XV LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 221 di mercoledì 10 ottobre 2007

[frontespizio]
[elenco e sigle dei gruppi parlamentari]
[indice alfabetico]
[indice cronologico]
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[allegato A]
[allegato B]

[riferimenti normativi]
Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI

La seduta comincia alle 10,45.

GIUSEPPE MORRONE, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 5 ottobre 2007.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Aprea, Bimbi, Bocchino, Bonelli, Boniver, Brugger, Donadi, Fabris, Forgione, Gasparri, Maroni, Mattarella, Mosella, Oliva, Ranieri, Stucchi, Villetti ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni urgenti in materia di pubblica istruzione (Già articoli 28, 29, 30 e 31 del disegno di legge n. 2272, stralciati con deliberazione dell'Assemblea il 17 aprile 2007) (A.C. 2272-ter-A) (ore 11,48).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni urgenti in materia di pubblica istruzione.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato avviato l'esame delle proposte emendative, che sono state votate tutte ad eccezione delle seguenti: De Simone 1.125, Folena 1.126 e relativo subemendamento 0.1.126.200 della Commissione, 1.0250 della Commissione, 4.200 della Commissione, Barbieri 4.60, Froner 6.62, che sono state accantonate. Si deve inoltre procedere alla votazione degli articoli 1, 4, e 6.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,50).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle 11,10.

La seduta, sospesa alle 10,50, è ripresa alle 11,20.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. La Presidenza si scusa per il ritardo, ma eravamo in attesa di un parere della Commissione bilancio.
Avverto che la Commissione ha presentato il subemendamento 0.1.125.200, il cui Pag. 2testo è in distribuzione, e ha altresì ritirato l'articolo aggiuntivo 1.0.250.
Avverto altresì che le Commissioni I (affari costituzionali) e V (bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 2272-ter sezioni 1 e 2). Al riguardo, faccio presente che il parere della Commissione bilancio sull'emendamento De Simone 1.125 è favorevole a condizione che sia approvato il subemendamento 0.1.125.200 della Commissione.
Chiedo alla relatrice quali indicazioni intenda dare per la ripresa dei nostri lavori.

ALBA SASSO, Relatore. Signor Presidente, se il subemendamento della Commissione 0.1.125.200 è stato distribuito, propongo di riprendere l'esame dell'articolo 1.

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 2272-ter-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo dunque l'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2272-ter sezione 3).
Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ALBA SASSO, Relatore. La Commissione raccomanda l'approvazione del subemendamento 0.1.125.200 ed esprime parere favorevole sull'emendamento De Simone 1.125. Per quanto riguarda il subemendamento della Commissione 0.1.126.200, su cui la Commissione bilancio ha espresso parere contrario, con rammarico, signor Presidente, sono costretta a ritirarlo.
Voglio ricordare ai colleghi che si trattava di un emendamento molto importante, perché prevedeva la riduzione dell'IVA per le spese effettuate dalle istituzioni scolastiche per il funzionamento amministrativo e didattico. Comunque, il subemendamento della Commissione 0.1.126.200 e l'emendamento Folena 1.126 sono ritirati.

PRESIDENTE. L'emendamento Folena 1.126 è ritirato o sullo stesso vi è il parere contrario della Commissione?

ALBA SASSO, Relatore. È ritirato.

PRESIDENTE. Chiedo al presidente Folena, che ne ha titolo essendo il primo firmatario, se conferma il ritiro.

PIETRO FOLENA. Signor Presidente ritiro il mio emendamento 1.126. Mi associo alle considerazioni svolte dalla relatrice. Si è trovata una soluzione positiva sulla vicenda della Tarsu, che mandava fuori bilancio tantissime scuole, ma trovo assurdo che le scuole debbano pagare l'imposta sul valore aggiunto e che ciò incida così pesantemente sui loro bilanci. Comunque, spero che in una prossima occasione la questione si potrà risolvere.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione del subemendamento 0.1.125.200 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Simone. Ne ha facoltà.

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, intervengo solo per sottolineare alcuni aspetti. Innanzitutto, mi associo alle considerazioni del presidente Folena e al rammarico della relatrice Sasso per il parere contrario della Commissione bilancio sull'emendamento 1.126, che riguarda l'IVA, ossia la possibilità di liberare le scuole dal pagamento di questa imposta per l'acquisto di materiali fondamentali, come la carta e il software didattico.
Sull'emendamento a mia firma 1.125 vorrei svolgere alcune considerazioni, per sottolineare l'importanza di ciò che stiamo votando, e che spero approveremo. Tale emendamento, al quale si Pag. 3riferisce il subemendamento 0.1.125.200 della Commissione, è importantissimo per le scuole del nostro Paese, perché prevede un meccanismo che solleva le scuole stesse dal pagamento di un'imposta che grava in modo pesantissimo sui loro bilanci.
Il 50 per cento, se non oltre, dei bilanci delle scuole viene di fatto consumato per la Tarsu. È del tutto evidente che il ruolo e la funzione strategica pubblica del servizio scolastico devono essere sollevati da tale tipo di imposta e, chiaramente, bisogna trovare un meccanismo virtuoso che, allo stesso tempo, non scarichi il problema sui comuni e sulle amministrazioni.
Ritengo che il meccanismo previsto dall'emendamento De Simone 1.125, al quale si riferisce il subemendamento 0.1.125.200 della Commissione, intervenga in modo molto rilevante sulla questione, che ha costituito un problema enorme per le scuole elementari e medie statali: sono stati addirittura emessi decreti ingiuntivi nei confronti delle scuole per debiti pregressi, perché non riuscivano e non riescono a pagare tale imposta. Quest'ultima, peraltro, viene calcolata con un sistema a mio avviso iniquo e sbagliato, cioè facendo riferimento al metro quadrato; immaginiamo le dimensioni di una scuola: è del tutto evidente che poi gravano sulle scuole pagamenti ai quali esse non possono assolutamente far fronte. Da qui nasce il problema debitorio e l'assurda emissione dei decreti ingiuntivi.
Dunque, bisogna intervenire urgentemente sulla materia, modificando il meccanismo e liberando le scuole elementari e medie da tali costi, che sono pesantissimi e mettono i loro bilanci in una situazione drammatica. Perciò, invito a votare a favore non solo la maggioranza, ma anche l'opposizione, riconsiderando la posizione negativa espressa, perché credo davvero che si stia intervenendo in modo estremamente rilevante per il buon funzionamento delle scuole statali.

PRESIDENTE. Ricordo che i gruppi di Forza Italia e della Lega Nord Padania hanno esaurito i tempi a loro disposizione e che i successivi interventi saranno computati sui tempi previsti per gli interventi a titolo personale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, intervengo per ricordare all'onorevole De Simone che il gruppo di Forza Italia si è speso a favore del subemendamento in esame quando la Commissione ha cominciato ad esaminarlo e, a conferma di quanto condivida questa battaglia, ribadisce la propria adesione al subemendamento stesso, originariamente proposto dall'onorevole De Simone e presentato dalla Commissione. Infatti, anche la relatrice Sasso si era battuta, con il presidente Folena, come ha ricordato l'onorevole De Simone, per introdurre un meccanismo che ci auguriamo sia risolutivo dell'annosa questione del pagamento della Tarsu da parte delle scuole (ci siamo trovati anche noi ad affrontare questo problema, nella scorsa legislatura).
Devo però anche dire che, nonostante si sia compiuto un passo in avanti grazie all'accordo che abbiamo trovato (o meglio: che la maggioranza, la relatrice e il Governo hanno trovato con la Commissione bilancio), incombe l'ombra della clausola di salvaguardia. Non canterei ancora vittoria, nel senso che la clausola di salvaguardia...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

VALENTINA APREA. ...di fatto, potrebbe rendere vano questo accordo. Bisogna dunque vigilare, magari rafforzando, nella prossima legge finanziaria...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Aprea.

VALENTINA APREA. ...con un capitolo ad hoc per questo pagamento, la norma a favore della quale oggi votiamo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.

Pag. 4

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere il subemendamento in esame e dichiarare il voto favorevole del gruppo di Alleanza Nazionale. Già in sede di discussione generale, avevamo posto l'attenzione sull'importanza dell'inserimento di questa esenzione relativa alla Tarsu: è un grave problema, che affligge le scuole da tempo; in relazione a tale imposta, gli istituti hanno maturato con i comuni un debito di circa 230 milioni di euro.
Quindi, si tratta di un modo per sgravare le scuole da questi oneri. Comunque mi associo alle perplessità sul fatto che si potrà veramente e concretamente arrivare all'esenzione da questa imposta. Quanto al ritiro dell'emendamento Folena 1.126, che riguardava la riduzione dell'IVA sulle spese scolastiche, mi rammarico del fatto che non si siano trovate le risorse adeguate per farvi fronte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, intervengo per ribadire - anche nei confronti della collega De Simone, la quale ha un orientamento ben preciso, ma repetita iuvant - che nel sistema pubblico nazionale di istruzione, in virtù della legge n. 62 del 2000, sono comprese le scuole paritarie, e ricordo che tali scuole svolgono una precisa funzione, d'interesse pubblico, apprezzata da molti, anche elevando la qualità del sistema educativo. Pertanto, esse devono essere considerate ricomprese - so che molti esponenti della maggioranza condividono questa impostazione, ma credo che occorra riaffermarla in questa sede - nei benefici previsti dal provvedimento in esame. Infatti, si tratta di scuole inserite a pieno titolo - fatto spesso dimenticato - nel sistema pubblico dell'istruzione. Spesso ci dimentichiamo di questo fondamentale asserto, definito da una legge dello Stato...

PRESIDENTE. Deve concludere.

FABIO GARAGNANI. ...e che deve essere applicato in modo conseguente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, è chiaro che anche il gruppo della Lega Nord non può votare contro il subemendamento in esame, al quale siamo favorevoli. Tuttavia intendo sottolineare un aspetto: occorrerebbe avviare un monitoraggio e verificare quali scuole versino in questa situazione debitoria.
Vorrei altresì fare una distinzione tra scuole del Nord e scuole del Sud, in quanto le scuole del Nord, ed il Nord in genere, sono sempre virtuose: quindi occorrerebbe un monitoraggio in tal senso. Lo stesso dicasi per le scuole paritarie. Pertanto mi riservo di verificare in seguito i monitoraggi che verranno compiuti, e di seguire la questione.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo per un richiamo al Regolamento: la prego di verificare la sconvocazione delle Commissioni, perché mi risulta che la seduta della Commissione finanze sia ancora in corso. Considerato che dobbiamo votare, sarebbe utile che la Commissione terminasse i propri lavori.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, provvederemo immediatamente ad una verifica al riguardo.
Passiamo ai voti. Ricordo che l'approvazione del subemendamento 0.1.125.200 della Commissione costituisce condizione per la revoca del parere contrario della Commissione bilancio sull'emendamento De Simone 1.125. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.Pag. 5
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.125.200 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 411
Maggioranza 206
Hanno votato
409
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che i deputati Cacciari e Porfidia hanno segnalato che hanno erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbero voluto esprimere voto favorevole.
Prendo altresì atto che i deputati Minardo e Volontè hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere il voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Simone 1.125, nel testo subemendato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 404
Votanti 403
Astenuti 1
Maggioranza 202
Hanno votato
403).

Prendo atto che i deputati Minardo e Volontè hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Ricordo che il subemendamento 0.1.126.200 della Commissione e l'emendamento Folena 1.126 sono stati ritirati.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 422
Votanti 420
Astenuti 2
Maggioranza 211
Hanno votato
222
Hanno votato
no 198).

Ricordo che l'articolo aggiuntivo 1.0.250 della Commissione è stato ritirato.
Prendo atto che il deputato Volontè ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Ripresa esame dell'articolo 4 - A.C. 2272-ter-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2272-ter sezione 4).
Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ALBA SASSO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 4.200, mentre invita il presentatore a ritirare l'emendamento Barbieri 4.60, perché sostanzialmente è assorbito, almeno per una parte, dall'emendamento 4.200.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello della relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.200 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 6

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 425
Votanti 421
Astenuti 4
Maggioranza 211
Hanno votato
418
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che i deputati Leddi Maiola, Formisano, Dato, Volontè e Drago hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI (ore 11,35)

PRESIDENTE. È conseguentemente assorbito l'emendamento Barbieri 4.60.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 427
Votanti 422
Astenuti 5
Maggioranza 212
Hanno votato
415
Hanno votato
no 7).

Prendo atto che i deputati Dato, Khalil e Volontè hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 2272-ter-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 2272-ter sezione 5).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ALBA SASSO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Froner 6.62.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Froner 6.62, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 429
Votanti 427
Astenuti 2
Maggioranza 214
Hanno votato
425
Hanno votato
no 2).

Indìco...

VALENTINA APREA. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Revoco dunque l'indizione della votazione.
Onorevole Aprea, sarebbe preferibile chiedere di intervenire con maggiore tempestività. Ha comunque facoltà di parlare.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, intervengo velocemente solo per rimarcare che con l'articolo 6 il Governo prevede una proroga del termine per l'entrata in vigore della riforma del secondo ciclo. Quindi, non solo la scuola italiana subirà un arresto del processo riformatore Pag. 7e una confusione dal punto di vista normativo - e, quindi, applicativo - ma anche si stabilisce che tutte le leggi legate alla riforma del secondo ciclo entreranno in vigore a decorrere dall'anno scolastico non più 2008-2009 ma 2009-2010. Ciò significa chiudere ancora una volta un decennio senza riforme per la scuola italiana. Si assiste così al fallimento della politica e significa aver deciso di non intervenire per risolvere problemi ormai di durata ultradecennale. Siamo molto contrari, dunque, al testo dell'articolo 6.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti della scuola media Giovanni XXIII di Villanova di Guidonia, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, Intervengo per dichiarare il voto contrario di Alleanza Nazionale sull'articolo 6, che contiene un rinvio della riforma del secondo ciclo che entrerà in vigore a decorrere dell'anno scolastico e formativo 2009-2010; ciò sicuramente costituisce un passo indietro per tutto il sistema educativo e metterà in difficoltà i nostri studenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbieri. Ne ha facoltà.

EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, devo dire che mi sarei aspettato - mi rivolgo alla Viceministra Bastico piuttosto che alla relatrice - un atteggiamento diverso del Governo.
Il Governo in sostanza afferma che noi del centrodestra con la riforma Moratti abbiamo fatto una «porcata» - prendo a prestito il termine che si è usato per definire un'altra legge - e, quindi, che il centrosinistra vuole cambiarla e smantellarla. Invece noi, da un anno e mezzo, assistiamo ad una situazione francamente ridicola: seguendo le migliori tradizioni dorotee della Democrazia Cristiana, voi non smantellate la riforma Moratti ma operate singoli interventi: togliete con una certa legge il comma 2 dell'articolo 3, con un'altra legge il comma 8 di un altro articolo.
Non potete, dopo un anno e mezzo che governate il Paese, non essere riusciti ancora a spiegare in che modo pensate di strutturare la riforma della scuola. Anche questo atto che vi accingete a compiere, trovo davvero che sia ridicolo! Mi chiedo che senso possa avere prorogare di un anno l'avvio di una riforma solo perché non avete la capacità, Viceministra Bastico - lei ha un Ministro che invece di fare il ministro è impegnato nelle primarie del Partito Democratico! - di mettere a punto nessun tipo di riforma e ogni disegno di legge che presentate a questa Camera smantella qualcosa.
Non è un atteggiamento serio, soprattutto da parte di chi oggi vuole fare un tentativo di modificare ciò che il Governo di centrodestra ha realizzato nei cinque anni in cui ha governato. Assuma un impegno, Viceministra Bastico, di fronte all'Assemblea della Camera: garantisca che, entro tre mesi, verrà presentato un progetto di riforma complessiva della scuola. In questo modo sareste seri [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, intervengo per ribadire la contrarietà del mio gruppo all'approvazione dell'articolo in esame, in modo particolare perché si tratta di una riforma «a spizzichi». Evidentemente, neanche il Governo è d'accordo sul fatto che la cosiddetta riforma Moratti sia da abrogare e, infatti, anche in questa occasione, continua ad effettuare rinvii su rinvii: nel caso in esame, rinvia proprio la riforma delle scuole superiori che, invece, richiederebbero cambiamenti adeguati.
Mi chiedo, altresì, se, nel voler agire in tale modo, continuando a rinviare, vi sia Pag. 8da parte del Governo e di questa sinistra un atto di resipiscenza, quasi di pentimento. Probabilmente, esso ritiene che nella cosiddetta riforma Moratti vi sia qualcosa di buono, ma ne dubito. Vedremo nei prossimi tempi cosa accadrà.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 427
Votanti 425
Astenuti 2
Maggioranza 213
Hanno votato
228
Hanno votato
no 197).

Prendo atto che il deputato Boato ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Prendo altresì atto che il deputato Sanna ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2272-ter-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2272-ter sezione 6).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 89 del Regolamento, l'ordine del giorno Rusconi n. 9/2272-ter/2, concernente la promozione e diffusione della lingua e della cultura italiana all'estero.
Avverto, altresì, che è in distribuzione la nuova formulazione dell'ordine del giorno Pedrini n. 9/2272-ter/5.

ALBA SASSO, Relatore. Signor Presidente, chiedo di parlare per un rilievo formale conseguente ad un emendamento approvato.

PRESIDENTE. Onorevole Sasso, le correzioni di forma si propongono in una fase successiva.
Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, in relazione all'ordine del giorno Catanoso n. 9/2272-ter/1, propongo la seguente riformulazione del dispositivo: sopprimere le parole da «nonché» fino alla fine del dispositivo stesso, dal momento che tale scelta non è competenza degli studenti; accetterei, invece, la prima parte sicché il testo risultante dalla nuova formulazione sarebbe «Impegna il Governo a promuovere urgenti iniziative dirette a contenere l'aumento del costo dei libri scolastici». Propongo, pertanto, rispetto al dispositivo, la soppressione delle ultime righe.
Inoltre, formulo un invito al ritiro - altrimenti, mi riservo di proporre una riformulazione - dell'ordine del giorno Cogodi n. 9/2272-ter/3; formulo altresì un invito al ritiro dell'ordine del giorno Marinello n. 9/2272-ter/4, data la grande rilevanza della funzione del tirocinio nel corso di formazione, in particolare, dei docenti. Le figure cui si fa riferimento sono assolutamente determinanti.
In relazione all'ordine del giorno Pedrini n. 9/2272-ter/5 nella nuova formulazione, proporrei all'onorevole Pedrini di mantenere la formulazione originaria secondo la quale il dispositivo aveva il seguente tenore: «impegna il Governo a valutare l'opportunità». Il Governo propone dunque una riformulazione nel senso che si torni alla formulazione originaria. In questo caso - e solo in questo caso - il Governo accetterebbe il dispositivo, ma non le premesse.
Infine, formulo un invito al ritiro dell'ordine del giorno Frassinetti n. 9/2272-ter/6, poiché si tratta di una competenza esclusivamente dei comuni e delle province, su cui il Governo non ha alcun potere di intervento.

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Catanoso: s'intende che non Pag. 9insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2272-ter/1.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Cogodi n. 9/2272-ter/3.

LUIGI COGODI. Signor Presidente, accetteremmo qualsiasi ipotesi di riformulazione, purché vi sia contenuto un impegno ad avviare una classe che è l'unica classe dell'unica scuola che esiste in un vasto territorio della regione della Sardegna. Qualsiasi riformulazione, quindi, va bene, purché contenga l'impegno ad avviare tale classe, in quanto è l'unica possibilità che hanno trenta ragazzi - recuperati della dispersione scolastica - di poter frequentare la scuola.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Prendo atto che i presentatori non intendono ritirare l'ordine del giorno Cogodi n. 9/2272-ter/3. Vorrei, quindi, proporre la soppressione delle premesse, in quanto non supportate da alcun fondamento.
In particolare, si fa riferimento ad una classe costituita da trenta alunni. In verità, posso leggere i numeri degli alunni, i quali corrispondono a: nove alunni iscritti (che provengono dalla scuola media), tre alunni (che hanno fatto un'iscrizione assai tardiva - il 6 luglio - e provengono da una sede centrale della stessa scuola, collocata in un altro comune), a cui si aggiungono altri tre alunni (provenienti da altre tipologie di scuola) che non hanno avuto il nullaosta. Pertanto, dalla somma di nove più tre, abbiamo dodici alunni e non trenta; così come, dalla somma di nove più tre, più altri tre ancora, si arriva a quindici alunni e, quindi, non trenta. Si tratta, in ogni caso, di un numero di alunni inferiore a quello necessario per formare la classe.
Inoltre, devo aggiungere che sono state raccolte - in modo molto tardivo - altre sei iscrizioni di persone che non hanno l'età di riferimento per essere inserite in una classe. Cito soltanto le date di nascita per fornire un chiarimento al Parlamento: 1963, 1971, 1989, 1955, 1962 e 1973. Queste sono le date di nascita degli altri sei alunni che sono indicati come iscritti tardivi e che, pertanto, potrebbero essere collocati soltanto in una scuola serale.
Manca, quindi, il requisito essenziale - e vorrei chiarire al Parlamento che spetta non al Governo applicare la legge per la costituzione delle classi ma ai dirigenti competenti per territorio: primariamente, ai dirigenti degli istituti scolastici, che hanno la responsabilità diretta; secondariamente, ai dirigenti degli uffici scolastici provinciali, che possono autorizzare deroghe per particolari situazioni. Vorrei, quindi, proporre al Parlamento di impegnare il Governo esclusivamente a verificare ulteriormente se esistano le condizioni per dare avvio immediato alla prima classe dell'istituto tecnico di Silius, anche con riferimento alle effettive iscrizioni. Sono disponibile a fare ulteriori verifiche affinché siano accolte - anche tardivamente - le iscrizioni.
Nel contempo, proporrei di impegnare il Governo a verificare con la regione Sardegna la congruità e l'eventuale ampliamento del sistema di trasporto pubblico, per garantire agli studenti il raggiungimento delle sedi scolastiche ubicate in altri comuni limitrofi.
Vi è, inoltre, una verifica che desidero segnalare al Parlamento.
La sede centrale di questo istituto è collocata nel comune di Sernobì e per raggiungerla occorrono quaranta minuti mediante l'uso di un servizio pubblico regolarmente funzionante e pertanto in grado di trasportare gli alunni negli orari di apertura e chiusura della scuola.
Il tempo di percorrenza di quaranta minuti - come il Parlamento sa - è normale in tante realtà e contesti urbani. Tuttavia, qualora alcuni genitori segnalassero la non congruità di questo sistema di trasporto e dato che la regione possiede un fondo destinato all'ampliamento del sistema di trasporto scolastico, proporrei al Parlamento di impegnare il Governo perché verifichi se tale servizio di trasporto vada rafforzato.Pag. 10
Vorrei, inoltre, precisare che tutti gli indicatori che ho fornito sono indicatori di legge e che quindi, il Governo con difficoltà potrebbe impegnarsi ad imporre un comportamento non rispondente alla legge. Qualora, invece, pur con delle forzature - accogliendo iscrizioni fuori tempo massimo - vi fosse la possibilità di raggiungere il numero richiesto dei ragazzi, la considerazione dell'impegno del Governo potrebbero essere diversa.
Infine, vorrei fornire un'ultima informazione al Parlamento: quella succursale ha solo la quarta e quinta classe. Non esistono né la prima, né la seconda, né terza. La prima classe è oggetto di costituzione. Ciò vuol dire che si tratta di un contesto territoriale che non possiede i numeri adeguati per il mantenimento di quel plesso scolastico. Parlo di plesso e non di autonomia perché la scuola centrale è collocata nel comune limitrofo del quale ho parlato. Pertanto, propongo tale riformulazione.

PRESIDENTE. Onorevole Cogodi, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/2272-ter/3?

LUIGI COGODI. Signor Presidente, accettiamo la riformulazione proposta, intendendo esattamente quello che è stato dichiarato di fronte alla Camera cioè che si debba procedere all'accertamento dell'esistenza della condizione effettiva per cui si possa procedere alla apertura di questa classe, relativamente di nuova costituzione, in quanto si tratta di un territorio nel quale effettivamente - vorrei dire solo una parola di chiarimento - le condizioni socio-economiche, le difficoltà, il disagio sociale che consegue al disagio economico, la zona montana a prevalente economia agro-pastorale, hanno visto un tasso di dispersione scolastica tale per cui per alcuni anni non si è potuta costituire la prima classe.
Con una fatica enorme e con un impegno sociale e culturale, si è ottenuto che trenta ragazzi di un territorio comprendente otto comuni montani facessero domanda di iscrizione. Parte di queste domande non sono state trasmesse.
Pertanto accettiamo la riformulazione proposta dal Governo intendendo che si debba procedere all'accertamento dell'esistenza delle condizioni effettive, in quanto non vi è altra scuola raggiungibile. Signora Viceministro, quaranta minuti sono necessari per partire da un punto e arrivare ad un altro. I ragazzi appartengono ad otto comuni diversi e non sono in condizione di raggiungere la scuola.

PRESIDENTE. Onorevole, quindi accetta la riformulazione proposta?

LUIGI COGODI. Accetto la riformulazione con questo spirito e con tale impegno da parte del Governo e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Marinello n. 9/2272-ter/4.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, ho l'impressione che il rappresentante del Governo nel formulare l'invito al ritiro - anche in base a colloqui intercorsi tra me e lo stesso rappresentante del Governo - non abbia ben centrato la questione. Di fatto, oggi, l'attività di coordinamento, in quei corsi di laurea, viene già svolta da altro personale docente.
Pertanto, il mio ordine del giorno si muove nella direzione di una semplificazione e di un risparmio di spesa perché, caro Viceministro, si tratta di personale di fatto non utilizzato o scarsamente utilizzato, con l'aggravante che essendo distaccato presso i corsi di laurea universitari si determina un maggiore aggravio di spesa per la pubblica amministrazione, in quanto per i posti che vengono lasciati vacanti occorre nominare dei supplenti.
Tra l'altro abbiamo il fondato sospetto, che ci deriva dalle nostre conoscenze del territorio, che tale meccanismo, da noi avversato con l'ordine del giorno in esame, serva di fatto ad alimentare sperperi, clientele e favoritismi.Pag. 11
In ogni caso poiché la questione è meritevole di approfondimento, anche alla luce del quadro normativo che si va delineando, accolgo l'invito al ritiro proposto dal Viceministro. Il contenuto del mio ordine del giorno lo sottoporremo all'Assemblea in una prossima occasione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'ordine del giorno Pedrini n. 9/2272-ter/5 (Nuova formulazione).
Chiedo al presentatore se accetta la riformulazione della riformulazione proposta dal rappresentante del Governo: una «metariformulazione».

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, e mi rivolgo anche al rappresentante del Governo, il fatto che siano state elaborate due formulazioni del mio ordine del giorno (la versione originaria e la nuova formulazione) non deriva da un errore del presentatore, ma semmai dall'impostazione di chi ha esaminato precedentemente l'ordine del giorno che vuole far ricadere sul parlamentare il tecnicismo dell'indicazione della copertura.
Capisco la preoccupazione del Viceministro Bastico, ma proprio ieri il Governo si è assunto formalmente l'impegno a risolvere il problema.
Tenuto conto che il Viceministro Bastico ha dichiarato che non accetta la nuova formulazione del mio ordine del giorno, mentre sarebbe disponibile ad accettare lo stesso nella formulazione originaria ove si prevede che il Governo si impegna «a valutare» (il Governo ieri, lo ricordo, si è impegnato a risolvere il problema, non a valutare), mi chiedo se non sarebbe più esatta una formulazione - Viceministro Bastico, le vengo incontro per cercare una soluzione - in cui si preveda che il Governo si «impegna a vedere come risolvere il problema», dando per scontato che comunque il problema va risolto.
Anche questo, onorevole Giacchetti, è un costo della politica: un Parlamento che non decide sotto l'incalzare di sentenze esecutive - lo Stato è stato condannato da più di un tribunale a pagare e, quindi, a dare applicazione ad una sentenza esecutiva - si corre il rischio che lo Stato debba poi pagare di più. E tale maggiorazione di pagamento, signor Viceministro, ammonta a 3 milioni e 800 mila lire non i 30 milioni di cui ho sentito parlare.
Abbiamo valutazioni diverse, io sono un singolo parlamentare mentre lei ha una struttura a sua disposizione. Io sono una persona che ha approfondito la questione e se abbiamo diverse valutazioni cerchiamo di convergere su una riformulazione del mio ordine del giorno che consenta di risolvere il problema. Capisco anche che va dato atto al Governo di vedere come risolvere il problema.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Colgo le osservazioni dell'onorevole Pedrini e pertanto, espungendo tutte le premesse dell'ordine del giorno in esame, che naturalmente esprimono tutte dei giudizi, proporrei la seguente ulteriore riformulazione del dispositivo: impegna il Governo «a valutare la possibilità» - ho detto che sono d'accordo, ma occorre un elemento di valutazione di tipo economico - «di estendere a tutti dirigenti». Pertanto, non «impegna il Governo a estendere» - perché ci sono delle valutazioni di carattere economico che nelle ore tra ieri e stamattina non sono stata in grado di sviluppare e lei stesso mi segnala che le stesse sotto il profilo finanziario sono molto diverse - ma, affinché ci sia l'impegno che lei richiede la mia proposta di riformulazione, la ripeto, è «a valutare la possibilità di estendere a tutti dirigenti».

PRESIDENTE. Onorevole Pedrini accetta la riformulazione? Può dire sì o no.

EGIDIO ENRICO PEDRINI. No, signor Presidente, non accetto la riformulazione e insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 12
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pedrini n. 9/2272-ter/5 (Nuova formulazione), non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 420
Votanti 226
Astenuti 194
Maggioranza 114
Hanno votato
43
Hanno votato
no 183).

Prendo atto che i deputati Evangelisti e Donadi hanno segnalato che si sono erroneamente astenuti mentre avrebbero voluto esprimere voto favorevole e che il deputato Minardo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'ordine del giorno Frassinetti n. 9/2272-ter/6.
Chiedo alla presentatrice se acceda all'invito al ritiro formulato dal rappresentante del Governo.

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, accetto l'invito al ritiro anche se, essendo a conoscenza delle competenze delle province e dei comuni in tema di edilizia scolastica, il mio ordine del giorno mirava a sottolineare come ci sia il pericolo concreto che l'intervento del Ministero per i beni e le attività culturali possa trasformare le destinazioni degli istituti del centro storico, molte volte anche sottoposti a vincoli ambientali e di interesse artistico notevole, con grave nocumento per le stesse.
Ritiro, pertanto il mio ordine del giorno ribadendo però che il senso dello stesso era quello appena esplicitato: il pericolo veniva proprio da questa paventata volontà.

PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2272-ter-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porfidia. Ne ha facoltà.

AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge in esame è il risultato dello stralcio di alcuni articoli del disegno di legge n. 2272, meglio noto come disegno di legge Bersani. Inoltre, alcuni aspetti di tale disegno sono stati già discussi ed approvati in Assemblea in quanto contenuti nel decreto-legge 7 settembre 2007, n. 147, convertito in legge con il disegno di legge n. 3025, resosi necessario per far iniziare con le nuove norme l'anno scolastico in corso.
Si è svolta un'ampia discussione, sono stati elaborati e dibattuti molti aspetti, anche al fine di creare una condivisione quanto più ampia possibile fra tutti i gruppi parlamentari in una materia così importante per il nostro Paese. Non dimentichiamo, infatti, che il diritto allo studio è un obbligo fondamentale della Repubblica, sancito dalla Costituzione.
Le nuove norme non vogliono introdurre una riforma del sistema scolastico complessivo, ma intervenire in alcuni settori al fine di renderli più pratici e funzionali possibile: come ad esempio è stato fatto per riconoscimento dei titoli di studio degli istituti tecnici superiori, validi anche per i pubblici concorsi. Si dà la possibilità anche a chi non ha frequentato il quinto anno, per cause che possono essere state indipendenti dalla propria volontà, di sostenere l'esame di Stato. In tema di snellimento e fluidità delle norme, si danno degli indirizzi al Ministero della pubblica istruzione per la stesura di un regolamento che disciplini un piano di studi nazionale, le varie discipline scolastiche e modalità della valutazione dei crediti scolastici.
Devo dare atto che un segno di grande apertura è rappresentato anche dalla presenza degli studenti maggiorenni nei consigli Pag. 13di indirizzo, nuova denominazione dei consigli di istituto, con possibilità di partecipazione anche dei rappresentanti di altri enti, enti locali, università, associazioni e organizzazioni rappresentative del territorio. Si dà più certezza a chi studia e a chi insegna: mi riferisco alla norma che tende a dare anche stabilità agli insegnanti che svolgono le loro mansioni nelle zone disagiate e nelle sezioni presenti presso gli ospedali.
Finalmente, si introducono indirizzi affinché si possa predisporre un regolamento per il peso, il trasporto e l'utilizzo dei libri per venire incontro alle esigenze degli studenti e dei genitori: una norma che da tanto tempo tutte le famiglie stavano attendendo. Il recupero dei fondi non utilizzati per l'edilizia scolastica sta ad indicare un'attenzione notevole da parte del Governo su un tema di fondamentale importanza, quello della sicurezza e dell'adeguamento delle strutture dove i nostri figli trascorrono la maggior parte del loro tempo.
Ritengo che altre iniziative, altre modifiche debbano essere apportate al sistema scolastico, che rappresenta, ripeto, il nucleo fondamentale della vita del nostro Paese, al fine di dare maggiore certezza e motivazioni a chi insegna e studia, per adeguarci alle normative europee e per il raggiungimento di una maggiore efficacia ed efficienza. La scuola deve tornare ad essere il fulcro non solo della promozione culturale, ma anche sociale e relazionale della società civile.
Vi è la necessità, egregi onorevoli, di rendere il nostro sistema più fluido ed efficace, restituendogli la capacità di contribuire fortemente a una mobilità sociale basata sulla serietà degli studi e sulla qualità dei risultati; di assicurare ai nostri allievi di raggiungere competenze più elevate non solo di base, ma anche professionali, e di mettere al centro lo studente, sviluppandone le attitudini, le capacità e il talento individuale.
Da tutte per le parti si chiede continuamente di semplificare le norme, perché c'è un disorientamento generale: è quello che si sta cercando di fare anche attraverso il disegno di legge in esame. È per questo motivo che, a nome del gruppo dell'Italia dei Valori, annunciamo il nostro voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tranfaglia. Ne ha facoltà.

NICOLA TRANFAGLIA. Signor Presidente, non v'è dubbio che il disegno di legge che ci apprestiamo a votare rappresenta, complessivamente, un passo avanti nella situazione della scuola italiana, che resta drammatica per una serie di condizioni.
Condivido l'idea - che è stata espressa anche nella discussione odierna - della necessità di un progetto più ampio che riguardi la scuola, che costituisce dall'inizio per il centrosinistra una promessa fatta agli italiani, che oggi mi sembra matura. Naturalmente, è chiaro che tale progetto deve riguardare, a mio avviso, i pilastri fondamentali dell'istruzione e non può limitarsi ad aspetti pure importanti concernenti la scuola, l'università e la ricerca.
Mi pare, quindi, che siamo oggi ad un momento ancora parziale del nostro lavoro sui problemi dell'istruzione. Ricordo che, ancora oggi, siamo purtroppo nella parte bassa della classifica europea e mondiale per quanto riguarda l'istruzione e dunque i provvedimenti devono succedersi ma riguardare sempre più aspetti più generali e di impostazione.
Il gruppo dei Comunisti Italiani esprimerà voto favorevole sul disegno di legge al nostro esame, ma chiede al Governo di centrosinistra di affrontare nei prossimi mesi della legislatura un disegno più ampio che riguardi la scuola che corrisponda ai principi della Costituzione repubblicana, messi fortemente in discussione nella precedente legislatura.
Questa è la nostra opinione. Noi ci auguriamo che alle presenti disposizioni urgenti segua, in tempi non troppo lunghi, un progetto complessivo di riforma della scuola.

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PRESIDENTE. Constato l'assenza degli onorevoli Schietroma e Li Causi, che avevano chiesto di parlare per dichiarazione di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbieri. Ne ha facoltà.

EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente (Commenti del deputato Palomba), mi dispiace deludere il mio amico Palomba, ma non ho alcuna intenzione di consegnare il testo del mio intervento su un provvedimento come quello al nostro esame.
Ho ascoltato le dichiarazioni di voto dei due colleghi Porfidia e Tranfaglia. In particolare, ascoltando con attenzione l'onorevole Porfidia, devo dire che il voto favorevole da lui preannunciato è, a mio avviso, una forzatura rispetto all'intelaiatura del suo intervento. Dell'intervento dell'onorevole Tranfaglia - che rispetto - non ho capito cosa esso abbia a che vedere con il provvedimento in esame, nel senso che le sue considerazioni potevano essere sicuramente svolte ad una tavola rotonda riguardante la scuola, ma non hanno niente a che fare con il provvedimento che stiamo discutendo, il quale è frutto - e il Viceministro Bastico non può negarlo - di una confusa operazione di taglio e cucito.
Era sufficiente vedere i fascicoli che la Camera pubblicava per rendersi conto che - altro che sarto! altro che Valentino! - vi siete applicati in un'operazione che ritengo davvero possa essere annoverata tra i primati. Avete stralciato alcune parti e poi le avete ripresentate. Con quale finalità? Semplicemente per dare un ulteriore colpo alla riforma Moratti.
Non credo che sia proprio di una democrazia moderna l'affossare sempre e comunque quanto fatto dal precedente Governo. Non credo, soprattutto, che si renda un buon servizio alla scuola demolendo, a prescindere da tutto e senza una valutazione scevra di blocchi ideologici. Non si spiegherebbe, altrimenti, il superamento del sistema liceale con il ripristino della tradizionale impostazione tra licei ed istituti tecnici; si tratta di una controriforma che, a nostro giudizio, non può soddisfare alcuno.
Il testo al nostro esame era originariamente inserito nel cosiddetto disegno di legge Bersani e non si capisce per quali reconditi motivi sia profondamente cambiato nel suo iter, esaltando il caos in cui versa il Governo. Basta considerare che, dapprima, gli avete cambiato il titolo rendendolo «disposizioni urgenti in materia di pubblica istruzione», ma che tali disposizioni sono talmente urgenti, Viceministro Bastico, che da luglio siamo arrivati ad approvarlo solo oggi (il 10 ottobre) decidendo, tra l'altro, di stralciare ulteriormente alcune norme inserendole nel decreto-legge approvato alcuni giorni fa.
Non credo - lo dico con tutta franchezza - che la scuola meriti l'attuale Governo. Questa doppia discussione ha generato un caos assoluto che, certamente, non aiuta la comprensione da parte dei nostri studenti.
Diciamo chiaramente che si è tentato l'ennesimo blitz per cambiare alcune norme fondanti il sistema scolastico, salvo poi fare marcia indietro di fronte alle evidenti difficoltà emerse in fase di discussione in Commissione. Sono state, quindi, stralciate le norme riguardanti la riforma degli organi di governo della scuola, così come è stata stralciata la norma sull'equipollenza dei titoli di studio dei cittadini stranieri. Si tratta di un testo confuso in cui convivono norme già vigenti con altre che intervengono nei settori più disparati. È questa la vera debolezza del provvedimento al nostro esame.
Segnalo che una serie dei limiti sopra richiamati erano riscontrabili anche nella precedente legislatura e che fu cura del gruppo UDC segnalarli. Il provvedimento, alla fine, appare come una miscellanea. Non si va nella direzione della semplificazione legislativa. L'esempio, Viceministro Bastico, che ho fatto ieri, è emblematico di come si continuino a varare provvedimenti di legge che non sono in grado di essere percepiti e capiti dai cittadini italiani.Pag. 15
L'obiettivo di una scuola migliore non può essere ottenuto imponendo la propria visione: l'efficienza e la qualità della scuola non sono quelle da voi prefigurate. Non potete avere l'arroganza di decidere quale sia il vero interesse degli studenti (delle bambine e dai bambini e delle ragazze e dei ragazzi di questo Paese).
Per tutto questo insieme di ragioni il gruppo dell'UDC voterà contro il provvedimento in esame, che non condividiamo nel merito e disapproviamo, inoltre, il metodo da voi usato.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'istituto tecnico commerciale «Peano» di Firenze, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, il provvedimento in esame è un atto che possiamo definire di ingegneria politico-sindacale, costruito allo scopo di riportare nell'alveo statale l'istruzione e la formazione professionale.
La domanda che vogliamo porci è di chi sia la scuola. Se a questa domanda si risponde in termini di proprietà, non sarà possibile arrivare a costruire un sistema, e ogni soggetto opererà per accaparrarsi la scuola in quanto fonte di un qualche tipo di profitto o di potere.
Se, invece, si risponde in termini di appartenenza, intesa nel suo senso etimologico, l'essere di qualcuno come oggetto di cura e di interesse, immaginiamo una struttura che produce quel bene comune, che definiamo sistema educativo di istruzione e di formazione.
Il problema importante, sul piano culturale, che si traduce sul piano ordinamentale, è quello di stipulare una nuova alleanza tra l'istruzione e la formazione.
La riforma del Titolo V della Costituzione affida, in via esclusiva, il percorso della formazione alle regioni, rendendo quindi impossibile continuare ad immaginare la materia della formazione come residuale o gerarchicamente inferiore rispetto a quella dell'istruzione. Il pudore che purtroppo si nota nell'impiegare l'espressione «formazione professionale» come risorsa educativa, al pari dello studio, può essere solo il segno di una mancata maturazione culturale, oltre che di una errata diagnosi di sociologia del lavoro.
Il sistema regionale, d'altra parte, si è dimostrato molto più efficiente, se è vero, com'è vero, che nel nord si spendono 115 milioni di euro per i percorsi formativi e in modo molto più efficace, se pensiamo che il costo di un allievo è di 4 mila euro, contro i 17 mila a carico dello Stato. La sola regione Lombardia, come abbiamo già detto negli altri interventi, conta 30 mila allievi che partecipano ai percorsi triennali di istruzione e formazione professionale, con il rischio di annullare le pre-iscrizioni entro gennaio se la Consulta non si pronuncerà in tempi utili sul ricorso avanzato dal Ministero della pubblica istruzione.
Ogni politica e ogni intervento riformatore, a nostro parere, si devono basare su un'analisi realistica e su una effettiva comprensione dei bisogni espressi, implicitamente o esplicitamente, dall'utenza, evitando di prescrivere a tutti quanto soddisfa l'allievo tipo di una tipica famiglia borghese.
In altre parole, bisogna investire risorse per costruire una carriera tecnica e professionale e anche, diciamo noi, dell'apprendistato, che arrivi ai più alti livelli di competenza non accademica. Bisogna abituarsi a gestire le diversità piuttosto che a ridurre la varietà, che anche in pedagogia è sinonimo di ricchezza e di libertà.
La domanda, quindi, che vorremmo porre al Ministro Fioroni è la seguente: è possibile che, in un mondo che ha subito in questi ultimi dieci anni trasformazioni di portata storica, in una situazione in cui i modi di apprendere rimasti immutati per secoli si stanno modificando con un'accelerazione esponenziale, si debba ancora ricorrere a modelli costruiti trent'anni fa, come si sta facendo con questo disegno di legge? È possibile rimanere legati a vecchi compromessi, ricordo quelli della DC con il PCI, che risalgono al 1978? La riforma del Ministro ripercorre, purtroppo, la Pag. 16legge di riforma della scuola secondaria superiore che fu approvata dalla Camera dei deputati il 28 settembre del 1978. A distanza, come dicevo, di trent'anni alcuni articoli previsti nella citata legge si trovano oggi nella legge finanziaria per il 2007.
I problemi purtroppo, signor Ministro, rimangono aperti per i giovani che non intendono continuare a studiare. Ci chiediamo: il trasferimento forzoso dalla formazione professionale e dall'apprendistato all'istruzione garantirà a questi giovani un percorso di successo nel lavoro, nell'autonomia economica, negli apprendimenti fondamentali, o invece questi giovani andranno ad infoltire il gruppo dei debitori e dei falliti del biennio attuale?
Consentirà ancora a questi ragazzi di riconciliarsi con la scuola che hanno abbandonato perché la ritenevano estranea, se non ostile, ai loro bisogni e alle loro aspettative, e dove spesso hanno subito umiliazione ed emarginazione? Potranno essere nuovamente motivati, orientati, accolti e integrati in un contesto che in mille modi li rifiuta, con il suo ricco menù di tredici o quattordici materie e dei relativi insegnanti e manuali?
Per quanto riguarda l'apprendistato, vorrei porre un'altra domanda: è positivo procrastinare forzosamente per interi gruppi di giovani il momento in cui il lavoro diventa una relazione sociale importante? Nel limbo delle adolescenze protratte indefinitamente - e ciò non riguarda solo le poche migliaia di giovani obbligati - maturano insicurezze e ribellioni; non è un caso che la Francia, dopo la rivolta delle periferie, abbia anticipato l'apprendistato a quattordici anni.
In questi giorni abbiamo dovuto approvare norme che sono state travasate da un provvedimento all'altro, con carattere di pseudo urgenza. L'attuale Governo lancia messaggi ideologici di controriforma alla riforma del centrodestra ma, concretamente, non realizza nulla di ciò che il Ministro Fioroni annuncia nelle vetrine mediatiche, poiché non è in grado di coniugare l'offerta statale che è tendenzialmente rigida, con la domanda della comunità e dei singoli che, invece, è varia e flessibile. Si tratta, dunque, di un disegno di legge fumoso che si mantiene entro i rigorosi limiti della logica del risparmio.
A ben riflettere, quindi, siamo di fronte alla stessa logica che ha presieduto all'emanazione di molte norme della legge finanziaria per il 2007, confermate, con qualche esplicitazione, nella legge finanziaria per il 2008 e contrabbandate poi come valorizzazione dell'autonomia scolastica.
Abbiamo l'impressione che l'erogazione dei circa 250 milioni di euro, stanziati nella legge finanziaria per il 2008 al fine di migliorare l'efficienza delle istituzioni scolastiche, sarà a carico delle regioni e degli enti locali. Con rammarico, quindi, constatiamo che nella mente dei burocrati di sinistra la scuola rappresenta solo una fonte di sprechi, d'inefficienza e di ingiustificati privilegi.
Per tutte queste considerazioni il nostro voto sarà contrario.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti della scuola media statale Donatello di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Li Causi. Ne ha facoltà.

VITO LI CAUSI. Signor Presidente, la ringrazio in maniera particolare anche per la cortesia che sta usando nei miei confronti considerato che poc'anzi mi ha colto in un attimo di distrazione.
Viceministro Bastico, onorevoli colleghi, in apertura della mia dichiarazione di voto vorrei esprimere il mio personale apprezzamento per il lavoro svolto dalla VII Commissione (Cultura, scienza e istruzione) sul provvedimento che oggi è al nostro esame. Diverse sono state le modifiche apportate al testo originario presentato alla Camera, frutto di una concertazione che ci ha visti impegnati al fine di assicurare ad un comparto così importante per il nostro Paese, come quello dell'istruzione, il suo più corretto e migliore sviluppo.
Il fatto stesso che il provvedimento oggi alla nostra attenzione derivi dallo stralcio Pag. 17di alcuni articoli del disegno di legge n. 2272, recante «Misure per il cittadino consumatore e per agevolare le attività produttive e commerciali (...)», ben ci fa intendere il legame profondo che lega il comparto dell'istruzione con la crescita economica del nostro Paese.
Certamente costruire un buon sistema di istruzione non è un'impresa facile; tutti ce ne rendiamo conto perché la società cambia in fretta, in particolare, negli ultimi anni, con un'accelerazione esponenziale, e insieme ad essa mutano le esigenze cui la scuola, intesa ovviamente come sistema, è chiamata a rispondere.
Oggi, il nostro scopo è di affrontare nuovamente questo importante tema, individuando ed offrendo soluzioni che garantiscano al nostro Paese condizioni costanti di crescita: la formazione che coinvolge i suoi ragazzi è, infatti, uno dei pilastri fondamentali del suo sviluppo.
È un obbligo del Parlamento lavorare affinché i nostri studenti abbiano accesso ad un'offerta formativa qualificata ed in grado di consentire il loro inserimento nel mondo del lavoro con una preparazione che sia la più adeguata possibile alle sfide che il mercato oggi impone.
Mi preme, altresì, sottolineare, a testimonianza del forte impegno della maggioranza in questo settore, che il disegno di legge in esame si inserisce come tassello di un più ampio ventaglio di riforme che il Governo intende apportare in questo comparto.
Penso, ad esempio, all'innalzamento a 16 anni dell'obbligo di istruzione, già previsto nella legge finanziaria e da questo settembre divenuto definitivo.
Inoltre, il 18 dicembre 2006 l'Unione europea ha indicato le competenze chiave per l'apprendimento degli studenti che il regolamento del 22 agosto 2007, n. 139, sul nuovo obbligo di istruzione, ha fatto proprie.
Il tasso di dispersione scolastica negli istituti superiori si attesta al 20 per cento: è un dato superiore alla media europea ed è, purtroppo, ancora lontano dall'obiettivo del 10 per cento fissato a Lisbona nel 2000. Tuttavia, l'innalzamento dell'obbligo di istruzione si propone di fornire una prima risposta concreta al problema. Ciò significherà non solo vincolare gli studenti a studiare fino a 16 anni, ma anche rendere agevole per la maggior parte di essi il conseguimento di un titolo di studio superiore, o almeno di una qualifica professionale.
Un'ulteriore prova dell'impegno della maggioranza in questo comparto, attraverso un'interazione costante con le esigenze della società che rappresenta, è data dall'apertura pomeridiana delle scuole. In applicazione della legge finanziaria per il 2007 sono stati assegnati, infatti, 64 milioni di euro per favorire l'ampliamento dell'offerta formativa ed un pieno utilizzo degli ambienti e delle attrezzature scolastiche, anche in orario diverso da quello delle lezioni, per consentire, altresì, a studenti e genitori di usufruire dei suddetti luoghi, ma anche per permettere ai giovani ormai usciti dal circuito educativo o agli adulti interessati di aggiornare la propria formazione. Quindi, l'apertura pomeridiana delle scuole è uno degli strumenti privilegiati per la lotta al disagio giovanile e alla dispersione scolastica.
Il Ministro Fioroni ha ricordato che la scuola può così tornare ad essere il centro di promozione culturale, relazionale e di cittadinanza attiva nella società civile in cui opera, favorendo il recupero scolastico e creando occasioni di formazione in grado di elevare il livello culturale e di benessere generale del territorio.
Tornando al provvedimento in esame sottolineo, inoltre, che anche il testo approvato dalla Commissione cultura il 21 giugno scorso, era, a mio avviso, già un buon testo e conteneva molti punti importanti per la scuola. Prevedeva, infatti, il ripristino nella scuola primaria dell'organizzazione di classi funzionanti a tempo pieno secondo il modello didattico già previsto dalle norme previgenti (decreto legislativo n. 59 del 19 febbraio del 2004), ovvero il tempo pieno tradizionale con due docenti per classe; esentava le scuole statali dal pagamento della tassa sui rifiuti e dell'imposta sul valore aggiunto per tutti Pag. 18gli acquisti di beni e servizi destinati alla didattica; poneva il pagamento delle spese per le supplenze per maternità a carico del Ministero dell'economia e delle finanze e non più del Ministero della pubblica istruzione, ovvero della scuola; istituiva un fondo apposito per integrare la dotazione finanziaria delle scuole.
Come sappiamo, però, il testo originario ha dovuto subire alcune rilevanti trasformazioni a seguito del parere espresso dalla Commissione bilancio. In ordine al tempo pieno, in particolare, la Commissione bilancio ha, infatti, richiesto che fosse precisato che la reintegrazione del tempo pieno nella scuola primaria deve essere attuata nei limiti della dotazione complessiva dell'organico - determinata dal Ministero della pubblica istruzione di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze - e che il numero dei posti complessivamente attivati a livello nazionale per il tempo pieno deve essere individuato nell'organico di diritto.
Siamo tutti consapevoli, comunque, che, se da un lato il testo originario rappresentava una considerevole boccata di ossigeno per le istituzioni scolastiche, dall'altro, una corretta e seria analisi dell'attuale stato delle finanze non ha permesso al progetto di avere il suo massimo sviluppo.
Tuttavia, di fronte a un mercato sempre più globalizzato, che vede l'Italia confrontarsi con i mercati emergenti, sempre più aggressivi, la risposta più idonea che la maggioranza può offrire è quella di potenziare al massimo una delle risorse più importanti per il suo futuro, ossia le menti dei nostri ragazzi e dei nostri giovani, per il futuro di tutti.
Sono convinto che quanto non è stato possibile realizzare oggi, anche per ragioni di bilancio, sarà realizzabile domani. La maggioranza ha indicato chiaramente tra le sue priorità il miglioramento costante di tutto il comparto scuola: ciò determinerà senz'altro il voto favorevole sul provvedimento in esame da parte del gruppo dei Popolari-Udeur (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Alleanza Nazionale voterà contro il provvedimento in esame per due ordini di motivi, uno di metodo e uno di merito.
Per quanto riguarda i motivi di metodo, anche a costo di essere ripetitivi e noiosi, nei giorni scorsi, in occasione della discussione sul decreto-legge sull'avvio dell'anno scolastico (sul quale l'Assemblea si è confrontata a lungo), abbiamo già eccepito le modalità con le quali il Governo sta trattando una materia così delicata come quella dell'istruzione: provvedimenti d'urgenza, lesione dei diritti parlamentari (con un dibattito che, pertanto, è ridotto), decreti-legge omnibus che contengono materie e argomenti diversi tra di loro. Molte delle eccezioni e delle contestazioni che erano state avanzate nei confronti del decreto-legge approvato dalla Camera nei giorni scorsi vengono riproposte anche con riferimento al disegno di legge in discussione. Anche tale provvedimento, infatti, contiene materie diverse: si passa da alcuni «spezzoni» di regolamentazione dell'educazione degli adulti - che sarebbe stato più appropriato trattare in una discussione generale sulla riforma degli organi collegiali - ad argomenti come l'edilizia scolastica, dando ancora una volta una dimostrazione di disomogeneità.
D'altronde, il disegno di legge n. 2272-ter-A ha visto la sua genesi in Commissione cultura attraverso diverse modifiche. È emblematica la trasformazione del titolo iniziale da «Scuola, imprese e società» in «Disposizioni urgenti in materia di pubblica istruzione». Non si capisce da cosa sia determinata l'urgenza, in considerazione del lasso di tempo intercorrente tra la fine dell'esame in Commissione ed il passaggio all'Assemblea del provvedimento, che anzi, nei giorni scorsi, è stato, per così dire, «sorpassato» da un decreto-legge.
Continuiamo, quindi, a denunciare il modo schizofrenico di procedere e la disomogeneità Pag. 19delle materie contenute nel provvedimento in esame. Le attività connesse alle procedure che il Comitato dei nove ha dovuto svolgere sono la più palese dimostrazione di ciò che ho appena affermato.
Abbiamo visto che da parte della stessa maggioranza e della Commissione sono stati presentati molti emendamenti soppressivi, perché numerose disposizioni contenute in questo provvedimento erano già state votate in sede di conversione del decreto-legge n. 147 del 2007.
Vi sono state, quindi, sovrapposizioni e frammentazioni. Credo che questo modo di procedere sia abbastanza anomalo. Entrando nel merito del provvedimento, anche se già soltanto le mie eccezioni sul metodo sarebbero sufficienti a motivare il nostro voto contrario, sono due le critiche principali, di forma e di sostanza, che vanno mosse al testo in esame.
La prima riguarda la compressione delle competenze regionali. Già ieri, in occasione degli emendamenti presentati dall'opposizione e respinti dall'Assemblea, il dibattito si è attenuto proprio alla mancanza di volontà di regolamentare e di accettare ciò che è stato previsto dalla modifica del Titolo V della Costituzione. Le regioni sono sofferenti per un mal celato centralismo burocratizzante, che lede soprattutto l'attività dei corsi di formazione professionale, così importanti per la crescita culturale e per la facilitazione delle giovani generazioni a trovare un lavoro. Un esempio di ciò si può trarre anche dal ricorso alla Corte costituzionale presentato dal Governo contro una legge regionale della Lombardia. Al riguardo, credo che il rigetto di questi emendamenti sia una palese dimostrazione di come il Governo per primo non rispetti la Costituzione.
Il secondo punto, forse ancora più pregnante, riguarda lo smantellamento della riforma Moratti, contenuto in questo provvedimento. Tra le pieghe del disegno di legge, in particolare al comma 8 dell'articolo 1, emerge come si cerchi di smantellare un sistema che si basava sul duplice canale, istruzione e formazione, e sulla conservazione dei licei, ampliati, per quanto riguarda l'offerta formativa, con otto indirizzi. Assistiamo a un ritorno all'antico, a una compressione dell'offerta formativa per gli studenti, sempre secondo una linea che vede, da una parte, la strozzatura del dibattito democratico in aula, e, dall'altra, nel merito, dei colpi di spugna del tutto schizofrenici, senza il coraggio di presentare un progetto alternativo, a quest'aula e all'intero Parlamento.
Entrando nel merito degli emendamenti, Alleanza Nazionale aveva presentato alcune proposte prive di intenti ostruzionistici, che sarebbero state migliorative del provvedimento. Mi riferisco soprattutto all'emendamento relativo alla continuità didattica, bocciato ieri da questa Assemblea senza pensare che vi sarà sicuramente un grave danno per tutti gli studenti se continuerà l'attuale mobilità degli insegnanti e questo clima di incertezza e indeterminatezza delle cattedre. Un altro emendamento importante, che è stato respinto, riguardava la soppressione dei consigli di indirizzo nei comitati provinciali degli adulti. Si tratta infatti di una norma inserita in un contesto, a mio avviso, provvisorio, che andava, invece, approfondita nella discussione sugli organi collegiali, che speriamo di poter iniziare a breve.
Per correttezza, devo rilevare che alcuni aspetti del provvedimento sono stati da noi condivisi. Mi riferisco all'articolo 4 sull'edilizia scolastica, che è sempre e comunque un'emergenza per le nostre scuole. Ma è soltanto un inizio, un palliativo, perché ancora molto bisognerà fare, e auspichiamo che con la legge finanziaria ci si riesca, per la sicurezza delle nostre scuole, per il loro adeguamento alle normative e, soprattutto, per la costruzione di un nuovo modello di scuole, che sia compatibile con l'ambiente. Abbiamo inoltre apprezzato il subemendamento sulla Tarsu, volto a eliminare un grave onere per le scuole. Ciò, però, non è sufficiente. È significativo, anzi, come la Commissione bilancio abbia bocciato l'emendamento relativo al costo dell'IVA: è assurdo che le scuole debbano pagare tale costo, in un contesto che è già di sofferenza per gli istituti.Pag. 20
Per tutti questi motivi, il gruppo di Alleanza Nazionale voterà contro il provvedimento in esame, che riporta indietro le lancette dell'orologio per quanto riguarda la nostra istruzione e il nostro intero sistema educativo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pedrini. Ne ha facoltà.

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, sono obbligato ad intervenire nuovamente in sede di dichiarazione di voto finale, perché ritengo che, per quanto mi riguarda, sia successo un fatto grave.
Leggo testualmente dal resoconto stenografico della seduta di ieri le dichiarazioni del Viceministro Bastico, quando in risposta alle mie osservazioni in merito all'invito al ritiro del mio emendamento 2.2 afferma che «la motivazione è di ordine strettamente finanziario» (mi limito a citare alcuni passaggi, per ristrettezza di tempo). Poi, in modo approssimativo, fa riferimento a numeri che a me non risultano. Dopodiché afferma che il Governo «è stato il primo presentatore di una formulazione normativa analoga a quella che egli ha presentato», cioè che il sottoscritto ha presentato, e mi invita così a ritirare l'emendamento, affermando: «posso qui assumere l'impegno ad accettare un ordine del giorno (...) affinché questa materia venga riproposta all'interno di un quadro legislativo che consenta un'adeguata copertura finanziaria»; infine, conclude affermando che «il Governo si impegna a reperire (...) le necessarie coperture finanziarie», mentre io replico: «Ci indicherà poi il Governo in quale provvedimento inserirà l'impegno che avrà assunto con tale ordine del giorno».
Stamane ho assistito ad una diversa formulazione, e le devo dire, signor Viceministro, che per quanto mi riguarda - è poco influente, lo capisco, perché è un rapporto individuale - la sua credibilità nei miei confronti è seriamente minata. Infatti, se avessi saputo che avrebbe tenuto un atteggiamento così diverso rispetto alle sue affermazioni di ieri sera, mi sarei ben guardato dal ritirare il mio emendamento. Lei mi ha indotto a ritirarlo e credo che si debba assumere le responsabilità di ciò che ha fatto; mi auguro che non si tratti di un atteggiamento comune ad alcuni esponenti del Governo, che intendono un rapporto con il Parlamento - di cui alcuni di loro, tra l'altro, non hanno mai fatto parte, perché sono stati scelti direttamente fuori dalle assemblee parlamentari - teso solamente a fare in modo che le Camere siano esecutrici di ordini del Governo (Applausi del deputato Ciocchetti). Pertanto, mi creda, lo ribadisco, non avrei ritirato quell'emendamento, e ritengo che sia stato assunto un atteggiamento grave, che mi ha indotto a ritirare un emendamento che, altrimenti, non avrei ritirato.
Le dichiarazioni del Viceministro sono agli atti, e prego tutti di leggerle per conoscerle e trarne da parte di ognuno, individualmente, le proprie valutazioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Salerno. Ne ha facoltà.

ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, La Destra boccia completamente il provvedimento in esame, l'ennesimo provvedimento dell'attuale Governo, che procede senza un progetto organico: non si vedono realmente una strategia di buonsenso e una logica che dovrebbero ispirare qualsiasi azione governativa. Boccia, in particolare, il provvedimento in esame sulla scuola, ridotta, per mano della sinistra, a luogo di condizionamento culturale: da luogo di privilegio per una crescita sana, indipendente e autonoma dei ragazzi delle nuove generazioni, diventa invece, in mano a Ministri comunisti, un luogo, purtroppo, di condizionamento politico e culturale.
Devo ricordare come, in mano alla sinistra, la scuola dimenticò di inserire nei libri di testo tragedie come quella delle foibe: anzi, non solo la misconobbe, ma addirittura la definì in maniera fuorviante e falsa. Si è nascosto ciò che è successo nel passato storico della nostra Nazione, e la Pag. 21scuola è stata fatta diventare un luogo non dico di indottrinamento, ma sicuramente di condizionamento culturale
Quando la scuola è in mano a Ministri comunisti - siano essi di Rifondazione Comunista o del partito cosiddetto dei Comunisti Italiani - bisogna non solo diffidare, ma pensare che essa si incammini verso un percorso molto oscuro e improduttivo per le future generazioni.
Basti pensare al fatto che un Ministro molto rappresentativo del Governo - mi riferisco al Ministro degli affari esteri - vada addirittura in visita in Vietnam e dichiari tranquillamente alla stampa internazionale che i vietnamiti comunisti hanno rappresentato un idolo, per lui e per tutta la sua generazione. Ritengo che i comunisti vietnamiti, che hanno sconfitto gli americani, i quali appartengono a quell'Occidente in cui ci riconosciamo tutti, non possano in alcun modo rappresentare un idolo di un ministro del Governo. Ma tant'è, e quindi concludo, signor Presidente, dichiarando che La Destra voterà decisamente e convintamente contro il provvedimento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo, a nome del gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI, per dichiarare che voteremo contro questa accozzaglia di interventi che riportano la scuola indietro nel tempo. Pensare che sono passati altri dieci anni e che questo Parlamento non ha avuto il coraggio di realizzare un minimo di riforma mentre ha inteso cancellare quanto di buono era stato realizzato dal Ministro Moratti e dal Governo precedente, mi sembra castrarsi per far dispetto alla propria moglie. Non credo assolutamente che la scuola abbia bisogno di questa passività.
Se fosse possibile, proporrei che i Ministri non fossero attivisti di partito, perché qui si sta pensando solo a questo pseudo-Partito democratico, e non si sta assolutamente pensando al bene del Paese. Si sta guardando ad un bene di parte e ad un interesse, non solo politico, di parte, mentre non si guarda all'interesse del Paese. Il collega della Destra che mi ha preceduto ha colto il disagio che vi è in tutto il Paese e in tutta la scuola: credo si riferisse al DNA di origine, che non è mutabile, anche se si cambia il nome.
Come abbiamo gioito per Mario Capecchi, e abbiamo detto: è italianissimo e gli hanno assegnato il premio Nobel perché ha il cromosoma italiano, così devo ammettere che non condivido quanto affermato dal collega della Destra, che ha parlato di centrosinistra: si tratta dell'Unione, non del centrosinistra, che è una parola molto più nobile, non rappresentata da questa maggioranza!
Per tali ragioni riteniamo che il provvedimento in esame, recante disposizioni urgenti in materia di pubblica istruzione, rappresenti un'involuzione e una controriforma. Si tratta di una «scivolata» da parte del Governo e di Fioroni. Ricordo che l'onorevole Pedrini, che fa parte della maggioranza, ha affermato: siamo esecutori di ordini del Governo. Lo afferma un membro della maggioranza, e condivido tale affermazione. Egidio Petrini è una persona onesta e corretta e in un momento d'impeto ha detto la verità; siamo vassalli, siamo succubi di un Governo che non c'è, e che continua comunque a dettare legge per cercare di vivere alla giornata e di portare avanti l'occupazione dei posti di potere. In tale contesto la meritocrazia non è assolutamente tenuta in considerazione, non si cerca di puntare sull'intelligenza e sulle risorse umane anche dal punto di vista della scuola, e, a differenza degli altri Paesi, non si fa nulla per la scuola, per le famiglie e per gli studenti.
Cari colleghi, quando i libri costano quello che costano è inutile che poi la Guardia di finanza verifichi se l'aumento è stato concordato o meno tra le varie case editrici: il fatto è che comunque le famiglie hanno messo mano al portafoglio e hanno dovuto tirare fuori quel po' di risorse rimastegli. Considerato che molte famiglie Pag. 22non arrivano a fine mese (sono moltissime, l'indice di povertà dell'ISTAT è quasi del 20 per cento), con il nuovo anno scolastico peggioreranno le loro condizioni e aumenterà la percentuale di famiglie che non riesce ad arrivare alla fine del mese. Tutto ciò per cosa? Per dare un'istruzione ai loro figli.
Di questo si doveva occupare il disegno di legge in esame, contenente disposizioni urgenti: in ciò consisteva l'urgenza, non nel posticipare e nel dire che quello che ha fatto la Moratti è tutto sbagliato e che va cancellato. Si tratta di un atteggiamento maniacale, che è nel cromosoma del Governo: così come ho detto che Capecchi ha il cromosoma italiano, e ne siamo orgogliosi e fieri, in questo Governo c'è un cromosoma comunista che non fa sicuramente bene al Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pettinari. Ne ha facoltà.

LUCIANO PETTINARI. Signor Presidente, Sinistra Democratica voterà a favore del provvedimento in esame, perché esso contiene una serie di novità importanti e positive per il nostro sistema pubblico dell'istruzione.
Voglio ricordare, in particolare, le norme sull'edilizia scolastica, finalizzate alla sicurezza degli edifici. Sappiamo tutti quanto questo sia importante e quanti problemi fin qui si sono verificati.
Ricordo, inoltre, le disposizioni sugli organi di gestione dei centri provinciali per l'istruzione degli adulti e quelle sulla stabilizzazione dei docenti di sostegno e dei docenti che insegnano nelle aree a rischio. Voglio altresì ricordare la serie di provvedimenti sul concorso dei dirigenti scolastici.
È stato possibile, infine, in seguito ad un'ampia discussione e a un positivo confronto finale su questo punto, recuperare il provvedimento sulla limitazione delle spese per la tassa sui rifiuti solidi urbani. Si tratta di una spesa molto onerosa che occupava gran parte del bilancio, in particolare per le scuole elementari. Purtroppo non è compresa nel provvedimento in esame la norma che riduceva l'IVA su spese fondamentali per l'attività degli istituti scolastici. Ci auguriamo, però, che tale disposizione possa essere successivamente recuperata, se del caso con un provvedimento nella legge finanziaria. Ci impegneremo affinché ciò avvenga.
Ricordo anche alcuni passaggi del confronto svoltosi, che è bene sottolineare, anche per un successivo confronto e un successivo approfondimento. In particolare, ricordo l'articolo aggiuntivo Barbieri 1.010, finalizzato a fissare un termine perentorio relativo ai corsi per conseguire l'abilitazione all'insegnamento, ai sensi del decreto ministeriale n. 85 del 18 novembre 2005. Desidero inoltre rimarcare che la relatrice, la collega Sasso, aveva proposto di aggiungere la disposizione secondo la quale gli insegnanti abilitati che non hanno potuto avere l'incarico a partire da quest'anno, potessero vedersi riconosciuta comunque la decorrenza giuridica. Ci auguriamo una successiva discussione, perché questa disposizione possa essere applicata.
In sintesi, il provvedimento che stiamo per votare definisce una serie di questioni importanti per la nostra scuola, ne garantisce la funzionalità e produce passi in avanti sulla qualità dell'attività didattica. Naturalmente pensiamo che l'insieme delle decisioni che abbiamo assunto recentemente, con il disegno di legge in esame e con la conversione del decreto-legge n. 147 del 2007,, possano rientrare in un disegno più ampio e complessivo. Infatti, se è vero che stiamo facendo passi in avanti, è altrettanto vero che molto c'è ancora da fare. A nostro avviso, è necessario - mi rivolgo al Viceministro Bastico - un impegno maggiore sugli aspetti concreti relativi alla scuola, partendo dal fatto che la scuola non può essere considerata solo un costo. È difficile pensare a provvedimenti sulla scuola con il bilancino della legge finanziaria: la scuola non è solo un costo, ma deve essere, anche e soprattutto, un investimento per il futuro. Con tali valutazioni, confermo il voto favorevole Pag. 23di Sinistra Democratica (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Simone. Ne ha facoltà.

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, pronuncerò una dichiarazione di voto molto sintetica e vorrei anzitutto ringraziare il Governo e la relatrice Sasso per il lavoro ottimo che abbiamo svolto in Commissione e poi in Assemblea.
Mi limiterò a sottolineare taluni aspetti. Questo provvedimento ha avuto un iter non facile, lungo e articolato. Esso contiene norme importanti che riguardano il personale, l'edilizia scolastica, il funzionamento degli istituti tecnici. Vorrei, altresì, ricordare che con alcune proposte emendative, discusse prima in Commissione e poi in Assemblea, abbiamo integrato il contenuto del provvedimento affrontando alcune questioni che in seguito sono diventate un po' il fulcro e il cuore dello stesso disegno di legge (che era stato parzialmente assorbito dal decreto-legge esaminato la scorsa settimana): mi riferisco, in particolare, alla questione del riconoscimento dei titoli in possesso dei cittadini stranieri. Noi riteniamo che tale riconoscimento rappresenti un primo passo non solo verso una semplificazione ed un necessario intervento di tale natura, ma anche verso una cittadinanza sostanziale delle ragazze e dei ragazzi stranieri che si trovano nel nostro Paese.
L'altra questione che ritengo essenziale (e che è stata anch'essa portata come contributo dal mio gruppo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea) è quella relativa alla TARSU. Ho già svolto un intervento in Assemblea sulla proposta emendativa relativa ad essa e non voglio dilungarmi, ma ritengo davvero che questo sia stato un intervento importante - molto importante - per le scuole. Esse, infatti, sono state spesso gravate in modo pesante dal costo della TARSU per le ragioni di un meccanismo che non funziona. Siamo intervenuti su di esso risolvendolo alla radice, liberando gli istituti dai predetti costi, che hanno gravato pesantemente sui bilanci di moltissime scuole elementari e medie. Ritengo che il meccanismo che abbiamo individuato sia di assoluta importanza e rilevanza. Mi fa piacere che si sia registrata in Assemblea una sostanziale unanimità su questo provvedimento, a dimostrazione del fatto che se liberiamo la mente da elementi ideologici - che pure hanno insistito su questo provvedimento (a mio parere, da parte dell'opposizione e in modo sbagliato) - è possibile intervenire su questioni importanti. Ho ascoltato l'intervento della collega Frassinetti: nella scorsa legislatura, avete avuto a disposizione cinque anni ed anche i numeri necessari per intervenire, ma non lo avete fatto. Noi stiamo intervenendo, come nel caso della TARSU, e siamo felici che si sia ottenuto questo risultato.
Sulla questione dell'IVA già ho espresso il rammarico per non aver dato anche questo ennesimo, importante contributo, perché è indispensabile che le scuole siano sollevate dal costo dell'IVA per l'acquisto di beni fondamentali per il loro funzionamento e per la didattica. Su tale aspetto torneremo ad insistere approntando tali misure in occasione del varo dei provvedimenti più opportuni. Vi sono, infatti, altri contesti in cui riproporremo questo tema, come la discussione della legge finanziaria, che inizierà al Senato.
Vorrei evidenziare un ultimo aspetto in relazione alla questione degli organi collegiali che nel provvedimento in discussione non è più affrontata. Vi è un impegno, in accordo con il Governo, per trattare l'argomento in sede di VII Commissione - Commissione cui appartengo - ove vi è l'impulso ad affrontare e aprire la discussione, vista l'importanza di un riordino che dia certezza ad un tema così importante come quello degli organi collegiali.
Pertanto, ritengo che, realisticamente, nelle prossime settimane potremo cominciare l'esame di tale questione, raccordandoci, tra l'altro, con il provvedimento già incardinato nella nostra discussione, che riguarda le norme generali del sistema Pag. 24dell'istruzione; tra l'altro, è prevista anche la discussione di una proposta di legge di iniziativa popolare che insiste proprio sulla questione degli organi collegiali.
L'ultimo passaggio riguarda una questione che pure affrontiamo con rammarico; infatti, una delle proposte emendative contenute nel fascicolo e che è stata dichiarata inammissibile insisteva proprio sull'annosa questione dei corsi abilitanti e del decreto ministeriale n. 85 del 2005.
Su tale questione, la VII Commissione si è già espressa nei mesi scorsi con una risoluzione di cui sono stata, tra l'altro, prima firmataria. Tale risoluzione è stata approvata all'unanimità, per cercare di intervenire sulla situazione al fine di restituire certezza del diritto ai tanti che si sono iscritti a questi corsi (tra l'altro, a pagamento) e che hanno visto, sostan-zialmente - per decisioni delle università, a nostro avviso molto discutibili e sbagliate - un protrarsi sine die e senza termini stabiliti dei corsi stessi. Costoro si sono trovati, purtroppo, quest'anno, in condizioni molto difficili: pur avendo concluso tali corsi abilitanti, infatti, non hanno visto sciogliere la riserva nelle graduatorie permanenti e non hanno avuto, di conseguenza, le supplenze e i passaggi di ruolo.
Esiste un problema serio che va affrontato perché, dopo la risoluzione, è intervenuta una sentenza del Consiglio di Stato. Abbiamo, quindi, l'urgenza di intervenire su questa materia - so che, su questo tema, vi è la sensibilità e l'attenzione da parte del Ministero della pubblica istruzione - ma, ripeto, vi è l'urgenza di intervenire.
La proposta emendativa da noi sottoscritta avrebbe risolto tale questione. Purtroppo non è stato possibile farlo ma, su questo aspetto, il gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea si impegna a fare in modo che - anche in sede di discussione della prossima legge finanziaria - si possa recuperare il contenuto della proposta emendativa respinta e della risoluzione già approvata all'unanimità in Commissione, affinché si chiuda, davvero, questo capitolo e si restituisca certezza del diritto a quanti hanno frequentato e concluso tali corsi abilitanti.
Segnatamente, gli aspetti in questione sono tre: lo scioglimento delle riserve per chi ha concluso tali corsi abilitanti, la decorrenza giuridica dal 1o settembre 2007 per tutti coloro che li hanno frequentati e un termine perentorio di chiusura dei corsi stessi, che deve essere necessariamente definito per porre fine ad una questione che non ha gettato buona luce sul funzionamento del sistema (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, Forza Italia boccia senza appello questo disegno di legge. Infatti, ad eccezione della norma che prevede finanziamenti straordinari del Ministero per il pagamento della tassa sui rifiuti a carico delle scuole, il provvedimento insiste sul blocco del processo riformatore avviato nella scorsa legislatura: tutto ciò, mentre l'Unione europea - come hanno riportato i giornali nei giorni scorsi - boccia ancora la scuola italiana e denuncia i ritardi rispetto al processo di Lisbona.
Ciò, naturalmente, non può che far riflettere il Parlamento; ma soprattutto il nostro voto sarà contrario perché, con questo disegno di legge, tornano i tempi bui dello statalismo, delle leggi omnibus e delle vecchie logiche delle leggine emergenziali.
Dalla centralità del Parlamento che ha accompagnato il processo di riforma della scuola con il Governo Berlusconi, siamo passati a decreti amministrativi autoritari che, o ricalcano leggi già approvate, o si rifugiano nei vecchi modelli di gestione della scuola in contrasto con la più recente legislazione vigente.
In questo provvedimento, in particolare, contrastiamo la statalizzazione dell'istruzione tecnica superiore e dei percorsi Pag. 25di istruzione permanenti, che erano già di competenza regionale prima ancora della riforma del Titolo V della Costituzione.
Se tali norme erano necessarie per avviare meglio l'anno scolastico e garantire un miglior funzionamento, allora possiamo già dire che il provvedimento ha già dimostrato di essere inefficace, perché disfunzioni, ritardi, tagli di personale e di classi che hanno accompagnato l'avvio dell'anno scolastico, con un caos cui non si assisteva da almeno da cinque anni, ci inducono non solo ad affermare che tali misure siano state affrettate ed opportune, ma che addirittura potrebbero creare ulteriore caos nelle scuole.
Per tali ragioni, Forza Italia preannuncia il proprio voto contrario e denuncia tali conati neo-centralisti e statalisti da parte del ministro Fioroni che costituiscono il segno di una disperazione e di una radicale debolezza culturale: di disperazione, perché sono provvedimenti di cortissimo respiro; di radicale debolezza culturale, perché questa sinistra - la sinistra che ha sempre rivendicato nel nostro Paese una propria superiorità intellettuale e morale - oggi non è capace di far altro che restaurare le vecchie logiche stataliste e centraliste, in quanto non è né intellettualmente né moralmente in grado di comprendere e vivere nuove logiche, rese necessarie dalle sfide del nostro tempo.
Soprattutto, questo Governo e questa sinistra rinnegano anche quella stagione di riforme che pure sono state promosse, con altri Governi e in altre legislature, sempre da questa maggioranza. Mi riferisco, naturalmente, all'autonomia, al decentramento e al principio di sussidiarietà orizzontale e verticale, che era stato introdotto con la modifica del Titolo V della Costituzione, che in ogni momento e in ogni norma viene negato da questo Governo, come testimonia anche il ricorso promosso dal Ministro Fioroni dinanzi alla Corte costituzionale avverso la legge regionale della regione Lombardia.
Signor Presidente, per tutte queste regioni il voto di Forza Italia sarà convintamente contrario all'approvazione del disegno di legge in discussione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rusconi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, signor Viceministro, giustamente è stato detto che il provvedimento che ci apprestiamo ad approvare è complementare al decreto-legge convertito la scorsa settimana. Si tratta di un dato di coerenza per ripristinare serietà e autorevolezza nella scuola italiana - non casualmente coincide con il rinnovo del contratto degli insegnanti per un livello retributivo più adeguato, in futuro ci auguriamo europeo -, volto al ripristino della certezza dell'assolvimento dei debiti scolastici (anche in tal caso per fornire certezza alla scuola italiana), alla copertura dei deficit sulle supplenze maturate negli anni dal 2002 al 2006 (di cui avrebbe potuto dirci qualcosa in più l'onorevole Aprea, viste le sue precedenti responsabilità), alla lotta al precariato e alla dispersione scolastica.
Il Ministro - il quale, vorrei rassicurare il Parlamento e l'onorevole Aprea, non è disperato; anzi, considerato quanto sta operando per la scuola italiana, mi sembra molto convinto delle proprie idee - ha rinunciato ad una nuova riforma della scuola proclamata e mai finanziata.
Vorrei ricordare che nel settembre 2005, il Ministro Moratti disse al Parlamento che, per finanziare la sua riforma, occorrevano 8 mila 320 milioni di euro. Solo 200 fra questi, furono previsti nelle due successive leggi finanziarie.
Si tratta di rispondere concretamente alle esigenze più evidenti della scuola italiana e, in particolare, di passare da una scuola dove la priorità è proclamata ad una scuola dove la priorità è realizzata.
Pertanto, vorrei dire ai colleghi Goisis e Aprea, che con preoccupazione hanno parlato del ruolo della formazione professionale in Lombardia - si tratta di un argomento che penso di conoscere, se non Pag. 26altro per avervi lavorato per almeno otto anni -, che comprendo i problemi e le ambizioni di visibilità politica del presidente Formigoni.
Nei fatti - perché, in relazione alla scuola italiana, ogni tanto dovremmo parlare di fatti - con la legge finanziaria sono previsti 150 milioni di euro per l'assolvimento dell'obbligo scolastico.
Vorrei altresì ricordare che la legge finanziaria per il 2007 aveva previsto che i criteri di finanziamento dei corsi triennali regionali per i quali era riconosciuto l'obbligo scolastico sarebbero stati stabiliti a livello nazionale. Pertanto, vorrei dire a tutti che i centri professionali storici non hanno nulla da temere da questo ricorso, anzi avranno risorse in più.
Come ha evidenziato l'onorevole Aprea in un'interrogazione svolta in VII Commissione con riferimento al caso della Sardegna e come ha evidenziato il sottoscritto riguardo ai problemi della regione Puglia, la presenza di corsi poco seri riconosciuti e finanziati dalla regione non costituisce un dato da cui sia immune qualche regione, tanto meno la Lombardia, come io e l'ex sottosegretario Aprea - oggi deputata dell'opposizione - sappiamo benissimo. Non possiamo, pertanto, erogare denaro pubblico, sottraendolo a chi si occupa della formazione professionale seria in centri di formazione professionale, come i salesiani - cito un esempio -, per darli invece a chi, magari, è più amico degli amici.
Sempre agli amici del centrodestra - in particolare, mi rivolgo al collega Barbieri - dico di smetterla con gli appelli alla parità scolastica. Avete avuto, infatti, cinque anni con 120 parlamentari di vantaggio - lo dico anche con una punta di invidia - per stanziare maggiori risorse nel fondo previsto dalla legge n. 62 del 2000: le stiamo ancora aspettando, non tanto noi, ma le scuole paritarie, in base alle promesse fatte dall'allora Governo Berlusconi.
Siete riusciti invece a togliere 150 milioni di euro dalle previsioni inerenti a quel fondo per il 2007, che il Parlamento ha ripristinato a fatica. Questo è il dato di fatto; pertanto, occorrono meno appelli, meno retorica e più fatti. Invito i colleghi che sono intervenuti a rileggere i dati. Capisco l'imbarazzo, capisco che la collega Goisis non conosca i dati del 2001, 2002, 2003, 2004, 2005 e del 2006 e spero di intervenire per l'ultima volta: la invito a rileggerli, a chiederli ai competenti uffici della Camera, in particolare a quello per le informazioni parlamentari ed al Servizio Studi - Dipartimento cultura, scienze, istruzione. Forse eviteremmo così di perdere tempo in una retorica inutile, che non serve alle scuole paritarie che hanno, in base alla legge n. 62 del 2000, una funzione pubblica importante.
Vorrei terminare il mio intervento ringraziando il Governo e la relatrice Sasso per il lavoro molto faticoso con cui si sono messe insieme varie esigenze e per i risultati raggiunti. Si ricordava la Tarsu quasi fosse una conquista da poco: la collega Alba Sasso, che allora come me occupava gli scranni dell'opposizione, ricorderà che abbiamo fatto tali richieste in altra sede e in altri anni e non sono state minimamente recepite. Bisognerà pur dirlo, Alba Sasso, oggi che portiamo a casa tale risultato!
Al Viceministro, all'onorevole Aprea e ai responsabili della scuola di tutti i partiti dico che la scuola italiana, in un patto di legislatura, ha bisogno di quattro risposte serie e fondamentali ai suoi problemi. Il provvedimento al nostro esame va nella direzione di ripristinare serietà, autorevolezza, e di dare risposte certe alla scuola italiana. In questa direzione saremmo disponibili a recepire i consigli e i contributi di tutti, non per il gusto di aver ragione, ma per il bene della scuola italiana (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BUE. Signor Presidente potrebbe sembrare paradossale in questa Pag. 27Assemblea che, da parte di alcune forze rappresentative del centrodestra, venga avanzata, nei riguardi della maggioranza di centrosinistra, una duplice critica.
La prima è quella di non essere sufficientemente riformista nel settore della pubblica istruzione. Ciò significa immaginare, attraverso un progressivo smantellamento delle riforme precedenti (la collega Aprea ha parlato non solo della riforma Moratti, ma anche di quella Berlinguer), una scuola ancien régime, dove si svolgono esami di riparazione, dove si imparano nuovamente le tabelline e si reintroducono i commissari esterni per gli esami di Stato.
La seconda critica è quella di non essere sufficientemente regionalista, ma di accentrare poteri e competenze: al riguardo, sono state citate alcune importanti questioni relative alle competenze in materia di istruzione professionale.
Non ho avvertito neppure da parte dell'onorevole Rusconi, per la verità, risposte adeguate a questo tema; e continuo a riscontrare, io che non sono mai stato culturalmente un uomo di centrodestra, una certa carenza nell'immaginare una scuola del futuro da parte di questo Governo. Si continua a procedere sulla base di provvedimenti parziali e d'urgenza - provvedimenti che mettono insieme un po' di tutto - e non si sottopone all'esame del Parlamento un minimo di programmazione scolastica per il futuro. La mia è un'obiezione che ho avuto occasione di muovere anche durante la discussione del decreto-legge e che ora ripeto in occasione del disegno di legge in esame che, com'è noto, riprende parti del cosiddetto provvedimento Bersani-bis in tema di istruzione professionale. Un disegno di legge - quello in esame - che, grazie al presidente della Commissione cultura, onorevole Folena, è stato trasformato in un provvedimento ad hoc, che però ha tardato ad essere approvato da parte delle Commissioni ed è stato anticipato da un decreto-legge.
Paradossalmente oggi ci troviamo ad esaminare un disegno di legge che contiene o conteneva parti che sono state anticipate ed approvate in quest'Aula con quel decreto-legge. Si tratta, quindi, di un provvedimento abbastanza farraginoso e, da un certo punto di vista, persino contraddittorio.
Non so se la reintroduzione di una scuola del passato, così come viene disegnata oggi, tassello per tassello e non attraverso un piano organico, che non parta più dalla suddivisione in licei ma da una scuola secondaria suddivisa in licei, in scuole tecnico-professionali e formazione professionale, possa essere ritenuta rispondente ai problemi del Paese di oggi.
Penso che occorrerebbe invece introdurre un modello di scuola - come era stata pensata anche nel recente passato - unificata, armonizzata, non selettiva già nella scuola dell'obbligo, come viene invece immaginata oggi, colleghi della maggioranza, con l'introduzione del «pre-esame» alla terza media. Una scuola che seleziona ai livelli alti e consente a tutti di essere frequentata nei livelli più bassi.
Penso che non dobbiamo immaginare una scuola con docenti a cui impedire la libertà di formazione, ma con docenti qualificati, in stretto contatto con gli altri insegnanti, controllati dai dirigenti provinciali, che abbiano contatti periodici con le famiglie, ma che non siano a loro volta controllati dalle famiglie e oggetto di provvedimenti disciplinari.
Alla luce di queste perplessità, che sono sia di ordine generale sia di ordine particolare e pur apprezzando la pazienza mostrata dal Viceministro Bastico che ci ha fornito nel corso di lunghe e faticose sedute il suo qualificato contributo, annuncio che non voteremo a favore del provvedimento in esame.

MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Prego, il rappresentante del Governo di considerare tale facoltà concessagli solo nei limiti di una precisazione.

MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, Pag. 28la ringrazio per avermi dato questa opportunità: dal momento che le parole che l'onorevole Pedrini ha rivolto nei miei confronti segnalano un fraintendimento, chiederei di precisare la mia posizione.
Ritengo infatti, anche per un colloquio personale avuto con l'onorevole, che le valutazioni dello stesso nascano da un fraintendimento della mia proposta di riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2272-ter/5 (Nuova formulazione). Intendo precisare la mia posizione al riguardo perché credo sia fondamentale ripristinare il rapporto di credibilità e di fiducia che deve esistere tra rappresentanti del Governo e rappresentanti - tutti - del Parlamento.
Sono pienamente concorde sull'opportunità di estendere a tutti i dirigenti dei servizi tecnici la sistemazione di carattere finanziario di cui abbiamo parlato. Il Governo, tuttavia, non poteva accettare l'ordine del giorno Pedrini n. 9/2272-ter/5 (Nuova formulazione), dal momento che non è stata ancora quantificata l'entità finanziaria di tale intervento e non era disponibile la copertura finanziaria. Piuttosto che non accettare l'ordine del giorno in questione avevo proposto, alla fine, una riformulazione, condividendo l'impegno a risolvere in questa direzione.
La proposta di riformulazione da me avanzata indicava, pertanto, di valutare la possibilità. Peraltro, non ho inteso che la proposta dell'onorevole Pedrini si muoveva nella stessa identica direzione, quella, cioè, di individuare i meccanismi all'uopo occorrenti, e, pertanto, desidero esprimere la piena concordanza rispetto a tale proposta. Pertanto, la mia indicazione relativa alla possibilità è da identificarsi nel senso «di individuare i meccanismi e le congrue coperture finanziarie al fine di estendere a tutti i dirigenti (...)».
Credo fosse un chiarimento dovuto, perché si è verificato un vero e proprio fraintendimento di volontà e, forse, anche di parole.

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, con la premessa che la fase di trattazione degli ordini del giorno è già esaurita.

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, devo solo una precisazione di pochi secondi. Accetto le dichiarazioni, sulle quali non posso esprimermi, del Viceministro Bastico.
Per quanto mi riguarda l'incomprensione è chiarita. A questo punto la tecnica parlamentare non ci consente altro che esprimere nuovamente fiducia nel Viceministro che porterà in Parlamento i meccanismi di risoluzione dei problemi sollevati.

(Correzioni di forma - A.C. 2272-ter-A)

ALBA SASSO, Relatore. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBA SASSO, Relatore. Signor Presidente, ai fini del coordinamento formale delle disposizioni contenute nel disegno di legge A.C. 2272-ter-A, propongo, a nome del Comitato dei nove, le seguenti correzioni di forma: all'articolo 1, comma 18, ultimo periodo, come modificato dall'emendamento Benzoni 1.122, le parole: «degli utilmente graduati del primo e secondo settore» sono sostituite dalle seguenti: «degli aspiranti utilmente inclusi nelle graduatorie stesse per il primo e il secondo settore»; al comma 23-bis, introdotto dall'emendamento De Simone 1.125, al terzo periodo, le parole da: «iscritta nello» fino alla fine del periodo sono sostituite dalle seguenti: «del Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche».
Prima di ringraziare tutti coloro che hanno contribuito al buon esito del provvedimento che ci accingiamo a votare mi permetta, signor Presidente, di sollevare anch'io una questione che è stata avanzata dal collega Pettinari e dalla collega De Simone che riguarda l'articolo aggiuntivo Pag. 29Barbieri 1.010 sul quale la Commissione bilancio ha espresso parere contrario e che la Presidenza della Camera ha dichiarato inammissibile.
Voglio segnalare che si trattava di una proposta emendativa, condivisa dall'intera Commissione, che concerneva la questione dei corsi abilitanti, prevedendo una data perentoria ed inderogabile per la conclusione dei corsi stessi e la decorrenza giuridica per coloro che avranno l'immissione in ruolo nel 2008 ma per i quali, quest'anno, non è stato possibile sciogliere la riserva.
Intendo rassicurare le persone interessate che continuerà il nostro impegno - come vi sarà l'impegno del Governo - per risolvere questa annosa questione al più presto, possibilmente già dalla prossima legge finanziaria.
Da ultimo, voglio davvero ringraziare i componenti della VII Commissione, gli uffici della Camera, il presidente della VII Commissione ed il Viceministro Bastico per la sua presenza e la sua preziosa e continua collaborazione.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, le correzioni di forma proposte dalla relatrice si intendono approvate.
(Così rimane stabilito).

(Coordinamento formale - A.C. 2272-ter-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2272-ter-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2272-ter-A, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Disposizioni urgenti in materia di pubblica istruzione) (Già articoli 28, 29, 30 e 31 del disegno di legge n. 2272, stralciati con deliberazione dell'Assemblea il 17 aprile 2007) (2272-ter-A):

(Presenti 451
Votanti 450
Astenuti 1
Maggioranza 226
Hanno votato
237
Hanno votato
no 213).

Prendo atto che il deputato Amendola ha segnalato che non è riuscito a votare e che i deputati Tortoli e Lupi hanno segnalato di aver erroneamente espresso un voto favorevole e che avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata e alle 17 con gli altri punti previsti all'ordine del giorno.

La seduta, sospesa alle 13,25, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della solidarietà sociale, il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le Pag. 30riforme istituzionali, il Ministro per l'attuazione del programma di Governo ed il Ministro dei trasporti.

(Orientamenti del Ministro della solidarietà sociale in merito al protocollo sul welfare - n. 3-01310)

PRESIDENTE. Il deputato La Malfa ha facoltà di illustrare per un minuto la sua interrogazione n. 3-01310, concernente orientamenti del Ministro della solidarietà sociale in merito al protocollo sul welfare (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1).

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, il Ministro ha più volte dichiarato alla stampa e alle televisioni di non essere d'accordo con il protocollo sul welfare che il Governo ha firmato con le parti sociali nel corso dell'estate.
Credo che egli debba informare il Parlamento, prima che la stampa e l'opinione pubblica, di queste sue posizioni, di ciò che egli ritiene non accettabile di quel protocollo e di ciò che egli farà se il Governo, come ha dichiarato il Presidente del Consiglio, non intende cambiare e non cambierà di una virgola quell'accordo.

PRESIDENTE. Il Ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole La Malfa per l'interrogazione che mi permette di esprimere esattamente in questa sede la mia opinione.
Non ho mai posto il problema della modifica del protocollo, che è stato firmato tra il Governo e le parti sociali ed in quanto tale esiste. Ho sempre posto il problema di una correzione nella sua traduzione in legge, quindi in ciò che poi dovrà essere approvato dai due rami del Parlamento.
Nello specifico, i punti su cui ho sollevato alcune criticità riguardano, in primo luogo, la questione della precarietà del lavoro. Ritengo che nel protocollo le misure adottate per combattere la precarietà del lavoro siano troppo blande e la proposta che ho avanzato è semplicemente quella di rifarsi a quanto è contenuto nel programma con cui l'Unione si è presentata alle elezioni che si intitola «Per il bene dell'Italia» e che ha come sottotitolo «Programma di Governo 2006-2011» e che sulla precarietà recita: «Proponiamo la reintroduzione del credito di imposta e siamo contrari ai contenuti della legge n. 30 e dei decreti legislativi nn. 276 e 368 che moltiplicano le tipologie precarizzanti. Per noi la forma normale di occupazione è il lavoro a tempo indeterminato, perché riteniamo che tutte le persone debbono potersi costruire una prospettiva di vita e di lavoro serena. In tal senso, crediamo che il lavoro flessibile non possa costare meno di quello stabile e che tutte le tipologie contrattuali a termine debbano essere motivate sulla base di un oggettivo carattere temporaneo delle prestazioni richieste e che non debbano superare una soglia dell'occupazione complessiva dell'impresa». Su tale tema la mia proposta è di tradurre in norma questa parte del programma con cui ci siamo presentati alle elezioni e con cui la coalizione, di cui sono espressione, ha vinto le elezioni.
In secondo luogo, pongo un problema sulla questione delle pensioni. Nello specifico per quanto riguarda i lavori usuranti, perché il protocollo individua delle tipologie di lavoro che danno diritto ad andare in pensione anticipata e poi fissa un numero specifico, cinquemila persone, che ne potrebbero usufruire. Ritengo che su un piano legislativo sia incompatibile la fissazione di un diritto soggettivo con il numero chiuso, come se un lavoratore che è nato a febbraio potesse andare in pensione e uno nato a novembre no. Credo che lì si debba stabilire che il diritto soggettivo è tale e non può essere in alcun modo conculcato.

PRESIDENTE. Il deputato La Malfa ha facoltà di replicare per due minuti

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, faccio osservare che il Ministro non Pag. 31ha risposto alla domanda. Avevo chiesto con precisione cosa egli obietta al memorandum ed egli ha risposto cortesemente. Avevo anche domandato che cosa farà se, come ha affermato il Presidente del Consiglio, il memorandum verrà tradotto in legge in modo non equivoco, vale dire confermando i punti su cui il Ministro è in disaccordo.
Il Ministro ha dichiarato fuori dal Parlamento che non intende votare; ma l'unica posiziona seria di un Ministro che dissente dal Governo - e parlo per esperienza diretta - è sostanzialmente quella di abbandonare il Governo. Se il Ministro crede di poter salvare la sua coscienza, la posizione del suo partito o la sua personale, affermando che voterà contro, è bene che l'opinione pubblica sappia che il voto contrario in sede di Consiglio dei Ministri rappresenta soltanto un'annotazione a verbale, ma nulla in grado di cambiare qualcosa. Pertanto o il Ministro Ferrero è convinto di ciò e se il Governo assume decisioni di segno diverso, lascerà l'Esecutivo, oppure il Ministro sta prendendo in giro se stesso, i suoi elettori e chi crede alle sue parole. In ogni caso, egli ha il dovere di rispondere alle Camere perché fuori dal Parlamento ha dichiarato che non avrebbe votato, anche se, evidentemente, qui non osa ripetere quella dichiarazione.

(Iniziative per il potenziamento delle strutture pubbliche e private esistenti per la prevenzione e il recupero dalla tossicodipendenza - n. 3-01311)

PRESIDENTE. Il deputato Alberto Giorgetti ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-01311, concernente iniziative per il potenziamento delle strutture pubbliche e private esistenti per la prevenzione e il recupero dalla tossicodipendenza (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2), di cui è cofirmatario.

ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, Ministro Ferrero, il gruppo di Alleanza Nazionale - e con noi una buona parte del Paese - è fortemente preoccupata per le dichiarazioni rese dal Ministro Turco nei giorni scorsi in merito alla possibile sperimentazione di narcosale, ovvero di sale del buco, destinate a consentire ai tossicodipendenti di utilizzare liberamente sostanze stupefacenti.
Nel Paese vi è una forte preoccupazione sul fatto che ciò possa costituire un ulteriore incentivo all'utilizzo di tali sostanze. Più volte il Governo in questi mesi ha dato l'idea di non credere in un'attività seria, legata alla prevenzione e alla repressione dello spaccio delle sostanze stupefacenti.
Ciò premesso, vogliamo conoscere qual è al riguardo la posizione del Ministro Ferrero e se quella assunta dal Ministro Turco sia condivisa da tutto il Governo e, soprattutto, se non sarebbe invece più utile...

PRESIDENTE. Deve concludere.

ALBERTO GIORGETTI. ... intervenire all'interno del patto per la sicurezza delle città al fine di svolgere attività adeguate di prevenzione in ordine all'utilizzo di tali sostanze stupefacenti.

PRESIDENTE. Il Ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha facoltà di rispondere.

PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Signor Presidente, innanzitutto desidero sottolineare che la valutazione contenuta nell'interrogazione in esame sulla validità delle sperimentazioni delle cosiddette narcosale in altri Paesi europei non è, dal mio punto di vista, condivisibile, in quanto nei luoghi dove sono state sperimentate (da Lisbona a Zurigo e in altre parti), ciò è avvenuto dietro prescrizione medica. Dove la sperimentazione è stata effettuata si è registrata una riduzione delle malattie, delle morti per overdose e della microcriminalità legata alla tossicodipendenza.
Le narcosale non hanno impedito l'uscita dalla condizione di tossicodipendenza Pag. 32ma, anzi, sono risultate utili ad una strategia di riduzione del danno e hanno attenuato notevolmente l'allarme sociale e i rischi per la popolazione: banalmente, in quei Paesi, non vi è più nessuna siringa in giro, cosa questa non banale per le nostre città! Condivido, quindi, il giudizio del Ministro Turco che, tuttavia, non si riferiva ad un'iniziativa diretta del Governo ma ad un'ipotesi che credo sia stata avanzata dalla città di Torino.
Per quanto riguarda l'azione che stiamo portando avanti, il mio Ministero ha predisposto il piano di azione nazionale, come richiesto dall'Unione europea. Faccio notare che il Governo precedente è stato l'unico in Europa, insieme a Malta, a non aver predisposto il piano di azione contro le tossicodipendenze. Noi l'abbiamo predisposto e sarà sottoposto alla Conferenza Stato-regioni. Abbiamo siglato, inoltre, un accordo con il Ministero della pubblica istruzione e con quello della giustizia prevedendo una spesa di circa 16 milioni di euro per la realizzazione di programmi già avviati dal precedente Governo. Vi è un accordo di programma con le regioni di 5 milioni di euro per interventi destinati ai giovani. Un altro accordo è stato siglato con il Ministero della pubblica istruzione ed è volto a predisporre interventi, con quaranta consulte studentesche in quaranta province d'Italia, in materia di prevenzione. Abbiamo appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale il bando sul reinserimento abitativo delle persone tossicodipendenti che hanno beneficiato dell'indulto per un importo di 3 milioni di euro. Inoltre, stiamo completando con la Conferenza Stato-regioni l'istituzione dell'osservatorio sul disagio giovanile legato alle dipendenze, impegnando 5 milioni di euro e abbiamo confermato e proseguito i progetti di ricerca avviati con il CNR per 8 milioni di euro.
Inoltre, il 12 ottobre - tra due giorni - verrà pubblicato in Gazzetta Ufficiale il bando per l'affidamento della campagna informativa rivolta alla dissuasione, relativa alla prevenzione: parliamo di due milioni e mezzo di euro, che stanziamo con le regioni e il Ministero della salute.
Per quanto ci riguarda, siamo assolutamente sulla strada di proseguire lungo la via maestra della prevenzione e del potenziamento dei servizi pubblici, a partire dai Sert e dal finanziamento delle comunità di recupero.

PRESIDENTE. Il deputato Alberto Giorgetti ha facoltà di replicare.

ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, siamo insoddisfatti della risposta data dal Ministro Ferrero.
Noi registriamo due atti fondamentali. Il primo legato all'allargamento della possibilità di utilizzo degli stupefacenti con l'aumento della dose per uso personale, fatto proprio dal Ministro Turco nei mesi scorsi. Il secondo la valutazione - che il Ministro Ferrero ha ribadito in quest'aula, da lui condivisa - che le narcosale possano essere uno strumento utile per limitare il fenomeno della tossicodipendenza.
Tutto ciò non ci convince per un motivo semplice: vi è un'impostazione di fondo, che mettiamo in discussione e critichiamo, legata al fatto che con una politica che porta avanti solo la riduzione del danno si rinuncia al recupero del tossicodipendente. Noi crediamo sia fondamentale recuperare il tossicodipendente e riportarlo ad una vita normale.
Non siamo assolutamente d'accordo sui dati citati dal Ministro, circa il fatto che non si registri alcun episodio di microcriminalità nelle esperienze fatte all'estero in tema di narcosale: è vero invece esattamente il contrario! Vi è poi tutto un mondo, quello dell'utilizzo dei cosiddetti stupefacenti non tradizionali, quali, ad esempio, le pastiglie di ecstasy ed altro, le quali non hanno certo bisogno delle narcosale per essere consumate.
Per tutti questi motivi chiediamo al Governo un impegno diverso, da inserire all'interno del patto per la sicurezza per le città, appena varato dal Ministro Amato, rispetto al quale sarebbe utile la presenza anche del Ministro della solidarietà sociale e del Ministro Turco, in modo da svolgere un'azione di prevenzione sul territorio, legata proprio alla circolazione dei nostri Pag. 33giovani, alla sensibilizzazione sul rischio dell'utilizzo di queste sostanze e all'utilizzo di strumenti che tradizionalmente, al contrario di quanto da lei affermato, hanno svolto un ruolo significativo: mi riferisco agli osservatori regionali, in particolar modo del Veneto e di Verona, che rappresentano un punto di riferimento fondamentale.

PRESIDENTE. Deve concludere, la prego.

ALBERTO GIORGETTI. Ci dichiariamo insoddisfatti e chiediamo ai cittadini di marciare insieme a noi il 13 ottobre, a Roma, contro la criminalità (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

(Iniziative a tutela dell'operato del questore, del prefetto e delle forze dell'ordine di Bologna - n. 3-01312)

PRESIDENTE. Il deputato Angelo Piazza ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01312, concernente iniziative a tutela dell'operato del questore, del prefetto e delle forze dell'ordine di Bologna (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3).

ANGELO PIAZZA. Signor Presidente, la collaborazione tra istituzioni, soprattutto per la sicurezza delle città, è un impegno del Governo: lo dimostrano i patti per la sicurezza che sono stati stipulati tra il Ministro dell'interno e vari sindaci.
Questa collaborazione, a Bologna, è stata pesantemente rotta da un intervento del sindaco di quella città, che ha criticato con durezza l'operato del questore e del prefetto di Bologna, durante due manifestazioni svoltesi nella città. Si tratta di manifestazioni che, tra l'altro, vedevano sfilare giovani anche per protesta contro il sindaco e durante le quali non si sono verificati né incidenti di particolare gravità né sono stati causati danni alle persone. La critica rivolta alle forze dell'ordine è stata quella di non aver usato la violenza o la forza per imporre il rispetto di un certo percorso concordato. Il prefetto e il questore si sono comportati con grande correttezza e capacità.
Chiediamo come il Governo intenda tutelare il prestigio, l'onore e valorizzare la capacità del prefetto, del questore...

PRESIDENTE. Deve concludere.

ANGELO PIAZZA. ...e delle forze dell'ordine di Bologna.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, la situazione, rispetto a quanto esposto nell'interrogazione in esame, si è evoluta per fortuna in modo positivo: è stata superata la mancata partecipazione del sindaco alla riunione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica. Ciò è importante, a nostro giudizio, perché non si tratta tanto di sprigionare polemiche, quanto di rendersi conto che solo uno sforzo comune può rafforzare la legalità e la sicurezza.
La linea del Governo, come dimostrano i patti per la sicurezza urbana che sono stati stipulati, privilegia questo aspetto, ed è questa la via attraverso la quale tuteliamo anche i prefetti e questori, ovverosia il metodo della collaborazione tra le autorità di pubblica sicurezza e i sindaci quale strumento per perseguire più elevati ed efficaci livelli di sicurezza, fermo restando il rispetto dei ruoli e delle prerogative stabilite dalla legge per ciascuno degli attori istituzionali.
Come l'onorevole Angelo Piazza affermava, la manifestazione del 29 settembre scorso non era stata autorizzata dal comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica e il questore aveva disposto il divieto di svolgimento, non escludendo che la manifestazione potesse aver luogo con altre modalità, ad esempio, con Pag. 34un raduno anziché con un corteo e fuori dall'area urbana anziché nel centro storico.
Il sindaco di Bologna era stato informato di tale provvedimento nella seduta del comitato del 27 settembre 2007. I promotori della manifestazione non avevano accettato che si svolgesse su un percorso esterno al centro cittadino. Alcune centinaia di manifestanti hanno inscenato un raduno non autorizzato. In una prima fase le forze di polizia hanno attivato un blocco per impedire che i manifestanti proseguissero in corteo per le vie del centro cittadino, ma, con il passare delle ore - come l'interrogante afferma - è maturato il convincimento che la rimozione del blocco potesse consentire un deflusso più controllato delle persone. Del resto, la scelta di evitare la contrapposizione fisica con i manifestanti - che è un aspetto importante - rientra nelle prerogative di gestione sul campo dell'evento da parte del questore. Questa scelta si è rivelata efficace anche se non sono mancati, specie prima della rimozione del blocco, momenti di acuta tensione. Lo svolgimento illegale della manifestazione è stato perseguito con la denuncia del promotore all'autorità giudiziaria. Le forze di polizia, quindi, hanno ben operato e così anche i loro responsabili.
Lo stesso può dirsi - e concludo - anche per l'altra manifestazione. Anche questa era stata esaminata e valutata in sede di comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica. In quella riunione il sindaco, a causa delle scelte assunte - che ora sono state superate in senso positivo -, non aveva partecipato. I promotori sono stati invitati a privilegiare un percorso che determinasse un minore impatto sul centro cittadino; anche in questo caso non si sono registrati incidenti.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Il problema fondamentale - le ripeto - è porsi alle spalle le polemiche. Il questore e il prefetto hanno ben operato perché non si sono verificati incidenti. Occorre trovare, ritrovare e rafforzare la via della collaborazione.

PRESIDENTE. Il deputato Angelo Piazza ha facoltà di replicare.

ANGELO PIAZZA. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio per la risposta data, che ritengo soddisfacente per quanto attiene al riconoscimento da parte sua e del Governo del corretto operare del questore, del prefetto e della forze di polizia. Vi è un fatto politico ovviamente. Abbiamo un sindaco del centrosinistra che invocava la forza e il manganello contro giovani manifestanti, che non stavano creando gravi danni alla città, né ai beni, né alle persone. Lasciamolo, comunque, da parte. Non si tratta tanto, signor Ministro, di un fatto di polemica, quanto di un fatto politico e, come tale, è legittimo rilevarlo.
Vi è poi il fatto istituzionale. Le forze dell'ordine, il questore e il prefetto hanno operato bene - che il Governo ne dia atto è un fatto estremamente positivo - ma rimane il problema indubbio della necessità che il coordinamento a livello locale sul tema della sicurezza non diventi interferenza, come io ritengo sia avvenuto in questo caso perché le dure parole del sindaco hanno costituito indubbiamente, rispetto all'operato della forze di polizia, un problema più che un aiuto.
Proprio per questo, anche nelle misure che - lei, signor Ministro, lo sa - state per varare e che sono state preannunciate per ora alla stampa e ai sindaci, ma non ancora presentate in Parlamento in ordine alla sicurezza nella città e ai poteri da attribuire in questo campo al sindaco, credo che occorra grande prudenza, grande rispetto dei ruoli istituzionali e la necessità assoluta che sia preservato il compito di ordine pubblico in via esclusiva in capo al questore, al prefetto e al Ministero dell'interno. Le commistioni di ruoli e di competenze possono generare più problemi di quanto non rechino vantaggi. Il caso recente di Bologna ne è un esempio.

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(Direttive da impartire al prefetto di Treviso in merito alla corretta interpretazione della normativa che vieta il travisamento in pubblico delle persone - n. 3-01313)

PRESIDENTE. Il deputato Dozzo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-01313, concernente direttive da impartire al prefetto di Treviso in merito alla corretta interpretazione della normativa che vieta il travisamento in pubblico delle persone (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4), di cui è cofirmatario.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, da quanto si apprende dalle notizie pubblicate sugli organi di stampa in data 5 ottobre 2007, al termine di una riunione con la Consulta per l'immigrazione e l'associazione Migrantes, il prefetto di Treviso ha affermato che, se per motivi religiosi una persona indossa il burqa, lo può fare purché si sottoponga all'identificazione e alla rimozione del velo. Non è la prima volta che la prefettura di Treviso si pronuncia in merito.
Devo far rilevare che il Ministro dell'interno ha più volte ribadito come l'utilizzo del burqa o di altri indumenti sia incompatibile con il nostro ordinamento giuridico, perché non rende possibile l'identificazione della persona e, soprattutto, perché rappresenta un'offesa alla dignità della donna.
In contrapposizione a tali affermazione del Ministro Amato, il Ministro per le politiche per la famiglia, Rosy Bindi, in questa occasione si è espressa dichiarando allo stesso modo...

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Dozzo.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, le chiedo di sottrarmi i minuti che ho a disposizione per la replica.

PRESIDENTE. Purtroppo non posso farlo, onorevole Dozzo. Deve concludere.

GIANPAOLO DOZZO. Il Ministro Bindi ha dichiarato che «allo stesso modo con il quale vogliamo vedere i crocefissi appesi nelle nostre aule, siamo tenuti a essere rispettosi del velo con cui le donne islamiche si coprono il volto».

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Dozzo.

GIANPAOLO DOZZO. In poche parole, desidereremmo sapere se è vietato l'uso del burqa in luogo pubblico.

PRESIDENTE. Ricordo che, come tutti i deputati sanno, il Presidente non può alterare il Regolamento, che prescrive rigidamente la scadenza dei tempi per gli interventi.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, non si può condividere l'uso del burqa né sottovalutare le conseguenze che esso determina sul piano della dignità della donna.
Rispetto al suo uso, a nome del Governo, hanno parlato il Presidente del Consiglio e il Ministro dell'interno: quella da loro espressa è la linea del Governo.
Del resto la Carta dei valori, che è stata varata lo scorso giugno e assunta dal Ministero dell'interno, sottolinea come in Italia non si pongano - cito testualmente - restrizioni all'abbigliamento della persona, purché liberamente scelto e non lesivo della sua dignità.
Non sono accettabili forme di vestiario che coprono il volto perché ciò impedisce il riconoscimento della persona e la ostacola nell'entrare in rapporto con gli altri.
Il quadro normativo del nostro Paese non è adeguato e presenta anche delle ambiguità da questo punto di vista. Dobbiamo assumere questo dato e superarlo rapidamente. Ad esempio, le Forze di polizia, dal punto di vista normativo, hanno due riferimenti principali: l'articolo 85 del testo unico delle leggi di pubblica Pag. 36sicurezza e l'articolo 5 della cosiddetta legge Reale, riguardante la prevenzione del terrorismo.
Per quanto riguarda l'articolo 5 della cosiddetta legge Reale sul terrorismo, si è di fronte ad una fattispecie di natura penale che fino a oggi è stata ritenuta applicabile solo in presenza di un rilevante interesse pubblico all'identificazione della persona. In altre parole, si è fin qui seguito il principio di carattere generale, secondo cui le forze di polizia procedono all'identificazione delle persone quando ravvisano un'effettiva esigenza di tutela della sicurezza pubblica, contemperando così le esigenze di prevenzione con la tutela delle libertà individuali garantite dalla Costituzione.
Concludendo, se come ho detto il quadro normativo deve essere adeguato, lo si deve fare in coerenza con i principi della nostra Costituzione e con quelli della Carta dei valori che ho richiamato all'inizio. Su questa base che ho indicato nel principio del mio intervento, devono muoversi a tutti i livelli i responsabili dello Stato.

PRESIDENTE. Il deputato Dozzo ha facoltà di replicare.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, signor Ministro, sono parzialmente soddisfatto della sua risposta e devo dare atto e merito al prosindaco di Treviso, Giancarlo Gentilini, che, già tre anni fa, ha dato disposizioni ai propri vigili urbani per il divieto di circolazione di persone coperte dal burqa.
Devo rilevare, innanzitutto una contraddizione esistente nel Governo: da un lato, lei afferma che non si può circolare con il burqa o altri indumenti simili; d'altro lato, anche oggi le dichiarazioni del Ministro Bindi vanno in senso inverso. Infatti, il Ministro Bindi ha detto - leggo testualmente - che il burqa non è una forma di oppressione, ma un simbolo culturale. Quindi, viene accettato che si indossi: per il Ministro Bindi è consentito portare il burqa, se si vuole.
Non solo: il buon Fassino afferma che non si può risolvere il problema a colpi di legge, ma si deve transitare per una fase di confronto tra le culture.
Penso, invece, che vi siano normative chiare, come lei ha affermato. Esiste una legge ben precisa dove è stabilito il divieto per chi indossa il casco e altri indumenti che non rendono possibile il riconoscimento delle persone. La legislazione è chiara.
Mi sembra inappropriato che un'ordinanza o una circolare del Ministero dell'interno possano far sì che una legge venga disattesa.
Quindi, signor Ministro, mi aspetto che domani il suo collega, il Ministro Amato, emani subito una circolare, in cui si dica molto chiaramente - con poche parole, ma che siano molto chiare - che è vietato l'uso del burqa o di altri indumenti che non consentono l'identificazione delle persone.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIANPAOLO DOZZO. Mi aspetto questo, perché è un segno di civiltà verso quelle donne che sono costrette a portare un indumento che offende la loro dignità di persona (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

(Orientamenti del Governo in relazione alle dichiarazioni del prefetto di Treviso in ordine all'uso del burqa - n. 3-01314)

PRESIDENTE. La deputata Jole Santelli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Leone n. 3-01314, concernente orientamenti del Governo in relazione alle dichiarazioni del prefetto di Treviso in ordine all'uso del burqa (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5), di cui è cofirmataria.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, eviterò di ripetere le considerazioni già Pag. 37espresse dal collega e ascolteremo, poi, quanto avrà da aggiungere il Ministro Chiti.
Sul tema del cosiddetto velo spesso si fa gran confusione: una cosa è discutere sul velo come simbolo religioso (il cosiddetto niqab, che lascia il viso totalmente scoperto), ma altra cosa - e su ciò, generalmente, almeno stando ai dibattiti riportati dai giornali, tutti si sono sempre detti contrarissimi - è l'utilizzo in Italia del burqa, cioè di quel velo che copre interamente il viso lasciando, in alcuni casi, scoperti gli occhi e altre volte, addirittura coprendoli con una sottilissima rete che non consente neanche di vedere.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

JOLE SANTELLI. È evidente - concludo, signor Presidente - che stiamo discutendo di qualcosa di importante, perché si tratta dei nostri principi basilari di convivenza civile e ritengo che al riguardo il Governo, anche al di là di quanto affermato dal Ministro Chiti, debba avere un atteggiamento univoco.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, è evidente che non vi sono molte considerazioni diverse da svolgere rispetto alla precedente interrogazione. Ne approfitto, tuttavia, per dire all'onorevole Santelli quanto segue.
Ritengo che, in questo Paese, a ogni persona (anche ad un Ministro) possa essere consentito di sostenere le proprie convinzioni, condivise o meno. Ciò, tuttavia, non può essere utilizzato - non è giusto per nessuno - per affermare che il Governo non ha una linea. Il Governo ha una linea - lo ripeto - che è data da quanto affermato dal Presidente del Consiglio, dal Ministro dell'interno e dalla Carta dei valori.
Vi è una seconda considerazione rispetto alla sua interrogazione. Il prefetto di Treviso non ha autorizzato l'uso del burqa, perché non potrebbe farlo, non rientrando ciò nelle competenze delle amministrazioni periferiche dello Stato.
La vicenda che ha dato spunto alle dichiarazioni del prefetto trae origine da un incontro - è stato ricordato - con i rappresentanti della Consulta femminile per l'immigrazione, della questura e dell'Ufficio pastorale per le migrazioni di Treviso, per approfondire temi legati all'uso - lei ha perfettamente ragione, non sono la stessa cosa - del velo islamico, del chador o del burqa. Si tratta di tre aspetti diversi. L'incontro faceva seguito a intese assunte nel mese di settembre, in occasione della sessione plenaria del Consiglio territoriale per l'immigrazione, che era allargato alla partecipazione delle consulte femminili. In quella sede, sono state analizzate tali problematiche da vari punti di vista (socio-religioso, culturale, giuridico), soprattutto con la preoccupazione di approfondire questi temi in un documento che fosse reso noto e indirizzato sia ai cittadini italiani che agli immigrati. Ciò per favorire, anche attraverso questa iniziativa, processi di integrazione e di coesione, all'interno però - e non può che essere così - della Carta dei valori della cittadinanza e dell'immigrazione, che ho citato prima.
Ribadisco che, al di là di norme inadeguate e di circolari ambigue (che tutti coloro che fanno parte delle istituzioni e che in esse rivestono ruoli di responsabilità hanno il dovere di perfezionare e chiarire), non debbono essere equivoci i principi di fondo cui dobbiamo ispirarci. Il primo punto è che il burqa non è accettabile, perché non rispetta la dignità della donna e ostacola il suo rapporto con gli altri su un piano di pari dignità.

PRESIDENTE. La deputata Santelli ha facoltà di replicare.

JOLE SANTELLI. Signor Ministro, mi dispiace, ma su questo non sono assolutamente d'accordo. I Ministri non hanno Pag. 38opinioni personali: quando un Ministro parla, lo fa a nome dell'intero Governo, e lei, come Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, lo sa bene!
In aggiunta, non abbiamo citato dichiarazioni di Ministri che non hanno attinenza, per il loro ruolo istituzionale, con questa materia. A parlare sono stati, da un lato, il Ministro dell'interno Giuliano Amato e il Ministro per i diritti e le pari opportunità Barbara Pollastrini, che si sono espressi contro questo tipo di interpretazione; dall'altro lato, a favore di questa interpretazione, hanno parlato il Ministro per le politiche per la famiglia Rosy Bindi e il Ministro della solidarietà sociale Paolo Ferrero, che si occupa di integrazione. Si tratta, quindi, di Ministri altamente titolati a parlare a nome del Governo.
Tuttavia, signor Ministro - e arrivo al punto - fino a che rimangono tali, è evidente che le parole di ciascun Ministro valgono quanto quelle dei suoi colleghi. Il problema riguarda i fatti!
Il tema del cosiddetto velo e soprattutto del burqa, in questa legislatura, anche in quest'aula, è stato discusso molte volte. Dal Ministro dell'interno, non mi aspetto una dichiarazione alla stampa o una conferenza stampa su ciò che pensa del burqa. Da lui, proprio in quanto Ministro dell'interno, mi aspetto che - se, per esempio, vi è una circolare del dipartimento di pubblica sicurezza del 2004 che consente l'uso del burqa - chieda la modifica di questa circolare.
Chiedo atti amministrativi e chiedo atti legislativi. Solo con tali atti - cioè, con atti di indirizzo politico - si avrà un indirizzo chiaro del Governo. Altrimenti, allo stato, abbiamo un insieme di voci e - mi scusi, ma lo capirà anche lei - il coro è assolutamente stonato in materia...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

JOLE SANTELLI. ...ma non abbiamo un indirizzo univoco. Ministro Chiti, mi auguro che dopo le sue parole, che impegnano il Governo in una sede istituzionale...

PRESIDENTE. Deve concludere, prego.

JOLE SANTELLI. Concludo, signor Presidente. Mi auguro che anche il Ministro Amato assumerà una decisione di questo tipo. Semplicemente...

PRESIDENTE. Deve concludere.

JOLE SANTELLI. Un'ultima parola. Lei ha parlato della Carta dei valori...

PRESIDENTE. No, guardi, non è possibile; non mi costringa a cose antipatiche, non si può fare.

JOLE SANTELLI. Ho concluso, signor Presidente.

PRESIDENTE. Insisto, chiedo scusa, non è un elemento di mala grazia, ma anche la ripresa televisiva obbliga tutti e tutte - per par condicio - a mantenere gli interventi nei termini prescritti dal Regolamento.

(Tempi di definizione del regolamento e della pianta organica dell'Agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autonomia scolastica - n. 3-01315)

PRESIDENTE. Il deputato Galante ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01315, concernente tempi di definizione del regolamento e della pianta organica dell'Agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autonomia scolastica (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6).

SEVERINO GALANTE. Signor Ministro, dopo la decisione - con la legge finanziaria dell'anno scorso - di istituire l'Agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autonomia scolastica, non si è compiuto alcun concreto passo in avanti nell'attuazione di quanto prescritto.
I lavoratori dell'ex Indire e degli Irre, i quali, di norma, già soffrivano una situazione contrattuale di grande precarietà, l'hanno vista aggravata da un troppo lungo Pag. 39periodo di transizione. Il confronto sindacale si è interrotto da troppo tempo, nulla si sa circa la definizione del regolamento e della pianta organica, così come nulla ancora si sa delle risorse che si intendono destinare per il 2008 al funzionamento dell'Ansas.
Chiedo, dunque, vista la rilevanza dell'argomento trattato che ha che fare con la formula...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SEVERINO GALANTE. ... «ricerca, innovazione e sviluppo», che mi vengano date risposte puntuali e risolutive.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, la scelta dell'Agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autonomia scolastica è di grande rilievo. Essa è stata istituita con la legge finanziaria per il 2007 e nasce dalla riorganizzazione e razionalizzazione di ben diciannove enti di servizi. Ha sede a Firenze, con un'articolazione a livello periferico in nuclei allocati presso gli uffici scolastici regionali, con compiti di ricerca su educazione, pedagogia, formazione del personale e della scuola, collaborazione con enti locali e regionali anche a livello internazionale.
Come lei stesso ha già detto, è vero che il regolamento per la sua organizzazione individua la dotazione organica dell'agenzia, pari al 50 per cento dei contingenti degli enti soppressi, disciplinando le modalità di stabilizzazione attraverso prove selettive del personale in servizio anche a titolo precario presso tali enti.
Il Ministero della pubblica istruzione, già nel corso dei primi mesi di quest'anno, aveva predisposto una bozza di regolamento - necessaria per procedere - propedeutico alla stabilizzazione anche dei lavoratori dell'ex Indire e dell'ex Irre.
Tuttavia, l'assetto organizzativo che ne derivava è apparso non idoneo al raggiungimento delle finalità dell'agenzia. Allora, per conferire all'Agenzia una struttura più agile e consentire alla stessa di disporre di personale esperto in campo scientifico per realizzare i fini istituzionali, è stato ritenuto opportuno presentare una proposta di modifica dell'articolo 1, commi 610 e 611, della legge finanziaria per l'anno 2007 nell'ambito del disegno di legge recante disposizioni urgenti in materia di pubblica istruzione, che è stato all'esame alla Camera. Questa modifica è necessaria perché l'Agenzia sviluppi tutte le proprie potenzialità.
Inoltre, il Ministero ha già fissato per il 16 ottobre 2007, quindi la prossima settimana, un incontro con le organizzazioni sindacali più rappresentative sia del comparto scuola che della ricerca e con gli stessi commissari straordinari e il direttore dell'agenzia per l'esame delle problematiche che si riferiscono all'assetto organizzativo e alla regolarizzazione dei rapporti di lavoro del personale dell'agenzia stessa (si tratta di uno dei quesiti che lei, onorevole Galante, ha posto).
Infine, il Ministero, rapidamente, nel più breve tempo possibile, con l'ausilio anche di un apposito gruppo di studio, procederà a definire il regolamento definitivo. Si ribadisce che, in tale sede, la questione della stabilizzazione del personale interessato riceverà un'attenzione primaria in coerenza, del resto, con le scelte che porta avanti l'attuale Governo.

PRESIDENTE. Il deputato Galante ha facoltà di replicare.

SEVERINO GALANTE. Signor Ministro, la ringrazio per la risposta che è solo parzialmente soddisfacente.
Vorrei svolgere un'osservazione e muovere una notazione politica: tra i ricercatori di cui stiamo parlando, che sono un'autentica risorsa per il nostro Paese, c'è crescente delusione, amarezza e preoccupazione.
Il Governo e la maggioranza devono fornire loro risposte chiare e urgenti Pag. 40perché i tempi sono decisivi per le persone non meno che per le istituzioni. Il progetto di modifica di cui lei stesso ha parlato potrà anche essere indispensabile, ma giunge in ritardo e procrastina ulteriormente i tempi della soluzione. Per questo motivo, non posso dichiararmi del tutto soddisfatto. Ora bisogna procedere.
La ripresa delle relazioni sindacali - che è un fatto positivo - è condizione imprescindibile per un percorso lungo il quale bisogna compiere scelte delicate - sul regolamento e sulle procedure - che devono inevitabilmente coinvolgere i lavoratori e la loro rappresentanza. Bisogna arrivare a scelte rapide, produttive e vincolanti.
Ribadisco che la questione relativa al fondo di finanziamento ordinario - di cui lei non ha chiaramente parlato - è decisiva sia per la tranquillità del personale, sia per il riconoscimento dell'importanza dell'agenzia per il nostro Paese, nonché per valorizzarne le funzioni rispetto all'autonomia scolastica.
Pertanto - e concludo - signor Ministro, servono risposte concrete, operative e rapide. Penso che la prossima legge finanziaria possa e debba costituire l'occasione per darle.

(Iniziative per contrastare la precarietà e promuovere il lavoro a tempo indeterminato - n. 3-01316)

PRESIDENTE. Il deputato Zipponi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01316, concernente iniziative per contrastare la precarietà e promuovere il lavoro a tempo indeterminato (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7).

MAURIZIO ZIPPONI. Signor Presidente, signor Ministro, il Parlamento europeo ha aperto la discussione sul mercato del lavoro. Si tratta di una discussione importante perché sul lavoro e sulla precarietà si gioca il futuro dell'Europa, dell'Italia, in particolare per tutte le nuove generazioni - come lei stesso sa - condannate per anni all'incertezza del posto di lavoro e a bassi salari.
È dimostrato che la precarietà è dannosa anche per un sistema che vuole fare della qualità, della sicurezza e dell'innovazione la propria forza. In Europa i liberisti e le destre vogliono imporre la cosiddetta flexicurity che permette più facilità di licenziamento e carica sullo Stato i costi di sostegno al reddito.
In Italia esiste lo Statuto dei lavoratori e il Parlamento europeo considera il lavoro «normale» quello stabile. Pertanto, chiediamo al Governo di confermare in Europa che il lavoro normale debba essere quello a tempo indeterminato, e chiediamo, altresì, cosa intenda fare per combattere la precarietà e fornire, in tal modo, ai giovani la possibilità di progettare il proprio futuro.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, il Governo italiano ha partecipato e partecipa al dibattito europeo sulle forme di lavoro flessibile e si fa portatore dell'esigenza di una flessibilità buona - non di una precarietà - che riduca anzi la precarietà e il sommerso e favorisca la stabilizzazione del rapporto di lavoro, a tutela soprattutto di giovani, donne, lavoratori ultracinquantenni, individuando nel rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato la forma normale della tipologia contrattuale.
È in tale ottica che abbiamo adottato una serie di interventi e di misure. Ne indico rapidamente alcuni, non tutti, per il poco tempo che abbiamo a disposizione: ad esempio, abbiamo arginato il ricorso alle collaborazioni a progetto nei call center; è stata promossa la stabilizzazione di oltre ventimila collaboratori, con incentivi alla trasformazione del loro contratto a progetto in contratto di lavoro subordinato; Pag. 41è stata aumentata l'aliquota contributiva applicabile ai collaboratori per rendere non di comodo, da parte delle imprese, il ricorso a tale tipologia contrattuale e per migliorare la tutela pensionistica; è stata introdotta l'indennità giornaliera di malattia, il principio di congruità dei compensi dei lavoratori con contratto a progetto e l'indennità per maternità delle collaboratrici; si è proceduto a stabilizzare i lavoratori assunti a termine, per almeno tre anni, dalle pubbliche amministrazioni e - come saprà già - alla riduzione delle tasse sul lavoro per le imprese solo per il lavoro a tempo indeterminato; si è elevata l'età di accesso al lavoro da 15 a 16 anni.
Vi è poi il protocollo sul welfare di cui ora, però, non voglio parlare perché è oggetto, in queste ore, di un confronto e di un voto dei lavoratori. Venerdì prossimo sarà all'attenzione del Consiglio dei ministri e poi materia di confronto in Parlamento, proprio alla Camera, a cui il collegato perverrà.
Lo ripeto: lei sa quanto me, senza bisogno che li richiami tutti, gli interventi che in questi 16-17 mesi abbiamo portato avanti con coerenza. In conclusione, ribadisco il principio che per il Governo italiano e per la sua maggioranza la tipologia normale di contratto di lavoro è quello a tempo indeterminato. È questo principio che ci sforziamo di fare affermare.

PRESIDENTE. Il deputato Zipponi ha facoltà di replicare.

MAURIZIO ZIPPONI. Signor Presidente, signor Ministro, sono molto importanti le sue affermazioni, che dimostrano che il contratto di lavoro normale deve essere quello a tempo indeterminato. È importante, però, che anche le azioni poste in essere giorno per giorno siano coerenti con tale affermazione. Già il Governo italiano in Europa ha svolto un ruolo importante sul tema dell'orario di lavoro contro quei Paesi che volevano far saltare l'orario di lavoro giornaliero, settimanale e mensile, privando i lavoratori della minima difesa. Noi crediamo che si debba intervenire con pari forza sulla precarietà.
In queste ore stanno giungendo i dati: le urne sono chiuse e i lavoratori hanno votato, quindi possiamo parlarne con calma, senza invadere il campo sindacale. I lavoratori hanno votato e i dati sul referendum relativo all'accordo sul welfare, pensione e mercato del lavoro dicono, prima nelle assemblee e poi nel voto, che c'è una forte richiesta delle medie e grandi fabbriche di cambiare quell'intesa. Vale per tutti ciò che è accaduto in luoghi simbolici: i lavoratori della FIAT di Mirafiori, i lavoratori di Cassino, di Pomigliano e della Iveco hanno tutti respinto a larghissima maggioranza tale intesa.
La principale obiezione delle assemblee è la scarsa efficacia dell'azione contro la precarietà e il bassissimo salario netto in busta paga. Per tale motivo, all'interno delle assemblee e nel voto si è scritto sotto quali aspetti va modificato il lavoro interinale e il contratto a termine e come cambiare le false partite IVA e le false cooperative.
Ci auguriamo che, dopo questa grande prova di democrazia delle confederazioni sindacali italiane, il Parlamento e il Governo abbiano la saggezza di ascoltare i lavoratori...

PRESIDENTE. Deputato Zipponi, concluda.

MAURIZIO ZIPPONI. ...in particolare i giovani, modificando quell'accordo sui temi che riguardano la precarietà, eliminando le forme più odiose di staff leasing e intervenendo sul contratto a termine mettendo limiti precisi contro la sua continua reiterazione.

PRESIDENTE. Deputato Zipponi, deve concludere.

MAURIZIO ZIPPONI. Signor Ministro, poiché in Italia esiste il lavoro continuo e il profitto continuo per l'imprenditore, anche per il giovane lavoratore...

PRESIDENTE. Deputato Zipponi, deve concludere.

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MAURIZIO ZIPPONI. ...deve esistere un rapporto di lavoro a tempo indeterminato (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

(Tempi e modalità di erogazione del bonus fiscale a favore dei contribuenti a basso reddito previsto dal decreto-legge n. 159 del 2007 - n. 3-01317)

PRESIDENTE. Il deputato Pettinari ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01317, concernente tempi e modalità di erogazione del bonus fiscale a favore dei contribuenti a basso reddito previsto dal decreto-legge n. 159 del 2007 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8).

LUCIANO PETTINARI. Signor Presidente, signor Ministro, faccio riferimento all'articolo 44 del decreto-legge del 1o ottobre 2007, n. 159, che prevede una misura fiscale di sostegno a favore dei contribuenti a basso reddito. È una buona cosa, che indica che la finanziaria 2007 ha imboccato una strada positiva, che bisogna adesso concretizzare. A questo proposito, con l'interrogazione chiedo al signor Ministro, visto il rilievo del provvedimento e l'interesse suscitato tra i cittadini, se il Governo è in grado di dare maggiori informazioni sui tempi dell'erogazione ai contribuenti a basso reddito di questo bonus e su alcune modalità di erogazione.

PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, com'è noto il Governo, nell'intento di alleviare le condizioni disagiate delle fasce più deboli, ha messo a punto la disposizione cui fanno riferimento gli interroganti con il decreto-legge n. 159 del 1o ottobre di quest'anno.
Attraverso questo provvedimento si attribuiscono ai contribuenti a basso reddito, quale rimborso forfetario, parte delle maggiori entrate tributarie affluite all'erario grazie al recupero dell'evasione e dell'elusione fiscale avvenuta in quest'ultimo anno. Si tratta di 1.900 milioni di euro, che costituiscono la prima parte di un'operazione più vasta di restituzione fiscale che ammonta complessivamente a 5 miliardi di euro e che verrà completata con l'approvazione della legge finanziaria 2008.
L'attuazione delle disposizione di cui trattasi comporta necessariamente il coinvolgimento di più amministrazioni e già in questi giorni si sono svolte riunioni proprio per individuare con precisione sia i soggetti aventi diritto al bonus, sia le modalità di erogazione, a seconda che questa attenga a lavoratori dipendenti o a lavoratori autonomi, nonché per indicare i tempi per l'effettuazione degli adempimenti di competenza di ciascuna amministrazione.
Il Governo ha ben chiara l'importanza e la portata della disposizione in esame e conseguentemente opererà affinché in tempi stretti sia predisposto il provvedimento di attuazione. Tale provvedimento è attualmente in fase di elaborazione; al momento, è possibile dire che, per quanto riguarda lavoratori dipendenti e pensionati, il bonus sarà erogato, con riferimento ai redditi conseguiti nel 2006, entro la fine dell'anno in corso, presumibilmente con le tredicesime mensilità, ad opera dei sostituti di imposta. I percettori di reddito da lavoro autonomo potranno usufruirne in occasione della prossima dichiarazione dei redditi, sempre facendo riferimento ai redditi conseguiti nell'anno 2006.

PRESIDENTE. Il deputato Pettinari ha facoltà di replicare.

LUCIANO PETTINARI. Ringrazio il signor Ministro per le spiegazioni fornite e mi dichiaro soddisfatto non soltanto perché ha dato delle spiegazioni, ma anche perché viene individuata la platea e - mi pare di capire - al più presto saranno stabiliti i tempi di erogazione: il signor Ministro ne ha indicati alcuni relativi anche a quest'anno.Pag. 43
Mi permetto di insistere sulla necessità che sia resa al più presto chiara la platea degli aventi diritto, affinché questi provvedimenti, che considero importanti, siano conosciuti nella loro dinamica pratica. Il provvedimento, infatti, è chiaramente di portata limitata. Si tratta - mi pare di ricordare - di 150 euro, ai quali ne vanno aggiunti altri 150 per ogni familiare a carico: una portata limitata, eppur tuttavia importantissima per la direzione che sta prendendo, soprattutto sulla base dell'affermazione del signor Ministro, per cui le quote individuate da erogare sono la prima parte di una quota più ampia.
Non sfuggirà al Ministro che, una volta decisa una misura di sostegno, è importantissimo che chi ne ha diritto possa disporre in tempi brevi dei suoi benefici.
Il Ministro ha chiarito in proposito i dati relativi ai tempi e ai modi. Considero tali spiegazioni soddisfacenti: si tratta di un passo in avanti rispetto a quanto il provvedimento inizialmente disponeva. Il gruppo che rappresento, Sinistra Democratica, intende seguire con attenzione l'iter di erogazione, poiché siamo di fronte ad una strada che rappresenta una svolta anche rispetto alla legge finanziaria dello scorso anno: ci permetteremo di seguire tale svolta con attenzione proprio perché la riteniamo estremamente positiva (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).

(Costi e modalità di utilizzo delle consulenze presso i ministeri - n. 3-01318)

PRESIDENTE. Il deputato D'Agrò ha facoltà di illustrare l'interrogazione Volontè n. 3-01318, concernente costi e modalità di utilizzo delle consulenze presso i ministeri (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9), di cui è cofirmatario.

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, mi rivolgo al Governo per chiedere che cosa intenda fare per cercare di attuare una cura dimagrante non solo della pletora di Ministri e sottosegretari che lo compongono, ma anche di quella dei consulenti che così abbondantemente lo accompagnano.
Notizie di questi giorni ci dicono, infatti, che sono 1.353 i consulenti, con compensi da 13 mila a 143 mila euro annui, che accompagnano l'attività dei singoli ministeri; in particolare, un quarto di questi consulenti sono a carico del Ministero dell'ambiente, con notevole presenza di fedelissimi di partito privi di competenze specifiche.
Va da sé che è inutile chiedere comportamenti virtuosi in periferia quando in centro si opera in maniera assolutamente dissoluta [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere.

GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, fin dal suo insediamento il Governo ha assunto iniziative per ridurre le spese per le consulenze dell'amministrazione centrale dello Stato. Confortano tale mia affermazione i dati del bilancio consolidato per l'anno 2007, che evidenziano un risparmio, alla voce consulenze, di oltre il 6 per cento rispetto al 2006.
Peraltro, proprio in questi giorni, per quanto riguarda la Presidenza del Consiglio, il Presidente Prodi ha assunto un'iniziativa per la riduzione di un ulteriore 30 per cento del numero delle consulenze della Presidenza per l'anno 2008.
Il disegno di legge finanziaria per il 2008 prevede in proposito obblighi di trasparenza ulteriormente stringenti rispetto a quelli già inseriti nella legge finanziaria per il 2007, nel senso che si potranno pagare le consulenze solo dopo che esse saranno state rese pubbliche attraverso i siti istituzionali degli enti, ai diversi livelli, che le hanno fornite. Segnalo, peraltro, che questa trasparenza prima non vi era, né vi è mai stata: per questo motivo fatichiamo a fornire dati Pag. 44comparativi sulle migliaia di consulenze che prima c'erano e che oggi non ci sarebbero più (o viceversa, secondo lei, che prima non c'erano e oggi ci sarebbero).
Nel merito, nel testo della sua interrogazione, lei faceva riferimento, oltre che al Ministero dell'ambiente - su cui vorrei tornare in seguito - anche al Ministero dei beni culturali. In proposito, segnalo che le professionalità a chiamata diretta da parte del Ministro Rutelli sono in tutto dodici, di cui dieci a titolo oneroso e due titolo gratuito, e che il bilancio di quel Gabinetto è calato di 140 mila euro da quando si è passati dal Ministro precedente al Ministro Rutelli. Le 436 consulenze riportate dalla stampa invece sono persone che, a vario titolo (spesso si tratta di precari), lavorano in sessanta unità organizzative sul territorio, dalle sovrintendenze agli archivi.
Per quanto riguarda, invece, il Ministero dell'ambiente, segnalo che del numero di consulenze citate, 161 sono posizioni di esperti presso commissioni e comitati istituiti presso il Ministero da leggi vigenti. Segnalo, inoltre, che il Ministero dell'ambiente, nel corso di quest'anno, ottemperando alle disposizioni del decreto Bersani, ha ridotto la spesa per tali comitati e commissioni di oltre 6 milioni di euro, riducendone il numero e i compensi.
Gli esperti nominati in maniera fiduciaria dal Ministro dell'ambiente sono invece, in tutto, dieci (cinque onerosi e cinque no).

PRESIDENTE. Ministro Santagata, deve concludere.

GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Gli altri sono, in gran parte, 145 nominati dal Governo Berlusconi nell'ambito di progetti europei, e 63 nominati dalle varie direzioni in accordo con l'Europa e con le regioni per altrettanti progetti.

PRESIDENTE. Il deputato Volontè ha facoltà di replicare.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, onorevole Ministro, la ringrazio della risposta francamente sconcertante (sembra quasi di trovarsi a Chi l'ha visto?). Non abbiamo ricevuto nessuna risposta rispetto alla domanda principale: che cosa vuole fare il Governo rispetto ai circa 1.300 consulenti?
Lei, signor Ministro, può dire ciò che vuole (come abbiamo sentito), e cioè che prima i consulenti erano migliaia - ma non lo sappiamo - e che forse, nel 2008, sarà fatta una riduzione, mentre Prodi proprio in questi giorni - casualmente sono usciti gli articoli dei giornali e penso che anche lui li legga! - ha deciso che, però, la prossima volta ve ne sarà il 30 per cento in meno.
È chiaro - gli articoli dei giornali vengono letti da lei, onorevole Ministro, ma anche da chi li scrive e dal lettore, cioè il cittadino italiano - che tra le 436 consulenze presso il Ministero per i beni e le attività culturali sono comprese anche quelle della sovrintendenza.
Francamente è inspiegabile come lei possa ridurre i consulenti presso il Ministero dell'ambiente da 344 a dodici, ma lei è capace di tutto e lo ha dimostrato anche oggi.
Rimane sconcertante il fatto che non esiste una decisione: lei che è stato il principe delle decisioni draconiane negli annunci degli ultimi mesi, davanti all'opinione pubblica, di un Governo che vuole tagliare i costi della «casta» e ridurre le autovetture - che, come tutti sappiamo, sono decine di migliaia (570 mila auto blu in tutta la pubblica amministrazione) -, non ha spiegato come si possono tagliare questi 1.300 «mandarini» del Governo!
Le racconto cosa sta succedendo: vi sono dipendenti pubblici, ad esempio, quelli dei comparti della Polizia e della sicurezza, che stanno immaginando iniziative straordinarie perché non ricevono gli straordinari, mentre le consulenze di geometri vengono pagate come quelle di dotti esperti del diritto costituzionale dal Ministero dell'ambiente; le famiglie italiane non sanno come arrivare alla fine del mese; vi sono i suoi annunci, mentre alcuni ministri, in particolare il Ministro dell'ambiente, partecipa a bei convegni Pag. 45sulla crisi energetica e ambientale, nei quali gli scienziati dicono esattamente il contrario, ma si preoccupa degli orsi e, intanto, assume compagni di partito.
Francamente tutto ciò è sconcertante [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]!

(Dati specifici sull'utilizzo dei voli di Stato da parte dei membri del Governo e dei loro accompagnatori nelle ultime tre legislature - n. 3-01319)

PRESIDENTE. Il deputato Fabris ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01319, concernente dati specifici sull'utilizzo dei voli di Stato da parte dei membri del Governo e dei loro accompagnatori nelle ultime tre legislature (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10).

MAURO FABRIS. Signor Presidente, in verità, più che dati, vogliamo i nomi: per la seconda settimana di seguito, chiediamo al Governo i nomi di chi abbia usato i voli di Stato nelle ultime tre legislature. La scorsa settimana, infatti, il Governo non ha risposto e ha detto che i costi sono calati di due terzi rispetto alle legislature precedenti.
Benissimo, però servono i nomi, perché su questa vicenda - come su altre - continua il killeraggio politico contro il Ministro Mastella e, segnatamente, contro l'UDEUR. Ciò avviene per colpa, soprattutto, della RAI pubblica, lasciata in mano ad una sorta di P2 mediatica formata dai vari Travaglio, Santoro e Floris, i quali fanno credere agli italiani che Mastella sia l'unico ad aver utilizzato l'intera forza aerea della Repubblica italiana.
Sappiamo che non è così: la scorsa settimana, ad esempio, abbiamo sentito in aula il Ministro Di Pietro dire, dapprima, di non averli mai usati, poi di averli usati una volta, infine affermare venerdì di averli usati tre volte. Noi siamo sicuri che vi siano altri «Pinocchio» abituati ad usare i voli di Stato e vorremmo che il Governo dicesse a noi e agli italiani che ci ascoltano i nomi dei ministri o ex ministri che usano i voli di Stato.

PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere.

GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, la richiesta dell'onorevole Fabris mi ricorda la barzelletta di uno spettatore allo stadio cui veniva chiesto come era finita la partita tra le due squadre cinesi, nonché i nomi degli spettatori sugli spalti. L'onorevole Fabris mi consenta la battuta, perché la dimensione della questione è veramente molto ampia, se - come dalla richiesta degli interroganti - si tratta di considerare le ultime tre legislature.
Parliamo di oltre 30 mila documenti da esaminare per avere la risposta che lei chiede, complicati dal fatto che mentre nell'attuale legislatura la gestione dei voli di Stato spetta solo al 31o stormo dell'Aeronautica militare, previa autorizzazione della Presidenza del Consiglio, invece nella scorsa legislatura i voli erano gestiti, oltre che dal 31o stormo, dal Ministero della difesa, dal CAI e da due società private. Ciò rende del tutto evidente che una risposta puntuale alla sua domanda richiederebbe tempo e un uso considerevole di risorse, non disponibili oggi all'ufficio volo, il che vorrebbe dire dovere intraprendere un'iniziativa ad hoc. Chiedo se ne valga la pena per fare polemica. Rimane del tutto evidente che vi è un impegno da parte del Governo, segnalato anche dall'ultima decisione del Presidente del Consiglio, che ha ulteriormente ristretto l'uso dei voli di Stato. È vero che il Governo si sta fortemente impegnando per una riduzione e per una trasparenza maggiore di tale uso. Non credo vi siano, da parte nostra, difficoltà a fornire i nomi di chi ha usato e di chi usa i voli di Stato nell'attuale legislatura. Credo che non vi sia nulla da nascondere, tanto meno nell'uso che ne fanno i Ministri e, più in generale, tutti coloro che se ne servono, evidentemente a Pag. 46seguito di autorizzazione. Segnalo che, come lei ricordava, si è registrato un risparmio, in termini di oneri, superiore al 30 per cento rispetto alla legislatura precedente.

PRESIDENTE. Il deputato Fabris ha facoltà di replicare.

MAURO FABRIS. Signor Presidente, premetto che la barzelletta forse non era così, ma in ogni caso, Ministro Santagata, la sua risposta non è accettabile. Abbiamo capito che vi sono almeno 31 mila casi su cui dovremo fare attenzione o dovrebbe puntare gli occhi chi su tali vicende ha fatto dello scandalismo, nelle ultime tre legislature. Già il numero è interessante. Però volevamo conoscere i nomi e, a tal fine, le faccio un'offerta, signor Ministro. Se non disponete del tempo - non ho capito bene se non avete tempo di compilare l'elenco dei nomi per risparmiare sui costi della pubblica amministrazione - potete, tuttavia, pubblicarli sul sito della Presidenza del Consiglio. Se pubblicate l'elenco di queste 31 mila persone sul sito della Presidenza del Consiglio, potete pubblicarne i nomi, Ministro. Pubblicate i nomi, perché la barzelletta che abbiamo subito noi si è rivelata in realtà un massacro mediatico consumato solo contro il Ministro delle giustizia per colpa di una P2 della disinformazione che è alla RAI, complice il fatto che il consiglio di amministrazione non vigila. Allora, è giusto che si sappia la verità. Non chiediamo nemmeno di sapere dove sono andati, vogliamo solo i nomi, anche se penso che vi è una differenza tra essere andati in missione di Stato o a casa per trovare il figlio, o a casa nel fine settimana, o molte altre storie che si narrano. Comunque, ci aspettiamo che questa P2 della disinformazione, i vari Ballarò, Annozero, i Santoro, le contessine cresciute a brioches, che non conoscono il costo del pane, ma straparlano e tutti coloro che hanno inteso il linciaggio mediatico contro l'avversario di turno come un modo per campare, correggano il tiro, vadano nei programmi televisivi e dicano agli italiani che non si è trattato del solo Ministro Mastella. Queste omissioni del Governo, comunque, non vanno bene. Si tratta di omissioni poiché non si ha il coraggio di dire come stanno le cose e mi rivolgo al Presidente della Camera in questa circostanza. Signor Presidente, si tratta della seconda settimana e se il Governo non pubblicherà i nomi noi continueremo a presentare interrogazioni sull'argomento ogni settimana finché, a puntate - abbiamo, spero, ancora alcuni mesi di legislatura da passare - li ascolteremo tutti in religioso silenzio. Daremo il nostro tempo anche al Governo purché legga tali nomi, oppure li pubblichi sul sito della Presidenza del Consiglio.
Signor Presidente, e mi avvio a concludere, non possiamo essere presi in giro in tal modo e gli italiani non possono continuare ad essere turlupinati.

(Effetti finanziari derivanti dall'approvazione di disegni di legge in tema di riduzione dei costi della politica - n. 3-01320)

PRESIDENTE. Il deputato Zaccaria ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01320, concernente gli effetti finanziari derivanti dall'approvazione di disegni di legge in tema di riduzione dei costi della politica (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, signor Ministro, abbiamo letto due notizie positive e le conosciamo perché ne siamo protagonisti, in questi giorni.
La prima è che la I Commissione (Affari costituzionali) della Camera sta per portare in Aula una riforma costituzionale di un certo respiro all'interno della quale vi sono due provvedimenti significativi, e cioè quello di dare una fisionomia diversa al bicameralismo, prevedendo una Camera di 500 parlamentari (anziché 630, ma perché ha funzioni di un certo tipo) e un Senato di 184 senatori che rappresenta le autonomie e le regioni.
La seconda notizia è che il Consiglio dei Ministri, in attuazione del programma presentato agli elettori in questi giorni, ha Pag. 47messo a punto una serie di misure che riguardano la riduzione dei costi della politica molto significative, che sono state illustrate sui giornali e, naturalmente, in parte conosciamo.

PRESIDENTE. Deputato Zaccaria, concluda.

ROBERTO ZACCARIA. Concludo, Presidente. Chiedo al Ministro per l'attuazione del programma di Governo di fornirci alcuni dati, anche economici, di questa piccola manovra, che naturalmente ha un significato anche simbolico e concreto.

PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere.

GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, il Governo è impegnato da tempo - anche in questo caso in coerenza con gli obiettivi del programma, in quanto una parte significativa dello stesso era incentrato sulla riduzione dei costi delle amministrazioni, oltre che della politica - su questo terreno e lo ha fatto fin dal luglio del 2006 con il cosiddetto decreto Bersani. Ricordo che con tale provvedimento abbiamo eliminato 110 organismi ritenuti superflui, abbiamo ridotto la spesa delle commissioni del 30 per cento, abbiamo ridotto del 10 per cento le spese per incarichi di direzione generale. Inoltre abbiamo operato nella scorsa finanziaria riducendo del 30 per cento il trattamento economico dei Ministri e dei sottosegretari, abbiamo fissato un tetto massimo alla retribuzione di qualsiasi incarico corrisposto dallo Stato e abbiamo ridotto il numero degli amministratori di società pubbliche locali.
Torniamo sul tema con un provvedimento nato come un disegno di legge separato, anche con l'accordo di regioni, comuni e province italiane, con i quali abbiamo siglato un patto che abbiamo in gran parte trasfuso nel disegno di legge finanziaria per il 2008.
Devo fare una precisazione: ci sono norme che impattano direttamente sul miglioramento dei saldi della finanza pubblica e, quindi, sul bilancio dello Stato; ci sono norme che, invece, vanno a beneficio del bilancio degli enti locali e, quindi, dei saldi complessivi della nostra finanza pubblica; vi sono infine norme che vanno a vantaggio dei bilanci delle società pubbliche partecipate. Fatta questa premessa, fornisco alcune indicazioni economiche: la razionalizzazione e il contenimento dei costi delle comunità montane, ad esempio, prevede un risparmio di quasi 67 milioni di euro; il risparmio atteso dalla soppressione, riordino o trasformazione di enti statali è quantificabile, a regime, in 415 milioni di euro, in gran parte derivanti dalla riduzione degli organi collegiali e dalla riduzione dei membri dei consigli di amministrazione delle società controllate dalle amministrazioni statali e locali. Dall'obbligo di dismettere società con attività non strumentali deriveranno notevoli benefici economici che, però, non siamo in grado di valutare oggi, se non a consuntivo. La parte più rilevante attiene alle misure che danno indirizzi alle regioni per superare alcune sovrapposizioni...

PRESIDENTE. Ministro Santagata, concluda.

GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. ...fra enti di diverso livello. Dalle norme che riguardano lo snellimento delle giunte dei consigli di comuni, province e circoscrizioni ci aspettiamo, a regime, circa 600 milioni di risparmio.

PRESIDENTE. Il deputato Ventura, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

RAFFAELE FITTO. Che sarà soddisfattissimo!

MICHELE VENTURA. Signor Presidente, signor Ministro, pensiamo che quanto approntato e approvato dalla I Commissione costituisca, in realtà, oltre Pag. 48che un risparmio sicuro, anche un provvedimento, in primo luogo di efficacia ed efficienza del sistema: risolviamo finalmente e differenziamo il ruolo tra Camera e Senato.
Quindi, è un provvedimento importante, considerato anche il ricordato aspetto di funzionamento della democrazia.
In secondo luogo, diamo atto al Governo di aver approntato un pacchetto di rigorosa razionalizzazione per ciò che riguarda altre ed importanti questioni di settori rilevanti della pubblica amministrazione. Richiamo l'attenzione del Ministro e dei colleghi su un dato e concludo. Sono state presentate tre interrogazioni sull'argomento, quasi tutte dettate da inchieste di stampa. Vorrei che non sfuggisse, colleghi - mi ha colpito in modo particolare - che oggi un grande quotidiano nazionale pubblica una serie di rettifiche, tra le quali, un articolo in cui si dà conto che, in realtà, aver chiamato ieri in causa la nipote del Presidente della Repubblica è stato un infortunio, perché la dottoressa Silvana Napolitano nulla ha a che fare con il Presidente della Repubblica. Se scomodiamo perfino il Presidente della Repubblica, ciò è indice di un clima di cui dobbiamo essere consapevoli.

PRESIDENTE. Deputato Ventura, dovrebbe concludere.

MICHELE VENTURA. Non si possono trattare questioni di questa natura con la superficialità cui assistiamo nel corso di queste settimane (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

(Proposta di riforma della ripartizione dei seggi del Parlamento europeo - n. 3-01321)

PRESIDENTE. Il deputato Cassola ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01321, concernente la proposta di riforma della ripartizione dei seggi del Parlamento europeo (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12).

ARNOLD CASSOLA. Signor Presidente, signor Ministro, il Consiglio europeo dello scorso giugno ha ridotto il numero dei parlamentari europei a 750, a partire dal 2009, con un minimo di sei seggi per i piccoli Paesi (come Malta) e con un massimo di 96 per la Germania. Normalmente, per l'Italia, la Francia e la Gran Bretagna è sempre esistita la parità numerica, attualmente pari a 78 seggi. Con la riforma si prevedono 72 seggi per l'Italia, 73 per la Gran Bretagna e 74 per la Francia, in quanto il calcolo è stato fatto sul numero dei residenti e non sul numero dei cittadini. Quindi, tenendo salvo il principio, che prevede un minimo di 6 e un massimo di 96 seggi, cosa intende fare il Governo affinché continui ad esistere la parità numerica tra i parlamentari italiani, britannici e francesi? Vorrei, inoltre, sapere se il Governo intende insistere nell'adozione del criterio di ripartizione dei seggi che tiene in considerazione anche il numero di italiani residenti in Europa, che sono almeno due milioni, registrati all'AIRE.

PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere.

GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, il tema della futura distribuzione dei seggi al Parlamento europeo è stato esaminato dall'Assemblea di Strasburgo, in parallelo con la discussione sul trattato di riforma da parte della conferenza intergovernativa. La posizione del Governo sull'esito provvisorio dei due processi è però molto diversa. Infatti, il Governo è decisamente a favore del progetto di trattato di riforma, ma è nettamente contrario alla risoluzione presentata dai relatori Lamassoure e Severin, che la riunione plenaria del Parlamento europeo sta esaminando proprio in queste ore. La nostra contrarietà alla proposta di risoluzione deriva proprio dal fatto che la riteniamo in contrasto con le previsioni del trattato di riforma, il quale parla di rappresentanza dei cittadini europei e non Pag. 49più di popoli dell'Unione. La proposta Lamassoure si basa, invece, su dati relativi alle popolazioni residenti all'interno di ciascuno Stato membro. Quindi, si tratta di un approccio che non riflette i cambiamenti intervenuti a livello dei trattati.
La strumentale applicazione di tale criterio nella risoluzione fa, tra l'altro, venire meno la tradizionale parità tra i seggi assegnati a Francia, Regno Unito ed Italia. Per tali motivi, il Governo ha sostenuto l'azione assolutamente bipartisan dei nostri parlamentari a Bruxelles e Strasburgo, per correggere tale errore di impostazione. Ciò premesso, qualora il Parlamento europeo approvi comunque oggi il progetto Lamassoure, pur con gli emendamenti introdotti al testo, la responsabilità passerebbe al Consiglio europeo, che a giugno aveva invitato il Parlamento a predisporre una proposta in tal senso.
Nelle intenzioni della presidenza portoghese, la conferenza intergovernativa che si svolgerà in occasione del prossimo vertice dovrebbe adottare una dichiarazione da allegare al futuro trattato, che recepirebbe la proposta del Parlamento sulla sua composizione a partire dal 2009. Riteniamo che non vi sia alcuna esigenza di concordare la nuova composizione del Parlamento europeo già in occasione del prossimo vertice. Il Governo si batterà, quindi, affinché il prossimo vertice rinvii una decisione su questo tema, accogliendo la necessità di ulteriori approfondimenti sull'individuazione di una base di dati condivisa. Infatti, è meglio non introdurre un tema divisivo nel vertice che dovrà auspicabilmente sancire l'accordo politico sul trattato di riforma. Qualora tale compromesso non venga raggiunto in tempo utile, prima delle elezioni europee, si continuerebbe ad applicare la ripartizione prevista dall'accordo di adesione di Romania e Bulgaria. In alternativa, il Consiglio europeo potrebbe esaminare il tema e prendere atto della impossibilità di raggiungere una soluzione condivisa sull'applicazione anticipata dal nuovo Trattato dell'Unione europea. L'obiettivo fondamentale sarà comunque evitare che venga adottata una decisione pregiudizievole dei nostri interessi, che costituirebbe altresì un vulnus rispetto alla lettera e allo spirito del trattato di riforma.

PRESIDENTE. Il deputato Cassola ha facoltà di replicare.

ARNOLD CASSOLA. Signor Presidente, ringrazio il Ministro, sono soddisfatto nel constatare che il Governo sta utilizzando l'argomentazione che bisogna calcolare i cittadini e non soltanto i residenti di un Paese e che, pertanto, sta valutando la presenza dei due milioni di italiani in Europa. Sono contento anche di sapere che a Bruxelles esiste un atteggiamento bipartisan di tutti gli europarlamentari. Al contrario, sono molto insoddisfatto dell'atteggiamento del Parlamento italiano in cui non esiste una posizione bipartisan nei confronti degli italiani all'estero ed anzi, dalle risultanze del dibattito svoltosi in Commissione la settimana scorsa è emerso che esistono posizioni contrarie alla rappresentanza dei cittadini italiani all'estero. Cito quella dell'onorevole Giampiero D'Alia, dell'UDC, personalmente favorevole ad eliminare i parlamentari eletti all'estero, sia alla Camera sia al Senato. L'onorevole Gabriele Boscetto di Forza Italia condivide le preoccupazioni espresse da D'Alia in ordine ai rischi collegati alla collocazione degli eletti nella Camera politica. L'onorevole Bocchino, di Alleanza Nazionale, esprime la sua personale convinzione che il numero dei parlamentari eletti all'estero debba essere ridotto. Non solo il centrodestra, ma anche il centrosinistra si esprime in questi termini: l'onorevole Graziella Mascia insiste che il suo partito è assolutamente contrario a prevedere una rappresentanza degli italiani eletti all'estero nel Parlamento italiano. Queste argomentazioni a livello nazionale non aiutano il Governo italiano all'estero, nel momento in cui deve dare forza alla sua argomentazione che gli italiani residenti in Europa sono anch'essi cittadini italiani, del Paese Italia. Vorrei ascoltare i politici italiani parlare all'unisono e vorrei che gli italiani all'estero non venissero utilizzati come cittadini di serie A quando Pag. 50si tratta di acquistare un seggio in più al Parlamento europeo e come cittadini di serie Z nel momento in cui si parla del futuro assetto del Parlamento italiano (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).

(Iniziative per il riconoscimento della qualifica di dirigente a favore dei funzionari della Motorizzazione civile a capo di uffici provinciali - n. 3-01308)

PRESIDENTE. Il deputato Barani ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01308, concernente iniziative per il riconoscimento della qualifica di dirigente a favore dei funzionari della Motorizzazione civile a capo di uffici provinciali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 13).

LUCIO BARANI. Signor Presidente, desidero rivolgere un bene arrivato al signor Ministro: è un classico che il Ministro dei trasporti arrivi in ritardo. La mia interrogazione riguarda il caso specifico di funzionari della Motorizzazione civile, ma si può estendere a tutti i funzionari della pubblica amministrazione in possesso di un'alta professionalità e di una solida esperienza pluriennale che si vedono non riconosciuto il titolo di dirigente, mentre percepiscono invece la retribuzione da dirigente. Si tratta del famoso dualismo tra meritocrazia e burocratizzazione, tra pletoricità nelle pubbliche amministrazioni e produttività, tra clientelismo e modernizzazione nei dirigenti della pubblica amministrazione. Il caso della Motorizzazione civile vede dei funzionari con anzianità di direzione cui non è riconosciuta la qualifica di dirigente. Perché, signor Ministro?

PRESIDENTE. Il Ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere.

ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, vorrei in primo luogo scusarmi con lei, con l'onorevole Barani e con l'Assemblea per questo ritardo dovuto, per una volta, non ad inefficienze dei trasporti, ma ad un disguido tra gli uffici.
Rispondo, affermando che il Ministero dei trasporti, in particolare, attraverso il Dipartimento per i trasporti terrestri, opera su tutto il territorio nazionale con 112 uffici locali. Gli uffici della Motorizzazione civile per la natura delle attività che svolgono - ovvero immatricolazioni, revisioni dei veicoli e rilascio delle patenti - sono dislocati in tutte le province.
Tali uffici necessitano certamente di una figura istituzionale che li rappresenti e assuma la responsabilità del loro regolare funzionamento; tuttavia, allo stato attuale, non tutti gli uffici sul territorio sono di natura dirigenziale - come ad esempio l'ufficio di Grosseto in parola - poiché, nell'ambito dell'attuale disponibilità di organico del Ministero, sono stati individuati come dirigenziali gli uffici che hanno un maggiore carico di lavoro. Faccio presente, tuttavia, che il Ministero ha evidenziato tale carenza di organico, rappresentando soprattutto la carenza di dirigenti tecnici e che, comunque, ha attivato procedure concorsuali per l'assunzione di cinque dirigenti tecnici. Nell'ambito della graduatoria che si formerà in esito a tale concorso si potrà attingere per eventuali altre assunzioni, subordinatamente all'assenso in tale direzione del Dipartimento della funzione pubblica.

PRESIDENTE. Il deputato Barani ha facoltà di replicare.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, ovviamente non sono soddisfatto della risposta; per usare una sua terminologia, signor Presidente, la risposta del Ministro o di chi l'ha scritta per lui, è malagrazia, perché la situazione non è così come l'ha rappresentata il Ministro. I funzionari che hanno un'anzianità di direzione percepiscono lo stipendio; pertanto, riconoscere loro la qualifica di dirigenti non comporterebbe un'ulteriore spesa.
Il Ministero per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione ha privilegiato concorsi per dirigenti amministrativi, Pag. 51mentre non ne ha privilegiato alcuno per dirigenti tecnici.
Quello di valorizzare i dirigenti che fanno funzionare la macchina amministrativa che, quindi, sono duttili, portano alla competitività e alla modernizzazione e non alla pletoricità, alla burocratizzazione e al livellamento verso il basso delle amministrazioni pubbliche è un pallino di noi socialisti riformisti del Nuovo PSI.
È per tale ragione che vi sollecitiamo a far sì che venga svolto un corso concorso per consentire ai soggetti che hanno grande professionalità ed esperienza di guidare questi centri. Verosimilmente, quindi, si potrebbe risolvere l'anomalia, proponendo, a sanatoria, l'attivazione di un ultimo corso concorso per tutti i funzionari della Motorizzazione civile nella medesima situazione sparsi sul territorio italiano; oppure, signor Ministro, lei potrebbe emanare un decreto per il riconoscimento formale della qualifica di dirigente per tutti i funzionari nelle condizioni di cui sopra. È l'uovo di Colombo, ma almeno il Governo sappia fare una «O» con un bicchiere!
Per tale ragione, noi riformisti che pensiamo alla modernizzazione dello Stato non possiamo essere soddisfatti della sua risposta.

(Misure in tema di sicurezza stradale con particolare riferimento alle barriere stradali - n. 3-01309)

PRESIDENTE. Il deputato Pedrini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01309, concernente misure in tema di sicurezza stradale con particolare riferimento alle barriere stradali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 14).

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, signor Ministro, la mia interrogazione potrebbe apparentemente sembrare di carattere tecnicistico, ma in realtà così non è. Non per fare demagogia né per trovare numeri eclatanti, però, occorre ricordare che ogni giorno sulle nostre strade quasi venti persone muoiono; settanta restano disabili in maniera grave e si verificano duecento incidenti. Le cause sono molteplici: la velocità, l'alcol, la guida non prudente, il fondo stradale, la segnaletica e le barriere.
In questo senso, allora, si rivolge un'interrogazione al Ministro, affinché ci illustri e ci risponda sui provvedimenti che il Governo intende adottare per eliminare, di volta in volta, queste singole cause in modo tale che già dal 2010 ci si metta al passo con i parametri stabiliti dall'Unione europea ma, indipendentemente da ciò, che si compia un'opera che è obbligatorio realizzare.

PRESIDENTE. Il Ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere.

ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, innanzitutto faccio presente, come l'onorevole Pedrini sa benissimo, che condivido l'idea che intervenire sulle barriere è un provvedimento forte a favore della sicurezza.
Detto ciò, ricordo che la legge n. 233 del luglio 2006 ed i relativi DPCM di attuazione hanno trasferito le competenze in materia di omologazione delle barriere di sicurezza al Ministero dei trasporti e che il Ministero ha attualmente in corso di emanazione i relativi regolamenti omologativi.
Ad oggi, per quanto attiene ai programmi di riqualificazione e sostituzione delle barriere stradali, si può procedere, utilizzando le barriere omologate ai sensi del decreto ministeriale n. 223 del 1992. In tale ambito, Autostrade per l'Italia ha sviluppato un esteso piano di sostituzione di barriere di primo impianto: a fine 2005, era stata programmata la conclusione in tre anni dei residui 900 chilometri, di cui, a tutto il 2006, sono stati sostituiti 300 chilometri di spartitraffico di iniziale impianto.
Le ricadute in termini di sicurezza sono state sicuramente positive, come risulta dal raffronto dell'incidentalità sulla rete di Autostrade per l'Italia tra i mesi di gennaio-dicembre 2007 e i rispettivi mesi del 2006: si registra un meno 10,8 per Pag. 52cento per quanto riguarda il numero dei sinistri, un meno 17,11 per cento quanto al numero di incidenti mortali e un meno 12 per cento con riferimento al numero di incidenti con feriti.
Oggi, il completamento delle attività sostitutive sugli spartitraffico e la prosecuzione di quella sui bordi laterali sono subordinati alla scadenza di molte delle omologazioni valide fino al 20 agosto 2007: ciò, sulla base dei termini stabiliti dal decreto ministeriale n. 2367 del 2004.
Al fine di ottemperare al disposto del suddetto decreto, gli operatori di settore hanno sviluppato molti programmi di ricerca e sviluppo e hanno presentato numerose istanze di omologazione di nuove tipologie. In particolare, Autostrade per l'Italia ha depositato nove istanze per barriere in attesa di omologazione.
Faccio notare, per inciso, che negli altri principali Stati europei l'installazione è maggiormente favorita dal fatto che non occorre una particolare omologazione, ma è sufficiente aver superato con successo le prove crash test, in base alla norma ISO 17025.
Per superare l'attuale impasse, il decreto ministeriale n. 223 del 1992 ha stabilito che, in via transitoria, le disposizioni di cui al decreto non si applicano per le opere in corso e per quelle la cui procedura di affidamento abbia avuto inizio; non si applicano, inoltre, per quelle la cui procedura inizierà entro sei mesi dalla data di pubblicazione della circolare del Ministero dei lavori pubblici, con la quale si rende nota l'omologazione di almeno due tipi di barriere per ciascuna destinazione e classe.
Il decreto ministeriale n. 2367 del 2004 ha confermato che, in assenza della circolare ministeriale - come si registra ancora per alcune tipologie - gli enti debbano richiedere, per la verifica di rispondenza, i rapporti crash test rilasciati dai suddetti campi prova.
Resta confermato l'impegno del Ministero dei trasporti all'omologazione, in tempi ravvicinati, per tipologie ancora scoperte.

PRESIDENTE. Il deputato Pedrini ha facoltà di replicare.

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Ministro, la ringrazio per la risposta che ha voluto fornire e prendiamo atto che il Governo e il suo Ministero, in modo particolare, si stanno adoperando su tale materia.
Per dare un contributo, vorrei ancora però richiamare l'attenzione su un fatto: siamo in presenza di circa 300.000 chilometri di strade in Italia, di cui circa 7.000 di competenza autostradale, circa 17.500 di competenza ANAS e poi vi sono quelle di competenza provinciale e regionale (180.000). Se si calcola la somma di questi numeri e si compie l'analisi delle barriere omologate e correttamente installate, purtroppo registriamo solamente un 10-15 per cento di copertura dell'estensione complessiva.
Per quanto riguarda l'obiezione che qualcuno potrebbe sollevare in ordine alle difficoltà finanziarie potrei procedere ad una sorta di scomposizione rispetto a questo intervento, affermando, per quanto riguarda l'ANAS, che tale ente deve provvedere. Tra l'altro esso è anche ente di sorveglianza; pertanto, a seguito delle indagini che ha avviato (sulle quali si è assunto l'impegno di trasmetterle e le chiedo tra l'altro di volerle trasmettere al Parlamento per un'ulteriore analisi), dovrebbe già provvedere e dare l'esempio, riducendo magari le proprie spese generali e investendo di più sul settore in esame.
Per quanto riguarda i concessionari, sarebbe interessante vedere se essi eseguono la manutenzione visto che è di loro pertinenza, considerato altresì che dispongono degli aumenti tariffari e quindi non dovrebbero lamentare difficoltà finanziarie. Per quanto riguarda invece gli enti locali, siamo di fronte - se sono vere le informazioni in mio possesso - a sanzioni amministrative che ammontano, nel Paese, a circa 10 miliardi di euro, cioè 20 mila miliardi delle vecchie lire.
Da quanto mi è stato riferito - secondo alcune fonti - basterebbero 3 miliardi di euro...

Pag. 53

PRESIDENTE. La prego di concludere

EGIDIO ENRICO PEDRINI. ...in altre parole - concludo - si tratterebbe del 30 per cento per mettere a regime l'intero sistema. Non mi resta che augurarle buon lavoro nell'interesse del Paese!

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, con ripresa televisiva diretta che termina in questo momento.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,35).

GIACOMO MANCINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIACOMO MANCINI. Signor Presidente, le ho già scritto per denunciare quanto sia opprimente la solitudine istituzionale e politica di chi tenta di dare il suo contributo per affermare i principi di legalità in Calabria. Le chiedo, signor Presidente, un supplemento di attenzione per consentirmi di informare lei e i colleghi della campagna di odio di cui, insieme al mio partito, continuo ad essere vittima.
L'ultimo e becero episodio si è verificato sabato scorso a Cosenza nel corso di una manifestazione pubblica. Ho già provveduto a citare in tribunale coloro che hanno infangato la gloriosa storia del Partito socialista, che hanno oltraggiato i nostri tanti elettori, e che hanno calunniato i nostri dirigenti. Alcuni di questi galantuomini, che instillano deliberatamente odio e veleni contro i socialisti, sono sotto processo per fatti gravi e gravissimi commessi ai danni delle istituzioni che loro stessi rappresentano. Sono colpevole agli occhi di costoro di condurre una battaglia politica e parlamentare contro l'illegalità e l'immoralità diffusa in Calabria e di essermi schierato contro il comitato di affari trasversale tra i partiti che ha depredato le ingenti risorse pubbliche e che ha stretto una devastante alleanza con la ndrangheta.
Ho già subito, come lei sa signor Presidente, intimidazioni e minacce. Sono stato anche avvicinato da un direttore di un quotidiano della mia regione, che mi ha detto di parlare a nome di un uomo di Governo che, a detta di quello che mi auguro sia un millantatore, mi avrebbe fatto pagare caro le mie battaglie contro il malaffare e la mala politica. Questo contesto mi allarma. Mi preoccupa la ferocia della criminalità organizzata, che prospera nel sistema illegale contro il quale mi sono schierato, ma temo anche alcuni settori dello Stato contigui con questo sistema.
Un anno fa un dirigente della Digos, il dottore Alfredo Cantafora, ancora oggi in servizio a Cosenza, interferì indebitamente sul sereno svolgimento delle elezioni comunali, supportando con la sua condotta la campagna di odio contro il mio partito.
Mi rammarico e insieme mi raggela che l'onorevole Marco Minniti, Viceministro dell'interno, non abbia ancora preso le distanze dal clima infame che i dirigenti del suo partito quotidianamente alimentano. Ho rinunciato alla vigilanza dinamica che il prefetto e il questore di Cosenza mi avevano assegnato. Continuo a non chiedere nulla per tutelare la sicurezza della mia persona e della mia famiglia. Chiedo, signor Presidente, solo di poter continuare a lottare contro il crimine e la collusione istituzionale che lo alimenta di cui è ostaggio la mia terra.
Se cadrò vittima della violenza delle cosche, o delle macchinazioni di settori dello Stato ad esse contigui, voglio che si sappia, signor Presidente, che considero responsabili morali delle conseguenze negative che dovessero riguardare la mia persona, o la mia famiglia o i dirigenti del mio partito, chi, ad iniziare dai signori Adamo, Bruno, Perugini, Ambrogio, Guccione e Covelli, quotidianamente innesca questo clima infame contro chi si impegna per far prevalere la legge dello Stato in Calabria. La ringrazio, signor Presidente.

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PRESIDENTE. La ringrazio. Naturalmente, come lei intende bene, non sono in grado né di intervenire, né di valutare le osservazioni politiche che lei ha svolto su esponenti di altri partiti e di Governo che attengono unicamente alla sua responsabilità.
Come lei sa, ho letto con attenzione la lettera che lei ha voluto inviarmi e proprio per l'ordine dei problemi che in essa sono sollevati, l'ho inviata immediatamente al Ministro dell'interno, richiedendo un supplemento di informazioni sui fatti che lei indica e anche rassicurazioni che riguardano la sua possibilità di svolgere attività politiche, senza rischi per la sua incolumità personale e psicologica.
Saluto a nome di tutta l'Assemblea gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto tecnico grafico pubblicitario di Salerno e dell'Istituto Federico Enriques di Castelfiorentino (Firenze), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune e che ringrazio per la loro presenza (Applausi).

ROBERTO SALERNO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

ROBERTO SALERNO. Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, abbiamo appena ascoltato le dichiarazioni del collega Mancini. Il mio - se mi permette, signor Presidente - non è solo un personale intervento di solidarietà che rivolgo anche a nome della mia componente politica, La Destra, al collega Mancini, ma è anche una sorta di richiesta non solo di attenzione, signor Presidente.
Le parole pronunciate dal collega Mancini...

PRESIDENTE. La prego, deputato Salerno. Lo dico a lei ma anche a chi interverrà successivamente: non siamo in condizione di aprire un dibattito. Sull'ordine dei lavori la Presidenza ha già risposto al deputato Mancini.

ROBERTO SALERNO. Non è un dibattito, Presidente.

PRESIDENTE. Dunque, la prego di limitarsi all'ordine dei lavori.

ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, lei ha detto che potrebbe essere oggetto di un atto parlamentare...

PRESIDENTE. Ho detto anche di essere solennemente intervenuto presso il Ministro dell'interno.

ROBERTO SALERNO. Lei mi vieta di intervenire su questo aspetto per richiamare l'attenzione su ciò che ha detto, sulla gravità di ciò che ha detto?

PRESIDENTE. Mi scusi, sto parlando. Le chiedo di poter parlare. Posso darle la parola sull'ordine dei lavori, non su altri argomenti.
Ha facoltà di parlare sull'ordine dei lavori.

ROBERTO SALERNO. Vorrei richiamare la sua attenzione su comunicazioni di estrema gravità che oggi, 10 ottobre, vengono effettuate davanti a lei e ai colleghi, durante una seduta pubblica della Camera dei deputati, che è uno dei due rami del Parlamento. La gravità di ciò che ho sentito impone a lei, signor Presidente, non soltanto di informare gli organi competenti - credo il Ministro - ma di assumere un'iniziativa forte.
Infatti, ciò che ha detto il collega Mancini è di una gravità senza precedenti: ha annunciato un potenziale attentato nei suoi confronti da parte della criminalità organizzata.

PRESIDENTE. Scusi, ho sentito, onorevole Salerno.

ROBERTO SALERNO. Credo di doverle rassegnare questo tipo di preoccupazione. Pag. 55Esprimo nei confronti dell'onorevole Mancini la mia solidarietà. Sarò a disposizione anche per qualche manifestazione piena.
La invito, signor Presidente, ad assumere le determinazioni che in questo momento...

PRESIDENTE. Come lei sa, viviamo in uno Stato di diritto ed ogni organo costituzionale ha i suoi compiti. La denuncia fatta è assai rilevante e, perciò, viene consegnata agli organi istituzionali interessati, al Governo e, in particolare, al Ministro dell'interno e, per ciò che riguarda la denuncia, alla magistratura.

MAURO DEL BUE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BUE. Intervengo molto pacatamente, signor Presidente. Lei conosce la stima che ho per lei e per il ruolo che sta svolgendo. Lei, signor Presidente, mi ha anticipato con quest'ultima osservazione. Le vorrei far presente che l'onorevole Giacomo Mancini appartiene ad una famiglia socialista calabrese che lei certamente ha avuto modo di conoscere ed apprezzare, non è certamente un millantatore. Quindi, le sue denunce vanno prese per quelle che sono: di una gravità assoluta. Pertanto, la sensibilizzazione del Ministro dell'interno mi pare assolutamente doverosa. La ringrazio, signor Presidente.

PRESIDENTE. La ringrazio anche per la correttezza di questa osservazione.
Poiché sta a cuore a tutti noi l'incolumità e la possibilità di un deputato della Repubblica italiana di svolgere la sua attività e, tuttavia, contemporaneamente, la necessità che le valutazioni politiche, che anche in questa sede sono state espresse, vengano valutate nelle sedi politiche opportune, la Presidenza della Camera, di fronte alla lettera inviatagli, ha immediatamente sollecitato l'intervento e l'attenzione del Ministro dell'interno, affinché sia garantita la piena agibilità politica di un deputato della Repubblica. Aggiungo, anch'io come lei, che il cognome che porta tale deputato è meritevole di questa attenzione, se così si può dire. Certamente, come ogni altro deputato, ma con un segno di rispetto.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 17.

La seduta, sospesa alle 16,45, è ripresa alle 17,15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Aprea, Brugger, Cordoni, Donadi, Folena, Giovanardi, Gozi, La Malfa, Oliva, Pisicchio, Sgobio, Stucchi ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica del calendario dei lavori dell'Assemblea, conseguente aggiornamento del programma ed annunzio della convocazione del Parlamento in seduta comune (ore 17,16).

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, su richiesta della IX Commissione, l'esame del disegno di legge n. 2480-B - Disposizioni in materia di circolazione e di sicurezza stradale nonché delega al Governo per la riforma del codice della strada di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) è rinviato al successivo calendario.
Si è altresì convenuto che lunedì 15 ottobre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) abbia Pag. 56luogo la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 3043 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee ed i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Albania, dall'altra, con allegati, protocolli, dichiarazioni e atto finale, fatto a Lussemburgo il 12 giugno 2006, della proposta di legge n. 550 e abbinate - Riqualificazione e recupero dei centri storici e dei borghi antichi d'Italia, già prevista in calendario, e della proposta di legge n. 2197 ed abbinata - Differimento del termine di scadenza dell'incarico all'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA) per l'attuazione del programma di aiuto alimentare dell'Unione europea in favore dei Paesi in via di sviluppo, di cui all'articolo 3 della legge 29 dicembre 2000, n. 413. Il seguito dell'esame avrà luogo a partire da martedì 16 ottobre.
Mercoledì 17 ottobre, al termine delle votazioni, avrà luogo la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 3116 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo che modifica l'Accordo di partenariato a Cotonou tra i membri del gruppo degli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, da un lato, e la Comunità europea e i suoi Stati membri, dall'altro, con allegati, dichiarazioni e Atto finale, firmato a Cotonou il 23 giugno 2000, fatto a Lussemburgo il 25 giugno 2005; dell'Accordo interno tra i rappresentanti dei Governi degli Stati membri, riuniti in sede di Consiglio, che modifica l'Accordo interno del 18 settembre 2000 relativo ai provvedimenti da prendere ed alle procedure da seguire per l'applicazione dell'Accordo di partenariato ACP-CE, fatto a Lussemburgo il 10 aprile 2006; dell'Accordo interno tra i rappresentanti dei Governi degli Stati membri, riuniti in sede di Consiglio, riguardante il finanziamento degli aiuti comunitari forniti nell'ambito del quadro finanziario pluriennale per il periodo 2008-2013 in applicazione dell'Accordo di partenariato ACP-CE e lo stanziamento degli aiuti finanziari ai paesi e territori d'oltremare ai quali si applica la parte quarta del Trattato CE, fatto a Bruxelles il 17 luglio 2006 (Approvato dal Senato) e da giovedì 18 ottobre avrà luogo il seguito dell'esame.
Il Parlamento in seduta comune è convocato mercoledì 17 ottobre, alle ore 11, per procedere all'elezione di un giudice costituzionale. La chiama inizierà dai deputati.
L'organizzazione dei tempi per l'esame dei progetti di legge nn. 3043, 2197 e 3116 sarà pubblicata in calce al resoconto della seduta odierna.
Il programma dei lavori si intende conseguentemente aggiornato.

Inversione dell'ordine del giorno (ore 17,18).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo per chiedere a lei e ai colleghi di valutare la possibilità di un'inversione dell'ordine del giorno. Dovremmo, infatti, ora affrontare un provvedimento di una certa complessità che, come presumo, non saremo in condizioni di esaurire nella giornata di oggi. Al terzo punto dell'ordine del giorno, invece, vi è un provvedimento sul quale ritengo che, nella II Commissione (giustizia), sia stato raggiunto un accordo tra i gruppi; si tratta, pertanto, di un provvedimento - diciamo così - di più facile conclusione.
Al fine, quindi, di poter utilizzare il tempo a nostra disposizione nel modo più proficuo, vorrei chiederle, signor Presidente, verificando anche la disponibilità dei gruppi, la possibilità di anticipare l'esame del provvedimento recante «Modifiche al codice di procedura penale in materia di accertamenti tecnici idonei ad incidere sulla libertà personale» e, concluso questo, incardinare il provvedimento Pag. 57che si trova al secondo punto dell'ordine del giorno recante «Modernizzazione, efficienza delle Amministrazioni pubbliche e riduzione degli oneri burocratici per i cittadini e per le imprese». L'inversione dell'ordine del giorno, se approvata, aiuterebbe a proseguire al meglio i nostri lavori, trattandosi, tra l'altro, di un provvedimento - lo voglio anticipare - sul quale vi è stato un contributo e un'iniziativa specifica da parte dell'opposizione.

PRESIDENTE. Avverto che sulla proposta formulata dall'onorevole Giachetti, ai sensi dell'articolo 41 del Regolamento, darò la parola ad un oratore contro e ad uno a favore che ne facciano richiesta.
Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Pongo in votazione, con procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di inversione dell'ordine del giorno formulata dall'onorevole Giachetti.
(È approvata).

La Camera approva per 331 voti di differenza.

Seguito della discussione della proposta di legge: Contento: Modifiche al codice di procedura penale in materia di accertamenti tecnici idonei ad incidere sulla libertà personale (A.C. 782-A); e degli abbinati progetti di legge Ascierto; d'iniziativa del Governo (A.C. 809-1967) (ore 17,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge d'iniziativa del deputato Contento: Modifiche al codice di procedura penale in materia di accertamenti tecnici idonei ad incidere sulla libertà personale; e degli abbinati progetti di legge d'iniziativa del deputato Ascierto; d'iniziativa del Governo.
Ricordo che nella seduta del 12 marzo 2007 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli - A.C. 782-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione.
Ricordo che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 782 sezioni 1 e 2).

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 782-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 782 sezione 3).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

FEDERICO PALOMBA, Relatore. Signor Presidente, si tratta di due proposte emendative. L'emendamento Daniele Farina 1.10 prevede la soppressione delle parole «anche d'ufficio» dal comma 1 dell'articolo 224-bis del codice di procedura penale e il secondo emendamento, Daniele Farina 1.11, riguarda la limitazione della facoltà del giudice di designare qualunque struttura sanitaria ritenga opportuna per eseguire gli accertamenti peritali, nel senso che si dovrebbe trattare soltanto di struttura sanitaria pubblica o di struttura privata autorizzata.
Signor Presidente, poiché gli emendamenti, tali e quali, sono stati già discussi e respinti in Commissione, ritengo che il relatore non abbia alcuna possibilità di esprimere un'opinione diversa da quella della Commissione e che motivo in questo senso: l'emendamento Daniele Farina 1.10, concernente la soppressione delle parole «anche d'ufficio», contrasta con la norma generale dell'articolo 224-bis, comma 1, del codice di procedura penale, il quale, in generale, per tutti i casi di perizia, prevede proprio che il giudice possa disporre - anche d'ufficio - il mezzo peritale.
Per quanto riguarda l'emendamento Daniele Farina 1.11, del quale posso anche Pag. 58riconoscere una sua ragionevolezza, le ragioni per le quali la Commissione aveva ritenuto di non accoglierlo risiedono nel fatto che bisogna lasciare al magistrato la facoltà di stabilire anche quale sia la struttura più idonea per svolgere gli accertamenti peritali.
Pertanto, allo stato, signor Presidente, in conformità a quello già espresso in Commissione, non posso che formulare un invito al ritiro degli emendamenti Daniele Farina 1.10 e 1.11, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, per quanto riguarda l'emendamento Daniele Farina 1.10, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore, con un'ulteriore precisazione: tale emendamento - concernente la soppressione dell'inciso «anche d'ufficio» - si pone in contrasto con l'articolo 190 del codice di procedura penale, che stabilisce espressamente che le prove ammissibili d'ufficio devono essere previste dalla legge. Di conseguenza, l'eliminazione dell'inciso «anche d'ufficio» creerebbe un conflitto con il comma 1 dell'articolo 224-bis e con una specificazione imposta dalla norma generale dell'articolo 190 del codice di procedura penale: ciò andrebbe a significare che, alla perizia, si potrebbe procedere solo su richiesta di parte. Pertanto, dal punto di vista sistemico, la necessità del richiamo all'inciso «anche d'ufficio» è assolutamente necessaria.
Anche sull'emendamento Daniele Farina 1.11, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro degli emendamenti Daniele Farina 1.10 e 1.11, formulato dal relatore.

DANIELE FARINA. Signor Presidente, accedo all'invito al ritiro dell'emendamento 1.10, mentre insisto per la votazione dell'emendamento 1.11.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Daniele Farina 1.11...

DANIELE FARINA. Signor Presidente, ho detto che insisto per la votazione ma vorrei intervenire per dichiarazione di voto, spiegando le motivazioni. Se lei mi toglie la parola, non posso farlo.

PRESIDENTE. Onorevole Daniele Farina siamo in votazione, tuttavia revoco l'indizione della votazione.
Prego onorevole Daniele Farina ha facoltà di parlare per dichiarazione di voto.

DANIELE FARINA. Signor Presidente, innanzitutto invito i colleghi a valutare il fatto che si sta discutendo di accertamenti tecnici relativi al DNA. Si tratta di accertamenti in larga parte coattivi che non sono oggi «coperti» da alcuna norma e vivono un vuoto normativo in virtù di una sentenza della Corte costituzionale.
Il problema del provvedimento in discussione è dato dal fatto che la discussione sulle linee generali si è svolta a marzo. Quindi, immagino che i colleghi non abbiano contezza della delicatezza del tema. L'emendamento in discussione, a mio avviso, si rende necessario in quanto nella proposta di legge presentata dall'onorevole Contento, era prevista anche una normazione delle banche dati del DNA, che invece nel provvedimento giunto all'esame della Commissione non è più compreso ma è stato soppresso.
Potete agevolmente comprenderne la ragione, vista la complessità e la delicatezza del tema. Pertanto, la mancanza di questa seconda parte comporta che tali accertamenti possano essere compiuti su incarico del magistrato, da parte di un perito, in qualunque struttura e che la conservazione dei relativi dati - a differenza di quelli non rilevanti che vengono, invece, distrutti - al momento attuale avvenga all'interno di banche dati del DNA «fai da te» che non ricevono nessuna prescrizione normativa nel nostro ordinamento.Pag. 59
Pertanto con questo semplicissimo emendamento chiedo, quanto meno, che siano solo alcune le strutture a poter seguire tali esami sul DNA e, quindi, ad avere accesso in maniera indiretta alle informazioni che il DNA personale contiene. È vero che esiste una procedura che ne dovrebbe garantire la riservatezza. Tuttavia, vorrei riportare alla vostra memoria le problematiche relative alle intercettazioni: anche lì esiste una legge che ne garantirebbe la riservatezza ma, in realtà, le troviamo su tutti i giornali.
Avevo anche chiesto che l'emendamento in discussione venisse riformulato prevedendo che tassativamente, ogni anno, a cura del Ministero della giustizia e di quello della salute venissero indicate le strutture abilitate a svolgere l'esame del DNA.
A nostro avviso, in questa situazione siamo in una «terra di nessuno», in cui la tutela e la riservatezza delle informazioni contenute nel DNA individuale sono assolutamente prive di normativa. In attesa di un disegno di legge sulle banche dati del DNA da parte del Governo - che è stato annunciato ed è stato oggetto, in queste settimane, di intensa polemica sui giornali - l'indicazione quanto meno in termini generali, delle strutture abilitate a svolgere tali esami, a mio avviso, è qualcosa di grande buonsenso.
Invece, è contrario al buonsenso bocciare un emendamento che non comporta alcun riflesso negativo sul provvedimento in discussione ma tende, quanto meno, ad imprimere un indirizzo (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gambescia. Ne ha facoltà.

PAOLO GAMBESCIA. Signor Presidente, nel corso dei lavori in Commissione ho condiviso alcune osservazioni in relazione alla norma in discussione e si è cercato di superare le difficoltà che si sono presentate nell'affrontare un tema che riguarda i diritti individuali, rafforzando il momento dell'intervento del giudice.
Si tratta di una norma che prevede che vi sia un giudice terzo che decida. Pertanto, sono state rafforzate le garanzie, proprio perché altrimenti si sarebbe potuta creare e alimentare la preoccupazione espressa dall'onorevole Farina. Ci troviamo in presenza di una norma che applica, praticamente alla lettera, il dettato della sentenza della Corte costituzionale risalente a dieci anni fa.
Per dieci anni non vi abbiamo messo mano, anzi, nella scorsa legislatura c'è stata una riforma del codice che consentiva l'intervento al singolo agente di polizia. A fronte di quello che poteva essere un intervento senza controllo, abbiamo invece creato una norma che prevede l'intervento del pubblico ministero, la conferma della giustezza di quell'intervento da parte del giudice terzo e, nel caso di urgenza, comunque il pubblico ministero, a seguito del suo intervento, ha 48 ore di tempo per chiedere al giudice l'autorizzazione successiva.
È il magistrato che decide! Dire al magistrato quali sono le strutture delle quali si deve servire per effettuare una perizia significa limitare la scelta del magistrato (in questo caso il giudice terzo che decide) nell'individuare il perito più idoneo a svolgere l'accertamento. Dunque si individua il perito ed egli, da quel momento, si tratti di un privato o di una struttura pubblica, è comunque tenuto al segreto e deve rispettare le stesse norme.
Con la norma, in esame (e l'onorevole Daniele Farina ricorderà quanto ne abbiamo discusso) abbiamo rafforzato le garanzie e attribuito al giudice la responsabilità delle sue azioni. Non vorrei che accadesse, invece, esattamente l'opposto di ciò che paventa l'onorevole Farina e che, poiché si tratta di una struttura pubblica che dovrebbe offrire maggiori garanzie, in qualche modo, si supera il problema del controllo che il giudice deve effettuare.
Abbiamo scritto una norma che va nella direzione delle garanzie e consentito al pubblico ministero di prendere l'iniziativa con l'autorizzazione del giudice e, da quel momento, pubblico ministero e giudice terzo divengono i responsabili della Pag. 60corretta conduzione dell'accertamento. Sceglieranno il perito sbagliato, il perito che non è in grado o un perito « infedele»? Il magistrato è responsabile.
Se, invece, affermiamo che tutto si risolve nell'affidare l'accertamento ad una struttura pubblica perché offre maggiori garanzie, secondo me, priviamo di forza un provvedimento da noi realizzato per andare nella direzione indicata dalla Corte costituzionale, che riguarda i diritti individuali, da tutelare in un momento di accertamento giudiziario molto penetrante.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gamba. Ne ha facoltà.

PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Signor Presidente, quella che si vorrebbe introdurre con l'emendamento non è soltanto una norma negativa di per sé, ma rischia anche, viceversa, di vanificare l'ottimo testo licenziato complessivamente dalla Commissione su iniziativa di due deputati di Alleanza Nazionale. Non ha senso alcuno fare una precisazione come quella proposta perché nel testo dell'articolo 224-bis, come riformulato, non si fa riferimento alla perizia in quanto tale, ma alla necessità di compiere atti sulla persona - che quindi incidono sulla stessa - al fine di ottenere, in questo caso, reperti necessari allo svolgimento della perizia.
Sarebbe alquanto singolare che tale norma di limitazione, che si vuole introdurre e che è riferita a strutture pubbliche oppure autorizzate (non si capisce bene da chi, a far cosa e in che modo), fosse applicata soltanto alle perizie ed ai prelievi che hanno a che fare con questo tipo di esami e non a tutto il resto del pur amplissimo ventaglio di perizie ed esperimenti scientifici che possono essere disposti dal giudice in tutte le altre procedure e non soltanto - tra l'altro - in quelle di natura penale.
Non si capisce perché solo queste dovrebbero essere svolte in strutture particolari pubbliche, né per quale ragione non si debba invece lasciare alla determinazione del magistrato, del giudice, nel procedimento specifico, la scelta sull'utilizzo dei periti e significativamente sulle modalità di esecuzione (perché sono queste che vengono disposte con l'ordinanza del giudice) degli atti da compiere sulla persona, quando non vi sia il consenso della stessa.
Questo è ciò che dispone il testo modificato dell'articolo 224-bis del codice di procedura penale, non lo svolgimento di per sé degli esami, che evidentemente è rimesso a un momento successivo.
Inoltre, perché i prelievi dovrebbero essere svolti soltanto presso le strutture sanitarie pubbliche? In molti casi, vista la semplicità degli stessi (penso a tamponi o altri esami di questo genere), potrebbero essere svolti in qualsiasi ambiente, non soltanto presso strutture della polizia giudiziaria, ma anche semplicemente in luoghi di maggiore comodità per la stessa persona sottoposta al prelievo.
Ovviamente bisogna lasciare anche la possibilità di tenere conto di elementi banali, ma di utilità, come sono la distanza dal luogo in cui si trova il giudicante piuttosto che lo stesso sottoposto all'esame, le parti e il pubblico ministero.
Quindi, francamente, ritengo si tratti di un inutile tentativo di vanificare una norma oltremodo positiva, introducendo tra l'altro delle limitazioni che sarebbero eventualmente materia di pertinenza delle disposizioni attuative o di altri strumenti normativi, non certo del codice di procedura penale.
Il gruppo di Alleanza Nazionale, pertanto, esprimerà voto contrario sull'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crapolicchio. Ne ha facoltà.

SILVIO CRAPOLICCHIO. Signor Presidente, prendo la parola per sottoscrivere l'emendamento Farina 1.11, perché credo che esso abbia delle finalità di garanzia delle operazioni peritali e vada nella direzione di migliorare la norma.Pag. 61
Ricordo ai colleghi che in Commissione non c'era un consenso unanime sul testo che è stato presentato in aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pettinari. Ne ha facoltà.

LUCIANO PETTINARI. Signor Presidente, prendo anch'io la parola per sottoscrivere l'emendamento Farina 1.11, che mi pare sia di molto buonsenso e offra maggiori garanzie in presenza di un vuoto normativo preoccupante.
Peraltro, mi permetto di ricordare a chi non l'ha letto attentamente che l'emendamento non parla solo di affidare le perizie a strutture pubbliche. Il testo parla di «strutture sanitarie pubbliche o private autorizzate»: quindi, anche questa preoccupazione mi sembra superata dall'emendamento.
In questo senso lo sottoscrivo, a maggior ragione perché non capisco il motivo per cui non vi sia stata la volontà di trovare insieme una riformulazione, e annuncio il voto favorevole del gruppo Sinistra Democratica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, il collega Pettinari ha sottolineato quella che è stata una «mistificazione» nella lettura dell'emendamento, nel senso che non si tratta solo di strutture sanitarie pubbliche, ma anche private.
Il collega Gamba, inoltre, non si è espresso contro tale emendamento: egli ha detto addirittura che il suo contenuto potrebbe fare parte di un regolamento di attuazione, quindi, non mi è parso che egli fosse contrario nel merito.
A maggior ragione, mi pare essenziale - nell'attesa del regolamento di attuazione: sappiamo in questo Paese come funzionano le cose e, soprattutto, come funziona la giustizia - introdurre subito degli elementi di garanzia. Come sottolineava il collega Farina, l'emendamento in esame è minimale: quando incominceremo a parlare di banche dati del DNA, non potremo fare a meno di capire quello che sta accadendo nel resto del mondo. Ad esempio, è recente lo scandalo in Inghilterra, in cui banche dati del DNA, controllatissime da parte dello Stato, sono state violate.
La garanzia che oggi chiediamo nel momento del prelievo e dell'accertamento, che potrebbe appunto fare parte di un regolamento di attuazione, dunque deve anticipata dal testo di legge.
Sottoscrivo, quindi, l'emendamento Farina 1.11 e preannuncio il voto favorevole dei deputati radicali (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento Daniele Farina 1.11, che giudico ampiamente condivisibile.
Fa piacere talvolta sentire colleghi - ne ho sentiti tanti - che fanno prevalere garanzia e buonsenso su forme giustizialiste sommarie. Colleghi, non dimentichiamo che stiamo parlando di accertamenti tecnici idonei ad incidere sulla libertà personale del cittadino: su un simile argomento non si può scherzare.
Per questa ragione chiedo di sottoscrivere questa responsabile proposta emendativa, che fa riferimento a strutture sanitarie pubbliche o private autorizzate. Vi domando: volete forse svolgere simili accertamenti in mezzo alla strada, in un parco o negli uffici? Non volete farli in strutture idonee? Inoltre, si propone che tali accertamenti siano svolti da personale qualificato: volete forse farli svolgere dal primo che si incontra? Stiamo incidendo sulla libertà personale: tutte le garanzie debbono essere rispettate.
Ecco perché, peraltro, non è possibile demandare questa materia ad un regolamento di attuazione. Mi rivolgo al relatore e ai pochi che ne hanno parlato: non si può demandare ad alcuno questo compito: Pag. 62occorre prendersi la responsabilità di dare garanzie ai cittadini, pur naturalmente facendo sì che l'intervento sia svolto. Non si afferma, infatti, che i prelievi, gli accertamenti e l'esame del DNA non debbano essere eseguiti: si chiede solo che lo siano secondo criteri ben precisi.
Giustamente, dunque, il collega Daniele Farina ed altri propongono che non si indichi solo il luogo, ma anche il giorno, l'ora e la struttura sanitaria pubblica o privata presso la quale deve essere svolta l'operazione, nonché le modalità di svolgimento. Questo significa far prevalere le garanzie e l'anima garantista sopra ogni forma di sopruso e di giustizialismo sommario!
Per queste ragioni, a nome del mio gruppo, chiedo di sottoscrivere l'emendamento al nostro esame e preannuncio il nostro voto favorevole.

FEDERICO PALOMBA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA, Relatore. Signor Presidente, proporrei una riformulazione dell'emendamento, nel senso di sostituire la parola: «autorizzata» con la seguente: «certificata», poiché a livello europeo vi è un orientamento in questo senso.
Mi auguro che i presentatori dell'emendamento possano accettare tale riformulazione.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori dell'emendamento Daniele Farina 1.11 se accettino la riformulazione proposta dal relatore.

DANIELE FARINA. Signor Presidente, per me la riformulazione va bene, ma nel senso di recepire le preoccupazioni espresse dall'emendamento.

PRESIDENTE. Domando al relatore se quanto ci ha detto sia espressione del parere del Comitato dei nove.

FEDERICO PALOMBA, Relatore. No, signor Presidente, è espressione di una rapida consultazione. Se, però, lei mi concede di sospendere la seduta per cinque minuti, posso procedere in quel senso.

PRESIDENTE. Sta bene.
Sospendo brevemente la seduta.

La seduta, sospesa alle 17,45, è ripresa alle 18,10.

PRESIDENTE. Invito il relatore a riferire all'Assemblea sui lavori del Comitato dei nove.

FEDERICO PALOMBA, Relatore. Signor Presidente, non vi è nessuna ipotesi mediativa in campo, pertanto il Comitato dei nove ha deciso di esprimere parere contrario sull'emendamento Daniele Farina 1.11.

PRESIDENTE. Assistono ai nostri lavori dalle tribune gli studenti di una classe dell'Istituto tecnico commerciale «Pitagora» di Taranto. La Presidenza e l'Assemblea rivolgono loro un saluto (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, intervengo brevemente. Il garantismo non ha niente a che vedere con l'emendamento Daniele Farina 1.11, nel senso che stiamo parlando di un tipo di accertamento che si svolge con le modalità della perizia, che assolutamente garantiscono il soggetto cui viene effettuato il prelievo, che peraltro, avendo lo status di indagato, partecipa allo stesso e ai successivi accertamenti con la presenza necessaria del difensore. Oltre alla presenza necessaria del difensore, come in tutte le perizie, vi è la possibilità di utilizzare un consulente di parte.
Quindi, le garanzie del soggetto che subisce il prelievo e, successivamente, l'accertamento sono assolutamente rispettate.
Prevedere obbligatoriamente l'effettuazione non dell'accertamento, ma del prelievo biologico, in una struttura pubblica o, quanto meno, in una struttura di carattere Pag. 63sanitario renderebbe molto difficile l'effettuazione del prelievo e del conseguente accertamento, vanificando così lo scopo della norma.
Si tratta di atti semplicissimi dal punto di vista meccanico, poiché consistono nello strappare un capello o prelevare un po' di saliva con un tampone. Immaginiamo, allora, l'effettuazione di tale prelievo nei confronti di un soggetto che sia, per esempio, detenuto. Spesso abbiamo visto come tale tipo di accertamenti serva per risolvere delitti anche molto gravi. Del resto, la norma prevede proprio che esso possa essere effettuato con modalità, anche coattive, per reati di una certa gravità.
Immaginiamo, perciò, un detenuto che si trovi ristretto in carcere, magari un extracomunitario di cui non si riesca a stabilire l'identità (e ciò costituirebbe, quindi, anche lo strumento per identificarlo): se prevediamo che anche il fatto di prendergli un tampone di saliva o strappargli un capello debba essere effettuato in una struttura sanitaria, avremmo un costo ed un aggravio per la giustizia, nonché ovviamente un impedimento a realizzare l'obiettivo.
Per tali ragioni, il gruppo della Lega Nord esprimerà un voto contrario sull'emendamento Daniele Farina 1.11.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Zulueta. Ne ha facoltà.

TANA DE ZULUETA. Signor Presidente, mi rammarica il fatto che vi sia stato un ripensamento, poiché sembrava che il relatore avesse proposto una riformulazione che accontentava anche il primo firmatario dell'emendamento 1.11, l'onorevole Daniele Farina.
Anche il gruppo dei Verdi sosterrà tale emendamento, cui chiedo di aggiungere la mia firma, spiegandone le ragioni.
Noi stiamo legiferando in un campo estremamente delicato, proponendo azioni coatte per quanto riguarda il prelievo del DNA, in assenza di una legislazione nazionale che ne governi e ne garantisca la gestione.
Faccio notare che ciò è estremamente diverso da quanto è accaduto in Francia, dove esiste una normativa che governa i prelievi e l'utilizzo del DNA nelle inchieste giudiziarie. Nel momento in cui il Governo ha tentato di estendere tali prelievi anche per motivi non penali, cioè per l'identificazione certa dei parenti che chiedono il ricongiungimento, vi è stata una tale reazione e un dibattito così vivace che il Governo ha rischiato di perdere la propria maggioranza e ha dovuto riformulare il progetto di legge. Noi, invece, da anni e senza nessuna forma di garanzia, effettuiamo prelievi per ottenere i ricongiungimenti familiari, in questo vuoto legislativo, mettendo in pericolo i principi etici fondamentali e le garanzie di riservatezza.
Il Garante per la protezione dei dati personali ha emanato un regolamento, per quanto riguarda l'immigrazione, che è l'unico argine che esiste. Tuttavia, rimane in piedi un'attività di identificazione che cozza con il principio secondo il quale la famiglia, nel nostro Paese, è governata dal diritto e dal riconoscimento, non da legami di sangue.
In questo caso, faccio notare che l'emendamento dell'onorevole Daniele Farina, che non è affatto contrastante con lo spirito dell'emendamento già votato in Commissione, anzi lo rafforza, introduce un concetto che non è presente e che è estremamente importante. Tale concetto non si trova nella norma così com'è stata proposta. Mi riferisco al principio di riservatezza. Credo che sperare che tale principio venga adeguatamente tutelato da un regolamento, in assenza di una norma nazionale in materia, sia veramente eccessivamente ottimistico; pertanto, ritengo che, proprio a tutela di quei principi etici cui ho fatto riferimento prima, sarebbe molto importante accogliere l'emendamento in esame e perciò voteremo a favore.
Credo che le garanzie che vengono citate eludono assolutamente quelle connesse alla riservatezza. Per esempio, a proposito della conservazione di questi dati: quali vengono resi disponibili all'autorità giudiziaria e quale parte dell'informazione Pag. 64sul DNA? Per quanto tempo tali dati verranno conservati? Questi elementi non sono stati chiariti e vengono demandati al regolamento.
Trattandosi di persone non ancora condannate, ma semplicemente indagate, credo che le garanzie di riservatezza per questi cittadini siano necessarie. Pertanto, noi voteremo a favore dell'emendamento Daniele Farina 1.11 (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).

PRESIDENTE. L'onorevole Barani ha chiesto di intervenire, ma come è abbastanza noto, ne bis in idem. Quindi, ritengo non sia il caso.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo solo per una precisazione.

PRESIDENTE. Onorevole Barani, la può svolgere successivamente.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Daniele Farina 1.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 440
Votanti 437
Astenuti 3
Maggioranza 219
Hanno votato
94
Hanno votato
no 343).

Passiamo alla votazione dell'articolo 1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pelino. Ne ha facoltà.

PAOLA PELINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, occorre sottolineare l'aspetto relativo alla banca dati del DNA.
Una delle proposte di legge conteneva una norma che evidenziava la necessità di creare la banca dati del DNA per la raccolta e la gestione dei prelievi di materiale biologico finalizzate all'analisi e al confronto del DNA stesso, rimandando poi ad un regolamento, adottato dal Ministero della giustizia, sentito il Garante per la protezione dei dati personali, gli adempimenti esecutivi. Non è stata recepita nel testo base all'esame, ma è oggetto di un emendamento. Condivido l'auspicio, già rappresentato in quest'aula, che il Governo licenzi quanto prima il testo relativo alla banca dati del DNA, in modo tale che si possa prevedere un percorso unitario tra provvedimenti che sicuramente presentano tratti in comune e che, pertanto, devono corrispondere ad una visione di insieme. A questo proposito, rappresento l'espresso invito del Garante per la protezione dei dati personali che, recentemente, nello scorso mese di settembre, ha inviato una segnalazione al Parlamento e al Governo. Ritengo importante segnalare l'orientamento del Garante: «La banca dati DNA deve avere solo finalità di identificazione delle persone e non deve contenere campioni biologici, ma profili (sequenze alfanumeriche), mentre dovrebbe essere previsto che ai dati, protetti con rigorose misure di sicurezza, acceda solo personale specificamente incaricato in rapporto ad attività investigative previste o disposte dalla legge».
Inoltre, secondo il Garante per la protezione dei dati personali dovrebbero essere applicati sistemi di analisi che non consentano di individuare patologie di cui sia eventualmente affetto l'interessato. Quanto al prelievo obbligatorio, il Garante ritiene che occorra individuare, in maniera proporzionata, i soggetti interessati ed i relativi reati, definiti sulla base della loro gravità. Se da un lato, ad avviso del Garante, è urgente disciplinare organicamente la materia e potenziare le tecniche di indagine, anche per scopi di cooperazione internazionale, dall'altro vi sono rilevanti effetti sui diritti e le libertà fondamentali delle persone che vanno tutelati con pari efficacia. Su queste basi, ad avviso del Garante per la protezione dei dati personali, si rende necessaria una normativa adeguata sull'uso e la gestione dei dati del DNA per finalità di accertamento Pag. 65e repressione dei reati e prendere in esame alcuni profili fondamentali. Orbene, di questo aspetto non si può non tenere conto considerato che il Garante ha demandato la regolamentazione della materia a fonti di rango superiore, non provvedendo direttamente con newsletter o determinazioni. Rilevo che nella segnalazione il Garante per la protezione dei dati personali concorda sull'utilità di specifiche previsioni che confermino i compiti di vigilanza e controllo dell'Autorità stessa, anche con riferimento ad un eventuale rapporto periodico al Parlamento, trattandosi di dati sensibili particolarmente tutelati dal codice per la protezione di dati personali (decreto legislativo n. 196 del 2003) (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ascierto. Ne ha facoltà.

FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, devo dire che l'articolo 1 pone una pietra miliare verso le investigazioni del futuro. Mi sembrano adeguate le garanzie che, fra l'altro, sono evidenziate nell'articolo stesso, ma chiaramente in materia di investigazioni si possono fare passi in avanti davvero molto lunghi. Vorrei ricordare, ad esempio, a quanti hanno in mentre fatti di cronaca di grande rilievo - come l'omicidio avvenuto durante la notte, nell'abitazione della vittima, a Fiesso D'Artico (il caso della famiglia Biasiolo), o come il recente omicidio di Gorgo, in provincia di Treviso - che attraverso il DNA si è riusciti a rintracciare i responsabili di tali reati. Quante volte sono state trovate, sulla scena del crimine, tracce di sangue o altre tracce organiche che avrebbero potuto portare ad individuare i colpevoli?
Con l'articolo 1, ma soprattutto con il provvedimento in esame - ringrazio per la convergenza trovata sulle proposte di legge del collega Contento e del sottoscritto - oggi sarà possibile rintracciare il criminale con più facilità e, quindi, rendere un servizio alla giustizia ed essere dalla parte anche delle vittime della criminalità. Penso che dopo l'approvazione del provvedimento in esame sia necessario fare un ulteriore passo avanti a favore di molti ufficiali di polizia giudiziaria che vivono talvolta la quotidianità della lotta al crimine, dell'investigazione. Ci sono anche altri argomenti, che poi dovranno essere consequenziali all'approvazione del provvedimento in esame. Vorrei, ad esempio, portare la testimonianza di un fatto capitato anche al sottoscritto, in qualità di ufficiale di polizia giudiziaria, alcuni anni fa, quando prestavo servizio presso il nucleo radiomobile della Capitale. Mi capitò, durante un arresto, di prendere una persona insanguinata responsabile di un furto aggravato. È chiaro che in certi momenti l'arresto è questione di attimi. Il contatto delle mie mani con il sangue di questa persona produsse, dopo alcune ore, una apprensione. La suddetta persona aveva dichiarato di non stare bene sotto il profilo sanitario. Ciò creò in me, ufficiale di polizia giudiziaria, il timore di aver contratto malattie infettive, che l'arrestato poteva avere. Non essendoci la possibilità di svolgere un accertamento sul soggetto, perché la legge non lo prevede, sono stato costretto per mesi a sottopormi ad analisi per verificare se una malattia poteva essere stata contratta, chiaramente con un'apprensione personale, della famiglia e degli amici. Tutto ciò deve imporre anche in futuro la possibilità di sottoporre i fermati in modo diretto da parte dell'autorità anche ad accertamenti sanitari, qualora ne sussistano le ragioni. Vorrei pensare a malattie come l'AIDS, frequente tra i tossicodipendenti e soprattutto tra persone che potrebbero averla contratta in determinate condizioni, o ad altre malattie infettive. Penso oggi a quanti immigrati sono portatori di malattie ereditarie o congenite dai luoghi di appartenenza. Questa è un'altra frontiera, che dovremmo superare per tutelare chi oggi opera in strada, i molti ufficiali di polizia giudiziaria che servono il nostro Paese e che assicurano i criminali alla giustizia. Ecco perché non solo ritengo opportuno votare a favore dell'articolo al nostro esame, ma Pag. 66anche reputo che questo provvedimento sia giusto e che se ne debba ampliare la portata, in futuro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo brevemente (in meno di un minuto) ovviamente per esprimere il nostro voto favorevole e per informare i colleghi che comunque in ogni carcere c'è un'infermeria, che è una struttura sanitaria pubblica autorizzata. Ho notato che nel dibattito non si sapeva e, quindi, ho voluto sottolinearlo nuovamente. Inoltre, in alcune occasioni per fare prelievi di materiale biologico è necessario effettuarli in una cavità intra-vaginale, intra-anale ovvero con massaggio prostatico. Insomma, non penso che tali prelievi si possano fare ovunque. Ho voluto sottolinearlo perché non si tratta soltanto di capelli, di sudore o di saliva. La faccenda mi sembra un po' più seria e complicata. Comunque, ribadisco che voteremo a favore dell'articolo 1.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 437
Votanti 373
Astenuti 64
Maggioranza 187
Hanno votato
368
Hanno votato
no 5).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 782-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 782 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 432
Votanti 414
Astenuti 18
Maggioranza 208
Hanno votato
408
Hanno votato
no 6).

Prendo atto che il deputato Leoluca Orlando ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 782-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 782 sezione 5), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 429
Votanti 412
Astenuti 17
Maggioranza 207
Hanno votato
412).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 782-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 782 sezione 6), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.Pag. 67
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 412
Votanti 402
Astenuti 10
Maggioranza 202
Hanno votato
400
Hanno votato
no 2).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 782-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A - A.C. 782 sezione 7), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 434
Votanti 420
Astenuti 14
Maggioranza 211
Hanno votato
420).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 782-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 782 sezione 8).
Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

FEDERICO PALOMBA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione invita i presentatori al ritiro dell'articolo aggiuntivo Contento 6.01.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo Contento 6.01, formulato dal relatore.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, voglio motivare il ritiro del mio articolo aggiuntivo 6.01. Come abbiamo ascoltato in questa discussione, vi è stato più di un richiamo in relazione all'istituzione di una banca dati, per i profili effettivamente delicati che tale tema comporta. Abbiamo atteso che il Governo presentasse il disegno di legge che era stato annunciato ancora all'epoca della discussione sulle linee generali di questo provvedimento, ossia il 12 marzo di quest'anno. Sono trascorsi circa sette mesi e ancora non abbiamo potuto leggere il provvedimento che interviene in una materia delicata, sia perché in tema di cooperazione giudiziaria siamo tenuti, con i nostri partner europei, a istituire le ricordate banche dati ed a scambiarne i contenuti per ragioni di giustizia, sia perché - come è stato ricordato dagli onorevoli Pelino e De Zulueta - i contenuti delle suddette banche dati sono rilevanti e devono essere oggetto di norme molto rigide a tutela delle persone e della riservatezza. Ci dispiace, quindi, dover concludere sottolineando come ad essere inadempiente non è il Parlamento, perché questo articolo aggiuntivo - debbo riconoscerlo - non ha copertura finanziaria; noi di Alleanza Nazionale avremmo gradito che al posto di questo articolo aggiuntivo fosse stato presentato o un emendamento del Governo o quel provvedimento che più volte è stato annunciato. Ciò non è accaduto.
Ritiro questo articolo aggiuntivo per ossequio alla Commissione bilancio, ma a nome di Alleanza Nazionale, e anche a nome della Casa della libertà, credo di dover sottolineare che è un'inadempienza Pag. 68grave da parte del Governo, che deve porre rimedio, paradossalmente, proprio a quelle censure che sono arrivate, in sede di discussione dell'articolo 1 e dell'emendamento di Rifondazione Comunista, dai banchi della sua stessa maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 443
Votanti 419
Astenuti 24
Maggioranza 210
Hanno votato
417
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che il deputato Minardo ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 782-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, intervengo brevemente per dichiarare il voto favorevole di Alleanza Nazionale su questo provvedimento perché, come già ampiamente spiegato in altre sedi, sia in Commissione sia nell'intervento nel corso della discussione sulle linee generali, finalmente colmiamo un vuoto normativo che sussiste da più di dieci anni, vale a dire da quando la Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità del comma 2 dell'articolo 224 del codice di procedura penale.
Due sono gli aspetti importanti di questo provvedimento. Il primo è che la magistratura abbia uno strumento aggiornato e adeguato ai tempi per poter intervenire in campo probatorio, con una modernizzazione efficace. Il secondo è che sono previste le garanzie a tutela della persona. Si tratta di garanzie che si articolano in diverse forme: nell'ordinanza motivata che è un aspetto procedurale molto importante, nella terzietà del giudice che deve intervenire, nella tutela del diritto di difesa e nella tutela della saluta e della dignità della persona.
Quindi ritengo che dobbiamo essere consci e rassicurati dal fatto che con il provvedimento in discussione realizziamo un passo avanti nell'ambito del processo e, in particolare nella fase dell'acquisizione della prova che, come tutti sappiamo, è delicatissima nel procedimento penale, garantendo comunque i diritti basilari del nostro processo. Tuttavia, auspichiamo che in futuro venga presa in considerazione la banca dati, così come era anche previsto nella proposta di legge originaria dell'onorevole Contento. Credo, comunque, che in questo modo e con questa configurazione, il provvedimento fornisca veramente un supporto concreto al nostro procedimento penale, adeguandolo anche ai modelli europei.
Per tali motivi Alleanza Nazionale voterà a favore del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crapolicchio. Ne ha facoltà.

SILVIO CRAPOLICCHIO. Signor Presidente, onorevoli deputati, signori rappresentanti del Governo, come è noto, l'intervento legislativo oggi all'esame di questa Camera si è reso necessario poiché, a dieci anni dalla nota sentenza della Corte costituzionale n. 238 del 9 luglio 1996, non era stato ancora colmato il vuoto normativo che aveva privato l'autorità giudiziaria della facoltà di effettuare, anche a mezzo di perizia, il prelievo di materiale biologico volto all'individuazione del profilo genetico, da raffrontare poi con il profilo genetico ricavato dalle tracce del reato. In particolare, la Corte costituzionale, dichiarando Pag. 69l'illegittimità dell'articolo 224 del codice di procedura penale, aveva affermato che nessun rilievo peritale del menzionato genere si sarebbe potuto disporre da parte del giudice fino a quando il legislatore non fosse intervenuto a individuare le tipologie di misure restrittive della libertà personale, nonché a precisare i casi e i modi nei quali le stesse potessero essere adottate.
È allora evidente che si debba finalmente colmare il vuoto normativo recato dalla predetta pronuncia, recuperando un mezzo di ricerca della prova che oggi rappresenta un momento irrinunciabile per utilizzare nella loro pienezza tutte le potenzialità offerte dalle investigazioni scientifiche, soprattutto al fine dell'estrazione del profilo genetico anche da ridotte quantità di materiale biologico e tramite interventi non invasivi.
In tale contesto, consideriamo dunque l'intervento legislativo in esame un passo importante, volto a dotare il nostro ordinamento, nella direzione indicata dalla pronuncia della Corte costituzionale, di uno strumento assai efficace e idoneo a garantire maggiore certezza giuridica nella fase di costituzione della prova e in quella investigativa e processuale.
In concreto, stante anche quanto premesso in sede di discussione sulle linee generali, apprezziamo, peraltro, che il provvedimento in questione vada nella direzione da noi auspicata, nel senso di circoscriverne l'applicazione ai reati più gravi. Valutiamo, altresì, positivamente il fatto che l'ordinanza del giudice che dispone l'eventuale esecuzione coattiva debba essere adeguatamente motivata, a tutela del soggetto coinvolto, mediante l'indicazione del reato per il quale si procede, la descrizione sommaria del fatto, nonché l'indicazione specifica del prelievo o dell'accertamento da effettuare e delle ragioni che lo rendono assolutamente indispensabile per l'accertamento del fatto. Il tutto, peraltro, deve avvenire nel contesto di operazioni che vanno effettuate comunque nel rispetto della dignità e del pudore di chi vi sia sottoposto.
In conclusione, il provvedimento in esame rappresenta un elemento indubbiamente positivo per il nostro Paese, poiché è idoneo, da una parte, a colmare un vuoto normativo durato oltre dieci anni, dall'altra, a dotare l'ordinamento di un efficace mezzo investigativo, provvisto di un elevato grado di affidabilità ai fini dell'identificazione di un individuo. È, infatti, chiaro che anche in sede di applicazione dei principi di cui al testo in questione, si dovrà in ogni modo evitare che si dia luogo a ingiustificate compressioni della libertà personale dei cittadini o a trattamenti invasivi. Il provvedimento in esame deve essere valutato comunque in modo del tutto favorevole, ovvero come imprescindibile per una giustizia efficace e moderna.
Per tali ragioni e per quanto ampiamente evidenziato in sede discussione sulle linee generali, il gruppo parlamentare dei Comunisti Italiani preannuncia il proprio voto favorevole (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani e Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vietti. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, intervengo per esprimere il voto favorevole dell'UDC sul provvedimento in esame che, dopo l'intervento della Corte costituzionale, che aveva determinato un vuoto normativo, è divenuto necessario e indilazionabile. È un intervento equilibrato, che trova un bilanciamento corretto tra le esigenze investigative e processuali, da un lato, e i diritti inviolabili della persona, dall'altro.
Pertanto, abbiamo collaborato, anche nel corso dell'esame del provvedimento de qua, per individuare una soluzione unitaria.
Consideriamo apprezzabile il fatto che il provvedimento sottoposto alla nostra attenzione registri il voto pressoché unanime della maggioranza e dell'opposizione, ma non possiamo non rilevare che manca un tassello al quadro normativo su cui Pag. 70esso interviene: mi riferisco alla banca dati del DNA, in cui dovranno confluire anche i risultati dei prelievi che oggi ci apprestiamo a normare. In ordine a tale aspetto non posso non far notare l'inadempienza del Governo che, da molti mesi, promette di intervenire normando un settore così rilevante e delicato come quello della banca dati del DNA e, a tutt'oggi, ci troviamo in assenza di tale intervento governativo, che viene ripetutamente annunziato.
Dunque, bene ha fatto il Parlamento ad assumere un'autonoma iniziativa, ma sarebbe bene che anche il Governo prendesse il buon esempio del Parlamento e, finalmente, si decidesse a intervenire.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

DANIELE FARINA. Signor Presidente, essendo già lungamente intervenuto in sede di discussione sulle linee generali del provvedimento, non ripercorrerò la storia - e le urgenze conseguenti - del vuoto normativo aperto dall'ormai famosa sentenza della Corte costituzionale fin dal 1996, perché su tale aspetto siamo tutti d'accordo.
Meno ovvio è il fatto che, da allora, sono cambiate moltissime cose: tra queste, l'evoluzione delle tecniche di indagine legata all'analisi del DNA, ma anche il numero e la qualità delle informazioni che adesso sono ottenibili. Per utilizzare una certa definizione, disponiamo di una maggiore sensibilità di dati e di informazioni oggi estraibili e questo è il punto di partenza.
Ma da allora è anche cambiato il contesto internazionale: saremmo ciechi se pensassimo che gli eventi del settembre 2001 e successivi non abbiano avuto alcuna influenza sulle scelte legislative, sulla qualità degli accordi internazionali e sulla disponibilità, molto più ampia, che tali dati hanno oggi sullo scenario globale.
Cito queste due piccole variazioni, intervenute dal 1996, semplicemente per invitare i colleghi a non considerare il provvedimento in esame solo come una mera modifica tecnico-procedurale sui prelievi coattivi di materiale biologico, ma con una valenza assai più ampia che, infatti, ritroveremo quando ci confronteremo - conto e spero nell'attuale legislatura - sul «convitato di pietra» della normativa in esame, cioè la questione delle banche dati.
Lo stralcio della regolamentazione delle banche dati è la forza del provvedimento in esame - infatti ce ne ha consentito un esame agile - ma è anche la sua debolezza, perché lascia aperta un'infinità di problematiche e di interrogativi.
Tra l'altro, non penso, come volevano i colleghi di Alleanza Nazionale, che tale materia possa essere regolamentata attraverso un provvedimento ministeriale, ma credo invece che il Parlamento la debba affrontare con un dibattito degno dell'importanza che il tema assume.
Dovremmo, infatti, guardare con grande preoccupazione al fatto che, in questo momento, al di fuori di ogni regolamentazione legislativa, qualcosa di simile ad una banca dati già esiste: mi riferisco ai quindicimila reperti o campioni oggi custoditi presso il RIS di Parma, struttura di assoluta garanzia, ma in ogni caso priva di qualunque tipo di normazione generale.
L'urgenza del provvedimento in esame - perché di urgenza si tratta - si spiega con la necessità di colmare il vuoto normativo cui inizialmente facevo riferimento, ma non possiamo non notare, come abbiamo fatto in sede di dibattito, che esistono anche determinate problematiche - stiamo parlando essenzialmente di prelievi coattivi e non volontari - e che, quindi, le modalità, costrittive rispetto al cittadino, con le quali vengono realizzati anche i prelievi e non soltanto le analisi hanno una certa rilevanza (abbiamo cercato di argomentare tale aspetto).
Il provvedimento in esame è un primo passo, ma presenta anche delle forte lacunosità che ci impediscono, non essendo esse state risolte nel dibattito in Assemblea, di votare a favore; pertanto, preannunzio Pag. 71che il gruppo di Rifondazione Comunista - Sinistra Europea si asterrà in sede di votazione finale.
Tra l'altro, credo che torneremo complessivamente su questa vicenda - lo ribadisco per l'ennesima volta - quando esamineremo la questione della mole straordinaria ed enorme di informazioni e sulla loro conservazione. A proposito delle informazioni, collega Ascierto, mi preoccupo di più di quelle contenute nel DNA, non soltanto dei cittadini imputati o indagati, ma anche - come è previsto nel provvedimento - di coloro che non lo sono. Quindi, mi preoccuperei più di tale aspetto che non - come lei ha affermato in sede di dichiarazione di voto - delle eventuali malattie che gli immigrati portano nel nostro Paese. Il provvedimento in esame, per fortuna, non c'entra nulla con tale questione (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capotosti. Ne ha facoltà.

GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, onorevoli colleghe e colleghi, credo che oggi stiamo scrivendo una bella pagina per la democrazia, con una riaffermazione di principio. La giustizia è uno dei valori fondanti del nostro ordinamento e della nostra comunità statuale, cui si richiamano, come valore superiore, molte compagini e culture politiche, particolarmente quelle cattoliche, ma anche quelle laiche.
Pertanto, saluto e sottolineo positivamente la convergenza nei confronti di una proposta di legge tra maggioranza e opposizione, che, una volta tanto, sono riuscite a superare quella «diarchia» muscolare che spesso le caratterizza, nell'interesse superiore della legge, cioè dei cittadini che sono i fruitori della legge.
Oggi la riflessione è notevole; pensiamo, quando svolgemmo la discussione sulle linee generali sul punto a marzo, all'allarme legalità diffuso, ad un emergere quotidiano di problematiche nuove, sempre difformi per quanto attiene la giustizia, indubbiamente legate alla straordinaria circolazione di uomini e di donne nel mondo globale. Pertanto, si tratta di nuove proposte che rispondono a nuove domande. È evidente che abbiamo il dovere di regolamentare una forma di accertamento che non esisteva e di cui si sentiva il bisogno ormai ineluttabile. È una prima risposta all'allarme sicurezza e credo che si sia trovata una forma equilibrata, che è quella che la Costituzione ci indica, attraverso un bilanciamento di valori, tra il reato nel suo allarme sociale (una particolare tipologia di reati) e, conseguentemente, i soggetti che sono sottoponibili anche ad un trattamento coattivo.
Al riguardo, vorrei svolgere una considerazione, invitando i colleghi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea a rivedere le loro posizioni, perché non vorrei che facessimo come quel millepiedi che, per contare le sue zampe, inciampò e non riuscì più a camminare.
Pertanto, davanti all'emergenza di centinaia di persone che - lo dico come avvocato - nei casellari giudiziari compaiono spesso come alias, alias, alias e via seguitando, rendendo di fatto impossibile l'applicazione della fattispecie penale, possiamo anche porci problemi di natura ontologica nobili, di sicuro rilievo, che rischiano però di impaludarci in un dibattito che, nel frattempo, lascia esposti soprattutto i più deboli. Ci dovrebbe dunque ispirare per spirito di Costituzione la tutela soprattutto dei più deboli e degli ultimi. Il pensiero deve correre alle tante persone bisognose e a quei poveri - sono tanti - che, vivendo in zone metropolitane a basso controllo, sono ancora più esposti. Si avrà un bel spiegare a quei poveri che non è possibile attuare una fattispecie nuova, perché non ci sono le garanzie costituzionali o perché la banca dati non è fattibile. Credo che il bilanciamento dei valori vada operato, uscendo dal tecnicismo giuridico, per rientrare nello spirito della legge, cioè nella tutela e difesa dei cittadini.
Non si rinviene in tale atteggiamento alcun intento persecutorio; non si tratta di Pag. 72prendersela con qualcuno che porta malattie piuttosto che con altri. Si tratta solo di prevedere uno strumento di indagine, tenendo conto che la democrazia è perfettibile; pertanto, in questa sede quotidianamente cerchiamo di capire come possiamo migliorarla, misurando anche le domande e le attese soprattutto della povera gente e gli strumenti che possiamo offrire in risposta.
Tutto ciò considerato, credo che valga la pena - vista l'ampia convergenza - esprimere un voto di assenso alla normativa in esame, ispirandosi ad un criterio di perfettibilità, dal momento che dopo una prima osservazione sull'applicazione della normativa, si potrà discutere su criteri di miglioramento da seguire, rinviando ad un dibattito più ampio che sicuramente pone problemi enormi nel terzo millennio come quello sulla banca dati.
Questo è lo spirito che ci contraddistingue e che vorremmo rappresentare all'Assemblea e a tutti coloro che ci ascoltano. Io, a nome del gruppo Popolari-Udeur, preannunzio il voto favorevole all'approvazione del provvedimento in esame ed esprimo una certa soddisfazione, perché finalmente, per una volta, si esce da uno scontro spesso poco ragionevole per arrivare, invece, al cuore di quella ragionevolezza tanto utile alla nostra comunità statuale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, voteremo a favore dell'approvazione della proposta di legge esaminata. Il problema sotteso alla sua approvazione è l'identificazione delle persone e di chi commette reati. Il problema dell'identificazione si evidenzia soprattutto con riferimento all'immigrazione: non vi è dubbio che vi è una massa di persone che preme e, spesso, entra illegalmente, soprattutto in questo periodo in cui il Governo ha reso pubblica in ogni circostanza la sua linea: l'immigrazione libera. Tutte queste persone entrano e non vengono identificate.
Il testo in esame è un piccolo tassello per riuscire a realizzare un'identificazione compiuta di chi entra nel nostro territorio e soprattutto un'identificazione dei responsabili dei delitti. È evidente che quando si dichiarano false generalità, se non vi è una banca dati e se non vi è la possibilità di effettuare subito accertamenti che cristallizzino determinate prove e che associno tracce organiche ad una determinata identità, non si riescono a ricostruire i reati né la storia di chi è presente sul nostro territorio. Il provvedimento in esame non vale soltanto per gli immigrati ma per tutti.
I problemi dell'effettuazione dei test del DNA e dell'identificazione, oggi più che mai, si presentano con riferimento all'immigrazione. Noi voteremo a favore di questo testo, perché lo riteniamo assolutamente giusto ed equilibrato nella sua formulazione: è evidente che i prelievi biologici e i conseguenti accertamenti debbano avvenire con tutte le garanzie del caso. Viene prelevato il capello, un tampone di saliva e poi si effettua la perizia, con un accertamento che, quindi, si svolge all'interno del processo con la presenza dei difensori e di consulenti tecnici. Questo provvedimento, quindi, sta in piedi, dal punto di vista tecnico e giuridico, ma, tuttavia, è evidente che noi lo consideriamo come un tassello di una casa, di un castello più ampio che va costruito per sottoporre ad accertamenti soprattutto coloro che entrano nel nostro territorio, affinché ne venga individuata l'identità.
In Francia, in sede di Assemblea nazionale, si sta discutendo in merito ad una legge che stabilisce che chi chiede il ricongiungimento familiare debba sottoporsi al test del DNA. Ritengo che questo tipo di impostazione - che è stata data dal Presidente Sarkozy, in un Paese che è non fuori dal mondo, ma è a noi vicino - sia assolutamente giusta.
Ho sentito dire che la famiglia deve essere qualcosa di dichiarato; deve essere fondata su affetti e, come ha affermato una collega intervenuta in precedenza, non vi deve essere un accertamento basato sulla consanguineità. Ma io mi chiedo: se Pag. 73qualcuno dichiara di essere un familiare e di avere un rapporto di parentela con un'altra persona e questo è il titolo per entrare nel nostro territorio, è chiaro che dobbiamo avere la possibilità di verificare se quanto egli dichiari sia vero oppure falso. Nel caso in cui quanto dichiara sia falso, infatti, non vi è il titolo per entrare nel nostro territorio. Le regole sono regole e debbono essere rispettate.
Noi affermiamo tutto ciò da molto tempo e siamo stati accusati di razzismo quando abbiamo chiesto che venissero prese le impronte digitali a chi arrivava sul nostro territorio. I Paesi occidentali e civili lo fanno da anni: per esempio, negli Stati Uniti chi entra deve fornire le proprie impronte digitali ed in Francia, con riferimento ai ricongiungimenti, questa linea sta passando, seppur con un dibattito che si sta sviluppando all'interno dell'Assemblea nazionale.
Nei prossimi giorni presenteremo un «pacchetto» di iniziative proprio su questo tema, cioè sull'immigrazione e sull'accertamento dell'identità di chi entra nel nostro territorio, partendo proprio dall'esame del DNA, che oggi viene finalmente richiesto almeno con riferimento a determinate ipotesi: si tratta di reati gravi, di soggetti che hanno lo status di indagati, ma si tratta, altresì, di un passaggio e di un tassello importante (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA. Signor Presidente, sul provvedimento in discussione preannunzio il voto favorevole del gruppo di Forza Italia. Si tratta, tuttavia, di un voto che deve riprendere una sorta di condizione che è stata posta dall'onorevole Contento al momento del ritiro del suo emendamento relativo alla creazione e alla nascita delle banche dati. Ciò, perché questa proposta di legge - svincolata da un provvedimento più organico sulla nascita, sulla creazione, sull'organizzazione e sulle garanzie legate a una banca dati - risulta insufficiente e «monco», perché le analisi e le perizie non sarebbero conservate adeguatamente.
Tuttavia, in premessa, vorrei svolgere una considerazione generale che esprimo con soddisfazione perché l'85 per cento dei provvedimenti che abbiamo approvato fino ad oggi erano di iniziativa governativa.
Finalmente, oggi, dopo lungo tempo, torniamo ad approvare un provvedimento di iniziativa parlamentare. Dalla Commissione giustizia - che ha lavorato molto su provvedimenti di iniziativa parlamentare che, molto spesso, purtroppo venivano superati e sorpassati da provvedimenti di iniziativa del Governo - finalmente riusciamo ad arrivare in Assemblea con un'iniziativa meritevole di colleghi che hanno cercato di colmare una lacuna del nostro ordinamento che era stata rimarcata, nel 1996, da una sentenza della Corte costituzionale.
Nel 1996, infatti, la Corte costituzionale aveva fatto capire che la legislazione non stava al passo con i tempi, con la ricerca e con l'innovazione tecnologica. Con tale sentenza, l'autorità giudiziaria veniva privata della facoltà di effettuare - a mezzo perizia - il prelievo obbligatorio di materiale biologico per la determinazione del DNA.
Chiaramente, la Corte costituzionale ha evidenziato la necessità di una norma specifica che prevedesse, appunto, l'accertamento obbligatorio. In altri casi, gli inquirenti potevano appropriarsi del DNA dei soggetti indagati, o di altri soggetti, magari riuscendo a reperire campioni senza chiederne il consenso, oppure in modo consensuale; tuttavia, laddove non vi fosse tale consenso, la Corte costituzionale escludeva che si potesse procedere a simili accertamenti.
Questo è il punto fondamentale che ci consente di recuperare un mezzo di ricerca della prova che è sicuramente irrinunciabile se si vogliono utilizzare tutte le potenzialità offerte dalle investigazioni scientifiche.
In questo provvedimento - anche attraverso una riflessione e uno studio approfondito Pag. 74in Commissione - sono state individuate garanzie che consentissero, appunto, di bilanciare l'invasività o, comunque, l'invasione della sfera personale del soggetto. Tali garanzie trovano il loro punto fondamentale nella presenza di un giudice al quale il pubblico ministero si deve rivolgere attraverso le forme del cosiddetto incidente probatorio. Tale giudice costituisce, quindi, l'elemento di garanzia fondamentale a tutela della sfera personale del soggetto sottoposto al test del DNA.
È evidente che questo testo, forse, può presentare qualche limite; lo abbiamo rimarcato in Commissione con alcuni emendamenti che non sono stati accolti e che, come gruppo di Forza Italia, non abbiamo ripresentato in Assemblea proprio perché volevamo privilegiare una rapida approvazione del provvedimento.
Un po' di scetticismo, forse, può nascere dalla parificazione tra la figura del soggetto indagato e del soggetto non indagato. Si tratta di una mancata distinzione perché se, chiaramente, si possono sacrificare alcune garanzie a fronte di un soggetto indagato (nei confronti del quale vi siano indizi di colpevolezza o, comunque, un fumus di notizie di reato), nel caso in cui il soggetto non sia indagato e non presti il consenso, non si possono porre, a base del provvedimento giudiziale, le medesime condizioni. Questa è una considerazione che abbiamo svolto in Commissione e che desidero rimettere all'esame dell'Assemblea in quanto non abbiamo presentato emendamenti al riguardo.
Tornando all'aspetto legato alla banca dati, ricordo anche che il Governo, in più circostanze, si è impegnato sotto questo profilo. Addirittura, il Garante della privacy - il professor Pizzetti - aveva evidenziato come il RIS di Parma, senza una normativa sulle banche dati, rischiava di muoversi molto spesso in uno spazio extra legem.
Ricordo, tra l'altro, che l'Italia ha aderito ad un Trattato internazionale che rende automatico, tra i Paesi dell'Unione europea, l'accesso alle banche dati del DNA.
Tra i 27 Stati membri dell'Unione europea, sono numerosi i Paesi che hanno sottoscritto tale accordo, proprio per agevolare uno scambio di documenti. Pertanto, sussiste, il rischio che, sotto questo profilo, l'Italia si trovi ad essere anche inadempiente nei confronti di altri Paesi europei.
Concludo, evidenziando come il provvedimento in discussione sia veramente fondamentale per agevolare i nostri inquirenti nella soluzione di casi che, fino ad oggi, potevano risultare veramente irrisolvibili.
Penso all'esperienza statunitense - nella quale l'analisi del codice del DNA ha trovato ingresso nel processo penale fin dal 1987 - dove, addirittura, si è arrivati ad emettere provvedimenti nei confronti di persone di cui non si conosceva il nome anagrafico ma solamente il codice genetico.
Abbiamo compiuto un importante passo in avanti e, pertanto, corre l'obbligo di ringraziare quei colleghi che con tenacia hanno portato avanti questa proposta, difendendola e migliorandola in Commissione. Ringraziamo il relatore e il presidente della Commissione che hanno accettato il confronto pur mantenendo comunque ferme le proprie valutazioni.
Detto questo, confermo il voto favorevole di Forza Italia che sarà un voto convinto a condizione che a breve - il sottosegretario ha evidenziato che ciò avverrà in tempi molto brevi, addirittura in settimana - il Consiglio dei Ministri affronti la tematica delle banche dati (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gambescia. Ne ha facoltà.

PAOLO GAMBESCIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, il provvedimento in discussione rappresenta una buona legge, perché è stata preparata insieme. Il lavoro in Commissione è stato proficuo, spesso ci siamo scontrati - come è giusto che sia - e siamo partiti da considerazioni diverse, Pag. 75avendo però in comune un'esigenza che ci è apparsa preminente rispetto alle divisioni: la necessità di colmare un vuoto legislativo, facendolo in fretta.
Tuttavia, allo stesso tempo, era necessario tenere conto, non solo dei progressi della scienza, ma anche delle preoccupazioni - che non sono solo nostre, solo italiane - perché gli accertamenti che la scienza oggi permette, ovviamente, fanno sorgere interrogativi quando si tratta di diritti individuali.
Il nostro lavoro è stato essenzialmente questo: predisporre una legge che permettesse gli accertamenti necessari per far fronte al crimine e che, nello stesso tempo, tutelasse i diritti individuali, costituzionalmente protetti.
Vede, onorevole Cota, questo provvedimento non ha lo scopo di censire gli immigrati - capisco il suo punto di vista sebbene non lo condivida - per fermarli, tagliare loro i capelli e creare una banca dati relativa agli immigrati. Esso si prefigge come obiettivo quello di individuare, se possibile, gli autori di reati punibili con l'ergastolo o con la reclusione superiore a tre anni e comunque non inferiore.
Si tratta di due cose completamente diverse. Vi è confusione sulla banca dati che dovrebbe garantire l'accertamento dell'identità di chi arriva in Italia, che è cosa completamente diversa rispetto alla banca dati che deve custodire gli elementi che portano all'identificazione di un assassino.
La mia preoccupazione è la stessa dei colleghi del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea: dobbiamo stare attenti e creare uno strumento che sia idoneo a tutelare, anche in questo caso, i diritti di chi arriva in Italia, e non solo di chi arriva, ma anche di coloro che passano per l'Italia e, nello stesso tempo, sia idoneo a tutelare i diritti dei residenti e dei cittadini che hanno la necessità, come ognuno di noi, di vedere protette la famiglia, le persone e le cose.
Si tratta di due aspetti completamente diversi, si fa una grande confusione perché quando si parla di banca dati ci si riferisce in genere a una sorta di Moloc senza confini e senza regole nella quale poi si può finire per mettere tutto. Dobbiamo evitarlo, ovviamente, ma in questo caso siamo di fronte ad un problema che riguarda la lotta alla criminalità.
Il provvedimento al nostro esame è rimasto in sospeso per dieci anni anche se nel 2005, per la verità, c'è stato un intervento della precedente maggioranza che, invece, ha consentito i prelievi per accertamenti da parte degli organi di polizia senza la tutela del giudice.
Noi abbiamo fatto un'operazione diversa che, mi pare, vada nella giusta direzione della tutela dei diritti costituzionalmente protetti e abbiamo detto che non si poteva fare così. Ecco perché mi meraviglio dell'atteggiamento del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea. Abbiamo fatto esattamente l'opposto e abbiamo detto che quanto ha fatto il centrodestra non ci piace, anche se il centrodestra, per la verità, ci ha seguito su questa strada quando si è trattato di discutere sulla tutela dei diritti. Abbiamo affermato che solo il magistrato può concedere l'autorizzazione; non può farlo nemmeno il pubblico ministero se non in casi eccezionali e, comunque, entro le successive 48 ore deve chiedere l'autorizzazione ad un giudice terzo.
Siamo andati nella direzione giusta: ce lo chiedono, non solo la lacuna legislativa, ma anche l'Europa. Infatti discutiamo di polizia europea, di come le polizie si scambino i dati e vi sono Paesi che sono molto più avanti di noi su questo terreno.
Dobbiamo quindi far fronte a necessità che riguardano la collettività, non solo europea, nel suo complesso. Infatti, i delitti e coloro che commettono reati non si fermano alle frontiere. Non esiste una sbarra che consente ad un delinquente di rimanere in Francia e ad un altro in Italia.
Dovevamo fare un lavoro che andasse in questa direzione e crediamo di averlo fatto. Confermando il voto favorevole del gruppo L'Ulivo sul provvedimento in discussione ringrazio anche l'opposizione Pag. 76per il contributo fornito e ringrazio il presidente della Commissione e la Commissione medesima che hanno svolto un lavoro di cucitura essenziale perché il provvedimento era delicato. Credo che alla fine il risultato sia quello di una buona legge (Applausi dei deputati del gruppo de l'Ulivo).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

FEDERICO PALOMBA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA, Relatore. Signor Presidente vorrei sottolineare il clima di massima collaborazione che ha caratterizzato i lavori della Commissione. Desidero ringraziare il presidente della Commissione Pisicchio, il Comitato dei nove e tutti i commissari, nonché il Governo per la collaborazione efficace a questo obiettivo.

(Coordinamento formale - A.C. 782-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 782-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 782-A, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Modifiche al codice di procedura penale in materia di accertamenti tecnici idonei ad incidere sulla libertà personale) (782-A):

(Presenti 441
Votanti 398
Astenuti 43
Maggioranza 200
Hanno votato
397
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Turco ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi.
Sono così assorbiti i concorrenti progetti di legge nn. 809 e 1967.

Seguito della discussione del disegno di legge: Modernizzazione, efficienza delle Amministrazioni pubbliche e riduzione degli oneri burocratici per i cittadini e per le imprese (A.C. 2161-A); e delle abbinate proposte di legge Pedica ed altri; Nicola Rossi ed altri; La Loggia e Ferrigno (A.C. 1505-1588-1688) (ore 19,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Modernizzazione, efficienza delle Amministrazioni pubbliche e riduzione degli oneri burocratici per i cittadini e per le imprese; e delle abbinate proposte di legge di iniziativa dei deputati Pedica ed altri; Nicola Rossi ed altri; La Loggia e Ferrigno.
Ricordo che nella seduta del 18 giugno 2007 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
Per dare certezza ai colleghi in ordine all'andamento dei nostri lavori, avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, nel prosieguo della seduta non avranno luogo ulteriori votazioni.

Pag. 77

(Esame degli articoli - A.C. 2161-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge, nel testo della Commissione.
Avverto che la Commissione bilancio ha espresso il prescritto parere, distribuito in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 2161 sezione 2).
Prima di procedere alle dichiarazioni di inammissibilità, la Presidenza ritiene opportuno svolgere alcune considerazioni di carattere preliminare. Osservo che per l'esame in Assemblea sono state presentate numerose proposte emendative ulteriori rispetto a quelle presentate in Commissione.

MARCO BOATO. Presidente, non si sente nulla!

PRESIDENTE. Non dipende dalla Presidenza. La Presidenza invita a ristabilire un clima di raccolto silenzio.
A tale riguardo ricordo che l'articolo 86, comma 1, del Regolamento - costantemente osservato dalla Presidenza nel corso delle legislature - prevede che gli emendamenti siano, di regola, presentati e svolti nelle Commissioni e che possano comunque essere presentati in Assemblea nuovi emendamenti purché nell'ambito degli argomenti già considerati nel testo o negli emendamenti presentati e giudicati ammissibili in Commissione.
Come è noto la ratio della norma - che essendo posta a garanzia del procedimento è rivolta alla tutela di tutti i deputati - è quella di evitare che attraverso singoli emendamenti vengano introdotti in Assemblea argomenti che non abbiano avuto un'adeguata istruttoria in Commissione.
Molti tra i nuovi emendamenti presentati per l'Assemblea non rispondono ai criteri di ammissibilità enunciati dal Regolamento, cui si è appena fatto cenno.
Alcuni attengono a materie che non sono di competenza della Commissione che ha proceduto in sede referente (si fa riferimento, per esempio, a quelli vertenti sul pubblico impiego). Altri (come è il caso degli emendamenti sui costi delle pubbliche amministrazioni e della politica) attengono a materie per le quali sono in corso approfondimenti, anche presso la Commissione Affari costituzionali, ma nell'ambito di procedimenti diversi.
Ove la Presidenza ne consentisse l'esame nell'ambito di questo procedimento, verrebbe evidentemente menomata la possibilità per gli altri deputati (che facendo affidamento sull'applicazione delle norme regolamentari si sono astenuti dalla presentazione di proprie proposte su materie non presenti nel testo) di presentare, a loro volta, specifiche proposte su tali questioni e di sottoporle all'esame dell'Assemblea.
Alla luce di tali osservazioni, la Presidenza ha ritenuto di attenersi alla costante interpretazione delle norme regolamentari sopra richiamate, non ammettendo alla votazione gli emendamenti che non rispondono ai principi da esse enunciati.
Ciò detto, rimane - ovviamente - ferma la possibilità per ciascun deputato di esercitare la propria iniziativa legislativa attraverso la presentazione di specifiche proposte di legge.
Avverto, dunque, che, ai sensi dell'articolo 86, comma 1, e dell'articolo 89 del Regolamento, la Presidenza non ritiene ammissibile il seguente emendamento, già dichiarato inammissibile in Commissione: Boscetto 18.09, in quanto volto a modificare i criteri di scelta del presidente del Collegio dei revisori degli enti locali con l'inserimento di dirigenti di Ministeri o di autorità indipendenti.
Avverto, inoltre, che la Presidenza, ai sensi delle richiamate previsioni regolamentari, non ritiene ammissibili le seguenti ulteriori proposte emendative non previamente presentate in Commissione: l'emendamento Di Gioia 8.73, che consente ad alcuni dirigenti di seconda fascia delle amministrazioni pubbliche, titolari della qualifica di dirigente superiore alla data dell'istituzione del ruolo unico dei dirigenti, di ottenere nuovamente tale qualifica; l'articolo aggiuntivo La Russa 8.035 (Nuova formulazione), in materia di trattamento economico dei dirigenti dello Pag. 78Stato collocati fuori ruolo o comandati; gli articoli aggiuntivi Cota 8.020 e 8.021, volti a novellare gli articoli 97 e 98 del testo unico degli enti locali in materia di disciplina applicabile ai comuni con riferimento ai segretari comunali; l'articolo aggiuntivo Crisci 8.037, volto a novellare il comma 680 dell'articolo unico della legge finanziaria per il 2007, relativo alla disciplina del patto di stabilità interno; l'articolo aggiuntivo D'Alia 9.030, in materia di termini per l'impugnazione davanti al giudice amministrativo dei provvedimenti in materia di rapporto di pubblico impiego; l'articolo aggiuntivo Giovanardi 9.031, volto ad estendere a tutti i magistrati - a prescindere dalla circostanza del conferimento di incarichi direttivi, come previsto attualmente - le disposizioni che prevedono per i magistrati un allungamento della carriera pari alla durata della sospensione dal servizio ingiustamente subita; l'emendamento D'Alia 10.76, che prevede il trasferimento di magistrati ordinari e contabili e di avvocati dello Stato nel ruolo dei magistrati amministrativi regionali per finalità connesse allo svolgimento di lavoro pregresso; l'emendamento D'Alia 10.77, volto ad autorizzare l'Avvocatura dello Stato ad assumere il patrocinio di enti locali e società a prevalente partecipazione pubblica; l'emendamento D'Alia 10.78, il quale prevede che le università possano procedere alla chiamata di magistrati e avvocati dello Stato per l'insegnamento di materie giuridiche; gli articoli aggiuntivi Mura 10.036 e 10.030, volti a conferire una delega legislativa al Governo per la redazione del codice di procedura per i giudizi innanzi alla Corte dei conti; l'articolo aggiuntivo Borghesi 10.031, che prevede in capo a tutti i soggetti pubblici l'obbligo di pubblicare negli atti ufficiali e sul sito Internet le retribuzioni complessive dei propri amministratori e dei consulenti; l'emendamento Bafile 16.020, volto a modificare l'articolo 16 della legge n. 91 del 1992, in materia di acquisto della cittadinanza italiana da parte dei figli; gli articoli aggiuntivi Costantini 18.038, 18.030, limitatamente ai capoversi 5-quinquies e 5-sexies, 18.034 e 18.035, che modificano l'articolo 113 del testo unico degli enti locali, con specifico riferimento alla costituzione da parte degli stessi di soggetti (consorzi, società per azioni, eccetera) cui affidare l'esercizio di servizi pubblici locali; l'articolo aggiuntivo Baldelli 18.078, in materia di assunzione degli idonei nei concorsi pubblici e di reclutamento di nuovo personale; Sanza 18.032 e Tassone 18.076 e 18.077, che prevedono la possibilità per il personale non dirigente comandato di essere immesso nel ruolo delle amministrazioni di destinazione; l'articolo aggiuntivo Borghesi 18.020, volto a ridurre i componenti degli organi di società a partecipazione pubblica e a individuare limiti per l'assunzione di partecipazioni azionarie da parte degli enti locali; a pagina 95, l'articolo aggiuntivo Bocchino 18.021, in materia di disciplina degli uffici di diretta collaborazione dei ministri, con riferimento ai soggetti che possono ricoprire incarichi nell'ambito dei medesimi; gli articoli aggiuntivi Giudice 18.073 e 18.075, volti, rispettivamente, a consentire la stabilizzazione di personale precario in servizio presso le università e nelle regioni; l'articolo aggiuntivo Giudice 18.074, volto a disciplinare i trasferimenti economici connessi con i nuovi inquadramenti, nell'ambito del relativo piano organico di mobilità, dei docenti inidonei all'insegnamento, ai sensi del comma 608 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007.
Avverto, inoltre, che la Presidenza non ritiene ammissibile, a pagina 76, l'articolo aggiuntivo Costantini 10.034, volto a modificare in modo frammentario e parziale disposizioni contenute in atti normativi non aventi forza di legge, in particolare nel regolamento, di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 260 del 1998, in materia di danno erariale (Vedi l'allegato A - A.C. 2161 sezione 1).

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 2161-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2161 sezione 3).Pag. 79
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Incostante. Ne ha facoltà.

MARIA FORTUNA INCOSTANTE. Signor Presidente, colleghi, sottosegretario, nell'affrontare la discussione sul complesso delle proposte emendative presentate al provvedimento al nostro esame, vorrei svolgere alcune considerazioni più generali sul disegno nel quale si inquadra questo provvedimento relativo alla pubblica amministrazione.
Già il titolo del provvedimento in parola - modernizzazione ed efficienza della pubblica amministrazione - indica l'esistenza di un disegno più generale nel quale, appunto, detto provvedimento si va ad incardinare.
Se per un attimo consideriamo la pubblica amministrazione non come un elemento di burocrazia nel nostro Paese - come spesso avviene in tanti dibattiti, anche competenti -, ma come un fattore di sviluppo, capiremo quanto e come sia necessario modernizzare la pubblica amministrazione come uno dei fattori di crescita dell'Italia.
Posso solo fornire un dato, da questo punto di vista: l'Italia, rispetto ad altri Paesi europei, attrae di meno gli investimenti esteri. Uno dei fattori che potremmo definire di diseconomia per cui gli investimenti esteri risultano meno attratti è appunto l'inefficienza e, talvolta, anche l'incompetenza di tante pubbliche amministrazioni: i tempi, ciò che chiamiamo burocrazia e le difficoltà, anche per i cittadini stessi, di essere certi dei loro diritti e dei procedimenti di cui sono interessati.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 19,25)

MARIA FORTUNA INCOSTANTE. Ciò vale per i cittadini, ma anche per le imprese e i tanti soggetti economici e sociali.
Ecco perché il fattore di modernizzazione della pubblica amministrazione è un elemento di sviluppo dell'economia del Paese, che deve essere assolutamente riconsiderato come prioritario nell'azione del Governo - mi pare che questo sia l'intento -, mettendo fine ad una discussione un po' sterile sui pesi o sui costi della burocrazia.
Tutti, infatti, chiediamo alla pubblica amministrazione non soltanto l'adozione di atti, ma anche di fornire servizi e mettere in campo procedure ed azioni sempre più complesse dal punto di vista istituzionale e degli effetti dei provvedimenti stessi. Credo, allora, che alla pubblica amministrazione dobbiamo sempre più guardare come ad un fattore che può colmare, se modernizzata, il gap che divide l'Italia dal resto dell'Europa, in particolare con riguardo a quella parte del Paese, il Sud, in cui la pubblica amministrazione ancora di più, talvolta, rappresenta un fattore di diseconomia proprio per quanto riguarda gli investimenti.
È alla nostra attenzione, quindi, il tema del rinnovamento della pubblica amministrazione, così come testimoniano il provvedimento al nostro esame, il lavoro svolto in Commissione e il contributo che i tanti emendamenti presentati arrecheranno nel corso della discussione in Aula, naturalmente sempre in tale direzione orientati.
Credo che, anche dal punto di vista politico, dovremmo considerare la pubblica amministrazione con un atteggiamento nuovo e moderno, così come emerge anche dalle discussioni svolte e come mi sembra siano orientati complessivamente il Governo, l'azione del Ministro e di tutto il Ministero.
La politica in genere, infatti, ha considerato la pubblica amministrazione come un terreno di assistenzialismo e di invadenza della politica stessa o come un terreno in cui consolidare e mantenere corporativismo e falsi garantismi.
Credo che, da questo punto di vista, mettendo insieme dinamismo, certezza, trasparenza e garanzie, dobbiamo considerare la pubblica amministrazione come un fattore cruciale, uno dei pilastri portanti di un Paese moderno, lavorando Pag. 80quindi affinché la pubblica amministrazione diventi efficiente e competente.
Credo che ciò rappresenti non solo un fattore di sviluppo - come ho detto - ma anche un fattore di garanzia democratica: quando gli apparati sono competenti, infatti, essi sono sottratti in misura maggiore ad un potere politico invadente che cerchi di piegare la pubblica amministrazione.
E la pubblica amministrazione, in questo senso neutrale, può essere sicuramente nei suoi procedimenti e nelle sue procedure, nonché nei propri atti, garanzia di democrazia per tutti i cittadini al di là, appunto, delle maggioranze che governano.
Occorre vincere, quindi, al tempo stesso corporativismi e falsi garantismi, puntando decisamente sull'efficienza e sulla competenza. Credo che alcuni elementi contenuti nel provvedimento in esame vanno, sicuramente, in tale direzione.
Si è molto discusso e si discuterà in occasione dell'esame degli emendamenti - ma già in altre fasi si è svolta una discussione in tal senso - sul tema della valutazione, sulla cultura della valutazione della pubblica amministrazione. Si tratta di un argomento su cui vi sono stati anche tanti fraintendimenti, ma successivamente il lavoro del relatore, della Commissione e del Governo, è riuscito a recuperare anche una buona sintesi, da questo punto di vista. Insomma, credo che dobbiamo procedere anche oltre.
Infatti, non vi è dubbio che la valutazione è affidata ai dirigenti e che sia compito specifico di ogni singola amministrazione, ma è altrettanto vero che un Ministero che si propone di rinnovare la pubblica amministrazione debba, dal punto di vista culturale, strumentale e tecnico, avere un confronto tra le pratiche messe in atto sulla valutazione delle pubbliche amministrazioni, costruire un confronto culturale e tecnico sui temi delle performance che le pubbliche amministrazioni possono mettere in campo rispetto ai vari servizi erogati e ai vari procedimenti. Ciò non avviene per penalizzare una singola persona o un determinato dirigente, anzi tutt'altro (non è e non è stato questo lo spirito dell'articolo contenuto nel provvedimento), ma piuttosto tende a costruire una cultura della valutazione, che si coniuga con la cultura dell'efficienza e della trasparenza.
Dobbiamo ammettere che in tante pubbliche amministrazioni i nuclei di valutazione sono spesso sottovalutati e il controllo di gestione non sempre è attuato, mentre in tante altre pubbliche amministrazioni questi diventano elementi essenziali di efficienza e di trasparenza. Dobbiamo cercare di uniformare, nel Paese, questa cultura e perciò lavorare, dal Ministero della funzione pubblica e dell'innovazione, in tale direzione.
Per concludere, voglio segnalare alcune questioni a cui si riferiscono anche emendamenti, quali i tempi certi, lo snellimento delle procedure, la responsabilità dei dirigenti, l'informatizzazione di settori come il protocollo e insisto anche sul fatto che ancora di più dobbiamo investire anche in termini di competenze e di risorse, perché è condivisibile avviarci alla stabilizzazione e rompere un costume che si è generato negli anni, impedendo alle pubbliche amministrazione di assumere ma, al tempo stesso, consentendo di concludere contratti a tempo determinato. Questa vicenda ha creato una situazione di grave precarietà protratta per troppo tempo.
Quindi, è accettabile sanare tale aspetto ma è giusto anche investire molto sulla cultura dei dirigenti e dei funzionari all'interno della pubblica amministrazione, che ritengo un fattore essenziale per ripristinare la trasparenza delle pubbliche amministrazioni, per essere anche all'altezza - e mi avvio a concludere - delle tante e nuove competenze che le pubbliche amministrazioni hanno assunto.
Dopo la riforma costituzionale, ma anche precedentemente con le cosiddette leggi Bassanini, non ci troviamo più di fronte a pubbliche amministrazioni che producono atti. Esse svolgono funzioni di governo sul territorio e devono essere competenti per mettere insieme reti, relazioni, soggetti sociali e, quindi, devono sicuramente svecchiarsi e non essere più produttrici di carte ma di processi e devono raggiungere obiettivi.

Pag. 81

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rocchi. Ne ha facoltà.

AUGUSTO ROCCHI. Signor Presidente, sottosegretari, colleghi, in occasione della discussione sul complesso degli emendamenti credo che mi permetterete, brevemente, di soffermarmi su alcune valutazioni di carattere generale e su un punto specifico. Le osservazioni di carattere generale sono costituite dalla considerazione che già il titolo del provvedimento indica la scelta che si effettua.
La scelta è considerare il ruolo del pubblico, delle strutture pubbliche e dell'amministrazione pubblica, strategicamente importante, da una parte per le politiche di sviluppo generale del Paese, e dall'altra, per le politiche sociali del Paese stesso. Quindi, se mi permettete, di fronte alle sbronze ideologiche del totale liberismo di mercato, si torna necessariamente e più giustamente a ritenere che senza un ruolo positivo, dinamico, efficiente e socialmente giusto della pubblica amministrazione è difficile che un Paese possa avere politiche di sviluppo qualificati, efficaci e capaci di determinare una crescita complessiva. Contemporaneamente, parlare di pubblica amministrazione vuol dire riferirsi a molti servizi che vengono forniti ai cittadini e che non riguardano soltanto pratiche di Governo o problemi del territorio di tipo urbanistico o di altro genere, ma anche pratiche di servizi ai cittadini essenziali alla vita delle persone.
Quindi, penso che proprio chi ha a cuore la risposta ai soggetti più deboli della società sa che una pubblica amministrazione efficace ed efficiente è uno strumento importante proprio per costoro. Altri possono trovare le risposte in altro modo, pagandosele, ma molti cittadini, molte famiglie e molti lavoratori e lavoratrici senza servizi pubblici qualificati ed efficaci, offerti come risposte ai problemi di vita, si troverebbero in una situazione di grande difficoltà. Ci troviamo a riaffermare un ruolo di importanza strategica della pubblica amministrazione. Affrontarlo, partendo dal citato presupposto, significa sapere che vi è una pluralità di strumenti e di campi di intervento, dai modelli organizzativi alla capacità di realizzare la valorizzazione delle risorse umane.
Mi sconcerta che nella discussione nessuno sottolinei mai il fatto che - se il lavoro nella pubblica amministrazione è strategico (per quanto ho detto in precedenza) - la retribuzione e le condizioni del lavoro della pubblica amministrazione nel nostro Paese siano tra le più arretrate d'Europa; intendo dal punto di vista dei livelli delle retribuzioni, dei livelli di valorizzazione delle professionalità ed altro.
Si fanno le campagne sui «lazzaroni» e si dimentica, per l'appunto, che molte volte la valorizzazione della professionalità, delle capacità e delle risorse umane della pubblica amministrazione, sono mortificate dalle condizioni materiali in cui molte persone vivono e, lo vorrei aggiungere, molte volte, dal cattivo vezzo di proliferare sul terreno delle consulenze esterne anziché valorizzare pienamente le risorse interne alla pubblica amministrazione, magari di dirigenti o dei medi ed alti livelli di professionalità che nella pubblica amministrazione stessa vi sono. Le modalità e le strutture organizzative, la valorizzazione delle risorse umane e, insieme a ciò, anche la capacità di realizzare una corretta valutazione di efficienza ed efficacia dell'azione e dei risultati della stessa, per l'appunto, non possono ridursi in modo semplicistico alla valutazione del singolo lavoratore o lavoratrice, la cui posizione è normata dai contratti e dagli accordi tra le parti raggiunti, come nel mondo del lavoro privato, sui ricordati aspetti.
Penso che il relatore, il Governo e la Commissione abbiano svolto un buon lavoro (proprio su questo che è un nodo delicato, che ha visto confrontarsi opinioni profondamente diverse), giungendo alla stesura del testo presente negli emendamenti della Commissione stessa. Tale testo affronta correttamente il tanto discusso tema di autorità o di soggetti terzi, che avrebbero dovuto dare criteri e compiti di valutazione, diventando soggetti che possono contribuire all'elaborazione e all'individuazione, Pag. 82attraverso ricerche e proposte tese ad essere offerte alle parti, di soluzioni migliorative dell'efficacia dell'azione della pubblica amministrazione.
Quindi, stiamo esaminando un provvedimento che, attraverso un emendamento della Commissione e il buon lavoro svolto, può rappresentare un punto di arrivo equilibrato, importante e positivo sul quale innestare un lavoro - lo ripeto - complesso (che non dipenderà solo dal provvedimento in esame), per ridare alla qualità e all'efficienza dell'amministrazione pubblica, anche attraverso la valorizzazione e le qualificazioni delle proprie risorse, un miglior servizio allo sviluppo del Paese e alla qualità della vita dei cittadini e delle cittadine italiani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Buffo. Ne ha facoltà.

GLORIA BUFFO. Signor Presidente, sappiamo tutti - non solo in quest'aula, lo sanno bene gli italiani - quanto è importante la pubblica amministrazione. Uno Stato che funziona fa pagare le tasse a tutti (quindi, ne dovrebbe far pagare meno a chi le ha sempre pagate); uno Stato che funziona fornisce buoni servizi (a partire dei servizi sociali, che garantiscono i diritti di cittadinanza fondamentali); uno Stato che funziona sa dotarsi di una pubblica amministrazione giusta - perché imparziale - ed efficiente. Non vorrei che ci concentrassimo solo sull'efficienza, dimenticando che l'imparzialità è essenziale. Tutto ciò non corrisponde solo ai bisogni dei cittadini o dell'economia.
Tuttavia, se davvero i diritti si rendono effettivi ed esigibili da parte di tutti, si rende anche un servizio alla democrazia. Infatti, quando la cosa pubblica è degna di stima e di cura da parte dei cittadini e di chi vi opera, sicuramente la democrazia gode di migliore salute, non è rilevante solo la competitività. Lo dico per quanti insistono fortemente sul punto: penso che la democrazia debba starci a cuore quanto e più della competitività. Meno burocrazia, più responsabilità: questo mi sembra - se dovessi indicare uno slogan - il filo conduttore del provvedimento al nostro esame, che contiene molte scelte positive. Esso prevede, infatti, la definizione della certezza dei tempi per le procedure, la responsabilizzazione dei dirigenti delle singole amministrazioni, meccanismi che garantiscano una trasparenza che oggi qualche volta non c'è, norme che prevedono il risarcimento del danno eventuale all'utente che sia penalizzato da un cattivo funzionamento della pubblica amministrazione e, infine, l'estensione di tali principi anche ai gestori pubblici e privati dei servizi di pubblica utilità. Ancora oggi sappiamo che troppi italiani debbono combattere quotidianamente con l'organizzazione della pubblica amministrazione, anziché potersene avvalere. Tale organizzazione, infatti, è arretrata, a volte barocca e ridondante e va sicuramente riformata. Tuttavia, tengo a precisare, a nome del mio gruppo, che questa riforma non può essere fatta a danno di chi lavora nella pubblica amministrazione, perché sarebbe un'idea improduttiva e sbagliata. Occorre un'alleanza che si faccia forte dell'impegno di tutti coloro che debbono far vivere - e che naturalmente sono chiamati ad una responsabilità in merito - ogni giorno centinaia di migliaia di postazioni dove lo Stato e il cittadino si incontrano. Nel corso della discussione sulle linee generali, anche in Commissione, si è posta molta attenzione alla questione della cosiddetta commissione.
La mia parte politica, ma anche altre parti politiche e altri gruppi, avevano criticato l'impianto inizialmente previsto per tale commissione, perché non aveva né i caratteri di autonomia (assolutamente necessari) e di terzietà, né la definizione di commissione conteneva in sé la premessa e la promessa, da mantenere, dell'efficacia. Cinque «soloni», che nel vuoto dovevano medicare ogni guaio della pubblica amministrazione italiana, costituivano chiaramente un'ipotesi inverosimile. Tale ipotesi contraddiceva, tra l'altro, un memorandum sottoscritto dal Governo e dalle parti sociali, anche se tutti sappiamo e siamo convinti che il Parlamento è, e sempre deve essere, sovrano e autonomo. Mi sembra, Pag. 83per andare alla sostanza, che la formulazione dell'emendamento che la Commissione di merito propone sulla questione della commissione possa sciogliere positivamente alcuni dei nodi che ho indicato. Restano aspetti da migliorare, che illustreremo nel corso dell'esame degli emendamenti che abbiamo presentato come gruppo, con l'obiettivo, non così banale, di evitare sovrapposizioni tra la ricordata commissione ed altri organismi già previsti.
Onorevoli colleghi, quando parliamo di semplificazione, in questo caso della pubblica amministrazione, dobbiamo evitare - almeno noi - di complicare le cose con le leggi, magari attribuendo alla menzionata commissione gli stessi compiti di altri organismi già previsti. Ritengo che sarebbe straordinariamente importante che, sotto la bandiera della semplificazione, noi stessi parlamentari, nel nostro lavoro, ogni giorno, in ogni provvedimento facessimo attenzione a non complicare, attraverso le norme, procedure che molto spesso sono già difficili in sé. Credo che le parole «merito» ed «efficienza» siano a volte usate a sproposito; in ogni caso, a noi viene chiesto di perseguirle. I miglioramenti che noi proporremo servono a far sì che questo provvedimento semplifichi e non proponga organismi che si accompagnano - fotocopiano, si sovrappongono o si affiancano - ad altre funzioni già previste nel nostro ordinamento. Ritengo che evitare ai cittadini la via crucis, qualsiasi via crucis, sia un comandamento per noi. Cerchiamo anche noi, con il nostro lavoro, di semplificare le cose a chi deve necessariamente organizzare la pubblica amministrazione e deve cercare di farlo con gli obiettivi che questo provvedimento indica, attraverso procedure che aiutino la trasparenza e la semplicità, non che aggravino le cose (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato De Corato. Ne ha facoltà.

RICCARDO DE CORATO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, vorrei svolgere alcune considerazioni generali riguardanti gli emendamenti presentati all'articolo 1. Concordiamo sulla necessità di tutelare il cittadino e le imprese, attraverso una serie di norme che migliorino l'efficienza della pubblica amministrazione e crediamo che la semplificazione e l'accelerazione dei tempi e delle modalità di svolgimento dell'attività amministrativa siano segno di civiltà e di modernità. Più volte, negli ultimi anni, si è intervenuti in questa materia, senza riuscire ad affrontare la situazione in modo organico e complessivo. Non c'è dubbio che il settore del pubblico impiego abbia bisogno di un intervento legislativo definitivo e per questo motivo condividiamo l'intenzione di questo provvedimento. Anche questa volta, però, sembra che non si sia riusciti a pensare ad una riforma profonda e generale. Il complesso sistema di misure presentate all'interno del disegno di legge del Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione non sembra adatto al raggiungimento di tale ambizioso obiettivo. Non mancano, in questo provvedimento, singoli aspetti positivi, ma nel complesso esso non risulta del tutto convincente. Stando così le cose, potremmo trovarci tra qualche anno a discutere, ancora una volta, degli stessi irrisolti problemi, a causa di un provvedimento che non è stato in grado di penetrare nelle maglie della questione, ma solo di sfiorarla in superficie.
Ecco perché sarebbe stato più opportuno affrontare alcuni aspetti separatamente con provvedimenti specifici.
Il disegno di legge in esame si caratterizza per la sua eterogeneità; le materie disciplinate sono numerose, così come gli ambiti trattati sono tra loro molto differenziati dando luogo a una vastità che rende difficile orientarsi all'interno di disposizioni tanto eterogenee. Sarebbe stato opportuno trattare singolarmente molte delle materie affrontate nel disegno di legge, in modo da garantire senza dubbio quella chiarezza, semplicità e comprensibilità Pag. 84che sono il fine ultimo dello stesso provvedimento. Molti temi avrebbero potuto costituire l'oggetto di provvedimenti ad hoc; invece, si è scelta la strada di riunire in un unico disegno di legge le diverse tipologie di intervento, rendendo complessa l'analisi approfondita del testo in tutte le sue diverse angolazioni.
Pertanto, pur condividendo le motivazioni del provvedimento in esame, non posso che esprimere perplessità per la sua evidente eterogeneità e inorganicità che impediscono alle diverse materie di essere oggetto della dovuta attenzione. Ad esempio, se si vuole affrontare veramente il tema della modernizzazione e di una maggiore efficienza della pubblica amministrazione, non possiamo certo prescindere dal rapporto con i dipendenti, dalla loro retribuzione, dalle nuove forme di contratto e dall'analisi della produttività, perché gli aspetti concernenti la contrattazione nel pubblico impiego e l'incentivazione alla produttività rappresentano senza dubbio il nodo cruciale della questione.
Nel nostro Paese è costume considerare il posto pubblico come una vera e propria fortuna, al riparo da ogni rischio; ebbene, è ora che si lavori per cambiare tale mentalità anche perché numerose indagini hanno denunciato situazioni al limite, e chi, come me, lavora da anni nella pubblica amministrazione, oltre a toccare con mano ogni giorno il valido lavoro di tutte quelle persone che si spendono per migliorare la cosa pubblica e i servizi al cittadino, conosce - purtroppo - anche il lassismo di molti altri.
Se non s'interviene in modo incisivo, rischiamo che oltre al peggioramento della qualità dei servizi offerti, crescano sempre di più la sfiducia e l'insoddisfazione che vivono in questo momento la maggior parte dei nostri concittadini. Inoltre, se è pur vero che adesso la stessa politica è sotto i riflettori, perché accusata di sprechi e inefficienze, migliorare una pubblica amministrazione, sicuramente inadeguata, sarebbe un segnale importante.
Non entrerò nel merito della questione, ma riguardo alla creazione di un'autorità indipendente e autonoma sulla valutazione dei dipendenti della pubblica amministrazione, rilevo come le parti sindacali abbiano condizionato, in sede di Commissione, una parte della maggioranza che si è fatta portavoce di richieste ferme e decise. A tal proposito, non escludiamo il confronto con le parti coinvolte, ma rifiutiamo un modello di continue concertazioni che allungano oltre modo l'iter di un provvedimento, in molti casi impedendone una serena valutazione.
Il Parlamento e il Governo devono essere scevri da condizionamenti e liberi di portare avanti una riforma importante come questa, altrimenti si rischia di imbavagliare l'attività legislativa. Non possiamo negare che ciò sia già accaduto in molte altre occasioni.
Come ho affermato inizialmente, condividiamo la necessità di un intervento legislativo nel settore della pubblica amministrazione, dato che il settore pubblico costituisce la risposta alle necessità di tutti i cittadini con un insieme di servizi che, spesso, vengono offerti soprattutto ai più deboli, i quali non hanno altra scelta se non quella di affidarsi alle istituzioni. L'efficienza delle strutture e dei suoi dipendenti è, pertanto, un requisito fondamentale affinché l'amministrazione sia un sostegno valido per tutta la popolazione, fornendo quelle risposte alle quali ogni cittadino ha diritto, dal momento che paga le tasse.
Ci auguriamo quindi, signora rappresentante del Governo, che si possa proseguire con un confronto aperto sugli emendamenti per portare avanti la migliore delle leggi possibili, anche perché, come lei sa, la pubblica amministrazione riflette in qualche modo l'immagine di uno Stato e delle sue ambizioni più alte, e l'Italia è ormai chiamata dall'Unione europea e dai suoi cittadini a uno standard sempre più alto di efficienza e qualità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Costantini. Ne ha facoltà.

CARLO COSTANTINI. Signor Presidente, consideriamo con grande favore e interesse tutti gli interventi che mirano a Pag. 85razionalizzare e a rendere più efficace e più efficiente l'azione della pubblica amministrazione, ma già durante i lavori in Commissione abbiamo sollevato un dubbio, una perplessità alla quale non è stata fornita una risposta completa: cos'è, oggi, una pubblica amministrazione? È un soggetto di diritto pubblico, un ente pubblico, un comune, una regione, lo Stato o è piuttosto il soggetto, anche di diritto privato, che esercita un'attività amministrativa? Se ci poniamo dalla parte dei cittadini e delle imprese, oggi è indifferente che l'attività amministrativa sia esercitata da un soggetto pubblico o privato. Perciò consideriamo opportuno - e per tale ragione abbiamo presentato alcune proposte emendative - cambiare l'approccio: non è necessario soltanto intervenire sulla pubblica amministrazione in senso stretto, è molto più importante intervenire sull'esercizio dell'attività amministrativa. Infatti, conosciamo tutti le scelte - molto spesso dissennate - di moltissime pubbliche amministrazioni, che hanno deciso di esternalizzare la gestione di attività amministrative, trasferendole a soggetti di diritto privato.
Quindi, insistere sull'esigenza di modernizzare la pubblica amministrazione, non considerando che oggi una gran parte dell'attività amministrativa non è più esercitata dalla pubblica amministrazione in senso stretto, perché è stata trasferita all'esterno, in capo a soggetti di diritto privato, è un errore: è la ragione per cui abbiamo presentato una serie di proposte emendative, che non fanno altro che recepire la giurisprudenza costante di tribunali amministrativi regionali e del Consiglio di Stato. Porto l'esempio del diritto di accesso agli atti di società di diritto privato che esercitano un'attività amministrativa: tali società, su tutto il territorio nazionale, continuano a negare il diritto di accesso ai cittadini, agli utenti ed ai consumatori. Costoro sono costretti, in ogni occasione, a rivolgersi al TAR e, successivamente, al Consiglio di Stato. Il Consiglio di Stato ormai, in un'innumerevole serie di casi, ha riconosciuto il diritto d'accesso a cittadini e consumatori.
Abbiamo presentato un emendamento che mira ad estendere tutte le norme sul procedimento amministrativo anche ai soggetti di diritto privato, quando esercitano un'attività amministrativa, proprio per far sì che la natura del soggetto che esercita l'attività diventi molto meno importante rispetto al tipo di attività esercitata. È anche questa la ragione per la quale abbiamo presentato una proposta di modifica dell'articolo 50 del codice delle amministrazioni digitali, al fine di vincolare anche tali soggetti all'istituzione di propri siti Internet accessibili, trasparenti e fruibili. Infatti, quella stessa attività che, fino a qualche anno fa, veniva esercitata dalle pubbliche amministrazioni, oggi è stata trasferita in capo a soggetti di diritto privato e non vorremmo che tali processi di esternalizzazione fossero stati attuati, in molte occasioni, proprio per eludere le norme, proprio per usufruire della capacità e della libertà di azione che la Società per azioni e la Società a responsabilità limitata consentono, rispetto ai vincoli procedurali ai quali sono sottoposte le pubbliche amministrazioni. Si tratta di un metodo e di un contributo che abbiamo voluto fornire attraverso alcune proposte emendative (in parte sono state recepite, altre speriamo che lo possano essere durante la discussione in Assemblea), perché l'approccio non deve essere quello astratto di chi considera il soggetto da riformare: l'approccio deve essere concreto e deve essere attuato dopo aver valutato quale sia l'impatto dell'attività amministrativa nei confronti dei cittadini e delle imprese. Se nella situazione attuale, con l'articolo 113 del testo unico degli enti locali, che tarda ad essere riformato, ci rendiamo conto del fatto che, nella stragrande maggioranza del Paese, l'intera gestione dei servizi pubblici locali è delegata, trasferita ed esternalizzata a soggetti di diritto privato, capiamo che modernizzare la pubblica amministrazione senza considerare tale nuova realtà, di fatto costituisce un errore.
Abbiamo presentato anche proposte emendative che tendono a definire il destino del personale delle pubbliche amministrazioni, quando la gestione dei servizi Pag. 86viene trasferita all'esterno, a soggetti di diritto privato. In precedenza ho ascoltato le dichiarazioni di inammissibilità del Presidente, che ha dichiarato ammissibile una parte, quella che vincola l'ente pubblico che decide di esternalizzare il servizio, a trasferire insieme con il servizio tutta la dotazione di personale dipendente; infatti, in moltissimi casi e realtà presenti sul territorio nazionale, abbiamo assistito al trasferimento della sola gestione del servizio: il personale è rimasto in carico all'ente locale a «girarsi i pollici» e le società hanno assunto, senza concorsi, tutto il personale che prima era impegnato all'interno della pubblica amministrazione.
Il primo capoverso dell'articolo aggiuntivo Costantini 18.030 è stato dichiarato ammissibile, cioè quello che vincola la pubblica amministrazione ad un accordo preventivo rispetto al trasferimento del personale in capo alla stessa amministrazione che esercitava il servizio a carico della società di diritto privato.
È stato invece dichiarato inammissibile il capoverso successivo che vincola il reclutamento del personale da parte di queste società a concorsi pubblici. Francamente non sono riuscito a comprendere la differenza, in termini di valutazione di ammissibilità dell'articolo aggiuntivo, che esiste tra il tema del trasferimento del personale, in capo all'ente, trasferito alla società di diritto privato che gestisce il servizio, e quello della gestione del reclutamento del personale attraverso gli strumenti di programmazione e di concorso previsti per la pubblica amministrazione.
Questo aspetto previsto nell'articolo 113 del Testo unico degli enti locali è un disastro. Moltissimi enti locali stanno progressivamente trasferendo e scaricando il loro indebitamento sui bilanci di queste società di diritto privato, e tanti enti locali evitano, nonostante le raccomandazioni continue della Corte dei conti, di trasferire sui loro bilanci l'indebitamento di quelle società. Tra un anno o due potremmo trovarci di fronte ad una quantità di debiti comunque riconducibili alla pubblica amministrazione che oggi sono trasferiti nelle pieghe del bilancio di questa amministrazione. Considerato anche il disegno di legge delega, che giace al Senato da un anno e mezzo, e che, una volta approvato, renderà necessario un altro anno di tempo per mettere le mani su questo sistema, credo che questa iniziativa così lenta (e che tarda a dare risultati) difficilmente potrà produrre risultati. Questa legge probabilmente vedrà la luce quando la situazione sarà già diventata catastrofica. Forse non sapete che sul territorio vi sono comuni di cinquemila o seimila abitanti che hanno costituito due, tre, anche quattro società in house: una società per la gestione dell'asilo nido, un'altra per la gestione della mensa dell'asilo nido, e in ogni società vi sono cinque consiglieri d'amministrazione, tre revisori dei conti, con un costo complessivo che supera le stesse spese di funzionamento dei consigli comunali. Si tratta di un problema molto serio.
In un contesto come questo, nel quale parliamo di modernizzazione della pubblica amministrazione, non possiamo non considerare l'esigenza di modernizzare tutti i soggetti che esercitano l'attività amministrativa, che siano enti pubblici o che siano soggetti di diritto privato.
Devo dire che il relatore è stato disponibile rispetto a queste sollecitazioni. Vi è stato un confronto in Commissione, alcune parti della legge sono state migliorate e ci aspettiamo che il confronto e il dibattito in Aula porti ulteriori miglioramenti.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione invita al ritiro del subemendamento Attili 0.1.103.2, mentre esprime parere contrario sul subemendamento Costantini 0.1.103.1. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1.103, mentre esprime parere contrario sugli emendamenti Costantini 1.75, Boscetto 1.26, Giudice 1.76 e 1.80, Boscetto 1.27 e 1.11, Bafile 1.71, Buontempo 1.72, Giudice 1.77, D'Alia 1.73 nonché sull'emendamento Costantini 1.74. Pag. 87La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1.100. La Commissione esprime, inoltre, parere contrario sull'emendamento Giudice 1.78, mentre raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1.101. La Commissione raccomanda altresì l'approvazione dei suoi subemendamenti 0.1.102.100 e 0.1.102.101, e del suo emendamento 1.102. La Commissione esprime, infine, parere contrario sugli emendamenti Boscetto 1.24, 1.28 e 1.23, nonché sull'emendamento Giudice 1.79.

PRESIDENTE. Il Governo?

BEATRICE MARIA MAGNOLFI, Sottosegretario di Stato per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra i gruppi il seguito dell'esame di questo provvedimento è rinviato alla seduta di domani, dopo l'esame dei disegni di legge di ratifica.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo.

DANIELE GALLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DANIELE GALLI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare il Governo e, in particolare, il Guardasigilli, a fornire una risposta ad una mia interrogazione, la n. 4/04234, presentata il 3 luglio 2007 e pubblicata nell'allegato B della seduta no 182, che riguarda il tribunale di Borgomanero. Più volte vi è stata una sollecitazione in tal senso, stante anche la necessità di dare una risposta alla popolazione che fa riferimento al tribunale di Borgomanero che sta per essere esautorato di ogni sua funzione.
Chiedo al Ministro di rispondere in maniera istituzionale, evitando, per quanto possibile, l'incontro di una delegazione, guidata naturalmente dal rappresentante del suo partito, al posto di una risposta istituzionale ad un'interrogazione presentata da un deputato.

PRESIDENTE. Onorevole Galli, la Presidenza si farà certamente carico di sollecitare la risposta del Governo alla interrogazione da lei richiamata.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 11 ottobre 2007, alle 10,40:

1. - Seguito della discussione dei disegni di legge:
S. 1134 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell'India sulla cooperazione nel campo della difesa, fatto a New Delhi il 3 febbraio 2003 (Approvato dal Senato) (2267-A).
- Relatore: Mattarella.
S. 1465 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica democratica federale dell'Etiopia sulla mutua assistenza amministrativa per la prevenzione, l'accertamento e la repressione delle infrazioni doganali, con allegato, fatto a Roma il 26 settembre 2006 (Approvato dal Senato) (2927).
- Relatore: Zacchera.
S. 1466 - Ratifica ed esecuzione del Protocollo addizionale al Trattato sullo statuto di EUROFOR, con allegata Dichiarazione, redatto a Lisbona il 12 luglio 2005 (Approvato dal Senato) (2928).
- Relatore: Carta. Pag. 88
S. 1538 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica greca per lo sviluppo dell'interconnessione tra Italia e Grecia - Progetto IGI, fatto a Lecce il 4 novembre 2005 (Approvato dal Senato) (2930).
- Relatore: Leoluca Orlando.
S. 1585 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Armenia per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo, fatta a Roma il 14 giugno 2002 (Approvato dal Senato) (2932).
- Relatore: Leoluca Orlando.

2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Modernizzazione, efficienza delle Amministrazioni pubbliche e riduzione degli oneri burocratici per i cittadini e per le imprese (2161-A);
e delle abbinate proposte di legge: PEDICA ed altri; NICOLA ROSSI ed altri; LA LOGGIA e FERRIGNO (1505-1588-1688).
- Relatore: Giovanelli.

(al termine delle votazioni)

3. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 20,05.

Pag. 89

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Pdl n. 2197 e abb. - Incarico AGEA programma aiuto alimentare dell'UE

Tempo complessivo: 17 ore, di cui:

Discussione generale Seguito esame
Relatore 20 minuti 20 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 50 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 2 minuti (con il limite massimo di 5 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 7 ore e 50 minuti 4 ore e 26 minuti
L'Ulivo 46 minuti 50 minuti
Forza Italia 41 minuti 37 minuti
Alleanza Nazionale 36 minuti 24 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 33 minuti 18 minuti
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) 33 minuti 18 minuti
Lega Nord Padania 32 minuti 15 minuti
Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo 32 minuti 14 minuti
Italia dei Valori 32 minuti 14 minuti
La Rosa nel Pugno 32 minuti 14 minuti
Comunisti Italiani 31 minuti 14 minuti
Verdi 31 minuti 13 minuti
Popolari-Udeur 31 minuti 13 minuti
Pag. 90
DCA - Democrazia Cristiana per le Autonomie - Partito Socialista - Nuovo PSI 30 minuti 11 minuti
Misto 30 minuti
(Movimento per l'Autonomia: 11 minuti;
Minoranze linguistiche: 9 minuti;
Repubblicani, Liberali, Riformatori: 5 minuti;
La Destra: 5 minuti)
13 minuti
(Movimento per l'Autonomia: 5 minuti;
Minoranze linguistiche: 4 minuti;
Repubblicani, Liberali, Riformatori: 2 minuti;
La Destra: 2 minuti)

Ddl di ratifica nn. 3043 e 3116

Tempo complessivo: 2 ore per ciascun disegno di legge di ratifica.

Relatore 5 minuti
Governo 5 minuti
Richiami al regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 11 minuti (con il limite massimo di 2 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora 29 minuti
L'Ulivo 12 minuti
Forza Italia 14 minuti
Alleanza Nazionale 9 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 5 minuti
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) 7 minuti
Lega Nord Padania 6 minuti
Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo 4 minuti
La Rosa nel Pugno 4 minuti
Comunisti Italiani 4 minuti
Italia dei Valori 4 minuti
Verdi 4 minuti
Popolari-UDEUR 4 minuti
Pag. 91
DCA - Democrazia Cristiana per le Autonomie - Partito Socialista - Nuovo PSI 4 minuti
Misto 8 minuti
(Minoranze linguistiche: 2 minuti;
Movimento per l'Autonomia: 2 minuti;
Repubblicani, Liberali, Riformatori: 2 minuti;
La Destra: 2 minuti)

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. ddl 2272-ter-A - subem.0.1.125.200 411 411 206 409 2 81 Appr.
2 Nom. em. 1.125 404 403 1 202 403 81 Appr.
3 Nom. articolo 1 422 420 2 211 222 198 80 Appr.
4 Nom. em. 4.200 425 421 4 211 418 3 80 Appr.
5 Nom. articolo 4 427 422 5 212 415 7 80 Appr.
6 Nom. em. 6.62 429 427 2 214 425 2 79 Appr.
7 Nom. articolo 6 427 425 2 213 228 197 79 Appr.
8 Nom. odg 9/2272-ter/5 n.f. 420 226 194 114 43 183 79 Resp.
9 Nom. ddl 2272-ter-A - voto finale 451 450 1 226 237 213 76 Appr.
10 Nom. pdl 782-A - em. 1.11 440 437 3 219 94 343 79 Resp.
11 Nom. articolo 1 437 373 64 187 368 5 78 Appr.
12 Nom. articolo 2 432 414 18 208 408 6 78 Appr.
13 Nom. articolo 3 429 412 17 207 412 77 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 17
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo 4 412 402 10 202 400 2 77 Appr.
15 Nom. articolo 5 434 420 14 211 420 77 Appr.
16 Nom. articolo 6 443 419 24 210 417 2 77 Appr.
17 Nom. pdl 782-A - voto finale 441 398 43 200 397 1 76 Appr.