XV LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 211 di mercoledì 26 settembre 2007

[frontespizio]
[elenco e sigle dei gruppi parlamentari]
[indice alfabetico]
[indice cronologico]
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[allegato A]
[allegato B]

[riferimenti normativi]
Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI

La seduta comincia alle 10,05.

MARIZA BAFILE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brugger, Bruno, Cirino Pomicino, Donadi, Fioroni, Folena, Lusetti, Meta, Pinotti, Piscitello, Ronconi, Stramaccioni e Villetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, mi consenta in primo luogo di intervenire brevemente sulla questione sollevata ieri, in apertura di seduta, dal collega Baldelli, che ha voluto ricordare la situazione che si sta determinando in Birmania. Molti gruppi si sono associati, al fine di sensibilizzare il Governo ad informarci. Si prevedeva e si immaginava, purtroppo, che la situazione, nel suo evolversi, sarebbe divenuta sempre più pericolosa per l'incolumità di coloro che stanno manifestando e, ovviamente, anche per il contesto di grave instabilità che rischia di crearsi.
Le notizie di questa notte parlano dei primi spari, per fortuna, a quanto pare, in aria, ma i carri armati sono ormai entrati dentro il monastero della città di Yangon. Sono iniziati i primi arresti e le prime repressioni. Torno a sollecitare, signor Presidente, il Governo, affinché, nelle forme e nei modi che ritiene, non solo ci tenga informati su quanto sta accadendo ma anche, nei limiti del possibile, intervenga facendo sentire il peso del nostro Paese nella richiesta di rispetto dei diritti umani ovunque e in particolare, in questo momento, in Birmania, dove la repressione sembra ormai che non solo stia alle porte, ma che si stia già consumando.
Detto ciò, signor Presidente, le chiedo, poiché è riunito l'Ufficio di Presidenza - credo che la riunione stia per terminare - e al fine di consentire ai suoi membri di partecipare ai nostri lavori, di sospendere brevemente la seduta, se fosse possibile.

PRESIDENTE. I sensi del suo intervento saranno trasmessi dalla Presidenza al Governo.
Quanto alla richiesta di sospensione dei lavori, se non vi sono obiezioni, dopo l'intervento dell'onorevole Della Vedova, che ha chiesto di parlare, la seduta sarà sospesa brevemente.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

Pag. 2

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per associarmi, a nome del gruppo di Forza Italia, a quanto detto dall'onorevole Giachetti. Già ieri, con il collega Baldelli, eravamo intervenuti per richiamare l'attenzione su tale tema. Purtroppo, nonostante quanto ci si augurava, cioè che gli occhi del mondo sull'ex Birmania potessero, in qualche modo, dissuadere il regime totalitario-militare di questo Paese da interventi repressivi, sembra invece che tali interventi si stiano verificando, come si evince dalle notizie delle agenzie di stampa di questa mattina. Pertanto, si fa urgente, anche da parte del Governo italiano, un intervento in sede europea, nonché in sede bilaterale, perché si riesca a sventare quella che si teme possa diventare una repressione sanguinaria ai danni dei monaci e di tutti coloro che in Birmania si battono, in queste ore, per la libertà.

PRESIDENTE. Anche in questo caso, la Presidenza informerà il Governo.
Come preannunciato, sospendo la seduta, che riprenderà alle 10,25.

La seduta, sospesa alle 10,10 è ripresa alle 10,30.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 7 settembre 2007, n. 147, recante disposizioni urgenti per assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2007-2008 ed in materia di concorsi per ricercatori universitari (A.C. 3025-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 7 settembre 2007, n. 147, recante disposizioni urgenti per assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2007-2008 ed in materia di concorsi per ricercatori universitari.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato votato da ultimo l'emendamento Aprea 1.9 e che sono stati accantonati, a seguito della richiesta di valutazione del parere dato sugli stessi da parte della Commissione bilancio, gli emendamenti De Simone 1.29 e 1.75 nonché 1.200 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del regolamento).

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 3025-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 3025 sezione 3), nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A - A.C. 3025 sezione 4).
Ricordo che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A - A.C. 3025 sezione 5).
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso gli ulteriori prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 3025 sezioni 1 e 2).
Con riferimento alle due proposte emendative presentate nella serata di ieri dal Governo, rispettivamente 1.301 e 2.300, e già presentate e ritirate nella medesima giornata dalle Commissioni, la Presidenza rileva che esse sono di tenore identico rispetto a due proposte emendative presentate e ritirate nel corso dell'esame in sede referente, rispettivamente gli emendamenti Froner 1.36 e Benzoni 2.21.
I due emendamenti presentati presso le Commissioni nel corso dell'esame in sede referente sono stati valutati inammissibili ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, in quanto riguardanti materia non strettamente attinente a quella del decreto-legge.
La Presidenza, pertanto, in questa fase, non può che confermare tali valutazioni anche con riferimento all'esame in Assemblea. Le materie affrontate nei due emendamenti sono afferenti a quelle trattate dal disegno di legge n 2272-ter all'esame dell'Assemblea e potranno, pertanto, eventualmente, essere riproposte in quella sede.

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Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,35).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 3025-A.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 3025-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 1.52.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Salutiamo il Ministro Fioroni e il Viceministro Bastico: questa mattina il Governo è al completo, quindi credo che il dibattito possa riprendere anche con l'attenzione dell'Assemblea. Ricordo, infatti, ai colleghi che stiamo discutendo il primo comma dell'articolo 1 del decreto-legge in esame, teso a reintrodurre il cosiddetto tempo pieno. Ho cercato di dimostrare, con gli interventi svolti nella giornata di ieri, che quel modulo didattico rigido di due insegnanti su una classe non è più compatibile con le leggi del nostro ordinamento, già da diciassette anni, da quando i Ministri Mattarella e Bianco, con il VI Governo Andreotti, hanno varato la legge n. 148 del 1990 di riforma della scuola elementare. Successivamente, si sono avuti nel nostro ordinamento la legge Bassanini, la n. 59 del 1997, che all'articolo 21 ha introdotto l'autonomia, il decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999, che ha di fatto introdotto il regolamento dell'autonomia scolastica e, quindi, anche dell'autonomia organizzativa, la riforma del Titolo V, che ha costituzionalizzato l'autonomia scolastica. Va poi considerata la legge 18 luglio 2003, n. 186, che ha previsto gli insegnanti di religione in tutte le scuole italiane, nonché le norme sugli insegnanti di inglese, che nella scuola primaria erano previsti già dall'articolo 130 del testo unico di cui al decreto legislativo n. 297 del 1994, nel quale sono confluite le norme della legge n. 148 del 1990. Quest'ultima previsione è stata poi ribadita dal decreto legislativo n. 59 del 2004. Dunque, l'ordinamento della scuola italiana prevede una pluralità di docenti nella scuola elementare, denominata primaria, che non consente più i due docenti titolari di una sola classe e confligge con tale modello.
Ciò è molto evidente nel Quaderno bianco, perché - non so quanti colleghi siano a conoscenza dell'organizzazione didattica della scuola elementare - secondo il modello di tempo pieno che si vorrebbe reintrodurre si avrebbero due docenti titolari di una sola classe, quindi tenuti a svolgere un servizio di quarantaquattro ore. A tal punto, se consideriamo le quarantaquattro ore di lezione dei docenti a fronte di quaranta ore di frequenza degli studenti, avanzerebbero già quattro ore di compresenza.
Vorrei l'attenzione del Governo... Lo so che state dirimendo contrasti interni alla maggioranza, però, Ministro Fioroni, lei è qui per ascoltare anche l'opposizione, forse...

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Ascolto solo quella...

VALENTINA APREA. La ringrazio. Signor Ministro, stavo ricordando che i docenti di scuola elementare sono tenuti a svolgere quarantaquattro ore di lezione (due docenti su una classe), ma i ragazzi ne frequentano quaranta, quindi ne avanzano quattro. Poiché ci sono gli insegnanti di religione e gli insegnanti di inglese, arriviamo a nove ore di compresenze.
Nel prossimo intervento, signor Presidente, dimostrerò che non ci possiamo più permettere tale sistema perché troppo costoso, come ha evidenziato il Quaderno bianco.

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PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle 10,55.

La seduta, sospesa alle 10,40, è ripresa alle 11.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.52, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 368
Votanti 367
Astenuti 1
Maggioranza 184
Hanno votato
164
Hanno votato
no 203).

Prendo atto che i deputati Testoni e Balducci hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.300 (Nuova formulazione) del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, la questione è sempre quella del tempo pieno. Ribadisco che non possiamo più permetterci il modello del tempo pieno con due docenti titolari di una classe e, anche per chi ci ascolta nel Paese, che non abbiamo mai voluto mettere in discussione la frequenza di quaranta ore da parte degli studenti e la libertà di scelta delle famiglie di optare per tale modello didattico. Lo scontro tra maggioranza e opposizione si gioca sull'organizzazione didattica del modello e sul numero di docenti da impegnare.
Ebbene, durante il VI Governo Andreotti i Ministri Mattarella e Bianco, della Democrazia Cristiana, dissero di no già nel 1990 e introdussero invece, diligentemente e, a mio avviso, anche con lungimiranza, la flessibilità organizzativa e la pluralità dei docenti nella scuola elementare, che si è arricchita di altre presenze, come quella degli insegnanti di religione e di lingua inglese (anzi, di lingua straniera con la legge 5 giugno 1990, n. 148, e di lingua inglese con la cosiddetta legge Moratti).
Nella scorsa legislatura, il Ministro Moratti, con il Governo Berlusconi, ha scelto di obbligare gli studenti a studiare la lingua inglese, e solo quella, come lingua straniera nella scuola primaria; invece, la legge n. 148 del 1990 dava la possibilità di studiare anche più materie. Si comprenderà che nel tempo abbiamo dovuto riscontrare la carenza sistematica della padronanza della lingua inglese e, pertanto, si è determinata tale scelta.
Presidente Tremonti, Ministro Fioroni, oggi il problema è che non possiamo più permetterci tali costi per la scuola elementare! Il Ministro Fioroni ha presentato al Paese, e ad un'assemblea molto qualificata, il Quaderno bianco sulla scuola, che è stato oggetto di uno studio con il Ministero dell'Economia e delle finanze, nell'ambito del quale il dirigente, dottor Barca, ha presentato una serie di azioni che il Ministro Fioroni dovrebbe intraprendere per scongiurare la bancarotta fraudolenta nell'istruzione.
Di cosa si parla nel Quaderno bianco, che è stato predisposto dallo stesso Governo che vorrebbe veder approvata la norma in esame che moltiplica a dismisura gli insegnanti nella scuola primaria? Si dice che il rapporto alunni/insegnanti è il più alto d'Italia e che, in presenza di un calo di studenti, il rapporto, per ogni cento studenti, é decisamente più alto che negli altri Paesi OCSE, in tutti gli ordini di scuola; in media, è di circa un punto e mezzo più elevato. Ma, guarda caso, talePag. 5rapporto esplode nella scuola primaria; in particolare, infatti, si afferma che le previsioni normative relative al tempo nella scuola - tempo pieno in tutta la scuola dell'infanzia, tempo pieno nel 25 per cento della scuola elementare e nel 28 per cento della scuola media - fanno implodere il rapporto stesso.
Tuttavia, il Quaderno bianco sulla scuola non si limita alla denuncia, in quanto deve essere propositivo; il Viceministro Bastico - che mi sta ascoltando - ha presentato e supportato questo studio la settimana scorsa.
Presidente Tremonti nelle prime pagine della premessa si afferma che la prima raccomandazione del Governo - pensate, la prima! - deve riguardare i provvedimenti di riduzione del monte ore curriculare per gli istituti tecnici e professionali - e lo vedremo in un altro provvedimento - e di riassorbimento delle competenze per la lingua inglese nella scuola primaria. Mi fermo qui, ma riprenderò il discorso intervenendo sull'emendamento successivo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento del Governo 1.300 (Nuova formulazione), accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 427
Votanti 422
Astenuti 5
Maggioranza 212
Hanno votato
252
Hanno votato
no 170).

Prendo atto che la deputata Balducci ha segnalato che non è riuscita a votare e che il deputato Raiti ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto favorevole!
Prendo altresì atto che il deputato Minasso ha segnalato che si è erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario e che la deputata Capitanio Santolini ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Ricordo che conseguentemente l'emendamento Aprea 1.7 è assorbito.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 1.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, constato che l'Assemblea è sorda!

PRESIDENTE. A giudicare dal brusio non è sorda.

VALENTINA APREA. Quanto detto rispetto al tempo pieno resterà un'affermazione di principio, Presidente Tremonti, in quanto l'attuale Governo - e non il nostro di cui, tra l'altro, lei è stato un più che autorevole esponente, quando era ministro - e l'Assemblea hanno fatto rivivere la norma, che la legge n. 148 del 1990 aveva abrogato, contenuta nella legge n. 820 del 1971, che prevede la presenza di due docenti su una classe. Questa è una follia pura che non possiamo permetterci dal punto di vista organizzativo, in quanto è contro l'autonomia organizzativa didattica e contro la libertà di scelta delle famiglie garantita dal regolamento dell'autonomia e, soprattutto, è eccessivamente costosa.
Il Ministro Tommaso Padoa Schioppa e il Ministro Fioroni hanno firmato questo studio e leggo testualmente ciò che hanno scritto: «Da questi scenari relativi alla popolazione scolastica è stato costruito uno scenario tendenziale che incorpora l'attuale quadro normativo». Questa è la prima raccomandazione del Quaderno: riassorbimento delle compresenze per la lingua inglese nella scuola primaria. Ciò significa, onorevole relatrice Sasso, che nella scuola primaria e in tutte le classi (anche in quelle a tempo pieno di 40 ore) non ci potranno essere più le compresenze tra gli insegnanti titolari e quelli di lingua inglese e di religione.Pag. 6
Inoltre, Ministro Fioroni, avendo due docenti su una classe per 44 ore di lezione, quattro sono di compresenza rispetto alle 40 ore degli studenti. Tuttavia, se nove sono di compresenza con gli insegnanti e dieci sono di mensa, è chiaro che rischiamo di tenere in servizio due docenti su una classe che svolgerebbero solo 21 ore di insegnamento «frontale» a fronte di 44 ore che lo Stato deve a pagare (Commenti). Certo, collega Volpini, è il vostro Ministro dell'economia che lo scrive, sottolineando che non possiamo più permetterci tali spese per la scuola primaria, in quanto, a differenza degli anni Novanta, nell'anno scolastico 2007-2008 gli organici della scuola primaria prevedono non solo gli insegnanti titolari della classe, ma anche quelli di religione, di inglese, di sostegno e altri che sono chiamati a diverso titolo per altre attività.
Ora, dove troviamo i soldi per pagare tutti questi insegnanti, sempre solo in una classe e tutti in compresenza? Avete capito che non abbiamo più la possibilità, sia per il numero di classi attive operanti sul territorio nazionale, sia per il numero di ore che garantiamo alle famiglie, di assicurare questa comodità, cioè che ci sia un insegnante seduto (titolare) e un altro che fa lezione? Infatti, quando arriva l'insegnante di inglese, quello titolare si siede e sta lì perché la classe deve fare lezione di inglese e lo stesso avviene con l'insegnante di religione o quando arriva un altro insegnante ancora.
Ripeto, l'Assemblea si sta assumendo questa responsabilità: il Governo ha già scelto e non commetterà questo errore! Vi do appuntamento alla prossima legge finanziaria per commentare con voi la norma che lo stesso Ministro Fioroni (che oggi è qui e che ha espresso il suo parere favorevole al tempo pieno) scriverà, ossia che non sarà possibile per la scuola primaria effettuare le ore di compresenza di lingua inglese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
Voglio vedere come si comporterà l'Assemblea, se sosterrà ancora il Governo o se si farà prendere in giro, come si è fatta prendere in giro in questo momento: il provvedimento in esame non è coperto finanziariamente e non aggiunge né insegnanti né finanziamenti. Bella figura per il Parlamento italiano! Ci facciamo prendere in giro da un Ministro, che ha già deciso come superare questa norma!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a nome del gruppo di Alleanza Nazionale, dopo l'irruente intervento della mia collega, segnalo che l'inserimento del doppio organico, previsto dalla norma in esame, presenta problemi: non è stata prevista, infatti, una risorsa aggiuntiva per realizzarlo. Sostanzialmente, pertanto, vi saranno notevoli carenze e gravi difficoltà per la scuola: senza analizzare nel merito, più politico, le argomentazioni trattate ieri (sul tempo pieno e sul ritorno al passato che ciò comporta, sulla violazione dell'autonomia scolastica e sulla mancanza o sulla riduzione dell'opzionalità delle famiglie), ma osservando il dato tecnicamente, in relazione all'aspetto dell'organico, con la mancanza di risorse e con la configurazione qui prevista sicuramente vi saranno seri problemi per le scuole nella ripresa dell'anno scolastico, se verrà approvato l'articolo in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, a nome del nostro gruppo sostengo e sottoscrivo l'emendamento Aprea 1.10. Questa mattina, mentre arrivavo, ho ascoltato alla radio, una discussione sul decreto Fioroni: alcuni esperti criticavano in maniera circostanziata e molto precisa l'introduzione del tempo pieno, operata senza alcuna garanzia. Si affermava che il tempo pieno deve essere effettivamente speso bene, non semplicemente riempito di vuoto: ma il tempoPag. 7pieno previsto dalla norma, così come prefigurato, non garantisce nulla alle famiglie.
Vorremmo che fosse garantita - ma così non è - la possibilità per le famiglie di esprimere le richieste e l'autonomia delle scuole; vorremmo che, nel piano dell'offerta formativa che deve essere sottoposta alle famiglie, vi fosse anche un piano relativo al tempo pieno, in cui si prevedesse di riempirlo in maniera seria. Vorremmo essere sicuri - ma così non è - dell'organico, dell'opzionalità e della facoltatività del tempo pieno.
Vi sono troppi dubbi, troppi interrogativi e troppi salti nel buio. Si tratta di una presa di posizione assolutamente non condivisibile. Le famiglie non stanno capendo più niente, perché questo dibattito è molto tecnico e molto poco vicino ai problemi educativi delle famiglie! All'inizio dell'anno scolastico, infatti, vi sono state scuole che hanno contestato un preside semplicemente perché ha chiesto un po' di disciplina, di ordine e di rigore!
La scuola è allo sbando e noi stiamo introducendo misure assolutamente inutili, dal momento che erano già previste.
Come ho già detto ieri, questo modo di procedere deve essere stigmatizzato. Concludo preannunciando che voteremo a favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, intervengo per sostenere l'emendamento in esame, perché ormai credo che tutta l'Assemblea abbia capito che non si fa altro che gettare fumo negli occhi degli italiani. Si dice di voler fare grandi riforme, ma abbiamo purtroppo assistito al fatto che esse sono partite dal tetto, anziché dalla base.
Se vogliamo rinnovare la scuola italiana, come è stato detto a più riprese, dobbiamo partire proprio dalla scuola primaria. Se questo Governo, che afferma di voler garantire e tutelare i deboli, i bambini e le famiglie, non pensa di stanziare finanziamenti consistenti per la scuola primaria, ciò significa che tutto ciò che viene professato non è altro che fumo negli occhi, come dicevo prima.
Si vuole soltanto andare avanti con la tutela degli ospiti, che sono arrivati in Italia, ma non si pensa ai nostri bambini e alle nostre famiglie, che vengono invece lasciati in una situazione che li costringerà ad essere il fanalino di coda nello scenario europeo e internazionale, proprio perché a parole si dice di voler fare le riforme, di introdurre il tempo pieno, ma in realtà si riduce l'organico degli insegnanti e, soprattutto, non vengono effettuati gli stanziamenti necessari.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.10, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 445
Votanti 443
Astenuti 2
Maggioranza 222
Hanno votato
202
Hanno votato
no 241).

Prendo atto che il deputato Tolotti ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto contrario e che la deputata Germontani ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 1.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, a questo punto mi piacerebbe che il Ministro Fioroni intervenisse, perché ho posto una questione molto seria, però vedo che il Ministro Fioroni si fa scivolare tutto.Pag. 8Ho posto una questione relativa alla contraddizione che esiste tra le disposizioni che stiamo approvando - anzi che in parte sono già stato approvate - con riferimento al modulo didattico a tempo pieno e le scelte che dovranno essere effettuate nella prossima legge finanziaria, che, come si dice nel Quaderno bianco, sono di medio e lungo termine.
Quindi, qualche altro dato può forse servire all'Assemblea per comprendere come siamo messi. Il Quaderno bianco, di fatto, ha raccolto e ribadito dati, numeri e allarmi, che nell'ultimo ventennio sono stati segnalati dagli studiosi, dagli esperti e dal personale della scuola più attento alle dinamiche di sistema. La sinistra, che ora governa, li ha sempre considerati, almeno all'epoca del Ministro Moratti e, soprattutto, del Governo Berlusconi, «sterco del diavolo», prodotti di una mentalità liberista, privatista e aziendalista.
Ora lo sterco, toccato dal re Mida, che non so se in questo caso possa essere il Ministro Fioroni (valutate voi!), con la sinistra al Governo si è trasformato in oro. Questi dati cominciano ad essere presi sul serio dall'economia, dal dottor Barca, dai capi dei dipartimenti del Ministero della pubblica istruzione e dal Viceministro Bastico, che ci hanno tenuti impegnati quattro o cinque ore con tutti questi dati e la presentazione di questo studio.
Sono molto d'accordo con ciò che essi hanno qui riportato e scritto.
Il punto di paragone, naturalmente, è l'Europa: riassumo per voi, perché mi pare di aver capito che vogliate ignorare questi studi. Allora opero una sintesi per voi, mi faccio parte diligente rispetto al Parlamento. Nello studio si fa riferimento ad un ritardo storico nel numero di diplomati - anche se siamo in fase di recupero - e di bassa, scarsissima quantità di competenze degli studenti, nonostante il numero più alto di ore scolastiche del mondo. In altre parole, i nostri ragazzi rimangono a scuola più di tutti gli altri studenti del mondo, ma sono coloro che, alla fine, imparano e sanno meno.
Si fa riferimento ancora ad un grave divario territoriale e per tipologia di scuola. Lo afferma il Quaderno bianco, ma quando lo abbiamo sostenuto noi ci avete chiesto di tacere.
La scuola del sud è in caduta libera, lo si afferma chiaramente in questo studio; quando lo abbiamo denunciato noi, siamo stati «linciati» sulla pubblica piazza.
Si menziona anche l'iniquità sociale. In pratica, la scuola italiana non garantisce più mobilità sociale, quindi l'immobilismo domina, nonostante le vantate virtù del modello centralistico e statalistico.
Veniamo ora al punto dolens, perché dobbiamo imparare a fare i conti con tale aspetto: la spesa per l'istruzione non è inferiore a quella di altri Paesi, ma solo il 5,6 per cento è in conto capitale, mentre la media OCSE è di 6,7 per cento, quella della Finlandia è del 10,4 per cento - Presidente Folena, siamo andati in missione in Finlandia e lo abbiamo verificato anche noi - e, naturalmente, vi è anche la questione legata ai docenti, che non dispongono di una carriera, non vengono valutati, e così via.
Ritorno sul tema affrontato questa mattina: il numero degli insegnanti rispetto agli studenti è il più alto dell'area OCSE e non è stato mai ridotto, nonostante i «tagli», perché - come la viceministro Bastico ha spiegato molto bene in occasione della presentazione del rapporto - si è agito sempre con misure emergenziali.
Abbiamo bisogno di operare «tagli» organici, che hanno a che fare con il modello-scuola: guarda caso, è ciò che contemplava la proposta della riforma Moratti. Ma parleremo di questo nella «prossima puntata».

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.6, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 9

(Presenti 443
Votanti 439
Astenuti 4
Maggioranza 220
Hanno votato
202
Hanno votato
no 237).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 1.53.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, riprendiamo la lettura del Quaderno bianco, perché per fare opposizione bisogna conoscere bene anche le tesi di chi governa e, se si ha la forza di contraddirle, bisogna intervenire; diversamente è preferibile urlare o tacere.
Preferisco appartenere alla prima categoria: parlo, perché voglio esprimere le mie ragioni e voglio dimostrare all'Assemblea che, in fondo, non abbiamo presentato, nella scorsa legislatura, il «disastro» per la scuola italiana; abbiamo varato una riforma organica, esattamente come oggi chiede il Ministro dell'economia e, poiché la premessa è firmata anche dal Ministro Fioroni, devo concludere che i ministri Fioroni e Padoa Schioppa chiedono al Parlamento e al Paese di «porre mano» alla scuola italiana, per trovare soluzioni.
Allora, a proposito degli orari, leggo dal documento che circa metà della maggiore spesa per studente è legata al fatto che ogni alunno italiano trascorre in aula un numero di ore ben maggiore di quelle di un suo collega di altri Paesi (circa 944 ore l'anno sull'intero ciclo di istruzione, contro una media OCSE di 855 ore e, nei casi estremamente più bassi di Svezia e Finlandia, appena 740 ore) e costa di più.
Vediamo ora i risultati: la lezione di questi dati è semplice (lo ripeto, si tratta sempre di dati tratti dal Quaderno bianco).
«I peggiori risultati italiani in termini di competenze» - si afferma nel Quaderno bianco - «non si associano ad una minore spesa, anzi questa è maggiore che altrove sia per studente sia per ore di lezione. Esiste, dunque, un evidente problema di allocazione delle risorse finanziarie e comunque di bassa produttività». Se così stanno le cose il Quaderno bianco punta l'indice sul numero degli insegnanti e, infatti, vi si legge: «L'elemento dominante della maggiore spesa pubblica per studente della scuola italiana si conferma dunque il rapporto insegnanti-studenti. Sul rapporto insegnanti-studenti si riflettono sia previsioni normative» - la responsabilità è naturalmente delle leggi - «(relative all'impegno orario in aula degli studenti, alla dimensione massima delle classi e alle modalità di sostegno agli studenti diversamente abili), sia l'efficienza dell'organizzazione scolastica e della sua rete. Per esaminare l'evoluzione è, innanzitutto, necessario un chiarimento relativo all'universo degli insegnanti cui ci si riferisce. Se consideriamo tutti gli ordini e tutti i soggetti che sono retribuiti in qualità di insegnanti si arriva a un numero totale» - lei, Ministro Fioroni, lo conosce bene - «di circa 890 mila soggetti, che corrisponde ad un rapporto insegnanti per cento studenti di circa 11,48».
All'interno di questa forbice, vi sono alcune categorie di insegnanti, che non sono presenti in altre scuole ma solamente nella nostra, delle quali ci vantiamo, come, ad esempio, gli insegnanti di sostegno. Evidentemente, ciò fa alzare la percentuale del rapporto insegnanti-studenti. A tale riguardo, il Quaderno bianco sull'istruzione recita: «Con queste precisazioni e limiti e limitando il confronto internazionale ai valori raccolti dall'OCSE, l'Italia mostra un valore del rapporto insegnanti per cento studenti del 20 per cento superiore alla media: 9,1 insegnanti. La differenza è assai più marcata nella primaria». Tutto ciò non lo affermava il Governo Berlusconi e, quindi, il Ministro Moratti, né tantomeno la Democrazia Cristiana negli anni Novanta. Il modello di due insegnanti per classe non era possibile negli anni Novanta; era una sperimentazione degli anni Settanta, quando nelle scuole elementari vi era un solo insegnante: la famosa maestra di scuola elementare. Oggi quel modello deve fare i conti con tutte queste altre presenze necessarie e previste da leggi.Pag. 10
Alla luce di tutto ciò, quello che stiamo per votare, e che la maggioranza ha sostenuto, è una norma che non potrà trovare attuazione e che, soprattutto, non potrà essere attuata neanche da questo Governo. Noi ringraziamo il Governo per aver effettuato questo studio lucido, trasparente, che sostituisce, almeno nelle intenzioni, ad una logica emergenziale una programmazione di interventi.
Signor Ministro Fioroni, mi aspetto da lei un intervento prima della fine dell'esame delle proposte emendative riferite al comma 1 dell'articolo 1. Signor Ministro, lei ci deve spiegare la posizione del Governo e se valgono ancora le parole che lei ha pronunciato all'antico acquario di Roma o se vale il suo tacito consenso che ha espresso questa mattina rispetto a questo modello.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.53, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 443
Votanti 442
Astenuti 1
Maggioranza 222
Hanno votato
204
Hanno votato
no 238).

Prendo atto che il deputato Borghesi non è riuscito a votare e avrebbe voluto esprimere voto contrario. Le Commissioni avevano chiesto l'accantonamento degli emendamenti De Simone 1.29 e 1.75...

ALBA SASSO, Relatore per la VII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBA SASSO, Relatore per la VII Commissione. Signor Presidente, confermo le richieste di accantonamento dell'esame degli emendamenti da De Simone 1.29 sino all'emendamento 1.200 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento) allo scopo di svolgere un ulteriore approfondimento sugli stessi.

PRESIDENTE. Avverto che, non essendovi obiezioni, l'esame degli emendamenti De Simone 1.29, Aprea 1.54, De Simone 1.75 e 1.200 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento) deve intendersi accantonato.
Passiamo, allora, alla votazione dell'emendamento Goisis 1.71.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, con l'emendamento in esame intendiamo sostenere le istituzioni scolastiche che presentano esigenze particolari, determinate dalla presenza di classi con alunni disabili, anche attraverso lo svolgimento delle attività didattiche integrative in rete.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 11,30)

PAOLA GOISIS. Si tratta di quel famoso discorso delle cosiddette tre «i». Discorso che invece l'attuale Governo vuole eliminare, relegando la scuola italiana a modelli scolastici regressivi. In realtà, eliminando tale impostazione, il Ministro e il Governo demonizzano le tre «i» convinti che i principi innovativi e sperimentali di livello europeo, attuati dal Governo precedente e orientati al successo scolastico, potessero distogliere gli alunni dallo studio delle materie di base ossia la sintassi, la matematica, le scienze e quant'altro. Quest'anno, caratteristica del Ministro Fioroni è stata quella di ripristinare, già dalla scuola primaria, lo studio dell'italiano e della matematica, in altre parole delle materie fondamentali. Letta in tale maniera questa potrebbe sembrare una posizione di buon senso, ma in realtàPag. 11noi vediamo in essa qualcosa di molto più subdolo, ovverosia riscontriamo la confusione tra i livelli essenziali delle prestazioni delle scuole con gli obiettivi minimi specifici di apprendimento, mettendo appunto in pratica l'idea delle competenze di soglia da garantire a tutti i cittadini.
In parole povere, qual'è la questione? La questione è che si vuole mantenere la scuola primaria, dalla quale - ripetiamo - dovrebbe partire la riforma, in una situazione di debolezza e povertà di istruzione e formazione proprio per poter seguire quella pletora di nuovi arrivati nella scuola primaria, ovverosia i figli degli immigrati, i quali costringono i nostri bambini e i nostri figli a segnare il passo e a rallentare per permettere agli altri di progredire.
Avevamo fatto una proposta, quella delle classi di passaggio, perché noi della Lega siamo molto più solidali degli esponenti di questa sinistra, in quanto riteniamo che se si vuole l'integrazione bisogna partire dalle basi al fine di permettere ai bambini di integrarsi, partendo proprio dalla lingua italiana e senza costringere i nostri bambini a rimanere fanalino di coda.
Diceva bene prima la collega Aprea, la quale ha fatto capire bene come la nostra scuola sia diventata purtroppo esclusivamente un parcheggio. I bambini e i nostri studenti rimangono a scuola tante ore. Alla fine, però, quali sono i risultati? Sono risultati sicuramente desolanti e di insuccesso.
Il Governo vuole portare la scuola verso il successo scolastico ed eliminare la fuga dalla scuola, ma occorrono riforme vere, reali, che partano dalle fondamenta - come fa ognuno di noi quando vuole costruire una casa - e non dal tetto, come è stato fatto e dimostrato quest'anno.
Non approvando l'emendamento in esame, condanniamo la scuola italiana a rimanere, ancora e sempre, fanalino di coda. A fronte di molte esposizioni di pensiero, di idee e ideologie, poi nella realtà non si riscontra alcuna risposta. Sostanzialmente non ci vogliamo allineare ai parametri europei, anzi, al contrario, torniamo indietro, a modelli regressivi, che non costituiranno certamente un passaggio verso un futuro di successo per i nostri studenti.
Se nelle scuole ritorneranno - come stanno tornando e come permangono - ancora fenomeni di bullismo o di insegnanti che fanno di tutto anziché insegnare, non dobbiamo certo essere noi dell'opposizione a sentirci in colpa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garagnani. Ne ha facoltà.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, anch'io credo che le riflessioni della collega Goisis meritino attenzione da parte di tutta l'Assemblea e, in particolare, del Governo.
Condivido le ragioni di fondo dell'emendamento Goisis 1.71 e di quello successivo, sempre a prima firma Goisis, 1.72.
Il provvedimento in esame, a mio modo di vedere, prescinde, con un atto di presunzione intellettuale, dal voler rappresentare la realtà della scuola italiana quale oggi configurata da situazioni profondamente diverse, determinate da un calo oggettivo di preparazione e di capacità di apprendimento della popolazione scolastica e dalla presenza di una serie di nuove generazioni di studenti - mi riferisco soprattutto alla scuola primaria - di origine extracomunitaria che abbisognano di considerazioni particolari e di attenzioni privilegiate. Ciò non significa ghettizzare: anche su questo è bene che ci intendiamo. Dobbiamo distinguere la reale solidarietà, che tiene conto di dati oggettivi di partenza, da una solidarietà fittizia e intellettuale che vuole salvare a tutti i costi gli alunni in un'omologazione indistinta senza curare le deficienze e le difficoltà di apprendimento, operando così, di fatto, una massificazione che penalizza tutti.
In tale contesto non si può ignorare la situazione della scuola - le colleghe intervenute lo hanno accennato -, la difficoltà di collocare nel tempo pieno i vari insegnamenti, quella di rapportarsi conPag. 12classi numerose in presenza di un organico non sempre sufficiente anzi spesso insufficiente o il fatto che oggi la nostra scuola in buona parte è considerata come un luogo dove si può occupare un posto di lavoro piuttosto che, in realtà, come un luogo dispensatore di determinati insegnamenti, salvo le eccezioni che abbiamo presenti.
Tutte queste considerazioni, a mio modo di vedere, dovrebbero indurre il Governo a ripensare quelle parti del provvedimento che appaiono più una concessione alle istanze tradizionali dell'estrema sinistra che una seria riflessione sulla peculiarità delle nostre classi, della difficoltà e diversità dell'approccio interdisciplinare di molti bambini e studenti.
In questo senso credo che si giustifichi pienamente la necessità di fare fronte a esigenze particolari anche attraverso lo svolgimento di attività didattiche integrative in rete. Occorre qualcosa di più e di diverso che serva a integrare maggiormente. La concezione di fondo che ci vede profondamente contrapposti è su questo punto: il problema non è come raggiungere l'integrazione, come facilitare l'apprendimento o una migliore qualità dell'apprendimento delle discipline ma è il metodo con cui raggiungere tale obiettivo, liberandosi da concezioni ideologiche - me lo consentano il signor Ministro e i colleghi della maggioranza - che hanno fatto il loro tempo.
Gli emendamenti in esame, all'insegna di elementi di novità e non del recupero di una tradizione passata, che pure per certi aspetti deve essere ripensata e valorizzata, servono proprio a dare il senso di una migliore comprensione dei problemi fondamentali della società italiana.
Chiunque è stato o ha avuto contatto con le scuole e con le loro esigenze, soprattutto nelle realtà del centro-nord dove la giovane popolazione immigrata scolastica in alcune classi supera il 60 per cento o in altre viene distribuita in modo più razionale, non può non rendersi conto della drammaticità della situazione e della coesistenza di alcuni di questi bambini, incapaci non per loro colpa ovviamente, di apprendere gli elementi fondamentali che vengono loro insegnati e invece la diversità, per la preparazione culturale notevolmente diversa, di altri bambini di origine e di cultura italiana che sono molto più avanti.
Quanto detto deve indurre il Governo e la maggioranza ad un'attenta riflessione e ad un ripensamento non solo del disegno di legge in esame ma delle direttive conseguenti perché altrimenti rischiamo veramente di impoverire ulteriormente ciò che vogliamo insegnare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, forse non tutti i colleghi in Assemblea hanno in mano il testo del provvedimento e, conseguentemente, non seguono con la dovuta attenzione quello che sta avvenendo.
Stiamo discutendo su una parte del provvedimento in cui si prevede all'articolo 1, comma 1, di «sostenere la qualità del modello del tempo pieno, anche in relazione alle esigenze di sostegno ai disabili e di integrazione sociale e culturale dei minori immigrati». Cosa vuol dire sostenere la qualità del modello del tempo pieno? Quale modello? Quale tempo pieno? A che cosa ci si riferisce e di quali contenuti questo è costituito? Non si sa! Cosa vuol dire «anche in relazione alle esigenze di sostegno ai disabili»? Io sono dell'idea che i disabili debbano avere assoluta priorità, non devono cioè essere considerati un fanalino di coda che si aggiunge alle altre esigenze proprie della scuola. I disabili meritano un'attenzione particolare, dal momento che l'integrazione non è neanche una cosa così acquisita, che gli insegnanti di sostegno scarseggiano e che non si riesce a far avviare un anno scolastico con i dovuti interventi a favore di questi soggetti.
Non si può, quindi, prevedere «anche in relazione». Non solo, ma in tale previsione si fa riferimento anche all'integrazione sociale e culturale dei minori immigrati.Pag. 13Si fa cioè il solito calderone di affermazioni di principio, ma non si entra nel merito della questione; il tutto è peggiorato dalla previsione successiva dove si prevede che «il predetto piano è finanziato sulla base delle risorse definite in sede di intesa con la Conferenza unificata nell'ambito delle esistenti disponibilità di bilancio», quindi zero.
Si prevedono, quindi, interventi che non si finanziano e si rimane con l'organico precedente. Sono, quindi, formulazioni che non meritano la nostra considerazione e la nostra fiducia, perché tutto è molto generico, sulla pelle - ripeto - di soggetti deboli quali sono i disabili e gli immigrati. Sosterremo questo emendamento, sperando di migliorare il testo del provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, anche il gruppo di Alleanza Nazionale voterà a favore di questo emendamento.
La nostra preoccupazione va oltre tutte le contestazioni che abbiamo fatto sul metodo e sulle formalità, riguardando gli aspetti tecnici e il merito del provvedimento. In particolare, ci chiediamo quale sia la capacità di insegnamento e di apprendimento, soprattutto degli scolari delle scuole elementari.
Abbiamo sentito parlare di nuova organizzazione e di reintroduzione dell'insegnamento della grammatica nella scuola. Siamo sicuramente d'accordo sul fatto che senza l'insegnamento della lingua italiana non sia possibile alcun tipo di integrazione e, soprattutto, non sia possibile, per gli alunni delle scuole primarie, una continuazione didattica che li porti ad avere un bagaglio culturale che consenta loro di inserirsi nella nostra società.
Siamo anche preoccupati per una frammentazione del sapere che è propria di questa scuola, che vede la separazione in mille educazioni, senza dare importanza a quelle che sono le basi fondamentali della nostra cultura. Ritengo che si tratti di un aspetto importante. Mi chiedo, però, con questi tagli di organico, con queste poche risorse, come sia possibile, con la strutturazione che propone questo provvedimento, riuscire a mettere in pratica le belle parole che il Ministro Fioroni ha pronunciato all'inizio di questo anno scolastico. È facile nel libro dei sogni dire che si ha intenzione di riprodurre e di reintrodurre le regole grammaticali, ma poi vediamo, nella quotidianità didattica, che gli studenti incontrano grandi difficoltà e, soprattutto, che i docenti spesso non riescono a cogliere il rapporto fondamentale fra discente e docente.
L'approvazione di questo emendamento sarebbe un piccolo passo verso quel livello di qualità della scuola che tutti vorremmo fosse raggiunto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Germanà. Ne ha facoltà.

BASILIO GERMANÀ. Signor Presidente, prendo la parola intanto per aggiungere la mia firma all'emendamento in esame, che condivido, quindi per ricordare al Ministro che, insieme ad altri sessantasette parlamentari, ho presentato un atto di sindacato ispettivo a tal proposito.
Ad ogni modo, torneremo sull'argomento perché è stato presentato anche un ordine del giorno, che spero venga approvato dall'Assemblea.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Goisis 1.71, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 14

(Presenti 449
Votanti 447
Astenuti 2
Maggioranza 224
Hanno votato
218
Hanno votato
no 229).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Goisis 1.72.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, con l'emendamento precedente abbiamo insistito sulla questione di una scuola di qualità, che prevedesse anche una ricchezza di proposte formative e di offerta formativa, ossia che non tendesse a cancellare la questione delle famose tre «i», che fanno riferimento a materie importanti quali l'inglese, l'informatica (nell'emendamento si parlava proprio di tale materia) e l'impresa.
Con l'emendamento in esame insistiamo, invece, in modo particolare sulla questione degli alunni disabili. Vediamo all'interno delle nostre scuole quanta difficoltà vi sia a mantenere le promesse fatte: mi riferisco alla promessa di considerare tutti gli italiani e tutti i cittadini alla stessa stregua, di dare a tutti gli stessi diritti, di permettere a tutti di avere le stesse opportunità. Con questo decreto-legge, ancora una volta le promesse fatte non vengono mantenute; anzi, assistiamo ancora una volta alla penalizzazione dei nostri cittadini.
I nostri cittadini disabili vengono messi in coda sul piano dei loro diritti rispetto a quelli che vengono definiti i diritti degli extracomunitari. Per questi ultimi si trovano i fondi e i finanziamenti, si muovono associazioni, Caritas e via dicendo; invece, quando si tratta dei disabili vengono operati tagli, tagli e tagli!
Vorrei menzionare la circolare ministeriale del 13 febbraio 2007, n. 19, con la quale è stato trasmesso alle scuole lo schema di decreto interministeriale relativo alla determinazione degli organici. Tale decreto in pratica impone una riduzione dell'organico, come già abbiamo avuto modo di dire, di 14.179 unità. Ciò significa che i nostri bambini e ragazzi disabili, in questo caso i bambini della scuola primaria, non avranno assolutamente la possibilità di essere assistiti, non godranno degli stessi diritti non soltanto degli altri cittadini, padani o italiani, ma soprattutto degli altri ospiti giunti nel nostro Paese, che abbiamo accolto e ai quali, lo ripeto, vengono riconosciuti tutti i diritti, tanto da porre in una posizione penalizzante i nostri bambini.
In questo modo saremo costretti a bruciare le compresenze e i bambini disabili saranno costretti a stare seduti nelle loro carrozzelle oppure a guardare senza la possibilità di partecipare di conseguire un successo scolastico.
Vorrei denunciare fortemente e apertamente questo Governo e questa sinistra, che parlano di diritti dei disabili e di tutti i cittadini, perché in realtà i nostri cittadini sono di serie B, sono penalizzati, come sempre, come ad esempio quando si tratta di assegnare le case o di fornire l'assistenza sanitaria e sono sempre messi in coda!
Noi della Lega Nord Padania non possiamo accettare una posizione di questo tipo. Queste sono le ragioni per le quali abbiamo presentato questo emendamento e chiediamo a tutta l'Assemblea - se i deputati della sinistra, tornando ai loro paesi, non vorranno arrossire di fronte ai disabili e alle loro famiglie per non doversi nascondere o sotterrare - di votare a favore di questo emendamento. Sono qui a vedere quel che accadrà.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, siamo all'ultima battuta del primo comma ed ecco un altro colpo di scena nel terzo atto della «commedia Fioroni». Abbiamo infatti scoperto - lo avevo in realtà intuito già la mattina della presentazione del famoso Quaderno bianco della scuola - che il ministro Fioroni, che, come sapete, non è senz'altro un federalista (haPag. 15dichiarato di rispettare la Costituzione - ci mancherebbe, da parte di un Ministro della Repubblica! - ma di non condividere l'organizzazione federalista della Repubblica), ha improvvisamente scoperto il fascino delle regioni. Provate a immaginare per quale ragione.
In altri termini, dal momento che non avrà più i finanziamenti necessari per sostenere la grande barca dell'istruzione, improvvisamente il Ministro ha tirato fuori dal cappello l'aiuto delle regioni. Il piano in questo senso, che ci sarà molto più chiaro con la presentazione della legge finanziaria, comincia qui a prendere corpo: con quest'ultimo periodo del primo comma, infatti, si afferma che, ove non arrivasse lo Stato, arriveranno comunque le regioni, le province ed i comuni. Di conseguenza, cara onorevole De Simone, è a regioni, province e comuni che è affidata, alla fine, la responsabilità di tutto: del tempo pieno, degli insegnanti di sostegno, dell'organizzazione di tempo lungo. Insomma, il ministro Fioroni si trasforma praticamente in Ponzio Pilato: si rende conto che quel che ha scritto nei primi tre periodi non potrà essere sostenuto dal bilancio statale e dalle casse dell'istruzione ed afferma di stare comunque tranquilli perché, dove non arriverà lui, arriverà la Conferenza unificata.
Peccato, però, che ancora una volta questo periodo è stato scritto senza finanziamenti e senza aver avvisato le regioni. Per questa ragione, la coordinatrice degli assessori regionali, onorevole Silvia Costa, validissima ed autorevole esponente del centrosinistra, ha subito chiesto: «Di cosa stiamo parlando? Senza i finanziamenti, come vogliamo attuare il piano triennale?»
Qui si parla dunque... Beato lei che ride, ministro Fioroni!

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. L'ironia è una delle qualità della vita.

VALENTINA APREA. Qui si parla dunque, dicevo, di un piano triennale che viene fatto approvare dal Parlamento, ma che lei solo ha in testa: esso non è stato concordato con le regioni e, soprattutto, non ne è stata prevista la copertura finanziaria. Ha, infatti, ragione il Presidente della Commissione bilancio che va avanti e indietro dal proprio banco a quello del Governo: neanche questo piano triennale è coperto finanziariamente.
E allora, stiamo parlando di buone intenzioni? Ma quando mai le leggi hanno riguardato le buone intenzioni? Si scomoda un Parlamento per le buone intenzioni? Per le buone intenzioni ci sono le chiese!
Abbiamo, dunque, il problema di capire come saranno finanziati i servizi che vengono qui elencati. Fra l'altro, signor Ministro, vi sono competenze molto serie che fanno capo alle regioni e agli enti locali in materia di prosecuzione del tempo a scuola: e le conosce bene l'onorevole Alba Sasso, relatrice del provvedimento, autorevole esponente della Commissione e persona di scuola. Ma non si può richiamare gli enti locali alla responsabilità di coprire quel che, invece, è in capo allo Stato.
È vero che nel Sud mancano le mense e difettano le scuole (e rimando, ancora una volta, al Quaderno bianco sull'istruzione, poiché la situazione dell'edilizia scolastica è purtroppo, come abbiamo verificato anche noi quando eravamo al Governo, il vero buco nero della scuola italiana), ma ciò non può giustificare la scelta compiuta dal Governo e dalla maggioranza di dettare una norma senza copertura finanziaria. Chiedo agli uffici come sia stato possibile predisporre un piano triennale che non ha copertura finanziaria.
Il Ministro prevede la definizione di un piano triennale d'intesa con la Conferenza unificata e noi votiamo. Bravo, signor Ministro, ma dove sono soldi?
Sì può concordare al massimo sul principio che, in base alla legislazione concorrente, anche gli enti locali facciano la loro parte, ma non si può essere d'accordo su una programmazione che non sia coperta finanziariamente.Pag. 16
Chiedo al Ministro, ancora una volta, di intervenire e di rispondere a tutte le questioni che abbiamo sollevato dai banchi dell'opposizione.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, voglio dire in maniera molto pacata che da stamani stiamo assistendo a tutta una serie di appelli - da parte dell'opposizione e di chi sta seguendo il provvedimento - al Ministro, che ringrazio per essere presente sin dalle prime ore di questa mattina (evidentemente si tratta di un provvedimento importante).
Sino ad ora però - e lo dico per il buon andamento dei lavori ed il rapporto che comunque, al di là delle contrapposizioni nel merito, si è creato sul provvedimento in esame - non vedo per quale motivo il Ministro Fioroni - o chi per lui gli siede a fianco - non dica una sola parola e non batta un colpo su questo provvedimento.
Da questa mattina si susseguono appelli, specialmente su questo punto che rappresenta un po' il cuore del provvedimento, ma continuo a vedere il Ministro Fioroni che sorride e cerca di rispondere sottovoce a chi in quel momento gli rivolge la domanda, nient'altro!
Se, come qualcuno ha detto, mettesse da parte il suo interesse per il Partito democratico, potrebbe dare una risposta a chi gliela chiede in quest'aula: è lui il Ministro, è presente ed è tenuto a farlo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!

PRESIDENTE. La Presidenza prende atto del suo sollecito, deputato Leone, ma come lei sa non ha potere in merito. Valuterà il Ministro se e quando intervenire.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor Ministro, noi ci uniamo certamente alla sollecitazione del collega Leone, anche perché il provvedimento in esame - in particolare il piano triennale di intervento previsto dal comma in discussione - modifica fortemente la programmazione dell'offerta formativa così come era precedentemente in vigore.
Abbiamo già detto - e lo ribadiamo con forza - che la proposta del tempo pieno è meno rispettosa dell'autonomia scolastica e della libertà di scelta delle famiglie.
In questo contesto, credo che un suo intervento chiarificatore sull'articolato al nostro esame sarebbe proprio un elemento doveroso dal nostro punto di vista per il Parlamento, per recuperare tutto quel cammino e quel processo che da anni va avanti - vorrei dire in modo bipartisan - sulla scuola (tutti i Governi dell'ultimo decennio si sono, infatti, occupati di riformare la scuola in ordine al tema della sua autonomia e della libertà di scelta delle famiglie).
L'emendamento Goisis 1.72, che sottoscrivo con grande forza e passione, cita un elemento assolutamente necessario per la nostra scuola, ossia il tema dell'integrazione dei disabili e dell'esigenza di prestare sempre una costante attenzione all'inserimento ed all'integrazione degli stessi.
Mi domando allora, nel momento in cui si stabiliscono dei criteri, perché non ribadire la scelta civile di priorità e la proposta premiale per quegli istituti scolastici che pongono grande attenzione all'inserimento?
Lei certamente, signor Ministro, ha visitato le scuole. Noi le abbiamo visitate anche in passato e le viviamo come genitori. Tale attenzione, tale effetto premiale costituirebbe un incentivo forte perché vi sia una sensibilità e una crescita di civiltà rispetto alla opportunità che viene data ai nostri ragazzi meno fortunati, a quelli diversamente abili.
Pertanto, in questo senso, credo che dobbiamo ripristinare un'attenzione, dobbiamo soprattutto guardare alla famiglia dei portatori di handicap, saper ascoltare e interpretare queste esigenze. E dobbiamoPag. 17fare ciò nel momento in cui adottiamo il piano e la programmazione dell'offerta formativa. Per questo la proposta emendativa in esame si pone assolutamente in una linea di sensibilità e di attenzione, che l'attuale Parlamento ha sempre prestato. Non vorrei, quindi, che rinnovando e rimodulando la programmazione dell'offerta formativa facessimo venir meno una maggiore tutela per chi ne ha più diritto.
Per tali ragioni, signor Ministro, la vorremmo ascoltare e certamente noi voteremo a favore dell'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, intervengo esprimendo un giudizio favorevole anche sull'emendamento in esame. In riferimento a quello che ho sostenuto nell'intervento precedente, credo che sia importante precisare e riflettere sul concetto di disabilità, nel senso che molto spesso si concentra l'attenzione su una valutazione dei casi più gravi, mentre nelle scuole siamo in presenza di una estensione, purtroppo, di difficoltà di apprendimento collegate a situazioni familiari e logistiche di vario tipo.
A fronte di tale problema mi pare che il provvedimento in esame, generalizzando e accomunando in un'unica decisione situazioni profondamente diverse, rischi di fatto di provocare danni evidenti soprattutto alle persone, non a coloro che si trovano nelle situazioni più gravi, ma anche a quelli che, non curati e non seguiti attentamente, possono vedere deteriorata la loro situazione scolastica proprio per carenza di attenzione da parte del personale preposto.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole.

FABIO GARAGNANI. Mi pare importante che l'emendamento in esame accentui tale punto, perché ciò è necessario proprio per diversificare e qualificare l'attenzione degli organi preposti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, sull'emendamento in esame, come su quelli successivi, vi è il problema della copertura finanziaria. È già stato detto che si farà riferimento al piano triennale, ma ciò non è possibile. Dal punto di vista formale, se si voleva inserire tale principio, il Governo avrebbe dovuto presentare e proporre al Parlamento una mozione. Non si approva una legge in cui si stabilisce «faremo, vedremo» e poi non vi è uno «straccio» di copertura.
Attualmente, per l'assistenza all'handicap - ma lo stesso discorso vale per l'insegnamento della lingua ai minori stranieri - le istituzioni scolastiche dispongono di un budget limitato, poi chiedono ...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MASSIMO GARAVAGLIA. Mi scusi, signor Presidente: posso parlare a nome del gruppo?

PRESIDENTE. Ha già parlato la deputata Goisis.

MASSIMO GARAVAGLIA. Allora mi avvio a concludere e interverrò in seguito. In buona sostanza, non vi è copertura finanziaria perché già da ora i comuni pagano la differenza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Goisis 1.72, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 18

(Presenti 452
Votanti 451
Astenuti 1
Maggioranza 226
Hanno votato
211
Hanno votato
no 240).

L'emendamento De Simone 1.76 è assorbito dall'approvazione dell'emendamento 1.300 (Nuova formulazione) del Governo.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 1.12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, credo che forse il Ministro Fioroni stia anche andando via dall'aula. Abbiamo dovuto registrare un silenzio assordante, che sicuramente non ci conforta né rispetto al comma che abbiamo approvato precedentemente né rispetto a tutto il provvedimento.
Probabilmente abbiamo messo in difficoltà il Ministro Fioroni, ma siccome egli è abituato a parlare (anche molto) ai giornali e alle televisioni, magari sapremo cosa ne pensa fino in fondo seguendo le sue dichiarazioni.
Adesso si volta pagina perché, come ho avuto modo di denunciare fin dalla discussione generale, ogni comma del provvedimento al nostro esame tratta di una materia differente. Il comma 2, in particolare, riguarda i privatisti. Voglio subito dichiarare che sia Forza Italia, sia il Governo Berlusconi, sia lo stesso Ministro Moratti, hanno combattuto e combatteranno sempre i diplomifici, che costituiscono un fenomeno aberrante, che consente di comprare i titoli di studio nel nostro Paese e che chiuderebbero tutti se solo avessimo la forza di abolire il valore legale del titolo di studio (ma di questo non si parla mai, se non a livello accademico o da parte degli opinionisti sui giornali).
Stiamo dunque parlando dei privatisti, cioè di coloro i quali chiedono di accedere agli esami di idoneità per poter poi sostenere l'esame di Stato. Premesso che siamo contrari ai diplomifici e che abbiamo promosso azioni per ridurre e prevenire tale fenomeno, aggiungo che, nel momento presente, chiediamo la soppressione del comma 2 dell'articolo 1 del provvedimento in esame, perché non crediamo si possa trattare una questione così delicata in un decreto omnibus, né in modo autoritario. Dopo esserci occupati delle classi a tempo pieno della scuola elementare, ora ci dobbiamo occupare di come devono essere presentate le domande degli studenti che chiedono di accedere agli esami di idoneità.
Tale dibattito comporterebbe ben altra attenzione e soprattutto una collocazione diversa, come peraltro è già avvenuto quando abbiamo trattato degli esami di Stato, delle valutazioni, degli apprendimenti, e come avverrà quando discuteremo la verifica dei debiti. Si tratta, insomma, di tutt'altra materia.
Sottolineo che non siamo d'accordo su una scelta molto particolare - dal nostro punto di vista molto grave - che ha compiuto il Ministro affermando che, nel rispetto della parità tra scuole statali e non statali, se ne scelgono soltanto alcune da proteggere, fornendo ad esse finanziamenti e chiedendo di costituire le classi complete. Potete immaginare di quali scuole si stia parlando: quelle che hanno un'utenza privilegiata, perché sono scuole privilegiate scelte dalle famiglie benestanti del Paese. Tutte le altre, come si dice a Napoli, hann'a murì: devono morire, in lingua italiana.
Pertanto, neanche questa può essere una scelta a favore della libera educazione e della libera scuola in un libero Stato. Gli esami devono essere severi e trasparenti sia nella scuola pubblica sia in quella paritaria, ma non si deve affermare che la scuola pubblica garantisce, mentre quella paritaria, se non confessionale, non è la scuola che garantisce.

PRESIDENTE. Deve concludere.

VALENTINA APREA. Francamente, ci sembra eccessivo.

Pag. 19

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare che il gruppo dell'UDC si asterrà nella votazione sull'emendamento in esame, in quanto concordo con la collega Aprea quando parla di decreto-omnibus. Non siamo d'accordo nel metodo, oltre che nel merito, come ho detto anche nella discussione sulle linee generali.
È molto discutibile il metodo di «infilare» in un decreto-legge una notevole quantità di argomenti, completamente diversi tra loro. Il decreto-legge in esame contiene dunque molte materie diverse, tanto importanti, quanto trattate con leggerezza.
Tuttavia, il comma 2 riguarda i privatisti e - se mi posso esprimere con un linguaggio semplice - rappresenta un giro di vite nei loro confronti. È una regola che viene data ai cosiddetti diplomifici e ai privatisti che cercano in tutti i modi dei sotterfugi molto discutibili per poter superare gli esami e proseguire nella carriera scolastica. Quindi, vogliamo dare un segnale che tale argomento ci interessa molto, non vogliamo sopprimere il comma in esame, ma modificarlo. Pertanto, voteremo favorevolmente su tutte le successive proposte emendative al riguardo della collega Aprea. Vogliamo, però, precisare che un segnale di serietà e di impegno sulla questione dei privatisti è necessario, pur ribadendo che il metodo non ci trova d'accordo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare che anche il gruppo di Alleanza Nazionale si asterrà sulla proposta emendativa in esame, in quanto introduce norme più rigorose per l'individuazione della sede d'esame degli studenti privatisti e, pur concordando con le argomentazioni di chi osserva che il presente decreto-legge contiene materie disomogenee tra loro (abbiamo già ripetuto più volte che si tratta di un decreto-legge omnibus), ci sembra importante dare un segnale di serietà. Non possiamo quindi votare a favore, in quanto il gruppo di Alleanza Nazionale ha presentato una specifica proposta emendativa sul punto e la proposta soppressiva non ci vede concordi, proprio perché riteniamo che tale linea di serietà debba rappresentare l'inizio di una piccola grande rivoluzione della scuola, per quanto riguarda il merito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, leggendo il comma in esame, è chiaro che chiunque sia nella scuola dovrebbe esprimere un parere positivo. Da anni assistiamo al fenomeno di diversi privatisti che vengono a sostenere gli esami nelle nostre scuole. Debbo dire chiaramente, per esempio, che diversi calciatori, di cui non faccio il nome, sono venuti nella mia scuola a sostenere l'esame di maturità.

VALENTINA APREA. Di' che è scuola di Stato, la tua...

PAOLA GOISIS. La mia è scuola di Stato, non scuola privata. È chiaro che è necessario andare contro l'aberrante anomalia di tali studenti, che, non avendo voglia o non riuscendo a sostenere gli esami e gli studi, vanno poi nei cosiddetti diplomifici. Questa, purtroppo, è una realtà. Dopodiché, però, vengono a sostenere gli esami nelle scuole statali, nelle quali tante volte purtroppo sappiamo come vanno le cose.
Debbo aggiungere un'osservazione molto importante. In primo luogo, la maggior parte di questi diplomifici non risiede in Padania, ma al Sud. In secondo luogo, vedo un grave pericolo, perché tante volte le cose sembrano chiare e alla luce del sole, ma, esaminandole in modo approfondito, si capisce che c'è dell'altro. A mio avviso, il comma in esame non è diretto a lottare contro i cosiddetti diplomificiPag. 20in genere, bensì soprattutto contro le scuole paritarie cattoliche, operanti in modo particolare nel Nord d'Italia, che hanno svolto in questi anni una funzione importantissima e di civiltà, sostituendo lo Stato inadempiente.
Infatti, la maggior parte della fuga dalle scuole non avviene al nord, ma al sud, perché al nord vi sono le scuole cattoliche, che raccolgono i ragazzi e si prendono cura degli studenti con amore, vera solidarietà e abnegazione; danno loro la possibilità di trovare poi uno sbocco, di conseguire un diploma per poter svolgere, nel loro futuro, attività valide e legittime, e certamente li sottraggono anche alle tentazioni della delinquenza, della droga, e alle altre che derivano dalla frequentazione di ambienti quali le strade e i marciapiedi.
Per tale motivo, noi della Lega Nord consideriamo il comma che l'emendamento in esame intende sopprimere un altro tassello dell'attacco durissimo che, purtroppo, questa sinistra sta conducendo contro la nostra cultura occidentale, la cultura del nord e quella cattolica. Pertanto, non vogliamo che, approvando il comma proposto dal Governo, in realtà si vada contro le scuole cattoliche e, una volta di più, si vada contro il nord e la cultura occidentale. Purtroppo, assistiamo al fatto che si accetta che gli islamici costituiscano le scuole coraniche e che, addirittura, si diffondano nelle nostre scuole i principi dell'islamismo o dell'ateismo, andando a intaccare il fulcro della nostra cultura occidentale che - l'ho già ripetuto tante volte, ma voglio ribadirlo ancora - è fondata su duemila anni di storia e di cultura cristiana (Commenti dei deputati del gruppo Comunisti Italiani). Aggiungo anche che io stessa sono stata educata e formata in una di queste scuole, e che ringrazio quelle suore che hanno saputo darmi una formazione valida...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

PAOLA GOISIS. ... che mi ha consentito di riconoscere i valori che, purtroppo, oggi si stanno allontanando dalla nostra realtà. Stiamo perdendo una generazione intera di giovani, perché purtroppo trent'anni di scuola statale di sinistra, di libri di sinistra, di ideologia di sinistra...

PRESIDENTE. Deve concludere.

PAOLA GOISIS. ...hanno tolto ai giovani quei valori che fino ad oggi erano stati il fondamento della nostra cultura e della nostra civiltà. Quindi, sull'emendamento in esame esprimeremo un voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Campa. Ne ha facoltà.

CESARE CAMPA. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento in esame, che ritengo molto interessante. Vorrei chiedere, inoltre, al Ministro Fioroni e al Governo se non trovano contraddittorio che, da un lato, si tolgano i finanziamenti alla scuola paritaria cattolica, affermando che si deve privilegiare la scuola pubblica e, dall'altro, si destinino migliaia di euro - anzi, milioni di euro - alle scuole coraniche per l'insegnamento della lingua italiana. Non vi è contraddizione?
Voi siete contro la scuola cattolica, che è propria della nostra tradizione, e siete a favore delle scuole coraniche...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

CESARE CAMPA. Allora, delle due l'una: cerchiamo di essere coerenti; se siete per la scuola pubblica come unico punto di riferimento non dovete attribuire finanziamenti alle scuole coraniche! Al contrario, noi siamo favorevoli alle scuole paritarie...

PRESIDENTE. Deve concludere.

CESARE CAMPA. ... che hanno saputo interpretare i sentimenti e la saggezza del nostro popolo.

Pag. 21

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.12, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 450
Votanti 395
Astenuti 55
Maggioranza 198
Hanno votato
156
Hanno votato
no 239).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.55, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 456
Votanti 455
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato
216
Hanno votato
no 239).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.56, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 455
Votanti 454
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato
215
Hanno votato
no 239).

Prendo atto che il deputato Boato ha segnalato che non è riuscito a votare e avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.57, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 446
Maggioranza 224
Hanno votato
213
Hanno votato
no 233).

Prendo atto che i deputati Tenaglia e Grassi hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Di Cagno Abbrescia ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bono 1.65.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, intervengo per spiegare brevemente le ragioni di questo emendamento che il gruppo di Alleanza Nazionale ha presentato, in quanto si tratta di tutelare l'omogeneità, introducendo l'individuazione dei criteri con un decreto del Ministro. Tale decreto assicurerebbe un'omogeneità sul territorio nazionale nella valutazione delle richieste avanzate dai candidati privatisti, garantendo ai candidati stessi un uniforme ed equo trattamento.

Pag. 22

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bono 1.65, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 458
Maggioranza 230
Hanno votato
217
Hanno votato
no 241).

Prendo atto che il deputato Grassi ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.58, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 457
Votanti 456
Astenuti 1
Maggioranza 229
Hanno votato
214
Hanno votato
no 242).

Ricordo che l'emendamento del Governo 1.301 è stato dichiarato inammissibile.
Passiamo all'emendamento Rusconi 1.37.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dalle relatrici.

ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, sono disponibile a ritirare l'emendamento preannunciando però, in alternativa la presentazione di un ordine del giorno che chiarisca quanto già affermato dal Viceministro Bastico, in sede di discussione generale del provvedimento, sugli esami di Stato, quanto al ruolo pubblico di tutti i componenti le commissioni di esame che rilasciano un titolo di studio con valore legale. La disponibilità, quindi, c'è.
Colgo l'occasione per accennare brevemente a quanto ascoltato in alcuni interventi. Vorrei che tutti coloro che si occupano di scuola almeno studiassero il provvedimento. L'onorevole Aprea - che è preparata - dovrebbe fare qualche corso ai suoi colleghi del centrodestra, perché nessuno toglie finanziamenti alle scuole paritarie, anzi questi sono stati stanziati nella stessa misura dell'anno scorso, dopo che erano stati tolti dalla previsione dell'allora Ministro Tremonti sul piano triennale. Nessuno, inoltre, ha parlato di esami di Stato nelle scuole paritarie, bensì in quelle private.
Quindi, dovreste dire che volete difendere gli esami di coloro che comprano i titoli di studio - che vi hanno interpellati - perché in cinque anni con la vostra riforma i privatisti sono passati da 600 a 19 mila.

LUCA VOLONTÈ. Non è vero!

VALENTINA APREA. Non te lo permettiamo!

ANTONIO RUSCONI. Dovreste dire che difendete ciò, e vergognatevi, perché questa è la parola giusta (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Comunisti Italiani e Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo)!

PRESIDENTE. Non posso consentire ulteriori interventi, perché l'emendamento è stato testé ritirato. Gli interventi potranno essere consentiti sul successivo emendamento.

VALENTINA APREA. Signor Presidente... lo faccio mio... apriamo una discussione, andiamo a un confronto, onorevole Rusconi...

Pag. 23

PRESIDENTE. Onorevole Aprea, non le ho ancora dato la parola. Le darò la parola sull'emendamento successivo. Dunque, l'emendamento Rusconi 1.37 è stato ritirato dal presentatore.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 1.13.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, accettiamo il confronto, abbiamo visioni diverse, questo è vero, però mai dovremmo sostenere in quest'aula che qualcuno di noi possa avere a cuore o difendere i diplomifici. I procuratori della Repubblica, infatti, sono stati interessati al riguardo dall'allora Ministro Moratti più d'una volta. Vogliamo parlare del caso Verona, del caso Roma (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale), delle «coperte» che abbiamo sollevato, di tutte le scuole che abbiamo fatto chiudere, delle ispezioni che abbiamo mandato in Campania e delle tante interrogazioni parlamentari che abbiamo presentato? Perché arrivavano atti ispettivi a difendere le scuole (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Lega Nord Padania e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro))!

CESARE CAMPA. Vergognatevi!

VALENTINA APREA. Vogliamo parlare, onorevole Rusconi, dei finanziamenti? Credo che un'onestà intellettuale deve almeno consentire a tutti noi di guardarci negli occhi quando siamo alla Camera dei deputati e di riconoscere che ci battiamo e lavoriamo per una scuola libera, ma che sia libera anche dagli affaristi.
Non vogliamo sostenere, ripeto, chi ha usato il valore legale del titolo di studio per fare business. Caro onorevole Rusconi, noi abbiamo trovato questa situazione: è la Democrazia cristiana, che ha governato per quarant'anni, che ha insistito e ha favorito...

LUCA VOLONTÈ. Calmati, eh?

VALENTINA APREA... anche commissioni d'esame in quelle scuole, in tutti i modi (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo)! Ci battiamo da sempre per la parità, che prevede controlli rigorosi...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia, permettete all'onorevole Aprea di intervenire.

VALENTINA APREA... codici deontologici, ma, sicuramente, non prevede complicità con i «diplomifici». Rimanga agli atti che Forza Italia, quando era al Governo, si è battuta con regolamenti ed atti amministrativi per chiudere i «diplomifici», e si batterà allo stesso modo per la vera ed autentica libertà di educazione, che non deve riguardare soltanto poteri forti, come i poteri ecclesiastici o altri!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, considerato che siamo stati tirati in ballo, a vergognarsi dovrebbe essere qualcun altro: coloro che si mascherano dietro la volontà e le parole e che affermano di voler migliorare questa scuola! Con la vostra ideologia, invece, avete distrutto la scuola per trent'anni e adesso state tentando di dare il colpo finale!
In realtà, non vi interessano i «diplomifici», perché, in un modo o nell'altro, dal Po in giù riuscirete comunque a mantenerli in piedi. Volete eliminare le scuole cattoliche, che sono la base, ripeto, della nostra cultura e della nostra civiltà (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, La Rosa nel Pugno e Comunisti Italiani). È inutile che facciate i versi: mostrate solo quanto siete ignoranti!

PRESIDENTE. Onorevole Goisis, per favore..

Pag. 24

PAOLA GOISIS. La scuola cattolica è quella che difende e ha difeso i nostri valori e la nostra cultura. Voi la volete abbattere...

ANTONELLO FALOMI. Che sta dicendo!

PAOLA GOISIS... per lasciare spazio a tutti gli altri tipi di cultura che avanzano e che porteranno alla distruzione della nostra società. Combatteremo fino alla fine contro questo vostro tentativo. Se parlate così, ignorate la realtà delle scuole cattoliche! O non ci avete mai lavorato, o non ci siete mai entrati (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, La Rosa nel Pugno e Comunisti Italiani)!
Non voglio arrivare a sostenere - ma la tentazione è grande - che non siate in buona fede, perché andare contro le scuole cattoliche e cristiane significa andare contro la nostra civiltà. Già in Europa lo avete dimostrato: non avete neanche inserito (ve ne siete vergognati) le radici cristiane nella Costituzione europea! Cosa volete di più? Ringraziamo Dio che esista la Lega Nord per difenderle (Applausi dei deputati del gruppo La Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, ai colleghi del centrosinistra - e in particolare al collega Rusconi - vorrei ricordare che i giudizi indifferenziati verso tutte le esperienze innovative nella scuola e i «diplomifici» rischiano di non tener conto di realtà particolarmente interessanti in campo educativo. I colleghi hanno già parlato dei «diplomifici», e l'onorevole Aprea ha fatto bene a ribadire l'operato del Governo precedente.
Rimane il fatto che, nel provvedimento in esame, mi sembra che non si tenga conto di alcune novità che stanno emergendo nella scuola italiana, come, ad esempio, le cooperative di genitori autogestite che rilevano scuole private e pongono in essere esperimenti didattici particolarmente significativi ed innovativi. Vogliamo accomunare queste esperienze - che, in molte realtà regionali, sono state valutate positivamente dai dirigenti scolastici regionali - con i «diplomifici»? Non credo che qui vi siano privatisti.

PRESIDENTE. Onorevole Garagnani, concluda.

FABIO GARAGNANI. Concludo, Presidente. Il provvedimento rischia di generalizzare - e bene abbiamo fatto, insieme alla collega Aprea e ad altri, a proporre l'abrogazione della norma - situazioni che meritano un giudizio differenziato, perché nella realtà della scuola italiana vi sono esperienze diverse che meritano un'attenzione che, invece, il Governo non ha.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, l'onorevole Rusconi, con il suo intervento provocatorio, a mio avviso, dimostra di non aver bene inteso il senso dei nostri interventi. Alleanza Nazionale - è inutile dirlo - è contro i «diplomifici», ma è a favore della libertà della scuola. Conseguentemente, ritengo riduttivo e controproducente continuare in una sterile contrapposizione tra scuola pubblica e scuola paritaria.
Ci deve essere una competizione agonistica tra le due scuole per raggiungere l'eccellenza ed è necessario che le famiglie abbiano la libertà di scegliere dove mandare a studiare i loro figli.
Esiste la scuola cattolica, ma esistono anche scuole paritarie non cattoliche, e questo è per il bene del sistema educativo italiano. Quindi, non deve esserci una riduzione a una contrapposizione sterile, ma l'introduzione della libertà di scelta delle famiglie, per far sì che l'educazione alzi il proprio livello nel nostro Paese.

Pag. 25

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, mi dispiace che quando si parla di scuola, di famiglia, di educazione e di tutela della vita, anche in quest'aula si scateni un'ondata ideologica, che potrebbe avere luogo altrove, ma non qui. Non mi pare serio che si approfitti di una discussione civile e seria, che in questo momento stiamo svolgendo su contenuti e su punti di vista tutti legittimi, per fare scorribande ideologiche, che non fanno merito e non producono nulla di buono per l'Assemblea.
Vale la pena ricordare che, in Italia, le scuole paritarie sono meno del 7 per cento e che praticamente abbiamo una scuola monolitica dalle Alpi alla Sicilia, che propone e gestisce tutto, la scuola di Stato, cosa che non esiste in nessuna parte d'Europa. Chi ha paura della scuola paritaria? Sembra che qui questo discorso non si possa fare. Difendo la libertà di scelta educativa delle famiglie e ciò significa che siamo contro i «diplomifici», perché sono contro la scuola, le famiglie e gli alunni, che prima o poi pagheranno lo scotto del buonismo dei «diplomifici» e di questo modo di fare e di produrre scuola.
Collega Aprea, la Democrazia Cristiana ha fatto grandi cose positive. Capisco la foga del discorso, però è stata anche quella che ha avuto il coraggio di riforme che ci hanno portato all'avanguardia in Europa, che sono state fatte in passato da Ministri che avevano il coraggio di proporle e da un Parlamento che aveva il coraggio di approvarle. Ci hanno portato all'avanguardia in Europa, con una scuola che era modello per tutti.
Le scuole cattoliche sono state sufficientemente «massacrate» in Italia, dal momento che - lo ripeto: è una cosa che non esiste in nessuna parte d'Europa - la scuola cattolica e le scuole paritarie in generale sono un lusso, che solo i ricchi si possono permettere. Permettere a tutti di accedere alle scuole che ritengano più giuste dovrebbe essere una battaglia della sinistra.
Quindi, non mi pare che sia questo il momento e il caso di sollevare barricate. Dico «no» ai «diplomifici» e «sì» alle scuole paritarie e ad una regola certa per tutti. Cerchiamo di fare il bene della scuola.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.13, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 460
Votanti 457
Astenuti 3
Maggioranza 229
Hanno votato
217
Hanno votato
no 240).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.59, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 468
Votanti 466
Astenuti 2
Maggioranza 234
Hanno votato
226
Hanno votato
no 240).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamentoPag. 26Poletti 1.66, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 467
Votanti 462
Astenuti 5
Maggioranza 232
Hanno votato
55
Hanno votato
no 407).

Prendo atto che i deputati Zanella, Poletti e Balducci hanno segnalato di aver erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbero voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo agli identici emendamenti Osvaldo Napoli 1.64 e Satta 1.69.

ALBA SASSO, Relatore per la VII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBA SASSO, Relatore per la VII Commissione. Chiedo l'accantonamento degli identici emendamenti in esame, per avere modo di riflettere ulteriormente.

PRESIDENTE. Onorevole Osvaldo Napoli, è d'accordo sulla proposta di accantonamento formulata dal relatore?

OSVALDO NAPOLI. Va bene, signor Presidente, ma non ritiriamo l'emendamento.

PRESIDENTE. Onorevole Satta?

ANTONIO SATTA. Signor Presidente, sono concorde con la richiesta di accantonamento purché si decida immediatamente, senza rinviare alla ripresa pomeridiana della seduta.

PRESIDENTE. La Presidenza dispone, secondo la proposta avanzata dal relatore per la VII Commissione, di accantonare l'esame degli identici emendamenti Osvaldo Napoli 1.64 e Satta 1.69. Tali emendamenti saranno valutati quando il Comitato dei nove sarà in grado di farlo.
Per coerenza, onorevole relatrice, dobbiamo accantonare anche l'emendamento Aprea 1.60.
Se non vi sono obiezioni deve, pertanto, intendersi accantonato anche l'emendamento Aprea 1.60.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Schietroma 1.16.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Schietroma. Ne ha facoltà.

GIAN FRANCO SCHIETROMA. Signor Presidente, il presente è il primo di una serie di emendamenti soppressivi che il nostro capogruppo, l'onorevole Villetti, aveva già presentato in Commissione, con l'intento costruttivo di migliorare il testo del provvedimento in esame.
Si tratta di emendamenti di sicuro fondamento, tant'è che la collega Sasso, relatore per la VII Commissione, su alcuni di essi aveva dato in un primo tempo parere favorevole, poi vi è stato un ripensamento.
Ebbene, noi li abbiamo riproposti in Assemblea e confidiamo che il Governo voglia rivedere il suo giudizio, soprattutto sull'emendamento soppressivo che riguarda il trasferimento di insegnanti per incompatibilità ambientale.
Pertanto, voteremo a favore di tali emendamenti soppressivi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, tanto per ricontestualizzare il nostro dibattito - siccome abbiamo detto che il provvedimento in esame presenta ad ogni comma una materia diversa - avverto che siamo arrivati agli esami di terzaPag. 27media. Avete capito? Adesso dobbiamo entrare in un'altra logica e stiamo parlando di come cambiano gli esami di terza media.
L'intervento precedente del collega la dice lunga su come sia difficile anche per l'Assemblea seguire i lavori.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 12,40)

VALENTINA APREA. Comunque vengo al punto e annuncio che voteremo contro l'emendamento in esame, perché siamo d'accordo sui due commi che riguardano gli esami di terza media, in quanto richiamano, mantenendola in vita, la nostra legge di riforma.
In altre parole, vengono riproposti alcuni aspetti del decreto legislativo n. 59 del 2004, riscritti magari in modo diverso, ma la sostanza è identica, cioè si dà una rilevanza maggiore all'esame di terza media, che diventa il primo esame di Stato nel nostro ordinamento, stante il fatto che, con la riforma Moratti, l'esame di Stato di quinta elementare era stato abrogato.
Pertanto, queste forme di selezione, di ammissione agli esami e la valutazione esterna con la prova nazionale degli Invalsi rendono questo esame anche un momento formale di certificazione delle competenze, di conclusione del primo ciclo.
Quindi, riscontrando una continuità con la filosofia contenuta nei decreti attuativi della riforma Moratti - nella fattispecie del decreto legislativo n. 59 - sosteniamo queste norme, anche se rimane l'amarezza di vedere ancora una volta - osservazione che ripeteremo anche per il comma 5 - il Parlamento impegnato a tornare a legiferare su disposizioni che sono ancora in vigore.
Stiamo tornando a legiferare per la seconda volta su una norma già in vigore e si può capire, perciò, con quanta amarezza possa seguire questo dibattito ed esprimere il voto chi ha a cuore una legislazione chiara, trasparente ed efficace.
Da parte del gruppo di Forza Italia, comunque, non mancherà il voto favorevole al ripristino dell'esame per la conclusione degli studi del primo ciclo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente intervengo per annunciare il voto contrario di Alleanza Nazionale sull'emendamento Schietroma 1.16 volto a sopprimere il comma 4 che reintroduce il giudizio di idoneità all'esame di terza media, che rappresenta un passo avanti verso una giusta selezione che deve esserci in un momento così delicato come quello della conclusione del primo circolo ordinario di scuola che precede l'accesso alla seconda fase. Riteniamo che, come già avvenuto con la riforma Moratti, sia giusto ripristinare l'esame di ammissione alla terza media.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Goisis. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, intervengo per dichiarare che siamo contro la soppressione di questo comma, proprio perché riteniamo che se vogliamo riformare la scuola dobbiamo partire dalla base. È necessario ridare serietà alla scuola media che, dopo quella primaria, rappresenta la scuola di partenza e dobbiamo consentire ai nostri ragazzini delle medie di affrontare gli studi con maggiore serietà e sicurezza, sapendo che dovranno affrontare il loro primo esame.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Schietroma 1.16, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 28

(Presenti 457
Votanti 453
Astenuti 4
Maggioranza 227
Hanno votato
28
Hanno votato
no 425).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.101 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 456
Maggioranza 229
Hanno votato
436
Hanno votato
no 20).

Prendo atto che la deputata Froner ha segnalato che non è riuscita a votare e avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Aprea 1.17, Schietroma 1.18 e Capitanio Santolini 1.50.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, siamo arrivati ad analizzare il servizio nazionale di valutazione e anche per tale aspetto ritengo che dovremmo renderci conto di quello che è avvenuto quest'anno, dato che già uno dei decreti legislativi attuativi della riforma Moratti (legge n. 53, del 28 marzo 2003), il decreto n. 286, del 19 novembre 2004, prevedeva l'Istituzione del servizio nazionale di valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione nonché di riordino dell'omonimo istituto e così via. Cos'è avvenuto successivamente? Il ministro Fioroni, una volta insediatosi nel Dicastero di viale Trastevere, ha, di fatto, sospeso tutto quello che aveva a che fare con la cultura della valutazione, con le rilevazioni degli apprendimenti, con tutto quello che questo decreto legislativo aveva faticosamente messo in moto con grande soddisfazione e seguito nelle scuole che volevano misurarsi con l'autovalutazione e con la valutazione esterna.
Il ministro Fioroni ha sospeso le rilevazioni censuarie di tutti gli alunni, le cosiddette rilevazioni universali, per introdurre rilevazioni campionarie che stanno naturalmente facendo perdere al sistema di valutazione esterno la caratteristica di elemento di sistema dentro il sistema educativo nazionale.
Tuttavia in un secondo momento il Quaderno bianco della scuola ha restituito dignità al decreto legislativo n. 286 del 2004 dell'allora Ministro Moratti e abbiamo scoperto che, guarda caso, anche questa maggioranza intende investire molto nella valutazione. Inoltre, sempre dal Quaderno bianco leggiamo: «La maggioranza dei Paesi economicamente avanzati è dotata di sistemi nazionali di valutazione; fino ad oggi l'Italia ha fatto eccezione; la proposta del Quaderno, desunta dalle lezioni internazionali e nazionali, mira a creare una discontinuità attraverso la realizzazione graduale, ma a tappe predefinite, di un servizio la cui credibilità ed utilità, per le scuole ed insegnanti, per studenti e territori, sia rapidamente percepita». Viceministra Bastico, avreste potuto almeno citare il decreto legislativo n. 286 del 2004. Non si può correre in Parlamento solo quando se ne ha bisogno e non riconoscere le leggi già approvate! Si tratta veramente di una cattiva abitudine! Le leggi approvate dal Governo Berlusconi non hanno dignità legale, ma soprattutto non vengono mai riconosciute dal Governo Prodi. La nostra sorpresa è diventata ancora più grande quando abbiamo letto - naturalmente ve le risparmio - le pagine successive a questa premessa del Quaderno bianco sull'istruzione. Praticamente, il Ministro Fioroni e il Ministro Padoa Schioppa si impegnano, nel giro di cinque anni, a dare attuazione al decreto legislativo n. 286 del 2004 senza citarlo perché affermano: «Già a partire dal 2009, fissati dal Ministero della pubblica istruzione gli obiettivi di apprendimento e consolidatasi in un confrontoPag. 29pubblico la metodologia di misurazione, l'Invalsi dovrebbe realizzare una rilevazione censuaria annuale dei livelli di apprendimento per cinque livelli di scolarità, gli anni II, V, VIII, X e XIII del percorso scolare, e creare disciplinari di base». Insomma, si tratta della proposta Moratti. Mi chiedo perché continuiamo a farci del male, con scontri ideologici.
Avete detto tutto il male possibile della valutazione, del decreto sulla valutazione, dell'Invalsi e delle rilevazioni esterne e poi scopriamo che dal 2009 - dopo aver perso tre anni perché comunque voi vi impegnate da tale anno e rimane questo vuoto - riprenderete ad attuare quel decreto legislativo. Non si cita mai tale provvedimento e naturalmente non si riconosce il merito del Governo precedente di aver istituito per la prima volta nel nostro Paese il servizio nazionale di valutazione, ma poi si realizza esattamente quanto viene prescritto da quel decreto. Noi siamo parzialmente soddisfatti di tale recupero...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

VALENTINA APREA. Concluderò successivamente il mio intervento.

PRESIDENTE. Saluto i docenti e gli studenti dell'Istituto tecnico industriale Guglielmo Marconi di Pontedera, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, mi sembra corretto esprimere le ragioni per cui anche noi abbiamo proposto la soppressione del comma 5 dell'articolo 1 in esame.
Si tratta dell'Invalsi, che, come sanno gli addetti ai lavori, era un ente di ricerca, un ente di diritto pubblico con autonomia amministrativa, contabile e patrimoniale, ed era, come tutti sanno, preposto al compito di alto livello di avviare un sistema di valutazione del sistema scolastico, quindi non poca cosa.
Tale sistema di valutazione era stato invocato da più parti negli anni passati, perché effettivamente si avvertiva la necessità che ci fosse un istituto terzo rispetto alla scuola, che potesse in qualche modo giudicare i percorsi e l'operato delle singole scuole, anche e soprattutto dopo che era stata varata la riforma sull'autonomia delle stesse. Si trattava, quindi, di una richiesta che veniva dal Paese, che era importante e riguardava un istituto già esistente anche nel resto dell'Europa: non era una novità assoluta né una grande scoperta, anzi noi arrivavamo per ultimi.
Nell'ultima legge finanziaria, dove, lo ricordo, è successo di tutto, in tema di scuola (ieri ho elencato tutte le incursioni che nella legge finanziaria sono state operate nel campo della scuola) ci è stato fatto il regalo di ridurre l'Invalsi ad un comitato di indirizzo, vale a dire ad una realtà molto meno significativa e molto meno importante, ridimensionandolo nel suolo ruolo e nei suoi compiti.
Il comma 5 dell'articolo 1 prevede di ridurre da otto a tre i membri di questo comitato; inoltre, si prevede anche che essi siano nominati dal Ministero della pubblica istruzione il quale fissa, con direttiva annuale, gli obiettivi della valutazione esterna condotta dal Servizio nazionale di valutazione. Viene, dunque, previsto un organismo di valutazione ridotto ai minimi termini - solo tre membri - dipendenti in tutto e per tutto dal Ministero, che ne fissa le direttive e le valutazioni annuali. Non mi pare che si tratti di una proposta seria che risponda alle richieste avanzate anni e anni fa dalle famiglie, dalle scuole, dagli addetti ai lavori, dagli insegnanti e da chi aveva a cuore il futuro della scuola. Il tutto avviene mentre i dati OCSE, pubblicati poco giorni fa, ci collocano al ventiquattresimo posto nel settore della scuola.
Abbiamo assistito a dibattiti in tema di scuola alla radio e in televisione. Conseguentemente, questa non può essere la risposta giusta perché, come dicevamo prima sui cosiddetti «diplomifici», c'è bisogno di serietà anche in ordine alla valutazione delle scuole.Pag. 30
Per tutti questi motivi è nata la nostra richiesta di sopprimere il comma 5 dell'articolo 1.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Garagnani. Ne ha facoltà.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per aggiungere a ciò che hanno detto molto bene le colleghe che mi hanno preceduto, la considerazione che la soppressione del comma 5, proposta anche da me, a mio modo di vedere deve fare riferimento ad una rivisitazione completa - cosa che non è prevista in questo comma - della valutazione del ruolo degli insegnanti ed anche a una razionalizzazione della presenza dei medesimi nel mondo della scuola.
Quando si propongono alcuni obiettivi di valutazione esterna, ma mancano gli strumenti per porre in essere l'acquisizione dei dati ottenuti dal gruppo di valutazione, si pone nel nulla quanto viene detto in premessa. Il difetto di questo comma 5, dell'articolo 1, come di tutta la legislazione che stiamo esaminando, è di fissare in astratto alcuni principi anche validi, con l'obiettivo di dimenticarsi...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Garagnani.

FABIO GARAGNANI. ...di annullare quanto stabilito in precedenza, senza fare alcuna comparazione dei risultati ottenuti.

PRESIDENTE. Deve concludere, deputato Garagnani.

FABIO GARAGNANI. In questo modo, si evita di tradurre in pratica i principi enunciati. Tale è il risultato che si ottiene con un comma come quello in esame.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Aprea 1.17, Schietroma 1.18 e Capitanio Santolini 1.50, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 460
Maggioranza 231
Hanno votato
229
Hanno votato
no 231).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Aprea 1.61 e Frassinetti 1.67.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, entrando nel merito della proposta del Governo, noi conosciamo la ragione di questa modifica, quindi della riduzione del numero dei membri del comitato di indirizzo: è a tutti nota perché ci è stata comunicata dal Governo ed ha a che vedere con i costi della politica e degli enti.
Questo è tanto vero che lo stesso Governo aveva proposto in sede di legge finanziaria di sostituire il vecchio comitato esistente - composto da sette membri - con un altro composto da otto membri. Lo stesso Governo, quindi, si autoemenda e lo fa nel rispetto dei costi della politica, fissando a tre il numero delle persone facenti parte di quel comitato.
Ho avuto, però, modo di evidenziare in Commissione, e lo faccio ora anche in Assemblea, al di là di alcune nostre osservazioni che sono state accolte - la relatrice, l'onorevole Sasso, è d'accordo sull'ampliamento della previsione in tema di qualità che devono possedere questi membri del comitato - un'altra questione.
Con il cosiddetto decreto legislativo Moratti n. 286 del 2004 avevamo previsto in seno all'Invalsi anche una rappresentanza del Ministero del lavoro e della previdenza sociale nonché delle regioni.Pag. 31Capite che la cosa non è di poco conto, perché, se esiste davvero questa legislazione concorrente, se le regioni avranno sempre maggiori responsabilità in materia di istruzione, è giusto anche che seguano i percorsi di valutazione di tutti i percorsi di istruzione, inclusi quelli di istruzione e formazione professionale.
Naturalmente è evidente anche la ratio, che sta dietro la proposta di prevedere una presenza del Ministero del lavoro e della previdenza sociale: le politiche pubbliche di istruzione e lavoro sono sempre più integrate e i percorsi scolastici hanno a che fare con titoli di studio e qualifiche professionali. La valutazione degli esiti, quindi, è qualcosa che interessa moltissimo il Ministero del lavoro e della previdenza sociale. Guai se così non fosse! Noi avevamo previsto all'interno di questo consiglio d'amministrazione una rappresentanza del Ministero del lavoro e della previdenza sociale. Ricordo all'Assemblea che oggi l'Isfol, ente di tale Ministero, effettua già questo tipo di valutazione, ma con riferimento all'occupabilità, a qualcosa che ha a che fare con l'ingresso nel mondo del lavoro. Si voleva cioè portare politiche integrate anche dentro un istituto nazionale di valutazione.
Rilancio, pertanto, tale questione. Non so se, visto il limite che il Ministero dell'economia e delle finanze ha posto rispetto al numero massimo di tre membri del comitato, si possa, anche con la presentazione di un ordine del giorno, lasciare una strada aperta a queste forme di collaborazione, a questi raccordi - direi - organici, che l'Invalsi deve mantenere sia con le regioni, sia con il Ministero del lavoro.
L'unica ipotesi che non possiamo perseguire è ricadere nell'autoreferenzialità del sistema scolastico. Abbiamo impiegato quaranta o cinquant'anni ad uscire dall'autoreferenzialità; se adesso configurassimo un istituto nazionale di valutazione solo ad uso e consumo della scuola, dei dirigenti, dei docenti, chiuso al resto del mondo e, soprattutto, alle politiche pubbliche, commetteremmo un errore gravissimo, ma, soprattutto ci chiameremmo fuori dalle dinamiche europee.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, intervengo per spiegare il senso di questo emendamento soppressivo del primo periodo del comma 5.
Si tratta, come si diceva, della riduzione dei componenti del comitato di indirizzo dell'Invalsi da otto a tre. A nostro avviso con questa modifica si renderebbe impossibile la proposta di una terna del comitato, previsto dall'articolo 5, comma 1 del decreto legislativo n. 286 del 2004, tra i quali scegliere poi il presidente.
Conseguentemente, assisteremmo ad una terna già fissata, dal momento che, come già abbiamo detto, i componenti sono previsti da questo primo capoverso in numero di tre. Ma, al di là di questa rilevazione di tipo più tecnico, rimane la preoccupazione dello svuotamento di un organismo di valutazione esterna così importante come l'Invalsi. Già nel dibattito effettuato nello scorso dicembre sull'esame di maturità avevamo posto il problema di come sia importante mantenere il ruolo di questo organo e di non equipararlo ad altri istituti specifici come per esempio l'ISTAT, che hanno un altro tipo di attività da svolgere, quella della rilevazione a campione. L'Invalsi ha un'altra valenza: la sua è una verifica che deve soprattutto attenere alla qualità, entrando nel merito; invece, col provvedimento in esame vediamo che ancora una volta viene ridotta la capacità di incidere di un organo valutazione esterna importante per la scuola, soprattutto in questi tempi in cui da più parti si invoca una maggiore garanzia di merito e di controllo sull'operato della stessa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Garagnani. Ne ha facoltà.

Pag. 32

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, sul problema degli organi di valutazione, credo che dobbiamo approfondire un momento anche la loro effettiva utilità ed incidenza. È stata richiamata prima la necessità della scuola di rapportarsi anche con il mondo esterno. Credo che anche nella valutazione, nei criteri fissati per essa dal Ministero della pubblica istruzione, si pecchi in modo eccessivo di una visione centralista. Occorre valutare significativamente il rendimento scolastico, ma anche dare la possibilità alle varie componenti della scuola di misurarsi con realtà diverse. Si pone quindi il problema di un decentramento a livello regionale e, nello stesso tempo, della possibilità di arricchire le componenti della scuola coi risultati conseguiti. Occorre fare riferimento a valutazioni serie e prevedere interventi sanzionatori volti non tanto a punire...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FABIO GARAGNANI. ...il docente ma a porre in essere dei rimedi a situazioni critiche, che determinano quelle lacune che sono state evidenziate anche in questa sede e che sono purtroppo presenti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, gli identici emendamenti Aprea 1.61 e Frassinetti 1.67, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 459
Maggioranza 230
Hanno votato
216
Hanno votato
no 243).

Prendo atto che il deputato Mellano ha segnalato di non essere riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Goisis 1.20.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Goisis. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, voglio porre in rilevo come con questo primo periodo del comma 5, dell'articolo 1, si sia sostituito il comitato direttivo, che aveva competenze su programmi e bilanci, con un altro comitato di indirizzo composto da otto esperti di nomina ministeriale, selezionati - cosa che noi contestiamo - sempre da un'altra commissione di nomina ministeriale.
Contestiamo questo eccessivo accentramento, questa statalizzazione di tutto ciò che riguarda la scuola: in pratica il Ministero indica gli obiettivi della valutazione, nomina gli otto esperti del comitato di indirizzo, nomina ancora la commissione che a sua volta deve selezionare gli esperti. Noi vogliamo che venga previsto un comitato di tre membri con il presidente e che quest'ultimo sia nominato all'interno della terna, che costituisce il comitato di indirizzo dell'istituto, fra i propri componenti. Noi crediamo nell'autonomia, diversamente da questo Governo e da questa sinistra; crediamo che i nostri dirigenti siano in grado di decidere, di stabilire. D'altra parte abbiamo già rilevato più volte che questa sinistra ha approvato la famosa riforma del Titolo V della Costituzione, però poi ogni volta che si tratta di intervenire su ciò che riguarda la scuola, si va sempre a ricadere nello statalismo, nell'accentramento. Voglio denunciare ciò soprattutto perché, ripeto, vedo anche in questi atteggiamenti un tentativo di indottrinamento.
Indottrinamento che questo Governo non elimina nemmeno, come vedremo poi quando si parlerà delle classi primavera, dagli asili. Questo nostro emendamento serve, dunque, a ridare voce al concetto di autonomia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garagnani. Ne ha facoltà.

Pag. 33

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, ribadendo quanto ho detto prima, credo che l'osservazione della collega Goisis - che condivido - colga un punto fondamentale: un organismo come questo non può prescindere dall'articolata varietà che la scuola e la società italiane presentano oggi.
Concentrare tutto a livello nazionale, dunque, in una sorta di autoreferenzialità, non risolve gli obiettivi di fondo che l'articolo 5 propone, e soprattutto non risolve il problema, che si trascina ormai da troppo tempo, di un'effettiva liberalizzazione del corso degli studi e di quell'effettivo apporto di ricchezza e di esperienze culturali diverse che può venire soltanto da una definizione differente della composizione di questo organismo. Ciò, dunque, si può ottenere non tanto e non solo con un decentramento a livello regionale, ma disarticolando completamente l'impostazione che è stata data dal Governo, che rimane un'impostazione centralista e nazionale, del tutto sconosciuta alle esperienze europee, e troppo autoreferenziale. Questo spiega anche la ragione della nostra opposizione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Goisis 1.20, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 456
Votanti 454
Astenuti 2
Maggioranza 228
Hanno votato
213
Hanno votato
no 241).

Passiamo all'emendamento Aprea 1.77.
Chiedo ai presentatori se accedano alla proposta di riformulazione proposta.

VALENTINA APREA. Sì, signor Presidente, accedo alla proposta di riformulazione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.77 nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 457
Votanti 456
Astenuti 1
Maggioranza 229
Hanno votato
451
Hanno votato
no 5).

Passiamo all'emendamento Aprea 1.78.

MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, alla luce delle argomentazioni esposte dall'onorevole Aprea nel corso dell'illustrazione dell'emendamento precedente, invito i presentatori a ritirare questo emendamento per trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno, che colga l'opportunità della presenza delle regioni e del Ministero del lavoro all'interno di un organismo che non sia il comitato di indirizzo, che, per le ragioni già espresse, manteniamo nella composizione di tre.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Aprea 1.78 testé formulato dal Governo.

Pag. 34

VALENTINA APREA. Sì, signor Presidente, accedo all'invito al ritiro e preannuncio la presentazione di un ordine del giorno di analogo contenuto.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.62, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 462
Maggioranza 232
Hanno votato
218
Hanno votato
no 244).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 1.80.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, il mio emendamento 1.80 prende in considerazione un altro comma che fa riferimento al Servizio nazionale di valutazione. Rispetto al decreto legislativo n. 286 della scorsa legislatura, viene infatti toccata una norma che recita: «il Ministro della pubblica istruzione fissa, con direttiva annuale, gli obiettivi della valutazione esterna condotta dal Servizio nazionale di valutazione in relazione al sistema scolastico e ai livelli di apprendimento degli studenti».
In questo siamo d'accordo, perché il Ministro pro tempore deve sempre indicare quali siano le priorità nazionali per il Servizio nazionale di valutazione. Da quando è sorta la rilevazione esterna stiamo compiendo verifiche negli apprendimenti di italiano, matematica e scienze, ma già sappiamo che presto potremo avere la priorità della valutazione dell'apprendimento, per esempio, della lingua inglese.
Comunque, deve trattarsi di una prerogativa del Ministro, e quindi condividiamo tale previsione (che era presente, del resto, anche nel nostro provvedimento).
Non possiamo condividere e accettare, invece, una delega in bianco al Ministro per quanto riguarda gli anni di corso oggetto di valutazione concernenti il primo e il secondo ciclo. Non si tratta in proposito di una motivazione ideologica - vi prego di credere -, e salutiamo il Ministro Fioroni che è ritornato in aula.

ANTONIO LEONE. Bravo!

VALENTINA APREA. La motivazione è piuttosto di tipo scientifico: le scuole devono conoscere in quali anni la rilevazione esterna avverrà, perché solo in questo modo la valutazione esterna può diventare elemento di sistema virtuoso (in quanto le scuole sono poste in condizione di sapere, come era già previsto con la riforma Moratti). Noi avevamo previsto, infatti, che alla fine di ogni biennio la rilevazione esterna intervenisse come verifica esterna sui livelli attesi di apprendimento degli studenti, valutando quindi la coerenza tra i livelli di apprendimento raggiunti nelle scuole e quelli attesi previsti dalle indicazioni nazionali: solo in questo modo il sistema di valutazione diventa un elemento virtuoso, così come avviene in tutti gli altri Paesi.
Il Ministro Fioroni ha lasciato imprecisato questo punto, prefigurando praticamente una delega in bianco al Ministro pro tempore con riferimento a queste fasi e scansioni, mentre nel famoso Quaderno bianco aveva già svelato - come ho cercato di dire nell'intervento precedente - un piano e la volontà del Governo di intervenire sugli anni secondo, quinto, ottavo, decimo e tredicesimo del percorso scolare, apportando qualche modifica alle scansioni individuate dalla riforma Moratti.
Chiedo al Governo, visto che ha già riflettuto molto e preso una decisione rispetto alle modifiche che intende apportare alle scansioni previste dalla riforma Moratti, se sia possibile farlo in maniera trasparente e più rispettosa dell'AssembleaPag. 35come suggerito dall'emendamento 1.80 da me presentato, introducendo già nel disegno di legge di conversione le nuove scansioni previste dal Governo in modo da garantire quella continuità nelle scuole rispetto al Servizio nazionale di valutazione come elemento di sistema.

MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, abbiamo ascoltato con attenzione le osservazioni avanzate dall'onorevole Aprea che, tra l'altro, fanno riferimento all'elaborazione del Quaderno bianco proprio sulle modalità della valutazione. Pertanto, chiedo all'onorevole Aprea una riformulazione dell'emendamento 1.80 che così rappresento, almeno in termini di proposta: invito a mantenere la scansione indicata, e cioè il secondo, quinto, sesto, ottavo, decimo e tredicesimo anno di riferimento, magari precisandola sullo sviluppo della nostra scuola elementare, media e superiore, e ad inserire quindi un «di norma», al fine di non irrigidire eccessivamente la scansione che in una previsione di legge diventerebbe assolutamente rigida ed insormontabile, facendo anche riferimento ad ulteriori ed eventuali informazioni e rilevazioni che il Ministero volesse affidare all'Invalsi. Propongo, dunque, una riformulazione sulla base di questi principi.

PRESIDENTE. Mi scusi Viceministro Bastico, dovrebbe leggere un testo da cui sia possibile evincere la riformulazione. Prendo atto che il Viceministro Bastico delega alla deputata Aprea la lettura della riformulazione che farà propria.
Prego deputata Aprea.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, accolgo l'indicazione del Governo e suggerisco una riformulazione dell'emendamento, sperando che possa essere di gradimento del Governo: al comma 5, secondo periodo, sostituire le parole da: «determinando» fino alla fine del comma con le seguenti: «per effettuare verifiche periodiche e sistematiche sulle conoscenze e abilità degli studenti, di norma, alla classe seconda e quinta della scuola primaria, alla prima e terza classe della scuola secondaria di primo grado e alla seconda e quinta classe del secondo ciclo, nonché altre rilevazioni necessarie per la valutazione del valore aggiunto realizzato dalle scuole».
Insieme a me lo sottoscrivono l'onorevole ...

PRESIDENTE. La prego di fermarsi, onorevole Aprea. Lei sa bene che non può riformulare l'emendamento. È il Governo che deve riformulare l'emendamento, per cui al momento lo stesso non può essere sottoscritto da alcuno. Lei ha avanzato un suggerimento. Chiedo se il Governo lo fa proprio o lo sottopone all'Assemblea.

MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Il Governo avanza la riformulazione proposta dall'onorevole Aprea.

PRESIDENTE. La deputata Aprea conferma di accogliere la proposta formulata dal Governo?

VALENTINA APREA. Si, signor Presidente, come nei momenti più solenni!

PRESIDENTE. Invito la relatrice per la VII Commissione ad esprimere il parere sulla riformulazione proposta dal Governo.

ALBA SASSO, Relatore per la VII Commissione. Il parere è favorevole, signor Presidente.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 36

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, intervengo solo per sottoscrivere e apporre la mia firma.

PRESIDENTE. Sta bene. Ribadisco tuttavia che è il Governo che avanza la riformulazione dell'emendamento. Quindi, loro possono soltanto aderire alla riformulazione proposta dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.80, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 458
Votanti 455
Astenuti 3
Maggioranza 228
Hanno votato
451
Hanno votato
no 4).

Prendo atto che il deputato Tenaglia ha segnalato di essersi erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Gli emendamenti successivi Aprea 1.19 e Frassinetti 1.68 sono pertanto preclusi.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.79, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 461
Votanti 460
Astenuti 1
Maggioranza 231
Hanno votato
221
Hanno votato
no 239).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Capitanio Santolini 1.51.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, capisco che stiamo discutendo da tanto tempo, ma abbiamo chiesto la soppressione del comma 7 dell'articolo 1 e mi sembra giusto spiegarne le ragioni. Infatti, anche in questo caso si cambia argomento, si esamina un altro tema. La ragione della soppressione è che si chiede, con il comma 7, di istituire le cosiddette classi primavera. Per chi non lo sapesse, esse sono delle classi che vengono unite alla scuola dell'infanzia e che accoglierebbero i bambini dai ventiquattro ai trentasei mesi. Si tratta, in realtà, di asili nido.
Il problema è che non è questa la risposta che ci si aspetta e la strada per andare incontro alle richieste di servizi da parte delle famiglie. È vero che esse chiedono degli asili nido, ma non in tale senso, perché gli asili diventano una specie di scuole comprensive, come avviene alle superiori, che non hanno sempre dato ottimi risultati. Pertanto, inserire nello stesso comprensorio, classe o edificio delle realtà così diverse crea dei problemi, perché anche in questo caso non si spiega né come né in che modo ciò avverrà; anzi, nel decreto-legge in esame si sostiene che si tratta di una sperimentazione. Non credo che bambini di ventiquattro mesi abbiano bisogno di sperimentazioni. Si dice anche che il Ministero porrà in essere dei corsi di abilitazione, di preparazione, a favore degli insegnanti che dovrebbero successivamente lavorare nelle classi primavera.
Ricordo che, nella scorsa legislatura, l'attuale maggioranza (allora opposizione) si oppose in maniera decisa e molto forte, in tutto il Paese, all'anticipo che venne proposto per l'ingresso alla scuola materna ed alla scuola primaria, che scatenò una grande polemica nel Paese.
Orbene, nel provvedimento in esame, si uniscono addirittura bambini con necessità totalmente diverse in classi e scuole che rappresentano, lo ripeto, un esperimentoPag. 37di cui non si sente alcun bisogno, e forse, su questa strada, si nega la possibilità di creare gli asili nido nei condomini o costituiti dalle famiglie o i famosi asili aziendali o quant'altro per rispondere alle esigenze delle famiglie.
Inoltre, siccome i soldi per le classi primavera vengono presi dal fondo delle politiche sociali, mi sembra che si tratti di un'azione assolutamente non condivisibile. Già vi sono problemi con riferimento alle politiche sociali; prendere quei soldi per trasferirli alle classi primavera sperimentali, con insegnanti che, a detta del Ministero, non sono neanche pronti, non mi pare un'operazione condivisibile.
Sarebbe molto meglio andare nella direzione di affidare gli asili nido a chi ritiene di poterli realizzare ed ha le competenze per farlo. Da qui sorge la richiesta della soppressione del comma 7 dell'articolo 1 del provvedimento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, intervengo per fornire un'informazione all'Assemblea: adesso, come diceva la collega Capitanio Santolini, ci stiamo occupando dei bambini di due anni e mezzo, tanto per parlare di omogeneità del decreto-legge in esame e di come risulterà di facile lettura agli italiani, a coloro che ci accusano di lavorare in modo disordinato. Noi siamo sordi e continuiamo ad avvalerci anche di questa possibilità: varare una legge che disciplina tante materie.
Prendo la parola per giustificare la richiesta di soppressione del comma 7 dell'articolo in esame, e me la cavo velocemente facendo riferimento a due motivazioni.
La prima, naturalmente, ha a che fare con il merito della questione. Con la riforma Moratti avevamo introdotto la possibilità di iscrivere i bambini di due anni e mezzo (naturalmente su richiesta delle famiglie) a tutte le scuole dell'infanzia.
Questo sarebbe stato un obiettivo di non facile raggiungimento, avrebbe comportato del tempo, ma soprattutto tutta una serie di trattative in area sindacale e in sede contrattuale; tuttavia, si trattava di un punto fermo.
L'attuale Governo cosa fa? Come primo atto punta all'abrogazione di tale facoltà, conferita alle famiglie, però si inventa le sezioni primavera che altro non sono che un modo, peraltro sperimentale, per portare i bambini di due anni e mezzo nelle scuole dell'infanzia.
Quindi, la sostanza, come vedete ancora una volta, è identica alla riforma Moratti. Però, siccome le cose che abbiamo fatto noi non possono essere giudicate buone e positive, soprattutto da un Governo di centrosinistra, prima si cancellano e poi si ripropongono negli stessi termini.
In questo caso le cose sono state fatte peggio, perché si prevede una modalità precaria, perché i finanziamenti non sono assolutamente certi; questo è il punto di oggi. La richiesta nel Paese è stata altissima, come il Viceministro sa per aver sposato la causa delle sezioni primavera.
Le famiglie italiane chiedono questo servizio alle scuole dell'infanzia. Però, piuttosto che niente, si è andati a mettere delle pezze con sperimentazioni (udite, udite!) che partono dai due anni. Noi almeno avevamo individuato il limite di età dei due anni e mezzo; invece, queste sezioni possono ospitare anche i bambini di due o tre anni che cominciano a frequentare la scuola materna, però con altri finanziamenti e con altro personale.
Comunque siamo contrari alla modalità sperimentale e, soprattutto, al fatto che per far vivere le sezioni primavera si tolgano fondi agli asili nido aziendali: è la solita guerra tra poveri, andiamo a togliere soldi al Ministero della solidarietà sociale, che disponeva di tale somma per favorire le lavoratrici madri nelle aziende, e li spostiamo sul Ministero della pubblica istruzione, per aiutare altre madri che forse dovranno o potranno trovare tale servizio nelle scuole dell'infanzia.Pag. 38
Non si può andare avanti così e, soprattutto, denunciamo che, invece di avere fondi autonomi, si ricorra ai fondi - lo ripeto - degli asili nido aziendali. Si chiude una possibilità per aprirne un'altra. Queste guerre tra poveri, queste incertezze per le lavoratrici madri sono veramente una vergogna: mi chiedo dov'è la sinistra, dov'è finita la sinistra vera, che faceva le battaglie per garantire le lavoratrici madri (Commenti dei deputati del gruppo Ulivo) e per chiedere gli asili nido accessibili, che nel nostro Paese sono ancora costosissimi. Avendo introdotto la possibilità di iscrivere i bambini di due anni e mezzo alla scuola dell'infanzia, avevamo dato risposta anche a tali esigenze.

PRESIDENTE. Deputata Aprea, la prego di concludere.

VALENTINA APREA. Noi siamo davvero riformisti, noi siamo davvero dalla parte delle lavoratrici madri. Con questa norma non so cosa accadrà.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, anche il gruppo di Alleanza Nazionale concorda sulla soppressione del comma 7 dell'articolo 1, perché contiene delle anomalie. In primo luogo, la formulazione del comma è generica, ed essendo i destinatari della norma bambini di età compresa tra i ventiquattro e i trentasei mesi riteniamo del tutto inadeguato tale modo di procedere. Entrando nel merito, siamo contrari alla sperimentazione su classi di bambini così piccoli, perché essa non è determinata e non esistono regole precise tramite le quali si possa comprendere come verranno effettuati questo insegnamento e la gestione delle classi primavera.
Siamo inoltre contrari al fatto che vengano prelevate risorse dal Ministero della solidarietà sociale. Le donne hanno combattuto a lungo per poter istituire gli asili nido aziendali, e crediamo assolutamente sbagliato che il Governo limiti la possibilità di istituzione di nuovi asili nido aziendali per andare a utilizzare risorse per un intervento del tutto generico ed errato nella sua impostazione. Conseguentemente, riteniamo che la soppressione del comma 7 dell'articolo 1 sia essenziale per dare un senso al provvedimento in esame.

ALBA SASSO, Relatore per la VII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBA SASSO, Relatore per la VII Commissione. Signor Presidente, intervengo molto brevemente, innanzitutto per spiegare ai colleghi cosa sono le sezioni primavera: esse accolgono bambini dai ventiquattro ai trentasei mesi, le cui famiglie chiedono l'anticipo nella scuola dell'infanzia. A differenza della cosiddetta legge Moratti, che prevedeva l'anticipo nella scuola dell'infanzia e l'ingresso dei bambini in sezioni dove c'erano bambini più grandi, quindi con una serie di problemi anche di natura educativa, le sezioni primavera mantengono l'omogeneità dei bambini dai ventiquattro ai trentasei mesi e costituiscono una sperimentazione che ha avuto risultati molto positivi nel nostro Paese.
Inoltre, l'emendamento in esame - lo voglio sottolineare - non pone in contraddizione le risorse per gli asili aziendali con le risorse destinate alle sezioni primavera. Si tratta di altro, ovvero di dare attuazione ad un accordo già sancito dalla Conferenza unificata e di utilizzare fondi non spesi e non utilizzati.
Mi riferisco, infatti, al fondo di rotazione - la collega Aprea non può non aver letto il dossier - per il finanziamento dei datori di lavoro che avessero realizzato, nei luoghi di lavoro, servizi di asilo nido e micronidi. Si tratta, dunque, di fondi non utilizzati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Garagnani. Ne ha facoltà.

Pag. 39

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, ad onor del vero non mi risulta che l'esperimento delle cosiddette sezioni primavera sia stato così positivo in tutte le parti d'Italia; vi sono realtà in cui invece si sono avute alcune défaillance. Soprattutto, intendo ribadire ciò che alcuni colleghi hanno già affermato, ma che credo vada precisato ulteriormente: non si può, in un deliberato desiderio di allontanarsi dal precedente operato del Ministro Moratti, che in una materia come quella in esame ha introdotto significative novità che hanno trovato consenso presso le famiglie direttamente interessate, introdurre, a volte surrettiziamente, a volte esplicitamente, modelli sperimentali che rischiano di creare confusione nelle realtà direttamente interessate.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FABIO GARAGNANI. È stato affermato che la vicinanza di bambini che hanno un'età minima ad altri in età da scuola materna crea dei problemi evidenti a tutti....

PRESIDENTE. Deve concludere.

FABIO GARAGNANI. Concludo, signor Presidente. Con il provvedimento in discussione il Governo ha dimostrato di non conoscere nemmeno la realtà di molte parti d'Italia!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Goisis. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, vorrei affrontare l'argomento da un'altra visuale, ossia partendo dal fatto che, ancora una volta, questo Governo e questa sinistra dimostrano di voler erodere il concetto dell'autonomia, invadendo le competenze specifiche delle regioni.
È vero che la richiesta, da parte delle famiglie, degli asili nido con le cosiddette sezioni primavera è molto sentita e forte, e che si vuole rispondere ad una necessità, ma voglio sottolineare che i paesi del Nord hanno sempre risposto a tale necessità. D'altra parte, la risposta degli asili aziendali era molto valida, perché permetteva ai bambini di rimanere vicino alle madri e al loro luogo di lavoro, consentendo, in ogni situazione di difficoltà che richiedesse l'intervento della madre, di fornire una risposta più valida. Infatti, un conto è avere vicino la madre o insegnanti specializzate nell'assistenza ai bambini di due anni, un conto è inserirli nella scuola dell'infanzia che, invece, ha altri insegnanti con altra preparazione, sicuramente non adeguata per bambini che, va detto chiaramente, sono da asilo nido.
Pertanto, intendo ribadire ancora che, purtroppo, si vuole tornare a un accentramento fortissimo e alla statalizzazione, che mi ricorda tanto le caserme di Sparta: almeno a Sparta prelevavano i bambini dalle loro famiglie e li collocavano nelle caserme a sette anni, non a due anni!
Qual è il vero motivo per cui inserire i bambini in tali scuole? È quello di allontanarli dalla presenza delle madri e dal proprio contesto culturale per avviare, fin dall'infanzia così precoce, una fase di indottrinamento. È molto più facile poi governare chi è stato già abituato ad avere una certa forma mentis che parte addirittura da un'infanzia precocissima.

PRESIDENTE. Per favore, vorrei invitare a una minore rumorosità... Prego, deputata Goisis.

PAOLA GOISIS. Per tali motivi, anche la Lega Nord voterà per la soppressione del comma 7 dell'articolo 1, rivendicando l'autonomia regionale, la posizione degli asili aziendali, il diritto a mantenere la nostra cultura e la nostra civiltà e a non farci indottrinare da altri.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 1.51, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 40

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 443
Votanti 442
Astenuti 1
Maggioranza 222
Hanno votato
204
Hanno votato
no 238).

Propongo, per dare ordine ai nostri lavori, di concludere l'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 1, per poi sospendere la seduta fino allo svolgimento del question-time previsto per le ore 15.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.63, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 440
Votanti 437
Astenuti 3
Maggioranza 219
Hanno votato
203
Hanno votato
no 234).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Schietroma 1.24.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, intervengo solo per dichiarare il voto contrario perché, ancora una volta, la maggioranza si esprime in modo ideologico contro le scuole paritarie. Credo, infatti, che questo atteggiamento sia veramente fuori tempo e fuori luogo e, quindi, esprimerò un voto contrario sull'emendamento Schietroma 1.24, in ordine a una nuova materia che riguarda i titoli abilitanti degli insegnanti delle scuole paritarie. Sono consapevole che la discussione di oggi è molto difficile, è un dibattito per specialisti, ormai; comunque, la componente ideologica è molto chiara, quindi ribadisco il voto contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Schietroma 1.24, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 433
Votanti 429
Astenuti 4
Maggioranza 215
Hanno votato
33
Hanno votato
no 396).

Prendo atto che il deputato Mellano ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.

Sull'ordine dei lavori (ore 13,35).

ANTONIO SATTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO SATTA. Signor Presidente, mi appello direttamente a lei perché in data 1o febbraio è stata presentata una proposta di modifica del Regolamento della Camera (Doc. II, n. 5), sottoscritta da 37 parlamentari. Dopo otto mesi mi affido alla sua sensibilità, affinché l'argomento sia discusso presso la Giunta per il Regolamento.

PRESIDENTE. La ringrazio, prendo atto della sua sollecitazione.

MAURO DEL BUE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 41

MAURO DEL BUE. Signor Presidente, considerando anche la sua ben nota sensibilità verso un argomento come questo, le faccio notare che in Birmania è iniziata una feroce repressione nei confronti dei monaci e degli altri dissidenti. Sarebbe opportuno, a mio giudizio, sollecitare il Ministero degli affari esteri a riferire al più presto alla Camera dei deputati tutto ciò che sa rispetto a questo dramma che stanno attraversando il popolo birmano, i monaci e tutti i dissidenti di un paese martoriato dalla repressione e dalla dittatura da oltre 45 anni.

PRESIDENTE. La questione è stata sollevata questa mattina anche dai deputati Giachetti e Della Vedova. È stata segnalata al Governo questa esigenza che mi pare assolutamente condivisibile. Il Governo si è impegnato ad essere presente al Senato domani alle 11, mentre alla Camera potrebbe riferire domani alle 16,30.

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, oggi il quotidiano Il Giornale riporta una notizia, a mio avviso, molto preoccupante: starebbe per saltare la realizzazione della TAV, in quanto il Governo è in ritardo nella presentazione dei progetti all'Unione europea.
Voglio ricordare a lei, signor Presidente, che la Camera si era interessata al problema. Una nostra mozione, rigettata dalla maggioranza, indicava anche i termini per la conclusione dell'iter progettuale. Il Ministro delle infrastrutture - ciò è riportato anche dall'articolo - parla chiaramente di ostruzionismo all'interno della maggioranza di Governo contro questo progetto: starebbe per saltare il Corridoio 5 tra Kiev e Lisbona.
Ritengo che quantomeno il Ministro delle infrastrutture, se non il Presidente del Consiglio dei ministri, dovrebbe venire in aula per rispondere e chiarire: signor Presidente, credo sia interesse suo e dell'Assemblea, perché in quest'aula si era svolta una discussione e il Governo aveva assunto degli impegni. Sembra che siano prevalenti gli impegni di Agnoletto e di tutto il movimento anti-TAV contro la modernizzazione del Paese. Il Ministro Di Pietro parla di un movimento all'interno della maggioranza che va contro la modernizzazione del nostro Paese: mi affido alla sua sensibilità e al suo impegno in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).

PRESIDENTE. Deputato Tassone, la Presidenza si impegna a far pervenire al Governo la sua sollecitazione. Mi permetto solo di ricordarle che, anche in questa materia, lei può presentare strumenti di sindacato ispettivo.

FRANCO STRADELLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCO STRADELLA. Signor Presidente, intervengo per sottolineare il comportamento e gli effetti di una politica che non riesce a parlare chiaramente al Paese e non riesce a fornire alcuna indicazione e alcun segnale di certezza e sicurezza sull'infrastrutturazione del Paese stesso. La denuncia che oggi appare su Il Giornale, se fosse vera, sarebbe veramente drammatica e tragica: tutte le autonomie locali, le aziende e coloro che sono interessati alla modernizzazione e all'utilizzo di questa importante rete si stanno attrezzando, perché ritengono che gli impegni del Governo siano reali e diretti a dotare il Paese di infrastrutture. Se così non fosse, vi sarebbe, oltre che un danno politico e d'immagine del Paese nel mondo, un danno economico gravissimo alle aziende e alle regioni attraversate da questo Corridoio.
Non è possibile che, all'interno della maggioranza, vi siano tendenze così diverse e contrastanti tra loro. Il Presidente del Consiglio deve chiarire, una volta per tutte, se è intenzione del Governo proseguirePag. 42nell'infrastrutturazione del Paese o se, invece, si vuole abbandonare il progetto, lasciando così le aziende libere di decidere eventualmente la loro rilocalizzazione e, quindi, di danneggiare ulteriormente il Paese.
Non possiamo accontentarci delle affermazioni del Ministro delle infrastrutture, che ha addirittura dichiarato ai giornali di non utilizzare i propri sottosegretari, dimostrando quindi di avere un rispetto del Parlamento del tutto simbolico. Chiediamo che il Presidente del Consiglio venga a comunicare quali siano le intenzioni del Governo su questo importante progetto.

PRESIDENTE. Deputato Stradella, la mia risposta al deputato Tassone vale anche nei confronti della sua sollecitazione.

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, intervengo per rinnovare, per l'ennesima volta, sia a lei sia al Governo, la richiesta di una informativa da parte del Ministro dell'interno.
Anche oggi i giornali sono pieni di opinioni del Ministro Amato sui rom, che fanno seguito ad altre di diverso tenore espresse durante l'assemblea sull'immigrazione a Firenze.
Confido nei buoni uffici del Presidente della Camera, dopo mesi di sollecitazioni in questa direzione. La prego di porre la mia richiesta all'attenzione del Governo, perché ritengo che anche in questo caso, per l'ennesima volta, il Ministro dell'interno non abbia dato notizia complessiva sulla politica del Governo in materia di sicurezza, ma continui, attraverso interviste e audizioni su punti specifici della sicurezza, a fornire un quadro della situazione abbastanza «arcobaleno», senza dare all'opinione pubblica né al Parlamento contezza precisa di come il Governo Prodi intenda tutelare la sicurezza nei confronti dei cittadini italiani.

PRESIDENTE. Onorevole Volontè, la Presidenza si farà carico di trasmettere la sua richiesta al Governo.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Ricordo che, alle 16,40 è prevista la deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei Deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione e che a seguire riprenderemo l'esame del disegno di legge di conversione n. 3025-A.

La seduta, sospesa alle 13,45, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'interno, il Ministro della pubblica istruzione, il Ministro della giustizia e il Ministro delle infrastrutture.

(Misure per il rafforzamento della presenza delle forze dell'ordine nelle regioni del nord Italia - n. 3-01245)

PRESIDENTE. L'onorevole Allasia ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni ed altri n. 3-01245, concernente misure per il rafforzamento della presenza delle forze dell'ordine nelle regioni del nord Italia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1), di cui è cofirmatario.

STEFANO ALLASIA. Onorevole Presidente, onorevole Ministro, l'interrogazione discende dai disordini avvenuti il 23 settembre 2007 a danno delle forze dell'ordine, da parte della popolazione extracomunitaria di Porta Palazzo, a Torino.Pag. 43
Non ci vogliamo soffermare solo su tale episodio, perché altri analoghi episodi sono avvenuti nei mesi scorsi a Cremona e a Torino; si tratta sempre di casi di disordini e di attacchi alle forze dell'ordine.
Nonostante questa situazione, il Governo ha operato lo spostamento e la chiusura di varie stazioni di forze dell'ordine: è il caso - riportato dai giornali torinesi - della prossima chiusura della scuola degli allievi dell'Arma dei carabinieri ospitata alla caserma Cernaia, a Torino.
Con l'interrogazione in esame si chiede di sapere dal Governo se non sia il caso di rivedere completamente la politica sulla sicurezza adottata fino ad ora.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Giuliano Amato, ha facoltà di rispondere.

GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, devo subito dire che trovo molto corretta la ricostruzione dell'episodio di Porta Palazzo fatta nell'interrogazione dal collega Allasia e, in generale, del problema della sicurezza.
Nel testo dell'interrogazione si legge che per sedare il tumulto, seguito all'arresto di un immigrato accusato di scippo, sono accorse sul posto sei autoradio dei carabinieri. Secondo il rapporto dell'Arma, le autoradio intervenute erano sette e non sei. Cambia poco, la sostanza è che erano numerose le autoradio presenti. Constatare che, nel breve volgere di pochi minuti, per un incidente come quello di cui si parla nell'interrogazione, accorrano sei o sette autoradio è un fatto che, dal mio punto di vista, esprime una presenza significativa dell'Arma dei carabinieri. Del resto questo non è un caso: nel Patto per Torino sicura, siglato il 22 maggio scorso, era stata decisa l'assegnazione di ottanta carabinieri ai reparti dell'Arma presenti nella città: i reparti interessati sono il nucleo radiomobile, tre compagnie, 16 stazioni e il reparto operativo, per una forza complessiva di 607 unità, rispetto alle quali l'aggiunta determinata dal Patto si aggira intorno al 10 per cento.
La situazione di Torino può non essere ritenuta eccellente - nulla è mai eccellente - ma, francamente, rinvengo situazioni peggiori in Italia, rispetto alle quali dovrò intervenire per adeguare, come giustamente mi viene richiesto, la sicurezza alle esigenze manifestate dalla popolazione.
Per quanto riguarda Cremona - altra città citata nell'interrogazione - devo dire che, sulla base dei rapporti in mio possesso, si trova in una delle condizioni di sicurezza più adeguate dell'intero nord.
Quanto alle scuole - richiamate nella parte finale dell'interrogazione - stiamo adeguando la formazione dei nostri giovani agenti di polizia e carabinieri al potenziale dei posti disponibili. È noto che, in questa fase, ci troviamo un numero di posti per formazione di poliziotti e carabinieri che supera di gran lunga il nostro assorbimento di tali figure. Quindi, dovendo risparmiare - perché è anche giusto risparmiare e non generare sprechi nella spesa pubblica, fatto che, giustamente, l'opposizione ci ricorda - quando disponiamo di posti in eccesso è bene che vengano adeguati alla realtà.

PRESIDENTE. L'onorevole Allasia ha facoltà di replicare.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, signor Ministro, la sua risposta è stata sintetica quanto la mia domanda. Sono ben felice che a rispondere sia stato lei che, essendo torinese, conosce benissimo il territorio oggetto dell'interrogazione.
La sua risposta è stata sintetica perché l'evento è ben conosciuto, sebbene non sia l'unico che abbiamo voluto porre in rilevo ma solo uno dei tantissimi casi di disordini causati da extracomunitari. A nostro avviso, ma anche ad avviso della popolazione di quei territori, vi è la sensazione che la popolazione extracomunitaria, soprattutto quella illegale, grazie alla vostra legge sull'immigrazione, continui a perpetrare disordini ben sapendo che non sarà perseguita legalmente.
Il Governo ha dichiarato che la popolazione carceraria extracomunitaria è in calo, ma ciò è dovuto sia all'indulto chePag. 44voi avete votato qualche mese fa, sia anche ai mancati arresti della scorsa settimana, il 23 settembre, connessi all'episodio di Porta Palazzo. Ci rammarica, con riferimento a quest'ultimo episodio, che tre militari dell'Arma siano rimasti feriti gravemente ed abbiano dovuto ricorrere alle cure mediche, mentre gli aggressori sono ancora latitanti.
Il Governo centrale e l'amministrazione di centrosinistra torinese dovrebbero essere più solerti così come lo sono stati nell'inquisire i cittadini, settantenni e ottantenni, andati a fare le ronde autogestite al toxic park.

PRESIDENTE. Deve concludere.

STEFANO ALLASIA. Tutto ciò rappresenta un chiaro segnale di malgoverno. State governando contro il popolo e perciò vi chiediamo di dimettervi; se lo faceste, fareste sicuramente una cosa gradita a tutta la popolazione italiana.

(Iniziative per garantire il diritto allo studio degli alunni disabili - n. 3-01246)

PRESIDENTE. L'onorevole Pedrizzi ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-01246, concernente iniziative per garantire il diritto allo studio degli alunni disabili (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2), di cui è cofirmatario.

RICCARDO PEDRIZZI. Signor Presidente, sono più fortunato dei miei colleghi di questa mattina che hanno incalzato il Ministro Fioroni per avere risposte sul tema della disabilità, degli insegnanti di sostegno e dell'integrazione. Il Ministro ora è costretto a rispondere, oltretutto davanti alle telecamere.
L'interrogazione di cui sono cofirmatario discende dalle contestazioni che si sono verificate nei confronti del Ministro, a Napoli, il 18 settembre scorso, poste in atto da famiglie che protestavano sia per la diminuzione degli insegnanti di sostegno sia soprattutto per i tagli di risorse effettuati nella scorsa legge finanziaria per questa fascia della popolazione, degna invece di maggiore attenzione.

PRESIDENTE. Deve concludere.

RICCARDO PEDRIZZI. Chiediamo, pertanto, al Ministro Fioroni che cosa intenda fare per evitare che questi ragazzi vedano disconosciuto il loro diritto costituzionale e naturale all'assistenza e all'educazione.

PRESIDENTE. Il Ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, come l'onorevole interrogante rammenterà, in quest'anno abbiamo riattivato e ricostituito l'osservatorio sull'handicap per una forte politica di integrazione con le famiglie, con le associazioni nazionali dei diversamente abili, con le categorie professionali e dei maggiori esperti che nel precedente Governo non avevano potuto espletare la propria attività, volta a mettere a punto un piano fondato sull'appropriatezza.
L'integrazione dei diversamente abili vede l'Italia, unica in Europa, perseguire una politica scolastica di grande civiltà nel garantire l'inserimento nella scuola di ogni ordine e grado del diversamente abile. Tale integrazione deve trovare un'appropriatezza volta a garantire al bambino, al giovane diversamente abile il proprio percorso educativo individualizzato che gli consenta di acquisire quelle competenze, quei saperi che sono in grado di fargli proseguire il percorso di studio.
Per questo non è necessaria solo la presenza dell'insegnante di sostegno che - come tutti noi sappiamo e forse lo rammenta anche l'onorevole interrogante - è a sostegno dell'intera classe e dei docenti curriculari, che nel loro complessivo lavoro debbono apprestare all'alunno disabile tutto ciò che è indispensabile per raggiungere quelle competenze e quei saperi per i quali è stato integrato all'interno dei nostri percorsi d'istruzione.Pag. 45
Questa appropriatezza deve sposare la certificazione ASL insieme ai progetti individualizzati di educazione e di apprendimento, portati avanti dal gruppo di lavoro operativo per l'handicap che, nelle nostre scuole, funziona con grande serietà e attenzione, come le aziende sanitarie locali certificano. Ciò costituisce un altro motivo di grande preoccupazione per le famiglie dei diversamente abili. Purtroppo, il precedente Governo ha cambiato alcuni elementi di certificazione, entrati in vigore a febbraio del 2006, che sono in parte motivo anche delle complicazioni e delle proteste che si sono levate da parte delle famiglie. Proteste diverse sono quelle di Napoli le quali sono portate avanti per lo più dalle associazioni degli insegnanti di sostegno precari.
È stato avviato un protocollo di lavoro da parte dell'osservatorio che sarà presentato proprio domani, all'interno del quale si spiega quali percorsi la scuola farà e come avviare un'intesa sostanziale con le regioni e gli enti locali affinché anche l'assistente materiale e il mediatore culturale sia presente nell'aula. Comunque, quest'anno la media degli insegnanti di sostegno è, a livello nazionale, pari a 1,94, mentre a livello campano, cui faceva riferimento l'onorevole interrogante, è pari a 1,78, e in alcune province oggetto della contestazione - cui l'onorevole interrogante si riferiva - tale rapporto (1,78) è di gran lunga più basso quando la media tendenziale è 1 a 2.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Credo che riusciremo a garantire, dopo il monitoraggio, un rapporto insegnante di sostegno-studente compatibile con le certificazioni e con i bisogni individuali del ragazzo per poter apprendere tutto ciò che desidera e che deve poter vedere realizzato.

PRESIDENTE. L'onorevole Pedrizzi ha facoltà di replicare.

RICCARDO PEDRIZZI. Signor Presidente, sono totalmente insoddisfatto, come sicuramente lo saranno tutte le famiglie che hanno al loro interno un portatore d'handicap. Ricordo innanzitutto al Ministro che durante il Governo Berlusconi l'Italia ha avuto il riconoscimento dall'ONU come primo Paese quanto all'erogazione di servizi sociali e di solidarietà, a seguito anche del libro bianco del Ministro del welfare, Maroni.
Mi sarei aspettato qualche dato dal Ministro, ma il fatto che non ne abbia riferito alcuno conferma che ha le idee confuse, tant'è che da alcune sue interviste noi apprendiamo che il numero degli insegnanti di sostegno è considerato sufficiente, mentre da altre che ne mancano 5 mila o 12 mila. Nemmeno i dati sui ragazzi portatori di handicap sono precisi. Il Ministro ha dichiarato che i portatori di handicap sono 169 mila. Il sito Internet del Ministero della pubblica istruzione porta la cifra di 190 mila, ovverosia il 50 per cento in più di qualche anno fa. È gravissimo, inoltre, che il Ministro non abbia dato indicazioni precise quanto alle risorse. Ministro, occorrono soldi, non occorrono osservatori che facciano indagini e diagnosi! Sono necessarie terapie e soprattutto denari.
Le chiedo se sia a conoscenza del fatto che in molti istituti scolastici si stanno realizzando di nuovo i cosiddetti laboratori H, dove gli insegnanti di sostegno, non essendo in numero sufficiente, raggruppano gli studenti per la programmazione differenziata, ripristinando le vecchie classi differenziali. Stiamo tornando indietro di 20-30 anni con l'attuale Governo.
In pratica le famiglie le rimproverano di non aver difeso nei confronti del suo collega, Padoa Schioppa, le risorse per questo settore.
Ma le famiglie le rimproverano anche di «dare i numeri» in questo settore. Si informi e ci dia dati più precisi nelle prossime occasioni, perché noi continueremo insieme alle famiglie dei portatori di handicap ad incalzarla su questo tema cruciale.

Pag. 46

(Misure per garantire un pieno sostegno didattico agli studenti portatori di handicap - n. 3-01247)

PRESIDENTE. L'onorevole Picano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fabris n. 3-01247, concernente misure per garantire un pieno sostegno didattico agli studenti portatori di handicap (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3), di cui è cofirmatario.

ANGELO PICANO. Signor Presidente, signor Ministro, con l'interrogazione in esame noi del gruppo Popolari-UDEUR intendiamo riproporre alla sua attenzione la situazione di estremo disagio in cui versano numerosissime famiglie di ragazze e ragazzi disabili, che si sono visti progressivamente e inspiegabilmente ridurre le ore di sostegno a scuola, come testimoniato anche dalle contestazioni di cui lei è stato oggetto a Napoli.
Si tratta indubbiamente di un grave problema, che investe un diritto costituzionale importantissimo, vale a dire il diritto all'istruzione, all'educazione e all'apprendimento effettivi della persona portatrice di handicap ricavabile dagli articoli 34 e 38 della Costituzione. Nonostante la piena attuazione legislativa di questo diritto...

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Picano.

ANGELO PICANO. ..la realtà applicativa delle relative norme è del tutto insoddisfacente.
Per tutti questi motivi le chiediamo, signor Ministro, che cosa intenda fare per garantire i diritti previsti dalla Costituzione a tali ragazzi.

PRESIDENTE. Il Ministro per la pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, l'onorevole interrogante sa che sul sito Internet del Ministero della pubblica istruzione sono inseriti tutti i dati numerici relativi ai diversamente abili integrati nel nostro servizio di istruzione, sia nello scorso anno, sia nell'anno in corso. Essendo basati sugli organici di fatto questi saranno definiti all'inizio dell'anno. Per quest'anno parliamo già di 174.455 alunni e oltre 90 mila insegnanti di sostegno. Le 12 mila unità in meno sono frutto non delle mie interviste ma, purtroppo, delle farneticazioni di chi parla senza avere la bontà di conoscere i dati.
Rispetto all'interrogazione presentata dall'onorevole Fabris, che fa riferimento a un caso particolare di una ragazza, l'ufficio scolastico per la Toscana ha riferito di aver sempre assicurato all'allieva i supporti necessari affinché l'integrazione avvenisse in modo corretto e proficuo. Nell'interrogazione parlamentare si sottolinea che l'allieva ha usufruito di ventiquattro ore di sostegno settimanale nella scuola primaria, di tredici ore nel primo anno della scuola secondaria di primo grado e di dodici ore nel secondo e terzo anno. Ciò non deve essere visto come un progressivo disinteressamento dell'amministrazione scolastica nei confronti delle esigenze dell'alunna, ma indica che nell'assegnazione delle risorse di sostegno viene sottolineato e solitamente seguito il criterio, ormai largamente condiviso anche dagli esperti del settore esterni alla scuola, di realizzare il massimo intervento possibile nelle prime fasi dell'integrazione scolastica, per poi ridurre gradualmente gli interventi individuali o individualizzati per consentire il consolidarsi di un'autonomia guidata.
Per l'anno scolastico 2006-2007 il dirigente scolastico, avvalendosi della consulenza del gruppo di lavoro di istituto, ha assegnato all'alunna dieci ore. Complessivamente sono state attivate per favorire l'integrazione scolastica dell'alunna sedici ore settimanali, di cui dieci effettuate dal docente per attività di sostegno, sei dall'operatore socio-educativo assegnato all'amministrazione provinciale in relazione a una frequenza di trenta ore settimanali. Oltre a questi interventi l'alunna ha usufruito di un inserimento in attività diPag. 47laboratorio, che, in quanto organizzata per piccoli gruppi di alunni, è altamente motivante e facilita l'elaborazione di interventi personalizzati.
L'assegnazione delle ore di sostegno è coerente con l'indicazione della diagnosi funzionale, che pone la progressiva acquisizione di autonomia personale dell'alunna tra gli obiettivi prioritari da conseguire in ambito scolastico fatta dai rispettivi specialisti del settore. La riduzione di orario rispetto all'anno scolastico precedente non si è verificata per l'attività del docente di sostegno, ma solo per quella dell'operatore socio-educativo, che invece di otto ore è stato assegnato dall'amministrazione provinciale competente per sei ore settimanali. L'insegnante di sostegno ha prestato la propria attività dedicandosi ai bisogni emergenti del contesto classe, mettendo a disposizione le proprie competenze pedagogico-didattiche e metodologiche anche dei colleghi curricolari, che hanno in carico un'intera classe composta anche per la presenza dell'allieva in parola da sedici alunni.

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Fioroni.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. È stato anche qui seguito il processo della continuità didattica, che è essenziale per gli insegnanti di sostegno.

ITALO BOCCHINO. Bravo Fioroni!

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Per quanto riguarda, infine, il monitoraggio sul fabbisogno...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. ..il direttore scolastico regionale della Toscana è stato sollecitato a compiere una nuova rivisitazione di tutte le diagnosi che sono state effettuate, per considerare se sia necessario aumentare le ore di sostegno degli insegnanti e quanto, invece, dipenda dalle altre figure funzionali.

ITALO BOCCHINO. Ottimo intervento!

PRESIDENTE. L'onorevole Picano ha facoltà di replicare.

ITALO BOCCHINO. Bravo Fioroni!

PRESIDENTE. Per cortesia...

ANGELO PICANO. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per le considerazioni che ha svolto, tuttavia resta un problema di fondo. Una sorta di grido di dolore proviene da tutte le parti d'Italia per l'insufficienza dei fondi necessari a far fronte al dettato costituzionale, ma anche a quello che varie leggi (che si sono succedute nel tempo) hanno, in qualche modo, previsto: un'assistenza adeguata ai portatori di handicap.
Per tale motivo, la raccomandazione che vorrei rivolgere al Ministro, in vista della legge finanziaria, è considerare se sia possibile arrivare ad una tassa direttamente devoluta a questo tipo di assistenza. In questo modo, infatti, faremmo non solo sentire la solidarietà del Paese rispetto ai nostri ragazzi, ma apriremmo anche nella nostra nazione una prospettiva di maggiore solidarietà, più che mai necessaria, per favorire la questione sociale.

(Orientamenti del Ministro della giustizia in tema di class action - n. 3-01248)

PRESIDENTE. L'onorevole Pedica ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01248, concernente orientamenti del Ministro della giustizia in tema di class action (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).

STEFANO PEDICA. Signor Presidente, signor Ministro, negli Stati Uniti l'istituto giudiziario della class action (cosiddetta azione collettiva risarcitoria) soccorre anche e soprattutto determinati insiemi diPag. 48cittadini che nel nostro Paese, al momento, possono ben poco contro ingiustizie e crimini cagionati ad una pluralità di soggetti.
È di pochi mesi fa la sentenza - che ha fatto scalpore anche qui in Italia - in base a cui l'arcidiocesi di Los Angeles si è vista costretta a riconoscere ben 660 milioni di dollari di risarcimento a 508 vittime di pedofilia, che hanno subìto abusi ad opera di ministri della Chiesa cattolica statunitense.
Dove esiste la class action, le vittime non abbienti possono reagire in gruppo ottenendo quasi sempre i risarcimenti e cospicue compensazioni economiche per i danni subiti dal medesimo criminale. La class action è, infatti, gratuita...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

STEFANO PEDICA. ... essendo le spese processuali totalmente a carico degli avvocati che tutelano gli interessi del gruppo di vittime - la classe - ed, inoltre, è rapida ed efficace.
In relazione a quanto riportato nelle premesse, chiedo quali modifiche intenda introdurre il Ministro al disegno di legge n. 1495, in tema di class action, che nell'attuale formulazione appare del tutto inadeguato allo scopo, per onorare l'impegno assunto dal Governo...

PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere.

STEFANO PEDICA. ...nei confronti di tutte le persone che nel nostro Paese sono vittime di abusi.

PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, la risposta che oggi mi viene sollecitata dall'interrogante mi permette con soddisfazione di illustrare l'articolata attività svolta dal Governo su un tema particolarmente complesso, qual è quello dell'introduzione, anche nel nostro Paese, dell'istituto giudiziario - di matrice statunitense, come è stato ricordato - dell'azione collettiva risarcitoria.
Sul tema specifico sono stati proposti quattro progetti di legge di iniziativa parlamentare e un disegno di legge di iniziativa governativa, che è stato presentato dal Ministro dello sviluppo economico di concerto con il mio Ministero e con quello dell'economia e delle finanze. Tutti i cinque progetti mirano ad introdurre nell'ordinamento nazionale l'istituto processuale della cosiddetta class action, ovvero un'azione collettiva di tipo risarcitorio attivabile dalle associazioni rappresentative dei consumatori e degli utenti nei confronti dell'impresa e dei cui effetti possono giovarsi tutti gli appartenenti alla medesima categoria di soggetti.
Attualmente il disegno di legge d'iniziativa del Governo - da inquadrarsi all'interno delle iniziative deflattive della giustizia civile - è all'esame presso la II Commissione (giustizia) alla Camera dei deputati.
Con il provvedimento del Governo è prevista l'istituzione dell'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori. Di regola vi sarà una sola azione giudiziaria, quella collettiva, che potrà essere intrapresa dall'associazione dei consumatori. Solo in via eventuale vi sarà un secondo giudizio che sarà azionato dal singolo consumatore, nell'ipotesi in cui le parti non trovino un accordo sul quantum da risarcire nella fase conciliativa del procedimento.
La legittimazione all'azione è attribuita a tutte le associazioni dei consumatori e degli utenti e riconosciuta dal Ministero dello sviluppo economico, secondo le procedure definite dal Codice del consumo, nonché alle associazioni dei professionisti e alle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura.
Inoltre, nel caso in cui le risultanze processuali lo rendano possibile, è previsto che la sentenza possa contenere, oltre la condanna del danneggiante, anche la definizione di criteri di liquidazione deiPag. 49risarcimenti spettanti ai singoli consumatori o utenti, o dell'importo minimo da liquidare.
Sottolineo, altresì, che si prevede di integrare le previsioni relative all'azione collettiva a tutela dei consumatori, già considerata agli articoli 139 e 140 del codice del consumo, con l'inserimento dell'articolo 140-bis, che disciplina l'azione volta ad ottenere una pronuncia di accertamento della lesione della posizione giuridica di appartenenti ad una determinata categoria con eventuale condanna al risarcimento del danno e alla restituzione di somme dovute ai singoli consumatori o utenti interessati.
A tutto ciò, devo aggiungere che dal disegno di legge non solo non derivano nuovi oneri o minori entrate a carico della finanza pubblica, ma si possono determinare possibili effetti deflattivi sul contenzioso civile.

PRESIDENTE. L'onorevole Pedica ha facoltà di replicare.

STEFANO PEDICA. Signor Presidente, sono parzialmente soddisfatto. Ringrazio l'impegno del Ministro Mastella, tuttavia la realtà è che non si vuole far percepire fino in fondo ai cittadini italiani lo stato della situazione.
La stragrande maggioranza dei cittadini italiani non si può permettere di accedere alla giustizia e, proprio per questo, molti gravi scandali degli ultimi sessant'anni sono rimasti impuniti, così che i veri criminali sono a piede libero e si possono permettere il lusso di reiterare le proprie azioni criminose. Gli autori della carneficina del Vajont, avvenuta oltre quarant'anni fa, sono rimasti sostanzialmente impuniti e hanno potuto perseverare nel loro comportamento criminoso per decenni. E mi riferisco anche al porto di Marghera, a Mantova, ai tumori, alle morti bianche e alle migliaia di famiglie distrutte.
Signor Ministro, chi si ricorda del Vajont? Nessuno! Forse se lo ricordano gli unici sopravvissuti di quella orrenda strage (meno di venti persone oramai) poiché i morti non protestano, quei sopravvissuti, non dimenticati, senza diritti e senza risarcimenti diretti.
L'unico modo per rendere giustizia alle vittime di sessant'anni di stragi, avvelenamenti e truffe consiste proprio nel varare una legge finalmente efficace, utile e accessibile.
Inoltre, il disegno di legge di iniziativa governativa non garantisce concretamente alcun risarcimento dato che, dopo una prima fase processuale - come lei ha detto bene - che può condurre eventualmente ad una sentenza di mero accertamento sulla responsabilità civile del convenuto, lascia al singolo cittadino l'onere di sostenere a proprie spese - lo ripeto: a proprie spese - un processo individuale al fine di ottenere un risarcimento effettivo. Non risolve, perciò, la questione dell'uniformità delle sentenze né, dunque, il problema dell'affollamento delle corti di giustizia, anzi lo aggrava. Non prevede il danno punitivo...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

STEFANO PEDICA. ...che è la vera e propria anima dell'istituto legale class action.
Ebbene, signor Ministro, come maggioranza abbiamo il dovere di onorare l'impegno assunto dal Governo nei confronti di tutte le persone che, nel nostro Paese, sono vittime di abusi, reati ed illeciti, non solo patrimoniali...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

STEFANO PEDICA. ...contrattuali od extracontrattuali. Pertanto le dico solo che, tra le associazioni indicate dal Governo, restano escluse quelle del «Comitato 8 ottobre. Per non dimenticare» dell'incidente di Linate, l'associazione «Disastro aereo Capo Gallo»...

PRESIDENTE. Onorevole, deve interrompere.

STEFANO PEDICA. ...il «Comitato per i sopravvissuti del Vajont». Ci sono tantePag. 50cose di cui bisognerebbe discutere; aiutateci e aiutate i cittadini a far capire questo disegno di legge che non è tanto vicino ai cittadini.

(Motivi alla base del trasferimento del pubblico ministero Luigi De Magistris ed eventuale sua revoca - n. 3-01249)

PRESIDENTE. L'onorevole Mancini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01249, concernente motivi alla base del trasferimento del pubblico ministero Luigi De Magistris ed eventuale sua revoca (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5).

GIACOMO MANCINI. Signor Ministro, la sua iniziativa di richiedere al CSM il trasferimento immediato da Catanzaro del pubblico ministero Luigi de Magistris ha suscitato impressione nell'opinione pubblica del Paese. In Calabria è sorta, in maniera spontanea, un'imponente mobilitazione di donne e uomini increduli per il fatto che, in una terra funestata dalla criminalità organizzata e stuprata dall'affarismo più famelico, lo Stato, che tante volte ha promesso attenzione concreta, decida di far sentire la sua presenza solo in questo modo.
Per giunta, la relazione degli ispettori ministeriali, sulla quale lei ha fondato la richiesta di trasferimento, imputa a De Magistris di aver rilasciato interviste ai mass media e di avere rapporti privilegiati con tre giornalisti che - e lo evidenzio con grande preoccupazione - sono stati vittime...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIACOMO MANCINI. ...di perquisizioni che molto assomigliano a intimidazioni preventive.
Nessun magistrato è stato mai trasferito solo per questo.
In questa vicenda, signor Ministro, l'impressione è che non sia in gioco solo...

PRESIDENTE. Onorevole, la invito a concludere.

GIACOMO MANCINI. ...la permanenza di un pubblico ministero né l'impunità di un comitato di affari, ma è a rischio la credibilità delle istituzioni democratiche.

PRESIDENTE. Onorevole, ha facoltà di intervenire dopo.

GIACOMO MANCINI. Per questo motivo, le chiedo di chiarire le motivazioni della sua iniziativa.

PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, premetto che nella presente risposta farò riferimento soltanto alla posizione del dottor De Magistris. Fornirò, invece, le informazioni concernenti il dottor Lombardi nella risposta che darò di qui a poco all'interrogazione presentata, tra gli altri, dall'onorevole Leoni.
Riguardo al dottor De Magistris, sono state riscontrate gravi irregolarità nella gestione di alcuni procedimenti penali a lui assegnati. In particolare, tali irregolarità hanno avuto effetti negativi sul procedimento denominato «Toghe lucane» coassegnato al predetto magistrato.
Si sono rilevate, in primo luogo, gravi anomalie nel decreto di perquisizione del 5 giugno 2007 nei confronti del dottor Tufano, procuratore generale presso la Corte d'appello di Potenza e in un altro eseguito il 7 giugno 2007 ed annullato dal tribunale del riesame il 3 luglio 2007.
In particolare, è emersa la non pertinenza della motivazione del suddetto decreto, laddove vengono richiamati i procedimenti penali sforniti di attinenza e i reati ipotizzati, con conseguente illegittima diffusione dei relativi atti di indagine e violazione del diritto alla riservatezza di persone completamente estranee ai fatti e,Pag. 51tuttavia, impropriamente citate per circostanze del tutto indifferenti ai fini della motivazione dell'atto.
È, altresì, emersa la violazione del dovere di preventiva informazione nei confronti del procuratore della Repubblica, capo dell'ufficio e codelegato alla trattazione del procedimento.
Nell'ambito di altri procedimenti penali sono state, inoltre, rilevate l'omissione della richiesta di convalida di un provvedimento di fermo nei confronti di più indagati nonché l'adozione di un decreto di perquisizione anch'esso in violazione del dovere di informazione verso il capo dell'ufficio.
Sono state poi rilevate analoghe anomalie nella gestione di altro delicato procedimento penale a lui coassegnato, denominato «Poseidone», ove il magistrato ha omesso di iscrivere nel registro degli indagati i nominativi di un generale della Guardia di finanza e di un parlamentare, nonostante il compimento di atti di indagine nei loro confronti, e non ha informato gli altri magistrati coassegnatari in merito alle iniziative assunte.
Egli, inoltre, benché non più legittimato a procedere poiché era intervenuta la revoca della codelega, compì un ulteriore ed importante atto del procedimento, disponendo la trasmissione degli atti, ai sensi dell'articolo 11 del codice di procedura penale, alla procura della Repubblica presso il tribunale di Salerno, sottraendone così la disponibilità ai magistrati coassegnatari.
Le reiterate violazioni del dovere di preventiva informazione verso il capo dell'ufficio evidenziavano, d'altro canto, una situazione di obiettiva e grave incompatibilità nei rapporti tra procuratore e sostituto. È emerso, ancora, un rapporto gravemente scorretto con gli organi di stampa con riferimento a fatti oggetto di indagini in corso.
Il concreto comportamento del dottor De Magistris, così come emerso dalle risultanze ispettive, mi ha indotto, quindi, in sintonia con quanto prospettato dagli uffici tecnici del Ministero (si tratta di magistrati) a ritenere sussistenti i presupposti per attivare la procedura di incompatibilità ambientale e funzionale.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Mi scusi, Presidente. In particolare, le ragioni dell'urgenza sono connesse alla reiterazione e gravità delle violazioni rilevate nella gestione di delicati procedimenti penali e conseguentemente alla necessità di provvedere tempestivamente a porre rimedio a tale situazione.
Per tali motivi, ho ritenuto che il predetto magistrato non possa continuare a esercitare le funzioni giudiziarie e inquirenti presso la sede di Catanzaro con il dovuto prestigio e la necessaria trasparenza.
Ricordo, del resto, che l'intero sistema disciplinare e paradisciplinare è stato oggetto di profonda riforma a seguito dell'entrata in vigore del recente decreto legislativo. Tale nuovo sistema...

PRESIDENTE. Signor Ministro, deve concludere.

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Mi scusi ancora, Presidente. Il Ministro della giustizia ha la responsabilità dell'iniziativa cautelare, volta al trasferimento d'ufficio del magistrato, in casi di procedimento disciplinare, mentre al CSM è oggi sottratta la possibilità di trasferimento d'ufficio per incompatibilità ambientale già previsto dall'articolo 2 della legge sulle guarentigie.
Il ruolo del sistema sarebbe stato destinato...

PRESIDENTE. Signor Ministro, il regolamento le assegna davvero tre minuti: lei è molto oltre. L'onorevole Mancini ha facoltà di replicare.

GIACOMO MANCINI. Signor Ministro, purtroppo la sua risposta ha aggiunto pochi elementi di novità rispetto a quello che in questi giorni è stato già detto,Pag. 52scritto e pubblicato, e per questo motivo non ha chiarito una vicenda grave che, invece, merita chiarezza.
In pochi ascoltandola avranno colto, dalle sue parole, perché il trasferimento del pubblico ministero Luigi De Magistris è diventato per lei una priorità così assoluta, incalzante, imperiosa e impellente alla quale porre rimedio con urgenza.
In Calabria, infatti, l'amministrazione della giustizia deperisce in maniera deprimente e preoccupante.
Mancano i dirigenti apicali nelle più importanti procure, non pochi magistrati sono sotto processo per reati gravissimi e altri proteggono o sono conniventi rispetto alle trame affaristiche con le quali vengono depredati ingenti finanziamenti che provengono dall'Unione europea. Un sottosegretario del suo Ministero ha recentemente definito la magistratura calabrese «un maleodorante verminaio».
Su tali vicende che sono allarmanti e che lei, signor Ministro, non può non conoscere, il suo Dicastero ed i suoi ispettori hanno scelto di non fare alcunché. Anche lei, signor Ministro, ha preferito voltare lo sguardo dall'altra parte, mentre è intervenuto con inusuale solerzia per chiedere il trasferimento di un giovane e coraggioso magistrato che è al lavoro per sollevare i coperchi di quelle pentole borbottanti in cui si incrociano interessi di istituzioni, amministratori, imprenditoria e finanza e che insieme si saldano con quelli della criminalità organizzata.
Per protestare contro questa drammatica realtà in questi giorni in Calabria sta montando una mobilitazione spontanea che mai prima si era conosciuta nella mia terra. I cittadini hanno la percezione che, operando tali devastanti scelte, si fornisca un terribile colpo al già debole tessuto democratico. Per tali motivi desta ancora maggiore preoccupazione il comportamento di molti partiti: il centrodestra l'applaude, il PD si distingue per un silenzio assordante.

PRESIDENTE. Onorevole Mancini, concluda.

GIACOMO MANCINI. È evidente che in molti manca la consapevolezza che, continuando così, si uccide la speranza di tanti calabresi di vivere in una terra libera dall'illegalità e dall'immoralità.
Signor Presidente - e concludo - il Parlamento deve intervenire per tempo per impedire che una regione intera del Paese venga sottratta alla sovranità dello Stato per essere condannata a rimanere...

PRESIDENTE. Grazie...

GIACOMO MANCINI.... protettorato delle forze dell'illegalità.

(Elementi alla base della richiesta di trasferimento di due magistrati della procura di Catanzaro - n. 3-01250).

PRESIDENTE. L'onorevole Leoni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01250, concernente elementi alla base della richiesta di trasferimento di due magistrati della procura di Catanzaro (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6).

CARLO LEONI. Signor Presidente, anche la mia interrogazione riguarda il caso Calabria. È un fatto, signor Ministro, che la decisione di proporre al CSM il trasferimento cautelare dei due magistrati sta suscitando in Calabria - e non solo in Calabria - preoccupazioni ed anche iniziative di protesta.
Si teme che dietro tale decisione vi sia, non già l'interesse per il buon funzionamento degli uffici giudiziari, ma la volontà di colpire un magistrato considerato «scomodo» perché «scomode» sarebbero le sue inchieste sull'intreccio tra affari, politica e settori della criminalità organizzata.
Attendo la sua risposta anche a questa mia interrogazione e mi auguro davvero che sia in grado di fugare quelle preoccupazioni e quei timori. Ciò anche perché, tra le ragioni fondanti della costituzione del Governo Prodi, c'è quella del pieno ripristino dei principi costituzionali diPag. 53eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e di rispetto dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura, dopo anni nei quali tali principi sono stati piegati ad interessi di parte.

PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, onorevole Leoni, vorrei dire in premessa che, se non fossi esecutore del dettato costituzionale, credo sarei in galera o da qualche altra parte. Mi pongo legittimamente in questa condizione come del resto anche lei. Quindi, ciò vale non tanto come programma dell'Unione, ma come programma di riferimento alla «Bibbia» che per me è la Costituzione.
Quanto alle vicende, al di là del pregiudizio (perché ognuno può portare l'attenzione sui fatti con giudizio, ascoltando le motivazioni, recependole, interpretandole, dando il giusto significato ai fatti), mi sono mosso senza alcuna interferenza.
Vorrei sottolineare, peraltro, a quanti avevano ritenuto che ci fosse stato un intervento rispetto al «Why not?», che le vicende riguardano attività ispettive precedenti a tale episodio, proprio per evitare problemi di una qualche natura o magari anche che fossi colpevolizzato da lei, onorevole Leoni.
Ho adottato questo mio atto - come ho già ricordato - a seguito di interventi durati mesi e non solo alcuni giorni. Non c'è stata una tempestività ad orologio; assolutamente no! E se non lo avessi fatto sarei venuto meno ad un dovere, per quanto mi riguarda.
Peraltro, mi trovo nella condizione in cui si trovano tantissimi pubblici ministeri rispetto al giudizio della collegialità dei magistrati e, come tali, dei giudici per i quali definiscono e acquisiscono atti che sono dovuti; poi, sarà il Consiglio Superiore della Magistratura nella sua autonomia a decidere. Non ho fatto nulla di più e non vedo cosa abbia fatto di male o quale elemento di irreparabilità vi sia nel mio intervento.
È un intervento che rientra nei miei poteri; vorrei peraltro ricordare a tutti che tali poteri sono cambiati a seguito di questa nuova disciplina, di questi nuovi atti ordinativi con riferimento ai quali il Ministro della giustizia ha la possibilità, anzi il dovere di intervenire a seguito di riscontri operati con ricognizioni che appalesano alcune irregolarità. Nel caso di irregolarità poi, come capita a tanti che in Italia sono stati giudicati negli anni passati e successivamente con lungaggini enormi, vi può essere il «riparo», laddove il CSM, in questo caso giudice terzo, dovesse assumere circostanze a favore di chi, nell'attività di ricognizione, si è visto imputare fatti che sono sgradevoli per quanto riguarda i comportamenti o viceversa nel caso confermi invece il giudizio.
Per quanto mi riguarda, laddove fosse l'uno o l'altro caso, poiché non si tratta di una vicenda di natura particolare, non ho alcun elemento per essere partigiano. Mi sono attenuto a questo tipo di criterio. Credo che le vicende della procura di Catanzaro - ho avuto modo di ricordarlo - siano difficili e drammatiche. Che qualcuno possa ascrivere a me i drammi della Calabria, francamente, mi pare un po' tardivo sul piano storico (Commenti del deputato Volontè) - grazie onorevole Volontè - ed eccessivo sul piano della dinamica dei comportamenti.
Peraltro, in terra di Calabria vi sono tante persone perbene e vi sono anche quelle che non lo sono. Non vorrei che qualcuno ritenesse, mi riferisco anche all'onorevole Leoni, di ascrivere a me quelle non perbene e a lui quelle perbene.

PRESIDENTE. L'onorevole Leoni ha facoltà di replicare.

CARLO LEONI. Signor Ministro, fatico a comprendere le ragioni di tanta veemenza nella risposta. Mi sarò espresso male o più probabilmente lei non ha inteso le parole che ho pronunciato, ma nella mia interrogazione non c'era assolutamente né l'intenzione di colpevolizzare lei né quella di dire che lei si è mosso fuori dai principi costituzionali, tutt'altro!Pag. 54
L'atto che lei ha compiuto è perfettamente conforme alle leggi vigenti e ai principi costituzionali. Questo non l'ho messo in discussione!
La mia interrogazione era volta a consentire al Ministro della giustizia di chiarire ulteriormente - perché penso che l'opinione pubblica ne abbia bisogno - le ragioni dell'atto che è stato compiuto e si fonda sul fatto che - non possiamo non tenerne conto, perché siamo in una sede politica - questo intervento avviene in un determinato contesto, che figuriamoci se è ascrivibile a lei, in tutto o in parte!
Quello della regione Calabria è un contesto che ha fatto molto notizia questa estate per la strage di Duisburg: vi agiscono cosche mafiose tra le più pericolose d'Italia (e non solo d'Italia) e le sedi giudiziarie versano in quelle difficoltà oggettive e soggettive che sono note a tutti. Inoltre, vi sono magistrati ed esponenti delle forze dell'ordine sotto minaccia delle cosche.
Questi sono i dati di un contesto preoccupante (lungi da me l'idea di ascriverlo in tutto o in parte alla sua responsabilità), del quale non possiamo tutti, Governo e Parlamento, non tenere conto, perché abbiamo il dovere, insieme, di dare una risposta convincente a cittadini che sono preoccupati ed a cittadini che intendono vedere riconosciuta pienamente la legalità nella propria regione, anche per vedere riconosciuta pienamente la dignità del loro essere cittadini italiani.

(Iniziative per inserire la città dell'Aquila nell'elenco delle direzioni generali regionali del Ministero della giustizia - n. 3-01251)

PRESIDENTE. L'onorevole Catone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01251, concernente iniziative per inserire la città dell'Aquila nell'elenco delle direzioni generali regionali del Ministero della giustizia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7).

GIAMPIERO CATONE. Signor Ministro, nella bozza di regolamento che il Ministero della giustizia sta mettendo a punto in merito alle sedi delle direzioni generali regionali ne risulterebbero escluse due sulle sedici inizialmente previste: una delle due riguarda la regione Abruzzo.
L'esclusione della direzione generale regionale dalla città de L'Aquila è un grave danno per l'intera collettività abruzzese e rappresenta un pregiudizio nei confronti dell'apparato giudiziario e forense regionale.
Signor Ministro, alla luce di quanto esposto vorremmo sapere se non ritenga opportuno reinserire nel ruolo che ad essa compete la regione Abruzzo e rideterminare L'Aquila come sede della direzione generale regionale del Ministero della giustizia.

PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Potrei leggerle tutti i fogli che ho con me, ma non lo faccio. Assumo, invece, un impegno con lei, come ho fatto di recente anche con il sindaco dell'Aquila e con l'assessore regionale Srour, che sono venuti in delegazione da me: mi impegnerò a rivedere tale situazione, che obiettivamente costituisce un problema e - credo - anche una forma di ingiustizia. Tuttavia, le devo dire che tutto ciò significa e comporta che bisogna eliminare qualche altra direzione generale, spero nell'ambito del mio Ministero, senza far ricadere tale scelta con conseguenze negative su altre realtà territoriali del nostro Paese. Questo è l'impegno che assumo con lei e spero di poterlo mantenere.

PRESIDENTE. L'onorevole Catone ha facoltà di replicare.

GIAMPIERO CATONE. Signor Ministro, innanzitutto desidero esprimere la solidarietà della Democrazia Cristiana per gli attacchi che le sono state rivolti e per le minacce che ha subito la sua persona (Applausi dei deputati dei gruppi DemocraziaPag. 55Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI e Popolari-Udeur e del deputato Zacchera).
Signor Ministro, noi sappiamo che la legge finanziaria del 2007 ha imposto alle amministrazioni centrali interventi di razionalizzazione della spesa, come il taglio dei posti dirigenziali. Il suo Dicastero ha preferito individuare i posti di dirigente da eliminare tra quelli delle sedi decentrate, anche se la Ragioneria generale dello Stato ha trovato inopportuna la scelta, perché l'intervento incide esclusivamente sulla struttura periferica. Eppure, nella seduta del 14 luglio 2006, il Consiglio dei Ministri, su sua proposta, aveva approvato un decreto legislativo che istituiva le direzioni regionali e interregionali dell'organizzazione giudiziaria a Torino, Ancona, Catanzaro e L'Aquila.
Perciò, signor Ministro, credo che, rispondendo anche agli interventi fatti da autorevoli esponenti del centrosinistra regionale - che indubbiamente l'hanno contattata dopo l'annuncio di questa mia interrogazione -, si è arrivati al punto che perdura l'ipotesi di esclusione del capoluogo abruzzese. Ciò dimostra come la classe dirigente di sinistra, che amministra la regione Abruzzo, la provincia e il comune dell'Aquila, sia priva di peso e considerazione a livello nazionale e che le battaglie in difesa dell'Abruzzo restano solo una nostra prerogativa, della Democrazia Cristiana, che per prima è sensibile alle esigenze del territorio.

(Iniziative in relazione alla sentenza del tribunale di Cagliari in tema di diagnosi pre-impianto - n. 3-01252)

PRESIDENTE. L'onorevole Volonté ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01252, concernente iniziative in relazione alla sentenza del tribunale di Cagliari in tema di diagnosi pre-impianto (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8).

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, vorrei illustrare brevemente la questione riportata sui quotidiani di questi giorni e nei palinsesti televisivi: mi riferisco all'interpretazione, francamente inaccettabile, del tribunale di Cagliari, e in particolare del giudice dottoressa Maria Grazia Cabitza, che giustifica la pratica eugenetica in totale violazione della legge n. 40 del 2004 e anche della sentenza della Corte costituzionale, sulla stessa materia, del 2006. Pertanto, chiedo al ministro Mastella, nelle sue funzioni di Guardasigilli, di intervenire con una pratica ispettiva o addirittura con un deferimento al CSM, in quanto il giudice deve applicare, nell'ordinamento italiano, la legge italiana, giudicando in funzione ed in nome del popolo italiano, ma tutto ciò è stato apertamente violato dal giudice di Cagliari.

PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, ho potuto acquisire, tramite i miei uffici, specifiche e precise informazioni sulle segnalazioni dell'onorevole Volontè. La delicatissima vicenda è quella di due coniugi, di cui naturalmente non diffonderò in questa sede le generalità, che hanno esperito presso l'ASL di Cagliari una procedura di fecondazione assistita in vitro. Successivamente i due coniugi hanno fatto presente di essere portatori di beta talassemia mediterranea ed hanno richiesto all'ASL una diagnosi pre-impianto, allo scopo di verificare se l'embrione fosse anch'esso affetto dalla patologia.
L'ASL aveva rifiutato di effettuare la diagnosi, ritenendola contraria all'articolo 13 della legge n. 40 del 2004. Si è infatti ritenuto, da parte di tale struttura, che la diagnosi sia vietata anche ove finalizzata a prevenire danni alla salute della madre. I due coniugi si sono allora rivolti al tribunale di Cagliari per ottenere un ordine giudiziario. Il pubblico ministero ha chiesto l'accoglimento della domanda, ritenendo necessaria un'interpretazione dell'articolo 13 della legge n. 40 del 2004 che non contrasti con il supremo diritto allaPag. 56salute della persona umana, nella specie della donna in gravidanza, garantito dagli articoli 2 e 32 della Costituzione.
Il giudice, quindi, ha accolto la tesi del pubblico ministero sulla base delle medesime considerazioni, ritenendo non conforme alla Costituzione l'estensione del divieto di diagnosi pre-impianto nei casi in cui la stessa sia finalizzata all'accertamento di dati che incidono, con carattere di assoluta gravità, sulla salute del nascituro e della donna.
Io non credo - debbo dire la verità - che mi sia possibile, come Ministro della giustizia, entrare nel merito della sentenza.
La sentenza, come ella sa, è soggetta ad impugnazione e non mancherò, nel rispetto delle mie prerogative e di quelle della magistratura, di seguire con attenzione l'ulteriore corso sia della fase requirente che di quella giudicante.
La materia, come ho detto, è delicatissima. Non possono esservi, per quanto mi riguarda, incertezze sul valore supremo della vita e della dignità umana in tutte le fasi del suo sviluppo e la legge n. 40 del 2004 rappresenta, a tal fine, uno strumento essenziale sulla cui rigorosa applicazione occorre vigilare con il più assoluto rigore.
L'interpretazione giudiziale della legge è, tuttavia, affidata alla magistratura e lo stesso interrogante segnala contrasti nella giurisprudenza che dovranno essere certamente seguiti con attenzione allo scopo di verificare la necessità o meno di interventi di carattere legislativo oppure di natura costituzionale.
Ribadisco, comunque, che seguirò il corso della vicenda e ringrazio l'interrogante che ne ha segnalato il particolare rilievo.

PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di replicare.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, invito l'onorevole Ministro a riflettere ulteriormente sulla sua intenzione di seguire la vicenda, magari dando mandato all'Avvocatura dello Stato di intervenire per attivare il ricorso nei confronti di questa sentenza.
Perché lo dico? Perché la sentenza è emessa in nome del popolo italiano e sulla legge n. 40 del 2004 il popolo italiano si è espresso.
La sentenza in oggetto va contro l'espressione di un esplicito parere del popolo italiano espresso attraverso il referendum del 12-13 giugno sulla legge n. 40 del 2004 che, tra l'altro, nei quesiti proponeva la possibilità (bocciata dal popolo italiano) di selezionare geneticamente gli embrioni. È questa la prima ragione. La seconda ragione è che non vi è una contraddizione nella giurisprudenza, ma la sentenza è in contraddizione con il parere della Corte Costituzionale, con sentenze passate in giudicato a Catania nel 2004 e del TAR del Lazio del 2005 e, quindi, non si può configurare come un'interpretazione, onorevole Ministro.
Non si tratta di un'interpretazione, ma di una distorsione della legge e della sentenza della Corte costituzionale. A fronte di ciò il nostro invito, onorevole Ministro Mastella - che avrà la nostra solidarietà per gli attacchi che riceverà se accetterà il nostro invito - è quello di agire attivamente perché le leggi nel nostro ordinamento vengano applicate, senza dare alle stesse interpretazioni tali da modificare il merito e la giustizia della legge davanti ai cittadini italiani.
Si tratta di una sentenza, a tutti gli effetti, ideologica che stravolge una legge dello Stato, la volontà popolare ed anche l'interpretazione costituzionale che i giudici ne hanno dato.

FERDINANDO BENITO PIGNATARO. Trasferiamo il giudice!

LUCA VOLONTÈ. A fronte di ciò, la invito caldamente non solo a seguire distaccatamente la vicenda, ma anche a farsi parte attiva nel procedimento di ricorso avverso questa sentenza ingiusta e contraria al volere del popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).

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(Iniziative ispettive in merito a trasferimenti di minori disposti dal tribunale per i minorenni di Ancona - n. 3-01253)

PRESIDENTE. L'onorevole Cesini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01253, concernente iniziative ispettive in merito a trasferimenti di minori disposti dal tribunale per i minorenni di Ancona (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9).

ROSALBA CESINI. Signor Presidente, signor Ministro, lo scorso agosto il comune di Ripatransone, per mere questioni burocratiche, ordina lo sgombero dei locali in cui opera la comunità educativa Balù e, nel giro di pochi minuti, giungono dal tribunale minorile di Ancona i provvedimenti di trasferimento per i minori ospitati.
Incredibilmente e senza motivo lo stesso giorno e nei giorni successivi altri sei simili provvedimenti giungono alla comunità di Catobagli (diversa sede, ma stessa gestione della cooperativa Akela).
Chiediamo perché il tutto avvenga senza che né i minori, né le loro famiglie vengano avvertiti o sentiti dagli assistenti sociali e scavalcando totalmente la procura minorile.
Ben otto minori, soggetti particolarmente deboli, signor Ministro, sono stati trattati alla stregua di pacchi. Si pensi che uno degli altri minori residenti, per timore di subire la medesima sorte, è scappato e, ad oggi, signor Ministro, è ancora irreperibile.
Si tratta di una vicenda drammatica, con istituzioni che non hanno neanche tentato di dialogare, che presenta molti lati oscuri, spiegabile, forse, solo da una non nuova volontà di accanimento verso una cooperativa sociale che costituisce una risorsa per tanti soggetti deboli, apprezzata dove opera e riferimento per tante autorità giudiziarie del nostro Paese.
Le chiedo, signor Ministro, come intenda intervenire su quanto esposto.

PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, devo innanzitutto premettere che la vicenda in esame, come tutte quelle che riguardano i minori, merita ogni possibile attenzione e considerazione e va affrontata tenendo conto della delicatezza degli interessi in gioco, affidati al difficilissimo compito spettante ai tribunali per i minorenni.
Ciò premesso, dalle informazioni assunte ho potuto verificare che i minori trasferiti per ordine del tribunale minorile di Ancona dalla comunità Mowgly di Catobagli (Sassoferrato) sono quattro e di età compresa tra undici e diciassette anni. I singoli trasferimenti sono stati motivati da diverse esigenze; in due casi si erano verificati gravi episodi di incompatibilità tra i ragazzi e la struttura, addirittura con scontri fisici con gli operatori; in un caso vi era la necessità di favorire contatti più agevoli con la famiglia; in altri casi, infine, il trasferimento era stato imposto dalla comunicazione della notizia, oggetto di segreto, da parte dell'autorità giudiziaria penale.
I trasferimenti dalla comunità Balù di Ripatransone sono stati, invece, motivati dalla chiusura della struttura per ordine del sindaco per gravi ragioni sanitarie, come è già noto all'interrogante. Le autorità giudiziarie coinvolte hanno chiarito che i provvedimenti sono stati assunti in via di urgenza, ai sensi dell'articolo 336 del codice civile e che per gli stessi non era necessario, né previsto, il parere del pubblico ministero, trattandosi di atti modificativi non del regime di affidamento, ma solo del luogo fisico del suo svolgimento.
Peraltro, il pubblico ministero ha successivamente apposto il visto ai provvedimenti senza apporvi osservazioni, mentre gli uffici relativi degli enti locali e i servizi minorili avevano essi stessi segnalato in parte le criticità, che poi il tribunale ha posto a base dei trasferimenti. Sono stati successivamente gli stessi servizi, non il tribunale, ad individuare secondo le loroPag. 58competenze le nuove comunità presso le quali collocare i ragazzi.
Ribadisco la necessità di ogni cautela, attenzione e sensibilità nelle attività degli organi che possono incidere con effetti enormi sulla vita dei minori; tuttavia, rilevo come nella specie non mi sembrano ravvisabili profili di trascuratezza o abnormità nell'assunzione delle decisioni giurisdizionali, nel merito delle quali per il Ministro della giustizia, ovviamente, non è possibile entrare. Continuerò comunque, per il tramite delle competenti articolazioni, a seguire le vicende delle comunità interessate, allo scopo di fornire ogni contributo alla migliore soluzione dei problemi nell'interesse superiore dei minori che sono stati coinvolti.

PRESIDENTE. L'onorevole Cesini ha facoltà di replicare.

ROSALBA CESINI. Signor Ministro, lei ha affermato che il comune di Ripatransone ha negato l'agibilità dei locali, ma - signor Ministro, mi ascolti per cortesia - il comune aveva in mano tutto, quindi l'ordinanza di sgombero è stata emessa non per questioni sanitarie, ma per mancanza dell'agibilità del locale e ciò è stato un errore dipeso dal comune e dall'ambito territoriale e sociale. In questo caso la cooperativa è stata la vittima di un errore e non la causa! Cosa c'entra il trasferimento dei due minori dalla sede della Balù con il trasferimento degli altri minori dall'altra struttura?
Se, come previsto dalle norme vigenti, l'interesse da perseguire è il bene dei minori, favorendo la non interruzione sia dei legami familiari e sociali, sia dei percorsi formativi, educativi e lavorativi (a tale proposito, faccio presente che due di questi minori erano inseriti nel mondo del lavoro), ricercando la condivisione degli obiettivi pedagogici e progettuali e personalizzando gli interventi, ebbene, nel caso oggetto dell'interrogazione è accaduto l'esatto contrario. Siamo in presenza di provvedimenti «collettivi», per lo più non motivati, né confrontati con altri attori responsabili.
Inoltre, signor Ministro, nei giorni successivi ai fatti un quotidiano locale riportava notizie false sui motivi del trasferimento e gettava fango sui responsabili della cooperativa; da dove sono giunte tali notizie? Il fatto è che da anni si assiste ad una sorta di accanimento nei confronti della cooperativa Akela e, prima ancora, della comunità Issakar - ascolti queste parole, signor Ministro - che a suo tempo aveva presentato un esposto al CSM per fatti del tutto simili.
Signor Ministro, dei minori sono stati spostati come pacchi; gli operatori sociali sono attualmente in ginocchio, vi sono lavoratori che rischiano il posto: qualcosa non va per il verso giusto presso il tribunale minorile di Ancona. Esprimo perciò grande preoccupazione non solo per quanto è accaduto, ma anche per la risposta che i suoi uffici le hanno fornito con riferimento alla mia interrogazione. Le rivolgo un accorato appello affinché si ponga al più presto rimedio sia a quanto accaduto, sia al buon funzionamento delle istituzioni in oggetto. Signor Ministro, le chiedo di effettuare un controllo, perché qualcosa non funziona (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).

(Definizione dei criteri per la concessione degli arresti domiciliari per i soggetti che risultino privi di un idoneo luogo di residenza - n. 3-01254)

PRESIDENTE. L'onorevole Frias ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01254, concernente la definizione dei criteri per la concessione degli arresti domiciliari per i soggetti che risultino privi di un idoneo luogo di residenza (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10).

MERCEDES LOURDES FRIAS. Signor Presidente, signor Ministro, inizio da un fatto accaduto un mese fa per sottoporre alla sua attenzione un problema serio come quello dell'impossibilità di accesso agli arresti domiciliari per «gli ultimi degli ultimi degli ultimi», ovvero le persone chePag. 59non hanno casa. La notte tra il 10 e l'11 agosto sono morti quattro bambini in un rogo divampato sotto un cavalcavia nelle baracche situate nel comune di Livorno. Voglio fare, in questa sede, il nome dei quattro bambini: si chiamavano Eva, Mengi, Danchiu e Lenuca. I genitori sono stati portati in carcere dopo il primo interrogatorio e accusati di omicidio colposo e abbandono di minori seguito da morte. Durante l'udienza di convalida è stata annullata la parte dell'accusa che riguardava l'omicidio colposo. Comunque, non hanno potuto neanche accedere all'istituto degli arresti domiciliari perché privi di un alloggio. Inizialmente un comune si era reso disponibile a fornire tale alloggio, ma ciò non è accaduto. Trentaquattro giorni dopo le mamme sono potute andare in una struttura di accoglienza grazie al lavoro dell'Arci, mentre i padri dei ricordati bambini, quarantasei giorni dopo, si trovano ancora in carcere.
Si domanda quali iniziative il Ministero intenda intraprendere, anche dal punto di vista normativo, per garantire che una persona non sia doppiamente colpita, non potendo accedere ad una misura cautelare attenuata semplicemente perché priva di un alloggio.

PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, farò riferimento a quanto è già stato esposto in aula dal sottosegretario Lucidi in data 13 settembre 2007. In quell'occasione, se pur in ambito diverso, il Governo precisò sia i contenuti, sia i limiti delle notizie fornite dagli organi di informazione sull'incendio, che a Livorno ha causato la morte di quattro minori rom. A quanto già detto dal sottosegretario Lucidi aggiungo soltanto che la magistratura inquirente, come riferito dal procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno, ha confermato l'ipotesi accusatoria, ovvero che la tragedia è stata determinata da una colpevole leggerezza degli abitanti della piccola baraccopoli. Mentre il giudice per le indagini preliminari, con parere favorevole della procura, il 13 settembre 2007 ha sostituito la misura di custodia in carcere applicata alle donne indagate, con gli arresti domiciliari presso un immobile messo a disposizione dall'Arci, il Gip, invece, ha respinto la richiesta degli arresti domiciliari avanzata negli interessi dei due uomini indagati motivando il provvedimento di diniego alla luce dell'attualità delle esigenze cautelari. Alla luce di quanto emerso, ritengo superflua ogni altra considerazione, anche se la vicenda in esame può costituire spunto per riflettere su situazioni che non si esauriscono sul piano normativo, ma che, anzi, impongono di assumere decisioni ed effettuare valutazioni destinate a incidere principalmente in ambito sociale ed economico. Tutto evidenzia, infatti, che l'applicazione della misura di custodia degli arresti domiciliari si scontra, in generale, con il dato oggettivo della mancanza di una sistemazione abitativa. Credo che tale situazione non debba essere limitata ai familiari delle vittime di Livorno, dal momento che coinvolge tutti gli individui, che a vario titolo si trovano senza fissa dimora.
In realtà il legislatore prevede, all'articolo 284 del codice di procedura penale, la misura degli arresti domiciliari e non considera soltanto l'abitazione del soggetto in cui risiede abitualmente, ma anche quella di altra persona che si dichiari disponibile ad accogliere quel soggetto. Sarà cura dell'autorità procedente vagliare l'opportunità e la concreta attuabilità della misura, così come sarà cura dell'autorità giudiziaria verificare se sussistano le condizioni per disporre gli arresti in un luogo pubblico di cura o di assistenza, qualora, per le condizioni di salute psicofisiche del soggetto, l'applicazione di tali misure possa essere disposta presso ospedali o case di cura. Non ritengo quindi, a fronte di una previsione normativa di così ampia portata, necessario allo stato prospettare un intervento legislativo.

PRESIDENTE. L'onorevole Frias ha facoltà di replicare.

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MERCEDES LOURDES FRIAS. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per la risposta, ma devo esprimere la mia amarezza sia per il tono, sia per il contenuto di essa. Vorrei rassicurare il Ministro che ho molto rispetto della magistratura per entrare nel merito delle questioni su cui si sta indagando. Ho fatto riferimento ad un aspetto specifico che ha più connotati sociali, anziché entrare nel merito dell'effettiva vicenda, anche se dispongo di altre informazioni. Tuttavia, penso che in questo caso pesi molto di più il pregiudizio, l'idea e la visione che si ha dei rom, dei sinti e degli «zingari», che il fatto effettivamente accaduto.
Lei ha parlato di «colpevole leggerezza». Vorrei ricordare - il Presidente mi perdoni se utilizzo un po' più di tempo - che qualche volta è successo che un genitore abbia dimenticato il bambino in macchina e lo abbia trovato morto: penso che nessuno lo abbia messo in galera per colpevole leggerezza! Ritengo che su questo punto siamo tutti d'accordo. Perché i genitori dei bambini ricordati sono finiti in carcere e, soprattutto, perché non possono usufruire di un diritto di tutti? O c'è qualcuno che è «meno uguale» degli altri, soprattutto perché, prima di arrivare a ciò che è effettivamente successo, è più forte il peso di un momento precedente, ossia delle colpe che gli zingari hanno, di esserci?
È vero che può essersi verificato - è ancora da dimostrare - l'abbandono di minori, ma gli zingari erano in quelle condizioni, sotto un ponte, con sette-otto baracche senza alcun tipo di servizio! Come afferma Eduardo Galeano, ci sono los nadies, los ningunos, los ninguneados: ossia quelli che non sono nessuno, ma che sono anche resi nessuno dalla società, che valgono meno della candela che divora i loro bambini e la loro vita. Non solo loro dovrebbero essere in galera: ciò deve permettere a tutti (non alla società o al sistema in astratto, ma anche a noi, legislatori, operatori, ministri e sindaci) di interrogarsi sulle condizioni di subumanità in cui alcune persone vivono. Penso che dovremmo riflettere soprattutto su questo aspetto, prima di parlare di leggerezza e di colpevolezza, perché a nessuno fa piacere perdere, in un colpo solo, tre figli (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)!

(Situazione della condizione abitativa in Italia - n. 3-01255)

PRESIDENTE. L'onorevole Trepiccione ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01255, concernente la situazione della condizione abitativa in Italia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).

GIUSEPPE TREPICCIONE. Signor Presidente, signor Ministro, secondo i dati forniti dallo studio effettuato da Nomisma sulla condizione abitativa in Italia, sono circa 3 milioni e 600 mila i nuclei familiari che faticano a pagare il mutuo e affrontano serie difficoltà economiche per il peso dell'affitto sul bilancio familiare. L'analisi, commissionata dal Ministero delle infrastrutture, evidenzia come dal 1991 al 2007 l'incremento dei canoni di mercato nelle aree urbane sia stato pari al 66,7 per cento, con una spesa che varia di città in città e che, comunque, impegna quasi la metà dello stipendio medio di un lavoratore.
Chiedo al Ministro quali misure il Governo intenda adottare, in vista della manovra economica per il 2008, al fine di ridurre i disagi determinati ai cittadini da tali aumenti, attuando un'efficace politica abitativa che preveda un effettivo rilancio dell'edilizia residenziale pubblica e un reale sostegno alle fasce sociali più deboli.

PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere.

ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Signor Presidente, il Parlamento in data 8 febbraio 2007 ha approvato una legge con cui ha richiesto al Governo di farsi carico del problema, attraverso la costituzione di un tavolo diPag. 61concertazione generale sulle politiche abitative. Il Governo lo ha fatto nei tempi, nei termini e nei modi previsti dalla legge: le parti interessate, governative e sociali, hanno redatto, tutte insieme, un apposito documento, condiviso e sottoscritto all'unanimità. Tale documento è stato inserito nel DPEF e oggi costituisce azione di Governo concreta, proprio perché è stato inserito nel DPEF presentato l'estate scorsa.
A seguito della suddetta previsione, riguardante il varo di un «piano-casa» nuovo e innovativo, dopo molti anni di inerzia in materia, il Ministero delle infrastrutture, insieme agli altri Ministeri competenti (soprattutto il Ministero della solidarietà sociale, il Ministero per le politiche giovanili e le attività sportive e il Ministero per le politiche per la famiglia), ha provveduto a individuare una serie di norme di carattere sia finanziario, sia organizzativo, sia accelerativo per permettere da una parte ai comuni interessati di ricostituire un proprio patrimonio immobiliare da mettere a disposizione dei soggetti più deboli e di coloro che ne hanno bisogno e dall'altra di venire incontro alle esigenze finanziarie di soggetti che non possono permettersi di pagare l'affitto e il mutuo.
Di tutto ciò sarà dato conto nel disegno di legge finanziaria, che sarà varato a breve. A tale impegno finanziario e normativo va aggiunto anche l'avanzo di gestione del bilancio dell'INAIL, che già per legge deve essere destinato alla suddetta finalità quindi alle divise sociali di rifinanziamento dei comuni, insieme ai contratti di quartiere, che pure vogliamo rifinanziare. In questo senso posso quindi assicurare che il Governo mantiene l'impegno che ha preso con i cittadini e con il Parlamento e arriverà all'appuntamento della finanziaria anche con una risposta positiva in tale ambito.

PRESIDENTE. L'onorevole Trepiccione ha facoltà di replicare.

GIUSEPPE TREPICCIONE. Signor Presidente, signor Ministro, mi auguro ovviamente, come tutti gli italiani, che gli impegni assunti dal Governo e dal Parlamento, di cui anch'io faccio parte, siano poi attuati in modo concreto nella prossima legge finanziaria, anche perché, come lei ben sa, signor Ministro, ormai il disagio sociale inerente alla questione degli affitti, soprattutto per le fasce più deboli, è veramente insostenibile. Come lei sa - poiché, tra l'altro, questa indagine è stata commissionata dal suo Ministero - il problema dell'aumento dei canoni di locazione ormai ha assunto un aspetto diverso, perché sono cambiate significativamente le caratteristiche dei locatari, che sono ormai per lo più giovani, studenti, anziani e, soprattutto, immigrati.
Non possiamo dimenticare e non denunciare, in questa sede, come oggi uno studente universitario o un immigrato, per un posto letto in una grande città e per esercitare il suo diritto allo studio, debba pagare 200 o 250 euro al mese e in molti casi, come è noto, senza un regolare contratto di locazione. Considerato che, tra l'altro, lei è molto sensibile alle tematiche della legalità, che conosce bene, mi auguro che il Governo si adoperi per realizzare un controllo più incisivo e verifiche incrociate più numerose perché sinceramente la questione in oggetto sta diventando veramente vergognosa per il nostro Paese. Come lei ben sa, signor Ministro, il disagio ormai riguarda le fasce molto deboli e soprattutto le persone che vivono al di sotto della soglia di reddito di 20 mila euro l'anno. Mi auguro, quindi, che gli impegni assunti dal Governo vadano veramente in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).

(Linee di azione del Governo per il superamento dell'emergenza abitativa e per l'incremento dell'offerta di alloggi pubblici - n. 3-01256)

PRESIDENTE. L'onorevole Vichi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Mariani n. 3-01256, concernente linee di azione del Governo per il superamento dell'emergenza abitativa e per l'incremento dell'offertaPag. 62di alloggi pubblici (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12), di cui è cofirmatario.

ERMANNO VICHI. Signor Ministro, tra alcune settimane scade il blocco degli sfratti. È un passaggio drammatico per molte famiglie, ma difficile anche per i comuni, che, senza risorse, sono il primo livello istituzionale che dovrà affrontare tale problema. Tuttavia, gli sfratti non sono che la punta dell'iceberg di un'emergenza molto più diffusa, perché manca un piano nazionale per la casa. Anche questa è un'eredità che ci ha lasciato, purtroppo, il precedente Governo e sappiamo che non è facile costruire un nuovo programma in tempi brevi. Ci sono gli sfrattati, ma soprattutto è crescente il numero dei cittadini, anche del ceto medio, che non riescono ad affrontare l'acquisto di una casa per l'aumento dei costi e, purtroppo, non riescono neanche a pagare l'affitto.
Concludo osservando che questo Governo ha lodevolmente convocato una conferenza nazionale, alla quale non avrebbe guastato se fossero stati invitati anche i parlamentari. Quindi, interroghiamo il Ministro perché renda noto come saranno attuate le indicazioni già presenti nel DPEF e anche per invitarlo ad investire sul concorso del Parlamento, che molto studio e molta fatica sta mettendo nel settore.

PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere.

ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Signor Presidente, come Ministro di un Governo in carica non posso limitarmi o perdere un minuto del mio tempo a sindacare ciò che è stato fatto - o meglio, non è stato fatto - dal precedente Governo in materia di politiche abitative. Rimane il fatto che è un'emergenza cui bisogna porre rimedio. Faccio seguito al mio precedente intervento, per esplicitare in concreto come intendiamo realizzare le proposte emerse al tavolo di concertazione per le politiche abitative, anche attraverso la legge finanziaria e il disegno di legge collegato ad essa. Infatti, una serie di norme sono appunto di tipo finanziario - quindi, come tali, devono prevedere la messa a disposizione di denaro per far fronte alle ricordate esigenze - mentre altre sono di tipo procedurale e procedimentale, per fare in modo che si possa ricostituire meglio quel patrimonio immobiliare che una volta si chiamava pubblico, mentre ora è, più che altro, di tipo sociale (in parte pubblico, in parte privato, in partnership pubblico-privato) e affinché la locazione ad affitto agevolato o concordato possa venire incontro alle esigenze dei più bisognosi.
Perciò, anche stamani, prima di recarmi in Parlamento, su questo specifico tema ho avuto un incontro con il Presidente del Consiglio, per ottenere rassicurazioni - e me le ha fornite - affinché nella legge finanziaria e nel disegno di legge collegato ad essa siano inserite una serie di norme che prevedano, ovviamente, un intervento urgente e immediato, considerato il fatto che il 16 ottobre vi è la decadenza della proroga degli sfratti: bisogna venire incontro alle 2.650 famiglie in questione da subito e, in proiezione, a molte altre famiglie, perché stanno per finire sotto i ponti. Questa è la risposta all'emergenza.
In via strutturale, vi è da ricostituire il patrimonio dei comuni: in questo senso, abbiamo previsto di destinare risorse finanziarie recenti per i piani straordinari di cui all'articolo 3 della legge n. 9 del 2007 (quindi, acquisto e recupero di locazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica), abbiamo previsto una norma di tipo regolamentare sul collegato alla legge finanziaria, per dare priorità ai comuni nell'acquisto di alloggi alienati degli enti previdenziali (in modo che il diritto di prelazione del privato vada anche a beneficio dell'ente pubblico), il recupero del patrimonio di edilizia residenziale pubblica a partire dalla quota parte del patrimonio demaniale, soprattutto a partire da quella militare, che, da una analisi effettuata, permetterebbe di realizzare 8.000 alloggi l'anno per circa dieci anni, per un totale di circa 80 mila alloggi daPag. 63mettere a disposizione di un'edilizia pubblica o, comunque, concordata. Un'altra serie di interventi, che destinano quote significative di risorse pubbliche all'incremento del patrimonio residenziale, sarà prevista nel disegno di legge collegato alla legge finanziaria.
Mi auguro che in Parlamento, proprio perché sarà un disegno di legge che dovrà essere discusso in questa sede, tutte le proposte potranno essere accolte e diventare parte integrante della legge. Il Governo ha fatto e vuole fare la sua parte, e confida nel Parlamento affinché lo possa illuminare meglio nella sua azione.

PRESIDENTE. L'onorevole Chianale, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

MAURO CHIANALE. Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro per la puntuale risposta. Vorrei però aggiungere alcune considerazioni sul fatto che ci troviamo in una situazione di emergenza abitativa, perché questi anni - in cui non si è fatto nulla, oltre al fatto che sono stati alienati più di 150 mila alloggi - hanno portato a punte di aumenti degli alloggi in vendita del 120 per cento e ad aumenti del canone degli affitti che raggiungono l'85 per cento dell'aumento medio. Quindi si tratta di un'emergenza che, purtroppo, è stata determinata anche dall'inerzia del passato.
Dunque, le ricordate determinazioni hanno comportato anche che, nelle famiglie, coloro i quali hanno acquistato gli appartamenti, attraverso un mutuo, hanno sopportato e sopportano un debito che è aumentato del 134 per cento, rispetto alla propria gestione familiare. È davvero importante che il milione e mezzo di famiglie che si trovano in tali condizioni di disagio abbiano una risposta. Le sue parole, signor Ministro, lasciano sicuramente trasparire la possibilità e la determinazione di risolvere il problema. Lei ha citato che vi è un tavolo nazionale della casa, ed è un fatto importante, perché ha riunito operatori, sindacati e istituzioni, finalmente, per parlare dell'emergenza abitativa. Ha aggiunto anche che è un tavolo istituzionale importante, perché finalmente è l'occasione per discutere su come intervenire in modo organico, puntuale, per risolvere una parte dell'emergenza e per strutturare gli aspetti delle risorse che dovranno essere impiegate negli anni.
Lei ha citato anche la legge finanziaria e gli investimenti annunciati (dal taglio dell'ICI allo sconto dell'affitto con l'Irpef, dato molto importante): mi sembra che il Governo abbia finalmente centrato la politica della casa in modo assolutamente determinato. Credo che sia importante che ciò si perpetui negli anni, affinché si possano davvero ottenere risorse strategiche e che permettano di fornire risposte.
Riguardo a questo tema, lei ha fatto bene a citare la collegialità del Ministero e del Governo e ritengo che questa rappresenti veramente lo strumento giusto per poter operare con unitarietà, coinvolgendo anche le Commissioni competenti. Come diceva bene un collega, lei sa che noi siamo a disposizione e siamo pronti a fare la nostra parte. Su tali emergenze abbiamo veramente fiducia che l'operato del Governo sarà incisivo (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

(Interventi per superare il divario infrastrutturale tra centro-nord e sud - n. 3-01257)

PRESIDENTE. L'onorevole Reina ha facoltà di illustrare l'interrogazione Oliva n. 3-01257, concernente interventi per superare il divario infrastrutturale tra centro-nord e sud (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 13), di cui è cofirmatario.

GIUSEPPE MARIA REINA. Signor Presidente, signor Ministro, il rapporto 2006 del dipartimento per le politiche dello sviluppo e di coesione del Ministero dello sviluppo economico ci presenta un quadro estremamente allarmante degli investimenti per le infrastrutture ferroviarie tra il nord e il sud del Paese. Tale quadro viene confermato, purtroppo, anche daPag. 64quello che si conosce del piano industriale delle Ferrovie dello Stato per gli anni 2007-2011.
Con questa interrogazione intendiamo apprendere in modo serio e apprezzabile quali siano i termini e, soprattutto, i tempi di attuazione di una politica reale che veda una compensazione nei confronti del sud degli investimenti per le infrastrutture, a partire da quelle riguardanti il trasporto ferroviario.

PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere.

ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Signor Presidente, limiterò il mio intervento a ciò che questo Governo e le Ferrovie dello Stato, in ottemperanza alle indicazioni del Governo stesso, hanno posto in essere in riferimento alle infrastrutture ferroviarie per il sud d'Italia.
Ho l'impressione che abbiamo letto due contratti di programma diversi, anche se ci riferiamo ad un contratto (2007-2011), che è stato sottoscritto e approvato nel mese di luglio. Da tale contratto risulta - è una questione matematica non è un'opinione - che solo per le ferrovie e solo nella tabella «opere in corso» sono previste, solo per le regioni meridionali, 8 miliardi e mezzo di euro destinati a opere infrastrutturali; inoltre, la metà di 7 miliardi (circa tre miliardi e mezzo) è assegnata dal contratto a PON (FAS nazionali) per le ferrovie. Tutti e 7 i miliardi sono comunque assegnati alle regioni del sud.
Vorrei segnalare, per fare un riferimento specifico ad alcune opere, che è stato inserito nel contratto delle ferrovie 2007-2011 il benedetto - o non benedetto - nodo ferroviario di Palermo, che è vero che è stato inaugurato due volte nella precedente legislatura, ma è altrettanto vero che mancava un euro per essere realizzato: io ho stanziato un miliardo di euro per realizzarlo.
È altrettanto vero che abbiamo inserito nel programma 2007-2011 (stiamo già realizzando la progettazione) il tratto Napoli-Bari (circa 4 miliardi di euro) passante per Foggia e che abbiamo previsto e finanziato, attraverso i PON nazionali, anche il nodo di Bari - tanto per citarne alcuni - e la velocizzazione della Napoli-Reggio Calabria nei tratti dove sono presenti gallerie e passaggi a livello.
Vorrei tranquillizzarla, quindi, sul fatto che, anche riferimento al 2006, gli investimenti localizzati nel Mezzogiorno hanno mantenuto un trend positivo di circa il 30 per cento rispetto agli investimenti complessivamente previsti e messi in cantiere in tutta Italia, con un incremento del 3 per cento rispetto all'ultimo anno della legislatura precedente.
Questa è matematica - lo ripeto - non è un'opinione.
Per quanto riguarda il servizio di trasporto e di traghettamento che lei pensa che vogliamo addirittura chiudere, vorrei farle soltanto presente - non spetterebbe a me, ma al Ministero dei trasporti, però voglio svolgere una «difesa d'ufficio», anche se non richiesta - che gli investimenti previsti e contrattualizzati prevedono un nuovo materiale rotabile rivolto al sud pari a 600 milioni di euro. Mi sembra che sia un'affermazione concreta e che non sia accertato che tutto ciò significhi una dismissione della volontà del Governo di operare in materia ferroviaria per il sud.

PRESIDENTE. L'onorevole Reina ha facoltà di replicare.

GIUSEPPE MARIA REINA. Signor Ministro - me lo permetta - a sentire la risposta che lei ci ha fornito dovremmo fare salti di gioia. In realtà, sappiamo benissimo che non possiamo farli, non solo per quello a cui accennavo: è un dato ineliminabile il fatto che nel rapporto del 2006 risultano destinati alle regioni centrosettentrionali 7 milioni e 347 mila euro a fronte di un milione e 196 mila euro per quanto riguarda le regioni meridionali. Non si tratta di un dato inventato, poiché emerge dal rapporto 2006.
Riguardo agli investimenti di cui ella ha parlato, sarebbe interessante capire qual è la discriminante tra quelli posti a carico del bilancio dello Stato e quelli che, invece,Pag. 65provengono dall'Unione europea, perché ci farebbe capire fino a che punto il Governo decide di investire nel Meridione o, comunque, è costretto a investire nel Meridione.
Sono di tutt'altra natura le notizie che di tanto in tanto escono fuori. Mi riferisco alle dichiarazioni della senatrice Donati, la quale aveva sollevato un'enorme questione per il fatto che si paventava la chiusura sostanziale della ferrovia Reggio Calabria-Villa San Giovanni e il trasferimento dei passeggeri sui traghetti per riprendere la linea ferrata oltre lo stretto, o alla notizia del blocco della Salerno-Reggio Calabria in tema di trasporto gommato.
Sono tutti elementi che ci preoccupano e che, dunque, non mi permettono di affermare che sono soddisfatto dalla risposta che lei ci ha fornito, ma lasciano intatte tutte le perplessità e le preoccupazioni che nutriamo - mi consenta - prima ancora che come parlamentari, come cittadini di questo Meridione d'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia e Forza Italia).

(Individuazione di percorsi alternativi adeguati in relazione ai lavori di ammodernamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, nel tratto Bagnara Calabra-Scilla - n. 3-01258)

PRESIDENTE. L'onorevole La Loggia ha facoltà di illustrare l'interrogazione Leone n. 3-01258, concernente l'individuazione di percorsi alternativi adeguati in relazione ai lavori di ammodernamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, nel tratto Bagnara Calabra-Scilla (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 14), di cui è cofirmatario.

ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, signor Ministro, dopo il blocco della realizzazione del ponte sullo stretto di Messina, apprendiamo che anche sui lavori dell'autostrada Reggio Calabria-Salerno (mi piace chiamarla così e lei ne comprenderà il motivo), nel tratto di Bagnara Calabra-Scilla vi sarà un'interruzione nel collegamento sud-nord per 4 o 7 anni.
È un tratto dove si verificano circa 20 mila passaggi giornalieri, tra i quali oltre 3000 TIR: significa praticamente distruggere l'economia del Mezzogiorno e in particolare della Sicilia.
Il suo collega Bianchi ha chiesto un rinvio e l'Anas ha affermato che non ne può concedere alcuno.
Le «autostrade del mare», avviate dal Governo Berlusconi, giacciono in qualche cassetto polveroso. Credo che voi volete soltanto accrescere il dissenso, che è già così corposo, nel nostro Paese. Stavolta ci sarà addirittura una rivolta popolare.
Signor Ministro Di Pietro, che tante volte ha minacciato le dimissioni, trovi questa buona e nobile ragione! Da buon meridionale, come me, si dimetta su un argomento di questo genere!

PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere.

ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Signor Presidente, credo che sia responsabilità di un cittadino di questo Stato, se è al Governo, non quella di dimettersi ma di impegnarsi al massimo per far funzionare le cose in questo Stato. Le dimissioni sono un atto di resa e io non sono abituato alla resa (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Per quanto riguarda, invece, la Salerno-Reggio Calabria vorrei fare una premessa: sono cinquant'anni che ci stiamo lamentando perché non si fa. Nella legge finanziaria dell'anno scorso abbiamo previsto due miliardi e mezzo; in pochi mesi abbiamo avviato e già chiuso due cantieri; ne stiamo avviando uno enorme. Qual è la colpa? State realizzando la Salerno-Reggio Calabria: non si può fare! Mi sembra un ragionamento da «fafazzi».
Credo che sia necessario realizzare la Salerno-Reggio Calabria perché il sud ne ha bisogno! Io voglio impegnarmi a fare i lavori e non a bloccarli. Se è vero, come è vero, che per costruire un pezzo diPag. 66autostrada su un'autostrada già esistente, bisogna passare da quattro a due corsie, ciò non vuol dire bloccare l'autostrada, ma incanalarla su una sola corsia.
Se è vero, com'è vero, che ciò procurerà disagio, bisogna cercare delle soluzioni alternative, come quelle che stanno trovando le prefetture interessate, il Ministro dell'interno e il Ministro dei trasporti con tutte le autorità interessate, comprese le regioni.
Sono d'accordo con lei che bisogna affidare ad un commissario unico la vigilanza e le responsabilità affinché quel traffico non ne risenta molto, ma è importante realizzare l'opera perché, altrimenti, non risolveremo mai i problemi.
Da una parte, dunque, posso assicurarle, onorevole deputato, che non darò il via libera ai lavori sic et simpliciter il 1o ottobre, per così dire, «come va va»: bisogna che, insieme alla costruzione di quel tratto di autostrada, siano previsti degli strumenti che, da una parte, agevolino e mettano in sicurezza la carreggiata (che comunque rimarrà sempre in funzione e non si chiuderà) e, dall'altra parte, che aiutino soprattutto i TIR a defluire su altri corsi, in particolare, attraverso i porti che, come è emerso nelle ultime riunioni, sono stati individuati e devono essere riallocati in senso logistico.
Noi da sempre, dal primo giorno che mi sono insediato al Ministero delle infrastrutture, abbiamo indicato il 1o ottobre come data di inizio dei lavori. Se si tratta di rimandare per qualche altra settimana per dare spazio a migliori organizzazioni logistiche, ben venga. Ma non mettiamoci in testa - ripeto: non mettiamoci in testa - che la soluzione per venire incontro alle esigenze del sud sia quella di non realizzare l'opera quando finalmente siamo riusciti a partire. Davvero sarebbe un colpo finale e definitivo all'economia e alla credibilità del sud e del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

PRESIDENTE. L'onorevole Angelino Alfano, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

ANGELINO ALFANO. Signor Ministro, abbiamo ascoltato in silenzio il suo comizio (non ho altre espressioni per definirlo). Lo abbiamo ascoltato in silenzio perché francamente ci aspettavamo che, dopo questa enfasi, lei arrivasse alla conclusione, cioè che ci dicesse realmente quali sono le soluzioni alternative per evitare che derrate alimentari si perdano, che milioni di cittadini negli anni restino intrappolati in quel luogo e che i danni per il meridione siano superiori al vantaggio di una breve accelerazione.
Non vorremmo che lei, procedendo per una serie di salti logici, volesse dimostrare che noi deputati della Sicilia e del sud, non vogliamo più realizzare la Salerno-Reggio Calabria, proprio noi che con il Governo Berlusconi l'abbiamo accelerata dopo trent'anni! Non lo possiamo accettare!
Rimettiamo le cose in ordine. Gli interroganti le hanno chiesto esattamente quello che le ha detto il suo collega di Governo, tale onorevole Ministro Bianchi, che afferma esattamente le stesse cose che noi stiamo proponendo con l'interrogazione in esame.
Gli italiani sono abituati al fatto che, a fronte di una questione al centro del dibattito del Governo, ci siano almeno tre opinioni in campo, tutte contrapposte. Quello a cui gli italiani non sono abituati, invece, è che, se si realizza un'opera, si paralizza il Paese. Questo no!
Vogliamo sapere molto semplicemente dal Governo, poiché il 1o ottobre è tra sette giorni, se queste soluzioni alternative per attraversare una parte della Calabria sono pronte o no. Noi abbiamo la sensazione che voi stiate sottovalutando il rischio di caos, anche in termini di ordine pubblico e i danni che il sud d'Italia e soprattutto la Sicilia e la Calabria patiranno senza un minimo di previsione organizzativa in riferimento a quello che causerà quest'opera.
Noi vogliamo fortemente quest'opera, ma non possiamo accettare che essa si trasformi nel caos e nel disordine pubblico. Potenziate le autostrade del mare; riunite immediatamente una vostra taskPag. 67force con una del governo della regione Sicilia e della regione Calabria; fate qualcosa, ma non date l'avvio il 1o ottobre: il 2 ottobre non potrete dire che nessuno vi aveva avvisato che sarebbe successo il caos (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Misto-Movimento per l'Autonomia).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16,45.

La seduta, sospesa alle 16,35, è ripresa alle 17.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bonelli, Brugger, Donadi, Fioroni, Folena, Franceschini, Landolfi, Martino, Leoluca Orlando, Rigoni, Sgobio e Villetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dalla Corte d'appello di Catanzaro.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 12 settembre 2007, è stata notificata alla Camera dei deputati un'ordinanza di ammissibilità adottata dalla Corte costituzionale in relazione ad un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sollevato dall'autorità giudiziaria.
Si tratta del conflitto elevato dalla corte d'appello di Catanzaro, relativo alla delibera di insindacabilità adottata dalla Camera dei deputati in data 6 marzo 2003 in riferimento a fatti per i quali è in corso un procedimento a carico di Amedeo Matacena, deputato all'epoca dei fatti.
La Giunta per le autorizzazioni, riunitasi in data 26 settembre 2007, ha espresso un orientamento maggioritario contrario alla costituzione in giudizio in riferimento al conflitto di attribuzione in oggetto.
Nella riunione in pari data l'Ufficio di Presidenza ha deliberato di proporre all'Assemblea che la Camera dei deputati non si costituisca in giudizio.
Su tale proposta darò la parola, ove ne sia fatta richiesta, ad un deputato contro e ad uno favore per non più di cinque minuti ciascuno, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento.
Ha chiesto di parlare contro il deputato Leone. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, intervengo per motivi di coerenza e per riportare all'attenzione dell'Assemblea il fatto che il gruppo di Forza Italia voterà contro la decisione assunta dall'Ufficio di Presidenza. Tale decisione, in verità, ci sembra non in linea con quanto è accaduto negli anni nei confronti di vicende analoghe, tenendo conto che sia nella Giunta per le autorizzazioni, sia nell'Ufficio di Presidenza, essa è stata presa a maggioranza e non all'unanimità (circostanza, peraltro, alquanto anomala rispetto a questioni di tale natura).
Nel momento in cui, in merito a tale vicenda (che non è di grosso calibro come molte altre che sono state portate alla nostra attenzione), non si autorizza la costituzione in giudizio della Camera dei deputati, si smentisce tutto il lavoro che si è svolto prima nella Giunta per le autorizzazioni e dopo nell'Ufficio di Presidenza e nella stessa Assemblea. Mai, infatti, si è votato in modo contrario a quanto deciso nell'ambito della Giunta per le autorizzazioni e dell'Ufficio di Presidenza, smentendo, in sostanza, le decisioni e le deliberazioni assunte in precedenza.Pag. 68
Vi è, inoltre, un argomento che alletta molti colleghi che si dichiarano contrari alla costituzione in giudizio - in questo caso come in casi analoghi - e che riconducono tutta la vicenda alla questione delle spese che la Camera andrebbe a sostenere. Riteniamo che non sia un argomento degno di rilievo e di valutazione, poiché non è il singolo parlamentare ad essere tutelato, ma l'istituzione (abbiamo affrontato altre volte argomentazioni di più ampio respiro in questa materia e ci sembra che stiamo andando verso una nostra autodelegittimazione).
Nel momento in cui si decide la costituzione in giudizio, potrebbe essere un'idea - la sottopongo alla Presidenza - quella di utilizzare il personale della Camera. La Camera dei deputati, infatti, è dotata di un'avvocatura che potrebbe benissimo rappresentare - ne ha le professionalità e i numeri per poterlo fare - le ragioni dell'istituzione, non del singolo parlamentare, nei confronti della giurisdizione in cui viene sollevato il conflitto di attribuzione.
Questi sono i motivi che inducono il gruppo di Forza Italia a votare contro la deliberazione assunta dall'Ufficio di Presidenza, in linea con quanto ha sempre sostenuto in altre vicende.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore il deputato Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, ritengo che la questione si debba affrontare, sia pure nei pochi minuti che abbiamo a disposizione, con assoluta serenità e pacatezza.
Per quanto riguarda l'ultima proposta del collega Leone, personalmente non avrei nulla in contrario; viceversa, per quanto riguarda l'affermazione secondo la quale mai la Camera si sarebbe discostata dai precedenti con riferimento alla costituzione in giudizio innanzi alla Corte costituzionale per resistere a conflitti di attribuzione sorti in relazione a precedenti deliberazioni di insindacabilità, devo ricordare all'Assemblea e al collega Leone che, al contrario, in due casi recenti esattamente una tale evenienza si è verificata.
Ad ogni modo, personalmente ritengo che in linea generale sarebbe opportuno che la Camera, dopo aver deliberato per l'insindacabilità, si costituisse comunque in giudizio innanzi alla Corte costituzionale.
Tuttavia, nel caso specifico - lo dico con assoluta serenità e pacatezza -, non solo la Giunta (a cui lei, signor Presidente, ha chiesto un parere, come è prassi costante dalla XIII legislatura) ha considerato l'opportunità della non costituzione in giudizio, ma anche l'Ufficio di Presidenza - come lei ha testé ricordato - ha parimenti deciso di proporre all'Assemblea di non costituirsi.
Soprattutto, vorrei ricordare una recente sentenza della Corte costituzionale - la n. 284 del 13 luglio (depositata il 28 luglio) 2004 - la quale, in un caso non identico ma con alcuni aspetti analoghi (riguardava l'allora collega Cito), ha dato ragione alla Camera su alcuni aspetti del conflitto, ossia il fatto che l'autorità giudiziaria avesse avuto torto a non operare un bilanciamento fra le esigenze del processo e quella del deputato di partecipare ai lavori parlamentari; tuttavia, per quanto riguardava, invece, l'aspetto specifico della possibilità che la pronuncia di insindacabilità potesse incidere in una vicenda processuale in cui si era formato il giudicato, la Corte costituzionale, nel 2004, ha affermato: «L'avvenuto esaurimento della vicenda processuale, con la formazione del giudicato, impedisce che, nella specie, questa Corte possa dare la propria pronuncia, concernente uno specifico episodio (...), un contenuto tale da riaprire quella vicenda, rimettendo in discussione rapporti e situazioni giuridiche (...) consolidatesi per effetto appunto del giudicato: riapertura dalla quale nessuna conseguenza potrebbe discendere per la tutela della posizione costituzionale della ricorrente». Come ha giustamente ricordato il collega Leone poc'anzi, la ricorrente è ovviamente la Camera dei deputati.
A mio avviso, a fronte di una sentenza di soli tre anni fa con la quale la Corte costituzionale, pur intervenendo (come ho già ricordato) su una questione parzialmentePag. 69diversa, si esprimeva tuttavia su un aspetto analogo ritenendo impossibile che una pronuncia sulla concessione o meno dell'insindacabilità potesse modificare il giudicato, sarebbe incauta la costituzione in giudizio da parte della Camera.
Tuttavia, a completamento del mio intervento (come ho già detto, vorrei svolgere questa riflessione con serenità e pacatezza), debbo dire che di diverso avviso rispetto alla Corte costituzionale si è dimostrata la Corte di cassazione, V sezione penale, nella sentenza del 2 luglio 2004, quando ha ritenuto che, al contrario, la pronuncia di insindacabilità, anche di fronte ad una sentenza passata in giudicato, potrebbe costituire quella prova nuova, ai sensi dell'articolo 630, comma 1, lettera c) del codice di procedura penale, che potrebbe consentire un procedimento di revisione.
La Corte costituzionale mi sembra di parere opposto rispetto alla Corte di cassazione. Tuttavia, dal momento che con il mio intervento ho voluto prospettare all'Assemblea tutta la delicatezza e la complessità della vicenda, mi è sembrato intellettualmente doveroso riportare anche questo contrasto di valutazioni tra la Corte costituzionale e la Corte di cassazione.
A giudicare il conflitto sarà la Corte costituzionale ed è questo il motivo per cui, a mio avviso, nel caso specifico, è inopportuno costituirsi per resistere ad un conflitto nel quale avremmo la pressoché totale certezza che la stessa Corte ci darebbe torto (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).

PRESIDENTE. Poiché è stata avanzata la richiesta di procedere alla votazione, passiamo ai voti.
Prego i colleghi di prestare attenzione, affinché non vi siano equivoci.
Ricordo che la proposta dell'Ufficio di Presidenza è nel senso della non costituzione in giudizio della Camera dei deputati. Chi è favorevole a tale proposta e vuole che la Camera non si costituisca nel predetto giudizio deve votare «sì», mentre chi è contrario a tale proposta e vuole che la Camera si costituisca in giudizio deve votare «no».
Pongo dunque in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta formulata dall'Ufficio di Presidenza nel senso che la Camera dei deputati non si costituisca in giudizio nel conflitto di attribuzione in oggetto.
(È approvata).

La Camera approva per 23 voti di differenza.
La Camera dei deputati ha pertanto deliberato di non costituirsi in giudizio.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione A.C. 3025-A.

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta sono stati o sono rimasti accantonati gli emendamenti De Simone 1.29, Aprea 1.54, De Simone 1.75, 1.200 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), Osvaldo Napoli 1.64, Satta 1.69 e Aprea 1.60 e che, da ultimo, è stato votato l'emendamento Schietroma 1.24.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 3025-A)

PRESIDENTE. Avverto che le Commissioni hanno testé presentato l'emendamento 2.102 il cui testo è in distribuzione.
Chiedo alle relatrici quali indicazioni intendano fornire all'Assemblea per la ripresa dei lavori.

ALBA SASSO, Relatore per la VII Commissione. Signor Presidente, modificando il precedente avviso, le Commissioni invitano al ritiro degli emendamenti, dianzi accantonati, De Simone 1.29 e 1.75, sui quali vi era un orientamento favorevole delle Commissioni e del Governo e sui quali la Commissione bilancio aveva espresso parere contrario.

Pag. 70

PRESIDENTE. Nel caso in cui gli emendamenti non venissero ritirati, il parere deve intendersi contrario?

ALBA SASSO, Relatore per la VII Commissione. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Prego, prosegua.

ALBA SASSO, Relatore per la VII Commissione. Il parere rimane contrario sull'emendamento Aprea 1.54. Invece, le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento 1.200 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento). Rimane l'invito al ritiro degli identici emendamenti Osvaldo Napoli 1.64 e Satta 1.69.
Vorrei segnalare ai presentatori - se mi permette, Presidente - che il comma 634 dell'articolo 1 della legge n. 296 del 2006, cui si fa riferimento, riguarda il fondo di 220 milioni che mette capo all'Istruzione. Quindi, i soldi per gli esami di stato, vengono attinti da un capitolo di bilancio del Ministero della pubblica istruzione. Invece, il comma 904 si riferisce ad un fondo per le imprese. Quindi, verrebbero tolti fondi che appartengono anche ai comuni.
Pertanto le Commissioni invitano al ritiro degli identici emendamenti Osvaldo Napoli 1.64 e Satta 1.69, altrimenti il parere è contrario. Peraltro, su tali emendamenti anche la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Infine, le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Aprea 1.60.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento De Simone 1.29.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dalla relatrice.

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, noi siamo praticamente costretti a ritirare l'emendamento al nostro esame per l'insistenza di un parere contrario della Commissione bilancio, che tra l'altro è in contrasto con i pareri espressi dalla VII Commissione e dal Governo.
Pertanto, ritiriamo il nostro emendamento; però, vorremmo restasse agli atti che riteniamo tale parere della V Commissione francamente inspiegabile, poco comprensibile. È del tutto evidente, infatti, che l'emendamento in discussione non insiste sulla parte, ben specificata nell'articolo in diversi passaggi, che attiene agli oneri aggiuntivi; tra l'altro, l'emendamento chiarisce la norma da un punto di vista giuridico. Come abbiamo cercato di spiegare diverse volte ai colleghi della Commissione bilancio, infatti, scrivere in una norma «organico di diritto» è un errore perché giuridicamente l'organico di diritto non esiste; c'è l'organico complessivo, che ovviamente comprende in sé anche l'organico di diritto. Per tale ragione, avevamo presentato l'emendamento al nostro esame; ci riserviamo ora di trasformarlo in un ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 1.54.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, vorrei soltanto chiedere (Commenti)...

PRESIDENTE. Silenzio, per favore...

VALENTINA APREA. Signor Presidente, vorrei soltanto chiedere come mai la Commissione bilancio ha espresso parere contrario sull'emendamento in discussione. Non è forse coperto? Si fa riferimento a un piano triennale, ma non c'è copertura finanziaria? Comunque, anche se il parere è contrario, noi continuiamo a sostenerne l'approvazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 71
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.54, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 442
Votanti 440
Astenuti 2
Maggioranza 221
Hanno votato
197
Hanno votato
no 243).

Prendo atto che i presentatori accedono all'invito al ritiro dell'emendamento De Simone 1.75.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.200 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 443
Votanti 442
Astenuti 1
Maggioranza 222
Hanno votato
439
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che i presentatori accedono all'invito al ritiro degli identici emendamenti Osvaldo Napoli 1.64 e Satta 1.69.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.60, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 457
Votanti 455
Astenuti 2
Maggioranza 228
Hanno votato
207
Hanno votato
no 248).

Passiamo all'emendamento Poletti 2.58.

CARMEN MOTTA, Relatore per la XI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARMEN MOTTA, Relatore per la XI Commissione. Signor Presidente, desidero segnalare all'Assemblea che il nostro parere era già stato espresso in senso contrario; tuttavia, modificando il precedente avviso, formulo un invito al ritiro in quanto il contenuto di questo emendamento - lo segnalo ai colleghi - è già ricompreso nel testo.
Sollecito quindi il ritiro della proposta emendativa. Presidente, proseguo o mi fermo qui?

PRESIDENTE. Prosegua pure.

CARMEN MOTTA, Relatore per la XI Commissione. Confermo il parere contrario sugli emendamenti Poletti 2.59, Poletti 2.60 e, in particolare, signor Presidente...

PRESIDENTE. Solo per semplificare i nostri lavori, siccome i pareri erano già stati espressi, o sono stati modificati, e allora occorre indicare il mutato avviso delle Commissioni, oppure li consideriamo confermati.

CARMEN MOTTA, Relatore per la XI Commissione. Va bene, signor Presidente. Tenevo a precisare che le Commissioni formulano un invito al ritiro dell'emendamento Poletti 2.58. I restanti pareri vengono confermati.Pag. 72
Infine, signor Presidente, propongo l'accantonamento degli emendamenti da Schietroma 2.2 a Goisis 2.65, che insistono sostanzialmente tutti sullo stesso punto, la lettera c) del comma 1 dell'articolo 2.

PRESIDENTE. Sta bene. L'esame degli emendamenti da Schietroma 2.2 a Goisis 2.65 è pertanto accantonato.
Passiamo dunque all'emendamento Poletti 2.58.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore per la XI Commissione.

ROBERTO POLETTI. Sì, Presidente, ritiro l'emendamento.

OSVALDO NAPOLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Interviene su questo punto?

OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, le chiedo scusa, ma non intervengo su questo punto; debbo tuttavia manifestarle la mia perplessità. Ho alzato la mano regolarmente per la richiesta di parlare sull'emendamento 1.64, di cui sono primo firmatario. Vorrei tornare su questo, perché assolutamente non sono d'accordo sul ritiro della proposta emendativa. Vorrei che dunque si tornasse sull'esame di tale emendamento.

PRESIDENTE. Onorevole Osvaldo Napoli, è bene evitare equivoci. Evidentemente, si è equivocato: lei ha alzato la mano, io ho formulato una domanda ad alta voce e non ho sentito risposte ad alta voce.
Tuttavia, se lei insiste, accedo alla sua richiesta. Passiamo dunque alla votazione degli identici emendamenti Napoli 1.64 e Satta 1.69.

OSVALDO NAPOLI. Mi scusi ancora, Presidente, ma chiederei pertanto di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.

OSVALDO NAPOLI. La ringrazio. Mi rivolgo ai colleghi, in modo particolare ai colleghi amministratori.
Condivido e comprendo la necessità di aumentare i compensi per i commissari degli esami di Stato e aggiungo anche che parlo a nome dell'ANCI, non di una parte politica o ad altro titolo. Non propongo infatti di abrogare la disposizione, ma di modificarne la copertura finanziaria. Mi spiego: nella formulazione attuale, l'articolo 1, comma 3, del decreto-legge in esame compensa l'aumento degli emolumenti dei commissari di Stato con la riduzione del fondo previsto dal comma 634 della legge finanziaria per l'anno 2007. Tale fondo, ad oggi pari a 220 milioni di euro, finanzia i fondi INAIL per l'abbattimento delle barriere architettoniche delle scuole, la gratuità parziale dei libri di testo per gli studenti aventi diritto, l'attivazione delle sezioni sperimentali per i bambini tra i due e i tre anni. Si tratta di somme importanti per i comuni. La diminuzione di tale risorse aggraverebbe la già difficile situazione finanziaria degli enti locali e ripeto quello che ho affermato: barriere architettoniche, gratuità parziale dei libri, attivazione dei servizi sperimentali. L'ANCI ha scritto al Ministro per trovare una copertura finanziaria e offre una soluzione. Riduciamo l'autorizzazione di spesa prevista dal comma 904 della legge finanziaria per il 2007 che è un fondo di ben 565 milioni di euro, previsto per l'erogazione dei corrispettivi a favore delle imprese pubbliche in relazione ad oneri di servizio pubblico.
Ebbene, credo che il senso politico - mi rivolgo agli amministratori - sia che essi ottengano nuovamente i finanziamenti, decurtandoli dai servizi sociali dei comuni. Se voi della maggioranza - chi svolge l'attività di amministratore in modo particolare - decidete che tali soldi devono essere tolti alle barriere architettoniche, ai libri gratuiti e così via, fatelo pure. Sappiate, però, da dove vengono presi!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Satta. Ne ha facoltà.

Pag. 73

ANTONIO SATTA. Signor Presidente, trovo singolare la posizione del Governo e delle Commissioni. In realtà, ogni volta che si parla dei problemi dei comuni le orecchie sono tutte «tappate», nonostante in quest'aula vi siano molti parlamentari che sono amministratori comunali e nonostante si sappia che, nei prossimi giorni, entro il 30 settembre, molti comuni non riusciranno neppure a chiudere gli equilibri di bilancio. Ciononostante, in questa sede, come se nulla fosse, si consenta di togliere fondi ai comuni.
Mi meraviglia che la relatrice o il viceministro dichiarino che tale circostanza non sia vera. Ma è certo che il fondo, ai sensi del comma 634, è costituito da somme destinate certamente alla pubblica istruzione, ma anche ai comuni per progetti pertinenti all'istruzione. È davvero singolare che ogni volta che sono in gioco gli interessi dei comuni, che sono le vere aziende pubbliche del nostro Paese, le prime aziende pubbliche, nessuno tenga conto di tale fatto, ma si proceda diversamente.
Noi, come Popolari-Udeur, siamo convinti e chiediamo al ministro Fioroni, di cui conosco la sensibilità in quanto è stato un alto dirigente dell'ANCI, e al tempo stesso anch'io a nome dell'ANCI (sui cui temi i Popolari-Udeur si riconoscono in questo momento), chiedo al Governo di compiere un gesto di grande buona volontà e di permettere ai comuni di mantenere quei pochi soldi che ancora conservano e di trovare, momentaneamente, una soluzione come proposto nel mio emendamento, il cui contenuto è uguale a quello illustrato poco fa dal collega Osvaldo Napoli.
Pertanto, siamo noi a chiedere al Governo di modificare il parere negativo precedentemente espresso, e alle Commissioni di permettere che i comuni possano disporre di quelle poche lire o pochi euro che potranno ancora gestire se l'emendamento in esame verrà accolto.

ALBA SASSO, Relatore per la VII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBA SASSO, Relatore per la VII Commissione. Signor Presidente, forse prima non mi sono spiegata bene. Intanto, al comma 3 non si prevede un aumento dei compensi per i commissari degli esami di maturità, ma semplicemente uno stanziamento, considerato che le commissioni quest'anno non sono composte solo da membri interni, ma anche da docenti esterni. Quindi, vi è un aumento della platea e non un aumento di compenso.
I fondi vengono attinti dal comma 634 della legge finanziaria per l'anno 2007. Si tratta di un fondo di 220 milioni di euro finalizzati alla qualificazione delle attività scolastiche.
Il comma 904, invece, fa riferimento ai fondi per le imprese, come è stato affermato dallo stesso onorevole Satta con cui abbiamo ragionato con riferimento agli identici emendamenti in esame e, trattandosi di soldi da erogare alle imprese, in qualche modo, vanno anche ai comuni.
Credo, comunque, vi sia un equivoco sulle proposte emendative in esame, anche perché l'onorevole Satta aveva ritirato il suo emendamento 1.69. La situazione dovrebbe quindi essere più chiara.

PRESIDENTE. Come ha sentito, il deputato Satta non ha ritirato il suo emendamento 1.69.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Goisis. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, chiedo la parola per aggiungere la mia firma agli identici emendamenti Napoli 1.64 e Satta 1.69 proprio perché, così come avevo osservato questa mattina, una cosa è certa: è vero che non sono stati aumentati gli stipendi agli insegnanti delle commissioni d'esame, ma sono stati aggiunti commissari esterni.
Pertanto, sono state necessarie ulteriori risorse. Diciamolo in parole povere: questi soldi da dove sono stati presi? Sono stati previsti dal comma 634 della legge finanziaria, che prevedeva 220 milioni per l'offerta formativa della scuola, per il miglioramento delle attività scolastiche e, in modo particolare, come si diceva prima,Pag. 74per eliminare le barriere architettoniche, per la gratuità dei libri di testo ed, in ogni caso, sempre per la scuola.
Pertanto, una volta di più dobbiamo denunciare che, a parole, si dice che si vuole riformare la scuola e che si hanno le braccia aperte nei confronti della stessa, ma in realtà non è vero. Si è preferito, infatti, dare soldi a commissari esterni che non erano necessari e che non servivano assolutamente. È stata compiuta un'azione veramente illogica, prevedendo una riforma che parte dal tetto, (come ho già avuto modo di dire tante volte) e togliendo risorse proprio a coloro che maggiormente ne hanno bisogno (come dicevo questa mattina): agli handicappati, ai nostri bambini, alle nostre scuole, a coloro che si stanno avviando sulla strada del futuro.
In questo modo a tutti loro vengono tarpate le ali per realizzare una riforma che non ha alcun senso. Pertanto, una volta di più, hanno ragione i colleghi che hanno presentato gli identici emendamenti al nostro esame ai quali voglio aggiungere la mia firma.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Garagnani. Ne ha facoltà.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, intervengo anch'io per ribadire che le affermazioni del collega Osvaldo Napoli hanno una loro validità. Credo che, però, dobbiamo stare attenti nel misurarci con un problema come questo, perché esso comporta delle difficoltà obiettive.
Gli insegnanti ed i commissari esterni, cui il collega ha fatto prima riferimento, percepiscono indennità veramente ridicole. La confusione determinata dal provvedimento del Governo, che ha ampliato il numero dei commissari esterni con il risultato che vi sono state molte rinunce (come nella mia regione) di persone non abilitate e prese a caso, ha comportato un vero e proprio squilibrio.
Colgo l'occasione dell'esame degli identici emendamenti Napoli 1.64 e Satta 1.69 per evidenziare ancora l'anomalia e l'intimo disordine che caratterizzano l'operato del Governo nella materia, perché da un lato toglie le risorse e, dall'altro, le destina ad un settore che non è definito compiutamente.
Lo ripeto, il problema dei commissari esterni è presente e mostra evidenti lacune proprio in presenza di chiare rinunce che hanno comportato una serie di disfunzioni nelle scuole che tutti ben conoscono.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, ringrazio gli onorevoli Osvaldo Napoli e Satta, nonché gli altri intervenuti, perché hanno posto l'accento sulle autonomie locali, sull'abbattimento delle barriere architettoniche e sul protocollo sottoscritto con l'INAIL ed introdotto nella scorsa legge finanziaria, consentendo che anche i fondi dell'INAIL possano garantire l'abbattimento delle barriere architettoniche e la sicurezza degli edifici scolastici.
La cifra a cui fa riferimento l'emendamento in esame è di 220 milioni di euro aggiuntivi, messi a copertura plurima di interventi diversi, che non riguardano altro se non gli elementi fondanti costituiti dal miglior funzionamento delle scuole e dall'ampliamento dell'offerta formativa. Inoltre, una parte di tale stanziamento è stata introdotta a copertura del pagamento degli esami di Stato, la cui logica proviene da lontano, ed è la sommatoria del fatto che vi sono i commissari esterni e che, purtroppo - come tutti voi sapete e non credo sia il caso di riaprire polemiche che anche l'onorevole Garagnani forse rammenta - dovevano essere ancora saldati i pagamenti dei compensi più ridotti per i commissari interni degli esami di maturità degli anni 2001, 2002 e 2003.
Ritengo che in quest'aula tutti siamo attenti al fatto che chi lavora percepisca il corrispettivo per il lavoro che ha svolto, specialmente se è per conto dello Stato; pertanto ritengo che questa cifra è destinata, finalmente, anche a compenso sostanzialePag. 75della cifra ricostruita del costo degli esami di Stato che non si sono mai verificati.
Sugli emendamenti in esame vi è anche il parere contrario della Commissione Bilancio; voi sapete qual è la regola dell'Assemblea in questo caso e come ciò imponga al Governo e alle Commissioni di essere conseguenti. Fermo ciò che ho affermato, l'Assemblea è sovrana, pertanto decida di imputare tali soldi nel modo che ritiene più opportuno, fermo restando il parere contrario della Commissione Bilancio.

PRESIDENTE. Se capisco bene, signor Ministro, sugli identici emendamenti Osvaldo Napoli 1.64 e Satta 1.69 il Governo si rimette all'Assemblea. È così?

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Mi devo conformare al parere della V Commissione.

PRESIDENTE. No, lei mi deve dire se il Governo si rimette all'Assemblea o se esprime parere contrario.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, il Governo esprime parere contrario.

PRESIDENTE. Quindi il parere è contrario. Dunque chiarisco quanto accaduto: ho chiesto una precisazione al Ministro, al fine di comprendere se la sua esposizione dovesse intendersi come una rimessione all'Assemblea oppure se, esposte quelle considerazione, ribadisse tuttavia il parere contrario, ed il Ministro ha confermato questa seconda lettura.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo formalmente per sottoscrivere l'emendamento, ma anche per ringraziare la Presidenza per la sensibilità che ha dimostrato nel permettere la discussione sullo stesso, considerato l'equivoco che si era verificato con il collega Osvaldo Napoli. In questo modo, infatti, il nostro dibattito si è indubbiamente arricchito.

PRESIDENTE. Grazie a lei. Come avete visto, la Presidenza ha ritenuto di ammettere eccezionalmente il voto, proprio considerando l'equivoco che poteva essersi creato sul punto, avendo il deputato Osvaldo Napoli dichiarato di non aver mai proceduto al ritiro del suo emendamento. Dunque, ora le cose sono chiare e possiamo procedere al voto.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Osvaldo Napoli 1.64 e Satta 1.69, non accettati dalle Commissioni né dal Governo, sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 453
Votanti 452
Astenuti 1
Maggioranza 227
Hanno votato
222
Hanno votato
no 230).

Ricordo che l'emendamento Poletti 2.58 è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Poletti 2.59, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 451
Votanti 439
Astenuti 12
Maggioranza 220
Hanno votato
123
Hanno votato
no 316).Pag. 76

Passiamo alla votazione dell'emendamento Poletti 2.60.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, colgo l'occasione della discussione sull'emendamento Poletti 2.60 per segnalare alle relatrici e al Governo, oltre che al Comitato dei diciotto, una questione che è stata sollevata in relazione all'articolo 2, con riferimento, in particolare, alla lettera b), numero 2. In sostanza, tale disposizione prevede che, in casi di particolare urgenza, il potere di sospensione cautelare venga anticipato dal dirigente scolastico, nell'ipotesi in cui si tratti di personale docente, e dal dirigente preposto all'ufficio scolastico regionale, nell'ipotesi in cui si tratti di dirigenti scolastici.
Il provvedimento deve essere seguito dalla convalida. L'articolato, nel primo caso, correttamente, prevede che la convalida della sospensione sia affidata ad un organo superiore. Nel caso, ad esempio, si tratti di un docente, il provvedimento di sospensione adottato dal dirigente scolastico deve essere convalidato entro dieci giorni dal dirigente scolastico regionale.
Tuttavia, il paradosso di questa norma si verifica in ordine al provvedimento di sospensione nel caso in cui sia adottato dal dirigente scolastico regionale, perché in questo caso l'ultima parte dell'articolato demanda allo stesso dirigente scolastico regionale il potere di convalida.
La Commissione giustizia con un'osservazione ha ricordato alla Commissione competente come sia un'anomalia che un provvedimento preveda che lo stesso organo che adotta il provvedimento di sospensione cautelare sia addetto alla convalida. Non serve perdere tempo per spiegare come vi siano interessi tali nel convalidare il provvedimento che è stato adottato e che, naturalmente, ci evitano di approfondire la questione.
A nostro giudizio, anche per rispetto dei principi di buona amministrazione e di imparzialità, il provvedimento di convalida dovrebbe essere demandato ad un organo gerarchicamente superiore, così come avveniva in altre occasioni rispetto anche al dettato precedente. In questo caso potrebbe essere demandato - e concludo - o al direttore generale o ad un direttore centrale cui fanno riferimento, eventualmente, i provvedimenti che riguardano il personale.
Abbiamo, quindi, ritenuto corretto sottolineare all'Assemblea questo elemento che, come ho detto, è stato richiamato dalla Commissione giustizia, in quanto riteniamo che la correzione sia ancora possibile e possa essere affidata ad un emendamento presentato in aula al fine di correggere una stortura che, a nostro giudizio, merita di essere corretta.
Concludo, affermando che, comunque, sull'emendamento in esame, come gruppo di Alleanza Nazionale, esprimeremo un voto contrario, in quanto, trattandosi di una sospensione di carattere cautelare, non ha senso che intervenga il collegio dei docenti. Sappiamo, infatti, che questo tipo di sospensione è correlata, purtroppo, alla commissione di alcuni reati ed è evidente, quindi, che questo tipo di provvedimento non ha carattere disciplinare tout court, ma riveste una valenza completamente diversa in forza della quale riteniamo che debba essere respinto anche l'emendamento sottoposto all'esame dell'Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Poletti 2.60, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 443
Votanti 434
Astenuti 9
Maggioranza 218
Hanno votato
22
Hanno votato
no 412).Pag. 77

In ordine all'emendamento Schietroma 2.2 vi è una proposta di accantonamento; passiamo quindi all'emendamento Schietroma 2.5.

VALENTINA APREA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, ciò significa che sospendiamo la discussione sulle sanzioni disciplinari, perché è di questo che si tratta. Non so se sia opportuno, in quanto, da una parte, giungono pressioni per concludere l'esame del provvedimento e, dall'altra, le relatrici, di fatto, ci impediscono di affrontare l'esame di un aspetto fondamentale.
Per rispondere al Presidente ricordo che al Comitato dei diciotto era stato detto, in aula, che vi era una riformulazione per poi proseguire.

CARMEN MOTTA, Relatore per la XI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARMEN MOTTA, Relatore per la XI Commissione. Signor Presidente, non si vuole impedire la discussione, anzi, l'orientamento è esattamente il contrario. Vi è la necessità di approfondire la problematica particolarmente delicata nel Comitato dei diciotto, anzi, è una proposta che ci aiuta senz'altro a risolvere i problemi.
Non c'è alcuna volontà di non procedere alla discussione: semmai, c'è la volontà di arrivare ad una discussione condivisa e anche molto breve.

PRESIDENTE. L'insistente richiesta di accantonamento non può che essere accolta.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Schietroma 2.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 455
Votanti 452
Astenuti 3
Maggioranza 227
Hanno votato
21
Hanno votato
no 431).

Prendo atto che i deputati Delfino e Volontè non sono riusciti a votare e avrebbero voluto esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Frassinetti 2.62.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Frassinetti 2.62, formulato dal Governo.

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, accedo all'invito al ritiro del mio emendamento formulato dal Governo, in quanto il suo contenuto è stato contemplato nella riformulazione.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 2.55.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, anche noi che abbiamo studiato il provvedimento fatichiamo a seguirne i passaggi: ogni comma interviene su modifiche pesanti del nostro ordinamento. Adesso siamo passati da una materia esplosiva, le sanzioni disciplinari, al conferimento delle supplenze per maternità.
Quali sono le riserve che muoviamo a questa formulazione definitiva? Intanto vorrei specificare, perché possa rimanere agli atti, che il problema del pagamento delle supplenze nei casi di maternità si è verificato da quando, a seguito della legge finanziaria per il 2007, le scuole hannoPag. 78avuto a disposizione un budget per il pagamento delle supplenze. Pertanto, pagamenti che, fino a quella data, erano dovuti in caso di sostituzione di docenti, sono invece rientrati nel bilancio delle scuole. Ricorderete che questa è stata «venduta» al Parlamento come una grande possibilità per le scuole e una nuova forma di autonomia finanziaria! Con tale autonomia finanziaria, le scuole hanno rischiato la bancarotta fraudolenta: di fatto, rispetto alle spese che erano a carico delle scuole, vi erano «buchi» pazzeschi, e perciò il comma 3...

CARMEN MOTTA, Relatore per la XI Commissione. Stai parlando del comma 4.

VALENTINA APREA. Si, mi riferisco al comma 4. In ogni caso, tutte le materie che hanno a che fare con il personale supplente e con il pagamento del medesimo sono state da noi condivise, perché salvano i bilanci delle scuole. Le scuole si sono trovate, da un giorno all'altro, a dover sopportare, per il pagamento di supplenti e insegnanti in maternità, spese pazzesche, che non potevano essere assolutamente sostenute. Abbiamo quindi condiviso la scelta del Governo di non far ricadere sulle scuole tale tipo di oneri. Che cosa critichiamo? La proposta della Commissione, condivisa anche dall'opposizione, era quella di lasciare tali somme fuori dai bilanci delle scuole e del Ministero, perché attinenti a conseguenze e prescrizioni di carattere generale. Si pensava che tutte le donne in maternità dovessero assolutamente essere collocate in astensione obbligatoria e non si comprendeva il motivo per il quale, invece, si dovessero bloccare i bilanci delle scuole.
Così non è stato. La Commissione bilancio e il Ministero dell'economia e delle finanze, alla fine, hanno accettato la richiesta della Commissione e del Governo di sollevare le scuole dalle predette spese, ma riportandole in capo al Ministero della pubblica istruzione. Nella fattispecie, ho anticipato una discussione, che riprenderemo con riferimento al comma 5, ma anche il comma 4, di cui stiamo parlando adesso, ha a che fare con il personale precario, in questo caso con il personale amministrativo, tecnico ed ausiliario (ATA). Sono tutte norme che intervengono per mettere alcune «pezze», ma che certamente non risolvono problemi così onerosi che hanno a che fare con i bilanci delle scuole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Garagnani, al quale ricordo che ha un minuto a disposizione per svolgere il suo intervento.
Prego, deputato Garagnani, ha facoltà di parlare.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, intervengo per avvalorare quanto detto dalla collega che mi ha appena preceduto e per confermare che la situazione di molte scuole, dal punto di vista del pagamento delle supplenze, è disastrosa. Il nostro emendamento si fa carico di questa esigenza, ma pongo il problema che, se continua una politica scolastica irrazionale, di assunzione indiscriminata, senza definire priorità né - lentamente - un nuovo modello scolastico, anno dopo anno ci troveremo sempre ad affrontare questo problema.
Cito anche la mia regione dove, proprio a causa della vicenda delle supplenze, delle maternità e non solo, la situazione è catastrofica. I dirigenti scolastici non sanno come affrontare l'emergenza quotidiana, peraltro di fronte, sul territorio nazionale, ad una disparità di presenza dei docenti, che non è stata assolutamente colmata e che ha creato questa situazione. Da ciò deriva la ragione del nostro emendamento 2.55.

CARMEN MOTTA, Relatore per la XI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARMEN MOTTA, Relatore per la XI Commissione. Signor Presidente, vorrei chiarire all'Assemblea che stiamo discutendoPag. 79dell'emendamento Aprea 2.55. Vero, signor Presidente, siamo a questo punto?

PRESIDENTE. Si, stiamo esaminando l'emendamento Aprea 2.55.

CARMEN MOTTA, Relatore per la XI Commissione. Questo emendamento è soppressivo del secondo periodo del comma 4. Ciò di cui hanno parlato i colleghi in precedenza non c'entra nulla, perché gli stessi, con questo emendamento, vorrebbero sopprimere ciò che il testo prevede, ossia non irrogare le sanzioni alle istituzioni scolastiche per l'inosservanza dei termini previsti dalle nuove disposizioni legate alla comunicazione, variazione o cessazione del rapporto di lavoro. Quindi, quanto detto dai colleghi che mi hanno preceduto non c'entra nulla, perché, anzi, da questo punto di vista, le scuole sono state messe in una condizione di facilitazione, come peraltro esse stesse avevano chiesto. Abbiamo parlato, quindi, di un altro argomento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 2.55, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 466
Maggioranza 234
Hanno votato
213
Hanno votato
no 253).

Osservo che l'emendamento 2.102 delle Commissioni non è ancora stato sottoposto al parere della Commissione bilancio; poiché, al pari di tale emendamento, vertono sul comma 5 anche gli emendamenti Aprea 2.56 e 2.57, nonché l'emendamento Poletti 2.63, se i relatori concordano, appare necessario accantonare tutti i suddetti emendamenti.
Non essendovi obiezioni, l'esame dei richiamati emendamenti deve intendersi accantonato.
Passiamo dunque alla votazione degli identici emendamenti De Simone 3.54 e 3.200 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, in realtà intervengo solo per esprimermi a favore. La nostra forza politica, Forza Italia, non ha presentato emendamenti sulla parte del decreto-legge in esame, che riguarda specificamente il Ministero dell'università e della ricerca - quindi, ora mi riferisco al sottosegretario Modica - e ha condiviso le ragioni di necessità ed urgenza del provvedimento. Poiché, però, si tratta di un decreto-legge e vi sarà solo la votazione finale, chiediamo che sia registrata la posizione favorevole del gruppo Forza Italia in merito alle materie proposte dal Ministro Mussi e rappresentate dal sottosegretario Modica, proprio perché, evidentemente, noi vogliamo far funzionare l'università al meglio.
Pertanto, poiché le due norme contenute nel decreto-legge in esame (che riguardano, da una parte l'assunzione dei ricercatori, dall'altra questioni che hanno a che fare con gli enti di ricerca) danno il via libera all'utilizzo di finanziamenti che altrimenti verrebbero persi, avvicinandosi la sessione di bilancio abbiamo comunque accettato di discutere e conseguentemente non abbiamo presentato emendamenti.
Quindi, il mio intervento è volto solo a far rimanere a verbale che su tali materie il gruppo Forza Italia ha espresso, in Commissione, un parere favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, intervengo anch'io per esprimere, a nome del gruppo UDC, voto favorevole, perché in effetti si parla di fondi,Pag. 80di fondi dell'Unione europea, diretti ad incentivare la ricerca e si tenta, in qualche modo, di sostenere non solo i ricercatori, ma anche gli enti di ricerca, quindi manifestiamo un nostro gesto di buona volontà.
Dunque anch'io mi aggrego al chiarimento espresso dalla collega Aprea, nel senso che vi sarà un voto finale contrario sul complesso del provvedimento, ma desidero che sia messo a verbale che su questi temi noi siamo responsabilmente presenti in aula, e quindi esprimiamo il nostro voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, anche il gruppo Alleanza Nazionale non ha proposto emendamenti all'articolo 3, in quanto quest'ultimo si muove sicuramente nell'importante direzione di incentivare la ricerca e l'assunzione di ricercatori. Sappiamo quanto la nostra università soffra per mancanza di risorse e anche l'anno scorso, durante il dibattito sulla legge finanziaria, si sono evidenziati molti problemi proprio riguardo a tale istituto. Abbiamo parlato di scuola: rileviamo ancora una volta che nel decreto omnibus in esame si trovano argomenti che riguardano addirittura due Ministeri diversi, quindi vogliamo ancora una volta sottolineare che le materie sono disomogenee e variegate.
Comunque, anche se ovviamente vi sono molti motivi per criticare il decreto-legge in esame, per quanto riguarda l'articolo 3, accogliamo con favore tali disposizioni urgenti per l'assunzione di ricercatori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nannicini. Ne ha facoltà.

ROLANDO NANNICINI. Signor Presidente, intervengo per segnalare che sull'articolo 3 le Commissioni, con il parere del Governo, hanno aggiunto il comma 1-bis, che credo affronti un problema importante, quello dei ricercatori, ma con un metodo molto burocratese, diciamo così, e prolisso; infatti tale comma afferma: «La qualità dell'attività scientifica e didattica» - a parte il fatto che di didattica, in generale, nelle università italiane ne è richiesta poca nei bandi - «dei ricercatori assunti dalle università a seguito di concorsi banditi successivamente alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto è sottoposta dopo tre anni dalla data di assunzione alla valutazione dell'Agenzia nazionale di valutazione (...)».
Pertanto: un anno per avere i bandi, tre anni per espletare il concorso, fra sette anni si compie la valutazione e sembra che il finanziamento sia subordinato ad una valutazione. Sarebbe molto corretto discutere su tutti i ricercatori e sulla funzione che si attribuisce ad essi nell'università italiana. Cosa si aspetta a prevederli come insegnanti di terza fascia e a contemplare forme non così burocratiche?
Annuncio pertanto il mio voto contrario, se verrà posto in votazione il comma 1-bis.
Mi sembra comunque positiva la scelta effettuata nell'articolo in esame e per questo motivo esprimo il mio voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Goisis. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, intervengo per annunciare il nostro apprezzamento motivato dall'incremento che il decreto-legge apporta al Fondo di finanziamento ordinario delle università (20 milioni di euro stanziati) e agli enti di ricerca (ulteriori 7,5 milioni di euro); risorse che la legge finanziaria aveva destinato all'assunzione straordinaria di ricercatori. Tale incremento essendo comunque finalizzato a garantire una più ampia assunzione di ricercatori evita il rischio di disperdere le risorse destinate dalla legge finanziaria e che non sono utilizzabili nelle forme e nellePag. 81modalità previste, esistendo un ritardo nell'emanazione del regolamento per il concorso. Pur rimanendo l'urgenza di un'iniziativa straordinaria di reclutamento di ricercatori che questa misura non risolve, apprezziamo, tuttavia, che ci si sia mossi pensando alla ricerca e all'università.

LUCIANO MODICA, Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà

LUCIANO MODICA, Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca. Signor Presidente, desidero innanzitutto ringraziare i deputati e le deputate della maggioranza e dell'opposizione per il giudizio positivo che hanno espresso su questa norma. Per quanto riguarda l'osservazione del deputato Nannicini, mi permetto di sottolineare che il contenuto della norma riguarda una nuova forma di valutazione, inesistente nel nostro ordinamento, sulla qualità scientifica e didattica del personale assunto. È una valutazione attesa da molti anni e necessaria per un controllo a posteriori del reclutamento svolto dalle università. La parte fondamentale non è il primo periodo del comma in discussione ma è il secondo, nel quale per la prima volta viene introdotto il principio per cui si può sanzionare un ateneo sottraendo dal Fondo di finanziamento ordinario il costo dello stipendio di una persona assunta in caso di valutazione negativa, ovvero qualora dopo tre anni la medesima ha dimostrato di non essere di qualità sufficiente in base a un giudizio di una agenzia indipendente, pur non potendo naturalmente essere licenziata poiché assunta a tempo indeterminato. Tutto ciò vuol dire, praticamente, che reclutare persone di qualità non buona avrà conseguenze non a carico del bilancio dello Stato, ma del bilancio dei singoli atenei: è una novità importante ed interessante che viene apportata dal provvedimento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti De Simone 3.54 e 3.200 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), accettati dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 451
Votanti 450
Astenuti 1
Maggioranza 226
Hanno votato
446
Hanno votato
no 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 3.51, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 448
Votanti 446
Astenuti 2
Maggioranza 224
Hanno votato
202
Hanno votato
no 244).

Sospendo brevemente la seduta.

La seduta, sospesa alle 18,05, è ripresa alle 18,15.

PRESIDENTE. Rilevo che, ad eccezione degli emendamenti accantonati, è esaurito l'esame di conversione di tutte le proposte emendative riferite al disegno di legge di conversione.
Chiedo dunque al presidente della VII Commissione, deputato Folena, quali indicazioni intenda dare per la ripresa dei nostri lavori.

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PIETRO FOLENA, Presidente della VII Commissione. Signor Presidente, abbiamo la necessità di un ulteriore approfondimento in sede di Comitato dei diciotto. La materia, abbastanza complessa, è quella delle norme disciplinari e al fine di favorire un buon svolgimento dei lavori dell'Assemblea - sappiamo che al successivo punto dell'ordine del giorno vi è un decreto-legge che scade a distanza molto ravvicinata - propongo un rinvio del seguito dell'esame di questo disegno di legge ad altra seduta, cosicché l'Assemblea possa continuare a svolgere i suoi lavori in modo ordinato.

PRESIDENTE. Sta bene. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Sull'ordine dei lavori (ore 18,16).

ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, ma non in senso stretto, poiché si tratta di un'altra questione che le vorrei sottoporre e che forse sollevo un po' in ritardo.
Con la legge n. 308 del 15 dicembre del 2004 il Parlamento conferì una delega al Governo per il riordino e l'integrazione della legislazione in materia ambientale. La stessa legge prevedeva un termine di diciotto mesi per l'esercizio della delega.
È chiaro che giustamente esiste per il Governo, che intenda correggere un provvedimento in corso d'opera, apportando una serie di correttivi, la possibilità di farlo...

PRESIDENTE. Prego, per favore, l'Assemblea di dedicare attenzione alla questione.

ANTONIO LEONE. ... perché è chiaro che la delega inizialmente venne conferita rebus sic stantibus e salva la possibilità, nel frattempo, di eventuali evoluzioni, che devono essere limitate nel tempo. Infatti, così come è previsto il termine per quanto riguarda la delega principale, è previsto espressamente nella Costituzione il divieto di delega legislativa in toto al Governo, se non entro determinati paletti, ed è previsto un termine nella delega stessa.
Riguardo a tale provvedimento è accaduto che, nonostante al comma 25 dell'articolo 1 vi fosse la previsione letterale che il mancato rispetto da parte del Governo dei termini di trasmissione degli schemi dei decreti legislativi comportasse la decadenza della delega (naturalmente, ai sensi del quarto e del quinto comma della stessa norma, tale previsione è riferita anche ai correttivi del Governo), l'Esecutivo non ha inteso rispettare tale norma con un escamotage.
Tra l'altro questi principi di cui le ho parlato, inseriti nella delega richiamata, trovano riscontro anche in una serie di disposizioni giurisprudenziali della Corte costituzionale.
Sta di fatto che apprendiamo dalla stampa che il Governo - se non vi è stata già la richiesta e lei non ha provveduto all'assegnazione, sottopongo la questione alla sua riflessione - attraverso, ripeto, un mero escamotage, per rimediare alla propria inerzia, avrebbe riproposto un nuovo schema di decreto legislativo sulla stessa materia.
Tutto ciò sarebbe contrario non soltanto al deliberato della Corte costituzionale, ma anche alla previsione costituzionale, e altresì a tutto l'impianto della delega stessa, che prevede il mandato da parte del Parlamento a legiferare entro determinati termini e con la sottoposizione al parere del Parlamento degli schemi di decreti legislativi, che invece in tal modo verrebbero tranquillamente e reiteratamente messi sotto i piedi.
Le sottopongo tale riflessione, ove mai fossi arrivato in ritardo, perché torno a ripetere che abbiamo appreso dalla stampa l'intenzione del Governo.
Ritengo che la sua attenzione, come sempre, ai problemi attinenti alla tutela delle prerogative del Parlamento debba essere rivolta ad una seria riflessione su tale questione, anche al fine di ricordarePag. 83al Governo che chi legifera è il Parlamento e non devono essere messi in atto escamotage per superare tale previsione e tale limitazione nei confronti del Governo. La ringrazio, signor Presidente.

PRESIDENTE. Ringrazio lei per l'attenzione rivolta a tale questione. La Presidenza della Camera ha già avuto modo di occuparsi della questione ora sollevata dal deputato Leone e ha operato al riguardo, d'intesa con la Presidenza del Senato, nel senso di tutelare al massimo grado le prerogative del Parlamento.
Ricordo, in particolare, che i Presidenti dei due rami del Parlamento hanno restituito al Governo uno schema di decreto legislativo correttivo del precedente decreto n. 152 del 2006 in materia ambientale, che il Governo stesso aveva trasmesso per l'acquisizione del secondo parere parlamentare, in quanto tale trasmissione aveva avuto luogo dopo la scadenza del termine previsto, a pena di decadenza, dalla legge delega n. 308 del 2004.
Successivamente, con lettera del 18 settembre, il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali ha preannunciato la trasmissione, ai fini dell'acquisizione del primo parere parlamentare, di un nuovo schema di decreto correttivo del decreto legislativo n. 152 del 2006, deliberato dal Consiglio dei ministri in data 13 settembre. Nella stessa lettera il Ministro Chiti ha altresì illustrato le ragioni in virtù delle quali il Governo ritiene tuttora sussistenti i presupposti per l'esercizio della delega, a patto che si dia corso ad un nuovo e autonomo procedimento e, quindi, senza pregiudicare in alcun modo le prerogative del Parlamento.
Alla luce degli specifici precedenti in materia, non compete alla Presidenza della Camera pronunciarsi in ordine all'interpretazione di una legge sostenuta dal Governo, quando questa non appaia manifestamente priva di fondamento.
Pertanto, preso doverosamente atto dell'interpretazione della legge delega adottata dal Governo ed essendo successivamente pervenuto alle Camere lo schema di decreto preannunciato dal Ministro Chiti, la Presidenza ha provveduto altrettanto doverosamente alla sua assegnazione alle competenti Commissioni, necessaria per consentire alla Camera di esercitare le sue prerogative nel procedimento di emanazione delle norme delegate.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1772 - Conversione in legge del decreto-legge 3 agosto 2007, n. 117, recante disposizioni urgenti modificative del codice della strada per incrementare i livelli di sicurezza nella circolazione (Approvato dal Senato) (A.C. 3044) (ore 18,18).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge del decreto-legge 3 agosto 2007, n. 117, recante disposizioni urgenti modificative del codice della strada per incrementare i livelli di sicurezza della circolazione.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali e hanno avuto luogo le repliche della relatrice e del Governo.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 3044)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 3044 sezione 3).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A - A.C. 3044 sezione 4).
Avverto, altresì, che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 3044 sezioni 1 e 2).
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo, in particolare, a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimoPag. 84periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
A tal fine il gruppo Misto, per la componente politica delle Minoranze linguistiche, è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 89 e 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, il cui contenuto non è strettamente attinente alla materia del decreto-legge: Baldelli 3.17, limitatamente al comma 2-ter, che riguarda il bonus concesso ai titolari di patente che nell'arco di un biennio non incorrono in violazioni del codice della strada che comportano una detrazione di punti; Moffa 6.1, volto a prevedere - in via generale - il divieto di vendita di superalcolici ai minori; Moffa 6.03, volto a dettare una disciplina specifica in materia di attività dei locali notturni e dei locali autorizzati alla vendita di bevande alcoliche.
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative il deputato De Corato. Ne ha facoltà.

RICCARDO DE CORATO. Signor Presidente, il gruppo di Alleanza nazionale ha presentato degli emendamenti con cui introduce alcune tematiche. In alcuni di essi, ad esempio, ha proposto che si consideri la necessità di stabilire un divieto di ingresso nei locali notturni con licenza «c»; di prevedere l'apposita apertura ai minori dei locali notturni (all'interno dei quali è sempre vietata la somministrazione degli alcolici); nonché di prevedere - sempre all'interno di locali con licenza «c» - la presenza obbligatoria di un pubblico ufficiale durante l'orario di apertura, con eventuale costo a carico del titolare dell'esercizio stesso. Si prevede, inoltre, la possibilità per i clienti di sottoporsi, in maniera volontaria, ad un test alcolico all'uscita dei locali.
Negli emendamenti presentati, il gruppo di Alleanza Nazionale ha previsto, altresì, che sia posta un'attenzione particolare in merito a ciò che, proprio in questi giorni, è anche all'attenzione del Parlamento europeo: l'applicazione di particolari tecnologie da parte di case automobilistiche per misurare il tasso alcolemico. Tali tecnologie sono integrabili nei sistemi di avviamento dell'autovettura: sono sistemi tecnologici avanzati e chiamano in causa le case automobilistiche, trasferendo su di esse anche un livello di responsabilità sotto il profilo della tecnica costruttiva proprio ai fini della sicurezza e della tutela della vita delle persone.
Sono tutti elementi, signor Ministro, che sottoponiamo alla sua attenzione, in quanto è evidente che oggi ci deve essere una risposta chiara in questi termini. Siamo assolutamente convinti che il decreto-legge in esame, oltre a non presentare le caratteristiche di necessità e di urgenza - come è stato evidenziato già da chi mi ha preceduto, come l'onorevole Moffa -, non possa neanche essere considerato efficace.
Il gruppo di Alleanza Nazionale ha sottolineato, inoltre, l'importanza di prevedere sanzioni sociali (oltre a quelle amministrative): detenzione e ritiro della patente. Si tratta di una proposta attraverso la quale abbiamo voluto porre l'accento sul valore di un'azione sociale continuativa e proporzionata in quelle strutture che si occupano di incidenti stradali. Il volontariato, infatti, può rappresentare, per chi ha commesso il reato, una concreta presa di coscienza del danno causato e dell'importanza di rispettare la vita propria e quella altrui.
Ritengo, altresì, che in questo disegno di legge sia dedicato poco spazio al tema della prevenzione. Per quanto si possano inasprire le sanzioni e le pene detentive, maggiore attenzione dovrebbe essere dedicata a ciò che si può fare per evitare che certe stragi avvengano, oltre che ragionare su come punire i responsabili dopo che queste si sono verificate. Penso, soprattutto, ai corsi nelle scuole, di cui in questo decreto-legge non c'è traccia.
Un altro punto rilevante, a mio avviso, è quello relativo alla guida in stato di ebbrezza per uso di sostanze stupefacenti.Pag. 85In questa parte normativa si evidenzia un maggior rigore nei confronti di chi, irresponsabilmente, si pone alla guida dopo aver usato droghe. Tale atteggiamento è giusto e condivisibile. Pertanto, signor Ministro, mi chiedo come possa questo Governo accettare un disegno di legge come quello del Ministro Ferrero, da lei votato, che depenalizza il consumo personale di droga, abolendo le sanzioni amministrative previste dalla legislazione vigente e distinguendo, addirittura, tra droghe leggere e pesanti.
Mi chiedo quale messaggio stia lanciando il Governo se, da una parte, usa il pugno di ferro contro la guida in stato di ebbrezza per uso di stupefacenti e, dall'altra parte, allarga le maglie della tolleranza nei confronti di chi ne fa uso personale. Trovo che sia una contraddizione evidente (anche sua personale, signor Ministro, dal momento che ha votato a favore di entrambi i decreti-legge) e molto grave, non solo perché, a mio avviso, mostra un atteggiamento antitetico su una materia tanto importante, ma anche perché rivela l'ennesima incoerenza del Governo.
Svolgo un'ultima considerazione su una questione che mi sta particolarmente a cuore in quanto è stata oggetto anche di una mia interrogazione parlamentare al Ministro dell'interno Amato. Quando nel 2003 il Parlamento approvò la patente a punti su iniziativa del precedente Governo, si registrarono risultati molto positivi in termini di diminuzione degli incidenti, in particolare di quelli mortali. Ciò accadde perché, insieme a quel provvedimento, furono intensificati i controlli da parte delle forze di pubblica sicurezza: una condizione indispensabile affinché arrivasse forte e chiaro il messaggio che, in quel momento, il precedente Governo stava lanciando sulle strade.
Oggi discutiamo di un provvedimento che si propone di agire con fermezza, ma senza prevedere alcun rafforzamento di quei controlli, anzi, sappiamo bene che il Ministro dell'interno ha più volte denunciato apertamente un'ingente carenza di fondi per le forze dell'ordine e, quindi, anche per la polizia stradale. Tale carenza non può che tradursi in un minor numero di pattuglie sull'autostrada e, quindi, un minor numero di uomini destinati alla sicurezza stradale. È un'altra delle tante e pesanti contraddizioni sulla concreta attuabilità del decreto-legge in esame (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pini. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Signor Ministro Bianchi, sicuramente ricorderà che poche settimane fa, durante lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, abbiamo già dibattuto in maniera propositiva e non polemica sulla questione della sicurezza stradale.
Tuttavia, oggi ci ritroviamo in una situazione abbastanza imbarazzante perché ci saremmo aspettati - secondo gli accordi politici intercorsi nelle ultime settimane - che questo decreto-legge alla fine decadesse per fare spazio ad un dibattito più ampio e non al continuo ricorso alla decretazione d'urgenza per quanto riguarda le misure relative alla sicurezza stradale.
Così non è stato e si è creata anche molta confusione, perché al nostro gruppo risulta che, all'interno del disegno di legge che dovremo esaminare, vi sono norme che addirittura modificano buona parte delle misure previste dal decreto-legge. Vi è, pertanto, a nostro avviso, una confusione assoluta che non dà una mano alla soluzione di quei problemi che partono dalla situazione - ormai incancrenita - delle cosiddette stragi del sabato sera.
Queste ultime, in realtà, rappresentano la punta di un iceberg di una situazione che, a nostro parere, manca di una politica organica. Il continuo ricorso alla decretazione d'urgenza, infatti, non consente al legislatore di confrontarsi con tutte le forze operanti sul territorio (le quali dovrebbero agevolare un decremento degli incidenti e del traffico), né aiuta il legislatore a capire quali siano effettivamente gli strumenti incisivi.Pag. 86
Sicuramente, uno strumento che non avete tenuto in alcuna considerazione riguarda l'ammodernamento, ossia gli investimenti sulle infrastrutture. Anche questo è un aspetto che non aiuta assolutamente a trovare delle soluzioni.
Per tali motivi - come abbiamo, in qualche modo, già annunciato - ci asterremo dal votare la conversione di questo decreto-legge. Non siamo contro i principi (l'abbiamo già dibattuto altre volte in queste sedi).
Siamo contrari all'assenza di una politica organica che affronti in qualche modo, seriamente e una volta per tutte, il tema degli incidenti e dell'elevatissimo numero di morti sulle nostre strade insieme a tutti gli attori che sono chiamati a garantire ai cittadini una maggiore sicurezza stradale.
Come abbiamo detto poc'anzi, parlando delle infrastrutture, capiamo benissimo che sia faticoso destinare immediatamente risorse per l'ammodernamento delle strade stanziandole all'interno del decreto-legge. Lo sappiamo bene. Tuttavia, lei stesso durante lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, cui ho fatto riferimento prima, ha parlato dell'acquisto di un numero notevole di autovelox nuovi e di dispositivi atti a rilevare le infrazioni legate all'abuso di alcol collegati alla guida. Si sarebbe potuto tranquillamente fare altrettanto destinando immediatamente maggiori risorse per le forze dell'ordine che devono recarsi sulle strade per utilizzare tali strumenti.
Inoltre, ci saremmo anche aspettati (sarebbe stato molto apprezzabile) non solamente un richiamo - avvenuto su sollecitazione del nostro gruppo, lei stesso deve riconoscerlo - ad un utilizzo più consono dello strumento dell'autovelox.
Ho apprezzato personalmente il suo intervento di qualche giorno addietro quando, in un'intervista pubblicata su un quotidiano nazionale, ha dichiarato che i comuni non devono utilizzare gli autovelox per far cassa e così cercare, in qualche modo, di tamponare i «buchi» di bilancio. Benissimo, signor Ministro! Qualche settimana fa le ho rivolto un'interrogazione - è a risposta scritta e capisco che avrà i suoi tempi -, segnalandole un caso che ormai fa scuola a livello nazionale. Si tratta del caso del comune di Ravenna, dove il prefetto ha intimato al Corpo dei vigili urbani di segnalare la presenza di autovelox e questi ultimi si sono rifiutati di farlo.
Quindi - dal momento che anche lei ha la nostra stessa opinione in merito alle «imboscate» con l'autovelox - sarebbe stato bene inserire all'interno del decreto-legge in discussione un richiamo più forte e una misura coercitiva nei confronti non solo degli automobilisti che non rispettano il codice della strada ma anche di coloro che, pur applicandone le norme, non seguono non solo i suoi dettami di Ministro, ma neanche il dettato della stessa legge.
Questo è un altro motivo per cui, ripeto e sottolineo, pur comprendendo e sottoscrivendo i principi che ci spingono a dover obbligatoriamente affrontare questo tema, vi sono punti che non possiamo assolutamente sottoscrivere. Per questo motivo, ripeto, ci asterremo dal voto.
Concludo, signor Ministro, perché non ci troviamo qui per fare ostruzionismo, bensì per ribadire le motivazioni della nostra presa di distanza da tale modalità di affrontare i problemi.
Le rivolgiamo un invito caloroso ad un confronto, nelle prossime settimane, sul disegno di legge in materia, più sereno, pacato e tecnico, magari mediante audizioni che non siano limitate solo ed esclusivamente a qualche funzionario del suo Ministero, ma coinvolgano tutte le forze dell'ordine e le forze sociali che stanno cercando di fornire un contributo per risolvere il problema delle stragi.
A nostro avviso, ripeto, ciò servirebbe a stemperare i toni di alcune polemiche - che non sono utili per nessuno e non servono sicuramente a risolvere il problema - e a trasformare la politica del Governo da fortemente repressiva come è stata finora a preventiva, perché senza tale passaggio, purtroppo, rischiamo che, in questa Assemblea, ogni sei mesi si esamini un decreto-legge riguardante la sicurezza stradale.

Pag. 87

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zanetta. Ne ha facoltà.

VALTER ZANETTA. Signor Presidente, il provvedimento oggi alla nostra attenzione denota come il Governo trascuri il lavoro svolto dalla Camera, che in data 27 giugno 2007 ha approvato il disegno di legge sulla circolazione e sicurezza stradale.
Infatti il disegno di legge è stato anticipato dal decreto-legge di cui oggi discutiamo la conversione, emanato il 3 agosto 2007 alla vigilia di Ferragosto. Tale provvedimento, a nostro giudizio, può essere considerato solo una mera operazione di facciata, viceversa il disegno di legge approvato da questa Camera nei giorni in cui si celebrava la giornata mondiale della sicurezza è frutto di un attento esame della Commissione, conseguente anche ad un'importante indagine conoscitiva compiuta dalla stessa e da un accurato approfondimento.
L'avere intrapreso la procedura del decreto-legge, in pendenza di un disegno di legge approvato dalla Camera, dimostra, da parte del Governo, poco rispetto per la Commissione competente e per la Camera dei deputati. Inoltre, si ha comunque la certezza che la diminuzione degli incidenti, già registrata nel mese di luglio, non è stata generata dal decreto-legge emesso il 3 agosto 2007, bensì da un'intensificazione della presenza e dell'operatività delle forze di polizia a cui va il nostro ringraziamento.
È da rilevare, inoltre, che la procedura comporta la sovrapposizione di provvedimenti - decreto-legge e disegno di legge entrambi in approvazione - e genera confusione negli utenti e nelle forze di polizia che devono far rispettare le disposizioni.
Nel merito dell'articolato si evidenzia che, rispetto al disegno di legge approvato alla Camera, sono state introdotte rilevanti modifiche e per tale ragione il nostro gruppo, anche in questa sede, ha presentato una serie di emendamenti migliorativi che tendono a raccordare il decreto-legge a quanto è stato approvato in prima lettura da questa Assemblea.
Vorrei sottolineare, per dimostrare le notevoli perplessità e soprattutto la superficialità con la quale è stato varato questo decreto-legge, quanto è previsto all'articolo 5, comma 9, relativamente alle pene alternative per coloro che vengono sorpresi alla guida sotto l'effetto di stupefacenti.
Infatti il comma recita che «la pena può essere sostituita, a richiesta dell'imputato, con l'obbligo di svolgere una attività sociale gratuita e continuativa presso strutture sanitarie traumatologiche pubbliche per un periodo da tre a sei mesi».
Tale disposizione consente, quindi, a chiunque di accedere a strutture pubbliche e sociali importanti senza verificare l'idoneità del soggetto richiedente la pena alternativa, generando perciò forti preoccupazioni. Pertanto tale norma andrebbe assolutamente corretta, specificando le modalità con le quali si può accedere alla pena sostitutiva, previa valutazione dell'idoneità dell'imputato a potervi essere sottoposto.
Signor Presidente, le valutazioni precedenti dimostrano come il decreto-legge al nostro esame sia stato emanato in maniera inopportuna. Ciò è peraltro avallato anche dalle prese di posizione, fortemente critiche, di alcuni gruppi della maggioranza espresse nel purtroppo breve esame che la Commissione di merito ha potuto svolgere. Nella stessa Commissione anche la relatrice non ha assolutamente celato queste perplessità.
In conclusione, vista la confusione generata sia dalla procedura, sia dall'articolato in approvazione, vorremmo ancora consigliare all'Assemblea di non procedere alla conversione del decreto-legge e di accelerare invece l'approvazione del disegno di legge incardinato in terza lettura presso la Commissione IX (Trasporti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, noi come gruppo non abbiamo presentato emendamenti perché riteniamo che questa maggioranza voglia far passare, attraverso la sua conversione, il decreto-legge cosìPag. 88com'è, quindi sarebbe stato tempo perso. Vorremmo però fare al Ministro alcune osservazioni a voce alta e di cui, credo, farà tesoro.
Già in sede di discussione sulle linee generali ho avuto modo di sottolineare che le sostanze psicotrope dovrebbero essere dose-dipendenti: dovete cercare di dosarle, altrimenti si fa di ogni erba un fascio! Altrimenti chiunque può incorrere nel reato - gravissimo - previsto dal codice della strada solo per aver assunto qualche goccia di tranquillante.
Quindi vi invito a riflettere con i vostri esperti. Come avete previsto lo 0,5 per l'alcol, dovete dosare anche le sostanze psicotrope. Alcune di queste sono utilizzate per la cura di malattie da cui sono affette decine, centinaia di migliaia, se non milioni di italiani, come la depressione, anche lieve, o altre malattie, come il morbo di Parkinson, come l'Alzheimer allo stadio iniziale, come l'epilessia ed altre malattie. Le stesse malattie neoplastiche, tumorali, a volte hanno bisogno, come terapia palliativa, anche di sostanze psicotrope.
L'altra sottolineatura che vorrei farle, signor Ministro, riguarda lo stato di ebbrezza. Lei sa perfettamente che fino al 2004 era di competenza del giudice di pace e le sanzioni erano tre: l'ammenda da 750 fino a 2.500 euro, oppure la permanenza domiciliare da 20 a 45 giorni, oppure ancora il lavoro di pubblica utilità, da un mese a sei mesi.
Successivamente, il reato di guida in stato di ebbrezza è tornato ad essere di competenza del tribunale, ancorché monocratico, determinando un aggravio delle mansioni dei giudici togati e nessun beneficio ai fini della deterrenza.
Infatti, con l'ordinamento che lei ci sta sottoponendo, quasi la totalità degli imputati - direi la totalità - «chiude» con il patteggiamento, chiede il patteggiamento e nessuno di loro, ovviamente, soggiornerà mai nelle patrie galere.
Sarebbe più logico ripristinare sulla materia la competenza del giudice di pace, per due motivi: il primo, l'accertamento del reato di guida in stato di ebbrezza è molto semplice e non richiede una particolare competenza, dato che esso avviene con un sistema meccanico, precisamente con l'impiego dell'etilometro; secondo, le pene previste dalla vecchia normativa sopra citata erano senza dubbio più efficaci e più dissuasive di quelle attuali, che prevedono la detenzione che in pratica nessuno sconta.
Infine, l'attuale normativa presenta un'ulteriore incongruenza: l'ordinanza del prefetto, che nelle more del processo dinanzi al tribunale penale dispone la sospensione della patente, può essere impugnata di fronte al giudice di pace, che si vede costretto, così, a pronunciarsi su una materia per la quale egli non è competente.
È di tutta evidenza, infatti, che il giudice di pace, per potersi pronunciare sull'impugnazione dell'ordinanza prefettizia, deve giocoforza prendere in esame fatti e circostanze che sono di esclusiva competenza del giudice penale.
Lei capisce: prima il giudice monocratico, poi il prefetto, poi si torna al giudice di pace. Su questo deve fare chiarezza, signor Ministro. Forse ai suoi collaboratori è sfuggito, ma in questo modo si intasano sia i giudici di pace sia il tribunale, ancorché in composizione monocratica.
Altra osservazione: i tempi attuali di sospensione della patente sono troppo elevati! Ogni pena, per essere efficace ed educativa, deve essere congrua ed equa.
Un'altra incongruenza: nell'ultimo decreto-legge si insiste con particolare accento sull'installazione di appositi cartelloni, che devono segnalare in modo chiaro e ben visibile l'impiego di dispositivi elettronici per l'accertamento delle violazioni del limite di velocità.
Una tale insistenza è fuori luogo! In tal modo non si fa opera educativa nei confronti dell'utenza, ma si induce, semplicemente, l'automobilista ad osservare i limiti solo in prossimità delle postazioni del dispositivo elettronico; altrove, invece, può correre quanto gli pare.
È per questo che la invito - e concludo - a riflettere su questi punti che le ho voluto sottolineare, anche perché poi -Pag. 89qualcuno glielo ha già detto - le assicurazioni se la prenderanno con gli enti locali e con i comuni, se l'incidente avviene perché le strade non sono bene illuminate, se le strade non sono ben asfaltate, se le strade non hanno un'idonea regimazione delle acque.
Guarda caso, in tutta Italia ci sono oltre 8.100 comuni e quindi la maggiore lunghezza di strade si trova nei centri abitati, nei luoghi dove si trovano i comuni. In conclusione, le amministrazioni comunali soccomberanno nelle continue, numerosissime (ogni amministrazione comunale ne ha decine, centinaia, migliaia) vertenze assicurative per incidenti.
Concludo, signor Ministro, invitandola a riflettere non sul provvedimento in esame - che siete obbligati ad approvare senza modifiche - ma sulla necessità, alla luce di quanto state per operare, di rimediare alle incongruenze, perché effettivamente non state risolvendo il problema, lo state aggravando, se non mettete lungo le strade il doppio, il triplo, il quadruplo degli agenti di polizia che devono sorvegliare il buon andamento della viabilità e la fruibilità delle nostre strade ed autostrade. «Evviva Dio», signor Ministro, non sia debole con i produttori di automobili. La norma sui tre anni e sui 50 kilowattori per tonnellata per i giovani patentati è un aiuto che fornite, una forma di rottamazione che date alle case automobilistiche e sicuramente ogni famiglia che ha un giovane che viaggia in automobile non dovrà possedere più una sola vettura, ne dovrà avere due, di cui una anche in base alla cilindrata per i propri figli. Non è così che si aiutano le famiglie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Consolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, purtroppo devo iniziare il mio intervento ricordando quanto diceva Kipling: «se puoi sentire le verità che hai dette trasformate dai cattivi per trarre in inganno gli ingenui (...)». Ho pensato a tali affermazioni del noto poeta quando ho sentito, in materia di sicurezza della circolazione stradale, il discorso di un collega che, intervenendo sulle questioni pregiudiziali da noi avanzate, raccomandava di mettersi una mano sulla coscienza perché si tratta di tutelare la vita umana. Ma, vi è qualcuno che può essere così sciocco - perdonatemi l'eufemismo - da pensare che il centrodestra sia contro la tutela della vita umana? Vi è qualcuno che può pensare che noi siamo contro l'incremento dei livelli di sicurezza nella circolazione? Dobbiamo smetterla con questa demagogia. Può il titolare del Dicastero - al quale devo dare atto di essere presente, senza impegnarsi in conversazioni telefoniche, ma udendo quanto i parlamentari affermano - pensare che noi vogliamo, in qualche modo, decrementare i livelli di sicurezza? Noi siamo padri, mariti, le colleghe parlamentari sono mogli e hanno i loro cari a casa. Non è necessario spiegare che la destra o la sinistra, in materia di sicurezza stradale, non possono dividersi. Allora, quando sento queste «solenni sciocchezze» mi viene in mente ciò che è successo, mutata mutandis, in materia di diritto di proprietà. Cosa è il diritto di proprietà? È il diritto di usufruire, godere e disporre della cosa nel modo più assoluto. Bene, oggi le dichiarazioni del titolare di un dicastero dell'attuale maggioranza che governa il nostro Paese - consentitemi, speriamo ancora per poco! - hanno messo in discussione il diritto di proprietà, subordinandolo al diritto di abitazione. Ma forse una «rispolveratina» di qualche concetto giuridico e la considerazione di un'importante sentenza della Corte di cassazione farebbero chiarezza.
Il diritto di proprietà ed il diritto di abitazione sono entrambi diritti reali di godimento (proprietà, servitù, usufrutto, uso, abitazione, enfiteusi e superficie). Come si può subordinare un diritto rispetto all'altro? Come si può negare il diritto del proprietario di usufruire nel modo più assoluto e prendere spunto dalla sentenza della Cassazione di oggi?
Ho davanti a me le dichiarazioni di Ferrero. Il Ministro - poi farà i conti con un altro titolare di dicastero, quello colPag. 90doppio cognome: Padoa Schioppa, a cui spiegherà dove andrà a reperire i fondi, salvo che voglia incidere sul diritto di proprietà privata - afferma che è fatta salva la necessità del Governo di dotarsi di politiche coerenti con la soddisfazione del bisogno abitativo. Risulta, infatti, evidente che il diritto primario all'abitazione non può certo ritenersi subordinato al diritto di proprietà.
Tradotto significa che chi occupa una casa abusivamente ci rimane e chi la prende in tasca è il proprietario. Ma il diritto di proprietà è il diritto di usufruire, godere e disporre - come ho affermato - nel modo più assoluto della cosa, salvo i limiti in cauda venenum posti dall'ordinamento giuridico.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 18.55)

GIUSEPPE CONSOLO. Non può bastare un'interpretazione malevola di una sentenza della suprema Corte per mutare il diritto di proprietà e per far sì che siano occupate abitazioni, che, magari, un pensionato ha acquistato pensando al suo futuro, in modo fraudolento e clandestino.
Quindi, concludendo, le verità, diceva Kipling (così ho iniziato) che abbiamo affermato possono essere trasformate dai cattivi per trarre in inganno gli ingenui, ma nella Casa delle libertà e nel centrodestra ingenui non ve ne sono.
Tenete conto delle nostre osservazioni in materia di livelli di sicurezza della circolazione stradale. Sono affermazioni e correzioni che contribuiscono certamente, nell'intento dei proponenti, ad incrementare i livelli di sicurezza nella circolazione stradale, riferimento non a caso contenuto nell'intestazione del disegno di legge. Meditate, quindi, prima di fare affermazioni gravi e lesive della nostra onorabilità (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, in teoria con il provvedimento al nostro esame dovremmo parlare di legalità e di correttezza, ma lo facciamo nell'ipocrisia più generale, mentre il Paese scivola, sempre di più, nell'anarchia più totale.
Dopo la sciagurata decisione sull'indulto, che ha portato fuori dalle patrie galere molti delinquenti e che quasi tutti hanno stupidamente votato, adesso ci tocca anche sentire altre considerazioni e la sentenza della Cassazione di oggi le batte tutte.
A questo punto, cosa dovranno fare i proprietari di case? Adesso si dice che è lecito occupare una casa purché si versi in stato di necessità e di indigenza.
Il Ministro Ferrero arriva addirittura ad affermare che il diritto primario di abitazione non può certo ritenersi subordinato al diritto di proprietà e che nel disegno di legge finanziaria occorre tenerne conto. Siamo, quindi, già agli espropri proletari.
Questo è il Governo Prodi: il Governo degli espropri proprietari. Il diritto di proprietà non esiste più. Altro che togliere l'ICI; volete addirittura togliere la casa a chi l'ha pagata con anni di sacrifici, pagando le tasse (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

FEDERICO BRICOLO. Vergogna!

MASSIMO GARAVAGLIA. Nei nostri comuni, al nord, abbiamo almeno 20 persone in lista che, prima di ricevere la casa, vengono puntualmente scavalcate da extracomunitari arrivati il giorno prima. Non è possibile continuare in questo modo!
Signor Presidente, lei deve far venire il Governo a riferire su questa faccenda, perché non è possibile che nel disinteresse più generale, state mandando allo scatafascio questo Paese! Non è possibile continuare su questa via, con Ministri come Ferrero che incitano all'odio sociale e all'occupazione e con un prefetto, come quello di Pavia, che dichiara di ospitare i rom a casa sua e poi lo fa nella prefettura e nella foresteria a spese dei contribuentiPag. 91(Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Questa è ipocrisia e non si può continuare su questa linea! Basta, basta, basta! Prodi deve andare a casa una volta per tutte (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Alleanza Nazionale)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.

CESARE CAMPA. Signor Presidente, colleghi parlamentari, innanzitutto vorrei ringraziare il Ministro dei trasporti che ci sta ascoltando, come ci ha ascoltato in Commissione; in aula non parla col telefonino, non chiacchiera con altre persone e mostra quel segno di rispetto che è dovuto al Parlamento. Grazie, signor Ministro; dovrebbe insegnare il suo comportamento a tutti i suoi colleghi che in questi anni si sono mostrati veramente distanti da tali principi fondamentali. Questo comportamento le fa onore (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!

GIUSEPPE CONSOLO. Bravo Bianchi!

CESARE CAMPA. Mentre non fa onore il comportamento che il suo Governo ha avuto nei suoi confronti, perché, signor Ministro e colleghi parlamentari, il primo ad essere stato preso in giro dalla sua maggioranza, dal suo Governo, dal Presidente del Consiglio Prodi, da Amato, da Mastella e dalla Turco, è stato proprio lei, poiché le hanno scippato quel lavoro egregio che aveva condotto insieme al presidente e agli altri colleghi della Commissione trasporti e, in particolare, al collega Uggè che ha sempre collaborato nell'interesse più generale del Paese. Quel lavoro è stato sottratto a lei, al Parlamento e al nostro Paese per varare questo decreto-legge spot, con l'intento di dimostrare che il Governo è in grado di affrontare l'emergenza nel settore dei trasporti e della sicurezza delle strade.
Il collega Uggè, che è stato un bravo sottosegretario e si è occupato con saggezza di tali problemi, in questi giorni ci ha ricordato che, per affrontare le problematiche in discussione, è necessario far ricorso ad una conoscenza specifica e alla serietà, e non usare la demagogia; tutte doti queste, signor Ministro, che non albergano nell'attuale Governo, che albergano poco nell'attuale maggioranza, e che sono completamente assenti nel provvedimento in esame!
Come poc'anzi ricordava molto bene il collega Valter Zanetta, abbiamo cercato di migliorare una serie di strafalcioni contenuti nel testo, certamente da lei non voluti perché perfettamente in contrasto con le cose che ci siamo sempre detti in Commissione - e sulle quali ritenevo che avesse ragione -, a meno che lei non sia il dottor Jackyl e Mr. Hide, che una volta dice una cosa, e un'altra volta ne dice un'altra!
Quando Zanetta sottolinea le complessità e le nostre perplessità dovute alla superficialità con la quale è stato approvato questo decreto-legge, fa proprio riferimento all'articolo 5, comma 9, relativo alla previsione delle pene alternative per coloro che vengono sorpresi alla guida sotto l'effetto di stupefacenti. Infatti, come ricordava bene l'amico Valter Zanetta, tale comma recita che la pena può essere sostituita, a richiesta dell'imputato, con l'obbligo di svolgere un'attività sociale gratuita e continuativa presso strutture sanitarie e traumatologiche pubbliche, per un periodo da tre a sei mesi. Ma chi deciderà sulla competenza, sulla serietà del soggetto e sulle modalità con cui ammettere alla pena alternativa una persona che ha già dimostrato di non essere assolutamente responsabile, se si drogava o si ubriacava, mettendosi poi alla guida della macchina?
Il collega Consolo e il collega della Lega poco fa ricordavano alcuni atteggiamenti del Governo sul fronte della responsabilità e riportavano la notizia di oggi circa le affermazioni, da parte di qualche Ministro, sull'opportunità e necessità di occupare. Per la verità, questa è la filosofia della sinistra.
Collega della Lega, non preoccuparti: il sindaco Cacciari ha già reso al nostro, anzi al loro amico Casarini affermazioni del tipo: hai occupato Mestre, vieni ad occupare anche i palazzi di Venezia, perché inPag. 92fondo sei una persona benemerita. Occupando, hai fornito una risposta che l'amministrazione comunale non sa dare. Ma ci si dimentica che il capo dell'amministrazione è lo stesso Cacciari; inoltre, ha anche detto delle bugie, perché è un uomo di sinistra e la sinistra dice le bugie, ma non ha nemmeno la possibilità di confessarsi e, quindi, di essere perdonata ed è consapevole di continuare a dire delle bugie.
Caro Casarini, dobbiamo esserti riconoscenti, perché in fondo stai accogliendo nelle strutture che hai occupato abusivamente delle persone che sono senza tetto e lo fai gratuitamente. Successivamente, però, scopriamo, leggendo la delibera, che ricoverare un senza tetto nelle strutture occupate (dove non si paga luce, acqua e gas, in quanto le paga il comune) gestite da Casarini ci costa 55 euro a notte. Forse qualche pensione o albergo ci costerebbe meno.
Ma torniamo, per non divagare, al problema del decreto-legge in esame. Non vi è ombra di dubbio, però, che non si tratta di una divagazione. La Commissione, tutto il Parlamento si era impegnato, proprio nella discussione in occasione della giornata mondiale della sicurezza, non al fine di effettuare un'operazione spot, ma per fornire delle risposte concrete alle aspettative delle famiglie dei nostri cittadini, preoccupatissimi per la mancanza di controlli e per un uso distorto dei controlli da parte di qualche comune.
Qualcuno ricordava il discorso sugli autovelox che qualche comune sostiene vengano utilizzati solo per far cassa, e non certo per fare prevenzione. Lo abbiamo ripetuto nelle varie discussioni e con alcune proposte emendative puntuali cerchiamo di riproporre il discorso del controllo per garantire la sicurezza e non per impegnare i quattrini dei cittadini al fine di favorire le amministrazioni comunali che, comunque, hanno il dovere sacrosanto di ottenere le risorse per sistemare le loro strade, ovvero i millecinquecento chilometri di alto rischio su sessantamila della rete viaria. Millecinquecento chilometri incriminati in termini di elevato tasso di incidentalità che, guarda caso, si verifica, soprattutto, nelle strade urbane. Quindi, il 62 per cento delle strade urbane si trova in questa preoccupante situazione.
È giusto, dunque, attribuire risorse alle amministrazioni comunali, ma attraverso la legge finanziaria, non le multe o inasprendo solamente le sanzioni pecuniarie nei confronti dei cittadini e, poi, lasciare libero il drogato o l'ubriaco di andare a fare l'assistente sociale, magari nei confronti di qualche vecchietto, accompagnandolo a riscuotere la pensione.
Signor Presidente, la situazione è rimasta immutata. Mi si consenta di illustrare questi dati che sono drammatici per il nostro Paese, per la nostra serietà, per la serietà del Parlamento e per la credibilità che dobbiamo avere se siamo delle persone serie. Il nostro sistema infrastrutturale è rimasto immutato di fronte ad un aumento del 36 per cento del traffico. Chi parla è del veneto e sa con quali fatiche e difficoltà le nostre amministrazioni di centrodestra hanno dovuto lottare per fare il passante e alcune opere, di fronte ad una sinistra, con cui lotta, incapace di volere il progresso e la modernizzazione!
Quindi, di fronte all'aumento del 36 per cento del traffico vi è solamente un 4,3 per cento di incremento della rete viaria. Lo squilibrio del nostro Paese a favore della gomma è ormai cronico: il 60 per cento del traffico merci e addirittura circa il 90 per cento del traffico passeggeri. E cosa fa il Parlamento e, ancor di più, cosa fanno il Governo e la maggioranza? Bloccano le grandi opere di infrastruttura del Paese e tutto ciò che il precedente Governo Berlusconi ha realizzato. Mi chiedo con che faccia parlate di TAV, quando dite di aver trovato una soluzione, ma, in realtà, avete bloccato la TAV e l'inserimento del nostro Paese nel contesto europeo!
Stiamo diventando il fanalino di coda da tutti i punti di vista, in quanto avete tolto tutte le risorse per le grandi opere infrastrutturali. Ha ragione il Ministro Di Pietro quando sconsolatamente ricorda che è ora di cambiare, ma si rivolge a voi e non a noi, colleghi della maggioranza!Pag. 93
È ora di cambiare! Anzi, è ora di andare a casa, di aprire porte e finestre e andare a casa, non con frasi che qualcuno considera offensive, ma per rimettere il mandato e la parola ai nostri elettori. Torniamo indietro! Come molti hanno sostenuto, per quale motivo, per le osservazioni che prima svolgevo, di fronte ad un impegno del Ministro e della Commissione, si è ritenuto di adottare lo strumento della decretazione d'urgenza? Perché si ritiene sempre di legiferare attraverso decreti-legge? Presidente Castagnetti, lei è una persona saggia e autorevole - sebbene in questo momento non sia attento - oltre che amica: perché questa situazione paradossale?
Un Parlamento composto da seicento persone che devono impegnarsi, viene costantemente esautorato da un Governo che, peraltro, esautora anche i propri Ministri con decreti-legge e che rende la nostra presenza quasi non necessaria. Ha ragione la piazza a dire che, in qualche misura, non siamo necessari (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)! I decreti-legge ci espropriano della nostra responsabilità e non ci permettono di svolgere il nostro dovere! Lo ricordavo ieri, a proposito del decreto-legge in materia scolastica, per il quale si sono registrati un comportamento politico simile a questo ed un'identica procedura! Parlavo, a tale riguardo, della commedia Fioroni atto terzo. Ora abbiamo la commedia Prodi atto terzo: la commedia di esautorare, così come avviene a livello di amministrazioni locali, laddove governa la sinistra, gli stessi consiglieri comunali che oggi sono chiamati solo ed unicamente a discutere di bilancio e, quando ciò avviene (come ad esempio a Venezia ieri sera), viene data loro la possibilità di parlare per tre ore e non di più. Questa è la serietà! Questa è la partecipazione! Assessore Fincato, collega Bindi, dove siete? Dove sono la vostra democrazia, la vostra partecipazione e il vostro coinvolgimento?
Queste domande aspettano le risposte di cui si avverte la necessità, per far sì che il nostro lavoro sia incentivato e affinché ci sentiamo gratificati nel vedere che siamo utili a qualcosa. Certo, se siamo costantemente esautorati e messi fuori gioco (perché, a seguito di una serie di vostri comportamenti, non avete il coraggio del dialogo e del confronto, solo in presenza dei quali potremmo raggiungere risultati positivi), svolgiamo un cattivo servizio, quantomeno al nostro Paese.
Per parlare di sicurezza stradale, tentiamo, con gli emendamenti presentati, di riportare nel decreto-legge quanto di buono avevamo convenuto assieme. Abbiamo presentato emendamenti riferiti alla preparazione, al coinvolgimento dei giovani, alla figura del tutor, volti a restituire un senso di responsabilità - che oggi manca - a chi assume la responsabilità di guidare l'autovettura.
Da parte della maggioranza, qualcuno ha criticato la possibilità della previsione di un tutor per i sedicenni, dimenticando esperienze positive in altri paesi e l'Agenzia per la sicurezza e per il traffico, che ha risolto quasi definitivamente quei parametri in Francia dove ne è stata prevista l'istituzione. Affermate che è urgente emanare un decreto-legge e che il Parlamento non ha legiferato; non è vero, perché il testo era già stato approvato da noi ed inviato al Senato: la navetta funzionava. Signor Ministro, potevamo benissimo arrivare alla conclusione, ma il 1o agosto si è preferito emanare un decreto-legge urgente, talmente urgente che è entrato in vigore a fine agosto! È questa l'urgenza prevista dalla Costituzione? È questa l'urgenza che ha fatto sì che il Presidente Prodi accantonasse tutto il nostro lavoro per presentare con urgenza un provvedimento che è entrato in vigore il 30 agosto, mentre il decreto attuativo parla del 22 agosto?
Signor Presidente, non mi posso rivolgere al Ministro, perché il Ministro è più arrabbiato di me - e a ragione - ma ha la bocca tappata e non può parlare per non mettere in difficoltà questa maggioranza. Il Ministro si vergogna di far parte di una compagine che lo sbugiarda ogni volta. Noi ci vergogniamo di avere una classe dirigente che ci governa in questa situazione. Andate a casa! DimenticatePag. 94questo provvedimento, che non serve a nessuno! Se decade, non succede assolutamente nulla, anzi si eviterà una serie di contenziosi, che ci sono e che ci saranno a causa delle norme in esso contenute. Se andate a casa sarà un bene per il nostro Paese e, penso, anche per lei, Presidente Castagnetti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, l'intervento del collega Garavaglia di poco fa ci ha fatto capire che nel nostro Paese c'è qualcosa che non va; ci sono conti che non tornano in modo molto elevato. Quanto disposto dalla citata sentenza della Corte di cassazione e le successive parole del Ministro Ferrero ci dicono che in questo Paese c'è qualcosa che non va. La realtà è diversa rispetto a quella considerata molte volte dalle leggi e dallo stesso Parlamento. Purtroppo, alcuni elementi che ci dicono che nel nostro Paese c'è qualcosa che non va si ritrovano anche in questo provvedimento, in cui sono presenti contraddizioni molto forti, che in seguito spiegheremo, che fanno capire come lo stesso provvedimento sia stato redatto in fretta e furia e con contraddizioni che fanno veramente molto pensare.
Comunque, partiamo dall'inizio. Questo è un provvedimento blindato, che arriva alla Camera dopo l'approvazione da parte del Senato. È l'ennesima volta in cui la Camera può semplicemente discutere di qualcosa, senza poter intervenire fattivamente nella modifica e nell'apportare correttivi costruttivi ad un provvedimento, che sappiamo nato anche da un sentimento diffuso di volontà popolare di inasprimento di alcune norme. Quindi, è un provvedimento fatto da questo Governo in fretta e furia e, sotto alcuni aspetti, male - nel prosieguo spiegheremo il perché - che arriva blindato in quest'aula.
C'è anche un certo sfasamento, perché c'era un disegno di legge, che più o meno verteva su le predette materie, che, se non erro, è stato approvato da questa Camera nei mesi scorsi e che ora mi sembra sia «parcheggiato» al Senato. Quindi, ci sono un disegno di legge e un decreto-legge che riguardano la stessa materia e, quindi, anche un certo sfasamento e una certa disorganizzazione normativa e legislativa da parte di questo Governo.
Sulla materia in discussione abbiamo fatto affermazioni molto chiare da sempre: crediamo che serva innanzitutto la prevenzione, che si fa sotto molti aspetti, con i controlli sulle strade, con la segnaletica stradale, con l'illuminazione. La prevenzione, inoltre, va fatta nelle scuole. Ai nostri giovani dobbiamo insegnare gli articoli del codice della strada, come si guida un motorino, una macchina. Dobbiamo partire da quando sono giovani per dare loro la possibilità, nel momento in cui saranno motociclisti o automobilisti, di avere già delle cognizioni di causa.
Crediamo che la prevenzione si faccia anche con la manutenzione delle strade e con la costruzione di strade più sicure. Noi proveniamo da una parte del Paese in cui, come è noto, le strade sono disastrate rispetto alle necessità della società, degli automobilisti, delle imprese e di chi ci lavora. Sappiamo che ci sono strade che non vengono costruite in una determinata area del Paese, perché non ci sono fondi, che magari vengono dirottati da altre parti. Ora, pare che le strade vengano anche bloccate. Vediamo, infatti, cosa sta succedendo con la vicenda TAV. Crediamo, quindi, che serva innanzitutto prevenzione, da farsi nella scuola, con la costruzione e la manutenzione delle strade, con i dissuasori di velocità, che si trovano già in alcune strade, ma che dovrebbero essere intensificati.
Entrando nel merito del provvedimento, ci sono alcuni aspetti che ci lasciano molto pensare. Oggi chi guida con il cellulare è soggetto a 600 euro di multa.
Signor Presidente, chi è colto a guidare col cellulare deve pagare 600 euro di multa! Magari costui si sbaglia, magari lo deve fare perché in quel momento è necessario e si prende 600 euro di multa! Sappiamo quanto percepisce un operaio, un impiegato, magari una persona che ha famigliaPag. 95e due figli? Sappiamo cosa significano 600 euro di multa? Sono un milione 200 mila lire, ce ne rendiamo conto? Una persona, al mattino, deve preoccuparsi di salire in automobile per andare a lavorare, perché rischia di prendere 600 euro di multa. Sono soldi! Non ci dobbiamo arrabbiare se poi la gente, fuori da quest'aula, non capisce, perché pare che non abbiamo la cognizione di quel che costa el pan, come dicono a casa nostra. Dobbiamo sapere che 600 euro sono soldi, che magari qualcuno si può permettere, ma altri non si possono permettere di pagare così velocemente. Quindi, sono previsti 600 euro di multa se una persona alla guida telefona con il cellulare, senza contare poi che tale norma - è una vecchia storia, che conosciamo ma dobbiamo sempre ricordare: è vecchia ma reale (ed è uno scandalo) sarà applicata solo in una certa parte d'Italia, solo fino a un certo punto e poi basta. Ma questo è un altro discorso: non vogliamo fare, come sempre, i leghisti, come dite voi, ma vogliamo restare sul merito e restiamo sui 600 euro di multa per chi guida col telefono. È un aspetto, a nostro modo di vedere, che fa molto pensare.
Riguardo ai limiti di velocità: per chi li superi di oltre 40 chilometri orari sono previsti fino a 1.500 euro di multa e la sospensione della patente da tre a sei mesi. Ad un mio amico, che abita vicino a casa mia, è autotrasportatore - padroncino, come si dice - hanno ritirato la patente per tre mesi perché ha sbagliato una manovra di sorpasso. Costui, signor Presidente, è stato fortunato, perché possedeva un lembo di terra in campagna con il quale poter continuare a lavorare in quei tre mesi e con il quale poter anche continuare a mantenere la famiglia. Ma sappiamo cosa significa? Infatti, un conto è essere dipendenti pubblici - nel qual caso, se anche viene ritirata la patente, non c'è alcun problema, perché si può prendere l'autobus o farsi accompagnare al lavoro - mentre altro conto è svolgere il suddetto tipo di lavoro e rimanere senza patente per tre mesi. Sono questioni molto importanti. Oltre i 60 chilometri orari, poi, si arriva anche fino a 2 mila euro di multa: sono disposizioni che hanno un loro significato, lo capiamo, signor Ministro, ma sulle quali dobbiamo anche ragionare e riflettere.
Riguardo alla guida sotto effetto dell'alcol non abbiamo molto da discutere, eccettuato il fatto che, a volte, bevendo una birra si rischia di oltrepassare il previsto limite di 0,5 milligrammi per millilitro di tasso alcolemico, e quindi ciò può far riflettere. Inoltre, nel decreto-legge in esame, dobbiamo evidenziare due contraddizioni: chi guida senza patente - anche perché non gli è stata restituita, perché magari non possiede i requisiti per vedersela riconsegnata - rischia una multa fino a 9 mila euro, però non vi è l'arresto. In altre parole, oggi chi guida senza patente rischia una multa sino a 9 mila euro, mentre chi guida con un tasso alcolemico superiore a 0,5 milligrammi per millilitro (che magari, a volte, è dovuto a una piccola birra o poco più) rischia l'arresto fino ad un mese. Signor ministro, questa è una contraddizione, ce lo lasci dire, perché chi guida senza patente è forse una persona che non è capace di guidare: si tratta di un aspetto che va considerato.
Altra contraddizione è quella che registriamo per chi guida in stato di alterazione psicofisica dopo aver assunto sostanze stupefacenti o psicotrope: si prevede che costui sia punito con l'ammenda da mille a quattromila euro e l'arresto fino a tre mesi. Pertanto, in pratica, chi si droga è posto sullo stesso piano di chi viene fermato per aver guidato dopo aver, diciamo così, bevuto un poco. Ora, siamo tutti d'accordo che non bisogna bere quando si guida, però ci pare che passi un messaggio secondo cui la droga è tale e quale all'alcol. Sappiamo che questo Governo si caratterizza per il riferimento a concetti quali la droga libera, la dose minima ed altro, però in tal modo si lancia un messaggio per cui la droga, signor Ministro, è messa sullo stesso piano dell'alcol, se non addirittura su un piano inferiore; infatti, se si analizza il grado delle punizioni previste per chi viene colto a guidare in stato di ebbrezza e per chi,Pag. 96invece, viene colto a guidare in stato di alterazione psicofisica dopo aver assunto sostanze stupefacenti, pare quasi di dedurre che è meglio drogarsi piuttosto che bere, prima di mettersi al volante. Questo è un messaggio non positivo, lo voglio dire. Altra contraddizione che si sta registrando in questi giorni nella nostra provincia, la provincia di Trento, è costituita dal fatto che la legge sembra poco chiara.
La norma è poco chiara - lo afferma anche la stampa di questi giorni - sulle conseguenze per chi viene fermato alla guida in stato di ebbrezza: se lo stato di ebbrezza non viene immediatamente certificato tramite l'alcol test parrebbe possibile non essere sanzionati. Al contrario l'interpretazione fornita dalla procura della Repubblica di Trento - lo leggiamo sui quotidiani di oggi - è di tipo sanzionatorio. Tutto ciò in qualche modo dovrà essere chiarito. Sicuramente si tratta di un provvedimento importante, adottato in un momento emotivo particolare del nostro Paese, ma dobbiamo renderci conto che comunque non è uguale a due lire una sanzione di 600 euro inflitta a chi guida usando il cellulare. Alla luce di ciò non possiamo allora sorprenderci se la gente si arrabbia se deve pagare 600 euro soprattutto se si tratta di persone con lavori precari, che guadagnano 500 o 600 euro.
Vi sono alcune contraddizioni che devono essere risolte. È contraddittoria anche la sanzione prevista per chi guida motorini ad una velocità superiore ai 40 chilometri orari, dato che è noto che vi sono i famosi «cinquantini» che vengono venduti ai giovani di quattordici anni e che raggiungono tranquillamente i 70 chilometri orari. Il provvedimento deve farsi carico di fornire una risposta anche a tali contraddizioni e non deve agire semplicemente con la mannaia, bensì con una certa ragionevolezza, una certa organicità per fornire risposte al Paese su una emergenza sicuramente attuale. Dobbiamo offrire risposte che siano comprensibili ai cittadini: 600 euro di multa - lo voglio ripetere - per una risposta al telefono cellulare francamente mi pare un provvedimento di difficile comprensione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pizzolante. Ne ha facoltà.

SERGIO PIZZOLANTE. Signor Presidente, l'insieme delle nostre proposte emendative risponde all'esigenza di articolare in maniera più compiuta ed efficace i provvedimenti e le iniziative sulla sicurezza. Il decreto-legge in esame è stato emanato poco tempo dopo il disegno di legge approvato nel mese di luglio, intervenendo sostanzialmente sugli stessi temi e con l'aggiunta di pene inasprite. In pochi giorni il Governo e la maggioranza hanno dapprima respinto le proposte di interventi più congrui formulate dall'opposizione e poi, sull'onda degli accadimenti, sono ritornati in maniera schizofrenica sul tema con inasprimenti vari, utilizzando la decretazione d'urgenza, salvo poi dimenticarsela emanando i decreti ministeriali quasi un mese dopo. In sostanza, si compie un imbroglio, l'ennesimo in questa legislatura, verso i cittadini. Il Governo legifera per finta, effettua una finta come un qualsiasi Garrincha di periferia, fa finta di fare la legge, poi si dimentica di applicarla, creando un vuoto - o, quanto meno, una confusione normativa - sulla sicurezza proprio nel mese di agosto, ossia il mese più difficile per la circolazione stradale. È imbarazzante o meglio sarebbe imbarazzante se non ci fosse un Governo capace ancora di provare qualche imbarazzo.
Venendo al merito delle proposte emendative da noi presentate vi è da dire che non crediamo che con un decreto-legge costruito solamente - o quasi - sull'inasprimento di pene si possa fare sicurezza. Meglio che nulla direbbe qualcuno, ma questo provvedimento assomiglia più al nulla che al meglio. I risultati, anche quelli di quest'anno, in termini di riduzione degli incidenti e dei morti sono dovuti soprattutto agli effetti della legge sulla patente a punti.
Lo stesso Viceministro Minniti lo ha confermato in Commissione, un mese fa. Crediamo che non si possa fare sicurezza minacciando il cittadino. Lo si può fare e lo si deve fare promuovendo soprattuttoPag. 97comportamenti virtuosi e punendo ma anche premiando, in particolare premiando una cultura della responsabilità come fa la legge sulla patente a punti. Lo si può fare inoltre con successo se si ha consapevolezza e coscienza dei contenuti veri del fenomeno, che ogni giorno vede qualche nostro ragazzo partire e non arrivare più. Dobbiamo prendere coscienza che oltre tre milioni di ragazzi fanno uso ed abuso di alcol. Si tratta di una cifra che un Paese civile non può sopportare. Si tratta di tre milioni di persone che, in parte considerevole, fanno anche uso di sostanze stupefacenti, con alterazioni che incidono - lo testimoniano i dati - in maniera molto forte sugli incidenti e sulla mortalità. Dobbiamo chiederci perché tutto ciò succeda, sapendo che le risposte sono difficili, non univoche, e che devono durare nel tempo. L'idea di utilizzare i decreti-legge in questo campo è di per sé il segno dell'incapacità di capire. Si tratta di capire, ad esempio, che oltre all'emergenza dobbiamo affrontare la sostanza del fenomeno, nelle sue componenti più difficili, come quelle che citavo in precedenza. Si tratta di capire che occorre reagire con iniziative capaci di coinvolgere i ragazzi, le famiglie, le scuole e le comunità locali in un processo che sarà lungo, teso ad individuare azioni di educazione alla vita. Si tratta di capire che occorre agire affinché parole che dal 1968 in poi sono diventate neglette devono riacquisire il loro valore. Si tratta di parole che dobbiamo riabilitare: le parole educazione, rispetto, autorità e responsabilità. Quando per circa quarant'anni queste parole, e i valori che rappresentano, sono state considerate da una certa cultura di una certa sinistra figlia del 1968 un disvalore, rappresentative cioè di una visione e di una concezione della vita quasi simil-fascista e reazionaria e di una morale minore, non ci si può stupire di nulla, dell'abbandono alla irresponsabilità e a volte, per molti e troppi ragazzi, allo «sballo».
Così una società e una civiltà si sfarina e perde riferimenti. Allora dobbiamo inasprire le pene e le sanzioni, ma dobbiamo anche cominciare a destinare impegno e risorse verso iniziative e progetti nelle scuole e nelle nostre comunità, capaci di coinvolgere i ragazzi, i genitori e gli educatori in un processo culturale nuovo. In questo senso, alcuni emendamenti propongono di destinare parte di quanto ricavato dalle sanzioni economiche a progetti di questo tipo e valore. È poco, non è molto, ma bisogna pur cominciare. In tale ambito vi è urgenza, ed è urgente cominciare perché il cammino è molto lungo. Avremmo voluto inoltre proporre - ma lo strumento del decreto-legge non lo consente - iniziative capaci di agire sulla sicurezza di più e meglio delle sanzioni e delle pene, in altre parole iniziative tese a far crescere la quantità e la qualità dei controlli sulle strade. Mi riferisco alle strade e anche ai territori a maggior rischio, penso ad esempio alla mia riviera romagnola. In Italia si effettuano circa 200 mila controlli - soltanto 200 mila - mentre in Francia, dove certamente non vige un regime poliziesco, si arriva ad 11 milioni di controlli. Senza controlli le pene e le sanzioni non hanno lo stesso effetto. Come possiamo recuperare e con quali mezzi e con quali risorse? Il decreto-legge in esame non dice alcunché in tal senso. Questo provvedimento, per il quale non vi è urgenza, dovrebbe essere in realtà ritirato perché è urgente fare qualcosa. È urgente porre mano ad un disegno di legge più articolato, capace di intervenire sulla sicurezza a tutto tondo, sulle sanzioni efficaci purché giuste, sui controlli giusti perché efficaci, sulle iniziative culturali ed educative, giuste ed opportune e, secondo noi, decisive (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, credo che il mio intervento debba necessariamente ricalcare quanto già detto da altri colleghi, non solo per questioni di appartenenza e di schieramento, ma perché vi è una profonda convinzione nelle parole che sto per dire,Pag. 98anche se in qualche modo ricalcano quanto già detto dai colleghi (repetita iuvant), se non altro per sottolineare il disagio di una parte di quest'Assemblea e le difficoltà in cui noi ci troviamo a vedere con favore e a provare a inseguire il Governo sulla strada del decreto-legge in esame.
Il problema, signor Ministro, è di metodo e di contenuti. Quindi, credo che siano importanti entrambi gli aspetti perché, come ho già sostenuto anche in altre occasioni, il metodo diventa contenuto: in questo momento mettiamo in discussione il modo di procedere del Governo. Lo sottolineo brevemente, ma è già stato detto in precedenza: non si può, sull'onda delle emozioni, ma anche della realtà e della gravità della situazione, adottare un decreto-legge, quando un progetto di legge ha già seguito il suo iter parlamentare e, senza certamente che dipendesse da noi, non è stato ancora approvato.
C'è una sorta di schizofrenia e una visione di urgenza che in realtà non sussiste, o perlomeno era già stato adottato un decreto-legge, convertito peraltro a distanza di un mese dal suo passaggio in Assemblea. Anche al Paese si dà un'idea di confusione. Agli occhi della gente sembra di non seguire una strada lineare e chiara su quello che si vuole fare.
Quindi, stiamo esaminando un decreto di urgenza, anche se probabilmente tanta urgenza non c'è. Più che altro, si tratta di fumo negli occhi, perché davanti all'incalzare dei problemi presenti nel Paese, soprattutto nell'ambito della sicurezza stradale, si pensa di dare una risposta con un provvedimento di urgenza. Esprimo, quindi, un disagio dal punto di vista del metodo.
Volendo entrare nel merito, signor Ministro, noi come gruppo, ma credo anche tanti altri colleghi, siamo per la serietà, per il rigore, per la disciplina e per il rispetto delle regole. Qui non è in discussione il fatto che si debbano stabilire norme chiare e che tali norme debbano essere rispettate da tutti i cittadini (salvo il fatto che ci sono sempre cittadini di serie A e cittadini di serie B, così come ci sono quelli che agiscono in modo sbagliato e la passano liscia e quelli che, magari, compiono azioni meno gravi ma pagano pesantemente).
Noi siamo per l'irrogazione delle sanzioni, per una disciplina, per il rigore nella scuola, sulla strada, nei posti di lavoro e ovunque ci si trovi, perché è un problema morale, di serietà e di onestà intellettuale ed è giusto che sia così. Non va bene, però, che ci siano solo sanzioni, perché significa che si è impotenti davanti all'urgenza degli eventi e all'incapacità di dare risposte globali.
Allora, il problema delle sanzioni non può essere eluso, ma non può essere neanche l'unico.
Inoltre, se si parla di sanzioni, sono previste sanzioni pecuniarie, ma anche un giudizio da parte di un giudice. Infatti, ci sono vari gradi di sanzioni, anche la possibilità di scontare la pena in modo alternativo, che all'estero è stata prevista e ha anche prodotto buoni risultati.
Alla luce di quello che succede in Italia, ci si chiede se la certezza della pena esiste: non c'è mai e non c'è in tante situazioni che compaiono sui giornali e di cui noi tutti siamo a conoscenza.
È chiaro che basare un provvedimento solo sulle sanzioni quando non c'è la certezza della pena - e, purtroppo, non c'è, perché siamo in un'epoca di perdonismo acuto, per cui va tutto bene e non vi è una gerarchia di gravità né di pene - crei molte perplessità.
Un'altra questione di contenuto che ci sembra necessario portare alla sua attenzione, è la prevenzione. La prevenzione - ne siamo convinti - è la chiave di volta per migliorare questo Paese e deve partire da lontano. È chiaro che un Governo, un ministro, e anche un Parlamento, hanno molto più interesse a realizzare provvedimenti rapidi, in modo che la gente li possa vedere e li possa ricordare. La prevenzione, invece, ha tempi lunghi, deve camminare con la lancetta delle ore e non con la lancetta dei minuti, come fa di solito la politica. La prevenzione parte da lontano, da quando si è piccoli, dalle scuole, dalla scuola materna; parte dalle famiglie, daPag. 99una società che si interroga e che si deve dare delle risposte - ripeto - a lunga scadenza, senza paura che, poi, gli effetti positivi di tale prevenzione ricadano, magari, su chi non è più ministro dei trasporti o non è più al Governo.
Tutto questo non è contenuto nel provvedimento: non si parla di scuola, non si parla di iniziative serie. Non si tratta di introdurre l'ennesima educazione stradale, tanto per dare un nome a qualcosa in più che devono fare le scuole, caricandole di pesi ulteriori, quando ne hanno già fin troppi. Si tratta di un problema di strategia di fondo, di coinvolgimento, di assunzione in carico, di assunzione di responsabilità degli educatori, che hanno il compito preciso di fare prevenzione. Ciò vale anche per le famiglie, che pagano prezzi altissimi e che spesso sono le vittime di situazioni che non sono riuscite a dominare. Non sono qui a difendere a priori e ad oltranza le famiglie (anche se è il mio compito specifico ed io difendo sempre le famiglie), ma spesso esse sono travolte da situazioni che non si aspettano e che non sono capaci di affrontare.
Si tratta, quindi, di lavorare con le famiglie, nelle scuole, nei consultori, ovunque si ritenga opportuno, per sollecitare una riflessione seria in merito a come tirare su i nostri ragazzi. Si tratta di coinvolgere le associazioni delle famiglie vittime della strada. Ne esistono molte: sono composte da persone serie (le conosco personalmente), che per prime hanno pagato, che chiedono risposte e che avanzano proposte serie, che dovrebbero essere ascoltate con attenzione. Non mi sembra che tutto ciò sia presente. Si tratta, pertanto, di osservare le questioni con una lente giusta, che veda in prospettiva e che abbia il coraggio anche di dire cose scomode alle famiglie - ripeto - alle scuole, alle associazioni, alla società civile e anche ai famosi stakeholders, che sono i portatori di interessi.
Passiamo, quindi, ad un altro capitolo molto amaro, su cui non posso tacere in questa sede: gli interessi di chi ha un business collegato alla questione della sicurezza stradale. Possibile che la battaglia che è stata condotta da questo partito - dall'onorevole Giovanardi, ma non solo da lui, dal collega Tassone, che siede qui accanto e da molti di noi - non possa incidere sugli interessi delle discoteche, cui si possono ricondurre una parte (non l'insieme, ma una parte importante) degli incidenti del sabato sera, di migliaia di morti sacrificati sull'altare degli interessi di pochi? Non si tratta di fare una caccia alle streghe e di cercare di dare la colpa, in maniera generica e irresponsabile, a qualcuno, ma esistono delle corresponsabilità e la questione delle discoteche andrebbe affrontata con coraggio, sapendo che si va contro interessi costituiti, che sono molto forti e che si oppongono a qualsiasi intenzione di regolamentare questo tipo di attività.
Nessuno mette in discussione il divertimento e il piacere di stare insieme. Tuttavia, dobbiamo renderci conto che stiamo scherzando con il fuoco: la pelle dei nostri ragazzi merita il coraggio di un'azione di forza nei confronti delle discoteche. Questo non è stato fatto e non viene fatto! Di ciò il Governo si rende colpevole, così come anche un Parlamento che approvasse in maniera acritica un decreto-legge del genere si renderebbe colpevole di non affrontare con la dovuta serietà questo aspetto del problema, che è molto serio.
Vi è un' ultima questione che ritengo di dover sottolineare: il decreto-legge in esame non prevede nulla anche per quanto riguarda il controllo sul territorio. Non si può continuamente dire che bisogna prevedere sanzioni e limitare. È vero: bisogna limitare perché la situazione è seria, ma il controllo sul territorio non si risolve mettendo decine di migliaia di agenti sparsi per le strade, perché non ci sono, perché non abbiamo i mezzi e perché non ce lo possiamo permettere!
Dunque, si devono dare indicazioni di strategie di controllo sul territorio, oppure no? Si deve cercare di dare sicurezza alle famiglie e agli utenti della strada con interventi seri sul territorio, non semplicemente con annunci generici di interventi che non si sa come saranno attuati.Pag. 100
Allo stesso modo, nulla è previsto per quanto riguarda le infrastrutture. Molto spesso la sicurezza delle strade dipende dalle infrastrutture che, in Italia, sono indietro di decine di anni! Le polemiche sulla TAV sono di tutti i giorni, ma la questione non riguarda solo la TAV: vi sono strade che veramente inducono all'incidente e lo provocano. Cosa si fa da questo punto di vista? Mi chiedo come si possa intervenire, dal momento che siamo sempre in periodi di strettoie economiche e di difficoltà di tutti i generi.
Allora, non possiamo affrontare un problema così grave semplicemente invocando sanzioni, senza coinvolgere il suo collega, che è responsabile delle infrastrutture, e senza coinvolgere l'intera compagine di Governo, per affrontare con ampio respiro questo tema.
Un'ultima questione riguarda la polizia e i mezzi tecnologici che sono a disposizione, ormai, di tutte le società avanzate. Non vi è quasi alcuna previsione in merito a tale questione, che è cruciale perché coinvolge, ovviamente, le forze dell'ordine sotto diversi profili: in che modo si coinvolgono, che cosa ci si fa, quali gli organici, gli stipendi e il modo di lavorare.
Di polemiche e di discussioni su tali questioni ve ne sono state tante e ci si aspettava che un decreto-legge del genere avesse dei fondamenti anche da questo punto di vista; così come per quanto riguarda i mezzi tecnologici - lo ripeto - varie questioni potrebbero essere messe in campo ma, anche in merito ad esse, nulla è previsto e sono fonte di diverse discussioni.
Esiste, quindi, un problema di metodo e di merito; esiste la preoccupazione delle famiglie che non sentono, onestamente, che tale decreto-legge possa risolvere i loro problemi. Credo che la vita dei nostri figli e la vita che dobbiamo affrontare tutti i giorni dipendano anche dalle decisioni che vengono prese in quest'aula e, quindi, invito davvero il Governo ad una riflessione seria su questo decreto-legge, per cercare di rimediare a ciò che potrebbe causare dei danni anche irreversibili [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Galli. Ne ha facoltà.

DANIELE GALLI. Signor Presidente, ricordo che poco più di due mesi fa, nel discutere sulle liberalizzazioni volute dal Ministro Bersani, abbiamo contestato la possibilità di ampliare, senza nessun controllo, l'insegnamento della conduzione di un veicolo al di fuori dell'ordinamento esistente in Italia e, peraltro, già carente (cioè le scuole guida e la loro inflazione), senza curarsi della capacità di chi, dopo questo decreto-legge, insegnerà ai nostri giovani a guidare e senza avere coscienza dei danni che si sarebbero creati.
Nell'ambito della «lenzuolata» sulle liberalizzazioni, ciò era stato rammentato al Ministro, ma non vi è stata alcuna risposta. Due mesi fa, ovviamente sull'onda dell'emozione, il Governo ha pensato di bypassare l'iter normale di un provvedimento di legge, mediante una decretazione d'urgenza pur essendovi già un provvedimento di legge ordinaria: a mio giudizio, tale decreto-legge era incostituzionale. Tuttavia, si è comunque voluta fornire una risposta urgente, sebbene non risolutiva e sebbene non cambi nulla rispetto alla situazione che troviamo tutti i giorni sulle strade. Abbiamo voluto dare una risposta colpendo l'utenza, anziché muovere un'autocritica chiedendoci cosa debba fare lo Stato per consentire all'utenza stessa di utilizzare il nostro sistema stradale in condizioni migliori. Invece, con il vostro decreto-legge, colpiamo l'utenza! Direi che ciò è quantomeno contraddittorio. Perlomeno, non ci si rende conto che, in realtà, chi gestisce la nazione dovrebbe dare l'esempio, prendendo provvedimenti ad adiuvandum di chi usufruisce del sistema stradale.
Poc'anzi molti colleghi hanno ricordato che il nostro sistema autostradale, anche grazie al famoso provvedimento della metà degli anni Ottanta sul blocco delle autostrade - molti paladini del quale siedonoPag. 101nei banchi del centrosinistra ancora oggi e sostengono il Governo -, ha subito il blocco dell'ammodernamento delle autostrade e delle infrastrutture italiane.
A questo punto, come si può infierire - sebbene si tratti di abuso di velocità, uso di alcolici e di droga - oserei dire in maniera così eccessiva, pensando che solo aumentando le sanzioni si possa risolvere il problema, pretendendo che ciò sia in qualche modo risolutivo senza arrivare a comprendere che l'utenza, in realtà, ha alcune necessità nel sistema italiano dove, ahimè, il servizio pubblico non esiste o funziona male, non è corretto, né adeguato, né proporzionato rispetto a quello di una nazione moderna come dovrebbe essere anche in Italia? Ciò non rappresenta null'altro che dire: cari signori, non vi abbiamo dato la possibilità di viaggiare su strade sicure, la cartellonistica non è adeguata, il sistema degli incentivi rispetto all'acquisto delle auto non vi consente di cambiare un'auto con altra più moderna, né di utilizzare mezzi più sicuri come generalmente avviene nel resto d'Europa. Tuttavia, se sbagliate, ponendo in essere determinati comportamenti, vi sanzioniamo pesantemente mediante multe che, onestamente, sebbene spesso non rappresentino l'intero stipendio mensile di una famiglia italiana, vi si avvicinano molto.
Pertanto, direi che all'interno del decreto in discussione vi sono incongruenze pesanti, ovviamente di carattere applicativo. Come è stato detto da molti colleghi, sono incongruenze palesi rispetto al provvedimento di legge ordinaria - successivamente ne constateremo gli effetti, che saranno devastanti - e rispetto alla necessità di giungere all'emanazione di un testo unico, in quanto tale ulteriore normativa andrà ad aggiungersi ad altra normativa, la quale a sua volta si aggiunge ad altra già esistente: un caos! Il provvedimento non interviene nell'ambito della formazione, specialmente dei giovani, e non la consente. In precedenza era presente il ministro Fioroni e pensavo che insieme, signor Ministro, vi foste accordati per intervenire prontamente sin dalla scuola elementare, inserendo nel piano di studi una formazione che consenta ai giovani di diventare veri utenti della strada. Occorre un atto di coraggio e, per così dire, tale da riuscire a vedere oltre le ristrettezze di questo provvedimento.
È un decreto-legge che limita fortemente la sua autonomia, viene a sormontare un'iniziativa di un provvedimento di legge che mi dicono - pur non avendo partecipato ai lavori della Commissione - fosse stato abbastanza condiviso da tutte le forze politiche. Quindi è una risposta emotiva ad un'esigenza pressante del sistema italiano, però è pur sempre una risposta puramente emotiva; non è risolutiva, non risolve! Castiga, ma non risolve! Dal Governo ci si aspetta la risoluzione dei problemi, non soltanto la sanzione degli stessi! E ci si aspetta, nell'ambito della sanzione dei problemi, un equilibrio, non soltanto una volontà di giungere a schiacciare la persona che non è in grado di ottemperare alle normative! Per quanto riguarda i giovani si respira, chiaramente, una mancanza di fiducia nei loro confronti. Il voler limitare a tutti i costi il rapporto potenza-peso che cosa significa? Significa, se si dovesse seguire la logica demagogica che guida molti vostri provvedimenti, che volete importare in Italia la Trabant. Costringete, cioè, i giovani italiani a percorrere le strade italiane (con tutti i problemi che hanno) con automobili di piccola cilindrata, di piccola potenza. In tal modo, invece di garantire la sicurezza, cosa garantite loro? Sicuramente che ci sarà una maggiore mortalità in caso di scontro! Ma di cosa avete paura nel garantire ai giovani utenti la possibilità di utilizzare una normale auto di famiglia? Volete anche costringere le famiglie - nella già grande sofferenza economica italiana - a dovere acquistare un ulteriore veicolo anche per il figlio, dal momento che non può utilizzare la familiare di casa, la macchina che normalmente usa il papà? Dobbiamo costringere questi ragazzi a non poter usufruire di un mezzo proprio - perché se ne dovrebbero comprare uno adeguato - pur avendo un sistema di servizio pubblico che non gliPag. 102consente di spostarsi, di andare all'università, di andare al lavoro o di fare altro?
Non dimentichiamoci che un giovane di diciotto anni può tranquillamente prendere un brevetto aeronautico e guidare mezzi che hanno caratteristiche e una pericolosità nettamente diversa; che il medesimo può correre direttamente in Formula uno! Allora pensate che i giovani italiani siano tutte persone irresponsabili? Deve essere tutto equiparato a pessimi esempi? Non direi che è così, ma direi piuttosto che l'impegno che deve essere messo in atto da questo Governo risiede nell'insegnamento, nella scuola e non nel liberalizzare le scuole guida, anzi rendendo queste ultime più concrete, più inerenti alle esigenze del traffico moderno!
Vorrei fare un'ulteriore osservazione: in questi giorni si sta rinunciando al progetto TAV, per quanto riguarda il passaggio verso la Francia, ad ovest di Torino. Si sta scegliendo di mandare automezzi pesanti sulle Alpi! Si sta scegliendo di rinunciare al trasporto ferroviario in virtù di una posizione demagogica! Una buona parte di questo Governo preferisce avere mezzi pesanti sulle strade italiane piuttosto che realizzare una linea ferroviaria che incide - è vero - nell'ambito del territorio, ma risolve grandi problemi. La vicenda TAV è un esempio, ma ce ne sono altri cento che possono essere richiamati. Allora, bisogna intendersi: negli ultimi vent'anni siamo scesi, forse, al penultimo posto come Paese europeo per qualità autostradale, per qualità delle strade ordinarie; abbiamo una fortissima incidenza di incidenti sulle strade ordinarie; abbiamo una percentuale di veicoli per chilometro che ci porta forse al primo posto in Europa. Non investiamo in infrastrutture e castighiamo l'utenza come ultima parte che deve subire questa nostra inefficienza. Direi che non è corretto e invito il Governo ad un ripensamento sul decreto-legge al nostro esame, a ritirarlo; invito il Ministro a compiere un atto di coraggio, un atto di forza e a dire che si proseguirà in via ordinaria con il disegno di legge all'esame della Commissione competente.

PRESIDENTE. Per accordo intervenuto tra i gruppi sospendiamo i lavori e quindi sospendiamo gli interventi sul complesso degli emendamenti, che riprenderanno nella seduta di domattina.
Hanno chiesto di intervenire ancora gli onorevoli Fasolino, Giudice, Salerno, Lovelli e Fiano.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 19,54).

EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, volevo segnalare un fatto, secondo me, molto grave.
Sabato scorso, verso le ore 20, nel pieno centro di Busto Arsizio, in via Milano, Angioletto Castiglioni (84 anni), partigiano ed ex reduce del lager nazista di Flossenburg, che fu torturato in quel lager e sopravvissuto, ha subito un'aggressione da parte di un gruppo di ragazzi di estrema destra, naziskin (teste rasate, svastiche tatuate sulle braccia e sul collo), come hanno riportato i maggiori quotidiani del nostro Paese e la cronaca dei quotidiani locali.
Egli è stato insultato al grido di «sporco partigiano», un insulto cui l'ex combattente della guerra di liberazione ha risposto a testa alta, nonostante la sua età, ricordando il suo passato di combattente per la libertà del nostro Paese, di partigiano senza macchia, le sue torture e la sua deportazione nel campo della morte a Flossenburg e ricordando i suoi compagni di prigionia lì rimasti uccisi.
In due occasioni il branco di questi naziskin - come noi usiamo definirli nelle cronache per non approfondire un giudizio sulla loro intelligenza e sulle loro azioni - ha provato a stringere il Castiglioni in un angolo, alzando le mani contro di lui, finché uno di questi ragazzi non li ha divisi.Pag. 103
Nessuno dei presenti - riferiscono le cronache -, concittadini di Castiglioni, e di questi ragazzi, diversi presenti, è intervenuto in sua difesa. Penso che il Parlamento italiano, figlio della Resistenza e della lotta di liberazione, debba esecrare all'unanimità quanto accaduto, inviando ad Angioletto Castiglioni, reduce dai campi di sterminio, partigiano, la propria solidarietà e mi augurerei che la Presidenza della Camera volesse inviare al Governo una richiesta di informativa su quanto accaduto.
Purtroppo, non è il primo episodio così grave in quella città e in quella zona, che pensavamo non dovesse più accadere nel nostro Paese.

MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

MARCO ZACCHERA. Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, volevo intervenire per sollecitare un atto di sindacato ispettivo, ma ascoltando le parole del collega non posso che uniformarmi anch'io a quanto da lui richiesto, perché non conosco i dettagli dell'episodio, ma sicuramente non sono tollerabili queste situazioni.
Ciò premesso, volevo richiamare il Governo a rispondere ad un'interrogazione, che ho presentato già da parecchio tempo, sulla carta di identità elettronica. In proposito, proprio oggi, ho presentato una nuova interrogazione con maggiori dati; penso che sia di interesse per tutti avere una sollecita risposta su entrambe.

PRESIDENTE. Onorevole Fiano, sarà mia cura informare immediatamente il Presidente della Camera del grave episodio che lei ha riferito questa sera. Sicuramente ci associamo all'esecrazione di quanto accaduto, ma penso che il Presidente della Camera riterrà di farlo personalmente, fermo restando che, come lei sa, sono disponibili gli strumenti di sindacato ispettivo che lei potrà utilizzare se ritiene di rivolgersi direttamente al Governo.

ROBERTO SALERNO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, sentendo l'intervento del collega Fiano non posso non rilevare la sua sensibilità, che deve ovviamente essere di tutti, non solo dei parlamentari, ma anche dei cittadini, di fronte a un atto di prevaricazione e di violenza.
Vorrei, però, che fosse rivolta un'attenzione non solo a questi episodi, che potrei quasi definire isolati. Non so come sia finito tale episodio e se ci sono state delle conseguenze di tipo fisico per la persona che ha citato l'onorevole Fiano.
Vorrei ricordare che ogni giorno, quotidianamente, centinaia di migliaia di italiani subiscono aggressioni, violenze, scippi, senza che per questo vi sia un parlamentare che, in qualche maniera, sollevi l'attenzione sulle sorti di tanti cittadini che rimangono vittime di tali atti di violenza.
Noi dovremmo essere sempre all'erta ...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Salerno, ma non apriamo un dibattito...

ROBERTO SALERNO. ...noi dovremmo sempre richiamare l'attenzione su tali fatti e richiamare il Governo sul problema dell'ordine pubblico in generale.

PRESIDENTE. Mi pare che non sia il caso di aprire un dibattito. La vicenda qui esposta dall'onorevole Fiano è di una gravità particolare ed è stata citata non solo la vittima, un partigiano che ha pagato già un prezzo altissimo per la sua militanza e il suo impegno, ma soprattutto è stato riferito che il gruppo degli aggressori si è qualificato in un modo che non può essere, ovviamente, tollerato.

ROBERTO SALERNO. Comunque lo condanno anche io!

Pag. 104

PRESIDENTE. In ogni caso, come ho già detto, riferirò immediatamente al Presidente.

Annunzio della convocazione del Parlamento in seduta comune.

PRESIDENTE. Ricordo che alle ore 14 di domani, giovedì 27 settembre 2007, è convocato il Parlamento in seduta comune per l'elezione di un giudice della Corte costituzionale. La chiama avrà inizio dai senatori.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 27 settembre 2007, alle 9,30:

(ore 9,30 e al termine della riunione del Parlamento in seduta comune)

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1772 - Conversione in legge del decreto-legge 3 agosto 2007, n. 117, recante disposizioni urgenti modificative del codice della strada per incrementare i livelli di sicurezza nella circolazione (Approvato dal Senato) (3044).
- Relatore: Velo.

2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 7 settembre 2007, n. 147, recante disposizioni urgenti per assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2007-2008 ed in materia di concorsi per ricercatori universitari (3025-A).
- Relatori: Sasso, per la VII Commissione e Motta, per l'XI Commissione.

3. - Discussione di una domanda di autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni telefoniche nei confronti dei deputati Cicu, D'Alema e Fassino (Doc. IV, n. 9-A).
- Relatori: Giovanardi, per la posizione del deputato Cicu; Vacca, per la posizione del deputato D'Alema; Antonio Pepe, per la posizione del deputato Fassino.

4. - Seguito della discussione della proposta di legge:
FRANCESCHINI ed altri: Norme in materia di conflitti di interessi dei titolari di cariche di Governo. Delega al Governo per l'emanazione di norme in materia di conflitti di interessi di amministratori locali, dei presidenti di regione e dei membri delle giunte regionali (1318-A).
- Relatore: Violante.

5. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Modernizzazione, efficienza delle Amministrazioni pubbliche e riduzione degli oneri burocratici per i cittadini e per le imprese (2161-A)
e delle abbinate proposte di legge: PEDICA ed altri; NICOLA ROSSI ed altri; LA LOGGIA e FERRIGNO (1505-1588-1688).
- Relatore: Giovanelli.

(ore 16,30)

6. - Informativa urgente sulla situazione in Myanmar.

(al termine delle votazioni)

7. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 20,10.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. ddl 3025-A - em. 1.52 368 367 1 184 164 203 75 Resp.
2 Nom. em. 1.300 n.f. 427 422 5 212 252 170 74 Appr.
3 Nom. em. 1.10 445 443 2 222 202 241 73 Resp.
4 Nom. em. 1.6 443 439 4 220 202 237 73 Resp.
5 Nom. em. 1.53 443 442 1 222 204 238 73 Resp.
6 Nom. em. 1.71 449 447 2 224 218 229 73 Resp.
7 Nom. em. 1.72 452 451 1 226 211 240 73 Resp.
8 Nom. em. 1.12 450 395 55 198 156 239 73 Resp.
9 Nom. em. 1.55 456 455 1 228 216 239 73 Resp.
10 Nom. em. 1.56 455 454 1 228 215 239 73 Resp.
11 Nom. em. 1.57 446 446 224 213 233 73 Resp.
12 Nom. em. 1.65 458 458 230 217 241 73 Resp.
13 Nom. em. 1.58 457 456 1 229 214 242 73 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 1.13 460 457 3 229 217 240 73 Resp.
15 Nom. em. 1.59 468 466 2 234 226 240 73 Resp.
16 Nom. em. 1.66 467 462 5 232 55 407 73 Resp.
17 Nom. em. 1.16 457 453 4 227 28 425 74 Resp.
18 Nom. em. 1.101 456 456 229 436 20 74 Appr.
19 Nom. em. 1.17, 1.18, 1.50 460 460 231 229 231 74 Resp.
20 Nom. em. 1.61, 1.67 459 459 230 216 243 74 Resp.
21 Nom. em. 1.20 456 454 2 228 213 241 74 Resp.
22 Nom. em. 1.77 457 456 1 229 451 5 74 Appr.
23 Nom. em. 1.62 462 462 232 218 244 74 Resp.
24 Nom. em. 1.80 458 455 3 228 451 4 74 Appr.
25 Nom. em. 1.79 461 460 1 231 221 239 74 Resp.
26 Nom. em. 1.51 443 442 1 222 204 238 74 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 38
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 1.63 440 437 3 219 203 234 74 Resp.
28 Nom. em. 1.24 433 429 4 215 33 396 74 Resp.
29 Nom. em. 1.54 442 440 2 221 197 243 76 Resp.
30 Nom. em. 1.200 443 442 1 222 439 3 76 Appr.
31 Nom. em. 1.60 457 455 2 228 207 248 76 Resp.
32 Nom. em. 1.64, 1.69 453 452 1 227 222 230 75 Resp.
33 Nom. em. 2.59 451 439 12 220 123 316 74 Resp.
34 Nom. em. 2.60 443 434 9 218 22 412 74 Resp.
35 Nom. em. 2.5 455 452 3 227 21 431 74 Resp.
36 Nom. em. 2.55 466 466 234 213 253 74 Resp.
37 Nom. em. 3.54, 3.200 451 450 1 226 446 4 74 Appr.
38 Nom. em. 3.51 448 446 2 224 202 244 74 Resp.