XV LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 225 di mercoledì 17 ottobre 2007

[frontespizio]
[elenco e sigle dei gruppi parlamentari]
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[allegato A]
[allegato B]

[riferimenti normativi]
Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI

La seduta comincia alle 15.

SILVANA MURA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (ore 15,06).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, il Ministro della pubblica istruzione, il Ministro della giustizia ed il Ministro dello sviluppo economico.

(Dati specifici sull'utilizzo dei voli di Stato da parte dei membri del Governo e dei loro accompagnatori nelle ultime tre legislature - n. 3-01338)

PRESIDENTE. Il deputato Satta ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fabris n. 3-01338, concernente i dati specifici sull'utilizzo dei voli di Stato da parte dei membri del Governo e dei loro accompagnatori nelle ultime tre legislature (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1), di cui è cofirmatario.

ANTONIO SATTA. Signor Ministro, lei è il terzo nostro interlocutore: dapprima Rutelli ci ha spiegato quanto sono costati i voli, poi Santagata ci ha detto quanti sono stati i voli. Noi però vorremmo sapere chi li ha utilizzati e quali persone sono state la corte di questi voli, la corte che ha seguito il Ministro, o chi per lui. Signor Ministro, non si tratta solo dei voli degli aerei di Stato, perché ci sono anche altri voli: ad esempio, la Guardia di finanza con i suoi mezzi ha trasportato tanta gente, anche per vacanze. Credo che tutti gli italiani, che ci seguano o meno, vogliano sapere la verità: ritengo che la trasparenza sia anche di questo Governo. Ce lo auguriamo, e dopo tutto quello che è successo siamo convinti che lei, signor Ministro, saprà darci delle risposte soddisfacenti.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, in realtà non è una questione di trasparenza, quella su cui vi sono delle difficoltà. Il Governo vuole, ed è impegnato con voi a tal fine, realizzare il massimo della trasparenza. In realtà, il problema, come è stato detto nella scorsa settimana dal Ministro Santagata, è che la richiesta relativa a tre legislature, in cui vi sono stati diversi Governi, Ministri, sottosegretari e membri del Governo, presenta una complessità reale per il numero di persone che sono interessate e per l'arco temporale. Perciò, su tale punto il Governo, pur ribadendo tale difficoltà, dichiara la propria disponibilità a fornire indicazioni che siano richieste con riferimento ad ambiti soggettivi e temporali più delimitati. Quindi laPag. 2Presidenza del Consiglio, se vi è tale interesse, assume e ribadisce questo impegno, perché questo è normale.
Colgo l'occasione per ripetere, per la terza volta, che i dati a cui lei faceva riferimento, che sono stati indicati dal Vicepresidente del Consiglio Rutelli, sono di grande importanza; l'attuale Governo ha determinato una drastica riduzione di questi costi; dal 2005 al 2006 si è passati da una spesa di quasi 51 milioni a circa 43 milioni; e, soprattutto, per il 2007, che è il primo anno completo del Governo Prodi, si stima a fine anno una spesa di circa 28 milioni, quindi con una riduzione di quasi il 50 per cento. Il nostro impegno è quello di ricondurre l'uso dei voli di Stato, che ha anche finalità umanitarie e sanitarie, a criteri rigorosi, cioè strettamente istituzionali e di effettiva necessità. Su questo vi è, del resto, una precisa direttiva del Presidente del Consiglio.
Infine, la vigilanza dell'opinione pubblica su questi temi, attraverso gli organi di informazione, è estremamente utile per compiere una verifica sull'effettiva realizzazione di quanto annunciato. Ciò però non si deve trasformare in alcun modo in una sorte di gogna mediatica nei confronti di singole persone. Nelle ultime settimane, come richiamato nell'interrogazione, il collega Ministro Mastella è stato oggetto di attacchi ripetuti, che talvolta hanno avuto queste caratteristiche. Tale modo di procedere è stato stigmatizzato, ed è stata manifestata la solidarietà al collega Mastella, a nome di tutti, dal Presidente del Consiglio, e non solo singolarmente dai Ministri.

PRESIDENTE. Il deputato Satta ha facoltà di replicare.

ANTONIO SATTA. La ringrazio, signor Ministro: abbiamo compiuto un passo in avanti, e sappiamo che adesso possiamo andare a conoscere tutti i dati.
La ringrazio anche per l'ulteriore atto di stima e di solidarietà nei confronti del Ministro della giustizia, che non è colui il quale ha abusato dei voli di Stato, ma è colui il quale ha dovuto usare i voli di Stato in relazione alle prerogative del suo Ministero.
Signor Ministro, oltre a quanto da lei detto, a proposito della gogna mediatica posso riferire, ad esempio, che il giornalista Santoro, nell'audizione presso la Commissione di vigilanza sulla RAI, ha detto che era quasi un segno di maleducazione chiedergli l'entità del suo stipendio. Siamo a questi livelli! Dichiarare quanto percepisce un dirigente di un ente pubblico credo sia un fatto di moralità, che non riguarda soltanto i parlamentari (che devono dare l'esempio), ma anche tutto il mondo pubblico, a qualunque livello esso appartenga.
Non è pensabile che la RAI possa usare questo grande strumento di propaganda e di comunicazione attraverso personaggi che, invece, lo utilizzano non per informare, ma per disinformare, ponendosi al di sopra di ogni sospetto, però senza mai dichiarare quanto guadagnano per svolgere un servizio non oggettivo, ma molto soggettivo (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).

(Iniziative ai fini di una corretta interpretazione della normativa riguardante l'accesso e la consultazione degli archivi dell'Arma dei carabinieri - n. 3-01339)

PRESIDENTE. Il deputato Tranfaglia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01339, concernente iniziative ai fini di una corretta interpretazione della normativa riguardante l'accesso e la consultazione degli archivi dell'Arma dei carabinieri (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2).

NICOLA TRANFAGLIA. Signor Presidente, saluto il signor Ministro. Mi riferisco ad una questione che, in apparenza, sembra riguardare soltanto poche persone e pochi studiosi dell'Italia contemporanea. In realtà l'Archivio storico dei Carabinieri è un patrimonio di notevole importanza per la ricostruzione della storia d'Italia, per le dimensioni che ha e per i documenti che in esso sono contenuti. Anche a chi viPag. 3parla è accaduto di trovare documenti di grande importanza negli archivi della Polizia o di altre forze dell'ordine. Molto sinteticamente, i due provvedimenti fondamentali...

PRESIDENTE. Deputato Tranfaglia, concluda.

NICOLA TRANFAGLIA.... cioè un decreto del 1975 ed il decreto legislativo 30 giugno 2003, n.196, hanno favorito, finora, un'interpretazione, da parte dell'Arma dei carabinieri, che si è tradotta in negazione...

PRESIDENTE. La prego, deve concludere.

NICOLA TRANFAGLIA. ... dell'accesso all'Archivio a qualsiasi studioso. A noi pare che le leggi non consentano questo, e vorrei sapere dal signor Ministro quali provvedimenti intenda adottare.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, in relazione all'interrogazione dell'onorevole Tranfaglia, il Ministero della difesa ha fatto presente che l'esclusione dall'obbligo di versamento agli archivi di Stato dei documenti relativi agli affari esauriti, benché espressamente prevista dalla norma (articolo 41, comma 6, del codice dei beni culturali e del paesaggio) solo per gli stati maggiori dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica, viene estesa, da una prassi interpretativa consolidata, fino a comprendervi anche il Comando generale dell'Arma dei carabinieri. Il Ministero della difesa evidenzia anche che tale prassi interpretativa si era affermata con l'articolo 30 del testo unico sui beni culturali di cui al decreto legislativo n. 490 del 1999, che in gran parte è stato trasfuso nel citato articolo 41.
Tuttavia, permangono - ha ragione, da questo punto di vista, l'onorevole Tranfaglia, e non avrebbe presentato l'interrogazione se non vi fosse stata questa esperienza concreta - alcuni dubbi interpretativi della norma in esame, in relazione alla portata letterale della disposizione, che non fa espressa menzione dell'Arma dei carabinieri, e all'esistenza di questa interpretazione più ampia. Pertanto, il Governo ritiene opportuno approfondire e chiarire definitivamente tale questione, chiedendo sul punto un apposito parere al Consiglio di Stato.

PRESIDENTE. Il deputato Tranfaglia ha facoltà di replicare, per due minuti.

NICOLA TRANFAGLIA. Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro, e mi auguro che il Governo possa dare seguito agli impegni assunti. Infatti, segnalo che altri archivi, che andrebbero ricompresi nella stessa categoria, come per esempio quelli dello stato maggiore dell'Esercito e della Guardia di finanza, da anni consentono la consultazione da parte degli studiosi, e per gli storici l'archivio dei Carabinieri è, a mio avviso, per molti aspetti il più importante.

(Interventi concernenti l'incremento dei prezzi dei prodotti agroalimentari ed il calo dei relativi consumi - n. 3-01340)

PRESIDENTE. Il deputato Ruvolo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Volontè n. 3-01340, riguardante interventi concernenti l'incremento dei prezzi dei prodotti agroalimentari ed il calo dei relativo consumi (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3), di cui è cofirmatario.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, abbiamo voluto proporre questa interrogazione perché è sotto gli occhi del popolo italiano e di tutti noi che i dati dell'inflazione del mese di settembre 2007 confermano le analisi delle associazioni degli agricoltori: rincari selvaggi e speculazioniPag. 4ingiustificate. Al contrario, ci ritroviamo invece con gli agricoltori che registrano una caduta del prezzo pari al 2,5 per cento. Per tale motivo abbiamo indirizzato l'interrogazione in esame al Ministro delle politiche agricole. Salutiamo il Ministro dello sviluppo economico, ma volevamo prevalentemente mettere in evidenza questo aspetto.

PRESIDENTE. Deputato Ruvolo, la prego di concludere.

GIUSEPPE RUVOLO. Infatti, ciò non è avvenuto solo per quanto riguarda il pane, ma gli aumenti sono arrivati a punte altissime, fino al 6-7 per cento, per la carne, e anche per il pollame e la frutta.

PRESIDENTE. Deve concludere, per favore.

GIUSEPPE RUVOLO. Concludo, dicendo che il prezzo del pane oggi è ingiustificatamente aumentato di 24 euro al mese per ogni singolo consumatore.

PRESIDENTE. Deve concludere.

GIUSEPPE RUVOLO. Vogliamo capire i provvedimenti che intende adottare questo Governo.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, proprio questa mattina il Ministro Bersani e il Ministro De Castro hanno varato un decreto ministeriale, che riguarda la vigilanza con le camere di commercio sul monitoraggio per le attività della filiera e con la Guardia di finanza per il controllo e l'intervento su eventuali speculazioni. Ciò è stato possibile perché tali temi sono al centro dell'attenzione del Governo già da alcuni mesi. Infatti, da agosto è stato attivato un monitoraggio di mercato e sono stati realizzati i tavoli di confronto con i consumatori, il commercio, la grande distribuzione, l'industria alimentare e le imprese agricole, al fine di valutare la questione e identificare politiche di intervento.
Del resto, i dati di agosto dell'indagine dell'ISMEA sui consumi alimentari delle famiglie evidenziano come vi sia un calo complessivo dei consumi (1,5 per cento), che riflette anche una scelta attenta dei consumatori. Tale scelta è tesa a ridurre il consumo di pasta, pane e latte, sostituendoli con l'acquisto di sostituti del pane (+ 6,5 per cento), carni avicole (+ 7,5 per cento) e uova (+ 6,4 per cento). Quindi, i consumatori, anche sulla base delle informazioni che si riescono a fornire, dimostrano di essere consapevoli e di modificare le scelte anche per risparmiare.
Nel complesso, ad agosto il costo complessivo della spesa destinata agli acquisti alimentari è rimasto invariato, senza subire tutti gli effetti di un caro spesa che invece esiste, nei termini da voi riferiti, su alcuni comparti. In relazione a ciò, il Governo ha identificato un primo pacchetto di interventi urgenti, oltre a quest'ultimo cui ho fatto riferimento, con l'azione coordinata del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e del Ministero dello sviluppo economico. Naturalmente - come voi sapete e, anzi, mi insegnate - ci muoviamo e vogliamo restare all'interno di una società aperta, di libero mercato e, quindi, gli strumenti non possono che essere coerenti con questo.
Ad esempio, nel corso dell'ultimo Consiglio dei ministri a Bruxelles, anche su proposta italiana, c'è stata la decisione di aumentare l'offerta di cereali e latte e, a tal fine, è stata decisa la rimessa a coltura dei terreni destinati a riposo. Si è registrata anche l'unanimità per l'aumento delle quote latte già dal 2008.
È stato raggiunto l'accordo con tutte le sigle della distribuzione per confermare gli investimenti in promozioni e sconti per i prodotti alimentari e, in particolare, per pane, latte e cereali. Ciò dovrebbe garantire ai consumatori la possibilità di scegliere e di acquistare prodotti a prezzi reali più vantaggiosi e scongiurare il rischioPag. 5di comportamenti speculativi. C'è, come ho detto, un piano anti-speculazione, a cui collaborano la Guardia di finanza, i NAS dei Carabinieri e altri organi competenti, che oggi ha avuto un ulteriore sviluppo.

PRESIDENTE. Ministro Chiti, la invito a concludere.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Concludo, signor Presidente. A questo riguardo è stata anche allertata l'Autorità antitrust che ha avviato, a partire dal comune di Roma, un'indagine sulla presunta sussistenza di pratiche elusive della concorrenza, che potrà estendersi anche al resto d'Italia.
È inoltre necessario intervenire anche sui fattori strutturali che alimentano tensioni di mercato. In questo senso siamo impegnati a ridurre le inefficienze che alimentano differenze di prezzo talvolta rilevantissime, e a rivedere la PAC, la politica agricola comunitaria, a livello europeo.

PRESIDENTE. Il deputato Volontè ha facoltà di replicare.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, ringrazio il Ministro Chiti, e valuteremo con attenzione il decreto dei Ministri Bersani e De Castro, con cui si intende approfondire il monitoraggio.
Rimangono tuttavia dei fatti sconcertanti. Rimangono le difficoltà dei produttori e dei consumatori. Rimane il fatto che l'Autorità garante, in questo caso della concorrenza e del mercato, non ha ancora chiuso questa indagine, mentre altre authority quando era in discussione la pubblicazione di intercettazioni dei deputati ci hanno messo ventiquattr'ore a trovare i responsabili.
Invito il Governo a valutare con ancora più determinazione, visto che è iniziato al Senato l'esame della legge finanziaria, l'idea di sostenere le famiglie numerose, almeno nell'acquisto dei beni fondamentali. Tutti gli indicatori e diverse fonti indipendenti concordano sul fatto che una famiglia con quattro o più componenti può arrivare a spendere sino a 25, 30 o 40 euro in più, rispetto alla media per una spesa ordinaria. Si tratta di un problema che non va ad incidere sulla libertà di mercato, ma chiarisce quanto la libertà di mercato possa essere in questo caso assolutamente poco conveniente per il consumatore. Tale questione va ad incidere, invece, su un'azione che il Governo, dal nostro punto di vista, deve intraprendere per andare incontro a questa necessità sopravvenuta, oltre che per monitorare la situazione.
Pertanto esprimiamo soddisfazione per questo decreto, ma aspettiamo di vedere se nei prossimi giorni verranno presi provvedimenti, perché davanti a queste difficoltà reali delle famiglie italiane (perché non so voi, ma io vado a fare la spesa e mi rendo conto di cosa fanno i cittadini italiani) un aiuto per chi si trova a spendere fino a 50 euro in più al mese andrebbe nella direzione dell'equità.

(Intendimenti del Governo in ordine alla necessità di adottare iniziative normative per affrontare l'emergenza sicurezza - n. 3-01342)

PRESIDENTE. Il deputato Grimoldi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-01342, concernente gli intendimenti del Governo in ordine alla necessità di adottare iniziative normative per affrontare l'emergenza sicurezza (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4), di cui è cofirmatario.

PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, questa mattina presso il tribunale di Reggio Emilia sono accaduti dei fatti di cronaca nera che hanno portato alla morte di tre persone. Un cittadino albanese è entrato nel tribunale di Reggio Emilia armato; vorremmo capire dal Ministro come può entrare armato in un tribunale un cittadino albanese.
Sta di fatto che la cronaca riportata dai giornali evidenzia ogni giorno problemi diPag. 6ordine pubblico e di sicurezza. Ieri, su un autobus, a Milano, alcuni cittadini cinesi hanno provocato lesioni a chi svolgeva il proprio lavoro controllando i biglietti. Presso Treviso un rumeno ha stuprato una donna di quarant'anni sul sagrato della chiesa di Spresiano. Dunque, siamo in presenza di una vera e propria emergenza sulla sicurezza nel nostro Paese, dettata da cause che noi denunciamo...

PRESIDENTE. Deputato Grimoldi, la invito a concludere.

PAOLO GRIMOLDI. ... e che sono sicuramente riconducibili a quello che avete finora deciso come Governo. Vorremmo sapere che cosa avete intenzione di fare per intervenire in ordine a questa vera emergenza nazionale sulla sicurezza.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, onorevole interrogante, in tribunale non devono entrare armati i cittadini di nessuna nazionalità: né albanese, né italiana, né di qualsiasi altra. Il Governo, quindi, valuterà e cercherà di acquisire gli elementi che hanno portato ad un atto di negligenza dovuto ad uno scarso controllo.
In ordine alle questioni poste dalla sua interrogazione, è senz'altro vero che vi sono atti di criminalità gravi che influiscono sulla percezione di sicurezza dei cittadini: la percezione è una questione sempre importante in una società democratica. Tuttavia, è opportuno evidenziare che il numero dei delitti censiti in Italia, nel periodo compreso tra il secondo semestre del 2006 e il primo semestre del 2007, presenta una sostanziale stabilità delle fenomenologie criminali, con un totale complessivo dei delitti che fa registrare, nel confronto tra i due periodi considerati, una flessione pari al 2,10 per cento a favore del primo semestre di quest'anno. La criminalità e la percezione della sicurezza, ripeto, sono aspetti rilevanti che non devono essere sottovalutati. Personalmente, ritengo un po' semplicistico affermare, anche alla luce di questi dati, che ciò sia da addebitare al Governo.
Per quanto riguarda l'azione di contrasto condotta dalle forze di polizia, ricordo alcuni dati. In particolare, sono state denunciate in stato di libertà 326.486 persone; sono state arrestate 79.797 persone; sono stati individuati gli autori di oltre l'88 per cento dei reati di ricettazione; l'82 per cento dei reati di tentato omicidio; il 74 per cento dei reati di usura; il 59 per cento dei reati sessuali; il 53 per cento dei reati di omicidio volontario; il 59 per cento dei reati di estorsione e il 46 per cento dei reati di lesioni dolose. Al tempo stesso, sono state disarticolate 419 associazioni per delinquere di criminalità cosiddetta comune, sessantaquattro associazioni di stampo mafioso. Dal 1ogennaio al 18 settembre del 2007 le forze di polizia hanno catturato quarantasette pericolosi latitanti.
Di fronte a questi dati colgo l'occasione per manifestare apprezzamento e ringraziare, a nome del Governo, gli appartenenti alle forze di polizia e, in generale, alle forze dell'ordine per l'impegno profuso a tutela della sicurezza dei cittadini.
Con il disegno di legge che il Governo sta predisponendo per affrontare il problema della sicurezza, si vuole fornire una risposta più efficace alla richiesta di maggiore sicurezza manifestata negli ultimi tempi. Si tratta, da un lato, di apprestare maggiore tutela contro ogni forma di sopraffazione e di violenza perpetrata nei confronti dei soggetti deboli, in particolare dei minori.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Dall'altro, si intendono riconoscere maggiori poteri ai sindaci in un'ottica di cooperazione nel contrasto di quei fenomeni che incidono negativamente non solo sulla vita e l'integrità fisica della comunità locale, ma anche sulla tranquillitàPag. 7e sulla coesione sociale. Sulla stessa linea si collocano le previsioni...

PRESIDENTE. Deve concludere.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. ...che consentiranno ai prefetti di adottare provvedimenti di allontanamento, dal territorio nazionale e da quello dell'Unione europea, di un soggetto o di un suo familiare per motivi imperativi di pubblica sicurezza.
Su tali temi il Governo ha iniziato a discutere e nel prossimo Consiglio dei ministri sarà esaminato il disegno di legge. Mi auguro che quando tale disegno di legge approderà in Parlamento, lo stesso possa essere discusso rapidamente e approvato anche con il concorso e l'appoggio di tutti i gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Il deputato Grimoldi ha facoltà di replicare per due minuti.

PAOLO GRIMOLDI. Signor Ministro, usando la sua terminologia, la criminalità e l'insicurezza dei cittadini sono semplicemente una percezione. Sa perché sono una percezione? Perché, inevitabilmente, il Governo ha fatto tutto il contrario di quello che doveva realizzare. Faccio riferimento, in particolare, al taglio operato alle forze dell'ordine e all'adozione di un paio di provvedimenti, il primo dei quali quello sull'indulto.
È proprio di ieri la dichiarazione rilasciata dal dottore Ettore Ferrara, del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, il quale ha affermato che, tra poco più di un anno, le nostre carceri saranno piene esattamente come prima. Quindi, chi è uscito dal carcere grazie all'indulto ha continuato a delinquere commettendo reati, anche i più efferati, ed ora torna in carcere.
La seconda terribile scelta da voi compiuta consiste nel fatto che il nostro è l'unico Governo d'Europa a non aver applicato la moratoria sui cittadini rumeni, ovvero sugli zingari (i cosiddetti rom). La Spagna, se volete comunista, di sinistra, socialista - usate l'aggettivo che più vi aggrada - ha applicato la moratoria.
La Francia di Sarkozy, la Germania e l'Austria hanno applicato la moratoria. L'unico Governo in Europa - io dico di idioti - che non ha applicato la moratoria è il nostro!

PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. Voi non l'avete chiesta!

PAOLO GRIMOLDI. Il risultato è stato quello di avere fatto venire nel nostro Paese decine di migliaia di zingari e di rom che delinquono tutti i santi giorni.
Signor Ministro, se per lei era importante risolvere questa percezione, si poteva approvare un bel decreto invece di presentare un progetto di legge per la cui approvazione lei auspicava la partecipazione di tutto il Parlamento. Sarebbe stato sufficiente, lo ripeto, un bel decreto per risolvere il problema, non un progetto di legge!
Come lei sa bene, la sua maggioranza non potrà mai approvare i provvedimenti idonei per le forze dell'ordine e per effettuare le espulsioni dei cittadini extracomunitari che delinquono, perché non ne ha i numeri e perché la vostra coalizione non la pensa su questo argomento in modo omogeneo.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PAOLO GRIMOLDI. Dovete, infine, ancora spiegare a noi, della Lega Nord Padania, che fieramente abbiamo fatto ostruzionismo contro il provvedimento sull'indulto, come possa accadere che chi abbia ucciso...

PRESIDENTE. Deve concludere.

PAOLO GRIMOLDI. ... esca dal carcere, mentre si chiuda la curva dei tifosi dell'Inter - e dico ciò da tifoso milanista - per avere esposto due striscioni!
Signor Ministro, se dai dati che lei ha citato si evince che i reati sono in calo è perché la gente non va neanche a denunciarli.Pag. 8Di ciò voi siete i responsabili (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Iniziative in relazione ad episodi di violenza politica con particolare riferimento alle università italiane - n. 3-01341)

PRESIDENTE. Il deputato La Russa ha facoltà di illustrare per un minuto la sua interrogazione n. 3-01341, concernente iniziative in relazione ad episodi di violenza politica con particolare riferimento alle università italiane (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5).

IGNAZIO LA RUSSA. Onorevole Presidente, con la presente interrogazione a risposta immediata si vuole segnalare, al fine di ottenere informazioni e notizie, che lo scorso martedì 9 ottobre, quindi pochi giorni fa, presso l'Università statale di Milano un gruppo di studenti di Azione universitaria (il gruppo universitario vicino ad Alleanza Nazionale) stava propagandando, con l'autorizzazione del rettore, la manifestazione politica del 13 ottobre a Roma, che ha portato centinaia di migliaia di persone in piazza. Solo per questo motivo, questi studenti sono stati aggrediti da un gruppo di ragazzi evidentemente di segno politico opposto - non sappiamo neanche se universitari - che hanno strappato la bandiera tricolore che era sul banchetto e ferito uno dei ragazzi che distribuiva tranquillamente, pacificamente e civilmente i volantini. Questo episodio ha rievocato un altro caso avvenuto un anno prima, sempre all'Università statale di Milano, all'interno della facoltà di scienze politiche, dove uno dei ragazzi aggressori, sempre di sinistra, è stato poi arrestato nell'ambito di un'operazione volta a sgominare le nuove cellule delle Brigate rosse.
Noi chiediamo di sapere se e in che modo il Governo intenda provvedere.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, mi permetta prima di dire che, riguardo alla moratoria sugli emigranti della Romania, è il Governo di centrodestra...

IGNAZIO LA RUSSA. Che c'entra la Romania? Signor Ministro, risponda a me!

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. È il Governo di centrodestra che non ha chiesto, a differenza...

PRESIDENTE. Per favore, la prego deputato La Russa. Lei...

IGNAZIO LA RUSSA. Lei faccia il suo dovere, Presidente!

PRESIDENTE. Faccio il mio dovere! Infatti, il Ministro ha diritto di prendere la parola per tre minuti e per questo tempo ha diritto ad esprimersi!

IGNAZIO LA RUSSA. Il Ministro deve rispondere a me!

PRESIDENTE. La prego, per favore, vedrà che avrà la sua risposta. Prego, signor Ministro.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Onorevole La Russa, dimostri che, invece, quel vostro Governo aveva chiesto la moratoria...

IGNAZIO LA RUSSA. Ministro, lei deve rispondere a me!

PRESIDENTE. Lei non deve interrompere, la prego. Le faccio notare, deputato La Russa, che in più occasioni...

IGNAZIO LA RUSSA. Il Regolamento è preciso! Non faccia il Presidente di parte!

PRESIDENTE. Deputato La Russa, la prego di sedersi!

Pag. 9

IGNAZIO LA RUSSA. È fuori dal Regolamento!

PRESIDENTE. Quando lei si siederà... Non faccia questa sceneggiata!

IGNAZIO LA RUSSA. Ma che sceneggiata!

PRESIDENTE. La prego di stare seduto e di ascoltare la risposta. Lei deve ascoltare la mia risposta. Lei ha il dovere di ascoltare la mia risposta!

IGNAZIO LA RUSSA. Certamente. Questo lo faccio volentieri!

PRESIDENTE. Allora, la prego di accomodarsi e di ascoltare la mia risposta! La prego di non interrompere e di ascoltare la mia risposta!

IGNAZIO LA RUSSA. Prego, signor Presidente.

PRESIDENTE. Il Ministro sta rispondendo. Viene richiesto al Ministro di rispondere alle interrogazioni. È consuetudine...

IGNAZIO LA RUSSA. No, no!

PRESIDENTE. La prego di lasciarmi parlare. Lei non ha il diritto di interrompere! È consuetudine, con un fair play che, in genere, si tiene in quest'Aula, di consentire brevi annotazioni. In ogni caso, invito il Ministro a rispondere all'interrogazione in esame.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. I fatti che ha ricordato l'onorevole La Russa sono stati così ricostruiti dal rapporto redatto dalla prefettura di Milano: nella tarda mattinata del 9 ottobre, nell'atrio dell'Università degli studi, in prossimità di un banchetto di propaganda che era allestito dal movimento Azione universitaria si è verificato uno scontro tra gli attivisti del movimento stesso e giovani appartenenti a gruppi antagonisti della sinistra extraparlamentare, gravitanti in ambito universitario. L'episodio ha avuto inizio a causa di alcune provocazioni, presumibilmente poste in essere dagli esponenti dell'estrema sinistra che, passando accanto al banchetto regolarmente autorizzato, hanno gettato a terra alcuni volantini e si sono impossessati di una bandiera italiana. Dopo circa due ore, sette od otto giovani antagonisti si sono ripresentati nello stesso luogo: è nata subito un'accesa colluttazione con i giovani di Azione universitaria.
Debbo specificare che nessuno di questi ultimi ha sporto formale denuncia, né ha fornito informazioni utili all'identificazione degli aggressori. Tuttavia, sono tuttora in corso ulteriori accertamenti volti a ricostruire puntualmente la dinamica dei fatti e a identificare tutti i partecipanti allo scontro. Nel frattempo, sono stati denunciati per il reato di rissa tre studenti, di cui due appartenenti al movimento Azione universitaria e uno di fazione opposta, rintracciato presso l'ospedale maggiore policlinico per le ferite riportate, a suo dire, a seguito di una tentata rapina.
Quanto è accaduto è l'ultimo di una serie di episodi che testimoniano un clima di tensione nell'ateneo milanese, che è seguito con grande attenzione dagli organi di polizia e dalla prefettura di quella città. Ciò proprio per evitare che si torni a quel clima di scontro che abbiamo purtroppo conosciuto nel passato e da cui hanno tratto origine fenomeni di terrorismo, della cosiddetta lotta armata e degli opposti estremismi, nemici della democrazia e della Costituzione.
In questo senso, il Governo concorda con l'auspicio che è formulato dagli interroganti. Per raggiungere questi obiettivi, allora, occorre certamente l'azione dello Stato in tutti i suoi organismi, ma occorre anche un impegno delle forze politiche, della cultura e del mondo dell'informazione.
Il confronto, anche deciso, deve avvenire - come spesso ci ricorda e ci richiamaPag. 10a fare il Presidente della Repubblica - su un terreno che sia di confronto certo, ma rispettoso e di civiltà.

PRESIDENTE. Il deputato La Russa ha facoltà di replicare.

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, mi scuso se il mio intervento è stato in qualche modo intemperante, ma il significato del question time sta proprio nel fatto che l'ultima parola spetta al Parlamento, non al Governo. La mia era, quindi, una difesa delle prerogative del Parlamento e non di una singola parte o di un singolo deputato, e nessuna consuetudine può superare questa certezza.
Sul caso in questione, credo sia di tutta evidenza che l'ottima ricostruzione dei fatti operata dal Ministro si scontri duramente con le conseguenze: lo stesso Ministro afferma che vi è stata una provocazione, un intervento, un'aggressione, di fatto, da parte di studenti della sinistra antagonista. Credo che in diritto costituisca reato sottrarre i volantini, strappare una bandiera e buttare a terra un banchetto. La conseguenza, però, è stata la denuncia per rissa sporta anche nei confronti di due degli aggrediti. Non si sa che comportamento avrebbero dovuto tenere questi ultimi, forse quello di lasciare fare, senza tentare di difendere gli oggetti che a loro appartenevano.
Credo che si debba intervenire perché episodi come questo, sottovalutati all'inizio, possono sfociare, come la storia e la nostra memoria insegnano, in situazioni assai più gravi.
Il nostro interesse è proprio quello che si rimanga nel terreno del civile confronto. Mi auguro che questa sia anche l'intenzione di chi ha l'autorità e il dovere di intervenire (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Deputato La Russa, come vede anche in questo caso è stata garantita la sua facoltà di replica, quella del Parlamento.

IGNAZIO LA RUSSA. Non ne dubitavo, Presidente.

(Misure per l'attuazione del recente decreto ministeriale in materia di recupero dei debiti scolastici - n. 3-01343)

PRESIDENTE. La deputata Ghizzoni ha facoltà di illustrare l'interrogazione Rusconi n. 3-01343, concernente misure per l'attuazione del recente decreto ministeriale in materia di recupero dei debiti scolastici (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6), di cui è cofirmataria.

MANUELA GHIZZONI. Signor Ministro, il recente decreto ministeriale che prevede il recupero, in tempi certi, dei debiti scolastici, ha sollevato molte reazioni. Se gli studenti lo hanno criticato con la manifestazione di venerdì scorso, è pur vero che molti sono stati gli apprezzamenti al provvedimento, ai quali il gruppo de L'Ulivo si associa.
Riteniamo, infatti, che l'assolvimento del debito formativo sia il modo per premiare i meritevoli e che rappresenti una risposta al fallimentare sistema ora vigente. Inoltre, crediamo che il mancato recupero dei debiti formativi penalizzi maggiormente gli studenti in condizioni sociali disagiate, poiché la povertà di saperi e di competenze può rappresentare un limite alla loro successiva affermazione professionale e lavorativa.
A tale proposito segnaliamo, infine, le preoccupazioni di studenti e famiglie che temono di dovere sostenere economicamente gli eventuali corsi di recupero. Pertanto, signor Ministro, le chiediamo di dissipare tali preoccupazioni, chiarendo quali siano le modalità previste per il recupero dei debiti scolastici e, in particolare, l'organizzazione dei corsi di recupero stessi e la loro tempistica.

PRESIDENTE. Il Ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole interrogante che miPag. 11consente di fare chiarezza su una informazione distorta, su affermazioni e strumentalizzazioni prive di ogni fondamento che dipingono questo decreto ministeriale come la reintroduzione degli esami di riparazione.
Faccio presente che gli esami di riparazione sono stati abrogati dalla legge 8 agosto 1995, n. 352, ed è grave che in questa Camera o nel Senato della Repubblica si possa ignorare che il ripristino dell'esame di riparazione, che prevede direttamente la commissione giudicatrice, le prove prescritte e carica sulle spalle delle famiglie le spese per le ripetizioni, non poteva essere reintrodotto se non per legge. Non è consentito e non è bello ignorare una disposizione di legge, che soprattutto coinvolge la sensibilità dei nostri ragazzi.
Con decreto, sottoposto al visto di legittimità della Corte dei conti il 10 ottobre 2007, abbiamo disciplinato la rimodulazione dei tempi per il recupero dei debiti formativi, come previsto dalla legge n. 1 dell'11 gennaio 2007, riguardante il rinnovo della commissione per l'esame di maturità e nella quale è prevista la certificazione da parte del consiglio di classe del superamento dei debiti per accedere all'esame di maturità.
Le modalità previste per l'accertamento del superamento del debito sono regolate dalla vigente normativa sia per le verifiche sia per i corsi di recupero. Secondo il regime vigente, quindi, è obbligatorio, come previsto anche all'interno del decreto, che le scuole si facciano carico di organizzare corsi di recupero o interventi didattici a sostegno dello studente che già a dicembre dimostra di avere lacune o insufficienze in alcune materie. Le verifiche vanno effettuate nel corso dell'anno e nel mese di giugno il consiglio di classe, dopo l'effettuazione delle verifiche, decide se quelle lacune sono state superate oppure no.
È data la possibilità, ove il consiglio di classe lo ritiene opportuno, tenuto conto della normativa vigente oggi sui debiti, di un'ultima verifica, da farsi prima dell'inizio dell'anno scolastico, e, in quella sede, il consiglio di classe decide, come era stabilito che decidesse anche oggi e in questi anni, se il debito superato dà diritto ad andare avanti negli studi oppure no.
Questa norma introduce un senso di responsabilità non solo per gli otto milioni di studenti che in dieci anni non hanno recuperato il debito e non sappiamo quando recupereranno le lacune, ma evita anche che i nostri studenti, dopo l'approvazione della legge da parte Parlamento, si vedano costretti a dovere ripetere il quinto anno, per non aver avuto certificato il superamento del debito del terzo e del quarto anno.

PRESIDENTE. Ministro Fioroni, la invito a concludere.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Abbiamo stanziato cifre idonee, circa 200 milioni di euro e pagheremo 50 euro ad ora per le lezioni relative ai corsi di recupero che le scuole devono organizzare.

PRESIDENTE. Ministro Fioroni, deve concludere.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. In questo modo offriamo un incentivo ai docenti: si possono anche chiamare soggetti esterni, che possono essere neolaureati, docenti di ruolo o professori in pensione per garantire il diritto sacrosanto dello studente di recuperare i debiti scolastici.

PRESIDENTE. L'onorevole Rusconi ha facoltà di replicare per due minuti.

ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, signor Ministro sono soddisfatto dei chiarimenti illustrati che rientrano nell'ottica di restituire autorevolezza al mondo della scuola in ordine al ruolo dei docenti e nel senso di responsabilità e di partecipazione di famiglie e alunni.
In effetti, il provvedimento citato restituisce credibilità al sistema dei debiti scolastici in quanto situazioni simili o addirittura identiche non sono giudicate inPag. 12maniera diversa ma verificate con prove serie. Si evita, inoltre, il paradosso e l'evidente contraddizione che l'alunno consegua il diploma dopo l'esame di Stato anche con risultati discreti, mantenendo però lacune evidenti e in discipline qualificanti per non aver superato debiti nel terzo e nel quarto anno.
Non vi è, dunque, come talora è stato evidenziato, con questa scelta una nostalgia del passato, ma il tentativo doveroso da parte del mondo della scuola di offrire valutazioni serie, obiettive e coerenti rispetto all'impegno e alle conoscenze riferibili ad ogni singolo alunno. Se, poi, questa volontà di un maggior rigore ha incontrato il dissenso (con il conseguente sciopero) di studenti dell'una e dell'altra parte politica, dovremmo, forse, come adulti, riflettere se non sia giusto, dopo la grande stagione dei diritti, proporre l'idea dei doveri, delle responsabilità e di un giusto riconoscimento del merito, che nel mondo della scuola deve accomunare tutti: studenti, docenti e famiglie.

(Elementi in ordine all'applicazione dell'articolo 600-bis del codice penale e iniziative per contrastare il fenomeno della prostituzione minorile - n. 3-01344)

PRESIDENTE. Il deputato Buontempo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01344, concernente elementi in ordine all'applicazione dell'articolo 600-bis del codice penale e iniziative per contrastare il fenomeno della prostituzione minorile (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7), per un minuto.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, nella scorsa legislatura, su mia iniziativa in Commissione - poi ripresa in Assemblea dal Governo - fu approvata la modifica dell'articolo 1 della legge del 6 febbraio 2006, n. 38, con cui si modificava l'articolo 600-bis del codice penale. Ai sensi della nuova formulazione dell'articolo, si prevede di punire chiunque compra le prestazioni sessuali di un minorenne con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa non inferiore a euro 5.164.
Chiedo al Governo il motivo per il quale tale norma - contenuta in una legge dello Stato - non venga assolutamente applicata. Chiedo, quindi, quali dati il Ministro può fornire al Parlamento in ordine all'applicazione dell'articolo citato, nonché sulle misure da intraprendere, affinché la citata norma venga completamente applicata.

PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, l'allarme espresso dall'onorevole interrogante, in realtà, è pienamente condiviso anche dal Ministero cui sono a capo, che si è reso promotore, unitamente al Ministero delle politiche per la famiglia e al Ministero per i diritti e le pari opportunità, dell'articolata iniziativa legislativa approvata alla Camera dei deputati in data 25 gennaio 2007. Essa concerne, appunto, misure di sensibilizzazione e prevenzione, nonché di repressione dei delitti contro la persona e nell'ambito della famiglia. Come l'onorevole Buontempo sa, questo disegno di legge è all'esame della Commissione giustizia della Camera, insieme ad altri disegni di legge di origine parlamentare che si riferiscono allo stesso argomento.
In particolare, il citato disegno di legge governativo contiene, quale intervento utile a contrastare il fenomeno, una disposizione con cui si prevede l'estensione dell'inescusabilità dell'ignoranza dell'età della vittima, già prevista per la vittima infraquattordicenne per i delitti di violenza sessuale, al delitto di cui all'articolo 600-bis del codice penale. In tal modo, sarà possibile punire sia chi induce alla prostituzione, ovvero favorisce o sfrutta la prostituzione di un minorenne, sia il cliente del minore costretto alla prostituzione, senza che l'autore del reato possa sottrarsi alla sua responsabilità penale, affermando di non aver avuto conoscenza dell'età della vittima.Pag. 13
Ritengo sia di notevole rilievo l'attività svolta dall'Osservatorio sulla prostituzione e sui fenomeni delittuosi ad essa connessi insediato presso il Ministero dell'interno, ai cui lavori il Ministero cui sono a capo ha partecipato attivamente. Di recente, sono stati presentati documenti per suggerire alcune proposte di modifica rispetto alla normativa vigente: in particolare, viene ribadita la necessità di estendere ai reati di schiavitù, tratta, prostituzione minorile e sfruttamento sessuale commessi in danno di minori la previsione dell'inescusabilità dell'ignoranza dell'età minore. Viene, altresì, suggerita la previsione della possibilità per il Tribunale di disporre nei confronti delle persone che risultano pericolose per l'integrità fisica o morale dei minori ulteriori misure di prevenzione, quali il divieto di accesso ai luoghi frequentati dai minori. Viene, inoltre, suggerita l'introduzione di specifiche misure cautelari congrue alla tipologia dei delitti in questione, quali, ad esempio, il divieto di avvicinamento ai luoghi abitualmente frequentati dalla persona offesa nei confronti degli indagati per reati di prostituzione minorile, tratta, riduzione in schiavitù in danno di minori, nonché l'allontanamento dalla casa familiare quando l'indagato sia un familiare della vittima.
L'Osservatorio ha, inoltre, programmato un ulteriore semestre di attività da dedicare all'analisi del fenomeno dello sfruttamento della prostituzione minorile, al fine di ricercare gli strumenti operativi più adeguati per la prevenzione, l'accertamento e la repressione dei relativi delitti. Quanto ai dati statistici al momento disponibili, nel solo 2006 risultano denunciate per i delitti di cui all'articolo 600-bis del codice penale, 397 persone di maggiore età e sette minorenni.
Nello stesso anno risultano definiti, innanzi al tribunale, 120 provvedimenti, mentre sono, invece, trentatré i procedimenti innanzi alle corti di appello.

PRESIDENTE. Il deputato Buontempo ha facoltà di replicare.

TEODORO BUONTEMPO. Non posso ritenermi assolutamente soddisfatto, perché, signor Ministro, l'articolo da me citato - e che lei, poi, ha ripreso - modifica o, meglio, prevede per la prima volta la punibilità del cliente. Per quanto riguarda la tratta o altri aspetti della questione, vi sono altre norme; questa, invece, prevede che chi compra - ossia, il cliente - sia punito a certe condizioni.
Se dispone a tale riguardo un'indagine, tutti i commissariati di polizia le diranno che non possono applicare questa norma, perché non esistono direttive per l'identificazione dell'età. Cosa accade, infatti, quando si fa una retata - come è accaduto giorni fa - di 429 prostitute nella zona Collatino-Prenestino, via Palmiro Togliatti di Roma? Per un terzo queste prostitute sono minorenni. Accade così che, nei commissariati, quando viene interrogata, la ragazza (che, ovviamente, è in schiavitù) dichiara un'età diversa da quella che ha.
Pertanto, polizia, carabinieri e forze dell'ordine attendono dal Governo un'iniziativa. Con la mia interrogazione a risposta immediata chiedo, quindi, al Governo - dal momento che abbiamo tutte le statistiche in merito a tale fenomeno - quali iniziative intenda adottare, affinché i clienti di prostitute minorenni possano essere puniti, cosa che non accade nei confronti dei clienti di prostitute maggiorenni, perché, purtroppo, le nostre leggi sono carenti e, quindi, possono essere puniti solo per atti osceni in luogo pubblico e via seguitando.
Mi sembra incredibile che il Ministro...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

TEODORO BUONTEMPO. ... autorizzi un'indagine su un parlamentare e che non abbia promosso alcuna iniziativa affinché i clienti delle prostitute minorenni vengano puniti.

(Stato dell'edilizia carceraria, con particolare riferimento alle recenti notizie relative all'esistenza di carceri ultimate ma non utilizzate - n. 3-01345)

PRESIDENTE. Il deputato Pisicchio ha facoltà di illustrare la sua interrogazionePag. 14n. 3-01345, concernente lo stato dell'edilizia carceraria, con particolare riferimento alle recenti notizie relative all'esistenza di carceri ultimate ma non utilizzate (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8).

PINO PISICCHIO. Onorevole Ministro, nello scorso anno le aule parlamentari approvarono il provvedimento dell'indulto per la ragione dell'insostenibilità di una situazione che vedeva costretti nelle carceri più di 64 mila detenuti, a fronte di una capienza di poco più di 40 mila.
Tale fatto rendeva la detenzione incompatibile con i principi costituzionali relativi all'umanità delle pene e alla loro finalità rieducativa. Dunque, mancavano gli spazi vitali delle carceri.
Negli ultimi giorni, tuttavia, i media televisivi e della carta stampata hanno denunciato la circostanza che almeno 24 carceri distribuite su tutto il territorio, finanziate, realizzate in tutto o in parte e pronte per l'uso, sarebbero oggi in stato di abbandono.
Le chiediamo, dunque, signor Ministro, di chiarire al Parlamento quali siano le ragioni di un tale stato di cose e quali interventi urgenti intenda adottare per superarlo.

PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, ringrazio molto il presidente Pisicchio per l'opportunità che mi offre, sul piano parlamentare, di interloquire - attraverso di lui - anche con chi è al di fuori di questa sede.
Infatti, desidero subito precisare che questa materia risale all'epoca precedente al mio insediamento in tale Dicastero, quindi a questa amministrazione, pertanto rientrante nella gestione di chi mi è stato indicato al vertice dell'amministrazione penitenziaria.
Di questi venticinque istituti a cui l'interrogante si riferisce, la gran parte è costituita da case mandamentali. Tale tipologia di istituti (ben 350 in totale), costituita da immobili di proprietà dei comuni, è stata soppressa da leggi precedenti. I relativi edifici - in numero di 329 - sono stati restituiti già da tempo, da anni immemorabili, ai comuni proprietari, mentre, per i rimanenti ventuno edifici, è stata mantenuta la destinazione penitenziaria.
Tra gli istituti soppressi e restituiti ai comuni proprietari, alcuni sono quelli di Pescia, Villalba, Monopoli, Minervino Murge, Accadia (parlo di zone che lei conosce molto bene), Castelnuovo della Daunia, Volturara Appula e Rotondella.
Ad esempio quest'ultima cosa mandamentale è stata soppressa il 14 luglio 1998 e l'immobile è stato restituito al comune; la casa mandamentale di Chiaromonte è stata soppressa il 31 marzo 2000, mentre la casa circondariale di Lagonegro è stata chiusa il 3 dicembre 1992.
Quindi, come vede, si tratta di fatti relativi ad anni passati, mentre invece presso l'istituto di Gela, ad esempio, sono stati compiuti dei lavori di ristrutturazione ed entro il 26 novembre sarà riconsegnato all'amministrazione penitenziaria.
Gli altri istituti sono regolarmente aperti e funzionanti, fatta eccezione per quello di Pontremoli che è temporaneamente chiuso per destinarlo ad una nuova e diversa tipologia di detenuti: era un carcere, in larga misura, femminile e in quell'area - per fortuna - non vi sono donne detenute. Per quanto riguarda quelli di Bovino, Codigoro e Mileto, ai quali si riferisce l'interrogante, se ne prevedeva invece in parte la dismissione nel 2003 mediante il ricorso allo strumento della permuta che riguardava i comuni.
Devo però anche dire che è mia intenzione - spero che venga ascoltato anche nei dintorni della mia vecchia amministrazione penitenziaria - procedere alla riapertura di tutti questi istituti malgrado il non ottimale rapporto tra la loro capienza e il loro costo. Ritengo infatti che in questo campo il criterio meramente economico non possa essere la sola guida delle decisioni del Ministero.Pag. 15
Quanto alle case circondariali situate a Capanne (a Perugia), a Gragnano o Tempio Pausania, la prima risulta funzionante, mentre la seconda, realizzata dal comune, fu soppressa nel 2003 (parlo di Gragnano) in quanto edificata su un suolo cavernoso (quindi saltò tutto in aria). La terza è stata ristrutturata ed è in attesa del collaudo; il DAP ha avviato le procedure per l'assegnazione del personale.
Devo comunque sottolineare che i tagli alla spesa pubblica hanno reso anche esigui i fondi utilizzabili per procedere ad interventi di ampliamento e ristrutturazione.

PRESIDENTE. Signor Ministro, concluda.

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Concludo, Presidente. Da ultimo debbo dirle che i nuovi istituti penitenziari che devono essere costruiti rientrano nella competenza del Ministero delle infrastrutture e pertanto qualsiasi rilievo sui tempi di realizzazione ex novo di istituto penitenziario non può essere mosso alla mia amministrazione, perché riguarda chi è preposto alla realizzazione delle opere pubbliche, non certamente a me.

PRESIDENTE. Il deputato Pisicchio ha facoltà di replicare per due minuti.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, il Ministro ha svolto una risposta puntuale e lo ringrazio. Certo, non è lenita la preoccupazione di chi assiste o ha assistito a situazioni di spreco che si sono determinate in seguito a scelte di edilizia carceraria compiute in passato, sia con riferimento alla possibilità di recupero alla originaria destinazione che alla possibilità di alienazione agli enti locali.
Qualche esempio lo ha fatto lei, signor Ministro, ma considererei, per esempio, quelle situazioni afferenti a realtà che conosco: la Puglia (cinque o sei carceri per una spesa complessiva di 10 milioni di euro) o la vicina Basilicata (sei istituti costruiti per 32 milioni di euro spesi e non utilizzati).
Abbiamo apprezzato l'attenzione che lei ha rivolto, signor Ministro, a questa vicenda, dando anche mandato al DAP, al Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria di verificare ogni utile possibilità di recupero dell'esistente, di concerto col Ministero delle Infrastrutture che si è, peraltro, reso disponibile ad esercitare un intervento sempre più diretto ed impegnativo nel settore.
Dal canto suo, la Commissione Giustizia della Camera e concludo, attraverso il comitato per l'edilizia carceraria istituito nel suo seno, non farà mancare la sua collaborazione con un'attività costante di monitoraggio, affinché episodi come quelli denunciati non abbiano più a verificarsi né debba più farsi ricorso all'indulto per sopperire alla mancanza di spazi vitali (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Dati relativi alla recidiva da parte dei beneficiari dell'indulto ed alla concessione ai detenuti di misure alternative e benefici penitenziari - n. 3-01346)

PRESIDENTE. Il deputato D'Elia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01346, concernente dati relativi alla recidiva da parte dei beneficiari dell'indulto ed alla concessione ai detenuti di misure alternative e benefici penitenziari (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9).

SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, signor Ministro come lei sa da mesi è in corso una colossale, straordinaria e senza precedenti campagna cosiddetta sulla sicurezza e certezza della pena e l'emergenza criminale nel nostro Paese. Si tratta di una campagna giornalistica, politica, allarmistica e demagogica, volta a cancellare quanto acquisito dal nostro Paese in termini di civiltà giuridica e soprattutto di diritti delle persone detenute.
In pratica, questa la consideri un'interrogazione di servizio pubblico. Lei ha l'occasione di rendere, oltre che al Parlamento, all'opinione pubblica i dati sullaPag. 16realtà. Ci informi sui dati relativi alla recidiva per chi ha beneficiato dell'indulto o delle misure alternative o altri benefici penitenziari, soprattutto di quelli della legge Gozzini, visto che questa campagna, che ha echi anche in questo Parlamento, mira alla sua revisione o, addirittura, alla sua soppressione.

PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Onorevole D'Elia, fare chiarezza su tutto quello che è artatamente distorto è un privilegio che spetta a pochi. La ringrazio per l'occasione che mi dà e intendo esercitare questa facoltà, perché ritengo quasi doveroso per un Ministro della giustizia recidere queste connessioni, a mio parere ingiustificate, che ultimamente hanno abbinato anche la legge Gozzini all'indulto e alla recidiva.
La legge che ha riformato l'ordinamento penitenziario, che tutti conosciamo come legge Gozzini, è stata introdotta con il chiaro fine di umanizzare le pene nei confronti dei condannati con una pena non superiore ai tre anni.
Si tratta di una finalità perseguita anche dalla Costituzione all'articolo 27, per cui non credo si possa discutere della sua attualità o della sua efficacia senza che tutte le forze politiche abbiano avuto la possibilità di esprimersi nel comune interesse e della tutela dei cittadini.
Per quanto mi riguarda, non credo che la sola repressione possa garantire la sicurezza, ma ciò non significa che non si possa aprire un dibattito (infatti, si è aperto) o che non voglia farmene promotore.
Quanto all'indulto e alla recidiva, vorrei porre l'accento sull'arbitraria e ossessiva correlazione, che anche lei ha ricordato, che ultimamente viene fatta, in maniera mediatica e in maniera non giusta, tra i due istituti.
Anche in questo caso si è cercato di legare cose, fatti o persone a fenomeni ed eventi e anche in questo caso il risultato è stato quello di determinare l'assimilazione tra i concetti, indipendentemente dalla veridicità o meno del collegamento. Voglio ricordare a tutti, peraltro, che l'indulto fu votato e sostenuto a larghissima maggioranza in questa sede e fuori (molti lo hanno dimenticato, io certamente no).
Quanto ai dati, quei pochi disponibili di cui posso renderla partecipe in questa circostanza, per la complessità dei rilievi che il Dipartimento dell'amministrazione giudiziaria ha potuto raccogliere, risulta che dei circa 26 mila soggetti beneficiari dell'indulto soltanto circa 6 mila sono rientrati in carcere in un arco di tempo di un anno e tre mesi.
La recidiva, che si assestava al 48 per cento prima dell'indulto, ossia - lo spiego per i telespettatori e le telespettatrici - coloro che, dopo aver compiuto un reato, ne commettevano un altro raggiungevano la percentuale del 48 per cento, mentre un anno dopo la presenza dei recidivi in carcere è pari al 42 per cento.
Quindi, l'effetto dell'indulto da questo punto di vista è stato positivo, perlomeno nella misura del decremento del 6 per cento; tali dati includono anche i detenuti usciti dal carcere a seguito dell'indulto e in quel momento arrestati.
Non è stato possibile - mi dispiace - acquisire i dati relativi alla recidiva e alle revoche delle misure dei benefici per commissione di nuovi reati, né ovviamente è stato possibile compararli con quelli di altri Paesi europei.
Su questi punti mi riservo di riferire in prosieguo a rilevazione ultimata.

PRESIDENTE. Il deputato D'Elia ha facoltà di replicare.

SERGIO D'ELIA. Signor Ministro, la ringrazio per le informazioni non complete - lo ha ammesso lei - che ha fornito sulla mia interrogazione. Qualche dato glielo fornirò io, forse le potrà essere utile.
Da quello che lei ci dice e dai dati in nostro possesso, la legge Gozzini si è dimostrata uno strumento straordinario di lotta alla recidiva e, quindi, di tutela della sicurezza sociale. Concedendo a un detenuto di uscire un mese prima, due mesi prima, un anno primaPag. 17dal carcere, perché ha pene lunghissime, o in semilibertà o in lavoro esterno, abbiamo recuperato alla società una persona che non ha più commesso delitti.
L'obiettivo, quindi, della legge di far uscire dal carcere una persona diversa da quella che era quando è entrata, non più o, quanto meno, meno pericolosa di quanto lo fosse prima che entrasse in carcere, mi pare un obiettivo raggiunto.
Le fornisco un dato: nel 2006 vi sono state 42.290 misure alternative o benefici e solo 66 revoche per commissione di nuovi reati durante i benefici. Parliamo dello 0,16 per cento!
Per quanto riguarda il 2007, il dato è ancora più clamoroso, giacché siamo sotto gli effetti dell'indulto: a fronte di 7.304 benefici concessi si sono avute solo dieci revoche verso detenuti che hanno commesso reati, quindi lo 0,14 per cento. Se ascoltiamo le televisioni, le trasmissioni di approfondimento o leggiamo i giornali, sembra che in Italia non si faccia altro che ammazzare il vicino di casa, stuprare la fidanzata, massacrare la moglie o i bambini. Il pericolo non è nella legge Gozzini, ma nell'informazione che si sta dando.

PRESIDENTE. Deve concludere, per favore.

SERGIO D'ELIA. Ed è un pericolo per la nostra società, per il nostro diritto, per la nostra civiltà.

PRESIDENTE. Deve concludere, la prego.

SERGIO D'ELIA. Ho concluso, signor Presidente. Si incute paura per chiedere uno Stato più autoritario, uno Stato illiberale, uno Stato fascista.

(Schema di decreto ministeriale relativo all'utilizzo del personale del Corpo di polizia penitenziaria negli uffici dell'esecuzione penale esterna - n. 3-01347)

PRESIDENTE. Il deputato Daniele Farina ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01347, concernente lo schema di decreto ministeriale relativo all'utilizzo del personale del Corpo di polizia penitenziaria negli uffici dell'esecuzione penale esterna (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10).

DANIELE FARINA. Signor Presidente, signor Ministro, mi riferisco ai dati che sono stati appena forniti, che mi sollevano dall'incombenza di una lunga trattazione. E proprio perché siamo in tempi di campagna per la sicurezza dei cittadini, in parte artata e in parte vera, desta sorpresa la notizia che sarebbe, anzi è in gestazione un decreto ministeriale volto ad utilizzare il personale del Corpo della polizia penitenziaria negli uffici dell'esecuzione penale esterna. Sono proprio quegli uffici i cui risultati meritori, direi anzi eccezionali, testimoniano come alcune cose del sistema della giustizia complessivamente funzionano, e funzionano egregiamente. L'interrogazione da me presentata è rivolta a capire qual è la ratio di questo provvedimento.

PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. In primo luogo, faccio presente all'onorevole Farina che nel corso della stesura della bozza di decreto interministeriale riguardante l'inserimento del personale del Corpo di polizia penitenziaria negli uffici di esecuzione penale esterna, è stata posta massima attenzione all'osservazione delle proposte pervenute dalle organizzazioni sindacali e dall'Ordine nazionale degli assistenti.
Dovrò poi osservare che l'articolo 3, comma 1, lettera b), attraverso un'integrale riformulazione dell'articolo 71 dell'ordinamento penitenziario, ha istituito gli uffici penali di esecuzione esterna in luogo dei centri di servizio sociale per adulti fino allora esistenti. Il comma 1 dell'articolo 71 dispone che gli uffici di esecuzione penale esterna dipendono dal Ministro della giustiziaPag. 18e la loro organizzazione è disciplinata con regolamento adottato da parte del Ministro. Il comma 2 dell'articolo 71, sempre dell'ordinamento penitenziario, individua le competenze degli uffici di esecuzione penale esterna.
Per quanto qui interessa, è evidenziato che accanto a competenze già stabilite in relazione ai centri di servizio sociale, gli uffici in questione propongono all'autorità giudiziaria il programma di trattamento da applicare ai condannati che chiedono di essere ammessi all'affidamento in prova e alla detenzione domiciliare, eseguono il controllo di esecuzione dei programmi da parte degli ammessi alle misure alternative e ne riferiscono all'autorità giudiziaria, proponendo eventuali interventi di modificazione e di revoca.
In tale contesto normativo, radicalmente mutato rispetto alla situazione anteriore regolata dalla legge n. 54 del 2005, la bozza di decreto menzionata dall'interrogante prevede in via sperimentale l'inserimento di personale di forze di Polizia penitenziaria, in un modello operativo imperniato sul programma di trattamento e di inclusione sociale a persone ammesse alla misura alternativa. In tale prospettiva, la bozza attribuisce alla Polizia penitenziaria prioritariamente rispetto alle altre forze di polizia la verifica del rispetto degli obblighi di presenza in determinati luoghi imposti alle persone ammesse alla misura alternativa.
Quanto ai soggetti affidati in prova al servizio sociale e in semilibertà, è invece previsto che l'attività di verifica possa essere chiesta e attivata rispettivamente dalla magistratura di sorveglianza e dal direttore dell'istituto penitenziario.
Ritengo quindi di poter dire che possano esser fugati, a mio parere, i timori evidenziati dall'onorevole Farina, sottolineando che i compiti di verifica della Polizia penitenziaria consistono unicamente nell'accertare la presenza in determinati luoghi del detenuto domiciliare, ovvero, se richiesto dalle menzionate autorità, degli altri soggetti ammessi a misure alternative, senza intaccare i profili concernenti l'attività propria dello specifico assistente sociale investito del caso, che anzi deve essere necessariamente sentito in sede di preparazione dell'ordine di servizio relativo all'attività di verifica.

PRESIDENTE. Il deputato Farina ha facoltà di replicare.

DANIELE FARINA. Signor Presidente, ribadisco il fatto che stiamo parlando e intervenendo su uno dei servizi della giustizia che ha dimostrato la sua straordinaria efficacia, proprio in relazione a quelle leggi, tra cui la legge Gozzini, a cui precedentemente, in altre interrogazioni, si è fatto riferimento.
Uno dei dubbi più rilevanti è che l'introduzione di una scissione in fase trattamentale nel rapporto fra la competenza di aiuto e quella di controllo possa far venir meno o rendere meno efficaci gli effetti di questo tipo di servizio. È questa la prima preoccupazione che le organizzazioni sindacali dei lavoratori dell'esecuzione penale esterna ci hanno rappresentato.
Va detto inoltre che oggi tale servizio di controllo è svolto essenzialmente dall'Arma dei carabinieri e dalla Polizia di Stato territorialmente diffuse: la costituzione di squadre della Polizia penitenziaria specializzate rappresenta dunque un di più - almeno nell'opinione di chi sta replicando - che rende ancor più difficili le condizioni di lavoro della Polizia penitenziaria stessa, che è sottoposta spesso a carichi di lavoro che fanno sì che sia costantemente sotto organico.
Dunque, pur essendo parzialmente soddisfatto della sua risposta, credo che la ratio che lei enunciava in principio non sia particolarmente felice. Non si capisce infatti la motivazione profonda per cui si interviene su un aspetto che va nel senso della sicurezza dei cittadini e su un pezzo dell'ordinamento della giustizia (nel senso più ampio che possiamo intendere) che funziona e che non è sottoposto a quello che le campagne giornalistiche definiscono lo «sfascio». Intervenire su tale settore significa infattiPag. 19mettere le mani in un assetto assai delicato, che è frutto di competenze, professionalità e sperimentazioni ormai largamente consolidate, nonché - lo ribadisco per l'ennesima volta - straordinariamente efficaci.

(Iniziative per prevedere adeguate sanzioni penali a carico di coloro che provocano incidenti stradali guidando in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di stupefacenti - n. 3-01348)

PRESIDENTE. Il deputato Catone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01348, concernente iniziative per prevedere adeguate sanzioni penali a carico di coloro che provocano incidenti stradali guidando in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di stupefacenti (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).

GIAMPIERO CATONE. Signor Presidente, signor Ministro, negli ultimi mesi, con cadenza quasi giornaliera, si sono verificati incidenti stradali mortali causati da conducenti in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di droghe. Non si tratta del solito noto problema delle stragi del sabato sera, ma di un altro, inquietante fenomeno, che si può definire delle «stragi del quotidiano»: stragi che peraltro, negli ultimi episodi, hanno avuto come vittime anche i bambini.
A nostro avviso, vi è in proposito un problema di carenza normativa nel rapporto fra il comportamento delittuoso e quella che, in base al comune senso della giustizia, deve essere la giusta pena. Desideriamo dunque sapere, signor Ministro, se non ritenga opportuno intervenire con estrema urgenza con una modifica sostanziale delle disposizioni oggi in vigore, introducendo nuove e più gravi ipotesi di reato, paragonabili penalmente a quella dell'omicidio volontario.

PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, il tragico fenomeno messo in luce dall'interrogazione dell'onorevole Catone mi induce a svolgere una prima riflessione. Se si osserva la drammatica sequenza delle tragedie dovute a condotte sconsiderate ed intollerabili, che spesso troncano assurdamente le vite dei giovani, distruggendo - ahimè per sempre - la pace di tante famiglie, si ha la netta impressione che esse debbano essere inquadrate con decisione ai più alti livelli di odiosa criminosità e che, di conseguenza, la risposta dello Stato debba necessariamente essere adeguata alla gravità e all'irreparabilità dell'aggressione, che è subita da tante vittime innocenti.
Posso assicurare che la Commissione per la riforma del codice penale, istituita presso il Ministero della giustizia sotto la presidenza dell'onorevole Pisapia, è ben consapevole di questo aspetto. È infatti oggi in corso di esame tecnico l'opzione fra varie possibilità per selezionare e sanzionare con la necessaria severità le più intollerabili fra le condotte in questione, come l'omicidio realizzato mediante la guida in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di sostanze stupefacenti. Questo è dunque l'intento di fronte a tanto scempio: adeguare la risposta punitiva, che non dovrà mai più essere equivoca o addirittura incomprensibile agli occhi dei cittadini.
In termini più propriamente tecnici, si valuterà se sia più adeguato un nuovo concetto di colpa grave o cosciente, con un irrigidimento qualitativamente serio della sanzione rispetto ai casi ordinari di colpa, o se invece non sia più consona alla stessa natura di queste condotte (ed allo sfregio lucido della vita che esse esprimono) il concetto di dolo eventuale, come peraltro anche di recente un insigne giurista e cattedratico ha rilevato sulla stampa.
In tale quadro, peraltro, non andranno dimenticati quei casi in cui ad essere perduto è non il bene supremo della vita, ma l'integrità fisica e psicologica della vittima: casi che a volte hanno menoPag. 20risalto dei primi, ma che generano lacerazioni, sofferenze e in taluni casi letteralmente dimezzano o annichiliscono la vita delle persone e delle famiglie, come accade per tante lesioni gravi, gravissime e permanenti che conseguono ai sinistri stradali.
Faccio presente, al riguardo, che l'attuale trattamento sanzionatorio delle lesioni colpose realizzate mediante condotte dissennate di guida è oggi punibile, in concreto, con una multa, e ciò non è più concepibile: anche in questo settore, nello spirito delle iniziative citate, intendo metter mano.
La stessa attenzione, da ultimo, intendo riservare ai necessari aggiustamenti del sistema sanzionatorio che riguardano, a prescindere dai delitti causati, la guida in stato di ubriachezza, evitando che i più scaltri possano sottrarsi agli accertamenti etilometrici andando incontro alla sola - seppure pesante - sanzione amministrativa oggi prevista.
I necessari interventi legislativi sono attualmente in avanzata fase di studio da parte del mio Dicastero, che intende proporli alle altre amministrazioni interessate in vista di una possibile introduzione del cosiddetto «pacchetto sicurezza» che sarà prossimamente esaminato dal Consiglio dei Ministri.

PRESIDENTE. Il deputato Catone ha facoltà di replicare.

GIAMPIERO CATONE. Signor Presidente, signor Ministro sono contento che lei la pensi come me riguardo all'inefficacia attuale degli strumenti di legge di cui disponiamo. Sono anche contento delle iniziative che il suo Dicastero pensa di prendere, ma rimane un problema sostanziale: se le iniziative consistono nella presentazione di progetti di legge, noi sappiamo che di progetti di legge giacenti in Parlamento ve ne sono centinaia e centinaia - se non migliaia -, e che essi possono essere approvati o non essere approvati nell'arco di una legislatura, e che la loro discussione può essere iniziata tra mesi, se non, addirittura, tra anni.
Noi non sappiamo neanche se domani mattina ci ritroveremo tutti quanti in questa sede, data l'estrema debolezza del Governo!
Le chiederei, quindi, un atto di maggior concretezza e di serietà nei confronti dei cittadini italiani: lei, che può, sottoponga all'approvazione del Consiglio dei Ministri, intanto, un decreto-legge volto ad inasprire le pene, ma soprattutto ad inserire questa nuova tipologia di reato di omicidio per colpa grave, come ha appena ricordato.
Come lei ben sa, infatti, un decreto-legge ha efficacia immediata, altrimenti facciamo le solite chiacchiere: i cittadini sono stufi e - mi creda - padri di famiglia che vedono morire i loro figli (e non si tratta solo di bambini piccoli, vedendo tutti coloro che sono morti nelle ultime settimane) chiedono, comunque, una risposta efficace dello Stato.
Infine, se mi consente, può accadere che una signora che esce da un negozio si veda seguita da due baldi giovanotti, i quali si scoprono essere due finanzieri che, per prevenire l'elusione o l'evasione fiscale...

PRESIDENTE. Deputato Catone, deve concludere.

GIAMPIERO CATONE. ...le chiedono lo scontrino. Cerchiamo di destinare le forze dell'ordine alla prevenzione anche di questi omicidi (Applausi dei deputati del gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI)!

(Iniziative per incrementare le risorse destinate al settore giustizia - n. 3-01349)

PRESIDENTE. Il deputato Leone ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-01349 concernente iniziative per incrementare le risorse destinate al settore giustizia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12).

ANTONIO LEONE. Grazie deputato Presidente, sono sotto gli occhi di tutti gliPag. 21sfoghi di alcuni magistrati - numerosi, per la verità -, che si lamentano sia della impossibilità di utilizzare mezzi di sicurezza (specialmente per coloro che si trovano impegnati nella lotta alla criminalità organizzata), sia della mancanza, nei vari uffici giudiziari, degli stessi beni essenziali.
Lei prima, rispondendo ad una interrogazione di un collega, ha detto che ha intenzione di riaprire, addirittura, tutte le carceri (non solo quelle che sono state chiuse, ma anche quelle che non sono mai state aperte dopo essere state costruite).
Vorremmo sapere se lei sia soddisfatto di quanto il Governo ha previsto per il settore della giustizia nel disegno di legge finanziaria, o se non ritiene, eventualmente, di dar man forte al Parlamento per far sì che le risorse che non sono state previste, e che potrebbero esserlo, sulla base del convincimento che si tratti di un settore da supportare, possano essere destinate al settore in parola.

PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Onorevole Leone, non credo che siano le notizie giornalistiche o gli sfoghi dei magistrati - di alcuni magistrati - a rendere attuale, e anche imperioso, il problema delle risorse destinate alla giustizia. Non lo sono certamente per me da quando - più o meno, forse, incautamente, a vedere le circostanze attuali - ho chiare le difficoltà economiche che attraversa il mio Ministero e con le quali sono costretto a confrontarmi in modo quotidiano.
Si parla sempre, però, di una coperta troppo corta e ciò avviene nella logica dei Governi e delle coalizioni perché, allorché si fronteggiano le situazioni, ognuno le guarda dal proprio angolo visuale e dal mio, evidentemente, non mi pare che si possano «decantare» fiumi di risorse o fondi che possano anche incrementare. Si tratta di una logica non viziosa, non burocratica che invece vorrei più celere nella mia amministrazione.
Però è necessario anche il senso e le proporzioni delle istituzioni come tali e quindi so che anche per gli altri miei colleghi vi sono uguali difficoltà e debbo anche dirle che nel 2008, nel disegno di legge finanziaria, i debiti ereditati dal passato vengono parzialmente sanati. Sono stati previsti 25 milioni di euro per coprire quanto era dovuto per gli stipendi degli ufficiali giudiziari; sono stati stanziati più di 100 milioni di euro per il fondo di investimento di edilizia giudiziaria, penitenziaria e minorile e rispetto al passato si è avuto un incremento di 100 milioni di euro. Inoltre, sono stati anche previsti accantonamenti per la copertura di nuove iniziative legislative e grazie a tali fondi spero si dia inizio al recupero arretrato.
Tuttavia, accolgo il suo invito. Se il Parlamento, nella sua sovranità, dapprima al Senato dove è in discussione il disegno di legge finanziaria e successivamente alla Camera, vorrà discutere, dare apporti, integrazioni e determinare entità economiche rilevanti per eliminare la diffidenza, la collera presente tra i cittadini rispetto alle istituzioni, per evitare ulteriori sfoghi di magistrati rispetto a ristrettezze o difficoltà di bilancio che creano problemi e impedimenti nelle loro opzioni investigative o in luoghi di frontiera, laddove sono esposti in maniera difficile nel contrasto alla criminalità, ben vengano. Poiché sono un vecchio parlamentare, ritengo che da qualsiasi luogo possano arrivare risorse, tempestivamente con le proposte al disegno di legge finanziaria, sono ben accetti emendamenti e contributi in tal senso.
Io sono una persona che ragiona così: non guardo se il gatto è bigio o nero. È importante che prenda i topi. Speriamo in questo caso di prendere, perlomeno, qualche topolino.

PRESIDENTE. Il deputato Vitali, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

LUIGI VITALI. Signor Presidente, signor Ministro, voglio subito dire che noiPag. 22siamo dalla sua parte. Siamo dalla sua parte come cittadini, come operatori del diritto e anche come parlamentari dell'opposizione, perché riteniamo che il Dicastero che ella dirige sia di valore cruciale, sensibile, importante e non può essere qualificato né di destra, né di sinistra, perché va incontro alle aspettative e ai bisogni dei cittadini.
Noi svolgeremo la battaglia in Parlamento, onorevole Ministro, a condizione che anche la sua maggioranza sia disposta ad aiutarci in questo senso. Però, dobbiamo registrare che, a fronte di questa nostra disponibilità, registriamo un taglio sempre maggiore di risorse per la giustizia. Abbiamo cominciato subito con il cosiddetto famigerato decreto Bersani, e dico «famigerato» per le conseguenze che ha provocato nel settore della giustizia. Poi, abbiamo continuato con la legge finanziaria dell'anno scorso e, ora, lei ci annuncia iniziative nell'attuale disegno di legge finanziaria che non sappiamo se saranno adeguate o sufficienti a far fronte alle problematiche.
Credo che oggi nel nostro Paese vi sia un bisogno e un'esigenza di sicurezza. Essa significa giustizia e la giustizia significa risorse.
Vi è un problema di certezza della pena e si tratta di un problema di giustizia e di risorse. Vi è un problema di contenzioso ed è un problema di giustizia e di risorse.
Lei ha detto, e noi siamo d'accordo, che riaprirà queste carceri e le utilizzerà, ma è necessaria la polizia penitenziaria e, pertanto, dobbiamo assumere agenti di polizia penitenziaria ed occorrono risorse.
Pertanto le chiediamo, signor Ministro, di essere più coraggioso e se ci consente anche più ultimativo nei confronti del Presidente del Consiglio e del Ministro dell'economia e delle finanze, perché non si possono celebrare nozze con i fichi secchi e non si possono dare risposte ai cittadini con promesse e parole. Noi faremo la nostra parte e ci auguriamo che lei e la sua maggioranza facciano la loro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

(Utilizzo dello strumento del credito d'imposta per l'assunzione di lavoratori a tempo indeterminato da parte delle imprese, con particolare riguardo allo sviluppo delle aree sottoutilizzate - n. 3-01350)

PRESIDENTE. Il deputato Aurisicchio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01350, concernente l'utilizzo dello strumento del credito d'imposta per l'assunzione di lavoratori a tempo indeterminato da parte delle imprese, con particolare riguardo allo sviluppo delle aree sottoutilizzate (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 13).

RAFFAELE AURISICCHIO. Signor Presidente, signor Ministro, qualche anno orsono fu introdotta, nel nostro ordinamento, la norma per la concessione alle imprese operanti, in particolare nelle regioni meridionali, di un credito di imposta per nuove assunzioni di lavoratori a tempo indeterminato. Il risultato fu molto positivo sul piano dell'incremento occupazionale e anche della emersione del lavoro nero.
Più di recente questo provvedimento non è stato più rifinanziato e nemmeno nella manovra economica presentata dal Governo sono previste risorse al riguardo.
L'interrogazione, che le rivolgo anche a nome dei deputati di Sinistra Democratica, è finalizzata a conoscere gli intendimenti del Governo in merito alla possibilità di riattivare la misura quale mezzo utile per favorire lo sviluppo delle aree sottoutilizzate e per accrescere l'occupazione.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, ha facoltà di rispondere.

PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, siamo impegnati, come è noto, in un'operazione di rivisitazione degli strumenti di sostegno alle imprese e anche delle politiche per il Mezzogiorno. Uno dei criteriPag. 23che stiamo adottando è quello del maggior utilizzo di strumenti automatici di agevolazione fiscale per assicurare certezza e rapidità nell'erogazione dei contributi e neutralità nelle scelte.
Ricordo che, a fianco di tale rivisitazione, abbiamo avviato in queste settimane una nuova programmazione per gli anni 2007-2013, che impegna per lo sviluppo del Sud oltre 100 miliardi di euro su dieci priorità, puntando fortemente sulla competitività delle imprese e l'innovazione del sistema produttivo.
Ricordo anche che nella scorsa legge finanziaria abbiamo riattivato il credito di imposta per gli investimenti, aggiungendo risorse ai 100 miliardi di cui parlavo e, non appena approvato in questi giorni dall'Unione europea il codice degli aiuti, vi sarà la ripresa di tale canale di sostegno agli investimenti in modo stabile per i prossimi anni.
Infine, ricordo che abbiamo anche riutilizzato una parte, con questa legge finanziaria, della legge n. 488 del 1992 (residui e rinunce) per un nuovo programma relativo all'occupazione, rivolto a 30 mila giovani laureati meridionali per favorire il loro inserimento lavorativo, dando priorità ai contratti a tempo indeterminato.
Alla luce di tutto ciò, stiamo anche valutando, in questo periodo, nel quadro di disponibilità dei vincoli di bilancio, di adottare altri strumenti, in particolare, i crediti di imposta per l'occupazione, ma bisogna tenere conto di alcuni elementi: dal 2007 è operante un intervento sul cuneo fiscale, che comporta un beneficio di 5 mila euro di sgravi contributivi, incrementato per le imprese che operano nel Mezzogiorno, in caso di assunzione di personale femminile; il credito di imposta sull'occupazione - cui l'onorevole fa cenno - ha registrato richieste decrescenti da parte delle imprese, per cui vi è stato un definanziamento di tale misura e la dotazione netta, per il periodo 2003-2006, è stata di 950 milioni di euro che, comunque, è eccedente rispetto alle richieste avanzate all'Agenzia delle entrate dalle imprese meridionali che, al 30 novembre 2006, ammontavano a 940 milioni di euro.
Infine, ricordo che abbiamo varato, con la legge finanziaria 2005, e successive modifiche, una nuova misura di sostegno all'assunzione a tempo indeterminato, che prevede, fino al 31 dicembre 2008, un intervento...

PRESIDENTE. Ministro Bersani, concluda.

PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. ... che consente un contributo massimo pari a oltre 350 euro per le assunzioni a tempo indeterminato.
In questo contesto, quindi, ribadisco la disponibilità a considerare un'ulteriore ripresa del credito d'imposta per l'occupazione, tenendo conto, però, che sono attive ormai parecchie misure.

PRESIDENTE. Il deputato Aurisicchio ha facoltà di replicare.

RAFFAELE AURISICCHIO. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per la risposta puntuale e articolata sull'insieme dei provvedimenti contenuti nella manovra economica proposta dal Governo e anche per il suo riferimento alla possibilità di determinare il ripristino di questa misura che, come è stato detto, può avere un positivo impatto rispetto alla realtà del Mezzogiorno d'Italia, ove continua a registrarsi una forte emergenza occupazionale.
Le statistiche non sempre riescono a dare conto dell'entità di tale fenomeno, in quanto tanti giovani in cerca di occupazione non si iscrivono ormai quasi più alle liste di collocamento. D'altra parte, sono sempre di più i giovani che riprendono la via dell'emigrazione verso il centro-nord.
Consideriamo utili misure come quelle previste nel disegno di legge finanziaria finalizzate a consentire l'ingresso nelle imprese del Mezzogiorno di 30 mila giovani laureati come stagisti. Credo, tuttavia, che tale misura non sia sufficiente in tal senso e riteniamo che un consistente contributoPag. 24possa venire dal ripristino della misura del credito d'imposta per nuove assunzioni a tempo indeterminato.
In tal senso, al Senato Sinistra Democratica ha già presentato un emendamento al disegno di legge finanziaria, che prevede la corresponsione alle imprese del Mezzogiorno di un credito di imposta pari a 400 euro mensili per ogni nuova assunzione in più rispetto alla base occupazionale media nelle aree dell'obiettivo Convergenza e di 300 euro in più nelle altre regioni del Mezzogiorno.

(Iniziative in ordine alla lettera della federazione regionale Emilia Romagna degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri relativa agli impianti di termovalorizzazione - n. 3-01351)

PRESIDENTE. La deputata Francescato ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01351, concernente iniziative in ordine alla lettera della federazione regionale Emilia Romagna degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri relativa agli impianti di termovalorizzazione (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 14).

GRAZIA FRANCESCATO. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghi, qual è il compito di un medico? È ovvio: curare i malati e occuparsi della salute della gente. È lapalissiano.
Preoccuparsi della salute dei cittadini è esattamente ciò che hanno fatto i medici dell'Emilia Romagna, che hanno segnalato, in una lettera inviata il 10 settembre scorso agli amministratori della loro regione, i rischi per la salute e per l'ambiente connessi agli inceneritori. Apriti cielo! Il Ministro Bersani li ha subito bacchettati e ha anche chiesto ai suoi colleghi Turco e Mastella di adottare misure contro tali medici.
Signor Ministro, siamo convinti e sicuri che lei tiene quanto noi alla salute dei cittadini. Siamo convinti che sia necessario andare oltre le polemiche e vogliamo essere costruttivi. Siamo, quindi qui a chiederle se intende rinunciare alla richiesta di tali misure sanzionatorie, ascoltare anche la voce di questi medici, di tanti comitati...

PRESIDENTE. Deputata Francescato, la prego di concludere.

GRAZIA FRANCESCATO. ... di cittadini, esperti e specialisti e cogliere l'occasione per impegnare il Governo ad un serio monitoraggio sugli effetti dannosi, non solo degli impianti, ma di tutto il ciclo dei rifiuti.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, ha facoltà di rispondere.

PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, ringrazio per l'occasione che mi è data di chiarire alcuni punti. In primo luogo, non sottovaluto certo la salute pubblica, come qualcuno fuori di qui - in modo anche per me offensivo - ha voluto sostenere. Vorrei solo che la salute pubblica fosse garantita da chi deve garantirla e anche alla luce delle più recenti acquisizioni scientifiche.
In secondo luogo, qualunque cosa si pensi dei termovalorizzatori, è bene sapere che in Italia ve ne è un utilizzo marginale (il 12 per cento dei rifiuti, mentre in Germania il 22 per cento, in Francia il 35 per cento, in Svezia il 45 per cento) e che le regioni italiane con il più alto tasso di raccolta differenziata sono anche quelle che hanno i termovalorizzatori.
Inoltre, l'incentivo ai termovalorizzatori CIP/6 non c'è più da quando lo abolii nel 1997, mentre l'incentivo dei «certificati verdi» nell'ultima finanziaria è stato ridotto, secondo le norme europee, alla parte biodegradabile e ogni procedura autorizzativa per i termovalorizzatori in Italia, come in Europa, prevede l'intervento pubblico attraverso valutazione di impatto ambientale, VAS, conferenza di servizi, autorizzazioni regionali, e via dicendo.Pag. 25
In terzo luogo, onorevole Francescato, i medici sono una cosa, gli ordini dei medici un'altra. Le ASL sono una cosa, le ARPA un'altra, l'ordine dei medici un'altra ancora. Se si perdesse questa piccola distinzione, dovremmo convenire che è legittimo per l'ordine degli avvocati di Vercelli dire la sua sulla colpevolezza o meno del giovane di Garlasco.
Per di più, la federazione dell'ordine dei medici dell'Emilia Romagna non ha invitato alla prudenza, ma ha pubblicamente invitato le amministrazioni pubbliche a sospendere i nulla osta autorizzativi, anche quelli in corso di valutazione da parte di ASL, ARPA e istituti che hanno al loro interno dei medici che credo sappiano fare il loro mestiere.
Pertanto voglio chiarire, onorevoli colleghi, che non c'è nessuna volontà punitiva nella mia iniziativa. Ho solo voluto mettere un «alt», perché i cittadini in Italia sono già di fronte a procedure di cui non comprendono la linearità e il punto di chiusura per il sì o per il no; sono sempre di fronte alla delegittimazione degli istituti che devono garantire la loro certezza e la loro sicurezza.
L'ordine dei medici, finché rimane un ordine e non una libera associazione, deve fare l'istituzione: se ha qualcosa da dire, sanzioni quei medici che non si sono comportati correttamente in una procedura.
Per il resto, invece, vi è la libertà delle associazioni, dei cittadini - medici o meno che siano - delle formazioni politiche di opporsi a un termovalorizzatore, secondo i loro argomenti.

PRESIDENTE. Ministro Bersani, la invito a concludere.

PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. Facciamo attenzione, però, perché se dilaga questo modo di intervenire confondendo le carte davanti all'opinione pubblica, in questo Paese aggiungeremo confusione a confusione.
Tutto qui: ho voluto impedire che dilagasse, come spesso succede in Italia, un modo improprio di dialogare fra istituzioni. Per il resto, non c'è nessun intervento punitivo.

PRESIDENTE. La deputata Francescato ha facoltà di replicare, per due minuti.

GRAZIA FRANCESCATO. Signor Ministro, ci fa piacere che non ci sia nessuna intenzione punitiva e che, quindi, lei receda dalle richieste sanzionatorie.
In secondo luogo, ho detto a chiare lettere che ritengo che lei, come tutti noi, sia interessato alla salute dei cittadini e, quindi, proprio perché è interessato alla salute sia dell'ambiente sia dei cittadini (che sono intrecciati come le dita delle due mani), è importante ricordare che gli inceneritori emettono 3 tonnellate di CO2 per ogni tonnellata di rifiuto bruciato. Le ricordo che essi vanno quindi nella direzione opposta alla riduzione delle emissioni richiesta dal Protocollo di Kyoto e dalle politiche energetiche europee.
Ma non basta: questi impianti producono un cocktail di veleni: cadmio, mercurio, diossine, furani e particolato sottile.
Pertanto, invece di premere l'acceleratore sugli inceneritori, perché, come predicano le direttive europee e il troppo spesso dimenticato programma dell'Unione, non dobbiamo puntare con decisione sulle tre «r»: riduzione dei rifiuti all'origine, raccolta differenziata - cito la sua Emilia Romagna, dove il nostro assessore Pinuccia Montanari a Reggio Emilia ha raggiunto il 70 per cento della raccolta: si può fare se si vuole - e riciclo. Poi - perché no? - quello che rimane può avere un trattamento d'avanguardia, come, per esempio, quello biologico.
Dunque, è arrivato il momento - lo ripeto - di fare un serio programma di monitoraggio di questi impianti, con indicatori precisi e analisi di rischio su tutto il ciclo dei rifiuti, come prevede l'Unione europea.
Quanto al CIP/6, lei sa meglio di me che si è trattato di una truffa; sa meglio di me che gli inceneritori riescono a rimanere sul mercato perché ogni anno, tramite il pagamento delle nostre bollette,Pag. 26vengono raccolti circa 2,4 miliardi di euro che dovrebbero essere destinati alle fonti rinnovabili e vanno invece ad alimentare la produzione di energia dai rifiuti. È la famigerata truffa del CIP/6, alla quale è arrivato certamente il momento di dire basta.
Pertanto, non prendiamocela con i medici che fanno il loro lavoro, che sia l'ordine dei medici o i medici. Mi rendo conto che sussiste una distinzione e sono d'accordo, ma comunque l'importante è che possano esprimere la loro opinione e fare il loro mestiere, che è quello di difendere la salute e l'ambiente dei cittadini, che sono prioritari rispetto a qualunque altra considerazione.
Difendiamo l'ambiente e la salute dei cittadini e magari anche le loro tasche (Applausi dei deputati del gruppo Verdi)!

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16,50 dopo una breve ripresa della riunione del Parlamento in seduta comune ai fini della comunicazione dell'esito della votazione per l'elezione di un giudice della Corte costituzionale.

La seduta, sospesa alle 16,40, è ripresa alle 17.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bandoli, Boato, Bocchino, Brugger, Casini, Colucci, Gamba, Goisis, La Malfa, Landolfi, Lion, Lucà, Morrone, Oliva, Ossorio, Pinotti, Piscitello, Pisicchio, Quartiani, Ranieri, Realacci, Reina, Rivolta, Franco Russo, Violante, Elio Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Istituzione e integrazione della composizione del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.

PRESIDENTE. In data 12 ottobre 2007, a seguito dell'entrata in vigore della legge 3 agosto 2007, n. 124, il Comitato parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di Stato ha assunto la denominazione di Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, insieme con le relative competenze.
In pari data, ai sensi degli articoli 30, comma 1, e 45, comma 1, della predetta legge, la composizione del Comitato è stata integrata con la nomina del deputato Roberto Maroni e del senatore Giuseppe Caforio.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 17,02).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori e per un richiamo al Regolamento (ore 17,03).

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, credo che la Camera dei deputati non possa tacere il fatto che oggi un Ministro di questo Governo abbia autorizzatoPag. 27un'inchiesta della magistratura nei confronti di un parlamentare della Repubblica, il senatore Storace. Questo è un fatto inquietante. Il Parlamento e la magistratura possono certamente esprimere un giudizio. Tuttavia, il fatto che il Governo utilizzi una norma risalente al 1947, che modifica le disposizioni relative alla difesa dell'onore e al prestigio del Re, dando un calcio alla separazione dei poteri, umiliando i parlamentari che rappresentano la nazione e sono insindacabili nell'esercizio delle loro funzioni, e che un rappresentante del Governo autorizzi inchieste della magistratura su una manifestazione di pensiero politico (che si può gradire o meno, condannare o apprezzare) è di una pericolosità incredibile!
Con riferimento ai fatti (ripeto: lo si può condannare quanto si vuole), il senatore Storace, ha sollevato un problema di non poco conto, signor Presidente. Infatti, nell'ambito di un sistema elettorale proporzionale, i senatori a vita, come prevede la nostra Costituzione, hanno pieni poteri al pari di tutti gli altri senatori. Tuttavia, nel momento in cui vige un sistema maggioritario, dove una coalizione si presenta al popolo dicendo di voler governare il Paese qualora fosse eletta, il fatto che sette senatori a vita votino sempre per una parte del Parlamento e si esprimano sul voto di fiducia, costituisce un'alterazione della vita democratica del Paese.
Rischiamo di rimanere prigionieri (a prescindere dal fatto di essere favorevoli o contrari al ricorso alle urne) di sette senatori a vita, non eletti dal popolo!
Si tratta di sollevare una questione di democrazia, perché il Parlamento non può essere tenuto prigioniero dalla scelta di sette senatori non eletti dal popolo, in un sistema nel quale le maggioranze vengono dichiarate prima.
In questa situazione di lotta politica, il Capo dello Stato non interviene utilizzando le prerogative previste dagli articoli della nostra Costituzione, riguardanti i poteri del Presidente della Repubblica (mi riferisco in particolare all'articolo 87, che contempla i messaggi alle Camere e via dicendo), ma si esprime su una dichiarazione che - lo ripeto - condivisibile o meno, apparteneva a una valutazione del parlamentare, in un momento in cui voleva gridare un'emergenza per il Paese.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

TEODORO BUONTEMPO. Sto per concludere. Ebbene, con riferimento a tale dichiarazione, il Capo dello Stato attribuisce l'epiteto di indegno a un parlamentare, il quale risponde che, a suo giudizio, si è indegni quando si verificano altri casi.
Concludo: onorevole Presidente, la norma che ho citato prima esisteva perché il Re era intoccabile. In questo caso non siamo in presenza di vilipendio al Capo dello Stato, che è un'altra fattispecie. Qui si tratta di offesa al Capo dello Stato.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

TEODORO BUONTEMPO. Ciò - e concludo - non è accettabile! Ecco il richiamo sull'ordine dei lavori: credo che il Parlamento debba riflettere su questo, con riferimento al momento presente e a quanto accadrebbe domani, se un membro del Governo potesse far mettere sotto inchiesta un esponente dell'opposizione.
Signor Presidente - e concludo - ho letto le dichiarazioni rilasciate sul caso Gladio riguardanti l'ex Presidente Cossiga, che fu costretto a dimettersi alcune settimane prima della scadenza del suo mandato. Non ho tempo per riferire quanto fu affermato sul conto di Cossiga. Il Presidente Leone fu costretto a dimettersi dopo una campagna nel corso della quale, contro di lui, si era affermato di tutto.

PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, la invito cortesemente a concludere.

TEODORO BUONTEMPO. Ha ragione, signor Presidente, e concludo. Alla luce di questi precedenti, ciò che ha fatto il Ministro Mastella è un atto politico. Sono prove generali di regime, per impedire all'opposizione di denunciare il fatto che sette senatori tengono prigioniera la democrazia nel nostro Paese!

Pag. 28

PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, prendo atto delle sue osservazioni. Le ricordo che l'autorizzazione cui lei fa riferimento è prevista dall'articolo 313 del codice penale e che il Parlamento, come lei sa, può sempre modificare le disposizioni vigenti, come quella cui lei fa riferimento.

MERCEDES LOURDES FRIAS. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MERCEDES LOURDES FRIAS. Signor Presidente, il nostro gruppo parlamentare ha presentato ieri, in sede di Commissione, un'interrogazione a risposta immediata sulle circostanze in cui è morto un giovane di 23 anni, detenuto nel CPT di Modena.
Il Governo non ha fatto in tempo a rispondere alla nostra interrogazione, che abbiamo appreso la notizia che un altro immigrato, recluso in quel CPT, si è suicidato questa notte. Dunque, due morti in meno di tre giorni.
Come gruppo parlamentare Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, chiediamo che il Governo riferisca con urgenza su tali fatti, così gravi per tutto il Paese, per la democrazia e per i diritti.
Chiediamo di conoscere la dinamica e le circostanze in cui sono morte queste persone, ma soprattutto chiediamo se il Governo intenda mantenere ancora aperto un centro che è completamente fuori controllo, come dimostrano i due suicidi nel giro di tre giorni.
Infine, domandiamo dove sia finito l'impegno elettorale del Governo volto a superare i CPT, che sono luoghi di negazione dei diritti e di sospensione della vita; e chiediamo dove siano finite le indicazioni della Commissione istituita dal Ministero dell'interno, che indicava i CPT come luoghi eccessivamente repressivi e anche dispendiosi per tutti, dal punto di vista economico.
Pertanto, ribadiamo la richiesta che il Governo venga in aula a riferire urgentemente su tali fatti.

PRESIDENTE. Onorevole Frias, riferirò al Presidente del Camera, che provvederà ad investire della questione il Governo.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, formulo molto sommessamente un suggerimento, senza che ciò appaia minimamente né una critica né nulla di simile nei confronti della Presidenza (atteso che abbiamo ascoltato sia un intervento dell'opposizione sia un intervento della maggioranza, non posso neppure essere tacciato di faziosità).
Vi è una regola tendenziale secondo la quale gli interventi di un certo tipo devono essere svolti al termine della seduta, ma essa nel corso del tempo sta venendo meno. Invece, sta diventando regola il fatto che tali interventi si svolgano in ogni momento della seduta.
Premesso che spetta sempre alla Presidenza apprezzare e valutare le circostanze nelle quali è possibile derogare alla regola, credo che sarebbe molto utile verificare (e la pregherei di farlo) la possibilità che tanti interventi, che nelle ultime sedute non sono stati pronunciati al termine della seduta, vengano svolti secondo la regola. Infatti, ciascuno di noi avrebbe molte questioni su cui soffermare l'attenzione; ma, queste ultime vengono sollevate solo al termine della seduta: tale regola deve essere adottata da tutti, anche per una buona economia dei nostri lavori.
Ripeto che lei avrà giustamente apprezzato il valore dei due interventi precedenti, e concordo con lei. Però, è necessaria una riflessione sulla regola, altrimenti quest'ultima diventa l'antiregola.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, mi permetto di dissentire circa il fatto che questa sia una regola, poiché lei sa che generalmente questo tipo di interventi viene fatto a fine seduta.
In questo caso specifico, in considerazione del fatto che stanno decorrendo iPag. 29termini regolamentari di preavviso per le votazioni elettroniche, abbiamo preferito collocare questi interventi prima di procedere secondo l'ordine dei nostri lavori.

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

TEODORO BUONTEMPO. Per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, intervengo per un richiamo al Regolamento, perché l'intervento dell'onorevole Giachetti, probabilmente sottovalutato, a mio avviso è di una gravità enorme, sia perché la prassi......

PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, la Presidenza ha già risposto sulla questione sollevata dall'onorevole Giachetti.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, intervengo per un richiamo al Regolamento, con riferimento all'andamento dei nostri lavori e su quanto ha affermato l'onorevole Giachetti.

PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, quali sono le norme che ritiene violate?

TEODORO BUONTEMPO. Ritengo violata l'applicazione della prassi secondo l'autonomia della Presidenza, quando questa lo ritiene opportuno. Inoltre, il fatto che i richiami sull'ordine dei lavori non sempre si svolgono a fine seduta: anche ieri per una questione molto più nobile è stato concesso l'intervento nel corso dei lavori.
Ricordo che l'onorevole Giachetti non è il censore della Camera dei deputati; anzi, dovrebbe impegnare i suoi parlamentari a non chiedere ciò che lui non chiede agli altri.
Il fatto che ogni tanto si alzano i due capigruppo e dicono quello che si può e quello che non si può fare è per me assolutamente inaccettabile. Era, infatti, legittimo da parte del Presidente dare la parola. Era legittimo per prassi consolidata: ho citato un caso più nobile di quello enunciato oggi, avvenuto ieri. Mi dispiace che l'onorevole Giachetti si metta sul piedistallo per stabilire le regole. Lui è componente di questa Camera: pensi al suo gruppo e non agli altri!

PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, la ringrazio per il suo contributo, ma la Presidenza aveva già risposto.

Deliberazione sulla richiesta di stralcio relativa ai progetti di legge nn. 2169, 1249, 2101 e 2066 (ore 17,12).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la deliberazione su una richiesta di stralcio.
La II Commissione (Giustizia), nel corso dell'esame dei progetti di legge C. 950 e abbinati, recanti disposizioni in materia di violenza sessuale e introduzione nell'ordinamento del delitto di molestia insistente, ha deliberato di chiedere all'Assemblea lo stralcio delle seguenti disposizioni: gli articoli 13 e 18 del disegno di legge n. 2169; l'articolo 7 della proposta di legge Bianchi ed altri n. 1249; gli articoli 12 e 13 della proposta di legge Mura ed altri n. 2101; l'articolo 3 della proposta di legge Incostante n. 2066.
Poiché sono state avanzate alla Presidenza numerose richieste di intervento, ai sensi degli articoli 41 e 45 del Regolamento, darò la parola ad un rappresentante per ciascun gruppo che ne faccia richiesta.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, colleghi, la Lega Nord Padania voterà con grande amarezza, con rammarico, per le modalità con cui la proposta di stralcio è arrivata in Assemblea, contro la proposta che viene formulata dalla Commissione.Pag. 30
Ministro Pollastrini, la violenza sulle donne è un fenomeno che nel mondo - ma, purtroppo, anche al nostro Paese - continua ad assumere una rilevanza drammatica e allarmante. I dati ISTAT denunciano che in Italia il 31,9 per cento delle donne, fra i 16 e i 70 anni, ha subìto una violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita. Cinque milioni di donne hanno subìto violenze sessuali e di queste il 18,8 per cento è stato più fortunato, sopportando solo violenze fisiche: dalla minaccia lieve a quella con le armi, dagli schiaffi al tentativo di strangolamento.
I più raffinati giuristi nel nostro Paese, ormai, parlano di «femminicidio», un reato gravissimo che colpisce le donne. Spesso tali episodi di violenza prendono avvio dalle cosiddette molestie insistenti - il cosiddetto reato di stalking - e, quindi, da vere e proprie persecuzioni che le donne subiscono ad opera di ex mariti, di ex fidanzati. Esse si concretizzano, magari, con la richiesta di un appuntamento, con le persecuzioni telefoniche, con una ricerca assillante, appunto, dell'ex fidanzata, dell'ex moglie che, purtroppo, spesso terminano con violenze fortissime nei confronti della donna, arrivando, addirittura, all'omicidio.
Non vorrei citare l'ultimo caso che, tuttavia, ha sconvolto il Paese la scorsa estate: si tratta del caso della ragazza di Sanremo; tutti ricordiamo il grido di dolore della mamma. La ragazza è stata uccisa da un ex fidanzato, che aveva già ucciso una ragazza e, tornato in libertà, ha commesso il reato nonostante vi fosse un rapporto della polizia che evidenziava che si trattasse di un individuo pericoloso. Il nostro codice penale, purtroppo, non ci consente di intervenire in via cautelare nei confronti delle molestie assillanti e di questi atti persecutori.
Signor Ministro, sa bene che il Parlamento è impegnato da un anno e mezzo nella discussione di una proposta di legge sulla violenza sessuale. La Lega Nord Padania, a mia prima firma, ne ha presentata una già nel luglio del 2006, alla quale è seguita anche una petizione popolare.
Tuttavia, signor Ministro, lei ha presentato un disegno di legge, operando una scelta - a mio parere - inopportuna: non si è limitata a presentarci alcune norme per prevenire la violenza e contrastare la violenza sessuale (come il rito immediato o quello direttissimo), per colmare la lacuna per cui, ancora oggi, in flagranza di reato non è previsto l'arresto obbligatorio, ma facoltativo; lei ha presentato un provvedimento più ampio, in cui si parla anche di truffa nei confronti degli anziani.
Signor Ministro, ho evidenziato che in questo provvedimento vi sono delle luci - le campagne di prevenzione, di formazione, una tutela assicurativa e previdenziale nei confronti, ad esempio, delle donne lavoratrici autonome che subiscono violenza sessuale - ma l'ampiezza sta portando, purtroppo, lentezza ai nostri lavori. Le donne di questo Paese, le madri che restano private delle loro figlie ci chiedono di intervenire, ma noi stiamo discutendo da un anno e mezzo e non siamo ancora stati capaci di addivenire ad una soluzione.
L'intera Commissione giustizia, tuttavia, condivideva che si potesse procedere in fretta, almeno in merito allo stalking e colmare la lacuna presente nel nostro ordinamento giudiziario. Avremmo potuto esaminarlo in sede legislativa, perché su ciò eravamo tutti d'accordo e avevamo avanzato una richiesta di stralcio. Tuttavia, ecco - è questo che noi denunciamo in quest'aula, magari resteremo soli, ma abbiamo il coraggio di farlo - che è arrivato il ricatto da parte di qualcuno. Sì, signor Ministro: da parte del collega Grillini e da parte del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea! Essi hanno affermato di voler realizzare una corsia accelerata per lo stalking (sul quale vi è l'accordo di tutti), ma tale corsia accelerata, per le donne che chiedono giustizia e che chiedono di essere tutelate, è stata avvelenata da una bella polpetta, signor Ministro, da un bel ricatto! La polpetta avvelenata consiste nell'unire al tema dello stalking l'articolo 18, che modifica la cosiddetta legge Mancino. Si tratta di una legge che noi, come gruppo Lega NordPag. 31Padania, non condividiamo perché reintroduce e mantiene nel nostro Paese reati di opinione e che - lo ricordo ai colleghi - è una legge di ratifica di una convenzione internazionale. Non si comprende, pertanto, come la si voglia modificare, legandola sic et simpliciter al reato di stalking. I due temi non hanno nulla a che fare l'uno con l'altro; noi contestiamo ciò dal punto di vista della tecnica giuridica: si tratta di due argomenti completamente diversi. Si tratta semplicemente, appunto, del ricatto da parte di qualcuno nel senso di voler modificare questa legge ed inserire nel reato di opinione anche la discriminazione per l'orientamento sessuale.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

CAROLINA LUSSANA. Concludo, signor Presidente, ma il passaggio è importante. Abbiamo già visto un uso scellerato della legge Mancino, che colpisce il sindaco di Verona - eletto con oltre il 60 per cento dei consensi - perché distribuisce volantini contro un campo nomadi abusivo.
Non vorremmo che con la suddetta modifica alla legge Mancino si incolpasse o si incriminasse la Chiesa quando afferma che l'omosessualità è contro natura, o, magari, si colpissero le associazioni familiari che si oppongono alle adozioni da parte di coppie omosessuali o lesbiche.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CAROLINA LUSSANA. Anche questo - attraverso un uso fuorviato della modifica della legge Mancino - vorrebbe dire discriminazione!
Per tale motivo chiediamo che si torni in Commissione e che si disponga lo stralcio, ma solamente per quanto riguarda il reato di stalking. Mi sembrerebbe una proposta ragionata rispondente all'esigenza presente nel Paese; pertanto dovremmo subito manifestare la disponibilità ad approvarlo in sede legislativa. In una settimana lo possiamo fare. In questo modo, invece, il provvedimento non andrà mai in porto (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Capotosti. Ne ha facoltà.

GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, mi associo alle considerazioni espresse dalla collega della Lega Nord Padania e penso a nome di tutta la Camera...

WLADIMIRO GUADAGNO detto VLADIMIR LUXURIA. L'ha firmata Mastella!

GINO CAPOTOSTI. ...rispetto alla preoccupazione che si manifesta in ordine all'emergenza di una certa tipologia di reati nei confronti delle donne.
Tuttavia, non condivido l'impostazione così radicale e, quindi, a nome del mio gruppo Popolari-Udeur, non potrò che pronunciarmi favorevolmente rispetto allo stralcio. Tale stralcio, infatti, ha una sua valenza, così come proposto dalla Commissione che ringrazio ancora per l'intenso lavoro svolto, e consentirà finalmente, in tempi brevi, di portare a casa un risultato che buona parte della società italiana sta aspettando.
Ritengo che le leggi, oltre ad essere scritte, vadano applicate ed anche interpretate cum grano salis. Quindi, l'estensione alla discriminazione sull'orientamento sessuale certamente non è paranoica, né rappresenta una radicalizzazione della posizione, ma è il riconoscimento di un altro fenomeno emergenziale che pure esiste. È evidente che la grandezza delle problematiche sociali ci pone innanzi al dovere di provvedere in modo intelligente. Sono certo che stiamo facendo quanto possibile nel rispetto di tutti e credo sia venuto il momento di chiudere, definitivamente, questo dibattito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellillo. Ne ha facoltà.

KATIA BELLILLO. Signor Presidente, colleghi, signor Ministro, dobbiamo essere sinceri: questa decisione per noi è abbastanza deludente e delude anche l'aspettativaPag. 32delle donne e degli uomini di questo Paese, che hanno ancora la speranza che si possa costruire un futuro democratico e alternativo con norme che definiscono pratiche quotidiane e democratiche, a partire dalla cancellazione delle tante ingiustizie e discriminazioni che subiscono le donne italiane.
Si avverte l'esigenza di affrontare il problema della violenza sulle donne perché è un problema sociale! Signor Ministro, forte è la sollecitazione nei confronti dell'Italia da parte degli organismi internazionali, affinché vengano applicate le convenzioni che pure abbiamo sottoscritto; in primo luogo, quella relativa all'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne. Purtroppo, invece, ancora una volta, abbiamo scelto la via più breve, ossia la più facile: l'emergenza e la sanzione.
Signor Ministro, riteniamo inutile ogni forma di inasprimento delle pene, anche perché l'attuale disciplina delle pene, se veramente attuata, può essere più che sufficiente! Tuttavia, andiamo ancora nella direzione opposta, anche rispetto alla raccomandazione n. 5/2002 del Consiglio europeo, la quale afferma chiaramente che non serve - riporto quanto è stato scritto nelle raccomandazione - un piano di azione straordinario contro le violenze sulle donne.
Esistono già norme penali sufficientemente repressive: quello che manca è un'ampia campagna di prevenzione e di educazione per rendere effettivi gli strumenti di tutela disponibili ed evitare - perché oggi accade ciò - che al momento della denuncia oppure della cura, la violenza di genere non venga riconosciuta.
Non esistono, infatti, le condizioni strutturali perché ciò avvenga, in quanto non c'è alcuna facoltà universitaria che forma coloro che poi dovranno operare: penso ai giudici, ai dirigenti delle forze dell'ordine ed alle forze dell'ordine stesse.
Occorre evitare che si verifichino ingiustizie al momento dell'applicazione della legge perché i soggetti giudicanti mancano di prospettiva di genere: è ciò che ci scrive nella raccomandazione il Consiglio europeo.
Occorre, inoltre, riconoscere che la violenza maschile contro le donne è il maggior problema strutturale della società (che si basa sull'ineguale distribuzione di potere nelle relazioni tra uomo e donna) e occorre inoltre incoraggiare la partecipazione attiva degli uomini nelle azioni volte a contrastare la violenza sulle donne.
È necessario, poi, riconoscere che lo Stato ha l'obbligo di esercitare la dovuta diligenza nel prevenire, investigare e punire gli atti di violenza (sia che siano esercitati dallo Stato stesso, sia che siano perpetrati da privati cittadini) e di provvedere alla protezione delle vittime.
Noi ci battiamo perché il Governo eserciti il suo potere rispetto anche al progetto di legge che il Governo stesso ha presentato. Abbiamo bisogno di discutere in modo celere in Commissione perché - lo sa bene, signor Ministro - il Comitato sull'applicazione della Cedaw il 25 gennaio 2005 ha evidenziato una lunga serie di preoccupazioni e di inadempienze e noi abbiamo sottoscritto tale protocollo.
È stato chiesto lo stralcio che introduce anche la questione dell'omofobia e noi del gruppo dei Comunisti Italiani, ovviamente, dopo l'intervento così velenoso (mi riferisco a quello della collega Lussana)....

PRESIDENTE. Onorevole Bellillo, concluda.

KATIA BELLILLO. ...a questo punto, nonostante le perplessità e la delusione, voteremo a favore. Lo faremo, però, con l'impegno - e concludo, Presidente - che la Commissione lavori, così che finalmente riusciremo ad avere anche noi - come Italia - una legge contro la violenza di genere, contro ogni tipo di violenza, che le direttive europee ci invocano. La ringrazio, signor Presidente, per la cortesia accordatami (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bongiorno. Ne ha facoltà.

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GIULIA BONGIORNO. Signor Presidente il gruppo di Alleanza Nazionale voterà a favore dello stralcio, ma dico subito, per massima chiarezza, che questo voto non significa affatto condivisione dei testi così formulati. Da un punto di vista tecnico, infatti, i testi, per come sono formulati, mancano di una caratteristica essenziale che deve avere la norma penale e cioè la tassatività.
Quando il legislatore dice ad un soggetto ciò che può o non può fare, come prima cosa deve essere chiaro, preciso e tassativo nel descrivere le condotte. Da un punto di vista tecnico, i testi non soddisfano le esigenze di tassatività: ove, quindi, venissero approvati i testi così come formulati attualmente, si creerebbe un gravissimo problema di incertezza. Voteremo, però, a favore, perché oggi dobbiamo votare per la priorità e se esiste una priorità assoluta è quella di focalizzare l'attenzione del legislatore su tale problema.
Signor Ministro, la definisco una priorità assoluta, perché lo stato attuale della legislazione non prevede sostanzialmente la tutela in un momento anteriore alla vera e propria violenza. Infatti, è vero che oggi in Italia esiste il reato di molestie, ma si tratta, in primo luogo, di una mera contravvenzione ed in quanto tale è sanzionata con una pena lievissima e, quindi, non costituisce un vero e proprio deterrente e poi, in secondo luogo, perché la molestia è punita soltanto se avviene in luogo pubblico.
Pertanto, in tale contesto, è vero che è necessario introdurre una nuova figura di reato. Tale figura di reato, che viene denominata con il nome di stalking, a mio avviso è essenziale per una ragione: è esperienza comune di tutti che lo stalker è un soggetto pericolosissimo.
Si tratta di un soggetto che, di fatto, si cela dietro la figura dell'innamorato che scrive soltanto un sms che sembra offensivo. Nei fatti, dal mero sms si passa alla telefonata, al pedinamento, all'ingiuria, alle percosse e poi alla violenza brutale.
Sia chiaro: con l'introduzione di questa norma non risolveremo il problema comunque di anticipare la tutela penale e di avere risposte immediate, perché dobbiamo ricordarci che in Italia, anche se introducessimo la migliore figura di reato, resta il problema che definisco dell'«imbuto». Qualsiasi denuncia, cioè, è destinata a non produrre processi, perché in Italia abbiamo processi che durano dieci anni. Questo significa che, di fatto, il soggetto che fa una denuncia è costretto poi a convivere con la controparte processuale per dieci anni.
Premesso, quindi, che siamo consapevoli che le norme mancano di tassatività e che ciò di cui si discute non rappresenterà una soluzione ai problemi delle donne - finché la giustizia non diventerà celere, le donne dovranno convivere decenni con i loro aggressori - siamo comunque favorevoli all'introduzione di questo sistema, sebbene con delle modifiche. Una per tutte - già la segnalo al Ministro - è la previsione di un sistema di anticipazione da parte dello Stato del proprio intervento con una diffida, come previsto nel sistema americano. Quando le molestie da mero fastidio diventano qualcosa di più, è necessario inviare una diffida ed avvisare lo stalker.
Inoltre, è indispensabile corredare questi disegni di legge, che mi sembrano piuttosto privi di norme che entrino nel concreto di quella che è la posizione dell'aggressore, con una serie di previsioni dirette anche a verificare le condizioni del soggetto aggressore, che a volte ha anche necessità di un trattamento sanitario.
Detto ciò, è indispensabile comunque modificare i testi così come sono allo stato formulati. È necessario che siano molto più tassativi e che il cittadino sappia quel che si può fare e quello che non si deve fare.
Tuttavia, il fatto che non ci piaccia il testo non ci impedisce di votare a favore, perché oggi votiamo per la priorità. La violenza nei confronti della donna è una priorità ed il primo passo della violenza è la molestia. Questo è il motivo per cui Alleanza Nazionale intende sanzionare le molestie sessuali ed anticipare la tutela penale (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pecorella. Ne ha facoltà.

GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, occorre fare chiarezza su alcuni aspetti. Da un lato, non si intende affatto abbandonare il testo complessivo che riguarda la violenza sessuale - si tratta di un testo complesso che merita un esame ed una trattazione approfondita - e dall'altro non si condividono necessariamente le modalità con cui sono state scritte le norme che saranno esaminate in Commissione.
Vi è, tuttavia, un aspetto da considerare: abbiamo tutti la responsabilità di far sì che lo stalking venga colpito presto e severamente. Non possiamo assumere una posizione tale per cui, domani o fra qualche giorno, una donna vittima dello stalking non viene tutelata, perché questo Parlamento, per il fatto che la discussione si inserisce nell'ambito di un tema molto più ampio o addirittura per non voler trattare quello della discriminazione razziale, finisce per non affrontare una questione della massima urgenza.
Questo è il motivo, che a me pare assolutamente di buonsenso, al di là delle divisioni politiche, per cui abbiamo il dovere di affrontare in Commissione, possibilmente anche in sede legislativa, il tema dello stalking.
Per quanto riguarda la discriminazione sessuale, anch'esso un tema delicato, ma certo non altrettanto urgente, la Commissione lo deve affrontare perché è stato richiesto come condizione.
Non condivido che si pongano tali condizioni, mettendo a rischio, invece, l'integrità fisica e morale delle donne, pur di affrontare questo tema, ma ci è stato imposto: lo accettiamo proprio nel nome della tutela della donna e nel nome di un Parlamento responsabile.
Per tale motivo, Forza Italia voterà a favore dello stralcio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanotti. Ne ha facoltà.

KATIA ZANOTTI. Signor Presidente, il gruppo di Sinistra Democratica per il Socialismo europeo è favorevole allo stralcio del reato di stalking dal complesso del testo, anche con riferimento alla modifica della legge Mancino che considera reati di violenza quelli motivati dall'orientamento sessuale.
Ciò detto in modo convinto e senza remore, vorrei, tuttavia, non tacere le nostre preoccupazioni. Alla più importante di esse ha cercato di rispondere, volendoci tranquillizzare, l'onorevole Pecorella: considereremmo sbagliato che il resto del testo della legge finisse su un binario morto. Sottolineo con preoccupazione questo rischio a nome del mio gruppo, perché penso (vorrei che a tale proposito il Ministro Pollastrini, se può, ci tranquillizzasse) che, se si rispondesse all'allarme sociale provocato dall'aumento delle violenze e degli stupri solo con la configurazione di nuove fattispecie di reato o con l'aumento delle pene, sceglieremmo una soluzione riduttiva e parziale. Il Ministro Pollastrini è assente, ma so che è d'accordo con questa valutazione.
Lo dico perché, a 10 anni dall'approvazione della legge contro la violenza sessuale, frutto di 17 anni (lo sappiamo bene) di discussioni e anche di differenziazioni fra le donne di questo Paese, mi chiedo se il deficit da colmare, il punto urgente da cui partire, il segnale prevalente da dare sia la produzione di nuove norme penali. Penso, al contrario, che contro la violenza e il dramma dell'aumento dei «femminicidi» in questo Paese vi sia bisogno di un progetto organico di intervento, che contenga sia norme che riguardano la formazione all'eguaglianza dei generi fin dalla scuola primaria (la legge spagnola in questo senso ci insegna molto), sia la costruzione di una grande e vasta rete di servizi. Tutti i soggetti pubblici, dall'ordine pubblico al Servizio sanitario, dovrebbero coordinarsi e concentrare forze e investimenti per rispondere a questa piaga così drammatica.
Penso, inoltre, che affidare alla esemplarità della pena soltanto una asimmetria dei rapporti fra uomo e donna non sia sufficiente: lo sottolineo, Ministro Pollastrini, perché so che facciamo bene aPag. 35stralciare ed a dare un segnale in termini di intervento sulle persecuzioni, le molestie e l'omofobia. È utile, lo ripeto, perché è un segnale necessario di civiltà per il nostro Paese; tuttavia, vorrei ribadire che non potremmo accettare e consideriamo irricevibile - lo diciamo già in quest'aula - l'idea che il resto della legge, che ha tutta l'organicità a cui facevo riferimento, purtroppo rapidamente in ragione del poco tempo disponibile, finisca magari in Commissione su un binario morto. Sarebbero le donne di questo paese le prime a risentirsi fortemente a fronte di una risposta totalmente inadeguata del Parlamento rispetto all'aggiornamento di una legge assolutamente necessario (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Comunisti Italiani).

PRESIDENTE. Assiste ai nostri lavori una delegazione dell'Assemblea Nazionale del Popolo cinese, guidata dal Presidente Chen Guangyi e dal Vicepresidente Yang Guoliang, che si trovano a Roma per partecipare alla seconda riunione della Commissione di cooperazione parlamentare italo-cinese. La Presidenza e l'Aula li salutano (Applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Grillini. Ne ha facoltà.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 17,40)

FRANCO GRILLINI. Signor Presidente, approfitto della presenza della delegazione dell'Assemblea del popolo cinese per rivolgere un appello ai deputati di quel Paese affinché anche in Cina siano garantiti i diritti umani, compresi i diritti delle persone omosessuali (Applausi).
Vorrei adoperare il poco tempo che ho a disposizione per smentire - nel modo più pacato possibile - quel che è stato detto dall'onorevole Lussana, e cioè che vi sia stato un ricatto. Semplicemente, in Commissione vi è stata una diversa valutazione sul termine emergenza e su quel che è da considerare tale. L'opinione mia e di vari gruppi politici componenti la Commissione è nel senso che esiste un'emergenza riguardante le molestie insistenti e che, dunque, è bene che il testo relativo sia discusso e possibilmente approvato nel suo complesso nel più breve tempo possibile: al contempo, si è anche ritenuto che, se vi è un'emergenza, questa riguarda anche i reati di violenza motivati dall'orientamento sessuale.
Dunque, onorevole Lussana, discutiamo se siamo d'accordo sul merito, ma evitiamo di parlare di ricatti. Soprattutto, evitiamo di parlare di reati d'opinione, anche perché gli amici della Lega sanno benissimo che i reati d'opinione sono stati praticamente abrogati, su loro iniziativa e, se in Italia non esistono più reati d'opinione, non si può certamente riproporli con questa iniziativa.
Esistono, invece, reati di violenza fisica che vengono perpetrati ogni giorno. Ricordo il dato più eclatante: centocinquanta morti a Roma nel giro di 15 anni. Ma ricordo anche un dato drammatico: il suicidio del ragazzo sedicenne di Torino. Onorevole Lussana, è giusto che un ragazzo di 16 anni debba buttarsi dalla finestra perché gli viene detto che è gay? Non è giusto morire in questo modo a 16 anni.
Giudico, dunque, molto positivo che il Parlamento affronti contemporaneamente i testi relativi a tali reati poiché sulla loro gravità non può esservi una graduatoria: i reati e le violenze sono tutti egualmente gravi. Esaminiamo allora rapidamente questo testo: in Commissione, sarà poi possibile discuterne e migliorarlo per precisarlo maggiormente.
Devo dire in conclusione che, da questo punto di vista, sono molto contento per il senso di responsabilità che hanno mostrato in questa vicenda i gruppi dell'opposizione, e vorrei pertanto di ciò ringraziarli.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Simone. Ne ha facoltà.

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, lo stralcio dei reati di stalking e di omofobiaPag. 36dal pacchetto in materia di violenza sessuale è un risultato importante ottenuto grazie al lavoro dei movimenti e della battaglia parlamentare di cui Rifondazione Comunista in primis, in queste settimane, si è fatta promotrice in Commissione giustizia. D'altra parte, la necessità e l'urgenza di procedere con questi due stralci, al fine di accelerare l'iter di approvazione del provvedimento, è stata sin dall'inizio la nostra posizione, che abbiamo formulato al presidente Pisicchio e alla Commissione. I contrasti e le resistenze iniziali sono stati superati con il voto unanime della Commissione e sarebbe importante che anche oggi si manifestasse in Assemblea un tale consenso.
Lo stalking, cioè la molestia ripetuta ed insistente, è a tutti gli effetti violenza contro le donne e come tale va affrontata anche dal nostro codice. In proposito, mi affido alla sapienza e all'esperienza delle donne dei centri antiviolenza, che svolgono un lavoro straordinario che va maggiormente riconosciuto e sostenuto: costoro, da Palermo a Milano, chiedono che venga introdotto questo nuovo istituto perché si disponga di maggiori tutele per le donne maltrattate.
Le questioni di merito saranno affrontate in seguito in Commissione. Oggi, ci auguriamo semplicemente che essa possa procedere per giungere in tempi rapidi all'approvazione di questi due testi: quello sullo stalking e quello sull'estensione della legge Mancino ai reati motivati dall'odio omofobico, che rende per noi particolarmente importante ed impegnativo questo nostro pronunciamento. Ciò ci permette infatti di dare una importante risposta anzitutto simbolica, una risposta di condanna sociale, pubblica e giuridica contro uno dei peggiori atti di violenza che si possono esercitare verso donne e uomini, quello motivato dal diverso orientamento sessuale.
L'omofobia - ovvero l'odio, l'offesa, la discriminazione e la violenza nei confronti di gay, lesbiche e transessuali - è basata sul pregiudizio ed è analoga al razzismo, alla xenofobia, all'antisemitismo e al sessismo.
Una società davvero civile non può tollerare che ciò avvenga senza una forte censura. Si tratta di determinare tutti quegli antidoti culturali e sociali in grado di spezzare il filo nero che produce violenza, lì dove c'è sessuofobia, oppressione, dominio di un genere sull'altro. È una questione sociale: non si può più oggi sostenere che la secolare battaglia giocata sul corpo della donna sia una questione solo di diritti individuali.
La critica femminista ci ha insegnato che proprio sul corpo della donna si è sempre giocato, ed ancora oggi si gioca, l'intero assetto sociale: ieri, come oggi, l'impero - qualunque esso sia - lo si domina dominando il corpo delle donne e tutte le forme di sessualità libera e responsabile che rompono con il dominio e trasgrediscono la norma precostituita.
La libertà sessuale e l'autodeterminazione sono un vero film dell'orrore per il dominio maschile che si manifesta in varie e morbose forme, anche con la violenza più profonda. Ed è per questo che, mentre cresce la visibilità sociale della vita degli omosessuali, aumentano i casi di violenza, se non si interviene nel corpo della società, a partire dalla scuola, con un'azione di prevenzione culturale.
Ciò che vogliamo ottenere con l'estensione della legge Mancino ai reati commessi per omofobia è rompere le mille solitudini, le mortificazioni, farci carico collettivamente delle ferite fisiche e psicologiche che troppi omosessuali e transessuali hanno subito.
Voglio dire all'Assemblea che, quando un ragazzino di dodici anni ha paura di andare a scuola perché i compagni lo deridono, o quando una ragazza viene stuprata perché lesbica, vi è il dovere morale di reagire.
Scriveva Pier Paolo Pasolini che il nostro sarà un Paese normale quando due ragazzi o due ragazze potranno tenersi liberamente per mano: noi vogliamo questo Paese normale, perché non possiamo più accettare che vi siano ragazze e ragazzi che debbano soffrire, e persino morire, a causa dell'omofobia.Pag. 37
Il 27 settembre scorso, il Senato statunitense - che ha una maggioranza conservatrice - malgrado il dissenso del presidente Bush ha approvato una legge che si chiama Matthew Shepard, dal nome di uno studente torturato ed ucciso nel 1998 a causa della sua omosessualità. Quello studente è diventato un simbolo per tutti gli omosessuali del mondo, anche in Italia dove da una dozzina di anni la nostra comunità lotta senza sosta per la condanna dei crimini motivati dall'odio.
Ci auguriamo che oggi, con questo voto, si avvii un percorso che porti a tale risultato storico, non solo per la vita e la cittadinanza delle persone omosessuali e transessuali, ma per tutti noi, per il nostro vivere civile, per costruire quel Paese normale (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Balducci. Ne ha facoltà.

PAOLA BALDUCCI. Signor Presidente, grazie al lavoro della Commissione giustizia oggi siamo arrivati ad un punto fermo ed importante: l'accordo di tutti - maggioranza ed opposizione - sulla priorità relativa a due tematiche molto importanti, esigenza che la collettività ci richiede.
Mi riferisco, in primo luogo, allo stalking (in italiano, molestie insistenti e ripetute), perché dobbiamo dare immediatamente una risposta a tutte le donne che chiedono aiuto, ed aiuto non hanno, dal momento che non vi è una fattispecie che le tuteli. Sappiamo tutte quante vicende vivono negli ultimi tempi le donne italiane e spesso l'epilogo di tali vicende, solo perché sporgendo denuncia ad un qualsiasi commissariato esse non ricevono risposta perché non è prevista la fattispecie delle molestie insistenti. Per tale motivo, ritengo che questo sia un grande passo avanti.
Il secondo passo avanti molto importante, che metterei sullo stesso piano, concerne l'omofobia. Per la prima volta, la nostra Commissione, senza differenza tra maggioranza ed opposizione (e credo che questo sia un momento importante), ha valutato la possibilità di chiedere lo stralcio di due fattispecie che non hanno riconoscimento nel nostro ordinamento penale: le molestie insistenti e l'omofobia.
Credo che oggi sia una giornata importante e che il consenso ottenuto in Commissione giustizia debba essere ripetuto in Assemblea. Aggiungo che ciò non toglie - siamo tutti d'accordo e noi membri della Commissione giustizia ne assumiamo la responsabilità - che il testo egregiamente predisposto dal Ministro Pollastrini sia portato avanti con estrema urgenza e attenzione, perché esso è molto importante.
Tuttavia, credo che chiedere oggi lo stralcio dello stalking e dell'omofobia dia un segnale alla popolazione che finalmente ottiene una risposta su questi reati così gravi e preoccupanti (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, nel rispetto della persona e delle scelte che ogni soggetto compie, anche in campo sessuale, contrariamente ai colleghi che hanno parlato, non auspico una società in cui un bambino abbia una madre e un padre di uno stesso sesso. Si tratta di un modello di società che La Destra combatte e mi meraviglio non poco, lo ribadisco, che non si capisca cosa significa lo stralcio.
Noi vogliamo una legge severa contro ogni violenza e intolleranza, ma tale provvedimento deve essere approvato dall'Assemblea, perché ciascuno si assuma le proprie responsabilità. Poiché con tale legge entriamo in situazioni delicatissime relative ai rapporti tra le persone e al modello di società, essa non può essere adottata nel «chiuso» di una Commissione parlamentare.
Per tali motivi, a nome della Destra, sono contrario ad ogni tipo di stralcio. Auspico di arrivare a creare una corsia privilegiata per affrontare la discussione e la votazione di tali norme, ma approvandoPag. 38il provvedimento in Assemblea, cari colleghi, perché occorre prestare attenzione in quanto si rischia che le violenze restino impunite e che la cosiddetta legge Mancino colpisca chi non compie atti di violenza.
In conclusione, voto contro lo stralcio e chi si esprime a favore di esso, evidentemente nel chiuso di una Commissione vuole raggiungere obiettivi che sa, a priori, che in Assemblea non verrebbero raggiunti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Buemi. Ne ha facoltà.

ENRICO BUEMI. Signor Presidente, anche noi socialisti e radicali della Rosa nel Pugno siamo favorevoli alla scelta della Commissione di circoscrivere l'ambito della problematica, per affrontare in maniera più tempestiva ed efficace la predisposizione di una normativa che colmi un vuoto di cui tutti siamo coscienti.
La questione è particolarmente delicata. È necessario un equilibrio nella norma, ma di tale argomento parleremo in sede di merito. Credo che vada anche evidenziato il fatto che vi sono situazioni che derivano da scelte compiute nel passato e da mancate scelte che sono oggi all'ordine del giorno, perché spesso vi sono circostanze che cagionano anche comportamenti gravi.
È di oggi la notizia che, presso il tribunale di Reggio Emilia, è avvenuto un fatto di particolare gravità: la morte di tre persone con ferimento di altre due, tra cui un poliziotto, perché si discuteva di una vicenda di divorzio e la via crucis prevista nel nostro ordinamento, a proposito della separazione legale o del divorzio, rappresenta molto spesso il luogo in cui violenze persistenti e gravi si manifestano. Oltre ai rapporti esterni alle coppie consolidate, che sono sicuramente la questione di maggiore preoccupazione nella normativa in esame, esistono situazioni particolarmente gravi che emergono nelle coppie consolidate, in cui vi sono vincoli giuridici, che si vogliano scindere perché non vi è più la possibilità di convivere.
Quindi richiamo l'attenzione dell'Assemblea, ed in particolare della maggioranza, affinché si affronti con una certa rapidità la questione dell'accelerazione dei tempi della separazione e del divorzio, perché non basta soltanto difendere la famiglia in termini di intoccabilità dell'istituto, ma bisogna difendere anche gli esseri umani dalle violenze che da una simile intoccabilità possono derivare.
Tornando alla questione specifica, confermiamo la disponibilità ad affrontare rapidamente la problematica in esame. Sicuramente, nelle attività e nelle molestie persistenti e particolarmente invasive della dignità della persona, si allocano non soltanto reati che hanno bisogno di una nuova dimensione normativa, ma da queste possono derivare reati ancor più gravi fino all'omicidio, come spesso accade (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, anche il gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI voterà a favore dello stralcio, ma «tappandosi il naso». Non si sarebbe dovuti arrivare a chiedere al Parlamento lo stralcio, ma bisognava avere il coraggio di portare avanti le proposte nel loro complesso.
È lungi da noi far sì che vi siano vittime di stalking e che le donne non vengano tutelate, ma certamente le motivazioni che alcuni hanno condotto in Assemblea, come i colleghi Lussana, Capotosti e Buemi, ci devono far riflettere che la materia è molto più complessa e tocca anche la modifica della legge Mancino che per noi socialisti è una legge da cancellare, assolutamente superata e che deve essere rivista nel suo complesso.
Non vorremmo cadere, invece di fare prevenzione e realizzare un salto culturale su ciò che hanno subito le donne, nell'eccesso opposto e cioè che ad essere vittima, questa volta, finisca per essere chi rivolge un semplice complimento, considerato come una violenza.
Per questo, in sede di diritto daremo il nostro contributo e cercheremo di modificarePag. 39cum grano salis il provvedimento con il giusto equilibrio, realizzando veramente un salto culturale di prevenzione e di emergenza, ma in modo che non si approvi una mera legge sanzionatoria e obsoleta, cadendo quindi nell'eccesso opposto.
È ovvio che alcune considerazioni svolte dai colleghi non sono assolutamente condivisibili. Qualcuno ha citato Pasolini, ma credo che egli stesso abbia, diciamo così, toccato con mano e con la vita l'aver preso per mano una persona dello stesso sesso. Pertanto, bisogna riflettere molto di più e meglio sulla discriminazione sessuale e sul contenuto dei provvedimenti in esame, che è profondo e che ci deve vedere coinvolti nel senso di realizzare la vera prevenzione e non un eccesso di giustizialismo sommario che non porta da nessuna parte.
Pertanto termino il mio intervento affermando che daremo il nostro voto favorevole allo stralcio, ma niente di più. Sul contenuto della legge vogliamo dire la nostra, affinché sia giusta, equa, equilibrata e non si ecceda nel campo opposto perché, altrimenti, non faremmo sicuramente un atto di diritto e di giustizia, ma commetteremmo l'ennesimo errore di una legge scritta sull'onda di questioni emozionali che, in questo momento, sarebbero dannose al Paese.
Lo ripeto: la legge Mancino deve essere veramente modificata perché è una brutta legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Samperi. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, questa mattina sono state uccise tre persone in un'aula di tribunale a Reggio Emilia: un uomo ha ammazzato la moglie e il cognato mentre si stava trattando la causa di separazione tra i due coniugi.
Da circa dieci mesi, la moglie era seguita, nella sua triste causa di separazione tra violenze e minacce, dal centro antiviolenza di Reggio Emilia, ma ciò non è stato sufficiente per impedire l'omicidio. È l'ultima delle tante morti annunciate, a cui ormai assistiamo quasi costantemente e - oserei direi - quotidianamente.
Ecco perché oggi, in quest'aula, ci troviamo ad affrontare la necessità di uno stralcio, proprio per accelerare la copertura di un vuoto normativo non più tollerabile. C'è stata un'ampia convergenza da parte di tutti i gruppi del centrodestra e del centrosinistra sulla necessità di porre un rimedio e prevedere come fattispecie di reato le molestie persistenti. Ormai, tali molestie danno vita quasi sempre ad atti più gravi e abbiamo l'obbligo di porre urgentemente fine a tale situazione.
Il disegno di legge presentato dal Governo è articolato e complesso. Esso prevede l'integrazione di tre livelli di intervento: misure di sensibilizzazione e di prevenzione contro la violenza in famiglia, di genere e contro le discriminazioni; il riconoscimento dei diritti alle vittime di violenza; la tutela penale di tali vittime e l'ampliamento della tutela processuale, sia penale che civile. Si tratta, quindi, di un ottimo disegno di legge, finalmente compiuto e completo.
Ciò non significa che tale disegno di legge non approderà in Parlamento, anzi la Commissione giustizia si è impegnata ad accelerare i tempi del suo esame. Tuttavia, il disegno di legge è complesso e ha bisogno di approfondimenti: da dicembre è in discussione presso la Commissione giustizia. Oggi abbiamo un'urgenza, una responsabilità cui non ci possiamo sottrarre. Vi è l'unanimità di tutti i gruppi e spero che il gruppo della Lega Nord, di fronte al dibattito che si è svolto oggi in Assemblea, possa ripensarci e ritornare sulle sue decisioni.
Speriamo che in sede legislativa sia possibile approvare rapidamente queste due fattispecie - lo stalking e l'omofobia - in modo da poter fornire una risposta a chi, per i diversi orientamenti sessuali o perché vittima di una cultura ancora oggi maschilista e sopraffattrice, paga costantemente e quotidianamente colpe non proprie.

PINO PISICCHIO, Presidente della II Commissione. Chiedo di parlare.

Pag. 40

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO, Presidente della II Commissione. Signor Presidente, intervengo molto brevemente, perché credo che tutti gli interventi abbiano fatto riferimento a questioni fondamentali, riferite al merito di ciò che ci apprestiamo a discutere in Commissione.
Ma, per un momento ancora, vorrei che le colleghe e i colleghi avessero ben presente il gesto che stiamo per compiere. Noi non stiamo discutendo nel merito, ma stiamo decidendo di operare uno stralcio. Stiamo valutando, nell'ambito del disegno di legge articolato e complesso presentato dal Governo - un buon provvedimento, Ministro Pollastrini, che a me personalmente piace - se esistano degli aspetti che impongono una particolarissima urgenza di delibazione e di decisione in ragione dei pericoli concreti che sono presenti nel Paese.
Questa è la ragione per cui ci stiamo muovendo insieme a tutti i gruppi in Commissione. Mi dispiace soltanto che l'onorevole Lussana abbia manifestato un elemento di dissonanza rispetto alla scelta compiuta dalla Commissione, lei che pure è protagonista su questi temi, avendo presentato una proposta di legge che, insieme ad altre diciassette presentate da altri colleghi, convergono su tematiche che hanno a che fare con la violenza sessuale.
Pertanto, stiamo decidendo di velocizzare un percorso in ragione di un allarme sociale molto forte. Qual è l'allarme sociale? Esso veniva ricordato sia dalla collega Samperi, sia in precedenza dall'onorevole Pecorella. Mi sia consentito: desidero ringraziare i colleghi dell'opposizione, perché hanno mantenuto in questa vicenda in Commissione un atteggiamento assolutamente corretto, aperto e disponibile, non viziato da pregiudizialità ideologiche. Stiamo parlando della necessità dell'approvazione di norme in materia di stalking, ossia la molestia insistente che si traduce in atteggiamento persecutorio.
Voglio ricordare che almeno il 10 per cento degli omicidi volontari ha un prologo che si chiama stalking e che almeno il 50 per cento delle donne che hanno subito una violenza fisica e sessuale ha un precedente di stalking: di questo stiamo parlando. Tale comportamento, però, non è oggi configurato come reato. Esistono altri modi di approcciare questo tipo di problema, questo dramma, ma non c'è una specifica norma. Dunque, diventa fondamentale, sotto questo profilo, esercitare tutta la nostra azione affinché si giunga ad una decisione.
Un'altra questione rispetto al quale esiste un vuoto normativo è quella relativa all'omofobia.
Questi sono i motivi che hanno sostenuto la scelta che, in una dimensione corale, ha compiuto la Commissione giustizia, vale a dire di velocizzare tali percorsi. Ciò non significa che gli altri aspetti contenuti nel disegno di legge governativo, ma anche nelle proposte di legge di iniziativa parlamentare - relativi alla violenza sessuale propriamente detta, alla prevenzione di questo drammatico fenomeno, alla violenza che si verifica in alcuni ambiti specifici e anche ad alcune tipologie di reato che possono essere perpetrate nei confronti degli anziani (il provvedimento, come ricordavo, è complesso) - non debbano seguire un loro percorso con un impegno preciso nella Commissione giustizia. Questa è la volontà di tutti i commissari, che voglio ringraziare. Spero che questa volontà sia confermata anche dall'Assemblea.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi.....

IGNAZIO LA RUSSA. Presidente! Chiedo la registrazione dei nomi!

PRESIDENTE. ... la richiesta di stralcio relativa ai progetti di legge nn. 2169, 1249, 2101 e 2066.
(È approvata).

La Camera approva per 388 voti di differenza.

Pag. 41

Onorevole La Russa, ai sensi del Regolamento, non era possibile su questo tema chiedere la registrazione dei nomi, perché si tratta di una votazione di natura procedurale.
L'assegnazione dei progetti di legge, risultanti dallo stralcio dei suddetti articoli a cui è stato attribuito un nuovo titolo, sarà comunicata nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Modernizzazione, efficienza delle Amministrazioni pubbliche e riduzione degli oneri burocratici per i cittadini e per le imprese (A.C. 2161-A); e delle abbinate proposte di legge Pedica ed altri; Nicola Rossi ed altri; La Loggia e Ferrigno (A.C. 1505-1588-1688) (ore 18,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Modernizzazione, efficienza delle Amministrazioni pubbliche e riduzione degli oneri burocratici per i cittadini e per le imprese; e delle abbinate proposte di legge di iniziativa dei deputati Pedica ed altri; Nicola Rossi ed altri; La Loggia e Ferrigno.
Ricordo che nella seduta del 16 ottobre 2007 è stato da ultimo approvato l'articolo 18 e che sono state accantonate alcune proposte emendative, nonché l'esame di taluni articoli e di tutte le proposte emendative ad essi riferite.
In particolare, sono stati accantonati l'emendamento Costantini 1.74 e la votazione dell'articolo 1; l'articolo aggiuntivo Costantini 2.031; tutte le proposte emendative riferite agli articoli 7, 9, 10, 11 e 12 e la votazione dei rispettivi articoli; gli emendamenti Attili 17.75, Costantini 17.71, Giudice 17.74, Costantini 17.72 e la votazione dell'articolo 17.
Avverto che la componente del gruppo Misto-La Destra ha esaurito i tempi a disposizione previsti nello schema recante il contingentamento.
Secondo la prassi, ai deputati di tale componente che ne facciano richiesta saranno consentiti - imputandoli al tempo previsto per gli interventi a titolo personale - brevi interventi per dichiarazione di voto della durata di un minuto.
Avverto la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 2161 sezione 1).
Avverto, altresì, che è in distribuzione un fascicolo contenente alcuni subemendamenti e che prima della seduta sono state ritirate tutte le proposte emendative a prima firma del deputato Turci, ad eccezione dell'articolo aggiuntivo 18.070.
Chiedo, pertanto, al relatore quali indicazioni voglia fornire per la ripresa dei lavori dell'Assemblea.

ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Signor Presidente, riprenderei l'esame dalle proposte emendative e dagli articoli che sono stati accantonati, in particolare dall'articolo 1.

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 2161-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1 e della proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 2161 sezione 2), precedentemente accantonati.
Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Costantini 1.74.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI NICOLAIS, Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.Pag. 42
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Costantini 1.74, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 454
Votanti 453
Astenuti 1
Maggioranza 227
Hanno votato
452
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati D'Agrò e Belisario hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Viola ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 462
Votanti 326
Astenuti 136
Maggioranza 164
Hanno votato
323
Hanno votato
no 3).

(Ripresa esame dell'articolo 2 - A.C. 2161-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 2 e della proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 2161 sezione 3), precedentemente accantonati.
Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'articolo aggiuntivo Costantini 2.031.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI NICOLAIS, Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Costantini 2.031, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 462
Votanti 445
Astenuti 17
Maggioranza 223
Hanno votato
444
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Vico ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Baldelli ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto contrario.

(Ripresa esame dell'articolo 7 - A.C. 2161-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2161 sezione 4).
Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Signor Presidente, l'articolo 7 si riferiscePag. 43all'ambito di applicazione di alcune disposizioni della legge 7 agosto 1990, n. 241, e ieri era stato accantonato.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti D'Alia 7.74, Boscetto 7.6 e D'Alia 7.75, mentre raccomanda l'approvazione del suo emendamento 7.100.
La Commissione invita al ritiro dell'emendamento Zeller 7.73 ed esprime parere contrario sugli emendamenti Boscetto 7.7 e 7.8, mentre il parere è favorevole sull'emendamento Angelo Piazza 7.77.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI NICOLAIS, Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento D'Alia 7.73, formulato dal relatore.

GIANPIERO D'ALIA. No, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, non ritiro l'emendamento perché ciò che propone la Commissione con l'emendamento 7.100, che ovviamente condividiamo, è parziale, in quanto riguarda solo le società a totale o prevalente capitale pubblico, ossia estende - e già questo è un fatto positivo - l'ambito di applicazione della normativa sul procedimento amministrativo anche a tali società.
Riteniamo che ciò non sia sufficiente e che occorra andare oltre, prevedendo un ambito di applicazione generale, che riguardi non solo le amministrazioni dello Stato, ma anche le regioni, gli enti locali e le società che da questi dipendono, perché la legge n. 241 del 1990 è una legge di attuazione dell'articolo 97 della Costituzione.
Inoltre, poiché parliamo di principi che non prevedono un'applicazione differenziata rispetto allo Stato, alle regioni o ai comuni, ma che hanno una loro immediata precettività, che riguarda tutte le amministrazioni pubbliche, indipendentemente dalla dimensione territoriale, e poiché riteniamo che si tratti di principi la cui disciplina rientra nella competenza esclusiva dello Stato (rispetto alla quale le regioni possono ampliare la sfera della regolazione, ma non possono derogare alla legislazione statale di diretta applicazione dei principi contenuti nell'articolo 97), manteniamo questo emendamento, che riteniamo sia un atto doveroso.
Pertanto, chiediamo ai colleghi di maggioranza di riflettere sulla circostanza che, se si vuole realmente applicare una legge di semplificazione e se si vogliono procedimenti rapidi e garanzie per i cittadini, non si può circoscrivere la portata della legge solo alle amministrazioni statali, prevedendo poi procedure contrattate con le regioni e con gli enti locali, che disperdono le potenzialità e gli effetti di questa normativa nel nostro Paese.
Ciò a maggior ragione dopo l'approvazione della riforma del titolo V della Costituzione, che ha trasferito potestà legislative e competenze amministrative alle regioni e agli enti locali su larga scala. Quindi, quanto più il decentramento è avvenuto in maniera disorganizzata, disordinata e disorganica in questi anni nel nostro Paese, tanto più dobbiamo prevedere principi che si applichino su tutto il territorio e a tutte le amministrazioni, se vogliamo contenere i costi delle amministrazioni pubbliche e avere più trasparenza.
Queste sono le ragioni per le quali chiediamo un voto favorevole sul nostro emendamento e facciamo un appello ai colleghi di maggioranza, perché credo sia importante cogliere lo spirito di questa nostra proposta, che ha un significato realmente innovativo e che credo possa essere utile a ciascuno di noi, anche nell'interlocuzione con le regioni e con gli enti locali.Pag. 44
Per queste ragioni, insistiamo veramente in maniera accorata perché venga colto il senso di questa proposta, che non è strumentale, ma attiene al merito del provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.

GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, innanzitutto intendo aggiungere la mia firma all'emendamento D'Alia 7.74, che è simile, anche se più ampio, al mio emendamento 7.6.
Noi abbiamo evidenziato l'esigenza di ampliamento della platea degli enti in ogni fase della discussione di questo disegno di legge. Per quale ragione? Perché non riusciamo a comprendere come mai, in relazione a determinate materie (quelle di cui agli articoli 2-bis, 11, 15, 25, commi 5, 5-bis e 6, nonché quelle del capo IV-bis), si affermi che si applicano a tutte le amministrazioni pubbliche, mentre, più semplicemente, non si affermi che tutte le norme della legge n. 241 del 1990 vengano estese a tutte le amministrazioni pubbliche.
Limitare la valenza di queste modifiche - per tanti versi utili e positive - soltanto alle amministrazioni statali e agli enti pubblici nazionali, a nostro avviso, è incongruo.
Qualcuno aveva obiettato che non si poteva legiferare interferendo sugli aspetti caratteristici degli enti locali e delle regioni. Osserviamo come, nello stesso testo del disegno di legge, si aggiungano, dopo il comma 2, i commi 2-bis, 2-ter, 2-quater e 2-quinquies, che disciplinano il contesto normativo attuale nell'ambito dell'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione, cioè nell'ambito dei livelli essenziali delle prestazioni. Però, il cittadino, che trova facilitazioni e possibilità di maggiore serietà nei suoi rapporti con le amministrazioni statali e con gli enti pubblici nazionali, ha certamente più rapporti con gli enti locali.
Anche se poi si cerca, con i commi 2-bis, 2-ter, 2-quater e 2-quinquies, di stabilire una disciplina minima per le prestazioni degli enti locali, sarebbe molto più serio e comprensibile evitare l'indicazione di alcune disposizioni da applicare agli enti locali e indicare, invece, le disposizioni che non si applichino a tali enti, rendendo così questa norma utile a tutti i cittadini, qualunque sia l'amministrazione con cui si confrontano.
Quindi, il fatto che l'onorevole D'Alia, oltre a utilizzare l'espressione «tutte le amministrazioni pubbliche», come nell'emendamento da noi proposto, abbia anche aggiunto le «società con totale o parziale capitale pubblico» mi sembra del tutto utile, perché sappiamo quali e quanti siano gli elementi di resistenza che queste società frappongono quando il cittadino cerca chiarezza e risposte sicure in tempi certi.
L'emendamento 7.100 della Commissione, invece, prevede l'applicazione delle disposizioni del disegno di legge in esame solo all'esercizio delle funzioni amministrative delle società con totale o prevalente capitale pubblico e contiene una limitazione della quale si capisce la logica, ma che ci pare troppo restrittiva.
Pertanto, anche io auspico un voto favorevole sull'emendamento D'Alia 7.74 e chiedo di sottoscriverlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
L'onorevole Buontempo è informato che il suo gruppo ha esaurito il tempo a disposizione, quindi posso concedergli solo un minuto.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, sottoscrivo l'emendamento in esame perché, se non venisse approvato, contraddiremmo i precedenti articoli relativi alla responsabilità: dove vi è capitale pubblico - totalmente, o in parte privato - bisogna applicare le norme relative alla responsabilità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

Pag. 45

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, abbiamo già avuto occasione di trattare l'argomento ieri.
Il gruppo di Alleanza Nazionale è favorevole al principio che le disposizioni del disegno di legge in esame si applichino a tutte le amministrazioni pubbliche, nonché a tutto ciò che è ad esse equiparabile agli effetti dei rapporti con il cittadino e, quindi, anche alle società con totale o parziale capitale pubblico.
Mi sembra di aver affermato ieri che, se negassimo tale principio, approveremmo una legge che possiamo giudicare più o meno opportuna, ma per due terzi sarebbe inefficace, cioè verrebbe percepita come tale, per la maggior parte, dai cittadini.
Quindi, dovreste tutti votare a favore dell'emendamento D'Alia 7.74. Noi esprimeremo un voto favorevole su tale emendamento; anzi, voteremo a favore di tutti gli emendamenti che si collocano nella stessa direzione, segnalando che effettivamente l'emendamento 7.100 della Commissione è assolutamente insufficiente e inadeguato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Costantini. Ne ha facoltà.

CARLO COSTANTINI. Signor Presidente, in linea di principio sono d'accordo con le considerazioni del collega D'Alia e di altri colleghi che mi hanno preceduto. Devo dire, però, che la questione è stata approfondita sul piano tecnico all'interno del Comitato dei nove dove è emersa una constatazione: l'attuale formulazione della legge n. 241 del 1990 già distingue l'ambito operativo della stessa, definendo una portata precettiva immediata nei confronti dello Stato e delle amministrazioni dello Stato e riferendosi, nel comma 2, alle regioni o e agli enti locali nell'ambito delle rispettive competenze rispetto alle regolazione delle materie disciplinate dalla presente legge.
In altri termini, è impossibile sul piano tecnico, in questa sede, definire una disposizione che sia immediatamente precettiva nei confronti del sistema delle autonomie locali. Del resto, abbiamo affrontato tale questione definendo i livelli essenziali delle prestazioni. Tutti gli articoli, le prescrizioni e i requisiti dell'attività amministrativa presenti in questa legge costituiscono requisiti essenziali delle prestazioni ai quali il sistema delle autonomie locali è obbligato ad attenersi.
Quindi, il parere contrario del relatore sull'emendamento D'Alia 7.74 e la presentazione dell'emendamento 7.100 della Commissione non scaturisce da una contrarietà di principio. Vi è la piena consapevolezza che, come del resto avviene già adesso, la legge sul procedimento amministrativo deve essere applicata dalle province e dai comuni. Dobbiamo, però, rispettare l'impostazione originaria della legge, che vede il legislatore statale definire in maniera prescrittiva i principi per le amministrazioni dello Stato e per le società pubbliche statali, rinviando all'autonomia costituzionale delle province e dei comuni per la definizione degli stessi principi.
Ripeto: il fatto che tutte le disposizioni previste in questo disegno di legge siano definite come livelli essenziali delle prestazioni che il sistema delle autonomie locali deve erogare, costituisce in qualche misura un vincolo per il recepimento di tali principi nei loro regolamenti e nell'ambito dell'autonomia regolamentare che la Costituzione riconosce loro e su cui siamo tutti d'accordo.
Per tale ragione, in sede di Comitato dei nove si è ritenuto di separare le due questioni. Si è ritenuto di lasciar perdere, in questa fase, i comuni e le province, e di riferirci esclusivamente alle società con totale capitale pubblico o a prevalente capitale pubblico, facendo riferimento, invece, alla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni e alla norma nel suo complesso, affinchè vengano poi recepiti autonomamente con le procedure previste dalla Costituzione nell'ambito degli statuti e dei regolamenti delle province e dei comuni.

Pag. 46

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Alia 7.74, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 465
Votanti 462
Astenuti 3
(Maggioranza 232
Hanno votato
196
Hanno votato
no 266).

Prendo atto che l'onorevole Pedica ha segnalato che non è riuscito ad esprimere il proprio voto contrario.
Passiamo all'emendamento Boscetto 7.6.
Chiedo all'onorevole Boscetto se acceda all'invito al ritiro del suo emendamento 7.6 formulato dal relatore.

GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, per le ragioni che ho già esposto in relazione all'emendamento D'Alia 7.74 e pur avendo ascoltato il ragionamento svolto dal collega Costantini - che ha una sua valenza ma che, secondo me, è possibile superare - insisto per la votazione del mio emendamento 7.6 sottoscritto anche dai miei colleghi in Commissione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 7.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 469
Votanti 468
Astenuti 1
(Maggioranza 235
Hanno votato
219
Hanno votato
no 249).

Prendo atto che la deputata Dato ha segnalato che non è riuscita a votare.
Saluto le classi di terza media e terza liceo dell'Istituto Marsilio Ficino di Figline Valdarno (Firenze), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Passiamo all'emendamento D'Alia 7.75.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo, quindi, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Alia 7.75, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 472
Votanti 470
Astenuti 2
Maggioranza 236
Hanno votato
200
Hanno votato
no 270).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 475
Votanti 473
Astenuti 2
Maggioranza 237
Hanno votato
467
Hanno votato
no 6).Pag. 47

Prendo atto che gli onorevoli Borghesi e Grassi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere il proprio voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Zeller 7.73.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

KARL ZELLER. Signor Presidente, lo ritiro.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Boscetto 7.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.

GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, colleghi, stiamo affrontando la materia relativa alla disciplina per i gestori di servizi di pubblica utilità e vi è un'estensione delle norme della legge n. 241 del 1990 anche ai gestori pubblici o privati con una serie di regolamentazioni riguardanti anche i casi di mancata osservanza di alcune disposizioni e dei livelli minimi di qualità e quantità predeterminati e pubblicati.
Si tratta di una norma certamente utile e ritengo, pertanto, che la nostra posizione debba essere di favore, salvo quanto si stabilisce al comma 4 dell'articolo 7. Tale norma dispone che con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da adottare entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore, sono individuati i soggetti competenti all'attuazione dei commi 2 e 3 del presente articolo. Condividiamo questa parte, perché è logico che vengano individuati i soggetti competenti per l'attuazione di tali articoli. Tuttavia, vi è un inserimento che stabilisce che gli altri servizi di interesse generale soggetti all'applicazione degli articoli 4, 5, 7 e 9 vengono anch'essi identificati - o meglio individuati - con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. Si parla, quindi, di gestori pubblici o privati di servizi di pubblica utilità e, poi, si delega, nella sostanza, al Governo l'indicazione di altri servizi di interesse generale, in relazione ai quali non vi è alcun accenno che possa permetterci di capire dove il decreto del Presente del Consiglio dei Ministri andrà a parare.
Si tratta, quindi, di una zona totalmente buia, relativamente alla quale noi abbiamo presentato sia un emendamento soppressivo del comma 4, ma anche - e, direi, in modo più incisivo e chirurgico - l'emendamento a mia prima firma 7.8, che elimina proprio questa possibilità per il Presidente del Consiglio dei Ministri e, in sostanza, per il Governo di scegliere dei servizi senza alcuna indicazione da parte del Parlamento.
La pregherei, pertanto, di mettere in votazione gli emendamenti a mia prima firma 7.7 e 7.8. Non illustrerò quest'ultimo, avendolo ampiamente fatto avvalendomi delle ragioni addotte a sostegno dell'emendamento a mia firma 7.7.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.

GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, mi associo alle considerazioni del collega Boscetto, perché credo che non sia possibile far dipendere l'applicazione di una legge sul procedimento amministrativo da una decisione del Governo, qualunque esso sia.
Ritengo, altresì, che non sia possibile che quest'ultimo possa, in qualche modo, individuare i gestori che sono soggetti a procedure «aggravate» - o comunque più trasparenti - e quali non lo siano. Mi sembra una questione su cui fare una riflessione.
Tuttavia, ritengo - e mi rivolgo anche al relatore e al presidente della Commissione - che dovremmo fare una riflessione anche in ragione del fatto che è stato approvato l'emendamento 7.100 della Commissione, con cui la disciplina sul procedimento amministrativo si applica a tutte le società con totale o prevalente capitale pubblico, tra cui anche quelle che gestiscono servizi di pubblica utilità.
Pertanto, ci ritroveremmo a votare un testo che, sostanzialmente, comunque è modificato e che dobbiamo rendere compatibile con l'emendamento 7.100 dellaPag. 48Commissione approvato in precedenza, con cui abbiamo stabilito l'applicazione indifferenziata - a tutte le società con totale o prevalente capitale pubblico - di tutte le disposizioni recate dalla presente legge, le quali modificano il testo della legge n. 241 del 1990.
Con questa norma, invece, affermiamo che vi sono una serie di gestori di servizi di pubblica utilità, che non sono sottoposti a tale disciplina; tuttavia, qualora avessero la forma di società con totale o prevalente capitale pubblico, andrebbero assoggettati alla disciplina così come l'abbiamo introdotta con l'emendamento 7.100 della Commissione. Pertanto, ritengo che dovremmo fare una riflessione, altrimenti smentiremmo quanto abbiamo approvato in precedenza.
Forse sono stato un po' confuso nell'esposizione, signor Presidente. Il punto è che abbiamo approvato l'emendamento 7.100 della Commissione, secondo il quale tutte le disposizioni che riguardano il procedimento amministrativo - così come le stiamo introducendo, modificando e integrando - si applicano a tutte le società con totale o prevalente capitale pubblico.
Con la previsione contenuta al comma 4, capoverso «articolo 29-bis», comma 4, invece, introduciamo una disciplina differenziata che prevede, peraltro, in quali casi sia il Governo, con proprio decreto, a stabilire l'applicazione della legge sul procedimento amministrativo per quanto riguarda la gestione dei servizi di pubblica utilità. Di conseguenza, dal momento che tali servizi possono essere gestiti anche attraverso società o totalmente, o prevalentemente partecipate dal pubblico, qualora noi approvassimo questa disciplina, di fatto avremmo «vulnerato» quanto approvato in precedenza.
Pertanto, ritengo che forse un approfondimento dovrebbe essere fatto per coordinare il testo contenuto nel comma 4, con quello approvato in precedenza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Onorevole Presidente, onorevole relatore, mi associo alle considerazioni testé svolte dal collega D'Alia. In effetti, questo particolare - almeno per quanto mi riguarda - mi era sfuggito; invece, gli emendamenti Boscetto 7.7 e 7.8 hanno il pregio di richiamare l'attenzione su un punto di non secondaria importanza.
Oltre a quanto ha detto bene D'Alia, infatti, nella prima parte della riformulazione dell'articolo 29-bis della legge n. 241 del 1990, si fa riferimento ai «gestori pubblici o privati dei servizi di pubblica utilità di cui all'articolo 2, comma 1, della legge 14 novembre 1995, n. 481»; e fino a qui, ci possiamo intendere, li abbiamo ben chiari.
Con la previsione contenuta al comma 4, capoverso «articolo 29-bis», comma 4, andremmo ad introdurre un'altra categoria - rimettendola con delega, peraltro, all'apprezzamento non preverificato del Presidente del Consiglio dei ministri - in cui si parla di «altri servizi di interesse generale». Mi si deve spiegare, però, quali sono questi altri servizi di interesse generale: è un genus diverso? Che cos'è? Abbiamo parlato di «gestori pubblici e privati dei servizi di pubblica utilità» - e va benissimo perché si tratta di una nozione in che, in qualche modo, ormai, in dottrina e nella pratica è circostanziata - ma questi «altri servizi di interesse generale» cosa sono?
Spesso vi sono servizi di interesse generale - ove, per «generale», si intende «verso una comunità» o una generalità, sia pure limitata, di soggetti - che possono essere forniti anche da un soggetto privato o di natura del tutto privatistica, volontariale o di altro genere.
Mi sembra che si stia introducendo - oltretutto con delega al Governo - una categoria così indifferenziata da non essere recepibile in un provvedimento di questo genere.
Pertanto, a meno che l'onorevole relatore, o chi lo ritenga opportuno, non ci fornisca una motivata precisazione di cosa siano questi «altri servizi», francamente sarei orientato, a nome del mio gruppo, aPag. 49votare a favore sia dell'emendamento Boscetto 7.7, ma, soprattutto, dell'emendamento Boscetto 7.8.

PRESIDENTE. Passiamo, quindi, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 7.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 473
Votanti 470
Astenuti 3
Maggioranza 236
Hanno votato
220
Hanno votato
no 250).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 7.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 475
Votanti 474
Astenuti 1
Maggioranza 238
Hanno votato
220
Hanno votato
no 254).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Angelo Piazza 7.77, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 474
Votanti 333
Astenuti 141
Maggioranza 167
Hanno votato
326
Hanno votato
no 7).

Prendo atto che la deputata Schirru ha segnalato che non è riuscita a votare e che il deputato Rampi ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.
Passiamo alla votazione dell'articolo 7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.

GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, vorrei soltanto dire che il gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) sarà costretto ad astenersi su tale articolo. Infatti, nonostante la nostra richiesta, il relatore non ha fornito alcun chiarimento specifico su un aspetto centrale e mi riferisco a quali soggetti tale disciplina si riferisca. Si tratta di un aspetto centrale perché, altrimenti - caro collega di Italia dei Valori -, il lavoro che abbiamo svolto finora rischia di essere vanificato ed a noi non piace essere presi in giro o prenderci in giro fra di noi. Abbiamo scorporato dalle società partecipate quelle che gestiscono i servizi pubblici di pubblica utilità che sono soggetti a tale disciplina o solo con riferimento ad alcune disposizioni o solo se lo decide il Governo, il che mi pare non sia proprio il trionfo della trasparenza. Per tale ragione ci asterremo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, sinceramente dispiace votare contro. Si tratta, infatti, di uno di quegli articoli nei confronti dei quali il gruppo di Alleanza Nazionale avrebbe avuto la massima disponibilità a votare a favore, perché si tratta di norme che, in definitiva, tendono ad estendere quanto più possibile nell'ambito della pubblicaPag. 50amministrazione disposizioni che vanno nella direzione della trasparenza e delle giuste risposte al cittadino. Questo elemento, sul quale abbiamo avuto un silenzio totale anche in termini di correttissima interlocuzione parlamentare, anche costruttiva, su un punto assolutamente qualificante, ci lascia effettivamente abbastanza sconcertati. Se non ci sono precisazioni, sia pure tardive, ma comunque pur sempre gradite sul punto, anche il gruppo di Alleanza Nazionale dovrà, perlomeno, astenersi.

ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Signor Presidente mi dispiace di non essere riuscito ad intervenire prima, ma ci tengo a chiarire e - se possibile - a far convergere sul voto anche i colleghi che si sono espressi in modo contrario.
A me sembra chiaro che l'articolo, dopo aver trattato l'ambito di applicazione relativo alle regioni e agli enti locali, faccia riferimento agli enti nazionali gestori di servizi di pubblica utilità e ciò non interferisce con quanto abbiamo votato prima con riferimento all'estensione delle disposizioni alle società con totale o parziale capitale pubblico; si tratta di enti soggetti alla funzione delle autorità di regolazione. Anche agli enti soggetti alle autorità di regolazione si applica tale disciplina ed, in virtù di questa condizione, lo si fa attraverso provvedimenti della stessa autorità: il concetto mi sembra abbastanza chiaro.
Nel momento in cui nasceranno enti nuovi, analoghi (non possiamo porre dei limiti) senza necessità di ripetere la procedura, sarà il Presidente del Consiglio dei ministri che, con decreto, estenderà tale norma anche ad eventuali ulteriori enti, sempre che rientrino in questa casistica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Incostante. Ne ha facoltà.

MARIA FORTUNA INCOSTANTE. Signor Presidente anch'io vorrei fornire dei chiarimenti al riguardo. All'articolo 7, comma 4, del provvedimento al nostro esame, si prevede di inserire dopo l'articolo 29 della legge n. 241 del 1990 l'articolo 29-bis che risulta del seguente tenore:«I gestori pubblici o privati dei servizi di pubblica utilità (...) applicano al rapporto di utenza, in quanto compatibili, le disposizioni degli articoli 4, 5, 6, 7, 8, 9 e 10 della presente legge». Naturalmente, rifacendomi all'intervento del relatore, l'autorità di regolazione entro un tempo stabilito deve determinare le concrete modalità, con proprie disposizioni. Quindi, non stiamo limitando l'applicazione della legge ai gestori di servizi di pubblica utilità, ma semplicemente usando tale procedura attraverso le autorità di regolazione, garantendo la sua applicazione. Inoltre e concludo, in tale testo abbiamo previsto che, qualora vi siano altri servizi di interesse generale, avvenga una ricognizione e, con un'estensione del decreto del Presidente del Consiglio, si applichino tali disposizioni.
Pertanto, come hanno già chiarito il relatore ed i precedenti interventi, credo si tratti di un'estensione non di una restrizione, come sembra apparire da alcuni interventi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Costantini. Ne ha facoltà.

CARLO COSTANTINI. Signor Presidente, ci tengo a svolgere questo intervento per recuperare il rapporto costruttivo che vi è stato fino ad ora. L'articolo 29 bis si riferisce ai gestori pubblici o privati dei servizi di pubblica utilità di cui all'articolo 2, comma 1, della legge n. 481 del 1995.
Parliamo di energia elettrica, di gas e di telecomunicazioni. Non è vero, quindi, che incidendo su questo articolo, escludiamo o incidiamo sulle disposizioni votate precedentemente concernenti il complesso delle società a capitale pubblico o privato e certamente non esclusivamente i gestori dei servizi di pubblica utilità.Pag. 51
Tale considerazione vi deve in qualche modo convincere del fatto che questo emendamento è assolutamente inutile. Per altro verso, voglio anche dire che il testo amplia la portata applicativa di questa norma, perché, tutto al più, si può discutere dell'opportunità o dell'inopportunità che sia il Presidente del Consiglio a definire quali sono gli altri servizi di interesse generale ai quali estendere la normativa.
Di questo possiamo discutere, ma certo non c'è una limitazione, anzi, un ampliamento: questo articolo, in aggiunta ai gestori privati o pubblici di servizi di pubblica utilità, disciplinati dall'articolo 2 della legge n. 481, consente al Presidente del Consiglio dei ministri, con proprio decreto, di allargare il campo di applicazione di questa norma anche a servizi di interesse generale che dovranno essere individuati.
Se la vostra preoccupazione è riferita al fatto che questo allargamento sia deciso dal Presidente del Consiglio dei ministri è un conto, ma mi pare di avere compreso dai vostri interventi che la vostra preoccupazione fosse prevalentemente quella che questo articolo sarebbe andato in qualche modo a circoscrivere l'efficacia e la portata di quello che abbiamo deciso prima.
Vi assicuro, però, che non è così. Spero di essere stato chiaro.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 478
Votanti 282
Astenuti 196
Maggioranza 142
Hanno votato
279
Hanno votato
no 3).

(Ripresa esame dell'articolo 9 - A.C. 2161-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2161 - sezione 5).
Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione dell'emendamento 9.100 della Commissione, mentre esprime parere contrario sull'emendamento Buontempo 9.70.
La Commissione, intende, inoltre riformulare l'emendamento 9.101, presentato dalla stessa, cassando il secondo capoverso a partire dalla parola: «conseguentemente» e mantenendo, quindi, solo il primo, raccomandandone in questi termini l'approvazione; esprime parere favorevole anche sull'emendamento Marone 9.72.
La Commissione, infine, raccomanda l'approvazione dell'emendamento 9.102 della Commissione, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Costantini 9.73.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIAN PIERO SCANU, Sottosegretario di Stato per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Il parere del Governo è conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 9.100 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.

GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, le considerazioni che intendo svolgere su questo emendamento valgono anche per l'articolo su cui voteremo contro per alcune ragioni. Alcune le avevamo evidenziate ieri, ma probabilmente non sono state colte nella loro importanza.Pag. 52
Comprendo bene l'esigenza di introdurre una serie di semplificazioni nella procedura relativa alla proposizione del ricorso straordinario al Capo dello Stato, ma non credo sia opportuno ridurre i termini per l'impugnazione da 120 a 90 giorni, posto che comunque, ai fini del decorso del termine per la proposizione del ricorso straordinario al Capo dello Stato, non vale la sospensione feriale dei termini. I 120 giorni, quindi, non si sommano ai 45 giorni di sospensione feriale.
Secondo, perché, come dicevamo ieri, si tratta di un ricorso che può essere presentato dal soggetto interessato senza il ministero dell'avvocato, quindi senza dover gravare di costi il cittadino o il dipendente pubblico e così via.
Terzo, perché non sembra opportuno restringere il regime degli atti impugnabili e mi riferisco in particolar modo alla lettera b) del comma 1, che viene introdotto dall'articolo 9, in cui si escludono dagli atti che possono essere impugnati con ricorso al Capo dello Stato gli atti di gestione dei rapporti di lavoro dei pubblici dipendenti, ad eccezione di alcune categorie particolari.
Il che significa costringere i pubblici dipendenti ad avvalersi solo del ricorso al giudice del lavoro nelle controversie che li riguardano e non anche al Capo dello Stato, e quindi di doversi difendere necessariamente anche attraverso il ministero di un avvocato. Mi sembra un eccesso di semplificazione, che comprime i diritti dei pubblici dipendenti. Non ne vedo la ragione, al di là del fatto che si possa pensare che siamo contro i sindacati: non è questo l'aspetto da considerare quanto il tema dell'efficienza dell'amministrazione pubblica.
Mi pare corretta ed opportuna la proposta di soppressione del comma 6 del collega Marone: esso avrebbe in qualche modo compresso ancor di più tali diritti, vulnerando l'esecuzione dei decreti del Capo dello Stato già adottati. Credo, in buona sostanza che, in questo eccesso di semplificazione del «vorrei ma non posso», in cui varate delle norme manifesto che vengono poi sistematicamente vulnerate, le uniche cose che hanno effetto sono quelle che invece non dovreste fare. Ecco le ragioni per le quali dico già in partenza che siamo contro l'articolo 9, così come formulato dalla maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 485
Votanti 365
Astenuti 120
Maggioranza 183
Hanno votato
296
Hanno votato
no 69).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Buontempo 9.70.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, richiamo l'attenzione dei colleghi, perché altrimenti non è possibile capire di che si tratta. Si riducono i tempi per i ricorsi. Il ricorso al Capo dello Stato, l'ultimo appello previsto dalla nostra normativa, o lo si rivede del tutto, cancellandolo, oppure non può essere inferiore ai 90 giorni, perché, altrimenti, calcolando i tempi di un ricorso al TAR, si impedirebbe al cittadino di utilizzare tale istituto in via amministrativa. Il mio emendamento semplicemente invita a mantenere un termine congruo, perché non venga tolta al cittadino questa possibilità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.

Pag. 53

ROBERTO COTA. Signor Presidente, o si elimina la possibilità del ricorso straordinario al Capo dello Stato, che è comunque indubbiamente una manifestazione di centralismo, e si introduce una figura diversa di ricorso ad un'altra autorità, per esempio il Presidente della Regione; oppure, se si mantiene la suddetta impostazione di questa legge, non si possono introdurre dei termini che siano penalizzanti nei confronti dei cittadini, perché non ha senso introdurre un termine diverso per il ricorso al Capo dello Stato rispetto a quello per il ricorso al TAR, e cioè rispetto al procedimento cosiddetto ordinario. Ciò soprattutto in ragione del fatto, come è stato sostenuto anche dai colleghi intervenuti prima, che questa forma di ricorso può esser inoltrata direttamente dal cittadino: risulta quindi penalizzante proprio nei confronti dei cittadini e comprime i loro diritti in una materia dove è normale che non ci si rivolga ad un avvocato e si sollevi direttamente la questione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.

GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, prendo la parola per aggiungere la firma all'emendamento Buontempo 9.70.
In realtà, stiamo operando un intervento normativo che si pone in una direzione esattamente contraria a quella che è la «filosofia» del provvedimento in esame.
Infatti, il provvedimento propone di abbreviare taluni termini per tutelare l'interesse del cittadino affinché le pubbliche amministrazioni forniscano risposte in tempi più rapidi e definiti: lo scopo è dunque quello di un'azione amministrativa più veloce, seria e controllabile. In materia di ricorsi straordinari al Capo dello Stato, invece si fa esattamente il contrario: il cittadino ha infatti bisogno in questo caso di molti giorni in più rispetto a quelli previsti per il ricorso al TAR per le più diverse ragioni (magari perché la situazione da cui deriva il ricorso non è ancora ben definita, o proprio perché il termine per il ricorso al TAR è già scaduto). È dunque un errore ridurre il termine per questo estremo rimedio.
Mi domando per quale ragione la Commissione non abbia seguito il parere della Commissione giustizia che chiedeva di mantenere fermo il termine di centoventi giorni poiché si tratta di un termine speciale e collegato ad un rimedio particolare: in altri termini, se si equipara o avvicina questo termine a quello per il ricorso al TAR, si finisce per svuotare di senso questo rimedio giurisdizionale. Peraltro, in Commissione avevo presentato un simile emendamento soppressivo - ed il relatore Giovanelli lo aveva accolto in parte - poiché inizialmente sembrava che si volesse addirittura prevedere per il ricorso straordinario il medesimo termine di 60 giorni che vige per il ricorso al TAR.
In conclusione, sulla base di tali ragionamenti, sentite sia le ragioni del proponente, onorevole Buontempo, sia le ottime argomentazioni dell'onorevole Cota (anche in relazione al fatto che i singoli privati possono utilizzare questo strumento), in considerazione del fatto che la filosofia del disegno di legge è del tutto diversa da quella di questa norma, vi chiedo di andare incontro agli interessi dei cittadini, ripristinando il termine di centoventi giorni. In questo modo, andremmo incontro anche al parere della Commissione giustizia, nonché alle associazioni degli avvocati, che più volte in questi giorni si sono pronunciate nel senso che sto indicando. Domando dunque ai colleghi - soprattutto a coloro che svolgono la professione di avvocato e a tutti coloro che colgono l'importanza della differenza fra i 60 giorni per il ricorso al TAR e i 120 giorni per quello al Capo dello Stato - di mantenere una norma che è nel nostro ordinamento da decine di anni, e che costituisce uno degli istituti storici del nostro diritto amministrativo e della nostra procedura amministrativa.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamentoPag. 54Buontempo 9.70, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 480
Votanti 477
Astenuti 3
Maggioranza 239
Hanno votato
226
Hanno votato
no 251).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 9.101 della Commissione, nel testo riformulato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, svolgo una dichiarazione di voto congiunta sull'emendamento 9.101 della Commissione e sull'emendamento Marone 9.72, su entrambi i quali preannunzio il nostro voto favorevole. L'emendamento Marone 9.72, in particolare, propone giustamente di sopprimere il sesto comma dell'articolo 9, che, se mantenuto, introdurrebbe una disciplina differente per i provvedimenti resi prima e per quelli resi dopo l'entrata in vigore della legge, il che si risolverebbe in una disparità di trattamento priva di qualsiasi giustificazione, col conseguente danno in termini di disuguaglianza fra i cittadini (Applausi del deputato Lisi).
Preannunzio dunque il nostro voto favorevole sull'emendamento Marone 9.72, nonché sull'emendamento 9.101 della Commissione, nel testo riformulato nel senso indicato dal relatore.

UGO LISI. Bravo!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.

GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, intervengo solo per aggiungere la mia firma all'emendamento Marone 9.72.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.101 della Commissione, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 478
Maggioranza 240
Hanno votato
475
Hanno votato
no 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marone 9.72, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 471
Votanti 470
Astenuti 1
Maggioranza 236
Hanno votato
470).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.102 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 478
Votanti 469Pag. 55
Astenuti 9
Maggioranza 235
Hanno votato
468
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Volontè ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Costantini 9.73, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 472
Votanti 468
Astenuti 4
Maggioranza 235
Hanno votato
466
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che il deputato Tassone ha segnalato di essersi erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 469
Votanti 335
Astenuti 134
Maggioranza 168
Hanno votato
286
Hanno votato
no 49).

Prendo atto che la deputata Suppa ha segnalato che non è riuscita a votare.

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 2161-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2161 sezione 6).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Turci. Ne ha facoltà.

LANFRANCO TURCI. Signor Presidente, colgo l'occasione di questo intervento soprattutto per commentare l'articolo aggiuntivo 10.0100 della Commissione (Nuova formulazione) (mi si spiega, infatti, che in base al Regolamento devo intervenire ora mentre passiamo all'esame dell'articolo 10).
L'articolo 10-bis, di cui alla proposta emendativa presentata dal relatore, è uno dei punti nevralgici del disegno di legge che stiamo esaminando, che probabilmente segnerà, in un modo o in un altro, anche il valore di questa iniziativa legislativa.
Si tratta di un argomento che è entrato e uscito diverse volte nel corso dell'iter legislativo del disegno di legge e dei lavori in Commissione.
Lo spunto dell'articolo in questione presentato dal relatore è la proposta di legge che io presentai, insieme ad altri quarantasette colleghi (sia della maggioranza sia dell'opposizione), nel dicembre dello scorso anno.
Voglio dare atto tra l'altro della presenza, tra le firme della proposta di legge che presentai a suo tempo, anche di colleghi dell'opposizione, perché vorrei anche sottolineare che nell'insieme - pur nella dialettica che abbiamo finora visto nel corso del dibattito sui vari articoli tra i diversi schieramenti della Camera - l'opposizione ha dimostrato una partecipazione attenta, precisa, puntuale e, aggiungo, costruttiva. Mi dispiace che probabilmente arriveremo alla conclusione del voto finale mantenendo ancora la separazione di voto tra opposizione e maggioranza.
Tuttavia, ritengo che temi come quelli al nostro esame - e soprattutto il temaPag. 56recato dall'articolo 10-bis che prende le mosse, come ho detto, da quella proposta di legge che prevedeva l'istituzione di un'authority - sono temi che in un bipolarismo (passatemi l'espressione) ben temperato non dovrebbero essere oggetto solo di un'iniziativa o di un voto di una maggioranza, ma dovrebbero vedere tendenzialmente la convergenza di maggioranza e di opposizione proprio per il carattere istituzionale dei temi stessi.
Non stiamo parlando di un tema che connota una parte contro l'altra, ma dell'efficienza, della trasparenza, della funzionalità della pubblica amministrazione e della soddisfazione dei cittadini. La proposta di legge che avevo presentato si ispirava, appunto, a tali criteri e tuttavia - come ricordavo - ha avuto una storia molto tormentata.
Voglio a tutti ricordare che la citata proposta di legge aveva preso le mosse, prima ancora, da una polemica avviata nell'agosto dello scorso anno sul Corriere della Sera dal professore Ichino, la quale ebbe una grossa eco perché si parlava dei nullafacenti - e non dei fannulloni, attenzione! - nella pubblica amministrazione. Con l'espressione «nullafacenti» non si intendeva solo la categoria dei fannulloni - che pure esistono, in quote certo non decisive -, ma si faceva riferimento anche a quella parte di pubblici dipendenti male utilizzati in strutture inutili, doppioni di altre strutture e prive di funzioni effettive.
Quella polemica ebbe una larga eco nell'opinione pubblica e provocò anche, immediatamente, un risentimento sul versante sindacale: una parte del mondo sindacale reagì pesantemente a quella campagna di stampa, sostenendo che si trattava di una criminalizzazione indiscriminata dei dipendenti pubblici e di una cosa inammissibile ed inaccettabile.
In verità, non solo non si trattava di una campagna tesa a criminalizzare, in quanto tali, i dipendenti pubblici ma addirittura proponeva i temi per una valorizzazione del merito dei dipendenti pubblici, per applicare finalmente nella pubblica amministrazione criteri di merito e si tratta di un metodo che ogni giorno viene evocato nei nostri discorsi, sulla stampa, nei saggi di ricercatori e nelle ricerche universitarie, ma non trova concretamente applicazione in nessuna branca della pubblica amministrazione, né in quella amministrativa in senso stretto, né nella scuola, né nell'università, né nella sanità e neanche nella giustizia, in nessun comparto della pubblica amministrazione.
Dalla compagna estiva sui nullafacenti ha preso la mosse una proposta di legge tesa ad istituire un'authority che, in qualche modo, si assumesse l'onere di diffondere la pratica della valutazione dell'operatività delle strutture pubbliche, dei dirigenti (non solo dei dipendenti ma dei dirigenti prima di tutto), dell'insieme dei dipendenti e del grado di soddisfazione degli utenti della pubblica amministrazione, cioè del cosiddetto output. A tale fine si proponeva l'istituzione di un'authority che è stata immediatamente presa di mira e contrastata. Si è detto che volevamo creare il «grande fratello», una specie di occhio onnipotente capace di controllare i 3 milioni 300 mila dipendenti pubblici, che francamente rappresenta un'accusa ridicola perché sarebbero folli i proponenti di una tale iniziativa.
Pertanto abbiamo incontrato molti contrasti, perché estendere il criterio della valutazione, in termini sia di meritocrazia, sia di trasparenza, controllo e verifica dei risultati è materia che disturba troppi interessi nel nostro Paese e anche all'interno della stessa pubblica amministrazione. Eppure, la proposta prendeva le mosse da esperienze di altri Paesi europei. Ormai siamo in Europa da tutti punti di vista, ma quando si tratta di importare dall'Europa le migliori pratiche troviamo le più grandi difficoltà.
In molti Paesi europei, soprattutto del nord Europa, si ricorre alla pratica di quella che viene chiamata la public review. Annualmente o periodicamente ogni comparto della pubblica amministrazione dà conto dei risultati della sua attività e li confronta con i portatori di interessi, con i rappresentanti dell'opinione pubblica, con i ricercatori esperti di tali temi, per poter procedere ad un confronto fra l'autovalutazionePag. 57che la pubblica amministrazione fornisce di sé e la valutazione che le danno i cittadini utenti.
Ebbene, di fronte a tutto questo che era lo spirito della proposta di legge che abbiamo presentato a suo tempo, e ripeto con le firme di 47 parlamentari di molti degli schieramenti politici della Camera, abbiamo incontrato parecchie ostilità.
Un'ostilità è giunta da alcuni gruppi della maggioranza. Il gruppo di Rifondazione Comunista e i Comunisti Italiani hanno presentato parecchie obiezioni, facendo presente che il tema non era accettabile, che non si poteva costruire un ennesimo organismo su tale materia. Tuttavia, devo dire che abbiamo trovato incertezze, alti e bassi, anche nel corpo centrale della maggioranza, in quello che oggi è il Partito democratico. Infatti, se è vero, per un verso, che tale proposta di legge, presentata in questa Camera, è analoga, identica ad un'altra presentata dalla senatrice Finocchiaro (come prima firmataria) nell'altro ramo del Parlamento, è pur vero tuttavia che l'atteggiamento dei gruppi della Margherita e dei Democratici di Sinistra è stato altalenante, con posizioni favorevoli su alcuni aspetti, su altri contrarie e su altri reticenti.
Tutto ciò, per dirla francamente, si è riflesso anche nell'atteggiamento del Governo. Do atto al Ministro Nicolais che alla fine, continuando a discutere ci ha fatto trovare un'intesa, ma credo che il Ministro, con grande onestà intellettuale, dovrebbe riconoscere quante sono state le incertezze, anche nel Governo, intorno al provvedimento.
Accanto alle ostilità di una parte della maggioranza, a incertezze di un'altra parte - più significativa - della maggioranza, abbiamo trovato anche una particolare ostilità in alcune componenti sindacali, le quali hanno avanzato l'obiezione che la proposta di legge invaderebbe spazi dell'autonomia contrattuale.
Su tale punto dobbiamo capirci fino in fondo. In verità, in nome della difesa dell'autonomia contrattuale, da anni nel nostro Paese abbiamo, nella pubblica amministrazione, una prassi concreta di cogestione fra dirigenti, politici e sindacati in materia di pubblica amministrazione. La cogestione non fa bene alla dialettica sana, corretta, fra la pubblica amministrazione come datore di lavoro e i sindacati come rappresentanti dei dipendenti pubblici e non fa bene neanche all'efficienza della pubblica amministrazione. Sta di fatto che qui abbiamo trovato sicuramente un punto di resistenza forte che ha inciso anche sulle dialettica dell'Assemblea e sulle forze politiche.
Poiché, quando si parla di questi argomenti, chi sostiene questa tesi viene accusato di voler scaricare tutte le colpe della pubblica amministrazione sui dipendenti e sui sindacati, voglio ribadire che questa non è la mia tesi. L'ho detto ieri e lo ribadisco ora. Vi sono responsabilità anche più pesanti di quella che chiamiamo comunemente la politica. Quando i sindacalisti mi rispondono di guardare alle assunzioni clientelari, alle consulenze date a man bassa, all'uso politico di pezzi di apparati della pubblica amministrazione, dicono una cosa sacrosanta.
Nei costi della politica vi è la cattiva gestione da parte dei responsabili politici, ministeriali e degli enti locali, ed anche di «pezzi» dell'apparato pubblico, persino delle assunzioni nell'apparato pubblico. Abbiamo avuto un caso eclatante nei giorni scorsi che ha indotto il presidente della regione Campania, Bassolino, a licenziare in tronco il direttore responsabile dei lavori pubblici della regione Campania. Sapete cosa aveva fatto? In occasione di un convegno per il Partito Democratico, cui partecipavano il presidente della regione e l'assessore ai lavori pubblici, aveva emanato una circolare a tutti gli uffici dei lavori pubblici della regione Campania imponendo la presenza di almeno venti dipendenti al convegno organizzato dal presidente della regione e dall'assessore ai lavori pubblici. Di fronte all'accusa palese dei giornali il direttore è stato denunciato, ma credo che pensasse di interpretare la volontà dei suoi danti causa. Anche questo è l'esempio di una cattiva utilizzazione della pubblica amministrazione e, quindi,Pag. 58quando i sindacati mi dicono che vi sono responsabilità politiche, hanno perfettamente ragione.
Aggiungo un'altra cosa: vi è una responsabilità (la terza) della gran parte della dirigenza pubblica, la quale tende ad accomodarsi in questa situazione e ad adeguarsi - diciamo così - all'andazzo piuttosto che assumersi le proprie responsabilità, rivendicare i propri poteri, la propria autonomia e il proprio potere decisionale perché, alla fine, scontrarsi con i sindacati, per un verso, o con gli agenti politici, dall'altro, non è comodo neanche per il più coraggioso dirigente della pubblica amministrazione.
La proposta di legge riguardante l'authority tendeva a combattere questi tre fattori e a mettere in moto una dinamica diversa, capace di dare efficienza, autonomia e trasparenza alla pubblica amministrazione.
Che cosa abbiamo ottenuto e a quale punto siamo con l'articolo che stiamo esaminando? Caro Presidente, sono stato incerto fino all'ultimo se valutare il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Ho deciso di valutarlo mezzo pieno. Ieri sera, in sede di Comitato ristretto, abbiamo concordato alcuni emendamenti importanti che danno maggiore spessore alla proposta che tra un momento discuteremo e approveremo e, quindi, dichiaro che il bicchiere è mezzo pieno, ma per lealtà verso me stesso e verso l'Assemblea, devo dire che è «solo» mezzo pieno e che non è ciò che avrebbe voluto chi di noi ha proposto il provvedimento in esame.
La costituzione di un'authority è stata negata. Faccio presente che il Parlamento ha approvato authority per tutte le ragioni e per tutti gli scopi: abbiamo approvato authority pletoriche, che costano miliardi, molte delle quali dovrebbero essere già iscritte nell'elenco degli enti inutili, tant'è vero che avevo proposto, nelle mie proposte di legge, di chiudere l'Alto commissario contro le corruzioni (che non serve assolutamente a nulla e che ha già cambiato tre presidenti in due anni e mezzo) con l'intento di portare quelle risorse dentro a questa authority. Non fa niente.
Si è negata l'istituzione di questa nuova authority perché era troppo impegnativa e dava troppa autorità - chiedo scusa del bisticcio di parole - all'organizzazione che mettevamo in moto. Si è inventato un ibrido che consiste in una commissione indipendente presso il CNEL. Cari colleghi, siamo accusati quotidianamente sui costi della politica. Quando affronteremo l'abolizione del CNEL che, francamente, pur essendo un organo di rilievo costituzionale, è totalmente inutile? Ancora non si sa.
Comunque viene collocata questa commissione presso il CNEL. Va bene. Abbiamo ottenuto almeno garanzie sull'indipendenza della commissione, sulle competenze, che devo dire sono formulate in modo accettabile e quindi abbiamo ritirato i nostri emendamenti. Inoltre, ieri sera, con un emendamento, che avevamo presentato e fatto proprio dal relatore, abbiamo ottenuto una chiara formulazione sull'accesso diretto agli atti della pubblica amministrazione anche in termini di valutazione, da parte di tutti i soggetti interessati, mentre la formulazione iniziale lasciava libero spazio alle decisioni dei dirigenti di dare o non dare accesso a tali dati e, soprattutto, sempre ieri sera, abbiamo concordato una modalità di nomina del presidente che fa salve le garanzie anche delle minoranze, perché passa attraverso una terna designata a maggioranza di due terzi da parte della Commissione competente della Camera e del Senato.
Sulla base di queste valutazioni abbiamo, per l'appunto, deciso di valutare il bicchiere mezzo pieno e quindi di esprimere, con il mio intervento, l'accettazione complessiva del compromesso.
Signor Presidente, se posso fare una battuta tra il realistico e l'ironico, mi permetta di dire che il disegno di legge è di epoca pre-veltroniana. Questo provvedimento si classifica nell'epoca politica precedente a Veltroni, perché - basandosi sulle parole del nuovo segretario del Partito Democratico, al grande empito riformatore e riformista che ha profuso in questi mesi - sarei sicuro che, se VeltroniPag. 59avesse avuto il bastone di comando in questi mesi, avrebbe imposto alla sua maggioranza una proposta di legge assai più avanzata di quella che io stesso avevo presentato. Facciamo i conti con l'epoca che stiamo superando; al Senato, sulla mia vecchia proposta di legge vi è la prima firma della senatrice Finocchiaro e chissà che al Senato non riescano a fare meglio.
Tuttavia, lancio da qui una sfida al nuovo segretario del Partito Democratico. Veda di dare un po' più di coraggio al suo Governo, ai suoi Ministri, compresi quelli del suo stesso partito, al suo gruppo nuovo e unificato presente in Parlamento e vediamo - se possibile - di fare qualche passo in avanti, altrimenti succederà che dovremmo dire che le riforme sono per la propaganda preelettorale mentre poi, nel Parlamento, si prende quel che passa il convento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rocchi. Ne ha facoltà.

AUGUSTO ROCCHI. Signor Presidente, debbo dire che non avrei chiesto di parlare se l'intervento dell'onorevole Turci non avesse sollecitato questa discussione. Considero molto positivo il punto che si è raggiunto con la proposta emendativa della Commissione, il ruolo che hanno svolto il relatore e il Governo, nonché il dibattito interno alla Commissione per arrivare ad una soluzione positiva.
Se sono vere le cose - e non ho motivo di non credere diversamente - che l'onorevole Turci ha detto, penso che avrebbe dovuto avere maggiore apprezzamento per il risultato del lavoro che abbiamo realizzato, un lavoro che ha portato alla presentazione dell'emendamento della Commissione ed è servito a chiarire alcune cose, che vorrei brevemente richiamare e che sono presenti in quel testo.
Penso che - insisto su questo punto anche per sfatare alcuni miti - se c'è uno che ha a cuore il funzionamento, l'efficacia e l'efficienza della pubblica amministrazione è chi vuole difendere i soggetti più deboli della società. Essi, infatti, sono quelli che molte volte hanno più bisogno di tali servizi, rispetto ad altri che possono permettersi di trovare nel mercato risposte a esigenze, servizi e difficoltà della vita.
Quindi, mi fa piacere che sia ritornata tutta questa consapevolezza che il rilancio di un ruolo pubblico sia uno strumento essenziale per una politica sociale equa e sia essenziale nelle politiche di sviluppo qualificato. Pertanto, non vi è nessun dubbio su tale centralità e sul fatto che il miglioramento dell'organizzazione, dell'efficacia e della qualità dei servizi sia un bene di tutti.
So che non è accettabile nella presente discussione, anche se a volte appare prevalere, una visione distorta dei limiti di tale efficacia. Sembra che l'eredità del passato sia figlia di «chi sa chi», di come si è costruito tanta parte della struttura pubblica; sembra che i problemi di organizzazione del lavoro, di valorizzazione delle risorse umane, delle professionalità, delle capacità non facciano parte di questo problema e sembra che la soluzione sia quasi un elemento diretto contro chi dentro la pubblica amministrazione presta il proprio servizio e la propria opera.
Ritengo che, con il contributo dell'onorevole Turci, abbiamo tutti insieme contribuito al raggiungimento di una soluzione equilibrata, cioè di una commissione terza che nella sua autonomia deve contribuire dal punto di vista di elaborazione di analisi a prospettare ipotesi, modelli organizzativi e interventi, che poi i titolari, cioè le parti (lo Stato, in quanto datore di lavoro, e le organizzazioni sindacali dei lavoratori) dovranno tradurre in norme contrattuali, in scelte e in realizzazione di miglioramenti per l'efficacia e per l'azione della pubblica amministrazione.
Ritengo che questo passo sia positivo e coerente; ciò che l'onorevole Turci considera come un bicchiere mezzo vuoto, io lo vedo come mezzo pieno, anzi come tre quarti pieno.
Mi fa piacere che tutti insieme valorizziamo il ruolo della pubblica amministrazione e cerchiamo di intervenire con questa commissione terza per contribuire ad una elaborazione positiva. Da questo punto di vista - lo dico senza alcunPag. 60dubbio - la soluzione positiva di questo emendamento mi farà successivamente esprimere, a nome del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, un voto di sostegno positivo e convinto al provvedimento che va in questa direzione e con queste caratteristiche.
Si tratta di una soluzione positiva, nell'interesse del Paese e dei lavoratori della pubblica amministrazione, che molte volte, come in tutti i posti della vita lavorativa, con tanti sacrifici fanno il proprio dovere, a volte nella prestazione di servizi persino oltre quanto gli è richiesto dal punto di vista del modello organizzativo, e che molte volte non vedono riconosciuti l'impegno e il sacrificio che mettono per offrire un servizio ai cittadini italiani in termini di retribuzione, qualità professionale e realizzazione nel lavoro.
Con questo spirito, con questa volontà di maggiore efficacia, di miglioramento del ruolo della pubblica amministrazione e di centralità del ruolo pubblico per una politica di sviluppo economico e di sviluppo sociale, con l'istituzione anche di questa commissione, noi voteremo a favore della proposta della Commissione e del testo finale del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà, ma le ricordo che il gruppo dell'Italia dei Valori ha pochissimo tempo a disposizione, circa un paio di minuti.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, sottoscrivo in larga parte quanto affermato prima dall'onorevole Turci. Credo che il nostro Paese - mi rivolgo al Ministro Nicolais - abbia un problema serio, ossia quello dell'eccessivo numero di dipendenti dello Stato. Si tratta di un problema ineludibile e che dobbiamo affrontare.
Quando sono state trasferite alle regioni le competenza su molte materie, non si è mai dato luogo, unitamente a quel trasferimento di competenze, al trasferimento del personale, che quindi nel tempo è diventato eccessivo (Applausi dei deputati Baldelli e Dussin) e sta portando spesso gli enti locali ad effettuare delle assunzioni oppure ad utilizzare le consulenze per sopperire alla mancanza di personale (perlomeno, così vengono giustificate).
Per questo motivo, il gruppo dell'Italia dei Valori, fin dalla legge finanziaria scorsa, aveva presentato un emendamento, che è stato anche riproposto rispetto a questo disegno di legge e dichiarato inammissibile, per rendere obbligatoria la mobilità dei dipendenti dello Stato. Non è possibile non riuscire a intervenire su questo punto: credo che il legislatore non debba astenersi dal legiferare a causa del rapporto con le parti sociali e il sindacato. È un problema successivo, che il sindacato, i lavoratori e lo Stato affronteranno dopo che sarà stata adottata una legislazione in merito.
Pertanto, chiedo al Ministro Nicolais, approfittando di questa occasione, non di ritirare i suoi disegni di legge, ma di far sì che procedano.

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, la invito a concludere.

ANTONIO BORGHESI. Avevo proposto - concludo - che gli enti locali fossero obbligati, ogni volta che ritengono di sopperire alla mancanza di personale con contratti di consulenza, a prelevare risorse umane da un elenco di personale dello Stato in soprannumero, rendendo obbligatoria questa mobilità. Credo che questo tema sia ineludibile.
Il gruppo dell'Italia dei Valori voterà comunque a favore della proposta emendativa della Commissione che consideriamo un inizio.

PRESIDENTE. Sono così esauriti i tempi a disposizione del gruppo dell'Italia dei Valori.
Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alia, al quale ricordo che i tempi del suo gruppo si stanno fortemente assottigliando. Desidero informarla di ciò, dato che la vedo molto impegnato ad intervenire su tutti gli emendamenti.

Pag. 61

GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, la ringrazio per avere ricordato la durata dei nostri interventi. Tuttavia, ho chiesto di intervenire sul complesso degli emendamenti proprio perché, su questo tema, svolgeremo solo tale intervento, che è stato stimolato, per la verità, dalla tenerezza dell'intervento del collega Turci e lo dico con affetto e con stima (Applausi del deputato Baldelli). Ho parlato di tenerezza, collega Turci, in quanto parliamo di aria fritta. Lei ha sostenuto uno sforzo - io la capisco - apprezzabile dal suo punto di vista, ma con il testo in esame la Commissione non ci propone un'autorità indipendente per valutare l'efficienza della pubblica amministrazione, del personale, dei dirigenti e quant'altro.
La Commissione ci propone, invece, l'ennesimo testo scritto sotto la dettatura delle organizzazioni sindacali e della sinistra radicale - come le ha ricordato il suo collega poc'anzi - che potrebbe collocarsi bene in uno degli sketch di Crozza su Walter Veltroni, ovvero nella teoria del «ma-anchismo»: siamo con i sindacati, ma anche con l'efficienza della pubblica amministrazione. Affermo ciò in quanto condivido quello che lei dice, tuttavia, mi fa tenerezza la circostanza che lei si accontenti di una bolla di sapone in uno stagno di acqua fresca.
Scendiamo nel merito del problema, in quanto abbiamo seguito con grande attenzione sia il dibattito, sul Corriere della Sera, sollecitato dal professore Ichino sul tema della misurazione dell'efficienza dell'amministrazione pubblica, sia le proposte che ne sono derivate. Tuttavia, di tutto ciò non vi è traccia nel testo in esame.
Non spacciamo, inoltre, quello di cui stiamo discutendo - lo dico con rispetto - per qualcosa di buono. Signor Presidente, stiamo parlando di una commissione - esaurisco i miei tempi, così non disturberò più - che è istituita nell'ambito del CNEL, composta da quattro membri, nominati dal Presidente della Repubblica, designati: uno dalla Conferenza dei presidenti delle assemblee legislative regionali, uno dalla delegazione degli enti locali in seno alla Conferenza Stato-città ed autonomie locali, uno dal Consiglio con il voto favorevole della maggioranza e uno dal Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti.
Il leader del gruppo dell'Italia dei valori direbbe: ma che c'azzecca con la pubblica amministrazione la composizione della commissione? Non avete avuto neanche il coraggio di chiamarla «autorità», in quanto di autorità e di autorevolezza non ha nulla! Tutto ciò fa ridere, perché, precedentemente, abbiamo approvato delle proposte emendative che non applicano alle regioni e ai comuni, in via immediata e diretta, la normativa sulla semplificazione, che, invece, necessita di un passaggio con la Conferenza Stato-regioni e con la Conferenza Stato-autonomie locali - chi più ne ha più ne metta - e, quindi, non ha una immediata applicazione.
Tuttavia, istituiamo una commissione di valutazione e le diamo un bel nome - che neanche Crozza le avrebbe dato! - ovvero «Commissione indipendente per la valutazione delle amministrazioni pubbliche», composta da soggetti che rappresentano gli enti ai quali non si applica immediatamente la normativa.
Collega Turci, vediamo che compiti svolge la commissione. La commissione assicura l'attività di monitoraggio, di valutazione e di verifica; promuove la conoscenza e la diffusione delle tecniche; provvede all'elaborazione di linee guida; effettua attività di ricerca; pubblica, anche per via telematica, i risultati dell'attività di monitoraggio e di valutazione; esamina, attraverso proprie indagini, segnalazioni e istanze, casi di scarsa efficacia ed efficienza; redige e presenta una relazione annuale al Parlamento.
Come provocazione al presidente Violante, dico che lavorano di più le due autorità che si occupano del conflitto di interesse! Le autorità preposte alla verifica del conflitto di interesse del Presidente del Consiglio dei ministri e dei membri del Governo, istituite nella passata legislatura con la «legge Frattini» (legge n. 145 del 2002), lavorano molto più di quanto non dovrebbe lavorare questa commissione, la quale verifica, studia, pubblica per via telematica on-line, senzaPag. 62avere alcun potere di intervenire, di valutare e di misurare gli standard e di stabilire i parametri attraverso cui si devono stipulare i contratti, i criteri oggettivi per la valutazione nelle amministrazioni dei dirigenti, e quant'altro.
Non fa nulla di tutto ciò e non può intervenire laddove vi siano casi di mala amministrazione. Leggevo sulla stampa di qualche giorno fa di un gruppo di dipendenti - l'unico caso nella storia di questo Paese - condannati, o meglio arrestati e processati, per assenteismo. Nonostante l'accertamento penale, nessuno di questi, tranne uno «sfortunato» che ha protestato, giustamente, è stato licenziato.
Cari colleghi, credo che sarebbe cosa buona e giusta - lo dico al collega Turci e ai colleghi dell'Italia dei Valori, che tanto hanno a cuore la questione - se votaste a favore dell'emendamento proposto dall'UDC, che istituisce un'autorità indipendente, cui attribuisce - udite, udite, cari colleghi dell'Italia dei Valori! - anche le competenze sull'Alto Commissariato per la lotta alla corruzione, che viene incorporato in questa autorità, che ha poteri ispettivi penetranti e che può intervenire su tutte le questioni che riguardano il pubblico impiego, ivi compresa...

PRESIDENTE. Onorevole D'Alia, la prego di concludere.

GIANPIERO D'ALIA. ... la misurazione dell'efficienza - signor Presidente, ho concluso, le chiedo scusa - e che può - udite che cosa assurda! - anche stabilire parametri oggettivi in base ai quali valutare i pubblici dipendenti e i dirigenti.

PRESIDENTE. Deve concludere.

GIANPIERO D'ALIA. Altrimenti, parli con il signor Veltroni, ma togliamo questa roba da qui, perché fa solo ridere!

PRESIDENTE. Con mio dispiacere, anche il gruppo dell'UDC ha esaurito il tempo a disposizione.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, intervengo brevemente solo per chiarire e dare una risposta al collega che mi ha preceduto.
Come al solito, nel risparmiare, si crea un carrozzone. Ma a cosa serve? Prossimamente questo Governo e questo Parlamento cadranno e tutti i parlamentari della sinistra resteranno a spasso. Dove dobbiamo metterli?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, ho ascoltato con molto interesse la disquisizione del collega Turci, che ho sempre visto impegnato su questo tema, ma debbo dire che il suo impegno non è stato assolutamente ripagato.
L'intervento del collega D'Alia ha esposto le ragioni in base alla quali l'istituzione della commissione si deve ritenere assolutamente insufficiente. Si tratta, in fondo, di una soluzione che non va incontro alle necessità dell'efficienza della pubblica amministrazione e che, purtroppo, allarga il campo delle commissioni e delle authority assolutamente inutili nel nostro Paese.
Se si fosse voluto realizzare seriamente un incremento della produttività e del merito nella pubblica amministrazione, sarebbero stati necessari interventi del tutto diversi.
Debbo dire che anche l'idea di un'authority pensata per realizzare questo obiettivo non mi convince, in considerazione del fatto che - vorrei richiamare l'attenzione anche degli altri colleghi - in questo momento abbiamo un esempio luminoso relativo alle attività delle authority, che sono state vantate come un successo da certi ambienti del centrosinistra.
Questo «luminoso» esempio è offerto dall'Autorità per la vigilanza sui lavori pubblici. Nella legge finanziaria dello scorso anno, abbiamo commesso, tutti insieme, un errore clamoroso, destinando risorse, da prelevare nell'ambito degli appalti pubblici, all'Autorità di cui sopra. Qual è stato il risultato? Un gigante creatoPag. 63dal nulla, che ora contiene al proprio interno dirigenti di livello generale (giunti fino a otto) e seicento dipendenti.
Si tratta di un'Autorità che è diventata insostenibile ed è addirittura vergognosa per il costo gravante sulle casse dello Stato, che ammonta a 60 milioni di euro.
Vi sembra il modo per far funzionare complessivamente la macchina dello Stato? Collega Turci, mi guarda esterrefatto, ma purtroppo è così: devo citare, fra gli esempi vari, un segretario del Ministro Padoa Schioppa, che da dirigente di seconda fascia è passato a fare il dirigente generale all'Authority per la vigilanza sui lavori pubblici, transitando da un modesto stipendio di 40.000 euro a uno di 180-200.000. I dirigenti generali arrivano fino a 230.000 euro. Il presidente dell'Authority citata si è portato molto sopra i 300.000 euro.
Vogliamo percorrere questa strada, per far funzionare la pubblica amministrazione? Prego, accomodatevi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, ho ascoltato i diversi interventi e devo dire che non riesco a capire come si possa affermare che vi è l'esigenza di ridurre i pubblici dipendenti e poi presentare un articolo aggiuntivo come quello in esame.
Siamo perfettamente d'accordo - anzi, da sempre lo sosteniamo - che lo Stato è troppo macchinoso ed elefantiaco e sosteniamo che il federalismo debba essere la via non soltanto per trasferire le competenze, ma anche per creare efficienza all'interno della pubblica amministrazione.
Quindi, saluteremmo in maniera positiva qualunque provvedimento che migliorasse l'efficienza della pubblica amministrazione e, soprattutto, migliorasse l'efficienza dello Stato, cancellando le spese inutili collegate al pubblico impiego (che sono spese assistenziali, collegate spesso all'uso del pubblico impiego per procurarsi consensi elettorali, attraverso l'assunzione degli amici degli amici).
Ma, come si suol dire, si predica bene e si razzola male, perché la disposizione in esame - come ha sostenuto il collega Brigandì con una semplice, ma efficace, battuta - istituisce un nuovo carrozzone; quindi, è un articolo aggiuntivo che non ha alcun senso logico.
Mi chiedo come mai, soprattutto in un momento come quello attuale, in cui si discute dei costi della politica, si crei un nuovo carrozzone, che serve per sistemare quattro persone, che riceveranno un'indennità pari all'80 per cento di quanto percepisce un presidente di sezione della Corte di cassazione. In altre parole, è un organismo che dovrebbe servire a sistemare quattro «trombati» - come si suol dire - cioè persone non rielette come parlamentari, oppure gravitanti comunque nel mondo della politica e ai quali si deve trovare una collocazione.
Poi non lamentiamoci se ci dipingono in un certo modo e se il messaggio che esce dal Parlamento è sbagliato. Escono messaggi sbagliati perché, spesso, vengono varati provvedimenti sbagliati.
Pertanto, non siamo d'accordo sull'articolo aggiuntivo in esame e non siamo d'accordo sull'impostazione legata all'istituzione della commissione in esso prevista.
Certamente, questo è il Governo che ha nominato 102 tra ministri e sottosegretari ed è anche vero che, soprattutto nei momenti di decadenza, come quello attuale, che riguarda l'Esecutivo, non c'è limite al peggio; però, invito davvero i colleghi, anche della sinistra, a riflettere sull'articolo aggiuntivo in esame e, se possibile, invito la Commissione a ritirarlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, forse, approfittando della possibilità di parlare sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 10, a proposito della proposta emendativa volta a inserire un articolo 10-bis nel disegno di legge al nostro esame, vale la pena ricordare la storia di tale formulazione. Una prima formulazione dell'articolo 10 è stata propostaPag. 64quando il Ministro Nicolais ebbe la «trovata» di introdurre all'interno di questo provvedimento il riferimento ad una commissione istituita presso il CNEL con poteri di intervento in ordine ai fenomeni del cosiddetto «fannullismo».
Non ci soffermiamo sulla differenza tra il «fannullismo» e i nullafacenti: diciamo, in buona sostanza, che nel momento in cui (come qualcuno ha osservato con termini appropriati) alla previsione di una grave pressione fiscale non corrispondono per i cittadini servizi commisurati, è evidente che le inefficienze della pubblica amministrazione vengono sofferte ancora più fortemente.
A maggior ragione, ciò vale quando tali inefficienze si verificano in maniera eclatante per fenomeni di fannullismo o di assenteismo che poi giungono fino alle cronache dei giornali. Mi riferisco a quanto diceva il collega D'Alia in ordine ai fatti avvenuti nella ASL di Perugia, dove c'è stato ormai un «passaggio in cavalleria» - come si dice volgarmente - di tutta la vicenda e una riassunzione nel posto di lavoro di quasi tutti coloro che erano stati indagati.
In quell'occasione - il sottosegretario Scanu lo ricorderà - anche insieme al collega Turci, promuovemmo un appello per far inserire nella parte normativa del contratto nazionale degli statali, e quindi a cascata per tutti gli altri, una previsione che riguardasse la possibilità di intervenire in maniera effettiva (mantenendo quanto previsto anche rispetto al vecchio contratto) sul piano disciplinare, indipendentemente dall'eventuale procedimento penale in corso su quei fatti specifici. Quindi, la finalità era di allargare un binario parallelo dal punto di vista dell'intervento disciplinare, e far sì che quest'ultimo fosse effettivo.
Quell'appello - ahi noi! - è rimasto inascoltato, tanto che, signor Ministro e sottosegretario, su questa vicenda oggi il collega D'Alia ci ricorda che tutti coloro che sono stati sottoposti a procedimento penale sono già stati reintegrati.
Sembra tanto difficile per il Palazzo capire che probabilmente i cittadini che pagano le tasse vogliono in cambio servizi commisurati alle molte e spesso ingiuste tasse che pagano? Sembra forse strano che i cittadini pretendano che una pubblica amministrazione paghi meglio e di più coloro che lavorano e producono di più e paghi meno quelli che producono di meno, e che sanzioni o licenzi coloro che lavorano poco o che, addirittura, a lavoro nemmeno ci vanno?
Crediamo che tali principi costituiscano un elemento, quasi una premessa per dialogare sulla materia; una premessa alla redazione del contratto nazionale, signor Ministro, quando si inviano le direttive all'Aran.
Stiamo discutendo di una commissione che, per sintetizzare le parole del collega Turci, potremmo definire un ibrido in un bicchiere d'acqua mezzo pieno e mezzo vuoto, a seconda di come lo si guardi: nulla di particolarmente appassionante. Lo affermo, pur essendo uno di quelli che ha sottoscritto la proposta di istituzione dell'authority. Non perché creda nella necessità di costituire altre authority: anzi, sono d'accordo quando se ne sopprimono alcune per costituirne magari altre più utili.
Il rischio - addirittura il collega Turci parla del CNEL come un organo inutile - è di istituire un ibrido presso un organo inutile in un bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. Guardiamoci in faccia: stiamo affrontando un tema importante.
Forse qualcuno proverà, nei confronti dei giornali e dei mass media, a dire che è stata data una risposta, ma stiamo oggettivamente costituendo un ente che non so quanto sarà utile: esso è, piuttosto, una sorta di centro studi che ha ben poca efficacia e ben poca facoltà di intervento.
Vorrei riprendere il filo relativamente alla parte iniziale dell'intervento, per raccontare la storia di come il riferimento a questa commissione sia stato inserito e poi sia scomparso, anche in Commissione lavoro, quando è stata formulata l'osservazione che andava stralciato l'articolo 10, anziché soppresso (così impropriamente si definì come stralcio quella che doveva essere una soppressione). La ricerca dei mandanti politici di questa operazione, deiPag. 65danti causa di chi ha voluto sopprimere quella prima formulazione, che pure prevedeva delle sanzioni deboli, riconduce ai sindacati. Si tratta, infatti, di un'iniziativa scomoda per il sindacato e il fatto che oggi si sia trovato un accordo da questo punto di vista è la conferma che vi è un placet dei sindacati, perché - guarda caso - sono scomparse le sanzioni.
Possiamo anche osservare il testo a fronte. Nel vecchio testo, quello originario, signor Ministro, era scritto che la commissione indipendente «nelle ipotesi in cui rileva casi di inefficacia, inefficienza, mancato rispetto degli standard di qualità dell'attività delle amministrazioni pubbliche e dei livelli essenziali delle prestazioni, effettua specifiche segnalazioni al Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, che adotta le iniziative di propria competenza, nonché, ove ravvisi un danno per la finanza pubblica, alle Procure regionali della Corte dei conti e ai collegi dei revisori dei conti». Questa parte scompare. Nella nuova formulazione è stabilito che la Commissione «esamina (...) attraverso proprie indagini e attraverso segnalazioni e istanze di qualunque soggetto pubblico e privato, casi di scarsa efficacia e efficienza dell'azione delle amministrazioni pubbliche, effettua specifiche segnalazioni e formula raccomandazioni, da rendere anche pubbliche (...) alle amministrazioni interessate anche richiedendone l'attivazione di interventi ispettivi».
Quindi, signor Ministro, scompaiono le sanzioni: non si tratta di una questione di secondo livello. La Commissione era già un ibrido, perché è una Commissione presso il CNEL, non è un'autorità indipendente. Io sono tra quelli che - lo ripeto - hanno sottoscritto la proposta di istituire tale Autorità, non perché credo che quella proposta, nel caso specifico, sia risolutiva, ma perché ritengo che sia necessario discutere sul tema in maniera seria, forte e senza ingerenze di soggetti terzi. Non è un'inimicizia nei confronti del sindacato. Ritengo che metodologicamente il Parlamento debba essere sovrano e che coloro che devono avere un ruolo indipendente lo debbano svolgere e non possano essere subordinati ad altri. Ritengo che la partita principale la si giochi - e su questo lei, signor Ministro, certamente saprà darmi ragione - dando responsabilità datoriali ai dirigenti.
Le figure che vanno responsabilizzate e valorizzate in questa partita, se teniamo veramente a rendere più efficace la pubblica amministrazione e ad adottare dei controlli effettivi sulla presenza e sulla produttività dei dipendenti pubblici, sono i dirigenti: ad essi vanno conferiti poteri datoriali e va data la possibilità di attuare la mobilità. Anche coloro che parlano - come il collega Rocchi - di valorizzazione delle professionalità interne, nella giornata di ieri hanno bocciato una riduzione, proposta da noi, attraverso un emendamento - su cui non sono intervenuto, ma che è stato bocciato - concernente la percentuale dei «comma 6» (delle dirigenze esterne per capirci) che, tra l'altro, questo Governo ha esasperato con un meccanismo di spoil system, che termina con la fine del Governo in carica. Abbiamo, quindi, addirittura proposto in questo senso una riduzione dei «comma 6», che è stata bocciata.
Vi sono - o potevano esservi - aspettative di alto profilo rispetto a questa occasione. In sede di discussione sulle linee generali avevo auspicato che la maggioranza trovasse il coraggio di lanciare il cuore oltre l'ostacolo. Prendo atto - prendiamo atto - che questo coraggio - ahinoi! - non c'è stato, ma c'è stato un compromesso al ribasso.
Se questa commissione verrà approvata, corriamo il rischio di trovarci di fronte ad un altro ibrido - per usare le parole del collega Turci - che non risolverà il problema perché sarà un altro ente da mettere, poi, magari, nella lista di quegli enti inutili che, ogni volta che si esamina il disegno di legge finanziaria, vengono infilati all'interno della prima stesura del provvedimento e che, poi - usciti dal Consiglio dei ministri - non si trovano più perché, magari, i vari ministri, nel difendere i propri, li fanno sparire dalla lista perché dentro vi sono amici o amici degli amici!Pag. 66
In questo senso, mi sembra che vi sia una volontà abbastanza determinata della maggioranza di proporre e di andare avanti su tale questione. Andate pure avanti, fate ciò, pur sapendo che questa non è la soluzione migliore, anzi, che non è affatto una soluzione.
Noi abbiamo - addirittura provocatoriamente - ripresentato il suo testo originario, signor Ministro, perché almeno quello aveva il beneficio di una parte sanzionatoria o consequenziale alle inefficienze rispetto alle corti dei conti regionali, che poteva in qualche modo giustificare un testo di quel genere. In assenza perfino di questo, le nostre perplessità ci sommergono, ma sommergeranno anche questa nuova commissione.

PRESIDENTE. Pregherei i colleghi che avessero ancora intenzione di intervenire sul complesso degli emendamenti, di segnalarlo in tempo debito.

LUIGI D'AGRÒ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, vorremmo conoscere le determinazioni della Presidenza in merito alla richiesta - presentata anche dal nostro gruppo - di ampliamento dei tempi. Abbiamo visto che - soprattutto sull'articolo 7 - si è incentrata una lunga discussione relativa all'essenza del provvedimento. Ancora non abbiamo coscienza e contezza di cosa ha determinato, in merito, la Presidenza e, pertanto, vorremmo saperlo.

PRESIDENTE. La Presidenza, secondo la prassi, ha autorizzato l'aumento di un terzo del tempo originariamente assegnato. La ringrazio perché lei ha provveduto a dare un po' di ossigeno all'onorevole D'Alia che, obiettivamente, ne aveva bisogno!
Ha chiesto di parlare l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Onorevole Presidente, vedo che tutti colleghi, ormai, sono entrati «a piè pari» sull'argomento della famigerata commissione, approfittando dell'intervento sul complesso degli emendamenti, e anche io mi regolerò allo stesso modo.
Voglio dirvi poche e sentite parole, ma un po' politicamente scorrette. A questo punto lo ritengo indispensabile, in particolare a questa tarda ora e senza pregiudizio di schieramento.
Ricordo che, nella passata legislatura, senza pregiudizio di schieramento, espressi contrariata meraviglia quando arrivò una «leggina» che proponeva la creazione dell'alto (questo aggettivo, ovviamente, non si nega a nessuno!) commissariato per la prevenzione e la repressione della corruttela nella pubblica amministrazione; non so se ho ripetuto bene tutte le parole ma, grosso modo, la sostanza della definizione era questa.
Dal momento che sono un po' all'antica e un po' sprovveduto, mi permisi di dire: ma scusate, occorre un commissariato - alto o basso che sia - per verificare che i funzionari, i dirigenti esecutivi, e via dicendo, non si abbandonino alla corruttela e alla devianza rispetto a quello che è il loro dovere? È necessario un commissariato apposta per questo? Sarebbe come se noi dovessimo inventarci un ispettorato superiore perché gli agenti della polizia di Stato non pratichino il borseggio!
Sarò un po' all'antica ma non compresi tale questione e assolutamente non volli votare a favore di questa realtà che, poi - senza nulla togliere a coloro che sono chiamati a svolgere certe funzioni, agli impiegati e ai collaboratori degli esecutivi - naturalmente si è rivelata come l'annuncio di un'ennesima superfetazione, destinata ad avvitarsi su sé stessa, senza portare alcuna utilità sostanziale al meccanismo. Ora mi chiedo: colleghi, stiamo vivendo fuori dalla realtà, oppure vogliamo guardarla in faccia?
Siamo in un momento in cui sembra che caste o non caste, giornalisti o pubblicisti, o chi volete si scagliano contro la dilapidazione delle risorse e le infinitePag. 67protuberanze della pubblica amministrazione; siamo in un momento in cui ci si chiede il dimagrimento di tutte le strutture e, soprattutto, si chiede un principio di responsabilizzazione di chi è chiamato a certe cariche; è un momento in cui si fustiga ogni sorta di carica pubblica.
Viviamo un momento in cui si sta ipotizzando o addirittura elaborando una riforma di carattere istituzionale e costituzionale che prevede praticamente di smantellare un ramo del Parlamento (e quant'altro possa venire in mente a titolo di esempio), e noi adesso ci inventiamo una commissione! Si tratta una commissione che - come hanno già correttamente spiegato alcuni colleghi e, quindi, non lo ripeto per non far perdere tempo all'Assemblea - dovrebbe svolgere funzioni che rientrano (sempre per noi «all'antica», lo ripeto) nella normale graduazione e ripartizione a piramide (se è ancora lecito usare tale termine) delle responsabilità con cui ciascuno di noi e chi assume pubbliche funzioni e responsabilità dovrebbe fare i conti.
Nell'ambito di ciascuna amministrazione chi è posto al vertice ed ha maggiori responsabilità - e proprio per questo anche maggiori gratifiche, riconoscimenti e poteri - deve esercitare un controllo rigoroso rispetto alla produttività della propria branca amministrativa, del proprio ufficio e delle persone chiamate a coadiuvarlo.
È proprio necessario mettere in piedi un nuovo organismo, sulla cui efficacia nessuno qui dentro, se parla a cuore aperto e con una coscienza libera, ha fiducia? Dovremmo mettere in moto la creazione di un nuovo organismo, pagato dal contribuente, per svolgere attività che ricalchino il principio di responsabilità (ecco la parola magica e semplice che dobbiamo richiamare a noi stessi una buona volta, anche dentro queste aule) secondo cui deve pagare chi sbaglia e chi omette, senza uno scarico infinito di responsabilità per cui non si trova mai chi deve rispondere di quanto non ha fatto o ha fatto male?
Prima l'ottimo collega Baldelli faceva un esempio a me familiare: si richiamava allo scandalo dell'assenteismo (del quale adesso si sta occupando la magistratura e, quindi, naturalmente non ipotechiamo alcun giudizio individuale) presso la ASL di Perugia. L'onorevole Baldelli constatava che tutti sono tornati al lavoro, e non è successo proprio nulla. Aggiungerei un'altra osservazione, collega Baldelli: che non c'è stato, non dico un presidente della giunta regionale, non dico neppure un assessore regionale, o un altro politico o amministratore che abbia sentito il dovere e la decenza di dimettersi per ciò che è accaduto sotto l'imperio della sua amministrazione, della sua responsabilità politica, dei suoi mancati controlli e della sua conclamata incapacità manageriale.
È questo il punto: non esiste più la responsabilità, cari colleghi; non è una questione di stipendio, di 200 euro in più o in meno; è il principio della responsabilità che sta venendo meno!
Molti di voi hanno irriso al CNEL dicendo che tale commissione si va a costituire presso il CNEL, e che si tratta di un organo inutile. Io, sempre politicamente scorretto qual sono, non mi faccio beffa del CNEL. Perché ci dovremmo far beffa di un organo di rilievo costituzionale? I costituenti non lo hanno mica inventato per caso! Lo hanno previsto, cari colleghi (non vi devo ricordare niente) perché, di fronte al riaffermato pluralismo democratico e politico, evidentemente si sentiva l'esigenza di dare uno spazio - in quel momento prevalentemente e sostanzialmente consultivo - anche agli interessi legittimi, alle competenze e alle categorie organizzate. Tutto ciò al fine di non lasciare che si verificasse quanto poi si è puntualmente verificato, e cioè l'esplosione e la giungla delle lobby, delle pressioni da corridoio. È quanto accade ancora oggi, anzi, in maniera più grave: si sente ormai l'esigenza di disciplinare anche le attività di lobby perché la lobbyship sta manifestandosi in maniera pure inconsulta ed incontrollata.
Quindi, non si tratta di svillaneggiare il CNEL, che tutto sommato esercita quellePag. 68funzioni che la Carta costituzionale gli ha assegnato più o meno bene (non voglio discuterne ora irriguardosamente), e che al limite potrebbe avere il taglio di certe competenze, di certe partecipazioni di coloro che sono chiamati a lavorare anche nella pubblica amministrazione per sovraintendere ad un certo tipo di funzioni.
Ma non è questo il punto! Non si tratta della questione se istituirlo presso il CNEL o da un'altra parte. Il problema è un organismo che rischia di avvitarsi su se stesso, di creare oneri inutili, di aumentare l'esasperazione dei cittadini rispetto a tutto ciò, ammesso che i cittadini vengano a conoscenza di un organismo del genere, perché della maggior parte di questi organismi che creiamo la gente non se ne accorge né avverte i benefici influssi. Questo è molto grave ed è antidemocratico!
Il problema, quindi, è creare un organismo dai contorni indefiniti, dalle funzioni indefinite, la cui impotenza è assolutamente da mettere preventivamente nel calcolo, che, a questo punto, dilapida, non utilizza, ulteriori risorse e sgrava di responsabilità a tutti i livelli, politici, dirigenziali e amministrativi, che devono essere invece rigorosamente richiamati alle proprie responsabilità.
Questo è il motivo per cui, forse con qualche calore, ma tuttavia, credo, non senza logica, vi faccio questo discorso che ho definito politicamente scorretto, un po' compiacendomi di questa definizione, per dire che dobbiamo ripensarci. Su questo passaggio, che - ahimè - purtroppo è un passaggio qualificante, leggasi dequalificante, di questo provvedimento, dobbiamo ripensarci; dovete ripensarci.
Approfitterei, signor Presidente, dell'ora tarda. Concludo, con una considerazione sull'ordine dei lavori, così lei mi concede ancora 15 secondi; sarei quasi propenso ad interrompere qui i lavori di questa sera, perché su tale punto qualificante o dequalificante penso che la maggioranza debba svolgere una buona riflessione notturna per rivederci e parlarne con qualche forma di ravvedimento attuoso.
Se così non fosse, debbo sicuramente preannunziare atteggiamenti tendenzialmente sfavorevoli del mio gruppo sulla maggior parte dei passaggi che saremo chiamati a votare.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro dell'emendamento Cogodi 10.70. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti D'Alia 10.75 e 10.79.
Il parere è favorevole sul subemendamento Attili 0.10.0100.13, mentre formula un invito al ritiro dei subemendamenti Buffo 0.10.0100.10, 0.10.0100.11 e 0.10.0100.12. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo subemendamento 0.10.0100.105, mentre invita al ritiro del subemendamento Attili 0.10.0100.14. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo subemendamento 0.10.0100.100 ed esprime parere favorevole sul subemendamento Attili 0.10.0100.15. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo subemendamento 0.10.0100.101 (volto a recepire le condizioni della V Commissione). La Commissione raccomanda l'approvazione del suo articolo aggiuntivo 10.0100 (nuove formulazioni). Non esprimerei i pareri sulle altre proposte emendative, perché se viene approvato quest'ultimo, probabilmente, molti risulteranno preclusi.
Mi aspetto dalla Presidenza il richiamo sull'espressione dei pareri, qualora li debba dare successivamente.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI NICOLAIS, Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Il parere è conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Cogodi 10.70, formulato dal relatore.

Pag. 69

LUIGI COGODI. Signor Presidente, l'invito al ritiro della Commissione può anche essere accolto. Però sarebbe anche opportuno conoscere quale ragione...

PRESIDENTE. Chiedo all'Assemblea di fare silenzio.

LUIGI COGODI. ... abbia indotto la Commissione a sottrarre i commi 5, 6, 7, 8 e 9 da un'altra legge che il Governo ha presentato, che è in fase istruttoria presso la Commissione giustizia e che tratta l'argomento del riordino complessivo dell'amministrazione giudiziaria, l'istituzione dell'ufficio del processo ed il tema delle notificazioni, delle comunicazioni, della procura alle liti.
Tutta una materia che non può che essere ordinata in qualche modo rispetto ai fini che si intendono raggiungere. Concludo, esprimendomi sull'invito della Commissione e del Governo: non si comprende perché parte di una legge, esaminata presso un'altra Commissione, sia stata sottratta e trasferita in questo provvedimento, e nemmeno per intero, tagliando a metà un articolo che rimane così appeso alle nuvole; e non si comprende poi come si possa ricucire tutta questa materia in sede di Commissione di merito, che ne ha la competenza.
A noi risulta che il Governo non abbia presentato tale modifica, che essa si è originata in Commissione, in una Commissione poi che è estranea alla trattazione di questa materia e che vuole raccordare queste misure al tema di un processo telematico di cui non vi è regolazione, perché è in via di definizione in altra legge ed in altra Commissione. Se, tuttavia, la Commissione insiste, se il Governo ritiene di conformarsi all'invito al ritiro, ritiriamo l'emendamento; vorremmo, tuttavia, almeno conoscere quale sia la ragione per cui è accaduto questo fatto, introducendo, nella migliore delle ipotesi, una norma del tutto estranea ad un provvedimento che riguarda un altro oggetto.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Ringrazio l'onorevole Cogodi che ha posto una questione molto seria. Come lei sa, il provvedimento in esame taglia varie competenze, come rilevato in altra occasione persino in materia di adozioni internazionali. Avendo come obiettivo la semplificazione, necessariamente non si rimane all'interno di una logica di omogeneità, ma di necessaria eterogeneità: questa è la ragione per la quale - lei ha ragione - vengono trattate anche materie eterogenee, ma tutte ispirate al principio della semplificazione. Mi permetto perciò di insistere nell'invito a ritirare la proposta emendativa in esame, perché è vero quello che lei afferma, ma è la natura del provvedimento che comporta che si intervenga in campi diversi uno dall'altro. Spero che il Governo concordi con questa considerazione.

PRESIDENTE. Onorevole Cogodi, mi pare di intendere che sussista una sua volontà di ritirare?

LUIGI COGODI. Accedo all'invito al ritiro, confermando tuttavia...

PRESIDENTE. Lei ha qualche riserva sul ritiro?

LUIGI COGODI. Una riserva intera, non qualche riserva, perché non si tratta di una materia trasversale, che taglia diverse materie e competenze: viene tagliata la possibilità di fare una cosa ben fatta, per farne una a metà mal fatta. Comunque, accogliamo l'invito al ritiro della Commissione, rilevando che il Governo nulla sapeva di questa vicenda.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'emendamento Cogodi è stato ritirato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Alia 10.75, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 70

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 439
Maggioranza 220
Hanno votato
194
Hanno votato
no 245).

Prendo atto che la deputata D'Ippolito Vitale ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Alia 10.79, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 446
Votanti 445
Astenuti 1
Maggioranza 223
Hanno votato
198
Hanno votato
no 247).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 445
Votanti 258
Astenuti 187
Maggioranza 130
Hanno votato
254
Hanno votato
no 4).

Passiamo alla votazione dei subemendamenti all'articolo aggiuntivo 10.0100 (Nuova formulazione) della Commissione.
Avverto che il parere della Commissione bilancio sull'articolo aggiuntivo 10.0100 della Commissione è favorevole, a condizione che venga approvato il subemendamento della Commissione 0.10.0100.101.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Attili 0.10.0100.13, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 451
Votanti 445
Astenuti 6
Maggioranza 223
Hanno votato
253
Hanno votato
no 192).

Passiamo al subemendamento Buffo 0.10.0100.10, su cui è stato formulato un invito al ritiro come su tutti i subemendamenti presentati dall'onorevole Buffo.
Chiedo al cofirmatario, onorevole Pettinari, se acceda all'invito al ritiro di tali subemendamenti.

LUCIANO PETTINARI. Signor Presidente, accediamo all'invito al ritiro di questo subemendamento e dei due successivi.

PRESIDENTE. Sta bene.
Sono pertanto ritirati i subemendamenti Buffo 0.10.0100.10, 0.10.0100.11 e 0.10.0100.12.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.10.0100.105 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 450
Votanti 327Pag. 71
Astenuti 123
Maggioranza 164
Hanno votato
251
Hanno votato
no 76).

Prendo atto che il presentatore del subemendamento Attili 0.10.0100.14 accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.10.0100.100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva.

MARCO BOATO. Deve rifarla!

PRESIDENTE. Domando scusa: mi sono sbagliato.
Dispongo l'annullamento della votazione.
Indìco nuovamente la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.10.0100.100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 453
Votanti 416
Astenuti 37
Maggioranza 209
Hanno votato
252
Hanno votato
no 164).

Passiamo alla votazione del subemendamento Attili 0.10.0100.15.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, desidero solo chiedere che cosa significhi la dizione: «a cura del CNEL», come si legge nel testo del subemendamento. Dal momento che stiamo scrivendo una legge, vi chiedo di scriverla bene! La dizione «presso il CNEL» ha un senso, poiché individua una sede ed un luogo. Se la conferenza deve esser fatta dal CNEL, occorre scriverlo. L'espressione: «a cura del CNEL» non significa nulla. Dica il relatore cosa intende!

LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, questo subemendamento riguarda la conferenza annuale. Il testo originario dell'articolo aggiuntivo della Commissione affermava infatti che la conferenza si sarebbe tenuta presso il CNEL, ma non si capiva chi avrebbe dovuto indirla: il subemendamento serve dunque a questo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Attili 0.10.0100.15, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 453
Votanti 452
Astenuti 1
Maggioranza 227
Hanno votato
251
Hanno votato
no 201).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.10.0100.101 della Commissione, accettato dal Governo, che recepisce la condizione posta dalla V Commissione (Bilancio).
(Segue la votazione).

Pag. 72

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

Presenti e votanti 452
Maggioranza 227
Hanno votato
249
Hanno votato
no 203).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 10.0100 (Nuova formulazione) della Commissione.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, intervengo per una questione di coordinamento. A pagina 7, del fascicolo prima colonna, comma 2, del testo dell'articolo aggiuntivo, si fa riferimento a membri scelti tra persone di notoria indipendenza.
Al terzo comma si fa riferimento a «tre nomi (...), sulla base di criteri di assoluta imparzialità e indipendenza»: viene cioè ripetuto il concetto. Allora, per ragioni di coordinamento - lo dico adesso - va eliminato, l'inciso «sulla base di criteri di assoluta imparzialità e indipendenza», perché essi sono già previsti. Infatti il testo fa esplicito riferimento ai requisiti di cui al comma precedente: viene, cioè, ripetuto il concetto due volte e credo si tratti proprio di un errore materiale.

PRESIDENTE. Con le precisazioni del presidente Violante, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 10.0100 (Nuova formulazione) della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 440
Votanti 438
Astenuti 2
Maggioranza 220
Hanno votato
250
Hanno votato
no 188).

Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'articolo aggiuntivo 10.0100 (Nuova formulazione) della Commissione, risultano assorbiti o preclusi i restanti articoli aggiuntivi concernenti la medesima materia riferiti all'articolo 10, fino a Costantini 10.024.
Avverto, inoltre, che gli articoli aggiuntivi Costantini 10.025 e 10.026 sono stati ritirati dal presentatore.
Invito, quindi, il relatore ad esprimere il parere della Commissione sull'articolo aggiuntivo Pedica 10.035.

ORIANO GIOVANELLI, Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo Pedica 10.035, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI NICOLAIS, Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo Pedica 10.035 formulato dal relatore.

STEFANO PEDICA. No, signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro del mio articolo aggiuntivo 10.035.

PRESIDENTE. Avverto che, per accordi intervenuti tra i gruppi, dopo questa votazione - che sarà l'ultima - sospenderemo l'esame del provvedimento che riprenderà nella seduta di domani mattina.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Pedica 10.035, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 73

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 421
Votanti 419
Astenuti 2
Maggioranza 210
Hanno votato
187
Hanno votato
no 232).

Come preannunciato, il seguito del dibattito e rinviato ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge: S. 1800 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo che modifica l'Accordo di partenariato a Cotonou tra i membri del gruppo degli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, da un lato, e la Comunità europea e i suoi Stati membri, dall'altro, con allegati, dichiarazioni e Atto finale, firmato a Cotonou il 23 giugno 2000, fatto a Lussemburgo il 25 giugno 2005; dell'Accordo interno tra i rappresentanti dei Governi degli Stati membri, riuniti in sede di Consiglio, che modifica l'Accordo interno del 18 settembre 2000 relativo ai provvedimenti da prendere ed alle procedure da seguire per l'applicazione dell'Accordo di partenariato ACP-CE, fatto a Lussemburgo il 10 aprile 2006; dell'Accordo interno tra i rappresentanti dei Governi degli Stati membri, riuniti in sede di Consiglio, riguardante il finanziamento degli aiuti comunitari forniti nell'ambito del quadro finanziario pluriennale per il periodo 2008-2013 in applicazione dell'Accordo di partenariato ACP-CE e lo stanziamento degli aiuti finanziari ai paesi e territori d'oltremare ai quali si applica la parte quarta del Trattato CE, fatto a Bruxelles il 17 luglio 2006 (Approvato dal Senato) (A.C. 3116) (ore 20,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo che modifica l'Accordo di partenariato a Cotonou tra i membri del gruppo degli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, da un lato, e la Comunità europea e i suoi Stati membri, dall'altro, con allegati, dichiarazioni e Atto finale, firmato a Cotonou il 23 giugno 2000, fatto a Lussemburgo il 25 giugno 2005; dell'Accordo interno tra i rappresentanti dei Governi degli Stati membri, riuniti in sede di Consiglio, che modifica l'Accordo interno del 18 settembre 2000 relativo ai provvedimenti da prendere ed alle procedure da seguire per l'applicazione dell'Accordo di partenariato ACP-CE, fatto a Lussemburgo il 10 aprile 2006; dell'Accordo interno tra i rappresentanti dei Governi degli Stati membri, riuniti in sede di Consiglio, riguardante il finanziamento degli aiuti comunitari forniti nell'ambito del quadro finanziario pluriennale per il periodo 2008-2013 in applicazione dell'Accordo di partenariato ACP-CE e lo stanziamento degli aiuti finanziari ai paesi e territori d'oltremare ai quali si applica la parte quarta del Trattato CE, fatto a Bruxelles il 17 luglio 2006.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 10 ottobre 2007.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 3116)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare di Forza Italia ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
La relatrice, onorevole Paoletti Tangheroni, ha facoltà di svolgere la relazione.
Chiedo ai colleghi che intendano assentarsi dall'Aula di farlo nel modo più silenzioso, per consentire alla relatrice di potere svolgere la relazione. Prego, onorevole Paoletti Tangheroni.

PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI, Relatore. Signor Presidente, voglio intantoPag. 74sottolineare che si tratta della ratifica non di uno, ma di ben tre accordi, e pertanto le chiedo, signor Presidente, di avere un po' di tolleranza per quanto riguarda i tempi previsti, perché, in realtà, si tratta di un provvedimento abbastanza complesso.
Si tratta come dicevo di tre accordi: un accordo - che è il vero e proprio accordo di Cotonou - che organizza e coordina tutti gli accordi di cooperazione tra gli Stati membri dell'Unione europea e gli Stati dell'Africa-Caraibi-Pacifico; un accordo interno tra gli Stati dell'Unione europea relativo alle procedure; infine, un altro accordo interno tra gli Stati dell'Unione europea relativo al quadro finanziario.
Signor Presidente, si tratta di un Accordo estremamente importante per i Paesi che ne sono coinvolti. Essi sono tutti i Paesi africani e tutti quelli europei, dell'Unione Europea, che si incontrano per un grandissimo programma di cooperazione che presenta un'ampiezza economica formidabile, perché stiamo parlando di 22 miliardi 682 milioni di euro. Nell'ambito di tale somma l'Italia contribuisce per una cifra di circa 3 miliardi di euro.
L'Accordo in esame riguarda alcune modifiche del Trattato di Cotonou che, in linea di massima, non incidono sull'impalcatura del precedente Accordo stipulato nel 2000, ma pongono una maggiore attenzione al tema della povertà, includendo gli obiettivi del millennio, facendosi carico di tutti gli aspetti riguardanti il mercato delle armi, della lotta contro il terrorismo, ma soprattutto ponendo i termini per valorizzare autenticamente le risorse locali. Tutto ciò è stabilito in positivo.
Vi sono anche altri elementi, tra cui la conferma del condizionamento degli aiuti al tema della democraticità degli Stati riceventi che appare, nel secondo trattato (quello modificato), un po' sfumata. Infatti, su richiesta degli Stati che ricevono gli aiuti è stato diluito quel sistema di norme che presentavano un certo automatismo, per cui se non vi è la democrazia non sono erogati gli aiuti. Il tema è sfumato sia da un punto di vista della presentazione di tale condizione, sia perché quantitativamente, per esempio, si amplia di molto, passando da 60 a 120 giorni, la possibilità di dialogo.
A parte tali modifiche, non vorrei perdere l'occasione relativa alla ratifica di questo Trattato per svolgere alcune riflessioni riguardanti, in generale, la cooperazione che gli Stati dell'Unione europea svolgono, da anni, con l'Africa. L'antecedente del Trattato in esame è la Convenzione di Yaoundé, che risale al 1963. Pertanto da quell'anno l'Africa è stata inondata di miliardi provenienti dall'Europa ma questa inondazione non ha comportato molto effetti. Vediamo, infatti, un'Africa sempre più povera, sempre più sconvolta da conflitti interni e certamente non si sono registrati il decollo economico e lo sviluppo.
Credo che - e noi presenteremo trasversalmente un ordine del giorno per fornire al Governo lo spunto per intervenire a livello europeo - sia necessario assumersi, signor Presidente, delle responsabilità in merito a tale situazione. Indubbiamente vi sono responsabilità europee, perché si tratta di un accordo europeo, e anche delle responsabilità italiane perché, signor Presidente, tre miliardi in cinque anni significa che, se fosse operata una ripartizione aritmetica (ma non intendo prendere ulteriore tempo rispetto a quello che gentilmente mi sta concedendo) si avrebbero 600 milioni l'anno, il che vuol dire circa - il Governo può contraddirmi o meno - cento milioni in più di quella che è la nostra cooperazione a dono. Dobbiamo assolutamente riflettere su alcuni problemi.
I problemi sono: attuare veramente quello che si prevede, cioè condizionare gli appalti che si fanno all'utilizzo reale delle risorse locali; cercare di porre la questione del commercio e dei dazi doganali in modo che sia quanto meno più favorevole rispetto ai Paesi dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, ma soprattutto, signor Presidente, arrestare questa situazione di elargizione di tutto questo danaro - che è danaro pubblico perché è dei nostri cittadini italiani - alla CECA.Pag. 75
Dobbiamo trovare un meccanismo di monitoraggio che sia efficace perché credo che l'Italia abbia il diritto di sapere come si danno questi denari e, soprattutto, quali siano i criteri di scelta. La ringrazio per il tempo che mi ha concesso e preannuncio che presenteremo un ordine del giorno (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, è stato appena ricordato con efficacia quanto sia necessario l'atto di ratifica in esame. In effetti, in considerazione dell'importanza della partnership che lega l'Unione europea ai Paesi ACP, della portata dell'Accordo e del tempo decorso dalla data della firma, si comprende come la ratifica sia da considerarsi assolutamente prioritaria.
L'Accordo deve essere ratificato entro il mese di novembre 2007; dall'entrata in vigore dipende, infatti, la continuità della politica europea di sviluppo e la piena operatività degli aiuti che l'Unione europea si è impegnata a stanziare in favore dei Paesi ACP a partire dal 1o gennaio 2008. La tempestiva ratifica degli accordi si rende imperativa affinché il ricorso agli aiuti nell'ambito del decimo Fondo europeo di sviluppo, FES, non subisca interruzioni e continui ad essere effettivo anche successivamente al 31 dicembre 2007, fino a quando sarà operativa la disciplina di cui al nono FES.
In numerose occasioni l'Italia, d'altronde, ha ribadito il proprio impegno a concludere il processo di ratifica nei tempi convenuti in sede comunitaria. In questo senso sono personalmente impegnati il Presidente Prodi e il Ministro D'Alema nei confronti, rispettivamente, del Presidente della Commissione europea Barroso e del commissario allo sviluppo Michel.
Il completamento dell'iter di ratifica dell'Accordo costituisce, pertanto, una condizione necessaria affinché il nostro Paese rispetti gli impegni assunti a livello internazionale. Dunque, sollecito l'approvazione delle ratifiche e concordo sulle valutazioni più generali che sono state appena espresse.
Ho sentito l'annuncio della presentazione di un ordine del giorno; a me pare che possa essere un utile stimolo anche nei confronti del Governo. Occorre senso delle proporzioni quando si guarda alle cifre che si spendono su un tavolo e sull'altro e occorre, quando le cifre sono di questa entità, porre dei problemi anche se delicati, difficili e, tuttavia, giusti. È, inoltre, giusto sollecitare prudenza e rigore a tutti ed anche all'Unione europea.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, sarò breve anche perché condivido ciò che è stato detto dalla collega Paoletti Tangheroni essendo tra i cofirmatari dell'ordine del giorno che sarà presentato, all'interno del quale (si tratta di un ordine del giorno piuttosto complesso) vi è il richiamo al controllo da parte dell'Unione europea della spesa pubblica, e, per lo meno, da parte del Parlamento europeo, dato che il Consiglio o la Commissione europea lavorano su questa materia spesso a porte chiuse, ed è necessario che l'utilizzo di tutta questa massa di denaro abbia almeno il corrispettivo della conoscenza pubblica.
La parte dell'ordine del giorno che ci interessa in particolar modo è quella che riguarda il rispetto della clausola democratica, ma non solamente relativamente a questo Accordo, ma a tutti gli accordi che ci sono tra l'Unione europea e i Paesi terzi.
La clausola democratica, che risulta dagli atti preparatori del Parlamento, del Consiglio e della Commissione, è essenziale e prevede che il denaro dell'Unione europea e dei cittadini europei sia corrisposto ai Paesi terzi a condizione che questi rispettino i diritti umani fondamentali, la democrazia e lo Stato di diritto.
Come ricordava la relatrice, in particolare nel presente Accordo, viene trascritta la posizione che storicamente è stata della Commissione europea daPag. 76quando è stata introdotta, su iniziativa del Parlamento europeo, la clausola democratica negli accordi con i Paesi terzi. Tale clausola aveva un suo iter, che alla fine prevedeva la sanzione. Oggi tale iter viene praticamente bloccato dalla trascrizione letterale della posizione della Commissione, ovvero aver esaurito tutte le possibilità di dialogo con questo Paese, al fine di garantire i diritti umani fondamentali.
Concludo rapidamente. Il 30 giugno 2007 si è tenuta l'Assemblea parlamentare congiunta tra l'Unione europea e i Paesi dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, con i quali dovremo ratificare il presente Accordo. I delegati non sono riusciti a trovare il consenso per condannare il regime di Mugabe: Zimbabwe, Darfur, forse possono farci capire qualcosa.
Il Viceministro Intini ricordava che entro novembre dobbiamo chiudere il presente Accordo, perché poi è prevista tra la fine di novembre e i primi giorni di dicembre una presentazione in «pompa magna» a Lisbona, in cui rilanciare l'aiuto europeo verso tali Paesi. Opportunamente, le istituzioni europee hanno chiesto ai vari Paesi se potevano evitare di presentare alla festa anche il dittatore Mugabe. La risposta è stata: «Se non viene lui, non veniamo nemmeno noi».
Credo, quindi, che - rispetto a quanto sta accadendo e proprio perché condividiamo tutte le parole del Viceministro Intini - a fronte del fatto che saremo comunque costretti (è un nostro dovere) a intervenire in quell'area attraverso il presente Accordo, il Governo si deve impegnare ad intraprendere a livello delle istituzioni europee, al di fuori delle prassi consuetudinarie, un'iniziativa che sia straordinaria e finalizzata al rispetto testuale della clausola democratica in tutti gli accordi già sottoscritti, in quelli via di sottoscrizione e in quelli futuri. Questo è l'impegno minimo che consentirebbe di astenerci e di non votare contro il presente provvedimento.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Gianni Farina. Ne ha facoltà.

GIANNI FARINA. Signor Presidente, spero che l'ordine del giorno proposto dall'onorevole Paoletti Tangheroni veda una larga unità di consenso. Mi sembra, infatti, che il presente Accordo - al di là del fatto che tutto è perfettibile - sia di straordinaria importanza, non solo per le strategie di sviluppo previste in questi Paesi, che sono tanta parte dell'umanità. L'Unione europea e l'Italia, in prima fila, possono essere protagoniste del perseguimento di una politica della convivenza e della pari dignità.
Con il presente Accordo, si inizia un percorso virtuoso nella lotta di prevenzione e risoluzione dei conflitti, a difesa della pace.
Ne vorrei sottovalutare l'aspetto che riguarda la cooperazione in ogni settore della vita e dello sviluppo sociale sia che si tratti della lotta contro terribili malattie, e in mancanza della firma di questo Accordo non si potrebbe iniziare tale percorso virtuoso, sia per quanto riguarda la lotta per far scomparire malattie che purtroppo pensavamo sconfitte, quali la malaria e la tubercolosi.
In definitiva, mi sembra che tramite questo Accordo, sviluppo sociale, estensione della cultura ed altri argomenti costituiscano una questione fondamentale per tutti noi. Inoltre, come non sottolineare la decisiva importanza dell'applicazione prevista da tanti articoli per la formazione e lo sviluppo culturale e umano, per la partecipazione attiva alla vita politica dei loro Paesi e quindi per la promozione partecipativa e democratica, i cui passi non sono sempre perseguibili e visibili in ogni momento della nostra attività.
Mi sembra fondamentale l'aver previsto, nell'ambito delle politiche di sostegno, interventi immediati e risolutivi per tante popolazioni attanagliate dal sottosviluppo e dalla miseria. Quindi, politica di sviluppo, democrazia e difesa dell'ambiente non sono fattore scindibili, sono la sintesi di un'equazione che va risolta, sono legati l'uno all'altro e rappresentano la sfida che l'Europa e l'Italia devono condurre: cooperazione e sviluppo. Ecco perché l'avanzataPag. 77modifica dell'Accordo di Cotonou, anche da una piccola finestrella come quella dell'Africa, può rappresentare un nuovo concetto di partnership tra i Paesi dell'Unione europea e i settantasette paesi dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, che merita di essere approvato dal Parlamento repubblicano. Ed è per questo che sottolineo con particolare favore ed approvo la proposta di un ordine del giorno che veda la più ampia unità del Parlamento.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 3116)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore e il rappresentante del Governo rinunciano alla replica.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

MAURIZIO TURCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Turco, lei è già intervenuto. Se intende intervenire su un'altra questione lo potrà fare al termine della seduta.

Informativa urgente del Governo sul grave incidente verificatosi il 9 ottobre 2007 presso lo stabilimento di Colleferro della Simmel difesa (ore 20.37).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sul grave incidente verificatosi il 9 ottobre 2007 presso lo stabilimento di Colleferro della Simmel difesa.
Avverto che, dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del sottosegretario di Stato per l'interno)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per l'interno, Ettore Rosato.

ETTORE ROSATO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vengo in aula per riferire in merito al grave incidente che si è verificato presso la Simmel Difesa Spa, azienda di fabbricazione e detenzione di esplosivi per la difesa, il 9 ottobre scorso a Colleferro, in provincia di Roma.
Consentitemi intanto di esprimere le mie personali condoglianze e quelle del Governo alla famiglia del giovane operaio deceduto nell'esplosione ed un augurio di pronta guarigione ai feriti.
Prima di illustrare nel merito la vicenda, secondo la ricostruzione dei fatti forniti dalla locale questura, dal comando dei vigili del fuoco e dal comando provinciale dei carabinieri di Roma, debbo necessariamente fare alcune precisazioni di carattere tecnico-legislativo, anche per consentire di inquadrare meglio la problematica che è stata sollevata.
Premetto che per fabbricare e vendere armi da guerra e parti di esse, nonché munizioni, è necessaria la licenza ai sensi dell'articolo 28 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, rilasciato dal Ministero dell'interno. Per fabbricare e tenere in deposito materiale esplodente sono invece necessarie licenze rilasciate ai sensi degli articoli 46 e 47 dello stesso Testo unico: la prima di competenza del Ministero dell'interno, la seconda di competenza del prefetto.
Il Ministero dell'interno ha deciso di delegare le competenze di cui sopra ai prefetti; questi ultimi rilasciano quindi tutte le licenze dopo avere acquisito il parere della commissione tecnica provinciale per le materie esplodenti, parere poi sottoposto anche all'approvazione della commissione consultiva centrale per le materie esplosive ed infiammabili che siede presso il Ministero dell'interno.
Preciso che la Simmel Spa, specializzata nella produzione proprio di manufattiPag. 78esplosivi per la difesa, è sita nel territorio del comune di Colleferro, dove è presente un vasto comprensorio industriale. Segnalo che lo stabilimento risulta soggetto agli obblighi derivanti dalle disposizioni degli articoli 6, 7 e 8 del decreto legislativo n. 334 del 1999, che legifera proprio in materia di controllo dei pericoli di incidente rilevante connessi alla manipolazione e alla gestione di determinate sostanze pericolose.
Nella fattispecie, il gestore dello stabilimento ha numerosi oneri da rispettare, tra cui, in primo luogo, l'obbligo di notifica alle numerose autorità competenti (il Ministero dell'ambiente, la regione, la provincia, il comune, il prefetto, il comando provinciale dei vigili del fuoco e il comitato tecnico regionale dei vigili del fuoco) relativo a tutte le informazioni sulle sostanze pericolose trattate, sull'attività svolta e sugli elementi che potrebbero causare incidenti rilevanti.
In secondo luogo, il gestore deve redigere un piano di attuazione del sistema di gestione della sicurezza, che definisca la politica di prevenzione di incidenti rilevanti nella propria azienda. A carico del gestore, in questo caso, grava anche l'adozione di un piano di emergenza interno allo stabilimento, finalizzato a circoscrivere gli effetti dannosi dell'incidente, da trasmettere alla provincia e al prefetto che, a sua volta, deve elaborare il piano di emergenza esterno.
Il sistema di gestione della sicurezza è propedeutico rispetto al cosiddetto rapporto di sicurezza che il gestore presenta al comitato tecnico regionale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Tale rapporto, oltre ad evidenziare che è stato adottato il sistema di gestione della sicurezza, deve attestare che i pericoli di incidenti rilevanti sono stati individuati e sono state adottate le misure necessarie per prevenirli e per limitarne le conseguenze per l'uomo e per l'ambiente. Il documento deve anche garantire l'avvenuta adozione dei piani di emergenza interna e che la progettazione, la costruzione, l'esercizio e la manutenzione di qualsiasi struttura connessa con il funzionamento dello stabilimento sia sufficientemente sicura ed affidabile.
Nel caso di specie, il gestore ha ottemperato all'obbligo di notifica e, inoltre, lo stabilimento ha ottenuto nel 2002 l'approvazione del rapporto di sicurezza da parte del comitato tecnico regionale dei vigili del fuoco. Secondo quanto riportato nel rapporto conclusivo dell'attività ispettiva del dicembre 2005, disposta dal Ministero dell'ambiente ai sensi del decreto legislativo n. 334 del 1999 - cui facevo riferimento precedentemente - risulta che il documento sulla politica di prevenzione sia stato emesso il 23 settembre del 2005, come frutto dell'ultima revisione del sistema di gestione della sicurezza e, quindi, è un provvedimento recente.
Il prefetto di Roma ha redatto, attesa la presenza sul territorio del comprensorio industriale, un piano di emergenza esterna globale. Per completezza di informazione, comunico che, su disposizione di questo Ministero, la commissione tecnica provinciale per le materie esplodenti ha effettuato l'ultimo controllo sulla Simmel Spa nel 1997, terminando tali accertamenti nel 1998. Naturalmente, la commissione tecnica provinciale ha effettuato i controlli e, successivamente, si sono svolti tutti gli altri controlli da parte di tutti gli organismi citati precedentemente, con le pronunce dei comitati responsabili.
La commissione consultiva centrale per le materie esplosive e infiammabili ha esaminato, nel corso della seduta del 18 febbraio 1999, sulla scorta delle valutazioni formulate dalla stessa commissione tecnica provinciale, la situazione dello stabilimento, esprimendo parere favorevole alla conferma dell'agibilità dello stesso, con l'unica condizione imposta di diminuire il carico in un locale, che, peraltro, non è stato interessato dall'incidente occorso.
Quindi, le disposizioni normative sono numerose, molto precise e stringenti e, inoltre, sono tutte ottemperate per quanto attiene alla documentazione fornita e ai controlli effettuati dalla prefettura, dalPag. 79comando dei carabinieri, dalla polizia e dai vigili del fuoco, così come è previsto.
Venendo ora alla ricostruzione della vicenda, comunico che intorno alle 10,40 (questo è un dato noto ai colleghi) del 9 ottobre, il personale operativo del comando provinciale dei vigili del fuoco di Roma è intervenuto presso lo stabilimento della Simmel, a seguito di un'esplosione verificatasi all'interno di uno dei tre locali dello stesso stabilimento, adibito, in questo caso, al confezionamento di prodotti illuminanti e pirotecnici ad uso militare.
Sul posto, peraltro, oltre al magistrato della procura di Velletri e alle forze di polizia, è intervenuto anche il personale del nucleo tecnico operativo e di analisi dell'ufficio per gli affari della polizia amministrativa e sociale del dipartimento di pubblica sicurezza, per effettuare, d'intesa con l'autorità giudiziaria procedente, un primo sopralluogo ispettivo.
Lo scoppio aveva coinvolto l'intero corpo di fabbrica, provocando un incendio, sviluppatosi in parte all'interno e in parte all'esterno dell'edificio.
Immediatamente sono state effettuate le operazioni di soccorso da parte del personale dei vigili del fuoco per condurre all'aperto le persone ferite, che erano rimaste bloccate all'interno dei locali (anche questi fatti sono noti), e, conseguentemente, sono state avviate le azioni di spegnimento dell'incendio seguito all'esplosione.
Nello scoppio sono rimaste ferite undici persone, con prognosi varie, da uno a dieci giorni per lesioni lievi (come sapete, per molti di loro la situazione si è risolta), che sono state trasportate dal personale del 118 presso l'ospedale di Colleferro e il Sant'Eugenio. Presso quest'ultima struttura è ricoverato un operaio ferito in maniera più seria, avendo riportato ustioni gravi su oltre il 60 per cento del corpo. Come già precisato, purtroppo uno degli operai è deceduto per le gravi ustioni e ferite riportate.
Da una prima indagine da parte del personale del comando provinciale dei vigili fuoco intervenuto sul posto, sembrerebbe che nel manufatto, durante l'attività di lavorazione e confezionamento di prodotti pirotecnici per uso militare, si sia verificata un'esplosione nella zona blindata, dovuta allo scoppio delle impastatrici, le cui cause saranno oggetto di accertamenti tecnici e di comunicazione all'autorità giudiziaria. Su questo aspetto credo di non poter aggiungere altro, considerato che vi è un'indagine in corso che darà le sue conclusioni. L'area interessata dall'esplosione, tra l'altro, è stata posta sotto sequestro per consentire tutte le indagini tecniche e di polizia giudiziaria.
A tutti gli accertamenti partecipa anche personale del nostro nucleo investigativo antincendi del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, accanto al corpo specializzato della Polizia di Stato.
In attesa dell'esito delle indagini, un'ipotesi più verosimile circa l'effettivo svolgimento dei fatti sarebbe emersa a seguito del sopralluogo effettuato, su delega del prefetto, dalla commissione tecnica provinciale per le materie esplodenti, nella giornata del 10 ottobre scorso, che avrebbe accertato che l'esplosione sarebbe avvenuta in una delle tre stanze adibite alle impastatrici di polveri, come ricordavo prima. Tali stanze corrispondono alle caratteristiche strutturali richieste dall'autorizzazione permanente rilasciata il 12 settembre 2000.
Al momento, le cause dello scoppio - come ho riferito, stiamo attendendo le analisi che effettuerà anche l'autorità giudiziaria - possono essere attribuite, soprattutto, a un errore umano o a un difetto dei macchinari o, forse, a un mancato controllo della qualità e quantità delle polveri. Su questo fronte si è aperto un confronto. La magistratura, dopo le relazioni dei periti, trarrà le sue conclusioni.
Questi sono gli elementi normativi e la ricostruzione dei fatti, effettuata in base alle informazioni ad oggi disponibili.
Sul tema più generale della sicurezza nei luoghi di lavoro, il Governo ha fatto proprio l'appello formulato dal Presidente della Repubblica il 14 ottobre scorso, proprio in occasione della «Giornata per le vittime degli incidenti sul lavoro». Peraltro,Pag. 80mi sembra che sia un appello raccolto non solo dal Governo, ma da tutto il Parlamento e da tutte le forze politiche.
Il Capo dello Stato ci ha ricordato che alcune importanti risposte sono già venute, mentre altre stanno venendo da più parti, e che occorre contrastare con grande efficacia la terribile piaga delle morti sul lavoro. Naturalmente, l'incidente di Colleferro non può che raccomandare a tutti noi una forte azione, un forte impegno civile, un forte potenziamento delle strutture di controllo e della coscienza civica, anche di imprese e istituzioni, su questo tema.
Da parte del Ministero dell'interno vi è la massima attenzione. Con il dipartimento dei vigili del fuoco stiamo attenzionando e rafforzando l'intesa con le associazioni degli imprenditori, anche per lavorare sempre più sulla materia della prevenzione, che è quella su cui maggiormente si può incidere per evitare che questi episodi avvengano e si ripetano.
Naturalmente, il Governo è a disposizione, alla fine dell'attività istruttoria e di indagine che la magistratura ha attivato, per fornire tutti gli altri chiarimenti che il Parlamento riterrà di richiedere.

(Interventi)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rugghia. Ne ha facoltà.

ANTONIO RUGGHIA. Signor Presidente, signor sottosegretario, è molto importante la discussione che stiamo svolgendo, aperta dall'informativa del Governo sul tragico episodio del 9 ottobre scorso, quando, con un'esplosione alla fabbrica di armamenti Simmel Difesa di Colleferro, un operaio, Roberto Pignalberi, ha perso la vita e altri tredici operai sono rimasti feriti.
In questo dibattito è innanzitutto prioritario chiedere l'accertamento pieno dei fatti: è necessario che le attività di indagine, disposte dal nucleo ispettivo della legazione provinciale del Ministero del lavoro e dalle altre autorità e quella attivata dalla procura della Repubblica di Velletri, possano permetterci di risalire, in tempi rapidi, alle cause e alle responsabilità di questo grave disastro.
L'impegno delle istituzioni per l'individuazione delle reali cause dell'esplosione e nelle verifiche sul regolare svolgimento dell'attività di fabbricazione di armi ed esplosivi, sulla funzionalità dei macchinari e sul rispetto delle misure di sicurezza nella fabbrica di Colleferro deve essere forte, coerente e rigoroso. Dobbiamo questo impegno alla memoria del giovane operaio deceduto e ai suoi colleghi feriti nell'esplosione. Dobbiamo questo impegno a tutti i lavoratori della Simmel, ai loro familiari e a tutto il mondo del lavoro del comprensorio di Colleferro che, su iniziativa dei sindacati, sul tema della sicurezza e in memoria di Roberto Pignalberi, il giorno dopo la tragedia ha indetto uno sciopero territoriale di quattro ore.
È stata una tragedia, ma poteva essere una strage. Al momento dell'esplosione, nel reparto 5220 erano impegnati in diverse mansioni 20 o 25 operai. All'interno dello stabilimento lavorano complessivamente 220 operai su più turni e ogni reparto è diviso da sovrappieni di terra, per evitare, in caso di incidenti, che esplosioni o incendi interessino tutta la fabbrica.
Quando si lavora per creare munizioni ed esplosivi il rischio è sempre altissimo. Proprio nella stessa fabbrica - dove anche allora si producevano armamenti - il 29 gennaio del 1938, in una tremenda esplosione, che a Colleferro viene ancora ricordata, morirono 60 operai e 1.500 persone rimasero ferite, anche gravemente.
La discussione di oggi è importante per riproporre anche il tema della sicurezza sui posti di lavoro, come affermava il sottosegretario. Ricordiamo tutti il monito del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Secondo i dati Eurispes, dal 2003 al 2006 in Italia i morti sul lavoro sono stati 5.252, ossia si è verificato un incidente ogni 15 lavoratori e un morto ogni 8.100 addetti.
Secondo l'istituto di ricerca, ogni anno in Italia le morti bianche sono in mediaPag. 81oltre 1.300; poco meno del 70 per cento dei lavoratori perde la vita cadendo da impalcature nel settore edilizio o per ribaltamento del trattore nel settore agricolo. L'età media dei morti è di 37 anni e gli immigrati deceduti sono l'11 per cento, mentre le donne morte sono il 7,7 per cento.
Quello che Giorgio Napolitano ha dichiarato essere un peso enorme, umano e sociale, è rappresentato da queste cifre: il Presidente della Repubblica ha sottolineato l'esigenza di indignarsi per le morti bianche, di non limitarsi alla denuncia, di garantire vigilanza e repressione, rispetto delle norme vigenti, controlli e normative più adeguate.
Il tema della sicurezza sul lavoro deve essere una questione centrale nell'azione del Governo, delle amministrazioni locali e dell'intero Paese. Non basta il cordoglio, la solidarietà doverosa espressa alle vittime e ai familiari, anche perché la lista ogni giorno, purtroppo, si allunga. Oggi è toccato morire sul posto di lavoro a un giovane operaio, dipendente di una ditta appaltatrice impegnata nel cantiere della centrale ENEL di Torrevaldaliga, a Civitavecchia: è stato colpito dal tubo di un ponteggio, che gli è precipitato sulla testa.
Capita, purtroppo, tutti i giorni che nel nostro Paese lavoratori che svolgono attività soprattutto usuranti, nei cantieri e nei campi, possano perdere la vita. Il più delle volte hanno un lavoro a tempo determinato, precario e mal pagato: è proprio per questo che è giunto il momento che le istituzioni si facciano carico di garantire misure di sostegno adeguate alle vittime del lavoro e ai familiari, per impedire che al dramma della perdita di un padre, di una madre o di un figlio, che rappresentavano magari l'unica possibilità di reddito, possa aggiungersi la paura quotidiana di non farcela a sostenere la propria famiglia e la condanna ulteriore della miseria, da scontare in solitudine.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ANTONIO RUGGHIA. La discussione di oggi ci permette di conoscere meglio il comprensorio di Colleferro, di individuare misure di sostegno e riqualificazione...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ANTONIO RUGGHIA. Ho esaurito i cinque minuti? Pensavo che fosse un avviso, signor Presidente. Per concludere, taglio una parte del mio intervento.
Crediamo che Colleferro e la Valle del Sacco meritino l'attenzione del Parlamento.
Nel distretto di Colleferro i programmi di sviluppo devono prevedere anche un piano di riconversione dell'industria bellica per garantire occupazione e maggiore sicurezza ai lavoratori con attività a maggiore competitività tecnologica e con minori ricadute possibili sul piano sociale e ambientale. È forse questo l'unico modo per dare un futuro a un comprensorio in crisi ormai da molti anni e per onorare la memoria di Roberto Pignalberi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Santori. Ne ha facoltà.

ANGELO SANTORI. Ringrazio il rappresentante del Governo per l'informativa puntuale e precisa.
Signor Presidente, mi soffermo su alcuni aspetti che credo estremamente importanti. La sicurezza nell'ambito del lavoro deve essere l'obiettivo cui ogni azienda, piccola o grande che sia, non può sottrarsi e costituisce la certezza cui ogni lavoratore ha diritto. La tragedia che purtroppo è accaduta all'interno della Simmel Difesa di Colleferro ha generato stupore in quanti, ben conoscendo l'altissimo livello di sicurezza dell'impianto - mi sembra che lo abbia ricordato anche il rappresentante del Governo - mai avrebbero supposto che potesse verificarsi quanto accaduto. Non è aumentato il numero delle vittime proprio per il rispetto puntuale e concreto delle norme di sicurezza.
Da ricordare, come già è stato fatto, che la Simmel Difesa di Colleferro, produce armi di difesa regolarmente autorizzate e, quindi, controllate. C'è stato tanto clamore giornalistico, che vorrei in questaPag. 82circostanza ricordare. Credo sia auspicabile che lo stesso clamore ed interesse venga riservato anche ad altri incidenti sul lavoro.
Infatti, soprattutto per il territorio di Colleferro, si è trattato di una tragedia immane che ha ricordato vecchie tragedie; però, credo che quando si parla di incidenti sul lavoro, lo si debba fare con grande rispetto soprattutto per coloro che lavorano.
Signor Presidente, credo che non bisogna trascurare che nel territorio di Colleferro la fabbrica della Simmel Difesa, che occupa stabilmente 160 operai altamente qualificati, è un punto di forza dell'economia locale. Attualmente, quindi, con angoscia le famiglie dei lavoratori vivono il problema della sospensione delle attività produttive. Anche per questo motivo, vorrei sollecitare il rappresentante del Governo affinché la commissione concluda la sua attività giungendo ad un accertamento su come si sono svolti i fatti.
Credo sia anche importante sollecitarla, non per mettere fretta: la sicurezza sul posto di lavoro non può avere tempi ristretti. Ritengo, però, che sia importante tenere conto del fatto che 160 famiglie aspettano con angoscia la soluzione dei problemi anche per riprendere l'attività lavorativa.
Inoltre, vorrei aggiungere un altro aspetto, che credo sia estremamente importante. Sarebbe auspicabile che lo stesso clamore ed interesse - voglio sottolinearlo - venisse riservato dalla stampa ogni qual volta si verificano incidenti sul lavoro, perché il richiamo del Presidente della Repubblica è serio e opportuno e sul quale tutti quanti noi dobbiamo riflettere. Dobbiamo porre in essere tutti gli strumenti utili e necessari per evitare che accadano simili incidenti, anche se in uno stabilimento come quello i rischi rispetto a tanti altri posti di lavoro sono certamente più alti.
In conclusione, auspico che il Governo si impegni non solo su quanto già ho detto, ma anche su un fatto estremamente importante, ossia la costruzione di un nuovo edificio dei vigili del fuoco, perché il luogo in cui oggi è ubicata la caserma dei vigili del fuoco di certo non risponde più alle esigenze di Colleferro, che è un'area industriale.
Credo che non ci sia assolutamente bisogno - e concludo signor Presidente - del dualismo tra la città di Colleferro e quella di Valmontone, perché è sotto gli occhi di tutti il fatto che la città di Colleferro abbia più bisogno e più necessità, proprio per rispondere alle esigenze di sicurezza dei lavoratori. Naturalmente - e concludo - anch'io mi associo all'intervento del rappresentante del Governo ed esprimo la vicinanza alle famiglie, a quella del signor Roberto Pignalberi, che è deceduto, e a tutti i feriti che hanno subìto un notevole danno, anche di tipo traumatico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, mi associo nel ringraziare il rappresentante del Governo, il sottosegretario Rosati, per l'illustrazione e la ricostruzione che, allo stato delle informative, ha potuto rendere oggi in Parlamento. Lo ringrazio per aver accettato la nostra sollecitazione a venire a riferire in merito ad un incidente assolutamente grave, allo stato ancora inspiegabile e che, tuttavia, ripropone - come anche altri colleghi hanno sottolineato - l'angoscioso tema della sicurezza e delle morti sul lavoro.
Ritengo che quando ci si trovi al cospetto di una morte bianca di un operaio giovane le parole non abbiano senso. Credo che sia difficile, oggi, commemorare con parole adeguate quanto l'angoscia abbia colpito quella famiglia ed il trauma che ne è derivato. Mi associo anch'io alle condoglianze nei confronti dei familiari ed esprimo l'augurio più sincero e più forte per i numerosi feriti che si sono registrati in quella drammatica giornata.
Colleferro è un ambito territoriale particolare, perché è nato - lei lo sa, signor sottosegretario - intorno ad un opificio industriale che, fin dall'inizio, ha realizzato lavorazioni nel campo degli esplosivi.Pag. 83Vi è, quindi, anche una sorta di giacimento culturale e professionale, che ha portato nel corso del tempo ad un grande processo di modernizzazione degli impianti, soprattutto sotto il profilo della sicurezza. Chi, come me, conosce quel territorio in maniera molto approfondita sa quanto, soprattutto negli ultimi anni, si sia investito in quell'ambito sul tema della sicurezza, pur sapendo che si hanno di fronte industrie particolarmente sensibili.
La ringrazio per aver fornito, all'inizio del suo intervento, un riferimento al quadro normativo complessivo e a tutta una serie di adempimenti che devono essere osservati e che, nel caso specifico, sulla base di quanto lei ha correttamente riferito, sono stati rispettati. Questo rende ancora più drammatica la situazione rispetto all'incidente che si è determinato.
Vorrei, altresì, riportare - per aggiungere qualche ulteriore elemento informativo raccolto anche tra i tecnici che erano presenti al momento dello scoppio - che nel luogo in cui si è verificato lo scoppio non vi erano operai, come è giusto che sia, nel rispetto di quelle norme che lei stesso ha richiamato. Ciò rende il quadro ancora più complesso dal punto di vista dell'individuazione della causa dello scoppio e mi porta ad avanzare un'altra considerazione: quando si trattano materiali esplosivi - e, quindi, quando ci si trova di fronte a industrie di questo tenore - al di là di quelle che possono essere le opzioni di eventuali riconversioni future, credo che correttamente dovremmo porci di fronte al problema di capire esattamente di cosa stiamo parlando, perché si tratta di armamenti convenzionali.
Parliamo di un'industria che fornisce munizionamento al Ministero della difesa e poi partecipa - come correttamente fanno tante altre aziende di questo tipo - a gare internazionali per ottenere commesse. Quindi, bisogna prestare attenzione quando tracciamo un percorso che sembra debba essere esclusivo dell'Italia nel rinunciare a determinate attività. Nessuno vuole proporre missioni guerrafondaie, oppure dire che la guerra ha aspetti positivi. Ma viviamo in questo mondo e in questa realtà. Esistono attività industriali di questo tipo che, a maggior ragione, debbono essere garantite da un ambito di sicurezza direi quasi assoluta.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SILVANO MOFFA. Voglio concludere, ma chiedo ancora un po' di tempo, cortesemente, al Presidente. Questo incidente - di cui apprenderemo più chiaramente le dinamiche soltanto al termine dell'indagine che lei stesso ha richiamato - ha riproposto, tuttavia, il tema del soccorso.
Poc'anzi l'onorevole Santori ha richiamato la necessità - lei, signor sottosegretario, se ne è interessato direttamente - del problema connesso alla presenza dei vigili del fuoco nel comune di Colleferro, dove non vi è solo questa industria sensibile e pericolosa, ma ve ne sono anche altre.
Pertanto, dal Governo mi aspetterei una parola definitiva e chiara sul fatto che non vi possa essere alcuna ipotesi di dislocamento altrove, fuori dall'ambito urbano della caserma dei vigili del fuoco. Dico questo anche perché devo dare atto ai vigili del fuoco che - nonostante le difficoltà in una giornata particolare (dove, tra l'altro, vi era anche il mercato che, spesso, blocca le attività di quella caserma proprio perché è ubicata male) - sono stati davvero solleciti nell'intervento e vi è stato un soccorso adeguato. Quel piano di emergenza che lei ha richiamato - sia interno, ma anche esterno - per fortuna ha funzionato...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SILVANO MOFFA. ...altrimenti, forse, oggi, parleremmo di una tragedia ancora più grave.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rocchi. Ne ha facoltà.

AUGUSTO ROCCHI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per l'informativa che ha reso. In occasioni come queste, si corre sempre il rischio di fare quelloPag. 84che non dovremmo fare, ossia una sorta di retorica. Al contrario, vicende come questa chiedono che il nostro lavoro produca fatti concreti, che intervengano sul terreno della prevenzione e della sicurezza sul lavoro; forse, è il modo migliore di rendere omaggio e solidarietà a chi è stato colpito da questi incidenti.
Vorrei ricordare che questo Parlamento ha approvato una legge importantissima prima della pausa estiva: il testo unico sulla salute e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. In quella legge, come sappiamo, quasi tutti gli articoli contenevano norme che sono entrate immediatamente in vigore. Nella parte di delega al Governo (che, entro nove mesi, deve emanare decreti attuativi) sono, invece, presenti norme che non sono ancora entrate in vigore. Ritengo che questa vicenda - come altre - richieda l'anticipazione dell'attuazione, almeno di due norme precise, le quali sono previste nel citato testo unico testo unico sulla salute e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.
La prima previsione concerne la possibilità di intervenire immediatamente modificando la legge 14 febbraio 2003, n. 30, che consentirebbe di utilizzare il lavoro somministrato (come si chiama adesso) o, se preferite, interinale, in una serie di lavorazioni come quelle ad esposizioni pericolose di agenti chimici e biologici, nell'utilizzo di varie attrezzature delicate (che sono già elencate e citate in provvedimenti ad hoc) e in certi tipi di lavorazione in cui, per durata, gravità ed esposizione ad agenti chimici e biologici pericolosi (nonché ovviamente - come nel caso di Colleferro - per le materie esplosive), possono essere utilizzati lavoratori e lavoratrici con lavoro in affitto, cioè con contratti di tipo interinale.
Infatti, queste lavorazioni richiedono un periodo di addestramento e di formazione, nonché una verifica dell'addestramento e della formazione realizzate, perché la non conoscenza e la non formazione, in quei casi, comporta il rischio della vita per chi lavora.
Quindi, bisogna intervenire subito su questa normativa con una modifica, dandone immediata attuazione.
Vorrei ricordare che, poco prima del drammatico incidente di Colleferro, in un'altra azienda è morta una donna di 29 anni, schiacciata da una pressa - anch'ella lavoratrice interinale - che non aveva ricevuto alcuna formazione o addestramento, e quindi non era in grado di avere coscienza della pericolosità del lavoro svolto, né era in possesso di strumenti di intervento e di precauzione previsti dalle norme di sicurezza.
Il secondo aspetto, concernente l'anticipazione dell'attuazione delle norme previste nel testo unico con le quali abbiamo conferito una delega al Governo, penso riguardi l'obbligo di adottare appositi sistemi di gestione della sicurezza - denominati SGSL - almeno in una serie di aziende specifiche. Mi riferisco ad aziende che, come quella di Colleferro, abbiano la fabbricazione ed il deposito separato di polveri e munizioni, aziende di grandissime dimensioni, aziende estrattive o che svolgono altre attività minerarie, centrali termoelettriche, impianti e depositi nucleari (che esistono ancora anche in questo Paese) o altre strutture. Si tratta di aziende in cui è necessario definire sistemi di gestione della sicurezza che prevedano un livello di attenzione, di efficacia e anche di particolare minuziosa - diciamo così - tutela, proprio derivata dalle oggettive difficoltà e pericolosità.
Tra l'altro, le linee guida per l'adozione di tali sistemi sono state già approvate da tutte le parti sociali, dagli enti e dagli istituti dello Stato, oltre che da Confindustria, Confapi, CNA e dalle organizzazioni sindacali; si tratterebbe, quindi, di anticipare l'attuazione di queste due norme.
La penso così perché il nostro compito è giustamente quello di indignarci. In questo Paese siamo passati da una fase in cui per una morte sul lavoro non compariva neanche un trafiletto sul giornale ...

PRESIDENTE. Onorevole Rocchi, concluda.

Pag. 85

AUGUSTO ROCCHI. Concludo, Presidente. Dicevo che siamo passati ad una fase in cui, grazie all'attenzione delle più alte cariche dello Stato, questo tema è stato posto al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica, dei mass media e dell'informazione, e ciò è positivo. Ma il rischio - lo ripeto - è che si faccia della retorica e non si attuino (e questo è il nostro compito) tutte quelle leggi, quegli strumenti, quegli interventi - anche immediati - che permettono di dare una risposta positiva a tale preoccupazione.
In conclusione, penso che un ragionamento più complessivo anche sulla riconversione dell'industria bellica dovrebbe avere, in qualche modo, maggior peso. Ciò nell'ambito di un'idea di sviluppo del Paese secondo cui, pur non essendo costretti a fabbricare strumenti di morte per gli altri, a volte, lavorandoci essi diventano anche strumenti di morte per sé (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, anch'io ringrazio il sottosegretario per la puntuale e precisa informativa resa. Di tali informative certamente non vorremmo mai sentir parlare perché purtroppo portano sempre a riscontrare quanto la piaga delle morti sul lavoro sia ancora troppo ampia, nonostante l'impegno - come è stato sottolineato anche dagli altri colleghi - che ultimamente ci stiamo mettendo un po' tutti.
Non entro nel merito della fabbrica in questione e dei dispositivi di sicurezza - peraltro ben illustrati dal sottosegretario - ma anch'io vorrei cercare di non cadere nella retorica che spesso caratterizza queste situazioni e riprendere l'intervento del collega Rocchi assieme al quale abbiamo intrapreso il percorso della legge sulla sicurezza approvata prima della pausa estiva.
Si tratta di una legge che, però, dal mio punto di vista è stata una «mezza risposta», perché evidentemente più ci impegniamo nel migliore dei modi a trovare gli strumenti per far sì che tali fatti non avvengano, e meglio è. Condividendo alcune affermazioni anche sue, ricordo che già in quei momenti, sia in Commissione che in Assemblea, abbiamo tentato in tutti i modi di migliorare quel provvedimento del quale condividevamo la filosofia.
Ma la fretta ha fatto sì che non si potesse, almeno per quanto ci riguardava, produrre soluzioni positive.
Mi fa piacere che sia stata richiamata proprio questa sera l'inadempienza della delega data al Governo rispetto alla legge e il richiamo al fatto che la delega data al Governo acceleri le competenze, perché noi eravamo contrari anche a quel tipo di delega, in quanto pensavamo che fosse preferibile, affinché tutto funzionasse prima, passare attraverso la legge.
Il problema non è cosa dobbiamo dire in situazioni come queste, ma cosa dobbiamo fare in termini legislativi, in termini di provvedimenti che possano veramente incidere al fine di ridurre, se non proprio eliminare, questi fatti.
Come ho avuto modo di dire quando abbiamo discusso quella legge, chiedo se ci sono le condizioni (adesso che è stata approvata in maniera anche troppo affrettata, per rispondere a problemi di equilibri) per accettare, in tempi anche brevi, alcuni suggerimenti migliorativi rispetto a quella legge , che per certi aspetti è stata repressiva, per altri, invece, non era preventiva come si voleva fosse.
L'ultimo aspetto che intendo affrontare è il ricorso al precariato o al lavoro interinale in posti di lavoro in cui è certamente necessaria una conoscenza. Sono d'accordo, una volta tanto, su un'eventuale riforma perfettibile della legge Biagi, che tutti i colleghi della sinistra chiamano legge 30, rispetto a queste situazioni, prendendo atto contemporaneamente che non si possono vedere queste leggi solo da un punto di vista negativo, ma bisogna anche esaminare quello che producono, perché al di là del problemaPag. 86delle morti, che sono sempre terribili, esiste anche la questione del posto di lavoro, di poter andare a lavorare.
Credo che proprio questa sera, alla luce dell'informativa resa, che, come dicevo all'inizio, non vorremmo mai ascoltare, dobbiamo e dovremo dare risposte efficaci e lo potremo fare se supereremo quella difficoltà che abbiamo trovato rispetto a quella legge giusta, voluta da tutti, che è la legge sulla sicurezza sul lavoro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alessandri. Ne ha facoltà.

ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, sarò abbastanza breve, anche perché come parlamentare di riferimento della Lega Nord per gli amici leghisti del centrosud, in particolare gli amici di Roma e Frosinone, mi sento di esprimere la solidarietà del nostro gruppo alla vittima e alla famiglia, in particolare, e ai tredici infortunati. Possiamo fare tanti discorsi sulla sicurezza, ma il vero problema è che rimangono una vittima e dei feriti.
I casi di infortunio sul lavoro, richiamati anche dal Presidente della Repubblica, sono purtroppo in continuo aumento. Devo dire che anche nella mia provincia, che è anche quella del Presidente Castagnetti, a Reggio Emilia, proprio pochi giorni fa, con un'attrezzatura normalissima, utilizzata giornalmente, nel cimitero di Coviolo, se non ricordo male, un nostro concittadino, purtroppo, è morto.
Questi incidenti, purtroppo, spesso sono dovuti anche ai macchinari. L'indagine stabilirà se sia stata negligenza o un difetto della macchina. In questi casi difficilmente si può fare qualcosa, se non tenere aperto il capitolo e tenere viva la preoccupazione, in particolare su alcune lavorazioni speciali, come in questo caso quella degli esplosivi. Colleferro ha una zona del proprio territorio che è abbastanza riconducibile a questo genere di produzione.
Ci è sembrata abbastanza risibile, però, la polemica fatta dall'estrema sinistra nei giorni immediatamente successivi all'episodio, all'incidente, dicendo che questa è l'industria bellica, l'industria della guerra e che bisogna intervenire, come se ancora vi fosse Stalin che può intervenire sulle industrie di Stato.
Parliamo di un'azienda privata che produce alcune delle componenti, mentre magari il prodotto finito viene assemblato da altre parti, e che vende all'Esercito italiano, il quale ne usufruisce anche per compiti di difesa.
Diventa difficile stabilire a chi attribuire la gestione dell'azienda; tra l'altro, adesso la proprietà è britannica, se non ricordo male, per cui è difficile pensare che possiamo dire qualcosa all'azienda su cosa deve produrre. Dobbiamo fare in modo, invece, come legislatori, che ci sia la massima applicazione della normativa sulla sicurezza, in particolare quando si tratta di produzioni altamente pericolose.
Ne approfitto, Presidente Castagnetti, per fare una richiesta formale, a nome mio, di tutto il gruppo della Lega Nord Padania e anche del presidente Maroni, affinché il Ministro competente, Mastella, possa venire nel più breve tempo possibile a riferire in quest'aula su un altro gravissimo episodio di negligenza che si è prodotto stamattina a Reggio Emilia: un albanese, che doveva presentarsi al processo per la separazione dalla moglie, è entrato nel tribunale di Reggio Emilia armato e ha sparato alla moglie (secondo le ultime notizie, ella sarebbe in prognosi riservata, e non morta come la stampa stamattina aveva riferito; ci auguriamo che si possa salvare); egli ha inoltre ucciso il cognato, dopodiché è stato ucciso a sua volta da un poliziotto presente, facendo in tempo però a ferire altre tre persone. Credo che questo episodio sia gravissimo e fa seguito a una serie di episodi accaduti nella nostra regione, l'Emilia-Romagna, nell'ultimo periodo (dagli stupri di Bologna alla rivolta del CPT di Modena proprio ieri). Tali episodi stanno aumentando in maniera esponenziale e sono collegati in qualche modo all'immigrazione e, in questo caso, anche a una negligenza, perché la legge del 2001 prevedeva il controllo nell'accesso ai tribunali, ma ciò non èPag. 87avvenuto. Sto avanzando una richiesta formale: mi auguro che la Presidenza ne possa prendere atto.
In conclusione, sulla tragedia di Colleferro da parte nostra si voleva rifuggire da una interpretazione in chiave solo politica e rimarcare, invece, per quanto sarà possibile che l'attenzione sui luoghi di lavoro c'è sempre stata, ma dovrà diventare ancora maggiore nei prossimi anni, perché gli incidenti sul lavoro stanno aumentando ed è una piaga che riguarda tutti, su cui non possiamo essere indifferenti e non possiamo chiudere gli occhi.

PRESIDENTE. Riferiremo senz'altro la sua richiesta al Governo. Purtroppo, tragedie come quelle di stamattina, che è stata già evocata in aula oggi pomeriggio, avvengono anche ad opera di cittadini «indigeni», chiamiamoli così. Sono tragedie molto frequenti e gravissime. Comunque, senz'altro il Governo sarà informato della sua richiesta.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, l'episodio di Colleferro, come hanno ricordato nell'informativa urgente il sottosegretario Rosato ed altri interventi che mi hanno preceduto, si inserisce nel quadro drammatico che in questo Paese continua ad alimentare morti, lutti, drammi individuali e collettivi.
Ho ascoltato il dibattito: al di là del cordoglio, che ovviamente è dovuto e sincero, vorrei fare una riflessione. Il Parlamento ha votato un testo unico sulla sicurezza (lo ricordava bene l'onorevole Rocchi): quel testo delega il Governo a intervenire su un aspetto della legge n. 30 del 2003.
Allo stesso tempo, queste vittime e quelle di Colleferro, in particolare, sono anche vittime delle scelte sbagliate che, nel corso degli ultimi anni, hanno perpetrato il precariato nel lavoro privato e nel lavoro pubblico. Guardiamo le biografie delle persone che sono state colpite: Pignalberi, giovanissimo, 35 anni, da poco sposato, aveva avuto un contratto a tempo indeterminato da pochi mesi; per quanto riguarda gli altri feriti, venivano utilizzati lavoratori interinali.
Quella fabbrica, con i suoi 200 dipendenti, è delicatissima: certamente fornisce armi convenzionali, ma allo stesso tempo esporta in 30 Paesi munizionamenti convenzionali avanzati, spolette meccaniche ed elettroniche, testate missilistiche, razzi e sistemi di arma a razzo. Attualmente, sta poi svolgendo attività di ricerca e sviluppo nel campo degli esplosivi insensibili per caricamento di munizionamenti, razzi e testate di guerra per missili. È evidente che occorre eliminare o evitare il più possibile che il lavoro si svolga in luoghi e in fabbriche a così alto rischio.
Questo avvenimento pone peraltro una questione assai importante per l'Italia, che è uno dei maggiori esportatori di armamenti ed armi convenzionali. Sotto questo profilo, infatti, va detto che il nostro Paese non ha avviato alcun processo di riconversione e continua a vivere in una sorta di sospensione, poiché non riesce ad affrontare il problema di cosa produrre. Non credo sia più avanzato un Paese che produce o esporta armi, o in generale che è avanzato in questo settore e meno in altri. Su questo punto, credo che il Parlamento debba aprire una discussione.
Vi è inoltre la piaga enorme dei morti sul luogo di lavoro: 1.300 morti l'anno, uno ogni ottomila addetti, come ricordava il collega Rugghia e come denunciano quotidianamente i sindacati e come ha denunciato anche il Presidente Napolitano.
Che tipo di sviluppo vogliamo mettere in campo? Dobbiamo avviare un vero dibattito e una seria discussione sulla riconversione dell'industria militare, sia quella che - come questa - fornisce al Ministero della difesa munizionamenti e spolette, sia quelle di altro tipo, che non credo rendano onore a questo Paese, che pure possiede una legge avanzata come la legge n. 185.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ringrazio il rappresentante del Governo,Pag. 88Sottosegretario Rosato, la cui ricostruzione - che, considerati i limiti della fase ancora istruttoria delle indagini in corso, ovviamente non avrebbe potuto essere del tutto esauriente - comunque ha colto il senso e il significato della discussione di oggi: lo ringrazio dunque per la sua presenza e per le informazioni che ci ha fornito.
Una settimana fa moriva Roberto Pignalberi, un giovane poco più che trentenne, padre da circa un mese, operaio dello stabilimento Simmel difesa di Colleferro. Questa tragedia di una vita spezzata e di una famiglia distrutta - cui non può naturalmente non andare l'espressione di solidarietà e di cordoglio del gruppo dell'Italia dei Valori, così come quello di tutta l'Assemblea - ripropone alacremente e drammaticamente il problema della sicurezza sui luoghi di lavoro.
Da quel 9 ottobre ad oggi, infatti, sui luoghi di lavoro sono morte altre sei persone: il giorno dopo, il 10, morivano in provincia di Milano il capotreno Roberto Moroni, di 37 anni, e nel bergamasco un operaio di nazionalità libica di 24 anni; l'11 ottobre è stata la volta di Giuseppe Ciano in un cantiere a Milano; il 12 è stata la volta di Gianfranco Viglizzo presso una cartiera nel savonese; il 14 è morto Filippo Rossano, di 57 anni, ormeggiatore di Ravenna. Infine - è già stato ricordato ma lo voglio fare anche io - oggi è morto Michele Cozzolino, di 32 anni, che lavorava presso la centrale ENEL di Civitavecchia. Si tratta di una lista nera che sembra essere «sorda» e «indifferente», lo dico tra virgolette, agli appelli delle istituzioni e alle richieste dei sindacati.
In questi casi le statistiche e i numeri riescono ad essere strumenti utili per descrivere in maniera sintetica ed efficace le reali condizioni di lavoro nel nostro Paese.
È vero, gli incidenti possono avvenire in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo: in un'azienda di armi, in una fabbrica di armi ed esplosivi ancora di più.
Però, puntare il dito contro il mondo imprenditoriale e contro lo Stato serve a poco, o addirittura a nulla. Detto questo, parafrasando un noto scrittore inglese, Conan Doyle, verrebbe da annotare che se un incidente può apparire solo come un incidente e due incidenti possono essere una coincidenza, tre incidenti rappresentano di sicuro la prova evidente e schiacciante di una condizione di preoccupante insicurezza. Nel nostro Paese stiamo discutendo di questo: di tre incidenti mortali al giorno: questo ci dicono le statistiche.
Il caso di Roberto Pignalberi e degli altri - voglio ricordare, con forza, i tredici suoi colleghi feriti in maniera più o meno grave, che potevano aggiungersi a questa triste contabilità di morte - lascia ancora più amareggiati, se si pensa al tipo di fabbrica presso la quale egli lavorava. Una fabbrica di armi che - a prescindere dalle polemiche legate alla presunta produzione di cluster bomb, i famigerati ordigni a grappolo - ci pone dinanzi ad una questione morale che non può sottostare a meri interessi economici. Quegli stessi interessi, ancora oggi, fanno risultare l'Italia ai primi posti (con Russia e Cina) nell'esportazione di armamenti, spesso diretta verso i Paesi più poveri, vittime di instabilità economica e politica e di crisi alimentari.
Quindi, se una riconversione dell'industria bellica può apparire come una scelta ai limiti dell'ingerenza statale nell'economia, fatemi dire, però, che sarebbe quanto meno opportuno riflettere sull'adozione di provvedimenti che garantiscano una produzione bellica in linea con quei principi di pace e libertà - ho concluso, signor Presidente -, propugnati dalla Carta costituzionale italiana e, non di meno, dalla Carta costituzionale che si è cercato di scrivere a livello europeo.
Allora - lo dico soprattutto per certi interventi di colleghi che non sembrano propriamente inclini ad interrogare la propria coscienza -, almeno chiediamoci se la storia degli stabilimenti di Colleferro rispetti o meno tali principi costituzionali. A fronte di una tragedia e del pianto di una moglie e di un bambino, è una domanda non meno congrua di quella sulla sede dei vigili del fuoco a Colleferro o a Valmontone.

Pag. 89

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Schietroma. Ne ha facoltà.

GIAN FRANCO SCHIETROMA. Signor Presidente, la tragedia avvenuta a Colleferro il 9 ottobre scorso ripropone drammaticamente, ancora una volta, il gravissimo problema degli incidenti sul lavoro.
Al riguardo, si tratta ormai di un vero e proprio bollettino di guerra, dato l'elevatissimo numero di vittime. Infatti, come è stato già ricordato, in un anno è stata raggiunta l'impressionante cifra di 1.300 morti sul lavoro.
Quest'ultimo incidente di Colleferro è stato terribile e ha avuto conseguenze gravissime per una giovane famiglia, lasciando senza padre un bambino di appena otto mesi.
Nel ringraziare il sottosegretario di Stato per l'interno per le puntuali informazioni e per l'impegno profuso, non si può fare a meno di rappresentare l'esigenza di un deciso cambio di passo in questa delicatissima materia.
Del resto, la nostra Carta costituzionale pone il lavoro al centro dell'attenzione delle istituzioni. Non a caso, l'articolo 1 recita che «L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro», ed ancora all'articolo 4 si legge che «La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto». Ma va ricordato anche l'articolo 35 della Costituzione, in base al quale la Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni.
Ciò vuol dire che, tra l'altro, lo Stato e le istituzioni devono preoccuparsi di tutelare, in via prioritaria, anche la sicurezza nei posti di lavoro.
Dunque, occorre porre assolutamente rimedio a questa serie infinita di incidenti con gravissime conseguenze. Il Parlamento ha fatto la sua parte con l'approvazione della legge 3 agosto 2007, n. 123, recante misure in tema di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro e delega al Governo per il riassetto e la riforma della normativa in materia.
Ora sta al Governo completare l'opera, adottando al più presto uno o più decreti legislativi appunto per il riassetto e la riforma delle disposizioni vigenti in materia di salute e sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro.
Il gravissimo incidente avvenuto qualche giorno fa a Colleferro conferma, purtroppo, la tremenda attualità di queste situazioni di altissimo pericolo. Nel rinnovare l'affettuosa solidarietà dei deputati socialisti e dei deputati radicali alla famiglia Pignalberi, così duramente colpita, e gli auguri di pronta guarigione ai lavoratori feriti, da quest'aula parlamentare non può che ribadirsi un accorato appello al Governo affinché tali problematiche, così scottanti, vengano esaminate in via assolutamente prioritaria.
Infine, va espresso l'auspicio che, ai sensi di legge, vengano tempestivamente accertate eventuali responsabilità sulle cause del tragico evento nel quale purtroppo ha perso la vita Roberto Pignalberi, un giovane operaio stimato ed apprezzato, la cui prematura scomparsa suscita profonda commozione e rimpianto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferdinando Benito Pignataro. Ne ha facoltà.

FERDINANDO BENITO PIGNATARO. Signor Presidente, anche a nome del gruppo dei Comunisti Italiani esprimiamo la solidarietà alla famiglia del lavoratore deceduto e l'augurio di pronta guarigione per i lavoratori rimasti feriti nel grave incidente.
La tragedia dello stabilimento della Simmel Difesa di Colleferro, la morte di Roberto Pignalberi e il ferimento di altri 13, 14 lavoratori hanno prodotto un allarme grave tra le maestranze, i cittadini e l'intera comunità nazionale. Si tratta dell'ulteriore, grave e mortale incidente sul lavoro che, a giudicare dalla dinamica dei fatti, dai racconti, dal boato dell'esplosione che si è sentito ad oltre 30 chilometri, poteva essere ancora più tragico e provocare una vera e propria strage, come del resto è avvenuto nello stesso stabilimento molti anni prima.Pag. 90
Si tratta dell'ennesima tragedia che va ad allungarne la lista, già troppo lunga e troppo pesante per un Paese moderno e civile come il nostro. Solo nel settore della fabbricazione di armi da fuoco ed esplosivi si sono registrati, nel quinquennio 2002-2006, quasi 1.300 infortuni, secondo i dati ufficiali forniti dall'INAIL.
Oggi discutiamo di una fabbrica, una delle tante nella quale la sicurezza per i lavoratori non è applicata secondo le norme e le inadempienze provocano, come si è visto, morti e feriti. Se a ciò aggiungiamo che i lavoratori dell'industria di armi percepiscono un salario di 1.000-1.100 euro mensili al massimo e che si sono introdotti anche contratti a progetto oppure il lavoro interinale, la situazione diventa paradossale.
Non voglio dilungarmi sull'aspetto della sicurezza, dopo l'appello di questi giorni del Presidente della Repubblica sul bisogno di affrontare con fermezza il fenomeno e la denuncia dello stesso Presidente della Camera sull'inadeguatezza della nostra legislazione e del sistema di controllo.
Mi preme sottolineare - lo abbiamo fatto anche con una nostra interrogazione - alcuni elementi di questa vicenda che colpiscono fortemente. Per alcuni aspetti, si tratta di una tragedia annunciata, se consideriamo che solo alcuni mesi fa, in una manifestazione pacifista davanti alla fabbrica e in tante denunce che si sono susseguite in questi mesi, si evidenziava la possibilità che a Colleferro si producevano armi utilizzate per la guerra in Iraq e in Afghanistan.
Era stato denunciato, altresì, lo stato di pericolosità della fabbrica in un territorio già fortemente provato dal punto di vista ambientale. L'azienda - italiana, con una maggioranza di capitale inglese - conta 200 dipendenti tra Colleferro e Anagni, con un fatturato di oltre 80 milioni di euro ed è l'unico produttore in Italia di munizionamento e spolette di medio e grosso calibro. Essa è accusata, da tempo, di produrre cluster bomb, ordigni esplosivi che disseminano centinaia di submunizioni che possono restare inesplose sul terreno.
La denuncia proviene dalla Campagna italiana contro le mine, che aggiunge che si producono le micidiali bombe a grappoli, delle quali le Nazioni Unite hanno chiesto una moratoria internazionale. Del resto, a fine 2004 la Simmel Difesa aveva oscurato il proprio catalogo on line, che all'epoca riportava diversi modelli di cluster bomb, mentre, secondo l'inchiesta successiva di Rainews 24, la Simmel Difesa continua ad esportare componenti di cluster.
I Comunisti italiani - e concludo - ritengono che tutte queste notizie inquietanti ci impongono di affrontare la questione con nettezza, sia per ciò che riguarda un piano di riconversione dell'industria bellica nel nostro Paese, garantendo occupazione e una maggiore sicurezza per i lavoratori, sia perché si mettano in atto tutte le iniziative per accertare le cause e le responsabilità del tragico evento, sia, infine, per avviare un'indagine conoscitiva volta a individuare eventuali siti e depositi industriali addetti alla produzione di materiali bellici ad alto rischio e scarsamente tutelati.
Noi riteniamo che l'informativa di oggi abbia chiarito gli aspetti e le dinamiche dell'incidente.

PRESIDENTE. Onorevole Ferdinando Benito Pignataro, concluda.

FERDINANDO BENITO PIGNATARO. Concludo, Presidente.
Credo che bisogna fare un passo in avanti ed utilizzare questa tragedia per svolgere una discussione nel Governo e nel Paese più ampia rispetto alle armi belliche e alla loro produzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, intanto faccio i complimenti per gli orari sia alla Presidenza della Camera sia al Governo; nonostante la giornata lunga e faticosa di oggi, mi pare che la calendarizzazione non sia stata delle più felici.Pag. 91
Ritengo la relazione svolta dal sottosegretario qui presente assolutamente carente. L'incidente non è accaduto questa mattina e, quindi, avremmo potuto avere, dopo tanti giorni, delle notizie più approfondite e più chiare. La persona che è morta appena un mese fa - qualcuno l'ha detto - aveva un bambino che oggi ha un mese. Si muore per 1100-1200 euro al mese!
Ora è chiaro che l'infortunio può essere anche un caso drammatico, ma qui ci troviamo di fronte ad un difetto del Governo. Tutti citano l'intervento e le dichiarazioni del Capo dello Stato. Intanto è grave che il Capo dello Stato, per il ruolo che ricopre nella nostra Costituzione, debba intervenire. Va dato merito a lui che l'ha fatto, ma è un demerito della politica e del Parlamento (della Camera e del Senato) che, nonostante le migliaia di morti ed il numero incredibile di incidenti sul lavoro, vi sia ancora una legislazione carente. Il Governo, che era stato delegato a presentare al Parlamento dei provvedimenti legislativi, ancora oggi non ha adempiuto.
Concludo dicendo, signor sottosegretario, che i controlli non sono stati effettuati e su questo spero che il Governo la prossima volta ci dia conto.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente.

Sull'ordine dei lavori (ore 21,42).

BRUNO MELLANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BRUNO MELLANO. Signor Presidente, in precedenza il collega Turco aveva chiesto di intervenire, ma non è potuto rimanere fino a quest'ora tarda della seduta. Pertanto, mi sono preso l'impegno di sollecitare, a nome del gruppo della Rosa nel Pugno, l'informativa urgente che questa mattina ha già chiesto la collega del gruppo di Rifondazione Comunista, Mercedes Frias, riguardo ai due deceduti nel centro di permanenza temporanea di Modena.
Il gruppo della Rosa nel Pugno si vuole associare a tale richiesta urgente, affinché il Governo venga in aula ad informare l'Assemblea su queste due morti, che pesano davvero molto sull'opinione pubblica e, per quanto ci riguarda, ci fanno interrogare profondamente.

PRESIDENTE. Onorevole Mellano, riferiremo senz'altro al Governo.
Avverto che in calce al resoconto della seduta odierna sarà pubblicato lo schema recante la ripartizione dei tempi relativi alla discussione sulle linee generali della proposta di legge costituzionale n. 553 ed abbinate, che il Presidente si era riservato di definire sulla base del testo licenziato dalla Commissione.

Annunzio della convocazione del Parlamento in seduta comune.

PRESIDENTE. Ricordo che alle 13,30 di domani, giovedì 18 ottobre 2007, è convocato il Parlamento in seduta comune per l'elezione di un giudice della Corte costituzionale. La chiama avrà inizio dai senatori.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 18 ottobre 2007, alle 10,40:

(ore 10,40 e al termine della riunione del Parlamento in seduta comune)

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Modernizzazione, efficienza delle Amministrazioni pubbliche e riduzionePag. 92degli oneri burocratici per i cittadini e per le imprese (2161-A);
e delle abbinate proposte di legge: PEDICA ed altri; NICOLA ROSSI ed altri; LA LOGGIA e FERRIGNO (1505-1588-1688).
- Relatore: Giovanelli.

2. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
FOTI ed altri; IANNUZZI ed altri; IANNUZZI ed altri: Riqualificazione e recupero dei centri storici (550-764-824-A).
- Relatore: Bocci.

3. - Seguito della discussione della proposta di legge:
DELFINO e FORLANI: Differimento del termine di scadenza dell'incarico all'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA) per l'attuazione del programma di aiuto alimentare dell'Unione europea in favore dei Paesi in via di sviluppo, di cui all'articolo 3 della legge 29 dicembre 2000, n. 413 (2197-A);
e dell'abbinata proposta di legge: LION e FUNDARÒ (1123).
- Relatore: Forlani.

4. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1800 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo che modifica l'Accordo di partenariato a Cotonou tra i membri del gruppo degli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, da un lato, e la Comunità europea e i suoi Stati membri, dall'altro, con allegati, dichiarazioni e Atto finale, firmato a Cotonou il 23 giugno 2000, fatto a Lussemburgo il 25 giugno 2005; dell'Accordo interno tra i rappresentanti dei Governi degli Stati membri, riuniti in sede di Consiglio, che modifica l'Accordo interno del 18 settembre 2000 relativo ai provvedimenti da prendere ed alle procedure da seguire per l'applicazione dell'Accordo di partenariato ACP-CE, fatto a Lussemburgo il 10 aprile 2006; dell'Accordo interno tra i rappresentanti dei Governi degli Stati membri, riuniti in sede di Consiglio, riguardante il finanziamento degli aiuti comunitari forniti nell'ambito del quadro finanziario pluriennale per il periodo 2008-2013 in applicazione dell'Accordo di partenariato ACP-CE e lo stanziamento degli aiuti finanziari ai paesi e territori d'oltremare ai quali si applica la parte quarta del Trattato CE, fatto a Bruxelles il 17 luglio 2006 (Approvato dal Senato) (3116).
- Relatore: Paoletti Tangheroni.

(al termine delle votazioni)

5. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 21,45.

Pag. 93

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLA PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE N. 553 E ABB.

Pdl cost. n. 553 e abb. - Modificazione di articoli della parte seconda della Costituzione

Discussione generale: 15 ore.

Relatori 40 minuti
Governo 30 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 2 ore e 37 minuti (con il limite massimo di 16 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 11 ore e 3 minuti
L'Ulivo 1 ora e 46 minuti
Forza Italia 1 ora e 22 minuti
Alleanza Nazionale 57 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 46 minuti
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) 45 minuti
Lega Nord Padania 39 minuti
Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo 38 minuti
La Rosa nel Pugno 37 minuti
Comunisti Italiani 37 minuti
Italia dei Valori 37 minuti
Verdi 36 minuti
Popolari-Udeur 35 minuti
DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie - Partito Socialista - Nuovo PSI 32 minuti
Misto 36 minuti
(Movimento per l'Autonomia:13 minuti;
Minoranze linguistiche: 11 minuti;
Repubblicani, Liberali, Riformatori:6 minuti;
La Destra: 6 minuti)

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. ddl 2161-A - em. 1.74 454 453 1 227 452 1 80 Appr.
2 Nom. articolo 1 462 326 136 164 323 3 80 Appr.
3 Nom. articoloagg. 2.031 462 445 17 223 444 1 80 Appr.
4 Nom. em. 7.74 465 462 3 232 196 266 80 Resp.
5 Nom. em. 7.6 469 468 1 235 219 249 80 Resp.
6 Nom. em. 7.75 472 470 2 236 200 270 80 Resp.
7 Nom. em. 7.100 475 473 2 237 467 6 80 Appr.
8 Nom. em. 7.7 473 470 3 236 220 250 79 Resp.
9 Nom. em. 7.8 475 474 1 238 220 254 79 Resp.
10 Nom. em. 7.77 474 333 141 167 326 7 79 Appr.
11 Nom. articolo 7 478 282 196 142 279 3 79 Appr.
12 Nom. em. 9.100 485 365 120 183 296 69 79 Appr.
13 Nom. em. 9.70 480 477 3 239 226 251 79 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 9.101 rif. 478 478 240 475 3 79 Appr.
15 Nom. em. 9.72 471 470 1 236 470 79 Appr.
16 Nom. em. 9.102 478 469 9 235 468 1 79 Appr.
17 Nom. em. 9.73 472 468 4 235 466 2 79 Appr.
18 Nom. articolo 9 469 335 134 168 286 49 79 Appr.
19 Nom. em. 10.75 439 439 220 194 245 79 Resp.
20 Nom. em. 10.79 446 445 1 223 198 247 79 Resp.
21 Nom. articolo 10 445 258 187 130 254 4 79 Appr.
22 Nom. subem. 0.10.0100.13 451 445 6 223 253 192 79 Appr.
23 Nom. subem. 0.10.0100.105 450 327 123 164 251 76 79 Appr.
24 Nom. Votazione annullata Annu.
25 Nom. subem. 0.10.0100.100 453 416 37 209 252 164 79 Appr.
26 Nom. subem. 0.10.0100.15 453 452 1 227 251 201 79 Appr.
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 29
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. subem. 0.10.0100.101 452 452 227 249 203 79 Appr.
28 Nom. articolo agg. 10.0100 n.f. 440 438 2 220 250 188 79 Appr.
29 Nom. articolo agg. 10.035 421 419 2 210 187 232 79 Resp.