XV LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 174 di giovedì 21 giugno 2007

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[allegato A]
[allegato B]

[riferimenti normativi]
Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI

La seduta comincia alle 10.

MARCO BOATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bellotti, Bimbi, Brugger, Buontempo, Casini, Cirielli, Donadi, Fabris, Folena, Frigato, Gasparri, Gentiloni Silveri, La Malfa, Lion, Maderloni, Martinello, Mattarella, Morrone, Oliva, Ottone, Pili e Piscitello sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente novantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione delle mozioni Maroni ed altri n. 1-00050, Volontè ed altri n. 1-00161, Migliore ed altri n. 1-00178, Ranieri ed altri n. 1-00179, Zacchera ed altri n. 1-00180 e De Zulueta ed altri n. 1-00181 sul rilancio del processo di integrazione e sull'allargamento dell'Unione europea (ore 10,09).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Maroni ed altri n. 1-00050, Volontè ed altri n. 1-00161 (Nuova formulazione), Migliore ed altri n. 1-00178, Ranieri ed altri n. 1-00179 (Nuova formulazione), Zacchera ed altri n. 1-00180 (Nuova formulazione) e De Zulueta ed altri n. 1-00181 sul rilancio del processo di integrazione e sull'allargamento dell'Unione europea (Vedi l'allegato A - Mozioni sezione 1).
Ricordo che nella seduta di lunedì 11 giugno 2007 si è conclusa la discussione sulle linee generali delle mozioni presentate.
Avverto che è stata presentata la risoluzione Maroni ed altri n. 6-00017 (Vedi l'allegato A - Risoluzioni sezione 2).

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Famiano Crucianelli, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni e sulla risoluzione presentate.

FAMIANO CRUCIANELLI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, onorevoli deputati, vorrei fare qualche breve considerazione, prima di esprimere la valutazione del Governo sulle mozioni e sulla risoluzione che sono state presentate. Si tratta di una discussione che ormai si sta protraendo da lungo tempo: abbiamo iniziato a discutere durante gli avvenimenti che hanno accompagnato il cinquantesimo anniversario dei Trattati di Roma. La discussione che allora iniziammo non terminò con un voto ed oggi la stiamo continuando e portando a conclusione.
Come sapete, oggi pomeriggio si terrà sul tema una riunione del Consiglio europeoPag. 2particolarmente complicata e difficile. La situazione, come la stessa Presidente Angela Merkel ha più volte ripetuto nel corso degli ultimi giorni, è complessa e dall'esito ancora incerto.
È giusto - come è stato affermato da autorevoli padri dell'Europa - che l'Europa si costruisce e si costruirà un passo alla volta, ma è assolutamente evidente che il passaggio che abbiamo dinnanzi segnerà un periodo e una fase che potremmo definire storici. Il Trattato costituzionale rappresenta uno di quei passaggi: il suo successo - o insuccesso - lascerà non poche tracce, in positivo o in negativo, sull'evoluzione dell'Europa.
La situazione è nota: diciotto Paesi hanno approvato il Trattato costituzionale ed altri quattro hanno più volte affermato il loro accordo con la sostanza del Trattato costituzionale. Ve ne sono altri cinque, invece, che, per varie ragioni, hanno espresso dubbi, perplessità e contrarietà, fino a giungere ai referendum francese ed olandese, che hanno registrato un pronunciamento popolare contro il Trattato costituzionale.
La natura del confronto in sede di Consiglio europeo è chiara nei suoi limiti: fra i Paesi contrari al Trattato costituzionale alcuni, appartenenti all'area dell'ex Unione sovietica - mi riferisco, in particolare, alla Repubblica Ceca e alla Polonia - sono in qualche misura gelosi - anche comprensibilmente - della loro identità nazionale e hanno problemi a delegare funzioni e poteri a livello europeo.
Vi è inoltre un'altra posizione classica e più antica, che concepisce fondamentalmente l'Europa come un'area di libero scambio economico e come un'area commerciale, ma che è sufficientemente contraria - non voglio dire ostile - a ulteriori processi di integrazione politici e istituzionali dell'Europa.
La posizione che il Governo italiano ha sostenuto, anche in continuità con la posizione antica che il Parlamento italiano ha più volte ribadito, è chiara: noi sosteniamo che è necessario fare un passo in avanti importante sul terreno dell'integrazione politica e istituzionale.
È un passaggio importante, perché l'idea, che qualche Paese continua ad avanzare, che restando così come stiamo, cioè fermandoci ai trattati di Nizza, tutto resterebbe identico, è sbagliata.
Ormai siamo ad un punto nel quale o si fa un passo in avanti vero o, altrimenti, il rischio più forte è quello di fare dei solidi passi indietro.
Vorrei solo citare un fatto importante relativo ai rapporti con la Russia. Come voi sapete, l'accordo di partenariato strategico fra la Russia e l'Europa è saltato per l'opposizione esplicita della Polonia, in relazione all'esportazione di carni polacche in Russia. Tutto ciò ha messo in moto un meccanismo che sta facendo compiere dei passi indietro molto gravi rispetto ai rapporti con la Russia. Vi è ormai un processo di bilateralizzazione dei rapporti di diversi Paesi con la Russia. L'interlocuzione tra Europa e Russia perde sempre più velocità. Nella sostanza, quindi, è un colpo non a questo o a quel Paese, ma al processo di integrazione europea. Ora ogni Paese sta camminando per conto suo.
In questo senso, o maturano le condizioni - e l'auspicio è che il prossimo Consiglio europeo possa farlo - per cui il passaggio ad un processo di integrazione politica e istituzionale avrà una maggiore intensità o, altrimenti, vi sarà il rischio reale di compiere ulteriori passi indietro.
La decisione che abbiamo sostenuto nel corso di questi mesi e che sosterremo all'interno del Consiglio europeo è proprio quella di difendere la sostanza del Trattato costituzionale.
È del tutto evidente che bisognerà accogliere alcune delle istanze che vengono proposte - come la Presidenza tedesca in qualche modo ha già fatto intendere - relative soprattutto alla struttura del Trattato costituzionale, ma i punti su cui non è possibile accettare passi indietro sono quelli di sostanza che riguardano la prima e la seconda parte del Trattato costituzionale.
Mi riferisco alla personalità giuridica unica e al superamento dei tre pilastri, all'estensione dei criteri per avere una maggioranza qualificata, al Ministero degliPag. 3esteri e al primato del diritto comunitario. Vi sono anche altri elementi importanti, ma i suddetti punti costituiscono la base fondamentale per poter realmente procedere ad una più forte istituzionalizzazione dei meccanismi che possono permettere all'Europa di decidere nei passaggi più importanti.
Allo stesso modo, è importante riuscire a conservare il valore vincolante della Carta dei diritti. Sono consapevole che vi sono diverse opinioni, anche all'interno di quest'Assemblea, ma è del tutto evidente che passare da un sistema di valori generico a un sistema di valori che ha invece una sua pregnanza giuridica consente di compiere un salto di qualità. È altrettanto evidente, inoltre, che in questa fase la Carta dei diritti rappresenta un punto di unità fra le diversità di opinioni.
La posizione più ostile verso la Carta è espressa dalla Gran Bretagna, che ne mette in discussione le interferenze sulla propria legislazione sociale. Vi sono, invece, posizioni del tutto opposte, che sono state sostenute anche all'interno di quest'Assemblea.
La Carta rappresenta, quindi, un punto di sintesi di posizioni che riguardano i principi che devono ispirare l'Europa, che dovrebbero assumere però un valore vincolante. Siamo contrari, invece, al fatto che i principi di Copenaghen possano essere assorbiti, come è stato proposto per esempio dall'Olanda, all'interno del Trattato in sostituzione della Carta dei diritti. Ciò, infatti, sarebbe un chiaro messaggio sul terreno, anch'esso fondamentale, dei meccanismi di allargamento.
Su questo punto voglio esprimere un'ultima considerazione. L'Italia ha sempre sostenuto i processi di allargamento. Cinquant'anni fa, come è stato detto più volte, i Paesi che costituivano il nucleo motore di questo processo erano sei, mentre oggi si è giunti a ventisette, con un salto, avutosi nel 2004, che ha portato all'allargamento da quindici a venticinque Paesi.
Abbiamo sempre sostenuto tale processo di allargamento, consapevoli, soprattutto in questa ultima fase, che il massiccio allargamento avrebbe rappresentato un punto di riferimento importante per i Paesi che andavano incontro a una grande precarietà sul terreno economico, sociale e finanziario e della loro stessa identità politica e democratica.
È del tutto evidente, come possiamo constatare, che tale allargamento ha anche comportato problemi e processi complessi all'interno dell'Europa.
Tuttavia, ora ci troviamo ad un punto in cui i processi di allargamento non possono che accompagnarsi a quello che viene chiamato l'approfondimento istituzionale e politico dell'Europa, cioè il fatto che anche i meccanismi che solidificano il progetto europeo devono marciare di pari passo con l'Europa.
Da questo punto di vista, allora, le due grandi questioni aperte (cioè la questione balcanica e quella della Turchia, che peraltro - mi riferisco alla seconda - è al centro di alcune risoluzioni qui presentate) sono questioni che l'Italia ha presenti nella loro evoluzione: la prima perché rappresenta un grande contributo alla stabilizzazione di un'area strategicamente importante per il nostro Paese; la seconda perché rappresenta una grande scommessa per il futuro.
Però, affinché tali processi di allargamento possano consolidarsi e realizzarsi, è necessario che vi sia un approfondimento degli aspetti istituzionali e politici dell'Europa ed è necessario che il Trattato costituzionale - che si discuterà da oggi in poi al Consiglio europeo - possa arrivare ad un punto importante e produrre un risultato positivo, altrimenti è del tutto evidente che, insieme ad una compromissione del Trattato costituzionale, registreremo anche una compromissione dei processi di allargamento nel corso del prossimo futuro.
Erano queste, molto schematicamente, le considerazioni che volevo formulare prima di esprimere un'opinione sulle mozioni e sulla risoluzione presentate.
Devo procedere in modo un po' accidentato perché, come sapete e come è stato detto dalla Presidenza, sono statePag. 4introdotte alcune modifiche all'ultimo momento e, quindi, è necessaria un'accurata visione.
Per quanto riguarda la mozione Maroni ed altri n. 1-00050, il Governo esprime un parere contrario: tale mozione, soprattutto nel dispositivo, si concentra sulla Turchia e tale problema è meglio esplicitato dalla risoluzione n. 6-00017 - sempre presentata dal gruppo della Lega Nord - nella quale si afferma, con grande chiarezza, che bisogna interrompere i negoziati di adesione con la Turchia.
Non è questa l'opinione del Governo, non è questo ciò che il Governo ha sostenuto in tutte le sedi. È del tutto evidente che la Turchia, nella sua prospettiva europea, non potrà che adempiere ai criteri e ai principi fondamentali che ispirano l'Europa e la sua democrazia, ma è un processo che siamo interessati a tenere aperto e soltanto alla fine potremo verificare se la Turchia avrà rispettato i criteri fondamentali, che sono basilari per poter essere parte dell'Europa. Pertanto questo è il giudizio sulla mozione Maroni ed altri n. 1-00050.
Anche sulla mozione Volontè ed altri n. 1-00161 (Nuova formulazione) il Governo esprime parere contrario, e lo voglio dire anche con una qualche recriminazione conoscendo le posizioni che l'UDC ha sempre rappresentato in questa Assemblea. La posizione del Governo è negativa avuto riguardo soprattutto ai primi due paragrafi del dispositivo. Nel primo paragrafo, infatti, si riapre la discussione sulla Carta dei diritti e sui principi fondamentali: in merito - come ho già detto - la posizione del Governo è quella di conservare la Carta dei diritti come elemento fondamentale per evitare di schiudere un vaso di Pandora che potrebbe davvero bloccare il processo costituzionale in quanto tale.
La stessa considerazione vale per il secondo paragrafo, dove si chiamano in causa le radici giudaico-cristiane (a proposito ricordo, non a caso, la posizione della stessa Presidenza tedesca, con Angela Merkel - che ne fece a suo tempo anche un punto di iniziativa -, ma devo dire anche dello stesso Presidente Prodi): è del tutto evidente che su tale terreno non è proponibile riprendere la discussione, salvo riaprire una diatriba che potrebbe, a quel punto, rendere ancora più complicata e difficile l'evoluzione del Trattato costituzionale.
Sul terzo paragrafo, non posso che esprimere parere favorevole del Governo, ma lo consideriamo assorbito dai principi, dai valori e dagli orientamenti espressi dal medesimo Trattato costituzionale, mentre sul capitolo relativo alla Turchia cogliamo anche qui un elemento di contrarietà a questo processo - che, peraltro, mi pare reso ancora più esplicito dalla modificazione - e non posso che ripetere lo stesso parere contrario che ho già espresso sulla risoluzione presentata dalla Lega Nord.
Per quanto riguarda la mozione Migliore ed altri n. 1-00178, ne capisco il senso e anche la continuità e la contiguità con la posizione di contrarietà che Rifondazione Comunista ha assunto insieme alla Lega Nord in tale dibattito. Ne capisco anche il senso, ovvero quello di richiamare ad una partecipazione ad un principio di democrazia che oggi in Europa obiettivamente rappresenta un grande problema. Sono assolutamente d'accordo che questa è la questione fondamentale che oggi in Europa dovremo discutere, cioè su come recuperare una partecipazione autentica dei cittadini europei al processo europeo. Però oggi siamo di fronte a un altro tipo di discussione: fermare il processo costituzionale che è in corso e la discussione che si sta svolgendo al Consiglio europeo e riaprire dall'inizio questa discussione con altre modalità vorrebbe dire, molto probabilmente, bloccare il processo stesso e non fare un passo in avanti nella direzione di un processo più democratico ma, probabilmente, paralizzare, almeno per un certo periodo, la prospettiva europea. Il Governo, pertanto, formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario sulla mozione Migliore ed altri n. 1-00178.
Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Ranieri ed altri n. 1-00179Pag. 5(Nuova formulazione), in quanto riproduce in gran parte l'opinione che anche in Assemblea il Governo ha esposto.
Il Governo esprime parere favorevole sul dispositivo della mozione Zacchera ed altri n. 1-00180 (Nuova formulazione) in quanto abbiamo apprezzato la correzione che l'onorevole Zacchera ha compiuto nella giornata di ieri. Tale correzione può permetterci di accettare la mozione, di formulare un pronunciamento favorevole riguardo al dispositivo, in quanto il primo paragrafo, contro cui il Governo si sarebbe pronunciato, è stato spostato nelle premesse.
Da ultimo, il Governo esprime parere favorevole sulla mozione De Zulueta ed altri n.1-00181.

PRESIDENTE Qual è il parere del Governo sulla risoluzione Maroni ed altri n. 6-00017?

FAMIANO CRUCIANELLI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Sulla risoluzione Maroni ed altri n. 6-00017 ho già affermato che il parere del Governo è contrario. La risoluzione esplicita in modo ancora più netto quello che la Lega Nord aveva espresso sulla posizione della Turchia. Già nella mozione Maroni ed altri n. 1-00050 vi era una posizione contraria e lo è a maggior ragione nella risoluzione, che rende ancora più esplicita e netta la loro contrarietà al processo di allargamento alla Turchia.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, il nostro gruppo ha pochi minuti e, quindi, non porterò via del tempo ai colleghi e all'Assemblea.
Il sottosegretario Crucianelli ha fatto un accenno che francamente non capisco. La tradizione europeista della Democrazia Cristiana e dell'UDC non viene minimamente inficiata da questa mozione e, quindi, poteva anche evitare battute forse dettate anche dalla volontà di motivare ulteriormente il suo parere contrario.
Non voglio ricordare quanti dibattiti sono stati svolti in quest'aula proprio da questi banchi con molti colleghi - vedo il presidente Ranieri - tenendo un diretto contatto tra i rappresentanti del Governo e i rappresentanti del Parlamento durante i lavori sulla Convenzione, in cui anche l'UDC aveva ribadito la sua volontà europeista e la sua convinzione che vi fosse la necessità di inserire, ad esempio, il richiamo alle radici giudaico-cristiane. Le nostre perplessità una volta avviato il processo di avvicinamento con la Turchia furono esplicitamente discusse con il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Marco Follini, proprio in quest'aula.
Quindi, onorevole sottosegretario, dopo averci motivato il suo parere contrario, non c'era bisogno di fare battute francamente prive di qualsiasi fondamento rispetto ai lavori degli ultimi dieci anni di quest'aula parlamentare, a cui lei probabilmente non ha assistito.
Nella nostra mozione non si chiede di andare contro l'Europa, ma si chiede un impegno del Governo nelle prossime ore. Purtroppo ciò avviene solo adesso non per colpa dell'UDC, che aveva chiesto da mesi la calendarizzazione delle mozioni in esame.
Le ricordo che la prima richiesta avvenne ben prima dell'incontro di Berlino, proprio perché, allora, si voleva fornire un supporto ad alcune iniziative che il Governo si apprestava a portare sul tavolo di quel vertice.
Con la mozione al nostro esame si intendono riproporre ancora una volta due temi fondamentali: la migliore precisazione nella Carta dei diritti della famiglia e delle radici giudaico-cristiane, perché sono dati storici: non lo sostiene solo l'UDC o solo il Vaticano. Fior fiori di costituzionalisti, appartenenti ad altri Stati (e non a quello italiano), ad altre religioni (e non a quella cattolica), ribadiscono in questi anni - dai lavori della ConvenzionePag. 6europea ad oggi - che tali due lacune rappresentano un problema, in prospettiva, per il nostro continente. Essi sostengono, inoltre, che colmare queste due lacune sia fondamentale per dare al nostro continente una migliore identità.
Senza tale identità - lo dico per opinione e constatazione di alcuni fatti - l'Europa non ha straordinariamente brillato nei confronti degli altri Paesi, fuori dal contesto europeo e delle altre culture, con cui dobbiamo avere un mutuo riconoscimento, un mutuo rispetto e un mutuo confronto.
Mi lascia perplesso il parere - lo dico con grande sincerità - che ha espresso con riferimento al terzo capoverso della parte dispositiva che viene considerato pleonastico. Esso avrebbe consentito al Governo di sostenere ciò che lei ha già detto e, anche se le due citate battaglie non venissero più combattute, di poter, altresì, ribadire il principio di mutuo riconoscimento e il principio di sussidiarietà su alcune materie.
Spero sia come lei sostiene, e, cioè, che tale principio sia assolutamente scontato. Lo vedremo, non solo oggi, ma anche nel prosieguo delle discussioni che il Governo porterà in sede europea.
Lei ha affermato che la modifica che abbiamo introdotto, nella nuova formulazione della mozione, peggiora la situazione. Fino a ventiquattro ore fa, chiedevamo la chiusura delle trattative; ora ne chiediamo una sospensione, che - come è noto e come gli atti parlamentari negli ultimi anni possono ben dimostrare - non è pregiudizialmente contro l'ingresso della Turchia nell'Unione europea. Chiediamo di sospendere, in questo momento, le trattative per verificare appieno il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali; lo dico anche per ciò che è emerso qualche mese fa sui quotidiani e mi riferisco a vicende che non hanno riguardato solo gli omicidi.
Come lei sa, sono state almeno due e hanno coinvolto non solo sacerdoti cattolici, ma anche importanti giornalisti che difendono la laicità della Turchia. In questo caso, le citate vicende riguardano anche la condizione scandalosa delle chiese nella parte dell'isola di Cipro governata dai turchi.
Ritengo sbagliato che il Governo non possa o non voglia impegnarsi sulla richiesta di sospensione...

PRESIDENTE. Onorevole Volontè, concluda.

LUCA VOLONTÈ. ...lo dico con grande sincerità - ho concluso - perché, se non si accetta la sospensione delle trattative, significa che, qualsiasi cosa accada, anche nei prossimi mesi, prima della conclusione della verifica, si dovrà comunque arrivare alla data stabilita per l'ingresso della Turchia nell'Unione europea.
Tutto questo mi sembra sbagliato, perché significa non riconoscere un principio fondamentale che è quello della realtà dei fatti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, mi rivolgo ai colleghi per ricordare cose anche banali in apparenza.
Nei suoi primi cinquant'anni di storia, ad esempio, l'Europa ha raggiunto obiettivi ragguardevoli: il mercato interno, l'abolizione delle frontiere, la moneta unica. Sono tutte conquiste di diritti che ci arricchiscono, che ci hanno arricchito, ma che, soprattutto, ci hanno distinto da altri popoli ed altri continenti.
Pertanto, quale migliore e più sensato epilogo di un iter durato mezzo secolo e caratterizzato da pace, sviluppo economico, cooperazione e scambio culturale, se non quello di stilare un atto formale, ufficiale, una Carta costituzionale in grado di suggellare i diritti acquisiti e rafforzare l'unità di un'Europa che mai, come in questo momento storico, necessita di unità, coesione e certezza dei diritti.
Per la prima volta nella storia dell'umanità, infatti, un continente, fino a poche decine di anni fa lacerato da guerre e diviso da cortine di ferro, si appresta adPag. 7adottare un Trattato costituzionale valido per più di 450 milioni dei suoi abitanti. Il Trattato costituzionale, la cui entrata in vigore è, però, stata bloccata dal voto referendario negativo di due paesi fondatori dell'Unione europea - la Francia e l'Olanda - ha cercato di unificare in un documento organico tutti i precedenti trattati e ha mirato a rispondere agli interessi e alle aspettative dei popoli europei nell'era globale.
A nostro avviso, questa è l'indispensabile risorsa, il tentativo di risposta a quello che, oggi, è il problema fondamentale ed urgente: assicurare la governabilità ad un'Europa che ha allargato i suoi confini fino a ventotto Stati membri. Anche chi tende a concepire l'Europa in termini più squisitamente utilitaristici sa bene che i mercati hanno bisogno di fiducia, che le economie e le tecnologie progrediscono quando si muovono all'interno di un sistema di obiettivi credibili, nell'ambito di una certezza giuridica condivisa e nel quadro di istituzioni politiche stabili e forti.
Per tale motivo, la soggettività giuridica che deriverà all'Unione europea dal nuovo Trattato costituzionale potrà dissipare ogni residuo equivoco sul fatto che essa possa essere qualcosa di assimilabile ad una qualsiasi organizzazione internazionale e la potrà emancipare da una limitazione che frustra la sua capacità di agire sulla scena mondiale.
Come soggetto politico di pieno diritto, quindi, l'Unione europea potrà avviare una politica estera consona ai valori ed ai principi che le sono propri ed orientata verso un ordine internazionale più stabile ed equo che riunisce, in uno spazio comune di libertà, sicurezza e giustizia, le politiche interne dei paesi membri.
Stante, però, l'inadeguatezza dell'attuale architettura istituzionale di riuscire a perseguire in maniera efficace gli obiettivi prefissati e nonostante la comune ed ampia consapevolezza dell'importanza, per l'Unione europea, di dotarsi di strumenti indispensabili per condurre un'efficace politica comunitaria, non mancano le critiche all'adozione di un testo costituzionale espresse dalle più disparate correnti politiche, filosofiche e di pensiero, espressioni di opinioni spesso diametralmente opposte.
La riunione del Consiglio europeo che si apre questo pomeriggio a Bruxelles - ultimo atto formale della Presidente Merkel - affronterà la questione legata al rilancio del trattato costituzionale... Chiedo scusa, signor Presidente, capisco che ciò possa non interessare, ma francamente...

PRESIDENTE. Prego i colleghi di consentire a chi interviene di poterlo fare in piena tranquillità e, possibilmente, di ascoltare gli interventi.

FABIO EVANGELISTI. Non è necessario che ascoltino...

PRESIDENTE Sarebbe preferibile.

FABIO EVANGELISTI. ...l'importante è che mi lascino terminare.
Dicevo, la questione verrà riproposta oggi. Pertanto, il rilancio del Trattato costituzionale, sottoscritto a Roma, nel 2004, dai Capi di Stato e di Governo dell'Unione europea, può essere l'occasione per dare un nuovo impulso al processo di ratifica del trattato che addotta una Costituzione. Il rilancio del processo costituente, quindi, non deve perdere di vista i principi ispiratori dell'attuale Trattato costituzionale e gli importanti passi compiuti per dotare l'Unione europea di una nuova politica estera e di sicurezza comune, di un effettivo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, al fine di realizzare una cooperazione strutturata nel campo della difesa ed una cooperazione rafforzata in altri settori.
Con la sottoscrizione del Trattato costituzionale, quindi, si potevano compiere passi in avanti nella direzione giusta: cioè dotare l'Unione europea di istituzioni adeguate per consentirle di funzionare, a fronte di un ulteriore ed auspicabile allargamento.
L'impegno del nostro Governo in seno al Consiglio europeo - ritengo che il sottosegretario Crucianelli sia stato chiaroPag. 8a tale proposito - deve essere quello di garantire il rispetto dei principi ispiratori per scongiurare il rischio di adottare una Costituzione più stringata che definirei «al ribasso», rispetto a quella già sottoscritta.
Vorrei evidenziare che questo è uno dei motivi che ci inducono a votare a favore della mozione De Zulueta ed altri n. 1-00181, sebbene tiepidamente. Avremmo preferito astenerci, ma la sottoscrizione di tale mozione da parte dei colleghi Razzi e Orlando costituisce un segnale del fatto che, sebbene vi sia una lettura al ribasso, essa merita di essere presa in considerazione.
Per quanto riguarda la Turchia - mi rivolgo soprattutto al collega Volontè, di cui ho apprezzato il tentativo di chiarimento di questa mattina - ritengo che la consapevolezza della difficoltà e degli ostacoli non possa offuscare la portata della prospettiva dell'integrazione di un paese così importante nel quadro dei valori democratici e dei principi di libertà su cui si fonda l'Unione europea. Non bisogna dimenticare che la Turchia, in tutti questi anni, ha rappresentato un baluardo di laicità nel mondo mediorientale. Per tale ragione, preannunzio il voto contrario sulle mozioni Volonté ed altri n. 1-00161 (Nuova formulazione), Maroni ed altri n. 1-00050 e Zacchera ed altri n.1-00180 (Nuova formulazione).
Riteniamo necessario collaborare in maniera sinergica e coordinata, affinché anche la Turchia giunga ad un sempre maggiore e convinto rispetto dei tre criteri di Copenahgen, politici, economici e che afferiscono all'acquis communautaire, che devono essere accolti, senza riserve, da parte di tutti i paesi che vogliano entrare a far parte dell'Unione europea. Pertanto, abbiamo sottoscritto e voteremo convintamente la mozione Ranieri e altri n. 1-00179 (Nuova formulazione) e, a differenza delle indicazioni del Governo, quand'anche non fossero apportate le correzioni richieste, ci asterremo dal voto sulla mozione Migliore ed altri n. 1-00178.
Infine, vorrei evidenziare che nessuna Costituzione può vivere di vita propria. Saranno le volontà, le ambizioni e gli ideali dei singoli popoli che, sovraordinati alle sovranità dei singoli Stati, daranno vita all'atto formale che regola, in maniera precisa ed organica, diritti e doveri del cittadino d'Europa, sia che ciò avvenga con legge, trattato, costituzione o con qualsiasi altro tipo di atto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mancini. Ne ha facoltà.

GIACOMO MANCINI. Signor Presidente, alcuni degli interventi che si sono susseguiti questa mattina, ad iniziare da quello del sottosegretario di Stato, onorevole Crucianelli, hanno evidenziato le sfide cui l'Unione europea deve fornire una risposta in maniera tempestiva.
Non si può sostenere, infatti, che lo scenario istituzionale non abbia nulla a che vedere con le nostre carenze, ossia con la possibilità di migliorare la trasparenza e l'efficienza del processo di adozione delle politiche comunitarie. Negli ultimi cinquant'anni sono stati raggiunti risultati importantissimi, come la realizzazione del mercato interno, l'adozione di una moneta unica e, di conseguenza, di una politica monetaria comune.
Tuttavia, la casa europea non può e non deve rappresentare unicamente un fenomeno monetario e commerciale. L'Europa a ventisette Stati ha bisogno, oltre che del mercato unico, di politiche per la questione sociale, l'ambiente e l'energia e di potersi presentare come un unico ed affidabile interlocutore, per affrontare le questioni di politica estera, proponendo soluzioni in grado di garantire e difendere la pace nel pianeta.
Da questo punto di vista, risultanti importanti, anche per iniziativa del nostro Paese, sono stati conseguiti di recente grazie al ruolo che lo stesso ha ricoperto, dopo sforzi anche interni da parte dei gruppi della nostra coalizione, rispetto a processi di pace nel nostro pianeta. Il problema di fondo dell'Unione consiste nell'individuare le modalità per assicurare il funzionamento di un'Europa a ventisettePag. 9e garantire meccanismi decisionali e istituzionali che consentano all'Europa di funzionare.
Il Trattato per la Costituzione europea o il documento che arriverà in porto nel 2009 dovrà rispondere alle attese dei cittadini degli Stati, che hanno da tempo intrapreso il cammino per la costituzione di un'Europa dei popoli che possa far sentire in modo chiaro e deciso la propria voce, assicurando la partecipazione nelle scelte per l'attuazione di politiche condivise.
Il processo di costituzione di un'Europa unita e forte, in grado di rispondere alle esigenze di giustizia, solidarietà e pace dei propri cittadini, deve potere andare avanti e prendere delle scelte chiare e coraggiose.
Il mandato che confermiamo al Governo, anche tramite questa mozione, si pone l'obiettivo della costruzione di un'Europa, in cui vi sia un Parlamento, che sia messo nella possibilità di decidere sulle grandi tematiche, a cui è giusto concedere le risorse necessarie per fare politica, con regole di funzionamento e procedure di decisione adeguate alle dimensioni raggiunte in seguito all'allargamento ai nuovi membri.
Per evitare il rischio della paralisi nella capacità decisionale, signor Presidente, occorre sostenere l'estensione del voto a maggioranza qualificata per implementare la capacità dell'Unione di garantire valori e diritti quali quelli della pace, così come, per quanto concerne la politica estera e di difesa, occorre sostenere il rafforzamento della PESC, introdotta nel 1992 con il Trattato di Maastricht, e della politica di difesa.
Appaiono, a tale proposito, improcrastinabili la creazione di un Ministero europeo degli esteri, l'attribuzione della personalità giuridica all'Unione europea ed il primato del diritto comunitario, insieme al mantenimento della Carta dei diritti fondamentali.
Con la mozione Ranieri ed altri n. 1-00179 (Nuova formulazione), di cui sono cofirmatario, si è inteso incoraggiare il Governo a pronunciarsi, nel corso della riunione del Consiglio europeo che ha inizio oggi pomeriggio, contro ogni tentativo di smantellamento dell'impianto di fondo del trattato, motivato dagli insuccessi dei referendum nazionali in Francia e in Olanda.
Non si deve infatti - è questo il nostro punto di vista - sottovalutare che diciotto dei ventisei Paesi membri lo hanno ratificato in rappresentanza di circa 300 milioni di cittadini europei ed altri si sono dichiarati «amici» del trattato.
Signor Presidente, signor sottosegretario, nel 2009 si terranno le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. È evidente quanto sia importante concludere il processo di ratifica del nuovo trattato entro la fine del 2008, in modo da investire il Parlamento che verrà eletto dei nuovi poteri che la Costituzione gli dovrà affidare.
Ed è per questo che, insieme agli intendimenti, agli auspici e agli incoraggiamenti che attraverso la mozione in esame intendiamo affidare al Governo, vorrei svolgere un'ultima considerazione su di essa. Nel documento di indirizzo viene ribadita la necessità di dotare l'Europa di una Costituzione democratica di alto profilo, laica, capace di garantire tutti quei valori e quei diritti per cui i popoli europei si sono battuti nel corso dei secoli e, quindi, incentrata ed impregnata sulla libertà, l'uguaglianza, la giustizia e la pace.
Voglio qui sottolineare che nella suddetta mozione, tra i diritti e i valori di cui deve essere portatrice la nuova Costituzione europea, si parla, si sottolinea e si evidenzia il ruolo del lavoro stabile e contrattualizzato come base della coesione sociale. Viene riconosciuto, quindi, un altro valore da tutelare a livello europeo e, soprattutto, viene rimarcata la potenzialità insita nella difesa di tale valore, la possibilità quindi di assicurare la coesione sociale, presupposto fondamentale per la creazione di uno spazio reale dove i diritti e i valori proclamati sulla Carta non vengano messi in secondo piano ma al contrario vengano attuati fin dalle fondamenta del nuovo edificio costituzionale europeo.Pag. 10
Con il voto a favore della mozione in esame il mio gruppo, La Rosa nel Pugno, i radicali, i socialisti intendono promuovere il ruolo propulsivo del nostro Paese che, storicamente stimolato dalla vocazione europeista di cui noi socialisti ci sentiamo eredi e continuatori, deve farsi portavoce in Europa di un punto di vista sempre più avanzato e sempre più coraggioso. Anche oggi - e ho concluso, signor Presidente - in aula abbiamo assistito alla riproposizione di antichi punti di vista che considerano l'Europa non come un'opportunità ma come una minaccia. Ritengo che alcuni di quei punti di vista meritino attenzione, rispetto, e necessitino approfondimenti. La «stella polare» che, tuttavia, mi auguro il Governo voglia sempre seguire dev'essere quella che indica la strada di una collaborazione sempre più stretta tra gli Stati che compongono l'Unione Europea.
L'Europa deve essere considerata dal nostro Paese, sia per la sua storia sia per la sua vocazione, ma ancora di più per il suo futuro, un punto di riferimento imprescindibile.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIACOMO MANCINI. Deve essere considerata come un soggetto rispetto al quale sempre più sforzi dovranno essere realizzati, perché si costruisca una nuova entità politica che guidi i processi nuovi, che affronti le sfide difficili del presente e del futuro. Senza un'Europa politica forte, coesa, autorevole, le sfide della globalizzazione saranno affrontate...

PRESIDENTE. Deve concludere, per cortesia.

GIACOMO MANCINI. Ho concluso, signor Presidente. Dicevo che per le sfide della globalizzazione vi sarà il rischio di non affrontarle, di non vincerle, e soprattutto di perdere le occasioni importanti per costituire un mondo globalizzato più equo e più giusto. È questo l'obiettivo che La Rosa nel Pugno, i radicali, i socialisti si prefiggono, e con tale obiettivo ribadiamo il voto favorevole su questa mozione e incoraggiamo il Governo a spendersi con coraggio rispetto alle sfide dell'oggi e del domani (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zacchera. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, uno dei rischi peggiori che corriamo è che l'Europa muoia dentro e sotto le chiacchiere; cercherò perciò di essere estremamente concreto nella discussione di oggi, perché altrimenti parliamo tutti di alti sistemi ma non risolviamo niente.
Non che dalla discussione in Assemblea si possa risolvere qualche problema in chiave europea; tuttavia, penso che il Parlamento debba dare al Governo un'indicazione chiara su come operare.
Stiamo vivendo un momento fondamentale della storia europea. Con molte difficoltà, si è redatto un testo costituzionale - che personalmente ritengo anche eccessivamente ampio - e se ne è avviato il processo di ratifica, che in molti Paesi è andato avanti. In Italia, per il vero, va detto che quel testo è stato approvato con molta leggerezza da parte del Parlamento, che non si è permesso di discuterne i dettagli, poiché esso appariva un «pacchetto» da approvare «chiavi in mano», da prendere o lasciare. In ogni caso, il nostro Parlamento, come quelli della maggioranza dei Paesi europei, lo ha approvato; quando però si è arrivati ai referendum, soprattutto in Olanda e in Francia, la maggioranza dei cittadini, più o meno informata su quel che andava a votare, si è espressa in senso contrario. Il processo di integrazione si è così fermato ed oggi ci troviamo ad avere un'Unione priva di Costituzione.
A questo punto, vi sono davanti a noi due strade: se ciascuno cercherà di portare avanti una politica che pretende di chiedere all'Europa tutto ciò che si desidera, non si andrà da alcuna parte, poiché ogni Paese presenta divergenze su qualchePag. 11aspetto; se invece si giudica utile un testo limitato, ma dotato di principi fondamentali condivisi, credo che un simile progetto possa essere approvato e costituire il punto di partenza per costruire la Costituzione dell'Unione Europea. Ritengo che questa seconda sia l'unica strada percorribile se abbiamo in mente un obiettivo chiaro; altrimenti, ciascuno di noi potrà chiedere di tutto e di più, ma alla fine non si riuscirà a raggiungere alcun obiettivo.
Quali sono i principali punti di divergenza? In primo luogo, il peso dei diversi Stati. Se si continua a votare all'unanimità, non si andrà da alcuna parte, poiché più l'Unione si allargherà maggiori saranno le divergenze sui singoli problemi, maggiori le differenze fra Stati grandi e Stati piccoli, e infine maggiori le difficoltà di prendere decisioni concrete. Se dunque il Trattato costituzionale prevede meccanismi che garantiscono i Paesi piccoli, per superficie o per popolazione, ma allo stesso tempo permettono all'Europa di procedere quando gli Stati sono in grandissima maggioranza d'accordo, si può tentare di proseguire. È chiaro, poi, che su alcuni aspetti specifici sarà necessaria l'unanimità: l'Unione non potrebbe permettersi di dichiarare la guerra se non vi fosse l'accordo di tutti gli Stati membri, e speriamo ovviamente che ciò non accada mai.
L'Italia deve dunque procedere su una strada di ragionevolezza: deve cioè affermare che occorre prendere le parti della Costituzione che sono oggetto di fatto di un consenso unanime e portarle fino in fondo, approvando questo documento fondamentale, altrimenti, non è possibile andare avanti.
Occorre peraltro tener presente che, nel frattempo, il «barometro» europeo è passato sul lato negativo: in tutti i Paesi vi è un grandissimo scetticismo sull'Europa. Pensiamo al caso della Turchia, di cui si è parlato lungamente: ebbene, in Turchia oggi la maggioranza della popolazione comincia a non voler affatto entrare in Europa, poiché si comincia a comprendere che entrare, anche se indirettamente, nell'area dell'euro comporta complicazioni di non poco rilievo dal punto di vista economico. Se dunque non facciamo attenzione, rischiamo di bloccare il processo europeo.
Amici, quasi tutti noi siamo nati dopo la seconda guerra mondiale: settant'anni fa gli europei si facevano la guerra. Ebbene, se da allora il nostro continente - salvo che nei Balcani e in alcune altre situazioni specifiche - non ha conosciuto alcuna guerra, è merito proprio del processo europeo. Se non saremo capaci di guardare al di là dei nostri obiettivi desideri a breve, rischieremo perciò di bloccare un processo storico. Sono milleduecento anni che l'Europa non riesce a stare unita: possiamo davvero prenderci la responsabilità di non comprendere l'importanza di questo obiettivo, tanto più nel momento in cui l'Europa, dagli Urali al Portogallo, rappresenta il 13,5 per cento della popolazione mondiale?
Credo che, invece, dovremo lavorare per un progresso concreto, portando avanti tutto ciò che è possibile tenere insieme attraverso, non mi permetto di dire un canovaccio, ma comunque una serie di valori condivisi. Questo è l'obiettivo dell'Italia e questo è l'elemento cruciale dell'invito che rivolgiamo al Governo: quello di procedere su una strada che si colloca in continuità con quella perseguita dal Governo precedente. Su questo punto, infatti, non si discute, poiché quasi tutti, maggioranza ed opposizione, abbiamo approvato l'operato del Governo precedente su questo aspetto.
Possiamo dunque compiere scelte. Ho apprezzato la mozione presentata dal gruppo dell'UDC e la condivido. Ma non intendo votarla: infatti, nonostante anch'io desideri avere all'interno della Costituzione europea un richiamo alle radici cristiane, so che questo problema è superato e che riaprirlo significa rischiare di fermarci di nuovo.
Lo stesso vale per il discorso relativo alla difesa della famiglia: vi saranno leggi europee che debbono tutelarla, ma all'interno della Costituzione ormai è già stata scritta questa parte e non possiamo riaprire la discussione su tutto. Ciò nonPag. 12significa che io non sia assolutamente d'accordo sul fatto che quei principi siano fondamentali in un'Europa che funzioni.
Passando alla seconda parte, vi è il discorso dell'allargamento: si è corso molto per arrivare ad una Europa a ventisette, e adesso vi è la questione della Turchia. Ai colleghi disposti ad ascoltarmi, chiedo di avere, anche sulla Turchia, realismo.
Attualmente, il processo della Turchia è molto rallentato, ma sta andando avanti e non possiamo prenderci la responsabilità - e lo dico ai colleghi della Lega, anche se non sono presenti in aula - di bloccarlo: ho sempre considerato stupido il manifesto della Lega con su scritto «No ai turchi, no grazie» con la papalina in testa alla turca.
La Turchia, oggi, non è questa realtà, bensì è una realtà complessa, in cui si sta migliorando il processo europeo. Dobbiamo avere con la Turchia un rapporto di estrema lealtà: se raggiungono i parametri stabiliti possono entrare in Europa, altrimenti non entreranno. Dobbiamo mantenere questo punto fermo, perché non possiamo tenere davanti alla faccia dell'asino la carota legata con un bastone in modo che non possa arrivarci mai, altrimenti in Turchia prevarranno gli estremisti islamici, e ciò sarebbe negativo per tutti.
Dobbiamo avere con la Turchia un rapporto di correttezza e ricordare loro che devono rispettare i parametri. A chi, ieri, era presente in Commissione esteri - ma qualcuno che poi critica la Turchia non c'era - l'ambasciatore d'Italia ad Ankara ha spiegato cosa si sta realizzando. Alcune cose sono vere: la Costituzione turca, in poco tempo, è cambiata di dieci articoli fondamentali, nove pacchetti di riforma sono in corso, seicento nuove leggi sono in itinere nel Parlamento turco per adeguarle all'Europa. Questi sono i fatti: se si arriverà in fondo a tale processo, la Turchia avrà diritto ad essere in Europa; se ciò, invece, non sarà fatto, la Turchia non avrà diritto a stare in Europa. Non dimentichiamo, comunque, che la Turchia è presente in tutte le associazioni europee, è membro della Nato da più di cinquant'anni e, dal punto di vista della sicurezza e della difesa europea, rappresenta un aspetto fondamentale. Invito, quindi, ad andare avanti su questa strada, semplicemente cercando di essere coerenti e, obiettivamente, giudicando la Turchia passo per passo.
È chiaro che vi sono problemi etici e di religione - è sufficiente ricordare il fatto che è un Paese musulmano -, ma, amici miei, la Turchia è uno Stato laico. Averne di Stati come la Turchia, in ordine a moltissimi aspetti! Ciò non vuol dire che non dobbiamo stare particolarmente attenti a difendere, per carità, anche le piccole comunità cristiane in Turchia, ma il capitolo della legge turca che ammette le minoranze religiose è al riguardo estremamente significativo, ed anche su questo bisogna incoraggiare i passi in avanti e non, per così dire, annullarli.
Quindi, chiederei veramente attenzione sul punto, perché la Turchia deve fare una politica di riforme ed una politica mediterranea. L'Italia ha bisogno della Turchia nel Mediterraneo, altrimenti il baricentro dell'Europa sarà sempre più a nord e noi ci troveremo ai margini dell'Europa. La Turchia ci può essere anche molto di aiuto per spostare verso sud il baricentro europeo: non dobbiamo dimenticare che l'Italia è il principale partner mediterraneo della Turchia e che decine di migliaia di imprese lavorano in Turchia.
Ma ciò non vuol dire dimenticare come sia ancora aperta la questione di Cipro, quella dei curdi e quella dei rapporti tra la Turchia e l'Armenia. Non dobbiamo «fare sconti» alla Turchia, ma dobbiamo - l'ho già detto - guardare con obiettività a quanto succede e, soprattutto, andare avanti. Non abbiamo il diritto di fermarci, anzi abbiamo il dovere di non fermarci.
Con riferimento alle mozioni presentate, in gran parte non sono d'accordo con quella proposta dalla Lega, che mi sembra, semplicemente, demagogica e populista, perché non va ad affrontare i problemi della realtà.
Mi dispiace non essere del tutto d'accordo con la mozione Volontè ed altriPag. 13n. 1-00161 (Nuova formulazione) presentata dall'UDC, di cui in realtà condivido pienamente lo spirito, ma, per i motivi che ho cercato di spiegare, penso che sia difficile perseguirne concretamente gli obiettivi.
Mi ritrovo, invece, nella mozione molto equilibrata del presidente Ranieri, la n. 1-00179 (Nuova formulazione), mentre nutro alcuni dubbi - ma qui chiederei proprio all'onorevole Ranieri di esprimere la sua valutazione - sulla mozione De Zulueta ed altri n. 1-00181, perché, al contrario, è simile, in parte, a quella proposta dall'UDC. Se, infatti, approvassimo una mozione in cui si impegna il Governo a fare tutte le cose previste nel testo ridotto della Costituzione europea, non andremmo da nessuna parte.
Ringrazio - e concludo - il Governo per avere apprezzato i cambiamenti che abbiamo apportato, i quali sottolineano la continuità di una politica rispetto al Governo precedente e per la sua adesione alla mozione da noi presentata (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Falomi. Ne ha facoltà.

ANTONELLO FALOMI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo. Oggi a Bruxelles si dovrà decidere quale seguito dare al Trattato costituzionale e al processo di riforma dell'Unione Europea. La riunione non si presenta sotto i migliori auspici. Ieri, parlando davanti alle Commissioni riunite affari esteri e politiche dell'Unione europea di Camera e Senato, il Ministro D'Alema, nel linguaggio «felpato» di un Ministro degli esteri, ha parlato di uno scenario abbastanza problematico. Quella che si annuncia oggi e domani a Bruxelles è la riunione dell'abbandono definitivo del Trattato costituzionale. Di tale argomento sembra parlare la bozza di accordo proposta dal Cancelliere tedesco Merkel. Perfino l'idea di un «mini-mini-Trattato», ridotto all'osso, relativo alle regole di funzionamento, sembra dover cedere il passo all'idea di una semplice riforma dei vecchi trattati, che abbandoni ogni velleità di dare all'Europa una vera Costituzione democratica.
E tale situazione avviene mentre la Polonia dei gemelli Kaczynski minaccia il veto ad ogni ipotesi di accordo, se non si cambia il metodo della doppia maggioranza, e mentre l'Inghilterra di Blair annuncia «linee rosse» oltre le quali non intende andare di rifiuto di qualsiasi condizionamento della politica estera, di rigetto di ogni ipotesi di maggioranze qualificate su tassazione, benefici fiscali e politiche sociali. È grande oggi il rischio che del sogno europeo rimanga sul campo solo l'idea di un'Europa come semplice zona integrata di libero scambio.
Come si è potuti arrivare ad una tale negativa situazione? Ieri il Ministro D'Alema indicava nei referendum francese e olandese la causa scatenante di un processo che ha ridato fiato alle forze più anti-europeiste. Non siamo convinti di questa analisi. Infatti, riteniamo che non sia stato l'esito di quei referendum a determinare la crisi del processo di integrazione europea. Essi, in realtà, hanno solo evidenziato e portato allo scoperto una crisi già esistente. Si tratta di una crisi di metodo e di contenuti: «intergovernativismo» contro partecipazione democratica, neo-liberismo contro diritti sociali, del lavoro, della natura e dell'ambiente.
Pesa nella situazione presente anche il modo in cui è stata gestita la cosiddetta pausa di riflessione. Anziché usare il tempo per raccogliere le istanze emerse dal voto francese e olandese, lo abbiamo sprecato spiegando che i problemi erano solo di cattiva comunicazione e rimanendo fermi e rigidi a difesa di un testo, che invece doveva cercare di dare una risposta ai cittadini di due Paesi - lo voglio ricordare - che sono tra i Paesi fondatori dell'Unione Europea.
La mozione Migliore ed altri n. 1-00178 da noi presentata indica qual'è, a nostro parere, la via maestra da seguire. Occorre fare leva sul Parlamento europeo, dotandolo di un mandato costituente, sullaPag. 14partecipazione democratica, che deve sancire, con un pronunciamento referendario, il varo di una vera Costituzione democratica. Continuiamo a pensare che l'Europa non possa essere solo una zona di libero scambio, che essa non possa reggere alla globalizzazione di matrice statunitense semplicemente adattandosi ad essa. Per tali motivi è necessaria una Costituzione, una vera Costituzione, che nasca da una reale partecipazione democratica dei cittadini.
Noi, oltre alla nostra, che indica tale percorso, voteremo la mozione presentata dalle altre forze dell'Unione, alla quale pure abbiamo contribuito con le nostre idee e con il nostro apporto. È una mozione che invita il Governo, oggi e domani impegnato a Bruxelles, a non abbandonare l'idea di una Costituzione democratica di alto profilo, che sia in grado, come afferma la mozione, di garantire valori e diritti come la pace, che deve costituire il principio ispiratore della politica estera e di sicurezza, il lavoro stabile e contrattualizzato, come base della coesione sociale, la qualità dell'ambiente, come bene comune che ispiri le politiche per il clima, e i diritti di cittadinanza anche per i migranti residenti.
Soprattutto insistiamo, e su tale argomento vi è anche un riferimento nella mozione Ranieri ed altri n. 1-00179 (Nuova formulazione), sul fatto che in questa fase è importante coinvolgere il Parlamento europeo, i Parlamenti nazionali e i cittadini attraverso forme reali di partecipazione e di pronunciamento. Riteniamo che tale sistema possa costituire il mezzo per tenere aperta la strada della Costituzione democratica, che da Bruxelles sembra oggi chiudersi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.

TITTI DI SALVO. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo Sinistra Democratica Per il Socialismo europeo sulla mozione a prima firma Ranieri. Sinistra democratica ne condivide la forte tensione europeista, straordinariamente necessaria oggi per riequilibrare un vento che sentiamo spirare sul prossimo Consiglio europeo, un vento contrario all'Europa politica e favorevole all'Europa come grande mercato. Come è noto, per un mercato efficiente bastano regole codificate. Per l'Europa politica e sociale, che noi vogliamo, serve una Costituzione vera, che ne definisca i valori e descriva il profilo della cittadinanza europea. Il Trattato costituzionale esistente ha pregi, contraddizioni e anche assenze. Bisogna lavorare per tenere fermi i primi (la prima e la seconda parte del Trattato) e per superare le contraddizioni, cioè quella terza parte dissonante con le prime, sia nei contenuti sia nella solennità.
L'impegno che chiediamo al Governo italiano è di operare in questo senso, anche nelle difficoltà evidenti che determina la convocazione di una nuova conferenza intergovernativa. È in gioco la possibilità che l'Unione europea sia uno spazio politico pubblico di pace e diritti, in virtù della sua dimensione, capace di condizionare le dinamiche internazionali e, in virtù del suo modello sociale, capace di condizionarle verso uno sviluppo sostenibile per le persone e per l'ambiente. Così oggi non è. Le disuguaglianze tra nord e sud del mondo, rese evidenti dalla strutturalità dei flussi migratori, tendono a crescere. Lo sfruttamento delle risorse ambientali è al punto di rottura; paura, insicurezza sociale, precarietà del lavoro, violenza, guerra, conflitti etnici sono il tratto riconoscibile di tutte le società di oggi, esito della globalizzazione senza regole. L'assenza di risposte rischia di trasformare quell'insicurezza in xenofobia e razzismo. D'altra parte, non avrebbe senso negare che in questi anni di difficile congiuntura economica si è indebolita diffusamente quella cultura politica che scommetteva sull'Europa sociale. Molte politiche definite dalla Commissione e contenute in alcune direttive sono state lontane dalla Strategia di Lisbona. In questo senso, l'esito del referendum franco-olandese non ha determinato la crisi del processo di integrazione europea - è sbagliato affermarlo -Pag. 15ma l'ha rivelata, facendo emergere la distanza nella percezione delle persone tra l'enfasi della promessa europea e la realtà della crisi economica, addebitata dai Governi di tali paesi, come da altri (è successo anche l'Italia, lo sappiamo bene), all'Europa stessa.
Analogamente, sarebbe sbagliato e miope non vedere come il Trattato costituzionale abbia un profilo sociale più alto di quanto ci si aspetterebbe nella situazione politica ed economica dell'Europa di oggi, in cui si mescolano l'indebolimento dell'ispirazione originaria, lo scetticismo di alcuni Paesi, l'esplicita preferenza di altri per un'Europa esclusivamente area di libero scambio.
Oggi in molti fanno il tifo affinché non ci siano istituzioni europee legittimate, una politica estera comune e affinché la Carta di Nizza non sia contenuta nel Trattato. Se fosse così sarebbe indebolita la sua esigibilità. Al contrario, il valore costituzionale della Carta costituirebbe un primo argine al dumping salariale e normativo tra i Paesi e, soprattutto, definirebbe il nucleo fondamentale della cittadinanza europea, comunione indivisibile di diritti politici, civili e sociali. Sinistra Democratica fa parte di coloro che pensano che difendere la sostanza del Trattato sia la condizione per non rinunciare al modello sociale europeo come modello di sviluppo distinto e alternativo rispetto ad altri, fondato su politiche pubbliche di qualità finanziate da una tassazione equa, fondato sul lavoro di qualità, sulla sostenibilità ambientale, sulla coesione sociale, sull'innovazione e sulla conoscenza.
Siamo anche favorevoli all'allargamento dell'Unione ai Balcani e alla Turchia. Pensiamo che la democrazia non si esporti «in punta di baionetta», ma che si possa contribuire, anche in questo modo, a ricostruire ponti tra civiltà diverse, con i tempi necessari.
Infine, la proposta del movimento federalista di referendum europeo per il recepimento del nuovo Trattato che, come abbiamo detto, per noi non può che essere la semplificazione del precedente, avrebbe il senso di reagire positivamente al distacco tra i cittadini europei e le istituzioni europee.
In questo senso, una contrapposizione assurda tra Parlamenti e popoli è sbagliata e non la condivideremmo. L'Europa unita, fondata sui valori di libertà delle donne e degli uomini, di uguaglianza, di non discriminazione, di pace, di giustizia sociale e di laicità è la condizione perché la comunità internazionale si incammini lungo la strada del rispetto delle persone, dell'ambiente e del riconoscimento reciproco delle civiltà e delle religioni. La sua Costituzione è il primo passo di un processo politico che può e deve continuare, per recuperare assenze e deficit, pur presenti in quel testo.
Oggi, però, la tentazione da respingere, la vera priorità è evitare il ritorno alla chiusura dei confini nazionali, indietro nel tempo verso l'Europa del libero scambio. Verso il contrasto di questo obiettivo vanno canalizzate tutte le energie e, pertanto, voteremo convintamente la mozione. (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Comunisti Italiani)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capotosti. Ne ha facoltà.

GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, vorrei iniziare il mio intervento citando l'ultima frase del testamento politico di un grande statista, Alcide De Gasperi, che guardando all'Europa parlava della «nostra patria Europa». Parole importanti, che racchiudono tutto il senso del nostro spirito europeista. I caratteri costitutivi di ieri, ciò che era possibile mediante le convenzioni e i trattati (le persone e le merci, fino alla moneta unica), rappresentano un impianto che ha garantito, non solo alla nostra nazione, ma anche alle altre nazioni dell'Europa occidentale, un cinquantennio di pace, sviluppo, benessere ed integrazione.
Oggi le problematiche sono diverse e credo che la cifra di fondo rispetto a tali problematiche diverse sia, però, sempre laPag. 16stessa. Bisogna tenere presente che l'Europa non è uno spazio geografico (non lo è mai stata nelle concezioni di chi l'ha pensata per primo: mi riferisco largamente alla tradizione democratica-cristiana), ma è un'idea politica, ovvero il luogo nel quale possono convivere, ed hanno convissuto, culture diverse ed in cui si è trovata la sintesi tra le ispirazioni più laiche ed il comune sentire religioso. Rappresenta, inoltre, il luogo nel quale è nata e si è sviluppata quella che non esito a definire la cifra morale della democrazia. In buona sostanza, il valore dello scambio di idee, di persone e di progetti - nel momento in cui è dialettico, onesto e leale - rappresenta l'unico canone di sviluppo possibile, che, come già detto, ha garantito pace, prosperità e sviluppo.
Con questo spirito e con questa tensione morale vogliamo considerare i problemi di oggi. Il fenomeno della Turchia non va approcciato, a nostro giudizio, con una impostazione clericale o rigorista sul piano ideologico, proprio perché l'Europa non è ciò, ma il luogo della democrazia per eccellenza, in cui vi è un sentimento evangelico diffuso di democrazia e di interesse dell'uomo per l'uomo da nazione a nazione, prescindendo dai confini nazionali. Pertanto, se da un lato non sono accettabili le ripetute violazioni dei diritti umani o le ancora larghe carenze che caratterizzano la Turchia - ma anche altri nuovi Paesi -, dall'altro non possiamo fermarci dinanzi alla possibilità che l'idea politica dell'Europa continui ad acquisire consensi. È strategica la posizione dei nuovi Paesi. Un'Europa ampia e in grado di esercitare una funzione significativa verso le aree oggi destabilizzate. Mi riferisco al Medio oriente, al bacino del Mediterraneo e ai Paesi baltici.
Si parla, a tal proposito, di hub energetico nel Mar Nero, ma anche di questioni energetiche che, inevitabilmente, partendo dalla Russia coinvolgono, se non altro per il transito, anche i territori del Mar Baltico. Davanti a tutto ciò non possiamo tirarci indietro, non possiamo non tener presente che le sfide di oggi sono ancora e sempre le sfide dell'uomo, le sfide della democrazia, le sfide del riconoscimento dei diritti, della pretesa del buon governo e della parificazione delle condizioni tra uomo e donna. Questi sono i caratteri sostanziali della Costituzione europea e i caratteri fondanti del nostro essere cittadini dell'Unione europea.
Gli elementi di una Costituzione, sia essa lunga o breve, sostanziale o scritta nel dettaglio, debbono essere comunque radicati. Probabilmente, uno dei problemi maggiori che ha sancito il fallimento della Costituzione europea, così come era stata prospettata, è stato proprio quello di calare dall'alto una serie di precisazioni e pretese di difficile recepimento. Piuttosto, deve essere ancora applicato il metodo che ci ha contraddistinto negli anni, vale a dire la capacità di ascoltare il comune sentire della base e di sintetizzarlo in un linguaggio comune che ne consenta l'applicazione.
Una Costituzione, là dove essa esista - sempre che si voglia ritenere che oggi non esista, anche se sono convinto che in termini fattuali le cose non stanno così - avrà un senso se sarà effettivamente in grado di comportare, per tutti gli Stati membri, il rispetto dei diritti umani, la libertà di circolazione delle persone e di scambio delle merci, il diritto per i cittadini di perseguire i propri obbiettivi e i propri ideali in pacifica convivenza democratica e nel rispetto reciproco. Diversamente, ogni altro testo sarà del tutto irrilevante ed ininfluente. Per questo motivo, ritengo che vada superato il tecnicismo e la distinzione tra «Trattati istitutivi» e «Costituzione».
Certamente noi andiamo nella direzione di una sempre maggiore convinzione di cittadinanza europea, ma il fatto che tale status abbia una definizione giuridica anziché un'altra non influenza le esigenze del comune sentire. Le esigenze del comune sentire sono certamente, e non solo in questa nazione, quelle di una rappresentanza estera comune, in grado di interloquire e di svolgere la funzione politica nelle difficili situazioni del Medio oriente e del Mediterraneo, della politica dell'immigrazione e della sicurezza: questi, almeno, sono i temi fondamentali. Questo èPag. 17il mandato che ci sentiamo di consegnare al Governo italiano, nel momento in cui affronta gli altri partner europei. In buona sostanza, si tratta non di difendere le prerogative di status di un singolo componente, che può essere più o meno esteso geograficamente o per densità abitativa, piuttosto si tratta di mettersi attorno ad un tavolo e porre tutti i partner, soprattutto gli Stati fondatori, davanti alla propria responsabilità. La responsabilità è quella dell'evoluzione politica, vale a dire del passaggio, ieri possibile, da una democrazia concepita in una concezione materiale e merceologica (perché avevamo una Europa divisa in due), ad un'Europa non più divisa e, quindi, ad un cammino condiviso e compiuto verso la piena realizzazione dei diritti delle persone, senza distinzione tra una nazione e l'altra: sono sostanzialmente sempre gli stessi.
Pertanto, non è importante scrivere «radici cristiane» o «radici giudaico-cristiane». È importante, piuttosto, che ci sia la cifra morale della democrazia all'interno delle istituzioni costituite. Se essa è presente, allora ci saranno anche le radici cristiane, anche le radici giudaiche, e ci saranno anche i principi dello Stato di diritto, così come furono concepiti dalla Rivoluzione francese.
Se così non sarà, si potranno scrivere decine e decine di formule senza che ciò serva ad alcunché.
Per questo motivo, invochiamo anche una più compiuta capacità legislativa del Parlamento europeo, poiché è tempo che superi la funzione di mera rappresentanza, che all'epoca fu possibile concepire, che intraprenda effettivamente il cammino della democrazia partecipata ed abbia la capacità di legiferare con forza. Per la verità, questa forza è già largamente presente nel nostro ordinamento, giacché il diritto europeo ha un rango maggiore rispetto alle norme ordinarie, in base al rinvio costituzionale, al quale pensarono i nostri costituzionalisti.
Oggi si tratta di prendere atto della nuova situazione...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GINO CAPOTOSTI. Concludo Presidente. È necessario un impegno di responsabilità da parte di ciascun Paese fondatore, mettendo tutti i ventisette membri al tavolo della trattativa per coniugare un principio snello di condivisione, che consenta di superare le difficoltà del momento. Ripeto, le difficoltà del momento forse sono sopravvalutate, perché hanno un carattere più formale che sostanziale...

PRESIDENTE. Deve concludere.

GINO CAPOTOSTI. Credo che l'istanza proveniente dal Parlamento sia quella di sottolineare l'elemento sostanziale e spirituale e di costruire, intorno a tale elemento, una formula possibile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cassola. Ne ha facoltà.

ARNOLD CASSOLA. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghe e colleghi, il lavoro sul Trattato costituzionale per l'Europa che comprendeva il metodo aperto, trasparente e innovativo, introdotto dalla Convenzione, è iniziato all'inizio di questo decennio. Avremmo dovuto concluderlo due anni fa, invece ci troviamo ancora a discutere delle forme e dei contenuti, e mentre noi discutiamo la storia va avanti! Gli Stati Uniti, la Russia, la Cina (fra poco, anche l'India) stanno decidendo le vicende del mondo, anche per noi, che stiamo ancora a discutere!
Il «no» francese ed olandese del 2005 sembrava il più grande schiaffo a coloro che credono in un'Europa politicamente forte; due anni dopo, ci rendiamo conto che questi «no» erano solo l'inizio di una grande crisi di identità che stiamo vivendo pienamente oggi, e magari ora tutti quei politici che due anni fa hanno affossato il Trattato con il loro incitamento al «no», perché dicevano che non era abbastanza trasparente e «sociale», si morderanno le mani quando si arriverà all'esito del summit di oggi e di domani. Infatti, al summit europeo di questo fine settimana, verremo presentati con una realtà cruda, sostanzialmentePag. 18diversa da quella cui aneliamo noi europeisti; la Presidenza tedesca dovrebbe abolire ogni riferimento alla parola Costituzione, cancellando con un «colpo di spugna» i simboli dell'Unione - quindi non avremo né il motto «Uniti nella diversità», né la bandiera con le 12 stelle, né l'Inno alla gioia di Beethoven - perché lo hanno chiesto i Governi britannico, olandese, polacco e ceco ed, inoltre, dovrebbe scomparire dal testo ogni riferimento al Ministro degli affari esteri europeo.
Alcuni Stati chiedono una definizione ed una delimitazione chiara delle competenze degli Stati nazionali dell'Unione europea - e questa potrebbe essere una richiesta legittima -; ma una richiesta che non può essere assolutamente giustificata è l'eliminazione dal testo del Trattato della Carta dei diritti fondamentali, come richiesto da Olanda e Repubblica Ceca e l'eliminazione di qualsiasi suo vincolo legale, su cui insiste la Gran Bretagna. Totalmente irricevibile è la richiesta del Governo polacco che, accecato da un miope nazionalismo, che ha persino portato ad una caccia alle streghe in patria, chiede di rivedere il concetto di doppia maggioranza e di maggioranza qualificata nelle votazioni del Consiglio. Trovo abbastanza beffardo che mentre io conducevo una battaglia per il «sì» alla ratifica del Trattato in Francia due anni fa, vi erano politici, di destra e di sinistra, che agitavano lo spauracchio dei milioni di idraulici polacchi che avrebbero distrutto l'Europa; ebbene, oggi i milioni di idraulici non sono arrivati, e abbiamo solo un paio di «gemelli» che rischiano di affossare l'Europa!
Adesso, sullo sfondo di tale scenario, come dovrebbe agire il Governo italiano? Noi Verdi chiediamo che il Presidente del Consiglio insista su una maggiore dote di democrazia e trasparenza nelle varie istituzioni europee. Ciò si tradurrebbe nel fatto che ogni atto legislativo dell'Unione europea dovrà essere sancito dall'assenso del Parlamento europeo, ergo l'estensione della procedura di codecisione del Parlamento europeo ad ogni fase e in ogni contesto legislativo.
Si richiede, inoltre, più partecipazione e maggiori mezzi di controllo da parte dei cittadini europei sulla burocrazia e sulle istituzioni di Bruxelles e vi dovrebbe essere una chiara separazione tra i poteri, con un ruolo importante di verifica da assegnare alla Corte di giustizia europea. Di fondamentale importanza è porre l'accento sulla responsabilità sociale dell'Unione europea, che deve creare degli standard minimi sociali per tutti i cittadini.
Altra priorità imprescindibile per noi Verdi, in una era in cui gli effetti crescenti del cambio climatico si fanno sentire sempre di più, è quella di rafforzare e irrobustire le competenze dell'Unione in ordine sia ad una politica energetica comune, sia alle misure per combattere il cambio climatico.
Un nuovo trattato europeo, inoltre, dovrebbe provvedere un efficace rafforzamento del ruolo autonomo di pace per l'Unione europea. Per sancire, tra l'altro, anche tale vocazione unitaria di pace e di stabilità per l'Unione europea, è importante che l'Italia si impegni per un referendum europeo sul testo del nuovo trattato. Naturalmente, essendo le leggi nazionali in merito ai referendum diverse nei vari Paesi, il referendum potrebbe avere anche solamente un valore consultivo.
Infine, vi è la questione dell'allargamento dell'Unione europea, sollevata dai colleghi del centrodestra, che chiedono regole chiare e severe per l'adesione di nuovi Stati all'Unione europea. Tali regole, tuttavia, già esistono: stiamo scoprendo l'acqua calda. Sono i criteri di Copenhagen e pongono, come condizione economica, l'attuazione di un libero mercato e, come condizione politica, il rispetto delle libertà e dei diritti fondamentali delle persone. Chi non rispetta pienamente tali regole non può entrare a far parte dell'Unione europea. Non potevano entrare a farvi parte la Slovacchia di Meciar e la Croazia di Tudjman e non può neanche entrare a farvi parte la Turchia di oggi.
Con il pieno rispetto dei criteri di Copenhagen, però, la Slovacchia è diventata Stato membro, mentre con la cadutaPag. 19delle velleità nazionalistiche di Tudjman la Croazia si è avviata sulla strada dell'adesione e lo stesso discorso vale per la Turchia, di cui apprezziamo le riforme già attuate, ancorché non sufficienti. Quando la Turchia completerà le sue riforme, in sintonia con i principi di Copenhagen, dovrà essere trattata alla stregua di Slovacchia e Croazia: né di più né di meno.
Voglio esprimere un apprezzamento al collega Zacchera che, a mio avviso, è stato intellettualmente onesto e ha ben parlato della situazione turca attuale.
Quindi, cari colleghi, cessiamo con le strumentalizzazioni. Un valore saldo dell'Unione europea è il principio di giustizia ed equità per tutti: cerchiamo di metterlo in pratica. Quindi, noi Verdi voteremo con convinzione, in quest'aula, a favore delle mozioni dei colleghi Ranieri e De Zulueta (Applausi dei deputati del gruppo Verdi)!

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,33).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione delle mozioni (ore 11,34).

(Ripresa dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Venier. Ne ha facoltà.

IACOPO VENIER. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi, non possiamo non cominciare la nostra dichiarazione affrontando il problema dei tempi e dei modi con cui si è svolta la discussione di queste mozioni. Quando, infatti, chiediamo che i parlamenti e la partecipazione dei popoli abbiano più voce nel processo di integrazione e nella discussione sul futuro dell'Europa, non possiamo che constatare come siamo, per la seconda volta, in quest'aula a discutere tardivamente di problemi fondamentali relativi al destino del nostro Paese e del nostro continente.
Il ruolo dei parlamenti, che pure è rivendicato in molte mozioni che voteremo, è negato in premessa anche dalle forme della nostra discussione.
Siamo soddisfatti, invece, del modo in cui il nostro Governo ha affrontato questa delicatissima fase e del modo in cui oggi sta affrontando un Consiglio europeo delicatissimo, perché ha affermato una linea di demarcazione, dietro la quale non vi è possibilità di compromesso. In questo momento, infatti, è in gioco la possibilità stessa che l'Europa che sinora abbiamo conosciuto proceda verso la costruzione di una comunità politica vera e democratica, la sua proiezione nel mondo e la sua capacità di avere una coscienza di sé, all'altezza della sfida della fase attuale.
Se fallirà il Consiglio, la discussione e la possibilità di una difesa degli elementi minimi del processo di integrazione - che sono stati ben chiariti anche dal Presidente della Repubblica nei suoi interventi delle ultime settimane - dovremo ripensare alla radice la nostra collocazione e il processo che il nostro Paese deve svolgere all'interno del continente e delle sue istituzioni.
La crisi è giunta al suo acme: essa viene da molto lontano e, in particolare, da Nizza, ossia da quando l'Europa socialdemocratica di sinistra e di centrosinistra non ebbe la forza, la lungimiranza e il coraggio di realizzare la riforma delle istituzioni prima dell'allargamento e di costruire gli elementi fondamentali della cittadinanza, rendendo esigibile la Carta dei diritti prima dell'allargamento politico ai nuovi Paesi. Quello fu un errore storico, del quale anche il nostro Paese e la coalizione di centrosinistra che allora lo governava hanno una grande responsabilità.
Il secondo errore fu il seguente: il processo costituzionale della definizione di un nuovo Trattato costituzionale - chePag. 20pure era avanzato rispetto alle precedenti formule intergovernative - ha introdotto nel testo la terza parte, cercando di incardinare nell'Europa possibile anche le politiche economiche e sociali con una forte impronta neoliberale e monetarista. Tale elemento ha provocato una reazione e una presa di distanza di una parte fondamentale del mondo del lavoro, della popolazione e dei movimenti politici e sociali dall'ambito in cui essa si collocava fino ad allora, cioè l'ambito europeista.
Il terzo grande momento di crisi che abbiamo alle nostre spalle fu la guerra, quando il nostro Paese, governato allora dal Presidente Berlusconi, scelse di rompere l'Europa in nome dell'atlantismo e di un atteggiamento subalterno e antinazionale - perché contro gli interessi del nostro Paese - appoggiando una guerra illegale, sbagliata e disastrosa sul piano mondiale.
La paura di oggi deriva da questi errori ed anche da un atteggiamento comune a molti governi, i quali hanno scaricato le proprie responsabilità nazionali sull'Europa. Oggi, nella nostra popolazione, si registra molta paura, la quale, però, non genera fiducia nel futuro e nella costruzione politica, ma la richiesta di maggiore protezione e, quindi, di maggiore vicinanza: il processo intergovernativo prevale, quindi, su quello federalista e l'idea dell'affermazione dei diritti politici non avviene più su scala continentale.
Signor sottosegretario, oggi la nostra delegazione governativa è già impegnata nella fase finale delle trattative. Le chiediamo di riferire a chi oggi sta parlando a nome nostro che l'Europa non ha bisogno di un ulteriore compromesso al ribasso: già il Trattato costituzionale era insufficiente alle sfide dell'oggi e del domani. Non possiamo e non dobbiamo consentire un passo indietro, perché sarebbe il disastro di tutto il processo.
Ci parlano di un «minitrattato», di una riduzione delle già - come ho detto - poco ambiziose possibilità definite dal Trattato costituzionale: noi lo avvertiremmo solo come una sconfitta del nostro Paese.
Dobbiamo dire ai Paesi euroscettici, come ha detto il Presidente del Consiglio, che non solo loro possono porre il veto sui processi in corso e che anche l'Italia ha da dire la sua, insieme a tutti i Paesi che pensano che il futuro dei propri popoli non possa essere più difeso a livello nazionale, ma che necessiti di una integrazione continentale.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI (ORE 11,35)

IACOPO VENIER. L'Europa è ferma, ma deve rimettersi in moto. L'Europa non è un obbligo, ma un'opportunità per chi la vuole.
Secondo il gruppo dei Comunisti Italiani, quindi, l'elemento essenziale da difendere è la possibilità per i Paesi che vogliono una maggiore integrazione politica, sociale ed economica di poter proseguire, anche se altri vogliono fermarsi, altrimenti l'impianto istituzionale e costituzionale attuale farà da freno e bloccherà ogni possibile avanzata.
Dobbiamo affrontare sfide inedite. Il mondo non è più quello di cinque anni fa o dell'anno scorso. L'Europa ha nuovi ed enormi problemi da affrontare: vi è il Medio Oriente, che chiede Europa, ma vi è anche la necessità di un nuovo rapporto con la Russia, che deve essere diverso da quello instaurato dalla Polonia o dalla Repubblica Ceca, che è contro i processi di integrazione politica e contro l'Europa. Questi Paesi stipulano accordi bilaterali sullo scudo spaziale con gli Stati Uniti, dimostrando e volendo dimostrare che questa Europa non conta nulla. Dobbiamo procedere in un'altra direzione.
Anche la questione della Turchia deve essere affrontata diversamente da come è stata impostata finora. La Turchia, infatti, deve essere oggetto di un dialogo, ma forse bisogna pensare ad una soluzione non concentrica, perché il tipo di allargamento concentrico, che fa perno solo su Bruxelles, si è dimostrato un problema.
Dobbiamo immaginare - anche il Presidente Sarkozy in qualche modo ha indicatoPag. 21una strada - una grande comunità mediterranea che sia concentrica in modo olimpico con i processi di costruzione e integrazione europea.
Se assumiamo questo tipo di atteggiamento, potremo affrontare la fase storica attuale. Per queste ragioni, il gruppo dei Comunisti Italiani sosterrà due mozioni. In primo luogo, voteremo a favore della mozione a prima firma De Zulueta, che è molto chiara nell'indicare le questioni essenziali, cioè la natura giuridica dell'Unione europea, che è il suo elemento fondamentale di esistenza come istituzione, la supremazia del diritto comunitario sulle legislazioni nazionali, l'esigibilità della Carta dei diritti fondamentali, che - come ho detto prima - deve entrare nel trattato, l'elemento democratico, perché il deficit democratico è ancora amplissimo e la proiezione esterna dell'Europa. Abbiamo, infatti, assoluto bisogno di un'Europa che possa fare politica come Europa nel mondo, perché se vogliamo impedire che questo secolo sia il secolo della lotta distruttiva tra le regioni del mondo per appropriarsi delle risorse, abbiamo bisogno di una posizione diversa.
L'Europa non può presentarsi come elemento competitivo e aggressivo sul piano mondiale, perché ha una natura diversa. L'Europa è stata colonialista e non dovrà mai più tornare ad essere colonialista, perché questo elemento è stato sconfitto dalla cultura, dalla politica e dalle società europee.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

IACOPO VENIER. Quindi, abbiamo bisogno - mi avvio a concludere - di un'Europa che possa decidere. A tal fine, sono necessari il superamento del diritto di veto e un processo che consenta a tutti di essere protagonisti.
Voteremo ovviamente anche a favore della mozione a prima firma Ranieri, che fa riferimento all'ambito politico e ci convince perché è coerente con l'azione del nostro Governo.
La discussione parlamentare è fondamentale. Non dovrebbe esserci mai più un Parlamento che, da una parte, rivendica il proprio ruolo, ma, dall'altra parte, arriva in ritardo, oltre il tempo massimo, a discutere di ciò su cui vorrebbe essere protagonista.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, intervengo brevemente, per alcune puntualizzazioni.
Per la verità, il nostro atteggiamento - che è sotto gli occhi di tutti nel momento in cui non abbiamo prodotto alcun documento, non avendo presentato alcuna mozione sulla materia - fa intendere quale sia il nostro atteggiamento sulle mozioni che, forse, oggi sarebbe stato meglio non portare neanche all'attenzione dell'Assemblea e tanto meno votarle, poiché stiamo parlando di argomenti che vengono trattati oggi stesso dal Consiglio europeo.
Pertanto - come affermava il collega prima - arriviamo in limine e senza alcuna posizione del Governo. Non dimentichiamo che il Ministro degli esteri D'Alema, davanti alle Commissioni riunite al Senato, proprio ieri ha inteso rendere una dichiarazione quasi di attesa, rispetto a ciò che può accadere su questo argomento, non avendo il Governo alcuna posizione, né tantomeno avendo una posizione che si potesse rinvenire dall'atteggiamento del Parlamento, considerato che stiamo discutendo oggi tali mozioni. Non ci si può recare al Senato e affermare che l'Italia si presenta senza una posizione e sperare di trovare un accordo! Né si può affermare, come nel caso di Ranieri e tutti gli altri firmatari della mozione presentata dall'Ulivo, di sostenere la posizione del Governo da portare all'attenzione del Consiglio europeo, quando il Governo evidentemente non ha posizione!
Pertanto, la prima parte dell'impegno contenuta nella mozione Ranieri ed altri n. 1-00179, la più sostanziosa, mi sembra quasi configurare una situazione kafkiana, nel momento in cui, addirittura, si esprime un appoggio alla Presidente Merkel affinchéPag. 22l'Europa si doti di una costituzione democratica di alto profilo: infatti, la Presidente Merkel ha detto che quella non è assolutamente la strada, perché non si deve parlare di costituzione, ma di trattato. Evidentemente, forse, vi è qualche discrasia tra chi ha presentato la mozione, la realtà che è sotto gli occhi di tutti e gli atteggiamenti assunti dalla Presidente Merkel stessa e dagli altri Capi degli Stati europei.
Ciò premesso, dalle mozioni sostanzialmente emergono due o tre argomenti che sono di grandissimo rilievo: mi riferisco naturalmente al futuro dell'Europa, all'allargamento e alla discussione in atto a tal proposito - non solo in Italia, ma in tutti i Paesi europei - e ad un altro argomento delicato, che è costituito dall'ingresso della Turchia nell'Unione europea.
Si tratta di un argomento delicato - non a caso, come dicevo, non abbiamo prodotto alcun documento - che ci dovrebbe trovare in un atteggiamento quasi di attesa rispetto a ciò che può accadere in quello Stato, che alcuni spingono per far entrare ed altri invece frenano.
Sarebbe forse il momento meno opportuno (del resto, lo stesso sottosegretario che è intervenuto ha fatto qualche accenno, quantomeno dal punto di vista temporale). Noi siamo su quella posizione: è un momento di attesa, ma non può essere un momento di contrapposizione: è una delle ragioni per cui non voteremo alcune parti delle mozioni presentate anche dalla nostra stessa coalizione ed è la ragione per cui, invece, ci asterremo su alcune parti di mozioni che sono state sottoscritte e sottoposte alla nostra attenzione dalla maggioranza.
Dunque, il nostro atteggiamento non è solo quello di attesa, ma è volto a comprendere, una volta per tutte, quale può essere il futuro dell'Europa, quale può essere la metodologia per l'allargamento ai Paesi che devono entrare in Europa e quale può essere l'atteggiamento degli stessi Stati che possono aspirare ad entrare o meno nell'Unione europea.
Per tali motivi, signor Presidente, riterrei opportuno avanzare una serie di richieste di votazioni per parti separate delle varie mozioni presentate, proprio per far sì che il nostro gruppo si possa esprimere su alcuni punti che condivide e su altri che non condivide, senza cestinare tout court ogni mozione.
Mi riferisco alla mozione Maroni ed altri n. 1-00050, presentata dal gruppo della Lega Nord, della quale chiedo la votazione per parti separate, nel senso di votare l'intera parte motiva ed il primo capoverso del dispositivo separatamente dal secondo capoverso.
Per quanto riguarda la mozione Volontè ed altri n. 1-00161 (Nuova formulazione) saremmo propensi a chiedere la votazione per parti separate, nel senso di votare tutta la parte motiva insieme ai primi tre capoversi del dispositivo separatamente dal quarto capoverso: siamo, infatti, contrari alla richiesta del collega Volontè di sospensione delle trattative per l'ingresso della Turchia nell'Unione europea.
Per quanto riguarda, invece, la mozione Migliore ed altri n. 1-00178 riteniamo che si possa votare così com'è stata formulata.
Per quanto riguarda la mozione Ranieri ed altri n. 1-00179 (Nuova formulazione), per le ragioni che abbiamo esposto in precedenza, chiedo la votazione per parti separate, nel senso di votare prima la parte motiva, insieme al primo capoverso del dispositivo, su cui esprimeremo voto contrario per le ragioni esposte, nonché per altre che si possono evincere da ciò che si deduce dal testo circa il lavoro stabile contrattualizzato, e poi separatamente il secondo, il terzo e il quarto capoverso del dispositivo.
Per quanto attiene, invece, alla mozione Zacchera ed altri n. 1-00180 (Nuova formulazione) chiedo la votazione per parti separate, nel senso di votare l'ottavo capoverso della parte motiva separatamente dal resto della parte motiva e del dispositivo della mozione.
Preannunzio, invece l'espressione del voto contrario sull'intera mozione De Zulueta ed altri n. 1-00181 e di conseguenza non ne chiedo la votazione per parti separate.Pag. 23
Concordiamo con il contenuto di molte mozioni che sono state presentate: vogliamo un'Europa unita politicamente e culturalmente - come è sempre emerso dai nostri atti e dall'azione del Governo precedente -, ma non vogliamo un'Europa solo della burocrazia e della moneta. È per questo motivo che, come già preannunziato, voteremo a favore di alcune parti della mozioni presentate, mentre su altre esprimeremo voto contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcenaro. Ne ha facoltà.

PIETRO MARCENARO. Signor Presidente, colleghi, il Consiglio europeo di Bruxelles sarà al tempo stesso molto importante e molto difficile. Sappiamo di poter contare sull'azione di un Governo che si è mosso sui problemi della prospettiva politica dell'Europa in modo determinato e con coerenza.
Ritengo che il Governo italiano sappia di poter contare, in tale difficile confronto, sul sostegno del Parlamento e del Paese, un sostegno ancora più evidente rispetto a quello già ampio che la stessa discussione di oggi dimostra.
Sicuramente quando parliamo e vogliamo fare il punto sulla situazione europea - ne vediamo oggi tutti gli elementi di criticità - ritengo che non possiamo dimenticare gli straordinari successi dell'Europa. Tendiamo troppo spesso a dare per scontato cose che scontate non erano ed il fatto che oggi esiste un Europa di ventisette Paesi che rappresenta la più grande esperienza nel mondo in termini di sviluppo pacifico della democrazia e dello Stato di diritto è un aspetto che, per coloro che si battono per tali tematiche, non può essere dimenticato.
Certamente, la contraddizione tra l'estensione dell'Europa, la sua intensità politica, la sua intensità democratica e la sua capacità decisionale ha raggiunto, dopo il lungo stallo seguito al referendum francese e olandese, un punto che pone determinate questioni. Tali questioni impediscono ulteriori sviluppi, che sono legati ai passi in avanti che quei Paesi compiranno e a quelli che l'Europa sarà in grado di compiere per affrontare una nuova fase così complessa. Questo è il punto fondamentale della questione.
Naturalmente oggi avvertiamo il bisogno assoluto di far corrispondere a questa grande estensione territoriale europea un'intensità adeguata. Per tale motivo è abbastanza evidente che il Consiglio europeo, che sia apre a Bruxelles questo pomeriggio, si trovi di fronte a due nodi, entrambi essenziali, che, a volte, possono anche apparire, in qualche aspetto, in contrasto l'uno con l'altro.
Il primo nodo consiste nella necessità di riconfermare la sostanza del Trattato costituzionale e di garantire che lo stesso diventi una realtà giuridica e politica. Sono aspetti che ben conosciamo: si tratta del riconoscimento della personalità giuridica dell'Unione europea; di affermare il primato del diritto comunitario su quello nazionale; di affermare una presidenza stabile; di disciplinare la scelta del ministro degli esteri dell'Unione europea; di affermare il carattere vincolante della Carta dei diritti; si tratta, infine, di affermare quel principio della «doppia maggioranza», cioè, di democratizzazione, di superamento dei diritti di veto, che è parte essenziale, affinché l'Europa possa prendere delle decisioni.
Oltre a questo, esiste un secondo nodo da scogliere. Tale seconda condizione oggi è indispensabile e, soprattutto, lo è per chi pensa al futuro: dobbiamo garantire la riunificazione del nucleo fondatore di Paesi europei, a partire da quelli originari che l'esperienza e i fatti politici di questi anni avevano diviso. Si tratta di un punto essenziale.
Dobbiamo fare in modo che vi sia, da un lato, l'affermazione sostanziale dei punti del Trattato costituzionale, e, dall'altro lato, la ricostruzione, nel Consiglio europeo, di un certo rapporto fra l'Italia, la Francia, la Germania e gli altri grandi Paesi. Senza di essi, anche la prospettiva di velocità differenziate e di un'Europa che adotti una logica di ricomposizione, - non necessariamente di tutti, ma, comunque, in una prospettivaPag. 24aperta - diventerebbero un'ipotesi puramente velleitaria. Si avverte questa necessità; sappiamo che ci si trova in una condizione difficile, perché riemergono i diritti di veto dalla Polonia - come sappiamo -, ma anche dalla Repubblica ceca; inoltre, per un Paese come la Gran Bretagna, risolto, in qualche modo, il problema francese con le elezioni politiche e con una posizione del nuovo Presidente che sembra riconfermare una scelta della Francia in direzione di una ripresa delle iniziative a livello europeo, tutto ciò rappresenta un elemento preoccupante.
Per quanto la nostra valutazione possa essere preoccupata, non possiamo dimenticare che esiste una grande maggioranza di Paesi e di cittadini europei che, non solo ha approvato il Trattato costituzionale, ma che si muove in questa direzione.
Non possiamo farci prendere da una «sindrome del prigioniero», come se noi oggi fossimo la minoranza in Europa e l'Italia non si trovasse - come al contrario è - in una posizione collegata a quella degli altri Paesi che rappresenta la grande maggioranza del popolo dei cittadini di Europa. È una situazione, quindi, difficile, ma che può essere ripresa.
Vorrei, infine, sottolineare solo una questione. Esistono numerose ragioni di politica internazionale, di politica estera per pensare all'importanza del rilancio della prospettiva europea.
Vorrei - per concludere - porre l'accento su un punto che, oggi, riguarda la situazione dell'Italia.
Credo che l'appannamento della prospettiva europea sia tra le ragioni - e forse non l'ultima! - di una crisi che, oggi, anche nel nostro Paese, investe il rapporto tra politica e cittadini, una crisi di fiducia nella politica. Quando sono costretto a guardare i grandi avvenimenti del mondo dall'angolo della mia casa, del mio posto di lavoro, della mia città, senza riuscire a vedere quella dimensione che, da sola, per ragioni quantitative di economie di scala, per ragioni qualitative e culturali, mi può permettere di costruire e dare realismo alla capacità di Governo e di intervento cosciente sui processi, ciò necessariamente provoca sfiducia nella politica!
La mancanza dell'Europa rende non credibile la possibilità di governare i grandi processi di trasformazione dei quali siamo protagonisti. Ma l'Europa esiste ed ha un valore in termini di forte elemento di riferimento e di ricostruzione di quella fiducia che, alla fine, rappresenta la base della solidità istituzionale, della forza della democrazia e della partecipazione politica.
Per l'Italia, essere protagonista, oggi, di un rilancio dell'iniziativa europea e riuscire a condurre in porto, nella difficile trattativa di questi giorni, gli obiettivi che ci siamo proposti, significa anche contribuire a ricostruire le possibilità di un rapporto diverso tra cittadini e politica, di una diversa fiducia della quale avvertiamo la necessità!
Con tale spirito, quindi, preannunzio l'espressione del nostro voto favorevole sulle mozioni Ranieri e altri n. 1-00179 (Nuova formulazione), De Zulueta e altri n. 1-00181 e - come il sottosegretario Crucianelli ha dichiarato a nome del Governo - Zacchera e altri n. 1-00180 (Nuova formulazione). Preannunzio, invece, l'espressione del voto contrario sulle restanti mozioni. Assumiamo tale posizione, nell'auspicio di discutere nuovamente nei prossimi giorni di tale situazione, partendo da un punto più avanzato che, confidiamo, il Consiglio europeo di questi giorni ci consegnerà (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Sinistra democratica. Per il Socialismo europeo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mellano. Ne ha facoltà.

BRUNO MELLANO. Signor Presidente, intervengo molto brevemente a titolo personale per ringraziare il Governo per il parere formulato, in particolare, non soltanto sulla mozione Ranieri e altri n. 1-00179 (Nuova formulazione) e sulla mozione De Zulueta e altri n. 1-00181, ma anche per la significativa attenzione nei confronti della mozione Zacchera e altriPag. 25n. 1-00180 (Nuova formulazione) che, sulla Turchia, esprime parole chiare e condivise.
Vorrei sottolineare di aver sottoscritto la mozione De Zulueta e altri n. 1-00181, la quale prende spunto dalle attività del movimento federalista europeo, nonché ricorda e valorizza anche il referendum quale strumento di partecipazione popolare, di coinvolgimento dell'opinione pubblica e dei cittadini favorevoli al processo di unificazione, per un Governo unico europeo, per un Parlamento unico europeo effettivamente legiferante e per un Presidente dell'Unione europea effettivamente eletto.
Il significato della mozione presentata dall'onorevole De Zulueta, a mio avviso, risiede nel richiamo delle iniziative puntuali e precise, nello scadenzario degli obiettivi che ci si deve dare per avere un'Europa davvero unita, oltre che nell'indicare il referendum - ripeto - come strumento consultivo che può partire dai nostri paesi (favorevoli al processo di unificazione europea) fino a coinvolgere anche quelli che hanno maggiori difficoltà a raggiungere tale obiettivo. In tale contesto - ciò non costituisce una minaccia, ma un'opportunità - un gruppo di paesi può anche autonomamente anticipare, in termini di avanguardia, tale processo, in linea con quanto è stato fatto nella storia dell'Europa e partendo, appunto, da un referendum che coinvolga la nostra opinione pubblica ed i nostri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Ulizia. Ne ha facoltà.

LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, vorrei soltanto sottolineare un aspetto che credo non sia stato preso in grande considerazione: ci troviamo di fronte ad una serie di mozioni che, sostanzialmente, lasciano intendere come il Parlamento italiano sia diviso sulla questione europea. Questo è il limite del nostro lavoro.
Pertanto, avremmo dovuto fare un lavoro completamente diverso, di mediazione, perché rappresentare l'Italia con posizioni abbastanza diverse, anche antitetiche, significa indebolire il ruolo del nostro Paese.
Preannunzio, anche a titolo personale, il voto favorevole sulle mozioni De Zulueta ed altri n. 1-00181 e Ranieri ed altri n. 1-00179 (Nuova formulazione), sottoscritte tra gli altri dall'onorevole Leoluca Orlando. Tuttavia, ritengo che tale lavoro, di amalgama e di posizione unitaria per dare forza all'Europa - mostrando un'Italia unita, con le idee chiare e che non si sofferma sul particolare - avrebbe dovuto essere compiuto dal Parlamento. Purtroppo, i gruppi parlamentari hanno privilegiato l'aspetto della divisione, della differenza, facendo in modo di «farsi notare», a scapito della missione europea che è importante e fondamentale, esiziale per il nostro avvenire.
Pertanto, vorrei sottolineare l'aspetto di divisione anche su tematiche sulle quali il Parlamento dovrebbe essere unito e, soprattutto, impegnato in un progetto europeo che non escluda, ma includa, contenga il vero humus dell'Europa, quello sociale, dello sviluppo compatibile, del guardare ai paesi del mondo che hanno bisogno del nostro sostegno e apporto.

PRESIDENTE. Onorevole D'Ulizia, la invito a concludere.

LUCIANO D'ULIZIA. Ci siamo sforzati, invece, a distinguere le nostre posizioni. Pertanto, ritengo che il nostro lavoro non sia stato svolto in positivo, per l'Europa, ma si sia trattato di un lavoro che distingue le varie formazioni politiche, rispetto al pensiero nei confronti della grande opportunità europea, alla quale riconfermiamo tutta la nostra fiducia ed il nostro impegno.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate dellaPag. 26mozione Maroni ed altri n. 1-00050, nel senso di votare la premessa e il primo capoverso del dispositivo, distintamente dal secondo capoverso del dispositivo.
Avverto, altresì, che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Maroni ed altri n. 1-00050, limitatamente alla premessa ed al primo capoverso del dispositivo, non accettati dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 398
Votanti 381
Astenuti 17
Maggioranza 191
Hanno votato
28
Hanno votato
no 353).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Maroni ed altri n. 1-00050 , limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 407
Votanti 406
Astenuti 1
Maggioranza 204
Hanno votato
174
Hanno votato
no 232).

Passiamo alla votazione della mozione Volontè ed altri n. 1-00161 (Nuova formulazione).
Avverto che di tale mozione è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente la premessa e i primi due capoversi del dispositivo, non accettati dal Governo, il terzo capoverso del dispositivo, accettato dal Governo, il quarto capoverso del dispositivo, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Volontè ed altri n. 1-00161 (Nuova formulazione), limitatamente alla premessa ed ai primi due capoversi del dispositivo, non accettati dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 414
Votanti 376
Astenuti 38
Maggioranza 189
Hanno votato
139
Hanno votato
no 237).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Volontè ed altri n. 1-00161 (Nuova formulazione), limitatamente al terzo capoverso del dispositivo, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 408
Votanti 397
Astenuti 11
Maggioranza 199
Hanno votato
382
Hanno votato
no 15).

Prendo atto che il deputato Forlani ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Volontè ed altri n. 1-00161 (Nuova formulazione),Pag. 27limitatamente al quarto capoverso del dispositivo, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 413
Votanti 391
Astenuti 22
Maggioranza 196
Hanno votato
30
Hanno votato
no 361).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Migliore ed altri n. 1-00178, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 416
Votanti 408
Astenuti 8
Maggioranza 205
Hanno votato
53
Hanno votato
no 355).

Passiamo alla votazione della mozione Ranieri ed altri n. 1-00179 (Nuova formulazione).
Avverto che di tale mozione è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare la premessa e il primo capoverso del dispositivo distintamente dalla restante parte del dispositivo stesso.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ranieri ed altri n. 1-00179 (Nuova formulazione), limitatamente alla premessa e al primo capoverso del dispositivo, accettati dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 408
Votanti 404
Astenuti 4
Maggioranza 203
Hanno votato
234
Hanno votato
no 170).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla restante parte del dispositivo della mozione Ranieri ed altri n. 1-00179 (Nuova formulazione), accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 414
Votanti 274
Astenuti 140
Maggioranza 138
Hanno votato
268
Hanno votato
no 6).

Passiamo alla votazione della mozione Zacchera ed altri n. 1-00180 (Nuova formulazione). Mi sembra, e chiedo comunque conferma al Governo, che il parere del Governo sia favorevole sull'intero testo.

FAMIANO CRUCIANELLI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Avverto che su tale mozione è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare l'ottavo capoverso della premessa distintamente dalla restante parte della mozione.

ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 28

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, ritiriamo la richiesta di votazione per parti separate.

PRESIDENTE. Il Governo?

FAMIANO CRUCIANELLI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Il parere sulla mozione rimane favorevole.

PRESIDENTE. Sta bene.
È stata quindi ritirata la richiesta di votazione per parti separate.
Passiamo ai voti.

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, chiediamo la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente la premessa dal dispositivo.

PRESIDENTE. Sta bene. Avverto che tale mozione sarà votata per parti separate, nel senso di votare il dispositivo distintamente dalla restante parte della mozione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Zacchera ed altri n. 1-00180, limitatamente alla parte motiva, accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 411
Votanti 375
Astenuti 36
Maggioranza 188
Hanno votato
334
Hanno votato
no 41).

Prendo atto che la deputata Balducci ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Zacchera ed altri n. 1-00180 (Nuova formulazione), limitatamente al dispositivo, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 414
Votanti 365
Astenuti 49
Maggioranza 183
Hanno votato
313
Hanno votato
no 52).

Prendo atto che il deputato Satta ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione De Zulueta ed altri n. 1-00181, accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 408
Votanti 403
Astenuti 5
Maggioranza 202
Hanno votato
210
Hanno votato
no 193).

Prendo atto che la deputata Carfagna ha segnalato di aver erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario. Prendo altresì atto che il deputato Satta ha segnalato di non essere riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Maroni ed altri n. 6-00017, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 29
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 415
Votanti 343
Astenuti 72
Maggioranza 172
Hanno votato
106
Hanno votato
no 237).

Seguito del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione della Convenzione consolare tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Cuba, fatta a Roma il 12 marzo 2001 (A.C. 1874-A) (ore 12,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione della Convenzione consolare tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Cuba, fatta a Roma il 12 marzo 2001.
Ricordo che nella seduta del 14 maggio si è conclusa la discussione sulle linee generali.
Avverto che la V commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 1874 sezione 1).
Ricordo ai colleghi che a seguire ci saranno ancora votazioni.

(Esame degli articoli - A.C. 1874-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica sul testo della Commissione.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 1874 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 348
Maggioranza 175
Hanno votato
346
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che il deputato Satta ha segnalato di non essere riuscito a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 1874 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 387
Votanti 385
Astenuti 2
Maggioranza 193
Hanno votato
385).

Prendo atto che i deputati Cannavò e Satta hanno segnalato che avrebbero voluto esprimere voto favorevole.
Prendo altresì atto che il deputato Volontè ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 1874 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 30
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 390
Votanti 385
Astenuti 5
Maggioranza 193
Hanno votato
385).

Prendo atto che i deputati Volontè e Satta hanno segnalato di non essere riusciti a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 1874 sezione 5), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 381
Votanti 377
Astenuti 4
Maggioranza 189
Hanno votato
376
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Cannavò ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Prendo altresì atto che i deputati Satta e Volontè hanno segnalato di non essere riusciti a votare.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, prendo la parola per annunciare il voto favorevole del gruppo Alleanza Nazionale; auspico però che resti la sottolineatura, fatta anche in Commissione, sulle difficoltà che ci sono da parte nostra...

PRESIDENTE. Onorevole Zacchera, prima del voto finale dobbiamo passare all'esame degli ordini del giorno.

MARCO ZACCHERA. Mi scusi, non sapevo fossero stati presentati ordini del giorno

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1874-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 1874 sezione 6).
Avverto che è in distribuzione l'ulteriore nuova formulazione dell'ordine del giorno Venier n. 9/1874-A/2.
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

FAMIANO CRUCIANELLI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Il Governo accetta l'ordine del giorno D'Elia n. 9/1874-A/1 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione del dispositivo: «a sostenere in sede europea una posizione tesa a promuovere effettivi progressi delle autorità cubane verso la democrazia ed il rispetto dei diritti umani fondamentali, inclusa la liberazione dei prigionieri politici, e volta al tempo stesso ad accordare a tale processo il proprio appoggio in termini di miglioramento delle relazioni politiche ed economiche ivi comprese le attività di cooperazione allo sviluppo; a continuare, in linea con la posizione comune dell'Unione Europea, l'azione volta a sviluppare regolari e rafforzati contatti diretti con la dissidenza e la società civile da parte dell'ambasciata italiana a L'Avana, favorendo anche la libertà di informazione e di conoscenza di testi fondamentali sui diritti umani, quali la Dichiarazione universale dei diritti umani».

PRESIDENTE. Onorevole D'Elia, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1874-A/1?

SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, credo che l'ordine del giorno in esame sia importante e la riformulazione che ci propone il Governo va assolutamente incontro al testo originario.Pag. 31
Vorrei che venisse fatta attenzione all'importanza, rispetto al primo capoverso del dispositivo, del condizionamento dei rapporti con Cuba, soprattutto in termini di cooperazione politica ma anche di cooperazione economica e allo sviluppo, relativamente alla promozione dei diritti umani, così come abbiamo fatto in precedenti atti di indirizzo riguardanti altri Paesi.
Per quanto riguarda la riformulazione del secondo capoverso del dispositivo, mi pare che comunque recepisca il contenuto originario del mio ordine del giorno. Accetto quindi la riformulazione.

MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Zacchera, la invito ad intervenire in seguito, poiché ho dato la parola all'onorevole D'Elia solamente per consentirgli di esprimersi sull'ipotesi di riformulazione presentata dal Governo.
Invito dunque il Governo ad esprimere il parere sul successivo ordine del giorno Venier n. 9/1874-A/2, nell'ulteriore nuova formulazione.

FAMIANO CRUCIANELLI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Il Governo lo accetta.

PRESIDENTE. Sta bene. Sull'ordine del giorno Paoletti Tangheroni n. 9/1874-A/3?

FAMIANO CRUCIANELLI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Il Governo lo accetta se il dispositivo viene riformulato come segue: «a sostenere in sede europea una posizione tesa a promuovere effettivi progressi delle autorità cubane verso la democrazia e il rispetto dei diritti umani fondamentali, inclusa la liberazione dei prigionieri politici, e volta al tempo stesso ad accordare a tale processo il proprio appoggio in termini di miglioramento delle relazioni politiche ed economiche, ivi comprese le attività di cooperazione allo sviluppo».

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che l'onorevole Paoletti Tangheroni accetta la riformulazione proposta del suo ordine del giorno n. 9/1874-A/3.
Avverto che, secondo la prassi, e ove i presentatori non insistano, gli ordini del giorno accettati dal Governo non saranno posti in votazione.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1874-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Elia. Ne ha facoltà.

SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, sarò brevissimo. Con l'accoglimento da parte del Governo dell'ordine del giorno da noi presentato, credo che, per quanto riguarda il gruppo de La Rosa nel Pugno, possa essere annunciato un voto favorevole sul provvedimento al nostro esame.
Ribadisco che i rapporti con i Paesi nei quali vengono violati i diritti umani fondamentali e non vi sono libertà e democrazia debbono assolutamente essere monitorati, e che deve essere rafforzato l'impegno della comunità internazionale - e, per quel che riguarda i rapporti bilaterali, anche del nostro Paese - teso alla promozione dello Stato di diritto, delle libertà fondamentali e della democrazia. Non si tratta di esportare alcunché, e men che mai di esportare con metodi violenti la democrazia. Finalmente, anche con questo Trattato, si riaprono i rapporti bilaterali per quanto riguarda le relazioni consolari: tutto ciò, in qualche modo compensato e temperato dall'ordine del giorno da noi presentato, ci convince ancor di più ad esprimere il voto favorevole de La Rosa nel Pugno sul provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.

Pag. 32

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, intervengo rapidamente, perché anche su questo punto si rinvengono aspetti politici. Il Governo ha chiesto la riformulazione dell'ordine del giorno D'Elia n. 9/1874-A/1 - e mi stupisco che il collega d'Elia abbia accettato - perché non vuole che si permetta ai dissenzienti cubani di poter accedere ad Internet nella nostra ambasciata. In quel regno del socialismo che è rimasto Cuba, infatti, non si può accedere ad Internet: molti dissenzienti, di conseguenza, possono entrare nelle ambasciate occidentali per poter comunicare con il mondo. Il Governo non lo vuole, ed è per questo che ha proposto la riformulazione.
A me pare che questo atteggiamento sia estremamente grave: si mantiene lo spirito in favore della libertà - ma qui non c'è mai nessuno che sia contro la libertà - però, nel momento in cui si richiede al Governo un impegno a permettere una determinata possibilità, l'ipocrisia tutta interna a questa maggioranza spinge a non accettarlo. Non si può dunque votare contro questo ordine del giorno, ma si deve dire che la riformulazione è ipocrita.
Quanto all'ordine del giorno Venier n. 9/1874-A/2 (Ulteriore nuova formulazione), anch'esso presentato da colleghi di sinistra, anche in questo caso non si può essere contrari: noto però che ci si preoccupa assai di più di un caso singolo che non delle centinaia, se non decine di migliaia, di dissenzienti che sono stati uccisi del regime cubano o si trovano tuttora in carcere a Cuba. Di costoro, da questo punto di vista, non ci si preoccupa, e si va solo, peraltro giustamente, a tutelare il caso della vita umana di un singolo terrorista. Per quanto riguarda infine l'ordine del giorno Paoletti Tangheroni n. 9/1874-A/3, siamo assolutamente favorevoli.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Venier. Ne ha facoltà.

IACOPO VENIER. Signor Presidente, intervengo brevemente. Stiamo ratificando una convenzione consolare; l'ordine del giorno, presentato da noi e da colleghi del gruppo della Sinistra democratica e di Rifondazione Comunista, che è stato accolto dal Governo, riguarda il caso non di un cubano, ma di un italiano, Fabio Di Celmo, che fu ucciso a L'Avana dall'attentato terroristico organizzato da un signore che si chiama Posada Carriles, che oggi si trova libero e tranquillo negli Stati Uniti d'America. Costui ha rivendicato tale attentato affermando che questo giovane imprenditore di Genova, che non aveva nulla a che fare con la politica e che è morto a L'Avana nell'attentato, si trovava semplicemente nel posto sbagliato al momento sbagliato, rivendicando il disegno che portava ad una campagna terroristica di attentati e di distruzioni contro Cuba organizzata da questo personaggio.
Il fatto che il nostro Paese, con questo ordine del giorno, si assuma l'impegno di far ottenere giustizia per questo suo concittadino è molto - sottolineo molto - significativo ed importante, anche nel quadro della lotta contro il terrorismo, la quale deve colpire tutti gli attori e gli autori di questi attentati.
Riteniamo positivo che in questo momento segniamo un passo in avanti nella posizione italiana e nella sua azione contro chiunque operi con azioni terroristiche e criminali. Siamo contenti e, pertanto, esprimiamo un voto favorevole sul provvedimento all'esame che, per troppi anni, è stato bloccato nella precedente legislatura.

PRESIDENTE. Ricordo che siamo, comunque, nella fase delle dichiarazioni di voto finale e non dell'illustrazione degli ordini del giorno.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcenaro. Ne ha facoltà.

PIETRO MARCENARO. Signor Presidente, esprimo un voto a favore del provvedimento perché - questa è la ragione di fondo - noi siamo convinti che la lotta per la democrazia e per la difesa dei diritti - e a Cuba c'è molto bisogno di democrazia e difesa dei diritti - si realizza incrementandoPag. 33le relazioni ed i rapporti, dando il proprio contributo in questa direzione.
Voglio solo ricordare - lo dico, amichevolmente, all'onorevole Zacchera - che oggi siede nel Governo con la delega verso la regione dell'America latina una persona, come il sottosegretario Donato Di Santo, che non solo si è battuto a sostegno della lotta per la libertà nell'America latina, ma è stato uno dei primissimi ad organizzare e costruire un sistema di relazioni con coloro che dentro Cuba si battevano per la libertà, portandoli in Europa e facendoli conoscere nel mondo. Ciò è, per me, una garanzia molto importante di quello che il Governo italiano su questa materia farà nel prossimo futuro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mellano. Ne ha facoltà.

BRUNO MELLANO. Signor Presidente, sarò breve, perché l'intervento del collega Zacchera, che stimo ed apprezzo, e con cui condividiamo anche una comune militanza nel Partito radicale transnazionale, merita una semplice riflessione. L'ordine del giorno che, riformulato, è stato accolto dal Governo ha certo termini più vaghi della precisa indicazione che l'ordine del giorno D'Elia n. 9/1874-A/1 proponeva, ma conserva tutto il valore e la sostanza dell'impegno, rispetto alla necessità di incentivare i rapporti con Cuba, partendo dalla liberazione dei dissidenti attualmente ancora in carcere per la manifestazione di opinione e di libertà politica, e prevede il contatto diretto con la dissidenza dentro l'ambasciata, rafforzato dal fatto che si favorisce la libertà di informazione e di conoscenza (certo, dei testi fondamentali, ma dai testi fondamentali deriva tutto ciò che si può ottenere in un'ambasciata). Per quanto ci riguarda, è semplicemente una riformulazione diplomatico-politica che contiene la sostanza dell'impegno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantovani. Ne ha facoltà.

RAMON MANTOVANI. Signor Presidente, per tradizione, da svariate legislature, quando affrontiamo i trattati internazionali e la loro ratifica, cerchiamo di porre le questioni inerenti - parlo dal punto di vista degli ordini del giorno - alla materia dei trattati.
In gran parte, mi sembra di aver ascoltato una discussione un po' datata e, comunque, anch'io esprimerò la mia opinione sulla questione, anche se non è esattamente pertinente rispetto alla materia del Trattato, il quale consiste in un banale e semplice accordo consolare.
Siamo contro la repressione del dissenso e contro la pena di morte, in qualsiasi Paese e in qualsiasi parte del mondo, e siamo perché i Governi, o, per meglio dire, il Governo del nostro Paese, sia impegnato dal Parlamento ad agire affinché qualsiasi violazione dei diritti umani venga scongiurata e possibilmente superata.
Ciò vale per tutti i Paesi. Per noi però, mi dispiace colleghe e colleghi, vi sono altri gruppi nel Parlamento che, per esempio, esprimono il proprio voto «alla leggera» per quanto concerne i trattati internazionali, come quelli relativi alla protezione reciproca degli investimenti, che producono enormi e gravi violazioni dei diritti umani, ammesso che il diritto a mangiare, ad avere acqua potabile ed a poter sopravvivere, sia un diritto umano.
Presto in quest'aula discuteremo di un trattato con il Guatemala e dimostreremo che esso produce pessimi effetti, da tale punto di vista, per le popolazioni. Vi sono altri gruppi parlamentari che usano sempre due pesi e due misure e che naturalmente considerano dissidenti, combattenti per la liberazione di un popolo oppresso da un altro, terroristi. Naturalmente, a questi ultimi si nega ogni diritto!
Spero sempre che tutti si adattino all'idea che non si possono applicare due pesi e due misure; tuttavia, sono veramente dispiaciuto del fatto che questa pratica, da parte di diversi gruppi, non venga abbandonata. Comunque, mi associo alle parole del collega Venier relativamentePag. 34all'assassino di un cittadino italiano, perché se tale assassino avesse agito in un altro Paese, ad esempio in uno Stato cristiano contro i musulmani o viceversa, forse in quest'aula si sarebbe prestata un'altra attenzione. Il fatto che sia stato considerato un obiettivo militare il turista frequentatore di un albergo e che la potenza degli Stati Uniti e di alcuni suoi alleati latino-americani abbiano garantito la latitanza e assicurato la protezione di questo assassino è una vicenda che dovrebbe indignare, senza discutere sul fatto di essere anti-americani o no. Poiché noi non lo siamo, affermiamo che questo assassino dovrebbe essere assicurato alla giustizia, così come i suoi complici del Governo degli Stati Uniti dovrebbero pagare un prezzo - se non altro politico - per aver protetto e perché proteggono questo assassino.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.

VALDO SPINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il tema al nostro esame sarebbe, in teoria, una ratifica ed esecuzione di una convenzione consolare. Tuttavia, trovo qualificante che in occasione di questo adempimento, il Parlamento, in sintonia con il Governo di centrosinistra, abbia saputo allargare il discorso alla difesa e alla promozione dei diritti umani e civili anche a Cuba, così come l'ordine del giorno, che reca la nostra firma e quella dell'onorevole Pettinari e del gruppo parlamentare della Sinistra Democratica Per il Socialismo Europeo, intenda far luce su tale situazione, ossia l'uccisione di un cittadino italiano, perché certamente al Parlamento e al Governo devono sempre stare a cuore la vita e la sicurezza dei nostri concittadini. Pertanto, credo che la discussione che stiamo svolgendo faccia onore al Parlamento e al Governo italiano perché, come veniva detto anche precedentemente, la filosofia alla base è volta ad incrementare i contatti, al fine della crescita della democrazia e dei diritti umani e civili.
Come veniva affermato anche dall'onorevole Mantovani, vi sarà occasione per altre ratifiche con altri Paesi, di porre problemi in tema di diritti umani e civili. Però, credo che la modalità con cui il Governo si è presentato in questa sede possa effettivamente tranquillizzarci sul fatto che il mandato dato all'Esecutivo, relativo al tema dei diritti umani e civili, potrà essere onorato. Del resto, la presenza del sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Crucianelli, sottolinea tale aspetto in questo campo.
Questa ratifica giace in questa sede dal 12 marzo 2001. Addirittura, l'accordo è stato convenuto sei anni fa. Credo che poterla approvare oggi sia anche frutto di un certo clima, di una presa di posizione politica, di un atteggiamento concorde. È con questo spirito che, a nome del gruppo Sinistra Democratica Per il Socialismo Europeo, dichiaro la nostra adesione agli sugli ordini del giorno presentati e preannuncio il nostro voto favorevole sulla ratifica della Convenzione in esame.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1874-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n.1874-A, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

Pag. 35

(Ratifica ed esecuzione della Convenzione consolare tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Cuba, fatta a Roma il 12 marzo 2001) (1874-A):

(Presenti 389
Votanti 386
Astenuti 3
Maggioranza 194
Hanno votato
374
Hanno votato
no 12).

Prendo atto che il deputato Forlani ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole. Prendo altresì atto che i deputati D'Elia e Volontè hanno segnalato di non essere riusciti a votare.

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica dello Yemen sulla promozione e protezione degli investimenti, fatto a Roma il 25 novembre 2004 (A.C. 2069) (ore 12,30).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica dello Yemen sulla promozione e protezione degli investimenti, fatto a Roma il 25 novembre 2004.
Ricordo che nella seduta del 14 maggio si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli - A.C. 2069)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2069 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 376
Votanti 373
Astenuti 3
Maggioranza 187
Hanno votato
373).

Prendo atto che i deputati Dato, Volontè e D'Elia hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2069 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 382
Votanti 378
Astenuti 4
Maggioranza 190
Hanno votato
378).

Prendo atto che i deputati Dato, Volontè e D'Elia hanno segnalato di non essere riusciti a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 2069 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione (Commenti).Pag. 36
Scusate colleghi, dispongo l'annullamento della votazione per motivi tecnici.
Indìco nuovamente la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 394
Votanti 392
Astenuti 2
Maggioranza 197
Hanno votato
392).

Prendo atto che il deputato D'Elia ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame di un ordine del giorno - A.C. 2069)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A - A.C. 2069 sezione 4).
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

FAMIANO CRUCIANELLI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il Governo propone la seguente riformulazione del primo capoverso del dispositivo dell'ordine del giorno Venier n. 9/2069/1: «impegna il Governo a trarre profitto dalle ottime relazioni bilaterali per incoraggiare il percorso di crescita democratica dello Yemen ed evidenziare che la promozione dei diritti umani rappresenta tema fondamentale della relazione tra i due Paesi» mentre formula un invito al ritiro del secondo capoverso del dispositivo, laddove si parla di Internet.
Vorrei, su tale aspetto, rassicurare l'onorevole Zacchera che la posizione assunta su Internet dal Governo nel disegno di legge di ratifica per Cuba non era un elemento che rappresentava un privilegio per quel Paese, ma un qualcosa che risponde ad una logica particolare. Sullo Yemen abbiamo la stessa ipotesi e per prassi delle nostre ambasciate (questa è una questione sulla quale si dovrà riflettere) l'accesso ad Internet non viene concesso neanche nello Yemen.
Non si tratta quindi di una prerogativa per Cuba.
Pertanto, accetto l'ordine del giorno purché riformulato, ad eccezione dell'ultimo capoverso del dispositivo, che non accetto.

PRESIDENTE. Onorevole Venier, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/2069/1 relativa al primo capoverso del dispositivo ed accede all'invito al ritiro formulato dal Governo sul secondo capoverso del dispositivo stesso?

IACOPO VENIER. Abbiamo presentato questo ordine del giorno sulla ratifica in esame dell'accordo con lo Yemen, proprio per rispondere alla richiesta, emersa nell'Assemblea, di una discussione sui diritti umani che non sia ipocrita e che non riguardi solo alcuni Paesi. Infatti, siamo tutti convinti che la promozione dei diritti umani sia un impegno fondamentale e prevalente rispetto all'iniziativa del nostro Paese per quanto concerne gli interessi economici in campo. Nello Yemen - ricordo che ci apprestiamo ad approvare un documento che tutela gli interessi degli imprenditori italiani nel momento in cui addirittura ci fossero nazionalizzazioni o si verificassero situazioni per cui tale Paese decidesse di riappropriarsi di strutture che ritiene essere di esigenza nazionale - c'è una costante, capillare e storica violazione dei diritti umani, dei diritti politici e civili delle donne e degli uomini. In tale Paese, secondo i rapporti di Amnesty International e di tutti gli osservatori internazionali sui diritti umani, ci sono costanti e continue violazioni, documentate e riportate nell'ordine del giorno al nostro esame.
Signor sottosegretario, potremmo anche accettare la riformulazione proposta dal Governo. Sappiamo, infatti, che il Governo italiano agirà in tutti questi casiPag. 37con responsabilità e con l'obiettivo dei risultati e non della semplice asserzione di principi astratti che possono, poi, essere controproducenti proprio per l'affermazione di quei diritti umani che noi vogliamo vedere tutelati ovunque: a Cuba, nello Yemen, in Cina, in tutta l'Africa, in Arabia Saudita, in Pakistan e in tutti i Paesi più o meno alleati degli Stati Uniti d'America e del nostro Paese, ma in cui si riscontra una costante violazione dei diritti fondamentali dell'uomo.
Rimane incomprensibile la ragione per cui dobbiamo rinunciare, non al secondo punto, di cui ovviamente accettiamo la soppressione, come nel caso dell'ordine del giorno D'Elia per quanto riguardava Cuba, ma per l'affermazione di una diversa relazione di positività delle relazioni tra il nostro Paese e lo Yemen rispetto alla ratifica che abbiamo precedentemente approvato.
Credo che le ottime relazioni possono essere tali senza inficiare la questione dell'importanza dei diritti umani. Infatti, enfatizzare tale elemento potrebbe portare ad una riduzione di significato e di sostanza dell'impegno che Governo assume. Se si può eliminare la condizionalità delle relazioni non vedo perché ci debba essere questa specialità di dichiarazione dell'elemento di relazione con la Repubblica dello Yemen. Detto ciò, se ci fosse questa piccola modifica noi accetteremmo la riformulazione proposta. Altrimenti, sia per chiarezza del Parlamento, sia per verificare la coerenza dei comportamenti dei gruppi parlamentari rispetto ai diversi Paesi, insisteremmo per il voto.

PRESIDENTE. Il Governo?

FAMIANO CRUCIANELLI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Mi scusi, onorevole Venier, non è molto chiaro. Voi proponete di eliminare le parole «ottime relazioni»? Nello spirito dell'affermazione, è esattamente il contrario di ciò che lei ha interpretato. Infatti, noi vogliamo avvalerci delle ottime relazioni proprio per meglio far valere anche i principi che lei ha richiamato. Il significato è assolutamente opposto all'interpretazione che lei ha dato. Volevo farla riflettere su questo punto. Per noi non è un problema sopprimere le parole «ottime relazioni», ma l'obiettivo è fornire un ulteriore valore all'impegno per la battaglia a sostegno dei diritti umani nei ricordati Paesi.

PRESIDENTE. Onorevole Venier?

IACOPO VENIER. Il Governo ha dichiarato che avrebbe riformulato. Comunque, se il Governo accetta una riformulazione, credo che possiamo porre in votazione l'ordine del giorno, con la riformulazione più evidente, positiva e accettata dal Governo, in modo da avere anche la conferma del voto dell'Assemblea sull'ordine del giorno, come riformulato e accettato dal Governo.
Pertanto, insisto per la votazione, nella formulazione proposta dal Governo.

PRESIDENTE. La riformulazione è accolta. Tuttavia, l'onorevole Venier vuole che l'ordine del giorno sia comunque posto in votazione. Pertanto, dovremmo porre in votazione l'ordine giorno Venier n. 9/2069/1, come riformulato dal Governo, comprensivo dell'inciso «ottime relazioni».
Per maggiore chiarezza è bene che il Governo rilegga integralmente la riformulazione, con tutte le sue nuances semantiche.

FAMIANO CRUCIANELLI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Dunque, la riformulazione che il Governo ha proposto è: «impegni il Governo a trarre profitto dalle ottime relazioni bilaterali, per incoraggiare il percorso di crescita democratica dello Yemen e di evidenziare che la promozione dei diritti umani rappresenta tema fondamentale delle relazioni tra i due Paesi».
Se ho bene inteso, l'onorevole Venier chiedeva che il Governo, in questa sua riformulazione, eliminasse il riferimento alle «ottime relazioni». Ho spiegato all'onorevole Venier che questo tipo di formulazione non era assolutamente riduttivaPag. 38della volontà di intervento del Governo sui diritti umani, ma che, al contrario, dava ancora più forza alla volontà di affermare tali diritti. Non so se questa spiegazione può tranquillizzare l'onorevole Venier circa la nostra volontà, sulla base di questa riformulazione, di portare avanti l'iniziativa del Governo.

PRESIDENTE. Pertanto rimane l'inciso con «ottime relazioni».
Onorevole Venier, accetta, dopo la spiegazione del sottosegretario, la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2069/1 con la presenza dell'inciso testé richiamato?

IACOPO VENIER. Signor Presidente, ringrazio il Governo per le sue dichiarazioni e sono sicuro dell'impegno che si assumerà per affermare questa linea.
Chiedo, tuttavia, per rafforzare la posizione del Governo, il voto da parte dell'Assemblea, perché il problema riguarda anche l'atteggiamento dei gruppi parlamentari su questa posizione.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Venier Poniamo ai voti il testo del Governo, in modo che l'Assemblea si pronunci su tale testo.

SERGIO D'ELIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, vorrei capire meglio. Viene richiesto il voto dell'Assemblea sull'ordine del giorno Venier n. 9/02069/1. Si dà per inteso che ci apprestiamo a votare il testo appena letto dal sottosegretario Crucianelli? In tal caso, noi voteremo a favore del richiamato ordine del giorno.

PRESIDENTE. È così, onorevole D'Elia. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Venier n. 9/2069/1, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 376
Votanti 356
Astenuti 20
Maggioranza 179
Hanno votato
281
Hanno votato
no 75).

Prendo atto che il deputato Romele ha segnalato che non è riuscito a votare e avrebbe voluto esprimere voto contrario.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2069)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mancini. Ne ha facoltà.

GIACOMO MANCINI. Signor Presidente, intervengo molto brevemente. Il presente accordo tra la Repubblica italiana e quella dello Yemen ha come principale obiettivo quello di costituire un solido quadro normativo per lo sviluppo, reciprocamente virtuoso, delle relazioni culturali e commerciali tra i due Paesi.
La definizione di un quadro di certezza giuridica consentirà l'incremento del volume complessivo degli investimenti e lo sviluppo dell'interscambio commerciale. Senza entrare nei dettagli, che naturalmente risparmio ai colleghi, le norme del provvedimento in esame mirano ad assicurare libertà nel trasferimento di capitali, prevedendo, inoltre, sistemi di risoluzione delle controversie e di risarcimenti per perdite dovute ad eventi eccezionali.
Il potenziamento delle relazioni economiche consentirà il trasferimento di know how tecnico e manageriale dall'Italia allo Yemen e consentirà alle imprese italianePag. 39di stabilire un interscambio commerciale, non solo con tale Paese, ma anche con l'intera penisola arabica, grazie anche al processo di integrazione economica in corso tra gli Stati dell'area del Golfo. Tale accordo fornirà, quindi, delle opportunità di sviluppo sia alle imprese italiane, sia a quelle dello Yemen, ed è per questo che il mio gruppo, la Rosa nel Pugno, ritiene opportuno procedere, senza indugio, alla ratifica del presente provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, rinuncio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Venier. Ne ha facoltà.

IACOPO VENIER. Signor Presidente, rinuncio.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2069)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2069, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica dello Yemen sulla promozione e protezione degli investimenti, fatto a Roma il 25 novembre 2004) (2069):

(Presenti 376
Votanti 375
Astenuti 1
Maggioranza 188
Hanno votato
373
Hanno votato
no 2).

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di coproduzione audiovisiva tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell'India, fatto a Roma il 13 maggio 2005 (A.C. 2071-A) (ore 12,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di coproduzione audiovisiva tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell'India, fatto a Roma il 13 maggio 2005.
Ricordo che nella seduta del 14 maggio 2007 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli - A.C. 2071-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, sul testo della Commissione.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 2071 sezione 1).
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2071 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 40
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 358
Maggioranza 180
Hanno votato
358).

Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2071 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 338
Votanti 337
Astenuti 1
Maggioranza 169
Hanno votato
336
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati De Zulueta, Borghesi, Squeglia e Ponzo hanno segnalato di non essere riusciti a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 2071 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 362
Maggioranza 182
Hanno votato
361
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati D'Elia e Satta, hanno segnalato di non essere riusciti a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 2071 sezione 5), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 361
Votanti 359
Astenuti 2
Maggioranza 180
Hanno votato
359).

Prendo atto che i deputati Di Girolamo e Frias hanno segnalato di non essere riusciti a votare e che il deputato Brandolini avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2071-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mancini. Ne ha facoltà.

GIACOMO MANCINI. Signor Presidente, sono tante e approfondite le motivazioni che ci spingono a votare a favore di questa ratifica. Vorrei approfondirle insieme a voi tutte quante, una per una, ma ve lo risparmio e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Mancini, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.

Pag. 41

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo di Alleanza Nazionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Forlani. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FORLANI. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Forlani, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Venier. Ne ha facoltà.

IACOPO VENIER. Signor Presidente, rinuncio.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2071-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2071-A, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di coproduzione audiovisiva tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell'India, fatto a Roma il 13 maggio 2005) (2071-A):

(Presenti e votanti 373
Maggioranza 187
Hanno votato
373).

Prendo atto che i deputati Forlani e Marantelli hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che le deputate Pelino e Mistrello Destro avrebbero voluto esprimere voto favorevole.
Secondo le intese intercorse, sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 con lo svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta, sospesa alle 12,55, è ripresa alle 15,10.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Aprea, Brugger, Folena, La Malfa, Landolfi, Mattarella, Pinotti e Ranieri sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente novanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 15,11).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Dichiarazioni del sindaco di Verona in merito all'intenzione di sostituire nel suo ufficio municipale la fotografia del Presidente della Repubblica Napolitano con quella dell'ex Presidente della Repubblica Pertini - n. 2-00614)

PRESIDENTE. L'onorevole Fogliardi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00614 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1).

GIAMPAOLO FOGLIARDI. Signor Presidente, signor sottosegretario, come illustrato nell'interpellanza, il sindaco di Verona, Flavio Tosi, appena giurato, ha dichiarato di voler sostituire la foto delPag. 42Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, con la foto dell'ex Presidente della Repubblica Sandro Pertini, comunicando di avere, tre o quattro giorni fa, già effettuato l'ordine presso l'Istituto poligrafico dello Stato, e l'episodio è stato puntualmente verificato ieri, in quanto il sindaco ha proceduto, proprio nella giornata di ieri, alla sostituzione. La notizia, come si potrà immaginare, ha avuto larga eco su tutti i maggiori quotidiani di stampa nazionali e, ad avviso degli interroganti, ciò crea grave offesa all'istituzione della Presidenza della Repubblica, quale simbolo dell'unità della nazione.
L'interpellanza pone il quesito se non si ritenga opportuno attivarsi affinché sia garantito il rispetto dell'articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica 7 aprile 2000, n. 121.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Alessandro Pajno, ha facoltà di rispondere.

ALESSANDRO PAJNO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, nei giorni scorsi, dalla stampa locale e nazionale, si è appresa la notizia che il neoeletto sindaco di Verona Flavio Tosi, esponente della Lega Nord, all'atto del suo insediamento avrebbe manifestato l'intendimento di procedere, nell'ambito di una serie di modifiche all'arredo del suo studio municipale, a sostituire la foto dell'attuale Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con quella raffigurante l'ex Capo dello Stato Sandro Pertini.
Secondo quanto riportato dalla stampa, il sindaco Flavio Tosi avrebbe già richiesto all'Istituto poligrafico dello Stato l'invio del ritratto del Presidente Pertini. Al riguardo, comunico che il prefetto di Verona, nella mattinata di ieri, appresa la notizia dell'episodio, ha contattato telefonicamente per chiarimenti il sindaco Tosi. Nella circostanza il prefetto, dopo aver richiamato la normativa che disciplina l'esposizione del ritratto del Capo dello Stato e, in particolare, l'articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica 7 aprile 2000, n. 121, ha rappresentato, pure in assenza di un obbligo specifico di legge, l'inopportunità dell'iniziativa, che sembra essere in contrasto con i principi generali del nostro ordinamento, che conferiscono al Capo dello Stato in carica la prerogativa di simbolo dell'unità nazionale.
Lo stesso amministratore, invitato ad un momento di riflessione, si è riservato di far conoscere le proprie definitive determinazioni in proposito. Ritengo utile, altresì, far presente che, come è noto, l'articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica n. 121 del 2000, nell'elencare gli uffici pubblici all'interno dei quali devono essere esposte la bandiera italiana ed europea ed il ritratto del Capo dello Stato, non annovera gli uffici degli enti locali, per i quali l'articolo 12 del medesimo regolamento rinvia alla rispettiva autonomia normativa.
Anche in presenza della non obbligatorietà dell'affissione del ritratto del Presidente della Repubblica all'interno della stanza del sindaco, l'iniziativa sembra contrastare con le prassi protocollari, che non consentirebbero di affiggere ritratti diversi da quello del Capo dello Stato in carica. Faccio altresì presente che non risulta che allo stato l'autorità giudiziaria abbia aperto un fascicolo processuale sull'episodio.

PRESIDENTE. L'onorevole Fogliardi ha facoltà di replicare.

GIAMPAOLO FOGLIARDI. Signor Presidente, prendo atto della risposta del sottosegretario, ma desidero evidenziare due aspetti, che ritengo debbano essere sottolineati.
Anzitutto, e in ogni caso, la gravità del fatto che, se unito a quanto accaduto in questa Assemblea la scorsa settimana ad opera dei deputati leghisti, dimostra la considerazione che questi esponenti politici hanno delle istituzioni repubblicane nelle loro massime espressioni, quali appunto il Presidente della Repubblica e la Camera dei deputati.
Si discute in questi giorni della crisi della politica, del messaggio distorto che giunge ai cittadini e degli esempi trasmessi.Pag. 43Non vi è ombra di dubbio che soprattutto tali fatti concorrono a minare fortemente la credibilità della politica e le basi fondamentali delle istituzioni repubblicane.
Infine, sottolineo un secondo aspetto: il sindaco Tosi, appena eletto, aveva dichiarato di voler essere il sindaco di tutti i veronesi. Sia pure con qualche perplessità, ne avevamo preso atto, rispettosi del consenso popolare.
Oggi, però, disconoscendo il Presidente della Repubblica, simbolo dell'unità nazionale del Paese, il sindaco Tosi si smentisce da solo e si degrada a rappresentante di una sola parte dei veronesi, una parte che è forse già inferiore al numero di quanti lo hanno votato.

(Intendimenti del Ministero della salute in relazione al risarcimento dei danni a favore di coloro che hanno contratto l'epatite C a seguito di trasfusioni praticate negli ospedali pubblici - n. 2-00586)

PRESIDENTE. L'onorevole Rositani ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00586 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 2).

GUGLIELMO ROSITANI. Onorevole Presidente, onorevole sottosegretario, la vicenda oggetto dell'interpellanza - riguardante coloro che hanno contratto il virus HCV, che ha cagionato a molti cittadini italiani la grave patologia dell'epatite C - sta vivendo momenti di incertezza e drammaticità; lo Stato e, per esso, il Governo e i Governi non sono stati in grado fino ad oggi, malgrado leggi, circolari e pronunce della magistratura sia di merito sia di legittimità, di risolvere il problema di tutti i cittadini italiani che, per responsabilità degli ospedali italiani, hanno contratto, ahimè, per effetto di errori - ovvero a seguito di trasfusione di sangue infetto -, questa terribile malattia.
Il problema che si pone, signor Presidente, è il seguente; nonostante le previsioni di cui alla legge n. 141 del 2003, lo Stato - e per esso, ripeto, i Governi - non ha ritenuto, accertata l'esistenza di almeno 14 mila cittadini italiani infetti, di intervenire, per usare un termine comprensibile, erga omnes ed ha così costretto i cittadini interessati a rivolgersi individualmente alla magistratura.
Pertanto, essendo stata data soddisfazione soltanto a quanti avevano già ottenuto giustizia tramite le sentenze, oggi, per la stragrande maggioranza degli italiani interessati, sono ancora in corso i procedimenti giudiziari e, quindi, non sono ancora state pronunciate le sentenze definitive. Quindi, signor Presidente, tra costoro vi sono cittadini sul letto di morte che stanno ancora aspettando una risposta.
Pertanto, chiediamo al Governo se intenda dare una soluzione definitiva a questa triste e drammatica vicenda affrontando la questione sottesa ai procedimenti giudiziari ancora pendenti e risolvendo il problema una volta per tutte.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Antonio Gaglione, ha facoltà di rispondere.

ANTONIO GAGLIONE, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, onorevole Rositani, va precisato preliminarmente che il Ministero della salute ha da sempre seguito con attenzione e concreta partecipazione le problematiche relative ai danni alla salute dei cittadini, derivanti da trasfusioni di sangue e-o da emoderivati infetti.
In quest'ultimo periodo, in particolare, tale attenzione e partecipazione si stanno concretizzando in una serie di incontri con le associazioni rappresentative dei danneggiati.
Sono stati istituiti cinque tavoli tecnici, distinti per le cinque categorie di soggetti danneggiati, portatori di differenti richieste (emofilici, talassemici, danneggiati da vaccini, trapiantati e dializzati, trasfusi occasionali).
Nel corso delle riunioni svoltesi nel mese di maggio sono state individuate le questioni di rilevanza fondamentale per la possibile modifica della legge 25 febbraioPag. 441992, n. 210, ossia la rivalutazione dell'importo dell'indennizzo, la riapertura dei termini per la presentazione delle domande e l'erogazione dei risarcimenti a tutte le categorie di danneggiati.
Si precisa che, al fine di garantire una adeguata e corretta informazione ai cittadini, sul sito istituzionale del Ministero è stato dedicato un apposito spazio nel quale viene data notizia dell'attività svolta dai citati tavoli tecnici. Sono, inoltre, previste la pubblicazione dei documenti presentati dalle associazioni e la possibile partecipazione ad un forum di posta elettronica.
Nel corso del mese di giugno, è iniziata una nuova serie di incontri, durante i quali si cercherà di individuare gli strumenti idonei alla risoluzione delle problematiche suddette, unitamente alla quantificazione delle risorse finanziarie necessarie per una proposta risolutiva, da presentare nell'ambito dell'ormai prossimo Documento di programmazione economico-finanziaria per gli anni 2008-2010 e della legge finanziaria per l'anno 2008.

PRESIDENTE. L'onorevole Rositani ha facoltà di replicare.

GUGLIELMO ROSITANI. Signor Presidente, non posso dichiararmi soddisfatto, perché il sottosegretario non mi ha fornito certezze. Che fossero in corso riunioni e incontri con le associazioni interessate, era noto. Non mi ha dato risposta sulla domanda specifica, che poi è la sostanza dell'interpellanza: la posizione che intende mantenere il Governo rispetto a tutti coloro - e sono la maggioranza - che hanno procedimenti giudiziari pendenti. Infatti, se aspettate che questi procedimenti giudiziari si concludano, la maggioranza dei cittadini italiani muore, nell'attesa!
Pertanto, il problema che emerge è che non avete dato risposta a quella che era - ripeto - l'unica domanda posta con l'interpellanza in esame. Cosa stiamo aspettando? Dobbiamo aspettare il DPEF, per capire cosa? La rivalutazione dell'indennizzo? È questione importante, ma il Governo, in merito alla situazione di quanti hanno procedimenti giudiziari pendenti al fine di ottenere il risarcimento, che cosa intende fare? Non è stata fornita alcuna risposta al riguardo.
Mi dispiace moltissimo, evidentemente non si vuole affrontare il problema seriamente e si pensa di continuare a «ciurlare nel manico» come si è fatto da sempre, almeno dal 1992 ad oggi. Mi dispiace di non potermi dichiarare soddisfatto.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, in attesa che giunga in aula il rappresentante del Governo competente a rispondere al successivo atto di sindacato ispettivo, mi corre l'obbligo di sospendere brevemente la seduta.

La seduta, sospesa alle 15,25 è ripresa alle 15,30.

PRESIDENTE. Prendiamo atto dell'arrivo, con consistente ritardo, del sottosegretario incaricato della risposta, il cui comportamento, da parte della Presidenza e della Camera, intendo stigmatizzare.

(Misure per il recupero della collezione Torlonia - n. 2-00602)

PRESIDENTE. L'onorevole Capotosti ha facoltà di illustrare l'interpellanza Fabris n. 2-00602 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3), di cui è cofirmatario.

GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Danielle Mazzonis, ha facoltà di rispondere.

DANIELLE MAZZONIS, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, anzitutto vorrei scusarmi per il ritardo causato da un incidente...

Pag. 45

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, credo che sia uso della Camera parlare in piedi.

DANIELLE MAZZONIS, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, mi stavo solo scusando, da seduta.
Gli interpellanti sottolineano che il principe Alessandro Torlonia nel 1859 fondò a Roma, nel quartiere Trastevere, in via della Lungara, un museo costituito da 620 sculture provenienti da importantissime collezioni. Il museo è stato successivamente arricchito da altre importanti opere provenienti da scavi realizzati nei possedimenti della famiglia Torlonia. Tuttavia, la visita a questa grande collezione era concessa solo a pochi appartenenti alla nobiltà, tanto è vero che l'archeologo Bianchi Bandinelli nel 1947, pur essendo direttore generale delle antichità e belle arti, ebbe grandissime difficoltà a riuscire a visitare il museo.
Ciò nonostante si riuscì negli anni successivi, intorno al 1948, a visitare la collezione, ad analizzarla con attenzione, ad osservare che era stata sistemata molto bene e che negli anni 1969-1970 tale sistemazione era stata mantenuta. Va ricordato che si trattava della vecchia sistemazione datale dall'archeologo Visconti.
In questa sua veste di «collocazione speciale» la collezione completa venne sottoposta a un vincolo, che considerava anche la sistemazione della collezione e non soltanto gli oggetti che la componevano. È noto che il museo venne smantellato - come sottolineato nell'interpellanza - e la reazione del Governo fu allora quella di protestare formalmente e di citare i proprietari della collezione. Ci fu anche il sequestro, ma purtroppo la causa con i proprietari fu persa e i proprietari, assolti in Cassazione, si videro restituire la collezione.
I vari Ministri che si sono succeduti hanno continuato la trattativa con la famiglia Torlonia e con i suoi amministratori alla ricerca di una cifra congrua rispetto al valore della collezione (che è una delle più grandi del mondo) che permettesse di riscattarla, ma non si arrivò ad un accordo. Attualmente il museo comunque non si potrebbe più realizzare dov'era, perché in via della Lungara n. 3 tutto il palazzo è stato trasformato in appartamenti, come l'interpellante sottolinea.
Da parte del Ministero a questo punto sono stati identificate soluzioni per renderla fruibile, seppure ancora sotto la proprietà diretta della famiglia Torlonia. Sono stati proposti il palazzo Torlonia in via della Conciliazione, ma tale soluzione non è risultata praticabile per problemi strutturali del primo piano che impedivano la sistemazione della collezione. Lo stesso si può dire di un bellissimo palazzo sulla via Salaria, all'altezza di Villa Albani, che i Torlonia avrebbero accettato come sistemazione, sennonché non si poté fare perché avrebbero voluto costruire un gigantesco parcheggio che non era previsto dal piano regolatore del comune.
Nel settembre 2002 il demanio ha avanzato un'ulteriore proposta di acquisizione, ma l'avviso del Governo sul prezzo è stato contrario; pertanto, anche in quella occasione non si è potuto procedere all'acquisto.
Infine, è stato identificato, insieme al Comune, il complesso di Villa Rivaldi, di fronte ai Fori Imperiali. In quella sede, in un accordo con il Comune e l'allora Soprintendente Adriano La Regina, fu decisa almeno la sistemazione. Poiché lo Stato non può acquistare la collezione, se ne sta discutendo adesso l'acquisto da parte di una serie di fondazioni private, sotto l'egida del Comune di Roma.
Se questa proposta risulterà praticabile - è attualmente allo studio e appaiono buone le probabilità di arrivare a una soluzione - sicuramente sul programma di fruizione della collezione lavoreranno insieme il Ministero e il Comune di Roma.

PRESIDENTE. L'onorevole Capotosti ha facoltà di replicare.

GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, dire che sono soddisfatto è forse eccessivo. Dal 1948 ad oggi la collezione, infatti,Pag. 46continua ad essere indisponibile alla collettività, mentre la disponibilità nei confronti della collettività è bene di rango primario. Questo è stato sottolineato da più pronunciamenti della Corte di cassazione e da numerose iniziative legislative di chi mi ha preceduto su questi banchi.
Mi auguro che sia possibile, in tempi brevi, arrivare a una forma di soluzione e di recupero tra quelle indicate. Sarebbe auspicabile anche capire che cosa sia successo in ordine ai 91 mini-appartamenti e come sia stato possibile trasformare un palazzo di pregio storico in 91 mini-appartamenti.
Consta a chi vi parla che la collezione, di cui discutiamo, è ospitata ancora nei sotterranei. Ritengo che sarebbe opportuno accendere almeno la luce nei sotterranei, perché se lì la luce fosse accesa, sarebbe bellissimo.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Modifica del vigente calendario dei lavori dell'Assemblea, conseguente aggiornamento del programma e annunzio della convocazione del Parlamento in seduta comune (ore 15,39).

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, l'articolazione dei lavori per il periodo 22-29 giugno sarà la seguente:

Venerdì 22 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1538 - Disposizioni in materia di modalità per la risoluzione del contratto di lavoro per dimissioni volontarie del prestatore d'opera.

Discussione sulle linee generali delle mozioni:
Leoni ed altri n. 1-00159 sulle iniziative in favore del popolo saharawi;
Germontani ed altri n. 1-00186, Pellegrino ed altri n. 1-00188, Mura ed altri n. 1-00189, Fabris ed altri n. 1-00190 e Volontè ed altri n. 1-00191 sulle misure di contrasto alla pedofilia.

Lunedì 25 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali della mozione n. 1-00170 Bondi ed altri sulla gestione dell'emergenza rifiuti in Campania.

Martedì 26 e mercoledì 27 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni):
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2480-A/R - Disposizioni in materia di circolazione e di sicurezza stradale.

Seguito dell'esame della mozione Leoni ed altri n. 1-00159 sulle iniziative in favore del popolo saharawi.

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2161 e abbinate - Modernizzazione, efficienza delle Amministrazioni pubbliche e riduzione degli oneri burocratici per i cittadini e per le imprese.

Seguito dell'esame delle mozioni:

Gibelli ed altri n. 1-00024, Capitanio Santolini e Volontè n. 1-00165, Bertolini ed altri n. 1-00168, Frassinetti ed altri n. 1-00169 e Froner ed altri n. 1-00175 sulla riorganizzazione del sistema scolastico italiano in relazione al fenomeno dell'immigrazione.

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Germontani ed altri n. 1-00186, Pellegrino ed altri n. 1-00188, Mura ed altri n. 1-00189, Fabris ed altri n. 1-00190 e Volontè ed altri n. 1-00191 sulle misure di contrasto alla pedofilia.

Seguito dell'esame delle proposte di legge:

n. 1318 - Norme in materia di conflitti di interessi dei titolari di cariche di Governo. Delega al Governo per l'emanazione di norme in materia di conflitti di interessi di amministratori locali, dei presidenti di regione e dei membri delle giunte regionali;

n. 1538 - Disposizioni in materia di modalità per la risoluzione del contratto di lavoro per dimissioni volontarie del prestatore d'opera.

Mercoledì 27 giugno (pomeridiana, al termine delle votazioni) avrà luogo la discussione sulle linee generali del disegno di legge S. 1566 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 11 maggio 2007, n. 61, recante interventi straordinari per superare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e per garantire l'esercizio dei propri poteri agli enti ordinariamente competenti (Approvato dal Senato - scadenza: 10 luglio 2007).

Giovedì 28 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 29 giugno) (con votazioni):

Seguito dell'esame della mozione n. 1-00170 Bondi ed altri sulla gestione dell'emergenza rifiuti in Campania.

Seguito dell'esame del disegno di legge S. 1566 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 11 maggio 2007, n. 61, recante interventi straordinari per superare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e per garantire l'esercizio dei propri poteri agli enti ordinariamente competenti (Approvato dal Senato - scadenza: 10 luglio 2007).

Seguito dell'esame dei seguenti argomenti, ove non conclusi:

disegno di legge n. 2480-A/R - Disposizioni in materia di circolazione e di sicurezza stradale;

mozione Leoni ed altri n. 1-00159 sulle iniziative in favore del popolo saharawi;

disegno di legge n. 2161 e abbinate - Modernizzazione, efficienza delle Amministrazioni pubbliche e riduzione degli oneri burocratici per i cittadini e per le imprese;

mozioni Gibelli ed altri n. 1-00024, Capitanio Santolini e Volontè n. 1-00165, Bertolini ed altri n. 1-00168, Frassinetti ed altri n. 1-00169 e Froner ed altri n. 1-00175 sulla riorganizzazione del sistema scolastico italiano in relazione al fenomeno dell'immigrazione;

mozioni Germontani ed altri n. 1-00186, Pellegrino ed altri n. 1-00188, Mura ed altri n. 1-00189, Fabris ed altri n. 1-00190 e Volontè ed altri n. 1-00191 sulle misure di contrasto alla pedofilia;

proposta di legge n. 1318 - Norme in materia di conflitti di interessi dei titolari di cariche di Governo. Delega al Governo per l'emanazione di norme in materia di conflitti di interessi di amministratori locali, dei presidenti di regione e dei membri delle giunte regionali;

proposta di legge n. 1538 - Disposizioni in materia di modalità per la risoluzione del contratto di lavoro per dimissioni volontarie del prestatore d'opera.

Il Parlamento in seduta comune sarà convocato mercoledì 27 giugno alle orePag. 4812,15 per procedere all'elezione di un giudice costituzionale. La chiama inizierà dai deputati.

Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà conseguentemente luogo mercoledì dalle 15,30.

Lo svolgimento di interrogazioni, di interpellanze e di interpellanze urgenti potrà essere inserito secondo l'andamento dei lavori dell'Assemblea.

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni. Si riserva altresì di inserire l'esame di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni e di documenti licenziati dalla Giunta delle elezioni.

L'organizzazione dei tempi per l'esame delle mozioni sulle iniziative in favore del popolo saharawi e sulle misure di contrasto alla pedofilia sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

Il programma dei lavori si intende conseguentemente aggiornato.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Venerdì 22 giugno 2007, alle 11:

1. - Discussione della proposta di legge:
NICCHI ed altri: Disposizioni in materia di modalità per la risoluzione del contratto di lavoro per dimissioni volontarie della lavoratrice, del lavoratore, nonché del prestatore d'opera (1538-A).
- Relatore: Di Salvo.

2. - Discussione della mozione Leoni ed altri n. 1-00159 sulle iniziative in favore del popolo saharawi.

3. - Discussione delle mozioni Germontani ed altri n. 1-00186, Pellegrino ed altri n. 1-00188, Mura ed altri n. 1-00189, Fabris ed altri n. 1-00190 e Volontè ed altri n. 1-00191 sulle misure di contrasto alla pedofilia.

La seduta termina alle 15,40.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI GIACOMO MANCINI E ALESSANDRO FORLANI SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 2071-A

GIACOMO MANCINI. Signor Presidente, l'Accordo Italia-India, che stiamo per ratificare, concerne il settore della produzione audiovisiva e consente alle produzioni congiunte italo-indiane di accedere agli aiuti nazionali, permettendo a ciascun Paese di usufruire delle potenzialità finanziarie e tecnico-artistiche dell'altro.
Tramite questo Accordo viene, quindi, concretamente promossa la produzione in comune di film competitivi, in quanto realizzati tramite le capacità tecniche e creativo-artistiche di cui entrambi i Paesi sono portatori.
La promozione della cooperazione cinematografica con l'India consentirà all'Italia di approfondire e intensificare le nostre relazioni culturali e commerciali con quel Paese.
Occorre sottolineare le opportunità di sviluppo offerte al settore cinematografico italiano, al quale viene fornita la possibilità di cooperare con un Paese come l'India, che è uno dei maggiori produttori cinematografici mondiali.
La maggiore presenza, quindi, di località, interpreti e registi italiani sui grandi schermi del cinema di «Bolliwood» consentirà agli artisti e, più in generale, ai professionisti italiani del settore di raggiungerePag. 49un pubblico vasto, che imparerà a conoscere meglio e apprezzare le nostre produzioni e co-produzioni. A tale proposito è bene ricordare che, in base al presente Accordo, alla categoria «film in coproduzione» vengono riconosciuti gli stessi benefici accordati in Italia e in India ai rispettivi film nazionali.
L'Accordo che oggi ci accingiamo a ratificare mira alla creazione di un quadro di maggiore certezza giuridica nei rapporti economici tra i Paesi coinvolti; per questo motivo, costituiscono un elemento indispensabile per lo sviluppo di una sana cooperazione economica, culturale e commerciale tra i Paesi interessati; concludo, perciò, annunciando il voto favorevole della Rosa nel Pugno al provvedimento in esame.

ALESSANDRO FORLANI. L'Accordo tra il Governo italiano e il Governo indiano, che oggi ci viene sottoposto per la ratifica, è stato concluso il 13 maggio 2005 e ha come oggetto la coproduzione audiovisiva e quindi la produzione in comune di film che, per le loro particolari caratteristiche, possano contribuire ad una maggiore conoscenza e comprensione tra i due Paesi, ad una reciproca percezione delle rispettive peculiarità culturali, ad avvicinare civiltà e orizzonti consentendo maggiori potenzialità di dialogo e di confronto. In questa fase, in cui sembrano purtroppo affermarsi barriere, pregiudizi e diffidenze tra culture e civiltà promananti da tradizioni o religioni diverse, anche a causa dell'allarme suscitato dall'intensificazione dei flussi migratori, la realizzazione di opere cinematografiche ed audiovisive in collaborazione può rappresentare un veicolo di forte impatto sull'opinione pubblica per diffondere una reciproca attenzione, curiosità, simpatia e una disposizione solidale tra le due popolazioni.
Conferendo poi nelle lavorazioni e nelle produzioni comuni tradizioni, sensibilità, costumi e tecnologie dei rispettivi Paesi, forse il nostro cinema troverà ulteriori occasioni di rilancio, adeguamento, conquista di mercato e competitività dopo anni di difficoltà e di crisi, talvolta legata anche ad una sorta di provincialismo. In una parola, un'occasione di universalizzazione, di avvicinamento a parametri di gradimento più estesi in area globale, soprattutto in virtù di temi e suggestioni derivanti da una cultura ed una sensibilità (quella indiana) che sono espressione di uno dei Paesi più grandi del mondo e che già sono assai diffusi, in virtù della lunga dominazione coloniale e delle massicce migrazioni e delle apprezzate elaborazioni culturali e filosofiche, anche al di fuori dei Paesi tradizionalmente abitati dall'etnia indiana. L'India è uno dei maggiori produttori cinematografici al mondo e riveste un ruolo prioritario nella produzione cinematografica asiatica.
Ci auguriamo che questo Accordo costituisca la condizione per pervenire alla realizzazione di rilevanti e qualificati prodotti cinematografici e audiovisivi. Per questo votiamo a favore del provvedimento.

Pag. 50

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLE MOZIONI INSERITE IN CALENDARIO

Mozione n. 1-00159 sulle iniziative in favore del popolo saharawi

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore e 15 minuti (*).

Governo 25 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 4 minuti (con il limite massimo di 5 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 31 minuti
L'Ulivo 51 minuti
Forza Italia 38 minuti
Alleanza Nazionale 25 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 19 minuti
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) 18 minuti
Lega Nord Padania 15 minuti
Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo 14 minuti
Italia dei Valori 14 minuti
La Rosa nel Pugno 14 minuti
Comunisti Italiani 13 minuti
Verdi 13 minuti
Popolari-Udeur 13 minuti
DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie - Partito Socialista - Nuovo PSI 11 minuti
Misto 13 minuti
(Minoranze linguistiche: 5 minuti;
Movimento per l'Autonomia: 5 minuti;
Repubblicani, Liberali, Riformatori: 3 minuti)

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

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Mozioni nn. 1-00186, 1-00188, 1-00189, 1-00190 e 1-00191 sulle misuredi contrasto alla pedofilia

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore e 15 minuti (*).

Governo 25 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 4 minuti (con il limite massimo di 5 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 31 minuti
L'Ulivo 51 minuti
Forza Italia 38 minuti
Alleanza Nazionale 25 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 19 minuti
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) 18 minuti
Lega Nord Padania 15 minuti
Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo 14 minuti
Italia dei Valori 14 minuti
La Rosa nel Pugno 14 minuti
Comunisti Italiani 13 minuti
Verdi 13 minuti
Popolari-Udeur 13 minuti
DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie - Partito Socialista - Nuovo PSI 11 minuti
Misto 13 minuti
(Minoranze linguistiche: 5 minuti;
Movimento per l'Autonomia: 5 minuti;
Repubblicani, Liberali, Riformatori: 3 minuti)

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione di ciascuna mozione.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Maroni e a.1-50,I p. 398 381 17 191 28 353 83 Resp.
2 Nom. Moz. Maroni e a.1-50,II p. 407 406 1 204 174 232 83 Resp.
3 Nom. Moz. Volontè e a.1-161 n.f.,I p. 414 376 38 189 139 237 83 Resp.
4 Nom. Moz. Volontè e a.1-161 n.f.,II p. 408 397 11 199 382 15 83 Appr.
5 Nom. Moz. Volontè e a.1-161 n.f.,III p. 413 391 22 196 30 361 83 Resp.
6 Nom. Moz. Migliore e a.1-178 416 408 8 205 53 355 83 Resp.
7 Nom. Moz. Ranieri e a.1-179 n.f.,I p. 408 404 4 203 234 170 83 Appr.
8 Nom. Moz. Ranieri e a.1-179 n.f.,II p. 414 274 140 138 268 6 83 Appr.
9 Nom. Moz. Zacchera e a.1-180 n.f.,I p. 411 375 36 188 334 41 82 Appr.
10 Nom. Moz. Zacchera e a.1-180 n.f.,II p. 414 365 49 183 313 52 82 Appr.
11 Nom. Moz. De Zulueta e a.1-181 408 403 5 202 210 193 82 Appr.
12 Nom. Ris. Maroni e a.6-17 415 343 72 172 106 237 82 Resp.
13 Nom. ddl 1874-A - articolo 1 348 348 175 346 2 82 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo 2 387 385 2 193 385 82 Appr.
15 Nom. articolo 3 390 385 5 193 385 82 Appr.
16 Nom. articolo 4 381 377 4 189 376 1 82 Appr.
17 Nom. ddl 1874-A - voto finale 389 386 3 194 374 12 82 Appr.
18 Nom. ddl 2069 - articolo 1 376 373 3 187 373 82 Appr.
19 Nom. articolo 2 382 378 4 190 378 82 Appr.
20 Nom. Votazione annullata Annu.
21 Nom. articolo 3 394 392 2 197 392 82 Appr.
22 Nom. odg 9/2069/1 376 356 20 179 281 75 82 Appr.
23 Nom. ddl 2069 - voto finale 376 375 1 188 373 2 82 Appr.
24 Nom. ddl 2071-A - articolo 1 358 358 180 358 82 Appr.
25 Nom. articolo 2 338 337 1 169 336 1 82 Appr.
26 Nom. articolo 3 362 362 182 361 1 82 Appr.
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 28
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. articolo 4 361 359 2 180 359 82 Appr.
28 Nom. ddl 2071-A - voto finale 373 373 187 373 82 Appr.