XV LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 216 di mercoledì 3 ottobre 2007

[frontespizio]
[elenco e sigle dei gruppi parlamentari]
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[allegato A]
[allegato B]

[riferimenti normativi]
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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI

La seduta comincia alle 10,45.

RENZO LUSETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 28 settembre 2007.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Aprea, Bonelli, Brugger, Capodicasa, Catone, Cesa, Colucci, Di Salvo, Donadi, Fabris, Folena, Forgione, Franceschini, La Malfa, Lion, Maroni, Meta, Migliore, Morrone, Oliva, Pagliarini, Piscitello, Pisicchio, Villetti ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,46).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

In morte dell'onorevole Giuseppe Russo.

PRESIDENTE. Comunico che il giorno 1o ottobre è deceduto Giuseppe Russo, già membro della Camera dei deputati nella VIII, IX e X legislatura.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che rinnovo anche a nome dell'intera Assemblea.

Sull'ordine dei lavori.

GERARDO BIANCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GERARDO BIANCO. Signor Presidente, credo che sia veramente un tratto di originalità convocare la Camera dei deputati alle 10,40, considerando quel tratto di precisione che la Camera dovrebbe assumere. Tuttavia, ritengo che al di là di questa sottigliezza, che dovrebbe richiamare sul senso di serietà degli orari, dei comportamenti ed altro, sarebbe necessaria qualche altra iniziativa per dare un nuovo slancio all'istituzione.
Quindi, mi permetto di suggerire, considerato che non abbiamo potuto utilizzare seriamente il momento del dibattito sul bilancio interno di questo ramo del Parlamento, che il Presidente della Camera potrebbe organizzare una giornata nella quale si discuta di noi parlamentari. Come lei avrà letto dai giornali, purtroppo,Pag. 2l'istituzione che dovrebbe avere il maggior tasso di fiducia da parte dei cittadini si trova, invece, ad avere un tasso di sfiducia perfino superiore a quello del Governo. Dunque, sarebbe opportuno, invece di ascoltare dichiarazioni che ci riguardano provenienti dall'esterno, ragionare all'interno dell'Assemblea con una giornata dedicata alla nostra vita interna e alle soluzioni che devono essere adottate.
Avvertiamo, ad esempio, che si ripropongono di volta in volta discussioni sul trattamento cosiddetto speciale dei parlamentari, sul fatto che il Governo assume l'iniziativa di ridurre il numero dei parlamentari o, comunque, di «fiancheggiare» tale ipotesi - iniziativa che, peraltro, lei, signor Presidente, ricorderà prendemmo perfino negli anni Ottanta - mentre il Presidente sostiene che si tratta di decisioni che devono essere assunte dai parlamentari.
Ritengo che, forse, sarebbe opportuno, anziché considerare la questione di riflesso, sulle pagine dei giornali, dando la sensazione che tutto si discuta al di fuori della Camera dei deputati, prevedere un momento per discutere queste tematiche all'interno dell'Assemblea, approfondirle e prendere con serietà una direttrice volta a restituire alla Camera il suo ruolo, la sua funzione e, mi permetto di dire, anche la sua dignità politica (Applausi dei deputati Sposetti e Fugatti).

PRESIDENTE. Per quanto riguarda l'apparente stranezza dell'inizio dei lavori dell'Assemblea fissato per la giornata di mercoledì alle 10,40, lei sa che si sta sperimentando un nuovo calendario deciso dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, al fine di consentire un più adeguato funzionamento anche dei lavori delle Commissioni e perseguire, quindi, un'armonizzazione tra i lavori delle Commissioni e i lavori dell'Assemblea. A lei, onorevole Gerardo Bianco, sicuramente non è sfuggito che l'orario delle 10,40 significa la possibilità di iniziare a votare dalle 11. Il tempo, quindi, è esattamente quello necessario per consentire dalle 11 un'effettiva possibilità di procedere anche con le votazioni.
La seconda osservazione che lei ha svolto in ordine alla mancata opportunità di discutere della condizione dei parlamentari durante l'esame del bilancio interno, è una mancata opportunità accettata dai parlamentari.
La responsabilità, infatti, è nostra, perché il tempo c'era e, in effetti, c'è stato: si è discusso dell'argomento per un paio di giorni e quella era l'occasione opportuna. Ricordo bene che lei, onorevole Gerardo Bianco, l'ha utilizzata, mentre altri hanno ritenuto di non farlo e di non partecipare al dibattito sul bilancio, che è il dibattito più solenne e adeguato per discutere di tali problemi. Personalmente, non credo di poter esprimere un'opinione, ma mi sia consentito sostenere che il Parlamento ha la necessità di portare al suo interno una discussione che oggi si sviluppa, in modo molto approssimativo e strumentale, al di fuori dello stesso. Della sua richiesta, tuttavia, darò immediatamente notizia al Presidente della Camera, come lei ha inteso proporre.

ROBERTO SALERNO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, segnalo due gravi emergenze, affinché l'Assemblea ne prenda atto e ne prenda atto lei, in quanto Presidente di turno. La prima emergenza riguarda il carcere di Cuneo, che in questi giorni è stato oggetto di incontri...

PRESIDENTE. Onorevole Salerno, normalmente queste segnalazioni sono effettuate a fine seduta. Le consento eccezionalmente di svilupparle, perché lei ha già iniziato l'intervento e perché è necessario il decorso del termine di venti minuti per le votazioni: sappia, però, che interventi di tal genere devono essere effettuati a fine seduta.

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ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, la ringrazio, ma la bontà dell'argomento merita questo respiro. In questi giorni il carcere di Cuneo è stato oggetto di manifestazioni imponenti e partecipate da parte di tutto il personale del carcere: gli incontri con il provveditore regionale hanno prodotto, ahimè, un'ammissione piena e completa sulle disfunzioni nella gestione e nella direzione del carcere medesimo, ma purtroppo, in dieci giorni, il Ministero della giustizia e gli organi preposti non hanno ancora emanato alcun tipo di provvedimento.
Ciò sta esponendo a gravi rischi tutto il personale del carcere di Cuneo: non vorrei che, come si è abituati in Italia, si arrivi dapprima al danno compiuto e verificato e poi si corra ai ripari. Non vorrei che ci scappi di nuovo - spero di no - una vittima, affinché poi ci si svegli. Chiedo che sia rappresentata al Presidente della Camera tale drammatica emergenza del carcere di Cuneo, che oggi è oggetto di gravissima tensione all'interno dell'istituto.
Signor Presidente, la seconda emergenza che segnalo, altrettanto meritevole, riguarda l'enorme ritardo con il quale i fondi per le vittime dell'usura sono oggi erogati dopo lunghissime pratiche burocratiche e periodi di tempo altrettanto lunghi: le commissioni di valutazione, infatti, non si convocano, non si riuniscono e non deliberano alcunché. Le rappresento la situazione di Torino, dove centinaia di imprenditori, ridotti praticamente sul lastrico e senza alcun tipo di sostentamento, aspettano da mesi che il comitato di solidarietà per le vittime dell'estorsione e dell'usura dia un po' di sollievo alla loro situazione: tale comitato, però, da mesi non si è riunito, prima perché vi erano le vacanze di luglio, poi perché vi erano quelle di settembre... Mi chiedo, pertanto, a cosa serva un Fondo per le vittime dell'usura, se poi gli interventi a favore delle medesime continuano a rimanere totalmente assenti: dopo mesi e mesi, infatti, non le abbiamo aiutate in alcun modo. In tale situazione si trovano imprenditori che non hanno alcun tipo di possibilità e capacità operativa, tant'è che, appunto, sono stati considerati vittime dell'usura.
Signor Presidente, concludo: vorrei che anche la suddetta realtà venisse da lei rappresentata al Ministro competente, ossia il Ministro dell'interno Amato, affinché sia sbloccata, almeno per quanto di mia conoscenza, dalla prefettura di Torino.

PRESIDENTE. Onorevole Salerno, la Presidenza riferirà al Governo la situazione da lei delineata. Non le sfugga, però, la possibilità di utilizzare gli ordinari strumenti di sindacato ispettivo per rivolgersi direttamente al Governo.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 7 settembre 2007, n. 147, recante disposizioni urgenti per assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2007-2008 ed in materia di concorsi per ricercatori universitari (A.C. 3025-A) (ore 10,55).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 7 settembre 2007, n. 147, recante disposizioni urgenti per assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2007-2008 ed in materia di concorsi per ricercatori universitari.
Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli emendamenti.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3025-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 3025-A sezione 1).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89 del Regolamento, i seguenti ordini del giorno: Rusconi n. 9/3025/2, relativo alla ridefinizione delle competenze in materia di promozione e diffusione della lingua italiana all'estero; Osvaldo Napoli n. 9/3025/21,Pag. 4concernente le modalità di accesso alla facoltà di medicina; Beltrandi n. 9/3025/22, in materia di corsi presso le scuole di specializzazione per le professioni legali.

VALENTINA APREA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, intervengo solo per chiederle di sconvocare le Commissioni, perché ci hanno comunicato che sono ancora riunite. Quindi, le chiederei di dare la comunicazione che siamo in aula e abbiamo già iniziato i lavori.

PRESIDENTE. Onorevole Aprea, è già stato fatto. Sicuramente, alle 11, quando cominceremo a votare, nessuna Commissione sarà più in attività.

ANTONINO LO PRESTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, la nuova organizzazione dei lavori della Camera, a mio avviso, non tiene conto dei lavori delle Commissioni bicamerali. Si sta creando o si potrebbe creare una sovrapposizione tra i lavori dell'Assemblea, i lavori delle altre Commissioni e i lavori delle Commissioni bicamerali, che, in qualche modo, non avrebbero più spazi per potersi riunire e discutere compiutamente delle problematiche che affrontano. Sono membro della Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale e, già da oggi, abbiamo avvertito l'incongruenza e il mancato concatenamento dei lavori delle Commissioni bicamerali con quelli dell'Assemblea e delle altre Commissioni. Pregherei l'Ufficio di Presidenza di tenere conto di questa oggettiva difficoltà e di valutare una riorganizzazione diversa, dando alle Commissioni bicamerali, a meno che non si voglia che queste ultime sospendano i loro lavori a tempo indeterminato, la possibilità di operare.

PRESIDENTE. Onorevole Lo Presti, riferirò al Presidente, affinché porti la questione da lei sollevata all'attenzione della Conferenza dei presidenti di gruppo, che ha definito il nuovo modello organizzativo dei nostri lavori.
L'onorevole Cirielli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3025/14.

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo su questo provvedimento senza avere la presunzione di essere un tuttologo, ma, vivendo la realtà concreta nella mia provincia, mi sono trovato a interpretare il disagio di molte persone e di molte famiglie colpite dalla circostanza di avere un bimbo diversamente abile, ma anche di molti insegnanti che quest'anno perderanno il posto di lavoro grazie al Governo Prodi, grazie a Rifondazione Comunista e grazie a tutte le forze politiche che, a chiacchiere, dicono di difendere i lavoratori.
Ho voluto presentare un ordine del giorno e non un emendamento proprio perché, al di là della giusta polemica politica rispetto a chi in campagna elettorale ha vantato la volontà di abbattere il precariato - forse licenziando i precari, così come sta facendo - oppure di battersi per una politica sociale più efficace, per poi limitare e comprimere il diritto allo studio dei bambini diversamente abili, credo che un po' di polemica sia consentita. Ho voluto presentare un ordine del giorno perché esso può essere accolto dal Governo senza far venir meno regole di rigidità politica e di maggioranza. Per effetto della legge finanziaria, lo stesso Ministro Fioroni denunciò e lamento tagli strutturali imponenti al suo Ministero. Gli effetti si stanno verificando, perché ovviamente gli uffici periferici, per effetto di tale decurtazione, devono riorganizzarsi con il loro piano scolastico per l'anno 2007-2008.
Nella mia sola provincia, autorevole membro del Governo, ben 355 cattedre diPag. 5insegnanti di sostegno vengono soppresse. Oltre al fatto che perdiamo 355 posti di lavoro - che, per una provincia, penso rappresentino un fatto significativo dal punto di vista sociale - ciò significa disporre di 355 persone in meno che nelle scuole si occupano di bambini diversamente abili, i quali già devono combattere, giorno per giorno, insieme alla propria famiglia, a causa di tale limitazione delle proprie capacità; ciò significa comprimere il diritto allo studio di tali bambini. Mi dispiace che il sottosegretario ritenga più importante parlare col proprio collega di maggioranza, piuttosto che occuparsi dei bambini diversamente abili, ma proseguo ugualmente, almeno rimane a verbale l'attenzione che ognuno pone rispetto ai problemi che affrontiamo.
Credo che l'accoglimento dell'ordine del giorno in esame non rappresenti un vulnus per il decreto-legge sottoposto alla nostra attenzione. D'altro canto, tale decreto-legge è intitolato appunto: «Disposizioni urgenti per assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2007-2008 (...)». Quale migliore occasione, quindi, per consentire in maniera seria l'ordinato svolgimento dell'anno scolastico, che quella di prevedere che 355 persone non perdano il lavoro e, soprattutto, che i ricordati bambini - che hanno già ricevuto una difficoltà ulteriore dalla vita -, insieme con le loro famiglie, possano disporre di un sostegno adeguato? Ritengo che la presenza dell'insegnante di sostegno in classe rappresenti una conquista della nostra civiltà. Credo che non ci si possa mettere a fare il conto con il misurino: lo ricordo ai vari colleghi che si occupano di scuola sicuramente in maniera più seria di me; penso all'onorevole De Simone, di cui rammento battaglie ai tempi dei «minitagli» della riforma Moratti: l'onorevole De Simone oggi tace rispetto a 355 posti di lavoro di precari che si perdono, a molti bambini di una provincia, ossia la provincia di Salerno (immaginate: 355 cattedre di sostegno soppresse da questo Governo, 1.200 nella sola Campania, quindi vi rappresento, a livello nazionale, la portata del fenomeno).
Invito all'accoglimento di un ordine del giorno che è anche equilibrato, tutto sommato, e chiama i colleghi della maggioranza, come tutti, ad una riflessione pacata e interessante, dovuta e doverosa rispetto al diritto allo studio dei bimbi diversamente abili, che, lo ricordo ancora una volta, è costituzionalmente garantito. Ritengo che chi ha conoscenza del problema debba effettuare seriamente la valutazione degli effetti delle soluzioni adottate.
Concludo, signor Presidente, onorevoli colleghi: spero tanto per un verso, che, il Governo non ci costringa alla votazione dell'ordine del giorno in esame, per altro verso, se invece si dovesse procedere alla votazione, che gli autorevoli colleghi della maggioranza ascoltino la propria coscienza (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. L'onorevole Fasolino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3025/27.

GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, correva la primavera del 2006: nelle piazze d'Italia echeggiava uno slogan, fatto proprio dai partiti del centrosinistra, che recitava Solidarietà ed eliminazione del precariato. Il programma dell'Unione riportava testualmente: «È ora di dire basta ad ogni forma di precarietà, con l'immediata copertura di tutti i posti vacanti, immettendo in ruolo coloro che già lavorano nella scuola e agevolando coloro che si sono formati in questi anni». Ebbene, è trascorso un inverno, è arrivato il 2007 e abbiamo verificato, sulla pelle dei precari dei disabili e delle loro famiglie, la scure terribile che il centrosinistra ha calato nei loro confronti.
Eppure, va notato che gli articoli 34 e 38 della Costituzione richiamano espressamente l'obbligo da parte dello Stato di salvaguardare il diritto all'educazione dei disabili. La mannaia calata dal centrosinistra e da questo Governo si traduce, per la sola provincia di Salerno, nella soppressione di 355 cattedre, ma in tutta Italia sono migliaia le cattedre venute meno, ePag. 6tale situazione, da una parte, scalfisce le aspettative di educazione dei disabili, dall'altra, lascia senza occupazione insegnanti che avevano dato lodevole prova delle loro capacità nel corso degli anni precedenti. Siamo arrivati al risultato per cui anche segmenti di orario fino a sei ore oggi non sono più assegnabili al personale precario.
Rivolgo alla maggioranza una preghiera per un'assunzione di responsabilità nei confronti del programma che essi stessi hanno presentato agli italiani.
Onorevole Villetti, amici della sinistra, quella detta radicale, nelle piazze avete detto a chiare lettere che la solidarietà era al primo posto nel vostro programma. Ora, con atti precisi di Governo, avete disatteso questo vostro impegno. Avevate dichiarato di voler eliminare la precarietà, ma con questi provvedimenti eliminate i precari, non la precarietà.
Un'Assemblea come quella di Montecitorio, può talora anche discutere in modo diverso rispetto ad un mero scontro tra maggioranza ed opposizione, tra Governo ed esponenti dell'altra parte politica.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 11,10)

GAETANO FASOLINO. Qui sono in gioco i diritti dei disabili, i più deboli tra tutti i bambini italiani, e i diritti dei precari, i più deboli tra i giovani che aspirano ad un posto di lavoro. Allora, chiedo un atto di resipiscenza da parte del Governo. Non costa neanche molto.
Se bisogna risparmiare, risparmiamo sui contributi a Montezemolo, non sui soldi che debbono andare ai disabili e ai precari!

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GAETANO FASOLINO. Concludo, signor Presidente, chiedendo che si provveda a modificare il piano dei posti di sostegno secondo le aspettative e i suggerimenti dei docenti e delle famiglie, onde garantire a tutti gli alunni disabili la fruizione dei diritti costituzionalmente garantiti.

PRESIDENTE. Deve concludere.

GAETANO FASOLINO. Mi aspetto che il Governo accetti questo ordine del giorno e ponga fine all'odissea che coinvolge i più bisognosi tra tutti i cittadini italiani.

PRESIDENTE. La deputata Cinzia Maria Fontana ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Benzoni n. 9/3025/13, di cui è cofirmataria.

CINZIA MARIA FONTANA. Signor Presidente, nell'articolo 2 del provvedimento in esame sono contenute risposte urgenti e importanti, che vanno incontro alle richieste delle istituzioni scolastiche per un miglior funzionamento dell'istituzione stessa. Mi soffermo in particolare sugli ordini del giorno che trattano di tali aspetti.
Si tratta, invero, dei seguenti punti: l'alleggerimento del carico sulle scuole delle spese per le supplenze, in modo da lasciare alle istituzioni scolastiche quote di risorse più ampie da investire nella progettazione e nella programmazione formativa; il conferimento diretto delle supplenze al personale appartenente al profilo professionale di collaboratore scolastico, sulla base delle liste di collocamento predisposte dal centro per l'impiego territorialmente competente, a condizione che siano esaurite le graduatorie permanenti compilate per il conferimento delle supplenze annuali; la modifica dei termini entro cui le istituzioni scolastiche devono effettuare le comunicazioni obbligatorie ai servizi per l'impiego, con riferimento alle assunzioni e alle altre vicende del rapporto di lavoro, introducendo una deroga rispetto alla disciplina generale vigente in materia ed annullando le sanzioni irrogate nei primi mesi dell'anno (ciò proprio per la particolarità legata all'elevato numero di rapporti transitori che le stesse istituzioni instaurano con il personale, sia docente sia ATA, incaricato delle supplenze temporanee).
Com'era prevedibile, per quanto riguarda l'articolo 2, l'attenzione si è particolarmente concentrata sul tema del personalePag. 7scolastico e su come snellire e rendere più incisive le procedure sanzionatorie e le norme disciplinari già oggi esistenti: come, cioè, semplificarle e velocizzarle a seguito di gravi fattori di turbamento dell'ambiente scolastico.
Voglio evidenziare l'ottimo lavoro svolto dalle due relatrici e dalle due Commissioni (in tutte le loro componenti), in particolare per la capacità di trovare, grazie ad un'approfondita, seria ed equilibrata discussione, un punto di sintesi importante su un tema delicato: quello delle sanzioni. Potevamo correre il rischio che su questo argomento fosse il risalto mediatico a guidare le nostre scelte. Spesso - troppo spesso - la scuola e gli insegnanti sono oggi coperti da un'ondata di sfiducia e di critiche che vanno, molte volte, ben al di là dei fatti stessi. In molti - troppi - casi, si tenta di usarli come diversivo per non affrontare le difficoltà profonde di una società e le responsabilità di un intero Paese. Non abbiamo rincorso questa ondata, ma abbiamo affrontato il tema valutando quali potessero essere le opportune misure disciplinari da applicare con determinazione, rigore e certezza di tempi a quegli insegnanti che causano grave turbamento all'istituzione. Ciò proprio perché, come ha affermato il Ministro Fioroni alla cerimonia di apertura dell'anno scolastico, essendo la scuola il luogo dell'educazione, «non è consentito a nessuno immaginare di farne una sorta di porto franco dell'assunzione di responsabilità». Sempre in quell'occasione, il Presidente della Repubblica ha sottolineato che «nella scuola è responsabilità comune lavorare seriamente, rispettare se stessi, la propria dignità e quella degli altri, praticare obbedienza alle leggi dello Stato, mostrare senso del limite».
Ritengo, pertanto, che sia proprio questa serietà a permetterci di ristabilire quel circolo virtuoso tra alunni, famiglie e insegnanti e a ritessere quel filo che, se si spezzasse, minerebbe le basi della nostra democrazia e l'investimento sul futuro di cui l'istituzione scolastica è uno degli attori determinanti. Solo in questo modo si può garantire il diritto ad una scuola seria e di qualità che valorizzi i bravi e gli onesti - e sono tanti! -; abbiamo invece, purtroppo, assistito ad alcune decine di episodi da condannare e contrastare con determinazione: episodi di bullismo, violenze più o meno gravi, episodi di omofobia, esibizionismi. Gli otto milioni di studenti e quasi un milione di operatori e operatrici che compongono la nostra scuola rappresentano la nervatura e l'anima di un'istituzione pubblica che va difesa e sostenuta, e ciò può essere fatto proprio con politiche di ampio e lungo respiro come quelle che oggi si stanno mettendo in campo (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).

PRESIDENTE. Il deputato Germanà ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3025/7.

BASILIO GERMANÀ. Signor Presidente, premetto che sull'argomento avevo anche presentato un'interrogazione al Ministro Fioroni. Per i colleghi che forse non conoscono la legge, vorrei chiarire che la legge finanziaria per il 2007 - varata da voi - ha eliminato il condizionamento del numero degli insegnanti di sostegno al numero degli studenti normodotati.
La normativa vigente - così come richiamata dalla circolare ministeriale n. 51 del 12 giugno 2007 - attribuisce al Ministro della pubblica istruzione il potere di adeguare l'organico di diritto all'organico di fatto; il Ministro può fare ciò, autorizzando richieste di posti in deroga a quel famoso rapporto di un insegnante di sostegno ogni 138 alunni. La mancata attribuzione di tali posti in deroga, di fatto, cancella il diritto fondamentale all'educazione e all'istruzione dei ragazzi disabili.
Signor Presidente, mi pongo una domanda: queste famiglie che sono costrette a svolgere e, di fatto, svolgono un lavoro pregevole nei riguardi dei loro ragazzi disabili trovano le barriere architettoniche ma, purtroppo, devo dire che, con il vostro Governo e con il Ministro Fioroni, hanno trovato anche le barriere istituzionali. Ritengo che il Ministro non possa limitarsiPag. 8ad affermare di aver istituito un osservatorio; al contrario egli deve risolvere i problemi di questi disabili e delle loro famiglie. Ciò che il Ministro ha fatto è incostituzionale: il problema non è costruire osservatori a futura memoria, bensì risolvere i problemi di queste famiglie perché ne hanno bisogno!

PRESIDENTE. Il deputato Rusconi ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Volpini n. 9/3025/1, di cui è cofirmatario.

ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, signora Viceministro, vorrei illustrare l'ordine del giorno Volpini n. 9/3025/1, di cui sono cofirmatario, perché l'impegno che formula è la trasposizione del contenuto della proposta emendativa che avevo presentato e che è stata ritirata dietro l'assicurazione, da parte del Governo, della accettazione, appunto, di questo ordine del giorno.
Di fatto, si tratta di un chiarimento opportuno anche a seguito dell'esigenza, emersa in sede di discussione sulle linee generali del provvedimento sugli esami di Stato, di garantire a tutti i commissari componenti le commissioni degli esami di maturità il pieno riconoscimento della loro funzione pubblica e, quindi, anche quel riconoscimento economico che ne è la diretta conseguenza.
Affermo ciò anzitutto perché la legge n. 62 del 10 marzo 2000 disciplina la funzione pubblica delle scuole paritarie e separa - a mio parere, giustamente - la funzione pubblica di queste scuole paritarie dalle scuole private o, peggio, da quelle che - mi sembra unanimemente, dalla destra, dalla sinistra e dal centro - vengono chiamate «diplomifici». Inoltre, con un documento estremamente serio e autorevole, erano stati gli stessi responsabili delle scuole paritarie a chiedere, prima dell'approvazione della legge n. 1 del 2007 (cioè, la nuova legge sugli esami di Stato), maggior rigore e serietà sugli esami di Stato.
Pertanto, con questo provvedimento, si definiscono norme ancora più rigide per quei privatisti che intendono affrontare - auspico con serietà - gli esami di Stato. Con l'ordine del giorno Volpini n. 9/3025/1, chiediamo di riconoscere e, quindi, di garantire la funzione pubblica svolta da tutti i commissari interni (anche delle scuole paritarie), dal momento che, presso tali scuole, affrontano gli esami anche alunni privatisti. Non solo: alla fine degli esami di Stato, di fatto, viene rilasciato un titolo di studio che ha un valore legale riconosciuto.
Affermo ciò perché si tratta di rendere giustizia, in quanto voglio ricordare che - sia con la cosiddetta riforma Berlinguer degli esami di Stato (siamo, quindi, verso la fine degli anni Novanta), sia con la cosiddetta riforma Moratti del 2001 - tutti i commissari interni erano remunerati dallo Stato.
Quindi, di fatto, mediante l'ordine del giorno in discussione, chiediamo solo un chiarimento e non l'introduzione di una nuova norma; infatti, si impegna il Governo «ad adottare le opportune iniziative volte a interpretare la norma in modo di garantire la parità di tutti docenti che svolgono uguale funzione».
Vorrei chiarire il senso dell'espressione «tutti i docenti che svolgono uguale funzione». Infatti, tutte le scuole, sia paritarie sia statali - tutte quelle, pertanto, che svolgono una funzione pubblica -, rilasciano lo stesso titolo di studio, che ha valore legale ed è riconosciuto dallo Stato per tutti i livelli. Pertanto, tutti i docenti che lavorano e operano in tali scuole devono veder riconosciuto in modo identico lo stesso lavoro svolto.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ANTONIO RUSCONI. Concludo, Presidente. Fare differenze andrebbe contro lo spirito della legge sugli esami di Stato, della legge 10 marzo 2000, n. 62, nonché contro la consuetudine in base alla quale, da sempre, tutti i docenti che svolgono gli esami di Stato vengono trattati in modo uguale.

PRESIDENTE. La deputata Benzoni ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Crisci n. 9/3025/13, di cui è cofirmataria.

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ROSALBA BENZONI. Signor Presidente, l'ordine del giorno in discussione (da me presentato unitamente ad altri colleghi), partendo dalla considerazione del valore delle scuole organizzate a tempo pieno - che il decreto-legge reintroduce nel nostro ordinamento e nell'organizzazione dell'offerta scolastica, ribadisce il rilievo avuto da tale modello di organizzazione in tema di innovazione pedagogica e didattica.
Tuttavia, lo stesso ordine del giorno considera il fatto che tale modello è diffuso sul nostro territorio nazionale solo parzialmente - in quanto copre soltanto il 25 per cento del fabbisogno dell'offerta formativa - e che, in questi anni, le scuole, di fronte all'esigenza e alla domanda di scuola organizzata su tempi lunghi e distesi e su modalità unitarie dell'offerta formativa, hanno risposto utilizzando risorse di organico troppo limitate rispetto alle esigenze, trovando soluzioni che, ad esempio, richiedevano l'integrazione di risorse da parte degli enti locali.
Ciò ha creato anche disparità tra gli enti locali, alcuni dei quali hanno dovuto farsi carico di costi che altri non hanno dovuto affrontare. A fronte di tale situazione e dell'esigenza di dare risposte a modelli di tempo-scuola che migliorino la possibilità di conciliare tempi di lavoro e tempi di cura da parte delle famiglie, tempi educativi e di cura, ritengo che sia molto importante la norma introdotta dal decreto-legge in discussione, la quale riguarda un piano triennale di ampliamento e potenziamento del tempo pieno. Nell'ambito di tale piano auspico che, mediante l'ordine del giorno che sto illustrando, il tempo pieno - o modalità analoghe, organizzate anche in forme innovative - diventi un'offerta meglio distribuita sul territorio nazionale, con possibilità di accesso da parte di tutti gli utenti.
Lo stesso ordine del giorno tocca anche la questione del tempo-scuola che con il decreto legislativo 19 febbraio 2004 n. 59, nella scuola primaria e secondaria di primo grado, è stato suddiviso in attività curricolari, facoltative e opzionali.
Questo determina una frammentazione dell'offerta formativa e spinge le scuole spesso a ridurre la propria offerta di tempo-scuola, anche perché le modalità di assegnazione dell'organico non sono state adeguate.
Per queste ragioni, con la presentazione del nostro ordine del giorno auspichiamo che anche le modalità di assegnazione dell'organico vengano adeguate a queste esigenze, al tipo di domanda dell'utenza e all'offerta formativa effettiva erogata dalle scuole, considerando anche che il peso che incide sulle risorse della scuola - che quest'ultima ha e mette a disposizione - determina l'esigenza di coprire gli orari di attività di assistenza scolastica quale il tempo-mensa.
L'ordine del giorno pone dunque l'esigenza di una riorganizzazione di questi aspetti all'interno del piano triennale che il decreto-legge prevede, anche con un forte livello di integrazione e di accordo con gli enti locali: infatti, il piano straordinario triennale dovrebbe essere approvato nell'ambito degli accordi con la Conferenza Stato-regioni.
Mi auguro che l'ordine del giorno venga valutato dall'Assemblea e dal Governo adeguatamente, perché la risposta a questi problemi è molto attesa dal mondo della scuola, dall' utenza e dalle famiglie, che chiedono sull'offerta formativa un'integrazione più ampia (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

PRESIDENTE. Prendo atto che la deputata De Simone, che aveva chiesto di parlare, vi rinunzia.
È così esaurita la fase dell'illustrazione degli ordini del giorno.
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, prima di esprimere il parere sui singoli ordini del giorno, intendo svolgere una riflessione di carattere generale su molti degli interventi che si sono svolti questa mattina, in particolare sugli ordiniPag. 10del giorno relativi ai docenti di sostegno dei disabili.
Preciso che le stime che sono state riportate, relative a drastici tagli sui docenti di sostegno, sono prive di fondamento. Con l'incremento di 702 ulteriori docenti di sostegno, quest'anno il loro numero è esattamente corrispondente a quello dello scorso anno, in presenza di un iniziale leggero calo di ragazzi certificati, che si è successivamente azzerato con l'inserimento di ulteriori ragazzi. Dunque, a parità, o con un lieve incremento, di ragazzi disabili, non ci sono riduzioni di insegnanti di sostegno. Si tratta di un'informazione fondamentale.
Relativamente a molti degli ordini del giorno che sono stati presentati, ritengo che non siano accoglibili le premesse, perchè contengono dati del tutto privi di fondamento. D'altra parte, si sono succedute numerose notizie prive di fondamento (mi rendo conto che gli onorevoli parlamentari apprendono molte informazioni dalla stampa): si è parlato di 12 mila tagli, poi di 4 mila; si tratta di dati assolutamente infondati.
Devo aggiungere che l'incremento da parte del Governo si è già realizzato, e devo soprattutto aggiungere alcune ulteriori informazioni. Le sollecitazioni contenute negli ordini del giorno...

PRESIDENTE. Mi scusi, signora Viceministro. Vorrei invitare l'Assemblea a consentire di ascoltare l'esposizione: dagli stessi banchi del Comitato dei diciotto mi fanno cenno che si fatica a sentire quel che dice la rappresentante del Governo. Vi prego di consentire l'esposizione e l'ascolto dell'intervento.

MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Rispondendo all'onorevole Germanà, preciso che i posti in deroga sono stati assegnati e che il rapporto 1 a 138 è stato ampiamente superato, perché darebbe 45.500 docenti in organico di diritto e sono state concesse oltre 46 mila deroghe; dunque, quel rapporto è stato superato quasi nella misura del 50 per cento dell'organico complessivo dedicato agli insegnanti di sostegno.
Voglio ancora segnalare al Parlamento che nel disegno di legge finanziaria che verrà esaminato da questa Assemblea è contenuta una proposta di ridefinizione complessiva delle modalità di attribuzione degli insegnanti di sostegno, superando definitivamente il rapporto 1 a 138 e definendo una modalità di attribuzione dell'organico funzionale alle scuole, garantendo così la continuità dell'insegnamento e la necessaria specializzazione che sono dovute ai ragazzi disabili, al fine di un loro buon inserimento all'interno della scuola.
Vi sarà quindi occasione, nel corso dell'esame della legge finanziaria, di approfondire queste nuove modalità.
Ciò premesso, preannuncio che tutti gli ordini del giorno che fanno riferimento alla questione dei disabili non saranno accettati quanto alle premesse, ma saranno accolti come raccomandazione quanto al dispositivo, in alcuni casi, con una proposta di riformulazione. Ciò al fine di dare un segno unitario di lavoro nella direzione che avete indicato, vale a dire quella di garantire i diritti dei ragazzi disabili, di tranquillizzare le loro famiglie e di garantire complessivamente i livelli occupazionali dei docenti.
Vengo dunque ai pareri sui singoli ordini del giorno. Il Governo accetta l'ordine del giorno Volpini n. 9/3025/1 e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Brusco n. 9/3025/3, che è il primo che si occupa della materia dei disabili, limitatamente al dispositivo.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Ponzo n. 9/3025/4, a condizione che esso venga riformulato nel senso di impegnare il Governo ad invitare le regioni a rivedere il calendario scolastico, dal momento che si tratta di una loro competenza esclusiva.
Il Governo accetta inoltre l'ordine del giorno De Simone n. 9/3025/5, a condizione che esso venga riformulato nel senso di aggiungere, al primo capoverso del dispositivo, dopo la parola «AGEDO», le parole «e altre associazioni dei genitori»; di sostituire, al primo e al terzo capoverso, le parole «associazioni LGT» con le parole «associazioni degli omosessuali»; e diPag. 11eliminare, al secondo capoverso, la sigla «IRRSAE», perché non è più esistente.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Porfidia n. 9/3025/6, dal momento che manca qualsiasi valutazione di carattere finanziario.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Germanà n. 9/3025/7, limitatamente al dispositivo e a condizione che esso venga riformulato nel senso di sopprimere il primo capoverso, in cui si fa riferimento al rapporto 1 a 138 (ne ho già spiegato le ragioni).
Il Governo invita al ritiro i presentatori degli ordini del giorno Raiti n. 9/3025/8 e Costantini n. 9/3025/9; in caso contrario, essi non vengono accettati.
Il Governo accoglie come raccomandazione, limitatamente al dispositivo, gli ordini del giorno Tassone n. 9/3025/11 e Marinello n. 9/3025/12 e accetta l'ordine del giorno Benzoni n. 9/3025/13.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Cirielli n. 9/3025/14, limitatamente al dispositivo, a condizione che venga riformulato nel senso di sostituire le parole dopo «allo studio» fino alla fine del periodo con le parole: «salvaguardando i livelli occupazionali dei docenti». Con questa riformulazione, l'ordine del giorno è accolto come raccomandazione limitatamente al dispositivo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Trepiccione n. 9/3025/15, a condizione che il dispositivo venga riformulato nel senso di sopprimere le parole da «nonché a limitare la proliferazione» fino alla fine del periodo, poiché si tratta di questione che non rientra nelle facoltà né del Parlamento né del Governo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Pellegrino n. 9/3025/16 limitatamente al dispositivo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Delfino n. 9/3025/17.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Frassinetti n. 9/3025/18, a condizione che sia riformulato nel senso di eliminare il riferimento ai giudizi negativi sulla logica di carattere impiegatizio.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Garagnani n. 9/3025/19; accetta l'ordine del giorno Crisci n. 9/3025/20; non accetta l'ordine del giorno Turco n. 9/3025/23.
Il Governo propone una riformulazione relativamente al dispositivo dell'ordine del giorno Mellano n. 9/3025/24, nel senso di esprimere l'auspicio di innovare le modalità di certificazione della disabilità, in luogo delle parole «ancorché non riconosciuta», perché non è possibile dare insegnanti di sostegno se la disabilità non è riconosciuta. Pertanto, se manca tale riformulazione l'ordine del giorno in questione non è accoglibile.

PRESIDENTE. Mi scusi, signor Viceministro, nell'accettazione in caso di riformulazione si riferisce solo al dispositivo o all'intero ordine del giorno?

MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, mi riferisco all'intero ordine del giorno.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno D'Elia n. 9/3025/25.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Aprea n. 9/3025/26, poiché non sono ancora precisati e definiti gli organismi all'interno dell'INVALSI.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Fasolino n. 9/3025/27 limitatamente al dispositivo, a condizione che sia riformulato nel senso di sopprimere il secondo capoverso, perché non sono le aspettative e i suggerimenti dei docenti e delle famiglie che possono determinare l'assegnazione di insegnanti di sostegno.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Barbieri n. 9/3025/28, Capitanio Santolini n. 9/3025/29 e Volontè n. 9/3025/30.
Il Governo, infine, accetta l'ordine del giorno Folena n. 9/3025/31, limitatamente al dispositivo.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del Giorno VolpiniPag. 12n. 9/3025/1, accettato dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Brusco n. 9/3025/3, accolto come raccomandazione limitatamente al dispositivo, non insistono per la votazione.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Ponzo n. 9/3025/4, accolto come raccomandazione se riformulato, accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno De Simone n. 9/3025/5, accettato dal Governo se riformulato.

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, accetto la riformulazione e non insisto per la votazione. Tuttavia, ritengo che occorra aggiungere, dopo il riferimento alle associazioni di omosessuali, le parole «e transessuali», perché, mentre le associazioni di omosessuali possono includere donne e uomini, per i transessuali ciò ovviamente non accade.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo è disponibile ad integrare la riformulazione come proposto dall'onorevole De Simone.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Porfidia n. 9/3025/6, accolto come raccomandazione, non insistono per la votazione.
Chiedo ai presentatori se accettano la riformulazione dell'ordine del giorno Germanà n. 9/3025/7.

BASILIO GERMANÀ. Signor Presidente, ringrazio il Viceministro, prendendo atto che molti problemi, stando a quel che lei dice, sono stati risolti. Credo, però, che le associazioni che mi hanno segnalato la questione non siano totalmente d'accordo con lei. La prima parte, relativa alle premesse, può essere eliminata; tuttavia, insisto per la votazione del dispositivo.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, propongo comunque di sopprimere il primo capoverso del dispositivo, proprio per il fatto che sono stati ampiamente superati i rapporti di 1 a 138, mantenendo soltanto il secondo capoverso. Con tale riformulazione, il Governo accetta l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se dunque accettino la riformulazione proposta.

BASILIO GERMANÀ. Signor Presidente, accetto la riformulazione ed insisto per la votazione sulla parte accolta dal Governo.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Germanà n. 9/3025/7, accettato dal Governo limitatamente al dispositivo, nel testo riformulato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 435
Votanti 434
Astenuti 1
Maggioranza 218
Hanno votato
429
Hanno votato
no 5).

Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Raiti n. 9/3025/8 e Costantini n. 9/3025/9 accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo.
Chiedo all'onorevole Tassone se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3025/11, accolto come raccomandazione dal Governo, limitatamente al dispositivo.

Pag. 13

MARIO TASSONE. Signor Presidente, ho ascoltato il Viceministro, ma non capisco perché abbia delle riserve per quanto riguarda le premesse, che descrivono una situazione che si è determinata e che esiste in Calabria. Posso capire le riserve del Viceministro per quanto riguarda il secondo capoverso, in cui si fa una valutazione sulla volontà del Governo; tuttavia, non ho fatto altro che descrivere - lei lo sa, signor Viceministro - quale sia la situazione a Catanzaro e nella regione calabrese.
Ho ascoltato anche le sue considerazioni per quanto riguarda gli insegnanti di sostegno. Non capisco perché si limiti ad accogliere il dispositivo come raccomandazione. Siamo qui per discutere gli ordini del giorno; di raccomandazioni ne facciamo tante, gli ordini del giorno, molte volte, hanno un'efficacia molto labile ed affievolita rispetto alla loro portata e, siccome vi è una situazione oggettiva, proprio per dimostrare che vi è una volontà da parte del Governo ritengo che dovremmo procedere alla votazione.
Per venire incontro al Viceministro, posso non insistere per la votazione del secondo capoverso, relativo alla volontà del Governo; tuttavia, credo che l'impianto dell'ordine del giorno sia estremamente chiaro e vada verso un obiettivo certo, senza lasciarlo ad una valutazione discrezionale da parte del Governo.
Siamo in sede di esame di un atto di indirizzo parlamentare cogente e ritengo che il mio ordine del giorno debba essere votato. Lo ripeto, signor Presidente, sono disponibile a non insistere per la votazione del secondo capoverso, ma l'impianto dell'ordine del giorno deve essere salvaguardato. Poi ognuno si assuma le responsabilità, per quanto riguarda gli insegnanti di sostegno.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, propongo la riformulazione dell'ordine del giorno Tassone n. 9/3025/11, eliminando nelle premesse il secondo capoverso; si tratta di una condizione per esprimere una valutazione positiva. Devo aggiungere che non sono soltanto i dirigenti scolastici che definiscono il bisogno dell'inserimento della disabilità, pertanto propongo di eliminare anche il terzo capoverso. Inoltre, proprio perchè ho detto che non ci sono, non è accoglibile l'espressione «i pesanti tagli agli insegnanti di sostegno», contenuta nel dispositivo; propongo, pertanto, di sopprimere la parola «pesanti». Con queste riformulazioni, il Governo accetta l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato Tassone accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3025/11.
Chiedo ai presentatori dell'ordine del giorno Marinello n. 9/3025/12, accolto dal Governo come raccomandazione limitatamente al dispositivo, se insistano per la votazione.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, insisto per la votazione del dispositivo.
Inoltre, debbo fare una semplice notazione sulle osservazioni svolte dal Viceministro Bastico su tale questione, che a dire la verità è stata sollecitata anche da altri parlamentari.
Signor Viceministro, alla base delle nostre osservazioni non vi sono soltanto informazioni di giornali o scoop scandalistici. Sono in possesso di un documento, tra l'altro a conoscenza del Ministero, della prefettura di Agrigento (Ufficio territoriale del governo), sottoscritto dal prefetto. Tale documento ha come oggetto: «Riduzione dei posti insegnanti di sostegno, richiesta di intervento». Non voglio leggerlo per intero, ne leggerò soltanto una parte, precisamente quella nella quale si riporta che «lo stato di disagio che stanno vivendo i ragazzi diversamente abili e le loro famiglie in conseguenza di tale provvedimento - cioè del vostro - è stato rappresentato dai partecipanti, che non hanno mancato di sottolineare come - sopprimendo e riducendo in maniera significativa tale importante servizio - vengonoPag. 14vanificate le garanzie, che la scuola dovrebbe offrire per consentire di vivere la disabilità in maniera dignitosa. La qualità dell'insegnamento viene ad essere oltremodo penalizzata. Non sempre gli alunni hanno le medesime difficoltà, laddove invece la richiesta più pressante è di mettere in condizione ogni alunno di avere un aiuto specifico» e così continuando. Allora delle due l'una, mettetevi d'accordo: non è la stampa che lamenta tutto ciò, non è l'opposizione, ma gli Uffici territoriali del governo e i prefetti della Repubblica dell'intero territorio.
Noi non vogliamo strumentalizzare tale stato di disagio, denunziato dalle famiglie, dagli interessati e dalle associazioni, ma mi rendo conto che per motivi politici voi non potete accogliere la premessa del mio ordine del giorno. Conseguentemente, insisto per la votazione dell'ordine del giorno a mia prima firma (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, a me sembra incredibile che la rappresentante del Governo voglia mascherare con infingimenti dialettici e furbizie redazionali una realtà denunciata in tutte le città dagli insegnanti, dai presidi e dai genitori. È inutile mascherarlo: nelle scuole italiane c'è un'assoluta insufficienza di insegnanti di sostegno. Si tratta di una drammatica realtà: gli insegnanti sono stati spesso adeguati al numero degli allievi della scuola, anziché al numero dei portatori di handicap.
La rappresentante del Governo ha chiesto che si espungessero dal precedente ordine del giorno Tassone n. 9/3025/11 le parole: «scongiurare i pesanti tagli». I tagli ci sono! Valuti lei se sono pesanti o leggeri. Ora stiamo esaminando l'ordine del giorno a prima firma del collega Marinello, che nel terzo capoverso del dispositivo invita ad «adottare le opportune iniziative per salvaguardare gli insegnanti di sostegno (...)». Stiamo esaminando, lo ricordo, degli ordini del giorno, Presidente, in particolare un ordine del giorno che auspica che il Governo e il Parlamento vogliano adeguare il numero degli insegnanti di sostegno alla realtà drammatica presente nelle scuole.
Se - e concludo - il Governo ha timore anche di ciò, allora dobbiamo dire con chiarezza che la sinistra dall'inizio, quando cioè andò la prima volta Governo, tagliò il numero degli insegnanti di sostegno, che noi con il Governo Berlusconi facemmo riequilibrare. Purtroppo, ora dobbiamo prendere atto che così facendo si finisce per giocare sulla pelle dei disabili.
Preannunzio che voterò a favore dell'ordine del giorno in esame e mi complimento con il collega Marinello che ha insistito che lo stesso sia posto in votazione. Nessuno si nasconda per egoismo di partito, sulla pelle di chi più soffre nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-La Destra e di deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barbieri. Ne ha facoltà.

EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, intervengo, anche a nome del gruppo dell'UDC, a favore di questo ordine del giorno.
Mi stupisco molto che al banco del Comitato dei nove seggano dei parlamentari, che nei cinque anni in cui ha governato il centrodestra sarebbero stati i primi a presentare un ordine del giorno come quello in esame. Viceministra Bastico, non riesco a comprendere - è vero che lei può dire che non c'era, ma anche se non c'era fisicamente, c'erano i suoi amici o compagni, che dir si voglia - il motivo per cui quando si sta all'opposizione si fa sempre l'opposto di quello che si fa quando si è al Governo e si gestisce il potere. Questo ordine del giorno mi pare tratti argomentazioni assolutamente incontestabili.
In questa sede il Ministro Fioroni, che oggi occupa metà del suo tempo a tentare di organizzare le elezioni del Partito democraticoPag. 15piuttosto che a fare il Ministro della pubblica istruzione, ha affermato che nessun taglio sarebbe stato operato per gli insegnanti di sostegno. Allora, delle due l'una: o dobbiamo credere al Ministro o dobbiamo ritenere che quando lo stesso viene in aula racconta bugie.
Un seconda questione è quella accennata poc'anzi dal collega Buontempo. Non c'è provincia in Italia, anche quelle governate da voi, che non si lamenti del taglio che avete operato in questo settore.
Terza questione: se è vero che si registra un aumento del 5 per cento degli alunni con disabilità certificata, non si comprende perché la risposta del Governo sia quella di operare tagli agli organici.
Mi rendo conto, Viceministra Bastico, che lei non terrà in alcuna considerazione le mie osservazioni, anche perché la metà non le ha nemmeno ascoltate visto che era impegnata a parlare con il presidente Folena, ma faccio appello a quanto lei ha sempre sostenuto quando sedeva su altri scranni (ricordo che lei è stata assessore regionale in Emilia Romagna).
Questi tagli non possono essere accettati, soprattutto da parte di un Governo di sinistra qual è il vostro (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Romele. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, intervengo a sostegno della tesi portata dall'onorevole Marinello e da altri colleghi. Con il provvedimento in esame ancora una volta la sinistra e il Governo di centrosinistra dimostrano un'insensibilità totale e una scarsa attenzione ai problemi reali del Paese.
Faccio riferimento, in particolare, alla questione degli insegnanti di sostegno nelle zone montane. Se nei grandi centri urbani le famiglie con figli disabili hanno maggiori opportunità, in quanto sono disponibili molti più servizi, le zone di montagna sono carenti. La sensibilità su tali questioni, prima ancora che politica, dovrebbe essere morale e sociale, per non dire anche religiosa. Al contrario, alcuna attenzione viene prestata dal Governo.
Noi riteniamo opportuna una votazione dell'ordine del giorno in esame, anziché una presa d'atto informale, cosicché la questione diventi un fatto politico reale. Sono sicuro che anche la Viceministro Bastico, visto che esprime cenni di assenso, confermerà quanto dico e compirà uno sforzo in più per accogliere pienamente questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pedrizzi. Ne ha facoltà.

RICCARDO PEDRIZZI. Signor Presidente, quando si parla di lontananza della politica si registra proprio tutto ciò che sta avvenendo in quest'aula sul tema in discussione; ossia non si vuole ascoltare la voce di decine e decine di associazioni di familiari di portatori di handicap, che in questo periodo stanno protestando, in tutte le piazze dell'Italia. Eclatante è stata la protesta a Napoli, nel mese scorso, nei confronti del Ministro Fioroni proprio su tale problema.
Devo rilevare, inoltre, un atteggiamento schizofrenico dell'attuale Governo: la scorsa settimana il Ministro Fioroni, nel rispondere a una mia interrogazione a risposta immediata, ha dichiarato che, in tema di tagli sul numero dei docenti di sostegno, ha costituito un Osservatorio per esaminare, stabilire e decidere quanti siano i portatori di handicap nel nostro Paese e quale debba essere il rapporto alunni-portatori di handicap. Il Ministro, dopo avere risposto in maniera insoddisfacente alla nostra interrogazione, ha affermato, rispondendo ad un'altra interrogazione, quindi in maniera scorretta, che io non conoscevo i dati. Non è vero, è lui che non conosce nemmeno i dati che vengono pubblicati sul sito del suo dicastero! Il Ministro Fioroni, infatti, dichiara che vi sono 163 mila portatori di handicap, mentre sul sito del Ministero della pubblica istruzione essi sono 190 mila! Inoltre, il promettere, in sede di replica allaPag. 16mia interrogazione, un incremento del numero degli insegnanti di sostegno si scontra con l'atteggiamento tenuto questa mattina dal Viceministro Bastico, che addirittura ha richiesto di espungere da alcuni ordini del giorno esaminati poc'anzi frasi «compromettenti» per il Governo.
Mi chiedo se questo Governo di centrosinistra o di sinistracentro, che sostiene di voler tutelare le fasce più deboli della popolazione, lo faccia veramente. Nell'ultima legge finanziaria (quella per il 2007) il Ministro Fioroni non ha saputo «difendere» le risorse destinate al suo Dicastero, perché non ha saputo alzare la voce nei confronti del Ministro dell'economia e delle finanze. In occasione dell'esame della prossima legge finanziaria lo sfideremo a presentare provvedimenti, che proteggano le fasce della popolazione che hanno bisogno di una tutela vera, non come quella che viene assicurata all'inizio di quest'anno scolastico!
Concludo, preannunciando il voto favorevole sull'ordine del giorno Marinello n. 9/3025/12. Peraltro, signor Presidente, chi ha esperienza parlamentare sa che un ordine del giorno non si nega a nessuno, perciò il Governo faccia uno sforzo e lo accolga!

MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, propongo ai presentatori dell'ordine del giorno Marinello n. 9/3025/12 di porre in votazione soltanto il dispositivo, riformulato nel senso di espungere la parola «drastici» (aggettivo che si aggiunge al concetto di tagli).
Condivido che si debba porre maggiore attenzione alle realtà che riguardano le situazioni più disagiate, quali le zone di montagna o i luoghi dove i trasporti sono difficoltosi. Vorrei, però, che fosse chiaro che si tratta di un'attenzione posta all'inserimento del bambino, che non vuole prefigurare delle situazioni di privilegio rispetto ad alcuni docenti; vale a dire la riapertura della vicenda del doppio punteggio per i docenti di montagna, che tanto ha tormentato la definizione delle graduatorie. Si tratta di progetti di integrazione, finalizzati alla qualità dell'integrazione stessa.
Il Governo, quindi, accetta l'ordine del giorno Marinello n. 9/3025/12, limitatamente al dispositivo così riformulato.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori dell'ordine del giorno Marinello n. 9/3025/12 se accettano la riformulazione proposta dalla rappresentante del Governo.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, accettiamo la riformulazione proposta ed insistiamo per la votazione. Preciso, inoltre, che non è nostra intenzione riaprire la questione del doppio punteggio, che d'altronde non è neanche esplicitata nell'ordine del giorno e che afferisce ad altra sfera di interesse.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, la componente politica del gruppo Misto-La Destra esprimerà voto favorevole sull'ordine del giorno in esame.
Colgo questa occasione per dire al Viceministro che il miglior modo per aiutare i diversamente abili è di farlo proprio all'interno delle scuole, non prestando loro semplicemente assistenza perché in tal modo si finirebbe per isolarli dal contesto sociale.
Perché sono importanti gli insegnanti di sostegno? Perché il bambino diversamente abile solo stando in un contesto scolastico con altri bambini riceve gli stimoli necessari.
Si tratta di una problematica sulla quale si dovrà tornare anche con la prossima legge finanziaria, altrimenti il denaro che si spende per l'assistenza non produrrà alcun effetto in termini di inserimento dei bambini diversamente abili.

Pag. 17

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marinello n. 9/3025/12, limitatamente al dispositivo, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 453
Votanti 451
Astenuti 2
Maggioranza 226
Hanno votato
450
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Viola e Delfino hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere il proprio voto.
Ricordo che l'ordine del giorno Benzoni n. 9/3025/13 è stato accettato ed i presentatori non insistono per la votazione.
L'ordine del giorno Cirielli n. 9/3025/14 è accolto dal Governo come raccomandazione, a condizione che sia accettata dai presentatori la riformulazione del dispositivo.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo.

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, accetto la riformulazione proposta, ma, contrariamente a quanto pensavo, l'ordine del giorno a mia prima firma è accolto dal Governo solo come raccomandazione.
Se così fosse insisterei per la votazione. Ricordo, inoltre, che questo ordine del giorno concerne gli insegnanti di sostegno ed è anche più «morbido» di quello appena approvato. Non comprendo, quindi, perché debba essere accolto solo come raccomandazione e non anche accettato

PRESIDENTE. Chiedo al Governo di chiarire il parere espresso sull'ordine del giorno Cirielli n. 9/3025/14, cioè se lo stesso sia accettato oppure sia accolto come raccomandazione.

MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Il Governo accetta il dispositivo se riformulato ed è favorevole alla votazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cirielli n. 9/3025/14.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cirielli n. 9/3025/14, limitatamente al dispositivo, così come riformulato, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 458
Votanti 452
Astenuti 6
Maggioranza 227
Hanno votato
449
Hanno votato
no 3).

TINO IANNUZZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TINO IANNUZZI. Signor Presidente, intervengo solo per lasciare agli atti una breve dichiarazione, visto che vi è stato un disguido con gli uffici, in quanto avevo chiesto la parola sul precedente ordine del giorno Cirielli n. 9/3025/14 per sottolineare che la riformulazione proposta dal Governo rappresenta un importante e giusto punto di equilibrio per la soluzione di una questione estremamente seria e delicata, che vede da un lato il diritto allo studio degli alunni diversamente abili e le loro famiglie, dall'altro il livello occupazionale dei docenti coinvolti.

Pag. 18

PRESIDENTE. L'ordine del giorno Trepiccione n. 9/3025/15 è stato accettato dal Governo se riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione.
Prendo atto altresì che i presentatori dell'ordine del giorno Pellegrino n. 9/3025/16, accettato dal Governo limitatamente al dispositivo, e dell'ordine del giorno Delfino n. 9/3025/17, accettato dal Governo, non insistono per la votazione.
Ricordo che l'ordine del giorno Frassinetti n. 9/3025/18 è stato accolto dal Governo come raccomandazione, ove riformulato come suggerito dal Viceministro.
Chiedo alla deputata Frassinetti se accetti la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/3025/18.

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, accetto la riformulazione del mio ordine del giorno, se essa consiste soltanto nell'eliminazione del termine «impiegatizio»: l'importante è che non sia stravolto il senso, perché il mio ordine del giorno pone l'attenzione sull'importanza del mantenimento della continuità didattica, che costituisce una garanzia per gli studenti, essendo la mobilità dei docenti un problema cruciale. L'anno scorso più di un quarto dei docenti ha cambiato cattedra e sede, il che non giova certo al diritto degli studenti. Se, pertanto, non viene stravolto il senso del mio ordine del giorno e si tratta soltanto dell'eliminazione di quel termine, accetto la riformulazione e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene, deputata Frassinetti. Chiedo al deputato Garagnani se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3025/19, non accettato dal Governo.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, trovo veramente incomprensibile l'atteggiamento del Governo e della maggioranza, che si è espressa in modo estremamente chiaro ed emblematico sulla sua reale volontà in ordine al tema in questione. In un momento in cui i Governi di tutta Europa (non ultimi il Governo francese, quelli dei Paesi del Benelux e quello tedesco) per affrontare in modo adeguato il problema dell'integrazione e dell'immigrazione extracomunitaria si fanno carico di difendere e consolidare le proprie tradizioni e la propria identità (poiché, partendo dal presupposto di una conoscenza e di una valorizzazione della propria tradizione culturale, si può favorire un vero confronto), in Italia ci rifiutiamo di difendere e sostenere quei valori della tradizione culturale e spirituale cristiana, che hanno permeato la nostra società e - lo dico in senso laico - l'hanno definita nel corso di duemila anni di storia. Nelle scuole di ogni ordine e grado tale tradizione viene spesso delegittimata e disattesa e le giovani generazioni non sono in grado di conoscere e di farsi carico del loro senso di appartenenza ad una comunità, ad una lingua e ad una storia comuni.
Ritengo sia interesse di tutti, del centrodestra e del centrosinistra, porsi questo problema non in modo settario, ma affrontandolo proprio di fronte alle spinte divaricanti provenienti da ogni parte. Parlando di integrazione, dobbiamo avere la consapevolezza che una giusta integrazione presuppone, da parte di coloro che desiderano essere integrati, la conoscenza della storia delle identità e della legislazione del Paese di cui sono ospiti. In questo senso il mio ordine del giorno si fa carico di invitare il Governo, nelle scuole di ogni ordine e grado, a introdurre, rafforzare e definire meglio nei programmi scolastici - fatta salva la libertà di insegnamento dei docenti - una tradizione culturale che ritengo appartenga a tutti noi. Non è questione né di cattolici o di laici, né di credenti o non credenti: si tratta del senso di appartenenza ad una nazione e ad una storia comuni.
Dispiace vedere che il Governo, senza motivazioni, si rifugia dietro un «no», che di fatto è un «no» alla nostra storia patria e a ciò che rappresentiamo. Di fronte al fatto che nelle scuole gli insegnanti - per fortuna non tutti - accomunano le varie culture presenti nel nostro Paese in un unico indistinto amalgama, credo che siaPag. 19giusto e doveroso porsi il problema (l'esperienza dei nostri immigrati in altri Paesi europei ed extraeuropei è emblematica) delle nostre radici culturali, che si sono andate disperdendo nel corso degli anni, al fine di accomunarle: una deformazione ideologica, che ha caratterizzato parte del corpo docente in questi anni, ha infatti mirato scientemente a delegittimare le nostre radici culturali.
Oggi si avverte prepotentemente il bisogno di riappropriarsi di tali radici, non per estromettere l'immigrato o il diverso, ma per integrarli in modo compiuto. Questo è il problema fondamentale che, credo, tutti i Governi dovranno affrontare, se poi non vogliamo rifugiarci nelle parole, ma intendiamo effettivamente contrastare i fenomeni di razzismo e xenofobia, che tutti, appunto a parole, diciamo di voler evitare e combattere.
L'esperienza di Paesi come l'Olanda e la Danimarca, all'avanguardia in questo presunto modello di integrazione, è sotto gli occhi di tutti! C'è il ritorno alla riproposizione di valori forti. Questa è la ragione, signor Presidente, per cui credo che questo ordine del giorno, che non vincola la libertà degli insegnanti, ma che rientra pienamente in un diritto-dovere di un Governo e di un Parlamento di esprimersi, debba essere approvato. Sono veramente sconcertato che il Governo, senza motivazione alcuna, ricorra al suddetto atteggiamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.
Ricordo, prima di dare la parola a quest'ultimo, che ai sensi dell'articolo 88, comma 1, terzo periodo del Regolamento, ciascun deputato può dichiarare il proprio voto sugli ordini del giorno con un unico intervento sul loro complesso, per non più di cinque minuti, o con non più di due interventi distinti, per una durata complessivamente non superiore ai cinque minuti. È, dunque, possibile per ciascun deputato, a condizione che lo stesso non abbia precedentemente esaurito il tempo a sua disposizione, prendere nuovamente la parola per dichiarazione di voto sugli ordini del giorno.
Nel suo caso, deputato Buontempo, le consento eccezionalmente di parlare solo in considerazione del fatto che i suoi due interventi precedenti, riguardando il medesimo ordine del giorno, possono essere considerati eccezionalmente come un unico intervento. Ha, quindi, a disposizione un minuto per il suo intervento, che sarebbe il suo secondo e ultimo.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, consideri il mio intervento come una dichiarazione di voto e non come un intervento nel merito. Quindi, come dichiarazione di voto...

PRESIDENTE. Vale alla stessa stregua.

TEODORO BUONTEMPO. Prego?

PRESIDENTE. Rimane stabilito ciò che ho già detto: lei ha la parola per un minuto.

TEODORO BUONTEMPO. Chiederò la parola in seguito per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Deputato Buontempo chiederà la parola successivamente per un richiamo al Regolamento?

TEODORO BUONTEMPO. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barbieri. Ne ha facoltà.
Ricordo che anche per lei, deputato Barbieri, si tratta del secondo intervento.

EMERENZIO BARBIERI. Mi scusi, signor Presidente, trattandosi del mio secondo intervento, quanto tempo ho a disposizione?

PRESIDENTE. Le rimangono due minuti.

Pag. 20

EMERENZIO BARBIERI. Mi stupisco, Viceministro Bastico, perché avrei capito se, rispetto a questo ordine del giorno, di quelli che il collega Garagnani presenta a ogni pie' sospinto, con l'ardore, la capacità e la passione che tutti gli riconosciamo, lei avesse detto che andava accantonata la prima parte delle premesse e che si potessero discutere gli ultimi due capoversi delle stesse. Come fa invece a esprimere un parere negativo rispetto a una formulazione, in cui si afferma che nelle scuole di ogni ordine e grado bisogna sensibilizzare le giovani generazioni di origine extracomunitaria al rispetto delle radici culturali e spirituali della tradizione religiosa del popolo italiano? Questo è un elemento fondante della nostra comunità. Viceministro Bastico, lei, come me, proviene dall'Emilia Romagna: anche i vecchi comunisti, che mangiavano i preti a pranzo e a cena, rispettavano le tradizioni culturali e religiose del popolo italiano. Come si fa a non rendersi conto che proprio atteggiamenti di questo genere portano alla cancellazione delle nostre radici? Ecco perché, sia pure tenendo conto che la maggioranza avrebbe potuto avere un atteggiamento diverso, noi preannunciamo il voto favorevole sull'ordine del giorno Garagnani n. 9/3025/19.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Salerno. Ne ha facoltà.

ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, intervengo per preannunciare il voto favorevole del gruppo Misto-La Destra sull'ordine del giorno del collega Garagnani e per ringraziarlo per il suo richiamo al patrimonio culturale nazionale e a quel senso di appartenenza e di identità, che è molto estraneo a questo Governo, che, come sappiamo, è sostenuto da una certa componente no global e anarchica, che ha un'altra matrice culturale. Grazie ancora, collega Garagnani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, intervengo solo per dire che voteremo contro l'ordine del giorno in esame, perché non ci sembra che sia questo il modo di porre una questione: vi è una pluralità di opinioni religiose nelle nostre scuole e non possiamo imporre il rispetto dei valori religiosi dell'Italia, che poi non sappiamo quali siano.
Pertanto, bene fa il Governo a esprimere parere contrario sull'ordine del giorno in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Goisis. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere, sia personalmente sia a nome del mio gruppo, l'ordine del giorno in esame, perché riteniamo che la difesa e la diffusione della conoscenza delle nostre tradizioni e della nostra storia siano fondamentali, in modo particolare per gli ospiti, per coloro che entrano nel nostro Paese e vengono a far parte della nostra società: per potere entrare a pieno titolo, questi ultimi devono dimostrare di conoscere i nostri valori, la nostra storia, le nostre tradizioni, la nostra cultura. Poi, ognuno sarà libero di seguire la propria religione, ma non è questo il punto: vogliamo che, per entrare nel nostro territorio, debbano conoscere gli aspetti suddetti, che siano obbligati a farlo.
Già in precedenza abbiamo chiesto anche un esame di conoscenza di storia, cultura e tradizioni della nostra realtà, altrimenti costoro non hanno titolo per rimanere nel nostro territorio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, intervengo per preannunziare il voto favorevole del gruppo Alleanza Nazionale sull'ordine del giorno in esame. Si tratta di un ordine del giorno che riporta alla ribalta il tema dell'identità, che, a mioPag. 21avviso, non deve essere considerato e vissuto come un'imposizione agli studenti stranieri; quindi, onorevole Goisis, concordo con la sua posizione, ma ritengo che per i giovani extracomunitari sia un arricchimento poter confrontarsi anche con la cultura italiana, che non è soltanto quella religiosa, ma è anche quella della lingua italiana, (sempre più abbandonata, in questo momento), è anche quella della filosofia greca, è anche quella della legislazione dell'antica Roma. Quindi, su tali basi, detto confronto costituisce sicuramente un arricchimento della cultura generale degli studenti che, a mio avviso, deve sempre tener conto dell'interdisciplinarietà della cultura, evitando però la frammentazione del sapere. Pertanto, ogni materia dovrebbe avere la possibilità di collegarsi con le altre, dando un quadro unitario e concreto della raffigurazione della nazione nella quale gli studenti stranieri sono venuti a vivere e ad abitare, e in cui dovranno crescere. Conseguentemente, uno dei veicoli più importanti per la loro integrazione è l'acquisizione della nostra cultura identitaria.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianco. Ne ha facoltà.

GERARDO BIANCO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che vi sia poco dubbio sul fatto che, dal punto di vista della nostra storia e della nostra tradizione, esista un'identità cristiana e che essa sia un valore da evocare. Tuttavia, vorrei invitare i colleghi a capire che il problema della tradizione cristiana è frutto di una varietà di componenti ed è la conclusione di una molteplicità di dati e di elementi che non possono essere assolutamente irrigiditi in una formula. L'errore insito nell'ordine del giorno n. 9/3025/19 presentato dal collega Garagnani è proprio quello di irrigidire una tradizione - che deve essere sempre creativa, per essere vitale - in una sorta di individuazione, che non può diventare elemento di indirizzo pedagogico o di indirizzo di orientamento. Così, infatti, creeremmo una condizione tale per cui il Governo verrebbe in qualche maniera ad interferire sul grande dibattito storiografico, che deve invece mantenersi vivo. Vi è un errore culturale, mi permetto di dirlo, nell'ordine del giorno in esame: credo che non debba essere questa la strada da seguire.
La strada è quella del grande dibattito culturale, così come sta avvenendo. Altro è indicare le radici cristiane - poniamo - come punto di riferimento, come è stato anche detto, in una Costituzione perché rappresenta la sintesi, altro è un ordine del giorno che vuole dare una direttiva alla scuola, mentre la scuola deve vivere di libertà e di creatività. Vedete, la libertà è la condizione stessa perché sopravviva la scuola delle grandi tradizioni di insegnamento cattolico e di insegnamento di altre religioni. Se eliminiamo la libertà facciamo morire la scuola. Ecco perché l'ordine del giorno in esame è concettualmente e - direi - culturalmente sbagliato. Non esiste una tradizione rigida, non esiste la possibilità di indicare una tradizione univoca, perché la tradizione è frutto di molti elementi, è come un fiume in cui si riversano molti affluenti.
Ecco perché pregherei l'onorevole Garagnani - ma so che sono invocazioni vane - di ritirare questo ordine del giorno, per lasciare al dibattito libero e culturale il recupero costante di una tradizione, compresa quella importante e poco ricordata nella storia, che è la storia della pietà, del nostro popolo italiano (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, apprezzo moltissimo le parole autorevoli di chi mi ha preceduto illustrando la complessità e anche l'apertura della tradizione culturale cristiana, che nell'ordine del giorno in esame viene richiamata come radice culturale quasi monolitica - sembrerebbePag. 22esprimere lo stesso ordine del giorno - del nostro Paese. Parlo all'Assemblea, ai colleghi e al presentatore dell'ordine del giorno in esame, l'onorevole Garagnani, da cittadino italiano di religione ebraica, orgogliosamente italiano e orgogliosamente ebreo, per affermare - considerato il dibattito culturale che spesso si svolge in quest'aula, per il quale nutro grande rispetto, come porto grande rispetto alle tradizioni culturali e religiose del cristianesimo e del cattolicesimo - anzi per ricordare che l'identità culturale nazionale del nostro Paese non è solo cattolica e cristiana. Lo dice uno che discende da una famiglia che abita in questo Paese da duemila anni.

LUCA VOLONTÈ. E questo che c'entra?

EMANUELE FIANO. Io sono italiano, di religione ebraica, rivendico le mie radici, e vi prego - lo dico con tutta la modestia ed il rispetto che si deve ad una grande tradizione culturale - non citate soltanto le radici cristiane dell'italianità! Io sono italiano, non cristiano, ho grande rispetto per la cristianità, ma vorrei che si portasse altrettanto rispetto all'insieme articolato, ricco e profondo di altre tradizioni culturali e religiose che risiedono in questo Paese da qualche migliaio di anni (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Verdi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, naturalmente sosteniamo l'ordine del giorno in esame. Ci riconosciamo tutti, Forza Italia si riconosce, nella posizione dell'onorevole Garagnani, e al presidente Bianco, che ha destato l'attenzione del dibattito e ha inteso precisare come dovremmo affrontare il problema in esame, vorrei dire che è più che opportuno, in questo momento, rilanciare questi problemi e questo dibattito culturale, perché le nuove indicazioni nazionali del primo ciclo, che il Governo ha già approvato, trattano di nuovo umanesimo e prefigurano un uomo mondialista e globalista, che non ha nulla a che vedere con un uomo che abbia comunque un'identità culturale. Questo Governo ha scelto Morel come filosofo che ispira la nuova pedagogia e il nuovo umanesimo, quindi noi siamo giustamente preoccupati.
Non è un dibattito culturale astratto: esso previene una conseguenza che potrebbe essere tanto più reale quanto più queste indicazioni nazionali verranno diffuse nelle scuole e si comincerà a prescindere dall'identità e dalla tradizione.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 12,25)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allam. Ne ha facoltà.

KHALED FOUAD ALLAM. Signor Presidente, questo modo politico di trattare le questioni identitarie, in realtà, è frutto di un enorme conflitto fra storia e memoria. Per ciò che mi concerne, ho sempre pensato che l'identità italiana dovesse essere inclusiva. Ciò perché basta viaggiare attraverso il suo territorio, ad esempio in Sicilia: uno dei più grandi poeti della Sicilia medievale si chiamava Ibn Hamdis, nato nel 1198 a Siracusa.
Ritengo che il compito della scuola di «fabbricare cittadinanza», di fronte alle grandi questioni dell'immigrazione, dovrebbe andare verso l'inclusività e non verso la costruzione di un'identità che è essenzialmente formale, basata su una visione di tipo comunitarista. Più sapremo fabbricare e riannodare il rapporto fra storia e memoria, affinché tutte le culture possano trovare il loro posto, più saremo favorevoli alla costruzione di una nuova cittadinanza, in grado di integrare i nuovi cittadini che provengono dal mondo dell'immigrazione.
Ritengo che vi sia un lavoro enormemente importante da fare e da sviluppare, ovviamente, a livello politico. Sono musulPag. 23mano, ma ritengo che questa mia identità islamica non sia assolutamente in contraddizione con quella italiana: sono un rappresentante anche del popolo italiano. Vi sono tonnellate di studi su questo argomento: mi riferisco a Kymlika sulla cittadinanza multiculturale e, ovviamente, al grande studioso Amartya Sen (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Verdi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carlucci. Ne ha facoltà.

GABRIELLA CARLUCCI. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Garagnani n. 9/3025/19. Quando pensiamo ai problemi dell'integrazione - in questo caso stiamo parlando di un'integrazione, giustissima, che parte dal basso nelle scuole di ogni ordine e grado - non facciamo mai riferimento e non guardiamo mai a Paesi che hanno già avuto tale problema molto tempo prima di noi e che continuano a dibattere su di esso, benché abbiano assunto delle soluzioni radicali.
In questi giorni, sto seguendo il dibattito che si sta svolgendo negli Stati Uniti e basta guardare e ascoltare i telegiornali o comprare i giornali americani per apprenderlo. Si tratta di un dibattito che ci interessa, benché nelle scuole americane non si ponga il problema di cui stiamo discutendo; in esse, infatti, viene insegnata la cultura, la tradizione, la storia, la religione: vari tipi di religione, naturalmente, per venire incontro a diverse esigenze (Commenti del deputato Venier). In questi giorni, negli Stati Uniti, si sta dibattendo su cosa fare, nelle scuole di ogni ordine e grado, per tutti quegli immigrati che entrano nel Paese (ancora ve ne sono moltissimi che arrivano, ad esempio, dai Paesi dell'America latina, dal Messico) e che, ad esempio, non parlano bene la lingua. Ebbene, si discute non solo di far apprendere la lingua dal punto di vista proprio della grammatica ma anche di insegnare a queste persone le tradizioni, la cultura e la storia del Paese in cui sono entrati. Negli Stati Uniti il problema esiste, ormai, da moltissimo tempo, eppure si è continuato a risolverlo, passo dopo passo, indicando questa strada, cioè la strada maestra di insegnare le tradizioni e la cultura di quel Paese.
Rivolgiamoci, pertanto, ai Paesi in cui quanto sta avvenendo da noi è già avvenuto da molto tempo e dove ancora si dibatte continuamente su tali questioni; il problema, infatti, rimane uno solo: le nuove persone che arrivano devono poter aderire perfettamente alla comunità nella quale chiedono di entrare non solo dal punto di vista linguistico, ma anche dal punto di vista culturale, accettando, quindi, la storia, le tradizioni e la cultura del Paese che li ospita.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, non volevo intervenire in questo dibattito, ma ritengo giusto, anche a seguito dell'intervento del collega Bianco, precisare alcuni aspetti.
Non mi sembra di poter dire che vi sia in gioco una sorta di indottrinamento o di imposizione e che dobbiamo rispettare la libertà come grande patrimonio di questo Paese. Certamente è così. Il problema non è essere inclusivi, il che è ovvio e giusto, e al riguardo, siamo tutti d'accordo.
Ritengo che si possa affermare che l'ordine del giorno Garagnani n. 9/3025/19 chiede un'educazione al rispetto delle radici culturali, eccetera. L'accento va messo sulla parola rispetto! Per rispettare le cose, infatti, bisogna conoscerle, semplicemente! Esse vanno approfondite, capite e conosciute, perché se entro in una chiesa e considero la storia dell'arte del nostro Paese, la capirò meglio se so di cosa si parla, se capisco le tradizioni nel senso pregnante del termine. Non vi è alcun tentativo di «inculturazione» o di imposizione, ma si tratta di capire, comprendere, educare a questa storia che è innegabile e che non si può nascondere perché è ovunque, in tutte le strade, in tutte le vie,Pag. 24in tutti i libri. Se conosco, se imparo, se mi educano, allora io rispetto.
È un problema di rispetto! Infatti, qui, si rispettano tutti, tranne qualcun altro che, evidentemente, è oggetto di attacchi quotidiani, di prese in giro e di sbeffeggiamenti vari. Evitiamo, dunque, queste differenze tra chi è ebreo, chi è musulmano e chi è cristiano. Si tratta di rispettare e di educare al rispetto!
Non mi sembra che l'ordine del giorno Garagnani n. 9/3025/19 stravolga o voglia sovvertire chissà quale ordine costituito. Pertanto, sono d'accordo e voterò a favore; vorrei, davvero, che dessimo attuazione alle intenzioni contenute in questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Acerbo. Ne ha facoltà.

MAURIZIO ACERBO. Signor Presidente, vorrei esprimere lo sconcerto nel leggere che i nostri insegnanti, anzi una parte del corpo docente viene così qualificata dall'onorevole Garagnani (e, evidentemente, da chiunque lo ha sostenuto in quest'aula fino a questo momento): certe componenti di sinistra, faziose, del corpo docente.
Desidero esprimere il mio sconcerto, quando sento affermare che nella scuola italiana avviene un'opera sistematica di denigrazione della religione cattolica. Inoltre, desidero esprimere il mio stupore perché mi sembra che si dimentichi che in Italia, nelle scuole, esiste l'ora di religione e gli studenti e le studentesse hanno tutta la possibilità di conoscere la cultura, la storia e la religione cattolica.
Credo che l'ordine del giorno Garagnani n. 9/3025/19 sia espressione di una cultura integralista, antiliberale e antidemocratica rispetto alla quale non vi può essere alcun ammiccamento, una cultura profondamente lontana dalle radici culturali del Risorgimento, della Resistenza e dell'Europa! Un liberale come Stuart Mill riderebbe nel leggere che partiti che si definiscono liberali propongono ordini del giorno di questo tipo.
E mi sia consentito dire che in una società moderna, democratica ed europea, i cittadini non si misurano in base alla propria fede religiosa - anche perché molti hanno il diritto di non avere alcuna fede religiosa - ma si misurano rispetto al valore delle leggi e delle Costituzioni! È francamente stucchevole che si continui ad usare la religione in maniera strumentale ai fini della battaglia politica, tra l'altro offendendo la migliore tradizione del nostro Paese, il quale ha visto, nei suoi anni più gloriosi del dopoguerra, le grandi culture incontrarsi dentro quest'aula per costruire percorsi comuni sulla base di valori condivisi da tutti.
L'ordine del giorno in discussione meriterebbe di essere distribuito agli insegnanti della scuola italiana di ogni ordine e grado per far loro capire quale rispetto nutrano nei loro confronti le forze politiche della Casa delle libertà.
Sono convinto che anche gli insegnanti cattolici respingerebbero una maniera come questa, rozza e strumentale, di affrontare un tema che - come ha detto poc'anzi il collega Gerardo Bianco - meriterebbe ben altro approccio culturale.
Inoltre, mi sia consentita una battuta per mitigare la mia indignazione: collega Goisis, mi stupisco che inseguendo l'unità con la Casa delle libertà abbia dimenticato anche le radici celtiche della Padania per andare dietro alle radici cristiane dell'unità d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paoletti Tangheroni. Ne ha facoltà.

PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Signor Presidente, vorrei far presente al collega che mi ha preceduto che mi dispiace del suo sconcerto, del suo stupore e di quant'altro abbia ferito la sua sensibilità.
Tuttavia, chiedo al Presidente di apporre la mia firma all'ordine del giorno Garagnani n. 9/3025/19, sulla base di una valutazione assolutamente laica. Mi scuseràPag. 25il collega che mi ha preceduto, ma non intendo accettare lezioni di liberalismo da nessuno, men che meno da lui (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). Tali lezioni non devono essere tenute in aula: esistono posizioni diverse, modi di pensare diversi che in modo liberale vanno comunque rispettati e non insultati.
Caro collega, questa era la premessa. Entrando invece nel merito, da un punto di vista laico, vorrei chiedere allo sconcertato collega Acerbo, e anche al rispettabilissimo e da me onoratissimo collega Bianco, come si possa mai spiegare - laicamente, e non dal punto di vista confessionale! - il senso del procedere delle tre navate lungo una cattedrale romanica senza spiegare il significato che queste hanno.
Cari colleghi, è giunto il momento di smettere di fare confusione - il che qui avviene sempre (a mio avviso, artatamente) - tra una posizione laica che promana dallo studio di quanto ha rappresentato la cultura cristiana, soprattutto nel suo apogeo medievale, e una posizione confessionale (questa sì, la rifiutiamo, e la rifiutiamo tutti, in questa Assemblea).
Mi scuso, in quanto non avevo alcuna intenzione di svolgere un intervento, ma ho ritenuto necessario prendere la parola per prestare attenzione a non cadere in un provincialismo che non tiene conto di quella che, globalmente, rappresenta una matrice culturale della quale non possiamo che prendere atto e non va né giudicata eticamente né rifiutata. Se ne deve semplicemente prendere atto per consentire ai giovani di comprendere, cioè di intelligere il mondo che li circonda (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, vorrei intervenire per pochi minuti, non intendo fare polemica. Sappiamo tutti che l'ordine del giorno in discussione - anche grazie alla compiacenza di molti esponenti della Margherita - non verrà approvato. Pertanto, discuteremo di ciò, probabilmente, per tutto il prosieguo - seppure, spero, breve - della legislatura, a partire dalla legge sulla cittadinanza.
Tuttavia, vorrei far notare al collega di Rifondazione Comunista, il quale si è scagliato nei confronti della religione cristiana e dell'ordine del giorno in discussione così ampiamente - tacciando i cristiani di intolleranza, durezza e incomprensione nei confronti degli altri - che probabilmente presuppone che gli insegnanti, invece, debbano seguire non le tradizioni storiche e culturali di un paese che ha duemila anni, ma l'indicazione della CGIL scuola e del materialismo militante.
Non possiamo infatti immaginare che gli insegnanti non tengano conto di nessun riferimento culturale. Sarebbe interessante capire qual è la giustificazione culturale di una superiorità del materialismo marxista, che ha prodotto milioni di morti in episodi che sono sotto i nostri occhi, storicamente comprovati, rispetto invece alla tradizione culturale storicamente comprovata in Italia del cristianesimo, importante almeno sul piano numerico, oltre che culturale.
Onorevole Gerardo Bianco, la stimo moltissimo ma in questo caso non mi trova assolutamente d'accordo con quanto ha detto: lei fa un ragionamento culturale di cui possiamo francamente discutere in questa e in altre sedi, ma che poco ha a che fare con l'ordine del giorno. L'atto in questione infatti chiede di dar seguito agli ultimi due paragrafi delle premesse, il primo dei quali è del seguente tenore: «appare opportuno prevedere, nelle scuole di ogni ordine e grado, nell'ambito dell'autonomia scolastica e fatta salva la libertà di insegnamento dei docenti, l'inserimento nei programmi scolastici dell'insegnamento dei valori della nostra tradizione culturale (...)». Non capisco quale sia il problema, visto che lo fanno in Germania, visto che, è stato detto prima, si fa negli Stati Uniti.
Può questo favorire l'integrazione? Si può discutere di ciò, ma che non sia unPag. 26ostacolo appare assolutamente evidente. Si vuole introdurre il termine «giudaico-cristiano» oltre che l'esclusivo riferimento al cristianesimo? Penso che l'onorevole Garagnani non abbia alcun problema a modificare in questo senso, storicamente più ampio, il proprio ordine del giorno. L'ho detto prima: di questo discuteremo quando affronteremo il tema della cittadinanza, ma certamente la conoscenza, che è il presupposto del rispetto delle radici culturali e spirituali di un Paese, è assolutamente fondamentale per ogni tipo di integrazione. La conoscenza reciproca, seppur nel mantenimento dei differenti punti di vista, è indispensabile per l'incontro fra due soggetti: e quindi ancora di più tra due identità. Pensare invece che l'annullamento del rispetto e della conoscenza dell'identità sia la via dell'integrazione appare completamente fallimentare, come han dimostrato le banlieue francesi negli ultimi decenni. L'abbiamo visto fino all'anno scorso: non è possibile annullare le differenze e la conoscenza reciproca e immaginare che grazie a tale processo artificiale si possa confluire in una mentalità comune, in una solidarietà reciproca, in un'integrazione reale. È un'ideologia che ha portato e sta portando al fallimento di ogni processo di integrazione! Guardate cosa accade in Olanda, guardate in alcune città e in alcuni quartieri inglesi! O questi dati della realtà vi sfuggono? Perché sarebbe grave che poneste alla base della nostra discussione la dimenticanza di dati oggettivi - dai quali invece hanno tratto spunto taluni interventi svolti da alcuni colleghi -, relativi a fatti che sono accaduti e stanno accadendo nelle altre nazioni europee; vi sfugge la lettura semplice di tali fatti.
Non si tratta, con l'ordine del giorno in esame, di produrre un indottrinamento, perché voglio sfidare chiunque a leggere questo ordine del giorno, questi due paragrafi in tale direzione: si tratta di proporre la conoscenza di un'identità storica, così come si è evoluta in duemila anni. Non è il palliativo di un'ora di religione, non è di questo che sta parlando l'onorevole Garagnani. Vi invito a riflettere fuori da ogni ideologia, con una libertà d'animo e con una ragionevolezza che parta non solo dal testo dell'ordine del giorno, ma anche, lo ripeto, dalle esperienze diverse che in tutta Europa, come stiamo purtroppo verificando, non hanno portato un grande beneficio per quelle società e per quell'idea di integrazione.

VALENTINA APREA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, richiamo l'Assemblea su una questione assai delicata, e cioè sul fatto che, mentre stiamo discutendo un provvedimento del Ministro Fioroni - in presenza del Viceministro Bastico, il che fa sì che il Governo sia rappresentato - e mentre stiamo dibattendo un tema importante, il Ministro Fioroni, invece di essere qui presente, sta presentando un ulteriore decreto ministeriale a tutte le televisioni.
Sappiamo bene che il Governo è rappresentato dal Viceministro; quello che pongo è un problema politico e un problema morale, poiché il Ministro non può pensare di fare due cose contemporaneamente...

PRESIDENTE. Onorevole Aprea, le chiedo scusa, ma è un intervento politico, non è un intervento sull'ordine dei lavori.

VALENTINA APREA. È sull'ordine dei lavori: richiamiamo il Ministro, che dovrebbe essere qui e non a presentare altri decreti, anche se è rappresentato dal Viceministro Bastico. La nostra richiesta è dunque di vedere il Ministro Fioroni in quest'aula, non in televisione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volpini. Ne ha facoltà.

DOMENICO VOLPINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non intendevo intervenire, ma l'onorevole Garagnani -Pag. 27già in Commissione e poi in sede di discussione generale - è tornato ripetutamente su un tema che mi preme.
La storia e la cultura italiane vengono studiate nella nostra scuola sin dalla prima elementare; si insegna normalmente come e perché una chiesa romanica è costruita così com'è, non capisco dunque a cosa miri questo dibattito: davvero non riesco a ritrovarmici. Quando mai nella scuola italiana non sono stati insegnati i valori? I valori fondamentali sono riassunti nella prima parte della nostra Costituzione, e dunque a scuola essi vengono insegnati (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e La Rosa nel Pugno).
Non so se m'inganno, ma mi sembra vi sia un inconscio o inconsapevole desiderio di violare la libertà di insegnamento dei docenti, cioè di obbligare ad un pensiero unico nella critica e nel dibattito sulla secolare cultura italiana. Ciò mi incute una certa paura: se infatti pensiamo che una maggioranza parlamentare possa vincolare gli insegnanti ad un pensiero unico ed ad un'unica interpretazione dei fatti culturali e delle radici di una nazione, se così è, io - come cattolico praticante - avverto un certo pericolo, poiché si viola uno dei diritti fondamentali della persona umana; inoltre, come antropologo culturale, sono terrorizzato, poiché la cultura emerge proprio dal dibattito e dalla contrapposizione critica.
L'identità nazionale italiana e tutte le altre identità non sono statiche, ma dinamiche: emergono cioè dall'incontro-scontro e dalla sintesi culturale. Esse hanno dunque valore solo se costituiscono sintesi fondate sulla contrapposizione critica: ed è per questo che la scuola deve sviluppare il dibattito critico fra posizioni diverse. Che senso ha pensare di fare un «bignami» della tradizione italiana e di insegnarlo agli immigrati (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani)?
Nella scuola italiana esiste l'insegnamento delle tradizioni culturali italiane, ma esso deve essere critico e aperto al dibattito e alla creatività costante. I cattolici non hanno bisogno di essere protetti, quasi fossero una riserva di animali in via di estinzione: il cristianesimo, come tutte le religioni, non procede attraverso un blocco del pensiero, ma attraverso la testimonianza continua e costante della propria fede nella vita quotidiana.
Ma questo vale per tutte le religioni, e la cultura avanza, lo ripeto, solo attraverso un libero dibattito scientifico e critico che non può essere, nella scuola, reso univoco e indirizzato in un'unica direzione. La morte della scuola è la morte della cultura (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno in esame, ma soprattutto per evidenziare la preoccupazione che è sopraggiunta ascoltando alcuni degli interventi che sono andati in diverse direzioni, con i richiami alla storia e alla memoria, sottolineando posizioni confessionali diverse, facendo riferimento alla cultura e alle religione, tra cui anche quella, legittima, musulmana, ma sfociando poi in dichiarazioni che giustificano tali posizioni. Voglio affermare che in questa sede, comunque, nonostante la mia posizione e malgrado sia contro il tale ordine del giorno o altri ancora, io rappresento anche il popolo italiano.
Mi preoccupo perché credo che in quest'aula, per quanto mi riguarda, si possa rappresentare solo il nostro Paese e solo il popolo italiano, al di là di tutte le sfumature religiose. Tali affermazioni, a mio avviso, sono preoccupanti, perché evidenziano riserve mentali che non si sa quando potrebbero essere attuate. Cerchiamo di richiamare almeno il senso di quest'aula e il valore delle istituzioni, senza porre, al di là delle religioni, dubbi che sono veramente preoccupanti. Perciò, a maggior ragione, sottoscrivo con piena convinzione l'ordine del giorno in esame.

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dioguardi. Ne ha facoltà.

DANIELA DIOGUARDI. Signor Presidente, intervengo per sottolineare - come già osservato dal collega Volpini - che non si capisce di cosa stiamo parlando, perché, se si tratta di un ordine del giorno da considerare seriamente, vi chiedo se conoscete la scuola italiana. Infatti, mostrate un'assoluta ignoranza di ciò che avviene all'interno della scuola. Purtroppo, si tratta di un altro elemento del divario che a volte si manifesta rispetto al Paese reale. Nella scuola italiana si insegna, attraverso l'articolazione delle materie, ciò che voi chiedete.

LUCA VOLONTÈ. Si insegna Gramsci!

DANIELA DIOGUARDI. Si insegna la cultura italiana, anche a confronto con le culture degli altri paesi. Pertanto, si tratta già di un elemento presente nel nostro sistema. Siamo dunque dinanzi ad un ordine del giorno strumentale, con venature - purtroppo - della volontà di riaffermare la religione cattolica come unica e assoluta religione, con una voglia di integralismo che si concilia malissimo, anzi non si concilia affatto, con la finalità della scuola. Se un problema è presente nella scuola italiana è costituito dal fatto che si insegna solo la religione cattolica, e purtroppo i nostri ragazzi e le nostre ragazze non conoscono le altre religioni con cui si confrontano quotidianamente. Il problema dell'inclusione non si pone soltanto per chi viene da fuori, ma anche per noi. Anche i nostri giovani devono conoscere culture e religioni diverse e sapersi confrontare con esse. Questo è il vero problema della scuola italiana e non altro. Non esistono professori faziosi, e quindi vi pregherei di essere un po' più informati e più dentro la realtà (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

LUCA VOLONTÈ. Insegniamo il Corano!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gardini. Ne ha facoltà.

ELISABETTA GARDINI. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'ordine del giorno in esame e per dire che mi lascia molto sconcertata sia il clima che si è instaurato in quest'aula, a causa di un ordine del giorno che mi sembra assolutamente condivisibile da larga parte dell'Assemblea, sia l'intervento della collega Dioguardi, che ci taccia di ignoranza.
Capisco che viene dai banchi dell'estrema sinistra, e che il suo collega ha detto, addirittura, che vorrebbe mandare l'ordine del giorno a tutti gli insegnanti per far vedere quale terribile pensiero sia condiviso dai componenti della Casa delle libertà, ma mi sembra veramente fuori luogo.
La scuola la conosciamo, perché tutti abbiamo figli e nipoti che la frequentano, e devo dire che ciò che ci allarma, ogni anno, sono i dibattiti che vengono svolti nelle scuole soprattutto - ci torneremo in seguito - nel periodo natalizio, quando si tolgono le canzoni di Natale, si contesta il presepe, si vuole togliere il crocifisso dalle aule. Sono tutti segni di intolleranza verso la cultura del nostro Paese, e questo ci preoccupa.
Sono d'accordo con quanto è stato detto sull'importanza del dibattito, della sintesi e del confronto, ma come si può dibattere, come ci si può confrontare se non c'è la conoscenza reciproca? È ovvio che questa comincia dal fatto che chi viene in questo Paese conosca la cultura ospitante. Andate nelle scuole internazionali: i bambini ebrei, musulmani, di qualsiasi religione, hanno le loro tradizioni, di cui vanno fieri, e nelle classi se ne parla - e sono felice, perché per mio figlio è stato un grande arricchimento culturale conoscerle - ma noi spesso non abbiamo niente da condividere, perché le nostre tradizioni, non si sa perché, le occultiamo, quasi fossero un affronto, mentre sono un patrimonio importante da mettere in comune. Anche in questo caso ci vuole la reciprocità. Perché faccia così paura, non è comprensibile.
Che poi la storia debba cominciare con il Risorgimento, caro collega, è del tuttoPag. 29opinabile. Non capisco perché quando parlate di storia si parla solo di Risorgimento e di Resistenza. Vi sono anche il Risorgimento e la Resistenza, vi sono tanti capitoli nei nostri libri di storia, e non vedo come ciò faccia a pugni con la nostra tradizione. Non fa a pugni con la nostra tradizione: vi sono il Risorgimento e la Resistenza perché vi sono stati un Umanesimo ed un Cristianesimo. Allora, perché questo ritagliare la storia in capitoli, per cui alcuni sono ottimi ed altri quasi da nascondere?
Ricordiamoci sempre che la nostra civiltà nasce perché un signore nato in Palestina ha detto che siamo tutti uguali e siamo tutti figli di Dio: da lì nasce la nostra civiltà. Lo riconosce qualunque uomo che non sia obnubilato dall'ideologia. Lo riconosce la mia nonna, come Habermas, lo riconosce chi non ha la mente obnubilata, oscurata, ottenebrata dall'ideologia. Mi dispiace, e mi fa specie che tanti colleghi della maggioranza, che sono sicura siano vicini alle mie posizioni e a quelle dell'opposizione (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo) stiano in questo momento zitti, imbarazzati e, ancora una volta, schiacciati sulle posizioni di una sinistra radicale che si pone come ostacolo ad un dibattito chiaro, leale, aperto e sereno.
Ciò mi fa pensare molto male per la nascita del vostro nuovo partito. Mi farebbe piacerebbe veder nascere il Partito democratico su basi più liberali, più democratiche e più pluraliste. Cari colleghi, quando sarete stanchi e ne avrete abbastanza, spero che ci raggiungerete da questa parte dell'aula (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pedrizzi. Ne ha facoltà.

RICCARDO PEDRIZZI. Signor Presidente, la collega Frassinetti ha già dichiarato il voto favorevole di Alleanza Nazionale, ed intervengo per apporre anche la mia firma all'ordine del giorno Garagnani n.9/3025/19.
Sono consapevole che un dibattito su tale tema avrebbe richiesto altre occasioni che non la conversione di un decreto-legge. Tuttavia, il dibattito dimostra, ancora una volta, come l'ideologia possa condizionare le nostre scelte legislative.
Le ideologie, che si riteneva fossero tramontate con il Novecento, ci condizionano ancora, ed il dibattito lo sta dimostrando. In pratica, ci si rifiuta di leggere la realtà che ci circonda, la nostra storia, la nostra cultura e la nostra tradizione. Solitamente, sono sempre d'accordo con il mio collega Gerardo Bianco, ma in questa occasione debbo dissentire. Infatti, proprio in questi giorni, onorevole Bianco, nelle nostre scuole si sta diffondendo un testo che si chiama Il piccolo ateo e che è una vera e propria aggressione alla nostra cultura, alla nostra tradizione e alla nostra religione.

LUCA VOLONTÈ. Quello è lecito e obbligatorio, è vero, Volpini?

RICCARDO PEDRIZZI. Quindi, mi domando se è troppo chiedere a chi viene nel nostro Paese e alla nostra scuola di sensibilizzare ed educare le giovani generazioni e quelle di origine extracomunitaria al rispetto delle radici culturali e spirituali della tradizione culturale e religiosa del nostro popolo. In questo caso, non si tratta di essere cattolici o laici, liberali o integralisti, ma di chiedere soltanto il rispetto di questa storia e di queste tradizioni.
Siamo arrivati a questo punto, onorevoli colleghi: dobbiamo chiedere a quest'aula il rispetto delle nostre tradizioni e della nostra cultura! È veramente un punto di non ritorno se non riaffermiamo che pretendiamo questo rispetto, senza voler violentare nessuno e senza voler inculcare il nostro credo religioso e civile. Concludo ribadendo il convinto voto favorevole sull'ordine del giorno al nostro esame (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.

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GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, intervengo in primo luogo per apporre la mia firma all'ordine del giorno in esame e chiedere al collega Garagnani - se lo ritiene - di accogliere l'osservazione del collega Fiano, che personalmente condivido, vale a dire di precisare che parliamo di radici giudaico-cristiane: credo sia più consono anche alla nostra storia e alle nostre tradizioni.
Inoltre, intendo invitare i colleghi del centrosinistra ad approfondire l'ordine del giorno al nostro esame anche da un'altra prospettiva, diversa da quella che abbiamo trattato fino ad ora. Nelle ultime settimane, abbiamo esaminato in I Commissione il testo di alcuni progetti di legge - di iniziativa sia governativa che parlamentare - sulla cittadinanza. Una delle questioni controverse riguardava il percorso di integrazione che avesse come conclusione l'acquisto della cittadinanza ed, in particolar modo, la conoscenza della lingua, della storia, della cultura e delle tradizioni italiane.
Tale testo, che con lo sviluppo del dibattito in Commissione è purtroppo diventato sempre più un manifesto ideologico che un provvedimento serio e concreto di integrazione, prevedeva una norma che consentiva comunque l'accertamento della conoscenza della lingua, della cultura, della storia e della tradizione del popolo italiano attraverso la possibilità di convenzioni con università, istituti di formazione e via dicendo. Tale norma è stata bocciata dalla V Commissione, in quanto non vi sono le risorse per poterne garantire la copertura. Pertanto, è sorta la necessità - segnalata dal relatore - di modificare il testo e, quindi, di prevedere un esame della lingua e della conoscenza della storia e della nostra cultura a costo zero per l'amministrazione dell'interno. Sostanzialmente, si è così vanificato questo aspetto positivo, forse l'unico, del testo licenziato dalla Commissione.
L'ordine del giorno del collega Garagnani sottolinea la necessità di individuare all'interno della scuola un percorso formativo di integrazione, su cui si fonda una società multiculturale. Tale percorso parte anche dalla conoscenza, con riferimento in particolar modo ai minori, che - regolari o meno - nel nostro ordinamento hanno diritto all'educazione scolastica e all'assolvimento dell'obbligo scolastico.
Pertanto, se guardassimo anche da questa prospettiva l'ordine del giorno del collega Garagnani capiremmo che vi è la necessità, se vogliamo un'integrazione reale anche dei migranti nel nostro Paese, di intervenire, anche con questo percorso, nell'ambito delle scuole. Quindi, ritengo che sarebbe opportuno, anche dal vostro punto di vista, votare favorevolmente questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, credo di cogliere e di apprezzare lo spirito che ha mosso il collega Garagnani nel proporre questo ordine del giorno, laddove richiama e ci richiama all'importanza, nel contesto storico e sociale che viviamo, di una rivendicazione della storia, della cultura e della tradizione del nostro Paese. Credo che, in questo senso, si volesse esprimere l'ordine del giorno. Questo è un dato che condivido: quello della tradizione, della cultura e della storia occidentale, dei valori liberali di tolleranza, di libertà economica e religiosa, che sono il fondamento del nostro essere occidentali e del nostro essere italiani.
Ho qualche perplessità, e anche qualche elemento di contrarietà, circa il modo con cui questo spirito è stato raccolto nel testo in esame. In primo luogo, perché ho molta meno fiducia, forse, di quella che molti hanno nell'affidare alla scuola statale il compito unico, o principale, della formazione dell'identità e della cultura, poiché non credo alla scuola di Stato. In secondo luogo, perché ritengo, come emerge anche dalla discussione, che il rischio sia quello di fare delle forzature e, in qualche modo, di prevedere un insegnamento della tradizione culturale cristiana,Pag. 31quindi con un insegnante di tradizione culturale cristiana.
Ritengo che la scuola debba recepire lo spirito di cui parlavo inizialmente, questo sì. Credo, però, che sottolineando la forza e il fondamento del nostro appartenere alla comunità italiana e l'essere orgogliosi di appartenere all'occidente e nel desiderio di rivendicare e di trasmettere questi valori, non si possa non tenere conto che questi valori affondano, storicamente e indubitabilmente, le proprie radici nell'esperienza cristiana. Sicuramente si tratta di valori che sono stati forgiati dalla dialettica tra l'esperienza cristiana, il personalismo e l'individualismo liberale, le scelte costituzionali fatte nel corso dei decenni, le scelte legislative e costituzionali su cui si basa la Repubblica italiana.
Per tali motivi, non voterò a favore di questo ordine del giorno, perché individuo alcuni rischi. In primo luogo, quello di affidare alla scuola di Stato compiti pericolosi: noi sappiamo benissimo che la formazione e la trasmissione dei valori dell'identità dipende tantissimo anche dalle esperienze che le persone hanno con gli individui, come vivono gli individui, quali scelte compiono nella loro vita personale e tutto ciò non è un dato marginale; il resto della produzione culturale e politica ha un'importanza cruciale da questo punto di vista. In secondo luogo, è vero che le radici sono anche cristiane, ma non solo: sono radici liberali ed è il portato anche di tante altre culture. Pertanto, credo sia, da una parte pleonastico e dall'altra pericoloso, pensare che tali questioni siano inserite nei programmi della scuola di Stato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, onorevoli colleghi di minoranza, «infedeli» di maggioranza (Commenti)... Ringrazio questo mormorio, mi riprendo immediatamente chiamando i colleghi di maggioranza «onorevoli colleghi di maggioranza».
Ho dimostrato con i fatti che essere chiamato infedele non è una cosa gradevole; mi piacerebbe, quindi, che i miei figli, andando scuola, non venissero chiamati in questo modo!
Sappiamo che esiste l'Islam, che vi sono religioni che sono professate da persone che vengono a vivere in Italia, le quali non hanno alcuna idea di cosa sia l'ecumenismo. Sarebbe opportuno, quindi, che tali soggetti venissero educati quanto meno alla conoscenza. Nessuno vuole imporre alcunché ad alcuno dal punto di vista del credo religioso e sicuramente un ordine del giorno non potrebbe prevaricare la nostra Carta costituzionale, ma è evidente, in special modo oggi, che l'esigenza di garantire un minimo di insegnamento delle nostre tradizioni culturali e, soprattutto, religiose, è non solo legittima ma anche dovuta.
Con il massimo rispetto per l'intervento autorevole svolto dall'onorevole Bianco, che per la sua squisitezza e cortesia merita una risposta calma e pacata, riconosco che non vi è dubbio che un discorso di carattere religioso e culturale forse non è perfettamente adeguato a quest'aula parlamentare; ma è pure vero - illustre collega - che quest'aula deve essere investita del problema quando si deve difendere il minimo etico, che consiste nel poter esprimere la propria convinzione religiosa e, al contempo, far sì che gli altri possano esprimere la loro.
Nel momento in cui - e questo è innegabile - vi è una presenza prevaricatrice (certamente non sarà rappresentata dalla maggioranza) che si pone al di fuori della discussione, non dico che occorre bloccarla con forza, ma è necessario quanto meno esporre di diritto il nostro pensiero e concedere a tutti, in un secondo momento, la libertà di pensiero e di dialogo. Pertanto, ben venga questo dialogo, presidente Bianco, quando interviene in un clima di tranquillità; ma in un clima di non tranquillità - come quello attuale dove certamente vi sono dei momenti di prevaricazione - ritengo sia necessario approvare un ordine del giorno come quello presentato dall'onorevole Garagnani.Pag. 32
Per tale motivo, chiedo di apporre anche la mia firma all'ordine del giorno Garagnani n. 9/3025/19 e, ovviamente, preannuncio che su di esso esprimerò voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo perché nel dibattito che vi è stato, ricco di contributi, non è stato messo sufficientemente in rilievo un aspetto che discende direttamente dalla nostra Carta costituzionale e dal modo in cui abbiamo costruito il sistema di istruzione nel nostro Paese.
Nel corso dell'esame del provvedimento ho sollevato la questione riguardante la sospensione degli insegnanti, in particolare allorché si è introdotta nel testo la dizione, cito il testo nella sua ultima versione, relativa al rapporto tra le istituzioni scolastiche e le famiglie come uno degli elementi che poteva giustificare un provvedimento di sospensione.
Tale argomento ha un valore costituzionale di grandissimo rilievo, perché la scelta da noi compiuta - e mi rivolgo ai colleghi dell'opposizione - è stata quella di selezionare gli insegnanti attraverso un concorso pubblico, a prescindere dal loro orientamento. Nel nostro ordinamento, infatti, gli insegnanti non solo non vengono scelti dalle famiglie, ma non devono neppure avere un gradimento dalle famiglie! Ecco perché la norma che è stata introdotta in materia di sospensione è di enorme gravità.

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, non è una questione pertinente all'ordine del giorno in esame!

ROBERTO VILLETTI. Nel dibattito parlamentare mi sono sforzato di sottolineare tale aspetto, in quanto credo che sia la prima volta, nella legislazione italiana, che si introduce un rapporto tra la sospensione di un insegnante e le istituzioni scolastiche e le famiglie. Colleghi dell'opposizione, in tale modo si viola un aspetto fondamentale del sistema liberale.
Il sistema liberale, infatti, presenta una profonda differenza rispetto al puro e semplice sistema democratico, che è basato sulla prevalenza della maggioranza, in quanto si basa esattamente sul pluralismo. Dunque, se voi date un orientamento ideologico, voi limitate fortemente la libertà di insegnamento, perché chi esce dal concorso sarà un professore cattolico, un professore musulmano o un professore ateo e i costituenti sapevano perfettamente che nel suo insegnamento il professore porterà la sua persona, la sua storia e la sua cultura. Quindi, in qualche modo non si ha nella scuola pubblica la garanzia di un'omogeneità di orientamento del singolo insegnante. Tuttavia, la forza della scelta liberale di affidare al singolo insegnante la libertà di poter insegnare è stata una delle rivendicazioni più forti, che si è verificata come reazione alla pressione del regime fascista.
Riaffermare la libertà di insegnamento non è stata solo una bandiera dei laici non credenti, ma è stata anche una bandiera dei laici credenti. Nell'Assemblea costituente, infatti, si sono ritrovate insieme le principali forze politiche: la Democrazia cristiana, il Partito socialista, il Partito comunista, il Partito liberale, e tutte si sono ritrovate su tale posizione. Cari colleghi, su tali aspetti è necessario che la Camera dei deputati rifletta ed anche a lungo. Certamente, con un ordine del giorno, su cui preannunzio il mio voto contrario, non si può modificare un orientamento che i nostri padri costituenti hanno portato avanti.
Mi dispiace molto, inoltre, che il centrosinistra nel provvedimento in esame, per affrontare dei problemi anche reali, abbia intaccato un principio fondamentale, ovvero quello della libertà di insegnamento. Gli insegnanti non possono essere rimossi se non godono della fiducia delle famiglie, in quanto se introduciamo tale elemento sconvolgiamo l'intero sistema. Gli insegnanti, inoltre, non possono avere un orientamento ideologico, di nessunPag. 33tipo, perché la libertà di insegnamento è alla base del funzionamento di un sistema di istruzione liberale e democratico, come vogliamo che continui ad essere nel nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi La Rosa nel Pugno e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea ).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Garagnani n. 9/3025/19, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 462
Votanti 455
Astenuti 7
Maggioranza 228
Hanno votato
207
Hanno votato
no 248).

Prendo atto che il deputato Minasso ha segnalato di aver erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole e che la deputata De Biasi ha segnalato che non è riuscita a votare.
Ricordo che l'ordine del giorno Crisci n. 9/3025/20 è stato accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione.
Chiedo all'onorevole Turco, presentatore dell'ordine del giorno n. 9/3025/23, non accettato dal Governo, se insista per la votazione.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, le domando perché si è passati dall'esame dell'ordine del giorno Crisci n. 9/3025/20 all'esame del mio ordine del giorno.

PRESIDENTE. Onorevole Turco, le ricordo che gli ordini del giorno Osvaldo Napoli n. 9/3025/21 e Beltrandi n. 9/3025/22 sono stati dichiarati in precedenza inammissibili.

MAURIZIO TURCO. Senza fornire alcuna motivazione.
Signor Presidente, con il presente ordine del giorno si vuole porre in evidenza una questione di legalità. Il Ministro, con ordinanza, ha praticamente stravolto l'insegnamento dell'ora di religione nel nostro ordinamento scolastico. L'ora di religione è, infatti, divenuta un insegnamento facoltativo.
Attraverso un'ordinanza ministeriale si è cercato di reintrodurre surrettiziamente l'ora di religione fra le materie che concorrono a pieno titolo a formare la valutazione degli studenti per l'esame di Stato. In tale situazione vi è un'evidente discriminazione e disparità fra gli studenti che si avvalgono dell'insegnamento dell'ora di religione e quelli che non se ne avvalgono. Oltretutto, a nostro avviso, l'ordinanza in questione è in aperto contrasto con il testo unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione.
Chiediamo al Governo, pertanto, di ritirare l'ordinanza n. 26 del 15 marzo 2007, che è stata emanata nel pieno dell'anno scolastico, senza alcun contributo del Parlamento e al di fuori delle disposizioni della legge. Non c'era bisogno di alcun intervento da parte del Ministro, perché la legge è chiarissima.
Prendiamo atto, quindi, che il Ministero della pubblica istruzione intende continuare ad andare avanti su questa strada e, conseguentemente, esporre l'ordinanza ministeriale a tutte le iniziative che, al di fuori della sede parlamentare, potranno essere prese. Mentre noi poniamo tale questione nell'aula parlamentare, il Ministro non l'ha posta al Parlamento, ma ha interpretato la legge come meglio credeva, senza interpellare l'Assemblea. Per tale motivo, insisto per la votazione del mio ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Onorevole Turco, le faccio presente che le motivazioni sull'inammissibilità degli ordini del giorno Osvaldo Napoli n. 9/3025/21 e Beltrandi n. 9/3025/22 sono state illustrate dalla Presidenza all'inizio dell'esame degli ordiniPag. 34del giorno, facendo riferimento ai criteri di cui all'articolo 89 del Regolamento della Camera.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.

VALDO SPINI. Signor Presidente, nel preannunziare il mio voto favorevole sull'ordine del giorno Turco n. 9/3025/23, desidero che risulti agli atti una precisazione che, per ragioni comprensibili, non è contenuta nell'ordine del giorno medesimo.
Com'è noto, con l'ordine del giorno in esame ci si oppone all'inserimento a pieno titolo degli insegnanti di religione cattolica nelle deliberazioni del consiglio di classe concernenti l'attribuzione del credito scolastico. Si tratta di una ordine del giorno che ritengo giusto anche in rapporto ad un'interpretazione a mio parere del tutto scorretta che il Ministero della pubblica istruzione ha effettuato del nuovo Concordato.
Chi ricorda le disposizioni vigenti in tale materia sa che con il vecchio Concordato, coerentemente all'idea che la religione cattolica fosse la religione dello Stato, ci si doveva obbligatoriamente avvalere di tale insegnamento, a meno che vi fosse una domanda motivata di esonero. Con il nuovo Concordato, invece, tutti i cittadini italiani hanno la possibilità - nel caso di minori, i loro genitori - di avvalersi o non avvalersi di questo insegnamento. È evidente e chiaro, quindi, che introdurre la valutazione dell'insegnante di religione per chi si è avvalso dell'insegnamento non può che essere un elemento di ingiustizia e di ineguaglianza rispetto a una condizione che lo stesso nuovo Concordato aveva voluto fosse di uguaglianza fra chi si avvaleva e chi non si avvaleva dell'insegnamento.
Capisco, pertanto, i motivi per i quali l'onorevole Turco ha - giustamente - richiamato il principio di laicità dello Stato, stabilito dalla Costituzione e ribadito dalla Corte costituzionale, ma ciò costituisce anche un vulnus dello stesso nuovo Concordato. Dico ciò perché altri vulnus sono stati inseriti nel nuovo Concordato e dimostrano un'involuzione della politica dei rapporti Stato-Chiesa che non corrisponde allo spirito del documento di allora (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Simone. Ne ha facoltà.

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, ritengo che il deputato Turco abbia perfettamente ragione: chiedo, pertanto, di sottoscrivere il suo ordine del giorno n. 9/3025/23.
Credo infatti che nel nostro sistema, non essendo obbligatorio, ma facoltativo, l'insegnamento della materia religiosa, la frequenza dell'ora di religione non possa assolutamente contribuire alla determinazione del credito scolastico per l'ammissione agli esami di Stato. Lo dico perché è evidente che dobbiamo rispettare fondamentalmente il principio della laicità dello Stato, in base al quale non possiamo nel modo più assoluto creare condizioni, in cui vi siano studenti discriminati a seconda del fatto che frequentino l'ora di religione, di quella religione, o anche perché non aderiscano a nessuna religione.
Il principio della laicità dello Stato vuole che tutti, credenti e non, siano sostanzialmente uguali. Dunque, questa norma introduce elementi di discriminazione, che credo non siano accettabili. La laicità dello Stato è un principio di garanzia costituzionale per tutte le libertà e, siccome non è affatto neutro, credo che noi dobbiamo garantire le suddette libertà in modo assolutamente universale, senza alcuna differenziazione o discriminazione. Quindi, credo che da questo punto di vista l'introduzione di questa norma in modo surrettizio sia stato un errore da parte del Ministero, a cui bisogna porre rimedio. Pertanto, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea voterà a favore di questo ordine del giorno. (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e La Rosa nel Pugno).Pag. 35

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, a proposito di questo ordine del giorno non vedo come ci si possa scandalizzare perché si prevede la possibilità di avere come credito scolastico la frequenza all'insegnamento della dottrina religiosa, mentre non ci si meraviglia e non ci si scandalizza per i crediti che si acquistano frequentando il corso di salsa e merengue o di mountain bike. Quindi, siamo di fronte a una contraddizione veramente gravissima. Voglio tornare, però, sull'ordine del giorno precedente, considerato che sono stata tirata in ballo dal deputato Acerbo. Al signor deputato Acerbo dico che sarebbe ora che si togliesse quel ghigno dalla bocca, perché noi lo ascoltiamo con rispetto e pretendiamo lo stesso rispetto.

PRESIDENTE. Onorevole Goisis, per cortesia!

PAOLA GOISIS. C'è chi fischia e chi ridacchia. A parte ciò, voglio dire che non rinnego né le tradizioni celtiche né tantomeno quelle cristiane, perché duemila anni di storia, indipendentemente da ogni considerazione, non si possono rinnegare. Piuttosto, il signor Acerbo probabilmente, visto che fa tante questioni, forse si vergogna delle proprie radici staliniste! Provi a pensare ai milioni di morti, all'Ungheria, in particolare a Budapest nel 1956, al 1968 a Praga, ai gulag della Russia. Gli regalerò Arcipelago Gulag di Solgenitzin. Di ciò si dovrebbe vergognare e non ridere delle tradizioni cristiane, denigrando la nostra cultura, che noi difendiamo a spada tratta! Comunque, visto che parlate tanto di rispetto, non siete in grado voi, e lei in modo particolare, di portarlo, dato che si è permesso di interpellarmi, e con quale diritto? Allora, voi vi dovete vergognare!

PRESIDENTE. Onorevole Goisis, la prego di concludere.

PAOLA GOISIS. Semmai, provate a pensare: arriveremmo magari ad abbattere le nostre chiese e le nostre basiliche per erigere i mausolei stalinisti in Italia? (Commenti dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea - Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Colleghi, al di là della legittima polemica politica, cerchiamo, prima che la situazione rischi di degenerare, di portarci rispetto l'un l'altro, come viene richiesto.

PAOLA GOISIS. Lui si è permesso di degenerare (Applausi di deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!

PRESIDENTE. Da parte di tutti, giustamente, onorevole Goisis.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.

ALBA SASSO. Signor Presidente, come il mio gruppo, preannuncio il voto favorevole su questo ordine del giorno, ma vorrei ricondurre la questione al buon senso.
L'ora di religione cattolica nella scuola italiana (Commenti del deputato Goisis)... scusa, collega Goisis, non esagerare! Stavo dicendo che la frequenza dell'ora di religione è facoltativa nella scuola italiana. Se tale frequenza diventasse determinante per l'attribuzione del credito scolastico e per l'ammissione agli esami di Stato, tale norma creerebbe disparità di trattamento tra gli studenti: di ciò stiamo parlando. Pertanto, in relazione alla norma inserita dal Governo per l'ammissione agli esami di Stato, vorrei ricordare che pende una sentenza definitiva del TAR del Lazio, perché alcune associazioni hanno già promosso un ricorso al TAR su tale questione; poi il Ministero, a sua volta, ha proposto ricorso al Consiglio di Stato e si è in attesa della sentenza definitiva. Quindi, poiché credo che la questione del credito da attribuire per l'ammissione agli esami di Stato sia una questione assai delicata, che deve soprattutto garantire l'uguaglianza di trattamento per tutti gli studenti, ritengo che l'ordine del giorno in esame sollevi unPag. 36problema reale e presente nella scuola, dunque penso che esso dovrebbe essere accolto (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).

MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, vorrei solo rendere un chiarimento all'Assemblea. Non voglio ripercorrere tutto il ragionamento che è stato svolto sul nuovo Concordato. Devo richiamare che numerose sentenze della Corte costituzionale hanno stabilito l'obbligatorietà, per lo Stato, di provvedere all'offerta di carattere religioso e la facoltatività, invece, da parte degli studenti, nello sceglierla: sono tutti elementi che sono già stati richiamati. Vorrei solo precisare tecnicamente di cosa stiamo parlando: si tratta di un credito di piccolissima entità, che riguarda la valutazione del curriculum annuale dello studente e nella quale esiste un piccolo margine di oscillazione (cioè, ad esempio, chi ha la media del 6 può ottenere uno o due punti di credito). Nell'ambito della valutazione complessiva del consiglio di classe si propone che, all'interno di tale credito, possano essere valutate - pregherei di porgere attenzione - la frequenza dell'orario di religione, la frequenza di attività alternative prescelte dai ragazzi e l'azione di studio individuale: sono valutate tutte queste tre opzioni. Devo dire che, nel passato, non era così e che una precedente ordinanza aveva proposto la valutazione esclusivamente dell'ora di religione, ma è stata corretta proprio per evitare quella disparità di trattamento della quale si tratta.
Quindi, l'ordine del giorno in esame, così com'è formulato nel dispositivo - voglio sottolinearlo - contiene un'imprecisione, perché vengono valutati tutti e tre i percorsi alternativi, pertanto non si costringe ad agire e a far optare uno studente e una famiglia in tale direzione. Questo era un chiarimento dovuto, perché non si tratta né di disparità di trattamento, né tantomeno di sottrarsi all'azione doverosa della laicità del nostro Stato e della nostra scuola.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tranfaglia. Ne ha facoltà.

NICOLA TRANFAGLIA. Signor Presidente, a nome del gruppo dei Comunisti Italiani voglio dire, per prima cosa, che siamo d'accordo con l'ordine del giorno presentato dal deputato Turco e lo sottoscriviamo.
Per quanto riguarda la questione in esame ho ascoltato il chiarimento del Viceministro Bastico, ma sono ancora preoccupato, perché mi pare che l'attribuzione di punti all'insegnamento della religione configuri in qualche modo, anche se si tratta di pochi punti, una possibile disparità. Non possiamo accettare tutto ciò, per i principi della Costituzione italiana e per la laicità dello Stato, così spesso non osservata nel Paese, perfino dalle istituzioni pubbliche, e che invece, a nostro avviso, rappresenta uno dei tratti fondamentali del nostro Stato. Tale tratto riguarda sia l'articolo 3 della Costituzione sull'uguaglianza e sui compiti della Repubblica per rimuovere la disuguaglianza, sia altri articoli fondamentali della Costituzione che nel nostro Paese non vengono osservati.
Finora ho ascoltato alcune analisi sulle radici della cultura italiana, che mi meraviglio di udire in quest'aula perché mostrano proprio un'attenzione soltanto a vicende molto vicine e non vanno ai fondamenti della nostra storia. Tutto ciò dimostra - mi pare - da parte di molti colleghi una leggerezza rispetto ai temi in esame, che non vorrei riscontrare perché non sono in nessun modo degni dell'istituzione in cui noi ci troviamo. Quindi, al di là di questi aspetti, ritengo che sarebbe un fatto positivo se approvassimo l'ordine del giorno in esame, almeno come segno che vi è da parte della maggioranza del Parlamento un atteggiamento, su questi temi, rispettoso dei principiPag. 37fondamentali della nostra Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Sinistra democratica. Per il Socialismo europeo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.

FRANCA BIMBI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale. Pur comprendendo le motivazioni tecniche del Viceministro Bastico, voterò a favore dell'ordine del giorno in esame (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra democratica. Per il Socialismo europeo, La Rosa nel Pugno e Comunisti Italiani) perché ho sempre fatto - quando ho dovuto scegliere per i miei figli - obiezione di coscienza all'insegnamento di qualsiasi religione nelle scuole, mentre sono assolutamente favorevole all'insegnamento, nelle medesime scuole, della storia delle religioni, della sociologia e dell'antropologia del fatto religioso; anzi lo ritengo necessario e credo anche che sarebbe necessario l'insegnamento delle varie teologie nelle università pubbliche, statali e non statali. Spero che nell'Ulivo vi sia qualcuno che condivida questa sensibilità (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra democratica. Per il Socialismo europeo, La Rosa nel Pugno e Comunisti Italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Biasi. Ne ha facoltà.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, a titolo personale anch'io voterò a favore dell'ordine del giorno in esame, malgrado nel dispositivo vi sia l'imprecisione finale, come segnalato dal Viceministro Bastico. Tuttavia, credo che fondamentalmente vi sia un valore altamente simbolico in un elemento, in altre parole la disparità è esattamente su un tratto particolarmente intimo e personale come la religione e il rapporto con la fede: non credo che il rapporto con la religione e con la fede possa e debba diventare materia di credito. Ritengo che tale rapporto non sia assimilabile al tennis o ad altre attività (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra democratica. Per il socialismo europeo, La Rosa nel Pugno e Comunisti Italiani). Ritengo quindi una gravissima scorrettezza definirlo come parte del sistema di crediti. Non ho nulla in contrario al fatto che nella scuola pubblica si frequenti un'ora di religione o di storia delle religioni. Tutto ciò afferisce ad un altro ambito di ragionamento e di decisione. L'unica cosa certa è che i cittadini indipendentemente dalla religione sono tutti uguali davanti alla legge per dettato costituzionale e non ha senso comune operare una discriminazione, anche in positivo, sul piano della religione e della fede, perché continuo a pensare che siano aspetti seri e soggettivi (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Poretti. Ne ha facoltà.

DONATELLA PORETTI. Signor Presidente, intervengo per aggiungere anche la mia firma all'ordine del giorno Turco n. 9/3025/23 e per sottolineare che l'ordinanza citata, giunta fra l'altro poco prima degli esami di Stato, ha creato un'evidente discriminazione tra chi frequentava l'ora di religione e chi non la frequentava. L'ora di religione è facoltativa: se non è obbligatoria, non si capisce il principio secondo il quale si possono avere punteggi, che, tra l'altro, signor Viceministro, non sono così pochi se uno o due punti rappresentano il discrimine tra l'essere ammessi e il non esserlo. Comunque, mi sembra che lei stessa voglia sminuire l'ordinanza; tanto vale, allora, che la ritiriate!
Si tratta, inoltre, di un'ordinanza giunta in pieno clima di family day (e quant'altro vi è stato nella primavera scorsa), in un momento in cui gli studenti avevano già scelto se frequentare o no l'ora di religione. All'epoca, quindi, fu un premio per chi aveva scelto l'ora di religione,Pag. 38mentre oggi confermarla è un invito a frequentare l'ora di religione. Ci penserei due volte a invitare gli studenti a frequentare l'ora di religione dando loro in cambio dei punti. È davvero questa la libertà che si vuole porre nella scuola pubblica: frequentate l'ora di religione, così vi diamo più punti per essere ammessi agli esami? Ritengo, davvero, che le persone che credono nella religione cattolica dovrebbero essere i primi a ribellarsi a tale ordinanza (Applausi dei deputati del gruppo de La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volpini. Ne ha facoltà.

DOMENICO VOLPINI. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per chiarire che i crediti didattici per l'insegnamento della religione sono stati introdotti dal Ministro Berlinguer, non solo per quanto riguarda la frequenza dell'insegnamento della religione, ma anche per la frequenza delle altre materie, da parte di chi in parallelo non frequenta liberamente l'ora di religione. Per tale motivo, non vi è alcuna discriminazione contro alcuno.
Successivamente, tali crediti sono stati tolti (non dal Ministro Berlinguer) e il Ministro Fioroni ha semplicemente ribadito un dato che era già acquisito, cioè che non si tratta di dare un privilegio a chi frequenta l'ora di religione, bensì di stabilire che in tale ora gli studenti o frequentano l'insegnamento della religione cattolica o altre materie, che concorrono alla loro formazione. Quando sono stati introdotti, tali crediti si riferivano a tutto il blocco delle materie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Elia. Ne ha facoltà.

SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, chiedo che sia consentito al Viceministro di ascoltare il mio intervento e che esso sia ascoltato anche dai colleghi del centrosinistra. Ringrazio molto i colleghi che sono intervenuti, in particolare la collega Bimbi e concordo con il suo intervento: non si insegni nelle scuole la religione (è già consentito che l'insegnamento della religione, per chi decide di aderirvi, sia facoltativo), ma la storia delle religioni ed anche la teologia. Non è, tuttavia, questo il merito del nostro dibattito. Il Viceministro afferma che il credito è di piccolissima entità (lo faceva notare la collega Poretti: uno o due punti su sei). Tale piccolissima entità può essere anche un terzo nella valutazione del credito nei confronti di un alunno.
Tuttavia, per un credito di piccolissima entità, non diamo attuazione ad un principio costituzionale. Con l'ordine del giorno Turco n. 9/3025/23 stiamo discutendo non solo del principio supremo di laicità stabilito dalla Costituzione e ribadito dalla nostra Corte costituzionale, ma anche del principio di parità nella partecipazione degli studenti all'attività didattica.
È vero o non è vero che vi è questo credito in più, come lei dice, Viceministro, di piccola entità? A me non convincono le motivazioni per le quali, se non si frequenta l'ora di religione, si svolge un'attività alternativa. Qui si afferma il principio per il quale chi non partecipa all'ora di religione viene penalizzato nella valutazione finale.
Quanto al dispositivo dell'ordine del giorno in questione, lei, Viceministro, ci dice che vi sono delle imprecisioni. Ebbene, la inviterei a proporre all'Assemblea alcune precisazioni, in modo che possa essere accettato senza procedere alla votazione. Pertanto, attendiamo da lei - le rivolgo espressamente tale invito - una riformulazione.
Resta fermo, tuttavia, il fatto che l'ordine del giorno Turco n. 9/3025/23 impegna ad adottare le opportune iniziative - non vi è, quindi, un obbligo preciso: ci suggerisca lei quali sono le iniziative che il Governo ritiene opportune per superare questo punto di discriminazione - volte a non attribuire (questo ce lo dovrà consentire) valore alla frequenza dell'insegnamento della religione cattolica ai fini della determinazione del credito scolastico per l'ammissione agli esami di Stato.Pag. 39
Attendiamo, quindi, da lei - come ci ha annunciato - una riformulazione (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).

MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, ha ragione l'onorevole D'Elia nel sollecitare una proposta di riformulazione. Pertanto, signor Presidente, chiederei di accantonare l'esame dell'ordine del giorno Turco n. 9/3025/23, da un lato, per avere il tempo, di svolgere verifiche più opportune e puntuali (anche da parte degli uffici) in merito a quando e a come si siano svolte le attività alternative all'ora di religione (che a me risultano, ma ritengo sia opportuno e necessario consegnarvi le relative informazioni) e, dall'altro lato, per avere la possibilità di proporre all'Assemblea una riformulazione, così come è stato richiesto.
Chiedo, pertanto, l'accantonamento dell'ordine del giorno Turco n. 9/3025/23 (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

PRESIDENTE. Onorevole Aprea, ho colto la sua richiesta di intervento, tuttavia credo vi siano altre otto persone che avevano già chiesto di intervenire. Se però procediamo ad un accantonamento, sospenderemo l'esame di questo ordine del giorno e le relative richieste di parlare...

VALENTINA APREA. Ma io vorrei intervenire in merito alla dichiarazione del Governo.

PRESIDENTE. Riassumendo, è stata presentata una richiesta di accantonamento dell'ordine del giorno Turco n. 9/3025/23 da parte del Governo. Possiamo, quindi, o procedere immediatamente all'accantonamento dell'ordine del giorno, se non vi sono obiezioni, oppure, se qualcuno fosse contrario, concedere la parola ad un oratore contro e ad uno a favore sulla proposta di accantonamento per metterla, successivamente, in votazione.

VALENTINA APREA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, non ne abbia a male se chiedo di parlare, è un mio diritto; dal suo tono, sembra che le dia fastidio, lei capisce (Commenti)...

PRESIDENTE. No, onorevole, ovviamente non mi dà fastidio; tuttavia ho detto che, a meno che qualcuno non volesse intervenire contro o a favore...

VALENTINA APREA. Infatti, mi stavo consultando...

PRESIDENTE. Questo non mi era chiaro, prego.

VALENTINA APREA. Grazie. Chiediamo che la proposta di accantonamento dell'ordine del giorno Turco n. 9/3025/23 venga messa ai voti e, quindi, chiedo di intervenire contro.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Siamo contrari sulla proposta di accantonamento dell'ordine del giorno Turco n. 9/3025/23, a meno che il Ministro Fioroni non intervenga nel dibattito, perché (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Comunisti Italiani)... No, scusate, avete già gettato la maschera...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.

VALENTINA APREA. Avete già gettato la maschera! All'onorevole Bianco, che aveva svolto un intervento culturale molto alto e di spessore, per frenare queste nostre preoccupazioni, avete risposto con questo ordine del giorno e con le vostre posizioni.Pag. 40
Il Ministro Fioroni ha reintrodotto i crediti che noi, onorevole Volpini, mediante la riforma Moratti, avevamo inserito nelle valutazioni in modo che facessero media; la CGIL aveva presentato un ricorso, giunto addirittura dinanzi alla Corte costituzionale, perché avevamo preso questa posizione. Alla luce di ciò, vogliamo che il ministro Fioroni riferisca all'Assemblea per esporre le ragioni ed eventualmente dichiarare la propria contrarietà oppure rinnegare la propria decisione, considerato che lui aveva reintrodotto tali crediti.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare a favore.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, poiché non abbiamo l'ossessione del Ministro Fioroni ma vorremmo cercare di trovare una soluzione, siamo favorevoli all'accantonamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di accantonare l'esame dell'ordine del giorno Turco n. 9/3025/23.
(È approvata).

La Camera approva per 29 voti di differenza.
L'ordine del giorno viene conseguentemente accantonato. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, rinviamo il seguito dell'esame di questo provvedimento al prosieguo della seduta, dopo lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sull'ordine dei lavori.

GIACOMO BAIAMONTE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIACOMO BAIAMONTE. Signor Presidente, vorrei intervenire sull'ordine dei lavori, per far presente che la Camera ha votato l'istituzione di una Commissione sulle problematiche della sanità nel nostro Paese. Ebbene, se è stata votata e discussa, perché la Presidenza non istituisce tale Commissione?
Oltretutto, alla luce di quanto succede nel nostro Paese - si veda, ad esempio, l'episodio di Bologna e la questione del deficit della sanità - perché la Presidenza ancora nicchia e non decide di istituire la Commissione? È quello che chiedo!

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, ieri ho chiesto all'Assemblea e al Presidente Bertinotti di intervenire immediatamente di fronte alla notizia che oggi leggiamo su tutti i giornali relativa all'ex brigatista che, a zonzo per l'Italia, ha rapinato il Monte dei Paschi di Siena, situato al centro della città di Siena, quindi, non in periferia.
Così, bellamente, stamattina leggendo i giornali, abbiamo scoperto che il «signorino» aveva bisogno di alcune provvidenze in più, rispetto a quello che possiede ordinariamente.
Pochi minuti fa ho letto che il ministro Mastella addirittura - in presenza delle polemiche esplose sui giornali di questi giorni e di oggi in particolare - si lamenta perché i giudici applicano la legge Gozzini, e ciò è il contrario di quanto dichiara il Ministro dell'interno su tutti i giornali odierni.
Sommessamente, ma con grande determinazione, non me ne voglia, vorrei domandare nuovamente alla Presidenza della Camera di chiedere con forza al Governo di intervenire in questa Assemblea per riferire sulla reale situazione in merito al tema del «vagabondaggio» degli ex brigatisti - in particolare, in questo caso - nel nostro Paese e sulla applicazione delle leggi da parte dei magistrati italiani, visto che la denuncia viene non dall'opposizione bensì dal Ministro dell'interno di questo Governo.Pag. 41
Se in presenza della denuncia di un Ministro dell'interno di un Governo in carica il suo collega e la Camera non sono nelle condizioni di audire il Ministro competente, ebbene, non so a cosa serva questo ramo del Parlamento. Lo dico con grande sincerità e chiaramente, non per rivalermi nei suoi confronti lamentandomi con lei ma perché lei stessa possa, anche in funzione del Presidente della Camera, oltreché del suo ruolo di Vicepresidente, far presente con forza all'Esecutivo che ci troviamo di fronte ad una schizofrenia gravissima nelle dichiarazioni di due Ministri dello stesso Governo, entrambe di una gravità assoluta nei confronti del Parlamento e della sicurezza del Paese.

PRESIDENTE. Presidente Volontè, abbiamo già provveduto a sollecitare il Governo: ovviamente lo solleciteremo di nuovamente.

MAURIZIO GASPARRI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Avevo chiesto la parola!

MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, credo che...

PRESIDENTE. Un attimo, onorevole. Poiché ho numerose richieste di parola, cerchiamo di accorpare gli interventi che vertono nei medesimi argomenti. Intende intervenire sullo stesso argomento?

TEODORO BUONTEMPO. Faccia parlare l'onorevole Gasparri.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Gasparri.

MAURIZIO GASPARRI. Ringrazio l'onorevole Buontempo e il Presidente.
Signor Presidente, voglio associarmi alla sollecitazione del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e del presidente Volontè; il nostro gruppo ha peraltro avanzato da tempo e ribadirà proposte di revisione della legge Gozzini. Nel merito la discussione sarà ampia e libera, ma c'è un problema di applicazione delle leggi, finché sono vigenti. Riteniamo che non sia la prima volta che valutazioni dei magistrati di sorveglianza determinano poi gravi reati commessi da chi è stato ammesso ad una serie di benefici. Ogni volta c'è una responsabilità che viene scaricata dall'uno sull'altro, per cui non si capisce cosa debbano fare gli addetti alla sicurezza e i responsabili della giustizia. Il Governo stesso afferma che ci sono leggi, che noi riteniamo difatti vadano modificate, soprattutto nei confronti delle persone recidive, delle persone che reiterano i reati, delle persone che hanno commesso reati di grave allarme sociale. Il terrorismo è certamente tra questi; il beneficio dovrebbe essere poi concesso in condizioni di particolare merito, che nel caso specifico evidentemente non sussistevano.
C'è quindi un grave allarme, c'è da parte nostra anche lo sconcerto determinato da questo scarico delle responsabilità. Poco fa il citato ministro Mastella, in una pubblica dichiarazione, ha detto di essere aperto ad un pubblico confronto sulla legge Gozzini e la sua applicazione: al di là dei talk-show o delle feste di partito, che sono amabili luoghi di conversazione, è il Parlamento repubblicano il luogo di discussione, è l'aula di Montecitorio, sono le Commissioni competenti. Sono previsti gli strumenti per intervenire, le leggi, le proposte. Sollecitiamo quindi la Presidenza ad aiutare il Parlamento ad affrontare questi temi, a discuterli non soltanto nel chiacchiericcio salottiero, ma nel luogo delle decisioni politiche, che è il Parlamento.

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Da un po' di tempo la Presidenza della Camera mi pare che usi una discrezionalità eccessiva: anchePag. 42quando si chiede la parola, come avevo fatto per un richiamo al Regolamento, si fa finta di dimenticarsene. Sto mettendo insieme un «Libro bianco» su questi comportamenti, perché sono veramente stufo di assistere da parte della Presidenza - intendo tutta la Presidenza, non lei personalmente - ad una discrezionalità, ad una finzione nell'interpretazione del Regolamento che secondo me non è confacente col suo spirito.
Cosa voglio dire in questo caso? Ieri il collega Volontè ha sollevato il problema relativo ad un fatto che ha particolarmente colpito l'opinione pubblica. I particolari che abbiamo appreso sono sconcertanti: un ergastolano, un ex terrorista in semilibertà che compie una rapina; non era quindi un incidente di percorso, è evidente che si dedicava abitualmente a queste attività. Non è possibile che la Presidenza della Camera oggi non dia una risposta. Con la richiesta di un presidente di gruppo, a proposito di un fatto così rilevante, aspettavo una comunicazione, che la Presidenza della Camera dicesse: ad una certa ora abbiamo chiamato il Ministro, ma aspettiamo ancora una risposta. Non credevo che il tutto finisse nel «porto delle nebbie», dove non si vede e non si sente più nulla.
Reitero la richiesta che il Governo venga a riferire all'Assemblea: dopo ventiquattr'ore ci deve dire se è una iniziativa personale del giudice, se quella estensione di semilibertà era conforme ai comportamenti del detenuto, se vi è stato o meno un minimo di controllo, come sarebbe doveroso quando si esce dal carcere per recarsi al lavoro.
Il Governo avrebbe dunque dovuto riferire quel che si era fatto a monte e quel che si intende fare in termini di ulteriori accertamenti.
Non è possibile che i ministri vadano negli studi televisivi e non riferiscano alla Camera dei deputati. Credo peraltro che ciò accada anche per colpa della Presidenza, poiché quel che avviene dentro quest'aula non viene più registrato. Nel corso della seduta odierna, avevo chiesto la parola per tre richiami al Regolamento (agli articoli 41, 85 e 88): non è dunque possibile che la seduta venga sospesa senza che la Presidenza chieda al deputato se è ancora in piedi o no la sua richiesta di intervento per richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, in ordine alla questione che lei pone circa la necessità che il Governo venga a riferire all'Assemblea, la Presidenza non le ha ancora dato alcuna comunicazione semplicemente perché il Governo non ha ancora risposto alla Presidenza né se interverrà né quando. Quando saremo in possesso di questa informazione, potremo naturalmente comunicarla all'Assemblea. Altrimenti, avremmo soltanto potuto dire che siamo in attesa che il Governo fornisca una risposta, come peraltro si è testé fatto dopo il primo intervento del presidente Volontè.

TEODORO BUONTEMPO. Lo si sarebbe dovuto comunicare all'apertura della seduta!

Testo sostituito con errata corrige volante PRESIDENTE. Quanto poi a presunte discriminazioni circa l'emendamento dei lavori, credo che la Presidenza applichi semplicemente il Regolamento, con la discrezionalità che ad essa viene attribuita e che viene utilizzata al solo scopo di assicurare il buon andamento dei lavori. Lei fa riferimento ad un suo intervento sull'ordine dei lavori circa l'applicazione dell'articolo 88 del Regolamento: nonostante la sottoscritta non fosse personalmente presente in quel momento, mi pare che lei avesse detto che avrebbe richiesto la parola successivamente. Di conseguenza, quando ha chiesto la parola, le è stata data facoltà di intervenire, così come aveva richiesto. PRESIDENTE. Quanto poi a presunte discriminazioni circa l'andamento dei lavori, credo che la Presidenza applichi semplicemente il Regolamento, con la discrezionalità che ad essa viene attribuita e che viene utilizzata al solo scopo di assicurare il buon andamento dei lavori. Lei fa riferimento ad un suo intervento sull'ordine dei lavori circa l'applicazione dell'articolo 88 del Regolamento: nonostante la sottoscritta non fosse personalmente presente in quel momento, mi pare che lei avesse detto che avrebbe richiesto la parola successivamente. Di conseguenza, quando ha chiesto la parola, le è stata data facoltà di intervenire, così come aveva richiesto.

GIUSEPPINA FASCIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA FASCIANI. Signor Presidente, come sa, questa mattina sulle prime pagine di tutti i maggiori quotidiani viene riportato il fatto criminoso dell'uccisione per avvelenamento di tre orsi nel ParcoPag. 43nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. Poco fa, inoltre, agenzie di stampa hanno dato la notizia che ne sono stati rinvenuti altri due. Ciò significa che il territorio del parco è stato disseminato di polpette avvelenate che rischiano di depauperarne il patrimonio faunistico.
Già il presidente del parco e numerose associazioni si sono attivate per individuare i responsabili, e lo stesso Ministro ha parlato di fatti criminosi e di criminali da arrestare. Chiederei dunque alla Presidenza di farsi parte attiva affinché il Ministro venga in Assemblea a riferire su questo fatto criminoso, onde capire quali sono le iniziative non solo per arrestare i responsabili, ma anche per potenziare i servizi di sorveglianza nel territorio del parco. Lei sa infatti che l'orso marsicano è oggetto di studio da parte di studiosi americani e che si tratta di una specie in estinzione che è protetta dall'Europa con uno speciale progetto.
Le chiediamo dunque di impegnarsi a fare in modo che il Ministro dell'ambiente venga a riferire su quali iniziative si stanno assumendo per arginare questo fenomeno criminoso.

PRESIDENTE. Onorevole Fasciani, anche in questo caso la Presidenza inoltrerà la richiesta al Governo. Mi permetto però di ricordare ai deputati che ai fini della rappresentazione al Governo di determinate questioni esistono anche gli atti di sindacato ispettivo: dalle interpellanze urgenti alle interrogazioni a risposta immediata. Il fatto che il Governo venga a riferire in Assemblea costituisce infatti una pratica «straordinaria», e dico ciò senza naturalmente voler sminuire la questione che lei pone, che è di grande rilevanza. Ricordo comunque che vi è la possibilità di ricorrere a tali strumenti.

OLGA D'ANTONA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

OLGA D'ANTONA. Signor Presidente, ritorno sull'argomento dell'arresto del brigatista avvenuto recentemente a Siena, colto mentre compiva una rapina e deteneva armi. Ciò che è accaduto rappresenta un fatto molto grave, che sicuramente allarma i cittadini. Mi risulta che il Ministro della giustizia ha disposto un'ispezione per capire quali siano state le condizioni che hanno determinato il permesso di semilibertà, e sono al corrente anche delle dichiarazioni del Ministro dell'interno. Auspico che comunque siano svolte le dovute indagini e che il Ministro si presenti all'Assemblea o in Commissione, sede in cui più volte il Ministro dell'interno ha riferito a proposito del piano della sicurezza e della situazione italiana dal punto di vista della sicurezza.
Intendo, tuttavia, riportare la discussione entro un quadro più generale. Non vorrei svolgere l'attività di giudice di sorveglianza, perché egli applica la legge con un margine di discrezionalità molto ampio, e ciò comporta delle responsabilità enormi, e l'errore, purtroppo, può essere valutato soltanto dopo che esso ha prodotto effetti, cioè quando l'atto criminoso si compie.
A me tocca un compito ingrato, cioè dire che purtroppo questi sono i rischi che si corrono quando si cerca di attenersi ai dettami e ai fondamenti della nostra Costituzione, che indicano il carcere come luogo di educazione e come possibilità, in alcuni casi, di reinserimento sociale. Credo, però, che ai giudici spetti una responsabilità gravissima, perché sulle loro spalle pesa una scelta che può determinare pericolo grave per i cittadini. Nel caso specifico, il condannato era un pluriomicida, un brigatista, e una persona che non aveva mai manifestato ravvedimento rispetto agli atti criminosi compiuti e alle sue scelte e che non aveva mai dato segnali di dissociazione o di pentimento, se così lo vogliamo chiamare.
Avendo tale soggetto compiuto anche in precedenza altri atti contrari alla legge che avevano determinato la sospensione della semilibertà, il caso ci sembra che presenti delle ambiguità e delle controindicazioni che ci allarmano. Quindi, trovo opportuno che il Parlamento, in sede di Commissione o di Assemblea, abbia la possibilità di capire esattamente come si sono svolti iPag. 44fatti, ma soprattutto di aprire una discussione in un momento in cui essa è quanto mai importante perché, purtroppo, assistiamo ad una recrudescenza e ad una riemersione del terrorismo, che in questo Paese sembra essere un fenomeno carsico, che va in immersione e poi riemerge. Sono state allarmanti, soprattutto, le manifestazioni che si sono svolte sia a L'Aquila, sia a Padova, con slogan molto aggressivi nei confronti dei parenti delle vittime e dei poliziotti uccisi.
Ci preoccupano le palesi affermazioni di solidarietà nei confronti di queste bande eversive. Il clima che stiamo vivendo e questo tipo di simpatie, seppur minoritarie, devono essere tenute nella dovuta considerazione e nel dovuto controllo sociale, e quindi auspichiamo che in Parlamento si possa svolgere un dibattito serio e approfondito sul tema.

PRESIDENTE. Prendo atto delle sue considerazioni. Come ho già detto, la Presidenza sta provvedendo a sollecitare nuovamente il Governo affinché riferisca.
Quanto alla Commissione di inchiesta, la cui costituzione è stata sollecitata dall'onorevole Baiamonte, faccio presente che non sono ancora pervenute tutte le designazioni da parte dei gruppi. La Presidenza, peraltro, ha più volte rivolto solleciti in tale direzione.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, mentre il seguito dell'esame del primo punto dell'ordine del giorno riprenderà alle 17.

La seduta, sospesa alle 14,10, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderà il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, deputato Francesco Rutelli.

(Applicabilità delle norme del «decreto Bersani» alle restrizioni di ipoteche, con particolare riguardo agli oneri a carico degli utenti - n. 3-01275)

PRESIDENTE. Il deputato Carta ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01275, concernente l'applicabilità delle norme del «decreto Bersani» alle restrizioni di ipoteche, con particolare riguardo agli oneri a carico degli utenti (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1).

GIORGIO CARTA. Signor Presidente, a partire dal 2 giugno 2007 sono divenute operative le disposizioni contenute nell'articolo 13, commi 8-sexies e seguenti, del decreto legge n. 7 del 2007, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 40 del 2007, dirette, nell'ambito dell'eliminazione di ogni onere di estinzione di un mutuo, a semplificare il procedimento di cancellazione delle ipoteche a garanzia dei mutui concessi da banche. Il nuovo procedimento, nel presupposto dell'estinzione ope legis dell'ipoteca coincidente con l'estinzione del debito, prevede che l'ipoteca stessa venga cancellata d'ufficio, senza alcun onere.
Nel testo normativo in esame non viene operata alcuna distinzione, in ordine all'applicabilità del procedimento semplificato di cancellazione, tra le cancellazioni totali e le restrizioni di ipoteca. Sennonché, con circolare del 1o giugno 2007, l'Agenzia del territorio, nel fornire i «primi chiarimenti», ha dato un'interpretazione a mio parere erronea, laddove ha precisato che i commi citati...

PRESIDENTE. Deve concludere, per favore.

GIORGIO CARTA. ...si applicano esclusivamente alle cancellazioni.

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PRESIDENTE. I tempi sono quelli televisivi, quindi vi prego di rispettarli.
Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Francesco Rutelli, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il quesito è importante perché, in effetti, l'Agenzia del territorio ha dato un'interpretazione alla norma in esame. La stessa Agenzia, rivolgendosi poi al Ministero della giustizia per trovare una sintesi alle problematiche che lei ha richiamato, ha convenuto che tale interpretazione restrittiva può comportare dei problemi, pur essendo formalmente corretta.
Il Ministero della giustizia, a sua volta, segnala che sta svolgendo, sulla base di questa sollecitazione, gli approfondimenti per individuare le soluzioni operative e per garantire semplificazione ed eliminazione dei costi per quanto riguarda il procedimento di riduzione delle ipoteche.
Il Ministero dello sviluppo economico, consapevole che mentre si monitora l'andamento delle misure di liberalizzazione ci sono alcune interpretazioni che restringono, anziché permettere il flusso attuativo più efficace, ha proposto un'iniziativa e ha sottolineato il sostegno, al Senato della Repubblica, ad una proposta di emendamento al disegno di legge sulle liberalizzazioni, che chiarisce che per quanto riguarda il contratto di mutuo si deve fare riferimento a contratti stipulati o accollati a seguito di frazionamento, anche ai sensi del decreto legislativo 20 giugno 2005, n. 122, anche nel caso di annotazione su titoli cambiari. Il relatore del disegno di legge Bersani recepisce, con il pieno sostegno del Governo, una modifica legislativa che va incontro alla sua segnalazione. Questa è peraltro l'occasione per ribadire l'attesa che il Parlamento approvi in maniera il più possibile spedita quel disegno di legge.

PRESIDENTE. Il deputato Carta ha facoltà di replicare, per due minuti.

GIORGIO CARTA. Signor Ministro, mi ritengo parzialmente soddisfatto, non perché non intraveda nella sua risposta una volontà politica di dare soluzione ad una questione che non dovrebbe porre problemi. Infatti, l'ipoteca posta a carico di un soggetto viene posta dalla banca al costruttore per il complesso. Quando viene estinto il mutuo, il contraente non ha nessun debito.
Di conseguenza ciò non può interferire sul fatto che l'ipoteca totale deve poi essere frazionata, perché la questione è a chi fanno carico le spese notarili per ridurla: non certo all'utente, perché significherebbe aggirare il decreto Bersani e la legge che ne consegue.
Non si comprende però, signor Ministro - ed è il motivo della mia insoddisfazione - come l'Agenzia del territorio abbia potuto fornire un'interpretazione senza alcun presupposto giuridico e senza una norma che abbia introdotto una distinzione, che andava precisata per legge e non attraverso un'interpretazione dell'amministrazione.
In ogni caso, prendo atto della sua risposta e della volontà del Governo di fare in modo che tale onere non ricada sugli utenti perché, signor Presidente, il malumore esiste e non credo che vi sia bisogno di ulteriori elementi: non si possono adottare norme che poi, se applicate erroneamente, suonerebbero come un'ulteriore presa in giro per gli utenti, aumentando il malumore della cittadinanza.

(Misure relative al fenomeno della precarietà del lavoro, con particolare riferimento alla possibilità di inserire il cosiddetto protocollo sul welfare nel disegno di legge finanziaria - n. 3-01276)

PRESIDENTE. Il deputato Beltrandi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01276, concernente misure relative al fenomeno della precarietà del lavoro, con particolare riferimento alla possibilità di inserire il cosiddetto protocollo sul welfare nel disegno di legge finanziaria (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2). Ricordo al deputato Beltrandi che ha a disposizione un minuto.

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MARCO BELTRANDI. Onorevole Rutelli, il fenomeno del lavoro flessibile allarma molte famiglie e molti giovani italiani, e a ragione, perché vi è un mercato del lavoro rigido, che non consente a chi ha perso un'occupazione di trovarla subito e perché vi è uno Stato sociale, che non tutela coloro che hanno perso temporaneamente il lavoro. Tutto ciò ha trasformato la flessibilità, che è un connotato del lavoro moderno, in precarietà, molto spesso senza prospettive di cambiamento.
Il 23 luglio 2007 il Governo ha sottoscritto un protocollo con le tre confederazioni sindacali, ma da più parti se ne chiede una modifica. Pertanto, chiedo al Governo come e se intenda trasferire il protocollo nel disegno di legge finanziaria e quali misure intenda adottare per affrontare la precarietà del lavoro.

PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Francesco Rutelli, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, alla risposta che mi accingo a fornire riguardo al mercato del lavoro e al protocollo sul welfare, vorrei premettere una citazione di ciò che ha affermato poco fa il Presidente del Consiglio, Prodi, ricordando che tutto ciò che sta accadendo in materia economica è profondamente legato all'andamento generale dell'economia stessa; vale a dire, se l'Italia cresce le cose si mettono meglio, se l'Italia sta ferma - come è avvenuto nei cinque anni trascorsi - le cose si mettono peggio. Il fatto che, come ha ricordato Prodi, la distanza nel tasso di crescita tra l'Italia e la media europea, che era di 1,3 punti in meno, ora si sia ridotta allo 0,6 è positivo, anche se non sufficiente.
Riguardo alla questione sollevata dall'onorevole Beltrandi voglio sottolineare, signor Presidente, che il Governo ha agito con continuità per cercare di migliorare le condizioni dei lavoratori sotto il profilo della sicurezza, della stabilità del posto di lavoro, della garanzia di un trattamento pensionistico giusto, cercando di agevolare l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, senza irrigidire i meccanismi di reclutamento e cercando di evitare che tali strumenti di lavoro flessibile li intrappolino in un lungo periodo di precariato.
Voglio ricordare che nella scelta recente del Governo, legata al menzionato protocollo, vi sono misure importanti per il reddito e l'occupazione: il fondo per il credito per il sostegno all'attività intermittente dei parasubordinati; il fondo per il microcredito per sostenere i giovani e, in particolare, le donne; il fondo per il credito ai giovani lavoratori autonomi (pari a 150 milioni di euro); le misure previdenziali per permettere il cumulo di tutti i periodi contributivi (la totalizzazione); gli interventi per il riscatto della laurea. Vi è poi tutta una serie di altre misure, che configurano un vero e proprio «pacchetto giovani».
Il protocollo è stato firmato il 23 luglio scorso da decine di organizzazioni sindacali e datoriali; è un punto di riferimento importante, che si colloca in questo quadro organico e condiviso e toglie dall'incertezza molti giovani penalizzati da leggi approvate nella scorsa legislatura. Il Governo, ovviamente, attende con fiducia e rispetto la consultazione dei lavoratori, perché è un momento democratico della vita del mondo del lavoro.
Il Governo ritiene che il testo dell'accordo, complesso e unitario, non potrà che essere trasfuso in un unico disegno di legge collegato alla manovra di bilancio, che sarà presentato al Consiglio dei ministri il prossimo 12 ottobre. Il Ministro Damiano, il senatore Treu ed altri colleghi hanno messo in rilievo come alcune parti dell'accordo possano essere meglio interpretate nella redazione del testo che il Governo provvederà a presentare. Tuttavia, la sostanza è che quel testo è un insieme coerente, sottoscritto da parti sociali, e che il pieno rispetto che si deve al Parlamento non può spingerci in nessun modo a ritenere che esso possa conoscere degli stravolgimenti.

PRESIDENTE. Il deputato Beltrandi ha facoltà di replicare, per due minuti.

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MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Rutelli e mi dichiaro piuttosto soddisfatto della risposta. Infatti, il gruppo della Rosa nel Pugno ha chiesto che, sentiti i lavoratori, il protocollo sul welfare sia trasferito così com'è nella legge finanziaria con un unico provvedimento. Ci rendiamo conto che nell'attuale contesto politico, e anche nell'ambito di questa maggioranza, ciò rappresenta il massimo che probabilmente il Governo può realizzare per i giovani e al fine di affrontare i problemi del welfare State da riformare e del sistema pensionistico.
Avvertiamo, comunque, il Governo che i radicali della Rosa nel Pugno, qualora mai il protocollo venisse stravolto, sono pronti a sostenere in Parlamento alcune decine di iniziative, in corso di presentazione, che tendono a superare la situazione del mercato del lavoro, che è intollerabile. Infatti, da una parte vi è una minoranza sempre più ampia di lavoratori che godono di garanzie forti - ma solo sulla carta e sempre più solo sulla carta - mentre dall'altra vi è un numero sempre maggiore di giovani, che non hanno alcuna garanzia e con uno Stato sociale non pensato per loro.
È necessario, dunque, intervenire e credo che il Governo stia lavorando su questo. Auspichiamo che ciò avvenga con ancora maggiore forza, comunque per il momento siamo lieti di apprendere che il protocollo verrà trasferito in un unico provvedimento nella legge finanziaria, senza stravolgimenti.

(Misure per la diversificazione negli approvvigionamenti energetici - n. 3-01277)

PRESIDENTE. Il deputato Saglia ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-01277, concernente misure per la diversificazione negli approvvigionamenti energetici (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3), di cui è cofirmatario.

STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, Ministro Rutelli, gli italiani di ritorno delle vacanze hanno trovato molte cattive sorprese: innanzitutto l'aumento dei prezzi dei generi di prima necessità (pane, pasta, carne, biglietti ferroviari) e, non ultimo, il rincaro delle bollette di luce e gas.
C'è un Governo immobile ed inerme, che non affronta le questioni nodali di questo Paese. Inoltre, non possiamo tacere, in questa occasione, anche il gravissimo fatto accaduto ieri, quando un brigatista in libertà vigilata, mai pentito, ha addirittura rapinato una banca a Siena. Di fronte all'aumento dei prezzi e alla crisi economica delle famiglie, si aggiungono anche la paura e l'incapacità del Governo di affrontare le politiche di sicurezza. Chiedo come il Governo intenda affrontare tali emergenze: da un lato, la mancanza di sicurezza, dall'altro l'incremento continuo delle tariffe e dei prezzi dei generi di prima necessità. Siamo molto preoccupati.

PRESIDENTE. Il Vice Presidente del Consiglio dei ministri, Francesco Rutelli, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, in ordine alla sicurezza avremo altre occasioni di risposta a interrogazioni successive, così come per alcuni altri aspetti, ambientali e relativi all'approvvigionamento energetico. Affronto, quindi, la parte fondamentale dell'interrogazione, quella relativa al gas. L'Autorità ha definito tariffe con un aumento del 2,4 per cento, che hanno un'incidenza di circa 10 euro per una famiglia media e, per quanto riguarda il gas, di circa 26 euro, a causa di un aumento del 2,8 per cento.
I prezzi italiani del gas sono, oggi, inferiori a quelli della Germania - al netto del carico fiscale - e rispetto ai prezzi francesi e spagnoli sono più bassi per i piccoli consumatori. Tuttavia, il problema è serio e rilevante.
Sulla tutela delle fasce deboli, ricordiamo che gli effetti di questo aggiornamento potranno essere ridotti ai clienti domestici che possano concentrare i consumi verso le ore notturne e il fine settimana; il Governo, inoltre, propone un decreto interministeriale che consentaPag. 48compensazioni della spesa sostenuta per la fornitura di energia elettrica a favore delle famiglie in effettive condizioni di bisogno economico. Ciò avviene anche per il gas.
In prospettiva, è evidente che le quattro linee stabilite dal Governo in ordine alla concorrenza nei sistemi energetici, quindi al miglioramento delle condizioni per l'utente, sono le seguenti: liberalizzazione del mercato, maggiore sicurezza degli approvvigionamenti, risparmio energetico, efficienza e sviluppo delle fonti rinnovabili. In questo senso vi sono - e ciò porterà, in prospettiva, ad una riduzione del prezzo - iniziative molto concrete: potenziare i gasdotti di transito con l'Austria; risolvere i problemi connessi alla costruzione del rigassificatore di Rovigo; nuovi gasdotti di interconnessione con la Grecia; nuovi campi di stoccaggio; una norma di semplificazione per accelerare l'autorizzazione di questi impianti; molte misure importanti sulle fonti rinnovabili.
Concludo, in quanto la sua domanda affronta temi strategici. Posso però assicurarle che, in termini più generali, per quanto riguarda la difesa del potere d'acquisto, molte misure presenti nella legge finanziaria per il 2008 sono dirette a tutelare i meno abbienti. Penso, in particolare, all'assegno che avranno coloro che non hanno un reddito, i cosiddetti «incapienti»...

PRESIDENTE. Vicepresidente Rutelli, concluda.

FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Penso alle misure per i pensionati con pensioni più basse, ciascuno dei quali, tra poche settimane, avrà una quattordicesima di circa 300 euro netti. Vi sono provvedimenti che comunque, pur in un quadro difficile, vanno nella direzione che penso il Paese si attenda.

PRESIDENTE. Il deputato Saglia, ha facoltà di replicare, per due minuti.

STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, siamo molto insoddisfatti per la risposta: il Ministro Rutelli stesso ammette di voler valutare i prezzi al netto della pressione fiscale. Quest'ultima, sia quella sulle imprese e sulle famiglie, sia quella sulle bollette energetiche, è la più cara d'Europa: a tasse si aggiungono tasse. Basti pensare alla questione degli oneri di sistema: siamo di fronte ad un ulteriore aumento dei prezzi di gas ed elettricità. Questo è il dato, che non è determinato solo da un aumento dei prezzi del petrolio, ma anche dall'incapacità di questo Governo, che da oltre un anno e mezzo non ha sbloccato alcuna infrastruttura necessaria per il nostro Paese. Per riuscire a creare un'adeguata concorrenza nel mercato del gas e far abbassare i prezzi, bisogna realizzare gli impianti di rigassificazione. Guardiamo a ciò che accade sul territorio, ad esempio a Brindisi, dove si è addirittura negata un'autorizzazione già rilasciata in precedenza, o in Sicilia, a Porto Empedocle, dove un impianto voluto da tutti gli enti locali non viene autorizzato per un problema burocratico.
È in corso uno scontro, tra i tanti all'interno del Governo, tra il Ministro dello sviluppo economico e quello dell'ambiente: quest'ultimo ha impedito addirittura che si potessero approvvigionare di gas gli stoccaggi, che sono essenziali per affrontare l'inverno. Se avremo un inverno troppo freddo, gli italiani resteranno al freddo: questo è il dato. E voi non avete ancora adottato alcuna misura concreta proprio per quelle fasce deboli, che dite di voler tutelare. Basti pensare che in Italia c'è un meccanismo, che non è stato modificato dal Governo, che riguarda le fasce deboli e che fa pagare non in base al reddito, ma ai consumi. Le famiglie pagano persino di più dei single, così come tutte le piccole e medie imprese. La sua risposta, pertanto, è insoddisfacente (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

(Misure per contrastare il precariato nella scuola, con particolare riferimento ai docenti di sostegno - n. 3-01279)

PRESIDENTE. Il deputato Licandro ha facoltà di illustrare la sua interrogazionePag. 49n. 3-01279, concernente misure per contrastare il precariato nella scuola, con particolare riferimento ai docenti di sostegno (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).

ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Signor Presidente, signor Vicepresidente del Consiglio, questo Governo e questa maggioranza hanno indicato, come priorità strategiche, il rilancio della scuola, la lotta al precariato e, legando i due aspetti, la lotta al precariato degli insegnanti della scuola, in particolare di quella secondaria di secondo grado e, ancor più precisamente, degli insegnanti di sostegno; figura quest'ultima che, dopo anni di precariato, è rimasta sostanzialmente esclusa dalla recentissima, grande e importante immissione in ruolo.
Chiediamo al Governo il rispetto del programma e l'adeguamento degli organici di diritto, oggi assolutamente lontani dalle reali esigenze, che il doloroso fenomeno della disabilità e la sua soluzione, cioè quella dell'integrazione, impone per superare un meccanismo normativo assolutamente inadeguato.

PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Francesco Rutelli, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, è vero che il tema della stabilità del lavoro e dell'occupazione, ma soprattutto della professionalità dei nostri docenti, è al centro dell'azione del Governo e che, in particolare, il tema dei diversamente abili e degli insegnanti di sostegno riveste una priorità assoluta. Tra breve risponderò ad un'interrogazione presentata dall'onorevole Sasso sulla stessa materia.
Onorevole Licandro, confermo che l'efficienza e l'efficacia della scuola esigono l'immissione in ruolo anche di coloro che già lavorano e che si sono formati in questi anni. Il Governo ha varato un piano di assunzioni a tempo indeterminato di 150 mila docenti e 20 mila unità di personale amministrativo, tecnico e ausiliario, per il periodo 2007-2009. Un primo contingente di 50 mila unità di personale docente educativo e 10 mila di personale amministrativo, tecnico e ausiliario, è già stato assunto. Per quest'anno, la legge finanziaria incrementa di altre 10 mila unità i posti per l'immissione in ruolo. Per evitare il riformarsi del precariato sono previste nuove modalità di reclutamento degli insegnanti.
Per quanto riguardo il tema molto importante degli insegnanti di sostegno, per l'anno scolastico 2007-2008 sono stati immessi in ruolo 5.387 docenti. Come lei ha ricordato, l'Italia è, per una volta, all'avanguardia in Europa in questo campo. Siamo tra i primi ad avere la consapevolezza che chi ha una disabilità, piuttosto che ricevere un insegnamento differenziale e separato, debba fare parte della comunità degli studenti e che l'insegnante di sostegno, anziché seguire solo una o più persone ad hoc, faccia parte del corpo docente e partecipi, dunque, alla conduzione delle politiche dell'insegnamento e della socializzazione nella scuola. L'Italia è orgogliosa di questa scelta. Noi abbiamo modificato la situazione; il nostro obiettivo è di attivare nell'anno scolastico circa 91 mila posti di sostegno. Per quanto riguarda le risorse di sostegno, i gruppi di lavoro, come ho detto, debbono essere orientati, secondo quanto condividono gli esperti di settore, già nelle prime fasi dell'integrazione scolastica, per poi ridurre gradualmente gli interventi individualizzati, per consolidare un'autonomia guidata, nel rispetto delle certificazioni sanitarie.
Per garantire la continuità didattica e una maggiore specializzazione dei docenti più rispondenti...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, è una materia delicata: prima forse ho guadagnato qualche secondo, ne rubo qualcuno adesso e concludo. In conclusione, nel disegno di legge finanziaria per il 2008 è inserita una norma sugli insegnanti di sostegno, che consentirà di passarePag. 50finalmente dalla logica dell'emergenza e delle deroghe a quella della programmazione e dell'organico funzionale, per assegnare in modo stabile docenti di sostegno a scuole o reti di scuole. L'organico passerà dagli attuali 48 mila a 65 mila posti per insegnanti di sostegno e un piano triennale definirà le nuove 17 mila assunzioni, riducendo così il grande numero di precari, soprattutto nella scuola superiore. Oggi solo il 50 per cento degli insegnanti di sostegno è di ruolo...

PRESIDENTE. Deve concludere.

FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. ...ma tale percentuale è destinata ad aumentare per giungere fino al 70 per cento. Avrei altro da dire, ma per ragioni di tempo sono costretto a fermarmi.

PRESIDENTE. Il deputato Licandro ha facoltà di replicare, per due minuti.

ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Signor Presidente, esprimo la mia soddisfazione per la risposta fornita dal Vicepresidente Rutelli; vedremo poi come si concretizzerà effettivamente ciò che lo stesso ha annunciato e se finalmente riusciremo a dare certezza all'intero mondo della scuola, che ha orientato gran parte del consenso verso la nostra maggioranza e l'attuale Governo. Al tempo stesso, però, manifestiamo preoccupazione per i tagli annunciati ed anche per l'annunciata disponibilità economica per le scuole private: non vorremmo che si tornasse indietro su quanto lei ha in questa sede affermato, rassicurandoci.
L'importanza assegnata alla figura dell'insegnante di sostegno - lei lo ha ricordato - ha fatto della scuola italiana un modello europeo: l'integrazione degli alunni disabili e il ruolo fondamentale - sia di formazione, sia per il forte significato sociale - che gli insegnanti di sostegno ricoprono, esigono la loro uscita dal disperante tunnel del precariato. Occorre, inoltre, chiarezza sull'aumento degli organici di diritto.
Insomma, si tratta di recuperare fino in fondo quella funzione e quella dignità, che fino ad oggi e nel recente passato ha fatto della scuola italiana una grande, apprezzata e invidiata istituzione.

(Risorse assegnate al Ministero dell'interno in relazione alla questione della sicurezza e della lotta alla criminalità - n. 3-01278)

PRESIDENTE. Il deputato Ronconi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Casini n. 3-01278, concernente risorse assegnate al Ministero dell'interno in relazione alla questione della sicurezza e della lotta alla criminalità (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5), di cui è cofirmatario.

MAURIZIO RONCONI. Signor Presidente, signor Vicepresidente del Consiglio, l'insicurezza manifestata dai cittadini a causa della criminalità rappresenta una delle nostre maggiori preoccupazioni. Non è sufficiente varare le leggi, è anche necessario che poi le stesse siano applicate correttamente.
Proprio ieri un ex brigatista, già condannato a tre ergastoli per sei omicidi (mai pentito, né dissociato, eppure in regime di semilibertà), ha tentato una rapina a mano armata, provando per tre volte a sparare contro i poliziotti e non riuscendovi soltanto perché, accidentalmente, si era inserita la sicura della sua pistola.
Si tratta di fatti gravissimi, così come gravi sono le affermazioni del Ministro Amato rese qualche giorno fa in Commissione, qui alla Camera dei deputati, sul taglio, operato nella scorsa legislatura, di 217 milioni di euro al Ministero dell'interno e sulla sussistenza di 480 milioni di euro di debito dello stesso Ministero, nonché l'esortazione, rivolta ai vigili del fuoco, a non pagare gli affitti per destinare le relative risorse ad altri scopi operativi.
Con la nostra interrogazione chiediamo se le risorse previste nella prossima legge finanziaria saranno sufficienti per garantire quel robusto - come lei lo ha definito - «pacchetto sicurezza».

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PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei Ministri, Francesco Rutelli, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, preliminarmente faccio notare che a breve risponderò ad un'altra interrogazione che verte sulla stessa materia o ad essa assimilabile.
Ha ragione, onorevole Ronconi, le dichiarazioni di Amato sono gravi, ma sono vere, per quanto riguarda il riferimento ai tagli che sono stati operati negli anni scorsi. Con la legge finanziaria per il 2008 si vuole realizzare un effettivo potenziamento delle forze dell'ordine che sono impegnate nelle strade delle nostre città. Si prevede uno sblocco del turn over, che permetta di immettere nei ruoli forze nuove per circa 4.500 unità: sono destinati a tale scopo, a regime, 140 milioni di euro. Si prevede, altresì, il recupero del personale in servizio presso altre amministrazioni, che renderà disponibili in più tra le 2 e le 3 mila unità. Si prevede, inoltre, l'assorbimento di una quota dei 25 mila esuberi stimati dal Ministero della difesa (personale civile e marescialli: questi ultimi potranno essere impiegati nei ruoli tecnici delle forze di polizia) e l'istituzione di un fondo di 100 milioni per le esigenze funzionali e di istituto della Polizia di Stato e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
Sono stati stanziati, altresì, circa 200 milioni per il contratto del personale del comparto sicurezza, siglato a luglio, e le corrispondenti misure per il Corpo dei vigili del fuoco. Infine, sono stati destinati 170 milioni di euro - lo voglio sottolineare perché è una misura importante - per l'equiparazione dei familiari delle vittime della mafia e del dovere a quelli delle vittime del terrorismo.
Pur in una situazione difficile per la finanza pubblica, aumenta la disponibilità delle risorse destinate al comparto sicurezza. È evidente che tutti siamo consapevoli che la grande priorità riguardi la certezza della pena: se una persona colpevole di un grave reato, si rende nuovamente responsabile dello stesso reato, ciò sta a significare che c'è molto che non funziona.
L'allarme sociale in materia di sicurezza sta crescendo e ciò è un problema che riguarda tutti. Sono convinto che il pacchetto di misure, che entro il mese di ottobre il Governo intende presentare, d'intesa con il Ministro dell'interno e del Ministro della giustizia e con l'impegno anche nostro e mio (ho avanzato una serie di proposte che sono state richiamate in parte dall'interrogante), rappresenti uno sforzo corale: il tema della sicurezza è prioritario nella vita del nostro Paese e, conseguentemente, lo deve essere anche nell'azione del Governo.

PRESIDENTE. Il deputato Casini ha facoltà di replicare.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, desidero anzitutto esprimere la mia solidarietà a Giovanni Berardi, il presidente dell'Associazione italiana delle vittime del terrorismo, che, inascoltato, chiede al Governo, l'applicazione della legge 3 agosto 2004, n. 206, che riguarda i benefici in favore delle vittime del terrorismo. Questi, nella giornata di ieri, ha avuto una sola novità, purtroppo drammatica: Cristoforo Piancone, l'uomo che uccise il padre, è il protagonista degli eventi richiamati dall'onorevole Ronconi.
Questo la dice lunga sullo stato di scoramento che, assieme a Giovanni Berardi, provano oggi i cittadini onesti. Quei cittadini che non possono sentirsi rassicurati dall'affermazione del Vicepresidente Rutelli perché tutti - sottolineo tutti -, a partire da tutti i sindacati, in questi giorni sono sul piede di guerra per l'assoluta insufficienza dei fondi destinati dalla prossima legge finanziaria al comparto sicurezza.
Voi sapete che vi è stata un'intesa, siglata a Palazzo Vidoni il 27 luglio 2007, tra tutte le sigle sindacali. Un cartello guidato dal SIULP ha sottoscritto un patto per la sicurezza. Chiedete, voi governanti, oggi, al SIULP e ai principali sindacati di categoria qual è il giudizio sui fondi assolutamentePag. 52insufficienti che sono stati stanziati per il Ministero dell'interno e, soprattutto, per il pacchetto di sicurezza.
Non mi riferisco solo alle grandi questioni che riguardano gli automezzi, quali, ad esempio, la possibilità di rinnovare il parco macchine, che non sono sufficienti a contrastare la criminalità...

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Casini.

PIER FERDINANDO CASINI. ... ma anche agli impegni contrattuali assunti. Onorevole Rutelli, chiediamo più soldi per la sicurezza. Faremo una battaglia in Parlamento con i sindacati, assistendoli anche nel Paese, affinché voi possiate essere più sensibili a questo tema (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).

(Riduzione degli organici dei docenti di sostegno e interventi per l'integrazione degli alunni diversamente abili - n. 3-01280)

PRESIDENTE. La deputata Sasso ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01280, concernente la riduzione degli organici dei docenti di sostegno e interventi per l'integrazione degli alunni diversamente abili (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6).

ALBA SASSO. Signor Presidente, Vicepresidente Rutelli, anche la mia interrogazione riguarda la questione del taglio operato agli organici dei docenti e, in particolare, agli insegnanti di sostegno. Poco fa, proprio lei ha detto che questi tagli rischiano di compromettere la qualità di un'esperienza straordinaria nella nostra scuola, che è quella dell'integrazione dei soggetti diversamente abili.
Le chiedo quali iniziative intenda intraprendere il Governo per affrontare una situazione che sta creando un grave allarme sociale - ricordo, a tale proposito, la lettera pubblicata su la Repubblica di una mamma di Napoli - per evitare forme di discriminazione, che rischiano di colpire in primo luogo gli alunni diversamente abili, per tutelare gli interessi degli studenti e delle loro famiglie e i diritti degli insegnanti di sostegno.

PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Francesco Rutelli, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, come ho cercato di chiarire rispondendo alla precedente interrogazione a risposta immediata a firma del collega Licandro, il tema può esser affrontato in qualunque modo, tranne che in una logica di taglio e di ridimensionamento. Siamo consapevoli di ciò e ritengo che le cifre che ho fornito prima all'Assemblea lo confermino e confermino, altresì, una volontà precisa del Ministro della pubblica istruzione. Tra l'altro, le direttive che egli ha dato hanno proprio individuato come obiettivo principale il tema del sostegno agli alunni diversamente abili.
È stato ricostituito l'Osservatorio sull'handicap, che, d'intesa con le associazioni interessate, ha il compito di approfondire tutti i temi riguardanti l'integrazione, di avere il quadro delle criticità e di raccogliere nuove proposte. È stato avviato un protocollo interno all'Osservatorio per affrontare i percorsi che la scuola farà e avviare un'intesa con regioni ed enti locali, affinché anche l'assistente materiale e il mediatore culturale siano presenti nell'aula.
Per quanto riguarda questo anno scolastico, sono stati autorizzati i posti di sostegno necessari per sostenere tutti gli allievi disabili nella misura indicata dalla certificazione. I cosiddetti tagli, cui hanno fatto riferimento gli organi di stampa, riguardano le regioni in cui il numero dei ragazzi è in calo, nonché le regioni in cui il rapporto insegnanti-alunni disabili è molto al di sotto della media nazionale, che, a sua volta, è inferiore al rapporto tendenziale di un docente ogni due alunni diversamente abili.
Abbiamo ricordato, altresì, che questo dibattito si riferisce alle misure largamentePag. 53adottate dal Governo precedente nel febbraio 2006, in attuazione della legge finanziaria per il 2006. Ricordo che, rientra nella competenza della ASL la certificazione dell'handicap, mentre spetta al gruppo di lavoro operativo per l'handicap indicare il fabbisogno di ore di sostegno per ciascuno alunno.
Il Ministero sta lavorando su nuove modalità di certificazione della disabilità d'intesa con il Ministero della salute. Signor Presidente, mi sto dilungando più su questa materia che su altre, perché si tratta di una materia che riguarda, probabilmente, meno persone in Italia, ma è delle più importanti e delle più indicative della civiltà o della minore civiltà del nostro Paese e di ciò ne siamo consapevoli.
Il compito di redigere il piano educativo individualizzato è rimesso - come sappiamo - al personale insegnante curricolare e di sostegno della scuola, cioè all'intero consiglio di classe e non solo al docente di sostegno. Ho ricordato in precedenza che il Governo, per dare risposta positiva alle famiglie, nelle diverse regioni, ha previsto nella legge finanziaria per il 2008 norme, che saranno discusse in Parlamento, che consentono di rispondere...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri.. ..con una progressiva stabilizzazione e specializzazione del personale e garantire maggiore continuità didattica, portando gli organici per il sostegno da 48 mila a 65 mila, dall'attuale 50 per cento al 70 per cento degli insegnanti di ruolo.

PRESIDENTE. Malgrado la sensibilità, anche mia, all'argomento, devo richiamarla a concludere.

FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Si tratta di criteri che consentono di assicurare un rapporto medio nazionale e tendenziale di un insegnante di sostegno ogni due alunni diversamente abili, anche attraverso compensazioni tra province diverse, fermo restando il rispetto dei principi sull'integrazione degli alunni.

PRESIDENTE. La deputata Sasso ha facoltà di replicare.

ALBA SASSO. Signor Presidente, signor Vicepresidente, sono soddisfatta dalla sua risposta. Vedremo di portare avanti questa battaglia, anche con la legge finanziaria, su un tema così importante e così rilevante per la scuola.
Voglio, tuttavia, signor Vicepresidente, segnalare molto brevemente due questioni. La prima: quando parliamo di numeri non dobbiamo mai dimenticare che dietro ci sono bambini, storie personali, sofferenze, ma c'è anche una grande potenzialità di apprendimento.
Seconda questione: l'esperienza della scuola italiana di integrazione dei soggetti diversamente abili è all'avanguardia tra i sistemi europei per un motivo molto semplice, perché noi li teniamo insieme agli altri bambini.
Ciò serve a loro e - se mi posso permettere - anche agli altri bambini.
Pertanto - lei lo ha affermato, ma voglio ribadirlo - tale questione - è una grande questione culturale e sociale - non può essere trattata con una logica ragionieristica, facendo conti e, come si dice dalle parti nostre, mettendo quattro cifre in fila. Bisogna affrontarla, considerando che questo non può essere un terreno di risparmio, ma è sicuramente un terreno di investimento (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e L'Ulivo).

(Orientamenti del Governo in merito al «taglio» dei costi della politica, anche con riferimento all'ipotesi di iniziative di riforma costituzionale per la riduzione del numero dei parlamentari - n. 3-01281)

PRESIDENTE. Il deputato Evangelisti ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-01281, concernente orientamenti del Governo in meritoPag. 54al «taglio» dei costi della politica, anche con riferimento all'ipotesi di iniziative di riforma costituzionale per la riduzione del numero dei parlamentari (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7).

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ha già detto tutto lei. Aggiungo soltanto che, nei giorni scorsi, mi è capitato di vedere una vignetta su un giornale a proposito della riduzione dei costi della politica, dalla quale risulta, in buona sostanza, che i ministri sperano nella riduzione del numero dei parlamentari, mentre i parlamentari, ovviamente, sperano nella riduzione del numero dei ministri.
Io vorrei parlare con il mio Vicepresidente del Consiglio dei ministri, appunto - contrariamente alla vignetta - della riduzione del numero dei parlamentari. Lo voglio fare non soltanto in riferimento ai costi della politica e alla loro riduzione, ma anche in riferimento alla funzionalità e all'efficienza delle istituzioni. Da questo punto di vista, mi sia consentito dire che non temo invasioni di campo, riconoscendo al Governo anche una funzione di indirizzo politico. Nella mia interrogazione a risposta immediata...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FABIO EVANGELISTI. ...ho infatti posto un indirizzo, un criterio oggettivo: definire il numero dei parlamentari in base al criterio demografico.

PRESIDENTE. Per favore, deve concludere.

FABIO EVANGELISTI. Mi piacerebbe, quindi, avere una risposta univoca in proposito.

PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Francesco Rutelli, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Quanto tempo mi concede, Signor Presidente?

PRESIDENTE. Tre minuti.

FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Scherzo, perché...

PRESIDENTE. Anzi, ha tre minuti meno qualche secondo che si è preso nella risposta precedente.

FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Ne servirebbe di più! Ritengo che noi dobbiamo ridurre l'impatto dei costi della politica e delle pubbliche amministrazioni. Penso ciò, francamente, non perché ce lo chieda, che so, il Gabibbo, ma perché è giusto. Si tratta, infatti, di un'esigenza reale del Paese e bisogna affrontarla non in omaggio ad una demolizione della responsabilità pubblica, ma, al contrario, per la necessità di rendere più efficiente e più efficace la politica.
Il Governo ha fatto - credo - più cose in questo campo, sia pure in poco più di un anno, di quanto abbiano fatto i Governi precedenti nell'intera legislatura in cui hanno avuto una certa responsabilità. Non ho il tempo per citare tutte le misure adottate per la razionalizzazione della pubblica amministrazione. Riporto qualche esempio: al massimo, la cilindrata media delle auto di servizio è ridotta a 1.600 centimetri cubici; i telefoni debbono essere usati con la migrazione verso i servizi VoIP, molto più economici; si deve usare, anziché la posta ordinaria, la posta elettronica; sono ridotti del 20 per cento i compensi dei commissari straordinari del Governo; sono soppressi gli uffici di diretta collaborazione degli enti pubblici non economici; è prevista una stretta su incarichi e consulenze nella pubblica amministrazione e l'eliminazione delle duplicazioni tra enti infraregionali e così via. Vi sono molte altre misure che sono state decise e alcune sono già operanti, tra cui voglio ricordare la riduzione del 30 per cento - non se ne parla mai ma, insomma, è stata adottata - dell'indennità spettante ai ministri e che è operante dall'inizio della legislatura.Pag. 55
Per quanto riguarda la rappresentanza politica, è evidente che ogni organo costituzionale deciderà al riguardo. Il Governo ha reso una dichiarazione politica nella quale ha ribadito che, con riferimento alla discussione in Parlamento sulla riforma costituzionale, sosterrà la posizione a favore della riduzione da 630 a 450 deputati e da 315 a 200 senatori. Credo che, conseguentemente, si debba procedere con il taglio nei livelli regionali ed amministrativi locali, per coerenza e soprattutto per efficienza.
La norma prevista nel disegno di legge finanziaria, che lei ha evocato nell'interrogazione, per ridurre del 10 per cento il finanziamento pubblico ai partiti è una norma permanente: si risparmieranno 20 milioni di euro. Non è una misura una tantum, ma verrà applicata stabilmente e verrà orientata - lo voglio ricordare - al finanziamento dell'edilizia sociale, dell'edilizia scolastica, in particolare dell'edilizia penitenziaria e sanitaria. Dunque, si tratta di un provvedimento estremamente concreto che produrrà i suoi effetti anche in prospettiva.
Concludo, con un'ultima osservazione: mi augurerei tanto che oggi non si ripeta l'errore che fatto in passato. A proposito della discussione sull'eccesso di province in Italia, quanti...

PRESIDENTE. Vicepresidente non ne approfitti!

FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri.... si accorsero che una giunta regionale di centrodestra in Sardegna portò da quattro a otto le province della Sardegna, scelta rispettabile, ma sinceramente non indispensabile?

PRESIDENTE. Vicepresidente deve concludere.

FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Forse quell'epoca è cambiata ed era tempo che avvenisse.

PRESIDENTE. Vorrei ricordare, e lo dico rispettosamente, che i tempi non sono una variabile dipendente dalla mia volontà, ma sono una variabile indipendente.
Il deputato Evangelisti ha facoltà di replicare, per due minuti.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, mi fermi quando avrò parlato per un minuto e mezzo, la ringrazio. Sono soddisfatto dalla risposta del Vicepresidente del Consiglio, al quale, davvero, aderisco nell'impostazione, sottolineando soltanto un aspetto.
Questa mattina è accaduto un fatto - vogliamo definirlo originale o forse è meglio straordinario, perché straordinaria è la situazione di questo Paese e straordinaria è la sensazione, la percezione dell'opinione pubblica. Un Ministro della Repubblica italiana, insieme ad uno dei leader dell'opposizione, ha tenuto una conferenza stampa per affrontare il tema della riduzione dei costi della politica. Vedete qui si tratta...

PRESIDENTE. Colleghi per favore...

FABIO EVANGELISTI... di definire il discrimine tra chi è davvero intenzionato ad affrontare il problema e chi, invece, ci vuole soltanto «marciare». Dalle dichiarazioni del Vicepresidente del Consiglio dei ministri ne ricavo un elemento di soddisfazione (Commenti del deputato Capotosti), perché, a differenza di qualcun altro che «ulula» alle mie spalle, vorrei che questo Governo scoppiasse di salute e non soltanto che scoppiasse e basta (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

(Costi e modalità di utilizzo del servizio dei voli di Stato da parte di membri del Governo nelle ultime tre legislature - n. 3-01282)

PRESIDENTE. Il deputato Fabris ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01282, concernente costi e modalità di utilizzo del servizio dei voli di Stato da parte dei membri del Governo nelle ultime tre legislature (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta Pag. 56immediata sezione 8 - Il deputato Fabris e altri deputati del gruppo Popolari-Udeur indossano una sciarpa rossa).

ANTONIO LEONE. Con la sciarpa!

PRESIDENTE. La prego intanto di non portare segnali vistosi che sono vietati in quest'aula.

MAURO FABRIS. Signor Presidente...

PRESIDENTE. La prego di toglierla per evitare di dover ricorrere all'intervento dei commessi.

MAURO FABRIS. Presidente!

ANTONIO LEONE. Danne una anche a Rutelli!

PRESIDENTE. La prego di togliere quei segni vistosi che non sono ammessi in quest'aula!

MAURO FABRIS. Ma è solo una sciarpa!

PRESIDENTE. In caso contrario sarò costretto a fare intervenire i commessi.

MAURO FABRIS. Pure!

PRESIDENTE. Le chiedo nuovamente di togliere i segni ostentati di un'appartenenza.

MAURO FABRIS. Presidente!

PRESIDENTE. La prego di togliere quei segni! Lei non può avere la parola fintanto che contraddice i comportamenti da tenere in aula. La tolga ed avrà la parola! Dobbiamo fermarci così? Non sta dando un bello spettacolo, grazie!

(Provvedimenti del Governo in campo sociale - n. 3-01283)

PRESIDENTE. La deputata Rampi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Di Girolamo n. 3-01283, concernente provvedimenti del Governo in campo sociale (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9), di cui è cofirmataria, per un minuto.
Eviterei, tuttavia, le polemiche dirette tra i parlamentari. Prego, quindi, tutti i parlamentari di sedersi; ho già chiesto a tutti i parlamentari di non esibire le loro insegne, aderendo al Regolamento. Vorrei evitare che si continuasse a dare un cattivo spettacolo a chi, con grande interesse, segue questa manifestazione pubblica. Prego, deputata Rampi, ha facoltà di illustrare l'interrogazione.

ELISABETTA RAMPI. Signor Presidente (Commenti dei deputati Fabris e Rocco Pignataro). ...mi dica lei cosa devo fare.

PRESIDENTE. La prego di proseguire.

ELISABETTA RAMPI. Grazie, signor Presidente...

MAURO FABRIS. Non siamo in Birmania, signor Presidente!

PRESIDENTE. Mi dispiace per lei, deputata Rampi, ma le chiedo di attendere un momento.

MAURO FABRIS. Signor Presidente, vuole decidere lei il colore di una sciarpa?

PRESIDENTE. Il deputato Fabris si sta comportando in maniera scorretta. Ha ricevuto il richiamo esplicito di togliere le insegne per aderire al Regolamento. Le chiedo di togliere quelle insegne per l'ennesima volta.

MAURO FABRIS. Chiedo di intervenire sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Non può avere la parola, perché siamo in diretta televisiva, mi dispiace. Lei è un parlamentare come ogni altro e come ogni altro parlamentare, diPag. 57destra, di centro, di sinistra e di ogni formazione politica, è tenuto a rispettare le regole di questo Parlamento.
La deputata Rampi ha la parola.

MAURO FABRIS. Ma che il Presidente decide i colori delle sciarpe?

ELISABETTA RAMPI. Signor Presidente, signor Vicepresidente del Consiglio dei ministri, i temi sociali da sempre sono al centro dell'azione di questo Governo. Nonostante le note difficoltà di bilancio fin dallo scorso anno abbiamo registrato una chiara...

MAURO FABRIS. Le cravatte verdi vanno bene e la nostra no?

PRESIDENTE. Richiamo all'ordine il deputato Fabris!

ELISABETTA RAMPI... una chiara inversione di tendenza rispetto alla passata legislatura. Le direttrici su cui da subito il Governo ha inteso operare sono note: equità, risanamento, sviluppo, misure di contrasto alla povertà e lotta ad ogni forma di evasione.
Ora siamo in presenza di una nuova manovra di bilancio che si caratterizza per un forte impegno a sostegno dei ceti sociali più deboli. Poiché il concetto di cittadinanza ....

MAURO FABRIS. Non siamo a Ballarò!

ROCCO PIGNATARO. Non siamo in Birmania!

ELISABETTA RAMPI. ...non può prescindere dal godimento pieno dei diritti, ai quali devono corrispondere altrettanti doveri sociali, è importante che l'azione di Governo sia coerente nel proseguimento degli annunciati obiettivi e in tal senso si domanda come il Governo intenda procedere per l'ottenimento dei risultati, verificandone termini e tempi di attuazione.

PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Francesco Rutelli, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, credo che la domanda della collega sia molto rilevante. Comporterebbe una risposta che non posso fornire per il tempo a disposizione, ma credo si tratti...

MAURO FABRIS. Signor Presidente, non può toglierci la parola!

FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Mi dispiace che l'onorevole Fabris non mi faccia parlare, perché avrei voluto molto volentieri risponde alla sua interrogazione.

PRESIDENTE. Richiamo per la seconda volta all'ordine, secondo i precedenti di cui dispongo formalmente, il deputato Fabris, che non può interrompere i lavori dell'Assemblea. Prego, signor Vicepresidente.

FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Le misure adottate nella legge finanziaria hanno un notevole impatto sociale. Vorrei sottolineare che nel decreto-legge associato al provvedimento ordinario si prevede di restituire ai meno abbienti nel nostro Paese, che si definiscono incapienti in quanto non sono neppure in condizione di presentare una dichiarazione di redditi, trovandosi sotto la soglia del reddito minimo, una parte importante delle entrate fiscali rinvenute (sarà destinata ad alcuni milioni di italiani). Si tratta di ben un miliardo e novecento milioni di euro, il che comporta l'erogazione di una somma pari a 150 euro per contribuente e ciascuno dei familiari a carico.
La manovra che abbiamo approvato contiene riduzioni fiscali ed importanti misure. È previsto un pacchetto casa robusto, un pacchetto di sistema che tocca l'ICI, gli affitti, la costruzione di nuove abitazioni popolari. La manovra prevede l'incremento dei redditi per i soggetti e lePag. 58famiglie più deboli, l'attuazione del protocollo di luglio su previdenza e lavoro, maggiori risorse per i diritti sociali, solidarietà e famiglia.
L'impegno del Parlamento al fine dell'approvazione di questa manovra è fondamentale e anche il concorso, il contributo, l'arricchimento che nel dibattito parlamentare ne deriverà.
Voglio ricordare che, tra le misure che sono state adottate, ce n'è una che forse, pur essendo molto piccola, ha un enorme valore. È piccola di impatto, ma di grande significato: portare la durata del congedo di maternità, signor Presidente, a cinque mesi anche per le adozioni e gli affidamenti, così come accade per la maternità naturale, equiparando le adozioni alla maternità naturale. Si estende l'applicazione del congedo parentale (se ne potrà fruire qualunque sia l'età del bambino adottato) e si iniziano ad incrementare le risorse per il piano per i servizi socioeducativi per l'infanzia.
Tra le grandi e importanti misure adottate nella finanziaria ho voluto sottolineare questi interventi che hanno una grande civiltà sociale e credo siano molto importanti per l'intero Paese, non soltanto per le famiglie interessate.

MAURO FABRIS. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Vorrei riconfermare che, a norma dell'articolo 59 del Regolamento, il Presidente richiama, nominandolo chi, con il suo contegno, turba la libertà di discussione o l'ordine della seduta.

MAURO FABRIS. Non ho aperto bocca, Presidente!

PRESIDENTE. Ho evitato di farlo fin qui per ragioni di stile e per consentire a tutti di rientrare ordinariamente in una pratica, come quella che, a maggior ragione con la ripresa televisiva, deve mettere ogni parlamentare e tutti i gruppi parlamentari nella stessa condizione di espressività.

MAURO FABRIS. Presidente, non può cacciarci fuori! Io non ho parlato!

PRESIDENTE. Quindi, quali che possano essere le motivazioni alla base dell'esposizione di distintivi o di segni di ogni genere, le interrogazioni a risposta immediata, in particolare per la presenza della ripresa televisiva, richiedono una particolare sobrietà da parte di tutti. Quindi, rinnovo il mio invito a togliere segni distintivi; nel caso così avvenisse, dopo la replica della deputata Elisabetta Rampi, procederemo a restituire la parola a chi, toltosi ogni segno, è ricondotto al comportamento ordinario dell'aula.
La deputata Elisabetta Rampi ha facoltà di replicare.

ELISABETTA RAMPI. Signor Presidente, esprimo la mia soddisfazione. Dalle parole del Vicepresidente del Consiglio dei Ministri si evince quanto sia forte l'attenzione del Governo alle istanze che provengono dalla nostra società, dalla gente: oggi più che mai la politica deve saper fornire risposte capaci di incidere sulla vita reale delle persone. Il Governo mi sembra stia facendo proprio questo: mi riferisco ad esempio, alle misure fiscali di sostegno ai redditi degli incapienti, come ci ha ricordato il Viceministro o al riavvio del piano casa, alla detassazione degli affitti e agli sgravi fiscali per i pendolari, alla diminuzione delle imposte sulla casa, agli stanziamenti a favore delle famiglie per l'acquisto di libri scolastici, all'aumento della dotazione del fondo per la non autosufficienza, alle misure che favoriscono l'emancipazione dei giovani, nonché a tutte le misure previste dal protocollo sul welfare.
C'è bisogno di lavoro e c'è bisogno di interventi nel campo sociale. Poiché la nostra società ha bisogno di riprogettare il proprio futuro, occorre valorizzare i meritevoli, investire sui giovani e sulle donne e riteniamo che la strada intrapresa dall'azione di Governo vada nella direzione auspicata per garantire la giusta emancipazione e per la costruzione di un nuovo concetto di cittadinanza sociale. Perché un paese ingessato e bloccato è senza prospettive: se non si creano i presupposti per la mobilità sociale e per l'inclusione sociale,Pag. 59per interventi a favore della maternità, della natalità, sulle famiglie, ci avvieremo verso un sicuro declino. Rilevo con soddisfazione che anche su questo fronte le politiche del Governo sono di forte impegno e di grande attenzione.

(Costi e modalità di utilizzo del servizio dei voli di Stato da parte di membri del Governo nelle ultime tre legislature - Ripresa dello svolgimento dell'interrogazione n. 3-01282)

PRESIDENTE. Vorrei ricordare ancora, oltre alle cose già dette per l'esibizione di simboli, che non sono consentiti interventi ulteriori durante lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata. A coloro che intendono intervenire sull'ordine dei lavori o per un richiamo al Regolamento o per qualsiasi altro motivo, come sempre verrà data la parola soltanto al termine della seduta.
Ringraziando il deputato Fabris per aver accolto l'invito della Presidenza, gli do senz'altro la parola, passando all'interrogazione Fabris n. 3-01282, concernente costi e modalità di utilizzo del servizio dei voli di Stato da parte di membri del Governo nelle ultime tre legislature.
Il deputato Fabris ha dunque facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01282.

MAURO FABRIS. Signor Presidente, non ho accolto l'invito, mi sono piegato al suo ricatto; d'altra parte è l'unico modo per poter accedere alla televisione pubblica.
Da settimane il Ministro Mastella e l'UDEUR vengono attaccati da certa stampa e da certi giornalisti strapagati, appunto, dal servizio radiotelevisivo pubblico. Una delle accuse riguarda l'utilizzo di un volo di Stato, che è stato richiesto peraltro da lei, onorevole Rutelli, e che ha portato anche il Ministro Mastella a Monza dove eravate invitati per premiare i vincitori del Gran premio d'Italia. Il Ministro Mastella è obbligato, come Ministro della giustizia (vi è da ultimo una decisione del 15 agosto del Comitato nazionale per la sicurezza), a muoversi in questo modo per evidenti motivi legati alle proprie responsabilità. Quella domenica, peraltro, il senatore Mastella non tornò nemmeno con lei a Roma, rimase in Lombardia perché il lunedì c'era una riunione presso il tribunale di Brescia.
Su tale vicenda, taluni esponenti dell'opposizione, ma anche della maggioranza - come il Ministro Di Pietro, il quale, «distribuendo appalti» non corre i rischi del Ministro Mastella, che è chiamato ad esempio a decisioni sul carcere duro per i mafiosi - hanno gridato allo scandalo, dichiarando la loro presunta purezza e presunta diversità. Chiediamo dunque oggi al Governo di sapere - così che gli italiani ne siano informati - quanto siano costati in passato i voli di Stato, chi li abbia utilizzati e da chi gli utilizzatori siano stati accompagnati.

PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Francesco Rutelli, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, è utile fornire taluni dati sulla tendenza nell'utilizzo del trasporto aereo, che fa riferimento al 31o stormo dell'Aronautica, situato a Ciampino. Tali dati mostrano che, nel periodo di responsabilità dell'attuale Governo, vi è stata una drastica riduzione nei costi e nell'utilizzo dei voli di Stato.
Leggo le cifre. La spesa effettiva sostenuta - ma si badi che quando si parla di spesa ci si riferisce all'utilizzo complessivo, che include non solo i voli istituzionali, ma anche quelli umanitari e sanitari che incidono per poco più del 20 per cento - è salita dai 19 milioni di euro del 2000 ai 23 milioni 871 mila del 2001, ai 29 milioni 992 mila del 2002, ai 41 milioni 232 mila del 2003, ai 52 milioni 326 mila del 2004, ai 50 milioni 949 mila del 2005. Durante il Governo Berlusconi, inoltre, erano attivi anche altri enti che fornivano voli di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri (la compagnia ENI, che nel 2005 ha volato per 277 ore, l'Eurofly, che ha volato per ilPag. 60Ministero della difesa per 300 ore): la disponibilità, dunque, prescindendo da altre modalità riservate, è stata ancora superiore.
Tale spesa ha iniziato a scendere con l'arrivo del nuovo Governo, raggiungendo i 43 milioni 435 mila euro nel 2006. Nel 2007, poi, come dicevo, vi è stato un drastico ridimensionamento: ad oggi risultano infatti spesi 13 milioni 418 mila euro e la proiezione indica una spesa di circa 28 milioni per fine anno, con un taglio del 50 per cento rispetto all'anno passato.
Qualcuno ha detto qualcosa di ridicolo ed offensivo - lo dico davanti al Parlamento - a proposito della responsabilità, che è stata assolta nella passata legislatura da Ministri e Vicepresidenti del Consiglio, in occasione di un appuntamento del Paese come il più grande evento motoristico nazionale, che riguarda le industrie di punta del nostro Paese, migliaia di imprese italiane, con centinaia di milioni di telespettatori, ed al quale, in tutti i Paesi del mondo, presenziano Capi di Stato e di Governo.
Devo dire che prendo spesso aerei di linea; ho incontrato colleghi deputati l'altro ieri e poi ancora tre giorni fa negli aeroporti d'Italia.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Quando però non vi sono voli di linea, il Vicepresidente del Consiglio è abilitato a prendere, commisurato agli orari per i suoi adempimenti, un volo di Stato, per adempiere al proprio dovere di recarsi in certi luoghi in certe circostanze.

PRESIDENTE. Deve concludere, per favore.

FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Concludo. Il Ministro Mastella non ha gravato per un centesimo sui conti pubblici, poiché quel volo è stato realizzato permettendogli di recarsi in Lombardia dove aveva altri impegni istituzionali.

PRESIDENTE. La prego: deve davvero concludere.

FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Vorrei dire qualcosa di più su quella che alcuni hanno definito «una gita» ma che gita non è stata.

PRESIDENTE. Non si può: il Regolamento si applica nei confronti di tutti. Signor Vicepresidente del Consiglio...

FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. In ogni caso, quanto detto mi può bastare e spero che basti al collega Fabris.

PRESIDENTE. La ringrazio. Invito davvero a non mettere la Presidenza in imbarazzo, poiché i tempi non sono a mia discrezione.
Il deputato Fabris ha facoltà di replicare.

MAURO FABRIS. Signor Presidente, finita la seduta chiariremo l'incidente in cui lei ci ha fatto cadere prima.

PRESIDENTE. Naturalmente.

MAURO FABRIS. Assolutamente, signor Presidente, poiché il nostro era semplicemente un segno non offensivo di solidarietà con il popolo birmano per quanto sta capitando.

PRESIDENTE. Vi sono luoghi e modi per farlo, nel rispetto del Regolamento.

MAURO FABRIS. Vi è ben altro di offensivo in aula e fuori da quest'aula su cui intervenire, e lei non interviene (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur, Lega Nord Padania e DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI, e del deputato Leone).

PRESIDENTE. Intervengo ogni volta che è violato il Regolamento.

Pag. 61

MAURO FABRIS. Non mi tolga questi secondi che ho a disposizione.
Mi dispiace, signor Vicepresidente del Consiglio, ma, nei tempi che aveva, lei non è riuscito - o non è voluto riuscire - a dare i nomi di quanti hanno utilizzato i voli di Stato negli ultimi anni.
Agli italiani, cui possiamo parlare adesso per tre minuti (se il Presidente Bertinotti me lo concede) attraverso la RAI - quella RAI che da settimane ci insulta e ricopre di bugie con ore ed ore che hanno lasciato ai «Santoro di turno» - possiamo finalmente dire, ripeto attraverso la RAI pubblica, che Mastella è stato usato quale capro espiatorio della «partitocrazia» e dei suoi costi.
Il Governo non ha detto che anche vari Ministri del Governo precedente, nonché Ministri del Governo attuale - ad esempio, Fini e Di Pietro che oggi fanno i «puri», dicono di non sapere nulla e firmano proposte per ridurre i costi della politica -, hanno girato come trottole con i voli di Stato.
Allora, se il Governo non lo dice, invito io questi colleghi, ex Ministri e Ministri attuali a dire quante volte e perché hanno preso i voli di Stato.
Nonostante ciò, la televisione pubblica dei «Santoro fuori controllo», perché vi è un Consiglio di amministrazione della RAI che pensa più a difendere le proprie poltrone che a controllarli, ha montato contro Mastella e contro il nostro partito una campagna di odio che continua. Ma l'odio arma la violenza: ciò spiega i blog contro Mastella con espressioni del tipo «Mastella ti odio» e le minacce di stupro contro chi collabora con noi, mentre anche l'indulto voluto dal Parlamento è diventato l'indulto di Mastella.
Si ricordano di noi e ci incolpano di tutte le colpe perché siamo quelli che si sono battuti contro tante cose che in questa sede non sono condivise da altri. Vogliamo semplicemente che venga ristabilita la verità: non ci sentiamo migliori, ma neanche peggiori di altri.
Non ci faremo, perciò, processare nelle piazze, come ebbe a dire in quest'aula e in ben altra situazione critica, ma con parole analoghe, Aldo Moro, per colpe che non abbiamo.

PRESIDENTE. Deputato Fabris, deve concludere.

MAURO FABRIS. Concludo, signor Presidente, i secondi me li ha tolti già in precedenza.
Siamo pronti a pagare perché difendiamo le nostre idee, non entriamo nel Partito democratico, vogliamo un centrosinistra più di centro e meno di sinistra e siamo contro il referendum liberticida che qualcuno porta avanti: ma non ci faremo più ricoprire di bugie, di insulti o di minacce.

PRESIDENTE. Deputato Fabris, ora deve proprio concludere!

MAURO FABRIS. Ho finito, signor Presidente, ma lasci qualche istante anche a me, come ha fatto prima per il presidente Casini.
Oggi abbiamo cominciato a reagire, signor Presidente, e continueremo a farlo: mercoledì prossimo ci rivedremo, finché non porterete in Assemblea i nomi di chi ha usato i voli di Stato, dando così agli italiani un po' di verità (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Il Presidente della Camera non ha alcuna possibilità di intervenire nel merito delle interrogazioni, dei loro contenuti, delle risposte del rappresentante del Governo e delle repliche, che sono assolutamente determinate dall'autogestione di coloro che si assumono le responsabilità della domanda, della risposta e della replica.
Il Presidente della Camera ha soltanto il compito di garantire il corretto svolgimento delle interrogazioni. I tempi fanno parte di questo corretto andamento.
Vorrei ricordare che lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata avviene, infatti, secondo uno schema regolamentare caratterizzato da una rigidaPag. 62scansione delle fasi e dei tempi, e da una successione degli interventi tale da instaurare un contraddittorio tra interroganti e Governo.
Eventuali interventi non previsti nel corso della seduta potrebbero determinare una modifica dei tempi programmati ed un'alterazione del rapporto tra interroganti e Governo, nonché della parità di trattamento tra i gruppi.
Di questa parità di trattamento tra i gruppi e di questo andamento corretto la Presidenza è garante: essa solo di questo è garante, ma questa garanzia intende farla rispettare nei confronti di tutti.

(Iniziative per garantire la sicurezza dei cittadini e per risolvere il problema del sovraffollamento carcerario - n. 3-01284)

PRESIDENTE. Il deputato Dozzo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-01284, concernente iniziative per garantire la sicurezza dei cittadini e per risolvere il problema del sovraffollamento carcerario (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10), di cui è cofirmatario.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, signor Vicepresidente del Consiglio, l'indulto ha «prodotto» la scarcerazione di 26 mila detenuti. Prima dell'indulto la popolazione carceraria ammontava a 62 mila detenuti; dopo un solo anno i detenuti in carcere sono 46 mila. Un quarto dei detenuti liberati è già ritornato in carcere ed abbiamo sotto gli occhi di tutti gli effetti nefasti dell'indulto: il nord è particolarmente colpito dalla criminalità (omicidi, furti e rapine sono sempre maggiori), ma le richieste di rafforzamento delle Forze di polizia, in particolare nelle province del nord, sono disattese.
Quindi, signor Vicepresidente, le chiediamo quali siano le misure di immediata applicazione che il Governo intende adottare per garantire la sicurezza dei cittadini e per risolvere il problema del sovraffollamento carcerario.

PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Francesco Rutelli, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, con riferimento alla parte scritta dell'interrogazione, vorrei ricordare che la tragica vicenda di Treviso ha avuto una soluzione attraverso l'individuazione dei responsabili dell'orrendo omicidio. Voglio ricordarlo anche perché sono stati disposti servizi straordinari di controllo e di prevenzione, che hanno impegnato circa 50 unità delle forze dell'ordine a tempo determinato finalizzate a questa operazione. Voglio ringraziare gli operatori della sicurezza, che hanno dato in questo senso una risposta tempestiva ad un caso così terribile.
Le darei, se lei è d'accordo, il testo di una parte della risposta all'interrogazione con riferimento alle proposte, che il Ministro della giustizia intende intraprendere per dare maggiore certezza alla pena, poiché non voglio sottrarre altri secondi ad una seduta che già si sta prolungando.
Sottolineo l'importanza, per avere un processo più breve e una pena più effettiva (se sarà approvato, onorevole collega), del disegno di legge per l'accelerazione e la razionalizzazione del processo penale in materia di prescrizione dei reati e di recidiva; le cose potranno andare meglio e penso e spero che dovremmo collaborarvi tutti
Però lei si riferisce, in particolare, alla condizione carceraria e non voglio eludere la sua domanda perché non possiamo immaginare che, di fronte alla crescita dei delitti, non si debba avere una crescita corrispondente dei posti in carcere. Non si possono certamente scarcerare le persone perché non vi è posto, laddove siano state condannate.
Il Governo intende realizzare 5.886 nuovi posti di detenzione, con interventi già programmati, ristrutturando e recuperando sezioni e costruendo nuovi istituti, e realizzerà anche alcuni interventi per altri 1.460 posti detentivi, come comunica il Ministro della giustizia.Pag. 63
Nella legge finanziaria appena approvata dal Consiglio dei Ministri, oltre al contributo di 20 milioni di euro che sarà destinato all'edilizia carceraria, scolastica e sanitaria derivanti - come ho detto prima - da una riduzione del finanziamento pubblico ai partiti politici, si è stabilito di realizzare nuovi edifici o di adeguarne di esistenti con una spesa di 20 milioni per il 2008..

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri... 20 milioni per il 2009 e 30 milioni e per il 2010. Si tratta di misure concrete, necessarie ed utili.

PRESIDENTE. Il deputato Dozzo ha facoltà di replicare.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, la risposta del Vicepresidente del Consiglio dei Ministri è desolante. Egli ha citato lo stanziamento nel disegno di legge finanziaria di 70 milioni di euro per l'edilizia carceraria. Ebbene, è ciò che chiedevamo noi già un anno fa. Avevamo anche chiesto di non liberare i detenuti perché (guarda caso) compiono delitti (rapine). Il Vicepresidente ha parlato di certezza della pena.
Mi rivolgo adesso a tutti quei cittadini che ci stanno ascoltando. Ci sono paesi, signor Vicepresidente, nei quali non passa notte che non vi sia una serie di furti a catena. Vi è una vera e propria catena di montaggio del crimine con dieci o dodici furti nella stessa zona. C'è un commerciante, che abita vicino casa mia e che in un mese ha subito quattro furti. Queste sono le situazioni.
Il Ministro dell'interno Amato ha affermato che fra poco assisteremo ad un'invasione di zingari provenienti dalla Romania. Ebbene, questa invasione di zingari è in atto già da mesi nei nostri paesi e nelle nostre regioni del nord e, guarda caso, le forze dell'ordine sono allo stremo, demotivate e frustrate. Arrestano i delinquenti, ma poi c'è sempre il magistrato zelante di turno che li rimette in libertà. Ne abbiamo avuto la prova proprio ieri con Piancone, un brigatista mai pentito e liberato senza aver scontato la propria pena, che ha commesso una rapina.
Occorre la certezza della pena, pertanto rivedere i benefici della legge Gozzini, signor Vicepresidente, ed anche introdurre, durante il periodo di detenzione, la possibilità di usufruire del lavoro dei detenuti, magari del lavoro forzato, perché così si guadagnerebbero la «pagnotta».
Se lei dice che 70 milioni di euro sono sufficienti per l'edilizia carceraria...

PRESIDENTE. Deve concludere.

GIANPAOLO DOZZO... vorrei capire come mai avete previsto 50 milioni di euro per il Fondo di inclusione degli immigrati, 50 milioni di euro...

PRESIDENTE. Deve concludere.

GIANPAOLO DOZZO. ...50 milioni di euro per il Fondo di inclusione degli immigrati contro i 70 milioni per l'edilizia carceraria: proprio non c'è proporzione, signor Vicepresidente. Continuate così, che andate bene (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

(Orientamenti del Governo in merito all'applicazione della normativa italiana ed europea in materia di sicurezza degli impianti industriali a rischio di incidenti rilevanti - n. 3-01285)

PRESIDENTE. Il deputato Cacciari ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01285, concernente orientamenti del Governo in merito all'applicazione della normativa italiana ed europea in materia di sicurezza degli impianti industriali a rischio di incidenti rilevanti (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).

PAOLO CACCIARI. Signor Presidente, signor Vicepresidente, da tempo assistiamo ad una sgradevole e fuorviante campagna su una presunta emergenza gas. I datiPag. 64ufficiali dimostrano che le forniture e i flussi di metano immessi nella nostra rete fronteggiano ampiamente i consumi interni già oggi; nel medio periodo la situazione migliorerà ancora, con la realizzazione del metanodotto con la Grecia.
Temo che la drammatizzazione, alimentata anche da manager pubblici, miri a giustificare aumenti alle bollette dei consumatori finali e a favorire la penetrazione di compagnie petrolifere multinazionali nel mercato italiano, attraverso la costruzione e l'incentivazione dei famosi rigassificatori.
Per noi di Rifondazione Comunista l'energia non è una merce qualsiasi, ma un bene pubblico indispensabile e una risorsa strategica per qualsiasi attività economica. Va gestito, quindi, da una forte, competente e univoca mano pubblica.

PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Francesco Rutelli, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, l'interrogazione affronta due aspetti: uno riguarda il rispetto delle norme sulla sicurezza e sulla valutazione di impatto ambientale; l'altro affronta specialmente la materia dell'approvvigionamento del gas, sulla quale il collega Cacciari sa che ho risposto in precedenza largamente, o meglio nei tre minuti a disposizione, spero non insufficientemente.
Voglio confermarle, sulla prima parte, che il Governo intende applicare pienamente le direttive europee sul settore energetico, riguardanti sicurezza e impatto ambientale. Stiamo seguendo il trasferimento dei compiti alle regioni in materia di limitazione del rischio di incidenti rilevanti, lavorando alla definizione di un accordo di programma quadro. Il Ministero competente esegue periodicamente le verifiche ispettive negli stabilimenti considerati a maggior rischio.
Il Governo, per quanto riguarda la riduzione della CO, ha già predisposto il Piano nazionale per l'efficienza energetica, che tiene conto delle misure già prese nella legge finanziaria del 2007 e di altre misure sull'efficienza energetica nell'edilizia, per la cogenerazione ad alto rendimento ed altre.
Importante è l'intervento sull'innovazione tecnologica per l'efficienza energetica, il Programma industria 2015. Lo stesso messaggio vorrei trasmettere per la valutazione di impatto ambientale. Al Ministero dell'ambiente sono stati presentati sei progetti di stoccaggio di gas in sotterraneo (Sinarca Molise, San Potito-Cotignola, Rivara, Serra Pizzuta, Cornegliano, Settala Lombardia) e in proposito vi comunico il quadro di avanzamento, proprio per affrontare in concreto la risposta, senza starne a fare una materia ideologica.
Per due progetti lo screening è stato concluso con la richiesta di VIA; per uno è in fase di conclusione il procedimento di VIA; per un altro si è in attesa del completamento degli atti al proponente; per un altro assoggettato si è in attesa di integrazione, per avviare di nuovo l'istruttoria; l'ultimo risulta regolarmente in corso.
Sull'approvvigionamento del gas va sottolineato che le politiche che il Governo intende intraprendere dovrebbero consentire di monitorare il rischio di approvvigionamento e di scongiurare i timori paventati, cui lei ha fatto riferimento.

PRESIDENTE. Il deputato Cacciari ha facoltà di replicare.

PAOLO CACCIARI. Signor Vicepresidente, grazie per l'attenzione, ma mi pare che abbia esulato dal cuore della mia denuncia, diciamo così. In altri termini, colgo un'incongruenza, una contraddizione, tra gli atti e le decisioni che concretamente stanno portando avanti ENI ed ENEL e, in qualche misura, anche l'Autorità per l'energia, nelle loro autonomie (ma si tratta di autonomie sempre molto limitate, considerato che esse sono partecipate da noi, dallo Stato) e le direttive europee, a cui lei stesso ha fatto riferimento, inevitabilmente e obbligatoriamente, affinché anche in Italia siano attuate.Pag. 65
Dunque, la denuncia è questa: invece di favorire l'attuazione di tali direttive, le nostre imprese e le compagnie energetiche nazionali stanno compiendo investimenti in tutt'altra direzione (ad esempio, nel campo dell'energia nucleare, come avviene nei Paesi delle ex repubbliche socialiste, o sui rigassificatori) quando, invece, dovrebbero essere impegnate nella direzione della riduzione dei consumi, degli investimenti energetici e sulle energie rinnovabili.
Prego il Governo di cogliere tale problema e mi affido alle sue politiche energetiche, industriali e ambientali affinché alle nostre aziende partecipate vengano forniti degli indirizzi univoci e coerenti (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

(Ipotesi di boicottaggio dei giochi olimpici 2008, al fine di esercitare pressioni sulla Cina in merito alla questione birmana - n. 3-01286)

PRESIDENTE. La deputata Zanella ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01286, concernente ipotesi di boicottaggio dei giochi olimpici 2008, al fine di esercitare pressioni sulla Cina in merito alla questione birmana (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12).

LUANA ZANELLA. Signor Presidente, la Birmania è un Paese oppresso da una dittatura la cui ferocia si è rivelata in queste settimane. Il regime militare ha posto in essere una repressione sanguinosa e barbara contro un movimento straordinario, pacifico, coraggioso e inerme di monaci buddisti e di uomini e donne, che lottano per il pane e per la democrazia.
Sappiamo che la Cina è il principale partner economico e politico della Birmania, per cui ci chiediamo e vi chiediamo perché non utilizzare l'arma del boicottaggio dei giochi olimpici per spingere la Cina a usare tutta la sua influenza per bloccare la repressione, liberare gli oppositori incarcerati e avviare un processo di democratizzazione?

PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Francesco Rutelli, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, onorevole Zanella, noi siamo vicini al popolo birmano e alla sua ansia di libertà e di democrazia; è una posizione che il popolo italiano condivide e sulla quale è impegnato il Governo e - ritengo - tutto il Parlamento.
Per quanto riguarda la sua sollecitazione, come lei sa, le decisioni riguardanti i giochi olimpici attengono all'autonoma responsabilità del Comitato olimpico internazionale e dei Comitati olimpici nazionali. Ferma restando tale premessa, che occorreva svolgere, non voglio eludere il senso della sua sollecitazione. L'Italia è perfettamente consapevole del ruolo importante, che la Cina può svolgere nel tentativo di giungere a una soluzione della crisi birmana e proprio per questo motivo ha avviato una serie di iniziative diplomatiche bilaterali e multilaterali rivolte alle autorità birmane e ha percorso anche il canale dei contatti con la dirigenza cinese.
Il Presidente del Consiglio ha scritto al Primo Ministro cinese affinché eserciti tutte le sue autorevoli pressioni verso il Governo birmano per ricondurre il Paese ad una condizione di umana dignità e lo stesso ha fatto verso il Primo Ministro indiano Singh. Il Ministro degli affari esteri D'Alema, accompagnato dal sottosegretario Vernetti, si è mosso a più riprese e in più direzioni durante la sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York.
La nostra fiducia, la nostra speranza e il nostro impegno vanno nella direzione di far sì che anche la Cina si assuma le responsabilità che spettano a un grande attore globale. Tuttavia, piuttosto che adottare misure di rottura, ci sembra necessario privilegiare azioni improntate al negoziato con quelle autorità affinché siano sempre più coinvolte negli scenari internazionali, anche sulla questione birmana.
Per quanto riguarda i giochi olimpici, sono convinto che il loro svolgimento aPag. 66Pechino rappresenterà per quel Paese l'opportunità di aprirsi alla comunità internazionale, anche con riferimento alle problematiche legate al rispetto dei diritti umani.
Mi permetta una nota personale e conclusiva: ieri ho tenuto una celebrazione per l'anniversario di Gandhi organizzata dal Governo indiano e credo che anche l'India sia consapevole dei suoi doveri e delle sue responsabilità. Ieri era la giornata per le Nazioni Unite per la non violenza...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. ... ossia l'anniversario della nascita del fondatore della non violenza, Mahatma Gandhi. Credo che azione morale e azione diplomatica assieme, opinione pubblica e azione dei Governi, senza arrivare a gesti eclatanti, possano dare un enorme contributo.

PRESIDENTE. La deputata Zanella ha facoltà di replicare, per due minuti.

LUANA ZANELLA. Signor Presidente, signor Vicepresidente, mi auguro che le azioni intraprese dal nostro Governo possano avere l'efficacia che lei stesso si augura. Tuttavia, credo che il CONI avrebbe potuto chiedere la convocazione straordinaria del CIO quantomeno per porre il problema.
La crisi in Birmania costituisce sicuramente un test inevitabile - lo si legge anche oggi sul quotidiano Le Monde - per la Cina. Questo Paese, infatti, ha intrapreso la via delle riforme e dello sviluppo economico, ma non ha profuso altrettanto impegno sul piano dei diritti umani. In gennaio essa aveva bloccato, assieme alla Russia, una risoluzione sulla Birmania, considerando la drammatica situazione birmana un affare di politica interna e sui quotidiani di oggi si leggono gli episodi di esecrabile violenza, che avvengono proprio in Cina.
Oggi sui quotidiani vi è anche una nuova testimonianza di un ufficiale birmano, che ha rifiutato di eseguire l'ordine d'assalto di due monasteri e di evacuazione dei monaci. L'ufficiale racconta di migliaia di monaci uccisi, torturati e fatti sparire.
Quindi, di fronte a massacri e deportazioni che prefigurerebbero - se fossero confermati - un vero e proprio genocidio, è necessario agire con tutti gli strumenti diplomatici e politici a disposizione. Per questo motivo proponiamo di far leva sul possibile boicottaggio dei giochi olimpici, in quanto dobbiamo essere più decisamente contrattuali sul piano del rispetto dei diritti fondamentali (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).

(Misure per garantire la sicurezza dei cittadini, con particolare riferimento alla cosiddetta criminalità predatoria - n. 3-01287)

PRESIDENTE. Il deputato Leone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01287, concernente misure per garantire la sicurezza dei cittadini, con particolare riferimento la cosiddetta criminalità predatoria (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 13), per un minuto.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, preliminarmente faccio notare ai telespettatori che sono senza cravatta per mia scelta; non è stato il Presidente a farmela togliere, così com'è accaduto precedentemente per le sciarpe dei colleghi. Evidentemente, al Presidente non piaceva il colore.
Ciò che ci interessa nei confronti del Vicepresidente del Consiglio è un'interrogazione sulla sicurezza, relativa al dilagante numero di reati commessi dai rumeni, ovvero dal cosiddetto popolo rom.
Precedentemente ho sentito, in una risposta che lei ha fornito in una interrogazione analoga, che nella legge finanziaria si sarebbe aggiustato il tiro rispetto alle nefandezze del Governo precedente.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

Pag. 67

ANTONIO LEONE. Infatti, lei ha dato ragione al Ministro Amato nel momento in cui ha confermato i numeri forniti dal Ministro dell'interno.

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

ANTONIO LEONE. Vorremmo che ci dicesse con precisione quanto, come e dove ciò che ha affermato precedentemente risulta nella bozza della finanziaria.

PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Francesco Rutelli, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, non ripeto ciò che ho detto precedentemente, perché spero sia abbastanza chiaro come indicazione precisa di cifre, di risorse e di maggiori disponibilità dedicate agli interventi per la sicurezza.
Non vi è dubbio che la situazione della sicurezza sia creando molte preoccupazioni. È la terza interrogazione a risposta immediata sull'argomento. Non è un fatto solo di battaglia politica, ma di realtà: sono in crescita i furti e le rapine ed esiste una problematica relativa ad una parte di emigranti provenienti da un Paese oggi membro dell'Unione europea, la Romania, che lo è a testa alta per la sua recente significativa storia democratica: nell'ambito di tale immigrazione, purtroppo, si inseriscono, accanto a molte persone corrette e perbene, molte, troppo numerose, che delinquono.
Il Ministro dell'interno ha già annunciato che questo flusso di criminalità rumena - a tale proposito non confonderei: lei ha associato rom e cittadini rumeni, ma le due cose non coincidono necessariamente - esige risposte specifiche. Poiché i rumeni possono entrare liberamente in Italia e non vi è moratoria che possa impedirlo - ma è anche obbligo della Romania facilitare il rientro di soggetti espulsi dal nostro Paese - il Ministro Amato sta studiando la possibilità di attribuire ai prefetti il potere di espulsione anche dei cittadini comunitari quando costituiscano un pericolo per la sicurezza pubblica.
A mio avviso, molte misure connesse al dibattito odierno si devono inserire nel pacchetto della sicurezza, che sarà approvato dal Consiglio dei ministri entro il mese di ottobre. Ho citato in passato un'altra problematica molto grave, che è la conduzione in schiavitù dei bambini. Penso che si debba considerare giuridicamente ridotto in schiavitù, con un'esplicita norma che lo precisi, un bambino costretto a mendicare e a compiere reati contro il patrimonio, i cui proventi vadano ad altri. Vi sono organizzazioni criminali che sfruttano l'infanzia in modo atroce: non possiamo accettare che ciò avvenga ancora sotto i nostri occhi.
Vi sono altre misure importanti che il Governo sta esaminando, con i Ministeri della giustizia e dell'interno: mi riferisco all'accordo di Prum, che concerne la banca del DNA - necessaria per dare maggiore efficacia ed economicità alle indagini, piena tutela...

PRESIDENTE. Vicepresidente Rutelli, concluda.

FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri... dei diritti di privacy e disponibilità delle notizie riguardanti la salute delle persone - ed è molto efficace per la sicurezza. Come si vede, siamo consapevoli dei problemi e mi auguro che il Parlamento abbia la volontà di affrontarli congiuntamente e concretamente.

PRESIDENTE. Il deputato Leone ha facoltà di replicare per due minuti.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, ringrazio il Vicepresidente del Consiglio: la notizia più bella che ci ha dato è che il Ministro dell'interno sta studiando e questo ci fa piacere.
Con riferimento alla domanda che le ho posto (alla quale lei non ha risposto, ritenendo di averlo già fatto prima), le voglio semplicemente rammentare, avendoPag. 68lei risposto all'interrogazione precedente che il Governo precedente aveva enormemente tagliato i fondi per la sicurezza, che nella scorsa finanziaria questo Governo aveva stanziato 200 milioni di euro per la sicurezza, tentando evidentemente di riparare a quello che aveva fatto il Governo precedente. Tuttavia, stando alle cifre che lei ha fornito prima, non è così. La cosa più bella è che, nella legge finanziaria per il 2008, è stanziata ancora la stessa cifra per la sicurezza: 200 milioni di euro!

FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Le risorse di polizia e carabinieri sono 12 miliardi! Non scherziamo! Anzi, sono 13 miliardi!

ANTONIO LEONE. Non lo dico io, ma i sindacati, che evidentemente secondo lei sono tutti prezzolati e venduti.! Non lo dico io, ma la legge finanziaria! Il Presidente, che è garante solo che si possano tenere o no le sciarpe in aula, molte volte dovrebbe anche essere garante di quello che si dice in quest'aula in ordine alla veridicità o meno dei numeri che vengono citati!
Per quanto riguarda il personale, ricordo che è andata a rotoli l'ipotesi dei soprannumerari da riportare dall'esercito alle altre forze dell'ordine e che gli aumenti dei costi che deriveranno dalla vostra manovra sulla sicurezza saranno da attribuire alla riduzione del monte degli straordinari degli stessi operatori della sicurezza.
Se questo è il modo di favorire la sicurezza e di dare corso alle richieste del suo futuro leader, Veltroni, con cui si trova in contraddizione, nel momento in cui egli intraprende un'azione...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANTONIO LEONE. ...nei confronti dello Stato rumeno, mettetevi d'accordo. Il pacchetto sicurezza è stato chiamato...

PRESIDENTE. Deve concludere.

ANTONIO LEONE. ...dai sindacati «un pacco». Se questo è vero, ne avete fatto ancora un altro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!

PRESIDENTE. Il deputato Leone è troppo esperto per non sapere che invitare il Presidente della Camera a intervenire nel merito delle affermazioni, in una operazione di censura, è del tutto incongruo con tale ruolo, che egli conosce bene.

(Dati relativi alla mobilità d'ufficio e a quella su base volontaria dei dipendenti pubblici - n. 3-01288)

PRESIDENTE. Il deputato Cirino Pomicino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01288, concernente dati relativi alla mobilità d'ufficio e a quella su base volontaria dei dipendenti pubblici (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 14), per un minuto.

PAOLO CIRINO POMICINO. Signor Presidente, il Vicepresidente Rutelli dovrebbe sapere - probabilmente lo sa - che la mobilità dei pubblici dipendenti è stata introdotta nel 1988; che dal 1988 al 1993 sono stati trasferiti 10 mila dipendenti fra enti locali, amministrazioni centrali dello Stato ed enti pubblici; che il Governo Ciampi ha bloccato la mobilità volontaria nel 1993 e che la legislazione ha introdotto la mobilità d'ufficio.
La mia domanda è volta a sapere quanti trasferimenti dei dipendenti tra i vari uffici pubblici sono stati realizzati dal 1998 ad oggi, cioè dopo le leggi del 1997 e del 2001.

PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Francesco Rutelli, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, è una domanda molto tecnica e spero di non essere troppo noioso.Pag. 69
Mentre l'onorevole Leone va via, gli ricordo che non sono stati stanziati 200 milioni, ma circa 13 miliardi di euro. Questo è il bilancio del comparto sicurezza nella legge finanziaria. Le risorse di cui abbiamo parlato ora sono naturalmente aggiuntive e sono anche molto più consistenti, ma le ho citate nella risposta precedente. Non volevo che vi fosse un equivoco.
Onorevole Cirino Pomicino, lei ricorda correttamente il decreto del 1998, sulla centralizzazione della mobilità dei dipendenti pubblici, e la successiva legge n. 537 del 1993, che trasformava questo istituto. La disciplina vigente è regolata dall'articolo 30 del decreto legislativo n. 165 del 2001, imperniata sulla cosiddetta mobilità volontaria o concordata, che consente alle pubbliche amministrazioni di coprire i posti vacanti in organico mediante la cessione del contratto di lavoro di dipendenti appartenenti alla stessa qualifica in servizio presso altre amministrazioni, che facciano domanda di trasferimento.
Non vi è nessun monitoraggio su questo, perché il procedimento è nella completa disponibilità delle parti, amministrazione e dipendente, che provvedono con decisione autonoma.
Vi è poi, oltre a questo tipo di mobilità, che non ha - lo ripeto - nessun tipo di formalità, per cui il dipartimento della funzione pubblica non interviene, la disciplina che prevede altre procedure di mobilità, per gestire eccedenze di personale. In questo caso interviene il dipartimento della funzione pubblica. Questo istituto ha riguardato dal 1998 ad oggi solo una decina di unità di personale degli enti privatizzati e circa trenta unità di segretari comunali e provinciali privi di incarico.
Nello stesso periodo di tempo, si è effettuata la mobilità di personale statale per il decentramento amministrativo, che ha riguardato 4.004 dipendenti verso le regioni a statuto ordinario e altri 450 alla fine del 2006.
È in corso l'attivazione della mobilità del personale statale (circa 3 mila unità) interessato dal processo di conferimento delle funzioni catastali ai comuni.
Inoltre, norme speciali prevedono la mobilità del personale per la trasformazione di enti. Penso all'Agenzia del demanio, che prevede l'assorbimento da parte di altre amministrazioni di circa 1.277 unità di personale.
Infine, sottolineo che il nuovo contratto per il comparto ministeri, da poco sottoscritto, per favorire l'attuazione della mobilità permetterà a ciascuna amministrazione di dotarsi di una banca dati per individuare le vacanze organiche distinte per sede di destinazione, area e profilo.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Ciò permetterà di proseguire il rinnovamento dell'istituto della mobilità, razionalizzare, semplificare e rendere più trasparente i rapporti, per migliorare la performance dell'amministrazione pubblica.

PRESIDENTE. Il deputato Cirino Pomicino ha facoltà di replicare.

PAOLO CIRINO POMICINO. Signor Vicepresidente Rutelli, naturalmente non possiamo dichiararci soddisfatti per la sua risposta, anche perché lei ha fatto riferimento a dati sui quali, sostanzialmente, il suo dipartimento non sa nulla, avendo affermato che non riesce a monitorare la mobilità dei pubblici uffici.
Tuttavia, vorrei porle una domanda politica, sottolineando che il mio quesito era tutt'altro che tecnico: sbaglio o il Governo di centrosinistra ha varato la grande riforma Bassanini, in base alla quale la mobilità doveva essere l'elemento centrale per la delocalizzazione del proprio personale, nonché l'elemento essenziale per rilanciare la produttività della pubblica amministrazione?
Ciò che ci venite a dire è che, in realtà, non sapete nulla, perché non avete compiuto il monitoraggio; oppure che, al contrario, vi risultano alcune decine di trasferimenti verso le regioni, attuati in occasione del trasferimento delle competenze.Pag. 70
Concludo rilevando che il Ministro Bersani ha affermato che per la pubblica amministrazione deve essere prevista una riorganizzazione industriale. Vicepresidente Rutelli, non si distragga, perché le sto per dare un consiglio. Il disegno di legge sulla modernizzazione della pubblica amministrazione è inserito nel programma dei lavori dell'Assemblea: vuole essere così cortese da suggerire al suo collega Nicolais di porre mano a una disciplina che possa riproporre quanto attuato nel periodo 1988-1992, cioè garantire una mobilità volontaria per decine di migliaia di persone, facendo l'interesse, da un lato, dei lavoratori e, dall'altro lato, della pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI)?

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata; termina quindi la ripresa televisiva diretta.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,43).

ANTONIO SATTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO SATTA. Signor Presidente, vorrei intervenire sull'ordine dei lavori e per un richiamo al Regolamento.
Come vede, signor Presidente, sto parlando senza sciarpa, così non le creo alcun problema. Vorrei dirle - il collega Giuditta le sta mandando anche un omaggio - che il fatto di indossare le sciarpe per noi rappresentava semplicemente un gesto di solidarietà nei confronti dei monaci della Birmania. Nessuno voleva assolutamente compiere gesti clamorosi, né di imbavagliamento (non è il nostro stile), né di esposizione.
Credo che il Regolamento non preveda il modo in cui bisogna di vestirsi in quest'aula; tra l'altro, siamo di fronte all'autunno, signor Presidente, e io amo molto le sciarpe e le cravatte. Vorrei sapere se, per caso, intenda prevedere nel Regolamento quale tipo di sciarpa o di cravatta dovrei indossare.
Detto ciò, vorrei parlare dei segni distintivi. Ho notato che il collega Paolo Cacciari indossa tranquillamente il suo foulard rosso, credo che sia un segno distintivo; vedo l'amico Ermete Realacci indossare sempre il suo foulard rosso, forse perché fa parte della sinistra del Partito Democratico; lo stesso dicasi per i leghisti, giustamente; per non parlare poi del collega Barani, che ogni giorno indossa il suo garofano rosso, che compra un giorno sì e l'altro anche (Applausi della deputata Mistrello Destro).
Quindi, francamente, signor Presidente, noi la stimiamo, però proviamo una grande amarezza.
Pertanto, volevo dirle che non siamo abituati a compiere gesti clamorosi, e quello compiuto non era un gesto clamoroso.
Resta il fatto che avremmo preferito - e la invitiamo ad adoperarsi in tal senso - che il Governo, quando si reca in Assemblea per rispondere al question time su problemi specifici, possa fornire risposte, anziché leggere le solite «letterine» preparate prive di contenuto.

MAURO FABRIS. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURO FABRIS. Signor Presidente, intervengo semplicemente per dire, visto che «mi ha messo in mezzo», che sono veramente stupefatto di come lei si sia permesso di trattarmi e di trattarci, come gruppo parlamentare, in diretta televisiva. Lei ha un potere abnorme che le deriva dalla carica, che noi rispettiamo; però, in questo senso, non accettiamo più i suoi comportamenti.
Lei può decidere chi far inquadrare e chi non inquadrare, va benissimo! Ci ha fatto passare per scemi davanti a tutta Italia, perché non ha neanche spiegato ciò che stava capitando, neanche ci fossimo denudati in diretta TV!Pag. 71
Lei, in quest'aula e fuori da essa, tollera ben altro, come ha ricordato il collega Satta: c'è gente che ha mostrato disprezzo per il presepe allestito presso la Camera dei deputati (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur) e c'è gente che pianta la canapa indiana nelle fioriere della Camera (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur e DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI e di deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
Signor Presidente, lei viene a fare queste sceneggiate - perché si tratta di sceneggiate televisive, che lei può fare perché ha il «bottone» in mano - facendo passare i colleghi (infatti, sono un suo collega, deputato sono io e deputato è lei) per ciò che non sono.
Io protesto, protesto e protesto ancora, perché dovete cessare di usare diversi pesi e diverse misure. E la Presidenza della Camera deve comportarsi da Presidenza della Camera (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur)!

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, intervengo ancora sul Regolamento, visto che la procedura del question time non consente interventi.
Nell'intervento svolto durante il question time dall'onorevole Fabris, in cui si faceva riferimento all'uso degli aerei di Stato, è stato fatto un accenno all'uso, a suo dire vertiginoso, dell'aereo di Stato da parte del Ministro Di Pietro.
Vorrei, innanzitutto, esprimere solidarietà - lo faccio pubblicamente - nei confronti del collega Fabris e anche del Ministro Mastella, perché, come ha detto giustamente qualche giorno fa lo stesso Ministro Mastella, attribuire tutte le colpe del cattivo funzionamento della politica di un Paese al segretario di un partito che ha l'1,5 per cento dei consensi forse dimostra che c'è qualcuno che non vuol dirla tutta.
Credo, però, che il modo peggiore per difendersi da un atteggiamento talvolta anche ingiusto sia quello di attaccare, gettando fango addosso a chi, fino a prova contraria, ha la coscienza ancora più a posto.
Ricordo al collega Fabris e al Vicepremier - il quale non ha avuto evidentemente il tempo e la possibilità di citare tutti i ministri e il modo in cui hanno utilizzato gli aerei di Stato - che il Ministro Di Pietro, in un anno e mezzo, ha usato l'aereo di Stato una sola volta.

PRESIDENTE. Rispetto ad un rilievo sollevato dal deputato Satta, vorrei dare atto a quest'ultimo e al suo gruppo che non hanno certamente un'attitudine ai gesti clamorosi, almeno per ciò che ho potuto riscontrare nel comportamento tenuto sin qui dagli stessi. Dunque, non mi permetterei mai di esprimere un giudizio così in contrasto con la pratica realmente perseguita.
Vorrei far notare al deputato Fabris, invece, che il rispetto del ruolo del Presidente della Camera, al di là della persona che lo riveste in quel momento, risiede essenzialmente e in primo luogo nel raccogliere le sue sollecitazioni a rendere ordinato il lavoro dell'Assemblea.
Nego nel modo più assoluto che questa Presidenza abbia utilizzato, in momenti diversi, diversi pesi e diverse misure.
Le fattispecie indicate dal presidente Fabris sono state oggetto di discussione in sede di Ufficio di Presidenza (Commenti del deputato Fabris)... La prego, la prego di lasciarmi parlare: rispetto vuol dire anche lasciar parlare e ascoltare. Tali fattispecie sono state censurate. Dunque, la Presidenza è intervenuta sempre per determinare un ampio rispetto dell'istituzione parlamentare e di tutti i suoi componenti.
Vorrei, infine, ricordare - come è noto a tutti i deputati, senza eccezione alcuna - che esistono regole di comportamento all'interno dell'aula che sono rivolte non a favorire qualcuno o a punire qualcun altro, ma ad evitare che sia turbato l'ordine delle sedute e a garantire la correttezza dello svolgimento dei procedimenti ePag. 72la parità di condizioni tra i deputati e tra i gruppi. Ciò, lo sottolineo, affinché non sia turbato l'ordine delle sedute e sia garantita la correttezza e la parità di condizioni.
È evidente che queste regole includono - come è davvero di tutta evidenza e persino di buon senso - anche il divieto di ostentare distintivi o altri segni o simboli di particolare evidenza, cioè quell'evidenza che configura tali manifestazioni come atti politici.

MAURO FABRIS. Vale per tutti?

PRESIDENTE. Questa regola deve essere osservata a maggior ragione laddove sia prevista, come nel caso di specie, la ripresa televisiva diretta delle sedute.
Inoltre, a me sembra del tutto evidente che il fatto di tenere quei comportamenti durante la ripresa televisiva, quali che siano le motivazioni (vorrei dire a coloro che hanno sollevato il problema che le motivazioni addotte in questo caso, cioè la solidarietà con i monaci e il popolo birmano, rispondono ad un intento di tutta l'Assemblea e, in ogni caso, della Presidenza, che lo ha potuto manifestare anche pubblicamente e di recente nei confronti di una manifestazione organizzata dall'amministrazione comunale di Roma), finisce per strumentalizzare il procedimento parlamentare per fini diversi da quelli che gli sono propri e si risolve - insisto anche su questo - in una disparità di trattamento tra parlamentari e tra le forze politiche.
La Presidenza si è mossa nel solco di specifici procedimenti, di questa e della scorsa legislatura, che sono a disposizione di chi ha sollevato il problema.
La Presidenza non può che stigmatizzare con fermezza questi comportamenti, ieri come oggi, in funzione di garanzia del procedimento e delle prerogative di ciascun deputato e di ciascun gruppo parlamentare, e ha il dovere di operare perché cessino al più presto le ragioni che possono costituire turbative.

GINO CAPOTOSTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Non sullo stesso argomento, che consideriamo chiuso.

GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, intervengo appellandomi anch'io, a titolo personale, all'Ufficio di Presidenza e alla Presidenza della Camera per segnalare (evidentemente, a chi ha scritto la replica ciò è sfuggito) che vi sono deputati che, come accaduto anche nel corso dell'odierno question time, fanno ostentazione di quei simboli che lei ha ritenuto di escludere, come il deputato Cacciari con il suo fazzolettino rosso - chiaro richiamo politico - o altri colleghi.
Intervengo, altresì, per ringraziare - e concludo qui per carità cristiana - il presidente del gruppo dell'Italia dei Valori che oggi, finalmente, ci ha detto che anche il Ministro Di Pietro utilizza i voli di Stato. Sapevamo che l'aveva negato, mentre ora è stato detto che almeno uno o due voli, forse, li ha presi. Grazie, abbiamo stabilito anche un principio di verità nuovo.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà con l'esame del disegno di legge di conversione n.3025-A e con immediate votazioni.

La seduta, sospesa alle 16,55, è ripresa alle 17,15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Aprea, Bimbi, Brugger, Catone, Cesa, Donadi, Folena, Gasparri, La Malfa, Landolfi, Oliva, Sgobio, Villetti ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantaquattro, come risultaPag. 73dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione A.C. 3025-A.

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è iniziato l'esame degli ordini del giorno e che si è proceduto, a seguito di una deliberazione dell'Assemblea, su richiesta del Governo, all'accantonamento dell'ordine del giorno Turco n. 9/3025/23, per il quale risultano alla Presidenza le richieste di parola dei deputati Buemi, Aprea, Brigandì e Dato.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 3025-A)

PRESIDENTE. Chiedo al Viceministro Bastico se voglia avanzare immediatamente la proposta di riformulazione relativa all'ordine del giorno Turco n. 9/3025/23 accantonato, già annunciata nella parte antimeridiana della seduta, ovvero se si riservi di farlo successivamente. Prego, Viceministro.

MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, come già anticipato nella parte antimeridiana della seduta, proporrei all'onorevole Turco, presentatore dell'ordine del giorno n. 9/3025/23, una riformulazione di cui darò lettura. Si propone di riformulare il dispositivo nei termini seguenti: «impegna il Governo a rivedere complessivamente il sistema dei crediti scolastici e formativi per l'ammissione agli esami di Stato; ad adottare le opportune iniziative volte a garantire che la frequenza o meno all'insegnamento della religione cattolica non costituisca fattore di discriminazione tra gli studenti, ai fini della determinazione del credito scolastico per l'ammissione agli esami di Stato; ad assicurare che le istituzioni scolastiche garantiscano, sulla base delle richieste delle famiglie degli studenti, l'offerta di attività scolastiche alternative all'interno delle istituzioni stesse; ad assicurare che le scuole determinino le modalità di valutazione per la determinazione del credito scolastico e formativo delle attività alternative e degli studi individuali».

PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato Turco accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/3025/23 e non insistono per la votazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Mellano n. 9/3025/24 e non insistono per la votazione.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno D'Elia n. 9/3025/25.

MAURIZIO TURCO. Sì, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, con l'ordine del giorno D'Elia n. 9/3025/25, chiediamo di ristabilire quell'equità tra gli insegnanti di religione e gli insegnanti di tutte le altre materie, sia precari che di ruolo. Infatti, gli insegnanti della scuola pubblica - siano essi precari o di ruolo - accusano una differenza retributiva nei confronti dei loro colleghi insegnanti di religione. Si tratta di una differenza retributiva assolutamente ingiustificata e contraria non solo alla normativa nazionale, ma - vorrei sottolinearlo - anche alla normativa comunitaria, aprendo così la possibilità di ricorsi in sede comunitaria di cui il nostro Paese non ha alcun bisogno.
Pertanto, chiediamo al Governo di adottare tutte le iniziative volte ad equiparare le retribuzioni del personale docente della scuola pubblica a quello degli insegnanti di religione nei corsi di insegnamento ove quest'ultima materia sia prevista.
Va, infatti, ricordato che, nel 1980, considerato che gli insegnanti di religionePag. 74avevano incarichi annuali e non avrebbero mai avuto la prospettiva di un inquadramento nella scuola pubblica, veniva loro riconosciuto un aumento di stipendio biennale del 2,50 per cento.
Tale aumento, nel momento in cui gli insegnanti di religione sono diventati insegnanti di ruolo, è stato di fatto stabilizzato.
Ci rendiamo conto dei problemi, soprattutto di ordine economico, che solleviamo con l'ordine del giorno al nostro esame, ma vi è una questione di diritto da rispettare (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).

MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, l'onorevole Turco ha già illustrato qual è l'origine di tale differenziazione che è relativa ad un assegno personale per gli insegnanti di religione.
Si tratta di una norma contenuta in una legge del 1980 che partiva dalla considerazione che non era prevista l'immissione in ruolo di questi insegnanti e, quindi, garantiva scatti biennali di anzianità dopo una permanenza di almeno quattro anni nell'insegnamento dei docenti di religione.
Tale norma è in vigore e lo era anche nel momento dell'immissione in ruolo degli insegnanti di religione, decisa dal precedente Governo.
A tal fine, vorrei ricordare una norma della legge del 3 febbraio 2006, n. 27 che, all'articolo 1-ter, proprio al fine di superare una diversità di trattamento economico, stabilisce che gli insegnanti di religione, destinatari dei ruoli previsti, conservano tale assegno personale. Esso, però, deve essere riassorbito con i futuri miglioramenti economici e di carriera per l'eventuale differenza tra il trattamento economico in godimento e quello spettante in applicazione del suddetto inquadramento.
Quindi, la situazione di differenziazione è di carattere transitorio, dal momento che tale riassorbimento è già previsto in maniera progressiva da una legge. Credo che il Parlamento abbia previsto tale disciplina proprio per non togliere all'improvviso una condizione economica ad una parte del corpo docente. Pertanto, ritengo che la richiesta formulata nell'ordine del giorno in esame non sia accettabile da parte del Governo. Non ho, infatti, accettato l'ordine del giorno, perché non ha alcun tipo di sostenibilità economica: se applicassimo il medesimo meccanismo della progressione di carriera a tutti gli insegnanti il costo sarebbe assolutamente insostenibile.
Ciò che intendiamo garantire è la parità di trattamento e, pertanto, propongo una riformulazione dell'ordine del giorno volta ad impegnare il Governo ad una puntuale applicazione dell'articolo 1-ter della legge 3 febbraio 2006, n. 27, finalizzata al riassorbimento dell'assegno personale degli insegnanti di religione sulla base dei miglioramenti economici e di carriera, affinché siano equiparate le retribuzioni di tutto il personale docente.

PRESIDENTE. Deputato Turco accetta la riformulazione dell'ordine del giorno D'Elia n. 9/3025/25?

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, esiste già una causa davanti al giudice del lavoro e il Ministero della pubblica istruzione è stato convocato il 26 ottobre. Penso che in quella sede otterremo una risposta diversa e, pertanto, non accetto la riformulazione proposta ed insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Ricordo che il parere del Governo è contrario.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, naturalmente ci riconosciamo nella risposta che ha dato il Governo. Ricordo esattamente tale questione avendo avuto - all'epoca - responsabilità di Governo.Pag. 75
Voglio solo far notare all'Assemblea ed alle forze di centro del centrosinistra l'accanimento terapeutico nei confronti dell'insegnamento della religione cattolica, degli insegnanti della religione cattolica e, quindi, forse ciò giustifica, non so se totalmente o in parte, le preoccupazioni che abbiamo manifestato questa mattina.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata De Simone. Ne ha facoltà.

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, penso che dobbiamo fare un po' di chiarezza, perché la questione è molto semplice: onorevole Aprea, non si tratta di alcun accanimento terapeutico, ma di un caso di disuguaglianza di trattamento fra insegnanti ugualmente precari.
Questo è il punto di fondo! Nel nostro sistema vi è una situazione per cui gli insegnanti precari di religione, e solo loro, hanno un trattamento diverso in termini di ricostruzione progressiva della carriera economica rispetto agli altri insegnanti precari.
Questa norma, introdotta con la legge del 1980, aveva una ratio quando per gli insegnanti di religione non era prevista l'immissione in ruolo. Dal momento che, come sappiamo, il problema dell'immissione in ruolo è stato risolto (anche gli insegnanti di religione sono stati immessi in ruolo), anche se nelle modalità che non abbiamo condiviso, il problema di fondo è che non vi è più ragione per cui questa disuguaglianza di trattamento debba permanere. Questo elemento di disuguaglianza non può essere più sostenuto da alcun tipo di sostanziale motivazione.
Siamo, quindi, di fronte ad una categoria di precari, in un contesto di precariato diffuso: ovviamente non tutto il precariato è stato assorbito e chiaramente speriamo che presto ciò avvenga, in una situazione di trattamento privilegiato.
Crediamo che questa cosa non sia assolutamente sostenibile e che debba essere risolta o estendendo questo trattamento di ricostruzione progressiva della carriera economica anche agli altri insegnanti precari, che da dieci, quindici anni hanno lavorato in queste condizioni nella scuola pubblica o, comunque, revocando questo trattamento privilegiato agli insegnanti precari di religione.
Questo è il punto! Questa è la ratio di fondo! Perciò, sosteniamo l'ordine del giorno ed io personalmente lo sottoscrivo (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, al di là dello sconcerto per i toni che questa discussione ha assunto anche nel corso della mattinata, con un'analisi, un dibattito di tipo ideologico che nulla ha a che vedere con le argomentazioni relative alla questione al nostro esame, voteremo contro questo ordine del giorno e preciso che siamo anche contrari all'ordine del giorno precedente, in quanto quella riformulazione snatura il vero senso dell'ora di religione, che è un'ora facoltativa.
Si è, quindi, sostanzialmente spostato l'argomento su un piano ideologico, senza attenersi alla veridicità del testo. Ritengo che non vi sia alcuna discriminazione: i due precariati, quello degli insegnanti di religione e quello dei docenti ordinari, sono di diversa natura, come ha ben spiegato il Viceministro Bastico, e questo è sufficiente a far capire che non esiste alcun tipo di discriminazione ma che, anzi, gli insegnanti di religione, fino alla precedente legge, avevano un altro tipo di incarico.
Il voto del gruppo di Alleanza Nazionale su questo ordine del giorno, quindi, sarà contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Goisis.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, mi fa piacere sentire rumoreggiare i colleghi della sinistra...!

Pag. 76

PRESIDENTE. Mi scusi, lei è già intervenuta due volte nel corso della discussione degli ordini del giorno.

PAOLA GOISIS. Ma non su questo ordine del giorno!

PRESIDENTE. Come la Presidenza ha già fatto notare questa mattina, ai sensi dell'articolo 88, comma 1, terzo periodo, del Regolamento, ciascun deputato - mi ascolti, per favore - può dichiarare il proprio voto sugli ordini del giorno con un unico intervento sul loro complesso per non più di cinque minuti, o con non più di due interventi distinti per una durata complessiva non superiore. Lei è già intervenuta per dichiarazione di voto due volte, quindi non posso darle la parola. Mi dispiace molto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Elia, al quale ricordo che ha a disposizione un minuto di tempo. Ne ha facoltà.

SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, mi rivolgo al rappresentante del Governo, la quale ha proposto una riformulazione del dispositivo che coincide esattamente con il testo di una legge che il Governo è già tenuto a rispettare. Quindi, il Governo non ci può proporre una formulazione che impegni il Governo a rispettare una legge che già lo stesso dovrebbe rispettare. Poniamo una questione molto semplice. Lei riconosce che oggi esiste una disparità di trattamento: non può dirci che tale problematica verrà risolta domani, quando vi saranno gli aumenti anche per gli altri insegnanti. Oggi c'è questa disparità: l'unico modo per sanarla è disporre una moratoria...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

SERGIO D'ELIA. ...fermo restando quel tipo di trattamento, di disparità a favore degli insegnanti di religione...

PRESIDENTE. Deve concludere, la prego.

SERGIO D'ELIA. ...in attesa che saranno disposti gli aumenti per gli altri. Questo è il motivo per cui manteniamo e invitiamo a votare a favore dell'ordine del giorno in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Sasso, alla quale ricordo che ha a disposizione due minuti e mezzo circa. Ne ha facoltà.

ALBA SASSO. Signor Presidente, credo che la questione in esame derivi dal fatto che, quando sono stati immessi in ruolo gli insegnanti di religione, non è stato eliminato l'assegno ad personam nei confronti dei precari: c'è quindi una situazione di disparità tra precari. Non vi è alcun accanimento contro gli insegnanti di religione, ma siamo in presenza di una disparità. Poiché è in atto un contenzioso su questo terreno per cui è stato chiamato in giudizio il Ministero, credo che l'ordine del giorno sia giusto. Pertanto, lo sottoscrivo e voto a favore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Elia n. 9/3025/25, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 435
Votanti 430
Astenuti 5
Maggioranza 216
Hanno votato
81
Hanno votato
no 349).

Prendo atto che la deputata Dato ha segnalato che non è riuscita a votare.
Chiedo alla presentatrice se insista per la votazione dell'ordine del giorno Aprea n. 9/3025/26, accolto come raccomandazione dal Governo.

Pag. 77

VALENTINA APREA. Signor Presidente, accolgo naturalmente l'invito del Governo, ma la sua risposta è stata molto generica. Mi rendo conto che l'istituto è in una fase di riorganizzazione, di ristrutturazione, e chiedo di non tralasciare questo aspetto, perché, come il Viceministro sa, non possiamo lasciare la scuola nell'autoreferenzialità più totale: abbiamo bisogno anche e soprattutto, rispetto agli esiti dei processi formativi, di confrontarci con le attese del Ministero del lavoro e con gli impegni e le risorse che investono le regioni.

PRESIDENTE. Prendo atto che la deputata Aprea non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3025/26.
Onorevole Fasolino, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/3025/27?

GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, vorrei chiedere al Viceministro: la riformulazione riguarda solo il secondo capoverso della premessa, o altre parti dell'ordine del giorno? Perché se riguarda solo il secondo capoverso della premessa, sono d'accordo.

PRESIDENTE. Qual è la riformulazione proposta dal Governo?

MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, avevo chiesto una riformulazione soppressiva del secondo capoverso del dispositivo, dal momento che l'attribuzione degli insegnanti di sostegno non dipende dalle aspettative e dai suggerimenti dei docenti e delle famiglie, bensì dalla certificazione che ne fanno le commissioni e da un'organizzazione scolastica complessiva.
Pertanto, il Governo accetta l'ordine del giorno Fasolino n. 9/3025/27, tanto nella parte motiva quanto nella parte dispositiva, a condizione che sia soppresso il secondo capoverso di quest'ultima.

PRESIDENTE. Onorevole Fasolino, accetta la riformulazione testé proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/3025/27 ?

GAETANO FASOLINO. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato Fasolino non insiste per la votazione del suo ordine del giorno.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Barbieri n. 9/3025/28, non accettato dal Governo.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, desidero solo chiedere spiegazioni sulle ragioni per le quali questo ordine del giorno non è stato accettato. Esso, infatti, non stravolge ciò che è stato deciso con la legge finanziaria per l'anno 2007 e con il presente provvedimento: si limita a chiedere una garanzia ed un ulteriore impegno da parte del Ministero per assicurare la terzietà del sistema di valutazione, controllo e verifica, così come esso è stato pensato quando è stato costituito l'Invalsi. Noi abbiamo criticato il fatto che tale istituto sia stato trasformato da ente di ricerca in qualcos'altro, ed abbiamo criticato anche la riduzione dei suoi componenti da otto a tre: questo però non significa che non si possa garantire la terzietà dell'istituto nella valutazione, al fine di dotare le scuole di un ulteriore strumento per svolgere al meglio il loro mestiere. Non mi spiego dunque cosa possa avere indotto il Viceministro Bastico a non accettare questo ordine del giorno.

MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, con riferimento ad aspetti contenuti nell'ultimo capoverso delle premesse: «in tal modo si profila un'attività ministeriale invasiva, auto referente», eventualmente si potrebbe proporre una riformulazione in senso soppressivo. Inoltre, in relazione al dispositivo, la formulazione, secondo la quale si impegna il Governo a valutare un più oggettivo sistema di valutazione del sistema scolastico, che si fondi, a frontePag. 78della potenziale prevaricazione da parte del Ministero della pubblica istruzione sulle funzioni dell'organo controllante, non è per noi accettabile. È infatti la legge istitutiva stessa che prevede la direttiva del Ministero.
Ciò detto, il Governo accetta l'ordine del giorno Barbieri n. 9/3025/28, tanto nella parte motiva quanto in quella dispositiva, a condizione che esso venga riformulato nel senso di sopprimere l'ultimo capoverso delle premesse e, nella parte dispositiva, le parole: «a fronte della potenziale prevaricazione da parte del Ministero della pubblica istruzione sulle funzioni dell'organo controllante».

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione testé proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Barbieri n. 9/3025/28.

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, cerco di non far perder tempo all'Assemblea. Prima della chiusura dei nostri lavori antimeridiani - se così si possono descrivere - il Viceministro Bastico, svolgendo un chiarimento a proposito dell'ordine del giorno che poi è stato riformulato, aveva assicurato che avrebbe portato in aula tutti i riferimenti che potevano chiarire l'«andazzo» dei crediti, nonché un elenco specifico di tutte le materie che potevano, oltre all'ora di religione...

CARMEN MOTTA. Ma lo abbiamo già votato!

LUCA VOLONTÈ. È vero, ma dal momento che questo elenco non è stato portato...

PRESIDENTE. Mi pare in effetti che la questione sia stata superata.

LUCA VOLONTÈ. Capisco, ma a me, come singolo deputato, non può interessare tale elenco che il Governo aveva promesso di presentare? Indipendentemente dal voto si tratta di qualcosa di importante.

PRESIDENTE. Abbiamo registrato la richiesta che ha avanzato.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Capitanio Santolini n. 9/3025/29, non accettato dal Governo.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, siccome sono stati accettati quasi tutti gli ordini del giorno presentati tranne i tre proposti dal nostro gruppo, che non sono stati accettati, mi sono domandata per quale ragione ciò sia avvenuto: mi sembra giusto e doveroso chiedere spiegazioni innanzitutto al Governo (le Commissioni e i colleghi decideranno poi come credono), considerato anche che, in precedenza, abbiamo incontrato una formulazione che poteva in qualche modo «irritare» il Ministero e abbiamo poi trovato il modo perché fosse accolta.
Nel caso considerato dall'ordine del giorno in esame si tratta della stessa faccenda: cambia il tema, ma il problema è lo stesso. Non si propone di stravolgere l'istituto del tempo pieno, che ormai con il disegno di legge di conversione in discussione passerà, anche se non ci trova d'accordo.
Il problema, una volta istituito il tempo pieno ed invalsa tale prassi, è di cercare di stimolare il Governo ad operare una sorta di verifica: tutte le leggi e tutte le proposte prevedono sempre un tempo di verifica, secondo una prassi giusta e doverosa, che valuti la ricaduta, gli effetti prodotti e quanto viene a verificarsi.
Per quale motivo non si deve immaginare una verifica ed un controllo di come viene proposto, vissuto, scelto dalle famiglie ed interpretato il tempo pieno, nel momento in cui, insisto, in tutti i Paesi europei va riducendosi il tempo che i ragazzi passano in classe (vi è, addirittura, una proposta in Francia di abbassare, inPag. 79maniera drastica, il numero delle ore che i ragazzi passano a scuola)?
Non vedo perché, nel caso di specie, non si possa monitorare in qualche modo e verificare l'effettiva utilità del tempo pieno così come è stato proposto, che rischia altrimenti di diventare un «tempo vuoto».

MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, non ho obiezioni circa la proposta di una verifica; mantengo invece la contrarietà sulla premessa che fornisce una serie di valutazioni sul tempo pieno da noi non condivise e su una parte del dispositivo.
Quindi, il Governo accetta l'ordine del giorno se riformulato limitando il dispositivo alla parte in cui «impegna il Governo a monitorare l'attuazione delle disposizioni recate dall'articolo 1, comma 1, del decreto-legge in esame, al fine di adottare eventuali ulteriori iniziative volte a rivedere le linee centrali del tempo pieno». Tutto il resto, comprese le valutazioni e i giudizi, non è condiviso. Pertanto, confermo che se il presentatore dell'ordine del giorno Capitanio Santolini n. 9/3025/29 non accoglie la riformulazione proposta, il Governo non accetta tale ordine del giorno.

PRESIDENTE. Prendo atto che la deputata Capitanio Santolini accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3025/29 proposta dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Volontè n. 9/3025/30, non accettato dal Governo.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, il problema delle classi primavera è molto serio e continuo ad essere abbastanza meravigliata del fatto che, secondo me, viene preso - diciamo così - sotto gamba, poiché si vuole in qualche modo accorpare queste classi alle scuole materne o dell'infanzia che hanno problemi completamente diversi.

PRESIDENTE. Mi scusi deputata Capitanio Santolini, poiché vale la stessa regola per tutti, la prego di formulare soltanto la sua richiesta, perché lei non ha diritto a prendere la parola per dichiarazione di voto essendo già intervenuta.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Il problema è sempre quello della verifica. Siccome si dice che le classi primavera sono istituite in via sperimentale e viene affermato che bisogna in qualche modo ancora formare i docenti, chiedo se sia possibile impegnare il Governo ad una verifica, un controllo e una successiva relazione in Assemblea di quello che sta succedendo e succederà.

MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Accedo alla richiesta dell'onorevole Capitanio Santolini, e quindi propongo di sopprimere le premesse che non condivido nei contenuti, riformulando il dispositivo nel seguente modo: «impegna il Governo ad effettuare una verifica sulla sperimentazione delle sezioni a tempo pieno» (si tratta di una sperimentazione di quest'anno, e quindi dobbiamo farla partire). Rimane, inoltre, il terzo capoverso relativo alla predisposizione dei necessari strumenti per un'adeguata formazione personale cui spetterà la gestione dei nuovi percorsi.
Il Governo, quindi, accetta l'ordine del giorno Capitanio Santolini n. 9/3025/30, a condizione che sia accolta la riformulazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Volontè n. 9/3025/30.Pag. 80
Prendo, altresì, atto che i presentatori dell'ordine del giorno Folena n. 9/3025/31, accettato dal Governo limitatamente al dispositivo, non insistono per la votazione.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3025-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Li Causi. Ne ha facoltà.

VITO LI CAUSI. Signor Presidente, Viceministro Bastico, onorevoli colleghi, come Popolari-Udeur sosteniamo con convinzione il provvedimento oggi in esame alla Camera dei deputati. Personalmente, avendo già esposto in sede di discussione sulle linee generali la mia personale adesione al testo che stiamo per approvare, vorrei cogliere questa occasione per esprimere precisi appunti in merito ad alcune questioni che sono state già oggetto di forte discussione in Assemblea.
Fra i colleghi dell'opposizione sono stati, infatti, in tanti a pronunciarsi sfavorevolmente in merito alla norma riguardante la reintroduzione del tempo pieno nelle scuole. L'argomentazione principale che motivava il dissenso era che la nuova norma violasse, da una parte, l'autonomia scolastica obbligando gli istituti ad adeguarsi ai parametri indicati e, contemporaneamente, l'autonomia delle famiglie imponendo loro di passare più tempo con i figli. Questo tipo di argomentazioni appaiono - permettetemi di dirlo - fortemente strumentali e anche contrarie al comune sentire degli italiani e alle loro concrete esigenze.
È, infatti, opportuno ricordare che le più rappresentative associazioni e quasi tutti i movimenti legati al comparto scuola facevano della reintroduzione del tempo pieno l'oggetto principale delle loro rivendicazioni.
Allo stesso tempo, sarebbe opportuno sottolineare un altro fatto oggettivo volutamente dimenticato dall'opposizione, ovvero che molti dei lavoratori, nell'Italia di oggi, sono donne, di cui la maggior parte mamme e che proprio queste ultime individuano nel tempo pieno, e nel conseguente affidamento dei propri figli ad operatori ed educatori qualificati, uno degli strumenti più idonei per conciliare le loro esigenze lavorative ed affettive.
La limitazione di tale strumento, in mancanza di un supporto parentale, si tradurrebbe quindi per molte famiglie in un aggravio del bilancio obbligando i genitori a pagare altri che, senza adeguati titoli, si prendano cura dell'educazione (e io direi anche) dell'assistenza dei propri figli. Mi si consenta, inoltre, di affermare che non è sicuramente il tempo pieno nelle scuole a tenere lontani genitori e figli, ma ritengo che questo sia un altro problema.
Aggiungo che accusare la maggioranza di voler demolire, con il provvedimento in esame, quella che dall'opposizione veniva definita la migliore riforma che sia stata varata negli ultimi anni significa, per i nostri colleghi dell'opposizione, non voler comprendere quanto importante sia il settore istruzione per lo sviluppo del nostro Paese.
Mi sia consentito, altresì, di ricordare un commento di uno degli operatori più qualificati del settore rilasciato a seguito di quanto stabilito con la riforma del precedente Governo: giova riflettere sul contenuto di fondo del decreto sul ciclo primario in cui si prevede una sensibile riduzione del tempo scuola per tutti; in un Paese in cui il corso di studi è ancora determinato dalla condizione sociale e dalle culture familiari di provenienza, questa scelta avrà un solo effetto, quello di riprodurre una nuova stratificazione sociale, di riconsegnare integralmente all'individuo le sorti della propria vita.
Ciò accade in un contesto lontano da quello degli anni Settanta, nel corso dei quali gli enti locali hanno integrato con i loro interventi le debolezze della scuola. Ancora pare, purtroppo, che siamo estremamente lontani da quella politica chePag. 81vedeva nella cultura e nel progresso sociale il segno tangibile di una politica di cambiamento.
Vorrei soffermarmi a questo proposito, su un punto oggetto di dibattito serrato in Assemblea. Il Ministro Fioroni ha affermato di volere rafforzare la preparazione dei nostri studenti con particolare riguardo alla matematica, le cosiddette tabelline, e alla lingua italiana. Mi è sembrata un'affermazione estremamente importante perché, onorevoli colleghi, le difficoltà incontrate da sempre dagli studenti in queste due materie sono note e non riguardano solo gli studenti stranieri.
A chi fa mera demagogia è opportuno ricordare che siamo, è vero, il Paese di Dante e di Enrico Fermi, ma siamo lo stesso Paese che, appena cinquant'anni fa, aveva bisogno del maestro Manzi e delle sue lezioni in televisione proprio per superare una condizione di analfabetismo generalizzato che, all'epoca, frenava visibilmente lo sviluppo italiano e che oggi, per fortuna, non appartiene più al nostro presente.
Tuttavia, ancor di più oggi, la padronanza della lingua italiana, la capacità di sapersi esprimere, di articolare correttamente un concetto, di catturare l'attenzione di uno o di molti con una lettera, con una relazione o con un post su un blog, come le capacità logiche potenziate da un corretto studio della matematica non possono e non devono per un Paese democratico rimanere un privilegio riservato a pochi, che hanno magari la possibilità di integrare le probabili lacune del sistema scolastico pubblico attraverso quello privato.
Davanti alle grandi sfide che la società impone ai nostri studenti uno dei più grandi errori che potremmo fare nei loro confronti sarebbe quello di negare loro la possibilità di formare il più idoneo bagaglio culturale che consenta di sviluppare al massimo il proprio talento, affrontando nel migliore dei modi il futuro.
Sono consapevole anch'io che le difficoltà che affliggono la scuola italiana, in particolare la carenza strumentale di fondi che mi auguro possa trovare una parziale soluzione già con la prossima legge finanziaria, e che impegnano in maniera così consistente il domani dei nostri studenti, non possano trovare in questo unico provvedimento piena soluzione. Ma siamo sicuramente sulla buona strada.
Pienamente consapevole dell'imprescindibile valore della cultura come pilastro della democrazia e della scuola, intesa come sistema e metodo con cui potenziare le eccellenze dei nostri ragazzi, a nome del gruppo parlamentare Popolari-Udeur preannuncio il nostro voto favorevole al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Del Bue. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BUE. Signor Presidente, sollecitato dall'implicita richiesta dei deputati presenti, sarò breve, limitandomi a richiamare le due ragioni che mi impediscono di accordare un voto favorevole alla conversione in legge di questo decreto, presentato dal Ministro della pubblica istruzione.
La prima ragione è di carattere metodologico. Si insiste ad affrontare la questione della politica scolastica con interventi parziali, settoriali, frammentari. Si è iniziato con il decreto sugli esami di Stato, per introdurre ancora una volta i commissari esterni nelle commissioni di esame. Si è continuato con interventi parziali all'interno di decreti, quali il Bersani-bis e il Bersani-ter. Si prosegue in questi giorni con due decreti omnibus, uno dei quali è all'approvazione dell'Assemblea.
Credo sarebbe giusto, invece, che il Parlamento potesse esaminare, con un dibattito di carattere generale, una proposta di riforma della scuola all'interno della quale il Ministro ci sottoponesse le sue idee di politica scolastica, che potrebbero anche essere opposte o radicalmente diverse da quelle del precedente Ministro Moratti ma che potrebbero consentirci di intervenire sulle linee generali di orientamento della proposta ministeriale. Così, invece, siamo costretti a inseguire i singoliPag. 82argomenti oppure una somma di questioni contenute in un singolo decreto-legge.
Dal momento che molto spesso apprendiamo la politica ministeriale dai giornali, sarebbe interessante conoscere, ad esempio, se vale ancora quella «trilogia» che in qualche misura è stata sottoposta all'attenzione di noi tutti e che animava il dibattito sulla pubblica istruzione fino a qualche anno fa - vale a dire: inglese, Internet e italiano -, o se invece non si abbia (e a me pare che sia così) l'intenzione di far regredire l'istituzione scolastica ad una sorta di passato stile anni Cinquanta.
Si parla, infatti, di reintrodurre gli esami di riparazione; si è prevista la presenza dei commissari esterni agli esami di Stato; si polemizza implicitamente con le nuove tecnologie e si sottolinea il valore delle tabelline. Vorrei, dunque, sapere se esiste una politica di riforma della scuola che ci porta verso il futuro o se, invece, esiste una proposta di riforma dell'istituzione scolastica che ci riporta al passato.
Sono convinto del fatto che nella scuola sono importanti lo studio della lingua straniera e il dominio delle nuove tecnologie, in particolare, del computer e di Internet e che i ragazzi non possono imparare l'uso di tali strumenti, spesso micidiali, da soli, senza qualcuno che li guidi, perché anche le nuove tecnologie possono rappresentare un rischio e una deformazione.
Ritengo, inoltre, che sia importante insistere soprattutto sulla diffusione della conoscenza italiana; basta con i quiz all'interno delle scuole! È necessario che i ragazzi imparino a scrivere i temi, a parlare in italiano, a scrivere le lettere senza farsi suggestionare dalla nuova terminologia degli SMS o delle e-mail. In questo senso dobbiamo poter conciliare l'uso della lingua italiana con il dominio delle nuove tecnologie.
Signor Viceministro, per risolvere tali problemi bisognerebbe affrontare un discorso di carattere generale sul modo con il quale il Ministero intende riformare la scuola italiana, sui principi generali e sugli orientamenti di fondo attorno ai quali vuole inserire un percorso di riforma. Purtroppo non ci è consentito, e questa è la prima ragione della mia obiezione a una politica fatta per decreti-legge, per interventi omnibus e a comparti separati.
Vi è anche una seconda ragione, di merito, che mi induce a guardare con una certa diffidenza al decreto-legge in esame. Viceministro Bastico, ho apprezzato la sua presenza continua in aula e la delicatezza delle sue proposte, però, non posso non ribadire la mia personale perplessità rispetto alle norme che riguardano i provvedimenti disciplinari. Il mio voto a favore di una delle proposte emendative presentate dal collega Schietroma sta a testimoniare come la sensibilità verso la libertà dell'insegnamento possa non essere tutelata da norme che, generiche come sono, possono determinare un arbitrio per quanto riguarda la libertà d'insegnamento dei docenti, nonché da provvedimenti disciplinari che vengono adottati solo da una persona (il dirigente scolastico provinciale), e che possono essere revocati soltanto da un'altra persona (il dirigente scolastico regionale).
In questo senso mi pare che il provvedimento contenga un vulnus che, a mio giudizio, andava - come è stato - individuato e che, ribadisco, insieme ad una valutazione di carattere generale sulla metodologia d'impatto parlamentare del nuovo Ministero, mi impedisce di esprimere un voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Schietroma. Ne ha facoltà.

GIAN FRANCO SCHIETROMA. Signor Presidente, signor Viceministro, colleghi, come è noto la nostra parte politica ritiene la scuola pubblica una priorità assoluta. Auspichiamo, quindi, che già con la prossima legge finanziaria sia possibile riservare più risorse alla scuola pubblica per migliorarne il livello qualitativo e per fornire così anche agli studenti provenienti dalle famiglie con minori disponibilità economiche la possibilità di acquisire un grado di conoscenza adeguato ai rapidiPag. 83processi di modernizzazione della nostra società. I giovani debbono avere la consapevolezza che la cosa più importante nella vita è ciò che ciascuno sa: la conoscenza e il sapere costituiscono la migliore garanzia di indipendenza e per acquisire maggiori certezze per l'avvenire.
Quindi, è necessario che il Governo decida di stanziare più risorse per la scuola pubblica, per la ricerca e per l'università, con l'obiettivo di strutture scolastiche davvero di qualità ed al passo con i tempi.
Altrettanto rilevante è la questione annosa delle retribuzioni dei lavoratori della scuola, certamente inadeguate sia per ciò che concerne gli insegnanti, sia per il personale ATA. Anche in questo caso il Governo dovrebbe intervenire tenendo presente che la professione più importante in assoluto è quella degli insegnanti: al riguardo, basti pensare a quante generazioni di giovani sono educate nel corso della vita di un solo insegnante.
Quindi, in via generale, per la nostra parte politica è essenziale che il Governo si impegni per la predisposizione di un piano pluriennale di investimenti per la scuola pubblica e per la ricerca che recuperi il differenziale che vi è in Italia rispetto alla media dei Paesi dell'OCSE quanto ad investimenti rispetto al prodotto interno lordo e all'insieme della spesa pubblica.
Per ciò che concerne il presente provvedimento, manifestiamo viva preoccupazione innanzitutto per il metodo, in quanto sarebbe stato opportuno limitare il testo del decreto-legge alle questioni veramente urgenti. Tuttavia, anche il merito costituisce un motivo di perplessità ed è per questo che il nostro capogruppo, l'onorevole Villetti, molto opportunamente aveva presentato in Commissione alcuni emendamenti soppressivi con l'intento costruttivo di migliorare il testo. Tali emendamenti, riproposti in Assemblea, sono stati respinti e ciò rappresenta, a nostro avviso, un elemento di notevole preoccupazione per le conseguenze che ne derivano.
In particolare, riteniamo molto pericolosa la nuova norma relativa al trasferimento degli insegnanti per incompatibilità ambientale, anche perché, tra l'altro, può portare ad abusi e a processi di discriminazione veramente inaccettabili, come hanno sottolineato in aula anche gli onorevoli Franco Grillini e Mauro Del Bue.
Un collega dell'opposizione, commentando in modo sprezzante il nostro emendamento soppressivo e il mio intervento in aula, tra l'altro, si è chiesto in che mondo io viva. Sorvolo sull'ineleganza dell'espressione e rispondo volentieri: caro collega, vivo in un capoluogo di provincia nel quale la lista dello SDI, Socialisti Democratici Italiani e Unità socialista, ha ottenuto il 15 per cento dei voti e, quindi, vivo con molta soddisfazione.
Al di là delle battute, debbo ammettere, in via più generale, che vivo in un mondo che mi piace sempre meno. Lo affermo con grande rispetto per coloro che la pensano diversamente da noi, però il fatto che soltanto 27 deputati si siano opposti ieri in Assemblea all'approvazione di una norma che lede gravemente i diritti degli insegnanti è per me e per noi motivo di profondo sconcerto e di notevole preoccupazione. Gli insegnanti rappresentano una professione fondamentale, che deve essere tutelata e, soprattutto, deve essere difesa la libertà di insegnamento, così come prescrive la nostra Costituzione.
Con l'approvazione della nuova norma, invece, relativa al trasferimento per incompatibilità ambientale, e con un voto impressionante per compattezza, da destra e sinistra, avete sottoposto gli insegnanti alla gogna del giudizio dei familiari degli alunni in base a criteri di estrema genericità che, in quanto tali, possono essere l'anticamera dell'arbitrio, dell'abuso e della discriminazione.
Peraltro, non essendo stata accettata da questa maggioranza alcuna delle nostre proposte emendative, di conseguenza, dovremmo votare contro il provvedimento in esame, tanto più che è stato accettato l'ordine del giorno Volpini n. 9/3025/1, sul quale non siamo assolutamente d'accordo.Pag. 84
Tuttavia, poiché il nostro gruppo parlamentare appartiene alla maggioranza di Governo, i deputati socialisti e i deputati radicali si asterranno, nel rispetto di uno spirito di coalizione al quale, com'è ben noto, teniamo fortemente (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Porfidia. Ne ha facoltà.

AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli rappresentanti del Governo, il provvedimento all'esame della Camera dei deputati interviene in un ambito nevralgico del sistema del nostro Paese, quello, importantissimo, della scuola.
La maggior parte delle norme inserite nel provvedimento in esame ha già costituito oggetto di una lunga discussione nella VII Commissione (Cultura), perché contenuta nel disegno di legge atto Camera 2272-ter-A (che è in discussione in questo ramo del Parlamento e rappresenta il prossimo punto all'ordine del giorno), recante «Disposizioni urgenti in materia di pubblica istruzione»: il protrarsi dell'iter parlamentare, però, ha reso necessaria l'adozione del presente testo (recante, come dicevo, norme di necessità e di urgenza), affinché si desse inizio all'anno scolastico nel modo migliore.
Devo ammettere che tutta la Commissione ha cercato di condividere e trattare le ripetute modifiche del testo: era anche giusto che ciò avvenisse per un argomento così importante come la scuola, tenendo presenti i principi dell'autonomia delle istituzioni scolastiche e della libertà di insegnamento sanciti dalla Costituzione.
A mio parere, il testo non vuole essere una vera e propria riforma della scuola, ma è intervenuto su alcuni punti fondamentali, cercando di renderli più fruibili, più chiari e soprattutto più spediti. In sostanza, si è cercato di armonizzare il sistema scuola per adattarlo ad un contesto che - dobbiamo prenderne atto - è profondamente cambiato.
Già dalla prima lettura il testo in esame presenta lati positivi e, soprattutto, punti concreti. Devo prendere atto, infatti, che è stato introdotto un elemento fondamentale, ossia le classi funzionanti a tempo pieno, che rappresentano un punto di riferimento in ordine alla richiesta di moltissime famiglie e che, soprattutto, consentono un'organizzazione della scuola in rapporto agli alunni nettamente migliore: il tempo pieno, infatti, fornisce risposte mirate ai bisogni formativi degli alunni, trovando in ogni bambino un canale privilegiato per comunicare ed esprimersi, fermo restando il principio, ormai riconosciuto e fondamentale, della pluralità delle intelligenze.
È stato inoltre previsto, perché fortemente voluto dalla Commissione, un piano triennale di intervento del Ministro della pubblica istruzione, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, affinché il tempo pieno sia migliorato nel corso degli anni a venire.
Un'importante novità è costituita dalla modifica di alcuni elementi fondamentali, quale l'ammissione di candidati esterni agli esami di Stato. Secondo tale norma, la richiesta di ammissione viene presentata agli uffici regionali che, questa volta, sia in base alla richiesta, sia, soprattutto, alla residenza del candidato, individuano l'istituto in cui dovrà essere svolto l'esame di Stato. Ciò è importante, perché fa venire meno alcuni inconvenienti e, in certi casi, alcuni abusi che sono stati perpetrati nel passato.
Sempre nell'ottica di un maggiore rigore, va sottolineato il comma 4 dell'articolo 1, che detta nuove norme per l'esame della scuola secondaria di primo grado: da quest'anno si può accedere all'esame soltanto a seguito di una valutazione positiva del consiglio di classe e non vi si accede solo in caso di giudizio negativo. È prevista, inoltre, una prova scritta. Ciò non significa che si tratti di un'azione punitiva: si è voluto dare una maggiore serietà e una maggiore credibilità ad un percorso di studi che non deve essere assolutamente considerato scontato.
La valutazione dello stato dell'efficienza del sistema formativo del Paese è stato uno dei punti fondamentali studiatiPag. 85da questo provvedimento. Il comma 5, infatti, dispone che, già a partire dall'anno scolastico 2007-2008, il Ministro della pubblica istruzione fissa, con direttiva annuale, gli obiettivi della valutazione esterna sul sistema scolastico e il livello di apprendimento degli studenti, che vengono affidati al comitato di indirizzo, che è composto da un presidente e da due membri, e non più da otto membri come previsto in precedenza. Anche questo è un aspetto fondamentale. È importante anche che un membro del comitato provenga dal mondo della scuola. Si ribadisce, quindi, la necessità di un sistema formativo efficiente e competitivo.
Desidero soffermarmi anche su un altro punto fondamentale, quello dell'introduzione delle sezioni primavera per i bambini dai due ai tre anni in servizio educativo sperimentale integrativo dell'offerta dell'asilo nido e della scuola dell'infanzia, che è stato accolto con grande benevolenza, non solo dalle famiglie, ma anche dalle scuole. Sono pervenuti, infatti, ben 2.800 progetti, anche se ne sono stati approvati, perché degni in base ai requisiti, 2.024.
Il comma 8, dispone che il diploma magistrale degli insegnanti delle scuole materne attualmente in servizio venga riconosciuto come titolo abilitante all'insegnamento anche se conseguito dopo l'assunzione e dopo l'entrata in vigore della legge n. 62 del 2000.
Un punto importante, su cui si è molto dibattuto in sede di Commissioni riunite, ma che credo sia fondamentale, è quello relativo all'aspetto sanzionatorio nei confronti del personale scolastico. Si è tenuto conto dell'urgenza dei casi, ma soprattutto dei casi di grave e «comprovato» - è una parola importante, che è stata aggiunta in un secondo momento - turbamento dell'ambiente scolastico e di pregiudizio del rapporto fiduciario tra l'istituzione scolastica le famiglie degli alunni. Era un elemento necessario, perché in alcuni casi occorrevano alcuni provvedimenti tempestivi da parte dei dirigenti.
Desidero, quindi, sottolineare che molte delle disposizioni contenute nel testo sono qualificanti e sono previste anche nel DPEF: qualità della scuola, sistema nazionale di valutazione, programmazione a medio e lungo termine dei periodi di fabbisogno di insegnamento e, di conseguenza, una maggiore efficacia ed efficienza nell'allocazione delle risorse, nonché maggiore certezza soprattutto per gli insegnanti, funzionale quest'ultima allo sviluppo dell'autonomia scolastica e alla continuità dell'educazione.
Ritengo, quindi, che sia indispensabile - e con questo provvedimento credo che abbiamo posto dei paletti fondamentali - dare maggiore certezza e motivazione a chi insegna e a chi studia.
L'impegno, secondo me e il gruppo che rappresento, deve essere rivolto a far tornare la scuola il centro di una promozione culturale, relazionale e di cittadinanza attiva nella società civile in cui si opera. Il provvedimento, dunque, alla nostra attenzione rappresenta un passo significativo da questo punto di vista.
Alla luce di tutte queste considerazioni, ritengo che il provvedimento vada approvato al più presto e, pertanto, annuncio il voto favorevole da parte del mio gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, prima di iniziare il mio intervento vorrei rivolgere un ringraziamento alle Commissioni, al Comitato dei diciotto e a chi, in questi giorni, ci ha aiutato a trovare il bandolo della matassa in questo iter complicato e un po' schizofrenico al quale ci obbliga il Ministro Fioroni.
È proprio facendo un appunto e una riflessione sul metodo, con il rischio di essere anche ripetitiva, che voglio iniziare questo mio intervento. È un metodo che ci costringe ad analizzare provvedimenti presentati in modo frammentario. Basti pensare che, dopo la conclusione dell'esame di questo provvedimento, è previsto il seguitoPag. 86della discussione di un disegno di legge dal quale il Governo ha dovuto anticipatamente - ve lo dichiaro - espungere alcuni articoli e commi che erano già contenuti ed erano discussi nell'ambito di questo provvedimento.
Inoltre, mentre noi stamattina - ringrazio il viceministro Bastico per la sua presenza assidua - eravamo qui in aula a discutere il provvedimento, il Ministro Fioroni si prodigava in conferenze stampa annunciando la reintroduzione degli esami a settembre.
Mi pare che il quadro sia quanto meno confuso e caotico e registriamo una grave lesione del dibattito parlamentare, che è ciò che più ci preme, anche perché per anni e anni, nella scorsa legislatura, abbiamo ascoltato levarsi proprio dai banchi dell'opposizione di allora le proteste relative all'operato del Ministro Moratti.
Mi chiedo come si debba giudicare ora questa situazione nella quale la decretazione d'urgenza diventa ordinarietà, dove il decreto-legge in esame contiene materie talemente disomogenee tra loro (è un cosiddetto decreto omnibus) che è stato addirittura difficile trovare e seguire gli emendamenti, perché si è passati dall'analisi della questione del tempo pieno al caso dell'agenzia degli Invalsi, fino al problema dei ricercatori universitari, passando attraverso i temi dell'esame di terza media e delle sanzioni disciplinari per i docenti.
Ciò è sufficiente a tratteggiare il quadro di una situazione che, sicuramente, non ha facilitato il lavoro della Camera in questi giorni.
Quindi, ancor prima di entrare nel merito del provvedimento, sottolineo che queste contestazioni, oltre che di forma, sono di sostanza e determineranno, già da sole, il voto contrario del gruppo di Alleanza Nazionale.
Si tratta di un provvedimento che, a nostro avviso, presenta l'aspetto più abnorme proprio nella reintroduzione del tempo pieno, prevista dal comma 1 dell'articolo 1. Non torno sull'argomento, sul quale ci siamo già dilungati sia in sede di discussione sulle linee generali, sia nell'esame degli emendamenti presentati. Mi limito a ricordare che il ripristino del tempo pieno sicuramente ci riporta a un vecchio metodo, superato, con il quale si viola l'autonomia organizzativa delle scuole e non viene permesso alle famiglie di effettuare un'opzione libera per quanto riguarda il tempo che i loro figli devono trascorrere nelle sedi scolastiche.
Non mi soffermo sui problemi che, indubbiamente, comporterà il doppio organico (anche relativamente alle risorse), ma sottolineo nuovamente il comma 1 dell'articolo 1 (al quale il gruppo di Alleanza Nazionale aveva presentato un emendamento), nel quale riscontriamo il punto più critico di tutto il provvedimento.
Sicuramente, nel provvedimento in esame vi sono anche aspetti positivi, partendo dalla parte finale. Mi riferisco all'articolo 3, relativo agli incentivi ai ricercatori universitari e all'assunzione dei ricercatori.
Però, tornando all'articolo 2, che sicuramente costituiva un passaggio che avrebbe potuto essere condiviso da tutti, la maggioranza è riuscita a complicarsi la vita introducendo delle precisazioni - a mio parere, non richieste e superflue - che, oltre ad avere evidenziato le lacerazioni interne alla maggioranza (nel caso specifico, si trattava di un emendamento presentato dai colleghi della Rosa nel Pugno), hanno dato l'opportunità di trattare argomenti relativi all'eventuale discriminazione di alcuni docenti che sarebbero stati sottoposti alle sanzioni, a nostro avviso, del tutto inutili.
Per colpa del succitato emendamento - che non riteneva sufficiente la garanzia dell'aderenza ai principi costituzionali - il gruppo di Alleanza Nazionale e anche gli altri partiti della Casa delle libertà sono stati costretti ad astenersi sul punto. Lo sottolineo perché, invece, ritengo importante lo sforzo attuato per ripristinare le sanzioni disciplinari in un tale momento di emergenza in cui, durante tutto l'anno, abbiamo sentito parlare di episodi di bullismo.
Auspico che, oltre alla previsione di sanzioni disciplinari per gli insegnanti, vi sia anche una previsione di riordino delle loroPag. 87competenze, soprattutto per quanto riguarda l'introduzione dello stato giuridico.
Infatti, il docente in questo momento, senza dubbio, ha bisogno di un nuovo stato giuridico. È necessario offrire ai professori nuove prospettive, attualmente inesistenti, con la consapevolezza fondamentale che lo studente percepisce il modo in cui un professore è stato formato e se esista una riqualificazione. Bisogna evitare che si ripetano ancora episodi come quello della lettera degli studenti di Catania agli insegnanti, dove di fronte a problemi legati a un vuoto esistenziale, a un accorato appello e ad una richiesta di aiuto, i professori hanno risposto che non era loro compito né loro competenza dare risposte al riguardo.
Noi non vogliamo che nella scuola italiana si ripetano episodi del genere e, quindi, quando abbiamo a che fare con provvedimenti sugli insegnanti dobbiamo inquadrarli in un contesto più completo.
Concludendo, con rammarico preannuncio il voto contrario del mio gruppo, e non può essere altrimenti. Infatti, Alleanza Nazionale ha presentato pochi emendamenti, e non a scopo ostruzionistico: tutti avevano un grande significato e l'accoglimento degli stessi avrebbe portato all'effettivo miglioramento del testo.
Ritenendo dirimente il rigetto di questi emendamenti a nostro avviso migliorativi del testo, siamo obbligati, purtroppo - anche se l'intento su un tema come la scuola è sempre quello di unire e non di dividere - a esprimere un voto contrario sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia, Lega Nord Padania e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Trepiccione. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE TREPICCIONE. Signor Presidente, il decreto-legge che ci apprestiamo a convertire in legge è sicuramente condivisibile perché si pone l'obiettivo primario di consentire alle istituzioni scolastiche di meglio programmare le attività e lo svolgimento dell'anno scolastico appena iniziato.
Diverse sono le norme in esso contenute, molte delle quali ci vedono convintamente favorevoli. Per altre - vogliamo dirlo - abbiamo avuto qualche perplessità.
Certamente positivo è il ripristino dell'organizzazione delle classi a tempo pieno nella scuola primaria, ritornando così alle quaranta ore, secondo una logica di ampliamento del diritto allo studio e di una maggiore attenzione alle necessità e alle esigenze di integrazione di molti giovani e dei minori immigrati. Una norma che ci permette finalmente di superare positivamente le disposizioni introdotte dal Ministro Moratti con il decreto legislativo n. 59 del 2004. È una richiesta attesa: tempo pieno significa diritto allo studio, all'educazione e alla crescita dei ragazzi, nonché un aiuto concreto e reale per molte famiglie.
Questa attesa norma, per essere effettivamente applicata su tutto il territorio nazionale, richiede nuove e più consistenti risorse che dovranno essere reperite. Ci auguriamo che la prossima legge finanziaria fornisca un'adeguata risposta a tale esigenza.
Ma non vi è solo il ritorno al tempo pieno: è previsto un aumento di fondi per oltre 40 milioni di euro per i compensi ai commissari degli esami di Stato, anche se avremmo preferito che queste risorse fossero nuove e non reperite nell'ambito degli stanziamenti complessivi per la scuola. Viene previsto lo sblocco di quasi 10 milioni di euro messi a disposizione dal Ministero della solidarietà sociale per le classi primavera, rivolte ai bambini dai due ai tre anni di età.
Allo stesso modo, un importante contributo per un migliore funzionamento della scuola viene dalle norme relative al pagamento da parte delle direzioni provinciali del Ministero dell'economia e delle finanze delle retribuzioni per le supplenti in sostituzione di insegnanti in astensione per maternità. In pratica, il pagamento delle supplenze in sostituzione di insegnanti in astensione per maternità nonPag. 88graverà più sulle scuole ma passerà direttamente al Ministero della pubblica istruzione e, quindi, a quello dell'economia e delle finanze. Finora, infatti, lo stipendio dei docenti veniva pagato direttamente dallo Stato, mentre le supplenti in sostituzione di insegnanti in maternità erano pagate direttamente dalla scuola. Ciò sicuramente era ingiusto e rappresentava, altresì, un onere pesante sul bilancio della scuola stessa.
Sono, inoltre, previste disposizioni per l'assunzione di ricercatori e, in particolare, la possibilità di utilizzare le somme previste a tal fine dalla scorsa legge finanziaria, che rischiavano di non poter essere più utilizzate.
La parte del decreto-legge più delicata è certamente quella contenuta nell'articolo 2 relativa al personale scolastico e, in particolare, ai procedimenti disciplinari a carico del personale docente. Vengono previste sanzioni più rapide e certe per i professori inadempienti o che sono coinvolti in indagini per reati gravi.
Intanto, va chiarito che si tratta di disposizioni disciplinari già esistenti e questo decreto-legge non fa altro che introdurre procedure che semplificano e rendono più rapida l'applicazione di tali disposizioni. Certamente, è giusta la necessità che i tempi dei procedimenti siano quanto più possibile abbreviati e rapidi, ma è indispensabile che vengano comunque sempre assicurate le massime garanzie di difesa e di tutela della persona previste dalla nostra Costituzione.
Dobbiamo evitare di introdurre norme di tipo «giustizialista» che non portano alcun beneficio alla scuola nel suo complesso né alla società. Per questo motivo, è necessario ridurre il più possibile interventi e soluzioni che rischiano di lasciare ampio spazio alla discrezionalità. Riteniamo, infatti, che 90 giorni siano pochi per completare tutta l'istruttoria e, nel caso di uffici lenti, il dipendente ne può essere penalizzato.
Sempre in questa direzione, abbiamo proposto, nell'ambito della possibile sospensione cautelare disposta nei confronti del personale docente, di sentire obbligatoriamente il collegio dei docenti. In questo modo, non si esautora completamente il collegio e, considerati i pochi giorni in cui si può convocare il medesimo, non viene neppure compromessa la tempestività del procedimento.
Si tratta, pertanto, nel suo complesso, di un provvedimento positivo per il quale preannuncio il voto favorevole dei deputati Verdi (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare che il gruppo dell'UDC esprimerà un voto contrario sul disegno di legge in esame. La ragione di tale voto - come ebbi già a dire in precedenza e me ne rammarico certamente - risiede sia nel metodo adottato sia nel contenuto di questo decreto-legge.
Per quanto riguarda il metodo - è già stato detto, ma vale la pena ribadirlo - ci sembra ingiustificato aver presentato un provvedimento con carattere di urgenza, in quanto ci saremmo aspettati dal Governo una trattazione del problema della scuola più degna del ruolo decisivo che la scuola stessa riveste nella società.
In particolare, il carattere di urgenza - è stato già rilevato da molti - pur giustificabile in alcuni passaggi del decreto-legge, è indiscriminatamente e strumentalmente transitato su altri fondamentali aspetti organizzativi e progettuali che, invece, avrebbero richiesto il coinvolgimento ragionato e dibattuto da parte di tutti i soggetti della scuola, tra cui le istituzioni scolastiche stesse, le famiglie, i rappresentanti dei vari comparti del mondo del lavoro, sindacati e organi di stampa.
La scuola passa sempre sotto silenzio, mentre meriterebbe un'attenzione certamente maggiore di quanto pare abbia voluto riservarle questo Governo.
Inoltre, la strada che il Governo si appresta a intraprendere con questo decreto-legge stile omnibus sembra volerne sancire il declassamento ad un ruolo marginale che non possiamo accettare.Pag. 89
Vorrei ricordare - è già stato detto e proseguirò, quindi, velocemente - la genesi di questi provvedimenti che ora la maggioranza si appresta ad approvare: è vero che, prima dell'estate, non era stato possibile approvare alcun provvedimento in materia, ma molte cose già si sapevano. Improvvisamente, il 7 settembre, il Ministro si è accorto di avere il dovere di assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico e ha varato questo decreto-legge. A meno di tre settimane il Parlamento è stato chiamato ad esprimersi al riguardo e non si può dire - onestamente nessuno lo può affermare - che lo stesso abbia avuto a disposizione il tempo giusto, doveroso e sufficiente per discutere di questi argomenti sia nelle Commissioni che in Assemblea.
È vero che alcune questioni rivestivano carattere di urgenza (come le risorse dell'Unione europea da erogare agli enti di ricerca e ai ricercatori), su questo non ci sono dubbi; ma le altre questioni emerse durante l'anno si conoscevano e, probabilmente, non c'era bisogno di costringere il Parlamento a trattare argomenti così diversi, così vasti e così importanti in due settimane.
Do atto alle Commissioni competenti in materia di aver lavorato con impegno e di aver cercato di rispondere a questa esigenza tardiva del Ministro. Tuttavia mi domando: siamo sicuri, colleghi, che questo basti per garantire un ordinato avvio dell'anno scolastico in corso? Come si può pensare che basti questo frettoloso decreto-legge per dare alla scuola serenità, stabilità, impegno e risultati? Sulla scuola sono state compiute scorribande che ritengo ingiustificate ed improvvisate, per le quali - a mio avviso - la famiglia e la scuola hanno pagato un caro prezzo.
Mi riferisco non solamente a questo decreto-legge, ma anche alla legge finanziaria, al decreto-legge Bersani e a tutto quanto è stato fatto, che riguardava altre materie e in cui si infilava, in maniera surrettizia, il problema della scuola.
In realtà, stiamo assistendo ormai, dall'inizio della legislatura, ad una sistematica controriforma che questo decreto-legge conferma, con l'inserimento dei provvedimenti più svariati e che riguardano moltissimi aspetti della vita della scuola.
Quanto poi ai contenuti, l'approvazione da parte nostra dell'articolo 3, in riferimento alle norme sul personale scolastico e sull'assunzione dei ricercatori, mostra esclusivamente il senso di responsabilità del nostro gruppo di fronte ad un'esigenza reale, ma il complesso del decreto-legge non ci consente di esprimere il nostro voto favorevole.
In particolare, ribadiamo le nostre riserve sull'articolo 1, per quello che riguarda il tempo pieno, l'Invalsi e le classi primavera, come è emerso dagli ordini del giorno che abbiamo presentato. Si tratta di un articolo 1 inutile, probabilmente con pericoli insiti nella sua formulazione e che ha mostrato tutti i suoi limiti, non solo nei confronti dei temi più diversi, ma occupandosi più di ingegneria politica che di formazione e di educazione.
Per quanto se ne dica, il tempo pieno non è la risposta all'esigenza delle famiglie, tanto è vero che - come ho ricordato - viene richiesto da meno del 50 per cento di esse. E il tempo pieno - so che al Governo non piace questa formulazione - rischia di essere un tempo vuoto, che non si sostanzia in un piano dell'offerta formativa articolato ed esaustivo.
Ho ricordato e ricordo ancora, in sede di dichiarazione di voto, il convegno dell'OCSE in cui è emerso inequivocabilmente che, in tutti i Paesi europei, si sta cercando di diminuire le ore che gli studenti passano a scuola. I risultati positivi, infatti, non si ottengono dalla quantità delle ore, ma dalla loro qualità. Né vale l'obiezione che le famiglie non saprebbero dove mettere questi ragazzi, perché la scuola non è un parcheggio e, dunque, occorre provvedere con alternative serie rispetto alla riduzione dell'orario scolastico.
Qualcuno ha correttamente sottolineato che i ragazzi passano più tempo a scuola di quanto ne trascorrano i loro genitori negli uffici, nelle aziende e nelle fabbriche. Il tempo pieno, dunque, non è un'emergenza nazionale, non fa che avallare l'idea che le famiglie vengano a volte espropriatePag. 90del loro ruolo educativo e che la scuola si sostituisca impropriamente al primario compito educativo dei genitori.
Vorrei, inoltre, ricordare che la scuola non è un fine, ma è un mezzo; e il fine è la formazione integrale degli studenti in costante collaborazione con la famiglia. Ci siamo già espressi per quanto riguarda le classi primavera; ribadiamo tutte le nostre perplessità e riteniamo che non porteranno ad un miglioramento qualitativo del livello di accoglienza e di formazione, tanto più che si sottraggono risorse al sociale instaurando una prassi molto seria e grave e, soprattutto, facendo una guerra tra poveri. Sappiamo quanto il sociale abbia bisogno di risorse e non si capisce perché il Ministero vada a prendere risorse e fonti per finanziare queste sperimentazioni proprio nel comparto del sociale.
Infine, per quanto riguarda l'Invalsi - ne abbiamo già parlato - anche in questo caso, l'ente dovrebbe avere certezza di alti compiti, una valutazione scientifica, oggettiva e in ultima analisi terza rispetto all'operato della scuola come istituzione fondamentale della nostra società. Ebbene, il suo organico ridotto da otto a tre componenti, così come il ruolo del Ministero che deve dare indicazioni, con direttive annuali, degli obiettivi della valutazione esterna condotta dal servizio nazionale di valutazione, ci sembrano, oggettivamente, una regressione.
Vi sarebbero molte cose da dire parlando di scuola - Viceministro Bastico e colleghi - considerazioni che sono state anche richiamate in questi giorni di dibattito pur essendo «fuori tema».
Si dovrebbe discutere dei disabili, dei docenti di sostegno, degli immigrati e della loro integrazione, nonché del livello raggiunto dalla scuola italiana nei paesi OCSE, dei crediti formativi, della mancanza di regole e di discipline in molte scuole. Si dovrebbe discutere, poi, della droga, delle aspettative delle famiglie, delle scuole di eccellenza, che pure esistono nel nostro Paese, della libertà di scelta educativa delle famiglie, che in Italia è un tabù.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 18,40)

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Non c'è il tempo per farlo, e probabilmente questa non è neanche la sede appropriata, ma sappiamo bene che questi sono tutti elementi che qualificano l'offerta formativa; e non basta un provvedimento come questo per garantirla.
Abbiamo bisogno di una scuola seria, non solo al passo con i tempi, ma che non si ripieghi su se stessa, che si apra ad un progetto educativo con una forte valenza di rigore, di regole, di preparazione e di studio. Una scuola che non sia un parcheggio per gli studenti e una semplice occupazione per i docenti, ma si metta al passo con quei Paesi che hanno fatto della formazione il punto centrale della loro politica.
L'educazione non è e non può essere neutra, come non può essere immaginata la neutralità dello Stato davanti alle scelte di fondo che vengono fatte nelle scuole.

PRESIDENTE. Onorevole Capitanio Santolini, concluda.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Concludo, Presidente. Allora occorre assumersi il rischio educativo da parte di chi fa le leggi, così come da parte di chi le deve applicare, così come da parte delle componenti della scuola, dal punto di vista dei valori e della formazione.
La scuola non è solo fatta di regole, di organici, di circolari e di meccanismi burocratici; la scuola ha un compito altissimo: consegnare al futuro del nostro Paese cittadini all'altezza delle sfide che abbiamo davanti.
In questa legislatura, durante i dibattiti in aula ed altrove, non mi pare di avere ascoltato argomentazioni in questo senso.
L'auspicio è che, sulla scuola, si apra un dibattito serio che coinvolga il Paese, che i media non ignorino il mondo della scuola e le famiglie divengano coprotagoniste nel rispetto dei ruoli della formazione dei loro figli.

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, pensavo di dover intervenire per ultima e, invece, è già il mio turno.
Il provvedimento che stiamo esaminando denota come questa maggioranza di Governo consideri l'istruzione un metodo per erogare il sapere piuttosto che un sistema che richiede partecipazione anche per acquisire e produrre il sapere.
In Paesi dove la scuola conta molto la scelta è stata quella di interfacciare le istituzioni scolastiche con il potere locale, con il trasferimento forte di poteri; da noi è ormai tempo che ciò avvenga in maniera risoluta.
È, quindi, necessario che il progetto educativo si trasformi nel progetto di una comunità educante in cui, poi, possa risiedere la sostanza dell'autonomia.
In Europa esistono diverse tendenze verso l'autonomia e il cambiamento nel governo delle scuole ha assunto molte forme; ma una tendenza costante in tutti i Paesi europei è quella di una maggiore autonomia e responsabilità per enti locali e dirigenti scolastici, oltre che una maggiore libertà di trattare i contenuti educativi e di variare i curricula scolastici.
Inoltre, è stata attribuita alle scuole la responsabilità locale di gestire sia le risorse umane che finanziarie.
Oltre a ciò, si nota una sempre maggiore accentuazione degli standard dell'istruzione e della valutazione esterna condotta da agenzie centrali e indipendenti per garantire che il processo venga svolto in modo efficace, nella sua interezza e per il vantaggio dei soggetti interessati.
Si è anche assistito all'aumento dei finanziamenti. In molti casi, come ad esempio in Finlandia, in Svezia ed in Inghilterra, gran parte delle decisioni sono assunte al livello delle municipalità in collaborazione con le scuole.
In Inghilterra, nei Paesi Bassi e in Svezia anche le decisioni sul personale e sulle risorse umane sono prese a livello di scuole e queste ultime hanno la possibilità di licenziare ed assumere personale. In Italia ciò avviene solo nell'8 per cento dei casi. Solo l'8 per cento delle scuole è coinvolto nella scelta degli insegnanti, in rapporto alla media OCSE che è, invece, del 64 per cento.
Per quanto riguarda i livelli retributivi degli insegnanti in tutta Europa, gli stipendi degli insegnanti sono negoziati a livello centrale: viene stabilito un minimo stipendiale, ma poi è all'interno delle scuole che i dirigenti scolastici decidono i diversi livelli retributivi.
In Svezia, ad esempio, il mercato degli insegnanti è molto vasto: gli insegnanti più richiesti possono chiedere retribuzioni molto elevate rispetto agli altri. Ciò è consentito per garantire retribuzioni adeguate ed i migliori professionisti. In questi Paesi le scuole hanno anche l'autorità di sviluppare le carriere dei docenti e di decidere sulla loro formazione all'interno e all'esterno degli istituti.
In Italia solo il due per cento delle scuole è coinvolto nella determinazione degli aumenti di stipendi. Se consideriamo, poi, come sono distribuite le risorse finanziarie e umane, c'è un grande margine di manovra. Le scuole in Europa possono prendere decisioni autonome, hanno un'indipendenza notevole a livello di organizzazione finanziaria e una quasi totale responsabilità nello stanziamento e nella gestione delle risorse.
In questi Paesi spesso sono i comuni a rivestire un ruolo importante, laddove si determina una combinazione tra comuni e scuole. Vale la pena di segnalare due casi emblematici.
In Svezia i comuni hanno assunto la responsabilità per quanto riguarda la scuola, esercitando non solo il compito di disporre delle risorse a livello scolastico, ma anche la flessibilità necessaria per adattare i corsi educativi che possono offrire. Ad esempio, possono accettare lo studio di certe discipline rispetto ad altre ed escluderne altre ancora.
In Svezia alcuni degli aspetti relativi alla valutazione delle scuole e del sistema dell'istruzione sono delegati alle scuole stesse e ai comuni, i quali sono poi obbligatiPag. 92a riferire annualmente al Governo centrale sul successo o insuccesso in questo ambito.
Comunque, nei Paesi europei dove l'attribuzione dell'autonomia alle scuole ha lo scopo di migliorare la qualità dell'istruzione questo obiettivo è stato colto. Molte ricerche, in particolare l'indagine Pisa dell'OCSE, indicano che il miglioramento della qualità della scuola è strettamente collegato all'autonomia, ma tale autonomia comporta anche la realizzazione di un sistema fidato di valutazione dei risultati delle scuole e degli studenti per garantire il raggiungimento degli obiettivi educativi fissati e il rispetto dei curricula nazionali.
Per concludere, l'autonomia in questi Paesi è una questione di leadership: le scuole e i sistemi scolastici che tendono a produrre le migliori performance sono quelli in cui la leadership è legittimata, in cui vi sono capi di istituto o consigli di amministrazione pronti ad assumere queste leadership.
La scuola italiana, invece, è diversa dagli altri contesti europei ed è una diretta emanazione della concezione ereditata dallo Stato liberale, secondo cui l'istruzione rientra nella piena attribuzione non delegata della sovranità statale.
Questo spiega anche la bassissima incidenza nel nostro Paese di istituzioni educative non statali e non è un caso che molte di esse abbiano avuto un'origine alternativa allo Stato liberale, come ad esempio le istituzioni educative promosse da enti locali o le istituzioni educative cattoliche.
Ciò ha determinato una diffidenza dello Stato nei confronti dell'istruzione non statale, che è continuata anche nel secondo dopoguerra fino agli anni Ottanta, quando hanno cominciato a prodursi le prime fratture profonde in questa concezione statocentrica, derivate in larga misura da un nuovo protagonismo degli enti locali, dai processi di partecipazione sociale e dalla crescita di soggettività delle stesse istituzioni scolastiche.
Il processo ormai è evoluto in termini costituzionali, legislativi ed amministrativi, in maniera ormai irreversibile, nonostante non sia chiaramente compiuto e si assista periodicamente a sussulti e ripensamenti.
I possibili sviluppi per la scuola si possono delineare in direzione della parità delle istituzioni, in relazione all'assorbimento di pubbliche funzioni per l'autonomia degli stessi, in seguito all'accentuazione della loro responsabilità, mentre per le regioni e gli enti locali si deve prefigurare rispettivamente un progressivo aumento delle funzioni legislative e gestionali.
In questo mondo in cui i cambiamenti crescono rapidamente, ci troviamo a confrontarci con la sfida delle specificità, della diversità culturale e della identità della periferia come valore umano. L'apprendimento e la conoscenza stanno guidando questo vento di cambiamento. Il ruolo dell'educazione nel trasformare la società è evidente: la trasmissione di conoscenza e di valori, l'educazione è diventato lo strumento per raggiungere cambiamenti e trasformazioni; è il mezzo per potenziare gli individui e la loro collettività; è un necessario principio di guida e di organizzazione per le riforme educative. La globalizzazione ha reso importante l'apprendimento di nuove abilità e competenze. La capacità di vivere insieme, il pensiero critico, la comunicazione e la creatività, l'abilità nel dirigere e nell'anticipare i cambiamenti sono solo alcune delle abilità e delle competenze richieste. Questo fenomeno condiziona i costumi, le abitudini, l'ambiente di vita e i rapporti umani. Ciò nonostante, crediamo che sarebbe un errore ritenere che la cultura globalizzata debba portare alla rimozione delle singole identità. L'educazione deve cercare di rendere gli individui coscienti delle proprie radici e di fornire specifici punti di riferimento che consentano loro di definire la loro collocazione nel mondo.
In quest'aula si è dibattuto molto sull'importanza di insegnare la tradizione culturale cristiana ai minori immigrati inseriti nelle scuole di ogni ordine e grado. Gli interventi educativi devono essere modelli di integrazione, ma nel campo dell'insegnamento non si può subire la pressione dei movimenti immigratori nel momentoPag. 93in cui si intende passare dalle identità separate alla comunità plurale. Quindi, sul versante didattico, è necessario attivare tutte le esperienze di educazione linguistica, scambi, pedagogia comparata, formazione degli insegnanti, ma è altrettanto importante - per creare un processo osmotico con i bambini italiani e trasmettere un messaggio importante a chi, provenendo da altre civiltà, si sente schiacciato dall'Occidente - che costoro sappiano che l'Occidente ha il cristianesimo tra le proprie principali matrici storiche e culturali.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

PAOLA GOISIS. Devo dire però che il provvedimento in esame purtroppo è viziato dalla cultura di sinistra che sottende a tutto ciò che è stato deliberato. In modo particolare voglio riportare un esempio, in particolare uno studio realizzato qualche tempo fa sulla base di un'esperienza con insegnanti e mediatori culturali, nel tentativo di individuare i criteri per determinare cosa fosse il meglio e il peggio nelle culture fisicamente contigue nel nostro territorio: si è tentato di individuare a livello scolastico alcune tematiche giuridiche, per trovare esperienze culturali ed esistenziali comuni. Il gruppo di lavoro ha individuato poi alcuni aspetti, non solo giuridicamente rinunciabili: la separazione tra religione e Stato, tra religione e diritto, tra ciò che si comprende e ciò in cui si crede; l'habeas corpus, i diritti costituzionali italiani, il diritto di cittadinanza ed i doveri ad esso correlati.

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole, cortesemente.

PAOLA GOISIS. Ancora due minuti.

PRESIDENTE. No, due minuti non è possibile, mi consenta, onorevole.

PAOLA GOISIS. Ma è questa la cosa grave: purtroppo in questi studi si parla della gente del nord nei termini seguenti. Lo studio infatti dice: i concetti di laicità dello Stato, l'habeas corpus, tutti i principi che abbiamo ricordato sono davvero valori conosciuti dagli indigeni della bassa padana? O i nativi di nazionalità italica conoscono il significato di questi nobili diritti? Volevo arrivare a questo punto: purtroppo questo provvedimento è il frutto di questa mentalità, una mentalità di sinistra che, purtroppo, ci ha dato come risultato un decreto prima di tutto in cui...

PRESIDENTE. Onorevole Goisis!

PAOLA GOISIS. ...una volta di più il nord viene trattato da colonia. E lo vediamo subito: tempo pieno; ci si è dimenticati...

PRESIDENTE. Onorevole Goisis, stiamo cercando di venirle incontro, ma dovrebbe concludere l'intervento, per cortesia!

PAOLA GOISIS. Concludo immediatamente: questo decreto-legge, purtroppo, finge di venire incontro ai nostri bambini e alle nostre famiglie, ma in realtà va contro le nostre famiglie, poiché il tempo pieno non è garanzia di conoscenza.

PRESIDENTE. Onorevole, mi costringe a toglierle la parola. Vorrei evitarlo.

PAOLA GOISIS. Un solo momento ancora. Con questo decreto-legge, infatti, i portatori di handicap sono stati penalizzati, sacrificati, purtroppo, agli immigrati. Per queste ragioni, preannunzio il nostro voto contrario sul provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Simone. Ne ha facoltà.

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, svolgo tre considerazioni finali che si aggiungono a quelle già espresse nel corso della discussione sulle linee generali ed in generale nel dibattito. Questo decreto-legge presenta un elemento senz'altro molto positivo contenuto nell'articolo 1, con il ripristino del tempo pieno abrogatoPag. 94dalla riforma Moratti. Il tempo pieno è infatti una straordinaria esperienza pedagogica ed educativa e non un parcheggio per i bambini, come si è erroneamente affermato: esso rappresenta un pezzo della storia italiana, della scuola pubblica e del movimento democratico che l'ha costruita, e costituisce dunque un patrimonio importante.
Fra l'altro, nella scorsa legislatura, l'abrogazione del tempo pieno e lo spezzettamento compiuto dalla riforma Moratti erano stati contrastati da un movimento importantissimo di genitori ed insegnanti che mirava al ripristino del tempo pieno. Dovrebbero ricordarsene coloro che demagogicamente, alla destra di quest'aula, spesso si appellano alla difesa della famiglia: i genitori sono stati protagonisti di una battaglia importantissima per il ripristino del tempo pieno. Tempo pieno che - lo voglio ripetere - costituisce un'esperienza pedagogica ed educativa che coinvolge l'intero mondo della scuola e del territorio, e che anzi andrebbe esteso oltre le regioni in cui esiste, anche in quelle che purtroppo ancora non lo prevedono nel loro sistema della scuola: questa è una prospettiva verso cui bisogna naturalmente lavorare.
Devo ricordare peraltro che il ripristino del tempo pieno era oggetto di un emendamento presentato dal gruppo di Rifondazione Comunista al disegno di legge il cui esame ha preceduto in Commissione quello del presente decreto-legge successivamente, però, il Governo assorbì il contenuto di quell'emendamento trasferendolo nel decreto-legge. Siamo dunque soddisfatti di una simile norma, che peraltro possedeva carattere d'urgenza poiché era importante che l'avvio dell'anno scolastico tenesse conto anche del ripristino del tempo pieno.
Certo, avremmo preferito che questo decreto-legge disponesse anche le risorse per il tempo pieno, poiché sappiamo che quello delle risorse è un tema importante. Tale tema dovrà essere affrontato in sede di esame del disegno di legge finanziaria, certamente con riferimento al tempo pieno, ma in generale a tutto il sistema scolastico, alla sua qualità, agli organici, nonché alla questione degli insegnanti di sostegno. Tale questione è stata ricordata in quest'aula e dovrà essere affrontata in modo congruo nell'ambito dell'esame della manovra finanziaria, prevedendo risorse che mettano a disposizione delle scuole gli organici necessari al loro fabbisogno reale.
Quest'ultima questione, peraltro, è stata affrontata da un ordine del giorno che abbiamo presentato e che è stato accolto dal Governo: tale ordine del giorno - che, nelle nostre intenzioni, deve essere un'indicazione anche per il lavoro da svolgere con la legge finanziaria - tende sostanzialmente ad affermare che è necessario riavvicinarsi all'organico funzionale; è necessario riequilibrare l'organico di diritto e l'organico di fatto. Occorre quindi che il contingentamento degli organici si basi non - come accade oggi - su previsioni che poi di anno in anno vanno riaggiustate in base alle esigenze: la ridefinizione dell'organico funzionale si deve, infatti, basare su una previsione delle reali esigenze delle scuole.
Dunque, le esigenze di risparmio non sono politicamente accettabili quando si affronta la questione strategica della scuola e della formazione. La precedente legge finanziaria - lo dobbiamo ricordare - ha purtroppo introiettato il principio del risparmio, incrementando il rapporto tra alunni e classi. Noi riteniamo che tale elemento vada, comunque, riesaminato, poiché un conto è eliminare gli sprechi o la sottoutilizzazione delle risorse - su cui siamo, naturalmente, tutti assolutamente d'accordo -, un altro è colpire negativamente l'intero sistema in funzione di una logica del risparmio che non è assolutamente condivisibile.
Pertanto, tali aspetti dovranno essere affrontati con la lente d'ingrandimento, sia nelle Commissioni competenti sia in Assemblea in sede di discussione del disegno di legge finanziaria.
Il secondo aspetto che vorrei sottolineare riguarda le questioni disciplinari (lo faccio per una ragione di mero chiarimento).Pag. 95
Su tale questione sono state espresse, infatti, affermazioni erronee e sbagliate. Il decreto-legge che ci apprestiamo a convertire in legge non ha introdotto nuove sanzioni disciplinari: il Governo in particolare, che ha proposto il relativo articolo, si è prefissato di introdurre, a proposito delle sanzioni disciplinari già esistenti, alcuni elementi di semplificazione delle procedure per questioni di grave e comprovata turbativa della regolare attività didattica.
Devo aggiungere - estendendo il mio ringraziamento anche alle relatrici ed alle Commissioni - che la norma in parola è stata migliorata molto nel corso della discussione prima nelle Commissioni e poi in Assemblea, e ciò è un fatto estremamente positivo, perché il testo è stato radicalmente migliorato rispetto alla formulazione originaria, riequilibrandolo nettamente in direzione delle necessarie condizioni garantiste ed introducendo anche elementi a mio avviso molto significativi, come quello del richiamo alle norme ed ai principi di parità di trattamento contenuti nella direttiva europea 78/2000/CE recepita dal Parlamento nella scorsa legislatura.
Questo riferimento introduce una tutela in più per i docenti - che potrebbero essere soggetti ad eventuali discriminazioni per l'orientamento sessuale o per questioni attinenti alla religione, l'età o all'handicap - ma anche per gli studenti. Quindi, si è prevista una tutela in più, non in meno. Ciò costituisce un risultato, e dispiace che qualcuno, anche nella maggioranza, non abbia compreso, percepito e colto tale elemento, come dispiace che il centrodestra non abbia condiviso tale riferimento. Noi pensiamo, invece, che si tratti di un risultato importante.
La terza ed ultima questione che desidero sottolineare si riferisce al mio ordine del giorno n. 9/3025/5, accettato dal Governo, che riguarda il contrasto all'omofobia (anche questo è un risultato molto positivo). Nelle premesse del citato ordine del giorno abbiamo voluto ricordare che nel nostro Paese, soprattutto in quest'ultimo anno, sono emersi gravissimi fatti di omofobia nelle scuole, che hanno coinvolto gli studenti (adolescenti, ragazze e ragazzi omosessuali).
Pensiamo che sia necessario introdurre nelle scuole e nella formazione dei docenti programmi e progetti che vadano nella direzione di inserire nel corpo della scuola e del sistema scolastico quegli strumenti culturali che servano a neutralizzare gli elementi dell'omofobia o del razzismo in generale.
Quindi l'ordine del giorno impegna il Governo a stabilire un protocollo con le associazioni che si occupano specificamente del contrasto all'omofobia (come la Gedo, l'associazione dei genitori di persone omosessuali, le associazioni omosessuali e altre associazioni che hanno esperienze comprovate) e che vogliono spendersi in un progetto che riteniamo possa fare della scuola, anche in questo caso, un'importante avamposto di una cittadinanza migliore di cui abbiamo bisogno (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo e Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pettinari. Ne ha facoltà.

LUCIANO PETTINARI. Signor Presidente, il gruppo della Sinistra Democratica per il Socialismo europeo voterà a favore del disegno di legge in esame perché si tratta di un provvedimento d'urgenza dettato dall'esigenza di dare risposte immediate e consentire alle scuole di programmare efficacemente la propria attività nel momento delicato e complesso dell'avvio dell'anno scolastico.
Per esempio, viene modificata la normativa in materia di ammissione dei candidati esterni agli esami di Stato, viene incrementata la spesa destinata agli oneri per lo svolgimento degli stessi esami, viene ripristinato l'esame di terza media, viene modificata la composizione degli organi di gestione dell'Istituto nazionale per la valutazione del sistema di istruzione e formazione, viene sbloccato parte del finanziamentoPag. 96destinato all'attivazione delle cosiddette «sezioni primavera».
In particolare, tra le norme più importanti, vi è quella del ripristino del tempo pieno, una necessità urgente di fronte alla sempre crescente domanda da parte delle famiglie, secondo il modello pedagogico delle 40 ore inteso come progetto unitario e non come mera sommatoria aritmetica di ore.
C'è da augurarsi che nella prossima legge finanziaria vi siano maggiori risorse anche per il tempo pieno che - lo ricordiamo - costituisce una spesa qualificante per la scuola, per la sua qualità e per il diritto allo studio. Nel provvedimento, poi, sono inserite norme disciplinari che hanno avuto un grande risalto mediatico, oltre che nel nostro dibattito in Assemblea. Va precisato, tuttavia, che si tratta di disposizioni già esistenti. Il decreto-legge che voteremo tra poco semplicemente introduce procedure che snelliscono e velocizzano tali norme.
Vorrei esprimere l'auspicio che il necessario rigore e la necessaria serietà con cui affrontare tali questioni nell'interesse primario di chi ha diritto ad una scuola seria e di qualità, cioè delle studentesse e degli studenti, non diventino, ancora una volta, l'occasione per gettare fango sulla scuola pubblica e sui docenti perché sicuramente, in questo momento, ciò non serve al Paese.
Vengono infine sbloccati i finanziamenti per i concorsi per ricercatori, per le università e per gli enti di ricerca. Nel complesso sono state approvate una serie di disposizioni assai urgenti per la scuola, ma su molte altre - vogliamo dirlo con forza - bisognerà al più presto intervenire, come sottolinea anche il recente libro bianco sull'istruzione.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI (ore 19,05)

LUCIANO PETTINARI. La scuola italiana ha certamente bisogno urgente di semplificazione legislativa, di norme snelle e comprensibili per poter migliorare la sua efficienza, la sua efficacia e il suo buon funzionamento, ma essa ha bisogno anche di politiche di lungo respiro che garantiscano nel tempo efficacia e qualità e che siano frutto di attenzione e di impegno da parte della società e della politica.
Il disegno di legge in esame è un primo passo in questa direzione. Per tali motivi ribadisco che il gruppo della Sinistra Democratica Per il Socialismo europeo voterà a favore del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.

ROSALBA BENZONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la scuola ci chiede, in primo luogo, di discutere dei suoi problemi (che non sono pochi) e di assumere decisioni (che sono urgenti) mettendo da parte pregiudiziali ideologiche e argomenti strumentali, riconoscendone la centralità per lo sviluppo del Paese, la coesione sociale, la capacità di competere e l'equità, guardando ai suoi bisogni di buona quotidianità, di buone prassi, di serenità e di autonomia.
Con questo spirito ritengo sia opportuno affrontare anche il tema del tempo pieno, modello organizzativo a cui il decreto-legge restituisce, dopo anni di incertezza, piena cittadinanza tra le forme in cui si costruisce e si eroga l'offerta formativa della scuola primaria.
Durante il dibattito molti interventi dell'opposizione lo hanno rappresentato come un modello vecchio e superato, il simbolo dell'appiattimento e dello statalismo rigido di una scuola del secolo scorso, di cui non trovo traccia se ripenso a questa grande esperienza. Se così fosse, sarebbero peraltro incomprensibili le iniziative messe in campo, non solo dagli operatori della scuola, ma anche dalle famiglie e dagli amministratori locali che costantemente lo hanno difeso come risorsa ed esperienza preziosa da salvaguardare. Non si capirebbe perché, in molte realtà, scuole ed enti locali si siano attivatiPag. 97per costruire, attraverso convenzioni e concertazioni, modalità organizzative ispirate al modello di un tempo scuola lungo, integrato e disteso che offra alle famiglie migliori opportunità di conciliazione dei tempi di lavoro e di cura, ai ragazzi modalità di apprendimento più efficace e flessibile, più opportunità di costruzione di competenze sociali, ai docenti maggiori possibilità di sperimentare e di innovare.
Se il tempo pieno ha un limite, come è emerso dal dibattito, è quello di non essere diffuso in misura pari al fabbisogno espresso dai territori. Ma è stato e rimane un laboratorio, un motore di innovazione, di spinta al cambiamento che ha avuto, e continua ad avere, ricadute positive anche sulle scuole che adottano modelli organizzativi diversi. Ha anticipato e contribuito alla elaborazione di riforme fondamentali e allo sviluppo della cultura pedagogica e didattica del nostro Paese.
Per questo sottolineiamo la positività della modifica introdotta in sede di conversione del decreto-legge, durante il dibattito nelle Commissioni, che prevede la realizzazione di un piano triennale di sviluppo del tempio pieno e la garanzia di condizioni di accesso omogenee su tutto il territorio nazionale, di intesa con la Conferenza unificata Stato-regioni.
Questo segnale costituisce un altro aspetto che voglio sottolineare. A questo decreto-legge non può essere attribuito il carattere di strumento normativo calato dal Governo a schiacciare il dibattito parlamentare, perché il provvedimento assume pienamente e valorizza i risultati della lunga trattazione in Commissione del disegno di legge A.C. 2272-ter espungendone i contenuti urgenti e trasformandoli in legge in tempo utile perché possano avere effetti a partire dall'anno scolastico appena iniziato.
Oltre a quella sul tempo pieno altre norme, lungamente discusse ed affinate nelle Commissioni, sono entrate nel decreto-legge e sono fortemente attese dal mondo della scuola, dagli operatori e dagli utenti. Anzitutto quella che riguarda il passaggio dell'imputazione delle spese per la sostituzione del personale assente per maternità. Può apparire una norma marginale, ma non è così. Le contabilità delle singole scuole, che per pagare le supplenze dispongono di budget rigidi, saranno depurate da spese rilevanti e soprattutto non programmabili, che hanno determinato disequilibri pesanti, sperequazioni, difficoltà nella gestione delle supplenze brevi, ritardi o impossibilità di effettuare pagamenti ed hanno dato un'immagine negativa della scuola di fronte all'opinione pubblica quando, lo scorso anno, i deficit accumulati si sono resi evidenti fino al rischio di una grave compromissione del servizio.
Altrettanto significative per l'immagine pubblica della scuola e la sua funzionalità e serenità sono le norme del decreto-legge che riguardano lo snellimento delle procedure relative alle sanzioni per il personale scolastico. Non si tratta di ridurre le garanzie (su questo aspetto si è raggiunto nel corso del dibattito un delicato e positivo equilibrio), ma di rendere efficaci e certe le procedure, soprattutto quando ricorrono ragioni di particolare urgenza ed esistono fattori di grave turbamento dell'ambiente scolastico, tali da creare pregiudizio nel rapporto con le famiglie degli alunni. Sono modifiche che non solo tutelano gli alunni, le famiglie e la qualità del servizio, ma gli stessi operatori della scuola coinvolti dal rischio di logoramento della propria immagine e dall'esasperazione delle reazioni dell'opinione pubblica.
Ulteriori norme del decreto-legge riguardano gli esami di Stato nelle scuole secondarie, di primo e secondo grado, le modalità di assunzione dei collaboratori scolastici e di comunicazione ai centri per l'impiego dei contratti posti in essere, il finanziamento delle cosiddette «sezioni primavera» attivate nel corrente anno che ampliano i servizi educativi per l'infanzia e che, insieme con le azioni previste dal Governo tramite il piano per gli asili nido, consentono al nostro Paese un avvicinamento agli obiettivi di Lisbona di copertura del 30 per cento del fabbisogno.
Infine, con questo atto approviamo disposizioni urgenti e innovative per l'assunzionePag. 98di ricercatori e per la valutazione dell'attività scientifica e didattica da essi svolta da parte dell'ANDU.
Dall'iter del disegno di legge n. 2272 non sono state assunte, invece, le parti prive del carattere di urgenza; nei prossimi giorni il Parlamento sarà impegnato a convertire in legge, in tempi brevi, anche tali disposizioni, che hanno anche l'obiettivo di assicurare maggiore funzionalità e razionalità al governo e alla gestione del servizio scolastico.
Con la conversione in legge del decreto-legge n. 147, anche grazie ai contributi emersi dal dibattito, credo che abbiamo fornito risposte utili ed equilibrate a problemi che richiedevano soluzioni urgenti e il più largamente possibile condivise. Con questa convinzione, preannuncio il voto favorevole dei deputati del gruppo dell'Ulivo (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, il Ministro Fioroni ha tentato il triplo salto mortale: alla Camera approva uno sgangherato decreto-legge omnibus, alla Corte costituzionale presenta un ricorso avverso la legge sull'istruzione cosiddetta Formigoni e, infine, con un provvedimento amministrativo annuncia di sfiduciare gli insegnanti e gli studenti sulla valutazione, e tutto ciò è avvenuto nelle ultime ore!
Peccato che abbia snobbato questo ramo del Parlamento! È vero che ha presenziato alla discussione sull'articolo 1 del provvedimento, ma non ha concesso nessun intervento all'Assemblea, non ha preso la parola, né ha risposto alle questioni e agli interrogativi che abbiamo posto; ha lasciato tale compito al Viceministro Bastico che, per la verità, lo ha svolto con competenza e attenzione.
I nostri lavori di questi giorni testimoniano una scelta pasticciata. Pertanto, Forza Italia non può fare altro che confermare il voto contrario e bocciare il Governo nel metodo e nel merito, anche perché, quando avremo concluso l'esame di questo decreto-legge, saremo già pronti, anzi, saremo chiamati ad approvare la parte del disegno di legge che ne è rimasta fuori, relativa ad altre materie che evidentemente, secondo la determinazione del Ministro, non rivestivano più il carattere dell'urgenza e della necessità, ma che ugualmente pendono e sicuramente vanno affrontate.
Allora, la domanda sorge spontanea: non avremmo potuto concludere i lavori regolarmente avviati un mese fa in questo ramo del Parlamento, piuttosto che lacerarci vicendevolmente ed essere lacerati da scelte del Governo, da scontri e contrapposizioni che certamente non giovano né ai lavori parlamentari, né alle relazioni tra i gruppi parlamentari, e che, soprattutto, non depongono bene rispetto a quest'anno scolastico, che è iniziato in modo tormentato e che prosegue allo stesso modo?
Restano, invece, soprattutto nell'opinione pubblica, gli annunci fatti dal Ministro Fioroni in modo continuo, come ho appena finito di ricordare riferendomi al triplo salto mortale. Ho utilizzato, infatti, quella immagine per spiegare tutta l'attività del Ministro Fioroni, che definirei pericolosa perché, considerando anche la mole del Ministro, diventa veramente avventuroso fare un triplo salto mortale!
Mi domando il motivo della fretta e dell'ansia di comparire e di apparire, soprattutto per via mediatica. Conosciamo la risposta politica; infatti, il Ministro Fioroni ha pochi giorni per imporsi nel nuovo Partito Democratico e per aggiungere, evidentemente, al ruolo svolto finora altri meriti presunti, perché noi non li valutiamo tali. Ciò accade, naturalmente, quando si decide in tutta fretta di assemblare insieme quattordici materie diverse per iniziare l'anno scolastico che - come avete visto in questi giorni di lavoro - spaziano dall'organizzazione del tempo scuola alla revisione delle sanzioni disciplinari, da maggiori stanziamenti per gli esami di Stato a rinnovati esami di terza media o allaPag. 99revisione del Servizio nazionale di valutazione. Tutto ciò, naturalmente, dopo aver sospeso per tre anni l'attività del Servizio nazionale di valutazione, così come avevamo cominciato a fare con il decreto Moratti.
Insomma, si tratta di uno stop and go, di una scuola che sta diventando il megafono di una persona sola. Il Ministro, infatti, in solitudine - ma parlando al grande mondo delle televisioni - decide ogni giorno cosa e come cambiare. Noi siamo tutti spettatori, anzi siamo costretti a subire tali scelte, anche rispetto ai nostri lavori parlamentari, visto che abbiamo dovuto prevedere una sessione speciale per l'esame del decreto-legge dentro la sessione ordinaria dell'esame del disegno di legge del Ministro. E immaginiamo che sia solo l'inizio.
Vi chiedo ora, davvero senza pregiudizi, dato che nel decreto-legge abbiamo riformato gli esami di terza media e la valutazione esterna, se non sarebbe stato più giusto esaminare in Parlamento anche il famoso caso degli esami di riparazione inseriti nel provvedimento ministeriale finalizzato a recuperare i cosiddetti debiti scolastici. La risposta è stata negativa. Per affrontare questa situazione si sceglie «un altro giro, un'altra corsa», insomma un altro strumento. E guarda caso, lo strumento scelto dal Ministro questa volta non prevede neppure il passaggio parlamentare.
Quindi, mi chiedo che cosa dobbiamo pensare, forse che il Ministro Fioroni stia riformando la scuola secondo il famoso, vecchio e antico vestito di Arlecchino? Quest'ultimo, però, era stato costretto a costruirsi un abito di tanti colori e con tante pezze perché non aveva le possibilità. Ma queste possibilità mancano al Ministro Fioroni? Cominciamo a credere fermamente in un'unica tesi, ovvero che al Ministro Fioroni manca il progetto globale, in quanto sta usando la riforma Moratti e le leggi organiche approvate nella scorsa legislatura come spunti per modificare un giorno una cosa e un giorno un'altra.
Tutto ciò non depone a favore, ripeto, dei lavori nelle scuole e del lavoro dell'anno scolastico appena iniziato. Ricordo, infatti, che tutte queste misure hanno immediata efficacia, ovvero sono già vigenti per questo anno scolastico, incluso il recupero dei debiti scolastici.
Chiedo alla sinistra, in tutta sincerità: se fossimo stati noi a compiere scelte di questo genere, anche solo dal punto di vista temporale - mi fermo all'aspetto più oggettivo - cosa sarebbe successo? Posso darvi anche la risposta, perché abbiamo visto cosa è successo di fronte a scelte ragionate, che erano state confortate dai voti espressi dal Parlamento: un rifiuto sistematico di tutte le nostre riforme.
Ora, guarda caso, il Ministro Fioroni «riscodella» alla scuola e al Parlamento le stesse riforme, cambiando il nome e, in modo molto abile, divide i luoghi e i tempi di questi interventi, escludendo, il più delle volte, la Commissione cultura: quando è costretto ad interloquire con la medesima, sceglie i temi. Certamente mancano, comunque, un progetto organico ed una vera possibilità di confronto.
È per queste ragioni, per il metodo e per il merito, che Forza Italia, in modo convinto, conferma il voto contrario sul decreto-legge Fioroni (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianco. Ne ha facoltà.

GERARDO BIANCO. Signor Presidente, confesso che avrei desiderato che una discussione così rilevante su un provvedimento che riguarda la scuola (ossia uno dei settori più delicati della vita nazionale) si potesse sviluppare in modo diverso, con un tentativo di reciproca comprensione: ritengo che la scuola abbia bisogno di riforme e di interventi, ma anche e soprattutto di un'atmosfera e di un clima di dialogo e di approfondimento dei temi.
Ho preso la parola perché la settimana scorsa, con grande amabilità, la collegaPag. 100Aprea ha voluto ricordare la mia esperienza di precario presso il Ministero della pubblica istruzione. Erano anni dimenticati ed esperienze sepolte nella memoria, ma è riemerso qualcosa.
Vorrei dunque consegnare una mia testimonianza e una breve riflessione su questo tema, che rimane cruciale e al quale, soprattutto negli altri Paesi d'Europa, si dedica costantemente - penso ai grandi giornali - la prima pagina. Sono passati tanti anni e ho ricavato la sensazione che nei nostri insegnanti e nell'apparato della scuola esista un deposito di conoscenze, di cultura e di sapienza che deve essere rivitalizzato: le riforme sono importanti, ma devono essere capite nella loro capacità e nei loro effetti.
Ricordo che, nel 1962, si approvò la grande riforma della scuola media, ma uno studio effettuato dieci anni dopo dimostrò che quella riforma non era stata ancora assorbita dagli insegnanti: un corpo così massiccio e incardinato con la propria cultura e con le proprie tradizioni, infatti, ha bisogno di assorbire con consapevolezza le riforme al proprio interno; la scuola media è ancora rimasta, come sappiamo, il punto debole della scuola. Stiamo attenti, pertanto, a non sovraccaricare la scuola di sperimentalismi e di riformismi costanti: essa ha bisogno, soprattutto, di stabilizzazione e di cultura, la quale si deve innervare nelle discipline.
Negli anni Sessanta, negli Stati Uniti d'America vi fu una delle più grandi inchieste mondiali per comprendere le ragioni del declino della scuola.
In quella occasione, in cui furono consultate migliaia e migliaia di insegnanti di quasi tutte le università e scuole, si arrivò alla conclusione che noi conoscevamo già da qualche decennio, ossia che, quando si toglie alla scuola il valore delle discipline e quando la scuola medita sempre e soltanto in modo autoreferenziale sulle modalità della didattica, senza rivolgersi alle discipline, cioè alle materie di conoscenza, prima o poi quella scuola rimane disarmata.
C'è un libro che ha commentato questo problema. Abbiamo bisogno soprattutto, come diceva Alan Bloom, che non vengano strappati i classici dalla scuola. Abbiamo strappato il latino ed è stato un errore, ma non possiamo strappare i classici, perché - lo dico ai colleghi che questa mattina hanno reagito al mio intervento - è in quella cultura che si crea davvero il senso della tradizione.
La tradizione non è qualcosa di concluso, non è un monolite. Quando la tradizione diventa un monolite, primo o poi decade. Lo dicono gli studi: la scuola ha bisogno di un fervore culturale, di fermenti e di creatività. Non a caso, negli anni passati, concepimmo l'autonomia della scuola, perché da quella autonomia doveva sorgere, per dir così, l'empito culturale e la creatività dei nostri insegnanti, che esiste.
Non voglio dilungarmi. Voglio dire soltanto che forse dobbiamo creare intorno alla scuola un'atmosfera, che non può essere creata con gli integralismi di chi ritiene di dover imporre una civiltà: le civiltà sono grandi quando sanno confrontarsi e noi abbiamo l'opportunità di saperci confrontare con queste civiltà. Né l'integralismo può essere l'idea del laicismo esasperato, che ritiene che la cultura cattolica debba sparire (Applausi dei deputati Brigandì e Goisis). Vorrei ricordare, come ha scritto un grande filologo, che la lingua italiana - certo, la lingua italiana - è frutto soprattutto delle grandi predicazioni che sono state fatte. Parlo di Serianni.
La cultura italiana è ciò che unisce il nostro Paese ed è frutto anche di quella presenza. Non possiamo eliminarla, ma dobbiamo farla vivere secondo un principio. Mi permetto di concludere ricordando un pensiero di uno dei più grandi maestri spirituali del nostro tempo: «E ho pure affermato, a proposito della necessità di imparare a convivere tra diversi (...) che non dobbiamo tanto insistere sulla ortodossia religiosa (...). Le tradizioni, comprese le nostre, possono conoscere infatti anche delle forme di decadenza. Occorre piuttosto fermentarci e vivificarci a vicenda, al di là dell'appartenenza religiosa (...)».Pag. 101
Questo è il punto: nella scuola dobbiamo fermentarci e vivificarci a vicenda. Questo è il clima di libertà, che significa fare esplodere le capacità ancora forti e creative che esistono nella scuola italiana. (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e di deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Satta. Ne ha facoltà.

ANTONIO SATTA. Signor Presidente, va bene la conversione del decreto: il collega Li Causi ha annunciato il voto favorevole del nostro gruppo. Peccato però, signor Presidente, che, ancora una volta, anche in questo decreto paghino il loro pegno i comuni. A poco serve che i colleghi parlamentari, rientrando nei propri territori e incontrando i sindaci, sempre più agguerriti e inviperiti per la situazione finanziaria, possano dire, con la solita pacca sulle spalle: non preoccuparti, ci pensiamo noi a mettere a posto le cose.
Condivido, inoltre, quanto ha detto l'onorevole Bianco con la sua saggezza: aggiungo che finché nel processo formativo e culturale della scuola non ci sarà al centro l'alunno, il ragazzo, non ci sarà un futuro per una scuola che è chiamata doverosamente a preparare i giovani alla vita.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

ALBA SASSO, Relatore per la VII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBA SASSO, Relatore per la VII Commissione. Signor Presidente, anche a nome della relatrice Motta, voglio ringraziare tutti i componenti della VII e della XI Commissione per aver lavorato con serenità, anche se con discussioni difficili, a questo provvedimento.
Voglio anche ringraziare gli uffici della Camera, che ci sono stati vicini in momenti anche di grande difficoltà e di fretta e che, con competenza, ci hanno fornito un aiuto prezioso.
Voglio ringraziare, infine, la Viceministro Bastico per la sua presenza costante, per la sua competenza e per la sua capacità di affrontare e risolvere le situazioni (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

(Coordinamento formale - A.C. 3025-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3025-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 3025-A, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Conversione in legge del decreto-legge 7 settembre 2007, n. 147, recante disposizioni urgenti per assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2007-2008 ed in materia di concorsi per ricercatori universitari) (3025-A):

(Presenti 461
Votanti 447
Astenuti 14
Maggioranza 224
Hanno votato
230
Hanno votato
no 217).Pag. 102

Inversione dell'ordine del giorno (ore 19,37).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo per chiederle - credo di rappresentare un accordo intercorso anche con gli altri gruppi parlamentari - la possibilità di un'inversione dell'ordine del giorno: sottoponendo subito all'esame dell'Assemblea - e credo anche che siamo nelle condizioni di farlo praticamente in modo immediato - il provvedimento riguardante la concessione di un contributo finanziario alla Delegazione generale palestinese per il funzionamento della sede in Italia.
La pregherei, se fosse possibile, verificando se vi è un accordo, di effettuare tale inversione all'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Sulla richiesta di inversione dell'ordine del giorno formulata dall'onorevole Giachetti, nel senso di passare immediatamente al punto 3 dell'ordine del giorno, recante il seguito dell'esame dell'atto Camera n. 2549, relativo alla concessione di un contributo finanziario alla Delegazione generale palestinese per il funzionamento della sede in Italia, ai sensi dell'articolo 41 del Regolamento darò la parola ad un oratore contro e ad uno a favore.
Poiché nessuno chiede di parlare, passiamo ai voti.
Pongo in votazione la proposta di inversione dell'ordine del giorno formulata dall'onorevole Giachetti.
(È approvata).

Seguito della discussione del disegno di legge: Concessione di un contributo finanziario alla Delegazione generale palestinese per il funzionamento della sede in Italia (A.C. 2549) (ore 19,39).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Concessione di un contributo finanziario alla Delegazione generale palestinese per il funzionamento della sede in Italia.
Ricordo che nella seduta del 1o ottobre 2007 si è conclusa la discussione sulle linee generali e hanno avuto luogo le repliche della relatrice e del Governo.

(Esame degli articoli - A.C. 2549)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge.

(Esame dell'articolo 1- A.C. 2549)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2549 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 419
Votanti 398
Astenuti 21
Maggioranza 200
Hanno votato
373
Hanno votato
no 25).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 2549)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2549 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Pag. 103

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 438
Votanti 409
Astenuti 29
Maggioranza 205
Hanno votato
384
Hanno votato
no 25).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 2549)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 2549 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 443
Votanti 421
Astenuti 22
Maggioranza 211
Hanno votato
388
Hanno votato
no 33).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2549)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Elia. Ne ha facoltà.

SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, colleghi, non ho un testo da consegnare e, quindi, mi richiamo all'intervento che ho svolto nel corso della discussione sulle linee generali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Venier. Ne ha facoltà.

IACOPO VENIER. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Venier, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
La Presidenza autorizza, altresì, la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della dichiarazione di voto dell'onorevole Cioffi, che ne ha fatto richiesta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Forlani. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FORLANI. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Forlani, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Briguglio. Ne ha facoltà.

CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, preannuncio il voto favorevole nonostante le riserve e le perplessità sul provvedimento. Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Briguglio, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, rinvio all'intervento che ho svolto nel corso della discussione sulle linee generali e confermo il voto favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori.

Pag. 104

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mascia. Ne ha facoltà.

GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, anche per noi valgono le considerazioni espresse in sede di discussione sulle linee generali e, dunque, confermo il voto favorevole del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2549)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2549, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Concessione di un contributo finanziario alla Delegazione generale palestinese per il funzionamento della sede in Italia) (2549):

(Presenti 439
Votanti 421
Astenuti 18
Maggioranza 211
Hanno votato
388
Hanno votato
no 33).

Prendo atto che i deputati Bianco, Cacciari, Fiano e Delfino hanno segnalato che avrebbero voluto esprimere voto favorevole.

Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo e sull'ordine dei lavori.

PAOLO AFFRONTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO AFFRONTI. Signor Presidente, vorrei segnalare un'incresciosa situazione che perdura nel tempo, veramente significativa di un metodo che non può continuare.
Intervengo per sollecitare il Governo a fornire una risposta a due interrogazioni da me presentate, l'interrogazione a risposta scritta presentata in Assemblea il 1o marzo 2007 e l'interrogazione a risposta orale presentata l'8 marzo 2007, alle quali, malgrado il sollecito in aula fatto il 2 agosto, non è stato dato ancora un cenno di risposta da parte del Ministero dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare.
Si tratta dell'interrogazione a risposta orale n. 3-00710, concernente il comune di Broni, inserito in un programma nazionale di ripristino ambientale dei siti inquinati dall'amianto, il cui iter risulta bloccato.
L'altra è l'interrogazione a risposta scritta n. 4-02765, concernente il comune di Lomello in provincia di Pavia, in cui risultano numerosi insediamenti produttivi che hanno un notevole impatto sull'ambiente. La ringrazio e attendo un sollecito cenno di riscontro.

PRESIDENTE. Onorevole Affronti, la Presidenza si farà carico di sollecitare la risposta del Governo alle interrogazioni da lei richiamate.

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, sono costernato - non mi rivolgo a lei e non prenda queste mie parole come un'offesa nei confronti della Presidenza - perché, se mi si vuole prestare ancora un secondo di attenzione, sono almeno 36 ore che chiediamo al Ministro della giustizia di svolgere in questa sede un'informativa urgente sulla differenza di opinioni, straordinariamente grave, riguardante l'applicazione della legge Gozzini, tra il Ministro dell'interno, che non è una qualsiasi persona che passa per strada a Montecitorio,Pag. 105e il Ministro della giustizia. Tale contrasto è esploso, secondo quanto abbiamo letto anche oggi sui giornali, dall'episodio della famosa rapina di un brigatista, mai pentito, che girovaga per l'Italia chissà insieme a quanti altri.
Che in una democrazia parlamentare e in una Repubblica democratica un Ministro dell'interno affermi che i giudici non applicano le leggi e un Ministro della giustizia sostenga esattamente il contrario e che, trentasei ore dopo la richiesta al Governo di un'informativa urgente da parte di diversi gruppi parlamentari della Camera, non venga data alcun tipo di risposta - me lo permetta - francamente è un poco originale per il sistema democratico di una nazione.
Ciò ancor di più se il sistema democratico consta in due rami del Parlamento, se uno di essi lo chiede esplicitamente attraverso diversi gruppi parlamentari e durante molte sessioni di votazione, e il Governo fa finta di non sentire.
La gravità mi sembra doppia - ho concluso - per il semplice fatto che i ruoli dei due diversi Ministri - quello dell'interno e quello della giustizia - sono caratterizzati da una delicatezza straordinaria per i temi di cui trattiamo, tra cui il tema della sicurezza e dell'applicazione delle norme. Non stiamo parlando di due Ministri senza portafoglio, ma di Ministri fondamentali per la gestione e per l'ordinato svolgimento della democrazia in un Paese.
Mi affido a lei, signor Presidente, conoscendo la sua sensibilità, oltre che il suo ruolo, affinché - come già è stato fatto da altri Vicepresidenti, e non solo dal Presidente Bertinotti - non solo insistiate formalmente, ma portiate avanti - vi invito a farlo - una vibrata protesta.
L'emergenza, che è sotto gli occhi della democrazia italiana, è francamente insostenibile agli occhi del Parlamento e dei cittadini, ed è ingiustificabile - per quanto consta alla mia debole cultura democratica - anche agli occhi di un qualsiasi altro Paese democratico occidentale.

FRANCESCO ADENTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO ADENTI. Signor Presidente, desidero anch'io sollecitare la risposta ad alcune interrogazioni a mia firma che risalgono, ormai, ad alcuni mesi e una, addirittura, ad oltre un anno fa. In particolare l'interrogazione n. 4-02775, che riguarda la possibile chiusura delle sedi periferiche della Banca d'Italia; l'interrogazione n. 4-02766, riguardo alla tutela della privacy di Poste Italiane; l'interrogazione n. 4-01960, che riguarda il piano cave della provincia di Pavia e, infine, l'interrogazione n. 4-00584, che risale, addirittura, al 18 luglio 2006, che riguarda il reclutamento di professori e ricercatori universitari.
Le chiedo, pertanto, di farsi carico di sollecitare queste risposte.

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, anche a nome del movimento politico La Destra, protestiamo con molta determinazione, perché oggi è stato sollevato il problema della mancata risposta alla Camera, da parte del Ministro competente, per quanto riguarda la vicenda del brigatista in condizione di semilibertà e con licenza di continuare a fare rapine.
Non mi sembra corretto, signor Presidente, ancora una volta, che si chiuda la seduta e, a fronte di una richiesta avanzata per ben due volte nel corso della giornata di oggi, non si dia risposta alcuna. Il motivo può essere che la Presidenza non ha avuto risposta dal Governo o che quest'ultimo ha detto che sarebbe o non sarebbe venuto a riferire alla Camera.
Tuttavia, pregherei la Presidenza, l'Ufficio di Presidenza, chiunque presieda, diPag. 106non lasciare senza risposta le richieste ufficiali poste da parlamentari o, addirittura, da interi gruppi parlamentari.
Ritengo che ciò sia molto grave perché quanto accaduto è un allarme sociale che indigna l'opinione pubblica! Ritengo molto grave il fatto che in Parlamento non entri tale questione, perché - anche per la nostra serietà - potremmo parlare a lungo su tali temi.
Vorremmo, quindi, sapere dal Governo se questa persona era in semilibertà e se era controllata; se vi era un'intelligence al corrente del fatto che si trattava di un condannato all'ergastolo, e più di una volta! Vorremmo, quindi, informazioni circa l'operato del giudice che gli ha concesso la semilibertà, nonché la possibilità di andare a lavorare di giorno e di soggiornare in albergo gratis la notte; se ricorrevano o no le condizioni perché il giudice potesse concedergli tale privilegio!
Non possiamo che rivolgerci al Presidente della Camera, affinché lui, a sua volta, lo chieda al Governo, ma non come se si trattasse di un permesso! Ritengo, infatti, che esso sia un diritto di questa Assemblea e il Presidente della Camera è la persona che la rappresenta, non è una nostra controparte!
Confido, quindi, nella vostra sensibilità: oggi si sono alternate tre persone diverse alla Presidenza, tre persone che ritengo abbiano la sensibilità per far avere alla Camera una risposta.
Pertanto, signor Presidente, per quanto è di sua competenza, le rivolgo l'invito a rinnovare questa richiesta a nome della Presidenza della Camera e di recepire la nostra protesta.
Mi auguro, infine, che per il futuro - e ciò vale anche come richiamo al Regolamento - non si possa concludere una seduta senza che la Presidenza dia una risposta, qualsiasi essa sia, ad una richiesta presentata da interi gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. La Presidenza si è attivata trasmettendo queste posizioni della Camera al Governo, che si è riservato di decidere.

Approvazione in Commissione.

PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di oggi, mercoledì 3 ottobre 2007, la IV Commissione (Difesa) ha approvato, in sede legislativa, la seguente proposta di legge:
STRAMACCIONI: «Disposizioni in materia di assistenza sanitaria e medico-legale del personale militare» (2689), con l'assorbimento della seguente proposta di legge: ASCIERTO: «Introduzione dell'articolo 10-bis della legge 23 agosto 2004, n. 226, in materia di assistenza sanitaria e medico-legale ai volontari delle Forze armate» (1978), che pertanto sarà cancellata dall'ordine del giorno.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 4 ottobre 2007, alle 10,40:

1. - Esame della nota di aggiornamento al documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2008-2011 (Doc. LVII, n. 2-bis).
- Relatore: Ventura.

2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Disposizioni urgenti in materia di pubblica istruzione (Già articoli 28, 29, 30 e 31 del disegno di legge n. 2272, stralciati con deliberazione dell'Assemblea il 17 aprile 2007) (2272-ter-A).
- Relatore: Sasso.

(al termine delle votazioni)

3. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 19,50.

Pag. 107

DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI IACOPO VENIER, SANDRA CIOFFI, ALESSANDRO FORLANI E CARMELO BRIGUGLIO SUL DISEGNO DI LEGGE N. 2549

IACOPO VENIER. Signor Presidente, il gruppo dei Comunisti Italiani voterà a favore del finanziamento triennale della Delegazione generale palestinese in Italia.
Noi comunisti lo faremo in coerenza con un'antica solidarietà ed empatia verso le sofferenze di un popolo che soffre l'occupazione e la guerra per colpe non sue.
È infatti importante sottolineare il fatto che questo voto non è affatto un voto ordinario o scontato. Finanziare le attività della Delegazione generale palestinese è un dovere politico imprescindibile per un Paese come il nostro che ha prodotto tanta parte dell'antisemitismo antico e moderno, che ha partecipato al colonialismo più becero, che ha combattuto insieme ai nazisti e cioè per un Paese che ha una responsabilità storica nei confronti di quella criminale persecuzione antisemita che ha portato il mondo a volere la nascita dello Stato di Israele.
Dico questo perché è sempre importante ricordare che sono stati i palestinesi a vedersi sottrarre le proprie terre, a subire l'occupazione ed il terrorismo, a venire espulsi e deportati, in nome di una «giustizia superiore» che voleva rispondere in qualche modo ad un crimine infinito, l'Olocausto, di cui i palestinesi, però, non portavano alcuna responsabilità.
Le Nazioni Unite decisero nel 1947 che la nascita dello Stato di Israele fosse contestuale alla nascita dello Stato di Palestina.
Dopo sessant'anni dobbiamo registrare che lo Stato di Israele esiste, al punto da essere una delle grandi potenze militari e nucleari del pianeta, mentre i palestinesi continuano il loro martirio in Palestina, sotto occupazione o nei campi profughi, dove con la nuova diaspora si vive in situazioni inumane.
Di fronte a queste tragedie l'Italia, consapevole della propria collocazione al centro del Mediterraneo, nel passato ha saputo darsi una politica saggia e coraggiosa. Il riconoscimento dell'OLP come legittimo rappresentante del popolo palestinese, e quindi come necessario partner di una pace giusta, è della metà degli anni settanta.
L'Italia, cioè, ha saputo riconoscere che i palestinesi, sotto la guida di Arafat, erano stati in grado di trasformare una massa di profughi in un popolo in armi pronto e capace di combattere una guerra di liberazione. Nessuno si spaventò allora a parlare con coloro che USA e Israele consideravano terroristi e che nel giro di pochi anni ricevettero il Nobel per la pace.
Il voto che la Camera si appresta a dare, quindi, si inserisce nel solco di quella che è stata chiamata la politica dell'equivicinanza, cioè la capacità di riconoscere assieme il diritto all'esistenza nella sicurezza dello Stato di Israele e quello alla lotta di liberazione nazionale palestinese fino alla conquista del diritto ad un proprio Stato.
Noi, quindi, con questo voto ribadiamo che per l'Italia nessuna soluzione sarà mai possibile senza che i palestinesi vedano riconosciuti i loro diritti, nel quadro di quella legalità internazionale che, ormai da decenni, solo Israele viola in modo sistematico.
Riconoscere quindi, anche con un contributo finanziario, la necessità di una rappresentanza diplomatica palestinese è un segno, piccolo ma importante, del fatto che noi, italiani ed europei, non permetteremo che la questione palestinese si trasformi da grande questione politica in problema umanitario, non permetteremo cioè che i palestinesi siano cancellati come popolo e riportati alla condizione di profughi senza futuro.
Per fare questo è necessario, signor Presidente, che l'Italia non commetta più i gravissimi errori che sono seguiti all'inizio della seconda intifada. La destra italiana, subalterna come non mai agli ordini che provenivano da Washington, ha abbandonatoPag. 108la nostra storica posizione per schiacciare anche l'Italia sulle posizioni del Governo di Israele.
Così, ad un passo dalla pace, è stato consentito ad Israele di delegittimare la dirigenza palestinese, di rioccupare l'intera Cisgiordania, di trasformare Gaza in una immensa prigione dove sono intrappolate un milione di persone senza speranza. Si sono quindi imposte elezioni senza poi riconoscerne il risultato, si è chiesto un Governo di unità nazionale senza però cancellare le sanzioni ed ora Bush immagina una conferenza internazionale senza coinvolgere tutti i soggetti necessari alla pace. Si tratta di gravi errori che non ci consentono di fare passi in avanti.
Se vogliamo invece immaginare un nuovo processo di pace, dobbiamo riconoscere e rispettare le dinamiche politiche interne ai palestinesi, dobbiamo riconoscere e favorire in ogni modo l'unità nazionale di quel popolo e sostenerne la lotta politica ed anche il diritto alla resistenza di fronte al permanere di una occupazione illegale e criminale della propria terra.
Per tutte queste ragioni il voto dei Comunisti Italiani certo non potrà mancare.

SANDRA CIOFFI. Onorevoli colleghi, il disegno di legge oggi al nostro esame stabilisce il rinnovo, per il triennio 2007-2009, della concessione di un contributo alla Delegazione generale palestinese in Italia per il proprio funzionamento, contributo che il nostro Paese eroga fin dal 1996.
Si tratta di una questione solo apparentemente marginale, ma che è invece di estrema importanza perché investe il problema della situazione mediorientale e il contributo concreto, anche sotto il profilo economico, che l'Italia può offrire alla soluzione pacifica del conflitto israelo-palestinese.
Il contributo su cui siamo chiamati a pronunciarci, infatti, può e deve costituire uno strumento che incentivi l'Autorità nazionale palestinese, da cui direttamente dipendono le delegazioni palestinesi all'estero, a continuare ad impegnarsi seriamente in vista del processo di pace con Israele. Non a caso - come segnalato dal Governo nella relazione illustrativa al disegno di legge - proprio la necessità di sostenere il presidente dell'Autorità nazionale palestinese Abu Mazen nella volontà di proseguire seriamente in questo processo di pace ha costituito una delle ragioni fondanti della decisione di rinnovare la concessione del contributo, in piena sintonia con l'orientamento della comunità internazionale.
In particolare, nell'attuale delicata fase del conflitto in Medio Oriente e della crisi economica in cui versa l'ANP, il contributo è necessario per poter continuare ad ospitare in Italia il Delegato generale palestinese, in quanto 1'ANP non avrebbe, da sola, mezzi sufficienti a provvedere al funzionamento dei suoi uffici all'estero.
D'altra parte, l'Italia ha sempre sostenuto l'ANP nel suo processo di riforme interne, per cui questo disegno di legge è in linea con le scelte finora operate in un quadro più ampio di cooperazione bilaterale italo-palestinese. Detta cooperazione trascende le divisioni politiche interne tra maggioranza e opposizione, tanto che il disegno di legge in esame riprende essenzialmente l'iniziativa avviata dal precedente Governo alla fine della scorsa legislatura, e il provvedimento è stato accolto con favore bipartisan di tutte le parti politiche in Commissione esteri.
Per tali ragioni, a nome di tutto il mio gruppo, i Popolari-Udeur, esprimo il nostro voto favorevole all'adozione del provvedimento.

ALESSANDRO FORLANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con questo provvedimento viene prevista la concessione di un contributo finanziario alla Delegazione generale palestinese per il funzionamento della sede in Italia. Un atto normativo quasi rituale che ormai si ripete di triennio in triennio e che quindi potrebbe in sostanza ascriversi alla categoria degli atti dovuti, ma la sua discussione si verifica in un contesto particolarmente delicato in cui versa l'ANP, il popoloPag. 109palestinese e la terra stessa che da decenni questo popolo rivendica come patria.
Dopo anni di drammatiche battute d'arresto e cicliche intensificazioni degli attentati e delle violenze, il processo di pace sembra recuperare terreno e la Conferenza di Washington convocata dal Presidente Bush per il mese di novembre apre una prospettiva di soluzione negoziata e condivisa che configuri quell'obiettivo da lungo tempo perseguito dalla comunità internazionale dei due Stati indipendenti entro confini certi, pienamente rispettosi della rispettiva sovranità, pacificamente coesistenti e possibilmente cooperanti per la stabilità e prosperità di un'area da sessant'anni gravata da guerre, da devastazioni e da violenze.
Una Conferenza convocata in una fase in cui l'area è ancora destabilizzata da trame persistenti e conflitti irrisolti, con la guerriglia che tuttora insanguina l'Iraq, l'ambigua e minacciosa iniziativa iraniana nel campo nucleare, la crisi istituzionale del Libano ancora presidiato dalla missione internazionale e resa precaria dalla serie di omicidi politici verificatisi negli ultimi due anni.
Ebbene, onorevoli colleghi, secondo giudizi ricorrenti che vengono formulati da osservatori qualificati e che si percepiscono nei colloqui internazionali con rappresentanti dei paesi arabi, il conflitto arabo-israeliano in terra di Palestina costituisce l'epicentro delle tensioni dell'area, l'elemento critico all'origine delle altre crisi, rimuovendo il quale più rapido risulterebbe il complesso superamento degli altri conflitti e dello stesso fenomeno terroristico.
La Conferenza sembrerebbe aperta ai principali attori statuali della regione o che siano comunque coinvolti dalle implicazioni del conflitto stesso. Sarà necessario promuovere un'intesa ampia su un chiaro percorso del processo di pace che vincoli al suo rispetto tutti quei partecipanti che oggi in qualche modo interagiscono negli equilibri mediorientali. Un'intesa chiara sui tempi dei riassetti territoriali, sui confini, sullo status di Gerusalemme, sulla piena accettazione di Israele quale Stato, quale entità storico-istituzionale di pieno diritto.
In questa prospettiva deve essere incoraggiato e consolidato l'attuale gruppo dirigente dell'ANP, guidato dal presidente Abu Mazen, orientato alla pace e al negoziato con Israele. Oggi questo gruppo dirigente è reso più debole dalla sostanziale secessione di Hamas che ha assunto il controllo di Gaza, ma resta l'unico interlocutore idoneo a trattare con Israele, perché con esso condivide il principio dei due Stati entro confini certi. Per questo oggi l'ANP ha grande necessità del nostro sostegno e della nostra collaborazione, che possono contribuire alla sua maggiore legittimazione presso il popolo palestinese e al progressivo isolamento degli estremisti intenti a sabotare il processo di pace.
In questo quadro il nostro contributo, pur costituendo ormai una reiterazione quasi rituale di una scelta già adottata da tempo, assume un valore particolare di solidarietà e di supporto. Quindi, esprimo il voto favorevole del gruppo dell'UDC.

CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nonostante riserve e perplessità, il gruppo di Alleanza Nazionale voterà a favore di questo provvedimento con cui si concede un contributo alla delegazione generale palestinese per il funzionamento della sede in Italia. Le perplessità sono di ordine politico e tecnico. Quelle politiche sono in un certo qual senso rivelate dalla sottolineatura, sia nella relazione che accompagna il disegno di legge governativo sia nella illustrazione da parte del relatore, che si tratta di contributo destinato a delegazione che come tutte le delegazioni estere dipende dal moderato Presidente Abu Mazen. Come dire: non c'entra Hamas, non c'entrano le fazioni che vogliono la distruzione di Israele. Una sottolineatura opportuna quanto inopportune e gravi sono state le aperture di credito che il Governo italiano, e segnatamente il ministro degli affari esteri, ha fatto ad Hamas. Sotto il profilo tecnico anche questa legge si mostra molto generosa nei confronti dei beneficiari inPag. 110quanto - a differenza di quanto accade in altri Paesi - è molto lacunosa nei controlli sulla effettiva e corretta utilizzazione delle risorse trasferite, dato che non prevede obbligo di rendiconto. E sappiamo bene quanto opportuno sarebbe stato prevederlo a fronte di fenomeni estesi di corruzione e persino di utilizzo di fondi a fini privati che sono venuti alla luce intorno a dirigenti palestinesi, particolari scandalosi emersi non da ultimo in occasione della morte di Arafat. Ma questa legge, che riproduce provvedimenti analoghi adottati dai governi precedenti, nonostante lacune e riserve, in un giorno come questo in cui si svolge l'incontro tra Olmert e Abu Mazen per preparare la Conferenza internazionale di pace che si terrà a novembre negli Stati Uniti, riveste un minimo valore simbolico e positivo; può valere come minimo sostegno al dialogo di pace che vede impegnato Abu Mazen e i palestinesi che in lui si riconoscono. Per quanto ci riguarda, questa nostra posizione di apertura e disponibilità è anche un modo concreto per marcare l'interesse nazionale del nostro Paese, evidenziato dalla continuità della politica estera dell'Italia laddove, come in Medio Oriente e nel Mediterraneo, sono in gioco gli interessi vitali dell'Italia. Una continuità che passa per il riconoscimento del popolo palestinese ad avere un proprio Stato sovrano ma parimenti per lo Stato d'Israele ad esistere, a vivere in pace e senza minacce terroristiche e militari dentro e fuori dai propri confini.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 10
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. ddl 3025-A - odg 9/3025-A/7 rif. 435 434 1 218 429 5 72 Appr.
2 Nom. odg 9/3025-A/12 rif. 453 451 2 226 450 1 71 Appr.
3 Nom. odg 9/3025-A/14 rif. 458 452 6 227 449 3 71 Appr.
4 Nom. odg 9/3025-A/19 462 455 7 228 207 248 70 Resp.
5 Nom. odg 9/3025-A/25 435 430 5 216 81 349 77 Resp.
6 Nom. ddl 3025-A - voto finale 461 447 14 224 230 217 74 Appr.
7 Nom. ddl 2549 - articolo 1 419 398 21 200 373 25 74 Appr.
8 Nom. articolo 2 438 409 29 205 384 25 73 Appr.
9 Nom. articolo 3 443 421 22 211 388 33 73 Appr.
10 Nom. ddl 2549 - voto finale 439 421 18 211 388 33 73 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.