanno avuto una concessione per trasmettere ma che non hanno potuto avere le frequenze in questi anni oppure che hanno avuto la concessione per trasmettere su almeno l'80 per cento del territorio nazionale e gli si è data, al massimo, una copertura inferiore a quella cifra.
Lo scopo di quest'ordine del giorno, quindi, è semplicemente di dire: attenzione, c'è un regime transitorio legato alla data dello switch off, alla data del passaggio al digitale terrestre. Questo regime transitorio va ribadito e si invita il Governo, attraverso quest'ordine del giorno, ad adottare, con l'urgenza che il caso richiede, tutte le misure che consentano di non fare semplicemente uno spostamento di data, ma di modificare il regime legato a quella data. Questo è il senso dell'ordine del giorno e speriamo ed auspichiamo che il Governo lo accolga.

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PRESIDENTE. L'onorevole Gioacchino Alfano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/20.

GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, questa non è la prima, ma la terza volta che intervengo per richiedere una modifica al testo (in questa fase è più una raccomandazione). L'ho fatto in momenti diversi, man mano che l'esame del testo del provvedimento arrivava alla conclusione; devo dire che è stato inutile ogni sforzo, non solo mio e dell'opposizione, ma anche della maggioranza. Ciò non può essere giustificato con il particolare momento politico, anzi, proprio per il fatto che il provvedimento è stato modificato per quanto riguarda la copertura della misura relativa agli incapienti, forse questa era l'occasione buona per cercare di aggiungere qualche altra modifica urgente.
Con quest'ordine del giorno cerco di impegnare il Governo ad utilizzare questa risorsa importante che è stata realizzata, per ridurre la spesa e non per finanziare soggetti che sono incerti o che, addirittura, non hanno bisogno di questo intervento: mi riferisco agli incapienti.
L'ordine del giorno, quindi, cerca di contenere la politica della spesa in funzione di un finanziamento che riteniamo non utile. Il Governo, con questo provvedimento, ha tentato di individuare, di captare una categoria di indigenti, definiti incapienti, che non può utilizzare le detrazioni fiscali. Sono quei soggetti che hanno un reddito zero o, quanto meno, versano un'imposta zero nel 2006, versano un'imposta zero nel 2007 e, quindi, usufruiranno di un importo che equivale alla detrazione che a loro è stata concessa.
La questione è: se ci sono dei soggetti che in Italia non possono usufruire di alcuni benefici, che sono corrisposti sotto forma di detrazione, debbono essere tutti quanti finanziati e, comunque, bisogna verificare se quei soggetti con quei requisiti sono i più deboli e i più poveri. Facciamo un esempio: abbiamo un soggetto con un reddito da lavoro dipendente con detrazioni fiscali e assegni familiari. In questo caso, quindi, abbiamo due tipi di benefici: uno che interviene sull'imposta e un altro che interviene sugli assegni familiari. Abbiamo poi un altro soggetto, un disoccupato che non ha reddito: in questo caso, il soggetto non solo non ha il beneficio degli assegni familiari, nel caso abbia dei figli, ma, nel caso abbia i requisiti, non ha nemmeno il diritto alla detrazione restituita.
Ritengo - l'ordine del giorno lo fa - che, se volevamo dare un riconoscimento a quei soggetti che pure stanno contribuendo ad aumentare le entrate fiscali, bisognava utilizzare quelle risorse riducendo la pressione fiscale, quindi riconoscendo a chi stava intervenendo sulla spesa pubblica, finanziandola, una riduzione della spesa dello Stato, perché è l'unica spesa che pesa su ognuno di noi; oppure, quanto meno, nel caso in cui si fosse deciso di utilizzare questa risorsa per una categoria individuabile ed individuata dal Governo, bisognava stabilire chi erano i soggetti beneficiari.
Ritengo che si stia correndo un grosso rischio: mantenendo questa pressione fiscale, non solo si disincentiva colui che poi, tra l'altro, viene definito evasore (casomai su questo ritorno dopo), ma, dall'altro, si spreca questa risorsa, non dando un beneficio al sistema.
Effettivamente è la prima volta che in Italia si riesce ad avere un incremento delle entrate fiscali così importante. Dicevo prima, le entrate fiscali che voi definite frutto della battaglia all'evasione fiscale: non sono d'accordo, non per questioni ideologiche ma tecniche. Come si può definire una maggiore entrata fiscale il frutto del contrasto all'evasione quando non c'è nessuna azione oggettiva individuabile, che poi può essere quantificata in una maggiore imposta che entra nelle casse dello Stato? Se c'è una azione politica di Governo che tende a combattere gli evasori, dichiarando che quell'entrata deriva da tale battaglia, per quale motivo gli evasori non vengono individuati e chiamatiPag. 5poi a corrispondere l'imposta continuamente negli anni, trasformando quella maggiore entrata in una a regime?
Tutte queste riflessioni servono a mettere in evidenza quali sono state, tra le tante richieste di modifica che avevamo suggerito, quelle che forse avevano un senso che andava al di là della contrapposizione fra maggioranza e opposizione. La maggioranza, che già ha commesso un grave errore al Senato nel finanziare gli incapienti, perde ancora una volta una grossa occasione, dando l'impressione all'esterno che c'è qualcuno che nel Governo, quando legifera, cerca di garantire dei soggetti che appartengono a una piccolissima parte del Paese, e in più non ha neanche il coraggio di dichiarare chi sono.
Poiché l'entrata di cui parliamo è importante, e ritengo che il Governo ha ancora l'occasione di far bene accogliendo questo mio ordine del giorno metteremo almeno un punto fermo: tutte le maggiori entrate che il Governo riuscirà a realizzare in questi ultimi tempi e che saranno non previste, dovranno essere utilizzate a beneficio di tutti, cioè per la riduzione delle spese dello Stato, degli enti pubblici e degli enti locali.

PRESIDENTE. L'onorevole Baiamonte ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/24.

GIACOMO BAIAMONTE. Signor Presidente, intervengo sull'ordine del giorno che ho presentato, perché mi pare non veritiera la dizione che viene data al decreto-legge fiscale in esame, vale a dire di provvedimento concernente sviluppo ed equità sociale. Non mi pare proprio, signor sottosegretario, che tale definizione si adatti a questo decreto-legge!
Mi riferisco principalmente all'articolo 4: è su di esso che ho presentato l'ordine del giorno, chiedendo equità vera, e spiegherò come. Con questo articolo si dice che le regioni poco virtuose in materia di spesa sanitaria vengano subito redarguite, se così possiamo dire. Queste ultime, difatti, vengono, dal Presidente del Consiglio, su proposta del Ministro dell'economia e finanze, di concerto con il Ministro della salute, sentito il Ministro per gli affari regionali e autonomie locali, esautorate della loro autonomia amministrativa, ordinariamente esercitata dagli assessori alla sanità, in quanto viene nominato un commissario ad acta. Egli ovviamente deve controllare come è stata erogata la spesa sanitaria e ha la possibilità di gravare sulle tasse, aumentare l'IRPEF e l'IRAP, cioè la tasse sui cittadini e sulle aziende, al fine di compensare la spesa sanitaria.
Il mancato rispetto del rientro, come dice lo stesso provvedimento, conferma l'attuale orientamento di questo Governo, favorevole all'aumento del prelievo fiscale. A nostro parere, invece, la spesa sanitaria dovrebbe essere contenuta. Come? Rivedendo i criteri dell'assistenza sanitaria gratuita, tenendo conto del reddito dei cittadini. È questo il criterio di equità sociale, signori miei, che bisogna applicare, ma non certo aumentare la tassazione come questo Governo afferma.
Non vorrei poi parlare del tema della ricerca, cui in Italia si attribuisce solo l'1 per mille del PIL. Proprio per questo motivo, il precedente Governo aveva disposto la destinazione a ricerca e volontariato del 5 per mille. Ora, invece, si cerca di introdurre nuovi «soci» - per così dire - in questa ripartizione: si tratta in particolare delle associazioni sportive dilettantistiche in possesso del riconoscimento rilasciato dal CONI. A mio parere, tali enti dovrebbero prendere i loro soldi dallo sport professionistico, non dai fondi per la ricerca. Ieri il quotidiano La Stampa riportava un'altra grave critica ai provvedimenti del Ministero della sanità: «Guerra sulle staminali, fondi solo agli amici». È una critica grave: la ricerca deve essere affidata a ricercatori capaci. È di queste ore la notizia che giapponesi, cinesi ed americani hanno trovato il rimedio che consente l'utilizzo di cellule staminali adulte: si cerca infatti di «embriogenizzarle», cioè di riportarle allo stato totipotente inserendo nel loro DNA nuovi geni che possono modificarle e riportarle allo stato embrionale e totipotente. Sono questi i Paesi che destinano soldi alla ricerca:Pag. 6non l'Italia, non questo Governo, con i rimedi escogitati con il decreto-legge al nostro esame. Nell'esprimere il nostro dissenso da tutto ciò, mi auguro che l'ordine del giorno da me presentato possa essere accettato dal Governo e che di conseguenza esso possa ridimensionare e rivedere le proprie posizioni, che determinano un aumento della tassazione sui cittadini per la spesa sanitaria.

PRESIDENTE. L'onorevole Boscetto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/29.

GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, colleghi, signor rappresentante del Governo, l'ordine del giorno n. 9/3194/29 richiama una battaglia parlamentare che abbiamo svolto sin dall'inizio di questa legislatura in Commissione affari costituzionali e in Assemblea: una battaglia portata avanti sia da rappresentanti di maggioranza - per primo dal presidente della I Commissione, onorevole Violante - sia da membri dell'opposizione, fra i quali il sottoscritto. Il problema è rispettare i requisiti di straordinaria necessità ed urgenza nel contenuto dei decreti-legge. Vi era, in proposito, una sentenza della Corte costituzionale, la n. 29 del 1995, che è richiamata in quest'ordine del giorno, alla quale ci ispirammo nel corso di tale battaglia. Detta sentenza affermava che, se un decreto-legge manca dei requisiti di necessità e di urgenza, si determina un grave vizio in procedendo: ciononostante, essa non evidenziava in modo analitico le conseguenze di una simile mancanza. Dobbiamo però dire con soddisfazione che recentemente, con la sentenza n. 171 del 2007, la Corte costituzionale - credo anche tenendo conto di quanto è emerso nelle Aule del Parlamento, soprattutto in questa Camera - ha evidenziato con estrema chiarezza che, quando i ricordati requisiti non siano rispettati, una norma è incostituzionale e che la Corte stessa, di conseguenza, può e deve intervenire per dichiararne l'incostituzionalità.
Infatti, la Corte ha dichiarato incostituzionale una disposizione inserita in un decreto-legge in sede di conversione che non aveva i requisiti di straordinaria necessità ed urgenza. Dopo questa battaglia parlamentare e la sentenza della Corte costituzionale - che è motivata in modo del tutto congruo, specifico e, come dicevo, analitico - si pensava che il Governo avvertisse la necessità di adeguarsi e di porre in essere provvedimenti che, nella forma dei decreti-legge, contenessero soltanto norme con le caratteristiche volute dall'articolo 77 della Costituzione. Ciò non è accaduto, perché anche il decreto-legge al nostro esame contiene norme che non hanno alcun requisito di necessità ed urgenza, anche perché in sede di conversione il Senato ha introdotto ulteriori disposizioni, molte delle quali non posseggono detti requisiti. Se il Governo non si adegua ad una sentenza della Corte costituzionale, come può pretendere, di spiegare che legifera in modo corretto? Non dimentichiamo, inoltre, che la sentenza n. 171 del 2007 ha anche dichiarato che l'oggetto della legge di conversione deve possedere ugualmente i ricordati requisiti, non potendosi cioè inserire, in sede di conversione, una o più norme che tali requisiti non abbiano. Chiediamo al Governo, signor rappresentante del Governo stesso, che per il futuro ci si adegui e si adotti una tecnica legislativa non solo più conforme alle disposizioni costituzionali, ma anche alle sentenze della Consulta in materia di decretazione d'urgenza. Ci auguriamo, quindi, che l'ordine del giorno Boscetto n. 9/3194/29 venga accettato.

PRESIDENTE. L'onorevole Migliori ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/117.

RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, colleghi, con l'ordine del giorno n. 9/3194/117 ho inteso - a nome personale, ma anche del gruppo parlamentare di Alleanza Nazionale - sollecitare il Governo, all'interno del decreto-legge in discussione, a valutare in termini operativi una delle misure ivi previste, quella cioè inerente le opere che si prevede saranno realizzate nell'ambito dell'inizio delle celebrazioniPag. 7relative all'unità nazionale. Si tratta di un aspetto del provvedimento che è stato, a mio avviso non a caso, criticato per la genericità dei riferimenti, ma che ha il consenso di Alleanza Nazionale nel momento stesso in cui intende ricordare, in modo solenne, come il centocinquantesimo anniversario dell'unità nazionale non possa rimanere sottaciuto e non ricevere un momento solenne di riflessione non solo accademica, ma anche concreta, da parte dello Stato e delle istituzioni locali. Nell'ambito del ragionamento previsto nel provvedimento in esame, si parla di iniziative, di opere e di interventi connessi alla celebrazione del centocinquantesimo anniversario dell'unità d'Italia, e si autorizza per il 2007 la spesa di 140 milioni di euro.
Siamo giunti al 21 novembre e registriamo, evidentemente, l'esigenza di un'accelerazione operativa in ordine alla realizzazione delle opere e delle iniziative connesse. Reputiamo che debba essere evitato ogni tipo di logica che comporti una spesa di tipo clientelare. A tal fine, sappiamo che si farà riferimento ad una commissione che, in termini anche di pluralismo culturale, individuerà le priorità degli interventi, ma voglio ricordare, in qualità di parlamentare fiorentino e della Toscana, che sarebbe grave che, ancora una volta, la città di Firenze fosse esclusa da iniziative di siffatto tipo.
Onorevoli colleghi, vi sono leggi speciali che riguardano, da sempre, le città di Venezia e di Roma. Vi è una serie di interventi mirati su aree culturalmente rilevanti del nostro Paese, ma se vi è una città italiana di grande rilievo culturale, la patria dell'umanesimo e del Rinascimento, che è priva non solo di una legge speciale, ma anche di interventi ad hoc che ne evidenzino la vocazione e ne individuino, come è legittimo e giusto, il ruolo primario nella cultura del nostro Paese, è proprio Firenze. Con questo ordine del giorno si intende da un lato sottolineare il fatto che la città di Firenze fu capitale del regno d'Italia e svolse un ruolo essenziale nel processo unitario, non solo culturale, ma anche politico e istituzionale, del nostro Paese. Intendiamo sottolineare (non a caso, tale esigenza è stata evidenziata anche da parte di esponenti del Governo) l'opportunità che da questo «sportello finanziario» emerga per la città di Firenze un nuovo rilancio, per contribuire alla realizzazione di un prestigioso nuovo polo musicale, che comporti la ripresa e fornisca un particolare risalto al ruolo che la manifestazione del maggio musicale possiede nell'ambito complessivo della cultura musicale del nostro Paese. Pertanto, con questo ordine del giorno intendiamo suggerire con forza al Governo (e ne prevediamo l'impegno) che almeno una parte dei 140 milioni di euro, il cui stanziamento presumibilmente riguarderà le città di Torino e di Roma, comprendano anche le esigenze culturali della città di Firenze.

PRESIDENTE. L'onorevole Longhi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/162.

ALEANDRO LONGHI. Signor Presidente, signor sottosegretario, l'ordine del giorno di cui sono firmatario riguarda il contenuto dell'articolo 36, che destina 140 milioni di euro in ordine alle celebrazioni dell'unità d'Italia. Ho saputo, tramite notizie di stampa, che la regione Liguria dovrebbe disporre di un finanziamento pari a 10 milioni 600 mila euro per interventi a favore del tratto della ferrovia dismessa compresa tra Ospedaletti e Taggia. Saranno costruite piste ciclabili, ricavate aree destinate a verde pubblico, ostelli per la gioventù e la stessa stazione diventerà la sede del municipio di Ospedaletti.
Tuttavia, Garibaldi non partì dalla provincia di Imperia, ma dallo scoglio di Quarto, compreso nel comune di Genova, e credo che i progetti preliminari, in tal senso, abbondino anche nel comune di Genova. Inoltre, Garibaldi soggiornò a Sestri Ponente, in località Priano, dove è stata posta una targa a ricordo di tale evento. I suoi cavalli furono alloggiati nelle scuderie della Villa Rossi, che ormai non possono più definirsi tali a causa dello stato di totale abbandono in cui versano. Su tale immobile vi è un progetto preliminarePag. 8tendente ad una sua riconversione a centro sociale per anziani, in modo da ricollegarlo con la Villa Rossi e con la dipendenza, che era sede di una biblioteca.
Pertanto, credo che, considerato anche che Sestri Ponente è un quartiere operaio con molti disagi, mentre Ospedaletti è una «zona bene», sarebbe opportuno che almeno una parte dei 10 milioni 600 mila euro stanziati per tale zona della Liguria (almeno 5 milioni di euro) siano destinati al comune di Genova per attuare un intervento che i cittadini e gli anziani della stessa Genova attendono da molto tempo. Sarebbe un atto di giustizia ed anche una rivalutazione storica, poiché Garibaldi non è mai partito da Imperia.

PRESIDENTE. L'onorevole Fallica ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/3194/38.

GIUSEPPE FALLICA. Signor Presidente, illustro appunto l'ordine del giorno numero n. 9/3194/38, che si riferisce all'articolo 8 del decreto-legge in esame, relativo agli interventi per il trasferimento modale da e per la Sicilia e per il miglioramento del trasporto pubblico in Calabria e nello Stretto di Messina. Al comma 7 del provvedimento è istituita, senza oneri aggiuntivi, l'area di sicurezza della navigazione dello stretto di Messina alla quale è preposta l'Autorità marittima della navigazione dello Stretto con sede in Messina e con compiti inerenti al rilascio delle autorizzazioni, concessioni ed ogni altro provvedimento in materia di sicurezza della navigazione dell'area e negli ambiti portuali in essa compresi, nonché alla regolazione dei servizi tecnico-nautici dell'intera area. Con il nostro ordine del giorno desideriamo, sottosegretario Lettieri, impegnare il Governo a valutare l'opportunità di prevedere, in occasione dell'istituzione dell'area sopra citata, la consultazione della regione Sicilia, al fine di garantire il rispetto del principio di sussidiarietà.
A tal proposito, desidero citare l'articolo 118 della Costituzione che recita: «Le funzioni amministrative sono attribuite ai comuni salvo che, per assicurarne l'esercizio unitario, siano conferite a Province, Città metropolitane, Regioni e Stato, sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza». Esso prevede, inoltre, che la legge statale disciplini forme di coordinamento tra Stato e regioni nelle materie di cui alle lettere b) e h) del secondo comma dell'articolo 117 della Costituzione. Pertanto, chiediamo che la regione Sicilia sia coinvolta nell'istituzione dell'autorità di cui si è detto e siamo fiduciosi, sottosegretario Lettieri, che il nostro ordine del giorno possa essere accettato dal Governo.

PRESIDENTE. L'onorevole Zorzato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/70.

MARINO ZORZATO. Signor Presidente, colleghi, credo che il decreto-legge che stiamo esaminando rappresenti l'esatto contrario di quanto sarebbe necessario per la nostra economia. È noto a tutti (è noto a noi) che l'attuale quadro mondiale ed europeo, rispetto a qualche mese fa, sta cambiando. Le situazioni di disagio economico sono forti, i dati macroeconomici stanno peggiorando e non possiamo, stando in Italia, non guardare fuori dai nostri confini o non prendere atto di ciò che sta avvenendo. Pertanto, come avvenuto con i precedenti decreti-legge, il provvedimento in esame aumenta indiscriminatamente la spesa. Infatti, esso prevede una spesa di 7 miliardi e ricordo che altri 7 sono stati spesi in estate. Questo è un Governo solo di spesa, mentre sarebbe necessaria una rigorosa azione di contenimento della spesa corrente come premessa indispensabile alla riduzione della pressione fiscale, che sappiamo ormai essere al 43 per cento. Come si può parlare di rilancio dell'economia e della competitività e come si può pensare che i nostri cittadini possano vedere la luce rispetto alla loro situazione di grave disagio economico con una pressione fiscale che oggi è al 43 per cento? Con una simile pressione fiscale (ormai impossibile da sostenere) credo che l'unico modo per pensarePag. 9di reagire, nel tempo, e ridurla, sia contenere la spesa corrente che, come ben sappiamo, è diventata ormai, da parte di questo Governo, lo strumento di coesione e di garanzia affinché, soprattutto nell'altro ramo del Parlamento, qualche senatore «dispettoso» resti ancorato alla maggioranza.
Pertanto, visto che la pressione fiscale sta strangolando l'economia e deprimendo il potere d'acquisto dei cittadini, l'intervento possibile è il contenimento della spesa pubblica, finalizzato ad una successiva riduzione della pressione fiscale. Quindi, è stata persa un'occasione storica per accelerare il risanamento della finanza pubblica, utilizzando a tale scopo le maggiori entrate fiscali, delle quali riteniamo che molto merito vada alla gestione finanziaria degli anni del Governo Berlusconi, in particolare nella sua ultima fase. Ciò è accaduto nonostante le previsioni iniziali che questo Governo aveva assunto, che erano certamente di un incremento delle entrate fiscali più basso di quello ottenuto nel consuntivo.
Dunque, l'ordine del giorno a mia firma impegna il Governo a valutare l'opportunità di rivedere per il futuro l'impostazione complessiva della politica fiscale, avviando, quindi, un'azione di rigido contenimento della dinamica della spesa corrente, finalizzata a ricavare lo spazio per aumentare le spese di investimento in infrastrutture, finanziando, in particolare, le grandi opere avviate con la legge obiettivo. Credo che nessuno possa contestare il fatto che la legge più rivoluzionaria degli ultimi anni è quella, approvata nel corso della legislatura in cui eravamo maggioranza, che ha sbloccato di fatto il sistema delle grandi opere in Italia.
Di conseguenza, solo in questo modo riteniamo possibile immaginare che questo Paese, avviato al declino, possa invertire la china. Nel decreto-legge in esame sono previste poche misure relative agli investimenti. Ad esempio, sono stanziati 1,8 miliardi di euro finalizzati all'investimento sulle metropolitane di Napoli, Roma e Milano. Di fatto, tuttavia, abbiamo due foglie di fico, Napoli e Milano, rispetto ai 500 milioni di euro per Roma. Tali investimenti sono scarsi, tenendo conto del fatto che nel contempo dimentichiamo sistemi importanti di metropolitana, come quelli di Torino, Firenze, Palermo e, nel caso che mi riguarda, il sistema metropolitano regionale veneto, quasi a dire che esistono due Italie: quella che si rivolge a Veltroni, perché in questo momento vi dà gli ordini, e quella che, invece, deve subire - pagando le tasse - anche il finanziamento dei debiti che il comune di Roma ha contratto per la sua metropolitana.
Inoltre, nel decreto-legge in esame notiamo diseguaglianze di comportamento sui temi ambientali: si reintroduce una misura che riguarda alcuni interessi del Ministro Pecoraro Scanio, dimenticando, in questo caso, tutti gli investimenti che da sempre erano previsti per la legge speciale su Venezia, che oggi non riguarda più l'ambiente, solo perché il Veneto è governato dal centrodestra.

PRESIDENTE. L'onorevole Jannone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/45.

GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, sotto il profilo procedurale possiamo notare che, ancora una volta, su un decreto-legge importante, come quello fiscale, siamo ridotti ad intervenire sugli ordini del giorno. Dico «ridotti» perché ormai gli atti di indirizzo, con un Governo che ricorre frequentemente alla fiducia, diventano estremamente importanti, quasi il sale dei provvedimenti.
È sufficiente leggere i resoconti stenografici della scorsa legislatura per rendersi conto di quali e quante eccezioni muovessero dai banchi dell'attuale maggioranza gli esponenti del centrosinistra le poche volte che abbiamo fatto ricorso alla fiducia, nella massima parte dei casi per motivazioni di carattere tecnico. Ieri il Ministro Chiti ha dichiarato che il Governo è dovuto ricorrere alla fiducia perché attendeva e temeva l'atteggiamento dell'opposizione, volendo dimenticare, o facendo finta di dimenticare, che il ricorso alla fiducia è strettamente motivato dallePag. 10divisioni tutte interne al centrosinistra, che non si assume mai alcuna responsabilità di Governo.
Venendo al merito dell'ordine del giorno a mia firma, rileviamo che le maggiori risorse, accumulate con le nostre leggi finanziarie e con i nostri provvedimenti economici, che erano riusciti a coniugare l'abbattimento della pressione fiscale con le politiche di sviluppo, sono state a più riprese utilizzate da questo Governo per interventi non condivisi e non condivisibili, che hanno svilito le possibilità e le potenzialità delle risorse stesse.
Non sono bastati i richiami del Fondo monetario internazionale, dell'Unione europea, della Banca d'Italia e di tutte le principali istituzioni - italiane, europee e mondiali - per far cambiare idea all'Esecutivo e far rilevare che queste maggiori risorse sarebbero dovute servire per migliorare i parametri, assolutamente negativi, che caratterizzano la nostra economia.
Con gli ordini del giorno cerchiamo almeno di far comprendere al Governo come questo tipo di provvedimenti sia assolutamente sbagliato. Come sottolineato dall'onorevole Zorzato, stiamo andando nella direzione diametralmente opposta a quella che tutti gli organismi, nazionali e internazionali, ci richiedono. Non esiste un solo provvedimento di questo Governo in materia fiscale che vada nella direzione del rigore, quello vero, e che vada nella direzione dello sviluppo economico, quello concreto. I risultati si vedono: siamo la nazione che cresce meno in Europa, siamo la nazione - come ha detto il Governatore Draghi, un'autorità super partes - che ha la pressione fiscale più alta. Non vediamo alcuna misura che possa consentire all'economia di crescere e continuiamo ad utilizzare, ahimè, persino le risorse che si erano accumulate attraverso i provvedimenti, che oggi si rivelano assolutamente indovinati, del Governo Berlusconi e del Ministro Tremonti; destiniamo queste risorse non certo alla crescita e allo sviluppo, ma solamente a manovre di tipo elettoralistico.
Concludo annunciando il voto favorevole sull'ordine del giorno a mia firma e sugli altri del gruppo Forza Italia. L'unico aspetto positivo, se vogliamo paradossale, della situazione è il seguente: poiché questo Governo sta utilizzando tutte le risorse economiche - anche quelle, lo ripeto, che derivano dalle manovre fiscali del Governo Berlusconi - con obiettivi di carattere elettoralistico, non si può non presumere che questo Governo ben inizi a comprendere, nonostante i recenti accadimenti, che la sua stessa maggioranza attualmente non esiste più. Questa teoria è confermata dal ricorso alla fiducia anche in questo caso, in cui, invece, non era assolutamente indispensabile.
Signor Presidente - lo sottolineo ancora una volta - basterebbe ripetere quello che è stato detto dall'attuale maggioranza nella scorsa legislatura: utilizzate la fiducia con una continuità preoccupante e fate ricorso a provvedimenti che arrivano puntualmente alla Camera poco prima della scadenza, in modo tale che venga svilito completamente il ruolo del Parlamento. L'assenza di una maggioranza al Senato impedisce di affrontare, su qualsiasi argomento, in modo compiuto i temi salienti non della vita politica, ma di quella del Paese.
Continuando in questo modo, avete ridotto e svilito le potenzialità di crescita dell'Italia, avete svilito le nostre manovre economiche, avete contraddetto persino il vostro programma elettorale, avete reso il Paese più povero e meno in linea con tutti i parametri europei (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Avverto che l'ordine del giorno Giuditta n. 9/3194/154 è stato ritirato.
L'onorevole Airaghi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/129.

MARCO AIRAGHI. Signor Presidente, l'ordine del giorno a mia firma intende richiamare l'attenzione del Governo sull'importanza di garantire adeguati finanziamenti, da parte della nostra nazione,Pag. 11per il completamento del progetto europeo Galileo di posizionamento globale a mezzo di satelliti.
Il sistema Galileo si propone di costituire un'evoluzione migliorativa dell'attuale unico sistema di posizionamento globale, il GPS americano, ed è un progetto importante per il nostro continente, perché va nella direzione di consentire alla nostra Europa un'autonomia in questo settore, che è fondamentale se vogliamo, come vogliamo, avere un'Unione europea che non sia solo un insieme economico di nazioni, ma una vera e propria forza planetaria, con una politica autonoma. Se, come ho premesso, è importante avere un'autonomia europea nel settore aerospaziale, giudicato strategico anche per lo sviluppo dei prossimi anni, è del tutto evidente che la nostra nazione, per la sua tradizione e per le sue capacità industriali e tecnologiche, non può non mantenere un ruolo guida nel settore stesso.
Per quanto riguarda il sistema «Galileo», che stiamo portando avanti ormai da diversi anni, si è rilevato quanto è stato evidenziato a livello europeo, ovvero che l'ipotesi iniziale di cofinanziamento pubblico-privato della costruzione dell'infrastruttura relativa - ossia la messa in orbita di 30 satelliti - non riesce ad essere realizzata. È fallito, quindi, ciò che era, alla fine, solo un sogno e un'ipotesi.
Come è già stato definito ampiamente in tutte le sedi - compresa la Conferenza interparlamentare sullo spazio, che il nostro Parlamento ha avuto l'onore di presiedere nel 2007 - bisogna considerare in ordine alla costruzione delle infrastrutture spaziali - come, peraltro, succede in tutto il resto del pianeta, comprese le nazioni tecnologicamente più evolute come gli Stati Uniti - che è assolutamente necessario ricorrere completamente ai fondi pubblici, mentre per il privato si possono ipotizzare nel futuro solamente la gestione o, eventualmente, lo sviluppo dei nuovi servizi.
Il recupero dei fondi pubblici, dunque, deve essere assicurato anche dalla nostra nazione, in quanto l'Italia, data la sua storia e la sua capacità industriale, imprenditoriale e tecnologica, non può rinunciare ad avere e mantenere nel progetto Galileo un ruolo di guida. Si tratta di una necessità, oltre che per la nostra nazione, anche per la nostra impresa, in quanto la recente joint venture tra Alenia Spazio e Alcatel ha costituito un gruppo assolutamente importante per poter competere con le dimensioni internazionali delle grandi aziende del settore, ma che, se non ben vigilato e guidato, potrebbe correre il rischio di fagocitare la nostra impresa nazionale nella ben più potente e ben più seguita ed assistita - dal Governo francese - industria francese Alcatel.
È necessario, infatti, ricordare che, nella joint venture, Alcatel è stata destinata alla guida della parte industriale e produttiva, mentre all'azienda italiana Telespazio è stata riservata una quota maggioritaria, ovvero un ruolo di guida, nella gestione del servizio. È del tutto evidente, quindi, che, se non si riesce, anche con l'azione del Governo, a garantire che l'Italia resti alla guida della gestione del servizio di posizionamento globale, si corre il rischio che la nostra industria italiana Telespazio sia schiacciata dall'industria francese.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MARCO AIRAGHI. Concludo osservando brevemente che l'ordine del giorno a mia firma serve anche da monito al Governo, affinché vigili che in sede di ristrutturazione dell'Agenzia spaziale europea non sia tolto all'Italia il direttorato della navigazione - come ormai sta chiaramente avvenendo nel silenzio, purtroppo distratto, del Governo - in quanto ciò costituirebbe una perdita drammatica per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. L'onorevole Fratta Pasini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/68.

PIERALFONSO FRATTA PASINI. Signor Presidente, illustro l'ordine del giorno a mia firma, relativo ai sindaci e agliPag. 12amministratori locali. In questo caso, non si propone di impegnare il Governo su questioni economiche, in quanto la questione è umana. L'articolo 34 del decreto-legge in esame, infatti, dispone, a mio avviso giustamente, l'estensione dei benefici in favore delle vittime del terrorismo anche alle vittime del dovere e della criminalità organizzata.
Ritengo che possano essere senz'altro assimilati alle vittime del dovere anche i sindaci e gli amministratori locali vittime di azioni criminose nell'esercizio delle loro pubbliche funzioni. Avevo presentato al riguardo, infatti, alcune proposte emendative prendendo spunto, purtroppo, da un fatto criminoso verificatosi nella provincia di Verona più di un anno fa, quando il sindaco di Villa Bartolomea, Loris Cristiano, fu assassinato da un pazzo, che perse la testa ed entrò nel suo ufficio. Questo ci impone di valutare il problema dei sindaci, che, anch'essi, si trovano alcune volte a rischiare la loro vita nell'esercizio del loro mandato, e non ricevono alcun sostegno da parte dello Stato.
I familiari e i congiunti si trovano totalmente scoperti e non è prevista alcuna forma di solidarietà, come invece è giustamente prevista per le vittime del terrorismo, del dovere e della criminalità organizzata. Pertanto, con l'ordine del giorno in esame chiedo al Governo di impegnarsi ad estendere anche ai sindaci e agli amministratori locali colpiti da tali azioni criminose e ai loro familiari le provvidenze previste per le vittime del dovere.
L'articolo 34 del provvedimento in esame estende alle vittime del dovere e della criminalità organizzata alcuni benefici importanti, per un ammontare di 173 milioni di euro; tuttavia, non mi ritengo comunque soddisfatto. Vi sono molte modifiche ed integrazioni da apportare ancora alla legge n. 206 del 2004: mi riferisco alle elargizioni speciali, agli assegni vitalizi, alle agevolazioni sanitarie, alle spese giudiziarie, ad alcune norme pensionistiche, nonché alla riscrittura della normativa relativa alle borse di studio e al collocamento riguardo alle vittime del terrorismo.
La mia impressione, signor Presidente, è che tutte queste vittime, ma soprattutto i familiari, che pagano un prezzo così alto per il loro servizio allo Stato, ancora oggi non siano tenute nel dovuto conto. Anche nel provvedimento in esame, a parte alcuni interventi, non si è voluto assolutamente esaminare tale problema con l'adeguata considerazione.
Concludo con una breve riflessione di carattere generale: siamo di fronte ad un provvedimento dannoso e irresponsabile, che rappresenta l'esatto contrario di quanto è necessario per la nostra economia e per la nostra finanza pubblica. Occorrerebbe, infatti, porre un freno alla dinamica della spesa corrente ed aumentare la spesa di investimento, soprattutto in infrastrutture pubbliche. Ma anche stavolta, signor Presidente, col provvedimento sottoposto alla nostra attenzione il Governo ha scelto la strada facile dell'aumento della spesa clientelare, al fine di mantenersi in sella.
Pertanto, il giudizio generale sul decreto-legge in esame - oltre ai rilevi specifici, che ho esposto, relativi agli amministratori pubblici - non può essere che negativo.

PRESIDENTE. L'onorevole Cirielli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/118.

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, l'ordine del giorno a mia firma evidenzia chiaramente non soltanto un'incapacità logica per quanto riguarda la razionalità complessiva del provvedimento in esame, ma anche un'incapacità più specifica da parte del Governo.
L'articolo 42-bis modifica i criteri con i quali viene stabilito il carattere rurale dei fabbricati, e ciò ovviamente comporta, come conseguenza logica, un aumento delle tasse sui beni mobili (quindi andate a colpire anche il mondo dei piccoli contadini, che magari sono riusciti con faticaPag. 13a migliorare non soltanto il loro immobile, ma anche il loro status sociale: di fatto, aumenteranno le tasse a danno di povera gente).
Ma al di là di questa filosofia dell'entrata facile - o della rapina facile - dalle tasche dei cittadini, vi è di più: create un problema, perché la norma in esame deve essere ancora convertita in legge, e non sappiamo neanche se al Senato ciò avverrà; quindi non sappiamo, concretamente, quale normativa verrà stabilita. Ma il termine attuale per denunciare, da parte dei cittadini, il venir meno dei requisiti di ruralità è previsto per il 30 novembre. È dunque importante modificare tale termine, e segnalare e sottolineare come il Governo non sia in grado neanche di esaminare la normativa sul piano complessivo.
Colgo l'occasione per rilevare che nel complesso del decreto-legge in esame compare nuovamente una filosofia di fondo alla quale siamo fermamente contrari, e che certamente non contribuisce a promuovere il reale sviluppo del Paese: si tratta della filosofia della spesa facile e dell'aumento delle spese clientelari, mentre manca assolutamente una previsione logica di uno sviluppo complessivo sul piano economico, ma anche sociale, del Paese, e mancano spese per interventi infrastrutturali.
Mancano soprattutto le spese rivolte verso settori strategici come la scuola e la giustizia o settori come l'emergenza della sicurezza che in questo ultimo periodo rappresenta un questione straordinaria e che voi solo a parole sbandierate e volete difendere. Non avete investito una lira in questa direzione, non investite nulla per migliorare la giustizia e per rendere più efficienti e più rapidi i processi. Vi siete riempiti la bocca di parole. Avevate affermato nella scorsa legislatura di voler migliorare il funzionamento complessivo della giustizia semplicemente, di fatto, per denigrare il centrodestra e questo decreto lo dimostra; siete sempre fermi a una concezione completamente sballata della spesa pubblica.
Spero che nel tempo le autorevoli componenti del Governo possano riflettere attentamente su queste parole anche per cercare di dare una svolta reale al Paese. Non si può semplicemente con chiacchiere e con proclami, come fa il vostro leader politico Veltroni, cercare di instaurare trattative su questioni come le riforme costituzionali che alla gente interessano poco. Si tratta di alchimie che sicuramente servono ma che certamente sono secondarie rispetto al dato reale dell'emergenza economica che il Paese sta affrontando. Oltre che nei numeri, a mio avviso scarseggiate proprio in qualità politica e fareste bene ad andare a casa spontaneamente.

PRESIDENTE. La Presidenza e l'Aula salutano gli studenti del liceo Villa Flaminia di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Il deputato D'Ulizia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/18.

LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo al fine di far comprendere l'importanza del mio ordine del giorno n. 9/3194/18 presentato insieme al collega Borghesi. Attraverso il decreto-legge rischiamo di trasmettere la sensazione che più che di un termine per l'adeguamento al digitale siamo in presenza di un completo slittamento del metodo e dell'accesso dei cittadini a una modalità oltremodo funzionale, ampia e più in linea con quelle che sono le prerogative e gli standard europei. A tale proposito, mentre in Inghilterra e in Germania questo sistema è già a pieno regime, nel nostro Paese rischiamo di rinviare sine die quella tecnologia digitale in grado di fornire una prospettiva più ampia alla possibilità di sviluppo e di garantire un sistema più competitivo. Ricordo che il nostro Paese purtroppo sta perdendo posizioni in termini di competitività tanto che pur essendo la sesta o la settima potenza economica mondiale e comunque tra i primi paesi industriali del mondo, in termini di competitività sta addiritturaPag. 14perdendo il quarantasettesimo o il quarantottesimo posto. Dobbiamo porci, quindi, un problema di modernizzazione del nostro sistema industriale e delle comunicazioni.
La globalizzazione, come più volte è stato detto - l'ho affermato anch'io -, non riguarda solo i sistemi economici ma anche quelli delle comunicazioni, dei trasferimenti delle persone, delle cose e, oserei dire, anche la cultura. Assistiamo a un fenomeno di immigrazione molto accentuato di cui ne avvertiamo solo le escrescenze sociali ma di cui non ne valutiamo l'impatto economico che pur stiamo cercando di monitorare e non ne comprendiamo l'impatto sociologico e culturale. La globalizzazione riguarda tutto lo scibile delle comunicazioni umane e dei rapporti umani.
Allora dobbiamo compiere uno sforzo di adeguamento del nostro sistema delle telecomunicazioni e televisivo stabilendo un termine più breve. A tal proposito proponiamo, con l'ordine del giorno in esame, che tale termine anziché al 2012 sia fissato al 2010 e che sia perentorio. Un termine di due anni comporterebbe un lasso di tempo sufficiente per adeguare la nostra organizzazione nazionale, il nostro sistema di comunicazioni nazionali; invece, a mio avviso, il termine di quattro anni rappresenterebbe uno slittamento per un periodo molto lungo che non darebbe garanzie. Dobbiamo considerare le questioni affrontate dal decreto-legge che stiamo convertendo (sul quale, come sappiamo tutti, il Governo ha posto la questione di fiducia) valutando l'insieme degli interventi e quello in esame serve ad adeguare il nostro sistema radiotelevisivo agli standard europei e mondiali.
Vorrei infine aggiungere, signor Presidente e colleghi, una valutazione di carattere generale. Purtroppo - come ho detto in sede di discussione sulle linee generali del disegno di legge di conversione del decreto-legge fiscale che accompagna il disegno di legge finanziaria - ho sentito in questa Aula molta propaganda. Inviterei invece i colleghi ad approfondire i contenuti del decreto fiscale in esame. Credo che sia giunto il momento (l'attuale atmosfera politica lo consente) di lavorare per il bene del Paese, nel senso di cooperare insieme per vedere quali sono le misure importanti per il nostro Paese.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LUCIANO D'ULIZIA. Il provvedimento in esame - concludo, signor Presidente - che accompagna il disegno di legge finanziaria comprende una serie di misure che vanno nel senso giusto e che realizzano sviluppo ed equità. Invito quindi i colleghi dell'opposizione a darci una mano per migliorare, per quanto possibile, i rapporti politici e lo sviluppo del nostro Paese.

PRESIDENTE. L'onorevole Saglia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/1.

STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, con l'ordine del giorno in esame abbiamo inteso sollecitare il Governo ad esaminare uno degli aspetti o, almeno, una delle ipotetiche soluzioni dell'emergenza gas che sta vivendo il nostro Paese. L'amministratore delegato dell'ENEL, due mesi fa, ha annunciato il pericolo che anche durante il prossimo inverno, qualora fosse particolarmente rigido, potrebbe risultare «corta» la fornitura di gas, sia per il riscaldamento sia, di conseguenza, per la produzione di energia elettrica. Come è noto, sappiamo che il nostro Paese ormai dipende, per oltre il 60 per cento del fabbisogno, dalle forniture di gas, avendo scelto un mix di combustibili completamente sbilanciato verso questa fonte di energia. Ricordo che abbiamo anche abbandonato altre fonti di energia, a cominciare dal nucleare con il referendum del 1987, e che pertanto oggi, dipendendo in gran parte dalle importazioni, siamo esposti ai rischi di una mancanza di fornitura dall'estero che comporterebbe ovviamente uno scenario molto pericoloso.
Per questa ragione, con l'ordine del giorno che abbiamo presentato, chiediamo al Governo di impegnarsi a verificare fino in fondo, senza pregiudizi ideologici maPag. 15naturalmente con tutti i crismi della ricerca scientifica, la possibilità di un'ulteriore esplorazione di giacimenti di gas nel nostro Paese. In alcuni casi queste esplorazioni sono state vietate - basti pensare al cosiddetto decreto Ronchi - in virtù del fatto che si sono paventati alcuni fenomeni, come ad esempio quello della subsidenza, che avrebbero potuto mettere in difficoltà le coste italiane. Trascorsi circa dieci anni da questi divieti, ovviamente la ricerca scientifica e tecnologica ha fatto dei passi in avanti e siamo pertanto convinti che si possano adottare tutte le misure cautelative, attraverso lo studio di commissioni tecniche, al fine di utilizzare e sfruttare risorse che gli studiosi hanno stimato essere addirittura dell'ordine di 35 miliardi di metri cubi di gas disponibili da subito.
Ciò che appare assolutamente contraddittorio è che tali risorse vengano in qualche modo sfruttate anche da altri Paesi con noi confinanti. Dunque è un tema che va certamente trattato con cautela ma, considerata la struttura energetica del nostro Paese, non può essere trascurata la possibilità di riaprire un dibattito su tale questione.
Per le ragioni che ho illustrato, chiediamo al Governo un impegno al fine di verificare ed eventualmente ricominciare ad esplorare e sfruttare i giacimenti di gas presenti nel nostro Paese.

PRESIDENTE. L'onorevole Misuraca ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/4.

FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, signor sottosegretario, avevamo presentato parecchi emendamenti al decreto-legge in esame, ma, come lei sa, poiché è stata posta la questione di fiducia, nel trasfonderne il contenuto in ordini del giorno, abbiamo dovuto compiere delle scelte di priorità.
Ad esempio, avevo presentato emendamenti molto importanti per l'economia agricola e, in particolare, vorrei citare quello riguardante i certificati verdi. Tuttavia, poiché il Regolamento della Camera prevede che ogni deputato possa presentare un solo ordine del giorno, ho voluto dare priorità - dal momento che l'ordine del giorno era stato sottoscritto da tutti i deputati di Forza Italia della Sicilia - ad un argomento estremamente importante: l'istituzione del Parco geominerario delle Zolfare in Sicilia. Ovviamente, signor Presidente, non posso spiegare e illustrare in pochi minuti tale proposta. Infatti, dietro l'istituzione di un parco geominerario c'è tutta una storia: la storia della Sicilia e, in modo particolare, della Sicilia delle aree interne. Mi riferisco alla provincia di Caltanissetta, di Agrigento, di Enna e, in parte, anche di Palermo. Si tratta di una storia che, indubbiamente, ha bisogno di essere valutata, rivalutata e studiata e che, indubbiamente, può offrire anche ottime risposte sul piano occupazionale valorizzando i siti e il lavoro di quanti si sono impegnati per il rilancio di questo territorio.
Sono tantissime le associazioni nate per valorizzare tali siti e che possono offrire occupazione sul territorio.
Al riguardo, sono state presentate anche talune proposte di legge e pertanto non posso illustrare il tema in poche battute. Sono state presentate una mia proposta di legge sottoscritta - come dicevo - dai deputati di Forza Italia della Sicilia e una proposta di legge dei deputati del centrosinistra. Indubbiamente su questo ci troviamo perfettamente d'accordo, perché è giunto il momento della valorizzazione di un territorio. Come dimenticare la storia delle miniere della provincia di Enna e Caltanissetta - come dicevo - che indubbiamente hanno bisogno di essere aiutate?
Mi rivolgo in particolare a lei, signor sottosegretario; sono stati presentati emendamenti per l'istituzione del parco geominerario; tuttavia - non sappiamo per quale motivo - tali emendamenti sono stati dichiarati inammissibili. Con il maxiemendamento all'articolo unico di conversione presentato dal Governo con l'apposizione della questione di fiducia, oltre a recepire (e al riguardo sono perfettamente d'accordo) l'articolo 26 del decreto-Pag. 16legge nel testo approvato dal Senato, che prevede l'istituzione del Parco nazionale delle Egadi e del litorale trapanese, il Parco nazionale delle Eolie e il Parco nazionale degli Iblei, non si sa perché e non si sa come, quasi fosse uscito dal cilindro, alla Camera si è istituito anche il Parco dell'Isola di Pantelleria. Sono perfettamente contento, da meridionale e da siciliano, del fatto che abbiate istituito anche questo parco. Non capisco, però, per quale motivo, essendo stato dichiarato inammissibile l'emendamento riguardante il Parco nazionale geominerario delle Zolfare di Sicilia, avete istituito l'altro.
Ma, mi permetta anche di dirle, senza polemiche, che da ieri sera si assiste alla rincorsa, tra i deputati del centrosinistra, a chi si debba prendere i meriti per l'istituzione di tale parco. Addirittura qualcuno parla di emendamenti già presentati e riconosce a sé il merito. Mi pare, però, di capire che la fiducia sia stata posta dal Governo e il Governo, nella sua totalità, si assume l'onere e il dovere di istituirlo. Dicevo, comunque, che sono d'accordo.
A nome di tutti i colleghi, vorrei plaudire, signor sottosegretario al Governo Prodi nell'auspicio che istituisca anche il Parco nazionale geominerario delle Zolfare di Sicilia - si tratta di un territorio che è stato abbandonato -, a meno che (ma lo affermo, ancora una volta, senza polemiche) le province di Agrigento e di Caltanissetta siano un territorio dove autorevolmente la politica di centrosinistra, forse, non riesce, per così dire, ad «ottenere».
Poiché vi è un disegno di legge presentato anche dai deputati del centrosinistra per l'istituzione del citato parco, mi auguro che l'ordine del giorno n. 9/3194/4 sia approvato, per porre un rimedio col prossimo appuntamento, ossia in sede di approvazione della legge finanziaria (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Uggè ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/57.

PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, l'ordine del giorno in esame tende a porre in particolare evidenza un fatto che si sta per determinare e che noi, come gruppo di Forza Italia, abbiamo segnalato più volte in quest'Aula, anche con interventi urgenti. Si tratta della necessità di intervenire sul tratto dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, in zona Bagnara Calabra, per interrompere il flusso del traffico delle merci e delle persone che sono costretti a transitare in tale zona, non certo per andare a passeggio o per diporto, ma per consentire all'economia siciliana di far giungere sui mercati del nord Italia ed europei, soprattutto per quanto riguarda la «catena del freddo», i prodotti che produce.
In quella zona, giornalmente, transitano tremila mezzi pesanti: intervenire con una limitazione, senza aver realizzato un programma, senza aver pensato a modalità alternative, senza aver immaginato un'azione coordinata che coinvolgesse e sviluppasse il trasporto combinato ferroviario e il trasporto alternativo attraverso le vie del mare, dimostra come in seno al Ministero dei trasporti non vi sia la benché minima consapevolezza di cosa significhi il trasporto delle merci nel nostro Paese né di cosa significhi la logistica. Non è un caso che questo Governo abbia abbandonato e tralasciato completamente l'intero piano della logistica che era stato realizzato con il consenso delle forze sociali ed economiche presenti nel Paese. Ciò vuol dire non avere la minima idea di cosa significhi competitività e di quali siano gli strumenti per far recuperare tale competitività al sistema economico del Paese. Il mio ordine del giorno tende ad evidenziare, partendo da queste considerazioni, la necessità di intervenire in modo significativo, adottando tutte le iniziative: basterebbe anche rileggere il piano della logistica per rintracciare le modalità e i suggerimenti per gli interventi opportuni.
L'ordine del giorno in esame, pertanto, impegna il Governo a prevedere ulteriori finanziamenti, anche perché quanto allocato nella legge finanziaria è semplicemente irrisorio e non servirà certamentePag. 17ad affrontare la drammatica situazione in cui si troveranno gli operatori economici della Sicilia. A tale riguardo, forse, è sfuggito agli attenti osservatori del Governo, che i rappresentanti del trasporto siciliano hanno deciso di proclamare un «blocco» del trasporto a partire dal giorno 24. Ciò significa che per l'economia siciliana - anche per le ricadute che vi saranno su tutti cittadini italiani e, soprattutto, sui mercati del nord (che ricevono giornalmente i prodotti freschi dell'isola) - si creeranno certamente gravi problemi non solo economici, ma, forse, anche di ordine pubblico.
Nonostante ciò, questo Governo disquisisce sui massimi sistemi, si occupa delle grandi tematiche e non interviene ad affrontare quelle che sembrano piccole questioni, ma che hanno, invece, una grande rilevanza.
Con il mio ordine del giorno n. 9/3194/57, quindi, si tenta proprio di attirare l'attenzione di un Governo disattento, incapace, arruffone, che non comprende quelle che sono ragioni fondamentali per l'economia. Con esso, infatti, si cerca di creare le condizioni per un impegno serio, in modo che siano adottate iniziative atte ad affrontare la problematica che, sicuramente, si determinerà, coinvolgendo una vasta area dell'economia nazionale.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti della scuola media Paola Sarro di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
L'onorevole Zanetta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/61.

VALTER ZANETTA. Signor Presidente, devo esprimere un profondo rammarico, perché la discussione di oggi rischia di essere pura accademia. Ognuno di noi ha tentato di intervenire su questo provvedimento mediante emendamenti, tuttavia essi non sono stati minimamente discussi, neanche in Commissione. Ci troviamo, quindi, in questa sede, con un provvedimento dove - come affermava poc'anzi il collega D'Ulizia - ci si invita anche alla collaborazione, tuttavia le chiedo come si possa collaborare a fronte di chiusure di questo genere.
Inoltre, desidero esprimere anche il rammarico dei membri di Forza Italia della Commissione trasporti, i quali si erano già trovati - con il decreto-legge sulle liberalizzazioni - di fronte a tematiche di grande rilievo (riferite alla liberalizzazione, in particolare dei trasporti); per la seconda volta, ci troviamo di fronte ad alcune questioni - contenute all'interno di questo provvedimento - su cui la Commissione, di fatto, non può discutere.
Abbiamo tentato di farlo attraverso una fase emendativa, tuttavia non si è potuto minimamente discutere di tali questioni. Mi riferisco, in particolare, a modalità di affidamento del contratto di servizio e ad una certa confusione nel privilegiare Trenitalia rispetto ad altri eventuali operatori che possono entrare nel sistema dei trasporti. Si tratta, quindi, di una gestione assolutamente «verticistica», con una confusione nella materia, su cui questa Camera, di fatto, non può partecipare alla discussione. Insomma, vi è una grande confusione, signor Presidente.
Io ho seguito qualche momento di lavoro della Commissione bilancio e ho rilevato, anche in questo caso, l'impossibilità di discutere. È veramente grave che ciò accada - in questa Camera come nelle Commissioni - e temo che anche il disegno di legge finanziaria subirà lo stesso percorso. È inutile che ci facciamo richiami volti ad aprire aspetti di tipo collaborativo all'interno della Commissione, e poi ciò non si verifica assolutamente.
Nello specifico, tuttavia, anche per sottolineare come su nessun provvedimento si riesca a discutere, desidero richiamare l'attenzione sul mio ordine del giorno n. 9/3194/61 (che mi appresto ad illustrare), il quale entra nel merito dell'articolo 35. Tale articolo, che ha già avuto un iter precedente in Assemblea, tenta di stanziare risorse per i comuni confinanti con le regioni a statuto speciale. Ritengo che, anche in questo caso - per certi versi, se ne è già discusso in quelle occasioni - siPag. 18stiano prevedendo misure profondamente ingiuste. Da una parte, si tenta di venire incontro a quei comuni che hanno chiesto di aderire alle regioni a statuto speciale, dall'altra parte, si trascurano altre realtà - ad esempio, i comuni confinanti con la Confederazione elvetica, come la provincia del Verbano Cusio Ossola o quella di Varese - le quali pure soffrono della vicinanza con (in questo caso) nazioni, in cui il concetto autonomistico è profondamente radicato.
Pertanto, il mio ordine del giorno n. 9/3194/61 tenta di sollevare tale questione, anche per richiamare come si è sordi rispetto a tali temi e come un provvedimento (già approvato da quest'Assemblea) mettesse anche le province, le zone e i comuni confinanti con la Confederazione elvetica e con gli Stati esteri, nelle condizioni di poter beneficiare di analoghi provvedimenti.
Pertanto, se il mio ordine del giorno verrà, accolto i 25 milioni di euro destinati a finanziare tali realtà potranno essere utilizzati anche da comuni e province che non confinano con le regioni a statuto autonomo, bensì con la Confederazione elvetica e con Stati esteri.

PRESIDENTE. L'onorevole Marinello ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/74.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo alle solite: il solito decreto-legge, che manca completamente dei requisiti fondamentali della straordinaria necessità e urgenza, che contiene una serie di norme disomogenee, dalle impreviste e imprevedibili coperture e che manca del tutto dei requisiti ordinari previsti.
Tutto ciò pone una serie di questioni sia di natura politica sia istituzionale. Sono di natura politica le questioni relative alla correttezza nei rapporti tra maggioranza e opposizione e soprattutto tra il Governo e il Paese. Sono, invece, di carattere istituzionale le questioni riguardanti la Presidenza della Camera - signor Presidente, mi dispiace dirlo - e per certi versi, anche la massima autorità dello Stato, la Presidenza della Repubblica.
Al di là di tali questioni ben note, illustro il mio ordine del giorno per far presente, con rammarico, che avevamo presentato una serie di emendamenti riguardanti importanti settori del Paese, economici e produttivi. Mi riferisco al comparto dell'agricoltura, della pesca (o, comunque, relativo alle marinerie italiane) e in generale, al Mezzogiorno d'Italia. Non potremo discutere in Assemblea tali emendamenti, perché il Governo, tra le altre cose, con assoluta fantasia, ha inventato la fiducia preventiva (perché sappiamo benissimo che vi erano tutti i tempi per discutere in Assemblea di ogni questione, votando emendamento per emendamento) e si è sottratto al confronto, per difendere se stesso non tanto dall'opposizione, quanto dalla stessa maggioranza. Pertanto, ci siamo ridotti a discutere di queste cose in questa sede e ahimè, a dover limitare la nostra attenzione semplicemente all'esame degli ordini del giorno che il Regolamento della Camera ci consente di presentare.
Il mio ordine del giorno riguarda specificamente un settore molto delicato, quello della pesca, il quale oggi è particolarmente vessato, per una serie di ragioni, prima fra tutte quella del caro gasolio che, di fatto, impedisce di salpare a molte marinerie e non consente a molti natanti di avviare la propria regolare attività lavorativa. Inoltre, il settore della pesca, oggi, è vittima oltre che della grave congiuntura internazionale anche della grande disattenzione del Governo e in particolare, del Ministro responsabile del settore, De Castro, i quali non hanno saputo capire e intuire cosa stesse avvenendo nei mesi scorsi e sono rimasti completamente fermi a guardare.
Tra i provvedimenti previsti ve ne sono molti che, comunque, possono fornire una risposta al settore. Durante l'esame del disegno di legge finanziaria ci confronteremo, presentando una serie di emendamenti. In questa sede, invece, concentriamo la nostra attenzione in particolare sugli studi di settore. Questi ultimi, se perPag. 19tutti i comparti produttivi del Paese rappresentano un gravame incredibile ed ingiusto, per il settore della pesca, in particolare, costituiscono non soltanto un gravame insopportabile e incredibile ma anche addirittura paradossale.
Fra i parametri che vengono presi in considerazione, infatti, per stabilire il reddito d'impresa c'è quello del costo del carburante, quindi della somma che ogni armatore deve spendere per poter avviare la propria attività lavorativa; di fronte a un aumento abnorme, che nel giro degli ultimi mesi ha portato il barile di petrolio, il brent, da 65-70 dollari al barile a quasi 100 dollari, è il caso di dire «gabbati e anche bastonati». Si tratta di un costo assolutamente improprio, che rende impossibile l'attività lavorativa, viene, addirittura, assunto come criterio della base imponibile.
Abbiamo proposto al Governo di sospendere gli studi di settore per questo comparto e presenteremo, al riguardo, un emendamento alla finanziaria, ma il Governo, chiaramente, dovrebbe intuire queste necessità e può anche precederci con una propria iniziativa.

PRESIDENTE. L'onorevole Fasolino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/78.

GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge n. 159 offre l'ulteriore e definitiva dimostrazione del nessun conto in cui il Governo Prodi e la maggioranza che lo sostiene tengono il Mezzogiorno d'Italia.
Dispiace doverlo dire, ma leggendo le clausole di copertura di questo decreto-legge ho potuto scoprire una cosa straordinaria e, sotto un certo aspetto, molto depauperativa per il ruolo che il Mezzogiorno deve rivestire nel nostro Paese. Infatti, una buona parte delle risorse viene attinta dal taglio del Fondo per le aree sottoutilizzate, che - si ricordi bene - fu istituito con l'articolo 61 della legge finanziaria per il 2003. Ebbene, questo taglio ammonta a 1.100 milioni di euro: non è poca cosa!
Dando uno sguardo alle condizioni attuali del Mezzogiorno, è possibile registrare come in quest'area importantissima il costo del denaro sia più alto che altrove, paragonato sia al centro nord dell'Italia sia ai tassi europei comunitari. I servizi delle banche alle imprese e alle famiglie sono latitanti, obsoleti, antiquati, sorpassati; non viene, quindi, dato alcun sostegno a quella che è la parte attiva e centrale del tessuto civile del Mezzogiorno.
Si tratta di un'area nella quale il complesso delle infrastrutture è mediamente del 40 per cento inferiore alla dotazione infrastrutturale del centro-nord. È, quindi, un'area che ha bisogno di sostegno, non di furti rispetto a dotazioni che, in maniera molto accorta, previdente e, direi, meridionalistica, il Governo Berlusconi aveva posto in essere.
Desidero citare un parere della Corte dei conti reso in occasione dell'esame del bilancio 2006.
La Corte dei conti afferma testualmente che le risorse infrastrutturali per il Mezzogiorno sono drasticamente e drammaticamente diminuite con l'avvento del Governo Prodi.
Leggendo bene il provvedimento in esame, alcune particolarità balzano immediatamente alla nostra attenzione. La prima, molto importante: le uniche risorse infrastrutturali che il provvedimento prevede a favore del Mezzogiorno sono i 150 milioni di euro destinati alla metropolitana di Napoli. Poi, pochi spiccioli per la cronica situazione degli LSU della Campania e della Calabria, pochi spiccioli per sostenere - badate bene, che cosa? - i trasporti all'interno del bacino dello stretto di Messina, quasi a volersi rifare della vanificazione della ipotesi del ponte sullo stretto che avrebbe dato un senso al corridoio europeo numero 1. Il Governo Berlusconi si era battuto fino in fondo...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GAETANO FASOLINO. ...per definire al primo posto nelle opzioni europee il corridoio Berlino-Palermo, il Governo Prodi ha eliminato anche quest'altra possibilità.Pag. 20
Avviandomi alle conclusioni, debbo ancora dire che non c'è nulla sulla ricostruzione post-terremoto.

PRESIDENTE. Faccia conto di essersi già avviato.

GAETANO FASOLINO. Occorrono per questo 1,8 milioni di euro. Nulla si prevede per la metanizzazione. Nulla, quindi, sulle infrastrutture: basta questo per far capire come il centrosinistra sia inadempiente...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GAETANO FASOLINO. ...nei confronti dell'area del nostro Paese che invece ha maggiore bisogno di interventi strutturali e definitivi.

PRESIDENTE. L'onorevole Leone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/102. Constato che il collega Leone non è presente in aula.
L'onorevole Foti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/112.

TOMMASO FOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'ordine del giorno presentato si riferisce all'articolo 21, comma 1, del decreto-legge n. 159 del 2007 per il quale il Governo ha chiesto la fiducia.
Per l'ennesima volta si profila l'esigenza di un programma straordinario di edilizia residenziale pubblica; una materia, tra l'altro, sulla quale sarebbe doveroso fare chiarezza una volta per tutte, perché la politica schizofrenica di questi ultimi anni è la prima responsabile della situazione in cui tale settore versa.
Faccio due riferimenti soltanto che mi sembrano molto importanti: innanzitutto, l'autonomia che è stata concessa, attraverso le regioni, a diversi istituti autonomi delle case popolari ora variamente denominati, da aziende a società e quant'altro, che tuttavia non hanno risolto il primo problema, vale a dire la sistematica omissione della verifica di coloro i quali abusivamente occupano questi immobili. Dico abusivamente perché non hanno più titoli per occuparli, perché il più delle volte addirittura esiste una «politica» di trasferimento di diritti di padre in figlio, pur essendo le situazioni soggettive del tutto diverse. Ciò ha inciso sotto il profilo della locazione, e, in modo ancora più estensivo, sull'alienazione del patrimonio dell'edilizia residenziale pubblica, perché non soltanto è stato alienato, com'era giusto, per passare da un principio di «tutti proletari» ad un principio di «tutti proprietari» ad un prezzo equo, ma molti di coloro i quali hanno riscattato questi immobili non ne avevano titolo. Di qui l'apertura di una pagina vergognosamente clientelare nelle varie regioni, che ha finito per depauperare un patrimonio che oggi il provvedimento in esame vorrebbe, almeno a parole, cercare di rimpolpare.
Ma la considerazione più naturale attiene al fatto che questa norma ipotizza addirittura specifici criteri per l'assegnazione degli alloggi, quasi che nelle varie regioni non vi fossero leggi regionali che già disciplinano dettagliatamente la materia (la disciplinano a tal punto che le stesse graduatorie non possono essere formate, se non in ragione delle leggi regionali di riferimento). Credo dunque che questa norma necessiti quantomeno dell'impegno del Governo ad operare un elementare coordinamento con le norme preesistenti a livello regionale: diversamente, il contrasto con esse rischia di rendere inattuabile quest'auspicabile iniziativa dell'attuale maggioranza, poiché darebbe luogo ad un conflitto di competenze che - come già si è verificato in precedenza - finirebbe fatalmente per paralizzare il settore.
Credo peraltro che in materia di edilizia residenziale pubblica si debba fare finalmente un'operazione di verità, iniziando anche a verificare quanti soldi sono stati stanziati, quanti sono stati effettivamente spesi e come lo sono stati. Non è infatti ammissibile che si continui a confrontare i nostri dati in materia di edilizia residenziale pubblica con quelli europei quando altri Paesi - giustamente - non hanno mai fatto quel che invece abbiamo fatto noi, cioè alienare il patrimonio dell'ediliziaPag. 21residenziale pubblica per risolvere il problema della locazione. Dico tutto ciò, peraltro, evidenziando che i criteri di assegnazione oggi esistenti fanno sì che nelle graduatorie per l'edilizia residenziale pubblica vi siano pochissimi italiani, poiché ne beneficiano vari soggetti stranieri che abitano sul territorio nazionale. Alla luce di quel che dicevo, credo dunque che, piuttosto che prevedere simili iniziative, il Governo avrebbe fatto meglio - nell'ambito del progetto delle liberalizzazioni - ad occuparsi di liberalizzare il mercato delle locazioni che in Italia è ingessato dai tempi della solidarietà nazionale, secondo uno schema che mi auguro non venga riproposto con ulteriori inciuci di tipo politico.

PRESIDENTE. L'onorevole Alberto Giorgetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/134.

ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, la questione che pongo con l'ordine del giorno da me presentato attiene ad un tema che abbiamo già trattato nel corso della discussione di questo decreto-legge e che abbiamo ripreso ieri, in sede di dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia (che è stata assolutamente contrastata da parte dell'opposizione e, in particolare, da parte di Alleanza nazionale). Con questi ordini del giorno, dunque, riprendiamo nuovamente i filoni di lavoro svolto. In particolare, l'ordine del giorno n. 9/3194/134 ripropone la questione della destinazione delle risorse del «tesoretto», che sono state di fatto sperperate, mentre avrebbero dovute essere destinate alla riduzione del deficit e del debito pubblico. Signor Presidente, lei sa bene - anche perché ha ricoperto importanti ruoli istituzionali, occupandosi della materia - come oggi la spesa pubblica sia complessivamente in ripresa e come purtroppo vi sia una difficoltà di controllarla da parte di questo Governo, che è condizionato da una serie di ricatti all'interno della maggioranza: ricatti che non consentono oggi di avviare un percorso virtuoso per le finanze dello Stato. Lei sa anche che, in questo anno e mezzo, molti sono stati gli interventi del Governo Prodi sull'aumento della spesa pubblica. Si è infatti partiti con una fase in cui si annunciava come, di fatto, il Governo Berlusconi avesse portato i conti pubblici al dissesto; poi si è dimostrato che non era così; quindi, da tale fase di grave allarme si è passati, in pochi mesi, ad una serie di provvedimenti che hanno comportato stanziamenti complessivi per oltre 15 miliardi di euro (basti pensare al decreto-legge n. 81 del 2007, oltre che a quello al nostro esame).
Nel disegno di legge finanziaria al nostro esame l'operazione vale complessivamente 12 miliardi di euro, ma buona parte di tali risorse provengono, comunque, da entrate di extragettito che potevano e dovevano essere impegnate in modo più virtuoso. Signor Presidente, l'obiettivo dell'ordine del giorno n. 9/3194/134 è riportare l'attenzione - come priorità assoluta della nostra politica in materia economico-finanziaria - nei confronti degli obiettivi di rientro nei parametri di Maastricht stabiliti in sede europea. Ben sappiamo, infatti, che se vogliamo operare per il rilancio complessivo dell'economia, uno degli elementi fondamentali è costituito dagli interessi che vengono pagati sul debito pubblico, che rappresentano una parte della spesa che può essere utilizzata anche in forma corrente e che, quindi, darebbe anche una spinta significativa in termini complessivi per la crescita del PIL. Altrettanto, un'ovvia riduzione del debito pubblico potrebbe chiaramente determinare effetti complessivi per gli investimenti sicuramente degni di nota.
Sappiamo molto bene che uno degli elementi fondamentali di difficoltà del nostro Paese è oggi rappresentato proprio dal tema degli investimenti: le nostre aziende sono in difficoltà per il livello molto alto della pressione fiscale, ma è chiaro che non è cercando di andare a destinare risorse aggiuntive - così com'è stato fatto fino ad oggi nei tre successivi provvedimenti relativi ai vari «tesoretti», che hanno distribuito risorse, soprattutto a sinistra, in modo sconsiderato - che possiamo pensare di tenere l'Italia all'internoPag. 22di un contesto europeo degno di questo nome. Signor Presidente, in conclusione invito il Governo ad impegnarsi per la riduzione del deficit e del debito pubblico, a partire dalla prossima legge finanziaria.

PRESIDENTE. L'onorevole Ascierto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/135.

FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, con l'ordine del giorno n. 9/3194/135 vogliamo sensibilizzare la Camera ed il Governo affinché vengano stanziate più risorse per le forze dell'ordine e per la sicurezza dei cittadini. Stiamo assistendo ad un'Italia devastata dal crimine. Gli scippi e le rapine sono in aumento, ma di fronte alla richiesta di maggiore sicurezza da parte dei cittadini il Governo fa finta di ascoltare le richieste, salvo poi in realtà - nei momenti in cui alla Camera vi sarebbe la possibilità di stanziare risorse per fronteggiare il crimine - non fare assolutamente nulla.
Ci domandiamo, allora, se tante volte sia vero quanto viene detto nelle piazze e nei talk show, quando si afferma che la sicurezza è di tutti. Secondo noi, la sicurezza è di chi la pratica e di chi si impegna in tale materia. Com'è possibile che di fronte all'emergenza criminalità non solo si è sordi, ma non si persegue quella finalità che da sempre riconosciamo e sulla quale nelle aule parlamentari apriamo confronti? Oggi le forze dell'ordine sono depotenziate. Voglio ricordare che nella scorsa legge finanziaria sono state previste poche unità per le assunzioni (che avrebbero garantito più presenze sul territorio) e che proprio in questi giorni il Governo ha emesso il provvedimento relativo all'assunzione di trecento unità per l'Arma dei carabinieri, quando solo quest'anno è di circa tremila il numero del personale andato in pensione. Voglio ricordare che non vi sono risorse per i contratti delle forze dell'ordine e che di recente è stato sottoscritto un patto sulla sicurezza - ma ci dovrete spiegare cosa sono questi patti, perché talvolta essi sembrano piuttosto delle burle (non voglio neanche usare il termine truffa) nei confronti dei servitori dello Stato - che prevede più soldi per le forze dell'ordine.
Ebbene, nel disegno di legge finanziaria non vi sono tali risorse, né vi sono in altri provvedimenti. Pertanto vogliamo richiamarvi, attraverso l'ordine del giorno in esame, all'esigenza di maggiori stanziamenti. Non è possibile concludere contratti che prevedono un aumento di 10 euro a favore delle retribuzioni degli appartenenti delle forze dell'ordine. In realtà, sottoscrivete un contratto, fate credere che avete concesso un aumento pari a 100 euro, ma sappiamo tutti che il contratto - il più recente - non decorre dal 1o gennaio 2006, ma solo dal mese di settembre dell'anno in corso, concentrando così tutte le risorse negli ultimi mesi e con la promessa di elargire, nel prossimo esercizio di bilancio, gli arretrati. Scusatemi, ma non ho trovato tali fondi nel disegno di legge finanziaria appena approvato dal Senato e non li trovo né nei vostri pensieri né nei vostri intenti. Pertanto mi auguro che l'ordine del giorno di cui sono firmatario sia accettato. Ma, al di là della sua accettazione, sono necessarie manifestazioni fattive di volontà. Nei prossimi giorni, allorché gli emendamenti di Alleanza Nazionale, volti ad una migliore retribuzione e alla concessione di maggiori fondi all'attività istituzionale delle forze dell'ordine, saranno presentati nelle Commissioni, auspico un accoglimento di tali richieste e che, comunque, si ponga fine allo stillicidio di difficoltà e di scarse risorse che le forze dell'ordine devono fronteggiare quotidianamente. Avevate sostenuto che allorché foste andati al Governo avreste concesso maggiori stanziamenti per infrastrutture e mezzi: lo abbiamo constatato quotidianamente! Forse quando si parlava di benzina per le forze dell'ordine vi riferivate a quelle manifestazioni, con le molotov, cui abbiamo assistito, non certo di rado, nelle piazze italiane.

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PRESIDENTE. L'onorevole Bellotti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/137.

LUCA BELLOTTI. Signor Presidente, l'ordine del giorno di cui sono firmatario in ordine al provvedimento recante interventi in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l'equità sociale, richiede un impegno da parte delle Governo circa la destinazione di ulteriori risorse a favore del trasporto pubblico di superficie per tutte le città che presentino livelli di inquinamento dell'aria largamente superiori agli indici previsti dalle leggi vigenti. Signor Presidente, il provvedimento in esame si rivolge solo ad alcune grandi città, ignorando totalmente tutta le restanti realtà metropolitane presenti nel nostro Paese. Quando parliamo di livelli inquinamento delle città facciamo riferimento al traffico e all'opportunità di prevedere soluzioni che possano ridurre l'inquinamento, ma in realtà non abbiamo assistito ad alcuna opera concreta da parte del Governo.
Uno degli esempi - mi fornisce anche l'occasione di ricordare un ragionamento svolto in Commissione agricoltura - è il rilancio delle bioenergie e del biodiesel. Infatti, è necessario impiegare combustibili biologici ed a basso impatto ambientale, specie nelle realtà urbane, per limitare e contrastare l'inquinamento. Tale utilizzo è stato da voi considerato una bandiera ambientalistica ma successivamente, nella pratica, non avete realizzato nulla. Avevamo presentato alcuni provvedimenti in merito durante il Governo Berlusconi, con l'allora Ministro Alemanno. Bastava applicare e realizzare i decreti consequenziali per rendere oggettivamente funzionante anche questa grande opportunità che la tecnologia ci fornisce ma, ancora una volta, siete rimasti al palo.
Quindi, la vostra è una politica assolutamente propagandistica e non coincide con le necessità delle nostre città. Sempre con riferimento allo stesso argomento, richiamo l'attenzione su quanto Alleanza Nazionale ha sostenuto attraverso gli interventi degli onorevoli Moffa e Leo, i quali hanno citato anche le Ferrovie dello Stato. In quel caso vi è stato un Ministro che ha promesso mille treni in più per poi (ahimè) sentirsi dire dall'amministratore delegato delle Ferrovie che nel piano 2007-2011 mancano i finanziamenti. Credo, inoltre, che vi dovrebbe essere davvero anche serietà nell'informazione. Ricordo ancora, durante la scorsa legislatura, che un vostro leitmotiv era «Gli italiani devono sapere», rivolto verso di noi.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 11,35)

LUCA BELLOTTI. Ebbene, gli italiani devono sapere quanta incapacità esiste nel realizzare ciò che annunciate e clamorosamente fallite in tutti i settori, compreso quello del trasporto di superficie.
Mi accingo a concludere. La vostra non è soltanto una bandiera ambientalistica. Ascoltiamo, ad esempio, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Pecoraro Scanio, annunciare gravi cataclismi e grandi cambiamenti climatici e la necessità di stanziare risorse, magari per pagare professionisti e studi molto vicini ed amici, per tentare di risolvere problemi a cui, fortunatamente, il buon Dio pensa da solo. Onde evitare simili sciagure (o eco-sciagure) credo che il Governo farebbe bene ad evitare questa sciagura governativa nel settore dei trasporti, agendo con un minimo di serietà ed un minimo di attenzione in più (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Il deputato Antonio Pepe ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/138.

ANTONIO PEPE. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per illustrare il mio ordine del giorno n. 9/3194/138. Vorrei tuttavia fare una considerazione di carattere preliminare. La fiducia posta dal Governo ci ha impedito, di fatto, di poter spiegare la necessità degli emendamenti da noi presentati. La fiducia posta dal Governo è servita non tanto a contrastare gliPag. 24emendamenti del centrodestra, quanto ad ostacolare gli emendamenti presentati dalla stessa maggioranza. Già in sede di discussione sulle linee generali avevo evidenziato alcuni punti del decreto-legge in esame che, a mio avviso, specie in campo fiscale, dovevano essere modificati. Penso, ad esempio, al termine del 30 novembre 2007 entro il quale occorre comunicare al catasto se un fabbricato ha perso o no i requisiti della ruralità. Il problema è già stato sollevato da un altro ordine del giorno, ma sarebbe stato necessario un emendamento per modificare il termine del 30 novembre perché se, con il provvedimento in esame, modifichiamo i criteri per individuare se un fabbricato è rurale o no, dovremmo anche posticipare il termine entro il quale un contribuente deve denunziare se il proprio fabbricato ha perso o no i requisiti della ruralità.
Avevamo evidenziato, durante la discussione sulle linee generali, come la pressione fiscale in Italia sia eccessiva (la più alta d'Europa) e come, nonostante ciò, invece di ridurla, si aumentavano le spese (si tratta sempre di spese clientelari). Penso, ad esempio, all'articolo del decreto-legge che prevede l'istituzione di una nuova società del demanio, probabilmente nata per creare nuovi consigli di amministrazione e quindi favorire amici degli amici. Avevamo presentato emendamenti per disciplinare come dovevano essere composti tali consigli di amministrazione. Si prevedono spese clientelari, invece di pensare a spese necessarie nel campo delle infrastrutture. Sono di questi giorni le notizie che le Ferrovie dello Stato vogliono ridurre molte tratte ferroviarie. Come pugliese, penso a come verranno tagliate le tratte che interessano la Puglia, e al conseguente nocumento che deriverà anche ai pendolari. Ciò interesserà anche il sottosegretario, perché tali tagli finiranno per danneggiare anche i pendolari della Basilicata. Il mio ordine del giorno chiede, per l'appunto, meno spese clientelari e più spese nel campo della giustizia, come risorse per la realizzazione di nuove sedi giudiziarie per migliorare i tempi e per meglio tutelare i diritti dei cittadini. La sicurezza dei cittadini è un bene essenziale in uno Stato moderno. Occorrono norme chiare, la certezza della pena, una giustizia rapida e sempre più vicina ai cittadini.
Infatti, quando la giustizia è lontana vi è un aumento dei costi per i cittadini e quindi è più difficile ottenere giustizia. Quindi, chiediamo che vi siano più risorse per il mondo della giustizia, perché vogliamo una giustizia più veloce. La lunga durata delle cause, non solo nel campo penale, ma specialmente in quello civile, finisce per essere una denegata giustizia, e per tale lunga durata siamo spesso sanzionati in sede europea.
Quindi, riteniamo che occorrano più risorse per i cittadini. Le imprese estere non vengono a investire in Italia anche a causa delle lungaggini nelle cause civili. Per tali motivi, a mio avviso, maggiori risorse nel mondo della giustizia sono essenziali: una giustizia efficiente è condizione essenziale perché uno Stato possa dirsi realmente moderno. Ci auguriamo che l'ordine del giorno a mia firma venga accettato e, soprattutto. il Governo possa pensare a cambiare un po' rotta: non maggiori spese clientelari, ma minore pressione fiscale e spese dirette a migliorare i servizi del nostro Paese.

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Bodega, che aveva chiesto di parlare per illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/166.
L'onorevole Garavaglia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/165.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo brevemente per illustrare il mio ordine del giorno n. 9/3194/165, concernente i lavoratori socialmente utili. A dire il vero, avevamo predisposto degli emendamenti miranti alla soluzione definitiva della questione dei lavoratori socialmente utili, semplicemente eliminando tale fattispecie. Infatti, non si vede la necessità di avere questa figura, che poi comporta il problema della stabilizzazione: la cosa più semplice è che se un comune o una regione necessita di personalePag. 25ed è nei parametri, bandisce un concorso e risolve il problema. Invece, creando questa figura, di volta in volta abbiamo la necessità di procedere alla stabilizzazione.
Con l'ordine del giorno in esame proponiamo che, preso atto della volontà del Governo di procedere alla stabilizzazione, quanto meno ci siano delle regole, ovvero la stabilizzazione abbia un senso dal punto di vista economico e dell'utilità dell'assunzione.
Ad esempio, in un comune con meno di 5 mila abitanti proponiamo di stabilizzare nel rispetto del parametro di un dipendente ogni cento abitanti. In Padania, un comune di 5 mila abitanti ha 40 dipendenti; in altre parti d'Italia, nel centro sud, abbiamo 140 dipendenti: a fronte di un assunto in Padania, abbiamo quattro assunti al centro e addirittura punte di sei assunti al sud. È chiaro che così non funziona.
Un altro esempio, sulla base delle statistiche: all'anagrafe di un comune del nord ci sono due persone, che sono sufficienti, perché turnano, e una sostituisce l'altra in caso di maternità, malattia e ferie; sempre alla stessa anagrafe, sempre per rilasciare i certificati, nell'Italia centrale ci sono quattro dipendenti e al sud ne abbiamo dieci, con punte addirittura di dodici. È evidente che se bastano due persone per fare quel lavoro e ne abbiamo dodici, le altre dieci si girano i pollici. Ciò, oltre tutto, è anche frustrante.
Pertanto, proponiamo di applicare il parametro di uno a cento, tenendo conto che in Padania il parametro è di un dipendente ogni duecento abitanti (quindi, proponiamo addirittura il doppio del necessario).

PRESIDENTE. L'onorevole Fava ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/167.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, intervengo per illustrare il mio ordine del giorno n. 9/3194/167, concernente una questione annosa, ossia le procedure per i riscatti anticipati delle concessioni di distribuzione del gas. La vicenda di cui parliamo è nota, soprattutto a chi ha avuto modo, come chi vi parla, di svolgere in questi anni le funzioni di amministratore pubblico. Troppo spesso, nella nostra veste di amministratori, ci siamo trovati di fronte a situazioni, che abbiamo ereditato dal passato, nell'ambito delle quali le difficoltà a riscattare contratti assolutamente poco convenienti per gli enti pubblici sono state tante e tali da ingenerare anche contenziosi rilevanti.
A fronte di questi contenziosi il Governo ha inteso assumere un atteggiamento che riteniamo poco comprensibile e non condivisibile: ha portato avanti una tradizione molto italiana, quella della dilazione dei termini, e anziché rispettare la tempistica che prevedeva la liberalizzazione anche di questo settore a partire dal 1o gennaio 2008, ha prorogato la scadenza di ulteriori due anni, sospendendo sostanzialmente i termini per l'aggiudicazione delle gare degli ambiti territoriali ottimali, da un lato allungando i termini per l'apertura del mercato stesso, e dall'altro fissando un parametro, il cosiddetto VDR (il vincolo sui ricavi di distribuzione), il valore residuo che viene riconosciuto in percentuale sull'utile dei concessionari agli enti locali, che, dal nostro punto di vista, è sottostimato.
Il valore che viene proposto nell'ambito del provvedimento è intorno al 10 per cento, mentre sappiamo, perché ci sono esperienze molto recenti in questo senso, che il differenziale riconosciuto ai comuni arriva in sede di gara, soprattutto nell'ultimo periodo, a punte che toccano l'85-90 per cento. Vi sono casi emblematici che hanno riguardato alcune amministrazioni locali - soprattutto in Veneto, in provincia di Vicenza e di Padova - che hanno indetto gare in questo periodo, nonostante tutto, per scadenza naturale dei contratti preesistenti e che si sono viste assegnare questo tipo di differenziale dai soggetti che sono risultati aggiudicatari della gara stessa (tra l'altro molto spesso si tratta di soggetti pubblici, perché i fornitori del servizio del gas sono in larga misura ormai le municipalizzate, vale a dire soggetti chePag. 26appartengono allo stesso apparato della pubblica amministrazione, seppure indirettamente).
Riteniamo negativo ipotizzare una proroga di due anni e consideriamo troppo basso un valore del VDR pari al 10 per cento. Avevamo svolto queste osservazioni anche in sede di Commissione competente, dove si era registrata, anche da parte dei deputati di maggioranza, una dimostrazione di sensibilità nei confronti di questo tema, con la disponibilità a valutare modifiche in sede di discussione degli emendamenti.
Tuttavia, gli emendamenti non si sono voluti esaminare e, a questo punto, l'unica arma che ci è rimasta è quella della presentazione dell'ordine del giorno a mia firma n. 9/3194/167, che sollecita il Governo a rivalutare, se non la posticipazione dei termini, quanto meno la possibilità che il valore del cosiddetto VDR possa essere incrementato, e quindi che siano da ritenersi congrui contratti che vengono allungati nei termini con una ricomposizione delle quote a favore degli enti locali che arrivi almeno al 40 per cento.
Questa è la finalità del presente ordine del giorno: ritengo si tratti di un tema condiviso largamente da quest'Aula, e auspico che l'ordine del giorno stesso possa essere accettato dal Governo.

PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Montani, che aveva chiesto di parlare per illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/170: s'intende che vi abbia rinunciato.
L'onorevole Cota ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/172.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, l'ordine del giorno a mia firma chiede di dare attuazione ad una norma contenuta nel decreto-legge in esame, con la quale si prevede uno stanziamento per alcune zone disagiate che confinano con le regioni a statuto speciale.
Il problema è questo, signor Presidente, onorevoli colleghi: le regioni a statuto speciale hanno una serie di benefici tali per cui si crea una sperequazione fra le stesse e le regioni a statuto ordinario.
Queste ultime, ovviamente, risolverebbero il problema con il federalismo, che, però, non si è ancora attuato. Di conseguenza, vi sono dei territori che soffrono e che chiedono di essere annessi ad un'altra regione, e tali richieste hanno una motivazione ben precisa.
La soluzione del problema non è certamente rappresentata, vorrei ribadirlo, dall'approvazione della norma in esame o dall'accoglimento dell'ordine del giorno a mia firma, in quanto si tratta semplicemente di un palliativo e di un atto di giustizia, bensì dal federalismo, perché con questo e, soprattutto, con il federalismo fiscale le risorse rimarrebbero sul territorio. Ciascun territorio, infatti, sarebbe padrone del proprio destino, e non si creerebbero le attuali sperequazioni, a causa delle quali i territori che producono, e che potrebbero avere un valore aggiunto, sono squilibrati rispetto ad altri territori che, invece, producono di meno, hanno una minore potenzialità, ma anche un trattamento privilegiato.
Il federalismo fiscale garantirebbe, invece, sia l'equità, sia la permanenza nel territorio delle risorse prodotte dal territorio stesso, con tutte le conseguenze che ne derivano in ordine agli investimenti e alle infrastrutture. Sicuramente si innesterebbe un volano positivo, soprattutto per le regioni del nord che necessitano come il pane di questa riforma e di questo cambiamento per poter competere con le altre regioni europee, ma che, invece, sono bloccate da uno Stato che succhia, senza dare nulla in cambio.
Il mio ordine del giorno realizza semplicemente un atto di giustizia, ma rappresenta anche un messaggio chiaro e forte, in quanto il federalismo è ormai indifferibile.

PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Alessandri, che aveva chiesto di parlare per illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/173: s'intende che vi abbia rinunciato.
L'onorevole Filippi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/175.

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ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente, innanzitutto svolgo una doverosa premessa, in quanto oggi ci troviamo, come opposizione, a illustrare gli ordini del giorno, i quali sono rimasti l'unico strumento a nostra disposizione in Assemblea per indicare i miglioramenti in ordine ai vari provvedimenti, i quali o sono oggetto di apposizione della fiducia, o sono adottati dal Governo con i decreti-legge, che dovrebbero essere necessari ed urgenti. Ciò non ci consente di lavorare e di poter contribuire fattivamente alla creazione o al miglioramento dei provvedimenti stessi.
Conclusa la doverosa premessa, mi accingo ad illustrare il mio ordine del giorno, che si collega all'articolo 36 del decreto-legge in esame. L'articolo propone di investire, o meglio di spendere, 140 milioni di euro per preparare i festeggiamenti per il centocinquantesimo anniversario dell'unità d'Italia.
Sottolineo, innanzitutto, che l'anniversario giungerà nel 2011. Quindi, inserire la spesa di 140 milioni di euro per festeggiare un avvenimento che si verificherà nel 2011 e realizzare il tutto con i criteri di necessità ed urgenza dimostra quanta poca correttezza vi sia nell'attuare i provvedimenti e nel legiferare da parte della maggioranza. Con l'ordine del giorno in esame si chiede che, una volta spesi i 140 milioni di euro, si finisca di spendere in feste e festini e in manifestazioni e di dare continui contributi ai comitati, quando, invece, il Paese non riesce ad arrivare alla fine del mese, quando i piccoli e i medi imprenditori sono costretti a chiudere le aziende del padre o del nonno e quando i grossi imprenditori attuano la secessione economica, scappando all'estero.
Quindi, di fronte ad un Paese che non riesce ad arrivare alla fine del mese, invece di imitare i brasiliani - che vivono tutto l'anno in attesa del carnevale - e di superarli quanto a goliardia e a sprechi, inviterei il Governo a spendere per l'ultima volta 140 milioni in majorette e in fuochi d'artificio e, per il futuro, ad investire i quattrini dei poveri contribuenti in modo sicuramente più equo e più giusto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Fugatti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/176.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine del giorno n. 9/3194/176, che verte su una delle misure più odiose che il Governo Prodi ha introdotto nel primo provvedimento fiscale, il «Visco-Bersani» dell'anno scorso: il provvedimento sullo scontrino fiscale. Si tratta di uno dei provvedimenti più odiosi, forse anche pari a quello relativo all'inasprimento degli studi di settore: una gogna fiscale introdotta dall'attuale Governo - in parte rivista dal Senato, però ancora presente - in forza della quale chi non emette lo scontrino per tre volte - ora elevate a quattro, con le modifiche inserite dal Senato - rischia la chiusura dell'attività per alcuni giorni.
Vi sono state forti proteste da parte delle categorie interessate, anche perché sappiamo che un provvedimento di questo tipo viene applicato in una determinata parte del Paese - il nord, la Padania - mentre non viene applicato, o viene applicato molto lievemente, in altre parti del Paese. Saremmo a favore dell'abolizione di tale provvedimento, ma sapendo che la possibilità di abolirlo non viene certo valutata dal Governo, formuliamo una richiesta molto semplice: chiediamo che il provvedimento sia valido quando vi è la mancata emissione di scontrino oltre una determinata cifra.
Infatti, sta accadendo che per uno scontrino non emesso per un caffè, per una pallina di gelato o per un panino si rischia la chiusura dell'attività. Pertanto, pur essendo contrari alla disposizione, proponiamo di inserire un limite di evasione - se la volete chiamare tale - per la mancata emissione dello scontrino, pari ad esempio a 30 o 50 euro, oltre il quale scatti la sanzione.
Infatti sappiamo che negli esercizi commerciali, molto spesso, magari quando laPag. 28clientela è numerosa o vi sono addetti nuovi, che non hanno ancora dimestichezza con i registratori di cassa, a mancare non è la volontà di emettere lo scontrino: il fatto è che, a volte, si verificano situazioni oggettive che causano tale condotta. La Guardia di finanza in qualche caso si è recata, durante i giorni di massiccia attività degli esercenti, a controllare l'emissione dello scontrino (proprio in quei giorni in cui alta è la presenza di clientela: evidentemente, al fine di raggiungere quei budget di produttività e quei livelli che il Governo ha previsto per la Guardia di finanza).
Se volete combattere l'evasione, sta bene. Noi siamo contrari al provvedimento in esame, ma almeno troviamo un limite di spesa, oltre il quale la mancata emissione dello scontrino comporti la sanzione. Ciò anche per dare maggiore tranquillità e sicurezza alle attività, agli esercenti, a chi gestisce questi negozi: molto spesso si parla di bar, di pasticcerie, di ristoranti, di attività in cui la clientela si caratterizza per un passaggio veloce all'interno del locale.

PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Allasia, che aveva chiesto di parlare per illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/177: s'intende che vi abbia rinunciato.
Prendo atto che la deputata Lussana rinuncia ad illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/178.
L'onorevole Pini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/181.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, intervengo per illustrare il mio ordine del giorno n. 9/3194/181 che richiama l'articolo 21 del decreto-legge che stiamo per convertire in legge. L'articolo 21 stanzia giustamente dei fondi per riqualificare quelli che sono gli alloggi di edilizia residenziale pubblica sia di proprietà dell'Istituto autonomo delle case popolari sia di proprietà degli enti locali. A tale proposito, il decreto prevede un discreto stanziamento. Le intenzioni, quindi, appaiono buone; si intende riqualificare quelle zone che spesso e volentieri sono teatro di cronaca nera dove solitamente sono insediate persone che stanno ai margini della società. In tali zone esiste quindi un problema abbastanza evidente di contrasto alla microcriminalità.
Il mio ordine del giorno è stato impostato in maniera molto propositiva con un occhio di riguardo alla questione della sicurezza e senza alcun tipo di polemica. Devono essere fissati dei paletti di priorità e delle graduatorie circa le richieste che arriveranno allo Stato in ordine alle risorse stanziate principalmente per i capoluoghi di provincia, per i grandi centri urbani o per i comuni che confinano con i centri urbani ad elevata densità abitativa e con alto rischio di concentrazione della microcriminalità. Con il mio ordine del giorno ritengo di interpretare il sentimento popolare di richiesta di sicurezza. Voglio indicare altresì come i criteri principali per la redazione di questi elenchi e di queste graduatorie volte all'assegnazione di contributi devono vertere in maniera prioritaria verso quei progetti di riqualificazione o di nuovi insediamenti di edilizia residenziale pubblica che prevedano in maniera chiara progetti di videosorveglianza. La videosorveglianza all'interno di questi agglomerati urbani non solo può fungere da deterrente verso chi vuole delinquere attraverso lo spaccio, la prostituzione, gli scippi o piccoli furti ma, come le cronache quotidiane dimostrano, può essere in grado, qualora collegata con le forze dell'ordine, di fornire indicazioni agli inquirenti per scoprire chi siano effettivamente i responsabili di questi reati.
L'ordine del giorno - lo ripeto - in maniera molto propositiva e senza alcun aspetto polemico tende a far aumentare il grado di sicurezza e a fornire una risposta a questa richiesta che deriva dei cittadini. Poiché avete stanziato dei fondi (550 milioni di euro) con l'articolo 21 di questo decreto-legge vi è la necessità di individuare in maniera prioritaria quei progetti che prevedano sistemi di videosorveglianza a tutela della sicurezza dei cittadini.

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PRESIDENTE. Saluto gli studenti della facoltà di giurisprudenza dell'università di Bologna, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Constato l'assenza dei deputati Caparini, Maroni e Grimoldi.
Il deputato Gibelli ha quindi facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/185.

ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, l'occasione per illustrare il mio ordine del giorno n. 9/3194/185 rappresenta un'opportunità per evidenziare una serie di iniziative di carattere finanziario, di natura economica volte a definire una volta per tutte il Corridoio n. 5 come l'arteria in grado di rappresentare in maniera definitiva l'asse portante dell'economia del Paese e in primo luogo della Padania. Tutto ciò avviene all'interno della realizzazione di quelle nuove infrastrutture riguardanti i corridoi plurimodali di cui l'Europa si sta dotando e che rappresentano, sul piano dei trasporti, un modo di considerare l'Europa veramente unita.
Nelle ultime settimane, anzi negli ultimi mesi, abbiamo comunque assistito a un forte dibattito all'interno del centrosinistra, che ha visto alcune componenti della sinistra cosiddetta radicale opporsi in maniera ideologica all'accoglimento di un percorso all'interno del quale la cosiddetta legge Lunardi, la legge-obiettivo voluta dal centrodestra, era l'asse portante della ristrutturazione infrastrutturale del Paese. Oggi ci chiediamo se quel percorso che abbiamo iniziato, e che in molte occasioni il Ministro Di Pietro ha ribadito, ha un seguito, o se invece ci troveremo di fronte ad una battuta d'arresto di natura ideologica che riguarda anche il fatto che il nostro Paese è coinvolto in una serie di finanziamenti di origine europea che rappresentano realmente una «boccata d'aria» per consentire la «reinfrastrutturazione» del Paese.
Con l'ordine del giorno in esame chiediamo chiarezza rispetto a un percorso che ci siamo dati. I Ministri Ferrero e Pecoraro Scanio hanno detto «no» in molte occasioni alla TAV, e ricordo che l'Europa ha dimostrato ancora una volta di credere in tale progetto, considerato che la Torino-Lione è stata finanziata. Vogliamo che tali finanziamenti non finiscano in un corridoio senza uscita, e che il Paese faccia tutti gli sforzi necessari per farci entrare in quell'Europa dei trasporti e della mobilità, che diventa vitale per lo sviluppo economico nel futuro del nostro Paese.
Quindi chiediamo al Governo di ribadire un indirizzo unitario su un tema che a parole è stato oggetto di politiche e di dichiarazioni particolarmente controverse: il Ministro Di Pietro dice di sì; i Ministri Pecoraro Scanio e Ferrero, dietro il ridisegno progettuale dell'opera, di fatto dicono di no. Non intendiamo perdere i finanziamenti europei, e vogliamo che non vi siano ulteriori ritardi, e ritengo che l'aver sottratto, quasi derubricandole, parte delle opere legate alla TAV alle procedure previste dalla legge obiettivo per sottoporle a quelle ordinarie non ci tranquillizzi in ordine al rispetto dei tempi che l'Europa si è data.
Vorremmo cogliere questa occasione per mettere la parola fine ad una polemica che non serve a nulla, e ad una politica ambientalistica che non fa gli interessi del Paese. Si tratta invece di una politica che determina effetti che non hanno comunque riscontro in termini industriali, e rappresenta dunque una vetrina di carattere esclusivamente politico. Pertanto il Governo colga l'occasione, che gli offre la Lega Nord, per dire finalmente «sì» alle grandi opere, rendendo un buon servizio al Paese, ed evitando dunque quella politica contraddittoria che in questi mesi, per quanto riguarda i lavori pubblici, ha contraddistinto in maniera molto triste e pericolosa l'azione del centrosinistra.

PRESIDENTE. La deputata Bocciardo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/187.

MARIELLA BOCCIARDO. Signor Presidente, con l'ordine del giorno che abbiamo presentato, che si riferisce all'articolo 44 del provvedimento in esame, cerPag. 30chiamo di mettere riparo ad una normativa alquanto contraddittoria e confusa riguardo alle persone bisognose, i cosiddetti incapienti.
Poiché la disposizione impegna l'erogazione attraverso un complicatissimo sistema di detrazione fiscale, nulla più di un bonus ovvero una somma solo per l'anno 2007, noi chiediamo che si realizzino gli aiuti agli incapienti in modo organico e per un periodo almeno triennale, in modo che tale aiuto non sia estemporaneo e permetta effettivamente un sollievo per le persone a basso reddito.
Il maxiemendamento presentato dal Governo prevede che il regolamento di erogazione e l'individuazione delle categorie degli aventi diritto siano stabiliti con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze. È necessario che in questo decreto siano chiarite alcune zone d'ombra e d'incertezza presenti nella normativa.
Anzitutto si chiarisca bene chi sono gli incapienti. Dovrebbero essere le persone con reddito così basso da non avere alcun debito fiscale, invece il comma 4-bis dell'articolo 44 estende l'erogazione ad una categoria di soggetti che nel 2006 abbiano avuto un reddito fino a 50 mila euro.
Questa estensione crea disparità tra chi effettivamente fa fatica a sostenere, mese dopo mese, le spese necessarie per un livello minimo di qualità di vita, e chi invece, avendo un reddito tutt'altro che trascurabile - ad esempio, 49 mila euro - viene trattato dalla norma allo stesso modo.
Inoltre, si chiarisca bene da dove arrivano i fondi, se completamente dai fondi dormienti - ma nessuno sa a quanto ammonti questa cifra - o se in misura mista; e, se così fosse, che fine fa quella parte di fondi dormienti già impegnata per finanziare la risoluzione del problema del precariato nel pubblico impiego.
L'ordine del giorno n. 9/3194/187, a mia prima firma, è un forte richiamo al Governo affinché nel decreto attuativo siano ben precisati i criteri di erogazione, in modo che effettivamente le somme impegnate finiscano nelle tasche di chi ne ha bisogno e, nello stesso tempo, invita il Governo a predisporre una norma non più una tantum ma proiettata sul medio termine in modo che i vantaggi siano spalmati su un periodo più lungo e più stabile nei suoi effetti.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'istituto tecnico industriale Gian Lorenzo Bernini di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Il deputato Baldelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/25.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, l'ordine del giorno n. 9/3194/25 di cui sono firmatario, mira ad introdurre un principio sano dal punto di vista della legislazione: la possibilità di compiere una verifica sul provvedimento che in questa sede ci avviamo a votare con votazione finale dopo che su un maxiemendamento il Governo ha pensato di porre la questione di fiducia, per ragioni di proprio calendario e non per l'ostruzionismo dell'opposizione, che in effetti non c'è stato e non c'è. Riteniamo che si debba formulare una valutazione sugli impatti e sugli obiettivi del provvedimento che, nel caso specifico e con una certa singolarità, in questa sede a Montecitorio è collegato alla manovra finanziaria per il 2008, mentre non lo è al Senato.
Pertanto sarebbe opportuno un monitoraggio degli effetti e del raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica previsti nel decreto-legge, che avrebbe obiettivi ambiziosi ma che, nei fatti, si riduce ad una redistribuzione di 7,5-8 miliardi di euro per l'anno prossimo venturo, con effetto immediato e con tutti i dubbi che sono stati ragionevolmente sollevati da numerosi colleghi - a partire dal collega Giudice che presiede il Comitato per la legislazione - sulla presenza effettiva dei requisiti di necessità e urgenza per molti degli articoli di cui si compone il provvedimento.
Da questo punto di vista, registriamo la necessità di svolgere tale valutazione e di realizzare un bilancio degli interventi chePag. 31non riguardi soltanto le ricadute di natura finanziaria di essi, ma effettivamente il raggiungimento degli obiettivi. Vi è la necessità di cominciare a legiferare anche ponendosi obiettivi di verifica della legislazione varata e, ove tali obiettivi non vengano raggiunti, occorre avere la possibilità di rivedere le direzioni e le scelte formulate attraverso i provvedimenti.
Ma l'assoluta incongruità del provvedimento consiste nel fatto che si tratta di un decreto-legge che ridistribuisce risorse e fa regali ad amici ed «amici degli amici» o interviene su provvedimenti che non riguardano propriamente lo sviluppo, il risanamento, la crescita e la competitività del sistema ma semmai settori più specifici, di nicchia, o interventi particolari che poco hanno a che vedere con un quadro complessivo di rilancio dello sviluppo economico.
Il decreto-legge in esame, così come la manovra finanziaria che si sta definendo, prescindono da un elemento, che, invece, è collegato alla manovra e sul quale sta emergendo una questione politica di fondo piuttosto ampia e forte: il disegno di legge sul welfare che, proprio in questi giorni, la XI Commissione sta trattando.
Su tale disegno di legge stanno emergendo in maniera chiara e forte tutte le contraddizioni politiche interne al centrosinistra e tutte le contraddizioni di merito di un provvedimento scellerato, di un vicolo cieco all'interno del quale la sinistra e il Governo, a fianco dei sindacati, hanno deciso di infilarsi sin dalla campagna elettorale del 2006, quando si promise il cosiddetto superamento dello scalone previdenziale previsto dalla riforma delle pensioni che porta il nome dell'onorevole Maroni, ex Ministro del Governo Berlusconi.
In tal senso, è evidente che, in questo momento, si sta discutendo un decreto-legge fiscale collegato alla manovra finanziaria - ma, lo ripeto, è tale in questa sede, ma non al Senato - e una legge finanziaria che non tengono conto della grande parte di un altro provvedimento, collegato alla legge finanziaria, che non si sa quale esito avrà: si parla addirittura del fatto che, forse, verrà stralciato e inserito nella manovra finanziaria per quanto riguarda la parte previdenziale.
Pertanto, si è nella totale incertezza; ritengo quindi che l'accoglimento del mio ordine del giorno n. 9/3194/25, contenente una proposta molto semplice di verifica degli obiettivi, possa rappresentare qualcosa di sensato, specialmente in questo momento in cui, dal punto di vista politico e legislativo, per la maggioranza e per il Governo regna la più totale incertezza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. La deputata Paola Goisis ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/188.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, il mio ordine del giorno si riferisce all'articolo 8 del provvedimento in esame, che prevede un piano di interventi volto a rilanciare l'intero sistema dei trasporti per i collegamenti della Sicilia e della Calabria. Facendo alcuni conti molto semplici, si rileva quanto segue: si prevedono 12 milioni di euro per la sicurezza e la promozione dell'informatizzazione dei servizi, 40 milioni di euro per il potenziamento del trasporto ferroviario pendolare, altri 40 milioni di euro per il potenziamento del trasporto marittimo dei passeggeri nello stretto di Messina e, ancora, un altro milione di euro per la stipula dei contratti di servizi. Sommando tali cifre, si tratta di 100 milioni di euro. Potrebbero sembrare pochi se non si confrontassero con quanto, invece, viene previsto per i problemi e per i trasporti del nord: sono previsti 100 milioni di euro solo per i trasporti tra Calabria e Sicilia e 150 milioni di euro (sui 7 miliardi totali) per il nord. Chiunque può capire quanto questa amministrazione si comporti in modo estremamente «matrigno» nei confronti del nord, che è l'area che produce e che permette, poi, di erogare tutti i suddetti milioni di euro verso altre zone che, invece, produttive non sono.
La questione ancora più interessante è un'altra, quella prevista al comma 5 dell'articolo 8Pag. 32del provvedimento in esame: si prevede che la ripartizione delle risorse per i citati interventi venga realizzata senza la previa pubblicazione del bando di gara, ricorrendo, cioè, alla procedura negoziata senza previa indizione di gara. Ciò viene fatto in nome delle ragioni d'urgenza. La questione mi fa veramente sorridere: quale urgenza vi può essere, per esempio, per l'autostrada Salerno-Reggio Calabria, i cui lavori procedono da trent'anni a questa parte? È necessario capire che non vi è urgenza, se questi lavori si realizzano con una comodità tale da richiedere addirittura trent'anni per eseguirli. E ancora non sono sufficienti.
Ciò che ci meraviglia, è ancora un altro aspetto, cioè il fatto di non prevedere l'indizione della gara, in quelle zone, in terre e regioni di cui a tutti sono note - è inutile nascondersi dietro un dito - le condizioni in cui si opera. Abbiamo assistito a manifestazioni di giovani, di politici e di sindaci che invocano lo Stato, la legalità e il ritorno alla legalità. Si tratta di persone che parlano, purtroppo - non dobbiamo avere paura di pronunciare queste parole - di mafia e di 'ndrangheta. Ma se è lo Stato il primo a mettere tali regioni in condizione di agire in questo modo, fuori dalla legalità, come possiamo sperare che i problemi vengano risolti? Non saranno mai risolti!
Pertanto, con il mio ordine del giorno n. 9/3194/188, vogliamo che tutti gli appalti, tutte le gare vengano realizzate mediante procedure analoghe a quelle del nord. Altrimenti - come dicevano in precedenza i nostri colleghi - al nord poi intervengono la guardia di finanza da una parte, e la Corte dei conti dall'altra. Il nord, infatti, oltre ad essere tartassato per quanto riguarda le tasse e le finanze, lo è anche perché i soldi gli vengono portati via e vengono utilizzati in altre zone, dove, invece di essere impiegati per gli abitanti, vanno ad ingrassare quei soggetti che lavorano e agiscono nell'illegalità più piena! Pertanto, non dobbiamo dire che vogliamo eliminare queste forme di illegalità, ma dovremmo dire che lo Stato è connivente! Per questo motivo, ho presentato questo mio ordine del giorno n. 9/3194/188.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti del liceo classico Duni di Matera e dell'istituto tecnico commerciale Solimene di Lavello (Potenza), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune e che stanno partecipando alle giornate di formazione organizzate dalla Camera dei deputati (Applausi).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,20).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 3194-A)

PRESIDENTE. Il deputato Pedrini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/113.

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, il mio ordine del giorno n. 9/3194/113 è riferito all'articolo 26-ter e riguarda il problema dell'acqua, della sua privatizzazione, o meglio dell'auspicio della non privatizzazione.
Il problema della regolamentazione attuale, riceve indicazioni e proteste da parte del territorio. In alcuni ambiti territoriali ottimali (ATO) senza certezza di investimenti relativi alle strutture dei nostri acquedotti, si assisterebbe ad aumenti che vanno dal 100 per cento, fino addirittura al 300 per cento delle tariffe, colpendo in maniera impietosa le persone più povere, i pensionati e le pensioniPag. 33minime, che non trovano la capacità di sopportare una simile ingiustizia, lesiva dei diritti naturali e sostanziali della vita umana.
Il mercato finanziario attuale indica di scommettere sui mercati dell'«oro blu» e i titoli relativi alla distribuzione dell'acqua, sono saliti dal 30 al 94 per cento. Senza considerare i mercati finanziari, basta vedere quello che succede da noi: in alcuni aeroporti italiani, mezzo litro d'acqua - un diritto naturale - costa quanto un litro di benzina. Ricordo che questo è quello che accade in tutto il mondo: in Canada, il 76 per cento della popolazione canadese si è espressa contraria alla privatizzazione dell'acqua. La Bolivia si è mobilitata, giungendo ad un referendum popolare e alla modifica della Costituzione per il mantenimento del regime pubblicistico dell'acqua. Ma potrei parlare anche della Netherlands water law: in Olanda, all'inizio del 2004, con le iniziative del Ministero per l'ambiente, si sono introdotte norme per prevenire processi di privatizzazione che lasciassero nelle mani dei privati la fornitura di acqua, basando questa scelta proprio sulle norme che regolano la vita dei Paesi dell'Unione europea. Ma è di pochi giorni fa, la notizia (riportata da un autorevole giornale italiano) che il sindaco di Parigi, il 5 novembre, ha annunciato alla stampa che nel 2008 l'intero ciclo dell'acqua della metropoli parigina sarà nuovamente sottoposto a regime pubblicistico.
Ci troviamo di fronte ad una situazione le cui stime dicono che fino al 2020 miliardi di persone saranno senz'acqua; un miliardo e 400 milioni non hanno acqua potabile a sufficienza; 2 miliardi e mezzo non dispongono di impianti fognari; 800 milioni non hanno ancora i rubinetti dell'acqua, decine e decine di milioni, in prevalenza bambini, ogni anno muoiono per malattie, per l'impossibilità di accesso all'acqua o per l'igiene scadente o per malattie causate direttamente o indirettamente dal consumo dell'acqua. A ciò si aggiunge la stima secondo la quale entro 15 o 20 anni l'85 per cento dei nostri acquedotti sarà in mano straniera. Pertanto, mi domando se non sia il caso di intervenire per impedire che vi sia una speculazione disumana sui diritti umani, in quanto i processi di privatizzazione mettono addirittura a rischio la sicurezza umana (pensate quale potrebbe essere il problema della sicurezza nei nostri acquedotti in questo particolare momento).
Per tali ragioni, si chiede al Governo di impegnarsi per far sì che la gestione delle risorse idriche sia comunque controllata dalle amministrazioni pubbliche, considerando che - come riportano alcuni giornali - anche le società quotate a partecipazione pubblica non sono certamente migliori di quelle pubbliche in termini di efficienza.
In presenza di tale situazione si chiede che la gestione dell'acqua sia sottoposta a regime pubblicistico, e ciò deve avvenire non solo per i prossimi mesi. Occorre un intervento che fornisca la certezza matematica e la garanzia della disponibilità dei nostri acquedotti in mani pubbliche.

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Lovelli: s'intende che abbia rinunziato ad illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/164.
L'onorevole Rotondo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/94.

ANTONIO ROTONDO. Signor presidente, intervengo per illustrare l'ordine del giorno a mia prima firma n. 9/3194/94, sottoscritto anche da alcuni deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo.
Con tale ordine del giorno si affronta una questione annosa e molto complessa: la stipula di transazioni con i soggetti danneggiati da trasfusioni di sangue o emoderivati infetti o che abbiano subito vaccinazioni che hanno procurato loro dei danni. Con il decreto-legge in discussione, per la prima volta, viene affrontata in maniera seria una questione così complessa. Si tratta di una risposta certamente parziale perché il problema è, lo ripeto, complesso e presenta una particolare vastità. Tuttavia, si tratta comunque di unaPag. 34risposta seria perché si riescono a stanziare fondi per tutti quei soggetti che abbiano subito danni a causa di trasfusioni o altre pratiche mediche.
Tale problematica è stata affrontata anche negli anni scorsi, sebbene in maniera molto parziale (riguardava soltanto alcuni soggetti danneggiati). Inoltre, i fondi messi a disposizione erano stati pochi. Tra l'altro, nell'uso di quei fondi è stata compiuta un'operazione, che definirei poco trasparente, in quanto ha fatto registrare il coinvolgimento di studi legali vicini agli uomini del Governo di quel tempo e il trasferimento di fondi all'estero.
Ora, per la prima volta, lo ripeto, questa tematica viene affrontata in maniera seria. Il decreto-legge in esame stanzia a tale riguardo 150 milioni di euro per l'anno 2007 e la legge finanziaria, almeno nella versione approvata dal Senato, ne prevede 180 milioni per il 2008. Si tratta, come dicevo, di una risposta parziale, in quanto, in base ad un calcolo veloce e rapido, mediante tali fondi si riescono a stipulare transazioni solo con 800 soggetti. Ricordo che, ad esempio, soli i talassemici, che vivono il dramma delle patologie legate alla trasfusione di sangue infetto, sono più di 2 mila.
Con questo ordine del giorno si vuole impegnare il Governo affinché, anche in questa sede, fornisca una risposta, la più completa possibile, con i prossimi provvedimenti legislativi in campo: a partire dalla finanziaria che verrà discussa nei prossimi giorni da questa Assemblea.
Ritengo sia un compito doveroso del legislatore risolvere tale questione, la quale si trascina da troppo tempo e riguarda soggetti che vivono un dramma. Infatti, le patologie legate a tali pratiche sono gravi, arrecano danni enormi e possono portare anche alla morte.

PRESIDENTE. Il deputato Borghesi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/15.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, con il mio ordine del giorno n. 9/3194/15 si vuole impegnare il Governo - voglio ricordarlo all'Assemblea - ad estendere il risarcimento, previsto per i danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni - misura già prevista da questo decreto-legge che si somma ad un altro intervento inserito nel disegno di legge finanziaria, così come approvato dal Senato - anche a favore delle persone affette da amelia, emimelia, focomelia e macromelia. Si tratta di malformazioni, di danneggiamenti a livello fetale causati dall'assunzione da parte delle madri di un farmaco prodotto negli anni Sessanta - il talidomide - il quale ha provocato la nascita di molti bambini focomelici in Europa.
Tutti gli Stati europei hanno risarcito i danneggiati da questo farmaco: l'Italia è l'unica che non l'ha fatto! Farlo non sarebbe un aggravio particolarmente pesante perché nel nostro Paese ci sono circa 150 persone affette da queste malformazioni, in parte totalmente invalide e in parte no. Non sarebbe, lo ripeto, un aggravio pesante per i conti pubblici.
Si tratta di persone che oggi hanno una cinquantina d'anni, le cui famiglie hanno sopportato per loro molti costi. Credo, quindi, sia giusto concedere anche ad essi un riconoscimento per i danni che hanno subito.

PRESIDENTE. La deputata Mura ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/14.

SILVANA MURA. Signor Presidente, esiste il pericolo reale che dopo tutto il dibattito che si è svolto sui costi della politica la montagna partorisca un topolino. Mi riferisco, in particolare, alla proposta del Governo, che responsabilmente aveva assunto l'impegno di ridurre del 7 per cento i contributi a favore del sostegno pubblico all'editoria. Non si capisce il perché, ma durante l'esame al Senato il testo originario del decreto-legge, nel quale si sosteneva la riduzione del 7 per cento, è poi stato modificato, prevedendo una diminuzione solo del 2 per cento.
Con quest'ordine del giorno intendiamo riportare la riduzione al 7 per cento, chePag. 35rappresenterebbe, quanto meno, un segnale concreto della volontà di questo Parlamento di ridurre i costi della politica. D'altra parte, il gruppo dell'Italia dei Valori si è battuto al riguardo già dall'inizio della legislatura, quando ancora nessuno voleva affrontare questi temi, perché ce lo imponeva il buonsenso e perché ci veniva chiesto dall'opinione pubblica, tanto di destra quanto di sinistra.
È inutile ripetere in questa occasione che il sistema politico italiano è arrivato a un livello di spreco di risorse pubbliche non più tollerabile e, scandalo dello scandalo, voglio citare proprio il finanziamento pubblico ai fogli di partito, nati e tenuti in vita solo per mungere i soldi dello Stato.
Ricordo anche che per ottenere queste risorse ogni parlamentare, associandosi ad un altro, poteva diventare, addirittura, il padrino di un'operazione di finanziamento nei confronti del giornale preferito. Tutto questo scandalo deve finire al più presto con una riforma seria del sostegno pubblico all'editoria, specie quella di partito.
Come primo provvedimento di questo risanamento, ribadiamo la necessità di riportare la riduzione dei contributi a favore del sostegno pubblico all'editoria di partito al 7 per cento, così come il Governo peraltro aveva già proposto, con la prossima legge finanziaria.

PRESIDENTE. Il deputato Barani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/121.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, ovviamente anche noi della Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI avremmo voluto discutere attraverso l'esame degli emendamenti quanto sto illustrando in quest'ordine del giorno a mia prima firma.
Sto parlando di contributi relativi ai dipartimenti dell'informazione e dell'editoria, che stanno provvedendo a trattenere i conguagli relativi all'esercizio 2002.
Ciò avviene in applicazione di una norma di legge che non appare dotata di caratteri di sistematicità: i contributi verrebbero liquidati per l'editoria per gli esercizi 2002, 2004 e 2005 sulla base della media dei costi, mentre per il solo esercizio 2003 sulla base dei costi dell'esercizio delle imprese editrici. Si tratta di un disegno di legge presentato a quel tempo dall'onorevole Bonaiuti.
Detta situazione per noi, gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI, non risponde ad alcuna ratio, perché crea dei problemi serissimi di sopravvivenza per numerose imprese editrici: ricordo che tutti questi giornali hanno già avuto depositate da società di certificazione le attestazioni di regolarità. Se si dovessero retroattivamente - unico caso al mondo - trattenere ai giornali, per l'esercizio 2008, i costi non ritenuti finanziabili, ci troveremmo diversi giornali, quasi tutti i giornali dei gruppi, quasi tutti giornali di partito, con dei falsi in bilancio, perché negli esercizi 2002, 2004 e 2005 non si poteva prevedere una legge del 2006 che retroattivamente portasse ad adottare iniziative diverse da quelle in essere in quel momento.
Chiediamo quindi, con questo ordine del giorno, di adottare ulteriori iniziative volte a rideterminare, nell'esercizio finanziario 2008, i contributi di cui all'articolo 3 della legge 7 agosto 1990, n. 250, relativi agli esercizi 2002, 2004 e 2005 sulla base dei costi di esercizio, e a non provvedere ad eventuali recuperi di somme laddove vi fossero differenze a carico delle imprese editrici. Se il Governo non facesse ciò, porterebbe alla chiusura di diverse piccole testate giornalistiche, sempre a favore di quelle più grandi.
Questo è quanto noi avevamo intenzione di inserire in un emendamento: non l'abbiamo potuto fare, quindi abbiamo presentato un ordine del giorno di analogo contenuto che chiediamo al Governo, vista la serietà del contenuto e la responsabilità che ci dovremo tutti quanti assumere, di accogliere. Un po' tutti i giornali di partito ed altri, che attingono a finanziamenti pubblici, si trovano in questa strana situazione relativamente ai bilanci degli esercizi 2002, 2004 e 2005 i quali, come detto, sono stati certificati da società di certificazione. Quei bilanci, se tale problematicaPag. 36non venisse risolta, diverrebbero non veritieri, falsi, con ripercussioni anche di natura penale...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LUCIO BARANI. ...nei confronti di giornali che portano l'informazione dei gruppi e dei partiti.

PRESIDENTE. Il deputato Buontempo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/139.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, spero che il Governo voglia accogliere questo ordine del giorno.
L'Italia è uno strano Paese: tardivamente riconosce il diritto al risarcimento dei danni subiti da coloro che vengono contagiati a causa di trasfusioni, vaccinazioni o epatiti post-trasfusionali. Cosa decide il legislatore? Che solo coloro per i quali si accerti entro tre anni il danno subito vengono risarciti, mentre tutti coloro per i quali l'accertamento si verifica dopo i tre anni non vengono più risarciti.
Però, onorevoli colleghi, vi sono infezioni a causa di trasfusioni per accertare le quali gli stessi medici hanno bisogno di tempi lunghissimi. Non solo: possono passare anni prima che lo stesso contagiato chieda che si verifichi se il suo male (magari l'essere claudicante o l'avere danni alla spina dorsale) dipenda da una vaccinazione, poiché una persona può non pensare che, ad esempio, il fatto che non riesce a camminare derivi da una trasfusione. Con questo ordine del giorno, dunque, si invita il Governo a ripensare il termine perentorio di tre anni e a definire pertanto una nuova proposta. Si deve accertare se il danno alla persona sia derivato da una trasfusione o da una vaccinazione oppure no: ma, nel caso in cui sia derivato da tali eventi non vi devono essere limiti nell'accertamento, proprio perché il malanno e le sue conseguenze non colpiscono in una sola forma, ma possono colpire nelle maniere più complesse, e dunque prima che l'ammalato e i medici che lo hanno in cura accertino che il malanno deriva da una trasfusione possono passare anni ed anni. Mi auguro quindi che il Governo voglia ripensare tale termine ed eventualmente richiedere una delega per stabilire sia tempi diversi sia il modo secondo cui i danni vadano accertati: mi pare dunque che si tratti di un ordine del giorno di grande buon senso. Peraltro, non è un emendamento, né una legge: è un ordine del giorno, e serve affinché il Governo si concentri nuovamente su questo problema, che ha rovinato la vita a migliaia di persone e alle loro famiglie.

PRESIDENTE. L'onorevole Minardo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/144.

RICCARDO MINARDO. Signor Presidente, l'ordine del giorno n. 9/3194/144 attiene ad una questione che è affrontata dall'articolo 26 del decreto-legge al nostro esame. Tale articolo prevede l'istituzione di una serie di parchi nazionali, fra i quali anche il Parco degli Iblei. Ciò ha creato allarmismo sul territorio, in particolare fra gli operatori del settore agricolo. Considerato infatti che il territorio ibleo presenta una vocazione prettamente agricola, l'istituzione di un parco ha dato agli agricoltori il segnale che si vuole impedire lo svolgimento delle loro attività nelle aziende agricole. L'ordine del giorno che abbiamo presentato impegna dunque il Governo ad evitare che l'istituzione del Parco degli Iblei possa costituire per il territorio solo ed esclusivamente imposizione di vincoli.
Siccome il Governo può sicuramente assicurare tale possibilità - considerato che l'unico strumento a nostra disposizione è quello dell'ordine del giorno di indirizzo al Governo, dal momento che è stata posta la questione di fiducia sul provvedimento in esame - chiediamo che vi sia un impegno affinché quando si parla di istituzione del Parco degli Iblei si faccia riferimento ai vincoli comunque già esistenti con i piani agroforestali; chiediamo, cioè, un impegno a rispettare, comunque, i vincoli del piano regolatore generale deiPag. 37vari comuni del territorio ibleo e ad evitare, quindi, l'istituzione o l'imposizione di nuovi vincoli che possano bloccare l'attività agricola e zootecnica nel territorio ibleo. Chiediamo pertanto al Governo che possa realizzarsi una sinergia tra tutti i soggetti interessati all'istituzione del Parco degli Iblei, la quale non si risolva in una delimitazione solo sulla carta, suscettibile di penalizzare fortemente lo sviluppo del territorio. Per tale ragione, domandiamo l'accoglimento del mio ordine del giorno n. 9/3194/144 per portare, quantomeno, un po' di serenità e di tranquillità ai lavoratori ed agli imprenditori agricoli del territorio suddetto.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti della scuola alberghiera Dea Persefone, di Locri, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Il deputato Mazzaracchio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/140.

SALVATORE MAZZARACCHIO. Signor Presidente, il mio ordine del giorno n. 9/3194/140 è rivolto ad impegnare il Governo a rivedere la normativa che regola la nomina dei direttori generali delle ASL, logicamente con particolare riferimento ai titoli accademici ed alle esperienze maturate (ed in alcuni settori). Tutti ci dovremmo rendere conto, infatti, che la gestione di una massa enorme di risorse finanziarie - che costituisce l'80 per cento dei bilanci regionali - finisce, in definitiva, nelle mani dei direttori generali. Credo, quindi, che tutti ci rendiamo conto dell'importanza di una maggiore attenzione nella scelta dei nomi e dei professionisti che hanno maturato in alcuni settori importanti dell'economia i requisiti - pratici, oltre che accademici - per guidare un'azienda sanitaria.

PRESIDENTE. Il deputato Di Virgilio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/141.

DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, intervengo per illustrare il mio ordine del giorno n. 9/3194/141 relativo all'indennizzo ai cittadini danneggiati da trasfusioni, vaccinazioni o emoderivati. Mi fa piacere che altri colleghi siano intervenuti su tale argomento, perché ciò indica l'esistenza di una sensibilità comune, ma anche il fatto che tale problema è ancora irrisolto. La legge n. 210 del 1992 (si tratta di una misura, dunque, risalente addirittura al 1992!) aveva già riconosciuto il diritto ad un indennizzo mensile per i cittadini che avevano subito lesioni da emotrasfusioni e vaccinazioni, mentre nel 2005 è stata approvata la legge n. 229, che aveva esteso ed aumentato tale indennizzo, ma solo ai danneggiati da vaccino: sono pertanto rimasti esclusi, pur avendone diritto, i talassemici e i trasfusi occasionali, cioè circa 2 mila persone. Non è questo il modo di venire incontro a persone che involontariamente si sono sottoposte, per necessità legate alla loro salute, a tali terapie e che, invece di recuperare la salute, addirittura sono state danneggiate in modo grave (talora si è addirittura registrata la morte di alcuni pazienti). Quanto è stato fatto nel passato rappresenta solo «pezze» apposte per risolvere tale problema, così come il collegato alla manovra finanziaria al nostro esame e lo stesso disegno di legge finanziaria mettono ulteriori «toppe», senza risolvere fino in fondo il problema.
Se si distribuiscono i 150 milioni di euro previsti dall'articolo 33 del provvedimento collegato al disegno di legge finanziaria e i 180 milioni di euro indicati nel disegno di legge finanziaria da un emendamento approvato al Senato su proposta del senatore Cursi e dell'opposizione, non risolviamo il problema. Nell'ambito del Ministero della salute erano state svolte trattative con i rappresentanti dei menzionati cittadini, così gravemente danneggiati. Si era trovato un accordo inteso a distribuire tutto il necessario, ossia un miliardo 800 milioni di euro, nell'arco di dieci anni. I cittadini avevano accettato un pagamento dilazionato in un così lungo periodo, ben comprendendo le difficoltà economiche che il nostro Paese attraversa. Ebbene, cosa fa il Governo? Propone unaPag. 38«toppa» momentanea, pari a 150 milioni di euro. Si tratta di una misura veramente irrisoria con cui si risarcisce, in modo esiguo, una quota minima dei soggetti danneggiati e già nel mio intervento nella discussione sulle linee generali, il sottosegretario Lettieri, che è persona sensibile, aveva compreso tale problema.
Con l'ordine del giorno in esame chiediamo che si torni alla primitiva formulazione, consistente in un piano decennale, e che il Governo si impegni, sin da ora, a stanziare, anno per anno, 150 milioni di euro per una durata complessiva pari a dieci anni e 180 milioni per altrettanti dieci anni, ma non solo. Come è stato rilevato anche dai colleghi che mi hanno preceduto, si rende opportuna la riapertura dei termini per la presentazione delle domande di indennizzo, come previsto dalla legge n. 210 del 1992, perché chi è stato danneggiato ed è riuscito a dimostrare il nesso di causalità tra il danno e la trasfusione o l'emoderivato infetto ha diritto, comunque, ad un risarcimento, indipendentemente dall'indicazione di una data. Non si può indennizzare chi è venuto a conoscenza del problema in un primo momento e non indennizzare chi ha scoperto o dimostrato dopo tale nesso di causalità. Ritengo che il Governo non possa non recepire la mia istanza, come quella di altri soggetti e di altri colleghi a favore di tale importante categoria di cittadini che da anni sopportano un'inutile attesa e conservano una speranza che non possiamo assolutamente rimuovere.

PRESIDENTE. L'onorevole Brusco ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3194/64.

FRANCESCO BRUSCO. Signor Presidente, con l'ordine del giorno in esame ho inteso segnalare l'assenza di fondi da destinare al completamento della metanizzazione nel Mezzogiorno. Sono oltre 250 i comuni, ad oggi, esclusi dal beneficio di una legge ormai risalente nel tempo, la n. 784 del 1980. Di tali comuni ben 90 appartengono alla provincia di Salerno e 80 ricadono nel parco nazionale del Cilento e del Vallo di Diano. Pertanto, rivolgo un appello al Governo, tramite il sottosegretario Lettieri, parlamentare sensibile ed attento al suo ed al nostro territorio, perché si rimuova una così grave disattenzione, accogliendo completamente il contenuto dell'ordine del giorno n. 9/3194/64 di cui sono cofirmatario, individuando adeguate risorse per il completamento della metanizzazione del Mezzogiorno.

ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo, onorevole Leone?

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, vorrei intervenire per illustrare il mio ordine del giorno n. 9/3194/102. Ero compreso tra coloro che avevano chiesto di parlare, ma purtroppo ero assente quando lei mi ha chiamato.

PRESIDENTE. Onorevole Leone, è vero: lei è stato chiamato, ma era assente.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, purtroppo ero assente. Le chiedo la cortesia di darmi comunque la parola. La mia illustrazione non durerà più di due o tre minuti.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, onorevole Leone. Le chiedo, tuttavia, uno sforzo di sintesi.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, ribadisco che il mio intervento sarà breve.
Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, l'ordine del giorno n. 9/3194/102 chiede al Governo un intervento in merito ad un problema che presenta una certa rilevanza, da un punto di vista sia costituzionale sia politico. È sotto gli occhi di tutti ciò che sta accadendo nelle cosiddette aree di confine. Vi è una serie di comuni confinanti con enti omologhi appartenenti ad una regione a statuto speciale che, in conseguenza della loro appartenenza a tali regioni, godono di prebende e di una linea preferenziale inPag. 39ordine ad una serie di servizi e di opere pubbliche e che, nel complesso, hanno una migliore qualità della vita. Detti comuni confinanti con regioni a statuto speciale chiedono - a mio avviso inopinatamente - tramite referendum, nonché con altre azioni e dichiarazioni, di cambiare regione.
Infatti, si cambia per passare in una regione che ha la possibilità di fornire ai comuni interessati una serie di prebende che altrimenti tali comuni non avrebbero, ma attraverso lo strumento del referendum viene minata la geografia di alcuni nostri territori. Il Governo ha preso atto del fenomeno, tanto è vero che ha istituito un Fondo per le cosiddette aree di confine il cui ammontare, per la verità, in un primo momento era piuttosto esiguo e che successivamente è stato incrementato. Proprio sul punto si è svolta un'ampia discussione al Senato.
Il mio ordine del giorno n. 9/3194/102 è quasi una provocazione: chiede al Governo se non sia il caso di far fruire alle cosiddette aree di confine non solo quanto lo Stato, attraverso l'istituzione del Fondo, potrà loro trasferire, ma anche ed eventualmente risorse già trasferite alle regioni a statuto speciale. Attingendo anche a tale Fondo non si graverebbe più unicamente sulle tasche dello Stato, ma anche su regioni che già usufruiscono di trasferimenti che altre non hanno. Mi si potrà obiettare che si tratta di un problema di natura costituzionale e di un problema politico rilevantissimo. Tuttavia, attraverso il mio ordine del giorno, vorremmo conoscere l'opinione del Governo, non omettendo di ricordare - concludo, signor Presidente - che attraverso il sistema del Fondo, paradossalmente, potrebbe crearsi una serie di interventi a catena. Dovrete poi dirmi se ciò non sia possibile. Infatti, il comune che confina con la regione a statuto speciale è adiacente anche ad un altro (a nord, a sud, ad est o ad ovest) che potrebbe, nel momento in cui tali Fondi siano erogati, dichiarare di essere confinante con chi, già confinante, usufruisce di prebende destinate alle regioni a statuto speciale. Sembra un paradosso, ma si può innescare una reazione a catena anche per quei comuni che non si trovano a confine diretto con una regione a statuto speciale, ma che vi confinano indirettamente, attraverso il riconoscimento di prebende a comuni direttamente confinanti.
Per questo motivo chiedo al Governo di conoscere l'orientamento sul mio ordine del giorno n. 9/3194/102 e chiedo che esso venga accettato anche per iniziare una discussione (di riforma costituzionale ovvero di natura politica legata anche ad una eventuale normativa di sostegno). Vorremmo che il Governo, una volta per tutte, fosse chiaro su questa vicenda che, ormai, sta appassionando tutti gli italiani e non solo i comuni che confinano con le regioni a statuto speciale. La ringrazio, signor Presidente, per avermi dato la parola.

ANGELO MARIA ROSARIO LOMAGLIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO MARIA ROSARIO LOMAGLIO. Signor Presidente, intervengo soltanto per annunciare che desidero sottoscrivere l'ordine del giorno Misuraca n. 9/3194/4, che chiede l'istituzione del Parco nazionale geo-minerario storico e ambientale delle zolfare di Sicilia, con riferimento al quale sono state presentate alcune proposte di legge (di cui una a mia firma) e per sollecitare il Governo all'accoglimento dello stesso.

PRESIDENTE. Ricordo che sono stati ritirati dai presentatori gli ordini del giorno Quartiani n. 9/3194/130 e Giuditta n. 9/3194/154.
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
Chiedo attenzione ai banchi del Governo. Onorevole Lettieri, la sto invitando ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, prima di fornire in formaPag. 40sintetica il parere del Governo su ciascun ordine del giorno presentato, ritengo opportuno, anzi necessario, far presente che il parere contrario del Governo in molti casi è motivato o dal tenore delle premesse, di forte critica all'operato del Governo o dalla inconsistenza strumentale del dispositivo.
Mi riferisco agli ordini del giorno in cui si intende impegnare il Governo a compiere azioni o intraprendere politiche che il Governo stesso sta già perseguendo, oppure ai casi in cui l'indicazione degli obiettivi, anche se condivisibile, è prospettata prescindendo totalmente dal quadro della finanza pubblica, che siamo tutti chiamati a rispettare. Inoltre, molti ordini del giorno fanno riferimento a materie non comprese nel provvedimento e si pretenderebbe di impegnare l'Esecutivo su tutto, il che non è ovviamente possibile, al di là dei nostri singoli desideri. Questo è quanto ritengo di dover affermare.
Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Saglia n. 9/3194/1, accetta l'ordine del giorno Rusconi n. 9/3194/2, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Samperi n. 9/3194/3 e accetta l'ordine del giorno Misuraca n. 9/3194/4.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Leo n. 9/3194/5, accetta l'ordine del giorno Turco n. 9/3194/6 e accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Poretti n. 9/3194/7 e Mellano n. 9/3194/8.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Cacciari n. 9/3194/11, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Sperandio n. 9/3194/12 e accetta l'ordine del giorno Forgione n. 9/3194/13, mentre invita al ritiro i presentatori dell'ordine del giorno Mura n. 9/3194/14.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Borghesi n. 9/3194/15, nonché l'ordine del giorno Evangelisti n. 9/3194/16, a patto che venga riformulato nel senso di eliminare il riferimento alla specifica dotazione finanziaria di 30 milioni di euro.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Donadi n. 9/3194/17, accetta l'ordine del giorno D'Ulizia n. 9/3194/18 e, limitatamente al dispositivo, l'ordine del giorno Adornato n. 9/3194/19.
Signor Presidente, faccio una dichiarazione che riguarda più ordini del giorno. Le premesse degli ordini del giorno contenenti giudizi politici nei confronti del Governo, ovviamente negativi, da parte dell'opposizione, non sono ovviamente accolte. Viceversa, possiamo accettare alcuni dispositivi.

PRESIDENTE. Lo deve precisare volta per volta, non può fare una dichiarazione complessiva su questo punto.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Gioacchino Alfano n. 9/3194/20, Aprea n. 9/3194/21, Armosino n. 9/3194/22, Azzolini n. 9/3194/23 e Baiamonte n. 9/3194/24, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Baldelli n. 9/3194/25 e non accetta gli ordini del giorno Bernardo n. 9/3194/26, Bertolini n. 9/3194/27, Biancofiore n. 9/3194/28 e Boscetto n. 9/3194/29.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Brancher n. 9/3194/30, non accetta l'ordine del giorno Campa n. 9/3194/31, accoglie come raccomandazione, limitatamente al dispositivo, l'ordine del giorno Carlucci n. 9/3194/32 e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Ceccacci Rubino n. 9/3194/33.

PRESIDENTE. Complessivamente o limitatamente al dispositivo?

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Limitatamente al dispositivo.

PRESIDENTE. La prego di dirlo, grazie.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Cicu n. 9/3194/34, accetta l'ordine del giorno Costa n. 9/3194/35 e accoglie come raccomandazionePag. 41l'ordine del giorno Crimi n. 9/3194/36, con riformulazione del dispositivo, nel senso di sopprimere l'avverbio «integralmente».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Fabbri n. 9/3194/37, accetta l'ordine del giorno Fallica n. 9/3194/38, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Giuseppe Fini n. 9/3194/39 e l'ordine del giorno Floresta n. 9/3194/40, sempre limitatamente al dispositivo.

PRESIDENTE. Lo deve precisare volta per volta.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo scusa, signor Presidente. Il Governo accoglie come raccomandazione, limitatamente al dispositivo, l'ordine del giorno Giuseppe Fini n. 9/3194/39 e accoglie come raccomandazione, limitatamente al dispositivo, l'ordine del giorno Floresta n. 9/3194/40.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Garagnani n. 9/3194/41; non accetta l'ordine del giorno Gardini n. 9/3194/42, perché esso riguarda una materia che è già stata considerata dal Governo nella legge finanziaria, in discussione alla Camera.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Germanà n. 9/3194/43 e accoglie come raccomandazione, limitatamente al dispositivo, l'ordine del giorno Giacomoni n. 9/3194/44; non accetta l'ordine del giorno Jannone n. 9/3194/45, così come l'ordine del giorno Prestigiacomo n. 9/3194/46; l'ordine del giorno Ravetto n. 9/3194/47, invece, è accolto come raccomandazione, espungendo le premesse...

PRESIDENTE. Può ripetere il parere sull'ordine del giorno Prestigiacomo n. 9/3194/46?

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accoglie come raccomandazione, limitatamente al dispositivo, l'ordine del giorno Prestigiacomo n. 9/3194/46; accetta, limitatamente al dispositivo, l'ordine del giorno Ravetto n. 9/3194/47.
Il Governo accetta, limitatamente al dispositivo, l'ordine del giorno Romele n. 9/3194/48; tuttavia, accettandolo come raccomandazione, occorre togliere il riferimento alla premessa...

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, limitatamente al dispositivo, l'ordine del giorno Romele n. 9/3194/48 è accettato oppure è accolto come raccomandazione?

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Romele n. 9/3194/48 il dispositivo è accettato, mentre il parere è contrario alle premesse; il dispositivo deve essere riformulato, laddove fa riferimento alle premesse.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Luciano Rossi n. 9/3194/49; accetta, limitatamente al dispositivo, l'ordine del giorno Rosso n. 9/3194/50; non accetta gli ordini del giorno Santelli n. 9/3194/51, Santori n. 9/3194/52, Scajola n. 9/3194/53 e Stagno D'Alcontres n. 9/3194/54.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Stradella n. 9/3194/55, limitatamente al dispositivo.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Tortoli n. 9/3194/56, Uggè n. 9/3194/57, Verdini n. 9/3194/58, Vitali n. 9/3194/59, Elio Vito n. 9/3194/60, Zanetta n. 9/3194/61 e Paroli n. 9/3194/62, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Giudice n. 9/3194/63, limitatamente al dispositivo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Brusco n. 9/3194/64, limitatamente al dispositivo, non accetta l'ordine del giorno Bruno n. 9/3194/65 e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Franzoso n. 9/3194/66. Il Governo, inoltre, accoglie come raccomandazione, limitatamente al dispositivo, gli ordini del giorno Lazzari n. 9/3194/67 e Fratta Pasini n. 9/3194/68, mentre non accetta gli ordini del giorno Angelino Alfano n. 9/3194/69, Zorzato n. 9/3194/70, Lainati n. 9/3194/71 e Lenna n. 9/3194/72.
Il Governo accoglie come raccomandazione, limitatamente al dispositivo, l'ordinePag. 42del giorno Licastro Scardino n. 9/3194/73, mentre non accetta l'ordine del giorno Marinello n. 9/3194/74. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Marras n. 9/3194/75 ed invita il proponente a sottoscrivere l'ordine del giorno Vacca n. 9/3194/155, in quanto la problematica sembra essere la stessa. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Della Vedova n. 9/3194/76, mentre accoglie come raccomandazione, limitatamente al dispositivo, l'ordine del giorno Di Centa n. 9/3194/77.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Fasolino n. 9/3194/78, Fedele n. 9/3194/79, Gregorio Fontana n. 9/3194/80, La Loggia n. 9/3194/81 e Laurini n. 9/3194/82. Il Governo formula un invito al ritiro, e subordinatamente esprime parere contrario, sull'ordine del giorno Milanato n. 9/3194/83, mentre non accetta gli ordini del giorno Nan n. 9/3194/84, Palmieri n. 9/3194/85, Palumbo n. 9/3194/86, Pelino n. 9/3194/87, Mario Pepe n. 9/3194/88 e Pescante n. 9/3194/89.
Il Governo accoglie come raccomandazione, limitatamente al dispositivo, l'ordine del giorno Attili 9/3194/90, così come accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Cialente n. 9/3194/91. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Maderloni n. 9/3194/92, mentre accetta l'ordine del giorno Pettinari n. 9/3194/93, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione del dispositivo: sostituire le parole « ad adottare» con le parole «a valutare la possibilità di adottare».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Rotondo n. 9/3194/94, mentre formula un invito al ritiro sull'ordine del giorno Sasso n. 9/3194/95 e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Buffo n. 9/3194/96.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno D'Antona n. 9/3194/97, in quanto tale strumento appare volto a modificare il testo del decreto, mentre accetta l'ordine del giorno Aurisicchio n. 9/3194/98, a condizione che venga riformulato espungendo il riferimento all'anno 2007. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Di Salvo n. 9/3194/99.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Zanotti n. 9/3194/100, a condizione che venga riformulato nel dispositivo, sostituendo le parole: «le opportune iniziative per prevedere forme di gratuità» con le seguenti: «provvedimenti atti a garantire forme di contributo per l'acquisto» (ad esempio, l'acquisto parziale).
Il Governo accetta altresì l'ordine del giorno Marchi n. 9/3194/101, a condizione che venga riformulato, al secondo punto del dispositivo, sostituendo le parole: «e sostenere» con le seguenti: «la possibilità di adottare».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Leone n. 9/3194/102, mentre accetta l'ordine del giorno Galletti n. 9/3194/103, a condizione che venga riformulato nel dispositivo, sostituendo le parole: «entro la fine dell'anno 2007 la disciplina di cui al comma 1 dell'articolo 44 del provvedimento in esame» con le seguenti: «una disciplina organica in materia».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Formisano n. 9/3194/104, mentre per quanto riguarda l'ordine del giorno Peretti n. 9/3194/105 mi è stato informalmente comunicato che sarebbe stato unificato con altri ordini del giorno.

PRESIDENTE. Lei deve comunque esprimere il parere.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Allo stato, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Peretti n. 9/3194/105.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Perugia n. 9/3194/106, Antinucci n. 9/3194/107, Turci n. 9/3194/108 e Di Gioia n. 9/3194/109, a condizione che quest'ultimo venga riformulato sostituendo nel dispositivo le parole: «ad adottare» con le seguenti: «a valutare la possibilità di adottare».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Crema n. 9/3194/110 e accetta l'ordine del giorno Buemi n. 9/3194/111, a condizione che venga riformulato sopprimendo l'ultimo capoverso del dispositivo.Pag. 43
Il Governo accetta l'ordine del giorno Foti n. 9/3194/112, mentre formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Pedrini n. 9/3194/113, e subordinatamente esprime parere contrario.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Astore n. 9/3194/114, mentre non accetta gli ordini del giorno Porfidia n. 9/3194/115 e Moroni n. 9/3194/116.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Migliori n. 9/3194/117 a condizione che si espunga il riferimento alla cifra di 30 milioni di euro e che il dispositivo venga riformulato nei seguenti termini: «a valutare l'opportunità di utilizzare parte delle somme in previsione per la realizzazione del nuovo Polo musicale fiorentino» (quindi, senza stabilire alcuna cifra).
Il Governo accetta l'ordine del giorno Cirielli n. 9/3194/118 a condizione che si espunga il riferimento al termine del 31 dicembre 2007.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno La Russa n. 9/3194/119, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Ceccuzzi n. 9/3194/120.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Barani n. 9/3194/121.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Catone n. 9/3194/122 e accetta l'ordine del giorno Zeller n.9/3194/123.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Brugger n. 9/3194/124; accoglie, altresì, come raccomandazione l'ordine del giorno Verro n. 9/3194/125 a condizione che il dispositivo venga riformulato nel senso di sostituire le parole: «ad adottare» con le seguenti «a valutare la possibilità di adottare»
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Villetti n. 9/3194/126.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Falomi n. 9/3194/127, Angelo Piazza n. 9/3194/128 e Airaghi n.9/3194/129. L'ordine del giorno Quartiani n. 9/3194/130 è stato ritirato.
Il Governo accoglie quindi come raccomandazione l'ordine del giorno Colucci n. 9/3194/131, nonché l'ordine del giorno Crosetto n. 9/3194/132 che riguarda un tema molto delicato quale è quello dei contratti derivati: al riguardo, si ricorda però che già nel testo della legge finanziaria è contenuta a tale proposito una norma predisposta dal Governo.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Andrea Ricci n. 9/3194/133 e non accetta gli ordini del giorno Alberto Giorgetti n. 9/3194/134 - essendo state, le questioni relative, già affrontate nella legge finanziaria - e Ascierto n. 9/3194/135.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Taglialatela n. 9/3194/136 e Bellotti n. 9/3194/137 mentre formula un invito al ritiro sull'ordine del giorno Antonio Pepe n. 9/3194/138.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Buontempo n. 9/3194/139 e Mazzaracchio n. 9/3194/140, mentre accetta l'ordine del giorno Di Virgilio n. 9/3194/141; a tale ultimo riguardo, preciso che l'argomento di cui ha parlato l'onorevole Di Virgilio, il piano decennale, mi risulta essere già stato definito dal Ministero della salute.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Rao n. 9/3194/142.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Reina n. 9/3194/143 e accetta l'ordine del giorno Minardo n. 9/3194/144 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione del dispositivo: sostituire le parole «non costituisca un danno per l'agricoltura» con le parole «purché non pregiudichi le attività agricole».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Lo Monte n. 9/3194/145.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Oliva n. 9/3194/146 e Neri n. 9/3194/147, mentre accetta gli ordini del giorno Bezzi n. 9/3194/148 e Fabris n. 9/3194/149.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Morrone n. 9/3194/150 e Satta n. 9/3194/151, mentre accetta gli ordini del giorno Rossi Gasparrini n. 9/3194/152 e Del Mese n. 9/3194/153.Pag. 44
Il Governo accetta altresì l'ordine del giorno Vacca n. 9/3194/155, sul quale ho richiamato l'attenzione dell'onorevole Marras per trovare un'eventuale adesione sullo stesso.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Tranfaglia n. 9/3194/156, Ferdinando Benito Pignataro n. 9/3194/157 e Sgobio n. 9/3194/158.
Il Governo accetta altresì l'ordine del giorno Diliberto n. 9/3194/159 - che pone un problema giusto -, a condizione che venga riformulato nel senso di espungere dal dispositivo il riferimento alla cifra di 20 mila euro, e pertanto di impegnare il Governo a riscrivere una organica normativa dopo aver valutato la fase di applicazione della norma contenuta nell'attuale decreto.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Belillo n. 9/3194/160, a condizione che venga riformulato nel senso di sostituire nel dispositivo le parole «alla gratuità dei libri di testo» con le seguenti «a forme di contributo per l'acquisto dei libri di testo».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Napoletano n. 9/3194/161; accoglie altresì come raccomandazione l'ordine del giorno Longhi n. 9/3194/162 a condizione che venga riformulato nel senso di espungere dal dispositivo il riferimento alla cifra di 10 milioni e 600 mila euro. Il Governo accetta, limitatamente alla prima parte del dispositivo, l'ordine del giorno Cesini n. 9/3194/163.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Lovelli n. 9/3194/164, mentre non accetta gli ordini del giorno Garavaglia n. 9/3194/165 e Bodega n. 9/3194/166.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Fava n. 9/3194/167, mentre non accetta gli ordini del giorno Montani n. 9/3194/170 e Stucchi n. 9/3194/171.
Il Governo accetta, limitatamente al dispositivo, l'ordine del giorno Cota n. 9/3194/172, a condizione che venga riformulato nel senso di sostituire la previsione circa il parere delle Commissioni parlamentari competenti con l'invio al Parlamento.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Alessandri n. 9/3194/173, Filippi n. 9/3194/175 e Fugatti n. 9/3194/176, mentre accetta, limitatamente al dispositivo, l'ordine del giorno Allasia n. 9/3194/177.
Il Governo altresì non accetta gli ordini del giorno Lussana n. 9/3194/178 e Giancarlo Giorgetti n. 9/3194/179, mentre accoglie come raccomandazione - il problema posto è infatti serio - l'ordine del giorno Dussin n. 9/3194/180 a condizione che venga riformulato nel senso di eliminare nella premessa i giudizi negativi, e di far riferimento nel dispositivo ai deliberati del CIPE e agli impegni programmatici del Governo, altrimenti il parere del Governo è contrario.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Pini n. 9/ 3194/181.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Caparini n. 9/3194/182. Il Governo, invece, accetta l'ordine del giorno Maroni n. 9/3194/183, tranne le premesse.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Grimoldi n. 9/3194/184.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Gibelli n. 9/3194/185, il Governo non accetta le premesse mentre accoglie come raccomandazione il dispositivo.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Caruso n. 9/3194/186; mentre non accetta gli ordini del giorno Bocciardo n. 9/3194/187, Goisis n. 9/3194/188, Grimaldi n. 9/3194/189.
Il Governo, invece, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Cordoni n. 9/3194/190 e, infine, accetta l'ordine del giorno Franci n. 9/3194/191.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, la Conferenza dei presidenti di gruppo ha deciso che entro la giornata di oggi dovessero concludersi le tre fasi della illustrazione, dell'espressione del parere e delle votazioni sugli ordini del giorno.
Abbiamo terminato le prime due ma, come avete visto e come si può prevedere dalla complessità dei pareri e dalle numerose proposte di riformulazione, la fase delle votazioni non sarà una fase veloce. È vero,Pag. 45dunque, che abbiamo di fronte il pomeriggio ma sarebbe meglio se cominciassimo già ora la fase - la prego, onorevole Leone - delle votazioni.
Vi è la richiesta del gruppo parlamentare di Forza Italia, che deve tenere una riunione degli organi del suo gruppo, di concludere la parte antimeridiana della seduta alle ore 13,30. Possiamo venire incontro a tale richiesta, procedendo all'inizio della fase delle votazioni. Sospenderemo quindi la seduta dopo la prima o la seconda votazione.
Secondo la prassi, e ove i presentatori non insistano, gli ordini del giorno accettati dal Governo non saranno posti in votazione.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Saglia n. 9/3194/1, accolto come raccomandazione.
Ricordo che l'ordine del giorno Rusconi n. 9/3194/2 è stato accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Samperi n. 9/3194/3, accolto come raccomandazione dal Governo.

FILIPPO MISURACA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, ringrazio il Governo per aver accettato l'ordine del giorno n. 9/3194/4 a mia prima firma, ma poiché trattasi di un ordine del giorno estremamente importante che ha visto la condivisione anche dei colleghi della maggioranza, vorrei che anche il Parlamento fosse coinvolto per l'autorevolezza della sua decisione e quindi insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Misuraca n. 9/3194/4, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 472
Votanti 462
Astenuti 10
Maggioranza 232
Hanno votato
425
Hanno votato
no 37).

Constato l'assenza del deputato Leo: s'intende che abbia rinunciato al suo ordine del giorno n. 9/3194/5.
Ricordo che l'ordine del giorno Turco n. 9/3194/6 è stato accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Poretti n. 9/3194/7 e Mellano n. 9/3194/8, accolti come raccomandazione dal Governo.
Ricordo che l'ordine del giorno Cacciari n. 9/13194/11 è stato accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Sperandio n. 9/3194/12, accolto come raccomandazione dal Governo.
Ricordo che l'ordine del giorno Forgione n. 9/3194/13 è stato accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Mura n. 9/3194/14.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, vorrei intervenire sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/3194/15.

PRESIDENTE. Sottosegretario Lettieri, è in esame l'ordine del giorno Mura 9/3194/14.

Pag. 46

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, intendo solo precisare che il Governo accetta l'ordine del giorno Borghesi n. 9/3194/15.

PRESIDENTE. Dunque, prendo atto che il Governo modifica il parere sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/3194/15 e lo accetta.
Prendo altresì atto che i presentatori accedono all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Mura n. 9/3194/14, formulato dal Governo.
Ricordo che l'ordine del giorno Borghesi 9/3194/15 è stato accettato dal Governo.
Constato l'assenza dell'onorevole Evangelisti: s'intende che abbia rinunciato al suo ordine del giorno n. 9/3194/16.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, l'onorevole Evangelisti è dovuto partire a causa di un lutto in famiglia; pertanto chiedo, se possibile, di aggiungere la mia firma al suo ordine del giorno n. 9/3194/16.

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, mi dispiace ma non è possibile apporre una firma al solo scopo di poter mettere in votazione l'ordine del giorno.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Donadi n. 9/3194/17, accolto come raccomandazione dal Governo.
Ricordo che l'ordine del giorno D'Ulizia n. 9/3194/18 è stato accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Adornato n. 9/3194/19 non accettano la riformulazione proposta dal Governo e insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Adornato n. 9/3194/19, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 486
Votanti 482
Astenuti 4
Maggioranza 242
Hanno votato
218
Hanno votato
no 264).

Prendo atto che le deputate Lenzi e Incostante hanno segnalato che avrebbero voluto esprimere voto contrario.
Come preannunciato, rinvio il seguito dell'esame degli ordini del giorno al prosieguo della seduta.

Modifica nella costituzione di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che il presidente del gruppo parlamentare Misto, con lettera pervenuta in data 21 novembre 2007, ha reso noto che il deputato Valdo Spini è stato nominato vicepresidente del gruppo in rappresentanza della componente politica «Socialisti per la Costituente».

Sull'ordine dei lavori (ore 13,32).

ELETTRA DEIANA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, desidero segnalare all'Assemblea, con la dovuta drammatizzazione, il problema delle violenze sulle donne. Le agenzie di stampa segnalano, quotidianamente, episodi di banale ferocia di uomini contro le donne. Succede ovunque; negli ultimi giorni, in Italia, è successo a Cagliari, Matera, Bologna e Bergamo, solo per fare alcuni esempi.Pag. 47
Stupri, molestie, botte, uccisioni: in numero inquietante. Questo succede in famiglia - come sappiamo - e nella cerchia amicale e affettiva, e ancora per strada, negli uffici, ovunque. Non ci sono, signor Presidente, né limiti, né freni, né di livello culturale e condizione sociale, né di nazionalità e fede religiosa.
Voglio sottolineare - mentre sta per chiudersi l'anno europeo delle pari opportunità - che non si tratta, come troppo spesso viene detto, né di un problema di ordine pubblico, né di un fenomeno di ordinaria violenza. La radice è sessuale e interroga la sessualità maschile e i rapporti tra i due sessi, ancora così duramente a svantaggio delle donne. Siamo, ripeto, allo scadere dell'anno delle pari opportunità e ritengo che la Presidenza della Camera dovrebbe farsi carico di segnalare al Governo la necessità di una maggiore attenzione a questi aspetti specifici, che sono ancestrali e antropologi, e non possono essere risolti semplicemente con la legge.
In Commissione giustizia è aperta la discussione in merito allo stralcio dello stalking: si tratta di una nuova fattispecie che, forse, potrà aiutare a colpire qualcuno, ma non risolverà i problemi, né cancellerà questo fenomeno drammatico, che ha bisogno di interventi mirati, soprattutto sul terreno dell'investimento in cultura, formazione delle nuove generazioni, monitoraggio e attenzione specifica alla condizione complessiva delle donne (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. Onorevole Deiana, la Presidenza prende atto del suo sollecito e delle sue importanti motivazioni.
Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata mentre alle 17 riprenderemo con il seguito dell'esame del decreto-legge in materia economico-finanziaria.

La seduta, sospesa alle 13,40, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, il Ministro delle comunicazioni, il Ministro della salute ed il Ministro della giustizia.

(Iniziative per risolvere l'emergenza rifiuti in Campania - n. 3-01445)

PRESIDENTE. Il deputato Buontempo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01445 concernente iniziative per risolvere l'emergenza rifiuti in Campania (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1).

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, signor Ministro, alcuni giorni fa mi sono recato a Taverna del Re, nel comune di Giugliano, e voglio esprimere a nome della Destra la solidarietà ai cittadini di quella zona, i quali vivono una vita d'inferno: acqua inquinata, aria irrespirabile, prodotti agricoli invenduti, turismo espulso per la pessima situazione ambientale, aumento di malattie che colpiscono in particolare i minori.
I cittadini manifestano giorno e notte, e le autorità che cosa fanno? Disattendono una legge dello Stato, con la quale il Parlamento ha deciso che i rifiuti devono essere recuperati e smaltiti senza pericoli per la salute dei cittadini, e ignorano il decreto-legge n. 61 del 2007, convertito dalla legge n. 87 del 2007, che imponeva di non aprire più discariche in quella zona, se non dopo un risanamento e una bonifica. Inoltre, le autorità locali non danno alcun seguito all'ordine del giorno approvato dal Senato il 20 giugno 2007,Pag. 48che impegna il Governo a chiudere Taverna del Re entro il 31 ottobre 2007. Come lei sa, signor Ministro, anche dopo il 31 ottobre sono stati scaricati dei rifiuti.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Alfonso Pecoraro Scanio, ha facoltà di rispondere.

ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, onorevole interrogante, innanzitutto non posso che associarmi alla solidarietà rispetto alle difficoltà che da anni - non da poco tempo - vivono la popolazione di Giugliano e molte popolazioni della Campania, a seguito del fallimento del grande appalto dato a una grande società del nord (che poi si è trasformata nella società Fibe), la quale invece di riuscire a risolvere il problema dei rifiuti campani, con un esborso notevole di denaro e con gravi sofferenze per i cittadini campani, ha trasformato questi rifiuti nelle cosiddette ecoballe. Si tratta di rifiuti trasformati attraverso gli impianti CDR, ma che non si sono trasformati in vero combustibile da rifiuti, come hanno dimostrato inchieste della magistratura, e sono stati accumulati in alcune zone che avrebbero dovuto costituire siti provvisori.
In base alla risposta trasmessa al Ministero da parte del Commissario delegato per l'emergenza rifiuti in Campania, posso affermare che, entro la fine del mese di novembre, è previsto il completamento della progettazione esecutiva degli interventi e verranno realizzate tutte le procedure per consentire che rapidamente - si dice entro la fine di dicembre - si possa provvedere ad individuare una diversa area di siti di stoccaggio per le ecoballe, o soluzioni, che spero possano essere trovate, per evitare di continuare a produrre ancora tale tipo di materiale. Non posso che rappresentare il massimo sostegno che il Ministero dell'ambiente fornirà al Commissario delegato per l'emergenza rifiuti in Campania, perché è questo il compito - ma anche il limite - della competenza del Ministero stesso.
Faccio altresì presente di aver dato mandato alla direzione del Ministero competente per le bonifiche e il risanamento di accelerare tutte le procedure perché, per la parte di competenza del Ministro dell'ambiente, si proceda comunque al risanamento e alla bonifica delle zone che si possono già risanare e bonificare. Inoltre, stiamo lavorando perché, al più presto, non solo non si mettano più ecoballe in quella zona, ma si inizi lo svuotamento della zona stessa - sia di Taverna del Re, sia della vicina area di Villa Literno, che è ugualmente piena di ecoballe - e si trovi una soluzione per il loro smaltimento.
Aggiungo che abbiamo istituito, su proposta del Ministero dell'ambiente, attraverso l'articolo 80 del disegno di legge finanziaria, approvato dal Senato ed ora all'esame della Camera, che spero a sua volta lo approvi, un apposito fondo, presso il Ministero stesso, per lo sviluppo delle nuove tecnologie di raccolta differenziata e riciclaggio, con 20 milioni di euro all'anno, anche attraverso - spero - fondi di rotazione. Abbiamo infatti bisogno di fornire anche gli strumenti tecnici per smantellare questa vergogna, di cui la Campania è stata vittima: un grandissimo appalto fallimentare.

PRESIDENTE. Il deputato Buontempo ha facoltà di replicare.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Ministro, lei dice «spero, auspico»: l'interrogazione in esame chiedeva al Ministro di impedire - visto che esiste una legge dello Stato - che si continuino a scaricare rifiuti in quella zona. Infatti, tra lo sperare e l'auspicare, lì continuano a scaricare rifiuti, molti dei quali scoperti, non imballati, che inquinano le falde acquifere e che stanno distruggendo l'agricoltura.
Onorevole Ministro, c'è una legge dello Stato alla quale bisogna fare in modo che le autorità locali ottemperino. Nel frattempo si può fare tutto quello che lei ha detto, ma perché devono pagare quei cittadini che, notte e giorno, per difendere l'aria che respirano, sono costretti a stare lì? Si tratta di quattro chilometri quadratiPag. 49di rifiuti! È indecente! Sono quindici anni che si corre dietro a questa emergenza! Cosa devono fare quei cittadini per sentirsi rispettati, nel momento in cui si accerta che le malattie tumorali sono aumentate, che l'acqua è inquinata, che l'agricoltura non è più spendibile sui mercati?
Il Governo non mi può dire che «auspica», deve dire che intanto, a Taverna del Re, non deve entrare più neppure un chilo di rifiuti, perché lì è esaurita ogni possibilità di scaricarli e, nel frattempo, deve promuovere condizioni che non continuino a colpire quelle popolazioni. Anche lei, con il suo accento campano, credo che un po' di vergogna la provi! La conosco, so qual è il suo impegno, ma deve passare ai fatti, altrimenti si rende complice di tutta l'ecomafia, che lì si sta muovendo per uccidere la vita dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Misto-La Destra).

(Ipotesi di monitoraggio delle emissioni inquinanti nelle diverse aree territoriali - n. 3-01446 )

PRESIDENTE. Il deputato Misiti ha facoltà di illustrare per un minuto la sua interrogazione n. 3-01446, concernente ipotesi di monitoraggio delle emissioni inquinanti nelle diverse aree territoriali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2 ).

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, il Protocollo di Kyoto fissa gli obiettivi per i tagli nei Paesi industrializzati delle emissioni di anidride carbonica equivalente. Per l'Italia aveva fissato il 6,5 per cento in meno rispetto alla produzione delle emissioni del 1990. L'Italia ha sforato, e quindi si calcola che potrebbe affrontare una spesa, tra il 2008 e il 2012, di oltre due miliardi di euro. Ciò evidentemente è molto negativo, perché significa che devono pagare tutti mentre, invece, alcune regioni sono virtuose e altre meno.
Pertanto chiedo al Ministro se non ritenga indispensabile monitorare tali emissioni regione per regione, o provincia per provincia, e conseguentemente, così come avviene tra Stati, arrivare ad una contrattazione delle emissioni tra regioni, con l'acquisto di crediti da parte delle regioni più industrializzate.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Alfonso Pecoraro Scanio, ha facoltà di rispondere.

ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, ringrazio l'interrogante, ma come ha fatto anche l'onorevole Buontempo, a volte si fanno al Ministro dell'ambiente richieste che andrebbero rivolte al Governo in quanto tale. Come nel settore dei rifiuti non ho competenze di ordinanza, in quanto tutte le competenze fanno capo direttamente al Commissario del Governo, così sulla materia delle emissioni abbiamo deciso una serie di iniziative e spero che, con il consenso del Parlamento, si possa anche migliorare la legislazione, accogliendo proprio le proposte del Ministero dell'ambiente.
Curiamo già un inventario nazionale, elaborato dall'Apat, predisposto sulla base delle linee guida del Protocollo di Kyoto, e svolgiamo, attraverso questi dati, una verifica molto attenta dei siti di interesse nazionale a grande impatto ambientale (raffinerie, impianti siderurgici, grandi impianti di produzione di energia). Va sottolineato che l'andamento delle emissioni fra il 1990 e il 2005 non è stato determinato da virtuosità ambientali delle amministrazioni locali, ma da una serie di andamenti economici dei settori interessati.
Per quanto riguarda la richiesta specifica di un intervento che suddivida le responsabilità nazionali sulla riduzione delle emissioni anche tra le regioni, non è possibile una contrattazione dei permessi di emissione a livello regionale, perché il Protocollo di Kyoto e le direttive europee in materia presuppongono che la titolarità dei permessi di emissione nazionali sia attribuita ai Governi centrali.Pag. 50
È invece possibile - su questo condivido l'appello dell'interrogante, e abbiamo preso iniziative - una programmazione delle emissioni e la responsabilizzazione per il monitoraggio a livello regionale. La determinazione di tali quote di emissione, da assegnare a livello territoriale, e/o la determinazione di un criterio condiviso dalle regioni per ripartire gli oneri e le risorse disponibili dovrà essere stabilito nell'ambito dell'aggiornamento della delibera CIPE del 2002, che definisce gli obiettivi nazionali per ridurre le emissioni e adempiere al Protocollo di Kyoto.
Abbiamo già intrapreso la definizione di un aggiornamento di tale delibera, contestualmente avviando la preparazione, insieme al Ministero dello sviluppo economico, della conferenza energia e ambiente, e ho già affidato al sottosegretario senatore Piatti il coordinamento della VI Commissione (Sviluppo sostenibile), che si occupa proprio, attraverso il CIPE, di rivedere la delibera del 2002, conformemente a un indirizzo di monitoraggio regione per regione e di coinvolgimento delle stesse regioni nel conseguimento dell'obiettivo nazionale.
Ciò nella consapevolezza del fatto che dobbiamo coinvolgere le regioni e le amministrazioni locali - come da lei osservato, occorre anche un'analisi provincia per provincia - ma, soprattutto, che dobbiamo finalmente corresponsabilizzare, oltre il settore dell'industria, anche il settore dei trasporti e quello dell'edilizia, perché, oltre all'industria, sono questi gli altri due grandi settori che contribuiscono in modo notevole ad aumentare le emissioni di gas serra da parte dell'Italia.
Accolgo l'interrogazione, quindi, anche come un incentivo ad aumentare l'impegno presso le regioni e a proporre al Parlamento, ove necessario, misure legislative in tal senso.

PRESIDENTE. Il deputato Misiti ha facoltà di replicare.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Ministro, la ringrazio per la risposta e per aver accolto il senso principale della richiesta. Tuttavia, voglio esplicitare ancora di più che, una volta accolta la richiesta di monitorare regione per regione e provincia per provincia, debba essere fatto uno sforzo, al di là delle questioni europee, anche nazionale ed interregionale, per far pagare l'utilizzo dell'atmosfera a quelle regioni che la utilizzano di più, perché ciascun cittadino, a mio modo di vedere, ha diritto di emissione nella stessa quantità.
Nel caso contrario, chi produce molta emissione nell'atmosfera guadagna di più e ha un reddito maggiore, mentre laddove non c'è l'emissione di CO2 nell'atmosfera, non c'è reddito o vi è un basso reddito; in questo modo, gli uni rimarranno sempre poveri e gli altri diventeranno sempre più ricchi.
Credo, quindi, che il passo successivo al monitoraggio debba essere un provvedimento di legge che stabilisca che anche a livello nazionale si possano fare questi scambi di crediti ambientali.

(Iniziative normative per una proposta organica in materia di istituzione di nuovi parchi nazionali - n. 3-01447)

PRESIDENTE. Il deputato Lomaglio ha facoltà di illustrare per un minuto la sua interrogazione n. 3-01447, concernente iniziative normative per una proposta organica in materia di istituzione di nuovi parchi nazionali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3).

ANGELO MARIA ROSARIO LOMAGLIO. Signor Presidente, nel corso dell'esame al Senato del decreto-legge n. 159 del 2007, collegato alla manovra di finanza pubblica, è stato inserito all'articolo 26 un comma che istituisce tre parchi nazionali: il Parco delle Egadi e del litorale trapanese, il Parco delle Eolie e il Parco degli Iblei, ai quali si è aggiunto, grazie al maxiemendamento, anche il Parco dell'isola di Pantelleria.
Si tratta di una scelta importante, compiuta dal Parlamento e dal Governo nazionale, in maniera particolare per la Sicilia.Pag. 51
Tuttavia il Ministro sa che in Commissione abbiamo già posto, senza distinzione tra centrodestra e centrosinistra, l'esigenza che vengano istituiti altri parchi, per i quali l'iter di approvazione delle relative proposte di legge è già stato avviato: si tratta del Parco della laguna di Venezia, del Parco geominerario delle zolfare di Sicilia, del Parco dell'Appennino dauno e del Parco di Portofino.
La richiesta è quella di conoscere se il Ministro voglia avanzare una proposta organica che consenta di rafforzare la rete dei parchi nazionali, in maniera particolare con l'istituzione del Parco geominerario delle zolfare di Sicilia, a proposito del quale la Camera ha approvato oggi un ordine del giorno.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Alfonso Pecoraro Scanio, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, rispondo volentieri agli onorevoli interroganti, chiarendo che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare - e io personalmente - da più di un anno ha aumentato i fondi per tutti i parchi nazionali e le riserve marine, e che abbiamo fatto auspicio perché le regioni che non avessero ancora parchi nazionali potessero istituirne, ovviamente d'intesa con il Governo.
Avevo preso l'impegno di non avanzare una proposta di iniziativa governativa se non dopo un'ampia consultazione della Conferenza nazionale delle aree naturali protette. Nell'autunno del 2008 si terrà la prima Conferenza sulla biodiversità, e subito dopo la terza Conferenza nazionale delle aree naturali protette. È però evidente che di fronte a un'iniziativa parlamentare, in questo caso al Senato, intesa a dotare la Sicilia di alcuni parchi nazionali importanti (i tre che lei ha citato, delle Egadi, delle Eolie e degli Iblei, nonché il Parco di Pantelleria, che è stato aggiunto alla Camera dei deputati), abbiamo espresso parere favorevole con molta convinzione. Peraltro devo rilevare che anche l'istituzione del Parco di Pantelleria è stata sollecitata nel corso dell'esame da parte del Senato.
La volontà del Governo, e la mia personale, che ho già indicato al competente direttore generale del Ministero, è quella di trovare risorse sufficienti per rispondere positivamente anche sugli altri parchi di cui si sta discutendo alla Camera dei deputati: il Parco di Portofino, il Parco della laguna di Venezia, il Parco geominerario delle zolfare di Sicilia e il Parco dell'Appennino dauno. Posso quindi rassicurare che mentre, attraverso la Conferenza nazionale della biodiversità e la Conferenza nazionale delle aree naturali protette, arriveremo a una discussione organica sulla governance e sul miglioramento della rete dei parchi nazionali, è chiaro che tutte le iniziative parlamentari che hanno credibilità e possono dimostrare la volontà di migliorare la rete delle aree protette nel nostro Paese vedranno il massimo sostegno possibile da parte del Ministro dell'ambiente e del Ministero.
Per lo stesso motivo abbiamo rilanciato la rete dei parchi nazionali, che era stata un po' abbandonata negli ultimi anni, e stiamo lavorando per riprendere l'iniziativa per un altro parco già previsto, quello della Costa teatina, e ancora non istituito, e per i parchi storici del delta del Po e del Gennargentu, ugualmente previsti e non istituiti. Abbiamo invece portato a termine l'istituzione di un parco che già era previsto, quello della Val d'Agri.
Spero quindi in una forte collaborazione delle regioni e nel sostegno dei parlamentari affinché questi nuovi parchi previsti possano essere davvero realizzati in tempi rapidi, ricordando che i parchi nazionali mostrano una capacità occupazionale molto alta nei settori del turismo, dell'agricoltura di qualità e dell'artigianato, e che quindi i nuovi parchi nazionali e il rilancio e la riqualificazione dei parchi storici possono essere un altro volano per quello sviluppo di qualità che vogliamo dare al nostro Paese.Pag. 52
Per la Sicilia, in particolare, credo si tratti di un'opportunità importante, per fare in modo che i nuovi parchi nazionali si connettano alla rete regionale delle riserve già esistenti, e che essa abbia un elemento in più di grande qualità nella tradizione, che la caratterizza, di una tutela dell'ambiente e di una valorizzazione dei parchi e delle riserve naturali, che porti davvero occupazione in una delle regioni del Mezzogiorno che certamente ha bisogno, come le altre, di un rilancio dal punto di vista di un'economia che si colleghi con l'ecologia e con la possibilità di futuro.

PRESIDENTE. Il deputato Lomaglio ha facoltà di replicare.

ANGELO MARIA ROSARIO LOMAGLIO. Ringrazio il Ministro Pecoraro Scanio, e mi pare che vada assunto in maniera particolarmente positiva il suo impegno nella direzione dell'istituzione dei quattro parchi che già sono stati oggetto di un lavoro all'interno della Commissione e che sono frutto di un rapporto con le realtà territoriali, le associazioni ambientaliste, i movimenti.
Noi riteniamo, infatti, che costruire una rete di aree protette funzionanti - quelle che già ci sono e quelle che vogliamo istituire - costituisca il segnale di una qualità diversa del governo del territorio, nonché dell'idea di sviluppo che noi abbiamo per questo Paese.
In questo senso, il fatto che finalmente la Sicilia possa avere parchi nazionali - i quattro che nel corso del confronto sul collegato fiscale già sono, di fatto, in via di istituzione e questi quattro rispetto ai quali prendo atto che il Ministro assume l'impegno di individuare le risorse finanziarie, oltre che definire poi con la decretazione una proposta scientificamente valida, che riguarderà la perimetrazione e la zonizzazione - rappresenta, a mio giudizio, un segnale di cui la Sicilia ha bisogno.
Per quanto riguarda le altre proposte (Portofino, laguna di Venezia, Appennino Dauno) - di alcune delle quali mi sono personalmente occupato -, anch'esse sono davvero il frutto di una volontà estesa delle collettività e delle comunità circa l'istituzione dei parchi.
Siamo in una fase nuova e vi è bisogno di risorse che consentano un migliore funzionamento delle aree protette.
Credo che il Governo stia già operando in questo senso (ed il merito di ciò va anche al Ministro Pecoraro Scanio, che ringrazio per la sua attenzione) e che in sede di legge finanziaria - questo è quanto ci aspettiamo - la copertura economica e finanziaria (che consentirà anche l'istituzione del Parco geominerale delle zolfare di Sicilia) darà il segnale alle province del centro dell'isola che finalmente qualcosa sta cambiando e che un'attenzione agli obiettivi dello sviluppo sostenibile si sta davvero realizzando.

(Misure di contrasto al fenomeno dello sfruttamento del lavoro minorile e dell'impiego dei minori nell'attività di accattonaggio - n. 3-01444)

PRESIDENTE. La deputata Cioffi ha facoltà di illustrare per un minuto la sua interrogazione n. 3-01444, concernente misure di contrasto al fenomeno dello sfruttamento del lavoro minorile e dell'impiego dei minori nell'attività di accattonaggio (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).

SANDRA CIOFFI. Signor Presidente, signor Ministro, nei giorni scorsi, in occasione della presentazione dell'ottavo rapporto nazionale sulla condizione dell'infanzia e dell'adolescenza, che è stato presentato da Telefono Azzurro e dall'Eurispes, è emerso un preoccupante aumento dello sfruttamento lavorativo minorile e dell'accattonaggio, fenomeno che colpisce, tra l'altro, soprattutto le nostre aree urbane favorendo anche fenomeni di microcriminalità.
Ciò è confermato dalle stime dell'Organizzazione internazionale del lavoro del 2006, secondo le quali ben 400 mila bambini sono colpiti da tale fenomeno.Pag. 53
Ciò premesso, si chiede di sapere quali misure si intendano porre in essere rispetto a questa forma di emergenza sociale che coinvolge in maniera così diffusa e drammatica i bambini, tra cui figurano anche tutti quei minori «invisibili», vittime di un'immigrazione che deve essere sempre più controllata, ma che deve essere anche più solidale nei confronti dei bambini.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, la direttiva generale per l'azione amministrativa e la gestione del Ministero della solidarietà sociale per il 2007 prevede importanti iniziative per contrastare il fenomeno dello sfruttamento dei minori. Con particolare riferimento al fenomeno dell'accattonaggio infantile - che lei giustamente richiamava -, la direttiva prevede la predisposizione di azioni positive di garanzia e tutela dei diritti di cittadinanza di bambini e bambine costretti alla pratica dell'accattonaggio, con la realizzazione di una campagna di sensibilizzazione dell'opinione pubblica e di progetti di formazione specifici rivolti agli operatori sociali.
Per quanto riguarda, in particolare, lo sfruttamento del lavoro minorile, la direttiva prevede la promozione e il monitoraggio delle attività al tavolo tra Governo e parti sociali per il contrasto dello sfruttamento del lavoro minorile e della dispersione scolastica.
Il tavolo, ricostituito nel mese di settembre 2006, è attualmente impegnato nell'aggiornamento degli obiettivi e delle azioni previste nella Carta degli impegni contro lo sfruttamento del lavoro minorile del 1998, percorso che sarà completato entro quest'anno con la sottoscrizione di una nuova Carta di impegni.
Fra le azioni previste voglio sottolineare, in particolare, l'impegno a considerare prioritaria, per la lotta allo sfruttamento del lavoro minorile, la dimensione familiare attraverso, soprattutto, efficaci politiche attive di sostegno alle famiglie volte a ridurre le situazioni di povertà.
Occorre individuare le categorie di minori particolarmente esposte al rischio di sfruttamento economico, ossia minori poveri, stranieri, vittime di tratta, abbandonati, rom e disabili e predisporre progetti mirati alla prevenzione, all'identificazione e protezione delle vittime, alla riduzione del danno, all'educazione e formazione, al reinserimento scolastico nonché all'inserimento lavorativo per quei minori sfruttati che, avendo raggiunto l'età minima stabilita per l'accesso al lavoro, esprimano la loro volontà di lavorare in condizioni degne e rispettose della normativa italiana.
Si deve dedicare una particolare attenzione, in special modo nei contesti urbani, al fenomeno dell'accattonaggio, anche monitorando i progetti di cui alla legge n. 285 del 1997.
Infine, è necessario adottare, entro sei mesi dalla sottoscrizione della carta di impegni, un piano d'azione contro lo sfruttamento del lavoro minorile che individui gli interventi di competenza di ogni soggetto coinvolto e ricondurla all'interno del piano nazionale d'azione e d'interventi per lo sviluppo e la tutela dei diritti dei minori in età evolutiva.
La ricostituzione del tavolo rappresenta, quindi, la base per un efficace coordinamento delle azioni da mettere in atto e in seguito per una seria verifica delle politiche di contrasto attivate, in particolare, contro lo sfruttamento del lavoro minorile e l'accattonaggio.
Il prossimo obiettivo, sul quale il Governo è già impegnato, è quello di aggiornare e sottoscrivere il protocollo di intesa per il coordinamento delle azioni contro la dispersione scolastica e lo sfruttamento del lavoro minorile tra le amministrazioni maggiormente interessate al contrasto di tali fenomeni.

PRESIDENTE. La deputata Cioffi ha facoltà di replicare.

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SANDRA CIOFFI. Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro e mi dichiaro soddisfatta per la risposta.
Signor Ministro, proprio ieri si è svolta la giornata dell'infanzia e onorare tale ricorrenza significa dare concretezza ad un'azione del nostro Paese volta a considerare i minori come una priorità. Sono certamente contenta del fatto che anche lei, signor Ministro, abbia sottolineato che oggi il problema dello sfruttamento minorile non riguarda solo l'immigrazione (soprattutto quella clandestina) ma purtroppo concerne le tante famiglie e le nuove povertà presenti nel nostro Paese.
Certamente il tavolo, nel modo in cui sarà costituito e con la partecipazione di tutte le associazioni che si interessano di infanzia e di minori, sarà un momento estremamente importante per programmare le politiche dell'infanzia del Paese. Infatti, occorre tenere conto anche di un aspetto. Ricordo che risale proprio a questi ultimi giorni l'allarme lanciato dal Ministro Amato in ordine ai nuovi tipi di sfruttamento dell'infanzia e dell'adolescenza. Basti pensare alle cosiddette baby-squillo e ai problemi di gioco. Ma siamo dinanzi anche ad un problema relativo ad un uso distorto dell'immagine dei bambini, ad esempio, nella pubblicità. È necessario che tutti i nuovi fenomeni di sfruttamento minorile siano individuati anche in tavoli appositi, in cui siano presenti tutti coloro che si interessano, in questo momento, di infanzia.
Signor Ministro, ritengo estremamente importante che vi sia un impegno del nostro Paese affinché al più presto - e continuo a ripeterlo ogni giorno - venga approvata la legge in ordine all'istituzione del garante nazionale dell'infanzia. I nostri bambini, i nostri adolescenti hanno bisogno di essere difesi sempre di più anche attraverso l'istituzione del garante. A tal fine faccio presente che siamo l'ultimo Paese, in Europa, che non ha ancora varato la legge sul garante dell'infanzia.
Credo che l'impegno del Parlamento, del Governo e di tutte le associazioni siano necessari per dare un futuro sereno ai nostri bambini. Ciò significa anche garantire il futuro del nostro Paese.

(Misure di contrasto al fenomeno della prostituzione, con particolare riferimento allo sfruttamento dei minori - n. 3-01448)

PRESIDENTE. Il deputato De Corato ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-01448, concernente misure di contrasto al fenomeno della prostituzione, con particolare riferimento allo sfruttamento dei minori (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5), di cui è cofirmatario.

RICCARDO DE CORATO. Signor Presidente, il Ministro Chiti sa che lo scorso 18 novembre il Ministro dell'interno, a Benevento, ha denunciato un fenomeno, quello della prostituzione minorile, già conosciuto soprattutto nelle grandi città.
Il problema è che il Ministro dell'interno ha fatto soltanto una denuncia, ma non ha detto quali sono le misure che il Governo intende attuare per arginare un fenomeno ormai dilagante, che non riguarda solo la prostituzione minorile femminile e maschile, ma coinvolge ragazzini indotti a consumare droga, alcol e a sperperare soldi al videopoker. Vi sono, soprattutto, organizzazioni criminali (principalmente straniere) che arruolano e trasferiscono nel nostro Paese bambini inducendoli a fenomeni come quelli ora descritti. Quindi chiedo al Governo...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

RICCARDO DE CORATO. La denuncia non basta perché questa può essere fatta anche da Telefono Azzurro, ma non dal Ministro dell'interno, tenuto anche a dare delle risposte.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.

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VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, negli ultimi anni il fenomeno della prostituzione e dello sfruttamento sessuale dei minori ha assunto nuove connotazioni, sia sotto il profilo quantitativo, sia per gli aspetti qualitativi. È una situazione molto grave, come ha denunciato il Ministro dell'interno.
A seguito degli ingenti flussi migratori da Paesi in via di sviluppo e dell'introduzione di giovani straniere, la prostituzione è diventata un affare gestito sempre più spesso dalla criminalità di origine estera che si è sostituita anche alla tradizionale figura del protettore.
In questo quadro, è emerso in maniera preponderante il fenomeno dello sfruttamento della prostituzione di ragazze minorenni (adolescenti di quindici-diciassette anni) che provengono prevalentemente dalla Nigeria e dei Paesi dell'est Europa quali Romania, Ungheria, Bulgaria e Moldavia.
Per quanto concerne lo sfruttamento di minori di nazionalità italiana nell'anno in corso si sono evidenziati alcuni gravi episodi ad opera di soggetti conviventi con le piccole vittime legati ad essi da relazioni di parentela o gravitanti nel giro delle conoscenze familiari. Nel caso di Parma, ricordato dagli interroganti, è stato arrestato un italiano ritenuto responsabile di violenza sessuale ed induzione e sfruttamento della prostituzione minorile. L'uomo adescava, ricattava e sfruttava giovani connazionali.
Nel 2006 sono state denunciate 354 persone per il reato di induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione minorile, mentre nel primo semestre del 2007 le denunce sono state 184.
Per contrastare la criminalità legata alla tratta di esseri umani e alla prostituzione, negli ultimi mesi del 2006 il Ministero dell'interno ha, peraltro, avviato il progetto «Spartacus» imperniato su un piano straordinario di controllo del territorio. A livello internazionale è stata intensificata l'attività di cooperazione e di scambi informativi con le forze di polizia dei Paesi di origine delle vittime e delle organizzazioni criminali.
All'inizio di quest'anno, presso il Ministero dell'interno, è stato istituito un Osservatorio sulla prostituzione e sui fenomeni delittuosi ad essa connessi per analizzare il fenomeno e il suo radicamento sul territorio, con particolare attenzione alla prostituzione minorile.
Nelle prossime settimane il Consiglio dei Ministri approverà un disegno di legge per la lotta alla prostituzione alla cui stesura hanno contribuito i Ministeri dell'interno, della giustizia, della solidarietà sociale e delle pari opportunità. Mi auguro che, presentato al Parlamento, dove esiste anche un vostro progetto di legge, come è stato ricordato, il confronto, l'esame e anche l'approvazione possano essere davvero rapidi e vi possano concorrere non soltanto i gruppi della maggioranza, ma tutti i gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Il deputato De Corato ha facoltà di replicare per due minuti.

RICCARDO DE CORATO. Signor Presidente, signor Ministro, mi dichiaro totalmente insoddisfatto perché il provvedimento che il Governo sta per presentare, anzitutto è un disegno di legge e, come il Ministro sa, tutti i sindaci delle grandi città (di centrosinistra o di centrodestra, da Roma a Bologna a Milano) avevano chiesto al Governo l'adozione di un decreto-legge.
Infatti, il fenomeno della prostituzione minorile (maschile o femminile), signor Ministro, come sa, è un fenomeno disciplinato da una legge che è ancora quella del 1958: tanto per ricordarcelo, la legge Merlin. È passato mezzo secolo ed abbiamo ancora una legge che, lo ripeto, è ormai superata.
Nelle grandi città, il fenomeno della prostituzione minorile è presente in diverse strade e in diverse piazze. I progetti di cui parla (Spartacus o l'Osservatorio) non rispondono all'esigenza di un contrasto forte sul territorio, perché altrimenti non saremmo oggi in questa sede a parlare di una denuncia del Ministro dell'interno.Pag. 56
Se il Ministro dell'interno ha ritenuto di affermare queste cose solo qualche giorno fa e il Corriere della sera di ieri ha ripreso con evidenza questo problema è perché né gli osservatori da voi creati né i vostri progetti hanno dato una benché minima risposta ad un fenomeno che sta dilagando, soprattutto da parte di minori stranieri - come ho detto poco fa - arruolati da organizzazioni criminali.
Pertanto, presenterete un disegno di legge che rimarrà tale. Noi sappiamo che i disegni di legge rimangono in Parlamento per anni, come quello relativo alla violenza sulle donne, il cui iter è ancora fermo in Commissione giustizia. Sulla prostituzione ci vogliono tempi molto più veloci. I vostri tempi sono molto ritardati rispetto ad un fenomeno che sta invadendo e sta rendendo pericolosamente difficile la vita dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

(Chiarimenti in ordine al tracciato della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione ed ai tempi di realizzazione dell'opera - n. 3-01449)

PRESIDENTE. Il deputato Tassone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01449, concernente chiarimenti in ordine al tracciato della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione ed ai tempi di realizzazione dell'opera (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6).

MARIO TASSONE. Signor Presidente, vorrei avere dal Ministro qualche dato certo sul finanziamento della linea Lione-Torino comunicato l'altro giorno dalla Commissione europea. Il Ministro sa che al riguardo vi sono state discussioni, controversie, nonché un blocco dei cantieri. Qualcuno ha affermato che non si sa su quale tracciato intervenga questo finanziamento. Io non so se il Ministro Chiti abbia oggi gli elementi per fornire una risposta definitiva, considerato che in quest'Aula un ordine del giorno da me sottoscritto, insieme a moltissimi colleghi, ha avuto un esito infelice, essendo stato respinto dal Governo e quindi dalla maggioranza. Non vorrei che si trattasse di un annuncio non seguito da un comportamento giusto e coerente da parte della Governo. Ecco perché vorremmo una valutazione complessiva, anche per dare un dato di certezza a questa vicenda che ormai si trascina da parecchio tempo.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, la Commissione europea ha trasmesso il 19 novembre al Parlamento europeo la bozza di decisione che prevede lo stanziamento (considerando i tre progetti transfrontalieri con Francia, Austria e Slovenia) di 872 milioni di euro per l'Italia. Con riferimento alla linea di Alta velocità Torino-Lione, va evidenziato che il dossier che il Ministero delle infrastrutture ha trasmesso a Bruxelles lo scorso 18 luglio rappresenta un atto di programmazione tecnica e finanziaria che non può essere definito come progetto di tracciato. È stato indicato con chiarezza a Bruxelles che su una parte del tracciato ferroviario sussistevano ipotesi di percorso che erano ancora in fase di definizione con i territori interessati ed il crono-programma allegato al dossier tiene conto di ciò.
Attualmente il progetto è all'esame del tavolo di concertazione con le popolazioni locali e l'osservatorio per la realizzazione dell'asse ferroviario Torino-Lione. Al fine di recepire le istanze dei cittadini, il progetto definitivo sarà approvato dopo che l'osservatorio avrà terminato i suoi lavori e sarà sottoposto alla valutazione di impatto ambientale, seguendo la procedura ordinaria.
Per quanto attiene al lavoro svolto dal tavolo politico dello scorso 13 giugno, il Governo ha indicato in tale sede la volontà di assumere come inalterata la parte delPag. 57tracciato in territorio francese che definisce conseguentemente il punto di partenza a monte, indicando nel contempo in Orbassano il punto di arrivo della tratta a valle. La tratta che collega questi due punti, escludendo l'uscita di Venaus, comporta il passaggio in sponda destra, l'attraversamento della Dora in una zona prossima alle Gorge ed una tratta in galleria che consente di connettersi con la linea storica in un punto compatibile con quanto previsto nel Trattato di Torino del 29 gennaio 2001, in prossimità del quale finisce la parte comune europea. Per quanto riguarda la parte a valle di quella comune, in sede tecnica si sta approfondendo un'ipotesi progettuale che prevede il quadruplicamento della linea esistente e l'interramento nelle parti più antropizzate della linea storica e della nuova linea.
Il conseguente riordino urbanistico dei nuclei urbani attraversati permetterà di accogliere una richiesta storica degli enti locali, ossia quella di non affidare solo alle compensazioni il rapporto della nuova infrastruttura con il territorio, ma di realizzare una nuova configurazione che porti direttamente valore aggiunto alle aree attraversate.
Infine, per quanto si riferisce al rispetto dei tempi di realizzazione del progetto, nel periodo 2008-2013 sono previste una serie di scadenze concordate, in conseguenza delle quali l'esecuzione dell'opera si estenderà su una durata di dieci anni dalla firma del contratto dei lavori e, quindi, dovrà terminare nel 2013.

PRESIDENTE. Il deputato Tassone ha facoltà di replicare.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, Ministro Chiti, i dubbi che ho avanzato rimangono per intero. Comunque, signor Ministro, intanto le rivolgo i miei complimenti sinceri, perché è inusuale che qualcuno prenda il posto del Ministro Di Pietro, visto e considerato che si è occupato di competenze non sue e quindi le mie congratulazioni e felicitazioni sono sincere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Tuttavia, Ministro Chiti, lei mi ha fornito la stessa risposta che a suo tempo mi fornì il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti, con riferimento alla questione di Orbassano e al superamento di Venaus. Sono trascorsi molti mesi e ci troviamo sulla stessa lunghezza d'onda, purtroppo negativa.
Vorrei però far rilevare che anche sul progetto cui lei faceva riferimento, vi sono delle contestazioni da parte del presidente Ferrentino, che credo lei abbia sentito nominare, poiché è colui che ha bloccato i cantieri due anni fa e, insieme a molti manifestanti, anche quelli della Valle di Susa.
Vi è inoltre una vicenda molto strana relativa a ciò che accade all'interno del Governo. I Ministri Pecoraro Scanio e Ferrero hanno fatto riferimento all'Osservatorio, affermando che non vi è nulla di certo e anche loro si interrogano su quale sia il progetto al quale è destinato il finanziamento da parte dell'Unione europea. Ma vi è di più: il Ministro Di Pietro ha festeggiato (non so per cosa) questo finanziamento e ha affermato che finalmente ha vinto la politica del fare e vengono ad essere sconfitti i «tirapiedi» che fino ad oggi hanno bloccato l'opera. Ministro Chiti, chi sono i «tirapiedi»? Il Ministro Ferrero o il Ministro Pecoraro Scanio? Certamente il Ministro Di Pietro ha usato un linguaggio gentile...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MARIO TASSONE. ... però non vi è dubbio che ciò dimostra una grande confusione che provoca lo scoramento e l'incertezza da parte nostra rispetto alle politiche del Governo.

(Misure per la tutela delle donne vittime di violenze - n. 3-01450)

PRESIDENTE. La deputata Dioguardi ha facoltà di illustrare per un minuto la sua interrogazione n. 3-01450, concernente misure per la tutela delle donne vittime di violenze (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7).

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DANIELA DIOGUARDI. Signor Presidente, l'8 novembre all'ospedale civico di Palermo una giovane donna incinta di 26 anni, Sabina Giambelluca, è morta per setticemia dovuta alla morte del feto avvenuta quattro giorni prima. I medici hanno riscontrato sul corpo della donna ecchimosi e lividi che fanno ritenere come probabile il fatto che la morte del feto e della donna siano la conseguenza dei maltrattamenti da lei subiti. Sono in corso tutti gli accertamenti necessari, e dalla stampa apprendiamo che la giovane aveva più volte denunziato episodi di maltrattamento alle forze dell'ordine e agli organi competenti, senza che accadesse alcunché.
Purtroppo, la cronaca ci dimostra quotidianamente che non si tratta di un caso singolo; chiedo, quindi, che venga attuato il Piano nazionale antiviolenza, così com'è nei propositi della Ministra delle pari opportunità, che pone l'accento sulla formazione specifica degli operatori e delle operatrici dei servizi sociali e sanitari che vengono coinvolti in simili episodi.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, il problema della violenza sulle donne, che si tratti di violenza sessuale, di maltrattamenti, di abusi fisici, psicologici o economici, è una delle questioni che il Governo considera centrali. La violenza di genere mette in discussione l'universalità dei diritti umani.
Il Governo, come è noto, il 22 dicembre del 2006 ha approvato un disegno di legge, oggi ancora all'esame del Parlamento, che prevede un intervento volto ad investire tre livelli: le misure di sensibilizzazione e prevenzione, i diritti della vittima e la tutela penale. La scelta del Governo è stata, dunque, di non limitarsi ad interventi di tipo repressivo, ma di promuovere un diverso approccio culturale insieme a risposte di tipo sociale.
Il 17 ottobre scorso, alla luce del dibattito svoltosi presso la Commissione Giustizia, l'Assemblea della Camera ha deliberato lo stralcio degli articoli 13 e 18 del disegno di legge. Conseguentemente è stata presentata una proposta di testo unificato composta da tre articoli: i primi due, volti a disciplinare sotto i profili sostanziali e processuali il delitto di atti persecutori, il terzo in materia di discriminazione fondata sull'orientamento sessuale. Si tratta di un atto importante che può accelerare - mi auguro che acceleri fortemente fino alla sua conclusione - l'iter della legge contro le molestie alle donne.
Per quanto attiene ai servizi socio-sanitari il disegno di legge, all'articolo 3, prevede interventi specifici di formazione del personale sanitario al fine di migliorare l'intervento assistenziale riabilitativo per le donne vittime di violenza. Per quanto riguarda il quesito relativo alle azioni del Piano nazionale antiviolenza, la legge finanziaria per l'anno 2007 ha istituito un fondo nazionale contro le violenze sessuali di genere, destinato in parte all'istituzione di un osservatorio contro la violenza e in parte ad un piano di azione nazionale contro questi delitti.
Il 16 maggio scorso con un decreto ministeriale sono stati destinati al fondo, per l'anno 2007, tre milioni di euro e con un decreto del 3 agosto scorso sono stati stabiliti i criteri di ripartizione, destinando una quota di due milioni e duecentomila euro al piano nazionale di azione. Nel disegno di legge finanziaria per l'anno 2008, approvata dal Senato e che la Camera esaminerà tra poco, è stato ulteriormente implementato il piano nazionale contro le violenze alle donne con l'istituzione di un fondo di 20 milioni di euro.
Oggi si è tenuta presso il Ministero per i diritti e le pari opportunità l'assemblea per discutere le proposte per il piano d'azione pluriennale. L'incontro, che vede coinvolti i rappresentanti del Governo, dei centri antiviolenza, del mondo dell'associazionismo, del Parlamento e delle istituzioni locali mira a produrre una risposta efficace, ma anche continuativa neiPag. 59confronti del fenomeno della violenza di genere e al lancio dell'osservatorio nazionale.

PRESIDENTE. La deputata Dioguardi ha facoltà di replicare.

DANIELA DIOGUARDI. Signor Presidente, mi ritengo soddisfatta della risposta anche se il problema è talmente drammatico che anche l'agire immediato è da considerarsi tardivo rispetto a quello che dovremmo fare. Sicuramente la Ministra ha mostrato una sensibilità ed un'attenzione particolari rispetto al grave problema della violenza fisica e sessuale che, come sappiamo e come ci riferisce il Consiglio d'Europa, è la prima causa di morte per le donne nel mondo, ovvero uccide più donne rispetto alla guerra e al cancro.
In Italia i dati forniti dall'Istat ci mostrano che il 32 per cento delle donne è vittima di violenza fisica e sessuale (si tratta di quasi 7 milioni di donne). È necessario sottolineare, inoltre, che il 60 per cento della violenza avviene all'interno della famiglia, contro una percentuale bassissima, ovvero il 6 per cento, in cui la violenza è opera di estranei e, quindi, anche di immigrati.
Ciò deve essere sottolineato, in quanto mostra in maniera chiara che il problema della violenza non è di ordine pubblico o di sicurezza (come, invece, lo si vorrebbe ridurre), ma è un problema che attiene al rapporto tra i sessi; è un problema complesso che deve essere affrontato con sensibilità e in maniera celere.
Credo che un piano nazionale debba collocare al centro la competenza e l'esperienza che in tutti questi anni i centri antiviolenza e le case di rifugio hanno raccolto su tale attività. Tutti gli operatori sanitari e dei servizi sociali, inoltre, devono lavorare in raccordo con i centri di accoglienza. Le donne italiane attendono da troppo tempo una legge. Dobbiamo molto alle donne italiane e nessuna donna deve essere lasciata sola di fronte ad un problema così drammatico.

(Intendimenti del Governo in merito all'applicazione del recente decreto-legge in materia di sicurezza - n. 3-01451)

PRESIDENTE. Il deputato Pini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni ed altri. 3-01451, concernente intendimenti del Governo in merito all'applicazione del recente decreto-legge in materia di sicurezza (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8), di cui è cofirmatario.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, signor Ministro, innanzitutto, considerato che si parla di sicurezza, ci saremmo aspettati la presenza del Ministro Amato, ma sappiamo che lo stesso è troppo impegnato a dover mettere delle «pezze» a un totale, assoluto e completo fallimento della politica di questo Governo in materia di sicurezza.
È proprio per questo motivo che, al fine di evidenziare che al Governo importi poco o nulla della sicurezza dei cittadini, abbiamo presentato l'interrogazione in esame, che verte sull'ulteriore fallimento legato al decreto-legge 1o novembre 2007 n. 181 - emanato a seguito di fatti di cronaca gravissimi - che questo Governo (incapace, come al solito, di progettare alcunché, tanto meno in materia di sicurezza) ha adottato in fretta e furia, sulla spinta dell'emozione popolare dettata, ripeto, da avvenimenti gravissimi.
Il decreto-legge citato, di fatto, in circa quindici giorni ha comportato l'espulsione di soli 177 extracomunitari: esso, pertanto non funziona e noi siamo preoccupatissimi...

PRESIDENTE. Deputato Pini, concluda.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, concludo. Sappiamo benissimo che la sinistra radicale ha già dichiarato guerra - come ha fatto lo stesso Governo - in fase di conversione in legge del decreto-legge, il quale, quindi, sarà svuotato ancora di più. Chiediamo, pertanto, quali siano i reali intendimenti del Governo, ossia se lo stesso voglia continuare a far qualcosa...

Pag. 60

PRESIDENTE. La prego, deputato Pini, ha parlato per oltre mezzo minuto in più: ciò non è possibile e lei lo sa.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, ovviamente rispondo nel merito. Le misure inserite nel «pacchetto sicurezza» si propongono di realizzare una duplice finalità: corrispondere alla domanda di sicurezza che proviene dalla collettività nazionale e, allo stesso tempo, garantire la puntuale applicazione delle disposizioni comunitarie che attribuiscono ai cittadini europei il diritto di circolare e soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri.
In questa direzione ci si è mossi quando si è deciso di adottare un decreto-legge per conferire immediata efficacia a norme che - è bene ricordarlo - non si limitano ad attribuire ai prefetti il potere di allontanare dal territorio nazionale le persone di cui è stata accertata una specifica, concreta e individuale pericolosità. Il provvedimento d'urgenza, infatti, prevede anche la trasformazione del divieto di ingresso da contravvenzione in delitto - punito adesso con la reclusione fino a tre anni - e il rafforzamento del provvedimento di allontanamento, con l'obbligo, per chi ne è destinatario, di farsi rilasciare dal consolato italiano del proprio Paese un'attestazione di ottemperanza al provvedimento. In altre parole, sono i consolati italiani a certificare che i cittadini europei, allontanati dal nostro Paese, siano effettivamente rientrati in patria.
La pena prevista per la mancata osservanza della disposizione è l'arresto da uno a sei mesi e un'ammenda da 200 a 2.000 euro. Il decreto-legge, in sintesi, mira a rendere più celeri e certe le procedure di allontanamento dei cittadini comunitari che si rendano responsabili di attività illecite così gravi da determinare un allarme sociale. In tal modo si è anche cercato di eliminare i difetti tecnici evidenziati dal Ministro dell'interno nel decreto legislativo di recepimento della direttiva 2004/38/CE.
In applicazione del decreto-legge, dal 2 al 19 novembre scorsi, sono stati adottati 177 provvedimenti di allontanamento per motivi di pubblica sicurezza. Si tratta di una cifra non banale, tenendo conto, da una parte, che si era in fase di prima applicazione e, dall'altra, che tutti gli aspetti della procedura devono essere svolti nel rigoroso rispetto dell'ordinamento comunitario.
È evidente, altresì, che le misure introdotte hanno un effetto deterrente, ad esempio, in termini di nuovi arrivi. I provvedimenti di allontanamento devono contenere motivazioni idonee anche a superare il previsto vaglio giurisdizionale. Al fine di indicare precise e uniformi modalità applicative del provvedimento, il 2 novembre scorso il Ministro dell'interno ha rivolto a tutti i prefetti della Repubblica un atto di indirizzo: i prefetti dovranno anche assicurare un monitoraggio costante delle situazioni a rischio, privilegiando il metodo della sistematicità dei controlli e della continuità dell'azione. Tale provvedimento - concludo - è un concreto e nuovo intervento: ciò significa che esso non era mai stato predisposto in precedenza, ad esempio dai Governi in carica dal 2001 al 2006.

PRESIDENTE. Il deputato Pini ha facoltà di replicare per due minuti.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, non possiamo assolutamente ritenerci soddisfatti, perché la risposta del Ministro Chiti non solo è insoddisfacente, ma totalmente irricevibile. Noi abbiamo chiesto quali siano le vostre intenzioni, in considerazione del fallimento di questo decreto-legge. È assolutamente inutile che lei venga in Aula, svolgendo le funzioni del Ministro Amato, che so impegnato - lo ripeto - in una riunione con i vari prefetti delle principali città, a elencarci cosa prevede il decreto-legge. Lo sappiamo benissimo: non c'è nulla a difesa dei cittadini, a dimostrazione che questo Governo se ne frega altamentePag. 61della sicurezza dei cittadini. Questo Governo adotta palliativi quando avvengono fatti gravissimi sul territorio, ma soltanto se si verificano a Roma. Dunque, se ne frega - questa è la dimostrazione - della sicurezza dei cittadini.
Al Governo interessa, invece, difendere l'immagine del «vecchio» che avanza, di Veltroni, perché quando si verifica qualcosa a Roma vi è la levata di scudi e, sull'ondata dell'emozione popolare, di cui si diceva prima, si adottano decreti-legge, mentre quando accade qualcosa a Treviso o a Milano tutto passa sotto silenzio.
Noi le abbiamo rivolto una domanda sui reali intendimenti del Governo. Lei non ci ha risposto, ma nel suo silenzio alla fine la risposta è arrivata chiarissima: voi volete continuare a tenere aperte le frontiere di questo Paese in maniera indiscriminata, solo ed esclusivamente per vostri meri calcoli elettorali. Le dichiarazioni del Presidente della Repubblica di ieri, irricevibili soprattutto per la forma, ne sono la prova del nove.
La sicurezza non è una delle priorità di questo Governo e lo state dimostrando e non solo non è una priorità, ma non è nemmeno nell'agenda politica di questo Governo. Siete schiavi di una sinistra radicale, che vuole assolutamente allargare ulteriormente la futura - speriamo di no - base elettorale dell'estrema sinistra...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIANLUCA PINI. ...e non vi accorgete che siete lontanissimi dalla richiesta dei cittadini veri di questo Paese, che chiedono sicurezza e non di aprire in maniera indiscriminata le nostre frontiere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Iniziative per aumentare i trasferimenti erariali in favore degli enti locali appartenenti ad aree territoriali confinanti con le regioni a Statuto speciale e con le province autonome di Trento e Bolzano - n. 3-01452)

PRESIDENTE. Il deputato Zorzato ha facoltà di illustrare l'interrogazione Leone n. 3-01452, concernente iniziative per aumentare i trasferimenti erariali in favore degli enti locali appartenenti ad aree territoriali confinanti con le regioni a Statuto speciale e con le province autonome di Trento e Bolzano (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9), di cui è cofirmatario.

MARINO ZORZATO. Signor Presidente, signor Ministro, credo che la pericolosa deriva secessionista di numerosi comuni - soprattutto al nord - il cui territorio confina con regioni a statuto speciale, culminata con il referendum svoltosi a Cortina d'Ampezzo, Asiago e Colle Santa Lucia, costituisca un problema molto grave, che va affrontato in modo sistematico.
Tale tendenza ha ragioni soprattutto economiche, in quanto è notorio che le regioni a statuto speciale e le province autonome hanno a disposizione risorse finanziare molto maggiori rispetto alle regioni a statuto ordinario e alle altre province.
Ricordo che l'interesse delle province di Trento e Bolzano si mostra soprattutto verso alcuni comuni, come Cortina, e non verso altri, come Asiago, per motivi puramente economici. Ricordo, inoltre, che i trasferimenti in favore del Veneto sono pari a circa il 10 per cento dei trasferimenti destinati alle province di Trento e Bolzano. Ciò ovviamente accresce l'interesse di alcuni comuni a cambiare regione.
Nel decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, collegato con la manovra finanziaria del 2008, erano stati previsti 40 milioni di euro a favore di queste realtà, ridotti successivamente a 25 milioni.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARINO ZORZATO. Signor Presidente, mi avvio velocemente alla conclusione.

PRESIDENTE. Lo deve fare.

MARINO ZORZATO. La domanda che le rivolgo è se non sia opportuno, per questi comuni e per queste realtà territoriali,Pag. 62pensare a una rivoluzione finanziaria, soprattutto a scapito delle regioni e delle province - Trento e Bolzano in particolare - che in questo momento ricevono troppi trasferimenti rispetto alle realtà venete confinanti.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, l'interrogazione segnala, con la preoccupazione che io e il Governo condividiamo, che numerosi comuni delle regioni a statuto ordinario, il cui territorio confina con quello delle regioni a statuto speciale o province autonome, in considerazione anche delle maggiori risorse finanziarie riconosciute da queste ultime ai comuni che ricadono nel proprio territorio in rapporto alla popolazione esistente, hanno indetto referendum, di cui all'attuale articolo 132 della Costituzione, per il distacco dalla regione di appartenenza e l'aggregazione alle regioni a statuto speciale o province autonome confinanti.
L'interrogazione sollecita un ulteriore incremento delle risorse finanziarie a favore di tali comuni, rispetto a quelle di 25 milioni di euro per il 2007 - loro attribuite, per la prima volta, dall'articolo 35 del decreto-legge n. 159 del 1o ottobre scorso - o a quelle riferite a misure per le risorse dell'energia idroelettrica nella legge finanziaria dello scorso anno, e ciò anche attraverso una rimodulazione dei trasferimenti erariali riconosciuti agli enti locali delle regioni a statuto ordinario e delle province autonome di Trento e Bolzano.
In merito, come è noto, le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e Bolzano godono, ai sensi dell'articolo 116 della Costituzione, di forme e condizioni particolari di autonomia, secondo i rispettivi statuti speciali adottati con legge costituzionale. L'autonomia si sostanzia, essenzialmente, in quella finanziaria, che agli stessi enti definiti a diritto differenziato viene riconosciuta dagli statuti e dalle relative norme di attuazione.
Si deve aggiungere che il finanziamento degli enti locali posti nel territorio delle autonomie speciali, viene da questa assicurata dalla compartecipazione al gettito dei tributi erariali propri, statutariamente prevista, non già da trasferimenti erariali, di cui è fatto cenno nell'interrogazione in esame.
Ne deriva che l'accoglimento dell'istanza di operare una rimodulazione dei trasferimenti erariali a favore dei comuni e delle autonomie speciali, per i motivi sopra esposti, non è possibile.
Credo che la questione si possa invece risolvere esaminando e approvando presto, sia alla Camera sia al Senato, il disegno di legge del Governo sull'attuazione dell'articolo 119 della Costituzione, relativo al federalismo fiscale, che può assegnare un ordine differente ai rapporti finanziari e alle responsabilità delle diverse istituzioni.
Vi sono però, oltre ai problemi legati a tali rilevanti questioni economico-finanziarie, anche quelli che si riferiscono ai rapporti tra regioni e autonomie locali, riguardanti cioè il ruolo delle autonomie locali all'interno delle diverse regioni e la promozione di loro poteri, più responsabili e più forti.
In ogni caso, il Governo ha da tempo concentrato la propria attenzione sul fenomeno, presentando un apposito disegno di legge - che si trova presso la Commissione affari costituzionali - per la revisione dell'articolo 132 della Costituzione, diretto ad ottenere il pronunciamento di una più vasta area di popolazione sul referendum. Infatti credo giusto in via di principio che il referendum...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Ho terminato, signor Presidente.
Il referendum non deve esclusivamente accertare la concordanza tra popolazione del comune interessato dal distacco/accorpamento con i propri organi rappresentativi,Pag. 63ma anche la volontà della provincia a cui si chiede l'accorpamento di accogliere i comuni nei propri confini e la volontà della provincia da cui si chiede il distacco, di separarsi da quel territorio e da quella popolazione.
Penso che dobbiamo intervenire su tale complesso di questioni, se vogliamo fornire una risposta positiva a quelle popolazioni.

PRESIDENTE. Il deputato Paniz, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare per due minuti.

MAURIZIO PANIZ. Ministro Chiti, nonostante il suo sforzo devo dichiararmi insoddisfatto. Lei lo comprende perfettamente: il problema non è soltanto veneto, riguarda l'intera nazione, anche se soprattutto il Veneto, regione i cui cittadini danno allo Stato più o meno quanto versano i cittadini del Trentino-Alto Adige, ricevendo una cifra ben diversa. Un cittadino veneto esborsa circa quattromila euro all'anno e ne riceve meno di novecento; un cittadino del Trentino-Alto Adige, che esborsa la stessa cifra, ne riceve circa il doppio.
Le pare giusto che tale situazione si mantenga ormai da circa cinquant'anni? Il principio di uguaglianza è andato a farsi benedire da tempo!
Pertanto, bisogna intervenire sul rapporto tra regioni a statuto ordinario e regioni a statuto speciale: o tutti o nessuno, perché il principio di uguaglianza è sancito dalla Costituzione e deve essere rispettato. Il Governo deve dare l'esempio e dimostrare una chiara di volontà di rispettarlo.
Molti sindaci, soprattutto delle «terre alte», le terre della montagna, hanno consegnato in questi giorni la loro fascia tricolore al Presidente della Repubblica: non possono essere tartassati, con privazioni di risorse che sono state garantite un tempo e che vengono improvvisamente loro sottratte.
L'attuale Governo deve passare dalle parole ai fatti. Certo, siamo d'accordo sul federalismo fiscale, ma va approvato, non va dichiarato soltanto sulla carta. Invece, l'attuale Governo è finora passato dalle parole ai non fatti, perché ha privato realtà come la provincia di Belluno delle risorse del demanio idrico, che il precedente Governo aveva garantito e che l'Esecutivo in carica, in occasione della sua prima legge finanziaria, ha tolto.
Ciò ha costituito uno schiaffo per il Veneto, uno schiaffo ad una regione produttiva e laboriosa, che merita un'attenzione diversa. Solo così i suoi cittadini potranno essere felici di stare dove si trovano e non chiedere di spostarsi nella «terra del Bengodi», una terra ricca di privilegi come il Trentino-Alto Adige. Tali privilegi non si giustificano più, perché la storia è andata avanti e cinquant'anni non sono passati assolutamente invano.
Abbiate rispetto, voi al Governo, dei dolori, delle sofferenze, dell'impegno e della dedizione delle genti di montagna, della gente del Veneto che sostiene la nostra Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

(Problematiche relative al termine per la trasmissione su frequenze terrestri in tecnica analogica da parte di Retequattro alla luce della giurisprudenza costituzionale - n. 3-01453)

PRESIDENTE. Il deputato Longhi ha facoltà di illustrare per un minuto la sua interrogazione n. 3-01453, concernente problematiche relative al termine per la trasmissione su frequenze terrestri in tecnica analogica da parte di Retequattro alla luce della giurisprudenza costituzionale (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10).

ALEANDRO LONGHI. Signor Presidente, signor Ministro devo dirle che ho provato fastidio a scrivere questa interrogazione a risposta immediata. Ero abituato a scriverle quando il Governo Berlusconi faceva dei regali a Mediaset e che il mio Governo, il Governo Prodi, faccia altrettanto mi infastidisce.Pag. 64
Una sentenza della Corte costituzionale fissava al 2003 la fine delle trasmissioni sulle frequenze terrestri di Retequattro; decreti-legge e leggi del Governo Berlusconi hanno prorogato tale termine al 2008. Trovo incomprensibile che ora, nel decreto-legge fiscale, sia prevista una proroga fino al 2012. Ero a conoscenza di come si comportasse il Governo Berlusconi, ma ritengo intollerabile che il Governo Prodi faccia un regalo a Mediaset.

PRESIDENTE. Il Ministro delle comunicazioni, Paolo Gentiloni Silveri, ha facoltà di rispondere.

PAOLO GENTILONI SILVERI, Ministro delle comunicazioni. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Longhi che mi fornisce l'occasione di chiarire un equivoco che, francamente, non so come si sia ingenerato.
Il motivo per cui sia nel disegno di legge appena varato dalle Commissioni parlamentari (con il voto favorevole di tutta l'Unione e con quello contrario del centrodestra) sia nel decreto-legge fiscale è stato fissato al 2012 il termine per la fine della televisione analogica è il seguente: anzitutto, perché corrisponde alla verità ed è sempre giusto dire la verità al mercato, e cioè che l'Italia, come gli altri Paesi europei che hanno molte frequenze televisive analogiche, le spegneranno nel 2012.
Perché, nella scorsa legislatura, il precedente Governo non ha detto la verità? Perché ha affermato che la televisione analogica sarebbe stata spenta subito, nel 2006? Perché, così dicendo, vi era un alibi per non riconoscere, a chi ne vantava, i diritti nella televisione analogica e si poteva evadere una sentenza della Corte costituzionale - la n. 466 del 2002 - che assegnava a ciascun editore un massimo di due reti in analogico.
Il meccanismo che ha portato anche all'approvazione di un decreto-legge nei giorni di Natale del 2003 è il seguente: i diritti in analogico, con il limite di un massimo di due reti, sarebbero scomparsi, perché con il digitale dietro l'angolo, che sarebbe arrivato dopo qualche mese, non ci sarebbe più stato bisogno di rispettare la giurisprudenza costituzionale, di cercare il pluralismo e di riconoscere a chi ha delle concessioni, ma non le frequenze per esercitarle, il loro diritto. Se l'indomani fosse finita la televisione analogica, anche i diritti analogici sarebbero finiti per tutti.
Spostando in avanti il termine relativo alla fine della televisione analogica, ci mettiamo nelle condizioni, per la prima volta in Italia, di riprendere il percorso della giurisprudenza costituzionale. Ritengo che riproporre il limite massimo di due reti, restituire a chi ha diritti di concessione, ma non le frequenze, la possibilità di esercitarli, sia un passo nella direzione giusta, che, certamente, va completato.
In che modo il Governo pensa di rispondere alla richiesta della Corte costituzionale, relativa al limite delle due reti in analogico? Con un disegno di legge, onorevole Longhi (penso che sarà discusso in Parlamento nelle prossime settimane), ed è il modo attraverso cui, finalmente, toglieremo le date finte - cioè l'alibi che ha consentito, nella scorsa legislatura, di eliminare la giurisprudenza costituzionale e i diritti nella televisione analogica - e, ponendo date vere, finalmente, rimettiamo il sistema in condizione di regolarsi, nel segno del pluralismo e delle decisioni della Corte costituzionale.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

PAOLO GENTILONI SILVERI, Ministro delle comunicazioni. Come vede, onorevole Longhi, il regalo, se qualcuno pensa di fare regali, sarebbe mantenere la situazione così com'è, dicendo che alla televisione digitale si arriva tra sei mesi e che, quindi, le sentenze della Corte costituzionale, i diritti di Europa 7, i diritti di chi non ha potuto esercitarli finora, sono cartastraccia.

PRESIDENTE. Il deputato Longhi ha facoltà di replicare per due minuti.

ALEANDRO LONGHI. Signor Ministro, la ringrazio ma devo dire che non mi trovaPag. 65completamente convinto, anche perché sono in gioco i diritti di Europa 7, che aveva vinto una gara (ed io nutro un grande rispetto per le gare e per chi le vince).
Che motivo c'era di inserire in un decreto-legge la data del 2012? Si poteva scegliere il 2010 o il 2009, perché i disegni di legge si sa quando cominciano, ma non quando finiscono. Pertanto, credo che, se realmente vi fosse stata la volontà politica di seguire quanto previsto dalla sentenza della Corte costituzionale, si sarebbero potuti stabilire termini meno prolungati nel tempo e far sì che, realmente, si tornasse ad una situazione di diritto nazionale e, se vuole, anche di diritto internazionale, dato che l'Unione europea ci ha richiamato in questo senso (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).

(Orientamenti sulla sperimentazione delle narcosale e su iniziative normative in materia di somministrazione controllata di eroina - n. 3-01454)

PRESIDENTE. Il deputato Mellano ha facoltà di illustrare per un minuto la sua interrogazione n. 3-01454, concernente orientamenti sulla sperimentazione delle narcosale e su iniziative normative in materia di somministrazione controllata di eroina (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).

BRUNO MELLANO. Signora Ministro, la mia interrogazione a risposta immediata n. 3-01454 riguarda la proposta, presentata al comune di Torino, di istituzione di una «narcosala».
Tale proposta è stata promossa a livello popolare, attraverso gli strumenti del regolamento comunale, da alcune associazioni - Forum droghe, Malega9 e l'Associazione radicale Adelaide Aglietta - che hanno raccolto migliaia di firme, depositate in comune.
Un'altra iniziativa è partita da venti consiglieri comunali della maggioranza di centrosinistra del sindaco Chiamparino, per istituire una «narcosala», ossia una «stanza del consumo», dove i cittadini tossicodipendenti (ossia malati, in quanto affetti da tossicodipendenza cronica) possano consumare, in situazioni igieniche tollerabili e decenti, la droga acquistata all'esterno, sul mercato criminale.
Una sua lettera, in risposta ad una richiesta del sindaco Chiamparino, ha di fatto ucciso tale proposta e ha posto le condizioni affinché il comune di Torino, nel prossimo consiglio comunale, archivi questa proposta di iniziativa - ripeto - comunale (da parte di consiglieri) e popolare (da parte di associazioni).

PRESIDENTE. La prego di concludere.

BRUNO MELLANO. Le chiedo se, invece, non sia il caso di aprire un tavolo per garantire questa proposta e quella che ha presentato lei, in alternativa, della somministrazione controllata di eroina.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Livia Turco, ha facoltà di rispondere.

LIVIA TURCO, Ministro della salute. Signor Presidente, desidero precisare che la lettera da me inviata al sindaco di Torino e al presidente della regione Piemonte, non rappresenta uno «stop» alla proposta di sperimentazione delle cosiddette «narcosale», ma solo una doverosa precisazione su alcune problematiche correlate al vigente quadro normativo.
Allo stato attuale, infatti, il Ministero della salute può autorizzare l'approvvigionamento e la detenzione di stupefacenti per la somministrazione, unicamente nell'ambito di sperimentazioni cliniche autorizzate, nelle quali le suddette sostanze siano somministrate al fine di dimostrarne l'efficacia terapeutica.
Nel caso in esame, invece, si tratterebbe di una sperimentazione ai fini della prevenzione di eventi avversi, collegati all'abuso di droga. La sperimentazione riguarderebbe unicamente gli eventuali effetti positivi, correlati alla distribuzione di siringhe sterili o alla presenza di personale sanitario.Pag. 66
Poiché non è possibile individuare, nella funzione delle «narcosale», un uso terapeutico dell'eroina che in esse viene consumata, è indispensabile modificare le norme vigenti, prevedendo specificamente la possibilità di effettuare sperimentazioni di riduzione del danno, tramite strutture controllate all'interno delle quali non possano essere applicabili le sanzioni previste per il consumo non terapeutico di stupefacenti.
Qualora l'eroina venisse fornita e somministrata dagli sperimentatori allo scopo della riduzione della diffusione dell'illegalità indotta e, quindi, con finalità di esclusivo ordine pubblico, sarebbe ravvisabile, oltre al consumo, anche una cessione di stupefacenti per somministrazione ai fini di abuso, in aperto contrasto non soltanto con la normativa vigente, ma anche con le convenzioni internazionali alle quali l'Italia aderisce, tenuto conto anche che l'Organizzazione delle Nazioni Unite si è già espressa sfavorevolmente su tale argomento.
Pertanto, proprio allo scopo di valutare con serenità e concretezza l'intera problematica, confermo quanto ho già precisato alla regione e al sindaco di Torino, cioè la disponibilità del Ministero della salute, insieme al Ministero della solidarietà sociale, di istituire un tavolo di lavoro al quale partecipino i soggetti istituzionali, sia ministeriali sia regionali e comunali, interessati nel settore delle tossicodipendenze, nonché gli esperti dell'Istituto superiore di sanità, al fine di individuare i criteri generali di una possibile proposta di regolamentazione di tale sperimentazione da presentare all'esame del Parlamento.

PRESIDENTE. Il deputato Mellano ha facoltà di replicare.

BRUNO MELLANO. Signor Presidente, ringrazio il Ministro Turco per la sua risposta, ma sono insoddisfatto, per i motivi illustrati nella mia interrogazione a risposta immediata, che brevemente ho riassunto prima. Lei stessa sa bene che se il richiamo alle Convenzioni internazionali non vale per le esperienze (settanta narcosale aperte) attualmente in corso in tutta Europa, non vedo perché dovrebbe valere solo per l'Italia.
Si apra un contenzioso e si discuta a livello internazionale: si avrà la forza di difendere una misura volta alla riduzione del danno, convintamente utile, come affermano gli esperti di bassa soglia, anche italiani, e gli esperti internazionali che hanno utilizzato anche questo strumento accanto agli altri già in uso.
Inoltre, chiedo che si apra una discussione sul ruolo degli operatori sanitari e infermieristici, che in Italia vi era già stata quando si è pensato all'utilizzo dei distributori scambia-siringhe. Ricorderà che anche in quella occasione vi è stato un dibattito pubblico, il quale, però, si è tradotto in sentenze, giurisprudenza e dottrina che ne hanno dato l'interpretazione secondo cui gli scambia-siringhe non costituiscono affatto favoreggiamento al consumo, bensì un necessario presidio medico-sanitario per il cittadino malato e tossicodipendente.
Lei stessa, nella lettera al sindaco Chiamparino e alla presidente Bresso, ha dichiarato il suo disagio personale rispetto alla vicenda delle stanze del consumo, indicando una prospettiva, a mio avviso futuribile e purtroppo non realistica, consistente nel modificare la legge per garantire la somministrazione controllata. Ovviamente sarei favorevole e vorrei aiutarla. Tuttavia, lei stessa sa bene che sarà molto difficile modificare la legge anche su tale settore.
L'intervento già attuabile e possibile - ripeto che si tratta di una convinzione che i radicali hanno da tempo e su questo, in genere, non abbiamo mai sbagliato - è quello di aprire immediatamente, anche in Italia, la sperimentazione delle narcosale e discutere, nelle sedi opportune, la congruità di tali iniziative di riduzione del danno con le convenzioni internazionali e la legge in corso. La ringrazio della risposta ma vorrei da lei...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

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BRUNO MELLANO. ...maggior forza politica per cambiare politicamente questa impostazione.

(Iniziative per la vaccinazione gratuita delle donne contro il papillomavirus - n. 3-01455)

PRESIDENTE. Il deputato Catone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01455, concernente iniziative per la vaccinazione gratuita delle donne contro il papillomavirus (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12).

GIAMPIERO CATONE. Signor Presidente, signor Ministro, l'Italia ha a disposizione il vaccino che è in grado di impedire l'infezione da papillomavirus, che è responsabile del 70 per cento dei casi di tumore del collo dell'utero, oltre che di diverse lesioni dell'apparato genitale esterno femminile.
Tale vaccino apre le porte alla prevenzione e offre speranze concrete di sconfiggere un tipo di tumore che, fino a poco tempo fa, era considerato un big killer. Tutte le donne dai 9 ai 26 anni possono trovare tale farmaco in farmacia. Però, per disposizione del Ministero della salute potranno averlo gratuitamente soltanto le dodicenni che, nel nostro Paese, sono circa 250 mila.
Signor Ministro, vorremmo sapere se non ritenga opportuno garantire la vaccinazione gratuita anche ad altre fasce d'età escluse da tale scelta.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Livia Turco, ha facoltà di rispondere.

LIVIA TURCO, Ministro della salute. Signor Presidente, la strategia nazionale adottata per la realizzazione della campagna di vaccinazione anti-papillomavirus è condotta d'intesa con le regioni e, come lei ha affermato, è fondata su un'offerta attiva e gratuita rivolta alle ragazze nel corso del dodicesimo anno di vita, cioè dal compimento degli 11 anni, fino al compimento dei 12.
I vantaggi di questa scelta sono, tra gli altri: indurre la migliore risposta immunitaria al vaccino, precedendo l'inizio dell'attività sessuale, con la garanzia della massima efficacia della vaccinazione; rivolgersi a ragazze che frequentano la scuola dell'obbligo, facilitando l'offerta attiva anche a gruppi a rischio di deprivazione sociale; mantenere la vaccinazione nell'ambito del patrimonio professionale delle prestazioni e delle strutture del sistema sanitario; respingere elevate coperture vaccinali in breve tempo, sfruttando le occasioni di contatto con le strutture vaccinali degli adolescenti, già target di altri interventi vaccinali; impiegare anagrafi vaccinali esistenti per la registrazione delle vaccinazioni effettuate, il follow-up e la valutazione delle coperture vaccinali, con conseguente determinazione di impatto della vaccinazione sulla popolazione in termini di guadagno di salute e risparmio della spesa sanitaria.
Questa scelta è supportata dagli studi che hanno preceduto la fase autorizzativa del vaccino presso l'Agenzia europea dei medicinali. Inoltre, dagli studi, la risposta «immune» è risultata significativamente più elevata nelle bambine tra i 9 e i 12 anni di età rispetto alle adolescenti di età superiore ai 12 anni.
È opportuno ribadire che il vaccino non ha alcun effetto terapeutico, per cui non è efficace nelle donne con infezione pregressa o in corso con uno dei ceppi vaccinali. Ne consegue che la vaccinazione, sicuramente utile, non esclude l'opportunità di continuare ad attuare programmi di screening e di investire risorse per incrementare e migliorare la copertura vaccinale.
Relativamente alle possibili strategie vaccinali future, quali l'identificazione di nuovi target in termini di età, si dovrà tenere conto delle risultanze dei più recenti e affidabili studi scientifici, clinici ed epidemiologici nazionali ed internazionali.
La scelta di questa «coorte» è stata suggerita al Ministero dal Consiglio superiore di sanità. L'Italia è uno dei primi Paesi in Europa che propone una vaccinazione pubblica per la quale è statoPag. 68previsto, nel disegno di legge finanziaria per il 2008, uno stanziamento di risorse economiche pari a 30 milioni di euro a favore delle regioni (finalizzato, appunto, ad agevolare la diffusione tra le dodicenni della vaccinazione da HPV) a valere sullo stato di previsione della spesa del Ministero della salute. Il relativo decreto ministeriale sarà adottato d'intesa con la Conferenza Stato-regioni.

PRESIDENTE. Il deputato Catone ha facoltà di replicare.

GIAMPIERO CATONE. Signor Ministro, sono perplesso perché, innanzitutto, mi risulta che la scuola dell'obbligo sia fino alla terza media (quindi, le ragazze di 13 anni frequentano ancora la scuola dell'obbligo); inoltre, perché esiste una ricerca dell'università Bocconi di Milano che parla di un abbassamento dell'età del primo rapporto sessuale, il quale può verificarsi a 14 anni (pertanto, ritengo che le tredicenni siano incluse).
Oltretutto, c'è un'altra indicazione del Consiglio superiore della sanità - che lei ben dovrebbe conoscere - che, in linea con le indicazioni dell'EMEA, l'agenzia europea per il farmaco, addirittura pensa di poter vaccinare donne fino ai 17 anni, scendendo così per la copertura dai quarant'anni previsti ad otto anni.
Esistono sette milioni di famiglie povere in Italia; ci sono addirittura miliardi di euro di elusione, permessa da questo Governo a grossi enti bancari e finanziari, con lo stacco delle cedole all'estero: credo, pertanto, che un farmaco che costa 188 euro e che deve essere somministrato per almeno tre volte per avere efficacia debba essere fornito dallo Stato. La spesa per vaccinare le tredicenni, infatti, ammonta a soli 100 milioni di euro, contro i miliardi di euro di cui questo Governo consente lo sperpero.
Credo che salvare la vita a 250 mila tredicenni - lo dico per essere in linea con lei sul criterio della scuola dell'obbligo, anche se non credo che in Italia, su 250 mila tredicenni, ci siano tante persone che abbiano già avuto rapporti sessuali - sia comunque un dovere dello Stato italiano, oltre che un dovere di questo Governo.
Noi oggi abbiamo l'idea che occorre prevenire e la prevenzione in questo caso è anche risparmio per lo Stato, perché prevenire i tumori, che non dovranno essere curati successivamente, costituisce sicuramente un risparmio.
Pertanto, 100 milioni di euro per vaccinare le tredicenni e le quattordicenni sono soldi ben spesi. Ci rifletta.

(Problematiche relative alle misure straordinarie di polizia veterinaria adottate contro la brucellosi bufalina in Campania - n. 3-01456)

PRESIDENTE. Il deputato Lion ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01456, concernente problematiche relative alle misure straordinarie di polizia veterinaria adottate contro la brucellosi bufalina in Campania (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 13).

MARCO LION. Signor Ministro, con la presente interrogazione intendiamo riproporre al Governo un'annosa e complicata vicenda, che riguarda il risanamento degli allevamenti bufalini della regione Campania colpiti dal batterio della brucellosi.
È una questione che va avanti da molti anni e che, purtroppo, non si è riusciti a risolvere. Chiediamo, quindi, che il Governo, con un impegno ancora più decisivo, riesca ad incidere su questa situazione, che è devastante sia per gli allevatori, sia per i consumatori per le notizie che stanno uscendo sulla stampa.
Chiediamo che sia fatta chiarezza sulla sicurezza dei prodotti bufalini, che sia ridata fiducia ai consumatori e certezza agli allevatori e, in particolare, anche agli operatori caseari, che appartengono e lavorano alla filiera della mozzarella di bufala campana DOP, anche perché questo settore ha un giro di affari di mezzo miliardo di euro e riguarda diverse province della Campania, in particolare quella di Caserta, che vivono anche grazie alla mozzarella di bufala.

Pag. 69

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Livia Turco, ha facoltà di rispondere.

LIVIA TURCO, Ministro della salute. Signor Presidente, l'Unione europea, a seguito di molte ispezioni effettuate in Italia, ha segnalato il mancato rispetto da parte della regione Campania della normativa vigente nel settore e, nell'ipotesi in cui non fossero state adottate adeguate misure correttive, ha prospettato il taglio della quota di cofinanziamento per l'anno 2007 finalizzato alla copertura parziale delle spese necessarie all'adozione delle misure di controllo della brucellosi bufalina.
Ritengo opportuno sottolineare che i controlli effettuati dal consorzio per la tutela della mozzarella di bufala campana DOP, segnalati nell'atto parlamentare e mirati a garantire la commerciabilità del prodotto, debbono essere tenuti distinti rispetto ai controlli sanitari di tutta la filiera produttiva, obbligatori e previsti dalla normativa vigente a tutela della salute pubblica.
Allo scopo di dissipare i timori in merito ad una presunta estinzione del patrimonio bufalino a seguito dell'abbattimento di tutti i capi positivi, secondo quanto previsto dall'ordinanza ministeriale del 14 novembre 2006, dal 7 maggio al 12 giugno 2007, a seguito di un accordo tra il Ministero della salute e la regione Campania, è stato effettuato un monitoraggio straordinario della brucellosi bufalina nella provincia di Caserta.
I controlli hanno consentito di stabilire come possibile un tetto massimo di 30 mila capi positivi da abbattere in tutta la provincia di Caserta, in tre anni, a fronte di un patrimonio totale di circa 180 mila capi.
L'attività sanitaria in provincia di Caserta è stata pianificata dalla regione con uno specifico piano straordinario, approvato dal Ministero della salute, dal Centro di referenza nazionale per la brucellosi di Teramo e dalla Commissione europea, da effettuarsi nel periodo compreso tra il 1o luglio e il 31 dicembre 2007.
Tale piano, oltre a confermare le misure previste dall'ordinanza citata, ha previsto la vaccinazione degli animali in età prepubere allo scopo di limitare ulteriormente la diffusione della malattia.
Di fatto, il mancato abbattimento dei capi infetti, conseguente alle pronunce del TAR Campania, ha paralizzato le misure straordinarie adottate con l'ordinanza e con il piano straordinario contro la brucellosi bufalina nella provincia di Caserta.
Pertanto, nella necessità di porre in atto interventi urgenti finalizzati a superare la fase dell'emergenza, anche in considerazione delle implicazioni socioeconomiche sull'intera filiera bufalina, il Presidente del Consiglio dei ministri, con decreto del 3 agosto 2007, ha dichiarato lo stato di emergenza socioeconomica nel territorio della provincia di Caserta e zone limitrofe fino al 30 giugno 2008, come già precisato nell'atto parlamentare.
Attualmente è in fase di definizione un'ordinanza di protezione civile concernente la nomina di un commissario straordinario preposto all'adozione di tutte le necessarie e urgenti iniziative idonee a rimuovere le situazioni di emergenza sanitaria e socioeconomica e ad assicurare l'indispensabile sostegno alle aziende zootecniche bufaline nell'area territoriale citata.

PRESIDENTE. Il deputato Lion ha facoltà di replicare.

MARCO LION. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per quanto ci ha detto, in particolare per il fatto che forse siamo arrivati finalmente alla nomina del commissario straordinario, perché effettivamente dalla dichiarazione dello stato di emergenza socioeconomica c'è stata una sosta nella grande operazione di eliminazione di questo batterio che dobbiamo svolgere.
L'Unione europea l'ha affermato chiaramente: vi è una grossa responsabilità da parte dello Stato italiano e delle realtà locali che hanno protratto per anni questa situazione di vera emergenza socio-sanitaria, che registra purtroppo anche delle infiltrazioni malavitose nel settore.
Vogliamo però guardare avanti ed è giusto che il Governo operi in questa direzione, perché abbiamo un grande patrimonioPag. 70zootecnico e un grande patrimonio alimentare che vanno tutelati. La preoccupazione rispetto al pericolo dell'estinzione del patrimonio zootecnico era basilare, perché non avremmo avuto più la stessa qualità del prodotto; si è quindi sempre chiesto che il Governo facesse in modo che per il futuro si potesse continuare a dare questo grande prodotto di eccellenza, sia a livello nazionale che internazionale, ossia la mozzarella di bufala.
Certo, c'è da lavorare; però, se il Governo riesce a dare risposte puntuali e continuative sulla prosecuzione di questo percorso, pensiamo di riuscire, in poco tempo, a fare quello che, purtroppo, non è stato fatto in molti anni e che sta creando, dal punto di vista dell'immagine, tantissimi danni: sono di qualche tempo fa le notizie, comparse sia su quotidiani sia su settimanali, dove viene fatta di tutta un'erba un fascio. Naturalmente così si crea confusione e pericolo (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).

(Misure per la completa copertura delle sedi notarili, anche mediante l'ampliamento della pianta organica - n. 3-01457)

PRESIDENTE. Il deputato Vannucci ha facoltà di illustrare per un minuto la sua interrogazione n. 3-01457, concernente misure per la completa copertura delle sedi notarili, anche mediante l'ampliamento della pianta organica (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 14).

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, signor Ministro, parliamo di notai: non parliamo dell'istituto del notariato o delle riforme in discussione ma, più semplicemente, dell'organizzazione del notariato nel territorio.
Lei, insediandosi al Ministero, ha trovato una situazione di questo tipo: 4.740 notai in servizio a fronte di 6.300 sedi notarili in cui è suddiviso il nostro Paese e che dovrebbero o potrebbero aumentare. I concorsi dovrebbero essere annuali, ma non lo sono. Probabilmente lei ha trovato già bandito il concorso, che fra l'altro è ancora in corso, per soli 230 posti, a fronte di oltre 1.500 sedi scoperte.
È evidente che questa situazione favorisce i notai in servizio, che in 4.740 svolgono l'attività di 6.300, ma inibisce le opportunità di lavoro per i giovani, allontana i servizi dai cittadini...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MASSIMO VANNUCCI. ...ha sicuramente un'incidenza negativa sui costi delle famiglie e delle imprese, essendo ridotta la concorrenza. Anche il notariato lo ha capito. Le chiediamo, Ministro, cosa si può fare per aumentare le sedi e per coprire la pianta organica.

PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, voglio dire subito all'onorevole Vannucci che il numero e la residenza dei notai sono determinati dal Ministro della giustizia ogni sette anni, in funzione di alcuni parametri quali la popolazione, la quantità degli affari, l'estensione del territorio, i mezzi di comunicazione e il reddito medio della sede notarile.
Il termine per la revisione generale della tabella è scaduto da oltre un anno: tenuto conto del tempo trascorso da tale scadenza e dell'interesse pubblico ad una razionale ripartizione dei notai sul territorio nazionale, anche in vista del più economico accesso del pubblico alle funzioni notarili, intendo - lo sottolineo - promuovere con la massima possibile celerità la revisione della vigente tabella, in modo da aumentare significativamente il numero dei posti in organico in coerenza con le indicazioni anche quantitative provenienti dalla stessa categoria professionale.
Tale aumento è una prospettiva segnalata e dovrebbe essere accompagnata da una rapida e progressiva copertura di tuttiPag. 71i posti in organico mediante la messa a concorso di tali posti in un ragionevole arco temporale, secondo cadenze serrate, compatibili con le capacità di gestione dell'amministrazione, e per consistenze numeriche adeguate per ogni singolo concorso.
Voglio al riguardo segnalare che le iniziative che intendo assumere recepiscono, in buona sostanza, recenti proposte di autoriforma avanzate dal consiglio nazionale del notariato, e che esse riguardano l'aumento della concorrenza interna alla categoria, con l'ingresso immediato di mille nuovi notai e con il contestuale ampliamento delle dimensioni delle circoscrizioni in cui il notaio può operare, il superamento del numero chiuso e il passaggio al sistema del numero programmato di accesso alla professione, ancorato alle dinamiche economiche del territorio, e l'accesso agevolato alla professione tramite borse di studio per i giovani meno abbienti.
Mi pare opportuno porre in luce che le prime due proposte, pur necessitando di appositi provvedimenti nel consenso di tutto il Governo, non comportano oneri a carico dello Stato, mentre la terza proposta relativa alle borse di studio può essere, invece, gestita dal notariato in autonomia.
Mi pare, infine, che le iniziative che ho illustrato siano coerenti con il disegno generale, condiviso dal Governo, che le libere professioni procedano verso l'auspicato cambiamento in senso effettivamente concorrenziale.
Sottolineo, infine, che queste iniziative, condivise dal notariato, sono in linea con le esigenze di aprire il settore ad una maggiore efficienza in termini di abbattimento dei costi, di maggiori possibilità di scelta del cittadino ed anche di avanzamento all'interno dei ruoli del notariato da parte di tanti giovani italiani.

PRESIDENTE. Il deputato Vannucci ha facoltà di replicare.

Testo sostituito con errata corrige volante MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio dell'esauriente - ed anche soddisfacente - risposta. La scopertura di un terzo della pianta organica impone, però, un ingresso immediato, come lei ha detto (ma valuterei anche la possibilità di agire sul concorso in corso per vedere se vi è la possibilità di ampliare rispetto agli idonei).
Signor Ministro, sui notai non ci facciamo influenzare dai luoghi comuni che spesso circolano: il notariato in Italia gode della stima delle persone che gli attribuiscono serietà e competenze e che si sentono sicure se si affidano ad un notaio.
L'istituto, del resto, è presente in gran parte dei Paesi sottosviluppati, in Europa svolge una funzione importante di certezza giuridica e di controllo della legalità, si è evoluto in senso transnazionale e si sta adeguando ad uno sviluppo economico senza frontiere che porta nuovi rischi e nuove esigenze.
Tutto ciò va bene, ma non va bene la situazione di vantaggio (che abbiamo descritto) e di privilegi non più sopportabili. Noi abbiamo concentrato la nostra attenzione su un aspetto - quello del numero delle sedi e della scopertura della pianta organica - che può essere risolto senza riforme o nuove leggi, ma con un suo preciso impegno, signor Ministro, che abbiamo sentito e non dubitiamo che vi sarà (esso è, peraltro, un dovere).
Ciò che ci conforta e che può darle forza è l'ormai compresa necessità - anche attraverso le nostre iniziative - di risolvere tale situazione anche da parte del consiglio nazionale del notariato. Per quanto abbiamo letto, il consiglio pensa di farlo con tempi troppo lunghi rispetto alle necessità, ma il principio è condiviso, e lei - nell'interesse dello stesso notariato, dei cittadini e del Paese tutto - può andare avanti con coraggio, e avrà il nostro convinto sostegno.
MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio dell'esauriente - ed anche soddisfacente - risposta. La scopertura di un terzo della pianta organica impone, però, un ingresso immediato, come lei ha detto (ma valuterei anche la possibilità di agire sul concorso in corso per vedere se vi è la possibilità di ampliare rispetto agli idonei).
Signor Ministro, sui notai non ci facciamo influenzare dai luoghi comuni che spesso circolano: il notariato in Italia gode della stima delle persone che gli attribuiscono serietà e competenze e che si sentono sicure se si affidano ad un notaio.
L'istituto, del resto, è presente in gran parte dei Paesi sviluppati, in Europa svolge una funzione importante di certezza giuridica e di controllo della legalità, si è evoluto in senso transnazionale e si sta adeguando ad uno sviluppo economico senza frontiere che porta nuovi rischi e nuove esigenze.
Tutto ciò va bene, ma non va bene la situazione di vantaggio (che abbiamo descritto) e di privilegi non più sopportabili. Noi abbiamo concentrato la nostra attenzione su un aspetto - quello del numero delle sedi e della scopertura della pianta organica - che può essere risolto senza riforme o nuove leggi, ma con un suo preciso impegno, signor Ministro, che abbiamo sentito e non dubitiamo che vi sarà (esso è, peraltro, un dovere).
Ciò che ci conforta e che può darle forza è l'ormai compresa necessità - anche attraverso le nostre iniziative - di risolvere tale situazione anche da parte del consiglio nazionale del notariato. Per quanto abbiamo letto, il consiglio pensa di farlo con tempi troppo lunghi rispetto alle necessità, ma il principio è condiviso, e lei - nell'interesse dello stesso notariato, dei cittadini e del Paese tutto - può andare avanti con coraggio, e avrà il nostro convinto sostegno.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà con il seguito dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge in materia economica e finanziaria.

Pag. 72

La seduta, sospesa alle 16,40 è ripresa alle 17,10.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Boato, Bonelli, Brugger, Castagnetti, Cordoni, Evangelisti, Forgione, Lion, Maroni, Meta, Morrone, Oliva, Pagliarini, Soro e Villetti sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

TESTO AGGIORNATO AL 22 NOVEMBRE 2007

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge di conversione n. 3194-A.
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è iniziato l'esame degli ordini del giorno e che da ultimo è stato votato l'ordine del giorno Adornato n. 9/3194/19.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 3194-A)

PRESIDENTE. Dobbiamo ora passare all'ordine del giorno Gioacchino Alfano n. 9/3194/20, non accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gioacchino Alfano n. 9/3194/20, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 356
Votanti 354
Astenuti 2
Maggioranza 178
Hanno votato
159
Hanno votato
no 195).

Prendo atto che i deputati Dato, Santori e Viola hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che la deputata D'Ippolito Vitale ha segnalato che avrebbe voluto esprime voto favorevole.
Saluto gli studenti del liceo scientifico Ulisse Dini di Pisa, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Aprea n. 9/3194/21, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Aprea n. 9/3194/21, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 379
Votanti 378
Astenuti 1
Maggioranza 190
Hanno votato
164
Hanno votato
no 214).

Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Armosino n. 9/3194/22, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Armosino n. 9/3194/22, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 73

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 399
Votanti 397
Astenuti 2
Maggioranza 199
Hanno votato
177
Hanno votato
no 220).

Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Azzolini n. 9/3194/23, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Azzolini n. 9/3194/23, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 396
Votanti 393
Astenuti 3
Maggioranza 197
Hanno votato
177
Hanno votato
no 216).

Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Baiamonte n. 9/3194/24, non accettato dal Governo.

GIACOMO BAIAMONTE. Signor Presidente, vorrei pregare il sottosegretario, in ordine al mio ordine del giorno n. 9/3194/24 relativo all'articolo 4 del decreto-legge in esame concernente le cosiddette regioni poco virtuose, di rivedere la sua posizione. È, infatti, prevista - e su tale punto siamo d'accordo - la nomina di un commissario ad acta, ma non siamo d'accordo sul fatto che i cittadini siano penalizzati doppiamente perché si aumenta la tassazione, ossia l'IRPEF e l'IRAP. Pertanto, la prego di rivedere la posizione del Governo ed assumere altre decisioni.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 17,15)

GIACOMO BAIAMONTE. In ogni caso, signor sottosegretario, auspico un ripensamento in ordine al parere espresso sul mio ordine del giorno, ovvero mi indichi se vi siano delle modifiche da apportare. Si tratta di un tema importante per la sanità italiana e per le regioni che si trovano in simili condizioni.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Baiamonte n. 9/3194/24, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Baiamonte n. 9/3194/24, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 415
Votanti 413
Astenuti 2
Maggioranza 207
Hanno votato
168
Hanno votato
no 245).

Prendo atto che il deputato Viola ha segnalato che non è riuscito a votare.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Baldelli n. 9/3194/25, accolto come raccomandazione dal Governo.

SIMONE BALDELLI. No, signor Presidente, non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori dei successivi ordini del giorno, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.Pag. 74
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bernardo n. 9/3194/26, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 439
Votanti 437
Astenuti 2
Maggioranza 219
Hanno votato
194
Hanno votato
no 243).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bertolini n. 9/3194/27, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 436
Votanti 434
Astenuti 2
Maggioranza 218
Hanno votato
195
Hanno votato
no 239).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Biancofiore n. 9/3194/28, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 437
Votanti 436
Astenuti 1
Maggioranza 219
Hanno votato
196
Hanno votato
no 240).

Prendo atto che il deputato Minardo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Boscetto n. 9/3194/29, non accettato dal Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boscetto. Ne ha facoltà.

GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, con il mio ordine del giorno si chiede al Governo di conformarsi al dettato dell'articolo 77 della Costituzione in materia di decreti-legge che prevede, come presupposto degli stessi, la straordinaria necessità ed urgenza.
Abbiamo chiesto al Governo di conformarsi alle sentenze del 1995 e alla recente sentenza n. 171 del 2007 della Corte costituzionale. Se il Governo non accetta l'ordine del giorno in esame, vuol dire che non intende conformarsi alla Costituzione, né adeguarsi alle sentenze della Corte costituzionale.
Chiediamo al rappresentante del Governo di modificare il parere precedentemente espresso e di accettare il nostro ordine del giorno. Diversamente, vuol dire che il Governo della Repubblica non vuole conformarsi alla Costituzione e non vuole adeguarsi alle sentenze, anche recentissime, della Corte costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Boscetto n. 9/3194/29, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 449
Votanti 448
Astenuti 1
Maggioranza 225
Hanno votato
202
Hanno votato
no 246).

Pag. 75

Prendo atto che il deputato Minardo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Brancher n. 9/3194/30, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Campa n. 9/3194/31, non accettato dal Governo, insistono per la votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Uggè. Ne ha facoltà.

PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, mi scusi se ho alzato la mano per chiedere la parola con un momento di ritardo, ma vorrei segnalare ai colleghi che l'ordine del giorno Campa n. 9/3194/31 è volto ad evidenziare l'importanza di un'opera storica, il MOSE.
Per la prima volta si è realizzato un intervento che salvaguarda la città di Venezia. Impegnare il Governo perché si attivi affinché questa opera straordinaria possa raggiungere il suo obiettivo, non mi sembra particolarmente gravoso e credo che ognuno di noi debba domandarsi se sia giusto respingere un ordine del giorno che invita il Governo ad adottare ulteriori iniziative normative volte a destinare risorse aggiuntive per i lavori del MOSE.
Siamo di fronte ad una città importante, che tutto il mondo apprezza e ci invidia, ricca di storia, di arte, di grande cultura e significato. Votare l'ordine del giorno in esame credo sia un dovere per ognuno di noi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Campa n. 9/3194/31, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 452
Votanti 449
Astenuti 3
Maggioranza 225
Hanno votato
202
Hanno votato
no 247).

Prendo atto che il deputato Minardo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Carlucci n. 9/3194/32, accolto come raccomandazione, limitatamente al dispositivo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Ceccacci Rubino n. 9/3194/33, accolto come raccomandazione limitatamente al dispositivo.

FIORELLA CECCACCI RUBINO. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FIORELLA CECCACCI RUBINO. Signor Presidente, non accetto che il mio ordine del giorno sia stato accolto come raccomandazione e chiedo di porlo in votazione perché il provvedimento in esame non prevede alcun sostegno per il settore dello spettacolo dal vivo che ormai da tempo è in condizioni di grave difficoltà. È necessario garantire a questo settore, che coinvolge oltre 200 mila addetti nel nostro Paese, un contributo che si avvicini a quello di altre nazioni europee; basti citare che, a fronte di meno di 100 milioni di euro della quota fissa per il teatro italiano di prosa, la dotazione della sola commedia francese raggiunge i 150 milioni circa e che per lo spettacolo dal vivo francese sono stati stanziati per il 2007 635 milioni di euro. Potrei riportare anche altri dati analoghi per la Gran Bretagna, per la Spagna, per la Germania. Secondo uno studio della Commissione europea del 2006, il mercato culturale e creativo ha prodotto un fatturato complessivo di 655 miliardi di euro, contribuendo in tal modo a produrre il 2,6 per cento del PIL europeo e impiegando quasi sei milioni di persone, pari al 3,1 per cento degli occupati totali della comunità.Pag. 76
In Italia, purtroppo, assistiamo invece ad un totale disinteressamento delle problematiche di questo settore. La crisi che affligge da anni lo spettacolo in generale, ma soprattutto il teatro, richiederebbe immediati interventi, non solo di ordine economico, ma anche di ordine programmatico e normativo, perché il vero problema in Italia è la chiusura di un sistema, quello pubblico, che ha portato alla marginalizzazione di artisti di valore e di giovani talenti, per favorire invece delle lobby ideologiche e molto spesso, purtroppo, occupando il potere delle strutture pubbliche che hanno concentrato su di sé la gran parte dei finanziamenti.
Questa situazione di chiusura ha portato all'esasperazione numerose imprese teatrali operanti a livello nazionale nel settore della prosa, della musica, della danza e dell'esercizio teatrale, le quali hanno presentato il primo agosto 2007 un reclamo all'Autorità garante della concorrenza e del mercato, al fine di sollecitare un'indagine conoscitiva riguardante le modalità ed i criteri degli interventi finanziari di sostegno pubblico dello spettacolo dal vivo, con particolare riferimento al rispetto della normativa di tutela della libera concorrenza e del mercato. Su questo reclamo ho già predisposto un'interrogazione urgente perché ritengo che non sia più tollerabile che lo Stato, attraverso società e fondazioni partecipate (alcune, pensate, controllate al cento per cento) finisca per attirare la gran parte dei finanziamenti pubblici disponibili a danno degli operatori privati. Praticamente lo Stato dà a se stesso i soldi che servirebbero per lo sviluppo dello spettacolo dal vivo, centrale non solo per la nostra economia, ma anche per la nostra cultura nazionale. Ritengo che tutto ciò sia una vergogna e non sia più tollerabile, considerando che vi sono migliaia di lavoratori e di imprese dello spettacolo che vivono in uno stato di estremo disagio.
Per tale motivo chiedo al Governo un impegno fattivo volto a destinare, già con questo provvedimento, risorse più adeguate in favore di un settore, quello dello spettacolo dal vivo, e ad adottare a breve iniziative normative volte a definire dei criteri di assegnazione dei finanziamenti pubblici più trasparenti che premino effettivamente chi investe nel settore e i giovani talenti che sono le reali vittime di questa politica cieca (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, vorrei tranquillizzare l'onorevole Ceccacci Rubino: per quanto riguarda i fondi per lo spettacolo, il Governo è impegnato a trovare una quota di risorse, perché oggettivamente le considerazione da lei svolte meritano di essere valutate. Per questo motivo vi è la disponibilità del Governo ad accogliere come raccomandazione il suo ordine del giorno, togliendo ovviamente la parte relativa alle premesse. Mi meraviglio del fatto che lei non l'abbia accettata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boscetto. Ne ha facoltà.

GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, stavo per censurare il rappresentante del Governo perché non fornisce una risposta all'onorevole Ceccacci...

PRESIDENTE. Questo punto è superato. La ringrazio.

GABRIELE BOSCETTO. ... l'ha fornita e lo ringrazio. Si comporti così su tutti i nostri ...

PRESIDENTE. Grazie, deputato Boscetto.
Passiamo ai voti.
Indìco ...

FIORELLA CECCACCI RUBINO. Signor Presidente, ho alzato la mano!

Pag. 77

PRESIDENTE. Mi scusi, revoco l'indizione della votazione. Prego, deputata Ceccacci Rubino.

FIORELLA CECCACCI RUBINO. Signor Presidente, non insisto per la votazione del mio ordine del giorno n. 9/3194/33.

PRESIDENTE. Prendo, dunque, atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ceccacci Rubino n. 9/3194/33, accolto come raccomandazione dal Governo e accettano la riformulazione dal medesimo proposta.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cicu n. 9/3194/34, non accettato dal Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boscetto. Ne ha facoltà.

GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, lei mi ha tolto la parola mentre stavo svolgendo una riflessione. Mi deve spiegare perché l'ha fatto.

PRESIDENTE. Perché eravamo in fase di votazione.

GABRIELE BOSCETTO. Stavo dicendo al Governo di rispondere alle nostre istanze. Lei ha tolto la parola ad un deputato di opposizione; questo è assolutamente censurabile, soprattutto per un uomo come lei che noi stimiamo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Deputato Boscetto, non le ho tolto la parola, l'ho soltanto interrotta perché la sua motivazione era ampiamente comprensibile. Comunque le chiedo scusa.

GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, lei ha fatto una cosa peggiore che togliermi la parola; mi ha tolto il collegamento audio! La cosa peggiore che possa accadere ad un deputato è quella di «tagliargli» la voce; non lo faccia più Presidente, la prego (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cicu n. 9/3194/34, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 486
Votanti 484
Astenuti 2
Maggioranza 243
Hanno votato
225
Hanno votato
no 259).

Prendo atto che il deputato Minardo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Ricordo che l'ordine del giorno Costa n. 9/3194/35 è stato accettato dal Governo.
Passiamo all'ordine del giorno Crimi n. 9/3194/36 accolto come raccomandazione dal Governo.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, preciso che il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Crimi n. 9/3194/36, se riformulato, eliminando nel dispositivo le parole: «ed integralmente».

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Crimi n. 9/3194/36.

Pag. 78

ELISABETTA GARDINI. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELISABETTA GARDINI. Signor Presidente, siamo di fronte ad uno dei casi in cui un avverbio stravolge completamente il senso dell'ordine del giorno da noi presentato. Lei si renderà conto che se noi eliminiamo dal dispositivo la parola «integralmente», accettiamo che, di fatto, il provvedimento del 5 per mille possa essere un provvedimento del 3 per mille.
Colleghi, vi chiedo di riflettere su questa presa di posizione da parte del Governo che è veramente incomprensibile! Tenete conto che non siamo soltanto noi dell'opposizione a deprecare la vostra attitudine a sminuire il provvedimento del 5 per mille che, come ben sapete, ha avuto tanto successo presso i cittadini italiani, i quali hanno aderito in massa a questo ordinamento istituito dal Governo Berlusconi. Sono più di 16 milioni gli italiani che vi hanno aderito, dimostrando la volontà di disporre di una sia pur piccolissima parte delle loro tasse.
Si tratta di un principio importante, perché sancisce una sorta di sovranità popolare alla quale noi italiani siamo molto legati, anche perché consideriamo che il primo articolo della Costituzione, che recita: «La sovranità appartiene al popolo (...)», è una delle disposizioni costituzionali che nella storia della Repubblica è stata più compressa.
Vorrei ricordarvi che tutto il mondo del volontariato è sempre stato in agitazione per l'applicazione da voi fatta della norma a cui l'ordine del giorno si riferisce, poiché, ogni volta, in occasione della predisposizione dei provvedimenti di carattere finanziario da voi varati, veniva soppressa, poi introdotta nuovamente, e poi ancora ne veniva fissato un tetto.
Ho delle petizioni sottoscritte da associazioni e da ricercatori che chiedono proprio che sia istituzionalizzato come strumento e che non siano previsti tetti o analoghe riduzioni, altrimenti sembra proprio che a voi dia fastidio che i soldi sfuggano al controllo del Palazzo.
Cito le parole di una persona che non potete certo ascrivere all'opposizione, ovvero Carlo Garbagnati, vicepresidente di Emergency, il quale, alla domanda circa la causa di tanta ostilità verso tale strumento, risponde: «Perché sottrae occasione di clientelismo; vogliono mantenersi la possibilità di elargire fondi a loro discrezione».
Non voglio entrare in polemica, in quanto vorrei con tutto il cuore che su questo strumento - così bene accolto dagli italiani e che tanto interesse ha suscitato nel mondo del volontariato e della ricerca, ovvero nei settori che stanno a cuore a tutte le parti politiche di maggioranza e di opposizione - vi decideste, questa volta, di dimostrare che il vostro interesse è almeno pari a quello dei cittadini e dei mondi interessati dall'ordine del giorno in esame (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere, insieme ai miei colleghi deputati, l'ordine del giorno in esame e invitare, come ha fatto l'onorevole Gardini, i deputati di questa legislatura (e anche coloro che per anni si sono battuti con un'ampia maggioranza bipartisan per introdurre la libertà di scelta finanziaria da parte dei cittadini con il 5 per mille) a valutare positivamente e integralmente l'ordine del giorno Crimi n. 9/3194/36.
Cari colleghi, molti di voi ricorderanno che, nella scorsa legislatura, proprio su tale argomento, vi fu non solo un'ampia discussione, ma una amplissima maggioranza a favore dell'introduzione di questo meccanismo, volto a consentire al cittadino di destinare liberamente una parte dei propri proventi fiscali a favore di chi si prende cura dei suoi bisogni nel territorio e in perfetta applicazione non teorica, ma pratica del principio di sussidiarietà.Pag. 79
Tutti abbiamo approvato e applaudito l'assenza di tetti e i cittadini sono stati invogliati, finalmente, a decidere, in qualche modo e in quota parte, dove indirizzare la risposta ai propri bisogni secondo un criterio di controllo, oltreché di intelligenza, in quanto controllavano e verificavano chi fossero i più pronti a rispondere alle loro esigenze.
Oggi, dopo l'approvazione dei provvedimenti al Senato, è stato fissato un tetto addirittura di 100 milioni di euro, misura allucinante rispetto alla quantità di scelte da parte dei cittadini che si aggira tra i 400 e i 600 milioni di euro. Invito francamente a considerare in maniera assolutamente positiva l'ordine del giorno in esame e non parlo come espressione di una posizione politica, ma a fronte della grande esperienza degli ultimi anni, anche dello straordinario interesse che i cittadini hanno manifestato nei confronti della scelta del Parlamento nella scorsa e in questa legislatura.
L'ordine del giorno in esame, infatti, va incontro proprio a quell'attenzione, lo dico fra virgolette, alle esigenze dei cittadini che loro stessi hanno dimostrato di avere nei confronti di un provvedimento del Parlamento e di una legge della Repubblica.
Prevedere un tetto - mi rivolgo al sottosegretario Lettieri che è stato protagonista della discussione nella scorsa legislatura - costituisce la negazione della libertà di scelta da parte del cittadino. E non si tratta del 5 per mille, in quanto, se fosse confermato il tetto di 100, si tratterebbe dello 0,5 per mille.
Quindi, siamo di fronte ad una falsificazione della norma, ad una presa in giro dei cittadini e, chiaramente, alla volontà da parte dell'erario pubblico di intascare una parte dei proventi destinati dai cittadini. Ciò è contrario allo spirito e alla libertà relativa ai proventi che i cittadini hanno in tasca.
Onorevole Lettieri, ha approvato con noi nella scorsa legislatura questo provvedimento e non può negare che qualunque tetto sia contrario alla lettera e alla spirito della norma e alla scelta dei cittadini. Almeno per rispetto nei suoi stessi confronti dovrebbe essere tanto sincero da invitare l'Aula a votare a favore dell'ordine del giorno in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Luciano Rossi. Ne ha facoltà.

LUCIANO ROSSI. Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Crimi n. 9/3194/36. Ritengo veramente incomprensibile porre un limite alla solidarietà degli italiani - testimoniata con generoso altruismo - che questo Governo non può non recepire. Di conseguenza, invito l'Aula a svolgere una riflessione su un argomento così importante e delicato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO ENZO LUPI. Signor Presidente, chiedo al Governo, e specialmente ai colleghi della maggioranza, un'attenzione particolare. Al Senato è già stato votato un analogo ordine del giorno relativo alla quota del 5 per mille, che rappresenta una conquista bipartisan, né di centrodestra né di centrosinistra: si tratta di un segno di maturità del Paese e di un'attuazione del principio di sussidiarietà. Ricordo solo che 16 milioni su 20 milioni di contribuenti hanno scelto la destinazione del 5 per mille, indicando il nome di un soggetto beneficiario.
Mi rivolgo al Governo: trattandosi di un ordine del giorno - e potendoci confrontare in sede di esame della legge finanziaria alla Camera (a tal proposito, so che vi è una certa sensibilità da parte del Governo) - con l'indicazione in esso contenuta non ci si assume alcun vincolo: si afferma che la strada che il Parlamento vuole percorrere - e che tutta la società civile ci chiede di percorrere - è quella di rendere strutturale la quota del 5 per mille e, di conseguenza, senza tetto. Dovremmo, in seguito, lavorare durante l'esame della legge finanziaria per cercare, ovviamente, le coperture necessarie perPag. 80andare in quella direzione: un voto contrario da parte dell'Aula sarebbe solo un segno di insensibilità. Lo affermo perché non vi è da fare battaglia tra maggioranza e opposizione: si tratta semplicemente di un argomento condiviso da tutti.
Concludo, signor Presidente. Sono tanti gli ordini del giorno che vengono presentati; forse, ogni tanto - ringrazio la collega Gardini per avere illustrato l'ordine del giorno Crimi n. 9/3194/36 - un'attenzione al contenuto degli ordini del giorno presentati permette a tutti di evitare brutte figure, su un tema, tra l'altro, condiviso: se esso non fosse tale, ovviamente, sarei d'accordo. Il Parlamento è un'istituzione e ogni tanto - e non solo - bisogna riporre attenzione anche ai segnali di indirizzo che il Parlamento vuole fornire al Governo.
Rivolgo un appello al Governo, affinché, con la massima responsabilità e sensibilità, lo stesso accetti l'ordine del giorno in esame e perché, dopo il voto, si lavori in Commissione bilancio per trovare la strada migliore (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Formisano. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno Crimi n. 9/3194/36 e di svolgere qualche riflessione. Considerato che proprio noi, nel corso delle precedenti sedute, abbiamo sollevato il problema del ritardo nell'assegnazione dei fondi del 5 per mille agli enti che ne avevano avuto beneficio dai cittadini italiani, mi sarei aspettata qualcosa di diverso, ossia una proposta da parte del Governo, al fine di accelerare la destinazione di tali fondi.
Ricordo all'Aula, signor Presidente, che un mese fa sono stati assegnati ai beneficiari i fondi della dichiarazione dei redditi del 5 per mille del 2005, quindi con due anni di ritardo. Faccio anche notare ai colleghi, sottolineandolo, che non stiamo parlando di un tema di appannaggio del centrodestra piuttosto che del centrosinistra: tra i beneficiari della quota del 5 per mille vi sono istituti di ricerca a carattere scientifico, che, attraverso tali fondi, svolgono studi sulle malattie rarissime, con riferimento ai quali il nostro Paese è sempre in ritardo.
Vi chiedo veramente con il cuore: una volta tanto, spogliandoci delle nostre casacche di partito, facciamo qualcosa di serio per i cittadini che hanno bisogno! Dimostriamo che quest'Aula può ancora decidere qualcosa in merito al beneficio che ne trarranno i cittadini del nostro Paese. Mi rivolgo a tutti i colleghi sensibili a tale argomento: non si tratta di una questione di centrodestra o di centrosinistra, ma di un tema che dovrebbe toccare la sensibilità di ognuno di noi, soprattutto di coloro che sanno a cosa serve la quota del 5 per mille.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tolotti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO TOLOTTI. Signor Presidente, la questione del 5 per mille è effettivamente importante. Va ricordato che è una delle poche misure su cui, nei fatti, si è verificato un consenso bipartisan. Proprio per questo, mi sembra che la riformulazione proposta dal Governo sia assolutamente accettabile e inviterei i colleghi presentatori ad accettarla. L'idea, infatti, che debba essere abolito il tetto può anche essere approfondita, ma in una prospettiva strutturale, che non è quella dell'ordine del giorno ad un decreto-legge.
Occorre, invece, affrontare davvero in termini di proposta strutturale, e quindi normare legislativamente, un tema che finora è stato oggetto di provvedimenti collegati alle manovre finanziarie e che deve essere sottratto alla contingenza in cui si è trovato.
A me sembra che il Governo abbia formulato una proposta accettabile. Sarebbe utile, quindi, che tutta l'Assemblea votasse una riformulazione che davvero condividiamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo).

Pag. 81

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Brigandì. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, l'argomento in esame sta molto a cuore alla Lega, che infatti aveva presentato molti emendamenti in Commissione su questo punto.
Ciò premesso, dichiaro di apporre la mia firma, anche a nome del gruppo Lega Nord Padania, all'ordine del giorno Crimi n. 9/3194/36. Vorrei spiegare che non vi è solo l'aspetto personale dei singoli cittadini, che decidono di destinare la loro quota a chi ritengono più opportuno, ma anche un aspetto, se così si può dire, di carattere federalistico.
Non si devono valutare solo i bisogni dei singoli, ma vanno considerati anche quelli delle popolazioni. Dato che le persone appartenenti a uno dei vari popoli italiani, ad esempio alla popolazione piemontese o lombarda, hanno esigenze diverse, in questo modo, si soddisfa anche questo secondo tipo di esigenze e di rapporti. In sostanza, questa quota redistributiva è nata proprio per offrire ai cittadini questa opportunità.
Pertanto, sarebbe incoerente prenderli in giro, oggi, dicendo che non distribuiremo i fondi del 5 per mille, dopo aver detto, quando il meccanismo di finanziamento è stato introdotto, che una parte dei loro soldi sarebbe stata devoluta come ritenevano opportuno.
Per questi motivi, mi unisco al coro e chiedo al Governo di ripensarci e di giungere a una soluzione condivisa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Migliori. Ne ha facoltà.

RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, colleghi, vorrei rivolgermi al sottosegretario Lettieri, che questa mattina, con abnegazione e - debbo dire - con successo, ha illustrato le motivazioni del Governo circa ogni singolo ordine del giorno presentato dai colleghi sui vari argomenti in cui si articola il decreto-legge oggetto della nostra attenzione, per chiedergli, in linea con la coerenza e l'abnegazione con le quali ha svolto il suo lavoro, di riflettere circa l'esigenza di rivedere la riformulazione proposta.
Colleghi, ci troviamo, infatti, in un grande imbarazzo, che ritengo generale, sull'applicazione di un provvedimento, salutato positivamente da tutto il Parlamento, che ha significato l'instaurazione di un rapporto fiduciario tra Stato e cittadini su un elemento essenziale dell'allocazione delle risorse, che, attraverso il prelievo fiscale, i cittadini conferiscono, come destinazione ultima, allo Stato, e che, non a caso, esalta il ruolo associativo e del volontariato in una serie significativa di settori in cui si articola la partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica.
Per questi motivi, al di là delle valutazioni, ovviamente positive, che il gruppo Alleanza Nazionale esprime sull'ordine del giorno in esame, invito il Governo a valutare la possibilità di rivedere la proposta di riformulazione, affinché un elemento di chiarezza e di certezza possa emergere. Ringrazio il sottosegretario Lettieri se addiverrà a questa soluzione.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, era prevedibile che un tema così delicato ed importante come quello in esame suscitasse il dibattito in Parlamento, perché - lo ripeto - l'argomento è di grande interesse e ha impegnato su questa scelta ben sedici milioni di cittadini italiani, a cui va il nostro rispetto e, se volete, anche un ringraziamento, per aver operato una scelta a sostegno del volontariato, che riteniamo debba essere sempre al centro delle nostre attenzioni.
Voglio intanto rassicurare l'onorevole Gardini e gli altri intervenuti sul fatto che, se finora non è stato rispettato il requisito dell'«integralmente», nella ripartizione,Pag. 82non è perché quei fondi siano stati dirottati ad altri settori: sono stati destinati sempre a finalità sociali, quindi, in linea di massima, rispettando il principio.
Tuttavia, propongo un'ulteriore riformulazione del dispositivo dell'ordine del giorno in esame nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare la possibilità di adottare con sollecitudine le iniziative finalizzate al rispetto pieno delle scelte dei cittadini».

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Crimi n. 9/3194/36.

ELISABETTA GARDINI. Sì, signor Presidente, e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fabbri n. 9/3194/37, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fabbri n. 9/3194/37, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 488
Votanti 484
Astenuti 4
Maggioranza 243
Hanno votato
222
Hanno votato
no 262).

Prendo atto che i deputati Lettieri, Grassi, Laratta, Minardo e Laganà Fortugno hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Ricordo che l'ordine del giorno Fallica n. 9/3194/38 è stato accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Giuseppe Fini n. 9/3194/39, accolto come raccomandazione limitatamente al dispositivo, Floresta n. 9/3194/40, accolto come raccomandazione limitatamente al dispositivo, e Garagnani n. 9/3194/41, accolto come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori dei successivi ordini del giorno non accettati dal Governo insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gardini n. 9/3194/42, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 490
Votanti 488
Astenuti 2
Maggioranza 245
Hanno votato
224
Hanno votato
no 264).

Prendo atto che il deputato Minardo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Germanà n. 9/3194/43, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 485
Votanti 484
Astenuti 1
Maggioranza 243
Hanno votato
224
Hanno votato
no 260).

Prendo atto che i deputati Minardo e Drago hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione del suo ordine del giorno Giacomoni n. 9/3194/44 accoltoPag. 83come raccomandazione limitatamente al dispositivo.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Jannone n. 9/3194/45, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Jannone n. 9/3194/45, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 492
Votanti 490
Astenuti 2
Maggioranza 246
Hanno votato
226
Hanno votato
no 264).

Prendo atto che il deputato Minardo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Prestigiacomo n. 9/3194/46, accolto come raccomandazione limitatamente al dispositivo, Ravetto n. 9/3194/47, accettato dal Governo limitatamente al dispositivo e Romele n. 9/3194/48, accettato dal Governo limitatamente al dispositivo, nel testo riformulato.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Luciano Rossi n. 9/3194/49, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Luciano Rossi n. 9/3194/49, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 484
Votanti 482
Astenuti 2
Maggioranza 242
Hanno votato
224
Hanno votato
no 258).

Prendo atto che il deputato Minardo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rosso n. 9/3194/50, accettato dal Governo limitatamente al dispositivo.
Prendo atto che i presentatori dei successivi ordini del giorno, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Santelli n. 9/3194/51, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 492
Votanti 490
Astenuti 2
Maggioranza 246
Hanno votato
222
Hanno votato
no 268).

Prendo atto che il deputato Minardo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Santori n. 9/3194/52, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 493
Votanti 491
Astenuti 2
Maggioranza 246
Hanno votato
223
Hanno votato
no 268).

Pag. 84

Prendo atto che il deputato Minardo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Scajola n. 9/3194/53, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 488
Votanti 484
Astenuti 4
Maggioranza 243
Hanno votato
221
Hanno votato
no 263).

Prendo atto che i deputati Dato e Minardo hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Stagno D'Alcontres n. 9/3194/54, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 492
Votanti 489
Astenuti 3
Maggioranza 245
Hanno votato
224
Hanno votato
no 265).

Prendo atto che il deputato Minardo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Stradella n. 9/3194/55, accettato dal Governo limitatamente al dispositivo, non insistono per la votazione.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Tortoli n. 9/3194/56, non accettato dal Governo, insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Tortoli n. 9/3194/56, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 501
Votanti 498
Astenuti 3
Maggioranza 250
Hanno votato
230
Hanno votato
no 268).

Chiedo ai presentatori se insistono per la votazione dell'ordine del giorno Uggè n. 9/3194/57, non accettato dal Governo.

PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, vorrei appellarmi ad ogni componente di questa Assemblea, soprattutto agli amici parlamentari, di tutte le forze politiche, che rappresentano la Calabria e la Sicilia. Sappiamo che si sta per avviare una fase di difficoltà per i collegamenti tra la Sicilia ed il resto dell'Italia e dell'Europa; sappiamo che le merci, soprattutto quelle riguardanti «la catena del freddo», che devono arrivare in tempo rapido sui mercati del nord Europa e su quelli italiani, subiranno dei ritardi notevolissimi, perché si realizzeranno dei lavori sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria, in località Bagnara Calabra. Ciò rischierà di compromettere gravemente l'intera economia siciliana.
Con il mio ordine del giorno n. 9/3194/57, si chiede - forse il Governo non ha letto bene e pensava che chiedessimo un impegno a mettere a disposizione ulteriori risorse - di adottare ulteriori iniziative, volte a provvedere finanziamenti a sostegnoPag. 85del trasporto delle merci. Si tratta, invece, di destinare ciò che nella legge finanziaria è previsto, utilizzando le risorse che sono già indicate, per far sì che il trasporto merci - e, quindi, il sistema della filiera produttiva - si indirizzi verso l'utilizzazione del trasporto marittimo. Mi sembra che tale indicazione sia esaltata nella legge finanziaria stessa.
Se il Governo vuole dare un segno forte, può intervenire nell'ambito delle disponibilità previste dalla legge finanziaria, per creare le condizioni affinché questa economia, questo popolo e questa gente non debba soffrire di una scelta probabilmente poco avveduta che è stata realizzata, dato che non sono state previste alternative al traffico.
Si tratta di creare un piano, di coinvolgere le forze sociali ed economiche delle realtà che saranno colpite e che si preparano a realizzare anche una protesta significativa, se non vi sarà la dimostrazione di una giusta e adeguata attenzione. Si tratta, quindi, di un ordine del giorno che sollecita tutti a voler dare un segnale di interessamento a questa realtà.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, le argomentazioni dell'onorevole Uggè mi hanno indotto a rileggere meglio l'ordine del giorno in esame, che si può accogliere come raccomandazione. Vorrei, tuttavia, ricordare all'onorevole Uggè che nel decreto-legge in discussione sono previste risorse per prevenire e tentare di limitare i disagi cui, certamente, gli operatori economici della Sicilia e della Calabria saranno sottoposti. A tali disagi, il Governo presterà grande attenzione, per fare in modo che siano sempre limitati.
Per questo motivo, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Uggè n. 9/3194/57.

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore, deputato Uggè, se, a sua volta, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3194/57, accolto come raccomandazione.

PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, ringrazio il rappresentante del Governo per aver dimostrato questa disponibilità, anche se l'accettazione del mio ordine del giorno sarebbe stata una dimostrazione più significativa. Comunque, non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Poiché il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno non possono essere svolti gli altri interventi richiesti.
Prendo atto che i presentatori dei successivi ordini del giorno non accettati dal Governo insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Verdini n. 9/3194/58, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 491
Votanti 489
Astenuti 2
Maggioranza 245
Hanno votato
227
Hanno votato
no 262).

Prendo atto che la deputata Mistrello Destro ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vitali n. 9/3194/59, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 86

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 495
Votanti 493
Astenuti 2
Maggioranza 247
Hanno votato
229
Hanno votato
no 264).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Elio Vito n. 9/3194/60, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 493
Votanti 490
Astenuti 3
Maggioranza 246
Hanno votato
227
Hanno votato
no 263).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zanetta n. 9/3194/61, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 491
Votanti 487
Astenuti 4
Maggioranza 244
Hanno votato
225
Hanno votato
no 262).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Paroli n. 9/3194/62, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 488
Votanti 484
Astenuti 4
Maggioranza 243
Hanno votato
224
Hanno votato
no 260).

Chiedo al deputato Giudice se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3194/63, accolto come raccomandazione, limitatamente al dispositivo, dal Governo.

GASPARE GIUDICE. Signor Presidente, desidererei l'attenzione del Governo ma, fondamentalmente, la sua, signor Presidente. L'ordine del giorno n. 9/3194/63 (che io firmo in qualità di presidente pro tempore del Comitato per la legislazione) altro non fa, nella premessa, che registrare che, nell'emendamento Dis. 1.1, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione su cui il Governo ha posto la questione di fiducia, non è stato possibile recepire i suggerimenti contenuti nel parere del Comitato per la legislazione, che è stato - devo dire - votato all'unanimità.
Nel dispositivo, impegniamo il Governo «a tener conto, per il futuro, in sede di presentazione di emendamenti interamente sostitutivi oggetto di questione di fiducia, dei suggerimenti volti al perfezionamento del testo avanzati nelle sedi parlamentari proprie».
Il mio ordine del giorno n. 9/3194/63 è a tutela dell'intero Parlamento: chiedo quindi al Governo di rivedere il suo parere e chiedo a lei, signor Presidente, di metterlo comunque ai voti, perché è un ordine del giorno che vuole difendere le ragioni del Parlamento e non solo di una parte di esso.

PRESIDENTE. Sta bene, fermo restando che gli ordini del giorno sono attribuiti ai deputati che li firmano individualmentePag. 87o con un numero di firme, in ogni caso, di cui rispondono individualmente.
Ha chiesto di parlare il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Lettieri. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, ha ragione l'onorevole Giudice: non ho difficoltà a riconoscere che questo argomento è stato trattato ampiamente nella sede del Comitato per la legislazione e so che tutti i membri del Comitato lo hanno condiviso, anche se porta soltanto la sua firma perché così prevede il Regolamento parlamentare.
Pertanto, il Governo accetta l'ordine del giorno Giudice n. 9/3194/63.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione.
Prendo inoltre atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Brusco n. 9/3194/64, accettato dal Governo limitatamente al dispositivo.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bruno n. 9/3194/65 non accettato dal Governo.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bruno n. 9/3194/65, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 490
Votanti 487
Astenuti 3
Maggioranza 244
Hanno votato
229
Hanno votato
no 258).

Prendo atto che il deputato Tenaglia ha segnalato che non è riuscito a votare.

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Franzoso n. 9/3194/66, accolto come raccomandazione, Lazzari n. 9/3194/67, accolto come raccomandazione limitatamente al dispositivo, e Fratta Pasini n. 9/3194/68, accolto come raccomandazione limitatamente al dispositivo.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Angelino Alfano n. 9/3194/69 non accettato dal Governo.
Passiamo, quindi, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Angelino Alfano n. 9/3194/69, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 494
Votanti 491
Astenuti 3
Maggioranza 246
Hanno votato
226
Hanno votato
no 265).

Prendo atto che i presentatori dei successivi ordini del giorno non accettati dal Governo insistono per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zorzato n. 9/3194/70, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 495
Votanti 493
Astenuti 2
Maggioranza 247
Hanno votato
224
Hanno votato
no 269).Pag. 88

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lainati n. 9/3194/71, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 501
Votanti 497
Astenuti 4
Maggioranza 249
Hanno votato
227
Hanno votato
no 270).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lenna n. 9/3194/72, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 500
Votanti 498
Astenuti 2
Maggioranza 250
Hanno votato
230
Hanno votato
no 268).

Prendo atto che il deputato Strizzolo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Licastro Scardino n. 9/3194/73, accettato dal Governo come raccomandazione limitatamente ad dispositivo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marinello n. 9/3194/74, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 496
Votanti 494
Astenuti 2
Maggioranza 248
Hanno votato
226
Hanno votato
no 268).

Chiedo all'onorevole Marras se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3194/75, non accettato dal Governo.

GIOVANNI MARRAS. Signor Presidente, in primo luogo vorrei chiedere al sottosegretario Lettieri, il quale oggi mi ha rimandato all'ordine del giorno Vacca n. 9/3194/155, due questioni che non ho ben compreso.
In primo luogo, l'ordine del giorno Vacca parla di questioni diverse rispetto al nostro, sebbene sia simile nel contenuto, in quanto la nostra è una proposta di rateizzazione paragonabile a quella già effettuata per la pesca che è stata inserita nel provvedimento in discussione.
Inoltre, l'ordine del giorno presentato dall'onorevole Vacca parla genericamente di qualcosa di non preciso e diverso, sebbene riferito alla legge n. 44 del 1988. La differenza risiede nel fatto che addirittura in alcuni punti si parla di cittadini che sarebbero tornati alla terra, mediante questa legge, lasciando il proprio lavoro. Si tratta di un'affermazione non vera, perché l'ultima volta in cui, nel 1928, qualche colono è arrivato in Sardegna è stato per le città di fondazione. Pertanto, si tratta di un'affermazione, che non so come si possa accettare, assolutamente gratuita.
Per quanto riguarda il nostro discorso, esiste, fra l'altro, una proposta di legge (a prima firma Marras e a seconda firma Cicu) che proponeva la forfetizzazione. Tuttavia, il problema è che ieri sera il Governo ha avuto un incontro - ne siamo molto contenti - con il Ministro De Castro e con l'assessore regionale all'agricoltura e ha già provveduto ad ottemperare a moltePag. 89delle richieste dell'ordine del giorno Vacca n. 9/3194/155, che lei, sottosegretario, ha accettato.
Quindi, vi sono due problemi: avete una cinghia di trasmissione che non funziona e non vi parlate. Non è difficile pensarlo, perché lo vediamo in mille altre situazioni. Constato che vi sono grandi difficoltà. Tra l'altro, il partito che ha presentato l'ordine del giorno Vacca n. 9/3194/155 non si è mai interessato nella sua storia ai problemi dell'agricoltura.
Quindi, non ci riconosciamo nell'ordine del giorno Vacca che è stato accettato, mentre ci riconosciamo nel nostro ordine del giorno che avrebbe dovuto almeno essere accolto dal Governo come raccomandazione, perché proponeva la possibilità di una rateizzazione già fatta con una proposta accolta dall'Unione europea, sulla base della quale due mesi fa abbiamo presentato una proposta di legge. Quindi, era doveroso tenere un atteggiamento diverso.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. L'ordine del giorno in discussione può essere accolto come raccomandazione. Tuttavia, vorrei semplicemente ricordare all'onorevole Marras che vi erano le migliori intenzioni nel chiedere ad alcuni deputati di dialogare sullo stesso problema, in quanto appartenenti alla medesima regione. Se ciò non accade, il Governo si fa carico comunque di testimoniare il proprio interesse e la volontà di risolvere i problemi che riguardano la regione Sardegna.

PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Marras n. 9/3194/75, accolto dal Governo come raccomandazione.

GIOVANNI MARRAS. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Della Vedova n. 9/3194/76, non accettato dal Governo insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Della Vedova n. 9/ 3194/76, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 493
Votanti 490
Astenuti 3
Maggioranza 246
Hanno votato
221
Hanno votato
no 269).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Centa n. 9/3194/77, accolto dal Governo come raccomandazione limitatamente al dispositivo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Fasolino n. 9/3194/78, non accettato dal Governo.

GAETANO FASOLINO. Si, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, sono veramente stupito per il mancato accoglimento di questo ordine del giorno. In sostanza, esso impegna il Governo ad evitare qualsiasi ulteriore storno dalle disponibilità del FAS (Fondo aree sottoutilizzate), che praticamente è un fondo per il Mezzogiorno. Tale fondo fu istituito dal Governo Berlusconi e, in questo modo, viene praticamente cancellato dall'agenda degli interventi per il Mezzogiorno.
Inoltre, in un capoverso successivo, l'ordine del giorno impegna il Governo aPag. 90prestare maggiore attenzione alla spesa per il Mezzogiorno. Per quale motivo un ordine del giorno siffatto non viene accolto dal Governo?
Vorrei chiedere al rappresentante del Governo qui presente di poter rivalutare la questione, accogliendo l'ordine del giorno almeno come raccomandazione, altrimenti chiedo all'Assemblea, quindi a tutti i parlamentari presenti, soprattutto a quelli del centrosinistra, di far sentire la loro voce in favore del Mezzogiorno d'Italia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fasolino n. 9/3194/78, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 496
Votanti 489
Astenuti 7
Maggioranza 245
Hanno votato
228
Hanno votato
no 261).

Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Fedele n. 9/3194/79, non accettato dal Governo.

LUIGI FEDELE. Si, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI FEDELE. Signor Presidente, purtroppo con questo sistema che è portato ormai avanti da tempo, nel senso di porre sempre la questione di fiducia su argomenti importanti, non abbiamo potuto presentare degli emendamenti, ma credo che questo ordine del giorno sia indispensabile e lo voglio quindi illustrare brevemente.
Credo che non ci potesse essere un modo più dannoso - per non dire dissennato - di trovare la copertura per questo decreto-legge tagliando i fondi FAS, ossia proprio quelli per le aree sottosviluppate. È impensabile che questo Governo abbia ipotizzato di provvedere alla copertura finanziaria di questo decreto-legge, tagliando, per il 2007, 1.100 milioni di euro destinati al sud, ma è ancor più grave che addirittura l'intera copertura per il 2008-2009 sia a carico del FAS.
Se possibile - anche se credo sia difficile - la gravità maggiore sta nella giustificazione di tale scelta, ossia perché si ritiene che le disponibilità del FAS per il sud siano ridondanti.
Vorrei chiedere a questo Governo in che mondo vive! Vorrei chiedere se questi Ministri visitano il sud, se siano mai stati in Calabria, in Sicilia e nelle altre regioni del sud: altro che fondi ridondanti! Se quei pochi fondi esistenti vengono anche tagliati, credo che sia veramente la fine! Anche da questi comportamenti si nota l'interesse di questo Governo per il sud!
Nella precedente legge finanziaria erano già previsti pochissimi fondi e quest'anno ne sono previsti ancora di meno. Il collega Uggè prima ricordava quanto siano scarsi anche i fondi per l'area dello Stretto e per il suo attraversamento, per le gravi difficoltà di comunicazione esistenti a causa dei lavori sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria. Ora, anche le risorse del FAS vengono ridotte al minimo!
Avete voluto evitare proprio la realizzazione del ponte sullo Stretto e avete tagliato quei fondi indispensabili per lo sviluppo del sud, con questa grande opera e con le altre infrastrutture ad esso collegate, ed ora infliggete quest'altro colpo micidiale.
Credo che ciò non possa essere accettato e pertanto ci eravamo rivolti al Governo, almeno con un ordine del giorno, affinché questo discorso venisse recepito in qualche modo.
Del resto, non siamo i soli: anche la Corte dei conti in questi ultimi mesi ha rivolto delle critiche aspre al Governo Prodi perché, proprio nel 2006, si sonoPag. 91avute minori risorse per gli investimenti previsti per il sud e, per giunta, le risorse non vengono spese - ad arte - al fine di tentare di stornarle per altri scopi a livello nazionale.
Per questo motivo, ci permettiamo di invitare il Governo a ripensarci e ad evitare che ulteriori tagli al FAS vengano fatti proprio a danno del sud.
Concludendo, voglio rivolgermi non solo ai colleghi del centrodestra, che sono molto attenti a queste problematiche, ma anche a quelli del centrosinistra, che voteranno questo decreto-legge prevedendo che i tagli necessari per la copertura vengano fatti a scapito delle regioni del sud.
Altro che interesse del Governo e di Prodi per il sud! Tra l'altro, ricordo bene le parole che il Presidente Prodi ha usato in campagna elettorale, anche nella mia regione, la Calabria, che ha definito la «regione prediletta».
Visto come vanno le cose, non vorremmo essere prediletti da questo Governo, ma vorremmo essere diseredati, perché, forse, le cose andrebbero meglio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Salerno. Ne ha facoltà.

ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno Fasolino n. 9/3194/78 e per ringraziare il collega della sua onestà intellettuale e del suo impegno, che, purtroppo, si scontra con l'incapacità di questo Governo di comprendere le reali necessità del Mezzogiorno, della Sicilia...

PRESIDENTE. Mi scusi se la interrompo, ma siamo passati all'ordine del giorno Fedele n. 9/3194/79.

ROBERTO SALERNO. Mi scusi, signor Presidente, comunque, sempre con riferimento all'ordine del giorno Fasolino n. 9/3194/78, dicevo che esso si scontra con l'incapacità del Governo di comprendere le vere necessità della nazione, soprattutto delle aree del Mezzogiorno, dopo avere annullato l'impegno del Governo precedente...

PRESIDENTE. La prego...

ROBERTO SALERNO. ...di realizzare il ponte sullo Stretto di Messina. Siamo al disastro delle infrastrutture!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fedele n. 9/3194/79, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 491
Votanti 486
Astenuti 5
Maggioranza 244
Hanno votato
207
Hanno votato
no 279).

Prendo atto che il deputato Leoluca Orlando ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto contrario.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo, modificando il proprio avviso, intende accogliere come raccomandazione, limitatamente al dispositivo, l'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/3194/80, perché esso rispetta - ripeto - le indicazioni del Comitato per la legislazione, che sono puntuali, mentre la parte motiva non è condivisibile, anche per le considerazioni di natura squisitamente politica.

Pag. 92

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/3194/80, accolto dal Governo come raccomandazione, limitatamente al dispositivo.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno La Loggia n. 9/3194/81.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno La Loggia n. 9/3194/81, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 500
Votanti 498
Astenuti 2
Maggioranza 250
Hanno votato
211
Hanno votato
no 287).

Prendo atto che il deputato Tenaglia ha segnalato che non è riuscito a votare.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Laurini n. 9/3194/82, non accettato dal Governo.

GIANCARLO LAURINI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO LAURINI. Signor Presidente, la ratio di questo ordine del giorno è facilmente comprensibile, perché attiene alle modalità di utilizzazione dello strumento della decretazione d'urgenza, di cui in passato si è fatto molto e si fa sempre più abuso, al di là dei limiti ben precisi segnati dalla Costituzione.
L'articolo 77 della Costituzione prevede l'utilizzo dello strumento del decreto-legge soltanto laddove ci sia veramente urgenza di ovviare ad una determinata situazione e di intervenire legislativamente. Dunque, lo strumento previsto dal decreto-legge deve poter essere di immediata applicazione e, quindi, rispondere coerentemente all'esigenza immediata e all'urgenza.
È evidente che in questo decreto-legge vi sono una serie di norme che assolutamente non possono trovare immediata applicazione e che, quindi, si collocano al di là e al di fuori dell'articolo 77 della Costituzione.
Si chiede al Governo, pertanto, di evitare per il futuro l'utilizzo dello strumento del decreto-legge in queste condizioni, perché si viola la Costituzione e non si fa un servizio al buon funzionamento delle nostre istituzioni.
Ciò inoltre è evidentemente offensivo per la dignità del Parlamento, che invece deve operare con lo strumento tecnico della legislazione ordinaria, evitando di essere stretto e limitato nella sua possibilità di riflessione, di valutazione e di dibattito, così come avviene, purtroppo, quando si tratta di discutere la conversione in legge di un decreto-legge.
Quindi ritengo che tale invito possa essere accolto dal Governo. Mi meraviglia che il Governo non abbia accettato questo ordine del giorno e mi permetto di sollecitare, ancora una volta, una rimeditazione del punto, perché non è un problema né di maggioranza né di opposizione ma, più semplicemente, di buon funzionamento delle istituzioni parlamentari.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Laurini n. 9/3194/82, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 495
Votanti 492
Astenuti 3
Maggioranza 247
Hanno votato
229
Hanno votato
no 263).Pag. 93

Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Milanato n. 9/3194/83 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo e insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Milanato n. 9/3194/83, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 497
Votanti 496
Astenuti 1
Maggioranza 249
Hanno votato
228
Hanno votato
no 268).

Prendo atto che i presentatori dei successivi ordini del giorno insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nan n. 9/3194/84, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 485
Votanti 483
Astenuti 2
Maggioranza 242
Hanno votato
224
Hanno votato
no 259).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Palmieri n. 9/3194/85, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 490
Votanti 487
Astenuti 3
Maggioranza 224
Hanno votato
228
Hanno votato
no 259).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Palumbo n. 9/3194/86, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 491
Votanti 472
Astenuti 19
Maggioranza 237
Hanno votato
209
Hanno votato
no 263).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pelino n. 9/3194/87, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 496
Maggioranza 249
Hanno votato
229
Hanno votato
no 267).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mario Pepe n. 9/3194/88, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 94

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 491
Votanti 489
Astenuti 2
Maggioranza 245
Hanno votato
227
Hanno votato
no 262).

Prendo atto che il deputato Fiano ha segnalato che non è riuscito a votare e che la deputata Mariani ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Pescante n. 9/3194/89.

MARIO PESCANTE. Signor Presidente, mi è sfuggita la sua osservazione: il parere del Governo è favorevole?

PRESIDENTE. Il Governo ha espresso parere contrario.

MARIO PESCANTE. Ciò giustifica il mio intervento, signor Presidente, nel senso che questo ordine del giorno aveva una valenza programmatica: in realtà, era anche un invito al Governo a cambiare la sua politica sportiva.
Il Governo, in un anno e mezzo di attività, si ha la sensazione - mi deve passare l'espressione - che abbia solo strumentalizzato lo sport a fini celebrativi in occasione dei mondiali di calcio, occupandosi esclusivamente di uno sport che dà visibilità, platea, palcoscenico e luci accese: mi riferisco ai provvedimenti che riguardano il calcio professionistico e il calcio spettacolo,
Ma la politica sportiva è tutt'altra cosa! Credo che sia opinione comune ritenere che la nostra società vive dei problemi seri per quanto riguarda il disagio giovanile: droga, alcool, violenza, bullismo nelle scuole. Lo sport non è la panacea di tutti i mali, ma avrebbe potuto sicuramente svolgere un'azione per circoscrivere un disagio che pare irrefrenabile. Questo tipo di politica sportiva è un dovere per lo Stato, ma non si possono concentrare tutte le energie del Governo sul calcio professionistico, sui diritti televisivi, sugli stadi e, infine, anche sulla candidatura per gli europei di calcio, che poi è fallita.
Che cosa si fa, invece, per lo sport vero, l'altro sport, quello che insegna agli atleti le regole di comportamento e del fair play, regole che, ahimè, e le ultime vicende lo dimostrano, poco hanno a che vedere con quello che accade negli stadi del professionismo e dello spettacolo? Nulla, signor Presidente.
È per questo motivo che ho invitato il Governo a prestare attenzione al cosiddetto «altro sport», in particolare con riferimento alle società sportive e all'impiantistica di base. Per quanto riguarda le prime, il passato Governo aveva attuato una politica di sostegno e di supporto - si tratta di 80 mila società, che svolgono una funzione di supplenza nei confronti della scuola e spesso anche della famiglia - mentre il disegno di legge finanziaria non presta alcuna attenzione a questo mondo straordinario (ove, peraltro, operano oltre seicentomila dirigenti volontari). Per quel che riguarda il secondo aspetto, invece, vedo circolare solo leggi che si occupano dei sedici stadi di calcio dell'attività professionistica: è così che si vuole realizzare la politica sportiva nel nostro Paese? Non occupandosi delle carenze dell'impiantistica di base (nel sud, nelle zone depresse del nord e così via), ma solo dello sport spettacolo?
Il mio era semplicemente un invito ed un auspicio affinché gli stanziamenti previsti prestassero maggiore attenzione nei confronti dello sport dilettantistico e degli impianti sportivi di base. Sono, dunque, davvero sorpreso e meravigliato che il mio ordine del giorno non sia stato accettato: esso conteneva un auspicio ed un invito a cambiare la politica del Governo nell'ambito della legge finanziaria, l'ultima - si augura il mondo dello sport - di questa legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

Pag. 95

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, desidero modificare il parere espresso: il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Pescante n. 9/3194/89 limitatamente al dispositivo. L'originario mancato accoglimento era, infatti, determinato dal giudizio contenuto nella parte motiva, ma il Governo è attento al mondo dello sport ed in particolare a quello dei dilettanti, cioè dei nostri ragazzi e delle nostre famiglie.
Per quanto riguarda poi un eventuale dibattito da svolgersi sullo sport e sulle cosiddette grandi società, per le quali in passato si è tentato di operare il cosiddetto «spalmadebiti», mi riservo di intervenire in altra occasione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo pertanto ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Pescante n. 9/3164/89, accolto come raccomandazione dal Governo limitatamente al dispositivo.

MARIO PESCANTE. Sì, signor Presidente, insisto assolutamente. Non si può trasformare in raccomandazione un ordine del giorno che affronta un tema di questa delicatezza. Se il Governo è davvero così sensibile alle tematiche dello sport, credo che una raccomandazione sia inutile!

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Salerno. Ne ha facoltà.

ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, desidero aggiungere la mia firma all'ordine del giorno presentato dall'onorevole Pescante. Chiedo al Governo come sia possibile che non riesca ad accettare un ordine del giorno di questo tipo (per quanto poi può essere efficace un ordine del giorno), che si rivolge soprattutto a quel mondo dello sport cui faceva riferimento il collega Pescante: un mondo - quello dei dilettanti - che non ha né risorse né diritti televisivi. Tutto quel che il Governo fa è accogliere l'ordine del giorno come raccomandazione: credo che questa posizione sia vergognosa!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pedrini. Ne ha facoltà.

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, vorrei invitare il Governo ad accettare questo ordine del giorno, limitatamente al dispositivo, ove questo sia riformulato nel senso di aggiungere la parola «dilettantistico». In questo modo, noi potremmo votarlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, sono stato preceduto dall'onorevole Pedrini. Come si può non accettare il dispositivo di questo ordine del giorno?
Ricordo che il rappresentante del Governo prima ha espresso un parere contrario ma dopo, per grazia ricevuta, quando gli abbiamo richiamato la realtà dello stato della nostra impiantistica, dove giocano i nostri ragazzi, e le condizioni dei campi sportivi che hanno bisogno di manutenzione e di sicurezza, ha detto di poterlo accogliere come raccomandazione.
Signor sottosegretario, ciò non le fa sicuramente onore per la carica che ricopre, ed io mi associo al deputato Pedrini, che finalmente ha avuto un sussulto di orgoglio ed ha detto che non è possibile non votare l'ordine del giorno al nostro esame una volta aggiunta la parola «dilettante». Mi rivolgo a lei, sottosegretario: lei è veramente un «dilettante»!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Luciano Rossi. Ne ha facoltà.

LUCIANO ROSSI. Signor Presidente, aggiungo in maniera convinta la mia firma all'ordine del giorno Pescante n. 9/3194/89Pag. 96ed evidenzio la grandissima superficialità che il Governo sta testimoniando su un argomento così importante che riguarda lo sport italiano ed il dilettantismo: si tratta di una insensibilità totale ed incomprensibile, che sconfina nell'ignoranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Airaghi. Ne ha facoltà.

MARCO AIRAGHI. Signor Presidente, anch'io intervengo per apporre la mia firma all'ordine del giorno Pescante n. 9/3194/89 e, contestualmente, per chiedere cortesemente al Governo di valutare in modo più approfondito la possibilità di accogliere non come raccomandazione, ma di accettare completamente, almeno la parte dispositiva dell'ordine del giorno. Infatti, la difesa e la tutela delle attività sportive - in particolare delle attività sportive dilettantistiche - è un'opera assolutamente doverosa da parte del Governo nazionale, che deve fornire ai nostri giovani (ed anche ai meno giovani) questa grande opportunità che dà un tocco di salute e di pulizia alla nostra nazione, tenuto conto che l'attività sportiva di cui si discute è così importante per tenere i giovani lontani da altre diverse tentazioni che, purtroppo, la società offre.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, la proposta dell'onorevole Pedrini mi sembra accoglibile, e dunque il parere del Governo può diventare favorevole, nel senso di accettare l'ordine del giorno in esame, limitatamente al dispositivo, a condizione che venga aggiunta la parola: «dilettantistico».
Ricordo all'onorevole che ha usato nei miei confronti il termine «dilettante» che bisogna sapere che ciò è un onore, perché significa che egli mi considera giovanissimo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico - L'Ulivo e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato Pescante accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3194/89.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Attili n. 9/3194/90, accolto come raccomandazione limitatamente al dispositivo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cialente n. 9/3194/91, accolto come raccomandazione.
Prendo atto, altresì, che i presentatori ritirano l'ordine del giorno Maderloni n. 9/3194/92, non accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Pettinari n. 9/3194/93 accedono alla riformulazione proposta dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Rotondo n. 9/3194/94, accolto come raccomandazione.

ANTONIO ROTONDO. Signor Presidente, mi permetto di insistere e chiedo al Governo di rivedere la sua posizione sul mio ordine del giorno. Stiamo parlando di una questione di tale delicatezza ed importanza su cui bisogna fare assoluta chiarezza. Vorrei che il rappresentante del Governo rileggesse meglio il dispositivo, perché ciò che è scritto nel dispositivo dell'ordine del giorno non è altro che ciò che è stato deciso e valutato in maniera positiva al Senato - e mi riferisco al merito - in sede di discussione del disegno di legge finanziaria.
Il problema sorto al Senato riguardava la copertura finanziaria di un piano pluriennale volto ad individuare i fondi per stipulare le transazioni con i soggetti che avevano subito danni a seguito di trasfusioni di sangue infetto, di emoderivati o di vaccinazioni obbligatorie.
Siccome il problema non risiedeva nel merito ma era legato alla copertura finanziaria,Pag. 97poiché nel dispositivo dell'ordine del giorno non si parla, come è ovvio, di copertura finanziaria, chiedo al Governo di rivedere la sua posizione circa il parere da esso espresso di accoglierlo come raccomandazione. Chiedo, invece, che il mio ordine del giorno venga accettato, altrimenti insisto per la votazione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta l'ordine del giorno Rotondo n. 9/3194/94.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rotondo n. 9/3194/94, accettato dal Governo.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Sasso n. 9/3194/95, limitatamente al dispositivo.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Sasso n. 9/3194/95, accettato dal Governo, limitatamente al dispositivo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Buffo n. 9/3194/96, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno D'Antona n. 9/3194/97, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Antona n. 9/3194/97, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 490
Votanti 481
Astenuti 9
Maggioranza 241
Hanno votato
280
Hanno votato
no 201).

Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Aurisicchio n. 9/3194/98.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Di Salvo n. 9/3194/99, accolto come raccomandazione dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zanotti n. 9/3194/100.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Marchi n. 9/3194/101.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Leone n. 9/3194/102, non accettato dal Governo.

ANTONIO LEONE. Sì, signor Presidente, insisto e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, con riferimento al mio ordine del giorno n. 9/3194/102, avevo chiesto precedentemente di intervenire per dichiarazione di voto, e vedo che tale circostanza è sfuggita.

PRESIDENTE. Le chiedo scusa di ciò. Ha facoltà di parlare.

Pag. 98

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, mi richiamo a quanto ho già affermato in sede di illustrazione dell'ordine del giorno in esame. A tal proposito, vorrei richiamare l'attenzione del sottosegretario Lettieri con il quale, tra l'altro, era cominciata una sorta di trattativa in ordine alla possibilità di accoglimento, anche con riformulazioni, almeno di una parte dell'ordine del giorno in esame. Gli interventi di alcuni colleghi della maggioranza, che evidentemente hanno la capacità di intervenire su quanto il Governo deve decidere in quest'aula, hanno troncato tali trattative. In particolare, mi riferisco al collega Quartiani che ha sostenuto che tale ordine del giorno non si poteva accogliere.
Si tratta di un ordine del giorno connesso ad una questione che è sotto gli occhi di tutti e che tra non molto arriverà anche all'attenzione dell'Assemblea, nel momento in cui in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo si deciderà di sottoporre all'Assemblea stessa la questione posta con il referendum organizzato da alcuni comuni (Lamon ed altri) per l'annessione ad altra regione rispetto a quella di cui, al momento, fanno parte.
Il Governo effettivamente si è reso conto, con il provvedimento in esame, che vi è un problema relativo alle aree confinanti con alcune regioni a statuto speciale. Tali aree si vedono passare sotto il naso una serie di trasferimenti che coinvolgono i comuni limitrofi e ai quali non possono accedere perché appartengono ad una regione diversa. Ciò è tanto vero che in ordine a tale problema il Governo ha ritenuto di istituire un fondo da destinare alle aree confinanti. In ordine a tale fondo, da noi ritenuto (al Senato) non del tutto congruo e per il quale è stato determinato un aumento sostanzioso grazie ad un emendamento, avevamo presentato alcune richieste, per la verità, attraverso una serie di emendamenti presentati al decreto-legge in materia fiscale. Tuttavia, non è stato possibile discutere tali emendamenti e chiediamo che almeno si porti all'attenzione dell'Assemblea l'ordine del giorno in esame che rispecchia il contenuto di alcuni di essi.
La nostra richiesta è la seguente. Oltre all'esistenza del fondo, che accettiamo di buon grado, vorremmo misure a favore dei comuni confinanti con le regioni a statuto speciale, che fanno da «asso pigliatutto» in ordine ad una serie di trasferimenti da parte dello Stato, e vorremmo, attraverso una sorta di screening, far confluire in tale fondo anche una serie di trasferimenti destinati alle regioni.
Si tratta di immettere una parte di quanto è destinato alle regioni nel fondo previsto per destinarlo ai comuni confinanti.
Signor Presidente, ritengo che la nostra sia una proposta di buonsenso e vorrei che, con l'accoglimento dell'ordine del giorno almeno come raccomandazione, il Governo guardasse con seria attenzione al problema.
Non si tratta, infatti, di una questione che riguarda soltanto il comune di Cortina d'Ampezzo, di Lamon o il comune che ha fatto il referendum, ma di tutta una serie di comuni che possono vantare pretese, quasi «a birillo».
Infatti, le chiedo, signor Presidente, se non sia possibile un'operazione siffatta: il comune confinante con una regione a statuto speciale, attraverso il fondo previsto nel provvedimento in esame, ottiene una serie di prebende che prima non aveva. Mi dite perché il comune confinante con il comune che confina con la regione a statuto speciale non potrebbe avanzare le stesse pretese? Si avrebbe, a catena, uno sconvolgimento dei confini geografici che ci passerebbe sotto il naso (prima a voi che governate e dopo a noi).
Signor Presidente, sostanzialmente chiediamo una riflessione del Governo, la sua attenzione, nonché la possibilità che il nostro ordine del giorno sia preso in considerazione per evitare che accada quanto ho rappresentato.
Per tali motivi, chiedo all'onorevole Lettieri di rivedere il parere precedentemente espresso sul mio ordine del giorno n. 9/3194/102.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

Pag. 99

ANTONIO LEONE. C'era un'altra richiesta di intervento!

PRESIDENTE. Poiché il Governo chiede di parlare, potrebbe essere inutile la discussione successiva. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, l'ordine del giorno Leone n. 9/3194/102 effettivamente è stato oggetto di una discussione informale tra me, il sottosegretario D'Andrea e l'onorevole Leone. Non vi è nessun condizionamento, onorevole Leone, poiché lei sa bene che il Governo è attento ad ogni singolo deputato, senza appartenenza di schieramento, quando è necessario valutare la portata di un ordine del giorno, di un emendamento o di un articolo.
Fatta questa considerazione a latere (che lei conosceva già), il Governo è contrario al merito dell'ordine del giorno presentato per due motivi. Si è svolta una discussione seria sull'argomento nell'altro ramo del Parlamento ed anche in Commissione (anche se i lavori della Commissione bilancio sono stati un po' particolari con riferimento a questa vicenda), tant'è che la formulazione dell'articolo 35 del decreto-legge si riferisce a progetti intercomunali e al coinvolgimento delle regioni.
La parte dell'ordine del giorno che indurrebbe il Governo a distogliere fondi attualmente destinati alle regioni a statuto speciale per destinarle a tali progetti non può essere accettata.
Onorevole Leone, lei sa meglio di me che si apre la stagione delle riforme e che, andando verso il federalismo, sarà stabilita una diversa attribuzione delle risorse statali alle singole regioni probabilmente attraverso la fissazione di una certa omogeneità delle stesse.
Per questi motivi, allo stato attuale, mi sembra che una simile proposta sia perlomeno inopportuna rispetto ai tempi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paniz. Ne ha facoltà.

MAURIZIO PANIZ. Signor Presidente, le considerazioni del sottosegretario Lettieri mi inducono ad intervenire ulteriormente sull'argomento. Si tratta di un problema che dovrebbe interessare l'intera Aula parlamentare perché non si riferisce ad un territorio specifico, ma concerne la situazione relativa alle regioni a statuto speciale e alle regioni a statuto ordinario.
Nel caso specifico, l'ordine del giorno concentra l'attenzione sui privilegi di cui sta godendo attualmente una regione a statuto speciale: il Trentino-Alto Adige. È noto, per essere estremamente chiari, che un cittadino del Veneto ed uno del Trentino-Alto Adige versano allo Stato più o meno la stessa cifra: quattromila euro.
Con la differenza che un cittadino del Veneto riceve in restituzione meno di mille euro e un cittadino del Trentino-Alto Adige, invece, ne riceve in restituzione praticamente il doppio, circa ottomila. Di fronte a questa evidente sperequazione che turba il rispetto del principio di uguaglianza inserito nella nostra Carta costituzionale, il Governo ha opportunamente stabilito un fondo di compensazione. Ma che cosa ha fatto? Ha posto questo fondo di compensazione a carico di tutti i cittadini italiani, e non invece a carico dei cittadini del Trentino-Alto Adige che sono già di gran lunga privilegiati. Perché allora gravare su tutti i cittadini italiani e non invece su coloro che hanno così significativi privilegi? Questo è il quesito al quale l'ordine del giorno tende a dare una risposta.
Certamente, come ha ricordato il signor sottosegretario, questo problema è stato esaminato in Senato. Ma in Senato, è noto a tutti, esiste la presenza di tre senatori altoatesini che sono assolutamente decisivi con il loro voto per il mantenimento della maggioranza. Qui invece, siamo di fronte ad una problematica che possiamo risolvere in termini molto più concreti e molto più rispettosi del nostro ruolo di parlamentari. Il Governo non è tenuto ad assecondare le esigenze dell'uno o dell'altro, ma a stabilire un'affermazione di principio. Che cosa impedisce al Governo di tener conto che esistono dei privilegiPag. 100significativi a beneficio di una certa terra e di intervenire gravandola dell'onere di pagare quel fondo a favore dei territori contigui che sono fortemente svantaggiati? Io credo assolutamente nulla; anzi così facendo il Governo darebbe una risposta concreta alle esigenze di tutti quei cittadini italiani che oggi si chiedono se siano ancora di attualità certe forme di regione a statuto speciale e, soprattutto, nell'ambito delle stesse, certi privilegi che gratificano una di queste, il Trentino-Alto Adige, a distanza di quasi sessant'anni dall'accordo De Gasperi-Grüber, quando non vi sono più quelle ragioni storiche che una volta giustificavano quelle differenze.
Mantenere il rifiuto all'accoglimento di questo ordine del giorno significherebbe dare uno schiaffo non solo ai cittadini del Veneto, soprattutto a quelli delle terre alte che sono particolarmente svantaggiati dal continuo confronto con la terra del «bengodi» che hanno vicino, ma significa dare uno schiaffo a tutti i cittadini italiani che sono costretti a pagare con le loro risorse quello che altri cittadini hanno invece in maniera ingiustificata (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA. Signor Presidente, intervengo per fornire un sostegno ulteriore a questo ordine del giorno, perché la soluzione per evitare di avere dei cittadini di serie «A» e dei cittadini di serie «B» è una sola: si chiama equità. Attraverso questo ordine del giorno si vuol dare un contributo proprio in termini di equità, per evitare una sperequazione, un'ingiustizia, una disparità di trattamento tra regioni confinanti. E per dare anche un segnale ai tanti cittadini e ai tanti amministratori delle regioni a statuto ordinario che talvolta si trovano in grande difficoltà a svolgere e a porre in essere i programmi che si sono dati, a differenza invece di altri amministratori, tanto per fare un esempio, del Trentino o della Val d'Aosta, che hanno dei sostegni ulteriori molto forti da parte dello Stato in termini di ritorno di risorse.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 18,45)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bezzi. Ne ha facoltà.

GIACOMO BEZZI. Signor Presidente, sono alcuni giorni che assisto - e non è mia abitudine intervenire - ai richiami nei confronti delle regioni a statuto speciale, in particolare della provincia autonoma di Trento, alla quale il mio partito appartiene.
Ringrazio il Governo perché, dato che questo ordine del giorno è anticostituzionale, fa chiarezza sul piano giuridico. A me preme però sottolineare, in particolare all'amico Paniz, che cinquant'anni fa, quando migliaia di trentini scesero in piazza, non venivano definiti come dei privilegiati. Metà della popolazione trentina ha preso le valigie ed è dovuta emigrare, come è accaduto in altre regioni italiane. Questa popolazione se ne è andata dai paesi e dalle montagne del Trentino, perché non c'era ricchezza e non c'era lavoro.
Oggi, dopo decenni di impegno a difesa dell'autonomia e per cercare di portare competenze e servizi sul territorio, grazie al lavoro svolto da anni dalla Südtiroler Volkspartie in Parlamento, siamo riusciti ad ottenere delle competenze e delle deleghe che, a mio avviso, gestiamo abbastanza bene sul territorio del Trentino, oltre a quello dell'Alto Adige.
Credo che la guerra che taluno vuole combattere nei confronti dei territori delle regioni a statuto speciale e dei comuni di montagna di tali regioni sia assurda! Invece di lamentarsi, bisognerebbe impegnarsi, come fecero cinquant'anni fa i nostri padri, per ottenere competenze anche attraverso l'articolo 116, comma 3 della Costituzione (il che non è stato mai fatto da altri territori) e assumendosi delle responsabilità. Sottolineo, inoltre, che nell'ultimoPag. 101decennio alcune competenze, come quelle relative alla scuola o alla viabilità su strada, sono state trasferite alla provincia autonoma di Trento, che se ne è assunta il costo, senza beneficiare del contributo statale.
Ritengo, quindi, che non sia opportuno iniziare una guerra di religione e che, attraverso un confronto sereno, possa essere costruito anche un rapporto di collaborazione tra territori vicini. Vi è tutta la nostra disponibilità in tal senso; in particolare, il governo della provincia autonoma di Trento ha aperto un canale di dialogo su questo aspetto. Credo che sia più positivo confrontarsi su temi che costruiscono invece che demolire, ma ricordo a tutti che i privilegi che oggi ci vengono additati, in passato tali non erano, e solo grazie all'impegno e alla serietà amministrativa del nostro territorio sono stati conquistati (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, l'ordine del giorno Leone n. 9/3194/102 fornisce una risposta sbagliata ad un problema reale e di natura essenzialmente centralista, perché decide dal centro che, per risolvere il problema dei territori di confine, si devono penalizzare le regioni a statuto speciale. Secondo noi ciò è sbagliato. Non è che si risolve il problema, prevedendo che da domani le regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e Bolzano potranno trattenere l'80 per cento delle risorse derivanti dalla tassazione, invece del 90 per cento! Tutte le regioni devono trattenere il 90 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Il problema è questo «baraccone», non è la regione Trentino-Alto Adige o la regione Sicilia che trattiene il 100 per cento delle tasse! Altrimenti sarebbe semplice: facciamo tutti come la Sicilia e abbiamo risolto il problema! Non è questa la soluzione! La soluzione può essere quella di fare tutti come il Trentino, ossia tenere tutti il 90 per cento e riuscire a starci dentro con il 10 di tutti. Questa è una soluzione!
Ribadisco anche che equità non significa penalizzare le regioni che già oggi applicano la soluzione corretta, ma tendere tutti a quel risultato. Vi ricordo che attualmente solo quattro regioni hanno un residuo fiscale positivo, ossia danno più di quello che ricevono. Solo quattro regioni! Si tratta del Veneto, della Lombardia, dell'Emilia Romagna e del Lazio, per questioni particolari che derivano dal fatto che in tale regione vi è una grossa concentrazione di impiego pubblico.
Quindi, la soluzione è il federalismo fiscale (decideremo poi con quale percentuale attuarlo); non è penalizzando le regioni a statuto speciale che si risolve il problema (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Misto-Minoranze linguistiche)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Romele. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, intervengo innanzitutto per aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Leone n. 9/3194/102, sottoscritto anche dall'amico Paniz.
La tesi del collega leghista è condivisibile in linea di principio, ma in realtà, ci troviamo ad operare in uno stretto vicolo, qual è quello della legge finanziaria e della distribuzione immediata di disponibilità; dovrebbe entrare in una dinamica più ampia e normativa, non tanto e solo nello spazio più ristretto della legge finanziaria.
Pertanto, pure in subordine, nella dinamica della distribuzione della scarsa disponibilità di ricchezza, l'ordine del giorno sottoscritto dall'amico Paniz è molto importante, perciò lo sottoscrivo anch'io.
Nello stesso tempo mi scandalizzo un po' per le affermazioni del collega - se non erro della Südtiroler Volkspartei - in quanto anche io provengo da una vallata i cui abitanti, per anni, hanno semprePag. 102girato con le valigie, ovvero della Val Camonica. Casualmente, è una vallata lombarda-bresciana, i cui abitanti, unitamente a quelli delle altre vallate bresciane (la Valle Sabbia piuttosto che le altre valli), hanno sempre portato la valigia e si sono recati all'estero.
Tuttora tanti camuni girano con la valigia e non hanno compiuto azioni «bombardarole», facendo saltare i tralicci o quant'altro, ma hanno sempre rispettato la norma, la legge e la Costituzione.
Pertanto, mi rivolgo in particolare al Governo, affinché una serie di comuni lombardi, veneti e, da quanto so, anche piemontesi in ordine alla Valle d'Aosta, confinanti con la realtà del Trentino-Alto Adige, possano avere una reale soddisfazione, quantomeno per il momento, in termini di equilibrio tra i comuni italiani normali e i comuni a ridosso delle zone confinanti.
Non si faccia, pertanto, la «furbata» di assegnare alcuni contributi a tutti i comuni della provincia e, nel caso specifico, al comune che non ha nulla a che vedere con il confine vero e proprio (mi riferisco a fatti avvenuti recentemente con l'ultima finanziaria del Governo Prodi). Quindi, lancio un appello affinché si effettui un tentativo di equilibrio, purché nel rispetto della norma della Costituzione e della civile convivenza. Sono d'accordo con gli amici della Lega Nord affinché si affronti la questione del federalismo, ma, purtroppo, questa non è né la sede, né il momento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giuseppe Fini. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei aggiungere la mia firma all'ordine del giorno in esame e, soprattutto, ribadire al collega che provengo dal Polesine, ovvero dal Veneto. Si tratta di un luogo in cui, per molti anni, si era sottoposti alla pellagra, in quanto vi era solo del mais da mangiare. I nostri concittadini sono emigrati; si sono recati in Belgio e in Francia per fare i minatori e hanno dato luogo al triangolo Torino-Milano-Genova. Si tratta, quindi, di un territorio e di una società che non si è sottratta alla volontà del lavoro, allo stesso modo dei trentini. È un Veneto che vive vicino alla vostra realtà.
Molto spesso amo dire che, mentre da voi si dà il contributo per mettere i gerani sui balconi delle vostre case e dei vostri alberghi, da noi, invece, si pagano le tasse per mettere i gerani sui balconi delle nostre cittadine e dei nostri paesi delle valli di Belluno e delle valli del Veneto (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania)!
In questa occasione, quindi, non abbiamo lezioni da prendere e nulla da imparare, in quanto abbiamo dato e stiamo continuando a dare alla Nazione. Stiamo parlando, infatti, del Veneto che, per molti aspetti, è la seconda regione d'Italia, assieme alle altre quattro che contribuiscono, giorno per giorno e anno per anno, al PIL italiano ed è una regione a maggiore esportazione e, quindi, a vocazione internazionale. Oltre tutto accettate le nostre migliori comunità.
Vi sta bene accogliere Cortina d'Ampezzo e le nostre migliori località: però, quando vi capita qualche comune dell'altipiano dell'Asiago, dite che si tratta di comuni normalissimi e trovate la scusa che non sussistono collegamenti culturali, sociali e linguistici per i quali possiate accettare tali comunità.
Caro collega, io la ascolto sempre con molta attenzione e molta stima. Certamente, vi è qualcosa che stride: non voglio che si eliminino i diritti che tali regioni hanno conseguito, ma è dura essere contermini e vedere alcune aree conseguire ulteriori privilegi, che a noi del Veneto vengono sottratti. Nel mio ordine del giorno n. 9/3194/39 ho parlato di finanziamenti previsti per le metropolitane di Roma, Milano e Napoli: invece, con riferimento alla seconda regione d'Italia, per le metropolitane di superficie - quindi per i nostri lavoratori, che impiegano un'ora o un'ora e mezza sia per recarsi al lavoro sia per tornare a casa - non viene stanziato neanche un soldo! Ho preso atto che ilPag. 103Governo abbia accolto come raccomandazione il mio ordine del giorno: in quest'Aula, però, tutti sanno cosa significhi una raccomandazione! Se avrò voglia, scriverò un comunicato su Il Gazzettino di Rovigo, per «sciacquarmi la bocca» e per dire che anch'io ho fatto la mia parte e sono intervenuto: questa sera, però, cari colleghi, non dormirò meglio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, condividiamo la posizione assunta dal sottosegretario Lettieri e voteremo contro l'ordine del giorno in esame.
Del resto, stiamo replicando - forse molti colleghi non lo sanno - una discussione che in quest'Aula si è tenuta qualche ora fa - con gli stessi protagonisti (mi riferisco all'onorevole Paniz) - durante lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, quando il collega Paniz e un altro collega hanno interloquito con il Ministro Chiti, che aveva già fornito ampia risposta sulle questioni prospettate.
Vorrei aggiungere brevemente, però, tre aspetti di carattere costituzionale. Il collega Garavaglia, del resto, ha svolto un intervento in ampia parte condivisibile.
Il primo aspetto riguarda il fatto che i comuni hanno promosso il referendum in base al secondo comma dell'articolo 132 della Costituzione: è la Costituzione vigente, e non mi risulta che il progetto di revisione costituzionale del centrodestra, presentato nella scorsa legislatura - pur bocciato dal referendum del giugno dello scorso anno - avesse cambiato neppure una virgola di quell'articolo: anche il centrodestra, quindi, lo riteneva pienamente condivisibile.
Il secondo aspetto riguarda il fatto che, con riferimento al federalismo fiscale (previsto dall'articolo 119 della Costituzione), al quale, giustamente, il sottosegretario - adesso - e il Ministro - prima - hanno fatto riferimento, nel corso di cinque anni del Governo di centrodestra non è stata emanata alcuna norma di attuazione dell'articolo 119 della Carta costituzionale, che pure il centrodestra ha condiviso, non avendolo modificato nel suo progetto di revisione costituzionale. È soltanto questo Governo che ha messo in cantiere l'attuazione dell'articolo 119 della Costituzione, che costituisce la questione centrale di tale vicenda.
Il terzo aspetto di carattere costituzionale riguarda il primo e il terzo comma dell'articolo 116 della Costituzione. Il primo comma conferma la scelta del Costituente del 1948, con riferimento alle cinque regioni a statuto speciale. Mi meraviglio che i colleghi del centrodestra parlino sempre del Trentino-Alto Adige/Südtirol, che, tra l'altro, è l'unica regione a statuto speciale ad avere un ancoraggio internazionale nell'accordo De Gasperi-Gruber (e mi pare di capire che Paniz vorrebbe, con una specie di ordine del giorno, violare sia un accordo internazionale, sia la Costituzione, sia una legge costituzionale: «giravoltole» del diritto, anche se si tratta di un giurista illustre).
L'altro aspetto, però, riguarda il fatto che il terzo comma dell'articolo 116 della Costituzione prevede la possibilità di attribuire forme e condizioni particolari di autonomia anche ad altre regioni che lo richiedano: nel corso di cinque anni dei governi di centrodestra, nessuna regione governata dal centrodestra le ha richieste. Ma vi è di più: nella riforma costituzionale del centrodestra veniva addirittura abrogato il terzo comma dell'articolo 116, al quale adesso - a mio parere giustamente - regioni come la Lombardia e il Veneto fanno appello affinché si giunga a un processo di attribuzione di maggiori competenze.
Ci vorrebbe un minimo di coerenza politica, costituzionale e istituzionale, mentre in quest'Aula ho ascoltato veramente parole al vento, cariche di demagogia, al punto che, il collega Giuseppe Fini, il quale ha parlato in modo accorato, poco fa ha detto una sciocchezza, ossia che per esporre i gerani in Trentino-Alto Adige vengono dati contributi. Collega, queste sono le leggende metropolitane chePag. 104è meglio che lei dimentichi, perché altrimenti torna a casa ancora più amareggiato di quanto già non sia.
Preannunzio il nostro voto contrario su questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, ho ascoltato le parole e l'analisi del collega Boato. Ammetto di non sapere se l'entità dei trasferimenti, che è l'unica questione in gioco, abbia un «ancoraggio» costituzionale diretto, perché questo ordine del giorno chiede semplicemente di utilizzare «a copertura» una parte di quei fondi. Può darsi che vi sia un «ancoraggio» costituzionale nella definizione dell'entità, 25 milioni di euro in più o in meno, ma il collega Boato sa benissimo che a volte è bene che gli scandali emergano.
Caro Boato, credo che dietro la questione politica sollevata da questo ordine del giorno, vi sia una questione di verità, che non si può nascondere nemmeno dietro i richiami alla Costituzione e agli accordi internazionali: si tratta della sperequazione nell'attribuzione di risorse, che oggi - consentitemelo - grida vendetta.
Stiamo parlando del Veneto e di ciò che accade nei comuni che sono naturalmente invogliati a trovare un accesso alla greppia del Trentino-Alto Adige, in termini di benefici fiscali e di contributi.
Vorrei sollevare, per analogia, un'altra questione, quella della mia valle, la Valtellina, una valle alpina e un territorio interamente montano, con caratteristiche del tutto analoghe, ad esempio, alla Valle d'Aosta. Parlo d'altro, ma credo che la questione sia la stessa. Ho denunciato in quest'Aula, presentando un'interrogazione parlamentare alla quale non ho ancora ricevuto risposta, il fatto che in Valle d'Aosta la regione abbia effettuato uno stanziamento di 16 milioni di euro per una sponsorizzazione ridicola dei marchi minori della birra Heineken, di cui in Valle d'Aosta vi è un piccolo stabilimento, di meno di cento dipendenti. Vi è stato, inoltre, un ulteriore stanziamento di 10 milioni di euro, per finanziare un ampliamento della struttura produttiva della Heineken a carico della regione.
È chiarissimo che, in Italia, territori che presentano analoghe problematiche, che competono dal punto di vista economico, enogastronomico e turistico sui medesimi settori di pubblico e che offrono gli stessi prodotti, vivano oggi in condizioni assolutamente sperequate. Vi è una concorrenza sleale, che è la stessa concorrenza che i comuni che hanno indetto il referendum e che cercano di accedere ai benefici delle regioni a statuto speciale subiscono.
Collega Boato, questo ormai è semplicemente inaccettabile. Capisco che ognuno difenda il proprio territorio, ma è un dato di fatto che ciò sia inaccettabile. In Italia, invece, continuiamo ad accettare che aree del tutto omogenee subiscano trattamenti così sperequati.
Il collega Garavaglia propone un altro tipo di soluzione, ossia mettere sostanzialmente tutte le regioni sullo stesso piano, ma egli sa benissimo che il trattamento riservato alle regioni a statuto speciale non è assorbibile in un semplice principio di federalismo fiscale.
Qui vi è dell'altro: vi sono contributi e trasferimenti anche a carico di quei contribuenti che, pur vivendo in aree caratterizzate da identiche problematiche socio-economiche, subiscono un trattamento così sperequato.
Pertanto, al di là dei richiami al diritto e alla Costituzione, ritengo - e chiedo di aggiungere la mia firma a questo ordine del giorno - paradossale e scandaloso il trattamento che oggi viene applicato attraverso il permanere dell'istituto delle regioni a statuto speciale, con quello che ciò che comporta, e scandalosa una situazione divenuta assolutamente inaccettabile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Holzmann. Ne ha facoltà.

GIORGIO HOLZMANN. Signor Presidente, confesso di comprendere le ragioniPag. 105di coloro che hanno presentato l'ordine del giorno in esame, ma nutro qualche perplessità.
Ci troviamo di fronte ad una situazione che ha generato fenomeni quali il tentativo di migrazione di comuni confinanti, soprattutto della regione Veneto, rispetto alle province di Trento e Bolzano. Tale fenomeno, che è iniziato con il comune di Lamon ed è proseguito con il comune di Cortina e con l'altopiano dei sette comuni, trae origine, più che da ragioni storiche, da ragioni di carattere economico.
Il trattamento assolutamente diverso tra i comuni che fanno parte di regioni a statuto speciale e quelli che fanno parte di regioni a statuto ordinario, evidentemente, ha provocato una disaffezione da parte delle amministrazioni comunali e il tentativo di cambiare l'assetto regionale. Ovviamente, è un fenomeno che nasce proprio dalla differenza tra gli ordinamenti regionali, che deve essere in qualche modo corretta.
La nostra forza politica si è da sempre distinta, nelle sue proposte, per un federalismo di tipo solidale, che di per sé spianerebbe la strada a una maggiore equità, anche per quanto riguarda la gestione dei territori.
La provincia di Bolzano, così come la provincia di Trento, godono di un trattamento molto privilegiato, in quanto ottengono nuovamente dallo Stato trasferimenti pari al 90 per cento delle loro imposte, il Friuli Venezia Giulia, mi pare, intorno al 60 per cento, mentre le regioni che, guarda caso, confinano con esse, e che sono le regioni più ricche e più produttive del nord d'Italia (in particolar modo il Veneto e la Lombardia), si trovano in condizioni di inferiorità.
È evidente che tale situazione non può perdurare. Si sono svolti incontri, in particolar modo tra i presidenti delle province autonome di Trento e Bolzano e il presidente della regione Veneto, per cercare di trovare una soluzione. Una di queste soluzioni avrebbe potuto essere l'istituzione di un fondo per garantire un trattamento migliore ai comuni delle regioni a statuto ordinario che si affacciano verso quelle a statuto speciale.
Tuttavia, a nostro modo di vedere, anche tale misura è insufficiente, perché se è vero che vi è una sorta di ingiustizia nella disparità di trattamento tra i comuni delle province autonome di Trento e di Bolzano e quelli del Friuli Venezia Giulia, rispetto a quelli confinanti del Veneto, intervenire soltanto sui comuni confinanti, per dar loro modo di trovarsi in una situazione che li potrebbe in qualche maniera avvicinare a quella delle regioni a statuto speciale, genererebbe poi un'altra disparità di trattamento, stavolta tra comuni della stessa regione.
Pertanto, non siamo propensi ad avallare un provvedimento che, se da un lato risolverebbe nell'immediato un problema, dall'altro finirebbe per generare una seconda ingiustizia: non ci sembra il modo per risolvere la questione.
Siamo convinti che la riforma dello Stato in senso federale, che il nostro Governo aveva varato, aveva aperto la strada a una redistribuzione della ricchezza e delle dotazioni finanziarie tra le regioni e tale operazione, che coglie veramente il «nocciolo» del problema, avrebbe consentito anche alle amministrazioni comunali di godere di un trattamento più uniforme (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sperandio. Ne ha facoltà.

GINO SPERANDIO. Signor Presidente, amerei parlare del merito delle questioni, nel senso che nell'ordine del giorno sottoposto alla nostra attenzione, presentato dall'onorevole Leone e dall'onorevole Paniz, in realtà non si tratta di ciò di cui si sta discutendo, ma di un tema diverso.
Pertanto, il giudizio sull'ordine del giorno in esame, da parte nostra, non può che essere negativo, perché in maniera surrettizia si tenta di spostare un problema, che è quello delle zone marginali del Veneto, della Lombardia, del Piemonte e della reale difficoltà che vivono le zone di montagna, rispetto alla copertura di tale difficoltà, dal punto di vista finanziario, da parte delle regioni a statuto speciale.Pag. 106
A noi sembra che il problema dovrebbe essere, invece, posto in maniera corretta, considerando che i referendum che si sono svolti non soltanto a Cortina d'Ampezzo e a Lamon, ma anche nel comune di Sovramonte e nell'altopiano dei sette comuni (si tratta, quindi, di una realtà estremamente diffusa in Veneto), pongono un problema reale al Veneto: come rispondere alla sperequazione che, di fatto, esiste nella gestione delle risorse nelle zone in cui vi è grande difficoltà.
Ritengo che il tema debba essere di interesse e non possa essere affrontato «a spizzichi e bocconi» in chiusura di un dibattito su un altro argomento. Per tale motivo, ritengo che la Camera debba approfondire il tema e ce ne sarà l'occasione quando si discuterà della proposta di legge governativa concernente il trasferimento del comune di Lamon in Trentino-Alto Adige.
Il problema è stato ulteriormente denunciato e urlato dai successivi referendum, di cui solo l'ultimo ha avuto l'onore delle cronache, perché riguardava non solo il comune di Cortina d'Ampezzo, ma anche quello di Livinallongo del Col di Lana e di Fodom, che si trova nella provincia di Belluno.
Oggi, colleghi - per amor di Dio! - si potrebbe anche far finta che il problema consista nel fatto che le risorse del fondo sperequativo a favore dei comuni disagiati delle aree confinanti siano poste a carico delle regioni a statuto speciale. In realtà, la questione è diversa: essa deve portare il Parlamento a riconoscere alla montagna competenze proprie e l'autogoverno e, in questo processo, vanno coinvolte le regioni e le province. Ritengo che in tale contesto - all'interno di una rivisitazione delle autonomie e sentita anche la voce della regione Veneto che, significativamente, è la regione più in difficoltà rispetto alle sue aree marginali (e ci sarà un motivo!) - sia necessario trovare una risposta organica.
Per tale motivo, l'ordine del giorno Leone n. 9/3194/102 presentato oggi - e mi dispiace per l'affetto che nutro nei confronti del collega Paniz - è poco pertinente, rispetto, invece, alla questione dei referendum e della difficoltà delle zone montane (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per ribadire quanto già affermato dal collega Garavaglia: il «no» della Lega Nord all'ordine del giorno Leone n. 9/3194/102. Non riteniamo che togliendo qualcosa alle regioni a statuto speciale, si possa fare il bene dei comuni confinanti. Se si vuole costituire un fondo per i comuni confinanti, lo si faccia con i soldi di Roma e della fiscalità generale.
Comunque, il problema si risolve con il federalismo fiscale, dando, cioè, alle regioni a statuto ordinario le stesse competenze e gli stessi trasferimenti di fondi di cui dispongono le regioni autonome, in modo da far restare sul territorio, ad esempio, il 90 per cento delle tasse pagate. Si faccia ciò anche in Veneto. In questo modo, il problema dei comuni confinanti verrà risolto. Non si fa un favore alle regioni a statuto ordinario, togliendo qualcosa alle regioni a statuto speciale. Se si va in questa direzione, vi sarà un livellamento verso il basso dell'autonomia e del federalismo.
Il Veneto non ha bisogno dei soldi dei trentini per essere grande: ha bisogno dei suoi soldi, che sono molti, ma il problema è che Roma se li tiene. Il problema non consiste nel fatto che le regioni a statuto speciale trattengono le proprie risorse. Lasciamo al Veneto e alle altre regioni a statuto ordinario le proprie risorse e si vedrà che non ci sarà il problema dei comuni confinanti, come non ci sarà il problema della tutela della montagna, perché lì vi sono le risorse e la ricchezza per poter far crescere quelle aree.
Non cadiamo nel livellamento verso il basso dell'autonomia e del federalismo. Deve realizzarsi, invece, un livellamento verso l'alto: le ragioni a statuto speciale devono essere un modello di riferimentoPag. 107per le regioni a statuto ordinario. Quello è l'obiettivo da raggiungere. Non si risolve il problema livellando verso il basso l'autonomia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crema. Ne ha facoltà.

GIOVANNI CREMA. Signor Presidente, nella sostanza concordo largamente con l'intervento del collega Gino Sperandio e ritengo che il suo intervento dovrebbe essere non solo condiviso teoricamente da parte del Governo, ma anche fatto proprio nell'azione quotidiana, come molti di noi sollecitano da mesi. Tuttavia, dobbiamo dire con amarezza che non troviamo riscontro proprio da parte del Ministero, delle regioni e degli enti locali.
Sono convinto che sia necessario (a partire da oggi, dopo ciò che sta avvenendo con i referendum che si sono tenuti e con il dibattito che è in corso in larga parte delle regioni confinanti con quelle a statuto speciale e, soprattutto, nei territori montani) dare, oggi, un segnale che sia anche l'ultimo avvertimento per il nostro Governo.
Infatti, vedi, collega Gino Sperandio, tu ed io non siamo i portavoce di una minoranza etnico-linguistica. Se pure appartenenti a due partiti che non sono il grande partito o il pilastro dell'Unione, siamo però rappresentanti della maggioranza che sostiene questo Governo. E questo Governo (che sosteniamo e al quale, ieri, abbiamo dato la nostra fiducia) deve capire che è suonata la campana dell'ultimo giro.
Questo, infatti, è un problema reale che - come anch'io condivido - va risolto negli auspici e nelle indicazioni che tu, collega Sperandio, hai dato, ma che, una volta per tutte, deve diventare un problema nazionale, che trova la condivisione, il coinvolgimento e la partecipazione attiva anche delle regioni a statuto speciale.
Nessuno di noi, infatti, vuole privare queste ultime della loro autonomia e della loro specialità, che abbiamo riconosciuto nella XIII legislatura, votando - per quanto mi riguarda - la parte ad essa relativa, nella riforma del Titolo V, ma che riteniamo, oggi, non essere più sopportabile, per la parte di discriminazione esistente nei confronti dei territori di confine e contermini. Si tratta di un problema nazionale: non è un problema di territori marginali o dei «buzzurri» di confine.
Pertanto, io voterò - a titolo personale - a favore dell'ordine del giorno Leone n. 9/3194/102, pur ricordando al collega Paniz che il mio è un voto strumentale, provocatorio e che non condivide quanto è nella responsabilità di Galan, presidente della regione del Veneto.
Infatti, se il Governo centrale e il Parlamento, oggi, sono ancora sordi nei confronti di ciò che centinaia di enti locali urlano all'attenzione del Paese, dovremo dire che il presidente della grande regione del Veneto, nella modifica dello statuto, è ancora inerte e non ha colto ciò che noi, da un decennio, indichiamo e che alcuni di noi, quando furono - vero collega D'Agrò? - alla guida della regione, alcuni anni fa, avevano in maniera operosa, segnato come strada maestra.
Pertanto, Galan operi per la propria parte! Preveda, nello statuto, la specificità dei territori di confine ed un proprio fondo a loro favore! Si rivolga con forza allo Stato, dopo aver conferito, a quei territori e a quegli enti locali, poteri che oggi sono propri della regione del Veneto, in virtù dell'autonomia statutaria e del Titolo V della Costituzione riformato! Si rivolga con forza e si affianchi a noi, ai parlamentari delle aree di confine, per chiedere al Parlamento e al Governo gli interventi di propria competenza!
Allora - caro collega Maurizio Fugatti - saremo all'altezza e saremo adulti maturi per poter svolgere fino in fondo il nostro compito, ma si abbia il coraggio - cari colleghi del centrosinistra - di fare propria questa battaglia, che non è minoritaria, ma è una battaglia che, se non gestiamo con intelligenza e risolviamo entro questa legislatura, potrà essere - sì o no,Pag. 108collega Gino Sperandio? - sintomo di grandi ripercussioni anche sul piano dell'ordine pubblico.
Mi rivolgo, infine, al sottosegretario Lettieri, che rispetto e che ha dimostrato acume, equilibrio e intelligenza, non solo quest'oggi: raccolga quello che le sto dicendo io (che non sono né un irresponsabile, né un nemico dello Stato e tanto meno di questo Governo), perché quanto le dico non è una parola al vento e mi auguro che, fra qualche anno, lei non debba raccogliere qualcosa di peggio che un ultimo avvertimento (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno e di deputati del gruppo Forza Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leone. Ne ha facoltà, in quanto ha svolto il suo precedente intervento prima di quello del Governo. Tuttavia, ha disposizione un solo minuto, come lei stesso sa.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, se inizio a svolgere il mio intervento posso anche terminarlo entro un minuto. Vorrei semplicemente ribadire che mi fa piacere che l'argomento abbia ingenerato un dibattito e che ho apprezzato moltissimo l'intervento del collega Crema, che stimo tanto.
Il succo dell'ordine del giorno in discussione - che rappresenta l'inizio di un dibattito che spero prosegua - per la verità, è quello di evitare una sperequazione tra le regioni a statuto speciale e le aree di confine, se si ritiene che vi sia. Non si può creare una ulteriore sperequazione attraverso il meccanismo inventato dal Governo che prevede l'istituzione di un fondo.
Infatti, caro collega del Trentino-Alto Adige intervenuto poc'anzi, non vogliamo intaccare i trasferimenti delle regioni a statuto speciale, bensì vogliamo semplicemente fare presente che il cittadino italiano, oltre a quei trasferimenti, non deve dare nient'altro! Da quei trasferimenti si potrà prelevare quanto necessario per le aree di confine...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANTONIO LEONE. Concludo, Presidente. Ma non si può caricare sulle spalle di tutti i cittadini italiani un'esigenza che è nata già da una sorta di sperequazione. Ai trasferimenti stanziati alle regioni a statuto speciale si aggiunge anche quel fondo pagato dal cittadino italiano (della Puglia, della Campania e di tutte le regioni)! Era solo questo il significato.
Comunque, ben venga. Oltre alle sciocchezza dette dal collega Boato, quella detta dal collega Fini è vera. È stato detto che quanto affermato era una sciocchezza, ma è anche una questione personale, perché non si può tacciare un collega di aver detto una sciocchezza, quando si sa benissimo che ciò che ha detto il collega Fini è vero. Infatti, la provincia stanzia i contributi per materassi, lenzuola e anche per i gerani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brancher. Ne ha facoltà.

ALDO BRANCHER. Signor Presidente, in primo luogo vorrei sottoscrivere l'ordine del giorno in discussione.
Inoltre, vorrei far presente che sono nato a Belluno e, pertanto, conosco la situazione di quella provincia, e che vivo a Verona e, pertanto, conosco la situazione della provincia di Verona. Il disagio di cui stiamo parlando è reale, è vero: la gente che vive in questi territori di confine si confronta. Stiamo parlando di qualcosa da prendere sul serio.
L'iniziativa del Governo risolve il problema solo parzialmente. Come dobbiamo fare? Dobbiamo seguire due strade. Bisogna sensibilizzare tutti quanti per accelerare il percorso del federalismo fiscale: non ne possiamo venire fuori diversamente!
È necessario che tutti siano consapevoli che bisogna accelerare tale iniziativa e che l'attuale Governo e la maggioranza si diano da fare, perché non vi è altra via di scampo per quanto riguarda il disagio di tali comuni di confine.
Infatti - come già è stato detto - se si conferisce un vantaggio ad un comune, adPag. 109esempio a Cortina d'Ampezzo, non comprendo perché il comune di San Vito di Cadore non debba ricevere lo stesso vantaggio. Che motivo c'è? Anche quest'ultimo dopo sarebbe situato sul confine. Inoltre, ne susseguono anche altri. Pertanto, bisogna accelerare l'iniziativa del federalismo fiscale.
In secondo luogo, vorrei dare un consiglio a certi presidenti che parlano troppo. Il presidente della provincia di Bolzano ha dato molta forza all'ingresso di Cortina d'Ampezzo nella sua provincia. Sapete perché? Perché Cortina gli porta risorse! Successivamente, però, costui distribuirà a Cortina risorse inferiori rispetto a quante ne riceverà.
Vorrei vedere se il presidente della provincia di Bolzano ha la stessa disponibilità nei confronti di un comune di 500 abitanti! Bisogna dirlo.
Pertanto, per favore, vi deve essere prudenza da parte di chi comanda, perché anche coloro che vogliono essere difesi nella propria autonomia ci pongono questo problema. Questo non è un modo di difendersi (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Biancofiore. Ne ha facoltà.

MICHAELA BIANCOFIORE. Signor Presidente, ho ascoltato con molta attenzione il dibattito in quest'aula che nel merito mi interessa in particolar modo e, nell'annunciare il mio voto di astensione in dissenso dal mio gruppo, cercherò di motivarlo.
Intanto, ringrazio il collega Leone per aver riportato l'attenzione nel merito di un provvedimento sbagliato, non, come hanno erroneamente detto i colleghi dell'opposizione e anche quelli della maggioranza, da parte dei sottoscrittori dell'ordine del giorno, ma da parte del Governo e della maggioranza di questo Parlamento. Ciò va sottolineato, perché è questo provvedimento che crea delle sperequazioni, delle divisioni e ulteriori differenze tra comuni confinanti.
Il problema, però, non sta neanche nei termini che ha enunciato il collega Boato, perché è vero che esiste una vertenza all'ONU sullo statuto d'autonomia del Trentino-Alto Adige e che c'è un accordo internazionale, i cui parametri andrebbero rivisti, ma non è questo il momento né il caso di parlarne. Quando dico che i parametri andrebbero rivisti mi riferisco alla storicità: lo sottolineo perché altrimenti le mie affermazioni vengono subito travisate e mi vengono messe in bocca parole che assolutamente non voglio dire, ossia che il percorso storico non è quello che è stato inteso.
È altrettanto vero, però - e va sottolineato - che purtroppo l'accordo De Gasperi-Gruber al quale faceva riferimento il collega Boato non è stato violato dall'onorevole Paniz o dall'onorevole Leone, bensì dai partiti di maggioranza in quella terra, in particolar modo dal partito di maggioranza al quale alcuni hanno fatto riferimento prima. Quest'ultimo, anche in questi giorni - come lei ben sa - sta violando lo statuto d'autonomia su termini quali la toponomastica, su articoli che riguardano la toponomastica o semplicemente anche la proporzionale etnica delle forze di polizia. La proporzionale etnica, per chi non lo sapesse, consiste nel ripartire praticamente i posti secondo la maggioranza dei gruppi linguistici esistenti in Alto Adige, secondo la lingua che parlano, costituendosi, di fatto, la «polizia etnica».
Quando si parla di violazioni, quindi, bisogna stare assolutamente attenti, perché è chiaro che questo ordine del giorno non aveva l'intenzione di violare lo statuto d'autonomia: è facile trincerarsi dietro questioni giuridiche che effettivamente, per chi non le conosce, non sono neanche spiegabili. Si tratta piuttosto di un problema - come abbiamo detto - di sperequazione economica. È chiara la ragione per cui mi asterrò: non ho nessuna intenzione - lo dico ai colleghi della Südtiroler Volkspartei - di fare in modo che alla mia terra arrivino meno soldi, in quanto è palese che verrebbe decurtato il bilancio della nostra terra e quindi, ovviamente, non mi sta bene.Pag. 110
D'altro canto, però, bisogna essere sinceri nell'ammettere che, oggettivamente, il federalismo fiscale come lo intende la provincia autonoma di Bolzano non è lo stesso che intende la Lega Nord: mi dispiace, colleghi della Lega Nord! Quando, infatti, parliamo di federalismo fiscale, significa che non si possono avere gli stessi trasferimenti oggi esistenti; viceversa, vengono chieste le stesse competenze e gli stessi trasferimenti dalla provincia autonoma di Bolzano.
Ciò significa non partecipare al fondo di solidarietà. Purtroppo, certe cose non potete saperle: occorre vivere in quella terra per conoscerle fino in fondo.
Resta il fatto che mi auguro che vi sia un'accelerazione del federalismo fiscale, che è stato chiesto anche dalla Südtiroler Volkspartei - devo ammettere - con grande intelligenza. L'importante è che questo federalismo fiscale, così come verrà attuato in futuro, non disponga i trasferimenti secondo la capacità impositiva, perché evidentemente non sarebbe nei termini.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti...

LUIGI D'AGRÒ. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole, la prego! Colleghi c'è la possibilità di segnalare per tempo l'intervento.

LUIGI D'AGRÒ. Mi dispiace, ma non accetto il rimprovero, perché ho segnalato il mio intervento da diverso tempo. Quindi, chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, sembra che questo ordine del giorno voglia mettere i cittadini del Veneto contro quelli del Trentino-Alto Adige, negando il fatto che questo fondo di perequazione delle aree di confine nasce da un evento che vede molti comuni veneti chiedere il trasferimento in Trentino-Alto Adige per le condizioni diverse e per gli evidenti trasferimenti che avvengono in quella sede rispetto al Veneto.
Se il Governo con l'articolo 35 istituisce un fondo di 25 milioni di euro, ha capito che non si può svuotare tutta l'area di confine del Veneto solo perché c'è questo tipo di diversità di trattamento da parte della popolazione.
Faccio presente che la capacità di spesa di un cittadino del Trentino-Alto Adige - faccio una media tra la provincia di Trento e quella di Bolzano - è di circa 9 mila euro, contro i 2.500 di un cittadino veneto.
Questo ci porta anche a un altro tipo di considerazione, che non fa solo riferimento al rapporto fra regioni a statuto ordinario e regioni a statuto speciale. Purtroppo, anche all'interno delle regioni a statuto ordinario succede che vi sia un trasferimento diverso in ragione della spesa storica.
Dovremmo sempre più avviarci verso un fondo di perequazione che effettui trasferimenti da parte dello Stato nei confronti delle autonomie locali in funzione della ragione di un trasferimento pro capite, non legato al fatto che chi ha speso di più debba continuare a ricevere ancora di più.
Faccio anche un'altra considerazione: quest'Aula pensi solo alla diversità che esiste fra le due finanziarie della regione Veneto e della regione Trentino-Alto Adige (Tecnofin per il Trentino-Alto Adige, da una parte, e Veneto Sviluppo dall'altra). In occasione di problemi che possono riguardare attività industriali, in particolare con grandi difficoltà per l'occupazione, sappiamo perfettamente che Tecnofin entra, addirittura, come una sorta di nuova partecipazione statale nella partecipazione azionaria delle aziende in crisi (ciò che non può assolutamente fare la regione Veneto), configurando, peraltro, per alcuni aspetti, un'indebita ingerenza di aiuti al sistema economico, contravvenendo anche alle disposizioni della Comunità europea sugli aiuti alle imprese.
È una provocazione e lo capisco: dire che questi 25 milioni di euro non devonoPag. 111appartenere esclusivamente alla cosiddetta fiscalità generale, ma che devono trovare una compartecipazione da parte del Trentino-Alto Adige, è una provocazione e la capisco fino in fondo! Essa pone, però, un grande problema, che deve arrivare all'attenzione del Parlamento, perché, per esempio, nella prossima finanziaria un atto forte da parte del Governo sarebbe quello di individuare già forme di perequazione diverse nei trasferimenti, che potrebbero far sì che queste diversità che sono state evidenziate nelle aree di confine abbiano, in qualche modo, un diverso rapporto.
In altri termini, quello che da molti anni denunciamo in quest'aula circa la sperequazione tra enti locali ricchi, perché hanno speso molto a suo tempo, ed enti locali poveri, perché sono stati virtuosi un tempo, dovrebbe essere sanata. Ciò potrebbe risolvere, anche in parte, le difficoltà che trovano le aree di confine venete nei confronti delle regioni contermini a statuto speciale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Leone n. 9/3194/102, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 474
Votanti 451
Astenuti 23
Maggioranza 226
Hanno votato
189
Hanno votato
no 262).

Prendo atto che la deputata Goisis ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Prendo atto che l'onorevole Galletti accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3194/103.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Formisano n. 9/3194/104.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Formisano n. 9/3194/104, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 477
Votanti 461
Astenuti 16
Maggioranza 231
Hanno votato
200
Hanno votato
no 261).

Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Peretti n. 9/3194/105, accolto dal Governo come raccomandazione.
Ricordo che gli ordini del giorno Perugia n. 9/3194/106, Antinucci n. 9/3194/107 e Turci n. 9/3194/108 sono stati accettati dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Di Gioia accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3194/109.
Prendo atto che l'onorevole Crema non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3194/110, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che l'onorevole Buemi non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3194/111, accettato dal Governo limitatamente ai primi due capoversi del dispositivo.
Ricordo che l'ordine del giorno Foti n. 9/3194/112 e stato accettato dal Governo.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 112

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, la riformulazione del dispositivo dell'ordine del giorno Pedrini n. 9/3194/113 è la seguente: «impegna il Governo ad adottare iniziative normative volte a garantire la gestione pubblica dei servizi idrici».

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Pedrini accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3194/113.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Astore n. 9/3194/114, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che i presentatori hanno ritirato l'ordine del giorno Porfidia n. 9/3194/115.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Moroni n. 9/3194/116.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Moroni n. 9/3194/116, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 476
Votanti 474
Astenuti 2
Maggioranza 238
Hanno votato
217
Hanno votato
no 257).

Prendo atto che il deputato Leoluca Orlando ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Migliori n. 9/3194/117.

RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, mi affido alla cortese attenzione del sottosegretario.
Ho presentato questo ordine del giorno, non a caso, perché il Ministro Chiti ha già annunciato ufficialmente da parte del Governo la disponibilità di queste risorse finalizzate alla realizzazione del nuovo Polo musicale fiorentino all'interno delle previsioni complessive di spesa per le celebrazioni del centocinquantesimo anniversario dell'Unità nazionale.
Mi permetto quindi di insistere sul testo originario dell'ordine del giorno, perché non comprendo le ragioni per le quali il Governo voglia smentire se stesso rispetto a un annuncio già fatto.
Voglio dire al sottosegretario che questa cifra, inserita senza alcun tipo di allocazione prevista, da spendere, tra l'altro, entro il 2007, finisce per essere non una occasione di Governo, ma un'occasione propagandistica. Penso che anche per la serietà degli impegni previsti per le città, che in qualche misura sono da collocare con attenzione nella storia del processo unitario del nostro Paese, il Governo dovrebbe fare uno sforzo al riguardo.
Invito anche i colleghi fiorentini della maggioranza a una riflessione, affinché il Governo non voglia qui smentire quello che già ha detto sul territorio, rispetto al comune di Firenze e alla regione Toscana.

PRESIDENTE. Onorevole Migliori, non so se poi vorrà intervenire il sottosegretario, da lei sollecitato e forse anche dall'onorevole Spini che ha chiesto ora la parola e gliela concederò; però, lei dovrebbe dire se accetta la riformulazione.

RICCARDO MIGLIORI. No, signor Presidente, non accetto la riformulazione e insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.

VALDO SPINI. Onorevoli colleghi, siamo di fronte a una possibilità politica molto interessante: vedere le affermazioni di un Ministro suffragate anche da un ordine del giorno dell'opposizione. SiPag. 113tratta, quindi, di una presa di posizione bipartisan, che secondo me è fortemente augurabile.
Allora, lasciate che unisca anch'io le mie espressioni a quelle dell'onorevole Migliori. Se il Ministro Chiti, dall'alto della sua autorevolezza, ha ritenuto giusto che all'interno delle celebrazioni dell'Unità d'Italia si potesse ricordare il ruolo di Firenze negli anni 1859-1961 e come capitale del Regno d'Italia e il significato del Maggio musicale fiorentino, e un deputato valoroso dell'opposizione, come Riccardo Migliori, intende suffragarla con un ordine del giorno, non vedo perché noi deputati della maggioranza dovremmo frustrare questi nobili proponimenti.
Pertanto, anche io voterò a favore dell'ordine del giorno dell'onorevole Migliori nella sua originaria formulazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Migliori n. 9/3194/117, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 478
Votanti 474
Astenuti 4
Maggioranza 238
Hanno votato
202
Hanno votato
no 272).

Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cirielli n. 9/3194/118.
Prendo, altresì, atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno La Russa n. 9/3194/119, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno La Russa n. 9/3194/119, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 482
Votanti 481
Astenuti 1
Maggioranza 241
Hanno votato
217
Hanno votato
no 264).

Prendo atto che il deputato Vichi ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto contrario.
Prendo atto che l'onorevole Ceccuzzi non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3194/120, accolto come raccomandazione dal Governo.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, desidero modificare il parere espresso sull'ordine del giorno Barani n. 9/3194/121. Il Governo accetta l'ordine del giorno purché la parte dispositiva sia modificata nel senso di sostituire le parole «ad adottare» con le parole: «a valutare».

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Barani n. 9/3194/121.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, confermo che il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Catone n. 9/3194/122.

Pag. 114

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Catone n. 9/3194/122, accolto come raccomandazione dal Governo, Zeller n. 9/3194/123, accettato dal Governo, Brugger n. 9/3194/124, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Verro accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3194/125, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo, inoltre, atto che l'onorevole Villetti non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3194/126, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Falomi n. 9/3194/127, Angelo Piazza n. 9/3194/128, Airaghi n. 9/3194/129, accettati dal Governo.

TINO IANNUZZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Un momento, onorevole Iannuzzi.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, desidero modificare il parere espresso sull'ordine del giorno Colucci n. 9/3194/131. Il Governo accetta l'ordine del giorno, limitatamente alla parte dispositiva, a condizione che quest'ultima sia riformulata come segue: «a valutare la possibilità di utilizzare parte delle risorse disponibili anche per i comuni che abbiano, con specifici atti deliberativi, attivato l'accordo di programma».

PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo pertanto ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dell'ordine del giorno Colucci n. 9/3194/131, accettato dal Governo limitatamente alla parte dispositiva.

SALVATORE TOMASELLI. Sì, signor Presidente, e non insisto per la votazione.

TINO IANNUZZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Iannuzzi, prima non potevo darle la parola poiché dovevano pronunciarsi i firmatari. Dal momento che, avendo essi acconsentito alla riformulazione, il Governo accetta l'ordine del giorno, quest'ultimo non viene posto in votazione e non si dà dunque luogo a dibattito.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Crosetto n. 9/3194/132, accolto come raccomandazione dal Governo.

GASPARE GIUDICE. No, signor Presidente, non insistiamo. Desidero però far notare all'Assemblea, con assoluta serenità, che da taluni mesi il dibattito politico in quest'aula su problemi davvero seri si svolge solo in occasione dell'esame degli ordini del giorno: siamo stati espropriati della possibilità di discussione di emendamenti e di modifiche reali ai disegni di legge. Ormai in quest'Assemblea si discute solo sugli ordini del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Andrea Ricci non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3194/133, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Alberto Giorgetti insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3194/134, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Alberto Giorgetti n. 9/3194/134, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 115

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 481
Maggioranza 241
Hanno votato
216
Hanno votato
no 265).

Prendo atto che l'onorevole Ascierto insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3194/135, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ascierto n. 9/3194/135, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 481
Votanti 480
Astenuti 1
Maggioranza 241
Hanno votato
215
Hanno votato
no 265).

Prendo atto che l'onorevole Taglialatela non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3194/136, accolto come raccomandazione dal Governo.
Chiedo all'onorevole Bellotti se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3194/137, accolto come raccomandazione dal Governo.

LUCA BELLOTTI. Sì, signor Presidente, insisto: non mi fido delle raccomandazioni del Governo e preferisco la votazione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bellotti n. 9/3194/137, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 483
Maggioranza 242
Hanno votato
216
Hanno votato
no 267).

Prendo atto che il presentatore accede all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Antonio Pepe n. 9/3194/138.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Buontempo n. 9/3194/139 e Mazzaracchio n. 9/3194/140, accolti come raccomandazione dal Governo, non insistono per la votazione e che i presentatori degli ordini del giorno Di Virgilio n. 9/3194/141 e Rao n. 9/3194/142, accettati dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo, altresì, atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Reina n. 9/3194/143, accolto come raccomandazione dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Minardo n. 9/3194/144.

RICCARDO MINARDO. Sì, signor Presidente, e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lo Monte n. 9/3194/145, accolto come raccomandazione dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Oliva n. 9/3194/146, non accettato dal Governo.

SEBASTIANO NERI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che una riflessione, seppur breve, vada fatta sul significato di questo ordine del giorno,Pag. 116perché rispetto alle altre realtà insulari della nostra Nazione si è sempre sostenuta l'opportunità, addirittura la necessità, di assicurare la cosiddetta continuità territoriale, prevedendo quindi collegamenti e facilità di accesso ai mezzi di trasporto che a tale affermazione dessero un significato.
Dall'inizio di questa legislatura - e non vedo altra ragione se non il voto in dissonanza espresso dalla Sicilia rispetto al risultato elettorale - la Sicilia viene penalizzata e di riflesso, peraltro, viene penalizzata anche la Calabria che è contermine, visto che lo Stretto resta una piccola anomalia rispetto ad una continuità territoriale fisica che purtroppo non c'è.
La Sicilia viene penalizzata in tutti i modi: noi non abbiamo la possibilità di accesso facilitato al trasporto, né abbiamo - allo stato e con l'accantonamento della realizzazione del ponte sullo Stretto che è diventato, al momento, definitivo - la possibilità di un collegamento viario con il resto del Paese.
Da alcuni mesi non abbiamo più nemmeno i treni a lunga percorrenza, che probabilmente in una logica aziendalistica, laddove non assicurino la redditività delle tratte, andrebbero rivisitati, ma nel momento in cui la società per azioni che gestisce le ferrovie italiane è a totale partecipazione pubblica - cioè è fatta con i soldi dello Stato - non si giustifica il fatto che i treni a lunga percorrenza, ancorché poco remunerativi (peraltro, nessuno ha dimostrato che non siano sufficientemente remunerativi), non debbano essere mantenuti come intervento sociale e politico teso ad assicurare quella continuità territoriale che alla Sicilia viene negata.
Credo che sotto questo profilo il Governo possa e debba riconsiderare il parere contrario espresso rispetto a questa proposizione, perché diversamente, in prospettiva, il perseverare in una valutazione negativa dell'ordine del giorno in esame significa rimettere in discussione - e lo faremo sempre e comunque, se questa fosse la scelta definitiva del Governo - il principio di continuità territoriale rispetto a tutte le realtà insulari della nostra Nazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Oliva n. 9/3194/146, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 472
Votanti 455
Astenuti 17
Maggioranza 228
Hanno votato
200
Hanno votato
no 255).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Neri n. 9/3194/147, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

SEBASTIANO NERI. Signor Presidente!

PRESIDENTE. Onorevole Neri, ormai ho indetto la votazione.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 468
Votanti 465
Astenuti 3
Maggioranza 233
Hanno votato
190
Hanno votato
no 275).

Prendo atto che i deputati Mura e Rao hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

SEBASTIANO NERI. Presidente, avevo chiesto di parlare.

Pag. 117

PRESIDENTE. Ormai avevo aperto la votazione e non potevo concederle nuovamente la parola.

SEBASTIANO NERI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SEBASTIANO NERI. Signor Presidente, tutte le volte che era stata indetta la votazione e non era stata vista la richiesta di intervento, si è revocata la votazione e si è concessa la parola.

PRESIDENTE. Onorevole Neri, io la stavo guardando e ho visto che lei ha alzato la mano dopo che ho indetto la votazione. In questo caso, ciò che lei afferma non è possibile.

SEBASTIANO NERI. Signor Presidente, constato che lei si allinea al fair play del Presidente della Camera, forte con i deboli. Abbiamo il torto di essere un piccolo gruppo e, quindi, di determinare da parte della Presidenza un atteggiamento diverso.

PRESIDENTE. No, non mi allineo, ma le racconto quanto è avvenuto. Prima le ho concesso la parola senza difficoltà.

SEBASTIANO NERI. La ringrazio per non avermi concesso la parola.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Bezzi n. 9/3194/148 e Fabris n. 9/3194/149, accettati dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Morrone n. 9/3194/150 e Satta n. 9/3194/151, accolti come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Rossi Gasparrini n. 9/3194/152, Del Mese n. 9/3194/153, Vacca n. 9/3194/155, Tranfaglia n. 9/3194/156, Ferdinando Benito Pignataro n. 9/3194/157 e Sgobio n. 9/3194/158, accettati dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo atto che l'onorevole Diliberto accetta la riformulazione proposta, e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3194/159.
Prendo atto che l'onorevole Bellillo accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3194/160.
Prendo atto che l'onorevole Napoletano non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3194/161, accolto come raccomandazione dal Governo.
Chiedo al presentatore dell'ordine del giorno Longhi n. 9/3194/162 se accetti la riformulazione proposta dal Governo.

ALEANDRO LONGHI. Signor Presidente, mi sembra che vi sia una contraddizione se lo confrontiamo con l'ordine del giorno Migliori n. 9/3194/117, che sarebbe stato accolto in caso di mancanza della cifra. Nell'ordine del giorno in esame non viene indicata una cifra, ma vi è una quota di riferimento, che non indica quanto si dovrebbe stornare. Potremmo eliminare anche il riferimento a tale quota significativa dei 10 milioni e 600 mila euro, e menzionare, invece, una quota significativa dei finanziamenti destinati alla regione Liguria, al comune di Genova, per ristrutturare le ex scuderie della Villa Rossi.
Desidero, almeno, lo stesso trattamento dell'onorevole Migliori.

PRESIDENTE. Se ho inteso bene, il Governo ha proposto una riformulazione. L'onorevole Longhi non la accoglie e ne propone, a sua volta, un'altra. È così?

ALEANDRO LONGHI. Almeno provare!

PRESIDENTE. Il sottosegretario intende proporre una riformulazione simile a quella suggerita dall'onorevole Longhi?

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo propone di riformulare il dispositivo nei seguenti termini: «Impegna il Governo a valutare l'opportunitàPag. 118di destinare al comune di Genova le risorse necessarie alla ristrutturazione delle ex scuderie della Villa Rossi».

PRESIDENTE. Sta bene tale riformulazione?

ALEANDRO LONGHI. Il Governo deve accettare l'ordine del giorno in esame e non accoglierlo come raccomandazione.

PRESIDENTE. Questo lo decide il sottosegretario.

ALEANDRO LONGHI. Il rappresentante del Governo esprima, dunque, il parere.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Onorevole Longhi, se lei accetta tale riformulazione, il parere è favorevole. Tuttavia, non si deve fare riferimento all'articolo 36 del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159.

PRESIDENTE. Onorevole Longhi?

ALEANDRO LONGHI. Accetto la riformulazione proposta dal Governo. Pertanto, si intende che, in riferimento a tale riformulazione, abbia accettato il mio ordine del giorno.

PRESIDENTE. Se non sbaglio, il Governo chiede che nella premessa sia anche soppresso il riferimento all'articolo 36 del decreto-legge.

ALEANDRO LONGHI. Signor Presidente, l'articolo 36 autorizza una spesa pari a 140 milioni di euro. Se tale indicazione viene eliminata, cosa resta?

PRESIDENTE. Onorevole Lettieri ci riassuma, per cortesia, il parere del Governo e la sua proposta di riformulazione.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, c'è un problema di specificazione perché il programma di spesa dei 140 milioni di euro per l'anno 2007... (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Colleghi, lasciate parlare il sottosegretario, per cortesia.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Ritengo di poterlo accogliere come raccomandazione se si fa un riferimento specifico. Infatti, non ho avuto la possibilità di valutare le disponibilità effettive.

EMANUELE FIANO. Signor sottosegretario, l'onorevole Longhi è da quella parte!

PRESIDENTE. Onorevole Lettieri, le segnalano che il presentatore è alla sua sinistra.

Testo sostituito con l'errata corrige del 22 NOVEMBRE 2007 MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo scusa. Il parere è favorevole, se riformulato nel senso precedentemente indicato e con l'eliminazione del riferimento all'articolo 36. MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo scusa. Il parere è favorevole, se riformulato nel senso precedentemente indicato e con il riferimento all'articolo 36.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che il presentatore accoglie la riformulazione proposta.

GUIDO CROSETTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa? Se il presentatore accetta la riformulazione proposta dal Governo, l'ordine del giorno Longhi n.9/3194/162 è stato accolto e quindi non può intervenire poiché non si apre un dibattito su questo.

GUIDO CROSETTO. Mi scusi, signor Presidente, ma io non ho mai visto destinare risorse finanziarie con un ordine del giorno in modo puntuale: o si destinano con la legge finanziaria o con un'altra legge. Destinare specificamente risorse finanziarie accogliendo un ordine del giorno relativo ad un intervento specifico non è mai accaduto.Pag. 119
Per tale motivo inviterei il Governo, non avendo nulla contro l'ordine del giorno Longhi n. 9/3194/162, a non creare un precedente che trovo assurdo.

PRESIDENTE. Come vede, onorevole Crosetto, la formula del dispositivo dell'ordine del giorno Longhi n. 9/3194/162 è «valutare l'opportunità di destinare». Non si tratta, pertanto, di una destinazione puntuale, che non è possibile effettuare con un ordine del giorno.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cesini n. 9/3194/163, accettato limitatamente ai primi due capoversi del dispositivo.
Prendo, inoltre, atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lovelli n. 9/3194/164 accolto come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore del successivo ordine del giorno Garavaglia n. 9/3194/165, non accettato dal Governo, insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Garavaglia n. 9/3194/165, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 458
Votanti 455
Astenuti 3
Maggioranza 228
Hanno votato
203
Hanno votato
no 252).

Prendo atto che il deputato Rao ha segnalato che non è riuscito a votare e che i deputati Dioguardi e De Cristofaro hanno segnalato che hanno erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Bodega n. 9/3194/166, non accettato dal Governo.

LORENZO BODEGA. Sì, signor Presidente, insisto e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LORENZO BODEGA. Signor Presidente, intervengo soltanto per sottolineare come, da una parte, il centrosinistra vuole togliere il precariato come formula di lavoro, mentre dall'altra, consente nel caso presente ai comuni con abitanti inferiori a cinquemila, come nel precedente ordine del giorno non accettato dal Governo, di assumere ulteriore personale con la formula dei lavori socialmente utili.
Già nella dichiarazione di voto sulla questione di fiducia di ieri sono state evidenziate simili anomalie verificatesi in determinate parti della regione. Desideravo soffermarmi sull'argomento per evidenziare come vi sia una contraddizione in termini. È come se a volte i lavori socialmente utili abbiano colto alcuni obiettivi, ma tante altre volte si siano rivelati semplicemente un contenitore per «lazzaroni» e nullafacenti.
Si è presentato l'ordine del giorno Bodega n. 9/3194/166, affinché il Governo si impegnasse a combattere, come ha dichiarato nel programma e come sta facendo, tutte le formule che comunque aumentano il precariato nel mondo del lavoro.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bodega n. 9/3194/166, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 457
Votanti 454
Astenuti 3
Maggioranza 228
Hanno votato
201
Hanno votato
no 253).

Pag. 120

Prendo atto che il deputato Amendola ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione del suo ordine del giorno Fava n. 9/3194/167 accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che i presentatori dei successivi ordini del giorno, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Montani n. 9/3194/170, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 460
Votanti 459
Astenuti 1
Maggioranza 230
Hanno votato
202
Hanno votato
no 257).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Stucchi n. 9/3194/171, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 461
Votanti 455
Astenuti 6
Maggioranza 228
Hanno votato
203
Hanno votato
no 252).

Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno Cota n. 9/3194/172, accettato dal Governo limitatamente al dispositivo.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione del suo ordine del giorno Alessandri n. 9/3194/173 non accettato dal Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, sono rimasto sorpreso del parere negativo che ha formulato il sottosegretario Lettieri su questo ordine del giorno. L'ordine del giorno in esame, per chi non lo sapesse, pone all'attenzione dell'Aula il problema del reparto suinicolo in Italia. L'allevamento dei suini è un settore molto forte all'interno del comparto agroalimentare italiano e fornisce dei prodotti che tutti noi conosciamo. Purtroppo, questo settore è percorso da una grave crisi a causa dell'aumento delle materie prime del 36 per cento e della diminuzione dei prezzi alla produzione del 17 per cento.
Con questo ordine del giorno chiediamo di adottare opportuni specifici interventi per far fronte a questa crisi di mercato e favorire le intese tra le filiere per una più equa distribuzione del valore all'interno della filiera stessa, attivando tutte quelle modalità, al fine di apporre l'etichetta di origine del prodotto. Per quanto riguarda, per esempio, il prosciutto cotto, le cosce provengono dai Paesi europei (non sono di produzione italiana). Con l'ordine del giorno in esame vogliamo dare un contributo a questo comparto. Mi auguro che il Governo esprima parere favorevole, signor sottosegretario, perché penso che anche gli altri colleghi della Commissione agricoltura siano concordi con il parere favorevole a questo ordine del giorno. Pertanto, mi aspetto una modifica del parere precedentemente espresso dal Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zucchi. Ne ha facoltà.

ANGELO ALBERTO ZUCCHI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere questo ordine del giorno e chiedere che ilPag. 121Governo esprima un parere favorevole, perché si tratta di un settore che sta vivendo una crisi profonda e ha bisogno di un segnale preciso da parte del Governo. Peraltro il dispositivo, così com'è stato predisposto nell'ordine del giorno Alessandri n. 9/3194/173, lascia ampia facoltà di manovra al Governo per individuare gli strumenti più opportuni al fine di sostenere il settore. Per questo motivo ritengo che il Governo possa accogliere questa proposta.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere è favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ringrazio anche gli onorevoli Alessandri e Zucchi per aver posto un problema, non ho difficoltà a dirlo, che ho avuto modo di approfondire con i membri della Commissione agricoltura a margine della seduta antimeridiana. Il problema è reale e pertanto il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione del suo ordine del giorno Filippi n. 9/3194/175, non accettato dal Governo.

ALBERTO FILIPPI. Sì, signor Presidente, insisto e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente, spero che il Governo cambi opinione anche nel caso dell'ordine del giorno che ho presentato. Sorrido, ma in realtà ci sarebbe da piangere. Faccio riferimento all'articolo 36 del provvedimento, dove si spendono 140 milioni per festeggiamenti per l'anniversario dei 150 anni dell'unità d'Italia.
Si spendono immediatamente questi soldi, mentre, caro Governo, abbiamo un Paese che è alla fame, con famiglie che non arrivano alla fine del mese. Nel giro di poche settimane vogliamo spendere 140 milioni. La Lega Nord ha chiesto quantomeno di non continuare a spenderne degli altri in tal modo in futuro, visto che questi ormai sono destinati.

ROBERTO MENIA. Basta! Basta! Smettila! Pagliaccio!

MAURIZIO FUGATTI. Presidente, dica qualcosa!

PRESIDENTE. Onorevole Menia, per cortesia.

ALBERTO FILIPPI. ...Qui si parla di soldi. Non entro nel merito della questione. Invece di imitare tanto i brasiliani che al momento del carnevale pensano a sprecare denaro ed a essere goliardici - chiedo l'attenzione del Governo - vediamo di evitare in futuro di aggiungere a questi quasi 300 miliardi di vecchie lire altri soldi per festeggiamenti di questo evento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Filippi n. 9/3194/175, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 460
Votanti 447
Astenuti 13
Maggioranza 224
Hanno votato
128
Hanno votato
no 319).

Pag. 122

Prendo atto che il deputato Fabbri ha segnalato che non è riuscito a votare e che le deputate Santelli e Bertolini hanno segnalato che hanno erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Fugatti n. 9/3194/176, non accettato dal Governo.

MAURIZIO FUGATTI. Sì, signor Presidente, insisto e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, con il mio ordine del giorno si intende intervenire su uno dei provvedimenti più odiosi in materia fiscale, tra quelli varati dall'attuale Governo; mi riferisco alla sanzione comminata per la mancata emissione dello scontrino.
Se il Governo vuole far chiudere le attività commerciali per tre o quattro scontrini non emessi - proposta sulla quale ci siamo dichiarati contrari già dal momento della presentazione del provvedimento - introduca almeno una soglia, signor sottosegretario, oltre la quale applicare la sanzione dovuta alla mancata emissione dello scontrino! Non si può far chiudere un'attività perché l'esercente non ha fatto lo scontrino per un caffè, per una pallina di gelato o per un panino!
Introduciamo una soglia (di dieci, venti o trenta euro, decidetelo voi!) anche per dare un senso di serietà al provvedimento, perché a volte la mancata emissione di uno scontrino non è dettata dalla volontà di evadere, ma da motivazioni oggettive, come accade, ad esempio, quando vi è ressa nel negozio, ci si sbaglia o la cameriera che è appena stata assunta non riesce a battere lo scontrino. Prendiamo come riferimento un valore realistico, non gli 0,85 centesimi di euro pari al costo di un caffè per cui si può chiudere un'attività! Riferiamoci ad una soglia di dieci, venti, trenta o cinquanta euro, anche se noi vorremmo eliminare del tutto tale misura.
Introdurre un limite oltre il quale far scattare la sanzione ci pare una cosa di buonsenso, necessaria anche a dare una certa garanzia alle attività commerciali, perché un gestore può violare l'obbligo di emettere lo scontrino semplicemente perché se ne dimentica o sbaglia; non vi è sempre una volontà di evadere. Introduciamo, dunque, una soglia, superata la quale scatta l'applicazione della sanzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fugatti n. 9/3194/176, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 462
Votanti 459
Astenuti 3
Maggioranza 230
Hanno votato
208
Hanno votato
no 251).

Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Allasia n. 9/3194/177, accettato dal Governo limitatamente al dispositivo.
Prendo altresì atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Lussana n. 9/3194/178, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lussana n. 9/3194/178, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 123

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 461
Votanti 457
Astenuti 4
Maggioranza 229
Hanno votato
203
Hanno votato
no 254).

Prendo atto che il deputato Compagnon ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/3194/179, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/3194/179, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 461
Votanti 459
Astenuti 2
Maggioranza 230
Hanno votato
207
Hanno votato
no 252).

Pregherei l'onorevole sottosegretario di ricordare il parere del Governo sull'ordine del giorno Dussin n. 9/3194/180.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Dussin n. 9/3194/180 se riformulato, aggiungendo nel dispositivo le parole: «fermo restando le scelte operate con delibera del CIPE o altri atti governativi».

PRESIDENTE. Sottosegretario Lettieri, l'aggiunta deve essere fatta alla fine del dispositivo?

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, signor Presidente, dopo le parole: «valichi alpini».

PRESIDENTE. Se ho ben compreso, il Governo propone di aggiungere le parole alla fine del dispositivo. Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Dussin n. 9/3194/180.

GUIDO DUSSIN. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, la riformulazione proposta dal Governo significa snaturare completamente l'ordine del giorno, le cui finalità sono nobili, perché si tratta di aggiungere strade di collegamento ai «corridoi» importanti del nostro Paese, senza alcuna aggiunta di risorse e operando nell'ambito delle provviste dell'ANAS. Mi sembra che ciò sia accettabile, tant'è che lei, signor sottosegretario, ha accettato il dispositivo del mio ordine del giorno. Non riesco a capire perché voglia aggiungere questa parte finale allo stesso.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dussin n. 9/3194/180, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 457
Votanti 455
Astenuti 2
Maggioranza 228
Hanno votato
199
Hanno votato
no 256).

Prendo atto che il deputato Borghesi ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto contrario.Pag. 124
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pini n. 9/3194/181, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/3194/182, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caparini n. 9/3194/182, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 457
Votanti 456
Astenuti 1
Maggioranza 229
Hanno votato
205
Hanno votato
no 251).

Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Maroni n. 9/3194/183, accettato dal Governo limitatamente al dispositivo.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Grimoldi n. 9/3194/184, accolto come raccomandazione dal Governo.

PAOLO GRIMOLDI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, insisto per la votazione per due ordini di motivi. Il primo è di carattere economico, in quanto accogliere l'ordine del giorno come raccomandazione significa poco, dato che si tratta dell'interramento delle ferrovie nord nel tratto brianzolo. La realtà brianzola da sola, ogni anno, paga quasi, fra imposte dirette e indirette, 9 miliardi di euro allo Stato centrale, mentre l'interramento costerebbe circa 50 milioni e interesserebbe, tra l'altro, la città di Seveso, che da sola, tra imposte dirette e indirette, ogni anno paga 136 milioni di euro allo Stato centrale. Quindi, la sola di città di Seveso, se si tenesse i suoi soldi o almeno il loro 50 per cento, in un solo anno potrebbe realizzare l'interramento che, invece, aspetta da decenni.
Il secondo ordine di motivi, invece, è di carattere politico, in quanto Seveso è una delle poche città che questa primavera voterà per rinnovare la sua amministrazione e per eleggere il sindaco. A livello locale i partiti, rappresentati anche in aula, promettono mari e monti sull'interramento. Io, invece, insisto per la votazione, in quanto voglio vedere chi chiacchiera sull'interramento in vista delle amministrative di questa primavera e chi, invece, condivide che i soldi dei brianzoli restino in Brianza per interrare queste benedette ferrovie (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/3194/184, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 451
Votanti 439
Astenuti 12
Maggioranza 220
Hanno votato
191
Hanno votato
no 248).

Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Gibelli n. 9/3194/185, accolto dal Governo come raccomandazione limitatamente al dispositivo.

ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, vorrei chiedere al Governo il motivo perPag. 125cui accoglie l'ordine del giorno solo come la raccomandazione, in quanto si tratta di un impegno generico in relazione agli investimenti programmati e legati al corridoio 5 ed è imbarazzante comprendere quale sia la posizione del Governo sulle infrastrutture.
Dato che non vi è una specificazione, ma si tratta di un impegno di carattere generale e, quindi, politico, mi chiedo dove sia il problema.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, l'onorevole Gibelli, come qualsiasi altro parlamentare, ha diritto ad una risposta e ad una valutazione.
La premessa è inaccettabile da parte del Governo per il pregiudizio politico negativo che lei ha ritenuto di dover esprimere. Per quanto riguarda, invece, il dispositivo, lo si accoglie come raccomandazione in quanto il Governo non è in grado, oggi, di verificare la quantificazione degli oneri finanziari necessari. Quindi, vi è un impegno di carattere assolutamente generico.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Gibelli insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3194/185.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gibelli n. 9/3194/185, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 448
Votanti 431
Astenuti 17
Maggioranza 216
Hanno votato
181
Hanno votato
no 250).

Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Caruso n. 9/ 3194/186, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bocciardo n. 9/3194/187, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 442
Votanti 438
Astenuti 4
Maggioranza 220
Hanno votato
196
Hanno votato no 242).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Goisis n. 9/3194/188, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 444
Votanti 437
Astenuti 7
Maggioranza 219
Hanno votato
195
Hanno votato
no 242).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grimaldi n. 9/3194/189, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 126

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 445
Votanti 440
Astenuti 5
Maggioranza 221
Hanno votato
200
Hanno votato
no 240).

Prendo atto che il deputato Rocco Pignataro ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cordoni n. 9/3194/190, accolto dal Governo come raccomandazione.
Ricordo, infine, che l'ordine del giorno Franci n. 9/3194/191 e stato accettato dal Governo.
È così concluso l'esame degli ordini del giorno.
Il voto finale, previe dichiarazioni di voto, avrà luogo nella seduta di domani.

Trasferimento a Commissione in sede legislativa di proposte di legge (ore 20,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca assegnazione di proposte di legge a Commissione in sede legislativa.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa delle seguenti proposte di legge, delle quali la XI Commissione permanente (Lavoro) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:
FABBRI ed altri: «Disposizioni per l'incremento dell'assegno sostitutivo dell'accompagnatore militare» (1558);
CAMPA: «Nuove norme in materia di assegno sostitutivo dell'accompagnatore militare» (1766);
DELBONO: «Disposizioni in materia di assegno sostitutivo dell'accompagnatore militare» (1770).

(La Commissione ha elaborato un testo unificato).

Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Modifica nella composizione della Giunta per le autorizzazioni.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Giunta per le autorizzazioni la deputata Paola Balducci, in sostituzione del deputato Massimo Fundarò, dimissionario.

Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo e sull'ordine dei lavori (ore 20,17).

DANIELE GALLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DANIELE GALLI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare nuovamente il Governo a fornire una risposta ad una mia interrogazione a risposta scritta (la n. 4-04234 del 3 luglio 2007), indirizzata al Ministro della giustizia e riguardante il tribunale di Borgomanero e il decentramento di parte delle funzioni dello stesso al tribunale di Novara. È chiaro che il disagio che ciò crea alla popolazione (circa 90 mila abitanti, infatti, gravitano sul centro di Borgomanero) è notevole.
Rammento al Governo, altresì, che non ho ricevuto alcuna risposta alle diciannove interrogazioni - quasi tutte a risposta scritta - che ho presentato da un anno e mezzo.
Sollecito il Governo, pertanto, a essere puntuale nel fornire le risposte, specialmente su questioni urgenti come quella riguardante il tribunale di Borgomanero.

PRESIDENTE. Onorevole Galli, la Presidenza si farà carico di sollecitare laPag. 127risposta del Governo alle interrogazioni da lei richiamate.

WLADIMIRO GUADAGNO detto VLADIMIR LUXURIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

WLADIMIRO GUADAGNO detto VLADIMIR LUXURIA. Signor Presidente, vorrei fare presente a quest'Aula che ieri, 20 novembre, in molte parti del mondo - anche in Italia - si è celebrata la nona giornata del ricordo transgender (Transegender day of remembrance), con veglie, oscuramenti di siti Internet e una giornata di lutto per ricordare le persone transgender morte non per incidenti automobilistici, per malattia o per rapina, ma vittime di crimini di odio, trucidate, massacrate e sfigurate per il fatto di essere trans.
Ricordo le ultime quattro vittime in Italia, tre delle quali uccise in casa (si tratta di un numero elevato, in relazione alla nostra presenza numerica): Tatiana, originaria del Brasile, uccisa il 19 febbraio di quest'anno a Trani, con la testa sbattuta tra la portiera di un'automobile e la carrozzeria; Valentina, sgozzata in casa a Novara; Emanuela, di Pescara, brutalmente assassinata il 21 aprile di quest'anno, con la testa fracassata da sei colpi e la faccia schiacciata sotto un cuscino per soffocarne le grida di aiuto; l'ultima, Stefania, trovata a Roma nel suo appartamento, il 1o agosto di quest'anno, in un bagno di sangue e con il cranio massacrato.
Faccio appello alla sensibilità di tutte le deputate e i deputati che hanno una reazione di orrore e di condanna verso la violenza - perché non esiste una classifica di dignità delle vittime - affinché si contrasti chi compie atti di discriminazione di genere, orientamento sessuale e identità di genere, ma anche chi incita all'odio e alla violenza, armando la mano di altri con un disprezzo che, a volte, diventa complice (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, La Rosa nel Pugno, Verdi e Misto-Socialisti per la Costituente).

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, desidero rendere noto a lei e ai colleghi che oggi abbiamo presentato al Presidente Bertinotti una lettera nella quale si richiede che il Dalai Lama - che sarà in visita in Italia a metà dicembre - sia invitato a portare un saluto nell'Aula di Montecitorio.
La richiesta è stata sottoscritta da 165 deputati di quasi tutti i gruppi parlamentari e sono sicuro che essa interpreti la volontà di molti altri che non l'hanno sottoscritta.
Ci aspettiamo che il Presidente della Camera valuti la richiesta avanzata da molti parlamentari, tenendo conto che, seppur non esista, nel caso del Parlamento italiano, una prassi consolidata di interventi di grandi personalità esterne al mondo istituzionale italiano, vi sono stati comunque esempi e precedenti di questo tipo. Ci aspettiamo che si tenga conto del fatto che una prassi può comunque essere innovata e, soprattutto, che si consideri la delicatezza del momento e la necessità di testimoniare, da parte del Parlamento e per suo tramite da parte del popolo italiano, la vicinanza alla causa tibetana.
Ricordiamo che si tratta della causa dell'autonomia e non dell'indipendenza tibetana, interpretata dal Dalai Lama sempre e costantemente con parole volte alla riconciliazione, contro il terrorismo e per la non violenza. Quindi, mi auguro che il Presidente valuti con decisione, e anche forse con un po' di coraggio, la nostra richiesta.

PRESIDENTE. Come lei stesso ha affermato, la lettera è indirizzata al Presidente della Camera, che effettuerà e renderà note le sue valutazioni.

Pag. 128

GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, intervengo innanzitutto perché l'Ufficio di Presidenza prenda nota che la richiesta del collega Della Vedova viene sottoscritta anche da me, che non ho firmato in precedenza questo invito.
Il mio intervento, però, intende anche sollecitare il Governo a fornire una risposta ad una mia interrogazione, presentata quasi un anno fa, relativamente a un fatto gravissimo, o per lo meno ritenuto tale non solo dal sottoscritto, ma da tutto il gruppo Lega Nord Padania, che vede il coinvolgimento di un pubblico ministero, che è anche fratello di un personaggio balzato all'onore delle cronache nere per lo scandalo dei servizi segreti.
All'epoca vi sono state intercettazioni pubblicate da uno dei principali quotidiani nazionali, che evidenziavano uno spregio pesante da parte di questo pubblico ministero, tuttora in forza presso la procura di Forlì, nei confronti delle istituzioni.
Ho presentato una interrogazione al Ministro della giustizia - lo ripeto - quasi un anno fa, ma ad essa non è stata data risposta. Il mio sollecito nasce dal fatto che l'attuale procuratore capo della procura di Forlì, alla fine del 2007, ricoprirà un nuovo incarico presso la Corte di appello e che il reggente della procura sarà indicato per anzianità proprio in questo personaggio, che è oggetto di una interrogazione parlamentare specifica.
Nell'interrogazione si chiedeva in maniera chiara una valutazione da parte del Ministro ed eventuali provvedimenti di verifica attraverso gli ispettori, per accertare se questa persona fosse oggettivamente e soggettivamente in grado di svolgere un ruolo così delicato e imparziale come pubblico ministero, viste anche le dichiarazioni rese a mezzo stampa in numerose occasioni.
Peraltro, a tutt'oggi, nessun tipo di risposta è stata fornita. L'urgenza di una risposta non è dettata da un interesse dell'interrogante, ma è a favore dei cittadini, soprattutto della zona del forlivese, perché essi devono sapere se chi va capo di una procura ha l'equilibrio necessario e sufficiente per valutare ciò che effettivamente sta avvenendo, senza utilizzare in maniera impropria l'enorme potere concesso ai pubblici ministeri dal nuovo ordinamento.
Quindi, la sollecito a farsi carico di questa urgenza, affinché la giustizia, che ha già tanti mali, non sia aggravata di un'ulteriore pecca.

PRESIDENTE. Assicuro a lei e all'onorevole Galli, che aveva rivolto un altro sollecito relativo alla sua interrogazione, che la Presidenza si farà carico di trasmettere la vostra richiesta al Governo.
Onorevole Pini, nel caso specifico del suo intervento, dal punto di vista istituzionale non posso non aggiungere che restano salve l'autonomia della magistratura, le norme e le pratiche di autogoverno della stessa, che comportano che non sia il Parlamento o il Governo, ma il Consiglio superiore della magistratura, ad assumere decisioni di questo tipo.

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, ieri si è celebrata la giornata internazionale per i diritti dell'infanzia. Il Parlamento ha commesso una grave mancanza: non vi è stato alcun dibattito né alcun intervento.
Credo che sia stata una mancanza gravissima, non in linea con quanto sta facendo la Camera dei deputati, dove sono state presentate proposte di legge per istituire il garante sull'infanzia.
Il Capo dello Stato ieri è stato uno dei più sensibili tra i personaggi al vertice delle istituzioni.
Però, il Capo dello Stato avrebbe dovuto richiamare la Camera, anche attraverso un messaggio al Parlamento, chiedendo perché in Italia, nel giorno in cui l'ONU dichiara la giornata internazionalePag. 129per i minori, la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica si rifiutano di calendarizzare le proposte di legge che sono state presentate per istituire la figura del garante per l'infanzia.
Non lo chiedono solo i parlamentari - tra cui il sottoscritto - che hanno presentato le proposte di legge, ma ce lo hanno ricordato l'ONU, richiamando l'Italia per questa inadempienza, e la Comunità europea, che per ben sei volte ha richiamato il Parlamento italiano al dovere di istituire la figura del garante per l'infanzia.
So bene che la programmazione dei lavori della Camera viene definita dai presidenti di gruppo e che i gruppi stessi hanno titolo per decidere cosa deve essere portato all'attenzione della Camera: non è una competenza specifica della Presidenza. Tuttavia, onorevole Leoni, nel momento in cui vi è un richiamo a livello internazionale, da parte dell'ONU e della Comunità europea, ufficialmente, considerato ciò che sta avvenendo nel mondo e sui bambini, anche in Italia (mi riferisco allo sfruttamento, alla schiavitù, alla vendita degli organi, alle violenze sessuali), credo che il Presidente della Camera potrebbe inviare una lettera ai presidenti dei gruppi parlamentari per sottolineare il fatto che la questione non verte sulla calendarizzazione della proposta di questo o quel deputato; infatti, lo stesso Governo, attraverso ben due Ministri, in convegni, conferenze stampa e dichiarazioni, ha ammesso tale nostra carenza e si era impegnato, entro l'anno scorso, a fare in modo che le proposte del Parlamento o le proposte del Governo venissero portate all'attenzione della Camera.
In conclusione, credo che si tratti di una brutta pagina della nostra storia parlamentare, perché sono circa dieci anni che il Parlamento italiano non ottempera a un suo dovere. Diventa poco serio aderire alle dichiarazioni dell'ONU e quando poi l'ONU ci chiede di tutelare i minori, che rappresentano la grave emergenza di una società moderna, la Camera latita.
Vi è un'altra strada, Presidente Leoni, che si può praticare e che può essere di competenza del Presidente della Camera e della Presidenza: portare attenzione dell'Assemblea la risoluzione dell'ONU relativa all'istituzione del garante dell'infanzia; poi, successivamente, i partiti decideranno come procedere (quale figura prevedere, i modi per la sua elezione, di quali poteri disporrà, se sarà una figura solo centrale o anche decentrata).
Il Parlamento italiano non può ignorare tale risoluzione, non può astenersi da qualunque iniziativa, rischiando magari (siccome i partiti bisticciano tra loro sulla ripartizione anche di questa carica, cioè non sono d'accordo su chi deve ricoprire tale ruolo, su come eleggerlo e su quali poteri deve avere) di fare una brutta figura a livello internazionale.
Pertanto, la ringrazio e mi auguro che il Presidente di turno della Camera voglia far presente al Presidente Bertinotti questa mia richiesta e che, comunque, si rifletta su come evitare di protrarre tale inadempienza.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Buontempo, lei stesso ha ricordato le procedure ordinarie. Io ricordo, inoltre, il fatto che vi è una Commissione parlamentare bicamerale sui problemi dell'infanzia e dell'adolescenza, la cui presidente, tra l'altro, ieri ha parlato al Quirinale in occasione della cerimonia che lei ha ricordato.
Comunque, visto il valore politico del suo sollecito, lo rappresenterò al Presidente della Camera.

GIORGIO MERLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO MERLO. Signor Presidente, chiedo la sua attenzione su una questione che oggi, in giornata, ha dominato il dibattito politico e non solo, dopo la pubblicazione sul quotidiano la Repubblica di due pagine riguardanti presunte intercettazioni sui rapporti tra esponenti e dirigenti del servizio pubblico RAI ed esponenti, dirigenti e giornalisti della rete Mediaset.Pag. 130
Nel pieno rispetto delle procedure che sono già state innescate e nel pieno rispetto delle garanzie per le persone coinvolte, nessuno vuole criminalizzare nessuno e nessuno vuole ergersi a tribunale, né dare sentenze o infliggere sanzioni. Tuttavia, le notizie di oggi hanno aperto uno squarcio preoccupante sull'informazione nel nostro Paese: tutte le testate giornalistiche del servizio pubblico, stasera e in giornata, hanno aperto i loro telegiornali con questa notizia e sono piovute dichiarazioni di molti esponenti politici. Vi è molta preoccupazione nel mondo politico italiano e nel mondo dell'informazione.
Nel pomeriggio, la Commissione bicamerale parlamentare di vigilanza sulla RAI, nel suo ufficio di presidenza, ha dedicato un lungo dibattito al tema, delegando il presidente, l'onorevole Landolfi, ad assumere decisioni volte ad ottenere informazioni tempestive sull'indagine aperta dall'ufficio legale della RAI. Vi è stata, dunque, una presa di posizione precisa anche da parte della citata Commissione bicamerale.
C'è una forte preoccupazione nel mondo della RAI: oggi sono state convocate assemblee dei giornalisti e dei lavoratori; vi sono preoccupazione e indignazione e, soprattutto, sale la preoccupazione di questi lavoratori circa il tentativo - adopero sempre il condizionale - di svuotamento e di indebolimento del servizio pubblico a vantaggio della concorrenza. Si tratterebbe di un indebolimento che proviene - questo è il lato inquietante - dall'interno dell'azienda stessa.
Senza aprire un dibattito in questo momento, io le chiedo, signor Presidente, che domani, appena possibile, il Governo venga a riferire in Assemblea - lo ripeto - nel rispetto delle garanzie di tutte le persone coinvolte, per dire una parola chiara sullo stato dell'arte e, soprattutto, per tranquillizzare i lavoratori dell'informazione del servizio pubblico e tutti coloro che pagano il canone e che vogliono una RAI trasparente, autorevole, credibile e prestigiosa.
Oggi è una pagina triste ed inquietante per il servizio pubblico. Credo che su questo tema, anche in Assemblea, si debba aprire un dibattito. Per tale motivo, le rivolgo - e concludo - la richiesta di invitare il Governo a riferire in Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Naturalmente, rappresenterò questa sua richiesta. La Presidenza ribadisce che la sede propria è esattamente quella della Commissione parlamentare di vigilanza.

MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, intervengo velocemente solo per sollecitare la risposta ad un'interrogazione che ho presentato già diversi mesi fa sul problema dei precari e sui punteggi che vengono loro assegnati, che abbiano lavorato o meno in situazioni disagiate in montagna.
Con l'occasione vorrei ringraziare gli uffici, che hanno sollecitato al Governo per cinque, sei volte le stesse interrogazioni (ogni volta, arriva la comunicazione che è stato sollecitato il Governo, il quale, però, continua a non rispondere). Mi chiedo se è serietà, perché ad alcune interrogazioni che sono state sollecitate in quest'Aula, chiedendo la parola, come questa sera, cinque o sei volte addirittura, non è stata data risposta.
Penso che la Presidenza della Camera dovrebbe fare un monitoraggio - lo avevo già chiesto - sugli strumenti di sindacato ispettivo particolarmente datati, chiedendosi anche perché non si dia retta al potere legislativo, da parte dell'Esecutivo, qualunque ne sia il colore politico, quando chiede di avere dei chiarimenti. Che razza di potere ispettivo è se non si ottiene risposta?

PRESIDENTE. Naturalmente la Presidenza prende atto delle sue dichiarazioni e si attiverà nella direzione da lei sollecitata.

GIORGIO LAINATI. Chiedo di parlare.

Pag. 131

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO LAINATI. Signor Presidente, il gruppo di Forza Italia ritiene impropria la richiesta che le ha rivolto l'onorevole Merlo pochi istanti fa. Infatti, se è vero che oggi pomeriggio abbiamo avuto una lunga discussione nell'ufficio di presidenza della Commissione bicamerale parlamentare di vigilanza sulla RAI sulle vicende che sono all'attenzione del mondo dell'informazione per quanto riguarda presunte intercettazioni tra dirigenti RAI e Mediaset, è altrettanto vero che a tranquillizzare gli 11 mila dipendenti del servizio pubblico e le migliaia di collaboratori vi sono i risultati degli ultimi cinque anni di gestione della concessionaria del servizio pubblico. Sono cinque anni, onorevole Presidente, che vedono la RAI costantemente vittoriosa rispetto alla concorrenza e, in particolare, la rete più importante - ossia, il servizio pubblico di RAI1 - ha sconfitto, in ben otto periodi di garanzia, la concorrenza di Canale 5. Dunque, già questo dovrebbe bastare per fare chiarezza.
Comunque, signor Presidente, mi sembra opportuno quanto lei ha ricordato, ossia che è la Commissione bicamerale parlamentare di vigilanza sulla RAI ad avere la responsabilità di gestire questa delicata situazione. Pertanto, ritengo - a nome di Forza Italia - di poter ribadire l'inutilità di richiedere la presenza del Ministro delle comunicazioni in questa sede.

MARCO AIRAGHI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO AIRAGHI. Signor Presidente, intervengo solamente per sollecitare la risposta ad una mia interrogazione presentata in Commissione già in data 16 maggio 2007: si tratta dell'interrogazione n. 5/01039 al Ministro dell'economia e delle finanze.
Mi permetto di sollecitare questa risposta, perché essa riguarda il tiro a segno nazionale di Gallarate, in particolare con riferimento ad un decreto in cui il Ministro, praticamente, mette in vendita questi terreni demaniali.
Si chiede una risposta semplicissima relativa all'interpretazione di una dicitura contenuta in tale decreto: cosa si intende con l'espressione «area esterna», indicata tra parentesi al punto 100 dell'allegato A del decreto.
Il fatto che, dopo sei mesi, il Ministro non abbia ancora trovato il tempo, tramite i suoi uffici, di rispondere a questa interrogazione, è veramente difficile da credere. Va bene che il Ministro non abbia rispetto dell'opposizione, tuttavia mi sembra da evitare che non lo abbia nei confronti dei cittadini di Gallarate, iscritti a questo storico tiro a segno.
La prego, pertanto, di sollecitare al Ministro la risposta a questa interrogazione.

PRESIDENTE. La Presidenza si attiverà senz'altro a questo scopo.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 22 novembre 2007, alle 9:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1819 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, recante interventi urgenti in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l'equità sociale (Approvato dal Senato) (3194-A).
- Relatore: Di Gioia.

2. - Seguito della discussione della mozione Leone ed altri n. 1-00241 sulle scuse da presentare al Commissario europeo Charles McCreevy in relazione a dichiarazioni del Ministro Di Pietro e sulla puntuale osservanza della disciplina in materia di dichiarazioni dei ministri che possano impegnare la politica generale del Governo.

Pag. 132

3. - Discussione del disegno di legge:
S. 1628 - Ratifica ed esecuzione dell'Atto recante la revisione della Convenzione sul rilascio dei brevetti europei, fatto a Monaco il 29 novembre 2000 (Approvato dal Senato) (3193).
Relatore: Forlani.

4. - Votazione per l'elezione di un Segretario di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, comma 9, del Regolamento.

(al termine delle votazioni)

5. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 20,40.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. ddl 3194-A - odg 9/3194-A/4 472 462 10 232 425 37 70 Appr.
2 Nom. odg 9/3194-A/19 486 482 4 242 218 264 69 Resp.
3 Nom. odg 9/3194-A/20 356 354 2 178 159 195 79 Resp.
4 Nom. odg 9/3194-A/21 379 378 1 190 164 214 77 Resp.
5 Nom. odg 9/3194-A/22 399 397 2 199 177 220 77 Resp.
6 Nom. odg 9/3194-A/23 396 393 3 197 177 216 77 Resp.
7 Nom. odg 9/3194-A/24 415 413 2 207 168 245 76 Resp.
8 Nom. odg 9/3194-A/26 439 437 2 219 194 243 75 Resp.
9 Nom. odg 9/3194-A/27 436 434 2 218 195 239 75 Resp.
10 Nom. odg 9/3194-A/28 437 436 1 219 196 240 75 Resp.
11 Nom. odg 9/3194-A/29 449 448 1 225 202 246 75 Resp.
12 Nom. odg 9/3194-A/31 452 449 3 225 202 247 75 Resp.
13 Nom. odg 9/3194-A/34 486 484 2 243 225 259 72 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/3194-A/37 488 484 4 243 222 262 71 Resp.
15 Nom. odg 9/3194-A/42 490 488 2 245 224 264 70 Resp.
16 Nom. odg 9/3194-A/43 485 484 1 243 224 260 70 Resp.
17 Nom. odg 9/3194-A/45 492 490 2 246 226 264 70 Resp.
18 Nom. odg 9/3194-A/49 484 482 2 242 224 258 70 Resp.
19 Nom. odg 9/3194-A/51 492 490 2 246 222 268 70 Resp.
20 Nom. odg 9/3194-A/52 493 491 2 246 223 268 70 Resp.
21 Nom. odg 9/3194-A/53 488 484 4 243 221 263 70 Resp.
22 Nom. odg 9/3194-A/54 492 489 3 245 224 265 70 Resp.
23 Nom. odg 9/3194-A/56 501 498 3 250 230 268 70 Resp.
24 Nom. odg 9/3194-A/58 491 489 2 245 227 262 70 Resp.
25 Nom. odg 9/3194-A/59 495 493 2 247 229 264 70 Resp.
26 Nom. odg 9/3194-A/60 493 490 3 246 227 263 70 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. odg 9/3194-A/61 491 487 4 244 225 262 69 Resp.
28 Nom. odg 9/3194-A/62 488 484 4 243 224 260 69 Resp.
29 Nom. odg 9/3194-A/65 490 487 3 244 229 258 69 Resp.
30 Nom. odg 9/3194-A/69 494 491 3 246 226 265 69 Resp.
31 Nom. odg 9/3194-A/70 495 493 2 247 224 269 70 Resp.
32 Nom. odg 9/3194-A/71 501 497 4 249 227 270 69 Resp.
33 Nom. odg 9/3194-A/72 500 498 2 250 230 268 69 Resp.
34 Nom. odg 9/3194-A/74 496 494 2 248 226 268 69 Resp.
35 Nom. odg 9/3194-A/76 493 490 3 246 221 269 70 Resp.
36 Nom. odg 9/3194-A/78 496 489 7 245 228 261 69 Resp.
37 Nom. odg 9/3194-A/79 491 486 5 244 207 279 69 Resp.
38 Nom. odg 9/3194-A/81 500 498 2 250 211 287 69 Resp.
39 Nom. odg 9/3194-A/82 495 492 3 247 229 263 69 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. odg 9/3194-A/83 497 496 1 249 228 268 69 Resp.
41 Nom. odg 9/3194-A/84 485 483 2 242 224 259 69 Resp.
42 Nom. odg 9/3194-A/85 490 487 3 244 228 259 69 Resp.
43 Nom. odg 9/3194-A/86 491 472 19 237 209 263 69 Resp.
44 Nom. odg 9/3194-A/87 496 496 249 229 267 69 Resp.
45 Nom. odg 9/3194-A/88 491 489 2 245 227 262 69 Resp.
46 Nom. odg 9/3194-A/97 490 481 9 241 280 201 70 Appr.
47 Nom. odg 9/3194-A/102 474 451 23 226 189 262 68 Resp.
48 Nom. odg 9/3194-A/104 477 461 16 231 200 261 69 Resp.
49 Nom. odg 9/3194-A/116 476 474 2 238 217 257 68 Resp.
50 Nom. odg 9/3194-A/117 478 474 4 238 202 272 68 Resp.
51 Nom. odg 9/3194-A/119 482 481 1 241 217 264 69 Resp.
52 Nom. odg 9/3194-A/134 481 481 241 216 265 69 Resp.
INDICE ELENCO N. 5 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. odg 9/3194-A/135 481 480 1 241 215 265 69 Resp.
54 Nom. odg 9/3194-A/137 483 483 242 216 267 69 Resp.
55 Nom. odg 9/3194-A/146 472 455 17 228 200 255 69 Resp.
56 Nom. odg 9/3194-A/147 468 465 3 233 190 275 69 Resp.
57 Nom. odg 9/3194-A/165 458 455 3 228 203 252 68 Resp.
58 Nom. odg 9/3194-A/166 457 454 3 228 201 253 68 Resp.
59 Nom. odg 9/3194-A/170 460 459 1 230 202 257 68 Resp.
60 Nom. odg 9/3194-A/171 461 455 6 228 203 252 68 Resp.
61 Nom. odg 9/3194-A/175 460 447 13 224 128 319 68 Resp.
62 Nom. odg 9/3194-A/176 462 459 3 230 208 251 68 Resp.
63 Nom. odg 9/3194-A/178 461 457 4 229 203 254 68 Resp.
64 Nom. odg 9/3194-A/179 461 459 2 230 207 252 68 Resp.
65 Nom. odg 9/3194-A/180 457 455 2 228 199 256 68 Resp.
INDICE ELENCO N. 6 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 71
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nom. odg 9/3194-A/182 457 456 1 229 205 251 68 Resp.
67 Nom. odg 9/3194-A/184 451 439 12 220 191 248 68 Resp.
68 Nom. odg 9/3194-A/185 448 431 17 216 181 250 68 Resp.
69 Nom. odg 9/3194-A/187 442 438 4 220 196 242 68 Resp.
70 Nom. odg 9/3194-A/188 444 437 7 219 195 242 68 Resp.
71 Nom. odg 9/3194-A/189 445 440 5 221 200 240 68 Resp.