XV LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 158 di mercoledì 16 maggio 2007

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[riferimenti normativi]
Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI

La seduta comincia alle 10,35.

MAURO DEL BUE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Sull'ordine dei lavori.

ROBERTO SALERNO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, richiamo l'attenzione dell'Assemblea e la sua in particolare, sulla questione correlata all'ultimo fatto di cronaca accaduto ieri in Piemonte - sono un deputato piemontese - che riguarda il sequestro di un autobus ad opera di tre balordi albanesi. Sto parlando di un fatto di gravità eccezionale che, per ciò che sappiamo anche dalla ricostruzione fatta dal pubblico ministero Laudi, non è finita in una strage vera e propria solo per un caso fortuito in quanto i tre albanesi hanno dato fuoco all'autobus, con gli occupanti all'interno, e poi si sono dati alla fuga. Tale gravissimo fatto di cronaca si aggiunge ad altri, altrettanto gravi, degli ultimi giorni ed è per questo motivo che intervengo: mi riferisco al tabaccaio ucciso brutalmente per un piccolo incasso e alla ragazza della metropolitana di Roma uccisa per un futile motivo.
Tali episodi rappresentano una situazione di enorme gravità e di grave rischio per tutta la comunità nazionale, ed il vero e autentico protagonista «in nero» dei fatti di cronaca cui ho fatto riferimento e della escalation di violenza e di ferocia è l'immigrazione irregolare, clandestina e incontrollata. Denuncio il fatto all'Assemblea perché credo che il Governo di centrosinistra stia irresponsabilmente e pericolosamente mettendo a rischio realmente la vita della comunità nazionale; rischio al quale soltanto il coraggio e l'abnegazione delle forze dell'ordine stanno ponendo, in qualche maniera, un baluardo e un limite.
Vorrei ricordare che in questi giorni c'è stata la festa della Polizia e quasi tutti i questori hanno denunciato la gravità della situazione. Mi riferisco in particolare al questore di Torino, il dottor Berrettoni - al quale va tutta la mia solidarietà -, che ha denunciato che l'immigrazione incontrollata è il primo fattore di terrore (ha usato il termine terrore) nella grande città di Torino. Quindi, ogni giorno i cittadini torinesi e, in generale, gli italiani, hanno ormai la percezione che tutto può succedere sotto casa e non nel Bronx, non nel quarto mondo, non nella giungla! È un autentico far west che deve far riflettere il Governo sulla sua intenzione di modificare la cosiddetta legge Bossi-Fini sull'immigrazione.

PRESIDENTE. Onorevole Salerno, la prego di concludere.

ROBERTO SALERNO. Concludo, signor Presidente. Gli italiani chiedono che l'immigrazione corrisponda ad un regolare flusso con un'offerta di lavoro. In assenza Pag. 2di ciò l'immigrazione è incontrollata, non ha motivo di sostegno e c'è una criminalità di importazione che sta facendo paura...

PRESIDENTE. La prego di concludere. Sullo stesso tema è intervenuto ieri l'onorevole Cota. La Presidenza ha già preso contatti con il Governo, che nella giornata di domani verrà senz'altro a riferire, quindi l'argomento era già stato trattato ieri. Lei, onorevole Salerno, ha tutte le prerogative per presentare atti di sindacato ispettivo, interrogazioni ed interpellanze, pertanto non può utilizzare la richiesta di intervenire sull'ordine dei lavori per svolgere un intervento di merito in questo modo, per di più su un tema che è già stato posto e sul quale la Presidenza ha già fornito una risposta.

ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, il fatto che ne abbia parlato l'onorevole Cota non vuol dire che da questi banchi...

PRESIDENTE. L'argomento è già stato affrontato. Lei sa che tali questioni debbono essere poste alla fine della seduta, le ho consentito di intervenire ed ha avuto tutto il tempo per poter illustrare, anche in una sede impropria, le sue ragioni.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bonelli, Brugger, Fallica, Galati, La Malfa, Lion, Mazzocchi, Migliore, Oliva e Scajola sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione del disegno di legge: S. 1449 - Conversione in legge del decreto-legge 30 marzo 2007, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di Consigli giudiziari (Approvato dal Senato) (A.C. 2567) (ore 10,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge del decreto-legge 30 marzo 2007, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di Consigli giudiziari.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 2567)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare Forza Italia ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che la II Commissione (Giustizia) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Tenaglia, ha facoltà di svolgere la relazione.

LANFRANCO TENAGLIA, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto legislativo n. 25 del 2006 ha innovato profondamente la normativa riguardante i consigli giudiziari presso le corti d'appello e ha istituito il consiglio direttivo presso la Corte di cassazione.
A fronte di tale intervento legislativo, non è seguita l'adozione della normativa necessaria per disciplinare le modalità di svolgimento delle operazioni elettorali per il rinnovo dei consigli giudiziari rinnovati e del consiglio direttivo presso la Corte di cassazione, che sarebbe dovuto avvenire alla scadenza dei vecchi consigli giudiziari, prevista per l'aprile scorso. Tale fattore ha reso necessaria l'adozione del decreto-legge in esame, che si compone di due articoli. Il primo, quello che ci interessa - mentre il secondo riguarda l'entrata in vigore del decreto-legge stesso -, prevede, Pag. 3al primo comma, la proroga dei componenti dei consigli giudiziari in carica, che continueranno a svolgere le proprie funzioni sino alla proclamazione dei nuovi eletti. Si tratta di una proroga collegata alla funzione: i soggetti menzionati si devono intendere prorogati, quindi, per tutto il periodo di proroga, con la possibilità, per i consigli giudiziari stessi, di utilizzare, ove necessario, i meccanismi di sostituzione previsti dalla legge anteriormente vigente.
Il secondo comma prevede che la data delle elezioni del consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari rinnovati sia fissata nel mese di aprile 2008, in conformità con quanto previsto in passato per i vecchi consigli giudiziari. È questo il contenuto del disegno di legge di conversione e, ripeto, il decreto-legge relativo si è reso necessario per l'impossibilità di addivenire alla nuova elezione.
Il termine di proroga appare congruo, sia per la necessità di individuare i meccanismi elettorali, anche con riferimento alla componente dell'avvocatura, sia per quanto riguarda la necessità di adottare e mettere in moto le procedure per la nuova elezione nelle singole corti d'appello.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

LUIGI SCOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, con gli ultimi provvedimenti il consiglio giudiziario ha subito profonde trasformazioni nella sua composizione; è stato, poi, costituito ex novo il consiglio direttivo presso la Corte di cassazione, che in precedenza non esisteva. Non solo: la composizione del consiglio prevede, fra l'altro, anche membri laici, come i rappresentanti dei giudici di pace. Ciò ha comportato una rivisitazione, che non è stata ancora completata, dei meccanismi elettorali relativi alla nuova struttura dei consigli giudiziari. Tali meccanismi di rivisitazione hanno formato oggetto di un disegno di legge del Governo, ma sono stati di elaborazione non facile. Di conseguenza, il rinvio di un anno è giustificato non soltanto dall'approvazione della legge relativa al sistema elettorale del Consiglio superiore della magistratura e, soprattutto, del nuovo organismo presso la Corte di cassazione, ma anche per l'attività necessaria a rendere possibile l'elezione di questi organismi.
La proroga di un anno è senz'altro sufficiente per tale attività e senza di essa ci sarebbe stato un vuoto legislativo, con una forte incidenza sull'intero apparato della giustizia, essendo i consigli giudiziari chiamati ad esprimere pareri in vari settori dell'attività magistratuale. Se non fosse stata stabilita tale proroga si sarebbe verificato un vuoto legislativo anche per la cosiddetta «azienda giustizia».
Tale vuoto legislativo si sarebbe determinato a causa della cessazione delle funzioni dei precedenti consigli e della non ancora avvenuta costituzione dei nuovi. Si tratta di un vuoto di potere che sarebbe stato estremamente pregiudizievole per l'intero apparato di giustizia. Tutto ciò ha giustificato l'adozione del decreto-legge.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cesario. Ne ha facoltà.

BRUNO CESARIO. Signor Presidente, il disegno di legge in esame prevede la conversione in legge del decreto-legge n. 36 del 2007, recante disposizioni urgenti in materia di consigli giudiziari. Vi è la straordinaria necessità ed anche una certa urgenza di prorogare sino alla proclamazione dei nuovi eletti la scadenza del mandato di tali organismi, perché si è creata una situazione di difficoltà, a causa della mancata definizione delle nuove regole. La proroga, quindi, si è resa necessaria in ragione della mancata approvazione di regole per il rinnovo dei suddetti organi, fissato per il 1o aprile del 2007.
Il decreto-legge è composto da due articoli, di cui il primo, relativo al consiglio direttivo della Corte di cassazione, fa riferimento al decreto legislativo n. 25 del 2006, e configura tale organo come interno alla Corte stessa e quale corrispondente ai consigli giudiziari presso le corti d'appello. Il rinnovo dei componenti di tale organo è previsto ogni quattro anni. Il consiglio Pag. 4direttivo è composto da tre membri di diritto, da un magistrato che esercita funzioni direttive giudicanti di legittimità, da un magistrato che esercita funzioni direttive requirenti di legittimità, da due magistrati che esercitano effettive funzioni giudicanti di legittimità, da un magistrato che esercita effettive funzioni requirenti di legittimità e da un professore ordinario di università in materie giuridiche.
Il provvedimento in esame si limita a stabilire la data delle elezioni del consiglio direttivo di nuova costituzione della Corte di cassazione e quella per il rinnovo dei consigli giudiziari presso le corti d'appello. Il decreto-legge dispone, inoltre, che i componenti dei consigli giudiziari in carica alla data di entrata in vigore del presente decreto-legge continuino a svolgere le proprie funzioni fino alla proclamazione dei nuovi eletti. Si tratta pertanto di un provvedimento necessario, che fa chiarezza e supera anche una fase di confusione creatasi in questo momento.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pecorella. Ne ha facoltà.

GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, come ricordava il relatore, il decreto legislativo n. 25 del 2006, che ha per oggetto l'istituzione del consiglio direttivo della Corte di cassazione e la nuova disciplina dei consigli giudiziari, è entrato in vigore il 3 maggio del 2006. Ciò significa che il Governo avrebbe avuto un anno di tempo per poter scrivere le norme necessarie per lo svolgimento delle elezioni per il rinnovo delle cariche.
A mio avviso, la logica del rinvio non è un buon sistema da adottare, soprattutto laddove, come peraltro si ricordava, un provvedimento preveda grandi cambiamenti e grandi innovazioni. Temo che la logica del rinvio in materia di giustizia non riguardi solo un provvedimento, per la verità non di larghissimo respiro, ma finisca per coinvolgere norme di maggiore importanza, considerato che la sospensione dell'entrata in vigore di alcuni decreti legislativi sull'ordinamento giudiziario è prevista sino al luglio prossimo. Credo proprio che non sarà mai possibile per il prossimo mese di luglio completare tutti i passaggi parlamentari necessari. Da questo punto di vista, ritengo che vi sia un ritardo poco giustificabile, se si considera che si dovevano scrivere soltanto le norme relative alle elezioni.
Vorrei aggiungere però che il significato politico di questo rinvio è di particolare rilievo, perché le novità relative soprattutto ai consigli giudiziari prevedevano un allargamento nel senso della partecipazione dell'avvocatura e del mondo dell'università ai consigli giudiziari, che avrebbe significato dare, mantenendo l'autonomia della magistratura, anche un senso di grande rinnovamento, con la partecipazione della cultura e dell'avvocatura alla vita dei nostri tribunali. Il rinvio, a questo punto, significa, ammesso che fra un anno si vari la nuova normativa, escludere almeno per un anno l'avvocatura e il mondo della cultura dai consigli giudiziari.
Peraltro, si pone un problema al riguardo, che mi sembra non sia stato affrontato, almeno non lo ho ascoltato esporre dal relatore, ed è l'attuale vigenza della normativa rispetto alla durata dei consigli giudiziari: l'articolo 13 del decreto legislativo n. 25 del 2006 prevede che i consigli giudiziari restino in carica per quattro anni. Nessuna norma transitoria ha risolto la questione se i suddetti quattro anni comincino a decorrere con i nuovi consigli giudiziari oppure, essendo una norma self executing, ossia una norma che si applica in questo momento e non incontra limiti, non finisca per incidere anche sui consigli giudiziari esistenti. Lo pongo come problema, ma ritengo che dovremmo domandarci se effettivamente la ricordata norma, essendo vigente e non incontrando limiti, non sia applicabile anche agli attuali consigli giudiziari.
Tratto ora di un altro aspetto, e concludo rapidamente. Ritengo che non si giustifichi il decreto-legge, perlomeno per quanto riguarda il consiglio direttivo della Cassazione. Il decreto-legge, ovviamente, richiede necessità ed urgenza. Mi pare sia difficile sostenere che fissare un termine per l'elezione del consiglio direttivo della Pag. 5Cassazione, che è organo nuovo e per il quale non era previsto alcun tempo specifico per l'elezione, comporti la necessità e l'urgenza di prevedere con decreto-legge un termine che varrà a distanza di un anno da oggi. Quindi, quello che ho testé menzionato è un altro degli aspetti critici di questo provvedimento che il Parlamento non può trascurare di esaminare. È per questo motivo che la posizione di Forza Italia è critica rispetto al provvedimento in esame, anche se ovviamente si rende conto che, superato il problema della proroga automatica, nel senso della vigenza della nuova normativa, per quattro anni, qualcosa il Governo doveva fare. È una critica sul piano politico, per non aver provveduto tempestivamente ad intervenire, rendendo possibile il nuovo ordinamento giudiziario rispetto al quale, peraltro, questo stesso Governo non ha ritenuto che vi fosse alcunché da cambiare.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, ovviamente anche il nostro gruppo è critico sul decreto-legge n. 36 del 30 marzo 2007, che denota un certo fallimento di questo Governo, che deve ricorrere alla decretazione d'urgenza, ovviamente senza che ricorrano i presupposti dell'articolo 77 della nostra Costituzione - ho letto e riletto il suddetto articolo e, non c'è niente da fare, la nostra Costituzione non avrebbe permesso, in questo caso, il ricorso alla decretazione d'urgenza - perché d'urgente non c'era niente. C'erano i tempi necessari e sufficienti per varare una legge ordinaria, c'erano i tempi per far svolgere al potere legislativo, che è il Parlamento, i propri compiti, i propri doveri. Ci troviamo di fronte ad un Governo, ad un Ministro della giustizia che si interessa di tantissime cose fuorché di giustizia (forse gli è stato attribuito tale incarico apposta, affinché non tratti i problemi della giustizia).
Dalla lettura dei giornali (quotidiani e settimanali) di questi mesi emerge un Ministro della giustizia che si occupa di tutto e, forse, di più tranne che dei problemi della giustizia.
Forse, se il Ministro si fosse dedicato a presentare in Parlamento, tramite una legge ordinaria, un complesso di regole per il rinnovo dei consigli giudiziari, ovviamente non saremmo stati qui ad affermare queste cose. Non è assolutamente vero che, non approvando il decreto-legge in esame, si creerebbe un vuoto istituzionale o un pregiudizio per il sistema di autogoverno della magistratura e per il funzionamento dell'istituzione giudiziaria!
Si tratta della solita manfrina, portata avanti dal nostro Governo per cercare di bypassare gli ostacoli. Dunque, l'Esecutivo compie una corsa ad ostacoli, poiché, ovviamente, vorrebbe bypassare le consultazioni, le elezioni, la piazza, le critiche, gli scioperi, finendo ogni volta nel pantano.
Aver fissato nella prima domenica e nel successivo lunedì del mese di aprile del 2008 la data delle elezioni di cui al comma 2 dell'articolo 1 offende l'intelligenza di tutti i parlamentari, perché significa che esse si svolgeranno a distanza di un anno; con ciò vorrei sottolineare proprio il profilo di incostituzionalità dovuto al mancato rispetto dell'articolo 77 della Costituzione.
Lo stesso relatore ha cercato, con parole sintetiche e chiare, di stendere un velo pietoso in ordine a tale aspetto; egli ha sicuramente un'intelligenza politica tale da capire che non si tratta di una cosa seria e corretta, ma, nonostante ciò, ha dovuto difenderla, pur con eleganza, cercando di dedicargli meno tempo possibile e di andare avanti con la speranza di risolvere qualcosa.
Vorrei adesso rivolgermi al collega Palomba del gruppo dell'Italia dei valori, invitandolo a rivedere il testo della Costituzione italiana; egli ha sostenuto, durante la discussione sulle questioni pregiudiziali presentate al provvedimento in esame, che il Presidente della Repubblica controlla, in maniera seria e corretta, tutti i decreti e, pertanto, la presentazione della questione pregiudiziale a tale decreto-legge avrebbe costituito un'offesa nei confronti del Presidente stesso.Pag. 6
Il collega fa parte di un gruppo politico che, da sempre, dimostra di non conoscere le leggi e gli ordinamenti e lo stesso suo leader ha ampiamente dimostrato, quando svolgeva la funzione di giudice togato, di non conoscere le regole della giustizia con la «G» maiuscola.
Spetta, infatti, solo al Governo la decretazione d'urgenza ed il Presidente della Repubblica, ai sensi dell'articolo 87 della Costituzione, ha altri compiti, non quello di affermare se un decreto sia urgente oppure no: in claris non fit interpretatio. L'urgenza di un decreto deve essere oggetto di valutazione solo del Governo, mentre il Presidente della Repubblica svolge altri compiti.
Si intende difendere in questa sede tout court un decreto-legge, pur sapendo che difettano i connotati della democrazia, poiché, con il provvedimento in esame, si mettono in dubbio i principi fondanti della nostra Costituzione e, quindi, la stessa democrazia.
Noi esprimiamo, pertanto, un forte ed alto «no» alla conversione in legge del decreto-legge in esame, il quale non avrebbe dovuto essere presentato, mentre doveva essere proposto un progetto di legge ordinaria.
D'altronde, tale disciplina normativa è in attuazione del decreto legislativo 27 gennaio 2006, n. 25, ma non tutti i consigli giudiziari risultano in scadenza. Il collega Pecorella ha ben sottolineato la questione, ancora in sospeso, di come collocare la durata quadriennale. Tutto ciò, ovviamente, denota, e - termino - l'immobilismo di questo Governo, che, secondo noi, è tenuto sotto scacco da certi magistrati, da una certa magistratura che, ripeto, non è un potere, ma un insieme di organismi che devono funzionare, applicando le nostre leggi.
Abbiamo perduto un'occasione importante per dare una boccata di democrazia ai consigli giudiziari presso le corti d'appello ed al consiglio direttivo della Corte di cassazione. Si poteva inserire la cultura, l'avvocatura, i laici; tali organi potevano essere gestiti meglio e più correttamente per controllare questo organismo impazzito, la nostra giustizia (o somma ingiustizia, come qualcuno è solito dire), che sta facendo impazzire l'Italia, dove si portano avanti questioni meramente politicizzate e non si risolvono, invece, alla base le necessità, i bisogni del Paese che vengono bypassati da logiche di interesse di parte o partitocratiche, se così vogliamo dire.
Concludo, signor Presidente, risottolineando quanto affermato all'inizio: come gruppo siamo fortemente contrari nella sostanza, nel merito e nella forma alla conversione in legge del decreto-legge 30 marzo 2007, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di consigli giudiziari, che dimostra e risottolinea l'immobilismo e l'incapacità di questa maggioranza di governare anche gli elementi base della democrazia quali sono le elezioni democratiche.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Balducci. Ne ha facoltà.

PAOLA BALDUCCI. Signor Presidente, vorrei, in primo luogo, richiamare l'intervento esauriente del relatore. Il motivo per cui il gruppo dei Verdi esprimerà voto favorevole sulla conversione in legge di questo decreto-legge è abbastanza ovvio. Non vi sono dubbi, proprio per le motivazioni espresse dal collega Tenaglia e dal rappresentante del Governo, sull'assoluta urgenza di adottare un decreto-legge per prorogare la durata dei consigli giudiziari, considerato che la mancanza di una disciplina attuativa ha finito per impedire il concreto svolgimento delle operazioni elettorali entro il 1o aprile.
La necessità di far proseguire l'attività dei consigli giudiziari già in carica si lega a motivazioni particolarmente rilevanti, dovendosi ricordare che tali organi sono chiamati a svolgere funzioni di carattere amministrativo e organizzativo, assolutamente necessarie e indispensabili (parliamo tanto di efficienza della giustizia!) per regolare il funzionamento dell'organizzazione giudiziaria.
D'altro canto, la scelta del periodo di proroga di un anno non solo è ragionevole ma, altresì, obbligata, perché si deve tener conto dei tempi tecnici per una definitiva approvazione delle nuove norme che dovranno Pag. 7disciplinare il procedimento per la costituzione dell'ufficio elettorale, la procedura riguardante le eventuali contestazioni e i possibili reclami, nonché le caratteristiche delle schede elettorali.
Al mio partito preme - credo, infatti, che sia un dato di grande novità - precostituire la possibilità della partecipazione effettiva dell'avvocatura e di componenti del mondo della cultura, con la presenza di professori universitari nei consigli giudiziari. È una riforma importante e innovativa.
Pertanto, attraverso le norme contenute nel decreto-legge, si è posto saggiamente rimedio al pericolo di vuoto derivante dalla cessazione dalla carica dei consigli giudiziari (in scadenza il 1o aprile 2007), che avrebbe rischiato di pregiudicare gravemente o, peggio ancora, di paralizzare l'attività giudiziaria.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative del mio intervento, esprimendo sin da ora l'orientamento favorevole del gruppo dei Verdi sulla conversione in legge del decreto-legge n. 36 del 2007.

PRESIDENTE. Onorevole Balducci, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, l'intervento garbato e acuto del collega Barani mi induce a riprendere una considerazione da me svolta, a nome dell'Unione, in sede di discussione sulla questione pregiudiziale di costituzionalità presentata dal centrodestra sul provvedimento d'urgenza in esame.
In modo particolare, mi riferisco alla questione relativa al ruolo del Presidente della Repubblica nell'emanazione dei decreti-legge: è un ruolo pregnante ed essenziale. Il Governo, infatti, non decide da solo di adottare un decreto-legge. Se quest'ultimo non presenta i requisiti di straordinaria necessità e urgenza, previsti dall'articolo 77 della Costituzione, il Presidente della Repubblica non lo emana.
Vorrei ricordare un solo caso: alcuni gruppi politici presentarono delle richieste affinché, in materia di sospensione delle norme sull'ordinamento giudiziario, si procedesse mediante decreto-legge; il Presidente della Repubblica giudicò non opportuno il ricorso a tale strumento per la mancanza dei suddetti requisiti di straordinaria necessità ed urgenza.
Dobbiamo, pertanto, esprimere il nostro rispetto al Capo dello Stato per le decisioni che assume, nel momento in cui è chiamato a svolgere una delle sue pregnanti prerogative, vale a dire la valutazione dell'esistenza dei presupposti di costituzionalità per l'emanazione di un decreto-legge.
Nel merito, è difficile riscontrare una situazione più necessitata ed urgente di questa. Il rappresentante del Governo ha ragione: non si può lasciare un vuoto, né normativo né amministrativo, nel funzionamento di organi così delicati come i consigli giudiziari, chiamati a regolamentare non tanto l'esercizio della giurisdizione (che è di pertinenza di ciascun magistrato e di ciascun organo giudiziario individuale o collegiale), quanto l'organizzazione del funzionamento dell'attività giudiziaria. I consigli giudiziari sono, infatti, chiamati a regolare importanti funzioni, come, ad esempio, la formazione delle tabelle che determinano l'assegnazione di ciascun magistrato alle specifiche funzioni.
Nel preambolo del decreto-legge sono richiamate le ragioni per cui è stato varato questo provvedimento: il mancato svolgimento delle elezioni per il rinnovo dei consigli giudiziari e del consiglio direttivo della Corte di cassazione per l'assenza di una normativa di riferimento. Il Governo ha, quindi, agito benissimo, scegliendo il doppio binario: la legge ordinaria, al fine di approvare le norme necessarie per disciplinare l'elezione di organi così delicati e, parallelamente, un decreto-legge, per disciplinare il periodo intercorrente Pag. 8tra la scadenza degli organi attualmente in carica e la data di svolgimento delle nuove elezioni.
Pertanto, il Governo ha agito responsabilmente, scegliendo di non lasciare alcun vuoto in organi e funzioni di rilevanza costituzionale di così straordinaria importanza.
Vorrei contestare un altro argomento, vale a dire che il provvedimento in discussione contenga un rinvio ad un termine incerto. Il termine non è affatto incerto, in quanto viene posta una data precisa, e non è neppure incongruo, in quanto rispecchia il tempo necessario per l'approvazione del disegno di legge ordinaria sulla disciplina delle norme elettorali, l'elezione degli organi e l'espletamento delle azioni ed operazioni necessarie per gestirle concretamente. Pertanto, tale termine, di meno di un anno, non solo è certo, ma è anche congruo per consentire successivamente di rimettere in funzione sia i consigli giudiziari sia il consiglio direttivo della Corte di cassazione.
Infine, vorrei far presente che il Governo non si è ispirato alla logica del «tanto peggio, tanto meglio». Tale sembra, al contrario, l'atteggiamento dell'opposizione quando afferma che il Governo si sarebbe dovuto disinteressare di una situazione talmente delicata da non poter ricadere sotto la sua responsabilità.
Pertanto, a nome del gruppo dell'Italia dei Valori, confermo l'apprezzamento nei confronti del Governo per la condotta tenuta e preannunzio il nostro voto favorevole sul disegno di legge di conversione in esame.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, una delle questioni più interessanti nel dibattito politico e costituzionale è sempre stata quella relativa alla presenza dei requisiti di necessità e d'urgenza nell'ambito dell'adozione dei decreti-legge.
Sono consapevole che il dibattito ed il confronto si svolge soprattutto in termini politici e, proprio per tale motivo, ritengo sia doveroso segnalare che se, effettivamente, come sostenuto dai colleghi della maggioranza, i requisiti di necessità e d'urgenza sono rinvenibili nel provvedimento in discussione, ciò è da ricondurre all'inerzia o addirittura alla malafede del Governo. Affermo ciò in quanto il provvedimento che ha istituito e riformato il consiglio direttivo della Corte di cassazione e i consigli giudiziari locali è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 3 maggio del 2006. Il Governo si è insediato dopo non molto tempo. Il Ministro della giustizia, già in carica tra l'altro, ha avuto tutto il tempo di provvedere in materia di disciplina elettorale del consiglio direttivo e dei consigli giudiziari.
Molti converranno con me sul fatto che, per intervenire in una materia quale quella elettorale in questo ambito, siano sufficienti anche pochi articoli. Il ministro competente avrebbe potuto presentare subito un testo, qualora avesse scelto la strada del provvedimento ordinario, oppure lo avrebbe potuto fare successivamente mediante un provvedimento d'urgenza.
Chiedo, sotto il profilo politico, come mai l'inerzia e la malafede del Governo in questo ritardo venga considerata motivo di necessità ed urgenza, ai sensi dell'articolo 77 della Carta costituzionale, e altrettanto non avvenga in relazione, ad esempio, all'adozione di un provvedimento di disciplina elettorale, posto che vi era circa un anno di tempo. Quindi, ecco il punto: se il Governo avesse voluto, avrebbe potuto creare le condizioni e i presupposti per svolgere le elezioni per il rinnovo dei consigli giudiziari e l'istituzione del nuovo consiglio direttivo o con il procedimento legislativo ordinario, o con lo strumento legislativo eccezionale.
L'affermazione politica che il Governo è in malafede non è priva di riscontro, e mi limito esclusivamente a citare gli aspetti relativi a questo provvedimento. Infatti, se esaminassimo quanto sta accadendo al Senato in relazione alla riforma varata dalla Casa delle libertà sull'ordinamento giudiziario, vedremmo che non soltanto di malafede si tratta, ma che nelle Pag. 9iniziative che vi si stanno sviluppando è scritto lapidariamente il conflitto profondo di un centrosinistra che vuole ritornare al passato.
Cito il resoconto stenografico della seduta del Senato della Repubblica del 19 settembre 2006; interviene il ministro Mastella: «Scarse, e per così dire non di rilievo ideologico, sono le modifiche proposte in relazione al decreto legislativo n. 25 del 2006» - approvato dal centrodestra e come ricordato entrato in vigore nel maggio del 2006 - «concernente i consigli giudiziari e l'istituzione del consiglio direttivo della Cassazione. Si tratta, onorevoli senatori, di puntualizzazioni in ordine al coordinamento normativo e di qualche correzione di semplice dettaglio».
Se il ministro avesse rispettato tale affermazione, molto probabilmente sarebbe stato diverso anche l'atteggiamento del centrodestra, in particolare di Alleanza Nazionale, nei confronti del provvedimento in esame. Avremmo potuto, magari malvolentieri, accettare la proroga riguardante i consigli giudiziari in questo momento istituiti, confidando nelle parole del ministro con la speranza che, successivamente, si sarebbero perfettamente svolte le elezioni nel rispetto delle disposizioni del provvedimento varato dal Governo di centrodestra.
La malafede, onorevoli colleghi, è evidente in altri due provvedimenti. Il primo, per «salvarsi l'anima » - se mi è permesso usare questa espressione - è stato presentato il 19 aprile 2007 e reca la «Disciplina delle operazioni elettorali relative al Consiglio direttivo presso la Corte di cassazione e ai consigli giudiziari presso le corti d'appello». È composto da sette articoli, poche paginette, che secondo me un qualsiasi funzionario direttivo del ministero avrebbe potuto comporre forse in una settimana, non di più, mutuandole, tra l'altro, da esperienze analoghe.
Ma la questione più grave - di qui la comprovata malafede del Governo - deriva dalla manovra posta in essere con un altro provvedimento depositato al Senato della Repubblica: la riforma dell'ordinamento giudiziario (A.S. 1447) che interviene proprio sul provvedimento votato e approvato dal Governo di centrodestra in questa materia e lo «fa a pezzi» eliminandone parti importantissime. Modifica, tanto per citare alcuni esempi, l'articolo 7 del provvedimento in vigore sulle competenze del consiglio direttivo della Corte di cassazione, di cui viene rivista la lettera b) del comma 1 relativa alla formulazione, da parte di quel consiglio direttivo, di «pareri sulle attività dei magistrati sotto il profilo della laboriosità, della diligenza, della preparazione, della capacità tecnico-professionale, dell'equilibrio nel senso delle funzioni, nei casi previsti da disposizioni di legge o di regolamento e da disposizioni generali del Consiglio superiore della magistratura o da richiesta dello stesso Consiglio». Ma soprattutto interviene su quell'inciso importante nel confronto relativo al Consiglio direttivo e alla sua istituzione, che prevedeva l'acquisizione di motivate e dettagliate valutazioni del Consiglio nazionale forense.
In altre parole, attraverso queste valutazioni fondamentali dell'atteggiamento dei magistrati si era creato un confronto - perché no, anche competitivo - sul piano delle valutazioni, che prevedeva il coinvolgimento del Consiglio nazionale forense e, quindi, dell'avvocatura. Tale previsione è stata completamente eliminata, così come è stata modificata la composizione dei consigli direttivi, eliminando la figura del vicepresidente, che sarebbe spettata a un membro cosiddetto non togato (in questo caso, poteva essere uno di quei membri che, poco fa, una collega ha richiamato, non appartenenti al mondo togato). Tutto questo viene proditoriamente cancellato, così come vengono cancellate ulteriori lettere dell'articolo 7 attualmente vigente, come quella relativa all'esercizio, da parte del consiglio direttivo, della vigilanza sul comportamento dei magistrati, e alla possibilità, qualora nell'esercizio della vigilanza si avesse notizia di fatti suscettibili di valutazioni in sede disciplinare, di farne rapporto al Ministero della giustizia e al procuratore generale presso la Corte di cassazione.Pag. 10
È stata abrogata anche la parte relativa alla vigilanza sull'andamento degli uffici! Il consiglio direttivo, così come i consigli giudiziari a livello territoriale, aveva fra i propri scopi profondi quello di occuparsi della gestione burocratico-amministrativa degli uffici, con un elemento, anche in questo caso, di dialogo e di confronto tra la magistratura togata e chi - mondo forense o universitario - a titoli diversi partecipa, diciamo così, impropriamente, alla gestione dell'amministrazione della giustizia in termini semplicemente di organizzazione degli uffici. Anche questa parte è stata abrogata.
Ho citato soltanto alcuni esempi - potrei riportarne altri - a dimostrazione di quella che ho definito la malafede del Ministro della giustizia, che ha smentito se stesso, dopo avere fatto quelle affermazioni al Senato, presentando un provvedimento in aperto conflitto con quello attualmente vigente. Quindi, non è vero che questa operazione viene fatta, come dire, ingenuamente, solo per il ritardo in relazione alla disciplina del sistema elettorale. Tanto è vero che un'altra modifica, molto significativa, è quella sulle modalità di elezione del consiglio direttivo e dei consigli giudiziari, perché da un sistema sostanzialmente di ispirazione maggioritaria si passa, con la modifica presentata attualmente al Senato, ad un sistema sostanzialmente di tipo proporzionale.
Lascio giudicare a chi ci ascolta se il ministro abbia tenuto fede alla dichiarazione che ho testualmente letto, in buona sostanza, di volere operare semplici puntualizzazioni in ordine al coordinamento normativo e qualche correzione di semplice dettaglio, o se, in verità, abbia portato a termine, con questo provvedimento, un disegno completamente diverso rispetto a quello che ho indicato: fare volontariamente slittare il sistema elettorale relativo al consiglio direttivo che si deve insediare in Corte di cassazione e ai consigli giudiziari riformati, in modo da avere il tempo per stravolgere, con le modifiche all'ordinamento giudiziario, anche questo provvedimento e fare in modo, quindi, che si voti nel 2008, non per istituire il consiglio direttivo e i consigli giudiziari secondo il disegno prospettato dal centrodestra, ma in modo diametralmente opposto.
Non so come vogliamo definire queste situazioni; non so se sussistano i requisiti di necessità e urgenza previsti dall'articolo 77 della nostra Carta costituzionale. Ho paura che tale comportamento faccia parte di una prassi antica. Si tratta di una prassi propria di una politica che non tiene fede ai patti (soprattutto, alla responsabilità assunta da un ministro parlando di fronte al Senato della Repubblica) e di una maggioranza che si nutre molto spesso di illusioni e che utilizza, come in questo caso, lo strumento della bugia, anche al cospetto - e la cosa mi meraviglia - del Presidente della Repubblica, perché immagino che gli uffici presidenziali, nel valutare il testo, abbiano fatto riferimento al tempo trascorso e alla mancanza di un provvedimento di disciplina del sistema elettorale. Ciò rientra sicuramente nelle prerogative del Capo dello Stato, ma non spetta invece alle forze di opposizione in Assemblea, che hanno il dovere di denunciare tale manovra e quindi di alzare il livello dello scontro in termini politici.
L'ordinamento giudiziario da noi proposto, che magari poteva essere suscettibile di alcune correzioni, portava ad un radicale cambiamento dell'organizzazione della giustizia, dove i concetti di laboriosità, di efficienza, di capacità, di professionalità venivano giudicati non togliendoli ai giudici naturali che sono gli appartenenti all'ordine giudiziario, ma facendo in modo che le valutazioni fossero, non dico condizionate, ma svolte tenendo conto anche degli orientamenti degli altri operatori della giustizia, che sono stati estromessi, se non per una minima presenza che è stata reintrodotta dalla proposta presentata al Senato, rispetto a quella che era stata la previsione, se mi permettete, la filosofia del provvedimento varato dal Governo di centrodestra.
Non credo siano cose da poco. Credo che rappresentino ancora una volta in Pag. 11modo emblematico la differenza con cui si affrontano i temi della giustizia tra il centrodestra e il centrosinistra. Vogliamo modernizzare il Paese, vorremmo arrivare, pur sapendo che forse non avremo i voti sufficienti per farlo, addirittura a una separazione delle carriere per il giusto processo tra il ruolo dell'accusa e il ruolo giudicante. Vorremmo arrivare a un'organizzazione della giustizia dove l'efficienza non è gestita soltanto e unicamente dalla magistratura all'interno dei suoi consessi ma deriva da un confronto leale e aperto con gli operatori della giustizia; vorremmo arrivare ad un sistema moderno dove anche le caste si mettono in discussione. È un aspetto su cui Alleanza Nazionale apre il confronto politico con le forze della maggioranza, ma se tale confronto si misura dall'atteggiamento e dai comportamenti che il Ministro della giustizia in carica continua a tenere, come ha fatto in questa occasione, ho paura che esso sarà estremamente difficile.
Ad ogni buon conto - e chiudo, signor Presidente - ribadiamo il nostro voto contrario al provvedimento in esame che, come ho detto, è motivato non soltanto da ragioni di carattere costituzionale, ma ancor di più da forti resistenze di carattere politico che dimostrano l'incapacità ma soprattutto la malafede di un ministro che parla in un modo e dietro le spalle si comporta in modo del tutto diverso (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 2567)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore, onorevole Tenaglia, e il rappresentante del Governo, sottosegretario Scotti, rinunciano alla replica.
Il seguito del dibattito è rinviato al prosieguo della seduta.
Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle 12 con lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo.

La seduta, sospesa alle 11,30, è ripresa alle 12.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI

Informativa urgente del Governo sulla vicenda dei decessi verificatisi presso l'ospedale di Castellaneta e sulle misure che si intendono adottare al riguardo anche in altri ospedali.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sulla vicenda dei decessi verificatisi presso l'ospedale di Castellaneta e sulle misure che si intendono adottare al riguardo anche in altri ospedali.
Secondo quanto stabilito a seguito della Conferenza dei presidenti di gruppo di lunedì 14 maggio 2007, dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per otto minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro della salute)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della salute Livia Turco.

LIVIA TURCO, Ministro della salute. Signor Presidente, onorevoli deputati, di fronte alla notizia della morte di otto persone avvenuta in pochi giorni presso l'ospedale di Castellaneta, il Ministero della salute ha reagito immediatamente, attraverso una tempestiva ed accurata iniziativa ispettiva, nello spirito di una leale collaborazione istituzionale con la regione Puglia. In questa attività ci siamo avvalsi delle professionalità e delle competenze Pag. 12tecniche del Ministero, dell'Istituto superiore di sanità e del preziosissimo contributo dei NAS.
Garantire lo scrupoloso accertamento dei fatti, individuare le responsabilità, colpire in modo inflessibile ogni errore o manchevolezza, è quanto sentiamo doveroso fare per tutelare la dignità delle persone ed il diritto alla salute. In questo senso, a partire dalla scelta della trasparenza, mi sento di esprimere soddisfazione per la sintonia con cui abbiamo lavorato con la regione Puglia, e voglio dare atto al governo regionale di aver agito con tempestività e rigore per la inflessibile ricerca della verità. Dopo avere lungamente riflettuto, ho ritenuto - e voglio dirlo subito, onorevole Fitto - di non recarmi ora all'ospedale di Castellaneta, come avrei voluto (e come ho fatto, ad esempio, nella circostanza di Vibo Valentia): mi ha trattenuta la preoccupazione che la visita sembrasse formale o apparisse strumentale. Sono comunque d'accordo con il nuovo commissario, e con l'assessore regionale, che mi recherò sul posto dopo la campagna elettorale, per un confronto approfondito con gli operatori e per far visita alle famiglie.
Il mio intervento si compone di due parti. La prima parte è costituita da una relazione sugli eventi di Castellaneta, sia per quanto riguarda gli aspetti clinici, che con riguardo alle modalità di gestione dei lavori: all'interno di tale parte si darà conto anche della normativa applicabile in materia di certificazione degli impianti. Nella seconda parte si riferisce - come peraltro mi è stato chiesto - delle iniziative e delle attività del Ministero per quanto riguarda la prevenzione e la sicurezza delle cure.
Per quanto attiene alla relazione sugli eventi di Castellaneta, tale relazione è stata compilata, in primo luogo, sulla base degli accertamenti eseguiti dai NAS in data 5 maggio 2007 e successivi presso la direzione generale della ASL di Taranto, l'ospedale di Castellaneta, nonché i presidi ospedalieri nei quali ha operato la stessa ditta; in secondo luogo, sulla base della visita ispettiva effettuata in data 7 maggio 2007 da parte di rappresentanti del Ministero della salute e dell'Istituto superiore di sanità, congiuntamente con i rappresentanti della commissione della regione Puglia, presso la direzione generale della ASL di Taranto e l'ospedale di Castellaneta; in terzo luogo, sulla base della visita ispettiva da parte di rappresentanti del Ministero della salute e dell'Istituto superiore di sanità, effettuata in data 8 maggio 2007, presso la ditta Ossitalia, realizzatrice degli impianti di gas medicali nel suddetto presidio ospedaliero; infine, sulla base della relazione della commissione di indagine istituita dalla regione Puglia, presentata al consiglio regionale in data 9 maggio 2007, a seguito della quale il governo regionale ha commissariato la ASL Taranto 1.
Intendo partire innanzitutto dalla descrizione degli eventi clinici. Il 27 aprile 2007 è stata attivata ufficialmente, presso il presidio ospedaliero di Castellaneta, l'unità di terapia intensiva coronarica (UTIC).
Dalla prima analisi dei documenti disponibili è emerso che, nel corso dei successivi quindici giorni, vale a dire fino al 4 maggio 2007, presso la stessa unità di terapia intensiva coronarica si sono verificati otto decessi di pazienti ricoverati, su un totale di ventuno pazienti ricoverati.
Come risulta dalla relazione della commissione di indagine istituita dalla regione Puglia, in quattro casi il rapporto tra assunzione di gas non contenente ossigeno e evoluzione sfavorevole del caso è altamente probabile, in uno il rapporto è incerto e in tre il rapporto è altamente improbabile. Segnalo però che, sotto un profilo strettamente tecnico-clinico, tali informazioni sono da ritenersi incomplete, in attesa che i consulenti tecnici del pubblico ministero svolgano gli ulteriori approfondimenti.
L'ultimo evento occorso è stato quello che ha portato alla luce il problema. Infatti, nel corso dell'anestesia al soggetto, richiesta per una defibrillazione cardiaca per aritmia atriale, si è verificato l'arresto cardiaco e il decesso.Pag. 13
L'episodio ha portato ad una verifica delle modalità di erogazione dei gas nell'unità di terapia intensiva coronarica, utilizzando l'analizzatore dei gas medicali, di cui è dotato il respiratore artificiale in uso presso l'attigua sala operatoria.
La misura della concentrazione di ossigeno proveniente dalla relativa presa, presente alla testata di ogni posto letto, ha dimostrato che la bocchetta destinata all'erogazione di ossigeno, in realtà erogava protossido di azoto, vale a dire gas anestetico la cui utilizzazione non era prevista nell'unità di terapia intensiva coronarica. A seguito di quanto avvenuto, l'unità di terapia intensiva coronarica e la documentazione sanitaria sono stati sottoposti a sequestro giudiziario.
Come secondo punto, ritengo utile fare una descrizione della normativa applicabile in materia di certificazione degli impianti. In termini generali, si deve tener presente che gli impianti di distribuzione dei gas medicali sono collocati tra i dispositivi medici, in quanto destinati a somministrare all'uomo dei medicinali, i gas.
Ad essi sono associati, abitualmente, gli impianti per la realizzazione del vuoto, destinati all'aspirazione di secrezioni dalle ferite o dalle vie respiratorie, di area medicale, e quello per l'evacuazione dei gas anestetici dai locali ove questi vengono somministrati.
Nel caso specifico dell'unità di terapia intensiva coronarica di Castellaneta erano previsti solo gli impianti per l'erogazione di ossigeno, aria compressa e per il vuoto.
I dispositivi medici sono collocati in tre diverse classi crescenti: 1, 2a, 2b e 3, a seconda del rischio connesso al loro utilizzo. Questi impianti si collocano nella classe 2b, ad eccezione di quello per l'evacuazione dei gas anestetici, che si colloca in classe 2a, e di alcuni componenti forniti separatamente.
Nel rispetto delle norme legislative che regolano il settore dei dispositivi medici - l'articolo 11 del decreto legislativo n. 46 del 1997 che recepisce la direttiva 93/42/CEE -, per poter marcare CE ed immettere in commercio un impianto è necessario espletare le procedure di certificazione previste.
Per l'impianto di gas medicali in toto si applicano le procedure previste per la classe 2b, che prevedono l'intervento di un organismo notificato, cioè di un organismo privato o pubblico sito in uno dei Paesi dell'Unione europea, autorizzato ad espletare tali procedure.
In Italia, esistono più organismi certificatori, tutti autorizzati dai Ministeri della salute e dello sviluppo economico, tra i quali la società Certiquality, che ha certificato gli impianti della ditta Ossitalia.
Il fabbricante dell'impianto può scegliere uno qualsiasi degli organismi notificati europei, purché autorizzato a certificare la specifica tipologia dei dispositivi, ed una delle procedure previste per la classe corrispondente. Nel caso specifico, la ditta ha optato per la certificazione sulla base della valutazione del sistema di qualità, ai sensi dell'allegato 2 del decreto legislativo n. 46 del 1997.
Questa modalità di certificazione prevede che l'organismo attesti il sistema di qualità del produttore e le procedure adottate sulla base di un fascicolo tecnico generale. Il singolo impianto, peraltro, deve rispondere alle specifiche del progetto tecnico che lo riguarda sempre nel rispetto di quanto previsto dal fascicolo tecnico generale. Infine, il fabbricante dovrà rilasciare, in ogni caso, indipendentemente dalla procedura di certificazione scelta, la dichiarazione di conformità per il singolo impianto e marcare il dispositivo. In tal modo, egli conferma sotto la responsabilità del fabbricante il rispetto dei requisiti essenziali previsti dalla normativa vigente.
La ditta Ossitalia ha emesso dichiarazione di conformità per ogni singolo impianto citando l'applicazione delle norme tecniche di settore.
Ritengo opportuno evidenziare che dalle disposizioni legislative descritte in precedenza vanno tenute distinte le cosiddette norme tecniche, elaborate dagli enti nazionali o internazionali di normalizzazione. In relazione a tali impianti, la Pag. 14principale è la UNI EN 737, elaborata dal Comitato europeo di normalizzazione. L'applicazione delle norme tecniche è volontaria, ma ove il fabbricante decida di applicarle e le rispetti integralmente, il dispositivo si presume conforme per gli aspetti trattati dalla norma, così come previsto dal decreto legislativo n. 46 del 1997, all'articolo 6, comma 1. Ove il fabbricante decida di non applicare le norme tecniche, dovrà dimostrare di raggiungere con diversa modalità lo stesso grado di conformità del dispositivo. La direttiva 93/42/CEE e il decreto legislativo n. 46 del 1997 non si occupano esplicitamente dei collaudi, che sono invece indicati anche con il dettaglio delle prove da eseguire nelle norme tecniche citate.
Voglio qui analizzare le procedure seguite nel caso di Castellaneta. Questa analisi permette di evidenziare quanto segue. Dagli atti disponibili risulta che l'unità di terapia intensiva coronarica (UTIC) sia stata allocata in locali precedentemente destinati a pediatria e, ancor prima, a sub-terapia intensiva, per complessive tre variazioni di destinazione. Tale decisione, che risale alla fine del 2004, ha comportato nuovi lavori, tra i quali la realizzazione di un impianto di distribuzione dei gas medicali in questi locali. I lavori risultano completati nel marzo 2005. L'ultima variazione di destinazione non risulta essere stata tradotta in alcuna variante di progetto. Secondo quanto dichiarato da Ossitalia, il collaudo finale, operato nel marzo del 2005, avrebbe riguardato l'impianto nello stato in cui le tubazioni erano state portate a ridosso delle montanti, ma non collegate alle stesse. Il collaudo sarebbe stato effettuato con contenitori pressurizzati di ossigeno, ovvero bombole portatili ed aria compressa. A seguito di tale collaudo, è stata rilasciata da Ossitalia la dichiarazione di conformità. Successivamente a questa fase avrebbe fatto seguito il collegamento delle tubazioni alle montanti, ma Ossitalia afferma di non aver eseguito tale operazione. Non risulta chi avrebbe connesso le tubazioni alle montanti, né se, dopo tale operazione e prima dell'uso dell'impianto, siano state effettuate e da chi le prove previste dalla norma di settore.
Sono disponibili le certificazioni in possesso della ditta Ossitalia rilasciate dalla società Certiquality, la certificazione di conformità redatta dalla stessa Ossitalia, che ha costruito in subappalto l'impianto per conto della società Sapio, e la documentazione relativa alle prove tecniche eseguite con particolare riferimento all'ossigeno. Quest'ultima documentazione non risulta controfirmata da un rappresentante dell'ospedale, tranne il modulo G1, su cui compare la firma del direttore dei lavori. Al riguardo, si precisa che la norma UNI EN 737 prevede la compilazione di numerosi moduli, la maggior parte dei quali deve essere sottoscritta anche dal rappresentante dell'ospedale. La modulistica dell'Ossitalia, invece, non prevedeva gli appositi spazi per apporre la firma del rappresentante ospedaliero.
Su tale documentazione non risultano essere stati comunque sollevati rilievi da parte della commissione di collaudo (che è stata nominata il 2 maggio 2005 con atto amministrativo da parte del dirigente dei lavori pubblici) nell'unico atto di collaudo intervenuto in data 28 febbraio 2007. In tale data risulta redatto un atto unico di collaudo relativo a una serie di lavori tra i quali quelli relativi agli impianti di gas medicali dell'UTIC, alla presenza di rappresentanti dell'associazione temporanea di impresa esecutrice. A pagina 16 di tale documento, nel paragrafo relativo a «verifiche e prove degli impianti e delle apparecchiature», si dà conto della documentazione fornita alla commissione di collaudo. A tale riguardo viene riportata anche la dicitura «dichiarazione e collaudo imprese e distribuzione gas medicali UTIC», che sembra richiamare i documenti prodotti nel 2005 sopra descritti. In tale atto non è stata evidenziata erronea erogazione di protossido d'azoto in luogo di ossigeno.
Le prime verifiche condotte sull'impianto di erogazione dei gas medicali fanno presumere che la linea di adduzione dell'ossigeno sia stata fatta erroneamente Pag. 15derivare dalla linea del protossido di azoto nel collettore principale. Su tale punto sono in corso gli accertamenti dell'autorità giudiziaria.
A seguito di verifica in loco è stato rilevato che l'identificazione per gas e direzione di flusso delle diverse linee del collettore principale, come previsto dalla normativa, era assolutamente carente. Le verifiche effettuate presso la ditta Ossitalia hanno evidenziato diverse carenze documentali fra le quali l'assenza di un capitolato tecnico dettagliato.
Per quanto riguarda la lettera che la società Ossitalia ha inviato, nell'ottobre 2005, al Ministero della salute e alla ASL di Taranto per segnalare l'avvenuta alterazione, da parte di terzi, di un proprio impianto, si precisa che dalla relazione ispettiva risulta che tale comunicazione si riferiva all'impianto di una indeterminata terapia intensiva, che comunque si riferiva a certificati di collaudo relativi ad opere eseguite nel 2002 e non all'impianto dell'UTIC che è la struttura dove si sono verificati gli otto decessi.
Sottolineo, inoltre, che, a seguito di quanto avvenuto, sono stati effettuati controlli in tutte le strutture ospedaliere nelle quali la ditta Ossitalia ha operato, al fine di accertare la presenza di eventuali situazioni di rischio per la salute e che tali verifiche non hanno evidenziato anomalie.
Quali sono, dunque, le conclusioni tecniche? Da quanto sopra descritto emerge che in un reparto di unità di terapia intensiva coronarica (UTIC) si sono verificati, in brevissimo tempo, un numero di decessi (otto su ventuno pazienti ricoverati) pari al 38,1 per cento, a fronte di un valore atteso del 10-12 per cento.
Non risulta che sia stata attivata alcuna procedura di valutazione dei casi, né che sia stato effettuato un audit degli eventi. Sembra evidente che alcuni decessi siano avvenuti a seguito della somministrazione di protossido di azoto al posto di ossigeno, a causa di una errata esecuzione dell'impianto di distribuzione del gas per probabile connessione della linea che eroga l'ossigeno in unità di terapia intensiva coronarica al collettore del protossido di azoto, in evidente non conformità con quanto affermato nei verbali di collaudo.
La dotazione organica di personale, soprattutto medico, risulta gravemente insufficiente per l'attivazione dell'UTIC e la dotazione di apparecchiature e presidi risulta carente.
La relazione della commissione d'indagine istituita dalla regione Puglia conclude evidenziando che le attività condotte per l'attivazione dell'unità di terapia intensiva coronarica dell'ospedale di Castellaneta abbiano subito due momenti di accelerazione: nei primi mesi del 2005 e del 2007, suggerendo anche che tali accelerazioni siano state precedute, accompagnate e seguite da una gestione approssimativa e superficiale delle procedure di attivazione, presa in carico, gestione e verifica degli impianti.
Tali conclusioni appaiono del tutto coerenti con quanto emerso nel corso delle ispezioni ministeriali.
L'accaduto evidenzia, in ultima analisi, una inadeguatezza dell'attività di verifica e controllo da parte della struttura pubblica (la ASL) rispetto all'operato della ditta titolare dell'appalto dei lavori. L'errore tecnico si sarebbe potuto evidenziare in diversi momenti, ma, soprattutto e senza ombra di dubbio, in fase di collaudo, qualora questo fosse stato correttamente eseguito, seguendo la procedura per la prova e l'accettazione della norma tecnica UNI EN 737-3.
Emerge in modo chiaro la carente azione da parte della direzione sanitaria nonché della componente clinica, rispetto all'occorrenza di un numero significativo di decessi, nei confronti dei quali è mancata la necessaria sorveglianza.
Per questo è stato concordato con la direzione dell'azienda di attivare una procedura di verifica e sorveglianza degli eventi avversi, anche sulla base dell'apposito protocollo elaborato da tempo dal Ministero della salute, al fine di promuovere gli opportuni e necessari cambiamenti organizzativo-gestionali per il miglioramento della qualità delle cure e della sicurezza nell'erogazione dei livelli essenziali di assistenza, tramite l'immediata Pag. 16istituzione di un nucleo multidisciplinare per l'analisi e la gestione del rischio clinico. A seguito del commissariamento dell'ASL, è stato concordato con la commissione regionale di mantenere l'impegno a procedere in tal senso, anche con riferimento alla necessità di promuovere l'attuazione di un programma regionale di gestione del rischio clinico.
Passo rapidamente all'ultima parte dell'informativa urgente, concernente le iniziative per il miglioramento dell'efficienza e della sicurezza nella gestione tecnica delle aziende sanitarie. Al di là delle responsabilità dei singoli, che è compito della magistratura accertare, è da presumere che sia risultata inadeguata la capacità operativa dell'area tecnica dell'azienda sanitaria di Taranto. Tutto ciò non riguarda, però, soltanto tale azienda, essendo un problema riscontrabile ed irrisolto in molte aziende sanitarie del nostro Paese.
Mentre, infatti, la sanità ha registrato negli ultimi anni un'accelerazione esponenziale della complessità delle tecnologie impiegate, non vi è stata una corrispondente capacità di stimolare un'analoga evoluzione delle competenze e delle risorse degli uffici tecnici. Al contrario dell'ambito professionale sanitario, dove la dotazione organica del personale sanitario è codificata per numero e qualificazione per ogni specialità, non esiste alcun riferimento normativo che stabilisca il numero degli operatori e le professionalità richieste per la gestione tecnica di un ospedale o di un'azienda sanitaria. Molti uffici tecnici dispongono di personale non adeguatamente formato e selezionato.
Si deve tener conto, inoltre, che negli ultimi anni la normativa tecnica è cambiata completamente e le norme tecniche elaborate dall'Ente nazionale di unificazione, dal Comitato elettrotecnico italiano e altri, la cui padronanza è patrimonio di operatori altamente qualificati, sono divenute strumento corrente di lavoro.
Alla luce di quanto appena esposto, il Ministero della salute ritiene di dover affiancare alle necessarie iniziative di completamento normativo anche un'azione di ricognizione dello stato delle diverse strutture ospedaliere per verificare la sussistenza di criticità nella loro capacità di governo degli impianti e delle tecnologie. In particolare, abbiamo individuato il seguente percorso. In primo luogo, procederemo ad una ricognizione degli organici degli uffici tecnici; individueremo, poi, standard minimi di organico diversi a seconda della complessità delle strutture da gestire; in terzo luogo, adegueremo gli organici agli standard definiti; riqualificheremo, inoltre, il personale e individueremo, infine, gli indicatori della complessità delle strutture. Nel corso di tali attività, si renderà necessario elaborare, sempre di intesa con le regioni, specifiche linee guida tecniche da applicare per rimuovere le carenze che sono state riscontrate.
Voglio dire, però, che molto è stato fatto dal Ministero della salute - e non soltanto a partire dal Governo attuale - per quanto riguarda la prevenzione del rischio clinico. Cito gli aspetti più importanti.
Per quanto riguarda il monitoraggio degli eventi avversi, è in corso di revisione il protocollo sperimentale per il monitoraggio degli eventi «sentinella», ovvero di eventi rari, ma di particolare gravità. A tali eventi deve, infatti, far seguito un'accurata indagine che rilevi le cause determinanti e i fattori contribuenti all'evento, individuando i fattori di vulnerabilità che sono insiti nel sistema e attuare un piano correttivo per la prevenzione di ulteriori eventi.
Abbiamo proceduto, in questi mesi, alla stesura e alla implementazione di raccomandazioni e di linee guida, strumento particolarmente prezioso per gli operatori. Sono state rese disponibili le prime sei raccomandazioni per la prevenzione degli eventi «sentinella» e sono in corso di elaborazione ulteriori raccomandazioni relative a: comunicazione dell'errore, corretto utilizzo dei farmaci, morte o grave disabilità del neonato, corretta gestione dei dispositivi medici, caduta del paziente, morte o grave danno conseguente ad un malfunzionamento del sistema di trasporto, Pag. 17morte o grave danno conseguente alla inadeguata attribuzione del triage, morte o grave danno da inattesa complicazione post-chirurgica.
Mi riferisco, poi, all'attività di formazione avviatasi in questi mesi (proprio nel mese di maggio inizierà un'attività formativa del Ministero della salute insieme agli ordini professionali dei medici e degli infermieri); ad un'iniziativa di coinvolgimento dei cittadini, pazienti e utenti; ad un'attività di diffusione delle migliori pratiche; all'attività di valutazione delle tecnologie sanitarie e dell'innovazione tecnologica. Intendiamo estendere, con il contributo dell'Agenzia nazionale per i servizi regionali, in tutto il nostro Paese tali attività, peraltro consolidate e che sono state implementate da parte del Ministero della salute.
È stato istituito il sistema di riferimento nazionale sulla sicurezza dei pazienti nella gestione del rischio clinico, che ha il compito di coordinare tutte le attività delle ASL e delle regioni con quelle della Commissione europea.
Abbiamo promosso, inoltre, il programma relativo alle infezioni ospedaliere. Sono grata al gruppo di lavoro, formato da alti esperti, che sta per consegnarci un rapporto molto dettagliato, insieme alle misure di controllo e alla definizione di linee guida, programmi formativi che serviranno, anche essi, per dare ulteriore sicurezza ai nostri ospedali.
Infine, voglio richiamare l'importanza del disegno di legge che il Consiglio dei ministri ha approvato l'11 maggio 2007, che riguarda non soltanto l'esercizio dell'attività della libera professione intra moenia, ma che affronta esattamente il tema della prevenzione del rischio clinico. Uno strumento legislativo - lo sappiamo - su un tema complesso, di governo regionale prima di tutto, come quello della sanità, non è risolutivo. Noi sappiamo benissimo che il lavoro fondamentale sarà quello che faranno le regioni e le ASL. Sappiamo, da parte nostra, di dover molto insistere perché questo programma di prevenzione del rischio clinico diventi una realtà uniforme nel nostro Paese. Tuttavia, lo strumento legislativo può molto aiutare, perché i livelli essenziali di assistenza sono un compito dello Stato e la sicurezza degli ospedali e delle strutture sanitarie attiene ai livelli essenziali di assistenza. Per questo, non riteniamo che costituisca un'ingerenza aver scritto una norma, nel disegno di legge dell'11 maggio 2007, che obbliga le regioni a dotarsi di un sistema per la gestione del rischio clinico finalizzato alla sicurezza dei pazienti nel percorso di diagnosi e cura, incluso il rischio di infezioni ospedaliere, attivando una specifica funzione aziendale in ogni ASL e in ogni ospedale.
Peraltro, attiene sempre alla definizione dei livelli essenziali di assistenza richiedere a tutte le ASL l'istituzione di un servizio di ingegneria clinica che garantisca l'uso sicuro, efficiente ed economico dei dispositivi medici costituiti da apparecchi e impianti sanitari, prevedendo procedure specifiche più stringenti per il collaudo, la manutenzione e le verifiche periodiche di sicurezza.
Inoltre, nel disegno di legge abbiamo introdotto norme per facilitare la soluzione stragiudiziale delle vertenze per danni derivanti da prestazioni fornite dagli operatori sanitari, in linea con quanto già sperimentato positivamente in alcune ASL e in altri Paesi europei; ciò per consentire al cittadino forme più celeri di risarcimento, ma anche per consentire ai medici di lavorare in un contesto di maggiore tranquillità per evitare quella che viene chiamata «la medicina difensiva».
Confido che il Parlamento saprà riconoscere l'alta valenza etica e sanitaria di questa iniziativa legislativa e assicurarne una sollecita approvazione.
Voglio, inoltre, ricordare la legge finanziaria per il 2007 che non soltanto ha aumentato le risorse per finanziare i livelli essenziali di assistenza, ma ha stanziato tre miliardi di euro per gli investimenti.
È stato siglato, inoltre, per la prima volta, un accordo tra le regioni, il Ministero della salute e il Ministero dello sviluppo economico che prevede lo stanziamento di risorse dei fondi comunitari.Pag. 18
Per la prima volta la sanità è considerata una grande infrastruttura del nostro Paese. D'intesa con le regioni, soprattutto con quelle del Mezzogiorno, 3 miliardi di euro sono stati stanziati e orientati per l'ammodernamento delle strutture sanitarie nazionali. Sono lieta di poter annunciare che con la regione Puglia si è concluso l'accordo di programma che prevede lo stanziamento di 459 milioni di euro, a cui si aggiungeranno gli altri 186, ripartiti in una recente riunione con tutti gli assessori regionali tra gli anni 2007, 2008 e 2009; tale accordo è mirato all'ammodernamento di importanti ospedali del territorio, in una logica di rete e di sviluppo della medicina territoriale. Mi auguro che di tutto ciò si possa discutere con lo spirito che è assolutamente essenziale quando è in gioco la salute dei nostri cittadini; vale a dire con il dialogo, il confronto e la cooperazione.

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare il deputato Di Girolamo. Ne ha facoltà.

LEOPOLDO DI GIROLAMO. Signor Presidente, colleghi deputati, preliminarmente ringrazio il Ministro per la sua esposizione molto articolata e precisa, che ci permette di capire meglio cosa è accaduto, di dare anche un giudizio, naturalmente ancora non approfondito, su quanto avvenuto e di rilevare che ci sono state sicuramente irregolarità gravi ed errori che hanno determinato le morti di cui si è parlato. Irregolarità ed errori le cui responsabilità andranno accertate dalla magistratura, ma che rimettono all'attenzione nostra e dei decisori politici la questione della sicurezza delle cure e delle carenze normative che il ministro, nel suo intervento, ha sottolineato e sulle quali, come Parlamento e come decisori politici, dovremmo intervenire. Intanto, a mio avviso, è stato positivo il commissariamento dell'azienda, perché quando si evidenziano responsabilità di tale gravità, un atto di questo tipo è necessario e indispensabile per ridare garanzie ai cittadini.
La questione della sicurezza delle cure è da tempo all'attenzione dell'opinione pubblica e dei Governi, a partire da quelli dotati di sistemi sanitari più avanzati, come gli Stati Uniti e l'Unione europea. Quest'ultima, ad esempio, negli ultimi anni ha messo in campo varie iniziative: nell'aprile 2005, nel corso della conferenza sulla sicurezza dei pazienti, è stata adottata la dichiarazione di Lussemburgo sulla sicurezza dei pazienti nella quale si enumerano varie raccomandazioni, a livello europeo, nazionale e di aziende sanitarie, in tema di sicurezza delle cure. Sempre nel 2005, è stato istituito un apposito gruppo di lavoro sui servizi sanitari e le cure mediche nell'ambito della Direzione generale salute della Commissione europea, con il compito di identificare le aree prioritarie di azione. Tale gruppo ha presentato finora tre rapporti e attualmente sta lavorando ad una raccomandazione che proponga l'istituzione di una rete europea sulla sicurezza dei pazienti cui afferiranno le autorità competenti degli Stati membri per coordinare, a livello europeo, i vari progetti e le varie iniziative. Infine, nell'ambito del programma di azione per la salute per il periodo 2007-2013, il Consiglio ha adottato una proposta di decisione modificata che contempla tra i suoi obiettivi quello di migliorare la sicurezza sanitaria dei cittadini europei e che sarà esaminata a luglio dal Parlamento europeo, in seconda lettura.
Anche a livello nazionale, come ha detto il Ministro nella seconda parte del suo intervento, negli ultimi anni sono state assunte molteplici iniziative per garantire ai nostri cittadini qualità e sicurezza. In particolare, nel 2003 fu istituita presso il Ministero della salute una commissione tecnica sul rischio clinico che, in un documento intitolato «Risk management in Sanità. Il problema degli errori», ha elaborato una raccolta di dati, valutazioni, riflessioni e raccomandazioni utili sia alle Pag. 19aziende sanitarie sia agli operatori, per affrontare in maniera più idonea questo grave problema.
È stata anche attivata una rilevazione nazionale, riferita all'anno 2002, sulle iniziative per la sicurezza del paziente nelle strutture del Servizio sanitario nazionale, che ha messo in evidenza come, purtroppo, le strutture che hanno messo in atto progetti complessivi di gestione del rischio clinico, caratterizzati da servizi dedicati, sistemi di segnalazione e rilevazione degli eventi avversi, formazione continua del personale, sono ancora una minoranza, con un importante gradiente decrescente dal nord al sud del Paese.
Anche il piano sanitario nazionale 2006-2008 fornisce strategie da adottare per la gestione del rischio clinico. Nel 2005, infine, è stato avviato il progetto per la ricerca, la promozione dell'innovazione e la gestione del rischio, finanziato dal Ministero della salute, con la partecipazione di nove regioni, due aziende ospedaliere, un'ateneo universitario e un soggetto privato, che ne è anche cofinanziatore. Malgrado queste iniziative, sicuramente importanti, la cronaca quotidiana ci mette di fronte ad eventi drammatici, che dimostrano che la strada da percorrere è ancora lunga. Certo, non dobbiamo avere la presunzione di pensare che si possa arrivare a eliminare gli errori in sanità. In primo luogo perché la medicina, anche se sempre più una scienza, è ancora, in parte, un'arte, basata sulla grande variabilità individuale. In secondo luogo perché la sempre maggiore complessità tecnologica, che attiene alle procedure diagnostiche e terapeutiche, rende l'errore sempre più incombente e frutto di interazioni e interdipendenze non sempre facilmente governabili. Infine, perché l'errore è una componente inevitabile dell'agire umano.
Dobbiamo promuovere, pertanto, la consapevolezza della necessità di una gestione integrata del rischio, la sola che può portare a cambiamenti nella pratica clinica, che ad un tempo migliorino la qualità e l'appropriatezza delle prestazioni sanitarie, ne riducano i costi e garantiscano strutture sanitarie sicure ed efficienti.
L'azione del Governo, da tale punto di vista, si sta muovendo su questo terreno, dalle dichiarazioni programmatiche del Ministro, ai suoi interventi in Commissione affari sociali - proprio sulle questioni del rischio clinico e della sicurezza delle cure -, alle decisioni importanti che sono state assunte. Cito soltanto il fatto che, nella legge finanziaria, è stato rifinanziato per 3 miliardi di euro il Fondo per gli interventi in materia di ristrutturazione edilizia ed ammodernamento tecnologico, legandolo, però, alla riqualificazione strutturale e tecnologica, all'implementazione, all'ammodernamento ed integrazione dei sistemi informatici delle aziende sanitarie ospedaliere, al superamento del divario nord-sud, alla messa a norma delle strutture pubbliche. È stato siglato il protocollo di intesa, che il Ministro Turco ha ricordato, fra i Ministri dello sviluppo economico e della salute ed i presidenti delle otto regioni meridionali ed insulari, che riserva 3 miliardi di euro provenienti dai Fondi europei, in cofinanziamento, per migliorare e qualificare la rete di assistenza sanitaria e i servizi per la salute di tali regioni. Da ultimo, il Consiglio dei ministri ha approvato, su proposta del Ministro della salute, il disegno di legge che introduce nel nostro ordinamento importanti disposizioni in materia di sicurezza delle strutture sanitarie e gestione del rischio clinico. Ma anche il Parlamento svolge la sua azione: inizieremo proprio oggi, in Commissione affari sociali, la discussione del provvedimento sulla sanità nel Mezzogiorno, che intende dare un contributo importante per qualificare, migliorare e rendere più sicuro il nostro servizio sanitario nazionale.
Signor Ministro, noi abbiamo piena consapevolezza, proprio sulla base degli atti che ho ricordato, che il Governo - e lei personalmente - è fortemente impegnato per migliorare, qualificare, rendere più sicuro il nostro servizio sanitario nazionale, che già risulta essere ai primi posti nel mondo, sia per le agenzie istituzionali di valutazione sanitaria, sia - ed Pag. 20è ben più importante - nella valutazione dei cittadini. Noi vi saremo vicini in questa sfida.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fitto. Ne ha facoltà.

RAFFAELE FITTO. Signor Presidente, preliminarmente vorrei rivolgermi a lei, per chiederle, data l'occasione dell'informativa odierna, di sollecitare un suo intervento affinché la Commissione competente possa mettere all'ordine del giorno la proposta di legge del collega Palumbo, che, nonostante le sollecitazioni avanzate in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo dal collega Leone e nonostante le reiterate richieste che il gruppo di Forza Italia ha avanzato - anche grazie alla sua disponibilità iniziale - purtroppo non è stata ancora calendarizzata. Poiché il tema è di grandissima attualità, le chiediamo un intervento diretto affinché la suddetta proposta di legge possa essere immediatamente calendarizzata.
Detto questo, passerei ad alcune riflessioni. Sinceramente, ho ascoltato con molta attenzione l'intervento del collega Di Girolamo e dirò subito che io volerò molto più basso rispetto a scenari di carattere generale e internazionale, perché penso che sia giusto parlare del merito del problema, anche alla luce delle considerazioni che ho ascoltato dal Ministro Turco, che sono collegate non tanto, o non solo, agli atti in suo possesso, ma anche ad alcune considerazioni e dimenticanze. Mi permetterò di integrare alcune sue dimenticanze, affinché lei possa avere un quadro di riferimento complessivo più chiaro e, soprattutto, mi permetterò di fare alcune considerazioni di carattere politico, perché l'occasione odierna, anche alla luce di quanto accaduto negli ultimi tempi, possa essere utile per alcune riflessioni, per porle alcune domande e chiederle anche eventualmente qualche risposta, laddove fosse possibile ottenerla.
Il gruppo di Forza Italia, come già fatto in altra sede - lo ribadisco in questo contesto - non può che esprimere come tutti la solidarietà alle famiglie delle vittime e non può che evitare su questa vicenda in tutti modi - ed è questo il tentativo iniziale, anche nelle dichiarazioni che abbiamo svolto - qualsiasi tipo di strumentalizzazione, perché consapevole di quanto sia speciosa e fuori luogo la strumentalizzazione su casi di questo tipo, visto che, a parti invertite, simili episodi sono accaduti spesso e anche su questo punto farò, successivamente, alcune considerazioni.
Vorrei però ricordarle che nel merito delle indicazioni che lei ha dato c'è una sorta di «fotografia» temporanea delle vicende, poiché, come lei sa bene, tutto è in grande evoluzione: la magistratura sta acquisendo ulteriori documentazioni e trarre conclusioni oggi rispetto alle questioni da lei indicate sarebbe assolutamente fuori luogo. Per questo motivo, anche in riferimento a ciò che lei ha affermato, mi permetto di sollecitare il necessario accertamento delle responsabilità da parte della magistratura, prima di poter esprimere un giudizio.
Reputo, inoltre, alquanto superficiale il fatto che lei abbia sottovalutato una lettera giunta al Ministero ed alla ASL nell'ottobre 2005, considerato che, come da lei citato, le responsabilità vanno accertate fino in fondo, così come vanno verificati anche tutti gli aspetti del citato decreto legislativo, dal momento che lei ha fatto riferimenti tecnici all'articolo 10 del decreto legislativo n. 46 che, come lei sa, prevede l'intervento diretto del ministero.
Allo stesso modo, mi permetto anche di sottolineare il fatto che le vicende di quei giorni comportano una ricostruzione adeguata. Vi è anche un intervento di Striscia la notizia, la nota trasmissione, che mette in difficoltà il direttore generale della ASL, il quale prende l'impegno di inaugurare il reparto in questione, che nulla c'entra con il resto dell'attivazione dell'ospedale. Il reparto, inoltre, viene consegnato con la carenza di personale alla quale lei ha fatto riferimento, pur di consentirne l'apertura.
Le indico anche che, se lei si reca presso le agenzie regionali, troverà convocata da parte di esponenti del suo partito una conferenza stampa per comunicare Pag. 21l'inaugurazione del reparto in questione, assumendosene i meriti, conferenza puntualmente sconvocata alla prima notizia dei decessi, diramata poche ore prima. Ciò lo dico affinché lei possa avere anche questi elementi all'interno della sua riflessione, così come le fornirò altri dati rispetto alle considerazioni da lei espresse. È chiaro, infatti, che bisogna parlare di sanità. Le potrei, molto semplicemente, far leggere le dichiarazioni da lei rese in Puglia nel febbraio 2005, chiedendo una convocazione straordinaria. Le ho qui e potrei anche consegnargliele: sono dichiarazioni dell'allora onorevole Turco. Con tali dichiarazioni diceva ai cittadini pugliesi e ai mezzi d'informazione che, siccome vi era stata una denuncia per una risonanza magnetica non realizzatasi, poi puntualmente smentita - lo dicono anche gli organi di informazione - e poiché vi era stato il blocco delle sale operatorie del policlinico per lavori di ammodernamento, la sanità era allo sfascio, le responsabilità gravissime di chi governava erano evidenti, e quindi bisognava attivare immediatamente una discussione in Parlamento per verificare le responsabilità politiche dirette.
Dire ciò che lei ha appena dichiarato in quest'aula, a fronte di otto morti, mi sembra sinceramente molto paradossale, fermo restando che, nell'accertare le responsabilità, così come dovrà avvenire, certamente nessuno - e noi non lo abbiamo fatto - induce ad immaginare strumentalizzazioni, perché talvolta chi di strumentalizzazione e demagogia ferisce rischia di perire degli stessi strumenti e degli stessi argomenti. A tal proposito, vorrei svolgere alcune considerazioni, perché lei, il 3 ottobre scorso, quindi pochi mesi fa, si è recata in Puglia e, in una trasmissione televisiva e in diverse altre circostanze, ha parlato della sanità pugliese dandole un voto: otto! Non si capisce, però, in ragione di cosa. Qual è, ora, il suo pensiero rispetto a ciò che diceva alcuni mesi fa?
Vorrei anche rivolgerle alcune considerazioni in riferimento ad un altro aspetto molto importante: ha parlato poco fa di vicende di carattere tecnico, di accertamento delle situazioni di responsabilità e noi siamo d'accordo su questo aspetto. Però non può far finta di nulla, il Parlamento non può far finta di nulla rispetto a ciò che sta accadendo a Taranto. Le racconterò ciò che sta accadendo in provincia di Taranto, regione Puglia, non per dichiarazione di esponenti politici del centrodestra sulla vicenda di Castellaneta, ma per dichiarazioni politiche ed interventi di esponenti del suo partito. Lo scontro in atto per l'elezione amministrativa di Taranto, la sostituzione del direttore generale della ASL di Taranto, non è frutto delle vicende di Castellaneta, è frutto, per dichiarazione e ammissione di esponenti politici della sinistra, utilizzando una situazione così grave, di scontri di carattere politico. Lo sa, le abbiamo rivolto un'interrogazione in merito, che il direttore generale sostituito dal governo regionale ha approvato quattrocento atti deliberativi nella fase che lo distanzia dalla revoca all'insediamento del nuovo direttore generale della Asl? Lo sa che rispetto alle questioni sollevate ed ai punti indicati, così come ho poc'anzi detto rispetto all'ospedale di Castellaneta, rispetto all'inaugurazione dello stesso ospedale e rispetto all'attivazione della unità coronarica dell'ospedale di Castellaneta, esistono scelte ben precise ed accelerazioni che non sono analoghe? Perché su una accelerazione non c'è alcuna responsabilità e non c'è alcuna questione, mentre su un'altra accelerazione ci sono situazioni gravissime, alle quali noi abbiamo fatto riferimento e per le quali siamo in quest'Assemblea a discutere? Nei giorni scorsi abbiamo fornito ed evidenziato un dato, ossia quello relativo ad una regione in cui otto morti in un solo caso dimostrano il livello di difficoltà strutturale esistente all'interno di un sistema sanitario. Allora, lei è giunta in quest'aula e andrà in Puglia, ma non andrà a Castellaneta come ha detto all'inizio! Lei avrebbe dovuto annullare tutti gli impegni di carattere elettorale per andare a Castellaneta e basta! (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale). Questo avrebbe dovuto Pag. 22fare! Non avrebbe dovuto recarsi con i candidati sindaci mentre si svolgono tutte le verifiche della magistratura; avrebbe dovuto evitare tutto ciò.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

RAFFAELE FITTO. Mi dispiace che le dia fastidio ciò che sto dicendo, ma purtroppo è la verità, lei, oggi, leggendo le dichiarazioni fatte in passato, dovrebbe portare anche un elemento di riflessione serena e seria - ho concluso, Presidente - in riferimento a ciò che sta accadendo in questi giorni. Le ho descritto la situazione di una regione nella quale 290 milioni di euro di deficit nel solo 2006 sono il regalo che il governo regionale fa al Governo centrale. Su questo tema dovremmo avviare una riflessione seria, considerato che qualche giorno fa...

PRESIDENTE. La prego deve concludere.

RAFFAELE FITTO. Ho concluso veramente, mi scusi Presidente. Stavo dicendo che dovremmo condurre una seria riflessione sul tema, considerando che pochi giorni fa abbiamo discusso della situazione complessiva. Le ricordo, peraltro, che oggi in Puglia vi è un piano sanitario, quello da lei contestato nel 2005 e, dopo due anni, non c'è ancora alcuna alternativa dal punto di vista della programmazione sanitaria; questi sono fatti e non parole su aspetti così gravi (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!

PRESIDENTE. Con riferimento alla proposta di istituzione di una Commissione di inchiesta monocamerale sugli errori in campo sanitario, come lei stesso ha ricordato, ho già provveduto a sollecitare la Commissione di merito, che mi risulta aver posto l'argomento all'ordine del giorno della seduta di oggi.
Ha chiesto di parlare il deputato Patarino. Ne ha facoltà.

CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, signor ministro, non posso nascondere il disagio e lo sconforto che provo oggi, affrontando una questione così grave, che ha reso necessaria la presenza del Ministro della salute, che ha riferito all'Assemblea in merito all'ennesima tragedia di malasanità verificatasi, questa volta, nell'ospedale di Castellaneta, per assurdi decessi di pazienti cui è stato somministrato protossido di azoto al posto di ossigeno. La ringrazio, signor Ministro per la sensibilità che ha dimostrato, rispondendo in questa sede sollecitamente ad una mia richiesta formulata la scorsa settimana in Assemblea, anche a nome del presidente del gruppo di Alleanza Nazionale, La Russa.
Non posso dichiararmi soddisfatto della sua relazione, che seppure completa, articolata e approfondita nelle analisi, lascia molto a desiderare sulle scelte - o, meglio, sulle «non scelte» - decise dal suo Ministero, soprattutto in ordine alle responsabilità politiche, che non possono passare in secondo ordine.
Signor Ministro, può apparire non del tutto sostenibile la tesi secondo la quale ciò che è accaduto poteva essere facilmente evitato, anche se c'è qualcuno, come il dottor Ricapito, direttore della struttura complessa di medicinale legale del Santissima Annunziata, che sostiene che se si fosse dato ascolto a quanto denunciato nelle lettere che egli aveva inviato al direttore generale, e se fosse stata istituita, come egli proponeva, la commissione di risk management forse qualcosa si sarebbe potuto evitare.
È altrettanto vero, però, che nessun rappresentante delle istituzioni o esponente politico di qualsiasi appartenenza può affermare che quell'ASL, Taranto 1, sia stata improvvisamente e stranamente colpita da un fulmine a ciel sereno. Infatti, la direzione generale dell'ASL di Taranto è da tempo nell'occhio del ciclone per le durissime e motivate critiche mosse da esponenti politici del centrodestra e, non pochi, del centrosinistra.
Decine e decine di interrogazioni di consiglieri regionali pugliesi denunciano, da tempo, le gravissime carenze e le pesanti anomalie anche comportamentali; Pag. 23anche io ed altri colleghi di questo ramo del Parlamento abbiamo presentato alcune interrogazioni parlamentari in merito, ma non hanno mai avuto alcun riscontro.
Una mia interrogazione, ad esempio, è ancora «sospesa» nell'attesa che la Presidenza della Camera ne valuti l'ammissibilità, mentre un'interpellanza urgente, da me presentata il 15 febbraio 2007, con la quale evidenziavo una serie di pesantissime inadempienze ed assurde disfunzioni e chiedevo l'adozione di opportuni provvedimenti in merito, è stata illustrata nel più totale disinteresse del sottosegretario presente quel giorno.
Lo stesso può dirsi dei sindacati, tutti, nessuno escluso, perché, se quelle lamentele fossero state ascoltate anche in parte, forse il provvedimento, tardivamente emanato da Vendola, sarebbe stato anticipato.
Provo disagio e sconforto, come dicevo all'inizio, signor Presidente, non solo perché quella tragedia si è consumata a Castellaneta, città in cui sono nato e risiedo ed alla quale sono comprensibilmente molto legato e che non avrei mai voluto che salisse alla ribalta nazionale ed internazionale per fatti così gravi. Provo disagio e sconforto anche perché lo spettacolo, come affermava poco fa il collega Fitto, offerto in queste ore da esponenti del centrosinistra all'opinione pubblica, sempre più allibita ed indignata, è a dir poco indecoroso.
Aprire e scorrere le pagine di un giornale, oggi, vuol dire essere investiti da un soffione maleodorante che travolge tutte le istituzioni, senza fermarsi di fronte a niente.
Dopo la decisione di Vendola di sospendere dall'incarico il direttore generale della ASL è scoppiata la rissa: autorevoli esponenti dello stesso centrosinistra, invece di preoccuparsi di quanto accaduto e di adottare i dovuti provvedimenti per far tornare nei cittadini la fiducia nei confronti di detto ospedale - attualmente è quasi completamente vuoto, perché nessuno più vi si ricovera, mentre chi vi era ricoverato è scappato via e, forse, per questo motivo lei, signor Ministro, non è voluto venire - si stanno sparando tra di loro, accusandosi a vicenda per le cattive condizioni della sanità pugliese, a loro stesso dire, molto più gravi di quelle lasciate in eredità dalla giunta precedente.
Un esponente di primo piano della maggioranza, il vicepresidente del consiglio regionale, appartenente ai DS, nel suo intervento in aula, nel giorno in cui il presidente Vendola ha deciso di sollevare dall'incarico il direttore generale, non ha risparmiato gravi accuse contro lo stesso Vendola. Tra l'altro, infatti, ha affermato testualmente che la decisione di Vendola era ancora più insufficiente, di fronte al quadro generale della sanità pugliese. E in una sua successiva dichiarazione, resa alla Gazzetta del Mezzogiorno il 13 maggio scorso, quell'esponente del centrosinistra ha affermato che il presidente della regione, come ha compreso la grande maggioranza dei cittadini, ha utilizzato la tragedia di Castellaneta per entrare a gamba tesa nella vicenda elettorale di Taranto, e, non potendo intervenire direttamente a sostegno di una parte del centrosinistra, ha pensato di farlo indirettamente e con furbizia.
Ma le critiche e le accuse non si fermano qui. La tragedia dell'ospedale di Castellaneta, dove ogni giorno viene ormai stabilita la chiusura di nuovi reparti, perché non ritenuti a norma, passa in secondo ordine rispetto alle faide tra i partiti del centrosinistra, in Puglia, per i propri interessi che vanno - come ho poco fa dimostrato - da quelli elettorali del comune di Taranto a quelli dell'occupazione del potere, anche e solo in riferimento alla nomina del commissario dell'ASL.
E in tutto questo, signor Ministro e onorevole Presidente, le istituzioni non fanno una bella figura, specialmente se si illudono di poter liberare la propria coscienza, scaricando ingiustamente ogni colpa sulle persone che risultano indagate. Neanche lei, signor Ministro, fa una bella figura, lei che avrebbe potuto in questa vicenda agire in maniera più incisiva e determinante, sia pretendendo di fare piena luce nella individuazione delle responsabilità più gravi, quelle morali, Pag. 24quelle dei politici, per intenderci, che hanno manovrato dietro le quinte, mettendo fretta, per poter esibire, prima delle elezioni un fiore all'occhiello, come quello dell'UTIC, non curandosi dell'inadeguatezza delle misure di sicurezza, del personale, delle attrezzature necessarie; sia nella scelta del commissario, magari ricorrendo, data la particolare delicatezza della situazione e la litigiosità degli esponenti politici regionali ad una figura di altissimo profilo che non le sarebbe stato difficile scegliere tra i quadri ministeriali. Al riguardo, e concludo, signor Ministro, le consiglierei, di leggere un articolo apparso qualche giorno fa, a firma del direttore del giornale Il quotidiano, che certamente non può essere sospettato di simpatia verso la parte che rappresento. Per mancanza di tempo non le leggo tutto l'articolo, ma faccio riferimento soltanto ad alcuni passi significativi: nella ripartizione regionale degli incarichi alle aziende sanitarie, Vendola concorda due anni fa il via libera ai DS che esprimono...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CARMINE SANTO PATARINO. ... un nome forte, un esponente della sanità, Marco Urago, il cui siluramento viene bocciato come un'intrusione ingiusta e sbagliata dai DS. Si dice addirittura che questo sia stato fatto per avvantaggiare una parte invece che un'altra; si parla - prosegue il giornalista - di bottiglie di champagne stappate dai big che sostengono Stefano, all'annuncio di un tale commissariamento. Per la nomina...

PRESIDENTE. La prego, deve concludere.

CARMINE SANTO PATARINO. Ho finito, Signor Presidente, mi conceda un minuto; si concede anche ai condannati a morte! In questo caso vi sono stati otto condannati a morte!

PRESIDENTE. Lei non lo è però, per sua fortuna e anche nostra.

CARMINE SANTO PATARINO. La prego, Signor Presidente!

PRESIDENTE. Non si può.

CARMINE SANTO PATARINO. Ho finito, ancora solo due righe. È stato dato il via libera ad un nome che non risulterà sgradito alla Margherita e che i DS devono incassare. Si dice anche che questo nome ha trovato l'accordo dei big nazionali, tra cui il Ministro Livia Turco e Rutelli, che ieri era in Puglia. Come vede, signor Ministro...

PRESIDENTE. La prego, deve concludere.

CARMINE SANTO PATARINO. ...secondo il direttore di quel giornale, il ruolo da lei svolto in questa vicenda in Puglia sarebbe non proprio onorevole. Allora, la prego: se ha ragione quel giornalista, non faccia smentite, ma se quel giornalista...

PRESIDENTE. Ma lei deve concludere, non è possibile!

CARMINE SANTO PATARINO. ...secondo lei non dovesse avere ragione, la prego di fare una smentita, diversamente lei sarà coinvolta... (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia).

PRESIDENTE. Il tempo non è a discrezione di colui che interviene. Il tempo è stabilito dal Regolamento. Le faccio notare che ogni prevaricazione rispetto ai tempi assegnati è un arbitrio nei confronti della Camera e di chi ascolta.
Ha chiesto di parlare la deputata Dioguardi. Ne ha facoltà.

DANIELA DIOGUARDI. Signor Presidente, siamo qui per discutere di una questione particolarmente grave. Io ringrazio la Ministra per la completezza della sua relazione e perché credo che dalla sua relazione emergano in maniera chiara responsabilità di ciò che è avvenuto in Puglia. Non credo siano stati aggiunti altri Pag. 25elementi utili da questo punto di vista se non chiacchiere, purtroppo, e parole molto strumentali.
Siamo di fronte ad un problema grave, perché la sanità pubblica è un bene prezioso di tutti noi, di tutti i cittadini e le cittadine italiane. La nostra sanità pubblica, a carattere universalistico, va difesa e tutelata, certamente anche con una forte volontà di miglioramento. Penso che dobbiamo fare in modo - la Ministra sta lavorando in questa direzione -, perché i centri di eccellenza non siano soltanto alcuni, ma tutta la sanità italiana diventi di eccellenza, una vetrina del sistema Italia.
La sanità deve rappresentare ciò e ha tutte le potenzialità per riuscirvi. Sappiamo che non esiste un altro sistema che possa garantire la salute di tutti i cittadini e le cittadine, a prescindere dalla loro collocazione sociale e dal reddito. La sanità è una grande risorsa. Per tale motivo, riteniamo che l'eliminazione del ticket di 10 euro per la diagnostica sia stata una buona scelta, in quanto si trattava di una misura che «spingeva» nella direzione del privato, anche se, ritengo, si sarebbe potuto fare prima, al momento della discussione sulla finanziaria.
Gli episodi di malasanità (alcuni, purtroppo, particolarmente gravi e drammatici come quest'ultimo di Castellaneta), gli errori, le disfunzioni e le inefficienze minano il sistema sanitario nazionale e, per tale motivo, non vanno assolutamente sottovalutati!
Il Parlamento ed il Governo hanno il dovere politico di predisporre tutte le misure, affinché negligenze ed errori così drammatici non si ripetano più. Ha ragione il collega Di Girolamo: esiste una percentuale di errore umano che non sarà possibile eliminare, ma esistono anche negligenze, superficialità ed atteggiamenti irresponsabili che devono essere colpiti con molta forza e determinazione! Dobbiamo fare in modo che i cittadini e le cittadine italiane si rivolgano al servizio pubblico con totale fiducia, sapendo che quando entrano in quella che lei chiama la casa (una delle case) dei cittadini - l'ospedale - avranno la garanzia di una ricerca adeguata e giusta per quanto riguarda la diagnosi, di cure ed interventi efficaci e di non correre alcun rischio in termini di dignità.
Stiamo attenti al riguardo, perché ci troviamo in un momento della vita nazionale particolarmente difficile. Vi è troppa precarietà e troppa insicurezza! Almeno in materia di sanità, dobbiamo ristabilire immediatamente la sicurezza!
Sotto questo punto di vista, ritengo che il Presidente della regione Puglia abbia fatto benissimo a nominare immediatamente una Commissione di indagine che, in tempi rapidissimi (cosa stranissima per l'Italia!), ha presentato una relazione esaustiva, come ricordava anche la ministra, individuando responsabilità precise. Ritengo, altresì, che il Presidente Vendola abbia fatto bene, alla luce di tale responsabilità e sempre in raccordo ed in sintonia con il Ministero della salute, a commissariare la ASL 1 di Taranto: era il minimo che si potesse fare, in quel momento, per ristabilire quel necessario rapporto di fiducia tra la regione, il Governo della regione e la comunità che si vuole governare. Chiaramente, le indagini andranno avanti e avremo modo di saperne di più.
Credo, inoltre, che la Ministra abbia fatto bene a predisporre un disegno di legge (accolto dal Consiglio dei ministri) che avrebbe dovuto regolare soltanto l'attività intramuraria; poi, alla luce di quanto è avvenuto, il suo ambito di applicazione è stato giustamente esteso alla gestione del rischio clinico. Trovo intelligente la scelta di intervenire mediante un disegno di legge: potremo, infatti, discuterne in Parlamento al fine di migliorarlo, se possibile. A mio avviso, la gestione del rischio deve diventare il primo elemento di Governo per tutte le regioni e, pertanto, un disegno di legge che spinga in questa direzione è utilissimo.
Credo, inoltre, che si debba rivedere - abbiamo già avviato una discussione al riguardo - anche la normativa sugli appalti, perché non è possibile che esistano appalti (ad esempio, per quanto riguarda la regione Sicilia) che durano venti o Pag. 26trenta anni. È chiaro come, in un tempo così lungo, diventi difficilissimo individuare responsabilità e seguire un percorso di linearità.
Ritengo, inoltre, che si debba riflettere maggiormente sul lavoro precario nella sanità e sull'esternalizzazione, in quanto si tratta di un campo particolarmente delicato. Occorre, altresì, omogeneizzare il sistema, in quanto non è possibile che, rispetto alla malasanità «a macchia di leopardo», la situazione soprattutto nel Mezzogiorno sia drammatica.
Discuteremo in Commissione il disegno di legge che è stato presentato. Tuttavia, ritengo che occorra fare di più, affinché tutte le regioni si dotino di piani sanitari regionali e per l'accreditamento. Non è possibile che ancora in molte regioni non vi siano questi elementi primari di sicurezza e garanzia! In verità, non credo - lo dico ai colleghi della destra - siano necessarie ulteriori Commissioni. Ne discuteremo in Commissione affari sociali. Tuttavia, ritengo che il modo migliore sia, se vogliamo, quello di pensare ad una Commissione non di inchiesta, ma di indagine, che potrebbe essere utile e che affianchi e supporti il lavoro della Ministra, nell'ottica di combattere la malasanità e, soprattutto, di offrire anche una possibilità di informazione continua alla cittadinanza. Le cittadine ed i cittadini devono anche essere messi in grado di sapere come vanno a finire questi casi di malasanità, in quanto, molto spesso, dopo un primo momento in cui si verifica lo scandalo e la notizia viene diffusa dai mass media, non se ne sa più nulla...

PRESIDENTE. Deputata Dioguardi, la invito a concludere.

DANIELA DIOGUARDI. ...e non si sa se le relative responsabilità siano state individuate e punite.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ronconi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO RONCONI. Signor Presidente, signora Ministro, con rammarico mi sto rendendo conto che, nel corso di questo dibattito, stiamo perdendo un'occasione importante: si parla dei massimi sistemi, come è stato fatto da alcuni colleghi intervenuti prima di me, anziché riflettere insieme sulla questione specifica. Tale questione rappresenta il segno evidente di una gestione e «malaorganizzazione» del sistema sanitario nazionale con responsabilità diffuse, comprese quelle politiche.
Un collega che mi ha preceduto, rappresentante dei DS, ha affermato che anche in questa vicenda si sono verificati dei dati positivi tra i quali, non ultima, la sostituzione del direttore generale dell'ASL. Non è così! In questa vicenda sono presenti soltanto molte cose sconvolgenti, estremamente gravi, insolute e che vanno assolutamente chiarite. Vi è il segnale di una serie di difficoltà, le quali, sebbene esplose in modo drammatico nell'ospedale di Castellaneta, già si erano verificate in altri ospedali appena inaugurati, i quali hanno subito incidenti di gravità analoga, con conseguenze fortunatamente meno gravi in quanto avvenute in ore della giornata meno incidenti sull'attività lavorativa del presidio ospedaliero. Si tratta, purtroppo, di un evento in un certo senso annunciato, rispetto al quale tutti i politici devono farsi carico delle loro specifiche responsabilità.
In merito all'avvenimento specifico, in base a quanto affermato dal Ministro, credo che, sul versante delle indagini, ancora adesso vi sia incertezza sulle cause e sulle modalità. Ho la sensazione, inoltre, che stia iniziando il classico «palleggiamento» di responsabilità: il Ministro chiama in causa la regione; la regione il Presidente e l'assessore regionale; l'assessore regionale commissaria l'ASL; l'amministratore dell'ASL addossa la responsabilità principale al direttore sanitario e, infine, quest'ultimo individua alcune responsabilità negli operatori sanitari.
Mi pare sia la strada per lasciare, ancora una volta, insoluta la ricerca delle vere responsabilità su un episodio davvero drammatico.Pag. 27
Peraltro leggiamo dalle agenzie, dai giornali e dai quotidiani locali notizie inquietanti. Prima di me l'onorevole Fitto faceva riferimento all'amministratore di quella ASL che prima di andarsene - a seguito del commissariamento, non per una promozione - ha firmato e ha dato seguito a quattrocento delibere. Chiedo, pertanto, dall'aula di Montecitorio, che la magistratura indaghi sul contenuto di tali delibere perché è evidente che si tratta di una questione grave e assolutamente anomala sulla quale ci saremmo aspettati una risposta chiara, una delucidazione da parte del ministro.
Uno degli episodi gravi, delle notizie inquietanti è proprio l'apertura del reparto in cui è avvenuta la tragedia senza una pianta organica sufficiente. Chi lavora o ha lavorato in ospedale sa bene che non si può scherzare con le piante organiche in quei reparti in cui le emergenze e il trattamento sanitario sono di particolare delicatezza! Il reparto oggetto dell'informativa è stato inaugurato, invece, con una pianta organica carente. Nello stesso ospedale è stato chiuso anche il reparto di gastroscopia per guasti al sistema di aerazione, quindi, signora ministro, la vicenda è molto più grave di quanto lei ha voluto rappresentare.
Da qualche tempo riscontriamo che troppo spesso gli ospedali o i reparti ospedalieri vengono inaugurati in concomitanza di eventi elettorali. Si tratta di un'altra grave distorsione che provoca comportamenti che possono causare, a loro volta, gravissimi inconvenienti, proprio come è avvenuto a Castellaneta.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 13,15).

MAURIZIO RONCONI. Ci troviamo di fronte a lavori effettuati perché il reparto deve essere inaugurato in concomitanza dell'evento politico. Ci troviamo di fronte a collaudi - l'ha detto lei - ripetuti da più soggetti, molto spesso anche non addetti a tale mansione; abbiamo a che fare con documenti di certificazione assolutamente carenti.
Ci troviamo di fronte, in definitiva, signora ministro, ad un rischio tecnologico ancora non regolamentato e che il suo Ministero, non l'assessore regionale alla sanità, deve provvedere a disciplinare.
Abbiamo a che fare con responsabilità a più livelli; non possiamo chiamare in causa oggi l'ultimo operatore sanitario e non assumerci in prima persona le nostre responsabilità politiche perché poi quando si tratta di inaugurare, di tagliare il nastro dell'ospedale o del reparto, il politico, il Ministro, l'assessore o il sindaco di turno sono sempre in prima fila. Non dobbiamo esimerci dal compiere la nostra parte di doveri perché è evidente che non possiamo assolutamente chiamarci fuori.
Concludo dicendo che concordo con la richiesta di istituire una Commissione di inchiesta sul sistema sanitario. Ne esiste già una analoga al Senato e non vedo perché i deputati non debbano poter usufruire degli stessi strumenti di indagine, che pure hanno a disposizione.

PRESIDENTE. Deputato Ronconi, concluda.

MAURIZIO RONCONI. Concludo, signor Presidente. È evidente, signora ministro, che la nostra sanità è malata, soprattutto per quanto riguarda l'organizzazione. Molto spesso, infatti, essa è delegata ad assessori incapaci che hanno come obiettivo primario quello di una gestione clientelare.
Per tale motivo, a maggior ragione, chiediamo l'istituzione di una Commissione d'inchiesta [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Astore. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE ASTORE. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi...

PRESIDENTE. Mi scusi, ma ho sbagliato. Vi è un ordine da rispettare per gli Pag. 28interventi, che si è stabilito avvenissero in ordine decrescente secondo la consistenza numerica dei gruppi.
Ha chiesto di parlare il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, sarei stato onorato di lasciargli il posto, ma bisogna seguire l'iter stabilito.
Signor Presidente, signora Ministro, la recente morte di otto persone, dovuta a uno scambio tra i tubi di protossido di azoto e di ossigeno, verificatosi nel nuovissimo ospedale di Castellaneta, in provincia di Taranto, porta ancora una volta all'attenzione dell'opinione pubblica un caso di malasanità ai limiti dell'incredibile. La malasanità, come è noto, non è un fenomeno di oggi, ma ha caratterizzato le sorti del nostro servizio sanitario nazionale fin dalla sua istituzione.
A livello statistico, tuttavia, non si può negare che questa legislatura ci ha costretto ad affrontare un numero di casi di malasanità sicuramente superiore alla media: la morte di due settantenni piemontesi, a pochi metri dall'ospedale, per il mancato intervento dei medici di pronto soccorso al di fuori delle mura ospedaliere; il triste caso dei trapianti di organi appartenenti a una donatrice sieropositiva, avvenuti nel mese di marzo, presso un ospedale in provincia di Firenze; la vicenda del feto rimasto vivo e poi drammaticamente morto dopo l'aborto terapeutico praticato per sospetta malformazione, sempre presso un ospedale in provincia di Firenze; il caso di Federica, la sedicenne finita in coma e poi morta a causa di un blackout intervenuto durante un'appendicectomia, praticata presso l'ospedale di Vibo Valentia.
Tutti questi non sono che alcuni dei numerosissimi casi di malasanità che dall'inizio della legislatura ad oggi siamo stati costretti a leggere sulle pagine dei giornali. Ovviamente, un interrogativo sorge spontaneo: a cosa sono dovuti tali errori? E soprattutto, perché dal maggio dello scorso anno ad oggi l'incidenza di tali fenomeni sembra improvvisamente aumentata? Cosa ha fatto il ministro Turco per fornire risposte concrete ai cittadini? Niente, se quanto ha affermato precedentemente è la sua risposta, essendo una risposta tecnica, da manuale.
Purtroppo, è triste da ammettere dal momento che il problema incide sulla vita dei nostri concittadini, il reiterarsi di questi episodi è fortemente condizionato dall'attuale sistema gestionale organizzativo della sanità, che dietro le vesti di un falso federalismo di facciata nasconde, in realtà, un assistenzialismo da parte di un centralismo di fondo della peggiore tradizione. Alle regioni è attribuito, nominalmente, il governo delle aziende e delle altre strutture sanitarie, ma di fatto il riparto della responsabilità tra i diversi livelli di governo rimane ancora troppo poco chiaro, soprattutto se, come si sta verificando in questi giorni quando si tratta di ripianare i disavanzi sanitari, non viene fatta valere la responsabilità della regione, bensì è lo Stato ad intervenire.
Come nel caso dei disavanzi di gestione, anche in relazione ai casi di malasanità l'adozione di sistemi di gestione del rischio e di riparto della responsabilità più semplici e lineari sembra ostacolata dal tentativo latente, perpetrato dall'amministrazione in carica, sia a livello nazionale, sia nella maggioranza delle regioni, di sovrapporre e duplicare gli interventi, quasi nella convinzione che grazie a questa sovrapproduzione di indagini e di inchieste si possa, temporaneamente, coprire le vere cause del problema.
Così si è verificato nel caso di Castellaneta: intervengono l'assessore alla sanità Tedesco e il presidente della regione Vendola, che richiedono al direttore dell'ASL tutta la documentazione amministrativa relativa all'attività di collaudo e verifica degli impianti; interviene l'autorità giudiziaria, prontamente investita della questione; interviene la commissione amministrativa attivata dalla regione, per la quale viene richiesto l'affiancamento anche di alcuni tecnici ministeriali; intervengono i NAS, sollecitati a verificare l'accaduto dalla stessa amministrazione regionale; interviene, infine, anche il Ministro della salute, che ha commissionato alla Direzione Pag. 29generale dei farmaci e dei dispositivi medici del Ministero ed ai tecnici dell'Istituto superiore di sanità alcune ispezioni straordinarie.
Questo caotico sovrapporsi di interventi, essenzialmente adottato sulla scorta dell'onda emotiva del momento, non rischia forse di ostacolare la tempestività e la linearità dell'azione di accertamento dell'accaduto e la rilevazione delle responsabilità ad esso connesse? È così erroneo ritenere che sia stato proprio il disordine operativo, che sta accompagnando le azioni di verifica attivate dai diversi livelli ed organi competenti, ad avere causato, in ultima istanza, l'errore tecnico originario e ad avere impedito che esso venisse in rilievo nella successiva attività di collaudo e verifica?
L'auspicio ricorrente, quando si parla di malasanità, è rivolto all'introduzione di nuovi meccanismi di risk management, interpretati come una sorta di correttivo di sistema atto a fornire una risposta definitiva al problema del legittimo affidamento dei pazienti nei confronti dell'esito favorevole della prestazione medica. Tale visione burocratico-amministrativa del risk management rischia tuttavia di spostare l'attenzione da quello che è, di fatto, il vero nucleo del problema: la consapevolezza che il rapporto fiduciario medico-paziente si traduce, di regola, in un'obbligazione di mezzi, non di risultati. Esso impone infatti di abbandonare il tradizionale approccio incentrato sulla correzione del singolo errore adottando una nuova visione integrata, sistemica e personalistica del rischio tesa ad intraprendere qualsiasi accadimento come frutto dell'interazione dei diversi elementi del sistema o contesto di riferimento e a ribadire contestualmente la centralità del paziente come primo destinatario delle strategie di miglioramento delle qualità dei processi, e quindi la revisione sistematica dei fattori che incidono sullo svolgimento del rapporto fiduciario medico-paziente, integrate dall'analisi dei condizionamenti connessi alle scelte e alle conoscenze del singolo individuo. È necessario partire da tale riflessione nell'introduzione di modelli di risk management in sanità.
In termini istituzionali tale approccio implica l'esigenza di promuovere la cooperazione tra i diversi livelli di governo del sistema, partendo tuttavia da una sincera, chiara e sostenibile operazione di suddivisione dei compiti e delle responsabilità spettanti a ciascun soggetto. In sostanza, servono interventi strutturali di sistema, non già correttivi di facciata finalizzati in chiave demagogica a fornire una risposta politica alle impellenti esigenze emotive dell'opinione pubblica.
In conclusione, sappiamo, ministro, che lei ha in programma una giornata della buona sanità: una giornata dedicata, cioè, a ricordare a tutti noi che il servizio sanitario nazionale è bello, e che molte volte i fatti di malasanità non sono altro che una montatura, o quanto meno un'esagerazione dei giornalisti. Illustre ministro, noi concordiamo con lei nell'intento di ripristinare la perduta fiducia dei cittadini nei confronti del Servizio sanitario nazionale, perché la sanità rappresenta indubbiamente un servizio centrale del nostro Stato sociale; ma ce lo lasci dire, non è con le parole, con le iniziative mediatiche autoreferenziali, con le inchieste paravento, con l'assistenzialismo nei confronti delle regioni inadempienti che si offre ai cittadini una sanità più sicura ed affidabile.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

STEFANO ALLASIA. Piuttosto, è dal vero federalismo che bisogna partire, quello che abbina al decentramento un'assunzione di autonomia e inderogabile responsabilità di bilancio. Le ricordo, se le avesse dimenticate, dopo l'ultimo decreto-legge «salvadebiti», le parole che lei stessa ha scritto nel nuovo Patto per la salute: «Solo attraverso il riconoscimento generalizzato dell'autonomia e l'adozione di una filosofia di massimo rigore nella rivelazione e la condanna delle eventuali responsabilità operative e gestionali relative all'erogazione del servizio è infatti Pag. 30possibile semplificare un sistema attualmente ingessato in troppe procedure, spesso tra loro sovrapposte, forse volutamente, e ancora una volta privo di veri centri di riferimento».

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Astore. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE ASTORE. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, sono esterrefatto dall'andamento del dibattito e soprattutto dalle dichiarazioni di talune forze politiche, che legano questi episodi ad interessi elettoralistici locali, in modo particolare di Taranto. Non conosco le situazioni, ma ho la forza di dire che lei ha fatto bene a non andare a Taranto, perché ciò poteva essere male interpretato. Di fronte alla salute, di fronte a un bene così primario, approviamo in pieno la condotta del ministro.
Ritengo che strumentalizzare le vittime sia un errore grave, da qualunque parte venga. Bisogna esprimere il nostro cordoglio alle famiglie e il Parlamento e il Governo devono vigilare affinché queste morti non si ripetano. Ecco perché apprezzo la severità e la trasparenza con cui il Governo si è mosso, e apprezzo soprattutto la cooperazione fra la regione e il Governo. È facile dire che lei doveva nominare il commissario: non si conoscono le leggi! Poi si reclama l'autonomia, si accusa il Governo di intrufolarsi negli affari, e così via.
Ecco perché, a giudizio dell'Italia dei Valori, la sua relazione è esauriente e completa, anche se essa si è dovuta giocoforza limitare, in parte, a considerazioni tecniche. È certo che la causa della morte dei nostri otto concittadini pugliesi è stata un errore umano: sarà la magistratura ad individuare i reali colpevoli, ma si tratta di un errore incomprensibile e ingiustificabile.
In ogni caso - lo dico soprattutto agli amici del centrodestra - vi è una riflessione importante cui questi fatti debbono spingerci: coloro che entrano nel tunnel della malattia, qualunque siano la loro cultura e la loro protezione sociale, divengono i soggetti più deboli della società. È su di essi che si deve dunque concentrare la nostra riflessione: ecco perché è sbagliato lasciarsi andare a strumentalizzazioni, come ha fatto qualcuno. Credo di poter dire ciò tanto più perché provengo dal Molise, regione confinante con la Puglia, e perché ho svolto le funzioni di assessore, e dunque conosco la sanità pugliese, così come i pugliesi conoscono benissimo la sanità molisana. Non intendo dunque attaccare nessuno, ma intendo impedire che questo evento venga strumentalizzato al fine di attaccare il Governo e la maggioranza.
La debolezza dell'ammalato richiede dunque la tutela dello Stato: ecco perché apprezzo la sua decisione e anche, in questo caso, il suo decisionismo. Sono necessarie forza ed autorevolezza, perché è importante tutelare i deboli rispetto al problema della qualità e dell'appropriatezza, che sono diritti di tutti: si tratta di diritti, infatti, che possono essere garantiti esclusivamente da un governo efficiente della sanità, raggiunto tramite la cooperazione fra Stato e regioni. In questo senso, credo che quella sui livelli essenziali di sicurezza, di cui si parla in questi giorni, sia una battaglia che il Parlamento e il Governo debbono portare avanti.
Questa deve essere dunque un'occasione per riflettere sulla nostra sanità - che certamente è una delle migliori d'Europa - e in particolare sulla sanità del sud, ma vedo che l'onorevole Fitto se ne è andato...
Occorre anche fare autocritica: la sanità, e non solo quella meridionale - lo dico anche ai nostri amici del nord - è diventata ormai il regno del malaffare. Pertanto, signor Ministro, coraggio: vada avanti. Lei cita episodi sconvolgenti, avvenuti anche nella mia regione, che hanno la loro origine nella sanità. Lo sappiamo, e in particolare lo sa chi come me lavora nella Commissione antimafia: la criminalità organizzata si è «organizzata» per introdursi nel governo della sanità. Questo è un problema che interessa tutti; e dunque, tenendo sempre a mente il valore della tutela del cittadino, è importante non fare speculazioni.Pag. 31
Signor Ministro, dobbiamo essere uniti nel lavorare per la moralizzazione di questo settore: al di là delle strumentalizzazioni e dei vantaggi che si possono trarre da questo determinato episodio, è arrivata l'ora che il Governo e il Parlamento incidano fortemente in questo settore, in nome di regole certe e di una moralizzazione che deve assolutamente arrivare. La voragine clientelare di questo settore, signor Ministro, soprattutto in alcune zone del nostro Paese, è spaventosa. È per questo che non mi meraviglio delle cronache anche di questi giorni e delle diverse «parentopoli» - mi spiace che qualcuno si sia assentato - che esistono sul nostro territorio.
Soprattutto però - e lei lo ha detto in un'altra occasione - siamo uniti nel fermare la politicizzazione di questo settore. Lo diciamo anche noi di centrosinistra: siamo colpevoli anche noi, in alcune parti del territorio, del fatto di utilizzare politicamente questo potere al servizio non del cittadino, ma di interessi elettorali e politici. Lo dobbiamo dire perché, se vogliamo davvero cambiare strada, dobbiamo porre fine a tali fenomeni. E credo che si stia lavorando in questo senso, ad esempio attraverso un diverso sistema di nomina dei direttori generali, e altre scelte che so che lei sta compiendo. Occorre debellare la cappa di piombo che in alcune regioni incombe sulla sanità.
Ci criticavano per essere intervenuti in favore del piano di rientro, il quale è a difesa del cittadino e non di chi ha amministrato in questo modo negli ultimi anni.
Ecco il motivo per cui istituire una Commissione parlamentare di inchiesta potrebbe anche andar bene, ma la farei iniziare ad occuparsi della materia a partire dal 2000, per evitare strumentalizzazioni di certi comportamenti diffusi in Italia.
Come lei ha affermato - ed il Governo deve rivendicare tale merito - per la prima volta i fondi europei destinati alle otto regioni meridionali vengono utilizzati dalla sanità, fatto in precedenza mai verificatosi. Come lei ben sa, anche l'accordo di programma con la Puglia (proprio questo volevo dire ai nostri amici pugliesi) è la conseguenza di certe inefficienze, e si conclude solo oggi quando si poteva fare già cinque o sei anni fa, utilizzando il famoso articolo 20 (Applausi del Ministro Turco).
Ricordo, inoltre, la severità con cui trattiamo l'attività intra moenia, senza le furbizie varie di chi è stato cinque anni al Governo e ha continuato a permettere che si lavorasse la mattina per lo Stato e la sera per i privati.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIUSEPPE ASTORE. Per questo motivo, dobbiamo andare avanti tutti insieme, puntando ad ospedali altamente specializzati per evitare tali disfunzioni, ma, soprattutto, indirizzando le nostre attenzioni al territorio. Riteniamo, infatti, che al sud bisogna costruire una sanità migliore, e non pensare - caro collega Fitto - ad improbabili rivincite elettorali. Non è questo il modo di ragionare, se si vuole migliorare la sanità pugliese.

PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere.

GIUSEPPE ASTORE. Per quanto riguarda infine - e concludo - l'accusa sollevata da Alleanza Nazionale circa la presenza di faide in Puglia, credo, poiché conosco bene quella regione, che il centrodestra sia maestro nelle divisioni in quel territorio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Poretti. Ne ha facoltà.

DONATELLA PORETTI. Signor Ministro, colleghi, parlare oggi alla Camera dei deputati di fatti inerenti la malasanità non deve essere un esercizio di mera retorica, ma di responsabilità e presa in carico di un problema che esiste nella pratica quotidiana della sanità, nonché nella percezione dei cittadini.Pag. 32
In ospedale si può entrare per una malattia ed uscirne morti, a causa, ad esempio, di un'infezione presa in corsia, o perché qualcosa non ha funzionato.
I dati sulle infezioni ospedaliere ci avrebbero dovuto mettere in guardia da tempo. Essi parlano, infatti, di 700 mila infezioni e 7 mila morti l'anno per quelle contratte in ospedale (un numero maggiore dei decessi sulle strade). Altri dati indicano una mortalità tra 4-5 e 7 mila unità come causa diretta di un qualche evento successo in ospedale, tra 9 e 21 mila unità come concausa.
L'ospedale dovrebbe essere il luogo pulito per antonomasia, ma, in vent'anni, la percentuale di polmoniti, infezioni del tratto urinario, sepsi, infezioni della ferita chirurgica contratte durante il ricovero sono rimaste le stesse, dal 6,8 al 6,7 per cento. A sorpresa, il reparto a maggior prevalenza di infezione è proprio quello che dovrebbe essere il luogo più asettico, la terapia intensiva, con il 34,2 per cento.
Altri dati dell'Istituto superiore della sanità, raccolti nel 2004 da una commissione ad hoc, indicano che in Italia circa 500 mila pazienti su 9 milioni e mezzo di ricoverati l'anno sono affetti da un'infezione contratta in ospedale: una percentuale compresa tra il 5 e il 17 per cento dei pazienti ospedalizzati si ammala ogni anno di un'infezione, e il 3 per cento addirittura ne muore.
A livello parlamentare, è stata proposta - come più volte ricordato in precedenza - una Commissione di inchiesta sui casi di malasanità, primo firmatario il collega Palumbo di Forza Italia. Ma, che si tratti di una Commissione o venga piuttosto ritenuto più agile e adeguato lo strumento di un'indagine affidata alle relative Commissioni, credo che ciò sia comunque utile per capire se e come il legislatore deve intervenire, e in quale direzione.
Castellaneta costituisce il caso che ci ha fornito lo spunto per l'informativa odierna, ma, ad esempio, anche le vicende dell'Azienda ospedaliera di Careggi a Firenze, dove io abito, sono stati nelle prime pagine.
Proprio in questi giorni - e ancora oggi - assistiamo ad un caso esattamente simile e speculare a quello di Castellaneta, verificatosi presso il policlinico Le Scotte, a Siena: stessa dinamica, probabilmente, e, comunque, persone che sono morte.
Sono casi rispetto ai quali comunque anche la giustizia farà il suo corso trovando, mi auguro, e punendo i responsabili. Però, la vicenda di Castellaneta potrà anche esserci utile per capire se, ad esempio, in occasione dei collaudi, che sono anche la fattispecie di cui stiamo discutendo, sia comunque necessario predisporre ulteriori obblighi perché, sebbene la materia della sanità sia tra quelle riservate alla competenza regionale, tuttavia il sistema sanitario è nazionale.
Ben venga, perciò, il disegno di legge appena approvato dal Consiglio dei ministri, che prevede nell'articolato la presenza in ogni ospedale e in ogni ASL di un gruppo di esperti che si occupino della sicurezza e della prevenzione degli errori. Sia benaccetto, finalmente, un sistema con cui si istituisce una sorta di camera di conciliazione, non obbligatoria ma vincolante per le parti, al fine di consentire al cittadino forme più celeri di risarcimento, cioè per facilitare la soluzione stragiudiziale delle vertenze tra medici e pazienti nei casi di danni derivanti da terapie o interventi.
In conclusione, vorrei anche evidenziare come il sistema pubblico non sia necessariamente sinonimo di qualità. Credo che la rivisitazione del sistema sanitario debba fornire lo spunto per fruire del settore privato non solo in base al principio ormai riconosciuto da tutti, ossia il principio di sussidiarietà, ma anche come stimolo per stabilire una concorrenza qualitativa con il sistema pubblico.
A tale proposito, vorrei portare un esempio tratto dall'attualità e che riguarda una questione che dovrebbe stare a cuore a tutti: quella relativa al cordone ombelicale. Fino ad oggi un'ordinanza del precedente Governo aveva relegato la gestione della raccolta e conservazione esclusivamente allo scopo della donazione al sistema delle banche pubbliche. Purtroppo, Pag. 33oggi prendo atto che anche il suo Ministero, Ministro Turco, ha rinnovato questa ordinanza, vietando la possibile istituzione di banche private in Italia e consentendo, altresì, di conservare il cordone ombelicale per uso autologo, cioè per se stessi, ma solo in strutture private e all'estero. Inoltre, nell'ordinanza da poco emanata dal Ministro della salute si auspica che il Parlamento si occupi dell'argomento, fornendo anche indicazioni in merito ad un eventuale provvedimento, cioè consigliandoci che la conservazione autologa dovrà essere fatta contestualmente alla donazione - una sorta di donazione obbligatoria - e comunque prevedendo che tutta la materia sia riservata esclusivamente al sistema pubblico.
Eppure il servizio pubblico finora non ha dato buona prova di sé; infatti, non è possibile né donare in tutti i punti nascita, né in tutti i giorni della settimana e neanche in tutte le regioni italiane. Solo un cordone ogni dieci viene raccolto nelle strutture pubbliche. Inoltre avvengono episodi come quello di Matera, dove 500 cordoni sono stati letteralmente gettati via. Tutto ciò a fronte della conservazione di cellule staminali che da oltre dieci anni stanno dando buona prova di sé nella cura delle malattie del sangue ed in particolare sui bambini, cellule preziose a detta di tutti, ma che oggi finiscono essenzialmente tra i rifiuti biologici della sala parto. Un esempio, anche questo, di malasanità, ma anche di pessime norme di cui siamo complici lasciando la situazione inalterata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cancrini. Ne ha facoltà.

LUIGI CANCRINI. Signor Presidente, vorrei prima di tutto ringraziare la Ministra della salute per la sua relazione. Infatti, essa mi sembra seria e documentata.
Ritengo che la sua presenza in quest'aula dimostri chiaramente che non vi è alcuna minimizzazione del problema, così come è stato sostenuto - mi pare - da un collega dell'UDC. Credo che la Ministra nel ricostruire la vicenda abbia usato una grandissima correttezza in ordine all'attribuzione di eventuali responsabilità. Essa è infatti dovuta, in parte, ad un giusto riserbo nei confronti della magistratura, in parte alle commissioni di inchiesta che stanno operando, alle competenze della regione e così via. Invece, mi sembra che questa correttezza sia completamente venuta meno nelle aspre critiche che sono state esposte successivamente. In particolare, l'intervento dell'onorevole Fitto, a mio avviso, è del tutto fuori luogo.
Infatti, mi chiedo come sia possibile che proprio la persona che governava la Puglia quando questi collaudi sono stati effettuati, adoperi simili toni; potrebbe forse riflettere, perché tutti dobbiamo riflettere, in quanto vi è una complessità tale nelle cose accadute che non si vuole attribuire la responsabilità ad alcuno. Credo veramente che il detto evangelico «chi è senza colpa scagli la prima pietra» dovrebbe essere utilmente utilizzato anche in questa sede.
Non vorrei parlare di questo, ma esporre i problemi di fronte ai quali ci troviamo. Mi sembra che la Ministra abbia individuato alcuni punti che, a mio avviso, necessitano di una riflessione molto attenta.
Innanzitutto, esiste un problema di adeguatezza tra struttura e personale, relativo alla quantità e qualità del personale ed anche all'adeguatezza delle strutture tecnico-amministrative che devono presiedere l'organizzazione di reparti complessi come quello del quale stiamo dibattendo.
Credo che si tratti di qualcosa di molto serio; siamo, infatti, di fronte ad una trasformazione drammatica della medicina. A me è capitato, tre settimane fa, di affrontare, in un reparto di cardiologia e di terapia intensiva, problemi simili a quelli dell'ospedale di Castellaneta. Ho subìto una coronarografia e un'angioplastica e mi sono reso conto che la medicina ha compiuto progressi incredibili rispetto ai miei tempi. È incredibile ciò che è accaduto! Ma a fronte di questo incredibile cambiamento, dal punto di vista degli adeguamenti organizzativi, esiste una sufficiente consapevolezza ed una sufficiente Pag. 34risposta dal punto di vista organizzativo? I miei dubbi, sul punto, sono molto grandi.
Credo che si continui ad utilizzare personale che ha qualifiche, in gran parte, obsolete e che servano specializzazioni forti. Credo, ad esempio, che per il funzionamento dell'unità coronarica, il ruolo degli infermieri professionali sia veramente fondamentale. Ciò che mi colpisce della vicenda di Castellaneta non è tanto il fatto - che rientra nell'imponderabile - del tubo installato male, ma piuttosto che non ci si accorga dal primo paziente che muore. Come si fa ad arrivare al numero di otto? Evidentemente - ha ragione la Ministra, quando dice che non ci si rende conto che è aumentato il numero, in percentuale, dei morti - vi è una sottovalutazione del caso ed un problema relativo alle modalità con le quali si constata la morte ed a cosa accade in tali circostanze. In genere l'infermiere si accorge di qualcosa e chiama un medico: come mai, dunque, queste due persone non si accorgono che è successo qualcosa di strano?
Credo che esista un problema di preparazione e di quantità di personale. Il numero di infermieri che lavora in un certo reparto, il rapporto tra numero di infermieri e numero di pazienti, il livello di qualificazione degli infermieri e dei medici che agiscono sono aspetti fondamentali. Dobbiamo renderci conto che vi è una enorme difficoltà legata all'impiego di nuove tecnologie. Si tratta di isole di eccellenza? No. Si tratta di reparti che vi devono essere su tutto il territorio nazionale, ma i livelli di preparazione non sono adeguati.
Con riferimento alla direzione tecnico-amministrativa, segnalo l'esistenza di un problema serio: la direzione sanitaria ha gli strumenti per verificare l'igiene della camera operatoria (forse, ma non so), ma ne ha anche sul funzionamento di apparecchi così delicati?
Esiste, inoltre, un grande problema di preparazione degli amministratori. Ritengo che l'ufficio tecnico della direzione sanitaria debba essere organizzato in un modo tale da poter far fronte a queste nuove e difficili esigenze. Da questo punto di vista, ritengo sia fondamentale l'idea di approvare norme che prevedano una nuova forma di controllo clinico; ma vorrei che ci rendessimo conto, fino in fondo, che le norme forniscono delle indicazioni, ma che il porle in essere richiede anche livelli organizzativi conseguenti. Credo, pertanto, che la proposta del Governo sia importante e che lo sia, da parte nostra, il riflettere sui possibili livelli dell'attuazione delle norme.
Vi è, infine, un altro problema che è stato già richiamato nei precedenti interventi. Gran parte della discussione che è stata svolta in Assemblea e anche delle insinuazioni e malignità che sono state avanzate (come solitamente avviene in tante altre situazioni da e contro tutti) riguardano il problema - vorrei insistere su questo punto - della nomina direttamente politica del direttore dell'azienda.
Il manager dell'azienda è una persona scelta e controllata dallo stesso politico che governa, essendo pertanto in qualche modo un suo emissario. A mio parere, tutto ciò avvelena l'aria della sanità, perché instaura inevitabilmente un rapporto fra qualunque cosa accada e la gestione politica a livello regionale, facendo così saltare tutte le mediazioni di tipo tecnico.
Il gruppo che rappresento preparerà una proposta di legge in materia - siamo un partito piccolo e non possiamo pretendere altro che portare un'idea -, ma mi auguro che i colleghi della maggioranza, della minoranza e soprattutto del Governo si rendano conto fino in fondo del fatto che il sistema sanitario si salva tutto insieme nel momento in cui lo si allontana dalla gestione diretta dei politici...
Credo di essermi fino ad ora soffermato su un punto molto importante: dobbiamo avere uno «scatto di reni» e salvare il sistema sanitario allontanandolo un po' da questa modalità di gestione.

PRESIDENTE. Deputato Cancrini, concluda.

LUIGI CANCRINI. La nomina del manager - lo ripeto - in capo alla giunta Pag. 35regionale, che poi è il suo unico controllore, è il risultato di un processo complicato; non voglio attribuirne a nessuno la responsabilità, ma dobbiamo cambiarlo.
Ringrazio ancora il Ministro per la sua relazione e speriamo di discutere positivamente di queste problematiche in un prossimo futuro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Balducci. Ne ha facoltà.

PAOLA BALDUCCI. Signor Presidente, innanzitutto vorrei ringraziare l'illustre Ministro per la dettagliata relazione che ha qui illustrato.
In primo luogo, vorrei, a nome del partito dei Verdi, esprimere tutta la mia solidarietà nei confronti delle famiglie delle vittime di Castellaneta. I gravissimi fatti ivi verificatisi, infatti, hanno drammaticamente calamitato l'attenzione dell'opinione pubblica e dei mass media sulle condizioni reali della sanità italiana. Tuttavia, è opportuno ricordare che la nostra sanità non è fatta solo di errori, negligenze ed imperizie, poiché presenta punte di eccellenza riconosciute a livello internazionale, senza dimenticare l'impegno quotidiano, spesso oscuro, di medici, infermieri e degli altri addetti ai lavori. Questa premessa è doverosa e necessaria a spiegare che non siamo qui ad accusare il sistema sanitario nel suo complesso, ma a pretendere - questo sì - una rigorosa inchiesta giudiziaria da parte della magistratura e anche un'accurata e severa indagine amministrativa sulle responsabilità individuali nella dolorosa vicenda di Castellaneta.
Il diritto alla salute è tutelato dall'articolo 32 della Costituzione, lo sappiamo tutti, come un diritto fondamentale dell'individuo. Il collegamento con l'articolo 3 della Carta costituzionale presuppone, tuttavia, l'obbligo, da parte delle istituzioni, di rimuovere tutte quelle disfunzioni che alimentano situazioni di disomogeneità nella qualità del Servizio sanitario sul territorio. Il diritto alla salute, che deve essere uguale per tutti, è un diritto sociale, che implica l'erogazione di servizi fondamentali per la sopravvivenza ed il benessere delle persone. Questo è il punto: per essere un diritto vero, bisogna assicurare l'effettività del servizio su tutto il territorio nazionale, la parità di trattamento di tutti i cittadini e, infine, il rispetto di un adeguato standard qualitativo.
Ciò significa non solo disporre di strutture moderne, ma anche poter contare su un'assistenza adeguata, sull'aggiornamento delle tecniche di cura, sulla pulizia delle corsie e dei reparti, nonché sulla manutenzione attenta e costante dei macchinari. Quando è in gioco la salute bisogna creare e mantenere tutte le condizioni affinché venga assicurata a tutti, lo ripeto, una sanità umana erogata in base a standard uniformi.
Un piccolo inciso. Non voglio entrare nella polemica spicciola, poiché stiamo parlando del diritto alla salute che è un valore fondamentale dei cittadini. Tuttavia, un'osservazione si impone. Ho ricoperto per un anno il ruolo di assessore alla regione Puglia con la giunta Vendola. Forse, sarebbe bene ricordare che proprio il tema della salute fu determinante per la vittoria di Vendola in Puglia, e non si può disconoscere il mutamento di rotta della politica sanitaria regionale pugliese, ispirata piuttosto alla concertazione e alla collaborazione tra ASL ed enti locali, al fine di superare le logiche verticistiche e meramente economicistiche.
Mi dispiace che l'opposizione non sia presente e formulo una domanda retorica: da chi era governata la regione Puglia nei quindici anni precedenti? Era governata dal centrodestra! Era solo un inciso, non voglio entrare, lo ripeto, nelle strumentalizzazioni, ma nei fatti storici.
La nuova giunta di centrosinistra è in carica da solo due anni ha iniziato un lavoro molto complesso e importante per rimuovere ostacoli e per assicurare l'effettività del diritto alle cure mediche di tutti i cittadini. Sono molto contenta di quello che ha detto poc'anzi la Ministra: la regione Puglia con il Ministero della salute ed il Ministero dello sviluppo economico ha siglato un accordo di programma per gli anni 2007-2009 che prevede lo stanziamento Pag. 36di 459 milioni di euro per il diritto alla salute e per migliorare gli standard qualitativi, affinché la regione Puglia e il Sud non siano considerati territori di serie B, ma di serie A. Insisto sempre su questo punto: la salute, come la giustizia, è uguale per tutti, non deve esservi una salute di serie A e una salute di serie B.
La vicenda di Castellaneta - torniamo ai temi più importanti - deve far riflettere coloro che parlano, spesso senza riflettere, di tagli indiscriminati alla sanità pubblica, di abbattimento della spesa, di chiusura delle strutture e di riduzione delle prestazioni, in un Paese nel quale, invece, bisogna ancora lavorare per elevare gli standard qualitativi, anche al fine di mettere il personale sanitario, di cui spesso ci si dimentica, nelle migliori condizioni per operare.
È probabilmente necessario un intervento normativo, diretto ad assicurare l'effettività della sicurezza degli impianti connessi all'espletamento dei servizi medici, ma questo ovviamente non basta. La sanità vive nella quotidianità, e per questo motivo occorre tenere alta l'attenzione su tutti quegli aspetti economici e organizzativi che finiscono per condizionarla. Si tratta di pretendere che le risorse - non sempre sufficienti - impegnate sul versante del diritto alla salute siano utilizzate in modo razionale ed efficiente. Dobbiamo poi impegnarci per far sviluppare ed accrescere sempre più la cultura della responsabilità nella gestione e nei controlli, in modo da debellare definitivamente le cattive abitudini; mi riferisco alla normalità dell'approssimazione, all'ineluttabilità delle leggerezze e alle prassi delle verifiche fatte solo sulla carta.
Ricordiamoci che il diritto alla salute, e mi avvio a concludere, è un diritto sociale fondamentale che appartiene a tutti, ma che tale diritto implica anche il dovere di erogare un servizio funzionante e degno di un Paese civile, in modo che il paziente sia rispettato come valore assoluto e sia posto sempre al centro di tutta l'attività sanitaria come persona, e non diventi mai, invece, tristemente e amaramente vittima, come purtroppo è accaduto.
Il gruppo dei Verdi si impegna e si impegnerà a sostenere tutte le iniziative che verranno adottate da questo Governo per rafforzare la tutela della salute dei cittadini, affinché non esista una salute di seria A e una salute di serie B. La salute, ripeto, come la giustizia, deve essere uguale per tutti (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rocco Pignataro. Ne ha facoltà.

ROCCO PIGNATARO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, voglio anzitutto ringraziarla per la sua sensibilità nell'essere qui oggi e soprattutto per la sua esposizione analitica degli avvenimenti in questione. Purtroppo, ancora una volta siamo chiamati a confrontarci in questa Assemblea sull'ennesima e tragica morte che coinvolge cittadini del nostro Paese. Che siano morti sul lavoro o decessi dovuti a malasanità, il risultato non cambia: ancora una volta registriamo una profonda sconfitta per lo Stato, tanto più profonda se si pensa che, nella vicenda di cui oggi ci ha riferito il Ministro, sono morte ben otto persone, coinvolte, loro malgrado, nell'ultimo caso di cattiva sanità. Si tratta di un episodio, però, che non va strumentalizzato per fini politici. È un episodio tragico e al tempo stesso, a quanto pare, evitabile, solo l'ultimo, in ordine di tempo, di una lunga serie di eventi analoghi che periodicamente, non da oggi né da ieri, scuotono tutti noi e l'opinione pubblica italiana.
Quel che è peggio sono i dati sconcertanti inerenti al sistema sanitario italiano diffusi dalla stampa. «Errori in corsia: ogni anno migliaia di vittime» titolava un noto quotidiano, facendo riferimento, ovviamente, agli ultimi anni.
Colleghi e signor Ministro, migliaia di vittime costituiscono un dato non solo sconcertante e incompatibile con uno Stato democratico come il nostro, ma anche allarmante, e deve far seriamente Pag. 37riflettere il Governo e questo Parlamento, nell'interesse di quei cittadini che ancora credono nelle istituzioni e nella serietà delle stesse.
Signor ministro, mi rivolgo a lei e al Governo con fiducia; è passato un anno da quando questa maggioranza ha vinto le elezioni, tanto è stato fatto e tanto ancora deve essere fatto, ma sulla salute dei cittadini non si transige, sull'efficienza e sulla funzionalità del nostro sistema sanitario nazionale non si deroga. Non dobbiamo rimanere inerti ad aspettare il prossimo tragico errore, il prossimo allarme inascoltato o il prossimo divieto assurdo che produca conseguenze gravissime. Certo, non è compito del Parlamento giudicare e sostituirsi alla magistratura per i fatti accaduti a Castellaneta, ma è compito del Parlamento ascoltare i cittadini e risolvere i problemi del Paese.
Non dobbiamo nascondere la verità: talvolta il nostro sistema sanitario non funziona, talvolta dopo i fiumi di parole spese a deprecare queste vicende nulla si risolve, tutto continua esattamente come prima. Non è più possibile, signor Ministro. Purtroppo siamo arrivati ad un punto - glielo dico anche da medico - in cui le persone che vivono nel nostro Paese hanno paura di entrare in ospedale, hanno timore di affidarsi alle cure di un medico e hanno timore di affrontare un'operazione, anche quelle cosiddette di routine. Sono perfettamente consapevole che ogni operazione reca con sé un livello di rischio, più o meno elevato, dovuto alla complessità dell'operazione ed è per questo, per l'inevitabile fallibilità dell'essere umano, che tutto quanto si inserisce in questo processo deve essere ai massimi livelli di efficienza onde scongiurare, per quanto possibile, disgrazie come quelle di Castellaneta.
Ma non c'è solo questo, signor Ministro. In questo Paese non si muore solo perché non si sopravvive ad un intervento, si muore ancora perché in ambulanza non si trova un posto così come non si trova un posto letto in ospedale, come è successo a Palermo nel novembre 2006. Il mio intervento non vuole essere polemico, perché certamente queste situazioni non sono nate con lei, ma confidiamo in lei perché tendano a diminuire drasticamente. Sono consapevole che c'è tanta buona sanità accanto alla malasanità, e la conosco personalmente, signor Ministro, per essere persona attenta e sensibile alla questione e per essere un ottimo Ministro, ed è per questo che mi rivolgo a lei e al Parlamento per esortare tutti a fare bene e presto.
Gli errori in campo sanitario costano allo Stato 260 milioni di euro all'anno, che potrebbero essere spesi non per riparare i danni prodotti, ma per garantire l'applicazione del precetto della nostra Carta costituzionale, che all'articolo 32 recita: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo». Dunque, un diritto fondamentale.
Si potrebbe, come qualcuno suggerisce, privatizzare la sanità per renderla più efficiente, poiché si sostiene che il problema vero e di fondo del sistema sanitario nazionale sia dovuto principalmente al fatto che, in quanto pubblico, il nostro sistema di cura e di organizzazione medica si sottrae, per definizione, alle logiche della competizione. Si sostiene che quanti gestiscono gli ospedali pubblici o le aziende sanitarie non debbano rispondere ai pazienti, ma a coloro che li hanno collocati in certe posizioni; si sostiene che trattandosi di strutture pubbliche sia chiaro come finiscano sempre e comunque per prevalere legami di amicizia, di appartenenza politica e di scambio di favori; si sostiene che il metodo migliore per evitare il ripetersi di tragedie come quella accaduta in Puglia - la mia regione - consista nel ridare autonomia, responsabilità e libertà di azione a chi opera nel mondo della medicina; e si sostiene che ciò, signor Ministro, possa accadere solo attraverso un processo di privatizzazione e liberalizzazione. Ciò si potrebbe realizzare, ma quale sconfitta sarebbe per il nostro Stato e il nostro Paese se svilissimo lo spirito della Costituzione, se annullassimo l'importanza della salute dei nostri cittadini, trattando il sistema sanitario nazionale come un bene qualunque e non come un diritto fondamentale?Pag. 38
Abbiamo fiducia in lei e nel suo operato, e la affiancheremo nella lotta alla malasanità che ha già intrapreso con i provvedimenti menzionati dai colleghi, così come condividiamo la decisione del presidente della regione Puglia di rimuovere il direttore generale della ASL di Taranto e di istituire una commissione di indagine. Per il gruppo Popolari-Udeur è però importante rafforzare da subito nei cittadini la fiducia, purtroppo vacillante, nel sistema sanitario nazionale e confermare soprattutto l'idea che la Repubblica italiana tutela la salute come un diritto fondamentale dei cittadini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro per la relazione svolta, anche se non è condivisibile. Si tratta infatti di una relazione ragionieristica, che ha riportato i fatti come il Ministro ritiene siano avvenuti, ma, nel dibattito che si è svolto - ammetto di essere in posizione privilegiata, avendo ascoltato molti colleghi intervenuti che hanno fornito dati statistici (4-6 mila morti l'anno, 20-21 mila malattie da ospedale) - ho sentito l'interessante intervento dell'onorevole Cancrini, che diceva: ma dopo il primo morto a Castellaneta, in quel reparto di UTIC nessuno si è accorto che stavano morendo uno dopo l'altro in un così breve lasso di tempo?
Ne abbiamo dovuti contare otto: e quanti sono stati coloro ai quali è stato erogato il gas e che hanno avuto la fortuna di non morire? È possibile che succeda questo nella nostra sanità? Ho sentito declarare motivazioni a sostegno del Ministro o contro il Ministro, da una parte e dall'altra. Il dibattito si è svolto anche perché non si è recato a Castellaneta: non voglio, signor Ministro, che vada a Castellaneta, ma che vada a vedere dove funziona la sanità, negli ospedali dove il primario è tale per meriti scientifici e non perché possiede una tessera di partito in tasca.
Provi ad andare lì, e allora si renderà conto che a Brescia, in alcune cliniche dove ci sono cardiochirurghi famosissimi, a Pisa, dove c'è l'amico Aldo Pinchera, che visita dalle 2 alle 5 di notte migliaia di persone, a Milano all'Humanitas, c'è la vera sanità, e se oggi in XII Commissione discutiamo degli interventi sanitari al sud, la prima proposta che avanzerò in quella sede sarà di mettere a disposizione dei cittadini treni Eurostar per scappare al nord! È il primo importante intervento che può realizzare un parlamentare in Assemblea e in Commissione, perché, stando a quello che succede in quei luoghi, effettivamente è pericoloso ricoverarsi.
Signor Ministro, lei giustamente parlava di area tecnica, ma lo sa che nelle ASL i tecnici (ingegneri, architetti, geometri e altri professionisti) vengono assunti solo per raccomandazione, perché è certificata la loro incapacità di produrre reddito all'esterno? Che vengono collocati lì solamente dai partiti che li sostengono e non hanno nessun tipo di professionalità per intervenire ad impedire che si verifichino questi accadimenti? Mi viene in mente la barzelletta dell'incidente aereo, in cui i nostri giudici hanno dato la colpa alla scimmietta che pilotava, mentre tutti gli altri erano intenti a fare altro. Ma è possibile che nel 2007 nella strutture sanitarie e negli ospedali i reparti vengano chiusi perché non sono a norma e non danno un minimo di sicurezza, e dopo aver speso soldi pubblici li dobbiamo anche chiudere? Siamo nel 2007! C'è da urlare!
Da quello che hanno detto i miei colleghi, più che parlare di Ministero della sanità o della salute, qui si sta parlando di Ministero e Ministro della malattia e della morte. La malasanità è seconda solo alla malagiustizia, che produce, esponenzialmente, «settanta volte sette» (visto che l'onorevole Cancrini ha citato una massima evangelica, la voglio citare anch'io) in termini di disastri.
In ciò risiede la vera sfida del Parlamento: capire dove sia la criticità, capire perché si spendono, come lei ha detto, tre miliardi di euro in nuovi investimenti - ospedali che poi non apriremo mai - e si spendono sempre tre miliardi di euro per Pag. 39ripianare i deficit che i cattivi amministratori hanno creato in Campania, nel Lazio, nel Molise, in Abruzzo (lei sa perfettamente che è solamente la punta di un iceberg, perché il disavanzo nella sanità è molto più alto).
Queste sono le considerazioni che vanno svolte, insieme ad altre: perché esiste personale sanitario e parasanitario qualificato e poco motivato? Cosa sono tutti questi ECM e questi aggiornamenti che vanno a fare all'estero con la famiglia per divertirsi, per passare del tempo? Bisogna modificare anche l'istituto dell'aggiornamento, la sua obbligatorietà e serietà, e occorre, inoltre, ben pagare il personale sanitario e renderne il numero sufficiente, ma in reparto e non imboscati, perché grazie alle protezioni politiche vi è più personale negli uffici - tanto che bisogna mettere i semafori o fare le rotonde per non ingolfare le scale e gli ascensori - che non nei reparti, per tutelare e sorvegliare il paziente.
Tali considerazioni sono sotto gli occhi di tutti, come vediamo giorno dopo giorno, ci fanno parlare di malasanità e ci portano - come ha affermato il collega che mi ha preceduto - a pagare ogni anno 260 mila milioni di euro di risarcimento per i danni che vengono prodotti nella sanità (quelli conosciuti, perché quelli non conosciuti sono sicuramente, ancora una volta, settanta volte sette, per citare nuovamente la massima evangelica).
Mi avvio alla conclusione, visto che su questo argomento si è detto troppo, evitando voli pindarici. Il rispetto delle normative significa che, quando si scrive che l'apparecchiatura deve essere conforme ai dettami dell'Unione europea e si appone la sigla CE, ciò non vuol dire China exportation, ma che si tratta di un prodotto di qualità europeo. Dobbiamo quindi spingere i produttori e i fornitori di materiale sanitario alla serietà. Non si può dare la colpa alla scimmietta e non si può dire che è stato un accident, perché bisognava accorgersene. Anche quando si va in mare o si eseguono lanci, si ha il paracadute di riserva: chi era lì doveva sapere che poteva succedere qualcosa e ci doveva essere un segnalatore di emergenza, ma ciò non è accaduto. I prodotti CE servono anche a sapere che, quando succede qualcosa, si accende una spia rossa che segnala il fatto che sta per verificarsi un dramma, un pericolo.
Non ho altro da aggiungere, se non che ci dobbiamo rimboccare le maniche per applicare l'articolo 32 della Costituzione. La modifica del Titolo V della Costituzione è stato un grave errore, poiché ha affidato alle regioni, incapaci di gestirla, una materia così importante come quella sanitaria.

PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente del Governo.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15.

La seduta, sospesa alle 14,10, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per le politiche per la famiglia, il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, il Ministro dello sviluppo economico e il Ministro delle infrastrutture.

(Obiettivi della prima Conferenza nazionale della famiglia - n. 3-00883)

PRESIDENTE. L'onorevole Lucà ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00883 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1).

MIMMO LUCÀ. Signor Presidente, il Governo Prodi con la finanziaria del 2007 Pag. 40ha avviato una seria politica per le famiglie con l'incremento degli assegni familiari, della no tax area e delle detrazioni, con particolare riferimento ai redditi medio bassi, con l'introduzione del fondo delle persone non autosufficienti e con il piano per l'incremento dei posti negli asili nido.
Il Governo adesso ha promosso in particolare la prima Conferenza nazionale della famiglia che si terrà a Firenze dal 24 al 26 di maggio: si tratta di un appuntamento importante per l'elaborazione di un piano nazionale per la famiglia. Le chiedo, signor Ministro, quali sono gli obiettivi di questa Conferenza. Ci sono davvero le condizioni per proseguire e investire sia in termini di risorse, sia in termini di misure, per sostenere le famiglie italiane?

PRESIDENTE. Il Ministro per le politiche per la famiglia, Rosy Bindi, ha facoltà di rispondere.

ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Lucà e gli altri firmatari, che ci consentono anche in questa sede di parlare dell'importante appuntamento della prima Conferenza nazionale, che ha come titolo: «Cresce la famiglia, cresce l'Italia». Sarà prestata una particolare attenzione al modello di crescita del nostro Paese, che non può dimenticare la sfida più importante, che è appunto quella della crescita demografica, e che, soprattutto, non può dimenticare la coesione sociale e l'equità come connotati fondamentali dello sviluppo e della crescita che vogliamo realizzare nel nostro Paese.
La famiglia è da tempo al centro delle preoccupazioni del Governo, come lei prima ha ricordato, ma sappiamo anche che scontiamo un ritardo di molti anni rispetto ad altri Paesi europei e proprio per questo motivo il Governo, anche ascoltando la società italiana, le parti sociali, l'associazionismo e le altre forze politiche, intende davvero realizzare finalmente una politica che abbia la caratteristica dell'organicità e della sistematicità. Tutto ciò intende farlo, come è previsto nella finanziaria, attraverso l'elaborazione di un vero e proprio piano di azione, che verrà coordinato dal Ministro per le politiche per la famiglia e che dovrà interessare tutte le amministrazioni, nonché le regioni, gli enti locali e tutto il Paese, perché occorre per la famiglia una grande alleanza anche con le parti sociali e le categorie produttive.
La Conferenza nazionale sarà un grande momento di confronto pluralista e aperto, nel quale si incontreranno istituzioni, ricercatori, professionisti, associazionismo e parti sociali per individuare le priorità di una politica per la famiglia che sappia accogliere la sfida della denatalità e dell'invecchiamento della popolazione, individuando risorse per i giovani e per le giovani generazioni che vogliono mettere su famiglia e che spesso non posso farlo a causa della mancanza di un lavoro sicuro, di una rete di servizi e soprattutto della casa. Si cercherà di rispondere, come già si è cominciato a fare con la legge finanziaria, alle esigenze economiche e sociali delle famiglie con figli - perché nel nostro Paese registriamo anche una forte povertà minorile - e si individueranno risorse aggiuntive, detrazioni fiscali, assegni familiari, nonché una forte rete di servizi, soprattutto per l'infanzia, ma anche per la famiglie che hanno problemi di stabilità (basti pensare all'aumento delle separazioni, soprattutto nei primi anni di matrimonio).
Spesso le famiglie sono lasciate sole, anche di fronte alla grande sfida della non autosufficienza e la Conferenza nazionale costituirà anche un momento per discutere di questa grande attesa da parte di tutte le parti sociali. Si tratta di un appuntamento al quale tutti sono invitati, perché tutti possano parlare e insieme possiamo scegliere.

PRESIDENTE. L'onorevole Lucà ha facoltà di replicare.

MIMMO LUCÀ. Signor Presidente, mi dichiaro soddisfatto per le considerazioni che il Ministro Bindi ha qui svolto, che dimostrano quanto il Governo consideri importante e fondamentale il ruolo della Pag. 41famiglia, non solo con riferimento alla costituzione, ma anche alla condizione reale e concreta delle famiglie in Italia , e quanto la famiglia sia importante per il benessere delle persone e delle nostre comunità e per la solidarietà tra le diverse generazioni: bisogna, pertanto, sostenere e promuovere la famiglia.
L'indagine conoscitiva che la Commissione affari sociali, da me presieduta, ha concluso proprio questa settimana, segnala che le famiglie (soprattutto quelle con figli) sono investite da difficoltà molto serie, soprattutto per quanto riguarda i costi sostenuti per crescere i figli.
Dall'indagine è emerso, altresì, che i giovani in Italia non riescono a metter su famiglia molto più di quanto capiti in Europa, per le difficoltà di trovare un lavoro stabile e una casa e per quelle relative alla rete dei servizi, in particolare per quanto riguarda la prima infanzia.
Concordo, allora, con il ministro sul fatto che occorrano ulteriori investimenti. C'è bisogno proprio di un'assunzione di responsabilità forte da parte della politica, sia del Governo, sia del Parlamento, per sostenere la famiglia, soprattutto quella con figli, la maternità e la paternità e i giovani che vogliono creare nuove famiglie.
A tal fine, credo che, anche dal punto di vista della spesa sociale, sia importante darsi un obiettivo: elevare tale spesa durante l'attuale legislatura almeno fino alla misura europea, poiché sappiamo che in Italia tradizionalmente si spende meno di quanto avvenga nel resto d'Europa.
Pongo, altresì, il problema - concludo, signor Presidente - di un fisco più attento alle famiglie numerose, di un ulteriore incremento degli assegni per i figli e di un forte investimento sui servizi per la prima infanzia.

(Iniziative per destinare le maggiori entrate tributarie a politiche di sostegno per la famiglia - n. 3-00884)

PRESIDENTE. L'onorevole Adenti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fabris n. 3-00884 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2), di cui è cofirmatario.

FRANCESCO ADENTI. Signor Presidente, Ministro Bindi, come lei ha giustamente sottolineato lo scorso 31 gennaio, l'Italia non si è ancora dotata di un organico piano per la famiglia. Non si hanno ancora compiute risposte in particolare sui temi del lavoro delle donne e della conciliazione dei tempi di lavoro, su una diversa normativa dei congedi parentali, sulle politiche fiscali che superino le attuali iniquità (che colpiscono soprattutto le famiglie monoreddito e le famiglie numerose), nonché sugli aiuti adeguati per le giovani coppie e, soprattutto, su un piano per la casa di cui c'è urgente bisogno: misure richieste anche da coloro che hanno partecipato alla magnifica ed indimenticabile manifestazione del Family day.
In questa legislatura si sono presentate due grandi opportunità: la prima è stata l'istituzione del Ministero per le politiche per la famiglia, la seconda è rappresentata dalla realizzazione di un significativo extra-gettito derivante dalla crescita delle entrate tributarie della pubblica amministrazione nel 2006. Come ha dichiarato il Ministro Damiano, circa il 25 per cento di tale extra-gettito dovrà essere destinato allo stato sociale...

PRESIDENTE. Deve concludere.

FRANCESCO ADENTI. Pertanto - concludo, signor Presidente - chiediamo al Ministro Bindi se e quanta parte di tale extra-gettito il Governo intenda destinare al perseguimento di politiche a sostegno sociale, economico e finanziario delle famiglie, nel quadro di una diminuzione complessiva della pressione fiscale attraverso la soppressione dell'ICI sulla prima casa e l'introduzione del quoziente familiare.

PRESIDENTE. Il Ministro per le politiche per la famiglia, Rosy Bindi, ha facoltà di rispondere.

Pag. 42

ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. Signor Presidente, come gli onorevoli firmatari ben sanno, l'extra-gettito è una grande occasione per il nostro Paese e intendiamo anzitutto destinarlo a politiche di rigore e a politiche che dovranno consolidare la crescita del Paese stesso. Come più volte il Presidente del Consiglio ha affermato e come la sottoscritta ed altri ministri (che sono qui presenti) hanno richiesto, una parte dell'extra-gettito dovrà essere destinata alle famiglie italiane, che forse hanno pagato il prezzo più alto in questi anni difficili, che per fortuna, dopo un anno di Governo di centrosinistra, ci stiamo lasciando alle spalle.
Le richieste avanzate dal mio Ministero sono orientate soprattutto verso tre obiettivi.
Il primo obiettivo è continuare la politica iniziata con la legge finanziaria che ha previsto detrazioni ed assegni familiari in base al reddito delle famiglie ma anche in base al numero dei figli. Riteniamo che questa politica debba essere continuata, debba essere resa universale a partire dagli indigenti, cominciando dal rafforzamento delle possibilità in base ai figli e al reddito delle famiglie.
Altresì va completata, come abbiamo iniziato a fare con la legge finanziaria, la rete dei servizi per l'infanzia. Un piano straordinario per gli asili nido potrà essere sicuramente la prima grande occasione per rispondere anche alla necessità di conciliare la vita della famiglia con la vita del lavoro: si tratta di servizi per l'infanzia, per i bambini, che sono anche una straordinaria occasione per i genitori.
La terza richiesta è nella direzione di una politica per la casa, sapendo quanto la casa sia oggi importante per la vita delle famiglie. Certamente, essa dovrà riguardare chi è proprietario di casa, ma soprattutto chi è in affitto. Anche qui dovremmo tener conto naturalmente delle possibilità e della composizione della famiglia, in base al numero dei componenti, ma anche in base alla condizione. Per questo motivo, giustamente, il Presidente del Consiglio ha seguito il lavoro che proprio oggi abbiamo concluso con il Ministro Di Pietro e altri Ministri nell'individuare le linee generali per un futuro «piano casa» per il nostro Paese che affronti definitivamente questa urgenza.
Riteniamo, altresì, che le altre due priorità indicate - quella di un aiuto agli anziani con reddito basso e quella, finalmente, del finanziamento degli ammortizzatori sociali per i lavoratori precari - siano due misure che vanno a favore della famiglia. Infatti, oggi il motivo per cui i giovani non mettono su famiglia è che hanno un lavoro precario e non sono riconosciuti alcuni diritti fondamentali, primo fra tutti quello della tutela della maternità. A ciò si aggiungono tutti gli interventi che abbiamo inserito nella legge finanziaria.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. Molte famiglie oggi sono nuclei di anziani poveri e non possiamo dimenticare questa emergenza.
Sul quoziente familiare, al quale lei prima accennava - chiedo scusa al Presidente - vorrei ora ricordare che vogliamo tutti un fisco amico, ma ai nomi giusti spesso non corrispondono strumenti altrettanto giusti ed equi. Rischia di essere una misura che costa 15 miliardi di euro, che va a favore del 30 per cento dei contribuenti più ricchi, che scoraggia il lavoro femminile...

PRESIDENTE. La prego di concludere, signor Ministro.

ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. ...che si inserisce in maniera iniqua nella struttura economica e sociale del nostro Paese. Se ne discuta in Parlamento con i calcoli alla mano e confrontando laicamente gli strumenti.

PRESIDENTE. L'onorevole Adenti ha facoltà di replicare.

FRANCESCO ADENTI. Ministro Bindi, condividiamo nel complesso la sua impoPag. 43stazione, anche se la invitiamo a tenere in considerazione le nostre due proposte, in particolare la soppressione dell'ICI sulla prima casa e l'introduzione, come ho detto, del quoziente familiare, però disciplinato in modo selettivo.
Non si tratta, infatti, di fare demagogia, ma di intraprendere azioni finalmente concrete, destinando adeguate risorse a circa 23 milioni di nuclei familiari per dare piena attuazione agli articoli 29, 30 e 31 della Costituzione. Ecco perché ci auguriamo che lei conduca una battaglia per ottenere questo 25 per cento dell'extra gettito che in primis deve andare a sostegno delle famiglie che si trovano in situazioni di povertà, che faticano ad arrivare alla fine del mese, che decidono di non avere figli perché non ne sopporterebbero il peso economico.
Sono certo che l'importante conferenza di Firenze, iniziativa che lei ha voluto intraprendere e che noi Popolari-Udeur valutiamo positivamente, possa essere l'occasione per discutere di questi problemi concreti e anche per rivalutare il ruolo della famiglia come baluardo che contrasti vecchie e nuove povertà e riduca fenomeni di disgregazione sociale.

(Problemi occupazionali presso la Carrozzerie Bertone di Grugliasco (Torino) - n. 3-00885)

PRESIDENTE. L'onorevole Pagliarini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00885 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3).

GIANNI PAGLIARINI. Signor Presidente, signor Ministro questa interrogazione riprende quella presentata in quest'aula il 14 febbraio scorso e si riferisce alla vicenda dei 1.500 dipendenti della Carrozzerie Bertone di Grugliasco, in provincia di Torino, che sono attualmente in cassa integrazione.
In tale occasione, il Governo si era impegnato ad individuare soluzioni utili alla ripresa delle attività produttive dell'azienda e ricordo che comunicò che FIAT Auto aveva commissionato alla Bertone la produzione di un nuovo modello di auto. Sono passati due mesi da allora e non mi risultano atti concreti. Al contrario, sono a conoscenza del disimpegno di FIAT Auto e della presentazione di un piano industriale da parte della Bertone, in grado, a malapena, di garantire l'impiego di 300 lavoratori.
Per queste ragioni ho ripresentato l'interrogazione: per chiedere al Governo, da un lato, di verificare i motivi del disimpegno di FIAT e, dall'altro lato, di assumere un ruolo centrale di coordinamento tra tutti i soggetti interessati, finalizzato alla ripresa dell'attività produttiva e in grado di garantire il reintegro di tutti i lavoratori.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano, ha facoltà di rispondere.

CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Signor Presidente, con riferimento a quanto richiesto dall'onorevole Pagliarini in ordine alla situazione della Carrozzerie Bertone di Grugliasco, in provincia di Torino, illustro quanto comunicato dall'assessorato al lavoro della regione Piemonte, dal Ministero dello sviluppo economico (che ha seguito la vicenda aziendale nelle sue diverse fasi) e dai competenti uffici del Ministero del lavoro e della previdenza sociale.
Il gruppo Bertone, come evidenziato dall'onorevole Pagliarini, è un'azienda di notevole rilievo, che si può ben iscrivere tra quelle storiche del Paese, in quanto nata ai primi del novecento e affermatasi in tutto il mondo per i prodotti automobilistici creati. Attualmente, come è noto, la società in questione, che occupa circa millecinquecento dipendenti, sta affrontando una difficile crisi. Vorrei sottolineare, in proposito, come comunicato all'assessorato al lavoro della regione Piemonte, che l'azienda, in tutti gli incontri in sede istituzionale, si è limitata a delineare solo verbalmente le linee programmatiche di un piano industriale.Pag. 44
Gli stessi uffici hanno comunicato, inoltre, che recentemente i vertici aziendali hanno nominato un nuovo direttore generale con pieni poteri, rispetto alla costruzione di un piano industriale, teso alla prosecuzione delle attività aziendali, con l'inserimento di nuovi prodotti industriali oltre alle lavorazioni tradizionali.
In attesa della predisposizione definitiva del piano industriale e al fine di intervenire sull'attuale grave situazione occupazionale, il Ministero che rappresento ha messo a disposizione dei lavoratori della Bertone, la cassa integrazione guadagni straordinaria (CIGS), in deroga alla normativa vigente, ai sensi dell'articolo 1, comma 1190 , della legge finanziaria per il 2007, anche in considerazione della scadenza - nel prossimo mese di luglio - della cassa integrazione speciale per crisi aziendale, non prorogabile.
Le parti saranno, quindi, convocate presso il Ministero del lavoro e della previdenza sociale per la formalizzazione dell'accordo governativo, come richiesto dalla medesima legge. La regione Piemonte ha già convocato le parti per la giornata odierna, al fine di analizzare la situazione aziendale e sottoscrivere, come previsto dalla citata legge, l'intesa in sede istituzionale, propedeutica all'accordo, che sarà siglato presso il Ministero del lavoro e della previdenza sociale. Mi risulta da recenti comunicazioni che l'accordo, in sede locale, dovrebbe essere stato raggiunto.
Il ricorso alla CIGS, in deroga, consentirà all'azienda di definire, nei tempi tecnici necessari, quelle situazioni con altri soggetti industriali, al momento ancora in fase di interlocuzione, fondamentali per la formalizzazione del piano industriale, nel quale, unitamente ad un piano di riorganizzazione, saranno specificate allocazioni, quantità e tempistiche degli investimenti, con le conseguenti ricadute occupazionali.
È evidente che tale soluzione, oltre a fornire un congruo margine temporale per l'eventuale messa a punto, da parte della società, di un piano di rilancio, potrà garantire ai lavoratori interessati il necessario sostegno al reddito...

PRESIDENTE. Ministro...

CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Concludo, Presidente. Essa potrà consentire al Governo l'apertura di un tavolo di confronto tra le parti interessate, volto all'individuazione delle problematiche industriali e occupazionali.

PRESIDENTE. L'onorevole Pagliarini ha facoltà di replicare.

GIANNI PAGLIARINI. Signor Presidente, abbiamo voluto riproporre in quest'Assemblea la vicenda della Carrozzerie Bertone, perché questa vertenza è emblematica delle contraddizioni e delle difficoltà del nostro sistema produttivo. Parlare della Carrozzerie Bertone, infatti, significa parlare del destino di millecinquecento lavoratori e delle loro famiglie. Significa parlare di una crisi inserita in un contesto più complesso, perché si tratta una crisi di commesse e non di capacità produttiva. Significa parlare di un marchio storico - come è stato ricordato - di un patrimonio di eccellenza per l'industria automobilistica italiana e per l'immagine del made in Italy nel mondo. Ma significa anche parlare di lavoratrici e lavoratori, che lottano non per avere più ammortizzatori sociali, ma per rivendicare il diritto di poter continuare a lavorare.
Prendo atto della proroga della cassa integrazione, disposta fino al 31 dicembre 2007, che è sicuramente un dato da apprezzare. Tuttavia, signor Ministro, è chiaro che questa non costituisce la soluzione definitiva del problema. Deve essere chiaro che la crisi della Carrozzerie Bertone non è territoriale. Non possiamo abbandonare i lavoratori e le amministrazioni locali, in quanto questa crisi che investe la Carrozzerie Bertone parla a tutto il Paese e, pertanto, il Governo non può limitarsi a prenderne atto o a constatare il disimpegno della FIAT.
Fra l'altro, l'azienda torinese ha ritrovato in questi mesi un nuovo slancio del quale siamo contenti. Tuttavia, non si può nascondere che ciò è avvenuto anche grazie Pag. 45al contributo della collettività, alla quale la FIAT, forse, deve restituire qualcosa, non potendo pretendere soltanto di ricevere.
Pertanto, prendo atto con rammarico che la situazione è ancora complessa, apprezzo gli impegni del Ministro e spero che questa volta non cadano nel vuoto, come avvenuto in precedenza.

(Iniziative per contenere il fenomeno degli infortuni sul lavoro - n. 3-00886)

PRESIDENTE. L'onorevole Pisicchio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00886 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevole Ministro, l'insopportabile sequenza di morti bianche si sviluppa con una alacrità non accettabile. Inoltre, dalla relazione finale della Commissione di inchiesta del Senato nella scorsa legislatura risulta che il 6 per cento degli infortuni mortali si realizza nel primo giorno di lavoro, nella prima settimana sale al 10 per cento, e l'11,4 per cento riguarda l'edilizia.
Da questi dati si evince chiaramente che il fenomeno della regolarizzazione post mortem, per non incorrere nelle sanzioni previste nelle attività di lavoro clandestine, rappresenti una pratica diffusa.
Pertanto, vorrei chiedere all'onorevole Ministro quali urgenti provvedimenti intenda assumere per contenere questo fenomeno drammatico, in attesa dell'emanazione del testo unico.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano, ha facoltà di rispondere.

CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Signor Presidente, onorevole Pisicchio, ancora una volta, purtroppo, mi trovo a dover affrontare, in questa sede, la drammatica tematica degli infortuni sul lavoro.
Vorrei ricordare che il Governo, fin dal suo insediamento, in coerenza ed in attuazione del programma, ha posto al centro della propria azione strategica il tema della lotta al lavoro nero e irregolare e della tutela della salute e sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro. In tale ottica, con il decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, è stato predisposto un primo pacchetto di misure volte a contrastare il lavoro irregolare, al quale spesso si associa il mancato rispetto della normativa sulla sicurezza, in particolare nel settore edile, ove il tasso di infortuni, come noto, è tra i più alti.
Tale provvedimento legislativo, che ha prodotto effetti positivi in termini sia di riduzione degli infortuni sul lavoro, sia di regolarizzazione, ha previsto, tra l'altro, la sospensione dei lavori nei quali si riscontri l'impiego di personale non risultante dalle scritture o da altra documentazione obbligatoria, in misura pari o superiore al 20 per cento del totale dei lavoratori regolarmente occupati nel cantiere. A tale proposito, vorrei rendere noto che, nell'arco di sette mesi, i lavori di 999 aziende edili sono stati sospesi.
In secondo luogo, lo stesso provvedimento ha previsto l'obbligo a carico dei datori di lavoro di dare la comunicazione di legge il giorno antecedente a quello di instaurazione dei rapporti di lavoro nel settore edile mediante documentazione avente data certa. Ciò risponde a quanto lei chiede nella sua interrogazione circa il problema della regolarizzazione dell'assunzione post mortem. Le comunico che la circolare del Ministero è già vigente dal 1o gennaio di quest'anno e riguarda l'insieme delle attività produttive.
In terzo luogo, il provvedimento in questione ha prescritto l'introduzione del cartellino obbligatorio per l'immediata identificazione del lavoratore. Anche nella legge finanziaria per l'anno 2007 sono state introdotte norme tese ad incidere sulla sicurezza, legando il rilascio del documento unico di regolarità contributiva, necessario per fruire di tutte le agevolazioni previste dalla normativa in materia di lavoro e legislazione sociale, non solo a Pag. 46profili di natura contributiva, ma anche al rispetto delle norme in materia di tutela delle condizioni di lavoro, che comprende anche la normativa generale e speciale in materia di sicurezza e salute dei lavoratori.
È stata, inoltre, operata una revisione del quadro sanzionatorio in materia di lavoro, legislazione sociale, previdenza e salute sui luoghi di lavoro attraverso la quintuplicazione delle sanzioni previste in materia.
È stato altresì rafforzato il corpo degli ispettori del lavoro del nucleo dei Carabinieri operante presso questo Ministero.
Voglio, infine, ricordare il disegno di legge delega per l'emanazione di un testo unico per il riassetto normativo e la riforma della salute e della sicurezza sul lavoro (finalizzato al riordino e alla semplificazione del complesso impianto normativo in materia) all'esame del Senato.

PRESIDENTE. Grazie, signor Ministro...

CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Proprio in queste ore sono in via di definizione ulteriori misure, quali emendamenti al disegno di legge, destinate ad operare con immediatezza.
Colgo l'occasione, infine, per anticipare in questa sede che l'azione di vigilanza sarà ulteriormente intensificata nei mesi estivi nel settore dell'edilizia, così come saranno avviate campagne informative in materia di sicurezza sul lavoro.

PRESIDENTE. L'onorevole Pisicchio ha facoltà di replicare.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, vorrei ringraziare l'onorevole Ministro, che ha espresso parole convincenti sul percorso intrapreso dal Governo per far fronte a questa «guerra» veramente senza quartiere che, dall'inizio dell'anno alla metà di aprile, ha provocato addirittura 304 mila infortuni, 304 morti bianche e 17.600 nuovi invalidi. Non ci conforta l'essere consapevoli della circostanza che il nostro Paese, con 2,8 decessi ogni 100 mila morti, è sotto la media dell'eurozona.
Credo che il livello di civiltà debba essere misurato con la qualità del lavoro e soprattutto con le condizioni di sicurezza che vengono garantite nei luoghi di lavoro, in una dimensione di coerenza non solo con i principi generali della nostra Costituzione, ma anche con il diritto naturale, ossia con ciò che è iscritto nel codice genetico, nel cuore e nella sensibilità di ogni essere umano.

(Orientamenti del Governo in relazione agli sbarchi di clandestini sulle coste italiane e al fenomeno dell'immigrazione clandestina - n. 3-00887)

PRESIDENTE. L'onorevole Allasia ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-00887 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5), di cui è cofirmatario.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, da notizie rilanciate da agenzie di stampa si apprende che nella giornata di lunedì 14 maggio 2006 è approdato sulle coste di Lampedusa un barcone con 205 clandestini a bordo. L'imbarcazione ha attraversato il canale di Sicilia superando, senza essere avvistato, tutti i controlli della Marina e delle forze dell'ordine.
Per effetto degli ultimi sbarchi, il centro di accoglienza è al collasso, visto che può contenere soltanto 190 persone mentre, sino a questo momento, sono oltre 400 gli extracomunitari arrivati a Lampedusa, nelle sole giornate di domenica e lunedì, nel corso delle quali si sarebbero succeduti ben sette sbarchi.
Nonostante la situazione di allarme determinata dall'entità e dalla frequenza degli sbarchi, il Governo non pare intenzionato a porre un freno al fenomeno, anzi - sulla base delle misure ventilate - si muove in una direzione opposta.
Chiedo, pertanto, quale sia la reale situazione degli sbarchi clandestini sulle coste italiane e quale indirizzo il Governo Pag. 47intenda perseguire per contestare il fenomeno crescente dell'immigrazione clandestina nel nostro Paese.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Vorrei, innanzitutto, ribadire l'impegno del Governo nell'assicurare il rispetto della legalità e della sicurezza di ogni cittadino con fermezza, secondo le leggi, ma senza cedere a nessuna strumentalizzazione di parte.
I dati sulla reale situazione degli sbarchi clandestini sulle coste italiane sono i seguenti. In primo luogo, gli immigrati sbarcati quest'anno sulle coste italiane sono diminuiti rispetto a quelli dello stesso periodo del 2006. Infatti, nel periodo 1o gennaio-14 maggio dello scorso anno sono giunte complessivamente 4.165 persone, tutte in Sicilia e, per la precisione, 4.021 nelle isole di Lampedusa e Linosa. Nello stesso periodo di quest'anno sono sbarcati sulle coste italiane 3.022 immigrati clandestini provenienti dalle coste algerine, dei quali 1.855 a Lampedusa e Linosa, 385 in altre località della Sicilia, 529 in Calabria e, infine, 253 in Sardegna.
Alla diminuzione dei flussi, dunque, si accompagna un secondo dato da considerare: il mutamento dei punti di arrivo. Su questa tendenza influisce in modo positivo la sempre più stretta collaborazione italo-libica nel contrasto all'immigrazione clandestina.
Per quanto riguarda, invece, gli indirizzi che il Governo intende perseguire in questa delicata materia, la strategia che abbiamo impostato si sviluppa lungo tre direttrici di fondo: governare seriamente l'immigrazione regolare, promuovere l'integrazione e scoraggiare l'illegalità. A questa filosofia si ispira il disegno di legge delega approvato il 24 aprile scorso dal Consiglio dei ministri.
Il nostro intervento prende atto degli esiti negativi della cosiddetta legge Bossi-Fini, anche nel contrastare - forse, in primo luogo nel contrastare - l'immigrazione clandestina. Il Governo vuole favorire l'incontro regolare tra la domanda e l'offerta di lavoro straniero (il collegamento tra soggiorno e impiego deve rispondere alle reali esigenze delle nostre imprese e delle nostre famiglie), adeguare la durata del permesso di soggiorno alla realtà del mondo del lavoro, rendendo meno gravosi per l'amministrazione e per l'immigrato i procedimenti di rilascio e rinnovo della documentazione, creare una corsia preferenziale per l'accesso dei lavoratori qualificati, rendere effettivi i rimpatri, superare il sistema dei centri di permanenza temporanea e assistenza con una riforma radicale che assicuri, comunque, sedi e strumenti efficaci per l'assistenza, per il soccorso, e anche per l'identificazione degli immigrati, nonché per il rimpatrio di chi viene espulso.

PRESIDENTE. L'onorevole Allasia ha facoltà di replicare.

STEFANO ALLASIA. Signor Ministro, come torinese porto un'istanza dei lampedusani: dovreste vergognarvi, perché avete così tanta ipocrisia che all'interno di quest'aula non può neanche essere contenuta e dovremmo tenere le porte aperte per farla uscire tutta!
Fino a ieri la maggioranza di centrosinistra diceva che la cosiddetta legge Bossi-Fini costituiva il problema principale per l'immigrazione in Italia. Difatti, per gli eventi che sono accaduti ieri in Piemonte, nel novarese e nell'alessandrino, avete accusato l'attuale legge sull'immigrazione.
Oggi, dite la cosa inversa, cioè che rispetto all'anno scorso gli sbarchi in Italia sono diminuiti. Vi ricordo che la legge vigente è la cosiddetta Bossi-Fini. Voi volete approvare una legge che garantirà «porte aperte» a tutti gli immigrati, perché avete intenzione di annullare completamente l'identità della società italiana. Dovreste essere coerenti e denunciarlo apertamente!
Devo dire una sola cosa sulla questione di Lampedusa: tutti voi ministri dovreste Pag. 48andarvi in visita, non come ministri, ma come civili, come persone normali, ed ascoltare la popolazione, perché la città di Lampedusa è allo sbando, non è assolutamente considerata da questo Governo, è una terra di confine e ha bisogno di interventi ingenti da parte di questo Governo.
Vi ricordo che lo scorso week end l'elettorato di questa città, come quello di tutta la Sicilia, vi ha «bocciato». Bisogna riconoscerlo: i lampedusani hanno visto lungo e vi hanno «bocciato» alle elezioni.

PRESIDENTE. Onorevole Allasia, concluda.

STEFANO ALLASIA. Signor ministro, dovreste andare su quell'isola e confrontarvi con la popolazione, perché non c'è una continuità territoriale, non esistono ospedali, c'è solo un poliambulatorio con enormi problemi, senza infermieri e medici locali. Perciò, vergognatevi di quello che state portando avanti in tutto il territorio italiano (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Iniziative per garantire maggiori controlli sui conducenti di mezzi di trasporto a noleggio e di linea con riguardo all'assunzione di sostanze stupefacenti - n. 3-00888)

PRESIDENTE. L'onorevole Buontempo ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-00888 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6), di cui è cofirmatario.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, in data 9 maggio 2007 si è verificato un grave incidente nel vercellese, che ha coinvolto un pullman privato con a bordo 41 bambini delle scuole elementari: due bambini, come è noto, hanno perso la vita. Vogliamo esprimere tutta la nostra partecipazione alle famiglie, al loro dolore, alla loro disperazione, compresa quella dell'autista, che porterà sulla sua coscienza il peso delle conseguenze della sua inettitudine.
Il caso però è emblematico, perché mostra come una persona che per professione assume la responsabilità della vita di altre, che guida un mezzo pesante, che porta dei bambini in gita possa considerare normale drogarsi, «farsi una canna», assumere stupefacenti, sostanze che alterano le funzioni del cervello e l'equilibrio psicofisico, e di cui non sono noti gli effetti a lungo e medio termine.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, il dolore per i due bimbi deceduti è certamente comune a tutti noi e ribadisco, a nome di tutto il nostro Paese, la partecipazione al cordoglio delle famiglie.
Tuttavia, per noi che abbiamo la responsabilità di governare e di fare le leggi, ciò deve servire da ulteriore impulso per realizzare gli interventi che possono migliorare la prevenzione e la sicurezza nei suoi diversi aspetti. Sull'autista, sulla situazione reale sta indagando la magistratura e non credo sia giusto pronunciarci in questa sede. Sul resto, ribadisco la volontà e l'impegno del Governo in materia di accertamento preventivo e degli accertamenti periodici per escludere lo stato di tossicodipendenza, ai quali devono essere sottoposti i lavoratori destinati a mansioni che comportano rischi per la sicurezza, l'incolumità e la salute dei terzi.
Stiamo dando vita a un confronto, come richiesto dalle regioni, per giungere rapidamente a un'intesa che introduca test periodici e obbligatori per verificare l'eventuale assunzione di sostanze stupefacenti, fra le quali anche l'alcool e i farmaci, che possono compromettere la capacità di guida per i conducenti di servizi pubblici e privati. Tale intesa è necessaria per superare alcuni problemi Pag. 49applicativi emersi nel rapporto tra Stato e regioni, anche sulla base delle competenze attribuite dalla Costituzione. Comunque il Governo garantirà, nel pieno rispetto delle autonomia regionali, la piena incisività delle misure di lotta agli incidenti stradali causati da assunzione di qualsivoglia tipo di droga.
Gli incidenti stradali causano nel nostro Paese troppi morti - in buona parte si tratta di giovani - e invalidità che pesano poi sulla vita delle persone. Da tempo i Ministeri che sono interessati alla sicurezza stradale stanno collaborando per dare vita a misure di intervento efficaci. Tra le iniziative in corso la più importante è l'avvio della riforma del codice della strada, con la presentazione di un disegno di legge di delega già in Parlamento.
Ricorderò anche gli stanziamenti previsti dalla legge finanziaria per il triennio 2007-2009: 159 milioni di euro per il Piano nazionale della sicurezza stradale, 45 per azioni che informino i cittadini sulla sicurezza stradale e per più efficaci controlli sulle strade (dato che senza controlli le leggi non funzionano), 15 milioni per ispezioni e verifiche sul parco auto circolante e potrei ancora ricordare gli incentivi per aiutare a rinnovare le auto in dotazione alle persone.
Il disegno di legge recante «Disposizioni in materia di autotrasporto merci e di circolazione stradale», attualmente in Parlamento e che mi auguro sia rapidamente esaminato e approvato, contiene anche misure per contrastare comportamenti di guida non corretta o in stato di stanchezza. Nel disegno di legge sono previste norme severe per contrastare la guida negli stati di ebbrezza alcolica e per l'assunzione di sostanze proibite. Vi è un'inasprimento delle sanzioni amministrative pecuniarie, arrivando fino, come lei sa, alla revoca della patente di guida o alla confisca del veicolo. Su questo il Governo spera in un confronto positivo anche con l'opposizione ed è intenzionato ad andare avanti.

PRESIDENTE. L'onorevole Buontempo ha facoltà di replicare.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, con tutto il rispetto per la persona del Ministro, la risposta che è stata fornita innanzitutto non tiene in alcun conto la grave lacuna di cui soffriamo: il decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, sugli stupefacenti impedisce di svolgere test antidroga sui lavoratori che svolgono mansioni pericolose per i terzi, come ad esempio i guidatori di autobus. Onorevole Ministro, credo che il Governo debba emanare il decreto attuativo, che si aspetta da 17 anni.
Qual è la morale di questa vicenda? Inasprire le pene è giusto, ma il problema è come prevenire la morte di persone in conseguenza del fatto che l'autista si droga. Qualcuno, a sinistra, ha equiparato la droga al bicchiere di vino o all'alcol. Può accadere che si beva un bicchiere di vino anche durante i pasti e, se si esagera, ci si ubriaca e si diventa pericolosi.
Chi invece assume droga, compie una scelta i cui effetti a medio e lungo termine sul cervello ancora non conosciamo. Vi è dunque un Governo che non emana il decreto attuativo che consentirebbe di effettuare il test per piloti ed autisti; e vi è inoltre un Ministro che afferma di voler aumentare la dose personale di spinelli, laddove assistiamo a casi drammatici quali quello che ho descritto.
L'inasprimento della pena, dunque, è utile; ma il semplice fatto che la multa venga innalzata da 3 mila a 12 mila euro non risolve certo il problema. Chi svolge mansioni tali per cui la vita di altre persone dipende dal suo equilibrio deve poter essere controllato prima di salire su un pullman o su un aereo, o prima di mettergli tra le mani un mezzo pesante, affinché si possa fare la prevenzione. Voi volete cancellare la legge Bossi-Fini, che invece prevede il ritiro della patente.
Al momento, dunque, la sua risposta, oltre il buonsenso di una persona equilibrata, non è la risposta di un Governo che intende combattere la droga ed impedire che si possano verificare tragedie come queste.

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(Iniziative per sostenere la candidatura di Taiwan all'Organizzazione mondiale della sanità - n. 3-00889)

PRESIDENTE. L'onorevole Campa ha facoltà di illustrare l'interrogazione Leone n. 3-00889 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7), di cui è cofirmatario.

CESARE CAMPA. Signor Ministro, ieri, ancora una volta, è stata respinta la richiesta di inserire l'ammissione di Taiwan nell'agenda dei lavori della prossima assemblea annuale dell'Organizzazione mondiale della sanità. Questo argomento ha, secondo noi, un alto valore morale, che precede qualsiasi considerazione politica. Ci chiediamo come sia tollerabile che il diritto umano alla salute, che è alla base dell'esistenza e delle finalità dell'Organizzazione mondiale della sanità, sia precluso ad un'intera comunità di persone - e si tratta, si badi bene, di 23 milioni di cittadini, cioè una popolazione equivalente, nell'Unione Europea, a quella della Romania - e che si precluda tale possibilità per motivazioni strettamente politiche imposte dal Governo di Pechino.
Siamo tutti consapevoli delle ragioni della Realpolitik, ma ci chiediamo per quale motivo non possa essere concesso a Taiwan di entrare nell'Organizzazione mondiale della sanità, almeno come entità sanitaria o come osservatore. Considerando che Taiwan...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

CESARE CAMPA. ... è uno degli snodi aerei e navali più trafficati nel Pacifico ed è zona di transito annuale per oltre un milione di uccelli migratori, e considerando anche che il problema del...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Campa.

CESARE CAMPA. Chiediamo dunque quali iniziative il Governo intenda adottare per intraprendere in ambito comunitario...

PRESIDENTE. Grazie.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, le decisioni relative a Taiwan, assunte unitariamente a livello europeo, hanno una natura eminentemente politica, e non solo tecnica. Del resto, lo ha riconosciuto lei stesso. Esse tengono conto del criterio del riconoscimento dell'esistenza di una sola Cina rappresentata dalla Repubblica popolare cinese.
Da tempo, anche grazie all'azione che l'Italia ha svolto in ambito europeo, tenendo conto delle esigenze rappresentate dalle competenti autorità di Taipei, l'Unione europea ha accolto il principio di una partecipazione significativa di Taiwan alle principali riunioni dell'Organizzazione mondiale della sanità. Il nostro Paese ha ripetutamente proposto soluzioni pragmatiche per garantire l'universalità dell'informazione medico-sanitaria, e tale universalità è per noi un punto fermo. Tuttavia, la recente iniziativa di Taipei di richiedere l'ammissione come membro a pieno titolo ai lavori dell'Organizzazione, e con il nome di Taiwan, non è apparsa né realistica né sostenibile in ambito europeo, in base al principio cui accennavo e al quale l'Italia pienamente si conforma. L'essere membro formale a pieno titolo e persino il semplice status di osservatore di Taipei all'interno di un'organizzazione internazionale costituirebbe infatti il riconoscimento di fatto di una piena soggettività internazionale, non conciliabile con il principio di una sola Cina.
Ciò premesso, resta ferma la convinzione del Governo italiano che le comprensibili e condivisibili motivazioni di ordine medico e sanitario espresse da parte taiwanese possano essere soddisfatte con le forme di partecipazione su base pragmatica che sono state peraltro già adottate nell'ambito dell'Organizzazione mondiale della sanità nel recente passato. Ad esempio, nel 2005 dodici esperti di Pag. 51Taiwan hanno preso parte a sei meeting, e nel 2006 undici esperti hanno partecipato a cinque riunioni organizzate su aspetti specifici dell'Organizzazione mondiale della sanità. Sulla necessità che non si escludano esperti di Taiwan dalle riunioni importanti dell'Organizzazione mondiale della sanità esiste, dunque, un ampio consenso internazionale, e persino da parte cinese non sembra vi siano obiezioni.
L'Italia e l'Unione europea continueranno a incoraggiare forme di partecipazione significativa di Taiwan, che non risultino però in contrasto con quel principio dell'esistenza di una sola Cina, che rappresenta - lo sottolineo - un aspetto costante non solo della politica estera dell'attuale Governo, ma della politica estera del Governo italiano e dell'atteggiamento dell'Unione europea.

PRESIDENTE. L'onorevole Campa ha facoltà di replicare.

CESARE CAMPA. Signor Ministro, non vi è ombra di dubbio che il principio di una sola Cina è stato accettato anche da Taiwan, tant'è che la domanda è stata presentata come Taiwan. Non vi è ombra di dubbio, quindi, che con intelligenza il Governo italiano si è in passato mosso in questa direzione, e deve muoversi ancor più adesso, affinché sia riconosciuta all'entità Taiwan - che, in qualità di entità doganale, è già presente all'interno dell'Organizzazione mondiale del commercio - anche la figura di entità sanitaria o di osservatore. Questo era stato chiesto e questo crediamo sia il primo passo per consentire alla comunità internazionale di essere difesa da rischi di epidemie, che provengono, in maniera particolare, proprio da quei Paesi. Quindi, si tratta di una questione umanitaria nei confronti di 23 milioni di abitanti presenti in quella zona, ma anche degli abitanti del mondo intero.
Ritengo infatti, signor Ministro, che le epidemie non abbiano confini e non si possano fermare con gli schemi della politica o della diplomazia. Credo, altresì, che lo stesso Governo italiano debba tener fede ad una mozione approvata da questa Camera con 353 voti favorevoli il 4 maggio 2004, a favore dell'inserimento di Taiwan almeno come entità sanitaria od osservatore, come peraltro è già accaduto - lo ricordavo in precedenza - per l'ingresso di Taiwan nell'Organizzazione mondiale del commercio.
Non vi è ombra di dubbio che le iniziative del Governo italiano debbano andare in questa direzione. In considerazione della forte e viva presenza politica dell'Italia per quanto riguarda i diritti umani nel Tibet, anche da parte di rappresentanti del suo partito, mi auguro che ci possa essere altrettanta presenza e puntualità pure nei confronti di Taiwan, anche per ciò che rappresenta per la democrazia. Vorrei ricordare che si tratta di un Paese democratico, nel quale si svolgono regolarmente le elezioni, abitato da 23 milioni di persone, e che 15 milioni di transiti aerei e milioni di uccelli migratori possono portare nocumento alla nostra realtà.
Per tutte queste ragioni, dunque, oltre che per motivi di carattere strettamente umanitario e di buonsenso, sarebbe opportuno che ci fosse e continuasse ad esservi questo intervento, non nascondendoci dietro una sola Cina: sappiamo tutti che la Cina è una sola (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

(Tempi di realizzazione dell'interconnessione elettrica tra Austria e Trentino-Alto Adige - n. 3-00890)

PRESIDENTE. L'onorevole Zeller ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00890 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8).

KARL ZELLER. Signor Presidente, siamo di fronte ad una situazione davvero paradossale. Da decenni esistono condutture elettriche ad alta e media tensione, sia dal versante austriaco sia da quello italiano, ma mancano pochissimi metri per collegarle.
Diverse società hanno presentato da anni progetti per realizzare il collegamento, che ridurrebbe il rischio di black-outPag. 52in Italia ed aumenterebbe anche la concorrenza nel settore dell'energia elettrica, per il quale l'Italia e i consumatori italiani stanno pagando prezzi decisamente superiori rispetto all'estero.
Poiché non vi sono obiezioni dal punto di vista tecnico da parte della provincia né rilievi di altro tipo, chiediamo al Ministro per quale motivo i progetti siano ancora fermi e non vengano realizzati.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, ha facoltà di rispondere.

PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. Onorevole Zeller, per rispondere devo puntualizzare qualche aspetto procedurale.
La legge prevede che il Ministero dello sviluppo economico sia competente al rilascio delle autorizzazioni per le reti di interconnessione elettriche con una tensione fra 150 e 380 kilowatt. Per quelli invece con tensione inferiore a 150 kilowatt è prevista la competenza delle regioni.
La fase successiva a queste autorizzazioni riguarda la richiesta dell'esenzione dalla disciplina sull'accesso di terzi alle reti; ciò avviene ai sensi di un regolamento comunitario e questa fase si svolge presso il Ministero dello sviluppo economico. In particolare, per quel che riguarda il collegamento con l'Austria, do notizia che presso il Ministero dello sviluppo economico sono in corso solo due procedimenti autorizzativi per l'interconnessione a 220 kilowatt, che riguardano però la regione Friuli Venezia-Giulia.
Non risulta presentata alcuna istanza di esenzione dalla disciplina di accesso a terzi relativa all'interconnessione con l'Austria. Quindi, per quanto concerne in modo più specifico l'elettrodotto Prati di Vizze-Steinach, risulta che la linea è stata recentemente acquisita da Terna per aumentare le capacità di scambio con l'Austria. La competenza al rilascio dell'autorizzazione alla realizzazione del raccordo della linea esistente con l'impianto di Prati in Val di Vizze, necessario per collegare la rete elettrica italiana a quella austriaca, spetta, ai sensi della nostra legge, alla provincia autonoma di Bolzano.
Successivamente, il Ministero dello sviluppo economico sarà competente per le sole procedure di concessione delle esenzioni dall'accesso a terzi che si attiveranno a conclusione degli iter autorizzativi a livello regionale. Attualmente, anche a seguito di questa interrogazione, siamo impegnati a richiedere i necessari chiarimenti sulle iniziative che sono in corso a proposito della realizzazione di questa interconnessione.

PRESIDENTE. L'onorevole Zeller ha facoltà di replicare.

KARL ZELLER. Sono abbastanza perplesso da questa risposta, perché le notizie che mi erano giunte dagli uffici della provincia autonoma di Bolzano si riferivano a inadempienze da parte del Ministero dello sviluppo economico. Verificherò ulteriormente la questione.
Per il momento mi ritengo insoddisfatto della risposta.

(Tempi per la stipula dell'accordo di programma tra il Ministero dello sviluppo economico e la Cesi ricerca Spa - n. 3-00891)

PRESIDENTE. L'onorevole Rocchi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00891 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9).

AUGUSTO ROCCHI. Signor Presidente, signor Ministro, con questa interrogazione intendiamo sollevare due problemi. Il primo è quello del futuro degli assetti di un grande ente di ricerca, oggi a maggioranza pubblica come proprietà - il 51 per cento del Cesi appartiene all'ENEA - che si dedica alla ricerca nel campo elettro-energetico (si tratta, come tutti sappiamo, di un settore strategico per il paese).
Questa ricerca è finanziata da fondi che sono stati programmati per il 2006-2008 con uno stanziamento di 35 milioni di euro per il 2006, mentre per l'anno 2007 Pag. 53non è stato definito né uno stanziamento, né un accordo di programma di ricerca, sulla base del quale elargire questo finanziamento.
Tale situazione, sebbene il 18 aprile il Ministero con un comunicato abbia ribadito la volontà di risolvere il problema, ha però dei termini di scadenza. Questa società, entro il 21 maggio, data in cui è convocato il consiglio, qualora non vengano definiti sia l'accordo del programma sia l'entità dei finanziamenti ai progetti di ricerca, dovrà essere posta in liquidità. Il quesito che poniamo è chiaro: in primo luogo, se entro il 21 maggio e in quali tempi certi...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

AUGUSTO ROCCHI. ...vi sarà la stipula dell'accordo di programma; in secondo luogo, con quali strumenti normativi e di ruolo strategico dell'azienda si pensa di fornire delle certezze per il futuro.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, ha facoltà di rispondere.

PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, il Ministero attribuisce grande rilevanza all'attività del Cesi, che è uno dei centri di ricerca più avanzati nel settore elettrico. Proprio per consolidarne l'attività abbiamo dato indirizzi all'ENEA, nel luglio 2006, di procedere all'acquisizione del 51 per cento delle quote azionarie e di definire un piano di riposizionamento della società.
Abbiamo previsto un regime di finanziamento che è stato assentito dalla Commissione europea il 20 dicembre 2006 e, a quel punto, abbiamo avviato l'attività di attuazione dei decreti ministeriali per arrivare all'accordo di programma per l'anno 2006-2007. I due decreti che prevedevano l'accordo di programma, emanati - voglio ricordarlo - alla fine della precedente legislatura, sono stati giudicati in queste settimane dagli organi di controllo una base giuridica inadeguata e insufficiente a giustificare la legittimità degli accordi di programma. Il Ministero si impegna a promuovere, nei prossimi giorni, una soluzione in via normativa che sia in grado di legittimare con certezza gli accordi di programma e consenta, quindi, la definizione di impegni per il 2006 e per il 2007.

PRESIDENTE. L'onorevole Rocchi ha facoltà di replicare.

AUGUSTO ROCCHI. Ringrazio il Ministro e ritengo importanti e soddisfacenti le affermazioni fatte. Ribadisco e sottolineo, però, che nella soluzione normativa, che si deve individuare e sulla quale bisogna lavorare, dobbiamo trovare il modo di dare una stabilità strutturale ai progetti di finanziamento dei progetti di ricerca perché, come giustamente affermava il Ministro, un grande ente di ricerca come il Cesi non può versare in una situazione tale per cui ogni anno si trova ad attendere se vi siano l'accordo di programma e il necessario stanziamento.
Si tratta di progetti di ricerca che hanno anche effetti di medio e lungo periodo e dunque è necessaria una certezza strutturale. È, quindi, negli aspetti normativi - e da ciò che il Ministro ha detto ho capito che sono ben presenti anche al Ministero - che bisogna trovare una soluzione. Si deve trattare, però, di una soluzione che non risolva soltanto il problema per l'anno 2006-2007, ma che dia certezza dei tempi per la realizzazione dei progetti di ricerca. Con queste osservazioni mi dichiaro soddisfatto e ringrazio il Ministro per la risposta.

(Iniziative per una Conferenza dei servizi sulla riconversione a carbone della centrale termoelettrica di Torre Valdaliga nord (Civitavecchia) - n. 3-00892)

PRESIDENTE. L'onorevole Trepiccione ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00892 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10).

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GIUSEPPE TREPICCIONE. Signor Ministro, come lei sa, l'Unione europea ha chiesto all'Italia di ridurre le quote di CO2, quindi di gas serra, di ben 14 milioni di tonnellate. La lotta ai cambiamenti climatici deve essere una priorità nell'azione del Governo, se vogliamo tutelare la salute dei cittadini ed assicurare un futuro alle nuove generazioni. Il carbone è il combustibile fossile con le più alte emissioni di gas serra responsabili del cambiamento climatico. Il Ministro dell'ambiente in data 23 aprile ha chiesto di riaprire la Conferenza dei servizi sulla riconversione a carbone della centrale di Civitavecchia che, se fosse ultimata, immetterebbe nell'atmosfera 10 milioni di tonnellate di CO2. Cosa intende fare il suo Ministero, che è titolare della decisione?

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, ha facoltà di rispondere.

PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, che in Italia il mix energetico sia squilibrato è noto a tutti. Voglio precisare, ancora una volta, che non chiediamo e non chiederemo per quanto riguarda il carbone un riequilibrio di questo mix, ma solo di far parte di esso, con ciò che questo può significare anche in termini di nuovi investimenti.
Pertanto, non verrà spostato un punto di equilibrio che vede l'Italia, rispetto ad altri paesi, in una situazione assolutamente diversa. In Europa, mediamente, il carbone vale il 30 per cento del mix energetico e noi siamo attorno al 10 per cento. Ulteriori valutazioni, a proposito dell'impiego del carbone, possono quindi essere condotte esclusivamente in una sede europea.
Preciso inoltre, sottolineando l'assoluta priorità dei temi del cambiamento climatico rispetto ai quali dobbiamo avere un intervento incisivo e ben bilanciato, che il peso che il carbone avrà nel breve termine sul nostro scenario energetico è compatibile con la decisione della Commissione europea, scontando anche i tagli che l'Italia dovrà affrontare.
Venendo a Torvaldaliga, senza fare l'elenco di tutte le procedure, voglio ricordare che siamo in presenza di un'autorizzazione che risale al 24 dicembre 2003 e, quindi, alla precedente gestione. Siamo, inoltre, in presenza di una procedura compiuta nelle sue diverse fasi e nei pronunciamenti dei ministeri interessati, compreso il decreto di valutazione dell'impatto ambientale. La legittimità di questo decreto di attuazione è stata inoltre confermata dall'autorità giudiziaria nei vari gradi di giudizio.
L'opera di cui si discute ha inoltre già raggiunto più del 70 per cento della fase operativa e, quindi, di fronte a tutto ciò, non esistono con tutta evidenza quei margini di discrezionalità in capo al Ministro o al Ministero da più parti invocati.
Tuttavia, viene richiesto un ulteriore approfondimento tecnico sulle procedure, che sarà eseguito e del quale saranno resi noti gli esiti alle amministrazioni in piena trasparenza.
Quanto alle segnalazioni di eventuali problemi sanitari e ambientali nell'area industriale, vorrei confermare che, da parte del Governo e del mio Ministero, l'attenzione verso questi problemi è somma. Ricordo che nel decreto è prevista l'istituzione di un osservatorio ambientale e che le nostre norme prevedono la revisione periodica delle prescrizioni di natura ambientale al fine di garantire l'allineamento dell'autorizzazione all'evoluzione di standard normativi ambientali.
Le problematiche relative alla salute nell'area di Civitavecchia sono anch'esse esaminate in un apposito tavolo tecnico presso il Ministero della salute insieme con tutte le istituzioni necessarie.

PRESIDENTE. Ministro Bersani, la prego di concludere.

PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. Vi sono dunque sedi autorevoli deputate a far emergere eventuali problemi e ad affrontarli in piena trasparenza e con il massimo di tutela delle popolazioni.

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PRESIDENTE. L'onorevole Bonelli, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

ANGELO BONELLI. Signor Ministro, voglio dirle con franchezza che, per quanto riguarda la prima parte del suo intervento, noi riteniamo che in questo Paese, se si vuole fare un'adeguata e seria politica di lotta ai cambiamenti climatici, non può esserci spazio per il carbone. La possibilità di avere nuovi impianti di carbone non può esserci, anche nell'ambito della riduzione di 14 milioni di tonnellate di CO2. Lei sa bene che, per ogni 1.000 megawatt di carbone bruciato, vengono emessi 5 milioni di tonnellate di CO2. Penso che, da questo punto di vista, sia giunto il momento di aprire una verifica sulle questioni della politica energetica, anche all'interno della stessa maggioranza.
La questione della lotta ai cambiamenti climatici deve essere ovviamente una priorità dell'azione del Governo. Per quanto riguarda, invece, la questione della centrale a carbone di Civitavecchia, attendiamo l'esito della valutazione tecnica che il suo Ministero sta compiendo in relazione alla lettera del Ministero dell'ambiente, che le è stata inviata.
Voglio, però, ricordare che nessuno chiede discrezionalità, perché ovviamente siamo tutti dalla parte del rispetto delle procedure amministrative, del diritto e della certezza del diritto. Ricordiamo, tuttavia, che le indagini epidemiologiche in quell'area indicano un aumento della morbosità tumorale senza precedenti.
Facciamo anche riferimento alla procedura della valutazione di impatto ambientale, che è incompleta. Sempre dal punto di vista procedurale, la realizzazione delle varianti sostanziali dell'area debbono essere anch'esse sottoposte a valutazione di impatto ambientale.
Concludo, signor Ministro, ricordando la possibilità di utilizzare un altro combustibile: lo stesso studio preliminare di valutazione ambientale afferma che la struttura in realizzazione, dal punto di vista tecnico, è confacente, coerente e compatibile per accogliere un combustibile come il gas.

(Lavori di ammodernamento della A3 Salerno-Reggio Calabria - n. 3-00893)

PRESIDENTE. L'onorevole Mancini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00893 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).

GIACOMO MANCINI. Signor Ministro, i lavori di ammodernamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria sembrano non finire mai, così come i disagi che gli utenti patiscono ogni giorno.
È giusto dare atto a lei e al nostro Governo di aver accelerato l'apertura di nuovi e importanti cantieri nel tratto calabrese. Non bisogna tacere, tuttavia, le difficoltà che esistono e che, purtroppo, rischiano di aumentare. Un solo, ma significativo, esempio: nella parte terminale dell'autostrada, prima di giungere a Reggio Calabria, tra Bagnara e Scilla è stata disposta la chiusura della corsia nord. Il traffico, in entrambi i sensi, continuerà sulla corsia sud.
L'ANAS ha comunicato che i lavori dureranno tre anni, con disagi enormi, anche perché, ad oggi, non è stata trovata una soluzione per una viabilità alternativa, a causa del fatto che la statale sottostante è a grave rischio di smottamento e la linea ferroviaria funziona totalmente solo quando non piove.
Per questo motivo, signor Ministro, le pongo due semplici domande. È possibile conoscere una data certa, con giorno, mese e anno, della fine di tutti lavori? È possibile sapere con chiarezza se il tratto calabrese della A3 è stato finanziato per intero?

PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere.

ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Certo, la mancata realizzazione Pag. 56della Salerno-Reggio Calabria procurava grossi disagi. Ora che si sta realizzando procura dei disagi perché si stanno svolgendo i lavori. Mi domando come fare a realizzarla senza procurare disagi. A questo interrogativo neanche io ho trovato ancora una risposta.
Ciò premesso, i lavori di ammodernamento e di adeguamento della Salerno-Reggio Calabria sono in corso. Dal 7 maggio scorso i lavori sono diventati influenti sulla viabilità, specie per quanto riguarda gli svincoli di Scilla e Bagnara (mi riferisco al quinto macrolotto). A causa di ciò, si è dovuto procedere alla cantierizzazione della carreggiata nord tra questi due svincoli. Nel momento in cui si deve costruire un viadotto, evidentemente, bisogna raddoppiare la carreggiata e, quindi, intervenire su quella esistente. Pertanto, abbiamo dedicato la carreggiata sud al doppio senso di marcia. Per tutto il periodo della chiusura della carreggiata, il percorso alternativo da utilizzare in caso di incidente è rappresentato dalla stessa carreggiata nord, che, entro pochi minuti, viene riaperta per permettere il percorso.
Quando si riaprirà la carreggiata? Non fra tre anni, ma il 26 luglio 2007.
Quando finiranno questi «benedetti» lavori sulla Salerno-Reggio Calabria? La completa fruibilità del tratto di cui al quinto macrolotto è prevista entro il 2009, come da programma. I lavori prevedono, quindi, una tempistica costruttiva ben definita.
Cosa succederà durante il prossimo periodo estivo, visto che si sta lavorando anche sulla Salerno-Reggio Calabria per recuperare al più presto i cinquant'anni arretrati? Per l'esodo estivo, al fine di consentire una piena fruibilità dell'autostrada, l'ANAS ha previsto, sin dal 26 luglio 2007 - data precisa -, l'eliminazione di tutti i cantieri non inamovibili, compreso quello tra Bagnara e Scilla, che non è, infatti, un cantiere inamovibile (vi sono anche cantieri inamovibili: se è stato eliminato un ponte perché se ne deve costruire uno nuovo, non se ne può installare uno provvisorio).
Inoltre, sin dall'8 maggio scorso, abbiamo previsto - ed è funzionante - un presidio multioperativo, costituito da operatori della società e da un soccorso meccanico e sanitario, dislocato presso l'area di parcheggio situato baricentricamente nella tratta in questione. In altre parole, sono sempre presenti un'autoambulanza e un servizio di pronto soccorso e di pronto intervento per qualsiasi emergenza.
Da ultimo, la legge finanziaria per il 2007, al comma 1025, ha previsto il completo finanziamento dell'opera e, pertanto, il fabbisogno finanziario per realizzarla è disponibile.

PRESIDENTE. L'onorevole Mancini ha facoltà di replicare.

GIACOMO MANCINI. Prendo atto che è il Ministro a fare le domande.
Ritengo che l'unico modo per limitare i disagi è quello di realizzare i lavori in fretta, anche perché, signor Ministro, nelle grandi democrazie - ma, ormai, anche in quelle emergenti - l'opinione pubblica è informata sulla data di consegna di tutte le opere. In tutti i Paesi i cittadini conoscono addirittura il giorno esatto, anzi a volte, proprio nel luogo dove è posta la prima pietra, viene installato un display con un conto alla rovescia che consente a tutti i cittadini di monitorare costantemente i tempi di realizzazione.
Nel nostro Paese, signor Ministro, ci dispiace, ma troppo spesso non è così. Per l'A3 siamo nell'incertezza da tempi biblici. Eppure, quando fu realizzata l'Autostrada del sole i lavori durarono meno di 48 mesi ed eravamo a metà degli anni Sessanta.
Sono il primo ad evidenziare i meriti di quel Governo di centrosinistra e anche, non solo per i motivi noti, la capacità realizzativa del Ministro socialista che allora dirigeva il dicastero dei lavori pubblici. Però gli italiani, signor Ministro, giustamente chiedono che oggi si faccia meglio di allora. Bisogna accelerare. Anche perché in Calabria - e lei lo sa perfettamente, perché ha la capacità e la volontà di essere spesso presente nella mia Pag. 57regione - la situazione drammatica della A3 si aggiunge a quella enormemente deficitaria di tutte le altre infrastrutture. Le condizioni della strada statale 106 e della linea ferroviaria ionica, infatti, sono tristemente note.
Signor Ministro, spesso si discetta sul tasso di riformismo di questo Governo. Noi socialisti dello SDI riteniamo che essere riformatori significhi dare risposte concrete e rapide ai problemi del Paese, superando le difficoltà anche con scelte coraggiose. Se esistono soggetti responsabili dei ritardi, si individuino e si mandino a casa. Anche perché sono le sfide di una società globale a dirci che il dibattito sulla A3 è già superato. Per offrire opportunità di sviluppo al Mezzogiorno e alla Calabria, in particolare, occorre investire sulle nuove rotte delle autostrade dei mari e dei cieli...

PRESIDENTE. Onorevole Mancini, la prego di concludere.

GIACOMO MANCINI. Ho concluso, signor Presidente. Occorre favorire scambi economici rapidi, scambi di idee, di merci e di dati. Questa frontiera sarà preclusa per sempre ad una parte importante del Paese se il Mezzogiorno rimarrà incolonnato su un'autostrada.

(Opere prioritarie da realizzare in Sicilia e presunta transazione tra la società Stretto di Messina ed Impregilo in relazione alla mancata realizzazione del ponte sullo Stretto - n. 3-00894)

PRESIDENTE. L'onorevole D'Alia ha facoltà di illustrare l'interrogazione Romano n. 3-00894 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12), di cui è cofirmatario.

GIANPIERO D'ALIA. Signor Ministro, come è noto il decreto fiscale collegato alla legge finanziaria per l'anno 2007 ha formalizzato la decisione del Governo di non realizzare il ponte sullo Stretto di Messina. In particolare, i commi 92 e 93 dell'articolo 2 della legge di conversione hanno destinato il 70 per cento delle risorse già nella disponibilità di Fintecna Spa, ex azionista della società Stretto di Messina, ad opere infrastrutturali e ad interventi di tutela ambientale e difesa del suolo.
La legge prevede che il Ministro delle infrastrutture, di concerto con il Ministro dell'economia e finanze, stabilisce con proprio decreto le modalità di utilizzo delle predette risorse. A tale scopo, deve acquisire l'intesa preventiva con le regione siciliana, ovviamente per la parte di risorse destinate alla Sicilia.
La Camera dei deputati, con un ordine del giorno a prima firma dell'onorevole Luciano Violante, sostenuto da tutti i gruppi parlamentari di maggioranza e di opposizione, ha impegnato il Governo a rispettare tre priorità per la città di Messina, particolarmente interessata dai lavori del ponte e, comunque, dall'attraversamento con i mezzi pesanti, alla quale destinare congrue risorse. Tale ordine del giorno è stato anche riproposto al Senato e accolto.

PRESIDENTE. Onorevole D'Alia, la prego di concludere.

GIANPIERO D'ALIA. Vorremmo sapere dal Governo se, nell'intesa con la regione siciliana, intenda far rispettare le priorità indicate dal Parlamento, se risponda al vero che esiste la transazione a cui si fa riferimento nell'interrogazione e qual è la valutazione del Governo.

PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere.

ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Signor Presidente, come è noto la legge finanziaria ha destinato alla Sicilia il 70 per cento delle risorse, già nella disponibilità della Fintecna Spa, per opere infrastrutturali e interventi di tutela ambientale e di difesa del suolo in Sicilia.
È vero che in quell'occasione è stato approvato un ordine del giorno che impegnava il Governo a definire alcuni interventi Pag. 58da concertare con l'amministrazione comunale di Messina. Però, l'ordine del giorno a cui si fa riferimento nell'interrogazione, con il quale il Governo si era impegnato a destinare tali risorse, è stato presentato e accolto in data successiva all'emanazione del decreto-legge n. 262 del 2006 ed è precedente alla sua conversione in legge, avvenuta il 24 novembre 2006.
Il Governo, quindi, non potrà che attenersi al dettato legislativo, il quale prevede che all'individuazione degli interventi, cui dovranno essere destinate le risorse in questione, si proceda previa intesa con le regioni interessate. Ciò non vuol dire che non si debba dare ascolto all'ordine del giorno, seppure votato dal Parlamento in precedenza, ma vuol dire, semplicemente, che quando si andrà a discutere con l'amministrazione comunale di Messina, bisognerà tenere conto che su quel tavolo non ci dovranno essere solo il Governo e l'amministrazione comunale di Messina, ma ci dovrà essere anche la regione Sicilia, perché così prevede la legge.
Ciò premesso, per quanto riguarda la segnalazione dell'opera infrastrutturale in questione, cioè il collegamento autostradale Annunziata collettore nord-Granatari, l'intesa è stata ipotizzata, ma non è mai stata oggetto di accordo o di definizione tra le parti. Per correttezza, aggiungo che la realizzazione del collegamento in questione e di ogni altra opera eseguibile secondo la procedura di gara, non sarebbe comunque affidata senza gara, giacché, a suo tempo, questa fu effettuata con riferimento a tutte le opere previste, da realizzare insieme al ponte sullo Stretto.
Il collegamento Annunziata-Granatari risulta ricompreso nel progetto preliminare del ponte e delle opere connesse, a suo tempo approvate dal CIPE: è un'opera compresa tra quelle per le quali è prevista la gara pubblica; ribadisco, però, che questo tema non è mai stato oggetto né di discussione, né di definizione tra le parti e che sarà oggetto, invece, di discussione e di definizione insieme alla regione, di concerto con l'amministrazione comunale, con cui essa si dovrà raccordare, quando le risorse saranno distribuite e riallocate. Ciò avverrà - e concludo - solo dopo che l'iter sarà completato, cioè dopo che le risorse saranno passate da Fintecna Spa alla Stretto di Messina Spa e dopo l'iscrizione delle risorse nel relativo capitolo di spesa. Ciò non avviene ancora da parte del Ministero, in quanto, appunto, Fintecna Spa non ha provveduto alla riassegnazione delle risorse al Ministero per la successiva assegnazione alla società Stretto di Messina.

PRESIDENTE. L'onorevole D'Alia ha facoltà di replicare.

GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, signor Ministro, svolgo due considerazioni, la prima delle quali, secondo noi, è molto grave. Per quanto riguarda l'opera per la quale lei faceva riferimento alla transazione, la pregherei di guardare con attenzione le carte, perché l'opera è solo prevista nel progetto preliminare e non è cantierabile: non esiste alcun atto tecnico. Si tratta solo di un espediente tecnico per giustificare una transazione da 480 milioni di euro, che è allucinante!
Ciò detto, sulla questione delle priorità il Parlamento ha indicato alcune opere, concordate con l'amministrazione comunale di Messina, che sono completamenti di opere necessarie per la città: l'approdo di Tremestieri e il completamento degli svincoli autostradali. Credo che lei, quando si incontrerà nei prossimi giorni con il governatore Cuffaro, dovrà tener conto delle indicazioni del Parlamento e proporre alla regione tali completamenti, ai fini dell'acquisizione dell'intesa: credo che questa sia la procedura più corretta che rispetta il Parlamento, il decreto fiscale - così come convertito - e l'ordine del giorno votato all'unanimità dalle forze di maggioranza e di opposizione.
Facciamo attenzione, perché far passare il principio in forza del quale si legittima una transazione su un'opera che, peraltro, non era finanziata nel progetto preliminare del ponte, ma la cui progettazione ed il cui finanziamento erano a Pag. 59carico del comune di Messina, significa legittimare procedure poco trasparenti, che certamente non fanno onore al dicastero da lei presieduto e neanche al nostro Parlamento.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 17.

La seduta, sospesa alle 16,20, è ripresa alle 17,05.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Mattarella e Stucchi sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione della proposta di legge: Franceschini ed altri: Norme in materia di conflitti di interessi dei titolari di cariche di Governo. Delega al Governo per l'emanazione di norme in materia di conflitti di interessi di amministratori locali, dei presidenti di regione e dei membri delle giunte regionali (A.C. 1318-A) (Esame e votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità, della questione pregiudiziale di merito e della questione sospensiva).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge di iniziativa dei deputati Franceschini ed altri: Norme in materia di conflitti di interessi dei titolari di cariche di Governo. Delega al Governo per l'emanazione di norme in materia di conflitti di interessi di amministratori locali, dei presidenti di regione e dei membri delle giunte regionali.

(Esame di questioni pregiudiziali e di una questione sospensiva - A.C. 1318-A)

PRESIDENTE. Ricordo che sono state presentate le questioni pregiudiziali di costituzionalità Ronconi ed altri n. 1, Maroni ed altri n. 2, Elio Vito ed altri n. 3 e 4 e Bocchino ed altri n. 5 (Vedi l'allegato A - A.C. 1318 sezione 1), la questione pregiudiziale di merito Elio Vito ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 1318 sezione 2) nonché la questione sospensiva Elio Vito ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 1318 sezione 3).
Ricordo che si procederà dapprima all'esame e alla votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità e di merito e quindi, all'esame e alla votazione della questione sospensiva.
A norma dei commi 3 e 4 dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
Al termine della discussione si procederà a due distinte votazioni, una sulle pregiudiziali di costituzionalità ed una su quelle di merito.
Il deputato Ronconi ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale di costituzionalità n. 1.

MAURIZIO RONCONI. Signor Presidente, signori membri del Governo, la proposta di legge in esame si pone in contrasto con gli articoli 2, 3 e 51 della Costituzione. In particolare, l'articolo 51, che garantisce uguale accesso dei cittadini agli uffici pubblici e alle cariche elettive, Pag. 60confligge con l'articolo 11 del provvedimento, che definisce le incompatibilità...

PRESIDENTE. Invito l'Assemblea ad un comportamento tale da consentire al deputato che sta parlando di svolgere il suo intervento. Mi riferisco, in particolare, alle persone che parlano in piedi ad alta voce, le pregherei di raggiungere i loro posti e di non disturbare, almeno eccessivamente.
Deputato Ronconi, prosegua pure.

MAURIZIO RONCONI. In realtà, l'articolo 11 del provvedimento individua i criteri di carattere generale ed anche quantitativi, per le incompatibilità, prescindendo invece da valutazioni concrete sul conflitto di interessi.
Il combinato disposto dell'articolo 11 e degli articoli 12 (separazione di interessi), 13 (effetti dell'invito all'opzione) e 15 (disciplina del trust cieco), obbligando gli imprenditori all'alienazione delle loro attività imprenditoriali, pone gli interessati in una situazione di debolezza contrattuale, determinando un vantaggio per i potenziali acquirenti.
Signor Presidente, le chiederei di invitare l'Assemblea a fare silenzio perché ho difficoltà a proseguire il mio intervento.

PRESIDENTE. Deputato Ronconi, lei ha perfettamente ragione. Per favore, invito nuovamente tutte le deputate e tutti i deputati a prendere posto e a consentire a chi parla di svolgere il proprio intervento.

MAURIZIO RONCONI. Colleghi, gli articoli 11, 12, 13 e 15 determinano un vantaggio per i potenziali acquirenti, violando così gli articoli 3 e 41 della Costituzione in quanto alterano le posizioni di parità tra i concorrenti e, quindi, la garanzia della concorrenza in un regime di libero mercato.
In questa proposta di legge vi è una norma tale per cui il possesso di patrimoni, di ricchezze, pone al cittadino la scelta tra rinuncia al proprio patrimonio o alla carica elettiva, determinando così una violazione dell'articolo 51 della Costituzione.
Noi dell'UDC abbiamo inoltre riscontrato la violazione dell'articolo 41 della Costituzione che sancisce il principio della libertà di iniziativa economica privata, penalizzando in modo particolare - questo lo riteniamo uno dei punti più importanti e più negativi di questa proposta di legge - alcune categorie di cittadini rispetto ad altre. L'articolato di questa proposta di legge, in modo particolare, danneggia gli imprenditori, i liberi professionisti e i lavoratori autonomi. L'utilizzo dello strumento del blind trust per le imprese di proprietà dell'eventuale membro di Governo è in contrasto con l'articolo 42 della Costituzione, che tutela il diritto di proprietà, nonché con l'articolo 43 che disciplina il trasferimento coattivo di imprese in mano pubblica qualora ricorra un interesse generale. In realtà, in questa proposta di legge il trasferimento dell'impresa non è determinato da motivi di interesse generale, ma esclusivamente dalla situazione oggettiva dell'interessato.
Si ravvisa poi una violazione dell'articolo 76 della Costituzione con riferimento alla genericità dei criteri di delega previsti dall'articolo 21 del provvedimento; in particolare, si riscontra, in materia di conflitti di interessi di amministratori locali, un'obiettiva genericità nei criteri di delega al Governo, perché ad esso viene lasciato un margine di discrezionalità troppo ampio.
Si ravvisa, inoltre, una violazione dall'articolo 81 della Costituzione rintracciabile nell'articolo 21 del provvedimento che attribuisce funzioni complesse alla costituenda authority, che imporranno elevate spese per lo svolgimento delle sue attività, senza indicazione dei mezzi per provvedere alle stesse. Infine, la creazione dell'authority, che esprimerà valutazioni politiche sul conflitto interessi dei membri del Governo che saranno chiamati ad optare fra la carica politica o l'alienazione del patrimonio, stravolgerebbe, con legge ordinaria, l'attuale quadro dei rapporti tra organi costituzionali, dato che la istituenda authority non è organo costituzionale.
Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, per questi motivi il gruppo dell'UDC chiede di non procedere Pag. 61all'esame del presente provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).

PRESIDENTE. Il deputato Cota ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale di costituzionalità Maroni ed altri n. 2, di cui è cofirmatario.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori ministri, il gruppo della Lega Nord Padania nel corso dell'esame del presente provvedimento in Commissione ha tenuto, come ricordavo in sede di discussione sulle linee generali, un atteggiamento di attesa, perché sperava che dalla discussione stessa...

PRESIDENTE. Colleghi, per favore! Mi rivolgo, in particolare, a coloro che rivendicano attenzione quando parlano i quali dovrebbero, a loro volta, prestarla agli altri quando sono questi ultimi a parlare.

ROBERTO COTA. Il gruppo della Lega Nord Padania sperava che dalla discussione potesse uscire un testo che, in qualche modo, risolvesse il problema del conflitto di interesse.
Pensiamo infatti che il problema debba essere affrontato e risolto dal Parlamento, anche per non lasciare alla sinistra, o ad altre forze politiche, lo strumento, da utilizzare costantemente, per affermare che chi governa non ha la legittimazione per poterlo fare. Malgrado tale aspettativa, il risultato dei lavori della Commissione si è rivelato non solo insoddisfacente ma anche inaccettabile dal punto di vista politico, perché la proposta di legge, frutto del lavoro della Commissione, si caratterizza per un furore ideologico e per una volontà punitiva, non soltanto nei confronti di una persona, ma addirittura della rappresentanza politica, vale a dire della possibilità per alcuni cittadini di presentarsi alle elezioni e di essere eletti.
Abbiamo presentato, «tecnicamente», la pregiudiziale di costituzionalità, perché la proposta di legge in esame viola una serie di articoli della Costituzione, come ha sostenuto anche il presidente della Consob, Lamberto Cardia, durante l'audizione svolta in Commissione. Il presidente Cardia ha chiaramente affermato che nella proposta di legge si riscontrava la violazione degli articoli costituzionali relativi alla proprietà privata.
Nella questione pregiudiziale in esame abbiamo evidenziato gli aspetti del provvedimento in contrasto con la Costituzione. Per quanto riguarda tutte le disposizioni relative alla incompatibilità cosiddetta generica e alle incompatibilità specifiche (che farebbero scattare l'obbligo del trust cieco) si riscontra certamente la violazione di principi legati al diritto di proprietà privata, poiché si tratta di normative che comportano una vera e propria spoliazione dei beni.
Si riscontra, altresì, la violazione degli articoli 3 e 51 della Costituzione, in ordine alla possibilità, per tutti i cittadini, di presentarsi alle elezioni, di essere eletti in Parlamento o anche in enti locali.
Un'altra caratteristica del testo in esame è che le norme in esso contenute estendono, seppur con modalità diverse, l'applicazione della legge anche agli amministratori locali. Mi chiedo, allora, in che modo un imprenditore - non solo Berlusconi, che evidentemente si vuole colpire con la proposta di legge in questione - anche di medie dimensioni possa rivestire la carica di sindaco della propria città se è costretto in determinate situazioni, avendo un patrimonio maggiore di 15 milioni di euro, a spoliarsi dei propri beni e a conferirli ad un trust cieco. Nessun imprenditore di medie dimensioni, che ha lavorato tutta una vita per costruire il proprio patrimonio e la propria azienda, è disponibile a spogliarsi dei propri beni. Personalmente, ritengo che uno Stato che chiede ad un soggetto di spoliarsi dei propri beni, non è democratico perché agisce con i metodi del vecchio KGB. Tutto ciò è contenuto nel provvedimento in esame, anche nella parte in cui l'individuazione delle incompatibilità (che comportano l'impossibilità di ricoprire cariche di Governo e di amministratore locale) è riferita ad attività imprenditoriali, o di altro genere, relative anche ai Pag. 62familiari e ai conviventi. In tal modo, oltre ad avere introdotto le coppie di fatto in questo provvedimento, date il «la» ad un'azione di intelligence degna del KGB, con il compito di ricercare gli affetti di coloro i quali ricoprono cariche di Governo.
Nel testo in esame però non è previsto nulla in tema di conflitti di interesse relativi, ad esempio, alle cooperative, agli intrecci esistenti tra istituzioni e cooperative e tra banche e istituzioni. Voi, inoltre, non toccate minimamente la parte relativa ad alcune attività professionali: i magistrati, ad esempio, oggi possono candidarsi alle elezioni, conservando il proprio posto, in spregio ad un principio costituzionale che sancisce l'imparzialità. Infatti, una volta eletti in Parlamento, possono legiferare su materie per le quali invece dovrebbe vigere il principio della separazione dei poteri. Però, nel testo che è oggi sottoposto all'esame dell'Assemblea, questo aspetto del conflitto di interessi non viene affrontato.
In conclusione, signor Presidente, pensiamo che non si debba procedere all'esame del presente provvedimento per i motivi che abbiamo illustrato nella pregiudiziale. Siamo disponibili a dare il nostro apporto costruttivo in sede di discussione dei singoli articoli, ove evidentemente si abbandoni l'approccio di tipo ideologico e strumentale, che non possiamo proprio accettare. Vogliamo affrontare il problema di cui si discute e vogliamo risolverlo, ma non accettiamo il furore ideologico e l'uso strumentale dell'attività legislativa per colpire avversari politici o determinate categorie (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Il deputato Boscetto ha facoltà di illustrare le questioni pregiudiziali di costituzionalità Elio Vito ed altri nn. 3 e 4, delle quali è cofirmatario.

GABRIELE BOSCETTO. Presidente Bertinotti, signor Ministro, signori sottosegretari, colleghi deputati, soprattutto colleghi della maggioranza, vi prego di ascoltare le nostre parole. Oggi è un giorno fondamentale nella storia della Repubblica. Se verranno respinte, come temiamo, le nostre pregiudiziali si verificherà una rottura democratica.
Mai ho visto una proposta di legge così infarcita di problemi costituzionali e di sicure situazioni di incompatibilità costituzionale. Credo che se la proposta di legge in esame sarà approvata, essa non verrà firmata dal Presidente della Repubblica e, comunque, sarà immediatamente censurata dalla Corte costituzionale. Occhio, quindi, a quello che facciamo oggi; attenzione!
Noi chiediamo di rivalutare tutta una serie di posizioni, di ridiscuterle, di arrivare alla conclusione di questo provvedimento, quanto meno per quanto riguarda la Camera, in termini diversi da quelli finora esposti. Perché dico questo? Principalmente, perché si sottrae al circuito democratico la situazione relativa al Presidente del Consiglio e ai membri del Governo.
C'è un articolo fondamentale nella nostra Costituzione, l'articolo 1, che, come ben ricordiamo e come sempre dobbiamo ricordare, afferma che la sovranità appartiene al popolo. In questa proposta di legge, invece, si vuole inserire tra la sovranità del popolo - tra la possibilità del Parlamento di esprimere la fiducia o la sfiducia nei confronti di un Governo o di un singolo membro di esso - un'authority. Noi deleghiamo ad un'authority le scelte che possono portare alla decadenza del Presidente del Consiglio e dei membri del suo Governo. Si badi che non è possibile realizzare questa riforma perché quando si parla di un Presidente del Consiglio, che non decade sul piano letterale, ma vede tutti i propri atti resi nulli e inefficaci a seguito della pronuncia dell'Authority, in sostanza dichiariamo una decadenza per mano di persone che non entrano e non sono nel circuito parlamentare. Anzi, sono espressione di una parte, perché i cinque membri dell'Authority saranno espressi due dalla maggioranza e due dall'opposizione, ed il presidente sarà nominato di comune accordo tra i Presidenti delle Pag. 63Camere che, lo ricordo, in un determinato periodo politico apparterranno allo stesso schieramento politico.
Per di più, i membri di tale Authority durano in carica sette anni! Pertanto, una volta eletti dai due rami del Parlamento (ma il presidente è nominato dai Presidenti delle Camere d'intesa tra loro) si troveranno ad operare ancora quando in ipotesi sarà cambiata la maggioranza, potendo influenzare, esercitando un forte condizionamento in termini di scelte, le cariche di Governo nominate dal Presidente della Repubblica ed espressione della maggioranza eletta dal popolo, in un nuovo momento politico!
Ma si può fare ciò? Si può sostenere che ci avete «graziato» perché non avete stabilito l'ineleggibilità? Non è, anche questa, un'ineleggibilità sostanziale?
Pensiamo al nostro amato presidente Silvio Berlusconi, che si candida a fare, per così dire, il deputato di Milano sapendo che non potrà accedere a cariche di Governo né, tantomeno, diventare Presidente del Consiglio! Noi potremmo presentare quell'uomo, quel grande uomo, sotto questo profilo, senza che l'elettorato possa neppure conoscere i risultati di una libera competizione elettorale!
Capite a che punto state arrivando? Nel momento in cui una coalizione vincerà le elezioni, chiederete ad un'authority di sospendere il Presidente del Consiglio, di rendere nulli e inefficaci i suoi atti, in sostanza, di «mandarlo a casa»! Cosa succederà nel nostro Paese? Non lo sappiamo! Ma abbiamo tutto il timore della risposta che una domanda di questo genere può comportare!
Ascoltateci! Tornate sul percorso parlamentare, fate in modo che sia una Commissione (o un Comitato) parlamentare ad occuparsi dei conflitti di interesse, a valutarli, a tentare il possibile per risolverli e infine, dinanzi ad una situazione grave di conflitto, costringere il Presidente del Consiglio, i Ministri o i Sottosegretari a confrontarsi con le Assemblee parlamentari sulla base dell'articolo 94 della Costituzione e di un'eventuale mozione di sfiducia!
Sappiamo quanto pesino, nel contesto politico e nell'opinione pubblica, comportamenti che possano generare conflitti di interessi! In occasione della piccola questione sorta sui decoder, abbiamo visto come sia stato pregnante l'intervento dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, che ha escluso la sussistenza del conflitto soltanto per la minimezza degli interessi di cui era titolare un congiunto del Presidente del Consiglio, ma è stato tanto il clamore! Se si creasse una situazione di forte conflitto di interessi, il Parlamento potrebbe accertarne la sussistenza, l'opinione pubblica ne sarebbe avvertita e una mozione di sfiducia potrebbe essere attivata; tutto si svolgerebbe in un contesto parlamentare! Non perdiamo, dunque, la possibilità di seguire questa linea, che è l'unica via democratica possibile! Non diteci che l'uomo politico può scegliere se fare o non fare politica, perché questa non sarebbe una libera scelta! Somiglierebbe, piuttosto, a quanto accadeva nel secolo d'oro in Spagna, quando ai condannati veniva detto di scegliere tra l'impiccagione o la garrota! Non sono scelte, sono imposizioni! Non potete proseguire su questa logica «espropriativa» del conflitto di interessi preventivo, che lede le libertà di impresa, le libertà professionali e gli interessi economici di tutti! Una tale logica farà sì che potranno accedere alla politica soltanto i funzionari di partito, i «nullafacenti», i disonesti e non gli uomini migliori del nostro contesto sociale e civile!
Ascoltatemi fino in fondo, soprattutto voi, amici dell'opposizione!

PRESIDENTE. Deputato Boscetto, la invito a concludere.

GABRIELE BOSCETTO. Vi prego di chiedere al relatore, presidente Violante, e ai vostri componenti del Comitato dei nove di riflettere, soprassedere e tornare a discutere in Commissione per poi riunirci nuovamente dinanzi a lei, Presidente Bertinotti, dopo avere reso ragione di istanze democratiche fondamentali (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).

Pag. 64

PRESIDENTE. Il deputato Benedetti Valentini ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale di costituzionalità Bocchino n. 5, di cui è cofirmatario.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, le cinque questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate sono tutte ampiamente e vistosamente fondate. Infatti, non saprei dire quali argomenti potrebbero essere avanzati in questa sede per contestare la mia affermazione, seppure ciò dovesse accadere. È sufficiente leggere i passi salienti del provvedimento in discussione per comprendere come più norme costituzionali vengano intenzionalmente e consapevolmente violate. Peraltro, il lavoro svolto in Commissione è stato approfondito, serrato e, mediante argomenti giuridici, pratici ed esemplificazioni piuttosto penetranti, è stato dimostrato quali possano essere le innumerevoli ragioni per le quali i principi fondamentali del nostro ordinamento costituzionale rischino di essere travolti.
L'onorevole collega intervenuto poc'anzi, peraltro con giustificabile partecipazione emotiva, ha illustrato un profilo di vera e propria emergenza democratica che può derivare da questo provvedimento, che estromette dal circuito parlamentare e, pertanto, dal contesto legittimante della sovranità popolare espressa mediante le elezioni, chi sia stato legittimato mediante un meccanismo di investitura e di permanenza nei poteri di Governo.
Onorevoli colleghi della maggioranza - ammesso che vi sia una maggioranza su questa proposta di legge -, tutto ciò dovrebbe impressionarvi perché, su questioni di tal genere, una volta si governa e un'altra si sta all'opposizione, una volta si è nella condizione di esercitare la tirannia del numero, un'altra si deve soccombere, anche con la consapevolezza di aver ragione. Pertanto, vi invito a riflettere fortemente sul profilo che è stato poc'anzi sottolineato in maniera vibrata ma documentata.
La questione pregiudiziale di costituzionalità che sto illustrando è tesa a richiamare l'attenzione di tutto il Parlamento sulla violazione degli articoli 41 e 51 della Costituzione. Laddove, infatti, si imponga all'imprenditore di spogliarsi dei suoi beni, andando incontro (certamente o con alta probabilità) ad un disastro e ad una destrutturazione dei propri interessi (peraltro, legittimi e legittimamente costruiti) è di tutta evidenza come si violi il bene dell'economia nazionale, costituzionalmente tutelato, e dell'economia di impresa, trattato in questo provvedimento con una superficialità davvero impressionante.
Inoltre, si viola anche il diritto di proprietà che non è secondario nella nostra Carta costituzionale, bensì costituisce uno dei principi fondamentali, certamente non subordinato ad altri. Per comprendere come vengano demoliti tali principi fondamentali, basta vedere le deboli argomentazioni sostenute avanzando similitudini con ordinamenti di altri paesi contemporanei, in particolare, relativamente al meccanismo del trust, e soprattutto del trust cieco, che comporta l'impossibilità totale, per il titolare di impresa, di partecipare, non dico alle decisioni singole, ma neanche alla sorte finale, complessivamente e strategicamente intesa, del proprio legittimo patrimonio.
Inoltre, vorrei fare una valutazione che investe gli aspetti costituzionali e anticipa quanto eventualmente verrà detto in sede di discussione sul merito del provvedimento. I cittadini sono scandalizzati, impressionati e preoccupati della formidabile «intrusione» di interessi privati - che, per fortuna, solo in rarissimi casi appartengono al titolare della carica di Governo -, dello scandalo e dello sconcio che si sta verificando nelle amministrazioni regionali, provinciali, locali, nelle ASL, nelle comunità montane e nelle aziende di servizi.
Si tratta di ambiti nei quali si registrano fenomeni quali la vittoria artefatta nelle gare e negli appalti, concorsi truccati, investiture reciproche fra amministratore ed amministrato; ma solo raramente si verifica che quel sindaco, o quel presidente della giunta regionale o quell'assessore, titolari di un proprio patrimonio, commettano la «grossolanità» di compiere Pag. 65atti del proprio ufficio che privilegino la propria posizione individuale e soggettiva. Ciò è sotto gli occhi di tutti; ove mai ciò accada, riteniamo che la magistratura sia pronta a compiere il proprio dovere per perseguire gli interessi privati in atti di ufficio.
Ma in realtà abbiamo a che fare con una giungla di interessi nella quale le sinistre sanno di avere la coscienza assolutamente non pulita, ormai in maniera consolidata. Di fronte a tale preoccupazione dei cittadini, che vedono come disparità di trattamento e interessi illeciti la facciano sistematicamente da padroni, noi e voi ci stiamo ponendo il problema di quel singolo proprietario di capitale, peraltro legittimamente detenuto e costruito, che possa in qualche modo esercitare delle influenze. Su cosa? Sulle regole del mercato? Sulla parità di condizione? Sul proprio titolo ad essere rappresentante del Governo?
In questo modo «violentate» il diritto, pur costituzionalmente riconosciuto, di tutti i cittadini a poter accedere alle esperienze e alle responsabilità di Governo; non danneggiate solo il «mitico» personaggio di cui continuiamo a parlare, a favore e contro, ma numerosi altri soggetti titolari di una attività imprenditoriale o addirittura di attività professionali che voi andate ad espellere e ad escludere dalla possibilità, costituzionalmente riconosciuta, di accedere alle cariche di Governo.

PRESIDENTE. Deputato Benedetti Valentini, concluda.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Concludo, Presidente. Si tratta di una violenza di carattere ideologico e politico, che non avete titolo ad esercitare e che, soprattutto, la Carta costituzionale vi inibisce dal porre in essere. A fronte di ciò commettete delle assurdità - non mi interessa se esse siano già presenti in alcune previsioni di legge vigenti - quale quella di imporre, non solo al titolare di cariche di Governo, ma anche al suo coniuge, ai suoi congiunti fino ad un certo determinato grado, l'obbligo di esporre la propria situazione patrimoniale. In tal modo si potrebbe verificare una situazione grottesca per la quale soggetti che potrebbero anche essere in conflitto di idee e di interessi con la persona titolare di cariche di Governo potrebbero invece trovarsi addirittura assoggettati ad obblighi che non riguarderebbero le proprie scelte personali.
Si tratterebbe di una situazione di disparità, anch'essa incostituzionale, che noi non potremmo avallare.
Concludo col dire che la linea di Alleanza Nazionale, serena e determinata, aliena da ogni e qualsiasi conflitto di interessi, ma assolutamente inflessibile nel tutelare la libertà dei cittadini, dell'impresa e del diritto di proprietà orientata a fini sociali e come tale tutelata dalla nostra Carta costituzionale, si riassume nello slogan «trasparenza, pubblicità, possibilità di controllo da parte della pubblica opinione democraticamente sovrana ma «no» all'esproprio, alla «svendita» forzosa, alla violazione di diritti ugualmente nobili ai sensi della nostra Costituzione».
Quindi, grande e stringente potere di controllo dell'opinione pubblica sulla vicenda di ciascuno di noi e in particolare su chi assume e assumerà cariche di Governo; «no» alla prevaricazione dei diritti di chi legittimamente, con la sovranità popolare, può essere investito di tali funzioni. In questo senso, sosterremo fino in fondo la nostra questione pregiudiziale e voteremo a favore delle altre quattro presentate dagli altri gruppi di opposizione.

PRESIDENTE. Il deputato Leone ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale di merito Elio Vito n. 1, di cui è cofirmatario.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, l'allucinante proposta di legge in esame, che oserei chiamare «eversiva», contiene una serie di criticità legate a norme che non solo non sono funzionali, ma che sono anche un ponderoso pungolo verso l'illogicità, sia dal punto di vista tecnico-giuridico sia da quello politico. La più macroscopica Pag. 66è stata già messa in evidenza da chi è intervenuto in precedenza e risiede proprio nella considerazione che il provvedimento in esame è sostanzialmente mirato, in primis, contro una sola persona: il capo dell'opposizione.
Guardate che non lo sostiene chi si trova da questa parte dell'Assemblea, ma lo dice la stessa proposta di legge. Basta soltanto leggere il comma 2 dell'articolo 12 per comprendere che è proprio come sto dicendo: si va avanti con questa urgenza per vedere approvata questa norma.
Vi è incompatibilità, principalmente, nel caso in cui chi ha il controllo di imprese legate al settore pubblicitario intenda scendere in campo. Perciò, il provvedimento non è solo discriminatorio nei confronti di una tipologia di cittadini, che sono gli imprenditori cui viene preclusa la possibilità di fare politica, ma è ancora più discriminante nei confronti di una più ristretta - direi, addirittura, ristrettissima - categoria di imprenditori: quelli che, secondo questo fantasioso e antidemocratico provvedimento, casualmente si occupano delle materie di cui la sinistra ha sempre avuto terrore.
Questa proposta di legge mira a colpire principalmente una persona: Silvio Berlusconi. Diciamolo apertamente, perché è stato detto apertamente in questa Assemblea da esponenti della maggioranza. Lo andiamo denunciando da sempre e - torno a ripetere - gli stessi esponenti più oltranzisti della sinistra hanno spesso fatto outing, dichiarando di desiderare la fine politica del capo dell'opposizione, che rappresenta sicuramente - questo è certo - oltre la metà dell'elettorato di questo Paese.
Una delle «perle» che voglio sottoporre a questo consesso è legata proprio all'Autorità preposta all'applicazione di questo provvedimento, la cui istituzione è connessa forse - lo dico anche a lei, Presidente - all'aumento dei costi della politica. Non si potevano usare le autorità già esistenti, così come previsto dalla legge Frattini; bisognava crearne delle altre. Proprio in questo periodo, in questi giorni, in cui si sta discutendo, facendo demagogia, sui costi della politica, noi andiamo ad istituire un'Autorità che costerà tantissimo allo Stato. Ma c'è di più! C'è anche una norma democraticissima: il Parlamento eleggerà i membri dell'Autorità, che resteranno in carica per una durata di sette anni.
Guardate caso, nel momento in cui questa legislatura sarà finita, e ove mai questa nefandezza venisse approvata dal Parlamento, noi ci troveremmo nella prossima legislatura, signor Presidente, con i membri dell'Autorità che controlleranno i futuri esponenti di Governo nominati da questa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)! Se questo non è un argomento che deve far pensare in merito al provvedimento, allora diteci quali possono essere gli argomenti.
Stiamo anche andando avanti, con questo provvedimento, con un'altra solfa - una delle solite -, un ritornello cui ormai siamo abituati, ma cui state abituando anche il Paese. Parlo del fatto che all'interno di questa maggioranza c'è chi non condivide questa proposta di legge. Mi riferisco non solo al buon Clemente Mastella - proprio poco fa ha dichiarato che sia alla Camera sia al Senato si asterrà su questo provvedimento - ma mi riferisco a chi, gli oltranzisti dell'attuale maggioranza, non «dovrebbero» votare questo provvedimento perché troppo blando, perché colpisce poco Silvio Berlusconi. Lo volete morto! Questo bisognerebbe scrivere in questa proposta di legge per farla votare all'unanimità da parte di questa maggioranza. Quindi, una norma per abbattere l'avversario politico.
Questa legge sul conflitto di interessi finirebbe per colpire, come dicevo prima, la sensibilità, oltre che l'intelligenza, di tanti italiani, che non hanno niente a che vedere con la vostra sete di potere e di controllo totale sulla politica. Ma non è, come dicevo prima, una questione legata solo al fatto di collocarsi all'interno di una maggioranza, che si è data un ordine. Mi chiedo cosa mai possa determinare un Parlamento sovrano, eletto democraticamente in un Paese civile e moderno come l'Italia, di più stringente rispetto a quello Pag. 67che c'è in questa proposta di legge e che alcune frange dell'attuale maggioranza auspicano esserci.
Probabilmente una sola cosa, signor Presidente, solo l'instaurazione di un regime totalitario, da cui una certa sinistra non ha mai fatto mistero di essere attratta, risponderebbe forse una volta per tutte, e per la pace di tutti, alle esigenze di cui il provvedimento in esame già in parte comincia ad occuparsi. Dovremmo forse per legge bandire tutti coloro che hanno un certo reddito ed una certa posizione professionale dalla vita pubblica, solo per fare spazio ai funzionari di partito? Dobbiamo forse tornare all'eleggibilità o al voto per censo, magari al contrario? Dobbiamo forse tornare indietro? Dobbiamo forse fare quello che è venuto fuori dalla relazione del presidente Violante e dalla replica del Ministro Chiti, che ringrazio per l'attenzione, nel momento in cui sia da una parte che dall'altra di quella barricata si è detto chiaramente che dopo Tangentopoli è successo un fatto anomalo, è scesa gente in campo che nulla ha a che vedere con la politica e che deve ritenersi estranea ad essa?. Contrordine, compagni: bisogna far ritornare le istituzioni nelle mani dei mestieranti e dei funzionari dei partiti, bisogna far ritornare la politica nelle mani dei mestieranti.
Caro presidente Violante, lei è da tanto tempo che è in quest'aula, è da tanto tempo che fa il mestiere della politica, naturalmente nel senso buono della parola. Se è questo che volete, noi lo ostacoleremo in tutti i modi. Ma non solo noi; ritengo che farà lo stesso anche chiunque altro in questa Assemblea ha un minimo di buon senso e di democraticità. Dimostrate una volta per tutte che in questo Paese quello che vi lega non è l'antiberlusconismo, ma un'ideologia, che forse non avete (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Franco Russo. Ne ha facoltà.

FRANCO RUSSO. Signor Presidente, se oggetto della discussione in relazione al conflitto di interessi fossero gli articoli 41 e 42 della nostra Carta costituzionale, cioè la proprietà privata, i suoi limiti, i modi in cui lo Stato può intervenire per espropriare, forse le questioni pregiudiziali di costituzionalità e di merito in esame potrebbero essere seriamente discusse con qualche fondamento. Dico forse, perché ben conosciamo anche il limite che l'articolo 41 pone alla proprietà privata, ossia che dev'essere usata in funzione sociale.
Ma, onorevole Presidente, non è degli articoli 41 e 42, non è della proprietà privata che stiamo discutendo con la proposta di legge sul conflitto di interesse. Stiamo discutendo in verità dell'articolo 51 della nostra Carta costituzionale, della sfera politica del nostro Paese, delle istituzioni pubbliche: vogliamo cioè disporre, come richiede l'articolo 51, che l'accesso alle cariche pubbliche avvenga secondo i requisiti stabiliti dalla legge. La proposta di legge in esame vuole dunque ottemperare alla nostra Carta costituzionale.
Inoltre, stiamo discutendo - e, caso strano, non c'è una sola pregiudiziale di costituzionalità che abbia accennato a questo - dell'articolo 97 della Costituzione, laddove si chiede che l'ufficio pubblico sia esercitato secondo imparzialità. Ebbene, l'imparzialità non è data soltanto dai giudizi non di parte, ma anche dal non essere portatori di interessi di parte, cosicché l'esercizio dell'ufficio pubblico avvenga in maniera tale da rispettare l'interesse generale del nostro Paese.
In terzo luogo, trovo, signor Presidente, veramente sconvolgente e sorprendente, anche se in questa Assemblea non vi è stato fatto riferimento, il richiamo all'articolo 3 della nostra Carta costituzionale. Tale articolo afferma che non ci debbono essere discriminazioni per posizione sociale; tuttavia, onorevole Boscetto, con ciò si intende dire che occorre rimuovere gli ostacoli alla partecipazione alla gestione della cosa pubblica nel nostro Paese non agli esponenti del potere economico, ma ai lavoratori. Ritengo quindi abbastanza sorprendente che l'articolo 3 della Costituzione, che vuole elevare chi nel nostro Paese è debole economicamente e socialmente, Pag. 68venga richiamato per difendere chi già ha un'influenza sociale nel Paese stesso.
In ultimo, sottolineo che sono molto colpito - ho già avuto modo di sottolinearlo ieri in sede di discussione sulle linee generali - da una divisione culturale che attraversa questa Camera e che dobbiamo portare alla luce, come ha fatto l'appassionato intervento dell'onorevole Boscetto. Si tratta di una divisione culturale tra due concezioni: la democrazia maggioritaria e la democrazia costituzionale. Quando ascolto in quest'aula che è bene che esponenti del potere economico ed alti professionisti possano entrare in Parlamento possedendo grandi patrimoni e gestendo imprese (sia pure attraverso partecipazioni di controllo), perché il popolo li ha votati, e quindi, essendo stati votati dal popolo, essi si sentono legittimati, vi dico, signori colleghi dell'opposizione, che voi non state difendendo e portando avanti la democrazia costituzionale, ma una concezione maggioritaria e plebiscitaria della democrazia, come se il popolo votando legittimasse, al di là della legge, qualsiasi posizione.
Al contrario, noi dobbiamo affermare - e per questo respingeremo le pregiudiziali di costituzionalità e di merito che sono state presentate - una concezione costituzionale della democrazia, che è coniugata con lo Stato di diritto: vale a dire che la legge va rispettata da chiunque agisca nel nostro Paese, anche dai politici. Se infatti l'articolo 51 della Costituzione richiede che vengano stabiliti requisiti per l'accesso alle cariche pubbliche, nel momento in cui il Parlamento approva una legge, tale legge deve valere per tutti.
L'opposizione afferma infine che deve essere il Parlamento a decidere sull'esistenza del conflitto di interessi: deve essere la stessa maggioranza che esprime il Governo a delegittimare e a sanzionare il Governo stesso e i suoi esponenti. Questa concezione plebiscitaria e maggioritaria non ci appartiene: noi riteniamo infatti che la democrazia costituzionale sia oggi la salvaguardia dello Stato di diritto, ed è questo Stato di diritto che si vuole invece ledere (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, quello che si sta svolgendo in quest'aula è un dibattito singolare, per la fragilità e la banalità ideologica delle argomentazioni che avete usato.
Cominciamo dal richiamo all'articolo 42. La proprietà, nella Costituzione, non è più collegata ai diritti di libertà civile, né viene più definita «inviolabile», come faceva l'articolo 29 dello Statuto albertino, ma viene invece disciplinata fra i rapporti economici e con un esplicito rinvio alla legge ordinaria. Ed è esattamente questo che stiamo facendo, come afferma la Corte costituzionale: disciplina differente quando i casi sono da ritenersi ragionevolmente diversi. Dunque, colleghi del centrodestra, dov'è il contrasto con l'articolo 42 della Costituzione? Se contrasto c'è - ed anche clamoroso - è con l'articolo 29, ma dello Statuto albertino. Siete fuori tempo massimo di più di cent'anni!
Veniamo all'articolo 41: «L'iniziativa economica privata è libera». Per cui, gridate all'esproprio della possibilità per gli imprenditori di fare politica in prima persona! Anche in questo caso, siete rimasti indietro di oltre cento anni, alle costituzioni di fine Ottocento, che vedevano il mercato come il luogo dell'appropriazione e dell'accumulazione capitalistica. Dal secondo dopoguerra la libertà di mercato è chiamata a convivere con obiettivi di giustizia sociale e di coesione economico-sociale, in un'evoluzione che continua fino ai nostri giorni, in cui le regole antitrust si traducono in limiti alla libertà economica e imprenditoriale, con lo scopo di tutelare la concorrenza tra le imprese. Ed è esattamente questo che stiamo facendo con il provvedimento in esame. Vi rendete conto di quanto siete vecchi, di quanto siete culturalmente e politicamente vecchi? Noi ci preoccupiamo, in maniera moderna, di definire il conflitto di interessi, Pag. 69anche in relazione all'alterazione delle regole di mercato dovuta all'eccessiva concentrazione economica e alla commistione con il potere politico.
La proposta di legge al nostro esame non solo non è in contrasto con i principi della cosiddetta Costituzione economica, ma ne è una forma di garanzia e di tutela straordinaria. Altro che cultura illiberale, altro che furore ideologico punitivo! Questa nostra proposta è diretta espressione della storia e della cultura dell'Occidente, di quella cultura del limite e della sua accettazione rispetto alla libertà naturale. Le civiltà producono disagio, proprio perché richiedono una rinuncia; per questo c'è un che di primitivo, un che di primordiale, nel vostro disagio a non voler accettare le regole, soprattutto le regole costituzionali.
Molto altro ci sarebbe da argomentare, ma non ho il tempo di farlo. Un'ultima osservazione relativa agli articoli 51 e 3 della Costituzione, sull'eguaglianza nell'accesso alle cariche elettive e agli uffici pubblici. Dottrina e giurisprudenza consolidata leggono questi articoli in abbinamento con l'articolo 97, sul buon andamento e sull'imparzialità dell'amministrazione. L'imparzialità, collegandosi al principio di legalità, comporta una serie di regole della condotta amministrativa. Vediamone solo alcune, le più significative, stabilite dalla Corte costituzionale. Ricordo, al riguardo, due sentenze del 1977, con le quali si afferma che si deve evitare la coincidenza tra controllore e controllato, e la sentenza n. 344 del 1993 - la più importante, un anno prima della discesa in campo di Berlusconi - con la quale il legislatore è sollecitato a riformulare la legislazione vigente in tema di incompatibilità in quanto la normativa in vigore «appare ricca di incongruenze logiche e divenuta ormai anacronistica di fronte ai profondi mutamenti che lo sviluppo tecnologico e sociale ha prodotto nella comunicazione politica». Ripeto, «nella comunicazione politica».
Siamo nel 1993, e cade ogni velo. Il conflitto di interessi, colleghi del centrodestra, non riguarda solo i benefici economici, ma anche i poteri di influenza, e il contesto in cui si svolgono le elezioni è importante quanto il diritto di voto stesso. Dunque, chi esercita un'attività imprenditoriale in regime di concessione dallo Stato non può essere controllore e controllato. Stiamo dando esecuzione a previsioni della Corte costituzionale degli anni Settanta, Ottanta e Novanta, altro che legge contro qualcuno!
Un'ammissione, però, devo concederla. È vero, questa norma sull'incapacità assoluta per chi è titolare di una concessione rilasciata dallo Stato ha un ispiratore: è un filosofo tedesco di nome Karl, il quale sosteneva che una democrazia non può esistere se non si mette sotto controllo la televisione.

PRESIDENTE. La prego, deve concludere.

GIANCLAUDIO BRESSA. Il cognome di questo filosofo non è però Marx, come a molti di voi sarebbe piaciuto, ma Popper. Colleghi del centrodestra, gli illiberali siete voi, e per questo, solo per questo, votiamo contro le vostre pregiudiziali di costituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 18).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.

Si riprende le discussione.

(Ripresa esame di questioni pregiudiziali e di una questione sospensiva - A.C. 1318-A)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Belisario. Ne ha facoltà.

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FELICE BELISARIO. Signor Presidente, colleghi, ormai non mi meraviglio più di nulla, né degli appelli accorati, né delle difese ad oltranza. Devo però cercare di riflettere io stesso - e, se possibile, sottoporre tali riflessioni alla vostra attenzione - sull'assoluta artificiosità delle pregiudiziali in esame. Stiamo cercando di introdurre una legge che metta tutti i cittadini nelle condizioni paritarie di poter concorrere, e quindi la nostra attenzione tende a far sì che il rispetto delle regole valga per tutti.
Voler disciplinare l'accesso alle cariche di Governo per il gruppo dell'Italia dei Valori, sebbene sia ancora un passo insufficiente, è comunque necessario per evitare quei conflitti a cui abbiamo assistito nella scorsa legislatura e che potrebbero verificarsi non sul nome cui fa riferimento il collega, che stimo, onorevole Boscetto, ma in generale. Stiamo disciplinando una materia per oggi, ma soprattutto per il domani, e di ciò il paese dovrà esserci grato. In questo senso riteniamo che una legge debba essere chiara, perché non è vero che non si possano determinare scelte che influenzino negativamente la vita politica, economica, istituzionale del Paese, se chi esercita determinate funzioni è in posizione dominante in alcuni settori importanti dell'economia, della finanza, dell'editoria e comunque in settori rilevanti della vita e della società civile.
Questa non è una legge ad personam o contra personam; se così fosse, sarebbe contraddittorio quanto afferma qualcuno, cioè che si tenta di impedire a migliaia di persone l'accesso alle cariche di Governo. Delle due l'una: o lo impediamo a moltissime, e quindi mettiamo tutti sullo stesso livello, ovvero andiamo contro una sola persona. Cerchiamo di introdurre un sistema di livellamento che dia accesso a tutti, affinché nessuno possa agire governando facendo i propri interessi, quelli della sua parte politica o quelli di un suo gruppo o clan. Per tali motivi il gruppo parlamentare dell'Italia dei Valori voterà in maniera convinta contro le pregiudiziali di costituzionalità che sono state presentate (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Licandro. Ne ha facoltà.

ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Signor Presidente, sono francamente incredibili i toni e i contenuti di questo dibattito, spesso fuori luogo, offensivi, oserei dire illiberali, densi di un'autoritaria cultura aziendalista.
Con pacatezza vogliamo affermare che la Costituzione garantisce a tutti il diritto di concorrere alla vita politica del Paese, ma non il perseguimento di interessi privati a danno di quello generale, attraverso l'assunzione di cariche pubbliche. La Costituzione garantisce l'accesso alle cariche pubbliche, ma non la torsione delle cariche di Governo per avvantaggiare se stessi o i propri congiunti. La Costituzione garantisce la proprietà privata - certamente - ma anche la sua funzione sociale. La Costituzione garantisce a tutti l'accesso alle cariche pubbliche, ma non sancisce una democrazia censitaria e ciò, onorevoli colleghi della Casa delle libertà, non lo troverete mai nell'articolo 51, per quanto possiate forzare le vostre dubbie doti esegetiche. La Costituzione sancisce l'uguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge e la rimozione degli ostacoli che di fatto la impediscono. Ma tutto questo nulla c'entra con l'accesso alle cariche di Governo e anche volendo accettare il vostro piano di argomentazione, dinanzi, per esempio, ad un magnate con pervasivi ed enormi interessi economici e ad un qualunque altro cittadino, circa l'accesso alle cariche pubbliche non direi proprio che vi sia parità ed uguaglianza. L'ineleggibilità non rientra ancora nell'ambito di questa proposta di legge. Vorremmo che vi fosse e lavoreremo per questo.
L'ineleggibilità, nell'ordinamento giuridico italiano, è già prevista dal decreto del Presidente della Repubblica n. 361 del 1957 per chi svolge attività d'impresa in regime di concessione pubblica, ma nessuno - nessuno! - ha mai sollevato la Pag. 71questione di legittimità costituzionale di tale previsione. Essa è stata, piuttosto, disapplicata, grazie ad un'interpretazione capziosa della Giunta per le elezioni del 1994 (è però altra materia).
Dite che si tratta di una legge contra personam, che vuole colpire il leader dell'opposizione. Può anche darsi che sia così; non lo escludiamo perché, in effetti, non tante, su scala mondiale, possono essere le persone che posseggono tali e tanti rilevanti interessi economici e il controllo massiccio dei mezzi di comunicazione e, al tempo stesso, nutrono l'incoercibile desiderio di comandare, oltre che le proprie aziende, anche lo Stato.
Usate parole pesanti, toni grevi, fate ricorso ad una propaganda violenta, ci chiamate «eversori». Noi, con altrettanta «pacatezza», vi invitiamo a guardarvi intorno. Forse troverete pulsioni eversive, ma non dalla nostra parte. Dite che, se la proposta di legge in esame fosse approvata, ci sarebbe un Parlamento di nullatenenti e di «sfigati». Che belle espressioni! Una cultura oxfordiana. Che visione miserabile avete della democrazia e in quale conto tenete i vostri elettori, soprattutto quelli appartenenti agli strati popolari e a quelli più deboli!
Allora, a voi che, negli anni precedenti, avete fatto scempio della Carta costituzionale, dei suoi valori sottesi, persino dei principi fondamentali, a voi che avete tentato di stracciarne fino in fondo i dettati, con una mostruosa riforma respinta con un netto esito referendario dal corpo democratico di questo Paese, a voi non presteremo orecchio.
Da voi, insuperabili legislatori ad e contra personam, non accetteremo ipocrite prediche e, dunque, voteremo contro simili pregiudiziali (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, il gruppo dei Verdi voterà contro le cinque questioni pregiudiziali di costituzionalità e la questione pregiudiziale di merito e non ricambierà i gruppi del centrodestra rispetto al linguaggio usato in una discussione di carattere costituzionale, che mi pare non abbia fatto fare una buona figura dal punto di vista dei loro argomenti.
Ho sentito parlare di furore ideologico, di rottura democratica, di atto eversivo ed incostituzionale, di nefandezza e di regime totalitario. Questo è il linguaggio costituzionale che è stato utilizzato dai colleghi esponenti del centrodestra nell'illustrare le pregiudiziali di costituzionalità da loro presentate.
Ripeto che non li seguiremo su questo terreno. Rimaniamo aperti ad un confronto politico, istituzionale e costituzionale che, dopo la bocciatura di tali pregiudiziali e della successiva sospensiva, continuerà in quest'aula con tempi ampi, come lei, signor Presidente, ha giustamente disposto.
Poiché, leggendo accuratamente queste pregiudiziali, ho visto citare una serie di articoli della Costituzione, in alcuni casi totalmente a sproposito (ve ne sono due, addirittura, che citano l'articolo 43, che ovviamente non è assolutamente pertinente), vorrei, molto brevemente, rovesciare il ragionamento e spiegare perché la proposta di legge in esame (come tutte emendabile e perfettibile nel lavoro parlamentare) nel suo impianto non è solo pienamente condivisibile, equilibrata e rigorosa, ma è anche pienamente coerente con una serie di principi costituzionali, che voglio sinteticamente ricordare.
L'articolo 3 della Costituzione non ha soltanto un primo comma (sacrosanto), ma ha anche un secondo comma, che riguarda la necessità, per la Repubblica, di rimuovere le disparità. Quale disparità più grave e più grande vi è se non quella rappresentata nelle cariche di Governo dal conflitto di interessi?
L'articolo 51 della Costituzione, che è ripetutamente evocato nelle pregiudiziali e che io invoco positivamente, certamente parla di uguaglianza nell'accesso alle cariche, Pag. 72ma quale più grave violazione alle condizioni di uguaglianza esiste, se non il conflitto di interessi?
L'articolo 54 della Costituzione, collocato nel titolo IV della prima parte, intitolato «Rapporti politici», è un articolo di pari importanza, rispetto al quale la proposta di legge in esame a me pare pienamente coerente: non intendo che essa sia perfetta, poiché siamo alla vigilia di un esame parlamentare che potrà anche migliorarla e correggerla.
L'articolo 97 della Costituzione, che il collega Bressa ha giustamente ricordato, afferma i principi del buon andamento e dell'imparzialità dell'azione amministrativa, che rappresentano i principi fondamentali rispetto ai quali è necessario rimuovere i conflitti di interesse. Lo stesso discorso vale per l'articolo 98 della Costituzione.
Rilevo che tutte le cinque questioni pregiudiziali fanno riferimento anche agli articoli 41 e 42 della Costituzione, che rappresentano la cosiddetta Costituzione economica, mentre ribadisco la estraneità dell'articolo 43 in materia. Vorrei, inoltre, ricordare, a chi evidentemente non li ha letti bene e con attenzione, che gli articoli 41 e 42 al primo comma si riferiscono rispettivamente alla libertà di iniziativa economica e alla proprietà privata - sono sacrosanti! - mentre al secondo comma si pongono limiti e condizioni proprio all'esercizio di questi due principi fondamentali, che vanno riconosciuti, ma anche regolati.
Da ultimo, signor Presidente, vorrei segnalare a lei e ai colleghi che i presentatori di queste cinque questioni pregiudiziali di costituzionalità forse avrebbero dovuto scriverle un po' meglio [Commenti dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

MAURIZIO RONCONI. Arrogante!

MARCO BOATO. La questione pregiudiziale di costituzionalità Vito ed altri n. 4, di Forza Italia, termina addirittura ...

PRESIDENTE. Deputato Boato, concluda.

MARCO BOATO. ... parlando della violazione di una lunga serie di fondamentali articoli della Costituzione e recita: «... il titolo I e il titolo II della parte prima della Costituzione, che disciplinano rispettivamente Parlamento e Governo». Invece, il titolo I e il titolo II della parte prima riguardano rispettivamente i rapporti civili ed etico-sociali. Ci troviamo, pertanto, dinnanzi ad un errore clamoroso. Nella parte seconda della Costituzione, il titolo I riguarda il Parlamento, ma il titolo II riguarda il Presidente della Repubblica, mentre il titolo III riguarda il Governo. Siamo in pieno analfabetismo costituzionale! Anche questa è una ragione per cui, pacatamente, ma fermamente, voteremo contro queste pregiudiziali [Commenti dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Capotosti. Ne ha facoltà.

GINO CAPOTOSTI. Onorevoli colleghe e colleghi, è indubbio che, se in passato il problema della democrazia e dello Stato è stato rappresentato dalla separazione dei poteri, oggi il problema è la regolamentazione del conflitto di interessi. Tale regolamentazione consiste nel prendere atto che esistono poteri diversi rispetto a quelli istituzionalizzati, i quali, interagendo tra loro in modo non corretto, possono influenzare il buon andamento delle istituzioni e, quindi, condizionare l'intera vita democratica della nazione.
In questo senso, ritengo che ci sia una valutazione unanime e comune, tanto che è stata già emanata una legge che in parte disciplina i casi di conflitto di interessi, la cosiddetta legge Frattini. Giudichiamo tale intervento normativo non esaustivo o per lo meno recante già oggi elementi di criticità in negativo, che necessitano un superamento. Prendiamo atto, quindi, del testo all'esame questa Assemblea, cui noi abbiamo voluto contribuire, nella discussione Pag. 73in Commissione, con una serie proposte emendative, che però non abbiamo visto recepite.
Si tratta di un testo che noi oggi vediamo lesionato: è presente, infatti, una serie di vulnus, anche se per la verità non così gravi come denunciato dall'opposizione, da coloro che hanno presentato le questioni pregiudiziali. Non credo sia così alto il livello di deficienza, cioè di mancanza, di questa proposta di legge. Tuttavia, riteniamo che essa possa e debba essere assolutamente migliorata. In questo senso, quindi, abbiamo presentato una serie di emendamenti che mi auguro saranno posti all'attenzione dell'Assemblea e dalla quale mi auguro possano essere recepiti.
Non si capisce, ad esempio, perché non possa essere l'Autorità antitrust ad adempiere alla funzione di vigilanza. È piuttosto difficile comprendere la necessità, la natura o, quanto meno, l'entità del tetto patrimoniale. Notevoli possono essere le riserve intorno all'istituzione di un blind trust a un soggetto non scelto dal conferente e a lui addirittura ignoto. Rimando al momento dell'esame degli emendamenti la discussione sul merito.
Prendo per buone le affermazioni del Ministro Chiti e le molte agenzie di stampa circolate in queste ore. Viene detto che il testo è migliorabile e che c'è la volontà di definire un testo di legge che sia, in buona sostanza, ciò che deve essere: una normativa al servizio del Paese, non rivolta contro un soggetto, né contro un altro in particolare, ma che sia funzionale allo svolgimento della vita democratica.
Certo, si può essere maliziosi, perché è facile registrare atteggiamenti politici di convergenza assoluta, quantomeno tra i maggiorenti, della maggioranza e dell'opposizione, in ordine a temi precisi - penso, ad esempio, alla legge elettorale - e non sappiamo se questa convergenza sia portata avanti nell'interesse generale, perché non abbiamo cognizione del testo che si sta formulando, né possiamo averla, visto che l'incrocio è trasversale.
Registriamo che lo stesso tipo di convergenza e di confronto e lo stesso proposito di dialettica nella crescita dell'interesse generale non sembrano sussistere per quanto attiene alla proposta di legge sul conflitto di interessi, ossia un provvedimento fondamentale - torno nuovamente alla mia premessa - per l'esercizio e la disciplina della democrazia occidentale compiuta e, quindi, per la difesa delle istituzioni e dei cittadini, a prescindere dal loro reddito, dal loro lavoro, dal luogo di nascita o dalla regione di residenza - lo ripeto - al fine di perseguire un principio di uguaglianza sostanziale, compiuto e definito.
Mi rivolgo al Presidente Violante, il quale in una dichiarazione rilasciata a un'agenzia di stampa ha riferito che Mastella si astiene e che ha una perplessità sulla legge elettorale: no, Mastella ha espresso un pensiero politico che condivido.

PRESIDENTE. Deputato Capotosti, concluda.

GINO CAPOTOSTI. Concludo, Presidente. Per quale motivo si trova la concordia omnium su un tema che, tutto sommato, non è di così rilevante stringenza e si verifica questo scontro totale in tema di conflitto di interessi?

PRESIDENTE. Deve concludere.

GINO CAPOTOSTI. Annuncio, per vincolo di maggioranza, il voto non negativo, ma di astensione, del gruppo dei Popolari-Udeur, sia alla Camera sia al Senato, su questo provvedimento. Aspettiamo, nel corso della discussione e dell'esame degli emendamenti, uno sviluppo che speriamo possa essere utile a tutto il Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, credo che, dopo la dichiarazione di chi mi ha preceduto, la legge sul conflitto di interessi non passerà al Senato. L'UDEUR ha dichiarato la propria astensione, quindi è inutile che stiamo qui a discutere: la Pag. 74maggioranza farebbe bene a ritirarlo e a votare, come facciamo noi, a favore delle questioni pregiudiziali di costituzionalità.
Prima che la proposta di legge venga ritirata, ovviamente anche noi, come gli altri gruppi, vogliamo esprimere la nostra opinione: dopo tanto parlare, a proposito ed anche a sproposito, delle leggi ad personam delle quali si sarebbe macchiato il precedente Governo, con i cosiddetti nuovi padroni del vapore dell'Unione siamo di fronte alle leggi contra personam, provvedimenti cioè studiati per colpire l'avversario o gli avversari politici, per renderli meno influenti ed anche ricattabili nelle loro libertà parlamentari.
La domanda che ci poniamo è la seguente: è costituzionale una legge in base alla quale un avvocato non può fare il Ministro della giustizia, un medico non può fare il Ministro della sanità, un militare non può fare il Ministro della difesa? È mai possibile che quando scegliamo la nostra compagna o il nostro compagno dobbiamo vedere il suo stato patrimoniale, perché se dovesse essere una donna facoltosa non possiamo più fare politica? Vi sono numerosi esempi in questo campo. Può essere costituzionale una legge di questo tipo? No, per principio non può essere costituzionale!
A questo gioco, solo apparentemente moralizzatore, noi socialisti del Nuovo PSI, che siamo nati quando era in vigore lo Statuto albertino - per rispondere al collega de L'Ulivo: certo e ne andiamo fieri, abbiamo visto il nascere di tutte le dittature e sappiamo a cosa portano - siamo contrari per principio ad un provvedimento di questo tipo sul conflitto di interessi.
La strada di colpire l'avversario per legge al fine di renderlo più debole o di costringerlo a vita privata non ci piace e ci ricorda un periodo triste e drammatico della nostra storia nazionale, precisamente dal 1925 al 1926 quando, per ridurre al silenzio o all'asservimento gli avversari, Mussolini emanò leggi speciali con le quali preparò l'avvento dello Stato totalitario. Con la creazione di tribunali speciali per la difesa dello Stato e il ripristino della pena di morte, con una mozione che dichiarava decaduti per legge i deputati aventiniani e socialisti calava così definitivamente il sipario su ogni parvenza di lotta legale.
Il richiamo storico può sembrare ardito e forte ma serve ad una riflessione sul mantenimento della legalità nella lotta politica e nell'assunzione della responsabilità parlamentare. È nostra convinzione, se non si vuole intraprendere strade pericolose, quella di restare con fermezza e dignità coerenti con il dettato democratico della Costituzione e non calpestarlo, perché anche in questo caso è la guida più sicura e illuminante per le decisioni che stiamo per assumere in nome del popolo italiano.
Nelle culture comuniste si è iniziato a discriminare gli omosessuali, la proprietà privata è diventata un furto, si è intervenuti contro le libertà, si sono adottate leggi speciali contro ogni criterio democratico di giustizia e, infine, sono sorte le orrende dittature che hanno segnato per sempre col sangue lo scorso secolo, compresa l'Italia (le Foibe, il «triangolo della morte»).
Il vero conflitto di interessi per noi socialisti è rappresentato dai giudici che si mettono in politica e da quei tribunali che condannano amministratori che sono esponenti di una sola parte e favoriscono i partiti amici e la loro conseguente occupazione del potere: in questo modo si sono consumati i golpe mediatico-giudiziari, si sono cancellati i grandi statisti e i partiti storici della prima Repubblica e si è portata in Parlamento e al Governo una pletora di nani e ballerini che hanno fatto scivolare l'Italia dalla serie A alla categorie dilettanti.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LUCIO BARANI. Concludo, signor Presidente. Il vero conflitto di interessi sono le cooperative rosse, che vedono qui presenti a difendere i loro interessi coloro che sono stati loro dipendenti e adesso i loro figli, i loro fratelli e le loro mogli continuano a lavorare in queste cooperative e il Ministro Bersani fa le leggi ad personam Pag. 75(Applausi dei deputati del gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie - Partito Socialista-Nuovo PSI)...

PRESIDENTE. Deputato Barani, deve concludere.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, le dà fastidio?

PRESIDENTE. No, semplicemente ha finito il suo tempo.
Ha chiesto di parlare il deputato Angelo Piazza. Ne ha facoltà.

ANGELO PIAZZA. Signor Presidente, parlo a nome di un gruppo parlamentare che, pur avendo già espresso sul testo talune perplessità, che non mancheremo di formalizzare in emendamenti, ha anche espresso un giudizio complessivamente favorevole sull'impianto del provvedimento. Le nostre perplessità non significano, ovviamente, incostituzionalità: noi voteremo contro le pregiudiziali, ritenendo, anzi, che il testo sia perfettibile e vada discusso, che occorra sedersi attorno ad un tavolo e valutare insieme eventuali miglioramenti. Il Paese, però, ha bisogno di una disciplina, che già esiste in tanti altri Paesi. Vogliamo che questa disciplina sia la più efficace, la più utile, la meno punitiva e dannosa possibile per chicchessia. È quest'ultimo il nostro obiettivo.
A nostro avviso, l'intero testo non è incostituzionale, perché è vero che esistono principi costituzionali come la libertà di impresa e il diritto di proprietà, ma esistono anche principi costituzionali che attengono alla legittimità, alla correttezza e alla trasparenza dell'azione amministrativa e dell'azione di Governo.
Chiediamo a tutte le forze politiche di valutare serenamente quali miglioramenti possiamo apportare insieme ad un testo che, comunque, non è incostituzionale. Voteremo, quindi, contro le pregiudiziali presentate (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità Ronconi ed altri n. 1, Maroni ed altri n. 2, Elio Vito ed altri n. 3 e n. 4 e Bocchino ed altri n. 5.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 534
Votanti 522
Astenuti 12
Maggioranza 262
Hanno votato
236
Hanno votato
no 286).

Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale di merito Elio Vito ed altri n. 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 537
Votanti 525
Astenuti 12
Maggioranza 263
Hanno votato
237
Hanno votato
no 288).

Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo ora all'esame della questione sospensiva Elio Vito ed altri n. 1.
A norma del comma 3 dell'articolo 40 del Regolamento, nella discussione potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti Pag. 76per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
Il deputato Bruno ha facoltà di illustrare la questione sospensiva Elio Vito ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.

DONATO BRUNO. Signor Presidente, sapevamo che l'Assemblea avrebbe sicuramente rigettato le questioni di pregiudizialità che avevamo presentato in tema di incostituzionalità del testo perché - e qui mi rivolgo soprattutto al presidente Violante e al collega Boato - quando si invita al dialogo e alla collaborazione, come ripetutamente avviene in questa sede e anche fuori, non si può dichiarare alla stampa che, se il testo venisse modificato e non approvato, il presidente Violante si dimetterebbe. Non è corretto! Lo ha affermato un parlamentare, l'onorevole Licandro: si può leggere il suo intervento di ieri esattamente a pagina 58 del resoconto stenografico. Il collega Boato non può ricordare, poi, per raggiungere la maggioranza in Assemblea, che, a una certa pagina del programma elettorale del Governo Prodi, era previsto esattamente il conflitto di interessi che avrebbe comportato la decadenza, il blind trust e quanto segue.
Non è che non vogliamo partecipare alla dialettica, al gioco che voi vi proponete di fare, ma c'è un limite oltre il quale non è possibile andare, caro presidente Violante e caro Presidente della Camera, perché, se è vero tutto quello che è stato dichiarato ieri, che vi è una grande incomprensione da parte dell'Assemblea per quanto attiene al problema della decadenza, come da lei sottolineato, in ordine alla questione del blind trust e, quindi, dell'accesso a una legislazione straniera, dovremmo avere l'obbligo morale, etico e - direi - costituzionale di fermarci per comprendere esattamente dove stiamo andando, perché conosciamo bene i lavori dell'Assemblea e come essi si svolgono.
Se questi sono gli input che vengono dati dal collega Boato e dal Presidente Violante, o ci dichiarate veramente in questa sede che siete disposti a dialogare e apprendere quello che noi riteniamo di buono vi sia ancora da fare su questa proposta di legge, oppure la possiamo votare anche oggi stesso. Se, infatti, vi siete chiusi a riccio, ritenendo di superare i problemi di costituzionalità nel modo - mi sia consentito - vergognoso in cui si è svolto il dibattito di oggi, vuol dire che non conoscete la Carta costituzionale. Le questioni pregiudiziali di costituzionalità di cui si discute sono di grandissima serietà, mentre qualcuno ha osato dire che esse rappresentavano delle artificiosità. In merito, si può anche dissentire, ma sottacere che un'Autorità terza possa stabilire la decadenza di un membro del Parlamento dovrebbe veramente far tremare i polsi a tutti, mentre invece lo si affronta con molta serenità.
L'introduzione di un sistema che tocca una delle più alte cariche dello Stato e che le più alte cariche dello Stato debbano sottostare ad un diritto straniero, quando abbiamo strumenti giuridici italiani, sono questioni che ritengo meritino un approfondimento. Presidente Violante, l'approfondimento ed il rinvio non lo chiediamo solo noi. La Casa delle libertà ritiene che il testo non sia maturo per l'Assemblea, ma la stessa posizione è sostenuta anche da tanti colleghi della maggioranza. Ad esempio, nella seduta di ieri l'onorevole Palomba del gruppo dell'Italia dei Valori ha affermato che sarebbe importante, per motivi chiaramente opposti ai nostri, rinviare il testo in Commissione, dove si potrebbero riprendere le fila del provvedimento in un senso condiviso da tutta l'Unione. Se preferisce, presidente Violante, le posso leggere tutte le dichiarazioni che a tale riguardo sono state fatte dai rappresentanti della maggioranza e dell'opposizione. Lo stesso vale anche per il collega dell'UDEUR, il quale nel suo intervento svolto ieri l'ha sollecitata a chiedere il rinvio della proposta di legge in Commissione, e per il rappresentante dei Comunisti Italiani, onorevole Licandro, il quale ritiene che il testo della proposta di legge in esame non sia maturo per l'Assemblea.Pag. 77
Il problema, quindi, non è strumentale. Il problema è se si vuole veramente collaborare al fine di trovare una legge sostenibile in base al rispetto del nostro dettato costituzionale e della vostra maggioranza. Crediamo sia giusto affrontare il tema in esame anche su un binario diverso da quello da noi proposto e prospettato. Occorre, quindi, una riflessione da parte di tutta la Commissione e dell'Assemblea, alla quale va sottoposto un testo non dico condiviso, ma sul quale possano essere chiariti tutti gli aspetti di grandissima rilevanza che riguardano una materia così delicata per la democrazia del nostro Paese. Un tema così delicato non può essere affrontato nel modo in cui si è svolto oggi il dibattito sui rilievi di incostituzionalità.
Signor Presidente, chiedo, pertanto, che la questione sospensiva Elio Vito ed altri n. 1 venga messa ai voti, e sollecito soprattutto quei gruppi che ieri quasi all'unisono, escludendo la Margherita e i DS, hanno dichiarato che la proposta di legge debba ritornare in Commissione. Ciò consentirebbe anche di vedere se tali gruppi sono oggi coerenti con quanto hanno dichiarato ieri (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo di Alleanza Nazionale aderisce alla questione sospensiva in esame e la sostiene con il suo voto. È abbastanza presente al buon senso e alla percezione politica e istituzionale di molti di noi, e permettetemi di dire anche di molti di voi, che il provvedimento in esame sarebbe sospinto in avanti a forza inopportunamente.
La vostra, colleghi della maggioranza, che volete ad ogni costo licenziare un testo, è la violenza dei deboli. È un classico! Quando ci si vede in qualche modo franare la terra sotto i piedi, quando ci si vede deboli e in minoranza nello scontro democratico e nel consenso dell'opinione pubblica - la storia si ripete spesso - si reagisce con atti di prevaricazione, sperando che vibrando colpi alla cieca si possa difendere la propria sopravvivenza.
Ciò è molto preoccupante. La questione sospensiva, che non pregiudica, in definitiva, la sorte del provvedimento, in qualche modo darebbe l'occasione di uscire da questo vicolo stretto che vi siete costruiti addosso all'intelligenza (alle spalle), al voto e alle vostre prerogative. La questione sospensiva in esame meriterebbe di essere accolta anche perché si incentra sulla istituzione di questa ennesima Authority sulla quale regnano le perplessità più gravi, non solo di noi dell'opposizione nazionale di centrodestra ma anche e soprattutto sul versante del centrosinistra.
Si tratta di discutere non solo il profilo gravissimo che vi è stato sottolineato, che ho chiamato di emergenza democratica, cioè di un'Authority che possa rovesciare un verdetto democratico popolare e defraudare il Parlamento della sua sovranità, ma anche dell'assurdità di una Autorità che, governando le sorti di questo strano percorso per sette anni, cioè al di là di una legislatura, venga eventualmente a confliggere - essendo politicamente targata ed avendo una determinata maggioranza - con quella che è la maggioranza democratica uscita dalle urne. Si tratta proprio di capire che tipo di Autorità si vuole istituire, tenuto presente che anche tra di voi non vi sono idee chiare, né tantomeno concordi. Qualcuno sostiene che si debba istituire un'Autorità a parte, deputata solo al governo dei casi di conflitto di interessi; altri (come il testo sembrerebbe aver sposato come tesi prediletta) di mettere insieme le funzioni di questa Autorità con quelle del già vigente e non so quanto funzionante e non so quanto utile e significativo Alto commissariato per la prevenzione e la repressione del malcostume e della corruttela (non mi ricordo neanche come si chiama perché il solo titolo è lungo più di due righe). Organismo quest'ultimo assurdo di per sé in uno Stato di diritto democratico, con una magistratura che deve vigilare. A mio avviso, è già Pag. 78un'assurdità, lo ripeto, avere un Alto commissariato per prevenire e reprimere il malcostume e la corruttela. Un'assurdità intollerabile per chi abbia senso dello Stato e senso del diritto e dell'etica pubblica. Che si debbano poi mettere insieme il conflitto di interessi con la corruttela, la prevenzione e la repressione del malcostume, è indicativo di una confusione di idee macroscopica ed assurda.
Non sono insensibile - voglio dire quest'ultima cosa - al fatto che l'Autorità regolatrice del mercato e della concorrenza verrebbe, ove fosse essa la depositaria di tutti i poteri anche relativi ai conflitti di interessi, ad accumulare un eccesso di poteri. Ciò potrebbe essere effettivamente un'anomalia tutta da studiare e da approfondire.
Per tali motivi sostengo che la richiesta di pregiudiziale sospensiva è assolutamente fondata. Tutti, su un versante o su un altro, siamo d'accordo che l'Autorità, strumento fondamentale chiamato a dirimere questo tipo di conflitti, nasce male, viziata da qualcosa di più di semplici dubbi, sicuramente inficiata al suo fondamento da un'assoluta incongruenza delle sue funzioni e dei suoi poteri. Mi sembra, quindi, giusto che noi e voi colleghi della maggioranza approfittiamo della questione sospensiva in esame, aderendovi, al fine di svolgere un approfondimento su questo tema fondamentale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, prendo atto positivamente, lo dico con sincerità, che, una volta bocciate le pregiudiziali di costituzionalità e di merito, il confronto su questa questione sospensiva sta avvenendo - lo dico con riferimento agli interventi svolti dai colleghi che mi hanno preceduto - con un tono diverso. Ringrazio il collega Donato Bruno dell'interlocuzione polemica, come è ovvio che sia in Parlamento, svolta nei miei confronti, ma che è comunque entrata nel merito delle questioni.
Desidero spiegare perché noi voteremo contro questa questione sospensiva che richiede un ulteriore periodo di sei mesi prima di procedere nell'esame di questa proposta di legge.
Riprendo dettagliatamente le obiezioni alle motivazioni proposte. In primo luogo, si sostiene che vi è stato un evidente scarso approfondimento e una fretta nel lavoro. A tale riguardo, ricordo che la proposta di legge Franceschini ed altri è stata presentata nel luglio 2006, che l'esame è iniziato nei primi giorni del settembre 2006 e che abbiamo lavorato in Commissione in sede referente per otto mesi, svolgendo fra l'altro decine di audizioni...

PRESIDENTE. Mi scusi deputato Boato. Insisto a chiedere ai deputati di liberare l'emiciclo, di prendere posto e di non parlare ad alta voce. Prego, deputato Boato, prosegua pure.

MARCO BOATO. In questi otto mesi abbiamo svolto, oltre che lunghissimi e pacati dibattiti, anche decine di audizioni con esponenti della dottrina di tutti gli orientamenti scientifici e culturali.
La seconda obiezione riguarda la istituenda Autorità di cui si propone, in alternativa, di attribuire i compiti all'Autorità garante della concorrenza e del mercato, la cosiddetta Antitrust. Condivido l'apprezzamento per l'Autorità antitrust, ma ritengo che sommare la competenza sulla regolazione del mercato con quella sulla regolazione, per così dire, della politica, porterebbe ad una mostruosa concentrazione di potere, rispetto alla quale poco fa - do atto anche di questo - il collega Benedetti Valentini ha espresso alcune perplessità.
In terzo luogo, si afferma che la vigente legge Frattini ha dato buona prova di funzionamento, ma nel corso delle audizioni con i rappresentanti delle due Autorità, antitrust e di garanzia nelle comunicazioni, e nelle relazioni semestrali che abbiamo acquisito, abbiamo riscontrato decine e decine di rilievi critici rispetto all'attuazione e alla normazione contenuta in quella norma.
Da ultimo, si sostiene che dovremmo approfondire meglio la legislazione degli Pag. 79altri Paesi. A tale riguardo, ricordo che abbiamo svolto un esame accurato di tale legislazione in chiave comparativa, anche attraverso i dossier del Servizio studi e del Servizio biblioteca, e di ciò troviamo un'amplissima traccia nella relazione scritta presentata per l'Assemblea.
Credo di aver risposto in modo pacato e motivato rispetto alle ragioni prospettate per richiedere una questione sospensiva di sei mesi. Mi auguro che il confronto in questa sede possa svolgersi in maniera aperta e serena.
Dopo otto mesi di lavoro istruttorio svolto dalla Commissione affari costituzionali in sede referente, non c'è alcun motivo per rinviare l'esame del provvedimento di sei mesi.
L'Assemblea boccerà, credo, la questione sospensiva, e continueremo a svolgere un serio ed aperto confronto parlamentare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Capotosti. Ne ha facoltà.

GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, intervengo brevemente per dichiarazione di voto.
Spero che vengano esaudite le richieste di ulteriore approfondimento e dibattito emerse da più parti e che, a seguito della tornata elettorale che ci aspetta, si possa procedere ad una riflessione più ponderata.
Mi ricollego alle argomentazioni già svolte e dichiaro, rispetto alla questione sospensiva, il voto favorevole del mio gruppo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Del Bue. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BUE. Signor Presidente, invito i colleghi parlamentari a riflettere su tre questioni che mi paiono fondamentali nella direzione dell'accettazione della sospensiva.
La prima riguarda il carattere stesso della proposta di legge, che il relatore, onorevole Violante, ha esplicitamente affermato essere non definitiva. Una proposta di legge rispetto alla quale, egli stesso, nella sua relazione, ha annunciato la possibilità di presentare successivi emendamenti.
Penso dunque che se si propone un provvedimento in Parlamento, con l'annuncio, da parte del suo primo proponente e del suo relatore, del suo carattere non definitivo, allora si può consentire un'ulteriore riflessione, affinché tale proposta acquisisca un carattere più definitivo e più organico.
La seconda ragione riguarda, diciamo, un fatto politico che si è verificato sia nel corso della discussione sulle linee generali di ieri sia nel corso degli interventi e delle dichiarazioni sulle questioni esaminate quest'oggi.
Ieri abbiamo assistito ad una distinzione politica all'interno della maggioranza, in particolare attraverso l'intervento del rappresentante dell'Italia dei Valori, che con uno slogan finale ha riassunto la posizione del suo gruppo: «Meglio nessuna legge che questa legge», ha detto testualmente. Questo pezzo della maggioranza si è sgretolato, per così dire, da sinistra, rispetto alla necessità di intervenire non già sulla incompatibilità ma sulla ineleggibilità. Più o meno la stessa posizione è stata assunta ieri dal rappresentante del partito dei Comunisti Italiani che ha riproposto il tema della ineleggibilità, ritendo l'incompatibilità un elemento, un istituto, uno strumento troppo debole, troppo morbido, troppo moderato.
Quest'oggi assistiamo alla separazione dell'Udeur, attraverso i due interventi, uno dei quali ha di poco preceduto il mio, che hanno annunciato il voto di astensione alla Camera per ragioni di merito della legge e non tanto sulla questione della sua costituzionalità.
Se leggiamo i giornali, apprendiamo che il segretario dello SDI, Boselli - e se guardiamo la televisione ne abbiamo la conferma - ha esplicitamente affermato che non si può arrivare all'approvazione a maggioranza di una legge su una materia che riguarda da vicino il leader del principale partito di opposizione, ma si deve cercare di trovare un'intesa, coinvolgendo l'altro blocco, la minoranza parlamentare. Pag. 80Tutto ciò (ed è la seconda ragione) non dovrebbe indurre i rappresentanti della maggioranza, in particolare i proponenti - visto che si tratta di una proposta di legge e non di un disegno di legge governativo -, ad un'ulteriore riflessione?
Terzo ed ultimo argomento. Il ministro Chiti ha più volte auspicato un'intesa sulle riforme istituzionali e giustamente ha incontrato i rappresentanti dei vari gruppi, cosa che ha fatto anche il Presidente del Consiglio, onorevole Prodi. È giusto, si è detto, non varare le regole a maggioranza, il che è avvenuto sia nel corso dell'ultima legislatura sia nella legislatura precedente. Si è detto che insieme dobbiamo costruire le regole fondamentali di questa democrazia. Ebbene, su una questione così rilevante, che riguarda da vicino la vita politica parlamentare perché inerisce direttamente - come ha esplicitamente sottolineato l'onorevole Violante nella sua relazione - alla vita del principale leader politico dell'opposizione italiana, si ritiene invece di procedere a colpi di maggioranza? Questo lo ritengo inaccettabile, al di là del merito della legge rispetto alla quale non grido allo scandalo. Infatti, non ritengo che non si debba affrontare serenamente, nel corso di un dibattito serio ed approfondito, che investa le due Camere, la questione del conflitto di interessi. Ritengo, però, che sia forzoso e inaccettabile, da un lato affermare che non si debbano porre le regole a colpi di maggioranza e poi, dall'altro, porre una questione così dirimente come il blind trust. In sostanza, l'azienda del Presidente del Consiglio, Mediaset, o dovrebbe essere affidata ad un estraneo, il quale dovrebbe svilupparla in modo cieco, cioè senza riferire alcunché al proprietario, oppure dovrebbe essere alienata. Si può intervenire...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MAURO DEL BUE. ...su una questione così fondamentale a colpi di maggioranza? Me lo chiedo sinceramente e serenamente. (Applausi dei deputati del gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giovanardi. Ne ha facoltà.

CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, ho raccolto con grande preoccupazione il grido d'allarme che il principale giornale italiano Il Corriere della Sera lanciava circa venti giorni fa, parlando del «micidiale intreccio politico-amministrativo-affaristico». E continuava, Il Corriere della Sera, riferendo una dichiarazione del professor Pardi, il famoso girotondino; al riguardo, cito il testo completo della dichiarazione: «basta guardare al micidiale intreccio politico-amministrativo-affaristico con cui i Democratici della Sinistra governano decine di comuni e di regioni nel nostro Paese».
Stiamo parlando di un Paese diverso dagli altri paesi europei, un Paese nel quale, in intere regioni, ci sono cittadini di serie A e cittadini di serie B. I primi accedono agli incarichi professionali, alle consulenze e agli appalti; c'è una burocrazia parlamentare e politica largamente rappresentata da professionisti della politica: D'Alema, Fassino, Veltroni sono tutti professionisti della politica... (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)...

PRESIDENTE. Colleghi, per favore...

CARLO GIOVANARDI. Costoro vengono garantiti da un partito che, attraverso il potere economico della Lega delle cooperative, garantisce uno scambio di ruoli: chi fa il sindaco, poi fa il presidente della Lega delle cooperative, poi fa il parlamentare; così, quando ha finito di fare il sindaco, viene assunto come consulente dal comune amico! Ti consentono di fare la politica da professionista a vita, con l'appoggio di un monopolio, per esempio nella grande distribuzione, dovuto ai piani commerciali (pilotati dal potere economico e amministrativo) e ai piani regolatori che favoriscono gli amici! Ambiti dove vi sono anche quelli che come Consorte ricevono 100 miliardi alla volta per consulenze! Non stiamo parlando di proletari, stiamo parlando di un terzo dell'Italia in cui...

Pag. 81

TITTI DE SIMONE. Pensa a tuo fratello!

CARLO GIOVANARDI. ...la democrazia è bloccata da 60 anni perché non c'è ricambio e si impone una burocrazia professionale, politica e partitica! È un grande problema, che questo provvedimento non affronta. Ed è lì che risiede la vera disparità (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale)! Nel 1992, i vecchi partiti sono stati cancellati: sono scomparsi coloro che, per decenni, avevano costruito sul territorio, anche se in maniera artigianale, una contrapposizione a questo sistema che, ripeto, è un micidiale intreccio politico amministrativo affaristico! Lo dice Pardi, non Giovanardi (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Colleghi, per favore...

CARLO GIOVANARDI. I vecchi partiti sono stati cancellati e questa proposta di legge consentirà ai professionisti e alla nomenclatura di continuare a fare politica con le spalle coperte dal partito e dal potere economico del partito! Mentre Bersani, in ogni provvedimento di questo Governo, regala miliardi alle cooperative e rafforza quel sistema di potere che finanzia le vostre campagne elettorali (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo), il cittadino imprenditore, il cittadino professionista non può fare politica...

PRESIDENTE. Colleghi, per favore...

CARLO GIOVANARDI. ...Il cittadino imprenditore viene eliminato dalla politica...

PIETRO ARMANI. Bravo!

CARLO GIOVANARDI. È l'unico Paese del mondo in cui ciò accade: quindi, altro che «sospensiva»! Bisogna tornare in Commissione e affrontare questo nodo, che è vitale per la nostra democrazia! Il ricambio c'è stato in Sicilia, in Lombardia, in Veneto! In Campania comanda Bassolino da 15 anni! Fate i ricambi in Emilia-Romagna, in Toscana, in Umbria e nelle Marche, con la vischiosità di questo sistema affaristico! Questo è il vero conflitto di interessi che va risolto e che questa legge aggrava, nel vostro interesse, non nell'interesse del popolo italiano (Vivi applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Licandro. Ne ha facoltà.

ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Signor Presidente, per rispetto di questa Assemblea, evito di commentare e replicare all'onorevole Giovanardi, che dovrebbe soltanto provare vergogna [Commenti dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]!

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Non sapresti che dire!

ORAZIO ANTONIO LICANDRO. L'onorevole Bruno... state calmi, non c'è il capo...

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, consentite a chi ha chiesto di parlare, di svolgere il suo intervento.

ORAZIO ANTONIO LICANDRO. L'onorevole Bruno, dicevo, ci ha addebitato confusione, scarsa conoscenza, elaborazione incerta e contraddittoria di una disciplina. Mi spiace polemizzare con l'onorevole Bruno, a cui riconosco la capacità di tenere un profilo politico e istituzionale garbato e corretto, ma l'onorevole Bruno fa finta di non capire e attribuisce a noi profili e questioni giuridiche che ben conosce, in realtà, ma che capziosamente (Commenti del deputato Airaghi)...

Pag. 82

PRESIDENTE. Per favore, sta parlando un deputato, gradirei che lo sia ascoltasse o, almeno, che lo si lasciasse parlare! La prego di non urlare, grazie (Commenti del deputato Airaghi). No, lei sa bene che non è così. Dovrebbe avere ascoltato e visto.

ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Purtroppo questi sono i segni della cultura di cui ho parlato poc'anzi (Commenti dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia).

PRESIDENTE. Per favore, evitate i commenti personali!

ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Mostrate soltanto scarso rispetto istituzionale!
L'onorevole Bruno sa benissimo che questa proposta di legge, per quanto riguarda il ruolo e le funzioni delle Autorità, non attribuisce alcun potere di comminare la decadenza, bensì unicamente il compito di verificare l'oggettiva sussistenza della situazione di conflitto di interessi contemplata dalla legge. Solo al verificarsi di tale ultima evenienza scatta automaticamente, ex lege, la decadenza sancita, come è comune e diffuso dal punto di vista giuridico. Onorevole Bruno, è la legge a prevedere la decadenza, non un'Autorità.
Riteniamo non sussistano ragioni per rinviare l'esame di questa proposta di legge. Al contrario avanziamo la richiesta di una maggiore lena per lavorare al fine di emendare e migliorare il testo. L'anno scorso è stato svolto un lavoro, anche troppo lungo, di studio e audizioni, per risolvere un problema già molto chiaro a tutta l'opinione pubblica democratica di questo Paese.
Nell'ambito della questione sospensiva in discussione vi sono due avverbi di modo che colpiscono: «egregiamente» e «obiettivamente». Gli estensori e il primo firmatario, Elio Vito, ritengono, paradossalmente, e in maniera stravagante, che la cosiddetta legge Frattini abbia disciplinato egregiamente la delicata materia del conflitto di interessi e che abbia dato buona prova di funzionamento. Manca l'inciso per il loro leader, il loro capo, proprietario di un grosso colosso delle telecomunicazioni! Questi due avverbi di modo rivolti alla legge Frattini ci convincono, se ce ne fosse stato ancora bisogno, a votare contro questa richiesta di sospensione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Franco Russo. Ne ha facoltà.

FRANCO RUSSO. Signor Presidente, preannuncio che il gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea voterà contro la questione sospensiva, per le seguenti ragioni. In primo luogo, in quanto stiamo discutendo questo provvedimento gia da otto mesi in Commissione e dalla XIII legislatura stiamo affrontando il problema del conflitto di interessi. Successivamente, è stata varata la legge Frattini, la quale, onorevole Bruno, come lei sa meglio di me, in quanto all'epoca dell'approvazione del provvedimento era presidente della I Commissione, interviene ex post. Una sentenza della Corte costituzionale del 1975, quando ancora il problema di conflitto di interessi non era stato affrontato, esplicita chiaramente la necessità di evitare, anche solo potenzialmente, e prevenire il conflitto di interessi. Ciò è quanto fa la proposta di legge in discussione.
Il secondo motivo, Presidente, è che l'onorevole Bruno, molto spesso, ha accusato la maggioranza di «manipolare» le disposizioni previste dalla normativa statunitense. Ritengo giusto che si discuta in quest'aula sull'esserci stata manipolazione o semplice ispirazione al blind trust statunitense. In tale modo potremo chiarire se effettivamente, anche negli Stati Uniti, attraverso il blind trust venga realizzata o meno la separazione degli interessi.
Vengo al terzo motivo, Presidente. Ho ascoltato l'onorevole Benedetti Valentini ad una radio privata e poi, qui, l'onorevole Giovanardi, intervenuto con molta irruenza e passione, le uniche caratteristiche positive che riconosco nella sua «furia iconoclasta». Vorrei chiedere all'onorevole Giovanardi...

LUCA VOLONTÈ. Ma quale protervia!

FRANCO RUSSO. Ascoltate! Ammettiamo che i casi da lei enunciati siano tutti veri Pag. 83e cioè che dobbiamo impedire che ci sia un professionismo della politica al fine di nobilitarla - come diceva Weber - che bisogna impedire che si viva «di» politica e non «per» la politica; ammettiamo anche che tutti i casi che ha elencato siano assolutamente giusti. Le chiedo, allora, onorevole Giovanardi, è giusto o no intervenire rapidamente con una legge sul conflitto di interessi che dipani tutta la matassa ed eviti a tutti i livelli conflitti di interessi, così come intende fare la proposta di legge in esame?
Il suo ragionamento non la porta a sostenere la questione sospensiva, ma dovrebbe convincerla ad esprimersi contro e quindi a votare rapidamente una legge sul conflitto di interessi che non riguarda l'onorevole Berlusconi, ma migliaia di situazioni.
Ieri ho affermato, a nome del gruppo di Rifondazione Comunista, che riconosciamo che Forza Italia, nel momento in cui ha organizzato la sua forza politica ha portato alle cariche di Governo ed anche in Parlamento l'espressione di nuove forze economiche, di nuove forze sociali. Ma poiché queste nuove forze rappresentano degli interessi forti, è bene che il Parlamento intervenga a distinguere gli interessi privati patrimoniali dagli interessi politici generali. È nell'interesse dell'Italia, delle istituzioni! È nel vostro interesse, se volete far sì che le nuove professionalità, gli imprenditori possano prendere parte alla competizione elettorale ed entrare a far parte del Governo.

LUCA VOLONTÈ. Ma fate parte del Governo!

FRANCO RUSSO. Per questo ritengo che sia urgente votare e, spero, approvare la proposta di legge sul conflitto di interessi.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti...

ROBERTO COTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A quale titolo?

ROBERTO COTA. Sulla questione sospensiva.

PRESIDENTE. Ma ero già passato alla votazione!

ROBERTO COTA. No, non ancora!

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.

ROBERTO COTA. Signor Presidente intervengo solo per dire che voteremo a favore della questione sospensiva in esame e non solo per le motivazioni elencate nel testo. È evidente che la costituzione di un'altra Authority sarebbe un ennesimo «carrozzone», posto che ve n'è già una che si potrebbe fare concretamente lavorare: la Authority antitrust. A sostegno di tale opinione abbiamo anche presentato una proposta emendativa alternativa e quindi, per coerenza, non potremo che votare a favore della questione sospensiva presentata. La voteremo anche per un'altra ragione. Dal dibattito di oggi è emerso che la maggioranza (la quale, peraltro, si sta sfaldando perché oggi in aula c'è stata un'astensione significativa dell'Udeur che molto probabilmente bloccherà la proposta di legge al Senato) anziché esaminare un provvedimento sul conflitto di interessi, è alle prese con una battaglia politica, un braccio di ferro al proprio interno. Quindi, paradossalmente, la sospensione del provvedimento la aiuterebbe a trovare un accordo che non ha, ma, dal nostro punto di vista, potrebbe essere lo strumento per portare avanti, come vorremmo fare, un lavoro costruttivo, perché abbiamo interesse ad approvare una legge giusta sul conflitto di interessi.
Non siamo, invece, disponibili a una legge contro la proprietà privata, perché, per quanto ci riguarda, non è sacra tanto la proprietà di Berlusconi, quanto la proprietà privata dei cittadini, di tanti cittadini padani che, con il lavoro, hanno costruito imprese, ed aziende ed hanno costruito il loro patrimonio per il futuro (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia)!

Pag. 84

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione sospensiva Elio Vito ed altri n. 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 526
Votanti 524
Astenuti 2
Maggioranza 263
Hanno votato
245
Hanno votato
no 279).

Prendo atto che il deputato Tranfaglia non è riuscito ad esprimere il proprio voto e che il deputato Affronti ha espresso un voto contrario mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.

Seguito della discussione della proposta di legge: S. 1375 - Senatori Bianco e Sinisi: Disciplina dei soggiorni di breve durata degli stranieri per visite, affari, turismo e studio (Approvata dalla I Commissione permanente del Senato) (A.C. 2427) (ore 19,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge già approvata dalla I Commissione permanente del Senato: Disciplina dei soggiorni di breve durata degli stranieri per visite, affari, turismo e studio.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli - A.C. 2427)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge.
Avverto che prima dell'inizio della seduta è stato ritirato l'emendamento Zeller 1.8.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 2427)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2427 sezione 1).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ANTONIO LA FORGIA, Relatore. Signor Presidente, il parere è contrario su tutte le proposte emendative presentate. Per pura esigenza di onestà intellettuale, sottolineo che su alcune proposte il parere è negativo per ragioni di merito, mentre per alcune altre, pur essendo le questioni sollevate, nel merito, anche ragionevoli e condivisibili, il parere da parte del Comitato dei nove è negativo per ragioni di urgenza. Vogliamo tenere conto delle sacrosante sollecitazioni emerse nel corso del dibattito generale e far sì che, venendo approvato nel testo pervenuto dal Senato, il provvedimento possa divenire immediatamente operativo.

PRESIDENTE. Il Governo?

EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. Il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Stucchi 1.20
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Stucchi. Ne ha facoltà.

GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, siamo al primo emendamento del testo al nostro esame ed è un emendamento interamente soppressivo, presentato perché non si condivide la finalità di questo provvedimento. È stato ribadito più volte che esso, sia in Assemblea sia in Commissione, è stato approvato all'unanimità dal Senato, ma ciò non è corretto, nel senso che c'è stato un voto contrario in 1 Commissione al Senato espresso dal rappresentante della Lega, il Vicepresidente Pag. 85del Senato Calderoli. Non è unanimità quando vi è una posizione di contrarietà del rappresentante di un gruppo.
Le finalità della proposta di legge in esame possono e debbono essere approfondite, perché cercare di capire da una prima lettura superficiale, e valutare dunque quali possono essere le conseguenze dell'approvazione di un provvedimento siffatto, è abbastanza difficile. Riteniamo che con il provvedimento stesso si inizi lo scardinamento della legge Bossi-Fini, una seria legge sull'immigrazione che deve essere modificata solo per renderla ancora più stringente.
La nostra posizione è confortata anche, purtroppo, da una serie di episodi, che riguardano cittadini stranieri presenti nel territorio del nostro Paese, che non sono sicuramente edificanti. Si tratta di fatti commessi da delinquenti e da criminali che turbano l'ordine pubblico e che suscitano molto timore nei nostri cittadini. La risposta del Governo è quella di iniziare, con il provvedimento in esame, a intraprendere una strada che va invece nella direzione opposta.
È per questo motivo che, pur ringraziando il relatore per avermi rivolto un cortese invito al ritiro, confermiamo tutti i nostri emendamenti, e sull'emendamento in esame chiediamo all'Assemblea di esprimere un voto favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Stucchi 1. 20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 502
Votanti 501
Astenuti 1
Maggioranza 251
Hanno votato
219
Hanno votato
no 282).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 1. 24, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 514
Votanti 513
Astenuti 1
Maggioranza 257
Hanno votato
228
Hanno votato
no 285).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 1. 23, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 516
Maggioranza 259
Hanno votato
233
Hanno votato
no 283).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Stucchi 1.21.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Stucchi. Ne ha facoltà.

GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, con l'emendamento 1.21 cerchiamo almeno di limitare i danni, con un'impostazione che possa causare un minor numero di problemi, eliminando la fattispecie dei viaggi per le visite, per affari, turismo e studio, e lasciando esclusivamente la motivazione del turismo.
Il turismo è la vera, non dico scusa, ma giustificazione che viene addotta per cercare l'approvazione rapida del provvedimento in esame. Ci si appella alle ricadute Pag. 86in termini turistici, e quant'altro; se la vera motivazione è questa, lasciamo esclusivamente il termine «turismo» e togliamo tutti gli altri.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Stucchi 1.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 521
Maggioranza 261
Hanno votato
235
Hanno votato
no 286).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Stucchi 1.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Stucchi. Ne ha facoltà.

GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, ho chiesto di parlare per ottenere un chiarimento dal Governo. Proponiamo nuovamente la limitazione, per quanto riguarda la possibilità di avere l'esenzione dal permesso di soggiorno, alle motivazioni degli affari e del turismo, eliminando quella delle visite. Vorrei capire dal Governo qual è la fattispecie a cui ci si può riferire parlando di visite, perché non vorrei, ricorrendo a una felice immagine proposta ieri dal collega Bocchino, che la questione delle visite si trasformi in due mani che aprono le maglie di una rete per permettere una serie di ingressi non regolari sul nostro territorio.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Stucchi 1.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 517
Maggioranza 259
Hanno votato
231
Hanno votato
no 286).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Bocchino 1.26.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'emendamento in esame offre la possibilità, anche a chi sta votando contro gli altri emendamenti, di rimediare ad un'assurdità: la parola «visite» è infatti estremamente equivoca. L'emendamento a firma Bocchino, a nome del nostro gruppo, include infatti tutte le motivazioni esplicitate (affari, turismo e studio; vengono contemplati tutti i casi: non vi è nulla di più liberale!). Quello che proponiamo di escludere è soltanto l'equivoca parola «visite», che si presta ad abusi di ogni genere, una parola che, per parlare chiaro, non significa niente.
Non si tratta di una questione ideologica sulla quale dovete attestarvi: approvando l'emendamento non si demolisce la norma, ma la si rende soltanto ragionevole, prevenendo gli abusi. Abbiamo infatti incluso affari, turismo e studio: ditemi quali altri casi debbano essere inclusi in questa «leggina». Se questa è una proposta ideata specificamente per soddisfare queste esigenze, mi dovete spiegare per quale ragione dobbiamo includervi una espressione generica e che si presta ad ogni sorta di strumentalizzazione, creando seri problemi agli operatori che debbono vigilare sul fatto che il provvedimento non diventi una presa in giro.
Mi pare, dunque, che, senza rinunciare in nulla sul piano dei principi, l'intera Assemblea possa approvare questo ragionevole emendamento.

Pag. 87

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giovanardi. Ne ha facoltà.

CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, credo che anche con provvedimenti limitati stiamo giocando il futuro del nostro Paese (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo). I giornali sono pieni della fondamentale questione del rapporto fra l'immigrazione regolare e i casi che allarmano l'opinione pubblica: l'ultimo è di ieri, con i tre albanesi cocainomani che hanno combinato quel che sappiamo. Dunque, quando si chiede ragionevolmente al Governo di spiegare i motivi per cui, una volta identificate le fattispecie, si vuol far passare anche una dizione aggiuntiva che apre la porta ad un fenomeno incontrollato - che, come tutti sappiamo, comporta conseguenze che fanno nascere xenofobia e razzismo - vorremmo almeno che vi sia una risposta. Altrimenti, provvedimenti che possono anche essere ragionevoli vengono utilizzati come grimaldelli, che si spingono oltre la ragionevolezza.
Per il nostro Paese, queste non sono questioni limitate o marginali, poiché di tali norme possono fruire in prospettiva milioni di persone. L'intero sistema, che deve essere fondato anche sulla sicurezza, rischia di saltare, dal momento che una norma già di per sé liberale - poiché estende l'esenzione dal permesso di soggiorno per motivi di studio, turismo e affari - viene generalizzata in maniera incontrollabile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Santelli. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, accanto a quello delle espulsioni, questo è uno dei temi più delicati dell'intero disegno di legge. Ci rendiamo conto del problema degli obblighi comunitari, ma anche voi comprendete che, nel complesso dell'organizzazione che avete previsto per il sistema immigrazione, quello delle visite e della possibilità di entrare in Italia con una semplice dichiarazione è l'aspetto che comporta che i maggiori problemi. Ciò tanto più perché vi è un sistema di espulsione, come gli stessi rappresentanti del Governo hanno riconosciuto, che non è chiaro nell'architettura complessiva.
È comprensibile che vi sia «fretta» da parte del Governo per evitare la procedura di infrazione europea; è anomalo, però, che tanto il Governo quanto il relatore affermino che il testo in alcuni punti è sostanzialmente sbagliato, ma che, ciononostante, il Parlamento deve dare fiducia e votarlo.
Credo che almeno su questi punti, che riguardano una questione di sicurezza e il problema dell'apertura alla clandestinità - perché di questo stiamo parlando: di far venire persone con un visto, che fanno una dichiarazione e che, poi, possono facilmente entrare in clandestinità - potremmo trovare un motivo per votare insieme.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Stucchi. Ne ha facoltà.

GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, si tratta di una questione estremamente importante: non a caso vi sono stati interventi da parte di tutti i gruppi dell'opposizione.
Il Governo deve chiarire - l'ho già invitato a farlo, ma purtroppo non ho avuto risposta - come si debba interpretare l'espressione «visite». Con una battuta, potrei domandare se si tratta di visite mediche, di visite ai parenti o delle visite notturne nelle abitazioni dei nostri concittadini. Ce lo spieghi, signor Ministro!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gozi. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, gli interventi dell'opposizione mi paiono un po' strani. Stiamo intervenendo per fermare una procedura di infrazione.
La procedura di infrazione della Commissione europea riguarda la legislazione Pag. 88vigente, non solo la legge Turco-Napolitano, ma anche la legge Bossi-Fini. La legislazione vigente prevede permessi di soggiorno per le «visite» inferiori ai tre mesi, una misura chiaramente in contrasto con l'accordo di Schengen.
La Commissione europea ci invita a sanare questa infrazione. Noi interveniamo, quindi, su un testo che già prevede le visite, togliendo un doppione burocratico rispetto al visto già previsto in alcuni Paesi. Quindi, non si tratta di aprire le frontiere, ma di togliere un doppione burocratico che ci espone ad una infrazione, e non capisco le difficoltà che l'opposizione mostra di avere nei confronti della parola «visite», che - lo ripeto - è già nei testi vigenti (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Vorrei dire agli onorevoli colleghi che qualche volta la legge si chiama «legge» proprio perché deve essere letta. Si fanno discorsi assurdi e mi spiace: sento dal collega Giovanardi e da altri colleghi della Lega parlare di irregolari e di clandestini (Commenti).
Stiamo parlando di un problema completamente diverso: il provvedimento al nostro esame non cambia in nulla la disciplina, salvo il fatto che lo straniero che entra in Italia - e credo che ciò sia un bene dal punto di vista del turismo - decorsi sette giorni, non deve rinnovare il visto, sempre per lo stesso periodo di visita di tre mesi, recandosi alle questure. Tale procedura è sostituita da una dichiarazione da rendere, sempre sotto la propria responsabilità, in una questura una volta per tutte. Quindi, la dichiarazione di permanenza tiene luogo del controllo settimanale dei visti. Stiamo parlando, cioè, di una mera misura di semplificazione amministrativa, che non altera in nulla le norme vigenti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bocchino 1.26, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 509
Votanti 507
Astenuti 2
Maggioranza 254
Hanno votato
230
Hanno votato
no 277).

Prendo atto che il deputato Viola non è riuscito ad esprimere il proprio voto.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 19,23)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Stucchi 1.9 e Bocchino 1.27.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.

GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, anche su tale questione abbiamo presentato un emendamento che cerca di ridurre il danno, nel senso che, al primo periodo del comma 1, si propone di prevedere che il permesso di soggiorno non deve essere richiesto, almeno limitatamente per quei cittadini che provengono da Paesi per i quali è obbligatorio il visto.
È una misura di sicurezza e di tutela. Non so come richiamare l'attenzione dei colleghi su una questione così importante, che vedo affrontata, però, con estrema leggerezza. Basta uscire dalle nostre abitazioni per vedere quello che capita e capire qual è l'umore dei cittadini, per comprendere la situazione reale nelle nostre città e nei nostri paesi.
Quindi, credo che sia dovere di tutti cercare di prevenire, almeno, l'aggravarsi di un fenomeno che è peggiorato naturalmente Pag. 89da un anno a questa parte. Il presente emendamento va nella direzione di limitare perlomeno il danno, anche se la soluzione migliore sarebbe quella di non approvare il provvedimento in discussione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Stucchi 1.9 e Bocchino 1.27, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 493
Votanti 491
Astenuti 2
Maggioranza 246
Hanno votato
216
Hanno votato
no 275).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 1.25, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 497
Votanti 496
Astenuti 1
Maggioranza 249
Hanno votato
219
Hanno votato
no 277).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 494
Votanti 480
Astenuti 14
Maggioranza 241
Hanno votato
441
Hanno votato
no 39).

Prendo atto che i deputati Leoluca Orlando e Dato non sono riusciti a votare.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 2427)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2427 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 500
Votanti 496
Astenuti 4
Maggioranza 249
Hanno votato
284
Hanno votato
no 212).

Prendo atto che la deputata Dato non è riuscita a votare.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2427)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2427 sezione 3).
Qual è il parere del Governo?

MARCELLA LUCIDI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Fedi n. 9/2427/1 e accetta, altresì, l'ordine del Pag. 90giorno Costantini n. 9/2427/2 a condizione che nella parte dispositiva venga eliminata la parola «costante». Il Governo, infine, accetta l'ordine del giorno Zeller n. 9/2427/3.

PRESIDENTE. Avverto che, secondo la prassi, ove i presentatori non insistano, gli ordini del giorno accettati dal Governo non saranno posti in votazione.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Costantini n. 2/2427/2 accettano la riformulazione proposta e non insistono per la votazione.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2427)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gasparri. Ne ha facoltà.

MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, anche alla luce della mancata approvazione degli emendamenti che abbiamo proposto, il nostro gruppo voterà contro questa proposta di legge.
Sappiamo bene che ci sono degli adempimenti riguardanti direttive europee ed anche una procedura di infrazione in atto, ma contestiamo l'inserimento in questo provvedimento della dicitura «visite», perché potrebbe aprire il varco a tutta una serie di ingressi non collegati ad attività di lavoro e commerciali che persone provenienti da qualsiasi parte del mondo possono e devono svolgere in Italia (si tratta di un'opportunità per il nostro Paese).
Semmai è questo Governo ad aver costretto recentemente l'ambasciatore degli Stati Uniti a scrivere una lettera al Corriere della Sera per denunciare l'impossibilità di fare investimenti in Italia. Non abbiamo alcuna xenofobia nei confronti di alcuno e tanto meno verso coloro che per ragioni commerciali vengono in Italia, né per coloro che devono frequentare il nostro paese per motivi di studio, dal momento che l'Italia è una meta estremamente significativa nell'ambito del panorama culturale a livello globale.
Tuttavia, il termine «visite» ci appare ambiguo, perché, onorevoli colleghi, il problema non è tanto la direttiva europea e il suo recepimento; è il Governo italiano, Ministro Bonino, che non è credibile in materia di immigrazione, poiché esso perde colpi e consensi ed è perciò politicamente e democraticamente morto, ancora in vita solo per una sorta di auto-accanimento terapeutico che prima o poi si esaurirà, perché avete tentato in questi mesi di aggirare in tutti i modi la legge Bossi-Fini sull'immigrazione, citata anche da qualche collega. Inoltre, non avete avuto la capacità di modificarla e non credo che ne avrete la possibilità in questo Parlamento; tuttavia, con l'uso distorto delle quote di ingresso e amplificandole a dismisura, con una serie di atti di ordine amministrativo, avete allentato le maglie delle politiche di controllo in materia di afflusso in Italia di cittadini extracomunitari e attualmente ci troviamo a fronteggiare una situazione allarmante e di emergenza dovuta ad eccesso di tolleranza, di sbarchi che si stanno moltiplicando, di situazioni che stanno degenerando nelle principali città italiane. Basta ricordare quanto è accaduto a Milano, in quella zona che ormai viene chiamata la Chinatown di Milano, e quanto avviene con tanti episodi di cronaca non tutti addebitabili a stranieri, ma in molti casi tali vicende hanno avuto cittadini extracomunitari come protagonisti.
Credo che questo termine un po' ambiguo delle «visite» potrà costituire un ulteriore alibi per gli ingressi di persone in Italia.
Per questo motivo, abbiamo chiesto di modificare il provvedimento, lasciando nel disposto normativo il riferimento chiaro alle visite di affari, a quelle collegate ad attività culturali e di studio non estendendo la facoltà di concedere permessi in base al termine così ambiguo di «visite».
Qualche collega, l'onorevole Stucchi ed altri, ha usato toni «goliardici» e provocatori nel dire quali tipi di visite taluni potrebbero fare, ma la cronaca ci dimostra che hanno ragione.Pag. 91
Contestiamo, con il voto contrario del gruppo di Alleanza Nazionale, la vostra complessiva politica nei rapporti con gli stranieri e con gli extracomunitari. Vi è, inoltre, la proposta di legge che è stata annunciata dal Governo (vedremo quando sarà discussa). L'aspetto singolare è che siete un Governo clinicamente e politicamente morto, grazie anche alle certificazioni che voi stessi avete prodotto.
Nei giorni scorsi, dopo aver firmato, insieme al Ministro Ferrero, la proposta di legge sull'immigrazione, il Ministro dell'interno Amato, in un forum con un'intervista sul Corriere della Sera ha detto che la norma sugli sponsor, reintrodotta dalla proposta Amato-Ferrero, non piace al Viminale perché potrebbe essere utilizzata dai trafficanti di prostituzione, dai mercanti di sesso i quali potrebbero garantire, con delle somme che hanno facilmente a disposizione, l'ingresso di persone dall'estero. Successivamente, i soldi «esibiti» (come una sorta di cauzione) potrebbero essere recuperati mandando delle sventurate (o sventurati: abbiamo visto che anche nelle fila del Governo vi è un gradimento per persone di dubbia definizione, che sono sui marciapiedi delle nostre città) a prostituirsi, recuperando i soldi della «sponsorizzazione».
Il Ministro Amato prima fa le proposte sbagliate e poi «si para», mette le mani avanti. Ha già detto, nell'intervista, che la misura dello sponsor è sbagliata. Ora, se diffida Amato dalle proposte che egli stesso firma, come potremmo noi fidarci di questo Governo, della sua politica sull'immigrazione e anche del modo, capzioso, con cui si utilizza la necessità di recepire una direttiva europea estendendone l'ambito, creando delle ambiguità, facendo riferimenti alle visite?
Riteniamo che l'Italia abbia bisogno di una politica di maggiore fermezza e rigore sul fronte dell'immigrazione. Non vogliamo criminalizzare nessuno, ma quanto è avvenuto a Milano, a Roma, in Piemonte nei giorni scorsi, una serie di episodi inquietanti, non si può affrontare con la demagogia, con l'uso indiscriminato delle quote di ingresso (estese a 500-600 mila persone l'anno), con gli annunci-manifesto di una proposta, come quella del Governo, che non sarà approvata, ma incoraggia gli sbarchi in Italia, con la politica demagogica volta non a migliorare, ma a smantellare i centri di trattenimento temporaneo e con la proposta di legge in esame che, con il pretesto delle visite, servirà da alibi e giustificazione per molti che entreranno illegalmente in Italia.
La vostra politica sull'immigrazione non è credibile, il vostro Governo non è credibile e gli italiani lo dimostrano ogni giorno, non più soltanto con i sondaggi che sono un fatto virtuale, ma con i voti, che sono un fatto reale e riteniamo che il nostro voto contrario sia un atto dovuto soprattutto come giudizio negativo sulla vostra azione, sulla vostra condotta, sulla vostra scarsa credibilità che costituisce per noi motivo di grande preoccupazione.
Avreste potuto correggere, accogliendo le nostre proposte, la proposta di legge in esame. Non lo avete voluto fare perché siete chiusi al confronto quale che sia l'argomento che si discute in Parlamento. Non abbiamo l'obbligo di supportare le vostre politiche sbagliate! E poi, se dovesse essere approvata la proposta di legge nell'attuale formulazione, scopriremo che qualcuno se n'è avvalso non per fare visite di cultura o di commercio, che sono le benvenute, ma altre attività, e allora potremo denunciare la vostra insipienza.
Pertanto, il gruppo di Alleanza Nazionale vota, con convinzione, contro la proposta di legge in esame (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 19,35)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Adenti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO ADENTI. Signor Presidente, il provvedimento in esame è necessario, utile e contiene adeguate garanzie. È questo il motivo per il quale, come già Pag. 92espresso in sede di discussione sulle linee generali, annuncio il voto favorevole dei Popolari-Udeur.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mellano. Ne ha facoltà.

BRUNO MELLANO. Signor Presidente, intervengo soltanto per annunciare il voto favorevole del gruppo La Rosa nel Pugno. Un voto convinto perché si tratta di un ennesimo provvedimento che il Governo adotta per superare le tante infrazioni che lo Stato italiano ha accumulato in questi anni rispetto alle direttive europee. Un voto favorevole per una parziale modifica della legislazione sull'immigrazione, come richiesta dalla Comunità europea.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ronconi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO RONCONI. Signor Presidente, intervengo per esprimere voto di astensione da parte del gruppo dell'UDC. L'adeguamento dell'ordinamento italiano, cui si provvede con questa proposta di legge, tende a rispondere ad un rilievo della Commissione europea, che ha già avviato la fase pre-contenziosa di una procedura di infrazione.
La nostra posizione e il nostro voto di astensione, tuttavia, non vanno ad intaccare il nostro giudizio assolutamente negativo sulla scriteriata politica dell'immigrazione che il Governo Prodi intende portare avanti. Il vostro intento è quello di smantellare l'impianto della cosiddetta legge Bossi-Fini, attraverso il cosiddetto disegno di legge Amato-Ferrero. La nostra posizione sarà, in quella sede e in quella occasione, di totale chiusura e contrarietà. La domanda di sicurezza che viene dal Paese e dai cittadini non può rimanere inascoltata.
Il Governo Prodi è animato da un «buonismo» più interessato che genuino e non sembra tenere conto di quanto accade, la cui responsabilità, nell'opinione del ministro Ferrero, è della cosiddetta legge Bossi-Fini.
In conclusione, noi confermiamo il voto di astensione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Costantini. Ne ha facoltà.

CARLO COSTANTINI. Signor Presidente, il gruppo dell'Italia dei Valori voterà a favore di questo provvedimento perché intende raccogliere la sollecitazione del Ministro, il quale ieri ha ricordato come la modifica della normativa - che obbliga alla richiesta del permesso di soggiorno, anche per i periodi non superiori a tre mesi motivati per visite, affari e turismo - sia imposta da una procedura di infrazione della Commissione europea e sollecitata ai rappresentanti dello Stato italiano in occasione di tutte le missioni all'estero.
C'è un aspetto che tuttavia desidero sottolineare per fare un po' di chiarezza rispetto ad una discussione che credo abbia fondamentalmente ignorato, sul versante della sicurezza, il testo della legge che modifichiamo e il testo della proposta di legge in esame. Rispetto al principale dei problemi sull'immigrazione che ci troviamo ad affrontare, ovvero quello legato alla circostanza che la stragrande maggioranza dei clandestini è costituita da stranieri entrati nel nostro territorio attraverso procedure legittime e permessi regolari, possiamo affermare che la proposta di legge in esame non cambia sostanzialmente nulla rispetto alla normativa vigente e, per certi versi, la migliora proprio sul versante della sicurezza. Ve ne spiego le ragioni. In entrambi i casi, lo straniero accede nel territorio dello Stato attraverso il visto di ingresso, se previsto, ed ha al massimo otto giorni per regolare la propria presenza, attraverso la domanda del permesso di soggiorno con il vecchio testo, mediante la dichiarazione di presenza con il nuovo testo. In questo caso, però, tale domanda deve essere anticipata alla stessa autorità di frontiera, nel caso in cui sia esterna all'area Schengen. Tutto ciò avviene con la proposta di legge in esame, che pertanto opera un rafforzamento dei poteri dello Stato sul piano del controllo e Pag. 93della sicurezza rispetto alla normativa oggetto di modifica. Non ci sono quindi ragioni logiche legate al buon senso che possano giustificare un dissenso rispetto a questo intervento che ci consente di superare le procedure di infrazione e di prendere atto della presenza dello straniero nel territorio dello Stato sin dalla frontiera. Il sistema attuale, invece, vede lo straniero entrato in Italia sparire per otto giorni e riemergere successivamente, in occasione della presentazione della domanda di soggiorno.
C'è un aspetto che però dobbiamo sottolineare in questa occasione ed è legato all'assenza, in entrambi i sistemi, di meccanismi idonei a prevenire il rischio che gli stranieri entrati in Italia legittimamente si trasformino subito dopo in clandestini, facendo perdere le loro tracce. Dobbiamo svolgere una considerazione legata al rifiuto di prendere atto di una situazione che, anche a livello europeo, non si vuole adeguatamente affrontare. Mi riferisco alla evidente contraddizione che emerge in ogni tentativo di trattare come «soggiorno» un accesso nel Paese, che, invece, risponde a finalità del tutto diverse. La parola «soggiorno» implica una volontà di ingresso e una di uscita per realizzare in questo periodo, che per definizione ha un suo inizio ed una sua fine, una vacanza, un affare o un percorso di studio.
Proprio seguendo questa logica, l'Unione europea ha adottato delle norme finalizzate ad assicurare la libera circolazione dello straniero nel territorio degli Stati membri, con il solo vincolo del visto, se previsto, e senza nessuna altra particolare responsabilità durante il soggiorno.
C'è un problema, però, del quale prima o poi dovremo prendere atto. Si tratta del problema legato al fatto che in moltissimi, in troppi casi non siamo in presenza di soggiorni, per la semplice ragione che chi entra lo fa per non uscire più e per restare nel Paese anche a costo di rendersi irregolare e irreperibile.
È per questo che non possiamo non rilevare la totale inadeguatezza della normativa comunitaria alla quale oggi dobbiamo conformare il nostro ordinamento. Si tratta di una normativa che risale ad oltre vent'anni fa, quando il fenomeno dell'immigrazione clandestina e irregolare era del tutto sconosciuto. Una normativa che tratta, di conseguenza, come un semplice soggiorno quello che in molti casi si rivela, invece, come un tentativo di ingresso nel Paese e che in pochi giorni, in assenza di adeguati controlli da parte dello Stato, si trasforma da legale in illegale.
Su questo aspetto, signor Ministro, abbiamo predisposto un ordine del giorno che è stato accettato per impegnare il Governo a promuovere iniziative in ambito europeo affinché le normative comunitarie, soprattutto quelle approvate prima che il fenomeno dell'immigrazione irregolare assumesse le attuali dimensioni, risultino al più presto adeguate alle sopravvenute necessità di sicurezza dei cittadini degli Stati membri dell'Unione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, annuncio, come ho anticipato ieri durante la discussione sulle linee generali, il voto favorevole del gruppo dei Verdi su questa proposta di legge che, come tutti sanno, riprende una normativa che era già stata inserita in un decreto-legge cosiddetto «anti-infrazione» e che, poi, è stata espunta da quel provvedimento per essere recepita nella proposta di legge in esame di iniziativa parlamentare.
Ricordo a questo riguardo, semplicemente perché resti agli atti, che, come ha evidenziato il collega Stucchi, è vero che in Commissione al Senato il senatore Calderoli si è pronunciato in senso contrario, ma né il suo gruppo né alcun altro gruppo - e ciò costituisce un fatto positivo - si è opposto al fatto che tale provvedimento venisse approvato in sede deliberante al Senato. In sede di dichiarazione di voto finale, il senatore Saporito di Alleanza Nazionale si è astenuto a nome del suo gruppo e il senatore Maffioli, a nome del Pag. 94gruppo dell'UDC, ha dichiarato il voto favorevole e anche il senatore Saro, a nome del gruppo Democrazia Cristiana-Indipendenti-Movimento per l'Autonomia ha dichiarato il voto favorevole, oltre ovviamente a tutti i gruppi del centrosinistra.
Replico pacatamente al collega Gasparri, che ha fatto una polemica di carattere generale sulle modifiche alla legge Bossi-Fini, ricordando che, in realtà, il comma 3 dell'articolo 5 corrisponde a un testo che è stato confermato e addirittura modificato dalla legge Bossi-Fini, sull'impianto della precedente legge Turco-Napolitano. La disposizione di cui al comma 3 afferma che «la durata del permesso di soggiorno non rilasciato per motivi di lavoro è quella prevista dal visto di ingresso, nei limiti stabiliti dal presente testo unico o, in attuazione degli accordi e delle convenzioni internazionali in vigore. La durata non può comunque essere superiore a tre mesi per visite, affari e turismo» . Qui non è citato lo studio perché, in realtà, per lo studio si prevede la durata di un anno nel testo della legge Bossi-Fini che ha modificato la legge Turco-Napolitano.
Siamo di fronte, quindi, a polemiche assolutamente, a mio parere, infondate e pretestuose. Dobbiamo dare, invece, una risposta positiva, come Stato e come Parlamento, alla lettera di messa in mora con la quale l'Unione europea ha avviato la procedura di infrazione n. 2126 del 2006. In questa materia, infatti, l'Unione europea ha rilevato che la disciplina vigente in Italia riguardo al soggiorno breve non è coerente con l'ordinamento comunitario. Non si tratta di uno stravolgimento della legge sull'immigrazione - di questo argomento parleremo più avanti ampiamente - ma di una risposta necessaria e necessitata da una procedura di infrazione che, con l'approvazione di questa proposta di legge, supereremo positivamente.

PRESIDENTE. Signore e signori deputati, mi pare che le intese fra i gruppi fossero nel senso di concludere l'esame di questo e del successivo punto all'ordine del giorno, anche al fine di poter inserire, con una deliberazione ai sensi dell'articolo 27 del Regolamento, il voto sull'elevazione di un conflitto di attribuzione nei confronti dell'autorità giudiziaria. Affido dunque alla responsabilità dei colleghi l'opportunità di contenere gli interventi per rispettare il percorso frutto delle intese.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Stucchi. Ne ha facoltà.

GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, intervengo solo per pochi minuti perché è opportuno ricordare alcuni fatti importanti relativi a questo provvedimento. Anzitutto la questione del turismo è una giustificazione che non regge e ciò vale anche per la procedura di infrazione a livello europeo che esiste sicuramente e non la nego; è altrettanto vero, però, che le decisioni assunte dalle istituzioni europee non costituiscono un dogma, non esiste l'infallibilità dell'Unione europea e credo che tante scelte fatte a livello europeo vadano in una direzione non condivisa dai cittadini. Del resto se i cittadini di due paesi, con una grande presenza di stranieri al loro interno, come la Francia e l'Olanda, hanno bocciato il Trattato costituzionale a loro sottoposto con scelta democratica e con referendum popolare, l'hanno fatto anche perché evidentemente non condividono la linea politica generale con cui viene condotta l'Unione europea. Quindi non tutto quello che viene contestato a livello europeo deve essere per forza di cose condiviso dai singoli Paesi.
Detto questo, dobbiamo anche svolgere una riflessione sulle piccole modifiche che via via si stanno inserendo nella cosiddetta legge Bossi-Fini per cercare di scardinarne alcuni elementi in attesa dell'approvazione del cosiddetto disegno di legge Amato-Ferrero e, quindi, in attesa di altri tempi bui che si prospettano per i nostri cittadini. Credo che tutti coloro che si troveranno in Italia per determinate visite magari tra poco verranno anche fatti votare; si troveranno qui per caso, in transito sul territorio nazionale per qualsiasi tipo di motivazione e l'attuale Governo proporrà loro anche la possibilità di votare, se presenti in una delle nostre mille città nel giorno in cui si svolgono le elezioni. Con questa filosofia si dimenticano Pag. 95le conseguenze di un mancato controllo reale del territorio, di una mancata regolamentazione dell'immigrazione, conseguenze che portano ad episodi come quello accaduto ieri a Novara. Bisognerebbe attribuire la medaglia d'oro al valore civile ai due agenti rimasti feriti ieri perché hanno messo a rischio la loro vita per difendere i cittadini presenti sul pullman sequestrato da tre delinquenti; lo hanno fatto sapendo quello che rischiavano, ma anche perché si sono trovati in una situazione determinata dalla disapplicazione della legge in vigore e dalla filosofia politica seguita nell'emanazione dei nuovi provvedimenti che incentivano l'arrivo nel nostro Paese di queste persone.
Concludo respingendo l'accusa rivoltami prima in sede privata da un collega: mi è stato detto che sono un deputato poco sensibile e con poco cuore perché voglio impedire le visite ai parenti in carcere dei tanti extracomunitari presenti sul nostro territorio. Non è quella la nostra filosofia, non sono queste le visite che noi intendiamo ostacolare e credo che la strada da seguire sia ben diversa. Per tali ragioni confermo il voto contrario del gruppo della Lega Nord Padania.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Santelli. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, noi voteremo contro questo provvedimento almeno per due motivi fondamentali. Anzitutto, come ho già detto, perché è difficile chiedere all'opposizione di appoggiare una proposta di legge quando già il relatore e il Governo hanno ammesso che vi sono errori tecnici notevoli nell'elaborato.
In secondo luogo, perché è difficile immaginare una politica sull'immigrazione per «spezzoni»: si è concordi su piccoli settori o piccoli aspetti, come in questo caso, ma maggioranza e opposizione hanno visioni diametralmente opposte sulla base politica e sociale delle politiche di immigrazione e di integrazione nel Paese.
Vorrei replicare al collega Costantini: è difficile affermare che questa legge rafforza il sistema di sicurezza rispetto a quella precedente. Come facciamo a sostenere che una dichiarazione personale del soggetto che entra in Italia, fatta alla questura o agli uffici di frontiera, sia maggiormente garantita rispetto alla richiesta di permesso di soggiorno? Mi sembra un paradosso!
Vorrei concludere, invece, con un dato più politico e forse più costruttivo nei confronti del Governo. Mi rivolgo soprattutto all'onorevole Lucidi e al ministro Bonino. Sul tema dell'immigrazione in sede europea tutti i Paesi della sponda del Mediterraneo hanno problemi seri: non abbiamo, spesso, sensibilità comuni con i Paesi del nord Europa, che non vivono come noi, in termini soprattutto di sicurezza, il problema dell'immigrazione.
È arrivato il momento, forse, di far sentire con ancora più forza le nostre motivazioni, non assecondando spesso, troppo spesso - essendoci alternati al Governo, possiamo dirlo con assunzione di responsabilità comune - le decisioni di altri Paesi, quando poi, sugli stessi tavoli, sono proprio i Paesi del nord-Europa ad accusare quelli della sponda mediterranea, e soprattutto l'Italia, di essere sostanzialmente il «colabrodo» e la porta aperta per l'Europa e per tutti.
Da una parte ci impongono un eccessivo buonismo, dall'altra ci condannano per la nostra incapacità di controllare le frontiere. Penso che, prima o poi, anche questo gioco in sede europea dovrà finire.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gozi. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, intervengo brevemente. Ho ascoltato gli argomenti dell'opposizione, ma credo che vi siano elementi legati all'attualità. Alcuni ricercatori cinesi, ad esempio, hanno rinunciato a venire nelle università italiane e sono andati a studiare nel Regno Unito perché la nostra burocrazia rendeva impossibile il loro arrivo; analogamente, alcuni manager indiani hanno preferito la Germania all'Italia, proprio per le nostre pesanti procedure burocratiche.Pag. 96
Se c'è qualche elemento legato all'attualità, è questo: tutto il resto non ha nulla a che fare con il provvedimento e verrà dibattuto a tempo debito, quando discuteremo la riforma dell'immigrazione. Ricordo che si tratta di un intervento molto specifico e tecnico, che deve porre la legislazione italiana in linea con la legislazione europea. L'urgenza è giustificata dal fatto che la procedura di infrazione è in fase molto avanzata e non si restringono i controlli, perché i visti, laddove richiesti, rimangono; anzi, i controlli vengono anticipati, perché, con il nuovo intervento del Governo, essi sono legati alla permanenza, e cioè al permesso di soggiorno, ed arrivano in anticipo, cioè al momento dell'ingresso alla frontiera. Per tali motivi la disciplina dell'espulsione rimane così come è stabilita ed anche su questo non si interviene.
Mi sembrano tutti buoni motivi per annunciare il voto favorevole del gruppo de L'Ulivo (Applausi di deputati del gruppo L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Frias. Ne ha facoltà.

MERCEDES LOURDES FRIAS. Signor Presidente, darò il mio contributo all'accordo firmato dai gruppi e consegnerò il mio intervento, ma chiedo un minuto per dichiarare semplicemente il voto favorevole del gruppo Rifondazione Comunista - Sinistra Europea sulla proposta di legge. Votiamo a favore perché il provvedimento tende a correggere una delle storture della normativa italiana che riflette la «schizofrenia» del dibattito politico in materia di immigrazione, e cioè che, da una parte, quando si parla di repressione, si invoca l'Europa per giustificare l'esistenza dei CPT, dall'altra, quando si tratta di riconoscere, come in questo caso, un minimo diritto alla libera circolazione dei cittadini, l'Europa non vale più e dobbiamo porre altri paletti.
In questo senso siamo convinti che, effettivamente, la riforma della legge complessivamente vada affrontata al più presto. Questo è un provvedimento modestissimo quanto alla modifica delle condizioni materiali di vita.
Speriamo che sia un primo passo importante verso il lavoro da compiere sull'impianto di una normativa che è completamente repressiva e basata sulla ricerca del consenso utilizzando la xenofobia (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo e La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. La Presidenza autorizza, sulla base dei criteri costantemente seguiti, la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della dichiarazione di voto della deputata Frias.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2427)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 2427, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(S. 1375 - Disciplina dei soggiorni di breve durata degli stranieri per visite, affari, turismo e studio) (Approvata dalla I Commissione permanente del Senato) (2427):

(Presenti 497
Votanti 468
Astenuti 29
Maggioranza 235
Hanno votato
281
Hanno votato
no 187).

Pag. 97

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1449 - Conversione in legge del decreto-legge 30 marzo 2007, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di Consigli giudiziari (Approvato dal Senato) (A.C. 2567) (ore 20).

L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge del decreto-legge 30 marzo 2007, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di Consigli giudiziari.
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 2567)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 2567 sezione 2).
Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A - A.C. 2567 sezione 3).
Avverto, infine, che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 2567 sezione 1).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 20,02)

PRESIDENTE. Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

LANFRANCO TENAGLIA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario su tutti gli emendamenti.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI SCOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia.
Il parere del Governo è conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Leone 1.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pecorella. Ne ha facoltà.

GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, farò un intervento soltanto sull'emendamento in esame, perché, trattandosi di un emendamento soppressivo dell'articolo 1, rappresenta, in sostanza, un voto contrario sul decreto-legge. Apparentemente, il decreto-legge riguarda soltanto la sospensione di elezioni che avrebbero dovuto aver luogo nel mese di aprile.
In realtà, esso costituisce un cavallo di Troia perché comporta cambiamenti profondi e importanti. Sostanzialmente, attraverso questo rinvio si crea lo spazio necessario per la modifica dell'ordinamento giudiziario, per quanto riguarda la composizione sia del Consiglio direttivo della Corte di Cassazione, sia dei consigli giudiziari. Essenzialmente, se colleghiamo il decreto-legge con l'articolo 4 dell'ordinamento giudiziario, il risultato è che i nuovi consigli giudiziari e il nuovo Consiglio direttivo non avranno più la presenza di alcuni organi di diritto, quali i presidenti dei consigli dell'ordine e il presidente del Consiglio nazionale forense. Quindi, l'obiettivo del provvedimento non è quello di rinviare perché mancano ancora le norme di attuazione per le elezioni. Infatti, l'ordinamento giudiziario attuale già contiene tutte le norme necessarie e sufficienti. La considerazione che noi dobbiamo fare, quindi, è che si tratta non di un provvedimento meramente amministrativo e di rimando di una elezione ma di un provvedimento con il quale in realtà si creano i presupposti per cambiare una delle conquiste fondamentali del Parlamento, vale a dire lasciare l'autonomia a tali organi, ma nello stesso tempo dare una presenza forte alle componenti culturali, cioè ai professori universitari e alla componente dell'avvocatura. Questo è il motivo per cui noi ci esprimiamo in senso contrario alla conversione del decreto-legge.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 98
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leone 1.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 487
Votanti 486
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato
207
Hanno votato
no 279).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leone 1.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 485
Maggioranza 243
Hanno votato
212
Hanno votato
no 273).

Avverto che l'emendamento Leone 1.13 nonché altri emendamenti da lui sottoscritti sono stati ritirati dai presentatori.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leone 1.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 490
Maggioranza 246
Hanno votato
216
Hanno votato
no 274).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 491
Maggioranza 246
Hanno votato
218
Hanno votato
no 273).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leone 1.18, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 487
Maggioranza 244
Hanno votato
214
Hanno votato
no 273).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 487
Maggioranza 244
Hanno votato
213
Hanno votato
no 274).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 1.2 , non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 99

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 490
Maggioranza 246
Hanno votato
218
Hanno votato
no 272).

Prendo atto che il deputato Leoluca Orlando non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leone. 1.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 493
Maggioranza 247
Hanno votato
217
Hanno votato
no 276).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leone 1.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 493
Maggioranza 247
Hanno votato
215
Hanno votato
no 278).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leone 1.34, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 498
Maggioranza 250
Hanno votato
218
Hanno votato
no 280).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 1.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 497
Votanti 496
Astenuti 1
Maggioranza 249
Hanno votato
219
Hanno votato
no 277).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Contento 1.4 e Leone 1.26, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 492
Maggioranza 247
Hanno votato
218
Hanno votato
no 274).

Prendo atto che il deputato Palomba non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leone 1.27, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 100

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 496
Votanti 495
Astenuti 1
Maggioranza 248
Hanno votato
219
Hanno votato
no 276).

Avverto che della serie di emendamenti a scalare dagli identici Lussana 1.10 e Leone 1.30 a Contento 1.6 porrò in votazione il primo, uno intermedio e l'ultimo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Lussana 1.10 e Leone 1.30, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 488
Votanti 487
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato
212
Hanno votato
no 275).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lussana 1.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 492
Maggioranza 247
Hanno votato
217
Hanno votato
no 275).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 1.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 492
Maggioranza 247
Hanno votato
218
Hanno votato
no 274).

Prendo atto che il deputato Realacci non è riuscito a votare.
Avverto che, sussistendo il disegno di legge di un unico articolo, si procederà direttamente al voto finale.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2567)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Constato l'assenza degli onorevoli Capotosti e Buemi, che avevano chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbiano rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crapolicchio. Ne ha facoltà.

SILVIO CRAPOLICCHIO. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vietti. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, annuncio il voto contrario dell'UDC sul provvedimento in esame. Il Governo giustifica l'adozione di un decreto-legge di proroga, in realtà per coprire una Pag. 101sua negligenza. Era infatti onere, in base alla riforma, dell'Esecutivo attuare il regolamento per lo svolgimento delle nuove elezioni dei consigli giudiziari. Il Governo non lo ha fatto ed oggi è qui a chiederci, con un decreto-legge, di realizzare una proroga che non ha senso.
Bisogna inoltre considerare che, parallelamente a questo decreto-legge, il Governo ha presentato un'ipotesi di riforma della struttura e della composizione dei consigli giudiziari, che mira a stravolgerne la composizione, frutto della riforma dell'ordinamento giudiziario realizzata dal Governo precedente.
C'è dunque una ragione esplicitata che è inaccettabile, ed un'altra, occulta, altrettanto inaccettabile. Per tale motivo voteremo contro il provvedimento.

PRESIDENTE . Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, intervengo soltanto per confermare il voto contrario di Alleanza Nazionale al provvedimento in esame, che tra l'altro rinvia le elezioni relative al Consiglio direttivo e ai Consigli giudiziari. La data di rinvio è fissata nel mese di aprile 2008. Con il nostro voto contrario noi speriamo che in quella data si possano tenere anche altre elezioni, molto più interessanti per il futuro del Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Balducci. Ne ha facoltà.

PAOLA BALDUCCI. Signor Presidente, nell'annunciare il voto favorevole dei Verdi, rinvio, per le motivazioni, a quanto detto nell'intervento svolto in discussione generale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2567)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 2567, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1449 - «Conversione in legge del decreto-legge 30 marzo 2007, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di Consigli giudiziari» (Approvato dal Senato) (2567):

Presenti 489
Votanti 487
Astenuti 2
Maggioranza 244
Hanno votato 275
Hanno votato no 212
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Inserimento all'ordine del giorno dell'assemblea di una deliberazione per l'elevazione di un conflitto di attribuzione nei confronti dell'autorità giudiziaria.

ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, le chiedo di inserire ai sensi dell'articolo 27 del Regolamento all'ordine del giorno una deliberazione, adottata dall'Ufficio di Presidenza, per l'elevazione di un conflitto di attribuzione nei confronti dell'allora deputato Matteoli, che credo si possa votare tranquillamente.

PRESIDENTE. L'onorevole Leone, a nome del gruppo di Forza Italia, ha chiesto l'inserimento all'ordine del giorno della seduta odierna di una deliberazione relativa all'elevazione di un conflitto di attribuzione dinanzi alla Corte costituzionale nei confronti dell'autorità giudiziaria.
Ricordo che, ai sensi dell'articolo 27, comma 2 del Regolamento, l'Assemblea può deliberare su materie non iscritte Pag. 102all'ordine del giorno previa deliberazione con votazione palese mediante procedimento elettronico con registrazione dei nomi e a maggioranza dei tre quarti dei votanti.
Su tale proposta darò la parola, ove ne sia fatta richiesta, ad un deputato contro e ad uno a favore per non più di cinque minuti ciascuno, ai sensi dell'articolo 41 comma 1, del Regolamento.
Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta avanzata dall'onorevole Leone di inserire all'ordine del giorno della seduta odierna la deliberazione relativa all'elevazione di un conflitto di attribuzione nei confronti dell'autorità giudiziaria.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 428
Votanti 396
Astenuti 32
Maggioranza dei tre quarti quarti dei votanti 297
Hanno votato
394
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che le deputate Dato e Mondello non sono riuscite a votare e che il deputato Marcenaro avrebbe voluto esprimere voto contrario.

Deliberazione per l'elevazione di un conflitto di attribuzione innanzi alla Corte costituzionale nei confronti della autorità giudiziaria.

PRESIDENTE. A seguito della deliberazione testè assunta dall'Assemblea ai sensi dell'articolo 27, comma 2, del Regolamento, l'ordine del giorno reca l'esame di una deliberazione per l'elevazione di un conflitto di attribuzioni nel confronti dell'autorità giudiziaria.
Comunico che è stata sottoposta all'Ufficio di Presidenza, nella riunione di oggi 16 maggio 2007, la richiesta di elevazione da parte della Camera dei deputati di un conflitto di attribuzione nei confronti dell'autorità giudiziaria avanzata dal senatore Matteoli.
Considerato che con la richiesta avanzata viene contestata la procedura seguita dal Collegio per i reati ministeriali di cui all'articolo 7 della legge costituzionale n. 1 del 1989, istituito presso il tribunale di Firenze che, investito da parte della procura della Repubblica di Genova di una ipotesi di reato riguardante il senatore Matteoli, all'epoca dei fatti Ministro dell'ambiente, ha dichiarato, con provvedimento in data 4 aprile 2005, la sua incompetenza funzionale in materia, valutando i fatti ascritti al senatore Matteoli come non commessi nell'esercizio della funzione ministeriale, e ha disposto l'archiviazione rimettendo gli atti al competente giudice ordinario. Tenuto conto che il senatore Matteoli ha chiesto alla Camera dei deputati di elevare conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, ritenendo che la mancata richiesta alla Camera dei deputati dell'autorizzazione a procedere di cui l'articolo 96 della Costituzione abbia leso le prerogative ad essa spettanti in base alla richiamata disposizione costituzionale. Visto il documento approvato dalla Giunta per le autorizzazioni in data 3 maggio 2007, nonché le risultanze dell'ulteriore approfondimento istruttorio svolto dalla Giunta medesima, su richiesta dell'Ufficio di Presidenza, comunicata al Presidente della Camera con lettera del Presidente della Giunta per le autorizzazioni in data 16 maggio 2007. Preso atto che la Giunta - «senza esprimere giudizio alcuno sul merito delle accuse mosse all'ex Ministro Matteoli né sulla "ministerialità" del fatto ascrittogli» - ha ritenuto che l'articolo 2, comma 1, della legge n. 219 del 1989, nella parte in cui prevede tra i motivi di archiviazione da parte del Collegio per i reati ministeriali anche l'ipotesi che il fatto integri un reato diverso da quello ministeriale, prevedendo in tal caso la trasmissione degli atti all'autorità giudiziaria Pag. 103competente a conoscere del diverso reato, sia in contrasto con l'articolo 8 della legge costituzionale n. 1 del 1989, il quale prefigurerebbe, ad avviso della Giunta, due sole possibilità per il Collegio per i reati ministeriali: l'archiviazione della notizia di reato o la domanda di autorizzazione a procedere al competente ramo del Parlamento. Preso atto che, secondo la Giunta per le autorizzazioni, l'asserita illegittimità della richiamata disposizione della legge ordinaria, applicata nel caso di specie dal Collegio per i reati ministeriali presso il Tribunale di Firenze, consentirebbe di aggirare la prerogativa autorizzatoria prevista dall'articolo 96 della Costituzione.
Considerato che la Giunta per le autorizzazioni ha espresso l'orientamento per cui la Camera dei deputati attivi lo strumento del conflitto di attribuzione per dolersi della lesione delle proprie prerogative, "dovuta non già all'illegittimo comportamento di un altro potere, bensì determinata dall'illegittimità costituzionale del citato articolo 2, comma 1, della legge n. 219 del 1989. Considerato, altresì, che secondo quanto rappresentato dalla Giunta per le autorizzazioni sussiste attualmente l'interesse della Camera dei deputati a ricorrere giacché il provvedimento assunto dal Collegio per i reati ministeriali presso il Tribunale di Firenze - sulla base del citato articolo 2, comma 1, della legge n. 219 del 1989 - fu adottato quando il senatore Matteoli ricopriva la carica di deputato e che in tale qualità aveva già investito della questione i competenti organi della Camera nella scorsa legislatura nonché in considerazione del fatto che nel caso in questione non si tratta di prospettare una lesione dei poteri previsti da norme costituzionali bensì di sollecitare una pronuncia di illegittimità costituzionale di una norma la cui applicazione conduce ad una lesione delle prerogative costituzionalmente attribuite alle Camere.
Tutto ciò premesso, l'Ufficio di Presidenza, nella riunione di oggi, mercoledì 16 maggio 2007, concordando sulle conclusioni cui è pervenuta la Giunta per le autorizzazioni, ha deliberato di proporre all'Assemblea di sollevare conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato innanzi alla Corte costituzionale nei confronti del Collegio per i reati ministeriali presso il Tribunale di Firenze e nei confronti del Tribunale di Livorno, innanzi al quale è attualmente pendente il giudizio nei confronti del senatore Matteoli, ai sensi dell'articolo 37 della legge 11 marzo 1953, n. 87, per sentire affermare - previa declaratoria di incostituzionalità dell'articolo 2, comma 1, della legge n. 219 del 1989 - che la Camera dei deputati è stata lesa nella facoltà di valutare l'esistenza del presupposto della guarentigia costituzionale anche nella fattispecie prevista in legge ordinaria dal citato articolo.
Su tale proposta darò la parola, ai sensi dell'articolo 41, comma 1 del Regolamento, a un oratore contro ed uno a favore per non più di cinque minuti ciascuno.
Ha chiesto di parlare contro, l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.

ELIAS VACCA. Onorevoli colleghi, mi rivolgo a chi, nel corso della lettura dello speech (che non è stato breve) non avesse avuto l'opportunità o l'attenzione sufficiente per poter seguire l'argomento. La questione è così riassumibile: l'ex ministro Matteoli, attuale senatore, è imputato del delitto di favoreggiamento per aver avvisato un prefetto che l'utenza telefonica di quest'ultimo era stata posta sotto controllo. Questa è la fattispecie di reato, rispetto alla quale si è pronunciato il Tribunale dei ministri, il quale (checché si possa pensare sulla possibilità di sollevare questioni di costituzionalità e conflitti di attribuzione) è l'organo deputato a qualificare come ministeriale o meno un fatto di reato.
La qualificazione di non ministerialità del reato e, quindi, di reato comune, ha portato il senatore Matteoli a scrivere a questa istituzione chiedendo, in modo singolare (si riconoscerà infatti non vi sono precedenti in questo senso), la sollevazione di un conflitto di attribuzione come ipotesi residuale. Ci si è, quindi, posti la seguente domanda: considerato che non esiste, per legge, un meccanismo che consenta la Pag. 104contestazione della qualificazione del fatto reato come non ministeriale, quid iuris se la Camera non condividesse l'impostazione del Tribunale dei ministri?
A mio personale giudizio, e non solo mio (anche qualche altro commissario in Giunta ha votato contro tale proposta), l'indicazione è invece chiarissima: la qualificazione spetta all'autorità giudiziaria ordinaria. Posto ciò, non ritengo di poter aderire alla proposta formulata prima dal relatore, poi dalla Giunta e, infine, dalla Presidenza.
Aggiungerò, inoltre, che lo stesso relatore, nell'illustrazione alla Giunta, aveva prospettato l'esigenza di sollevare il conflitto di attribuzione per «fare giurisprudenza», per creare cioè un caso ed una pronuncia su un fatto mai verificatosi prima, naturalmente nell'epoca successiva all'approvazione della legge costituzionale rispetto alla quale si assume il contrasto. Sono sempre molto perplesso quando le sentenze vengono utilizzate per creare un precedente, a maggior ragione quando si utilizza la Corte costituzionale. Vorrei ricordare a tutti i colleghi che in materia, ad esempio, di sindacabilità o meno delle opinioni espresse dai deputati, esiste un conflitto (ormai abbastanza evidente) tra la Corte costituzionale e questa Istituzione, sui criteri rispetto ai quali si possa concedere l'insindacabilità, con il risultato che molti dei conflitti di attribuzione che la Camera solleva, la vedono soccombente, tra l'altro anche con un non trascurabile dispendio di risorse economiche.
Poiché mi sembra che non sia il caso di continuare a sollevare dinanzi alla Corte costituzionale conflitti di attribuzione improbabili e, qualche volta, anche stravaganti, reitero il voto contrario. Aggiungo, peraltro, che la richiesta di chiarimento pervenuta oggi alla Giunta per le autorizzazioni, con lettera della Presidenza, è stata risolta in un modo che «la dice lunga» sulla capacità di orientarsi rispetto a questo problema, perché ci si è chiesti, persino, rispetto a quale autorità dovrebbe essere sollevato il conflitto di attribuzione. Poiché non si può - non è che non si sappia, ma non si può - rispondere a questa domanda, si è detto che il conflitto di attribuzione andrebbe sollevato tanto rispetto al Tribunale dei ministri, che ha qualificato il fatto come non ministeriale, quanto rispetto all'autorità giudiziaria ordinaria dinanzi alla quale è stato convenuto in giudizio il senatore Matteoli.
Pertanto, ritengo che quando si vuole sollevare un caso, ponendo una questione di costituzionalità di una norma o un conflitto di attribuzione che riguarda un senatore della Repubblica si potrebbe, almeno, evitare di «sparare a pallettoni» cercando di capire, quantomeno, rispetto a quale autorità sollevare il conflitto. Per questi motivi esprimerò voto contrario e sollecito i colleghi a fare altrettanto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore l'onorevole Tenaglia. Ne ha facoltà.

LANFRANCO TENAGLIA. Signor Presidente, questa materia è stata molto approfondita sia dalla precedente Giunta per le autorizzazioni, sia da quella attualmente in carica. Si è pervenuti a questa decisione sulla base di assunti di principio molti precisi. Il primo è dato dalla considerazione che la Corte costituzionale è l'unico giudice in grado di dirimere i conflitti di attribuzione e le questioni di costituzionalità; è il giudice cui la nostra Costituzione assegna la competenza in ordine alla delimitazione delle prerogative delle Camere. Pertanto, quando si tratta di delimitare le prerogative dei componenti delle Camere, la Corte costituzionale è il giudice che decide. Non si tratta di un conflitto proprio cioè, come ben detto nella relazione dell'Ufficio di Presidenza, di un conflitto con cui si contesta l'illegittimo uso del potere da parte dell'autorità giudiziaria. Nessuno contesta la potestà dell'autorità giudiziaria di qualificare il reato e procedere all'accertamento dei fatti. Si tratta di un conflitto de residuo, ritenuto ammissibile già in precedenza dalla Corte costituzionale, cioè di un conflitto che la Camera o altro potere dello Stato sollevano in mancanza di altri strumenti per far valere l'illegittimità costituzionale di una norma. Questo è il solo ambito di giudizio.Pag. 105
L'autorità nei cui confronti si solleva il conflitto è quella giudiziaria, intesa come parte di un procedimento complesso. Pertanto, sia il Tribunale dei ministri, in quanto autorità che ha emesso il provvedimento sulla base della norma che si assume incostituzionale, sia l'autorità giudiziaria ordinaria, il tribunale di Livorno, che sta procedendo sulla base di questo provvedimento. Non si è trattato di allargare lo spettro, ma solamente di individuare l'autorità giudiziaria nel suo complesso. Sarà la Corte costituzionale, qualora ritenga fondata l'ammissibilità del conflitto, a stabilire quale sia l'autorità parte del giudizio, cui vada indirizzata la notifica. Ritengo che questi siano gli ambiti e i confini molto stretti del conflitto che si intende sollevare e che siano pienamente ammissibili sia il conflitto sia, poi, la decisione di merito della Corte costituzionale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta dell'Ufficio di Presidenza di deliberare l'elevazione di un conflitto di attribuzione dinanzi alla Corte costituzionale nei confronti dell'autorità giudiziaria.
(È approvata per 305 voti di differenza).

Sull'ordine dei lavori.

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, avevo già anticipato il mio intervento al Presidente Bertinotti e quindi gradirei un momento di attenzione.
Oggi lo stesso Presidente della Camera, in maniera molto apprezzabile, ha reso noto al pubblico italiano e quindi anche ai parlamentari che a Montecitorio partirà un'indagine conoscitiva sui costi della politica, sulle cui modalità sta ancora riflettendo.
Vorrei non solo manifestare il mio apprezzamento per tale sua iniziativa, ma anche invitarlo ad estendere l'indagine conoscitiva in questione. Ho già espresso la mia valutazione sul piano informale, ma gradirei farlo anche pubblicamente, pertanto la pregherei di farlo presente al Presidente.
L'indagine conoscitiva avrebbe lo scopo di correggere le distorsioni e il numero troppo elevato delle funzioni di rappresentanza retribuite. Tale correzione, però, dovrebbe estendersi anche a tutti quegli enti pubblici locali, falsamente modificati in Spa, che hanno prodotto e stanno producendo un'esplosione di consigli di amministrazione, di consulenze e consiglieri di amministrazione dei politici negli enti locali. Si tratta di affrontare una piaga fondamentale per valutare con serenità i costi della politica. Essi non possono essere limitati ad una riflessione demagogica sul numero e sulle funzioni attribuite ai parlamentari eletti dal popolo, ma devono estendersi, appunto, anche a questa esplosione indecente e poco rappresentativa di cariche che nasce nelle amministrazioni locali tramite le società pubbliche locali.

PRESIDENTE. Riferirò senz'altro al Presidente le sue osservazioni.

ENRICO NAN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO NAN. Signor Presidente, dall'inizio di questa legislatura ho presentato un certo numero di interpellanze e interrogazioni e, ad un anno di distanza, non ho ancora avuto una risposta.
Si tratta di un fenomeno che riguarda molti deputati, quindi la pregherei di sollecitare il Governo ad essere più solerte, più puntuale nelle risposte.

PRESIDENTE. Solleciteremo il Governo in proposito.

Annunzio della costituzione di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Avverto che in data odierna è pervenuta alla Presidenza la Pag. 106comunicazione che, ai sensi dell'articolo 14, comma 1, del Regolamento, si è costituito il gruppo parlamentare «Sinistra Democratica. Per il socialismo europeo», di cui fanno parte i seguenti deputati, che hanno contestualmente dichiarato di essersi dimessi dal gruppo parlamentare «L'Ulivo»: Fabio Mussi, Olga d'Antona, Gloria Buffo, Luciano Pettinari, Katia Zanotti, Carlo Leoni, Arturo Scotto, Claudio Maderloni, Fabio Baratella, Titti Di Salvo, Marco Fumagalli, Fulvia Bandoli, Marisa Nicchi, Alba Sasso, Valdo Spini, Lalla Trupia, Franco Grillini, Angelo Maria Rosario Lomaglio, Antonio Attili, Antonio Rotondo e Raffaele Aurisicchio.
Con la medesima comunicazione è stato altresì reso noto che sono stati eletti presidente del gruppo la deputata Titti Di Salvo e vicepresidente del gruppo il deputato Valdo Spini (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il socialismo europeo).

Annunzio della convocazione del Parlamento in seduta comune.

PRESIDENTE. Ricordo che alle ore 10 di domani, giovedì 17 maggio 2007, è convocato il Parlamento in seduta comune per l'elezione di un giudice della Corte costituzionale. La chiama avrà inizio ai senatori.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 17 maggio 2007, alle 14,30:

1. - Informativa urgente del Governo sul sequestro di un pullman di linea in Piemonte da parte di tre cittadini albanesi.

2. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 20,30.

CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO PAOLA BALDUCCI IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 2567

PAOLA BALDUCCI. Illustre Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge di conversione del decreto-legge 30 marzo 2007, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di consigli giudiziari, già approvato dal Senato, prevede la proroga delle funzioni dei componenti dei consigli giudiziari fino alla proclamazione dei nuovi eletti ed inoltre si stabilisce che le elezioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e quelle per il rinnovo dei consigli giudiziari presso le corti di appello si debbano svolgere la prima domenica ed il successivo lunedì di aprile dell'anno 2008.
Si tratta di un provvedimento reso necessario dall'assenza di una normativa di dettaglio riguardante le modalità di svolgimento delle operazioni elettorali, il che - com'è noto - ha impedito il rinnovo dei consigli giudiziari e del Consiglio direttivo presso la Corte di cassazione, organo di nuova istituzione, perché previsto nel decreto legislativo 27 gennaio 2006, n. 25.
Nessun dubbio, quindi, sull'assoluta urgenza di adottare un decreto-legge per prorogare la durata dei consigli giudiziari, considerato che la mancanza di disciplina attuativa ha finito per impedire il concreto svolgimento delle operazioni elettorali entro il 1o aprile.
La necessità di far proseguire l'attività dei consigli giudiziari già in carica si lega a motivazioni particolarmente rilevanti, dovendosi ricordare che tali organi sono chiamati a svolgere funzioni di carattere amministrativo ed organizzativo, assolutamente indispensabili per un regolare funzionamento dell'organizzazione giudiziaria. D'altro canto, il periodo di proroga di un anno deve considerarsi non solo ragionevole, ma altresì una scelta obbligata, perché bisogna tener conto dei tempi tecnici per una definitiva approvazione delle nuove norme che dovranno disciplinare il procedimento per la costituzione dell'ufficio elettorale, la procedura Pag. 107riguardante le eventuali contestazioni e i possibili reclami, nonché le caratteristiche delle schede elettorali e per quello che a noi preme la grande novità della partecipazione «effettiva» dell'avvocatura tra i componenti dei consigli giudiziari e della cultura con la presenza dei professori universitari.
Pertanto, attraverso le norme contenute nel decreto-legge, si è posto saggiamente rimedio a quello che si profilava come un pericolo vuoto (derivante dalla cessazione della carica dei Consigli in scadenza il 1o aprile), che avrebbe rischiato di pregiudicare gravemente o, peggio, di paralizzare l'attività giudiziaria.
Per queste ragioni, i Verdi esprimono la propria valutazione favorevole alla conversione del decreto-legge.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO MERCEDES LOURDES FRIAS SULLA PROPOSTA DI LEGGE N. 2427

MERCEDES LOURDES FRIAS. Onorevoli colleghe e colleghi, l'Italia è stata oggetto di due provvedimenti di infrazione da parte della Commissione europea, per la non conformità della normativa italiana con la normativa comunitaria, in materia di soggiorno di breve durata. La legge nazionale non si è adeguata agli obblighi contenuti nella convenzione sull'applicazione del Trattato di Schengen riguardante la libera circolazione dei cittadini e delle cittadine dei cosiddetti paesi terzi, sia di quelli soggetti all'obbligo del visto, sia di quelli non soggetti a tale obbligo, sia di quelli in possesso di un titolo di soggiorno di un paese membro. L'Italia non ha recepito neanche la direttiva 2004/38/CE sulla libera circolazione nel territorio degli Stati membri dei cittadini e delle cittadine dell'Unione e dei loro familiari.
La soppressione, nel corso della discussione in Senato, della parte del disegno di legge che mirava a risolvere queste carenze normative dimostra quanto sia difficile operare in base al semplice buon senso, quando si tratta di questioni legate all'immigrazione: barricate costruite da certi settori politici appena si accenna qualsiasi provvedimento che non porti il segno della repressione, sia che si tratti di miglioramenti modestissimi per le condizioni di vita e l'esercizio dei diritti elementari dei migranti, sia che si tratti di semplici interventi di snellimento burocratico, del quale può beneficiare in primis la macchina amministrativa.
La situazione che ci porta alla discussione in Aula del presente provvedimento diventa ancor più paradossale se si considera che la proposta di legge è stata approvata in sede legislativa al Senato: gruppi parlamentari che hanno votato a favore in Senato, alla Camera esprimono un voto di segno opposto.
Come già avvenuto nella I Commissione permanente del Senato della Repubblica, confermo il voto favorevole alla proposta di legge n. 2427 presentata dai senatori Bianco e Sinisi in rappresentanza del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea.
Omologare la disciplina dei soggiorni di breve durata per le cittadine e i cittadini provenienti da paesi non facenti parte dell'Unione europea alle modalità con cui questi sono regolati negli altri Stati europei è un atto dovuto.
L'Unione europea, come è stato ricordato, ha già espresso viva preoccupazione in merito al fatto che in Italia i soggiorni di tempo non superiore a tre mesi, richiesti per motivi di turismo, visita, studio o affari, siano ancora ricondotti alla richiesta di un permesso di soggiorno e di visto delle autorità consolari.
Le nuove modalità espresse nell'articolo 1 della proposta, oltre a snellire il lavoro degli uffici adibiti alla emissione dei permessi di soggiorno, rendono più semplici, convenienti e pratici l'ingresso e la permanenza in Italia in funzione delle motivazioni per cui si richiede un soggiorno di breve durata.
Se resa rapidamente applicabile, a questa norma apporterà benefici non solo all'economia fondata sul turismo ma anche al mantenimento delle relazioni affettive fra cittadine e cittadini immigrati in Pag. 108Italia e i congiunti rimasti al proprio paese, faciliterà esperienze di interscambio commerciale, permetterà ai giovani di usufruire di corsi di formazione qualificata da riutilizzare in patria o che comunque arricchiranno la loro preparazione.
Permetterà, in sintesi, una circolazione legale delle persone, funzionale alle esigenze soggettive di chi viaggia e ai tempi a queste connessi.
Nel ribadire il voto favorevole, non possiamo che auspicare che la nuova disciplina venga veicolata anche nelle lingue parlate dalle cittadine e dai cittadini che intendono usufruire di tali disposizioni. Auspichiamo, altresì, che questo segni solo un primo passo verso un percorso di semplificazione degli elementi di burocrazia che condizionano quotidianamente la vita e la mobilità di ogni persona che decide di costruirsi un progetto di vita positivo in Italia.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO SILVIO CRAPOLICCHIO SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 2567

SILVIO CRAPOLICCHIO. Signor Presidente, onorevoli deputati, onorevoli rappresentanti del Governo, il disegno di legge in questione si propone, convertendo in legge il decreto-legge, di prorogare i componenti dei consigli giudiziari presso le corti d'appello attualmente in carica e differire l'elezione del consiglio direttivo della Corte di cassazione.
Il disegno di legge in questione si inserisce, come tappa obbligata, nel preannunciato percorso di riorganizzazione di tutto il sistema giudiziario e si è reso necessario a seguito del decreto legislativo n. 25 del 2006, emanato in attuazione della legge delega n. 150 del 25 luglio 2005.
Detto provvedimento, infatti, modificava la disciplina relativa alla composizione ed ai compiti dei consigli giudiziari ed istituiva inoltre il consiglio direttivo della Corte di cassazione.
Ad esso, tuttavia, non seguiva un'apposita puntuale normativa che disciplinasse le modalità di svolgimento delle operazioni elettorali, non solo rispetto al neoistituito consiglio direttivo della
Corte di cassazione, ma anche in relazione ai consigli giudiziari, ampiamente modificati in ordine alla loro composizione, competenze e funzionamento.
Tale assenza, tuttora perdurante, ostacola gravemente l'operatività del decreto legislativo summenzionato, impedendo l'indizione delle elezioni per il rinnovo dei consigli giudiziari di prossima scadenza.
Pertanto, non essendo assolutamente ipotizzabile un'interruzione, neppure temporanea, dell'attività degli attuali consigli giudiziari, il disegno di legge in questione costituisce, in buona sostanza, un atto dovuto e necessario. Ed in tal senso, la proroga oggetto del provvedimento appare congrua e opportuna.
Alla luce delle suesposte argomentazioni, d'altra parte, appaiono evidenti anche i requisiti di necessità ed urgenza giustificanti, al sensi dell'articolo 77, secondo comma, della Costituzione, la forma del decreto-legge.
Per tutte le suesposte ragioni, in attesa di esaminare il disegno di legge n. 1513 del Governo, incardinato al Senato e recante la disciplina delle operazioni elettorali relative al consiglio direttivo presso la Corte di cassazione e ai consigli giudiziari presso le corti d'appello, il gruppo dei Comunisti Italiani, in sede di dichiarazione di voto, esprime voto favorevole ai fini dell'approvazione del disegno di legge in esame.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. ddl 1318 - Preg. cost. 1,2,3,4,5 534 522 12 262 236 286 42 Resp.
2 Nom. ddl 1318 - Preg. merito 1 537 525 12 263 237 288 41 Resp.
3 Nom. ddl 1318 - Questione sosp. 1 526 524 2 263 245 279 40 Resp.
4 Nom. pdl 2427 - em. 1.20 502 501 1 251 219 282 41 Resp.
5 Nom. em. 1.24 514 513 1 257 228 285 41 Resp.
6 Nom. em. 1.23 516 516 259 233 283 40 Resp.
7 Nom. em. 1.21 521 521 261 235 286 40 Resp.
8 Nom. em. 1.10 517 517 259 231 286 40 Resp.
9 Nom. em. 1.26 509 507 2 254 230 277 41 Resp.
10 Nom. em. 1.9, 1.27 493 491 2 246 216 275 40 Resp.
11 Nom. em. 1.25 497 496 1 249 219 277 40 Resp.
12 Nom. articolo 1 494 480 14 241 441 39 40 Appr.
13 Nom. articolo 2 500 496 4 249 284 212 40 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. pdl 2427 - voto finale 497 468 29 235 281 187 41 Appr.
15 Nom. ddl 2567 - em. 1.7 487 486 1 244 207 279 40 Resp.
16 Nom. em. 1.8 485 485 243 212 273 40 Resp.
17 Nom. em. 1.14 490 490 246 216 274 40 Resp.
18 Nom. em. 1.1 491 491 246 218 273 40 Resp.
19 Nom. em. 1.18 487 487 244 214 273 40 Resp.
20 Nom. em. 1.9 487 487 244 213 274 40 Resp.
21 Nom. em. 1.2 490 490 246 218 272 40 Resp.
22 Nom. em. 1.19 493 493 247 217 276 40 Resp.
23 Nom. em. 1.20 493 493 247 215 278 40 Resp.
24 Nom. em. 1.34 498 498 250 218 280 40 Resp.
25 Nom. em. 1.3 497 496 1 249 219 277 40 Resp.
26 Nom. em. 1.4, 1.26 492 492 247 218 274 40 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 32
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 1.27 496 495 1 248 219 276 40 Resp.
28 Nom. em. 1.10, 1.30 488 487 1 244 212 275 40 Resp.
29 Nom. em. 1.12 492 492 247 217 275 40 Resp.
30 Nom. em. 1.6 492 492 247 218 274 40 Resp.
31 Nom. ddl 2567 - voto finale 489 487 2 244 275 212 40 Appr.
32 Nom. inserim. odg conflitto attribuz. 428 396 32 297 394 2 40 Appr.