XV LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 199 di mercoledì 1 agosto 2007

[frontespizio]
[elenco e sigle dei gruppi parlamentari]
[indice alfabetico]
[indice cronologico]
[vai al resoconto sommario]
[allegato A]
[allegato B]

[riferimenti normativi]
Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI

La seduta comincia alle 9,40.

GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Bindi, Boco, Bonelli, Cento, Cordoni, Di Salvo, Donadi, Fabris, Folena, Forgione, Franceschini, Galante, Giovanardi, La Malfa, Landolfi, Lanzillotta, Lion, Maroni, Meta, Migliore, Morrone, Leoluca Orlando, Pecoraro Scanio, Pinotti, Pisicchio, Ranieri, Realacci, Sgobio, Stucchi, Villetti, Violante ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifiche nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che il deputato Giorgio Carta, con lettera pervenuta il 26 luglio 2007, si è dimesso dal gruppo parlamentare L'Ulivo e ha aderito al gruppo parlamentare Misto, cui risulta pertanto iscritto.
Comunico, inoltre, che il deputato Angelo Santori, proclamato in data 31 luglio 2007, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Forza Italia.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1507 - Misure in tema di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro e delega al Governo per il riassetto e la riforma della normativa in materia (Approvato dal Senato) (A.C. 2849); e dell'abbinata proposta di legge Fabbri ed altri (A.C. 2636) (ore 9,44).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Misure in tema di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro e delega al Governo per il riassetto e la riforma della normativa in materia; e dell'abbinata proposta di legge di iniziativa dei deputati Fabbri ed altri.
Ricordo che nella seduta del 25 luglio 2007 si è conclusa la discussione sulle linee generali e si sono svolte le repliche dei relatori e del Governo.

(Esame degli articoli - A.C. 2849)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge.
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 2849 sezioni 1 e 2).
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis delPag. 2Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazione a scalare.
A tal fine, il gruppo Lega Nord Padania è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 2849)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2849 sezione 3).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la XI Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

AUGUSTO ROCCHI, Relatore per la XI Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Fabbri 1.1, mentre formulano un invito al ritiro degli identici emendamenti Compagnon 1.2, Pelino 1.5 e Bodega 1.6.
Le Commissioni formulano un invito al ritiro degli emendamenti Lucchese 1.7 e Lo Presti 1.8.
Le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Lo Presti 1.9, mentre invitano a ritirare gli identici emendamenti Compagnon 1.11, Pelino 1.13 e Bodega 1.14, nonché l'emendamento Fabbri 1.17.
Le Commissioni esprimono parere contrario sugli identici emendamenti Compagnon 1.18 e Capotosti 1.120, nonché sugli emendamenti Bodega 1.20, Fabbri 1.21, 1.22 e 1.24 e Lo Presti 1.26.
Le Commissioni formulano un invito al ritiro degli emendamenti Fabbri 1.27 e 1.29, mentre esprimono parere contrario sugli emendamenti Lo Presti 1.31 e Fabbri 1.32. Invitano al ritiro, altresì, dell'emendamento Lo Presti 1.33, mentre esprimono parere contrario sugli emendamenti Lo Presti 1.38 e 1.40, nonché sugli identici emendamenti Fabbri 1.34 e Lo Presti 1.35.
Le Commissioni esprimono parere contrario sugli identici emendamenti Compagnon 1.37 e Capotosti 1.121, sugli emendamenti Lo Presti 1.43 e 1.45, Fabbri 1.44, Lo Presti 1.48 e 1.47, Fabbri 1.58, 1.50, 1.53, 1.54, 1.56 e 1.57 e sugli identici emendamenti Compagnon 1.59, Lo Presti 1.61 e Fabbri 1.62. Esprimono inoltre parere contrario sugli emendamenti Lo Presti 1.63 e Fabbri 1.64 e 1.65.
Le Commissioni invitano al ritiro dell'emendamento Lo Presti 1.66 ed esprimono parere contrario sull'emendamento Lo Presti 1.67.
Le Commissioni esprimono, inoltre, parere contrario sull'emendamento Lo Presti 1.68, mentre formulano un invito al ritiro dell'emendamento Fabbri 1.70. Il parere è, altresì, contrario sugli emendamenti Bodega 1.71 e Lo Presti 1.72.
Le Commissioni formulano un invito al ritiro degli identici emendamenti Compagnon 1.74 e Capotosti 1.122 e dell'emendamento Lo Presti 1.76.
Il parere è altresì contrario sull'emendamento Bodega 1.77, mentre vi è un invito al ritiro degli emendamenti Lo Presti 1.80 e 1.81.
Le Commissioni esprimono, inoltre, parere contrario sugli emendamenti Bodega 1.82, 1.83, 1.84, 1.85 e 1.88, Fabbri 1.91, sugli identici emendamenti Lo Presti 1.86 e Compagnon 1.89, nonché sugli emendamenti Bodega 1.92, 1.93, 1.94, 1.95 e 1.96 e Fabbri 1.97.
Le Commissioni formulano un invito al ritiro dell'emendamento Fabbri 1.98, mentre esprimono parere contrario sugli emendamenti Fabbri 1.99 e Bodega 1.100 e 1.101. Le Commissioni formulano, altresì, un invito al ritiro degli emendamenti Lucchese 1.102 e 1.103 e Bodega 1.108.
Le Commissioni esprimono, inoltre, parere contrario sull'emendamento Lo Presti 1.123, mentre formulano un invito al ritiro dell'emendamento Lo Presti 1.109.
Il parere è, altresì, contrario sugli identici articoli aggiuntivi Compagnon 1.02 e Fabbri 1.04, mentre le Commissioni formulano un invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo Fabbri 1.010.

Pag. 3

PRESIDENTE. Il Governo?

GIAN PAOLO PATTA, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la XI Commissione.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,50).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno avere luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

GAETANO FASOLINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, ma la prego di essere breve.

GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, sarò brevissimo: si tratta di una questione di grande importanza che riguarda l'emergenza rifiuti in Campania. La stampa questa mattina e già ieri la televisione hanno dato la notizia che i magistrati della procura di Napoli Noviello e Sirleo, coadiuvati e coordinati dal procuratore aggiunto Trapuzzano, hanno chiesto il rinvio a giudizio di Antonio Bassolino per i reati di truffa allo Stato e frode in pubbliche forniture. Antonio Bassolino non è il solo ad essere oggetto di tale richiesta: accanto a lui, vi sono altri ventotto scomodi personaggi.
Mi chiedo, dunque, se il Presidente della giunta regionale e la giunta stessa possano continuare ancora a stare al loro posto. Un parlamentare della sinistra radicale, di Rifondazione Comunista, afferma in proposito: la giunta Bassolino fa parte del problema dei rifiuti, non della sua soluzione.
Signor Presidente, mi domando come farà il nuovo Commissario straordinario - quando dovrà consultarsi con gli organi previsti dagli ultimi provvedimenti legislativi approvati da questa Camera - con rapportarsi con quell'autorevole membro della Consulta che è Antonio Bassolino, sapendo che è indagato pesantemente e ne è stato chiesto il rinvio a giudizio.
Noi, con gli ultimi provvedimenti, abbiamo messo a disposizione diversi milioni di euro. Il problema dei rifiuti va assolutamente risolto: la permanenza di Bassolino quale governatore della Campania rappresenta un ostacolo insormontabile.
Concludo, signor Presidente, con un'altra considerazione di ordine morale. Antonio Bassolino, nel passato, è stato il più strenuo sostenitore della tesi per cui un amministratore pubblico non può continuare ad esserlo se viene raggiunto da un avviso di garanzia. Nel caso presente, vi è ben di più che un avviso di garanzia: vi è una richiesta di rinvio a giudizio per reati di estrema gravità, considerata la carica istituzionale ricoperta da Antonio Bassolino.
Credo quindi che, per motivi morali, istituzionali e di opportunità politico-amministrativa, Bassolino debba rassegnarsi ad un passo indietro e, con lui, tutta la giunta regionale, perché le colpe dell'emergenza rifiuti vanno ripartite equamente tra i partiti che lo hanno sostenuto (in particolare i Verdi e Pecoraro Scanio), nella perversa strategia per cui in Campania nessun termovalorizzatore debba essere mai costruito.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Fasolino, deve concludere.

GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, mi auguro che questa mia richiesta possa trovare il consenso dei gruppi politici e della Presidenza, affinché si rappresenti ad Antonio Bassolino l'opportunità di togliere il disturbo.

PRESIDENTE. La Presidenza si limita a prendere atto di quanto da lei segnalato e delle considerazioni di natura politica che ha ritenuto di svolgere.Pag. 4
Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle 10,15.

La seduta, sospesa alle 9,55, è ripresa alle 10,25.

ANDREA RONCHI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA RONCHI. Signor Presidente, intervengo per chiedere se lei possa rappresentare al Governo l'esigenza di venire immediatamente in aula a riferire su quanto sta accadendo in ordine alla vicenda Alitalia. Questa mattina abbiamo appreso dai giornali dell'ennesimo cambio di vertice. Vogliamo sapere cosa sta accadendo alla nostra compagnia di bandiera. Abbiamo visto cosa è successo nel corso delle ultime settimane, a proposito delle procedure di vendita, e siamo molto preoccupati, noi di Alleanza Nazionale, del futuro di tale compagnia, dei posti di lavoro e della svalutazione di questo nostro importante asset.
Il Governo è colpevolmente responsabile dei fatti gravissimi che sta ponendo in essere. Chiediamo che il Governo questa mattina venga in aula a riferire in merito a quanto sta accadendo.

PRESIDENTE. Onorevole Ronchi, la Presidenza prende atto delle sue dichiarazioni e ne informerà il Governo.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Ricordo che, prima della sospensione, il relatore per l'XI Commissione e il Governo hanno espresso i pareri sulle proposte emendative riferite all'articolo 1.

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 2849)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Fabbri 1.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Codurelli. Ne ha facoltà.

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'importante provvedimento che oggi ci apprestiamo a votare è molto atteso. Già è stato affermato, ma è importante sottolinearlo. Approvarlo prima della sospensione dei lavori parlamentari per la pausa estiva era il nostro preciso obiettivo, ma non solo. Tante forti sollecitazioni sono pervenute da più parti, ma soprattutto dal mondo del lavoro e il nostro impegno consiste proprio nel rispondere, con i tempi e gli strumenti giusti, alla guerra quotidiana che si riscontra nel mondo del lavoro. Anche oggi non ne siamo immuni e mi riferisco alla notizia di un ragazzo di ventisei anni morto schiacciato all'Ilva di Taranto. Sono arrivate a 610 le vittime. Per tali motivi, cari colleghe e colleghi, l'Ulivo, pur condividendo in gran parte gli emendamenti presentati, per raggiungere tale obiettivo, se essi non saranno ritirati, voteremo contro. Ma con questo spirito, non perché siamo contrari. Approvare immediatamente il provvedimento in esame significa rispondere con urgenza a tale pressante richiesta e procedere immediatamente, al fine di utilizzare tutti gli strumenti normativi per porre ordine nella materia, riunificando e semplificando le diverse disposizioni vigenti, che vanno dall'applicazione delle numerose direttive comunitarie al testo del decreto legislativo n. 626 del 1994. Ovviamente, tutto ciò avverrà, così come previsto dall'articolo 117 della Costituzione, con le regioni, le quali hanno competenze in materia legislativa, al fine di mettere in campo politiche concrete capaci di assicurare salute, sicurezza sociale e legalità e soprattutto per fare in modo che il lavoro, uno dei primi bisogni fondamentali dell'individuo, rappresenti sempre il momento di massima realizzazione dei propri desideri.
Approvare il provvedimento in esame significa dare il via a tali condizioni normative, culturali, economiche, gestionali e organizzative, per creare condizioni di vitaPag. 5e dignità nel lavoro, in modo che esso non sia più causa di morte come ancora oggi accaduto a questo ragazzo. Si tratta di un impegno che il Governo ha assunto con determinazione in Parlamento, sin dall'inizio del proprio mandato e oggi, con il provvedimento in esame, si compie un ulteriore ed importante passo avanti per il lavoro, la sicurezza e la sua dignità (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

ANTONINO LO PRESTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, non ho capito a quale titolo è stato svolto l'intervento della collega Codurelli. Se ci troviamo nella fase di illustrazione degli emendamenti, perché ha svolto una dichiarazione di voto sull'articolo 1? Vorrei capire, dalla Presidenza, a quale iter dobbiamo uniformarci nell'esame del provvedimento.

PRESIDENTE. Onorevole Lo Presti, per chiarezza, le ricordo che siamo in sede di dichiarazioni di voto sull'emendamento Fabbri 1.1: pertanto, credo sia stato legittimo l'intervento dell'onorevole Codurelli.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fabbri. Ne ha facoltà.

LUIGI FABBRI. Signor Presidente, vorrei illustrare brevemente il mio emendamento 1.1, che chiede di portare da nove a sei mesi il termine per l'emanazione dei decreti delegati.
Peraltro, proprio l'intervento della collega Codurelli ci mostra che vi è la fretta di approvare il provvedimento in esame. Chiediamo di dare una mano a questa fretta che la maggioranza e il Governo hanno per poter risolvere il problema annoso degli infortuni sul lavoro e delle morti bianche.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fabbri 1.1., non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 394
Maggioranza 198
Hanno votato
159
Hanno votato
no 235).

Prendo atto che i deputati Tenaglia, Misiti e Astore hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che i deputati Peretti e Capitanio Santolini hanno segnalato che avrebbero voluto esprimere voto favorevole. Prendo altresì atto che la deputata Balducci ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo agli identici emendamenti Compagnon 1.2. e Pelino 1.5.
Chiedo all'onorevole Compagnon se acceda all'invito al ritiro del suo emendamento 1.2, formulato dal relatore per l'XI Commissione.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, riprendendo l'intervento del collega Fabbri, noto anche io che si continua con la corsa per arrivare il prima possibile alla conclusione dell'esame e all'approvazione del provvedimento. Questi emendamenti, presentati dall'UDC, hanno trovato, in sede di Commissioni, una disponibilità di massima, attraverso la richiesta di ritiro a fronte di una loro trasformazione in ordini del giorno.
Nello spirito costruttivo dei rapporti nelle Commissioni su un tema delicato e particolare come quello in esame, accediamo all'invito al ritiro dell'emendamento 1.2. riservandoci di presentare - ne seguiranno anche altri - degli ordini del giorno che raggrupperanno il contenuto di molte delle proposte emendative che abbiamo presentato.Pag. 6
Mi auguro - mi riservo di essere più preciso successivamente - che questi ordini del giorno, predisposti grazie ad una disponibilità non solo del mio gruppo, ma di tutti i gruppi dell'opposizione, possano realmente produrre quel miglioramento del testo in esame che la maggioranza non ha voluto accettare, condividendo, almeno in parte, le proposte che abbiamo presentato.
Per questi motivi, ritiro l'emendamento a mia firma 1.2.

PRESIDENTE. Sta bene. Chiedo all'onorevole Pelino se acceda all'invito al ritiro del suo emendamento 1.5.

PAOLA PELINO. No, signor Presidente, insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pelino 1.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 417
Maggioranza 209
Hanno votato
175
Hanno votato
no 242).

Prendo atto che la deputata Balducci ha segnalato che non è riuscita a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Lucchese 1.7.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore per l'XI Commissione.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, non devo certo parlare in nome e per conto degli altri gruppi di opposizione. Il mio precedente intervento era teso ad accedere all'invito al ritiro formulato dai relatori a fronte di un accordo nelle Commissioni che comportava la presentazione di una serie di ordini del giorno che raggruppassero tutto ciò che era contenuto negli emendamenti presentati, non solo dall'UDC. È evidente che se una parte di questi emendamenti, che si è convenuto di trasformare in ordini del giorno, viene posta in votazione, decade anche l'accordo relativo agli altri, modificando integralmente tutta l'impostazione stabilita nelle Commissioni.
Chiedo, pertanto, ai colleghi se sia ancora valida l'impostazione - a mio avviso lo è - per cui, a fronte della richiesta di ritiro di una serie di emendamenti, segua la presentazione di ordini del giorno. Sul ritiro dobbiamo essere tutti d'accordo.

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Compagnon, è chiara la sua posizione politica, ma accede al ritiro dell'emendamento Lucchese 1.7, di cui è cofirmatario?

ANGELO COMPAGNON. Sì, per le stesse ragioni che ho illustrato prima.

PRESIDENTE. Sta bene.

ANTONINO LO PRESTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, intervengo a chiarimento e a supporto di quanto detto dal collega Compagnon. Avverto i colleghi dei gruppi in questione che se ci sono proposte emendative accorpate nell'ambito di emendamenti che, invece, ritiriamo, è perché li sostituiamo con ordini del giorno. Quindi, i colleghi sono pregati di adeguarsi alle indicazioni del Comitato dei diciotto e dei rappresentanti in seno ad esso.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Lo Presti 1.8.Pag. 7
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore per l'XI Commissione.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, ritiriamo anche l'emendamento in esame, poiché ne trasfonderemo il contenuto in un ordine del giorno. È una norma antielusione; il buon senso è prevalso, ma non giustifichiamo che in questa sede non si possa modificare il provvedimento. Siamo alla vigilia delle ferie, siamo tutti pressati dalle vacanze, c'è l'urgenza di approvare il disegno di legge, ma non è corretto che la Camera dei deputati non possa intervenire migliorando il provvedimento. Prendiamo atto del buon senso della maggioranza, che ha ritenuto di migliorare il testo attraverso la presentazione di ordini del giorno sostitutivi degli emendamenti. Quindi, in tale spirito e in tale logica, ritiriamo l'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Lo Presti 1.9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, nel caso dell'emendamento in esame non siamo riusciti a trovare un'intesa che rendesse possibile trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno. Siamo costretti a insistere per la votazione, perché riteniamo che sia doveroso da parte del Parlamento porsi il problema della proporzionalità delle misure che verranno adottate per garantire maggiore sicurezza sui luoghi di lavoro in rapporto alle dimensioni aziendali. Quindi, riteniamo anche in questo caso di trovarci innanzi ad una norma di buonsenso. Non è stato accolto il principio per il quale sarebbe stato possibile inserire la disposizione nell'ambito di un ordine del giorno e, pertanto, siamo costretti insistere per la votazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, l'emendamento in esame introduce il principio della commisurazione degli adempimenti in funzione delle caratteristiche settoriali e delle dimensioni aziendali. Si tratta di una proposta che introduce un principio di buon senso.
In generale, infatti, sul testo in esame abbiamo una diversità sostanziale di approccio rispetto ai colleghi del centrosinistra. Vi è anche una situazione piuttosto complessa, nel senso che il testo stesso è stato esaminato seriamente nelle Commissioni, senza alcun ostruzionismo da parte del centrodestra, con grande attenzione, da parte dei presidenti e dei relatori, al percorso che il provvedimento avrebbe poi seguito. È stato abbinato ad un altro testo, sottoscritto dal collega Fabbri e dai deputati di Forza Italia, che era sostanzialmente incompatibile con quello oggi in esame. Abbiamo un percorso in Assemblea singolare, che è già stato tracciato in precedenza per altri provvedimenti su materie diverse, che hanno seguito lo stesso iter: infatti, siamo ancora una volta in presenza di un provvedimento, approvato al Senato, che giunge alla Camera senza alcuna possibilità di essere modificato di una sola virgola.
Riteniamo che questo sia assai singolare. Un esempio semplice, se si vuole anche banale, è l'emendamento Lo Presti 1.9, con il quale si chiede di inserire una commisurazione degli adempimenti in funzione delle caratteristiche settoriali e delle dimensioni aziendali.
L'idea di non poter modificare il provvedimento in discussione porta a considerare sotto un'ottica completamente singolare i lavori odierni dell'Assemblea, a partire dall'emendamento Fabbri 1.1, che proponeva l'abbreviazione dei termini per l'esercizio della delega da parte del Governo. Crediamo, signor Presidente, che questa sia una situazione paradossale; ci troviamo oggi nel plenum di un Parlamento sovrano a dover discutere soltanto, senza poter modificare un testo. Ritengo che ciò debba essere un elemento di spunto e di riflessione di fronte ad ogni emendamento che tratteremo in Assemblea,Pag. 8anche nei confronti di quegli emendamenti su cui il relatore formula un invito al ritiro o esprime parere contrario, ma che poi, al di fuori dei lavori parlamentari, vengono elogiati, perché considerati di buonsenso.
Quindi, signor Presidente, anche su tale principio paradossalmente lasceremo agli atti che quest'aula si esprimerà in maniera contraria, sapendo già che ciò accadrà soltanto perché sarà molto difficile o addirittura impossibile riuscire a modificare il testo, elaborato dalla Commissione e scelto come testo base, che, per l'appunto, corrisponde al provvedimento proveniente dal Senato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Presti 1.9, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 451
Maggioranza 226
Hanno votato
194
Hanno votato
no 257).

Passiamo agli identici emendamenti Compagnon 1.11, Pelino 1.13 e Bodega 1.14.
Chiedo all'onorevole Compagnon se acceda all'invito al ritiro del suo emendamento 1.11, formulato dal relatore per l'XI Commissione.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, anche l'emendamento 1.11, rafforzativo della tutela prevista nell'articolato, è uno di quei punti sui quali abbiamo convenuto, impegnando il Governo con la presentazione di un ordine del giorno. Pertanto, accedo all'invito al ritiro e preannuncio la presentazione di un ordine del giorno di analogo contenuto.

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Pelino se acceda all'invito al ritiro del suo emendamento 1.13.

PAOLA PELINO. Signor Presidente, concordo con il collega Compagnon e accedo all'invito al ritiro del mio emendamento 1.13.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Bodega 1.14, formulato dai relatori.

PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, accediamo all'invito al ritiro dell'emendamento Bodega 1.14 e annuncio la presentazione di un ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Fabbri 1.17.
Chiedo all'onorevole Fabbri se acceda all'invito al ritiro formulato dai relatori.

LUIGI FABBRI. Signor Presidente, accediamo all'invito al ritiro e trasformeremo l'emendamento in un ordine del giorno. Vorrei aggiungere che l'emendamento si riferisce a uno dei punti del provvedimento in esame sul quale concordiamo, perché finalmente viene esteso a tutte le attività lavorative l'obbligo di effettuare la sorveglianza sanitaria e di sottoporsi ai controlli, ossia di adempiere a tutto ciò che è richiesto dalla legge n. 626 del 1994. Per troppo tempo, ad esempio, la parte pubblica non ha ottemperato a tale importante legge che ha rivoluzionato il tema della sicurezza sul lavoro. Con l'emendamento in esame chiedevamo di estendere tali obblighi anche agli uffici. Trasfonderemo il contenuto dell'emendamento in un ordine del giorno e ringrazio il nostro relatore per il parere espresso.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Capotosti 1.120.

GINO CAPOTOSTI. Chiedo di parlare.

Pag. 9

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, ritiro l'emendamento a mia firma 1.120.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Bodega 1.20.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, intervengo per spiegare il senso dell'emendamento, che contempla l'estensione della sicurezza sui luoghi di lavoro anche ai lavoratori e alle lavoratrici cosiddetti flessibili. Con esso si vuole evitare che, con un eccesso di delega, si possa aggirare la legge Biagi in sede di emanazione dei decreti attuativi quindi si vuole restringere la competenza al di fuori dell'ambito della legge Biagi.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, ha saltato l'emendamento a mia firma 1.18, identico all'emendamento Capotosti 1.120. Anche noi, con questo emendamento, proponiamo la soppressione del termine «autonomi». Si tratta di uno degli aspetti su cui indubbiamente, a mio avviso sbagliando, la maggioranza non ha accettato un approfondimento come noi desideravamo; è uno dei tanti aspetti su cui - in verità su tutti - non ha accettato l'approfondimento. Tuttavia, a questo punto, cerchiamo di cogliere almeno gli aspetti positivi del provvedimento in esame. Dunque, non ritiro il mio emendamento 1.18, ma insisto per la votazione, al pari dell'emendamento Bodega 1.20.

PRESIDENTE. Ha ragione, dobbiamo procedere alla votazione dell'emendamento Compagnon 1.18.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Compagnon 1.18, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 452
Maggioranza 227
Hanno votato
195
Hanno votato
no 257).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bodega 1.20, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 448
Maggioranza 225
Hanno votato
192
Hanno votato
no 256).

Prendo atto che i deputati Greco e Oppi hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fabbri 1.21.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fabbri. Ne ha facoltà.

LUIGI FABBRI. Signor Presidente, non capisco perché non venga accolto tale emendamento: chiediamo di eliminare la parola «adeguate», dato che non significa nulla, dal momento in cui accanto è scritta la parola «specifiche». Mi chiedo cosa ci sia di più specifico e preciso di una cosa che è specifica. Si vuole mantenere il termine «adeguate» che a nostro avviso lascia, comunque, la possibilità di interpretazioniPag. 10che vanno al di là dell'effettivo significato. Quindi, raccomando l'approvazione dell'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fabbri 1.21, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 453
Votanti 451
Astenuti 2
Maggioranza 226
Hanno votato
189
Hanno votato
no 262).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Fabbri 1.22.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, abbiamo assistito, già nella fase iniziale relativa alle proposte emendative sull'articolo 1, a una serie di ritiri da parte dei colleghi seduti tra i banchi del Comitato dei nove. Questa è chiaramente una prassi cui si ricorre qualora si vada a concordare, su un provvedimento, che il testo di un emendamento non sia messo in votazione ma venga sostituito con un ordine del giorno. Ciò rientra nella prassi e negli accordi che possono intercorrere tra i partiti e le forze politiche ed è chiaramente legittimo, nonché doveroso per chi ritenga di dover accettare questo genere di accordi.
Tuttavia, signor Presidente, credo di poter richiamare l'attenzione della Presidenza e dell'Assemblea sul fatto che, troppo spesso, ci troviamo di fronte a provvedimenti che si presentano all'esame dell'Assemblea come blindati. Inoltre, troppo spesso, la prassi dell'utilizzo di un atto di indirizzo monocamerale, come l'ordine del giorno, diventa un tristo surrogato della possibilità di modificare un testo. Ciò non vale soltanto sul tema della sicurezza del lavoro, ma anche su molti argomenti in ordine ai quali il Parlamento e la Camera vengono chiamati a confrontarsi.
Su tali argomenti, ormai, si sta tracciando un solco, a nostro avviso poco edificante per il Parlamento, per l'attività legislativa, per l'Assemblea e per il Governo. A noi pare che, quando si esaminino decreti-legge o provvedimenti di iniziativa governativa, la possibilità di intervento del Parlamento si sia ridotta soltanto a quella di «mantenere» all'interno di quest'aula un provvedimento o, se si tratta di un decreto-legge, di ritardarne la conversione in legge di uno, due, tre giorni, o una o due settimane, magari ricorrendo ad un'altra curiosa prassi, secondo la quale in uno dei due rami del Parlamento di solito questo, non si pone la questione di fiducia, che invece viene posta quasi sempre puntualmente al Senato. In questo modo, la possibilità di intervenire in maniera efficace e di modificare il testo dei provvedimenti è ridotta ad una sola delle due Camere. Ritengo che ciò sia molto grave: bisognerebbe aprire una riflessione importante, proprio perché, alla luce delle proposte presentate, abbiamo già assistito al ritiro di quattro o cinque emendamenti, il cui contenuto verrà trasfuso in ordini del giorno. Si tratta di una consuetudine che non vorrei che continuasse a prendere piede.
Su ciò invito i colleghi, di maggioranza e di opposizione, ma anche la Presidenza, a svolgere una riflessione. In caso contrario, si verificherà una situazione in cui l'Assemblea non voterà più le proposte emendative e le sedute si svolgeranno soltanto allo scopo di definire gli ordini del giorno. Si aprirà, conseguentemente, una querelle sull'ammissibilità degli ordini del giorno, al pari di quella che si è aperta, qualche mese fa, sugli emendamenti presentati alla Camera e al Senato sulla legge finanziaria, sull'estraneità di materia (una situazione che conosciamo tutti, perché abbiamo tutti assistito da vicino al dibattito). La discussione, pertanto, si sposteràPag. 11dagli emendamenti agli ordini del giorno, che sono ben poca cosa, perché non sono vincolanti e spesso - lo sappiamo tutti - finiscono nel cassetto.

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, concluda.

SIMONE BALDELLI. Un collega della maggioranza citava un vecchio adagio parlamentare, vale a dire che un ordine del giorno non si nega a nessuno.
Crediamo che, in quest'occasione, si possa e si debba svolgere una riflessione più attenta sugli ordini del giorno (mi rivolgo anche al relatore, onorevole Rocchi): sarebbe utile che la maggioranza e lo stesso relatore ammettessero all'Assemblea che si tratta di ordini del giorno veicolati, di fronte ad un'impossibilità materiale, per ragioni di natura politica e oggettive, di modificare il testo del provvedimento anche solo di una virgola.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fabbri 1.22, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 448
Votanti 447
Astenuti 1
Maggioranza 224
Hanno votato
191
Hanno votato
no 256).

Prendo atto che la deputata Balducci ha segnalato di non essere riuscita a votare e che i deputati Belisario e Calgaro avrebbero voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fabbri 1.24.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fabbri. Ne ha facoltà.

LUIGI FABBRI. Signor Presidente, è stato affermato da più parti, dal Governo e dagli esponenti della maggioranza, che il provvedimento in esame tenderebbe a semplificare. Con l'emendamento in discussione chiediamo di espungere le due parole: «meramente formali». Conseguentemente, il testo del comma 2, lettera d), dell'articolo 1 risulterebbe: «semplificazione degli adempimenti in materia di salute e sicurezza dei lavoratori (...)». Perché semplificare eliminando soltanto gli adempimenti meramente formali, che già di per sé sono inutili ed appesantiscono? Forse non conoscete gli adempimenti formali che un datore di lavoro è tenuto ad osservare! Non si tratta soltanto della documentazione sulla valutazione del rischio, che è importante perché serve a dimostrare quale tipo di attività si svolge in quello stabilimento o in quell'industria! A questo punto, anche la semplice dimenticanza dell'indicazione del medico competente, del responsabile dei servizi di prevenzione e protezione o del responsabile dei lavoratori per la sicurezza, o anche solo un errore formale - in questi documenti banali, a valenza esclusivamente interna - comporterebbe una serie di guai. Perché non semplificare veramente, non soltanto a parole, eliminando le parole meramente formali?

AUGUSTO ROCCHI, Relatore per la XI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AUGUSTO ROCCHI, Relatore per la XI Commissione. Signor Presidente, poiché l'onorevole Baldelli ha rivolto esplicitamente una domanda ai due relatori, dopo il voto sull'emendamento Fabbri 1.24 vorremmo effettuare a tale riguardo una precisazione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, la questione degli adempimenti formaliPag. 12non è di poco conto, considerando che uno dei particolari distinguo che riguardano questo provvedimento è proprio sulla natura sostanzialistica o formalistica dell'approccio al tema della sicurezza sul lavoro.
Nel presentare la proposta di legge abbinata al presenta provvedimento, sottoscritta dai colleghi Fabbri ed altri, abbiamo anche ribadito l'approccio di natura non formalistica, ma sostanzialistica, per obiettivi. Credo che sia una differenza importante, che distingue i due punti di vista esistenti su questo tema così importante.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fabbri 1.24, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 460
Votanti 459
Astenuti 1
Maggioranza 230
Hanno votato
199
Hanno votato
no 260).

Aveva preannunciato di voler intervenire il relatore per la XI Commissione. Ne ha facoltà.

AUGUSTO ROCCHI, Relatore per la XI Commissione. Signor Presidente, mi preme intervenire per rispondere all'onorevole Baldelli, che ha chiesto ai due relatori di chiarire una questione di impostazione.
Noi abbiamo detto sin dall'inizio - su ciò si è svolta una discussione nelle due Commissioni congiunte - che la scelta che proponevamo era quella di un percorso accelerato di approvazione di questo provvedimento, vista la drammaticità della situazione quotidiana. I colleghi sono consapevoli di ciò: ieri vi sono stati altri morti e la notte scorsa è morto un ragazzo di 26 anni. È un continuo!
Non è solo con l'adozione di uno strumento legislativo in materia di sicurezza e di prevenzione sul lavoro che si risolve il problema; però, è necessario approvare urgentemente questo provvedimento.
Quando noi, come relatori, abbiamo proposto che sui punti condivisibili si potesse arrivare a trasfondere il contenuto di alcuni emendamenti in ordini del giorno, in modo da approvare il provvedimento in tempi rapidi, lo abbiamo fatto non per una logica di blindatura del testo o per problemi legati alla maggioranza, ma come una scelta unitaria di tutti di disporre in tempi rapidi di uno strumento normativo, che disciplinasse questa materia, in relazione alla quale apprendiamo quotidianamente notizie drammatiche. Do atto anche all'opposizione di aver dato, pur ovviamente nella battaglia svolta sul merito del provvedimento, la propria disponibilità a ragionare su questo impianto.
Quando, invece, esprimiamo un parere contrario sulle proposte emendative presentate vi è, da parte dei relatori, una contrarietà di merito e non una volontà di blindare il provvedimento. In quei casi, compaiono le diverse impostazioni.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Lo Presti 1.26.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, mi asterrò dall'interloquire con il rappresentante del Governo, perché non è questa la sede per tornare sul merito del provvedimento e sui distinguo operati in Commissione. Però, collega Rocchi, quando affermi che ci sono contrarietà di merito, dovresti almeno spiegarle.
È giusto che l'Assemblea sappia qual è, per esempio, la contrarietà di merito che voi sollevate all'emendamento che stiamo discutendo, in cui si propone la soppressione della parola: «meramente», altrimenti non si capisce la ragione perPag. 13la quale dobbiamo approvare una disposizione in cui sostanzialmente rimarchiamo la presenza di una tautologia. Che senso ha semplificare degli adempimenti meramente formali? Se sono meramente formali non hanno alcuna validità ontologica, né alcun senso! Il mio è un ragionamento che ci consentirebbe di offrire ai cittadini e ai lavoratori, ai quali il provvedimento è indirizzato, una più comprensibile lettura del lavoro svolto in questa sede.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, approfitto dell'esame dell'emendamento del collega Lo Presti per svolgere una breve e rispettosa replica a quanto affermato dal relatore Rocchi.
Intanto, fa piacere la sottolineatura che lo stesso collega ha fatto con onestà intellettuale, quando ha affermato che l'opposizione ha tenuto un atteggiamento lineare e costruttivo su questo provvedimento.
È chiaro, signor Presidente, che il mio rilievo sulla questione degli ordini del giorno non riguarda soltanto il provvedimento in esame, ma una brutta china che, secondo me, si sta imboccando in quest'Assemblea, quella cioè di non modificare i provvedimenti attraverso gli emendamenti, ma di procedere, in maniera ormai sistematica, al ritiro degli stessi per trasfonderne il contenuto in ordini del giorno. Ciò chiaramente diventa limitante per le prerogative del Parlamento, dei singoli deputati e del plenum dell'Assemblea.
Il provvedimento in esame era stato calendarizzato per l'Assemblea per il 23 luglio, con la clausola «ove concluso dalla Commissione». Il provvedimento è stato portato all'esame dell'Assemblea in una data differita rispetto a quella del 23 luglio. Anche noi abbiamo chiesto di posticiparne l'esame per esigenze di calendario, in quanto non sarebbe stato possibile affrontare la discussione in quella settimana.
Tale disegno di legge è stato comunque discusso, credo in maniera lineare, anche nel merito, quindi il confronto vi è stato, continua ad esservi. Il fatto che su di esso vi sia una divisione sostanziale non impedisce un confronto sereno che parte da un presupposto: quello della comune consapevolezza della necessità di intervenire su tale materia. Personalmente, condivido la considerazione svolta dal collega Rocchi, cioè che, se ci illudessimo di risolvere il problema della sicurezza sul lavoro soltanto approvando una legge prima delle vacanze, forse peccheremmo di presunzione; infatti, probabilmente il problema della sicurezza sul lavoro va affrontato nella maniera più ampia possibile, perché esso ha natura culturale, sindacale, politica, di responsabilità delle aziende, di responsabilità sia verso i lavoratori sia dei lavoratori stessi; esso riguarda anche la bilateralità. Noi abbiamo affrontato, anche attraverso la presentazione di emendamenti, proprio il tema della bilateralità, perché crediamo che l'impresa possa essere luogo di incontro tra sindacato e azienda per migliorare le condizioni di lavoro e non solo l'epicentro dello scontro sociale, come invece alcune forze politiche credono. Da questo punto di vista, crediamo che possa essere un segnale importante quello di varare una legge, sui cui contenuti abbiamo forti e fondate le perplessità, ma crediamo che il problema non si esaurisca qui.
Per questo motivo - lo ricordo ai relatori e al Governo - abbiamo permesso, attraverso un atteggiamento costruttivo e non ostruzionistico, di affrontare oggi l'esame del provvedimento in Assemblea.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Presti 1.26, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 14
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 448
Votanti 447
Astenuti 1
Maggioranza 224
Hanno votato
191
Hanno votato
no 256).

Prendo atto che i deputati Acerbo, Burgio, Pedrini, e Cacciari hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto esprimere voto contrario. Prendo altresì atto che la deputata Bandoli ha segnalato di aver erroneamente espresso un voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario.
Passiamo all'emendamento Fabbri 1.27.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore per la XI Commissione.

LUIGI FABBRI. Signor Presidente, accogliamo l'invito al ritiro e trasfonderemo il contenuto dell'emendamento in un ordine del giorno.
Nell'emendamento in esame vi è la filosofia della cosiddetta legge Biagi, cioè la filosofia del centrodestra nell'approccio al problema in discussione. Noi, infatti, con tale emendamento chiediamo di aggiungere, al comma 2, lettera d) dell'articolo 1, le parole: «, nonché alle imprese a basso indice infortunistico». Sosteniamo ciò perché crediamo che si debba adottare una politica premiale. In altre parole, i risultati si ottengono se riusciamo ad incentivare le imprese e non a penalizzarle, come vedremo avviene invece nei commi successivi dell'articolo 1.

ANTONINO LO PRESTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, ha ragione il collega Fabbri. Vi è, anche nell'emendamento in esame, un'anticipazione degli emendamenti che abbiamo presentato con riguardo alla legislazione premiale, che manca del tutto nel provvedimento alla nostra attenzione. Infatti, la filosofia...

PRESIDENTE. Onorevole Lo Presti, le ricordo che l'emendamento Fabbri 1.27 è già stato ritirato dai presentatori.

ANTONINO LO PRESTI. Presidente, vorrei solo aggiungere alcune considerazioni nel merito che mi sembravano pertinenti.

PRESIDENTE. Penso che possano essere svolte in relazione al prossimo emendamento.

ANTONINO LO PRESTI. Grazie, signor Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Fabbri 1.29.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore per la XI Commissione.

LUIGI FABBRI. Accedo all'invito al ritiro e preannuncio che trasfonderò il contenuto dell'emendamento in un ordine del giorno.
Voglio solo porre in rilievo che in questo caso si intraprende la strada della semplificazione. Per tale motivo proponiamo un unico documento valido per tutte le registrazioni previste dalla normativa vigente e soprattutto vorremmo istituire - lo metteremo in chiara evidenza nell'ordine giorno - i libretti sanitari individuali e formativi, che già oggi in forma ridotta esistono e che però non sono presenti in tutti i tipi di lavorazione.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Lo Presti 1.31.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, con l'emendamento di cui sono primo firmatario vorremmo estendere anche ai lavoratori agricoli, che sono statiPag. 15inopinatamente esclusi dal novero dei lavoratori che dovrebbero beneficiare di una legislazione premiale con riguardo alle dimensioni e alle virtuosità delle imprese.
Con la proposta emendativa in discussione intendiamo includere nell'ambito del processo di semplificazione degli adempimenti anche i lavoratori agricoli. Su tale aspetto domando al collega relatore, Rocchi, perché i lavoratori agricoli vengano esclusi. Anche a questo riguardo forniteci spiegazioni di merito, discutiamone, convinceteci, ma non trinceratevi dietro un niet senza alcuna motivazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Presti 1.31, non accettato dalle Commissioni, né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 458
Votanti 457
Astenuti 1
Maggioranza 229
Hanno votato
204
Hanno votato
no 253).

Prendo atto che i deputati Tenaglia e Samperi hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Laratta ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fabbri 1.32.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Fabbri. Ne ha facoltà.

LUIGI FABBRI. Signor Presidente, ritengo che vi sia stato un malinteso - lo abbiamo anche cercato di chiarire in Commissione - forse perché le parole «organismo privato» hanno spaventato il relatore. Noi crediamo che in questo ruolo di controllo - che poi, come si vedrà nel prosieguo dell'esame, verrà affidato a figure nuove che vengono istituite con questo provvedimento - gli enti bilaterali potrebbero essere di aiuto in tema sicurezza attraverso l'espletamento di un ruolo di controllo, consulenziale. Il ruolo di controllo effettivo spetta agli organismi di controllo in questo caso prevalentemente ai servizi di medicina di lavoro delle ASL.
Il parere contrario credo che sia stato espresso per un errore o per mancanza di comunicazione. Chiediamo, quindi, che l'Assemblea voti a favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fabbri 1.32, non accettato dalle Commissioni, né dal Governo
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 473
Votanti 472
Astenuti 1
Maggioranza 237
Hanno votato
205
Hanno votato
no 267).

Passiamo all'emendamento Lo Presti 1.33.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore per la XI Commissione.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, accedo all'invito al ritiro e preannuncio che trasfonderò il contenuto dell'emendamento in un ordine del giorno.
Prendiamo atto che la maggioranza ha preso coscienza della necessità di consentire un monitoraggio e un intervento al fine di migliorare la qualità del personale pubblico che svolge le funzioni di controllo.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Lo Presti 1.38.Pag. 16
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, con questo emendamento rimaniamo sempre nel solco di quella che è la filosofia del centrodestra e l'approccio che intendiamo dare al provvedimento.
Siamo favorevoli ad una riformulazione e una razionalizzazione di tutta una serie di questioni che riguardano l'apparato sanzionatorio affinché questo sia rimodulato secondo criteri di coerenza e proporzionalità.
Il provvedimento risulta eccessivamente penalizzante per le imprese; è un provvedimento punitivo che non intende assolutamente prefigurare alcuno strumento di prevenzione.
Quindi riteniamo, per quanto riguarda l'apparato sanzionatorio in esame, che nei futuri decreti delegati debbano essere in qualche modo previsti almeno dei criteri di proporzionalità e di coerenza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Presti 1.38, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 472
Maggioranza 237
Hanno votato
204
Hanno votato
no 268).

Prendo atto che i deputati Gambescia, Pelino e Mistrello Destro hanno segnalato di non essere riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Presti 1.40, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 474
Votanti 473
Astenuti 1
Maggioranza 237
Hanno votato
204
Hanno votato
no 269).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Fabbri 1.34 e Lo Presti 1.35.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fabbri. Ne ha facoltà.

LUIGI FABBRI. Signor Presidente, nell'emendamento in esame si parla delle sanzioni. Noi vogliamo riscrivere questa parte del provvedimento perché prevede l'aumento indiscriminato di tutte le sanzioni previste oggi, sia penali, sia amministrative, riducendo tutte le ipotesi di alternatività tra ammenda e arresto, e preclude, attraverso un esplicito richiamo agli articoli 34 e 35 della legge n. 689 del 1981, ogni possibile depenalizzazione delle inadempienze di natura meramente formale. In altre parole, per delle formalità si rischia di andare in galera.
Il provvedimento inasprisce, altresì, le sanzioni amministrative che attualmente sono previste per alcune violazioni di natura formale, paradossalmente fissandone il limite massimo in 100 mila euro, ovvero cinque volte più pesante - lo dice espressamente - del limite massimo della sanzione penale prevista sempre per le infrazioni formali (20 mila euro).
Si tratta, quindi, di un inasprimento generalizzato e non è questo il modo per promuovere una cultura della sicurezza: pertanto, chiediamo che il comma citato venga modificato secondo le indicazioni dell'emendamento, perché pone a rischio la sopravvivenza di aziende di minori dimensioni, con conseguenti riflessi negativi sull'occupazione, e rischia anche di diventare un grandissimo disincentivo all'emersione del lavoro nero.

Pag. 17

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, mi soffermerò brevemente su un aspetto dell'emendamento in esame, che riguarda la possibilità per le associazioni sindacali di costituirsi parte civile.
Condividiamo il fatto che abbiano titolo a costituirsi parte civile le associazioni delle vittime dei sinistri sul lavoro, ma abbiamo qualche perplessità ad estendere tale facoltà attribuendola anche alle associazioni sindacali, perché esse stesse hanno nel loro seno soggetti potenzialmente oggetto di sinistri sul lavoro.
Si tratterebbe, dunque, di un'inutile duplicazione e riteniamo che sia più conforme ai principi generali del nostro ordinamento riconoscere tale diritto, o meglio, tale facoltà alle associazioni dei familiari.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Fabbri 1.34 e Lo Presti 1.35, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 472
Maggioranza 237
Hanno votato
208
Hanno votato
no 264).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Compagnon 1.37 e Capotosti 1.121, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 474
Votanti 472
Astenuti 2
Maggioranza 237
Hanno votato
206
Hanno votato
no 266).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Lo Presti 1.43.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, sia l'emendamento in esame sia quello successivo sono espressione della filosofia e dell'approccio che noi, in qualità di rappresentanti del centrodestra, abbiamo inteso seguire nell'esame e nella lettura del provvedimento in esame.
Ci rendiamo conto che tale filosofia è opposta a quella praticata e perseguita dal centrosinistra; tuttavia, non possiamo fare a meno di evidenziare che anche nell'ambito del sistema delle sanzioni evidentemente vi è nei confronti delle imprese un grave appesantimento di sanzioni penali, amministrative e pecuniarie, che francamente potrebbe incentivare il sistema di elusione delle norme a presidio della sicurezza sul lavoro.
Infatti, inasprire il sistema sanzionatorio potrebbe indurre i datori di lavoro a pretermettere del tutto le regole principali, nell'ambito delle quali deve svilupparsi una corretta attività imprenditoriale. Addolcire o, comunque, modulare questo sistema secondo criteri di reale proporzionalità, evidentemente può dare la possibilità alle imprese di migliorare la qualità delle proprie misure di sicurezza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Presti 1.43, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 18
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 478
Votanti 476
Astenuti 2
Maggioranza 239
Hanno votato
207
Hanno votato
no 269).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Presti 1.45, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 474
Votanti 473
Astenuti 1
Maggioranza 237
Hanno votato
205
Hanno votato
no 268).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Fabbri 1.44.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fabbri. Ne ha facoltà.

LUIGI FABBRI. Signor Presidente, come è possibile comminare pene così pesanti per errori formali? Nel disegno di legge in esame è prevista la pena dell'ammenda fino a euro 20 mila per le infrazioni formali e la pena dell'arresto fino a tre anni. Siamo di fronte ad una proposta incredibile.
Crediamo che la sicurezza passi attraverso altri metodi; che sia necessario costruire una cultura della sicurezza, che peraltro viene ripresa più avanti in una parte del provvedimento, che condividiamo completamente: addirittura si è previsto l'inserimento nel ciclo scolastico di corsi di informazione e formazione per la sicurezza sul lavoro e anche corsi universitari per la stessa finalità, stage, master e quant'altro occorre. Dobbiamo favorire la rivoluzione culturale e non inasprire le pene. Come è possibile arrestare una persona fino a tre anni?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. L'emendamento Fabbri 1.44, che sottoscrivo, diversamente da quanto sostenuto dalla maggioranza dimostra che il provvedimento in esame non privilegia la prevenzione ed è effettivamente troppo repressivo. Perciò tutta l'impostazione che avevamo cercato di dare, anche con ulteriori emendamenti, era finalizzata a migliorare tale approccio su un argomento delicato come questo, affinché fosse più vicino alla prevenzione che non alla repressione. Quindi, anche io sono d'accordo e chiedo il voto favorevole sull'emendamento Fabbri 1.44, al quale aggiungo la mia firma.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fabbri 1.44, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 481
Votanti 480
Astenuti 1
Maggioranza 241
Hanno votato
209
Hanno votato
no 271).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Lo Presti 1.48.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Sugli emendamenti 1.48 e 1.47, di cui sono primo firmatario e che sono graduali, nel sensoPag. 19che il primo riduce la sanzione prevista all'articolo 1, comma 2, lettera f), numero 2), da ventimila a duemila euro e il secondo da ventimila a cinquemila euro, valgono le considerazioni che ho espresso a proposito di degli emendamenti 1.43 e 1.45, di cui pure ero primo firmatario.
Non voglio tediare l'Assemblea, ma anche in questo caso rivolgo un appello ai colleghi relatori perché ci spieghino la ragione per la quale hanno previsto un sistema sanzionatorio tanto pesante. Ovviamente resterò inascoltato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Presti 1.48, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 480
Votanti 475
Astenuti 5
Maggioranza 238
Hanno votato
207
Hanno votato
no 268).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Presti 1.47, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 480
Votanti 476
Astenuti 4
Maggioranza 239
Hanno votato
206
Hanno votato
no 270).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fabbri 1.58, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 476
Maggioranza 239
Hanno votato
211
Hanno votato
no 265).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fabbri 1.50, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 469
Maggioranza 235
Hanno votato
203
Hanno votato
no 266).

Prendo atto che l'onorevole Minardo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fabbri 1.53, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 477
Maggioranza 239
Hanno votato
210
Hanno votato
no 267).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Fabbri 1.54.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fabbri. Ne ha facoltà.

Pag. 20

LUIGI FABBRI. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo di sostituire al comma 2, lettera f), il numero 4) con il seguente: «la previsione di misure interdittive soltanto con riferimento ad ipotesi di inadempimento o inosservanza particolarmente gravi di norme in materia di salute e sicurezza sul lavoro».
Fino ad ora, infatti, si è parlato soltanto di vizi meramente formali, ma se vi è un difetto che si è reso palese nei tredici anni dell'applicazione della legge n. 626 del 1994, è stato proprio il cercare, in modo quasi ossessivo, negli adempimenti documentali, i motivi per poter far scattare un'indagine o un'ispezione ulteriore.
Tutto ciò frena l'entusiasmo di coloro che nelle imprese hanno in mente, quasi esclusivamente, le proprie necessità produttive, ma che non hanno - come sosterremo nel prosieguo dell'esame del testo - nel proprio collaboratore un nemico con cui combattere una battaglia continua. L'imprenditore sa che il suo patrimonio è rappresentato soprattutto dai suoi collaboratori e che, quando stila un documento, di solito, lo affida ad un professionista esterno.
Siamo sinceri, colleghi, stiamo parlando della piccola e media impresa e, soprattutto, della microimpresa e dell'artigianato, che non dispongono di un'assistenza adeguata. Mi spiace dirlo, ma, perfino le associazioni di categoria non corrispondono in pieno alle loro funzioni, quando si tratta di sicurezza sul lavoro, né intervengono. Sono a conoscenza solo di qualche intervento delle associazioni industriali provinciali, che, di solito, tengono dei corsi - soprattutto per formare le RSPP e le RLS - ma che, invece, dovrebbero essere di aiuto alle piccole imprese, che non hanno neanche la cultura per affrontare tale problema.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fabbri 1.54, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 469
Maggioranza 235
Hanno votato
204
Hanno votato
no 265).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Fabbri 1.56.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fabbri. Ne ha facoltà.

LUIGI FABBRI. Signor Presidente, questa è una «chicca», perché si affida alle organizzazioni sindacali la possibilità di aprire un contenzioso se vi è un problema relativo alla salute.
Noi chiediamo di aggiungere solo le parole: «ove consenziente». Da liberali, signor Presidente, riteniamo che il soggetto interessato debba essere consenziente, oppure, qualora non sia consenziente, gli si «passa sulla testa», perché, magari, l'organizzazione sindacale intende condurre una battaglia su ciò?
Avete letto tutti, negli ultimi giorni, su Il Sole - 24 Ore un'indagine condotta su 200 imprese italiane, medie e piccole: al di là dei soldi, gli argomenti che interessano di più sono la sicurezza e la salute sul lavoro. È giusto che «si speculi» - non offenda nessuno questa parola! - ma facciamo in modo che almeno chi è oggetto di questa attenzione particolare sia consenziente, altrimenti si tratta di una prevaricazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fabbri 1.56, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 21
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 454
Maggioranza 228
Hanno votato
198
Hanno votato
no 256).

Prendo atto che i deputati Formisano e Peretti hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto esprimere un voto a favore.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fabbri 1.57.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fabbri. Ne ha facoltà.

LUIGI FABBRI. Signor Presidente, anche in questo caso, vogliamo aggiungere il numero 5-bis), perché intendiamo precisare quando si debba intervenire. Chiediamo, altresì, che ciò si faccia in ipotesi di violazioni di precise norme di legge e non per piccole formalità.
Si tratta della valorizzazione del potere di impartire disposizioni esecutive da parte degli ufficiali di polizia giudiziaria: ricordo che qualsiasi funzionario della ASL, quando entra in uno stabilimento, svolge le funzioni di ufficiale di polizia giudiziaria. Si tratta, pertanto, di ufficiali di polizia giudiziaria che effettuano attività di vigilanza in materia di sicurezza e tutela della salute sui luoghi di lavoro.
È nostra intenzione fornire un'indicazione ai fini dell'applicazione di norme di buona tecnica e buone prassi, in quanto l'approccio di chi svolge un intervento nell'ambito di un'unità produttiva non deve essere immediatamente poliziesco o sanzionatorio e spargere il terrore ma, almeno nella prima fase, deve essere consulenziale.
Successivamente, verranno fissati appuntamenti a distanza di trenta o sessanta giorni, in base al tipo di problema rilevato, in quanto non si tratta di una presa che non si utilizza, che è fuori sicurezza e deve determinare l'irrogazione di una sanzione pesante.
Vedo sorridere l'onorevole Burgio. Da tale punto di vista, siamo proprio gli antipodi. Riteniamo si debba convincere e fare cultura del lavoro e non solo repressione pura.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fabbri 1.57, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 449
Votanti 448
Astenuti 1
Maggioranza 225
Hanno votato
192
Hanno votato
no 256).

Prendo atto che il deputato Tenaglia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere il proprio voto e che il deputato Misiti ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Compagnon 1.59, Lo Presti 1.61 e Fabbri 1.62.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, vorrei riprendere la parte finale dell'intervento dell'onorevole Fabbri sull'emendamento precedente, in merito alle distanze che ci separano dall'onorevole Burgio. Mi aspettavo che in uno spirito di collaborazione, almeno vi sarebbe stato il tentativo di trasformare in un ordine del giorno gli identici emendamenti.
Invece, in ciò risiede uno dei punti fondamentali che esprimono visioni diverse tra noi e la maggioranza, perché gli identici emendamenti sono tesi a sopprimere l'individuazione della figura del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza di sito produttivo. Si tratta di una previsione che già di per sé ha bisogno di unaPag. 22spiegazione lunga, è un po' contorta e, a mio avviso, va ben al di là di quella che dovrebbe essere l'azione svolta all'interno di un sito di lavoro rispetto alla sicurezza.
Su ciò, oltretutto, non siamo riusciti neanche ad avere un minimo di risposta tale da poter giustificare almeno un avvicinamento delle posizioni mediante la presentazione di un ordine del giorno, come ho già detto.
In tale frangente, evidentemente, la distanza fra noi e la maggioranza si allarga sempre di più. Pertanto, chiediamo che vi sia un voto favorevole, anche perché un'iniziativa di questo tipo relativa a tale figura mette certamente in difficoltà anche il rapporto interno e l'esistenza delle funzioni proprie dei sindacati all'interno dei siti lavorativi.
Per tali ragioni, abbiamo presentato l'emendamento in discussione, volto a sopprimere la lettera g), del comma 2, che non è stato accettato dalle Commissioni né dal Governo. Probabilmente l'Assemblea esprimerà voto contrario. Tuttavia, insisto per la votazione.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 11,25)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, per la verità come forze di opposizione abbiamo discusso a lungo sull'opportunità di sopprimere la lettera g) del comma 2. In effetti, abbiamo valutato la necessità di presentare l'emendamento in discussione.
La predetta lettera g) è composta da due proposizioni. Sulla prima, in teoria, astrattamente, avremmo potuto essere d'accordo. Invece, la seconda, che ci ha spinto a presentare l'emendamento soppressivo della lettera g), riguarda l'introduzione della figura del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza del sito produttivo.
Evidentemente, tale nuova figura ha creato in noi motivi di grande perplessità e - non vorrei ripetere le considerazioni svolte dal collega Compagnon - abbiamo ritenuto necessario, proprio per non appesantire ulteriormente il già gravoso compito che compete alle aziende, le quali devono rendere conto a tutte queste figure, presentare tale emendamento soppressivo della lettera g).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Compagnon 1.59, Lo Presti 1.61 e Fabbri 1.62, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 479
Votanti 475
Astenuti 4
Maggioranza 238
Hanno votato
211
Hanno votato
no 264).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Lo Presti 1.63.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, con l'emendamento in esame intendiamo formulare una proposta che deriva dalla necessità di distinguere il ruolo dei professionisti e dei responsabili di parte datoriale da quello dei rappresentanti dei lavoratori.
Nel primo caso, riteniamo necessario impedire che soggetti non qualificati possano assumere incarichi relativi al sistema di prevenzione e protezione aziendale; nel secondo caso, riteniamo che, nei confronti dei rappresentanti dei lavoratori, più che una precisazione sui requisiti necessari aPag. 23svolgere l'incarico, sia opportuno promuovere la formazione e l'aggiornamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Presti 1.63, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 471
Maggioranza 236
Hanno votato
213
Hanno votato
no 258).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Fabbri 1.64.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fabbri. Ne ha facoltà.

LUIGI FABBRI. Signor Presidente, la questione che la lettera g), comma 2, dell'articolo 1 affronta è particolare, perché si introduce una figura nuova - come se se ne sentisse la mancanza - che è quella del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza del sito produttivo, previsione del tutto nuova.
Ricordo che, peraltro, è vero che le piccole aziende hanno difficoltà a trovare chi possa svolgere il ruolo di RLS, cioè di responsabile dei lavoratori per la sicurezza, per cui già il decreto legislativo n. 626 del 1994 prevede che vi siano dei rappresentanti dei lavoratori che possano soccorrere quelle aziende dove non è previsto tale incarico.
Ma questo nuovo rappresentante per la sicurezza del sito produttivo è quanto di più vago si possa scrivere. Cos'è il sito produttivo? È un distretto? Le aziende come vengono accomunate? Per identità geografica, produttiva, merceologica? Cosa vuol dire «del sito produttivo»? E come è possibile pensare che un rappresentante dei lavoratori di un'azienda possa accedere - lo vedremo dopo - a documentazioni riservate di un'altra azienda, della quale lui non è neanche dipendente? Con quale autorità, dovrei dire anche con quale autorevolezza, si presenta ai colleghi? Cosa rappresenta per quell'azienda? Questo è un altro modo per prevaricare!
Il problema della sicurezza va affrontato in modo collegiale. Il decreto legislativo n. 626 del 1994 ha il suo punto di eccellenza proprio in questo, perché ha voluto coinvolgere tutte le figure e tutti gli attori responsabili del processo della sicurezza: il datore di lavoro in primis, con tutte le sue responsabilità; il responsabile del servizio di prevenzione e protezione, che è indicato dal datore di lavoro; il responsabile dei lavoratori per la sicurezza di quell'azienda o quello chiamato in prestito (questo è un cambiamento che il decreto legislativo n. 626 del 1994 ha subito negli ultimi sei anni). Ma, nel caso del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza del sito, ci sembra veramente difficile identificarlo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fabbri 1.64, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 459
Maggioranza 230
Hanno votato
205
Hanno votato
no 254).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fabbri 1.65, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 24
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 466
Votanti 464
Astenuti 2
Maggioranza 233
Hanno votato
208
Hanno votato
no 256).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Lo Presti 1.66.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore per la XI Commissione.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, accedo all'invito al ritiro dell'emendamento e prendo atto del fatto che possiamo trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno con riferimento all'indicazione proposta nell'emendamento stesso: mi riferisco alla «revisione delle funzioni del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza e definizione di misure che ne garantiscano la formazione e l'aggiornamento professionale in materia di salute e sicurezza sul lavoro».
Ovviamente, questo è un punto fondamentale! Voi avete trascurato l'aspetto formativo, che poi si inserisce nel più ampio contesto di quella che è la prevenzione degli incidenti sul lavoro. Il fatto che non abbiate ritenuto opportuno di inserirlo come vincolo per il Governo nell'esercizio della delega la dice lunga sul fatto che il provvedimento, in realtà, sia effettivamente blindato.
Diciamolo chiaramente: non vogliamo apparire come coloro i quali si pongono in contrapposizione con l'esigenza, da tutti avvertita e sulla quale vi è stato l'alto richiamo del Presidente della Repubblica, di intervenire al più presto per arginare - ahimè - la tragedia delle morti sul lavoro. Ciò non deve però far venir meno il nostro compito, vale a dire il dovere di legislatori di affrontare i problemi con serietà ed in modo compiuto. Ci accontentiamo, quindi, dell'ordine del giorno e, al di là della sua vincolatività, speriamo che il Governo si faccia realmente carico di inserire nei decreti delegati una norma di tal fatta.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Presti 1.67, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 464
Votanti 463
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato
208
Hanno votato
no 255).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Lo Presti 1.68.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, la sequela degli emendamenti mi ha fatto distrarre. Sull'emendamento 1.67, da me presentato, sarei dovuto intervenire; faccio ammenda con me stesso e con i colleghi se non sono stato tempestivo nel farlo. Mi consentirà questa breve digressione: ormai è stato posto ai voti, ma l'emendamento 1.67, che poi si può anche collegare al mio emendamento 1.68, di cui stiamo discutendo, era una proposta emendativa chiave. Ne avevamo discusso approfonditamente nelle Commissioni: il problema posto dall'emendamento 1.67 è quello della omogeneizzazione delle norme su tutto il territorio nazionale, ipotesi che riteniamo difficilmente praticabile se non attraverso parecchie difficoltà. È un contenzioso che si potrà sviluppare nel tempo, perché è ancora vigente nel nostro ordinamento l'articolo 117 della Costituzione, che prevede la potestà legislativa concorrente delle regioni in materia di sicurezza sul lavoro. La prevede, per la verità, in Pag. 25tante altre materie delicate come le professioni, ma, per quanto riguarda l'aspetto in esame, il rischio è che il Governo, pur delineando il quadro dei principi generali nell'ambito dei quali le regioni possono muoversi, non tenga conto del fatto che, nella legislazione regionale, potrebbero annidarsi delle insidie. Tali insidie avrebbero influenze negative sui costi che le imprese dovrebbero affrontare per adeguare la normativa sulla sicurezza da una regione all'altra; non mi riferisco ai principi generali, che tutti condividiamo, ma ai dettagli.
Faccio un esempio banale. Potrebbe darsi il caso che la regione Campania decida di stabilire che, per le scarpe che devono indossare i lavoratori nei cantieri, la misura del tacco della suola debba essere di tre centimetri, e la regione Sicilia potrebbe stabilire che, invece, questa misura è eccessiva e ridurla ad un 1 centimetro o ad 1 centimetro e mezzo. Questo fatto, che riguarda la normativa di dettaglio in materia di sicurezza del lavoro, avrebbe necessariamente influenze negative sui costi delle imprese. È un esempio banale, ma che dà la misura di qual è il vero rischio che corriamo; ed è il rischio indotto da una norma costituzionale che voi non avete voluto, cari colleghi della maggioranza, modificare nella scorsa legislatura, nel senso che ne avete osteggiato la modifica e poi avete indotto i cittadini italiani a respingere con referendum tale modifica costituzionale, che oggi, a mio avviso, avrebbe in qualche modo risolto il problema.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Presti 1.68, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 465
Votanti 464
Astenuti 1
Maggioranza 233
Hanno votato
206
Hanno votato
no 258).

Prendo atto che l'onorevole Bianco ha segnalato che non è riuscito a votare.
Chiedo ai presentatori dell'emendamento Fabbri 1.70 se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore per la XI Commissione.

LUIGI FABBRI. Signor Presidente, accedo volentieri all'invito a ritirare l'emendamento, del quale intendo trasfondere il contenuto, se sarà possibile, in un ordine del giorno. Vorrei solo aggiungere che l'emendamento incideva su una parte del provvedimento che noi abbiamo condiviso. Lo scopo è infatti quello di valorizzare, anche mediante rinvio legislativo, gli accordi aziendali, territoriali e nazionali. In seguito all'approvazione al Senato di un emendamento presentato dal senatore Sacconi, è stato inserito il riferimento «su base volontaria, dei codici di condotta ed etici e delle buone prassi che orientino i comportamenti dei datori di lavoro, anche secondo i principi della responsabilità sociale, dei lavoratori e di tutti i soggetti interessati, ai fini del miglioramento dei livelli di tutela definiti legislativamente».
Con l'emendamento in esame si proponeva di aggiungere, in fine, le parole: «nonché di un più funzionale adattamento degli stessi» - sottinteso: provvedimenti legislativi - «alle specificità dei settori produttivi». Ciò poiché questo aspetto appare mancante: usualmente, infatti, i provvedimenti non sono sufficientemente tarati sullo specifico tipo di produzione che si svolge in una azienda. Ringraziamo, comunque, per l'invito al ritiro, cui accediamo, e preannunzio che trasformeremo l'emendamento in un ordine del giorno.

PRESIDENTE. Sta bene.Pag. 26
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bodega 1.71.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, in sede di dichiarazione di voto, l'onorevole Codurelli affermava poco fa che quello al nostro esame è un provvedimento urgente. Noi condividiamo questo giudizio, ma riteniamo anche che si tratti di un provvedimento che avrebbe potuto essere migliorato: ci troviamo, infatti, di fronte un testo omnibus, che si occupa anche di argomenti che poco o nulla hanno a che fare con la tutela del mercato del lavoro. In particolare, con questo emendamento denunciamo il fatto che si tenti di operare una sindacalizzazione per legge delle piccole e medie imprese, introducendo un fenomeno che nel nostro Paese non esiste, cioè la presenza dei sindacati nella colonna portante dell'economia del Paese.
Denunciamo, dunque, il fatto che, attraverso questo provvedimento - di cui condividiamo il principio, tant'è che non abbiamo fatto ostruzionismo (lo sanno bene i componenti della Commissione lavoro e lo stiamo dimostrando anche oggi) -, si tenti di aggirare un fenomeno della nostra società, cercando di sindacalizzare per legge le piccole e medie imprese, invece di percorrere la strada, che noi avremmo preferito, del coinvolgimento degli enti locali (comuni, province e regioni).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bodega 1.71, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 465
Votanti 464
Astenuti 1
Maggioranza 233
Hanno votato
207
Hanno votato
no 257).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Lo Presti 1.72.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, anche in questo caso i relatori dovrebbero spiegarci per quale ragione non si è ritenuto opportuno inserire, nel novero dei soggetti che devono partecipare al sistema informativo complessivo per lo scambio delle necessarie informazioni sugli infortuni sul lavoro, anche il Corpo nazionale dei vigili del fuoco e l'Istituto di medicina sociale.
Vorrei, infatti, ricordare ai colleghi dell'Assemblea che il Corpo nazionale dei vigili del fuoco interviene assai spesso nei cantieri dove avvengono, purtroppo, tali tragici eventi e che esso, di conseguenza, rileva inadempimenti, imperfezioni e violazioni. Il Corpo nazionale dei vigili del fuoco e l'Istituto di medicina sociale sono, a nostro avviso, soggetti dai quali non si può prescindere: non comprendo, pertanto, la ragione per la quale essi siano stati esclusi dall'elenco dei soggetti partecipanti al sistema informativo.
Vorrei, dunque, domandare al collega Rocchi, relatore per la XI Commissione - è una domanda seria -, se non vi sia la possibilità di mutare il parere precedentemente espresso: invece che un parere contrario, potrebbe formulare un invito al ritiro, così che si possa eventualmente trasfondere il contenuto di questo emendamento in un ordine del giorno che vada nel senso di impegnare il Governo ad inserire questi soggetti nell'ambito della nuova struttura informativa, allo scopo di ottenere il necessario scambio non soltanto di informazioni, ma anche di esperienze, valutazioni e proposte migliorative. Non c'è, dunque, niente di male, colleghi della maggioranza ed eminenti rappresentanti del Governo, a trasformare questoPag. 27emendamento, su cui vi è stato un inspiegabile parere contrario, in un ordine del giorno.
Chiedo, pertanto, al Presidente la possibilità di interpellare il collega Rocchi per valutare questa opportunità.

PRESIDENTE. Io non avrei questa possibilità di interpello, ma il relatore per la XI Commissione onorevole Rocchi, aveva già chiesto la parola. Ha quindi facoltà di intervenire.

AUGUSTO ROCCHI, Relatore per la XI Commissione. Signor Presidente, rispondo positivamente alla richiesta dell'onorevole Lo Presti, trasformando, quindi, il parere contrario in un invito al ritiro. Tuttavia, nella stesura dell'ordine del giorno l'onorevole Lo Presti dovrà tener conto, non tanto per il Corpo dei vigili del fuoco quanto per l'Istituto di medicina sociale, che si registrano evoluzioni anche dal punto di vista delle strutture di tali enti e se, dunque, risulti esattamente appropriata tale previsione. Ma è una questione di merito che verificheremo. Quanto alla richiesta formulata, la risposta è positiva e, quindi, ribadisco la trasformazione del parere contrario in invito al ritiro.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Lo Presti accede all'invito al ritiro del suo emendamento 1.72.
Passiamo agli identici emendamenti Compagnon 1.74 e Capotosti 1.122.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore per la XI Commissione.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, accedo all'invito al ritiro, ma vorrei far presente un aspetto ricorrente nel provvedimento al nostro esame. Il contenuto dell'emendamento 1.74, che reca la mia prima firma, ricalca quello di una proposta emendativa peraltro presentata in Commissione anche da un numero consistente di componenti della maggioranza (mi pare quindici), a dimostrazione del fatto che, evidentemente, il provvedimento in discussione aveva, ha e, a questo punto, avrà bisogno in futuro, credo, di un nuovo approfondimento, di una modifica e, comunque, di essere rivisto in termini di tranquillità e sicurezza rispetto all'oggetto che affronta.
Accetto l'invito a ritirare l'emendamento, come è stato ritirato quello presentato in Commissione dai colleghi della maggioranza, e ne trasfonderò il contenuto in un ordine del giorno, sperando che il suddetto impegnerà realmente il Governo a fornire risposte concrete.

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Capotosti 1.122 formulato dal relatore per la XI Commissione.

GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, accetto l'invito al ritiro.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che l'onorevole Lo Presti accede all'invito al ritiro del suo emendamento 1.76 formulato dal relatore per la XI Commissione.
Ricordo che l'emendamento Bodega 1.77 non è stato segnalato.
Prendo atto che l'onorevole Lo Presti accede all'invito al ritiro dei suoi emendamenti 1.80 e 1.81 formulato dal relatore per la XI Commissione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bodega 1.82, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 462
Votanti 461
Astenuti 1
Maggioranza 231
Hanno votato
205
Hanno votato
no 256).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamentoPag. 28Bodega 1.83, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 474
Maggioranza 238
Hanno votato
211
Hanno votato
no 263).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bodega 1.84, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 473
Votanti 472
Astenuti 1
Maggioranza 237
Hanno votato
212
Hanno votato
no 260).

Prendo atto che la deputata Formisano ha segnalato che non è riuscita a votare.
Ricordo che l'emendamento Bodega 1.85 non è stato segnalato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fabbri 1.91, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 478
Maggioranza 240
Hanno votato
214
Hanno votato
no 264).

Prendo atto che il deputato Vacca ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Ricordo che l'emendamento Bodega 1.88 non è stato segnalato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Lo Presti 1.86 e Compagnon 1.89, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 476
Maggioranza 239
Hanno votato
212
Hanno votato
no 264).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Bodega 1.92.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi.

PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, intervengo per sottolineare che la nostra filosofia va nella direzione di premiare le aziende adempienti, senza penalizzare tutte le aziende come accade troppo spesso (è quanto viene evidenziato dal provvedimento al nostro esame).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bodega 1.92, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 482
Maggioranza 242
Hanno votato
217
Hanno votato
no 265).Pag. 29

Ricordo che gli emendamenti Bodega 1.93, 1.94 e 1.95 non sono stati segnalati.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bodega 1.96, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 479
Maggioranza 240
Hanno votato
215
Hanno votato
no 264).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Fabbri 1.97.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fabbri. Ne ha facoltà.

LUIGI FABBRI. Signor Presidente, vorremmo che venisse introdotto un principio generale che colleghi la prevenzione dei rischi per la salute e la sicurezza sul lavoro all'evoluzione della tecnica, perché si tratta di un problema che si presenta molto frequentemente. Inoltre, occorre aggiungere un limite di «pretendibilità» oggettivo, in modo da poter garantire la certezza del diritto, perché attualmente, soprattutto nell'azienda manifatturiera, anche solo una modalità organizzativa crea delle novità all'interno dell'azienda e può determinare anche l'insorgenza di nuovi rischi, che non sono i soliti della ripetitività, del rimanere a lungo in posizione eretta o dell'attenzione prolungata.
Pertanto chiediamo che in sede di adozione dei decreti delegati si tenga conto dell'effettiva «pretendibilità» oggettiva, perché non è possibile chiedere ciò che non si può fare.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fabbri 1.97, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 469
Maggioranza 235
Hanno votato
211
Hanno votato
no 258).

Prendo atto che l'onorevole Delfino ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Fabbri 1.98.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore per la XI Commissione.

LUIGI FABBRI. Signor Presidente, il disegno di legge delega al nostro esame, se si esclude la lettera f) dell'articolo 1, in cui si entra nello specifico, guarda caso quando si tratta di ammende e della comminazione di pene, deve fornire indirizzi di carattere generale.
Vorremmo che si utilizzassero gli strumenti già esistenti - mi riferisco a un istituto previsto dalla Costituzione, quale il CNEL - per poter creare una cultura del lavoro, sulla quale andiamo predicando. Pertanto, proponiamo un sistema di monitoraggio da svolgersi presso il CNEL, che possiede le professionalità necessarie per poterlo svolgere, e di mettere insieme, anche in questo caso, gli attori più elevati del problema sicurezza: la Conferenza Stato-regioni, che osteggiò il testo unico del precedente Governo, i Ministeri del lavoro e della previdenza sociale e della salute, le parti sociali. A tal proposito proponiamo di utilizzare il sistema informativo nazionale dell'ISPESL e dell'INAIL.
In merito al CNEL, ricordo che la pronuncia da esso resa il 25 gennaio di quest'anno, allorché il Ministero ha posto dei quesiti - chiedendo «sottovoce» il benestare al provvedimento in esame - haPag. 30evidenziato alcuni punti critici di cui, devo dire, si è tenuto poco conto. Ad esempio, si sottolineava la necessità dell'omogeneità e dell'unicità di indirizzo e gestione. Pertanto, con l'emendamento in esame proponiamo di organizzare e dirigere a livello centrale un monitoraggio continuo su questo problema, che attualmente è parcellizzato in periferia, essendo svolto dai servizi di medicina del lavoro delle ASL, ma non sistematicamente; infatti, in molti casi, per carenza di personale, tale compito viene svolto quando si è verificato un infortunio, ossia in una situazione di emergenza.
Inoltre, il CNEL propone di svolgere programmi di sostegno insieme alle piccole imprese, perché è noto che tra di esse, non nella grandissima impresa, si annida il numero maggiore di infortuni. Il caso di stanotte, avvenuto in una grande impresa del Mezzogiorno che ha, peraltro, unità produttive sparse in tutto il Paese, rappresenta un caso limite e specifico del settore della grande fonderia, che oggi non esiste quasi più se non in provincia di Bergamo e di Brescia, dove operano peraltro fonderie di piccole dimensioni. Il CNEL propone, altresì, di coinvolgere le parti sociali, e su tale punto il provvedimento in esame ha recepito il consiglio (forse anche troppo, a mio modo di vedere). Invita anche a valorizzare, affermare e sfruttare le esperienze della bilateralità (la bilateralità fa sempre un po' paura agli amici del sindacato!). Abbiamo cercato di introdurla in tutti i modi nella legge Biagi, e anche in alcuni emendamenti al nostro esame, sebbene qualcuno non sia stato illustrato, si parlava proprio dell'utilizzo della bilateralità.
Perché non utilizzare il CNEL non soltanto come consulente, come avviene oggi (infatti si chiede un parere), ma anche come osservatorio importante e privilegiato? Con i sistemi informativi collegati in rete con tutti gli altri sistemi - ad esempio, l'INAIL - sarebbe possibile operare un monitoraggio serio su questo settore.

PRESIDENTE. Onorevole Fabbri, quindi non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore per la XI Commissione?

LUIGI FABBRI. Signor presidente, accedo all'invito al ritiro e preannuncio la presentazione di un ordine del giorno di analogo contenuto

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fabbri 1.99.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fabbri. Ne ha facoltà.

LUIGI FABBRI. Signor Presidente, spenderò alcune parole per chiarire che per alcuni settori, come la cantieristica, l'edilizia ed altre attività assimilabili, vorremmo che fossero esclusi gli obblighi inerenti al collocamento obbligatorio dei disabili. Non si tratta di mala carità, ma dell'impossibilità di occupare persone con gravi handicap in mansioni che sono quelle previste in questo tipo di attività produttiva. Stare su un'impalcatura o su una nave in costruzione quando si hanno gravi handicap fisici è francamente impossibile.
È vero che oggi il medico competente può «rifiutare» (usando una brutta parola) il lavoratore che viene inviato dal collocamento; tuttavia, va anche evitata questa funzione negativa del medico, il quale molte volte deve giudicare idonee ad una mansione persone che non ne hanno le possibilità fisiche, per venire incontro alle necessità lavorative del soggetto.
Pertanto, perché non togliere a certi settori, quelli maggiormente a rischio, come la cantieristica e l'edilizia in primis (si tratta del settore che ha, proprio perché molte volte è in nero, il tristissimo primato dell'infortunistica sul lavoro), tale obbligo?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fabbri 1.99, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 31

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 477
Maggioranza 239
Hanno votato
212
Hanno votato
no 265).

Prendo atto che la deputata D'Ippolito Vitale ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bodega 1.100. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, vogliamo credere che sia stato dato parere contrario alla proposta emendativa in esame per motivi di urgenza del provvedimento, perché troviamo poco spiegabile come si possa prevedere una normativa per tutelare i lavoratori e la sicurezza sul lavoro senza prendere in considerazione i luoghi di lavoro, cioè le aziende e la dimensione delle stesse, visto che l'economia del nostro Paese è basata, per lo più, sulle piccole e medie imprese. Non è possibile mettere sullo stesso piano tutte le aziende.
Nel provvedimento in esame cercate di tutelare la sicurezza sul posto di lavoro considerando le grandi fonderie e le grandi fabbriche identiche alla piccola azienda con due, tre o quattro lavoratori o a conduzione familiare. Questo, a nostro avviso, è assolutamente sbagliato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bodega 1.100, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 465
Votanti 463
Astenuti 2
Maggioranza 232
Hanno votato
208
Hanno votato
no 255).

Prendo atto che la deputata Balducci ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo all'emendamento Lucchese 1.102.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore per la XI Commissione.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, l'emendamento al nostro esame evidenzia ulteriormente una scelta ben precisa della maggioranza, perché prevede, tra le attrezzature minime per gli interventi di pronto soccorso, la presenza di attrezzature di rianimazione e di defibrillatori. Mi pare che si tratti di una misura talmente ovvia e semplice che mi sembra difficile non poterla prendere in considerazione. È evidente, pertanto, che si è voluto privilegiare il tempo, vale a dire la premura e la fretta di approvare il provvedimento, rispetto al contenuto dello stesso.
Siamo fermamente contrari a tale tipo di atteggiamento. Lo abbiamo già detto e lo ribadiremo in seguito. Tuttavia, nell'interesse di chi poi ne avrà bisogno, accedo all'invito al ritiro, formulato dai relatori, dell'emendamento Lucchese 1.102, di cui sono confirmatario, e preannuncio la presentazione di un ordine del giorno di analogo contenuto.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Lucchese 1.103.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore per la XI Commissione.

LUCA VOLONTÈ. Vai Compagnon, portalo a casa!

ANGELO COMPAGNON. Qui non si porta a casa nulla, forse la buona volontà!
Per le stesse motivazioni, ovvero per non passare per chi fa ostruzionistico,Pag. 32accedo all'invito al ritiro, al fine di trasformare la proposta emendativa in ordine del giorno, e rinvio alle considerazioni precedentemente svolte.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'emendamento Bodega 1.108.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dai relatori.

LORENZO BODEGA. Signor Presidente, come gruppo della Lega Nord Padania, abbiamo presentato l'emendamento in esame per cercare di fornire una possibilità in più alle regioni di convenzionarsi con l'Inail e di utilizzare specifiche forme di finanziamento, che sono il 15 per cento del 55 per cento di determinate somme, per la riabilitazione degli infortunati sul lavoro. Pensiamo che possa essere una soluzione importante, anche perché l'Inail ha dimostrato in diverse zone territoriali, così come ho dichiarato durante la discussione sulle linee generali del disegno di legge in esame, di saper operare seriamente.
Nell'accedere all'invito al ritiro, preannuncio la presentazione di un ordine del giorno di analogo contenuto, invitando il Governo ad accoglierlo.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lo Presti 1.123.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, anche in tal caso, ci sorprende il parere contrario. Ci saremmo aspettati, purtroppo, nella logica della blindatura del provvedimento - tale, infatti, è il termine da usare - che almeno ci fosse un invito al ritiro, in modo tale da trasfonderne il contenuto, ancora una volta, in un ordine del giorno. Infatti, l'emendamento prevede l'istituzione di un organismo, individuato formalmente con un acronimo specifico. Tuttavia, nel caso in cui il collega Rocchi modificasse il suo parere, potrebbe anche essere individuato un organismo costituito tra i Ministeri competenti, al quale possano rivolgersi le più importanti associazioni di imprenditori e gli enti territoriali per chiedere pareri su una legislazione che si prefigura complessa, dal momento che l'esercizio delle deleghe si preannuncia particolarmente articolato. Tuttavia, ho visto che il Governo ha già risposto negativamente.
Buona volontà vorrebbe che si costituisse una struttura senza spese. Ci sono tanti funzionari ministeriali, dell'INPS e dell'Inail, che ne potrebbero far parte gratuitamente - potremmo dare un grande segnale di civiltà, per abbattere i costi della burocrazia - per fornire pareri preventivi su tale legislazione, che si preannunzia abbastanza complessa. È una norma di buonsenso. Se non la si vuole inserire come tale, consentiteci almeno di predisporre un ordine del giorno, che presenterò ugualmente, cambiando la denominazione dell'organismo: lo chiameremo organismo interministeriale, o intercompartimentale, o come volete voi, ma l'importante è che abbia tale funzione, ovvero che risponda in termini ben precisi alle richieste di chiarimenti sull'applicazione della normativa.
Non capisco perché il Governo debba insistere - vedo il sottosegretario negare tale possibilità - su una norma di buonsenso. Ripeto che i componenti dovrebbero far parte di tale organismo gratuitamente: è ora di finirla anche con i gettoni di presenza ad alti funzionari, che già guadagnano grandi cifre e grandi emolumenti per svolgere lavori delicati ed importanti (Applausi del deputato Baldelli)! Essi potrebbero mettere la loro professionalità anche al servizio di un organismo così individuato. Mi pare che sia una proposta di buonsenso. Ripeto: potete modificare il parere, chiedendoci di ritirare la proposta emendativa e tramutarla in un ordine del giorno, agevolando il percorso. Potremmo, invece, presentare un ordine del giorno, modificando i termini della questione, ma la sostanza non cambia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 33
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Presti 1.123, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 472
Maggioranza 237
Hanno votato
208
Hanno votato
no 264).

Prendo atto che il deputato Di Virgilio ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Lo Presti 1.109.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dai relatori.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, anche l'emendamento 1.109 è frutto della logica che abbiamo seguito nell'analisi di questo provvedimento, vale a dire una logica non punitiva, che prevede il rigore nell'individuazione delle norme, nella loro applicazione, nell'esigerne il rispetto e nei controlli, ma, parallelamente, un sistema premiale per quelle imprese che, ad esempio, nei due anni precedenti ad un monitoraggio effettuato in modo specifico, risultino esenti da pecche e da violazioni di una certa gravità. Ciò servirebbe ad incentivare gli imprenditori, e anche i lavoratori, in sinergia, a migliorare la qualità dell'ambiente di lavoro e a far rispettare le regole, nella prospettiva di un cosiddetto premio che avrebbe sicuramente effetti virtuosi. Anche in questo caso, però, valutiamo positivamente l'invito, formulato dal relatore, al ritiro e alla presentazione un ordine del giorno di analogo contenuto.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo 1.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 475
Votanti 330
Astenuti 145
Maggioranza 166
Hanno votato
319
Hanno votato
no 11).

Prendo atto che i deputati Pedrini e Astore hanno segnalato di aver erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbero voluto esprimerne uno voto favorevole.
Passiamo alla votazione degli identici articoli aggiuntivi Compagnon 1.02 e Fabbri 1.04.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fabbri. Ne ha facoltà.

LUIGI FABBRI. Signor Presidente, dopo l'articolo 1 proponiamo di aggiungere l'articolo aggiuntivo in esame, perché voglio ricordare ai colleghi che abbiamo svolto un esame teorico di due provvedimenti: uno è il disegno di legge in discussione; l'altro, di cui sono primo firmatario, derivava dal testo unico sulla sicurezza sul lavoro presentato dal Governo Berlusconi nella passata legislatura. Tale provvedimento è stato assorbito da quello che stiamo esaminando e non è mai stato preso in considerazione. Il nostro testo prevedeva, tuttavia, non tanto un lavoro di compilazione dell'esistente, quanto l'introduzione di alcuni nuovi elementi che, pertanto, abbiamo cercato di inserire con l'articolo aggiuntivo in esame, nel quale, trattandosi di una delega, sono indicati alcuni principi generali. Essi sono: l'eliminazione dei rischi, ove non sia possibile la loro riduzione al minimo in relazione alle conoscenze acquisite in base al progresso tecnico; l'aggiornamento delle misure di prevenzione in relazione ai mutamentiPag. 34organizzativi e produttivi; l'aggiornamento delle figure, a partire da quella del medico competente, del responsabile del servizio di prevenzione e protezione e del responsabile del lavoratore per la sicurezza.
Inoltre, abbiamo previsto l'introduzione di norme di buone tecniche e di buone prassi e, considerato che spesso suscitano l'ironia dei nostri colleghi, perché probabilmente sanno di fumoso e di vago, abbiamo ritenuto opportuno chiarire quali siano le buone prassi e le buone tecniche che dovrebbero essere osservate nel perseguire la sicurezza sul lavoro. Abbiamo chiarito che la norma di buona tecnica è una specifica tecnica di adozione volontaria - lo ripeto: non obbligatoria, ma volontaria - emanata da alcuni organismi europei quali, ad esempio il CEN (Comitato europeo di normalizzazione), il Cenelec (Comitato europeo di normalizzazione elettrotecnica e elettronica), l'Uni (Ente nazionale di unificazione), il CEI (Comitato elettronico italiano), l'IMD ed altri analoghi.
Questi dati dovrebbero essere pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana a cura del Ministero del lavoro e della previdenza sociale.
Sono, invece, «buone prassi» le soluzioni organizzative o procedurali di adozione sempre volontaria, perché, ripeto, otterremo la cultura del lavoro se convinceremo la gente e non se le mettiamo una pistola alla tempia. Sorride sempre il collega Burgio che la pensa agli antipodi rispetto a me, tuttavia è così. Io, infatti, lavoro in questo settore e ho visto quali progressi sono stati compiuti dal decreto legislativo n. 626 del 1994 in poi. Si tratta di un decreto legislativo un po' confuso perché ha continuato a recepire tutti i provvedimenti di carattere europeo, ma è servito proprio perché si è lavorato insieme e si sono convinte le persone che conviene lavorare in sicurezza, soprattutto oggi che vi è la competizione globale. Il primo a sapere ciò è proprio il datore di lavoro che non ha alcun interesse a trascurare la sicurezza sul lavoro.
Purtroppo - e lo sapete anche voi - gli infortuni sul lavoro si verificano in alcuni settori, quali quelli dell'edilizia, dell'agricoltura (di cui si parla sempre poco), del lavoro domestico (pochi lo sanno ma il lavoro domestico miete numerosissime vittime tutti gli anni) e, soprattutto, laddove esiste il lavoro nero: lo sappiamo tutti. Abbiamo, dunque, utilizzato anche ciò per fare emergere il lavoro nero, ma avete costatato che non è stato sufficiente. Allora «le buone prassi» sono soluzioni di carattere organizzativo, procedurale e, ovviamente, volontario.
È presente anche qui il monitoraggio, in quanto non vi è democrazia senza controllo. Noi non siamo contrari a penalizzare o a sanzionare, ma ci sembra esagerato sanzionare in modo eccessivo perché non si ottiene il risultato. Il monitoraggio è affidato alle regioni, che hanno responsabilità ai sensi del Titolo V, all'ISPESL, istituto che svolge questa funzione e all'Inail che interviene in primis nell'evento morboso o mortale dell'infortunio. Pertanto, abbiamo chiarito e indicato quali sono, a nostro avviso, gli attori della gestione, della vigilanza, della sorveglianza e del monitoraggio su tale argomento.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LUIGI FABBRI. Concludo, la corretta adozione delle «norme di buona tecnica» e delle «buone prassi» costituisce attuazione dell'articolo 2087 del codice civile e di altre norme di legge. Chiediamo, quindi, di votare a favore di questi identici articoli aggiuntivi (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi Compagnon 1.02 e Fabbri 1.04, non accettati dalle Commissioni né dal Governo e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 35
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 475
Maggioranza 238
Hanno votato
211
Hanno votato
no 264).

Prendo atto che i presentatori dell'articolo aggiuntivo Fabbri 1.010 lo ritirano.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 2849)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2849 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 474
Votanti 298
Astenuti 176
Maggioranza 150
Hanno votato
289
Hanno votato
no 9).

Prendo atto che la deputata Perugia ha segnalato che non è riuscita a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 2849)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2849 sezione 5).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la XI Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

AUGUSTO ROCCHI, Relatore per la XI Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Lo Presti 3.21, Fabbri 3.20, sugli identici emendamenti Fabbri 3.17 e Lo Presti 3.18, gli identici Compagnon 3.2 e Capotosti 3.120, nonchè sugli identici Compagnon 3.5 e Capotosti 3.121. Il parere è altresì contrario sull'emendamento Lo Presti 3.8 e sugli identici emendamenti Compagnon 3.11, Lo Presti 3.13 e Fabbri 3.16, nonché sull'emendamento Fabbri 3.14.
Infine, le Commissioni esprimono parere contrario sull'articolo aggiuntivo Fabbri 3.01.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIAN PAOLO PATTA, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Lo Presti 3.21.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, si avverte da parte di tutti la necessità di modificare il decreto legislativo n. 626 del 1994. Non bisognava, quindi, limitarsi a modificarne le parti indicate nel testo proposto dalle Commissioni.
Lo scopo del mio emendamento è quello di proporre una più ampia rivisitazione di quelle parti del decreto legislativo n. 626 del 1994 che riteniamo necessitino di una modifica. A questo fine abbiamo proposto, lo ripeto, il mio emendamento.
Da parte della maggioranza vi è sempre la volontà di non cambiare, di non modificare nulla, nemmeno una virgola, perché si vuole evitare di trasmettere di nuovo il provvedimento al Senato, come se ciò potesse in qualche modo alterarne la finalità.

Pag. 36

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Presti 3.21, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 474
Votanti 473
Astenuti 1
Maggioranza 237
Hanno votato
214
Hanno votato
no 259).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Fabbri 3.20.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fabbri. Ne ha facoltà.

LUIGI FABBRI. Signor Presidente, relativamente ad alcune attività produttive - faccio riferimento alla cantieristica, all'edilizia e ad altre attività - questa parte del provvedimento non appare giustificata perché l'elaborazione del documento di valutazione del rischio - che indica esattamente le misure adottate per eliminare le interferenze da parte del datore di lavoro committente - è, nei cantieri mobili temporanei, che sono i più frequenti, un compito che compete al coordinatore per la progettazione, che rappresenta un'altra figura, della quale si parla poco ma che è di estrema importanza, soprattutto nel campo edile, perché redige il cosiddetto piano di sicurezza e coordinamento di cui al decreto legislativo 14 agosto 1996, n. 494.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fabbri 3.20, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 469
Maggioranza 235
Hanno votato
204
Hanno votato
no 265).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Fabbri 3.17 e Lo Presti 3.18, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 473
Maggioranza 237
Hanno votato
207
Hanno votato
no 266).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Compagnon 3.2 e Capotosti 3.120, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 476
Votanti 475
Astenuti 1
Maggioranza 238
Hanno votato
207
Hanno votato
no 268).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identiciPag. 37emendamenti Compagnon 3.5 e Capotosti 3.121, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 473
Maggioranza 237
Hanno votato
208
Hanno votato
no 265).

Prendo atto che la deputata Lenzi ha segnalato che non è riuscita a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lo Presti 3.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, illustro brevemente il mio emendamento 3.8, con il quale chiedo di sopprimere la lettera d), comma 1 dell'articolo 3.
La disposizione in questione modifica una norma, prevista dal decreto legislativo n. 626 del 1994, in tema di elezione dei rappresentanti per la sicurezza aziendali, territoriali o di comparto. Noi riteniamo che non sia necessario procedere a tale modifica che appesantirebbe il sistema di elezione dato che si prevede che tale elezione avvenga in un'unica giornata su tutto il territorio nazionale. Tale norma non agevolerebbe, a mio avviso, un maggiore afflusso di quei soggetti, titolari dell'elettorato attivo, all'elezione di questo organismo rappresentativo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Presti 3.8, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 468
Maggioranza 235
Hanno votato
202
Hanno votato
no 266).

Prendo atto che i deputati Volontè e Delfino hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Compagnon 3.11, Lo Presti 3.13 e Fabbri 3.16, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 477
Votanti 476
Astenuti 1
Maggioranza 239
Hanno votato
207
Hanno votato
no 269).

Prendo atto che la deputata Balducci ha segnalato di non essere riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fabbri 3.14.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fabbri. Ne ha facoltà.

LUIGI FABBRI. Signor Presidente, siamo di fronte ad un aspetto paradossale di questo provvedimento. Leggo il testo, anche perché è breve: «Il datore di lavoro è tenuto a consegnare al rappresentante per la sicurezza, su richiesta di questi e per l'espletamento della sua funzione, copia del documento di cui all'articolo 4, commi 2 e 3,» - che è il documento di valutazione del rischio - «nonché del registro degli infortuni sul lavoro di cui all'articolo 4, comma 5, lettera o)».Pag. 38
In questa disposizione viene assimilato ad un organo ispettivo l'RLS, cioè il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, che è un lavoratore eletto dai suoi colleghi, che partecipa alla riunione periodica della sicurezza ed è, quindi, a conoscenza di ciò che è scritto nel registro degli infortuni - il cui contenuto non può essere divulgato così facilmente - e anche del contenuto della valutazione del rischio. L'RLS, peraltro, è un soggetto che il più delle volte rimane in carico per poco tempo, perché ha un cumulo di responsabilità, non ha nessuna retribuzione, svolge gratuitamente questo servizio e il più delle volte è in contrasto con altri colleghi della commissione interna. La figura del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza è quindi da rivisitare. Questo, signor sottosegretario Patta, andrà previsto nei decreti delegati che dovrete emanare, nei quali dovrete cercare di puntualizzare bene chi è, e cosa fa, il responsabile dei lavoratori per la sicurezza, perché in questo momento non è chiaro; è solo un elemento di raccordo che partecipa alle riunioni. Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza viene assimilato impropriamente al ruolo di organo ispettivo e ciò contraddice in modo totale il metodo partecipativo della consultazione, cui è stata ispirata finora tutta la produzione normativa, compreso il recepimento delle direttive effettuato con il decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626.
Nel settore industriale, tale vuoto è colmato dagli accordi interconfederali tra Confindustria e CGIL, CISL e UIL, e quindi non si rende necessaria una loro apposita previsione in un provvedimento legislativo. Peraltro, nel nostro ordinamento, almeno al momento, è esclusa - io mi auguro che non lo sarà in futuro - ogni possibilità di corresponsabilizzare i lavoratori o le loro rappresentanze sulle scelte di politica industriale, la cui responsabilità civile e penale grava interamente ed esclusivamente in capo all'imprenditore.
È priva di giustificazione la previsione, che viene qui adombrata, di imporre al datore di lavoro la consegna all'RLS di un documento che deve essere riservato. Faccio riferimento non al documento di valutazione dei rischi, ma a un documento ben più importante, che deve essere conservato in modo particolare, perché vi è il segreto professionale del medico dell'INAIL o del medico di famiglia, quando allunga il periodo di infortunio. Si tratta di dati sensibili, che erano tali ancor prima che fosse approvata la normativa sulla privacy.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, l'emendamento illustrato dal collega Fabbri sembra effettivamente una proposta di grande buon senso. Desidero pertanto invitare il relatore a rivedere il parere contrario espresso, mutandolo in un invito al ritiro utile ai fini dell'eventuale presentazione di un ordine del giorno che ne recepisse il contenuto. Dico ciò anche in considerazione del fatto che a volte i nostri lavori, pur non portando ad modifica del testo del provvedimento, potrebbero servire in via interpretativa del testo stesso.
Noi riteniamo che il datore di lavoro non debba essere obbligato a consegnare questo genere di documenti al rappresentante sindacale della sicurezza. Un pronunciamento dell'Assemblea in questo senso potrebbe risultare efficace.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fabbri 3.14, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 39
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 465
Votanti 464
Astenuti 1
Maggioranza 233
Hanno votato
202
Hanno votato
no 262).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 463
Votanti 285
Astenuti 178
Maggioranza 143
Hanno votato
281
Hanno votato
no 4).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Fabbri 3.01.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fabbri. Ne ha facoltà.

LUIGI FABBRI. Signor Presidente, abbiamo affrontato questo argomento già nell'articolo 1. L'articolo aggiuntivo in esame si limita a prevedere che i datori di lavoro del settore edile non siano tenuti - limitatamente al personale di cantiere e anche agli addetti al trasporto, non mi riferisco alle mansioni di carattere impiegatizio - all'osservanza degli obblighi di assunzione obbligatoria dettati dalla legge 12 marzo 1999, n. 68, riguardante norme in materia del diritto al lavoro dei disabili.
La modifica, proposta anche dalle organizzazioni sindacali, CGIL CISL e UIL, tiene conto della particolare tipicità e rischiosità delle attività edili, che si svolgono all'interno di un cantiere - dove vi sono anche mezzi mobili, di trasporto, che movimentano la terra - e delle difficoltà che, in questi anni, tutte le imprese hanno riscontrato per l'inserimento mirato dei disabili nelle proprie unità produttive.
La richiesta non è di non assumere disabili nelle mansioni possibili - che sono quelle di carattere amministrativo oppure progettuale - ma quella di non assumere disabili come personale di cantiere e come personale che opera nella movimentazione terra.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Fabbri 3.01, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 464
Votanti 463
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato
202
Hanno votato
no 261).

Prendo atto che la deputata Balducci ha segnalato che non è riuscita a votare.

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 2849)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e dell'unico articolo aggiuntivo ad esso presentato (Vedi l'allegato A - A.C. 2849 sezione 6).
Non essendo stati presentati emendamenti, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 40
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 471
Votanti 279
Astenuti 192
Maggioranza 140
Hanno votato
274
Hanno votato
no 5).

Prendo atto che il deputato Pedrini ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Invito il relatore per la XI Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni sull'articolo aggiuntivo Lo Presti 4.06.

AUGUSTO ROCCHI, Relatore per la XI Commissione. Signor Presidente, le Commissioni invitano i presentatori a ritirare l'articolo aggiuntivo Lo Presti 4.06.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIAN PAOLO PATTA, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo Lo Presti 4.06 formulato dal relatore per la XI Commissione.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, accediamo all'invito al ritiro, sebbene riteniamo che l'articolo aggiuntivo che abbiamo proposto non poteva non essere condiviso dalla maggioranza.
Anche in questo caso, prendiamo atto con rammarico che quanto esso prevedeva non possa essere inserito nel provvedimento solo perché voi avete deciso così: la forza dei vostri numeri, qui alla Camera, vi consente di gestire le operazioni di voto relative al provvedimento in questo modo e impedisce a noi di svolgere qualsiasi azione incisiva, ai limiti anche dell'ostruzionismo, in quanto siamo consapevoli che è necessario dare, su una tematica così rilevante, un segnale al Paese.
Ci lascia, quindi, molto rammaricati che non possiamo istituzionalizzare oggi la settimana dedicata alla memoria delle vittime del lavoro, che non è soltanto un ricordo, un evento celebrativo e basta, ma è un'intera settimana nell'ambito della quale si formula un bilancio delle cose fatte e di quelle che non sono state fatte, di come migliorare l'impianto complessivo, normativo e organizzativo, in materia di prevenzione, controllo e repressione dei fatti che riguardano la sicurezza sul lavoro.
L'avere surrogato la norma di legge con un ordine del giorno ci soddisfa a metà; confidiamo sul fatto che l'ordine del giorno che presenteremo possa essere accolto dal Governo e invitiamo l'intera Assemblea, nell'ipotesi in cui vi possa essere qualche perplessità al riguardo, a votare a favore dello stesso.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'articolo aggiuntivo Lo Presti 4.06 accedono all'invito al ritiro.

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 2849)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 2849 sezione 7).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

AUGUSTO ROCCHI, Relatore per la XI Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Bodega 5.1.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIAN PAOLO PATTA, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Bodega 5.1.Pag. 41
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bodega. Ne ha facoltà.

LORENZO BODEGA. Signor Presidente, la proposta emendativa che ho presentato mira ad alleggerire lievemente i provvedimenti di sospensione di un'attività imprenditoriale, introducendo una scaletta che avrebbe comportato una pena inferiore per le imprese con un numero minimo di dipendenti e una pena maggiore per quelle con un maggior numero di dipendenti . Posso capire che, in sostanza, il mio emendamento è forzato e per tali ragioni lo ritiro.

PRESIDENTE. Sta bene.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 475
Votanti 277
Astenuti 198
Maggioranza 139
Hanno votato
273
Hanno votato
no 4).

Prendo atto che il deputato Pedrini ha segnalato che non è riuscito a votare e avrebbe voluto esprimere voto favorevole. Prendo altresì atto che il deputato La Loggia ha segnalato che si è erroneamente astenuto.

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 2849)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2849 sezione 8).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la XI Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

AUGUSTO ROCCHI, Relatore per la XI Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Bodega 6.1, 6.2, 6.3, 6.5, 6.6, 6.7, 6.8, 6.10, 6.12, 6.13, 6.14, 6.15, 6.16 e 6.17.

PRESIDENTE. Onorevole relatore, le ricordo che alcuni degli emendamenti sui quali lei ha espresso il parere non sono stati segnalati e, quindi, non verranno posti in votazione.
Il Governo?

GIAN PAOLO PATTA, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bodega 6.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 464
Maggioranza 233
Hanno votato
199
Hanno votato
no 265).

Prendo atto che la deputata Balducci ha segnalto che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bodega 6.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 42
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 453
Votanti 451
Astenuti 2
Maggioranza 226
Hanno votato
198
Hanno votato
no 253).

Prendo atto che la deputata Zanella ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto contrario. Prendo altresì atto che la deputata Balducci ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bodega 6.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 472
Votanti 471
Astenuti 1
Maggioranza 236
Hanno votato
204
Hanno votato
no 267).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bodega 6.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 474
Maggioranza 238
Hanno votato
205
Hanno votato
no 269).

Prendo atto che la deputata Balducci ha segnalato che non è riuscita a votare.
Ricordo che l'emendamento Bodega 6.6 non è stato segnalato.

SIMONE BALDELLI. Presidente!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bodega 6.7, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 423
Maggioranza 212
Hanno votato
191
Hanno votato
no 232).

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, vorrei segnalare che sarei voluto intervenire per dichiarazione di voto sull'articolo 5 ma lei non mi ha visto e che su quest'ultimo emendamento Bodega 6.7 non mi ha visto di nuovo.
Signor Presidente, purtroppo ho dei problemi di mobilità e per questo porto una stampella, ma non vorrei fare la stampella a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo).

PRESIDENTE. Non serve, presterò più attenzione e le chiedo scusa.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bodega 6.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, in merito all'articolo 6 abbiamo rilevato in sede di Commissioni diverse incongruenze anche per quanto riguarda il comma 2, che prevede modalità di adempimentoPag. 43semplificate ai fini del controllo sulla regolarità del personale utilizzato per le imprese di minori dimensioni.
Non è chiaro, infatti, se il limite dimensionale di dieci persone, oggetto degli emendamenti presentati dal collega Bodega, si riferisca alle unità del personale assunto nell'impresa nella sua generalità oppure a quelle impiegate nel sito produttivo specifico. In tal senso domando sia ai relatori sia al rappresentante del Governo - proprio per il fatto che, non potendosi modificare il provvedimento in esame, gli stessi emendamenti probabilmente non saranno accolti - di offrire un'interpretazione a coloro che si troveranno ad applicare tale norma, per evitare di aggiungere un ulteriore motivo di contenzioso ai molti elementi che graveranno sulle imprese a causa del provvedimento in esame, da noi definito eccessivo dal punto di vista dell'effetto sanzionatorio.
Quindi, credo che la sede dei lavori parlamentari possa essere l'occasione per offrire un'interpretazione. Ritengo che ciò sia opportuno da parte del Governo, tuttavia mi appello anche alla sensibilità del relatore Rocchi per chiarire tale elemento, perché è chiaro che, se si tratta di imprese con dieci dipendenti complessivi, è un conto, mentre se si tratta di dieci dipendenti attinenti a quel solo e specifico sito produttivo è un altro conto.
In tale sede, forse potremmo offrire un chiarimento, al di là del parere sull'emendamento e del suo esito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere di poter apporre la mia firma all'emendamento in esame del collega Bodega e sottolineare la vicinanza alle considerazioni del collega Baldelli.
È compito di questa Assemblea produrre norme chiare, senza lasciarle all'interpretazione di chi eventualmente deve fare le verifiche sui luoghi di lavoro sui puntigli previsti dal provvedimento in esame.
Rivolgo quindi un invito, anche personale, all'onorevole Rocchi affinché riconsideri il parere sull'emendamento in esame.

AUGUSTO ROCCHI, Relatore per la XI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AUGUSTO ROCCHI, Relatore per la XI Commissione. Signor Presidente, intervengo non per modificare il parere sull'emendamento in esame, che rimane contrario, ma per affermare chiaramente che, se vi è un pregio del provvedimento in esame, è quello di estendere le norme di tutela a tutte le aziende, anche quelle al di sotto dei dieci dipendenti, e per tutte le figure di lavoratori e lavoratrici.
Per tale ragione, su questo aspetto, per ogni proposta di modifica che restringa lo spazio di intervento del provvedimento in esame, il parere è contrario da parte dei relatori, perché questo testo ha il pregio di estendere dappertutto e a tutte le tipologie di lavoro la tutela sul terreno della sicurezza.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare per un chiarimento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo solo per capire se dalla risposta del collega Rocchi si debba intendere che quindi si tratta di dieci dipendenti complessivamente di un'impresa e non solo per sito produttivo, per lasciare la risposta agli atti.

AUGUSTO ROCCHI, Relatore per la XI Commissione. Sì, si tratta di dieci dipendenti di azienda.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamentoPag. 44Bodega 6.8, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 466
Maggioranza 234
Hanno votato
204
Hanno votato
no 262).

Prendo atto che la deputata Balducci ha segnalato che non è riuscita a votare.
Ricordo che gli emendamenti Bodega 6.10 e 6.12 non sono stati segnalati.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bodega 6.13, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 459
Votanti 457
Astenuti 2
Maggioranza 229
Hanno votato
198
Hanno votato
no 259).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bodega 6.15, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 460
Votanti 457
Astenuti 3
Maggioranza 229
Hanno votato
199
Hanno votato
no 258).

Prendo atto che il deputato Tremaglia ha segnalato che non è riuscito a votare.
Ricordo che gli emendamenti in Bodega 6.16 e 6.17 non sono stati segnalati.
Passiamo alla votazione dell'articolo 6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fabbri. Ne ha facoltà.

LUIGI FABBRI. Signor Presidente, intervengo solo per dichiarare l'astensione dal voto da parte del gruppo di Forza Italia sull'articolo 6.
L'articolo 6 riprende integralmente le conclusioni della Commissione di inchiesta sugli infortuni sul lavoro e sulle morti bianche, costituita durante la passata legislatura al Senato. Tali conclusioni sono state riprese successivamente anche dal Ministro Damiano nella legge finanziaria, che fa riferimento alla tessera di riconoscimento per il personale delle imprese appaltatrici e subappaltatrici.
Ci asterremo dal voto sull'articolo in esame su tutti gli altri, così come ribadiremo lungo l'esame di tutto il provvedimento, perché, pur condividendo l'impostazione - io stesso ero vicepresidente di quella Commissione, quindi ho sottoscritto le conclusioni - vediamo che, come al solito, non si perde il vizio di tenere una spada di Damocle sulla testa di tutti, compreso il povero lavoratore il quale, se non è munito di tessera di riconoscimento, a sua volta incorre in sanzioni da 50 a 300 euro. Voi comminate una multa di 300 euro a un lavoratore che ne guadagna 900 o 1.000: avete fatto un bel lavoro! Così non si ottiene nessun risultato, non è questo il modo.
Si riprende qui il tema degli appalti e dei subappalti e il problema delle aggiudicazioni al massimo ribasso, come capita soprattutto negli enti pubblici - spero che si cambi in questa materia - ovviamente per risparmiare. Le imprese che ottengono il subappalto risparmiano sulla tutela per la sicurezza. Credo che quello degli appalti e dei subappalti, così come il concetto di precarietà su cui la sinistra insiste molto, non siano l'elemento essenziale che scatenaPag. 45e aumenta il numero delle morti e degli infortuni sul lavoro, ma solo uno degli elementi.
I dati dell'INAIL sono tutti da leggere e personalmente ne ho parlato, sia in Commissione, sia in Assemblea all'apertura della discussione sull'argomento. Credo sia giusto riorganizzare la presenza sui cantieri e vigilare sul gioco complicato di appalti e subappalti, ma non credo si debba intervenire con la mano pesante delle sanzioni.
Quindi, il gruppo di Forza Italia si asterrà sul voto di questo articolo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo per aggiungere, alle considerazioni già puntuali e precise svolte dal collega Fabbri sull'articolo 6, che abbiamo ravvisato anche nei lavori della Commissione un'ulteriore incongruenza: all'interno del limite di dieci dipendenti dell'impresa ai fini dell'individuazione dell'obbligo del contrassegno, sono compresi anche i lavoratori autonomi, ugualmente soggetti allo stesso obbligo, che però, in quanto tali, non dovrebbero essere considerati come dipendenti, quindi e non dovrebbero rientrare nel computo delle dieci persone impiegate all'interno del sito dell'impresa.
È evidente che questi sono soltanto alcuni esempi di errori di natura formale presenti nel testo e che, purtroppo, non siamo riusciti a correggere: me ne dolgo, perché una formulazione chiara e rigorosa avrebbe certamente facilitato l'applicazione delle norme.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Intervengo, per dichiarare, anche sull'articolo 6, il voto di astensione dell'UDC. Non siamo intervenuti sugli articoli precedenti, ma il voto di astensione ci rende responsabili rispetto al provvedimento in esame e all'impostazione che contiene.
Siamo, però, ovviamente totalmente contrari a come esso è stato portato avanti e lo diremo meglio in sede di dichiarazione di voto finale. Infatti, anche in questo caso sono previste sanzioni dal nostro punto di vista eccessive, rispetto a situazioni che andrebbero affrontate in maniera diversa, a dimostrazione della natura repressiva del provvedimento in esame.
Il problema della sicurezza è indubbiamente delicato: più volte è stato richiamato anche oggi quanto succede ogni giorno. Nell'articolo 6 è presente anche il passaggio altrettanto delicato riguardante gli appalti e i subappalti, che riguardano sia il settore pubblico, sia quello privato.
Ho già avuto modo di dire che il tema non va sottovalutato.
Il problema di come si arrivi all'aggiudicazione di un'opera rappresenta un aspetto estremamente delicato. Personalmente ritengo sensato, sotto tutti gli aspetti, il ritorno ad una scelta diversa dal minimo ribasso, perché esso, così tanto decantato, evidentemente pone dei problemi. La ricerca esasperata dell'aggiudicazione, indipendentemente dalla reale situazione e dal rapporto costi-benefici di un lavoro, può portare a trascurare - e il più delle volte porta a trascurare - proprio l'aspetto della sicurezza. Questi sono indubbiamente elementi sui quali - continuo a sottolinearlo - vi era la necessità di un maggiore approfondimento, che avrebbe significato sicuramente produrre un documento più incisivo nei confronti della sicurezza.
Non dobbiamo dimenticare che l'iter del provvedimento in esame è partito dalla consapevolezza di tutti noi, indistintamente, che non è più possibile sostenere il prezzo in termini di vite umane, che stiamo sostenendo nel nostro Paese, sui luoghi di lavoro.
Pertanto, il nostro voto di astensione sull'articolo 6 (che può essere esteso agli altri articoli e al voto finale) è di grande responsabilità, perché un primo passo èPag. 46stato compiuto, ma certamente siamo ancora, dal nostro punto di vista, molto distanti. Si tratta di un prezzo che paghiamo a questa maggioranza, che vuole, in tutti i modi, pagare a sua volta i debiti rispetto al programma elettorale. È comprensibile e legittimo, ma non è possibile privilegiare tali aspetti rispetto al contenuto di provvedimenti delicati come questo (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, anche noi ci asterremo su questo articolo, ma non possiamo non rilevare un aspetto che ai più è sfuggito riguardo a quella parte della norma che attiene all'obbligo, in capo ai lavoratori autonomi, di esporre anch'essi una tessera di riconoscimento.
Condividiamo il fatto che tali lavoratori debbano essere individuati come autonomi, ma che cosa devono esporre? La patente? La carta di identità? Nel badge, che deve essere loro attribuito, cosa deve essere scritto? Chi deve intestarselo? È il lavoratore autonomo ad autocertificare di poter circolare per un cantiere?
La norma, sotto questo profilo, non è chiara. Essa è adeguata per i lavoratori dipendenti delle imprese in regime di appalto e di subappalto, che hanno una derivazione specifica: l'intestazione dell'impresa e la fotografia, che ne indica l'appartenenza a quell'impresa. Ma cosa fa il lavoratore autonomo? Espone la carta di identità? Se siamo d'accordo, va bene così.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, intervengo per affermare che anche il nostro gruppo si asterrà nella votazione dell'articolo 6 e per ricordare che, come è stato chiarito in dichiarazione di voto dall'onorevole Codurelli, questo provvedimento è talmente urgente che comporterà, inevitabilmente, la richiesta di una proroga dell'entrata in vigore della disposizione. Infatti, se, come stabilito nell'articolo 6, si prevede che l'entrata di vigore sia il 1o settembre 2007, dalla data in cui licenziamo tale provvedimento e da quella in cui sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, il tempo per mettersi in regola è assolutamente minimo; inoltre, nel mese di agosto in genere e molte aziende sono chiuse. Non vi sono, quindi, i tempi tecnici per far applicare quanto previsto in questo provvedimento.
Vi è, inoltre, l'aspetto delle vessazioni, invece degli incentivi: si arriva a colpire anche il lavoratore, non perché dimentichi a casa il tesserino - cosa che avremmo potuto condividere - ma perché non lo mostra. Nel provvedimento in esame, cioè, si punisce il lavoratore che non espone il tesserino! Quando venite in aula e dovete votare, è sufficiente avere il tesserino e mostrarlo quando viene richiesto: a nessuno viene richiesto di circolare con il tesserino esposto, altrimenti non si viene riconosciuti!
In questo articolo sono invece contemplate punizioni anche per il lavoratore che non esponga il tesserino. Pensiamo alle varie tipologie di lavori. Ve ne sono alcuni per i quali, francamente, non si può ritenere che si debba andare in giro tutti i giorni con il tesserino esposto.
Il problema è rappresentato dalla filosofia di fondo, che ci trova contrari, perché, come già affermato, il principio è assolutamente da noi condiviso e sostenuto. La stragrande maggioranza dei lavoratori si trova al Nord.
Il problema è che tale provvedimento non è condivisibile sia nel metodo, sia nel merito: nel metodo, in quanto ci troviamo a mettere il timbro su quanto approvato dal Senato, come per tanti altri provvedimenti, a causa della situazione e degli equilibri politici all'interno della maggioranza; nel merito, in quanto si cerca di affrontare moltissime tematiche, da quella degli ispettori a quella del tesserino, maPag. 47sotto forma di vessazione e ciò ha poco a che vedere con la tutela del lavoratore.
Non è obbligando i lavoratori ad indossare il tesserino e le imprese ad adeguarvisi entro il primo settembre che non avremo più morti sul lavoro. Purtroppo, nel merito, questa non è la misura più adatta ed efficace.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 470
Votanti 282
Astenuti 188
Maggioranza 142
Hanno votato
277
Hanno votato
no 5).

Prendo atto che il deputato Guadagno detto Luxuria ha segnalato di aver erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 2849)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2849 sezione 9).
Invito il relatore per la XI Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

AUGUSTO ROCCHI, Relatore per la XI Commissione. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti Compagnon 7.1 e Fabbri 7.2, nonché sugli identici emendamenti Compagnon 7.5 e Capotosti 7.120. La Commissione invita al ritiro dell'emendamento Fabbri 7.6.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIAN PAOLO PATTA, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, il parere della Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Compagnon 7.1 e Fabris 7.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fabbri. Ne ha facoltà.

LUIGI FABBRI. Signor Presidente, si tratta di un emendamento soppressivo dell'articolo 7, che noi presentiamo sostanzialmente per due motivi. Il primo è intrinseco al provvedimento, in quanto si tratta di una disposizione di portata immediatamente precettiva, che non tiene conto del criterio di delega, che, tra l'altro, è presente all'articolo 1 comma 2 lettera h) e che demanda al Governo la rivisitazione ed il potenziamento delle funzioni degli organismi paritetici.
Pertanto, vi è una contraddizione. Il sottosegretario per la salute, Patta, mi guarda perplesso, ma in effetti la contraddizione è presente. Parlo sempre volentieri degli enti bilaterali in quanto sono stato tra coloro che nella legge Biagi ha voluto l'inserimento di tali enti, come elemento di sussidiarietà, in quanto nessuna istituzione più degli enti bilaterali, che sono un'associazione fra sindacato e associazioni datoriali, è in grado di capire il problema, individuarlo e trovare le soluzioni adeguate.
Tuttavia, in questo caso, come al solito si vogliono attribuire a tali enti funzioni sostanzialmente ausiliarie degli organi di vigilanza, i quali sono già abbastanza (magari ne parleremo al momento delle dichiarazioni di voto finale). Gli istituti che possono accedere in un cantiere e in un'attività produttiva sono già troppi (il CNEL ci ha richiamati ad uniformarli e a non disperdere): oggi è l'ASL, domani sono i funzionari dell'INAIL e gli ispettori del lavoro, che vengono assunti - meno male, dico io - perché se ne avverte la necessità. Tuttavia, non vi è coordinamento tra i medesimi. Come ho già detto, ce lo ricorda il CNEL, cosa si vuole fare a questo punto?Pag. 48
Oltre l'ente bilaterale, cui abbiamo attribuito funzioni importanti come la certificazione, per esempio, o la formazione - che non viene mai fatta e su cui si dovrebbe basare, invece, la cultura della sicurezza che noi auspichiamo - si prevede un'ulteriore istituzione, che sussidia e aiuta l'ente ispettivo. Ciò non ha proprio senso, sia perché vi sono già troppi enti ispettivi sia perché altra è la funzione dell'ente bilaterale, cioè quella di collaborare ed individuare il problema, proponendo soluzioni al datore di lavoro, che peraltro è sempre e comunque dal punto di vista penale il responsabile della sicurezza.
In ogni caso, peraltro, è opportuno lasciare l'attribuzione di questa nuova funzione e compiti agli enti bilaterali e alla scelta delle parti, come vuole il diritto, non è necessario imporla per legge.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Compagnon 7.1 e Fabbri 7.2, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 471
Votanti 469
Astenuti 2
Maggioranza 235
Hanno votato
203
Hanno votato
no 266).

Prendo atto che il deputato Iacomino ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Compagnon 7.5 e Capotosti 7.120.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per riprendere il discorso del collega Fabbri. Anche noi eravamo favorevoli alla soppressione di questo articolo; indubbiamente, vi è l'andazzo italiano degli eccessi di sopralluoghi, di figure che si sovrappongono, di mancanza di coordinamento e credo che tutto, alla fine, si ripercuota sulla redditività, sul lavoro e metta effettivamente anche un po' in confusione quello che dovrebbe essere il controllo sulla sicurezza.
Con questo emendamento, al comma 2, chiediamo di eliminare la parola «viene» e di sostituirla con le parole «può essere». Il più delle volte ci troviamo ad affrontare, anche con le leggi, documenti farraginosi. Sarebbe interessante compiere uno sforzo per giungere all'elaborazione, per tutte le materie, degli auspicati testi unici, al fine di semplificare la legislazione.
In questo caso, sui sopralluoghi ai fini della sicurezza, sarebbe molto opportuno arrivare ad un coordinamento finalizzato a creare veramente le condizioni di controllo per la sicurezza, non una corsa al controllo che rischia di non dare i frutti che servono per la sicurezza stessa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, non credo che questo emendamento sia risolutivo della questione, perché è una formula molto debole, ma credo che la sostanza del problema si rinvenga nelle considerazioni del collega Fabbri: da un lato si ha una visione invasiva anche dell'utilizzo degli organi paritetici, dall'altro tali enti bilaterali possono essere considerati come un momento effettivo di incontro tra lavoratori e vertice d'impresa o proprietà dell'impresa, che comunque è la responsabile della sicurezza sul lavoro.
Riteniamo che è vero che si debbano realizzare controlli e che questi debbano essere rigorosi, ma non crediamo, forse, nel fatto che essi debbano essere moltiplicati per essere rigorosi. È forse benePag. 49formulare dei controlli efficaci e seri, ma il rigore dei controlli non è una questione numerica.
Riteniamo, quindi, che si debba trovare, con uno spirito collaborativo, un punto di incontro sul tema di una maggiore sicurezza del lavoro. In questo senso, mi richiamo alle considerazioni svolte dal collega Fabbri sull'emendamento precedente e comunque preannunzio l'espressione del voto favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Compagnon 7.5 e Capotosti 7.120, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 467
Votanti 465
Astenuti 2
Maggioranza 233
Hanno votato
200
Hanno votato
no 265).

Prendo atto che il deputato D'Agrò ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Diversi colleghi mi hanno chiesto notizie sull'articolazione dei nostri lavori. Dobbiamo ancora procedere allo svolgimento di circa venti votazioni, prima dell'esame di una sessantina di ordini del giorno, delle dichiarazioni di voto e del voto finale.
La Presidenza è orientata, quindi, nella parte antimeridiana della seduta a concludere l'esame degli articoli, per poi riprendere, dopo il question time, con l'esame degli ordini del giorno presentati, lo svolgimento delle dichiarazioni di voto ed il voto finale.
Procediamo, quindi, alla votazione delle proposte emendative, concludendo la parte antimeridiana della seduta.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Fabbri 7.6 accedono all'invito al ritiro formulato dai relatori e dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 475
Votanti 280
Astenuti 195
Maggioranza 141
Hanno votato
276
Hanno votato
no 4).

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 2849)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2849 sezione 10).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la XI Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

AUGUSTO ROCCHI, Relatore per la XI Commissione. Signor Presidente, la Commissione invita al ritiro degli emendamenti Bodega 8.1 e 8.2.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIAN PAOLO PATTA, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori degli emendamenti Bodega 8.1 e Bodega 8.2 li ritirano.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 50
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 477
Votanti 276
Astenuti 201
Maggioranza 139
Hanno votato
267
Hanno votato
no 9).

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 2849)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2849 sezione 11).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la XI Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

AUGUSTO ROCCHI, Relatore per la XI Commissione. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario su tutti gli emendamenti presentati all'articolo 9.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIAN PAOLO PATTA, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fabbri 9.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 474
Votanti 456
Astenuti 18
Maggioranza 229
Hanno votato
190
Hanno votato
no 266).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Fabbri 9.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ulizia. Ne ha facoltà.

LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, avevo chiesto di parlare per motivare il mio voto contrario all'articolo 8. Veramente mi volevo astenere, ma lei non mi ha dato la parola. Vorrei, quindi, motivare il mio voto contrario e poi presenterò un ordine del giorno.

SALVATORE BUGLIO. Ma lo abbiamo già votato!

LUCIANO D'ULIZIA. Abbiamo introdotto, con l'articolo 8, una materia totalmente avulsa rispetto ai temi di cui stiamo discutendo: salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Invito il Presidente e i colleghi, sia del centrosinistra sia del centrodestra, a leggere l'articolo 8. Esso introduce una questione che riguarda il costo del lavoro. Irreggimentiamo il costo del lavoro per gli appalti pubblici; il Ministro del lavoro in pratica determina il costo del lavoro degli appalti pubblici.
Intanto, è una materia che entra come un trave in una discussione completamente diversa, che riguarda, ripeto, la sicurezza e la salute sui posti di lavoro, inoltre predetermina il costo del lavoro con apposite novelle. Vengono poi citate solo le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative e non si tengono in conto le attività della rappresentanza datoriale: credo che dovesse essere prevista la consultazione sia delle organizzazioni sindacali più rappresentative, sia anche di quelle datoriali, perché evidentemente anche le imprese, comprese quelle cooperative, hanno qualcosa da dire. In questo caso, si fa riferimento invece soltanto alle organizzazioni sindacali. L'articolo 8, signor Presidente e sottosegretari, è stato quindi un articolo improvvisato, inserito in maniera non organica in un provvedimento di altra natura, finalizzato a tutelare la salute e la sicurezza. Con esso introduciamo, invece, il costo del lavoro, e lo irreggimentiamo con delle tabelle chePag. 51verranno emanate dal Ministro del lavoro; non si capisce nemmeno sulla base di quali strumenti esse verranno predeterminate.
Quindi, signor sottosegretario e signor Presidente, credo che stiamo effettuando un intervento improprio, codificando una materia che avrebbe avuto bisogno di altre scelte. Tenete presente, peraltro, che la norma riguarda tutti gli appalti pubblici e tutte le forniture pubbliche e che gli enti pubblici per la stragrande maggioranza non avranno la copertura per i costi previsti da queste tabelle. Non è infatti che gli enti pubblici si divertano a indire gare al massimo ribasso. Lo fanno perché non hanno copertura. Rischiamo così di bloccare le commesse, i servizi pubblici e gli appalti perché gli enti, dovendo ottemperare ai costi previsti dalla tabella - che non si capisce bene come sarà predisposta - non saranno in grado di assicurare servizi e appalti.
Dichiaro, di conseguenza, di aver votato contro l'articolo 8, assumendomene tutta la responsabilità, essendo un deputato della maggioranza, poiché questa norma è incostituzionale e non funzionale, e causerà danni rilevanti alle strutture pubbliche e all'economia. Spero comunque che il Governo accetti almeno l'ordine del giorno che presenterò per rettificare in parte questo errore (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fabbri 9.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 457
Votanti 454
Astenuti 3
Maggioranza 228
Hanno votato
199
Hanno votato
no 255).

Prendo atto che la deputata Balducci ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Compagnon 9.5 e Capotosti 9.120, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 461
Maggioranza 231
Hanno votato
195
Hanno votato
no 266).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fabbri 9.6, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 466
Maggioranza 234
Hanno votato
202
Hanno votato
no 264).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 473
Votanti 286
Astenuti 187
Maggioranza 144
Hanno votato
279
Hanno votato
no 7).

Pag. 52

Prendo atto che il deputato Zaccaria ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 2849)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2849 sezione 12).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la XI Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

AUGUSTO ROCCHI, Relatore per la XI Commissione. Signor Presidente, le Commissioni formulano un invito al ritiro degli emendamenti Bodega 10.1, 10.5, 10.2 e 10.3.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIAN PAOLO PATTA, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Avverto che in caso di non accoglimento dell'invito al ritiro, il parere è da intendersi contrario.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Bodega 10.1 testé formulato dal relatore per la XI Commissione.

PAOLO GRIMOLDI. Sì, signor Presidente. Preannunzio, inoltre, che accediamo anche all'invito al ritiro dei successivi emendamenti Bodega 10.5, 10.2 e 10.3.

PRESIDENTE. Sta bene. Risultano, pertanto, ritirati tutti gli emendamenti presentati all'articolo 10.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 472
Votanti 279
Astenuti 193
Maggioranza 140
Hanno votato
275
Hanno votato
no 4).

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 2849)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 (Vedi l'allegato A - A.C. 2849 sezione 13), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 468
Votanti 272
Astenuti 196
Maggioranza 137
Hanno votato
269
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che il deputato Amendola ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 12 - A.C. 2849)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 e dell'unica proposta emendativa non ritirata (Vedi l'allegato A - A.C. 2849 sezione 14). Ricordo che gli emendamenti Lo Presti 12.112 e Margiotta 12.2 sono stati ritirati.
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la XI Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

Pag. 53

AUGUSTO ROCCHI, Relatore per la XI Commissione. Signor Presidente, il parere è contrario sull'emendamento Bodega 12.1.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIAN PAOLO PATTA, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Poiché l'unica proposta emendativa non ritirata è l'emendamento Bodega 12.1, interamente soppressivo dell'articolo 12, sarà posto in votazione il mantenimento dell'articolo.
Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 12.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 469
Votanti 298
Astenuti 171
Maggioranza 150
Hanno votato
278
Hanno votato
no 20).

Ricordo che l'articolo aggiuntivo Fabris 12.01 è stato ritirato.
Il seguito del dibattito è rinviato al prosieguo della seduta.

Modifica nella composizione della Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato della Repubblica, in data 27 luglio 2007, ha chiamato a far parte della Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi il senatore Gennaro Coronella, in sostituzione del senatore Nicola Emilio Buccico, dimissionario.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15.

La seduta, sospesa alle 13,10, è ripresa alle 15,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, il Ministro della pubblica istruzione, il Ministro della giustizia e il Ministro del lavoro e della previdenza sociale.

(Iniziative in materia di controlli sull'attività dei dipendenti pubblici e sanzioni disciplinari previste dall'articolo 27 del nuovo contratto collettivo di lavoro dei dipendenti statali - n. 3-01158)

PRESIDENTE. L'onorevole Contento ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-01158, concernente iniziative in materia di controlli sull'attività dei dipendenti pubblici e sanzioni disciplinari previste dall'articolo 27 del nuovo contratto collettivo di lavoro dei dipendenti statali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1), di cui è cofirmatario.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, nei giorni scorsi diversi Ministri dell'attuale Governo hanno fatto un gran parlare del desiderio di restituire efficienza alla pubblica amministrazione e di distinguere i dipendenti che svolgono la loro attività correttamente dai cosiddetti «fannulloni». Peccato, però, che soltanto qualche giorno dopo, appariva un articolo sulla stampa nazionale che conteneva una precisazione, relativa alla sottoscrizione diPag. 54un contratto collettivo di lavoro per le amministrazioni centrali, in cui l'agenzia di rappresentanza, sostanzialmente, stabiliva che le sanzioni disciplinari, relative ai comportamenti volti ad eludere i sistemi di rilevamento elettronico della presenza e ad alterare i fogli di presenza dei dipendenti, non fossero più sanzionati con il licenziamento senza preavviso, ma paradossalmente, con una breve sospensione. Chiediamo al riguardo chiarimenti al Governo.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, non corrisponde al vero che il nuovo contratto nazionale dei dipendenti pubblici abbia ridotto le sanzioni disciplinari previste per chi elude i sistemi di rilevazione elettronica della presenza o altera i fogli di presenza. Con il nuovo contratto, anzi, si è creata una sanzione autonoma, che non richiede l'accertamento preliminare della sussistenza di un reato e che comporta la sospensione dal servizio per un periodo da undici giorni a sei mesi, mentre la recidiva determina il licenziamento del pubblico dipendente. Ovviamente, se accertato, il reato di truffa comporterà, comunque, il licenziamento e ciò in virtù dell'articolo 13 del precedente contratto, che è tuttora vigente e non è stato modificato.
Ricapitolando, quindi, il comportamento illecito del dipendente comporterà: se non vi è reato la sospensione e in caso di recidiva il licenziamento. Se vi è reato, ovviamente accertato in via definitiva, il licenziamento anche se, in ipotesi, il dipendente fosse stato già sanzionato dal punto di vista disciplinare.
Come si vede il sistema previsto è finalizzato a rendere certo l'intervento sanzionatorio a prescindere dalla rilevanza penale del comportamento e ciò si è reso necessario in conseguenza della più recente giurisprudenza. Occorre anche precisare che il nuovo contratto prevede l'inasprimento delle sanzioni in caso di atti ingiuriosi, minacciosi o violenti nei confronti degli utenti o di altri dipendenti e di nuove norme relative ai procedimenti cautelari, che consentiranno all'amministrazione di procedere alla sospensione dal servizio anche oltre i termini attualmente previsti.
Concordo, infine, con le considerazioni svolte nell'interrogazione in esame relative alla necessità di inserire tali misure in una complessiva opera di riforma dei processi di funzionamento della pubblica amministrazione. Il Governo è impegnato in tale azione, sia sul piano amministrativo sia legislativo. In tale ambito dovrà essere affrontato anche il tema degli incarichi dirigenziali attribuiti a soggetti estranei all'amministrazione, nel senso richiamato nell'interrogazione, ossia di un limite nel loro uso, circoscritto a posizioni apicali dell'amministrazione centrale dello Stato. Tuttavia, è bene precisare su tale punto che è stata una legge, approvata nella scorsa legislatura, la n. 145 del 2002, ad estendere il contingente degli incarichi esterni dal 5 al 10 per cento per i dirigenti di prima fascia e dal 5 all'8 per cento per quelli di seconda fascia.
È bene precisare, infine, che le norme del contratto nazionale richiamate nell'interrogazione non si applicano al personale dirigenziale e che comunque, lo ripeto, il Governo condivide la necessità di limitare l'accesso ai soggetti estranei a ruoli dell'amministrazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Contento ha facoltà di replicare.

MANLIO CONTENTO. Signor Ministro, rimango esterrefatto perché chi ha confezionato la sua risposta ha sostanzialmente mentito ed eluso la domanda. In sostanza, sulla base del contratto collettivo citato, che ha modificato il sistema sanzionatorio-disciplinare, chi si reca al lavoro senza firmare o modifica gli elementi relativi alla presenza sul luogo di lavoro, viene oggi sanzionato con l'applicazione di una sanzione limitata, che non è più il licenziamento.Pag. 55
Lei, signor Ministro, ha fatto riferimento anche alla terza recidiva. Ma si rende conto, signor Ministro? Per rischiare il licenziamento si dovrebbe ripetere tre volte tale violazione? La verità è che, purtroppo, il Governo non ha tenuto in alcuna considerazione la denuncia della Corte dei conti contenuta in una relazione sulla gestione dei procedimenti disciplinari, ove si evidenzia perfettamente che le sanzioni previste dai contratti collettivi esistono sulla carta, ma, attraverso meccanismi parasindacali e conciliativi, l'esito edittale e fisiologico viene spesso aggirato e vanificato. Legga, signor Ministro, questa relazione! Ci sono casi di dipendenti condannati, ma ancora in servizio. Invece di dare al Paese un segnale di severità nei confronti di tali comportamenti, voi fate esattamente il contrario!
Noi, signor Ministro, auspichiamo un unico procedimento disciplinare: quello degli elettori, perché appena voteranno, gli amici e i governi dei fannulloni sicuramente se ne dovranno andare immediatamente. Verranno licenziati e senza preavviso (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!

(Risultati conseguiti dai patti sulla sicurezza stipulati con i sindaci di alcune grandi città, con particolare riferimento alla città di Roma - n. 3-01159)

PRESIDENTE. L'onorevole Leone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01159, concernente i risultati conseguiti dai patti sulla sicurezza stipulati con i sindaci di alcune grandi città, con particolare riferimento alla città di Roma (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2).

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, i patti sulla sicurezza, stipulati dal Ministro dell'interno con grande enfasi pubblicitaria, non sembrano avere dato degli ottimi frutti. Sembra sia carente il contrasto alla microcriminalità, che genera sicuramente un sentimento di insicurezza nei cittadini di tutte le città. In particolare, non si vedono i segni, specie a Roma, di una fattiva collaborazione tra Polizia di Stato e carabinieri con la stessa Polizia municipale, in ordine alla repressione di tutta una serie di reati che sono sotto gli occhi di tutti. Parlo dell'abusivismo commerciale e della vendita di falsi, che stanno danneggiando e continuano a danneggiare fortemente il commercio nostrano.
Ovunque, ma particolarmente nella città di Roma, i segni di un rafforzamento della tutela della legalità, che era lo scopo del tanto sbandierato patto tra Ministro dell'interno e sindaci delle grandi città, non sembra - come dicevo - aver dato i propri frutti.
Chiedo quindi quali interventi di propria competenza - non sua naturalmente, perché doveva essere il Ministro dell'interno a rispondere alla mia interrogazione - abbia adottato e, soprattutto, intenda adottare al fine di evitare la spiacevole sensazione che il tutto sia solo il risultato di un'infruttuosa propaganda (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, i patti della sicurezza tra Governo ed enti locali sono uno strumento ormai collaudato. I primi furono stipulati nel 1997 e i vari Governi succedutisi da allora hanno proseguito su tale strada. Nel 2006 siamo arrivati a circa 400 patti.
Il principio fondamentale dei patti stipulati sulla base delle previsioni della legge finanziaria per il 2007 - mi riferisco, in particolare, a quelli riguardanti le grandi aree urbane - è il seguente: realizzare una cooperazione effettiva tra compiti di sicurezza primaria, che spettano allo Stato centrale, e gli interventi di competenza delle autonomie locali, che concorrono a realizzare la cosiddetta «sicurezza integrata».Pag. 56
In termini finanziari, i patti sono il risultato di uno sforzo consistente, che finora ha portato all'impegno di circa 90 milioni di euro, all'impiego sul territorio di circa 1.950 unità di rinforzo. Per quanto riguarda il patto di Roma, ricordo che l'intesa è stata siglata due mesi e mezzo fa e che la stessa prevede una verifica generale congiunta sull'attuazione allo scadere del primo anno.
Nel patto, le criticità segnalate nell'interrogazione sono espressamente indicate come prioritarie. In particolare, per i controlli sui traffici di merci contraffatte, è stato previsto l'impiego di un contingente di cinquanta unità della Guardia di finanza, con il sostegno di unità delle altre forze dell'ordine e dei vigili urbani. Dodici giorni dopo la firma del patto, cioè il 1o giugno scorso, tale impegno è stato attuato.
Da quel momento, infatti, cinquanta finanzieri sono impegnati quotidianamente in via esclusiva nell'attività di prevenzione e contrasto della vendita minuta di genere contraffatti. A tale misura si affianca l'azione investigativa, volta a colpire canali di approvvigionamento e distribuzione. I risultati operativi conseguiti sono già visibili.
Nel secondo trimestre di quest'anno le persone denunciate o arrestate sono aumentate di circa il 28 per cento, mentre per la merce sequestrata l'aumento è del 68 per cento.
Sempre in attuazione del patto, il 29 maggio 2007, è stato costituito, presso la prefettura di Roma, il gruppo di lavoro per la riorganizzazione dei presidi delle forze di polizia sul territorio, ed entro il mese di agosto sarà definita la proposta.
Particolarmente incisiva è l'azione di controllo sugli insediamenti di nomadi; sono stati sgomberati ventinove insediamenti abusivi, sequestrati cinquantacinque veicoli, le persone arrestate sono quattordici, mentre altre sessanta sono state denunciate. Infine, sessantasei minori sono stati affidati ai servizi sociali del comune. I servizi di controllo presso gli insediamenti dei nomadi vengono svolti dalle forze di polizia d'intesa e in collaborazione con la Polizia municipale.
Per quanto si riferisce al contrasto alla microcriminalità, sono stati predisposti specifici servizi nei quartieri più a rischio, grazie anche all'impiego dei rinforzi previsti dal patto per Roma e duecento unità di personale sono già operative. In sintesi, a Roma, nel primo semestre del 2007, l'attività di contrasto svolta dalle forze di polizia ha prodotto, rispetto all'analogo periodo del 2006, un aumento delle 3,5 per cento delle persone denunciate e arrestate.

PRESIDENTE. L'onorevole Leone ha facoltà di replicare.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, il Ministro Chiti, adesso che è costretto anche a sostituire il Ministro dell'interno, dovrebbe vivere a Roma e dovrebbe avere sott'occhio, giorno per giorno, la situazione in cui vivono i romani.
I patti ai quali lei si riferisce, e sui quali chi le ha confezionato la risposta ha fornito una serie di numeri, sono ancor più gravi nel momento in cui lei indica qual è la spesa che viene sostenuta per tali patti che poi non danno alcun frutto.
Le faccio un esempio, perché oltre a Roma, vi è anche qualche altra città con le stesse problematiche. Fra l'altro, non comprendo per quale motivo lei non ritenga che dare una sorta di corsia preferenziale alle città più grandi, sia uno schiaffo per tutto il resto d'Italia, quasi come se la criminalità o l'insicurezza delle città più piccole sia di secondo ordine! Rispetto a quello che si spende, vuol sapere qual è stato, ad esempio, l'incremento in termini di unità impiegate a Torino? Per il comune di Torino era stata fatta la promessa di sessanta unità in più; ora, se chi le ha preparato la risposta facesse i calcoli scoprirebbe che, tra pensionamenti e prepensionamenti, le sessanta unità in più di forze dell'ordine - che, peraltro, non sono state ancora assegnate - non coprono neanche i pensionamenti. Si tratta, quindi, di una presa in giro! Ed è ridicolo non avere il riscontroPag. 57di ciò quando, giorno per giorno, si percorrono le strade di Roma, che è diventata un suk...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ANTONIO LEONE. Signor Ministro, oltre a tutto quello che lei ha affermato, non c'è nient'altro! Ministro Chiti, una volta per tutte, è necessario che, al di là dei tavoli, dei comitati e dei gruppi che inventate per cercare di risolvere i problemi, comprendiate che non vi potete affidare oltre che alla propaganda fatta dal Ministro dell'interno anche a futuri salvatori della patria, perché i futuri salvatori della patria ai quali alludete dovrebbero pensare a salvare oggi la città di Roma. Poi vedremo se saranno capaci di risolvere anche altri problemi e salvare altro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!

(Misure per tutelare la professionalità del corpo docente e amministrativo della scuola vincitore di concorso e per garantire l'integrazione degli insegnanti precari regolarizzati - n. 3-01160)

PRESIDENTE. L'onorevole Nardi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01160, concernente misure per tutelare la professionalità del corpo docente e amministrativo della scuola vincitore di concorso e per garantire l'integrazione degli insegnanti precari regolarizzati (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3).

MASSIMO NARDI. Signor Ministro, lei ha sottoscritto il decreto con il quale si determina l'assunzione di sessantamila operatori della scuola, tra corpo docente, amministrativi e ausiliari. Sono qui a chiederle se ha previsto una qualche forma di agevolazione per l'integrazione professionale tra questi operatori e quelli già in ruolo.
Sono, altresì, qui a chiederle se immagina che debba esistere una qualche forma di tutela per quanto riguarda le assegnazioni di sedi e la valutazione di merito tra il personale già in ruolo, assunto con normale concorso, e questo personale, e, da ultimo, se ritiene che vi possa essere a breve un concorso per permettere, a chi voglia, di entrare nella scuola attraverso questo canale.

PRESIDENTE. Il Ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, il 3 luglio ho firmato il decreto che ha immesso in ruolo 50 mila unità di personale docente e 10 mila unità di personale amministrativo. Con la legge finanziaria dello scorso dicembre abbiamo trasformato le graduatorie permanenti in graduatorie ad esaurimento. Ricordo che coloro i quali sono contenuti all'interno delle graduatorie permanenti sono comunque insegnanti che hanno superato più volte il concorso per l'idoneità all'insegnamento e non sono stati immessi in ruolo perché, all'interno della pubblica amministrazione, si è preferito procedere con incarichi a tempo determinato. Inoltre, molti di loro - ovvero la stragrande maggioranza degli immessi - insegnano nelle nostre scuole da anni, ovvero da sei-sette-otto anni, e hanno rappresentato la garanzia dell'istruzione per i nostri figli.
Il piano straordinario per l'esaurimento delle graduatorie permanenti prevede, entro i prossimi due anni, l'assunzione di altre 100 mila unità di personale e, progressivamente, si andrà avanti fino alla completa definizione delle graduatorie ad esaurimento. Le immissioni in ruolo vengono effettuate da entrambi i canali: il 50 per cento dei posti autorizzati viene, infatti, attinto dalle graduatorie dei concorsi per esami e titoli, il restante 50 per cento dalle graduatorie permanenti trasformate in graduatorie ad esaurimento.Pag. 58
Le condizioni sono di perfetta parità sia nella scelta delle sedi, sia nella retribuzione, sia in ordine all'integrazione professionale o all'accesso ai percorsi di formazione professionale, che abbiamo integrato, nelle risorse, affinché siano svolti direttamente con un indirizzo prevalente per la formazione in essere.
È anche stato avviato, con la direttiva Invalsi, un sistema di valutazione che consente di avere valutazioni di istituto che misurino gli apprendimenti dei nostri studenti come range in entrata e in uscita, che consentano anche una valutazione dell'efficacia e dell'efficienza di sistema della scuola rispetto alle risorse e che si basino anche sulla situazione di contesto in cui la scuola opera.
Abbiamo all'esame, insieme al Ministro dell'università e della ricerca, un nuovo sistema di reclutamento che, avendo messo la parola fine alle graduatorie permanenti, ci consenta di realizzare un reclutamento che sia mirato, nei numeri, al fabbisogno del sistema di istruzione integrato del nostro Paese e che consenta anche ai docenti, che così saranno formati, di svolgere periodi di tirocinio e di praticantato prima di essere immessi in ruolo.
Mi piace ancora una volta sottolineare che, quando parliamo dei precari che abbiamo immesso in ruolo, si tratta di docenti che hanno conseguito le abilitazioni - e quindi sono vincitori di appositi concorsi - e che stanno insegnando a tempo determinato, reclutati anno dopo anno, da molti anni nelle nostre scuole. Non si tratta, quindi, di abusivi o di non aventi titolo. Dico ciò per il rispetto della dignità di chi, nelle nostre scuole, educa ed istruisce i nostri figli.

PRESIDENTE. L'onorevole Nardi ha facoltà di replicare.

MASSIMO NARDI. Signor Presidente, signor Ministro, nessuno voleva mettere in dubbio che all'interno del corpo dei docenti precari vi sia un'alta professionalità. Il problema è di altra natura, ovvero capire come il Ministero intenda affrontare una situazione per la quale si sta «gonfiando» molto ed enfatizzando la sua iniziativa. In sostanza il Ministero sta dicendo che, attraverso la sua iniziativa, punta a sanare il precariato storico quando, in realtà, le 60 mila assunzioni di cui si sta parlando non sono altro che l'integrazione di 54 mila uscite. Si tratta, quindi, semplicemente di un turn over per cui 54 mila operatori escono, 60 mila entrano e, dunque, si avranno al massimo 5 mila operatori della scuola in più.
Nella fattispecie, inoltre, il Ministero continua a non prendere in considerazione l'organico di diritto innalzandolo rispetto all'organico di fatto; per cui, mentre da una parte parla di voler sanare il precariato, dall'altra continua a mantenere le condizioni affinché ciò, non solo continui ad esistere, ma addirittura a prolificare.
Inoltre, signor Ministro, la preoccupazione che avevamo era di fare in modo che la professionalità fosse valutata opportunamente. Se non sbaglio, lei rimanda in ordine a tale tipo di valutazione ad un successivo decreto e altrettanto fa in ordine ai prossimi concorsi che, in questo settore, si dovranno svolgere. Mi permetta di dirle, signor Ministro, che tutto è piuttosto fumoso se non aleatorio.
Noi del gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI consideriamo la scuola un elemento fondamentale per il futuro del nostro Paese. È talmente fondamentale che se non la degnassimo della massima attenzione e, quindi, la trattassimo con superficialità - come ha tentato di fare lei, con la sua risposta - il risultato sarebbe quello di avere una scuola scarsamente «attenzionata», se possiamo usare questo termine.
Signor Ministro, sono qui a ricordarle che, per quanto ci riguarda, lei deve dare alla scuola il massimo possibile che essa merita, perché la scuola rappresenta il futuro del nostro Paese: non il suo, non il mio, ma il futuro degli italiani. Non è il caso, forse, di incensare ciò che si fa, perché, di fatto, si tratta solo ed unicamente di un turn over che si ripeterà nei prossimi anni.

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(Provvedimenti in materia di periodo di prova dei vincitori del concorso a dirigente scolastico e di incarichi connessi con l'attuazione dell'autonomia scolastica - n. 3-01161)

PRESIDENTE. L'onorevole Rocco Pignataro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01161, concernente provvedimenti in materia di periodo di prova dei vincitori del concorso a dirigente scolastico e di incarichi connessi con l'attuazione dell'autonomia scolastica (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).

ROCCO PIGNATARO. Signor Presidente, l'articolo 26, comma 8, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, prevede che l'amministrazione scolastica centrale e periferica possa avvalersi, per i compiti connessi con l'attuazione dell'autonomia scolastica, dell'opera di dirigenti scolastici e di docenti - compreso il personale educativo - purché, ovviamente, forniti di adeguati titoli culturali, scientifici e professionali, nei limiti di un contingente non superiore a cinquecento unità, così come determinato con il decreto interministeriale n. 30 del 9 febbraio 1999.
I predetti cinquecento dirigenti scolastici e docenti sono scelti a seguito di selezione. Le procedure per il conferimento degli incarichi per i dirigenti scolastici e delle assegnazioni per i docenti e il personale educativo si svolgono secondo precise modalità, richiamate nelle apposite circolari del Ministero della pubblica istruzione.
La selezione è già stata effettuata, mentre il conferimento dell'incarico ai predetti cinquecento dirigenti scolastici e docenti, per il triennio 2007-2010, è in corso di definizione.

PRESIDENTE. Onorevole Rocco Pignataro, concluda.

ROCCO PIGNATARO. Sulla base delle considerazioni ora descritte, si chiede di sapere quali provvedimenti urgenti il Ministro interrogato intenda porre in essere, al fine di fare chiarezza sulla questione sollevata, nonché di evitare che si alimentino inutili aspettative da parte dei diretti interessati.

PRESIDENTE. Il Ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, in via preliminare ricordo che la gestione dello stato giuridico ed economico del personale dirigente scolastico, ivi compresa la valutazione del periodo di prova dello stesso, rientra nelle competenze esclusive, nel nostro ordinamento, dei direttori generali degli uffici scolastici regionali.
In merito, ricordo che l'articolo 26 della legge n. 448 del 1998, oltre a prevedere che «l'amministrazione scolastica centrale e periferica può avvalersi, per i compiti connessi con l'attuazione dell'autonomia scolastica, dell'opera di docenti e dirigenti scolastici forniti di adeguati titoli culturali, scientifici e professionali nei limiti di un contingente non superiore a 500 unità», al comma 8 stabilisce, altresì, che «le assegnazioni di cui al presente comma (...) comportano il collocamento in posizione di fuori ruolo. Il personale collocato fuori ruolo deve aver superato il periodo di prova».
Inoltre, l'articolo 14 del contratto collettivo nazionale di lavoro del personale dirigente dell'area quinta, al comma 1, stabilisce che i neoassunti sono soggetti al periodo di prova nella qualifica di dirigente per una durata pari all'anno scolastico, nel corso del quale dovrà essere prestato un servizio effettivo di almeno sei mesi; al comma 2, inoltre, lo stesso articolo stabilisce che, ai fini del compimento del periodo di prova, si tiene conto del solo servizio effettivamente prestato.
Dalle disposizioni sopra riportate si può evincere come il servizio prestato dal personale assegnato ai sensi del citato articolo 26, comma 8, non possa essere considerato valido ai fini del superamentoPag. 60del periodo di prova, atteso che detto personale, per accedere alla medesima assegnazione, deve aver superato lo stesso periodo di prova nelle rispettive qualifiche.
Ritengo che ciò rappresenti un principio di serietà e non un'interpretazione severa della norma, tenendo presente che i dirigenti scolastici che si inseriranno nelle nuove istituzioni sono l'anima portante del lavoro della stessa autonomia scolastica; inoltre, essendo stato modificato il sistema di valutazione dei dirigenti scolastici - da una valutazione prevalentemente sindacale ad una oggettiva, effettuata da una commissione idonea, predisposta dallo stesso Invalsi, sugli obiettivi e sui risultati raggiunti - credo che costituisca interesse prevalente di coloro che decidono di fare i dirigenti scolastici avere l'opportunità di meritare sul campo la dirigenza che è stata loro, da poco, assegnata.

PRESIDENTE. L'onorevole Rocco Pignataro ha facoltà di replicare.

ROCCO PIGNATARO. Signor Ministro, innanzitutto la ringrazio per il chiarimento. Sono, comunque, moderatamente soddisfatto, perché temo che questa risposta non sia sufficiente a soddisfare le aspettative di coloro che si ritengono penalizzati da simili incertezze.
L'attuale quadro normativo ribadisce il riconoscimento dell'unicità della funzione del docente, in quanto organicamente connessa con le finalità istituzionali della scuola.
Al contempo, a fronte di processi di innovazione e di trasformazione in atto, diretti soprattutto a consentire il superamento della precarietà e la possibilità di dare certezza a quei lavoratori che certezze ne hanno ben poche, si è un po' lontani dall'affrontare il problema con l'equità necessaria.
Se la legge finanziaria ha previsto il riassorbimento dei precari e la possibilità di uscire da anni di lavoro senza diritti e senza tutele, allo scopo di fornire risposte certe, la problematica esposta sembra andare in una direzione un po' diversa.
Salutiamo ovviamente con favore il decreto con cui lei, signor Ministro, ha previsto l'immissione in ruolo nel prossimo anno scolastico di 60 mila precari, 50 mila tra i docenti e 10 mila tra i non docenti. Comunque, ci auguriamo che siano assunte quanto prima iniziative che vadano nel senso di quanto da me esposto con l'interrogazione del gruppo Popolari-Udeur, di cui sono primo firmatario.

(Iniziative per l'aggiornamento delle convenzioni sulla fornitura dei libri di testo, al fine di garantire agli studenti disabili l'accessibilità agli strumenti didattici - n. 3-01162)

PRESIDENTE. L'onorevole Capitanio Santolini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Volontè n. 3-01162, concernente iniziative per l'aggiornamento delle convenzioni sulla fornitura dei libri di testo, al fine di garantire agli studenti disabili l'accessibilità agli strumenti didattici (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5), di cui è cofirmataria.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, signor Ministro, ormai sono tre anni! Nel 2004 è stata emanata una disposizione per fornire strumenti informatici ai soggetti disabili. Come le è noto, è la cosiddetta legge Stanca.
Successivamente, il Presidente della Repubblica ha emanato un decreto in cui, a sua volta, dava incarico al Ministro della pubblica istruzione e al Ministro per l'innovazione e le tecnologie di dettare le regole affinché ai disabili fosse concesso di accedere a tali strumenti. Si parla soprattutto di libri scolastici.
Da allora, non è successo praticamente nulla. Il mese di settembre è vicino, ormai fra poco riaprono le scuole e per le famiglie l'attesa sembra infinita. Pertanto, i disagi anche per i disabili motori, che, com'è noto, non possono gestire libri di carta, è notevolissimo e le famiglie si devono arrangiare da sole, mettendosi d'accordo con le scuole e con le case editrici, per cercare di risolvere il problema.Pag. 61
Vogliamo sapere cosa lei intenda fare, considerato che sono tre anni che siamo in attesa di queste disposizioni.

PRESIDENTE. Il Ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole interrogante per aver precisato che si tratta di tre anni. Infatti, parliamo della legge 9 gennaio 2004, n. 4, detta anche legge Stanca, recante «Disposizioni per favorire l'accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici», che all'articolo 5 prevede la fornitura dei libri di testo in formato digitale agli studenti disabili e l'accessibilità degli strumenti di lavoro didattici.
È del tutto evidente che questo Governo, che si è insediato nel maggio del 2006, in soli sei mesi (il 30 novembre 2006) ha inviato al dipartimento per le riforme e l'innovazione nella pubblica amministrazione, ex Ministero per l'innovazione e le tecnologie, in ottemperanza al decreto del Presidente della Repubblica 1o marzo 2005, n. 75, le regole tecniche elaborate per l'accessibilità dei libri di testo da parte degli studenti disabili per gli adempimenti indicati dall'articolo 2 del citato regolamento, ossia per acquisire il parere della Conferenza unificata e del Centro nazionale per l'informatica nella pubblica amministrazione (CNIPA), nonché per far proprio il documento in questione.
Dette regole sono state prodotte avvalendosi di esperti in materia, con la collaborazione di alcuni rappresentanti dell'ex Ministero per l'innovazione e le tecnologie e con la partecipazione di un rappresentante dell'associazione degli editori italiani, il cui accordo rappresenta un aspetto di notevole rilevanza.
Tutto ciò è stato effettuato da maggio a novembre e dai primi di dicembre il Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, di concerto con il CNIPA e con gli enti locali, sta stabilendo le procedure da seguire. Appena il dipartimento avrà adottato le proprie determinazioni, potremmo procedere nell'iter, che oggettivamente ha subito due anni di ritardo negli anni precedenti.
Il problema di garantire l'accessibilità ai testi scolastici da parte degli studenti disabili viene attualmente affrontato con apposite convenzioni stipulate in sede locale, su richiesta delle famiglie e con la collaborazione delle scuole. L'amministrazione, sensibile al problema, ha anche provveduto nel frattempo, nell'ambito del progetto «Nuove tecnologie e disabilità», comprendente sette azioni, cofinanziate dal Ministero della pubblica istruzione e dal Ministero per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, a richiamare l'attenzione delle scuole sugli strumenti didattici accessibili da parte di studenti disabili.
L'azione tre, affidata all'Istituto tecnologie didattiche del Centro nazionale per le ricerche di Genova, ha realizzato i seguenti obiettivi: costituzione di un sito facilmente fruibile dalle scuole per l'accessibilità dei prodotti didattici e la fornitura di software didattici; produzione di documenti accessibile a tutti, al fine di rendere autonomi gli alunni disabili.
Relativamente all'azione sei del progetto «Nuove tecnologie e disabilità», l'amministrazione è in procinto di emanare un bando di concorso, diretto a tutte le scuole, per il conseguimento di idonee soluzioni immediatamente utilizzabili all'uopo, per elaborare strategie innovative per migliorare, per mezzo delle tecnologie, il coinvolgimento degli alunni disabili nelle attività scolastiche.

PRESIDENTE. L'onorevole Barbieri, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, ho troppa stima del Ministro Fioroni per non pensare che anch'egli, mentre leggeva la risposta - in termini molto burocratici - non si rendesse conto che ci stava propinando quintali di «aria fritta», cioè di cose che non servono a nulla.
Il Ministro Fioroni ha rivendicato un forte ruolo dell'amministrazione, ma devoPag. 62dire che, conoscendo la sua provenienza e la sua formazione, avrei tentato di rivendicare un ruolo del Governo, più che dell'amministrazione.
La sostanza però è che, nonostante tutti i tentativi compiuti dall'amministrazione, nonostante un dato sul quale presumo siamo d'accordo (cioè che il costo di questa operazione è minimo) - mi rendo conto, signor Ministro, che lei è più attratto dal desiderio di rivoluzionare la scuola, come ci annunciano i giornali stamani, ma bisogna occuparsi anche delle incombenze quotidiane che il ruolo di Ministro della pubblica istruzione comporta -, in tale materia l'attuale Governo (senza dire che il precedente merita «dieci e lode») è gravemente carente e in ritardo rispetto agli impegni che avrebbe dovuto mantenere, sia per quanto riguarda la legge n. 4 del 2004, sia per quanto riguarda il decreto del Presidente della Repubblica n. 75 del 2005.
Signor Ministro, il problema è semplicissimo: non è possibile continuare a fregiarsi di grandi meriti per quanto riguarda la questione dei disabili; voi, in tale settore, avete maturato un ritardo pesantissimo e di ciò è bene che le famiglie dei disabili, che si fanno carico di spese notevoli, come denunciamo nell'interrogazione...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, sto concludendo. Bisogna che lei si renda conto di ciò, signor Ministro, quindi la prego, considerato che ha citato spesso la sua amministrazione, di svegliarla un po' (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).

(Scelte del Ministero della pubblica istruzione relative al conferimento degli incarichi per i cosiddetti «spezzoni fino a sei ore», nonché alle ipotesi di tagli agli organici di fatto - n. 3-01163)

PRESIDENTE. L'onorevole Sasso ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01163, concernente scelte del Ministero della pubblica istruzione relative al conferimento degli incarichi per i cosiddetti «spezzoni fino a sei ore», nonché alle ipotesi di tagli agli organici di fatto (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6).

ALBA SASSO. Signor Ministro, vogliamo tornare ancora una volta sull'annosa questione delle assegnazioni degli «spezzoni orari», cioè le ore residue rispetto alle cattedre «intere».
La legge n. 124 del 1999 prevedeva che tali spezzoni orari fossero assegnati ai docenti inseriti nelle graduatorie provinciali e poi nelle graduatorie delle scuole. Nella scorsa legislatura si cambiò: venivano assegnati agli insegnanti di ruolo (una sorta di straordinario). L'anno scorso si è tornati indietro, alla legge n. 124 del 1999. Quest'anno cambiamo di nuovo.
Faccio notare che attribuire gli «spezzoni» agli insegnanti di ruolo costa di più.
Allora, signor Ministro, tutto ciò crea tensione, come crea tensione il continuo taglio degli organici, anche in presenza di un costante aumento del numero degli alunni - un trend ormai consolidato - e rischia di sminuire il valore di quel piano triennale di stabilizzazione e di assunzioni del precariato che è stato previsto dall'ultima legge finanziaria e che lei sta attuando.
Vorrei sapere le motivazioni di tali scelte.

PRESIDENTE. Il Ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, l'onorevole interrogante sa bene che lo scorso anno abbiamo proceduto per le supplenze con un regolamento datato, che non era nostro, che abbiamo rinnovato e reso più celere e snello, spendendo diverse centinaia di milioni di vecchie lire in meno rispetto alle telefonate e alle necessità di dover passare del tempo infinito a recuperarePag. 63i supplenti per le nostre scuole, con un aggravio molto pesante dell'autonomia dell'istituzione scolastica.
Rispetto agli spezzoni di sei ore, ci siamo conformati a due scelte di fondo: il buon funzionamento dell'amministrazione e la sicurezza. Ritengo che non le sarà sfuggito che nel nuovo regolamento è previsto che gli spezzoni possano essere dati al personale in organico a tempo determinato e a tempo indeterminato. Ciò significa consentire ai docenti incaricati di svolgere poche ore all'interno dell'istituzione scolastica, che sono gli unici che prevalentemente accettano le supplenze, di completare il proprio orario.
Ritengo che l'onorevole interrogante condivida con me il fatto che aumentare le conflittualità dei bisogni marginali vada evitato e che, al contrario, vada favorita la posizione del precario: non occorre che per coprire un posto da insegnante ci siano tre precari a sei ore, ma piuttosto che sullo stesso posto ci sia un solo precario che possa diventare docente e ottenere la cattedra piena; questo è il motivo per cui nelle supplenze abbiamo previsto gli spezzoni di sei ore. Per i rimanenti, è ovvio che dobbiamo chiedere anche al personale a tempo indeterminato. È altrettanto vero che, alla luce dei costi - come rilevato dalla Corte dei conti - e del buon andamento della pubblica amministrazione, le supplenze nel personale a tempo indeterminato vengono prevalentemente accettate da chi ha meno di dieci anni di lavoro e non è al termine della carriera e costoro costano meno di quelli che entrano.
Ritengo che, in un piano straordinario di assunzioni dei precari, aver scelto un regolamento per le supplenze che favorisce il passaggio da incaricati a spezzoni a incaricati per la totalità della cattedra possa ridurre anche alcuni costi - come evidenziato dalla Corte di conti - e consentire di aumentare la sicurezza e il buon andamento della pubblica amministrazione, che mi sembra rappresentino un principio di equità e di giustizia.
Rispetto a quanto si afferma sugli organici, dobbiamo ricordare che il Parlamento ha approvato una clausola nella precedente legge finanziaria che mi vincola al rispetto della riduzione dei costi. Nonostante ciò, nell'organico che di fatto si sta realizzando nelle direzioni scolastiche ho attribuito una priorità fondamentale alla tutela dei bisogni sociali. Faccio riferimento alle scuole materne, a quelle a tempo pieno e anche agli insegnanti di sostegno per l'handicap. Su tale aspetto, voglio chiarire che l'insegnante di sostegno per il diversamente abile è a sostegno degli insegnanti curricolari per favorire i diversamente abili.

PRESIDENTE. La invito a concludere

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Se il numero degli alunni certificati diminuisse, non potrebbero aumentare gli insegnanti di sostegno. Gli unici tagli che sono stati effettuati sono quelli delle furbizie e nello sdoppiamento delle cattedre (prevalentemente nelle classi delle scuole medie superiori), che non sono conformi al buon andamento della pubblica amministrazione e che prediligono interessi particolari rispetto a quelli generali.

PRESIDENTE. L'onorevole Sasso ha facoltà di replicare.

ALBA SASSO. Signor Presidente, signor Ministro, se ci sono furbizie, sicuramente vanno colpite, ma ciò non vuol dire che bisogna continuare a tagliare di fatto gli organici stabiliti all'inizio dell'anno scolastico secondo le iscrizioni anche laddove - continuo a ripetere - aumenta il numero degli studenti.
Ritengo che nella prossima legge finanziaria forse bisognerà tornare sul coefficiente docenti-studenti. Oltretutto, affidare alle regioni i tagli degli organici di fatto crea dei problemi come quelli di cui parlava prima.
La seconda questione: il suo intervento sull'assegnazione degli spezzoni non mi ha convinto, perché nessuno afferma che gli spezzoni non debbano essere riaccorpati. Non mi ha convinto il fatto che i docentiPag. 64di ruolo non accettino tali spezzoni. Il costo dell'intera operazione, secondo me, è più alto rispetto all'ipotesi di assegnare gli spezzoni ai docenti di ruolo già assunti.

PRESIDENTE. La invito a concludere

ALBA SASSO. Ritengo che sia un intervento antieconomico e che la linea sia quella di privilegiare gli straordinari piuttosto che stabilizzare i precari.
Mi chiedo come mai la linea ossessiva - che abbiamo ascoltato dai giornali - di togliere ai figli per dare ai padri, non venga riproposta sulla questione in esame, perché credo, signor Ministro, che si tratti proprio di questo.

(Intendimenti del Governo in merito alla valutazione dei debiti scolastici ai fini dell'accesso agli esami di Stato ed al rapporto tra voto dell'esame di maturità e ammissione all'università - n. 3-01164)

PRESIDENTE. L'onorevole Benzoni ha facoltà di illustrare l'interrogazione Rusconi n. 3-01164, concernente intendimenti del Governo in merito alla valutazione dei debiti scolastici ai fini dell'accesso agli esami di Stato ed al rapporto tra voto dell'esame di maturità e ammissione all'università (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7), di cui è cofirmataria.

ROSALBA BENZONI. Signor Presidente, signor Ministro, i dati elaborati dal suo Ministero sull'esito degli esami di maturità ci consentono una prima valutazione della riforma introdotta dalla legge n. 1 del 2007, che ha reintrodotto i commissari esterni, il giudizio di ammissione e la lode.
Si rileva una maggiore selezione dei candidati, la drastica riduzione dei cosiddetti «ottisti», che da 3800 passano a 147, il calo dei privatisti e dei voti troppo alti.
Sembra dunque restituita credibilità alla prova finale e con essa al percorso di studio, oltre che premiato l'impegno degli studenti e valorizzata l'eccellenza. Alla luce di questi risultati si chiede al Governo come intenda consolidare il percorso avviato per accrescere l'autorevolezza del sistema di istruzione e riaffermare il valore legale del titolo di studio - anche chiarendo modalità di assolvimento dei debiti formativi, consentendo agli studenti di mantenere i ritmi dei percorsi di apprendimento e mantenersi in linea con i tempi di apprendimento - nonché il rapporto tra il voto finale e l'ammissione all'università.

PRESIDENTE. Il Ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, l'onorevole interrogante sa che la finalità della modifica dell'esame di maturità non era e non è improntata a principi di severità, ma solo ad una forma di serietà e, come in altri casi in cui le leggi hanno ottenuto un risultato, proprio come in questo caso, è merito della scuola, dei docenti e degli operatori scolastici e degli studenti. Ciò dimostra che abbiamo colto il momento giusto per avviare il cambiamento. Tutto ciò è dimostrato dal numero non soltanto dei bocciati, raddoppiato da un anno all'altro, ma sopratutto dalla serietà del fatto che da 3800 «ottisti» - che al quarto anno si maturavano - l'anno dopo siamo scesi a 180, dalla drastica riduzione dei privatisti esterni, e anche dalle cifre sulla promozione dei privatisti esterni sia in valore sia assoluto, sia percentuale.
Reputo altrettanto importante lo sforzo per dare attuazione a quella legge. Mi riferisco al decreto sull'eccellenza e al riconoscimento per la prima volta di premi per merito agli studenti in competizione all'interno delle nostre scuole, provvedimento che abbiamo approvato nell'ultima seduta del Consiglio dei Ministri. In tale sede è stato, altresì, approvato che finalmente il titolo di studio, il diploma di maturità, le votazioni nelle singole materie siano alla base dell'accesso alle facoltà scelte dai ragazzi, quindi taliPag. 65aspetti insieme al curriculum scolastico finalmente conteranno 25 punti ai fini dell'accesso all'università e non saranno più, come avviene oggi, totalmente estranei da questo punto di vista.
Siamo ora di fronte ad un altro problema, quello del debito, e mi riferisco alla mole impressionante di ragazzi, pari al 41 per cento degli studenti italiani, che ha debiti formativi. Stiamo parlando di più di quattro milioni di studenti: di essi soltanto uno su quattro, ovverosia un milione, supera il debito, mentre gli altri molto probabilmente sarebbero arrivati all'esame di maturità e, nella nebulosa dei debiti, si sarebbero diplomati, asini e contenti, recando un danno a loro stessi, alla scuola, alla loro famiglia e al futuro.
Intensificare i percorsi di recupero, consentire l'accesso a oltre il 60 per cento - cifra consentita oggi - degli studenti per recuperare, sostenerli durante l'anno e anche ristabilire una data certa entro cui i ragazzi conoscano se hanno superato il debito e se potranno andare avanti o se dovranno ripetere l'anno: a tutto ciò mi riferisco quando parlo di ripristinare l'esame di riparazione e ciò significa stabilire la data che rappresenta l'ultima chance per verificare se il debito sia stato superato.
Restano i corsi di recupero e non vi è alcun aggravio per le famiglie bensì una certezza: di 4 milioni 200 mila studenti con debito, un solo milione lo supera mentre non si sa se 3 milioni 200 mila lo supereranno e con la nuova legge non potrebbero avere accesso all'esame dell'autorità. Tutto ciò non può definirsi un fatto «non severo», che non è una cosa seria e che rende la scuola poco credibile, in primo luogo per gli studenti che ci credono, studiano e si impegnano.

PRESIDENTE. L'onorevole Rusconi ha facoltà di replicare.

ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, signor Ministro, sono soddisfatto anche per le anticipazioni che ha fatto nelle risposte sui debiti e sugli esami a settembre; condivido come docente questa iniziativa, perché, riprendendo il titolo di un articolo comparso in questi giorni, posso dire finalmente: «Onore al merito!». La nostra scuola ha bisogno di serietà e autorevolezza, dopo che per anni si era predicato maggiore severità e più incisiva autorità e si era portata la prova finale solo ad una mera formalità.
Ritengo che abbia un senso mantenere il valore legale del titolo di studio se i giovani, in vista della competizione per entrare nel mondo del lavoro, affrontano prove serie, altrimenti esse rappresentano solo inutili riti. Oltretutto si è fatto il primo passo per eliminare le ingiustizie e le furbizie che si mantengono nella scuola rispetto a quei ragazzi, che vogliono studiare e impegnarsi meno, ma che trovano ancora scorciatoie assurde che si chiamano «diplomifici».
Dobbiamo riprendere la lezione della Costituzione, quindi riprendere pienamente il concetto di «capaci e meritevoli», che deve diventare una guida - mi auguro signor Ministro - per i provvedimenti futuri. Su questo mi permetto un'ultima considerazione: dall'analisi dell'ultimo esame di Stato, dobbiamo riconoscere che è riapparso lo scandalo dei troppi docenti malati, quindi impossibilitati a prestare servizio durante gli esami di Stato e dei troppi certificati medici almeno dubbi.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Rusconi.

ANTONIO RUSCONI. Dobbiamo passare attraverso una rimotivazione del ruolo del docente affinché questa professione così splendida ritorni ad essere, se non una vocazione, almeno una professione motivante e realizzante.

(Iniziative in materia di modalità di svolgimento degli esami di Stato - n. 3-01165)

PRESIDENTE. L'onorevole Misiti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01165, concernente iniziative in materia di modalità di svolgimento degliPag. 66esami di Stato (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8).

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, signor Ministro, pur condividendo la normativa che ha modificato gli esami di Stato, riportata nella legge 11 gennaio 2007, n. 1, sono preoccupato perché ancora una volta si è modificata la normativa con l'avvento della nuova coalizione di Governo. Spero che un nuovo cambiamento del Governo non comporti un ulteriore cambiamento della normativa, perché ne va della credibilità della scuola italiana e della sua classe dirigente tra i giovani. È vero che i risultati sono quelli già illustrati nell'interrogazione precedente. Secondo la normativa in vigore lo scorso anno, la quota di diplomati nelle scuole statali e paritarie era quasi identica in tutti i tipi di scuola, mentre quest'anno è diminuita.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Misiti.

AURELIO SALVATORE MISITI. Vorrei sapere quali siano i provvedimenti, che il Ministro intende adottare per contribuire a superare l'anomalia delle modifiche periodiche circa le modalità di svolgimento degli esami di Stato...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Misiti.

AURELIO SALVATORE MISITI. ...e per assicurare agli studenti un esame omogeneo sul territorio nazionale, anche perché l'accordo con il Ministro Mussi è importante: il 25 per cento deve essere omogeneo in tutto il territorio nazionale.

PRESIDENTE. Il Ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, l'onorevole interrogante pone una domanda di non semplice risposta, soprattutto impegnativa per chi verrà dopo di noi. Credo che l'unico modo per avere la garanzia che non si cambi con frequenza l'esame di maturità, è trovare una versione di questo che non sia né severa né buona, ma seria. Credo che la nostra riforma non consente altro che avere una certezza di maggiore serietà.
Lo dimostra non soltanto il numero di coloro, che per la prima volta non hanno superato l'esame di maturità, ma anche la riduzione dei voti superiori a 90 - ma direi anche ad 80 - omogeneamente rappresentata su tutto il territorio nazionale; lo dimostra, soprattutto, anche una riduzione del divario di valutazioni tra nord, sud e centro del Paese, che su tutti gli elementi identificativi dell'andamento dell'esame di maturità - dal numero dei bocciati, al numero dei voti, al numero dell'eccellenza (e quindi della lode), al numero di voti pari a 100 - oscilla tra 1 e 1,2 per cento. In modo particolare, faccio presente all'onorevole interrogante che la ripartizione dei voti pari a 100 e della lode tra nord, sud e centro oscilla, ad esempio sulla lode, con una differenza dello 0,2 per cento. Ciò significa che vi è stato un tentativo vero di non regalare nulla a nessuno e di mantenere un'omogeneità sul piano nazionale.
Ritengo che un contributo alla valutazione omogenea delle prove possa essere dato da lavoro dell'ente di valutazione, l'Invalsi: quest'anno, per la prima volta, abbiamo prelevato due prove per ogni commissione di esame, proprio per cercare di ottenere un andamento di come le valutazioni sono state effettuate nel territorio nazionale e disporre di parametri oggettivi che possano fornire, se possibile, indirizzi alle commissioni, affinché il criterio di valutazione su tutto il territorio nazionale sia il più possibile omogeneo, ricordando sempre e comunque che, anche nell'acquisizione delle competenze e dei saperi, vi è una diversità che è fondata sulla località, sul luogo e sull'ambiente, in cui i nostri ragazzi sono inseriti. Ritengo che lo sforzo di alcuni ragazzi nelle periferie di Palermo, per la volontà di apprendere e di capire, sia sicuramente da sottolineare come quello di chi vive inPag. 67condizioni socio-economiche, familiari e ambientali più semplici e meno difficoltose.
Non abbiamo risolto tutti i problemi, ma ci siamo avviati su un percorso di serietà, che molto probabilmente potrà lasciare anche a chi in futuro si occuperà, da questi banchi, di pubblica istruzione, l'opportunità di avere una traccia di serietà, senza necessità di distruggere quello che si è costruito.

PRESIDENTE. L'onorevole Misiti ha facoltà di replicare.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, signor Ministro, sono soddisfatto della risposta che lei ha dato alla mia interrogazione, comunque restano delle perplessità, anche perché sono sicuramente condizioni necessarie, ma non sufficienti, quelle che sono emerse dalle indagini del Ministero della pubblica istruzione.
L'aumento delle bocciature non rappresenta di per sé un metro di giudizio; anche se la severità è giusta, l'obiettivo principale della scuola è l'elevamento del livello scolastico. Ad esempio, le notizie sulla scarsa preparazione degli studenti dei nostri istituti superiori nella materia della matematica sono un po' agghiaccianti: se uno studente su due è scarsamente preparato in matematica, significa che il nostro Paese ha una scuola che non si trova agli stessi livelli europei. Sono preoccupato, pertanto, dalla carenza in tali studi ed è necessario prendere gli opportuni provvedimenti. Il problema della docenza diventa, quindi, fondamentale.
Ritengo che gli sforzi che sta compiendo il Governo in questa direzione siano adeguati; si tratta di proseguire e di puntare molto di più alle questioni qualitative, che a quelle quantitative.

(Iniziative in relazione all'estradizione di Benedetto Cipriani - n. 3-01166)

PRESIDENTE. L'onorevole D'Elia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01166, concernente iniziative in relazione all'estradizione di Benedetto Cipriani (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9).

SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, signor Ministro, torno ad interrogarla sul caso di Benedetto Cipriani, cittadino italiano accusato in Connecticut di un pluriomicidio, estradato il 14 luglio scorso, con tempi e modalità francamente inaccettabili.
Nel giro di 48 ore, dopo un'interrogazione a cui lei ha risposto l'11 luglio scorso, Cipriani è stato arrestato, consegnato all'FBI e imbarcato su un aereo per gli Stati Uniti, senza documenti e senza soldi. È già iniziato il suo processo e vi è stata un'udienza preliminare.
Le chiedo quali sono i termini esatti dell'accordo con gli Stati Uniti sull'estradizione di Cipriani e, in particolare, se la clausola scritta nel decreto - che prevede l'espiazione in Italia di un'eventuale pena comminata negli Stati Uniti - sia stata integralmente accettata dagli Stati Uniti. Le chiedo, inoltre, se, quantomeno, al cittadino italiano siano state assicurate l'assistenza legale e quella umanitaria in un processo che - le ripeto - è già iniziato.

PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Come ha già detto l'onorevole D'Elia, ho risposto in data 11 luglio e faccio riferimento non soltanto a quella data, ma anche alle circostanze che sono emerse successivamente, per affermare che, in data 12 novembre 2005, il mio predecessore - il senatore Castelli - aveva emesso un decreto di estradizione nei confronti di Benedetto Cipriani, accusato dalla Corte superiore di Hartford di omicidio e associazione a commettere omicidio. Tale decreto è divenuto esecutivo, dopo il rigetto dei numerosi ricorsi proposti dall'interessato dinanzi alla giustizia amministrativa.Pag. 68
Nel decreto è specificato che, se Cipriani sarà condannato, nei suoi confronti non potrà essere irrogata e, comunque, eseguita la pena capitale. Il Governo degli Stati Uniti, al riguardo, ha formalmente comunicato, con nota verbale del 27 giugno scorso, di aver accettato integralmente la condizione prevista dal decreto di estradizione, che esclude la pena di morte. La stessa nota verbale, inoltre, specifica che i reati contestati a Cipriani, negli Stati Uniti, non sono punibili con la pena capitale. È escluso, dunque, in maniera assoluta il rischio di condanna a morte in caso di estradizione.
Tale assolutezza trova, del resto, inequivoca conferma nell'ulteriore impegno, pure assunto formalmente dagli Stati Uniti con la stessa nota verbale, di consentire a Cipriani, in caso di condanna, su sua richiesta, di scontare parte della pena detentiva in Italia.
Devo precisare al riguardo che, nella stessa nota verbale, si pone esattamente in evidenza che nel trattato di estradizione dall'Italia agli Stati Uniti non è prevista, per lo Stato richiesto, la possibilità di imporre, unilateralmente, come condizione vincolante per concedere l'estradizione, la riconsegna della persona estradata allo Stato richiesto, per scontare la condanna. Ciò nonostante, gli USA si sono formalmente impegnati ad accogliere l'istanza di trasferimento di Cipriani, per consentirgli, in caso di condanna, di scontare - come ho detto - parte della pena in Italia.
La sussistenza di tutti i presupposti per la concessione dell'estradizione e la disponibilità dello Stato richiedente a soddisfare anche le condizioni previste dal trattato bilaterale, hanno determinato una situazione, in cui un eventuale diniego di estradizione del Cipriani si sarebbe configurato come una immotivata violazione degli obblighi internazionali.
In data 12 luglio 2007, la IV sezione della corte d'appello di Roma ha applicato a Cipriani la misura della custodia cautelare in carcere ai fini di consegna. Il 13 luglio 2007 il medesimo è stato consegnato ai funzionari statunitensi dagli uffici di polizia degli aeroporti di Fiumicino per la partenza alla volta di New York.
Posso assicurare che il Ministero degli affari esteri, a seguito dell'estradizione di Cipriani, ha inviato istruzioni al consolato di New York...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. ...affinché a Cipriani sia garantita ogni possibile assistenza; in particolare, è stato richiesto di verificare le condizioni di salute e di detenzione del medesimo e di seguire il procedimento penale che lo vede imputato, assicurandosi che i suoi diritti di difesa siano adeguatamente garantiti e che lo stesso riceva un'appropriata difesa legale.

PRESIDENTE. L'onorevole D'Elia ha facoltà di replicare.

SERGIO D'ELIA. Signor Ministro, forse è il caso che io le legga esattamente la clausola del decreto di estradizione che è stato emanato dall'allora Ministro della giustizia, Castelli. Tale clausola recita testualmente: «L'estradizione è subordinata alla condizione che sia consentito al Cipriani, qualora condannato a pena detentiva e ne faccia richiesta, di scontare la pena in Italia». Ora, lei ci informa che, semmai, si tratterà di scontare «parte» della pena. Dunque, il minimo della pena prevista per il reato di cui è accusato Cipriani consiste in 60 anni, i quali, secondo il meccanismo della giustizia americana, possono diventare anche 120 o 180. Pertanto, se venisse condannato a 180 anni, significa che ne sconterebbe 90, 50, 60 o 30 negli Stati Uniti e gli altri in Italia?
Non sono soddisfatto della sua risposta, signor Ministro. Innanzitutto, per quanto riguarda la questione della pena di morte, le auguro di avere ragione: le dico semplicemente buona fortuna rispetto alla sua certezza assoluta che il reato non possa essere riqualificato, in modo tale da comportare, poi, la pena di morte.Pag. 69
A parte ciò, le dico che noi abbiamo doveri di cooperazione giudiziaria con tutti gli Stati e anche con gli Stati Uniti. Ciò che non è accettabile - e questo è un problema politico, signor Ministro - è il fatto che, nei rapporti di cooperazione giudiziaria con gli Stati Uniti, ci siano solo i nostri doveri e che tale cooperazione sia sempre unilaterale! Si pensi al Cermis, al caso Abu Omar, a Calipari: non è mai, mai avvenuto - credo - nella storia italiana dei rapporti con gli Stati Uniti che un cittadino americano, che abbia compiuto reati in Italia, sia stato mai estradato!
Lei ha dimostrato grande generosità in proposito. Spero davvero che abbia ragione e che non solo non vi sia la pena di morte, ma che vi sia la riconsegna all'Italia per l'esecuzione della pena, che non può essere scontata in parte negli Stati Uniti e per il resto in Italia.
La sua risposta, signor Ministro, non è soddisfacente.

(Fenomeno dell'escalation di reati che vedono coinvolti immigrati - n. 3-01167)

PRESIDENTE. L'onorevole Bodega ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-01167, concernente il fenomeno dell'escalation di reati che vedono coinvolti immigrati (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10), di cui è cofirmatario.

LORENZO BODEGA. Signor Presidente, signor Ministro, in questi ultimi giorni e nelle ultime ore stiamo assistendo ad un'escalation di azioni criminose, che vedono protagonisti immigrati nel nostro Paese. Cito, ad esempio, la fuga degli egiziani dal centro di permanenza temporanea di Bari, per non dire dei cinque marocchini arrestati per aver distribuito sul mercato dosi di droghe letali e per non parlare delle rapine a mano armata o dei furti in appartamento da parte di albanesi; tali reati tempo fa avvenivano quando l'appartamento era vuoto, attualmente, invece, si aspetta che le persone siano presenti per poter far loro del male.
Pertanto, vorrei chiederle se il Governo non ritenga di dover tenere in maggior considerazione tale allarme sociale, questa preoccupazione dei cittadini e cosa intenda fare per assicurare che gli autori di tali reati scontino realmente la pena loro inflitta.

PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, non ritengo sia necessario ripercorrere i recenti episodi di cronaca segnalati dagli onorevoli interroganti per ribadire anche in questa occasione che l'attenzione del Governo e del Ministro della giustizia nei confronti dei crimini commessi nel nostro Paese, ovviamente, è continua e incessante.
Ciò nonostante, non credo di poter condividere i toni allarmistici - me lo consentirà l'onorevole interrogante - perché per tutte le vicende segnalate la risposta delle forze dell'ordine e delle istituzioni è stata tempestiva e, a mio parere, adeguata.
Le notizie che sono state comunicate sia da parte delle questure che delle autorità giudiziarie di Bari, Bergamo a Palermo sono, infatti, decisamente rassicuranti. Gli interventi dei Carabinieri e della Polizia di Stato sono stati immediati - vorrei sottolinearlo - le indagini sono state prontamente avviate - e lo sottolineo - mentre la competente magistratura inquirente ha già aperto i relativi procedimenti penali, chiedendo la convalida degli arresti e presentando gli arrestati di Bari per il giudizio direttissimo.
Peraltro, mi sembra opportuno segnalare che il GIP di Bergamo ha applicato a tutti i cittadini marocchini arrestati la misura cautelare della custodia in carcere e che, per quanto riguarda la cittadina rumena - inizialmente sospettata di aver tentato il sequestro di un minore - le dichiarazioni indiziarie rese dalla teste oculare sono state modificate e sostanzialmente ritrattate.
Quindi, il bilancio mi sembra sostanzialmente positivo - ad oggettivo riscontroPag. 70aritmetico, oserei dire - visto che allo stato, in base alla vigente normativa, tutti i fatti criminosi o presunti tali che si sono verificati in questi ultimi giorni, sono stati fronteggiati ed arginati.
Tutto ciò evidentemente non significa che il Governo sottovaluti i problemi connessi alla capacità di prevenzione generale dell'azione giudiziaria e all'effettività della pena, soprattutto in correlazione con il fenomeno dell'immigrazione clandestina e dei reati commessi da stranieri non identificati.
Con una direttiva interministeriale del 25 luglio scorso i Ministri della giustizia e dell'interno hanno disposto l'identificazione in carcere dei detenuti extracomunitari da espellere e la comunicazione tempestiva alla questura della data di scarcerazione, in modo da poter predisporre il rimpatrio, evitando la permanenza dello straniero nei centri di permanenza temporanea. La direttiva costituisce l'esempio più evidente della volontà del Governo di dare concretezza ed effettività ai sistemi di difesa sociale specificamente previsti dalla legge nei confronti degli stranieri che delinquono.

PRESIDENTE. L'onorevole Bodega ha facoltà di replicare.

LORENZO BODEGA. Signor Presidente, naturalmente la risposta del Ministro non ci soddisfa, anche se alcune considerazioni sono condivisibili. Certamente, signor Ministro, nessuno vuole diffondere allarmismi inutili. Tuttavia, chi vive nella realtà quotidiana e sta in mezzo alla gente avverte tale preoccupazione sociale.
La cronaca inquietante di questi giorni e di queste ore, documentata senza se e senza ma, non solo dagli organi di informazione ufficiali ma anche dalle forze dell'ordine, dimostra come una certa criminalità sia strettamente collegata al fenomeno dell'immigrazione.
La sequenza e l'escalation di tali azioni criminose ora reclamano interventi drastici e coraggiosi anche in previsione del fatto che statisticamente nel periodo di agosto questi episodi odiosi, soprattutto perché violano l'innocenza di soggetti indifesi, esplodono ovunque generando paura e fondata psicosi.
Si chiede se questo stillicidio, che non risparmia nessuna località italiana (non sono colpite zone geografiche specifiche), possa continuare senza che il Governo attui da oggi quel giro di vite che solo può concorrere a garantire vacanze tranquille agli italiani e ai turisti. Ciò, signor Ministro, nella convinzione che solo una mano ferma, una pena severissima, una vigilanza diffusa e capillare siano l'unico antidoto per arginare, se non per sconfiggere alla radice, questa piaga indegna della nostra società civile.
È ovvio che accanto a questi interventi urgenti...

PRESIDENTE. Onorevole Bodega, concluda.

LORENZO BODEGA... si debba intensificare la politica di espulsione degli immigrati irregolari e dei clandestini che ammorbano la convivenza nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Orientamenti in merito alla riorganizzazione degli organismi preposti alla definizione dei ricorsi in materia pensionistica, con particolare riferimento al comitato provinciale dell'INPS di Bolzano, e iniziative per superare il blocco delle assunzioni presso le sedi INPS ed INPDAP di Bolzano - n. 3-01168)

PRESIDENTE. L'onorevole Widmann ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01168, concernente orientamenti in merito alla riorganizzazione degli organismi preposti alla definizione dei ricorsi in materia pensionistica, con particolare riferimento al comitato provinciale dell'INPS di Bolzano, e iniziative per superare il blocco delle assunzioni presso le sedi INPS ed INPDAP di Bolzano (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).

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JOHANN GEORG WIDMANN. Signor Presidente, signor Ministro, lo scopo della nostra interrogazione è semplicemente quello di sapere esattamente cosa intenda fare il Governo per risolvere il grave problema delle vacanze di organico delle sedi provinciali dell'INPS e dell'INPDAP di Bolzano.
Il continuo blocco delle assunzioni in tali sedi ha provocato la mancanza di un terzo dell'organico previsto per l'INPS e addirittura del 50 per cento per l'INPDAP.
È bene che il Governo focalizzi il problema perché, se non provvederà in tempi brevi, i due istituti verranno a trovarsi nella spiacevole condizione, nonostante la testimonianza unanime della buona volontà del personale a disposizione, di non essere più nelle condizioni...

PRESIDENTE. Onorevole Widmann, concluda.

JOHANN GEORG WIDMANN.... di svolgere il loro lavoro con gravissime conseguenze per la cittadinanza.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano, ha facoltà di rispondere.

CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Signor Presidente, onorevole Widmann, lo schema di regolamento predisposto dall'amministrazione che rappresento, ai sensi dell'articolo 1, comma 469, della legge finanziaria per il 2007, con l'obiettivo di semplificazione amministrativa e riduzione della spesa pubblica derivante dal funzionamento degli organismi, nulla innova rispetto alle competenze già spettanti al presidente del comitato provinciale INPS di Bolzano che verranno dunque conservate. Le modifiche introdotte vertono, infatti, sulla riduzione del numero dei componenti i comitati provinciali e sul riordino delle commissioni speciali.
In merito alla questione della stabilizzazione del personale di cui all'articolo 1, commi 519 e seguenti, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, non risulta che l'INPS e l'INPDAP abbiano attivato tali procedure.
Lo stesso comma 519 prevede che le relative assunzioni siano state autorizzate secondo le modalità di cui all'articolo 39, comma 3-ter della legge 27 dicembre 1997, n. 449 e successive modificazioni e integrazioni. Quest'ultimo articolo precisa che le richieste di autorizzazione ad assumere siano corredate da una relazione tecnica e sottoposte all'esame del Consiglio dei ministri e, inoltre, che per gli enti pubblici non economici i contratti integrativi sottoscritti siano trasmessi alla Presidenza del Consiglio, dipartimento della funzione pubblica, e al Ministero dell'economia e delle finanze, che entro 30 giorni dal ricevimento ne accertano congiuntamente la compatibilità economica e finanziaria.
Per quanto concerne poi la cronica carenza di organico delle sedi INPS e INPDAP di Bolzano evidenziata dagli onorevoli interroganti, l'INPS ha fatto presente che tale situazione si protrae da anni ed interessa l'intero territorio nazionale. Infatti, i vari interventi legislativi che si sono succeduti nel tempo in tema di blocco delle assunzioni e l'elevato turnover del personale dovuto all'elevata età media dello stesso non hanno agevolato la soluzione del problema.
L'INPS ha comunque destinato una quota parte delle autorizzazioni a bandire concorsi pubblici, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 gennaio 2007, per la propria sede di Bolzano, in particolare quattro posti per il concorso per ispettori di vigilanza e otto posti per il concorso per il livello C3.
L'INPDAP, da parte sua, ha comunicato che, per far fronte all'attuale blocco delle assunzioni di personale previsto dalla legge finanziaria 2005 per il triennio 2005-2007, ha attivato presso il proprio ufficio di Bolzano otto comandi di personale proveniente da altre amministrazioni e, inoltre, ha precisato che sono in corso di istruttoria le pratiche per l'acquisizione in posizione di comando di ulteriori due unità di personale.

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PRESIDENTE. L'onorevole Widmann ha facoltà di replicare.

JOHANN GEORG WIDMANN. Signor Presidente, posso dichiararmi soddisfatto della risposta del Ministro.

(Ipotesi di chiusura dello stabilimento ENEL-GEM di Porto Empedocle (Agrigento) - n. 3-01169)

PRESIDENTE. L'onorevole Rocchi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01169, concernente l'ipotesi di chiusura dello stabilimento ENEL-GEM di Porto Empedocle (Agrigento) (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12).

AUGUSTO ROCCHI. Signor Presidente, signor Ministro, con l'interrogazione chiediamo al Governo non solo quali informazioni abbia, ma quale azione concreta voglia mettere in atto per contrastare la scelta dell'ENEL concernente la chiusura della centrale di Porto Empedocle.
Tale chiusura, con la cessione al gruppo Falck da parte di ENEL, crea due problemi abbastanza evidenti: uno sotto il profilo delle politiche energetiche per quanto riguarda l'isola (la situazione della Sicilia, da questo punto di vista, è nota: ha un costo medio dell'energia elettrica superiore alla media nazionale e una qualità più bassa del servizio), l'altro in termini di consistenti problemi occupazionali.
Quindi, da questo punto di vista, chiediamo al Governo di quali informazioni disponga in merito e quali azioni intenda mettere in atto per affrontare questa situazione.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano, ha facoltà di rispondere.

CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Signor Presidente, onorevole Rocchi, da informazioni fornite al Ministero dello sviluppo economico è emerso quanto segue. Il sistema elettrico della Sicilia è stato oggetto di una modificazione rispetto alla situazione degli anni novanta, ove si riscontrava la presenza di un operatore dominante ENEL in tutte le attività della filiera elettrica.
Il recepimento della direttiva comunitaria sul mercato interno dell'energia elettrica, con il decreto legislativo n. 79 del 1999, ha dato luogo ad un sistema elettrico suddiviso per singole attività, tra le quali la produzione di energia elettrica che è stata totalmente liberalizzata.
La necessità di creare una concorrenza tra i diversi produttori ha indotto il Governo a varare un piano di cessione di impianti ENEL da aggiudicare a nuovi operatori. Tra gli impianti da cedere sono state comprese anche centrali operanti sul territorio siciliano.
Oggi sul territorio sono presenti, oltre all'ENEL, le aziende industriali autoproduttrici e nuovi soggetti quali l'Edipower e l'Endesa Italia. Si fa presente che l'ENEL Produzione ha destinato investimenti per lo sviluppo delle proprie centrali elettriche in Sicilia, tra cui, in particolare, si segnala il potenziamento e la trasformazione in impianti a ciclo combinato delle centrali di Priolo Gargallo e Termini Imerese. Tali ultimi interventi comporteranno benefici sull'ambiente a seguito della riduzione delle emissioni inquinanti, nonché una riduzione dei costi di esercizio.
A seguito delle innovazioni introdotte nel settore elettrico, anche l'attività di trasmissione di energia elettrica non è più di competenza dell'ENEL, in quanto la stessa è riservata allo Stato e data in concessione alla società Terna Spa, che ha predisposto il piano di sviluppo della rete di trasmissione nazionale relativo al 2007, già approvato dal Ministero dello sviluppo economico.
Per quanto riguarda, in particolare, le centrali di Porto Empedocle e Augusta, si precisa che non vi è alcun vincolo contrattuale con terzi per la cessione delle centrali; pertanto, entrambi gli impianti sono e rimangono di esclusiva proprietà della società ENEL Spa.Pag. 73
Sul piano delle relazioni istituzionali sindacali è stato chiarito che, pur se le prospettive di medio termine comporteranno la progressiva riduzione produttiva della centrale di Porto Empedocle a causa della sua obsolescenza impiantistica, vi sono concrete possibilità che nella medesima area industriale possano trovare realizzazione altre importanti iniziative imprenditoriali da parte del gruppo ENEL.
In data 21 marzo, la società ha incontrato le organizzazioni sindacali di categoria, fornendo ulteriori elementi su programmi e prospettive del sito produttivo di Porto Empedocle e fissando un calendario di incontri tematici sullo stato e le prospettive industriali e organizzative delle realtà produttive di ENEL Produzione in Sicilia nei vari campi di attività, aprendo di fatto un tavolo permanente di confronto.
Gli incontri previsti si sono svolti l'11 aprile e l'8 maggio ultimi scorsi. Successivamente, in data 6 giugno, si è tenuto un ulteriore incontro tra l'ENEL Produzione e le organizzazioni sindacali della Sicilia, in cui sono state fornite rassicurazioni sulla volontà di non procedere alla vendita degli impianti.

PRESIDENTE. L'onorevole Rocchi ha facoltà di replicare.

AUGUSTO ROCCHI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro e mi ritengo soddisfatto per la sua risposta: una risposta che rassicura i cittadini e i lavoratori per quanto riguarda la chiusura delle due centrali Enel di Porto Empedocle e di Augusta. La risposta data mi pare confermi che non vi sarà la cessione delle due centrali da parte di Enel a Falck, e che vi sono garanzie di riconversione e garanzie occupazionali.
Resta comunque il fatto che, per quanto riguarda la Sicilia, la politica energetica guarda ad un'accentuata liberalizzazione, laddove vi è invece una necessità diversa: l'azione energetica non può, infatti, essere solo guidata dalla logica finanziaria di mercato, ma deve seguire anche una logica ispirata a fornire gli strumenti indispensabili non solo per garantire i servizi ai cittadini, ma anche per garantire l'attuazione di politiche per lo sviluppo.
Ne deriva, dunque, l'esigenza di mantenere un ruolo pubblico in tale strategico settore, specialmente in quella particolare realtà, oltre che sul piano generale del Paese.
Fermi restando, dunque, questi elementi, su cui vi può essere fra di noi un'opinione diversa da quella espressa dal Ministro, sul fatto specifico segnalato dall'interrogazione accolgo con soddisfazione le risposte positive che il Ministro ci ha voluto fornire.

(Orientamenti del Governo sugli strumenti legislativi da adottare in relazione al «protocollo di intesa sul welfare» - n. 3-01170)

PRESIDENTE. L'onorevole Pellegrino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01170, concernente orientamenti del Governo sugli strumenti legislativi da adottare in relazione al «protocollo di intesa sul welfare» (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 13).

TOMMASO PELLEGRINO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, il contrasto al lavoro precario, contenuto fra le misure relative al welfare, rappresenta sicuramente una delle misure più attese da milioni di cittadini italiani. Tali misure dovrebbero consentire una maggiore stabilizzazione del lavoro precario. Nel programma dell'Unione abbiamo assunto un preciso impegno che andava nella direzione di stabilizzare e dare certezze ai moltissimi giovani - e in alcuni casi anche meno giovani - precari italiani.
L'intesa prevista nell'accordo è doverosa per assicurare ad essi un futuro e per superare lo scandalo di un precariato dilagante, ritenendosi fondamentale innovare sostanzialmente e modificare radicalmente gli attuali contratti a tempo determinato.Pag. 74
Signor Ministro, le chiedo dunque quali saranno le misure adottate al fine di ridurre il precariato in Italia e se, per ciò che concerne le misure sul welfare, non sia opportuno presentare un disegno di legge autonomo dalla manovra di bilancio, per consentire sullo stesso un più appropriato confronto parlamentare.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano, ha facoltà di rispondere.

CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Signor Presidente, con l'interrogazione presentata dall'onorevole Pellegrino si chiede, in particolare, quali siano gli orientamenti in ordine alla possibilità che le misure sul welfare siano parte della manovra di bilancio ovvero se non si ritenga di presentare un disegno di legge autonomo, in particolare per ciò che concerne la parte legata al mercato del lavoro.
In proposito, il richiamato documento - nella consapevolezza di ridefinire il sistema di welfare, affinché i lavoratori siano accompagnati e dotati degli strumenti necessari per affrontare i cambiamenti e cogliere nuove opportunità - pone fra l'altro particolare attenzione ai giovani, coinvolti più di altri da forme di lavoro discontinuo, all'occupazione femminile e ai lavoratori al di sopra dei 50 anni. In rapporto a ciò, il documento prospetta analiticamente una serie di interventi relativi al sistema pensionistico, agli ammortizzatori sociali e al mercato del lavoro, che dovranno essere accompagnati da un forte rilancio della produttività attraverso un'azione sinergica con le parti sociali.
Proprio in considerazione dell'impegno straordinario destinato complessivamente a queste azioni, il Governo valuterà, al momento opportuno, quale sia lo strumento oggettivamente più idoneo per il perseguimento dei fini che, attraverso il protocollo di intesa, politicamente si intendono realizzare.
A tal proposito, il Governo terrà conto della diversa natura delle misure decise, nonché della diversa decorrenza temporale da attribuire a ciascuna di esse, al fine di individuare gli strumenti normativi più idonei a consentire non solo il pieno ed integrale recepimento dell'accordo, ma anche la tempestiva entrata in vigore delle singole disposizioni, in ragione della loro specificità.

PRESIDENTE. L'onorevole Pellegrino ha facoltà di replicare.

TOMMASO PELLEGRINO. Grazie signor Ministro, devo dire che siamo abbastanza soddisfatti, anche perché tutte le misure che tendono a migliorare le condizioni lavorative e sociali nel nostro Paese sono sicuramente utili e importanti. Voglio ricordare che il gruppo dei Verdi non ha mai affermato di voler stravolgere il protocollo d'intesa sul welfare, ma semmai di migliorarlo attraverso un confronto democratico in Parlamento.
Voglio anche dire a quelle forze politiche che in questo periodo molte volte hanno utilizzato i giovani sulla questione delle pensioni che anche sui temi del precariato non è possibile dimenticarsi continuamente dei giovani. Dobbiamo dare certezze e iniziare a dare la possibilità di un futuro vero e concreto ai milioni di giovani in Italia che oggi, invece, hanno difficoltà oggettive.
Mi fa piacere che lei, signor Ministro, e il Governo tutto, oggi abbiate iniziato, almeno, a stabilire delle regole nel mondo del lavoro. Dopo cinque anni di assenza di politiche del lavoro per i giovani, finalmente oggi vi sono almeno i diritti essenziali nel mondo del lavoro; mi riferisco al diritto alla maternità, al diritto alle ferie ed alle misure previste in caso di malattia. Si tratta di conquiste e meriti importanti che tutti i cittadini italiani debbono riconoscere all'azione che stiamo portando avanti. Penso, inoltre, anche ai molti contratti a termine anomali presenti soprattutto nel mondo della sanità, ad esempio in quelle regioni che presentano un disavanzo di bilancio ed il blocco delle assunzioni. In tal caso vi è ancora maggiore incertezza e maggiorePag. 75impossibilità di costruire un futuro. Voglio ricordare che i giovani italiani sono in Europa, in assoluto, quelli che hanno maggiore difficoltà a crearsi una famiglia autonoma.
Nel nostro protocollo per il welfare dobbiamo allora individuare alcune priorità: la priorità della casa e quella di dare certezze vere a quei giovani che vogliono costruirsi un futuro e desiderano, soprattutto, essere autonomi e metter su una propria famiglia. Ricordiamo, infine, che in Italia negli ultimi anni vi è stato un notevole aumento dell'indice di povertà, ma anche su questo punto le misure cui lei oggi ha accennato, signor Ministro, vanno sicuramente nella giusta direzione (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo.

La seduta, sospesa alle 16,25, è ripresa alle 16,50.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Cordoni, De Simone, Di Salvo, Folena, Landolfi, Maroni, Mura, Pinotti, Sgobio, Villetti ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto, i deputati in missione sono complessivamente settantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che il deputato Cosimo Mele, con lettera pervenuta in data odierna, ha reso noto di essersi dimesso dal gruppo parlamentare UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro).
Il deputato Cosimo Mele risulta, pertanto, iscritto al gruppo parlamentare Misto.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,51).

CARLO CICCIOLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO CICCIOLI. Signor Presidente, intervengo molto rapidamente. All'inizio della seduta antimeridiana, il collega Ronchi ha chiesto che il Ministro Padoa Schioppa riferisse in Assemblea sul caso Alitalia. La medesima cosa abbiamo fatto il collega Moffa ed io, all'inizio della seduta della Commissione trasporti.
Credo che, alla vigilia della sospensione dei lavori parlamentari per la pausa estiva, il Ministro debba riferire al Parlamento sugli aspetti di tale vicenda, estremamente importante per l'Italia. Quindi, ritengo che, in mancanza di segnali del Governo, comunque ci debba essere da parte della Presidenza un atto di responsabilizzazione per invitare il Governo, entro la giornata di domani al massimo, se non questa sera alla fine della seduta, a riferire sulla vicenda Alitalia.

PRESIDENTE. Le faccio notare che è appena terminata la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo e la questione non è stata proposta. Tuttavia, la Presidenza si farà carico di trasmettere la sua richiesta al Governo.

Pag. 76

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 2849.

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è concluso l'esame degli articoli del disegno di legge e delle proposte emendative ad esso riferite.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2849)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2849 sezione 15).
Avverto che, dopo l'illustrazione degli ordini del giorno e l'espressione del parere da parte del Governo, avranno luogo le votazioni, previo svolgimento di eventuali dichiarazioni di voto.
Il deputato Baldelli ha facoltà di illustrare suo ordine del giorno n. 9/2849/57.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo brevemente. L'ordine del giorno di cui sono primo firmatario - ma anche i successivi di cui sono primi firmatari i colleghi di Forza Italia e, in larga parte, anche quelli del centrodestra - è frutto della circostanza che alcuni emendamenti sono stati ritirati a seguito dell'invito formulato dal relatore per la XI Commissione e che il loro contenuto è stato appunto trasfuso in appositi ordini del giorno, secondo la prassi cui accennavamo nella parte antimeridiana seduta. È evidente che avremmo preferito apportare modifiche al testo. Tuttavia, è chiaro che all'interno di tali ordini del giorno, abbiamo dato un segnale di un'impostazione (che vorremmo fosse considerata dal Governo) di collaborazione tra le parti, che tenga in debito conto il bilateralismo, che valorizzi il ruolo del CNEL e dell'Inail, che sia per molti aspetti premiale, quindi, meritocratica e non soltanto sanzionatoria.
Ci auguriamo, in tal senso, che il Governo dia un segnale di attenzione anche all'altra metà del Parlamento, che ha una visione differente dei meccanismi sanzionatori, in termini di sicurezza sul lavoro. Crediamo, infatti, che sia una questione sostanzialmente di carattere culturale, di clima che si crea negli ambienti di lavoro e di convergenza delle volontà della parte datoriale con la parte dei lavoratori, nella creazione di un clima di maggiore sicurezza e salute per la salvaguardia dei lavoratori stessi.

PRESIDENTE. L'onorevole D'Ulizia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2849/71.

LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, ho presentato l'ordine del giorno n. 9/2849/71 per mettere in evidenza l'aspetto relativo all'impresa cooperativa. Certamente il mio intervento sulle peculiarità cooperative non è una novità, signor Presidente, tuttavia, quando nell'articolo 8 del provvedimento in esame, si postula la formazione di tabelle del costo del lavoro, purtroppo non si tiene conto che nella specificità cooperativa vi è una normativa particolare - la legge n. 142 del 2001 - che consente alle imprese cooperative di assumere non solo lavoratori dipendenti, ma anche lavoratori autonomi, a progetto, artigiani, nonché qualsiasi altra tipologia di lavoratori. È evidente che prendendo in considerazione solo la questione del lavoro dipendente, come prevedono i diversi capoversi dell'articolo 8, rischiamo di avere tabelle che non rappresentano l'accessibilità agli appalti di natura pubblica.
Il problema che si pone è anche quello della competitività che l'impresa ed il metodo cooperativi introducono nelle attività di servizio e negli appalti di natura pubblica. Mi soffermo solo su un aspetto. Colui che definiamo socio lavoratore, ovvero socio coimprenditore, ha una motivazione, una tensione e una funzione in più rispetto al lavoratore dipendente perché, oltre a essere un lavoratore, è anche il titolare responsabile della propria impresa, quindi, nell'attività produttiva e di servizio introduce una serie di meccanismi di innovazione fondamentali ai fini della competitività delle imprese. Potrei citare casi classici in cui, per promuovere il lavoro, utilizziamo ancora vecchi meccanismi,Pag. 77ovvero i meccanismi dell'investimento. Se qualche collega parlamentare volesse prendere in esame, ad esempio, il moltiplicatore keynesiano, che è il moltiplicatore di Kahn, secondo il quale molti investimenti producono molto lavoro, potrei dimostrare che ciò non è vero perché gli investimenti, in alcuni casi - quali gli investimenti in nuove tecnologie, in robotica e in informatica - riducono i posti di lavoro.
Nelle imprese cooperative, la logica del lavoro è una logica diversa. Non vogliamo demonizzare il lavoro dipendente, vogliamo affermare, però, che nelle imprese cooperative il lavoro ha una logica e una funzione diversa. Pertanto, quando il Ministero del lavoro elaborerà le tabelle menzionate, se non terrà conto di questo nostro ordine del giorno, che postula la diversità cooperativa, è evidente che avremo tabelle, ancora una volta, calibrate sull'economia neocapitalistica, cioè solo sul lavoro dipendente.
È questa la ragione per la quale, nell'attuare la normativa in esame, necessaria e importante perché tenta di prevenire il danno a un valore intangibile, ossia quello di chi, con il sacrificio del proprio lavoro, cerca di guadagnarsi il vivere quotidiano, chiediamo al Governo di tener conto che vi sono un approccio e una modalità diversi. Lo ripeto, se il Governo non terrà conto di questo nostro ordine del giorno, rischia di elaborare delle tabelle unifunzionali, che hanno una visione sfocata della realtà economica e sociale e, perciò non fruibili, né utilizzabili ai fini di un mercato competitivo.
Gradirei che qualche volta i sottosegretari mi ascoltassero, anche se sono consapevole del fatto che siamo poco considerati dal Governo. Gradirei invece essere ascoltato, anche perché, peraltro, cari amici del Governo, vi è anche - non so se ricordo male - la cosiddetta direttiva Bolkestein della Comunità europea.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LUCIANO D'ULIZIA. Quindi, chiedo al Governo di tener conto di questo aspetto, non solo di natura nazionale, ma soprattutto europea.

PRESIDENTE. È così esaurita la fase dell'illustrazione degli ordini del giorno.
Invito, dunque, il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

GIAN PAOLO PATTA, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, come è emerso dal dibattito, è stata largamente condivisa la necessità di approvare il testo trasmesso dal Senato. Ovviamente, esiste la naturale esigenza dell'Assemblea di condizionare l'emanazione dei provvedimenti delegati da parte del Governo. Questa esigenza si è tradotta nella presentazione di ordini del giorno da parte di esponenti della maggioranza come dell'opposizione. Il dibattito svoltosi, in sede sia di Commissioni riunite sia di Assemblea, è servito a delimitare i temi, indirizzando gli ordini del giorno su linee che potevano essere accolte dal Governo.
Gli ordini del giorno, che sono numerosi, hanno rispettato generalmente questo orientamento e riguardano, infatti, politiche premiali per le imprese più virtuose, il sostegno alle piccole aziende e ai programmi di formazione, una migliore sorveglianza sanitaria, maggiore attenzione al benessere e al rischio psicofisico, le differenze di genere, il riordino dei libretti individuali di rischio, la semplificazione, un sostegno alla bilateralità, il potenziamento dei servizi ispettivi, la necessità di campagne formative e informative mirate, il rafforzamento delle figure preposte alla sicurezza - in maniera particolare, i responsabili dei lavoratori per la sicurezza (RLS) - e, innanzitutto, in generale la richiesta di un incremento delle risorse da dedicare alla salute e alla sicurezza nei luoghi di lavoro.
Il Governo, pertanto, accetta la generalità degli ordini del giorno presentati, con l'eccezione degli ordini del giorno Barani n. 9/2849/3 e D'Ulizia n. 9/2849/71, sui quali il parere è contrario, mentre chiede una riformulazione dell'ordine del giorno Motta n. 9/2849/37.Pag. 78
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Barani n. 9/2849/3, esso prevede l'assunzione di una figura di medico che, in tutte le unità lavorative italiane, a prescindere anche dalla dimensione, avrebbe poteri che ad avviso del Governo confliggerebbero con il complesso della normativa che regola i rapporti fra le parti sociali e anche con molti altri aspetti della legislazione italiana. Quindi, il Governo non può accettare l'ordine del giorno Barani n. 9/2849/3.
L'ordine del giorno D'Ulizia n. 9/2849/71, invece, interviene non sulla delega al Governo ma su un articolo del disegno di legge che è immediatamente attuativo. Pertanto, si tratta di una disposizione che si applicherà così come avrà deciso l'Assemblea con l'approvazione del provvedimento, disposizione che si relazionerà, naturalmente, con tutte le altre leggi e normative che regolano il lavoro cooperativo richiamato dall'ordine del giorno. L'articolo 8 è una delle norme più innovative, in quanto garantisce che nelle gare pubbliche non vi possa più essere un ribasso d'asta che riguardi i costi del lavoro e della sicurezza. Inoltre, conferisce al Ministero del lavoro la potestà di stabilire delle tabelle indicative e orientative in ordine a tale materia. Quindi, l'articolo 8 del provvedimento in esame è particolarmente importante.
La riformulazione dell'ordine del giorno Motta n. 9/2849/37 riguarda il punto del dispositivo in cui si impegna il Governo a «verificare l'efficacia dell'apparato sanzionatorio, per meglio tutelare i lavoratori in relazione ai caratteri del rischio e alla tipologia e dimensione dell'impresa». Il Governo ritiene si debba riformulare il testo nel senso di sopprimere il riferimento alla «dimensione» dell'impresa al fine di avere un sistema sanzionatorio che sia assolutamente uniforme per tutti i lavoratori italiani.

PRESIDENTE. Secondo la prassi, e ove i presentatori non insistano, gli ordini del giorno accettati dal Governo non saranno posti in votazione.
Passiamo dunque alla votazione degli ordini del giorno Barani n. 9/2849/3, Motta n. 9/2849/37 e D'Ulizia n. 9/2849/71, sui quali il Governo ha espresso un avviso diverso dall'accettazione.
Chiedo al deputato Barani se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2849/3, non accettato dal Governo.

LUCIO BARANI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, mi sorprende che il Governo non abbia accettato il mio ordine del giorno, perché esso contiene la filosofia propria di un po' tutti gli altri ordini del giorno; in particolare, dell'ordine del giorno Cancrini n. 9/2849/1, che evidenzia molto bene gli aspetti relazionali, organizzativi e psicologici quali causa di incidenti, anche mortali, sul lavoro. Analogamente, nel mio ordine del giorno sostengo che è necessaria la figura di chi, all'interno dell'azienda, sovrintenda ai piani industriali, alle mansioni dei lavoratori, all'idoneità delle attrezzature e delle strutture di lavoro, ai tempi e ritmi di lavoro; periodicamente, tale figura dovrebbe, visitando i lavoratori, controllarne anche le capacità psico-attitudinali.
Non possiamo permettere che chi lavora in posti importanti e critici svolga la propria mansione in stato di ebbrezza o ubriachezza o sotto l'effetto di sostanze psicotrope o di altro genere, che mettono a repentaglio la vita dei compagni di lavoro. In questo consiste l'ordine del giorno! Se il Governo non lo accetta, ciò significa che vuol continuare a piangere i morti sul lavoro! Osservo, e mi rivolgo al relatore per la XI Commissione Rocchi, che la legge che stiamo per approvare non eviterà una sola morte bianca, anzi ne aumenterà di molto il numero! Pertanto, non avremo sortito alcun effetto. Nelle premesse sostengo che il 90 per cento delle morti si verifica nelle aziende al di sotto dei quindici dipendenti, e ciò proprioPag. 79perché mancano quei controlli che sono indicati nel dispositivo. Invito i colleghi, pertanto, a leggere il mio ordine del giorno e ad impedire che, a causa delle attrezzature e dei ritmi, il lavoratore provochi lesioni al compagno di lavoro e a se stesso. Ritengo che, non accettando questo ordine del giorno, il Governo dimostri quello che è: un Governo incapace di capire le più elementari norme della prevenzione, un Governo favorevole a che si continui a piangere le morti sul lavoro!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Barani n. 9/2849/3, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 444
Votanti 435
Astenuti 9
Maggioranza 218
Hanno votato
26
Hanno votato
no 409).

Prendo che i presentatori dell'ordine del giorno Motta n. 9/2849/37 accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno D'Ulizia n. 9/2849/71.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Ulizia n. 9/2849/71, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 441
Votanti 429
Astenuti 12
Maggioranza 215
Hanno votato
26
Hanno votato
no 403).

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2849)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, avrei preferito, in fase di dichiarazione di voto finale, poter consegnare il testo del mio intervento, perché immaginavo si potesse votare all'unanimità un testo così delicato. Ma così non è. Credo, quindi, sia doveroso fare alcune puntualizzazioni, anche per spiegare e giustificare in termini politici l'atteggiamento di voto.
L'argomento in discussione, la sicurezza sul lavoro, dall'inizio di questa legislatura ha costituito un tema portato avanti all'unanimità in sede di Commissione; eravamo tutti d'accordo sulla volontà di intervenire e di pervenire all'esame in Assemblea il prima possibile. Ci siamo incamminati su questa strada, trovando una sintonia molto costruttiva. Quando poi è giunto alla nostra attenzione il disegno di legge del Governo, sono iniziate, a mio avviso, le prime preoccupazioni; infatti, ci siamo resi conto che non c'era, da parte del Governo, con la presentazione di questo disegno di legge, la volontà di cercare assieme alle Commissioni una proposta comprensiva anche delle valutazioni e dei suggerimenti dell'opposizione.
Assieme a questo disegno di legge, è stata presentata anche una proposta di legge, ma, anziché costituire un Comitato ristretto per cercare di predisporre un unico testo condivisibile che conservasse le parti migliori di entrambi, si è procedutoPag. 80molto velocemente - ripeto: molto velocemente - solo sul testo del provvedimento del Governo.
A ciò, che per noi è stato già un motivo di preoccupazione, si è aggiunta poi la delega al Governo, presente già nel titolo del disegno di legge. La delega costituisce un altro motivo di estrema preoccupazione: la delega al Governo in ordine all'adozione di tutte le misure necessarie in attuazione di un disegno di legge come questo dovrebbe evidentemente sottintendere una volontà generalizzata rispetto alle stesse misure da adottare. Invece, si tratterà di una delega frutto solo della posizione del Governo, all'interno del quale già ci sono - come vediamo ogni giorno - posizioni diverse.
Quindi, alla delega - che già di per sé è misura censurabile in quanto da questa Assemblea dovrebbero essere approvati provvedimenti definitivi - si aggiungono anche le difficoltà all'interno dello stesso Governo. Invero, non queste ultime mi preoccupano, ma quelle che saranno le scelte che poi ricadranno sulla pelle dei cittadini.
Quindi, questo provvedimento parte con una filosofia estremamente diversa da quella che doveva essere. Faccio riferimento molto rapidamente a tre aspetti per renderci conto di come questo provvedimento abbia un'impostazione eccessivamente sanzionatoria ed anche eccessivamente repressiva. Potrei citare solo alcuni elementi, anche marginali, come la questione del tesserino o l'esagerazione degli ispettori senza coordinamento, oppure tornare al discorso degli appalti: sappiamo benissimo che oggi non c'è iniziativa di appalto che non necessiti di subappalti. Vi è, quindi, la necessità di approfondire questo tema non solo in termini di trasparenza, il che non è secondario, ma soprattutto per fare in modo che questa iniziativa non vada a scapito della sicurezza sul lavoro.
È chiaro che di fronte a questa situazione, che gli stessi componenti di maggioranza delle Commissioni, secondo il mio punto di vista, avrebbero voluto affrontare in maniera diversa, devo dare atto ai relatori dell'atteggiamento positivo mostrato con riferimento al tentativo, che ha poi incontrato il favore del Governo, di formulare alcuni ordini del giorno in sostituzione di parecchi emendamenti che noi abbiamo presentato.
Per correttezza, devo dare atto di questa sensibilità, che ha permesso a noi di trasfondere in ordini del giorno il contenuto di emendamenti che ritenevamo utili a migliorare questo provvedimento. Prendo atto, inoltre, che gli stessi ordini del giorno sono stati accettati integralmente dal Governo.
Evidentemente, però, è una sottolineatura dovuta per correttezza, ma il parere rimane fortemente negativo rispetto al percorso adottato, e la colpa e la causa di tutto ciò è sicuramente e principalmente da attribuire ad un Governo che non ha permesso - per una questione di maggioranza, partendo dal Senato, privilegiando i tempi e non i contenuti - di discutere, di approfondire e di migliorare il testo in esame. Lo dimostra anche il fatto che, da parte della maggioranza, sono stati presentati parecchi ordini del giorno, molto corposi, che stanno appunto a dimostrare, se vi fosse ancora bisogno di sottolinearlo, che il provvedimento alla nostra attenzione è sì urgente, ma aveva e ha ancora bisogno di approfondimenti, per intervenire in maniera veramente costruttiva e incisiva rispetto al tema.
Concludo, signor Presidente, ricordando - per capire la drammaticità di ciò che viviamo quotidianamente e quindi l'importanza del tipo di provvedimento che stiamo per adottare - che ad oggi i morti sul lavoro, riferendosi solo all'anno corrente, sono oltre 600 e aumentano di giorno in giorno; migliaia sono quelli degli ultimi due o tre anni. Ieri sono morti due lavoratori, uno di 68 anni e uno di 52 anni. Quello di 68 anni era un soggetto che lavorava «in proprio» e non aveva alcuna intenzione di andare in pensione, perché attaccato al lavoro; stanotte, poi, è morto un lavoratore di 26 anni. Rappresentano uno spaccato del nostro Paese, che abbiamo il dovere di tutelare e magari inPag. 81questo momento - mi auguro non sia vero - altri casi di questo genere si stanno verificando in Italia.
Di fronte a tale situazione, così drammatica, è ovvio che abbiamo il dovere, come Parlamento, di fare in fretta ma, come dicevo prima, non possiamo, a scapito del contenuto, privilegiare i tempi, perché faremmo un'operazione lesiva degli interessi dei cittadini e della vita delle persone che sono ogni giorno a rischio.
A questo punto, l'attuale maggioranza approverà il provvedimento in esame, lo approverà con i soli voti della maggioranza stessa e avrà sicuramente risolto un problema al suo interno, perché tale approvazione - come quella relativa alla riforma della giustizia e come altre che hanno avuto un'accelerazione fortissima, a scapito del dibattito e a scapito del contenuto - sicuramente risolve una parte dei problemi della stessa maggioranza, che si sono notati dall'inizio della legislatura.
Però chiedo - e anche il nostro voto sarà consequenziale a tale richiesta - di concederci la possibilità, come gruppo parlamentare UDC e come opposizione in generale, di potere in qualche modo contribuire a migliorare il provvedimento in esame che, così com'è, effettivamente non va incontro come avrebbe dovuto al problema della sicurezza sul lavoro.
Vi pongo una sola domanda: è pensabile che non solo il nostro partito, ma metà del Parlamento (infatti l'opposizione costituisce metà del Parlamento) non sia nella condizione di formulare una proposta migliorativa su un disegno di legge del Governo? È pensabile che tale metà del Parlamento, che è metà del Paese, non sia in grado di fornire un suggerimento nell'interesse di un provvedimento così delicato, come quello che ci accingiamo a votare?
Su ciò credo che ognuno di voi, prima che di noi, debba domandarsi se ha agito bene o non ha agito bene. Avete agito bene ad accelerare solo per quanto attiene alla necessità di fornire risposte, ma avete agito male perché non avete permesso a metà dei parlamentari di contribuire.
Tuttavia la nostra serietà, rispetto al provvedimento in esame, si è dimostrata in tutto il suo iter, e la dimostreremo anche nel voto finale, perché riteniamo, con il voto di astensione, seppur contrari sul provvedimento in esame, di dare un segnale forte...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANGELO COMPAGNON. ... affinché - ho concluso, signor Presidente -, una volta risolti (e con questo provvedimento ne avete risolti una parte) i vostri problemi all'interno della maggioranza, dal giorno dopo, prima di utilizzare la delega, che è delicata sul provvedimento in esame, ci ridiate la possibilità di intervenire e di fornire un apporto migliorativo, perché siamo in grado di fornirlo, non nell'interesse di questa opposizione o del mio partito, ma nell'interesse del Paese. [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, preannuncio il voto di astensione anche del gruppo di Alleanza Nazionale, come le altre componenti della minoranza. Lo faremo con senso di responsabilità dato che non intendiamo assolutamente ostacolare il percorso di un provvedimento che sicuramente possiede un effetto annunzio e sul quale vi è stato un alto richiamo del Presidente della Repubblica che rispettiamo, che abbiamo condiviso e che ha aperto la strada, soprattutto in questo ramo del Parlamento, ad una corsia preferenziale molto più veloce, anche tenendo conto delle ferie imminenti.
Non possiamo, però, non evidenziare un certo rammarico nel non essere stati messi nelle condizioni di poter incidere positivamente e proficuamente nel miglioramento del testo del provvedimento. Al Senato è stato svolto un lavoro proficuo - ho letto gli atti provenienti dal Senato -,Pag. 82intenso, che ha visto la maggioranza e l'opposizione interloquire, dialogare, ragionare sulla possibilità di un miglioramento del testo, che è stato comunque arricchito dagli spunti molto interessanti provenienti dalle forze di opposizione.
Alla Camera tutto ciò non è stato possibile perché - come affermavo prima - la necessità di terminare prima delle ferie la conversione in legge del provvedimento ha di fatto non «strozzato» il dibattito, ma sicuramente impedito tutti quei miglioramenti condivisi - anche i colleghi della maggioranza nelle Commissioni lavoro e affari sociali li hanno ritenuti opportuni - che per le esigenze testé richiamate non è stato possibile inserire nel testo. Ciò evidentemente lascia un po' l'amaro in bocca perché, come si è visto, trasfondendo in ordini del giorno alcuni spunti interessanti abbiamo registrato il parere positivo del Governo.
Vi è un aspetto del provvedimento che non è stato minimamente evidenziato nel corso del dibattito e sul quale mi vorrei intrattenere brevemente: la copertura finanziaria. Le deleghe contenute nell'articolo 1, non dovrebbero produrre secondo quanto affermato nella norma, all'articolo 1, comma 7, alcun onere a carico della finanza pubblica. Alle deleghe evidenziate nell'articolo non è, dunque, collegata alcun tipo di copertura. I criteri di delega descritti sono implicitamente riconosciuti onerosi dalla stessa norma dato che si presuppone un'invarianza degli oneri in virtù di una migliore allocazione delle risorse disponibili, in contraddizione con quanto stabilito altre volte dalla Commissione bilancio.
Non è pensabile che si possa conferire al Governo una o più deleghe senza una copertura finanziaria espressa già nella legge delega e rinviare alla potestà legislativa del Governo l'onere di ricercarla. Tutto ciò confligge con un principio sancito dalla Corte costituzionale con sentenza del 1976, dove si afferma che la quantificazione degli oneri e la relativa copertura finanziaria debbano essere effettuati in sede di legge delega e non rimandati ai decreti legislativi.
È un aspetto che a mio avviso inficia la validità del provvedimento. Vedremo successivamente cosa farà il Governo nel momento in cui dovrà ricercare le relative coperture finanziarie con i provvedimenti delegati.
Si tratta di un aspetto dal quale potrebbero derivare problematicità che potrebbero anche mettere in discussione l'impianto complessivo dei decreti legislativi.
Il provvedimento in esame ha presentato sicuramente spunti interessanti, ma in concreto per quanto riguarda gli aspetti - sottolineati in occasione dell'illustrazione e del voto sugli emendamenti - della formazione delle imprese e dei lavoratori, la parte propositiva, che deve precedere l'aspetto sanzionatorio, il controllo e il sistema afflittivo, che possono creare condizioni oltremodo penalizzanti per le imprese, soprattutto - come abbiamo avuto modo di rilevare - per quelle piccole.
Queste ultime sono state inserite nel novero dei soggetti verso i quali si indirizza la normativa che deve disciplinare giustamente e riorganizzare correttamente l'impianto complessivo della sicurezza sul lavoro, e le stesse piccole imprese escono fortemente penalizzate dal provvedimento in esame perché non hanno un sistema organizzativo e imprenditoriale adeguato a sopportare un sistema di sanzioni o di oneri che rischia di travolgerle. Il sistema descritto, con il numero dei dipendenti come limite per la costituzione di determinati organismi o l'importo delle sanzioni che possono essere oltremodo penalizzanti, rischia veramente di creare più danni che benefici ai piccoli imprenditori.
Siamo stati, altresì, critici nel momento in cui non hanno trovato accoglimento le nostre proposte - se non in via mediata, attraverso gli ordini del giorno - di introdurre, già in questa sede e in questo momento, una normativa premiale per le imprese che vengono valutate positivamente dal punto di vista della tutela e del rispetto della normativa in questione. Tutto ciò rappresenta un controsenso perché, se da un lato dobbiamo attrezzare le nostre istituzioni affinché siano più incisivePag. 83nel controllo e nella lotta contro il fenomeno in esame, dall'altro non possiamo non evidenziare come sia utile e importante affiancare alla repressione un sistema premiale. Si tratta di un aspetto sul quale - ripeto - siamo stati molto critici.
Ovviamente il nostro senso di responsabilità farà sì che il provvedimento in esame, comunque, oggi venga approvato, in attesa che il Governo - al quale auguriamo buon lavoro perché non sarà facile sviluppare una serie di deleghe su una materia così complessa e nei termini che sono stati indicati - presenti alle Commissioni il lavoro svolto.
Fin da ora manifesto qualche perplessità sul fatto che, in quella sede, si possano ottenere delle modifiche perché - come è noto - i tempi sono quelli che sono, le Commissioni devono prestare il parere entro il termine prestabilito...

PRESIDENTE. Deve concludere.

ANTONINO LO PRESTI... ed è ovvio che anche in quella sede vi saranno difficoltà oggettive.
Vorrei oggi, per allora, chiedere al Governo di presentare il lavoro svolto con spirito aperto, e con l'atteggiamento di chi vuole ricevere quel contributo che tutti abbiamo interesse a conferire...

PRESIDENTE. Deve concludere.

ANTONINO LO PRESTI. Dunque, auguro buon lavoro ai signori del Governo e speriamo che il provvedimento in esame a settembre, novembre o dicembre, quando saranno adottati i decreti delegati possa essere completamente migliorato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pedica. Ne ha facoltà.

STEFANO PEDICA. Signor Presidente, l'esame del disegno di legge in oggetto costituisce un'occasione unica di incontro e di riflessione su un fenomeno tanto drammatico quanto diffuso, la cui urgenza è resa evidente dal triste susseguirsi, anche in questi giorni, come ricordavano alcuni colleghi, di gravissimi incidenti sul lavoro, molti dei quali mortali.
Le cifre relative alle morti sui luoghi di lavoro ci indicano in maniera inequivocabile come sia insostenibile accettare un tale stillicidio quotidiano di lavoratori e di lavoratrici. La problematica delle morti bianche è da considerare una vera e propria piaga nazionale, una tragica fenomenologia che investe, nella maggior parte dei casi, fasce sociali già disagiate che svolgono le mansioni più faticose e rischiose. Non è possibile negare tutta l'attenzione e il supporto che la situazione merita. Dobbiamo essere attenti; è inutile che ci giriamo intorno e che alcune forze politiche del centrodestra dicano di votare o di astenersi: in questo momento non giochiamo! Stiamo parlando di persone che muoiono ogni giorno e non ci dobbiamo neanche atteggiare ad essere irresponsabili, come alcuni partiti stanno facendo oggi, magari pubblicizzando altre cose, che a noi fanno raccapricciare la pelle, come il test sull'antidroga che non so quale significato possa avere oggi. Di certo le persone muoiono, cari amici del centrodestra e dovete dimostrare anche voi di avere un senso di responsabilità.
La previsione ad opera del disegno di legge del Governo, n. 2849, di un testo unico in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro concorrerà a rendere sicuramente più efficace ed organica la normativa vigente, che allo stato attuale è costituita da diverse e assai stratificate norme, che si sono succedute nel corso di diversi decenni. La normativa che regola la materia, non è di certo afflitta da un vuoto normativo, ma sicuramente soffre di una grave frammentazione e stratificazioni di discipline i cui blocchi principali sono costituiti da una serie di regolamenti risalenti agli anni Cinquanta e dalla normativa emanata negli anni Novanta.
Dopo l'emanazione del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, di attuazione delle direttive europee sul miglioramento della salute e sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro, il processo diPag. 84produzione normativa in materia di sicurezza del lavoro non ha visto soste, con l'integrazione della legislazione italiana e la trasposizione di norme europee nell'ordinamento nazionale. Una tale disgregazione di norme certamente non favorisce un'applicazione puntuale ed agevole dei provvedimenti riguardanti la sicurezza nei luoghi di lavoro.
Il testo unico del Governo, da un'analisi del contenuto e della struttura organica, mi sembra in linea di massima idoneo a superare i limiti delle manchevolezze della disciplina vigente in materia di salute e sicurezza dei lavoratori, rispettando le competenze legislative costituzionalmente definite dall'articolo 117 della Costituzione, per quanto attiene alle materie di legislazione concorrente tra Stato e regioni, in riferimento alle quali il disegno di legge del Governo, all'articolo 1, che costituisce la norma di delega, si limita a stabilire i principi e i criteri direttivi ai quali si deve attenere la normativa di dettaglio, rimessa alla potestà legislativa delle singole regioni.
Anche per quanto riguarda le norme precettive che contengono disposizioni attinenti la tutela della salute e della sicurezza, per le quali lo Stato si dovrebbe limitare a stabilire principi fondamentali, vorrei rilevare come tali disposizioni intervengono in ambiti connessi con materie di legislazione esclusiva dello Stato, quali l'organizzazione e l'ordinamento amministrativo dello Stato e degli enti pubblici nazionali, l'ordinamento civile e penale e il sistema tributario e contabile dello Stato.
Considerata la stratificazione della normativa vigente e lo sforzo del Governo, che è riuscito ad adottare un testo unico semplificato ed organico, auspico un esame ed un'approvazione spedita e puntuale del provvedimento che, grazie anche ai miglioramenti apportati in Senato, ritengo sia idoneo ad assicurare un considerevole innalzamento del grado di sicurezza nei luoghi del lavoro. Gli articoli aggiunti al Senato, costituiti da norme precettive, garantiscono un'immediata applicazione della norma in materia che, integrata dalle disposizioni inerenti alla delega contenuta all'articolo 1, consentirà un'applicazione più certa ed immediata delle tutele garantite ai lavoratori.
Meritevoli di considerazioni sono le importanti novità contenute nel disegno di legge volte ad accrescere il livello di sicurezza sui luoghi di lavoro, tra le quali vorrei menzionare il rafforzamento del ruolo del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale; l'introduzione della figura del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza del sito produttivo; la rivisitazione e il potenziamento delle funzioni degli organismi paritetici, anche in qualità di strumento di aiuto alle imprese nell'individuazione di soluzioni volte a migliorare la tutela della salute e la sicurezza dei lavoratori; l'introduzione dello strumento dell'interpello, relativamente ai quesiti sull'applicazione della normativa in materia di sicurezza del lavoro; l'obbligo di indicare specificamente i costi relativi alla sicurezza del lavoro nei contratti di somministrazione, di appalto e di subappalto e, infine, l'attenzione dedicata all'orario di lavoro che, se non rispettato e ingiustamente protratto più del dovuto, può accrescere considerevolmente il rischio di infortuni sul lavoro.
Ritengo, quindi, assai apprezzabile l'introduzione di alcune disposizioni in materia di contrasto irregolare, tra cui quelle previste dall'articolo 2, in base a cui, nei casi di esercizio dell'azione penale per i delitti di omicidio colposo o di lesione personale colposa, commessi in violazione in materia di prevenzione degli infortuni sul lavoro, il pubblico ministero dà immediata notizia all'Inail, ai fini dell'eventuale costituzione di parte civile e dell'azione penale.
Tra le iniziative particolarmente efficaci, introdotte con una proposta emendativa del Governo al Senato, vorrei sottolineare l'impegno rivolto a contrastare in maniera efficace il fenomeno degli infortuni mortali, attraverso l'assunzione, mediante l'utilizzo di graduatorie relative ad un concorso bandito nel 2004, di ispettori del lavoro, non solo del ruolo amministrativo, ma anche tecnico, avendo questi ultimi le competenze più appropriate perPag. 85verificare l'effettiva messa in sicurezza dei luoghi di lavoro, nonché il rispetto di specifiche normative richiedenti, per il controllo del livello di applicazione, accertamenti e valutazioni di natura tecnologica, sia relativamente ad aspetti dei processi produttivi rilevanti ai fini della tutela fisica dei lavoratori, sia relativamente alla rispondenza di macchine, strumentazioni ed impianti a precise disposizioni normative.
Vorrei, inoltre, sottolineare come sia significativa, nell'ottica della promozione di una vera cultura della sicurezza, la previsione di destinare gli introiti delle sanzioni pecuniarie ad interventi e campagne di informazione.
Dopo averne elogiato gli aspetti meritevoli di apprezzamento, vorrei sottolineare come il testo del disegno di legge in esame sia sicuramente migliorabile sotto diversi aspetti, in relazione all'accettabile grado di sicurezza raggiungibile e all'urgenza che l'approvazione di tale provvedimento merita.
Anche in relazione all'orientamento assunto in seno all'esame in sede referente delle Commissioni riunite XI (Lavoro) e XII (Affari sociali), auspico una rapida approvazione del testo, considerando inopportuno il rinvio al Senato a seguito di modifiche apportate in seno alla Camera. Voglia il Governo, da parte sua, impegnarsi ad attuare tutte le indicazioni volte a conseguire un più alto grado di sicurezza, attraverso integrazioni e perfezionamenti, alla normativa in materia di sicurezza e salute sui luoghi di lavoro.
Vorrei concludere con una riflessione, che tiene conto del valore...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

STEFANO PEDICA. ... e del rilievo che ogni singola vita umana dovrebbe avere nel nostro ordinamento.
Ritengo che, se l'approvazione del presente testo unico può servire a salvare la vita anche di un solo lavoratore o di una sola lavoratrice, il nostro impegno non sarà stato vano!
È con tali considerazioni che vorrei preannunciare il voto favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori al presente disegno di legge (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Rossi Gasparrini. Ne ha facoltà.

FEDERICA ROSSI GASPARRINI. Signor Presidente, il gruppo dei Popolari-Udeur preannuncia, con la massima convinzione, il proprio voto positivo sul provvedimento in esame, in quanto condivide pienamente l'obiettivo dell'intervento legislativo, che consiste nel rendere più omogenea e razionale la disciplina in materia di tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro.
Se analizziamo la drammaticità delle morti bianche, vediamo che esse hanno un'incidenza maggiore in alcune aree del Paese. Oggi, in Puglia, piangiamo la morte di tre lavoratori. Il gruppo dei Popolari-Udeur condivide, quindi, la necessità e l'urgenza di questo provvedimento.
L'Italia deve conformarsi, quanto prima, alle regole comunitarie in materia e deve garantire condizioni di lavoro più dignitose e omogenee ai cittadini, condizioni che siano degne di un Paese civile come il nostro.
Con tale intervento legislativo il Governo ha voluto rispondere a queste esigenze ed ora è nostro compito approvarlo senza indugio: è una responsabilità che abbiamo nei confronti di tutti i lavoratori italiani e delle loro famiglie, specialmente quelle che sono state duramente colpite dal dramma degli incidenti mortali.
Tutto ciò considerato, il gruppo dei Popolari-Udeur, che pure aveva presentato proposte emendative al testo licenziato dal Senato, esprime soddisfazione per l'accoglimento di alcuni ordini del giorno: tra i temi trattati consideriamo fondamentale quello del sostegno agli ispettori del lavoro, i quali esercitano un potere di controllo esteso a tutti gli aspetti del rapporto di lavoro e svolgono, tra i diversi compiti loro assegnati, importanti funzioni di coordinamento del personale di vigilanza degli istituti previdenziali. Il potere-doverePag. 86di coordinamento della direzione provinciale del lavoro, nei confronti degli istituti previdenziali, non riguarda solo la fase di programmazione dell'attività di vigilanza, ma anche la fase operativa, cioè quella dello svolgimento dell'attività ispettiva, che richiede professionalità ed impegno.
Risulta, dunque, incoerente che le retribuzioni del personale ispettivo delle direzioni provinciali del lavoro siano inferiori rispetto a quelle del personale di vigilanza degli enti previdenziali, personale che - come ho detto - è chiamato a coordinare.
Come gruppo dei Popolari-Udeur, inoltre, intendiamo appoggiare, con lettera formale al Presidente Prodi, la richiesta avanzata oggi dal Ministro del lavoro, Cesare Damiano, il quale chiede maggiori e più ampie risorse economiche a disposizione della vigilanza e della prevenzione finalizzata alla sicurezza.
Signor Presidente, la ringrazio e vorrei far notare quanto sia drammatico riuscire a parlare in questa sede (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buglio. Ne ha facoltà.

SALVATORE BUGLIO. Signor Presidente, fino all'ultimo minuto ero indeciso se consegnare il mio intervento o svolgere alcune considerazioni; poi, per la felicità di molti colleghi, ho deciso di consegnare l'intervento, ma le considerazioni le svolgo ugualmente...

PRESIDENTE. Mi scusi un attimo solo. Per favore, vorrei invitare i deputati a ridurre i toni di voce delle loro conversazioni, grazie.
Prego, deputato Buglio.

SALVATORE BUGLIO. Vorrei svolgere alcune considerazioni, in quanto mi ha colpito molto il comunicato ANSA delle ore 15,26 che riferisce dell'incidente occorso ad un operaio dell'Ilva, Domenico Occhionegro. Vorrei leggere cosa può avvenire in Italia nel terzo millennio e come un determinato contesto ambientale, culturale e sociale possa portare inevitabilmente ad una morte bianca.
Vi prego di ascoltare con attenzione, perché la questione del contesto è importante in quanto ormai si tratta di un fatto culturale, e non bastano gli interventi di tutti i colleghi, le recriminazioni e il dispiacere del giorno o del minuto dopo o il comunicato Ansa. Riflettiamo su questo!
A Domenico Occhionegro era stata promessa una piccola promozione e per questo si dava ancora di più da fare. Il giovane operaio di 26 anni è morto oggi, dopo l'incidente di ieri sera nel reparto Tubificio 2, dell'Ilva di Taranto, dove lavorano circa 300 persone.
L'operaio lavorava nella postazione Katof 2, dove si tagliano i tubi, in testa e in coda, nei punti dove vi sono eventuali difetti. Era stato assunto tre anni fa all'Ilva e proprio perché finalmente aveva ottenuto un posto di lavoro - vi è anche il problema della precarietà - pensava al suo futuro ed aveva programmato il matrimonio nel prossimo mese di ottobre. «Ero lì - racconta un collega - ho visto Mimmo sotto quel tubo, ho visto i suoi occhi e ho pensato: non ce la farà».
«Mimmo - continua - era un ragazzo gioviale, attivo. Non doveva morire. E, sì, non si doveva trovare lì, in quell'area, ma è normale fare certe cose che non si dovrebbero fare, quando si è continuamente pressati dai capi. Per loro siamo solo numeri».
Dal 18 agosto 2006 ad oggi nel reparto Tubificio 2 sono avvenuti tre incidenti gravi: in due episodi sono morti due operai; in un altro, ad ottobre, due operai sono rimasti feriti gravemente, tanto che un dipendente è tornato da poco sul posto di lavoro e un altro, che ha rischiato l'amputazione delle gambe, non è ancora rientrato.
«Non sono i macchinari a creare un problema» - racconta un altro operaio - «ma è il clima diventato irrespirabile in quel reparto, tanto da costringere i dipendenti a fare magari manovre che non si devono fare pur di non ricevere strigliate ingiustificate».Pag. 87
Gli operai parlano di turni massacranti anche di 16 ore al giorno, con un caldo terribile. Nel capannone dove lavoriamo, si raggiungono anche i 50 gradi e non tutte le postazioni hanno i gabbiotti con l'aria condizionata.
Questo è il contesto particolare nel quale si può morire. Così muore un ragazzo di 23 anni, in un paese dove i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori sono negati. Penso, che quanto ho appena detto, il modo in cui si è arrivati alla morte di un ragazzo di 23 anni, ci debba fare riflettere sull'approccio relativo a tali problemi.
Pertanto, vorrei far presente che vi è un contesto culturale da superare e affrontare. In relazione al problema che riguarda la precarietà, è del tutto evidente che il Governo ha fornito alcune risposte. Su questo argomento, come dimostrato in Commissione lavoro, tutte le forze politiche, maggioranza e opposizione, hanno capito l'emergenza ed hanno accelerato i propri lavori; pertanto, vorrei ringraziarle.
Inoltre, vorrei sottolineare che, sempre in Puglia, nella stessa giornata, ci sono stati in tutto tre morti tra cui un operaio edile di Brindisi, Cosimo Perrini, e un operaio di 33 anni, morto ad Otranto.
Non ho voluto svolgere l'intervento che avevo già preparato, probabilmente dieci minuti di parole che un po' tutti stiamo pronunciando in quest'aula. Penso che parlare del contesto ambientale e culturale presente oggi in Italia sia molto più importante che fornire alcune giustificazioni e pensare, soprattutto in una logica amico-nemico - che si riscontra anche in quest'aula - che qualcuno è bravo perché si ricorda dei morti al momento opportuno e qualcun altro, probabilmente, non ha questa sensibilità.
Il provvedimento in esame ha superato questa logica, ne sono davvero contento e ritengo costituisca un grande passo avanti per restituire dignità a moltissime lavoratrici e moltissimi lavoratori.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative della mia dichiarazione di voto (Applausi dei deputati dei gruppi La Rosa nel Pugno, L'Ulivo e Verdi).

PRESIDENTE. Deputato Buglio, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pagliarini. Ne ha facoltà.

GIANNI PAGLIARINI. Signor Presidente, intervenendo nella discussione sulle linee generali di questo provvedimento mercoledì scorso mi sono soffermato sulla drammaticità dei numeri a proposito degli infortuni e delle morti sul lavoro. Da allora è trascorsa una settimana e, mentre noi discutiamo, nel Paese reale, nelle fabbriche e nei cantieri il numero degli infortuni e delle morti bianche continua a crescere.
Vorrei far notare che negli ultimi sette giorni sono stati denunciati all'Inail 12 mila infortuni i quali, pertanto, sono passati da poco meno di 600 mila dall'inizio dell'anno a 611.708, e negli ultimi sette giorni altri 19 lavoratori sono morti, portando il numero complessivo a 611.
Sembra un bollettino di guerra e, invece, stiamo parlando di persone che muoiono facendo il loro mestiere. È un'autentica vergogna dinanzi alla quale il Parlamento aveva ed ha il dovere di fornire una risposta forte all'altezza della gravità della situazione.
Con questo spirito siamo partiti l'anno scorso con l'obiettivo di riprendere in modo organico le proposte abbozzate nelle precedenti legislature e, finalmente, oggi si sono determinate le condizioni per porre all'attenzione del Parlamento e del Paese intero un nuovo testo unico per la salute e la sicurezza sul lavoro.
Il punto cruciale è dirompente nella sua semplicità: si tratta di mettere in campo una risposta in grado di prefigurare una svolta sul piano normativo, pur nella consapevolezza che una simile problematica richiede anche innovazioni sotto il profilo culturale e sociale.
L'obiettivo è ambizioso perché non è semplice tenere assieme prevenzione ePag. 88repressione in una cornice di riscatto e rinascita culturale su un tema troppo spesso rimosso negli ultimi decenni. Non è semplice perché ampie porzioni della società non hanno voluto riconoscere per troppo tempo il primato del lavoro e della sua dignità. Così è potuto accadere, nel silenzio generale, che infortuni e morti bianche abbiano trovato talvolta spazio nelle pagine di cronaca dei giornali come fenomeni casuali, frutto di disattenzione e, comunque, imputabili alla fatalità.
In parallelo, ampi settori della società hanno tollerato il ricorso al lavoro nero, hanno considerato un male minore la diffusione della precarietà, in quanto lavorare saltuariamente sarebbe sempre meglio che rimanere disoccupati. Questo modo di pensare sembra a prima vista lineare e, invece, è assai contorto perché piega il diritto inalienabile al lavoro al primato dell'impresa e ai suoi bisogni contingenti.
Noi del gruppo dei Comunisti Italiani, anche in questo caso, ci siamo assunti la responsabilità di dire le cose come stanno. Mentre le più alte cariche dello Stato rompevano il muro del silenzio sull'ecatombe quotidiana di morti bianche, mentre le autorità religiose esprimevano tutto il loro sdegno per il mancato rispetto della persona e dei suoi bisogni più elementari, ebbene una parte del sistema delle imprese restava troppo spesso a guardare come se le tragedie dei dipendenti e dei loro familiari non risultassero degne di nota per i datori di lavoro.
Non è una novità che nel nostro Paese vengano spesso ignorati i precetti che regolamentano la sicurezza nei luoghi di lavoro perché considerati inutili o perché ritenuti costosi, e non desta alcuna sorpresa che molte imprese, per lo più di modeste dimensioni, siano disattente riguardo all'organizzazione del lavoro al proprio interno e nei confronti delle aziende cui sono affidate mansioni o rami di attività.
Eppure, cari colleghi, gli infortuni non devastano soltanto gli affetti dei lavoratori caduti nell'esercizio del loro lavoro, ma recano un danno enorme alla collettività, incidono pesantemente sul bilancio economico e sociale di un intero Paese.
La presa d'atto di quanto sta avvenendo sotto i nostri occhi ci ha condotto fin qui, ci ha condotto a cimentarsi finalmente con un nuovo testo unico sulla salute e la sicurezza del lavoro. Ciò significa che il Parlamento italiano decide opportunamente di interrogarsi in modo critico anche sulla degenerazione del modello produttivo e sul peggioramento delle condizioni di vita delle persone che hanno colpito tanto il lavoro salariato più tradizionale, quanto le nuove forme di lavoro atipico.
Questo significa partire dai dettami della Carta costituzionale, che pone al centro la persona e i suoi diritti inviolabili, primo tra tutti il diritto al lavoro. Il testo unico che ci apprestiamo a votare contiene una serie di norme e disposizioni che delineano il carattere di una svolta, che andrà poi completata sul terreno sociale e culturale.
Vorrei ricordare brevemente le linee guida del testo, che entra nel merito di tutti gli aspetti che riguardano la tutela della salute di tutti i lavoratori: pone la necessità, da un lato, di semplificare le procedure che hanno carattere formale e, dall'altro, di modulare l'apparato sanzionatorio in modo che risulti equo ed efficace, soprattutto per le infrazioni più gravi; definisce il rafforzamento del sistema di prevenzione e vigilanza; sostiene il ruolo dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza e quello degli organismi bilaterali; dispone il potenziamento delle attività di formazione e informazione a tutti i livelli, integrandole con un sistema di verifica e di effettività delle norme; valorizza gli accordi sindacali e su base volontaria nonché i codici di condotta e le buone prassi; interviene in tema di appalti, definendo la responsabilità solidale fra appaltante ed appaltatore, modificando il sistema di assegnazione degli appalti pubblici al massimo ribasso, a garanzia che l'assegnazione non determini la diminuzione del livello di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori.Pag. 89
Vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi su un ultimo aspetto presente nel testo, che dà il senso della nuova strada imboccata, ma ne evidenzia anche i limiti. Sto parlando del riferimento alla cultura della prevenzione e alla necessità di rafforzarla, a partire dalle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado.
Intendo dire che, se è fondamentale che un nuovo assetto normativo riconosca la priorità di una svolta culturale, è altrettanto evidente quale ulteriore sforzo ci si attenda da tutta la società italiana, al di là di un articolato di legge pure innovativo.
Per questi motivi, noi Comunisti Italiani siamo fra coloro che definiscono il testo unico come un primo importantissimo passo in avanti, e per questo motivo voteremo «sì» con convinzione.
Ciò non significa che siamo in presenza di un provvedimento perfetto, tutt'altro! È un testo che, durante il suo percorso di completamento, potrà essere migliorato, a partire dagli elementi che hanno arricchito il dibattito nelle Commissioni XI e XII, un dibattito che ritengo molto prezioso e che ha riguardato molti temi che sono oggetto di delega.
Ritengo che quel confronto, arricchito da proposte della maggioranza e dell'opposizione, non debba essere disperso e possa contribuire a costruire deleghe più efficaci nell'interesse dei lavoratori e della società nel suo insieme.
Mi si permetta, al riguardo, una breve digressione: stiamo discutendo in quest'aula del nuovo testo unico, di un intervento volto ad evitare che si verifichi un evento infortunistico. Sono convinto, però, che parallelamente la nostra attenzione debba essere rivolta anche a chi ha già subito un infortunio, vale a dire a coloro che, oltre al danno, rischiano pure le beffe, perché scontano una riduzione della capacità lavorativa.
Abbiamo il dovere di mettere in campo politiche inclusive e di concreto sostegno economico per aiutare questi lavoratori a rientrare nel ciclo produttivo ed a vivere un'esistenza decorosa.
Dobbiamo essere consapevoli che il nostro impegno è solo all'inizio e siamo tutti chiamati a fare la nostra parte. Lo dobbiamo alle famiglie dei lavoratori morti drammaticamente sul lavoro e lo dobbiamo anche a chi si alza la mattina per recarsi in fabbrica o in cantiere e ha il sacrosanto diritto di tornare a casa la sera (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani, L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pellegrino. Ne ha facoltà.

TOMMASO PELLEGRINO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, l'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro: recita così l'articolo 1 della nostra Costituzione. Il lavoro è un diritto, il lavoro è un dovere; ma anche la dignità e la sicurezza sono dei diritti e non si può e, soprattutto, non si deve morire per il lavoro.
Non si possono perdere diritti per adempiere ai doveri. Gli ultimi episodi di cronaca (penso anche alle due morti bianche avvenute ieri nella provincia di Vicenza: e colgo l'occasione per esprimere, a nome dei Verdi, la più sentita commozione alle famiglie delle vittime), l'elevato numero di incidenti sul lavoro, la condizione generale della sicurezza sul lavoro, soprattutto dopo l'appello del nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, hanno portato a questo importantissimo provvedimento che oggi siamo chiamati ad approvare, un provvedimento che assume un significato particolare proprio in un periodo in cui le morti e gli incidenti sul lavoro si sono susseguiti con un'incredibile drammaticità.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 18,02)

TOMMASO PELLEGRINO. Proprio su un argomento così importante mi ha fatto particolarmente piacere il clima costruttivo e propositivo che si è evidenziato prima nelle Commissioni e poi in Assemblea.Pag. 90Ritengo infatti che l'approvazione di provvedimenti così importanti, che mirano alla tutela della salute dei cittadini e in particolare modo della salute e della sicurezza dei lavoratori, dimostra la capacità della classe politica di saper cogliere le difficoltà e le esigenze dei cittadini. Il lavoro sinergico che ha impegnato tutti, per poter essere concretamente efficiente, ha bisogno della collaborazione di tutte le istituzioni, delle amministrazioni locali, degli operatori e dei rappresentanti del settore.
Il rapporto presentato dall'Inail ha rilevato 1.250 morti solo nel corso del 2006, su un totale di un milione di infortuni, con un aspetto preoccupante da sottolineare: nel settore industria e servizi, in cui si colloca il 90 per cento degli incidenti, si è registrata una crescita del numero dei morti. Tutto ciò, peraltro, senza considerare che le statistiche ufficiali non computano mai il numero dei morti per malattie professionali.
Anche uno sguardo all'Europa ci fa capire che ciò che abbiamo fatto fino ad oggi per tutelare i nostri lavoratori non è assolutamente bastato: negli ultimi dieci anni, i morti sul lavoro sono diminuiti del 46 per cento in Germania e del 34 per cento in Spagna, ma solo del 25 per cento nel nostro Paese. È vero che non si possono ricondurre vite umane a numeri, ma è altrettanto vero che la conoscenza di questi dati ci è servita ad individuare una serie di misure comprese nel provvedimento oggi in discussione. Questi dati appaiono peraltro ancora più drammatici se si aggiungono gli incidenti dei lavoratori in nero, che tante volte - troppo spesso - durante il trasporto in ospedale divengono incidenti d'auto o incidenti domestici: si stimano infatti in oltre duecentomila gli incidenti che si verificano nell'ambito del lavoro sommerso sul territorio italiano. Mancano dunque all'appello molti dati, relativi al numero reale degli infortuni e delle malattie professionali.
Considerando il quadro complessivo della situazione, è stata necessaria innanzitutto una riorganizzazione dei diversi controlli per la sicurezza dei lavoratori, affinché venissero evitati inutili sovrapposizioni. Occorreva infatti adeguare le strutture di vigilanza e ispezione, per definire nuove strategie di prevenzione. In determinate regioni vi sono varie criticità, dovute soprattutto ai dipartimenti di prevenzione delle Aziende sanitarie, le quali, molte volte già oberate dalla mole di lavoro, prestano poca attenzione alla prevenzione e alla messa in sicurezza dei luoghi di lavoro e dei lavoratori. Fondamentale è inoltre la formazione del personale addetto alla verifica delle condizioni di sicurezza dei lavoratori. Pertanto, all'impegno di aumentare il numero degli ispettori del lavoro si deve accompagnare anche un più elevato livello di competenza e di professionalità degli operatori stessi.
È inevitabile, peraltro, che a tutto ciò, soprattutto in determinate regioni del nostro territorio, si debba accompagnare una serrata lotta alla criminalità organizzata, che indubbiamente condiziona talune dinamiche del mondo del lavoro, con una ricaduta negativa sulla sicurezza dei lavoratori. Accade infatti spesso che le aziende, per pagare tangenti alle mafie, non destinino i necessari fondi alla sicurezza o che, in altri casi, si avvalgano di manodopera in nero. Con questo provvedimento, abbiamo previsto meccanismi di premialità per le aziende che rispettano le normative sulla sicurezza; allo stesso tempo, occorre sempre più prevedere meccanismi sanzionatori per le aziende che non le rispettano: queste ultime debbono essere fortemente penalizzate, fino ad arrivare anche alla loro esclusione dai bandi pubblici.
Questo provvedimento, finalizzato al riordino della normativa in tema di salute e sicurezza dei luoghi di lavoro, prevede peraltro alcuni punti che meritano un rilievo specifico, in quanto sono stati particolarmente attesi.
Mi riferisco all'introduzione di particolari misure di tutela per determinate categorie di lavoratori e lavoratrici e per specifiche tipologie di lavoro o settori di attività; alla semplificazione degli adempimenti meramente formali; alla riformulazione e alla razionalizzazione dell'apparatoPag. 91sanzionatorio amministrativo e penale per la violazione delle norme previste nei relativi decreti di attuazione; alla rivisitazione ed al potenziamento delle funzioni degli organismi paritetici, con la previsione della partecipazione delle parti sociali al sistema informativo; alla realizzazione di un coordinamento, su tutto il territorio nazionale, delle attività in materia di salute e sicurezza sul lavoro, finalizzato all'emanazione di indirizzi generali uniformi e alla promozione dello scambio di informazioni; all'esclusione di qualsiasi onere finanziario a carico dei lavoratori subordinati e dei soggetti ad essi equiparati in relazione all'adozione delle misure relative alla sicurezza e salute degli stessi; alla revisione, infine, delle normative in materia di appalti, prevedendo il rispetto delle norme relative alla salute e sicurezza dei lavoratori quale elemento vincolante per la partecipazione alle gare e l'accesso alle agevolazioni.
Fondamentale è il controllo rivolto al contrasto del lavoro sommerso ed irregolare. Si tratta di una riforma di civiltà - come hanno sottolineato il Ministro della salute, Livia Turco, ed il Ministro del lavoro, Cesare Damiano - che punta a garantire che si possa lavorare senza morire. Un altro aspetto importante è costituito dal fatto che finalmente sarà tutelato anche il lavoro flessibile ed autonomo e particolare attenzione viene riservata ai giovani ed agli extracomunitari.
Specifiche responsabilità sono rivolte alle aziende che ricorrono a subappalti, introducendo norme che riconducono la responsabilità della sicurezza, e quindi degli eventuali infortuni, all'azienda appaltante e non più solo a quella subappaltatrice. Infatti, ricordiamo che circa l'85 per cento degli infortuni con esito mortale avviene proprio nell'ambito dei subappalti, dove le attuali leggi non sempre riescono a risalire alle effettive responsabilità. L'obiettivo è sicuramente quello di giungere ad una legislazione che ci possa consentire un lavoro qualitativo e che ponga al centro dell'attenzione il lavoratore, con i suoi diritti ed i suoi doveri. Certamente, la stragrande maggioranza degli incidenti non costituisce certo una fatalità, ma rappresenta spesso l'incapacità di fornire ai lavoratori quegli strumenti che ne consentano la tutela. Un ruolo fondamentale è affidato alla formazione, come strumento di prevenzione e di tutela.
Voglio ricordare un dato che è emerso dall'indagine conoscitiva sul precariato che abbiamo svolto proprio con la Commissione lavoro, e cioè che moltissimi incidenti sul lavoro si verificano in capo ai lavoratori precari (avendo questi ultimi già pochi diritti riconosciuti, ovviamente molto scarse sono anche le garanzie per la sicurezza sui luoghi di lavoro).
L'obiettivo che vogliamo raggiungere con l'importante provvedimento al nostro esame è proprio quello di collocare il lavoro alla base di tutta la nostra società, con l'impegno di tutti a giungere ai livelli di sicurezza e salute che competono ad uno Stato civile. Per questo motivo, il gruppo dei Verdi preannunzia il voto favorevole sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Trupia. Ne ha facoltà.

LALLA TRUPIA. Signor Presidente, ieri all'Ilva di Taranto si è verificata l'ennesima vittima del lavoro, la numero seicentoundici. Ancora una volta la vittima è un operaio, un giovane: i più esposti sono sempre loro, i lavoratori e le lavoratrici più deboli, coloro che svolgono le mansioni più faticose e meno retribuite, coloro che il sindacato non riesce a raggiungere o i precari sparpagliati in piccole e piccolissime imprese senza tutela e senza diritti. Costoro rappresentano la gran parte dei giovani di oggi, delle donne e degli immigrati del nostro Paese. Il provvedimento alla nostra attenzione è dunque urgente, giusto e necessario. Finalmente il Parlamento interviene, mettendo in campo proposte e rimedi utili. La dignità del lavoro, il diritto alla salute e alla sicurezza sono beni non negoziabili, che misurano il livello di civiltà di un Paese.
Il rapporto annuale dell'Inail che abbiamo conosciuto oggi ci fornisce datiPag. 92allarmanti: i lavoratori extracomunitari si infortunano il 50 per cento in più rispetto agli italiani, più della metà delle aziende edili controllate in un anno dagli ispettori del lavoro (quasi ventimila) risultano irregolari, 143 mila lavoratori (quanto una piccola-media città) risultano completamente sconosciuti all'Inail. Si tratta di dati inequivocabili.
Ciò che indebolisce il sistema Italia non è, dunque, il costo del lavoro troppo alto, ma l'illegalità e il lavoro nero. Si diventa pienamente europei non solo quando circola tra i cittadini la stessa moneta, ma quando circolano tra i lavoratori e le lavoratrici gli stessi diritti, primo tra tutti il diritto a non morire di lavoro, a non essere privi di ogni tutela e precari per tutta la vita, considerati, in sostanza, una merce tra le altre. Non a caso la nostra Costituzione pone il lavoro al primo posto tra i suoi valori fondamentali.
Per salvaguardare la dignità del lavoro è importante che i sindacati siano forti, perché quando il sindacato è forte anche i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici sono più forti. Ma è altrettanto importante che l'impresa non dimentichi che tra le sue ragioni fondative non vi è solo il profitto e il denaro, ma anche la ragione sociale, quella che ne può fare un soggetto decisivo per lo sviluppo dell'intero Paese.
Il provvedimento in esame avanza proposte e rimedi utili perché rafforza sia i diritti dei lavoratori sia la funzione sociale dell'impresa. I lavoratori potranno finalmente avere un proprio rappresentante per la sicurezza sul luogo di lavoro; tutti i lavoratori saranno tutelati allo stesso modo, sia i parasubordinati sia gli autonomi sia, infine, i lavoratori a tempo pieno. Potranno partecipare a programmi di formazione in materia di tutela e sicurezza e alle imprese sarà concesso, per questo fine, un credito di imposta. L'Inail potrà finalmente essere informata tempestivamente e costituirsi parte civile. Si introduce, infine, lo strumento dell'interpello e le imprese subiranno ispezioni e controlli, anche se avranno fatto richiesta di regolarizzazione del lavoro, quando il problema è la sicurezza e la salute. Si elimina così una zona franca, vergognosamente prevista nella cosiddetta legge Maroni.
Il provvedimento in esame è, dunque, importantissimo e innovativo, ma non basterà da solo. Bisogna porre mano al mercato del lavoro in modo tale che rispetto delle regole e legalità ne diventino fattori costitutivi. Le patologie da curare sono soprattutto due: il lavoro nero e la precarietà di massa di troppi giovani e di troppe donne, che sono diventati, in questi anni, dati strutturali e motivi di insicurezza e di regressione nei diritti. È sulla base di questa convinzione che il gruppo della Sinistra Democratica mantiene un giudizio fortemente critico su alcuni aspetti del protocollo del Governo sulla competitività e il mercato del lavoro. La defiscalizzazione dello straordinario e la non correzione della legge n. 30 del 2003, laddove prevede la reiterazione dei contratti a termine oltre i 36 mesi, di fatto, finiscono con il moltiplicare la precarietà ed abbassare la qualità del lavoro ed espongono, nell'insieme, a rischio i lavoratori. Non possiamo licenziare oggi un buon provvedimento e contraddire noi stessi domani, nel protocollo del Governo. La sicurezza e la salute del lavoro sono figli della buona occupazione, non della precarietà di massa e della vergogna del lavoro nero. Cambiare dunque, come è scritto nel programma dell'Unione, questo aspetto della legge n. 30 del 2003 è coerente con lo spirito del provvedimento in esame e non è un'arma di ricatto agitata dalla cosiddetta sinistra radicale.
Prevenire gli incidenti e le morti sul lavoro, non intervenendo solo quando il danno è ormai irreparabile, deve essere il nostro obiettivo. Con tali misure si modifica, poi, in un punto essenziale la disciplina contenuta nel codice degli appalti pubblici, prevedendo che i costi relativi alla sicurezza debbano essere specificatamente indicati nei bandi di gara e risultare congrui. Se applicata, sarà una piccola grande rivoluzione in quella pratica che è tra le cause prime degli incidenti e delle morti bianche. Mi riferisco al sistema diPag. 93assegnazione degli appalti al massimo ribasso, tanto in voga in Italia, una modalità che deresponsabilizza le imprese, apre il mercato alla mafia e a forze delinquenziali e abbassa drasticamente il livello di tutela della salute e il livello complessivo della qualità della produzione, si tratti di merci o di servizi.
Oggi, facciamo un primo significativo passo, importante e molto atteso dal mondo del lavoro, ma dobbiamo dirci la verità. Le risorse sono ancora troppo scarse. Pertanto, il gruppo di Sinistra Democratica si impegna in Parlamento, fin da oggi, perché in occasione della prossima legge finanziaria si intervenga con più decisione. Il Governo di centrosinistra deve, a nostro parere, dare segnali più forti e coerenti sul lavoro e deve, dunque, investire risorse significative, non residuali.
Tra poco, approveremo - come mi auguro - il testo al nostro esame. Il gruppo di Sinistra Democratica per il Socialismo europeo esprimerà il suo voto favorevole, convinti come siamo che la tutela e la dignità del lavoro siano una vera e straordinaria risorsa dello sviluppo, della competitività e della ricchezza del Paese. Siamo inoltre convinti che siano l'obiettivo civile per eliminare costi sociali ed umani altissimi, per ricordare degnamente e non retoricamente il giovane operaio dell'Ilva morto ieri a Taranto, perché lui sia davvero l'ultimo di questa impressionante e dolorosa catena di morte ingiuste. Il provvedimento in esame, insieme ad altre riforme del mercato del lavoro, può essere utile a far crescere la cultura dei diritti, della legalità, la cultura che apre la strada alla prevenzione vera degli infortuni e delle morti così ingiuste e dolorose, ma che insieme potrà fare dell'Italia, finalmente, una Repubblica fondata sul lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani e di deputati del gruppo L'Ulivo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bodega. Ne ha facoltà.

LORENZO BODEGA. Signor Presidente, abbiamo ascoltato in quest'aula molte considerazioni. Abbiamo ascoltato molte posizioni, più o meno condivisibili, e abbiamo ascoltato elencare una serie di problematiche che affliggono chi lavora, gli imprenditori e tutti lavoratori che, in modo particolare al nord, hanno fatto del lavoro una cultura. Consentitemi, però, un'altra riflessione, che non è stata oggi affrontata in quest'aula: è la passione che un lavoratore deve avere per il proprio lavoro. A me capita spesso di osservare la gente che lavora, ma lo fa per tirare fino a sera o per tirare fino alla fine del mese per prendere lo stipendio. Non è una cosa bella. A volte, si ride e si scherza, non si affronta con la dovuta serietà un lavoro particolare, delicato e difficile e poi non c'è sicurezza che tenga: l'incidente avviene.
Inoltre, desidero iniziare la mia dichiarazione di voto con una sacrosanta ovvietà, proprio come tale, spesso non nobilitata come merita. La vita è un valore irrinunciabile, un diritto naturale e costituzionale e perciò è estranea ad ogni impostazione ideologica. Con ciò voglio dire che abbiamo affrontato il dibattito senza pregiudizi e consapevoli che occorra intervenire con rapidità ed efficacia per arginare la tragica ed incivile piaga delle morti bianche e degli infortuni sul lavoro. Si tratta di un tema avvertito, come testimoniano gli appassionati lavori, ma anche una questione carica di contraddizioni. Due sono, infatti, i piani sui quali occorre riformare la legge e la mentalità. Il primo si chiama prevenzione, che tuttavia rischia di essere una parola abusata, una sorta di parola d'ordine, materiale per convegni e per liberarsi la coscienza.
Invece, si tratta di immaginare un sistema che faccia della prevenzione una condizione per mettere i lavoratori e le imprese nella possibilità di svolgere le attività nel segno della sicurezza e non del rischio permanente.Pag. 94
Il secondo aspetto riguarda l'effettiva sicurezza sul posto di lavoro e, in modo particolare, nei cantieri, che sono i luoghi a più alta mortalità. Sotto questo profilo, occorre dire che leggi e sanzioni sono chiamate ad operare in una giungla che spesso fa del sommerso non l'eccezione, ma la regola. La peculiarità italiana, inoltre, ci fa affermare che, in un Paese dal forte sviluppo industriale e dalla presenza di una normativa piuttosto severa, si dovrebbe registrare un vistoso calo dell'infortunistica sul lavoro. Invece, gli ultimi dati - l'abbiamo sentito dire da tutti - mettono i brividi! Allora, perché queste contraddizioni? Non è forse che operiamo in un quadro di eccesso legislativo, dove spesso il confine tra la norma e l'eccesso burocratico è molto labile, inducendo, tra l'altro, l'imprenditore, vessato da lacci e lacciuoli, a cercare scappatoie e a sottovalutare il problema?
È diffusa in ogni ambito la convinzione consolatoria, signor sottosegretario, che i guai tocchino sempre agli altri, ma le statistiche recenti fotografano un quadro che dimostra come la piaga sia in continua espansione, anche in termini geografici, seppure legata alle specificità delle diverse tipologie dei territori. Dunque, perché, se è condivisibile la diagnosi, non altrettanto si può dire della cura? Abbiamo una classe imprenditoriale sensibile, e infatti gli incidenti nelle aziende organizzate, quelle più grandi, rappresentano un fenomeno sempre più contenuto, mentre la curva rappresentativa della percentuale di incidenti s'impenna nelle realtà spontanee e di piccole dimensioni. Perché, su un tema così delicato, e a costo di un dibattito più approfondito e di una volontà di ascolto, non solo formale, da parte della maggioranza, non cercare insieme una soluzione legislativa che abbia la portata e il respiro della riforma, e non del semplice antidoto?
Ricorrendo a un'analogia, credo vi sia un parallelismo fra gli infortuni sui cantieri e le morti sulla strada; ecco, dunque, la necessità anche per questa materia di un codice comune con riferimento al quale, l'articolo 1 del provvedimento, delega il Governo ad adottare la normativa di settore, e la necessità che tutti i protagonisti del circuito lavorativo si sentano responsabili, consapevoli come siamo, che da sole le pene, anche se severissime, non sono che un parziale deterrente. Ritengo, pertanto, che quando il provvedimento in esame troverà attuazione nell'eventuale elaborazione di un testo unico, la normativa potrà e dovrà essere stata migliorata e ritengo altresì che la volontà dimostrata dal Governo (peraltro in accordo con la maggioranza), nell'accettare gli ordini del giorno possa essere significativa dell'intenzione di migliorare il provvedimento, che va reso meno burocratico per essere più incisivo.
Nonostante le lacune del provvedimento, che con i nostri emendamenti abbiamo voluto evidenziare, vale la pena che la Lega Nord Padania premi, con l'astensione dal voto, i principi ispiratori del disegno di legge. Si tratta di un provvedimento che, almeno, costituisce una presa di coscienza da parte del Parlamento di una questione vitale - che colpisce migliaia e migliaia di famiglie italiane - e che è più onorevole di certe astratte battaglie lontane dalla sensibilità e dai problemi dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo, ovviamente, per annunciare la nostra astensione dal voto sul lavoro che ha cercato di svolgere il Senato della Repubblica. Stiamo votando, infatti, il lavoro del Senato, non quello da noi svolto. Il nostro collega Rocchi, infatti, non è il relatore della Camera dei deputati, bensì il relatore del lavoro svolto al Senato e, alla Camera, è venuto a riferirci che non possiamo e non dobbiamo cambiare alcunché. Quindi, costituzionalmente parlando, non abbiamo più un bicameralismo perfetto, ma una Camera che sovrasta un'altra. Abbiamo, dunque, una CameraPag. 95cosiddetta «di sostegno» ad un'altra - come la nostra - che è diversamente abile.
Di conseguenza, siamo costretti a trasformare molte proposte emendative - riconosciute da tutti necessarie, nobili e indirizzate verso la vera tutela e verso un concetto alto di prevenzione, che garantisca veramente la salute nei luoghi di lavoro - in ordini del giorno perché, tali proposte emendative, pur condivise dalla maggioranza della Camera, non è possibile approvarle. Quasi come quando si dà la caramellina al bambino diversamente abile, si dice: «fai il bravo, ti diamo l'ordine del giorno!».
Non è in tale modo, onorevoli colleghi, che si tutela un bene importante come la salute nei luoghi di lavoro. Molti miei colleghi hanno affermato che dobbiamo affrettarci perché, se riusciremo a salvare almeno una vita, avremmo svolto il nostro dovere. Non sono d'accordo per due motivi. Il primo è costituito dal fatto che, semmai, è il Senato che ha svolto il suo dovere, non noi. Il secondo motivo è rappresentato dal fatto che, se ciò non fosse vero, noi, con questo provvedimento, potremmo aumentare gli incidenti e le morti sul lavoro. Questo è un provvedimento, infatti, in cui la prevenzione quasi non vi è, per non dire che non vi è proprio! Ve ne è una percentuale pari a «0», quasi un prefisso telefonico.
È un disegno di legge dove tutto è improntato sulla repressione, come se dovessimo, comunque, far piangere tutti i datori di lavoro. Ma vi immaginate cosa le imprese - il 90 per cento, statisticamente parlando, delle morti e degli infortuni sul lavoro avvengono in quelle sotto i 15 dipendenti - dovranno sostenere e quante chiuderanno? Inoltre, non otterremo alcun effetto in termini di salute e di sicurezza all'interno di quelle aziende, mentre aumenteremo, sicuramente, non già i precari, bensì i disoccupati che sono altro dai precari.
Quindi, riteniamo che l'astensione dal voto - ma non voglio ripetere concetti più volte espressi - sia sul lavoro del Senato, ma anche su tutti gli aggravi che le amministrazioni pubbliche, comuni e province, dovranno sostenere per gli appalti pubblici. Negli appalti pubblici, infatti, l'onere della sicurezza graverà tutto sulle spalle del datore di lavoro ovvero, in questo caso, dell'ente pubblico appaltante. Pertanto, gli appalti aumenteranno vertiginosamente. Fino a quando si imporrà il sospetto che si debba, comunque, andare al massimo ribasso, non sortiremo alcun effetto. Dovremo individuare, quindi, altre logiche e tornare alle «medie mediate» per gli appalti pubblici, affinché gli oneri e le risorse per la prevenzione siano ben collocati e congegnati per far sì che siano ben realizzati e che l'opera, comunque, venga compiuta. Altrimenti, ricordando un modo di dire, a forza di lasciare l'asino senza mangiare, l'asino muore di fame, ovvero non riusciremo più ad effettuare alcun appalto pubblico perché non avremo più le risorse per farlo.
Detto questo, concludo ribadendo la nostra astensione dal voto che non riguarda, tuttavia, questo ramo del Parlamento, che non ha fatto nulla, perché sta soltanto ratificando ciò che ha approvato il Senato.
Concludo affermando che, se la Camera è subordinata al Senato, anche il Presidente della Camera è subordinato al Presidente del Senato. Vorremmo, invece, un Presidente della Camera che tutelasse veramente questo ramo del Parlamento - come vuole la Costituzione - e, soprattutto, che non ci lasciasse alla mercé dell'opinione pubblica, come sta accadendo in questi giorni: viene ad essere offuscata la sovranità popolare, che noi qui rappresentiamo. Perciò, abbiamo bisogno di un Presidente che tuteli veramente questo ramo istituzionale, che ha bisogno di volare molto più alto. E finiamola di dire che la Costituzione afferma che l'Italia è basata sul lavoro, perché questa Camera non lo sta assolutamente dimostrando!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burgio. Ne ha facoltà.

ALBERTO BURGIO. Signor Presidente, signori membri del Governo, colleghe ePag. 96colleghi, il gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea esprimerà un voto favorevole sul disegno di legge che abbiamo discusso e che vara, insieme ad importanti misure immediatamente attuative, i principi e i criteri informatori in base ai quali il Governo dovrà definire il nuovo testo unico in tema di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro. Il mio gruppo voterà favorevolmente per ragioni di merito, e lo farà con tanta maggiore convinzione per la rapidità con la quale il Parlamento e, in specie, questa Camera, è riuscito a condurre in porto l'iter del provvedimento in discussione, rispondendo a una necessità non derogabile.
Stiamo per consegnare al Paese, infatti, uno strumento destinato a intervenire su un terreno aspro e impervio, quello degli infortuni, delle malattie, delle cause di invalidità, delle morti sul lavoro, di centinaia di migliaia di donne e di uomini che pagano ogni giorno un intollerabile tributo non solo alla fortuna, ma anche - e soprattutto - all'incuria, all'irresponsabilità, all'immoralità di chi traduce tutela della sicurezza in costi per la sicurezza, costi che non esita a ridurre al minimo, violando prescrizioni e ignorando obblighi.
Lasciate che faccia anch'io riferimento a qualche numero. Esattamente una settimana fa, mercoledì 25 luglio, il «contatore» dei morti sul lavoro in Italia, dall'inizio dell'anno, era fermo a 592. Stamattina aveva raggiunto quota 611: solo ieri si sono registrati cinque morti, a Vicenza, Gualdo Tadino, Iglesias e Taranto (dove Domenico Occhionegro, un giovane di 26 anni, è morto in una fabbrica, l'ILVA, che si distingue per la frequenza di morti e incidenti gravi). Non credo che occorra aggiungere alcun commento! Dobbiamo sapere che nulla cambierà, salvo i nomi dei feriti e delle vittime, finché non saremo riusciti a rendere meno facile la violazione delle norme nella filiera degli appalti e dei subappalti; finché non ridurremo davvero la precarietà del lavoro (che è tra le maggiori cause, dirette e indirette, di infortuni, anche mortali); finché questo Paese trarrà oltre un quarto della propria ricchezza da un'economia nascosta, che prospera nell'illegalità e nel supersfruttamento del lavoro; finché non avremo dotato di strumenti, informazioni e poteri adeguati tutte le figure preposte all'attività ispettiva, alla vigilanza sulla corretta applicazione delle norme di tutela e prevenzione ed alla rappresentanza dei lavoratori in materia di sicurezza.
Questa è l'urgenza alla quale facevo riferimento. Occorre fare presto!
Il Governo deve fare presto la sua parte, emanando nel giro di pochi mesi, possibilmente già entro quest'anno, almeno i decreti legislativi che andranno ad incidere sulle cause principali degli infortuni.
Il Parlamento ha correttamente fatto presto e giungiamo così oggi all'approvazione di questa norma prima della pausa estiva, secondo quanto auspicavamo e secondo quanto chiedevano anche le organizzazioni sindacali e la totalità dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, ai cui appelli ci è parso giusto prestare attenzione.
Questo accenno all'urgenza di approvare la norma oggi in discussione mi offre la possibilità di dire due parole sul merito della legge e sul contributo che abbiamo cercato di dare, allo scopo di coniugare al meglio l'esigenza di non perdere tempo prezioso con quella di migliorare il testo originario del disegno di legge del Governo.
In Senato, la Commissione lavoro ha modificato sensibilmente quel testo, precisandolo secondo quanto richiesto dall'articolo 76 della Costituzione, e dotandolo di quelle misure immediatamente prescrittive - penso ad esempio all'abrogazione del comma 1198 della legge finanziaria, che improvvidamente ha disposto la sospensione di un anno delle ispezioni anche in materia di sicurezza e tutela della salute sul lavoro, a beneficio delle imprese che avviano percorsi di regolarizzazione - che appaiono più in grado di fornire risposte efficaci ai più urgenti bisogni di tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori.
In particolare, il gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea si è fatto promotorePag. 97di un emendamento che la maggioranza ha recepito, determinandone l'inserimento nel testo che stiamo per approvare. È un emendamento che riconosce alle organizzazioni sindacali e alle associazioni dei familiari delle vittime la possibilità di esercitare i diritti e le facoltà della persona offesa, partecipando come parte lesa ai procedimenti a carico dei datori di lavoro per le violazioni delle norme in materia di salute e sicurezza del lavoratore.
Queste ed altre modifiche hanno decisamente migliorato il testo originario, che è giunto a questa Camera in una configurazione del tutto apprezzabile. Apprezzabile, ma non certo in assoluto perfetta, naturalmente.
Permangono carenze. Due ho avuto modo di ricordarle in discussione generale: non vi è cenno alle sostanze cancerogene, responsabili di 8 o 10 mila tumori l'anno nel nostro Paese, e non vi è cenno al lavoro domestico professionale, causa di circa 2.700 infortuni gravi l'anno, per il 90 per cento a carico di lavoratrici donne.
Alle carenze di maggior momento abbiamo inteso porre rimedio, in vista dell'esame puntuale dei decreti legislativi, con alcuni ordini del giorno che il Governo ha ritenuto di accettare. Di ciò sinceramente lo ringraziamo, perché, in un contesto legislativo quale quello di una delega, un ordine del giorno non è una mera enunciazione di desiderata; riteniamo sia molto di più: un'assunzione di impegni, che vanno a corredare il testo della legge, arricchendolo, precisandolo, rafforzandolo.
Il risultato - mi avvio alla conclusione, signor Presidente -, quale è dunque a questo punto? Credo che possiamo affermare, senza incertezze, che stiamo per licenziare un testo importante, sulla base del quale potranno essere poste premesse concrete per interrompere l'attuale drammatica tendenza all'incremento degli infortuni, oltre un milione l'anno, e delle morti sul lavoro, 1.300-1.400 nell'economia regolare in questo Paese.
Stiamo per approvare un testo importante, che dimostra la possibilità, e quindi il preciso dovere, che questa maggioranza operi per il bene e nell'interesse generale del Paese e che l'opposizione, alla quale riconosciamo in questo caso una condotta responsabile e costruttiva, sia in sede di Commissioni riunite, sia in occasione dell'esame da parte dell'Assemblea, dia un contributo fattivo e positivo al di là delle divergenze di opinione e di riferimenti sociali.
Per il gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e per tutta la sinistra, ciò significa riconoscere al lavoro, alle lavoratrici e ai lavoratori di questo Paese - penso anche ai tanti migranti che danno un contributo essenziale sempre più rilevante all'economia e alla crescita del nostro Paese - una centralità reale, in termini di diritti e di garanzie materiali, giuridiche e morali, che da tanto tempo è loro di fatto negata.
Vogliamo sperare che il provvedimento in esame, al quale stiamo per dare il nostro contributo, segni un'inversione di tendenza e che la sua approvazione costituisca un passo importante in direzione di un ripristino effettivo dell'articolo 1 della Costituzione repubblicana.
È un dovere che avvertiamo, prima ancora che una speranza che vogliamo qui formulare (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Comunisti Italiani - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fabbri. Ne ha facoltà.

LUIGI FABBRI. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, il gruppo di Forza Italia si asterrà sul provvedimento in esame, come è già stato detto durante gli interventi e durante la discussione. Devo dire che è difficile votare contro un provvedimento che si pone come obiettivo la riduzione del numero degli infortuni e delle morti che vi sono nel nostro Paese.
In alcune dichiarazioni, la distanza fra maggioranza e opposizione sembra modestaPag. 98e mi dispiace che non presieda il Presidente Bertinotti, perché leggendo alcune sue dichiarazioni, che affermano che il disegno di legge non è sufficiente ma segna una ripresa di attenzione sul tema, anche da parte dei media, anche da parte dei giornali locali, cita addirittura - o tempora, o mores! - la campagna promossa dall'Osservatore romano su tale argomento. Afferma che si deve compiere una vera e propria rivoluzione culturale, ecco quello che serve, ed è ciò che sosteniamo anche noi.
Il Ministro Damiano - che se ne è andato - afferma che occorre un mix di prevenzione e di premialità dei comportamenti virtuosi, che sono concetti che esprimiamo anche noi.
Ma allora perché ci asteniamo, perché non votiamo a favore del provvedimento in esame? Alcuni motivi per essere d'accordo vi sono: per esempio il fatto che si affronta tale materia, così come avevamo fatto noi, che avevamo elaborato un provvedimento, e l'evoluzione di quel provvedimento, che mi ha visto primo firmatario, è stata analizzata anche nel corso dell'ultimo mese, in Commissione, poi assorbita dal provvedimento in esame. Alla fine quel nostro provvedimento, che poi era un decreto delegato, conseguente ad una delega del 2003, venne ritirato perché - diciamo così - non avemmo fortuna con le regioni (mentre l'attuale Governo sembra avere maggiore fortuna, come ho detto in un altro intervento).
Un altro motivo per essere d'accordo è il fatto che non è più rinviabile la semplificazione in tale materia, che ha visto affastellarsi, in questi anni - argomento che abbiamo già affrontato - tutti gli input che ci vengono dall'Europa.
Quindi il gruppo di Forza Italia si asterrà, nonostante vi siano elementi buoni. Penso ad esempio all'estensione della norma a tutti i settori, mentre il comparto pubblico era praticamente escluso dall'obbligo di tutelare la salute dei suoi lavoratori.
Altro elemento significativo è l'insegnamento della sicurezza sul lavoro nelle scuole, nelle università, scelta che si pone in linea con gli orientamenti europei più vicini, dove l'insegnamento di una materia come la sicurezza sul lavoro è uno degli obiettivi inseriti nel sesto programma quadro comunitario.
Siamo convinti che quello della sicurezza è essenzialmente un tema a valenza culturale, quindi occorre promuoverne, iniziando dai giovani, una cultura della sicurezza.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 18,45)

LUIGI FABBRI. La nostra astensione deriva soprattutto ed essenzialmente - lo abbiamo affermato più volte - dall'approccio al tema della sicurezza, che traspare in tutto il disegno di legge, un approccio formalistico, basato su regole e sulle sanzioni pesanti, che vengono fortemente inasprite nel provvedimento in esame e che poi, come dimostra l'esperienza, rimangono sistematicamente sulla carta, in attesa dell'immancabile condono.
Mi spiace fare riferimento a ciò e mi spiace che non sia presente il Ministro, ma quando la legge Biagi «stanò» il problema dei dipendenti dei call center, puntualmente è arrivata, con la legge finanziaria, una sanatoria.
Non è vero che se si è rigidi si perviene a un risultato, perché l'arrivo di una sanatoria mette tutti a posto.
Con l'approccio che dimostrate di avere sull'argomento con questo disegno di legge si può capire come sia meramente formalistico l'apparato sanzionatorio previsto. Volendo portare come esempio l'articolo 1, lettera f), (su cui abbiamo concentrato molte delle nostre proposte emendative) che riguarda la riformulazione e la razionalizzazione dell'apparato sanzionatorio, amministrativo e penale, non possiamo non sottolineare come una legge delega che dovrebbe fissare soltanto i criteri e i principi si premura invece di indicare l'entità delle sanzioni incorrendo in una chiara violazione formale. Nel merito la questione delle sanzioni presenti nel disegno di legge è particolarmente gravosaPag. 99specialmente per le medie e piccole imprese. Per tale motivo avremmo preferito una tecnica legislativa per obiettivi più che per regole, attraverso normative non solo più accessibili ma, quello che più conta, adattabili ai diversi contesti organizzativi e alle modalità che sono sempre più differenziate e articolate nel mondo del lavoro.
Da più parti si sostiene che l'incremento del fenomeno infortunistico è largamente addebitabile ai recenti cambiamenti che hanno interessato il mondo del lavoro. Si afferma che il ricorso alle esternalizzazioni, il ricorso eccessivo ai subappalti, ai lavori atipici, la compresenza nei luoghi di lavoro di lavoratori con differenti regimi contrattuali possa essere la causa dell'aumento del tasso di incidenti sul luogo del lavoro. Se tutto ciò è vero - ed difficile peraltro tornare indietro a modelli organizzativi superati -, è altrettanto vero che il fenomeno non si può contrastare con un inasprimento delle sanzioni che nulla ha a che fare con la logica promozionale e preventiva presente nel nostro DNA.
Il formalismo e l'eccesso di sanzioni possono disincentivare le imprese, specie quelle piccole, microscopiche che dobbiamo spingere a ricercare modelli organizzativi moderni che rendano effettivo il rispetto e la sicurezza. Alla luce di ciò andrebbero valorizzate - sono presenti nelle nostre proposte emendative - le buone prassi e le buone tecniche.
Persino gli enti bilaterali hanno spaventato chi ha redatto il disegno di legge. In realtà gli organismi bilaterali non vengono valorizzati come vorremmo, mentre potrebbero svolgere un ruolo fondamentale proprio per il principio della sussidiarietà e potrebbero benissimo fare formazione, informazione e addirittura svolgere una sorta di controllo sociale tanto caro alla sinistra.
Non voteremo a favore perché il metodo della legge delega non è condivisibile, il provvedimento è arrivato alla Camera «blindato»; ma come è possibile? Non è stato accolto neanche un emendamento e persino quelli promossi nelle Commissioni dalla maggioranza sono stati ritirati; non avete dato ascolto neanche ai vostri «compagni di strada».
Come ho sottolineato anche durante la discussione sulle linee generali, vi è poi il problema della copertura finanziaria. Negli schemi dei decreti legislativi deve essere prevista una relazione tecnica (così si è espressa nel suo parere la Commissione bilancio) e per quanto riguarda l'articolo 10 sul credito di imposta viene richiesto esplicitamente di precisare le risorse da utilizzare per la copertura, che dovranno essere iscritte preventivamente all'entrata nel bilancio dello Stato per poi essere assegnate.
Vi è bisogno di una rivoluzione culturale? Certo la salute e la sicurezza interessano tutti, soprattutto i lavoratori, e abbiamo visto nell'inchiesta de Il Sole 24 Ore sulle vertenze che la salute conta più degli orari e subito dopo i soldi.
Vi aspettiamo al varco sui decreti delegati. Sono d'accordo con il professor Ichino - è una delle poche volte - e lo voglio citare: smettiamola di concepire gli interventi legislativi come momenti di palingenesi, di riforma epocale, come se con una riforma potessimo decidere il destino dell'umanità; è stato detto per il centrodestra, oggi vale per voi. Bisogna cominciare a concepirli come momenti di sperimentazione (noi con il Patto per l'Italia volevamo sperimentare e ci è stato impedito) ispirati a quanto di meglio offre il panorama internazionale, dato che nessuno ormai inventa nulla e la comunicazione ci rende sempre in ritardo. Forse come si usa in medicina dovremmo utilizzare il metodo del try and go ovvero quando i risultati sono buoni si estende la riforma altrimenti ci si muove in altre direzioni. In campo medico avviene così: nessuna terapia - debbo considerare questo disegno di legge una terapia possibile - viene eseguita senza essere sperimentata, senza essere prima provata (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Miglioli. Ne ha facoltà.

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IVANO MIGLIOLI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, un Paese può considerarsi pienamente civile quando assieme agli altri diritti fondamentali è capace di garantire anche il diritto alla sicurezza e alla salute nei luoghi di lavoro.
Nel nostro Paese, secondo i dati dell'Inail, si è registrato l'anno scorso un milione di infortuni con 1203 morti, oltre tre morti al giorno, per la precisione 3,87 ogni santo giorno.
È la cronaca di una strage di fronte alla quale si imponeva una decisa iniziativa del Governo e del Parlamento, perché - occorre ripeterlo ancora una volta - morire di lavoro è inaccettabile. Del resto, autorevoli sollecitazioni in tal senso sono giunte in più occasioni dal Presidente della Repubblica e dai Presidenti del Senato e della Camera.
Il punto di partenza della disciplina generale in materia di sicurezza è definito nella nostra legislazione dal decreto legislativo n. 626 del 1994, nel complesso un buon provvedimento che aveva già introdotto un sistema di prevenzione e di sicurezza a livello aziendale. Molte delle norme di tale decreto sono però rimaste sulla carta, mentre altre si sono aggiunte, e già nelle scorse legislature è emersa l'esigenza di elaborare un nuovo testo unico sulla salute e sulla sicurezza del lavoro.
Un'efficace strategia di lotta agli infortuni e alle malattie deve basarsi su quattro azioni fondamentali: una grande campagna di diffusione della cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro e dunque della prevenzione, ma anche nelle scuole e nelle università; una lotta senza quartiere al lavoro nero, sommerso ed irregolare che è spesso la principale causa degli infortuni e delle morti; un sistema di sanzioni semplice, chiaro ed efficace; una serie di misure a sostegno delle imprese che investono in sicurezza.
Nasce da queste esigenze e da tali obiettivi il disegno di legge, cosiddetto testo unico sulla sicurezza, approvato dal Senato e oggi all'esame definitivo di questo ramo del Parlamento.
Nel corso dell'esame del provvedimento al Senato, oltre ad alcune modifiche alle norme di delega, sono state introdotte alcune disposizioni da rendersi subito operative. In particolare il disegno di legge in esame contiene, all'articolo 1, la delega al Governo ad adottare entro nove mesi uno o più decreti legislativi.
Voglio ricordare in questa sede alcune delle misure oggetto del provvedimento che consideriamo particolarmente significative, a partire dai contenuti e dai principi della delega: applicazione della normativa in materia di tutela e sicurezza sul lavoro a tutte le attività pubbliche e private; riordino e coordinamento delle disposizioni già vigenti nel rispetto delle normative comunitarie e delle convenzioni internazionali; applicazione della normativa a tutti i lavoratori, siano essi autonomi o subordinati, a tempo indeterminato o determinato, a tutte le tipologie di rischio e a tutti i settori di attività; uniformità delle tutele anche con riguardo alle differenze di genere; semplificazione degli adempimenti meramente formali con particolare riferimento alle piccole e medie imprese; riordino della normativa in materia di macchine, impianti e attrezzature; valorizzazione degli accordi aziendali, territoriali e nazionali in materia di sicurezza.
Tra le misure di applicazione immediata ricordo, invece, la promozione della cultura e dell'azione di prevenzione e di sicurezza, la revisione della normativa in materia di appalti, che prevede tra l'altro misure dirette a migliorare l'efficacia della responsabilità solidale tra appaltante e appaltatore e, sempre per quanto riguarda gli appalti, la modifica del sistema di assegnazione di appalti pubblici al massimo ribasso, allo scopo di garantire che l'assegnazione non si traduca di fatto in una riduzione della tutela della salute della sicurezza del lavoratore, prevedendo che i costi della sicurezza vadano specificatamente indicati nei bandi di gara, risultino congrui e non possano essere oggetto di ribasso.
È evidente che l'efficacia delle citate misure dipende in gran parte dalla possibilitàPag. 101di controllare il rispetto delle regole. Per tale motivo accanto al riordino legislativo complessivo è previsto il rafforzamento dell'azione ispettiva attraverso l'assunzione di altri 300 ispettori del lavoro.
Voglio, infine, ricordare le misure di contrasto al lavoro sommerso, al lavoro nero e per la cultura e la tutela della sicurezza, in particolare nel settore dell'edilizia che rappresenta, come è noto, uno dei settori più a rischio.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

IVANO MIGLIOLI. A seguito di norme già previste con la legge finanziaria dello scorso anno è aumentato il numero delle ispezioni. Sono stati chiusi mille cantieri e legalizzati oltre 100 mila lavoratori in nero. Il contrasto al lavoro irregolare è un punto cardine del provvedimento e per questo viene introdotta la sospensione dell'attività.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Miglioli. Vorrei invitare i colleghi in aula ad abbassare il tono delle voci in modo che si possa ascoltare. Il brusio è davvero troppo alto.

IVANO MIGLIOLI. Signor Presidente, il testo che abbiamo esaminato è diverso rispetto a quello emanato inizialmente dal Governo; è stato migliorato nel corso del dibattito al Senato e questo grazie al contributo di tutte le forze politiche, anche dell'opposizione. Il confronto in Commissione e in Assemblea è stato ampio e approfondito.
Da parte dell'opposizione sono venute ulteriori proposte di modifiche e integrazioni in parte condivisibili, non tradotte in modifica al provvedimento per evitare un ulteriore passaggio al Senato: è necessario e, dunque, auspicabile che di ciò il Governo tenga conto nell'emanazione della delega, così com'è stata utile l'approvazione di ordini del giorno condivisi.
Si è anche discusso di costi, materiali e immateriali: il testo unico comporterà oneri ulteriori per il sistema delle imprese?

PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

IVANO MIGLIOLI. Credo che nel complesso siamo riusciti a trovare il giusto equilibrio tra prevenzione e intervento repressivo, tra modifica dei comportamenti e inasprimento delle sanzioni, fermo restando che l'attenzione particolare dovrà essere rivolta alle piccole e medie imprese, incentivando i comportamenti virtuosi e premiando quelle imprese che investono in sicurezza e informazione. Nel provvedimento si compie un primo passo, ma resta auspicabile il reperimento di ulteriori risorse finanziarie per il credito di imposta a favore di chi investe in sicurezza.
In conclusione, il provvedimento rappresenta una tappa significativa sulla lunga e difficile strada del lavoro sicuro, quindi, del buon lavoro. Siamo consapevoli che l'approvazione della nuova normativa non esaurisce di certo il nostro impegno per la sicurezza e la tutela dei lavoratori, perché sappiamo che la battaglia per debellare la piaga degli infortuni e delle morti sul lavoro sarà ancora lunga.
Onorevoli colleghi, 3,87 non è solo un indice statistico, è anche il titolo di un piccolo film, un cortometraggio uscito di recente, che racconta in quindici minuti la storia di Andrea, un giovane operaio edile che lavora sull'impalcatura di un cantiere, un tubo innocente gli cade in testa e Andrea muore, come tanti altri, 3,87 al giorno.
Con il voto di oggi il Parlamento lancia un segnale importante al Paese e a tutti coloro che ogni giorno rischiano la vita sul posto di lavoro. Il nostro obiettivo è di creare nel Paese le condizioni normative, culturali, economiche affinché si lavori per vivere e non per morire. Con il provvedimento che ci accingiamo a licenziare, questo obiettivo è più vicino.
Per tali ragioni il gruppo de L'Ulivo esprimerà un «sì» convinto al provvedimento: lo dobbiamo ai tanti Andrea che hanno pagato con la vita una condizione di insicurezza (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Comunisti Italiani).

Pag. 102

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

AUGUSTO ROCCHI, Relatore per la XI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AUGUSTO ROCCHI, Relatore per la XI Commissione. Signor Presidente, a nome dell'onorevole Mosella e mio quali relatori del provvedimento, volevamo ringraziare i funzionari della Camera per l'importante lavoro svolto che ci ha permesso di portare a compimento positivamente il disegno di legge.
Se siamo giunti in così poco tempo all'approvazione del testo, penso che ci abbiano aiutato - e per questo li dobbiamo ringraziare - anche gli autorevoli interventi del Presidente della Repubblica, del Presidente del Senato e il suo, come Presidente della Camera, per richiamare l'attenzione sulla necessità che si arrivasse ad un provvedimento urgente che affrontasse la drammaticità di questa situazione.
Ritengo che, più delle tante parole, valga il gesto che compiremo tra poco, cioè quello del voto e dell'approvazione di uno strumento che può concorrere, in modo importante, non esclusivo, a difendere la condizione di tante persone, uomini e donne, che lavorano.
Insieme a tale atto importante che compiremo con il voto, le chiedo a nome unanime dei componenti le Commissioni, signor Presidente, di osservare un minuto di silenzio, in memoria di tutti quegli uomini e quelle donne, che hanno sacrificato nel lavoro la loro vita o sono state gravemente infortunate (Applausi).

PRESIDENTE. Il valore simbolico della loro richiesta e il fatto che sia unanime, mi consente di accogliere certamente la proposta che è stata avanzata. Vorrei che, oltre ad esprimere la solidarietà a tutti coloro che hanno condiviso la sofferenza e il dolore per la morte di un proprio familiare, in memoria delle vittime e delle morti sul lavoro, questo minuto di silenzio indicasse la necessità di considerare intollerabili le morti sul lavoro.
Invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio per le vittime degli incidenti sul lavoro (Il Presidente si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e il rappresentante del Governo - L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Generali applausi).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2849)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2849, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«S. 1507 - Misure in tema di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro e delega al Governo per il riassetto e la riforma della normativa in materia» (Approvato dal Senato) (2849):

Presenti 495
Votanti 285
Astenuti 210
Maggioranza 143
Hanno votato 284
Hanno votato no 1
(La Camera approva - Vedi votazioni - Applausi dei deputati dei gruppi del centrosinistra).

Prendo atto che il deputato De Laurentiis ha segnalato che non è riuscito a votare e che la deputata Castellani ha segnalato che non è riuscita a votare e avrebbe voluto astenersi.
Prendo altresì atto che il deputato Rositani ha segnalato di aver erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto astenersi.
Dichiaro pertanto assorbita la concorrente proposta di legge n. 2636.

Pag. 103

Seguito discussione del disegno di legge: S. 1649 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 giugno 2007, n. 73, recante misure urgenti per l'attuazione di disposizioni comunitarie in materia di liberalizzazione dei mercati dell'energia (Approvato dal Senato) (A.C. 2910) (ore 18,55).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 giugno 2007, n. 73, recante misure urgenti per l'attuazione di disposizioni comunitarie in materia di liberalizzazione dei mercati dell'energia.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali e si sono svolte le repliche del relatore e del Governo.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 2910)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 2910 sezione 3), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 2910 sezione 4).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 2910 sezione 5).
Avverto, altresì, che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 2910 sezioni 1 e 2), che sono distribuiti in fotocopia.
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

RUGGERO RUGGERI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Fava 1.3 e Contento 1.20. Su tutti i restanti emendamenti, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fava 1.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 467
Maggioranza 234
Hanno votato
203
Hanno votato
no 264).

Prendo atto che i deputati D'Agrò e Dato hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Piro ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 1.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 482
Votanti 449
Astenuti 33
Maggioranza 225
Hanno votato
93
Hanno votato
no 356).

Prendo atto che la deputata Dato ha segnalato che non è riuscita a votare.Pag. 104
Prendo atto che i presentatori degli emendamenti Fava 1.7 e 1.9 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore e insistono per la votazione.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fava 1.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 478
Votanti 474
Astenuti 4
Maggioranza 238
Hanno votato
206
Hanno votato
no 268).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fava 1.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 483
Maggioranza 242
Hanno votato
211
Hanno votato
no 272).

Passiamo all'emendamento Fava 1.8.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

STEFANO ALLASIA. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, intervengo brevemente in relazione agli emendamenti in esame, volti tutti - come quest'ultimo - ad incidere specificamente sul contenuto del testo e a migliorarlo, per fare in modo (soprattutto, con l'emendamento Fava 1.7) che l'Authority bloccasse i prezzi solo per i primi due anni e vi fosse una tempistica transitoria, così che, successivamente, fosse il cosiddetto libero mercato ad indicare il prezzo dell'energia.
Il primo emendamento - Fava 1.3 - era esclusivamente riferito al fatto che questo è un provvedimento d'urgenza sull'energia elettrica; infatti, ci siamo sempre domandati cosa c'entrasse il gas. Infine, l'emendamento Fava 1.8 è riferito esclusivamente alla previsione di un parametro, ben preciso, di distinzione tra cliente domestico e industria, in modo tale che, rispetto ai consumi, vi sia un paletto di 2000 metri cubi annui.
Pertanto, anche per quanto riguarda l'emendamento Fava 1.8, così come per tutti gli altri, chiediamo che venga mantenuto e che si voti a favore almeno di questa proposta emendativa, in modo tale da distinguere tra cliente industriale e cliente domestico.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo, quindi, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fava 1.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 478
Votanti 476
Astenuti 2
Maggioranza 239
Hanno votato
208
Hanno votato
no 268).

Prendo atto che il presentatore dell'emendamento Contento 1.21 non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore e insiste per la votazione.
Passiamo, dunque, ai voti.Pag. 105
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 1.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 478
Maggioranza 240
Hanno votato
210
Hanno votato
no 268).

Avverto che, consistendo il disegno di legge in un articolo unico, si procederà direttamente alla votazione finale.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2910)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2910 sezione 6).
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
Prego, per favore, i colleghi in aula di non rumoreggiare, in modo da potere sentire il parere del Governo. Grazie.

FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo invita il presentatore al ritiro dell'ordine del giorno Quartiani n. 9/2910/1, in quanto la materia merita di attendere quanto il Senato sta determinando in relazione al disegno di legge A.S. 691. Le questioni poste, meritano gli approfondimenti dovuti. Per questa ragione, invito al ritiro, in quanto le questioni poste potranno trovare la soluzione giusta quando il predetto disegno di legge passerà all'esame della Camera.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Provera n. 9/2910/2 a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire le parole da «a stabilire» fino alla fine, con le seguenti: «a tutelare gli utenti deboli e, segnatamente, quelli rientranti nelle soglie di povertà, nonché a garantire facilitazioni economiche per quegli utenti ed in particolare per le persone anziane».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Cacciari n. 9/2910/3.

PRESIDENTE. Per favore, è possibile evitare toni di voce troppo alta? Almeno questo, grazie!

FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo accoglie come raccomandazione anche gli ordini del giorno Trepiccione n. 9/2910/4, Francescato n. 9/2910/5 e Bonelli n. 9/2910/6, mentre accetta l'ordine del giorno Ruggeri n. 9/2910/7.
Inoltre, il Governo, accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Raiti n. 9/2910/8, Bernardo n. 9/2910/9 e Turco n. 9/2910/10 in relazione al piano energetico nazionale, Fedele n. 9/2910/11, Galli n. 9/2910/12, Fasolino n. 9/2910/13, Mellano n. 9/2910/14.

PRESIDENTE. Chiedo al deputato Quartiani se acceda all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/2910/1.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Sì, signor Presidente, accedo all'invito al ritiro in considerazione dell'impegno che il Governo assume per fare in modo che la materia trattata nell'ordine del giorno venga discussa e contenuta all'interno del disegno di legge sull'energia che il Senato affronterà e che, successivamente passerà all'esame della Camera.

PRESIDENTE. Deputato Provera, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2910/2 proposta dal Governo?

MARILDE PROVERA. Sì, signor Presidente.

Pag. 106

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Cacciari n. 9/2910/3, Trepiccione n. 9/2910/4, Francescato n. 9/2910/5, Bonelli n. 9/2910/6, Raiti n. 9/2910/8, accolti dal Governo come raccomandazione non insistono per la votazione.
Passiamo all'ordine del giorno Bernardo n. 9/2910/9. Chiedo al presentatore se insista per la votazione.

MAURIZIO BERNARDO. Sì, signor Presidente insisto per la votazione.

PRESIDENTE. In questo caso qual è il parere del Governo?

FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo lo accoglie come raccomandazione, ma se si insiste per la votazione non lo accetta.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bernardo n. 9/2910/9, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 478
Votanti 476
Astenuti 2
Maggioranza 239
Hanno votato
206
Hanno votato
no 270).

Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Turco n. 9/2910/10, Fedele n. 9/2910/11, Galli n. 9/2910/12, Fasolino n. 9/2910/13, Mellano n. 9/2910/14 accolti dal Governo come raccomandazione non insistono per la votazione.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2910)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Evangelisti. Ne ha facoltà (Commenti). Per favore, cerchiamo di evitare questo pressing ogni volta qualcuno prende la parola.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Deputato Evangelisti, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Affronti. Ne ha facoltà.

PAOLO AFFRONTI. Mi pare che siamo d'accordo sul fatto che possa illustrare la mia dichiarazione di voto!
Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il tema della politica energetica rappresenta un esempio di continuità del lavoro svolto finora dal Parlamento che procede nelle ultime legislature, un lavoro che è iniziato con il Governo di centrosinistra, è proseguito con il Governo di centrodestra e ha trovato, infine, una prima attuazione con l'attuale Governo.
Ciò - come sostenuto anche dal relatore Ruggeri - dà il segno di una continuità della politica energetica del Paese e occorre prendere atto che su questi temi si registrano molte convergenze.
La liberalizzazione dei mercati con i decreti-legge Bersani ha rappresentato uno degli argomenti che ha caratterizzato la prima fase di impegno del Governo Prodi. Ci appare pertanto naturale che, anche nel settore dell'energia, l'impulso liberalizzatore debba proseguire attraverso l'apertura dei mercati, rendendo competitivi i prezzi sulla base di quanto ci impone la Commissione europea, ma tenendo sempre lo sguardo attento alle famiglie, conPag. 107l'intento di consentire una scelta libera, non condizionata da eventuali aumenti dei prezzi.
L'iter di questo disegno di legge già approvato dal Senato dispone la conversione in legge del decreto-legge 18 giugno 2007, n. 73, recante misure urgenti per l'attuazione di disposizioni comunitarie in materia di liberalizzazioni dei mercati dell'energia.
La data del 1o luglio, che prevedeva, sulla base della direttiva europea, l'adozione da parte degli Stati membri di misure adeguate alla libera scelta del fornitore da parte dei clienti domestici, viene così rispettata. Il decreto-legge, però, impone tempi stretti per la conversione, di fatto comprimendo il dibattito in quest'aula, anche se l'esiguo numero di emendamenti presentati ha ribadito, con i necessari distinguo, che l'esigenza di urgenza è stata accettata, di fatto, da tutte le varie forze politiche presenti in quest'aula. Comunque, gli ordini del giorno presentati e quello proposto dal relatore, onorevole Ruggeri, recepiscono molte delle obiezioni poste in Commissione e in Assemblea e cercano di dare indicazioni utili al Governo per correggere le eventuali imprecisioni che derivano da un dibattito in Assemblea necessariamente affrettato.
D'altra parte, la priorità dell'obiettivo da raggiungere e i rischi che deriverebbero da ritardi nell'attuazione della materia, con conseguenti possibilità di procedure di infrazione da parte dell'Unione europea, non permettono oggi possibilità diverse da parte del Governo ed il riferimento ad una nuova decretazione d'urgenza, che le forze di opposizione hanno in questa sede segnalato o proposto per superare l'attuale situazione, non appare come una strada percorribile in questo momento.
Il provvedimento al nostro esame si propone obiettivi virtuosi, perché pone regole di trasparenza a vantaggio dei clienti domestici per l'avvio dei mercati dell'elettricità e del gas e prevede regimi di tutela e di garanzia. Condividiamo, quindi, pienamente l'esigenza di tutelare ed assicurare regole certe ai privati nella delicata fase del processo di liberalizzazione del mercato elettrico, anche al fine di evitare ulteriori sanzioni all'Italia da parte della Commissione europea. Il nostro mercato, infatti, non è in linea con i criteri comunitari, in quanto non è ancora totalmente aperto alla concorrenza e questo provvedimento accompagna gli utenti domestici nel passaggio dal sistema vincolato al sistema libero, evitando il verificarsi di interruzioni di forniture di energia elettrica e di aumenti ingiustificati dei prezzi.
Il decreto-legge, inoltre, ha l'enorme merito di comportare una notevole riduzione del costo dell'energia. Si stima che già nel primo trimestre si verificherà una riduzione delle bollette di circa 35 euro su base annua e ciò a vantaggio di tutti i cittadini, in particolare delle famiglie, che nella nostra società sono le prime a soffrire a causa dei costi elevati delle utenze domestiche. A questo riguardo, vorrei sottolineare che il dato Istat sull'inflazione di luglio appare incoraggiante: il calo dell'inflazione, che si allinea sul dato europeo, sottolinea il ruolo positivo fornito da alcuni settori oggetto delle misure di liberalizzazione, che hanno compensato i maggiori incrementi di prezzi dei comparti più dipendenti dai prezzi del petrolio.
Ora è importante, anche attraverso la liberalizzazione del mercato energetico, calmierare il prezzo dei servizi, neutralizzando così gli incrementi dei prezzi delle materie prime e dando una completa attuazione al programma di liberalizzazione. D'altronde, anche il Documento di programmazione economico-finanziaria si è messo in questa direzione e rispetta quel programma di attenzione verso le fasce più deboli della popolazione per le quali noi dell'Unione ci siamo battuti in questi mesi, con il nostro impegno sulle liberalizzazioni possibili, sull'ICI e sulle pensioni minime. Ora, tale percorso va completato attraverso il disegno di legge all'esame del Senato, in cui si attuerà la delega al Governo per il riordino del settore energetico, attraverso una politica attenta alla prevenzione, al risparmio energetico, alle fonti rinnovabili, alle diversificazioni deiPag. 108fornitori e delle fonti energetiche, ad una maggiore attenzione per le nostre imprese municipalizzate.
Per tutte queste ragioni, le forze di maggioranza esprimono oggi con convinzione il voto favorevole sul provvedimento al nostro esame ed auspicano che il processo di liberalizzazione del mercato dell'energia avvenga il più rapidamente possibile, al fine di ottenere lo smantellamento del sistema monopolistico che da troppi anni gestisce indisturbato un settore di mercato così delicato. È importante per le piccole imprese, per i professionisti, per le industrie e per tutti i privati che si lasci il posto ad un mercato totalmente aperto e concorrenziale (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur e L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferdinando Benito Pignataro. Ne ha facoltà.

FERDINANDO BENITO PIGNATARO. Signor Presidente, chiedo l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Saglia. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, intervengo solo per richiamare le considerazioni già svolte in sede di discussione sulle linee generali e per preannunciare il voto contrario di Alleanza Nazionale. Siamo infatti consapevoli del fatto che questo provvedimento è necessario per evitare un incremento dei prezzi, ma è evidente che esso è stato presentato in Parlamento solo per evitare l'ennesima inadempienza del Governo. Il nostro voto non può dunque che essere contrario, nonostante vi sia il rischio di un aumento dei prezzi qualora il decreto-legge non dovesse essere convertito: ci troviamo infatti di fronte all'ennesima incongruenza da parte di un Governo contraddittorio, che predica le liberalizzazioni ma non le realizza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fava. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, non chiederò la pubblicazione del testo del mio intervento in calce al resoconto della seduta odierna, poiché credo sia doveroso, per chi siede su questi banchi, svolgere una riflessione su quanto continua ad accadere quotidianamente e nel silenzio più totale anche della Presidenza. Anzi, mi spiace che il Presidente non ascolti quel che sto per dire poiché si tratta di qualcosa che lo riguarda da vicino. Già ieri, in sede di discussione sulle linee generali, avevo avuto modo di anticipare questo tema, ma desidero ora affrontarlo con serenità, anche se con fermezza. Ci troviamo di fronte ad una situazione paradossale: proprio ieri, in sede di discussione sulle linee generali...
Se è vero che sono tenuto a parlare rivolto alla Presidenza, mi piacerebbe che la Presidenza mi ascoltasse: diversamente, cambiamo le regole e parlo con qualcun altro!

PRESIDENTE. La Presidenza ha anche il compito di organizzare i lavori. Prego, prosegua.

GIOVANNI FAVA. Benissimo: se lei ha necessità diverse, non ha che da dirmelo e mi interrompo.

PRESIDENTE. Può proseguire, grazie.

GIOVANNI FAVA. Ieri, con la tradizionale onestà intellettuale - e anche un poco con la semplicità - che contraddistingue chi viene delle mie parti, il mio illustre conterraneo, nonché relatore del provvedimento, onorevole Ruggeri, ha affermato in modo serafico, in quest'aula, che gli spiaceva che non gli fosse stato permesso di presentare emendamenti e che, per tale motivo, sarebbe stato costretto a presentarePag. 109un ordine del giorno. Oggi scopro che quell'ordine del giorno diviene motivo di vanto per la maggioranza, come emerge almeno dall'intervento del collega Affronti, che lo richiama quasi fosse un punto d'arrivo.
Forse non ci rendiamo conto che si è consumato un gravissimo crimine nei confronti del Parlamento quale istituzione: un crimine che si perpetua da giorni, settimane, mesi. Noi, di fatto, stiamo delegando la Camera dei deputati al ruolo di notaio chiamato a malapena a ratificare - negli scampoli di una giornata intensa come quella odierna - il lavoro svolto faticosamente dal Senato. Ciò, peraltro, su un provvedimento che viene pomposamente definito di liberalizzazione dei mercati dell'energia, ma che null'altro è se non l'adempimento di un obbligo comunitario che ci è stato imposto, con l'aggravante che siamo già in ritardo: stiamo infatti dando efficacia ad un provvedimento che avrebbe dovuto averla dal 1o luglio di quest'anno. Con la complicità della struttura parlamentare, abbiamo dunque colpevolmente evitato di discutere in quest'aula di tale provvedimento e di affrontare il tema nella sua complessità.
La realtà è ben diversa, signori: il provvedimento al nostro esame non liberalizza nulla, perché esso si limita a dare qualche competenza in più all'Authority per l'energia elettrica ed il gas. Al riguardo, bisognerebbe anche aprire un dibattito interessante, perché non si è mai visto che un'authority, che per definizione dovrebbe essere un arbitro del mercato, addirittura arrivi a fissarne i prezzi e le condizioni: non si è mai vista tutta questa arbitrarietà e tutta questa libertà nello stabilire ciò che viene definito anomalo. Quand'è, cioè, che l'authority interviene? Ma con quale autorevolezza interviene un'authority che, da oltre un anno dall'insediamento della maggioranza in questa legislatura, è composta da due membri invece da cinque? Si tratta di un'authority per la quale il Governo ha preferito evitare, fino ad oggi, di confrontarsi con serenità nella Commissione competente per riportare la legalità laddove essa manca. Alcuni miei colleghi, giorni fa, al Senato hanno ricordato come, a differenza di altre vicende che hanno visto illustri esponenti della maggioranza ergersi a paladini della legalità, in questo caso non abbiamo visto scioperi della fame, né soggetti che abbiano evocato, con grande enfasi, il ripristino di una situazione che è illegale, per il fatto che, anziché cinque membri, ve ne sono due e i due che vi sono si limitano a fare politica e sono attori politici che vogliono governare un mercato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Nessuno parla di questi aspetti, che pure sono importanti, perché non si può ridurre, lo ripeto, la discussione di un provvedimento così importante al penultimo giorno prima delle vacanze estive, nell'ultima mezz'ora, con la pretesa che qualcuno poi chieda la pubblicazione in calce al resoconto stenografico del proprio intervento. Si tratta di un testo blindato per il quale non c'è stata discussione in Commissione e per il quale abbiamo visto respingere tutti gli emendamenti da noi proposti, mentre in Commissione, con la solita onestà intellettuale, il relatore è arrivato perfino a dire, oggi, che diversi emendamenti erano condivisibili e che egli avrebbe avuto piacere venissero recepiti nella fase di approvazione del disegno di legge sull'energia in corso di esame al Senato, ma che alla Camera non si poteva procedere diversamente, perché siamo in ritardo! Ma non siamo certo in ritardo per colpa nostra o per colpa mia: se questo Parlamento ha dei ritardi non possono essere addebitati alla minoranza o all'opposizione, perché alla Camera nessuno ha nemmeno tentato di fare l'ostruzionismo.
Se ci sono ritardi nell'approvazione del provvedimento al nostro esame sono tutti imputabili ad una maggioranza che non riesce mai e su nulla a trovare la quadratura del cerchio. Non solo non ci riesce, ma non riesce a dare risposte al Paese: non si può infatti spacciare, lo ripeto, un mezzo provvedimento come quello che ci accingiamo a votare per qualcosa di risolutivo. Avete illuso i cittadiniPag. 110italiani che dal 1o di luglio le bollette avrebbero subito un miglioramento epocale, una sorta di rivoluzione copernicana. Ma qualcuno se ne è accorto che dal 1o di luglio è stata liberalizzata l'energia elettrica, qualcuno ha capito qual è la portata del provvedimento? Ma soprattutto, qualcuno ha avuto l'onestà morale ed intellettuale di spiegare realmente ai cittadini di cosa stiamo parlando, in un sistema nel quale il trasporto sulle reti è blindato e non si riesce ad estinguere il monopolismo storico? In un sistema di questo tipo, cosa abbiamo liberalizzato, di fatto?
Oltretutto, sono stati anche commoventi i due tentativi (ormai di due si tratta) dell'onorevole Quartiani di venire a sparigliare il tavolo in Commissione, proponendo, difendendo con caparbietà e votando da solo un emendamento rispetto ad una maggioranza ed un Governo che ne imploravano il ritiro! Ma di cosa stiamo discutendo? Ma quest'aula è ancora un'Assemblea legislativa, oppure no? Di cosa stiamo parlando, di cosa abbiamo discusso in queste settimane? Questi temi vanno al di là della portata del singolo provvedimento, bisogna affrontarli con serietà e di essi si deve far carico, necessariamente, la Presidenza della Camera. Diversamente, dobbiamo riconoscere con onestà che aspettiamo regolarmente di sentirci dire dal Senato ciò che è bene e ciò che è male, ciò che è faticosamente riuscito a passare e ciò che, invece, non passerà mai!
Evitiamo di continuare ad illuderci con le promesse - il sottosegretario Bubbico ne ha appena fatte alcune - che le istanze di questa Camera possano essere recepite nell'ambito di un provvedimento diverso all'esame dell'altra Camera. Siamo al demenziale! Che tipo di autorevolezza abbiamo, qual è la nostra autorità, di cosa stiamo parlando? Abbiamo perso, forse, il senso della nostra appartenenza e delle nostre possibilità e capacità sancite dalla Costituzione.
Lo abbiamo talmente perso che di fronte a tali vicende nessuno grida allo scandalo perché sono tutti troppo impegnati ad organizzare le vacanze prossime venture, che auguro ad ognuno essere le migliori possibili. L'interesse dell'Assemblea si limita a vicende che possono finire sui giornali, tutto il resto non interessa più. L'attività legislativa è morta. La Camera, in questo modo, sta celebrando un de profundis al quale vogliamo sottrarci. Abbiamo scelto di non chiedere l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto del testo della dichiarazione di voto perché volevamo lanciare questo appello. Ci ostiniamo a voler discutere all'interno del luogo consono per il dibattito sul provvedimento legislativo, con i mezzi a noi concessi e vogliamo continuare a tenere alta l'attenzione del Paese rispetto ad una Camera che, non solo non lavora, ma quel poco di lavoro che svolge è eterocondotto e telecomandato a distanza da altri poteri che non sono il potere legislativo che ci è attribuito.
Pertanto, per tali motivi il gruppo della Lega Nord si appresta a votare contro il provvedimento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Agrò. Ne ha facoltà.

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, colleghi, le politiche energetiche del Paese dovrebbero avere la stessa valenza della politica estera. Sappiamo perfettamente che in politica estera vi è una dimensione di accordo che, in qualche modo, mette insieme le valutazioni di maggioranza ed opposizione. Tale circostanza ha un significato profondo, perché determina le grandi prospettive delle alleanze, delle convergenze sui grandi temi di politica internazionale. Credo che anche il tema dell'energia possieda tale valenza, perché per il nostro Paese si tratta di un bene vitale, del quale, purtroppo, siamo privi e che dobbiamo perciò importare da Paesi stranieri. Su tale base vi è la preoccupazione della decretazione d'urgenza, che rivolgiamo alla maggioranza. Inoltre, vi è un'altra preoccupazione: non mi è parso che lo spirito di convergenza sia provenuto con grande effettività da parte della maggioranza stessa. Se controllo le dichiarazioniPag. 111espresse durante la discussione sulle linee generali, mi accorgo che il relatore, ma anche i colleghi Baratella e Tomaselli, si sono riferiti a colpe specifiche, affermando che il ritardo con cui il decreto-legge è giunto all'esame del Parlamento non è imputabile alla maggioranza, ma al Governo precedente, perché quest'ultimo sapeva perfettamente che vi era il termine del 2007 per arrivare alla liberalizzazione del mercato dell'energia anche per le utenze domestiche. Tale circostanza indica che lo spirito di convergenza viene meno. Si tratta di un errore fondamentalmente, perché se è vero che si poteva liberalizzare già dal 2003, vi sono responsabilità forti, dal 2006 ad oggi, dell'attuale Governo che, celandosi dietro il disegno di legge del riordino del sistema elettrico italiano, si è soffermato a «gigioneggiare» piuttosto che a controllare le scadenze che, più alcune volte, abbiamo avvertito, sia in Commissione sia in Assemblea. Si è arrivati, quindi, ad emanare un decreto-legge che, in qualche modo, oggi viene convertito, ad un mese esatto di distanza dall'effettiva valenza della liberalizzazione prevista dalla Comunità europea.
Un ritardo su questo tema è importante per affermare che è mancata una strategia di fondo da parte del Governo, che ha dato poca importanza alla data del 1o luglio 2007, cioè al termine dell'ultima liberalizzazione importante dal progetto, che è iniziato nel 1999. Tale circostanza mi suggerisce che vi sono alcune preoccupazioni in più che vorrei rimarcare, non solo mia, ma - mi sembra - anche dei soggetti istituzionali che, in qualche modo, governano il processo. Non si tratta della preoccupazione di un parlamentare dell'opposizione.
È la preoccupazione di soggetti che, in qualche modo, vedono nel decreto-legge in esame non un riordino, ma una pezza, non una strategia, ma soltanto un avvenimento legato al dover approdare a un decreto-legge per scadenza di termini.
Svolgo solo tre considerazioni e poi concludo. Il decreto-legge in esame è riuscito a mettere l'uno contro l'altro addirittura l'Authority per l'energia elettrica ed il gas e l'Antitrust. Ciò è assolutamente inconcepibile (ma è riuscito a farlo) e significa che gli aspetti regolatori previsti nel decreto-legge sono assolutamente impropri e non capaci di definire una linea di strategia. Ciò è dovuto al fatto che se da una parte l'Authority è dell'avviso che siamo in un mercato in caduta libera, cioè senza capacità di avere, in qualche modo, un punto di appoggio, soprattutto per le utenze deboli, che sappiamo essere le più esposte al principio della liberalizzazione, dall'altra parte con il provvedimento in esame si dice che tenere in piedi l'acquirente unico e, nello stesso tempo, anche fare in modo che vi sia l'asticella della... (Applausi dei deputati Saglia e D'Alia) Sono molto contento, capisco perfettamente che le cose importanti molte volte vengono sollecitate tramite un applauso.
Se si dice che ci vuole il prezzo di riferimento e che non è pensabile che ciò avvenga in un mercato effettivamente libero, è una contraddizione che purtroppo il decreto-legge non ha assolutamente superato. Vi è tale realtà, che non può essere determinata esclusivamente dal fatto che si è estrapolato dal disegno di legge e si è inserito nel decreto-legge qualcosa che, peraltro, non era compiuto nella propria interezza e nel collegamento con gli aspetti istituzionali che tale decreto-legge comporta.
Vorrei concludere su questo punto. C'è soltanto un passaggio dell'intervento della collega Provera che mi ha incuriosito, che la dice lunga sulle diversità esistenti in materia energetica all'interno della maggioranza e che preludono anche ai ritardi con cui il Governo è arrivato all'adozione del provvedimento. Con molta onestà intellettuale e molta capacità, la collega Provera si è domandata se tali liberalizzazioni, in beni necessari e quotidiani, producano effettivamente vantaggi. Lei sostiene di no. Vorrei ricordare che effettivamente, dall'inizio della liberalizzazione, dal 1999 ad oggi, i gap di differenza, anche nei costi di energia di alcune utenze, si sono notevolmente ridotti per le famiglie rispetto all'ambito europeo. Il problema è in ciò e risiede nel capire in cosa consistaPag. 112la liberalizzazione e che cosa essa significhi fino in fondo. Probabilmente, ancora non abbiamo fatto in modo, ad esempio, di rendere comprensibile il principio della liberalizzazione agli utenti. Il decreto-legge in esame non rende ciò comprensibile. Di fatto, nessuna attività di promozione è intervenuta dalle grandi e piccole società, eccetto ENI ed Enel, che tendono a rimarcare la loro regia di mercato dominante. Il resto non si è ancora azzardato a fare la promozione sul mercato. Anche ciò dovrebbe rimarcare che, di fatto, il decreto-legge in esame non è assolutamente appetibile, nemmeno per le società che dovrebbero entrare nel mercato. A maggior ragione, allora, l'utente familiare è il più debole, così come è più debole anche quella fascia sociale che il decreto-legge non definisce. Cos'è la fascia sociale e come dovremo tutelarla? C'è stato il principio del precedente dibattito, avvenuto anche in sede di approvazione della legge finanziaria, che impegnava il Governo a definire la fascia sociale e quali erano gli utenti di tale fascia sociale.
L'ultimo aspetto riguarda la critica al decreto-legge in esame. Ci sono alcune possibilità di far valere prezzi diversi in conformità all'energia pulita e no. Credo e spero che il Governo non abbia preso un abbaglio. Infatti, quando l'energia va in rete, osservare la tracciabilità dell'energia stessa e capire se viene dalle fonti rinnovabili o da quelle tradizionali credo sia quasi impossibile.
Vorrei vedere il Governo dirci questo! Non vorrei che ciò fosse un sotterfugio, perché qualcuno, quando andrà ad offrire l'energia pulita (cosa che sarà impossibile), alla fine vada effettivamente a saccheggiare ancora le tasche degli italiani. Drammaticamente questo decreto-legge, invece di aprire effettivamente il mercato, probabilmente non ha fatto del bene a quelle famiglie per le quali era stato costruito, e per le quali, da anni, ci battevamo affinché ciò si realizzasse nella compiutezza di un percorso, che aveva anche un significato profondo di liberalizzazione vera e propria. Per tale motivo e con rammarico, è impossibile da parte del nostro gruppo, esprimere un voto favorevole [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baratella. Ne ha facoltà.

FABIO BARATELLA. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Deputato Baratella, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bernardo. Ne ha facoltà.

MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, intervengo solamente per alcuni minuti per spiegare le ragioni che portano il nostro gruppo a esprimere un voto contrario sul provvedimento in esame (Commenti)...

PRESIDENTE. Per favore, colleghi, vi invito a evitare sia i commenti sia le conversazioni ad alta voce perché è quasi impossibile continuare. Per favore, colleghi... inviterei l'Assemblea ad una maggiore compostezza anche in questa fase finale.
Prego, deputato Bernardo, prosegua.

MAURIZIO BERNARDO. Grazie, signor Presidente. Intervengo brevemente per spiegare le ragioni del mio voto, rivolgendomi anche al sottosegretario Bubbico, che ha seguito fin dall'inizio l'esame di questo decreto-legge. Certo, ci avrebbe fatto piacere, come abbiamo avuto modo di sottolineare anche in altre occasioni, che al suo fianco fosse presente anche il Ministro Bersani, considerata la delicatezza dell'argomento.
Ieri sera ci siamo dilungati su un argomento estremamente delicato, qual è quello che riguarda la strategia per lePag. 113politiche energetiche del nostro Paese. Oggi, ancora una volta, viene sottoposto al nostro esame un testo blindato, che credo tenda un po' a mortificare il lavoro che avremmo potuto produrre sia in Commissione, sia in Assemblea, forse anche assieme, su un provvedimento così importante. Eppure, ancora oggi, abbiamo ascoltato il Governo accogliere, nelle buone intenzioni, proposte che evidentemente sono condivisibili, anche se poi, per le ragioni che spiegavo in precedenza, non saranno accolte, anche nella sostanza.
Sappiamo bene che si è dovuto attingere ad uno di quei disegni di legge che ben 14 mesi fa furono approvati dal Consiglio dei Ministri - il disegno di legge atto Senato n. 691 in materia di energia - che, purtroppo, è fermo all'esame della Commissione industria dell'altro ramo del Parlamento. Ecco perché sarebbe stato opportuno che fosse presente anche il Ministro Bersani. Il decreto-legge in discussione, in sé considerato, non avrebbe necessitato di molto tempo per la sua discussione ed approvazione (o reiezione), anche perché conosciamo le ragioni che portano, purtroppo, al termine ultimo per la conversione in legge, considerate, da una parte, le sanzioni e, dall'altra, l'apertura al libero mercato per i cosiddetti clienti domestici e per il mondo delle piccole e medie imprese. Se noi avessimo ricevuto una risposta diversa, al Senato, sugli emendamenti che, certamente, avrebbero migliorato il testo in esame, ci saremmo espressi a favore di una posizione diversa, ma ciò non è stato possibile.
Avviandomi alla conclusione, ecco perché avremmo voluto che il Governo raccogliesse, in sede di esame al Senato, non tanto l'aspetto riguardante i consumatori, sul quale la posizione ovviamente è netta ed è favorevole, quanto l'aspetto attinente al ruolo svolto oggi dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas, che assume nuove funzioni e competenze. Addirittura, il disegno di legge sulle authority, fa riferimento anche a competenze che riguarderebbero il ciclo integrato dell'acqua. Ci troviamo di fronte ad un'authority molto importante e alla stessa attribuiamo nuove competenze, nonostante sia «monca» e per questo motivo, da mesi invitiamo il Ministro a nominarne i componenti, proprio per comporla nel numero di cinque.
Aggiungiamo che condividiamo l'aspetto relativo agli standard di indirizzo gestionale, ma lo condividiamo certamente meno quando si entra nel merito dei prezzi e delle tariffe. Se crediamo, infatti, davvero nel libero mercato - principio sulla base del quale è avvenuta la «bocciatura» di una proposta emendativa presentata da un esponente del centrodestra, in cui si parlava di «transitorio» e noi abbiamo immaginato che potesse coincidere con l'arco di due anni - dobbiamo avere anche fiducia nel mercato e in quello che significhi il ruolo che giocheranno il mondo delle imprese, la Borsa elettrica e l'acquirente unico.
Ecco perché - e concludo - questo è un altro degli aspetti che, ovviamente, ci porta a condividere tale argomento, ma, poi, non capiamo quali saranno le risorse necessarie, come riuscire a individuare le fasce deboli e come quantificare, quindi, non solo l'area di disagio diffuso nel nostro Paese ma anche le risorse necessarie. Ecco perché noi, oggi, diciamo «no» a questo provvedimento che rappresenta una misura tampone rispetto alla politica energetica di cui il Paese ha bisogno. Inoltre, quanto prima, ci auguriamo che il Senato licenzi quel testo e che la Camera possa, forse, dare il contributo necessario (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2910)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegnoPag. 114di legge n. 2910, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«S. 1649 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 giugno 2007, n. 73, recante misure urgenti per l'attuazione di disposizioni comunitarie in materia di liberalizzazione dei mercati dell'energia» (Approvato dal Senato) (2910):

Presenti 474
Votanti 471
Astenuti 3
Maggioranza 236
Hanno votato 269
Hanno votato no 202

(La Camera approva - Vedi votazioni).

Prendo atto che il deputato Cota ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto contrario.

Modifica del vigente calendario dei lavori dell'Assemblea, articolazione dei lavori per il periodo 10-14 settembre 2007 e conseguente aggiornamento del programma (ore 19,58).

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, domani giovedì 2 agosto (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni) avrà luogo l'esame della mozione Campa ed altri n. 1-00187 sull'individuazione nell'entroterra di Venezia della sede per l'assemblaggio del Superjet 100 e del disegno di legge n. 2937 - Disposizioni in materia di attività libero-professionale intramuraria e altre norme in materia sanitaria (Approvato dal Senato).
Dopo la sospensione estiva, l'Assemblea riprenderà i propri lavori lunedì 10 settembre, con la seguente articolazione:

Lunedì 10 settembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Svolgimento di atti del sindacato ispettivo (eventualmente anche interpellanze urgenti).

Martedì 11 settembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:
n. 2931 ed abb. - ratifica ed esecuzione della Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, adottata dalla XXXII sessione della Conferenza generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura (UNESCO) (Approvato dal Senato);
n. 2272-ter - Disposizioni urgenti in materia di pubblica istruzione (già articoli 28, 29, 30 e 31 del disegno di legge 2272, stralciati con deliberazione dell'Assemblea il 17 aprile 2007).

Mercoledì 12 e giovedì 13 settembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 14 settembre) (con votazioni):

Seguito dell'esame dei disegni di legge:
n. 2931 ed abb. - ratifica ed esecuzione della Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, adottata dalla XXXII sessione della Conferenza generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura (UNESCO) (Approvato dal Senato);Pag. 115
n. 2272-ter - Disposizioni urgenti in materia di pubblica istruzione (già articoli 28, 29, 30 e 31 del disegno di legge 2272, stralciati con deliberazione dell'Assemblea il 17 aprile 2007).

Lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata avrà luogo, come di consueto, mercoledì alle 15.
Lo svolgimento di interrogazioni, di interpellanze e di interpellanze urgenti potrà essere inserito secondo l'andamento dei lavori dell'Assemblea.
Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni.
Il Presidente si riserva altresì di inserire l'esame di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni e dalla Giunta delle elezioni.
Il programma si intende conseguentemente aggiornato.
L'organizzazione dei tempi per l'esame degli argomenti previsti per la settimana 10-14 settembre, nonché della mozione Campa ed altri n. 1-00187 sull'individuazione nell'entroterra di Venezia della sede per l'assemblaggio del Superjet 100 e del disegno di legge n. 2937 - Disposizioni in materia di attività libero-professionale intramuraria e altre norme in materia sanitaria, sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 20).

GIACOMO MANCINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIACOMO MANCINI. Signor Presidente, intervengo per denunziare alla Presidenza della Camera una grave situazione di illegalità all'interno dell'amministrazione comunale di Cosenza, dove opera un assessore che ha ripetutamente intimidito elettori e simpatizzanti socialisti, con modalità tipiche degli appartenenti alle organizzazioni criminali. Tale assessore ha risposto a imprenditori e semplici cittadini, rivoltisi al comune per proporre idee e progetti utili allo sviluppo di Cosenza, dicendo loro: «Finché rimarrete amici di Giacomo Mancini, non avrete il sostegno dell'amministrazione». Signor Presidente, la gravità di questi fatti si commenta da sola: chiedo che la Presidenza informi di tale situazione la Presidenza del Consiglio e il Ministero dell'interno.

WLADIMIRO GUADAGNO detto VLADIMIR LUXURIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

WLADIMIRO GUADAGNO detto VLADIMIR LUXURIA. Signor Presidente, intervengo per segnalare l'ennesimo caso di una vittima transessuale romana, trentacinque anni, oggi morta al policlinico Umberto I per profonde lesioni craniche. Nel suo appartamento è stata presa per i capelli e la sua testa è stata sbattuta ripetutamente su una piattaforma piatta e dura. La vittima si chiamava Stefania ed è con questo nome che la cito, non con il nome al maschile usato da alcuni cronisti, che, tra l'altro hanno avuto difficoltà a raccogliere testimonianze nel suo quartiere, i Parioli, dalla gente che la conosceva con il nome da lei scelto, nel quale si identifica, ossia Stefania.
Signor Presidente, le chiedo di farsi carico di sollecitare la Commissione giustizia della Camera a velocizzare la discussione sull'estensione della legge Mancino per i crimini d'odio per orientamento sessuale e identità di genere, omofobia e transfobia, che ha la firma di tre Ministri di questo Governo (i Ministri delle pari opportunità, della giustizia e dell'interno).

PRESIDENTE. Raccolgo senz'altro la sua sollecitazione e mi farò carico di interessare della questione la Commissione giustizia.

ANTONIO SATTA. Chiedo di parlare.

Pag. 116

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO SATTA. Signor Presidente, esprimo la mia profonda amarezza per il fatto che, nonostante domani si concludano i lavori delle Camere per la chiusura del periodo estivo, il Governo non faccia conoscere al Parlamento quali iniziative stia attuando affinché i due cineasti prigionieri in Kenya - sono, infatti, a piede libero, ma senza passaporto - possano far ritorno in Italia. Dovranno rimanere in Kenya fino al 17 settembre, data della prima udienza, rischiando una pena detentiva da sette a quindici anni per detenzione di armi vere, sebbene quelle usate per il cinema siano solo armi giocattolo, inutilizzabili.
Tra l'altro, queste armi giocattolo sono state introdotte in Kenya il 19 giugno, mentre i due cineasti, Francesco Papa e Silvano Scasseddu, sono entrati in Kenya il 23 giugno. Ritengo che non possano esserci cittadini di serie A e di serie B. Quando accadono fatti del genere è necessaria una grande mobilitazione: si tratta sempre di nostri concittadini, che, ripeto, si trovano prigionieri in maniera assurda in uno Stato pericolosissimo quanto al trattamento dei nostri connazionali! Soprattutto, è stato veramente offensivo il comportamento dell'ambasciata kenyota nei confronti della nostra. Credo che soltanto un intervento forte del Governo, sollecitato dal Parlamento, possa fornire uno spiraglio e consentire a Francesco Papa - che ho avuto il piacere di ascoltare personalmente al telefono ed ho trovato molto prostrato, in quanto abbandonato - di tornare a Roma e di abbracciare la sua figlia di dieci anni.

PRESIDENTE. Deputato Satta, come lei sa, tale richiesta era già stata sollecitata e inoltrata al Governo. Nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo tenutasi in data odierna, la questione non è stata nuovamente sollecitata. Siamo in una fase di chiusura dei lavori ma, in ogni caso, solleciteremo il Governo a compiere almeno l'intervento nei termini da lei qui proposti.

Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 20,02).

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per sollecitare una risposta ai seguenti atti di sindacato ispettivo: interrogazione a risposta scritta n. 4-03257, presentata il 12 aprile 2007 al Ministro dell'interno, e interrogazione a risposta scritta n. 4-03402, presentata il 23 aprile 2007 ai Ministri dell'interno e dei trasporti.

PRESIDENTE. La Presidenza si farà carico di sollecitare la risposta del Governo agli atti di sindacato ispettivo da lei richiamati.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 2 agosto 2007, alle 9:

1. - Discussione della mozione Campa ed altri n. 1-00187 sull'individuazione nell'entroterra di Venezia della sede per l'assemblaggio del Superjet 100.

2. - Discussione del disegno di legge:
S. 1598 - Disposizioni urgenti in materia di attività libero-professionale intramuraria e altre norme in materia sanitaria (Approvato dalla XII Commissione permanente del Senato) (2937).
- Relatore: Grassi.

La seduta termina alle 20.05.

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CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO SALVATORE BUGLIO SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 2849

SALVATORE BUGLIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ministro Damiano, il ripetersi incessante di morti e infortuni sul lavoro ha costretto il Parlamento ad intervenire con urgenza in una materia quale quella della sicurezza sul lavoro, da sempre all'attenzione dei lavoratori, delle organizzazioni sindacali e dell'opinione pubblica.
L'alto, accorato e autorevole richiamo del Presidente della Repubblica corrisponde al profondo sentire di tutti gli italiani.
Non possiamo più accettare che l'integrità della persona, la sua stessa vita costituiscano una sorta di obbligato costo sociale.
La sicurezza sul lavoro è una questione dalle molte sfaccettature, che quindi deve essere affrontata sotto diversi punti di vista. È una questione di civiltà, una questione culturale, sociale, economica e di formazione. È un settore nel quale le fasi della prevenzione e della vigilanza assumono un ruolo rilevantissimo e nel quale ha un ruolo fondamentale pure l'aspetto repressivo.
Osservo che due rimangono i punti critici: prevenzione e vigilanza con mezzi, uomini e strutture in proporzione adeguata rispetto all'entità del fenomeno. Occorre la volontà politica di far funzionare le strutture e i meccanismi di vigilanza, controllo e prevenzione.
Non è un problema soltanto del Governo, ma anche dei vari enti pubblici competenti in materia, a partire da regioni e provincia. Senza un impegno costante e pressante in tale ottica, continueremo a piangere lavoratori morti.
In questo campo non partiamo da zero. Qualcosa è stato fatto dal ministro Damiano. Penso al documento unico di regolarità contributiva, alle normative in materia di appalto, ai provvedimenti di sospensione dei cantieri edili.
La comunicazione preventiva di assunzione, cessazione e trasformazione del rapporto di lavoro ai servizi dell'impiego, al fine di evitare il fenomeno della denuncia di instaurazione del rapporto nel giorno in cui il lavoratore abbia riportato un infortunio: questi e altri provvedimenti hanno dimostrato già di essere efficaci.
È però importante l'opera che si può fare per migliorare la normativa, nel mettere ordine con un testo unico, nel semplificare una normativa estremamente complicata cresciuta negli anni o addirittura nei decenni e, quindi, di difficile applicazione. Questo è il primo punto su cui la maggioranza si è impegnata con il contributo dell'opposizione.
Vorrei sottolineare un secondo punto importante: il rapporto con le regioni. Questo provvedimento funzionerà se l'asse con le regioni funzionerà. Ecco perché il coordinamento delle attività di controllo e di ispezione deve avvenire in sintonia con le regioni.
Perché è vero che abbiamo pochi controllori e ispettori, ma tutti ci dicono che vi è una scarsa organizzazione degli interventi. È quindi fondamentale rendere efficace il coordinamento, l'azione sinergica dei vari istituti competenti, dal Ministero del lavoro alle ASL, agli altri. Solo così possiamo controllare milioni di comportamenti, su tutto il territorio, in situazioni diverse. È indispensabile una sinergia tra i soggetti pubblici e i soggetti privati.
Vorrei sottolineare che il buon lavoro di tutta la Commissione e del relatore ha prodotto un allargamento sul piano applicativo molto importante. Penso ai lavoratori autonomi, ai nessi tra sicurezza interna ai luoghi di lavoro e conseguenze sull'ambiente esterno; vi è poi tutta la grande area degli appalti, dei subappalti, delle catene di esternalizzazione che, se non controllate, creano le occasioni più gravi di infortunistica.
Anche su questo aspetto il testo prevede norme immediatamente precettivePag. 118superando, come su altri punti, la normativa delegata con un progresso che mi pare indubbio e largamente condiviso.
Ho sentito qualche critica avanzata da alcuni colleghi su una eccessiva attenzione della maggioranza alla repressione con poca attenzione per la prevenzione. Abbiamo indicato alcune attività fondamentali per la prevenzione; abbiamo introdotto un rafforzamento delle rappresentanze sindacali ai vari livelli, che sono anche uno strumento di prevenzione e per questo abbiamo previsto della formazione specifica; abbiamo introdotto e rafforzato tecniche di monitoraggio; abbiamo previsto l'obbligo di formazione per la qualificazione delle imprese, che va nella medesima direzione; abbiamo rafforzato il ruolo del medico competente. Sono indicazioni precise che mostrano come crediamo al compito della prevenzione.
Un altro punto fondamentale riguarda l'apparato sanzionatorio, che è stato discusso a lungo, prima al Senato e poi in Commissione lavoro.
Sono state avanzate critiche all'attuale impianto: per qualcuno siamo troppo repressivi, per altri saremmo assolutori. Io credo che abbiamo dosato con equilibrio e molta attenzione il tipo di sanzione.
È vero che abbiamo previsto normative sanzionatorie, come le pene interdittive per i casi gravi. A tale riguardo i dati dimostrano che è altamente improbabile che un imprenditore disonesto possa cadere nella rete dei controlli: ciò capita in media una volta ogni sette anni. C'è chi pensa quindi che sia meglio rischiare un'ammenda, piuttosto che investire risorse nella sicurezza. Ecco perché è giusto punire con dure sanzioni i casi più gravi. Anche questo mi sembra un modo efficace di fare prevenzione. Ma abbiamo dosato le sanzioni, peraltro nella convinzione che si debba valorizzare il cosiddetto ravvedimento e che si debba accompagnare alla sanzione anche l'incentivazione e il premio per i comportamenti virtuosi. Per questo motivo abbiamo valorizzato le buone prassi. Si tratta di un punto di equilibrio che riteniamo corretto e realistico, in linea con le migliori tradizioni europee.
Con questo testo alcuni obiettivi sono stati raggiunti, alcuni miglioramenti sono stati apportati, con l'impegno del Governo, e anch'io mi unisco all'appello affinché si compia uno sforzo ulteriore. Ci vogliono più risorse per realizzare alcuni punti del provvedimento: questo è l'appello che rivolgiamo al Governo.
Ma permettetemi di affermare con forza che ci vuole una svolta culturale. Finché ci saranno imprenditori che pensano che i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori siano un ostacolo alla competitività delle aziende, questo paese non sarà un paese normale. Se si teorizza che il basso costo del lavoro è l'unico strumento per essere competitivi, questo ci porterà direttamente al lavoro nero e all'insicurezza sui posti di lavoro.
In buona sostanza, è sbagliato concepire il lavoro irregolare come un fenomeno collaterale, invece che un elemento strettamente intrecciato all'economia contemporanea, visto che, tra l'altro, produce almeno il 15 per cento del PIL.
Se vogliamo dare una risposta più complessiva al dramma quotidiano dei morti sul lavoro, dobbiamo far passare il maggior numero di persone dal bacino del lavoro irregolare ai bacini del lavoro regolare. Senza questa svolta, questo provvedimento sarebbe inefficace.
Vi è un dato statistico che sorregge quello che ho appena sostenuto: i paesi europei che statisticamente registrano meno morti e infortuni sono quelli che presentano indici di disuguaglianza nettamente inferiori rispetto all'Italia. Pagano salari più elevati ed offrono alla collettività servizi sociali migliori, mentre hanno tassi di produttività superiori e ci superano nettamente in tema di tecnologie ed esportazioni.
In buona sostanza la qualità del lavoro e della vita delle persone vengono prima dei progetti. Questa può apparire una osservazione ovvia, quasi banale, ma non lo è. Oggi vi è un filone di pensiero non residuale che pensa alle lavoratrici e ai lavoratori come a delle merci, a dei numeri.Pag. 119Questo è il frutto del degrado culturale che ci porta a piangere ogni anno migliaia di morti e feriti.
Questa legge può e deve essere un segnale per chi pensa che i lavoratori si usano e si buttano via. E, soprattutto, deve essere un segnale verso milioni di lavoratrici e lavoratori che riacquisteranno una dignità e un ruolo sociale.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI FABIO EVANGELISTI, FERDINANDO BENITO PIGNATARO E FABIO BARATELLA SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 2910.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Italia dei valori condivide la liberalizzazione del mercato dell'energia e voterà a favore del decreto-legge in esame.
Prima di motivare il nostro voto favorevole, voglio esprimere, però, il mio rammarico sulle condizioni in cui questa Camera è stata costretta ad esaminare un provvedimento rilevante come quello in discussione.
Giungendo in seconda lettura dal Senato a ridosso della chiusura dei lavori per la pausa estiva, la Camera dei deputati è chiamata ad un semplice lavoro di ratifica, direi quasi notarile, che impedisce di apportare qualsiasi contributo migliorativo. Un rammarico confermato dal fatto che da più di un anno è all'esame del Senato un articolato disegno di legge delega finalizzato alla liberalizzazione generalizzata dei mercati dell'energia.
La direttiva della Commissione europea n. 54 del 2003 stabilisce che gli Stati membri mettano in campo misure adeguate per rendere, a partire dal 1o luglio 2007, i clienti domestici del mercato elettrico liberi di scegliere il proprio fornitore. Comprendiamo dunque il ricorso alla decretazione d'urgenza da parte del Governo per evitare di incorre in una procedura d'infrazione da parte di Bruxelles.
Il decreto interviene con misure di tutela per fare in modo che chi vuole muoversi verso nuove offerte nel settore dell'energia elettrica possa farlo liberamente ricercando il prezzo migliore sul mercato. Una misura quanto mai opportuna, dal momento che Bruxelles, con parere motivato del 15 dicembre 2006, ha rilevato un eccesso di tutela regolatoria accordato dallo Stato italiano alle forniture elettriche.
Approvando questo provvedimento si pone un altro tassello nell'opera di liberalizzazione e di apertura dei mercati che fino ad oggi ha costituito una delle priorità perseguite dall'azione di Governo e si compie anche un salto di qualità in quest'opera.
C'è stato chi, per amore di polemica, ha ironizzato sulle liberalizzazioni effettuate, sostenendo che si limitavano a colpire singole categorie come i tassisti, i panificatori, piuttosto che le assicurazioni o i farmacisti, con misure che danneggiavano questi ultimi e non arrecavano vantaggi al resto dei cittadini.
Premesso che nel lungo periodo quelle misure stanno mostrando i loro effetti positivi, come ha avuto modo di spiegare con dati alla mano qualche giorno fa lo stesso Ministro Bersani, ora quest'opera di apertura dei mercati compie un ulteriore salto di qualità avendo come oggetto un settore strategico come quello dell'energia elettrica.
La privatizzazione e la liberalizzazione di settori in cui vigeva il monopolio pubblico ha prodotto fino ad oggi effetti positivi tangibili solo nel settore della telefonia, in particolare quella mobile, dove la concorrenza tra diversi operatori ha determinato un sensibile livellamento verso il basso delle tariffe.
Lo stesso fenomeno non si è verificato nel settore del gas, nel quale già dal 2003 vi è la possibilità da parte dell'utente di scegliere il proprio fornitore, e ancor meno nel settore elettrico dove questa possibilità e stata riconosciuta ai cittadini con l'attuale decreto-legge.
È evidente che il costo dell'energia elettrica è influenzato da una serie di fattori strutturali connessi alla fluttuazione del costo delle materie prime chePag. 120l'Italia è costretta ad importare essendone priva, ma l'apertura di questo settore ad una vera concorrenza contribuirà sicuramente ad arrecare vantaggi al cittadino consumatore.
Della possibilità di affidarsi al fornitore di energia elettrica che offre il miglior prezzo potranno usufruire circa 30 milioni di famiglie. L'autorità per l'energia elettrica e il gas ha stimato che già nei primi mesi si verificherà un risparmio sul costo delle bollette stimabile in circa 35 euro l'anno. Un risparmio, che oltre ad essere la prima riduzione delle spese per l'energia negli ultimi tre anni, è destinato a divenire più ampio nel corso degli anni.
L'eliminazione dei monopoli e l'apertura dei mercati alla libera concorrenza è lo strumento per rafforzare il potere di acquisto delle famiglie e per aiutare non solo le fasce di popolazione con un reddito basso, ma anche le tante che, pur disponendo di un reddito nella norma, lo vedono costantemente eroso da rincari eccessivi, ed in alcuni casi immotivati.
Il decreto in esame realizza esattamente questo: permette al cittadino di recedere dal contratto con l'attuale fornitore di energia elettrica e di affidarsi a chi gli offrirà la stessa fornitura al prezzo più vantaggioso. Allo stesso tempo stabilisce una serie di garanzie che tutelano dalle eventuali offerte ingannevoli, nonché chi decide di non avvalersi della facoltà di scegliere un fornitore diverso da quello attuale.
In questo senso è apprezzabile aver attribuito all'Autorità per l'energia elettrica e il gas il compito di fissare condizioni standard di erogazione del servizio indicando in via transitoria i prezzi di riferimento per le forniture di energia elettrica che dovranno essere compresi nelle offerte che le imprese venditrici di energia rivolgeranno ai loro clienti.
Positiva è anche la scelta di imporre una separazione societaria e funzionale tra le imprese che distribuiscono l'energia e quelle che la vendono, facendo corrispondere in tal modo all'apertura del mercato dal lato della domanda una completa apertura dal lato dell'offerta.
La separazione societaria tra attività di distribuzione, che è esercitata in concessione, e attività di vendita di energia elettrica, svolta in regime di libero mercato, garantisce la neutralità nella gestione della rete che è utilizzata da tutti i venditori senza asimmetrie informative e, quindi, favorisce lo sviluppo di una piena concorrenza sul lato dell'offerta.
Tale separazione impedisce, inoltre, che le società di distribuzione trasferiscano alla società di vendita che a loro fa capo il proprio portafoglio clienti: un comportamento che impedirebbe la formazione di una vera concorrenza.
Nell'ottica della tutela del consumatore finale riteniamo molto positive le norme contenute nei commi 5 e 6 del decreto legge che impongono l'adozione di misure per rendere sempre più trasparente la bolletta consentendo una scelta pienamente informata e consapevole, non solo dal punto di vista del prezzo, ma anche dal punto di vista della sicurezza e della tutela ambientale.
In questo senso l'obbligo di rendere noto il mix energetico di approvvigionamento da parte delle aziende che vendono energia elettrica consentirà ai cittadini di prendere coscienza che l'energia non è tutta uguale, dal momento che già esistono aziende in grado di offrire elettricità prodotta in tutto o in gran parte da fonti rinnovabili a prezzi concorrenziali.
Ebbene mettere il consumatore nelle condizioni di poter contribuire nel suo piccolo, con la scelta del proprio fornitore energetico, a ridurre gli effetti nocivi sul mutamento climatico costituisce un progresso nella cultura della tutela dell'ambiente.
Allo stesso modo, prevedere standard minimi di informazione sulla bolletta e sui siti Internet per la pubblicazione di tavole in cui figurino i prezzi di riferimento dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas e i prezzi presenti sul mercato consentirà all'utente di effettuare un confronto vero tra la sua spesa per l'elettricità e le altre offerte, fornendogli in tal modo tutti gli strumenti per effettuare la scelta più vantaggiosa sotto il profilo economico.Pag. 121
Signor Presidente, colleghi, questo decreto-legge consente all'Italia di uniformarsi al resto d'Europa nel settore della vendita dell'energia, liberalizza finalmente un mercato che per troppo tempo è rimasto chiuso alla concorrenza e trasforma il cittadino in soggetto attivo nella scelta del proprio fornitore energetico consentendogli di tutelare il proprio potere d'acquisto ricercando il prezzo migliore.
Per tutti questi motivi Italia dei Valori voterà a favore del decreto-legge in esame.

FERDINANDO BENITO PIGNATARO. Signor Presidente, rappresentante del Governo, colleghi deputati, ci accingiamo ad approvare il decreto-legge recante misure urgenti per l'attuazione di disposizioni comunitarie in materia di liberalizzazione dei mercati dell'energia, già approvato dal Senato. Si tratta contestualmente di un atto dovuto e urgente e di un ulteriore atto e di una scelta di politica energetica del nostro Paese.
È un atto dovuto e urgente perché recepisce una direttiva comunitaria del 2003 e supplisce e recupera una negligenza del Governo di centrodestra che si era limitato a recepire e stabilire la data (1o luglio 2007) di entrata in vigore del processo di liberalizzazione del mercato domestico dell'energia, ma nonostante tre anni di tempo non ha legiferato in materia. In questa legislatura siamo già intervenuti in materia, introducendo scelte di liberalizzazione per le aziende che producono energia. La presente legge, invece, completa la liberalizzazione intervenendo sulla distribuzione e sulla vendita dell'energia sul mercato domestico.
Detto questo, mi preme sottolineare due aspetti critici che richiederanno nel prossimo futuro un impegno serio del Governo, che sollecitiamo con forza.
Il primo giorno è che non ci soddisfa pienamente questo provvedimento, perché non ha considerato i costi rischiando di vanificare gli interventi di incentivazione sul terreno delle tariffe e del risparmio energetico. Inoltre, sempre rispetto alle politiche tariffarie, esso non incide in modo serio nei confronti dei ceti deboli, disoccupati e anziani. Questo elemento rischia di rendere meno efficace il processo di liberalizzazione inteso come apertura dei mercati, più concorrenti, ma soprattutto contenimento di costi e tariffe per un Paese in cui le imprese e le famiglie pagano prezzi più alti per l'energia a livello europeo.
Il secondo aspetto riguarda il fatto che il Governo nel DPEF ha disegnato la nuova politica energetica stabilendo le esigenze per i prossimi anni in termini di domanda, le attuali risorse energetiche, la necessità di nuove infrastrutture e di adeguamento.
Ma, come abbiamo già detto in occasione della discussione sul decreto Bersani, avremmo preferito ragionare in modo organico, in presenza di un piano energetico nazionale, di un quadro di riferimento europeo più chiaro, in modo da lavorare in una logica di strategia complessiva.
Ciò anche rispetto alla questione dell'emergenza assoluta legata ai cambiamenti climatici che impone: l'incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili; l'incremento delle misure per l'efficienza energetica nell'uso finale; la realizzazione di interventi nel settore dei trasporti; un cambiamento del sistema di incentivazione delle fonti energetiche rinnovabili; un legame stretto tra fabbisogno energetico, competitività e obiettivi di Kyoto; una conseguente sostituzione delle spese per l'importazione di combustibili fossili e per l'acquisto all'estero dei diritti di emissione.
Pertanto, riteniamo di dover ragionare nei prossimi mesi in modo complessivo sulla natura dell'emergenza e invitiamo il Governo a metterci nelle condizioni di farlo con atti compiuti nella direzione che abbiamo indicato.
Con le osservazioni fatte ed i richiami critici, i Comunisti Italiani voteranno comunque, a favore del provvedimento in discussione.

FABIO BARATELLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, Sinistra Democratica voterà a favore di questoPag. 122decreto-legge, e lo farà convintamente dato che esso copre un vuoto normativo ereditato dal precedente Governo.
Infatti, la legge n. 234 del 2004 ha introdotto la scadenza del 1o luglio senza stabilire regole e tutele per i clienti finali.
Con questo decreto si garantiscono i consumatori finali, domestici e non, impedendo aumenti ingiustificati delle tariffe e mantenendo il livello di tutela previsto dalla normativa comunitaria.
Oggi, infatti, recepiamo appieno la direttiva europea n. 54 del 26 luglio 2003, che obbliga gli Stati membri dal 1o luglio 2007 ad adeguarsi al fine di introdurre misure a tutela del consumatore finale che impediscano l'aumento ingiustificato delle tariffe.
Si prevede inoltre lo sviluppo delle attività di vendita in modo da garantire la piena concorrenza separando le reti di produzione da quelle di vendita.
Si delega inoltre l'Autorità per l'energia elettrica e per il gas a introdurre disposizioni per le società presenti nel mercato attuando direttive e sanzioni tese a tutelare il consumatore sia rispetto alle condizioni contrattuali sia da eventuali, ingiustificati aumenti dei prezzi.
Si tratta di un provvedimento utile ed opportuno anche per evitare le sanzioni previste per il nostro Paese dalle procedure di infrazione già avviate.
Ho già avuto modo di esplicitare in sede di discussione generale la nostra posizione nel dettaglio sui contenuti del decreto. Oggi avviamo un ulteriore processo di liberalizzazione del mercato che oltre a normare, obbliga le aziende ad informare il consumatore sul modo in cui viene prodotta l'energia, anticipando su questo tema, come sugli altri già citati, i contenuti del provvedimento in discussione al Senato, il disegno di legge delega n. 691 in materia di liberalizzazione dei mercati dell'energia e del gas naturale, che mi auguro arrivi alla fine dell'iter ed alla Camera in tempi rapidi.
I colleghi dell'opposizione, in fase di discussione generale, hanno denunciato il ritardo con cui si sta procedendo, dimenticando che stiamo governando il Paese da un anno e che nei cinque anni precedenti nulla o poco è stato fatto, se non due decreti omnibus che trattavano il tema in modo raffazzonato ed insufficiente, con lo sguardo rivolto unicamente agli interessi dei grandi produttori di energia; due decreti omnibus che, fra l'altro, modificando la formazione della Commissione espropriavano il territorio anche dalla sola espressione del parere o autorizzavano le centrali elettriche a produrre in deroga alle leggi ambientali sulle emissioni in atmosfera. Vi è stato inoltre un provvedimento di riordino del sistema elettrico nazionale che ha lasciato le cose come stavano.
Questo decreto-legge continua il percorso delle liberalizzazioni del sistema energetico nazionale, anticipa alcuni punti importanti della legge delega, ma soprattutto risponde ai bisogni dei cittadini.
Sinistra Democratica sostiene quindi questo provvedimento e voterà favorevolmente.

Pag. 123

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLA MOZIONE
N. 1-00187 E DEL DISEGNO DI LEGGE N. 2937

Mozione n. 1-00187 sull'assemblaggio del Superjet 100

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore e 15 minuti (*).

Governo 25 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 3 minuti (con il limite massimo di 5 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 32 minuti
L'Ulivo 51 minuti
Forza Italia 38 minuti
Alleanza Nazionale 25 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 19 minuti
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) 18 minuti
Lega Nord Padania 15 minuti
Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo 14 minuti
Italia dei Valori 14 minuti
La Rosa nel Pugno 14 minuti
Comunisti Italiani 14 minuti
Verdi 13 minuti
Popolari-Udeur 13 minuti
DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie - Partito Socialista - Nuovo PSI 11 minuti
Misto 13 minuti
(Minoranze linguistiche: 5 minuti;
Movimento per l'Autonomia: 5 minuti;
Repubblicani, Liberali, Riformatori: 3 minuti)
Pag. 124

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Ddl n. 2937 - Attività libero-professionale intramuraria

Tempo complessivo: 18 ore, di cui:

  Discussione generale Seguito esame
Relatore 20 minuti 15 minuti
Governo 20 minuti 15 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 10 minuti
Interventi a titolo personale 2 ora e 2 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 4 minuti (con il limite massimo di 5 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 8 ore e 38 minuti 4 ore e 36 minuti
L'Ulivo 31 minuti 46 minuti
Forza Italia 1 ora e 17 minuti 47 minuti
Alleanza Nazionale 55 minuti 31 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 30 minuti 16 minuti
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) 44 minuti 23 minuti
Lega Nord Padania 38 minuti 19 minuti
Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo 30 minuti 12 minuti
Italia dei Valori 30 minuti 12 minuti
La Rosa nel Pugno 30 minuti 11 minuti
Comunisti Italiani 30 minuti 11 minuti
Verdi 30 minuti 11 minuti
Popolari-Udeur 30 minuti 11 minuti
DCA - Democrazia Cristiana per le Autonomie - Partito Socialista - Nuovo PSI 32 minuti 15 minuti
Misto 31 minuti
(Minoranze linguistiche: 12 minuti;
Movimento per l'Autonomia: 12 minuti;
Repubblicani, Liberali, Riformatori: 7 minuti)
11 minuti
(Minoranze linguistiche: 4 minuti;
Movimento per l'Autonomia: 4 minuti;
Repubblicani, Liberali, Riformatori: 3 minuti)
Pag. 125

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI
PREVISTI NELLA SETTIMANA 10-14 SETTEMBRE 2007

Ddl di ratifica n. 2931 e abb. - Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale

Tempo complessivo: 2 ore.

Relatore 5 minuti
Governo 5 minuti
Richiami al regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 13 minuti (con il limite massimo di 2 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora 27 minuti
L'Ulivo 12 minuti
Forza Italia 14 minuti
Alleanza Nazionale 9 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 5 minuti
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) 7 minuti
Lega Nord Padania 6 minuti
Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo 4 minuti
Italia dei Valori 4 minuti
La Rosa nel Pugno 4 minuti
Comunisti Italiani 4 minuti
Verdi 4 minuti
Popolari-Udeur 4 minuti
DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie - Partito Socialista - Nuovo PSI 4 minuti
Misto 6 minuti
(Minoranze linguistiche: 2 minuti;
Movimento per l'Autonomia: 2 minuti;
Repubblicani, Liberali, Riformatori: 2 minuti)
Pag. 126

Ddl n. 2272-ter - Disposizioni in materia di pubblica istruzione

Tempo complessivo: 20 ore e 30 minuti, di cui:

Discussione generale Seguito esame
Relatore 20 minuti 20 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 30 minuti
Interventi a titolo personale 2 ora e 2 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 29 minuti (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 8 ore e 38 minuti 6 ore e 11 minuti
L'Ulivo 31 minuti 1 ora e 3 minuti
Forza Italia 1 ora e 17 minuti 1 ora e 2 minuti
Alleanza Nazionale 55 minuti 42 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 30 minuti 22 minuti
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) 44 minuti 31 minuti
Lega Nord Padania 38 minuti 25 minuti
Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo 30 minuti 16 minuti
Italia dei Valori 30 minuti 16 minuti
La Rosa nel Pugno 30 minuti 16 minuti
Comunisti Italiani 30 minuti 15 minuti
Verdi 30 minuti 15 minuti
Popolari-Udeur 30 minuti 15 minuti
DCA - Democrazia Cristiana per le Autonomie - Partito Socialista - Nuovo PSI 32 minuti 20 minuti
Pag. 127
Misto 31 minuti
(Minoranze linguistiche: 12 minuti;
Movimento per l'Autonomia: 12 minuti;
Repubblicani, Liberali, Riformatori: 7 minuti)
13 minuti
(Minoranze linguistiche: 5 minuti;
Movimento per l'Autonomia: 5 minuti;
Repubblicani, Liberali, Riformatori: 3 minuti)

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. ddl 2849-A - em. 1.1 394 394 198 159 235 71 Resp.
2 Nom. em. 1.5 417 417 209 175 242 71 Resp.
3 Nom. em. 1.9 451 451 226 194 257 69 Resp.
4 Nom. em. 1.18 452 452 227 195 257 69 Resp.
5 Nom. em. 1.20 448 448 225 192 256 69 Resp.
6 Nom. em. 1.21 453 451 2 226 189 262 68 Resp.
7 Nom. em. 1.22 448 447 1 224 191 256 67 Resp.
8 Nom. em. 1.24 460 459 1 230 199 260 67 Resp.
9 Nom. em. 1.26 448 447 1 224 191 256 67 Resp.
10 Nom. em. 1.31 458 457 1 229 204 253 67 Resp.
11 Nom. em. 1.32 473 472 1 237 205 267 67 Resp.
12 Nom. em. 1.38 472 472 237 204 268 67 Resp.
13 Nom. em. 1.40 474 473 1 237 204 269 67 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 1.34, 1.35 472 472 237 208 264 67 Resp.
15 Nom. em. 1.37, 1.121 474 472 2 237 206 266 67 Resp.
16 Nom. em. 1.43 478 476 2 239 207 269 67 Resp.
17 Nom. em. 1.45 474 473 1 237 205 268 67 Resp.
18 Nom. em. 1.44 481 480 1 241 209 271 67 Resp.
19 Nom. em. 1.48 480 475 5 238 207 268 67 Resp.
20 Nom. em. 1.47 480 476 4 239 206 270 67 Resp.
21 Nom. em. 1.58 476 476 239 211 265 67 Resp.
22 Nom. em. 1.50 469 469 235 203 266 67 Resp.
23 Nom. em. 1.53 477 477 239 210 267 67 Resp.
24 Nom. em. 1.54 469 469 235 204 265 67 Resp.
25 Nom. em. 1.56 454 454 228 198 256 67 Resp.
26 Nom. em. 1.57 449 448 1 225 192 256 66 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 1.59, 1.61, 1.62 479 475 4 238 211 264 65 Resp.
28 Nom. em. 1.63 471 471 236 213 258 65 Resp.
29 Nom. em. 1.64 459 459 230 205 254 65 Resp.
30 Nom. em. 1.65 466 464 2 233 208 256 65 Resp.
31 Nom. em. 1.67 464 463 1 232 208 255 65 Resp.
32 Nom. em. 1.68 465 464 1 233 206 258 64 Resp.
33 Nom. em. 1.71 465 464 1 233 207 257 63 Resp.
34 Nom. em. 1.82 462 461 1 231 205 256 63 Resp.
35 Nom. em. 1.83 474 474 238 211 263 63 Resp.
36 Nom. em. 1.84 473 472 1 237 212 260 63 Resp.
37 Nom. em. 1.91 478 478 240 214 264 63 Resp.
38 Nom. em. 1.86, 1.89 476 476 239 212 264 63 Resp.
39 Nom. em. 1.92 482 482 242 217 265 63 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 1.96 479 479 240 215 264 63 Resp.
41 Nom. em. 1.97 469 469 235 211 258 63 Resp.
42 Nom. em. 1.99 477 477 239 212 265 63 Resp.
43 Nom. em. 1.100 465 463 2 232 208 255 63 Resp.
44 Nom. em. 1.123 472 472 237 208 264 63 Resp.
45 Nom. articolo 1 475 330 145 166 319 11 63 Appr.
46 Nom. articolo agg. 1.02, 1.04 475 475 238 211 264 63 Resp.
47 Nom. articolo 2 474 298 176 150 289 9 63 Appr.
48 Nom. em. 3.21 474 473 1 237 214 259 63 Resp.
49 Nom. em. 3.20 469 469 235 204 265 63 Resp.
50 Nom. em. 3.17, 3.18 473 473 237 207 266 63 Resp.
51 Nom. em. 3.2, 3.120 476 475 1 238 207 268 63 Resp.
52 Nom. em. 3.5, 3.121 473 473 237 208 265 63 Resp.
INDICE ELENCO N. 5 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. em. 3.8 468 468 235 202 266 63 Resp.
54 Nom. em. 3.11, 3.13, 3.16 477 476 1 239 207 269 63 Resp.
55 Nom. em. 3.14 465 464 1 233 202 262 63 Resp.
56 Nom. articolo 3 463 285 178 143 281 4 63 Appr.
57 Nom. articolo agg. 3.01 464 463 1 232 202 261 63 Resp.
58 Nom. articolo 4 471 279 192 140 274 5 63 Appr.
59 Nom. articolo 5 475 277 198 139 273 4 63 Appr.
60 Nom. em. 6.1 464 464 233 199 265 63 Resp.
61 Nom. em. 6.2 453 451 2 226 198 253 63 Resp.
62 Nom. em. 6.3 472 471 1 236 204 267 63 Resp.
63 Nom. em. 6.5 474 474 238 205 269 63 Resp.
64 Nom. em. 6.7 423 423 212 191 232 63 Resp.
65 Nom. em. 6.8 466 466 234 204 262 63 Resp.
INDICE ELENCO N. 6 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nom. em. 6.13 459 457 2 229 198 259 63 Resp.
67 Nom. em. 6.15 460 457 3 229 199 258 63 Resp.
68 Nom. articolo 6 470 282 188 142 277 5 63 Appr.
69 Nom. em. 7.1, 7.2 471 469 2 235 203 266 63 Resp.
70 Nom. em. 7.5, 7.120 467 465 2 233 200 265 63 Resp.
71 Nom. articolo 7 475 280 195 141 276 4 63 Appr.
72 Nom. articolo 8 477 276 201 139 267 9 63 Appr.
73 Nom. em. 9.3 474 456 18 229 190 266 63 Resp.
74 Nom. em. 9.4 457 454 3 228 199 255 63 Resp.
75 Nom. em. 9.5, 9.120 461 461 231 195 266 63 Resp.
76 Nom. em. 9.6 466 466 234 202 264 63 Resp.
77 Nom. articolo 9 473 286 187 144 279 7 63 Appr.
78 Nom. articolo 10 472 279 193 140 275 4 63 Appr.
INDICE ELENCO N. 7 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 91
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nom. articolo 11 468 272 196 137 269 3 63 Appr.
80 Nom. mantenimento articolo 12 469 298 171 150 278 20 63 Appr.
81 Nom. odg 9/2849/3 444 435 9 218 26 409 69 Resp.
82 Nom. odg 9/2849/71 441 429 12 215 26 403 68 Resp.
83 Nom. ddl 2849 ed abb. - voto finale 495 285 210 143 284 1 63 Appr.
84 Nom. ddl 2910 - em. 1.3 467 467 234 203 264 63 Resp.
85 Nom. em. 1.20 482 449 33 225 93 356 63 Resp.
86 Nom. em. 1.7 478 474 4 238 206 268 63 Resp.
87 Nom. em. 1.9 483 483 242 211 272 63 Resp.
88 Nom. em. 1.8 478 476 2 239 208 268 63 Resp.
89 Nom. em. 1.21 478 478 240 210 268 63 Resp.
90 Nom. odg 9/2910/9 478 476 2 239 206 270 63 Resp.
91 Nom. ddl 2910 - voto finale 474 471 3 236 269 202 63 Appr.