XV LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 186 di martedì 10 luglio 2007

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[allegato A]
[allegato B]

[riferimenti normativi]
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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI

La seduta comincia alle 10,05.

TEODORO BUONTEMPO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 5 luglio 2007.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bonelli, Brugger, Cordoni, D'Alema, De Castro, Del Bue, Del Mese, Di Salvo, Fallica, Galati, Giovanardi, La Malfa, Leoni, Letta, Lucà, Mazzocchi, Meta, Migliore, Morrone, Mussi, Oliva, Reina, Scajola, Stucchi, Villetti e Violante sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni (ore 10,07).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

(Progetto di realizzazione di un impianto eolico nel comune di Vastogirardi (Isernia) - n. 2-00053)

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse il primo atto di sindacato ispettivo che sarà svolto è l'interpellanza Turco n. 2-00053.
Il deputato Turco ha dunque facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00053, concernente il progetto di realizzazione di un impianto eolico nel comune di Vastogirardi (Isernia) (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni sezione 1).

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, anche se presterò molta attenzione a quanto dirà il Governo, vorrei però stigmatizzare il fatto che esso risponde ad un'interpellanza esattamente ad un anno dalla data di presentazione della stessa, con il risultato che, mentre il 10 luglio 2006 l'area di Vastogirardi era ancora intatta, oggi, in località Montarone, campeggiano diciotto aerogeneratori dell'ENEL.
Abbiamo preso come pretesto quanto sta accadendo a Vastogirardi, per denunciare la politica sull'eolico seguita in questo Paese. Su tale argomento, tuttavia, interverrò dopo avere ascoltato le motivazioni e le argomentazioni che il Governo addurrà nella risposta alla mia interpellanza.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Danielle Mazzonis, ha facoltà di rispondere.

DANIELLE MAZZONIS, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, i due interventi nellePag. 2località di cui all'interpellanza sono stati oggetto di un'autorizzazione ambientale della regione Molise a seguito della quale il soprintendente per i beni archeologici del Molise si è recato personalmente sul sito, compiendo un accurato sopralluogo.
Nel territorio di Capracotta non sono emersi elementi di rilievo; nel territorio di Vastogirardi, invece, in zona ancora non interessata dai lavori, affiorano murature e presumibili cisterne, probabilmente del periodo medievale. Lo sbancamento realizzato per la posa in opera delle pale eoliche, un po' più a nord, quasi al limite con il comune di Agnone, ha fatto invece affiorare abbondante materiale archeologico, costituito da frammenti di tegole e coppi e di alcuni vasi. Due frammenti, inoltre, permettono di riferire il ritrovamento ad un insediamento di età ellenistico-romana. A nord-ovest, infine, affiorano murature a secco probabilmente da riferire al medesimo periodo.
È stato pertanto notificato alla ditta e al comune di Vastogirardi l'interesse archeologico dell'area interessata dai lavori, con la conseguente prescrizione che qualsiasi operazione di scavo e di spianamento del terreno dovrà essere eseguita sotto stretta sorveglianza del personale della soprintendenza per i beni archeologici del Molise.
La soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio del Molise ha richiesto alla regione quali iniziative abbia intrapreso in ordine a quanto denunciato dall'associazione WWF ed al comune di Vastogirardi di verificare la rispondenza delle opere alle autorizzazioni rilasciate.
Il comune ha subito precisato di avere acquisito, prima del rilascio del permesso di costruire, lo studio di mitigazione da adottare durante la realizzazione dell'impianto e ha assicurato che i lavori finora realizzati rispondono a quelli autorizzati.
La fase procedurale degli impianti eolici è stata anche oggetto di contenzioso in sede amministrativa, di cui si riportano le fasi. Nel novembre 2001, la regione Molise ha rilasciato autorizzazione paesaggistica alla ditta ERGA Spa, relativa alla realizzazione degli impianti in questione.
In data 21 dicembre 2001, il soprintendente per i beni architettonici e per il paesaggio ha annullato tale autorizzazione; infatti, come si evince dal decreto di annullamento, gli interventi proposti con le loro notevoli dimensioni avrebbero - secondo la sovrintendenza - modificato in modo profondo l'ambiente dichiarato di notevole interesse pubblico, non solo alterando la percezione visiva dei luoghi, ma anche e soprattutto trasformando un'area del territorio a vocazione silvo-pastorale in un'area, invece, di produzione industriale.
Su istanza della ditta ENEL Green Power Spa (il nuovo nome della ex ditta ERGA), è stato presentato un ricorso al TAR del Molise contro il Ministero per i beni e le attività culturali; tale ricorso è stato rigettato dallo stesso tribunale nel maggio 2004. La ditta, quindi, nel dicembre 2004, ha presentato ricorso in appello al Consiglio di Stato, il quale si è pronunciato accogliendo il ricorso con la motivazione che non si può sostenere che la valutazione regionale si sia tradotta «'in un'obiettiva deroga al vincolo', dovendosi considerare, da un lato, che la normativa di piano (...) non impone un divieto assoluto di edificazione, tanto è vero che consente esplicitamente la collocazione di antenne e tralicci (...) e, dall'altro, che» precisa ancora la sentenza « il progetto in questione risponde a elevate finalità di interesse pubblico (...)».
Con nota dell'11 giugno 2007 la direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Molise ha riferito che, a seguito della citata sentenza, i lavori sono iniziati il 17 giugno 2006 e in data 28 settembre 2006 sono state già realizzate cinque torri eoliche pienamente funzionanti.
In data 16 maggio 2007 i lavori, come lei stesso ha appena detto, sono ripresi e sono tuttora in corso.
Occorre osservare che la Carta europea del paesaggio (ratificata con legge n. 14 del 2006) ha inciso, in modo importante, in materia di tutela del patrimonio culturale, estendendo la tutela allo sviluppo di tutto il territorio.Pag. 3
Con questa logica deve essere anche letto il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 dicembre 2005, che si caratterizza, in realtà, come una sorta di manuale tecnico-operativo, contenente linee guida sugli impianti eolici, in particolare al punto 4.2 dell'allegato.
Inoltre, nel dicembre 2006 il Ministero per i beni e le attività culturali ha pubblicato le Linee guida per l'inserimento paesaggistico degli interventi di trasformazione territoriale nell'ambito delle quali sono inseriti puntuali suggerimenti per la progettazione e la valutazione paesaggistica degli impianti eolici.
Tali linee guida intendono fornire riflessioni critiche e indirizzi tecnici per la costruzione degli impianti eolici; hanno altresì l'obiettivo di facilitare l'applicazione dell'allegato tecnico al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 dicembre 2005, nel quale sono definite finalità, criteri di redazione e contenuti della relazione paesaggistica che deve accompagnare le richieste di autorizzazione (articolo 146, comma 3, del codice dei beni culturali).
Si ritiene, quindi, che, in futuro, dall'insieme di tali provvedimenti si potranno trarre sufficienti indirizzi per la realizzazione di impianti di questo genere.

PRESIDENTE. L'onorevole Turco ha facoltà di replicare.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, l'interpellanza era stata presentata un anno fa proprio per sapere, prima che venisse realizzato l'impianto, cosa ne pensasse il Ministero per i beni e le attività culturali. Come lei ha giustamente e precisamente relazionato, quest'anno sono accadute molte cose. Tuttavia, non posso non rilevare che alcuni giorni fa abbiamo visto il Ministro Rutelli assistere all'abbattimento di un ecomostro in un'area archeologica. Lei ci ha detto che le pale non sono insediate nell'area archeologica, ma «in un'area».
Vorrei ben vedere che non venga distrutto il patrimonio archeologico, solo per impiantare tali pale! Tuttavia, alcuni problemi continuano a sussistere nonostante le sentenze dei TAR e le firme dei dirigenti regionali sulle valutazioni di impatto ambientale.
La zona del Fortore, della quale si sta parlando, verrà devastata dall'eolico. All'inizio, in tale zona, era prevista l'installazione di 50 pale, ora siamo già arrivati a 400 ma si punta ad averne oltre 1000. Già esistono pubblicità relative ad un «parco archeolico», una cosa tutta italiana, che rappresenta una contraddizione incredibile. Come si fa a dire che archeologia ed eolico vanno d'accordo! È un segno della schizofrenia nazionale di cui è preda, purtroppo, una delle maggiori organizzazioni ambientaliste italiane.
È necessario rendersi conto che ogni pala ha come base 800 tonnellate di cemento che vengono interrate e che per portare pale da 40 metri occorrono autoarticolati da 45 metri e strade conseguenti. Che ciò coincida con gli interessi e le esigenze dell'archeologia, a noi pare davvero discutibile.
Quanto accaduto a Vastogirardi presenta tutte le caratteristiche di quello che noi definiamo come « l'eolico selvaggio»: una procedura approvata di soppiatto; un sindaco che mente al sindaco di Agnone, suo «dirimpettaio»; una procedura di valutazione di impatto ambientale che, certo, vi è stata, ma è stata parziale e basata sulla firma di un solo dirigente responsabile; il TAR che, in verità, ha dato ragione all'ENEL sostenendo come Kyoto, produzione energetica e necessità economiche prevalgano sul paesaggio e l'archeologia, ma non è dato conoscere in quale legge ciò sia scritto; i lavori iniziati a tutta velocità, appena sei giorni dopo la sentenza del TAR; osservazioni di altrettanto stimate organizzazioni ambientaliste nazionali come il WWF e Italia nostra tenute in nessun conto e addirittura bollate come oscurantiste e schizofreniche da Legambiente.
Certamente esiste un problema anche per quanto riguarda la politica portata avanti da Legambiente non solamente nella società civile ma proprio attraverso l'attività parlamentare. Legambiente comePag. 4tutte le associazioni ambientaliste dovrebbe richiamarsi alla teoria dello sviluppo sostenibile; noi riteniamo che quest'ultima rappresenti ancora la migliore teoria per spiegare e regolare l'intervento umano sul pianeta. Una teoria in base alla quale non si realizza un intervento se costa non solo in termini economici ma anche ambientali, sociali e culturali.
Vi sono diverse associazioni che, a priori, pretenderebbero che l'eolico vada bene. Dovremmo però condurre un'analisi accurata relativamente alla speculazione esistente in un settore «iperforaggiato» da contributi pubblici con piani regionali energetici i quali non solo non sono coordinati ma, laddove previsti, stanno venendo meno per via dell'eolico. Inoltre, nonostante siano attese dal 2003, ancora non sono state previste le linee guida sull'eolico. Legambiente - insisto su tale associazione perché spero riveda la propria posizione - non chiede la valutazione di impatto ambientale per gli impianti eolici per poi dichiarare che non averla effettuata per l'impianto di Scansano è stata una leggerezza anziché una violazione di legge. Inoltre, sempre all'interno di Legambiente, come noto, è stata addirittura chiusa una intera sezione, nel bolognese, perché contraria ad un impianto.
Legambiente premia le regioni del nord che tolgono i tralicci elettrici sulle Alpi, ma poi è favorevole a costellare di tralicci gli Appennini.
Vorrei infine ricordare che nell'ultimo piano energetico nazionale, che mi sembra risalga al 1998, l'energia eolica veniva considerata conveniente solo nei luoghi in cui si superano le 2 mila ore di vento l'anno, luoghi che in Italia sono pochissimi.
È chiaro che il progresso tecnologico ha modificato in ribasso tale previsione, ma è dato sapere qual è oggi il limite minimo di ore di vento? È possibile che, a prescindere dalla quantità di vento, comunque si possano impiantare le pale eoliche? Si può sapere quanta energia producono realmente - e non nominalmente - gli impianti eolici? Si può sapere quanto costano effettivamente alla collettività, visto che li stiamo «foraggiando» con fondi regionali, nazionali, comunitari e anche con fondi destinati ad altro? Si può sapere perché i fondi della legge n. 488 del 1992, destinati alle aree depresse per interventi ad alta densità di lavoro, sono finiti agli impianti eolici che sono a bassissima densità di lavoro? Si può sapere - e ciò concerne in modo particolare i Ministeri per i beni e le attività culturali e dell'ambiente - quanto valgono economicamente il paesaggio e l'ambiente che andiamo ad intaccare? Si può infine fare un conto dei costi e dei benefici delle opere che si realizzeranno?
Noi crediamo che su tali problemi sia necessario un atto di indirizzo politico con il quale porre tali questioni con estrema chiarezza prima che questa follia diventi la parola d'ordine dalla quale non sarà più possibile tornare indietro.
C'è però una misura da adottare con urgenza: mi sembra indiscutibile che l'associazione degli industriali del vento, l'Anev, debba essere espulsa dal novero delle associazioni ambientaliste riconosciute.
È legittimo che l'Anev faccia il proprio lavoro, ma non che rappresenti le associazioni ambientaliste nelle conferenze dei servizi sugli impianti eolici: si tratta, a dir poco, di un gigantesco conflitto di interessi.
In definitiva l'Anev ha tutto l'interesse a buttare cemento ed a spianare montagne per incassare royalties e se tale associazione rappresenta gli ambientalisti di questo Paese, di tutta evidenza abbiamo perso il significato della parola, ma abbiamo perso anche la capacità di governo dei problemi del nostro tempo.

(Problemi occupazionali presso gli stabilimenti della Nuova Magrini Galileo Spa - nn. 3-00266 e 3-00639)

PRESIDENTE. Avverto che le interrogazioni Goisis n. 3-00266 e Campa n. 3-00639 concernenti problemi occupazionali presso gli stabilimenti della Nuova Magrini Galileo Spa (Vedi l'allegato A -Pag. 5Interpellanza e interrogazioni sezione 2), vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente.
Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Alfonso Gianni, ha facoltà di rispondere.

ALFONSO GIANNI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, come ricordano anche gli interroganti, la Nuova Magrini Galileo, società per azioni, ha una lunga tradizione ed opera in un settore rilevante producendo in particolare interruttori ad alta tensione, con patrimonio tecnologico e professionale significativo.
Proprio per queste ragioni, come ho già risposto in questa sede in altra occasione, il Ministero dello sviluppo economico, per tempo e anche su richiesta delle organizzazioni sindacali, fin dal sorgere dei problemi di dismissione da parte della Siemens e quindi dei profili occupazionali connessi - che riguardano però un numero inferiore, per fortuna, di persone rispetto a quello citato dagli interroganti: non superano le 200 unità -, ha aperto un tavolo per cercare di evitare che la Siemens procedesse nella sua decisione.
Dopo varie vicende che ho già riassunto in una precedente risposta che è agli atti della Camera dei deputati e su cui quindi non ritorno, la Siemens ha comunque inderogabilmente deciso di portare le lavorazioni sopra ricordate nei propri stabilimenti tedeschi, malgrado incontri intervenuti in Italia e anche, da ultimo, con le istituzioni locali nelle sedi tedesche della società Siemens.
In considerazione di questo percorso, che - ripeto - ho già descritto, il 21 marzo scorso si è tenuta presso il Ministero dello sviluppo economico una riunione volta a fare il punto sui contenuti essenziali di un protocollo di intesa sottoscritto da tutte le parti coinvolte, ossia Ministero dello sviluppo economico, istituzioni locali, azienda, organizzazioni sindacali nazionali e territoriali e rappresentanze sindacali unitarie.
Preso purtroppo atto del processo di riorganizzazione del gruppo Siemens e della volontà di procedere, per molteplici cause, alla chiusura dei siti di Battaglia Terme e di Bergamo, il Governo, al fine di garantire la continuità produttiva del sito e l'occupazione, ha ritenuto percorribile la trasformazione dell'area in una sorta di parco tecnologico industriale, che ospiti prioritariamente, anche se non solo, iniziative imprenditoriali nel campo della filiera elettrica, dell'efficienza energetica e di altro genere nel settore industriale.
La Siemens, sulla base del citato protocollo di intesa, si è dichiarata disponibile a favorire la reindustrializzazione del sito e i contatti con gli imprenditori di filiera, nonché a definire con la società Demont un primo progetto di reindustrializzazione, che preveda comunque: l'assorbimento dei dieci dipendenti della Nuova Magrini Galileo presso la società del gruppo Demont, LMB, attraverso la creazione di un sito produttivo nelle vicinanze dell'attuale impianto di Battaglia Terme; la costituzione di una nuova società, appartenente sempre al gruppo Demont, che svolgerà soprattutto attività di manutenzione, fornitura di ricambi e assistenza, sempre in relazione ai prodotti realizzati dalla Nuova Magrini, con impiego iniziale di trenta dipendenti; infine, l'assorbimento di circa altri venticinque dipendenti presso attività produttive svolte dal gruppo Demont nell'ambito della regione Veneto.
La Siemens si è inoltre impegnata a subordinare la cessione o l'affitto dell'area alla circostanza che il nuovo imprenditore subentrante si impegni all'assunzione a tempo indeterminato almeno di una parte del personale della Nuova Magrini Galileo; ad utilizzare, come richiesto dai sindacati, la cosiddetta mobilità lunga, derivante dall'articolo 1, comma 1.189, della legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria per il 2007) per trentasei dipendenti e a tal fine Siemens si è già impegnata a sostenere tutti gli oneri economici connessi, qualora la Nuova Magrini non fosse in grado di fare fronte agli stessi, come da verbale di accordo sottoscritto al Ministero del lavoro il 28 febbraio 2007; a revocare la procedura di mobilità e a convertirla con laPag. 6cassa integrazione guadagni straordinaria per cessazione di attività per un anno, salvo proroghe.
Il Governo, con lo stesso protocollo di intesa, si è impegnato a porre in essere tutti gli strumenti che, ove consentito, sono nella propria disponibilità, favorendo l'utilizzo di ammortizzatori sociali e promuovendo, d'intesa con le istituzioni ed amministrazioni locali, gli incontri necessari al fine di avviare il processo di reindustrializzazione.
Le istituzioni locali sono state disponibili a sostenere percorsi di formazione e riqualificazione, nonché a semplificare e velocizzare le attività amministrative necessarie per l'insediamento di attività; in particolare, la provincia di Padova avrà un ruolo primario nell'attività di monitoraggio e di ricerca di nuovi imprenditori. Il Ministero dello sviluppo economico, d'intesa con le istituzioni locali, verificherà l'attuazione del programma di reindustrializzazione.
Si evidenzia che il 15 maggio scorso è stato sottoscritto presso il Ministero del lavoro e della previdenza sociale un ulteriore verbale d'accordo con cui la società ha confermato la revoca della procedura di mobilità avviata il 15 febbraio per 145 dipendenti - 11 occupati presso l'unità di Bergamo e 134 presso quella di Battaglia Terme - e revocato la procedura di esame congiunto per la richiesta di cassa integrazione straordinaria, come da decreto del Presidente della Repubblica n. 218 del 2000, riservandosi di attuare invece una nuova procedura per l'intervento di cassa integrazione straordinaria, dopo verifica più approfondita degli strumenti di gestione non traumatica degli esuberi.
Infine, il Ministero del lavoro e della previdenza sociale ha comunicato che in data 11 luglio prossimo venturo è stata fissata una riunione cui parteciperanno i rappresentanti della società e delle organizzazioni sindacali, al fine di esperire la consultazione sindacale ai sensi del citato decreto del Presidente della Repubblica n. 218 del 2000, che concerne il trattamento di cassa integrazione guadagni straordinaria e l'integrazione salariale a seguito di stipula di contratti di solidarietà.
Contemporaneamente, questo Ministero sta intensificando, ad ogni livello, i rapporti con potenziali nuovi imprenditori. Un'ipotesi che avevamo aperto, purtroppo, non è andata in porto per ragioni commerciali internazionali, ma io stesso incontrerò la signora sindaco di Battaglia Terme oggi pomeriggio al Ministero e convocherò una nuova riunione del tavolo della trattativa immediatamente dopo la riunione, che avrà luogo, come ho già detto, l'11 luglio presso il Ministero del lavoro e che dovrà affrontare il problema della garanzia del reddito per i lavoratori, mentre compete al nostro dicastero il problema di una prospettiva per l'occupazione e per il lavoro nel sito produttivo di Battaglia Terme.

PRESIDENTE. L'onorevole Goisis ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-00266.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, la mia risposta sarà la stessa che ho già dato in quest'Assemblea a novembre, in occasione dello svolgimento di un'interpellanza urgente rivolta al medesimo sottosegretario in merito a tale vicenda: una risposta, cioè, di estrema, massima insoddisfazione.
Mi ritengo insoddisfatta perché, purtroppo, ho sentito tante parole e tanti sogni; ma sono parole per le quali i lavoratori della Nuova Magrini Galileo, che sono all'ascolto, dovrebbero esultare di gioia, dal momento che, stando ad esse, il problema sarebbe risolto.
D'altra parte, il sottosegretario ha appena detto che in qualche modo si è parlato di possibilità di reintegro o, comunque, di lavoro per 134 lavoratori a Battaglia Terme; poi, di una ricollocazione di altri trenta lavoratori ad opera della Demont; infine, di ulteriori dieci da destinare alle lavorazioni ad altre attività sempre nella zona di Battaglia Terme e di altri trenta lavoratori, che dovrebbero essere collocati, sempre dalla Demont, nel Veneto in generale. Operando una rapidissimaPag. 7somma, ne viene fuori una cifra di 204 lavoratori: avremmo cioè, addirittura, quattro lavoratori impiegati e ricollocati in più.
È chiaro che questa non è la realtà. Il sottosegretario già a novembre aveva risposto che il numero dei lavoratori interessati non era quello da noi indicato, ossia 350, ma bisogna considerare all'interno di tale cifra non solo i singoli lavoratori della Nuova Magrini Galileo, ma l'indotto complessivo. Dobbiamo sapere, infatti, che la Nuova Magrini Galileo ha dato lavoro, per quarant'anni, non solo a Battaglia Terme, ma a tutta la zona circostante, la cosiddetta Bassa padovana. A me sembra che per tale zona non vi sia assolutamente alcun interesse da parte del Governo né, devo dire, da parte dei sindacati, i quali per quarant'anni non hanno fatto altro che illudere i lavoratori, preoccupandosi purtroppo solamente, come è loro abitudine, di mantenere acceso il fuoco delle difficoltà e delle ribellioni, allo scopo di poter mantenere tanto il sindacato quanto i lavoratori del sindacato.
D'altra parte, proprio nel corso della trattativa ho avuto modo di constatare come spesso, quando facevo osservare che le cose non stavano così come venivano da loro rappresentate - allora, ad ottobre-novembre, sembrava che il problema fosse stato risolto - la risposta che mi veniva data era che, anche se così non fosse stato, essi avrebbero comunque continuato con la loro lotta (ciò solo per dire quanto anche i sindacati non siano interessati veramente alle questioni dei lavoratori).
Analogo problema è sorto per un'altra situazione che investe ancora una volta la nostra zona (la Bassa padovana): la Saiace di Monselice, che si trova a 10 chilometri di distanza. Naturalmente, a breve, presenteremo un atto di sindacato ispettivo anche in merito a tale vicenda.
Tornando alle soluzioni proposte, mi sembra evidente che vi sia - voglio essere molto moderata nei termini, ma non ne trovo uno migliore - un po' di ipocrisia, perché, se veramente vi fosse la volontà di risolvere il problema, il sottosegretario avrebbe parlato della ditta Orca Solar, azienda tedesca di pannelli fotovoltaici, che sino ad una settimana fa sembrava dovesse prendere in mano la situazione, quindi ricollocare gli operai e i lavoratori della Magrini Galileo.
Il sottosegretario non ha detto che, invece, nel giro di due o tre giorni è stata fatta una...

ALFONSO GIANNI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. L'ho detto, onorevole Goisis! Senza nominare la Orca Solar - non è il caso - ma l'ho detto!

PAOLA GOISIS. Invece è il caso!

PRESIDENTE. Onorevole Gianni, lasci completare l'intervento all'onorevole Goisis.

PAOLA GOISIS. È il caso di nominarla perché i lavoratori devono sapere in che mani sono, devono sapere che tante parole e tanti discorsi che vengono fatti sono vuoti, che non si ha alcuna intenzione di risolvere il problema dei lavoratori. Sono così accesa in modo particolare per i lavoratori del Nord, i quali sono abituati a lavorare e non a chiedere assistenzialismo.

PRESIDENTE. Onorevole Goisis, concluda.

PAOLA GOISIS. Essi vogliono che sia riconosciuta e rispettata la loro dignità. Ciò non si ottiene attraverso gli ammortizzatori sociali, ma dando la possibilità di lavorare, di mantenere le proprie famiglie, di poter girare a testa alta, perché da noi non si è abituati a chiedere le pensioni di falsa invalidità o, per l'appunto, gli ammortizzatori sociali.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Goisis.

PAOLA GOISIS. Concludo, signor Presidente. I nostri lavoratori chiedono di lavorare, ed è questa la risposta che vogliono, anche se, purtroppo, so che domani dovranno venire a chiedere - spero che laPag. 8promessa sia mantenuta - almeno due anni di cassa integrazione per poter accedere alla pensione.

PRESIDENTE. L'onorevole Campa ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-00639.

CESARE CAMPA. Signor Presidente, al di là della simpatia nei confronti del collega Gianni e dell'impegno che ha personalmente profuso sulla questione, non possiamo assolutamente dichiararci soddisfatti.
Complessivamente il Governo non si è mosso nella direzione giusta, attraverso la quale avrebbe potuto consentire all'azienda di permanere, magari anche con soluzioni alternative. La collega Goisis ha fatto riferimento all'energia alternativa ed all'Orca Solar. Collega sottosegretario, sulla questione, purtroppo, si è continuato con protocolli, intese, incontri e con una serie di perdite di tempo promosse dai sindacati (e non solo) per dare l'impressione che si stava facendo qualcosa, senza esaminare i motivi della situazione e senza compiere una riflessione.
Moltissime imprese stanno abbandonando il Nord est, per cui forse vi è qualcosa che non funziona nel nostro Paese. Le condizioni, prima ottimali, oggi non lo sono più. Lei scuote la testa onorevole sottosegretario - ed ha ragione di farlo - così come la scuotiamo noi rispetto alle politiche fiscali del Governo, che, per quanto riguarda queste imprese, non danno assolutamente la possibilità di fornire incentivi.
L'area interessata, quella della Bassa padovana, al confine con Rovigo, un tempo dichiarata disagiata, se non depressa, oggi è una zona di obiettivo. Dovremmo compiere, tutti insieme degli sforzi per far permanere queste imprese, ed invece creiamo lacci, lacciuoli e difficoltà (non ultima, vi è la questione fiscale) che fanno sì che queste aziende dicano: «Caro onorevole Gianni, lei sarà anche bravissimo, ma noi andiamo altrove, dove possiamo lavorare meglio e abbiamo maggiori possibilità!».
Tenendo conto anche dei trasporti e delle opere pubbliche, mai realizzate, creiamo ogni giorno all'imprenditoria del Nord lacci e lacciuoli, invitando le aziende ad abbandonare il campo. Siamo noi, sono le forze politiche che chiedono a questi imprenditori di abbandonare il campo! Vi sono, peraltro, imprenditori stranieri che si guardano intorno, valutando dove sia più facile e più conveniente operare, ma levano le tende, lasciando in braghe di tela i nostri lavoratori.
Avremmo voluto un maggiore impegno da parte del Governo: non intendo rivolgere un addebito solo a lei, signor sottosegretario, che so con quanta energia ha seguito la vicenda; tuttavia ritengo che complessivamente il Governo non abbia svolto adeguatamente la sua parte.
Infatti, al di là di incontri e contro-incontri, non si è sfruttata la possibilità di favorire l'inserimento di energie alternative, come quella prodotta dai pannelli fotovoltaici realizzati dalla Orca Solar, le quali avrebbero potuto mettere il nostro Paese in una condizione di avanguardia, utilizzando quella manodopera specializzata e quel patrimonio tecnologico e professionale esistente all'interno della Magrini Galileo, come lei stesso ha riconosciuto.
Resta il fatto che oggi, di tutti questi protocolli, di tutte queste illusioni, siamo alla tornata finale. Infatti, domani verrà convocato da parte del Ministro per lo sviluppo economico un nuovo incontro, in cui non si parlerà più di rilancio e di salvaguardia dei posti di lavoro, ma si affronterà solamente la questione di consentire la cassa integrazione per due anni, per assicurare quanto meno il prepensionamento di alcuni lavoratori.
Noi non siamo contrari (ci mancherebbe altro!): se non c'è niente altro da fare, è giusto il prepensionamento. Ma perché non abbiamo percorso altre strade? Perché, in questo Veneto operoso, il sindacato non ha proposto una serie di iniziative di autoplacement per ricollocare questi lavoratori, i quali, come lei prima ha ricordato, costituiscono un patrimonio tecnologico e professionale di grande qualità?Pag. 9Da 225 dipendenti siamo arrivati a 126 tute blu che rimangono senza lavoro, per le quali domani sarete chiamati a deliberare, giustamente, una cassa integrazione, che però nulla produce rispetto ad un necessario impegno per i livelli occupazionali.
Abbiamo saputo, come ha ricordato la collega Goisis, che trenta dipendenti lavoreranno nel reparto service e altri venticinque faranno riferimento alla vicina Demont. Tuttavia, tutto ciò non toglie che ci sono altri settanta dipendenti, dei quali non sappiamo assolutamente quale fine faranno. Siamo certamente favorevoli alla cassa integrazione. Mi auguro che domani il Governo prenda finalmente atto del suo fallimento e conceda la cassa integrazione per due anni, per garantire questi lavoratori, ma subito dopo si metta in moto un meccanismo serio di coinvolgimento dei sindacati, dei datori di lavoro e degli enti locali, a partire dalle regioni, con un'operazione di autoplacement.

PRESIDENTE. Onorevole Campa, la prego di concludere.

CESARE CAMPA. Concludo, signor Presidente. In tal modo si potrebbe offrire una prospettiva reale, non assistenziale, e dignitosa per questi lavoratori. Tuttavia è necessario che il Governo assuma con forza questa iniziativa. Signor sottosegretario, mi consenta di dire che il suo Governo finora questa forza non l'ha dimostrata.

(Misure a favore della provincia di Foggia colpita dal maltempo nel mese di gennaio 2007 - n. 3-00530)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Laura Marchetti, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Di Gioia n. 3-00530, testé sottoscritta anche dall'onorevole Turco, concernente misure a favore della provincia di Foggia colpita dal maltempo nel mese di gennaio 2007 (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni sezione 3).

LAURA MARCHETTI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, l'onorevole Di Gioia chiede notizie in merito ai danni provocati dal maltempo nella zona della provincia di Foggia e nel subappennino Dauno; inoltre chiede quali interventi siano stati adottati per un programma di recupero del sistema idrogeologico.
Il territorio della provincia di Foggia rientra nella competenza dell'Autorità di bacino interregionale della Puglia e per una piccola parte in quello dell'Autorità di bacino nazionale del Liri-Garigliano-Volturno e del Trigno-Biferno-Saccione-Fortore, che hanno rispettivamente approvato e adottato il piano stralcio per l'assetto idrogeologico (PAI).
Su detto territorio provinciale le Autorità di bacino hanno perimetrato circa il 14,3 per cento della superficie provinciale come a rischio e a pericolosità più elevati per frane e alluvioni, in una zona che interessa 61 dei 64 comuni della provincia. In particolare, l'Autorità di bacino ha perimetrato 471 chilometri quadrati di aree franabili, pari al 6,6 per cento del territorio provinciale, e 559 chilometri quadrati di aree alluvionabili, pari al 7,7 per cento del territorio.
Sulle aree perimetrate i PAI impongono misure di salvaguardia di vario livello a seconda del grado di rischio e di pericolosità idrogeologica dell'area. Il PAI è lo strumento conoscitivo sul rischio idrogeologico di un territorio attraverso il quale ogni regione può programmare e proporre a finanziamento la realizzazione, in via preventiva, di interventi di mitigazione del rischio, secondo le priorità riconosciute e le tipologie ritenute più idonee.
Il fabbisogno complessivo nazionale per la sistemazione definitiva dei bacini è superiore a 41 miliardi di euro. Le risorse economiche messe a disposizione per la difesa del suolo sono sempre molto contenute - troppo contenute! - e riescono a soddisfare solo una minima parte delle numerose richieste di interventi preventivi più urgenti. Per l'anno 2006 il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha individuato di concerto con laPag. 10regione Puglia e finanziato nel territorio pugliese diciotto interventi urgenti, finalizzati alla riduzione del rischio idrogeologico per un importo di circa dodici milioni di euro, tutti ricadenti nella provincia di Foggia.
L'ANAS, inoltre, ha fatto presente di aver programmato e appaltato specifici interventi finalizzati al potenziamento delle opere di regimentazione e smaltimento delle acque lungo i tratti stradali, che in occasione degli eventi alluvionali hanno evidenziato caratteri di vulnerabilità della sicurezza stradale.
Attualmente lungo le statali 17 e 89 sono in corso lavori dell'importo lordo di 2 miliardi e 300 milioni di euro, consistenti nell'esecuzione di canali, cunette, fossi di guardia, tombini, sopraelevazioni del rilevato stradale, embrici ed espurghi. Tali interventi hanno già consentito un immediato ripristino dell'efficienza di numerose opere idrauliche compromesse dagli eventi alluvionali e, una volta conclusi, assicureranno un elevato standard di sicurezza all'utenza.
Inoltre, sempre secondo quanto riferito dalla società ANAS, è stato organizzato un servizio di pronto intervento per le aree prive di personale di esercizio, come i cantonieri, al fine di assicurare immediatezza ed efficienza nel ripristinare il transito in occasione di eccezionali eventi meteorologici.

PRESIDENTE. L'onorevole Turco, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, sono soddisfatto perché ci è stato fornito un quadro completo e preciso della reale situazione.
Nell'interrogazione si faceva riferimento al grave dissesto idrogeologico di una zona; dalla risposta del sottosegretario abbiamo appreso che sessantuno dei sessantaquattro comuni della provincia di Foggia praticamente non hanno alcuna possibilità di una vita ordinaria, immaginiamo quindi che possibilità abbiano di sviluppo! Vi è anche un altro collegamento con l'oggetto dell'interpellanza svolta precedentemente: la zona del subappennino Dauno è proprio una di quelle aree individuate per installare centinaia e centinaia di pale eoliche in un territorio che, come abbiamo visto, ha un grave dissesto idrogeologico. Il disboscamento necessario per costruire e installare le pale non può che essere causa di ulteriore dissesto idrogeologico.
Il riassetto idrogeologico del territorio del Paese dovrebbe costituire una delle politiche prioritarie del Governo, non solo in relazione a zone come quella menzionata, che è molto particolare, ma anche con riferimento ad altri territori dove si verifica ciò che in questa sede è stato denunciato e approfondito dal sottosegretario. L'intero Paese è pieno di zone a rischio idrogeologico, proprio perché vi è stata un'assenza di programmazione nella politiche ambientali e territoriali. Oggi, con difficoltà, si cerca di superare tale situazione e di recuperare un assetto che è difficilmente recuperabile.
Crediamo che solo attraverso una politica nazionale di intervento e una concertazione con le regioni si possa far fronte alla situazione. Costatiamo che queste spesso effettuano operazioni parziali e contraddittorie, come sta accadendo nella regione Puglia, dove si parla di tremila impianti eolici da costruire sulla base di un'autorizzazione, ovvero il silenzio-assenso. Ciò costituisce un episodio gravissimo che si verifica proprio nel momento in cui discutiamo di qualcosa che costa moltissimo al nostro Paese, non solo in termini di vite umane, ma anche di costi economici e di mancata possibilità di sviluppo, rispetto alla quale non riusciamo che a programmare interventi settoriali, parziali, inutili e spesso contraddittori.
Sottolineo che stiamo parlando di conseguenze relative ad eventi del 2002: è qualcosa di incredibile! Non solo vi è stata un'inattività locale che, come possiamo costatare attraverso le cifre fornite, si sta cercando di superare, ma aver lasciato in uno stato di abbandono sessantuno su sessantaquattro comuni di una provincia significa avere distrutto quel territorio.Pag. 11Allora, le politiche di riassetto idrogeologico del territorio non possono essere considerate secondarie o intervenire unicamente dopo che si sono verificati eventi sismici, alluvioni, frane e siccità. Soprattutto le frane, infatti, sono la conseguenza e l'indice della capacità o dell'incapacità, della funzionalità o no delle politiche che siamo in grado di costruire.
Dunque, anche il problema del riassetto idrogeologico del territorio è sintomo della capacità o no di governo del territorio e costituisce uno dei problemi fondamentali del nostro tempo.

(Dichiarazioni del presidente dell' Ordine dei medici di Udine in merito all'obiezione di coscienza di medici in relazione alla prescrizione della pillola del giorno dopo - n. 3-00899)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Antonio Gaglione, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Volontè n. 3-00899, concernente dichiarazioni del presidente dell'Ordine dei medici di Udine in merito all'obiezione di coscienza di medici in relazione alla prescrizione della pillola del giorno dopo (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni sezione 4).

ANTONIO GAGLIONE, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, onorevoli Volontè e Compagnon, si risponde all'atto parlamentare in esame sulla base degli esclusivi elementi di competenza del Ministero della salute. Va precisato, anzitutto, che gli articoli di stampa, ai quali viene fatto riferimento, contenevano stralci di dichiarazioni e comunicati stampa dell'Ordine dei medici di Udine e del suo presidente che, se pubblicati nella loro interezza, avrebbero probabilmente meglio esplicitato il reale intendimento dei dichiaranti.
Deve essere evidenziato che la questione oggetto dell'interrogazione parlamentare è particolarmente delicata, «eticamente sensibile», correlata a momenti complessi e critici della vita femminile e dell'attività sanitaria. Da questo punto di vista, in quanto appare evidente la necessità che i medici abbiano adeguata conoscenza della relativa normativa di riferimento e dei connessi aspetti deontologici, l'Ordine di Udine ha ritenuto opportuno intervenire con alcune iniziative in merito al problema della «clausola deontologica di coscienza» - termine più corretto rispetto a quello di «obiezione di coscienza», il quale potrebbe ingenerare confusione con quanto previsto per l'interruzione di gravidanza dalla legge del 22 maggio 1978, n. 194 - connesso alla prescrizione della cosiddetta pillola del giorno dopo.
Si tratta di un medicinale di intercezione post-coitale che, ostacolando e impedendo l'impianto dell'ovulo eventualmente fecondato, agisce da antinidatorio, evitando ogni possibilità di fecondazione; nel caso specifico, si è verificato che una dottoressa, iscritta all'Ordine di Udine e in attività presso il servizio di continuità assistenziale, abbia rappresentato il proprio disagio nel prescriverlo.
Va detto che, poiché il farmaco può essere venduto solo dietro prescrizione medica con ricetta non ripetibile e la sua assunzione, pena l'inefficacia, deve avvenire al massimo entro le prime settantadue ore dal rapporto a rischio, l'Ordine citato si è trovato nella necessità di assumere una posizione che tenesse conto sia delle ragioni personali della sua iscritta, sia delle esigenze delle pazienti che, pur avendone diritto, avrebbero potuto non usufruire per tempo degli effetti della pillola, qualora essa fosse stata assunta fuori tempo massimo per un rifiuto di prescrizione.
Pertanto, l'Ordine ha assunto una posizione che risulta rispettosa tanto del diritto del medico che intenda avvalersi della clausola deontologica di coscienza, quanto del diritto del paziente a beneficiare di una prestazione riconosciutagli dal vigente ordinamento. Infatti, dalla lettura integrale degli atti riferiti alla posizione dell'Ordine citato risulta chiaro che lo stesso ha inteso garantire il diritto all'esercizio della clausola deontologica diPag. 12coscienza, in conformità con quanto previsto dalla risoluzione del Comitato nazionale di bioetica del 28 maggio 2004, sottolineando, peraltro, che l'esercizio di tale facoltà non può in ogni caso tramutarsi in un'arbitraria limitazione della libertà di scelta della donna. Il punto di equilibrio fra le contrapposte esigenze è stato individuato nel dovere di assicurare alla donna, comunque, l'erogazione della prestazione con tempi e modalità appropriati, indirizzandola ad altro professionista o ad altra struttura idonea, così come espressamente richiamato nella citata risoluzione.
Quanto sopra precisato, pertanto, non sembra evidenziare, a parere del Ministero della salute, quegli elementi di critica o di osservazione nei confronti dell'Ordine dei medici di Udine, lamentati nell'atto parlamentare cui si risponde.

PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di replicare.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, replico brevemente: non sono soddisfatto per il contenuto della risposta all'interrogazione, ma considero già un grande vantaggio che il sottosegretario di Stato per la salute sia venuto a rispondere, fornendo elementi - a parere del Ministero - di non contraddizione. Sono felice della sua unica affermazione - a mio giudizio di notevole valore - sul fatto che, secondo il Governo, non vi sia alcuna contraddizione tra i deliberati del Comitato nazionale di bioetica e l'operato - o supposto operato, nell'interpretazione distonica tra l'interrogazione in questione e l'opinione del Governo - dell'Ordine dei medici di Udine.
Attendo volentieri la risposta alla prossima interrogazione.

(Proposta di testamento biologico avanzata dall'Ordine dei medici di Udine - n. 3-00900)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Antonio Gaglione, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Volontè n. 3-00900, concernente la proposta di testamento biologico avanzata dall'ordine dei medici di Udine (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni sezione 5).

ANTONIO GAGLIONE, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, onorevoli Volontè e Compagnon, si risponde all'atto parlamentare sulla base degli esclusivi elementi di competenza del Ministero della salute.
Non può non essere sottolineato, anche in questo caso, che la pubblicazione, nella loro interezza, delle dichiarazioni e dei comunicati stampa dell'Ordine suddetto e del suo presidente avrebbe chiarito con maggiore precisione l'effettivo intendimento dei dichiaranti. In considerazione dell'estrema delicatezza della problematica, il citato Ordine ha ritenuto opportuno intervenire con alcune iniziative, che hanno interessato le modalità di manifestazione della volontà del malato relativamente al proprio mantenimento in vita, nel caso in cui lo stesso non sia più in grado di intendere e di volere e si trovi nella condizione di malattia incurabile, in fase terminale o di coma irreversibile.
Certamente, la problematica è fra le più dibattute fra quelle correlate alla cosiddetta «etica della morte»; per quanto riguarda il caso in esame - e in considerazione della mancanza di un quadro normativo che disciplini espressamente la materia - è opportuno anzitutto individuare la normativa di riferimento. L'articolo 32 della Costituzione, secondo il quale «nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge», deve essere inquadrato in un'ottica di stretta connessione con gli articoli 16, 17, 38 e 39 del codice deontologico dei medici italiani, predisposto nel 2006.
I primi due articoli obbligano il medico, da un lato, ad astenersi dall'ostinazione nei trattamenti diagnostici e terapeutici, dai quali non si possa fondatamente attendere un beneficio per la salute del malato e/o un miglioramento della qualità della vita - anche tenendo conto dellePag. 13volontà del paziente, qualora esse siano state espresse - dall'altro a non effettuare né favorire trattamenti finalizzati ad agevolare la morte del paziente, anche qualora sia lo stesso a chiederlo.
Detti articoli mirano, dunque, a scongiurare ipotesi sia di accanimento terapeutico sia di eutanasia.
L'articolo 38 vincola i sanitari a rispettare la volontà di curarsi liberamente espressa dal malato, stabilendo inoltre che il medico, se il paziente non è in grado di esprimere detto intendimento, deve tenere conto, nelle proprie scelte terapeutiche, di quanto precedentemente manifestato dallo stesso paziente in modo certo e documentato. Inoltre, l'articolo 39 definisce quale debba essere il comportamento che il medico deve tenere in caso di diagnosi infausta, precisando che egli deve risparmiare al malato inutili sofferenze psicofisiche e, in caso di compromissione dello stato di coscienza, proseguire nella terapia di sostegno vitale fino a quando la stessa possa ritenersi ragionevolmente utile, evitando ogni forma di accanimento terapeutico. È opportuno tener presente che la Convenzione di Oviedo del 1997 sui diritti dell'uomo e sulla biomedicina (ratificata in Italia con legge 28 marzo 2001, n. 145) stabilisce che la volontà, precedentemente espressa relativamente ad un intervento medico da parte di un paziente, che al momento dell'intervento non è più in grado di esprimere i propri desideri, deve essere rispettata.
Pertanto, deve essere valutato alla luce di quanto sopra l'operato dell'Ordine dei medici di Udine, il quale ha peraltro ha elaborato il modello di testamento biologico, oggetto dell'interrogazione parlamentare, proprio nell'ambito di una serie di iniziative finalizzate all'esatta conoscenza dei contenuti del nuovo codice deontologico. In detto contesto, il modello di testamento biologico consente che il cittadino, affetto da malattia incurabile in fase terminale o in coma irreversibile (ipotesi rientrante della cosiddetta diagnosi infausta), possa scegliere di rifiutare taluni trattamenti insufficienti per un possibile recupero (ipotesi di accanimento terapeutico).
Il testamento di cui trattasi può configurarsi come uno strumento giuridicamente non vincolante, ma dalla sicura valenza deontologica, mirato a fornire agli operatori certezza documentale delle volontà del malato, espresse prima della limitazione e/o eliminazione della capacità di intendere e volere. Va inoltre considerato che il documento in questione attribuisce la possibilità al dichiarante di revocarlo in ogni momento e che è prevista l'automatica decadenza se il contenuto dello stesso non viene confermato ogni due anni.
Con riferimento ai profili di propria competenza, il Ministero della salute non ritiene, pertanto, che si possano rinvenire elementi di possibile censura dell'operato dell'Ordine dei medici di Udine.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola al presidente Volontè, vorrei salutare a nome dell'Assemblea il gruppo di ragazzi israeliani e palestinesi presenti in tribuna, partecipanti al progetto «Giochiamo alla pace per prevenire la guerra» (Applausi).
L'onorevole Volontè ha facoltà di replicare.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, non so cosa dire. Capisco che il Ministro della salute sia appena stato ospite del presidente dell'Ordine dei medici di Udine, quindi, a prescindere dai contenuti delle interrogazioni, si debba partire dal presupposto scontato, considerato - conosciamo da tempo il sottosegretario presente in quest'aula - che i deputati hanno bisogno di sentirsi ripetere alcuni concetti e che l'oggetto dell'interrogazione è sostanzialmente nullo, perché il presidente dell'Ordine dei medici, in questo caso di Udine, è una santa persona. Egli ha predisposto un testo di testamento biologico, che include la sospensione di trattamenti come l'alimentazione e l'idratazione il che non trova riscontro in nessuna altra parte d'Italia nemmeno nell'iniziativa adottata liberamente dalla Fondazione Veronesi ePag. 14dall'Ordine dei notai. Eppure, anche a fronte di tutto ciò, quel testo è perfettamente in linea con le disposizioni, gli intendimenti e ciò che ritiene opportuno dover fare in questa materia il Ministero della salute. Ne prendiamo atto con grande piacere, perché finalmente anche su questa materia abbiamo, grazie alla risposta del sottosegretario Gaglione, preso atto di quale sia il pensiero reale, certificato, del Ministero della salute.
Finalmente non sarà più possibile, da parte del Ministro Turco, fornire interpretazioni diverse e sappiamo che l'intenzione e l'appoggio che il Ministero offre all'ordine dei medici di Udine - che prevede, appunto, anche la sospensione dei trattamenti di idratazione e di alimentazione - costituiscono la linea ufficiale del Governo. Ne abbiamo finalmente preso atto, sottosegretario Gaglione, e ci ritroveremo nelle prossime settimane a discutere anche su altre questioni, come abbiamo fatto - lei lo ricorderà benissimo - con molte interrogazioni, che riguardano la medicina e la salute dei cittadini italiani.
Pertanto mi ritengo assolutamente insoddisfatto per la completa mancanza di censura o di richiamo da parte del Ministero nei confronti dell'ordine dei medici di Udine, ma anche soddisfatto perché finalmente abbiamo tolto un velo, che da troppo tempo copriva le posizioni ufficiali del Governo su tale materia.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno. Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15, con votazioni.

La seduta, sospesa alle 11,10, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Crapolicchio, Fabris, Frassinetti, Lusetti, Mantini, Mattarella, Mura e Pagliarini sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1214 - Delega al Governo in materia di riordino degli enti di ricerca (Approvato dal Senato) (A.C. 2599).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Delega al Governo in materia di riordino degli enti di ricerca.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame di una questione pregiudiziale - A.C. 2599)

PRESIDENTE. Ricordo che è stata presentata la questione pregiudiziale Leone ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2599 sezione 1).
A norma del comma 3 dell'articolo 40 del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà, altresì, intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo appunto per svolgere un richiamo sull'ordine dei lavori: nella seduta di ieri ho sollevato una questione relativa alla ripartizione dei tempi di discussione dei provvedimenti. Gran parte, anzi laPag. 15parte maggiore dei tempi assegnati ai gruppi viene destinata alla discussione sulle linee generali, mentre una parte più ridotta viene assegnata al seguito dell'esame dei provvedimenti stessi. Il Presidente Castagnetti ha risposto a tale obiezione affermando che questo genere di ripartizione avviene proprio per garantire ai gruppi, anche ai gruppi di consistenza minore, un tempo minimo di discussione di 30 minuti. Ciò è certamente lodevole, ma formulo alla Presidenza la proposta - che spero la Presidenza stessa tenga in considerazione - di valutare la possibilità di utilizzare quella parte del tempo riservato alla discussione sulle linee generali ma non impiegato per il seguito dell'esame del provvedimento, considerato che nella discussione sulle linee generali i gruppi di consistenza numerica minore non usano tutto il tempo a loro disposizione (la discussione sulle linee generali avviene spesso in sedute semideserte, in cui non tutti i gruppi intervengono e il tempo previsto viene disperso o, comunque, non è utilizzato). Con lo stesso criterio, bisognerebbe dare la possibilità a tutti i gruppi di intervenire per almeno cinque minuti su ciascun emendamento presentato in Assemblea.
Il mio vuole essere un appello, una richiesta alla Presidenza affinché valuti la possibilità di riequilibrare i tempi, stabilendo un maggior spazio per il seguito della discussione, specie riguardo a provvedimenti che sono oggetto di contesa o nei confronti dei quali c'è necessità di maggiore approfondimento della discussione. È auspicabile un maggiore equilibrio rispetto ad una situazione che apparentemente - anche se comprendo le ragioni e le motivazioni della scelta della Presidenza - sembra paradossale: in una discussione sulle linee generali come quella di ieri sono state messe a disposizione complessivamente 11 ore e 30 minuti, più specificatamente ai gruppi 8 ore e 30 minuti, mentre meno tempo viene concesso per la fase dell'esame del provvedimento in cui i colleghi sono tutti presenti, dove si discute e si votano le proposte emendative e ciascun collega ha la possibilità di svolgere pienamente il proprio mandato.
Vorrei che la Presidenza valutasse tali ipotesi, che ritengo garantirebbero una maggiore possibilità di intervenire effettivamente e concretamente nella discussione dei provvedimenti che sono all'esame dell'Assemblea e quindi una maggiore partecipazione e funzionalità del Parlamento.

PRESIDENTE. Comunico che - come il Presidente di turno Castagnetti ha avuto modo di farle presente - la ripartizione dei tempi, che è stata effettuata riguardo a questo provvedimento, è del tutto conforme ai precedenti.
Lei sa, del resto, che il tempo non utilizzato nella discussione sulle linee generali non può essere rebus sic stantibus «traslato» nella discussione di merito. In ogni caso, la questione potrà essere sollevata in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo e ivi affrontata.

MAURIZIO FUGATTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, intervengo per rammentare all'Assemblea quanto abbiamo già ricordato nella seduta di mercoledì scorso, ovverosia una vicenda alla quale purtroppo non è seguita alcuna iniziativa da parte del Governo, ed anzi la situazione si è ulteriormente aggravata.
Nella seduta di mercoledì scorso avevamo informato l'Assemblea che il 9 luglio - ossia ieri - avrebbe coinciso con la scadenza dei pagamenti delle imposte per coloro che sono sottoposti agli studi di settore, ed in merito avevamo richiesto una proroga nonché un intervento in quest'aula da parte del viceministro Visco di fronte all'anarchia tributaria che si è creata nelle ultime settimane. Ebbene ieri - signor Presidente - è accaduto che coloro che nonostante l'anarchia tributaria delle ultime settimane hanno deciso diPag. 16pagare, hanno trovato intasato il sito dell'Agenzia delle entrate, per cui non è stato possibile effettuare il pagamento.
Quindi è stato richiesto da parte delle categorie e dell'ordine dei commercialisti di posticipare, senza alcuna maggiorazione, il termine per il pagamento delle imposte, non per l'evasione...

PRESIDENTE. Lei sta parlando, come sa, su un argomento sul quale si dovrebbe intervenire a fine seduta. Le ho dato la parola sull'ordine del lavori, quindi la prego...

MAURIZIO FUGATTI. ...pertanto chiediamo ancora una volta, ritornando sul discorso già affrontato, la presenza in questa aula del viceministro Visco a breve per riferire sulla situazione ed, in secondo luogo, chiediamo il differimento dei termini.

PRESIDENTE. Impropriamente, le ho dato la parola; in ogni caso, solleciteremo il Governo nella direzione da lei indicata.

LUCIO BARANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo, deputato Barani?

LUCIO BARANI. Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, lei ha risposto al deputato Baldelli, richiamandosi alla prassi, ed ovviamente ha riletto quanto ieri il Presidente Castagnetti ha risposto sulla materia contestata dal deputato Baldelli. In effetti, le prassi si possono modificare...

PRESIDENTE. Abbiamo già risolto questo argomento, con la risposta al deputato Baldelli, quindi non torniamo sulla questione.

LUCIO BARANI. Ma, signor Presidente, si tratta sempre di prassi e non di Regolamento.

PRESIDENTE. Appunto, vi abbiamo fatto riferimento, ho già dato la risposta, e se la questione sarà sollevata dai presidenti dei gruppi verrà affrontata.

LUCIO BARANI. Grazie, signor Presidente.

PRESIDENTE. Il deputato Leone ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n.1.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, intervengo brevemente per illustrare l'ennesimo modo di legiferare da parte della maggioranza, che costituisce un ulteriore esempio della «furia iconoclasta» che ormai caratterizza questo incerto ed approssimativo Governo. Si tratta di distruggere ad ogni costo quanto di positivo è stato fatto nella scorsa legislatura, durante il Governo Berlusconi, quindi non ci si ferma davanti a nulla, neanche di fronte a sostanziosi interessi del Paese. È per questa ragione che riteniamo profondamente negativa e deleteria questa iniziativa legislativa del Governo, ed abbiamo presentato la questione pregiudiziale chiedendo di non procedere all'esame del provvedimento, in quanto vogliamo che il Parlamento si soffermi, per un attimo, a riflettere, indipendentemente dagli schieramenti politici di appartenenza, sulla pericolosità di questo provvedimento.
Vi sono alcuni aspetti di natura costituzionale, e quindi sostanziale, che sono esplicitati nella nostra questione pregiudiziale n. 1. Siamo di fronte, per l'ennesima volta, alla violazione da parte del Governo Prodi di una regola costituzionale fondamentale in materia di delegazione legislativa, quella prevista dall'articolo 76 della Costituzione. Sono, infatti, troppo vaghi ed indefiniti i criteri ed i principi direttivi della delega - così come è sempre stato finora, ma nel provvedimento in esame è un carattere ancora più pregnante - e ciò costituisce proprio l'aspetto negativo per una materia, come la ricerca scientifica, decisiva per il futuro di un Paese come il nostro.Pag. 17
Si è, in pratica, di fronte ad un esautoramento della funzione legislativa del Parlamento, in quanto con il disegno di legge in esame, così come impostato e configurato, da parte del Governo si chiede al Parlamento una delega «in bianco», completamente «in bianco». La violazione senza dubbio più grave che emerge da esso è relativa all'ultimo comma dell'articolo 33 della Costituzione, che sancisce il diritto delle istituzioni di alta cultura di dotarsi di un ordinamento autonomo. Sta di fatto, invece, che nella proposta di delega si stabilisce che il Governo, in particolare il Ministro dell'università e della ricerca, redige gli statuti degli enti di ricerca, che indubbiamente sono istituzioni di alta cultura e, quindi, si contravviene in maniera molto, molto forte al dettato previsto dall'articolo 33 della Costituzione. La violazione evidente dello spirito e della lettera dell'articolo 33 indica anche quanto sia pronunciata la inclinazione statalistica e dirigistica del Governo e della maggioranza che lo sostiene. Del resto, nel corso dell'esame al Senato sono stati formulati gli stessi rilievi ed anche in questo ramo del Parlamento, per la verità, il Comitato per la legislazione ha avanzato, sia pure in forma indiretta, le stesse osservazioni su tale specifico aspetto. Il gruppo di Forza Italia ha presentato emendamenti proprio per eliminare, in particolare, tale obbrobrio.
Passo a trattare anche alcuni aspetti di natura funzionale del provvedimento in esame. Nella nostra questione pregiudiziale n. 1 abbiamo già evidenziato quanto sia sbagliato sottoporre un settore delicato e fondamentale come quello della ricerca a continui mutamenti del quadro normativo di riferimento. La riforma voluta dal Governo Berlusconi mirava a ridurre l'eccessiva burocratizzazione degli enti di ricerca e a renderli più efficienti, anche attraverso un meccanismo di incentivi che legava, in modo coerente alla nostra impostazione politica, l'entità dei finanziamenti statali ai risultati concreti conseguiti dai vari enti di ricerca. Cosa è accaduto? Tutti i «baroni» che si sono ritagliati il loro orticello all'interno degli enti di ricerca, causandone la sclerosi operativa e, quindi, la riduzione di efficienza, sono insorti e sono ricorsi e si sono rifugiati nelle braccia del centrosinistra, che ha immediatamente accolto le lamentele dei «baroni» stessi e licenziato il provvedimento che oggi è alla nostra attenzione. In buona sostanza, i criteri efficientistici, che hanno anche il pregio di eliminare rendite di posizione ed eccesso di burocrazia, evidentemente non piacciono alla sinistra e non si vuole impostare l'azione politica dello stesso centrosinistra in tale direzione.
Un altro effetto del provvedimento in esame è l'inadeguatezza del modello degli enti di ricerca come in esso delineato rispetto alle vere necessità di sviluppo del nostro Paese. Bisogna ricordare, colleghi, che per un Paese ad economia essenzialmente di trasformazione come il nostro, stretto nella morsa della feroce concorrenza dei Paesi di nuova industrializzazione, è di fondamentale importanza accrescere la propria presenza nei settori produttivi ad alto contenuto tecnologico e, quindi, ad alto valore aggiunto. La nostra salvezza economica non può che provenire dall'investimento nell'innovazione tecnologica che, per sua natura, deve essere sostenuto da una efficiente ricerca scientifica di base, la cui sede più appropriata è costituita dagli stessi enti di ricerca e dalle università e non dall'ingerenza dello Stato, dei burocrati e di chi di quegli enti di ricerca fa solo un orticello da coltivare pro domo sua.
È per questa ragione che giudichiamo veramente con preoccupazione e con particolare severità il provvedimento che stiamo esaminando, motivato solo da un intento di restaurazione all'interno degli enti di ricerca di vecchi equilibri e di vecchi modelli burocratici e statalisti cari alla sinistra. Tutto ciò che si evince in questo provvedimento e gli interventi che da esso conseguono fa pendant con molte altre situazioni che la maggioranza e il Governo stanno affrontando e che vengono indirizzate esattamente in senso opposto rispetto ai «manifesti» proclamati dalla sinistra durante la campagna elettoralePag. 18e, poi, lasciati in abbandono totale, perché si doveva solo favorire questa o quella categoria o questo o quell'altro personaggio.
Stiamo giocando sulla pelle del Paese e, precisamente, su interessi vitali dei cittadini e, soprattutto, dei giovani che, giustamente, desiderano che l'Italia continui a svilupparsi economicamente e possa assicurare certezze economiche, soprattutto alle giovani generazioni.
Queste sono le motivazioni, che non sono «catodiche», non sono strumentali: sono motivazioni serie che lasciamo all'attenzione dell'Assemblea, affinché, votando la questione pregiudiziale in esame, si esprima nel senso di non procedere all'esame del provvedimento in questione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Froner. Ne ha facoltà.

LAURA FRONER. Signor Presidente, rispetto alla questione pregiudiziale Leone ed altri n. 1 in merito alla delega al Governo in materia di riordino degli enti di ricerca, intendo esprimere il parere contrario dell'Unione per i motivi che sto per illustrare.
Anzitutto, vorrei rilevare che all'interno del Comitato dei nove è stato svolto da parte di tutti i componenti un lavoro egregio, che ha portato il relatore a formulare emendamenti che accolgono le osservazioni e le obiezioni sollevate, al punto che la questione pregiudiziale Leone ed altri n. 1 potrebbe essere, a buon titolo, ritenuta superata. Vorrei dimostrare, entrando nel dettaglio del testo di tale questione pregiudiziale, la non sussistenza di quanto in essa richiamato.
Si esamini il primo capoverso della parte motiva, dove si sostiene che il provvedimento in esame non è in linea con la lettera e lo spirito dell'articolo 76 della Costituzione in materia di delegazione legislativa, in quanto contiene principi e criteri direttivi eccessivamente generici ed indefiniti. Vorrei ricordare, a tale proposito, che il testo risulta molto più articolato dopo la lettura fatta al Senato, che ha contribuito ad arricchire notevolmente i principi e i criteri enunciati.
Passando a trattare il secondo capoverso delle motivazioni della questione pregiudiziale - secondo il quale ci sarebbe una violazione dell'articolo 33, ultimo comma, della Costituzione, che attribuisce alle istituzioni di alta cultura (quali sono gli enti di ricerca) il diritto di darsi ordinamenti autonomi - la relatrice ha accolto pienamente i rilievi sollevati e gli emendamenti proposti dalla Commissione ai commi 3 e 4 dell'articolo 1 del disegno di legge in esame. Essi vanno nel senso auspicato dai proponenti della questione pregiudiziale, ma anche del dibattito che si è svolto in Commissione, sollecitato principalmente dai colleghi dell'opposizione e dalle organizzazioni sindacali ascoltate nel corso di un'audizione informale, nonché - come è stato rilevato - delle osservazioni e delle condizioni espresse nei pareri della I Commissione e dal Comitato per la legislazione.
Alla luce di tali rilievi - e non da ultimo a fronte della mancata previsione del coinvolgimento delle comunità scientifiche dei singoli e specifici enti nella formulazione della prima stesura degli statuti - nel corso della discussione si è trovato un nuovo punto di sintesi, che ottempera ai rilievi mossi e risolve le criticità segnalate dalle forze politiche.
Entrando nel merito del terzo capoverso della parte motiva, si contesta l'accusa che il provvedimento in esame sia permeato da una logica dirigistica ed accentratrice. Al contrario, si sottolinea come l'obiettivo principale sia quello di attribuire autonomia statutaria agli enti. Proprio con il disegno di legge in esame - vorrei rilevare - si intende esprimere un atto di fiducia verso gli organi interni degli enti di ricerca, affinché siano gli enti stessi a darsi regole per quanto riguarda la propria organizzazione e la propria gestione, al fine di svolgere al meglio la propria missione, che si considera essenziale per lo sviluppo economico e produttivo del Paese.
Per quanto riguarda il quarto capoverso delle motivazioni, concordiamo sul fatto che la ricerca scientifica, per poter operare efficacemente, necessiti di un quadroPag. 19di riferimento normativo certo e stabile. Per raggiungere tale obiettivo riteniamo che detto quadro di riferimento debba essere frutto di una larga intesa parlamentare, che possa garantire una proficua continuità nel tempo. Si ricorda, in particolare, come questa larga intesa sia stata raggiunta al Senato. Perché non sforzarci, quindi, di fare altrettanto alla Camera?
Passo, infine, all'ultimo paragrafo che cito testualmente: «La ricerca scientifica e tecnologica è di fondamentale importanza per lo sviluppo dell'economia del nostro Paese che, per difendersi dalla sempre più pressante concorrenza dei paesi di nuova industrializzazione, deve orientarsi necessariamente verso produzioni ad alto contenuto tecnologico e quindi ad alto valore aggiunto, e ciò presuppone un efficiente funzionamento della ricerca scientifica di base ed una rapida applicazione delle innovazioni ai prodotti ed ai processi produttivi». A tal proposito, vorrei ricordare che nella normativa precedente vi era, in questo senso, una deformazione finalizzata esclusivamente al perseguimento di obiettivi organizzativi che sacrificavano la ricerca di base, la quale vive della libertà del ricercatore e dell'autonomia dell'ente. È, quindi, proprio nella direzione di ottemperare alle finalità...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LAURA FRONER. ... di autonomia organizzativa e di libertà di ricerca - citate nel suddetto paragrafo - che si muove il disegno di legge oggetto della questione pregiudiziale. Tenuto conto...

PRESIDENTE. Deve concludere, per favore.

LAURA FRONER. ... di tutte queste motivazioni, preannunzio il voto contrario dell'Unione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Barbieri. Ne ha facoltà.

EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, vorrei intervenire a favore della posizione espressa dal collega Leone nel suo intervento. Per esprimere il parere dell'UDC non devo certo ricorrere a grandi voli pindarici.
Signor Presidente, vorrei riprendere e sottoporre alla sua attenzione - poiché so che lei, da questo punto di vista, ha una spiccatissima sensibilità - il parere espresso dalla I Commissione permanente (Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni) della Camera, dove, come lei ben sa, il centrodestra non ha la maggioranza: quest'ultima - in tale Commissione, così come in Assemblea - è saldamente ancorata al centrosinistra.
La I Commissione scrive: «... rilevato che, ancorché tra i principi e criteri direttivi di cui all'articolo 1 sia previsto il riconoscimento dell'autonomia statutaria agli enti pubblici nazionali di ricerca con espresso riferimento all'articolo 33, sesto comma, della Costituzione, i commi 3 e 4 del medesimo articolo 1 prevedono che gli statuti di tali enti siano emanati con decreto del Ministro dell'università e della ricerca e che, in sede di prima applicazione del provvedimento, il Governo si avvalga... (...); rilevato che il comma 6 del medesimo articolo 1, nell'attribuire al Governo il potere di procedere, in caso di comprovata difficoltà di funzionamento o di mancato raggiungimento dei decreti indicati dal Governo, al commissariamento (...); considerato che il sesto comma dell'articolo 33 della Costituzione prevede che le istituzioni di alta cultura, università ed accademie hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi, ancorché nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato, per cui le previsioni del terzo e del quarto comma dell'articolo 1, che attribuiscono al Ministro la competenza ad emanare lo statuto, appaiono in contrasto con tale norma costituzionale».
Ritengo, quindi, che quanto affermato pochi minuti fa dal collega Leone sia la dimostrazione che tale provvedimento poteva e doveva avere un iter assolutamente diverso. Per tale motivo, Presidente, trovo ragionevole pensare di votare a favorePag. 20della questione pregiudiziale in esame. Non so chi, materialmente, abbia steso tale parere, ma ritengo che esso sia dotato di grandissimo buonsenso e di assoluta aderenza al dettato costituzionale.
Inoltre, anche in riferimento all'intervento della collega Froner - la quale è intervenuta a nome dell'Unione e non a nome dell'Ulivo e ciò significa che le posizioni da lei espresse rappresentano sia le opinioni di Rifondazione Comunista sia quelle dell'UDEUR - trovo veramente strano che si faccia carta straccia di un richiamo di ordine costituzionale come quello contenuto nel parere della I Commissione.
A nulla vale quanto è stato fatto dopo - signor Presidente, sto concludendo e la ringrazio - perché se vi fosse stata realmente tale preoccupazione, le logiche politiche avrebbero imposto di seguire un percorso assolutamente diverso.
Per tali ragioni, a nome del gruppo UDC, preannuncio il voto favorevole sulla questione pregiudiziale in discussione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Balducci. Ne ha facoltà.

PAOLA BALDUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a nome del gruppo Verdi invito la Camera a respingere la questione pregiudiziale sollevata sul disegno di legge riguardante il conferimento di una delega al Governo in materia di riordino degli enti di ricerca.
Infatti, ritengo che i dubbi sollevati non siano condivisibili e che l'approvazione del provvedimento sia assolutamente indispensabile qualora si voglia costruire un quadro di sistema e giungere finalmente ad un credibile riassetto degli enti nazionali di ricerca, in modo da riportarli sui binari dell'autonomia, della trasparenza e dell'efficienza.
Il testo della delega da conferire al Governo con il provvedimento in discussione è già stato migliorato nel corso dei lavori al Senato e, per questo motivo, ritengo che l'attuale formulazione - al di là di alcune modifiche già proposte dalla stessa Commissione questa mattina, che mi auguro la Camera riterrà di apportare - garantisca l'autonomia prevista e riconosciuta nella Costituzione.
I criteri e i principi direttivi indicati nella delega appaiono, quindi, già oggi sufficientemente precisi. Peraltro, la critica di merito avanzata nel testo della pregiudiziale, secondo cui il provvedimento sarebbe permeato da una logica dirigistica e accentratrice, si palesa irricevibile. Invece, ritengo che tale delega, una volta approvata, potrà garantire più di oggi l'autonomia degli enti di ricerca rispetto a condizionamenti esterni, che provengono talvolta dalla politica, ma anche dall'impresa, favorendo la riaffermazione anche del criterio del merito.
Spesso si fa riferimento al criterio del merito, ma affinché esso possa affermarsi nel nostro sistema di ricerca è necessario lavorare per costruire un modello maggiormente credibile. Allora, si tratta di stabilire, per la ricerca, regole certe e più affidabili, che siano stabili nel tempo. È necessario ribadire l'autonomia statutaria degli enti, ma occorre anche eliminare tutti gli intralci burocratici che spesso impediscono, di fatto, il concreto e pieno esercizio della ricerca scientifica.
Pertanto, ritengo che non si debba mai dimenticare, al di là delle diatribe politiche, che lo sviluppo della ricerca rappresenta un elemento fondamentale per lo sviluppo del nostro Paese, il quale ha bisogno di modernizzarsi e produrre innovazione, al fine di poter competere con altri sistemi più evoluti dal punto di vista dell'organizzazione, dell'efficienza e dell'attività scientifica, ma non certo delle idee.
Per questi motivi, a nome del gruppo Verdi invito la Camera a respingere la questione pregiudiziale sollevata.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,30).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini diPag. 21preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame di una questione pregiudiziale - A.C. 2599)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Goisis. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, il provvedimento che stiamo esaminando è purtroppo permeato da una logica dirigistica e accentratrice, che chiaramente noi del gruppo Lega Nord non possiamo assolutamente accettare, in quanto mal si concilia con il dettato costituzionale, che garantisce la libertà della scienza, ed incide negativamente sulla funzionalità e sull'efficienza dell'intero comparto della ricerca, che è essenziale per lo sviluppo economico e produttivo del Paese.
D'altra parte ci troviamo di fronte ad un'evidente violazione - già segnalata anche dal Comitato per la legislazione - dell'articolo 33, ultimo comma, della Costituzione, che attribuisce alle istituzioni di alta cultura, quali gli enti di ricerca, il diritto di darsi ordinamenti autonomi. L'articolo 1 del disegno di legge in esame, ai commi 3 e 4, stabilisce invece che gli statuti degli enti di ricerca siano emanati con decreto del Ministro dell'università e della ricerca, previo parere delle commissioni parlamentari competenti e che, in sede di prima applicazione, per la formulazione degli statuti il Governo si avvalga di commissioni di esperti di alto livello scientifico.
Il provvedimento in esame, che reca la delega al Governo in materia di riordino degli enti di ricerca, non è in linea né con la lettera né con lo spirito dell'articolo 76 della Costituzione in materia di delegazione legislativa, in quanto contiene principi e criteri direttivi eccessivamente generici e indefiniti. Ciò è particolarmente negativo in una materia decisiva per il futuro del nostro Paese, qual è appunto la ricerca scientifica e tecnologica.
Al fine di esprimere la nostra contrarietà al disegno di legge in esame e la nostra posizione favorevole nei confronti della questione pregiudiziale, vorrei anche sottolineare che purtroppo il provvedimento in esame recepisce un ordine del giorno presentato in questo ramo del Parlamento in occasione dell'esame del decreto-legge fiscale collegato alla manovra finanziaria, con il quale si chiedeva al Governo l'impegno a procedere, tramite delega legislativa, al riordino degli enti di ricerca.
Il decreto-legge n. 262 del 2006 aveva demandato tale riordino a regolamenti di delegificazione. Il testo della legge finanziaria aveva di fatto previsto il famigerato articolo 42 che, di fronte alla protesta spontanea e diffusissima nel mondo scientifico, era stato soppresso dal Governo, il quale si era impegnato a procedere al riordino degli enti di ricerca evitando così atti di ingegneria istituzionale attraverso i quali difficilmente si sarebbero potuti raggiungere gli obiettivi esplicitati nel provvedimento in itinere.
In ogni caso, qualora si fosse proceduto a detto riordino attraverso i regolamenti di delegificazione, si sarebbe minata la tutela legislativa dell'autonomia degli enti di ricerca, che trova appunto il suo fondamento nell'articolo 33 nella Costituzione.
Si creano, inoltre, dei contenziosi tra Stato e regioni dal momento che l'articolo 117 affida alla competenza concorrente la materia relativa alla ricerca. Per tali motivi l'operazione che inizialmente questo Governo ha cercato di attuare non sembrava sorretta da una strategia efficace volta al rilancio della ricerca pubblica italiana, che deve invece tendere alla valorizzazione del personale scientifico.
Quindi, non accettiamo che si proceda con sistemi di spoil system nei confronti di presidenti e membri del consiglio.

PRESIDENTE. Deputato Goisis, concluda.

Pag. 22

PAOLA GOISIS. Concludo, Presidente. Dichiariamo pertanto il nostro voto favorevole alla questione pregiudiziale in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bono. Ne ha facoltà.

NICOLA BONO. Signor Presidente, il gruppo di Alleanza Nazionale voterà a favore della questione pregiudiziale di costituzionalità, anche se nel corso dei lavori della Commissione cultura alcuni aspetti che sono stati correttamente rilevati nel testo della pregiudiziale in parte sono stati superati. Il superamento è però parziale: rimane in piedi la critica di carattere giuridico e di rilevanza costituzionale su un provvedimento, che già nel momento iniziale del suo iter, quando il Governo lo ha presentato al Senato della Repubblica, si presentava in una forma inaccettabile e violava numerose norme della Carta costituzionale.
Il lavoro, svolto di concerto con l'opposizione, prima al Senato e, più segnatamente, alla Camera dei deputati, ha determinato un miglioramento sostanziale del testo e il superamento di alcuni degli aspetti più rilevanti, che determinavano l'incostituzionalità del disegno di legge in esame.
Tuttavia, siamo in presenza comunque di un provvedimento contenente una delega al Governo, che in alcuni punti appare volutamente generica, che era partita con il principio e l'obiettivo di «conculcare» l'autonomia degli enti di ricerca e che solo in parte è stata, in qualche modo, superata, addolcita e resa gestibile e accettabile dalla logica, prima ancora che dalle valutazioni di ordine politico, giuridico e costituzionale.
Pertanto, il giudizio politico di Alleanza Nazionale rimane negativo e, per tali ragioni, confermiamo il voto favorevole alla questione pregiudiziale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, il nostro gruppo voterà a favore della questione pregiudiziale presentata dai deputati Leone, La Loggia ed altri, perché la ritiene sensata.
In effetti, è incostituzionale - rispondendo alla collega Froner - tutto ciò che supera i dettati della nostra Costituzione, che non si possono alterare nemmeno con gli emendamenti: o una norma è costituzionale o non lo è, a prescindere dagli emendamenti, che sono una questione diversa e vengono esaminati alla fine. Quindi, l'intervento che la collega ha svolto a nome dell'Unione era veramente fuori tema.
Il quadro paradossale che ho di fronte con questo disegno di legge è che i nostri migliori ricercatori (il vivaio) escono dall'Italia, se ne vanno con la valigia in mano ed entrano, invece, gli extracomunitari da ogni dove. Eppure, il Ministro Moratti e il Viceministro Caldoro, durante il Governo Berlusconi, avevano predisposto una legge che stava dando veramente i primi frutti, che erano sotto gli occhi di tutti: le nostre menti migliori rimanevano in Italia e l'esodo era rallentato.
Sappiamo tutti che la ricerca è necessaria per lo sviluppo economico e produttivo e che una legge, oltre che un profilo sostanziale, deve avere un profilo metodologico in termini di riferimenti normativi certi e stabili, altrimenti non siamo competitivi con la nuova industrializzazione dei Paesi concorrenti. La ricerca, quindi, deve compensare il gap che esiste nei loro confronti.
Ebbene, in questo disegno di legge portato all'attenzione della Camera dei deputati, già approvato dal Senato, c'è un'eccessiva commistione fra politica e ricerca, in palese contrasto con il principio di libertà sancito dall'articolo 33 della Costituzione: viene meno l'autonomia statutaria degli enti di ricerca e del sistema di governance degli stessi, tanto più che il meccanismo di valutazione dell'attività di ricerca è scarsamente efficace.
È veramente un'abiura leggere che è il Ministero della ricerca a predisporre iPag. 23regolamenti e non già gli enti di ricerca, le varie università e i vari ricercatori nella loro autonomia.
Si tratta quindi di un'entrata a gamba tesa della politica e del Ministro Mussi sulla nostra ricerca, sui nostri ricercatori. Se il bel tempo si vede dal mattino, anche in questo campo è tempesta piena, che indurrà i nostri ricercatori ancora una volta, a recarsi all'estero perché in Italia vi è troppo statalismo, troppa burocratizzazione. Probabilmente nel nostro Paese si fa ricerca solo avendo in tasca certe tessere di partito, altrimenti ai luoghi dove si fa ricerca non ci si può nemmeno avvicinare (Applausi della deputata Goisis). Sapendo bene che quelle tessere non porteranno a nessun risultato, l'Italia rimarrà, nel campo della ricerca, la Cenerentola di tutti i Paesi.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, dobbiamo passare ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 15,40, è ripresa alle 15,55.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Leone ed altri n. 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 444
Votanti 443
Astenuti 1
Maggioranza 222
Hanno votato
197
Hanno votato
no 246).

Prendo atto che i deputati Fugatti e Garavaglia hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto esprimere voto favorevole.
Prendo altresì atto che il deputato D'Elia ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.

(Esame degli articoli - A.C. 2599)

PRESIDENTE. Passiamo dunque all'esame degli articoli del disegno di legge.
Avverto che è in distribuzione un fascicolo contenente ulteriori proposte emendative.
Avverto, altresì, che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 2599 sezioni 2 e 3).
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
A tal fine i gruppi Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.

MANUELA GHIZZONI. Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANUELA GHIZZONI, Relatore. Signor Presidente, sono costretta a chiedere una sospensione di dieci minuti affinché la Commissione Bilancio possa esprimere il prescritto parere sull'emendamento 1.100 della Commissione, che non è ancora pervenuto.

Pag. 24

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la proposta è accolta.

MAURIZIO LEO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LEO. Signor Presidente, com'è noto, ieri è scaduto il termine per il versamento delle imposte da parte dei contribuenti soggetti agli studi di settore. Si sono verificati notevolissimi problemi...

PRESIDENTE. Deputato Leo, tale questione è stata già sollevata nel corso della seduta.

MAURIZIO LEO. La richiesta che rivolgo è che il Governo venga immediatamente a riferire in Parlamento.

PRESIDENTE. Deputato Leo, vale per lei quel che ho già detto al deputato che ha sollevato la questione in precedenza: essa sarà sottoposta al Governo.

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, non per emulare il collega Boccia, che in questa legislatura è stato eletto senatore, ma desidero invitarla a considerare il fatto che in dieci minuti è difficile riunire la Commissione Bilancio per esprimere il parere. Di conseguenza, per garantire correttezza e precisione ai nostri lavori, sarebbe forse preferibile consentire alla Commissione di riunirsi, di esprimere il parere e dunque di ricominciare i lavori attorno alle ore 16,20, perché si abbia almeno il tempo materiale per svolgere in modo corretto le procedure previste.

PRESIDENTE. Lei è uomo di mediazione: direi dunque di riprendere i lavori alle 16,15.
Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 16,30.

PRESIDENTE. Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso l'ulteriore prescritto parere, che è in distribuzione.
Avverto, inoltre, che il deputato Tocci ha ritirato le seguenti proposte emendative: 1.88, 1.90, 1.89 e 2.01.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 2599)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2599 sezione 4).
Ha chiesto di parlare il deputato Garagnani. Ne ha facoltà.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, il complesso degli emendamenti presentati dal gruppo parlamentare di Forza Italia si richiama, in pratica, alla ratio del disegno di legge alla nostra attenzione, che abbiamo già evidenziato, negli aspetti da noi ritenuti negativi, nel corso della discussione sulle linee generali svoltasi ieri.
Innanzitutto, ritengo che occorra precisare che il provvedimento in discussione è, in quanto tale, affrettato, privo di una riflessione adeguata su ciò che è avvenuto negli ultimi anni in materia di riforma degli enti di ricerca e, soprattutto, teso a cancellare, senza un minimo di considerazione, quanto realizzato dal Governo precedente. Mi riferisco innanzitutto - gli emendamenti presentati risentono, infatti, in profondità di tale aspetto - ai tre decreti legislativi sottoscritti dal ministro Moratti concernenti il riordino, rispettivamente, del Consiglio nazionale delle ricerche, dell'Agenzia spaziale italiana e dell'Istituto nazionale di astrofisica, ai quali è seguito il decreto legislativo concernente l'istituzione dell'Istituto nazionale di ricerca metrologica.
I suddetti provvedimenti hanno introdotto, piaccia o meno, una modifica significativa degli enti di ricerca, predisponendo e definendo un periodo di transizione, facendosi carico delle situazioni oggettive di difficoltà e, soprattutto, delle richieste della comunità scientifica e, inPag. 25generale, dell'opinione pubblica, di fronte a disfunzioni che sono risultate evidenti a tutti negli anni passati.
I citati provvedimenti, tra l'altro, sono stati votati anche dall'attuale maggioranza, allora minoranza, senza eccessiva contestazione: ricordo, a tale proposito, i lavori svoltisi nella Commissione bicamerale e nella VII Commissione, dove si manifestò una sorta di sostanziale apprezzamento da parte della minoranza di allora, proprio in considerazione di tale finalità.
Gli emendamenti proposti sono rivolti, soprattutto, a definire, in termini precisi, la necessità che il riordino faccia riferimento ad un disegno globale votato dal Parlamento: siamo contrari, in una materia delicata come questa, all'esproprio della funzione di controllo del Parlamento, a nostro giudizio significativa!
Il Governo ha ora, assieme agli enti di ricerca, un compito di riordino e di definizione degli obiettivi, ma senza scavalcare e prescindere dall'apporto essenziale del Parlamento e, in particolare, delle Commissioni competenti.
Durante l'iter in Commissione, sia al Senato sia nella VII Commissione della Camera, sono state apportate varie modifiche, che hanno, in parte, rimediato a tale vulnus. Rimane il fatto, però, che il provvedimento in questione, in quanto tale, risente, nonostante alcune modifiche migliorative, di un impianto che tende a negare e a respingere tutto ciò che di buono è stato realizzato nel passato, senza valutare attentamente il periodo di transizione richiesto da una modifica di enti di tale genere. Si tratta, inoltre, di un impianto che tende a sottoporre l'intera questione all'attenzione del Governo, il quale procederà con diktat e motu proprio, senza alcuna considerazione non solo del parere della comunità scientifica e degli esperti del settore, ma anche di quanto già realizzato e della necessità che in un settore del genere non occorrono improvvisazioni (ricordiamoci che ci stiamo occupando di enti di ricerca). È necessaria, invece, una valutazione attenta sul periodo di transizione richiesto dai decreti prima ricordati.
Di conseguenza, l'opposizione ha avanzato anche la necessità che le modifiche statutarie siano definite con precisione, da un lato lasciando libertà agli enti di ricerca, dall'altro configurando, in termini precisi, il ruolo del Parlamento e concedendo spazio anche ad una legislazione specifica.
In secondo luogo, riteniamo che in un momento come quello presente, in cui viene lamentata, da parte di tutti, la carenza di investimenti nel settore della ricerca scientifica, sia importante collegare la riforma degli enti di ricerca con le esigenze del sistema produttivo tout court e con la valorizzazione dei risultati della stessa. Per inciso, occorre anche un'attenzione particolare verso i ricercatori, vista la differenza di status che intercorre tra quelli universitari e quelli degli enti di ricerca, dotati di un regime giuridico totalmente diverso e di fatto penalizzante.
In terzo luogo, credo che occorra anche - ciò fa riferimento agli emendamenti presentati dal gruppo di Forza Italia - definire in termini precisi la struttura che ha il compito di verificare i risultati conseguiti dagli enti di ricerca (l'ANVUR). In questo senso la dizione contenuta nel disegno di legge è estremamente semplicistica, è carente di alcune indicazioni che invece ci appaiono indispensabili soprattutto alla luce dell'esperienza pregressa, che dimostra come, molto spesso, non siano stati valutati a sufficienza i risultati di alcuni enti di ricerca, ma la loro valutazione sia scaturita da considerazioni politiche oggettivamente non scientifiche. Sul ruolo e la funzione dell'ANVUR - comma 1, lettera b), dell'articolo 1 - ci siamo soffermati molto; occorre definirli in termini più precisi e più compiuti al fine di fornire determinate garanzie soprattutto in un momento come questo in cui l'industria e la realtà internazionale richiedono un potenziamento della ricerca, finalizzata soprattutto al raggiungimento di alcuni obiettivi ben precisi. Da ciò deriva anche la necessità, quando si fa riferimento a competenze tecniche e organizzative dei comitati scientifici e a collegamenti con altre realtà, di definire le capacitàPag. 26manageriali e la comprovata esperienza gestionale degli enti. A questo aspetto è, inoltre, collegata la necessità di sburocratizzare tali enti, finalizzandoli all'ottenimento di alcuni obiettivi ben precisi.
Alcune parti del provvedimento in esame, laddove lasciano una completa libertà d'azione al Governo di scorporare o incorporare altri enti, ci sembrano eccessivamente generiche. L'argomento in discussione è estremamente significativo ed ampio: il riordino degli enti di ricerca. Pertanto, non ci possiamo permettere di affidare una materia così importante e significativa alla valutazione di poche persone - del Governo e di pochi tecnici - senza tenere in considerazione realtà importanti che, come dicevo prima, si sono realizzate in questi anni. Faccio riferimento all'Istituto italiano di tecnologia, che ritengo estremamente importante, realizzato dal Governo Berlusconi con la precisa finalità di essere aperto ai privati e di ricevere un sostanzioso contributo pubblico. Riguardo a tale istituto rivendichiamo alcuni risultati conseguiti in particolari materie che ci sono stati riconosciuti da tutta la comunità scientifica europea. Il provvedimento in esame, di fatto, trancia volutamente il ruolo svolto da tale istituto e ipotizza un'unificazione con altri organismi senza considerare la peculiarità del medesimo e gli obiettivi che ha saputo ottenere in campi - quelli concernenti il suo oggetto - così significativi.
Altrettanto significativi sono gli emendamenti che abbiamo predisposto in tema di governance degli enti di ricerca (quale, ad esempio, quello riferito al consiglio di amministrazione del CNR). Sul punto chiediamo una maggiore competenza ed una maggiore predisposizione verso gli obiettivi degli enti medesimi da parte dei consigli di amministrazione e dei membri dei consessi scientifici.
Ho notato che, in ordine a tale aspetto, vi è stato un tentativo da parte della Commissione di affinare ulteriormente il dettato legislativo, ma noi manteniamo le nostre perplessità. Come ho affermato all'inizio, infatti, l'intelaiatura di fondo del provvedimento in esame risente molto di un'impostazione dirigistica che sembra voler prescindere totalmente dall'apporto esterno di tecnici o soggetti competenti. In tal senso, credo che le nostre proposte emendative si rifacciano ulteriormente alla necessità di definire l'obiettivo, la mission dell'ente di ricerca, collegato ad uno spirito meritocratico che, molto spesso, anche in un recente passato, è mancato. Sono infatti prevalse altre considerazioni, sia di natura organizzativa che di natura sindacale e partitica, che hanno penalizzato l'intuizione di fondo di determinati enti di ricerca.
Vorrei riferirmi precisamente all'ENEA, ma anche al CNR tout court. Si tratta di enti che, pur essendo sorti per una finalità specifica, nel corso dei lavori hanno dimostrato una preoccupante stanchezza e, soprattutto, il venir meno degli obiettivi di fondo. Riteniamo, pertanto - nelle proposte emendative è stato specificato -, che la valutazione dell'attività di ricerca debba essere molto più seria, più probante, più significativa, più indirizzata agli obiettivi che debbono essere realizzati.
La valutazione, così come previsto nel provvedimento in esame, ci lascia molto perplessi, soprattutto perché rischia di essere a maglie troppo larghe (parlavo precedentemente dell'indeterminatezza del dispositivo) e, soprattutto, perché è ritardata nel tempo. Potrà essere espressa un'adeguata valutazione, se viene portata troppo avanti nel tempo, soprattutto sotto il profilo di un giudizio equilibrato sui risultati? In tal modo, si ha una sorta di autoreferenzialità degli enti di ricerca che assolutamente non ci trova consenzienti e che abbiamo voluto ridimensionare nelle proposte emendative predisposte.
Precedentemente ho parlato della questione relativa all'Istituto italiano di tecnologia, ma vi è anche il problema dello scorporo o dell'accorpamento di enti o di loro reparti nel settore della fisica della materia, dell'ottica e dell'ingegneria navale, con la possibilità di creare addirittura nuovi enti di ricerca. Anche su questo punto dobbiamo essere estremamente precisi.Pag. 27
Per quanto riguarda l'accorpamento dell'Istituto nazionale di fisica della materia nel CNR, disposto con il decreto legislativo n. 127 del 2003, abbiamo presentato una specifica proposta emendativa, nella quale abbiamo voluto che fosse presente, considerandolo un punto fermo - si tratta di una questione a nostro avviso molto importante -, l'obiettivo della concentrazione delle risorse di ricerca disponibili in Italia in questo fondamentale settore che sviluppa potenti sinergie con molti altri settori della ricerca presenti nel CNR.
L'accorpamento da noi definito è stato ben motivato alla luce dei risultati conseguiti. Non ci pare che il provvedimento tenga conto - lo ripeto - di tali dati. Infatti, come affermato nelle varie sedi, sia al Senato che alla Camera, riteniamo che troppo superficialmente si sia voluto prescindere dall'esperienza pregressa, da ciò che è stato realizzato soltanto quattro anni fa, dimenticandosi volutamente di dare per acquisiti determinati vantaggi che pure si sono registrati.
Vorrei, inoltre, precisare, per quanto riguarda la struttura di tali enti di ricerca, che non vi è stato alcun riferimento al ruolo dei dipendenti. Credo sia necessario esprimere qualche valutazione in merito, senza cadere nei difetti che hanno caratterizzato precedenti epoche: mi riferisco all'eccesso di sindacalizzazione e di burocratizzazione che ha spesso impedito all'ente di raggiungere le finalità definite nello statuto. Tuttavia, da qui a prescindere disinvoltamente dal ruolo che i rappresentanti, eletti dai dipendenti, possono ricoprire in applicazione del principio di autonomia stabilito dall'articolo 8 della legge 9 maggio 1989, n. 168, ce ne corre!
Pertanto, abbiamo voluto, anche sotto questo aspetto, riservare un certo ruolo ai dipendenti, perché riteniamo che abbiano una loro funzione precipua che deve essere determinata e non debordante, né condizionante, considerato che può essere infinitamente utile al successo degli obiettivi perseguiti dall'ente.
Credo che anche il rapporto con le regioni debba essere definito meglio di quanto non sia stato fatto nel provvedimento. Si tratta di un tema dalla complessità significativa e, personalmente, ho molti dubbi sull'opportunità che le regioni possano esercitare in modo autonomo le competenze in una materia come quella che riguarda la ricerca scientifica. Caso mai ritengo che dovrebbero essere accorpate tutte le esperienze più significative, anche perché conosciamo la situazione delicata in cui si trovano le regioni in relazione alla possibilità di autofinanziarsi e, soprattutto, di finanziare un settore come questo che necessita di un processo di sintesi, d'interazione e che richiede una collaborazione massima tra Governo e regioni.
Ciò detto, credo però che prescindere volutamente dal ruolo che le regioni possono avere nel campo della ricerca, soprattutto quelle più grandi - ed intendo riferirmi alle regioni del nord -, sia quanto di più anomalo si possa concepire! Occorre, infatti, definire in modo nuovo una partnership fra regioni, associazioni imprenditoriali, comunità scientifiche e Stato; il che, invece, non è stato adeguatamente predisposto.
In questo senso, quando nel provvedimento si parla di commissioni, comitati ed esperti di alto livello scientifico, il riferimento, proposto dal gruppo di Forza Italia, ad esperti provenienti dal sistema industriale produttivo si giustifica pienamente, in quanto definisce un obiettivo di fondo e una priorità. Tale riferimento risponde, soprattutto, alla necessità - desidero sottoporre tale questione all'attenzione del Governo e dei colleghi - che gli enti di ricerca sviluppino la loro attività in stretta sinergia e collaborazione con il sistema industriale scientifico e non siano, in ultima analisi, autoreferenziali, prescindendo totalmente da ciò che accade nel Paese, nella Comunità europea, nella comunità economica e scientifica.
Credo che anche l'insistenza con cui abbiamo definito questo obiettivo sia emblematica sotto il profilo di un'esigenza profondamente avvertita: mi riferisco al fatto che la ricerca non può essere separata da una stretta intesa con le esigenzePag. 28del sistema industriale. E non mi riferisco solo ad una parte del sistema, bensì al sistema industriale inteso nella sua globalità e tale aspetto non è presente nel provvedimento del Governo.
Accennavo prima al ruolo delle regioni che non deve essere enfatizzato, perché un settore come questo non può permettersi di dividere e dilapidare risorse - che già sono scarse -, ma deve cercare di raggiungere un livello di sintesi e credo che un collegamento con la Conferenza permanente Stato-regioni sia più che mai opportuno. Anche a tale proposito abbiamo presentato un emendamento, tenendo ben presente la realtà e, soprattutto, la necessità di non distinguere competenze, settorializzando e dividendo risorse che, invece, devono essere valutate per gli obiettivi che con le medesime si raggiungono.
Inoltre, ritengo necessaria una valutazione di fondo sul problema fondamentale della meritocrazia. Anche sotto tale profilo, il riferimento al passato è necessario, se vogliamo introdurre una fase nuova nella vita di questi enti. Non sempre è prevalsa la meritocrazia nella composizione dei consigli di amministrazione, nella definizione degli organi direttivi di questi enti; spesso, erano considerati sine cura, per persone che avevano una competenza limitata nel settore loro assegnato, sicuramente non in grado di eccellere e di produrre risultati scientifici di un certo tipo.
Allora, credo che anche tale aspetto vada definito, soprattutto con riferimento al comma 1, lettera b), laddove si accenna alla necessità che i criteri, che presiedono all'attività di riordino degli enti di ricerca, debbano essere di natura meritocratica. Ciò è importante, perché molto spesso tale aspetto non si è verificato. Si avverte, inoltre, la necessità di avere una qualche forma di collegamento con la conferenza dei rettori e con l'università.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FABIO GARAGNANI. Mi avvio alla conclusione, signor Presidente. Precedentemente, ho fatto riferimento alla distinzione e alla separazione tra i ricercatori universitari ed i ricercatori del CNR. È necessario definire una forma di sintesi, perché il lavoro e gli obiettivi sono gli stessi e mi riferisco, ovviamente, alle facoltà scientifiche. Concludo, ringraziando i colleghi per l'attenzione, dopo aver espresso le ragioni di fondo che hanno spinto il gruppo di Forza Italia a presentare, in modo costruttivo e altrettanto significativo, alcune proposte emendative.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Forlani. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FORLANI. Signor Presidente, il provvedimento che stiamo esaminando nella sua portata e nelle sue intenzioni risponde ad una delle esigenze decisive per lo sviluppo della società italiana in questo particolare passaggio storico. Certamente, condividiamo l'urgenza di procedere ad un riordino e ad una riforma degli enti nazionali di ricerca, a fronte dell'esigenza di modernizzazione, di razionalizzazione, di maggiore efficienza e rispondenza alle grandi sfide della globalizzazione che investono la competitività del nostro Paese nei mercati mondiali. Una competitività che potrà realizzarsi oggi in condizioni molto diverse rispetto al passato e la differenza sarà data, soprattutto, non tanto dalle quantità di produzione, quanto dalla nostra capacità di realizzare innovazione, qualità e di essere migliori nella modernità e nell'adeguamento del prodotto alle esigenze dei consumatori in termini di sicurezza, di benessere e di giusta percezione del prodotto da realizzare.
Di conseguenza, le esigenze di qualità, di innovazione tecnologica e di valore aggiunto potranno essere soddisfatte, solo migliorando il sistema pubblico e privato in termini di approfondimento della ricerca, di elaborazione di nuove cognizioni, di crescita della conoscenza scientifica. È per tale motivo che un sistema di enti di ricerca e di strutture, ormai datato nel tempo, deve essere aggiornato, adeguato e, in particolare, razionalizzato, affinché rispondaPag. 29alle nuove esigenze di lavoro, di impiego di nuovi cervelli e di nuove risorse, nonché all'esigenza di perseguire in modo mirato i diversi obiettivi di carattere scientifico verso cui tale ricerca si deve indirizzare.
Quindi, in linea di massima, riteniamo che gli statuti, le funzioni, le competenze e le diverse identità degli enti debbano essere, laddove necessario, ridefiniti. Pertanto, in linea generale, condividiamo lo spirito del provvedimento. In ordine al metodo, le singole normative e disposizioni, nutriamo ancora delle riserve e delle perplessità che hanno spinto i nostri rappresentanti, in Commissione, a formulare una serie di proposte emendative - così come gli altri colleghi di opposizione - che possono considerarsi migliorative del testo. Abbiamo presentato alcune proposte emendative di carattere esplicativo e formale, tese a rendere i periodi più compiuti e maggiormente chiari, nel senso impresso dal legislatore alle norme, ovvero proposte emendative di carattere formale volte a rendere più chiari gli intenti del legislatore.
Sono state presentate, inoltre, proposte emendative di merito, volte soprattutto ad accentuare la realizzazione del principio di autonomia dei singoli enti di ricerca che è alla base del provvedimento del Governo e che tende a garantire maggiore funzionalità, efficienza ed «orgoglio» di carattere professionale da parte dei singoli, stimolandone l'iniziativa, la creatività, la competitività e rispettandone le competenze ed il ruolo.
Alcune proposte emendative presentate riguardano l'accentuazione delle competenze nell'iter di approvazione degli statuti e nelle singole decisioni; altre tendono ad evitare sovrapposizioni di carattere normativo, interferenze con leggi adeguate già vigenti o duplicazioni di ruoli e di competenze. Vanno in questa direzione alcune proposte emendative presentate dai colleghi Barbieri e De Laurentiis, che tendono ad accentuare e migliorare la razionalizzazione perseguita dal disegno di legge ed evitare, così, assetti organizzativi che possano configurarsi come eccessivamente dispersivi e costosi e, pertanto, contrari alla razionalizzazione e all'ottimizzazione: si tratta, infatti, di enti che gravano sul bilancio pubblico.
Da qui, il tentativo, con riferimento all'autonomia, di coinvolgere gli enti medesimi, i dipendenti e gli operatori che agiscono nell'ambito degli istituti, nella predisposizione degli statuti e nella definizione delle funzioni e degli assetti riorganizzativi degli enti stessi. Ne deriva anche il coinvolgimento della Conferenza Stato-regioni - del quale già parlava il collega Garagnani - nell'emanazione dei decreti legislativi previsti nel comma 1 dell'articolo 1 del provvedimento.
È importante che, oltre alle Commissioni parlamentari e ai Ministeri interessati, nella concertazione siano coinvolte soprattutto le regioni, con le quali tali enti devono ugualmente collaborare; è, altresì, necessario prevedere la redazione, ad opera del Ministero dell'università e della ricerca, di un programma di riordino degli enti, prima della predisposizione degli schemi di decreto legislativo previsti nel disegno di legge delega.
Sono state presentate, pertanto, proposte emendative che, ove accolte, possono conferire al provvedimento maggiore funzionalità, razionalità e coerenza, consentendo ad esso di rispondere all'intento fondamentale di rendere tali enti più snelli, più agili e maggiormente in condizione di perseguire le loro finalità, al servizio della crescita delle conoscenze, della crescita qualitativa e dell'innovazione tecnologica nel nostro Paese: se accolte, tali proposte potranno concorrere ad un orientamento favorevole del nostro gruppo parlamentare nei confronti del provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Goisis. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, con il disegno di legge in discussione, come è già stato rilevato ed è chiaro, si invoca la libertà di ricerca come elemento fondamentale: siamo consapevoli, però, che tale attività dipende in misura preponderante,Pag. 30purtroppo, dai finanziamenti esterni, in larga misura privati, che condizionano in modo rilevante l'indipendenza nello svolgimento dell'attività di ricerca. A tal proposito, bisogna ricordare che le dotazioni ordinarie stanziate dalla legge finanziaria per il 2007 si sono ridotte al livello di sussistenza, laddove esse dovrebbero essere assicurate, invece, per il buon funzionamento delle strutture di ricerca e lo sviluppo di conoscenze e competenze non immediatamente applicabili.
Abbiamo il caso dell'Istituto nazionale di astrofisica (INAF), che è davvero emblematico. Vi è stato il taglio del 5 per cento dei fondi, che ha significato di fatto tagliare un quinto della ricerca, perché il 75 per cento dei fondi è impiegato per il pagamento del personale, che è sovradimensionato rispetto a chi svolge attività di ricerca.
Nel bilancio dell'ente vi sono milioni di euro destinati agli incomprimibili stipendi di cinquanta impiegati amministrativi, di cui non hanno mai usufruito osservatori e centri esterni all'ente stesso. Si tratta di una situazione disastrosa, causata da un problema di incomunicabilità tra il consiglio di amministrazione e il consiglio scientifico. La conseguenza di ciò è stata la chiusura del telescopio nazionale Galileo presso le isole Canarie, per l'impossibilità di pagare, addirittura, l'ultima rata del progetto internazionale, al quale l'INAF partecipa da dieci anni, che ora diventerà, invece, operativo in Arizona.
Altre conseguenze sono state l'abbandono del radiotelescopio in Sardegna e il blocco di decine di ricerche e progetti già iniziati. La vicenda relativa all'INAF è solo l'ultima in ordine di tempo. Basti pensare all'ASI, all'Istituto nazionale della montagna (Imont), recentemente commissariato, e, infine, al CNR, il cui sistema, fortemente burocratizzato, ha creato una catena gerarchica sorprendente.
Per quanto attiene ai criteri di valutazione in termini di produttività ed efficienza, bisogna tenere conto che i parametri di quantizzazione, adatti a classificare i soggetti di ricerca con un giudizio di merito espresso da uno o più indici numerici, sono validi solo se riferiti a un lungo periodo, perché l'analisi di capacità di ciascun ente di rispondere alla missione assegnata è strettamente connessa con gli strumenti propri dell'autonomia organizzativa e scientifica.
La valutazione del grado di conseguimento degli specifici obiettivi e del loro ritorno ad effettivo beneficio delle esigenze sociali, che attraverso essi si intendono soddisfare, può avvenire a posteriori, ma non prima di otto o dieci anni. Le parole d'ordine per il successo della ricerca si identificano con i principi di produttività, massa critica e capacità di autofinanziamento. La produttività di un ricercatore o di un gruppo di ricercatori è un concetto strettamente associato a quello di efficienza.
Purtroppo, la dura realtà è che il Paese Italia è costituito da laboratori e piccoli centri di ricerca, dotati di una strumentazione obsoleta e situati addirittura in aree di ricerca che costano più di quanto si possa spendere.
Gli scienziati sono di età media, costretti a confrontarsi con finanziamenti privati e, soprattutto quando si tratta di imprese, non hanno né la capacità né il senso della ricerca industriale.
Non vi sono, inoltre, posti di lavoro a tempo indeterminato paragonabili a quelli di cui dispongono gli scienziati di altri Paesi. Una legge delega che interviene operando, per la terza volta in dieci anni, lo scorporo e la fusione di enti di ricerca rischia, quindi, di provocare, come osservato dalla Corte dei conti e da illustri gerarchie degli enti medesimi, dispersione piuttosto che consolidamento dell'attività scientifica.
L'ultima relazione della Corte dei conti spiega, infatti, che presso il CNR il 94 per cento dei fondi assegnati dal Ministero sono stati impiegati per il pagamento degli stipendi e che, tra il 2003 e il 2005, il personale è diminuito del 10 per cento, corrispondente a 758 unità in meno. Tuttavia, i costi sono cresciuti del 5 per cento, pari a 22 milioni di euro in più.
Questo paradosso è determinato dalla politica della buona uscita e degli scattiPag. 31automatici: ogni persona che va in quiescenza costa per quell'anno all'ente come tre persone di pari livello del quiescente.
Il contributo alla ricerca propositiva, secondo la Corte dei conti, è diminuito del 25 per cento e, qualora fossero vere le notizie apparse recentemente sui media, risulterebbe tragicomico che qualcuno vantasse centocinquanta pubblicazioni a fronte di tre lavori, che rischiano di porlo al livello più basso di quello spettante al dirigente di ricerca.
In ogni caso non dobbiamo dimenticare che il principale prodotto dell'attività di ricerca non va individuato nella scoperta in sé, bensì nella figura del ricercatore, che è indispensabile per il conseguimento dell'innovazione scientifica, dato che per compiere ricerca è necessario un lungo processo di apprendimento. L'attività di ricerca è importante in quanto consente di elevare la qualità della struttura sociale che costituisce la cornice comune, diffondendo la percezione dei fondamenti scientifici e tecnologici delle società moderne. In sintesi, la conclusione è che la legge delega non riesce ad andare al di là dell'ingegneria istituzionale.
Entrando nel merito delle proposte emendative volevo sottolineare la questione dell'autonomia. Purtroppo, si insiste nell'azione accentratrice da parte del Governo e per tale ragione abbiamo proposto di integrare i rappresentanti di nomina del Governo e della comunità scientifica con rappresentanti interni eletti tra i dipendenti del settore scientifico e amministrativo dell'ente interessato, proprio per evitare quelle autoreferenzialità di cui si è discusso molto.
Il comma 1, lettera d), dell'articolo 1 del disegno di legge in esame individua il presidente e i membri di nomina governativa dei consigli di amministrazione nell'ambito di rose di candidati proposti da appositi comitati di selezione nominati dal Governo. È vero che questa proposta è determinata anche dalla preoccupazione di eliminare un diffuso corporativismo che si crea all'interno degli enti, ma rimane il fatto che le vicende relative alla gestione contabile - di cui parlavamo anche prima - dimostrano come la predetta situazione disastrosa sia stata causata da un problema di incomunicabilità tra consiglio scientifico ed amministrazione. Questo è il motivo per cui abbiamo presentato proposte emendative che prevedono la presenza di rappresentanti scelti dagli stessi dipendenti che, eleggendoli, li considerano di alto profilo, escludendo dal consiglio i dipendenti del Ministero dell'università e della ricerca.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Filipponio Tatarella. Ne ha facoltà.

ANGELA FILIPPONIO TATARELLA. Signor Presidente, signor sottosegretario Modica, onorevoli colleghi, quando a Solone chiedevano se avesse dato ai suoi cittadini le leggi migliori, Solone rispondeva che non erano le migliori, ma le migliori che essi erano in grado di ottenere. Del disegno di legge in esame vorrei poter dire almeno quello che diceva niente meno che Solone delle sue leggi: vorrei poter dire che non è la migliore legge in assoluto, però forse è la migliore che i nostri enti e i nostri ricercatori sono in grado di ricevere
Ho una grande stima per i ricercatori e, quindi, non penso proprio che si possa affermare ciò: meritavano di più e, d'altra parte, noi cittadini meritiamo sempre di più. Purtroppo, a mio avviso e secondo Alleanza Nazionale, non è solo in questo senso che tale disegno di legge non soddisfa. Non soddisfa perché è stata un'occasione perduta per due motivi.
Anzitutto, perché è un'occasione che si è voluta cogliere a tutti costi, del tutto inutilmente, perché non c'era il bisogno urgente del disegno di legge in esame. Tuttavia, nel momento in cui si decide di realizzare una legge, allora che si faccia nel migliore dei modi possibili, almeno per dimostrare che non si producono leggi solo per un intento «controperformativo», ovverosia per disfare quanto realizzato dagli altri. Invece, credo che sia avvenuto proprio questo e mi dispiace molto, perché lo spirito che ha animato me ed il gruppoPag. 32di Alleanza Nazionale - naturalmente e come sempre quando discutiamo delle varie proposte, ma in particolare in occasione del disegno di legge in esame - è stato collaborativo al massimo.
Tra i risultati realizzabili, siamo pervenuti a quelli che era possibile raggiungere, e di ciò naturalmente sono grata tanto al sottosegretario Modica quanto alla relatrice Ghizzoni.
Tuttavia, il disegno di legge in esame ha rappresentato un'occasione voluta a tutti costi ma perduta immediatamente. Si tratta, infatti, di un provvedimento che nel momento in cui mi è stato presentato mi è sembrato fosse intitolato nel modo seguente: disegno di legge sul riordino degli enti di ricerca ovvero dell'autonomia degli stessi. Sono stata contenta di ciò, poiché finalmente gli enti di ricerca avrebbero avuto la loro autonomia, anche se mi sono chiesta che cosa avessero avuto finora.
In seguito ho letto l'articolato del disegno di legge e, francamente, l'unica cosa che emergeva, man mano che la mia lettura - anzi ripetuta lettura - andava avanti era proprio l'assoluta mancanza del riconoscimento considerato obbligatorio dagli articoli 9 e 33 della Costituzione.
Non sempre si possono avere le migliori leggi ed il giuspositivismo insegna che una legge o sussiste oppure no, anche se noi vorremmo che ci fosse una legge diversa e migliore. Normalmente non mi reputo una giuspositivista, ma in questo caso lo sono, e purtroppo le leggi che abbiamo sono queste. Abbiamo avuto la forte tentazione di opporci all'approvazione di questo provvedimento. Tuttavia come possiamo opporci, considerato che non abbiamo la forza numerica per farlo?
Poiché forse è meglio provare a realizzare ciò che è possibile anziché l'impossibile, allora l'unica possibilità è tentare di migliorare il disegno di legge in esame: in che modo?
Credo che quando vi sono tanti difetti, il modo migliore sia quello di concentrarsi sui difetti più impossibili da sopportare, e tra i difetti che viziano un oggetto qualsiasi, in questo caso il disegno di legge, mi riferisco a quelli che lo viziano radicalmente nella loro sostanza.
Ritengo - lei, signor Presidente, ci insegna ciò - che il primo aspetto di cui un disegno di legge deve aver cura sia proprio il rispetto delle norme costituzionali, e quando sono giunta - con i miei amici di Alleanza Nazionale - ai commi 3 e 4 dell'articolo 1 del provvedimento, francamente mi sono trovata di fronte ad un'avocazione a sé da parte del Ministero competente dell'intera autonomia statutaria degli enti di ricerca. In altri termini, l'autonomia degli enti di ricerca era totalmente vanificata. Allora cosa abbiamo potuto fare? Ieri, nel mio intervento in sede di discussione sulle linee generali, ho sottoposto all'attenzione del sottosegretario nonché degli altri componenti del Comitato dei nove la criticità assoluta di questi due punti e sugli stessi, insieme all'onorevole Bono, ho presentato vari emendamenti.
Per fortuna, oggi, in Commissione, tanto il sottosegretario Modica quanto la deputata Ghizzoni ci hanno presentato un testo che rivedeva quella prima formulazione (in realtà, la seconda formulazione ma la prima per noi della Camera) di questi due punti particolarmente dolenti del disegno di legge in esame.
La prima riformulazione francamente non ci soddisfaceva perché, come dicevo ieri, mi rendo conto che l'autonomia e la libertà sono belle parole di cui è facile riempirsi la bocca ma che è molto più difficile invece concretizzare. Quindi, non è questo di cui mi dolgo con coloro che hanno presentato il disegno di legge in esame: mi rendo conto che il compito era e rimane molto delicato e difficile, ma per tale motivo bisognava realizzare una maggiore partecipazione, forse una maggiore riflessione, perché - come ho già ricordato - è un disegno di legge che coinvolge immediatamente il nostro futuro, la nostra responsabilità per le generazioni future, la nostra responsabilità per tutto ciò che sarà il nostro sviluppo scientifico e, dunque, economico, competitivo e tutta la positività o meno della nostra vita attuale e futura.Pag. 33
Dunque, era un disegno di legge che necessitava di una particolare cura. Rispetto ad una proposta che non ci piace, l'obiettivo più importante ed essenziale è eliminare almeno i profili di incostituzionalità in essa presenti: oggi, in Commissione, si è raggiunto un accordo in base al quale a me e ad Alleanza Nazionale sembra che il difetto di questa platealmente violata costituzionalità del provvedimento sia stato, per il momento, almeno rispetto a queste due norme, un pericolo scampato.
Ora, ripeto, mi sembrava che fosse necessario aggredire la sostanza, perché poi anche, per così dire, l'accidente potesse essere migliorato. Quindi, gli emendamenti presentati da me e dal collega Bono vanno nella direzione di migliorare le altre disposizioni del disegno di legge che cercano di riordinare gli enti di ricerca. Ci siamo limitati all'essenziale perché abbiamo pensato che, anche se avessimo riformulato gli articoli e le lettere di tutti commi, una per una, non sarebbe stata la legge che noi volevamo - in realtà in questo momento non ne volevamo nessuna - e, perciò, siamo stati parchi e abbiamo fatto ciò che doverosamente, istituzionalmente, ci sembrava la cosa migliore: presentare gli emendamenti di cui sopra e gli altri che, man mano, saranno illustrati e che discuteremo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mario Pepe. Ne ha facoltà.

MARIO PEPE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi il Governo chiede una delega allo scopo di promuovere, sostenere, rilanciare e razionalizzare le attività nel settore della ricerca. Al Governo, certamente, non sfugge che il vivaio della ricerca, i soggetti che forniscono i ricercatori agli enti di ricerca sono le università. Pertanto, mi domando: come mai il Governo ha cestinato una riforma che era stata salutata dalla comunità internazionale come una buona riforma (mi riferisco alla cosiddetta riforma Moratti), che sprovincializzava le nostre università e che le apriva al mondo produttivo, come chiedono i nostri deputati con i loro emendamenti? Ho il sospetto che questa delega serva soltanto a mettere le mani sugli enti di ricerca, che sono - lo sappiamo tutti - dei «carrozzoni» clientelari.
Tale sospetto è diventato sempre più consistente quando ho letto, all'articolo 1, comma 1, lettera a), del provvedimento in esame, che il Governo chiede il riconoscimento dell'autonomia statutaria agli enti, nel rispetto della Costituzione. All'articolo 3, tuttavia, è stabilito che gli statuti degli enti sono emanati con decreto del Ministro. Ecco il busillis! L'articolo 3, infatti, limita l'autonomia statutaria proclamata dall'articolo 1, comma 1, lettera a).
Signori miei, la ricerca non fa politica, però la politica deve intervenire laddove la ricerca spreca. Per tale motivo, mi domando: che senso ha che in Italia esista un'Agenzia spaziale italiana che consuma miliardi e che ha un bilancio venti volte superiore a quello dell'Istituto nazionale di geofisica, che è un ente particolarmente utile?
La mia conclusione è che una riforma degli enti disgiunta dalla riforma dell'università sia inutile. Invito, pertanto, il Governo a riflettere su ciò.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, voteremo molti degli emendamenti presentati, come quelli a firma degli onorevoli Aprea e Garagnani, che cercano di migliorare la delega al Governo in materia di riordino degli enti di ricerca, partendo dal presupposto che esisteva una legge del precedente Governo, che aveva dato dei buoni risultati. Tale legge è stata completamente stravolta con l'intenzione folle di questa maggioranza di distruggere anche tutto ciò che di buono è stato fatto dal Governo precedente.
Oltre agli emendamenti, già citati, presentati dagli onorevoli Aprea e Garagnani, anche quelli degli onorevoli Barbieri e De Laurentiis colgono molto bene l'obiettivo di migliorare sensibilmente l'argomento in esame. Ci riconosciamo in essi, come in quelli a firma solo dell'onorevole GaragnaniPag. 34o dell'onorevole Goisis, e ci appresteremo a votarli. Perché li voteremo? Perché la legge delega in esame è finalizzata a promuovere, sostenere, razionalizzare, rilanciare le attività nel settore della ricerca e a garantire l'efficienza e l'autonomia degli enti pubblici nazionali di ricerca, ma non di quelli di tutti i ministeri.
Pertanto, è necessario estendere tale legge delega, fin da ora, agli altri ministeri, poiché non può essere zoppa!
La condizione di precarietà, che troppo spesso connota le attività di ricerca, non viene superata; è necessario il coordinamento dell'attività degli enti di ricerca che fanno capo ad amministrazioni diverse - come ho già detto - assicurando che tale attività sia improntata a principi di libertà, indipendenza e responsabilità.
I criteri direttivi dei decreti legislativi devono, ovviamente, garantire il rispetto dei principi costituzionali di libertà e autonomia degli enti di ricerca; per tale motivo, in precedenza, abbiamo detto che essi «cozzano» con i principi costituzionali, i quali sanciscono bene tale materia in due articoli (in particolare nell'articolo 33 della Costituzione).
Lo stesso sottosegretario per l'università e la ricerca, Luciano Modica - il quale, nel suo excursus, è stato magnifico rettore dell'università di Pisa - nel suo intervento di ieri alla Camera, ha addirittura affermato che vi sono errori tecnici, che nei commi 3 e 4 dell'articolo 1 sono presenti profili di contraddittorietà! Ovviamente, essendo un uomo di università ed essendo stato alla guida di una delle università più prestigiose d'Italia, egli si rende conto di ciò che la sinistra massimalista impone al Governo di fare con una delega che, ovviamente, stride e sovverte quei tre decreti dell'allora Ministro Moratti che bene avevano cercato di modernizzare la ricerca in Italia.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 17,30)

LUCIO BARANI. È ovvio che, così facendo, ci troviamo di fronte ad un'economia globale che, sempre più, sta allargando la forbice nei confronti del nostro «stare al passo» con gli altri Paesi. Infatti, a differenza di molti altri Paesi, a noi manca quella ricerca scientifica e tecnologica che, da sempre, è stata il motore più importante dello sviluppo, della modernizzazione e della «tenuta del passo» dell'Italia nei confronti di tutti gli altri Paesi, non solo europei.
Di conseguenza, quella che è sempre stata una nostra caratteristica - cioè il fatto di possedere una tecnologia che non ci poteva essere portata via da nessuno - adesso, invece, ce la stanno copiando! Si pensi al paradosso, per gli appassionati di Formula uno, della Ferrari con la McLaren! Ci stanno copiando in tutto, non siamo in grado di tenere il passo e, quando ne siamo capaci, riusciamo anche a farcela portar via da sotto il naso!
È, quindi, necessario che lo sviluppo economico e produttivo del Paese trovi, come substrato, come connettivo, il profilo sostanziale e metodologico di una riforma vera, in quanto tale disegno di legge - e soprattutto l'articolo 1 - non è in grado di garantire la competitività. Piuttosto, esso spinge le nostre menti migliori, il nostro «vivaio culturale», ad andarsene via, poiché nel nostro Paese la ricerca è in mano a certi baroni che vogliono statalizzare, bloccare e gestire. C'è troppa politicizzazione nelle università, nei centri e negli uffici di ricerca, che impedisce, a chi ha grandi capacità, di emergere.
Sono convinto che, qualora vi fosse tra di noi un Galileo Galilei, costui dovrebbe andarsene, perché lo status quo non può essere modificato: bisogna passare attraverso le baronie, la burocratizzazione e tutto ciò che si colloca al di fuori di tali profili non è considerato accettabile.
Per tali ragioni, non siamo competitivi. Questo statalismo, ovviamente, ci offende. Poc'anzi ho delineato il quadro che ci si presenta di fronte: le nostre menti migliori se ne vanno, mentre nel Paese entrano cittadini extracomunitari. Pertanto, il nostro Paese è alla deriva ed ha gettato nelPag. 35cestino le nostre grandi riforme, quale la riforma del Ministro Moratti, varata durante il precedente Governo.
Inoltre, vorrei muovere una critica ferma e forte, ammessa implicitamente dallo stesso sottosegretario Modica, il quale ha allargato le braccia: se siamo costretti a comportarci in tal modo, dobbiamo fare di necessità virtù. D'altronde, l'alternativa è rappresentata dalle elezioni anticipate, che non ci possiamo permettere.
I commi 3 e 4 dell'articolo 1 del disegno di legge in esame, stabiliscono che gli statuti degli enti di ricerca siano emanati con decreto del Ministro dell'università e della ricerca. Ciò stride contro ogni logica, il buonsenso e la nostra Carta costituzionale che, nel quadro che ho delineato poc'anzi, va a finire nel cestino. Non è assolutamente possibile che ciò avvenga, che il Governo si avvalga solo di una commissione di esperti di alto livello scientifico, che ovviamente opererebbero a titolo gratuito.
A mio avviso, se siamo «i furbetti del quartierino», lo siamo a livello veramente basso. Invece, vi è la necessità che la libertà scientifica si concili con il dettato costituzionale, in una logica che sia contro qualsiasi dirigismo e accentramento e permetta alla ricerca di porsi al servizio dello sviluppo economico e produttivo del Paese, come ho già accennato, sia sotto il profilo sostanziale, sia mediante regole certe e stabili, in cui vi sia garanzia anche per il precariato che si colloca all'interno dell'università.
Infine, nel concludere, in relazione al precariato, vorrei far presente che, investendo nella ricerca, nel nostro miglior vivaio e nelle nostre menti migliori, aumentiamo il livello del PIL, facciamo economia, sottraiamo le risorse dagli altri Paesi, anche quelli in competizione con noi, e le portiamo nel nostro paese, per il nostro sviluppo sociale, economico e produttivo (Applausi dei deputati del gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, non posso che iniziare il mio intervento sul complesso degli emendamenti da dove lo ha terminato il collega Barani, in quanto è proprio sulla possibilità di puntare sulle nuove generazioni e sui migliori cervelli del nostro paese che dovrebbe avere inizio una riflessione ampia e seria sulla ricerca nel nostro Paese e sul riordino degli enti di ricerca.
Abbiamo affrontato tale tematica nella discussione sulle linee generali di ieri che è stata approfondita, sentita e incentrata su un confronto aperto con la maggioranza ed il Governo. Tuttavia, vorrei segnalare un fatto che mi è dispiaciuto. Ieri il professor Modica si era impegnato a riferire al Ministro Mussi la nostra richiesta di vederlo presente tra i banchi del Governo, dove riteniamo dovrebbe essere il suo posto. Anche se a causa delle nuove contestazioni elettorali che si stanno svolgendo ogni cosa può essere messa in dubbio, al momento quella è la collocazione del Ministro Mussi. Invece, quest'ultimo non è presente.
Al di là della presenza o - meglio ancora - dell'assenza del Ministro Mussi abbiamo affrontato, nella giornata di ieri e oggi, all'inizio della seduta, la questione pregiudiziale di costituzionalità che evidentemente, pur essendo stata respinta, aveva un proprio fondamento. Siamo, infatti, venuti a conoscenza di un nuovo emendamento formulato dalla Commissione che va nel senso di salvaguardare maggiormente l'autonomia degli enti di ricerca da noi ritenuta, per come era stata disciplinata a seguito della prima lettura del provvedimento in esame, in qualche misura pregiudicata in quanto il testo non è rispettoso dell'articolo 33 della Costituzione.
Fa piacere considerare una disponibilità di massima della maggioranza, dovuta, immagino, anche al lavoro del Comitato dei nove, della relatrice e all'impegno in questo senso del Governo. Come il sottosegretario Modica e la relatrice ricorderannoPag. 36bene, ieri ci siamo domandati se il provvedimento in esame fosse modificabile. Evidentemente, a volte porsi delle domande porta dei risultati perché scorgiamo una volontà di dialogare, di venirsi incontro su alcune richieste e questioni che poniamo e che sono sì questioni formalmente pregiudiziali, ma non sono, diremmo con un gioco di parole, viziate da un pregiudizio di natura politica, avendo un loro fondamento da questo punto di vista.
Quindi, fa piacere vedere che la Commissione ha elaborato un testo che pure viene incontro ad un'istanza, ad una questione sollevata dall'opposizione.
Vorrei fare un paio di precisazioni in ordine alla replica di ieri del rappresentante del Governo, che è stato presente ed ha assistito con grande attenzione alla discussione in aula replicando anche con una certa precisione alle varie obiezioni sollevate in sede di discussione sulle linee generali da parte di quei colleghi che si sono interessati al provvedimento e che sono intervenuti nella giornata di ieri.
Il sottosegretario Modica ha affermato che, a differenza di quanto io stesso ritengo, l'autonomia e la valutazione non sono affatto in contraddizione. È ovvio che l'autonomia e la valutazione non sono in conflitto; sostengo, però, che sia difficile declinarli in maniera tale da riuscire a salvaguardare sia l'uno sia l'altro aspetto, tanto è vero che è stato necessario riformulare, ad esempio, la norma relativa alla commissione per la redazione degli statuti degli enti.
Si tratta, quindi, di una questione che era ed è ancora presente sul tappeto (speriamo di affrontarla con maggiore serenità), e che è sentita all'interno di questo dibattito.
C'è un altro elemento che segna, secondo me, un terreno comune - ne faremo magari oggetto di un ordine del giorno - ed è quello della riflessione, credo condivisa (mi rivolgo al Governo, alla relatrice e anche al presidente della Commissione), sulla destinazione dei fondi per la ricerca e sulla constatazione della presenza di un elemento negativo. Mi riferisco al fatto che i fondi per la ricerca spesso servono a coprire, nel grande calderone delle destinazioni da dare ad un fondo, i costi per il personale.
Credo che una delle questioni a cui il Governo potrà rispondere durante l'esame degli ordini del giorno più che degli emendamenti sarà proprio quella di assumersi l'impegno a invertire questa tendenza. Dovrebbe cioè fare in modo che i soldi destinati alla ricerca siano prioritariamente utilizzati a tal fine e siano destinati in misura minore a far fronte, conformemente a una tendenza spesso presente nell'apparato pubblico e nella pubblica amministrazione, ai costi del personale, che sono comunque ingenti.
Aggiungerei anche una precisazione: il fondo, che prevede 20 milioni per il 2007 e 30 milioni a regime per il 2008, in realtà serve anche per l'assunzione dei cosiddetti precari, non del personale, della ricerca. Si tratta, in pratica, dei commi 519 e, in particolare, 520 della legge finanziaria per il 2007.
Crediamo che questa parte della legge finanziaria sia forse la meno pasticciata tra quelle con le quali si è trattato dei precari in generale. Riteniamo che si debba riuscire a fare di più per i lavoratori della ricerca, che non sono precari come gli altri, ma sono ricercatori e persone qualificate, con titoli di studio, persone, quindi, capaci e meritevoli. Preannuncio fin d'ora che presenterò un ordine del giorno in questo senso (spero che sia accettato dal Governo) rivolto a prevedere maggiori incentivi e solidità economica per quelle intelligenze - le migliori delle nuove generazioni - che per troppo tempo sono state costrette ad andare all'estero, perché mortificate da un sistema che non ha offerto loro né garanzie né opportunità.
Lavoriamo in questo senso. Credo che in un clima come quello che si sta creando, in cui le proposte dell'opposizione possano essere accolte nell'ambito dello svolgimento di un dibattito finalmente sereno, con un Governo che ascolta con competenza e con rigore l'intero dibattito, con la presenza e l'attenzione della relatrice, si possa cogliere l'occasione dellaPag. 37discussione del presente provvedimento per dare un segnale positivo ai nostri ricercatori, che si aspettano dal Parlamento e dalla classe politica una risposta in piena regola a un problema che c'è e che è condiviso.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sugli emendamenti riferiti all'articolo 1.

MANUELA GHIZZONI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Barbieri 1.14 e raccomanda l'approvazione del proprio emendamento 1.100 il quale, come si diceva nella discussione sul complesso delle proposte emendative, è frutto di un'ampia intesa. Tale emendamento della Commissione abroga i commi 3 e 4 dell'articolo 1 e ne propone una nuova formulazione dei contenuti alle lettere a-bis) e a-ter) del comma 1 dell'articolo 1, che tiene conto dei pareri espressi dalla I Commissione e dal Comitato per la legislazione.
La Commissione esprime, altresì, parere favorevole sull'emendamento Folena 1.78 a condizione che sia riformulato nel seguente modo: premettere alle parole introdotte dall'emendamento le seguenti parole: «nazionale e internazionale» e sopprimere le parole dell'emendamento da: «i componenti» fino a: «dell'ente». Pertanto, signor Presidente, l'emendamento in questione sarebbe così riformulato: al comma 1, lettera d), sostituire le parole da: «e comunque» fino a: «l'interessato e» con le seguenti: «nazionale e internazionale e, in particolare, di quanti sono stati eletti dai ricercatori in organismi degli enti, ove esistenti, e comunque escludendone».
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 1.301 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), che peraltro è identico all'emendamento Barbieri 1.71. Infine, la Commissione formula un invito al ritiro per tutti i restanti emendamenti e per gli articoli aggiuntivi presentati all'articolo 1.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUCIANO MODICA, Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Aprea 1.40.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

VALENTINA APREA. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, come è emerso nella discussione sulle linee generali e anche negli interventi svolti sul complesso degli emendamenti, Forza Italia in particolare ma credo tutti i partiti di opposizione che hanno governato nella scorsa legislatura non hanno condiviso e non comprendono la scelta che il Governo ha fatto di porre mano nuovamente al riordino degli enti di ricerca.
Desidero chiedere al sottosegretario Modica, che stimo e che ho avuto modo di conoscere nella scorsa legislatura anche come autorevole esponente dell'Ulivo in VII Commissione al Senato, se davvero tre riforme degli enti di ricerca in quindici anni possono rappresentare un punto di eccellenza della nostra ricerca e se tutto il lavoro avviato nella scorsa legislatura, che andava in questa direzione, meritava di essere cestinato prima di essere valutato e dare i frutti sperati.
Voglio ricordare, perché rimanga anche gli atti, che nella scorsa legislatura, su impulso del Ministro Moratti, è stato attuato un profondo riordino degli enti di ricerca vigilati dal Ministero dell'università e della ricerca. Tale riordino si è sviluppato in tre distinte fasi. La prima fase è consistita nella configurazione della forma legislativa di questo riordino, che ha comportato un ampio dibattito sia in seno agli enti stessi sia in Parlamento; nel 2003 vi è stata l'emanazione di tre decreti legislativi che hanno rappresentato l'esito di tale lavoro. Il primo di tali decreti - il decretoPag. 38legislativo n. 127 - ha riguardato il riordino del CNR; il secondo - il decreto legislativo n. 128 - il riordino dell'ASI e, infine, il decreto legislativo n. 138, il riordino dell'Istituto nazionale di astrofisica. Si è trattato, insomma, di un lungo lavoro che aveva portato anche a valutare un nuovo modo di intendere la ricerca italiana, non solo autoreferenziale, e quindi, sia pur di alto livello, ad uso e consumo dei ricercatori, ma ad uso e consumo, come è giusto e sempre più utile che sia, dello sviluppo industriale e dell'eccellenza nella ricerca applicata.
Mi soffermo ora sul merito del mio emendamento. Noi non possiamo pensare di fare a meno di tale collaborazione tra il sistema della ricerca e quello produttivo. Uno dei problemi più evidenti del sistema pubblico di ricerca italiano è ancora la sua scarsa collaborazione con il sistema produttivo e la bassa attenzione alla valorizzazione applicativa dei risultati dell'attività di ricerca. Appare, quindi, fondamentale sottolineare, nel testo che definisce le basi della riorganizzazione del sistema degli enti pubblici di ricerca, che uno degli obiettivi prioritari dell'intervento deve essere quello di aumentare la propensione e la capacità del sistema di dare applicazione pratica ai risultati della ricerca e, soprattutto, di ampliare la collaborazione con il sistema produttivo nazionale.
Non ci sfugge, naturalmente, l'importanza della ricerca pura, della ricerca di natura accademica, che non deve essere vincolata da esiti applicativi, ma sappiamo anche che, non avendo moltissime risorse da destinare alla ricerca, non possiamo neanche fare a meno di considerare prioritaria la ricerca applicata. A me pare - mi rivolgo soprattutto al rappresentante del Governo - che abbiamo fatto un passo avanti e dieci indietro. Nella riorganizzazione degli enti di ricerca nella scorsa legislatura avevamo aperto al sistema produttivo, avevamo individuato delle sinergie che potessero far compiere dei passi in avanti alla ricerca anche sul piano dello sviluppo, proprio ponendo le basi con questi «vincoli con vincoli», per la ricerca e per il sistema produttivo.
Mi domando dunque...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

VALENTINA APREA. ... come sia possibile procedere con una riforma di retroguardia proprio ora, quando siamo minacciati, più esposti - lo sa tutto il Paese e, dunque, è possibile che la Camera si rifiuti di legiferare in tal senso? - alla competitività globale ed alla ricerca internazionale.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

VALENTINA APREA. Domando dunque al sottosegretario Modica perché non voglia accogliere questo emendamento, che mira alla collaborazione e alla sinergia con il sistema produttivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.

CESARE CAMPA. Signor Presidente, intervengo per chiedere di sottoscrivere l'emendamento in esame e per invitare i colleghi - soprattutto quelli del nord, e, in particolare, del nord-est che sempre affermano l'importanza della collaborazione con il sistema produttivo veneto e del nord-est per la valorizzazione dei risultati della ricerca - ad approfittare del provvedimento in esame. Si chiede, in particolare, con tale emendamento di aggiungere al comma 1 dell'articolo 1, dopo le parole: «le attività del settore della ricerca» le parole: «e di sostenere la collaborazione con il sistema produttivo».
Prevedere tale collaborazione costituisce infatti l'unico strumento utile per far sì che la ricerca possa condurre a risultati concreti e positivi.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CESARE CAMPA. Peraltro, l'inserimento al comma 1 dell'articolo 1 le parole «e di sostenere la collaborazione (...)» significa non già prevaricare il Governo,Pag. 39ma solo garantire una possibilità in più: cosicché, se esso vorrà (non è che sarà obbligato)...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

CESARE CAMPA. ... vi sarà la possibilità di sostenere ed incentivare la collaborazione fra sistema produttivo e ricerca.

PRESIDENTE. Il suo pensiero è chiaro.

CESARE CAMPA. Mi auguro, dunque, che questo emendamento, come sarà votato dal sottoscritto, sia votato anche dall'intera Assemblea ed in particolare dai deputati del nord-est.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.40, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 468
Maggioranza 235
Hanno votato
219
Hanno votato
no 249).

Prendo atto che il deputato Mellano ha segnalato che non è riuscito a votare.
Ricordo che l'emendamento Tocci 1.88 è stato ritirato.
Passiamo dunque all'emendamento Aprea 1.41.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.

CESARE CAMPA. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere di apporre anche la mia firma a questo emendamento, che è sostanzialmente ispirato al medesimo principio che ho citato poco fa. Devo dire in proposito, infatti, che non riesco a capire per quale ragione l'Assemblea abbia respinto un emendamento di buonsenso che avrebbe garantito al Governo la possibilità - laddove esso avesse voluto essere coerente con le linee programmatiche sempre dichiarate - di sostenere la collaborazione con il sistema produttivo.
Si afferma continuamente che il nostro sistema produttivo deve lavorare in collaborazione con gli enti di ricerca ed in collegamento con l'università e con i parchi tecnologici: eppure, oggi, nel momento in cui si è cercato di affermare proprio che il Governo, nell'emanare il decreto delegato, potesse sostenere tale collaborazione, l'Assemblea ha respinto la proposta. Davvero si tratta di qualcosa che non capisco.
Se dunque l'Assemblea - e in particolare i colleghi parlamentari del nord-est - sono poco fa incorsi in un errore, essi possono rimediare ora votando questo emendamento, che nella sostanza precisa la forma della collaborazione. Di tale collaborazione vi è assoluto bisogno se si vuole che la ricerca miri anche alla promozione e all'avanguardia, e che essa sia produttiva. Oltre ad aggiungere la mia firma all'emendamento al nostro esame, dunque, mi auguro che vi possa essere, almeno su di esso, il voto unanime dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Presidente, stiamo esaminando l'emendamento 1.41, di cui sono prima firmataria. Perché, dunque, mi viene concessa la parola a titolo personale?

PRESIDENTE. Perché la dichiarazione di voto per il gruppo è già stata svolta dall'onorevole Campa.

VALENTINA APREA. Capisco: la ringrazio.Pag. 40
Signor Presidente, in realtà mi rivolgo al Governo e all'Assemblea: l'emendamento da me presentato mira sostanzialmente a sostituire alla parola «riordino» il concetto di: «razionalizzazione». Infatti, la previsione di un riordino va in controtendenza con quel che si è fatto con le passate riforme.
Abbiamo bisogno, soprattutto, di razionalizzare le mission degli enti, ma ciò ha senso solo se si considerano tutti gli enti di ricerca nazionali, in quanto sono molteplici le sovrapposizioni di mission tra gli enti vigilati da parte dei diversi Ministeri, la cui razionalizzazione potrebbe portare davvero, invece, ad un più razionale utilizzo delle risorse pubbliche impiegate a livello nazionale. Il riferimento normativo consente di allargare l'intervento a numerosi altri enti e dunque, più che di riordino, bisognerebbe parlare di razionalizzazione degli enti. Questi principi sono stati alla base di una decennale serie di atti normativi...

PRESIDENTE. Onorevole Aprea, la invito a concludere.

VALENTINA APREA. ...e sono ampiamente applicati: andrebbe, quindi, davvero ripreso tale concetto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.41, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 471
Votanti 469
Astenuti 2
Maggioranza 235
Hanno votato
219
Hanno votato
no 250).

Passiamo all'emendamento Bono 1.1. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bono 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 469
Maggioranza 235
Hanno votato
217
Hanno votato
no 252).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Barbieri 1.14, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 472
Votanti 471
Astenuti 1
Maggioranza 236
Hanno votato
466
Hanno votato
no 5).

Passiamo all'emendamento Folena 1.77. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, noi riteniamo che sia stato svolto in Commissione un buon lavoro, con interventi migliorativi del testo, cui hanno contribuito tutti. Il senso degli emendamenti presentati dal gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea è stato in gran parte assorbito da alcuni emendamenti proposti dalla Commissione e da un paio di riformulazioni.Pag. 41
Sulla questione alla nostra attenzione siamo disponibili, dunque, di fronte al percorso che abbiamo compiuto, a ritirare l'emendamento in discussione, in virtù del fatto che presenteremo un ordine del giorno, che il Governo intende accettare, che prende in considerazione un aspetto particolare. Il provvedimento in esame reca una delega al Governo per il riordino degli enti di ricerca vigilati dal Ministero dell'università e della ricerca. Esiste, però, l'esigenza di un analogo intervento sul complesso degli enti - come abbiamo affermato anche ieri nel corso della discussione sulle linee generali -, inclusi quelli che non sono vigilanti dal Ministero dell'università e della ricerca, al fine di scongiurare una divaricazione tra i vari enti, a livello di funzionamento, di modalità organizzative e di autonomia. Pertanto, con l'ordine del giorno che presenteremo impegniamo l'Esecutivo ad estendere l'efficacia del provvedimento in esame agli enti di ricerca non vigilati del Ministero dell'università e della ricerca, nel rispetto della loro autonomia e della libertà della ricerca scientifica, presentando apposite proposte nel corso dell'iter dei provvedimenti che saranno prossimamente all'esame del Parlamento.

PRESIDENTE. Prendo atto, dunque, che l'emendamento Folena 1.77 è stato ritirato dai presentatori, per la ragione appena illustrata dall'onorevole De Simone.
La Presidenza tiene a fare una precisazione di carattere generale: poiché la relatrice, in ordine alle proposte emendative sulle quali non aveva espresso parere favorevole, ha invitato i presentatori al ritiro delle stesse, si intende che, ove i presentatori non segnalino l'intenzione di ritirarle, insistano per la votazione. Di conseguenza, la Presidenza annuncerà sempre, prima della votazione, che il parere è da intendersi contrario.
Passiamo all'emendamento Barbieri 1.66.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbieri. Ne ha facoltà.

EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, ho apprezzato molto il fatto che la collega relatrice, per risparmiare tempo, abbia scelto la strada che lei ha testè ricordato. Tuttavia, si tratta di una proposta emendativa nei confronti della quale, considerata l'attenzione, la dedizione e l'intelligenza con cui la collega relatrice ha svolto il suo ruolo, mi permetterei di richiamare l'attenzione della relatrice e del Governo, sperando che il parere possa cambiare.
Cercherò di illustrare la ratio dell'emendamento. Come tutti noi sappiamo, gli enti nazionali di ricerca costituiscono un sistema e sono vigilati da diversi Ministeri. L'ENEA è vigilato dal Ministero dello sviluppo economico, il Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (CRA) dal Ministero delle politiche agricole e forestali e così seguitando. Non ha alcun senso - mi rivolgo al sottosegretario, ora disturbato dalla collega Sasso - intervenire con manovre di razionalizzazione del sistema, senza coordinare le diverse realtà, le cui sovrapposizioni costituiscono un evidente punto di debolezza delle politiche nazionali.
Il riferimento normativo introdotto consente di allargare l'intervento - il sottosegretario, persona seria, lo sa molto bene - a numerosi altri enti, tra cui l'Istituto superiore di sanità, il CRA, l'Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro (che tutti conosciamo con la sigla ISPELS), l'Istituto nazionale di statistica (Istat), l'Ente nazionale per le energie alternative (ENEA).
Ci rifacciamo, relatrice e sottosegretario, al decreto legislativo n. 204 del 5 giugno 1998, quello che reca disposizioni per il coordinamento, la programmazione e la valutazione della politica nazionale relativa alla ricerca scientifica e tecnologica, a norma dell'articolo 11, comma 1, lettera d), della legge 15 marzo 1997, n. 59, emanato in attuazione dei principi e dei criteri direttivi della legge Bassanini (approvata dai Governi del centrosinistra e non da noi).
La legge Bassanini considera, infatti, l'intero sistema degli enti nazionali diPag. 42ricerca, individuandoli, come proponiamo di fare nell'emendamento presentato, e richiamando esplicitamente l'articolo del decreto legislativo n. 204 che definisce l'ambito di applicazione delle norme sulla programmazione nazionale.
A mio giudizio, vale la pena sottolineare - lo ripeto: sperando che la relatrice e il Governo cambino il parere - che sono impropriamente richiamati nella formulazione del disegno di legge delega ed intrinsecamente disattesi dallo stesso i criteri direttivi e i principi della legge Bassanini.
Questo è il dato politico che non può sfuggire a chi, dal punto di vista non solo politico, ma anche etico, raccoglie l'eredità dei Governi del centrosinistra che si sono succeduti in questo Paese dal 1996 al 2001. Tra i principi contenuti in quel provvedimento vi era il principio del riordino secondo criteri di programmazione degli enti. Tale principio non è rispettato, sottosegretario, da una legge che riordina solo gli enti vigilati da un Ministero.

PRESIDENTE. Onorevole Barbieri, concluda.

EMERENZIO BARBIERI. Ho concluso, Presidente. Non riesco a comprendere, visto che comunque il provvedimento in esame deve essere trasmesso al Senato per il suo riesame, il motivo per cui non si possa procedere ad una sua razionalizzazione.

LUCIANO MODICA, Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO MODICA, Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca. Signor Presidente, l'abilità dialettica e la passione civile del senatore Barbieri...

PRESIDENTE. Non ancora! In questa legislatura è ancora deputato!

LUCIANO MODICA, Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca. ...scusatemi, dell'onorevole Barbieri richiedono una risposta.
Il disegno di legge in esame, così come si è configurato, prima al Senato e poi alla Camera, interviene sul sistema degli enti che rimane unitario, introducendo un principio del tutto innovativo, che nel 1998 non era immaginato, né compreso. È il principio dell'autonomia statutaria. Chiunque segua tecnicamente tali temi sa che gli enti di ricerca in Italia si dividono o si dividevano in due grandi categorie: gli enti strumentali e gli enti non strumentali. Tipico esempio di ente non strumentale era il CNR che si pone come missione principale l'avanzamento della conoscenza in tutti gli ambiti della cultura e anche, ovviamente, il sostegno al sistema produttivo. Tipici esempi di enti strumentali erano l'ENEA o, ancor meglio l'ISTAT o l'Istituto superiore di sanità che hanno anche altre missioni, oltre a quelle importanti dell'avanzamento della conoscenza.
Introducendo nel disegno di legge in esame un concetto costituzionalmente molto importante ed avanzato, quale l'autonomia statutaria, abbiamo bisogno di introdurre in un prossimo provvedimento, che siamo già impegnati a predisporre, rispondendo all'ordine del giorno dell'onorevole De Simone ed altri, una norma che tenga conto della differenza, che pure esiste, tra i vari enti di ricerca. Se l'emendamento in esame fosse approvato, ci troveremmo nella situazione di avere un criterio di autonomia statutaria generale, applicato in modo indistinto a tutti gli enti, sia quelli di carattere strumentale, sia quelli di carattere non strumentale.
Questo è il motivo per cui abbiamo rinviato ad un provvedimento specifico, concernente gli enti non strumentali, il riordino che lei, come noi, auspica. Siamo, infatti, impegnati a predisporre tale provvedimento proprio in risposta all'ordine del giorno dell'onorevole De Simone ed altri.

PRESIDENTE. Dopo questo dialogo interessante, mi pare che le posizioni nonPag. 43siano cambiate. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Barbieri 1.66, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 479
Votanti 478
Astenuti 1
Maggioranza 240
Hanno votato
225
Hanno votato
no 253).

Passiamo all'emendamento Goisis 1.72. Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Goisis 1.72, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 479
Maggioranza 240
Hanno votato
220
Hanno votato
no 259).

Prendo atto che la deputata Goisis ha segnalato di non essere riuscita a votare.
Passiamo al subemendamento Barbieri 01.100.1, riferito all'emendamento 1.100 della Commissione.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Barbieri. Ne ha facoltà.

MANUELA GHIZZONI. Relatore. Chiedo di parlare.

EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, la relatrice ha un «contenzioso» con me, lo risolva lei!

PRESIDENTE. Prego, onorevole Ghizzoni, ha facoltà di parlare.

MANUELA GHIZZONI, Relatore. Signor Presidente, desidero illustrare l'emendamento 1.100 della Commissione, anche per dare conto all'Assemblea della discussione...

PRESIDENTE. Onorevole relatrice, gli emendamenti non si illustrano in questa fase. Siamo passati al subemendamento Barbieri 01.100.1, riferito all'emendamento 1.100 della Commissione, di cui lei aveva già raccomandato l'approvazione. Viceversa, sul subemendamento Barbieri 01.100.1, lei ha formulato un invito al ritiro.
Chiedo ai presentatori del subemendamento se intendano accedere all'invito al ritiro.

EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, non avevo dubbi che nella discussione con la relatrice avrebbe avuto ragione lei; d'altra parte, non a caso lei è il Vicepresidente della Camera e, in questa fase, presiede l'Assemblea. Vorrei dire, alla collega Ghizzoni e anche al Governo, che non riesco a capire il motivo del parere negativo espresso su questo subemendamento.
Cerchiamo di capire se vogliamo dire tutti la stessa cosa: noi proponiamo di sostituire le parole: «da parte dei consigli scientifici di ciascun ente, integrati», con le seguenti: «risultanti dai decreti legislativi delegati, da parte dei consigli di amministrazione di ciascun ente, integrati dai rispettivi consigli scientifici».
Questa mattina in Commissione abbiamo svolto una lunga discussione su tali emendamenti, ma il nodo, onorevole Ghizzoni, è rimasto del tutto immutato.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 18,15)

EMERENZIO BARBIERI. Mi pare di capire che, in questa operazione di riordino, si voglia attribuire un ruolo assolutamentePag. 44subordinato e marginale ai consigli di amministrazione degli enti e su ciò dissentiamo, perché, a prescindere dal fatto che adesso governate voi, sottosegretario Modica - la mia convinzione, peraltro, è che non durerà ancora per molto, ma questo appartiene alla sfera delle opinioni -, non si può pensare, qualunque sia la forza politica al Governo - e ciò appartiene alla sfera delle certezze - che i consigli di amministrazione degli enti siano di fatto tagliati fuori, come si tenta di fare con questa formulazione della norma.
Quindi, se è vera la volontà affermata in sede di Commissione più che in Assemblea, per evidenti motivi - non sto qui a polemizzare sul fatto che il sottosegretario Modica, nel momento in cui dovesse intervenire per replicare alle mie affermazioni, possa riaprire il dibattito - non riesco a comprendere, alla luce del dibattito svoltosi in Commissione, il motivo per il quale un subemendamento di assoluto buon senso non possa essere accettato (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere il subemendamento Barbieri 0.1.100.1: il gruppo della Lega aveva presentato un emendamento analogo che prevedeva proprio l'intervento degli organi amministrativi degli enti di ricerca, i quali, invece, sono rimasti esclusi. Quindi, aggiungo la mia firma al subemendamento in esame, in modo tale che la nostra proposta emendativa possa essere riconsiderata.

PIETRO FOLENA, Presidente della VII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIETRO FOLENA, Presidente della VII Commissione. Signor Presidente, sento il dovere di rispondere al vicepresidente Barbieri. Prima però vorrei tornare sull'operazione che abbiamo compiuto attraverso l'emendamento 1.100 della Commissione.
Come è stato detto da molti colleghi, soprattutto dell'opposizione, ieri ed oggi, anche in sede di discussione sulla questione pregiudiziale, il Senato ci aveva consegnato un testo nel quale, a regime, gli statuti degli enti dovevano essere emanati con decreto del Ministro dell'università e della ricerca, previo parere delle commissioni. In sede di prima applicazione della norma, secondo il testo approvato dal Senato, il Governo nominava le commissioni deputate a esprimere tali pareri.
In Commissione, dai colleghi dell'opposizione, da molti deputati della maggioranza, dal gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra europea, nonché dalla I Commissione nel suo parere, è stato osservato che le norme così formulate negavano, di fatto, il principio dell'autonomia, il quale - come rilevato dal sottosegretario Modica - costituisce, invece, il principio fondamentale che deve essere affermato dal disegno di legge delega in esame. Tali disposizioni rischiavano, inoltre, di compromettere in qualche modo anche la libertà e l'autonomia della ricerca scientifica.
L'emendamento 1.100 della Commissione, che voteremo successivamente, prevede un meccanismo in base al quale, a regime, gli statuti verranno formulati e approvati dagli organi statutari degli enti; il Ministero si limiterà ad effettuare un controllo di legittimità e di merito che deve essere sottoposto al parere delle commissioni.
Infine, lo statuto viene emanato dall'ente medesimo. Tuttavia, la medesima proposta emendativa stabilisce che, in sede di prima attuazione della norma, sono i consigli scientifici degli enti, integrati da cinque rappresentanti della comunità scientifica nominati dal Governo, ad effettuare la prima proposta dello statuto. Perché non il consiglio d'amministrazione, collega Barbieri? Perché, sostanzialmente, con i consigli di amministrazione il veroPag. 45rischio è che la crisi o le difficoltà che si stanno ripetendo nella vita degli enti, schiacciati a volte da una dimensione corporativa o anche da un condizionamento politico-governativo eccessivo, si riproducano, in quanto sono i consigli d'amministrazione che, nel passato, erano frutto di quel tipo di nomina.
In sede di prima formulazione, ritengo che debba essere la comunità scientifica, attraverso la sua legittima rappresentanza che è il consiglio scientifico, a formulare lo statuto. In tale modo, i ricercatori verranno coinvolti e coadiuvati da esperti nominati dal Governo e, successivamente, lo statuto a regime verrà modificato dagli organi che lo stesso statuto ha stabilito debbano occuparsi del tema statutario.
Quindi, sinceramente insisto - non spetta a me farlo! - per affermare che spostare il baricentro dal consiglio scientifico al consiglio d'amministrazione in sede di prima attuazione è contraddittorio; sarebbe meglio, invece, sostenere la formulazione della Commissione che tiene conto delle proposte delle colleghe e dei colleghi di opposizione presentate in Commissione questa mattina e anche dei pareri, soprattutto, della Commissione I (Affari Costituzionali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, intervengo solo per preannunziare il voto favorevole sul subemendamento Barbieri 0.1.100.1 e perché tale voto non appaia in contraddizione con quello, comunque favorevole, che il gruppo di Forza Italia esprimerà sull'emendamento della Commissione 1.100. Anche noi, infatti, avremmo preferito - come giustamente ha affermato l'onorevole Barbieri - lasciare in seno agli enti e, quindi, giustamente in capo ai consigli di amministrazione ed ai comitati scientifici la prima stesura degli statuti, naturalmente prevedendo integrazioni e successive valutazioni da parte del Ministero dell'università e della ricerca, come previsto poi a regime. Anzi, plaudiamo al fatto che, a regime, la procedura per l'emanazione degli statuti sarà identica a quella prevista attualmente per le università. Ciò, infatti, costituisce un fatto estremamente positivo ed è per tale motivo che voteremo a favore della previsione della lettera a-bis), mentre per la lettera a-ter) non ci dichiariamo completamente soddisfatti ma, sicuramente, abbiamo apprezzato la volontà della maggioranza - abbiamo ascoltato il presidente Folena - ed il lungo lavoro di mediazione portato avanti dalla relatrice Ghizzoni che ha consentito di modificare un provvedimento che, ricordo all'Assemblea, era arrivato blindato e che non avrebbe dovuto essere oggetto di una terza lettura, in quanto doveva essere approvato definitivamente questa sera.
Pertanto, devo riconoscere alla maggioranza e, in modo particolare, alla Commissione di aver voluto forzare questo meccanismo, attribuendo alla Camera ed alle forze politiche rappresentate in Commissione la possibilità di modificare questo vulnus, perché tale era. Infatti, mentre si andava ad introdurre l'autonomia statutaria, di fatto si sosteneva che il Ministro, attraverso le commissioni ministeriali, dovesse scrivere gli statuti degli enti. Era davvero una situazione che non avremmo potuto accettare noi, come Parlamento libero e democratico, soprattutto per ciò che la Costituzione afferma, a proposito di tali enti. Gli enti di formazione, soprattutto, non avrebbero potuto accettarla e subirla, in quanto costituiva una limitazione eccessiva.
Non abbiamo ottenuto quello che sarebbe stato un nostro desiderio ed auspicio, ossia il riconoscimento di dignità statutaria anche agli organismi di vertice esistenti e vigenti negli enti di ricerca. Ha ragione l'onorevole Barbieri nell'affermare che i consigli di amministrazione, votati dalle Commissioni parlamentari, sono comunque, a tutti gli effetti, consigli di amministrazione di enti di ricerca: non possiamo ricordarci, né prima né dopo, che essi sono stati indicati da maggioranze politiche, altrimenti accetteremmo implicitamentePag. 46la politicizzazione di tali enti e le conseguenze sarebbero molto negative.
Il testo del provvedimento approvato dal Senato, invece, premeva l'acceleratore proprio su tale aspetto: esso, però, invece di «spoliticizzare», in realtà «politicizzava» le commissioni, che sarebbero state sostituite, di fatto, da commissioni del ministro pro tempore. Abbiamo cercato, pertanto, di trovare un equilibrio e la scelta è caduta sui comitati scientifici, integrati da una commissione di cinque membri. Considerato che i comitati scientifici sono ben più numerosi ed hanno un respiro molto ampio - perché al proprio interno prevedono rappresentanti di tutte le istituzioni che governano l'università e la ricerca - possiamo ritenerci soddisfatti, anche se di poco, perché abbiamo fatto cadere un meccanismo che non volevamo assolutamente subire.
È questa la ragione per la quale, da una parte, sosteniamo l'onorevole Barbieri - che ha avuto il coraggio, in Assemblea, di ribadire l'importanza dei consigli di amministrazione - ma, dall'altra, voteremo a favore dell'emendamento 1.100 della Commissione, che è il frutto equilibrato di un accordo e di un consenso (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.

ALBA SASSO. Signor Presidente, voglio anch'io segnalare l'importanza dell'emendamento 1.100 della Commissione - annunciato già ieri, dalla relatrice, nella discussione sulle linee generali - che contiene alcune aperture rispetto al testo formulato dal Senato, in ordine al problema della formulazione degli statuti, perlomeno in prima applicazione della legge, a livello ministeriale. Ritengo che in Commissione, con l'apporto di tutti i gruppi politici, abbiamo svolto un buon lavoro, restituendo alla comunità scientifica una vera e propria autonomia nella definizione del proprio statuto.
Mi rivolgo all'onorevole Barbieri: dal momento che abbiamo lavorato insieme, con spirito unitario e nel rispetto dell'autonomia statutaria - che, a nostro avviso, costituisce l'elemento fondamentale del disegno di legge in esame - credo che si possa ribaltare la sua affermazione, secondo la quale bisogna considerare anche i consigli di amministrazione. Il subemendamento Barbieri 0.1.100.1, infatti, prevede, alla lettera a-ter), che gli statuti siano formulati dai consigli scientifici, integrati da esperti di alto profilo. Se nei consigli di amministrazione degli enti vi sono esperti di alto profilo, essi saranno nominati esperti dei consigli di amministrazione degli enti.
Mi sembra, invece, che non si possa ribaltare - perché stamani non abbiamo lavorato in questa direzione - l'idea di porre al centro il consiglio di amministrazione (che è pur sempre un organismo amministrativo) rispetto al consiglio scientifico. Credo che tale previsione non vada nella direzione del testo che abbiamo approvato insieme.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.

NICOLA BONO. Nella discussione si stanno, in qualche modo, sovrapponendo l'illustrazione dell'emendamento 1.100 della Commissione, che è condiviso anche dal gruppo di Alleanza Nazionale, che molto ha lavorato per arrivare a questa conclusione, e quella del subemendamento del collega Barbieri 0.1.100.1, che pone un aspetto che riteniamo comunque meritevole.
Non mi pare che la questione meriti tanta passione da parte dei colleghi. Alleanza Nazionale ritiene meritevole di accoglimento anche il subemendamento Barbieri, perché esso non va in una direzione che stravolge il senso e la portata della norma.
Pertanto, voteremo a favore del subemendamento Barbieri 0.1.100.1, ma non vorrei che la vicenda relativa al consiglio di amministrazione ed al consiglio scientifico faccia perdere di vista un aspetto che vorrei sottolineare: avere, per unaPag. 47volta - ogni tanto accade anche questo alla Camera -, raggiunto un'intesa tra maggioranza ed opposizione su un punto fondamentale. Nella stesura originaria del testo presentato dal Governo, in parte migliorata, ma non troppo, da parte del Senato, non vi era alcuna garanzia né in ordine all'autonomia degli enti di ricerca né in ordine al fatto che il provvedimento in esame fosse idoneo a far conseguire agli enti di ricerca quel salto di qualità che tutti auspichiamo e che è stato sottolineato da più interventi.
Questo è il punto fondamentale, insieme ad un altro che non è stato citato: il recupero del ruolo del Parlamento, dato che tutti questi passaggi saranno valutati dal Parlamento, che dovrà pronunciarsi in ordine alle modifiche apportate.
Quindi, si tratta di due grandi obiettivi: la restituzione della dignità, costituzionalmente garantita, dell'autonomia degli enti e un recupero della centralità del Parlamento, all'interno di una norma in cui il Governo, inizialmente, si era posto come l'unico soggetto decisorio e, quindi, idoneo a disporre le provvidenze e i provvedimenti relativi.
In conclusione, il subemendamento Barbieri va nella stessa direzione. Esso estende il principio dell'individuazione dell'organo al quale fare riferimento in ordine alle modifiche statutarie al consiglio di amministrazione, ma salvaguarda - perché si tratta di un inserimento virtuoso - il principio del comitato scientifico e degli esperti, che devono essere individuati e integrati.
Pertanto, voteremo a favore del subemendamento Barbieri 0.1.100.1, ma ovviamente esprimiamo il nostro consenso soprattutto sull'emendamento 1.100 della Commissione, sottolineando l'atteggiamento di apertura della maggioranza e del Governo, che, rispetto a un provvedimento presentato con tutt'altro testo, hanno consentito uno scambio reale e serio di valutazioni e la formulazione di una norma un po' più incisiva di quanto sarebbe stata se fosse rimasta come era stata predisposta.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Barbieri 0.1.100.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 476
Votanti 475
Astenuti 1
Maggioranza 238
Hanno votato
222
Hanno votato
no 253).

Avverto che sono stati ritirati dai presentatori gli emendamenti Filipponio Tatarella 1.85, 1.86, 1.87 e 1.31 e Bono 1.3 e 1.6.
Avverto altresì che dall'eventuale approvazione dell'emendamento 1.100 della Commissione discenderà la preclusione ovvero l'assorbimento delle restanti proposte emendative riferite ai commi 3 e 4 dell'articolo 1.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 478
Votanti 430
Astenuti 48
Maggioranza 216
Hanno votato
430).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.42, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 48

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 479
Votanti 477
Astenuti 2
Maggioranza 239
Hanno votato
222
Hanno votato
no 255).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Bono 1.2
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.

NICOLA BONO. Signor Presidente, l'onorevole relatore nell'esprimere il parere sulle proposte emendative ha fornito un parere contrario sull'emendamento 1.2 a mia firma. Vorrei rivolgermi al relatore e al Governo affinché diano un diverso parere sulla proposta emendativa, perché non si tratta di un «emendamento politico», ma di uno squisitamente tecnico che va nella direzione dell'armonizzazione delle norme di legge che riguardano la medesima materia. A tutti è noto che uno degli aspetti più significativi del provvedimento in esame è l'aver introdotto il principio della meritocrazia all'interno della distribuzione dei finanziamenti agli enti di ricerca.
Finalmente si stabilisce il principio che l'ANVUR, l'Agenzia nazionale di valutazione dell'università e della ricerca, provveda attraverso un'indagine continuativa a valutare le politiche di ricerca, la loro efficacia, la loro efficienza e che i finanziamenti siano subordinati alla verifica di tale risultato, fatto estremamente positivo e fortemente voluto da Alleanza Nazionale. Allora dov'è il problema, onorevole relatore, onorevole sottosegretario? Perché rifiutate di accogliere un principio esistente nella legislazione nazionale che prevede già tale meccanismo valutativo (l'articolo 2, comma 139, del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito con modifiche dalla legge 24 novembre 2006, n. 286)?
Alcuni mesi fa abbiamo già stabilito che l'ANVUR doveva valutare gli enti di ricerca e che l'erogazione dei finanziamenti doveva essere proporzionata a tale valutazione. Nell'attuale norma - ed è un fatto virtuoso - viene richiamato tale principio, viene meglio sviluppato, ma non possiamo dare l'impressione di aver fatto una norma nuova; il principio normativo è sempre lo stesso.
Quando proponiamo di collegare questa attività dell'ANVUR alle previsioni già contenute nel comma 139, articolo 2, del decreto-legge n. 262, non facciamo altro che ribadire un principio assolutamente corretto e virtuoso di unitarietà della legislazione e dei principi ispiratori e direttivi delle norme di legge.
Per tali motivi invito caldamente il relatore ed il rappresentante del Governo a riconsiderare il parere negativo nei confronti dell'emendamento in esame ed a trasformarlo in parere positivo, perché tale valutazione favorisce una lettura più chiara della normativa.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bono 1.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 471
Maggioranza 236
Hanno votato
219
Hanno votato
no 252).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garagnani 1.43, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Pag. 49

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 478
Votanti 477
Astenuti 1
Maggioranza 239
Hanno votato
221
Hanno votato
no 256).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garagnani 1.44, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 482
Votanti 480
Astenuti 2
Maggioranza 241
Hanno votato
225
Hanno votato
no 255).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.45, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 480
Votanti 479
Astenuti 1
Maggioranza 240
Hanno votato
222
Hanno votato
no 257).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garagnani 1.46, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 484
Votanti 483
Astenuti 1
Maggioranza 242
Hanno votato
223
Hanno votato
no 260).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.47, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 483
Maggioranza 242
Hanno votato
224
Hanno votato
no 259).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Filipponio Tatarella 1.84, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 484
Maggioranza 243
Hanno votato
221
Hanno votato
no 263).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.48, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 50

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 486
Maggioranza 244
Hanno votato
225
Hanno votato
no 261).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Goisis 1.73, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 486
Maggioranza 244
Hanno votato
225
Hanno votato
no 261).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Folena 1.78.
Chiedo ai presentatori se accedano alla proposta di riformulazione.

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, accettiamo la riformulazione. Ci sembra che corrisponda bene alle esigenze che hanno giustificato la presentazione dell'emendamento in esame, che garantisce una più ampia rappresentanza della comunità scientifica degli enti, a partire dai ricercatori e da quanti eletti dai ricercatori in tali enti. In particolare, si tratta di una più ampia rappresentanza nei comitati che selezioneranno le rose di candidati, all'interno delle quali verranno nominati i presidenti e i consigli d'amministrazione.
In tal modo si possono, quindi, salvaguardare la comunità scientifica interna degli enti, onde evitare una pericolosa separazione dalla comunità scientifica universitaria esterna agli enti. In altre parole, la più ampia rappresentanza ci sembra la strada giusta per praticare meno corporativismo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.

ALBA SASSO. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere di aggiungere la mia firma all'emendamento Folena 1.78 al nostro esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, intervengo per chiedere di aggiungere all'emendamento Folena 1.78 la mia firma e quella degli onorevoli Garagnani, Barbieri, Filipponio Tatarella e Goisis: si può quasi dire che in questo modo l'emendamento è presentato dall'intera Commissione!

PRESIDENTE. Onorevole Aprea, si intende che ciascuno degli onorevoli da lei citati chiede di aggiungere la propria firma, in quanto ciascuno di essi dovrebbe prendere distintamente la parola per aggiungere la firma.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Folena 1.78, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 485
Votanti 469
Astenuti 16
Maggioranza 235
Hanno votato
465
Hanno votato
no 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.49, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 51

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 488
Maggioranza 245
Hanno votato
231
Hanno votato
no 257).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Garagnani 1.12 e Goisis 1.75 non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 486
Votanti 485
Astenuti 1
Maggioranza 243
Hanno votato
227
Hanno votato
no 258).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.50, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 488
Votanti 487
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato
227
Hanno votato
no 260).

Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Folena 1.79 lo ritirano.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.51, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 488
Votanti 487
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato
227
Hanno votato
no 260).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.52, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 487
Votanti 486
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato
225
Hanno votato
no 261).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garagnani 1.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 480
Votanti 477
Astenuti 3
Maggioranza 239
Hanno votato
220
Hanno votato
no 257).Pag. 52

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garagnani 1.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 486
Votanti 485
Astenuti 1
Maggioranza 243
Hanno votato
228
Hanno votato
no 257).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.54, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 489
Votanti 487
Astenuti 2
Maggioranza 244
Hanno votato
225
Hanno votato
no 262).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garagnani 1.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 490
Votanti 489
Astenuti 1
Maggioranza 245
Hanno votato
230
Hanno votato
no 259).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.55, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 489
Votanti 488
Astenuti 1
Maggioranza 245
Hanno votato
229
Hanno votato
no 259).

Prendo atto che il deputato Ciro Alfano ha segnalato di non essere riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garagnani 1.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 488
Votanti 487
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato
227
Hanno votato
no 260).

I successivi emendamenti relativi ai commi 3 e 4 dell'articolo 1 sono assorbiti, ovvero preclusi dall'approvazione dell'emendamento 1.100 della Commissione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Barbieri 1.71 e 1.301 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 53

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 491
Maggioranza 246
Hanno votato
486
Hanno votato
no 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Bono 1.5, Barbieri 1.28 e Aprea 1.62, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 484
Maggioranza 243
Hanno votato
232
Hanno votato
no 252).

Prendo atto che l'onorevole Folena ha ritirato il suo emendamento 1.83.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.63, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 485
Maggioranza 243
Hanno votato
228
Hanno votato
no 257).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 491
Votanti 489
Astenuti 2
Maggioranza 245
Hanno votato
262
Hanno votato
no 227).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Lusetti 1.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 472
Votanti 257
Astenuti 215
Maggioranza 129
Hanno votato
1
Hanno votato
no 256).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 2599)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2, al quale non risultano presentate proposte emendative non ritirate (Vedi l'allegato A - A.C. 2599 sezione 5).
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 489
Votanti 481
Astenuti 8
Maggioranza 241
Hanno votato
261
Hanno votato
no 220).Pag. 54

Secondo le intese intercorse, il seguito dell'esame è rinviato alla seduta di domani, al pari degli altri argomenti iscritti all'ordine del giorno.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale (ore 18,51).

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato, in data 9 luglio 2007, ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale la senatrice Colomba Mongiello, in sostituzione del senatore Vidmer Mercatali, dimissionario.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 18,52).

RUGGERO RUGGERI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RUGGERO RUGGERI. Signor Presidente, nonostante siamo a fine seduta e i colleghi debbano uscire dall'aula, voglio porre una questione gravissima, che riguarda la provincia di Mantova. Ieri notte, purtroppo, si è verificata una tromba d'aria violentissima, che ha colpito numerosi comuni dell'alto mantovano. Proprio oggi mi ha telefonato il sindaco Pelizzaro, che è il sindaco del comune più colpito, cioè il comune di Guidizzolo. Ci sono decine e decine di feriti, trasportati nell'ospedale vicino a Castiglione delle Stiviere, e numerosissime famiglie, bambini, donne sono stati evacuati; sono state scoperchiate circa 550 case, che rappresentano circa il 30 per cento del patrimonio edilizio di Guidizzolo. Sono volate autovetture, alberi, tetti.
Purtroppo, abbiamo decine di aziende agricole distrutte! Le stalle sono state scoperchiate, gli animali feriti, ed alcuni sono morti! Addirittura la grandine ha colpito i comuni di Medole, Solferino, Cavriana e Castel Goffredo. Abbiamo le colture di mais, uva e gli orti distrutti; famiglie che oggi non riescono più ad avere non solo un tetto, ma anche un lavoro; aziende che non riescono più a pagare i propri dipendenti perché sono state distrutte materialmente!
La tromba d'aria ha colpito e causato danni ingenti anche a cimiteri, scuole e supermercati, danni incalcolabili! Per fortuna la protezione civile locale sta costruendo una tendopoli per dare una prima risposta a queste famiglie. Anche la circolazione è stata chiusa per moltissime ore, soprattutto la statale di Goito, che è strategica per le vie di comunicazione dell'alto mantovano. Inoltre, stiamo assistendo a problemi di sicurezza che riguardano lo sciacallaggio che, purtroppo, avviene in questi casi.
La richiesta - mia personale e del collega Burchiellaro - al Governo è quella di attivarsi immediatamente, con risorse umane e materiali di soccorso a queste famiglie e di aiuto ai comuni.
Vogliamo e chiediamo una presenza, da parte dello Stato, volta a tranquillizzare la popolazione! Chiediamo, inoltre, la dichiarazione dello stato di calamità naturale, in collaborazione con la regione Lombardia, per quei comuni che sono stati colpiti: persone, aziende, enti e tutti quelli che purtroppo hanno subìto danni.
Infine, chiediamo al Governo di riferire alla Commissione competente sulla situazione effettiva, che si sta aggravando minuto dopo minuto, e sugli impegni reali e concreti che il Governo dovrebbe assumersi (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Onorevole Ruggeri, la Presidenza si farà carico di riferire al Presidente della Camera affinché la sua richiesta sia trasmessa al Governo, fermoPag. 55restando che lei potrà utilizzare, a tal fine, tutti gli strumenti previsti dal nostro Regolamento.

DANIELE GALLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DANIELE GALLI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare la risposta del Governo a due interrogazioni. La prima, relativa ad un mio atto sindacale, è stata annunciata nella seduta n. 182 del 3 luglio 2007; essa è rivolta al Ministero della giustizia e riguarda il tribunale di Borgomanero che sta per essere trasferito, nelle sue funzioni, al tribunale di Novara, creando grave disagio alla cittadinanza.
Nello stesso tempo, vorrei sollecitare la risposta ad un'interrogazione annunciata nella seduta n. 155 del 10 maggio 2007, nei confronti del Ministero dei trasporti, concernente la chiusura della stazione ferroviaria di Borgomanero nella fornitura di servizi.
Intendo sollecitare la risposta ai suddetti strumenti di sindacato ispettivo, considerati i tempi che impiega l'attuale Governo nel dare risposte ai parlamentari: io stesso ho presentato undici interrogazioni in quasi un anno e mezzo e non ho ricevuto alcuna risposta! Non vorrei che tale risposta arrivasse postuma, vale a dire a danno avvenuto, ove per danno non si intende altro che il disagio causato ai cittadini.

PRESIDENTE. Onorevole Galli, la Presidenza si farà carico di riferire alla Presidente della Camera affinché interessi il Governo per le interrogazioni da lei richiamate.

STEFANO SAGLIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, intervengo per sollecitare la Presidenza della Camera affinché si faccia interprete della richiesta, nei confronti del Governo, della dichiarazione di stato di calamità naturale per la zona dell'alto mantovano.
Come già ricordato dal collega in precedenza, vi è stata una tromba d'aria molto grave, i danni sono ingenti e le difficoltà della popolazione altrettanto gravi. Il gruppo di Alleanza Nazionale si unisce, quindi, nella richiesta della dichiarazione dello stato di calamità e di un'attivazione immediata del dipartimento della protezione civile per una stima dei danni, che appare dell'ordine di oltre 60 milioni di euro.

PRESIDENTE. Onorevole Saglia, anche in tal caso, come ho già detto all'onorevole Ruggeri, la Presidenza si farà carico di trasmettere al Governo la sua richiesta.

ALBA SASSO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBA SASSO. Signor Presidente, vorrei fare riferimento ad un'affermazione che sarebbe stata resa, nella giornata di ieri, in un'occasione pubblica, da parte dell'onorevole Fini. Quest'ultimo ha affermato, parlando degli insegnanti della scuola pubblica italiana, che affidiamo i nostri figli ad una massa di frustrati.
Ho verificato sul vocabolario il significato del termine frustrato. Frustrato significa deluso, sfiduciato perché si vedono vanificati i propri sforzi nello svolgere un lavoro. Ritengo che l'onorevole Fini si sentirebbe frustrato se dovesse svolgere il lavoro degli insegnanti per uno stipendio di circa 1.300 euro al mese, se dovesse affrontare l'impegno difficile e complesso di aiutare a crescere e far maturare milioni di ragazzi, in una scuola in cui, ai mali storici di sempre, si sono aggiunti i danni paurosi compiuti dal Governo quando l'onorevole Fini era Vicepresidente del Consiglio.
Mi domando come si possa non essere delusi e preoccupati - se non fossi in quest'aula userei anche un altro termine - se ogni giorno si deve sopperire a mille emergenze e, spesso, lottare per la propria integrità fisica.Pag. 56
Eppure ogni giorno, onorevole Presidente, migliaia di insegnanti, delle scuole di ogni grado - con la pazienza e l'amore indispensabile per fare ciò che rappresenta un lavoro, ma che è uno straordinario lavoro, mi creda -, si mettono in cammino, come si diceva un tempo, percorrendo spesso centinaia di chilometri, per garantire a ragazze e ragazzi, ai nostri figli, l'acquisizione della conoscenza, l'accesso a quel sapere che può renderli adulti, soggetti consapevoli della vita democratica.
Come giustamente affermato da Pietro Citati, bisognerebbe raddoppiare lo stipendio degli insegnanti, perché spesso si trovano a supplire ad un ruolo, quello della famiglia, che viene meno sempre più spesso. Stupisce che l'onorevole Fini, così attento e sensibile all'unità e al valore della famiglia, non apprezzi e non valorizzi tale sforzo. Pazienza! Siamo certi che gli insegnanti collocheranno tra le tante amarezze anche il disprezzo dell'onorevole Fini.
Tuttavia, le famiglie italiane sono consapevoli di affidare i loro figli a persone che si dedicano a tali ragazzi con tutta la propria intelligenza e passione. Certo, a volte, ascoltando tali commenti, viene un po' di frustrazione (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e L'Ulivo).

PRESIDENTE. Onorevole Sasso, prendo atto delle sue dichiarazioni alle quali, eventualmente, potrà rispondere l'interessato.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 11 luglio 2007, alle 10:

(ore 10 e al termine dello svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata)

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1214 - Delega al Governo in materia di riordino degli enti di ricerca (Approvato dal Senato) (2599).
- Relatore: Ghizzoni.

2. - Seguito della discussione della proposta di legge:
FRANCESCHINI ed altri: Norme in materia di conflitti di interessi dei titolari di cariche di Governo. Delega al Governo per l'emanazione di norme in materia di conflitti di interessi di amministratori locali, dei presidenti di regione e dei membri delle giunte regionali (1318-A).
- Relatore: Violante.

3. - Seguito della discussione delle mozioni Leoni ed altri n. 1-00159 e Fabris ed altri n. 1-00203 sulle iniziative in favore del popolo saharawi.

(ore 15)

4. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 19.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. ddl 2599 - quest.preg. n. 1 444 443 1 222 197 246 75 Resp.
2 Nom. ddl 2599 - em. 1.40 468 468 235 219 249 72 Resp.
3 Nom. em. 1.41 471 469 2 235 219 250 72 Resp.
4 Nom. em. 1.1 469 469 235 217 252 72 Resp.
5 Nom. em. 1.14 472 471 1 236 466 5 72 Appr.
6 Nom. em. 1.66 479 478 1 240 225 253 72 Resp.
7 Nom. em. 1.72 479 479 240 220 259 72 Resp.
8 Nom. subem. 0.1.100.1 476 475 1 238 222 253 72 Resp.
9 Nom. em. 1.100 478 430 48 216 430 72 Appr.
10 Nom. em. 1.42 479 477 2 239 222 255 72 Resp.
11 Nom. em. 1.2 471 471 236 219 252 72 Resp.
12 Nom. em. 1.43 478 477 1 239 221 256 72 Resp.
13 Nom. em. 1.44 482 480 2 241 225 255 72 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 1.45 480 479 1 240 222 257 72 Resp.
15 Nom. em. 1.46 484 483 1 242 223 260 72 Resp.
16 Nom. em. 1.47 483 483 242 224 259 72 Resp.
17 Nom. em. 1.84 484 484 243 221 263 72 Resp.
18 Nom. em. 1.48 486 486 244 225 261 72 Resp.
19 Nom. em. 1.73 486 486 244 225 261 72 Resp.
20 Nom. em. 1.78 485 469 16 235 465 4 72 Appr.
21 Nom. em. 1.49 488 488 245 231 257 72 Resp.
22 Nom. em. 1.12, 1.75 486 485 1 243 227 258 72 Resp.
23 Nom. em. 1.50 488 487 1 244 227 260 72 Resp.
24 Nom. em. 1.51 488 487 1 244 227 260 72 Resp.
25 Nom. em. 1.52 487 486 1 244 225 261 72 Resp.
26 Nom. em. 1.11 480 477 3 239 220 257 72 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 37
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 1.7 486 485 1 243 228 257 72 Resp.
28 Nom. em. 1.54 489 487 2 244 225 262 72 Resp.
29 Nom. em. 1.8 490 489 1 245 230 259 72 Resp.
30 Nom. em. 1.55 489 488 1 245 229 259 72 Resp.
31 Nom. em. 1.9 488 487 1 244 227 260 72 Resp.
32 Nom. em. 1.71, 1.301 491 491 246 486 5 72 Appr.
33 Nom. em. 1.5, 1.28, 1.62 484 484 243 232 252 72 Resp.
34 Nom. em. 1.63 485 485 243 228 257 72 Resp.
35 Nom. articolo 1 491 489 2 245 262 227 72 Appr.
36 Nom. articolo agg. 1.01 472 257 215 129 1 256 72 Resp.
37 Nom. articolo 2 489 481 8 241 261 220 72 Appr.