XV LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 207 di mercoledì 19 settembre 2007

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[elenco e sigle dei gruppi parlamentari]
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[allegato A]
[allegato B]

[riferimenti normativi]
Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI

La seduta comincia alle 9.

GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bonelli, Buontempo, Cento, Colucci, Cordoni, Donadi, Fabris, Folena, Gasparri, Lion, Maroni, Migliore, Morrone, Mura, Oliva, Pagliarini, Pecoraro Scanio, Pinotti, Realacci, Sgobio, Stucchi ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 9,05).

GINO SPERANDIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GINO SPERANDIO. Signor Presidente, come lei saprà, ieri sera, alle 19,30, un F-16 dell'esercito americano è precipitato nei pressi di un'abitazione in quel di Soramaè, nel comune di Zoldo Alto. L'accaduto ha destato molta preoccupazione tra le popolazioni del luogo e l'esplosione è stata molto violenta. Chiedo, pertanto, al Governo di voler riferire sulle dinamiche dell'incidente e anche sull'eventuale pericolosità dello stesso.

PRESIDENTE. Onorevole Sperandio, l'ho lasciata concludere anche se lei sa che interventi del genere andrebbero svolti al termine della seduta. Comunque, la Presidenza si farà carico di interessare il Governo della questione.

Seguito della discussione delle mozioni Maroni ed altri n. 1-00216, Airaghi ed altri n. 1-00217, Barbi ed altri n. 1-00219 e Leone ed altri n. 1-00220, sui contenuti e sulle conseguenze economiche complessive del nuovo piano industriale dell'Alitalia, con particolare riferimento al ruolo dell'aeroporto di Malpensa (ore 9,06).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Maroni ed altri n. 1-00216, Airaghi ed altri n. 1-00217, Barbi ed altri n. 1-00219 (Nuova formulazione) e Leone ed altri n. 1-00220, sui contenuti e sulle conseguenze economiche complessive del nuovo piano industriale dell'Alitalia, con particolare riferimento al ruolo dell'aeroporto di Malpensa (Vedi l'allegato A - Mozioni sezione 1).
Ricordo che nella seduta di lunedì 17 settembre 2007 si è conclusa la discussione sulle linee generali delle mozioni all'ordine del giorno ed è intervenuto il rappresentante del Governo, esprimendo parere contrario sulle mozioni Maroni ed altri n. 1-00216 e Airaghi ed altri n. 1-00217 e parere favorevole sulla mozione Barbi ed altri n. 1-00219.
Ricordo altresì che nella seduta di ieri il rappresentante del Governo ha completato l'espressione del parere, esprimendo parere favorevole sulla nuova formulazione della mozione Barbi ed altri n. 1-00219 e parere contrario sulla mozione Leone ed altri n. 1-00220.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Beltrandi. Ne ha facoltà.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, il gruppo della Rosa nel Pugno esprimerà un voto favorevole sulla mozione a prima firma Barbi n. 1-00219, così com'è stata integrata e che, d'altronde, abbiamo convintamente sottoscritto; mentre esprimerà un voto contrario sulle mozioni a prima firma Airaghi n. 1-00217, Maroni n. 1-00216 e Leone n. 1-00220.
Riconosciamo, però, che vi è una grande differenza tra le tre mozioni presentate dai colleghi del centrodestra. Con riferimento alle mozioni a prima firma Airaghi e Maroni, esprimiamo un voto contrario, in primo luogo, perché richiedono di impegnare il Governo a respingere il piano industriale appena presentato dal nuovo vertice di Alitalia. Ciò ci vede contrari, anche soltanto per principio, perché riteniamo che non debba essere il Parlamento a dettare esigenze politiche all'azienda, logica attraverso cui si è arrivati all'attuale grave situazione di crisi di Alitalia.
Per quanto riguarda la mozione a prima firma Leone, invece, apprezziamo il fatto che non vi sia la stessa richiesta di impegno per il Governo. Inoltre, la mozione pone la questione molto seria dell'attribuzione della competenza a decidere sugli slot degli aeroporti, che merita di essere dibattuta in Parlamento. Crediamo che le regioni possano avere un ruolo nel decidere il destino degli slot degli aeroporti situati nel loro territorio, ma riteniamo che ciò debba comunque avvenire nell'ambito di un piano nazionale dei trasporti, non solo aerei, ma dei trasporti in generale, di cui si sente la mancanza e nel quale tali questioni vengano esaminate alla luce del sistema complessivo dei trasporti, in modo da avere un apparato interconnesso che consenta di sviluppare la mobilità e che soddisfi le esigenze dell'economia e dello sviluppo del nostro Paese.
Voglio ribadire che il gruppo della Rosa nel Pugno condivide la posizione espressa dal Governo per voce del sottosegretario Tononi. A nostro avviso le questioni importanti sono tre: la prima è costituita dal fatto che si effettui un tentativo di mettere in esecuzione il piano industriale che non può più essere rimandato.
La seconda è rappresentata dal fatto che vi sia un impegno a cedere - e il sottosegretario ha confermato ciò - da parte dello Stato a soggetti privati italiani e non, aspetto che a mio avviso non è rilevante, le quote della compagnia, in quanto, come ha affermato correttamente il sottosegretario, la proprietà della compagnia di bandiera non è determinante per qualificarla come tale. Su tale aspetto, tuttavia, mi permetto di rispondere al sottosegretario in ordine ai paletti che erano stati posti alla vendita di Alitalia. Posso convenire con lei, sottosegretario, che i paletti, analizzati in assoluto, non erano proibitivi per alcun acquirente. Credo, tuttavia, che per valutarne la consistenza occorra far riferimento allo stato della compagnia e quello di Alitalia era tale che anche quei paletti, a mio avviso, erano eccessivi rispetto alle necessità di eventuali acquirenti.
In terzo luogo, lo ricordavo precedentemente, è necessario un piano dei trasporti che deve essere definito, su cui il Parlamento, credo, debba urgentemente discutere e che preveda certamente lo sviluppo dell'aeroporto di Malpensa. Non mi auguro, ovviamente, che il piano industriale fallisca ma, nel caso in cui ciò accada, mi auguro che Alitalia ceda gli slot di Malpensa, nell'ambito di un piano nazionalePag. 3che tenga conto delle interconnessioni con i sistemi di trasporto dei nostri Paesi vicini, tenendo conto anche dei trasporti marittimi.
Ribadisco, quindi, che il gruppo della Rosa nel Pugno esprimerà un voto positivo sulla mozione Barbi ed altri n. 1-00219 (Nuova formulazione) - che abbiamo sottoscritto - mentre esprimerà un voto negativo sulle altre tre mozioni, Maroni ed altri n. 1-00216, Airaghi ed altri n. 1-00217 e Leone ed altri n. 1-00220.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Adenti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO ADENTI. Signor Presidente, il gruppo dei Popolari-Udeur voterà con convinzione la mozione Barbi ed altri n. 1-00219 (Nuova formulazione), con la consapevolezza che il documento ben sintetizzi gli obiettivi da raggiungere. Da un lato, intende salvaguardare e rilanciare, con un progetto industriale credibile e, soprattutto, sostenibile, Alitalia che si appresta ad essere privatizzata e nei confronti della quale auspichiamo vi sia anche un interesse finalmente serio da parte dell'imprenditoria italiana, affinché la compagnia rimanga in mani italiane. Dall'altra parte, rimarca anche come l'aeroporto di Malpensa sia un hub strategico e debba essere ulteriormente potenziato con il completamento dei collegamenti stradali e ferroviari, per renderlo pienamente efficiente. L'interesse manifestato da alcune compagnie straniere - e noi ci auguriamo anche dall'imprenditoria italiana - nei confronti di Alitalia dimostra come, da un lato, l'azienda sia, comunque, ancora appetibile e, dall'altro, sia un'azienda che rappresenta l'immagine e il simbolo dell'Italia nel mondo.
Quindi, questi interessi fanno ben sperare per il futuro e dimostrano anche come il trasporto aereo costituisca, comunque, un mercato in crescita, in espansione ed anche remunerativo a fronte, però, di scelte industriali coerenti ed oculate.
In tale quadro di prospettiva non si tratta, quindi, di contrapporre - come qualcuno ha fatto e continua a fare - i due scali aeroportuali di Fiumicino e di Malpensa, bensì di creare le condizioni affinché i due aeroporti possano crescere insieme, diversificando il loro ruolo. Malpensa è legato più tradizionalmente al mondo degli affari e della finanza, mentre Fiumicino ha una vocazione più turistico-culturale che ha registrato, negli ultimi tempi, anche una vistosa crescita.
Depotenziare Malpensa, pertanto, non solo costituirebbe un autogol per l'economia del nord, che rischierebbe di uscire dai grandi circuiti internazionali, ma avrebbe anche, molto probabilmente, ricadute negative sulla candidatura di Milano a sede dell'Esposizione universale del 2015. Milano, infatti, come potrebbe avere chance di vittoria senza un vero aeroporto efficiente e funzionante, che la colleghi al resto del mondo? Occorre, perciò, garantire le necessarie azioni per un potenziamento armonico di questi due principali scali aeroportuali italiani, nell'ambito del riconoscimento delle loro specifiche vocazioni e naturali funzioni territoriali.
A valle dell'auspicata privatizzazione di Alitalia, si misureranno anche le politiche aeroportuali da intraprendere, anche attraverso la presentazione in Parlamento dell'annunciato piano degli aeroporti, per assicurare un sistema di trasporto aereo funzionante e di qualità, che consenta al nostro Paese di essere competitivo sul piano internazionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Camillo Piazza. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante CAMILLO PIAZZA. Signor Presidente, anche se non abbiamo sottoscritto la mozione Barbi ed altri n. 1-00219 del centrosinistra, nella sua nuova formulazione, annuncio il voto favorevole del gruppo dei Verdi, perché riteniamo che le indicazioni in essa inserite rappresentino un buon passo in avanti per uscire dalla crisi che riguarda Malpensa.
Il rischio di chiusura di Alitalia è un problema reale, che deve essere affrontato con grande determinazione, in considerazionePag. 4del ruolo strategico che la compagnia riveste per l'intera economia nazionale e, soprattutto, della vocazione turistica di Alitalia. A nostro parere, però, nel completamento del processo di privatizzazione di Alitalia occorre tenere in considerazione alcuni argomenti: in primo luogo, la costruzione e il mantenimento di un polo manutentivo di eccellenza, in grado di mantenere il grado di occupazione esistente e le sue professionalità; in secondo luogo, occorre un impegno di tutti, compreso il Governo, a mantenere le attività sinora esercitate all'interno dell'azienda.
Nella scelta delle alleanze, non solo è auspicabile che si formi una cordata italiana, ma riteniamo anche opportuno che l'acquisizione di Alitalia non sia collegata ad operatori che hanno, al proprio interno azionario, Stati esteri.
La crisi del vettore italiano, dovuta anche alla pessima gestione delle risorse, ha avuto una notevole ripercussione ambientale, a causa dell'utilizzo di veicoli obsoleti ed inquinanti, i vecchi MD-80, con più di venticinque anni di esercizio. Riteniamo che, nel piano industriale, occorra veramente investire con serietà nello svecchiamento del parco aeromobile e, ovviamente, trovare una soluzione soprattutto in scali vicini a parchi, come il parco del Ticino a Malpensa, che utilizza ancora oggi vecchi aerei notevolmente inquinanti.
Indipendentemente dal destino della compagnia di bandiera, occorre accelerare il completamento delle opere ferroviarie di collegamento con Malpensa, che sono ovviamente in ritardo, anche in vista dell'assegnazione dell'Expo 2015. Chiediamo al Governo, a questo punto, di intervenire con serietà e con determinazione, magari anche eliminando alcuni vincoli sull'acquisizione di Alitalia. Concordiamo con i temi elencati nella mozione del centrosinistra Barbi ed altri n. 1-00219 (Nuova formulazione), a favore della quale, pertanto, voteremo con determinazione (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
CAMILLO PIAZZA. Signor Presidente, anche se non abbiamo sottoscritto la mozione Barbi ed altri n. 1-00219 del centrosinistra, nella sua nuova formulazione, annuncio il voto favorevole del gruppo dei Verdi, perché riteniamo che le indicazioni in essa inserite rappresentino un buon passo in avanti per uscire dalla crisi che riguarda Malpensa.
Il rischio di chiusura di Alitalia è un problema reale, che deve essere affrontato con grande determinazione, in considerazionePag. 4del ruolo strategico che la compagnia riveste per l'intera economia nazionale e, soprattutto, della vocazione turistica dell'Italia. A nostro parere, però, nel completamento del processo di privatizzazione di Alitalia occorre tenere in considerazione alcuni argomenti: in primo luogo, la costruzione e il mantenimento di un polo manutentivo di eccellenza, in grado di mantenere il grado di occupazione esistente e le sue professionalità; in secondo luogo, occorre un impegno di tutti, compreso il Governo, a mantenere le attività sinora esercitate all'interno dell'azienda.
Nella scelta delle alleanze, non solo è auspicabile che si formi una cordata italiana, ma riteniamo anche opportuno che l'acquisizione di Alitalia non sia collegata ad operatori che hanno, al proprio interno azionario, Stati esteri.
La crisi del vettore italiano, dovuta anche alla pessima gestione delle risorse, ha avuto una notevole ripercussione ambientale, a causa dell'utilizzo di veicoli obsoleti ed inquinanti, i vecchi MD-80, con più di venticinque anni di esercizio. Riteniamo che, nel piano industriale, occorra veramente investire con serietà nello svecchiamento del parco aeromobile e, ovviamente, trovare una soluzione soprattutto in scali vicini a parchi, come il parco del Ticino a Malpensa, che utilizza ancora oggi vecchi aerei notevolmente inquinanti.
Indipendentemente dal destino della compagnia di bandiera, occorre accelerare il completamento delle opere ferroviarie di collegamento con Malpensa, che sono ovviamente in ritardo, anche in vista dell'assegnazione dell'Expo 2015. Chiediamo al Governo, a questo punto, di intervenire con serietà e con determinazione, magari anche eliminando alcuni vincoli sull'acquisizione di Alitalia. Concordiamo con i temi elencati nella mozione del centrosinistra Barbi ed altri n. 1-00219 (Nuova formulazione), a favore della quale, pertanto, voteremo con determinazione (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Salerno. Ne ha facoltà.

ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, a nome della componente politica La Destra del gruppo Misto sottoscriviamo le tre mozioni Maroni ed altri n. 1-00216, Leone ed altri n. 1-00220 e Airaghi ed altri n. 1-00217, perché riteniamo di bocciare completamente l'operato e l'azione del Governo in tema di modernizzazione delle infrastrutture di Alitalia. In questo caso, l'Esecutivo affronta il problema estremamente vitale dello sviluppo delle infrastrutture e della modernizzazione di Alitalia nel modo peggiore, dimostrando la sua incapacità non soltanto a realizzare, ma anche solo a pensare come debba svilupparsi una rete infrastrutturale seria e moderna in un grande Paese come l'Italia, che è uno dei grandi Paesi dell'Unione europea e la sesta potenza industriale del mondo.
In questo modo si umiliano grandi professionalità, come quelle dell'Alitalia; si umilia, con grande disorientamento e sgomento, l'orgoglio di una compagnia di bandiera nazionale che è considerata tra le prime nel mondo per qualità, capacità di intervento e di assorbimento del traffico aereo, professionalità del personale di volo e di terra, che sono un fiore all'occhiello del nostro sistema.
Andiamo a penalizzare soprattutto lo sviluppo di un grande aeroporto, come quello di Malpensa, che va incontro ad una riduzione drastica e ad una penalizzazione logistica e di sviluppo, mentre i dati dovrebbero indurre ad agire in senso inverso, perché ci sono incrementi di traffico, di volume e di imprese che sono coinvolte nell'indotto.
Ancora una volta, vi è tanta demagogia da parte di questo Governo, che vuole combattere il declino, cari colleghi, mentre, invece, il declino avanza inesorabilmente a grandi tappe, con una marcia molto veloce, che lascerà un segno nel prossimo futuro.
Siamo quindi disorientati di fronte a questo fallimento delle politiche infrastrutturaliPag. 5del Governo e siamo soprattutto dalla parte dei lavoratori dell'Alitalia e del personale di tutte le imprese che sono coinvolte nell'indotto del sistema aeroportuale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pedrini. Ne ha facoltà.

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, il dibattito alimentato in questi giorni sul futuro dello scalo milanese di Malpensa ci induce a constatare che siamo di fronte ad una semplificazione riduttiva.
Non si può, in altre parole, ridurre il problema ad un aut aut: Malpensa sì, Malpensa no. Lo scalo milanese, che avrebbe dovuto costituire la rampa di lancio dell'Italia sul mercato internazionale del trasporto delle merci e dei passeggeri, è costato l'enorme cifra di 20 miliardi di euro, corrisposti con grandi sacrifici da tutti i contribuenti italiani. Non mi pare recepibile la proposta di Alitalia, egoistica e fuori mercato, di fuggire da Malpensa, mantenendo contemporaneamente gli slot. L'attuale situazione è un obbrobrio giuridico, che non vede in primo piano l'impostazione dell'interesse generale, allorquando vi è una struttura giuridica di carattere privatistico che è titolata per l'assegnazione degli slot.
Troppo semplicistica mi appare anche la soluzione di consegnare lo scalo milanese, fortemente voluto come fiore all'occhiello del sistema aeroportuale italiano, ad una compagnia di ottima operatività, ma che non può garantire a Malpensa, se non in parte, un futuro rispondente agli intenti per cui lo stesso scalo era stato voluto. Che fine farebbe la strategicità del grande scalo italiano? Quale volontà vi è di costituire uno scalo determinante per lo smistamento dei grandi flussi di traffico internazionale? Il sistema Italia necessita dell'operatività del sistema aeroportuale milanese, di essere leader in Europa, di costituire un punto di riferimento imprescindibile nei flussi di traffico di merci e di persone.
Non si può ridurre Malpensa a un punto di appoggio di una sola particolare compagnia, come un qualsiasi aeroporto periferico d'Europa. Tutti i contribuenti si sono sacrificati per Malpensa e i Governi in questi anni hanno puntato moltissimo sullo scalo milanese. Non possiamo legare Malpensa alle sorti di una compagnia in crisi, dando un colpo pesantissimo al sistema di mobilità del nostro Paese.
Non si può consentire che una infrastruttura costata 40 mila miliardi delle vecchie lire venga accantonata e ridimensionata. Dove sta l'errore, dunque? La valutazione di allora, quando fu aperto l'aeroporto, fu forse troppo affrettata? Non si può al contempo pensare che Malpensa sia, a braccetto con questa gestione di Alitalia, il grande fallimento del sistema della mobilità nel Paese.
Il nostro Paese non si può permettere di buttare un patrimonio investito di 20 miliardi di euro e far finta di niente, come se fosse stato un errore stagionale.
Occorre ripartire da un sistema di mobilità, di cui il complesso aeroportuale milanese è un punto fondamentale. Come si può pensare che un grande Paese come il nostro non possa e non debba riconoscere, sul proprio territorio, due grandi aeroporti internazionali? La Spagna si fregia di Madrid e Barcellona, la Germania di Monaco e Francoforte, e l'Italia tenta di accantonare Malpensa? Tenta di relegare Malpensa ad un inesorabile fallimento, solo perché vi è incapacità gestionale all'interno di Alitalia? Se anche si volesse puntare tutto sull'aeroporto di Fiumicino, bisognerebbe fare i conti con la carenza di investimenti e l'analisi di tale carenza di investimenti che, dopo la privatizzazione, non sono avvenuti, mentre lo scalo romano si è vergognosamente distinto, questa estate, esclusivamente per i disagi arrecati ai passeggeri.
Non si deve altresì cavalcare l'ondata entusiastica della corsa alle privatizzazioni a tutti costi: privatizzare completamente la gestione dei grandi riferimenti dell'apparato delle infrastrutture comporta problemi economici rilevanti per il sistema economico del nostro Paese. RipartiamoPag. 6dunque dalle grandi infrastrutture in Italia; anzi, le svendite operate negli ultimi quindici anni nei settori della telefonia, dell'energia, delle autostrade, degli acquedotti e degli aeroporti richiederebbero la deliberazione di una indagine, se non l'istituzione di una Commissione di inchiesta parlamentare.
Il nostro Paese, per il suo ruolo nevralgico nel Mediterraneo, non può non respirare una dimensione internazionale e sentirsi fondamentale per gli scambi di persone e di merci. Esaminando i dati forniti, si osserva la criticità delle relazioni infrastrutturali nel nostro Paese, mentre nei Paesi vicini europei ci si interroga costantemente, nel senso di una sempre maggiore efficacia del sistema dei trasporti, potenziando le infrastrutture esistenti e creandone di nuove. Occorre potenziare, semmai, il sistema aeroportuale milanese, rendendolo ancora più operativo e più efficace, superando i limiti infrastrutturali dello scalo. Occorre altresì impegnarsi fattivamente per il mantenimento e il rilancio di una compagnia di bandiera senza appiattirsi sulle disgrazie delle ultime gestioni di Alitalia, ma ripartendo dalla ferma convinzione che ogni grande Paese necessita di una compagnia di riferimento forte e prestigiosa.
L'Italia verrebbe inesorabilmente tagliata fuori dai percorsi principali dell'economia mondiale e subirebbe un altro passo avanti verso la propria colonizzazione. Un'Italia non competitiva è un'Italia senza futuro e succube della volontà altrui. Per ovviare a ciò occorrono nuovi investimenti e una rinnovata fiducia.
Quindi, il problema non va posto nei termini: Malpensa o Fiumicino, vendita di Alitalia o no, privatizzazione o no, concessioni aeroportuali limitate o concessioni quarantennali (che spesso significano esproprio di funzioni di aspetto pubblicistico proprie dello Stato). Sulle grandi opere infrastrutturali e sulle scelte strategiche non possiamo procedere mediante schematismi.
La prima scelta è per la difesa e lo sviluppo delle infrastrutture strategiche: ciò vale per tutti i settori. Il problema non è di una fonte energetica, ma di sapere, nel concreto, qual è la scelta globale strategica per il settore energetico: ciò vale per i trasporti, per gli acquedotti, per la compagnia aerea, per la sicurezza, per le ferrovie, per le strade, per le telecomunicazioni, per tutte le reti e per tutto il sistema della mobilità per l'intero Paese, mobilità che è un diritto costituzionale garantito dall'articolo 16 della Costituzione (o meglio: che dovrebbe essere garantito dall'articolo 16 della Costituzione).
Nei ricordati settori occorrono, possibilmente, scelte strategiche condivise per l'Europa, sul modello di esperienze già presenti o di tentativi già effettuati, allorquando si doveva costruire l'Europa stessa, o di strade da esplorare nel nuovo contesto internazionale, che non può certamente portare all'isolamento oppure all'emarginazione o, ancor peggio, alla colonizzazione del nostro Paese. Quindi, il problema non è una compagnia o un aeroporto: ciò che ci sta a cuore sono le scelte strategiche di sviluppo del sistema generale del Paese e dei suoi interessi generali.
È per queste motivazioni, perché il problema è stato posto in questi termini, cioè in termini non strategici, mentre ha un rilievo di carattere generale, che il nostro gruppo parlamentare si asterrà su tutte le mozioni presentate (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, l'azienda Alitalia, ovviamente, rappresenta un problema che sta interessando in maniera particolare tutto il Paese e lo sta preoccupando.
La decisione del consiglio di amministrazione di Alitalia e l'atteggiamento tenuto dal Governo, allegro, disinvolto - e noi crediamo anche irresponsabile -, preoccupano l'Italia, gli italiani e il nostro gruppo. Il Ministro dell'economia e delle finanze, prima o poi, deve prendersi la responsabilità di preparare e presentare aiPag. 7soci un piano industriale, per poterlo discutere con gli stessi, per far emergere le valutazioni del caso e per rilanciare la nostra compagnia di bandiera, che è non soltanto una realtà a se stante, ma rappresenta, nel mondo, l'Italia e gli italiani.
In questi ultimi due mesi, i vari autorevoli (ovviamente con la «a» minuscola) rappresentanti del Governo, intervenendo su Alitalia, hanno detto tutto e il contrario di tutto, con la solita schizofrenia che è una caratteristica peculiare di questo Governo. Ricordo che l'aeroporto di Malpensa è costato, in quanto a investimenti, oltre 25 miliardi di euro. Il Governo e il Parlamento, quindi, proprio con i 25 miliardi di euro di investimenti citati, avevano già assunto la decisione politica, rendendo strategico, per l'Italia e per l'Europa, l'aeroporto di Malpensa: è in tale scalo che arrivano le principali rotte di compagnie europee e intercontinentali ed è nel medesimo scalo che si addensa il maggior numero di viaggiatori, di passeggeri e di merci. La ricordata decisione politica sovrasta e condiziona ogni piano economico e industriale di Alitalia.
Limitare lo sviluppo di Malpensa significa danneggiare l'economia non solo di Varese, della Lombardia e del Nord, ma è l'intero sistema Paese ad essere danneggiato proprio per la strategica politica aeroportuale che rappresenta l'aeroporto varesino. Sarebbe un errore considerare l'ipotesi assurda di abbandonare a se stesso l'aeroporto di Malpensa e far entrare imprenditori europei, ancorché autorevoli. Sarebbe il sistema Paese a subire un danno, non solo con ripercussioni negative sulla realtà socio-economica nazionale, ma anche con gravi ripercussioni internazionali.
La contrapposizione - guerra tra poveri, diciamo noi - fratricida tra i sostenitori e i denigratori di Malpensa e Fiumicino danneggia ambedue e tutti danneggiano la nostra economia nazionale. Sul titolo Alitalia è indubbio che il Governo abbia favorito cordate speculative: è stata una farsa l'assurda trattativa di gara partita alla fine del 2006. Come al solito, «becchi e bastonati» - come diciamo noi - e taglieggiati sono stati i piccoli risparmiatori, che hanno commesso l'errore di credere nella nostra compagnia di bandiera. Con Prodi al Governo della nazione, con simili ministri e con questa maggioranza, noi crediamo che la sfortuna - il cosiddetto malocchio popolare - si sia abbattuta come una mannaia sui cittadini, sull'economia e sui piccoli risparmiatori: l'esempio di Alitalia ne è la dimostrazione.
Sull'efficienza di Malpensa, anche nello smistamento bagagli, non c'è gara, non c'è confronto con nessun altro aeroporto nazionale. La sciagura che si è abbattuta su tutte le infrastrutture in generale, e su quelle aeroportuali in particolare - nella fattispecie Malpensa -, ha un nome e cognome: responsabili sono il Ministro Bianchi e il Ministro Di Pietro.
A noi ha fatto piacere ascoltare che il gruppo del Ministro Di Pietro si astiene su tutte le mozioni, ma dovrebbe farsi l'esame di coscienza se in Italia le infrastrutture, in particolare quelle aeroportuali, sono paralizzate. Non è certamente l'opposizione che ha responsabilità! Ha responsabilità chi, senza competenze e capacità, gestisce dicasteri rispetto ai quali non ha la più pallida idea di dove cominciare. Ovviamente, il problema degli investimenti infrastrutturali, per rendere i nostri aeroporti competitivi con quelli stranieri, è un primo punto che il Parlamento deve prendere in considerazione.
Era prevedibile che una armata Brancaleone alla guida di questo Governo non sarebbe stata capace di portare il Paese ad essere pronto e competitivo in tutti i vari settori della politica infrastrutturale, in particolare in quella aeroportuale. Tuttavia, come Parlamento, come istituzione, non possiamo permettere che Milano, la Lombardia, il nord Italia e tutto il Paese possano essere danneggiati da una politica miope - per non dire cieca - di questo Governo. Non dimentichiamo che Milano è la porta d'ingresso dell'economia nazionale e mi sembra doveroso rimarcare che è da sprovveduti non capirlo. Con i Governi della prima Repubblica e con i Governi Berlusconi ciò non sarebbe mai successo. Ma ci siamo domandati perché iPag. 8compratori, uno dopo l'altro, sono tutti scappati? Ci domandiamo cosa accadrà all'Italia se non avrà più una compagnia di bandiera?
L'azienda Alitalia deve essere risanata dall'interno, bypassando i sindacati, impedendo di depotenziare le infrastrutture e di ridurre le rotte soprattutto nel nord Italia e nel nord Europa. Un'azienda che perde due milioni di euro al giorno è strutturalmente malata e la malattia si chiama clientelismo e assistenzialismo, due terminologie familiari a questa maggioranza, a questo falso centrosinistra massimalista che non vede oltre la punta del proprio naso. Va ripulito il consiglio di amministrazione e vanno cacciati i manager che si sono dimostrati incapaci. Alitalia va liberata dal controllo politico dell'Unione e gli interessi imprenditoriali devono prevalere su quelli di questa maggioranza che pensa - ed è follia - di favorire Veltroni, sindaco di Roma e futuro leader del Partito Democratico, spostando l'asse di Alitalia da Milano a Roma. Questa è una folle idea, tipica di ideologie che hanno idee folli nel proprio DNA.
Come gruppo Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI, crediamo che non vi sia nessuna trattativa per l'acquisto dell'azienda e che il Ministro dell'economia e delle finanze stia dicendo bugie all'Italia e agli italiani. Un fatto è certo: si sta operando di nascosto contro gli interessi dell'azienda, dei cittadini, delle istituzioni e del Parlamento! Ciò è molto grave.
Il Ministero dell'economia e delle finanze possiede il 49,9 per cento di Alitalia e sicuramente il Governo è responsabile del piano aziendale di diminuzione dei voli aerei e intercontinentali dall'aeroporto di Malpensa...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LUCIO BARANI. ...per favorire la politica - come ho già detto - del sindaco di Roma, per meri interessi politici e non certo economici e di sviluppo del Paese. Un aeroporto di qualità viene sostituito per una volontà di mero interesse politico.

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Barani.

LUCIO BARANI. Concludo, signor Presidente. Come gruppo Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI, voteremo a favore di tutte le mozioni presentate dall'opposizione mentre esprimeremo voto contrario sulla mozione presentata dalla maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Attili. Ne ha facoltà.

ANTONIO ATTILI. Signor Presidente, intervengo brevemente. Abbiamo già espresso nella discussione sulle linee generali le motivazioni per le quali il gruppo Sinistra Democratica Per il Socialismo europeo voterà a favore della mozione Barbi ed altri n. 1-00219 (Nuova formulazione). Nel poco tempo a mia disposizione vorrei sottolineare solo due punti.
In primo luogo, non è assolutamente vero che vi sia un tentativo da parte del Governo di ridimensionare il ruolo di Malpensa. Lo stesso piano Alitalia si riferisce esclusivamente ad una specializzazione dell'aeroporto. (Con molto ritardo, si cerca cioè di fare quanto la politica avrebbe dovuto fare per tempo: sviluppare un ragionamento sul sistema aeroportuale, che oggi è più necessario di ieri. Inoltre, è del tutto falso che in questo settore vi sia un attacco al nord perché, come ho ricordato nel corso della discussione sulle linee generali, vi sono ben tredici aeroporti che presidiano il nord dell'Italia. Mai come in questo periodo vi sono stati investimenti e realizzazioni nel campo delle infrastrutture aeroportuali.
In secondo luogo, affrontiamo esclusivamente un punto di un piano del consiglio di amministrazione di Alitalia che vorremmo conoscere meglio, che andrà discusso e approfondito, in quanto a noi interessa in particolare comprendere quattro questioni: il ruolo del pubblico, la gestione dei problemi dei lavoratori, gli investimenti e le alleanze internazionali.Pag. 9
Tale piano, quindi, va immediatamente approfondito e discusso. Nella fase di approfondimento forniremo il nostro contributo. Tuttavia, oggi non è possibile non incoraggiare e sostenere un tentativo che, finalmente, rappresenta una decisione dopo molti anni di indecisione e di incertezza. Inoltre, sarebbe bene che ognuno di noi svolgesse la sua riflessione su quanto è successo sinora, perché è l'unica strada possibile per salvare Alitalia senza sacrificare assolutamente né Malpensa né il sistema italiano (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,45).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giancarlo Giorgetti. Ne ha facoltà.

GIANCARLO GIORGETTI. Signor Presidente, oggi il problema di Malpensa è diventato il problema di Alitalia. Il problema di Alitalia, signor sottosegretario, è un problema del Governo. Lei stesso, ieri, nell'esprimere il parere del Governo non avrebbe potuto dire: «Tali pareri» - leggo testualmente - «sono forniti, in particolare, con riferimento all'autonomia di Alitalia e del suo consiglio di amministrazione, in merito alle scelte gestionali e alla tempistica delle stesse scelte, che devono tutelare gli interessi dell'azienda, di tutti gli azionisti e non soltanto dell'azionista di maggioranza relativa».
Nel corso di quest'anno, nessuno si è accorto del fatto che una parola detta da un Ministro o da un sottosegretario stava influenzando l'andamento del titolo in Borsa. Nessuno se ne è accorto! Nessuno si è accorto che le decisioni che riguardano Alitalia, come confermato dall'ultimo piano presentato dal consiglio di amministrazione, non sono ispirate a logiche industriali, bensì unicamente a logiche politiche. Allora, se le logiche sono politiche, andiamo a vedere cosa ci propongono il Governo e il consiglio di amministrazione, come è giusto che sia. Alitalia, non da oggi, perde un milione e mezzo di euro al giorno. Ormai, sono migliaia i miliardi di vecchie lire e i milioni di euro persi da tale società, sottratti ad altri investimenti maggiormente redditizi e alle infrastrutture per il Paese. Ora, il Governo afferma che è necessario effettuare il risanamento. Non è la prima volta che ascoltiamo queste parole. Ovviamente, due possono essere le strade da percorrere optando per la scelta del risanamento.
Da un lato le logiche industriali e di mercato, dall'altro la logica politica; ma le logiche per riportare in linea di galleggiamento, di pareggio un'azienda in crisi, come lo è Alitalia, sono semplicemente due: tagliare i costi e aumentare i ricavi.
Se bisogna tagliare i costi occorre agire su quelli di politica clientelare e di politiche del personale, attuate in passato in maniera non troppo avveduta, e che ancora continuano ad essere adottate nel presente, che portano questa società ad avere un abnorme numero di dipendenti, probabilmente sovrapagati rispetto alla concorrenza.
Probabilmente, per rispondere alle logiche di mercato, dopo aver tagliato tali tipi di costi bisogna aumentare i ricavi e per farlo occorre vendere biglietti, specialmente quelli che rendono all'azienda. Casualmente i biglietti che rendono all'azienda Alitalia sono venduti in prevalenza nell'area del nord: il 70 per cento dei biglietti business sono infatti venduti nell'areaPag. 10di Malpensa, al nord! Questa sarebbe la logica industriale ed aziendale! Invece il piano industriale (o di grande industriosità politica), che viene portato avanti dal consiglio di amministrazione di Alitalia e, quindi, dal Governo, risponde ad una logica antiaziendale, antimercato, antindustriale. È la logica politica! Una logica che fa esattamente il contrario di quello che dovrebbe fare un consiglio di amministrazione che ha cura degli interessi dei suoi azionisti, di maggioranza e di minoranza. Una logica che non va - come dovrebbe - a incidere sui costi, se non in modo irrisorio e marginale, e rinuncia a vendere biglietti e a produrre ricavi proprio nelle zone dove il mercato esiste: questo è il problema!
Siamo pertanto di fronte ad una scelta tipicamente ed esclusivamente politica e neppure troppo illuminata, perché se fosse una scelta politica illuminata potremmo anche discuterne. Il problema è che a tali scelte si arriva dopo dichiarazioni esilaranti di alcuni esponenti di questo Governo, di un Ministro dei trasporti che ha affermato che l'aeroporto di Malpensa non può funzionare perché per trecento giorni all'anno c'è la nebbia! La nebbia c'è nel cervello del Ministro Bianchi, signor sottosegretario (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e del deputato Campa) che non è mai stato a Malpensa e non conosce quella realtà! Sarebbe sufficiente prendere un bollettino meteorologico per controllare tali affermazioni!
Si tratta, lo ripeto ancora una volta, di una logica politica che si piega alle convenienze del momento: poiché il futuro Premier arriva da Roma, - è il sindaco di Roma - questi deve essere sensibile alle ragioni addotte dai dipendenti di Alitalia i quali per oltre il 90 per cento risiedono a Roma.
Tale logica politica è di brevissimo respiro e produce - per stessa ammissione del consiglio di amministrazione - un piano di sopravvivenza e di transizione, che si traduce, nel linguaggio della strada, in un « tiriamo a campare e vediamo che cosa succede». Ciò è quanto abbiamo visto anche nella gestione scellerata della presunta gara per la vendita del pacchetto di riferimento di Alitalia, che ha fatto registrare continui cambiamenti delle condizioni di gara che, in altre realtà e in altri momenti, avrebbero ispirato l'intervento di qualche altro organo dello Stato, ma lasciamo perdere.
Piano di sopravvivenza e di transizione che significa tirare a campare qualche mese; ciò non sarebbe grave in sé - quella del tirare a campare è infatti una logica invalsa nella politica italiana - ma produce un effetto collaterale: uccide Malpensa, uccide cioè la possibilità per un'area, che fornisce un terzo del prodotto italiano lordo, le potenzialità di sviluppo economico e di ricchezza, con evidenti effetti negativi per il Paese.
Ritenete forse che per andare negli Stati Uniti o in Asia tramite le rotte polari qualcuno dal nord possa pensare di venire a imbarcarsi a Roma facendo un'ora e mezzo per spostarsi verso sud ed un'ulteriore ora e mezzo per tornare verso nord? Volete costringere tutti i padani ad imbarcarsi a Parigi, Monaco o a Francoforte per andare nel mondo? Quella che si vuole mettere in pratica è una logica politica di sopravvivenza che ha come effetto collaterale, lo ripeto, quello di uccidere Malpensa.
Ma per incoscienza, ci chiediamo noi? No, neppure per incoscienza, ma deliberatamente! Noi crediamo, se si considera quanto si è appreso dagli organi di stampa su un possibile ingresso nel capitale di Alitalia di compagnie aeree estere, che questa sia una scelta deliberata.
Qualcuno ha detto: Alitalia rinunci agli slot, rinunci alle rotte intercontinentali, rinunci alle rotte più redditizie, visto che non le interessa sviluppare Malpensa, e lasci spazio a qualcun altro. No! Non si deve lasciare spazio a nessun altro, perché il baratto è proprio questo! L'unica cosa interessante che Alitalia ha in pancia sono le rotte redditizie del nord, che devono essere portate in dote e, magari, controbilanciare mancati tagli che non si possono fare per ragioni di ordine politico contingente e, a breve termine, elettorale.Pag. 11Pertanto, no, gli slot non si possono mettere all'asta per dare la possibilità a qualcun altro di entrare.
Dico di più: in questi giorni, in questi mesi, Milano si candida, come sarà noto, spero, ai colleghi e anche ai membri del Governo, ad ospitare nel 2015 l'Expo universale. Come è possibile per Milano andare a sostenere questa candidatura nel momento stesso in cui il Governo toglie all'aeroporto di riferimento di Malpensa la possibilità di collegarsi con il mondo? Con che credibilità, a questo punto, il sindaco Moratti, grandemente impegnata su questo fronte, può andare a sostenere questa candidatura? Non ritenete che questa scelta sia gravemente lesiva degli interessi di Milano, della Lombardia e del nord?
Per tutti questi motivi, noi sosteniamo che quella operata è una scelta incosciente e deliberatamente pregiudizievole degli interessi del nord. È una scelta di Roma contro il nord! Ha un bel dire il Ministro Bersani, che rispetto per tutto quello che ha fatto in passato, anche con riferimento a Malpensa, sulla base di scelte frutto di valutazioni ponderate, ma egli non può dire al nord di stare tranquilli, di lasciar perdere, di rassegnarsi, perché così devono andare le cose. Noi non ci rassegniamo! Noi al nord, la Lega Nord non si rassegna e siamo qui a dare battaglia in Parlamento, nei consigli regionali, ovunque sul territorio e a mettere sul banco degli accusati questo Governo il quale ciò che fa lo fa contro il nord (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Reina. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE MARIA REINA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi del Movimento per l'Autonomia molto spesso siamo stati accusati di avere una visione troppo meridionale o meridionalistica delle vicende che riguardano il Paese. Così non è, almeno nell'accezione che si vuole dare a questa impostazione.
La verità è che oggi siamo di fronte ad una rispettabilissima presa di posizione di molti colleghi, che rappresentano una parte importante del territorio italiano, perché, di fatto, ci si avvia, per una dissennata scelta, verso una forma di declassamento dell'aeroporto di Malpensa.
A questo punto, proprio perché sono siciliano, devo avvertire la gran parte di coloro che magari non hanno avuto né il modo né l'occasione per conoscere questo evento, che ieri la collega parlamentare Anna Donati, presidente della Commissione lavori pubblici e comunicazioni del Senato, ha annunciato che nel piano industriale delle Ferrovie dello Stato è previsto niente di meno che i treni adibiti al trasporto passeggeri si fermino a Villa San Giovanni, i passeggeri discendano con i bagagli, attraversino lo Stretto non più all'interno dei vagoni dove erano alloggiati e riprendano altri vagoni a Messina.
Non è assolutamente possibile tacere l'indignazione che ho provato, come siciliano e come parlamentare; e, come me, così l'hanno provata anche moltissimi siciliani. Mi auguro che i parlamentari di ogni colore politico che rappresentano la mia terra, in questa aula e in quella del Senato, provino altrettanto nei confronti di una situazione abnorme e paradossale. Non più dunque il ponte, ma un arretramento ai primi accordi della formazione dello Stato unitario. Si vuole rendere la Sicilia ancor più isola.
Noi siamo qui a discutere di una fase di passaggio, sia pur difficile, importante e significativa, dello sviluppo dell'aeroporto di Malpensa, ma non ci rendiamo conto che, in una visione più generale e complessiva degli interessi del Paese e in una visione più vera del suo sistema di trasporto (non solo aereo e ferroviario ma anche gommato), si sta perpetrando l'ennesima beffa nei confronti dei siciliani e meridionali in genere. Ove questo fosse vero (poiché vi è stata una sorta, non dico di smentita, ma di chiarimento), noi metteremo in atto tutte le forme di lotta e di protesta che la civiltà e la democrazia impongono; e, attraverso una mozione, chiameremo anche qui i deputati siciliani ad esprimersi con chiarezza. Sia chiaro che non cadremo nell'errore di farci distrarrePag. 12dalla manfrina, già da qualche mese posta in essere da taluni, per la quale, in ogni caso, nella pratica occorrerà comunque una convenzione con la regione siciliana: tutte sciocchezze!
Il piano industriale è all'esame del Ministro dell'economia e delle finanze, Padoa Schioppa, cui chiederemo formalmente un incontro affinché ci dia al riguardo i necessari chiarimenti. Ben venga, dunque, un'azione di risoluzione dei problemi di Malpensa. Dico ciò perché noi abbiamo una visione generale degli interessi del Paese; nel contempo, chiediamo ai parlamentari che con tanto impegno si stanno muovendo in questa direzione di darci una mano e di ergersi in quest'aula come difensori degli interessi di tutti gli italiani, non solo di quelli di una parte del territorio del nostro Paese. Quando ci troveremo a discutere con voi più dettagliatamente di questo argomento, ci auguriamo di trovare nella coscienza civile unitaria, che ogni deputato in quest'aula deve possedere, un forte impegno ed una forte determinazione per far sì che eventi come questi non solo siano del tutto scongiurati, ma siano confinati per sempre alla storia del medioevo del nostro Paese.
Animati da questo spirito e da questa attenzione nei confronti dei problemi generali del Paese, preannuncio, a nome dei deputati del Movimento per l'Autonomia, il nostro voto a favore delle mozioni presentate. Altrettanto, però, ci aspettiamo che il Parlamento faccia con riferimento ai problemi della Sicilia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Corato. Ne ha facoltà.

RICCARDO DE CORATO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, il rilancio di Alitalia attraverso la riduzione drastica dell'attività e del traffico aereo dello scalo milanese di Malpensa è una scelta ingiustificata ed irresponsabile, che finirà per danneggiare non solo le maestranze della società aeroportuale - come è stato annunciato ieri dal sindaco di Milano - ma ancor di più la compagnia di bandiera e la stessa economia del Paese, producendo un danno economico irreparabile.
Un danno che è stato stimato, secondo una ricerca dello studio Ambrosetti, nell'ordine di circa 3 miliardi di euro per l'intero sistema Paese; e tale orientamento rischia di diventare ancor più fallimentare se il Governo non interverrà al più presto affinché Alitalia, qualora non fosse più interessata alle rotte su Malpensa, liberi prima possibile gli slot; un intervento, quest'ultimo, che perlomeno permetterebbe a Malpensa di ottenere giustizia dal mercato.
Lo scenario è complesso e richiede decisioni: è necessario, insomma, adottare tutti quei provvedimenti opportuni affinché venga ripensato il piano industriale per l'Alitalia senza compromettere nel lungo periodo il futuro della compagnia, ma soprattutto senza penalizzare né Malpensa né l'Italia.
Il Governo, nella sua funzione di azionista di riferimento, deve uscire da questo silenzio assordante e assumersi le proprie responsabilità. E proprio in questa direzione va il senso della mozione che Alleanza Nazionale ha presentato per sottoporre all'attenzione del Governo e dell'Assemblea una situazione che rischia un epilogo rovinoso per l'Italia, poiché stiamo parlando del sacrificio ingiustificato di Malpensa, che - lo ricordo, signor rappresentante del Governo - è il quinto hub d'Europa, con 38 destinazioni servite.
Noi vorremmo capire se, qualora non vi fosse più interesse su Malpensa, Alitalia libererà gli slot di questo aeroporto ed hub internazionale. Il Governo ha il dovere di intervenire per far sì che l'hub lombardo sia depotenziato del traffico di Alitalia, in modo da prendere almeno in considerazione, senza limitazioni, le proposte che il mercato vorrà offrire. Diversamente, dovremmo pensare che il Governo sta avallando una strategia del fallimento che affonderà, insieme all'Alitalia, anche il maggior aeroporto milanese.
Il nord Italia - come lei, signor rappresentante del Governo, sa molto bene - rappresenta una delle aree più ricche edPag. 13attrattive d'Europa dal punto di vista della domanda di trasporto aereo a livello nazionale. La Lombardia, in particolare, è un punto di intersezione strategico tra più direttrici europee, e Malpensa è l'hub naturale di tale grande bacino. Essendo questi i presupposti, è evidente che il vettore nazionale non può che rafforzare il suo ruolo su Malpensa, anche per uscire da una crisi che, diversamente, rischia di diventare irreversibile.
Non voglio dilungarmi sui dati, ma ne bastano pochi a dimostrare l'insensata, assurda, aberrante scelta di Alitalia e l'inspiegabile silenzio del Governo. La forza di un hub si vede soprattutto dal numero dei passeggeri in transito: per Fiumicino questi sono il 26 per cento, per Malpensa siamo oltre il 34 per cento. Le tratte polari più significative, ovvero quelle per America ed Asia, fanno capo a Malpensa e non a Fiumicino: nell'aeroporto milanese, lo ricordo, operano le maggiori compagnie aeree di tutto il mondo e negli ultimi tre mesi si sono aggiunti i grandi vettori dell'Estremo Oriente, del Nord America e del Sudamerica.
È a Malpensa che si concentra, su frequenza settimanale, il 55,6 per cento di tutti i voli intercontinentali italiani; il 62 per cento delle prenotazioni di business class è realizzato al nord (di cui il 40 per cento a Milano), mentre un terzo dei biglietti per voli internazionali viene emesso nell'area di Milano. Nel 2005, il numero dei passeggeri al nord è stato di circa 52,6 milioni, con una distribuzione nel Paese che vede concentrarsi il 46 per cento del totale al nord, il 33 per cento al centro ed il 21 per cento al sud. Tali dati risultano ancora più significativi se pensiamo che gli studi relativi alle previsioni di crescita del trasporto aereo sostengono che il traffico passeggeri del nord Italia passerà da 49 milioni (dati del 2004) a 101 milioni (stima del 2021).
Senza dubbio Malpensa ha le carte in regola per sostenere questa imponente crescita. Non dimentichiamo che la SEA, la società aeroportuale, nel suo piano industriale ha stanziato, dal 2007 al 2012, circa 800 milioni di euro per l'ampliamento del terminal 1, delle infrastrutture di volo e di cargo city, investimenti che potenzieranno ulteriormente la qualità dei servizi per tempo e sicurezza e di cui beneficia, per il 75 per cento, proprio l'Alitalia.
Anche dal punto di vista dei servizi Malpensa spicca per puntualità, customer service e affidabilità contrattuale. I dati relativi alla puntualità delle partenze e ai bagagli disguidati evidenziano una netta differenza rispetto ai servizi offerti da Fiumicino. Infatti, nel 2006 l'aeroporto lombardo ha ricevuto il premio Air cargo of excellence per la qualità dei servizi, da parte dell'European air cargo.
Alla luce di questi numeri - sono solo alcuni dei dati che avrei potuto elencare - è evidente quanto sia irresponsabile la scelta di Alitalia e quanto sia scandaloso, anche a confronto del panorama internazionale, che l'aeroporto di una città importante come Milano debba essere declassato. Il capoluogo lombardo e il Nord d'Italia hanno bisogno di una grande struttura aeroportuale che risponda alle esigenze di un intenso traffico internazionale e intercontinentale, soprattutto di natura commerciale. L'accessibilità di un'area è fattore di successo determinante rispetto ad altri territori. L'aeroporto deve poter offrire un servizio sempre più valido e strategico, al fine di competere nel modo migliore a livello mondiale.
Alla luce di tutto ciò, chiediamo che il Governo esca dal silenzio, faccia fronte alle proprie responsabilità e respinga gli orientamenti previsti dal piano industriale di Alitalia. Si tratta di una risposta che deve arrivare presto, non solo per Milano e per il Nord, ma per tutta l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Soffritti. Ne ha facoltà.

ROBERTO SOFFRITTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci troviamo a distanza di sette mesi dalla volta precedente, a discutere e ad affrontare i problemiPag. 14e le vicende dell'Alitalia. In questa occasione stiamo affrontando tali problemi in un'ottica specifica e particolare, in quanto si sta soprattutto discutendo della sopravvivenza di Malpensa, del numero di voli che debbono rimanere in quella sede e del ruolo che deve svolgere sull'intero territorio nazionale.
Si tratta di una circostanza che, da un certo punto di vista, rende difficile la nostra discussione, anche perché avremmo avuto bisogno di disporre di maggiori elementi sul piano di sviluppo industriale che è stato predisposto e che ancora non abbiamo a disposizione. Perciò, diventa sufficientemente fuorviante affrontare la questione dell'Alitalia solo in tale ottica.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 10,10)

ROBERTO SOFFRITTI. Tutto ciò non favorisce lo sviluppo di un ragionamento più complessivo che ci tolga dalle difficoltà nelle quali ci troviamo, in questo momento, ad affrontare i problemi dell'Alitalia. Essa, per un lungo periodo di tempo, nel nostro Paese, è stata tutto. Infatti, avevamo una grande fiducia in questa grande compagnia nazionale, che ha rappresentato, per tanti anni, un punto di riferimento all'interno e all'esterno del nostro Paese. Era forte la sensazione che le situazioni finanziarie della società ed il piano industriale fossero contrassegnati da elementi positivi e, nello stesso tempo, molto probabilmente, non ci siamo accorti che sono mutati gli scenari internazionali e che stava cambiando rapidamente la legislazione europea a proposito delle liberalizzazioni.
A tale proposito non vi è stata, a nostro avviso, una programmazione capace di adeguarsi ai mutamenti profondi che stavano intervenendo sul mercato mondiale e un piano industriale capace di adeguarsi ai processi di liberalizzazione che la legislazione europea imponeva. Dunque, abbiamo cominciato ad avvertire i segni concreti della crisi dell'Alitalia e le difficoltà di questa nuova compagnia.
Vedete, sarebbe semplice, in questo momento, ritornare ai ragionamenti che si fecero quando venne costruito l'aeroporto di Malpensa: so che costò un sacco di quattrini, che consentì moltissimo lavoro; però, so anche che la realizzazione di quell'aeroporto, dal punto di vista ambientale, determinò dei problemi piuttosto seri ed acuti.
Noi ci accorgemmo che, mentre veniva potenziato questo aeroporto, le autorità milanesi (comunali, provinciali e regionali) spingevano fortemente perché vi fosse un rafforzamento di quello di Linate e, contemporaneamente, in tutte le zone dell'alta Italia sorgevano aeroporti importanti - è sotto gli occhi di tutti - e tutto ciò avveniva senza che vi fosse una programmazione completa del settore e nella convinzione che il mercato, da solo, avrebbe risolto tutti i problemi.
La realtà è che il mercato ha risolto alcuni problemi per qualcuno e i contraccolpi più forti sono ricaduti sulla compagnia di bandiera. Proviamo a prendere alcuni esempi. Sapete bene, colleghi, come so io, che Alitalia dispone di 170-180 aerei nella propria flotta, che avrebbe bisogno di rinnovare perché la metà di questi sono fermi e sono necessarie cifre che corrispondono a circa 3 miliardi di euro. Se si dovesse fare tale operazione su entrambi gli aeroporti, la cifra diventerebbe di 6 miliardi di euro.
Pertanto, o noi entriamo nell'ordine di idee di ragionare su questi aspetti del problema, altrimenti vuol dire che non ci accorgiamo di ciò che sta succedendo in Alitalia, dove ci sono dei problemi occupazionali e sindacali, con tensioni fortissime.
Dovremmo quindi cercare di coniugare queste esigenze e a noi pare che tale elemento non sia emerso con forza. Noi Comunisti Italiani non abbiamo la convinzione che Malpensa debba cessare integralmente le funzioni che sta svolgendo, però riteniamo che nel settore debbano essere portati un po' di ordine e di programmazione. Linate deve costituire l'aeroporto della città di Milano, l'altro si deve occupare dei voli charter, mentre TorinoPag. 15potrebbe svolgere il servizio per il cargo. Insomma, ci vuole un po' di riorganizzazione dell'intero sistema ed un adeguato sistema di sviluppo industriale dell'azienda per darle prospettive concrete, altrimenti non ne usciamo.
È semplice cavalcare la protesta. Abbiamo assistito, per Malpensa, a due tipi di proteste: quando è stato costruito, se vi ricordate, vi furono proteste fortissime da parte della gente; adesso autorità della Lombardia alimentano la protesta della gente, come se stessero avvenendo fatti sconvolgenti rispetto alla realtà.
Noi non pensiamo che si tratti di fatti sconvolgenti, ma pensiamo che sia finalmente giunto il momento che, nel Paese, vi siano un piano integrato dei trasporti e un piano di sviluppo industriale per dare delle prospettive concrete a questa nostra azienda. Altrimenti, con i mutamenti avvenuti nel mercato internazionale e nella legislazione europea, possiamo anche continuare ad auspicare che le cose rimangano come prima ma, purtroppo, queste cambiano e sono sotto gli occhi di tutti.
Per questo motivo noi, evidentemente, votiamo contro le mozioni che sono state presentate dalla minoranza, non riteniamo soddisfacente la mozione predisposta dalla maggioranza e preannunciamo un nostro voto di astensione, perché vogliamo ribadire con forza, ancora una volta, questa esigenza: il mercato si è mosso da solo, specialmente nel Nord, e il risultato purtroppo è quello al quale ora stiamo assistendo (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Buontempo. Ne ha facoltà per un minuto.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, nel minuto che ho a disposizione vorrei rilevare che il collega Salerno ha espresso alcuni giudizi positivi su alcune parti delle mozioni in esame, in particolare quelle di condanna della politica del Governo.
Vorrei aggiungere alle sue considerazioni - che ci porteranno al voto finale di astensione - che, a nostro avviso, c'è una operazione che va ben oltre sia gli interessi di Fiumicino, sia quelli di Malpensa.
Riteniamo che ci sia una manovra concentrata per mettere in difficoltà l'Alitalia e guadagnare il più possibile da tali difficoltà, strappando quote di mercato nella speranza di riuscire ad acquisire la proprietà di parte o di buona parte della compagnia.
Ricordiamo le manovre sulla centrale del latte di Roma, che prima venne messa in crisi da manager felloni e poi svenduta agli amici degli amici e poi rivenduta a un prezzo triplo di quello che era stato pagato, grazie anche alla protezione del sindaco di allora, che oggi è un leader del centrosinistra.
Ricordiamo le manovre intorno alla Telecom, con le quali, senza esclusione di colpi, si riuscì a cacciare manager e proprietà per venderne una quota a degli stranieri.

PRESIDENTE. Deputato Buontempo, la prego di concludere.

TEODORO BUONTEMPO. Concludo, signor Presidente.
Ricordiamo quelle vicende perché oggi il conflitto Malpensa-Fiumicino nasconde semplicemente le responsabilità di coloro che non fecero mai decollare Malpensa e che oggi, mettendo definitivamente in crisi l'Alitalia, dopo il tentativo del precedente Governo di salvarla, si vuole solo far pagare meno le azioni dell'Alitalia all'alta finanza e ai complici dei partiti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-La Destra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Dionisi. Ne ha facoltà.

ARMANDO DIONISI. Signor Presidente, il piano di sopravvivenza e transizione varato dal consiglio di amministrazione di Alitalia il 30 agosto scorso sta destando numerose critiche e preoccupazioni.
Certamente, le condizioni della compagnia non lasciano molto spazio alla fantasia:Pag. 16mentre i principali vettori europei migliorano i profitti ed espandono la flotta, Alitalia non compra aeromobili e mantiene inalterato il suo volo in profondo rosso.
La perdita netta del gruppo nel primo semestre è scesa di poco, da 220 a 211 milioni di euro, solo per il cambiamento dei principi contabili. Al 30 giugno le disponibilità liquide ammontavano a 562 milioni di euro, rispetto ai 706 milioni di fine 2006.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 10,20)

ARMANDO DIONISI. Inoltre, per evitare il rischio di una crisi di liquidità, oltre ad una serie di beni da dismettere, tra gli interventi previsti dal piano industriale c'è anche la vendita degli slot di Alitalia a Londra-Heathrow.
Oltre all'aspetto economico, c'è quello tecnico. Nel primo semestre sono aumentati i ritardi di Alitalia, con una puntualità in arrivo entro 15 minuti scesa al 75,1 per cento dei voli (il 5,1 per cento in meno rispetto al 2006).
Le difficoltà del management ad individuare un affidabile partner industriale e finanziario cui cedere la sua quota azionaria sono sotto gli occhi di tutti ed implicano anche la necessità di preparare la compagnia a tale cessione, con tutto quello che ne consegue in termini di strategie future.
Senza che ce ne fosse bisogno, inoltre, negli ultimi giorni abbiamo assistito nuovamente ad una riedizione del dilemma Fiumicino-Malpensa, acuito anche dalle dichiarazioni del patron della Ryanair che vuole investire sull'aeroporto milanese. In questo caso, non si tratta più di un dualismo tra Fiumicino e Malpensa, di una lotta fra campanili: abbiamo sempre prospettato di avviare una collaborazione e una complementarietà tra i due aeroporti, non solo come aeroporti di interesse nazionale, ma anche per il loro ruolo internazionale e per cercare di ottimizzare il traffico del nostro Paese. Occorre, come già in passato avevamo evidenziato, valorizzare l'interconnessione tra i due aeroporti, ma anche potenziare le infrastrutture che ad essi servono.
Gli amministratori locali dovrebbero creare le condizioni per attirare le compagnie aeree nei loro aeroporti invece di cercare di distorcere le scelte di mercato di una compagnia già stremata da decenni di distorsioni, tra l'altro arrogandosi prerogative regolatorie appartenenti ad altri soggetti.
Sono di questa mattina le dichiarazioni sulla stampa di una disputa di campanile: da una parte il presidente Formigoni (che rilancia il ruolo di Malpensa, addirittura ipotizzando la nascita di una compagnia con la partecipazione finanziaria della regione) e il sindaco Moratti.
Dall'altra parte, assistiamo a dichiarazioni del presidente Marrazzo a difesa di in Fiumicino; poi chi più ne ha più ne metta: il presidente Galan si dichiara non favorevole a nessuno dei due hub, Fiumicino e Malpensa e addirittura rilancia il problema di Verona.
Io ritengo che oggi il nuovo piano riposizioni la compagnia aerea prevalentemente sullo scalo di Roma-Fiumicino, prevedendo un taglio di oltre 150 voli al giorno, da e per Malpensa, ossia quasi un dimezzamento se si considerano i 340 voli Alitalia, tra arrivi e partenze su Malpensa. La stima dei 150 voli si riferisce ai cosiddetti collegamenti di feederaggio, ovvero quelli che servono ad alimentare una quindicina di voli intercontinentali in ipotesi di taglio. Nello scalo lombardo, però, verrebbero inseriti nuovi voli di collegamento con le maggiori città europee, rivolti soprattutto alla clientela business.
I maggiori timori sono quelli di chi ritiene che Alitalia, ristretta nelle rotte, nel numero dei velivoli e nel personale, sia costretta per sempre ad una simile ridotta dimensione. È vero, però, che una compagnia piccola, ma sana, e dotata di ottimi slot nei migliori aeroporti in Italia e in Europa e, soprattutto, ben inserita in un gruppo che opera in un network globale,Pag. 17può crescere più rapidamente di una compagnia di maggiori dimensioni, ma economicamente fragile.
Cari colleghi, ci dobbiamo muovere sulla scia dell'Europa, stimolati non dalla garanzia di mantenere una compagnia di bandiera, ma dalla possibilità di avere un operatore nazionale che sia sul mercato con la capacità di perseguire l'interesse primario e di garantire al consumatore un servizio di qualità ad un prezzo sempre più equo. Gli italiani hanno il diritto di veder aumentata, e non ridotta, la possibilità di spostarsi all'interno del proprio Paese e a livello internazionale con tariffe adeguate.
Ho letto con molta preoccupazione stamattina l'intervista del Vicepremier Rutelli su Il Messaggero, dove ipotizza una scelta a favore di un operatore. Ritengo che la questione della scelta dell'operatore rientri nell'ambito di un piano industriale credibile e compatibile, che rappresenta una premessa necessaria, e non nelle considerazioni di ordine politico per rilanciare la possibilità di questa azienda di continuare ad operare sul mercato.
Il compito del Governo - ricordo al vicepremier Rutelli - è quello di garantire regole, concorrenza e, soprattutto, favorire le liberalizzazioni e l'aspetto sociale dell'occupazione, evitando tra l'altro che l'operatore nazionale diventi un operatore marginalizzato rispetto agli interessi generali del Paese.
Se è vero che oggi non possiamo continuare a mantenere la compagnia di bandiera, non possiamo nemmeno immaginare di farla diventare una succursale di qualche compagnia internazionale.
Per queste ragioni, il gruppo dell'UDC ritiene che queste motivazioni siano contenute in parte nella mozione presentata dall'onorevole Leone ed altri n. 1-00220 e, pertanto, ritengo opportuno sostenere con il voto favorevole tale mozione, mentre sulle altre mozioni ritengo che il gruppo si debba astenere (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mario Ricci. Ne ha facoltà.

MARIO RICCI. Signor Presidente, il gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea è intervenuto compiutamente nel dibattito generale mettendo in evidenza posizioni politiche e culturali che hanno affrontato il tema all'ordine del giorno con un approfondimento di alcuni aspetti di fondo, che riguardano soprattutto il rapporto Malpensa-Fiumicino e il sistema aeroportuale nel nostro Paese, che è stato abbandonato e che richiede una seria programmazione da parte del Governo.
Da tali impostazioni generali consegue un voto contrario del gruppo del partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea sulle tre mozioni della Casa delle libertà per ragioni molto semplici. Tali mozioni tentano di separare la pur importante vicenda dello scalo di Malpensa, da un contesto di sistema segnato da una crisi profonda che, invece, richiede una rivisitazione programmatica molto stringente dell'intero sistema aeroportuale italiano.
Su questo terreno non si può cavalcare la contrapposizione Fiumicino-Malpensa quando il problema è noto a tutti; dal monopolio della compagnia di bandiera, che ha sviluppato per trent'anni la sua attività e la sua iniziativa nel trasporto aereo, si è passati all'anarchia più assoluta nel settore. È come dire che da parte dei raggruppamenti politici che hanno presentato le rispettive mozioni si vede il dito e non la luna!
Per tali motivi esprimiamo, dunque, un voto contrario perché ci sembra che anche con queste mozioni si tenti di «coltivare la pancia» dei cittadini e delle cittadine. Ci asteniamo, altresì, sulla mozione Barbi ed altri n. 1-00219 perché, in primo luogo, la riteniamo generica - e persino ambigua - sul tema del rapporto Fiumicino-Malpensa e il sistema aeroportuale italiano ma, soprattutto, perché a noi sembra che tale mozione si pieghi eccessivamente sul processo di privatizzazione di Alitalia...

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PRESIDENTE. La invito a concludere.

MARIO RICCI. ...cancellando anche quella pur minima presenza pubblica nei futuri assetti societari di capitale dell'Alitalia, che erano stati messi a base della mozione approvata dalla Camera dei deputati il 6 dicembre 2006...

PRESIDENTE. Onorevole Ricci, deve concludere.

MARIO RICCI. Concludo, Presidente. Si tratta di una modesta presenza pubblica che aiuterebbe la gestione di un piano industriale senza massacri sociali come, invece, appare che si delineino andando in tale direzione (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Onorevole Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, definire un piano industriale un piano di sopravvivenza, credo sia di per sé sufficiente per capire lo stato comatoso in cui langue Alitalia. Ci troviamo, ormai da qualche tempo, di fronte a dichiarazioni inutili, a ricette incerte e miracolose, a colpi assolutamente inconcludenti rispetto al destino della compagnia di bandiera. E ci troviamo anche di fronte a iter che con riferimento all'auspicabile, ma mai concretamente prefigurata, privatizzazione di Alitalia, lasciano il tempo che trovano.
Cari colleghi, ai dati che puntualmente e tenacemente il collega Airaghi nel suo intervento dell'altro ieri, ha posto all'attenzione del Parlamento sullo stato di Malpensa, sulla capacità espansiva di questo hub che, in qualche misura, viene oggi messa di fronte a una soluzione di depotenziamento, vorrei aggiungere, rapidamente, soltanto qualche altro dato per capire di cosa stiamo parlando.
Pochi dati di raffronto che riguardano Alitalia, sui quali ritengo che il Parlamento debba esprimere una parola definitiva. Dati che riguardano i 24 milioni di passeggeri trasportati nel 2006, che sono esattamente gli stessi che Alitalia trasportava nel 2001; il fatturato di 4,7 miliardi che è dello stesso livello di quattro anni fa, così come tale è l'incasso per i biglietti venduti; per non parlare della borsa, sulla quale mi soffermerò brevemente più avanti perché rappresenta un aspetto del problema.
Agli inizi del millennio l'Alitalia valeva in Borsa il 400 per cento in più rispetto ad ora. A ciò si devono aggiungere il miliardo di euro che è stato immesso nel capitale di Alitalia all'epoca della ricapitalizzazione del 2005, i fondi stanziati all'indomani dell'11 settembre e le tante donazioni statali che, oggi, non possono più essere erogate a causa del vincolo europeo.
Nonostante tutto ciò noi e Alitalia siamo andati avanti, con un deficit che ha raggiunto i 3,3 miliardi di perdite. Ma non è tutto. Alitalia, infatti, è rimasta ferma, mentre nel mondo l'aviazione civile cambiava complessivamente i suoi piani e le sue strategie, soprattutto sotto l'influsso delle grandi trasformazioni che, dal dopoguerra ad oggi, hanno interessato il mondo dell'aviazione e che riguardano la rivoluzione delle compagnie a basso costo, l'influenza e l'intervento del terrorismo internazionale, il costo del carburante ai massimi storici, l'andamento delle fusioni che hanno, di fatto, superato il vecchio paradigma in base al quale vi era «un Paese, una compagnia».
Ognuno di tali fattori, signor sottosegretario, come lei ha affermato nella sua relazione, andrebbe analizzato e scandagliato per capire complessivamente quali sono le responsabilità e dove risiedono e residuano; capire perché mai, rispetto a tutto il panorama di cambiamento e di trasformazione, per Alitalia vi è stato soltanto l'avvio verso una progressiva disgregazione.
La verità è che Alitalia rappresenta, nel contesto europeo e mondiale, una vera e propria anomalia, ovvero una società che non è stata in grado di far fronte ad una capacità competitiva e che, quindi, ha ridotto la sua redditività che è precipitata.Pag. 19
Il confronto con l'estero è assolutamente agghiacciante. Air France, oggi, vale in Borsa nove volte di più. Abbiamo, inoltre, dati industriali - per non parlare della Borsa - che mostrano francamente quale abisso vi sia tra le compagnie europee e la nostra cosiddetta compagnia di bandiera. Oggi Air France, dopo la fusione, con l'assorbimento di KLM, ha un fatturato di 19,8 miliardi, un utile di 845 milioni e una flotta di 592 aerei rispetto ai 177 italiani. Lo stesso vale per la compagnia Lufthansa. La vera vergogna, tuttavia, riguarda il raffronto con gli spagnoli che, fino a dieci anni fa, erano molto indietro rispetto noi e che oggi, invece, ci hanno abbondantemente superato.
Signor sottosegretario, lei ha affermato nel suo intervento - ripeto le sue parole - che la situazione di gravissima difficoltà in cui versa Alitalia è l'effetto di molte cause che, nel tempo, si sono venute a sovrapporre e ad accentuare. Ha affermato che anni di risposte inadeguate da parte del Governo, dei sindacati, dell'azienda e del management hanno creato una fuoriuscita dal mercato. Inoltre, un sistema dell'assetto aeroportuale caratterizzato da un numero molto elevato di aeroporti, in alcuni casi carenti anche di infrastrutture, ha reso ancora più inefficiente il panorama.
Concordo con le sue analisi, tuttavia, mi permetta di sottolineare, signor sottosegretario, che quando lei ha tracciato il percorso della cosiddetta privatizzazione e vendita delle quote statali di Alitalia, ha dimenticato di illustrare alcuni aspetti importanti. Ad esempio, non ha ricordato all'Assemblea quanto è costato, in termini speculativi, l'altalenante andamento borsistico delle azioni Alitalia, in concomitanza, sempre e comunque, con le varie esternazioni di molti ministri del suo Governo, proprio mente la gara era in corso.
Non ha affermato, ad esempio, che Alitalia aveva un valore borsistico, all'inizio della gara, di circa 1.900 milioni di euro al momento della ricapitalizzazione e che si era ridotto a più di 500 milioni già dodici giorni dopo la ricapitalizzazione, facendo, quindi, confluire il denaro pubblico nelle tasche di chi ha speculato su questo titolo.
Nel dicembre del 2006, quando anche l'allora amministratore delegato Cimoli venne audito in Commissione, dove si ribadì l'importanza di sottrarsi al clima dualistico in base al quale si doveva scegliere tra l'aeroporto di Fiumicino e quello di Malpensa e si confermò l'importanza di valorizzare i due hub (di Roma e di Milano), in quella circostanza, quando il Governo Prodi ha annunziato l'intenzione di privatizzare, Alitalia valeva in Borsa circa 1.180 milioni, il 49 per cento in meno rispetto all'anno precedente.
Da quel momento, come era purtroppo prevedibile, è iniziata la catena delle oscillazioni del titolo in termini vistosi. Secondo alcune valutazioni svolte da esperti, l'azione speculativa ha significato far finire circa 230 milioni di euro nelle tasche di qualcuno. Perciò avevamo chiesto l'intervento della Consob: mi domando perché, ancora oggi, non vi sia un'indagine di tale organismo su questa fluttuazione dei titoli! Questo avrebbe dovuto chiedere il Parlamento e questo torna a chiedere il gruppo di Alleanza Nazionale!
Vi è un altro dato importantissimo, che è sfuggito alla sua ricostruzione, che riguarda il nucleo della gara, laddove non vi è stata separazione tra l'oggetto ed i soggetti che avrebbero eventualmente dovuto subentrare allo Stato come azionista. L'oggetto riguardava il rilancio strategico della compagnia; era fuor di dubbio che sul soggetto subentrante non bastasse soltanto effettuare una valutazione di solvibilità e di solidità finanziaria, ma bisognasse anche concentrarsi sul fatto se quel denaro venisse investito in proprio dalle aziende che volevano entrare in Alitalia o se invece si trattasse soltanto del frutto dell'utilizzazione del sistema creditizio, bancario o di altro. Questo il Governo avrebbe dovuto dire con grande chiarezza!
Nel bando di gara vi è una profonda anomalia: sostanzialmente si chiede ai soggetti di dichiarare un interesse nell'acquisto di Alitalia - con garanzie occupazionali e quant'altro - e poi, soltanto in unPag. 20secondo momento, si chiede di presentare il proprio interesse all'analisi di un piano industriale. Oggi il tema di Malpensa ritorna prepotentemente in auge, proprio perché in Italia finora il problema degli aeroporti è stato affrontato in un'ottica monopolistica e di sostegno al vettore di riferimento, che fino agli anni Novanta ha dominato la scena e condizionato le strategie del sistema del trasporto aereo.
Negli ultimi tempi, nel nostro Paese, si è fatta coincidere la crisi di un modello industriale con una supposta crisi del settore del trasporto aereo. Quest'ultimo settore, invece, non è in crisi in Europa e ha avuto un'importante crescita anche in Italia. La crisi del monopolio del vettore di riferimento e l'avvio di una politica concorrenziale tra vettori e tra gli stessi aeroporti hanno posto in risalto l'importanza dello sviluppo di un sistema aeroportuale. Mi domando, quindi, cosa il Governo pensi rispetto al tema della liberalizzazione degli slot.
È stato accennato poco fa che nel Libro bianco la Commissione europea ha ribadito la necessità di una revisione della regolamentazione in vigore, riconducibile alla disciplina del grandfather's right contenuta in un regolamento della CEE del 1995.

PRESIDENTE. Onorevole Moffa, concluda.

SILVANO MOFFA. Concludo, Presidente. La stessa Autorità garante della concorrenza e del mercato ha recentemente osservato che la distribuzione degli slot in un contesto di scarsità rappresenta un elemento chiave nella definizione della capacità aeroportuale, di conseguenza della possibilità per i vettori di operare determinati collegamenti.
Signor sottosegretario, se il Governo non pronuncia parole chiare riguardo a questa legittima richiesta concernente la liberalizzazione degli slot, come potete pretendere di uscire da quello stato di crisi in cui ormai affoga l'Alitalia e in cui rischia di affogare il «sistema-Paese», nel quadro della competitività internazionale? Forse, alla fine, sarebbe stato più opportuno - almeno per uno scatto di dignità - portare i libri in tribunale, invece di stare qui ad assistere all'agonia di Alitalia e alla morte di una capacità competitiva del nostro Paese in Europa (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gelmini. Ne ha facoltà.

MARIASTELLA GELMINI. Signor Presidente, la mozione Leone ed altri n. 1-00220 porta in calce non solo la firma di tutti i parlamentari di Forza Italia, ma reca il grido di dolore di tutto il Paese. Discutere delle linee guida del piano industriale di Alitalia significa, infatti, porre al centro del dibattito il domani del «sistema-Italia».
È indiscutibile che il ridimensionamento della rete di collegamento a lungo raggio, che gravita intorno a Malpensa, rappresenterebbe un grave ostacolo al rilancio del nostro Paese. Il futuro dell'aeroporto di Malpensa deve interessare tutte le forze politiche italiane. Si parla tanto in questo momento di una stanchezza della politica e della necessità di una ritrovata credibilità e di una nuova capacità progettuale della stessa. Se quest'Assemblea vuole essere credibile, ha il dovere di opporsi con fermezza al depotenziamento di Malpensa e lo deve fare alla luce di una lettura attenta e veritiera della realtà.
Marginalizzare Malpensa rappresenterebbe un danno incalcolabile per l'Italia sotto almeno tre profili. In primo luogo, sarebbe un danno alla nostra economia, quella stessa economia che nel 2008, come ci hanno annunciato sabato scorso il Ministro dell'economia e delle finanze e il Governatore di Bankitalia alla riunione dell'Ecofin, rallenterà. In un momento storico in cui il comune obiettivo deve essere quello della crescita e dello sviluppo, il declassamento di Malpensa da hub a semplice aeroporto si tradurrebbe in un danno economico stimabile intorno all'1,2 per cento del PIL, pari all'ammontarePag. 21complessivo della finanziaria 2007, «lacrime e sangue», del Governo Prodi.
Sappiamo bene, infatti, come l'hub di Malpensa serva un sistema economico, commerciale e imprenditoriale ben più ampio della Lombardia. Non è un caso che l'area di Malpensa produca il 31 per cento del PIL, abbia il 20 per cento delle imprese attive in Italia e generi il 47 per cento dell'import e il 41 per cento dell'export nazionale.
In secondo luogo, sarebbe un danno alle infrastrutture e alla libertà di muoversi, di lavorare, di fare impresa, di produrre ricchezza e benessere degli italiani. Sotto questo aspetto, il Governo, paladino a parole del Corridoio 5 e della TAV, è chiamato ad assumersi le proprie responsabilità.
Non è possibile, infatti, che, da un lato, sostenga una serie di iniziative per potenziare le infrastrutture intorno a Malpensa e, al contempo, approvi un piano industriale che va nella direzione opposta. Non è ammissibile, cioè, che nel DPEF 2007-2011 il Governo Prodi abbia investito risorse su Malpensa e oggi non scenda in campo a suo favore.
Non è ammissibile che il 31 marzo 2008 coincida con l'inaugurazione della Malpensa-Boffalora e con il taglio di centocinquanta voli sullo scalo lombardo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia e del deputato Goisis). Non è pensabile, ancora, che ad affossare Malpensa sia l'attuale Presidente del Consiglio Prodi, che proprio il 25 ottobre del 1998 inaugurò questo scalo.
In terzo luogo, sarebbe un danno alla vocazione internazionale del nostro Paese, se è vero, com'è vero, che il 76 per cento dei voli diretti al di fuori dell'Unione europea gravitano intorno a Malpensa. Questo solo aereoporto, infatti, garantisce il 42 per cento degli scambi con Asia e Oceania e sempre in esso operano le principali compagnie di tutto il mondo. Si tratta di rotte intercontinentali, che, come sappiamo, non si inventano da un giorno all'altro e che sono basate su precisi accordi bilaterali tra Stati e Governi.
Credo che queste osservazioni siano sufficienti per dimostrare come la questione dello scalo di Malpensa non sia riconducibile ad una mera questione di campanili, a un braccio di ferro tra il Nord e il Sud, tra Malpensa e Fiumicino. La questione è, invece, ben più ampia e riguarda la difesa della nostra società, quella stessa che ci ha chiamati a rappresentarla.
Sotto questo aspetto, non è ammissibile il silenzio del Governo, azionista di controllo ed ente regolatore, e del Premier Prodi sul piano di Alitalia. È un silenzio che danneggia pesantemente l'economia dell'intero Paese.
Finora l'impegno dell'attuale esecutivo non ha marciato al ritmo necessario. Per questa ragione, i rappresentanti delle istituzioni lombarde hanno giustamente chiesto e ottenuto la convocazione a palazzo Chigi, tra pochi giorni, di un tavolo di lavoro sui temi della mobilità e del trasporto pubblico.
A quel tavolo siederanno il sindaco di Milano, Letizia Moratti, e il presidente della regione Lombardia, Roberto Formigoni, che da settimane si battono, in splendida solitudine, affinché non si permetta di mandare in rovina lo scalo di Malpensa, in nome degli interessi di qualche lobby. Saranno proprio loro a chiedere al Governo di raccontare la verità sul fallimento del bando di privatizzazione di Alitalia e sugli indirizzi politici impartiti alla compagnia di bandiera, compreso il piano del network e l'utilizzo degli slot, di cui intende modificare la destinazione.
La mozione da noi presentata è un vero e proprio manifesto a difesa del sistema Italia, così come lo è il documento presentato una settimana fa dal sindaco Moratti e che ha visto, fra i moltissimi firmatari, il vicepresidente di Confindustria, il presidente della Camera di commercio di Milano, il presidente della Consob, il professor Veronesi.
L'investimento su Malpensa era, e resta, una priorità nazionale. Non sostenere la nostra mozione significherebbe voltare le spalle alle aspettative del mondo sociale,Pag. 22economico, imprenditoriale e amministrativo, che in queste ore si è generosamente speso a favore di Malpensa.
La politica, da Montecitorio a Palazzo Chigi, non può voltare le spalle a tale mondo e ha il dovere di fornire risposte precise, ora (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, affrontiamo la questione, che è posta dalle mozioni che sono in discussione oggi, innanzitutto come una grande questione nazionale, rifuggendo dal tentativo di voler dimostrare che vi è una parte del Parlamento, cioè l'opposizione, che difende gli interessi di una parte del Paese, cioè il Nord, e un'altra parte del Parlamento, cioè la maggioranza, che non difende quegli interessi. Non è così. Noi affrontiamo questa discussione con lo stesso spirito con cui l'affrontammo qualche mese fa, a novembre-dicembre dello scorso anno: l'affrontiamo come una grande questione nazionale, consapevoli - al contrario di voi - di avere ereditato, da chi ha governato il nostro Paese fino all'anno scorso, una fallimentare gestione del problema Alitalia e una totalmente insufficiente gestione del problema Malpensa e del sistema aeroportuale del Nord.
Potrei citare, fra i molti esempi che si possono portare a conforto di tale opinione, ciò che afferma oggi Franco Tamburini, presidente dell'Associazione industriale bresciana: «La sacrosanta battaglia per difendere gli interessi di Malpensa, nella contesa con Alitalia, non deve far perdere di vista lo storico tallone d'Achille dello scalo: l'insufficiente accessibilità stradale e ferroviaria dello stesso».
Allora, per me è facile rivolgermi ad alcuni di coloro che sono intervenuti oggi: l'onorevole De Corato, vicesindaco di Milano, a cui chiedo dov'era - io lo so, perché ero anch'io consigliere comunale - quando il consiglio comunale di Milano, negli anni scorsi, operava le scelte sulla questione del city airport di Linate, danneggiando il traffico di Malpensa. Potrei chiedere agli onorevoli Maroni e all'onorevole Letizia Moratti, sindaco di Milano, dov'era il Governo di cui voi facevate parte negli anni scorsi, quando la situazione di Alitalia deteriorava sino al punto in cui è arrivata oggi e quando la questione della progettazione tecnica dello scalo di Malpensa era del tutto aperta. Non mi pare che gli estensori delle mozioni di opposizione - della minoranza - possano chiamarsi fuori dalle responsabilità, che negli anni scorsi hanno portato alla situazione di fronte alla quale ci troviamo oggi.
Noi che sosteniamo il Governo abbiamo l'obbligo di affrontare l'oggi e le sue problematiche, con lo spirito di risolvere i problemi. Vi sono tre questioni fondamentali in gioco: il futuro di Alitalia, il futuro di Fiumicino e di Malpensa, il futuro del sistema del trasporto aereo in Italia. Noi siamo in quest'aula a discuterne consapevolmente, dopo l'insuccesso della prima prova di privatizzazione di Alitalia e dopo che il nuovo amministratore delegato, presidente della società, ha presentato un piano industriale che viene denominato «di sopravvivenza» (che ancora non conosciamo nel dettaglio, ma del quale sono emerse alcune linee di principio).
Noi chiediamo al Governo che questo piano sia di breve durata. Sappiamo che in esso si preannunciano scelte drastiche e che, comunque, si operano o si propongono scelte. È questo che critichiamo nelle altre mozioni che si discutono oggi. Nell'attuale situazione è necessario avere il coraggio delle scelte e - come ha affermato l'onorevole Barbi, presentando la mozione a sua firma n. 00219 - se la scelta industriale sosterrà che il principale vettore nazionale - la compagnia Alitalia - non può reggere il peso di due aeroporti internazionali, noi chiediamo che, comunque, le scelte che si operano permettano a Malpensa di mantenere la sua vocazione internazionale. Non è possibile, d'altra parte, chiudere gli occhi di fronte alla situazione di Alitalia: essa possiede oggi 22 o 23 aerei a lunga percorrenza su tratte internazionali e non può competere con iPag. 23grandi vettori internazionali che sostengono i grandi hub europei, che viaggiano su flotte che superano di molto i 100 velivoli di pari percorrenza. Si deve voltare pagina, razionalizzare, scegliere.
Per questo motivo, la mozione Barbi n. 1-00219 specifica che se il management di Alitalia deve operare scelte o indicare indirizzi che non preferiscano Malpensa per le tratte internazionali, il Governo, anche tramite lo strumento prezioso ed innovativo che ha messo in campo - il tavolo per Milano che, peraltro, anche la collega Gelmini citava - deve ribadire l'esistenza di un interesse di tutto il Paese (non solo di una parte) a preservare le caratteristiche e la vocazione internazionale di Malpensa, il suo ruolo nazionale e ad affrontare la questione del sistema aeroportuale del Nord nell'ambito menzionato, per fornire le risposte necessarie allo sviluppo del sistema infrastrutturale, per il completamento dello scalo e della sua accessibilità e anche per le prospettive occupazionali degli addetti dei nuovi scenari.
Noi, tuttavia, chiediamo che Alitalia operi le scelte più giuste per affrontare il mercato, che il Governo lavori insieme agli enti locali - come è stato sollecitato poc'anzi in questa sede - perché Malpensa ed il territorio del Nord e di Milano non debbano rinunciare ad uno scalo che offra anche voli intercontinentali. Anche noi, infatti, riteniamo che Malpensa sia fondamentale per l'intero sistema Paese, per la sua posizione strategica nel Corridoio 5, per essere uno snodo intermodale nevralgico.
Non possiamo, tuttavia, dimenticare - lo dico anche con riferimento alle richieste che, per esempio, anche ieri il sindaco di Milano ha svolto nei confronti del Governo, quando ha chiesto un'attenzione dello stesso alla valorizzazione dell'aeroporto di Malpensa - ciò che è stato ed è il motivo per cui siamo giunti alla situazione attuale. Non possiamo, altresì, dimenticare che tra i primi atti del Governo Prodi vi è stato un interesse specifico, significativo e rapido ad investire sulle infrastrutture di sostegno che servono al sistema del Nord e al sistema Malpensa (si pensi solo agli interventi e ai finanziamenti previsti per la Pedemontana).
Non è vero che qualcuno, in splendida solitudine, stia difendendo il Nord e Malpensa: lo dimostrano anche le votazioni che si sono svolte nei giorni scorsi sia nel consiglio comunale di Milano, sia nel consiglio regionale della Lombardia. Non è questo il punto. Il punto è che la sensibilità che anche noi nutriamo per il problema del Nord e di Malpensa deve associarsi con scelte drastiche e razionali, ma necessarie, per il futuro di Alitalia, che seguono la logica di mercato, ponendo al centro dell'attenzione l'interesse collettivo e nazionale.
Per questo motivo, riteniamo che la mozione a prima firma Barbi n. 1-00219 (Nuova formulazione), sottoscritta anche da colleghi di altri numerosi gruppi della maggioranza, venga incontro contemporaneamente a due esigenze: quella di salvaguardare le necessità di sviluppo di una parte nevralgica del Paese e quella di una logica razionale - che non c'è stata fino ad oggi e, certamente, non c'è stata nell'ultimo Governo - ossia valutare quale possa essere il futuro possibile di Alitalia, senza pensare ad impossibili salvataggi e senza neanche pensare che la bocciatura di un piano industriale, che ancora non si conosce, possa da sola rappresentare la salvezza della nostra compagnia aerea.
Pensiamo, quindi, che una logica di governo dei problemi, e non puramente di opposizione o di protesta, che si prenda carico anche delle responsabilità di altri - di chi ha governato il Paese, la regione, la città più importante dell'area su cui insiste l'aeroporto di Malpensa - la logica, quindi, di chi si prende carico anche di quelle responsabilità, debba guardare oggi, insieme, al futuro di Alitalia, alla salvaguardia dello scalo di Malpensa e al suo ruolo nevralgico per il Paese.
Pertanto, crediamo - lo dico rivolgendomi a tutte le forze della maggioranza - che questo sia il testo di mozione più equilibrato, che possa garantire che qualcuno sta pensando all'interesse complessivo del Paese, senza dimenticare nessunaPag. 24parte dell'Italia e le esigenze del nord ed applicando, finalmente, scelte logiche, razionali e di mercato per il futuro di Alitalia (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marantelli. Ne ha facoltà.

DANIELE MARANTELLI. Signor Presidente, per decenni la strategia del trasporto aereo nel nostro Paese è stata decisa da Alitalia. Qual è il bilancio? Oggi Alitalia perde un milione e mezzo di euro al giorno e un grande Paese come il nostro rischia di svolgere un ruolo marginale nel più moderno sistema dei trasporti. Serve una scelta! Le strategie per il trasporto aereo devono essere decise dal Governo. Saranno poi, in quel contesto, aziende pubbliche e private, nazionali o internazionali, a decidere come agire. Ciò vale per il trasporto aereo e per quello ferroviario, così come per qualsiasi altro settore strategico.
Alitalia oggi è in condizioni gestionali e finanziarie difficili. Non conosciamo i dettagli dell'ennesimo piano industriale. Sembra che si vogliano concentrare i voli intercontinentali a Fiumicino. Posto che né Fiumicino né Malpensa sono due veri e propri hub - nulla di paragonabile, per intenderci, a Dubai o a Francoforte - l'efficienza di questi due aeroporti è indispensabile per l'Italia. Ben venga, allora, un'operazione verità! Lasciamo stare le recriminazioni. Il comune di Milano - oggi giustamente preoccupato - per anni ha difeso «a catenaccio» Linate e ha largamente utilizzato i dividendi della società di gestione SEA per alimentare la propria spesa corrente, sacrificando gli investimenti sull'aeroporto. Si lasci perdere anche l'accusa al Governo di tradire il nord! Nella scorsa legislatura il centrodestra ha espresso nove ministri del nord e, in questo campo, la catena di comando era completamente lombarda: Berlusconi, Tremonti, Lunardi, Maroni. La Lega Nord Padania ha persino avuto il presidente di Alitalia, giova ricordarlo! Non mi sembra, oggettivamente, che tutto ciò abbia prodotto risultati eclatanti. Al contrario, nel 2003, Alitalia ha perso 520 milioni di euro e, nel 2004, 858 milioni.
Non mi sembra - mi rivolgo all'amabile collega Gelmini che, pure, ha detto cose condivisibili citando dati esatti - che la stessa regione Lombardia, finora, abbia saputo definire una proposta convincente sul sistema aeroportuale lombardo! È anche giusto ricordare che, se l'aeroporto è stato aperto il 25 ottobre 1998, solo cinque mesi dopo è stata approvata la legge regionale della Lombardia su tale tema, lo ricordo perfettamente perché ero correlatore di quel progetto di legge.
È anche giusto dire che non è vero che Malpensa è la causa dei dissesti di Alitalia! Infatti, se l'area economico-finanziaria più importante del Paese è causa di questi problemi, non si capisce perché, dal 1998, tutte le compagnie aeree, prima si sono battute contro lo spostamento dei voli di Linate e poi hanno aumentato del 500 per cento i collegamenti dal nord Italia verso gli hub europei. La fascia dei passeggeri business che - come si è ricordato - è pari al 25 per cento del totale, determina circa il 70 per cento dei ricavi delle compagnie aeree di bandiera! La struttura economica, geografica, industriale, finanziaria e di reddito del nostro Paese, concentra nel mercato del nord Italia, quello più ricco che riguarda lo sviluppo del trasporto aereo.
Quindi, per concludere, guardiamo in faccia la realtà se vogliamo dare un contributo positivo anche a questo clima di antipolitica!
L'Italia paga 70 miliardi l'anno di interessi passivi sul proprio debito pubblico, una palla al piede enorme. O si verifica la crescita di due o tre punti l'anno o non sapremo vincere le sfide competitive con gli altri paesi. È difficile vincere tali sfide prescindendo dall'apporto del nord. La sola Lombardia esporta il 28 per cento sul totale delle esportazioni dell'intero paese. Una piccola provincia come quella di Varese nel 2006 ha esportato 8.500 milioni di euro. Come si sa, le merci ad altissimoPag. 25valore aggiunto, viaggiano all'interno degli aerei che effettuano i voli intercontinentali.
Se tali merci non partiranno da nord, è bene saperlo, per ovvie ragioni non partiranno mai da Fiumicino, bensì da Francoforte. Il sistema Alitalia può permettersi che questo accada, appesantendo del 15-20 per cento il costo dei prodotti ricordati, inquinando le Alpi e i valichi alpini e ingrassando gli interessi tedeschi (mi si perdoni il termine non proprio elegante)? Non credo che l'Italia possa permettersi ciò.
Quindi, Malpensa, pur essendo cresciuta del 25 per cento in termini di passeggeri e merci non ha risolto i problemi di accessibilità: è bene saperlo. Tuttavia, il Governo ha assunto decisioni rilevanti su questo punto (come la realizzazione della Pedemontana, destinando a quest'ultima rilevanti investimenti). E non si dica che per mesi a Malpensa c'è la nebbia, perché in questo caso ci copriremmo realmente di ridicolo! Le mozioni non compiono miracoli, non li hanno mai compiuti. Magari ciò fosse possibile! Tuttavia, è giusto che il Parlamento fornisca indicazioni al Governo. Abbiamo tutti interesse che avvenga ciò che, insisto, rappresenta anche un contributo robusto all'antipolitica. Mi sarei aspettato peraltro una presenza più robusta da parte del Governo ad una discussione così impegnativa.
Comunque, in conclusione, al di là di ogni valutazione, ritengo sia giusto - come si afferma nell'ambito della mozione - che il Governo, a prescindere dalle scelte relative ad Alitalia possa lavorare affinché Malpensa dispieghi le sue potenzialità nell'interesse del Paese. Ritengo che ciò stia a cuore a tutti. Per questa ragione, è utile che nei prossimi giorni vi sia il suddetto confronto con le istituzioni lombarde, affinché l'obiettivo del quale tutti abbiamo discusso in questa sede venga realizzato positivamente nell'interesse del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiani. Ne ha facoltà.

ANTONIO MISIANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la crisi di Alitalia rappresenta, senza dubbio, una delle vicende più amare della storia delle partecipazioni statali del nostro Paese.
È una crisi che deriva dalla somma di una serie di errori politici, gestionali e dai quali nessuno schieramento politico presente in quest'aula può chiamarsi fuori. Anni di piani industriali sistematicamente disattesi e occasioni perdute di scelte mancate hanno prodotto la situazione drammatica che oggi è sotto gli occhi del Paese e in discussione in quest'aula. Alitalia ha perso 626 milioni di euro nel 2006, 211 nei primi sei mesi di quest'anno. Ha un indebitamento che, nel 2007, supererà il miliardo di euro. È una compagnia che negli anni Settanta si collocava al settimo posto nel mondo ed oggi è ridotta a dimensioni regionali, con le condizioni economiche e finanziarie che conosciamo e con un'unica possibilità di sopravvivenza: la cessione ad un partner europeo di primarie dimensioni.
Poche settimane fa il consiglio di amministrazione ha varato un piano industriale definito di sopravvivenza e transizione. Ne conosciamo solo le linee guida. È stato criticato sotto molti aspetti, ma parte dalla realtà di una compagnia che oggi mette in campo 23 velivoli per il lungo raggio su due cosiddetti hub che oggi totalizzano 30 milioni di passeggeri a Fiumicino e poco meno di 22 milioni a Malpensa. Il confronto con i competitori europei è impietoso. Air France-KLM possiede 170 aerei a lungo raggio, Lufthansa 134 e British Airways 130. Gli hub sui quali ci confrontiamo e su cui gravitano tali grandi compagnie europee, muovono 68 milioni di passeggeri a Londra, 57 milioni a Parigi, 53 milioni a Francoforte, 46 milioni ad Amsterdam, a fronte, ripeto, di 30 milioni a Fiumicino e di 22 a Malpensa.Pag. 26
Dal 1997 ad oggi Governi di diverso colore politico hanno fornito ad Alitalia miliardi di euro di denaro pubblico.
Credo sia venuto il tempo di lasciare più spazio - il giusto spazio - alle ragioni del mercato nel momento in cui si discute il futuro di questa compagnia, completando la procedura di vendita, chiudendo la stagione delle interferenze, assumendo tutti (le forze istituzionali, i sindacati, tutti i portatori di interessi coinvolti nel futuro della compagnia) le proprie responsabilità in una fase in cui sono richieste scelte difficili se vogliamo difendere il patrimonio occupazionale industriale rappresentato da Alitalia per il nostro Paese.
L'Italia per due motivi non può più permettersi di impegnare ulteriori mezzi finanziari pubblici in questa compagnia. Il primo motivo è la necessità di destinare risorse alle infrastrutture, alla scuola e ai centri di ricerca; non possiamo permetterci di ripetere le scelte fatte nel passato per Alitalia. Il secondo è che la presenza di un pagatore di ultima istanza ha sempre impedito di operare - dobbiamo riconoscerlo con onestà - scelte dolorose che già in passato erano indispensabili per salvare quella azienda. Alitalia deve, quindi, provare a camminare con le proprie forze, se ce la farà sarà un bene per il nostro Paese. Questo deve essere l'impegno del Parlamento e delle istituzioni nel momento in cui discutiamo la grave crisi in cui versa la società.
Oggi si discute anche il tema di Malpensa, che è chiaramente legato al destino di Alitalia. Nei giorni scorsi le istituzioni locali lombarde hanno prodotto manifesti per Malpensa ed hanno assunto varie prese di posizione che evidenziano - ed è giusto farlo - i risultati positivi conseguiti da questo hub aeroportuale, che è il più puntuale d'Europa, che nel 2007 ha vinto il premio Air cargo of excellence e che, negli anni più recenti, risulta in crescita come volume di traffico e di passeggeri. Dobbiamo, però, ricordare con oggettività quanto sia travagliata la storia di Malpensa. Un aeroporto che nel 2000 muoveva meno di 21 milioni di passeggeri, pari al 22 per cento del totale degli aeroporti italiani; quota di mercato che, nel giro di pochi anni, per il cumularsi di una serie di errori e di scelte sbagliate, si è ridotta rapidamente fino al 17,2 per cento, per poi risalire nuovamente negli ultimi due anni. Tali dati, che è necessario ricordare nel momento in cui discutiamo le ragioni e il futuro di Malpensa, esemplificano bene i problemi che questo grande hub aeroportuale ha vissuto dalla sua nascita fino ad oggi. Eppure parliamo di un aeroporto che è al centro di un grande bacino di riferimento, che produce il 31 per cento del prodotto interno lordo di questo Paese, che raccoglie il 24 per cento delle imprese, che fa registrare il 47 per cento delle importazioni ed il 41 per cento delle esportazioni nazionali: è il cuore economico e produttivo dell'Italia! Parliamo di un'area - il nord Italia - in cui si concentrano il 50 per cento dei movimenti, il 47 per cento del traffico passeggeri ed il 75 per cento del traffico merci dell'intero Paese.
Il divorzio di Alitalia da Malpensa è una scelta di enorme impatto sul futuro, non solo dell'aeroporto, ma del sistema produttivo del nord Italia. Lo è per Malpensa, naturalmente, perché Alitalia gestisce il 51 per cento del traffico di quell'aeroporto; lo è per Alitalia, per come intende riorganizzare la propria rete di trasporto, ma lo è - lo sottolineo ancora una volta - per l'intero nord Italia che in Malpensa, pur con tutti i limiti di quella infrastruttura aeroportuale, ha uno snodo fondamentale per l'accessibilità intercontinentale di una delle aree più globalizzate del nostro Paese.
Le domande cui noi siamo chiamati a rispondere sono quindi le seguenti: l'Italia può permettersi di lasciare questo enorme mercato, questa enorme domanda di mobilità internazionale ed intercontinentale ad altri hub europei, a Monaco, a Francoforte, a Parigi, piuttosto che a infrastrutture localizzate nel nostro Paese? L'Italia può permettersi di privarsi di un hub nel nord Italia, nell'area più avanzata e più esposta alle sfide economiche del nostro Paese? Queste sono le domande a cui siamo chiamati a rispondere e chePag. 27riguardano il Governo nazionale e il Parlamento, le istituzioni locali della Lombardia e naturalmente anche Alitalia.
Il Governo deve considerare Malpensa e Alitalia come una grande questione nazionale. Deve riconfermare la centralità di Malpensa nel sistema aeroportuale della Lombardia e del nord Italia e deve affrontare questo tema nella sede opportuna. A tale riguardo ricordo che, nel novembre del 2006, è stato istituito, per discutere i problemi del nord e della Lombardia, il tavolo per Milano e per la Lombardia, di cui chiediamo la convocazione per discutere del nodo di Alitalia e del futuro di Malpensa nell'ambito del sistema aeroportuale del nord.
Le istituzioni locali e territoriali devono anch'esse fare la loro parte. È tempo di abbandonare le strumentalizzazioni politiche che abbiamo troppo spesso ascoltato su questa vicenda, perché su Malpensa le responsabilità sono diffuse. Nessuno può chiamarsi fuori! Gli enti territoriali non possono chiamarsi fuori dai ritardi che si sono accumulati nell'accessibilità di quell'aeroporto, dalle scelte effettuate su Linate, dal fatto che altri scali in questi anni sono cresciuti - ed è un bene - ma spesso hanno fatto concorrenza, in un sistema non coordinato, all'hub di Malpensa. C'è una responsabilità diffusa, quindi, e una grande necessità di mettere da parte le polemiche, se vogliamo raggiungere i risultati concreti che il nord Italia, ma l'intero Paese, chiede alle istituzioni pubbliche.
Una nuova e diversa prospettiva per Malpensa dipende naturalmente anche delle scelte di Alitalia. Vedremo nelle prossime settimane quale sarà la sorte del piano di sopravvivenza e di transizione e, soprattutto, del procedimento di privatizzazione della compagnia di bandiera. Se quel piano verrà confermato e Alitalia procederà nella riorganizzazione del proprio network di trasporto, una cosa è certa: il tema degli slot si pone e va discusso con forza, se vogliamo che Malpensa, che il territorio lombardo e il nord costruiscano con le proprie forze una prospettiva diversa per riaffermare la centralità dello snodo aeroportuale di Malpensa.
In conclusione, i contenuti su cui noi vogliamo insistere in questa sede sono i seguenti: una posizione netta sulla crisi di Alitalia, che guardi agli interessi del Paese; la riaffermazione della centralità di Malpensa nel sistema aeroportuale del nord e del Paese; il tema della riorganizzazione del traffico aereo, nel caso in cui Alitalia prosegua nelle scelte preannunciate; infine, una piena assunzione di responsabilità da parte del Governo in questa delicata vicenda (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rusconi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, penso che i temi che affrontiamo oggi con queste mozioni, quelli del futuro di Alitalia e di Malpensa, non debbano interessare solo i deputati lombardi, di cui faccio parte, anche con orgoglio, ma tutto il Parlamento italiano, perché si parla del futuro economico del nostro Paese.
Onestamente, condivido la mozione a prima firma del collega Barbi, perché tenta di uscire dalle tante strumentalizzazioni che altre mozioni recano o che il dibattito di questi giorni contribuisce ad aumentare. Quando si critica il soccorso economico prestato ad Alitalia, ritengo che nessun partito, probabilmente, in questo Parlamento, negli ultimi quindici anni, possa considerarsi immune da questo soccorso, condiviso o meno. Inoltre, quando si parla di piano industriale per Alitalia per il prossimo triennio, realisticamente denominato piano di sopravvivenza o di transizione, di fatto si accetta la legge del mercato, la quale dovrebbe essere condivisa da tutti in quest'Assemblea, soprattutto dai colleghi del centrodestra. Quando poi si parla di classe politica che dimentica Malpensa, vorrei far notare che il comune di Milano è retto dal 1993 da sindaci del centrodestra e che il governatore attualePag. 28della regione Lombardia, Formigoni, si è insediato nel 1995.
Cerchiamo tutti di uscire dagli stereotipi per cui siamo uno contro l'altro a difendere le ragioni del Nord. Queste per Malpensa, si difendono anzitutto comprendendo che con quell'aeroporto si difendono strategicamente le ragioni di tutto il Paese: non quelle di un partito, di una provincia, di una regione o di un'area, per quanto si tratti dell'area produttiva più ricca di risorse del Paese.
Vorrei ripercorrere con voi gli impegni che chiediamo di assumere con la nostra mozione. È necessario innanzitutto completare le procedure di privatizzazione di Alitalia, con l'auspicio di un futuro della compagnia inserito in un contesto di alleanze con vettori nazionali ed internazionali, costruito su un modello aziendale più agile e più efficiente. È, infine, necessario costruire un polo manutentivo di eccellenza in grado di vendere i propri servizi anche a terzi. Tutto ciò è mancato in questi anni ad Alitalia. Credo che non sia serio attribuire al Governo del centrosinistra la responsabilità dell'attuale situazione, come se nessun Governo precedente avesse avuto rapporti con essa e come se, negli ultimi anni, non vi fosse stata nomina di manager da parte del Governo Berlusconi.
Attraverso la mozione presentata, noi riaffermiamo l'impegno a ribadire l'esistenza di un interesse del Paese a preservare le caratteristiche e la vocazione dell'aeroporto di Malpensa e ad affrontare la questione del sistema aeroportuale del Nord e del ruolo nazionale di Malpensa nell'ambito del «tavolo per Milano», che preferirei anzi definire «tavolo per Milano e per la Lombardia», poiché, senza nulla togliere al ruolo della capitale economica del nostro Paese, credo che tutta la Lombardia meriti di essere il primo interlocutore del Governo.
Chiediamo, quindi, che lo scalo di Malpensa venga valorizzato e che insieme si avvii una politica organica e complessiva sul sistema del trasporto aereo italiano, che riguardi tutti gli attori del sistema e che sia capace di intervenire, anche a livello legislativo, sulle questioni e sulle criticità tuttora presenti, muovendo, sulla base del già citato piano degli aeroporti, dalla ricerca di un nuovo equilibrio e dalla piena valorizzazione delle aree del Paese.
In conclusione, credo che dovremmo tutti uscire dagli stereotipi secondo cui ci siamo confrontati in questi giorni, poiché questa questione riguarda il futuro del benessere e delle risorse economiche di tutto il Paese. Malpensa non rappresenta né solo Lombardia né solo il Nord; rappresenta invece il riferimento più importante di quell'area del Nord Europa, cui si guarda con grande interesse da parte dell'economia di tutto il mondo. Dare una risposta non strumentale vuol dunque dire dare una risposta importante ed autorevole alla parte più ricca e produttiva di questo Paese e dell'Europa (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbi. Ne ha facoltà.

MARIO BARBI. Signor Presidente, il dibattito che stiamo conducendo sulla questione del trasporto aereo in questi giorni - a partire dalle mozioni presentate dai gruppi dell'opposizione, nonché da quella presentata dall'Ulivo - dimostra, a mio avviso, un'ancora insufficiente consapevolezza del fatto che abbiamo raggiunto un punto oltre il quale non possiamo rinviare decisioni, che sono da considerare come fondamentali. Non possiamo, infatti, far finta di nulla, ma questa consapevolezza a me pare sia ancora scarsa ed insufficiente.
Da molte parti si continua ad insistere sulla necessità di riportare indietro il tempo, come se questo fosse possibile, evocando impegni disattesi. Si parla del fatto che l'aeroporto di Malpensa - che è un bene del Paese e che è una necessità sviluppare - possa riprendere il proprio cammino come se gli otto anni che sono passati non fossero trascorsi; come se gli impegni assunti non fossero stati disattesi; come se la compagnia di bandiera, che versa in una condizione insostenibile, potessePag. 29continuare a conciliare - come possiamo fare noi nelle parole che pronunciamo - fatti tra loro inconciliabili.
Come ho detto nell'intervento illustrativo della mozione n. 1-00219 a mia prima firma, Alitalia - non possiamo non dircelo, né tantomeno non sostenerlo all'esterno - non può continuare ad essere immaginata come una compagnia in grado di alimentare principalmente sia l'aeroporto internazionale di Fiumicino, sia quello di Malpensa. Non possiamo disconoscere questa situazione, questo dato di fatto, così come non possiamo nemmeno immaginare di potere realizzare oggi ciò che non abbiamo fatto negli anni passati.
Negli anni passati - è stato ricordato dal collega Fiano - non abbiamo compiuto le scelte fondamentali che andavano operate in Lombardia. Non sono state assunte, in particolare, le scelte che riguardavano Linate e non è stato mantenuto l'accordo che prevedeva il trasferimento di personale Alitalia a Malpensa. Non possiamo continuare ad illuderci!
Lasciatemi citare un episodio, un aneddoto, qualche cosa di minimo, che però dà il segno del tipo di reputazione e della mancanza di considerazione alla quale è giunta Alitalia nel nostro Paese. Penso ad un ragazzo di diciannove anni, compagno di scuola di mio figlio, che ha seguito una scuola internazionale, conosce quattro lingue e vive a Fregene, il quale aveva presentato domanda di assunzione presso una delle compagnie facenti capo ad Alitalia. Era stato accettato, perché ha talento e conoscenze linguistiche rilevanti ed importanti. Aveva presentato anche un'altra domanda ad una compagnia di navigazione ed anch'essa è stata accettata. Egli deve ora trasferirsi a Genova a svolgere un lavoro impegnativo e faticoso, ma dovendo scegliere tra le due opzioni ha deciso di non andare in Alitalia, perché, a causa dell'immagine che ha oggi la nostra compagnia di bandiera, non vi vedeva un futuro. Questo a me pare un episodio minimo e forse secondario, ma significativo. Pensiamo a che cosa avrebbe fatto questo ragazzo dieci, quindici o venti anni fa. Non ho dubbi sulla scelta che egli avrebbe compiuto.
Tornando, allora, al punto di partenza, la questione è che la compagnia di bandiera non ce la fa e devono essere assunte delle decisioni. Il piano industriale - che non conosciamo nella completezza, ma solo per alcuni aspetti, insomma nelle linee essenziali - almeno una cosa la fa: decide e credo che dobbiamo apprezzare questa decisione. Mentre l'apprezziamo questa decisione, però, dobbiamo avere presente che l'Italia - che è, comunque, un grande Paese, un Paese industriale importante, che ha una vocazione esportativa e turistica ed è inserito al centro del Mediterraneo e nel cuore dell'Europa - deve farsi carico anche delle scelte che ha compiuto in passato e di una prospettiva di crescita dell'aeroporto di Malpensa, nel quadro di una riorganizzazione nazionale del sistema del trasporto aereo.
In questo senso va anche l'integrazione, che abbiamo introdotto nella riformulazione della mozione di cui sono primo firmatario, relativa all'assunzione da parte del Governo di un impegno (che era già previsto, ma viene ora sottolineato) e della responsabilità di farsi carico delle conseguenze, che le decisioni prese da Alitalia e gli sviluppi contestuali alla cessione del controllo pubblico della compagnia di bandiera comporteranno per lo scalo lombardo. Il Governo deve farsene carico, insieme agli enti locali lombardi, alla regione Lombardia, al comune di Milano ed al concessionario aeroportuale, in modo che tutte le possibilità consentite dal mercato e tutte le offerte che vengono rivolte ad uno scalo come quello di Malpensa, che giustamente deve poter mantenere la propria vocazione non solo internazionale ma anche di collegamenti intercontinentali, possano essere preservate e sviluppate.
È in questo senso, quindi, che la nostra discussione dovrebbe tendere a concludersi, decidere, voltare pagina, dare un futuro ad Alitalia, a Fiumicino, a Malpensa e al trasporto aereo italiano attraverso una riorganizzazione del sistema.

Pag. 30

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la vicenda di Malpensa ha origini lontane ed è al centro del nostro cuore, oltre che della nostra azione politica, perché non possiamo immaginare che il nord del Paese, il nord produttivo, non abbia un hub internazionale, un grande aeroporto adeguato al trasporto delle merci e anche al grande traffico internazionale su lungo raggio, non solo europeo.
L'aeroporto di Malpensa è nato con grandi ambizioni, ma ha avuto una gestione, anche di tipo infrastrutturale, che non è stata all'altezza delle aspettative. Lo sappiamo e abbiamo seguito, cercato di contribuire e di correggere anche gli aspetti di malagestione. Non ne abbiamo condiviso l'azione allorché la SEA, ad esempio, intraprese avventure argentine, quando la presenza pubblica nella gestione aeroportuale si è estesa ad attività, che invece dovrebbero competere solo a soggetti operatori di mercato. Abbiamo sofferto per i ritardi infrastrutturali per la mancata attuazione del piano territoriale di Varese, che per molti anni è rimasto sulla carta. Solo nei tempi più recenti vi è stato un collegamento ferroviario di qualche natura con Milano, ancora non così efficiente e all'altezza delle necessità. Per troppo tempo si è lamentata la difficoltà nel raggiungere Malpensa. Infatti, si riusciva ad atterrare a Malpensa, ma si perdeva moltissimo tempo per raggiungere Milano o i collegamenti necessari.
Pertanto, vi sono stati profili di malagestione, ma oggi il tema è del tutto diverso. Si tratta di stabilire la funzione di tale aeroporto per lo sviluppo del Nord, della parte più produttiva del Paese, per non aumentare i costi che gravano su di esso. Non vogliamo pagare nuovi dazi all'economia tedesca - lo diceva bene prima il collega Marantelli - ma dobbiamo fare tutto ciò che è necessario, a partire naturalmente anche dalla liberazione degli slot da parte di Alitalia e da un serio concorso tra i soggetti interessati a intervenire su Malpensa, affinché sia garantita l'efficienza di questo grande aeroporto internazionale.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Maroni ed altri n. 1-00216, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 482
Votanti 319
Astenuti 163
Maggioranza 160
Hanno votato
101
Hanno votato
no 218).

Prendo atto che la deputata Dato ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Airaghi ed altri n. 1-00217, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 485
Votanti 325
Astenuti 160
Maggioranza 163
Hanno votato
93
Hanno votato
no 232).

Pag. 31

Prendo atto che la deputata Dato ha segnalato che non è riuscita a votare.
Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate della mozione Barbi ed altri n. 1-00219 (Nuova formulazione), nel senso di votare separatamente il primo e il quarto capoverso del dispositivo nonché la restante parte della mozione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Barbi ed altri n. 1-00219 (Nuova formulazione), ad eccezione del primo e del quarto capoverso del dispositivo, accettata dal Governo.
Desidero precisare che stiamo votando la mozione nella sua interezza tranne il primo e il quarto capoverso.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 482
Votanti 280
Astenuti 202
Maggioranza 141
Hanno votato
202
Hanno votato
no 78).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Barbi ed altri n. 1-00219 (Nuova formulazione), limitatamente al primo capoverso del dispositivo, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 476
Votanti 276
Astenuti 200
Maggioranza 139
Hanno votato
195
Hanno votato
no 81).

Prendo atto che il deputato Marantelli ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Barbi ed altri n. 1-00219 (Nuova formulazione), limitatamente al quarto capoverso del dispositivo, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale - Vedi votazioni)

(Presenti 484
Votanti 395
Astenuti 89
Maggioranza 198
Hanno votato
191
Hanno votato
no 204).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Leone ed altri n. 1-00220, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 487
Votanti 401
Astenuti 86
Maggioranza 201
Hanno votato
171
Hanno votato
no 230).

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 11,35)

Seguito della discussione congiunta dei documenti: Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2006 (Doc. VIII, n. 3); Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2007 (Doc. VIII, n. 4) (ore 11,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione congiunta deiPag. 32documenti: Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2006 e Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2007.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione congiunta.
Avverto che l'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/108 deve intendersi sottoscritto anche dal deputato Bocchino.

(Replica dei deputati questori - Doc. VIII, nn. 3 e 4)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il questore, deputato Colucci.

FRANCESCO COLUCCI, Questore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto desidero ringraziare, a nome del Collegio dei deputati questori, gli intervenuti nella discussione generale di ieri e i presentatori degli ordini del giorno, sui quali, nel prosieguo della seduta, verrà espresso dal collega Galante l'avviso dell'Ufficio di Presidenza.
È stato unanimemente rilevato che la discussione sul conto consuntivo del 2006 e sul bilancio per il 2007...

PRESIDENTE. Mi scusi, questore Colucci. Per favore, inviterei l'aula ad una maggiore attenzione e a defluire silenziosamente. Per favore, anche dai banchi del Governo sarebbe bene evitare conversazioni. Questore Colucci, può proseguire.

FRANCESCO COLUCCI, Questore. Signor Presidente, ribadisco che è stato unanimemente rilevato che la discussione sul conto consuntivo del 2006 e sul bilancio per il 2007 interviene in un momento particolarmente delicato, in cui massima è l'attenzione dell'opinione pubblica sui costi della politica.
Ciò ha portato ad una discussione ricca, che ha toccato questioni di carattere politico e istituzionale e questioni relative allo status del parlamentare.
Molte delle tematiche sollevate nel corso del dibattito hanno evidenziato la necessità di distinguere tra costi della politica e costi di funzionamento dell'istituzione parlamentare, fino a toccare aspetti che attengono all'attuale funzionamento del principio di rappresentanza.
In tale quadro vanno le considerazioni dell'onorevole Bianco, che ha sottolineato l'importanza di fornire una risposta in termini di rappresentanza politica, quindi di una realtà riguardante una progressiva frammentazione della società. Il Parlamento, comunque, deve consolidare ed ampliare il contatto con la società, potenziando l'acquisizione e la fornitura di informazioni, superando da un lato lo stretto schema delle audizioni, così come auspicato dall'onorevole Franco Russo, e perfezionando dall'altro, le possibilità di accesso dei cittadini ai lavori della Camera e alla documentazione prodotta dagli uffici.
In questa sede, peraltro, desidero preliminarmente sottolineare che il bilancio della Camera non può essere considerato un atto della maggioranza, ma è stato - e deve continuare ad essere - il frutto di uno sforzo condiviso di tutti i deputati, appartengano essi alla maggioranza o all'opposizione. Pertanto, auspico anche in questa occasione una valutazione bipartisan ai fini di un corretto funzionamento dell'istituzione parlamentare, che è patrimonio comune di tutte le forze politiche.
In questa replica mi limiterò, in relazione agli specifici compiti attribuiti ai questori dal Regolamento della Camera, a dare risposta alle principali questioni sollevate dai colleghi, molte delle quali, peraltro, verranno sviluppate nelle valutazioni che il Collegio dei questori e l'Ufficio di Presidenza esprimeranno nel parere sugli ordini del giorno presentati.
Tutti gli intervenuti hanno sottolineato l'importanza di contenere l'andamento delle spese della nostra amministrazione, obiettivo sul quale da tempo sia l'Ufficio di Presidenza sia il Collegio dei questori sono impegnati, puntando ad interventi di razionalizzazione e riqualificazione dei servizi connessi alle attività parlamentari, in modo da contenerne i costi, senza andare a scapito della qualità dei servizi offerti ePag. 33coniugando, quindi, il rigore finanziario con le esigenze di funzionalità dell'istituzione. Agli interventi finora intrapresi si aggiungeranno sempre, nella logica appena esposta di contestuale perseguimento di finalità finanziarie funzionali, le nuove misure che verranno adottate per conseguire gli obiettivi segnalati dai colleghi durante la discussione generale.
A tale riguardo, agli onorevoli Franco Russo e Silvana Mura rappresento che la sostituzione del parametro del PIL nominale e programmato con quello del tasso di inflazione programmata determinerebbe una progressiva diminuzione, in termini reali, della dotazione della Camera, che già nel medio periodo si porrebbe in contrasto con le esigenze di funzionalità dell'istituzione e impedirebbe di far fronte agli impegni presi.
D'altra parte, se nel bilancio di previsione per l'anno 2002 la crescita delle spese era pari al 4,76 per cento, il dato previsto nel bilancio oggi in discussione si attesta al 2,94 per cento, il più basso da diversi anni a questa parte.
Come già evidenziato nel corso del dibattito nel 2007, sono state adottate misure che produrranno risparmi strutturali, che emergeranno con sempre maggiore evidenza nei futuri esercizi e che, in prospettiva, consentiranno il raggiungimento dell'obiettivo che il Collegio dei questori si è posto di ridurre del 10 per cento la spesa per beni e servizi.
In merito alla sottolineatura dell'onorevole Conte, relativa all'ammontare degli interessi attivi iscritti in bilancio, anche se la valutazione appare in sé condivisibile, occorre ricordare che tali risorse concorrono, unitamente alla dotazione e alle altre entrate, ad assicurare gli equilibri complessivi di bilancio, contribuendo per tale via al contenimento della richiesta della dotazione di questo ramo del Parlamento, la cui dinamica è da tempo la meno elevata tra gli organi costituzionali.
Per quanto concerne le valutazioni espresse da alcuni colleghi, in particolare dagli onorevoli Fontana, Pettinari, Barbieri e Buemi, relativamente allo status del parlamentare, vorrei ricordare l'impegno profuso dal Collegio dei questori, che ha portato avanti un disegno tendente ad eliminare alcuni privilegi, come i rimborsi per le spese concernenti i viaggi di studio all'estero per i deputati, e a rafforzare gli istituti più direttamente connessi allo svolgimento del mandato parlamentare.
Ricordo altresì che, sempre in questa linea, sono state approvate dagli Uffici di Presidenza di Camera e Senato, dopo una lunga istruttoria da parte del Collegio dei questori dei due rami del Parlamento, una serie di proposte riguardanti l'erogazione dell'assegno vitalizio ai deputati cessati dal mandato. Con tali iniziative si è voluto raggiungere l'obiettivo di ricondurre l'istituto del vitalizio alla forma e alle dimensioni che lo rendono accettabile come equo e giusto ristoro indennitario per la vita del parlamentare quando lascia l'attività politica, dopo che il lungo tempo dedicato ad essa...

PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

FRANCESCO COLUCCI, Questore. ...ha molto spesso reso più difficile tutelare la sua attività professionale in tutti i suoi aspetti, sia di carriera che pensionistici. In questo modo si sono voluti eliminare quegli aspetti, maggiormente criticabili anche da parte dell'opinione pubblica e dei mezzi di informazione.

PRESIDENTE. Mi scusi, questore Colucci. Come loro sanno, nel Paese c'è una certa attenzione alla questione che va sotto il nome «costi della politica». Forse sarebbe bene che l'Assemblea dedicasse a questa replica del questore qualche attenzione in più (Applausi di deputati dei gruppi L'Ulivo, Forza Italia e Italia dei Valori).

FRANCESCO COLUCCI, Questore. L'impianto di tale proposta riguarda, come è noto, l'eliminazione dell'istituto del riscatto, l'allargamento già a decorrere dal 1o gennaio 2008 dei casi di incompatibilità del vitalizio con altre indennità pubbliche e la fissazione di un tetto massimo per l'evoluzione del vitalizio stesso.Pag. 34
Diversi colleghi, in particolare i deputati Fontana, D'Elia e Capotosti, sono intervenuti per sollecitare una decisa implementazione del sistema informatico, per migliorare il lavoro parlamentare e per contribuire, anche per questa strada, da un lato alla riduzione dei costi, dall'altro ad una migliore comunicazione dell'attività del Parlamento, in particolare attraverso il sito Internet della Camera.
Il Collegio dei questori condivide gli indirizzi proposti, come i colleghi avranno modo di notare nella risposta ai singoli ordini del giorno. Vorrei qui soltanto sottolineare che il Collegio ha di recente approvato un piano che va nella direzione proposta, comportando anche un significativo risparmio di spesa nell'ordine di circa 2,5 milioni di euro annuali. In attuazione di questo piano sono stati già predisposti alcuni servizi relativi all'open source, al print on demand e al collegamento wireless.
I colleghi Pepe e Buemi si sono fra l'altro soffermati in termini critici sul palazzo Marini.
Altri, come gli onorevoli D'Elia, Mura, Capotosti e Stucchi, hanno rimarcato l'opportunità di privilegiare, rispetto alle locazioni, una politica di acquisto d'immobili, ritenendo preferibile al canone di locazione il pagamento di una rata di mutuo.
È stato già chiarito nella relazione introduttiva del collega Albonetti come il Collegio dei questori sia convinto della necessità di disporre di un piano organico di utilizzo delle dotazioni immobiliari per uscire dall'emergenza continua, anche attraverso la sostituzione progressiva di immobili in locazione con edifici nella diretta disponibilità della Camera.
Tale indirizzo si è tradotto in un'iniziativa con la quale è stato chiesto al Ministero dell'economia e delle finanze di poter disporre di un unico immobile dell'Agenzia del demanio che serva a sostituire gli immobili in locazione, diversi da quelli di Castelnuovo di Porto e dal palazzo Marini. Per questi ultimi è stato deliberato l'avvio di iniziative giudiziarie per far valere l'interpretazione dell'articolo 13 dei contratti di locazione che disciplina la possibilità di acquisto di quegli immobili, clausola sulla quale vi è contrasto con la società Milano 90.
Molti colleghi, dall'onorevole Gianfranco Conte all'onorevole Mura, dall'onorevole Barbieri all'onorevole Capotosti e all'onorevole Stucchi, hanno sottolineato l'esigenza di interventi sul costo del personale. Al riguardo, al Collegio dei questori non sfugge che nei trattamenti economici e normativi dei dipendenti vi sono alcune contraddizioni, frutto di una stratificazione non sempre coordinata di decisioni che si sono susseguite nel corso dei decenni. L'impegno dei questori è quello di superare tali contraddizioni, nella convinzione che in questo modo si rafforzi il dato fondamentale; vale a dire che gli stipendi dei nostri dipendenti sono connessi ad un'altissima efficienza, professionalità e dedizione al lavoro. D'altro canto, il collega Albonetti nella relazione introduttiva della discussione sul bilancio interno, ha ricordato che le differenze di trattamento retributivo tra il personale della Camera e le realtà esterne - ove esistenti, e anche se marcate - possono continuare a giustificarsi in considerazione dei diritti contrattuali acquisiti, sia pure frenandone le dinamiche, solo se nel nostro personale permarrà quella piena disponibilità di servizio e di orario che ne è la ragione fondante.
Fermo restando tale principio che deve continuare a caratterizzare il rapporto di lavoro alla Camera, e al fine di contenere la dinamica della spesa anche nel settore in esame, occorre operare in un quadro di stretto coordinamento con il Senato per il raggiungimento dei seguenti obiettivi: mantenimento per il triennio 2007-2009 e a condizioni date, della percentuale di spesa per le retribuzioni del personale di servizio interno, sul totale delle spese della Camera, in linea con i valori registrati negli ultimi anni che, peraltro, sono i più bassi tra quelli degli organi costituzionali e, comunque, in misura non superiore al 25 per cento delle spese del bilancio della Camera; blocco selettivo del turnover in funzione di una graduale riduzione delPag. 35numero dei dipendenti in servizio (al riguardo si fa presente che il Collegio dei questori sta operando per definire un più razionale quadro organizzativo e funzionale dell'amministrazione nel suo complesso, individuando le funzioni essenziali dell'apparato, così da adeguare il personale alle nuove esigenze connesse con l'evoluzione del Parlamento, come richiesto nel corso dei numerosi interventi); riforma dell'articolazione dell'orario di lavoro e adozione di altre soluzioni organizzative in chiave di maggiore flessibilità e con l'obiettivo di economizzare e ottimizzare l'impiego delle risorse umane, nonché conseguente ridefinizione degli orari di apertura dei palazzi; definizione di un sistema retributivo per il personale di nuova assunzione della Camera che, pur rimanendo competitivo rispetto alle opportunità d'impiego offerte dal mercato del lavoro, sia basato su una più razionale definizione delle curve stipendiali e sia maggiormente comparabile, a parità di condizioni d'impiego e d'impegno professionale, con quello applicato alle analoghe figure professionali esterne; adozione, entro la fine di quest'anno, delle misure attuative della delibera dell'Ufficio di Presidenza che ha previsto, per i dipendenti entrati in servizio dopo il 1o febbraio 2001, il sistema pensionistico contributivo.
Inoltre, tra gli obiettivi considerati, vi sono il potenziamento degli strumenti di gestione del personale che consenta di prevenire ed eliminare ogni situazione di inefficienza o assenteismo, sempre possibile anche all'interno della nostra amministrazione; il potenziamento degli strumenti di misurazione e valutazione delle attività; lo sviluppo dei processi di innovazione tecnologica volti all'incremento della produttività individuale e dell'efficienza complessiva dell'amministrazione. Ovviamente tali misure, ove necessario, verranno affrontate anche con le organizzazioni sindacali del personale della Camera.
In tema di politiche del lavoro all'interno della Camera dei deputati, è impegno del Collegio dei questori operare per il superamento delle forme di lavoro precario eventualmente presenti presso la nostra istituzione e, in questa prospettiva, il Collegio sta elaborando soluzioni che favoriscano continuità del lavoro a quanti operano presso la Camera in regime di somministrazione di mano d'opera, già lavoro interinale.
Vi è, inoltre, il caso dei lavoratori delle ditte esterne titolari di contratti di appalto. A tal riguardo il Collegio dei questori sta approfondendo soluzioni volte a dare la massima estensione, ove ciò sia consentito dalla normativa comunitaria e nazionale, alla cosiddetta clausola sociale. Si tratta della clausola che, in caso di nuovo affidamento di un appalto, pone in capo al nuovo appaltatore l'obbligo di assumere i dipendenti del precedente datore di lavoro e che l'amministrazione della Camera già inserisce nei propri capitolati di appalto, relativi ai settori della ristorazione e delle pulizie, così come previsto dalla contrattazione collettiva nazionale di tali settori.
Le considerazioni finora svolte spiegano perché le varie voci di bilancio non possano che presentare una dinamica non omogenea all'allineamento dell'andamento delle diverse categorie di spesa, auspicato dall'onorevole Barbieri. Si oppongono alcuni elementi di fatto. Per quanto riguarda i deputati in carica, nei raffronti con il precedente esercizio, occorre ricordare come nella XIV legislatura la Camera avesse tredici deputati in meno, mentre per quanto riguarda i deputati cessati dal mandato, specie negli anni di cambio di legislatura, si deve tener conto dell'imprevedibilità e del progressivo aumento del loro numero.
Sulle previsioni per il personale in servizio incidono, invece, le nuove assunzioni, mentre anche per il personale in quiescenza vi è un problema di non integrale prevedibilità delle richieste di pensionamento.
Voglio, tuttavia, rassicurare l'onorevole Barbieri che lo sforzo del Collegio dei questori, come rilevato anche nella relazione introduttiva del collega Albonetti, è nel senso che tutti gli interventi nei comparti relativi alla spesa per i deputati inPag. 36carica e cessati dal mandato e per il personale in servizio e in quiescenza, come d'altra parte anche per quanto riguarda l'acquisto di beni e servizi, tendono a coniugare l'efficienza con il contenimento delle dinamiche di spesa.
I colleghi Pepe e Pettinari hanno, altresì, sottolineato l'esigenza di un ridimensionamento della voce «consulenza». Premesso che non appare possibile qualificare come consulenza le attività professionali delle quali l'amministrazione si avvale in assenza di specifiche professionalità all'interno, deve essere rilevato che nel 2007 la spesa per consulenze riferibile all'amministrazione si è ridotta del 49,53 per cento rispetto a quella del 2004 e che per il 2008 si intende conseguire un ulteriore rallentamento della dinamica di tale tipologia di spesa.
Credo di poter affermare, anche a nome dei colleghi questori, che condividiamo molte osservazioni svolte dall'onorevole Quartiani, che, d'altra parte, sono in linea con quanto il Collegio ha già portato a termine e intende ancora perseguire. In tema di contributi della Camera ai gruppi parlamentari, il collega Quartiani ha sollevato la questione del non intervenuto adeguamento ISTAT del contributo unico. Al riguardo, ricordo che tale contributo è stato modificato dall'Ufficio di Presidenza con deliberazione n. 1 del maggio 2006, che prevede testualmente che «gli incrementi decisi in tale sede assorbono ogni altro adeguamento del contributo unico fino al 31 dicembre 2008».
I colleghi D'Elia e Mellano, nei loro interventi, hanno fatto diffusamente riferimento al contenuto di ordini del giorno da loro stessi presentati, sui quali, come preannunciato, interverrà il collega Galante nel prosieguo della discussione.
Onorevoli colleghi, avviandomi alla conclusione, non posso che concordare sull'esigenza di valorizzare il lavoro parlamentare, anche attraverso lo strumento dei servizi televisivi - come suggerito, tra gli altri, dall'onorevole Campa - ed esprimere un sentito ringraziamento a quanti, come il collega Boato, hanno inteso manifestare apprezzamento per il lavoro portato avanti dal Collegio dei questori e condivisione della relazione introduttiva del presente dibattito, svolta lo scorso 16 luglio.
Da ultimo, onorevoli colleghi, vorrei soffermarmi sulle questioni sollevate da numerosi colleghi - tra i quali cito l'onorevole Fontana, l'onorevole Barbieri, l'onorevole Stucchi e l'onorevole La Russa - attinenti alla questione della costituzione dei gruppi parlamentari in deroga (dagli stessi considerata come un grave errore), che ha avuto non solo negative ripercussioni di ordine finanziario sul bilancio della Camera, ma anche effetti dannosi sulla speditezza dei lavori parlamentari. Queste stesse considerazioni sono state sostenute in Ufficio di Presidenza dai colleghi dei gruppi di minoranza e da chi vi parla. In materia, è stata adottata dall'Ufficio di Presidenza una decisione a maggioranza, che a mio avviso ha segnato una spaccatura con i gruppi di opposizione. Mi auguro che, nelle successive fasi del dibattito in tale sede, si creino le condizioni per risolvere in maniera unitaria anche questa delicatissima tematica (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).

ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, intanto ringrazio il questore Colucci che, nonostante la confusione in aula, è riuscito a portare a termine la sua replica. Le sottopongo, però, una riflessione: vi sono centootto ordini del giorno da esaminare e sappiamo che vi è qualche piccola «sbavatura», legata alla presenza di un meccanismo un po' particolare e strano in tema di presentazione di ordini del giorno. Sui documenti in esame non vi sono altri strumenti di interlocuzione, se non gli ordini del giorno: come lei sa benissimo e come sanno tutti i colleghi, il testo è inemendabile. Vi è un aspetto un po' strano, legato al fatto che è lo stesso Ufficio di Presidenza a dichiarare l'ammissibilità degli ordini del giorno: la proceduraPag. 37è un po' anomala, e ciò induce e deve indurre ad una certa riflessione anche i gruppi, come il mio, che ne hanno presentati.
Considerata l'ora e la necessità di un confronto all'interno del gruppo, le chiedo di rinviare alla seduta pomeridiana il seguito dell'esame dei documenti di bilancio, affinché vi sia in aula una maggiore attenzione, da lei stesso sollecitata, su questa delicata materia e in questo delicato momento.

PRESIDENTE. Deputato Leone, la richiesta mi sembra assolutamente ragionevole. Come abbiamo avuto modo di ricordare, l'argomento è impegnativo e delicato. È stato presentato un numero molto consistente di ordini del giorno.
Credo che vi sia la necessità di permettere tutti gli approfondimenti necessari, anche perché su un lavoro così impegnativo, come quello che i questori hanno svolto, sarebbe assai utile che vi fosse un pronunciamento, ferma restando naturalmente la libertà di espressione e di voto di ognuno, più ampio possibile. Mi disporrei, quindi, ad accogliere la richiesta del deputato Leone.
Ha chiesto di parlare il deputato Gerardo Bianco e, quindi, concluderò su questo punto subito dopo il suo intervento, se nessun altro chiederà di parlare. Ne ha facoltà.

GERARDO BIANCO. Signor Presidente, sollevo un problema regolamentare, sulla base dell'articolo 41 del Regolamento. Leggo dai giornali che le è stata inviata una lettera dall'onorevole Fassino. È una lettera che ovviamente riguarda i parlamentari nel loro complesso e, in modo particolare, anche noi che stiamo adesso discutendo del bilancio. Non entro nel merito del contenuto di questa lettera, che peraltro non conosco e che secondo me dovrebbe essere conosciuta da tutti i parlamentari.
Non giudico neppure la positività o meno di questa iniziativa, alla quale peraltro - leggo sempre dai giornali - lei ha dato già una risposta, ma credo che un punto deve essere fermo se vogliamo mantenere la nostra dignità di parlamentari e la dignità di quest'Assemblea e di tutti quanti noi: la nostra agenda non può essere dettata da istrioni della suburra (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania).
Abbiamo il dovere di discutere con chiarezza, di affrontare i temi in modo adulto, di dare risposte forti al popolo italiano, ma dobbiamo farlo con la dignità di chi agisce in base al principio di rappresentanza. La invito, signor Presidente, a difendere l'istituzione. Lei lo ha già fatto in altre occasioni, ma la invito a difenderla con fermezza. Dobbiamo dare ascolto a ciò che accade nella piazza, ma non possiamo seguire la piazza (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania e La Rosa nel Pugno). La nostra è ancora una Repubblica parlamentare, non è la Repubblica dei girotondi e degli ascolti a chi protesta. Le Repubbliche guidate da Masaniello prima o poi finiscono in tirannidi, nascoste o vere. Vogliamo rimanere la Repubblica che è stata prevista dalla Costituzione del 1948 (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e La Rosa nel Pugno)

PRESIDENTE. Mi impegno a difendere le prerogative della Camera dei deputati, di tutta l'Assemblea e della sua Presidenza, che ripetutamente si è mossa in questa direzione, anche nella discussione che stiamo svolgendo. Le proposte che sono state avanzate si muovono nella direzione di difendere le prerogative dei parlamentari, intervenendo, tuttavia, laddove ci siano delle distorsioni, per correggerle, in modo da rinsaldare il rapporto tra le istituzioni e il Paese.
Per ciò che riguarda la lettera del deputato Fassino, essa era rivolta ai PresidentiPag. 38della Camera e del Senato ed è stata, del resto, resa ampiamente pubblica. Anche la risposta della Presidenza non era in coda a nessun fenomeno esterno all'Assemblea, perché ha dato semplicemente conto di una realtà in atto da mesi e, dunque, assai prima di ogni iniziativa ad essa esterna.
Penso che la proposta del deputato Leone, per le ragioni prima esposte, possa essere accolta. Pertanto, il dibattito è rinviato al prosieguo della seduta.

Sull'ordine dei lavori (ore 12,07).

ENRICO LA LOGGIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su cosa deputato La Loggia? Come vede, stavamo prendendo una decisione e la prego di tenerne conto, altrimenti non potremo ordinare i nostri lavori. Ne ha facoltà.

ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, vorrei intervenire prima che lei sospenda la seduta, ma non su questo argomento.

PRESIDENTE. Su cosa per favore?

ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, si tratta di una notizia abbastanza grave, che questa mattina ha molto preoccupato tutti i parlamentari. Nel corso dei lavori della Salerno-Reggio Calabria, ci sarà un'interruzione della percorribilità per oltre sette anni.
Pertanto le regioni del Mezzogiorno resteranno interamente tagliate fuori dal percorso stradario, relativamente a quest'area del nostro Paese. Poiché da molto tempo siamo in attesa dei provvedimenti del Governo, già avviati dal nostro Esecutivo, sulle autostrade del mare e i percorsi alternativi, credo che, prima di dare per scontato che mezza Italia resti tagliata fuori dal resto del Paese, il Governo abbia l'obbligo politico e civile, oltre che morale, di venire immediatamente a riferire in Parlamento, in questa sede, per dire, in primo luogo se la notizia è vera e, laddove fosse vera - come temiamo - quali provvedimenti intenda assumere immediatamente, per fare in modo che questo problema non abbia conseguenze sulle popolazioni del Mezzogiorno del nostro Paese e sui trasporti, sull'economia e sulla circolazione dei cittadini.
Mi sembrava importante mettere al corrente di questo argomento l'Assemblea e a lei, signor Presidente, mi permetto di dire che se potesse immediatamente informare il Governo affinché in giornata venga a riferire le sarei molto grato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Rivolgeremo la sollecitazione che lei ha presentato in Assemblea al Governo.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata. Seguirà la discussione sul bilancio interno.

La seduta, sospesa alle 12,10, è ripresa alle 15.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, il Ministro della pubblica istruzione, il Ministro della solidarietà sociale, il Ministro delle comunicazioni, il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, il Ministro dell'interno ed il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali.

(Intendimenti del Governo sulla riscossione delle sanzioni e dei risarcimenti dei danni relativi alla mancata connessione con la rete Sogei di slot machine - n. 3-01221)

PRESIDENTE. Il deputato Buontempo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01221, concernente intendimentiPag. 39del Governo sulla riscossione delle sanzioni e dei risarcimenti dei danni relativi alla mancata connessione con la rete Sogei di slot machine (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1).

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, la mia interrogazione è motivata dall'esigenza di fare chiarezza sul gioco legale autorizzato dallo Stato a mezzo di concessioni, in particolare quello relativo alle slot machine.
Com'è noto, inchieste della Guardia di finanza e una decisione assunta dalla Corte dei conti evidenziano in maniera molto chiara come vi siano 98 miliardi di euro da riscuotere da parte dell'erario (danni e penali). Ciò è avvenuto nonostante si sia modificata la legge allo scopo di conseguire maggiori entrate per le casse dello Stato.
Al momento non si ha alcuna notizia di iniziative intraprese da questo Governo per riscuotere queste somme.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, chiedo, inoltre, di sapere come il Governo intenda regolarsi nei confronti degli esponenti della maggioranza che presentano interrogazioni a tutela dei soggetti coinvolti in queste vicende.

PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, è bene precisare in via preliminare che il Governo, come risulta tra l'altro in una nota del 4 settembre 2007, a poche settimane dal suo insediamento, a seguito di notizie di stampa relative ad un intervento dell'autorità giudiziaria su possibili irregolarità su procedure di rilascio di apparecchiature e congegni da divertimento ha adottato tutte le opportune e necessarie iniziative per acquisire elementi inerenti la vicenda.
A tal fine il Viceministro Visco ha istituito il 27 giugno 2006 una commissione, presieduta dal sottosegretario Grandi, che ha presentato nel marzo 2007 la relazione conclusiva. Tale commissione è stata appositamente istituita per la verifica della regolarità e della trasparenza delle procedure di rilascio delle autorizzazioni relative ad apparecchiature e congegni da divertimento e di intrattenimento, nonché per l'analisi del funzionamento dei meccanismi anche tecnologici volti a garantire la regolarità dei giochi.
Detta relazione nello stesso mese di marzo è stata trasmessa all'amministrazione autonoma dei monopoli di Stato ed è stata inoltre inviata alla procura regionale della Corte dei conti e alla procura della Repubblica di Roma. Alla fine del mese di maggio l'amministrazione autonoma dei monopoli di Stato ha fornito le proprie osservazioni. Le predette osservazioni sono state trasmesse sia alla procura regionale della Corte dei conti sia alla procura della Repubblica di Roma. Nel mese di luglio la relazione conclusiva della commissione è stata inviata alla Commissione parlamentare sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare.
Quanto alle penali da applicare previste nelle concessioni occorre ricordare come sulle stesse sia attualmente in corso un contenzioso tra l'amministrazione dei monopoli di Stato e le società concessionarie, come già precisato nella nota citata del 4 settembre scorso. Tra le società concessionarie ve ne sono alcune quotate in Borsa e ciò impone peraltro una particolare prudenza nella divulgazione di notizie sulla questione.
È opportuno infine ricordare che il Governo, a seguito dell'approvazione di un atto di indirizzo presso la Commissione finanze della Camera, presentata dall'onorevole Nannicini, si è impegnato ad adottare tutte le necessarie iniziative anche di carattere normativo, volte a prevedere, al fine di assicurare il perseguimento dell'interesse pubblico all'espletamento del servizioPag. 40con la conseguente salvaguardia delle entrate erariali, di procedere, d'intesa con i soggetti interessati, alla revisione delle convenzioni di concessione per l'attivazione e la gestione operativa delle reti telematiche degli apparecchi, prevedendo in particolare che l'attuale applicazione di penali sia disposta nel rispetto dei principi di ragionevolezza e proporzionalità.
In ogni caso appare opportuno evidenziare che ogni decisione che verrà assunta dall'amministrazione in ordine alle iniziative da intraprendere dovrà necessariamente tener conto delle proposte che saranno adottate dalla magistratura sia ordinaria sia contabile.

PRESIDENTE. Il deputato Buontempo ha facoltà di replicare per due minuti.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, mi dichiaro assolutamente insoddisfatto della risposta fornita dal rappresentante del Governo.
Sulla vicenda, lo ricordo, sono state avviate decine di inchieste: ricorrono sempre gli stessi nomi e collegamenti con società in tema di slot machine, il gioco d'azzardo, bingo e Unipol.
Abbiamo un parlamentare, Angelo Piazza, che ha presentato su questo tema decine di interrogazioni, tanto che ogni volta che qualche organo dello Stato si è mosso, ha trovato l'interrogazione del collega in questione che pone inquietanti interrogativi sui motivi per cui si perseguitano questi «poveri signori» che hanno «staccato il cavetto» che consente il collegamento telematico.
Il Governo, quando adottò quell'apposito provvedimento, sostenne che esso sarebbe servito al fine di evitare che questi soggetti non pagassero le imposte sulle giocate effettuate. Successivamente, si è scoperto che il cavetto veniva tolto e lo Stato non incassava le imposte dovute. La relazione Grandi, di cui lei, signor Ministro, ha giustamente riferito solo per una parte, è a questo riguardo inquietante. Poiché alcune di queste società sono quotate in Borsa - guarda caso - e vi possono essere persone inquisite nel Sudamerica che fanno parte di queste società, si può non pagare allo Stato (si può arrivare fino a 98 miliardi di euro); insomma si può fare tutto perché vi sono società quotate in Borsa.
Signor rappresentante del Governo, quando ho combattuto per evitare che le sale nate per il bingo diventassero sale per le slot machine, molti esponenti di sinistra hanno votato con me, e nei precedenti Governi ciò era stato impedito...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

TEODORO BUONTEMPO. Voi, con la legge finanziaria per il 2007, avete fatto questo grande regalo a commistioni che hanno a che fare anche con la malavita organizzata (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-La Destra e DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI).

(Intendimenti del Governo rispetto agli impegni assunti con il DPEF 2008/2011 in tema di pressione fiscale - n. 3-01222)

PRESIDENTE. Il deputato Garavaglia ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-01222, concernente intendimenti del Governo rispetto agli impegni assunti con il DPEF 2008-2011 in tema di pressione fiscale (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2), di cui è cofirmatario.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, sappiamo tutti che attualmente la pressione fiscale apparente è al 43 per cento. Quella reale, cioè quella calcolata su chi le tasse le paga per davvero, è al 52 per cento: un'enormità. Questo disastro è la diretta conseguenza della legge finanziaria di Prodi, delle novantanove nuove tasse inserite e degli aumenti sulle tasse già esistenti.
Consapevoli di tale situazione, davvero insostenibile, ormai diversi Ministri e leader della sinistra hanno dichiarato più volte che le tasse vanno drasticamente abbassate.Pag. 41
Nel DPEF e nella risoluzione votata dalla sinistra in luglio vi sono impegni formali in tal senso. Prodi, invece, va a Porta a porta e dichiara tranquillamente che le tasse non possono essere abbassate perché mancano le risorse finanziarie.
Noi chiediamo al Governo che faccia chiarezza definitivamente sulla questione; in particolare, se gli impegni formali assunti nel DPEF e nella relativa risoluzione hanno ancora valore o sono solo carta straccia.

PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, mi sembra che l'interrogazione in esame contenga almeno due imprecisioni. La prima consiste nell'attribuire l'elevata pressione fiscale di quest'anno ad aumenti di imposta - novantanove nuove tasse, nuove aliquote e cose di questo tipo - mentre da tutti i dati si evince che la stragrande maggioranza delle entrate aggiuntive di quest'anno (e in parte anche del 2006) sono dovute al recupero di evasione fiscale. Per noi, calcolare come nuove imposte quelle pagate da chi prima non le pagava non è corretto.
La seconda imprecisione riguarda l'attribuzione al Presidente del Consiglio di un'affermazione del seguente tenore: non si potranno ridurre le tasse.
Il Presidente Prodi ha correttamente segnalato che al momento attuale, vale a dire in fase di predisposizione della legge finanziaria, non sembra possibile dal punto di vista della situazione di bilancio procedere ad una riduzione generalizzata di aliquote. Mentre ha confermato l'intenzione di ridurre il carico fiscale con interventi più mirati in termini di detrazioni e deduzioni.
Tali affermazioni sono coerenti con l'impegno preso dal Governo sia in sede di approvazione delle legge finanziaria - mi riferisco al comma 1 dell'articolo 1 della legge finanziaria dello scorso anno - sia più di recente in sede di approvazione del DPEF.
Confermo che allo stato attuale di costruzione della legge finanziaria e in attesa di una decisione collegiale, che spetta ovviamente all'intero Consiglio dei ministri, si sta lavorando coerentemente con tali due impostazioni.

PRESIDENTE. Il deputato Garavaglia ha facoltà di replicare.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, la risposta fornita dal rappresentante del Governo non ci soddisfa per niente. Oltretutto sapete benissimo che affermare che la gran parte delle nuove entrate siano dovute al recupero dell'evasione fiscale è una balla di dimensioni colossali, perché il grosso dell'extragettito deriva dall'aumento dei contributi, in particolare da quelli da voi previsti per i lavoratori parasubordinati, proprio gli stessi che voi a chiacchiere volete proteggere e, invece, avete tartassato inutilmente.
Ciò detto, staremo a vedere cosa accadrà con la prossima legge finanziaria. Per ora abbiamo solo affermazioni generiche ed ambigue. La situazione intanto è grave: lo sanno tutti. Le famiglie, già tartassate per l'aumento della tassazione locale, si trovano a pagare mutui assolutamente insostenibili a causa dei tassi di interesse che continuano ad aumentare. I comuni e le regioni hanno dovuto alzare le tasse a seguito del taglio dei trasferimenti di risorse operati dal Governo centrale. Un Esecutivo incapace di ridurre la spesa pubblica. Neppure l'unica proposta di riduzione della spesa pubblica fatta finora dal Governo - anch'essa assolutamente discutibile, in materia di prepensionamento degli statali che, a onor del vero, non svolgono un lavoro usurante - va bene ai sindacati. Perciò sul fronte del taglio della spesa pubblica sappiamo già che ci sarà poco da attenderci. Persino il Papa oggi ha detto che quando le tasse sono troppo alte e ingiuste il popolo si ribella e che la storia questo lo insegna.
A fronte di tutto ciò, voi che fate? Fate un gran pasticcio sull'ICI, dove non siPag. 42capisce ancora nulla delle vostre intenzioni. La proposta che si sta formando probabilmente andrà a discriminare tra cittadini di varie regioni e tra comuni grandi e piccoli. La soluzione era molto semplice: bastava farla pagare tale e quale e prevedere poi una riduzione dall'IRPEF, ma questo voi non lo volete.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Garavaglia.

MASSIMO GARAVAGLIA. Inoltre, concludendo...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Garavaglia.

MASSIMO GARAVAGLIA. ...non fate niente per le imprese le quali, invece, in Spagna sono sottoposte ad una tassazione inferiore di cinque punti a quella italiana. La Padania ha detto basta a questo stato delle cose (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

(Accorpamento di classi presso l'istituto agrario «Fantoni» di Soliera Apuana (Massa Carrara) - n. 3-01223)

PRESIDENTE. Il deputato Barani ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01223, concernente accorpamento di classi presso l'istituto agrario «Fantoni» di Soliera Apuana (Massa Carrara) (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3) per un minuto.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, signor Ministro, l'istituto professionale agrario di Soliera in Lunigiana, nella sua conduzione dirigenziale, può considerarsi esempio di una scuola burocratizzata, attenta all'applicazione di parametri restrittivi e portata alla pedissequa e mala interpretazione di regole e normative da lei adottate.
Naturalmente questo è il frutto di politiche che hanno avuto come priorità la riduzione della spesa, senza alcuna attenzione alla conduzione del lavoro e alla qualità dell'istruzione, nell'ottica della distruzione della scuola pubblica.
Nel caso dell'istituto agrario in questione, le seconde e le terze classi sono state accorpate nonostante la presenza di alunni con difficoltà e portatori di handicap, con programmi diversificati, e le proteste dei genitori costretti a una settimana di sciopero e al ricorso al TAR per far valere i loro diritti costituzionali per proteggere sei studenti diversamente abili...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Barani.

LUCIO BARANI. ...e nonostante le proteste del responsabile corpo docente. Signor ministro, quali provvedimenti intende prendere contro il poco diligente dirigente scolastico?

PRESIDENTE. Il Ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, in merito a quanto evidenziato dall'onorevole interrogante il competente direttore scolastico regionale per la Toscana ha precisato quanto segue.
Gli alunni dell'istituto agrario «Fantoni» di Soliera iscritti alla classe seconda sono complessivamente ventitré, di cui due - e non tre, come riportato nell'interrogazione - diversamente abili ed affetti da handicap non grave. Nella classe terza, invece, gli alunni iscritti sono complessivamente ventiquattro, di cui tre diversamente abili (due dei quali presentano, anche in questo caso, handicap definito e diagnosticato lieve).
Il numero degli alunni sopra citati non avrebbe potuto consentire il mantenimento delle due classi concesse in sede di organico di diritto in presenza di trentadue e trentuno alunni, rispettivamente, nella seconda e nella terza classe. Conseguentemente, il dirigente scolastico, in seguito all'adeguamento dell'organico alla situazione di fatto, ha proceduto all'emanazionePag. 43di decreti, attenendosi alle disposizioni regolanti la materia degli organici. Si tratta, in particolare, di quelle contenute nell'articolo 2 della legge del 22 novembre 2002, n. 268, che configura l'obbligo per i dirigenti scolastici e per gli uffici - anche nella fase di adeguamento degli organici di diritto alle situazioni di fatto - di disporre accorpamenti di classi allorché il numero degli alunni accertato, successivamente alla definizione dell'organico di diritto, risulti inferiore a quello previsto e non giustifichi, pertanto, tutte le classi autorizzate.
Il dirigente scolastico ha agito, inoltre, in conformità al dettato del decreto ministeriale n. 331 del 1998, articolo 10, come modificato dal decreto ministeriale del 3 giugno 1999, n. 141 che, al comma 3, contempla la possibilità di costituire classi e sezioni di istituti di ogni ordine e grado con più di venti alunni, senza superare il limite massimo di venticinque, previa valutazione della gravità dell'handicap e delle situazioni soggettive degli alunni interessati spettante alla competente azienda sanitaria locale territorialmente interessata.
Anche la circolare ministeriale del 13 febbraio 2007, n. 19, prevede, per il raggiungimento degli obiettivi fissati dalla legge finanziaria per il 2007, la possibilità di non procedere a sdoppiamento di classi in presenza di un limitato numero di alunni eccedenti i parametri del precedente decreto, al fine di evitare la costituzione di classi che non diano garanzie di continuità, comportando soppressione negli anni scolastici successivi. Nel caso in specie, non vi sarebbe tale garanzia, come già verificatosi nell'adeguamento dell'organico di diritto alla situazione di fatto, che ha visto un notevole calo di alunni.
Vorrei far presente, infine, che l'articolo 2 della citata legge n. 268 del 2002 non consente sdoppiamenti o istituzioni di nuove classi dopo il 31 agosto. In ogni caso, ritengo che la nostra scuola, oltre ad essere una scuola per tutti e di tutti, debba garantire anche un'appropriatezza per la qualità a tutti e mai troppo a pochi.

PRESIDENTE. Il deputato Barani ha facoltà di replicare, per due minuti.

LUCIO BARANI. Signor Ministro, ovviamente sono sbigottito dalla sua risposta. All'interno di questa «selva oscura» delle sue circolari interpretative, lei ha fornito solo dei numeri. In questo modo, emerge chiaramente l'idea che la classe è spesso sbrigativamente accantonata, relegata nell'immaginario a luogo vuoto, a un gruppo vuoto, privo di autonomia, di caratteristiche e di relazioni proprie, determinato solo dalla somma astratta dei suoi componenti, che si possono accorpare o sdoppiare come oggetti su basi numeriche discutibili, che non hanno alcun fondamento pedagogico!
La classe, invece, per noi socialisti, dovrebbe essere il primo momento di «fare scuola», un vero laboratorio, un luogo di scambio, un tempo vero e pieno, non già un luogo di riempimento e di sosta. I decreti di accorpamento del dirigente scolastico dell'istituto agrario di Soliera rappresentano atti che vanno contro la ragione, contro la didattica, contro i ragazzi (soprattutto quelli più svantaggiati) e contro gli insegnanti che credono, ancora, in una funzione educativa e di istruzione della scuola, in cui lei non crede più, signor Ministro!
Il trattamento che riservate, per risparmiare, agli alunni diversamente abili è paragonabile alla loro eliminazione fisica, di spartana memoria, che avveniva nell'antica Grecia. Un istituto professionale ha, per sua natura, prerogative e peculiarità diverse rispetto ad un liceo. Gli alunni svantaggiati con programmi differenziati hanno bisogno di spazi fisici e di attenzioni psicologiche e logistiche particolari. L'accorpamento disinvolto di classi, di fatto, comporta aumento del loro disagio, aggravamento della disabilità, compromissione del loro apprendimento e, ovviamente, del loro inserimento nella società.
Signor Ministro, non la posso promuovere; la devo rimandare e la invito...

Pag. 44

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LUCIO BARANI. ...a riparare al mal fatto, e lo dovrà fare subito, perché dopo l'intervento del TAR della Toscana lei sarà bocciato e non potrà più rimanere nella posizione in cui è dopo quello che ha detto.

(Normativa riguardante l'erogazione dei contributi a favore delle scuole primarie paritarie - n. 3-01224)

PRESIDENTE. La deputata Sasso ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01224, concernente la normativa riguardante l'erogazione dei contributi a favore delle scuole primarie paritarie (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).

ALBA SASSO. Signor Ministro, la legge n. 62 del 2000 sulla parità scolastica non ha introdotto nel nostro ordinamento alcun finanziamento alla scuola paritaria e, invece, ha mantenuto i contributi previgenti alle scuole elementari parificate e alle materne non statali convenzionate in cambio dei servizi ai più deboli.
La legge n. 27 del 2006 sopprimeva tali scuole, sia quelle elementari parificate, sia quelle dell'infanzia non statali convenzionate, e prevedeva che, qualora richiedessero di diventare scuole paritarie, potessero ottenere il contributo sulla base della presenza di un regolamento che ne convenzionasse i servizi.
Vorrei sapere, signor Ministro, per quali motivi...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ALBA SASSO. ...il decreto ministeriale dell'8 agosto 2007 ignori tale regolamentazione.

PRESIDENTE. Il Ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, in primo luogo vorrei precisare all'onorevole interrogante che l'interrogazione n. 3-00797, presentata in data 11 aprile 2007, è in attesa di essere inserita nel calendario dei lavori parlamentari e, quindi, non è «in lavorazione» presso il Ministero: è soltanto questo il motivo del ritardo nella risposta.
Vorrei anche precisare che la parifica è un istituto che riguarda esclusivamente la scuola elementare non statale (ora scuola primaria) e non anche la scuola dell'infanzia non statale (già scuola materna) per la quale vigeva, prima dell'entrata in vigore della legge n. 62 del 2000, l'istituto dell'autorizzazione all'apertura.
La legge n. 27 del 2006 prevede che le convenzioni di parifica, attualmente in corso, con le scuole primarie paritarie si risolvano di diritto al termine dell'anno scolastico in corso, alla data di entrata in vigore delle norme regolamentari previste dall'articolo 345 del testo unico di cui al decreto legislativo n. 297 del 1994. Tali norme dovranno stabilire le condizioni e le modalità per la stipula delle nuove convenzioni con le scuole primarie paritarie che ne facciano richiesta e i criteri per la determinazione dell'importo del contributo. Il regolamento è attualmente in sede di esame preliminare da parte della Consiglio dei Ministri, all'ordine del giorno di venerdì prossimo.
Il decreto ministeriale 21 maggio 2007, sottoposto al controllo preventivo di legittimità della Corte dei conti, è stato emanato in conformità alla legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007), articolo 1, comma 636, che prevede che tale provvedimento abbia valenza annuale e, quindi, per l'anno scolastico 2007-2008, e ogni anno rivedibile, pertanto, anche alla luce della successiva approvazione del regolamento.
Il decreto emanato, per quanto riguarda le scuole primarie convenzionate, non fa altro che riproporre il finanziamento delle convenzioni in atto che, come già detto, saranno risolte di diritto solo al termine dell'anno scolastico in cui entrerà in vigore il citato regolamento che disciplinerà, ex novo, l'intera materia.Pag. 45
Per quanto riguarda le scuole dell'infanzia, la medesima legge n. 27 del 2006 mantiene l'articolo 339 del testo unico, ma precisa che le disposizioni del medesimo si applicano, da ora in avanti, nei confronti della scuola dell'infanzia paritaria (articolo 1-bis, comma 6, quarto periodo). Anche in questo caso, pertanto, il decreto ministeriale del 21 maggio 2007, applicando il comma 636 della legge finanziaria 2007, che prevede, appunto, l'annuale definizione di criteri e parametri per l'assegnazione di contributi alle scuole paritarie da assegnare in via prioritaria a quelle che svolgono il servizio scolastico senza fini di lucro, di fatto, determina il superamento della norma citata.

PRESIDENTE. La deputata Sasso ha facoltà di replicare.

ALBA SASSO. Ministro Fioroni, credo che i commi 635 e 636 dell'articolo 1 della legge finanziaria cui lei faceva riferimento si limitino a ripristinare i 100 milioni del taglio degli oltre 150 milioni che il Ministro Tremonti aveva apportato ai capitoli riguardanti i contributi alla scuola non statale.
Tuttavia, ritengo - e per tale motivo la sua risposta non mi soddisfa - che il suo decreto modifichi l'asse su cui si regge l'impostazione di costituzionalità della legge n. 62 del 2000, per la quale non si prevedono finanziamenti per il funzionamento delle scuole private, paritarie o meno, ma solo contributi regolati da convenzioni che stabiliscono i requisiti giuridici delle scuole convenzionate e la qualità delle prestazioni fornite all'utenza.
Ho visto una bozza del decreto che è in discussione presso il Consiglio dei ministri. Mi sembra che esso ignori che, per le scuole dell'infanzia, le condizioni stabilite per l'erogazione dei contributi (gratuità dell'iscrizione e della mensa per gli alunni in disagiate condizioni economiche) sono determinate dall'articolo 339 del testo unico. Per le scuole primarie paritarie, si prescinde dal regolamento previsto all'articolo 1-bis.
Soprattutto, mi pare che il regolamento all'esame del Consiglio dei ministri, che spero venga in parte modificato, determini i requisiti per la convenzione, ma, se non c'è quest'ultima, vengono meno i contributi previsti dall'articolo 4. Vengono meno i contributi, ma restano confermati quelli previsti dall'articolo 5 del suo decreto.
Credo che su tutta questa partita della parità innanzitutto, come era stato previsto, andrebbe rivista la legge n. 62 del 2000. Però, signor Ministro, le faccio presente che ritengo questa scelta, anche simbolicamente, sbagliata, perché nel frattempo continuano i tagli alla scuola statale e persino la riduzione degli insegnanti di sostegno. La scuola su questo aspetto le sta chiedendo delle risposte.

(Iniziative per estendere ai cittadini italiani residenti all'estero le recenti innovazioni introdotte nel sistema scolastico italiano - n. 3-01225)

PRESIDENTE. Il deputato Razzi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01225, concernente iniziative per estendere ai cittadini italiani residenti all'estero le recenti innovazioni introdotte nel sistema scolastico italiano (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5), per un minuto.

ANTONIO RAZZI. Signor Ministro, premetto che sono state introdotte importanti innovazioni nel sistema scolastico italiano concernenti l'obbligo scolastico, la riforma degli esami di Stato ed importanti disposizioni sui programmi didattici. Ciò consente una formazione della personalità dei nostri giovani fondata su regole e su valori sani e duraturi. Al contempo, garantisce quella presenza dello Stato nell'armonizzare i percorsi educativi, così come contemplato dal dettato costituzionale. Si richiede se dette innovazioni siano estensibili al sistema scolastico italiano all'estero.
Crediamo sia indispensabile che anche all'estero i benefici di queste innovazioni siano visibili e praticati. È indispensabile che anche i nostri modelli educativi italiani all'estero siano uniformati a quelli inPag. 46Italia, al fine di favorire la continuità dei sistemi per quei connazionali che maturino l'intenzione di rientrare in Italia.

PRESIDENTE. Il Ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, come evidenziato dall'onorevole interrogante, nel nostro sistema scolastico sono già stati attivati processi per realizzare una scuola di qualità in grado di offrire agli studenti percorsi formativi elevati: per una prevenzione e un recupero della dispersione scolastica e per un maggiore impegno ad educare, la legge finanziaria per il 2007 ha previsto l'innalzamento dell'obbligo di istruzione a sedici anni; per rinforzare i percorsi di istruzione superiore e valorizzare i titoli di studio rilasciati al termine degli stessi, con la legge n. 1 dell'11 gennaio 2007 è stata varata la riforma degli esami di Stato; per il conseguimento delle finalità formative e degli obiettivi di apprendimento che si intendono raggiungere, sono già state diramate alle scuole le nuove indicazioni per i curricula delle scuole dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione, che consentirà alle scuole medesime di sperimentarli, al Ministero di raccoglierne i suggerimenti fino al 2009, quando le stesse entreranno a regime, accompagnate da apposito riferimento.
Con riguardo alle esigenze evidenziate dall'onorevole interrogante di estendere dette innovazioni anche al sistema scolastico all'estero, vorrei ricordare che l'azione dello Stato nei riguardi delle scuole italiane all'estero è esercitata dal Ministero degli affari esteri, secondo le disposizioni contenute nella parte V del Testo unico che regola le norme fondamentali in materia di istruzione, approvato con decreto legislativo n. 297 del 1994.
Sia per quanto riguarda l'ordinamento delle scuole italiane all'estero, sia per quanto riguarda i programmi e gli esami, le norme richiamate prevedono che con appositi provvedimenti del Ministero degli affari esteri, da adottare di concerto con il Ministero della pubblica istruzione, le scuole in parola sono conformate agli ordinamenti, programmi ed esami delle corrispondenti scuole del territorio nazionale, salvo varianti rese necessarie da particolari esigenze locali.
Il Ministro degli affari esteri ha assicurato la medesima attenzione alle riforme che si stanno attuando nel sistema educativo italiano e l'impegno per la loro applicazione alle scuole italiane all'estero, studiando gli opportuni adattamenti nel caso in cui siano resi necessari dalle varietà dei contesti locali, come previsto dalla normativa su indicata e con le procedure ivi previste. L'onorevole interrogante ha sollevato un problema di particolare interesse ed è proprio questo il motivo per cui, come Ministero della pubblica istruzione, abbiamo avviato, con il Ministero degli affari esteri, una rivisitazione dei procedimenti di attuazione delle nostre riforme per la scuola degli italiani all'estero, proprio per far giocare al Ministero della pubblica istruzione, che ne è titolare, un ruolo incisivo, al pari di quello del Ministero degli affari esteri, che comunque ne mantiene la titolarità.

PRESIDENTE. Il deputato Razzi ha facoltà di replicare, per due minuti.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro. Mi ritengo in parte soddisfatto della sua risposta. C'è la necessità di procedere ad un coordinamento interministeriale su questa materia e la mia proposta di legge di riforma della legge n. 153 del 1971 va in questa direzione.
Ritengo sia indispensabile ancorare gli interventi educativi ad alcuni valori forti e credo che le sue innovazioni rispondano a questa esigenza. L'insegnamento è fortemente garanzia di una robusta formazione della personalità.
Abbiamo assistito nel recente passato ad una certa «aziendalizzazione» della scuola e ciò ha creato molta dispersione e, spesso, mancanza di certezze. L'educazionePag. 47scolastica non può amministrarsi a forza di slogan: bisogna garantire alle famiglie percorsi educativi certi e rigorosi. Molte volte dietro ad una presunta modernizzazione si nasconde il vuoto del marketing. I nostri figli hanno bisogno invece di certezze, di più valori, più basi solide, qui in Italia ed anche all'estero.
L'innalzamento dell'obbligo scolastico rappresenta, inoltre, una solida presenza dello Stato che accompagna la crescita e la formazione dei giovani che troppo spesso si abbandonano nel virtuale. La scuola deve essere quella realtà concreta che ha l'odore della propria casa, non un luogo estraneo e senza regole. Per questo motivo, credo che anche il sistema scolastico all'estero debba adeguarsi all'innovazione che ella ha proposto, perché la scuola, anche la scuola degli italiani all'estero, sia la casa degli italiani sempre e ovunque.
La ringrazio, signor Ministro, anche a nome degli italiani all'estero (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Misure per assicurare l'attuazione sull'intero territorio nazionale dei recenti provvedimenti in ambito scolastico assunti dal Governo - n. 3-01226)

PRESIDENTE. La deputata Froner ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01226, concernente misure per assicurare l'attuazione sull'intero territorio nazionale dei recenti provvedimenti in ambito scolastico assunti dal Governo (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6), per un minuto.

LAURA FRONER. Signor Presidente, signor Ministro, la questione che intendiamo sottoporre si riferisce in particolare al fenomeno della dispersione scolastica.
In Italia più del 20 per cento dei giovani tra i 18 e i 24 anni esce dal sistema di istruzione senza qualifica né diploma ed è in possesso della sola licenza media. Questo dato è nettamente superiore alla media europea e ci vede ancora molto lontani dall'obiettivo del 10 per cento fissato a Lisbona da raggiungere entro il 2010.
Sappiamo che gli anni più a rischio sono il primo e il secondo della scuola superiore, con punte del 30 per cento di bocciati nelle prime classi degli istituti professionali. Dallo scorso anno abbiamo registrato un notevole impegno per far recuperare credibilità al sistema scolastico italiano, anche attraverso importanti interventi normativi, come l'aver elevato l'obbligo di istruzione a 16 anni e il nuovo profilo educativo che individua le competenze di base per i giovani in uscita dalla scuola dell'obbligo.
Al Ministro chiediamo quali misure intenda adottare per assicurare l'attuazione su tutto il territorio nazionale dei provvedimenti previsti, in particolare nelle aree...

PRESIDENTE. Deve concludere.

LAURA FRONER. ...in cui risulta più accentuato il fenomeno della dispersione scolastica.

PRESIDENTE. Il Ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, credo che lo sforzo che il Governo ha intrapreso in questo anno ci consente di avviare il nuovo anno scolastico in un clima di tranquillità e di certezza maggiore di quello dello scorso anno. Le indicazioni per il curriculum del primo ciclo offrono alla scuola italiana un ritorno al futuro per i nostri ragazzi: operano una distinzione tra ciò che deve essere aggiuntivo e, qualche volta, anche superfluo, senza togliere nulla all'importanza che rivestono Internet, l'informatica e l'inglese per i nostri ragazzi, ma ponendo al centro l'importanza delle competenze di base dell'italiano, della matematica, della storia e della geografia, che solo se sono conosciute possono consentire al ragazzo di sviluppare ulteriori conoscenze e integrazioni.
C'è lo sforzo di mantenere una maggiore capacità di rapporto tra scuola ePag. 48famiglia, non per perseguire le 13 o 14 educazioni che erano previste, ma forse quell'unica educazione di cui i nostri figli hanno bisogno, in collaborazione tra ciò che può fare la scuola e ciò che può fare la famiglia.
Vi è poi un invito alle nostre scuole affinché si torni a incentivare il lavoro di tutti quei docenti che, all'interno delle classi, miglioreranno la didattica e la ricerca sperimentale sui contenuti di fondo e di base, indispensabili per i ragazzi del primo ciclo, riducendo l'enorme mole di progetti - un'attività di «progettificio» permanente - che rischia talora di togliere al fondamento per dare all'aggiuntivo o superfluo.
In questo lavoro, la scuola dell'infanzia e quella primaria rivestono un ruolo fondamentale, anche al fine di garantire il diritto all'istruzione sancito dalla Costituzione: non dimentichiamo mai che le scuole materne paritarie e quelle primarie convenzionate danno risposta al 48 per cento dei nostri bambini: certo non sono i 100 milioni di euro di contributi erogati a queste scuole che possono sostituire l'impegno complessivo nel dare risposta al diritto dei nostri ragazzi.
Per quanto riguarda l'obbligo di istruzione, non si tratta di una libertà in meno, ma di una opportunità in più, cioè di consentire ai nostri ragazzi di poter proseguire gli studi fino a 18 anni, raggiungendo un diploma o una qualifica professionale e ampliando le offerte formative, senza piegare i loro stili cognitivi, ma incrociandoli con proposte che li possano ricondurre a dati più significativamente vicini agli obiettivi di Lisbona e della Comunità europea.
Per questo motivo, diciamo «no» a un maggior numero di indirizzi nelle scuole medie superiori (ne abbiamo più di 700: vanno ridotti) e alla politica delle 40 ore settimanali, che sono troppe e frammentano troppo i nostri ragazzi. Dobbiamo, invece, saper dare ad essi - come prevede l'obbligo di istruzione - una visione interdisciplinare, che, più che ad una testa piena di nozioni, miri ad una bella testa e alla capacità di saper vivere. Credo che questo sia lo sforzo con il quale accompagneremo le nostre scuole in questi due anni di sperimentazione, per poterlo correggere, integrare e migliorare e rifletterci dentro.

PRESIDENTE. Il deputato Rusconi, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, mi dichiaro soddisfatto per la risposta del Ministro, poiché i provvedimenti che sono stati annunciati si collocano in coerenza rispetto al tentativo - mi sembra ben attuato - di riportare serietà ed autorevolezza nella scuola italiana, dopo che per anni era stata inutilmente predicata la severità e l'autorità.
Come insegnante, valuto con favore la riscoperta delle abilità di base, che permettono ad ogni cittadino di essere autonomo e protagonista nella società e che invece, soprattutto nella scuola dell'obbligo, sono state trascurate.
Quanto all'obbligo di istruzione innalzato a 16 anni, innanzitutto rivendico e sono d'accordo con il ruolo fondamentale di una formazione professionale seria e con l'obiettivo di una terminalità almeno triennale per ogni studente. In proposito, penso anche a quel che dobbiamo dare a tanti ragazzi e giovani extracomunitari che arrivano nel nostro Paese a 13 o 14 anni. Occorre uscire dall'ambiguità del diritto-dovere della riforma Moratti, che manteneva l'entrata del mondo del lavoro a 15 anni e che il Governo ha opportunamente portato a 16.
Rimangono aperti, signor Ministro, il tema della formazione professionale nel Sud, estremamente importante, e quello dell'attuazione del diritto di istruzione per le regioni. Penso all'interrogazione che ho presentato riguardo all'attuazione dell'obbligo di istruzione nei corsi di formazione professionale nella regione Puglia.
Infine, vi è da ripensare il diritto-dovere all'istruzione nella scuola secondaria superiore: esso fu infatti approvato con la prima bozza della riforma Moratti, che non ha nulla a che vedere con la riformaPag. 49Moratti delle superiori dell'ottobre 2005, peraltro - per fortuna della scuola italiana - mai applicata.

(Intendimenti del Governo in relazione al dibattito parlamentare concernente la revisione della normativa in materia di tossicodipendenza - n. 3-01227)

PRESIDENTE. La deputata Poretti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01227, concernente intendimenti del Governo in relazione al dibattito parlamentare concernente la revisione della normativa in materia di tossicodipendenza (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7), per un minuto.

DONATELLA PORETTI. Signor Presidente, fin dal suo insediamento il Ministro ha dichiarato di voler intervenire sulla questione delle tossicodipendenze con una riforma dell'attuale legge, la cosiddetta Fini-Giovanardi.
Nel testo dell'interrogazione che ho presentato, signor Ministro, ho compilato una breve cronologia delle sue dichiarazioni, effettuate sia a mezzo stampa, sia in sede istituzionale: in esse fin dallo scorso anno lei parlava di tempi brevi - poche settimane - per la presentazione di un disegno di legge del Governo.
Lo scorso giugno, addirittura, in occasione della Giornata mondiale contro la droga, ella ha annunciato di avere un testo pronto per il preconsiglio dei Ministri. Di fatto tali annunci, signor Ministro, hanno bloccato l'iniziativa parlamentare: in attesa di un testo del Governo, le Commissioni non avevano fino ad oggi calendarizzato la riforma della legge Fini-Giovanardi. Oggi, alla vigilia del dibattito nelle Commissioni competenti, le chiedo se e come intenda intervenire il Governo.

PRESIDENTE. Il Ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha facoltà di rispondere.

PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Signor Presidente, correttamente l'interrogazione sottolinea come più volte io abbia annunciato la predisposizione di un disegno di legge da parte del Governo in materia di tossicodipendenza e di droghe in generale. Per ragioni di discussioni interne al Governo - a volte più semplici, a volte meno - i tempi si sono molto dilatati. Posso segnalare che ieri è stata raggiunta un'intesa con il Ministro della salute su un testo che il mio Ministero ha chiesto alla Presidenza del Consiglio di diramare, in modo che venga sottoposto formalmente all'esame del Consiglio dei Ministri. I Ministri interessati più direttamente - non sono solo io a presentare e proporre - sono quindi addivenuti ad un testo: questa è la situazione. Non posso che auspicare che esso venga il più rapidamente possibile discusso e varato dal Consiglio dei Ministri, in modo che il Governo abbia una posizione chiara.
Detto ciò, colgo l'occasione per segnalare che il lavoro finalizzato alla predisposizione di un testo che superasse la legge Fini-Giovanardi è stato seguito da una serie di attività di tipo più propriamente - così potremmo dire - amministrativo, ai fini della costruzione della conferenza sulla questione delle droghe da tenersi nella prossima primavera. Le elenco brevemente ciò che è stato realizzato, per darle il senso del lavoro svolto.
Il 14 settembre è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la graduatoria per quanto riguarda il bando relativo ai progetti a favore del reinserimento sociale delle persone tossicodipendenti e alcooldipendenti uscite dal carcere in seguito all'indulto; vi è stato l'accordo di programma con le regioni per dare il via, sui vari territori, ai progetti sull'immigrazione, sull'uso di sostanze psicoattive, illegali e legali, sui giovani e sui consumi nel mondo della notte, nel campo della prevenzione e riduzione del danno; con un accordo con il Ministero della pubblica istruzione stanno per avviarsi i progetti di prevenzione e supporto tra pari da parte di quaranta consulte giovanili; abbiamo infine pressoché terminato l'elaborazionePag. 50del Piano d'azione italiano per il 2008, che deve essere approvato entro l'anno dalla Conferenza Stato-regioni.
Queste sono le principali attività di tipo amministrativo che abbiamo svolto e spero che presto terminerà il processo di costruzione del disegno di legge condiviso e non solo di mia iniziativa.

PRESIDENTE. La deputata Donatella Poretti ha facoltà di replicare.

DONATELLA PORETTI. Signor Ministro, la ringrazio; sono lieta della risposta e mi dichiaro quindi soddisfatta, ma mi dichiarerò ancora più soddisfatta quando vedrò il testo uscire davvero dal Consiglio dei Ministri, perché purtroppo tanti testi sono circolati, anche informalmente, tra gli esperti del settore.
Vorrei ricordare a lei - come a tutti i componenti della maggioranza, ma anche a quelli dell'opposizione, che sulla materia hanno un approccio più pragmatico e non ideologico - soltanto che la legge Fini-Giovanardi presenta una peculiarità: è stata approvata dal precedente Parlamento, quindi dalla passata maggioranza e dal precedente Governo, ma di fatto è stata applicata da questa maggioranza e dal suo Governo, quello che io sostengo.
Credo davvero che la legge de qua risponda in pieno ad una serie di principi che nei fatti hanno dimostrato di essere fallimentari nei risultati. I numeri che continuiamo a leggere nei rapporti e nelle relazioni danno ragione a chi sostiene che la politica proibizionista, punizionista e criminalizzatrice ha fallito: i consumatori e la merce a disposizione raddoppiano, calano i prezzi ed aumentano anche i sequestri.
Qualcosa non funziona, non ha funzionato e credo che lei abbia a cuore tale questione. Come radicale, come esponente della Rosa nel Pugno e della maggioranza chiedo che davvero dalle parole si passi ai fatti, perché si avverte la necessità di un'inversione di tendenza. Occorre, pertanto, intervenire su una materia, che sta davvero a cuore a molti italiani, che siano o meno consumatori di sostanze stupefacenti, e che ci coinvolge e ci vede coinvolti come società più in generale.

(Iniziative normative per assicurare la libertà di espressione del pensiero attraverso strumenti telematici nel rispetto dei diritti dei terzi - n. 3-01228)

PRESIDENTE. Il deputato Crapolicchio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01228, concernente iniziative normative per assicurare la libertà di espressione del pensiero attraverso strumenti telematici nel rispetto dei diritti dei terzi (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8).

SILVIO CRAPOLICCHIO. Signor Presidente, onorevole Ministro, onorevoli deputati, l'interrogazione in esame ha per oggetto la responsabilità imputata ad un blogger nella cosiddetta diffamazione on line. In ordine a tale tematica, il tribunale di Aosta ha condannato un blogger per omesso controllo, alla stessa stregua di un direttore responsabile di una testata giornalistica.
È noto al sottoscritto interrogante il commento del signor Ministro Gentiloni alla sentenza in questione, che ritengo utile in questa sede richiamare: «Capisco l'allarme sociale creato dalla presenza nella rete di contenuti violenti, illegali, pericolosi per i minori, ma non capisco come questo possa tradursi nella tentazione di controllare o filtrare la rete. Non è possibile imporre blocchi o filtri centralizzati - sarebbe politicamente sbagliato, oltre ad essere tecnicamente assai poco praticabile - né equiparare i gestori dei blog ai responsabili delle testate giornalistiche».
Ciò premesso, chiedo al Governo se intenda adottare iniziative di carattere legislativo che colmino il vuoto normativo, trovando il giusto punto di incontro per regolamentare i nuovi mezzi di comunicazione derivanti da Internet, ivi comprese le relative responsabilità.

PRESIDENTE. Il Ministro delle comunicazioni, Paolo Gentiloni Silveri, ha facoltà di rispondere.

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PAOLO GENTILONI SILVERI, Ministro delle comunicazioni. Signor Presidente, confermo le valutazioni che l'onorevole interrogante richiamava circa la sentenza del tribunale di Aosta; le suddette valutazioni esprimono alcune riserve, perché non vi è dubbio che estendere ai siti Internet o ai blog le regole che prevedono una responsabilità per omesso controllo per i direttori dei giornali, quindi le regole della legge sulla stampa, rappresenta un'estensione, che si rivela piuttosto complicata ad attuarsi. Il Governo, pertanto, nella sua azione non si ispirerà ad una simile impostazione, convinto che le caratteristiche stesse della comunicazione telematica su Internet, la contemporaneità, la velocità, il numero dei commenti che vengono ospitati consentono molto difficilmente quel controllo, che è tipico della carta stampata.
Vi sono alcuni aspetti che le iniziative di legge del Governo affronteranno; mi riferisco, in particolare, alla legge sull'editoria, che il Consiglio dei Ministri ha varato in prima lettura e che si accinge ad approvare sotto forma di disegno di legge dopo il passaggio alla Conferenza Stato-Regioni. Tale testo prevede di estendere la responsabilità per i reati di diffamazione anche ai titolari di testate a livello elettronico, ma soltanto quando si tratti di quotidiani o di periodici on line, quindi non già di un sito o di un blog genericamente inteso, ma un giornale, che viene pubblicato, piuttosto che con la carta stampata, on line e che giustamente può comportare per il direttore e per chi dirige la stessa responsabilità per l'omesso controllo di una normale testata su carta stampata.
La linea del Governo si ispira naturalmente a contemperare due diverse esigenze: da una parte mantenere il grado di libertà di uno strumento come la rete, dall'altro evitare che tale libertà colpisca diritti di altri. In questo senso vorrei precisare che va considerata comunque sanzionabile la condotta di autori diretti di scritti che provochino diffamazioni, non dei responsabili dei siti.
Va precisato che i responsabili dei siti devono comunque collaborare con le autorità di polizia e con gli inquirenti per colpire i reati più gravi (penso, ad esempio, ai reati di pedofilia), come previsto dal decreto approvato dal Governo all'inizio di gennaio. Tuttavia, la possibilità di assoggettarli alle stesse regole tipiche della legge sulla stampa, per omesso controllo, non ci sembra appropriata.

PRESIDENTE. Il deputato Crapolicchio ha facoltà di replicare.

SILVIO CRAPOLICCHIO. Ringrazio il signor Ministro; prendo atto della sua positiva risposta e la recepisco come un auspicio. Credo sia prioritario intervenire a livello normativo sul concetto di blog e sulle relative responsabilità del blogger.
Tuttavia, credo non sia opportuno equiparare la figura del blogger a quella di un direttore responsabile di una testata giornalistica, quindi estendere al blogger le responsabilità e le sanzioni della legge sulla stampa del 1948. Va da sé che all'epoca il legislatore non poteva prevedere la comunicazione telematica. Credo che sia fondamentale, dal punto di vista giuridico, evidenziare le differenze tra una testata giornalistica ed un blog, tra un blogger ed un direttore responsabile.
Nel contempo ritengo che prevedere una responsabilità oggettiva di un blogger non sia pertinente, stante la natura e le modalità con cui vengono posti in essere questi nuovi mezzi di comunicazione derivanti da Internet.
Contestualmente, ritengo doveroso intervenire per evitare la presenza nella rete di contenuti violenti, illegali e pericolosi, anche e soprattutto per i minori, che possono agevolmente accedere alla rete telematica.
Del resto, la rilevanza dello strumento del blog è dimostrata anche recentemente in ordine ai sottesi positivi fenomeni sociali. Pertanto, spero che quanto prima sia posto in essere un giusto punto di incontro, direi un giusto punto di equilibrio, fra il diritto di ciascuno ad esprimere il proprio pensiero e la necessità di sanzionarePag. 52chi utilizza quella libertà per offendere gli altri, evitando di stabilire una presunta responsabilità oggettiva per l'attività di un blogger, relativamente ad un omesso controllo (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).

(Rivendicazioni dei lavoratori del trasporto pubblico di Milano e provincia - n. 3-01229)

PRESIDENTE. Il deputato Camillo Piazza ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01229, concernente rivendicazioni dei lavoratori del trasporto pubblico di Milano e provincia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9).

CAMILLO PIAZZA. Signor Presidente, signor Ministro, l'interrogazione presentata vuol porre l'attenzione su un problema che, soprattutto nelle aree metropolitane del nord, rappresenta un aspetto di grande rilevanza pubblica: mi riferisco al problema della mobilità urbana e alla gestione del trasporto pubblico locale.
In questi mesi a Milano si è parlato molto e discusso sull'inquinamento atmosferico. Il sindaco ha persino proposto il ticket ed altre misure. Quello che invece sta accadendo è che aumenta il costo del biglietto extraurbano, mentre si stanno privatizzando tutte le società che gestivano il trasporto pubblico, soprattutto fuori dalla città di Milano, con il rischio di peggiorare il servizio e di creare un esubero di personale.
Per questi motivi il 13 settembre si è svolto uno sciopero generale di ventiquattr'ore di tutti i dipendenti della ATM. Chiedo, pertanto, al Governo cosa intenda fare per rispondere alle rivendicazioni dei lavoratori, in particolare di coloro i quali lavorano nella nuova provincia di Monza.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano, ha facoltà di rispondere.

CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Signor Presidente, onorevole Piazza, la ringrazio e rispondo volentieri alla questione da lei sollecitata, relativa ai lavoratori del settore del trasporto pubblico di Milano. Vorrei illustrarle le notizie che ho acquisito presso gli uffici competenti della regione Lombardia, del comune e della provincia di Milano.
Al riguardo ricordo che, oltre alle residuali competenze del Ministero dei trasporti e posto il carattere locale dei trasporti in questione, la materia è rimessa alle regioni. Ricade nella competenza concorrente dello Stato e delle regioni unicamente la problematica di carattere generale. Ne consegue che interventi strutturali del settore vanno concordati tra dette parti.
A tale proposito, vorrei evidenziare che da alcuni mesi presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri è al lavoro un tavolo interistituzionale, che sta portando all'individuazione di un pacchetto di norme di riforma del settore, unitamente a risorse destinate ad affrontare l'emergenza ormai consolidata da oltre dieci anni.
Pervenendo alla questione oggetto dell'interrogazione a risposta immediata, sulla base delle notizie fornite dagli uffici territoriali sopra richiamati, l'Azienda trasporti milanesi Spa dal gennaio 2007 è strutturata in un gruppo formato da una holding - ATM Spa - e da otto società. Tra esse la più grande è ATM Servizi Spa cui è demandata la gestione dei servizi di trasporto locale, con un numero di dipendenti pari a circa 8.760 unità al 31 dicembre 2006.
Dalle informazioni in mio possesso, all'inizio del 2007, la provincia di Milano ha avviato l'assegnazione dei lotti di linee relative alla procedura di evidenza pubblica concernente il servizio pubblico locale ed i servizi accessori nella provincia di Milano, in attuazione della normativa europea, nazionale e regionale di cosiddetta liberalizzazione del settore (legge della regione Lombardia n. 22 del 1998, recante la riforma del trasporto pubblico locale in Lombardia).
Il capitolo di gara, in conformità alla normativa vigente, ha previsto al riguardoPag. 53l'obbligo per l'impresa affidataria di acquisizione del personale dipendente non dirigente del gestore uscente. In ogni caso, posso aggiungere che il contratto nazionale di lavoro del trasporto pubblico prevede una clausola di salvaguardia per i lavoratori, ai quali, in caso di subentro di altre aziende, vengono garantiti tutti i diritti acquisiti. Attualmente risultano in corso trattative tra ATM e organizzazioni sindacali di categoria in merito all'eventuale assorbimento all'interno dell'azienda del predetto personale.
Posso sicuramente garantire l'attenzione del Ministero che rappresento rispetto alla situazione prospettata e la disponibilità ad intervenire qualora ciò fosse richiesto dalle parti.

PRESIDENTE. Il deputato Camillo Piazza ha facoltà di replicare.

CAMILLO PIAZZA. Signor Presidente, credo che, considerate le competenze attribuite al Governo, possa dichiararmi soddisfatto della risposta del Ministro. Ritengo, però, che uno dei pochi modi per combattere l'inquinamento atmosferico sia quello di avere dei trasporti pubblici efficienti, efficaci e a basso costo. A volte, privatizzare tale servizio significa assecondare le ragioni del privato e del profitto, a discapito della sacrosanta esigenza delle persone, soprattutto giovani e anziani, di usufruire di una mobilità decente.
Nella sola provincia di Milano, su quattro milioni di abitanti, i costi del trasporto privato per accedere ogni giorno alla città di Milano ammontano a circa 10 miliardi di euro all'anno. È un costo che paga la collettività e che sicuramente va ridotto. Uno dei modi per realizzare tale obiettivo è quello di intervenire per finanziare e agevolare il trasporto pubblico. Inoltre, mantenere il trasporto pubblico significa anche garantire il servizio alle persone che abitano fuori dalla città, in paesi piccoli e sperduti.
Riguardo a tale argomento, credo che, se si privatizza senza avere un indirizzo coerente rispetto ai finanziamenti certi per il trasporto e, soprattutto, in considerazione del fatto che il privato persegue uno scopo di lucro, si rischia veramente d'incentivare il trasporto privato, aumentando la cifra, alla quale prima accennavo, di 40 miliardi all'anno che si spende nella sola provincia di Milano.
Spero - e concludo - che il Governo intervenga realmente su tale questione, affinché sul tema del trasporto pubblico, sul quale si gioca veramente la partita complessiva dell'inquinamento atmosferico, vi sia un ragionamento forte per incentivarlo e mantenerlo pubblico, perché il pubblico, come nel caso delle Ferrovie dello Stato, può anche coprire dei servizi che, per ovvie ragioni, non rispondono all'interesse del privato (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).

(Carenze di organico nell'ambito del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e iniziative a favore dei vigili del fuoco precari - n. 3-01230)

PRESIDENTE. Il deputato Morrone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01230, concernente carenze di organico nell'ambito del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e iniziative a favore dei vigili del fuoco precari (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10).

GIUSEPPE MORRONE. Signor Presidente, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco soffre da anni di gravi carenze nell'organico, stimate ad oggi dallo stesso Ministro dell'interno in alcune migliaia di unità. Come è noto, tali carenze rischiano di compromettere l'efficienza del servizio, minando le esigenze di tutela dell'incolumità pubblica, della sicurezza e della difesa del patrimonio boschivo.
Le deficienze di organico sono state sopperite negli ultimi anni facendo ricorso, sempre più di frequente, ai vigili del fuoco «discontinui», che hanno ormai acquisito una preparazione sempre più specifica e professionale.
Il Ministero dell'interno ha bandito una procedura selettiva per la copertura diPag. 54posti nei vigili del fuoco, stabilendo, però, come requisito per la partecipazione l'età non superiore ai 37 anni, impedendo, di fatto, a queste migliaia di «discontinui», che prestano da tempo servizio nei vigili come precari, di consolidare la propria posizione lavorativa.
Si chiede di sapere quali iniziative il Ministro interrogato voglia intraprendere affinché sia elevato il limite di età per la partecipazione alla procedura indetta dal Ministero dell'interno...

PRESIDENTE. Deve concludere.

GIUSEPPE MORRONE. ...al fine - concludo Presidente - di consentire anche a migliaia di lavoratori che hanno superato tale soglia di età di partecipare alla procedura suddetta.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Giuliano Amato, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, il collega interrogante giustamente segnala carenze di uomini nel Corpo dei vigili del fuoco, ed ha presente la legislazione che abbiamo cominciato ad attuare e che proprio a partire dalla legge finanziaria per il 2007 cerca di sopperire, almeno in parte, a tali carenze. Abbiamo, da una parte, l'assunzione immediata di 600 vigili del fuoco a decorrere dal 1o luglio 2007, assunzione che è già avvenuta (gli interessati stanno frequentando i corsi), e, dall'altra, il percorso di stabilizzazione dei precari, disegnato in via generale dalla legge finanziaria per il 2007, all'interno del quale, con decreto da me firmato in data 30 luglio, si è ritagliato lo spazio per la stabilizzazione anche dei vigili del fuoco.
La legge 10 agosto 2000, n. 246, prevede che, ai fini dell'ingresso nel Corpo dei vigili del fuoco, operi il limite di 37 anni. Dobbiamo considerare che è in crescita l'età del personale pubblico, da tempo ristretto entro i limiti del blocco del turn over; inoltre, rispettare le leggi esistenti, che prevedono limiti di età almeno a 37 anni, permette, quando assumiamo, di ringiovanire soprattutto corpi come questi che, non diversamente dai corpi di polizia, necessitano di personale più giovane.
L'interrogante sa, indiscutibilmente, che la norma cui si riferisce riguarda l'ingresso negli elenchi dei volontari dei vigili del fuoco, e per entrare in tali elenchi si prevede che l'età possa essere fino a 45 anni. Tuttavia, chiunque accede all'elenco avendo superato i 37 anni sa perfettamente che lo fa per svolgere un'attività di volontariato - e tanti meritoriamente la svolgono - e non per essere assunto. Francamente, se posso esprimere un'opinione, trasformare tutto il volontariato di cui, fortunatamente, ci vogliamo e ci possiamo avvalere in Italia in un qualcosa di propedeutico all'assunzione credo che sia profondamente sbagliato.

PRESIDENTE. Il deputato Morrone ha facoltà di replicare per due minuti.

GIUSEPPE MORRONE. Signor Ministro, non sono molto soddisfatto della sua risposta. Lei ha illustrato perfettamente la legge, che conosciamo; tuttavia, il problema è che utilizziamo da moltissimi anni i vigili discontinui. Non si risolve il precariato con l'entrata di queste persone: esse magari restano per 10, 15, 20 anni nelle squadre discontinue lavorando due, tre, a volte anche quattro mesi all'anno, quando allo Stato occorre la loro opera. Utilizzarli come discontinui, far sì che si superino i 37 anni e, successivamente, non permettere che possano partecipare ai concorsi, a mio avviso, è eccessivo.

GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Ma sono volontari, non precari!

GIUSEPPE MORRONE. Quindi, è chiaro che è necessario modificare la legge (ecco perché mi riferivo ad iniziative al riguardo) Non possiamo consentire che sia tolto anche ai precari il sogno di poter continuare a lavorare e di stabilizzarsi. Poiché alla base del nostro programma di Governo, signor Ministro, vi era l'eliminazione del precariato - nei limiti del possibile,Pag. 55ovviamente - le chiedo formalmente di porre rimedio al problema, modificando con un'apposita iniziativa legislativa l'attuale disciplina, per consentire a coloro che già sono discontinui nella pubblica amministrazione - in questo caso nei vigili del fuoco - di accedere a questo concorso.
Non mi ritengo, quindi, soddisfatto, e spero che lei faccia il possibile per porre rimedio a questo stato di cose.

(Presenza di minori non accompagnati presso i centri di permanenza temporanea - n. 3-01231)

PRESIDENTE. La deputata Duranti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01231, concernente la presenza di minori non accompagnati presso i centri di permanenza temporanea (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).

DONATELLA DURANTI. Signor Presidente, nel pomeriggio del 30 luglio 2007, dopo aver appreso dagli organi di stampa che, nella serata di domenica 29 luglio 2007, un gruppo di cittadini stranieri, trattenuti all'interno del centro di permanenza temporanea di Bari San Paolo, aveva tentato la fuga, mi sono recata presso questo centro per verificare le condizioni dei cittadini stranieri trattenuti e quelle generali all'interno del centro stesso. Per la verità, sarei voluta entrare - ne ho fatto esplicita richiesta al prefetto di Bari - accompagnata da una troupe televisiva. In quell'occasione, però, l'autorizzazione mi è stata negata, nonostante sia previsto l'ingresso della stampa all'interno dei CPT. Sono venuta a conoscenza, inoltre, che una parte di quei cittadini stranieri si era fatta ricoverare presso il centro di Bari Palese, che doveva essere chiuso.

PRESIDENTE. Deputata Duranti, deve concludere, per cortesia.

DONATELLA DURANTI. In ogni caso, la mia interrogazione riguarda la presenza di un minore non accompagnato all'interno di quel centro. Chiedo al Ministro, quindi, poiché la legge non lo prevede, se sia a conoscenza del fatto che vi sono minorenni non accompagnati...

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Giuliano Amato, ha facoltà di rispondere.

GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, mi sono informato sulla questione, ma i miei dati sono diversi. Parto dalla stessa premessa dell'interrogante. Aggiungo che, come ho riferito all'onorevole De Zulueta nello scorso luglio, ho impartito ai prefetti ed ai questori una direttiva precisa (che in questo caso è stata rispettata) secondo la quale, in caso di dubbio sull'età di qualcuno che accampa di essere un minore, bisogna comportarsi come se lo fosse (in dubio pro minore, in qualche modo). Sappiamo che i modi per l'accertamento dell'età di queste persone lasciano spesso dubbi: con riferimento alla famosa questione della circonferenza del polso, infatti, a volte vi sono maggiorenni con polso piccolo, altre volte minorenni con polso largo.
Questo ragazzo ha dichiarato di essere nato in Iraq il 20 luglio 1992 e, dopo aver sentito i mediatori culturali ed esaminato gli specifici esami radiografici, il centro di Lampedusa ha attestato che si tratta di un cittadino egiziano, di età ossea corrispondente ad un'età anagrafica superiore ai 18 anni. Il 26 giugno c'è stata la convalida del decreto di trattenimento presso il CPT e, in udienza, il ragazzo non ha fatto alcun riferimento alla propria minore età. Dopo gli incidenti da lei citati, è stato ricoverato in ospedale e sottoposto ad ulteriori accertamenti presso l'istituto di medicina legale di Bari, che ne ha confermato la maggiore età. Da ultimo, il ragazzo ha presentato domanda di asilo politico: se non sbaglio, proprio domani ci sarà l'audizione da parte della competente commissione territoriale per i rifugiati. La storia del giovane è questa.
Ribadisco - credo che non possa essere revocato in dubbio - quanto l'amministrazione dell'interno sia impegnata per evitare trattamenti dei migranti minorenniPag. 56contrari alle leggi vigenti e alle loro esigenze. Soltanto quando un minore irregolare arriva insieme alla sua famiglia, inizialmente viene trattenuto nello stesso luogo in cui è trattenuta la famiglia; probabilmente, sarebbe peggio separarli.
Posso assicurare che la direttiva mia e del Ministero coincide con le giuste aspettative dell'intero...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Nel caso di specie, si trattava, a quanto ho appreso, di un maggiorenne.

PRESIDENTE. La deputata Duranti ha facoltà di replicare, per due minuti.

DONATELLA DURANTI. Ringrazio il Ministro dell'interno, anche per aver ricordato la circolare che prevede garanzie a tutela dei minori. In ogni caso, desidero sottolineare che nel referto medico-legale del 3 agosto 2007 che riguarda questo ragazzo, Talal Hussein, che continua a dichiararsi minorenne e che risulta minorenne anche negli atti dell'ospedale in cui è stato ricoverato, si fa presente che, per una più accurata definizione dell'età scheletrica e dentaria, potrà effettuarsi esame OPT, quando le condizioni cliniche del paziente lo consentiranno. Nonostante questo esame non sia stato effettuato, è rimasto fino ad oggi all'interno del CPT, senza che nessuno ne accertasse in maniera definitiva l'età. In ogni caso, desidero ricordare che istituti di pediatria europei considerano questo tipo di accertamenti non scientificamente validi e la circolare prevede - il Ministro lo ha ricordato - che, quando vi è un dubbio, bisogna presumere la minore età.
I manuali cui fanno riferimento questi accertamenti clinici adottano un atlante che risale agli anni Trenta, che riguarda la popolazione degli Stati Uniti d'America e che prevede un margine di errore di due anni. Pertanto, ritengo che la circolare vada rispettata, che occorra presumere la minore età, quando non ci sono certezze, e che i dubbi lasciati da questo tipo di accertamenti purtroppo sono notevoli. Non si può definire esattamente l'età della persona, perché il margine di errore è di due anni.

PRESIDENTE. Deve concludere, per cortesia.

DONATELLA DURANTI. Quindi, credo che questo ragazzo sia stato trattenuto illegittimamente fino adesso all'interno del CPT, e chiedo al Governo e al Ministro dell'interno di fare in modo che questa circolare sia maggiormente rispettata e che si presuma la minore età, perché gli accertamenti non sono efficaci (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

(Linee guida del Governo in materia di sicurezza - n. 3-01232)

PRESIDENTE. Il deputato Bosi ha facoltà di illustrare, per un minuto, l'interrogazione Volontè n. 3-01232, concernente linee guida del Governo in materia di sicurezza (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12), di cui è cofirmatario.

FRANCESCO BOSI. Signor Ministro Amato, ella ha reso una pubblica dichiarazione, che sembrava il preannuncio di dimissioni, relativa all'assoluta carenza di mezzi e di risorse, a cominciare dai Vigili del fuoco, dalla Polizia e dai Carabinieri, che infatti versano in situazioni drammatiche. È evidente che gli operatori della sicurezza, che noi consideriamo un bene primario, non possono garantirla. La percezione di insicurezza dei cittadini, infatti, è giunta ai massimi livelli storici. Occorre che gli operatori addetti vengano sufficientemente supportati. Nell'affermare la volontà del gruppo dell'UDC di considerare primario e, quindi, priorità assoluta il bene sicurezza...

PRESIDENTE. Deve concludere.

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FRANCESCO BOSI. ...domando se il Governo ha valutato in termini di costi quanto l'assenza di sicurezza...

PRESIDENTE. La ringrazio.
Il Ministro dell'interno, Giuliano Amato, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Rispondo a lei, onorevole Bosi, ma non so se poi replicherà sulla base di un'interrogazione che era in parte diversa e nella quale - mi sia consentita una breve osservazione - come se fossi io personalmente le forze dell'ordine, si dava quasi l'impressione che le forze dell'ordine siano state oziando negli scorsi mesi, e magari filosofeggiando in qualche palazzo, mentre ciò non è vero, per opera loro e non certo mia. A volte dobbiamo essere attenti, quando critichiamo qualcuno, perché finiamo, non volendo, per criticare qualcun altro e per alienarcelo.
Non vorrei che l'onorevole Volontè si alienasse le forze di polizia, lo dico amichevolmente.

LUCA VOLONTÈ. Ma lei risponda, signor Ministro.

GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Le scoperte delle cellule fondamentaliste di Perugia, la scoperta di brigatisti - che non era mai avvenuta, in Italia, prima che commettessero l'attentato: li abbiamo sempre catturati dopo, questa volta invece prima -, l'operazione «Gotha», che ci permise di smantellare una buona parte dei vertici di Cosa nostra, i 32 fermati della 'ndrangheta di San Luca, l'operazione «Itaro», che solo negli ultimi due mesi ha portato all'arresto di oltre 250 rumeni, il raddoppio dei controlli, rispetto al livello che avevamo trovato, per le stragi del sabato sera sono solo alcuni dei fatti accaduti, e altri ne potrei citare, se avessi più tempo.
Sono orgoglioso del lavoro che hanno svolto le forze dell'ordine in questi mesi per contrastare il crimine, che certo continua ad esistere e a rappresentare un serio problema, ma le forze dell'ordine lo hanno fronteggiato in un modo e con un'efficacia di cui dovremmo essere tutti soddisfatti. Si può fare di più, con più mezzi, e si può fare di più - permettetemi di insistere su questo punto - con una maggiore sintonia tra il lavoro di indagine e di primo fermo o arresto e le norme che riguardano l'esecuzione della pena, che troppo spesso rendono tale pena non certa come dovrebbe essere.
Citavo la questione di San Luca: colui che oggi è perseguito in tutta Europa come il possibile autore della strage di Duisburg, dopo un conflitto a fuoco con la polizia il 26 dicembre dello scorso anno venne processato, patteggiò la pena di un anno e sei mesi, scontò tre mesi...

PRESIDENTE. Signor Ministro, deve concludere.

GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. ...uscì dalla galera e iniziò a preparare la vendetta che gli era stata impedita.
Occupiamoci anche di questi problemi e affidiamoci con fiducia alle forze dell'ordine.

PRESIDENTE. Il deputato Volontè ha facoltà di replicare per due minuti.

LUCA VOLONTÈ. Signor Ministro, il fatto che lei non abbia potuto concludere dimostra che quando noi, dal mese di maggio - è qui presente il Presidente della Camera - abbiamo chiesto che lei venisse a renderci un'informativa completa, non lo abbiamo fatto, come lei probabilmente ha temuto, per sollevare qualche polemica, ma per approfondire con lei il tema che ha trattato (che non investe tutta l'interrogazione: investe una parte dell'interrogazione, significativa, forse, ma non tutta).
Infatti, l'interrogazione cita alcune sue dichiarazioni - talune delle quali abbiamo condiviso, altre meno: potremmo riportare le date precise delle dichiarazioni stesse, come di quelle di molti suoi colleghi - chiedendo se esse siano confermate dagli altri Ministri. In particolare, mi riferiscoPag. 58alle sue preoccupazioni sulla «tolleranza zero» e sulle risorse a favore delle forze di polizia (che non abbiamo mai criticato, e non ci siamo neanche permessi, come ha fatto lei, di minacciare qualcuno dicendo di fare attenzione a criticare taluno o talaltro perché altrimenti ci si alienano le simpatie: le forze di polizia hanno svolto il loro dovere nel nostro Paese, e per fortuna, come lei sa; l'ho detto più di una volta).
Il problema non è questo, ma è di capire se, sull'immigrazione, ciò che lei ha affermato è in contrasto o meno con quanto ha affermato il Ministro Ferrero; se è vero o meno che la legge Bossi-Fini ha fatto crescere l'illegalità oppure è vero il contrario, come ha affermato il Ministro Mastella il 1o agosto; se è vero o meno, come dice il Ministro Bindi, commentando le sue dichiarazioni sulla «tolleranza zero», che lei stesso è in contrasto con la linea politica del Governo: questo si chiedono gli italiani!
Come lei sa meglio di me, dal mese di marzo di quest'anno al primo posto dei temi di incertezza del Paese vi è la sicurezza, e ciò non per colpa dell'opposizione. Forse lei dirà che non è colpa sua, e certamente non è colpa delle forze di polizia, ma ci sono sempre meno soldi, e la legge finanziaria non l'ha votata l'opposizione; ci chiediamo se le sue buone intenzioni - alle quali credo, in buona fede, anche se sono forse meno abituato a considerare tutte le sue dichiarazioni in buona fede, me lo consenta - siano confermate dai fatti, o se i suoi colleghi Ministri sostengano esattamente il contrario.

PRESIDENTE. Deve concludere, per favore.

LUCA VOLONTÈ. La riprova è la manifestazione del Ministro Ferrero, che incita gli extracomunitari clandestini a venire in piazza a protestare contro il Governo.

PRESIDENTE. Mi dovete scusare ma i tempi sono implacabili e non dipendono dalla mia volontà soggettiva.

(Orientamenti del Governo sulla abolizione della tassa di concessione governativa sui contratti di abbonamento di telefonia mobile - n. 3-01233)

PRESIDENTE. Il deputato Della Vedova ha facoltà di illustrare, per un minuto, l'interrogazione Leone n. 3-01233, concernente orientamenti del Governo sulla abolizione della tassa di concessione governativa sui contratti di abbonamento di telefonia mobile (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 13), di cui è cofirmatario.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, signor Ministro, nel decreto Bersani sulle cosiddette liberalizzazioni è stato abolito d'imperio il costo di ricarica sui telefonini. Una misura tanto popolare quanto discutibile, tant'è che gli effetti sono consistiti in un aumento delle tariffe. L'autorità antitrust e l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni avevano dichiarato che prima di intervenire sui costi di ricarica sarebbe stato necessario abolire la tassa di concessione governativa sugli abbonamenti così rendendo uniforme la normativa sull'uso dei telefonini con quella prevalente nel resto d'Europa. Noi abbiamo presentato alla Camera in sede di votazione del decreto Bersani un ordine del giorno (un altro è stato presentato dal collega Lulli) approvato a grandissima maggioranza dall'Assemblea in cui impegnavamo il Governo ad intervenire, come è necessario, su una tassa del tutto ingiustificata e pericolosa quale è quella di concessione governativa sull'uso dei telefonini.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Concludo, signor Presidente.
La nostra richiesta consiste nel sapere dal Governo come intenda dare seguito all'impegno posto con l'ordine del giorno approvato dalla Camera.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali,Pag. 59Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, è vero che il Governo, nel corso dell'esame, cui lei faceva riferimento, presso la Camera dei deputati per la conversione in legge del decreto-legge n. 7 del 2007, si è impegnato ad adottare iniziative normative per l'eliminazione della tassa di concessione governativa che grava su contratti di abbonamento di telefonia mobile; è vero che lo scopo è realizzare un maggior grado di concorrenza tentando di bilanciare il peso delle utenze con abbonamento rispetto a quelle che si avvalgono della SIM card, ma naturalmente questo obiettivo sarà più facilmente raggiungibile se anche le tariffe praticate dai gestori della telefonia mobile saranno più favorevoli: altrimenti, l'utente - specialmente i giovani, le famiglie o i piccoli utenti - continueranno a preferire la ricarica in relazione alle proprie possibilità, escludendo in ogni caso l'ipotesi dell'abbonamento.
Rispetto, invece, agli effetti prodotti dall'abolizione del contributo di ricarica su cui lei interveniva, faccio presente che i dati ufficiali dell'Istat indicano una riduzione dei prezzi della telefonia mobile nell'ordine del 14 per cento. Il consumatore obiettivamente ora ha offerte più convenienti nel momento della scelta tariffaria e in ogni caso l'amministrazione competente ha provveduto a trasmettere tempestivamente nell'ambito della sua attività di monitoraggio alla Autorità per le garanzie nelle comunicazioni le segnalazioni che sono pervenute dai consumatori relativamente alle modifiche unilaterali di piani tariffari o di singole voci di costo da parte di alcuni operatori.
Il Governo in ogni caso conferma la valutazione e gli impegni assunti con riferimento alla soppressione della tassa di concessione governativa. Per quanto riguarda l'attuazione di tale impegno già con la legge finanziaria per il 2008, gli interroganti sanno che essa è in corso di definizione e che dovranno essere valutate le implicazioni finanziarie dell'auspicata abolizione e gli effetti in termini economici e di politica industriale. Quindi il Governo conferma l'impegno, ma allo stato io non sono in grado di dire se ciò avverrà già con la prossima legge finanziaria o con un altro intervento in quanto dovrà essere presa, al riguardo, una decisione collegiale.

PRESIDENTE. Il deputato Della Vedova ha facoltà di replicare.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, sono insoddisfatto della risposta del Ministro Chiti malgrado ci abbia spiegato che la nostra proposta è ragionevole ed è la misura che occorre in questo settore.
Le tariffe, signor Ministro, sono aumentate, come testimoniano tutte le offerte degli operatori; bisogna, inoltre, tenere presente un'aggravante: tale misura ha colpito le società più piccole, quelle che cercano di fare concorrenza ai due grandi operatori che detengono l'80 per cento del mercato, quindi è una misura che ha avuto effetti contro la concorrenza.
L'Autorità garante della concorrenza e del mercato e l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni hanno spiegato che è a causa della tassa di concessione governativa che le persone scelgono la ricarica e quindi si sottopongono ai costi o alle maggiori tariffe.
La tassa di concessione governativa è un balzello antistorico, introdotto quando qualcuno pensava che la telefonia mobile (il cellulare) fosse un bene di lusso.
Sono insoddisfatto soprattutto - signor Ministro - perché lei afferma che abbiamo ragione, che la tassa va cancellata, ma, come sempre per quanto riguarda le vostre liberalizzazione, voi fate interventi d'imperio di stampo chaveziano sulle imprese, ma vi fermate sulla porta di casa.
Se vogliamo favorire i consumatori facciamo noi, come Stato, il primo passo, quindi aboliamo la tassa di concessione, che non ha alcuna giustificazione.
Facciamolo subito! Facciamolo nella prossima legge finanziaria!
Concludo il mio intervento con una digressione: così come per i mutui - oggiPag. 60vi è il problema del caro-mutui - siete intervenuti d'imperio sui contratti di mutuo e non avete ridotto, come chiedevamo, le tasse che gravano sulle persone che chiedono un mutuo per pagare la prima casa.
Quindi l'invito e l'insoddisfazione nasce dal fatto che, in questa sede ed ora, si può decidere e il Governo può decidere nella prossima legge finanziaria, di abolire questa tassa...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. ... le risorse ci sono - concludo signor Presidente - e sarebbe un modo molto utile e intelligente, a favore di tutti gli italiani, di usare i famosi «tesoretti» (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

(Orientamenti del Governo in materia di riforma della dirigenza statale - n. 3-01234)

PRESIDENTE. Il deputato Leo ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-01234, concernente orientamenti del Governo in materia di riforma della dirigenza statale (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 14), di cui è cofirmatario.

MAURIZIO LEO. Signor Presidente, la stampa nei giorni scorsi ha pubblicato la notizia che è in animo del Governo predisporre un disegno di legge delega per il riordino del sistema dei dirigenti dello Stato, sia di prima sia di seconda fascia.
In particolare con questo disegno di legge delega si vuole modificare il decreto legislativo n. 165 del 2001, che riguarda, nello specifico, il trattamento giuridico ed economico dei dirigenti dello Stato. Alleanza Nazionale da sempre è attenta ai problemi della dirigenza statale e in una serie di interventi, sia di ordine normativo sia attraverso il sindacato ispettivo, ha posto l'attenzione su particolari questioni. Mi riferisco al problema della ripubblicizzazione del rapporto dei dirigenti dello Stato e all'esperimento di procedure concorsuali per...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MAURIZIO LEO. ...quindi la richiesta che il gruppo di Alleanza Nazionale le rivolge è di far conoscere lo stato dell'arte, in particolare per quanto riguarda la soppressione dell'articolo 19, comma 6 del decreto legislativo n. 165 del 2001.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, direi anzitutto agli onorevoli interroganti che con molte delle considerazioni e delle valutazioni espresse nell'atto di sindacato ispettivo il Governo si trova in sintonia.
L'aspetto, invece, su cui vi è una minore convinzione riguarda il ridimensionamento del ruolo della contrattazione collettiva - la questione che lei poneva da ultimo - che deve essere, a nostro giudizio, approfondito perché la cosiddetta ripubblicizzazione della dirigenza suscita perplessità sotto il profilo della distinzione tra politica e amministrazione, anche per il raggiungimento di una maggiore efficienza nell'azione amministrativa.
Quanto agli altri punti invece - li citerò brevemente - abbiamo intenzione di valorizzare l'attività del personale interno alle pubbliche amministrazioni, come è stabilito nei protocolli d'intesa siglati con le organizzazioni sindacali.
È vero che è necessaria la riforma del decreto legislativo n. 165 del 2001, sia per risolvere i notevoli problemi di ordine interpretativo sorti in fase di attuazione, sia per adeguare la disciplina ai principi posti da recenti decisioni della Corte costituzionale.
Tra i criteri che vogliamo seguire per la riforma vi è l'obiettivo di ridurre le ipotesi di affidamento di funzioni dirigenziali aPag. 61soggetti non appartenenti a ruoli delle amministrazioni interessate, riconducendo la previsione normativa al suo scopo originario, quello di circoscrivere questa possibilità ai soli casi in cui essa si renda necessaria per l'acquisizione di specifiche competenze professionali, che non sia possibile reperire nell'ambito della dirigenza di ruolo.
Vogliamo che le conferme e le revoche negli incarichi siano fondate esclusivamente sulle attitudini e sulle competenze professionali dei dirigenti e siano collegate agli esiti delle valutazioni annuali, escludendo in ogni caso forme di rimozione automatiche e prive di motivazione, in primo luogo per i dirigenti preposti ad attività di amministrazione e di gestione.
Vogliamo introdurre elementi di unitarietà con riferimento alla formazione e all'organizzazione della dirigenza, alla crescita professionale e alle modalità di reclutamento, agevolando la mobilità dei dirigenti tra diverse amministrazioni. Intendiamo perfezionare la distinzione tra responsabilità di indirizzo politico-amministrativo e responsabilità di direzione delle amministrazioni pubbliche, garantendo ai dirigenti un'autonomia operativa reale rispetto al potere politico, in particolare eliminando residui strumenti di intervento degli organi di Governo su gli atti di competenza dei dirigenti. Potrei continuare, ma il tempo non lo permette.
In conclusione dall'analisi di questi principi, che ho ripercorso sommariamente e ai quali il Governo intende ispirarsi per riformare la normativa sul pubblico impiego, risulta con evidenza come gli stessi siano in buona parte affini a quelli evidenziati dagli interroganti.
Per tali motivi, analogamente a quanto affermato nell'interrogazione, anche il Governo ritiene che sia non solo giusto - al riguardo, non vi è dubbio alcuno - ma anche possibile procedere alla riforma con un consenso cercato sia nella maggioranza sia nell'opposizione.

PRESIDENTE. Il deputato Leo ha facoltà di replicare per due minuti.

MAURIZIO LEO. Ringrazio il Ministro Chiti e prendo atto di questo ravvedimento operoso del Governo rispetto alla riforma Bassanini, che ha portato tanti guasti nel sistema della dirigenza statale.
Mi compiaccio del fatto che si proceda in una certa misura verso una valorizzazione del ruolo del dirigente dello Stato, in particolare di quanti già operino all'interno delle pubbliche amministrazioni. Forse sarebbe stato possibile intervenire in tal senso già da tempo, perché ci sono professionalità e competenze nell'ambito della pubblica amministrazione che devono essere valorizzate. Invito il Ministro Chiti a soffermarsi anche su un altro tema, che a mio modo di vedere è importante: le consulenze esterne. Spesso si fa ricorso a consulenti esterni quando personale delle amministrazioni potrebbe svolgere ruoli e compiti con molta competenza e capacità.
Un ultimo tema, cui si è già fatto cenno, è il seguente. Raccomandiamo la soppressione dell'articolo 19, comma 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001, la norma che prevede la possibilità del reclutamento esterno. Il Ministro Chiti ha confermato la sussistenza di personale, che può adeguatamente svolgere il ruolo di dirigente di prima e di seconda fascia. Avvaliamoci di tali dipendenti dell'amministrazione.
Per quanto riguarda la disponibilità di Alleanza Nazionale a intavolare un serio e proficuo dibattito bipartisan per risolvere i problemi, dichiaro la piena disponibilità da parte del nostro partito (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16,45 con l'esame degli ordini del giorno riferiti al progetto di bilancio interno.
Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 16,35 è ripresa alle 17.

Pag. 62

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati, Aprea, Brugger, Bruno, Buontempo, Capodicasa, Casini, Colucci, Donadi, Fabris, Franceschini, Landolfi, Leoni, Morrone, Oliva, Parisi, Pollastrini, Stucchi, Villetti ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente (ore 17,02).

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla IX Commissione (Trasporti):
S. 1772 «Conversione in legge del decreto-legge 3 agosto 2007, n. 117, recante disposizioni urgenti modificative del codice della strada per incrementare i livelli di sicurezza nella circolazione» (Approvato dal Senato) (3044) - Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, X, XII, XIV.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dall'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Si riprende la discussione dei Doc. VIII, nn. 3 e 4 (ore 17,04).

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta ha avuto luogo la replica del questore, deputato Colucci.

Sull'ordine dei lavori (ore 17,05).

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, so benissimo che il mio intervento è irrituale, ma qualche minuto fa, durante lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, è accaduto qualcosa di abbastanza sconcertante. Poiché riguarda anche la Presidenza della Camera, volevo segnalarle la circostanza.
Mi è sembrato di capire che non sia mai pervenuta al Ministro dell'interno la richiesta di informativa urgente che per mesi non solo io, ma anche altri colleghi, abbiamo formulato. Pertanto, la reitero, perché dalle risposte emerse sulla situazione della sicurezza nel Paese mi sembra che non ci sia stata alcuna occasione adeguata per poter rispondere a temi così importanti per l'opinione pubblica italiana.

PRESIDENTE. Testimonio che gli uffici, come di prassi, hanno informato il Governo di questa sua richiesta. Lei, del resto, mi è testimone che in numerose riunioni degli uffici e dei presidenti dei gruppi la richiesta è stata da lei indicata e da me sollecitata presenti i rappresentanti del Governo. In ogni caso, ribadirò la richiesta che lei ha avanzato.

Si riprende la discussione (ore 17,06).

(Esame degli ordini del giorno - Doc. VIII, n. 4)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - Doc. VIII, n. 4, sezione 1).
Prima di dare la parola al deputato questore per l'espressione dei pareri sugliPag. 63ordini del giorno, rilevo che taluni di essi - faccio riferimento gli ordini del giorno Gianfranco Conte n. 9/Doc. VIII, n. 4/95 e n. 9/Doc. VIII, n. 4/96, Mario Pepe n. 9/Doc. VIII, n. 4/99 e Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/108 - presentano profili problematici in ordine alla loro ammissibilità.

GREGORIO FONTANA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo.

GREGORIO FONTANA. Sulle inammissibilità che ha appena comunicato.

PRESIDENTE. Le darò la parola al termine della mia comunicazione.
L'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/Doc. VIII, n. 4/95, volto ad equiparare - in termini di dotazioni - i gruppi autorizzati in deroga alle componenti politiche del gruppo Misto, è inammissibile in quanto il Regolamento della Camera non consente un simile intervento ponendo tutti gruppi sullo stesso piano e differenziando la posizione dei gruppi da quella delle componenti politiche del gruppo Misto.
L'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/Doc. VIII, n. 4/96 è inammissibile in quanto volto ad impegnare, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori a predisporre alcune modifiche al Regolamento della Camera: come è noto, a tali soggetti non è attribuito uno specifico potere di iniziativa in materia di riforma regolamentare né un particolare ruolo all'interno del relativo procedimento.
L'ordine del giorno Mario Pepe n. 9/Doc. VIII, n. 4/99 è inammissibile in quanto l'impegno in esso contenuto contrasta con le vigenti previsioni regolamentari che prevedono che la competenza in materia di servizi di sorveglianza sanitaria e per gli adempimenti previsti dal decreto legislativo n. 626 del 1994 spetti al datore di lavoro e non all'Ufficio di Presidenza.
Quanto all'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/108 rilevo che esso è volto a impegnare l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei questori ad eliminare - limitando esclusivamente il finanziamento dei gruppi costituiti in deroga - qualsiasi maggior onere derivante dalla costituzione di gruppi di consistenza inferiore a venti deputati. Esso impegna, inoltre, l'Ufficio di Presidenza ad eliminare i maggiori oneri connessi all'elezione dei segretari di Presidenza, su richiesta dei gruppi costituiti in deroga.
Ricordo, preliminarmente, che la possibilità di costituzione di gruppi con meno di venti deputati è espressamente prevista dalle norme regolamentari.
L'ordine del giorno in esame chiama in causa alcuni principi fondamentali sanciti dal Regolamento: il carattere necessitato dell'attribuzione a tutti i gruppi parlamentari costituiti all'interno della Camera, per l'esplicazione delle loro funzioni, di locali e attrezzature, nonché di contributi a carico del bilancio della Camera (articolo 15, comma 3, primo periodo); l'obbligo di procedere a tale dotazione di risorse e a tale assegnazione di contributi, esclusivamente sulla base di due specifici parametri: primo, le esigenze di base comuni ad ogni gruppo; secondo, la consistenza numerica dei gruppi stessi (articolo 15, comma 3, secondo periodo); la parità di trattamento per i segretari di Presidenza, con l'unica differenza prevista per i segretari eletti su richiesta dei gruppi costituiti in deroga, con riferimento alla conclusione del mandato in relazione al venir meno dell'esistenza del gruppo di appartenenza ovvero all'abbandono del medesimo (articolo 5, comma 7).
Il Regolamento pone, dunque, tutti i gruppi costituiti come tali - indipendentemente dal fondamento regolamentare della loro costituzione - su un piano di parità formale, dettando i parametri in base ai quali la Presidenza è chiamata ad assicurare le relative risorse, che costituiscono uno strumento essenziale per assicurarne la necessaria autonomia.
Pertanto, ai fini che qui interessano, l'unica distinzione che può essere presa in considerazione è quella fondata sulla consistenzaPag. 64numerica dei gruppi, vale a dire in proporzione al numero dei relativi iscritti.
Alla luce di tale quadro regolamentare, la Presidenza non può essere chiamata ad «eliminare» puramente e semplicemente i maggiori oneri derivanti dall'applicazione di una norma del Regolamento, per quanto politicamente controversa possa essere stata la relativa decisione.
È certamente possibile dar luogo ad una riduzione dei contributi e delle dotazioni, ma ciò non può che avvenire sulla base di deliberazioni di carattere generale che fondino la distinzione tra i gruppi esclusivamente sulla base di una diversa considerazione del parametro della consistenza numerica.
Alla luce di queste considerazioni, la Presidenza - fermo restando il significato politico delle relative premesse - può considerare ammissibile l'ordine del giorno sopra citato solo nei limiti in cui gli impegni richiesti risultino essere compatibili con le disposizioni contenute nel Regolamento della Camera.
E cioè - esclusa ogni diversità di trattamento per i segretari di Presidenza - nel senso che essi non comportino un'eliminazione ma soltanto una riduzione, anche consistente, dei contributi e delle dotazioni e che la stessa sia fondata non sul titolo in base al quale il gruppo risulta costituito, ma solo su una diversa considerazione del parametro della consistenza numerica.
In altri termini, l'ordine del giorno è ammissibile ove l'impegno sia riformulato nel senso che esso preveda di «ridurre significativamente nel rispetto dei parametri fissati dall'articolo 15, comma 3, del Regolamento, i contributi e le dotazioni destinati ai gruppi di minore consistenza numerica».
In tal modo - a prescindere dalla valutazione che se ne vorrà dare e che sarà espressa dalle parti politiche - il dispositivo non risulta in contrasto con i principi regolamentari.
Alla luce delle argomentazioni svolte appare chiaro che il problema che si pone è quello della compatibilità degli impegni richiesti con le norme del Regolamento della Camera. Resta ferma ovviamente la possibilità di modificare tali norme secondo le procedure previste dal Regolamento medesimo.
Ha chiesto di parlare il deputato Gregorio Fontana. Ne ha facoltà.

GREGORIO FONTANA. Signor Presidente, come ho avuto modo di dire nel corso della discussione generale noi attribuiamo una particolare importanza a questo ordine del giorno: mi riferisco sia ai colleghi di Forza Italia sia ai colleghi delle altre forze politiche che lo hanno sottoscritto. È, quindi, importante che la Camera si possa esprimere su di esso.
Ho ascoltato attentamente la sua dichiarazione di inammissibilità e i profili generali in base ai quali ci ha indicato delle possibili soluzioni al fine di consentire all'Assemblea di esprimersi in ordine a tale materia. Le chiedo, quindi, la possibilità di riformulare questo ordine del giorno e ripresentarlo entro il termine del dibattito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, di norma non sono abituato a contestare le valutazioni che sono poste in capo al Presidente della Camera: mi riferisco a quelle concernenti l'ammissibilità o meno di un ordine del giorno. Quindi, rispetto le valutazioni che lei ha voluto svolgere riguardo all'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/108, che ho sottoscritto.
Detto ciò, credo, però, che il significato politico del nostro ordine del giorno non possa essere sminuito, annullato, reso del tutto privo di significato da una semplice valutazione concernente la sua ammissibilità. Peraltro, ritengo che il concetto che lei...

PRESIDENTE. Mi scusi, presidente. Per favore...

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, parliamo di costi della politica. Ha ragione lei, non interessa molto.

Pag. 65

PRESIDENTE. Scusate, anche chi volta le spalle alla Presidenza sarebbe pregato di...

IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, è che si fidano di lei.

PRESIDENTE. Per favore, ai parlamentari che voltano le spalle alla Presidenza chiederei di correggere la loro postura. Non so quale sia la nostra sensibilità; mi pare, tuttavia, di dover richiamare l'Assemblea al fatto che stiamo discutendo un argomento su cui le diverse sensibilità presenti nel Paese sono assai attente a ciò che questa Assemblea si accinge a decidere.
Chiedo, dunque, che in una discussione che risulta così impegnativa, anche se fortemente connotata da elementi tecnici, ci sia la possibilità di seguire con attenzione il dibattito. Grazie. Prego, presidente.

IGNAZIO LA RUSSA. Il tenore dell'ordine del giorno, comunque, anche nella versione che lei ritiene ammissibile, limita fortemente i contributi a favore dei gruppi minori, come lei ha affermato. L'individuazione di cosa si intenda per gruppo minore, a mio avviso, non modifica la valutazione che lei ha svolto: inserire, quindi, in un nuovo testo il riferimento ai gruppi minori di venti deputati, che sono esattamente quelli costituiti in deroga, è esattamente conforme alla sua valutazione di ammissibilità, ma chiarirebbe che per gruppi minori non si vuole intendere quelli costituiti da ventuno, ventidue o ventitrè deputati, cioè quelli che comunque, ad avviso dei proponenti dell'ordine del giorno, avevano, a prescindere dalla eccezione legittima praticata dall'Ufficio di Presidenza, di per sé il diritto a costituire un gruppo. Ciò, quindi, per quanto concerne il punto di vista tecnico. L'unica riformulazione - mi rivolgo al collega che si accinge a proporla - che a noi può sembrare comunque accettabile è quella che indichi quali sono i gruppi minori, quelli con meno di venti deputati.
Detto questo, signor Presidente, ciò che conta è, però, l'aspetto politico di tale vicenda. Stiamo parlando della possibilità di ridurre seriamente dei costi in un contesto politico generale in cui si parla molto di semplificazione.
Nei prossimi giorni si avvierà la fusione di due grandi partiti per dar vita al Partito Democratico. Si sbandiera la volontà di semplificare. La verità è che all'inizio della legislatura sono stati fondati cinque gruppi, uno di centrodestra e quattro di centrosinistra, che secondo le regole generali non avevano diritto all'esistenza. È stato fatto tutto legittimamente, perché il Regolamento prevede la possibilità di questa eccezione. È stato rispettato il Regolamento e c'è voluto un voto dell'Ufficio di Presidenza. Peraltro, mi darà atto che non è normale che, su una simile materia, prevalga la maggioranza con un solo voto e che questo voto sia proprio quello del Presidente della Camera, che solo molto raramente diventa decisivo in sede di Ufficio di Presidenza.
Capirà, quindi, che la nostra è una posizione assolutamente coerente. Sin dall'inizio abbiamo sostenuto che, se si vuole andare verso la riduzione dei costi della politica e la sua semplificazione, non bisogna dar vita a nuovi gruppi parlamentari che deroghino alla regola generale della consistenza numerica dei venti deputati. Ciò è stato fatto, con la conseguenza di un aggravio di spese - che è stato stimato dall'onorevole Fontana - di quindici milioni di euro.
Noi chiediamo che si dia un segnale! Non chiediamo che domani questi gruppi non ricevano più i contributi, nè che domani, ora o nel corso di tutta la legislatura siano sciolti. Noi chiediamo che si dia un segnale chiaro e preciso di una volontà di riduzione di tutte le spese dipendenti da scelte partitiche, di appartenenza. Questa non è stata una scelta di funzionalità; è stata una scelta operata dalla maggioranza per occupare più poltrone, per avere più peso, per avere più potere in quest'aula! E noi questo non lo riteniamo possibile!Pag. 66
O c'è un segnale in questa direzione, che non deve venire solo dall'Ufficio di Presidenza, bensì da una maggioranza che in maniera legittima dal punto di vista regolamentare, ma inaccettabile dal punto di vista politico, ha aumentato di quindici milioni i costi per una sua convenienza di potere...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

IGNAZIO LA RUSSA. ...o noi non voteremo il bilancio della Camera e ci asterremo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mario Pepe. Ne ha facoltà.

MARIO PEPE. Signor Presidente, avevo offerto all'amministrazione della Camera la possibilità di liberarsi di una convenzione particolarmente onerosa: mi riferisco alla convenzione con l'Università di Roma Tor Vergata. Avete dichiarato inammissibile il mio ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 4/99. Tuttavia, vorrei rivolgermi ai membri dell'Ufficio di Presidenza: non vi potete comportare come quei signorotti medievali che, in tempo di Quaresima, per mettere a posto la coscienza, facevano digiunare gli altri, la servitù.
Secondo me, se deve essere praticata una politica di rigore, ciò va fatto in tutte le direzioni, a cominciare dalle consulenze che l'amministrazione della Camera affida ai professionisti esterni; questo è un caso.
Mi appello, quindi, alla sensibilità del Presidente della Camera, chiedendo di riconsiderare l'ammissibilità del mio ordine del giorno che comunque va nella direzione della lotta agli sprechi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente Fabris. Ne ha facoltà.

MAURO FABRIS. Signor Presidente, intervengo circa l'inammissibilità da lei appena dichiarata. Non ho francamente compreso secondo quale criterio sia stato espresso il giudizio sull'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/108. In un primo tempo, infatti, si afferma che non si possono modificare i regolamenti: e, dal momento che il Regolamento questo stabilisce, noi ci siamo attenuti allo stesso. Peraltro, vorrei ricordare ai colleghi La Russa e Fontana che questa vicenda è stata inaugurata nella passata legislatura, cioè con un altro Presidente: non sono dunque state questa Presidenza e questa maggioranza ad aver inaugurato il ragionamento sui gruppi con consistenza inferiore al numero di venti previsto originariamente dal nostro Regolamento.
Signor Presidente, lei fa questo correttissimo riferimento a quanto stabilito dal Regolamento ed afferma che, naturalmente, non può derogare a quanto il Regolamento prevede e consente né alle delibere intervenute. Ciononostante, lei invita il collega a riformulare l'ordine del giorno nel senso che si potrebbe prevedere una riduzione pro quota o pro rata - non ho capito come la volete intendere - dei contributi per i gruppi regolarmente costituiti. Questa, signor Presidente, mi sembra assolutamente una forzatura: la cosa o è o non è. Decidete, dunque, sull'ammissibilità (Commenti)...

PRESIDENTE. Per favore...

MAURO FABRIS. Ora ho qualcosa da dire anche a voi per quel che riguarda i costi! Tuttavia, non si può affermare che l'ordine del giorno non è ammissibile ma che, comprendendosene il senso e dunque venendo incontro ad esso, si è disposti ad accettare una riformulazione per una riduzione pro rata del contributo.
Comprendo anche l'ultima tirata del collega La Russa su questo moralismo che sta prendendo piede (in maniera, credo, anche inconsapevole per qualche gruppo). Ma è fastidioso ed anche un po' ipocrita: vedo infatti molti, che in passato avevano anche responsabilità di Governo, alzarsi e puntare l'indice chiedendo la riduzione dei costi. Sarebbe facile dire: cosa avete fatto voi? Ad esempio, sarebbe facile dire all'onorevole La Russa che eravate voi quelli che nel marzo del 1999 (ho qui il testo dell'intervento dell'onorevole Fini), diPag. 67fronte al rifinanziamento della vita politica ed al ritorno al finanziamento dei partiti, promettevate che avreste dato i soldi a tutta una serie di associazioni di volontariato e che non avreste voluto i soldi del finanziamento pubblico. Faceste un elenco: Fini, in quest'aula, urlò che avreste dato i soldi alle comunità per il recupero dei tossicodipendenti, alle associazioni contro l'usura, alle vittime del terrorismo. Vorrei capire: avete dato indietro questi soldi, voi di Alleanza Nazionale, oppure ve li siete tenuti (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur e La Rosa nel Pugno)? Non potete continuare a fare i moralisti mentre, poi, il vostro comportamento è un altro (Commenti del deputato Foti). Fini, in quest'aula, l'11 marzo 1999, ha dichiarato: non vogliamo i soldi del finanziamento pubblico, li daremo in beneficenza. Se, dunque, ci fornite, per cortesia, l'elenco dei beneficiati, cominceremo a fare un po' di pulizia qui dentro (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale - Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur, La Rosa nel Pugno e Comunisti Italiani). Aspetto l'elenco dei beneficiati: l'avete promesso nel marzo 1999!
Se cominciamo su questo versante (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)... Nel frattempo attendo l'elenco, sempre che il presidente Fini faccia outing sui voli di Stato che ha preso lui e su chi vi era sopra, e se per caso, come ho già chiesto, vi fossero quanti partecipavano ai casting alla Farnesina. Se vogliamo continuare su questa strada, mi par bene che in quest'aula ci dessimo tutti una calmata poiché non è il caso di inseguire (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)...

PRESIDENTE. Per favore!

MAURO FABRIS. Dateci l'elenco dei voli di Stato che avete utilizzato voi e di chi alla Farnesina faceva i casting! Dite perché spendevate 32 milioni di euro quando eravate al Governo! Spiegateci perché è in corso un contenzioso con il portavoce di Fini per quanto riguarda l'uso delle auto blu! Smettete di fare i moralisti (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno e Comunisti Italiani), perché le spese, con voi, non sono diminuite!
La seconda questione riguarda il dato politico, signor Presidente: non vorremmo che qui si procedesse (attraverso riforme ai regolamenti, oltre che con iniziative regolamentari) con questa volontà politica di far nascere - per via regolamentare, in questo caso, o per via referendaria - una sorta di bipartitismo coatto. Bontà sua, Fontana ci dice: dal momento che siete stati eletti, potete anche parlare in quest'aula; e, dal momento che siete stati eletti, potete anche mettervi insieme ed affermare un'identità politica diversa da Forza Italia; ma non pensate che vi possiamo dare soldi per svolgere questo tipo di attività!

PRESIDENTE. La invito...

MAURO FABRIS. Arrivo al punto, Presidente. Non è che mi può...

PRESIDENTE. Volevo solo dirle che deve concludere.

MAURO FABRIS. Ho già concluso. Vorrei dire a questi colleghi che, invece di accanirvi su leggi, regolamenti o altro, dovreste cercare di domandarvi per quale ragione questo bipartitismo coatto in Italia non è nato, nonostante le leggi «porcata» che avete approvato.

PRESIDENTE. La prego: deve concludere.

MAURO FABRIS. Ho finito, signor Presidente, vorrei almeno la parola...

PRESIDENTE. Sì, ma secondo i tempi previsti per tutti.

MAURO FABRIS. Signor Presidente, sto concludendo. Vi è un tempo entro il quale intervenire?

Pag. 68

PRESIDENTE. Sì, certo, sono previsti cinque minuti.

MAURO FABRIS. Perfetto, allora concludo e dico che, nonostante questa vostra voglia di ridurre...

PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Basta!

MAURO FABRIS. Vorresti, ma non è così. Riprenderò la parola dopo, non ti preoccupare.

PRESIDENTE. Scusate, per favore! Deputato Fabris, la prego di concludere secondo i tempi del Regolamento.

MAURO FABRIS. Volentieri, signor Presidente, se non mi interrompono. Quindi, nonostante questa vostra voglia e volontà di ridurre tutto ad un bipartitismo coatto, credo, signor Presidente, che il rispetto del Regolamento in questo caso vada assolutamente sancito anche con il voto sul bilancio (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur e La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, non per contrapposizione ai firmatari dell'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/108, ma in considerazione della sostanza delle disposizioni previste dal nostro Regolamento, ritengo che tale ordine del giorno non poteva essere accolto per essere, quindi, votato dall'Assemblea.
A me dispiace che i colleghi della Casa delle libertà, quando furono costituiti cinque nuovi gruppi in violazione del Regolamento, non reagirono adeguatamente.
Vorrei ricordare che per la costituzione dei gruppi il nostro Regolamento prevede tuttora l'elezione di venti deputati, oppure la presentazione in tutte le circoscrizioni e l'elezione di almeno un deputato con il sistema maggioritario. È cambiata la legge elettorale; di conseguenza, bisognava cambiare anche il Regolamento! Invece l'Ufficio di Presidenza, con una procedura che non ha precedenti e con il voto determinante del Presidente di questa Assemblea, autorizzò, in deroga al Regolamento, la costituzione di cinque nuovi gruppi.
Non è, cari colleghi, solo un problema di finanziamento, ma di democrazia, perché l'Ufficio di Presidenza oggi è un organo politico, nel momento in cui ha autorizzato in violazione del Regolamento, per decisione politica, la costituzione di cinque nuovi gruppi.
Per quanto riguarda la questione del finanziamento, però, si deve modificare il Regolamento: non si può per umore, convenienza o circostanza decidere sulla base di un Regolamento a norma del quale tutti i gruppi sono uguali e dispongono di tutte le prerogative previste dal Regolamento stesso.
Votai contro quella decisione votata anche dal Presidente, ma oggi difendo il diritto di questi gruppi, nel rispetto del Regolamento vigente, di avere tutto ciò che il Regolamento stesso prevede: la democrazia si fonda sul rispetto rigoroso delle regole, altrimenti non vi è più democrazia in quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur e La Rosa nel Pugno)!
Allora, onorevole Presidente, potrebbe farsi promotore di un'iniziativa, anche perché rientra nelle sue prerogative: mi riferisco alla presentazione alla Giunta per il Regolamento di un nuovo testo di Regolamento, che lei potrà proporre e che i rappresentanti dei partiti in quella sede potranno emendare, respingere o approvare.
Credo, quindi, che l'Assemblea debba votare contro l'ordine del giorno in oggetto, in quanto viola il Regolamento vigente ed accetta, politicamente, che si possano alterare i rapporti di forza all'interno degli organi delle Assemblee elettive per privilegiare questa volta il centrosinistra (ma se si accetta che ciò possa avvenire, colleghi del centrosinistra, domani potrebbe anche accadere esattamente l'opposto).Pag. 69
Concludo, con una parola di critica, signor Presidente: non è possibile che i deputati siano posti di fronte all'accoglimento casuale di emendamenti ed ordini del giorno. Secondo le disposizioni del Regolamento, infatti, un ordine del giorno può essere migliorativo o peggiorativo, purché ciò avvenga nei binari del Regolamento, ma non si può accogliere un ordine del giorno o un emendamento che contrasti con le previsioni regolamentari.
Pertanto, non solo voterò contro, ma invito ancora il Presidente a chiedere il ritiro di tale ordine del giorno e, comunque, ad inviare alla Giunta per il Regolamento le nuove proposte che eventualmente si possono indicare. Ridurre semplicemente la costituzione dei gruppi ad una questione finanziaria vuol dire umiliare la politica, non condannare le caste, che continuano ad esistere anche quando violano il Regolamento con la presunzione di avere i numeri con i quali si crede di poter fare ciò che si vuole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non voglio sollevare alcun tipo di polemica né raccogliere alcune osservazioni comprensibili, anche se non condivisibili dal mio punto di vista, che ho ascoltato su tale tema. Tuttavia, pur condividendo il principio che ha ispirato l'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/108 (ricordo, tra l'altro, che un ordine del giorno simile era stato presentato dal nostro gruppo, ma dichiarato inammissibile dagli uffici), vorrei che non ci nascondessimo dietro ai ragionamenti che si svolgono ormai da un anno e mezzo nella Giunta per il Regolamento e talvolta anche in sede di Conferenza dei rappresentanti dei gruppi. Dico ciò, perché, altrimenti, al di là delle pressioni esercitate dalle manifestazioni di Grillo o da quelle di Moretti di tre anni fa o delle polemiche che possono scaturire talvolta nel corso degli anni, si evitano le questioni che abbiamo davanti.
Costituisce un problema o meno adattare l'attuale Regolamento della Camera ad un sistema elettorale che probabilmente cambierà e che certamente non è più uninominale ma proporzionale? È un problema che dobbiamo affrontare oppure no? Tale difficoltà è stata evidenziata anche dalla lunga riunione che ha portato alla costituzione e al riconoscimento, in deroga all'articolo 14 del Regolamento, di cinque gruppi in più. Si trattò di una riunione che durò più di una seduta e che comportò, per la costituzione di tali gruppi, anche il voto, per la prima volta nella storia repubblicana, del Presidente della Camera. Tuttavia, egli è stato accusato ieri, da una lettera pubblica, di essere colui che avrebbe concesso un aumento di stipendio, pur non avendolo fatto. Certamente non si inventò, qualche mese fa, di essere protagonista di un riconoscimento, ma qualcuno, all'interno di una coalizione, glielo chiese.
Pertanto, il tema che certamente riguarda i costi, ma anche la sintonia politica e l'agibilità regolamentare all'interno della nostra Assemblea, deve essere affrontato. La riformulazione proposta dall'onorevole Gregorio Fontana è meglio di niente. Si può procedere con un voto su un principio, visto che sono moltissimi gli ordini del giorno dichiarati inammissibili per aspetti formali, cioè il principio che consenta all'Assemblea di affermare - tramite l'invito rivolto ai deputati questori, alla Giunta per il Regolamento, di cui auspico, signor Presidente, la convocazione più sollecita per discutere di questo e di altri temi - di guardare con più attenzione la sintonia del riconoscimento dei gruppi parlamentari con un sistema elettorale e partitico che è cambiato.
Noi non vogliamo assolutamente trasformare l'Assemblea attraverso forzature del Regolamento in un consesso bipartitico, poiché abbiamo in mente ben altro, ma non possiamo neanche immaginare e dimenticare le rilevanti discussioni e polemiche - mi sia consentito - di una maggioranza, che può essere dell'uno o dell'altro schieramento, che riconosce, al fine di mantenere o aumentare la propriaPag. 70presenza dentro gli uffici istituzionali, gruppi in deroga in base alla convenienza. Ciò non è possibile.
Occorre dare una risposta attraverso formulazioni nuove, il voto su un principio o - come auspico - una riunione urgente della Giunta per il Regolamento che affronti il tema di tale specifico articolo, e più in generale una sintonia tra il Regolamento e i diritti della maggioranza e dell'opposizione, quelli che scaturiscono dal nuovo sistema elettorale proporzionale rispetto alla formulazione di cui al Regolamento, che è ispirato al sistema maggioritario. È necessaria una sintonia per non rimandare il problema. La risposta a tale situazione comporta anche aspetti finanziari importanti? Certamente. Ma non è che per gli aspetti finanziari cancelliamo il problema o, negando i suddetti, fingiamo che non ve ne sia alcuno.
Onorevole Presidente, con riferimento a tale tematica si possono affrontare alla radice non le polemiche di ieri o dell'altro ieri, ma quelle che progressivamente vengono evidenziandosi in questi mesi e in questi anni.
Con l'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n.4/108, con la formulazione di un voto di principio o con la convocazione della Giunta per il Regolamento, mi sembra indispensabile affrontare questo tema il più presto possibile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, anche se in modo molto strumentale, la discussione che stiamo svolgendo ha comunque una sua rilevanza politica ed istituzionale. Capisco l'imbarazzo in cui lei si è trovato, signor Presidente, di fronte ad un ordine del giorno firmato dal principale gruppo dell'opposizione a cui si è associato poi anche il secondo gruppo dell'opposizione e adesso anche il terzo.
È evidente che lei, leggendo quell'ordine del giorno, e non credo che mi possa smentire, non avrebbe potuto far altro che dichiararlo inammissibile, perché l'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/108, come lei ha fatto capire, è palesemente inammissibile.
Capisco - e non la contesto come ha fatto qualcun altro - che il Presidente della Camera, messo implicitamente in discussione dai colleghi firmatari di questo ordine del giorno, abbia dovuto fare i salti mortali (ma li ha fatti con abilità) per dire in quali termini di compatibilità con il Regolamento (e non poteva fare diversamente, perché lei è il supremo garante del rispetto del Regolamento in quest'aula), quell'ordine del giorno fosse ammissibile (non accolto, come qualcuno ha sostenuto; non è stato accolto dai questori, i quali ne hanno chiesto il ritiro, il che significa che se venisse posto in votazione essi inviterebbero a bocciarlo). Lei ha dichiarato in quali termini potrebbe essere ammissibile, ma ovviamente i suoi criteri di ammissibilità confliggono letteralmente con il dispositivo di quell'ordine del giorno.
Pertanto, sostanzialmente, chi voterà a favore di quell'ordine del giorno - tutti noi voteremo contro - voterà per un ordine del giorno che è scritto in un modo, ma è stato riformulato dal Presidente della Camera, stravolgendolo completamente, come era necessario, per poterlo dichiarare ammissibile, anche se era palesemente inammissibile.
Lei ha fatto riferimento - e la capisco Presidente, lo voglio dire pubblicamente - ad una legittima polemica politica che c'è stata all'inizio di questa legislatura. Anch'io ritengo legittima quella polemica politica, ma oggi è totalmente strumentale, perché nella storia di questo Parlamento (io credo tutto, ma sicuramente per la parte che conosco, che è abbastanza ampia), non si è mai verificato un caso - mai! - in cui il principale gruppo dell'opposizione (ed un altro si è associato), abbia detto: «noi non voteremo il bilancio interno della Camera». Si tratta del bilancio di tutti noi!
Colucci è seduto a quel banco insieme a Galante e al questore anziano; il collega Colucci era il questore anziano nella scorsa legislatura. Il bilancio interno della Camera non è il bilancio della maggioranza pro tempore; è il bilancio dell'istituzionePag. 71di cui tutti noi facciamo parte! È la prima volta nella storia del Parlamento che, in modo ricattatorio, alcuni gruppi dell'opposizione, e non gli ultimi, dicono: «Se non ci approvate quest'ordine del giorno noi non votiamo il bilancio della Camera». Vergognatevi! Vergognatevi! (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro).
È la prima volta che una vicenda di questo genere si verifica. Pertanto, signor Presidente, questo atteggiamento ricattatorio non può essere accettato da nessuno in quest'aula. Sinceramente, mi auguro che questa discussione induca i colleghi che sono intervenuti a riflettere, perché, signor Presidente, come lei ha affermato, se si vuole cambiare il Regolamento si avanzino delle proposte di modifica! Ma in questo caso è stato applicato il Regolamento della Camera: articolo 14, secondo comma, e articolo 15, terzo comma, da lei citato.
Vorrei ricordare che, nella scorsa legislatura, con il Presidente Casini - collega Volontè, mi dispiace, si tratta di un gruppo che la riguarda, ma non c'entra nulla - fu autorizzata in deroga dal Presidente Casini e dall'Ufficio di Presidenza la costituzione del gruppo Rifondazione Comunista. Erano undici deputati! Non sedici, diciassette, diciotto o diciannove, come sono in questo momento i gruppi costituiti in deroga. E ho il massimo rispetto per l'altro gruppo DCA - Democrazia Cristiana per le Autonomie - Partito Socialista - Nuovo PSI, legittimamente costituito, a cui i suoi alleati del centrodestra riservano questo bel trattamento.
Undici deputati! Nella VII legislatura fu autorizzata la costituzione di un gruppo di quattro e di sei deputati, mentre, in un'altra legislatura fu autorizzata la costituzione del gruppo repubblicano di cinque deputati! Vi sono innumerevoli precedenti!
Quando si è formata tale prassi? Quando fu introdotto il maggioritario uninominale, ma siete stati voi a imporre nuovamente la legge proporzionale alla fine della scorsa legislatura!

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MARCO BOATO. Voi avete riportato tale meccanismo nelle istituzioni!...

ANTONIO LEONE. Ma quale? Non è vero!

MARCO BOATO. Ed è per questo che è rivissuto l'articolo 14, comma 2, del Regolamento!

PRESIDENTE. Deve concludere.

MARCO BOATO. Concludo, signor Presidente. Da ciò che ho ascoltato dai colleghi Fontana e La Russa, deduco che loro vogliono ridurre i costi della politica, ma vogliono ridurre i costi della politica degli altri, non i propri! È letteralmente indecente (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani e Popolari-Udeur)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Del Bue. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BUE. Signor Presidente, già nel corso della riunione dell' Ufficio di Presidenza di ieri, lei ha annunciato l'inammissibilità di due ordini del giorno a firma dell'onorevole Conte, che proponevano, sia pure in forma diversa, esattamente le stesse questioni poste dall'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n.4/108 che, a suo giudizio, può non essere dichiarato inammissibile se diversamente formulato. Tuttavia, con l'attuale formulazione permane, anche per tale ordine del giorno, il principio dell'inammissibilità.
Sono già intervenuto nel corso della discussione sul progetto di bilancio della Camera, ma prendo la parola anche in questa fase semplicemente perché sono molto rammaricato per il fatto che un esponente di un importante gruppo politico dell'opposizione, in una sua recente dichiarazione resa alla Camera, abbia valutato la presenza dei cinque gruppi parlamentari (in realtà, oggi tali gruppi sono sei perché l'Italia dei Valori é passata daPag. 72venti a diciannove deputati in seguito alla perdita di un'unità - l'onorevole Rossi Gasparrini - che si è iscritto al gruppo Misto) con un numero di iscritti inferiore a venti non come una ricchezza del Parlamento e della democrazia italiana, ma un costo! Si è detto, infatti, che costiamo 15 milioni di euro!
Sono molto preoccupato del fatto che, per cavalcare la tigre - vi è un vecchio proverbio indiano, secondo il quale è facile cavalcare la tigre, difficile è scendere dalla stessa quando la tigre è in corsa -, si consideri l'insieme dei gruppi parlamentari che non hanno raggiunto le venti unità, ma che sono stati autorizzati da un anno ad esistere in questo ramo del Parlamento, come un costo della democrazia italiana.
Già prima di me qualcuno ha osservato che precedentemente, in base alla legge elettorale uninominale maggioritaria, che prevedeva in relazione alla quota proporzionale uno sbarramento del 4 per cento, il suo gruppo, Rifondazione Comunista, con soli undici deputati venne ammesso come gruppo parlamentare, con un ragionamento che reputo valido, in base al quale, con la lista, quel gruppo aveva superato la soglia minima di sbarramento del 4 per cento. Dunque, aveva una sua legittimità ad esistere all'interno della Camera dei deputati, utilizzando l'istituto della deroga previsto dai regolamenti parlamentari.
Ebbene oggi, come affermava giustamente l'onorevole Volontè, ci troviamo di fronte ad un'altra legge elettorale che prevede un'altra soglia di sbarramento - non più quella del 4 per cento, ma del 2 per cento - ed il recupero di una lista in ognuno dei due blocchi di coalizione. È per tale motivo che tali gruppi parlamentari possono esistere ed hanno ottenuto una rappresentanza parlamentare: proprio perché hanno superato la soglia minima di sbarramento prevista dall'attuale legge elettorale, come Rifondazione Comunista superò la soglia di sbarramento prevista dalla precedente legge elettorale. Riconosco comunque che Forza Italia e Alleanza Nazionale hanno votato contro tale deroga nell'ambito dell'Ufficio di Presidenza e che, quindi, mantengono una loro coerenza; la circostanza che mi stupisce di più è che tale argomento venga ripreso un anno dopo e che si dica, nella peggiore delle ipotesi, che tali gruppi debbano essere sciolti (con tutto ciò che una tale decisione potrebbe provocare, compreso il licenziamento del personale, ma lasciamo perdere) e, nella migliore delle ipotesi, che tali gruppi dovrebbero rinunciare a tutti i loro benefici, ossia a qualsiasi forma di contribuzione e di sostentamento.
In tal modo, si introdurrebbe anche un principio di disparità tra un gruppo e un altro, mentre nel momento in cui tutti i gruppi sono ammessi dovrebbero essere trattati allo stesso modo. Questa subdola distinzione tra gruppo di serie A e gruppo di serie B costringerebbe i gruppi in deroga a non ottenere alcuna forma di beneficio. Rilevo solamente che non parlo perché appartengo, in questo momento, a un gruppo cosiddetto in deroga, ma sono preoccupato perché, se fossi un esponente del più grande gruppo politico della maggioranza, sarei radicalmente contrario all'ipotesi di abolire un piccolo gruppo della minoranza.
Questo è un principio di democrazia cui tutti dovremmo sottometterci, rifacendoci anche ad un grande partito del passato, la Democrazia Cristiana, che introdusse deroghe in questa Assemblea negli anni Settanta e Ottanta in favore di gruppi politici come il Partito repubblicano, che aveva soltanto cinque deputati, e il Partito radicale, che ne aveva soltanto sette, in quanto non aveva alcuna intenzione di tappare la bocca ad alcuno (Applausi dei deputati dei gruppi DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI e Popolari-Udeur).

PRESIDENTE. Deve concludere, per cortesia.

MAURO DEL BUE. Questo è un principio fondamentale di democrazia. Nessun gruppo deve poter tappare la bocca ad un altro, nessun gruppo deve considerare la ricchezza democratica un costo della democrazia.

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Jannone. Ne ha facoltà.

GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, preliminarmente vorrei tranquillizzare tutti gli intervenuti che hanno anche urlato verso questi banchi «vergognatevi». Nessuno all'interno di Forza Italia si è mai sognato, anche solo per un attimo, di voler limitare la vostra libertà democratica e di non voler riconoscere il vostro importantissimo ruolo all'interno di questa Assemblea. Tuttavia, nell'ambito di un ragionamento coerente - ed è questa la ratio dell'ordine del giorno in esame, di cui sono firmatario insieme all'onorevole Fontana - che ha visto più volte il Presidente della Camera ed esponenti della maggioranza esprimersi con l'intento di voler ridurre i costi della politica, abbiamo affermato che vi è la possibilità di ridurre i costi che voi, più volte, con demagogia, avete richiamato, anche intervenendo nell'ambito del bilancio della Camera.
Non si può sostenere, onorevole Boato, che è ricattatorio chiedere l'approvazione di un ordine del giorno per votare, successivamente, il complesso del bilancio. Sarebbe, infatti, ricattatorio quello che avviene quotidianamente, vale a dire chiedere l'approvazione di un emendamento per l'approvazione di un intero provvedimento. Tale ragionamento non può trovare logica in questa Assemblea e in alcuna assemblea democratica: sempre si può porre la condizione dell'approvazione di un emendamento, o di una parte di un provvedimento, per approvare l'intero provvedimento, così come è stata chiesta l'approvazione di questo ordine del giorno, perché ritenuto politicamente rilevante nell'insieme del bilancio della Camera.
A noi non sfugge, Presidente - mi permetto di richiamare la sua attenzione -, che è l'attenzione mediatica che ha avuto questo ordine del giorno ad aver portato l'Ufficio di Presidenza a cercare un escamotage tecnico, che è quello dell'ammissibilità. Crediamo fermamente che il ricorso all'ammissibilità non sia corretto. Difendo fortemente il testo originario dell'ordine del giorno in esame, perché il ricorso all'ammissibilità crea un precedente pericolosissimo. Se ordini del giorno, se qualsiasi provvedimento, se qualsiasi atto di questa Camera dovesse essere posto in discussione ogni volta ricorrendo a escamotage tecnici nell'esame di ammissibilità, sarebbe estremamente pericoloso.
Signor Presidente, mi permetto di richiamare ancora una volta la sua attenzione su un dato. Gli stessi medesimi atti che, in Assemblea, più volte non sono riconosciuti ammissibili, siano essi emendamenti, atti di indirizzo, ordini del giorno, atti di sindacato ispettivo, sono riconosciuti spesso, anzi sempre, ammissibili nell'altro ramo del Parlamento, pur in un sistema bicamerale perfetto. Quindi, è necessario porre attenzione: se questa è la ratio di un tema che non è tecnico, il suo escamotage tecnico non può trovare asilo in un ragionamento che è squisitamente politico.
Per tale ragione mi permetto di respingere al mittente le critiche che ho ascoltato. Nessuno di noi critica il vostro operato, il vostro ruolo e il vostro sacrosanto diritto di intervenire o di avere gli adeguati mezzi per lavorare. Questo era un argomento tecnico che ha trovato un forte riscontro politico - lo ripeto brevemente, signor Presidente, visto che non ha seguito il ragionamento precedentemente svolto -: è il ricorso all'ammissibilità che mi permetto di mettere in discussione. Si crea un precedente estremamente pericoloso.
Se l'ordine del giorno in esame non avesse avuto l'attenzione mediatica che ha avuto e non avesse il significato politico che ha, sono certo che non si sarebbe fatto ricorso a quel tipo di tematica regolamentare e non si sarebbe studiata una fattispecie tecnica così complessa ed avulsa. Signor Presidente, glielo ripeto, visto che prima non mi seguiva: l'ammissibilità, in quest'aula, viene usata troppo spesso discrezionalmente; troppo spesso c'è una discrasia tra ciò che è ammissibile nell'Assemblea della Camera dei deputati e ciò che ammissibile al Senato: questo avviene per gli emendamenti, per gli ordini del giorno e per gli atti di sindacatoPag. 74ispettivo. C'è qualcosa che non va, signor Presidente! Da lei, primus inter pares e attento conoscitore del regolamento, vorremmo una maggiore tutela del ruolo dei deputati. Sappiamo che la potremo avere, una tutela di tutti noi: non vorremmo essere messi al pubblico ludibrio o criticati per le spese. Sappiamo che lei ha a cuore quest'aula e allora, talvolta, difenda anche il ruolo dei singoli deputati e di tutta l'Assemblea!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei pacatamente, se fosse possibile, cercare di dialogare con i presentatori dell'ordine del giorno in esame: ritengo sia indispensabile (proprio per i motivi da lei individuati come ragioni particolari di attenzione, in questo momento, rispetto alle decisioni che assumiamo) che la politica - e nella fattispecie il Parlamento - abbia il dovere, rispetto alle sollecitazioni, di ascoltarle. Sono d'accordo con l'onorevole Bianco: non dobbiamo farci trascinare dalla piazza, ma nel momento in cui la piazza pone alcune questioni credo che sia nella nostra responsabilità cercare di dare risposte appropriate.
Ci troviamo ad affrontare una materia che appartiene a tutti noi, perché questa iniziativa costituisce un precedente che è stato costruito dalla maggioranza di centrodestra, ha trovato una sua ripetizione da parte della maggioranza di centrosinistra (sicuramente con un'applicazione superiore al precedente) e rischia - lo sappiamo perfettamente - di avere, nella prossima legislatura, un'ulteriore applicazione. Quando al precedente consegue un'applicazione distorta della norma, è del tutto evidente che il rischio che abbiamo di fronte è quello di produrre danni che si ripetano nel tempo.
Comprendo anche le ragioni per le quali l'onorevole Fontana, l'onorevole La Russa e l'onorevole Volontè intervengono con l'ordine del giorno in esame. Credo, però, proprio per le ragioni di cui parlavo prima, che la politica abbia il dovere di fornire concretamente segnali in controtendenza rispetto a quello che la gente pensa di noi, di affrontare il problema direttamente in faccia e di cercare di risolverlo per quello che è. Hanno ragione i colleghi Buontempo e Fabris e tutti quelli che affermano che stiamo trovando un modo per correggere e modificare di fatto il Regolamento: onorevole La Russa, sappiamo perfettamente che non esiste una scelta che sia legittima ma non fino in fondo. Si tratta di una scelta che segue il Regolamento e lo applica e che, ovviamente, ha una forte valenza dal punto di vista politico, per le ragioni che abbiamo ascoltato.
Mi rivolgo all'onorevole Fontana, all'onorevole La Russa, all'onorevole Volontè e a tutti i colleghi: dobbiamo fornire una risposta come organo, non cercando di scaricare un problema addosso all'uno o addosso all'altro. Qual è il tema? Le dico anche la mia opinione personale (della quale, ovviamente, non voglio investire il gruppo): penso che effettivamente quella norma del Regolamento vada modificata, perché, al di là dei costi della politica (e sappiamo che questo non è certamente il più importante dei costi della politica), e anche per le considerazioni svolte dal collega che mi ha preceduto, non vi è dubbio che la costituzione di più gruppi in deroga possa anche incidere, in qualche modo, sullo svolgimento dei rapporti di forza all'interno dell'Assemblea.
Rivolgo all'onorevole Fontana, pertanto, un appello, pur sapendo che esso cadrà nel vuoto: penso che la cosa migliore sarebbe ritirare l'ordine del giorno in esame e affrontare la questione per quella che è, prendendo il toro per le corna (credo che il gruppo al quale appartengo si muoverà in questo senso) e presentando una proposta di modifica al Regolamento che cambi le condizioni alle quali siamo arrivati, prima con il centrodestra e, dopo, con il centrosinistra.
È chiaro che ci devono essere le condizioni politiche perché passi una modifica del Regolamento, ma dobbiamo prendere la strada maestra. Non possiamo pensare di imboccare una strada che di fattoPag. 75modifichi il Regolamento attraverso un ordine del giorno, perché con questo sistema rischiamo che anche su altre questioni, magari con motivi che sono obiettivamente meno validi, trasformiamo e modifichiamo il Regolamento, cioè le regole che sono alla base del nostro vivere comune alla Camera, attraverso vie surrettizie.
Credo che questo non ce lo possiamo permettere. Forse bisognerà capire quale può essere un modo attraverso il quale si può ottenere un voto unanime della Camera su una modifica di questo tipo, cioè su qualcosa che guardi al futuro, che magari metta in condizione chiunque venga dopo di porre un freno a questa situazione. Credo che stia a cuore a tutti dare innanzitutto una risposta concreta, pragmatica e reale, che vada incontro a quello che la gente ci chiede, che non si riduce al problema di limitare i costi di 10 o 15 mila euro o miliardi di euro, non so quanti siano: non è solo questo, perché sappiamo che si fa riferimento ad una decisione che questa Camera ha assunto responsabilmente, sapendo anche quali sarebbero stati i costi.
Ritengo che ciò sia sbagliato, ma poniamoci il problema di risolvere la questione politicamente, assumendoci la responsabilità delle nostre scelte e attraverso la via maestra, che è quella della riforma del Regolamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Leone. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, ritengo che qualche puntualizzazione vada fatta, un po' per le imprecisioni che sono state dette in quest'aula da qualche collega, un po' anche per ricostruire a monte cosa è avvenuto prima di arrivare alla presentazione di questo ordine del giorno.
Rispondo subito al collega Buontempo, perché forse la memoria non tanto lo aiuta. Quando vennero costituiti questi gruppi in deroga, ai sensi dell'articolo 14 del Regolamento, noi dicemmo alla maggioranza dell'Ufficio di Presidenza che non si agiva neanche ai sensi dell'articolo 14, ma al di fuori del Regolamento. Quando vennero costituiti quei gruppi, la Casa delle libertà votò compatta contro quella costituzione e quella deliberazione, ivi compreso, se non sbaglio - non c'ero, non faccio parte dell'Ufficio di Presidenza - il collega Buontempo, che mi sembra fosse all'epoca - e lo è tuttora - segretario di Presidenza.
Oggi, melius re perpensa, il collega, poiché la questione riguarda forse una sua aspirazione per la costituzione di un ulteriore gruppo in questa Camera, ha preso posizione in tal senso. Comunque, voglio precisare soltanto che Buontempo non dice il vero, quando dice che la Casa delle libertà all'epoca non prese posizione. Prese posizione politica... (Commenti del deputato Buontempo). ..se gli «tappate la bocca» posso continuare a parlare!

PRESIDENTE. Per favore, scusate...

ANTONIO LEONE. Grazie, signor Presidente. Fu una posizione politica, tant'è che quella deliberazione venne assunta con il voto - cosa mai accaduta - del Presidente di questa Camera, che votò per la costituzione di quei gruppi. Se non fosse stato per il voto del Presidente di questa Camera, quella deliberazione non sarebbe passata. Perché noi ci opponevamo? Oltre che per il fatto che, a nostro avviso, era al di fuori dell'articolo 14 del Regolamento, anche perché era un'operazione di natura politica, da manuale Cencelli!. Evidentemente era rimasto fuori qualcosa dai numerosi Ministeri e dai numerosi sottosegretari, che erano stati aumentati da questo Governo rispetto al precedente, e si è dovuto dare qualche altra «poltroncina» all'interno della Camera per «mettere a paro i conti» (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Voto di scambio!

ANTONIO LEONE. All'epoca lo denunziammo, né oggi ci si può venire a dire che il precedente è stato creato dal centrodestra, perché precedenti del centrodestraPag. 76non ce ne sono stati: il Presidente Casini - che è presente in quest'aula - ebbe a dare il placet per la costituzione del gruppo di Rifondazione Comunista, un unico gruppo dell'opposizione, non della maggioranza, perché aveva solo undici deputati! Il Presidente Casini consentì (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia) ad un gruppo dell'opposizione di diventare tale, ai sensi di quel pluralismo che lei, Presidente, oggi sbandiera, mascherando quell'operazione dietro il presunto pluralismo politico che deve esserci all'interno della Camera!
Con tutto quello che sta accadendo, oggi siamo stati «costretti» a presentare l'ordine del giorno in esame, perché è una conseguenza politica e, naturalmente, una conseguenza numerica, di natura economica, perché nel Paese vi è questa ventata di moralizzazione dei conti pubblici e di riduzione dei costi della politica.
Lo abbiamo presentato in linea e coerentemente, caro Boato... dov'è Boato, se ne è andato?

PRESIDENTE. Prosegua, per favore.

ANTONIO LEONE. Dico questo perché l'unico che forse non può parlare in quest'aula è proprio Boato, perché parli pro domo tua, caro Boato, poiché dovevi diventare, come sei diventato, segretario di Presidenza! Ti dovresti vergognare di fare un intervento del genere, perché lo hai fatto per te stesso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)! Infatti tu, grazie a quella delibera, sei diventato segretario di Presidenza, ricordiamocele queste cose!
Non dobbiamo apparire moralizzatori e puntare il dito sugli altri, dicendo che noi ci dobbiamo vergognare: si deve vergognare chi ha fatto un discorso di quella natura, legato solo e soltanto alla sua poltrona. Dunque, ben venga la riforma dell'articolo 14...

PRESIDENTE. La prego, dovrebbe concludere.

ANTONIO LEONE. Ho quasi concluso. Signor Presidente, hanno parlato tutti...

PRESIDENTE. Tutti per cinque minuti!

ANTONIO LEONE. Ben venga la riforma dell'articolo 14 del Regolamento, ben venga tutto ciò che volete, ma non possiamo buttare al vento un momento come quello che stiamo vivendo, perché è l'occasione per dare un segnale al Paese, un segnale di riduzione dei costi, dovuti anche a una scelta politica che noi non abbiamo voluto, che solo e soltanto voi avete voluto.
Oggi non può venire il «disoccupato» Fassino a puntare il dito sugli stipendi dei parlamentari!

PRESIDENTE. La prego, deve concludere. Non mi costringa al richiamo.

ANTONIO LEONE. Ringrazio il collega Bianco per l'intervento che ha svolto in materia. Non potete, oggi, risolvere con un voto contrario al nostro ordine del giorno i vostri dissensi interni e le vostre soluzioni per «appararvi» i conti. Noi non ci stiamo. (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Reina. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE MARIA REINA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa frenetica corsa al ribasso, cui ci costringe il cosiddetto dibattito sui costi della politica, rischia di far perdere completamente la bussola al Parlamento e alla classe politica nel suo complesso.
Vi è un baratro che divide chi, come me, si è «abbeverato» alla scuola di Sturzo e coloro che propugnano, in questa Assemblea, la semplificazione delle procedure come una conquista della democrazia.

PRESIDENTE. Mi scusi, deputato Reina. Per favore, devo ancora rinnovare l'invito a consentire lo svolgimento degli interventi: questo rumore rende pressoché impossibile la prosecuzione dei nostri lavori.

Pag. 77

GIUSEPPE MARIA REINA. Vorrei ricordarlo, in particolare, ai cattolici che siedono in tutti i banchi di quest'aula: per noi la politica è fatica, è conquista quotidiana, e la fatica significa molto spesso anche l'appesantimento delle procedure. Infatti, laddove si cerca la strada della semplificazione, si arriva molto spesso a compromessi al ribasso, che finiscono con l'annichilire la democrazia, anziché esaltarla.
Cosa si nasconde dietro questo dibattito lo ha detto proprio il collega La Russa, che peraltro apprezzo, quando ha affermato: ma non vedete, stiamo tentando di arrivare alla semplificazione di due grandi blocchi; e chi lo stabilisce? Questo Parlamento con un atto impositivo o il popolo di questo Paese, attraverso la maturazione che deve avvenire nei luoghi e nei momenti adatti e opportuni? Come pensate di andare avanti, attraverso la carta bollata o attraverso l'azione quotidiana di studio, di valutazione e di confronto con la gente?
Quel confronto che rischiamo seriamente di perdere con la realtà e con la gente, condannati come siamo stati dalla stampa e dalla televisione ogni giorno. Credo che il Parlamento debba alzare la schiena, debba riproporre il suo ruolo; la politica non può solo ascoltare, deve anche guidare, deve dare gli indirizzi, deve essere capace di farlo: altrimenti, non esprime classi dirigenti; altrimenti, le classi dirigenti che esprime, se ne devono andare a casa. E se noi non siamo in grado di fare ciò, allora ce ne dobbiamo andare veramente a casa, perché abbiamo perso la più grande delle battaglie: quella per il riconoscimento della dignità della nostra funzione in quest'aula e per il rispetto del mandato affidatoci!
Non è con l'approvazione di questo ordine del giorno che avremo ragione dei costi della politica, ma è attraverso le mille altre iniziative concrete che ci rifiutiamo di adottare, è attraverso le leggi che dovremmo approvare in Parlamento che si può addivenire alla soluzione di tale problema. È come se, dato che in questo Paese lo Stato contribuisce al finanziamento dell'editoria, si decidesse di ridurre per decreto le testate dei giornali perché troppe. Ma vi rendete conto di dove siamo arrivati, di quali ragionamenti ormai abbiamo intriso i nostri discorsi e le nostre posizioni in Assemblea?
Come possiamo mai immaginare che trasformando il Parlamento in una sorta di azienda faremo il bene della democrazia? Quando il Parlamento diventerà un'azienda con i criteri di produttività di un'azienda la nostra democrazia sarà arrivata quasi alla sua fine, sarà agonizzante.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIUSEPPE MARIA REINA. Per tali motivi, noi ci batteremo in modo risoluto contro ogni tentativo - anche contro questo che, pur se flebile, è pericoloso - affinché invece vengano salvaguardati i principi essenziali...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIUSEPPE MARIA REINA. ...dell'impegno politico e della nostra funzione di parlamentari (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia, Popolari-Udeur e La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stucchi. Ne ha facoltà.

GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, bisogna sottolineare un aspetto: stiamo assistendo ad una sorta di fiera dell'ipocrisia, una sorta di festival dell'ipocrisia; stiamo infatti assistendo ad interventi che condannano «Roma ladrona» e che scimmiottano un po' quanto la Lega Nord da molto tempo afferma, tanto che oggi si fa a gara ad essere i più moralisti possibili e o a «tagliare» il più possibile. Al riguardo, vorrei ricordare che noi abbiamo votato contro la costituzione di questi gruppi in deroga e che la loro costituzione è da ricollegare alla decisione - l'ho già accennato nella giornata di ieri - assunta, una o due settimane prima, dall'Ufficio di Presidenza della CameraPag. 78(primavera dello scorso anno) di incrementare i fondi dei gruppi più grandi in maniera più elevata rispetto ai gruppi più piccoli. Ciò, da un lato apportava un vantaggio enorme ai gruppi che si erano costituiti dalla fusione di altri gruppi separati nelle precedenti legislature; dall'altro, precludeva una certa autonomia economica ai gruppi più piccoli, che sarebbero stati esclusivamente componenti del gruppo Misto e non più gruppi parlamentari. Ebbene, ritengo che proprio per ottenere l'assenso di tutti i rappresentanti nell'Ufficio di Presidenza, soprattutto della maggioranza, su questa operazione, sia stato raggiunto l'accordo per concedere - valutati peraltro i numeri, che comunque permettevano un tale intervento, anche se con il voto del Presidente - la costituzione di quei gruppi in deroga sapendo che sarebbero costati di più. Forse, anzi, il Presidente Bertinotti ha subito un tale tipo di accordo.
Quindi, la questione è duplice. Se vogliamo essere seri dobbiamo affrontare entrambe le questioni, perché entrambe comportano maggiori oneri per questa amministrazione: sia i nuovi gruppi costituiti e autorizzati in deroga, sia il nuovo sistema di finanziamento dei gruppi parlamentari di contribuzione pro capite dei vari deputati che appartengono ai gruppi parlamentari (Applausi di deputati del gruppo Italia dei Valori).
Pertanto si potrebbe sviluppare una riflessione complessiva sulle due questioni, magari affrontando e sfruttando proprio l'ordine del giorno presentato da Gregorio Fontana, ma impegnandosi anche, in sede di Ufficio di Presidenza, a valutare l'opportunità di tornare al vecchio metodo di assegnazione dei fondi ai gruppi, cioè quello in vigore cioè fino alla XIV legislatura.
Lo diciamo in modo disinteressato, ma siamo gli unici in questa sede a poterlo affermare. Per noi, la differenza tra il vecchio sistema di finanziamento del gruppo parlamentare e quello nuovo è complessivamente di pochissime migliaia di euro all'anno: forse, meno delle dita di una mano. Per altri partiti non è così, quindi la questione è più interessante.
Tuttavia, trattandosi di un taglio, noi siamo disponibili a mettere a disposizione la nostra quota. Vediamo se anche gli altri saranno disponibili a fare altrettanto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.

GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, ritengo che la discussione che stiamo svolgendo, in qualche modo, sia fuorviante rispetto al tema della discussione generale che oggi affrontiamo.
Ritengo che il problema che si pone con l'ordine del giorno presentato dall'onorevole Gregorio Fontana non sia quello del riconoscimento politico e dell'importanza politica anche dei gruppi minori.
È un modo - ma ve ne sono almeno altri ottanta, proposti un po' da tutti i parlamentari - di affrontare un problema che, Presidente, nel Paese, esiste!
La mia sensazione, Presidente, è che si palpa un'atmosfera, nel Paese, che è assolutamente inaccettabile per la nostra dignità e per quella del Parlamento.
Le faccio un esempio, Presidente, richiamando anche un fatto che trovo importante raccontare in questa Assemblea: sul sito di un noto comico che adesso si è impegnato in politica - tutti in democrazia hanno il diritto e il dovere di impegnarsi in politica - oggi si scrive che se dei colpi di grilletto fossero rivolti per ogni deputato e senatore sparirebbe la vera «feccia» di questo Paese. È questo il clima in cui noi stiamo affrontando oggi una discussione che è più importante del solito, Presidente, perché veniamo accusati di sperperare le risorse del Paese.
Allora, l'ordine del giorno di Gregorio Fontana non ha un significato politico finalizzato ad incidere sulla vita dei gruppi minori alla Camera. È significativo perché intende sottolineare come le spese di tale istituzione, anche per tutelare il bene supremo della democrazia, crescono e i cittadini non capiscono questa crescita.Pag. 79
Abbiamo altri sessanta ordini del giorno di questo tipo, i quali cercano di incidere sul bilancio della Camera. Affrontare questa prova - non so se la si possa affrontare discutendo nei prossimi due giorni o nella prossima settimana - è un elemento non irrilevante.
Ritengo che la discussione sul bilancio di quest'anno, Presidente, non sia più e non sia soltanto un fatto tecnico; ritengo sia invece il modo con cui questa Assemblea decide di rispondere alle istanze dei cittadini di odio verso questa classe politica e verso i suoi costi, dando risposte che, da una parte difendano la dignità di ognuno di noi, della Camera e del Parlamento, difendano la democrazia (perché si sa che molte volte, non ragionando, si perdono anche elementi di democrazia); dall'altra, collega Giachetti, replichino a milioni di persone che considerano ognuno di noi, e tutti 600 assieme, degli incapaci che rubano lo «stipendio» ed i soldi dei cittadini.
È questa la prima di quaranta o cinquanta discussioni che ci vedranno impegnati.
Penso che, al di là di una discussione su quaranta o cinquanta punti, sarebbe servito - Presidente - un coordinamento politico delle risposte che la Camera nel suo complesso intende dare a questa richiesta. Un coordinamento che non veda una contrapposizione tra maggioranza e opposizione.
Infatti, sulla credibilità di questa istituzione, non ci possono essere risposte parziali: non può essere che, il giorno prima, alcuni Ministri affermino che bisogna ridurre il numero dei membri del Governo e dei parlamentari mentre poi, quando si tratta di ridurre le risorse dei loro gruppi, questi votano contro. Ci vuole un minimo di coerenza da parte di tutti. Vogliamo ordini del giorno che non sacrifichino la nostra dignità, ma spieghino al Paese che un'istituzione democratica ha dei costi e soprattutto spieghino al Paese che tali costi servono a qualcosa.
Il problema non è, signor Presidente, il costo della Camera. Il problema è il rapporto costi-benefici. Infatti, qualunque cittadino di questo Paese percepisce che il rapporto costi-benefici è troppo sbilanciato sui costi, perché non siamo in grado di dimostrare, signor Presidente, per mille motivi, quale sia il ruolo di questa istituzione e quale sia il modo con cui questa istituzione va incontro ai problemi del Paese.
Questo argomento non riguarda solo il bilancio della Camera, non si limita a vedere quali cifre siano inserite nei vari capitoli. Questo è il momento in cui questa Camera si pone il problema del rapporto con i cittadini. Certo nessuno di noi, onorevole Reina, pretende di sacrificare la democrazia ed i movimenti di piazza, ma non possiamo non porci il problema del sentimento radicato nella gente: nostri elettori, vostri elettori, persone disgustate. Questo è il problema che abbiamo di fronte con questo bilancio!
Se per risolvere il problema occorre - senza penalizzare alcuni soltanto, ma, se mai, penalizzando tutti - che tutti, qua dentro, a partire dai gruppi parlamentari, facciano un sacrificio...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Crosetto.

GUIDO CROSETTO. .... se ciò serve a difendere la dignità dell'istituzione e di ognuno di noi, ben venga, perché la dignità di questa istituzione vale più di tutto il bilancio della Camera, che non è la nostra singola dignità.

PRESIDENTE. La prego, deve concludere, onorevole Crosetto.

GUIDO CROSETTO. Il giorno che non avremo sacrificato i nostri egoismi ma la dignità di quest'aula, avremo fatto l'atto peggiore che potevamo fare nel nostro mandato. È il momento di difenderla.
Signor Presidente, capisco che un secondo in più o in meno sia importante, ma ritengo che questo bilancio non sia il bilancio della Camera, sia piuttosto l'occasione per costruire un rapporto tra noi e la società civile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

Pag. 80

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cirino Pomicino. Ne ha facoltà.

PAOLO CIRINO POMICINO. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per associarmi all'invito che ha fatto - se ho ben capito - l'onorevole Giachetti, che ha chiesto agli amici che hanno presentato l'ordine del giorno Fontana n. 9/ Doc. VIII, n. 4/108, appartenenti ai gruppi di Forza Italia, Alleanza Nazionale e altri, di ritirarlo per affrontare le modifiche all'interno della Giunta per il Regolamento. Mi associo, onorevole Leone, onorevole Elio Vito e onorevole La Russa, perché in quella sede noi presenteremo e vorremmo presentare una proposta di modifica del Regolamento ma, mi consentirà l'onorevole Giachetti, in direzione esattamente contraria a quello che immagino sia la sua intenzione.
Il riconoscimento dei gruppi, il riconoscimento delle identità politiche non può non essere collegato all'accesso che hanno in Parlamento le liste che si presentano in campagna elettorale. Quando all'epoca - è stato già detto - la Democrazia Cristiana, il vecchio Partito Comunista, i Socialisti e quant'altri concedettero a Elio Vito, adesso capogruppo di Forza Italia e allora membro del Partito Radicale, la deroga, non compirono un atto di benevolenza: si resero conto che c'era un'identità politica che andava riconosciuta sul versante della formazione dei gruppi. Lo voglio dire con grande chiarezza ad Elio Vito, a Leone e a La Russa, con i quali peraltro ho un rapporto di antica amicizia - ma quanto mi accingo a dire non è un'offesa per nessuno -: badate bene che chi non riconosce le identità altrui, probabilmente non ne ha una propria da difendere (Applausi dei deputati del gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie - Partito Socialista-Nuovo PSI) e ciò costituisce, da questo punto di vista, un fatto preoccupante.
Voi avete fatto con noi o, meglio, per essere giustamente più modesti, noi abbiamo fatto la campagna elettorale con voi. Ci avete chiesto di mettere questo «pizzico» di identità al servizio di una battaglia elettorale. L'onorevole Berlusconi, se non erro, in queste settimane sta premendo perché il simbolo della Democrazia Cristiana in qualche modo possa essere associato alla nuova battaglia che la Casa delle Libertà vuole condurre. Vivaddio! Ma se riconoscete l'identità nostra sul piano della campagna elettorale, perché, una volta entrati in Parlamento, la volete cassare? Su questo versante, non vi deve sfuggire il vulnus politico che state introducendo.
Ne prendo atto con la solita serenità e tranquillità, ma, prima di trarne delle conclusioni politiche, associo alla richiesta dell'onorevole Giachetti la mia personale e accorata richiesta, aggiungendo e facendo propria - signor Presidente e onorevoli colleghi - la proposta (che mi è sembrata molto utile) dell'onorevole Crosetto. Se vogliamo dare una risposta al vento che pochi denunciano, in questa fase, non abbiamo alcuna difficoltà a proporre che, se si tratta di risparmiare - onorevole La Russa - 15 milioni di euro, lo si faccia, come è necessario, tutti insieme. Anzi, le dirò di più: ai gruppi in deroga imponete il doppio. Benissimo! Ma tutti insieme! Risparmiamo 15 milioni di euro ma - viva Dio! - riconoscete l'identità di chi si è presentato anche con voi in campagna elettorale (Applausi dei deputati dei gruppi DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI e Popolari-Udeur).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Falomi. Ne ha facoltà.

ANTONELLO FALOMI. Signor Presidente, ritengo che le argomentazioni portate alla nostra attenzione dal Presidente della Camera sull'inammissibilità dell'ordine del giorno Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/108, che è stato predisposto dall'opposizione, siano argomentazioni ineccepibili. Vi è un evidente contrasto con le norme del nostro Regolamento e la proposta avanzata dal Presidente della Camera di correzione del testo mira soltanto a rendere ammissibile il citato ordine del giorno. Naturalmente, quando tale ordinePag. 81del giorno sarà modificato per essere reso ammissibile, noi esprimeremo il nostro voto che sarà, comunque, contrario.
Ritengo che stiamo sbagliando completamente l'approccio all'argomento. Non credo che si possa affrontare il tema della rappresentatività del Parlamento italiano e della sua capacità di essere specchio del Paese sotto il profilo dei costi della politica. Ritengo che affrontare l'argomento sotto questo profilo sia una scelta molto pericolosa. Il Regolamento, che prevede un numero minimo di venti parlamentari per la costituzione di un gruppo, risale al 1971 ed è sempre stata prevista nel Regolamento della Camera dei deputati - qualunque fosse stata la legge elettorale vigente - la possibilità, a certe condizioni, di deroga al numero di venti.
Ritengo che se, nel passato di questo Parlamento e per il futuro di questo Parlamento, avessimo ragionato esclusivamente in termini di costi della politica, probabilmente, in questo Parlamento, non avrebbero potuto avere voce forze politiche che hanno fatto un «pezzo di storia» del nostro Paese. In questo Parlamento vi sono state forze politiche di maggioranza e di opposizione che non avevano i numeri sufficienti per poter costituire un gruppo e avrebbero perso, se non si fosse data la possibilità di deroga - se si fosse ragionato esclusivamente in termini di costi della politica -, la possibilità di parlare.
Il tema dei costi della politica è un tema reale, ma non possiamo affrontare questioni delicatissime, come la rappresentatività del Parlamento italiano e la sua capacità di rappresentare il popolo italiano, sotto questo profilo, perché questa è una china molto pericolosa: dove si ferma il confine per stabilire che alcuni costi sono giustificati e altri no? È chiaro che su questa strada potremmo andare verso un grave restringimento della nostra democrazia, un grave restringimento della funzione del Parlamento. Pertanto, è sbagliato proprio l'approccio che ci viene proposto, perché al tema che viene agitato, cioè quello dei costi della politica, non possiamo rispondere ridimensionando il ruolo, la funzione e la rappresentatività del Parlamento. Vi sono altri settori sui quali è possibile risparmiare e ridurre le spese e, in parte, questo Parlamento lo ha già fatto.
Tuttavia, non possiamo accettare l'idea che la rappresentatività del Parlamento possa essere condizionata da un problema di costi della politica perché, altrimenti, arriveremo probabilmente ad un punto in cui, in realtà, alla fine, in nome dei costi della politica, non vi sarà più la democrazia in questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, ritengo che questo dibattito stia diventando particolarmente interessante almeno per due motivi. Il primo riguarda l'intervento dell'onorevole Stucchi che ha «messo a nudo il re» e ci ha fatto capire quanta ipocrisia vi sia, in realtà, dietro questo dibattito. Ci ha fatto capire che il reale motivo per cui sono state autorizzate tali deroghe, consiste nel fatto che i partiti che oggi chiedono che si torni indietro nei confronti di quelle cinque o sei deroghe, compresa la nostra, hanno acconsentito perché sapevano di fare aumentare i costi della politica! E questo, signor Presidente, va detto espressamente perché, altrimenti, diventa difficile capire come oggi siamo in presenza soltanto di un intervento demagogico, per motivi di pura convenienza politica, rispetto alle questioni su cui stiamo deliberando!
Ma c'è di più, signor Presidente. Sono andato a rivedere gli ordini del giorno presentati lo scorso anno in occasione dello stesso dibattito: ne erano stati presentati solamente trentaquattro di cui, credo, soltanto due parlavano di costi della politica! Uno era il mio, che venne anche ammesso dalla Presidenza, con il quale si impegnava ad una riduzione delle spese in linea con quanto previsto dal Governo già a partire dal bilancio del 2007.
Pertanto, signor Presidente, dal momento che oggi, invece, gli ordini delPag. 82giorno sono centosette e di questi, forse, almeno cento parlano di costi della politica, mi viene il dubbio che vi sia troppa gente che è pronta a parlar male di Grillo per esorcizzarlo mentre, in realtà, ne ha paura! Oggi, infatti, tutti, alla fine di questo dibattito, vogliono poter uscire e dire alla stampa che hanno presentato un ordine del giorno sui costi della politica!
Allora, a me pare che tutta l'Assemblea dovrebbe tenere conto di ciò. Io ho presentato nuovamente un ordine del giorno al progetto di bilancio della Camera relativo all'abbattimento dei costi. Bisognerebbe essere più coraggiosi...

PRESIDENTE. Per favore...

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, devo concludere?

PRESIDENTE. No, stavo solo segnalando all'Assemblea di ridurre il clamore in modo che lei potesse parlare ed essere ascoltato, prego.

ANTONIO BORGHESI. La ringrazio, signor Presidente. Credo che, in realtà, avremmo dovuto avere più coraggio! Il gruppo dell'Italia dei Valori, con me come primo firmatario, ha presentato già da tempo alcuni disegni di legge per la riduzione dei costi della politica. Affinché non si dica che non è vero, ne cito il numero: si tratta degli atti Camera n. 2642, n. 2643 e, addirittura, il n. 2179 che, ad esempio, è volto a bloccare la legge che prevede l'adeguamento automatico delle nostre indennità. Ieri l'onorevole Fassino è intervenuto al riguardo con una lettera non sapendo, purtroppo, che tale adeguamento era già stato, in qualche modo, congelato.
Tuttavia, mi chiedo perché coloro che oggi intervengono in tal senso non hanno permesso che quel disegno di legge venisse discusso e approvato! In realtà noi, di fronte all'antipolitica, possiamo rispondere solo con i fatti! E con i fatti avremmo dovuto essere più coraggiosi rispetto alla delibera, peraltro importante, che è stata assunta dall'Ufficio di Presidenza, ad esempio, sugli assegni a favore degli ex parlamentari. Ma anche in quel caso ci voleva più coraggio! Bisognava applicare quelle regole fin da subito e non dalle prossime elezioni, anche nei confronti degli ex parlamentari!
Mi chiedo, infatti, come sia possibile e che senso abbia il fatto che gli ex parlamentari abbiano il diritto di viaggiare gratis sui treni e di avere un plafond di viaggi aerei! Mi chiedo quali lavoratori, dopo quarant'anni di pagamento di contributi e con pensioni molto più contenute, abbiano dei benefit simili!
Anche su questo si poteva intervenire e l'Ufficio di Presidenza potrebbe farlo immediatamente.
Signor Presidente, concludo dicendo che il gruppo dell'Italia dei Valori, in coerenza con le battaglie che sta conducendo per la riduzione dei costi della politica, qualora questo ordine del giorno dovesse permanere, voterà a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Moroni. Dopo il suo intervento faremo il punto sulla questione. Prego, deputata Moroni, ne ha facoltà.

CHIARA MORONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il dibattito sul bilancio della Camera è l'occasione per svolgere una discussione seria in questo Parlamento sul tema dei costi della politica e sulla ventata di demagogia, di antipolitica e di populismo che sta attraversando il Paese e che investe la politica; è un'occasione che non può essere sprecata.
Ritengo che la politica farebbe un pessimo servizio non solo a se stessa, ma certamente al Paese, se qualcuno di noi concedesse anche il minimo spazio alla demagogia dell'antipolitica, credendo con questo di conquistare uno spazio elettorale.
Pur tuttavia questo Parlamento non può non rendersi conto, non ascoltare e non rispondere alla ventata di distanza del Paese dalle istituzioni. Un Paese che accettasse di vedere delegittimate le proprie istituzioni è un Paese che presto si troverebbe alla deriva.
La politica, colleghi, deve saper rispondere con la forza della politica, sapendoPag. 83che la linea di demarcazione fra le prerogative del Parlamento e dei parlamentari e i privilegi (tali possono essere considerate queste prerogative) sta proprio nella forza e nell'autorevolezza della politica di saper rispondere con i contenuti e con la proposta politica alle esigenze, alle difficoltà, alle preoccupazioni dei cittadini, e di saper rispondere con una capacità di aggregazione, di selezione e di formazione della classe dirigente. Questa è una riflessione che dobbiamo saper fare al nostro interno.
In altri momenti, la classe politica non ha saputo rispondere, non ha saputo cogliere la distanza dei cittadini, e ciò che ne è derivato non è stato nulla di buono per tutto il Paese, non solo per la classe politica.
Quando il tema è serio, bisogna uscire dalla retorica. Io, fra tutti, certamente credo che la discussione sullo stipendio dei parlamentari vada nel senso della delegittimazione; ritengo che giammai possiamo accettare che si riduca la rappresentanza democratica di questo Parlamento pensando che possono fare politica solo i ricchi e, quindi, facendo della demagogia sugli stipendi bloccati dei parlamentari.
Tuttavia, nemmeno possiamo confondere il finanziamento ai gruppi in deroga con la rappresentanza politica e la valorizzazione delle identità. L'onorevole Pomicino sa bene quanto lo stimi. E chi mi conosce sa quanto io ritenga importante il contributo alla politica e a questo Paese delle identità, delle identità forti, delle identità che hanno attraversato la storia politica del Paese. Ma è altrettanto vero che dobbiamo ricordare a noi stessi e al Paese che l'identità politica la si difende e la si rimarca con la proposta politica e che l'identità politica all'interno di questo Parlamento si difende altrettanto bene da componente del gruppo Misto quanto da gruppo parlamentare. Occorre ricordare, inoltre, che l'ordine del giorno presentato da Forza Italia si occupa del bilancio della Camera e, quindi, dei fondi e dei costi che i gruppi in deroga rappresentano.
Per molto tempo, per tutta la scorsa legislatura, ho fatto parte del gruppo Misto. Sono stata presidente di una componente del gruppo Misto e penso di essere riuscita a difendere l'identità politica della componente che rappresentavo. Ritengo che i finanziamenti che i gruppi in deroga ricevono non sono una garanzia di difesa dell'identità politica. Lo è la proposta politica!
La riduzione dei finanziamenti non compromette in alcun modo la possibilità per i gruppi e le componenti del gruppo Misto di partecipare alla Conferenza dei presidenti di gruppo, di avere voce in capitolo nella predisposizione del calendario, in ordine ai provvedimenti presentati in Assemblea o rispetto a tutto ciò che decide la Conferenza dei presidenti di gruppo, e non riduce in alcun modo la capacità politica di difendere l'identità, che non può essere confusa con la capacità economica concessa ai gruppi in deroga.
E, allora, se la discussione sui costi della politica deve essere seria, deve esserlo fino in fondo, anche fuori dalla demagogia della piazza di Grillo...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

CHIARA MORONI. ...ma fuori dalla demagogia soprattutto in quest'aula (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vacca. Davvero, dopo questo intervento vediamo di concludere sul punto. Ne ha facoltà.

ELIAS VACCA. Signor Presidente, grazie per avermi concesso la parola e cercherò di venire incontro alla sua richiesta anche contenendo in termini assoluti questo intervento.
Ho ascoltato gli interventi di tutti gli altri colleghi parlamentari che mi hanno preceduto, e mi è parso di poter rilevare che si è rapidamente scivolati dal tema centrale, che è quello dell'ammissibilità o meno dell'ordine del giorno di cui si tratta, allo sciorinare una serie di argomenti che probabilmente risentono della influenzaPag. 84mediatica che qualche manifestazione ha avuto negli ultimi tempi nel nostro Paese.
Sono estremamente preoccupato del fatto che con la scusa di parlare dell'ammissibilità si sia finito per discutere del merito; così come sono preoccupato, signor Presidente, onorevoli colleghi, del fatto che, all'interno dello stesso fascicolo, siano contenuti ordini del giorno che, in tema di bilancio, con lo stesso dispendio di energia, parlano della sottrazione di risorse a gruppi parlamentari o della chiusura del servizio di barbieria. Vede, la inammissibilità dell'ordine del giorno in esame, che credo correttamente sia stata rilevata, dipende proprio dal fatto che non possiamo pensare di ridurre l'agibilità della istituzione a un fatto di denaro. Infatti, posso anche concordare con i colleghi che mi hanno preceduto e che hanno proposto di valutare la possibilità di modificare la norma regolamentare oppure di ridurre in maniera proporzionale i costi dei vari gruppi. Tuttavia, creare gruppi di serie A e gruppi di serie B risponde, a mio giudizio, non tanto a un'esigenza economica, quanto ad affermare che, anche in termini politici, esistono gruppi di serie A e gruppi di serie B. Questo è esattamente il contrario di ciò che dall'inizio di questa legislatura si è pensato di fare.
Credo che a nessuno sfugga il fatto che ciascuno di noi può anche rinunciare al dessert al ristorante della Camera, ma nessuno può rinunciare a esprimersi politicamente negli spazi che gli elettori gli hanno consegnato.
Per questa ragione credo che sia anche un fatto di buonsenso la richiesta, che qualcuno ha avanzato, se non di pronunciarsi sulla inammissibilità, di ritirare l'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).

PRESIDENTE. Vorrei svolgere alcune brevi considerazioni, e così determinare la prosecuzione dei nostri lavori.
Vorrei fare notare al deputato Jannone, che ha svolto una considerazione generale sui criteri di ammissibilità, che il vaglio che il Presidente della Camera svolge sugli atti parlamentari è diretto a garantire la legittimità degli atti stessi e dei procedimenti che su di essi si innestano: è questo il motivo per cui l'ammissibilità è rimessa al Presidente dell'Assemblea come organo super partes, e non è oggetto di decisioni a maggioranza.
È stato pure fatto notare che esiste - o spesso è esistita - una diversità di atteggiamenti nella valutazione dell'ammissibilità tra la Camera e il Senato. Riconosco ed abbiamo già riconosciuto che questo è un problema, ma com'è noto l'autonomia costituzionale di ciascun ramo del Parlamento è garantita e non possiamo che proseguire nell'opera che abbiamo intrapreso, tesa a omogeneizzare sempre di più e nella misura che è possibile il comportamento tra i due rami del Parlamento.
Il deputato Mario Pepe ha contestato il giudizio di inammissibilità sul suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 4/99. Faccio presente che l'inammissibilità dichiarata dalla Presidenza fa riferimento all'estraneità dell'oggetto dell'ordine del giorno medesimo rispetto alle competenze dell'Ufficio di Presidenza e del Collegio dei questori. La materia da esso richiamata è, infatti, attribuita dalle vigenti disposizioni regolamentari interne in materia di amministrazione e contabilità alle competenze del datore di lavoro. Tali disposizioni sono volte a dare attuazione al decreto legislativo n. 626 del 1994, che prevede l'obbligo per il datore di lavoro di far fronte alle attività di valutazione dei rischi anche avvalendosi di adeguate prestazioni professionali.
In proposito, l'articolo 73 del regolamento di amministrazione e di contabilità conferisce le funzioni di datore di lavoro - ai fini della normativa richiamata - al Segretario generale, prevedendo che, nell'esercizio di tali funzioni, il datore di lavoro si avvale di specifiche risorse e può ricorrere a consulenze e prestazioni professionali. La conseguente attività dell'amministrazione si svolge nello scrupoloso rispetto della richiamata normativa contabile e in maniera del tutto trasparente: ciascun deputato può chiedere ogni chiarimento in proposito ai competenti uffici,Pag. 85nonché al Collegio dei deputati questori, che è istituzionalmente destinatario delle informazioni in materia.
Faccio infine presente al deputato Mario Pepe che il suo gruppo ha numerosi rappresentanti presso l'Ufficio di Presidenza, i quali potranno farsi promotori, qualora lo ritengano opportuno, di iniziative volte a modificare le disposizioni citate, essendo rimessa all'autonoma competenza di tale organo la definizione delle normative interne in materia di amministrazione e contabilità.
Peraltro, le vorrei ricordare che le spese per tali convenzioni - che fanno capo al capitolo 215 - già da alcuni esercizi finanziari registrano un andamento decrescente, ottenuto grazie a scelte organizzative che hanno consentito, attraverso attività di monitoraggio e nuove procedure gestionali, di mantenere alta l'attenzione sulle tematiche di sicurezza, limitando parallelamente il ricorso al supporto di consulenti. Tale risultato è da ascriversi anche al progressivo avanzamento degli interventi per la messa in sicurezza delle sedi della Camera, effettuati in attuazione degli adempimenti del decreto legislativo n. 626 del 1994.
Sulla questione che più di tutte ha richiamato l'attenzione degli intervenuti - cioè l'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/108 - anche di fronte alle osservazioni speculari mosse dai deputati (ad esempio, dai deputati Fabris e Buontempo), vorrei rilevare che la Presidenza ha scelto non una via intermedia, ma una via rigorosa, trattandosi di un ordine del giorno che, così com'era formulato, non sarebbe stato ammissibile ma in cui era evidente la possibilità di indicare una via attraverso la quale sarebbe stato possibile determinare una compatibilità con il Regolamento, e che dunque, per questa via, avrebbe potuto disporsi ad essere considerato, diversamente che nel testo presentato, ammissibile. Cioè a dire: si è scelta la linea trasparente di proporre un'ammissibilità condizionata e il carattere condizionato era costituito dalla richiesta di una riformulazione coerente con il Regolamento.
Al presidente La Russa vorrei far notare che questo atteggiamento è esplicitamente diverso da quello scelto nei confronti di altri ordini del giorno che hanno trattato materie similari ma in termini diversi. La diversità consisteva nel fatto che, in quei casi, non era possibile riferirli ad una norma di carattere generale perché essi identificavano come terreno di intervento una fattispecie specifica: il caso, cioè, di quei gruppi la cui nascita era stata determinata con una deroga interpretativa del Regolamento.
In questo caso, invece, la formulazione si prestava - come del resto si è ora verificato - ad una possibilità di ricondurla ad una ispirazione generale, che non interviene sulla genesi di formazione dei gruppi, bensì sul rapporto fra i due parametri che il Regolamento individua alla base dell'intervento che l'Ufficio di Presidenza può determinare.
Come sapete, i due parametri sono l'uno quello della base comune per ogni gruppo - che sottolinea la pari dignità dei gruppi, indipendentemente dalla loro composizione quantitativa (precisamente per riferirsi al loro potenziale contributo, e anche agli elementi identitari) - e l'altro, tuttavia, quello del rapporto con la composizione dei gruppi.
È evidente che una diversa considerazione del rapporto tra questi due parametri consentirebbe di intervenire attraverso una norma generalizzata, dunque compatibile con il Regolamento.
Vorrei, tuttavia, che non si facesse confusione tra questo elemento, che attiene unicamente all'ammissibilità, e la valutazione di merito che, una volta stabilita l'ammissibilità, compete all'Assemblea, e che riguarda il contenuto dell'ordine del giorno ricondotto a coerenza con il Regolamento e, dunque, ammissibile.
Infine, qualora l'Assemblea si disponesse ad approvare l'ordine del giorno, vi sarebbe una terza fase che riguarderebbe l'Ufficio di Presidenza per l'applicazione operativa dell'eventuale approvazione dell'ordine del giorno medesimo (ciò a termini di Regolamento esistente e non modificato).Pag. 86
Sulla base di tale sollecitazione operata dalla Presidenza, il deputato Gregorio Fontana, presentatore dell'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n.4/108, ha formulato un'ipotesi con cui ha riformulato l'impegno previsto nell'ordine del giorno medesimo nel modo seguente: «a ridurre, nella massima misura compatibile con il rispetto dei parametri fissati dall'articolo 15, comma 3, del Regolamento, i contributi e le dotazioni destinati ai gruppi di minore consistenza numerica, rimanendo inteso che i conseguenti risparmi verranno restituiti al Ministero dell'economia e delle finanze».
Prendo atto di tale riformulazione, che si colloca all'interno dell'ammissibilità condizionata come prima rilevata. Poiché ieri l'Ufficio di Presidenza non ha potuto esprimersi su questo testo, l'Ufficio medesimo sarà convocato prima del voto sull'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/108 per esprimere il proprio parere.
Chiedo, quindi, al Collegio dei questori, ed in particolare al deputato questore Galante, di riferire i pareri del Collegio stesso sugli ordini del giorno presentati.

SEVERINO GALANTE, Questore. Signor Presidente, dopo questo intenso e lungo preambolo, entriamo dunque nel merito. Premetto che, nell'espressione dei pareri, gli ordini del giorno sono stati accorpati per affinità di materia, sicché non sempre seguirò l'ordine aritmetico.
Nel merito, il parere dell'Ufficio di Presidenza sugli ordini del giorno presentati è il seguente. In relazione agli ordini del giorno Campa n. 9/Doc VIII, n. 4/1, Pisicchio n. 9/Doc VIII, n. 4/2 e Bianco n. 9/Doc. VIII, n. 4/3, l'Ufficio di Presidenza ne condivide l'indirizzo, diretto ad ampliare l'attività informativa sul lavoro delle Commissioni.
In considerazione dei ben noti vincoli di bilancio, ci si riserva, però, di valutare la compatibilità finanziaria delle iniziative conseguenti anche sulla base degli indirizzi che potranno essere formulati dal Comitato per la comunicazione e l'informazione esterna, a ciò competente. Preciso, peraltro, che la convenzione del 5 ottobre 2005 con l'AgenParl, richiamata dagli ordini del giorno, non prevede alcun specifico impegno per l'amministrazione in relazione all'acquisizione di audiovisivi. In questi termini, gli ordini del giorno sono accolti come raccomandazione.
Per quanto riguarda, gli ordini del giorno Borghesi n. 9/Doc. VIII, n. 4/7 (Nuova formulazione) e Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 4/42, l'Ufficio di Presidenza, il Collegio dei questori sono da tempo concretamente impegnati nel contenimento e nella razionalizzazione della spesa, pur continuando ad assicurare l'efficiente funzionamento dell'istituzione parlamentare. Solo a titolo di esempio voglio ricordare che se nel bilancio di previsione per l'anno 2002 la crescita della spesa era pari al 4,76 per cento, il dato previsto nel bilancio oggi in discussione si attesta al 2,94 per cento, il più basso - lo sottolineo - da diversi anni a questa parte. Nel corso dell'anno corrente sono state adottate ulteriori misure sulle quali si è già riferito all'Assemblea e che, esse pure, determinano risparmi strutturali. Gli effetti di tali misure figureranno nelle risultanze consultive dell'esercizio in corso ed emergeranno, con sempre maggiore evidenza, nei futuri esercizi a partire dall'anno prossimo.
Le misure già approvate e quelle programmate consentiranno l'approccio all'obiettivo di ridurre del 10 per cento la spesa per beni e servizi calcolata in termini economici e ovviamente a politiche invariate. Rammento anche che le richieste di dotazione già deliberate per gli anni 2008 e 2010, essendo di importo inferiore a quanto avrebbe consentito il rispetto della regola del PIL nominale, approvata dall'Ufficio di Presidenza nel luglio del 2003, determinano in tale periodo minori esborsi per il bilancio dello Stato pari a 110 milioni di euro ossia - va sottolineato - per una somma superiore al 10 per cento delle spese complessive della Camera.
Pertanto, l'Ufficio di Presidenza ritiene preferibile proseguire nell'opera di riorganizzazione strutturale e di riqualificazione di settori omogenei di spesa, piuttosto chePag. 87operare con tagli percentuali alle voci di bilancio. Il Collegio dei questori comprende il valore politico della proposta di anticipare la discussione del progetto di bilancio per il 2008 e l'accoglie nella sostanza, assumendo l'impegno a sottoporre in via sperimentale all'approvazione dell'Ufficio di Presidenza il progetto di bilancio per il 2008 entro il 31 dicembre dell'anno in corso, fatta salva l'esigenza di eventuali assestamenti ed in vista della possibile modifica delle relative disposizioni del regolamento di amministrazione e contabilità.
In conclusione, nei termini sopra indicati, gli ordini del giorno sono accolti a due condizioni: che sia soppresso il primo capoverso del dispositivo dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/Doc. VIII, n. 4/7 (Nuova formulazione) e che il terzo capoverso del dispositivo del predetto ordine del giorno e l'intero dispositivo dell'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 4/42 siano così riformulati: «ad operare per conseguire nel 2008 una riduzione del 10 per cento della spesa per beni e servizi calcolata in termini economici e a politiche invariate».
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Franco Russo n. 9/Doc. VIII, n. 4/8, l'Ufficio di Presidenza condivide il principio in esso espresso, improntato a criteri di rigore finanziario. Peraltro, bisogna sottolineare che fino al 2003 non esisteva alcun limite prestabilito ai fini della richiesta di dotazione al Ministero dell'economia. Nel luglio 2003, invece, l'Ufficio di Presidenza ha stabilito il principio in base al quale la dotazione non può aumentare, di anno in anno, in misura superiore al tasso programmato di crescita del PIL nominale. Tale vincolo, confermato dagli organi di direzione politica della XV legislatura, è sempre stato rispettato e anzi le richieste di dotazione già deliberate per gli anni 2008-2010 si sono mantenute bene al di sotto del limite del PIL nominale, come ho già avuto modo di ricordare. Questo parametro ha consentito e consente di coniugare il rigore finanziario con le esigenze di funzionalità della nostra istituzione.
Riteniamo che la sostituzione del parametro citato con quello del tasso di inflazione programmata determinerebbe, invece, una progressiva diminuzione in termini reali della dotazione della Camera dei deputati che, già nel medio periodo, si porrebbe in contrasto con le esigenze di funzionalità dell'istituzione, oltre che con il rispetto degli impegni già iscritti in bilancio.
Come ho già evidenziato nel parere al precedente ordine del giorno, l'Ufficio di Presidenza ritiene preferibile che l'obiettivo del contenimento delle risorse finanziarie impegnate dalla Camera sia perseguito attraverso un serio programma di riqualificazione strutturale della spesa, piuttosto che attraverso vincoli di bilancio ulteriori rispetto a quello già significativo del tasso programmato di crescita del PIL nominale. Pertanto, l'ordine del giorno Franco Russo n. 9/Doc. VIII, n. 4/8 è accolto come raccomandazione per contenere ulteriormente la richiesta di dotazione, rispetto al limite del tasso programmato di crescita del PIL nominale.
Con riferimento agli ordini del giorno Franco Russo n. 9/Doc. VIII, n. 4/11 e Crosetto n. 9/Doc. VIII n. 4/31, in questa legislatura il Collegio dei questori ha affrontato la questione degli spazi in relazione alle esigenze dei gruppi parlamentari e dei componenti degli organi di direzione politica della Camera. La valutazione della distribuzione degli spazi tra i gruppi parlamentari ha evidenziato una carenza significativa, alla quale si è potuto porre rimedio esclusivamente con il reperimento di ulteriori spazi, il che è avvenuto grazie alla decisione di locare un appartamento in piazza San Lorenzo in Lucina.
Le nuove problematiche che il Collegio ha affrontato all'inizio della legislatura hanno convinto lo stesso della necessità che la Camera dei deputati si doti di un piano organico di utilizzo delle proprie dotazioni edilizie per uscire dall'emergenza continua, anche attraverso la sostituzione progressiva dei locali in locazione con altri nella diretta disponibilità della Camera. Questo indirizzo è stato rappresentatoPag. 88in Assemblea nella seduta del 27 settembre 2006, in occasione dello svolgimento della relazione introduttiva dei questori al bilancio interno per quell'anno. In base a questo indirizzo i questori, in relazione alle locazioni degli immobili diversi dai palazzi Marini e di Castelnuovo di Porto, hanno inviato al Ministro dell'economia e delle finanze una lettera, in data 9 maggio 2007, nella quale, rilevato che la Camera ha stipulato in anni diversi contratti di locazione sulla base dei quali detiene una serie di unità immobiliari per circa 3.600 metri quadri, vicine alla stessa istituzione, ma separate tra loro - cosa che non ne consente una utilizzazione ottimale ed organica e produce anche un effetto negativo sull'opinione pubblica indotta a considerare eccessivo il numero dei palazzi a disposizione della Camera stessa - hanno manifestato l'intendimento di poter disporre di un unico immobile dell'Agenzia del demanio, di superficie quanto meno pari a quella citata, anch'esso vicino alla Camera, al fine di poter concludere tutti o parte di quei contratti. Ciò che, tra l'altro, consentirebbe di ridurre in misura corrispondente ai risparmi così ottenuti anche la richiesta di dotazione finanziaria.
In altri termini, si è intrapresa una direttrice che dovrebbe poter portare, attraverso la collaborazione auspicata del Ministero dell'economia e delle finanze e dell'Agenzia del demanio, alla sostituzione di una pluralità di immobili con un solo immobile. Per quanto riguarda invece i palazzi Marini, l'indirizzo volto a sostituire progressivamente gli immobili in locazione con altri nella diretta disponibilità della Camera ha indotto a considerare l'opportunità di avviare iniziative per far valere l'interpretazione dell'articolo 13 dei contratti di locazione, sulla quale vi è contrasto con la società proprietaria degli immobili. Pertanto, il Collegio dei questori, nella riunione del 6 giugno 2007, ha deliberato di attivare le opportune azioni in sede giudiziale. Su tale decisione ha convenuto l'Ufficio di Presidenza nella riunione del 17 luglio scorso. L'obiettivo finale è dunque quello di poter giungere, in prospettiva, ad una riduzione dei costi sostenuti a titolo di locazione.
In tali termini, gli ordini del giorno Franco Russo n. 9/Doc. VIII, n. 4/11 e Crosetto n. 9/Doc. VIII, n. 4/31 sono accettati.
Con riferimento agli ordini del giorno Franco Russo n. 9/ Doc. VIII, n. 4/12 e n. 9/ Doc. VIII, n. 4/13, l'Ufficio di Presidenza è favorevole all'indirizzo in essi espresso. D'altro canto, voglio sottolineare che gli organi di direzione politica e l'amministrazione della Camera hanno già operato, con decisione, lungo il percorso dell'integrazione tra i servizi di supporto dei due rami del Parlamento; obiettivo per il raggiungimento del quale è, ovviamente, indispensabile la piena collaborazione del Senato, anche al fine di evitare possibili effetti negativi sulla funzionalità delle due istituzioni.
In particolare, come ha rilevato il questore Albonetti in sede di relazione al progetto di bilancio, il processo di integrazione ha già registrato significativi progressi nel settore della documentazione ed è previsto che venga esteso ad altre strutture, pur con le esigenze di coordinamento e di cautela già ricordate.
Pertanto, gli ordini del giorno Franco Russo n. 9/ Doc. VIII, n. 4/12 e n. 9/ Doc. VIII, n. 4/13 vengono accolti come raccomandazione ad estendere il processo di integrazione già in atto.
Riguardo all'ordine del giorno Franco Russo n. 9/ Doc. VIII, n. 4/14, occorre precisare, nel merito, che non appare possibile qualificare come consulenze le attività professionali delle quali l'amministrazione si avvale in assenza di specifiche professionalità interne. A tale riguardo ripeto, in sostanza, i concetti che questa mattina il collega Colucci ha illustrato nel suo intervento. In tali casi, infatti, l'amministrazione deve far fronte ad esigenze specifiche alle quali non ci si può sottrarre; si possono, semmai, qualificare come consulenze gli apporti professionali resi con riferimento ad attività svolte dall'amministrazione.Pag. 89
Premesso questo, è necessario sottolineare che ci si è impegnati a tutto campo nella direzione del contenimento della spesa per le consulenze. In particolare, nel 2007, la spesa per consulenze riferibili all'amministrazione si è ridotta ben del 49,53 per cento rispetto a quella del 2004. Nel 2007 il complesso della disponibilità delle spese per tali consulenze, in termini di competenza, è infatti pari a 1 milione 300 mila euro, mentre nel 2004 era pari a 2 milioni 576 mila euro. L'incidenza di tali spese rispetto al complesso delle spese recate dal bilancio interno, nel 2004 era, dunque, pari allo 0,28 per cento, mentre nel 2007 è pari allo 0,13 per cento.
Inoltre, per il 2008 appare ipotizzabile un ulteriore rallentamento della dinamica di spesa relativa alle consulenze riferibili all'amministrazione, con una riduzione del 24 per cento; per cui da 1 milione 300 mila euro del 2007, l'anno prossimo si passerà a 987 mila euro. In definitiva, dal 2004 al 2008, la riduzione progressiva delle spese per le consulenze riferibili all'amministrazione sarà di oltre il 60 per cento.
Aggiungo, infine, che anche le spese per le consulenze rese agli organi parlamentari sono diminuite negli ultimi anni. Si registra, infatti, una riduzione della spesa per le Commissioni d'inchiesta, di vigilanza e di controllo di circa due terzi nel passaggio dal 2005 al 2006, e la stessa spesa è in costante riduzione anche nei primi mesi dell'anno corrente.
Per tali motivi, l'ordine del giorno Franco Russo n. 9/Doc. VIII, n.4/14 è accettato a condizione che il dispositivo sia riformulato nei termini seguenti: «a proseguire nel 2008 la progressiva riduzione della spesa destinata a consulenze, in linea con il trend degli ultimi anni».
Per quanto concerne l'ordine del giorno Franco Russo n. 9/ Doc. VIII, n.4/15, l'Ufficio di Presidenza concorda con l'indirizzo che vi è indicato e lo accetta, fermo restando che sarà il Comitato di vigilanza sull'attività di documentazione a stabilire le modalità di attuazione di quanto richiesto.
L'ordine del giorno Franco Russo n. 9/Doc. VIII, n.4/16, che fa riferimento all'utilizzo di alberghi di categoria non superiore a quattro stelle, è accettato, ovviamente a condizione che lo stato dei luoghi ove si svolge la missione lo consenta.
Con riferimento agli ordini del giorno Garavaglia n. 9/Doc. VIII, n. 4/17, Garavaglia n. 9/Doc. VIII, n. 4/18 e D'Elia n. 9/Doc. VIII, n. 4/60 la Camera, in linea con lo spirito della normativa in materia, sta realizzando gli obiettivi di risparmio energetico che la legislazione riconnette alla figura dell'energy manager, pur senza avere formalmente attribuito tale qualifica ai soggetti che operano in questo settore. Per tali motivi gli ordini del giorno sono accettati nel senso indicato, con la precisazione che il tema del risparmio energetico sarà trattato nella relazione illustrativa del progetto di bilancio e non in apposita relazione.
Con riferimento agli ordini del giorno Iannuzzi n. 9/Doc. VIII, n. 4/19 e Nucara n. 9/Doc. VIII, n. 4/45, il questore Colucci ha illustrato in sede di replica alcune linee che il Collegio dei questori intende perseguire per contenere le spese anche nel settore del personale. Poiché gli ordini del giorno si pongono in controtendenza rispetto a tali linee, il Collegio dovrebbe esprimersi in senso contrario e formula, pertanto, un invito al ritiro.
L'ordine del giorno Oliva n. 9/Doc. VIII, n. 4/20 è accettato.
Con riferimento all'ordine del giorno D'Elia n. 9/Doc. VIII, n. 4/21 evidenzio che le esigenze considerate dall'ordine del giorno hanno già trovato accoglimento. La raccolta differenziata, infatti, è già in atto con modalità che prevedono anche, laddove sia possibile, l'utilizzo di eco-box. Con tale precisazione, l'ordine del giorno è accettato.
Con riferimento agli ordini del giorno Crosetto n. 9/Doc. VIII, n. 4/23 e Buemi n. 9/Doc. VIII, n. 4/48, ricordo che i prezzi dei servizi della barberia e della buvette sono stati recentemente adeguati. Quanto ai ristoranti interni, per effetto dei recenti interventi nel settore della ristorazionePag. 90circa un terzo del costo del pasto è a carico dell'utenza. Si tratta, quindi, della percentuale consueta per i ristoranti interni ai luoghi di lavoro. Pertanto, gli ordini del giorno sono accettati a condizione che i rispettivi dispositivi siano riformulati nei termini seguenti: «a mantenere costantemente adeguati i prezzi della barberia e della buvette al costo medio di mercato e la quota di costo a carico dell'utenza dei punti di ristorazione alla corrispondente quota rilevabile, in media, presso i ristoranti interni ai luoghi di lavoro».
Con riferimento all'ordine del giorno Crosetto n. 9/Doc. VIII, n. 4/26, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei questori sono già intervenuti nella direzione indicata dall'ordine del giorno. Per tale motivo l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei questori, per quanto di propria competenza, ritengono di aver già dato attuazione alla richiesta contenuta nell'ordine del giorno e formulano, di conseguenza, un invito al ritiro.
Con riferimento all'ordine del giorno Crosetto n. 9/Doc. VIII, n. 4/28, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei questori aderiscono pienamente all'indirizzo espresso nell'ordine del giorno, ritenendo che i benefici in questione, pur non gravando sul bilancio della Camera, siano comunque in contrasto con lo stile di sobrietà che deve ispirare l'esercizio di funzioni pubbliche. Per tale motivo il Collegio ha deliberato di non avvalersi della facoltà di richiedere il rilascio di tessere gratuite. L'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei questori ritengono, quindi, di aver dato attuazione alla richiesta contenuta nell'ordine del giorno, per quanto di propria competenza, e lo accolgono come raccomandazione a dare più puntuale informazione in merito all'opinione pubblica.
Con riferimento all'ordine del giorno Crosetto n. 9/Doc. VIII, n. 4/29, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei questori concordano nel ritenere che la trasparenza costituisca, in sé, un valore nell'esercizio di funzioni pubbliche. In questo senso sono già state adottate iniziative per rendere pienamente conoscibile all'opinione pubblica il trattamento economico dei deputati, che è consultabile sul sito Internet della Camera, sia per quanto attiene ai dati economici, sia con riguardo alle norme che lo disciplinano.
Anche con riferimento agli stipendi dei dipendenti della Camera, si è ritenuto di rendere disponibili agli organi di stampa i relativi dati, in aggiunta a quanto già presente sul sito della Camera. Non esiste, pertanto, alcuna area riservata nell'amministrazione. Vi è certamente la possibilità di compiere ulteriori passi nella direzione della trasparenza, secondo quanto auspicato nell'ordine del giorno Crosetto n. 9/Doc. VIII, n. 4/29. Il Collegio, in particolare, intende verificare, d'intesa con gli altri organi costituzionali e con le amministrazioni pubbliche, la possibilità di ampliare la pubblicità dei trattamenti del personale di tutti gli organismi pubblici, di qualunque tipo e natura. Pertanto, l'ordine del giorno Crosetto n. 9/Doc. VIII, n. 4/29 viene accolto, a condizione che, nel secondo e nel terzo capoverso del dispositivo, le parole, rispettivamente, «rendere pubblici nel sito» e «rendere pubblici» siano sostituite dalle seguenti: «operare affinché siano resi pubblici».
L'ordine del giorno Poretti n. 9/Doc. VIII, n. 4/32 è accolto, a condizione che il dispositivo sia riformulato nei termini seguenti: «a rassegnare, entro il 30 novembre 2007, le proprie valutazioni sulla complessiva fattibilità del progetto».
Con riferimento all'ordine del giorno Mazzocchi n. 9/Doc. VIII, n. 4/36, ricordo che nel 2006 si è provveduto all'aggiornamento dell'elenco dei quotidiani collocati nella sala di lettura. I quotidiani del territorio del Lazio vi risultano presenti. L'ordine del giorno Mazzocchi n. 9/Doc. VIII, n. 4/36, quindi, è accolto come raccomandazione ad eseguire un'ulteriore verifica riguardo ai quotidiani distribuiti presso la sala di lettura.
L'ordine del giorno Quartiani n. 9/Doc. VIII, n. 4/37 è accolto come raccomandazione ad esigere la massima qualità dei servizi erogati dalla società Milano 90.Pag. 91
Riguardo al primo capoverso dell'ordine del giorno Volontè n. 9/Doc. VIII, n. 4/38, rinvio a quanto è già stato detto a proposito dell'ordine del giorno Franco Russo n. 9/Doc. VIII, n. 4/11. Per questa parte, quindi, l'ordine del giorno Volontè n. 9/Doc. VIII, n. 4/38 è accolto negli stessi termini indicati in riferimento all'ordine del giorno Franco Russo n. 9/Doc. VIII, n. 4/11. Si invita, invece, a sopprimere il secondo capoverso del dispositivo, innanzitutto poiché esso confligge con il processo di riorganizzazione del settore della ristorazione, recentemente approvato dall'Ufficio di Presidenza; in secondo luogo, perché esso non tiene conto del fatto che il ristorante offre un servizio modellato sulle esigenze del lavoro parlamentare e sui tempi ristrettissimi che tale lavoro concede per la consumazione dei pasti; infine, perché, a seconda di come venga attuato, potrebbe essere suscettibile di determinare maggiori oneri.
L'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/Doc. VIII, n. 4/94 non può essere accolto, per le medesime ragioni ora esposte in relazione alla seconda parte dell'ordine del giorno Volontè n. 9/Doc. VIII, n. 4/38. Si invita, pertanto, al ritiro dello stesso.
Riguardo all'ordine del giorno Barbieri n. 9/Doc. VIII, n. 4/39, le forme di pubblicità dei lavori del Collegio dei questori e dell'Ufficio di Presidenza sono state oggetto di indirizzi da parte dell'Ufficio di Presidenza e ad essi ci si è sempre attenuti. La Presidenza della Camera e l'Ufficio di Presidenza si faranno carico delle esigenze di maggiore pubblicità e completezza segnalate, al fine di soddisfarle. L'ordine del giorno Barbieri n. 9/Doc. VIII, n. 4/39, pertanto, è accolto come raccomandazione.
Gli ordini del giorno Stucchi n. 9/Doc. VIII, n. 4/41 e Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/103 sono accolti, a condizione che il dispositivo dell'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/103 sia formulato negli stessi termini dell'ordine del giorno Stucchi n. 9/Doc. VIII, n. 4/41.
L'ordine del giorno Pettinari n. 9/Doc. VIII, n. 4/43 non può essere accolto, in quanto suscettibile di determinare maggiori oneri. Invito pertanto i presentatori a ritirarlo.
Gli ordini del giorno Pettinari n. 9/Doc. VIII, n. 4/44 e Buemi n. 9/Doc. VIII, n. 4/51 non possono essere accolti, in quanto la riforma della disciplina dei vitalizi è stata recentemente approvata all'unanimità dall'Ufficio di Presidenza, d'intesa con il Senato. Eventuali ipotesi di riforma potranno essere valutate al termine di un congruo periodo di sperimentazione della nuova disciplina. Pertanto invito i presentatori a ritirarli.
L'ordine del giorno Buemi n. 9/Doc. VIII, n. 4/46 è accolto come raccomandazione, a condizione che nel dispositivo le parole «a limitare i rimborsi ai deputati in carica» siano sostituite dalle seguenti: «a verificare le modalità per limitare i rimborsi delle spese di viaggio dei deputati cessati dal mandato».
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Buemi n. 9/Doc. VIII, n. 4/47, sulla questione relativa agli spazi di cui si tratta, si è già fornita risposta in riferimento all'ordine del giorno Franco Russo n. 9/Doc. VIII, n. 4/11. Invito pertanto i presentatori dell'ordine del giorno Buemi n. 9/Doc. VIII, n. 4/47 a ritirarlo.
L'ordine del giorno Buemi n. 9/Doc. VIII, n. 4/49 è accolto.
L'ordine del giorno Buemi n. 9/Doc. VIII, n. 4/50 potrebbe essere accolto come raccomandazione se il dispositivo terminasse con la parola «erogazione», cassando il resto.
L'ordine del giorno Buemi n. 9/Doc. VIII, n. 4/52 è accolto come raccomandazione.
Quanto all'ordine del giorno Buemi n. 9/Doc. VIII, n. 4/53, l'Ufficio di Presidenza non condivide l'ipotesi di dotare di badge i deputati. Pertanto, l'ordine del giorno viene accolto come raccomandazione ad individuare misure che consentano di ridurre le spese per la sicurezza, ma escludendo questo strumento.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno D'Elia n. 9/Doc. VIII, n. 4/54, è in corso laPag. 92verifica auspicata dall'ordine del giorno stesso, che pertanto viene accolto come raccomandazione.
L'ordine del giorno D'Elia n. 9/Doc. VIII, n. 4/55 è accolto. Resta comunque inteso che ogni decisione sulla materia è subordinata alla verifica di fattibilità e di costo degli interventi richiesti.
L'ordine del giorno D'Elia n. 9/Doc. VIII, n. 4/56 è accolto. Resta anche in questo caso inteso che ogni decisione sulla materia è subordinata alla verifica di fattibilità e di costo degli interventi richiesti.

PRESIDENTE. Mi scusi, deputato Galante, vorrei fare una comunicazione, in modo da favorire l'organizzazione dei nostri lavori. Sulla base di una consultazione informale con i presidenti dei gruppi, mi pare di poter dire che potremmo consentire al questore di proseguire la sua esposizione sino alla conclusione, convocare alle 19,30, e comunque al termine dell'intervento del questore, l'Ufficio di Presidenza, e riprendere l'esame, alla conclusione dell'intervento del questore Galante, domani alle 9,30, con inizio delle votazioni alle 10, in modo da proseguire i lavori secondo quanto stabilito. Resta dunque così inteso. Prego, signor questore.

SEVERINO GALANTE, Questore. Per quanto riguarda l'ordine del giorno D'Elia n. 9/Doc. VIII, n. 4/57, l'intervento richiesto è in corso di attuazione attraverso il progetto di «print on demand» degli atti parlamentari. In questi termini, l'ordine del giorno è accettato.

PRESIDENTE. Per favore, non c'è bisogno di introdurre anche lo schiamazzo!
Invito coloro che lasciano l'aula a farlo ordinatamente, e tutti a consentire al deputato questore di svolgere il suo intervento, che implica per lui stesso una certa fatica...

SEVERINO GALANTE, Questore. L'ordine del giorno D'Elia n. 9/Doc. VIII, n. 4/58 è accolto, a condizione che, nel dispositivo, le parole «deliberare sulla cessazione di tali privilegi» siano sostituite dalle seguenti: «verificare le modalità con le quali intervenire su tali benefici» .
L'ordine del giorno D'Elia n. 9/Doc. VIII, n. 4/59 è accolto come raccomandazione, a condizione che, nel dispositivo, le parole «promuovere entro il 2008» siano sostituite dalle seguenti: «verificare, entro il 2008, la possibilità e le risorse necessarie per».
L'ordine del giorno D'Elia n. 9/Doc. VIII, n. 4/61 è accolto come raccomandazione, fermo restando che il passaggio alle postazioni open source per i deputati e i gruppi parlamentari avverrà su base volontaria. Per coloro i quali operino tale opzione, peraltro, il passaggio è già ora possibile.
Sull'ordine del giorno D'Elia n. 9/Doc. VIII, n. 4/62, ricordo al collega D'Elia che egli sa, proprio in quanto componente dell'Ufficio di Presidenza, che la materia del contributo per il mantenimento del rapporto tra eletto ed elettori è stata più volte affrontata in quella sede. Il lavoro del parlamentare si svolge, in buona parte se non in prevalenza, presso il collegio elettorale. Sulla base di tale constatazione e considerata la complessità della struttura che occorrerebbe mettere in campo per eseguire i controlli previsti nell'ordine del giorno in esame, gli organi di direzione politica della Camera, così come è avvenuto nelle passate legislature, hanno ritenuto più funzionale una forma di contributo forfettario. Pertanto, si invitano i presentatori dell'ordine del giorno D'Elia n. 9/Doc. VIII, n. 4/62a ritirarlo. Diversamente, il parere è contrario.
Per l'ordine del giorno D'Elia n. 9/Doc. VIII, n. 4/63 valgono considerazioni analoghe a quelle che ho appena esposto in merito al precedente ordine del giorno. Si invitano pertanto i presentatori a ritirare l'ordine del giorno D'Elia n. 9/Doc. VIII, n. 4/63. Diversamente, il parere è contrario.
L'ordine del giorno D'Elia n. 9/Doc. VIII, n. 4/64 è accolto, a condizione che il dispositivo sia così riformulato: «ad aggiornare e ampliare il sito Internet della Camera dei deputati, rendendo accessibile, nei limiti previsti dalla legislazione e dallaPag. 93normativa interna, tramite formati aperti e liberi standardizzati, ogni dato utile a una trasparente informazione dell'opinione pubblica». In tal senso, l'ordine del giorno D'Elia n. 9/Doc. VIII, n. 4/ 65 è da intendersi come assorbito in questa dizione.
L'ordine del giorno D'Elia n. 9/Doc. VIII, n. 4/66 può essere accolto come raccomandazione, a condizione che il dispositivo venga riformulato come segue: «a verificare la fattibilità e gli oneri di un impianto di voto che impedisca il voto per gli assenti». Una volta accertata la fattibilità tecnico-economica del progetto, la decisione di natura politica circa l'adozione di un siffatto impianto sarà naturalmente sottoposta all'Ufficio di Presidenza e alla Conferenza dei presidenti di gruppo.
La materia trattata dall'ordine del giorno D'Elia n. 9/Doc. VIII, n. 4/69 investe in modo precipuo la competenza della Giunta per il Regolamento, cui la questione dovrebbe essere prioritariamente sottoposta. Pertanto, si invitano i presentatori a ritirare l'ordine del giorno D'Elia 9/Doc. VIII, n. 4/n. 69. Diversamente, il parere è contrario.
L'ordine del giorno Capotosti n. 9/Doc.VIII n. 4/72 è accolto come raccomandazione ad adottare un sistema di comunicazione informatica tra l'amministrazione e l'utenza parlamentare con le tecnologie che risulteranno maggiormente idonee a tal fine. Questo obiettivo rientra comunque - lo ricordo - nel progetto di portale per i deputati.
L'ordine del giorno Capotosti n. 9/Doc. VIII n. 4/73 non è accettato in quanto suscettibile di determinare maggiori oneri.
L'ordine del giorno Capotosti n. 9/Doc. VIII n. 4/74 è accolto negli stessi termini indicati in riferimento all'ordine del giorno Franco Russo n. 9/Doc. VIII n. 4/11.
Si invita al ritiro dell'ordine del giorno Capotosti n. 9/Doc. VIII n. 4/75 poiché sembra porre sullo stesso piano l'indennità di funzione e rimborsi spese, istituti che rispondono a diverse finalità e pertanto non possono essere tra loro compensati.
Si invita al ritiro dell'ordine del giorno Capotosti n. 9/Doc. VIII n. 4/76, altrimenti il parere sarebbe contrario, perché per diversi emolumenti accessori è prevista una disciplina diversificata tra deputati residenti a Roma e deputati di diversa provenienza; nel caso della diaria invece è la legge istitutiva che prevede il principio di pari trattamento tra tutti i deputati.
L'ordine del giorno Capotosti n. 9/Doc. VIII n. 4/77 è accolto come raccomandazione.
Si invita al ritiro dell'ordine del giorno Capotosti n. 9/Doc. VIII n. 4/78, altrimenti si esprime parere contrario. Si pone in contrasto per quanto riguarda la soppressione del reparto autorimessa con le deliberazioni assunte recentemente al riguardo dall'Ufficio di Presidenza. Il secondo capoverso del dispositivo non tiene poi conto delle specifiche esigenze di istituto e di sicurezza connesse alla carica del Presidente della Camera dei deputati e di altre cariche istituzionali. Infine, il terzo capoverso si basa su risparmi incerti e su un meccanismo di difficile attuazione mentre il quarto capoverso comporterebbe una inopportuna riduzione dei posti auto assegnati ai parlamentari.
Si invita al ritiro dell'ordine del giorno Capotosti n. 9/Doc. VIII n. 4/79, altrimenti si esprime parere contrario. Ricordo che la dotazione di uffici e personale per gli ex Presidenti della Camera costituisce un riconoscimento dell'alta funzione istituzionale svolta e consente alla Camera di arricchirsi dell'esperienza maturata a prescindere dal ruolo successivamente ricoperto dagli interessati.
L'ordine del giorno Capotosti n. 9/Doc. VIII n. 4/80 è accettato.
L'ordine del giorno Capotosti n. 9/Doc. VIII n. 4/81 è accolto a condizione che il riferimento sia alla firma digitale o a tecnologie equivalenti.
Gli ordini del giorno Capotosti nn. 9/Doc. VIII n. 4/82, 9/Doc. VIII n. 4/83, 9/Doc. VIII n. 4/85 sono accettati.
L'ordine del giorno Capotosti n 9/Doc. VIII n. 4/86 è accettato poiché fa riferimento a misure già adottate.Pag. 94
Si invita al ritiro dell'ordine del giorno Capotosti n. 9/Doc. VIII n. 4/87, altrimenti si esprime parere contrario, poiché le iniziative previste dai primi due capoversi del dispositivo sono state già attuate. Per quanto riguarda il tema degli emolumenti del personale ci si muoverà secondo le linee indicate dal questore Colucci in sede di replica nell'ambito ovviamente della contrattazione collettiva.
Si invita al ritiro dell'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/Doc. VIII n. 4/90, poiché la linea che l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei questori intendono seguire è quella indicata in riferimento agli ordini del giorno Franco Russo n. 9/Doc. VIII n. 4/11 e Crosetto n. 9/Doc. VIII n. 4/31.
L'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/Doc. VIII, n. 4/91 non è accettato, in quanto per la barberia è previsto l'incremento delle tariffe e il progressivo ridimensionamento del servizio, mentre una sua immediata chiusura sarebbe contraddittoria rispetto alle scelte compiute nel corso della passata legislatura.
L'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/Doc. VIII, n. 4/92 è accettato, poiché se ne condivide il senso complessivo, che è in linea con la relazione presentata dal Collegio dei questori alla I Commissione della Camera nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle spese attinenti al funzionamento della Repubblica.
L'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/Doc. VIII, n. 4/93 è accolto come raccomandazione.
L'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/Doc. VIII, n. 4/97 è accolto, a condizione che il dispositivo sia riformulato nei seguenti termini, corrispondenti alle iniziative già assunte in materia dal Collegio dei questori: «a perseguire un incremento di qualità del servizio di autorimessa, attraverso un sistema misto basato su passaggi di professionalità, reclutamento delle unità necessarie a raggiungere l'organico ottimale, revisione dei capitolati d'appalto per il servizio di autonoleggio, al fine di conseguire più elevati livelli di servizio».
L'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/Doc. VIII, n. 4/98, in relazione a quanto ha esposto il questore Colucci circa le linee di intervento in materia di personale seguite dal Collegio, è accettato.
L'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/100 è accettato, mentre l'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/101 non è accettato, in quanto suscettibile di determinare maggiori oneri.
L'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/102 è accolto, a condizione che nel dispositivo le parole «rendere disponibile» siano sostituite con le seguenti: «verificare la disponibilità e i costi di».
L'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/104 è accettato. L'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/105 è accettato, a condizione che il riferimento sia alla firma digitale o a tecnologie equivalenti.
L'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/106 (Nuova formulazione) è accettato nella nuova formulazione.
L'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/107 è accolto come raccomandazione, pur precisandosi che il contributo auspicato al secondo capoverso del dispositivo già esiste.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/108, provvederà l'Ufficio di Presidenza.

PRESIDENTE. Ringrazio davvero il deputato questore Severino Galante.
Avverto che gli ordini del giorno a firma di Gregorio Fontana debbono intendersi sottoscritti anche dal deputato Jannone.
Come già comunicato all'Assemblea, il seguito dell'esame del bilancio e del conto consuntivo della Camera è rinviato alla seduta di domani. Le votazioni avranno inizio alle ore 10.
Ricordo che l'Ufficio di Presidenza è convocato immediatamente presso la biblioteca del Presidente.

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Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 20 settembre 2007, alle 9,30:

1. - Seguito della discussione congiunta dei documenti:
Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2006 (Doc. VIII, n. 3).
Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2007 (Doc. VIII, n. 4).

2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Modernizzazione, efficienza delle Amministrazioni pubbliche e riduzione degli oneri burocratici per i cittadini e per le imprese (2161-A).
e delle abbinate proposte di legge: PEDICA ed altri; NICOLA ROSSI ed altri; LA LOGGIA e FERRIGNO (1505-1588-1688).
- Relatore: Giovanelli.

(al termine delle votazioni)

3. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 19,30.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 6
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Maroni ed a n. 1-216 482 319 163 160 101 218 62 Resp.
2 Nom. Moz. Airaghi ed a n. 1-217 485 325 160 163 93 232 62 Resp.
3 Nom. Moz. Barbi ed a n. 1-219 n. f./I 482 280 202 141 202 78 61 Appr.
4 Nom. Moz. Barbi ed a n. 1-219 n. f./II 476 276 200 139 195 81 61 Appr.
5 Nom. Moz. Barbi ed a n. 1-219 n. f./III 484 395 89 198 191 204 61 Resp.
6 Nom. Moz. Leone ed a n. 1-220 487 401 86 201 171 230 60 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.