XV LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 178 di mercoledì 27 giugno 2007

[frontespizio]
[elenco e sigle dei gruppi parlamentari]
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[indice cronologico]
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[allegato A]
[allegato B]

[riferimenti normativi]
Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI

La seduta comincia alle 9,35.

SILVANA MURA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Aprea, Barbieri, Bimbi, Brugger, Cogodi, Folena, Franceschini, Gasparri, Ghizzoni, La Malfa, Leoni, Mancini, Picchi, Piscitello, Ranieri, Samperi, Sasso ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente novantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni in materia di circolazione e di sicurezza stradale (A.C. 2480-A/R) (ore 9,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni in materia di circolazione e di sicurezza stradale.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo votato l'articolo 12, in precedenza accantonato. Ricordo altresì che sono state accantonate le seguenti proposte emendative: con riferimento all'articolo 20, gli articoli aggiuntivi Pedrini 20.031, 20.032 e 20.033, nonché Beltrandi 20.06; con riferimento all'articolo 30, la votazione dell'articolo 30.
Avverto che i gruppi di Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), La Rosa nel Pugno e Popolari-Udeur hanno esaurito i tempi a loro disposizione, compresi quelli aggiuntivi concessi dalla Presidenza. Come già annunciato nella seduta di ieri, ai deputati appartenenti a tali gruppi, la Presidenza consentirà di svolgere un intervento per dichiarazione di voto per ciascun emendamento per non più di un minuto, imputando gli stessi ai tempi riservati agli interventi a titolo personale.
Avverto che il Governo ha presentato un'ulteriore nuova formulazione dell'articolo aggiuntivo 20.0306, che è in distribuzione, e che il termine per la presentazione di eventuali subemendamenti è fissato per le 10,05.
Avverto altresì che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere, che è distribuito in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 2480-A/R sezione 2).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,43).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini diPag. 2preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Anche per consentire il decorso del termine fissato per la presentazione di eventuali subemendamenti all'articolo aggiuntivo 20.0306 del Governo (Ulteriore nuova formulazione), sospendo la seduta fino alle ore 10,20.

La seduta, sospesa alle 9,40, è ripresa alle 10,55.

PRESIDENTE. Mi scuso con l'Assemblea per il ritardo con cui riprendiamo i nostri lavori.
Desidero precisare che l'interruzione si è protratta oltre il termine originariamente stabilito a seguito di varie riformulazioni, anche di carattere tecnico, che è stato necessario adottare con riferimento al testo della proposta emendativa presentata dal Governo, con la conseguente necessità di richiedere il parere della Commissione bilancio.
Comunico che sono stati ritirati gli articoli aggiuntivi Pedrini 20.031, 20.032 e 20.033, nonché l'articolo aggiuntivo Beltrandi 20.06.
Avverto che il Governo ha presentato una riformulazione che ricomprende il testo delle sue due proposte emendative già presentate 20.0305 e 20.0306 (Ulteriore nuova formulazione).
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso l'ulteriore prescritto parere, che è distribuito in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 2480-A/R sezioni 1 e 2).

(Ripresa esame degli articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 20 - A.C. 2480-A/R)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 20 precedentemente accantonati (Vedi l'allegato A - A.C. 2480-A/R sezione 3).
Chiedo, dunque, al relatore il parere sull'articolo aggiuntivo 20.0305 (Nuova formulazione) del Governo.

MICHELE POMPEO META, Relatore. La Commissione accetta l'articolo aggiuntivo 20.0305 (Nuova formulazione) del Governo.

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, faccio miei, a nome del gruppo dell'UDC, gli articoli aggiuntivi Pedrini 20.031 e 20.032, che sono stati ritirati dai presentatori.

PRESIDENTE. Onorevole Volontè, ovviamente li fa propri il gruppo?

LUCA VOLONTÈ. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Avverto che, qualora fosse approvato l'articolo aggiuntivo 20.0305 (Nuova formulazione) del Governo, tali articoli aggiuntivi sarebbero comunque preclusi.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 20.0305 (Nuova formulazione) del Governo.

BRUNO MELLANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BRUNO MELLANO. Signor Presidente, intervengo perché, durante la sospensione, anche io avevo «contrattato» con il Ministro Bianchi un'ulteriore piccola modifica in sede di riformulazione e il Ministro aveva dato il suo assenso.
Al termine del primo paragrafo dell'articolo aggiuntivo 20.0305 (Nuova formulazione) del Governo, si sarebbe potuto recuperare il senso dell'articolo aggiuntivo Beltrandi 20.06, e cioè il richiamo all'apposizione di apposite sagome. Il Ministro era d'accordo, come anche il relatore. Non cambia nulla, anche nella riformulazione così presentata, che è divisa per capoversi.Pag. 3Al termine del primo capoverso, si dovrebbero aggiungere le parole: «attraverso l'apposizione di apposite sagome».

PRESIDENTE. Il Governo?

ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, convengo con quanto è stato testé detto. Accedendo dunque alla richiesta avanzata, riformulo l'articolo aggiuntivo 20.0305 (Nuova formulazione) con questa aggiunta.

PRESIDENTE. Ministro, dovrebbe specificare la riformulazione esatta del testo.

ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Alla fine del primo capoverso, dopo le parole: «collocati lungo le strade e autostrade», è aggiunta la frase «tramite apposizione di apposite sagome».

PRESIDENTE. Qual è il parere del relatore al riguardo?

MICHELE POMPEO META, Relatore. Il parere rimane favorevole, Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, non vorrei che all'Assemblea sfuggisse quanto è contenuto nella riformulazione del Governo e quanto, invece, era contenuto negli articoli aggiuntivi Pedrini 20.031 e 20.032, che - io credo - correttamente e utilmente l'onorevole Tassone ha fatto propri e a cui aggiungo la mia firma.
È stato svolto un lavoro abbastanza intenso in Commissione. La questione fondamentale, sulla quale la riformulazione del Governo non chiarisce esattamente le posizioni che pure erano emerse e che mi sembrava fossero sufficientemente condivise, consiste nel fatto che abbiamo edulcorato la sostanza dell'articolo aggiuntivo Pedrini 20.031. Tale articolo aggiuntivo, in effetti, poneva all'attenzione del Parlamento una questione fondamentale. Esiste già, infatti, un articolo del codice che obbliga gli enti proprietari e concessionari di strade ad adottare misure che garantiscano la sicurezza stradale, attraverso interventi che sono definiti dal codice stesso. Il problema è che, in molti casi, gli enti concessionari non hanno adempiuto a tale obbligo e quindi, ancora oggi, in molti tratti di autostrade vi sono guard rail non a norma. Il problema consisteva nell'intervenire con una misura sanzionatoria, mentre nella riformulazione dell'articolo aggiuntivo del Governo 20.0305 tale elemento sanzionatorio non è previsto, è molto edulcorato, viene rinviato, sostanzialmente non viene definito. Il Parlamento si sta assumendo una grossa responsabilità...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SILVANO MOFFA. Concludo, Presidente. O si ha il coraggio di dire, anche agli enti concessionari che chiedono il pagamento di un pedaggio, che hanno l'obbligo di garantire la sicurezza attraverso i guard rail, o si fa soltanto un'azione del tutto inutile!

PRESIDENTE. Onorevole Moffa, dovrebbe concludere.

SILVANO MOFFA. Pertanto insisto perché l'articolo aggiuntivo 20.0305 (Ulteriore nuova formulazione) del Governo venga corretto nel senso indicato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, il mio gruppo ha fatto propri gli articoli aggiuntivi Pedrini 20.031 e 20.032 e credo che, per questo, il relatore non me ne debba volere. Si è discusso moltissimo su un parere della Commissione Bilancio. Provvedere o non provvedere: certamente, ci troviamo di fronte ad una problematica che, nel tempo, si è riproposta anche in questa Assemblea.Pag. 4
L'interesse importante e fondamentale, che dobbiamo tenere presente, è quello dell'ammodernamento delle nostre strade. Vi è, quindi, una responsabilità degli enti proprietari e concessionari. Se vogliamo tutelare gli interessi di tali soggetti a discapito della sicurezza, certamente ne siamo padroni! Ho voluto riproporre gli articoli aggiuntivi Pedrini 20.031 e 20.032 poiché essi contengono una previsione sanzionatoria, in mancanza della quale abbiamo semplicemente annunci ed auspici, abbiamo soltanto la parolina d'ordine «adottano iniziative», mentre invece vi è l'esigenza di intervenire in termini cogenti e impositivi, per avere una garanzia di sicurezza sulle nostre strade!

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARIO TASSONE. Concludo, Presidente. Si è discusso moltissimo e forse, fuori da questa Assemblea, vi sono interessi contrastanti, enormi e di grande forza, mentre noi abbiamo soltanto l'interesse ad approntare misure sulla sicurezza stradale e in difesa della vita! Per tale motivo, abbiamo voluto fare nostri tali articoli aggiuntivi e, certamente, per questi stessi motivi, non potrò votare a favore dell'articolo aggiuntivo 20.0305 (Ulteriore nuova formulazione) del Governo.

LUCA VOLONTÈ. Bravo!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Uggè. Ne ha facoltà.

PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, anch'io intendo aggiungere la mia firma agli articoli aggiuntivi Pedrini 20.031 e 20.032, fatti propri dal gruppo dell'UDC, e vorrei evidenziare come, effettivamente, abbiamo trasformato, o stiamo tentando di trasformare, una norma volta a introdurre miglioramenti sulle condizioni di sicurezza stradale in una «norma-annuncio», che ha sicuramente l'effetto di comunicare all'opinione pubblica che si sta operando, che si sta facendo qualcosa per dare una risposta in termini di sicurezza stradale, senza però approntare, in realtà, misure attraverso cui realizzare tali interventi e, soprattutto, senza considerare cosa potrebbe accadere se tali interventi non fossero, poi, realizzati! Rischiamo di dare attuazione a una grida manzoniana che non produce il risultato voluto.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PAOLO UGGÈ. Concludo, Presidente.
Ritengo che il collega Tassone, così come l'onorevole Moffa, abbiano dimostrato chiaramente come, invece, tutti noi ci stiamo impegnando al fine di creare condizioni perché effettivamente si realizzino condizioni di maggior sicurezza.
Pertanto, chiedo che, da parte di ogni singolo parlamentare, vi sia una riflessione attenta ed il voto favorevole sugli articoli aggiuntivi che, fatti proprii dal gruppo dell'UDC, sono da noi condivisi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pedrini. Ne ha facoltà.

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, siamo arrivati alla riformulazione degli articoli aggiuntivi in quanto, come mi è stato riferito, la Commissione bilancio aveva espresso parere contrario. Sinceramente, a tutt'oggi, non ho compreso il motivo di tale parere, anche perché accade che si esprima parere contrario senza motivazione. Pertanto, mi rimangono dei dubbi. Infatti, con gli articoli aggiuntivi a mia firma si proponeva sostanzialmente di imporre agli enti locali il rispetto delle norme di legge e agli enti concessionari il rispetto del contenuto del provvedimento concessorio e della relativa convenzione e di provvedere, conseguentemente, a mettere a norma tutte le prescrizioni relative alle barriere di sicurezza stradale e alla segnaletica.
Le principali cause di morte delle vittime della strada sono dovute al fondo stradale e alla segnaletica. Pertanto, mediante gli articoli aggiuntivi in questione, si proponeva che venissero ridotte la spesa sanitaria a causa degli incidenti stradali -Pag. 5che ogni anno incide per 35 miliardi di euro (pari a circa 70 mila miliardi di vecchie lire) - e le spese generali. Pertanto, si intendeva portare una voce di spesa del bilancio degli enti locali tra gli investimenti anziché tra le spese generali. Per di più, con riferimento ai concessionari, si intendeva introdurre l'obbligo di rispettare la legge, il contenuto del provvedimento concessorio e della relativa convenzione o contratto. Pertanto, l'obiettivo era quello di effettuare investimenti, in uno Stato che è sempre molto povero per quanto riguarda le risorse finanziarie destinabili agli investimenti, e, mi si passi l'espressione, di accrescere il valore patrimoniale dello Stato.
Oltretutto, avremmo potuto iniziare a metterci in regola con l'Unione europea, la quale richiede la riduzione del numero di vittime della strada, in quanto rappresentiamo il fanalino di coda dell'Europa. È di questa mattina la notizia che l'Inghilterra è riuscita a ridurre le vittime della strada, in pochissimo tempo, del 30 per cento. Pertanto, anche noi avremmo potuto fare quanto avviene in altri Paesi. Devo confessare di aver visto troppa timidezza nei confronti dei concessionari.
Tuttavia, poiché mi è stato detto che in presenza del parere contrario della Commissione bilancio - che, anche in mancanza di motivazioni, impedisce ad un componente di altra Commissione di espletare il proprio lavoro fino in fondo - il provvedimento in discussione avrebbe potuto essere rinviato alle Camere o impugnato, non abbiamo ritenuto di assumerci la responsabilità, nel momento in cui si interviene per ridurre le vittime della strada, di ritardare l'entrata in vigore del provvedimento stesso così impedendo, di fatto, il raggiungimento dell'obiettivo che ci si prefigge.
Nei due articoli aggiuntivi - che, a mio avviso, sono condivisibili nel testo presentato, e che, lo comprendo, sono frutto di una mediazione - si fa riferimento, nel primo, alle sanzioni amministrative, nell'altro, al fatto che qualora il 50 per cento dei proventi delle sanzioni non venissero devoluti, come prescritto, verrebbero applicate misure sanzionatorie amministrative.
Pertanto, si trattava di un espediente per trovare una soluzione e un accordo. I componenti del Comitato dei nove mi daranno atto che, in Commissione, questa mattina, al momento della riformulazione, ho cercato anche il loro consenso, che inizialmente sembrava esserci, in modo che, come giustamente detto dagli onorevoli Tassone, Uggè e Moffa, il testo non si limitasse ad esprimere solo sentimenti o norme non cogenti ma mettesse il Governo, con apposita delega, nelle condizioni di rendere davvero cogenti tali norme.
Concludo dicendo che sono sconfortato, da un certo punto di vista, perché si è restii a punire con sanzioni amministrative, aziende che hanno altri proventi oltre quelli previsti dagli atti concessori, allorquando non rispettino ciò che sono tenute a fare per legge, per atto concessorio, per convenzione e per contratto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Armani. Ne ha facoltà.

PIETRO ARMANI. Signor Presidente nella precedente legislatura ho fatto parte della Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici e vorrei ricordare che se il Governo ha dovuto trovare una soluzione più «edulcorata» rispetto a quanto proposto dagli articoli aggiuntivi fatti giustamente propri dai colleghi Tassone, Uggè e Moffa, è dovuto alla norma contenuta nell'articolo 12 del decreto fiscale collegato alla legge finanziaria per il 2007. In tale norma il Ministro dei lavori pubblici e delle infrastrutture ha voluto rimettere in discussione tutte le concessioni di punto in bianco, a partire da quelle già esistenti invece di affrontare singolarmente aspetti delle concessioni vigenti per i problemi della realizzazione dei guard rail.

PRESIDENTE. Onorevole Armani, concluda.

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PIETRO ARMANI. Concludo Presidente. Quindi, il Governo si trova oggi a dover concedere ciò che avrebbe potuto deliberare se non fosse esistita la norma, assolutamente demagogica, contenuta nell'articolo 12 che, com'è noto, ha provocato un gigantesco contenzioso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, signor Ministro, non riusciamo a capire perché questo Governo è così debole con i forti, con le grandi società concessionarie. Qual è il cordone ombelicale che vi lega e vi impedisce di fare gli interessi dei cittadini, degli automobilisti e della sicurezza, a favore delle società concessionarie? Perché non si vuole obbligare le società concessionarie di autostrade o di strade extraurbane a larga percorrenza a mettersi in regola, ad usare asfalto e segnaletica orizzontale e verticale adeguati, ad illuminare le strade ed a munirle di protezioni, di barriere e di guard rail a norma di legge? Perché non le si vuole costringere a far ciò? Andate a vedere ciò che accade in altre Nazioni che hanno già superato tale «timidezza» nei confronti delle concessionarie, delle grandi multinazionali concessionarie. Andate in Olanda e in Belgio e troverete autostrade sempre illuminate in ogni punto, andate anche in Francia, in Svizzera, in Germania. Solo in Italia, dove si vogliono favorire i forti interessi dei grandi gruppi che gestiscono le autostrade, non si impone un adeguamento.
Signor Ministro, le porto l'esempio di una mia esperienza personale quando, rivolgendomi alla magistratura, ho costretto la società concessionaria dell'autostrada della Cisa, la A15, a cambiare tutti i guard rail ed a metterli a norma, facendolo imporre dalla magistratura...

PRESIDENTE. Onorevole Barani, concluda.

LUCIO BARANI. Concludo, Presidente. Non ci sono più stati incidenti mortali a causa della mancanza di barriere; ci sono stati incidenti, ma le barriere hanno impedito che diventassero mortali. Quindi, essere deboli con i forti non vi fa sicuramente onore.

ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente volevo chiarire che il lungo lavoro, svolto tra ieri sera e stamattina sia in modo informale sia nell'ambito del Comitato dei nove, sui due articoli aggiuntivi dell'onorevole Pedrini e sull'articolo aggiuntivo dell'onorevole Beltrandi ed altri, aveva tre obiettivi.
Il primo era fare in modo che si potessero effettuare gli interventi richiesti, in particolare l'adeguamento delle barriere autostradali e stradali in genere e le misure atte ad evitare l'impatto di volatili contro le barriere lungo le strade.
Il secondo obiettivo era fare in modo che ci fosse il consenso della V Commissione, che in precedenza non era stato dato su alcuno dei tre articoli aggiuntivi ricordati. Il terzo obiettivo era fare in modo che ci fosse la possibilità di avere più efficaci strumenti di intervento nei confronti sia dei concessionari, sia degli enti proprietari, sia ancora degli enti locali in genere sulle strade per far sì che venisse rispettata la devoluzione di almeno il 50 per cento delle quote per interventi di sicurezza stradale.
La riformulazione dell'articolo, per come è stata presentata dal Governo, ha avuto l'approvazione della V Commissione. Si chiede che vengano fatti tali interventi sulle due opere a cui si è fatto cenno, e si dà mandato al Governo di riformulare il regolamento, prevedendo anche misure sanzionatorie (è scritto esplicitamente nell'articolo aggiuntivo in questione) nei confronti di chi non rispetta la devoluzione della quota per tali interventi. Mi sembra, quindi, che questa formulazione sia un ragionevole punto di equilibrio fra le varie istanze che erano state evidenziate.

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rotondo. Ne ha facoltà.

ANTONIO ROTONDO. Signor Presidente, a me sembra strano che si stia sviluppando una discussione di questo tipo, anche perché con l'articolo aggiuntivo in esame, riformulato dal Governo, si cerca di dare soluzione a una questione annosa che si trascina veramente da molto tempo, cari colleghi, presente anche nella scorsa legislatura ed a cui non era mai stata data una risposta. Non si era mai tentato di darvi risposta. Ora cerchiamo di intervenire su questo problema. Rilevo, fra l'altro, un dato significativo: i due articoli aggiuntivi ricordati sono stati fatti propri da alcuni rappresentanti molto autorevoli della precedente maggioranza, che fra l'altro nella scorsa legislatura avevano anche responsabilità importanti.
Fra l'altro, i due articoli aggiuntivi citati, cari colleghi, non sono legittimi, perché non è possibile sanzionare con un decreto ministeriale enti pubblici, enti locali. Ciò è inammissibile. Non capisco come si possa incorrere in un errore di tal genere, e fra l'altro non capisco come sia possibile fare una polemica su azioni nei confronti dei concessionari che per la prima volta - ripeto, per la prima volta - sono state fatte in questa legislatura e non sono state fatte precedentemente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lovelli. Ne ha facoltà.

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, invito veramente i colleghi a leggere con attenzione l'articolo aggiuntivo riformulato dal Governo, che dà tutte le risposte ai problemi e agli interrogativi posti alla nostra attenzione. Ho avvertito molta enfasi in interventi di colleghi che mi hanno preceduto sulla necessità di privilegiare gli interessi dei cittadini utenti e non quelli dei costruttori. Aggiungerei: né quelli dei costruttori, né dei concessionari, né quelli dei costruttori di barriera o di segnaletica stradale. Dobbiamo legiferare affinché si intervenga in materia di sicurezza sulle nostre strade in modo adeguato.
La formulazione che viene proposta - e ringrazio anche il Ministro per l'impegno profuso insieme alla Commissione per arrivare a questo risultato - parte proprio da questo presupposto e dà un indirizzo che, direi, è abbastanza puntuale e preciso. Anche perché, in termini giuridici l'impostazione iniziale degli articoli aggiuntivi aveva il difetto che è stato ricordato dal collega Rotondo, ossia non era possibile demandare a un decreto del Ministero dei trasporti la determinazione di un impianto sanzionatorio.
Con questa impostazione il problema viene affrontato seriamente, sia per quanto riguarda la destinazione del 50 per cento (il noto articolo 208 del codice della strada) dei proventi dalle sanzioni, sia per quanto riguarda la finalizzazione, e cioè le barriere di sicurezza e l'impatto degli uccelli sulla circolazione stradale, problema quest'ultimo sollevato da una proposta emendativa presentata da colleghi del gruppo La Rosa nel Pugno.
Mi pare, quindi, che quella al nostro esame sia una riformulazione valida, che risolve talune incertezze contenute nei testi precedenti: invito pertanto l'Assemblea ad approvare questa proposta emendativa.
Invito inoltre i colleghi che hanno fatto propri i successivi articoli aggiuntivi - dopo che l'onorevole Pedrini li ha ritirati - a svolgere con noi questa riflessione, per arrivare ad una conclusione univoca. Dico ciò anche perché, dopo che ieri i lavori dell'Assemblea sono stati sospesi proprio su questo punto, è stato svolto un buon lavoro nel corso della serata e della mattinata odierna: sarebbe dunque auspicabile che concludessimo insieme tale lavoro, in maniera costruttiva.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giudice. Ne ha facoltà.

GASPARE GIUDICE. Signor Presidente, in merito alla nuova riformulazione dell'articoloPag. 8aggiuntivo da parte del Governo, che ha causato il ritiro di una serie di altre proposte, vorrei comprendere un aspetto: la Commissione bilancio ha espresso su di esso il proprio parere favorevole, nonostante ciò comporti il trasferimento di parte dei proventi delle sanzioni amministrative per talune finalità. Quel che non riesco a comprendere è la ragione per cui analoghe proposte emendative (ad esempio quella presentato dal collega Baldelli, e quelle di molti altri colleghi), che pure destinavano parte di tali risorse a fondi speciali, ad esempio, a quello per le vittime della strada, non hanno trovato d'accordo il Governo, in quanto quest'ultimo ha sostenuto che stornare parte di tali proventi significava intervenire sulle finanze degli enti locali.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GASPARE GIUDICE. Vorrei dunque comprendere quale sia la logica per cui, in quel caso, il Governo ha ritenuto di non esprimere parere favorevole - nonostante le legittime destinazioni previste da tali proposte emendative, firmate da taluni colleghi (fra gli altri, l'onorevole Baldelli) - mentre questa volta esso non interviene: eppure, anche in questo caso mi pare si stia intervenendo sulla finanza degli enti locali.

PRESIDENTE. Deve concludere.

GASPARE GIUDICE. Vorrei dunque sapere se il parametro sia uguale per tutti o se sia differenziato: capisco che la vicenda degli uccelli...

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Giudice.

GASPARE GIUDICE. ...ha assorbito maggiore attenzione da parte del Governo, ma credo che su questo aspetto vada assolutamente svolta una riflessione,poiché non si può parlare di presenza o assenza di copertura, a piacimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, desidero associarmi alle considerazioni svolte dall'onorevole Giudice - con grande chiarezza, linearità e competenza - in merito alla proposta del Governo al nostro esame. È curioso che si abbia - è questa una considerazione che rivolgo all'Assemblea, alla Presidenza ed al Governo - un «doppiopesismo» così evidente su proposte emendative che presentano sostanzialmente il medesimo impatto finanziario (alcune già presentate da noi ed altre presentate dal collega Pedrini).
In altri termini, è curioso che, da un lato si aggiri il problema dell'impatto finanziario degli emendamenti - che pure è discutibile, poiché si tratta sempre di sanzioni eventuali - attraverso la formula «senza oneri per lo Stato e con le disponibilità finanziarie presenti», e dall'altro lato, la Commissione bilancio contesti la possibilità di introdurre determinati incentivi o normative perché comportano eventuali aggravi. Vi è, poi, un altro elemento curioso, costituito dalle sanzioni eventuali iscritte al bilancio; così come è stato curioso il «siparietto» sull'impatto degli uccelli e sulla consultazione dei membri della Commissione.

PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 20.0305 (Ulteriore nuova formulazione) del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 9
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 415
Votanti 414
Astenuti 1
Maggioranza 208
Hanno votato
242
Hanno votato
no 172).

Prendo atto che i deputati Dato, Sanna e Bellillo hanno segnalato di non essere riusciti a votare.

MARIO TASSONE. Scampato pericolo!

PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi i successivi articoli aggiuntivi Pedrini 20.031 e 20.032.

(Esame dell'articolo 30 - A.C. 2480-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 30 (Vedi l'allegato A - A.C. 2480-A/R sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 30.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 424
Votanti 420
Astenuti 4
Maggioranza 211
Hanno votato
248
Hanno votato
no 172).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2480-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2480-A/R sezione 5).
Avverto che l'ordine del giorno Beltrandi n. 9/2480-A-R/1 è stato ritirato e che l'ordine del giorno n. 9/2480-A-R/36 si intende a prima firma Volontè.
Qual è il parere del Governo?

ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, vorrei dire preliminarmente che, dopo aver esaminato tutti gli ordini del giorno presentati, a me sembra che essi siano tutti meritevoli di attenzione da parte del Governo e meritevoli, pertanto, di accoglimento. Se la Presidenza lo ritiene, vorrei, però, per ciascuno di essi precisare brevemente le motivazioni, oppure dare complessivamente un giudizio di accoglimento.
L'ordine del giorno Beltrandi n. 9/2480-A-R/1, come detto, è stato ritirato.
L'ordine del giorno Contento n. 9/2480-A-R/2 deve essere senz'altro accettato, poiché pone un problema importante di adeguamento della segnaletica orizzontale nelle strade in cui si può incorrere in errore nell'imboccare un tipo di corsia o l'altro. Esso rientra, infatti, in un quadro di interventi - e ve ne sono molti altri, in questo senso, negli ordini del giorno presentati - di adeguamento della segnaletica stradale.
L'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/2480-A-R/3, come altri successivi e simili ordini del giorno, chiede un intervento nei confronti delle compagnie assicurative. Si tratta di una iniziativa che il Ministero dei trasporti può sollecitare e che richiede l'intervento del Ministero delle attività produttive e che, quindi, ci impegniamo, per quanto di nostra competenza, a condividere.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Tassone n. 9/2480-A-R/4 - se ne era anche discusso -, anche se bisognerà capire quale sia la formulazione esatta da dare all'uso di questi dispositivi.
Per ognuno degli ordini del giorno che richiedono una copertura finanziaria è chiaro che bisognerà provvedere preliminarmente. Il Governo accetta l'ordine del giorno Palomba n. 9/2480-A-R/5 nella parte che prevede la disponibilità dell'etilometro, sebbene vi siano, anche a talePag. 10riguardo, problemi finanziari da affrontare.
Quanto all'ordine del giorno Pizzolante n. 9/2480-A-R/6, il Governo ritiene opportuna l'emanazione, da parte del Ministero, della circolare in oggetto, precisando la durata delle pause di guida, soprattutto per l'autotrasporto professionale.
In relazione all'ordine del giorno Uggè n. 9/2480-A-R/7 va fatta una riflessione sulle implicazioni dell'allargamento ad un maggior numero di autoveicoli commerciali delle disposizioni sui limiti, ma il Governo si impegna ad esaminarlo.
Quanto all'ordine del giorno Zeller n. 9/2480-A-R/8, il Governo dà assicurazione che il tavolo tecnico di cui si parla verrà convocato in tempi brevi.
In merito all'ordine del giorno Attili n. 9/2480-A-R/9, che fa riferimento, anch'esso, ad un discorso di riduzione delle tariffe assicurative, il Ministero provvederà, per la parte di sua competenza, all'iniziativa.
L'ordine del giorno Zacchera n. 9/2480-A-R/10 contiene uno dei primi impegni assunti dal Ministero in termini di campagne preventive.
L'ordine del giorno Mellano n. 9/2480-A-R/11 è condivisibile. Tuttavia, è necessario verificare, con la direzione generale, le implicazioni, dal punto di vista tecnico, dell'uso di un altro tipo di asfalto.
Relativamente all'ordine del giorno Zanetta n. 9/2480-A-R/12, occorre superare un'ambiguità nella formulazione del testo, o comunque esplicitare diversamente il testo stesso, per consentire anche a chi non abbia conseguito la patente A di accedere ai corsi di preparazione. Non sono del tutto convinto che vi sia una forte differenza fra conducenti di sesso maschile e femminile; in ogni caso, si tratta di un'indicazione su cui si può riflettere.
In merito all'ordine del giorno Poretti n. 9/2480-A-R/13, condividiamo senz'altro la necessità di uniformare i test per l'accertamento del consumo di stupefacenti.
Per quanto concerne l'ordine del giorno Brugger n. 9/2408-A-R/14, riteniamo di dover accogliere il suggerimento in esso contenuto; tuttavia, la questione va studiata sul piano tecnico, e riguarda l'intervallo di tempo con cui effettuare le prove con etilometro.
Il Governo accetta senz'altro l'ordine del giorno Cancrini n. 9/2480-A-R/15. Si prevede l'obbligo di indicare criteri precisi per quanto riguarda il sistema degli accertamenti in merito all'assunzione di sostanze stupefacenti e psicotrope.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Gioacchino Alfano n. 9/2480-A-R/16, dobbiamo verificare le competenze del Ministero, ed eventualmente coinvolgerne altre, su una diversa impostazione del bilancio delle amministrazioni comunali, riguardo alle somme introitate con autovelox.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Aracu n. 9/2480-A-R/17. Il contenuto di tale atto di indirizzo rientra nella medesima logica, di fare in modo che tali apparecchiature non vengano usate in modo improprio.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Floresta n. 9/2480-A-R/18, riguardante la devoluzione degli incassi dovuti a infrazioni al codice della strada alla manutenzione delle strade.
In merito all'ordine del giorno Aprea n. 9/2480-A-R/19, riguardante le campagne informative, si tratta di un'indicazione che il Ministero sta già percorrendo.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Fratta Pasini n. 9/2480-A-R/20, è necessario effettuare una verifica tecnica da parte del Ministero in merito alla taratura metrica degli apparecchi. Qualora si riscontri effettivamente la presenza di una tolleranza che induce in errore, andrebbe sicuramente introdotto un sistema di controllo della taratura più incisivo.
Relativamente all'ordine del giorno Zorzato n. 9/2480-A-R/21, concernente la soglia di applicazione delle «ganasce fiscali», ritengo si tratti di materia estranea alle competenze del Ministero dei trasporti; tuttavia, faremo presente tale questione al Ministero dell'economia e delle finanze.
Sull'ordine del giorno Giovanardi n. 9/2480-A-R/22, ho già accennato ieri che il Ministero condivide tale impostazione, relativa all'inibizione della vendita di superalcoliciPag. 11in certe fasce temporali. L'orario proposto, dalle 2 alle 6, sembra congruo rispetto alle finalità che ci proponiamo. Il Governo pertanto si intende impegnato ad adottare le più opportune iniziative.
L'ordine del giorno Santelli n. 9/2480-A-R/23 riguarda restrizioni derivanti dai lavori sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria. È stato presentato nei giorni scorsi dalla Società autostrade un programma straordinario relativo alla circolazione nel periodo estivo. Faremo presente questa ulteriore indicazione che ci è stata fornita.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Velo n. 9/2480-A-R/24, concernente le modalità con cui consentire, all'interno delle autovetture, l'uso di apparecchiature che possono comportare distrazione del guidatore (DVD, apparecchi con display ed altro).
L'ordine del giorno Lovelli n. 9/2480-A-R/25 riguarda il caso particolare degli incidenti che si verificano a causa della sonnolenza. Si tratta di un complesso di questioni che vengono poste in evidenza, di cui il Ministero si farà carico all'interno delle modifiche al codice della strada.
L'ordine del giorno Colucci n. 9/2480-A-R/26 riguarda la promozione di strumenti di protezione innovativa per conducenti di ciclomotore. In questo caso, è necessario precisare esattamente di cosa parliamo. Se strumenti omologati di questo genere sono già esistenti, il Ministero ne farà comunque oggetto delle sue campagne di prevenzione.
L'ordine del giorno Campa n. 9/2480-A-R/27 concerne, come altri in precedenza, l'azione a favore dell'aumento dei controlli sulla strada. Si tratta di specificare controlli particolari dedicati ai mezzi pesanti: è un'indicazione che questo Ministero condivide.
L'ordine del giorno Misuraca n. 9/2480-A-R/28 riguarda un problema particolare, ovvero l'attuazione di un accordo già intervenuto per l'apertura di un casello autostradale sulla A22. La competenza è del Ministero delle infrastrutture, quindi ci faremo carico di segnalare tale problematica al Ministro Di Pietro.
L'ordine del giorno Baldelli n. 9/2480-A-R/29 verte su iniziative volte a rendere possibile la vendita di strumenti per la misurazione del tasso alcolico nei pubblici esercizi; anche in questo caso, ne faremo oggetto di indicazione nelle campagne promozionali e persuasive.
L'ordine del giorno Fabris n. 9/2480-A-R/30 concerne la tracciatura di frecce direzionali lungo le rampe d'accesso, e viene senz'altro accolto dal Governo.
L'ordine del giorno Garagnani n. 9/2480-A-R/31 riguarda un problema già affrontato in altri ordini del giorno; ne condividiamo l'impostazione, ed è relativo a misure atte ad evitare un utilizzo distorto delle apparecchiature di rilevamento dei limiti di velocità.
L'ordine del giorno Meta n. 9/2480-A-R/32 viene accettato dal Governo, a condizione che sia riformulato, nel senso di sostituire le parole: «31 luglio» con le parole: «31 agosto», poiché, vista la complessità del provvedimento, è possibile che sia necessario un termine maggiore.
L'ordine del giorno Barbi n. 9/2480-A-R/33 viene senz'altro accettato, ma credo che il suo contenuto sia ricompreso nella proposta emendativa da ultimo votata.
L'ordine del giorno Merloni n. 9/2480-A-R/34 concerne una materia di competenza del Ministero della salute, cui faremo presente l'opportunità di evidenziare il più possibile appositi simboli sulle confezioni dei medicinali che possono produrre sonnolenza.
L'ordine del giorno Beltrandi n. 9/2480-A-R/35 impegna il Governo a procedere ad una modifica che il Governo stesso condivide, concernente una tabella in cui si riportano gli elementi sui quali debbono essere effettuati controlli periodici, ivi compresi i dischi frenanti.
L'ordine del giorno Vannucci n. 9/2480-A-R/38 riguarda una sollecitazione ai concessionari di strade e autostrade, affinché provvedano a segnalare siti di specifico interesse architettonico e ambientale, ed è. sicuramente condiviso.
L'ordine del giorno Rossi Gasparrini n. 9/2480-A-R/37 concerne l'incentivazione dell'uso di apparecchiature che, attraversoPag. 12sistemi satellitari, inviino all'interno dell'automobile l'indicazione della velocità consentita su quella strada e dell'eventuale situazione di superamento della velocità. Anche in questo caso, si tratta di valutare l'intervento sia sul piano tecnico sia su quello dei possibili costi.
Infine, l'ordine del giorno Tassone n. 9/2480-A-R/36...

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/2480-A-R/36 è a firma Volontè, Ministro Bianchi.

ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. L'ordine del giorno sollecita iniziative, da parte dei concessionari e degli enti locali, per interventi volti ad intensificare i controlli e a migliorare la segnaletica stradale. Si tratta di argomenti sui quali abbiamo discusso, ed è del tutto evidente che il Governo è d'accordo.

PRESIDENTE. Prendo atto, dunque, che il Governo accetta tutti gli ordini del giorno, fatto salvo l'ordine del giorno Meta n. 9/2480-A-R/32, sul quale vi è una proposta di riformulazione.
Onorevole Meta, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/2480-A-R/32?

MICHELE POMPEO META. Sì, signor Presidente. Si tratta della posticipazione di un termine, dal 31 luglio al 31 agosto.

PRESIDENTE. Ricordo che il Governo ha accettato tutti gli ordini del giorno.
Pertanto devo intendere le richieste di intervento, pervenute alla Presidenza, volte ad insistere per la votazione dell'ordine del giorno di cui è primo firmatario colui che chiede la parola.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, mi consenta preliminarmente di dare atto al Ministro dello sforzo che ha fatto, anche per contemperare varie esigenze, perché alcune nostre proposte emendative, che non sono state accolte, hanno trovato accoglimento in ordini del giorno di analogo contenuto. Ritengo che sia stato uno sforzo non indifferente, e se ci fosse stata una maggiore capacità di ricezione nella fase di produzione emendativa sarebbe stato molto utile anche per l'economia dei nostri lavori. Tuttavia, il Ministro ha seguito i lavori e ha letto tutti gli ordini del giorno, e gliene diamo atto.
Insisto per la votazione del mio ordine del giorno n. 9/2480-A-R/4, perché si tratta di un impegno assunto anche da parte dell'Assemblea, su proposta del relatore, con l'accordo anche del Ministro dei trasporti.
Chiedo inoltre di aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Volontè n. 9/2480-A-R/36, perché, anche in questo caso, si tratta di un impegno assunto coralmente, con l'invito a ritirare un emendamento, come accaduto per l'ordine del giorno precedente. Anche per tale ulteriore ordine del giorno chiedo un accoglimento formale da parte dell'Assemblea, che mi auguro possa essere convergente rispetto agli impegni assunti.

PRESIDENTE. Sta bene. Pertanto, lei chiede che vengano posti in votazione il suo ordine del giorno n. 9/2480-A-R/4 e l'ordine del giorno Volontè n. 9/2480-A-R/36, di cui è cofirmatario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Tassone n. 9/2480-A-R/4, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 421
Votanti 419
Astenuti 2
Maggioranza 210
Hanno votato
414
Hanno votato
no 5).

Prendo atto che il deputato Viola ha segnalato di non essere riuscito a votare.Pag. 13
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Volontè n. 9/2480-A-R/36, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 426
Votanti 424
Astenuti 2
Maggioranza 213
Hanno votato
417
Hanno votato
no 7).

Prendo atto che la deputata Cioffi ha segnalato di non essere riuscita a votare.

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, vorrei aggiungere la mia firma ai seguenti ordini del giorno: Contento n. 9/2480-A-R/2, Zeller n. 9/2480-A-R/8, Attili n. 9/2480-A-R/9, Mellano n. 9/2480-A-R/11, Gioacchino Alfano n. 9/2480-A-R/16, Aracu n. 9/2480-A-R/17, Floresta n. 9/2480-A-R/18, Aprea n. 9/2480-A-R/19, Fratta Pasini n. 9/2480-A-R/20, Zorzato n. 9/2480-A-R/21, Colucci n. 9/2480-A-R/26, Campa n. 9/2480-A-R/27, Garagnani n. 9/2480-A-R/31 e Barbi n. 9/2480-A-R/33.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Pedrini. Tuttavia, l'aggiunta della firma ha un valore puramente simbolico, poiché, come lei sa, ciascun deputato può presentare un solo ordine del giorno.

CESARE CAMPA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CESARE CAMPA. Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Zanetta n. 9/2480-A-R/12.

PRESIDENTE. Sta bene.

MICHAELA BIANCOFIORE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHAELA BIANCOFIORE. Signor Presidente, ringrazio il Ministro e il Governo per l'accoglimento dell'ordine del giorno Misuraca 9/2480-A-R/28, di cui sono cofirmataria.
Sono consapevole, signor Ministro, che la competenza per la costruzione del casello di Laives è del Ministero delle infrastrutture; tuttavia, il precedente Governo ha già finanziato il casello perché richiesto da tutta la popolazione della Bassa Atesina, zona in cui incide la strada statale n. 12. Tale strada taglia in due proprio la città di Laives, situata alle porte di Bolzano, una «città dormitorio» che, essendo tagliata in due da questa strada, ha avuto molti problemi in ordine alla tutela della sicurezza e della salute.
Insisto, quindi, per la votazione l'ordine del giorno Misuraca n. 9/ 2480-A-R/28, dal momento che anche i sindaci della Bassa Atesina, che non sono sindaci di centrodestra, bensì di centrosinistra, sono tutti concordi sulla costruzione di tale casello (si tratta di una questione che, in Alto Adige, si trascina da molto tempo, per l'ostracismo di alcune parti).

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Misuraca n. 9/2480-A-R/28, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 14

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 423
Votanti 418
Astenuti 5
Maggioranza 210
Hanno votato
410
Hanno votato
no 8).

PAOLO UGGÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, intervengo solo per aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Campa n. 9/2480-A-R/27.

FABIO GARAGNANI. Chiedo di parlare per un chiarimento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, dall'intervento del Ministro non ho capito se il mio ordine del giorno n. 9/2480-A-R/31 è stato accolto o ci sono state altre considerazioni, perché il Ministro non si è espresso chiaramente. Chiedo, dunque, al Ministro di ribadire l'accoglimento o meno di tale ordine del giorno.

PRESIDENTE. Il Governo?

ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, onorevole Garagnani, confermo di accettare l'ordine del giorno n. 9/2480-A-R/31.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine del giorno Misuraca n. 9/ 2480-A-R/28, relativo alla A22, per invitare il Governo a non recedere di fronte ad atteggiamenti corporativi da parte delle associazioni....

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, sono costretta ad interromperla, in quanto lei non è firmatario di alcun ordine del giorno, e quindi non capisco su cosa stia intervenendo. Ricordo che il Governo ha accettato tutti gli ordini del giorno.

ANTONIO BORGHESI. Intervengo a titolo personale sull'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole Borghesi, ma non può intervenire a titolo personale. I colleghi firmatari degli ordini del giorno possono intervenire per chiedere di porli in votazione. Ricordo nuovamente che il Governo ha accettato tutti gli ordini del giorno e che non siamo in fase di discussione.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo per ringraziare il Ministro, che, a differenza di altri suoi colleghi, nel corso di tutta la discussione è stato presente in aula ed ha risposto puntualmente alle obiezioni e alle proposte emendative dei colleghi (Applausi). Di ciò diamo atto al Ministro, e ringrazio anche il relatore Meta, che, con competenza, ha seguito l'iter del provvedimento.
Tuttavia, devo esprimere un rammarico, signor Ministro, presidente Meta, in quanto alcune proposte contenute negli ordini del giorno, su cui c'è stata un'ampia disponibilità del Governo, avrebbero potuto essere accolte nel testo.

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, le chiedo scusa, ma non siamo in fase di discussione. Quindi, le posso dare la parola solo se intende insistere per la votazione del suo ordine del giorno.

SIMONE BALDELLI. Sì, signor Presidente, sto infatti motivando la ragione per cui, anziché attenermi all'accoglimento del Governo, insisto per la votazione. Ritengo, infatti, che sia un vero peccato che, di fronte alla possibilità di migliorare il testoPag. 15del provvedimento in esame, il Governo abbia scelto la strada di un generico ordine del giorno per recepire numerose proposte emendative, anche motivate e intelligenti, sottoposte all'Assemblea con convinzione e con motivazioni espresse in modo puntuale da diversi colleghi. Credo che una maggiore apertura, tenuto conto della disponibilità e della presenza del Ministro, di cui abbiamo dato atto, sarebbe stata certamente gradita.
Il mio ordine del giorno riprende una discussione - che abbiamo sviluppato in questa sede e sulla quale vi era un sostanziale accordo del Governo e della Commissione - concernente la possibilità di rendere disponibili in commercio, a prezzo di mercato, i dispositivi di misurazione del tasso alcolico e del tasso di sostanze psicotrope. Avremmo potuto arricchire il testo, sapendo bene che l'ordine del giorno non è, di per sé, affatto vincolante per il Governo. Vi è, quindi, una generica disponibilità, ma avremmo di gran lunga preferito una maggiore apertura.
Credo, perciò, che il voto dell'Assemblea sancisca, più che un generico accoglimento, l'impegno politico che il Governo si assume.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, chiedo in primo luogo di sottoscrivere l'ordine del giorno Campa n. 9/2480-A-R/27 concernente l'incremento dei controlli nei confronti, in particolare, dei mezzi pesanti.
Secondo uno studio della società Autostrada del Brennero, nel tratto Brennero-Ala (al chilometro 137), dove è già vigente un divieto di sorpasso tra autotreni, esiste un tasso di incidentalità di 21,37, contro un tasso di incidentalità quasi doppio (pari a 37) riscontrabile nel tratto Ala-Modena, rispetto ad una media nazionale di 42.
In particolare, il tasso di incidentalità grave, ossia con feriti o morti, è pari a cinque nel tratto in cui vige il divieto, mentre, nel tratto in cui esso non vige, è pari a undici, contro una media nazionale di dodici.

PAOLO UGGÈ. Ma questo non c'entra niente!

ANTONIO BORGHESI. Credo, pertanto, che non si debba recedere rispetto a tentativi corporativi che mirano ad impedire l'estensione di tale divieto anche nel tratto successivo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Baldelli n. 9/2480-A-R/29, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 424
Votanti 415
Astenuti 9
Maggioranza 208
Hanno votato
397
Hanno votato
no 18).

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Sospendiamo ora l'esame del provvedimento, per consentire l'allestimento dell'aula per lo svolgimento della seduta comune.
Il seguito del dibattito, con le dichiarazioni di voto finale, avrà luogo dopo lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sull'ordine dei lavori (ore 11,52).

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 16

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, il mio intervento è molto breve. Si tratta della richiesta da parte del nostro gruppo che il Ministro dell'economia e delle finanze, il professor Padoa Schioppa, venga al più presto in aula per rendere edotta l'Assemblea non tanto delle trattative in corso, quanto della reale consistenza di ciò che sembrava sicuramente un extragettito.
Il Ministro ha reso alcune dichiarazioni il 13, il 21 ed il 25 giugno, ma, ancora oggi, non si ha la reale percezione dell'entità dell'extragettito, di quanto vada a copertura del debito e di quanto sia destinato, invece, ad accordi legittimi all'interno della coalizione.
Mi sembra francamente impensabile che si rendano dichiarazioni alla stampa con piccole battute sulla situazione finanziaria del Paese, che si contraddicono ora per ora, come se ci fossero dei «malandrini» che sfilano al Ministro dell'economia e delle finanze quantità ingenti di finanza pubblica, mentre il Parlamento è tenuto all'oscuro della situazione economico-finanziaria del Paese.

PRESIDENTE. Onorevole Volontè, informeremo il Governo della sua richiesta, che potrà essere oggetto anche della discussione che avrà luogo nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo prevista per domani.

GIORGIO JANNONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, approfitto della presenza in aula del Ministro Bianchi per chiedere che il Governo riferisca urgentemente in aula sul tema di Alitalia.
Sappiamo che l'asta sta andando malissimo, che le quotazioni continuano a crollare, che decine di migliaia di soci subiscono ogni giorno danni ingenti e che la compagnia è estremamente vicino al default.
Ritengo indispensabile ed urgente che il Governo venga in aula a riferire su un tema così delicato.

PRESIDENTE. Onorevole Jannone, il Ministro Bianchi è in aula e ha ovviamente preso atto della sua richiesta.

Per la risposta a strumenti del sincacato ispettivo (ore 11,53).

ALEANDRO LONGHI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALEANDRO LONGHI. Signor Presidente, vorrei sollecitare la risposta a trentaquattro interrogazioni a risposta scritta. Dall'inizio della legislatura ho presentato una quarantina di interrogazioni ed a ben trentaquattro di esse non è stata data risposta. La prima è del 20 settembre del 2006.
Visto che, tra l'altro, si tratta di interrogazioni a risposta scritta, credo che il Governo dovrebbe fornirmi una risposta.

PRESIDENTE. Onorevole Longhi, acquisiremo l'elenco delle interrogazioni da lei presentate e provvederemo a sollecitare il Governo.
Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 11,55, è ripresa alle 15,40.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, il Ministro della pubblica istruzione, il Ministro dei trasporti, il Ministro della salute, il Ministro della solidarietà sociale, il Ministro dell'università e della ricerca, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.

Pag. 17

(Riforma dell'organizzazione comune di mercato per il settore ortofrutticolo - n. 3-01021)

PRESIDENTE. Il deputato Zucchi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01021 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1), per un minuto.

ANGELO ALBERTO ZUCCHI. Signor Ministro, nelle scorse settimane i Ministri dell'agricoltura europei hanno trovato un accordo sulla riforma del settore ortofrutticolo che ha un impatto rilevante sugli interessi dell'agricoltura italiana, tanto che anche la nostra Commissione (la Commissione Agricoltura) ha approvato all'unanimità un documento che impegnava il Governo a conformarsi a una serie di linee delle quali le voglio ricordare le principali. Innanzitutto, la definizione di un periodo transitorio per l'applicazione del disaccoppiamento totale degli aiuti ai prodotti trasformati: tale problema è stato espresso con forti preoccupazioni soprattutto dai sindacati, perché un'applicazione immediata del disaccoppiamento metteva a repentaglio decine di migliaia di posti di lavoro.
In secondo luogo, le abbiamo chiesto di mantenere la possibilità per gli Stati membri di concedere aiuti ai produttori in deroga alla normativa comunitaria in materia di aiuti di Stato per sostenere i nostri produttori di patate esclusi dall'OCM ortofrutta.

PRESIDENTE. Deputato Zucchi, concluda.

ANGELO ALBERTO ZUCCHI. In terzo luogo, le chiediamo di inserire l'etichetta di origine dei prodotti freschi e trasformati.

PRESIDENTE. Deputato Zucchi, deve concludere.

ANGELO ALBERTO ZUCCHI. Le chiedo quale sia il suo giudizio complessivo sul negoziato e quali iniziative proponga per il settore ortofrutticolo.

PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Paolo De Castro, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

PAOLO DE CASTRO, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, l'accordo raggiunto a Lussemburgo tra i Ministri agricoli dell'Unione europea coglie in pieno la strategia negoziale italiana concordata al tavolo agroalimentare del 15 marzo 2007. In particolare, per l'Italia, che è il primo Paese produttore di ortofrutticoli dell'Unione europea, la riforma conferma il volume di sostegno attuale, pari a 470 milioni di euro su un gettito complessivo di 1 miliardo e 500 milioni.
L'Italia, quindi, resta il primo beneficiario di questo importante comparto che ha visto non solo garantite le risorse finanziarie nel precedente bilancio, ma anche incrementato il massimale per i piani produttivi, che comporterà un incremento complessivo per l'Italia di circa il 12 per cento delle risorse.
Le organizzazioni di produttori sono chiamate a svolgere un ruolo importante anche per la prevenzione delle crisi di mercato, assai frequenti in questo comparto, particolarmente esposto a fenomeni di eccesso dell'offerta.
Verranno, infatti, finanziate anche le misure realizzate dalle organizzazioni di produttori per prevenire le crisi di mercato e per gestirne il decorso, nel caso in cui esse si verifichino in tale contesto.
In particolare, va sottolineato l'accoglimento della richiesta italiana, che ha consentito l'aumento delle risorse finanziarie per i programmi operativi realizzati dalle organizzazioni di produttori finalizzati alle misure di prevenzione e gestione delle crisi, con il passaggio dal 4,1 al 4,6 per cento della produzione commercializzata.
Tra gli obiettivi negoziali raggiunti dall'Italia, assume notevole importanza la possibilità concessa agli Stati membri di procedere al disaccoppiamento degli aiuti attraverso una fase transitoria, durante la quale gli Stati membri avranno la facoltàPag. 18di continuare ad erogare una parte del sostegno sotto forma di aiuto accoppiato per un periodo massimo di quattro anni per i pomodori e di cinque per le colture arboree.
Questa misura era stata chiesta al Governo italiano in sintonia con l'indicazione del Parlamento nazionale e di tutti gli assessori all'agricoltura italiani. Al riguardo, proprio oggi pomeriggio, nella riunione al tavolo agroalimentare, verranno definite, attraverso la concertazione, le scelte definitive per le varie colture.
Sottolineo, infine, che è stata accolta un'altra richiesta italiana, riguardante l'obbligatorietà dell'indicazione dell'origine dei prodotti ortofrutticoli freschi e la possibilità di estendere tale obbligo anche ai prodotti trasformati, qualora ciò si rendesse necessario per tutelare i consumatori. Si tratta di un fatto assolutamente nuovo nell'ordinamento comunitario: è una facoltà in più che è stata concessa sotto la pressione italiana, proprio per dare la possibilità di arrivare ad un'etichettatura obbligatoria dell'origine anche dei prodotti trasformati.
In conclusione, per rispondere all'interrogante sulla questione delle patate, sottolineo che, anche in quell'occasione, siamo riusciti a prorogare il termine per gli aiuti specifici al settore pataticolo, cogliendo un'opportunità non prevista dal testo originario della proposta.
Concludo, affermando che il negoziato ha risposto a quanto il Parlamento ci aveva chiesto. Ora si tratta di applicarlo nella maniera migliore per evitare i rischi che lei aveva sottolineato.

PRESIDENTE. Il deputato Brandolini, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

SANDRO BRANDOLINI. Signor Presidente, signor Ministro, i risultati raggiunti, che lei ha appena illustrato, sono in linea con l'impegno che abbiamo profuso e, quindi, non possiamo che ritenerci soddisfatti. È stato raggiunto un risultato più che buono e, voglio sottolinearlo, tutt'altro che scontato.
Abbiamo dimostrato che è possibile conseguire risultati favorevoli per un settore strategico della nostra agricoltura, quale l'ortofrutta, quando si è capaci di fare squadra. Insieme abbiamo lavorato in questa direzione e non possiamo che ritenerci soddisfatti di quanto ottenuto.
Vorrei però sottolineare l'importanza delle alleanze che lei, signor Ministro, ha saputo sapientemente costruire con gli altri Paesi produttori ortofrutticoli a livello europeo, decisive per raggiungere i risultati.
Adesso dobbiamo essere capaci di gestire questo importante risultato. La flessibilità, ossia la transitorietà, che abbiamo fortemente sostenuto nell'applicazione del disaccoppiamento definitivo degli aiuti, viene rimessa alle decisioni nazionali, come lei affermava.
Signor Ministro, le chiediamo lo stesso impegno e la stessa determinazione che hanno reso possibile l'accordo in sede europea. La flessibilità è condizione necessaria per sostenere la filiera ortofrutticola in un processo di innovazione finalizzato al sostegno...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

SANDRO BRANDOLINI. ...e alla valorizzazione della qualità dei nostri prodotti. Decisiva sarà ancora una volta la capacità di fare squadra, coinvolgendo tutti gli attori della filiera, le istituzioni e le parti sociali, a partire dal tavolo agroalimentare convocato fra qualche ora. Signor Ministro proceda spedito...

PRESIDENTE. La prego, deve concludere.

SANDRO BRANDOLINI. ...può contare sul nostro sostegno deciso e convinto, nell'interesse del mondo agricolo e dell'intero Paese (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

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(Iniziative volte a tutelare i candidati privatisti agli esami di Stato - n. 3-01022)

PRESIDENTE. Il deputato Bono ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-01022 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2), di cui è cofirmatario.

NICOLA BONO. Signor Ministro, centinaia di alunni privatisti qualche giorno fa, all'inizio della sessione per il conseguimento della maturità, hanno vissuto una vicenda kafkiana per esclusiva responsabilità sua e della sua amministrazione, che evidentemente ha posto le basi per rendere ancora più difficile e complicato l'espletamento dell'esame da parte delle persone coinvolte.
La successione degli eventi, che, in un minuto non mi è possibile ricostruire, è allucinante. Basti dire che il 20 giugno, il giorno di espletamento della prima prova d'esame, mentre i ragazzi stavano per sostenere la loro prova, alcuni ispettori scolastici hanno prima minacciato di interrompere l'esame e poi...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

NICOLA BONO. Concludo, signor Presidente, dicendo che il danno che è stato arrecato a tali ragazzi, che, in corso d'opera, sono stati sballottati per giorni da un istituto all'altro, è un fatto che impone un'immediata misura di risarcimento e che impone ...

PRESIDENTE. La prego, deve concludere.

NICOLA BONO. ...da parte del Ministero di affrontare la questione con serietà.

PRESIDENTE. Il Ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, credo che l'onorevole interrogante, insieme con me, concordi che nessuno può confondere il diritto all'esame di Stato con il diritto alla violazione della legge, considerato che tutti noi abbiamo a cuore la cultura della legalità nel nostro Paese, e ancora di più l'abbiamo a cuore come trasmissione di un valore fondante per i ragazzi che studiano all'interno delle nostre scuole.
Con la sentenza n. 220 del 6 giugno scorso, la Corte costituzionale ha riconosciuto la costituzionalità della norma che prevede che il numero dei candidati esterni non possa superare il 50 per cento di quello dei candidati interni e che commissioni di soli candidati esterni possano essere costituite unicamente presso istituzioni scolastiche statali. Questa distinzione tra scuole statali e paritarie - recita la sentenza della Corte - si collega innanzitutto all'esigenza di evitare che le scuole paritarie diventino sede privilegiata di esami a scapito della serietà dell'esame di Stato, così prevenendo la loro trasformazione da luoghi di insegnamento in sedi di esami di Stato. Stiamo parlando di scuole che, a fronte di 66 alunni interni, ne avevano 131 esterni, di 165 interni 289 esterni, di 154 interni 243 esterni, di 164 interni 286 esterni, e via dicendo.
Invero, diversamente da quanto riportato nell'interrogazione, la circolare dell'8 giugno 2007, protocollo n. 5962, non dava alcuna disposizione di spostare i candidati privatisti in località diversa rispetto alla loro residenza anagrafica. La residenza anagrafica è invece oggetto sia della nuova legge sull'esame di Stato (legge 11 gennaio 2007, n. 1), sia dell'ordinanza applicativa n. 26 del 15 marzo 2007.
Con la stessa circolare sono state fornite puntuali indicazioni ai direttori scolastici regionali per l'attuazione delle misure cautelari previste nell'ordinanza con la quale il TAR del Lazio ha accolto le richieste di scuole paritarie di sospensione dell'esecuzione di provvedimenti di non autorizzazione della costituzione, presso le scuole medesime, di commissioni di soliPag. 20candidati esterni o di candidati esterni in esubero, ordinanza peraltro intervenuta precedentemente all'emanazione della sentenza da parte della Corte costituzionale, che fa giustizia di questo contenzioso.
La pronuncia cautelare monocratica del Consiglio di Stato del 19 giugno 2007 non mette in discussione la regola secondo cui le scuole paritarie non possono accogliere candidati esterni privatisti in misura superiore al 50 per cento di quella dei candidati interni, né possono - salve particolari eccezioni - prevedere commissioni con soli candidati esterni. Ciò è sostanzialmente ribadito nella pronuncia collegiale del 26 giugno scorso, che ha accolto l'appello, proposto da alcune scuole paritarie, per l'annullamento di provvedimenti cautelari del TAR del Lazio, concernenti i limiti di accettazione dei candidati esterni. Si è comunque confermato l'obbligo dell'amministrazione di provvedere con tempestività, al fine dell'integrale espletamento ...

PRESIDENTE. La prego, deve concludere.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione.. ..dell'esame di maturità presso gli istituti statali, secondo le previsioni di legge. Nessuna violazione di legge può quindi configurarsi nella destinazione agli istituti statali dei candidati privatisti...

PRESIDENTE. La prego, deve concludere.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Non sono mai mancate, da parte del Ministero, né la consapevolezza della portata dei fatti verificatisi, né la tempestività nel dare esecuzione alla decisione della magistratura amministrativa, né la ferma volontà di garantire a tutti gli studenti, senza distinzioni di sorta, il diritto di sostenere gli esami nel rispetto della legge che regolamenta la materia, confermata nella sua costituzionalità...

PRESIDENTE. Deve concludere, la prego.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione.. ..dalla sentenza della Corte costituzionale, ricordando che è a carico degli istituti paritari, unici a conoscere l'elenco degli studenti, comunicare la sede della commissione, che già fra marzo e aprile era stata comunicata.

PRESIDENTE. Scusate, ma sono costretto a richiamare, per le ragioni che tutti conoscono, al rispetto dei tempi.
Il deputato Bono ha facoltà di replicare.

NICOLA BONO. Signor Presidente, ma come si fa a replicare ad una risposta che non è completa? Ce lo spiegherà in un'altra sede.
Signor Ministro, siamo convinti che bisogna rispettare la legge, ma il primo a rispettarla deve essere proprio il Ministro della pubblica istruzione, il quale non ha ottemperato alle ordinanze del TAR e del Consiglio di Stato, che intanto imponevano di far espletare gli esami presso le sedi scelte dagli studenti.
Quello che è accaduto è un fatto gravissimo: lei immagini se stesso, impegnato in una prova d'esame, costretto a sentire un ispettore scolastico che intanto le dice che l'esame non è valido e che il giorno dopo deve andare a sostenerlo presso un altro istituto (senza dirgli dove), che durante la notte riceve la comunicazione del luogo in cui presentarsi, che poi viene a sapere il giorno dopo, mentre sostiene la seconda prova scritta, che la prima prova è stata annullata, che in continuazione viene vessato da una serie di informazioni negative.
È chiaro che vi è stata la protesta (sono addirittura intervenute le forze dell'ordine).
Mi rivolgo a lei, signor Ministro, al Ministro di una scuola dove ci sono atti di bullismo, dove vengono aggrediti i professori dai genitori, dove vengono a registrarsi episodi di esibizionismo da parte di insegnanti che si presentano in classe travestiti da donna o di insegnanti che vengono insultati, o peggio, dagli alunni: era proprio il caso di mandare la poliziaPag. 21nei confronti degli studenti privatisti? Era proprio il caso di creare un casus belli, che oggi la magistratura ritorce nei confronti del Ministero? Le suggerisco, in via di autotutela, di guardare a questa vicenda con maggiore attenzione...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

NICOLA BONO.... e ad affrontare la questione in maniera molto più aderente alle esigenze degli alunni. Concludo, dicendo che l'unico a invidiarla è stato sicuramente lo sceneggiatore...

PRESIDENTE. Deve concludere, la prego.

NICOLA BONO. ...del film Notte prima degli esami, che non avrebbe mai pensato di creare una vicenda così kafkiana all'interno della sua fiction.

PRESIDENTE. Insisto nel chiedere il rispetto dei tempi da parte di coloro che intervengono.

(Misure per evitare discriminazioni in relazione all'applicazione della recente ordinanza ministeriale in materia di svolgimento degli esami di Stato - n. 3-01023)

PRESIDENTE. La deputata Sasso ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01023 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3).

ALBA SASSO. Signor Presidente, signor Ministro, da quest'anno la valutazione della frequenza dell'ora di religione concorre a formare credito per l'ammissione all'esame di Stato. Contro tale impostazione c'è stato un ricorso, promosso da varie associazioni, a seguito del quale il TAR del Lazio ha disposto una sospensiva, rilevando una disparità di trattamento tra chi si avvale e chi non si avvale dell'insegnamento della religione (ricordo che non è obbligatoria la frequenza delle attività sostitutive). L'esecutività dell'ordinanza del TAR è stata quindi sospesa da una sentenza del Consiglio di Stato.
Tutto ciò riteniamo possa impedire una libera scelta circa il fatto di avvalersi o meno dell'insegnamento della religione, e allo stesso tempo mette in discussione la libertà di coscienza e la stessa libertà religiosa, tutelata dalla Costituzione, per tante ragazze e tante ragazzi. Domando al Ministro quali iniziative intenda porre in essere per i prossimi anni, considerato che per quest'anno è ormai troppo tardi.

PRESIDENTE. Il Ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, come è noto all'onorevole interrogante, il TAR del Lazio, con la pronuncia del 23 maggio 2007, ha accolto l'istanza di sospensiva dell'ordinanza ministeriale n. 26, del 15 marzo 2007, sullo svolgimento degli esami di Stato, che consentivano all'insegnamento della religione cattolica e delle materie alternative di concorrere all'attribuzione del credito scolastico nell'ambito del range di valutazione tra minimo e massimo del credito scolastico attribuito allo studente.
Avverso il provvedimento in questione il Ministero ha proposto appello al Consiglio di Stato, che in data 12 giugno lo ha accolto, affermando che l'ordinanza impugnata reitera essenzialmente nei suoi contenuti l'ordinanza ministeriale n. 90 del maggio 2001, che in precedenza aveva già disciplinato la materia, e non crea discriminazioni nei riguardi di chi se ne avvale, bensì previene l'insorgenza di una discriminazione a carico di coloro cui l'ordinanza del TAR aveva pregiudizialmente impedito il concorso alla formazione del credito.
Invero, l'ordinanza n. 26 del 15 marzo 2007, che prevede, ai commi 13 e 14 dell'articolo 8, la partecipazione dei docenti di religione ai consigli di classe in relazione agli alunni che si avvalgono di tale insegnamento, è analoga alla disposizionePag. 22prevista per i docenti delle attività didattiche alternative all'insegnamento della religione cattolica, in relazione agli alunni che abbiano seguito tali attività. L'ordinanza è conforme alla legge 25 marzo 1985, n. 121, di ratifica ed esecuzione dell'Accordo, con Protocollo addizionale, firmato a Roma il 18 febbraio 1984, che apporta modificazioni al Concordato lateranense, e alle specifiche intese attuative tra lo Stato e la Conferenza episcopale italiana, rese esecutive con decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1985, n. 751, e con decreto del Presidente della Repubblica 23 giugno 1990, n. 202. L'ordinanza ministeriale è altresì coerente con le sentenze della Corte costituzionale n. 203 del 1989 e n. 13 del 1991.
L'insegnamento della religione va valutato ai fini dell'attribuzione del credito scolastico, dal momento che il regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 23 luglio 1998, n. 323, emanato in applicazione della legge n. 425 del 1997, formalmente riconosce, ai fini della valutazione del credito, il grado di preparazione complessiva raggiunto da ciascun alunno nell'anno scolastico in corso con riguardo al profitto, e tenendo in considerazione anche l'assiduità della frequenza scolastica, ivi compresa, negli istituti ove è prevista, la frequenza dell'area di progetto, l'interesse e l'impegno nella partecipazione al dialogo applicativo, alle attività complementari e integrative e ad eventuali crediti formativi.
Non va trascurato che ai fini della valutazione del credito scolastico può essere valutato anche lo studio individuale, secondo quanto stabilito nell'ordinanza del Ministro della pubblica istruzione n. 26 del 15 marzo 2007, articolo 8 comma 14. Se non fosse riconosciuta la partecipazione del singolo discente all'attività didattica si finirebbe per alterare il sistema attuale che prevede la valutazione ed il riconoscimento come credito...

PRESIDENTE. La prego di concludere, Ministro Fioroni.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione..... dell'impegno posto dall'allievo in ciascuna delle attività svolte. Viceversa, si sarebbe rischiato di pregiudicare significativamente la maggioranza degli studenti che hanno optato per l'insegnamento della religione cattolica o per le attività alternative e che, dunque, vantano una legittima aspettativa che tali attività possano essere valutate in sede di attribuzione del credito scolastico come concorrenti con altri crediti formativi che nelle nostre scuole vengono quotidianamente valutati.

PRESIDENTE. La deputata Sasso ha facoltà di replicare per due minuti.

ALBA SASSO. Signor Presidente, credo che, aggiungendo sentenza a sentenza, complichiamo una questione molto semplice. L'insegnamento della religione cattolica - come stabilì la Corte costituzionale in seguito al nuovo Concordato del 1985 - non deve essere in alcun modo discriminante. Vogliamo forzare questa intesa internazionale - se così posso dire - che regola l'insegnamento della religione cattolica? Dieci anni fa si stabilì che chi non frequenta l'ora di religione non è obbligato a svolgere un'altra attività e, quindi, non può essere valutato: vogliamo tornare indietro anche su questo, oppure lasciare ai ragazzi e alle ragazze la libertà di scegliere se avvalersi o meno dell'insegnamento della religione cattolica senza condizionamento alcuno?
Credo che oggi più che mai, signor Ministro, il compito della scuola sia di guardare avanti, di valorizzare il pluralismo, l'uguaglianza delle opportunità e costruire incontro e confronto, formare insieme un'etica pubblica rispettosa delle scelte e delle fedi di ognuno. Mi preoccupa allora ogni arroccamento, ogni ritorno indietro che non rende la scuola più autonoma e più libera. A metà Ottocento un liberale come Cavour parlava di libera Chiesa in libero Stato; forse ogni tanto varrebbe la pena ricordarlo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).Pag. 23

(Condizioni del trasporto ferroviario in Sicilia e dei collegamenti con il continente - n. 3-01024)

PRESIDENTE. Il deputato Neri ha facoltà di illustrare l'interrogazione Oliva n. 3-01024 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4), di cui è cofirmatario.

SEBASTIANO NERI. Signor Presidente, signor Ministro, ci vediamo costretti a tornare su un tema che è di grande e drammatica attualità in Sicilia e nel Mezzogiorno: la soppressione di tratte ferroviarie a lunga percorrenza, che ha ulteriormente peggiorato il sistema complessivo dei trasporti e, soprattutto, la continuità territoriale di cui anche i siciliani e i meridionali hanno diritto di godere.
La logica che spiega questa scelta, da parte delle Ferrovie dello Stato, è stata quella della eliminazione delle tratte non remunerative. Ci spiegheremo poi con quale logica, viceversa, siano stati concessi treni gratuiti agli scioperanti dell'altro giorno.
La penalizzazione del Mezzogiorno non è giustificata. Le Ferrovie dello Stato sono una società a totale partecipazione pubblica. Credo che la questione posta non possa restare estranea alla politica dei trasporti del Governo e ritengo che, nell'autonomia di una società per azioni, ci siano comunque i margini per un intervento del Governo e segnatamente del suo Ministero che ha la competenza in questa materia.

PRESIDENTE. Il Ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere.

ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, vorrei rispondere all'interrogazione con due diverse considerazioni, una delle quali, per così dire, di natura tecnico-economica per spiegare le motivazioni che hanno portato a queste soppressioni o diminuzioni. Dipende dal fatto che molti dei servizi di cui si parla non verrebbero effettuati dalle Ferrovie dello Stato perché non remunerativi e, proprio per questo motivo, sono sostenuti con oneri di servizio pubblico. Le risorse destinate a questi servizi sono state drasticamente ridotte nel 2006, mentre nel 2007 sono state solo parzialmente recuperate. Di conseguenza, Trenitalia ha proceduto ad una ristrutturazione dei servizi che ha comportato soppressioni o parzializzazioni come quelle indicate dagli onorevoli interroganti.
Ciò detto vorrei fare una seconda considerazione che attiene, invece, alla politica dei trasporti soprattutto nel Mezzogiorno, per dire che, sia come Ministro dei trasporti, sia come persona che da tempo studia le condizioni socio-economiche e territoriali delle regioni meridionali, sono del tutto convinto che i cittadini siciliani non possano essere ulteriormente penalizzati dalla diminuzione dei servizi ferroviari.
E per questo motivo ho promosso, già da qualche settimana, un incontro con le istituzioni siciliane (regione, province e comuni) con l'intento di avviare un completo riesame della questione con Trenitalia.
L'obiettivo che mi sono dato è quantificare quali siano gli importi finanziari occorrenti per evitare la soppressione o la riduzione di tali servizi. Il Ministero, in seguito, si adopererà per ottenere la disponibilità di tali risorse e, in base a questo, disporre per il ripristino di alcuni - o di tutti - questi servizi.
Occorre, peraltro, far presente che si tratta comunque di provvedimenti «tampone», e che la soluzione complessiva si potrà avere solamente con un generale ripensamento della politica dei trasporti nel Mezzogiorno e in Sicilia. Il Ministero sta curando tale politica con l'elaborazione del piano generale della mobilità, che servirà a delimitare sia uno scenario generale, sia un quadro, regione per regione, delle esigenze di intervento su reti e servizi; tale Piano servirà, inoltre, a convogliare, in base a questo quadro d'insieme, le risorse finanziarie occorrenti sui predetti servizi e reti.

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PRESIDENTE. Il deputato Neri ha facoltà di replicare.

SEBASTIANO NERI. Signor Ministro, pur facendo lo sforzo di apprezzare le buone intenzioni di una revisione complessiva del sistema dei trasporti siciliani, che arriva fino ad ipotizzare interventi per ripristinare almeno alcune delle più importanti tra le tratte soppresse, non posso dirmi soddisfatto.
È riportato sui giornali di oggi che tra le realizzazioni ritenute prioritarie c'è la nuova tratta Bologna-Milano (da consegnare entro il 2008), nonché la tratta Milano-Venezia. Si parla di situazioni nelle quali, per esempio, per andare da Milano a Genova (140 chilometri circa di tratta ferroviaria) si impiega un'ora e dieci minuti, mentre per andare da Catania a Palermo (190 chilometri di tratta ferroviaria) non si riesce mai ad impiegare meno di quattro ore, quattro ore e mezza.
Le condizioni di partenza sono già estremamente penalizzanti. La qualità dei mezzi di trasporto messi a disposizione dalla società delle ferrovie è assolutamente inadeguata e mortificante, anche della dignità dei viaggiatori. La giustificazione della soppressione di tratte non remunerative non regge di fronte alla cortese messa a disposizione di scioperanti che hanno aggravato i disagi dei lavoratori - e anche dei pendolari - come dimostrano coloro che l'altro giorno sono rimasti bloccati alla stazione Tiburtina.
Tale soppressione non si giustifica in alcun modo, perché se la società sopprime tratte ritenute non remunerative, pur operando nel regime di monopolio e con la totale partecipazione statale, non può poi mettersi a «regalare» tratte ferroviarie a chi crea ulteriore disagio.
Signor Ministro, l'impegno che noi chiediamo, la denuncia che rivolgiamo è di evitare...

PRESIDENTE. Deputato Neri, concluda.

SEBASTIANO NERI. ...che la Sicilia possa restare ancora con un sistema di trasporti, che è testimoniato da un cortese omaggio, che noi le vogliamo rassegnare (Il deputato Neri mostra la riproduzione di un carretto siciliano - Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia, DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI e Forza Italia).

(Iniziative per il ripristino della frequenza giornaliera del treno «Freccia del Sud» da Agrigento a Milano - n. 3-01025)

PRESIDENTE. Il deputato Angelino Alfano ha facoltà di illustrare per un minuto l'interrogazione Leone n. 3-01025, concernente misure a favore dei giovani lavoratori (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata, sezione 5), di cui è cofirmatario.

ANGELINO ALFANO. Signor Presidente l'interrogazione non riguarda i giovani lavoratori, ma la soppressione del treno «Freccia del Sud» da Agrigento a Milano. Da questo punto di vista, vorrei sapere dal Governo se ha intenzione di chiedere a Trenitalia di ripristinare tale tratta.
È stato trasformato da treno ordinario giornaliero (Il deputato Rao si avvicina al centro dell'emiciclo mostrando la riproduzione di un carretto siciliano)...

PRESIDENTE. Mi scusi onorevole, non può farlo. Si fermi, altrimenti devo chiedere ai commessi di fermarla. Si fermi, depositi l'oggetto che ha in mano e non interrompa la seduta!
Prego, prosegua il suo intervento.

ANGELINO ALFANO. Credevo si riferisse a me.

PRESIDENTE. No, non mi riferivo a lei, anzi le chiedo scusa e prosegua il suo intervento.

ANGELINO ALFANO. Signor Presidente, onorevole Ministro, insieme ai colleghi le domando se lei ha intenzione diPag. 25chiedere il ripristino della tratta ferroviaria Agrigento-Milano, che Trenitalia ha trasformato da treno ordinario giornaliero in treno quadrisettimanale. Questo implica una sostanziale soppressione di tale tratta.
Riteniamo che tutto ciò rientri in un atteggiamento negativo nei confronti di una terra, come quella siciliana, e di una provincia, come quella agrigentina, che non sono dotate di aeroporti né di autostrade. Certo, si tratta di un'espressione enfatica, perché non si è mai trattato di una «freccia» - impiegava, infatti, una ventina di ore per arrivare - tuttavia...

PRESIDENTE. La prego, deve concludere.

ANGELINO ALFANO... chiediamo che il treno «Freccia del Sud» venga ripristinato come uno stimolo importante da parte del Governo.

PRESIDENTE. Il Ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere.

ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, onorevole Alfano, necessariamente risponderò con argomentazioni simili a quelle già esposte con riferimento alla precedente interrogazione a risposta immediata.
Le motivazioni della soppressione della «Freccia del Sud» sono legate al fatto che tale tratta viene considerata da Trenitalia non remunerativa ed è, quindi, sostenuta con oneri di servizio pubblico. A motivo della diminuzione delle risorse disponibili per l'anno 2006 e del solo parziale reintegro del 2007, Trenitalia ha realizzato tale declassamento, riducendo la frequenza da giornaliera a settimanale.
Detto ciò, confermo che, a mio avviso, questo tipo di comportamento, mentre legittima Trenitalia (in base al suo statuto, se vogliamo), rende indispensabile che lo Stato, il Ministero dei trasporti e il Ministero dell'economia e delle finanze si facciano carico del fatto che ciò comporta gravi disagi per i collegamenti con la Sicilia. Questo è il motivo che mi ha indotto, fin dalle scorse settimane, a convocare un tavolo attorno al quale discutere - dapprima con le istituzioni locali e poi, successivamente, con Trenitalia - su quali siano le modalità e le risorse occorrenti per ripristinare alcuni o tutti questi servizi.
Ritengo che il servizio «Freccia del Sud» sia tra quelli che penalizzano maggiormente le popolazioni dell'area agrigentino-siracusana e quindi, non appena avremo quantificato le risorse occorrenti, il Ministero dei trasporti, insieme a quello dell'economia e delle finanze, cercherà di adottare i provvedimenti più opportuni per il ripristino.
Vorrei ribadire che, anche in questo caso, si tratta di provvedimenti «tampone», rispetto ai quali abbiamo bisogno di un quadro di interventi più generale e complessivo; a tale proposito, vorrei sottolineare che, nel prossimo Allegato infrastrutture al Documento di programmazione economico-finanziaria, per la Sicilia sono presenti tre indicazioni segnalate dal nostro Ministero tra quelle prioritarie: la ferrovia Palermo-Messina, la ferrovia Palermo-Catania-Messina e la ristrutturazione dei servizi di traghettamento nello Stretto. Spero che in tal modo si cominci ad andare incontro alle esigenze - a mio avviso assolutamente legittime - del trasporto in Sicilia.

PRESIDENTE. Il deputato Angelino Alfano ha facoltà di replicare.

ANGELINO ALFANO. Signor Ministro, mi dispiace ma non possiamo dichiararci soddisfatti della sua risposta, in quanto è evidente come lei non sia in contatto con l'ente Trenitalia. La regione siciliana - ho qui la lettera dell'assessorato regionale ai trasporti - ha appreso del taglio dei collegamenti ferroviari tra la Sicilia e il resto d'Italia attraverso i mezzi di informazione: nessuno del Governo o di Trenitalia ha informato la regione siciliana di tali tagli.
Inoltre, vorrei sapere - e avrei gradito esserne informato in questa sede - se tale scelta, drastica dal punto di vista del taglioPag. 26dei treni e delle percorrenze in base al rapporto costi-benefici, sia stata effettuata in tutta Italia e se, nell'ambito di tale valutazione, abbiate tenuto nel dovuto conto i disagi di alcune province e soprattutto le carenze, in quelle zone, di altre modalità di collegamento.
Dal momento che non vi è un aereo Agrigento-Milano, che non volete realizzare il ponte sullo Stretto, che non esiste l'autostrada Agrigento-Palermo né quella Agrigento-Catania, quanto meno potevate lasciarci il treno!
Pertanto, ritengo che tutto ciò si iscriva in un taglio che il Governo ha voluto dare al suo rapporto con la Sicilia. Pensiamo davvero che il vostro Governo, anche attraverso tali scelte - che pure investono un mercato di nicchia, poiché non vi sono milioni di passeggeri sulla Agrigento-Milano! -, abbia voluto connotarsi sempre più come il Governo dei «no» nei confronti della Sicilia, un Governo che dice «no» alle infrastrutture in Sicilia, a cominciare dal ponte sullo Stretto fino al treno Agrigento-Milano, e che dice «sì» a provvedimenti di penalizzazione grave nei confronti della Sicilia e dei siciliani, come quello relativo alla compartecipazione maggiore alla spesa sanitaria in Sicilia.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ANGELINO ALFANO. Signor Ministro, ritengo che il ripensamento, che lei ha annunciato in termini vaghi, dovrebbe essere urgente per il ripristino immediato del treno Agrigento-Milano (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI).

(Normativa relativa all'accesso alle graduatorie regionali per la medicina generale - n. 3-01026)

PRESIDENTE. Il deputato Ferdinando Benito Pignataro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01026 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6) per un minuto.

FERDINANDO BENITO PIGNATARO. Signor Presidente, signora Ministra, affrontiamo un'ingiustizia che riguarda oltre 15 mila medici, resi precari dal decreto legislativo 8 agosto 1991, n. 256, che ha introdotto l'obbligo del corso di formazione in medicina generale dopo il conseguimento del diploma di laurea. I medici laureati dopo il 1994, iscritti all'università prima del 1991, non possono accedere alle graduatorie regionali per la medicina generale pur ricoprendo temporaneamente, alcuni da più di dieci anni, incarichi nell'ambito della medicina generale, del pronto soccorso e della continuità assistenziale, attività che rappresentano, per la gran parte dei medici, soprattutto nel sud, le uniche possibilità di lavoro.
Pertanto, le chiedo se e come intenda intervenire per sanare questa situazione e avviare un'azione di stabilizzazione e riconoscimento professionale per questi lavoratori.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Livia Turco, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

LIVIA TURCO, Ministro della salute. Signor Presidente, vorrei rinviare al testo scritto, in quanto in tre minuti non riuscirei a fornire tutte le informazioni.
L'invocato recepimento dell'articolo 35 della direttiva del Consiglio dell'Unione europea n. 93/16/CEE presenta delle peculiarità che meritano attenzione.
In primo luogo, va precisato che la formulazione adottata dal legislatore comunitario nell'articolo 35 in parola lascia ampio spazio di determinazione da parte degli Stati membri. La norma, infatti, prevede che gli Stati membri possono rilasciare il diploma in questione ad un medico che non abbia seguito la formazione specifica in medicina generale ma che possieda un'altra formazione complementare, eventualmente integrata da attività professionale, comprovata da un diploma, certificato o altro titolo rilasciato dalle autorità competenti dello Stato membro. Tale diploma, certificato o altro titolo, può essere rilasciato soltanto sePag. 27comprova conoscenze di livello qualitativamente equivalente a quelle acquisite con la suddetta formazione specifica.
In presenza di tale apertura, concessa dal legislatore comunitario agli Stati membri, è stata precisa volontà del legislatore nazionale del 1999 non recepire l'articolo 35, al fine di mantenere separati i due percorsi. Conseguentemente, anche gli ordinamenti didattici di quelle scuole di specializzazione non sono stati improntati in coerenza con le finalità di un'equipollenza alla formazione specifica in medicina generale.
Ad ogni modo, si sottolinea che, anche qualora l'orientamento del legislatore nazionale del 1999 si ritenesse oggi superato, la limitazione dell'equipollenza ai soli medici iscritti al corso universitario prima del 31 dicembre 1991 e abilitati dopo il 31 dicembre 1994 non sarebbe conforme a quanto prescritto dall'articolo 35 della direttiva CEE. Infatti, tale disposizione appare come una norma a regime, che non può essere circoscritta a predeterminate categorie di cittadini, ma, una volta recepita, deve essere applicata a tutti gli aventi diritto a prescindere dall'anno di immatricolazione. La sua limitata applicazione agli immatricolati entro il 31 dicembre 1991 potrebbe essere suscettibile di sindacato sia da parte della Corte costituzionale, per violazione dell'articolo 3 della Costituzione, sia da parte della Corte di giustizia dell'Unione europea.
Inoltre, il riconoscimento dell'equipollenza creerebbe un doppio regime di formazione per i medici medicina generale, a danno degli studenti che hanno optato per tale formazione, rispetto alla possibilità di accedere ad un corso di specializzazione.
Sotto l'aspetto economico, inoltre, va considerato che la frequenza del corso di formazione specifica in medicina generale comporta la corresponsione di una borsa di studio di importo sensibilmente minore rispetto al trattamento economico previsto per i contratti di formazione specialistica, la cui approvazione è ormai prossima.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LIVIA TURCO, Ministro della salute. Pertanto, l'ipotesi di creare un doppio regime di formazione per i medici di medicina generale accentuerebbe, con ogni probabilità, la propensione da parte dei medici verso le scuole di specializzazione, mentre i corsi di formazione tenderebbero ad avere un percorso residuale.

PRESIDENTE. Deve concludere, signora Ministro.

LIVIA TURCO, Ministro della salute. Per il resto, vorrei depositare il testo scritto.

PRESIDENTE. Lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata è ispirato, per sua natura, ad un principio di oralità e di concentrazione. Secondo la prassi consolidata, dunque, non posso consentire il deposito dei testi scritti. Mi scusi, ma non posso fare altrimenti.
Il deputato Ferdinando Benito Pignataro ha facoltà di replicare.

FERDINANDO BENITO PIGNATARO. Signor Presidente, non so se nella parte finale della risposta del Ministro ci fosse una volontà politica. Se il ragionamento dovesse rimanere quello illustrato, mi dichiaro insoddisfatto, nel senso che non ho intravisto alcuna volontà politica, ma una risposta del tutto burocratica.
Stiamo ragionando di lavoratori che già da dieci anni lavorano in forma precaria, e credo che affrontare tale questione fosse doveroso nei confronti di oltre 15 mila medici che, oltre ad essere esclusi dalle graduatorie regionali, in quanto privi di titolo di formazione, vengono anche penalizzati nell'accesso al corso stesso, perché definiti troppo anziani.
Consideriamo che nel nostro Paese, per carenze del territorio e per ciclici stati emergenziali, si impiegano tali professionisti in forme di occupazione sottopagate, precarie e sul filo dell'illegittimità. Mettendo in atto una palese ipocrisia, si richiede il titolo, ma si sfruttano lavoratori senza titolo. I medici, da oltre dieci anni,Pag. 28sono vittime di un'ingiusta discriminazione e subiscono oggi una progressiva esclusione dal mondo del lavoro.
Riteniamo che ci debba essere un'azione convinta del Governo per superare le forme di forte precarizzazione e insicurezza del lavoro. I Comunisti Italiani hanno scelto da tempo di avanzare proposte e anche di incalzare il Governo su questo terreno (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).

(Politica del Governo in materia farmaceutica e rapporti con Federfarma - n. 3-01027)

PRESIDENTE. Il deputato D'Elia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01027 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7).

SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, signor Ministro, la questione è chiara, grave e conosciuta. Come lei sa, alcune settimane fa la Camera ha approvato un mio emendamento alla legge Bersani che liberalizza parzialmente la vendita dei farmaci, limitatamente a quelli di fascia C. Sa anche che Federfarma ha protestato duramente e lei, subito dopo, si è impegnata perché questa piccola riforma liberale venisse affossata al Senato.
Alcuni mesi fa, il presidente di Federfarma, Giorgio Siri, ha dichiarato pubblicamente di avere finanziato singoli parlamentari - sia di maggioranza che di opposizione - e gruppi politici per evitare che in Parlamento accadessero cose come quelle avvenute l'altra settimana, cioè le liberalizzazioni. Ha detto testualmente: «Siamo andati sull'ordine di 250 mila euro, 125 mila alla maggioranza e 125 mila all'opposizione». La domanda è: chi detta la linea del Governo...

PRESIDENTE. Deputato D'Elia, deve concludere.

SERGIO D'ELIA. .... in materia di liberalizzazioni? Federfarma o lei? E nel Governo, lei o il ministro Bersani...

PRESIDENTE. Mi dispiace, i tempi debbono essere rispettati da tutti.
Il Ministro della salute, Livia Turco, ha facoltà di rispondere.

LIVIA TURCO, Ministro della salute. Signor Presidente, il Governo ha sempre individuato la rete delle farmacie pubbliche e private italiane come parte essenziale del Servizio sanitario nazionale, come peraltro previsto dalla legge n. 833 del 1978, e questo soprattutto per la capillarità della distribuzione delle farmacie su tutto il territorio nazionale, ma anche per il rapporto di fiducia che gran parte della popolazione tende ad instaurare con la propria farmacia, come rilevato da diverse indagini demoscopiche.
Sulla base di tali considerazioni, il Governo ha valutato positivamente la prospettiva della trasformazione delle farmacie in strutture polifunzionali, in grado di assistere il cittadino con compiti che vanno al di là dell'attività, pur essenziale, di corretta e controllata dispensazione dei farmaci.
Nella stessa direzione di consolidamento del sistema delle farmacie si colloca la presentazione, da parte del Governo, nell'ambito del disegno di legge sulla semplificazione in materia sanitaria, di un emendamento diretto a garantire la rapida copertura, mediante un concorso straordinario per soli titoli, delle centinaia di sedi farmaceutiche attualmente scoperte, con grave disagio della popolazione assistita.
Questa è la politica del Governo in materia e coerentemente con essa abbiamo promosso, con il decreto sulle liberalizzazioni dello scorso anno, la vendita dei farmaci di automedicazione anche al di fuori delle farmacie, ma sempre con l'obbligo della presenza del farmacista.
Sempre in coerenza con questa politica, il Governo ha ritenuto non condivisibile il recente emendamento votato alla Camera che consentirebbe di vendere fuori delle farmacie anche farmaci compresi nella fascia C, soggetti a prescrizione medica. In tale categoria sono, infatti, compresi medicinali oncologici, farmaci dopanti, antiPag. 29depressivi del tutto simili, per alcune basilari caratteristiche tecniche, ai farmaci di fascia A erogati dal Servizio sanitario nazionale. Soltanto la struttura di dispensazione giornalmente abituata a maneggiare gli uni e gli altri, cioè la farmacia, è in grado di fornire al paziente le informazioni e i servizi indispensabili per un uso sicuro di prodotti che restano comunque ad elevato rischio per la salute dei pazienti.
È, dunque, sulla base di queste considerazioni che rispondo molto serenamente all'onorevole Sergio D'Elia, rassicurandolo sul fatto che non esiste alcuna influenza, come da lui adombrato, tra questa politica di assistenza farmaceutica e di garanzia della salute del cittadino e quanto dichiarato dal presidente della Federfarma durante la trasmissione televisiva citata.
Mi consenta, tuttavia, anche di stupirmi un po' di questo accostamento per quanto mi riguarda, perché siamo abituati ad assumere le nostre decisioni in totale autonomia: mi riferisco all'insieme dei nostri atti concernenti la politica della salute. In particolare, per quanto riguarda...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LIVIA TURCO, Ministro della salute.. ..proprio quelli afferenti la materia farmaceutica, essi sono adottati in totale autonomia, talvolta anche in conflitto con la Federfarma stessa. Lei ricorderà che proprio lo scorso luglio, in occasione dell'approvazione del decreto Bersani...

PRESIDENTE. Ministro, deve concludere.

LIVIA TURCO, Ministro della salute. ...ci fu una discussione anche alquanto schietta. Quindi, francamente, questo suo sospetto...

PRESIDENTE. Grazie, deve concludere.

LIVIA TURCO, Ministro della salute. ...è assolutamente immotivato.

PRESIDENTE. Sono costretto a tornare su questa condizione assai antipatica in cui viene messo il Presidente. Invito tutti, per favore, ad attenersi ai tempi, che sono noti.
Il deputato D'Elia ha facoltà di replicare per due minuti.

SERGIO D'ELIA. Sono assolutamente insoddisfatto della risposta perché la considero una «non risposta».
Intanto, alcune informazioni, signor Ministro: il Governo, in aula, quando è stato esaminato il mio emendamento, si è rimesso all'Assemblea. Non esisteva, quindi, una posizione del Governo quanto meno contraria al mio emendamento. Il relatore ha espresso parere favorevole e l'Assemblea lo ha approvato.
Nel merito di quanto lei ha affermato, ci sono norme e circolari, anche da lei sottoscritte, che prevedono controlli: mi riferisco a quelle concernenti la farmacovigilanza, la tracciabilità del farmaco, la conservazione. Sono norme già scritte che si possono applicare benissimo anche al caso in cui la vendita dei farmaci di fascia C sia consentita nelle cosiddette parafarmacie o nei supermercati. Quindi, i controlli ci sono. Li può anche estendere, li può rendere ancora più restrittivi, ma perché impedire del tutto la vendita?
Lei, signor Ministro, ha tutto il diritto, in quanto rappresentante di un Ministero sotto cui opera il Servizio sanitario nazionale, di decidere chi deve dispensare i farmaci coperti da esso. Non ha però, a parer mio, il potere né il diritto di decidere dove possano essere venduti i farmaci di fascia C, che non sono coperti dal Servizio sanitario nazionale.
Le ricordo anche che nelle parafarmacie e nei supermercati ci sono farmacisti laureati e abilitati che molto spesso, nelle farmacie tradizionali, svolgono il lavoro a cui lei faceva riferimento, in assenza magari del titolare. I farmaci di cui lei parlava prima - come quelli oncologici e via dicendo - sono prescritti da un medico, ed è un reato che siano venduti senza ricetta. Lei ne parla come se i farmaci di fascia C nei supermercati fossero vendutiPag. 30insieme alle scatole di tonno e di pelati, come se non ci fosse il farmacista.

PRESIDENTE. Deve concludere il suo intervento.

SERGIO D'ELIA. Rinnovo, quindi, la domanda: sulle liberalizzazioni...

PRESIDENTE. Deve concludere il suo intervento.

SERGIO D'ELIA. ...chi detta la linea del Governo, il Ministro Bersani o lei, Ministro Turco?

(Iniziative per il monitoraggio dell'offerta sanitaria e per il controllo della spesa sanitaria, con particolare riferimento all'esternalizzazione di servizi - n. 3-01028)

PRESIDENTE. Il deputato Affronti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01028 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8) per un minuto.

PAOLO AFFRONTI. Signor Presidente, signor Ministro, non passa settimana senza che si verifichino eventi gravi che coinvolgono direttamente la salute e la sicurezza del cittadino nelle strutture sanitarie. Di tali eventi si chiede spesso conto direttamente alle istituzioni centrali, ma il Ministero non ha spesso informazioni da monitorare perché l'informazione verso il livello centrale è scarsa.
Rileviamo, però, che troppi sono i servizi esternalizzati, anche con l'impiego di personale infermieristico a convenzione, e che scarsi sono i controlli per le numerose aziende esterne, anche per quelle dei servizi tecnici, sempre più numerose.
Chiedo dunque, signor Ministro, se il Governo non intenda avviare un'azione di controllo intesa non come invasiva delle competenze regionali, ma come azione di governo del sistema per garantire ad esso efficienza, economicità e qualità.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

PAOLO AFFRONTI. Monitorare le attività delle strutture significa evitare interventi specifici ogni qual volta Ministero e Parlamento sono chiamati a rispondere di un malfunzionamento.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Livia Turco, ha facoltà di rispondere.

LIVIA TURCO, Ministro della salute. Signor Presidente, l'attività di monitoraggio del Ministero sull'andamento della salute e della spesa sanitaria è, com'è ovvio, compatibile con le norme del Titolo V della Costituzione. La prima linea di intervento è costituita dal sistema di monitoraggio e garanzia dei livelli essenziali di assistenza (LEA). Una seconda linea di intervento, che è stata recentemente promossa, si accompagna alla promozione dei piani di rientro delle regioni che hanno ereditato pesanti deficit: in proposito, occorre osservare che quella dei piani di rientro si sta dimostrando un'azione efficace non soltanto per il controllo della spesa sanitaria, ma anche per la promozione di indirizzi di politica sanitaria maggiormente corrispondenti alla salute dei cittadini (ad esempio, perché si incide e si sollecita fortemente lo spostamento dalla medicina ospedaliera a quella territoriale).
Desidero, inoltre, sottolineare che una particolare attenzione è posta sulla valutazione dell'efficacia degli interventi sanitari realizzati dai sistemi regionali aziendali, secondo tre direttive: valutazione delle risorse economico-finanziarie, ma anche strutturali, tecnologiche e professionali; valutazione dei procedimenti; valutazione degli esiti e, dunque, dell'efficacia.
Coerentemente con tale impostazione, sono già in atto linee nazionali valutative dei sistemi regionali o implementative di buone pratiche. Ne cito solo alcune: il sistema di monitoraggio e garanzia dei LEA, previsto dall'articolo 9 del decreto legislativo n. 56 del 2000; gli strumenti di monitoraggio del rischio clinico, avviati di recente, che sono comprensivi della segnalazione dei cosiddetti «eventi sentinella» nell'ambito di un sistema nazionale per la sicurezza delle cure (è questo un nuovoPag. 31strumento che abbiamo attivato); la definizione di raccomandazioni in materia di sicurezza delle cure pubblicate sul sito del Ministero della salute; l'intervento dei tecnici ministeriali a supporto dei governi regionali nelle situazioni emergenti di gravi carenze strutturali ed organizzative; il progetto collaborativo «Mattone» Ministero-Regioni, mirato a specifici sistemi di valutazione degli esiti; il progetto collaborativo «Mattone» Ministero-Regioni, per lo sviluppo dell'appropriatezza clinica ed organizzativa; il progetto collaborativo «Mattone» Ministero-Regioni dedicato agli standard qualitativi dei LEA.
La tematica della qualità dell'assistenza come bilanciamento della pur doverosa attenzione agli eventuali disavanzi è stata, inoltre, oggetto di una necessaria considerazione nella predisposizione dei piani di rientro delle regioni interessate dall'applicazione di quanto previsto dalla legge finanziaria per il 2007. Infatti, i piani di rientro devono contenere non solo le misure necessarie all'azzeramento del disavanzo entro il 2010...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LIVIA TURCO, Ministro della salute. ... ma anche il piano di riequilibrio del profilo erogativo dei livelli essenziali di assistenza per rendere quest'ultimo conforme con il piano nazionale di definizione dei LEA. Posso, dunque, affermare che sono state attivate misure significative di controllo, dal punto di vista qualitativo, dell'attività dei governi regionali.

PRESIDENTE. Il deputato Affronti ha facoltà di replicare.

PAOLO AFFRONTI. Signor Presidente, desidero ringraziare il signor Ministro: debbo infatti dichiararmi soddisfatto e dare atto del lavoro svolto in questo senso dal Ministero della salute. Vorrei, però, ribadire che i LEA, il rischio clinico o l'«evento sentinella» costituiscono solo la punta dell'iceberg; vi sono, infatti, molti altri casi da considerare: il rischio di funzionamento per le apparecchiature, la loro manutenzione e l'esternalizzazione dei servizi no core, che possono generare infezioni a causa di filtri non adeguati, di carenza di pulizia o della giacenza dei rifiuti.
I controlli effettuati dalle aziende sanitarie, guidate da un manager diverso da quello che immaginava Donat Cattin al momento della riforma, hanno, infatti, obiettivi di economicità del sistema spesso esasperati.
Vengono considerati solo taluni aspetti, senza perfezionare i controlli interni con strutture adeguate e professionalmente adatte a gestire e fronteggiare i rapporti con le ditte esterne, che si sono aggiudicate opere al massimo ribasso e con capitolati difficili da gestire.
Quando si parla di qualità, i controlli devono essere estesi, in maniera puntuale, anche alle strutture private e convenzionate, alcune delle quali, anche nella realtà lombarda presa da molti ad esempio, hanno rilevato non poche criticità.
Occorre porre un freno alla ricerca di personale infermieristico attraverso agenzie interinali: troppo spesso, infatti, si fa abuso di personale scarsamente fidelizzato, che lavora tre o sei mesi e non fa neanche in tempo a conoscere e ad apprendere i protocolli terapeutici dei singoli ospedali.
Con riferimento al personale infermieristico ritengo, signor Ministro, che sia opportuno, d'intesa con il Ministro dell'università, aprire nuove scuole per lauree specialistiche infermieristiche.

PRESIDENTE. Deve concludere, per favore.

PAOLO AFFRONTI. Ritengo, pertanto, che gli obiettivi dei direttori generali debbano essere concordati anche con il Ministero della salute.

(Proposte di riforma della normativa in materia di stupefacenti e tossicodipendenza - n. 3-01029)

PRESIDENTE. Il deputato Giovanardi ha facoltà di illustrare l'interrogazionePag. 32Casini n. 3-01029 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9), di cui è cofirmatario.

CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, il Governo italiano, alla luce di ripetute e confuse dichiarazioni dei Ministri Turco e Ferrero oggi presenti, sembra voler mettere l'Italia in contrasto con le Nazioni Unite e le organizzazioni internazionali, che, in una sola tabella, hanno inserito droghe cosiddette leggere e pesanti, porre il Paese in contrasto con la ricerca scientifica, che ha messo in luce, come riportato da l'Indipendent, i danni della cannabis e lanciare messaggi ambigui e fuorvianti ai giovani sui danni delle droghe. Esso vuole, inoltre, abrogare una legge appena entrata in vigore, che non ha affatto aumentato il consumo di droga, ma è stata varata proprio per contrastarne l'aumento ed ha già depenalizzato il consumo personale della droga, e lo vuole fare attraverso una legge delega che scavalcherebbe ed esproprierebbe il Parlamento.
Chiediamo al Ministro di chiarire per cortesia, in questo polverone, cosa il Governo intenda fare.

PRESIDENTE. Il Ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha facoltà di rispondere.

PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Signor Presidente, ringrazio gli interroganti che mi permettono di rispondere su un tema così importante.
Il primo dato da cui partire è rappresentato dall'aumento dei consumi cui abbiamo assistito negli ultimi anni. La relazione al Parlamento, relativa al periodo 2000-2005, ci dice che i consumi di cocaina e di cannabis sono raddoppiati. Quindi, ci troviamo davanti, perlomeno, ad una insufficienza, se non ad un fallimento delle politiche sin qui seguite.
La linea che intendiamo seguire si basa sulla cosiddetta politica dei quattro pilastri, proposta dall'Unione europea e adottata da ogni Paese europeo: la prevenzione, la cura, la riduzione del danno e la lotta al narcotraffico. Quindi, vi è piena consonanza con la direzione che l'Unione europea ha scelto su questo terreno.
In ordine al primo punto, la centralità della prevenzione, stiamo costruendo con le regioni il piano d'azione nazionale, che vedrà un'attività molto forte sulle scuole e sui luoghi di ritrovo e del divertimento (faccio notare, tra l'altro, che il piano d'azione, espressamente richiesto dall'Unione europea all'Italia, non è mai stato varato negli anni scorsi dal Governo precedente, tanto che l'Italia, assieme a Malta, è l'unica nazione europea a non essere dotata di questo strumento, presente in tutto il resto d'Europa).
Per quanto ci riguarda, la prevenzione deve essere centrata per rompere l'accostamento tra l'uso delle sostanze e lo «stare meglio»: è questo l'elemento da rompere, in particolare per i giovani, e, a tale fine, interverremo anche contro le pubblicità menzognere riguardanti l'alcol.
In secondo luogo, anche l'idea di costruire diverse tabelle, a seconda della pericolosità delle sostanze, costituisce una pratica corrente in quasi tutta l'Europa.
Sappiamo bene che tutte le droghe sono pericolose, ma mettere sullo stesso piano l'eroina e la cocaina con la cannabis significa creare pericolosa disinformazione, con il rischio, specie per i giovani, di facilitare il passaggio dalla cannabis a droghe più pericolose, come la cocaina, aumentando, quindi, i rischi.
In terzo luogo, la distinzione fra il consumo e lo spaccio, a nostro parere, non deve essere una decisione politica assunta in modo diverso a seconda della maggioranza, ma una decisione della magistratura. Crediamo sia necessario smetterla con le guerre ideologiche tra i politici e far sì che le indagini della magistratura permettano di stabilire se un comportamento è legato al consumo oppure allo spaccio.
Da ultimo, in merito alle sanzioni amministrative, siamo dell'idea di stabilire sanzioni pesanti sui comportamenti pericolosi (penso, in primo luogo, alla guida in stato di alterazione o a chi getta siringhe per i giardini: vanno puniti i comportamenti pericolosi).

Pag. 33

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Per quanto riguarda il consumo, riteniamo che il problema fondamentale sia la presa in carico da parte dei servizi, i SERT e i servizi sociali, per cui la legge prevede un aumento di finanziamento di 20 milioni di euro...

PRESIDENTE. Deve concludere.

PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. ... in modo da finanziare anche le comunità terapeutiche.

PRESIDENTE. Il deputato Casini ha facoltà di replicare per due minuti.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Ministro, siamo pienamente insoddisfatti della sua risposta. Il Governo deve scegliere, non solo sulle pensioni, ma anche sulla droga: deve scegliere il messaggio da dare ai giovani italiani e anche ai meno giovani. Invece, il Governo balbetta, un giorno dice una cosa e il giorno dopo afferma il contrario. Prima dà il segnale sbagliatissimo sulla cannabis che ha offerto il Ministro Turco e successivamente si pone il problema di mandare i NAS nelle scuole, dimostrando anche in tale materia una certa confusione in ordine alla metodologia e al ruolo dei NAS.
Il Ministro dell'interno sostiene che la cocaina pervade a fiumi le nostre città e che ormai non si riesce ad arrestare; in seguito, progressivamente, esponenti di questa maggioranza spiegano che la distinzione è inevitabile perché, in fondo, alcune droghe non sono così illecite e forse non sono così dannose per gli individui. Questo messaggio è profondamente sbagliato, dal punto di vista culturale e da quello educativo.
Oggi parliamo non solo da uomini politici e non vogliamo fare dispute in tale qualità. Vogliamo parlare da genitori. Infatti, questi ultimi sono disorientati e vanno aiutati. Non possiamo lasciarli soli e dobbiamo dare alle famiglie italiane un messaggio univoco, dicendo ai nostri giovani che drogarsi fa male, evitando in qualsiasi modo la distinzione, che per alcuni può essere il grande alibi, tra droghe leggere e droghe pesanti. Questo è ciò che si chiede al Governo del nostro Paese.
Signor Ministro, lei ha denunciato l'insufficienza della politica di questi ultimi cinque o sei anni. Forse ha ragione, ma vorrei farle notare che la legge Giovanardi-Fini, che noi difendiamo, è un provvedimento che risale ad un anno e mezzo fa, per cui non certo ad essa va attribuita la responsabilità.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PIER FERDINANDO CASINI. Pertanto, se quel piano di azione nazionale non è stato reso esecutivo, ciò è dipeso dall'opposizione delle regioni governate dalla sinistra.
In conclusione - signor Presidente, la ringrazio - non daremo alcuna delega al Governo su questo tema, perché da questo luogo, dall'aula del Parlamento, deve passare ogni discorso (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).

(Iniziative per garantire eque opportunità di accesso ai concorsi per le scuole di specializzazione mediche - n. 3-01030)

PRESIDENTE. Il deputato Barani ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01030 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10).

LUCIO BARANI. Signor Presidente, signor Ministro, a nome del Nuovo PSI le chiedo perché i neolaureati in medicina non possano essere ammessi al primo anno della scuola di specializzazione se non sono in possesso dell'abilitazione professionale, requisito ritenuto indispensabile al momento della presentazione della domanda a partecipare al concorso, mentre, negli anni precedenti, era previsto l'inserimento nel bando della clausola di salvaguardia del conseguimento del titoloPag. 34abilitante entro la data di inizio delle attività nelle varie università e per le diverse tipologie di specializzazione nella facoltà di medicina e chirurgia.
Signor Ministro, la data di scadenza di presentazione della domanda per accedere alle scuole di specializzazione era il 4 giugno 2007 e con la sessione degli esami di Stato è stata fissata al 18 luglio.
Senza la clausola di salvaguardia si fa perdere un anno, per legge, a studenti che, insieme alle loro famiglie, hanno fatto enormi sacrifici. Lei, signor Ministro, deve rimediare a tale ingiustizia!

PRESIDENTE. Il Ministro dell'università e della ricerca, Fabio Mussi, ha facoltà di rispondere.

FABIO MUSSI, Ministro dell'università e della ricerca. Signor Presidente, onorevole Barani, la normativa che ha regolato le scuole di specializzazione medica, prima del vigente decreto legislativo n. 368 del 1999, già prevedeva che la formazione specialistica non interessasse soltanto i laureati in medicina e chirurgia, bensì i medici abilitati. Ciò perché lo specializzando, con il suo percorso formativo, interviene direttamente sui pazienti e non esercita unicamente attività dipendenti dal docente.
Nel caso delle scuole di specializzazione medica, il decreto ministeriale n. 172 del 2006, adottato dal Ministro Moratti e dal Governo Berlusconi, prevede che coloro che partecipano agli esami di ammissione, oltre al possesso della laurea in medicina e chirurgia, devono anche superare l'esame di Stato prima della scadenza del termine per la presentazione delle domande.
Tale regola ammetteva una deroga per il solo anno accademico 2005-2006, non riproponibile perché richiede (si tratta di una scelta fatta a suo tempo dal Ministro Moratti) un nuovo regolamento. Come vede, onorevole Barani, l'attuale situazione è figlia legittima del Ministro Moratti e del precedente Governo.
A fronte di ciò, è vero che gli esami di ammissione si svolgono, anche quest'anno, con notevole ritardo. Ricordo che essi si svolgeranno a luglio per l'anno accademico 2006-2007. In altre parole, le università stanno compiendo un'attività che avrebbe dovuto essere svolta l'anno scorso.
Ciò è dovuto alla farraginosità della procedura che prevede, perché possa essere emanato il bando, che venga preliminarmente definito con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta anche del Ministro della salute, previo parere della Conferenza unificata Stato-regioni, il numero complessivo dei medici specializzandi da ripartire tra le università.
Quest'anno il parere è stato reso solo nella seduta del 18 aprile 2007. Ecco perché i bandi delle università sono stati emanati a maggio e gli esami si svolgeranno a luglio.
Il problema, dunque, non è rappresentato dal rendere contestuali gli esami di abilitazione e gli esami di ammissione alle scuole di specializzazione. Ciò non sarà mai possibile, perché ogni anno le sessioni di laurea sono tre, gli esami di abilitazione due e l'esame di ammissione uno solo. Ci sarà sempre chi, laureandosi o abilitandosi in una certa data, non troverà subito dopo un esame di abilitazione disponibile. Occorre ristabilire il corretto funzionamento della macchina eliminando drasticamente i ritardi.
Da ultimo, informo che il 6 giugno scorso ho invitato le colleghe Ministro della salute e Ministro per gli affari regionali e il presidente del coordinamento delle regioni, Vasco Errani, a fornire rapidamente il numero globale degli specializzandi affinché le università possano emanare a settembre i bandi per l'anno accademico 2007-2008.
Intendo, pertanto, ripristinare il corretto funzionamento delle scuole di specializzazione e fare in modo che gli esami, per il prossimo anno accademico 2007-2008, si svolgano nel prossimo mese di novembre.
Mi risulta che il Ministero della salute ha già determinato il numero degli specializzandiPag. 35e, quindi, la Conferenza unificata potrà esprimere il proprio parere entro il prossimo mese di luglio.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FABIO MUSSI, Ministro dell'università e della ricerca. È questa la risposta che possiamo fornire ai giovani medici che aspirano alle scuole di specializzazione: riportare gli esami alla normalità.

PRESIDENTE. Il deputato Barani ha facoltà di replicare per due minuti.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, signor Ministro, i socialisti riformisti, i neolaureati in medicina e chirurgia e le famiglie che hanno sostenuto in questi anni enormi sacrifici economici non condividono la sua risposta.
Non le fa onore tirare in ballo l'ex Ministro Moratti, la quale non ha alcuna responsabilità. Lei ha fissato le date: lei, il suo Ministero e il Ministero della salute non avete capito che stavate facendo perdere un anno a centinaia di studenti e alle loro famiglie, con sacrifici incredibili.
Non sono dei lavativi: si sono laureati! Hanno chiesto solamente di entrare in una scuola di specializzazione! Non hanno tessere di partito, quindi devono fare carriera con sacrifici e non attraverso la tessera dei DS o di altre formazioni che gli consentono di accedere a carriere anche senza il titolo di studio.
È questo il mio invito! Gli studenti hanno lavorato per sei anni, si sono sacrificati e adesso perdono un anno. Per un anno devono stare in stand-by. Le loro famiglie devono continuare a fare sacrifici e a mantenerli. Nella facoltà di medicina e chirurgia i sacrifici sono enormi, incredibili.
Signor Ministro, con altri Governi ciò non accadeva. Quando al Governo c'erano i riformisti, quelli che hanno questo fiore (Il deputato Barani mostra un garofano rosso), il garofano rosso, ciò non succedeva! I giovani potevano frequentare le università e sapevano che vi erano date certe in cui potevano entrare nelle scuole di specializzazione, cosa che adesso non sta accadendo, signor Ministro!
Eppure anche lei ha fatto l'università, la ricordo a Pisa con me! Come si fa a spostare la data in itinere? Le domande scadono il 4 giugno e l'esame di Stato viene fissato il 18 luglio, quando le scuole di specializzazione iniziano il 30 luglio.

PRESIDENTE. Deputato Barani, la invito a concludere.

LUCIO BARANI. È come se in una gara di sci si spostasse l'arrivo in corso d'opera. Lei, signor Ministro, ha fatto male, deve rimediare e spero che lo faccia.

(Iniziative per la tutela della salute e dell'ambiente dall'inquinamento elettromagnetico - n. 3-01031)

PRESIDENTE. Il deputato Belisario ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01031 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11) per un minuto.

FELICE BELISARIO. Signor Ministro, l'elettrosmog, ossia l'inquinamento da campi elettromagnetici, come dimostrano le più recenti ricerche scientifiche, è causa certa di notevoli pericoli per la salute. L'esposizione a tale forma di inquinamento - modesta, ma prolungata nel tempo - produce negli uomini gravi patologie, quali neoplasie, alterazioni del sistema immunitario, compromissione dell'attività neuro-muscolare e tante altre.
La questione dell'elettrosmog è, in questo momento, al centro di un dibattito, anche a livello internazionale. Anche davanti al Parlamento assistiamo frequentemente a manifestazioni di protesta.
Nei territori del Sud, in particolare quelli di Sorrento e di Vico Equense, ci sono inquinamenti elettromagnetici...

PRESIDENTE. Deputato Belisario, la invito a concludere.

Pag. 36

FELICE BELISARIO. ... causati da elettrodotti, ripetitori televisivi e antenne.
Concludo, signor Presidente. Chiedo, signor Ministro, quali siano le opportune iniziative che, ferme restando le competenze comunali e regionali...

PRESIDENTE. Deputato Belisario, la invito a concludere.

FELICE BELISARIO. ... intenda adottare perché, prima della semplificazione dei procedimenti amministrativi...

PRESIDENTE. Deputato Belisario, la invito a concludere.

FELICE BELISARIO. ... per la costruzione degli impianti, ci sia la tutela della salute.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Alfonso Pecoraro Scanio, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, colleghi parlamentari, il tema sollevato dall'interrogazione è interessante e importante. Crediamo, come Ministero dell'ambiente, che sia necessario approfondire gli effetti derivanti dalle problematiche dell'elettrosmog. Abbiamo già avviato l'istituzione di un tavolo di lavoro più complessivo sulle problematiche congiunte tra ambiente e salute insieme al Ministero della salute. Peraltro, devo dire che personalmente ho lavorato addirittura per un referendum nazionale che si fece proprio sulle problematiche relative all'elettrosmog e da anni ritengo che questa sia una battaglia per la tutela della salute dei cittadini.
Abbiamo già predisposto due decreti presso l'ufficio legislativo del Ministero: il primo con la finalità di istituire il catasto nazionale delle sorgenti fisse da campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici e, in secondo luogo, un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri per determinare i criteri di elaborazione dei piani di risanamento degli elettrodotti. Sono, inoltre, in fase di predisposizione altri tre provvedimenti, uno relativo agli impianti radar, uno per l'approvazione delle norme specifiche per la tutela delle protezioni dall'esposizione e un altro per i valori relativi agli apparecchi domestici che producono elettromagnetismo.
Stiamo, pertanto, lavorando esattamente nella direzione sollecitata. Ieri mi è giunta questa interrogazione e ho già provveduto ad allertare gli uffici per verificare quanto avviene in particolare nel comune di Sorrento e nella penisola sorrentina.
Voglio aggiungere che ho già parlato con il Ministro delle comunicazioni e abbiamo avviato un lavoro - come previsto nel programma - per prevedere la revisione delle norme in materia di elettrosmog e di tutela della salute dei cittadini, anche al fine di restituire agli enti locali dei poteri sottratti dalla legislazione precedente per rafforzare il principio di precauzione.
Il Ministero, quindi, sta operando nell'ambito delle competenze e di concerto con le altre amministrazioni centrali, affinché la tutela dei cittadini dall'elettrosmog sia considerata una priorità a livello della tutela dell'ambiente e del territorio e, per quanto ci riguarda, anche attraverso la rimozione di una serie di elettrodotti - alcuni sono stati già rimossi - e l'interramento di altri cavi di alta tensione. È un obiettivo strategico che serve a garantire la sicurezza dei cittadini nel nostro territorio.

PRESIDENTE. Il deputato Belisario ha facoltà di replicare per due minuti.

FELICE BELISARIO. Signor Ministro, la ringrazio per la puntualità della sua risposta.
Noi siamo estremamente preoccupati quando vediamo il prevalere di interessi di compagnie, spesso di multinazionali e, a volte, anche dei distributori dell'energia elettrica, che non si rendono conto di dove e come posizionano i loro trasmettitori oppure le sorgenti di irradiazione.
In particolare, come ho già affermato nell'illustrare la mia interrogazione, nelPag. 37centro cittadino di Sorrento - noto per il turismo e per essere una perla del Tirreno - vi sono impianti collocati vicino a fabbricati e persino in prossimità di un edificio scolastico, dove è allocata una scuola media inferiore.
Noi non solo dobbiamo tranquillizzare i cittadini sul fatto che il Governo e le autorità locali sono pronte, attente e vigili, ma dobbiamo anche porre in essere tutti i meccanismi di controllo, innanzitutto preventivo, per dare alle famiglie, ai cittadini e ai bambini le migliori condizioni di vita.
Mi dichiaro soddisfatto per la risposta e prego il Ministro di tenere aggiornato il Parlamento sulle iniziative importanti che assumerà, anche di concerto con il Ministro delle comunicazioni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Piano nazionale di assegnazione delle emissioni di gas climalteranti - n. 3-01032)

PRESIDENTE. Il deputato Cacciari ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01032 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12).

PAOLO CACCIARI. Signor Presidente, signor Ministro Pecoraro Scanio, in questi giorni il nostro paese è stato investito da una nuova ondata di calore, incendi e black out e cinque anziani sono morti in Sicilia. Come lei ben sa, si tratta di fenomeni meteorologici che indicano un cambiamento climatico profondo e repentino, i cui effetti sono diversi: piogge alluvionali e cicloni si susseguono a periodi di siccità.
Questa è la mappa delle aree a rischio desertificazione messa appunto dall'ENEA. La comunità scientifica internazionale non ha dubbi; una delle principali cause del surriscaldamento della biosfera è l'eccessiva emissione di anidride carbonica e di altri gas climalteranti che si sprigionano dalla combustione di energie fossili (il carbone più di tutti).
I protocolli internazionali impongono all'Italia di ridurre drasticamente le emissioni, ma l'Italia è inadempiente per almeno 100 milioni di tonnellate all'anno.
Noi di Rifondazione Comunista-Sinistra europea proponiamo al Governo di iniziare questi tagli...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PAOLO CACCIARI. ... rinunciando alla conversione delle centrali di Porto Tolle, in Polesine, e di Civitavecchia.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e tutela del territorio e del mare, Alfonso Pecoraro Scanio, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. La ringrazio, signor Presidente. Ringrazio anche l'interrogante per il tema sollevato, che è centrale per l'attività di Governo. Noi abbiamo già lavorato sull'argomento: il Ministero dell'ambiente, infatti, ha convocato per settembre una Conferenza nazionale sul clima, che si sta sviluppando attraverso una serie di convegni e attività preparatorie, tra cui vi è quella sulla desertificazione, tenutasi nei giorni scorsi. All'inizio del prossimo anno dovrebbe iniziare anche la Conferenza nazionale su energia e ambiente, predisposta insieme al Ministero dello sviluppo economico, della quale sono stati avviati i lavori preparatori.
Ovviamente vi è la necessità di predisporre un piano nazionale sulle allocazioni che tagli maggiormente le emissioni di CO2. Com'è noto, il Ministero dell'ambiente aveva presentato un piano per l'allocazione delle emissioni - si chiama così in gergo - per 194 milioni di tonnellate di anidride carbonica; nella mediazione con il Ministero dello sviluppo economico era stato portato a 209 milioni, ma l'Unione europea ha richiesto che sia riportato esattamente nei termini indicati nella proposta del Ministero dell'ambiente.
Nelle prossime settimane, già il 3 luglio, si terrà un'altra riunione del comitato competente per rivedere il piano nazionale delle allocazioni; il Ministero dell'ambientePag. 38ha proposto che le quote di riduzione siano sottratte proprio alle centrali termoelettriche a carbone, per il motivo che il carbone, a parità di produzione energetica, è il combustibile con maggiore livello di emissioni e, quindi, è il più inquinante.
Inoltre, il carbone è anche quello che ha il costo più basso rispetto agli altri combustibili. Basti pensare, infatti, che con ogni mille megawatt di carbone si producono 5 milioni di tonnellate di CO2.
Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare condivide e ha sostenuto in tutte le sedi di Governo l'istanza - che spero possa essere ampiamente condivisa anche dal Parlamento - che l'Italia punti in modo deciso sulle fonti rinnovabili e che, anche nelle riconversioni, si privilegi l'uso del metano, tra i combustibili fossili ovviamente (laddove sarà necessario utilizzare ancora quelli fossili), piuttosto che il carbone. Abbiamo anche investito sul fotovoltaico, prevedendo 3 mila megawatt entro il 2016, sul solare termodinamico, rilanciando il progetto Rubbia, recuperando così la collaborazione del premio Nobel con il nostro Ministero.
In ordine alle biomasse abbiamo investito solo su quelle prodotte in zona con distretti agroenergetici e senza creare una situazione perversa di importazione dall'estero, con relative problematiche. Per quanto riguarda il meccanismo CIP6, a cui l'onorevole interrogante fa riferimento, il disegno di legge presentato il 7 febbraio 2007 dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare prevede un ulteriore taglio anche rispetto all'uso di tale CIP6 per le centrali in costruzione e per le attività in svolgimento.
Continuiamo a insistere ricordando che i soldi destinati alle cosiddette fonti assimilabili - quindi risorse che dovevano essere destinate alle fonti rinnovabili, ma usate male - sono stati una cifra notevole, nell'ordine di miliardi di euro, che sarebbe stata spesa bene invece se destinata alle fonti rinnovabili.
Questi elencati sono gli obiettivi. Spero nel conforto del Parlamento e nella rapida approvazione del disegno di legge presentato dal Governo.

PRESIDENTE. Il deputato Cacciari ha facoltà di replicare per due minuti.

PAOLO CACCIARI. Signor Presidente, signor Ministro, la devo personalmente ringraziare per il suo impegno e per quello del suo Ministero ma, in tutta franchezza, devo rilevare che mancano ancora politiche davvero integrate, industriali, infrastrutturali, fiscali e, soprattutto, energetiche.
Dal 1o gennaio del prossimo anno - lo ricordo ai cosiddetti ministri finanziari - l'Italia dovrà pagare ingenti penali e contributi sul mercato europeo delle quote di emissioni; tale costo sarà pari a 3,8 miliardi di euro: un «tesoretto» all'anno che finisce letteralmente in fumo per non voler ripensare il sistema energetico nazionale.
Non era mia intenzione parlare di soldi, ma di salute. Questa è la mappa satellitare (Il deputato Cacciari mostra l'immagine di una mappa satellitare) prodotta dall'Agenzia spaziale europea con i dati sulle emissioni di biossido di azoto, un gas prodotto soprattutto dalle industrie e dalle centrali elettriche. Le popolazioni esposte costantemente a questo gas riscontrano problemi all'apparato respiratorio e danni cronici ai polmoni.
Signor Ministro, le sembra razionale, oltre che equo, peggiorare la qualità dell'atmosfera con le centrali alimentate a carbone, proprio nelle aree dove la situazione è peggiore? Non è forse giunto il momento di uscire dall'era del fossile e di entrare in quella del solare?

(Sospensione delle sperimentazioni in campo aperto di organismi geneticamente modificati - n. 3-01033)

PRESIDENTE. La deputata Francescato ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fundarò n. 3-01033 (vedi l'allegato APag. 39- Interrogazioni a risposta immediata sezione 13), di cui è cofirmataria, per un minuto.

GRAZIA FRANCESCATO. Signor Presidente, signor Ministro, la lotta contro gli organismi geneticamente modificati è stata per anni, per noi Verdi e ambientalisti, la madre di tutte le battaglie. Anche oggi manteniamo un impegno tenace per tutelare dall'invasione transgenica gli ecosistemi naturali, la salute umana e l'agricoltura. Noi abbiamo reagito con allarme l'8 maggio scorso, quando il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha tentato di dare il via libera alla sperimentazione in campo aperto di specie agricole geneticamente modificate. Si tratta, in particolare, di specie OGM di kiwi, agrumi, ciliege, pomodori, ulivi e viti. Abbiamo accolto con sollievo il «no» del suo Ministero; un sollievo condiviso - lo sappiamo - dal mondo agricolo e dai consumatori.
Vorremmo adesso sapere quali ulteriori misure il suo Ministero intenda assumere per dare lo stop definitivo alle sperimentazioni in campo aperto e per garantire un'adeguata difesa della biodiversità, della sicurezza dei consumatori, del mercato delle produzioni tipiche e di qualità del nostro Paese.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Alfonso Pecoraro Scanio, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, credo sia importante condividere sempre più in Parlamento la necessità di uscire dalla cosiddetta «era dei fossili» e passare all'energia solare, come peraltro anche il Parlamento europeo ha più volte dichiarato.
Se quella di indirizzarsi verso il biologico, l'agricoltura di qualità e la difesa dei prodotti tipici è una scelta strategica, essa deve trovare riscontri coerenti anche negli atteggiamenti complessivi.
Il motivo per il quale il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha espresso parere contrario alla bozza di decreto - che, peraltro, era stata studiata da alcuni tecnici, che hanno tentato di capire se fosse possibile una sperimentazione in campo aperto senza problemi - è dovuto all'insorgere di alcuni problemi, emersi a seguito di analisi scientifiche e tecniche.
Il primo di tali problemi è relativo alle distanze minime di sicurezza intercorrenti tra i campi, le quali, in tutte le proposte, non riescono a garantire la certezza di non trasmissione di agricoltura transgenica in altri campi. Il secondo problema è legato al rischio dell'impollinazione accidentale. Il terzo, invece, è relativo alla trasparenza e all'informazione: è perciò fondamentale che, in Italia, i produttori di agricoltura di qualità, di agricoltura biologica e di prodotti tipici non siano danneggiati da sperimentazioni effettuate in appositi luoghi le quali potrebbero diffondere e creare problemi non solo all'agricoltura del nostro Paese, ma anche all'ambiente e alla biodiversità.
Pertanto, le ragioni del «no» del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sono scientifiche, assolutamente convalidate da un punto di vista tecnico, oltre che coerenti con le posizioni assunte dal Governo, sia nel programma presentato agli elettori, sia in quello presentato al Parlamento per il voto di fiducia. Riteniamo quindi - e questa è l'azione che il mio Ministero sta svolgendo - di dover garantire al massimo certezza per i consumatori, per gli agricoltori e per l'ambiente. Anche con riferimento all'assurdo limite di 0,9 per cento di OGM nella produzione del biologico - che è stato fissato dalla Commissione europea, nonostante il parere diverso del Parlamento europeo - abbiamo già chiesto, con il consenso del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, di definire un decreto che stabilisca che in Italia il limite massimo della contaminazione accidentale sia pari allo «zero tecnico», quindi 0,0 (che può essere anche 0,09), che dimostrerebbePag. 40che la contaminazione è effettivamente accidentale; ciò a tutela degli agricoltori biologici e dei consumatori.

PRESIDENTE. Ministro, deve concludere.

ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Riteniamo che tutto ciò sia preoccupante. Aggiungo che, proprio al Consiglio dell'ambiente dell'Unione europea, voteremo anche contro le patate transgeniche, proprio al fine di fornire maggiori garanzie ai consumatori.

PRESIDENTE. La deputata Francescato ha facoltà di replicare per un minuto.

GRAZIA FRANCESCATO. Signor Ministro, le sue parole ci confortano. Condividiamo il fatto che il «no» debba avere solide motivazioni scientifiche, e sicuramente le ha.
Pensiamo che sia cruciale - nel momento in cui la tensione dei media e dei cittadini viene un po' dirottata, anche giustamente, verso altri temi bollenti, come il clima, sul quale peraltro noi Verdi siamo in prima linea - non abbassare la guardia sugli OGM. Non a caso, il nostro collega dei Verdi Marco Lion, presidente della Commissione agricoltura della Camera dei deputati, ha presentato al Ministro De Castro un'interrogazione sul tema, che dovrebbe trovare risposta, speriamo soddisfacente, proprio domani.
È davvero un imperativo categorico non smettere di vigilare, perché sappiamo tutti che in Europa è ancora in corso una specie di guerra degli OGM. Lei, signor Ministro, ha citato la battaglia sullo zero tecnico, che fa parte di una più ampia battaglia che vede schierati, da un lato, le grandi multinazionali, che grazie ai brevetti sulla vita - non dimentichiamolo - possono accumulare enormi profitti diventando, di fatto, padroni del codice genetico di piante ed animali, e, dall'altro, la grande massa dei cittadini e dei consumatori, europei ed italiani, come ricorda la relazione del 3 febbraio 2007 su prospettive e sfide dell'agricoltura in Europa.
Anche il mondo agricolo, con in testa i produttori del comparto biologico, del biodinamico e del tipico, sono giustamente in fermento, come si è visto dalle mobilitazioni di questi giorni. Desideriamo ricordare, ancora una volta, che sia la nuova politica agricola comunitaria, sia la normativa europea e nazionale vigente, sia il famoso programma dell'Unione, a cui ci appelliamo sempre nei momenti critici, concordano su alcuni punti chiave: la tutela della biodiversità dei nostri campi, il ricorso all'innovazione scientifica e tecnologica, proprio al fine di tutelare tale patrimonio fondamentale, e anche - non dimentichiamolo - la difesa e la promozione del biologico e dell'agricoltura tipica di qualità, che è un comparto vitale anche per la nostra economia.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 17,20.

La seduta, sospesa alle 17,10, è ripresa alle 17,20.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Boato, Brugger, Cogodi, Colucci, Donadi, Giovanardi, Lusetti, Mancini, Morrone, Pagliarini, Picchi, Sgobio e Villetti sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente novantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Pag. 41

Sull'ordine dei lavori (ore 17,22).

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, desidero richiamare l'attenzione della Presidenza su alcune notizie apparse sugli organi di stampa.
Faccio riferimento al caso Alitalia. Si tratta, in particolare, dell'annuncio del ritiro della compagnia aerea russa Aeroflot dalla gara per la privatizzazione della nostra compagnia di bandiera. Inoltre, stante la notizia riportata da ItaliaOggi, Banca Intesa-Sanpaolo, unico istituto di credito rimasto in gara, ha diffuso una circolare a tutti i suoi uffici, con l'ordine di negare qualsiasi forma di prestito ai dipendenti di Alitalia.
Signor Presidente, la invito a chiedere al Governo - che latita sotto questo aspetto - di venire in Parlamento a riferire su questi fatti e, soprattutto, su quell'istituto di credito che dovrebbe operare al fine di non pregiudicare i livelli occupazionali di Alitalia.

PRESIDENTE. Onorevole Pedrini, interventi come il suo normalmente si effettuano a fine seduta. Invito, pertanto, tutti i colleghi a farlo.
Attualmente, dobbiamo passare alle dichiarazioni di voto finale di un provvedimento.

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 2480-A/R.

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è concluso l'esame degli ordini del giorno.
Avverto che la Presidenza consentirà ai gruppi che hanno esaurito i tempi a loro disposizione di svolgere uno o più interventi per dichiarazione di voto, per un tempo complessivo massimo pari a dieci minuti.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2480-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, ovviamente non siamo soddisfatti di questo disegno di legge e delle disposizioni in materia di autotrasporto merci e di circolazione stradale, perché importanti proposte emendative non sono state accolte.
Diciamo la verità: col disegno di legge in esame si è voluto solo inasprire la repressione, non si è realizzato praticamente nulla per la prevenzione, non si è messo in atto nulla per cercare di far sì che gli enti gestori delle autostrade e proprietari di strade siano impegnati al mantenimento del manto stradale, della regimazione delle acque, di guard rail idonei e di illuminazioni, come avviene in tutti gli altri Paesi europei. Siamo veramente, da questo punto di vista, la «Cenerentola» dell'Europa.
Dall'inizio dell'anno, i morti sulle strade sono troppi, sono tantissimi. Kofi Annan, prima di lasciare la segreteria dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, nell'ottobre del 2005, aveva istituito la settimana mondiale della sicurezza stradale, e noi in Europa ci eravamo impegnati a ridurre del 50 per cento, entro il 2010, le morti, quindi a farle scendere sotto le tremila unità. Con la patente a punti, in effetti, il precedente Governo e il Ministro Lunardi erano riusciti a ridurre il numero di morti del 20 per cento.
In questo momento, invece, qualcosa non sta funzionando e si registra una certa ripresa.
I dati sono noti e abbondantemente riportati sulla stampa: solo il 3 per cento dei patentati italiani è stato controllato con l'etilometro, rispetto al 16 per cento della media europea, e sono appena 200 mila in Italia le persone controllate, rispetto ai 4 milioni in Spagna e agli 8 milioni in Francia. Il Governo, il MinistroPag. 42dei trasporti si sono impegnati a portare il numero dei controlli a un milione, cifra ancora molto modesta, che di per sé denuncia che si è ben lontani dal numero di controlli effettuati dai Paesi che hanno risolto i problemi delle stragi del sabato sera.
Verrebbe spontaneo chiedere se intendiamo eseguire tali controlli sempre con quei quattro poliziotti che circolano per le strade durante le ore notturne! È infatti sufficiente leggere qualunque rapporto dei sindacati delle forze dell'ordine - uno si è riunito anche questa mattina e la dichiarazione del suo presidente va in questa direzione - per affermare che gli organici delle forze di polizia sono altamente insufficienti e che non hanno attrezzature idonee per fare i controlli. Del resto, se il senso di insicurezza è aumentato nei cittadini, come dimostrano tutte le statistiche, ci dovrà pur essere un motivo.
Il problema non è tanto istituire un ennesimo codice etico, ma vedere quanta parte del «tesoretto» siamo disposti a spendere per aumentare gli organici, la dotazione delle forze dell'ordine per la prevenzione; questa è la cifra che desideriamo conoscere dal Governo.
Infine, leggiamo nel provvedimento che ai gestori titolari delle concessioni delle dodici tratte stradali e autostradali più pericolose sul territorio italiano è fatto obbligo di provvedere con priorità ad ogni forma di intervento manutentivo, modificativo o altro che possa garantire migliori condizioni di sicurezza. Che cosa vuol dire è fatto obbligo, se non c'è l'ipotesi di una sanzione? Tale previsione rischia di restare una bella dichiarazione di principi e nulla di più.
In particolare, si può evidenziare che in materia di abuso di alcool, di droghe e di sostanze psicotrope nei luoghi di divertimento le misure preventive messe in atto da anni (biglietto gratis a chi non beve o guiderà la macchina, chiusura a una certa ora dei locali, trasporto pubblico di notte per la discoteca, guidatori scelti per il rientro a casa, e via dicendo) possono dimostrarsi utili per contrastare i pericolosi effetti collaterali provocati dalla cultura dello sballo, ma rappresentano anche dei deleteri palliativi, che legittimano la grave degenerazione culturale esistente, responsabile di tanti funerali, di disabilità permanenti e occupazione di posti nei pronti soccorsi degli ospedali.
Il disegno di legge in esame è deludente perché, mentre da una parte interviene con i cosiddetti rimedi palliativi, dall'altra si rende colpevolmente latitante nell'affrontare alla radice le cause del fenomeno. Appare francamente contraddittorio giungere da un lato ad un terrorismo sanzionatorio sulle stragi e dall'altro vedere un ministro del Governo, il Ministro della salute Livia Turco, che propone l'innalzamento della quantità di cannabis consentita per uso personale.
Signor Ministro, con il dettato degli articoli 11 e 12 si è voluto impedire la guida a coloro che, oltre alla malattia, devono sopportare anche la beffa di non poter più guidare, tutti coloro che hanno malattie croniche, tumorali, che devono fare uso di sostanze psicotrope. Ad esempio, chiunque faccia uso di una delle medicine utilizzate per le encefalee, il fenobarbital, non potrebbe più guidare un'automobile perché le tracce del medicinale gli resterebbero nel sangue per giorni, e lo stesso vale per chi fa uso di medicinali antitumorali, di antidolorifici cosiddetti maggiori. Chi soffre di malattie croniche come la sclerosi multipla, il parkinson, le malattie epilettiche, le malattie cronico-degenerative, le depressioni, con tale disegno di legge non potrebbe più guidare un'automobile, un motociclo perché, se dopo essere stato coattamente ricoverato, come prevede il testo, gli venissero trovate tracce di tali sostanze da parte di una pattuglia di Polizia, si vedrebbe ritirare la patente e in certi casi andrebbe anche in carcere.
Ebbene, non riteniamo ciò assolutamente idoneo e valido perché altre dovevano essere le misure, quelle di carattere preventivo, come aveva iniziato a fare il precedente Governo con il Ministro Lunardi. Bisognava iniziare con l'educazione scolastica e intervenire sulle case costruttrici, affinché progettino automobili chePag. 43possano viaggiare meglio nella nebbia, sulle strade ghiacciate, che aumentino i livelli di sicurezza. Bisogna intervenire sulle strade, bisogna favorire i comuni nell'attività di prevenzione e ringraziarli se installano gli autovelox, non per fare cassa ma perché all'interno dei centri abitati avvengono il maggior numero di incidenti, anche mortali, e soprattutto bisogna guidare a bassa velocità, perché ci sono i ragazzi, la gente che cammina e, quindi, capita non solo l'incidente tra autovetture ma anche l'investimento di pedoni.
Queste situazioni ci portano a dire che doveva essere previsto anche quello che definiamo un trasporto alternativo, cioè un trasporto ferroviario e marittimo potenziato, garantendo la certezza che funzioni e impedendo che quattro persone possano paralizzare un'intera nazione con le loro proteste. È giusta la protesta, ma è altresì giusto il diritto di tutti gli altri di vedere rispettati i loro diritti.
Sulla base delle suddette considerazioni, non possiamo votare a favore di questo disegno di legge, anche perché, qualche settimana fa, il Ministro Bersani ha presentato un provvedimento con cui ha liberalizzato le scuole guida. Quindi, nello stesso tempo, si reprime, si prevede una dura repressione, anche con il carcere, il fermo macchina, e, poi, chiunque può fare scuola guida e chiunque può preparare i nostri giovani a guidare, perché non c'è più un'organizzazione e la garanzia di serietà di insegnamento all'interno dei corsi di preparazione teorici e pratici. Soprattutto l'apprendimento della pratica è importante perché, se non si insegna bene, si impara male e poi ci si comporta di conseguenza.
Con il Ministro Bersani che liberalizza le scuole guida, il Ministro Livia Turco, dall'altra parte, che raddoppia la dose di cannabis consentita per uso personale, e gli altri ministri, mi sembra di poter dire che l'Italia, sotto questo profilo, forse non è più un Paese a vera democrazia ma si sta instaurando una dittatura, diretta a perseguire qualsiasi persona compia un'infrazione.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Barani.

LUCIO BARANI. Mi avvio alla conclusione. La cosa più grave è che a pagare le conseguenze sono coloro che, affetti da malattie, sono costretti a curarsi e se vengono colti con sostanze psicotrope o stupefacenti nel sangue, conseguenti alle loro cure, debbono anche subire la beffa del ritiro della patente e del carcere. Non ci stiamo! Non è così che si presenta un buon Governo e che si amministra. Per questo, voteremo contro il provvedimento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zeller. Ne ha facoltà.

KARL ZELLER. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Südtiroler Volkspartei voterà contro questo provvedimento.
Riconosciamo l'impegno della maggioranza nella riduzione delle sanzioni previste nel testo originario del Governo, in particolare nella soppressione dell'assurda previsione della confisca del veicolo. Tuttavia, l'eccessivo inasprimento delle sanzioni, tuttora previste nel testo all'esame dell'Assemblea per i casi di eccesso di velocità, di guida con il telefonino, di guida in stato di ebbrezza e sotto l'effetto di sostanze stupefacenti, ci allontana da qualsiasi parametro ragionevole previsto negli altri Paesi europei.
Non so se l'Assemblea si rende conto che la normativa limitativa introdotta per i neopatentati impedisce loro addirittura di guidare una Fiat Bravo diesel o una Golf diesel, in quanto il limite dei 60 kilowatt, che corrispondono a 82 cavalli per tonnellata, è talmente riduttivo da non consentire la guida di una normale macchina in possesso delle famiglie italiane.
Non so se abbiamo riflettuto sul fatto che sono poche le famiglie italiane che possono permettersi di avere due macchine, di cui una piccolissima utilitaria.
Nelle nostre zone, il fenomeno della guida in stato di ebbrezza è molto sentito e si è discusso a lungo sugli strumenti piùPag. 44efficaci per combatterlo. A nostro parere, la soluzione migliore si è rivelata l'educazione e l'efficacia dei controlli (che da noi si fanno a tappeto) e la corretta applicazione delle sanzioni, già severe, previste dall'attuale codice della strada.
Per ridurre gli incidenti stradali, infatti, sono sufficienti le sanzioni - come ho detto - già previste oggi: la patente a punti, che si è rivelata molto efficace per combattere tali fenomeni, e anche le sanzioni penali, che vigono già oggi.
La filosofia del provvedimento in esame, quindi, tutta incentrata sull'inasprimento delle sanzioni come unico deterrente alle stragi del sabato sera e ai continui fatti di cronaca, a nostro avviso è del tutto inadeguata a sciogliere un problema, che si risolverebbe con controlli sistematici e con l'applicazione delle sanzioni vigenti.
Per tali motivi, ribadisco il nostro voto contrario sul provvedimento in esame (Applausi del deputato Barani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Beltrandi. Ne ha facoltà.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, signor Ministro, il gruppo della Rosa nel Pugno esprimerà un voto favorevole su questo provvedimento. Siamo giunti a tale decisione sofferta e molto meditata, in primo luogo, in seguito ad un'analisi oggettiva della norma in esame, dopo il lavoro della IX Commissione e dell'Assemblea.
Oggi, infatti, non si può più sostenere che tale provvedimento sia meramente sanzionatorio. Citerò alcuni punti ed esempi concreti, per cui ciò non può più essere sostenuto. In primo luogo, il provvedimento in discussione prevede all'articolo 2, importantissimo, l'introduzione del foglio rosa a 16 anni, sul migliore esempio di altri Paesi. Questo rappresenta un passo avanti importante e decisivo, perché interviene sulla prevenzione, sull'educazione stradale. Sarebbe stato inutile e vano - lo sappiamo - sostenere di aumentare le ore di autoscuola; è più serio, invece, consentire a chi ha sedici anni di iniziare a guidare accompagnato, ovviamente non da solo. Ricordo, d'altra parte, che nella legislazione italiana è possibile prendere un brevetto di volo a 16 anni; quindi non ci dobbiamo stupire, ci siamo adeguati a migliori pratiche che vigono, ad esempio, in Francia. Tale provvedimento è, quindi, molto importante.
Sono altresì importanti gli articoli 20 e 21, che in una prima fase non erano presenti nel provvedimento; sono stati inseriti nel testo giunto in Assemblea. Secondo quanto previsto con l'articolo 20, gli enti politici territoriali locali competenti devono impegnarsi in iniziative di manutenzione e di investimento su quegli aspetti infrastrutturali che rendono molte strade insicure. Lo sappiamo, perché esistono le statistiche, che riportano che, in alcune strade, il tasso di incidentalità è più alto, e che, quindi, è importante intervenire.
L'articolo 21 prevede, poi, che i maggiori introiti derivanti dalle sanzioni sono - e devono essere - destinati tutti a tali interventi infrastrutturali che, secondo il nostro parere, sono la prima causa di incidentalità nel nostro Paese, ancora prima dell'errore umano - che pure esiste - nel determinare tante morti e stragi nel nostro Paese.
Soprattutto, vi è un ordine del giorno, presentato dalla maggioranza, sul quale il Ministro ha assunto ieri degli impegni - rinnovati stamattina - volti a destinare risorse spendibili subito all'aumento dei controlli stradali.
Certo, signor Ministro, anche noi diciamo che cinque milioni di euro sono pochi. Ci vorrà ben di più per evitare che questa estate non si trasformi in un'estate di stragi sulle nostre strade! Tuttavia è un segnale concreto, che il Governo ha voluto dare per dimostrare che non si tratta solo di un intervento meramente sanzionatorio, ma che si voleva anche intervenire sull'assenza dei controlli: tale situazione, infatti, è il vero scandalo del nostro Paese e rappresenta la reale differenza con gli altri Paesi vicini!
Mi soffermo anche sull'articolo 10, che pure non condividiamo e contro la cuiPag. 45approvazione abbiamo votato. Sono state approvate nei giorni scorsi due proposte emendative, presentate dal gruppo di Forza Italia, che hanno reso necessario definire gli standard di effettiva alterazione da sostanze stupefacenti. E in questo senso, stamattina, è stato anche accolto un ordine del giorno dell'onorevole Poretti. Pertanto anche tale problema, da noi segnalato, si è ridotto.
Inoltre, anche rispetto al testo originario del provvedimento presentato in Assemblea, le sanzioni, che prima erano - a nostro giudizio - davvero irragionevoli, sono state ridotte; certo, rimane l'incremento rispetto al passato, ma sono state fortemente ridotte rispetto a quanto deciso prima.
Devo ringraziare molto la Commissione, il presidente relatore e anche il Ministro, per la disponibilità a riscrivere il testo, che inizialmente era composto da dodici articoli e ora ne ha ventinove - trenta con quello relativo all'entrata in vigore -; anche i dodici articoli originari sono stati in gran parte riscritti. Vi è stato un grande lavoro.
Le ragioni della nostra insoddisfazione vertono oggi soprattutto sull'articolo 10. In questo caso, non si confrontano una linea favorevole a tutelare la sicurezza stradale con una linea che, viceversa, sarebbe in qualche modo meno rigorista. Si sono confrontati, anche in Assemblea, due modi diversi di intendere la sicurezza stradale e l'articolo 10 ne è la prova: vi è chi ritiene che, aumentando le sanzioni e soprattutto introducendo, oppure elevando, sanzioni penali, si incrementi la sicurezza, e vi è chi ritiene che non sia così. Ad esempio, sulla guida in stato di alterazione da sostanze stupefacenti o sotto l'effetto di alcol, avremmo ritenuto più efficaci sanzioni amministrative, magari molto alte, perché sono misure che si applicano subito, piuttosto che ingolfare i tribunali con altre fattispecie di reato.
Pertanto, per tutti questi motivi, manteniamo un giudizio critico verso un'impostazione che, nel caso dell'articolo 10, ci è sembrata decisamente proibizionista, con pene e sanzioni che oggi, a nostro avviso, sono ancora eccessive. Tuttavia - come dicevo prima -, abbiamo apprezzato i miglioramenti introdotti e, per tale motivo, annunciamo il nostro voto favorevole.
Tuttavia, vorrei aggiungere una considerazione determinante: il gruppo La Rosa nel Pugno non ha visto proclamati quattro senatori che, in realtà, sono stati eletti e quindi, di fatto, al Senato non siamo rappresentati. Tale provvedimento sarà trasmesso al Senato, dove sicuramente sarà modificato; per tale motivo, quando tornerà alla Camera per la terza lettura - ipotesi che riteniamo assolutamente sicura -, nel caso in cui sull'articolo 10 non vi fosse un ulteriore sforzo di ragionevolezza che tenga conto delle ragioni sollevate non solo da noi, ma anche dai colleghi di Rifondazione Comunista e di altri gruppi, valuteremo senz'altro l'espressione di un'indicazione di voto diversa.
Si tratta, quindi, di un appello che rivolgiamo alla maggioranza e, soprattutto, al Governo affinché aumentino da subito, il più possibile, i controlli sulle strade e affinché siano previsti fondi per quegli interventi senza i quali parlare di sicurezza stradale vuol dire solo varare un provvedimento simbolico, ma privo di effetti duraturi nel tempo (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Soffritti. Ne ha facoltà.

ROBERTO SOFFRITTI. Signor Presidente, signor Ministro, annuncio il voto favorevole del gruppo Comunisti Italiani e vorrei sottolineare un aspetto che, sotto il profilo politico, a mio avviso, è di notevole importanza.
Oggi, in quest'aula, ho assistito ad un episodio mai visto precedentemente, consistente in un riconoscimento nei confronti del Ministro Bianchi, che mi sembra importante e positivo. Ciò rappresenta la testimonianza del metodo seguito nell'iter del disegno di legge in discussione, il quale, originariamente, avrebbe dovuto essere un decreto-legge, molto probabilmente a causa degli incidenti che ripetutamentePag. 46si verificano nel nostro Paese e creano numerosi drammi nelle famiglie e tra i giovani, ed era stato presentato per tali ragioni.
Successivamente è stato assegnato in Commissione, ove si è svolto un lavoro importantissimo. Credo che, originariamente, fosse composto di 12 o 13 articoli, che sono diventati più di 30. La materia è stata approfondita e valutata con una discussione molto ampia, seria e significativa. All'interno di quest'aula, nel corso del dibattito, sono stati formulati giudizi sul provvedimento in discussione. Si è detto che vi è stato un inasprimento delle sanzioni e che sarebbe un provvedimento molto repressivo, da alcuni punti di vista.
Vorrei fa presente che, nel corso della discussione che si è svolta in quest'aula e, soprattutto, nella Commissione di merito, sono state apportate delle modifiche ad un gran numero di articoli del provvedimento in discussione molto importanti e significative.
Ascoltando gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, ho compreso che non tutti sono soddisfatti del risultato conseguito. Tuttavia, ritengo che, grazie alla disponibilità da parte del Ministro e al lavoro del presidente Meta e della Commissione, si possa affermare che è stato ottenuto un risultato molto importante e significativo.
Vorrei richiamare la vostra attenzione su un tema di carattere politico. Ho constatato l'atteggiamento tenuto in quest'aula dal Ministro che, dall'inizio dei lavori, è stato sempre presente, ed ho compreso qualcosa di molto importante e significativo: se vi è la volontà di lavorare all'interno dell'Unione per conseguire il miglior risultato possibile, senza farsi prendere dalla tentazione di imboccare scorciatoie che ci possono portare, di volta in volta, ad ottenere risultati diversi, a mio avviso, il lavoro finale risulta estremamente importante e positivo.
Anche noi ci siamo trovati, in alcune situazioni, ad esprimere voti contrari e diversi da quelli dei colleghi di Rifondazione Comunista e di altri colleghi. Ritengo ciò sia dipeso dal fatto che le metodologie necessarie per conseguire determinati risultati devono essere percorse in maniera più approfondita e praticate con la volontà di raggiungere tali risultati. Se vi è questa volontà, il risultato che si realizza è estremamente importante e positivo, come nel nostro caso.
Vorrei aggiungere che il provvedimento in discussione non avrebbe potuto essere che di tal genere. Inizialmente, si era pensato di adottare un decreto-legge, poiché vi era l'effetto causato dalla mobilitazione all'interno del Paese e dalla stampa.
Inoltre, non ci si sofferma mai su un'altra questione di grande importanza. Ho ascoltato nel corso delle discussioni svolte in Commissione degli esempi relativi a Paesi stranieri, quali Francia e Germania, e alle sanzioni che vengono inflitte in tali Paesi. Vorrei far presente che occorre continuare a seguire tale logica progressivamente all'aumento di tali incidenti, in quanto questi ultimi continueranno ad aumentare. Infatti, l'espansione della motorizzazione privata nel nostro Paese sta diventando un problema di fondo e il tentativo di sostituirla con i sistemi pubblici sta procedendo con una lentezza incredibile.
Io non sono uno di quelli che si appassionano alla modifica del modello di sviluppo tanto per affermare un concetto. Voglio soltanto dire che dovremmo cercare di fare riferimento a tutto ciò che avviene nei Paesi più civili dell'Europa.
In Italia vi sono 16 mila chilometri di rete ferroviaria e circa 5-6 mila chilometri di rete in concessione, in parte gestita dallo Stato e in parte dalle regioni. Questa rete in concessione, che è la struttura portante del sistema regionale di trasporto e che potrebbe, se opportunamente ristrutturata, favorire davvero una riduzione di questo fenomeno, è in uno stato di grande difficoltà e sofferenza. Non so quando - fra qualche giorno, forse domani - si parlerà di quello che è avvenuto in Sardegna; ma, in generale, questa è la situazione.
Nel disegno di legge finanziaria erano previsti 60 milioni di euro per iniziare unPag. 47ammodernamento di questa struttura e siamo stati costretti, tutti assieme, a trasferirli per affrontare altri importanti problemi.
Credo che sia giunto il momento di cominciare a pensare a tutto questo; altrimenti, dobbiamo ricordarci una cosa: possiamo studiare i provvedimenti più intelligenti, possiamo cercare di fare tutto il possibile, ma non ci possiamo dimenticare che negli altri Paesi europei il quantitativo di persone e di merci che viaggia sui treni è notevolmente superiore a quello che si registra in Italia. Le autostrade sono quelle che sono e il numero delle auto sta crescendo ad un ritmo incredibile. Possiamo inasprire le sanzioni, possiamo fare tutto quello che volete, ma state pur certi che sarà difficile raggiungere un risultato significativo, importante e positivo.
Vorrei svolgere un'altra considerazione, sulla base di quel che ho sentito nel corso del dibattito che si è sviluppato: mi riferisco all'azione svolta dai comuni. Mi pare che ci siano degli eccessi nei giudizi espressi nei confronti delle amministrazioni comunali. Ho ascoltato dei giudizi dai quali si ricava la sensazione che l'attività svolta dai servizi di polizia urbana sia qualcosa di diverso rispetto a quella che viene svolta dagli altri apparati dello Stato. È la stessa identica cosa!
In ordine alla circostanza che attraverso l'introduzione di questi sistemi tecnologici, moderni ed avanzati i comuni si procurino delle entrate, vorrei garantire che tutto questo non è stato fatto per conseguire delle entrate, ma perché vi era l'esigenza di intervenire in questo settore.
Anche per quanto riguarda la questione relativa alle ripartizioni territoriali di intervento, le amministrazioni comunali intervengono all'interno del loro territorio, non al di fuori. Tuttavia, l'aspetto che mi preoccupa di più in questi ragionamenti è l'atteggiamento culturale nei confronti del sistema delle autonomie, che sono una parte costituzionale dello Stato. Non sono una cosa diversa da ciò che siamo noi, ma la stessa identica cosa, e sono chiamate a svolgere anch'esse delle funzioni come quelle che svolgiamo noi. Dobbiamo, secondo il mio parere, cercare di temperare questi giudizi.
Consentitemi anche un'altra considerazione. Voglio rivolgere all'onorevole Cancrini - non perché fa parte del mio gruppo - un ringraziamento, perché su tante delle questioni che abbiamo affrontato la sua specializzazione e la sua capacità di approfondimento ci hanno consentito di realizzare delle convergenze politiche che in altre situazioni non ci sarebbero state. In molti casi, ci siamo ritrovati a parlare di questioni che in realtà non eravamo in grado di conoscere e di valutare fino in fondo.
Ci siamo trovati in situazioni in cui il suo intervento di carattere scientifico ha risolto problemi che erano anche di carattere politico. Avevamo preso delle posizioni in Commissione e, in questa sede, colleghi di altri partiti ne hanno assunte altre, ma l'onorevole Cancrini ha portato un contributo di conoscenza che ci ha davvero consentito di raggiungere un risultato estremamente positivo.
Vorrei ricordare, inoltre, l'ordine del giorno che prevede uno stanziamento per potenziare questi servizi e per dare la possibilità a coloro che se ne dovranno occupare di trovarsi in condizioni di fattibilità importanti e positive. Anche questa è una parte importante del provvedimento, che cambia un po' la fisionomia del discorso della repressione. Non c'è soltanto questo, ma c'è anche la possibilità di intervenire.
Per l'insieme di questi elementi e per il risultato conseguito, voglio ringraziare il presidente Meta e il Ministro, e annuncio, come ho dichiarato fin dall'inizio, il voto favorevole del nostro gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rotondo. Ne ha facoltà.

ANTONIO ROTONDO. Signor Presidente, il gruppo della Sinistra Democratica Per il socialismo europeo ha sostenuto durante tutto l'iter parlamentare il disegnoPag. 48di legge in esame, e ha contribuito a migliorarlo anche con specifici interventi emendativi.
Il provvedimento nasce, infatti, con l'intenzione di incidere profondamente sulle disposizioni del codice della strada che maggiormente possono imprimere nuovo vigore al decremento della incidentalità stradale e avvicinare così il consuntivo sulle vittime della strada all'obiettivo prefissato di ridurlo del 50 per cento entro il 2010, secondo l'impegno dell'Unione Europea.
Proprio quest'anno, poi, l'ONU ha voluto richiamare con forza l'attenzione mondiale sulla tragedia rappresentata dalla perdita di vite umane dovute ai sinistri stradali, istituendo la prima settimana per la sicurezza globale sulle strade.
Il testo originario del provvedimento approvato dal Consiglio dei ministri prevedeva un'ampia riforma del sistema sanzionatorio, con taluni inasprimenti delle pene sia pecuniarie che accessorie. In particolare, su tale aspetto si è cercato di dare struttura maggiormente modulare alle sanzioni previste per le diverse violazioni, di rivedere la tabella della decurtazione dei punti anche alla luce dell'esperienza maturata in questi anni di applicazione, di rendere più efficace la lotta alla guida in condizioni di alterazione psicofisica per gli effetti dell'alcol e/o di sostanze stupefacenti.
Particolare attenzione è stata rivolta alla prevenzione dei drammatici sinistri stradali causati dai giovani conducenti neopatentati. In particolare, si è introdotto un limite di 60 kilowatt di potenza specifica per le autovetture che potranno essere guidate nei primi tre anni dal conseguimento della patente. Inoltre, per lo stesso periodo, l'eventuale violazione di norme del codice della strada di particolare gravità o, peggio, la responsabilità di incidenti stradali determinerà l'applicazione della sanzione accessoria della sospensione della patente di guida in misura amplificata.
Un ulteriore punto qualificante del provvedimento riguarda l'inibizione della guida applicata ai conducenti che con il loro comportamento hanno fatto sorgere dei dubbi sul permanere dei requisiti di idoneità. Con l'attuale provvedimento in esame si stabilisce di sottoporre a verifica dei requisiti tutti i conducenti che si siano resi responsabili di un incidente stradale che abbia determinato l'applicazione a loro carico della sanzione accessoria della sospensione della patente per almeno due mesi; nel caso si tratti di un conducente minorenne, invece, ciò si verificherà a fronte di qualsiasi provvedimento di sospensione della patente anche in assenza di incidente stradale. Si ritiene che queste modifiche alla materia, insieme con il divieto di proseguire nell'attività della guida se non si rispettano i limiti del provvedimento, eviteranno che continuino a circolare conducenti potenzialmente pericolosi.
L'intervento della IX Commissione sul testo del disegno di legge ha aggiunto ulteriori ed importanti elementi di modernizzazione della normativa di riferimento. In particolare, l'introduzione nella nostra disciplina dell'istituto della guida accompagnata a sedici anni, come già esiste in diversi altri Paesi dell'Unione Europea. Non si tratta, signor Presidente, cari colleghi, dell'anticipo a sedici anni dell'età per ottenere la patente, ferma restando, appunto, l'età dei diciotto anni, ma di una diversa modalità per conseguirla. Tutto questo dopo essersi sottoposti ad un lungo periodo di apprendistato, durante il quale il giovane sarà costantemente accompagnato da un adulto, preferibilmente genitore, che sia abilitato alla guida da almeno dieci anni. Tutto il percorso didattico sarà vigilato da un'autoscuola, che dovrà occuparsi anche di impartire la prima formazione affinché siano totalmente garantite le condizioni di sicurezza.
Sempre per garantire maggiore sicurezza sono state poi previste ulteriori norme: la determinazione di responsabilità penale per chi conduce autoveicoli o motoveicoli senza essere abilitato a farlo; la riduzione a 80 chilometri orari del limite di velocità sulle strade extraurbane principali per i neopatentati. E ancora: elementi di precisazione sull'attività diPag. 49formazione dei candidati conducenti, onde garantirne un adeguato livello formativo; ancora maggiore responsabilizzazione di tutti i soggetti coinvolti nel trasporto professionale di persone o merci, con particolare riguardo al rispetto della normativa sociale, che è presupposto per la circolazione sicura dei mezzi industriali; promozione della consapevolezza dell'incompatibilità del consumo di bevande alcoliche con la guida in sicurezza dei veicoli; infine, definizione programmatica delle maggiori risorse derivanti dall'aumento delle sanzioni, finalizzata ad interventi migliorativi della sicurezza attiva e passiva.
La Camera, inoltre, in accordo con le altre componenti istituzionali interessate, ha ritenuto opportuno che il previsto provvedimento di delega al Governo per la revisione del codice della strada possa essere valutato secondo il meccanismo della doppia lettura da parte delle Commissioni parlamentari competenti.
La proposta che è giunta all'esame dell'Assemblea è sicuramente innovativa ed ha ben salda la priorità costituita dalla sicurezza. Oggi il tasso italiano di riduzione delle vittime degli incidenti stradali è inferiore a quello medio europeo, e si sta progressivamente contraendo. Si è purtroppo perso troppo tempo, onorevoli colleghi, prima di intervenire su questa materia; oggi si agisce, e lo si fa principalmente sui due versanti più importanti: da una parte quello della prevenzione, poiché una maggiore prevenzione è indispensabile; dall'altra parte quello costituito da una serie di interventi sanzionatori più severi. Credo che da questo mix emerga una buona legge, che renderà più sicura la guida in Italia: questo, d'altronde, è quel che ci chiede l'Europa; questo è quel che ci chiede il nostro senso di responsabilità. È per tali ragioni che preannuncio che il gruppo Sinistra Democratica voterà convintamente a favore del provvedimento al nostro esame (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Comunisti Italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Balducci. Ne ha facoltà.

PAOLA BALDUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, nel preannunciare il voto favorevole dei Verdi sul provvedimento al nostro esame, desidero formulare i ringraziamenti miei e del gruppo dei Verdi al Ministro Bianchi per l'ottimo lavoro che egli ha portato avanti in questi mesi: un lavoro che ci consente oggi di condividere, salvo piccole sfumature, un impianto normativo diretto a migliorare la sicurezza stradale.
Il disegno di legge all'esame rappresenta, infatti, un segnale estremamente importante, come emerge anche solo riflettendo su quello che è avvenuto nel corso dell'ultimo weekend, segnato nuovamente da incidenti stradali in cui hanno perso la vita, ancora una volta, diversi giovani.
L'urgenza di questo intervento legislativo è testimoniata dai fatti. Stragi del sabato sera, stragi del rientro domenicale, morti e feriti, conducenti sotto l'effetto di alcol e stupefacenti: questo il raccapricciante bollettino di un normale weekend di paura sulle nostre strade, di un sabato notte che miete nuove e sempre più giovani vittime, di una domenica insanguinata che non risparmia comitive di turisti e famiglie in vacanza.
Negli anni, si sono susseguiti gli appelli e le campagne informative: in molti casi i controlli sono stati rafforzati, ma tutto ciò non è servito a porre un limite a questo allarmante fenomeno. Se poniamo attenzione alle cifre, ci rendiamo immediatamente conto dell'impressionante numero di morti e feriti che si verificano ogni anno in Italia: secondo uno studio dell'ISTAT, nel solo 2005 si sono verificati oltre 200 mila incidenti, che hanno causato il decesso di 5.426 persone e cagionato lesioni di diversa gravità a 313.727 cittadini; la frequenza più elevata di morti si registra di domenica (circa il 18,7 per cento), mentre il sabato è il giorno con il più alto tasso di feriti dovuti ad incidenti.Pag. 50
Sappiamo che è la notte, di regola, il momento in cui si registra il più alto indice di mortalità sulle strade e che gli incidenti del venerdì e del sabato notte rappresentano la fetta più consistente del totale degli incidenti notturni.
Bisogna poi considerare che il fattore alcol è causa di un elevato numero di sinistri stradali. Si stima, infatti, che una percentuale non piccola degli incidenti che si verificano in Italia sia alcol-correlata o determinata dall'assunzione di sostanze psicotrope.
Se la patente a punti è riuscita ad incidere sui comportamenti degli automobilisti, l'Italia sembra ancora lontana dai parametri fissati dall'Unione europea, che chiede di dimezzare il numero di vittime della strada entro il 2010.
Potremmo dilungarci ancora molto sulle cifre, ma credo che i dati riportati siano sufficienti a dimostrare l'urgenza di un intervento normativo che dovrà aumentare la sicurezza stradale, contribuendo a formare - questo aspetto è molto importante per noi Verdi - una cultura del rispetto delle regole tra i guidatori, soprattutto quelli più giovani senza adeguata esperienza.
È stato dato, ritengo, un segnale forte. Alcune norme penali sono state inasprite e le sanzioni del codice stradale, soprattutto con riguardo ai comportamenti più pericolosi, sono state aumentate. È stata ripristinata, inoltre, la rilevanza penale della guida senza patente e previsto anche l'innalzamento delle sanzioni penali per alcuni delitti contemplati dal codice penale (mi riferisco all'omissione di soccorso, all'omicidio colposo, alle lesioni colpose).
A questo riguardo, tuttavia, va notato come alcune soluzioni possano destare perplessità. Per quanto riguarda l'omissione di soccorso, già in Commissione giustizia segnalammo come l'intervento del legislatore avrebbe dovuto riguardare non l'articolo 593, bensì l'articolo 189 del codice della strada, relativo al comportamento tenuto in caso di incidente.
Ritengo, inoltre, che l'aumento delle pene non sia sempre giustificabile, soprattutto quando si dimostri frutto di una reazione emotiva, quanto sproporzionata, da parte dell'ordinamento a fatti di reato che, pur restando gravi, devono sempre trovare una equilibrata risposta sanzionatoria, pena l'irragionevolezza delle scelte normative.
Deve, inoltre, essere valutata positivamente - questo è un punto molto importante, perché si colloca nella logica della riforma del sistema sanzionatorio del codice penale - la previsione di applicare, in luogo della misura dell'arresto a richiesta di parte, la misura alternativa dell'affidamento in prova per coloro che si rendano responsabili di una delle violazioni previste dagli articoli 116, 186 e 187 del codice della strada.
Sarebbe, peraltro, insufficiente un intervento legislativo calibrato soltanto sul versante delle sanzioni penali e per questo motivo condivido tutte le previsioni normative volte a stimolare comportamenti virtuosi negli utenti della strada.
Credo sia giusto, inoltre, corresponsabilizzare in qualche modo i titolari dei locali dove si svolgono spettacoli o intrattenimenti, e nei quali vengono somministrate bevande alcoliche; può essere utile anche porre un freno alla propaganda pubblicitaria dei veicoli basata sulla velocità, dovendosi rammentare che l'eccesso di velocità, come dimostrato dagli studi statistici, rappresenta una delle cause più comuni di sinistro stradale.
Per tale ragione, convince la scelta di collocare sulle strade nuovi sistemi di controllo, come quelli legati al calcolo della velocità media di percorrenza su determinati tratti, e devono, pertanto, condividersi le nuove sanzioni amministrative necessarie per garantire, più di oggi, il rispetto dei limiti di velocità.
Mi sembrano, infine, rilevanti tutte le norme nuove che riguardano i neopatentati, dalla limitazione di condurre autoveicoli eccessivamente potenti, alle misure che riguardano la sospensione della patente di guida e la revisione della stessa.
Venendo alla parte finale del mio intervento, desidero ringraziare anche le osservazioni di tutti i colleghi, grazie ai quali sono stati apportati, alla Camera,Pag. 51miglioramenti e novità al testo. Faccio riferimento agli esempi già citati dai colleghi che mi hanno preceduto e, in particolare, all'articolo 2 che prevede, in conformità alle direttive dell'Unione europea, la guida accompagnata all'età di sedici anni.
Due norme sono molto interessanti e veramente da condividere: l'articolo 20, che prevede l'obbligo degli enti proprietari e concessionari delle strade e delle autostrade, insieme agli enti locali, di attivarsi per immediati interventi di natura manutentiva, comunque utili a migliorare le condizioni delle strade e delle autostrade; l'articolo 21, che stabilisce un impegno per la destinazione delle somme, poiché, come è stato sancito dall'articolo 21, le maggiori entrate derivanti dall'incremento delle sanzioni amministrative devono essere destinate all'ammodernamento, alla messa in sicurezza delle infrastrutture stradali, nonché al potenziamento dell'illuminazione e quant'altro.
Credo che un testo di legge come quello in esame, che prevede espressamente - non come altri provvedimenti normativi - la destinazione delle somme derivanti dall'incremento delle sanzioni alla tutela della sicurezza stradale, costituisca un enorme passo avanti, di cui questa Camera deve essere fiera.
In conclusione, il provvedimento potrà sicuramente migliorare la sicurezza stradale nel nostro Paese, in modo da ridurre in maniera significativa - come tutti auspichiamo - il numero degli incidenti e di morti sulle strade.
L'ultimo appunto brevissimo, signor Ministro - lei lo ha sostenuto più volte e la ringraziamo per la presenza in aula - è costituito dall'opportunità di arrivare a una riforma del codice della strada. Credo che il provvedimento in esame sia una tappa importante, ma bisogna cominciare a pensare a riforme più ampie, settoriali, per aree tematiche, perché non deve essere sempre l'urgenza a determinare le scelte del legislatore.
Quindi - ripeto quanto detto all'inizio del mio intervento - noi Verdi condividiamo questo disegno di legge governativo e per tali motivi dichiariamo il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Olivieri. Ne ha facoltà.

SERGIO OLIVIERI. Signor Presidente, il gruppo di Rifondazione Comunista voterà a favore del disegno di legge in esame.
Questa scelta non era scontata quando venne presentato il provvedimento. Essa è il risultato del confronto che si è realizzato in Commissione e in aula, che ha consentito di arricchire il testo originario e di introdurvi profonde e positive modifiche.
Il testo originariamente proposto al nostro esame, infatti, a nostro giudizio era segnato da un'eccessiva frettolosità e, soprattutto, dall'illusione che tutto potesse essere risolto con le norme, con provvedimenti amministrativi, con l'inasprimento delle sanzioni e, addirittura, con gli arresti.
Non nego che permanga un certo disagio nell'esprimere il nostro voto favorevole. Esso sostanzialmente è determinato dall'articolo 10, al quale altri precedentemente hanno fatto riferimento, e che - lo dico francamente - non ci sentiamo di condividere nella filosofia e nelle proposte concrete.
Tuttavia, sappiamo ben valutare le significative modifiche che sono state apportate, che sono il risultato anche dell'iniziativa di Rifondazione Comunista in aula e in Commissione. Desidero in proposito, anche io come gli altri colleghi, esprimere un sincero apprezzamento nei confronti del Ministro Bianchi.
Ciò, in primo luogo, per la lezione, non solo di stile, che egli ha voluto dare seguendo personalmente i lavori dall'inizio alla fine e, in secondo luogo, per la disponibilità all'ascolto e al confronto che ha dimostrato, che hanno consentito di costruire un'efficace e positiva sintesi.
Grazie a tale disponibilità, per esempio, si è raggiunta una convergenza sull'articolo 3, la cui lettura credo debba esserePag. 52integrata con i contenuti dell'articolo 19, che riguarda le misure alternative al carcere. Grazie al confronto che si è sviluppato è stato ritirato l'inaccettabile articolo 11, che stabiliva controlli a campione, ed è stato modificato l'articolo 12, nel senso di eliminare i possibili arbitri e di dare certezza alle regole con le quali si devono fare i conti. Come è noto, infatti, l'assenza di regole e l'arbitrio vanno sempre a discapito del più debole e sempre a favore del più forte.
Più in generale, sulla base di tali considerazioni, mi sembra di poter dire che le impostazioni proibizioniste e più smaccatamente autoritarie portate avanti da settori non irrilevanti dallo schieramento politico, abbiano subìto una battuta d'arresto. Si tratta di un dato positivo.
Allo stesso modo, ritengo positivi i contenuti dell'articolo 9, che introduce la responsabilità delle imprese nella durata della guida per i lavoratori dipendenti. Ciò è molto importante e sta molto a cuore a noi di Rifondazione Comunista, che abbiamo fatto della lotta contro la deregulation e della difesa dei diritti dei lavoratori uno dei nostri terreni di impegno principali.
Inoltre, ritengo che debbano essere adeguatamente valorizzate e sottolineate le modifiche all'articolo 20, già ricordate. Forse in maniera non piena, ma comunque facendo un passo in avanti, vengono individuate le responsabilità dei gestori della rete autostradale in materia di sicurezza.
Inoltre, credo che debbano essere adeguatamente valorizzati: l'articolo 21, laddove si dice che le risorse che entrano nelle casse dello Stato, in virtù dell'inasprimento delle sanzioni amministrative, non servono a far cassa, ma a migliorare la sicurezza; l'articolo 24, che impegna il Governo ad un provvedimento organico di modifica del codice che, a nostro giudizio, deve essere una grande occasione per dare luogo ad un ampio confronto politico; e, infine, l'articolo 26, che vieta la pubblicità basata sull'esaltazione della velocità.
Siamo, peraltro, ben consapevoli dell'intrinseco limite insito nel provvedimento in esame. Mi spiego. Al quesito: «come si rende più sicura la circolazione stradale?» penso si possa rispondere innanzitutto e molto semplicemente che la si rende più sicura decongestionando il traffico, cioè riducendo la quantità di auto private in circolazione sulle strade.
Ciò chiama in causa l'esigenza e la necessità di dare corso ad una nuova politica della mobilità delle merci e delle persone. Tale politica deve essere centrata sul rilancio del trasporto pubblico locale (quindi, non sulle scelte di privatizzazione), sul rilancio delle ferrovie (quindi, non sulla liberalizzazione del servizio ferroviario), sul trasferimento di quote di traffico dalla gomma alla rotaia, sulla crescita delle strade del mare, sull'intermodalità, sul superamento della logica delle grandi opere, che bruciano risorse e devastano il territorio, in favore di una nuova politica che metta al centro i bisogni dei pendolari, che proprio in questi giorni hanno fatto sentire quanto grande sia il loro disagio. Questi sono i contenuti essenziali di una nuova politica della mobilità, in grado di contribuire davvero a rendere più sicure le nostre strade.
Su questi temi e argomenti crediamo sia opportuno che nelle prossime settimane si sviluppi il confronto e per tale ragione, pur votando favorevolmente sul provvedimento in esame, riteniamo non esaurito il grande tema della sicurezza stradale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Elpidio. Ne ha facoltà.

DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sul provvedimento in esame il gruppo Popolari-Udeur si appresta a dare un voto convintamente favorevole.
Abbiamo molto a cuore il problema della sicurezza stradale e lo abbiamo dimostrato battendoci sia in Commissione trasporti, sia in quest'aula, per un miglioramento del testo originario. Abbiamo, infatti, presentato numerosi emendamenti, diversi dei quali sono stati accolti, spessoPag. 53- di questo andiamo particolarmente fieri - con un apprezzamento bipartisan, a dimostrazione della bontà delle nostre proposte, che trascendono le divisioni politiche, per andare al cuore del problema.
Abbiamo così ottenuto l'inasprimento delle sanzioni previste per la guida senza patente, nonché l'assoggettamento all'arresto in flagranza del conducente che risulti in stato di ebbrezza, in caso di incidente da cui derivino l'omicidio colposo o le lesioni personali colpose. Attraverso la modifica degli articoli del codice penale relativi all'omicidio colposo, alle lesioni colpose e all'omissione di soccorso abbiamo, inoltre, introdotto un consistente aggravamento delle pene per il caso in cui il fatto sia commesso durante la guida sotto l'influenza dell'alcool o di sostanze stupefacenti.
Ha trovato accoglimento anche la nostra proposta tendente a promuovere la consapevolezza dei rischi di incidentalità stradale in caso di guida in stato di ebbrezza. Si impone, infatti, ai titolari di locali in cui si svolgono forme di intrattenimento, congiuntamente alla somministrazione di bevande alcoliche, di esporre dei cartelli che ne riproducano i sintomi specifici, nonché le quantità delle bevande alcoliche più comuni, che determinano il superamento del tasso alcolemico per la guida in stato di ebbrezza.
È stato altresì approvato un nostro emendamento che vieta la propaganda pubblicitaria basata sulla velocità dei veicoli, con l'obiettivo di focalizzare, invece, l'attenzione di costruttori e acquirenti sulle caratteristiche di affidabilità e di sicurezza.
Considerato, inoltre, che anche molti farmaci possono interferire negativamente sulla guida, abbiamo chiesto e ottenuto che si imponesse alle case farmaceutiche di inserire un simbolo sulle confezioni dei farmaci che producono simili effetti negativi.
Siamo riusciti, inoltre, a migliorare le condizioni di sicurezza dei veicoli estendendo le sanzioni previste per chi circola con un veicolo che presenti alterazione costruttive anche a coloro che circolano con i dispositivi oggetto di controlli tecnici periodici non funzionanti o non efficienti.
Inoltre, al fine di garantire adeguate condizioni di sicurezza per la guida delle cosiddette minicar da parte dei minori, abbiamo ottenuto che, entro sessanta giorni dall'entrata in vigore del provvedimento al nostro esame, il Ministro dei trasporti emani un decreto per disciplinarne i requisiti di sicurezza.
Sempre in tema di maggiore sicurezza, abbiamo altresì raggiunto l'obiettivo che il codice della strada prevedesse l'introduzione di corsi specificatamente destinati alla guida sicura. Inoltre, i contenuti e le modalità di tali corsi saranno definiti con decreto del Ministero dei trasporti.
La rapida carrellata che ho appena svolto credo serva a capire la nostra viva soddisfazione nell'apprestarci ad approvare il provvedimento in esame che, anche grazie al nostro contributo, avvia un processo virtuoso di maggiore consapevolezza e attenzione ai problemi della sicurezza stradale nel nostro Paese, che sappiamo necessitare di ulteriori interventi per trovare una definitiva soluzione, ma che si stanno muovendo finalmente nella giusta via della risoluzione.
Per tutti questi motivi annuncio il voto favorevole del gruppo Popolari-Udeur.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, giungiamo al termine di un lavoro sicuramente importante, condotto prima in Commissione e poi in aula, su uno dei temi più angoscianti e più urgenti che possano essere sottoposti all'attenzione del Parlamento.
Vorrei partire proprio da alcune considerazioni preliminari per spiegare quale sarà la posizione di Alleanza Nazionale rispetto ad un provvedimento legislativo che in parte risponde a emergenze fortemente avvertite, in parte elude alcuni problemi che pure dovrebbero essere affrontati se vogliamo «aggredire» il temaPag. 54della sicurezza stradale introducendo innovazioni, non soltanto sotto il profilo sanzionatorio, ma anche sulla base di una lettura attenta delle problematiche interconnesse alla sicurezza stradale.
Mi rivolgo soprattutto a quei colleghi che, in qualche misura, tentano di inserire valutazioni e analisi di natura prettamente ideologica su un tema che, in nome della sensibilità di ognuno, dovrebbe condurre ad abbandonare qualunque tentazione di affrontarlo con il vizio dell'ideologismo. Quando si parla di vite umane e della necessità di dare risposte concrete per salvare la vita dei concittadini, non ci sono ideologismi che tengano! Bisogna avere il coraggio di mettere da parte, a volte, anche le proprie impostazioni culturali, per affrontare il problema per quello che effettivamente è e per come effettivamente si pone! Noi stiamo parlando di un argomento rispetto al quale i dati, ad avviso di tutti, sono agghiaccianti!
È evidente che i provvedimenti adottati in passato dal Governo Berlusconi hanno avuto una loro positività; infatti, soprattutto introducendo la cosiddetta patente a punti, e grazie anche ad altri provvedimenti che riguardavano la guida in sicurezza, per la prima volta, si sono ottenuti abbattimenti significativi del tasso di incidentalità nel nostro Paese: soprattutto nel primo anno, sotto l'effetto di tali provvedimenti coercitivi e sanzionatori, il tasso di incidentalità si è ridotto del 10 per cento. Pur tuttavia, abbiamo l'onestà intellettuale di affermare che tutto questo non è ancora sufficiente.
Signor Ministro, avrei preferito che si arrivasse ad un provvedimento che in qualche misura affrontasse il tema della sanzione, ma, al contempo, percepisse complessivamente il fenomeno della sicurezza stradale per come esso deve essere affrontato, nella sua complessità; ossia con una filosofia di approccio diverso, che tenesse conto dell'elemento della prevenzione. Al contrario, in questo articolato, manca soprattutto una sottolineatura degli aspetti che riguardano la prevenzione. Ed io capisco, sotto questo profilo, la difficoltà in cui si è trovata la maggioranza, all'indomani dell'approvazione di un provvedimento, come il cosiddetto decreto Bersani, che ha svalutato, e in qualche modo minato, la capacità professionale delle scuole guida - che, invece, deve sempre essere rafforzata - e che, indubbiamente, in nome di una falsa liberalizzazione, ha introdotto elementi distorsivi che non aiutano a cementare maggiormente l'aspetto della sicurezza stradale con il problema della formazione, che è essenziale.
Anche noi abbiamo salutato positivamente l'introduzione della possibilità di avere il foglio rosa a sedici anni e di essere accompagnati da un tutor che rafforzi la qualità di formazione alla guida, perché abbiamo notato come esperimenti simili a livello internazionale, segnatamente in Francia, abbiano automaticamente abbattuto l'incidentalità addirittura dell'80 per cento.
Siamo assolutamente convinti della necessità d'intervenire su tale segmento; così come, signor Ministro, siamo convinti del fatto che bisognerà valutare con grande attenzione il lavoro che sarà svolto dalla commissione d'indagine sulla sicurezza stradale che è stata istituita, anche per comprendere le grandi modifiche sociali che interessano il dato comportamentale dei nostri giovani. Dobbiamo cercare, infatti, di interpretare i cambiamenti, i costumi e i modelli di vita diversi che, volenti o nolenti, indipendentemente da come la si pensi all'interno del Parlamento, determinano nei nostri giovani comportamenti assolutamente diversi.
Dobbiamo fare in modo che il sistema normativo si adegui e, in qualche modo, vada a colpire laddove evidentemente si può intervenire anche con quel sentimento di responsabilità condivisa presente all'interno delle direttive comunitarie. Qui si registra un grande assente, ovvero l'assenza nel dibattito su come deve essere intesa la responsabilità condivisa a tutti i livelli: a livello di responsabili amministrativi e di quei responsabili che sono presenti, in tutta la società, per le competenze specifiche a loro assegnate.Pag. 55
Queste sono le ragioni per cui avremmo preferito un disegno di legge con una filosofia strategica più ampia, capace di «aggredire» anche questi elementi.
Non ci turba affatto, lo vogliamo dire con grande franchezza, che ci sia stata una capacità - anche grazie a un lavoro e a una collaborazione, debbo ammettere, di grande positività del Ministro - di intervenire con elementi sanzionatori, soprattutto laddove l'uso dell'alcol o dello stupefacente crei condizioni di inabilità dal punto di vista psicofisico. Noi che qui cerchiamo, soprattutto dai banchi della sinistra più radicale, di attenuare questo elemento, non ci rendiamo conto che l'Italia è in questo campo agli ultimi posti tra i Paesi europei.
Sono in possesso di dati significativi di oggi, i quali dicono che, ad esempio, mentre siamo in Parlamento a discutere di tale provvedimento (che introduce sanzioni ancora più forti, soprattutto per chi abusa di alcol e stupefacenti), in Germania si discute nel Bundestag su provvedimenti e interventi ancora più pesanti e ancora più restrittivi, che vanno nel senso della tolleranza zero nei confronti di chi fa uso di bevande alcoliche. Lo stesso discorso vale per la Francia. Ad alcune anime pie della sinistra estrema che scattano in piedi in quanto ritengono che noi siamo eccessivamente sanzionatori nei confronti di chi abusa di tali sostanze, ricordo che in Francia, se si abusa di alcol, non solo viene confiscato il veicolo, ma si applica una sanzione di 9 mila euro e, addirittura, la patente viene sospesa per dieci anni! Non è affatto vero, quindi, che con un questo provvedimento ci stiamo ponendo fuori dall'Europa. Siamo, invece, ancora in ritardo rispetto alle scelte operate dagli altri Paesi europei.
Noi non siamo amanti della sanzione, ma dobbiamo renderci conto che quando parliamo di sicurezza stradale dobbiamo tener presente dei dati macroscopici che, in una recente audizione in Commissione, qui alla Camera, sono stati forniti dal presidente dell'ACI, il quale ci ha riferito che il 60 per cento - Beltrandi, non una percentuale minore - degli incidenti sono dovuti a fattori umani, il trenta per cento a fattori ambientali e il dieci per cento alle condizioni del veicolo.
Si pone, quindi, un problema relativo al comportamento, all'educazione alla guida e alle necessarie sanzioni da comminare nei confronti di chi non rispetta le regole. Non rispettare le regole significa, infatti, mettere a repentaglio la propria e anche la vita degli altri!
Vi fornisco un altro dato sfuggito al dibattito odierno e, che pur tuttavia, è di per sé angosciante. Nei tanti interventi svolti in questo lungo iter parlamentare sul provvedimento in esame non abbiamo parlato dei pedoni. I pedoni sono tra i più colpiti; cittadini assolutamente inermi che non possono far nulla nei confronti di chi non rispetta, ad esempio, neanche i passaggi pedonali e non tiene conto neanche della necessità di ridurre la velocità, soprattutto la notte.
Quelli elencati sono tutti dati che debbono far comprendere la necessità di intervenire sul piano sanzionatorio e del controllo...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

SILVANO MOFFA. ... dove evidentemente si ravvisa una carenza assoluta del nostro Paese.
Mi appello al Ministro affinché si proceda non soltanto ad una riforma del codice della strada (magari anche depurandolo di tante disposizioni inutili e asciugandolo moltissimo per rendere le norme più chiare e capaci di incidere in maniera più profonda), ma anche verso l'individuazione di risorse finanziarie adeguate in questo campo.
Non si può, infatti, fare sicurezza se non ci sono investimenti adeguati.
Per tali ragioni, preannunzio che il gruppo di Alleanza Nazionale si asterrà dal voto, perché siamo convinti che alcune modifiche che, su nostra sollecitazione, sono state anche accolte, potranno permettere qualche miglioramento. Signor Ministro, vi è, però, ancora molto da fare.

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pedrini. Ne ha facoltà.

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci apprestiamo a votare il disegno di legge in esame, che sicuramente non riscuote la nostra totale condivisione. Capiamo, però, che era necessario sbrigarsi e cercare, quindi, di approvare un provvedimento che migliorasse la situazione sulle nostre strade, a dir poco disastrosa.
Ringrazio, comunque, il ministro Bianchi per la sensibilità dimostrata in questi ultimi giorni nel tentare di venire incontro a norme ancora più stringenti, che possono permettere di migliorare i livelli di sicurezza nelle strade. Ogni anno, purtroppo, secondo alcune fonti, vi sono circa 8 mila decessi, 170 mila ricoveri ospedalieri, 600 mila prestazioni di pronto soccorso non seguite da ricovero. Il dato assume maggiore rilievo se si considera che il 50 per cento dei decessi per incidente stradale avviene prima del compimento di quarantuno anni di età, mentre il 25 per cento prima del compimento di ventitré anni. Negli ultimi trent'anni sono morti in Italia, per incidente stradale, circa 300 mila persone, un terzo delle quali aveva tra i quindici e i ventinove anni.
Nonostante l'Unione europea e i singoli Stati membri abbiano condiviso un obiettivo importante ed impegnativo - ossia dimezzare, entro il 2010, il numero di vittime della strada - il suo raggiungimento, in base al rapporto della Commissione europea di medio termine sul programma di sicurezza stradale, è ancora lontano.
Faccio riferimento anche alle parole di Kofi Annan, drammatiche rispetto al numero di morti che vi sono nel mondo per incidenti stradali, ricordando che, poche settimane or sono, abbiamo celebrato la settimana della sicurezza stradale. Il disegno di legge in esame, che è il primo, spero sia seguito da altri provvedimenti, nei quali si faccia riferimento con maggiore forza e maggiore insistenza al concetto fondamentale della sicurezza stradale, quello della prevenzione, che deve non solo riguardare l'individuazione di strumenti punitivi, ma anche mettere in atto tutte gli interventi possibili per evitare incidenti.
Ricordo che, ogni anno, le vittime della strada sono 60 mila, 8 mila delle quali, secondo alcune fonti, sono di incidenti mortali, con una spesa che incide ogni anno sul Servizio sanitario nazionale per l'enorme cifra di 35 miliardi. Al di là del dato economico, dobbiamo impedire che vi siano famiglie rovinate e che i nostri giovani trascorrano i restanti anni della loro vita su una sedia a rotelle.
Ciò che manca, signor Ministro - e dovremmo subito formulare una proposta al riguardo - è l'applicazione delle nuove tecnologie al sistema dei trasporti. Oggi i sensori permettono di allertare la macchina quando un'altra passa troppo vicino: tale principio della tecnologia, se fosse applicato già oggi, eliminerebbe un enorme numero di incidenti stradali. Penso al sistema GPRS, al sistema Galileo - al quale l'Italia ha dato la propria adesione con le proprie aziende e con l'impegno, questa volta non secondario, del Governo italiano - che rende possibile, in qualche Paese, la sperimentazione della guida per i ciechi.
Se vi è, quindi, con il sistema GPRS, il sistema Galileo, la possibilità di guida per persone non vedenti, significa che è possibile intervenire con la tecnologia per ridurre il numero degli incidenti.
In Commissione trasporti, oggi, abbiamo affrontato purtroppo il caso dello scontro che ha coinvolto due treni in Sardegna. Se tali strumenti tecnologici, attualmente disponibili, peraltro non costosi, fossero applicati, o fossero stati applicati in quella circostanza, non vi sarebbe stato lo scontro tra le due locomotive, né i morti. Gli stessi principi valgono parimenti anche per il sistema stradale.
Su un altro aspetto occorre intervenire con un impegno costante: il monitoraggio del rispetto delle norme. Una delle principali cause di incidente stradale sono le condizioni dei fondi stradali e la carenzaPag. 57della segnaletica. Troppi enti locali e, soprattutto, alcune province - a questo riguardo, sono in possesso di dati e di ricerche svolte - impiegano le proprie disponibilità finanziarie in spese generali, invece di impegnarle per il rifacimento di tutta la segnaletica stradale.
Solo il 4 per cento della segnaletica nel nostro Paese è a norma, nonostante vi siano disposizioni in materia che ne impongono il rifacimento. Al riguardo, vorrei suddividere la questione in due parti. Da una parte, vi sono gli enti locali, d'altra, gli enti concessionari. Mi riferisco anche a chi gestisce le autostrade privatizzate, che hanno aumentato le tariffe ma non hanno destinato le maggiori risorse ottenute ad interventi di manutenzione e alla segnaletica, con conseguente danno. A breve si avrà anche che le società di assicurazione rifiuteranno di risarcire i danni per incidenti stradali proprio perché la segnaletica non è a norma.
Un altro problema riguarda, come detto, il fondo stradale. I comuni, le province e gli enti concessionari devono procedere con maggiore determinazione sotto questo profilo. Vi sono tutta una serie di investimenti che non vengono effettuati dalle concessionarie. Ho riscontrato un'eccessiva timidezza da parte del Parlamento ad intervenire nei confronti di tali enti concessionari. Mi sarei aspettato, invece, una maggiore durezza e determinazione nel fare rispettare la legge. In alcune autostrade mancano corsie di sicurezza e colonnine SOS che, se non mancano, sono difettose. Vi sono difetti nei sistemi di soccorso, con tutte le conseguenze che possono determinarsi a seguito di un mancato pronto soccorso.
Tornando, quindi, agli enti locali, non posso leggere che su alcuni bilanci di comuni bisogna sperare nell'aumento delle sanzioni amministrative per raggiungere l'equilibrio finanziario. Non è quello lo scopo delle sanzioni amministrative e dell'autovelox, che è, invece, quello di svolgere una funzione pedagogica e di prevenzione degli incidenti.
Signor Ministro, vista la sua sensibilità su questo argomento, la pregherei, se ci può aiutare, anche in considerazione degli interventi rivolti al Ministro della pubblica istruzione, di adoperarsi per fare in modo che l'educazione stradale inizi dai banchi della scuola primaria. L'educazione stradale, inoltre, deve far parte di un capitolo dell'educazione civica; dando in questo senso un'impostazione pedagogica ai nostri bambini fin da piccoli, si può arrivare poi ad ottenere dagli stessi un comportamento innato di rispetto per le vite nostre, delle famiglie e degli altri.
In questo modo, daremo un contributo al recupero del gap che abbiamo rispetto agli altri Paesi dell'Unione Europea. In base a notizie diffuse dai media questa mattina, risulta che gli altri Paesi europei hanno già recepito le direttive impartite dall'Unione Europea in questo campo.
Dobbiamo cercare, per il rispetto di tutti i cittadini e, soprattutto dei nostri giovani, di fare in modo che questa impostazione ci permetta di non essere più, in tema di salvaguardia della vita dei nostri giovani, il fanalino di coda e raggiungere una posizione di prestigio, di rilievo, di primo piano tra i Paesi dell'Unione europea.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, signor Ministro, in primo luogo devo fare un'osservazione. Forse sarebbe stata opportuna, signor Presidente, una diretta televisiva per un dibattito così importante e ovviamente così significativo, anche per bilanciare un'attenzione di carattere generale che in queste ore è rivolta verso il Lingotto di Torino. Certamente lo dico a mio nocumento, perché se vi fosse stata la diretta televisiva non sarei stato io a svolgere la dichiarazione di voto, non avrei avuto questo privilegio e questa opportunità.
Esprimo qualche altra considerazione. Abbiamo seguito questo provvedimento con molta attenzione. Per dire la verità, signor Ministro, non è un provvedimento che ci entusiasma. Nella precedente legislatura,Pag. 58come hanno ricordato moltissimi colleghi, avevamo iniziato, attraverso una serie di interventi e un provvedimento che va sotto il nome di «patente a punti», un processo importante e fondamentale, che al di là delle norme e delle misure introdotte, esprimeva un'esigenza e una cultura, e tentava un'inversione di tendenza in un Paese che certamente si sofferma sull'incidentistica stradale, ma in termini non sofferti, molte volte distratti, valutando soprattutto le statistiche e non i drammi che stanno dietro agli incidenti stradali.
Non v'è dubbio che un provvedimento come questo è un dato, ma non esaustivo, e forse è più diretto a determinare certe situazioni e riassumere alcune misure che non rivolto ad indicare un percorso nuovo, visto che abbiamo più volte tentato di affermare che il tema della sicurezza stradale non riguarda un particolare ministro e ministero: il tema della sicurezza stradale deve riguardare il Governo nel suo complesso.
Ecco perché certamente ho apprezzato la sua presenza, la sua attenzione di questi giorni, signor Ministro, ma vi è una disattenzione generale; e stiamo parlando di un provvedimento che contiene semplicemente delle misure e dà poco spazio alla prevenzione e alla formazione.
Di certo, su questo provvedimento si doveva concentrare l'attenzione del Ministero della pubblica istruzione, degli altri ministeri, ma soprattutto della Presidenza del Consiglio dei ministri: o si opera un riconoscimento dell'urgenza, forte e drammatica - i morti sulle strade -, oppure andiamo avanti con misure che sono forse importanti, ma non ovviamente esaustive.
Voi, con questo provvedimento, avete aggravato le sanzioni (vi sono sanzioni accessorie) e abbiamo anche accettato, compreso e capito molte di queste misure. Ma vi è una domanda di fondo: perché sta perdendo terreno e si sta svuotando il provvedimento sulla patente a punti? Noi l'abbiamo detto in quei giorni, anche nelle aule parlamentari, anche nel Paese: abbiamo sostenuto più volte che non erano sufficienti le misure, se non vi era una consapevolezza nuova, una coscienza nuova, una capacità di recepire culturalmente un percorso che veniva certamente indicato dalle misure contenute nelle norme.
Le norme non sono, di per sé stesse, un dato sufficiente, se non vi è un recepimento, una sensibilizzazione diffusa all'interno del nostro Paese. Ecco perché avevamo chiamato in causa anche la scuola, il volontariato, un diverso modo di agire e di impegnarsi da parte della maggioranza e del Governo.
Pertanto, ritengo che, quando parliamo di provvedimenti sanzionatori, possiamo anche ampliare l'area delle sanzioni, inasprirle, ma il Ministro dell'interno - lo voglio chiamare in causa - non potrà limitarsi ad interessarsi con i suoi funzionari di tali provvedimenti solamente per aggiustare alcuni aspetti. Il Ministro dell'interno deve assumersi le proprie responsabilità, perché il nostro territorio non è assolutamente controllato! Le forze di polizia, la polstrada non sono sufficientemente coordinate. Allora, il rischio è prevedere misure che rimarranno inefficaci perché non c'è il controllo effettivo e reale del territorio.
Quando si parla di sicurezza stradale, signor Presidente, ci sono varie opinioni e lo abbiamo visto anche in Assemblea; ma ciò avviene perché c'è una corsa a salvare le vite umane o perché c'è anche (e fa sempre più impressione vederlo apparire, prendere corpo e diventare forte) un interesse di alcuni ben determinati settori che attraverso le norme, i provvedimenti sulla sicurezza, intendono amplificare e rafforzare le proprie sicurezze, i propri benefici?
Abbiamo visto lo scontro che si è verificato. Parliamoci con estrema chiarezza: quando sulla proposta emendativa dell'onorevole Pedrini avevamo affermato che valeva la pena spendersi per obbligare i concessionari delle strade ad impiegare parte degli introiti, dei loro bilanci, per investire sulla sicurezza delle strade, c'è stata una sollevazione popolare! Lo schieramento della sinistra, fortemente impegnato a favore dei ceti medi, dei ceti piùPag. 59poveri o dei proletari, si è trovato fortemente impegnato e coalizzato a difendere gli interessi del grande capitale, di chi lucra sulle risorse da destinare a favore della sicurezza stradale [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
Ritengo, signor Presidente, che esiste un dato forte sul piano culturale che ci distingue, tant'è vero che sulla questione della droga si è spaccata anche la maggioranza, proprio perché ciò rappresenta un elemento culturale, come hanno detto poco fa gli onorevoli Giovanardi e Casini durante lo svolgimento del question time. Nessuno vuole avere condizionamenti sulla riduzione dell'uso delle droghe e sono state previste sanzioni e misure per coloro che guidano in stato di ebbrezza o che hanno fatto uso di sostanze stupefacenti. È un dato culturale: c'è l'uomo nel suo insieme, e soprattutto una visione della storia, della società e della vita che ci ha contrapposto nella realtà del dibattito.
Signor Presidente, signor Ministro, certamente non esprimiamo un parere contrario sul provvedimento, perché a che cosa servirebbe, se c'è una maggioranza che si schiera compatta a favore? Siamo anche convinti che occorra fare uno sforzo; la nostra - come si dice con una frase fatta - è un'apertura di credito nei confronti del Governo, perché tale provvedimento non rimanga fine a se stesso, non sia un terreno di scontro di interessi e di conflitti che non hanno nulla a che fare con la sicurezza stradale e con la difesa della vita umana.
Noi cerchiamo di rilanciare fortemente tale messaggio, consapevoli che il Paese ci ascolterà, almeno quello che non ha posto la sua attenzione al Lingotto per questa grande «enunciazione» - un termine che ricorda troppo la religione cattolica, per carità di Dio -, per questa grande nomination o investitura. C'è un Parlamento che discute dei drammi delle famiglie, della futura storia del nostro Paese e del nostro mondo. Lo abbiamo fatto anche quando abbiamo voluto introdurre, e concludo, signor Presidente, la guida accompagnata come esempio di formazione. Consentire a 16 anni di guidare con il foglio rosa accompagnati da un tutor significa riconoscere che la formazione è importante, visto che la maggior parte degli incidenti umani avviene per cause riconducibili al guidatore e soprattutto all'uomo.
Per tali motivi, ci asterremo, con la speranza che questo dibattito sia recepito nella sua importanza e sia valutato oggi, domani e negli anni a venire (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Uggè. Ne ha facoltà.

PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, a distanza di due mesi, dopo un'intensa fase di dibattito, finalmente oggi riusciamo a licenziare il provvedimento recante «Disposizioni in materia di circolazione e di sicurezza stradale». Voglio ringraziare tutti i collaboratori della Commissione che hanno prestato la loro opera, il presidente, relatore Meta, i colleghi commissari e il Ministro Bianchi, il quale, partecipando attivamente ai lavori della Commissione, ha dato un contributo significativo alla comprensione e al superamento di certi momenti di difficoltà. Tutti - nessuno credo possa negarlo - hanno cercato, in base ai propri convincimenti, di fornire con serietà il proprio contributo.
Ciò, però, non significa che il nostro giudizio complessivo sia totalmente positivo. Forza Italia intende formulare sul risultato finale del provvedimento delle perplessità e, quindi, annuncio sin d'ora che ci asterremo sul testo che sarà posto in votazione.
Definirei questo il provvedimento del «vorrei ma non posso». Innanzitutto, lo abbiamo già evidenziato, occorre ammettere che il «pacchetto sicurezza» è in ritardo sui tempi: era stato annunciato a gran voce alla fine del mese di marzo come un provvedimento urgente, ma è stato presentato alla Camera come disegnoPag. 60di legge e, solo a distanza di due mesi, questa Camera lo licenzia. Gli italiani si chiedono se sarà approvato per l'inizio dell'esodo estivo.
Ma se la sicurezza è considerato un bene così primario che deve essere garantito a tutti, perché non è stato emanato un provvedimento di urgenza? Le motivazioni emerse nel corso del dibattito hanno chiarito la ragione: il Governo non ha voluto correre il rischio di assumersi la responsabilità di intervenire su un tema così stringente e delicato, perché le condizioni della propria coalizione non lo consentivano. Lo abbiamo visto durante il dibattito. Ora il provvedimento verrà inviato al Senato e, in quella sede, speriamo che il Governo sappia dimostrare che conta più la sicurezza dei cittadini rispetto alle divisioni ideologiche presenti nello schieramento che lo sostiene. Il futuro ci dirà se sarà così e gli italiani lo giudicheranno: non c'è dubbio.
Nel merito, in sede di discussione sulle linee generali, il capogruppo della Commissione trasporti, onorevole Angelo Sanza, aveva elencato una serie di questioni da affrontare e le contraddizioni presenti nel disegno di legge: la sicurezza non si può realizzare solo con l'incremento delle sanzioni, ma bisogna assicurare che le norme siano applicate e rispettate. Per garantire tale finalità, bisogna effettuare i controlli, di cui oggi evidenziate la necessità. Ma, signor Ministro, voi siete al Governo da più di un anno e, il 23 aprile, l'onorevole Viceministro Minniti ci diceva che questi controlli, ad esempio nel settore dei mezzi pesanti, addirittura erano diminuiti di 2 mila unità, il che significa 2 mila controlli in meno: e poi venite a dirci che bisogna effettuare controlli! Fateli e non annunciateli!
Vede, signor Ministro, lei più volte nel corso del dibattito ha assicurato di condividere - e siamo certi che sia così - alcuni emendamenti diretti a favorire una maggiore sicurezza. Ma, successivamente al parere positivo espresso su quegli emendamenti, lei si è limitato ad annunciare una condivisione ideologica e, al massimo, a proporre di trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno.
Con i rinvii, con gli ordini del giorno e con gli impegni verbali non si realizza la sicurezza: occorrono i fatti. Il difetto di questa maggioranza è che non ha avuto la determinazione necessaria, né ha potuto dimostrare di avere il coraggio di sostenere le idee che avevano permeato quel provvedimento. Capisco che bisogna possederle!
E così avete elaborato un provvedimento che oscillava tra norme persecutorie e norme inefficaci. Avete agito prevalentemente sull'incremento delle sanzioni, ma non avete introdotto elementi decisivi per la sicurezza. Nessun potenziamento dei controlli è contenuto nel vostro disegno di legge, nessun incentivo agli agenti preposti ai controlli, nessuna severità su coloro che si pongono alla guida senza essere titolari di patente.
Dopo una prima dimostrazione di severità, avete ripiegato su norme meno incisive, più comode, più consone alla vostra composita maggioranza. Perché? A chi dava fastidio che si colpisse il responsabile che si pone alla guida senza essere in possesso dei necessari titoli di guida? Eppure, non avete voluto, o potuto, confermare l'articolo che prevedeva di sanzionare con l'arresto o con la revoca della patente chi si poneva alla guida di un autoveicolo senza aver conseguito il permesso di condurlo. Questo non significa incrementare la sicurezza!
Sulle normative che colpiscono coloro che fanno uso di stupefacenti, o che abusano di sostanze alcoliche, avete oscillato sulle quantità, sulla modica dose giornaliera, anziché introdurre norme appropriate. Per coloro che si pongono alla guida in stato di ebbrezza con un tasso alcolemico pari allo 0,6 per cento, infatti, avete mantenuto la sanzione dell'arresto, rifiutando di graduare le sanzioni rispetto al tasso alcolemico.
Se la ragione che vi ha indotto su una simile posizione è che volete combattere la guida in stato di ebbrezza, perché non avete avuto il coraggio di applicare laPag. 61regola «o si beve o si guida», come suggeriva l'onorevole Angelo Sanza? Se, invece, volevate mantenere una certa flessibilità, perché non avete accettato la gradualità delle sanzioni, come proposto dall'opposizione? Si doveva scegliere, non «traccheggiare»!
Eppure, l'onorevole Angelo Sanza aveva riferito, nella relazione iniziale sul provvedimento in esame, quali erano i precisi effetti che l'alcol ingenera sui conducenti. Basta un bicchiere di vino per compromettere funzioni rilevanti, come la memoria a breve termine o la coordinazione oculomotoria, in presenza di simboli devianti. Questo è ciò che produce un bicchiere di vino!
Ovviamente, l'effetto di stupefacenti o delle sostanze psicotrope ha la medesima conseguenza, ma anche su questo avete esitato. La vostra impossibilità a decidere vi ha indotto a tornare precipitosamente sui vostri passi e a mantenere un profilo basso, per nulla innovativo; questo, per non scontentare una parte della vostra maggioranza, quella radicale, che, a differenza della parte riformista, ha avuto almeno la coerenza di manifestare il dissenso e di sostenerlo nelle discussioni, giungendo fino a votare contro su alcune proposte emendative.
Avete rifiutato, infatti, che potessero essere previsti controlli a campione sui conducenti dei mezzi pesanti. Abbiamo appena ascoltato l'onorevole Olivieri, che si è attribuito questo merito; evidentemente, all'interno del dibattito nella maggioranza, è una condizione che è stata posta. Eppure, il 23 aprile 2007, quando fummo raggiunti dalla notizia che un rom ubriaco aveva «falciato» quattro ragazzi ad Appignano, in provincia di Ascoli Piceno, la maggioranza dei presenti, allora, fu pronta ad invocare la «tolleranza zero», un concetto ora scomparso. Ma non solo: avete anche rifiutato di estendere ai conducenti di autoveicoli inferiori alle 3,5 tonnellate, adibiti al trasporto professionale, le medesime sanzioni previste per i conducenti che guidano automezzi con portata superiore alle 3,5 tonnellate. I dati, tuttavia, dimostrano che quegli automezzi partecipano a quasi il 25 per cento degli incidenti sulla strada. Per la cronaca, quel rom era alla guida di un automezzo di portata inferiore alle 3,5 tonnellate. Complimenti per la coerenza!
In sostanza, non siete stati in grado di decidere quale atteggiamento assumere ed avete «ondeggiato», perché non prendete come riferimento i dati.
Questa mattina, mettendo la propria firma su un ordine del giorno che non c'entrava nulla, un deputato ha sollevato la questione dell'Autobrennero, perché su quel tratto autostradale ci sono 360 chilometri di divieto di sorpasso per i mezzi pesanti. Ma che senso ha citare dati che non esistono, che non tengono conto del dato di incidentalità, della riduzione che si è registrata su tutta la rete, dimostrando che, invece, il divieto, quello sì, giusto, in alcuni tratti, aveva prodotto un risultato significativo?
Non si fa sicurezza in questo modo, alterando i dati! È stato evidenziato come iniziative scoordinate, assunte dai comuni o dagli enti proprietari delle strade al solo fine di far quadrare i bilanci, oltre che essere profondamente inique e contrastanti con il principio della prevenzione, non sono in linea con le più elementari norme di sicurezza della circolazione...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PAOLO UGGÈ. Concludo, Presidente. Vi abbiamo proposto di intervenire per porre fine a quelle che sono vere e proprie rapine o pedaggi a pagamento; avete avanzato scusanti francamente inaccettabili e deboli, mantenendo in vita un sistema vessatorio, utile solo a fare cassa per gli enti proprietari delle strade. Così non cambierà nulla! Gli italiani continueranno a pagare! Non è, certamente, attraverso il rinvio delle norme vigenti o mediante ordini del giorno che tale problema si affronta e si risolve!
Potrei proseguire con altri esempi, ma voglio evidenziare alcuni aspetti positivi che, invece, sono stati introdotti: ad esempio, la riformulazione delle sanzioni per i conducenti dei mezzi pesanti, sia per laPag. 62velocità che per il superamento dei tempi di guida e di riposo, aggravate da un lato dalla norma che rende impossibile la prosecuzione del viaggio se non dopo aver recuperato...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Uggè.

PAOLO UGGÈ. Vado alla conclusione...

PRESIDENTE. È già oltre il tempo, la pregherei proprio di concludere.

PAOLO UGGÈ. Abbiamo, quindi, introdotto aspetti significativi, tra cui vorrei citarne uno, a mio avviso, estremamente indicativo: mi riferisco alla possibilità, per i giovani, di avviare un periodo di apprendimento, che consenta di iniziare la vita di conducente in condizioni di conoscenza di ciò che avviene quando ci si mette alla guida del veicolo. Tuttavia, per tutte queste ragioni, perché non avete saputo affrontare con la dovuta serietà - né avete potuto e voluto mantenere - gli obiettivi che vi eravate prefissati, ci asterremo sull'intero provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Velo. Ne ha facoltà.

SILVIA VELO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per dichiarare il voto favorevole del gruppo L'Ulivo sul disegno di legge riguardante disposizioni in materia di circolazione e di sicurezza stradale, che è stato a lungo discusso in questi giorni.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 19,10)

SILVIA VELO. Tale provvedimento nasce, su iniziativa del Governo, dall'esigenza improrogabile di mettere in campo misure qualificate, volte a ridurre il tasso di incidentalità sulle strade italiane.
Abbiamo iniziato la discussione il 23 aprile, in occasione della prima settimana mondiale della sicurezza stradale, nella chiara consapevolezza di quanto fosse urgente assumere alcune decisioni immediate e anche nella convinzione che fosse opportuno che il Parlamento desse al Paese un segnale di attenzione nei confronti di un tema così rilevante.
Nella discussione sulle linee generali del provvedimento e in quella sulla mozione sulla sicurezza stradale, è emerso con chiarezza quale sia il livello di emergenza a cui, ormai, si è arrivati. Siamo, purtroppo, uno dei Paesi in Europa che ha il più alto livello di incidentalità sulle proprie strade, con un traguardo - che definisco vergognoso - di quasi 6 mila morti l'anno.
A questo punto di partenza, così negativo per l'Italia, si aggiunge una tendenza preoccupante del tasso di riduzione dell'incidentalità degli ultimi anni, che è andato notevolmente rallentando, annullando l'iniziale - e solo iniziale - effetto positivo prodotto dall'introduzione della patente a punti.
Con questo provvedimento, opportunamente, introduciamo importanti modifiche alla normativa esistente, nell'ottica di una maggiore sicurezza stradale.
Tengo a sottolineare che la IX Commissione (di cui faccio parte), il relatore, il Ministro e il Parlamento hanno condotto questo percorso di discussione attraverso un lavoro intenso e approfondito, dando un notevole contributo al testo, tanto è vero che il provvedimento, che abbiamo discusso e che oggi ci apprestiamo a votare in Assemblea, risulta modificato in maniera consistente e positiva rispetto al testo originario.
Pertanto, in molti hanno contribuito al risultato finale e molti deputati, intervenuti oggi, come ho già detto poc'anzi, hanno migliorato il testo finale. Nel ritenere necessario soffermarmi su alcune delle misure maggiormente significative e qualificanti contenute nell'ambito del provvedimento in discussione, mi preme sottolineare che, talvolta, in un dibattito comunque intenso e qualificato, vi sono stati molti interventi esulanti dal merito,Pag. 63riferiti ad altro, che descrivevano un provvedimento diverso da quello in discussione.
È vero che, nel disegno di legge in esame, sono presenti alcuni inasprimenti delle sanzioni, ma questi ultimi riguardano, soprattutto, i comportamenti maggiormente a rischio per la sicurezza - quali la guida in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di stupefacenti o utilizzando il telefono cellulare o altri apparecchi elettronici - che, statisticamente, si presentano a maggior rischio di incidenti.
D'altra parte, il provvedimento che si sta per porre in votazione, contiene sanzioni di gran lunga più ridotte rispetto al testo originario ma, comunque, in linea e a volte inferiori rispetto a quelle mediamente previste nei paesi europei.
Inoltre, sono previste misure di salvaguardia per i neopatentati, per i quali si circoscrive la possibilità di guidare vetture con potenza elevata, e, altresì, misure di grande rilevanza che si muovono nell'ottica della prevenzione e formazione.
In primo luogo, come da molti già sottolineato, è prevista l'introduzione del foglio rosa all'età di sedici anni, che permetterà ai sedicenni, accompagnati da un tutor e dopo un adeguato percorso formativo, di espletare un periodo di tirocinio simile a quello che si effettua negli altri Paesi europei.
Un ulteriore punto importante del provvedimento, che, in questa sede, ritengo debba essere sottolineato, è rappresentato dall'articolo 21, il quale prevede che le maggiori entrate derivanti dalle sanzioni incrementate tramite il provvedimento in esame, devono essere destinate all'ammodernamento e alla messa in sicurezza delle infrastrutture stradali, nonché al potenziamento dell'illuminazione, al miglioramento della segnaletica stradale e alla realizzazione di campagne di prevenzione. Si tratta di risorse che la maggioranza e il Governo non hanno trovato né nelle casse dello Stato, né in quelle dell'ANAS, né in quelle degli enti proprietari delle strade.
Infine, nel quadro generale, vorrei sottolineare, analogamente a quanto già detto da altri, un ordine del giorno predisposto in maniera unitaria da parte della Commissione trasporti, che impegna il Governo ad adottare, entro il 31 agosto, i decreti di assegnazione dei fondi già stanziati nella legge finanziaria per l'anno 2007 che devono essere destinati, almeno per un terzo, al potenziamento dei controlli stradali e, per un terzo, alle campagne informative rivolte ad incrementare la sicurezza stradale. È stato possibile approvare tale ordine del giorno, con il parere favorevole del Governo, in quanto nell'attuale legge finanziaria, questa volta, sono presenti tali risorse. Nella legge finanziaria precedente tali risorse non erano presenti. È scarso il numero dei controlli, citati da molti, che il Ministero dei trasporti e il Ministero dell'interno hanno ereditato dal precedente Governo.
Pertanto, non comprendo per quale motivo vi siano stati alcuni interventi polemici in merito, perché, nella scorsa legislatura, si è arrivati a 200 mila controlli. Analogamente, lo dico con franchezza, non si comprende la polemica sulle concessioni, che sono state rinnovate dal precedente Governo ai concessionari autostradali, senza sanzioni, mediante un emendamento presentato da parte del Governo alla legge di conversione di un decreto-legge, che non aveva nulla a che vedere con le concessioni stradali. Oggi ci sono degli interventi a favore dei cittadini, ieri c'erano interventi a favore delle concessionarie. Questa è la novità!
A questo punto è bene ricordare anche il lavoro importante svolto dai Ministeri della salute e del lavoro, che stanno predisponendo un apposito provvedimento in materia di accertamenti per chi conduce mezzi pubblici e trasporta persone, per accertare l'assenza di tossicodipendenze. Quindi, anche questo è un provvedimento che si affianca a questo disegno di legge.
Infine, il provvedimento contiene la delega al Governo per la revisione complessiva del codice della strada. Siamo consapevoli che su questo tema occorre un disegno organico e programmato, rivendichiamo il fatto che questa fosse la sede opportuna dove introdurre la delega e,Pag. 64come Commissione, ci impegneremo in questo percorso di revisione del codice della strada.
Concludo auspicando che la grande attenzione che si è creata, anche in Parlamento, nei confronti della prima settimana mondiale per la sicurezza stradale, si mantenga anche nel prossimo futuro, perché l'obiettivo che il nostro Paese ha assunto in sede europea di ridurre del 50 per cento, entro il 2010, il tasso di mortalità sulle strade è un obiettivo ambizioso, su cui non ci possiamo permettere di fallire.
È bene ricordarci che dobbiamo lavorare, un giorno dopo l'altro, un passo dopo l'altro, per raggiungere questo obiettivo, avendo presente che questo significherà avere tremila morti in meno fra i cittadini italiani, spesso giovani, spesso con le famiglie che li aspettano a casa.
Con questo spirito, voteremo a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Correzioni di forma - A.C. 2480-A/R)

MICHELE POMPEO META, Relatore. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE POMPEO META, Relatore. Signor Presidente, ai fini del coordinamento formale delle disposizioni contenute nel disegno di legge A.C. 2480-A/R, il Comitato dei nove propone le seguenti correzioni di forma:
alla rubrica dell'articolo 1, dopo le parole «articoli 75» sono inserite le seguenti: «78, 79» e dopo le parole «per la circolazione» sono inserite le seguenti: «e di modifiche delle caratteristiche costruttive»;
all'articolo 1, comma 2, lettera c), secondo periodo, le parole: «una delle imprese» sono sostituite dalle seguenti: «uno dei soggetti»;
all'articolo 3, comma 1, il contenuto del capoverso della lettera c) è trasposto come periodo aggiuntivo al capoverso 13 della lettera a) del medesimo comma, con conseguente soppressione delle parole: «di cui al comma 13»;
all'articolo 3-bis, le parole: «entro sessanta giorni» sono sostituite dalle seguenti: «entro due mesi»;
all'articolo 4, lettera c), le parole: «ai commi 2 e 2-bis» sono sostituite dalle seguenti: «ai commi 1, 2 e 2-bis»;
all'articolo 4-bis, che viene rinumerato come articolo 6-ter, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) la rubrica è sostituita dalla seguente: «Introduzione dell'articolo 128-bis nel decreto legislativo n. 285 del 1992»;
b) l'alinea è sostituito dal seguente: «Dopo l'articolo 128 del decreto legislativo n. 285 del 1992, è aggiunto il seguente:»;
c) il capoverso «articolo 119-bis» è rinumerato come «128-bis»;
all'articolo 5, comma 4, le parole: «entro novanta giorni» sono sostituite dalle seguenti: «entro tre mesi»;
all'articolo 6-bis, comma 1, lettera d), le parole: «organo verbalizzante» sono sostituite dalle seguenti: «organo di polizia»;
all'articolo 7, comma 1, lettera c), capoverso, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al secondo periodo dopo la parola «limitatore» sono inserite le seguenti: «di velocità di cui all'articolo 179»;
b) le parole: «previste dall'articolo 179, commi 2-bis e 3» sono sostituite dalle seguenti: «previste dai commi 2-bis e 3 del medesimo articolo»;Pag. 65
c) al terzo periodo, sono aggiunte, in fine, le parole: «, ai fini di cui al comma 6-bis del citato articolo 179»;
all'articolo 9, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) il comma 4 è trasposto come lettera e-ter) nel comma 1 dell'articolo 6-bis con conseguente soppressione, alla rubrica, delle parole «nonché modifiche alla tabella annessa all'articolo 126-bis»;
b) al comma 1, capoverso comma 12, primo periodo, dopo le parole: «sanzioni amministrative pecuniarie» sono inserite le seguenti: «provvede al ritiro temporaneo dei documenti di guida»;

all'articolo 12, sono apportate le seguenti modificazioni [Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]:
a) alla rubrica, le parole: «186, 187 e 187-bis» sono sostituite dalle seguenti: «186 e 187»;
b) al comma 1, primo periodo, le parole: «nonché dall'articolo 187-bis del decreto legislativo n. 285 del 1992, introdotto dall'articolo 11 della presente legge» sono soppresse;
c) al comma 1,...

LUCA VOLONTÈ. Presidente, ma per favore! Ma che modifiche sono?

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Ma che è una finanziaria?

MICHELE POMPEO META, Relatore. ...secondo periodo, le parole da «secondo i quali» fino a «portare a» sono sostituite dalle seguenti: «concernenti il rapporto tra l'assunzione di sostanze alcoliche, stupefacenti o psicotrope e l'insorgenza di»;
d) al terzo periodo le parole: «sono individuate» sono sostituite con le seguenti: «sono individuati»;
e) il comma 2 è soppresso;...

ANTONIO LEONE. Ma queste sono correzioni di forma?

TEODORO BUONTEMPO. Ma che modifiche sono?

MICHELE POMPEO META, Relatore. All'articolo 14, comma 4, le parole: «da ultimo» sono soppresse;...

LUCA VOLONTÈ. Questo è un maxiemendamento! Ma vogliamo scherzare?

MICHELE POMPEO META, Relatore. All'articolo 14-bis, alla rubrica, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «, in materia di destinazione dei proventi delle sanzioni amministrative pecuniarie» [Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]...

PRESIDENTE. Scusate, colleghi!

MICHELE POMPEO META, Relatore. All'articolo 19, comma 1, le parole: «dall'articolo 10» sono sostituite dalle seguenti: «dagli articoli 3 e 10»...

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, Chiedo di parlare!

PRESIDENTE. Alla fine dell'esposizione, i deputati che hanno chiesto la parola l'avranno. Prego, presidente.

MICHELE POMPEO META, Relatore. L'articolo 21-bis è trasposto come lettera e)-bis del comma 1 dell'articolo 6-bis;
all'articolo 30, il contenuto del comma 2 è trasposto come comma 1-bis nell'articolo 4 (Proteste dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI).

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 66

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, non voglio fare nessuna polemica. Sono qui da dodici anni, e ci sono colleghi più anziani di me, o meglio più esperti di me (non volevo offendere nessuno): in dodici anni non ho mai sentito - e ribadisco: mai - delle correzioni formali che appaiono a un povero ingenuo come me come un maxiemendamento che introduce parole, cambia lettere. Non è possibile una cosa del genere (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza nazionale)!
Non voglio mettere in discussione questo maxiemendamento. Si voti pure così, però la pregherei (Commenti)... No, io ho espresso la mia opinione, mi scusi. La pregherei che si possa evitare, magari rivolgendo una parola nei confronti del presidente della Commissione, di scambiare la correzione formale con i maxiemendamenti, perché altrimenti non ci capisco più niente!
Non è concepibile proporre una correzione di forma che è completamente modificativa di parole e di lettere e che comporta l'introduzione di capoversi. Non si può lavorare in questo modo! Rimetto a lei la valutazione se non valga la pena, piuttosto, soffermarci a votare questo maxiemendamento a nome della Commissione, perché francamente scambiare le pere con l'acqua fresca non è legittimo neanche per un'Assemblea parlamentare.

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, mi rimetto anche alla sua esperienza di parlamentare. Credo che dobbiamo sospendere i lavori ed esaminare il testo scritto per capire se queste modifiche sono formali o se incidono in qualche maniera sulla sostanza del provvedimento. Tenga conto che abbiamo terminato l'esame degli emendamenti e si è concluso lo svolgimento delle dichiarazioni di voto.
Pregherei, dunque, la Presidenza di far stampare le modifiche proposte e di metterle a disposizione dei parlamentari, anche in tempi brevissimi, affinché i gruppi si possano consultare.
Concludo il mio intervento, signor Presidente, anche come richiamo al Regolamento, sottolineando che credo che non solo noi, ma neanche lei sia in grado in questo momento di dire - non so se lo sono i funzionari - dove si modifica il testo e dove non accade nulla: immagini, dunque, il nostro disagio. Di conseguenza, per non enfatizzare la situazione, mi pare che la soluzione più semplice sia quella di sospendere i lavori, avere un testo scritto, riconvocarci in tempi brevi e dare la possibilità, almeno ad un deputato per gruppo, di dichiarare se ritiene che si tratti di modifiche formali o anche sostanziali.

LUCIO BARANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, lei ovviamente avrà ascoltato la lettura del «maxiemendamento» del relatore Meta: deve, dunque, concederci il tempo necessario per subemendarlo.
Gli aggettivi e i sostantivi adoperati dal relatore per definire l'uniformità del testo, infatti, sono sostanziali: vengono davvero cambiati lo spirito e la filosofia del disegno di legge. La invito pertanto, signor Presidente, a riflettere sulle parole del relatore Meta e a concederci la possibilità di intervenire in merito, poiché il disegno di legge, così come è stato presentato adesso dal relatore, non è quello che è stato discusso, né quello sul quale abbiamo potuto esprimere le nostre dichiarazioni di voto: esso è completamente stravolto.
Ci rivolgiamo, dunque, alla sua sensibilità: lei è Presidente navigato e per la prima volta avrà ascoltato qualcosa che non era mai accaduta non solo nei dodici anni menzionati dal collega, ma credo in venti, trenta o quaranta anni di storia del nostro Parlamento.

Pag. 67

PRESIDENTE. Chiedo scusa: dal momento che mi è parso di cogliere, nel corso degli interventi che si sono fin qui svolti, una sollecitazione che va sostanzialmente nella medesima direzione, né mi è difficile immaginare, senza presunzione, che anche gli interventi successivi possano andare in tale direzione...

ANTONIO LEONE. Lei ci legge nel pensiero, signor Presidente!

PRESIDENTE. ... mi permetterei di avanzare all'Assemblea una proposta, quella cioè di far distribuire il testo e di sospendere i nostri lavori per 15 minuti, affinché i deputati possano prenderne contezza.
Invito, dunque, a provvedere alla distribuzione del testo delle correzioni di forma, che peraltro sono state considerate tali anche dagli uffici, e sospendo la seduta per 15 minuti.

La seduta, sospesa alle 19,30, è ripresa alle 19,50.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta formulata dal relatore in riferimento alle correzioni di forma da apportare al testo del provvedimento a norma dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento.
(È approvata per 212 voti di differenza).

(Coordinamento formale - A.C. 2480-A/R)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2480-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2480-A/R, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi e Popolari-Udeur) (Vedi votazioni).

(Disposizioni in materia di circolazione e di sicurezza stradale) (2480-A/R):

(Presenti 411
Votanti 260
Astenuti 151
Maggioranza 131
Hanno votato
243
Hanno votato
no 17).

Prendo atto che il deputato Di Cagno Abbrescia ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Secondo le intese intercorse, dobbiamo ora passare alla discussione generale del disegno di legge di conversione del decreto-legge relativo all'emergenza rifiuti.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,55).

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, intervengo per ribadire la richiesta del mio gruppo di un'informativa da parte del Ministro dell'economia e delle finanze che rendaPag. 68edotta l'Assemblea, non attraverso gli organi di stampa, come accade purtroppo da qualche mese, sulla reale consistenza delle finanze pubbliche in merito a tanti avvenimenti, tra i quali si notano, come motivo di vanto, le discrepanti affermazioni dello stesso Ministro sul «tesoretto» e quanto sta accadendo nei confronti degli impegni presi in Europa e degli accordi che si stanno facendo, o meno, con i sindacati sul tema delle pensioni.
La richiesta è che il Ministro ci possa portare qualche informazione in più rispetto a quelle che dobbiamo leggere, purtroppo, sui quotidiani nazionali.

PRESIDENTE. Stamattina, onorevole Volontè, la questione è già stata sollevata e il Governo è già stato informato. Peraltro, come lei sa, domani mattina è convocata la Conferenza dei presidenti di gruppo, che è la sede anche per definire un'agenda al riguardo.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, la ringrazio e approfitto delle sue delucidazioni in ordine alla convocazione della Conferenza dei presidenti di gruppo di domani mattina che valuterà, appunto, il calendario. Il mio intervento serviva per associarmi, formalmente, alla richiesta del collega Volonté in ordine ai chiarimenti che dovrebbe venire a fornire il Ministro dell'economia Padoa Schioppa sulla situazione finanziaria del bilancio dello Stato, sul «tesoretto», sulle trattative in corso in tema di pensione e welfare, che in questo momento sono sospese, ma che riprenderanno in serata.
Quindi, formalmente, a nome del gruppo di Forza Italia, mi associo alla richiesta del collega Volonté su questa informativa, auspicando un pronto intervento del Ministro dell'economia affinché ci faccia sapere, non dai giornali, ma dalla sua viva voce, come stanno le cose e come procede l'economia del Paese, quanti sono i soldi dell'extragettito che sono entrati nelle casse dello Stato e come sta procedendo la trattativa sul welfare, sullo scalone e su altri meccanismi che riguardano un sistema importante come quello previdenziale. Su tali questioni credo dovremmo avere, come Parlamento, informazioni non dai giornali, né dalle indiscrezioni, né dai sindacati, ma direttamente dalla viva voce del Ministro. La ringrazio, pertanto, signor Presidente, e formalizzo tale richiesta.

SERGIO D'ELIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, con il collega Mellano ho presentato nella giornata di ieri un'interrogazione al Ministro della giustizia e al Ministro degli affari esteri su un caso di estradizione di un cittadino italiano negli Stati Uniti, nel quale è probabile che si giunga ad una condanna a morte perché è accusato di un triplice omicidio - seppure in concorso con altri complici, i quali sono stati già formalmente incriminati per gli stessi reati - un reato, cioè, definito come reato capitale, il cui processo, dunque, può concludersi con la pena capitale.
La situazione è la seguente, signor Presidente: il Ministro della giustizia ha già firmato il decreto di estradizione, nei confronti del quale sono stati esperiti tutti i ricorsi interni. Recentemente, ieri o l'altro ieri, anche il Consiglio di Stato ha dato ragione al Ministro, a fronte di una decisione del TAR che aveva sospeso il decreto di estradizione, a cui, appunto, il Ministro si è opposto. Inoltre, pende un ricorso presso la Corte di Strasburgo.
Conosco quali siano i tempi ordinari di risposta a interrogazioni di questo tipo, ma poiché l'estradizione rischia di essere imminente, valuti lei, signor Presidente, se il Governo possa rispondere nella forma di una risposta immediata, che può avvenire ad horas a questa interrogazione, oppure di un'informativa al Parlamento. Relativamente ad una materia su cui le Camere si sono pronunciate più volte, sarebbe veramentePag. 69singolare che l'Italia, che propone la moratoria universale delle esecuzioni capitali, si renda in qualche modo complice oggettiva e soggettiva di una sanzione capitale nei confronti di un suo cittadino.
Credo che in tale circostanza il Ministro stia incorrendo in un grave errore di valutazione. Vi è una sentenza sul caso Pietro Venezia - che tutti ricordano - che ha stabilito dei vincoli costituzionali fortissimi contro le estradizioni nei casi in cui si rischia la pena di morte. Credo vi sia un errore che può essere corretto nelle prossime ore e, tuttavia, il Parlamento deve essere informato su ciò che sta accadendo. Quindi la solleciterei, signor Presidente, ad ottenere una risposta immediata oppure un'informativa, in base alla sua valutazione, da parte del Ministro.

PRESIDENTE. Per quanto riguarda questo problema, informeremo immediatamente il Governo.

MAURIZIO LEO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LEO. Signor Presidente, i colleghi Baldelli e Volontè hanno evidenziato le difficoltà che stanno incontrando quasi tutti in materia di finanza pubblica. Vorrei ricordare le enormi difficoltà che stanno affrontando i contribuenti nel pagare le imposte, perché tale materia è affidata, non a leggi, non a provvedimenti normativi, ma a comunicati stampa.
Infatti, sappiamo da comunicati stampa che il termine per il versamento delle imposte da parte delle imprese minori e di tutto il mondo dei soggetti sottoposti agli studi di settore è fissato al 9 luglio, ma di tale termine non vi è traccia in nessun provvedimento normativo.
Ieri il Senato ha approvato una mozione della maggioranza nella quale si stabilisce la revisione delle regole per gli studi di settore e, quindi, gli indici di normalità economica potranno formare oggetto di ulteriore revisione. Ancora non si sa bene quando si dovranno presentare le dichiarazioni, perché, stando a comunicati stampa dell'Agenzia delle entrate, le società di capitale dovrebbero presentare le dichiarazioni entro il 10 settembre, mentre le persone fisiche, le imprese individuali e le società di persone il 25 settembre, ma sulla base del contenuto di una mozione approvata ieri dal Senato tutti i termini sarebbero prorogati al 30 settembre.
Pertanto, ci troviamo in un marasma, in una Babele totale per quanto riguarda gli adempimenti tributari.

PRESIDENTE. Dunque, cosa chiede, onorevole Leo?

MAURIZIO LEO. Chiedo che il Governo venga immediatamente a riferire sui termini di versamento delle imposte e di presentazione delle dichiarazioni, tenendo conto del fatto che il termine indicato dalla legge è già scaduto e che con un comunicato stampa si è appreso che esso è differito al 9 luglio. Pertanto i contribuenti, se oggi non pagano le imposte, non hanno alcuna certezza di assolvere correttamente i loro obblighi tributari. Perciò il Governo deve immediatamente intervenire.

PRESIDENTE. Informeremo immediatamente il Governo delle sue sollecitazioni.

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, da più parti, recentemente anche da parte dell'Unione europea, il nostro Paese è stato sollecitato a sanare una deficienza che presenta la nostra legislazione, cioè l'assenza del garante dell'infanzia.
Abbiamo ricevuto recentemente quattro sollecitazioni da parte dell'ONU (in particolare, dal settore che si interessa di tali problemi) e, ultimamente, da parte della Comunità europea. Mi rendo conto che la Presidenza della Camera non può mettere all'ordine del giorno dei provvedimenti,Pag. 70tuttavia la invito, signor Presidente, a sollecitare il Governo, a nome della Camera, perché è indecente e fa sentire a disagio il fatto che, con quello che offrono le cronache, non si portino in Assemblea le proposte di legge per l'istituzione del garante per l'infanzia. Lo ripeto: ne esiste anche una proposta da me da circa dieci anni.
Non si tratta di una proposta di legge come tante, poiché recepisce anche una risoluzione votata dalla Camera nella passata legislatura affinché, al più presto, venisse istituito il garante per l'infanzia. I ministri competenti, appena eletti, ne hanno riconosciuto l'urgenza.
Invito pertanto il Presidente della Camera a sollecitare il Governo a riferire quali siano le sue intenzioni e a sollecitare tale istanza nel corso della Conferenza dei presidenti di gruppo in modo tale che, nella legittimità di tale organo, si possa giungere ad una deliberazione.
Ritengo, tuttavia, che il Presidente della Camera, su sollecitazione di un parlamentare, non trattandosi di un'iniziativa personale, in quanto esiste già una risoluzione votata dalla Camera ed organi europei e internazionali ci invitano a far fronte a tale inadempienza, possa farsi parte attiva affinché gli organi preposti decidano che il tema venga discusso in Assemblea. Poi ognuno deciderà come vorrà.

PRESIDENTE. La Presidenza informerà il Governo anche delle sue sollecitazioni.

Discussione del disegno di legge: S. 1566 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 11 maggio 2007, n. 61, recante interventi straordinari per superare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e per garantire l'esercizio dei propri poteri agli enti ordinariamente competenti (Approvato dal Senato) (A.C. 2826) (ore 20,03).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 11 maggio 2007, n. 61, recante interventi straordinari per superare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e per garantire l'esercizio dei propri poteri agli enti ordinariamente competenti.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 2826)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare di Forza Italia ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che l'VIII Commissione (Ambiente) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, deputato Margiotta, ha facoltà di svolgere la relazione.

SALVATORE MARGIOTTA, Relatore. Signor Presidente, onorevoli deputati, inizio la trattazione della mia relazione dai motivi della decretazione d'urgenza. Gli stessi sono di tutta evidenza dalle immagini televisive che quotidianamente vediamo, ma voglio fornire qualche dato per rendere edotto il Parlamento della complessità della situazione.
Il 31 maggio 2007, in sede di audizione presso la XIII Commissione del Senato, i rappresentanti del Commissariato hanno fornito i seguenti dati: esistono attualmente 250 mila tonnellate di rifiuti accumulate presso i sette impianti ex CDR, 380 mila tonnellate presso i siti di stoccaggio provvisorio, 300 mila tonnellate ancora per strada. Vi è un totale, dunque, di 950 mila tonnellate che a quella data risultavano non smaltite e necessitanti di un sito ove essere conferite.
La situazione è di evidente complessità. L'emergenza, peraltro, è stata prorogata al 31 dicembre con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 25 gennaio 2007.Pag. 71
Il cuore del decreto è, a mio parere, l'articolo 1, che individua esattamente i siti da adibire a discarica. Voglio anche aggiungere che è di oggi la notizia secondo la quale la Commissione europea ha avviato un procedimento di infrazione proprio in relazione all'emergenza rifiuti in Campania. La Commissione ritiene che l'Italia sia venuta meno agli obblighi della direttiva perché non ha creato una rete di impianti di smaltimento idonea ad assicurare un elevato livello di protezione dell'ambiente e della salute umana in Campania. Ciò costituisce un ulteriore motivo di emergenza.
Voglio anche immediatamente esprimere un giudizio politico. La situazione è negativa e nuoce fortemente all'immagine del Paese, del Mezzogiorno, della Campania. Inoltre, ne determina negativi influssi sul turismo e sull'economia. Sarebbe però un errore se questa discussione divenisse un processo, se fosse indirizzata a maramaldeggiare. Questa discussione deve essere invece votata all'immediata conversione di un decreto-legge, la cui urgenza è, appunto, di tutta evidenza.
Trovo, peraltro, condivisibile l'impostazione ed i giudizi contenuti nella relazione territoriale sulla Campania, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti il 13 giugno 2007, pochi giorni fa, peraltro con una grande convergenza delle forze politiche di maggioranza e di opposizione. In essa, si evidenzia come intraprendere un percorso mirato al graduale ritorno alla normalità sia un dovere indifferibile, per Governo, regioni, province e comuni, oltre che per il commissario delegato. A tal fine, nella relazione si esprime la necessità di non alterare la sequenza operativa delineata dal decreto-legge 11 maggio 2007, n. 61, il cui disegno di legge di conversione è stato già modificato e migliorato al Senato.
È necessario dare assoluta priorità all'individuazione delle discariche; avviare contemporaneamente il commissioning del termovalorizzatore di Acerra; avviare la realizzazione di impianti basati su soluzioni tecnologiche anche diverse dalla termovalorizzazione; programmare la manutenzione straordinaria e, più in generale, il revamping dei sette impianti per la produzione del CDR (come dirò, uno dei problemi seri che ci sono in Campania è proprio connesso alla scarsa qualità del prodotto che tali impianti forniscono, anche se realizzati in tempi recenti).
In tale contesto, bisogna inserire e sviluppare la raccolta differenziata. È degno di attenzione il documento presentato, in sede di audizione, il 31 maggio 2007, presso la 13a Commissione del Senato, dai rappresentanti del commissariato. Vi si dice, infatti - oltre a fare un primo bilancio sull'attività già svolta nei sei mesi dall'entrata in vigore del precedente decreto-legge - che il problema più importante, cui il decreto-legge in esame cerca di rimediare, è quello, leggo testualmente, «della individuazione dei siti atti a raccogliere più volumetrie possibili di rifiuti che a causa della mancata raccolta differenziata e di un mal funzionamento degli impianti di CDR non possono essere avviati alla termovalorizzazione, ma debbono necessariamente essere stoccati in discarica». Questo è il tema più delicato.
Purtroppo, in Campania ancora oggi il sistema delle discariche, invece che essere un elemento accessorio e tra i meno importanti, così come stabilito dalla legge Ronchi, continua, viceversa, ad essere, nella sostanza, il pilastro del sistema. Peraltro, le cronache degli ultimi mesi hanno mostrato quanto difficile sia realizzare una discarica in Campania, anche a causa di posizioni non sempre univoche all'interno della maggioranza e, purtroppo, qualche volta all'interno dello stesso Governo.
Ma perché in Campania siamo ancora a questo punto, al tredicesimo anno di emergenza rifiuti? Il piano integrato della regione Campania per i rifiuti solidi urbani prevedeva due termovalorizzatori e una serie di impianti di selezione per la produzione del CDR. Di questi, ve ne sono sette, ma producono CDR non a norma. Il CDR prodotto non può essere utilizzato dai due termovalorizzatori esistenti i quali, peraltro, non sono ancora pienamente funzionanti, anzi quello di Santa Maria LaPag. 72Fossa, secondo i dati forniti dallo stesso commissario delegato, necessita di almeno due anni e mezzo per poter entrare in funzione. È ancora in atto, infatti, la procedura VIA, anche se contemporaneamente si è dato inizio ai lavori sulle opere civili.
L'impianto di Acerra, che pure avrà integrale completamento entro il 26 novembre 2007, dovrà essere poi affidato in gestione e, pertanto, passerà ancora qualche mese. Inoltre, vi è necessità, lo diremo più innanzi, di lavorare su impianti di selezione e di incrementare la raccolta differenziata.
Rapidamente, ricordo che il 6 dicembre 2006 abbiamo convertito in legge il decreto-legge 9 ottobre 2006, n. 263, con un provvedimento di cui io stesso, ancora una volta, sono stato relatore. I punti salienti di tale provvedimento erano e sono, perché molti di essi rimangono in vigore, i seguenti: la coincidenza del commissario con il capo del dipartimento della protezione civile, non oltre il 31 dicembre 2007; l'individuazione di tre subcommissari e di una commissione di cinque esperti (vedremo che il nuovo decreto-legge abolisce gli uni e gli altri); la riduzione dell'organico della struttura commissariale (grazie al lavoro di Bertolaso, i dipendenti sono passati da 101 a 70 unità); la ridefinizione delle condizioni per l'affidamento del servizio di smaltimento e, soprattutto, l'aggiornamento del piano regionale di gestione dei rifiuti da parte del commissario che, in base alla normativa richiamata, doveva avvenire d'intesa con la regione Campania e con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentiti i comuni e le province (vedremo che il decreto-legge in esame novella tale punto, all'articolo 9).
Inoltre, si affidava al commissario il compito di individuare, in via di somma urgenza, soluzioni ottimali per lo smaltimento dei rifiuti e delle balle di rifiuti trattati (le cosiddette ecoballe), anche in cave dismesse; si individuava nel 50 per cento l'obiettivo da raggiungere sotto il profilo della raccolta differenziata e si stabiliva la necessità di un accordo di programma tra commissario e Conai per raggiungere il 60 per cento della raccolta di imballaggi; si prevedeva, infine, l'utilizzo e la messa in sicurezza di alcune discariche.
Veniamo adesso al contenuto del decreto-legge in esame, che consta di dieci articoli.
Come ho già affermato, il comma 1 dell'articolo 1 rappresenta il pilastro del provvedimento. In tale disposizione vengono individuati i seguenti siti da destinare a discarica per rifiuti solidi urbani ed anche speciali non pericolosi, fino alla fine dello stato di emergenza. Tali siti sono ubicati a Serre, in provincia di Salerno - precisamente, in relazione alla discarica di Macchia Soprana, e non più a quella di Valle della Masseria, che invece era stata individuata dal commissario Bertolaso come la migliore delle soluzioni possibili -, a Savignano Irpino, in provincia di Avellino, a Terzigno, in provincia di Napoli, a Sant'Arcangelo Trimonti, in provincia di Benevento. Non compare la quinta provincia, quella di Caserta, in quanto dotata di discarica in località Lo Uttaro.
Il testo, così come modificato al Senato, prevede che l'attivazione di tale discariche debba avvenire anche in deroga a specifiche disposizioni vigenti in materia ambientale, paesaggistico-territoriale, di pianificazione per la difesa del suolo, nonché igienico-sanitaria, nel rispetto dei principi fondamentali in materia di tutela della salute e dell'ambiente e salvo l'obbligo per il commissario delegato di assicurare le misure occorrenti alla tutela della salute e dell'ambiente.
Al comma 2 dell'articolo 1 viene limitato l'utilizzo del sito di Serre fino all'individuazione di un nuovo sito idoneo da parte del presidente della provincia di Salerno. A tal proposito, ritengo opportuno leggere testualmente alcune osservazioni del commissario delegato che, in seguito ad una propria istruttoria, aveva ritenuto idoneo il sito in località Valle della Masseria, nel comune di Serre, per 700 mila tonnellate. Tuttavia, tale scelta è stata osteggiata dallo stesso Ministro dell'ambientePag. 73e della tutela del territorio e del mare e ulteriori polemiche ed opposizione sono state sollevate dalle autorità locali; il che ha reso necessario individuare nuovi siti e, dunque, emanare il decreto-legge in esame.
Al comma 3 viene individuato l'uso finale del sito di Terzigno per il solo recapito della cosiddetta FOS, ossia la frazione organica stabilizzata, ed esclusivamente ai fini di composizione morfologica del sito medesimo.
L'articolo 2, sostanzialmente modificato dal Senato, novella l'articolo 3, comma 2, del decreto-legge n. 263 del 2006, in materia di affidamento del servizio di smaltimento. In particolare, vi si legge che il commissario individua, anche mediante affidamenti diretti in deroga alla normativa vigente, le soluzioni ottimali per lo smaltimento dei rifiuti e per lo smaltimento delle balle prodotte a decorrere dal 15 dicembre 2005. Si prevede che ciò possa eventualmente avvenire, anche mediante requisizioni di impianti, cave dismesse e discariche, anche se sottoposte a provvedimenti di sequestro da parte dell'autorità giudiziaria.
Questo profilo di problematicità è stato analizzato dalle Commissioni competenti, in particolar modo dalla Commissione giustizia che, comunque, ha espresso - come vedremo - parere favorevole.
Al comma 1-bis dell'articolo 2 si prevede che, nel caso in cui le discariche situate in Campania siano allocate in prossimità di centri abitati ricadenti in altre regioni, il commissario adotti ogni provvedimento, sentiti i presidenti delle regioni confinanti. Al comma 2 si innalzano da quindici a trenta le unità provenienti da Carabinieri, Guardia di finanza e Corpo forestale dello Stato, utilizzabili dal commissario delegato per ovvi motivi, anche in relazione ad attività di presidio dei siti da destinare a discarica.
All'articolo 3, comma 1, viene vietata la localizzazione di ulteriori siti di smaltimento finale di rifiuti nel territorio dell'area Flegrea, in particolar modo nei comuni di Giugliano, Villaricca, Qualiano e Quarto, nonché nelle aree protette e nei siti di bonifica di interesse nazionale. Al comma 1-bis - e ciò è molto importante - si precisa che decorso il termine di venti giorni dall'attivazione, ovvero dall'inizio del conferimento nel sito di Difesa Grande, nel territorio di Ariano Irpinio, il sito è definitivamente chiuso e nel territorio comunale non possono essere localizzati altri siti. I venti giorni scadranno tra poco e se nel frattempo non si attivassero le altre discariche previste all'articolo 1, e dunque se nel frattempo non approvassimo rapidamente tale decreto-legge, si potrebbe avere un aggravamento notevole della situazione di complessità.
All'articolo 4, comma 1, si stabilisce che per la raccolta differenziata i comuni debbano avvalersi in via esclusiva dei consorzi di bacino costituiti ai sensi della legge della regione Campania n. 10 del 1993. Si ritiene, infatti, che uno dei motivi del fallimento in Campania di tale raccolta differenziata sia stato il mancato utilizzo di tali consorzi di bacino che, peraltro, assorbono e pagano 2.200 unità di lavoratori, molto spesso assolutamente inutilizzati. Il commissario ha anche precisato che nel frattempo i vertici di tali consorzi godono di spese di gestione e fringe benefit degne delle più ricche holding industriali del nostro Paese (sono parole del commissario delegato); cinque di questi consorzi sono stati commissariati. Inoltre, capita che i comuni, che aderiscono ai consorzi, paghino i consorzi e contemporaneamente, però, paghino anche soggetti terzi per la raccolta differenziata: quindi pagano due volte senza ottenere risultato.
Si ritiene, allora, che il commissario possa proporre alla regione l'accorpamento del consorzio, ovvero il loro scioglimento, qualora essi non adottino, entro 90 giorni dalla sua adozione, le misure previste da una specifica ordinanza commissariale volta ad ottenere l'incremento della raccolta differenziata con l'obiettivo minimo di cui ai commi 1108 e 1109 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007, i quali - ricordo rapidamente - prevedono che in ogni ATO si giunga ad un 40 per cento di raccolta differenziata entro il termine del 2007; ad un 50 perPag. 74cento entro la fine del 2009; ad un 60 per cento entro la fine del 2011, mentre dopo tale data si prevede di potersi muovere verso percentuali ancora più elevate, come d'altra parte avviene in molte parti del Paese, addirittura fino alla prospettiva «rifiuti zero».
I consorzi predispongono piani economico-finanziari che il commissario dovrà approvare, che devono contenere tutti gli elementi indispensabili ai fini dei costi, dei ricavi e degli investimenti, anche con riferimento ai riflessi tariffari sulle utenze.
All'articolo 5 si precisano i compiti attribuiti ai prefetti. All'articolo 6, come dicevo, vengono nominati, quali subcommissari, i presidenti delle province a titolo gratuito, cosicché, al comma 2, vengono abrogate le previsioni del precedente decreto-legge in relazione ai tre subcommissari e anche in relazione alla commissione di esperti. Il comma 3 - ciò lo ritengo molto importante - prevede la possibilità di revoca dello stato emergenziale anche in solo ambito provinciale, attraverso successivi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del commissario delegato. Si fotografa, quindi, una situazione in Campania non omogenea sul territorio, ma a macchie di leopardo. Si ritiene, inoltre, che, ove alcune province, prima delle altre, possano uscire dall'emergenza, sia giusto che esse possano farlo indipendentemente da quello che accade nella restante parte del territorio regionale.
L'articolo 7 impone che la Tarsu (tassa di smaltimento dei rifiuti solidi urbani) e la TIA (tariffa di igiene ambientale) coprano completamente i costi del ciclo integrato dei rifiuti e si afferma che i comuni, ove non stabilissero ciò, possono essere soggetti persino a scioglimento del consiglio comunale.
L'articolo 8 prevede l'invarianza della spesa, con un leggero appesantimento, perché prevede che addirittura il Ministro dell'economia e delle finanze debba bimestralmente rispondere alle Camere sul monitoraggio che effettua sulla medesima spesa.
L'articolo 9 novella l'articolo 3, comma 1-ter, del decreto-legge 9 ottobre 2006, n. 263. L'opposizione discuterà molto sull'argomento, che effettivamente è un elemento delicato: si prevede, infatti, che il commissario adotti, entro novanta giorni, il piano per la realizzazione del ciclo integrato dei rifiuti, d'intesa con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentiti la consulta regionale e il commissario per la bonifica. Sparisce, rispetto alla precedente legge, l'intesa con la regione Campania, mentre rimane l'intesa con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. La regione Campania, naturalmente, sarà sentita, perché è parte della consulta regionale.
Entro novanta giorni - anche questo è un aspetto fondamentale - il commissario delegato deve individuare siti idonei per la realizzazione di impianti di compostaggio - che costituiscono un altro anello fondamentale della catena del ciclo dei rifiuti - ed assicura la messa a norma di almeno uno degli impianti esistenti: i sette che esistono non producono, purtroppo, CDR utilizzabile.
L'articolo 10 prevede l'entrata in vigore del decreto-legge.
Concludo, citando e rappresentando i pareri che sono stati chiamati ad esprimere le altre Commissioni sul testo del provvedimento: la I (Affari costituzionali), la IV (Difesa), la VI (Finanze), l'XI (Lavoro), la XII (Affari sociali) e la XIV (Unione europea) hanno espresso parere favorevole, mentre la II (Giustizia), la X (Attività produttive) e la Commissione parlamentare per le questioni regionali hanno espresso parere favorevole con osservazioni.
Rilevo, altresì, che il Comitato per la legislazione ha espresso un parere articolato, nel quale tuttavia non sono state formulate specifiche richieste di modifica del testo. Faccio, infine, presente che la V Commissione (Bilancio) non ha ancora espresso il parere e lo esprimerà domani mattina, direttamente per l'esame in Assemblea.

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PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Cosenza. Ne ha facoltà.

GIULIA COSENZA. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Cosenza, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO. Signor Presidente, colleghe e colleghi, il provvedimento in esame appare francamente incostituzionale, superfluo, inutile, incapace di produrre risultato, sbagliato, dannoso, kafkiano e farraginoso nella sua articolazione: esso non produce il risultato auspicato.
Si tratta di un caso opposto rispetto al repetita iuvant. Già il decreto-legge del 9 ottobre 2006, n. 263, presentava le stesse caratteristiche: lo sostenemmo con veemenza in Assemblea e precisammo le ragioni per le quali quel decreto-legge non avrebbe avuto alcuna efficacia. Ahimè, quel decreto-legge non ha prodotto alcun risultato: in buona sostanza, ad oltre sei mesi dall'emanazione, esso risulta inattuato, inattuabile ed impraticabile e costituisce, addirittura, un perverso strumento di freno rispetto all'azione del commissario straordinario.
Il tema centrale che ponemmo allora, e che ancora oggi poniamo, sembra una questione marginale e semantica, ma in realtà è una questione centrale e politica, che rappresenta in modo icastico e plastico il perché questa presunta maggioranza di centrosinistra non può governare il nostro Paese.
Questa maggioranza, infatti, ha posizioni diverse al proprio interno, distinte, antitetiche e tanto distanti da essere impraticabili sul piano dell'esercizio di un'azione o di un'iniziativa. Il risultato è l'impasse permanente, di cui siete responsabili e colpevoli, perché sapete bene che non siete nella condizione di decidere nulla rispetto a qualsivoglia argomento. Oggi parliamo di rifiuti. Pur sapendo ciò, vi continuate a dilettare in un esercizio dannoso e per alcuni aspetti infame, trattandosi di una materia che attiene direttamente alla salute dei cittadini di un'importante regione, tutto politico, infrapolitico, da teatrino, fatto di salamelecchi e incomprensioni interne alla vostra presunta maggioranza.
Vi dicemmo che in una situazione emergenziale è necessario che sia soltanto uno a decidere. Insomma, come nelle vere emergenze, nei cataclismi, nei sismi, come al fronte, occorre che vi sia una catena di comando ben chiara e definita, con un unico decisore.
Vi dicemmo allora che il nuovo istituto che avevate creato - devo dire che la fantasia non vi è mai mancata -, un istituto straordinario e anomalo, la triarchia, in base al quale per ogni scelta del «povero» Bertolaso era necessaria la concertazione del Ministro dell'ambiente e del presidente della regione (due soggetti, peraltro casualmente campani, che in qualche modo sono di fatto i responsabili dell'emergenza che oggi si va a governare), non consentiva di raggiungere la condivisione auspicata, con la quale è evidente che non vi sarebbe stata l'emergenza.
L'emergenza è figlia di quella assenza di condivisione. Oggi non mi ascolterete ascrivere una responsabilità in modo aspecifico ai presidenti della regione: la presidenza Rastrelli è abbondantemente prescritta, da un paio d'anni. E non mi ascolterete indicare il presidente Bassolino quale responsabile di quella emergenza.
Le responsabilità, infatti, stanno venendo fuori e sono evidenti. La vera responsabilità è di questa maggioranza di governo ed è connessa al fatto che da più di un anno vi ostinate a ritenere chePag. 76quella emergenza può essere governata con strumenti assolutamente improponibili e, di fatto, essi stessi causa dell'emergenza. L'emergenza degli ultimi anni deriva dai vostri provvedimenti incauti, incapaci di produrre risultati, inutili, improduttivi, che mettono il «povero» Bertolaso nella condizione di dover ricercare una concertazione.
Accade, quindi, quello che ben sapete è accaduto di volta in volta: dimissioni, il teatrino tipico della politica, dell'«italietta», dimissioni annunciate e poi ritirate, braccio di ferro tra il Ministro e il «povero» Bertolaso per rendere una discarica più o meno capiente o per trasferirla di qualche metro. Come dire: tutte vicende che nulla hanno a che vedere con l'emergenza.
Se siamo in condizioni di emergenza - come ho ascoltato dalle accorte parole del relatore - con centinaia, centinaia e centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti maleodoranti sparsi per le strade della città di Napoli e della Campania, che fanno straordinaria mostra di sé, soprattutto sui quotidiani internazionali, se quella è l'emergenza a cui facciamo riferimento, il «balletto» della politica, i veti incrociati, le spartizioni a cui abbiamo dovuto assistere col precedente decreto sono inutili.
Vi ricordate? Vi suggerimmo di mettere i presidenti di provincia a fare i subcommissari: ci siete arrivati con dieci mesi di ritardo! Pensate che questi dieci mesi non siano costati al Paese? Non c'entra in questo il presidente Bassolino: siete voi i responsabili di questa incapacità!
Siete voi che, per dieci mesi, avete consentito che giungessero a Napoli vari subcommissari, dai nomi addirittura stranieri, se non settentrionali (peraltro alcuni anche «inciampati» in importanti vicende giudiziarie). Siete voi che avete consentito di costituire altre commissioni e altri consulenti. Siete voi che avete impostato un provvedimento credendo che si potesse gestire una catena di comando con i rifiuti per strada, affidando a chi aveva già fallito quella responsabilità, anzi peggio: affidando a chi aveva già fallito una sorta di «catena di Sant'Antonio», per cui affinché fosse presa una decisione dovevano decidere tutti, e tutti allo stesso modo; e puntualmente non si è deciso o, quando si è deciso, lo si è fatto male, e quando si è deciso, e deciso male, si è trattato sempre di una decisione frutto di trattative oscure.
Questo è l'elemento centrale di quel provvedimento, che tentammo di farvi capire che era sbagliato; ed oggi, a distanza di dieci mesi, senza chiedere perdono all'Italia, perdono per questa maggioranza di governo, perdono per il pasticcio combinato dieci mesi fa, il Governo si presenta con un altro provvedimento e cambia la triarchia in diarchia.
Oggi le scelte strategiche non dovrebbero essere appannaggio del presidente della regione, del direttore Bertolaso e di Pecoraro Scanio ma, secondo il vostro provvedimento, dovrebbero essere il frutto di una condivisione tra il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il direttore Bertolaso, come se versassimo in condizioni di ordinarietà, come se nulla fosse accaduto su Serre, come se nulla fosse accaduto su Terzigno: facendo, come sempre, finta di niente.
È grave ciò che state combinando, perché lo state realizzando mentre i cittadini di Napoli sono sommersi dai rifiuti; i cittadini della provincia di Napoli sono sommersi dai rifiuti e voi «cincischiate» ancora in ragionamenti politici tutti interni, con una sorta di manuale Cencelli dei rifiuti, per tentare di sistemare ora questa, ora quella coda della vostra improvvida maggioranza!
Mi sarei aspettato un sussulto di orgoglio, un sussulto d'amore per quella terra. E me lo sarei aspettato anche alla luce delle notizie che vengono dalla procura - col sequestro, per 750 milioni di euro, di risorse Impregilo e con la interdizione per un anno alla stessa Impregilo -, notizie che disegnano un futuro ancora più buio per quella gestione. Se questo sussulto, in aula, si fosse verificato, magari partendo dal lavoro in Commissione si sarebbe potuto cominciare ad abbozzare un percorso comune, rendendo questa Assemblea e la Commissione capaci di produrre risultatiPag. 77condivisi su alcune piccole questioni, che rappresentano però il nodo vero, la soluzione di questa emergenza.
La prima questione riguarda la necessità di individuare con certezza chi comanda e chi decide. Questi dovrà, sì, avere il senso e la responsabilità della condivisione, della partecipazione, della collaborazione, ma bisogna essere certi che alla fine, in una vicenda tanto delicata, ci sia comunque uno che decida, mentre qui non si sa chi prende le decisioni. Una volta a palazzo Chigi, notte tempo, ci si incontra per mediazioni oscure sulla scelta dei subcommissari; altre volte ci si incontra in prefettura o a palazzo Santa Lucia a Napoli; non avvengono mai cose chiare, abbiamo sempre rappresentazioni di una politica che allontana sempre di più i cittadini.
Tutto ciò non ha nulla a che vedere con la «storia» che la politica non decide: non è vero! La vostra errata politica ha deciso; avete assunto una decisione dieci mesi fa, vi siete assunti l'onere di una decisione senza la condivisione di una parte importante del Parlamento, della metà degli italiani. Siete andati avanti, avete voluto fare da soli e avete commesso pasticci: quella è la politica colpevole che ha sbagliato! Oggi, vi ripresentate come nulla fosse - evito di parlare del passato, parlo delle vostre responsabilità del recentissimo passato - ad affermare che tutto sommato è stato varato un provvedimento normativo che non ha prodotto grandi effetti, e ne presentate un altro, di dubbia costituzionalità, con un po' di pasticci e con tante incertezze.
L'altro elemento che sollevammo già dieci mesi or sono riguardava le risorse. Affermammo che non era condivisibile il concetto di invarianza della spesa, espressione coniata allora che definirei singolare. Andate a dire ai cittadini campani queste cose quando pagano la TARSU: l'invarianza della vostra spesa significa «varianza» della spesa per le tasche del cittadino campano, che sarà posto in una condizione unica, cioè si troverà costretto a pagare la TARSU più alta d'Italia, d'Europa e forse del mondo, a cospetto di un servizio sul quale non offro un aggettivo. Tutto ciò avviene perché voi pretendete l'invarianza della spesa.
Mi sarei aspettato, anche per l'apprezzamento che c'è stato in Assemblea e in altre sedi della relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti votata il 13 giugno scorso, che ci si avviasse a considerare una parte importante di tale relazione, allorché afferma con chiarezza che c'è un'altra emergenza, quella della tassazione locale. Bisogna intervenire presto su quel fronte per evitare che i comuni vengano sommersi, vengano piegati da tale incapacità finanziaria!
Vi pare normale che la norma preveda che è possibile ridurre la tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani fino al 40 per cento, quando non si ha la corresponsione di un servizio, e che poi pensate per decreto di aumentare la TARSU più alta d'Italia rispetto ad un servizio che non c'è e che non si intravede?
Per quanto attiene ai costi, sarei curioso di comprendere, signor Presidente, rappresentante del Governo e onorevoli colleghi, quanto costa oggi lo smaltimento, il trattamento dei rifiuti in Campania. E vorrei non credere ai dati che troppo spesso circolano e che addirittura indicherebbero che il costo dello smaltimento attuale, nel passaggio negli impianti presunti di CDR, nel passaggio e nel trasporto alle piazzole di stoccaggio - simpatica l'espressione «provvisorio» -, nell'eventuale trattamento successivo o addirittura nell'additivazione o nell'incenerimento, arriverebbe, attraverso tutti questi passaggi, a superare le 200 euro a tonnellata, mentre trasferire questi rifiuti in Germania - non sto invocando questa soluzione, ma sto esprimendo un giudizio di paragone - costa appena 160 euro a tonnellata. Delle due l'una: o c'è qualcosa che non funziona oggi e bisogna metterci mano, o è singolare la condizione che i cittadini campani devono pagare per le inefficienze, per le cattive gestioni, per le incapacità gestionali che voi ponete in essere.
Il Commissario Bertolaso ha detto con chiarezza di viaggiare alla giornata, diPag. 78navigare a vista, e che la politica - immagino si riferisse alla maggioranza di questo Parlamento - non gli consente di mettere in campo con poteri reali l'esercizio di un suo piano. Cosa deve dirvi di più? Vi ha detto che gli legate le mani, da una parte gli dite di andare e dall'altra parte lo frenate, che le manfrine interne alla politica bloccano la capacità di risolvere la questione.
La relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti ha preso in considerazione l'ingorgo istituzionale: l'ingorgo è esattamente questo pasticcio che si è combinato, per cui non si sa mai chi debba decidere. Nonostante vi sia un commissario, quest'ultimo deve sentire, deve ascoltare, deve condividere, deve partecipare, quasi fosse un consesso pubblico, non in ragione di una condizione talmente emergenziale da risultare addirittura pericolosa per la salute umana.
Ma i punti di criticità sono tanti: manca in questo provvedimento un riferimento, dico uno solo, all'accordo quadro di programma, proprio quello promosso dalla relazione della Commissione parlamentare di inchiesta. Chiedetevi per quale ragione quella relazione è stata votata dal centrodestra e non da tutto il centrosinistra: il fatto è che, in quel momento, sono emerse tutte le contraddizioni politiche che fingete di non fare emergere in quest'Assemblea. Nascondendo qui quelle posizioni, di fatto, imbrigliate il «povero» Bertolaso rendendolo incapace di operare per il bene delle popolazioni campane.
Vi pare normale agire in Campania con tre commissari che hanno evidentemente azioni contermini e, addirittura, le une collegate alle altre e che il centro decisionale non sia posto nelle mani di un solo soggetto? Quando si va su un territorio a proporre, ad esempio, un impianto, c'è la necessità di attivare una procedura di bonifica e bisogna chiedere il permesso: avete addirittura scritto in questo decreto che bisogna chiedere il permesso per concordare con l'altro commissario l'opportunità, la possibilità di mettere in campo una bonifica.
Vi chiediamo un atto di resipiscenza. Pensateci: serve un solo commissario che gestisca le bonifiche, il sistema dei rifiuti, il sistema delle acque, tre vicende collegate, intimamente connesse. Poi, nel provvedimento fate riferimento ai consorzi, credendo che questi funzionino, o, peggio, che funzionino da quando li avete commissariati.
I lavoratori continuano a non lavorare e non è più una vicenda di sei anni fa, parlo dell'ultimo anno: chi è responsabile della mancanza di un piano industriale che faccia lavorare chi è pagato per farlo? Guardate, ve lo ripeterò fino alla noia: non c'entra più il presidente della regione Campania.
I responsabili siete voi, che avete posto delle norme funzionali a lasciare tutto com'era! Inoltre, ponete con grande enfasi l'accento sul ruolo che può esser dato alle province. Certo, è cosa intelligente coinvolgere le province. Ve l'avevamo detto dieci mesi fa, ci siete arrivati con qualche ritardo; è delle persone intelligenti cambiar pensiero!
Sapete bene, tuttavia, che l'ipotesi che state formulando confligge direttamente e stride in modo assoluto con la legge regionale, approvata dal consiglio regionale della Campania due mesi fa, in cui le province diventano delle «orfanelle», una sorta di ranger dell'ambiente.
Ritenete, giustamente, che le province debbano assumere un ruolo strategico importante. Dal 1o gennaio 2008 attiverete una procedura in base alla quale le province si vedranno spogliate di ogni responsabilità e tutto ricadrà sulla regione, per la programmazione, e sull'Autorità di ambito territoriale ottimale (ATO), il nuovo istituto che diventa, di fatto, soltanto un sistema per gestire grandi appalti in modo centralizzato.
Vi chiedevamo di iniziare a pensare non solo alle responsabilità provinciali; non solo a coinvolgere le province, ma anche le grandi città; mi riferisco a Napoli, a Salerno, a Caserta, ai capoluoghi di provincia. Perché non pensare a Napoli come un ambito, per far sì che sia il sindaco di Napoli (che non è un sindacoPag. 79del centrodestra, ma del centrosinistra) a dover gestire e governare questo fenomeno su scala cittadina per convincere quella amministrazione che, forse, è giunto il momento di fare un piano dei rifiuti per una città di un milione di abitanti, che produce un terzo dei rifiuti della Campania? È giunto, forse, il momento di fare un piano dal punto di vista organizzativo, strutturale, e anche dal punto di vista impiantistico? Niente di tutto questo.
Esiste un fenomeno più grave, che riguarda il traffico illecito di rifiuti, soprattutto speciali, che proviene dal nord. Vi abbiamo chiesto di prevedere una norma che consenta di costruire una task force di contrasto permanente a tale flusso, che ogni notte «ammorba» quei territori. Nemmeno ciò è stato fatto.
Vi abbiamo chiesto di fare chiarezza sul piano gestionale. A partire da domani mattina è in dubbio che la Fibe possa continuare a gestire quegli impianti, a costruire il termovalorizzatore di Acerra.
Forse questa era l'occasione per riflettere e sollecitare il Commissario Bertolaso a partire subito per una grande gara di livello europeo. Voglio escludere che, con le procedure di somma urgenza, si stia pensando a qualche affidamento ad amici, ad amici degli amici, ad imprese nazionali, pronte a sbarcare a Napoli per fare affari.
Il provvedimento in discussione verrà approvato con i soliti «mugugni» dei parlamentari del centrosinistra. So bene cosa pensate di tale provvedimento. Tuttavia, so bene che «l'ordine di scuderia» vi indurrà a «turarvi il naso» e ad approvare tale provvedimento, che confligge con i territori. I cittadini della Campania sanno che, laddove questo provvedimento non fosse approvato, non accadrebbe nulla di strano.
Da quarantacinque giorni questo provvedimento è già legge, è già valido, eppure nulla è stato fatto, in quest'arco di tempo, per utilizzare le norme contenute in tale decreto-legge. Nulla è stato fatto perché il Commissario Bertolaso sa bene che questo provvedimento non serve a nulla, che semmai frena, blocca, imbriglia, genera condizioni di empasse, serve a mondare le coscienze più o meno ambientaliste, ma non offre nessuna soluzione concreta.
Vi abbiamo chiesto, per quanto riguarda la raccolta differenziata, di fare sul serio, ma ci vuole troppo? Ci vuole troppo per fare un'ordinanza - non una legge! -, un'ordinanza, magari del Presidente del Consiglio, che indichi con chiarezza come separare il secco dall'umido in ogni casa dei cittadini campani? Ci vuole tanto a scegliere le strade della concretezza? Ci vuole tanto per indicare, nella separazione del secco dall'umido, una delle soluzioni che possono contribuire significativamente alla risoluzione di questo problema? Perché non si fa? Non si fa per coprire altre inefficienze! Non si fa perché si stanno aspettando, probabilmente, altre inefficienze che determineranno ulteriori appalti, questa volta non a danno dello Stato nazionale, ma dei poveri cittadini campani, i quali si troveranno nella singolare situazione di dover pagare di tasca propria le inefficienze del Governo nazionale e del Commissario, costretto a non poter governare alcun fenomeno perché imbrigliato!
Ma è possibile che non vi venga in mente di pensare che esistono cento comuni che fanno la raccolta differenziata in quella regione e non sono aiutati per niente? Non sono aiutati nemmeno con linee guida, che avrebbero potuto perlomeno indicare formule omogenee tra i vari comuni su come fare la raccolta differenziata e rendere più facile il lavoro anche degli impianti di selezione! Nulla di tutto questo...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PAOLO RUSSO. Concludo, Presidente. È tutto lasciato alla fantasia, alla passione e alla vivacità dei territori! Il fallimento dell'istituto commissariale è tutto qui: nell'azione messa in campo, in modo proditorio, dalla maggioranza di Governo per rendere fragile, di fatto, un commissario importante come il dottor Bertolaso, imbavagliando la sua azione e frenando ogni sua iniziativa.
Per tale ragione chiediamo a tutti colleghi, soprattutto a quelli che meglio conosconoPag. 80la vicenda, una riflessione affinché si possa trovare in questa Assemblea...

PRESIDENTE. Grazie...

PAOLO RUSSO. Permettete, Presidente... Chiediamo una riflessione affinché si possa trovare il margine per emendare, ove sia possibile, su piccole vicende e per rendere questo provvedimento se non dannoso, perlomeno non straordinariamente fallace nei confronti dei poveri cittadini campani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, questa sera stiamo iniziando la discussione di un disegno di legge di conversione di un decreto-legge in materia di interventi straordinari per superare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e per consentire l'esercizio dei propri poteri agli enti ordinariamente competenti: in altre parole, stiamo approntando una legge per cercare di garantire tali poteri. Si tratta di una sfida che riguarda tutti noi, anche se, certamente, non è nostra la responsabilità del fallimento.
Il fallimento proviene da lontano. Ormai, da oltre 13 anni, si versa in uno stato di emergenza. Non credo si possa attribuire alle aule del Parlamento la situazione di grave crisi che attraversa la Campania in tale settore.
È vero quanto detto dal relatore, e cioè che la situazione di grave crisi in Campania ormai è stata diffusa dai media di tutto il mondo e fornisce un'immagine estremamente negativa soprattutto della città di Napoli, ma anche delle altre città e del territorio caro della nostra bella regione Campania.
È necessario fare di tutto per superare tale situazione di emergenza. Il Parlamento ha già approvato un provvedimento che non ha dato i frutti sperati, ma ha fatto compiere alcuni passi in avanti. Oggi, ci troviamo nella necessità di intervenire nuovamente perché quando si cerca di superare uno stato di crisi di tale portata mediante una legge, se quest'ultima non riesce a svolgere il ruolo prefisso, letteralmente scritto nel testo del provvedimento, evidentemente ciò avviene in quanto vi sono delle resistenze, interne ed esterne alla regione Campania, che hanno impedito che i contenuti di tale provvedimento si potessero realizzare.
È chiaro che vi è una resistenza, non al nuovo, ma al ritorno alla normale amministrazione. Si tratta di ciò, in quanto se, come è vero, tredici anni di emergenza rappresentano un'anomalia, è anche vero che essa è diventata un'abitudine per alcuni, i quali, evidentemente si trovano bene con l'emergenza, che è diventata la normalità.
Scaricare sugli altri le proprie responsabilità è un esercizio che, in Italia, si effettua sempre. Dobbiamo assumerci delle responsabilità. Con il decreto-legge in discussione, il Governo e la maggioranza si sono assunti tali responsabilità. Tuttavia, occorre verificare se le indicazioni contenute nel predetto provvedimento possano risolvere il problema oppure vadano corrette. Il Senato ha svolto un primo lavoro. Ritengo che il provvedimento sia stato migliorato in alcuni punti, mentre in altri, forse è peggiorato.
Certamente, il testo del decreto-legge è migliorato nella parte in cui attribuisce responsabilità alle province - come in relazione alla nomina a sub-commissari dei presidenti di provincia - nel suggerire che i consorzi possano essere ridotti su proposta del commissario, nella semplificazione e riduzione del personale effettuata, citata dal relatore, nonché nella prescrizione, di carattere perentorio, per cui, qualora l'ente non realizzi quanto dovuto, viene commissariato e sostituito dall'ente di livello superiore. Vi sono tali miglioramenti.
Tuttavia, al Senato, sono state inserite ulteriori modifiche che probabilmente complicano l'azione del Commissario. Vorrei mettere in evidenza ciò, in quanto néPag. 81il Governo, né il Ministro dell'ambiente Pecoraro Scanio, hanno voluto e previsto in sede di Consiglio dei ministri l'intesa per realizzare tale stralcio di piano regionale sui rifiuti, previsto nel decreto-legge, che è volto a cercare di superare l'emergenza. Non è il piano previsto dalla legge ordinaria. È un piano che doveva essere prodotto rapidamente dal commissario, senza alcuna intesa con il Ministero dell'ambiente e con il presidente della regione, ma solo dando ascolto alla consulta, in cui il presidente della regione è presente, senza obbligo di intesa o di concerto.
Il Senato ha inserito tale previsione e noi siamo certamente rispettosi; però, questa Camera può anche, a mio avviso, tentare il cambiamento, soprattutto rispetto a quelle parti che in qualche modo complicano il lavoro del Commissario.
Infatti, è chiaro che l'intesa con il Ministero non è un'intesa con il Ministro, ma con una struttura che ha i suoi tempi, che sono ordinari, mentre abbiamo bisogno di tempi straordinari, straordinariamente ridotti. Ci sono ancora migliaia di tonnellate di rifiuti che giacciono per le strade delle città e dei paesi della Campania.
Quindi, probabilmente, sta qui il cambiamento in negativo, visto che si tratta di un'emergenza. Comunque, tutti gli enti, a partire dal Ministero dell'ambiente, dalla regione Campania, dalle province e dallo stesso commissario, anche se l'impianto del provvedimento dovesse restare immutato, devono impegnarsi a risolvere i problemi rapidissimamente.
Non c'era certamente bisogno di un decreto-legge per individuare i siti delle discariche: sarebbero stati sufficienti una legge regionale, un intervento locale, un accordo con i comuni. Eppure, è stato necessario intervenire a livello di Governo e di Parlamento, perché non si trovava una soluzione, perché c'erano delle difficoltà nella stessa Campania.
Per questo motivo, noi ed il Governo oggi svolgiamo un ruolo di supplenza: infatti, individuare i siti delle discariche non era compito né del Governo né nostro, bensì un compito ordinario della regione. Se questa non vi è riuscita, se recentemente ha approvato una legge regionale sui rifiuti che ha inserito delle innovazioni, anche positive, insieme ad altre che personalmente non riesco a condividere, bisogna altresì dire che in quella legge non c'è stata questa scelta, che pure noi siamo costretti a fare.
Detto questo, noi non siamo la causa del fallimento e della crisi nella Campania, ma cerchiamo in tutti i modi di poterla risolvere. Anch'io faccio riferimento al lavoro svolto dalla Commissione bicamerale e credo che questa, nelle conclusioni, dia un'indicazione utile per uscire dall'emergenza. Infatti, è vero che è importante rimuovere i rifiuti dalle strade della Campania, ma è anche vero che la situazione non cambierà se non si trovano le soluzioni per il medio o lungo termine, se non si attua un piano stralcio che permetta di uscire dalla straordinarietà, e se tale intervento non si accompagna a provvedimenti che, certamente, non sono a costo zero.
Vi è, infatti, la necessità di utilizzare somme straordinarie, che possono provenire anche dai fondi strutturali, che nei sei mesi che ormai rimangono e nel prossimo anno si possono impiegare per realizzare un atterraggio morbido dalla straordinarietà all'ordinarietà nel campo della gestione dei rifiuti. Ciò per arrivare rapidamente, nel giro di un anno, un anno e mezzo, al ciclo integrato dei rifiuti, come previsto dalle normative comunitarie. Come ricordava giustamente il relatore, è stata aperta, per la situazione campana, una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia. Si tratta di un ciclo integrato dei rifiuti che certamente deve andare nella direzione di un approccio che possa fondarsi sia sulla raccolta differenziata, sia sulla separazione del secco dall'umido, sia sulla termovalorizzazione, sia sull'ammendante organico, sia sulla discarica, ma soltanto per i residui di lavorazione.
Ma è giusto anche che vi sia un controllo attraverso organismi di controllo e di monitoraggio (cosa mai fatta in passato), basati sulle nuove tecnologie e sullePag. 82capacità professionali e scientifico-tecnologiche esistenti in Campania (perché tale regione è ricca di queste capacità, nei suoi uomini, nelle sue università e nei suoi centri di ricerca), per aiutare la Campania a uscire da questa situazione. È giusto semplificare, come fa il decreto-legge, decongestionare le istituzioni e razionalizzare le competenze in modo che si possa rapidamente sapere chi fa che cosa.
È logico altresì andare nella direzione di un'efficace prevenzione delle infiltrazioni della criminalità organizzata. Più si razionalizza la raccolta, più si esce dalla caotica situazione attuale e più si può controllare il percorso dei rifiuti in Campania, in modo che la criminalità organizzata venga tenuta ai margini e venga sconfitta.
Quindi, è necessario pensare fin da adesso - e nel decreto c'è questo indirizzo - di prevedere cosa si farà dopo il commissariamento. Se non è previsto nel decreto, comunque la regione Campania ha tutte le possibilità di lavorare insieme al Governo, alle Commissioni parlamentari e al Commissario - finché c'è - per un eventuale accordo di programma-quadro (che auspichiamo e che auspica la Commissione bicamerale), affinché la Campania possa andare verso la normalità e tornare allo splendore di un tempo.
Ce lo auguriamo, e riteniamo che il disegno di legge in esame possa in qualche modo aiutare ad uscire dalla crisi. Riteniamo che sia possibile modificarlo; se ciò non sarà possibile, gli enti interessati - tutti, maggioranze e opposizioni, nel Parlamento e nella regione Campania - dovranno collaborare per l'uscita da questa crisi. Se non lo faranno, tutti si assumeranno le responsabilità, non solo le maggioranze parlamentari. Infatti, questa crisi - lo ripeto - viene da molto lontano e tutti hanno le loro responsabilità: quando erano maggioranza e adesso che sono opposizione, quando eravamo opposizione e oggi che siamo maggioranza.
Rivolgo un augurio, dunque, alla regione Campania e ai campani. Ritengo che ce la possono fare, con l'appoggio di tutta l'Italia, di tutta la Nazione, del Commissario, che va lasciato lavorare, del Ministero dell'ambiente, che non deve tirarsi indietro (come effettivamente non fa) in questo momento, e con l'appoggio della maggioranza e dell'opposizione che stanno nel consiglio regionale della Campania.
Mi auguro che il decreto-legge possa essere convertito rapidamente in legge e che si aiuti il Commissario a fare il suo dovere senza intralci, attuando quanto è previsto dal decreto stesso nella massima libertà e nella piena consapevolezza.
Allora sì, potremo dire che è andato bene il commissariamento, che si chiude un'epoca, che si chiudono 14 anni di commissariamento e che si viaggia nel nuovo, arrivando nel 2008 a considerare la Campania una regione normale anche dal punto di vista della gestione dei rifiuti (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e L'Ulivo).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giuditta. Ne ha facoltà.

PASQUALINO GIUDITTA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, la discussione del provvedimento oggi all'esame dell'Assemblea deve rappresentare l'occasione per avviare un confronto serio e rigoroso tra le forze politiche, al fine di determinare le condizioni per il superamento di questa gravissima emergenza che sta vivendo il nostro Paese, tenendo anche in debito conto tutte le difficoltà che fino ad oggi hanno impedito la messa a regime del ciclo integrato dei rifiuti sul territorio della nostra regione.
La discussione di oggi non può riguardare esclusivamente la conversione del decreto-legge n. 61 del 2007, ma deve rappresentare l'avvio di una nuova fase sul fronte della politica dei rifiuti, che per troppo tempo ha sofferto l'assoluta mancanza organica di una programmazione che affrontasse e risolvesse concretamente questo difficile ed annoso problema, che affligge in generale il Mezzogiorno d'Italia, ma che in Campania ha assunto proporzioni allarmanti.
Onorevoli colleghi, questa situazione di grave emergenza non nasce oggi: essaPag. 83viene da lontano ed è frutto di una politica dei rifiuti inadeguata e superficiale, priva di programmazione e di alcuna organicità negli interventi. Tali inefficienze costringono diverse aree del territorio campano e le relative popolazioni a vivere in una condizione emergenziale perenne.
Da cittadino della regione Campania, non posso non sottolineare che le forti proteste delle popolazioni - non ultima quella di Ariano Irpino - debbono essere considerate non un atto di violenza, ma l'espressione forte della condizione di gravissimo disagio di quelle comunità, le quali, nel profondo, esprimono la volontà di dialogo e collaborazione con le istituzioni.
La drammatica protesta dei cittadini arianesi è stata superata soprattutto grazie alla modifica del testo al nostro esame, nel quale si prevede oggi il proseguimento dell'utilizzo della discarica di Difesa Grande per soli 20 giorni, con la successiva bonifica del sito: ciò costituirà, peraltro, per la città di Ariano l'occasione per avviare una nuova politica di sviluppo di un territorio da troppi anni penalizzato. In questo modo, si chiude un capitolo che ha determinato profondo malessere nella popolazione locale e si avvia finalmente un'azione di bonifica di un sito che per troppi anni è stato lo sversatoio dell'intera regione Campania.
La gravità della situazione campana ha spinto anche il Capo dello Stato a rivolgere un energico richiamo alle autorità di ogni livello affinché ciascuno faccia la propria parte per porre rimedio a questa vera e propria tragedia.
Onorevoli colleghi, abbiamo dunque la consapevolezza che l'estrema gravità di questa situazione ci impedisce di sottolineare le contraddizioni che pure emergono dall'analisi del decreto-legge al nostro esame e ci pone di fronte alla responsabilità di procedere comunque alla sua approvazione, per evitare ulteriori difficoltà e ritardi nel superamento della fase emergenziale.
Devo però anche evidenziare che nell'articolo 1 del decreto si dispone la bonifica e la messa in sicurezza dei siti di smaltimento incontrollato dei rifiuti attraverso l'elaborazione di un piano specifico, da adottare secondo il metodo della concertazione fra Commissario straordinario, presidente della regione e Ministro dell'ambiente.
Onorevoli colleghi, dal decreto-legge emerge un dato politico e istituzionale nuovo, rappresentato dalla scelta, prevista dall'articolo 6, di attribuire all'amministrazione provinciale della Campania alcune funzioni in materia di politiche per i rifiuti, attraverso la nomina dei presidenti delle province a sub-commissari di Governo, chiamati ad attuare - d'intesa con il commissario delegato - le iniziative necessarie per la realizzazione del ciclo di gestione e smaltimento dei rifiuti in ambito provinciale. Attraverso tale norma, che va accolta positivamente, si procede anche alla responsabilizzazione delle amministrazioni provinciali, che tornano ad essere attrici di un sistema di governance integrata e multilivello del sistema della gestione dei rifiuti.
Merita attenzione, inoltre, la norma prevista dall'articolo 4, che mira ad incrementare i livelli di raccolta differenziata: a mio giudizio, tale obiettivo deve necessariamente passare attraverso l'introduzione di premialità per incentivare i territori virtuosi che raggiungono gli standard previsti dall'ordinamento.
Il decreto-legge interviene anche a disciplinare, all'articolo 7, le esigenze di copertura dei costi di gestione del servizio di smaltimento, attraverso la revisione del regime tariffario della tassa per i rifiuti solidi urbani. Se ciò, da una parte, rappresenta un elemento che giustamente mira a coprire in maniera integrale le spese relative alla gestione del servizio, dall'altra parte, suscita qualche perplessità poiché, in un momento di difficoltà qual è quello che stanno vivendo i cittadini della Campania, non si possono chiedere anche sacrifici di natura economica.
Appare certamente condivisibile anche la scelta di prevedere, all'articolo 9 del decreto-legge, l'avvio del nuovo piano per la realizzazione del ciclo industriale integrato dei rifiuti, fissando come priorità lePag. 84azioni di prevenzione nella produzione, riutilizzo, riciclaggio del materiale, recupero di energia e smaltimento.
Onorevoli colleghi, voglio sottolineare che il decreto-legge al nostro esame soprattutto fissa un punto fondamentale: la scadenza al 31 dicembre 2007 come termine per la fine dello stato di emergenza nel settore dei rifiuti nella regione Campania.
L'auspicio del gruppo dei Popolari-Udeur è che, proprio in considerazione dell'immediata scadenza prevista nel decreto-legge, si individuino fin da ora tutte le condizioni necessarie per il passaggio verso il regime ordinario.
Le istituzioni che ultimamente hanno dimostrato responsabilità e maturità devono essere accompagnate in questa fase per renderle pronte ed operative ad affrontare, nella giusta maniera, la gestione ordinaria a partire dal 1o gennaio 2008. Sarebbe disastroso proseguire, per qualsiasi ragione, nella gestione commissariale.
Colleghi, in quest'ottica, un contributo notevole alla individuazione di una nuova strategia tesa a rafforzare l'efficacia della politica dei rifiuti sul territorio regionale viene dalla relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, appena presentata in Parlamento. Attraverso un'intensa ed approfondita attività, la Commissione si è posta l'obiettivo di rappresentare, nelle varie sfaccettature, la reale situazione dell'emergenza dei rifiuti sul territorio, anche con l'importante supporto delle audizioni svolte con tutti gli attori istituzionali. È emersa la sostanziale inadeguatezza della struttura commissariale rispetto agli obiettivi per cui il commissario era stato istituito.
La perenne conflittualità tra le istituzioni straordinarie e i territori ha determinato una mole di ricorsi alle varie magistrature, che ha reso ancora più difficile e complesso il superamento delle criticità del sistema integrato di gestione dei rifiuti, ingessando, di fatto, anche l'azione dei commissari.
La lunga gestione commissariale si è anche caratterizzata come struttura autonoma e completamente avulsa dalle strutture ordinarie che, anziché affiancare, si sono dimostrate indifferenti e disinteressate alla politica dei rifiuti.
Questo insieme di elementi negativi, che si desumono dall'analisi dell'esperienza delle gestioni commissariali, fa emergere pertanto l'esigenza di superare del tutto l'attuale impianto legislativo e di restituire ai territori le competenze e i poteri necessari per poter affrontare l'ordinaria gestione, con scelte chiare e definite.
Allo stesso tempo, è auspicabile che vengano precisate in modo rigoroso le funzioni assegnate ai diversi livelli decisionali, al fine di evitare duplicazioni di competenze e di attribuzioni. In questo spirito, si pone anche il superamento degli ambiti territoriali ottimali (ATO) previsti dal legislatore regionale campano, che rischiano di essere ulteriori centri di spesa di danaro pubblico, che potrebbero anche contrastare con gli indirizzi della finanza pubblica tendenti al contenimento dei costi della politica.
Il codice dell'ambiente, nella sua versione definitiva ancora in itinere, dovrebbe prevedere un nuovo modello organizzativo, attribuendo alle amministrazioni provinciali le competenze del ciclo integrato dei rifiuti ed eliminando gli ATO previsti dalla legge regionale, che rappresenterebbero una sovrapposizione al livello istituzionale più adeguato, costituito dalle amministrazioni provinciali, per esercitare le proprie funzioni nell'ambito del piano regionale dei rifiuti.
Superare le difficoltà significa anche affrontare la difficile situazione per la elevata densità demografica del territorio di Napoli e della sua provincia, nell'ambito del territorio regionale. Affermare un principio solidaristico, da parte delle altre province campane, significa accettare, in modo proporzionale, anche il surplus di rifiuti prodotti in quell'area. Solo in questo modo si potrebbe raggiungere quel giusto equilibrio per la gestione del ciclo dei rifiuti nella nostra regione.
Onorevoli colleghi, ritengo quindi che l'approvazione del decreto-legge al nostroPag. 85esame, come risultante di un proficuo dibattito parlamentare che si è sviluppato tra le forze politiche da tempo, possa rappresentare un momento di svolta, finalizzato all'avvio di una fase istituzionale nuova, caratterizzata, da un lato, da una forte assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni e delle forze politiche, dall'altro, dal sostegno al commissario straordinario per consentire l'attuazione degli ultimi adempimenti previsti dalla norma in esame.
Per garantire l'effettivo superamento dell'emergenza è necessario anche vigilare e contrastare fortemente l'azione di forze e di interessi riconducibili a poteri criminali, che trovano vantaggiosa una condizione di perenne difficoltà nella gestione del sistema integrato dei rifiuti.
Noi Popolari-Udeur riteniamo sia necessario al più presto voltare pagina per poter rilanciare lo sviluppo del territorio della regione Campania, anche alla luce delle opportunità che si presenteranno con il nuovo ciclo di programmazione dei fondi strutturali 2007-2013, anche tenendo conto della recente procedura di infrazione avviata dall'Unione europea proprio relativa ai ritardi registrati in questo settore.
Onorevoli colleghi, bisogna creare immediatamente le precondizioni indispensabili affinché il territorio superi questa fase di emergenza, che al momento rappresenta una grande azione frenante per l'attivazione dei processi di crescita e sviluppo sociale, economico e civile della nostra regione. Pertanto, come gruppo Popolari-Udeur esprimeremo il voto favorevole sul decreto-legge in discussione.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fasolino. Ne ha facoltà.

GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in verità non riesco a immaginare l'utilità di questo dibattito, dal momento che una cappa di piombo è scesa sul dibattito stesso, quando abbiamo appreso che probabilmente nella giornata di martedì il Governo porrà la questione di fiducia sul provvedimento in esame.
Ci saremmo augurati, invece, che la discussione potesse essere articolata, ampia ed esaustiva, in maniera che almeno alcune delle questioni da noi poste potessero venire accolte.
Inoltre, non riesco a capire perché mai il Governo dovrebbe porre la questione di fiducia, quando in Commissione abbiamo dato prova di grande disponibilità, ritirando gli emendamenti dalla discussione e rimandandoli all'aula. Pertanto, credo che il Governo non abbia nessun alibi per questo atteggiamento.
Ciò detto, desidero ricordare come il gruppo di Forza Italia e, del resto, tutta l'opposizione, siano stati fermamente contrari, nel corso del dibattito sul decreto-legge istitutivo della figura commissariale, alla creazione di tale figura. Ciò non perché non avessimo o non abbiamo stima del dottor Bertolaso, ma perché riteniamo che l'istituzione commissariale rappresenti soltanto un alibi - l'ennesimo - per le inadempienze e le incapacità della classe politica regionale campana di centrosinistra.
Devo anche aggiungere, che personalmente, quando si è svolto il dibattito nell'autunno scorso, ho concluso uno dei vari interventi tenuti in quella occasione, con queste parole, che voglio richiamare alla memoria dell'Assemblea: «Concludo rivolgendo una preghiera al dottor Bertolaso, che riconosco persona seria. Se capirà fin dalle prime battute che il potere politico non gli consente di portare avanti la delega, allarghi le braccia e alzi bandiera bianca. La preghiera è di dirlo subito e non alla fine dell'esperienza commissariale, altrimenti avremmo perso altro tempo prezioso per giungere ad una soluzione definitiva dell'emergenza rifiuti in Campania».
Vorrei ricordare all'Assemblea qual è la situazione esistente oggi in Campania. È cambiato qualcosa? Vi è stato un miglioramento? In risposta, passo a leggere una pagina de Il Mattino di oggi, mercoledì 27 giugno 2007: «Barricate a San Giovanni»; «Allarme topi al Cardarelli»; «Sequestrati alimenti nei mercatini di Fuorigrotta»; «Le aziende chiudono per i rifiuti» (aPag. 86carattere cubitale); «Gli industriali: alberghi e agroalimentare in crisi»; «Montemarano (assessore alla sanità della regione Campania): gravi rischi per i roghi»; «Emergenza rifiuti: la situazione si fa ancora più drammatica con sequestri e proteste». Continua Il Mattino: «Mille tonnellate di spazzatura ancora a terra»; «blocchi con auto in coda per ore a San Giovanni»; «cento roghi spenti dai vigili del fuoco»; «controlli a raffica sugli alimenti a Fuorigrotta»; «in serata il grido d'allarme del presidente degli industriali, Gianni Lettieri: non è retorica dire che le aziende stanno chiudendo per l'emergenza rifiuti, che gli albergatori sono a pezzi e il turismo, l'agriturismo, l'agroalimentare soffrono gravemente per questa situazione intollerabile»; «la raccolta prosegue a macchia di leopardo, il cattivo odore infesta ormai la città e i centri della provincia. Intanto, l'assessore regionale alla sanità, Angelo Montemarano, ha spiegato che il vero rischio legato al perdurare dell'emergenza è la diossina prodotta dalla spazzatura in fiamme che può arrivare sulle nostre tavole sotto forma di mozzarella e carne».
E poi ancora: «Allarme topi al Cardarelli». Non sembra di stare in una città europea, sembra di stare nella Bombay o nella Calcutta di cinquant'anni fa. Si tratta di una situazione tragica perché arriva a colpire il cuore dell'economia campana e la sua credibilità rispetto al mondo intero con cui comunque tale economia ha dei rapporti, certamente sia di dare sia di avere.
A questo punto, ci saremmo aspettati che Bertolaso prendesse atto dell'inutilità e della dannosità del suo esperimento. Se non ne prende atto, lo facciano le forze politiche.
Dice l'assessore Montemarano: «La diossina inquinerà l'aria di Napoli». Vorrei chiedere al «mondo verde», che da anni si è opposto alla costruzione dei termovalorizzatori perché comunque producono scarichi inquinanti: sarebbe stato meglio avere dei termovalorizzatori o l'attuale stato di degrado? Non sarebbe stato meglio tentare la strada che tutto il mondo ha percorso e che ha portato alla risoluzione del problema dei rifiuti piuttosto che stare a guardare e bloccare ogni iniziativa tendente a smaltire i rifiuti nella regione Campania?
Questo è un atto d'accusa a tutta una classe politica e al centrosinistra in modo particolare! Non vorrei fare dietrologia, ma nel presente dibattito è necessario chiarire le responsabilità. Qualcuno parla, sempre dietrologicamente, della giunta Rastrelli, ma siamo veramente alla preistoria! Comunque, il piano della giunta Rastrelli prevedeva cinque termovalorizzatori in Campania. Chi è stato contrario a tali termovalorizzatori? Chi si è unito con le piazze che protestavano per non farli realizzare? Chiudiamo con la dietrologia, arriviamo al decreto-legge in esame, il n. 61 del 2007.
Signor Presidente, colleghi, una prima sensazione negativa mi è venuta leggendo il frontespizio del decreto-legge, dove mancano due nomi autorevoli: Pecoraro Scanio e Di Pietro. Tali nomi figuravano nel primo decreto-legge. Quando quel decreto-legge è stato convertito in legge, ho protestato in modo particolare per l'articolo 3. Con un atto legislativo, infatti, si è tentato di occupare uno spazio amministrativo, gli appalti, che l'ottimo dottor Catenacci, commissario ai rifiuti in Campania, aveva realizzato con gare europee con una tempistica ordinaria.
Chiesi in quest'aula che sul punto mi rispondessero sia il Ministro Pecoraro Scanio, sia, e soprattutto, il Ministro Di Pietro, che ha legato il suo nome alla battaglia morale in Italia. Volevo sapere perché si ritenesse di dover revocare degli appalti realizzati seguendo scrupolosamente le procedure previste e affidare i relativi servizi con concessioni ad libitum senza alcuna procedura di gara.
L'articolo 3 è stato ora sostituito dall'articolo 2 del decreto-legge n. 61 del 2007 che stiamo per convertire in legge. È vero, sono state eliminate alcune questioni gravi, anche perché avrebbero avuto delle ricadute contabili che noi saremmo statiPag. 87attenti a richiamare all'attenzione della Corte dei conti, ma la sostanza è rimasta perfettamente la stessa.
Leggo i primi passi di questo articolo 2: «Il Commissario delegato con le necessarie garanzie ambientali e sanitarie» - ci mancherebbe altro! - «individua in via di somma urgenza» - perché in via di somma urgenza? - «fatta salva la normativa antimafia» - e, pure in questo caso, ci mancherebbe! - «anche mediante affidamenti diretti a soggetti diversi dalle attuali società affidatarie del servizio (...)». Affidamenti diretti! Ministro Di Pietro, ma la signoria vostra dormiva nel Consiglio dei ministri quando è stato proposto il decreto-legge in esame?
E dovremmo dormire noi in Parlamento su un affare «stramiliardario» che colpisce le finanze dei cittadini e soprattutto l'etica della classe politica. Il centrosinistra non ha più alibi, «il re è nudo». Di fronte, all'appuntamento dei grandi appalti, sta crollando miseramente un mondo di inganni e di corruttela.
Vi faccio venia della lettura integrale dell'articolo 2 perché lo conoscete tutti; le modifiche apportate dal Senato non hanno arrecato ad un miglioramento.
Sollevo un'altra questione ed è relativa all'articolo 4 sui consorzi di bacino. Caro Presidente, lei non è un campano, ma deve credermi sul fatto che, anche in Campania vi sono dei comuni, governati sia dal centrodestra sia dal centrosinistra (forse sono di più quelli di centrodestra), che hanno adottato il sistema della raccolta differenziata con gare alle quali hanno partecipato ditte private che stanno svolgendo bene il servizio. Non si tratta di piccoli comuni. Uno di questi comuni, quello di Capaccio Paestum, ha dato il via alla raccolta differenziata solo pochi mesi fa; si tratta di un comune di 22 mila abitanti che durante l'estate arriva a 100-200 mila abitanti, ed in pochi mesi è giunto al 60 per cento della raccolta differenziata. Ora, cosa si vuole fare con il decreto-legge in esame? Si vogliono togliere gli incarichi alle ditte che vincono gli appalti - quasi che l'imprenditorialità privata sia da giubilare o da ghettizzare - e si eliminano così quelle professionalità che, nei comuni che stanno adottando la raccolta differenziata, riescono a portare avanti un discorso serio e produttivo dimostrando che, anche in Campania, si può raggiungere uno standard europeo nel settore. Per legge si vorrebbero affidare tali gestioni ai famigerati consorzi di bacino, costituiti da operai per la gran parte diretti con logiche clientelari.
Colleghi della maggioranza, ritenete che il decreto-legge in esame possa essere approvato così? Noi volevamo chiedervi di svolgere un dibattito al quale partecipare senza il rigoroso voto del silenzio che osservate quasi come foste dei monaci trappisti! Avremmo voluto sentire le vostre ragioni, discutere con voi.
Ritenete che il fine sia pulire le strade della Campania o dare il lavoro a duemila persone, che fino a questo momento non hanno dato nessuna prova di attaccamento ai servizi e al dovere? È questo il fine? Usare l'emergenza rifiuti per sanare una richiesta clientelare di posti e non, invece, usare le migliori tecnologie e imprenditorialità che abbiamo a disposizione per superare, in modo definitivo, l'emergenza rifiuti?
Cerco di avviarmi rapidamente alla conclusione. Per quanto concerne la TARSU, con questo decreto fate ricadere sulle popolazioni campane tutto il peso finanziario del disastro ambientale dovuto alla irresponsabilità di Antonio Bassolino e del centrosinistra. Come faranno i cittadini campani a pagare tre volte quanto pagano oggi, se il problema non si risolve? Ma come pensate che la gente poi non protesti? Come fa a pagare quando vede le proprie strade inondate dall'immondizia e come farà a non prendersela con il sindaco di turno che magari è un buon amministratore e che voi avrete messo in condizione di essere cacciato via perché gli verranno addebitate le colpe non sue dell'aumento di tassazione e della perdurante sporcizia nelle strade?Pag. 88
Voglio leggere un'agenzia stampa, pubblicata da Adnkronos: «la procura sta facendo la propria parte e ora anche gli altri enti preposti dovrebbero fare la loro, non a parole ma con i fatti». Lo ha affermato il procuratore di Napoli, Giandomenico Lepore, riferendosi all'emergenza rifiuti in Campania durante la conferenza stampa di oggi sul caso Impregilo Spa. Il procuratore Lepore ha dichiarato che «se non verranno adottati provvedimenti, saremmo costretti prima o poi ad uscire con le mascherine». Il procuratore, dunque, si cala nei panni dei cittadini.
Vorrei dire, sempre in modo sommesso, composto e rispettoso, al dottor Lepore e a tutta la magistratura di Napoli e della Campania, sia penale sia contabile, che ciascuno, per la sua parte, è chiamato a prendere provvedimenti in modo che i responsabili del disastro possano finalmente sentire sul collo il fiato non solo dei cittadini che giustamente protestano, ma anche di coloro che le leggi debbono farle osservare da tutti, anche dagli amministratori - mi permetto di dirlo - del centrosinistra.
Vogliamo un'Italia più libera, più giusta e più democratica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Erminia Mazzoni, ne ha facoltà.

ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, con il disegno di legge in esame la maggioranza ci chiede ancora una volta di convertire un decreto-legge per la gestione dell'emergenza rifiuti in Campania. Tale atto contiene la piena confessione di un'incapacità degli enti che, in via ordinaria, avrebbero dovuto occuparsi della gestione dei rifiuti, ma anche della struttura commissariale che, in questi dieci mesi, non è riuscita a risolvere una situazione che il dottor Bertolaso aveva detto - sono parole sue - che avrebbe risolto in circa dieci giorni.
Con ciò non voglio certo dubitare della sua professionalità e delle sue alte capacità, ma è un dato di fatto che, nonostante gli ampi poteri straordinari che gli sono stati conferiti anche con il precedente decreto, il dottor Bertolaso non ha potuto fare passi in avanti e si presenta al Parlamento con un piano straordinario per lo smaltimento dei rifiuti in discarica esattamente identico a quello posto alla nostra attenzione già dieci mesi fa: gli stessi siti, gli stessi strumenti, nella stessa situazione di drammatica emergenza.
La contrarietà dell'UDC nei confronti del provvedimento è ben motivata: i nostri gruppi parlamentari, nella fase di conversione in legge del precedente decreto, hanno dato un contributo positivo al miglioramento del testo e avevano annunciato, in quella sede - assumendosi una dolorosa, faticosa e quasi insopportabile responsabilità -, che non avrebbero dato il consenso ad ulteriori proroghe o rinvii. Adesso, con coerenza, manteniamo la posizione di contrarietà nei confronti di un'ennesima proroga e di un ennesimo rinvio: sarebbe, infatti, da irresponsabili, di fronte a questo dichiarato fallimento, pensare di condividere il prolungamento della somministrazione di una terapia che si sta dimostrando sicuramente letale per la regione Campania.
L'onorevole Margiotta, all'inizio della sua relazione, ha affermato che i motivi di urgenza sono sotto gli occhi di tutti e che basta guardare le immagini provenienti dalla regione Campania per riuscire ad individuare la fondatezza del provvedimento d'urgenza che oggi viene chiesto di approvare. Onorevole relatore, se realmente i motivi sottesi all'emergenza fossero così chiari e sotto gli occhi di tutti, non saremmo in questa condizione, perché sicuramente molte teste sarebbero cadute sotto il peso della loro responsabilità. I motivi di urgenza del provvedimento, infatti, non sono tanto le montagne di rifiuti accumulate da troppi anni sulle strade della Campania, ma ciò che sta dietro all'accumulo dei rifiuti stessi. Non si tratta di un tentativo di cercare un capro espiatorio.Pag. 89
Il Ministro Nicolais, in questi giorni, girando per la regione Campania, ha invitato soprattutto i rappresentanti del centrodestra ad abbandonare il tentativo di ricerca del colpevole. Vorrei dire al Ministro Nicolais, al rappresentante del Governo presente in aula e ai pochi colleghi «sopravvissuti», che questo è solo il primo, indispensabile atto perché questa tragica vicenda non continui ad essere affidata alle stesse persone e agli stessi strumenti e non si reiteri sempre uguale a se stessa. È normale pensare che sbagliare sia umano, ma perseverare è sicuramente diabolico: noi non vogliamo essere partecipi e complici di un disegno diabolico.
Ritengo opportuno rilevare che il provvedimento in esame mostra la sua fragilità e denuncia anche la precarietà e la codardia con la quale si muovono le forze di governo sia nazionali sia regionali. Ciò è evidente già nel titolo, laddove ci viene chiesto di convertire un decreto che reca «interventi straordinari per superare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania».
Gli interventi straordinari dovrebbero essere tesi, se veramente fossero seri e avessero carattere straordinario, a risolvere non l'emergenza nella gestione dei rifiuti, ma le tante emergenze presenti in Campania. Abbiamo sotto gli occhi, onorevole relatore, un'emergenza sanitaria, un'emergenza criminalità, un'emergenza finanziaria, un'emergenza della legalità, un'emergenza istituzionale. Lo affermano i numerosi titoli di giornale che adesso evito di riprodurre, perché lo ha già fatto opportunamente il collega Fasolino, intervenuto prima di me. Sono cose dichiarate.
Mi permetto di segnalare anche le odiose e incomprensibili contraddizioni che si verificano, perché il Commissario Bertolaso chiede, insieme al Governo, di rinnovare l'incarico commissariale, ma, nel contempo, è il primo che dichiara che vi è un rischio di epidemie e lancia un SOS come capo del Dipartimento della protezione civile affinché si risolva la situazione in maniera diversa.
Non è corretto - e ripeto mostra la sua fragilità - anche il riferimento alla sola regione Campania, perché l'emergenza non può essere definita un'emergenza campana, ma nazionale. Come ho già detto in tante altre occasioni, sarebbe incomprensibile che continuassimo a discutere della questione in esame in Assemblea affidandola al potere decisionale del Parlamento, se essa non avesse dei riverberi sul territorio nazionale.
Rispetto a questo, vorrei però aggiungere due dati, che credo siano indicativi. In primo luogo, la Campania occupa circa il 43 per cento del territorio nazionale inquinato e, rispetto ad una cifra simile, non si può considerare questa emergenza, questa situazione drammatica, come una situazione esclusivamente campana.
Inoltre, la media di produzione pro capite dei rifiuti in Campania è molto più bassa della media nazionale: vi è un rapporto di 482 chili all'anno, contro i 536 della media nazionale. Tuttavia, i quantitativi che si accumulano per le strade, senza che nessuno ci fornisca una spiegazione, sono di gran lunga superiori alle previsioni. Anche in questo caso, vi è qualcosa che riguarda il territorio nazionale, che il Governo non vuole assolutamente prendere in considerazione.
La parte più esilarante - se possiamo ancora avere la capacità di trovare comicità in questa vicenda - è la parte finale del titolo del decreto-legge: interventi straordinari per garantire l'esercizio dei propri poteri agli enti ordinariamente competenti. Ciò vuol dire che abbiamo la necessità di convertire in legge un decreto-legge per scrivere all'interno di un articolato che cosa i comuni, le province, i consorzi e le prefetture devono fare a norma di legge, cioè per spiegare con una legge quello che una legge già prevede. Credo che questa sia l'espressione più chiara della confessione di incapacità che viene realizzata attraverso questo ennesimo decreto-legge.
Nel merito, vorrei fare alcune considerazioni sull'articolato. Il relatore ha definito l'articolo 1 il pilastro del decreto-legge in esame e, in effetti, esso è l'articolo che ci apre la porta e ci avvia in un percorso infernale di dieci articoli.Pag. 90
Nell'articolo 1, vi è già la carta di presentazione del Governo, che si presenta come assolutamente indifferente alla legge e, quindi, al rispetto dei basilari principi di legalità, ma anche come un Governo assolutamente disinteressato a preservare ed a garantire il rispetto dei diritti minimi e fondamentali dei cittadini della Campania.
Nell'articolo 1, infatti, oltre all'individuazione dei siti delle discariche, che a questo punto diventa la parte meno preoccupante, si stabilisce che l'individuazione dei siti avviene «in deroga a specifiche disposizioni di legge vigenti in materia ambientale, paesaggistico-territoriale, di pianificazione per la difesa del suolo, nonché igienico-sanitaria, nel rispetto dei principi fondamentali in materia di tutela della salute e dell'ambiente».
Credo che questa sia una dichiarazione di una gravità non commentabile, che giustamente rappresenta il pilastro del provvedimento, perché mantiene ciò che nei nove articoli successivi il Governo intende utilizzare per poter prolungare l'agonia della nostra regione, la Campania.
Alcuni interventi che possiamo definire correttivi e mediamente migliorativi del testo sono stati fatti per garantire la minima salvaguarda ai comuni inseriti in parchi nazionali o relativamente ad alcune altre aree, che vengono escluse dal potere di conquista e di colonizzazione della struttura commissariale.
L'articolo 2 è un'altra «perla» del presente decreto e definisce le modalità di affidamento del servizio di smaltimento dei rifiuti. Dopo aver ribadito che il commissario delegato può, in via di somma urgenza, affidare la gestione, con affidamenti diretti, a soggetti diversi dalle attuali società affidatarie, affida al Commissario straordinario la possibilità di requisire gli impianti e di utilizzare siti che siano anche sottoposti a provvedimento dell'autorità giudiziaria.
Mi permetto di leggere il testo presentato in II Commissione giustizia dal relatore di maggioranza, con le motivazioni a sostegno di quelle osservazioni che il relatore ha solo citato, ma che non ha ricordato in quest'aula, e che sono diventate osservazioni - mi permetto di precisare - per quella necessità, alla quale ha fatto riferimento anche il collega Paolo Russo, che hanno vissuto i colleghi di maggioranza, i quali hanno dovuto, per forza, votare anche ciò in cui non credevano, perché sono motivazioni esposte dal relatore presidente della Commissione.
Di particolare interesse - dicono i rilievi - è la disposizione secondo cui il Commissario può utilizzare, anche tramite requisizione, gli impianti, le cave dismesse o abbandonate, le discariche che presentano volumetrie disponibili, anche se sottoposte a provvedimento di sequestro da parte dell'autorità giudiziaria. Il testo dispone la sospensione dell'efficacia di tale provvedimento a partire dall'adozione del provvedimento di requisizione, fino alla cessazione dello stato di emergenza. Tale disposizione suscita forti perplessità, in quanto consente di requisire siti assoggettati a provvedimenti della magistratura, per indagini penali in corso. Tutto ciò determina il rischio di gravi ingerenze, da parte di un'autorità amministrativa, nell'attività dell'autorità giudiziaria, specialmente in relazione al profilo della conservazione degli elementi della prova.
Credo che ciò sia sufficiente per far capire la gravità di quanto si sta attuando con questo articolo 2.
Passando al secondo punto, l'attribuzione al Commissario del potere di requisire beni senza precisare la disciplina da applicare, sempre la relazione depositata dal presidente afferma che la requisizione costituisce esercizio di un potere di natura straordinaria, che trova il suo riferimento normativo nell'articolo 7 della legge 20 marzo 1865, n. 2248 e nell'articolo 2 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, i quali attribuiscono al prefetto il potere di disporre della proprietà privata nel caso di urgenza e grave necessità pubblica. Finalità dell'istituto è quella di consentire l'utilizzazione temporanea del bene senza acquisizione definitiva, sicché, allo spirare del termine di efficacia, il proprietario dell'area requisita ha diritto alla sua restituzione. Occorre a tale proposito considerare che, qualora sia applicabilePag. 91la citata normativa, il proprietario del bene sequestrato dall'autorità giudiziaria avrebbe diritto ad un indennizzo. Ciò anche quando si tratta di beni sequestrati alla criminalità organizzata. Si potrebbe, quindi, prevedere un'osservazione volta a sollevare la questione, invitando la Commissione di merito a valutare l'opportunità di prevedere una disciplina speciale della requisizione o deroghe alla disciplina generale.
Questo è riconducibile all'articolo 2 ed alla gravità dei comportamenti che con esso si vogliono porre in essere.
Per quanto riguarda l'articolo 3 (Divieto di localizzazione di nuovi siti di smaltimento finale di rifiuti), faccio solo un piccolo plauso rispetto all'inserimento del termine di utilizzazione della discarica di Ariano Irpino e mi permetto di chiedere scusa, anche a nome dei cittadini di Ariano Irpino, per quanto accaduto.
Tuttavia, vorrei far notare che ciò che è accaduto, quell'esplosione di violenza da parte dei cittadini arianesi - che ben conosco, per essere stata deputato di quel collegio - è il sintomo, il segnale di una ulteriore emergenza che vi è nella regione Campania e della quale nessuno si fa carico, un'emergenza sociale. Il cittadino si sente solo ed abbandonato e simili risposte, le risposte che ottiene solo in seguito a manifestazioni di questo tipo, non fanno altro che alimentare tale situazione, perché il cittadino avrebbe invece bisogno di una classe dirigente responsabile, che non si scandalizza di fronte alle reazioni che abbiamo registrato in piazza, ma che le previene e, prima che esse abbiano luogo, provvede per tutelare i diritti fondamentali dei cittadini.
Passando all'esame dell'articolo 4, che riguarda i consorzi di bacino, sui quali alcuni riferimenti sono stati già espressi, segnalo rapidamente solo l'assoluta illegittimità - dal mio punto di vista - della previsione dell'obbligo da parte dei comuni di procedere alla raccolta differenziata esclusivamente attraverso i consorzi, senza stabilire le modalità di contrattazione, i prezzi, gli strumenti, i tempi, il che vuol dire consegnare i comuni nelle mani dei consorzi, rendendoli ostaggio di trattative disperate. I consorzi chiaramente rimangono nella loro strutturazione, con la pesantezza degli organigrammi che è stata registrata da più parti e con tutto quel personale per la cui assunzione sono state anche aperte delle indagini presso la procura di Napoli, fatti non secondari se non per il Governo e per la maggioranza. Tralascio l'analisi dell'articolo 5 che ricorda al prefetto cosa debba fare nel caso in cui ci siano situazioni di emergenza e che rappresenta solo un modo per ricordargli che ha dei compiti sul territorio.
Per ciò che attiene all'articolo 6 sulla nomina dei sub-commissari e le modalità di individuazione di questi da parte dei presidenti delle province, c'è da dire che abbiamo perso dieci mesi; lo ha già ricordato il collega Paolo Russo e non mi soffermo ulteriormente. In sede di conversione del precedente decreto-legge lo avevamo già ricordato, avevamo ripetuto a gran voce che sarebbe stato opportuno evitare ulteriori frammentazioni e appesantimenti della struttura commissariale e che bisognava incominciare ad operare nella direzione della «provincializzazione» della gestione dei rifiuti attraverso il coinvolgimento diretto dei presidenti della provincia, ma per ottenere tutto ciò abbiamo dovuto aspettare altri dieci mesi.
Passando all'esame dell'articolo 7, quello che attiene alle tariffe, che rappresenta il dono più bello che si consegna ai cittadini della Campania che stanno continuando a pagare per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (che non avviene da oltre dieci anni), c'è da dire che si pagano le inadempienze dei vari commissari che si sono succeduti, delle classi dirigenti. I cittadini si troveranno a pagare un surplus, un aumento perché questi dieci mesi di fallimento hanno prodotto costi aggiuntivi che non vengono caricati come sarebbe naturale, scontato, banale, sulle spalle di chi è responsabile di tale fallimento ma sulle spalle dei cittadini della Campania.
Avremo un aumento della TARSU e della TIA, e la massima libertà di tartassare i cittadini della regione Campania per gli enti che non hanno mai rispettato iPag. 92loro compiti, mai svolto il loro dovere, mai garantito un servizio essenziale. Conseguentemente l'articolo 8 prevede la clausola di invarianza della spesa perché - è bene ribadirlo - il Governo non si vuole occupare economicamente della vicenda. Infatti, data la sua debolezza politica, non ha la forza di convincere non i colleghi rappresentanti della Campania e di altre regioni del sud che conoscendo - non lo dico per campanilismo - la gravità di questa situazione avrebbero fatto cose ben diverse, ma i tanti colleghi che vengono da altre regioni che devono, nella solita logica populista e qualunquista che li contraddistingue, cercare di non far trapelare la notizia che qualche «soldo nazionale», a copertura delle irresponsabilità del Governo nazionale, potrebbe essere impiegato nella regione Campania per ristorare i cittadini dei danni subiti.
Mi auguro che le iniziative che ho sentito esporre circa la richiesta di azione collettiva per il risarcimento danni da parte dei cittadini per tutto quello che hanno subito negli ultimi tredici anni nei confronti della regione e del Governo centrale vadano avanti e che si possa ristorare almeno dai danni economici maggiori i cittadini della Campania.
Si conclude poi con l'unica nota che speriamo possa trovare una realizzazione: la previsione del piano per il ciclo integrato dei rifiuti, che dovrà poi essere realizzato dal Commissario in un tempo che viene definito con indicazioni che possono essere approssimativamente condivise e con una speranza in esso contenuta. Infatti, non possiamo che affidarci a una speranza, considerato che anche nel precedente provvedimento, come negli altri, era indicato tra i compiti del commissario anche quello di realizzare il piano integrato per il passaggio alla gestione ordinaria.
Quindi, credo sia chiaro che ci sono più motivi di contrarietà a questo decreto-legge. La contrarietà che oggi manifestiamo con forza come gruppo UDC è, ancora una volta, segno della nostra responsabilità.
Riteniamo che in questo momento la soluzione - vista la fallimentarietà della gestione commissariale, che non ha fatto altro che aggravare una situazione di disagio, perché ha reso ancora più difficile ricostruire un sistema di legalità che si nasconde dietro questo comparto - sia quella di ritornare alla gestione ordinaria, di ritornare ad una gestione verificabile, di ritornare all'affidamento di finanze congrue, e di contenere le esuberanze amministrative di quelli che si sono occupati di questo settore per oltre dieci anni nei limiti della legalità, attraverso la riconduzione delle loro iniziative a quello che la legge già stabilisce nel caso di gestione ordinaria.
Credo che questa sia l'unica soluzione - continueremo a ripeterlo - e ci dispiacerà dover dire ancora tra qualche tempo, quando sottoporrete di nuovo all'Assemblea un altro provvedimento similare, «ve lo avevamo detto». Infatti, credo che questo non ci consoli, non tanto come cittadini della Campania, ma come rappresentanti istituzionali di un Paese che cerca di presentarsi, per se stesso e per gli altri, anche all'estero come civile e moderno.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Francescato. Ne ha facoltà.

GRAZIA FRANCESCATO. Signor Presidente, rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, ormai è quasi un appuntamento rituale, trovarci qui, tra pochi colleghi «sopravvissuti», a dibattere l'ennesimo capitolo di questa emergenza infinita dei rifiuti in Campania.
Lunedì, abbiamo discusso le mozioni presentate dal centrodestra, stasera ci troviamo a valutare la conversione del decreto-legge 11 maggio 2007, n. 61, che, con tutti i suoi limiti e le sue imperfezioni (chi le nega?), noi Verdi approveremo, perché molto semplicemente rappresenta una tappa obbligata di un percorso obbligato, quello che abbiamo scelto con il varo del cosiddetto supercommissariamento, nell'autunno scorso.
Ricordo ancora una volta che è stata una scelta sofferta, densa di perplessità,Pag. 93perché, come molti qui, anche noi siamo sempre stati contrari a prolungare i commissariamenti, figuriamoci un commissariamento che si trascina da tredici anni. Questa volta, però, noi Verdi non vogliamo guardare indietro. Ci siamo rifiutati nei giorni scorsi, e ci rifiutiamo oggi, di ripercorrere ancora una volta il sentiero a ritroso della ricerca della responsabilità, del dito puntato, della polemica spesso pretestuosa.
Ci limitiamo a ricordare che noi eravamo contro il piano regionale sui rifiuti, vera origine di questo disastro ambientale annunciato, sia quando portava la firma di Rastrelli, di Alleanza Nazionale, sia quando è stato fatto proprio da Bassolino, con una grave sottovalutazione delle conseguenze devastanti che questa adozione acritica avrebbe comportato e che ha comportato di fatto.
Adesso riteniamo utile soltanto concentrarci sulla via di uscita, sull'exit strategy, che dobbiamo continuare tenacemente a perseguire e di cui il commissariamento doveva e dovrebbe costituire un passaggio chiave.
Con questo spirito, nonostante tutto costruttivo - nonostante i roghi, le nubi di diossina, i guai quotidiani, ultimo in ordine di tempo il sequestro delle risorse Impregilo -, vogliamo guardare a questo disegno di legge di conversione, sulla cui urgenza drammatica non è neanche il caso di insistere.
Il cuore di questo provvedimento - lo ha detto chiaramente il relatore - riguarda la tanto sofferta e combattuta individuazione dei siti per le discariche. A questo proposito, permettetemi alcuni chiarimenti sulla vicenda forse più controversa, di certo la più seguita dai media e dall'opinione pubblica, che riguarda il sito di Valle della Masseria, nel territorio di Serre. Dato che su questo punto il centrodestra ha spesso attaccato sia gli ambientalisti che il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, rei di aver difeso un'area protetta (a cosa serviamo, altrimenti?), ossia l'oasi del WWF istituita trent'anni fa, che conosco benissimo, vorrei con forza riaffermare le sacrosante ragioni di quel «no».
Ricordo che, su ben 655 aree estrattive dismesse, o abbandonate, in Campania, si è puntato, da subito, purtroppo, su quella che si trovava in una zona di grande valore naturalistico, ambientale e paesaggistico, dichiarata oasi di protezione faunistica, come da direttiva 92/43/CEE. Una zona umida di importanza internazionale, ai sensi della Convenzione di Ramsar, ancora a due passi da un SIC, habitat di un animale rarissimo, la lontra.
Inoltre, il sito di Serre, proprio perché è dotato di tali caratteristiche straordinarie, rientrava nelle tipologie di aree escluse a priori, per motivi ambientali, dallo stesso Commissario. Non solo: esso era già sede - lo sappiamo tutti - di ben due discariche, Macchia Soprana e Basso dell'Olmo. Ambedue percolano il Sele, nonostante le reiterate assicurazioni fornite alle popolazioni locali che si sarebbe trattato di discariche ben fatte, che non avrebbero prodotto inquinamento.
Di fronte a esperienze di tale genere, come potevano le popolazioni fidarsi per la terza volta? Altro che «sindrome di Nimby»! La popolazione di Persano, il popolo del presidio di Valle della Masseria, che ha difeso con tanta tenacia il suo territorio, non l'ha fatto solo per motivazioni localistiche, ma anche per tutelare gli interessi, oltre che dell'ambiente, di una intera collettività.
Ma noi - vorrei chiarirlo bene stasera - non ci siamo limitati al «no»; non siamo il «partito del no», accusa che viene ripetuta con una stanca litania, ma priva di fondate ragioni. Abbiamo aiutato Bertolaso, ci siamo attivati alla ricerca di una soluzione alternativa, che il Ministero dell'ambiente ha trovato, sempre nel territorio di Serre, con l'assenso di quella stessa popolazione «riottosa» contro cui si è puntato il dito come affetta dalla «sindrome di Nimby».
Dal 1o luglio, infatti, aprirà il sito di Macchia Soprana, una collina ricoperta di macchia mediterranea alta sul Sele, bonificata e resa idonea a tempo di record. ÈPag. 94un sito dove è stato trovato, a sorpresa, un fondo argilloso. Tale argilla, invece, secondo Bertolaso, si trovava soltanto in Valle della Masseria; questa era stata una delle motivazioni che avevano orientato la sua scelta. Sembra, quindi, che Macchia Soprana potrà ospitare fino a 700 mila tonnellate di rifiuti, la stessa quantità che avrebbe dovuto essere sversata nella tanto controversa Valle della Masseria.
Quindi - lo ripeto -, l'alternativa è stata trovata fuori dell'area protetta e, in questo modo, si è data contemporaneamente risposta sia alle giuste esigenze della popolazione e del territorio, sia alle urgenze, ormai indifferibili, create dalla sempre più drammatica emergenza regionale: altro che mancato supporto all'azione di Bertolaso!
Ma non basta. La provincia di Napoli, a proposito di protagonismo da restituire alle province, sta portando avanti con tenacia, sia pure tra le note difficoltà, il lavoro per la localizzazione degli impianti di compostaggio. E fa bene! Infatti, senza la separazione lapalissiana del secco dall'umido - primo passo di qualunque raccolta differenziata degna di questo nome - non si va da nessuna parte!
Non basta: si sta lavorando anche per un inventario capillare delle cave del casertano, per trovare sistemazione per almeno 500 mila tonnellate di ecoballe di smaltimento, cui fa riferimento anche l'articolo 2, comma 1, del decreto-legge in discussione.
Infine, presto entrerà in funzione - si pensa a settembre - la prima linea dell'impianto di Acerra.
A proposito di impianti, colgo nuovamente l'occasione per sfatare la leggenda secondo la quale i Verdi sono contrari a tutti gli impianti. Certo, siamo contrari agli inceneritori per i motivi che abbiamo mille volte ripetuto, ma non chiudiamo la porta a tecnologie avanzate, di cui ormai abbiamo esempi anche in Italia oltre che in Europa. Faccio il caso del trattamento meccanico-biologico (non a caso, all'articolo 9 del presente decreto-legge, si fa cenno proprio a tale tipo di trattamento). Tuttavia, ricordiamo ancora una volta che non esiste impianto all'avanguardia che tenga, se non si mette in moto, sin dall'inizio, un corretto ciclo dei rifiuti che cominci, necessariamente - lo ripetiamo da decenni - con le tre «r»: riduzione dei rifiuti all'origine, raccolta differenziata e riciclaggio, di cui si occupa, appunto, l'articolo 4 del decreto-legge in discussione.
Tale formula funziona ovunque - basta volerlo! -, funziona anche nella tanto vituperata Campania. Esistono comuni virtuosi; ad esempio, da quando siamo al governo, nel centro di Grumo Nevano siamo arrivati al 35 per cento della raccolta differenziata!
L'attuazione delle tre «r» è l'ingrediente principale, il piatto forte di questo decreto-legge e l'articolo 9 lo ribadisce con chiarezza. È la fase chiave per garantire il graduale ritorno alla tanto sospirata normalità, così come viene delineato nelle pagine conclusive della relazione sulla Campania approvata pochi giorni fa - lo scorso 13 giugno - dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti.
Si tratta di un percorso che condividiamo e che mira ad arrivare ad un ciclo integrato dei rifiuti (partendo dalla corretta fase delle tre «r»), allo scioglimento del cosiddetto ingorgo istituzionale, alla prevenzione o, almeno, alla riduzione delle infiltrazioni criminose e all'impostazione - questo è un punto cruciale - del delicatissimo passaggio del dopo-commissariamento che, ormai, è dietro l'angolo.
Riteniamo, quindi, che tale decreto sia un tassello di un mosaico sicuramente complicatissimo da disegnare, ma crediamo che non vi sia altra strada. Per tale motivo, noi Verdi esprimeremo un voto favorevole sulla conversione in legge di tale decreto-legge (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi e L'Ulivo).

PRESIDENTE. Sospendo la seduta per cinque minuti.

La seduta, sospesa alle 22,20, è ripresa alle 22,25.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Iacomino. Ne ha facoltà.

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SALVATORE IACOMINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, signor rappresentante del Governo, signor relatore, ci troviamo nuovamente a parlare di emergenza rifiuti in Campania e a discutere di uno spettacolo indecente ed indecoroso che mette, ancora una volta, tale regione al centro dell'attenzione del Parlamento, dandole una rappresentazione odiosa di una terra usata come spettro del pericolo rifiuti che va scongiurato soltanto con qualche inceneritore in più, come è avvenuto nell'ipotesi della Sicilia, ove il Governo ha approvato un piano rifiuti e collocato gli inceneritori in un'oasi naturale e nel triangolo della morte ad Agusta.
Ecco come fare per non sostenere le lotte e le battaglie delle comunità locali, dei movimenti ambientalisti, dei comitati per la salvaguardia dell'ambiente e della salute che ieri hanno marciato contro Cuffaro e Berlusconi e oggi si dichiarano pronti a marciare contro Cuffaro e Prodi. Il decreto-legge n. 61 del 2007, il cui disegno di legge di conversione è stato già approvato al Senato, che ha introdotto importanti modifiche, ripropone al Parlamento una discussione che va oltre gli schieramenti e il rapporto più o meno conflittuale tra maggioranza e opposizione.
Non si può tenere un atteggiamento di doppiezza su questa materia quando esistono responsabilità sia del centrodestra che del centrosinistra in Campania, in materia di rifiuti. L'atteggiamento di collaborazione al Senato, che ha approvato con modifiche il provvedimento in discussione, non corrisponde allo stesso atteggiamento che qui alla Camera è proprio di una parte dell'opposizione che introduce reali elementi di ostruzionismo.
Oggi in Campania le emergenze si sommano tra di loro e forniscono un'immagine degradata che questa terra non merita e che indica responsabilità trasversali riconducibili ad una grande questione irrisolta, comune a molte altre regioni del Mezzogiorno.
Se non si aggrediscono le questioni sociali, del lavoro, della salute e dello sviluppo, l'emergenza rifiuti, l'emergenza sicurezza ed altre saranno sempre le maschere grottesche con le quali tali terre verranno viste da una politica miope e non lungimirante. La questione rifiuti risulta essere un mix di tutti i deficit del nostro paese: culturale, politico, amministrativo, economico, ambientale, sanitario e occupazionale. In pratica, si tratta di un black out di sistema. Essa nasce, innanzitutto, da una sottovalutazione della questione dei rifiuti, che continua, ancora oggi, ad essere considerata ambito settoriale e non un tema che incrocia tutti gli ambiti della vita, sia quotidiana che istituzionale.
In tale materia, i Governi del centrodestra e del centrosinistra non si sono distinti tra loro. Tredici anni fa la giunta Rastrelli aveva varato un piano rifiuti che attribuiva la parte onerosa del ciclo, cioè la raccolta, ai comuni e ai loro consorzi, e la parte in cui vi era un guadagno, cioè gli impianti, ai privati, anzi ad un privato, la società Fibe, gruppo Impregilo, Fiat, Montezemolo, in relazione alla quale stamane abbiamo avuto la notizia dell'applicazione da parte del Gip di una misura interdittiva, cioè il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione.
La società Fibe, con un'unica gara sulla cui correttezza sono stati avanzati molti dubbi, si era aggiudicata costruzione e gestione di tutti gli impianti previsti dal piano, due inceneritori e sette impianti di trattamento meccanico e biologico, i cosiddetti CDR. Tuttavia, insieme agli impianti, alla predetta società, era stata attribuita la scelta dei siti ove costruirli. Per aggiudicarsi gli appalti i concorrenti dovevano disporre delle aree e tale società, per propria convenienza, così come emerge dalle indagini condotte da diverse procure, aveva individuato Acerra e Santa Maria La Fossa, che distano quindici chilometri, tra le aree ove costruire i due inceneritori, aree a più alta incidenza di patologie tumorali e malformative e, per giunta, siti di bonifica di interesse nazionale.
La scelta dei luoghi è alla base delle proteste dei comuni di Acerra e Santa Maria La Fossa. Questo rappresenta un primo elemento di comprensione.Pag. 96
Altro elemento importante da considerare, che porta all'emergenza di questi giorni, è che il bando di gara disponeva che l'aggiudicatario, ove mai, come poi è successo, gli inceneritori fossero stati realizzati in un tempo diverso dalla costruzione degli impianti CDR, avrebbe dovuto procedere allo smaltimento a proprie spese, fuori da quella regione, negli impianti a ciò destinati. Siccome l'emergenza crea emergenza e con i poteri commissariali straordinari si può derogare alle norme, come avviene anche con questo decreto-legge, con un'ordinanza si decide che, a causa dell'emergenza del 2001, nelle more dell'avvio del cantiere per l'inceneritore, le ecoballe prodotte dai CDR possono essere stoccate nel territorio della regione Campania, favorendo ancora una volta chi si è aggiudicato la gara.
Se la scelta era l'incenerimento, non si poteva autorizzare lo stoccaggio senza disporre del forno in cui bruciare i rifiuti, per cui il territorio è diventato area di stoccaggio e dal 2001 ad oggi si sono accumulati 6 milioni di tonnellate di ecoballe e ogni mese vi è la necessità, ancora oggi, di 40 mila metriquadrati di nuove aree per depositare ecoballe, che sono inidonee ad essere bruciate per la cattiva funzionalità dei CDR e per la loro qualità tecnologica.
L'amministrazione regionale aveva abdicato alla funzione di governo del territorio e mai nessuna giunta regionale ha messo in discussione quelle scelte, nonostante ve ne fossero tutte le condizioni.
Per tredici anni si è lasciato che la situazione corresse verso il baratro: percentuali irrisorie di raccolte differenziate; sei milioni di tonnellate di ecoballe uscite dai CDR, balle di immondizie, vere e proprie bombe ecologiche accatastate come immense piramidi; quasi mille discariche illegali, ma non clandestine, di rifiuti industriali e ospedalieri, provenienti da mezza Italia e gestiti dalla camorra; altre centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti che periodicamente si accumulano per le strade fino a quando qualcuno le incendia, spargendo nell'aria più diossina di trenta inceneritori messi insieme; decine e decine di treni per portare una gigantesca quantità di rifiuti campani nel resto d'Italia e in Germania.
La gestione commissariale ha trasformato il cancro in metastasi, affidando la soluzione del problema alle stesse persone, i presidenti delle giunte regionali, che, come titolari dell'ordinaria amministrazione, ne erano stati esautorati.
Oltretutto, la gestione commissariale ha accentuato nella popolazione uno spirito di delega, per cui a risolvere il problema deve essere lo Stato. L'attuale gestione commissariale non ha fatto di meglio, perché non sono stati modificati i presupposti che ne definiscono gli obiettivi, cioè prendere tempo con sempre nuove discariche, come si è fatto in questi tredici anni, in attesa dei due inceneritori campani previsti dall'iniziale progetto. È in questa incertezza nell'affrontare l'emergenza che il commissario delegato ha fallito nell'obiettivo di un'uscita da un'emergenza che continua a persistere a Napoli e in Campania.
Il tentativo di individuare discariche in aree protette, come Serre e Terzigno, nel parco del Vesuvio, introducono elementi di perplessità, che fanno tanto sospettare una riedizione di ciò che è successo ad Acerra sull'individuazione dei suoli. È lo stesso sindaco di Serre a denunciare una compravendita sospetta di terreni, che dal loro valore di 3,50 euro al metro quadro sono saliti a 120 euro, e l'affidamento a società in odore di ecomafia. Si tratta di un grosso affare gestito da alcune società che si perdono come scatole cinesi e i diversi collegamenti tra le varie società portano ad aziende come Impregilo.
Il commissario Bertolaso, nonostante avesse conoscenza del tentativo di infiltrazione di società legate ai poteri criminali, non ha ritenuto necessario rivedere le sue posizioni, con un atteggiamento sospetto in capo ad un alto funzionario dello Stato. Sarà la magistratura a dirci cosa è accaduto! Sono state le lotte e la mobilitazione delle comunità locali e delle istituzioni locali e nazionali che hanno, per adesso, scongiurato un altro disastro.Pag. 97
Né la Commissione bicamerale rifiuti fino ad oggi è riuscita a introdurre elementi di discontinuità col passato, attribuendo a uno sterile concetto di ingorgo istituzionale le responsabilità sulla gestione delle emergenze, individuando la soluzione e l'apertura di discariche qualunque sia il sito.
Meschino poi chi pensa di lucrare sul piano politico nel proporsi nelle passerelle istituzionali a rappresentare una Commissione che in termini di maggioranza non c'è più e certamente può soltanto rappresentare se stesso: una posizione che ormai non riesce più a difendere l'operato di una regione ormai al collasso. Perfino lo stesso Bassolino, nel rientrare in campo in prima persona dopo anni di apparente assenza, in un'intervista su L'Unità del 20 giugno 2007, autocriticamente ammette limiti, errori e responsabilità, non soltanto sulla gestione politico-amministrativa, ma anche sugli effetti di un piano del ciclo dei rifiuti che ormai non regge più alle sfide di un nuovo modello di sviluppo, che ha in sé un nuovo processo di produzione dei rifiuti.
Già il testo modificato al Senato, che non è certamente il migliore possibile, va in controtendenza rispetto alla concezione tipicamente industriale, legata alla sola costruzione di impianti di incenerimento. Si afferma, in questo testo, la presentazione entro 90 giorni di intese col Ministro dell'ambiente, di un piano per la realizzazione del ciclo integrato dei rifiuti, legato principalmente alla raccolta differenziata, alla individuazione dei siti di compostaggio e alla produzione di FOS di qualità. Al posto della localizzazione di siti nel Parco del Vesuvio e Terzigno, la discarica viene sostituita con il deposito di frazione organica stabilizzata di qualità, con il vincolo di assicurare la ricomposizione morfologica del sito e la bonifica delle discariche illegali su quelle aree, come per Ariano Irpino, Villaricca, Serra e Giuliano.
Questi siti individuati dal testo originario del decreto-legge, che erano stati individuati dal commissario Bertolaso, a quale logica si ispirano? Non ritengo ad elementi tecnici specifici, come in un primo momento avevano tentato di farci credere. Infatti, esperti in materia dei suoli e sottosuoli, come il professore Ortolani, direttore dell'Istituto di geologia dell'Università di Napoli, e il professore De Medici, hanno collaborato a titolo gratuito con il Commissario partecipando attivamente per due mesi all'individuazione delle soluzioni più idonee dal punto di vista tecnico per l'uscita dall'emergenza.
Questi esperti avevano indicato siti alternativi a quelli voluti cocciutamente dal dottor Bertolaso, che si prestavano sia dal punto di vista tecnico-geologico, sia dal punto di vista dell'accesso e della viabilità per raggiungerli. Le risposte alle valutazioni e alle indicazioni di questi esperti non sono mai arrivate dalla struttura commissariale.
Tutte le indagini della magistratura che hanno portato ad arresti e procedimenti giudiziari, anche in questi mesi, devono far riflettere seriamente sugli intrecci esistenti fra gli interessi camorra-politica-struttura commissariale, se si vuole aprire la vera sfida ai poteri criminali. Deve far riflettere ulteriormente il fatto che nell'audizione in Commissione bicamerale rifiuti dei rappresentanti dell'ASL Napoli 4, dove insiste l'inceneritore di Acerra, il direttore sanitario, a proposito delle cui capacità a svolgere quel ruolo si nutrono grandi perplessità (qui veniamo a certe nomine politiche), cade dalle nuvole parlando del termovalorizzazione di Acerra, del suo impatto ambientale e dei controlli dell'inquinamento dei suoli.
Tutte queste osservazioni, che si intrecciano con le valutazioni sul decreto-legge, ci rendono più attenti a un monitoraggio della situazione, affinché venga garantita l'applicazione del decreto e non la solita tecnica del rinvio.
Infine vanno chiarite con fermezza le questioni riguardanti le tariffe. Sacrosanto è il principio che i cittadini debbono pagare la tariffa per coprire l'intero costo dello smaltimento, sacrosanto è il diritto dei cittadini a non pagare i costi dell'emergenza perché le responsabilità del passato sono in capo alla regione.Pag. 98
I cittadini della Campania e i comuni debbono pagare esclusivamente il costo ordinario di una gestione ordinaria. Questo è un altro elemento approvato al Senato che sancisce questo principio.
L'emergenza Campania è stata un alibi per sottrarre al Ministero competente e alla legislazione sulla tutela ambientale l'intera questione della raccolta, trattamento e smaltimento rifiuti, specialmente quando si discute in termini di limitazione delle emissioni nocive.
L'emergenza spinge verso la scorciatoia dell'utilizzo, come unica soluzione, di apparati industriali: è necessario, invece, intervenire sulla produzione dei rifiuti e sulla spinta verso la raccolta differenziata. La produzione in Campania, ogni giorno, è pari a 7.200 tonnellate di rifiuti: di queste, ogni giorno, restano 3.500 tonnellate come ecoballe e 2.300 tonnellate come FOS (frazioni organiche stabilizzate). Tutto ciò va stoccato in discarica. Con questo ritmo, il sistema non regge: nessuna regione manda in discarica o all'incenerimento più del 35-40 per cento dei suoi rifiuti; se la Campania pensa di mandarne il 90 per cento, il sistema salta.
Questa è la vera emergenza in Campania e, su questo aspetto, crediamo che il decreto al nostro esame fornisca risposte, se non completamente condivisibili, certamente sufficienti per un nuovo percorso che miri al superamento dell'emergenza, alle garanzie per la tutela dell'ambiente, della salute dei cittadini e delle aree protette, nonché alla salvaguardia dell'autonomia dei poteri degli organi dello Stato e delle autonomie locali.
Tali considerazioni ci inducono a preannunciare il voto favorevole del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea sul provvedimento al nostro esame.

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Taglialatela, iscritto a parlare: si intende che vi abbia rinunciato.
È iscritto a parlare l'onorevole Pedulli. Ne ha facoltà.

GIULIANO PEDULLI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, esprimo il mio apprezzamento per la presentazione del decreto-legge svolta dal relatore, in quanto egli non si è limitato ad illustrarne il merito, ma ha fatto anche il punto della situazione attuale della Campania, utilizzando uno stile che condivido, quello cioè di pensare al futuro e a come contribuire a superare l'emergenza.
Ho ascoltato con attenzione e rispetto gli interventi che mi hanno preceduto: alcuni li condivido in gran parte, altri meno o per nulla. Per quel che riguarda questi ultimi, non li condivido sia per le valutazioni espresse sul senso, sul merito e sul giudizio del decreto - che è stato condito in taluni interventi con un'infinità di aggettivi a dir poco apocalittici -, sia per lo spirito che li anima. Ho udito, infatti, la volontà di rimanere inchiodati al passato, di reiterare attacchi alla maggioranza che sono ormai stantii, di spingere sulla ricerca delle responsabilità - tutte a senso unico - relative al passato e, in particolare, all'ultimo anno.
Per quanto riguarda il passato, considerato che l'emergenza rifiuti è in atto dal 1994, è obiettivo ritenere che vi siano stati, in un contesto complesso e difficile, limiti che attengono al governo politico del problema, così come è possibile che siano emersi profili con risvolti giudiziari. Sotto il primo aspetto, sono state e saranno le popolazioni, con il loro voto, a pronunciarsi; sotto il secondo, spetta alla magistratura, che è attenta ai problemi, assumere, come essa sta facendo, le iniziative che ritiene più idonee.
Per quel che riguarda l'ultimo anno, pur permanendo una grave situazione di emergenza, ritengo che nel corso di esso si sia messo in campo lo sforzo maggiore che si è avuto nel lungo periodo commissariale per cercare di uscire dalla situazione esistente: così ha fatto il Governo, con i provvedimenti adottati, ivi compreso questo decreto; così ha fatto il commissario Bertolaso, che ha lavorato e sta lavorando con passione e determinazione. A lui esprimiamo non solo pieno appoggio, ma anche l'incoraggiamento a portare a compimentoPag. 99il suo mandato, per contribuire a costruire con le istituzioni locali la nuova e decisiva fase post-commissariale.
In questo avvio, bene ha svolto il proprio lavoro anche la Commissione bicamerale, con la relazione stralcio proprio sul tema dell'emergenza rifiuti in Campania approvata lo scorso 13 giugno. Ritengo che la Commissione abbia fatto bene a produrre questo atto, poiché il suo mandato non è solo quello inquisitorio, che pure essa sta svolgendo, ma anche quello propositivo.
Non mi scandalizzano le polemiche politiche, ma non le considero produttive, né per contribuire a dare le necessarie risposte alle popolazioni della Campania, né in vista dello sforzo che a noi è richiesto per superare l'emergenza; un'emergenza sulla quale, peraltro, proprio oggi è intervenuta anche l'Unione europea.
A me pare che a noi sia richiesto il massimo di convergenza fra le forze politiche, il massimo di unità e di sintonia tra le istituzioni locali - va apprezzato lo sforzo che alcuni sindaci stanno compiendo in tal senso - e il massimo di compartecipazione di tutte le forze sociali, di quelle produttive e dei cittadini.
La situazione di emergenza in Campania continua ad essere molto grave: le notizie di questi giorni, anche per l'anomalia climatica, indicano, anzi, preoccupanti dirette conseguenze sanitarie sulle popolazioni. La priorità della salute adesso è rappresentata dall'urgenza di togliere i rifiuti dalle strade e portarli ad uno smaltimento che fornisca le più ampie garanzie alle popolazioni che si trovano più vicine alle discariche individuate per questa fase.
Il decreto-legge in discussione ha, anzitutto, proprio questa finalità, in quanto può attivare le discariche individuate ma ancora oggi chiuse. Ma esso non si limita a questo, fornendo altresì utili disposizioni anche per una prospettiva più lunga. Il decreto-legge, quindi, rappresenta un atto necessario ed urgente, e prima lo si approva meglio è: auspico che l'Assemblea abbia consapevolezza di ciò.
Il testo licenziato dal Senato - è stato osservato da altri - ha migliorato quello originario emanato dal Governo, sia per il contributo fornito dalle opposizioni e dalla stessa maggioranza, sia nel tener conto delle preoccupazioni delle popolazioni interessate. È la dimostrazione che il decreto-legge non era blindato e che, ogni qual volta vi sono le condizioni, a prescindere dal voto finale delle opposizioni, si lavora con apertura e disponibilità.
Il relatore ha evidenziato che l'elemento centrale del decreto-legge in discussione è costituito dall'articolo 1, relativo all'apertura di discariche e alla loro messa in sicurezza: quattro siti in quattro province diverse. Si tratta di una scelta tesa non a concentrare lo smaltimento in un unico sito regionale, bensì ad attuarlo in maniera diffusa ed equilibrata sul piano territoriale. Ma si possono aggiungere altre due considerazioni.
In primo luogo, la misura va mantenuta secondo questo principio, poiché anche l'uscita di un solo sito metterebbe in crisi tutto il sistema. In secondo luogo, se si ricorre ad un provvedimento, prima governativo e poi parlamentare, vuol dire che non c'erano le condizioni locali per poterlo assumere.
Dell'articolo 1 evidenzio anche i limiti posti per la qualità dei rifiuti da conferire, per esempio, nel sito del Parco nazionale del Vesuvio, e le misure di mitigazione ambientale, di bonifica e messa in sicurezza (per esempio, nel sito di Terzigno). Così come evidenzio quanto previsto dal comma 1-bis dell'articolo 3 sul limite temporale relativo al conferimento nel sito di Difesa Grande. Evidenzio, altresì, quanto previsto dal comma 3 dell'articolo 4, relativo alle azioni da intraprendere per l'incremento significativo della raccolta differenziata.
Mi pare opportuno anche quanto stabilito dall'articolo 6, cioè la nomina dei presidenti delle province a subcommissari, perché ciò è motivato da due dei capisaldi che guardano al futuro: la tempestiva restituzione dei poteri agli enti ordinariamente competenti e l'autosufficienza degli ambiti provinciali.Pag. 100
L'osservazione svolta sull'articolo 7 in materia di tariffe, a mio avviso, ha un carattere puramente populista. Se ci si riferisce ai contenuti effettivi della norma, che sancisce esattamente ciò che avviene ovunque esista una gestione normale del ciclo dei rifiuti, la tassa di smaltimento dei rifiuti e la tariffa di igiene ambientale debbono coprire integralmente i costi del servizio, compresi quelli relativi ai piani per la raccolta differenziata. È normale che proprio con riferimento alla raccolta differenziata, contestualmente alla scelta della forma più efficace, di norma il «porta a porta», si predisponga un piano dei costi che gravano sugli utenti e la premialità per le pratiche migliori. Cosa diversa, come è stato osservato, sarebbe una dinamica tariffaria in assenza del servizio. Quindi, mi pare opportuno evitare confusioni e stare esattamente allo spirito della norma.
Infine, voglio guardare ed invitare tutti a guardare al dopo commissariamento. Qui possiamo trovare più sintonia rispetto al decreto-legge. Vi sono due punti fermi: il commissariamento deve concludersi il 31 dicembre 2007, per tornare ad un regime ordinario. Per andare in questa direzione, è utile fare riferimento - come dicevo all'inizio - al documento della Commissione bicamerale approvato a larga maggioranza il 13 giugno.
Come Ulivo, abbiamo dato atto alle opposizioni del contributo fornito e del voto favorevole espresso, puntualizzando che si è volutamente tenuto distinto il decreto-legge, che pure ha richiamato nei suoi punti essenziali il dopo commissariamento, che è il vero oggetto della relazione della Commissione bicamerale.
Lavoriamoci insieme e con convinzione per dare sostanza all'intesa istituzionale di programma, al ciclo integrato dei rifiuti, al decongestionamento istituzionale e alla razionalizzazione delle competenze, ad un'efficace prevenzione delle infiltrazioni della criminalità organizzata, ad una più incisiva tutela della salute delle popolazioni locali. So che la sfida è difficile, ma noi dobbiamo fare di tutto, per il ruolo che abbiamo, per cercare di vincerla (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Stradella, iscritto a parlare: si intende che vi abbia rinunciato.
È iscritto a parlare l'onorevole De Angelis. Ne ha facoltà.

GIACOMO DE ANGELIS. Signor Presidente, credo che quella che stiamo svolgendo stasera avrebbe potuto essere e può ancora essere una discussione importante.
Ho ascoltato con interesse e con attenzione gli interventi dei colleghi, a partire, come è giusto che sia, da quelli dell'opposizione. Tuttavia, credo - come evidenziato da alcuni di tali interventi - che non possiamo continuare a svolgere una discussione - mi rivolgo, in particolare, al rappresentante del Governo - volgendoci sempre indietro per individuare le responsabilità. In questo modo ci sfuggirebbe la vera situazione attuale esistente in Campania. Le responsabilità - l'ho affermato anche in altre occasioni - sono chiare; esse sono ovviamente, per questioni anche di onestà intellettuale, diversificate tra i gruppi dirigenti, politici e istituzionali della Campania. Sono responsabilità che coinvolgono tutti. La domanda che dobbiamo porci in merito all'odierna discussione è la seguente: ci rendiamo conto di qual è la situazione oggi in Campania, in questo preciso momento?
Bisogna capire se si vuole continuare a distinguere fra responsabilità dell'opposizione e del Governo, oppure se si vuole fornire un aiuto per uscire da questa insopportabile emergenza alla regione Campania. Una persona che vive quotidianamente in tale regione - come molti di coloro che sono intervenuti nel dibattito - sa cosa sta succedendo in essa. Voi avete soltanto la fortuna di poter leggere le notizie che arrivano dalla Campania. Il problema non è solo rappresentato dai cumuli di immondizia che si trovano a Napoli, nella sua periferia o in altri comuni. Cosa sta accadendo?
In altri comuni della provincia e delle province interne è vero che non ci sonoPag. 101più cumuli di immondizia per le strade, ma in tali territori si adotta un altro provvedimento, quello dello stoccaggio provvisorio. Praticamente, per necessità, come si dice - scusandomi se uso questa terminologia -, per non dare nell'occhio, si preleva l'immondizia sotto casa e si costruiscono discariche abusive, che si definiscono «siti di trasferenza».
La situazione in Campania è di tale gravità. Una grande sensibilità nei confronti di questa problematica io, in sostanza, non la vedo: siamo rimasti in aula in pochi intimi, ma già all'inizio della discussione lo eravamo; può anche darsi che i colleghi siano interessati alla lettura dei resoconti domani - questo dibattito rimarrà agli atti della Camera -, pertanto ritengo sia giusto dire alcune cose.
Questione delle responsabilità. Quando alcuni parlamentari discutono in quest'aula, sarebbe necessaria, oltre alla dialettica politica, che c'è sempre fra di noi ed è giusto che ci sia, anche un po' di umiltà nelle affermazioni. Stasera, nel corso della discussione, mi veniva da ridere ricordando l'altro decreto-legge che abbiamo votato in questa sede.
Ogni volta si fa la seguente operazione: bisogna prendere provvedimenti per uscire dall'emergenza; ci era stato detto, e noi ci eravamo convinti anche come maggioranza, che il tema centrale era individuare un soggetto, svincolato dalla politica, dotato di grandi capacità tecniche e professionali, che potesse risolvere il problema dell'emergenza rifiuti in Campania. Allora, noi dobbiamo metterci d'accordo. O diciamo che questo professionista, il dottor Bertolaso, è capace di aiutarci a far uscire questa regione dall'emergenza o che non lo è. Non possiamo continuare a dire - mi rivolgo ai colleghi dell'opposizione - questo e il contrario di tutto, e a tirarlo da tutte le parti.
Una cosa deve essere chiara: non è possibile che non si possa esprimere un giudizio. Ricordate la questione relativa all'ultimo decreto-legge; ci aveva detto: se non convertite il decreto-legge subito, me ne vado. E noi abbiamo subito convertito il decreto-legge. Bertolaso ci aveva detto, anche in Commissione, che in dieci giorni avrebbe risolto il problema dell'immondizia per le strade. Lo ricordate tutti? Noi campani, che conosciamo la regione, dicevamo che forse la questione era un po' più complicata.
Attenzione, quindi, nell'esprimere giudizi o rassicurazioni così forti ai cittadini. Questo non significa che Bertolaso non debba continuare a fare ciò per cui è stato chiamato. Credo che debba continuare, però vorrei dire una cosa al Parlamento. Ho detto senza mezzi termini anche al dottor Bertolaso, in Commissione - però lui dovrebbe anche ascoltare ciò che succede nel nostro territorio -, di cercare insieme una soluzione. Noi tutti ci siamo impegnati a dare una mano per tentare di risolvere un problema che tocca noi come campani, non tocca altri. Per questo affermavo prima che ognuno lo tira per la giacca.
Lo voglio dire anche al collega che ha parlato prima di me: ma si può sostenere e non contestare il fatto che si individuano, tra le quattro discariche, due discariche che fanno parte di aree protette? Lo possiamo dire questo? Oppure, questo significa mettersi contro la volontà e le capacità di Bertolaso? Lo possiamo dire questo, per quello che ha prodotto e di cui noi stiamo ancora discutendo?
Inoltre, un anno fa - è anche agli atti della Commissione ambiente -, si disse, sulla base di un lavoro svolto, che in Campania vi erano centinaia di cave abbandonate. Non mi riferisco a quelle sequestrate alla camorra, che potevano avere delle caratteristiche morfologiche per essere adibite a discariche. È mai possibile - e lo chiedo anche al Governo - che dopo 13 anni parliamo sempre ed esclusivamente delle stesse discariche? Qual è il problema? Perché alla fine esce fuori Ariano Irpino? Poi si dice che quella popolazione è stata violenta! Ma, scusate, Bertolaso e tutti i parlamentari dovrebbero conoscere la storia di quel territorio, dove i cittadini hanno impiegato anni di lotte per chiudere quella discarica. Sono riusciti a chiuderla nel 2004 e dopo soli trePag. 102anni chiediamo la riapertura! Attenzione, questi sono i problemi che noi abbiamo!
Svolgo qualche considerazione molto veloce sul decreto-legge in esame. Voglio dire anche al relatore e al Governo che sono molto combattuto nel far prevalere, rispetto agli altri problemi presenti in tale regione, quello che ci si chiede ogni volta, vale a dire un senso di responsabilità per su un problema grave come quello della emergenza rifiuti in Campania. Se qualcuno mi chiede se sono disposto a dare una mano, anche attraverso il decreto-legge in esame, per togliere l'immondizia dalle strade, avviare un percorso, far uscire dall'emergenza questa regione, è ovvio che rispondo positivamente. Se, tuttavia, devo esaminare, come credo che avremmo dovuto, il decreto-legge in esame, vi sono delle cose che non ci convincono.
Non mi convince l'impostazione che lo stesso relatore ha fornito sul primo articolo. Quale pilastro? Quella è la dimostrazione tangibile e palese dell'incapacità della classe dirigente campana di risolvere i problemi in Campania. Come campano, per me, questa è una sconfitta, caro relatore!

SALVATORE MARGIOTTA. Relatore. Anche per me!

GIACOMO DE ANGELIS. Questo è il punto, nonostante le caratteristiche di cui abbiamo parlato prima e delle scelte che sono state compiute!
In secondo luogo, vorrei svolgere qualche considerazione sulle tariffe, perché tra di noi non dobbiamo giocare a non capirci e a fare propaganda. Mi dispiace che non ci siano i colleghi della destra. È ovvio che, se al cittadino non offri un servizio, nel momento in cui gli chiedi di pagare la tariffa, egli si ribella. È giusto. In Campania, non ci troviamo in una situazione di ordinarietà, perché in molte zone, come vedete tutti i giorni, non c'è la raccolta dei rifiuti. Che cosa dovremmo chiedere in quel caso? Dovremmo chiedere di pagare anche la tariffa? Attenzione, dovremmo chiedere di pagare una tariffa anche alterata! Sapete quanto me, infatti, che le leggi finanziarie degli scorsi anni prevedono che, se non si supera una percentuale di raccolta differenziata, aumenta la quota tariffaria. Per quei cittadini c'è, quindi, una seconda beffa!
Infine, voglio dire soprattutto al Governo, oltre che al relatore, con riferimento alla questione dei consorzi di bacino, che capisco la ratio per cui è stato scritto quell'articolo del decreto, ossia quella di accorpare, semplificare e dare una mano a risolvere dei problemi, ma il Governo, il relatore e il Parlamento sanno in che stato sono i consorzi e qual è la loro situazione? Sono consorzi indebitati fino all'inverosimile! Con questa clausola che avete introdotto nel decreto, in base alla quale i comuni devono obbligatoriamente utilizzare i consorzi per la raccolta differenziata, essi si potranno trovare di fronte ad una situazione ingestibile. Pertanto, chiedo al Governo un supplemento di discussione anche su questo aspetto.
Ripeto che comprendo tutte le perplessità e tutti i problemi che vi sono. Voglio capire tutto, perché amo troppo la mia terra per abbandonarla, e neppure credo sia opportuno speculare da un punto di vista politico contro questa regione. Le responsabilità sono chiare e vanno avanti per la loro strada. Faccio presente, però, al Governo che questa regione non può essere lasciata da sola, perché non ce la potrà fare. Sono troppi i guai prodotti! Troppi!
Nessuno poi dice che, alla fine, il sistema che definiamo come ciclo virtuoso dei rifiuti non funziona: lo volete dire? Senza ricorrere allo spauracchio della situazione di Acerra, ci è stato detto da tutti che, nel momento in cui l'inceneritore di Acerra entrerà in funzione, le ecoballe non potranno essere assorbite da quell'impianto. Non solo, la cosa più grave, caro Governo, su cui intervenire subito attraverso Bertolaso, è che il CDR che esce da quegli impianti non può andare nell'inceneritore di Acerra. Quindi, vedete com'è complicata la situazione?
Non so come articoleremo la discussione domani ma, nonostante ciò, capiscoPag. 103che abbiamo la necessità di dare una risposta chiara ai cittadini, un segnale chiaro di disponibilità forte e di attenzione del nostro Governo alle problematiche della Campania. Quindi, non so come andremo avanti, né se questo decreto avrà la possibilità di essere migliorato, però - mi rivolgo soprattutto al relatore e al Governo, che in seguito forse replicheranno -, se ciò non sarà possibile per una questione di tempi e di necessità, credo che da quel banco debba partire il segnale chiaro che su alcune questioni fondamentali il Governo si impegna ad aiutare chi dovrà portare avanti questa battaglia, gli enti locali e le province. Sono dei dati positivi contenuti in questo decreto, e questo è il segnale forte che dobbiamo dare.
Ritengo sia un lavoro che possiamo svolgere, se supereremo le diversità che molte volte sono tutte «politiciste» e che, pertanto, la gente non capisce.
In conclusione, i cittadini chiedono a noi politici, soprattutto campani, cosa stiamo facendo per uscire dall'emergenza, quando potranno rivedere le proprie città e le proprie strade pulite come in tutte le parti d'Italia. Credo che sia un impegno morale, anzitutto di noi parlamentari campani, dell'intero Parlamento e, soprattutto, del Governo, che in questa situazione deve continuare a creare le condizioni necessarie, monitorare continuamente e chiedere verifiche mensilmente, come è stato proposto anche al Senato, perché ne abbiamo bisogno.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Aurisicchio. Ne ha facoltà.

RAFFAELE AURISICCHIO. Signor Presidente, il gruppo Sinistra democratica è favorevole alla conversione in legge del decreto-legge n. 61 dell'11 maggio 2007, avente ad oggetto interventi straordinari per superare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e per garantire l'esercizio dei propri poteri agli enti ordinariamente competenti.
La posizione del nostro gruppo non deriva, però, da una piena ed assoluta condivisione del testo in esame e delle misure in esso contenute. Vi sono punti che non ci convincono pienamente e ne indico quattro. Il primo è rappresentato dal fatto che nel decreto-legge è assegnata al Commissario delegato la facoltà di utilizzare, anche tramite requisizione, gli impianti, le cave dismesse o abbandonate e le discariche che presentano volumetrie disponibili, anche quando queste siano sottoposte a provvedimenti di sequestro da parte dell'autorità giudiziaria.
Non si tratta di un astratto omaggio al principio della separazione dei poteri e del rispetto delle prerogative della magistratura. Si tratta, invece, della necessità di tener conto che, in Campania, vi sono indagini in corso sulla gestione dei siti di sversamento, sulla qualità e sulla quantità dei rifiuti sversati e sulla provenienza degli stessi. È proprio di oggi, infatti, la notizia di ulteriori provvedimenti della magistratura in ordine alla società di gestione degli impianti CDR, che hanno portato all'interdizione di Impregilo, Fisia e Fibe Campania alla contrattazione con la pubblica amministrazione limitatamente allo smaltimento e alle attività di recupero energetico dei rifiuti.
Il giudice per le indagini preliminari ha provveduto al sequestro di 750 milioni di euro in disponibilità delle richiamate società. È quindi a rischio la gestione dei CDR, il completamento del termovalorizzatore di Acerra e la sua gestione futura.
Si tratta di tener conto, inoltre, che in Campania vi è da sempre un'attiva e pervasiva presenza della camorra in tutte le attività connesse alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti, sia urbani, sia speciali, e la presenza della malavita organizzata ha riguardato anche e soprattutto i siti di sversamento.
Molto spesso i provvedimenti della magistratura sono di natura conservativa, tesi cioè a preservare lo stato dei luoghi per evitare che possano essere alterate le prove, le quali possono condurre all'accertamento delle responsabilità e dei reati commessi. La requisizione di quei siti puòPag. 104portare, quindi, all'interruzione delle indagini e alla vanificazione dell'azione dei giudici.
Il secondo punto è costituito dal fatto che il decreto-legge continua ad assegnare una funzione centrale ai consorzi tra comuni, costituiti ai sensi dell'articolo 6 della legge regionale n. 10 del 1993, ai fini dell'organizzazione di un'efficiente raccolta differenziata, in modo da conseguirne più alte percentuali. Ma sono state proprio queste strutture, dove si sono annidati sprechi e beneficenze, a concorrere e a determinare il fallimento dei diversi piani per la raccolta differenziata succedutisi nel tempo.
Il decreto-legge, nello stabilire l'obbligo per i comuni di avvalersi in via esclusiva di queste strutture per la raccolta differenziata, assegna al Commissario delegato la facoltà di proporre alla regione l'accorpamento dei consorzi, ovvero il loro scioglimento, proprio per superare le incrostazioni negative che in queste strutture si sono annidate.
Il testo approvato dal Senato, per la verità, realizza un passo indietro rispetto alla formulazione originaria, che prevedeva in merito l'esercizio del potere diretto da parte del Commissario delegato, senza passare attraverso la formula della proposta di provvedimento alla regione. Recentemente è stata approvata la legge regionale n. 4 del 28 marzo 2007, che prevede l'istituzione degli ambiti territoriali ottimali (ATO) in conformità con quanto già stabilito dal decreto legislativo n. 152 del 2006.
L'istituzione degli ATO è stata prevista proprio per organizzare la gestione integrata dei rifiuti sul territorio, per superare la frammentazione delle disparate gestioni esistenti, attraverso l'individuazione di enti gestori a mezzo di gara pubblica ad evidenza comunitaria.
Se davvero si vuole avviare da subito un percorso di rientro nella gestione ordinaria - anche in considerazione che il 31 dicembre 2007 dovrebbero cessare i poteri commissariali e lo stato di emergenza -, il decreto-legge in fase di conversione dovrebbe prevedere la centralità degli ATO, riconducendo ad essi tutte le strutture consortili e societarie esistenti.
Il terzo punto è la previsione, all'articolo 6, della nomina a subcommissari dei presidenti delle province. Questi ultimi sono rappresentanti di enti che, in base al Titolo V, concorrono alla formazione dello stato democratico su un piano paritario rispetto agli altri soggetti costitutivi. Essi sono investiti, inoltre, direttamente dal voto popolare, di una funzione di rappresentanza degli interessi delle comunità provinciali.
È quantomeno incongruo, pertanto, che essi siano collocati in una funzione assolutamente subordinata e di natura prettamente esecutiva rispetto al Commissario delegato. Tale aspetto non è esclusivamente formale, ma attiene alle sostanza, al processo di costruzione delle decisioni e dell'attuazione delle stesse e, soprattutto, alla costruzione del piano regionale dei rifiuti e della definizione delle scelte che ne conseguono. Il testo del Senato compie passi in avanti in tal senso, ma la formulazione risultante è ancora insufficiente.
Il quarto punto è la previsione di cui all'articolo 7, secondo la quale, a decorrere dal 1o gennaio 2008 e per un periodo di cinque anni, i comuni dovranno applicare misure tariffarie atte a garantire la copertura integrale dei costi del servizio di gestione dei rifiuti. In base a tale formulazione, dovranno essere scaricati sui cittadini, sia attraverso la tassa di smaltimento (la Tarsu), sia attraverso la tariffa di igiene ambientale (la TIA), i costi dell'emergenza, compresi quelli derivanti dagli sprechi accertati e dall'eccesso di personale addossato alle strutture per l'emergenza. I cittadini e i comuni devono, cioè, sostenere il costo della gestione ordinaria: sarebbe un'insopportabile beffa per i cittadini che, a causa della grave crisi in atto, sono stati privati di un servizio di raccolta e smaltimento efficace ed efficiente e che adesso, proprio per questo, dovranno essere costretti a pagare di più.
Quelli richiamati sono aspetti importanti e significativi, che ho voluto rimarcare per rappresentare compiutamente la posizione del nostro gruppo, ma che nonPag. 105ci impediscono di sostenere la conversione del decreto-legge. Siamo convinti, infatti, che si debba porre fine al più presto ai disagi e alle sofferenze dei cittadini di Napoli e della Campania (perché è di questo che si tratta).
La presenza di cumuli di immondizia per le strade, con il pergolato che cola e le esalazioni maleodoranti, costituisce un insopportabile oltraggio che offende prima di tutto la dignità delle popolazioni campane: considerata la stagione e le alte temperature di queste settimane, sono concreti i rischi di una catastrofe sanitaria.
I cumuli devono essere rimossi e occorre fare tutto ciò che è necessario per preservare la salute pubblica e la civile convivenza. La maggioranza parlamentare, perciò, deve svolgere il ruolo che le compete, sostenendo lo sforzo del Governo per uscire dall'emergenza in atto, che dal Capo dello Stato è stata definita tragica.
È necessario sostenere, quindi, l'azione del Commissario delegato, nel quadro però di una collaborazione istituzionale, in primo luogo, con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e con le istituzioni locali. Occorre sostenere, inoltre, le azioni volte a superare l'attuale acuta crisi e a determinare il rientro nell'ordinario.
Da questo punto di vista, il decreto-legge assegna al Commissario novanta giorni di tempo per definire, di intesa con gli altri soggetti istituzionali coinvolti, un nuovo piano per i rifiuti, in modo che dal 2008 si possa mettere mano ad un'azione strutturale, in grado di garantire una normalità di gestione e, soprattutto, la tranquillità alla popolazione della Campania, in modo che si possa dire: mai più emergenza.
Per questo motivo, serve rilanciare il ruolo dei sindaci e dei presidenti delle province, che dovranno diventare i futuri commissari dell'ordinario, e valorizzare i luoghi democratici delle assemblee elettive, consigli provinciali e consigli regionali, dove in massima trasparenza deve avvenire il confronto delle posizioni e se necessario anche lo scontro politico, ma sul merito delle scelte da compiere.
La risposta da dare alla grave emergenza in atto è tema, infatti, di assoluto carattere politico, che non può essere ridotto ad una questione di carattere tecnico, neutra rispetto alle posizioni politiche. L'aspetto di assoluta centralità dal punto di vista politico è certamente la necessità del superamento delle gestioni commissariali in materia di rifiuti. È proprio di oggi la presentazione da parte del procuratore generale della Corte dei conti del rendiconto dello Stato che, riprendendo una relazione della Corte dei conti dello scorso aprile, contiene un ampio approfondimento in merito alle questioni che riguardano le strutture commissariali. La relazione assume il sapore di un duro atto di accusa nei confronti dei commissariati straordinari. Essi sono venuti meno proprio nelle funzioni per le quali erano stati istituiti, non hanno saputo ottenere apprezzabili risultati né nella costruzione delle soluzioni impiantistiche previste né ai fini di un effettivo decollo della raccolta differenziata, non hanno conseguito una più efficace applicazione della disciplina ambientale, non hanno garantito nell'affidamento degli appalti il rispetto delle norme di concorrenza e non hanno costituito, infine, una barriera impenetrabile nei confronti della criminalità organizzata, come gli arresti operati nei mesi scorsi proprio in Campania dimostrano.
Insomma, ne risulta un quadro di strutture inefficienti, che hanno vissuto solo nella logica della perpetuazione dell'emergenza, determinando una spesa per 1,8 miliardi di euro, il 21 per cento dei quali spesi per stipendi e per il funzionamento delle sedi.
In Campania la struttura commissariale si perpetua dal 1994 ed è stata retta da prefetti, da presidenti della regione, poi nuovamente da prefetti, fino ad arrivare per ultimi a Bassolino, Catenacci e Bertolaso, nella sua qualità di capo del Dipartimento della protezione civile.
Il risultato è che non sono ancora stati realizzati gli impianti previsti né è stataPag. 106realizzata un'efficiente raccolta differenziata. Di fatto tutta la produzione giornaliera dei rifiuti, che è pari a 7200 tonnellate, ha come destinazione obbligata le discariche o gli impianti di CDR. È questa la causa fondamentale del perdurare così a lungo dell'emergenza in Campania, perché in queste condizioni non ci può essere sistema di impianti che tenga.
C'è dunque un'origine: è la scelta fatta da Rastrelli, confermata da Losco e, quindi, da Bassolino, di privilegiare la scelta impiantistica nella illusione che fosse inutile ogni azione di selezione nella raccolta finalizzata a ridurre la massa da trattare.
Per di più, la soluzione impiantistica prescelta si rivela sbagliata, inadeguata e tale da fare aprire alla Commissione europea una procedura di infrazione per uso distorto dei fondi europei.
Ci sono le condizioni, quindi, in base alle notizie che oggi da più fonti sono arrivate, di un ulteriore inasprimento della situazione di emergenza. Sarebbe un danno gravissimo e per questo occorrono interventi immediati, a partire dalla conversione di questo decreto-legge.
Il lavoro compiuto al Senato rappresenta un segnale positivo, ha portato a significativi miglioramenti del testo, che hanno consentito di superare gravi situazioni di tensione in alcuni territori interessati dalla localizzazione dei siti di sversamento. Sono state accolte le richieste delle popolazioni di Parapoti, di Terzigno e di Ariano Irpino, in ordine ai tempi e alle modalità di utilizzo delle discariche.
In conclusione, il gruppo Sinistra Democratica Per il Socialismo europeo opererà per favorire la rapida conversione del decreto-legge in esame, perché esso serve a sgomberare le strade dai rifiuti e serve ad aprire una fase nuova, incentrata sulla piena responsabilità delle istituzioni locali, per costruire la svolta in direzione della normalità, che in Campania è necessaria (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 2826)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore ed il rappresentante del Governo rinunciano alla replica.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 28 giugno 2007, alle 9:

1. - Seguito della discussione delle mozioni Bondi ed altri n. 1-00170, Maroni ed altri n. 1-00185, Misiti ed altri n. 1-00192 e La Russa ed altri n. 1-00193 sulla gestione dell'emergenza rifiuti in Campania.

2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1566 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 11 maggio 2007, n. 61, recante interventi straordinari per superare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e per garantire l'esercizio dei propri poteri agli enti ordinariamente competenti (Approvato dal Senato) (2826).
- Relatore: Margiotta.

3. - Seguito della discussione della mozione Leoni ed altri n. 1-00159 sulle iniziative in favore del popolo saharawi.

4. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Modernizzazione, efficienza delle Amministrazioni pubbliche e riduzione degli oneri burocratici per i cittadini e per le imprese (2161-A).Pag. 107
e delle abbinate proposte di legge:
PEDICA ed altri; NICOLA ROSSI ed altri; LA LOGGIA e FERRIGNO (1505-1588-1688).
- Relatore: Giovanelli.

5. - Seguito della discussione delle mozioni Gibelli ed altri n. 1-00024, Capitanio Santolini e Volontè n. 1-00165, Bertolini ed altri n. 1-00168, Frassinetti ed altri n. 1-00169, Froner ed altri n. 1-00175 e Donadi n. 1-00197 sulla riorganizzazione del sistema scolastico italiano in relazione al fenomeno dell'immigrazione.

6. - Seguito della discussione delle mozioni Germontani ed altri n. 1-00186, Pellegrino ed altri n. 1-00188, Mura ed altri n. 1-00189, Fabris ed altri n. 1-00190, Volontè ed altri n. 1-00191, Pedrini ed altri n. 1-00194 e Dioguardi ed altri n. 1-00196 e Bianchi ed altri n. 1-00198 sulle misure di contrasto alla pedofilia.

7. - Seguito della discussione della proposta di legge:
FRANCESCHINI ed altri: Norme in materia di conflitti di interessi dei titolari di cariche di Governo. Delega al Governo per l'emanazione di norme in materia di conflitti di interessi di amministratori locali, dei presidenti di regione e dei membri delle giunte regionali (1318-A).
- Relatore: Violante.

8. - Seguito della discussione della proposta di legge:
NICCHI ed altri: Disposizioni in materia di modalità per la risoluzione del contratto di lavoro per dimissioni volontarie della lavoratrice, del lavoratore, nonché del prestatore d'opera (1538-A).
- Relatore: Di Salvo.

(al termine delle votazioni)

9. - Svolgimento delle interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 23,25.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO GIULIA COSENZA IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 2826

GIULIA COSENZA. Signor Presidente, intervengo per criticare l'impostazione del decreto-legge di cui discutiamo, poiché affronta ancora in modo emergenziale il tentativo di attenuare le conseguenze del disastro ambientale e sanitario in atto in Campania, prodotto dalla incapacità, irresponsabilità ed inadeguatezza dell'attuale classe politica regionale, dalla gestione clientelare della Giunta Bassolino, ma soprattutto dalle contraddizioni interne alle forze che compongono la maggioranza, che non hanno permesso la realizzazione degli impianti di smaltimento, rendendo così inefficienti anche le gestioni commissariali. Oggi dopo tredici anni di continua involuzione si è determinato il collasso operativo del servizio, con seri rischi per la salute pubblica.
L'ingorgo di competenze istituzionali e le incompetenze delle istituzioni locali hanno determinato una paralisi istituzionale e gestionale, peggiorata dal fatto che l'attività del commissario straordinario, della presidenza della regione e dell'attuale ministro dell'ambiente perseguono obiettivi non sinergici.
Già nell'ottobre del 2006 l'attuale Governo ha presentato un decreto che avrebbe dovuto assicurare la soluzione dello stato di crisi, anche attraverso il conferimento di ampi poteri nei confronti del commissario Bertolaso, per porre fine all'emergenza.
Tale decreto, come da noi preannunciato, non ha risolto le conflittualità ed è per questo motivo che è necessario dare al commissario tutti i poteri utili al superamento dello stato di crisi eliminando la concertazione con il ministro dell'ambientePag. 108e il presidente della regione visto che si sono rivelate fallimentari.
È indispensabile che il decreto preveda che il commissario lavori ad un piano dettagliato per l'attuazione del ciclo completo dei rifiuti, con la previsione di tempi certi, volto alla soluzione definitiva del problema.
Ci vogliono assunzioni di responsabilità, perché bisogna acquisire la consapevolezza che, se non si stabilisce l'impegno concreto relativo all'apertura dei termovalorizzatori necessari e sufficienti allo smaltimento, non si fa altro che allungare i tempi per la realizzazione della gestione ordinaria, dopo tredici anni di frode ai danni dei cittadini, con risultati quali malattie, tumori, malformazioni dei feti, diossina nel latte materno, discariche di rifiuti tossici in stato di abbandono incontrollato, preclusione allo sviluppo sociale ed economico, danni su tutto il territorio.
Dopo che è stata imposta la tassa sui rifiuti più alta d'Italia e sono stati spesi 1,5 miliardi di euro ci aspettiamo l'approvazione dell'emendamento da noi proposto per ridurre del 40 per cento la Tarsu. Se manca il servizio perché si deve pagare?
A tal punto è veramente inaccettabile che il Governo presenti un provvedimento con proposte indefinite, senza tempi certi e impegni seri.
Ritengo necessario prevedere in questo decreto-legge che il commissario indichi, nel piano che dovrà predisporre entro novanta giorni della data di entrata in vigore della legge, le date ed i termini di entrata in funzione del termovalorizzatore di Acerra, e per Santa Maria la Fossa, affinché si possa dare una prospettiva, una speranza ai cittadini disperati, che in questi giorni manifestano in tanti comuni perché, oltre ad essere sommersi dai cinque milioni di ecoballe stoccate, sono sommersi da più di un milione di tonnellate di rifiuti per strada, che aumentano giorno dopo giorno.
Ci vuole responsabilità da parte di questa Assemblea, colleghi! Non c'è più tempo per parlare di emergenza. Bisogna fissare le condizioni per ottenere interventi risolutivi, anche in merito alla raccolta differenziata, precondizione essenziale per il funzionamento del ciclo integrato. Quando e chi attuerà e non indicherà le azioni di prevenzione relative a produzione, riutilizzo e riciclaggio del materiale? Quando e chi si preoccuperà di adottare misure per la riduzione degli imballaggi? Siamo stati anche richiamati, in tal senso, dall'Unione europea.
A fine settembre, quando sarà pronta la prima linea del termovalorizzatore di Acerra, cosa si smaltirà, ma soprattutto, affinché possa entrare in funzione, perché all'avanzamento dei lavori non si associa il gestore? Perché non si mettono in moto le procedure di evidenza pubblica per consentire la partecipazione di qualificati gestori? Il costruttore a chi trasferirà le notizie relative alle caratteristiche dell'impianto, indispensabili al suo funzionamento?
Chi attiverà le procedure per l'ottenimento delle autorizzazioni all'esercizio e per 1'intitolazione dei contratti di servizio, in mancanza dei quali sono preclusi l'accensione e l'avviamento dell'impianto? Cosa si vuole aspettare ancora?
È per questi motivi che, se non si predisporranno in questo decreto-legge le condizioni per l'indicazione dei termini relativi a questi impegni, tale provvedimento servirà solo a favorire la continuazione dell'emergenza e chi ha causato questo disastro.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 7
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. ddl 2480-A/R - articolo agg. 20.0305 415 414 1 208 242 172 83 Appr.
2 Nom. articolo 30 424 420 4 211 248 172 83 Appr.
3 Nom. odg 9/2480/4 421 419 2 210 414 5 83 Appr.
4 Nom. odg 9/2480/36 426 424 2 213 417 7 83 Appr.
5 Nom. odg 9/2480/28 423 418 5 210 410 8 82 Appr.
6 Nom. odg 9/2480/29 424 415 9 208 397 18 81 Appr.
7 Nom. ddl 2480-A/R - voto finale 411 260 151 131 243 17 84 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.