XV LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 141 di mercoledì 4 aprile 2007

[frontespizio]
[elenco e sigle dei gruppi parlamentari]
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[indice cronologico]
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[allegato A]
[allegato B]

[riferimenti normativi]
Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI

La seduta comincia alle 9,35.

TEODORO BUONTEMPO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Brugger, Cordoni, Deiana, Donadi, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Leoni, Maroni, Paroli, Stramaccioni ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per la semplificazione della legislazione.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato, in data 3 aprile 2007, ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per la semplificazione della legislazione il senatore Guido Galardi, in sostituzione del senatore Giovanni Bellini, dimissionario.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Mazzoni; Mascia ed altri; Boato e Mellano; De Zulueta: Istituzione della Commissione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani e del Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale (A.C. 626-1090-1441-2018-A/R) (ore 9,38).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge di iniziativa dei deputati Mazzoni; Mascia ed altri; Boato e Mellano; De Zulueta: Istituzione della Commissione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani e del Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale.
Ricordo che nella seduta del 29 marzo 2007 è stato votato, da ultimo, l'emendamento Cota 11.21.
Ricordo, altresì, che i gruppi di Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC, Lega e Verdi hanno esaurito i tempi loro assegnati dal contingentamento, nonché i tempi aggiuntivi loro attribuiti dalla Presidenza. È stato, inoltre, esaurito anche il tempo previsto per lo svolgimento di interventi a titolo personale.
Per tale ragione, come già avvenuto nelle sedute precedenti, la Presidenza, al fine di garantire anche a questi gruppi la possibilità di esprimere la propria posizione, consentirà lo svolgimento di un breve intervento, richiamando, tuttavia, i deputati al rispetto dei tempi di volta in volta assegnati.

(Ripresa esame dell'articolo 11 - A.C. 626-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 11 e delle proposte emendativePag. 2ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 626-A/R ed abbinate sezione 1).
Ricordo che sulle proposte emendative per le quali la Commissione ed il Governo hanno formulato un invito al ritiro - ove mantenute dai presentatori - i pareri devono intendersi contrari.
Dovremmo ora passare alla votazione degli identici emendamenti Benedetti Valentini 11.33 e Boscetto 11.43.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,44).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle 10,05.

La seduta, sospesa alle 9,45, è ripresa alle 10,05.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo 11 - A.C. 626-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Benedetti Valentini 11.33 e Boscetto 11.43.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.

GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, ci siamo imposti di essere brevissimi per le ovvie ragioni obiettive che ben conosciamo.
Gli emendamenti in esame sono volti a sopprimere la lettera d) del comma 1 dell'articolo 11, laddove si parla di trattenimento nelle camere di sicurezza.
Abbiamo già ampiamente spiegato come in questa delicatissima fase delle indagini non dovrebbe, a nostro avviso, intervenire l'Authority per i detenuti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, vorrei invitare a riflettere sull'assoluta inopportunità che questa fase di contraddittorio, di verifica del Garante si svolga nella delicatissima contingenza del trattenimento nelle camere di sicurezza. Si creerebbero, a danno della sicurezza pubblica, dei problemi alle forze dell'ordine assolutamente inopportuni.
In questa linea, si colloca il mio successivo emendamento 11.34, con il quale chiedo che ci si limiti alla verifica delle condizioni di trattamento di coloro che sono trattenuti.
Accetterei semmai il principio, ma rendendolo più congruo alle esigenze di ordine pubblico e di sicurezza che non vi possono sfuggire.
Pertanto, raccomando l'approvazione degli identici emendamenti in esame nonché dell'emendamento 11.34 che reca la mia prima firma e del quale raccomandiamo un attento esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, anche il nostro gruppo aveva presentato un emendamento finalizzato a sopprimere la lettera d) del comma 1 dell'articolo 11, perché riteniamo vi sia una interferenza evidente con i compiti e le funzioni della magistratura, in particolare del pubblico ministero e del giudice per le indagini preliminari. Il Garante verifica le procedure seguite nei confronti dei trattenuti e le condizione di trattenimento dei medesimi presso le camere di sicurezza. È evidente come questo tipo di competenza sia tipica dell'autorità giudiziaria. Pertanto, Pag. 3i profili della censura sono in questo caso legati alla sovrapposizione delle competenze.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Benedetti Valentini 11.33 e Boscetto 11.43, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 350
Maggioranza 176
Hanno votato
122
Hanno votato
no 228).

Prendo atto che le deputate Nicchi e Dato non sono riuscite a votare e che quest'ultima avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benedetti Valentini 11.34, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 367
Maggioranza 184
Hanno votato
130
Hanno votato
no 237).

Prendo atto che le deputate Buffo, Nicchi e Velo non sono riuscite a votare.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Cota 11.8, Benedetti Valentini 11.35 e Boscetto 11.44.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, compatibilmente con le esigenze di brevità, non sfugge la delicatezza di tale aspetto.
Siamo partiti con l'esaminare, da una parte, i diritti umani e, dall'altra, il Garante dei diritti delle persone detenute. In questo caso, ci stiamo occupando dei centri di permanenza temporanea previsti dalla lettera e) del comma 1 dell'articolo 11 del provvedimento. L'estensione degli ambiti e delle materie di questo provvedimento è dunque fuorviante.
Si prevede un intervento che turba e rende maggiormente ingovernabile la vita di strutture che svolgono un'attività molto delicata, strutture che, certamente, devono svolgere in maniera regolare il loro operato, ma che sarebbero incompatibili con questo tipo di intervento, destinato a sollevare un contenzioso non opportuno, peraltro in una fase delicatissima quale quella dell'accoglimento di molte persone di cui si deve procedere all'identificazione e garantire la sicurezza.

PRESIDENTE. Onorevole Benedetti Valentini...

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Quindi, per il buon il funzionamento del sistema, raccomandiamo l'accoglimento del mio emendamento 11.35 che chiede la soppressione della lettera e) del comma 1 dell'articolo 11.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.

GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, in precedenti interventi abbiamo già richiamato la necessità che l'ordinamento penitenziario sia la stella polare di questa nuova Authority per la parte che riguarda le garanzie nei confronti dei detenuti. Invece, i trattenuti nei centri di permanenza temporanea potranno trovare una regolamentazione, oltre a quella già esistente prevista nella cosiddetta legge Bossi-Fini, in un'eventuale modifica della legge medesima, tenendo separate le due logiche.

Pag. 4

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, vorrei sollevare due questioni. La prima è collegata alla sovrapposizione delle diverse competenze. Al riguardo, viene a mancare quel carattere di specializzazione che dovrebbe avere un organismo come questo.
L'altro aspetto, invece, è legato al tentativo sistematico di superare l'impianto e i principi della legge Bossi-Fini sull'immigrazione attraverso provvedimenti di carattere completamente eterogeneo. Dunque, si invade il campo della disciplina dei centri di permanenza temporanea e, per l'ennesima volta, si tenta di smantellare alcuni principi della legge sull'immigrazione. Per la verità, i centri di permanenza temporanea, che voi tanto criticate, non sono stati creati dalla legge Bossi-Fini ma da voi (lo sapete perfettamente), dalla sinistra che oggi li vuole smantellare!
Ancora una volta, invece di fare un provvedimento organico, si vuole incidere sulla materia con un provvedimento che ha un oggetto diverso.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Cota 11.8, Benedetti Valentini 11.35 e Boscetto 11.44, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 385
Votanti 384
Astenuti 1
Maggioranza 193
Hanno votato
127
Hanno votato
no 257).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benedetti Valentini 11.36, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 385
Votanti 377
Astenuti 8
Maggioranza 189
Hanno votato
135
Hanno votato
no 242).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cota 11.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 390
Votanti 378
Astenuti 12
Maggioranza 190
Hanno votato
133
Hanno votato
no 245).

Prendo atto che il deputato Fava non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Cota 11.12, Benedetti Valentini 11.37 e Boscetto 11.45.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.

GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, gli identici emendamenti soppressivi in esame riguardano sia la visita nei centri di permanenza temporanea sia l'accesso presso le camere di sicurezza. Le ragioni per le quali noi chiediamo la soppressione sono già state brevemente espresse questa mattina, ma hanno formato oggetto di lunghe discussioni in precedenti occasioni.Pag. 5
In sostanza, la posizione dei centri di permanenza temporanea deve essere separata da tutto ciò che concerne l'ordinamento penitenziario, comprese le competenze del Garante. Per le camere di sicurezza sono previsti tempi ristretti, modalità particolari d'indagine; pertanto, quando in questo comma si afferma che non vi può essere danno per le attività investigative in corso, si sostiene un qualcosa che poi, nella sostanza, non potrà essere rispettato.
Quindi, diventa fondamentale tenere il Garante al di fuori da questi momenti temporalmente ristretti e così delicati, soprattutto in termini di indagini di polizia giudiziaria.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, abbiamo già il turismo carcerario riguardante parlamentari che spesso si recano nelle carceri, anche a causa di motivazioni non strettamente connesse alla verifica dell'organizzazione penitenziaria, adesso avremo anche il turismo nei CPT e nelle camere di sicurezza da parte del Garante dei diritti dei detenuti!
Quindi, gli identici emendamenti soppressivi in esame sono motivati dall'esigenza di non approvare una inutile e dannosa disposizione. Immagino già le visite del Garante presso i centri di permanenza temporanea; per carità, non si tratta di luoghi di villeggiatura e, certamente, tutti pensano che tali strutture debbano essere caratterizzate da condizioni di vita rispettose della dignità umana, comunque ricordiamoci che nei CPT vi sono delle persone che non hanno dimostrato di avere i documenti in regola per poter entrare nel nostro territorio. Non vorrei si sviluppasse una nuova forma di sindacalismo da parte di chi è temporaneamente ospite in questi centri di permanenza temporanea, alimentata anche da questo inutile istituto del Garante.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo semplicemente perché ritengo utile che in questa Assemblea venga salvaguardata la funzione dei parlamentari e, nella fattispecie, anche del Garante, figura che vogliamo istituire.
Spiego all'onorevole Cota che, forse, il problema del turismo è legato alla concezione che gli esponenti della Lega Nord hanno nei confronti dei diritti delle persone detenute; ciò, probabilmente, fa il paio con alcune dichiarazioni, risalenti a qualche anno fa, di rappresentanti e di ministri della Lega Nord che ritenevano le carceri assimilabili a degli hotel a cinque stelle.
Io penso che se, invece di fare turismo, qualche rappresentante della Lega Nord visitasse di persona i detenuti nelle carceri italiane, si renderebbe conto di quante cose inesatte afferma.
Noi dobbiamo garantire il massimo dei controlli poiché è interesse del nostro paese e della società fare in modo che anche nelle carceri vi siano condizioni di vita umane anche per i detenuti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mellano. Ne ha facoltà.

BRUNO MELLANO. Signor Presidente, non intendo aprire un dibattito che, purtroppo, temo si instaurerà comunque dopo l'intervento del collega Giachetti. Egli ha voluto puntualizzare alcune questioni, anche se sappiamo già che, forse, in questa fase è opportuno procedere al voto.
Volevo solo ricordare al collega Cota - di cui avevo stima quando era presidente del consiglio regionale del Piemonte - che proprio in riferimento alle visite nei centri di permanenza temporanea di extracomunitari bloccate dalla legge istitutiva di tali strutture, i consiglieri regionali non sono potuti entrare nei centri.
Quando l'onorevole Cota era presidente del consiglio regionale piemontese, infatti, Pag. 6sia diversi gruppi - come il mio (cioè la Lista Emma Bonino), quello Rifondazione Comunista e quello dei Verdi -, sia alcuni colleghi (compresi quelli appartenenti alla maggioranza che, in quella fase, appoggiava il presidente Ghigo) sostennero, a mio giudizio a buon avviso, la necessità di avere certezze in ordine a chi avesse il diritto di poter visitare i CPT. Ciò per poter verificare le condizioni di vita delle persone trattenute in quei centri di permanenza temporanea che, purtroppo, tanto temporanei non sono! Ricordo che, in molti casi, dette persone si trovavano in condizioni assai peggiori dei reclusi nelle carceri.
Quindi, vorrei davvero ricordare al collega Cota tale azione, che ritengo fosse meritoria e che ho riproposto, in questa Assemblea, attraverso una proposta emendativa che, purtroppo, non è stata dichiarata ammissibile. Ciò perché esiste il problema di definire compiutamente il ruolo non solo del Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, ma anche dei consiglieri regionali, i quali, come già detto, devono poter visitare questi centri. Trattandosi formalmente di una competenza del Ministero dell'interno, infatti, in questa fase non possono essere accolte le richieste di visita avanzate da soggetti istituzionali come, ad esempio, i consiglieri regionali.
Vorrei evidenziare che stiamo costituendo, a livello nazionale, un'altra figura importante. Ritengo altresì che, in questa fase, occorra definirne con precisione il ruolo, al fine non solo di dare garanzie, ma anche di consentire ispezioni e visite.
Credo che ciò ci aiuterebbe - e mi rivolgo, con spirito di amicizia, anche al collega Cota - per garantire certezze. Se le situazioni saranno molto buone, ciò verrà appurato; tuttavia, se le condizioni fossero quelle rinvenibili, ad esempio, nel centro «Brunelleschi» di Torino (non sempre ottime), allora si provvederà a denunciare ed a rendere visibile tale situazione, al fine di migliorarla.
Ritengo si tratti di un interesse comune non solo del Parlamento e delle istituzioni locali, ma anche del Garante che ci stiamo accingendo a istituire, nonché della sua funzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Mi scusi, signor Presidente, ma vorrei osservare che, nonostante la nostra «fretta», in questo momento non è lecito fare confusione. Ricordo che siamo stati addirittura favorevoli alla previsione di un potere di verifica della congruità e dell'adeguatezza delle strutture carcerarie perché, naturalmente, anche il detenuto ha diritto ad avere condizioni civili e umane, pur nella privazione della libertà personale.
Per quanto riguarda i centri di permanenza temporanea, tuttavia, a mio avviso siamo «fuori tema», poiché sosteniamo che le persone ospitate in tali centri non siano «detenuti». Si tratta di un'estensione ideologica, perché si compie una forzatura che riteniamo inaccettabile; essa, inoltre, non è rispettosa né del sistema, né delle persone che, teoricamente, debbano beneficiare di questo tipo di interventi.
In questo caso, quindi, non è affatto in discussione la condizione della persona detenuta - infatti, siamo perfettamente d'accordo sul fatto che tale condizione debba essere «civile» -, ma non siamo favorevoli ad estendere, in base ad una visione meramente ideologica, questa situazione ai centri di permanenza temporanea, i quali hanno altra ratio, altra organizzazione, altra finalità ed altre garanzie!
Pertanto, invito a non fare confusione perché, ai fini del licenziamento di una buona legge, ciò risulta molto dannoso: il provvedimento in esame, infatti, rischia di non essere affatto buono, per colpa delle sue implicazioni pratiche!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, mi sono pervenute altre richieste di intervento da parte dei gruppi della Lega Nord Padania e di Alleanza Nazionale; tuttavia Pag. 7ricordo che i tempi di questi gruppi sono esauriti e che è terminato anche il tempo disponibile per gli interventi a titolo personale: pertanto, chiedo ai gruppi stessi di limitare tali interventi (Applausi del deputato Consolo).
Procediamo, dunque, alla votazione degli identici emendamenti...

TEODORO BUONTEMPO. Presidente, è per dichiarazione di voto! Non si può negare...

PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, i tempi (Commenti del deputato Buontempo) previsti dal contingentamento sono terminati anche per quanto attiene al suo gruppo. È già intervenuto l'onorevole Benedetti Valentini in rappresenta del gruppo di Alleanza Nazionale....

TEODORO BUONTEMPO. Non è un intervento qualsiasi, è per dichiarazione di voto!

PRESIDENTE. ...tuttavia sto chiedendo ai gruppi stessi di consentire che questa Presidenza possa permettere, comunque, lo svolgimento di un dibattito a fronte di tempi che non ci sono.

TEODORO BUONTEMPO. Per dichiarazione di voto non si può limitare il tempo! È per dichiarazione di voto...!

MARCO BOATO. Andiamo avanti, Presidente!

PRESIDENTE. Andiamo avanti.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Cota 11.12, Benedetti Valentini 11.37 e Boscetto 11.45, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 425
Votanti 422
Astenuti 3
Maggioranza 212
Hanno votato
156
Hanno votato
no 266).

Prendo atto che i deputati Leddi Maiola e Buontempo non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Prendo atto altresì che il deputato Buonfiglio ha erroneamente espresso un voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario.

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, mi dispiace per prima, ma vorrei osservare che una cosa sono gli interventi, un'altra sono le dichiarazioni di voto. La dichiarazione di voto personale del deputato non può essere negata, specialmente quando tale dichiarazione vuole essere in dissenso dal proprio gruppo.
Ebbene, ritenevo di dover votare contro l'approvazione dell'emendamento; per mia cultura personale, infatti, sono dell'avviso che, ovunque vi sia una persona in condizione ristretta - e quindi non volontaria -, i controlli non siano mai troppi e siano, quindi, da considerarsi in senso estensivo.
In conclusione, Presidente, ritengo che il diritto di intervenire in dichiarazione di voto, anche solo per trenta secondi, non possa essere negato al parlamentare. Altrimenti, questa non sarebbe più la Camera dei deputati; diventerebbe, piuttosto, la Camera dei partiti. Se ciò accadesse, non sarebbe giusto, Presidente. Quindi, il voto è personale, non è espresso dal gruppo se non quando, ovviamente, i componenti condividano le finalità ed i contenuti dell'unica dichiarazione di voto (Applausi del deputato Giuseppe Fini).

Pag. 8

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Buontempo.
Le ricordo che in questa fase procedurale si interviene solamente per dichiarazione di voto: lei non aveva chiarito che il suo sarebbe stato un intervento in dissenso dal gruppo.

TEODORO BUONTEMPO. Non me lo ha fatto dire, scusi!

PRESIDENTE. Sto cercando di limitare gli interventi dei gruppi in un momento nel quale i tempi - lo ribadisco - sono ampiamente terminati, anche quelli concessi per le dichiarazioni di voto a titolo personale.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cota 11.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 429
Votanti 425
Astenuti 4
Maggioranza 213
Hanno votato
159
Hanno votato
no 266).

Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cota 11.28, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 428
Votanti 424
Astenuti 4
Maggioranza 213
Hanno votato
160
Hanno votato
no 264).

Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Costa 11.60.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, osservo come, anche con riferimento ai poteri ed alle funzioni del Garante, si ponga una questione di spesa. La questione non riguarda solo, dunque - e richiamo al riguardo l'attenzione dei colleghi -, la complessiva costituzione di questa authority (della quale è già emerso il costo), ma anche specificamente l'attuazione dell'articolo 11 del provvedimento. Per attuare questo articolo, infatti, sono stati previsti 600 mila euro. Mi domando a cosa serva tale somma. Evidentemente, serve proprio per finanziare tutte le 'visite' che il Garante può effettuare. Diciamo pure quel che vogliamo, ma si tratta certamente di una forma di turismo, con una spesa di 600 mila euro.
Noi avevamo presentato un emendamento soppressivo - che non è stato segnalato perché è rientrato nella tagliola del contingentamento dei tempi - per stabilire, almeno, che tale turismo dovesse essere fatto a costo zero.

PRESIDENTE. Deve concludere...

ROBERTO COTA. Se non deve essere compiuto a costo zero, almeno riduciamo le spese. Sosteniamo, quindi, l'emendamento Costa 11.60, che propone di ridurre lo stanziamento da 600 mila a 150 mila euro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA. Signor Presidente, intervengo semplicemente per sottolineare Pag. 9come questo emendamento sia coerente con tutta un'altra serie di precedenti proposte di modifica tese ad asciugare in termini economici questo provvedimento. Ribadiamo che vi sono buone proposte ed obiettivi che sono condivisibili; tuttavia, è necessario valutare i profili burocratici ed economici connessi all'istituzione di questa Commissione. È stato approvato dalla Assemblea un emendamento all'articolo 1 che ha teso a far dimagrire la Commissione dal punto di vista numerico. Auspichiamo, attraverso l'approvazione di emendamenti di questo genere, un dimagrimento anche dal punto di vista degli oneri.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Costa 11.60, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 441
Votanti 425
Astenuti 16
Maggioranza 213
Hanno votato
167
Hanno votato
no 258).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Benedetti Valentini 11.38.

LUCIANO VIOLANTE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, l'emendamento Boscetto 11.61 è identico all'emendamento Benedetti Valentini 11.38. Probabilmente tali emendamenti vanno votati insieme.

PRESIDENTE. Ha ragione, presidente Violante.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Benedetti Valentini 11.38 e Boscetto 11.61, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 438
Votanti 425
Astenuti 13
Maggioranza 213
Hanno votato
183
Hanno votato
no 242).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 11.500 della Commissione.
Ricordo che il parere della Commissione bilancio sul testo del provvedimento elaborato dalla Commissione è favorevole ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento, a condizione che, al fine di garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione sia approvato l'emendamento 11.500 della Commissione. Dalla sua approvazione discenderà la preclusione dell'emendamento Cota 11.16.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.500 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 438
Votanti 340
Astenuti 98
Maggioranza 171
Hanno votato
316
Hanno votato
no 24).

Pag. 10

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 10,35)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo 11.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 443
Votanti 300
Astenuti 143
Maggioranza 151
Hanno votato
277
Hanno votato
no 23).

Prendo atto che il deputato Tabacci non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Benedetti Valentini 11.01. Avverto che tale articolo aggiuntivo verrà posto in votazione nel testo corretto, nel senso di sostituire il riferimento al Garante con quello alla Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, dato l'incalzare dei tempi, intervengo per pochi attimi, soltanto per sottolineare uno dei punti più importanti della nostra visione alternativa.
Con questo articolo aggiuntivo, nell'impossibilità che ci è stata imposta di modificare il testo che precede, vorremmo introdurre una norma di garanzia e di salvaguardia in merito alla compatibilità con le prerogative della magistratura di sorveglianza e con quelle dell'istituito difensore del detenuto. Vorremmo perlomeno stabilire una norma di chiusura, secondo la quale in nessun caso le attività e le iniziative del Garante possano pregiudicare o ritardare le determinazioni o l'esercizio delle funzioni della magistratura di sorveglianza.
Ritengo che, se c'è buona fede in chi vuole sostenere l'approvazione del provvedimento, questa norma di salvaguardia dovrebbe essere approvata. Se si sostiene che non c'è sovrapposizione di funzioni, approvate questa norma. Se non lo fate, è fondato il sospetto che si preveda questa sovrapposizione o questa interferenza e la si voglia.

PRESIDENTE. La prego...

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Ciò è molto pericoloso per il sistema. Se, invece, vi è buona fede, vi preghiamo di approvare questo articolo aggiuntivo per il buon funzionamento del sistema.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, noi voteremo a favore di questo articolo aggiuntivo perché riteniamo che esso riduca il danno provocato da questo provvedimento nel caso di sua approvazione.
Uno degli aspetti che abbiamo denunciato è proprio la sovrapposizione delle competenze di questo organo rispetto alla magistratura di sorveglianza.
Desidero ricordare, sperando in un ravvedimento del relatore, che la Consulta si è più volte espressa su questa tematica stabilendo che l'esecuzione della pena è una fase completamente giurisdizionalizzata. Pertanto, istituire un organismo posto al di fuori della magistratura di sorveglianza significa approvare una legge che presenta profili di incostituzionalità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Alia. Ne ha facoltà.

GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, noi del gruppo dell'UDC voteremo a favore Pag. 11dell'articolo aggiuntivo Benedetti Valentini 11.01 perché lo consideriamo improntato a buonsenso.
L'approvazione di tale articolo aggiuntivo non sarebbe di per sé necessaria perché sia il contesto sia la costruzione della figura del Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale sono improntati alla logica di non interferire con l'attività giurisdizionale e tanto meno con quella del magistrato di sorveglianza. Tuttavia, introdurre una norma di chiusura che enuncia un principio, già contenuto implicitamente nel provvedimento, ci pare una cosa utile.
Per tale motivo, invitiamo l'Assemblea a votare a favore di questo articolo aggiuntivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, il gruppo dell'Italia dei Valori voterà contro l'articolo aggiuntivo Benedetti Valentini 11.01 perché non lo riteniamo necessario né utile.
Il gruppo dell'Italia dei Valori, com'è noto, ha da subito posto l'attenzione sul fatto che con il provvedimento in esame non si violasse il principio della giurisdizionalizzazione dell'esecuzione della pena e delle competenze della magistratura di sorveglianza. Sotto questo profilo, la Commissione di merito, dopo il rinvio del provvedimento in Commissione, ha formulato una proposta per noi adesso assolutamente rassicurante. A tale riguardo ricordo che, nel testo riproposto all'Assemblea, la magistratura di sorveglianza continuerà a svolgere una funzione di decisione sui reclami. Ciò emerge nettamente dal comma 5 dell'articolo 13 nel quale si stabilisce esplicitamente che all'Autorità garante viene riservato soltanto un compito di istruzione in merito ai reclami, mentre quello di decidere rimane in capo al magistrato di sorveglianza. Il comma 5 dell'articolo 13 stabilisce (leggo testualmente): «Se gli uffici sovraordinati decidono di non accogliere la richiesta, il Garante trasmette il reclamo al magistrato di sorveglianza, che decide ai sensi dell'articolo 69, comma 6, della legge 26 luglio 1975, n. 354».
Ciò detto, noi non riteniamo pienamente osservato dal testo proposto alla Camera il principio della giurisdizionalità della decisione sui reclami e, conseguentemente, riteniamo l'articolo aggiuntivo in esame superfluo. Per tale motivo, lo ripeto, il gruppo dei l'Italia dei Valori voterà contro.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Benedetti Valentini 11.01, nel testo corretto, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 454
Votanti 452
Astenuti 2
Maggioranza 227
Hanno votato
193
Hanno votato
no 259).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Mellano 11.060, nella parte ammissibile.

GRAZIELLA MASCIA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GRAZIELLA MASCIA, Relatore. Signor Presidente, insisto nell'invitare il presentatore, onorevole Mellano, a ritirare il suo articolo aggiuntivo 11.060, nella parte ammissibile, perché ravvisiamo in esso un contrasto con quanto prevede in tema di competenze l'articolo 117 della Costituzione.
Noi abbiamo deciso una formulazione che preveda la cooperazione tra la Commissione Pag. 12nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani e i garanti regionali e locali. Da un punto di vista costituzionale è impossibile, in quanto si determina un conflitto, trasferire i poteri di questa Commissione ai garanti regionali o a figure analoghe, così come prevede l'articolo aggiuntivo del collega Mellano. Si tratta di un problema che attiene alla lettura dell'articolo 117 della Costituzione. Conseguentemente, insisto nell'invitare il presentatore a ritirarlo.

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro del suo articolo aggiuntivo formulato dal relatore.

BRUNO MELLANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, esprimo sorpresa perché in un primo momento avevo pensato che il mio articolo aggiuntivo fosse stato fatto proprio dalla Commissione o almeno dagli esponenti della Commissione con cui avevo parlato.
Con il mio articolo aggiuntivo 11.060, nella parte ammissibile, si chiede semplicemente di riconoscere ai garanti regionali dei diritti delle persone private della libertà il diritto di ispezione all'interno delle strutture carcerarie ubicate nel territorio regionale. Personalmente, ritengo che il mio articolo aggiuntivo sia da mantenere e, pertanto, non accedo all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Faccio l'esempio citato l'altro giorno in aula dalla collega Guadagno. L'ottimo garante regionale alle carceri della regione Lazio, una delle sei regioni che ha già istituito il garante (altre otto sono in procinto di istituirlo), nel momento in cui si è dimesso da consigliere regionale (per andare a svolgere il ruolo di garante regionale alle carceri), ha perso il diritto di entrare negli istituti per verificare la situazione di detenzione nelle strutture e di vita dei detenuti.
In un provvedimento così complesso, così ampio, che riguarda il garante nazionale, ritengo che l'emendamento con cui si chiede di riconoscere ai garanti regionali già istituiti (lo ripeto, sono sei e in regioni importanti, come il Lazio, la Campania, il Veneto, la Sicilia, la Puglia e l'Umbria mentre la regione Piemonte, la Liguria, l'Emilia Romagna, la Sardegna e l'Abruzzo stanno per istituirlo) la possibilità di esprimere e verificare, direttamente nell'ambito di propria competenza, la situazione degli istituti e di vita dei detenuti, appare necessario; per questo invito caldamente i colleghi a valutarlo.
Senza questa modifica che dà ai garantiti regionali il potere di visita ispettiva, essa sarà consentita ai consiglieri regionali - che in molti casi non la svolgono - ma non al garante regionale: ciò rappresenta un pregiudizio rispetto all'obiettivo che ci siamo posti approvando (a larga maggioranza, anche se parte dell'opposizione si è dimostrata contraria) la parte di articolo che prevede un coordinamento, attraverso convenzioni, fra garanti regionali e garante nazionale. Affinché le convenzioni siano istituite è necessario dare ai garanti regionali la possibilità di fungere da supporto vero rispetto al garante nazionale.
Insisto su questo punto - mi dispiace per la collega Mascia - e spero che il collega Boato sappia ripetere in aula quanto mi ha detto precedentemente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Alia. Ne ha facoltà.

GIANPIERO D'ALIA. Ritengo che si debba votare contro questo articolo aggiuntivo e qualora fosse approvato, preannuncio che la nostra posizione rispetto all'intero provvedimento potrebbe sostanzialmente mutare. Qui non parliamo di una cooperazione fra soggetti diversi; peraltro, in materia di amministrazione penitenziaria, le regioni non hanno alcuna competenza costituzionalmente definita. I garanti regionali, che sono nati su iniziativa delle singole regioni, hanno una funzione diversa, legata all'attività di assistenza e sostegno che le regioni, nell'ambito delle proprie competenze, hanno nei confronti delle persone private della libertà personale.
Già l'idea di riconoscere per legge ai garanti regionali una competenza identica Pag. 13a quella del garante nazionale è un fatto grave.
Concludo, signor Presidente, ma questo è un passaggio molto importante.

PRESIDENTE. La capisco ma deve concludere.

GIANPIERO D'ALIA. Attribuire le competenze di cui al comma 3 e di cui al comma 2, lettera a), competenze invasive e penetranti, ai garanti regionali, non disciplinati da legge dello Stato, porterà sicuramente il mio gruppo a votare contro l'intero provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. L'Italia dei Valori voterà contro questo articolo aggiuntivo. Riteniamo pericoloso estendere le garanzie che spettano - e devono spettare - soltanto al garante nazionale (con i relativi poteri estremamente penetranti, di ingresso e controllo, all'interno delle strutture penitenziarie) anche a degli organismi regionali che hanno esclusivamente il compito di verificare le condizioni carcerarie per vedere se vi possano essere interventi di competenza dell'amministrazione regionale o comunale al fine di sostenere e aiutare la rieducazione dei condannati.
Siamo estremamente preoccupati per quello che potrebbe verificarsi con un'estensione indiscriminata, non collegata con tutto il resto, delle garanzie e dei poteri ai garanti regionali. Per questo motivo, voteremo contro questo articolo aggiuntivo.

LUIGI MANCONI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI MANCONI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo ribadisce l'invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo in esame, per una ragione essenziale. Si ritiene che le facoltà, le prerogative e le competenze, assolutamente motivate, anzi cruciali, che vengono richiamate dall'articolo aggiuntivo presentato dall'onorevole Mellano non possano essere previste nel provvedimento in corso di discussione. Per quelle stesse competenze, facoltà e prerogative di cui all'articolo aggiuntivo in esame, si sta discutendo in sede di Ministero della giustizia e di dipartimento dell'amministrazione penitenziaria per trovare una soluzione capace di attribuirne la pienezza ai garanti regionali, sulla base o di un provvedimento amministrativo o di una norma apposita ed autonoma rispetto al provvedimento oggi in discussione.
Insisto quindi affinché il presentatore ritiri l'articolo aggiuntivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boscetto. Ne ha facoltà.

GABRIELE BOSCETTO. L'invito al ritiro del sottosegretario e le motivazioni sottese sono del tutto condivisibili. Pertanto se il collega Mellano non ritirerà l'articolo aggiuntivo il gruppo di Forza Italia voterà contro. Ricordo anche che alla fine dell'articolo 10 del provvedimento è scritto che in nessun caso il garante può delegare l'esercizio delle sue funzioni: in pratica si fa riferimento ai garanti locali. Istituire la possibilità di poteri ispettivi nel senso voluto dall'articolo aggiuntivo in esame è tecnicamente possibile, ma sul piano della congruità dei riferimenti finirebbe per andare a cozzare contro questa parte finale dell'articolo 10.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Non ho capito l'intervento del sottosegretario, perché delle due l'una: o queste competenze i garanti regionali ad avviso del Governo le devono avere (in tal caso sarebbe razionale prevederle in un unico testo legislativo), oppure non le devono avere. Noi sosteniamo Pag. 14che queste competenze non le deve avere né il garante nazionale né quello regionale.
Quello che lei ha detto, signor sottosegretario, è del tutto incomprensibile: lei sostiene che i garanti regionali debbano avere queste competenze, ma attraverso un altro tipo di provvedimento. In questo modo, quindi, dà un colpo al cerchio e uno alla botte, per blandire in qualche modo il collega Mellano. Così facciamo l'ennesima legge, l'ennesimo «paccone» come si suol dire, mettiamo l'ennesima toppa, con innumerevoli atti legislativi per una stessa materia!

BRUNO MELLANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BRUNO MELLANO. Onestamente devo dire che non sono affatto convinto delle motivazioni che sono state qui portate, pur da autorevoli e stimati colleghi. Non sono convinto per nulla, ma, come si suol dire, mi adeguo, per l'impegno assunto in aula espressamente dal sottosegretario Manconi e per evitare di intaccare un principio che ritengo sacrosanto, tanto è vero che il sottosegretario Manconi già ipotizza un altro tipo di provvedimento o una legge ad hoc.
Ritiro quindi l'articolo aggiuntivo per non danneggiare il principio e la funzionalità di un organo, che è a mio giudizio sacrosanto.

PRESIDENTE. Sta bene, deputato Mellano.

(Esame dell'articolo 12 - A.C. 626-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 626-A/R ed abbinate sezione 2).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GRAZIELLA MASCIA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione invita al ritiro di tutte le proposte emendative riferite all'articolo 12, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI MANCONI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Sta bene. Ove, dunque, i presentatori non comunichino il ritiro delle rispettive proposte emendative, la Presidenza le porrà in votazione con il parere contrario.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Cota 12.1 e Benedetti Valentini 12.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, abbiamo presentato questo emendamento in quanto, dal testo dell'articolo 12, appare evidente il pericolo di interferenze rispetto alla magistratura di sorveglianza.
Al comma 2 del suddetto articolo si stabilisce che, all'articolo 35, numero 2), della legge 26 luglio 1975, n. 354 sull'ordinamento penitenziario, dopo le parole: «al magistrato di sorveglianza» sono aggiunte le seguenti: «ovvero, in alternativa, al Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale». Pertanto, è evidente l'interferenza e l'incostituzionalità di tale norma, che supera il principio della giurisdizionalizzazione e, in qualche modo, sottrae la competenza al giudice naturale precostituito per legge. Quindi, non capisco il parere contrario espresso sulla presente proposta emendativa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, intervengo per sottolineare che, in effetti, rispetto al disastro Pag. 15costituito dalla formulazione originaria, il testo in esame è un po' meno peggio.
Tuttavia, è evidente che prevedendo che dopo le parole: «al magistrato di sorveglianza» siano aggiunte le seguenti: «ovvero, in alternativa, al Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale» si crea confusione e sovrapposizione tra le competenze del Garante e della magistratura. Il testo è reo confesso! Pertanto, raccomando l'approvazione degli identici emendamenti in esame, pur dando atto che il disastro è stato parzialmente evitato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, ritengo sia difficile leggere il comma 2 dell'articolo 12, nel quale si stabilisce che, all'articolo 35, della legge n. 354 del 1975, dopo le parole: «al magistrato di sorveglianza» sono aggiunte le seguenti: «ovvero, in alternativa, al Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale» - che, tra l'altro, non si chiamerà più Garante, ma Commissione, a seguito dell'approvazione di uno specifico emendamento - e poi ritenere che vi sia una sovrapposizione e una confusione di competenze.
Se le parole e la logica hanno un senso, leggendo esattamente il testo della comma 2 dell'articolo 12, si capisce che non vi è alcuna sovrapposizione di competenze. Semmai vi è una funzione di filtro da parte della Commissione di garanzia al fine di deflazionare molti provvedimenti che sarebbero stati sottoposti al magistrato di sorveglianza.
Come ricordato poco fa dal collega Palomba, laddove questa funzione di magistratura di persuasione da parte della Commissione non abbia esito positivo, si trasmette il reclamo al magistrato di sorveglianza.

PRESIDENTE. La prego, deve concludere, stiamo rallentando di molto i nostri lavori.

MARCO BOATO. Non vi è nessuna sovrapposizione e nessuna confusione; pertanto, esprimeremo un voto contrario sugli identici emendamenti in esame.

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di rispettare i tempi. Avevamo assunto l'impegno di concludere entro le 12; vorrei farvi notare che procedendo in questo modo non ce la facciamo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, preannuncio che l'Italia dei Valori esprimerà un voto contrario sugli emendamenti in esame.
Intervengo perché non vorrei che le abili argomentazioni di alcuni colleghi e giuristi stimati possano indurre in errore. Non vi è alcuna espropriazione dei compiti della magistratura di sorveglianza, vi è soltanto la possibilità di accedere al Garante, ma soltanto per una funzione istruttoria, ferma restando la competenza della magistratura di sorveglianza in ordine alle decisioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di un parlare per dichiarazione di voto il deputato Boscetto. Ne ha facoltà.

GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, colleghi, la norma così come riformulata è senz'altro migliore di quella originaria. Infatti, nel testo originario era prevista la possibilità di ricorrere sia al Garante sia al magistrato di sorveglianza. Adesso viene stabilita l'alternatività e all'articolo 13, comma 5, del testo in esame si è anche aggiunta una procedura per cui, se gli uffici sovraordinati decidono di non accogliere la richiesta, il Garante trasmetterà il reclamo al magistrato di sorveglianza, il quale decide ai sensi dell'articolo 69 della legge sull'ordinamento penitenziario.
Quindi, rilevando tale modifica sostanziale e positiva, annuncio che come gruppo di Forza Italia ci asterremo sugli identici emendamenti in esame.

Pag. 16

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Cota 12.1 e Benedetti Valentini 12.6, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 450
Votanti 397
Astenuti 53
Maggioranza 199
Hanno votato
122
Hanno votato
no 275).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Boscetto 12.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boscetto. Ne ha facoltà.

GABRIELE BOSCETTO. L'emendamento 12.8 da me presentato, rispetto alla norma dell'articolo 12 del progetto di legge in esame che prevede la possibilità di rivolgersi al Garante senza vincoli di forma, è volto a stabilire che ciò venga fatto in forma scritta, in quanto non comprendiamo bene quali garanzie possa dare la formula «senza vincoli di forma». Cosa succederà? Il detenuto potrà telefonare all'Autorità garante, mettersi in contatto senza lasciare alcuna traccia? Il procedimento avrà inizio senza che vi sia qualcuno da cui partirà la richiesta? Noi crediamo che una forma scritta, che potrebbe essere ad esempio espressa davanti agli uffici competenti del carcere o tramite una lettera, lascerebbe una traccia che garantirebbe a tutti che si tratti di una iniziativa legata realmente all'intervento di chi ne ha bisogno e che, dunque, lo richiede.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 12.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 452
Maggioranza 227
Hanno votato
193
Hanno votato
no 259).

Prendo atto che la deputata Siliquini non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Benedetti Valentini 12.7 e Costa 12.60.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA. Signor Presidente, intervengo soltanto per evidenziare come l'emendamento a mia firma comporti un effetto quantomeno utile al procedimento; teniamo infatti conto che il fatto di creare una alternanza tra una magistratura, che è quella di sorveglianza, e il Garante comporterà sicuramente un meccanismo molto più complesso e complicato, e anche dal punto di vista della costituzionalità qualche dubbio potrebbe continuare a permanere.

PRESIDENTE. Deve concludere, prego!

ENRICO COSTA. Teniamo conto del fatto che la Camera ha respinto gli emendamenti che prevedevano una specifica competenza giuridica dei commissari del Garante. Ciò avrebbe quantomeno creato un meccanismo di competenza maggiore che invece non è presente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Benedetti Valentini 12.7 e Costa 12.60, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 17
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 447
Votanti 357
Astenuti 90
Maggioranza 179
Hanno votato
104
Hanno votato
no 253).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 457
Votanti 331
Astenuti 126
Maggioranza 166
Hanno votato
309
Hanno votato
no 22).

Prendo atto che la deputata Duranti ha erroneamente espresso un voto contrario mentre avrebbe voluto votare a favore.

(Esame dell'articolo 13 - A.C. 626-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 626-A/R ed abbinate sezione 3).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GRAZIELLA MASCIA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 13.500, mentre, per tutti gli altri emendamenti, formula un invito al ritiro, esprimendo altrimenti parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI MANCONI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Sta bene. Ove dunque i presentatori non comunichino il ritiro delle rispettive proposte emendative per le quali vi è un invito in tal senso, la Presidenza le porrà in votazione con il parere contrario.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Cota 13.1 e Benedetti Valentini 13.18.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Cota 13.1 e Benedetti Valentini 13.18, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 457
Votanti 451
Astenuti 6
Maggioranza 226
Hanno votato
172
Hanno votato
no 279).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Contento 13.61.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, il mio emendamento 13.61 è sostanzialmente analogo ad un altro accolto dalla Commissione e dal Governo in relazione ai poteri della commissione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani.
Crediamo sia importante approvare un simile emendamento anche con riferimento alla commissione che svolge la funzione di Garante dei diritti dei detenuti dal momento che queste attribuzioni...Pag. 18
Signor Presidente, i colleghi mi fanno cenno di essere d'accordo. Pertanto, posso interrompere qui il mio ragionamento.

GRAZIELLA MASCIA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GRAZIELLA MASCIA, Relatore. Signor Presidente, effettivamente l'emendamento Contento 13.61 è analogo ad un altro che abbiamo già approvato. Quindi, d'accordo con i componenti del Comitato dei nove, modificando il parere precedentemente formulato, esprimo un parere favorevole sull'emendamento Contento 13.61.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI MANCONI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 13.61, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 452
Maggioranza 227
Hanno votato
449
Hanno votato
no 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Benedetti Valentini 13.19 e Boscetto 13.22, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 445
Votanti 442
Astenuti 3
Maggioranza 222
Hanno votato
168
Hanno votato
no 274).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Santelli 13.23, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 455
Votanti 435
Astenuti 20
Maggioranza 218
Hanno votato
179
Hanno votato
no 256).

Avverto che l'emendamento Costa 13.60 è stato ritirato. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 13.62, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 452
Votanti 448
Astenuti 4
Maggioranza 225
Hanno votato
170
Hanno votato
no 278).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Benedetti Valentini 13.20 e Boscetto 13.24, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 19

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 458
Votanti 456
Astenuti 2
Maggioranza 229
Hanno votato
179
Hanno votato
no 277).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 13.25, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 457
Votanti 455
Astenuti 2
Maggioranza 228
Hanno votato
176
Hanno votato
no 279).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.500 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 451
Votanti 447
Astenuti 4
Maggioranza 224
Hanno votato
441
Hanno votato
no 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Benedetti Valentini 13.21 e Boscetto 13.26, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 457
Votanti 437
Astenuti 20
Maggioranza 219
Hanno votato
174
Hanno votato
no 263).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 13.27, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 458
Votanti 456
Astenuti 2
Maggioranza 229
Hanno votato
175
Hanno votato
no 281).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 13.63, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 458
Votanti 438
Astenuti 20
Maggioranza 220
Hanno votato
157
Hanno votato
no 281).

Pag. 20

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 466
Votanti 318
Astenuti 148
Maggioranza 160
Hanno votato
293
Hanno votato
no 25).

Prendo atto che il deputato Dussin non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.

(Esame dell'articolo 15 - A.C. 626-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 626-A/R ed abbinate sezione 4).
Prendo atto che il relatore ed il rappresentante del Governo esprimono parere contrario sull'emendamento Cota 15.1, interamente soppressivo dell'articolo 15.
Avverto che, essendo stato presentato un unico emendamento interamente soppressivo, porrò in votazione il mantenimento dell'articolo 15.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 15.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 459
Votanti 373
Astenuti 86
Maggioranza 187
Hanno votato
347
Hanno votato
no 26).

Prendo atto che il deputato Dussin non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.

(Esame dell'articolo 16 - A.C. 626-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 626-A/R ed abbinate sezione 5).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GRAZIELLA MASCIA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro di tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 16, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI MANCONI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, poiché l'onorevole Boato mi ha preannunciato l'intenzione di accedere all'invito al ritiro del suo emendamento 16.2 formulato dalla Commissione e dal Governo, rimarrebbe a questo punto soltanto l'emendamento soppressivo Cota 16.1; si potrebbe, pertanto, mettere direttamente in votazione il mantenimento dell'articolo 16.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che l'emendamento Boato 16.2 è stato ritirato dal presentatore.
Poiché è rimasto un unico emendamento - Cota 16.1 - interamente soppressivo Pag. 21dell'articolo 16, sarà posto in votazione il mantenimento di tale articolo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 16.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 465
Votanti 454
Astenuti 11
Maggioranza 228
Hanno votato
433
Hanno votato
no 21).

(Esame dell'articolo 17 - A.C. 626-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 626-A/R ed abbinate sezione 6).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GRAZIELLA MASCIA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione accetta l'emendamento 17.100 del Governo ed invita al ritiro degli altri emendamenti presentati, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI MANCONI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo raccomanda l'approvazione del suo emendamento 17.100 e concorda, per il resto, con il parere espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ove, dunque, i presentatori non comunichino il ritiro delle rispettive proposte emendative per le quali vi è un invito in tal senso, la Presidenza le porrà in votazione con il parere contrario.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Benedetti Valentini 17.15 e Boscetto 17.18.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, vorrei che si spiegasse per quale motivo non dovrebbe essere accoglibile l'emendamento 17.15 a mia firma il quale tende a sopprimere il secondo periodo del comma 1 dell'articolo 17 che, con le parole «Nel caso di mancata trasmissione della relazione entro il termine previsto dal presente comma», configura un inadempimento. Per quale motivo dobbiamo prevedere che non avvenga la trasmissione della relazione?
Inoltre, si aggiunge che nel caso appena citato «la Commissione riferisce oralmente alle competenti Commissioni parlamentari entro i trenta giorni successivi». Spesso la previsione di riferire con relazioni scritte rischia di finire nel nulla o nella scarsa attenzione dei parlamentari; se addirittura si dà mandato di riferire oralmente, il rischio è che non rimanga neanche una traccia scritta. Ci sembra che la posizione rappresentata dagli emendamenti in esame sia più garantista e rigorosa.
Non comprendiamo per quale motivo non debba essere accolto l'emendamento a mia firma che va nella direzione di maggior garanzia e maggior rigore. Vorrei che ci spiegassero per quale motivo l'emendamento non è stato accolto, altrimenti insisterò per la votazione.

GRAZIELLA MASCIA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GRAZIELLA MASCIA, Relatore. Signor Presidente, sottolineo che nel periodo preso in considerazione dagli identici emendamenti in esame erano previste anche le parole: «fermo restando l'obbligo della relativa presentazione», in riferimento alla trasmissione della relazione. Il Pag. 22periodo era stato introdotto su suggerimento di qualche collega per la preoccupazione che, come spesso avviene, non vi sia seguito al mancato invio delle relazioni: si voleva avere comunque la garanzia che la Commissione almeno riferisse oralmente alle Commissioni competenti.
Poiché, comunque, tale aspetto può essere risolto diversamente dalle competenti Commissioni, modificando il precedente avviso esprimo parere favorevole sugli identici emendamenti Benedetti Valentini 17.15 e Boscetto 17.18.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI MANCONI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo concorda con il relatore.

PRESIDENTE. Deputato Boscetto?

GABRIELE BOSCETTO. Prendo atto con piacere di quanto detto dalla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Benedetti Valentini 17.15 e Boscetto 17.18, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 467
Votanti 464
Astenuti 3
Maggioranza 233
Hanno votato
459
Hanno votato
no 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 17.60, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 469
Votanti 467
Astenuti 2
Maggioranza 234
Hanno votato
201
Hanno votato
no 266).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.100 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 471
Votanti 465
Astenuti 6
Maggioranza 233
Hanno votato
421
Hanno votato
no 44).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cota 17.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 469
Votanti 463
Astenuti 6
Maggioranza 232
Hanno votato
181
Hanno votato
no 282).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cota 17.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 23

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 465
Votanti 450
Astenuti 15
Maggioranza 226
Hanno votato
95
Hanno votato
no 355).

Prendo atto che la deputata D'Ippolito Vitale non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cota 17.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 466
Votanti 460
Astenuti 6
Maggioranza 231
Hanno votato
107
Hanno votato
no 353).

Prendo atto che la deputata D'Ippolito Vitale non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 466
Votanti 451
Astenuti 15
Maggioranza 226
Hanno votato
428
Hanno votato
no 23).

Prendo atto che i deputati Compagnon e Galletti non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 18 - A.C. 626-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 18 (Vedi l'allegato A - A.C. 626-A/R ed abbinate sezione 7), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Intervengo per sottolineare come l'articolo 18, relativo alla copertura finanziaria, ci indichi la cifra di quanto costi ai contribuenti questo provvedimento. Si tratta di una cifra elevata. Infatti, esso dispone che «all'onere derivante dall'attuazione della presente legge, pari a 7.990.000 euro a decorrere dall'anno 2007, si provvede mediante (...)» uno stanziamento, eccetera. Dunque, si prevede uno stanziamento di quasi 8 milioni di euro! Vorrei che tutta l'Assemblea fosse consapevole che vengono impiegati 16 miliardi di lire per creare un carrozzone inutile, con tutti i problemi che oggi il nostro paese presenta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Onorevole Presidente, intervengo semplicemente per sottolineare che il nostro voto contrario all'articolo 18 è la conseguenza logica di tutti tentativi che abbiamo fatto nel corso dell'esame del testo per far «dimagrire» la spesa destinata a questo provvedimento. L'articolo 18 sintetizza tutte le poste di spesa: è evidente che il nostro voto sarà coerentemente contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 18.
(Segue la votazione).

Pag. 24

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 465
Votanti 374
Astenuti 91
Maggioranza 188
Hanno votato
289
Hanno votato
no 85).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 626-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 626-A/R ed abbinate sezione 8).
Avverto che il primo firmatario dell'ordine del giorno n. 9/626-AR/2 deve intendersi il deputato Beltrandi, essendo il deputato Turco già primo firmatario dell'ordine del giorno n. 9/626-AR/6.
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

LUIGI MANCONI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo accetta l'ordine del giorno Turco n. 9/626-AR/6, purché riformulato nel senso di aggiungere, nel dispositivo, dopo le parole: «con apposito provvedimento, o con norma ad hoc», le seguenti: «o attraverso la sollecitazione di un apposito provvedimento di ordine amministrativo».
Il Governo accetta altresì gli ordini del giorno Mellano n. 9/626-AR/1 e Beltrandi n. 9/626-AR/2. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Brigandì n. 9/626-AR/3; accetta l'ordine del giorno Mazzoni n. 9/626-AR/4; accoglie infine come raccomandazione l'ordine del giorno Garagnani n. 9/626-AR/5.

PRESIDENTE. Ricordo che, secondo la prassi e ove i presentatori non insistano, gli ordini del giorno accettati dal Governo non saranno posti in votazione.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Brigandì n. 9/626-AR/3, non accettato dal Governo.

GIOVANNI FAVA. Sì, signor Presidente. Con questo ordine del giorno, rispetto al quale chiediamo al Governo di motivare le ragioni del mancato accoglimento, vogliamo richiamare l'attenzione su uno dei problemi più sentiti, in questo momento difficile, nei rapporti tra popolazione e pubblica amministrazione.
Riteniamo che, nella fase attuale, sia offensivo prevedere emolumenti di tale portata per un organismo, che consideriamo sicuramente importante, ma non certo più di altri assolutamente meno remunerati e che, a nostro avviso, non deve diventare il pretesto per «parcheggiare», come spesso accade nel nostro paese, qualcuno appartenente al lungo elenco degli esclusi o dei delusi della fase post-elettorale, che abbiamo appena attraversato.
Il nostro timore è che, ancora una volta, il legislatore, dietro nobili obiettivi, nasconda l'esigenza di dare la possibilità ad un numero cospicuo di «seguaci» di essere appagati, a prescindere dai risultati che la politica ha concesso loro.
Chiediamo, quindi, in un'ottica di moralizzazione della cosa pubblica, che il Governo accolga questo ordine del giorno, volto a contenere al massimo il costo dell'organismo da istituire.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Brigandì n. 9/626-AR/3, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 437
Votanti 433
Astenuti 4
Maggioranza 217
Hanno votato
180
Hanno votato
no 253).

Ricordo che l'ordine del giorno Mazzoni n. 9/626-AR/4 è stato accettato dal Governo.Pag. 25
Prendo atto che il deputato Garagnani non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/626-AR/5, accolto come raccomandazione dal Governo.
Invito il rappresentante del Governo, per maggior chiarezza, a dare nuovamente lettura della riformulazione proposta dell'ordine del giorno Turco n. 9/626-AR/6.

LUIGI MANCONI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Preciso che la riformulazione dell'ordine del giorno Turco n. 9/626-AR/6 risulta del seguente tenore: dopo le parole «a riconoscere, con apposito provvedimento, o con norma ad hoc», aggiungere le parole: o attraverso la sollecitazione di un adeguato provvedimento amministrativo".

LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Signor Presidente mi permetto di richiamare l'attenzione del Governo su una questione.
È difficile che possano estendersi con provvedimento amministrativo funzioni di questo genere: ciò è possibile soltanto con norma di legge.
Mi permetto, pertanto, di segnalare una diversa formulazione per cui si impegna il Governo a favorire l'approvazione di un provvedimento legislativo che abbia quel tipo di effetto. Dubito fortemente che si possano attribuire questo tipo di funzioni ai Garanti regionali con provvedimento amministrativo.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, la prima osservazione che avrei voluto svolgere mi è stato anticipata dal presidente Violante. È di tutta evidenza che non si può incidere su una materia di questo genere con un provvedimento amministrativo. Quindi, mi pare chiaro che si tratti di un'osservazione del tutto fondata che confermo.
Per il resto, devo dire che, effettivamente, aveva ragione chi affermava che il sottosegretario, per ragioni politiche, dava un colpo alla botte ed uno al cerchio. Con riferimento a questo ordine del giorno, si tratta della riproposizione di un testo dell'emendamento che era stato proposto nel corso della discussione. Non si tratta di una norma condivisibile.
Pertanto, si è chiesto di impegnare politicamente il Governo a portare avanti, sia pure in una forma blanda, questa disciplina (si chiede, infatti, di favorire l'approvazione di un provvedimento che riproponga disposizioni che non erano ritenute condivisibili nel corso della discussione), ma è atto di coerenza da parte nostra esprimere voto contrario.
Vorremmo anche che nella maggioranza si facesse chiarezza e non confusione ideologica, esprimendo voto favorevole su un testo, sia pure inopportunamente riformulato.

PRESIDENTE. Chiedo al rappresentante del Governo se intenda mantenere la riformulazione dell'ordine del giorno proposta.

LUIGI MANCONI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, insisto nella riformulazione proposta, in ragione di una possibile interpretazione del regolamento penitenziario che può consentire quelle facoltà che, nell'ordine del giorno, vengono indicate come necessarie all'attività del Garante regionale.
Aggiungo anche che, se l'onorevole Benedetti Valentini avesse avuto la compiacenza di ascoltare, in un precedente intervento ho rivolto all'onorevole Mellano l'invito a ritirare il suo emendamento in ragione del fatto che non poteva essere il provvedimento oggi in discussione ad attribuire ai Garanti regionali quelle facoltà.
In quell'intervento avevo specificato che quelle stesse facoltà, che ritengo assolutamente essenziali per l'efficace espletamento delle attività del Garante, devono essere attribuite con altro provvedimento.

Pag. 26

PRESIDENTE. Chiedo al deputato Turco se accetti la riformulazione proposta dal rappresentante del Governo.

MAURIZIO TURCO. Sì, signor Presidente e non insisto per la votazione.

GIOVANNI FAVA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, vorrei solo far notare una questione che può apparire banale, ma è la seconda volta in due giorni che mi capita di illustrare degli ordini del giorno e di chiedere al rappresentante del Governo le motivazioni per la mancata accettazione dei medesimi, senza però ricevere risposta. Mi è capitato con due diversi esponenti del Governo. Capisco che non sta scritto da nessuna parte che ciò avvenga e che non si sta contravvenendo alcuna regola, ma credo che, in una logica di buoni rapporti all'interno di questo Parlamento, si debba rispondere.
Non capisco, peraltro, perché a me non si risponda, mentre ci si preoccupa di fornire le risposte, anche entrando nel dettaglio, ad altri colleghi.

PRESIDENTE. Accolta come «raccomandazione»... Grazie.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 626-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Colleghi, ci sono dieci richieste di intervento per dichiarazioni di voto finale, ma alle 12 dobbiamo interrompere i lavori per la commemorazione del deputato Andreatta.
Ho il dovere di avvertire che, nel caso non dovessimo concludere gli interventi e la votazione finale del provvedimento, dovremmo riprendere l'esame dello stesso nel pomeriggio, dopo lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, in ragione di quanto da lei detto, dichiaro che voteremo a favore del provvedimento in esame.
Vorrei ricordare brevemente che, già nel 1987, abbiamo presentato una proposta di legge per l'istituzione di un'agenzia per la tutela dei diritti umani fondamentali. Inoltre, il 14 febbraio 2007, il Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa ha denunciato che, sin dal 1980, le violazioni alla Convenzione internazionale sui diritti umani fondamentali da parte del nostro paese, per le lungaggini delle procedure civili, amministrative e penali, mettono in pericolo lo stato di diritto nel nostro paese.
Crediamo, dunque, che questo provvedimento sia necessario, ma del tutto insufficiente a corrispondere ai pericoli cui stiamo esponendo il nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crapolicchio. Ne ha facoltà.

SILVIO CRAPOLICCHIO. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Crapolicchio, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, il gruppo di Alleanza Nazionale ha affrontato con attenzione la discussione di questo provvedimento, in quanto anche Pag. 27noi (non lo nascondiamo) riteniamo importante compiere un passo in avanti su un tema importante come quello della tutela e della promozione dei diritti umani.
Sotto questo profilo, se oggi dovessimo dare una valutazione di principio sull'istituzione della Commissione, saremmo sostanzialmente favorevoli. Fatto è che dobbiamo esaminare il provvedimento così come sta per essere licenziato con il voto finale della Camera dei deputati.
Non possiamo sottrarci dal sottolineare una serie di questioni che, nel corso della discussione sulle linee generali e sulle proposte emendative presentate dal gruppo di Alleanza Nazionale, abbiamo inteso portare all'attenzione del Governo e della maggioranza.
Alcuni aspetti di questo provvedimento non ci convincono e, nonostante gli sforzi fatti (ricordo, in particolare, quelli riguardanti la limitazione del numero dei componenti, l'approvazione di alcuni emendamenti che hanno ridotto la spesa, il rafforzamento dei requisiti dei componenti la Commissione), permangono alcune questioni sulle quali riteniamo doveroso fare una breve riflessione.
La prima questione riguarda il travolgimento delle funzioni tipiche, delle attribuzioni della Commissione. In quest'aula, abbiamo evidenziato la nostra idea su una Commissione di garanzia in questo campo: un organo volto a tutelare i cittadini di fronte alle strutture pubbliche e, quindi, ai poteri pubblici. Invece, dobbiamo registrare l'ampliamento delle funzioni della Commissione che potrebbe interferire nei rapporti tra cittadini ed imprese. La Commissione, quindi, viene scomodata ad intervenire in un'area estremamente delicata, perché, a nostro giudizio, è di pertinenza della magistratura.
Quindi, quest'aspetto è, a nostro avviso, sufficiente ad impedire un voto favorevole. Se poi richiamiamo le sanzioni amministrative che sono state previste nel provvedimento a garanzia dell'intervento della Commissione e, in particolare, le modalità con cui la stessa si comporta nei confronti di questi terzi, per i quali si apre il procedimento amministrativo, le nostre preoccupazioni purtroppo sono destinate ad aumentare. Infatti, allorché i provvedimenti della Commissione non vengano sostanzialmente ottemperati da parte degli uffici pubblici o in sede di rapporti tra privati, ancora una volta, questo tipo di iniziative sfocia di fronte all'autorità giudiziaria.
Anche in questo caso ci troviamo in imbarazzo perché, mentre da un lato il ministro competente si accinge ad individuare delle formule in grado non tanto di restringere il ricorso all'autorità giudiziaria, quanto di limitare le cause poste alla sua attenzione, attraverso provvedimenti come questo ampliamo la sfera di ipotesi per cui ci si può rivolgere a tale autorità.
Questi aspetti sono delicati perché il provvedimento non spiega il tipo di giurisdizione che la Commissione può attivare, rendendo, quindi, difficile l'applicazione delle disposizioni inserite nel provvedimento.
Ci sono poi ulteriori questioni che riteniamo di sottolineare sul piano politico. La nostra idea del Garante non prevedeva soltanto il rafforzamento del cittadino di fronte all'autorità pubblica, ma, in particolare, intendeva anche porre un tema, visto che il campo dei diritti umani è, sicuramente, di altissimo profilo. A fronte della richiesta, pervenuta dalla maggioranza, di rivolgersi all'autorità giudiziaria, abbiamo proposto un nostro modello di Commissione, quindi di Garante, che prevedeva, nei casi in cui non vi fosse stato il rispetto di quegli importanti principi, la possibilità di rivolgersi alle istituzioni più alte: mi riferisco alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica. Volevamo - seguendo l'esempio di altri paesi - che il profilo di questa tipologia di interventi investisse direttamente le istituzioni parlamentari, per quanto concerne i casi di disapplicazione o di disattenzione nei confronti delle iniziative della Commissione. Tra l'altro, il nostro suggerimento prevedeva, per un particolare caso, che a fronte della segnalazione fatta alle Camere ed al ministro competente, quest'ultimo sentisse l'esigenza di rivolgersi alle stesse per segnalare, Pag. 28in un determinato tempo, le iniziative adottate in riferimento alla materia sollevata dalla Commissione e davanti a questa importante istituzione.
Noi riteniamo che sia stato un errore rimettere nelle mani della magistratura, a fronte anche del contrasto con la magistratura di sorveglianza, il riferimento per quanto concerne l'intervento in questi delicati settori. Per noi sarebbe stato più opportuno l'intervento del Parlamento; inoltre si è voluto, per quanto riguarda le funzioni di Garante dei detenuti, attribuire una sorta di doppio binario che ha del paradossale.
In questa Assemblea si è sostenuto di non aver invaso le competenze del magistrato di sorveglianza, in verità si è permesso che i ricorsi e i reclami venissero attribuiti alla Commissione. Voglio sottolineare ancora una volta questo aspetto: cosa succede quando le istanze della Commissione non trovano accoglimento? Do atto al Comitato dei nove, alla maggioranza ed al Governo di aver accolto un intervento utile a permettere la funzione di conciliazione, che riguarda le commissioni di garanzia e che caratterizza gran parte dei paesi europei. Dall'altro lato abbiamo raggiunto quella che ho definito in quest'Assemblea l'eterogenesi dei fini: il reclamante si rivolge alla Commissione - con funzione, in questo caso, di Garante dei detenuti - e, se alla fine del procedimento non viene rispettato dagli uffici il diktat che ha assunto all'esito della procedura, si rivolge, paradossalmente, al giudice di sorveglianza. Quest'ultimo, quindi, sotto il profilo del reclamo è alternativo, ma per quanto riguarda la decisione rappresenta, comunque, lo snodo a cui si riferisce l'intera procedura messa in piedi dalla Commissione.
Quindi, mi chiedo se questa decisione sia sensata e cosa potrebbe accadere se un detenuto, invece di rivolgersi come gli altri alla Commissione, si rivolgesse al magistrato di sorveglianza. Cosa succede se il magistrato di sorveglianza, con riferimento a questioni analoghe, ha preso una decisione nei confronti di quel detenuto e si vede investito, per quanto concerne un altro detenuto con la stessa situazione, alla fine del giudizio per quanto riguarda l'autorità d'intervento della Commissione in funzione di garante?
Ecco, credo che questi nodi non abbiano trovato una soluzione, ma abbiano allontanato anche la questione di fondo che noi volevamo sottolineare, facendo permanere anche ulteriori questioni che vanno richiamate.
La questione a cui faccio particolare riferimento è, infatti, l'allargamento dei poteri della Commissione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani sui provvedimenti in materia di libertà personale.
Sono tutti motivi, questi, che inducono il gruppo di Alleanza Nazionale, anche se malvolentieri, a dichiarare la propria astensione dalla votazione finale del testo unificato delle proposte di legge in esame. Infatti, siamo d'accordo sui principi, ma non sulla formulazione del presente provvedimento, il quale, purtroppo, è stato elaborato in un modo che ritengo veramente sbagliato!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Alia. Ne ha facoltà.

GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, mi limito solo ad annunziare l'astensione nella votazione finale del gruppo dell'UDC e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata De Zulueta. Ne ha facoltà.

TANA DE ZULUETA. Signor Presidente, annuncio, con convinzione e soddisfazione, il voto favorevole del gruppo Pag. 29dei Verdi sul provvedimento in esame, ritenendo che il testo licenziato dall'Assemblea sia un combinato disposto di una particolare efficacia; Siamo infatti riusciti a predisporre un testo unificato delle diverse proposte di legge presentate in materia. Ricordo, infatti, che la proposta di legge da me presentata prevedeva l'istituzione della Commissione italiana per la promozione e la protezione dei diritti umani, mentre quella depositata dall'onorevole Boato prevedeva la costituzione di un Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale.
Credo che abbiamo realizzato tutto ciò nel rispetto delle linee guida indicate dalle Nazioni Unite, anche grazie all'assistenza fornita dall'Alto Commissario dell'ONU per i diritti umani di Ginevra, il quale ci ha anche scritto raccomandando una piena adesione ai cosiddetti principi di Parigi.
Ribadendo la nostra soddisfazione per questa deliberazione, quindi, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi e La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, anch'io preannunzio brevemente il voto favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori al provvedimento in esame, il quale risponde a raccomandazioni internazionali su questioni fondamentali, come la tutela dei diritti umani e la protezione dei diritti dei detenuti.
Voteremo a favore dopo che tale provvedimento ha subito alcune radicali modifiche migliorative su due aspetti, sui quali il nostro gruppo ha esercitato una rigorosa vigilanza. Il primo di essi è costituito dal presidio di costituzionalità contro i rischi di espropriazione dei compiti della magistratura di sorveglianza.
Ricordo, a tale proposito, che in Italia tale funzione è giurisdizionalizzata; quindi, attribuirne i poteri ad un organo amministrativo, quale è il Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, avrebbe rappresentato una clamorosa ed inaccettabile marcia indietro. Siamo orgogliosi, quindi, che una nostra raccomandazione in tal senso sia stata accolta dalla Commissione di merito. Tale organismo, infatti, ha trovato un'intelligente formulazione del testo, che permette di salvaguardare i poteri assegnati alla magistratura di sorveglianza, attribuendole, in definitiva, il potere decisionale sui reclami. Per un altro verso, la stessa Commissione ha consentito che tale organo, oberato di compiti, possa essere coadiuvato dal Garante in oggetto, il quale svolgerebbe una funzione «di mediazione» e comunque di istruzione dei relativi procedimenti.
Il secondo aspetto sul quale abbiamo esercitato egualmente una vigilanza particolare è stato il contenimento della spesa: infatti, una nostra proposta emendativa, concernente il dimezzamento dei componenti la Commissione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani, è stata approvata dall'Assemblea. Ciò ha comportato una riduzione di spesa pari a un milione di euro, e quindi ci riteniamo soddisfatti anche del fatto che Parlamento ha lanciato un messaggio di austerità al paese.
Pertanto, per queste ragioni e rimarcando ancora una volta il ruolo decisivo che l'Italia dei Valori, con il concorso della I Commissione, ha svolto per migliorare il provvedimento in esame, ribadisco il voto favorevole del nostro gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, preannunzio che il nostro gruppo voterà contro il provvedimento in esame. Ciò non perché siamo contrari alla tutela dei diritti umani e Pag. 30neppure perché siamo contro il rispetto della dignità dei detenuti: assolutamente no! Noi voteremo contro per due ordini di motivi, uno dei quali ha carattere politico e riguarda la vera ragione dell'approvazione di questo provvedimento, che è un esempio di 'marchetta' ideologica lontanissima dai problemi del paese. Oggi, alcune questioni, come la sicurezza e l'esigenza di trasmettere il messaggio che si intende tutelare le vittime dei reati, sono sotto gli occhi di tutti. Tuttavia, su questi versanti, la risposta che il Governo ha proposto all'esame del Parlamento è completamente in controtendenza rispetto ai bisogni reali del paese. Dal punto di vista della sicurezza, abbiamo infatti assistito al varo del provvedimento sull'indulto, che ha scarcerato migliaia di detenuti, alcuni pericolosi; molti di costoro si sono poi nuovamente inseriti nel circuito criminale, commettendo anche reati di particolare gravità.
Inoltre, questo Governo e questa maggioranza portano avanti una politica di immigrazione libera. Il paese non ha bisogno di immigrazione libera; al contrario, ha bisogno di un controllo dell'immigrazione, fenomeno che deve essere regolamentato e gestito.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 11,43).

ROBERTO COTA. Le risposte date sono dunque assolutamente in controtendenza rispetto ai bisogni del paese.
Quanto alla tutela delle vittime dei reati, vorrei ricordare, mentre stiamo per approvare il provvedimento in esame - che istituisce una commissione ed un fantomatico garante del rispetto dei diritti dei detenuti -, come attenda ancora di essere ratificata dal nostro paese una convenzione del 1983, la convenzione europea sulle vittime dei reati violenti. Chi subisce un reato violento oggi non è tutelato, nonostante la stessa Europa ci ricordi che gli Stati dovrebbero introdurre nei loro rispettivi ordinamenti forme di tutela specifiche. Allora, non si ratifica, non si introduce nel nostro ordinamento questa convenzione, ma si trova, invece, il tempo (due giorni e più di discussioni) per approvare il testo unificato di alcune proposte di legge sulla tutela degli autori dei reati! Ritengo che questo sia un messaggio sbagliato, sia una 'marchetta' ideologica. Non possiamo condividere il messaggio politico che uscirebbe dall'approvazione di questo provvedimento. Inoltre, esistono altri aspetti della questione che ci lasciano perplessi. Assolutamente non siamo contro la tutela dei diritti umani; anzi, li difendiamo in tutte le sedi. Neppure siamo contrari al fatto che gli stessi diritti umani debbano essere rispettati negli istituti di pena o nei centri di permanenza temporanea. Però, questo provvedimento non raggiunge in alcun modo lo scopo; è un intervento inutile, che crea un carrozzone inutile, che servirà, nella migliore delle ipotesi, per sistemare qualche rappresentante della sinistra, oltretutto senza che abbia particolari competenze. È stato infatti approvato un emendamento che amplia di molto la possibilità di essere nominati in tale organo, nel senso che non si richiedono particolari competenze tecniche. Si crea per l'appunto un organismo, un carrozzone inutile, che serve per «piazzare» qualche «residuato» della politica e a tal fine, si prevede uno stanziamento di ben 8 milioni di euro ovvero 16 miliardi di vecchie lire. Ma non soltanto desta preoccupazione l'inutilità di questo organismo, che certamente non recherà alcun giovamento sui versanti del rispetto dei diritti umani e delle garanzie dei diritti dei detenuti; si determina anche una pericolosa interferenza con le competenze della magistratura di sorveglianza. L'abbiamo sostenuto più volte in Assemblea durante tutti gli interventi svolti. Addirittura, c'è una norma che prevede espressamente che i detenuti, in alternativa, potranno ricorrere alla magistratura di sorveglianza o alla figura del garante, che è stata sostituita con la commissione in virtù degli emendamenti che sono stati approvati.
Tutto il procedimento di esecuzione della pena, come abbiamo ricordato, è giurisdizionalizzato ed è rimesso nel nostro Pag. 31ordinamento alla competenza di un giudice. Noi abbiamo bisogno che questo procedimento sia giurisdizionalizzato, perché troppe volte durante l'esecuzione della pena abbiamo assistito a situazioni in cui il meccanismo si è inceppato e persone che non dovevano uscire dal carcere, ne sono uscite e hanno commesso altri reati.
Questa è la realtà di questi anni e il provvedimento in esame, per l'ennesima volta, va in contrasto con il principio dell'effettività della pena. Creare questa sovrapposizione di funzioni è assolutamente dannoso, perché, se è stata creata la magistratura di sorveglianza, è bene che la fase dell'esecuzione della pena sia competenza del tribunale e del magistrato di sorveglianza, con riferimento ai reclami relativi alla gestione pratica dell'esecuzione della pena stessa. Con questo provvedimento, invece, si crea un nuovo organismo con competenze che assolutamente si sovrappongono con quelle della magistratura, introducendo norme incostituzionali o che, quanto meno, noi giudichiamo potenzialmente incostituzionali.
Quindi, state attenti, perché con l'approvazione di questa legge, basterà che un magistrato decida di sollevare l'eccezione di incostituzionalità, perché essa sia sottoposta al giudizio della Corte costituzionale e vi sono molte probabilità che venga dichiarata incostituzionale, perché ricordo ai colleghi che la stessa Corte costituzionale in più occasioni ha stabilito che la fase dell'esecuzione della pena è rimessa al controllo giurisdizionale del giudice.
Introdurre un'altra figura con competenze che si sovrappongono a quelle di un altro organismo costituisce una violazione del principio del giudice naturale e precostituito per legge. Quindi, per fare una «marchetta ideologica», avete creato un carrozzone inutile e avete introdotto nel nostro ordinamento una disposizione incostituzionale.
Noi siamo sempre dalla parte delle vittime dei reati e non da quella degli autori e dei colpevoli dei reati e pensiamo che questo Parlamento abbia bisogno di dare dei segnali a tutela delle vittime dei reati, non dei loro autori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Fermo restando il diritto di tutti i colleghi che hanno chiesto di parlare per dichiarazione di voto ad esprimersi, mi appello alla collaborazione con la Presidenza per rispettare il programma dei lavori che abbiamo definito.
Come sapete, è prevista la commemorazione del professor Andreatta e, successivamente, una votazione per appello nominale. Vorremmo concludere i lavori entro un tempo ragionevole.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

DANIELE FARINA. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 11,50)

PRESIDENTE. Onorevole Daniele Farina, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Del Bue. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BUE. Signor Presidente, in altre occasioni recenti è successo che ho consegnato la mia dichiarazione di voto, mentre altri deputati sono intervenuti. Quindi, questa volta intendo parlare, seppur brevissimamente.
Alla luce della tradizione e della sensibilità del partito al quale appartengo, preannuncio il voto favorevole a questo provvedimento, teso all'istituzione di una commissione nazionale per i diritti delle persone detenute o private della libertà personale.
Non ci convincono, signor Presidente, le due obiezioni che abbiamo ascoltato nel Pag. 32corso di questo dibattito relativamente al paragone con la legge sull'indulto e ai rapporti con la magistratura.
Sulla prima osservo soltanto che appare assolutamente incomprensibile un no congiunto sia alla legge sull'indulto sia a quella che stiamo per approvare: se la prima è la presa d'atto - in fondo una sconfitta - di una situazione creatasi all'interno delle carceri non più sostenibile, questa rappresenta un'iniziativa volta alla sorveglianza e alla tutela dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale.
Non mi convince l'idea che se si vuole applicare il principio di effettività della pena, allora non bisogna sorvegliare affinché siano garantiti a coloro che la pena la stanno scontando i diritti di civiltà e di rispetto delle persone umane.
Non mi convince neanche l'idea che la norma che ci accingiamo ad approvare possa rappresentare una forma di tutela della magistratura o un'iniziativa che possa metterne in discussione l'autonomia. Non è possibile pensare che i diritti di libertà individuali e, in questo caso direi, di civiltà, possano essere delegati ad altri se non a chi è costituzionalmente preposto a promuoverli e a vigilare sul rispetto degli stessi: il Parlamento della Repubblica italiana. Da questo punto di vista, ritengo che il provvedimento in esame testimoni la volontà del Parlamento italiano di agire secondo i dettami della Costituzione per tutelare quei diritti che la stessa Carta costituzionale mette in chiaro e al di sopra di qualsiasi appartenenza e ideologia.
Molte regioni hanno promosso ed approvato nel corso di questi anni, di questi mesi, leggi che prevedono l'istituzione del garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale. Altre regioni stanno maturando questa volontà (in alcuni casi, apposite leggi sono in corso di approvazione). Conseguentemente, sarà indispensabile instaurare un rapporto tra la commissione, che noi istituiremo approvando questo provvedimento, e questi istituti di carattere regionale, in modo che l'esercizio e la tutela di tali diritti sia garantita in tutta la nazione.
Con questa sensibilità e sottolineando i principi inalienabili, anche della persona detenuta, preannuncio, a nome del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista, il voto favorevole su questo provvedimento volto ad istituire la Commissione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani e il Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nucara. Ne ha facoltà.

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, preannuncio, a nome della componente politica dei Repubblicani, Liberali, Riformatori, il voto favorevole sul provvedimento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boscetto. Ne ha facoltà.

GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo Forza Italia era favorevole alla scelta di fondo insita in questo provvedimento. Riteniamo, infatti, che curarsi della tutela dei diritti umani sia importante. Inoltre, in Italia mancava, perché non previsto da alcuna norma, un organismo eminente che si occupasse di questo aspetto.
Purtroppo, non ci pare che sia stato affrontato nel modo che intendevamo l'argomento, perché troviamo quella norma che prevede pesanti sanzioni in relazione alla richiesta di informative o all'esibizione di documenti: è una previsione che non si pone bene in un provvedimento che istituisce il Garante dei diritti umani. Questo Garante esordisce con una logica in qualche modo punitiva e sanzionatoria che era meglio lasciare da parte.
Per quanto riguarda l'aspetto delle garanzie dei detenuti, riteniamo che questi ultimi debbano avere la più ampia tutela possibile e che quindi il rapporto fra questa nuova Commissione e la magistratura di sorveglianza debba essere attivo senza arrivare a confliggere.Pag. 33
Ci pare che, a seguito di alcuni miglioramenti, grazie anche al lavoro della relatrice Mascia, si sia realizzato un buon testo, anche se, sull'una e sull'altra parte, ci auguriamo che il Senato operi ancora qualche miglioramento.
Qualcuno dice che si è istituito un carrozzone: anche noi abbiamo avuto questa sensazione, però, nel complesso, quanto si è realizzato ci pare sia da valutare in termini, se non fortemente positivi, quantomeno di possibile astensione da parte del nostro gruppo.
Certamente, l'aumento delle authority in questo paese può diventare, alla fine, pericoloso. Giovenale diceva: «Quis custodiet custodes». Alla fine, dovremo pensare ad istituire un'autorità che vada a sorvegliare le altre authority talmente saranno diventate numerose (questa, però, è un'annotazione un po' politica e un po' di costume)!
Per quanto riguarda, in conclusione, questo provvedimento, anche alla luce delle critiche che sono state fatte - riprendo il mio intervento in discussione generale, le diverse considerazioni da me svolte durante l'illustrazione e la votazione degli emendamenti, così come l'intervento del collega Contento - molto verrà affidato a chi avrà l'onere di portare avanti l'attività, sia della parte relativa ai diritti umani, sia di quella afferente alle garanzie dei detenuti.
Un bellissimo libro storico-filosofico, di Arturo Pérez-Reverte dal titolo Il maestro di scherma spiega come anche un fioretto, da sportivo, con il bottone sulla punta, possa, se usato in un certo modo, uccidere una persona. Noi ci auguriamo che quanti andranno a costituire questa autorità, saranno mossi dalla volontà di offrire una garanzia reale, non burocratica e «antipatica» sul piano dell'applicazione degli strumenti, dei diritti umani, andando incontro alle reali esigenze dei detenuti, senza dimenticare le vittime dei reati. Queste sono alla nostra attenzione e forse anche per loro un'autorità di garanzia potrebbe essere istituita.
Il voto di Forza Italia sarà, pertanto, un voto di astensione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Marisa Nicchi. Ne ha facoltà.

MARISA NICCHI. Signor Presidente, consegnerò il testo scritto, ma desidero comunque sottolineare alcune ragioni che motivano il convinto voto favorevole del gruppo L'Ulivo sul testo unificato in esame. È una progetto di legge che dà seguito ad una risoluzione delle Nazioni Unite rimasta inattuata sul tema fondamentale dei diritti umani e prevede una funzione cruciale come quella di tutelare i diritti delle persone detenute o private delle libertà personali.
C'è una aspettativa su questa materia, maturata attraverso molte iniziative legislative e confluita in questo testo; una materia maturata e sperimentata in molte esperienze locali, oltre che con molti riferimenti europei.
Per noi la privazione o la limitazione della libertà, ovunque avvenga, non deve mai assumere i caratteri di un accanimento improprio. Deve essere conforme al dettato della Costituzione, che prevede per la pena una funzione educativa e non quella di arrecare una umiliazione aggiuntiva. Con questo provvedimento si dà seguito ad esigenze maturate a seguito di ben due sentenze della Corte costituzionale e si dà così vita a procedure stringenti di tutela della legalità dei detenuti, nel rispetto della funzione prevista dalla Costituzione, come ha spiegato bene l'onorevole Palomba. Per questo il nostro voto su questo provvedimento sarà favorevole (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

PRESIDENTE. Deputata Nicchi, la Presidenza consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti, la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della sua dichiarazione di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pag. 34Cirielli, al quale ricordo che ha un minuto a disposizione. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Preannuncio il voto contrario del nostro gruppo su questo provvedimento ed esprimo una ferma protesta rispetto all'approvazione di questa legge, non perché chi parla sia contrario al principio della salvaguardia dei diritti umani, soprattutto delle persone detenute, ma perché ritengo, come tutti dovrebbero ritenere, che in Italia questo compito sia affidato la magistratura di sorveglianza. L'idea che si sprechino 8 milioni di euro semplicemente per un'operazione clientelare, per certi versi anche ideologica, è la dimostrazione di come questa maggioranza intende condurre il Governo della nazione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

GRAZIELLA MASCIA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GRAZIELLA MASCIA, Relatore. Desidero ringraziare i funzionari, le funzionarie della Commissione e dell'Assemblea per il loro prezioso contributo e naturalmente tutti i colleghi della Commissione, che hanno contribuito alla stesura di un testo molto impegnativo ed anche atteso all'esterno del Parlamento (Applausi).

(Coordinamento formale - A.C. 626-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 626-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge n. 626-1090-1441-2018-A/R, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Istituzione della Commissione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani e del Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale» (626-1090-1441-2018-A/R):

Presenti 447
Votanti 302
Astenuti 145
Maggioranza 152
Hanno votato 267
Hanno votato no 35

(La Camera approva - Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Verdi - Vedi votazioni).

Prendo atto che la deputata Amici non è riuscita a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.

In ricordo di Beniamino Andreatta (ore 12,05).

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea ed i membri del Governo). Signore e signori deputati, lunedì 26 marzo 2007 è scomparso a Bologna Beniamino Andreatta. Si è così concluso il lungo periodo di silenzio impostogli da un male improvviso, che lo ha colto proprio in questa aula più di sette anni or sono. Alla signora Giana ed ai figli Tommaso, Filippo, Eleonora ed Erica l'Assemblea della Camera dei deputati rinnova i sentimenti del più profondo ed intenso cordoglio, ma anche della sincera ed ammirata gratitudine per il coraggio esemplare, Pag. 35la discrezione e la sobrietà con cui hanno affrontato un percorso tanto aspro e doloroso.
L'impegno pubblico di Beniamino Andreatta ha onorato il nostro paese e ha offerto una lezione alta della politica e di ciò che ne costituisce il proprio: la costante attitudine a mettersi in relazione con la società, a scrutarne i mutamenti, ad orientare il percorso sulla base di un'idea di convivenza che non si chiude alla trasformazione ed alle dinamiche della storia.
Questa visione così esigente si è tradotta nella concretezza di un'attività accademica e scientifica intensa, innovativa, segnata da una costante propensione a mettersi in gioco, a rischiare, a superare gli schemi dati, ad affrontare dure contese intellettuali e politiche.
Ne danno conto, tra le tante altre, le iniziative legate alla Facoltà di scienze politiche a Bologna, alla Facoltà di sociologia a Trento, sua città natale, e all'avvio dell'Università della Calabria, espressione di un meridionalismo che - forte della lezione di Pasquale Saraceno - vede nel divario tra Nord e Sud del paese una questione culturale, etico-politica, prima ancora che economica, che investe le stesse basi morali della comunità nazionale.
Di questa capacità di ideazione e di proposta recano impresso un segno incancellabile i tanti suoi allievi, che si sono formati attorno alle istituzioni di analisi e ricerca economica da lui ispirate e guidate con l'autorevolezza e il rigore del maestro, ma anche con un tratto peculiare di umanità schiva e trattenuta e, al tempo stesso, grande e generosa.
Andreatta è stato uomo di ricerca intellettuale e di Governo. Due volte Ministro del tesoro e due volte del bilancio, ha dato prova del suo coraggio e del suo assoluto disinteresse contribuendo a realizzare la piena autonomia della Banca centrale rispetto all'Esecutivo, presupposto strategico per la stabilità finanziaria del paese.
Come Ministro degli esteri e quindi della difesa, ha professato con la chiarezza di ogni sua scelta l'adesione alla prospettiva atlantica, rivendicando peraltro il ruolo insostituibile di un'Europa unita - più forte e più consapevole della propria funzione storica - per orientare il ponte tra le due sponde dell'oceano nella direzione della pace tra i popoli e le nazioni. Un ponte che egli ha sempre iscritto nel quadro di un multilateralismo avanzato, che trova nelle Nazioni Unite e nei suoi metodi di azione il proprio centro di gravità. (Il deputato Dussin è colto da malore)...
Per favore, chiamate un medico. Sospendo per qualche minuto la seduta.

La seduta, sospesa alle 12,10, è ripresa alle 12,20.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
I medici ci dicono che non dovrebbe esservi alcun elemento di preoccupazione per le condizioni del collega Guido Dussin, il quale dovrebbe quindi essere nelle condizioni di rimettersi rapidamente. In ogni caso gli formuliamo i più vivi auguri affinché possa ritornare prestissimo tra di noi (Generali applausi).
Riprendendo ora la commemorazione del deputato Beniamino Andreatta, credo sia giusto ricordare, qui in particolare, come egli sia stato anche - e da protagonista - uomo del Parlamento.
Ne ricordiamo le battaglie, condotte soprattutto da presidente della Commissione bilancio del Senato, per il rispetto dell'obbligo costituzionale della copertura delle leggi di spesa; la prefigurazione del rischio di un Parlamento che riduce alla gestione di interessi di settore il suo ruolo naturale di guida e di orientamento delle grandi scelte del Paese; il contributo assicurato alla Camera, come presidente del gruppo del Partito popolare italiano tra il 1994 ed il 1996, in una fase importante della storia del Parlamento, segnata dal primo profilarsi di un sistema bipolare.
La Camera dei deputati, di cui egli ha fatto parte per tre legislature, conserva la memoria della sua intransigenza, della sua austerità, della sua idea del mandato parlamentare come servizio, che trova nella Pag. 36cura degli interessi di tutti - e non del privilegio di alcuni - il fondamento della sua dignità.
Questo rigore, che affonda le sue radici nel magistero di Aldo Moro, è stato praticato da Andreatta con coerenza, anche a prezzo di costi politici e personali. In questo stesso rigore ritroviamo oggi uno dei suoi insegnamenti più duraturi.
Per una comunità politica - e direi per ogni comunità - i contrasti cui conduce il libero, aperto e democratico confronto delle idee e delle opinioni non rappresentano un elemento di freno o di disgregazione, ma sono uno dei fattori determinanti per la crescita morale e civile di tutti coloro che la compongono.
Richiamandosi ad Aristotele, Beniamino Andreatta ha affermato che «la politica c'è solo dove c'è la differenza e dove si tratta di trovare un metodo per comporre le differenze attraverso una regola di civiltà».
In un tempo in cui avvertiamo con particolare intensità i rischi dell'omologazione culturale, del conformismo ideale, di una politica senza sostanza - che tende a rifiutare la durezza del confronto, ma ne perde la ricchezza e la capacità di rinnovamento - la testimonianza di Beniamino Andreatta rappresenta un riferimento da preservare con cura e da diffondere presso le generazioni che ci seguiranno.
Invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Generali applausi). Grazie.
Ha chiesto di parlare il presidente del gruppo L'Ulivo, Dario Franceschini. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, dopo le parole insieme così solenni e così sincere del Presidente della Camera, non è facile ricordare in poco tempo cosa è stato Beniamino Andreatta per noi.
È stato scritto molto bene in questi giorni del suo ruolo determinante nella nascita faticosa del bipolarismo italiano di cui, senza incertezze, potrà e dovrà essere ricordato tra i padri.
È stato giustamente sottolineato, in particolare, il suo ruolo decisivo nella nascita dell'Ulivo. Non credo sia giusto e corretto attribuire oggi ad Andreatta la condivisione o meno del processo politico che stiamo cercando di costruire in questi mesi. Troppo alto, troppo libero era il suo pensiero per consentire a chiunque di noi di cercare di appropriarsene. Penso solo - me lo consentirete - che sarebbe molto contento di vedere qui, su questi banchi attorno al suo, tutti noi, così mescolati, con l'orgoglio delle nostre storie incrociate, con le nostre diversità, ma tutti insieme nel gruppo parlamentare dell'Ulivo.
Nel lungo e faticoso cammino del sistema politico italiano molte volte è comparsa la distinzione tra politici e tecnici, talvolta anche perché, nel frastuono della lunga e faticosa transizione che stiamo ancora attraversando, i secondi sono stati chiamati a coprire le debolezze e le colpe dei primi.
Qualcuno ha pensato che anche Andreatta potesse essere catalogato tra i tecnici prestati alla politica: ha sbagliato, non è così. Andreatta è stato sicuramente un intellettuale, un professore, un economista straordinario. Ma è stato anche un leader politico nel senso più puro e autentico del termine, e non solo per la sua capacità di vedere lontano, ben oltre la cronaca, o di capire i cambiamenti prima che accadessero, quell'essere avanti che spesso non viene capito da chi si attarda o proprio non vuole vedere. Una volta è capitato anche a me di non capirlo, di non capire che aveva ragione e di usare parole sbagliate ed ingiuste con lui; parole per cui provo ancora dolore, dolore per non aver avuto il tempo di chiedergli scusa, guardandolo negli occhi e dicendogli che aveva ragione lui.
Andreatta è stato un leader politico anche per la sua ammaliante capacità di ragionare ad alta voce, di trascinare con i suoi discorsi pungenti e pieni di geniali e imprevedibili lampi di luce. Forse, è la parte meno ricordata di lui, ma non può dimenticarlo chi ha avuto la fortuna di ascoltarlo - mi verrebbe quasi da dire «di vederlo» - nei suoi interventi in aula, in Pag. 37campagna elettorale, nei grandi congressi di partito, nei convegni di Chianciano della sinistra DC in cui noi giovani di allora aspettavamo di ascoltarlo in quella irripetibile sfilata di talenti: lui, Granelli, Zaccagnini e tanti altri che, per fortuna, sono ancora con noi.
Nino Andreatta è stato, dunque, molte cose insieme, ma soprattutto è stato un uomo di Stato nel rigore e nel coraggio delle sue scelte: al Governo come ministro e in Parlamento come presidente di gruppo, sempre pensando solo all'interesse del paese, anche quando confliggeva con l'interesse della sua parte o con la ricerca del consenso.
Uomo di Stato nella sua difesa del sacro principio della laicità dello Stato, mai gridato o rivendicato, ma sempre coerentemente e silenziosamente praticato, senza esitazioni. Molto ci ha insegnato con la sua scelta di fede così salda eppure mai ostentata. Molto ci ha fatto riflettere con la sua voglia di ascoltare e di capire con curiosità umana e curiosità intellettuale le ragioni di chi la pensava diversamente da lui. Mai verità da sbattere in faccia, ma piuttosto la categoria del dubbio imparata da Aldo Moro in mezzo a troppe, tanto facili e tanto fragili certezze. In fondo, anche con gli ultimi sette anni della sua vita, ci ha spinto a riflettere sul mistero della vita stessa, a interrogarci, ad ascoltarci, lui con il suo silenzio e sua moglie Giana con parole bellissime.
Non dobbiamo forse chiederci tutti, anche nel nostro dibattito di questi mesi, se sia possibile che di fronte a temi così enormi, così profondi, che scendono fino alle radici stesse della nostra esistenza, ci si possa dividere tra laici e cattolici o, peggio, tra partiti e schieramenti senza almeno provare ad ascoltarci e a capirci? Non sarebbe più onesto confessarci i nostri dubbi, le nostre paure, le nostre incertezze, le nostre speranze di saper scegliere la strada giusta nel nostro lavoro di legislatori?
Infine, è stato uomo di Stato nel rigore e nella pulizia dei suoi comportamenti: la politica e gli incarichi nelle istituzioni come servizio al paese, quella qualità divenuta troppo rara, anche tra di noi, nella classe dirigente, ma così attesa, così cercata, così pretesa giustamente da chi ci offre il suo voto, con l'essere testimoni autentici delle proprie idee, che tutti capiscono e sentono sotto la loro pelle senza bisogno delle parole, quel vivere con amore e rispetto questo nostro lavoro, così nobile, così difficile, così carico di responsabilità ma anche di tentazione, il potere, i privilegi, la superbia, l'arroganza.
Andreatta ha seminato tutta la vita. L'Italia è piena dei suoi allievi e delle sue idee nella professione, nello studio, nella politica e molte pubblicazioni e convegni presto lo dimostreranno. Vengono in mente le parole bellissime con cui solo un sindaco così unico e così inimitabile come Giorgio La Pira poteva pensare di ricordare un suo giovane assessore, Nicola Pistelli, troppo presto e tragicamente scomparso. Coprì tutti i muri di Firenze con un manifesto di lutto in cui stava soltanto scritto: «Da quel chicco di frumento, nasceranno tante spighe di grano nuovo».
Ecco, dalle idee e dalla vita di Beniamino Andreatta continueranno a nascere, per decenni, tante spighe di grano nuovo (Generali applausi)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, Romano Prodi. Ne ha facoltà.

ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, onorevoli parlamentari, il 26 marzo del 2007 si è spento a Bologna, tra l'affetto dei suoi familiari, il professor Beniamino Andreatta. Economista, uomo politico, più volte ministro, esponente di primo piano della Democrazia Cristiana, tra i fondatori del Partito Popolare e dell'Ulivo, era da molti anni ricoverato presso il reparto di rianimazione dell'ospedale di Sant'Orsola, dopo che un malore lo aveva colpito, il 15 dicembre del 1999, proprio in quest'aula, durante la discussione della legge finanziaria.
Beniamino Andreatta era nato a Trento, l'11 agosto del 1928, ma a Bologna Pag. 38si è svolta gran parte della sua lunga carriera accademica. Si era laureato in giurisprudenza a Padova, dove nel 1950 aveva ricevuto il premio come miglior laureato dell'anno. Negli anni dell'università, in quegli anni, si accosta all'esperienza di Cronache sociali di Dossetti, Lazzati, La Pira e Glisenti. Qui viene in contatto con i grandi problemi dell'immediato dopoguerra, partecipando ad analisi e dibattiti insieme ad economisti come Caffè e Saraceno e a politici come Dossetti e La Pira. È poi assistente presso l'università Cattolica e visiting professor presso l'università di Cambridge. Nel 1962, a soli trentaquattro anni, vince il concorso alla cattedra di politica economica dopo aver passato un anno a Nuova Delhi presso la Planning commission del Governo di Nehru con un gruppo di esperti del Massachusetts institute of technology.
Il legame con l'università è stato il filo conduttore della sua vita, nell'insegnamento, nella fondazione di nuove strutture accademiche come l'università di Trento e, soprattutto, l'università di Calabria, a cui ha dedicato, insieme a Paolo Sylos Labini, grandi energie e grandi sacrifici. «È stato il mio servizio civile» usava dire parlando di questa sua intensa esperienza. Ed è certo che in Calabria, con tenacia e lungimiranza, è stata vinta da Andreatta una grande battaglia per l'apertura culturale e lo sviluppo civile del Mezzogiorno.
Si deve ancora alla sua iniziativa la fondazione della nuova facoltà di scienze politiche dell'università di Bologna, facoltà che è stata a lungo un punto di riferimento degli studiosi di economia e di politica di tutto il paese; un'attività intellettuale vasta e profonda anche al di fuori della scienza economica, attività che lo porta ad essere tra i protagonisti de Il Mulino a Bologna e fondatore dell'AREL a Roma.
È un accademico atipico, con una straordinaria vastità di orizzonti, ma soprattutto con una apertura mentale ed una curiosità intellettuale che hanno permesso e promosso dibattiti assolutamente liberi da ogni condizionamento e hanno saputo attrarre energie intellettuali appartenenti a molte discipline. E tanti di coloro che sono cresciuti attorno a lui appartenevano ed appartengono a diverse scuole di pensiero e a diversi orientamenti politici.
Nino Andreatta era un uomo profondamente calato nella complessa realtà del suo tempo, ma ne andava talmente oltre da apparire - per chi non era capace di visione - quasi come fuori dal tempo.
Le sue proposte, che a molti suonavano come provocatorie e a volte certamente irriverenti rispetto al pensiero dominante, erano frutto di quella dissennatezza dei competenti che traeva ispirazione dalla sua complessa cultura, dalla sua insaziabile curiosità su ogni anche minimo aspetto della nostra società, ma derivavano anche dal suo costante confronto fra gli avvenimenti quotidiani e i grandi principi dell'etica e della politica. Da qui, la sua capacità di leggere il divenire dei processi sociali ed economici molto prima di quando sarebbero divenuti patrimonio comune. Il fatto che molti degli antagonisti politici o accademici di un tempo siano divenuti suoi grandi estimatori ne è la conferma e insieme il più significativo omaggio alla sua intelligenza.
Non vi è modo più efficace di render conto della sofferta insofferente lungimiranza di Nino Andreatta che richiamare alcuni suoi lontani scritti. Tra i molti, voglio riprendere un tema a lui caro e, ancora oggi, al centro del dibattito politico: il rapporto tra Stato e mercato.
Nella sua relazione al convegno di San Pellegrino del 1962, dal significativo titolo «Pluralismo sociale, programmazione e libertà» scriveva: «La distinzione tra potere politico e potere economico è fondamentale in una democrazia moderna come e più della distinzione dei poteri costruita dai teorici dello Stato liberale»; premesse da cui traeva la conclusione che la concorrenza non è un fatto spontaneo, ma è costruita attraverso regole di procedura imposte dall'autorità statale che escludono come illegittimi determinati comportamenti o eliminano determinate concentrazioni di potere. «In questo campo, una corretta e moderna legislazione antimonopolistica Pag. 39dovrà essere introdotta nel nostro paese»: parole pronunciate proprio mentre un'indagine parlamentare di quei tempi giungeva all'opposta, ma condivisa, conclusione - salvo alcune lodevoli eccezioni come quella di Federico Caffè - che il nostro paese non necessitasse di alcuna legislazione a tutela della concorrenza e del controllo dei monopoli.
Dalle riflessioni di San Pellegrino nacque il tentativo di Andreatta di dare all'allora dominante prospettiva della programmazione un ancoraggio liberale, anche attraverso la cosiddetta corrente neoliberista della scuola bolognese, sovente soggetta ad aspre ed ironiche critiche, perché queste erano idee che precorrevano i tempi. Bisognerà infatti attendere circa tre decenni per avere una regolazione antitrust e oltre quattro decenni perché si avviassero, dietro la pressione comunitaria, riforme volte all'abbattimento dei monopoli e alla liberalizzazione dei mercati.
Con questo discorso di San Pellegrino, prende forma visibile la sua lunga collaborazione con Aldo Moro, di cui diviene il principale consigliere di politica economica.
Ho richiamato questa relazione, volta a dare alla programmazione ancoraggio ed un obiettivo legati al mercato, anche per fare chiarezza, una volta per tutte, riguardo a giudizi caricaturali, mossi da pura polemica politica, che non rendono ragione né del pensiero, né dell'azione di Andreatta, né del suo rapporto di stima e di confronto culturale con Giuseppe Dossetti. Un rapporto personale di amicizia, di affetto e di reciproco arricchimento, che si nutriva di simile rigore nella fede religiosa e di simile interpretazione etica della vita politica, ma che non si traduceva in eguali progetti di politica economica, anche perché le priorità di Dossetti non erano certo proiettate verso le soluzioni tecniche dell'analisi del mercato, ma si concentravano, soprattutto, sui problemi di giustizia e di equità, nel quadro della distribuzione delle risorse e dei rapporti di forza tra ricchi e poveri a livello planetario.
È stato autorevolmente ricordato, durante la cerimonia religiosa di San Domenico a Bologna, il 29 marzo scorso, che Nino Andreatta era spirito laico e cristiano e sono state citate le sue parole: «Ciascuno attinge alla sapienza e cerca di tradurre in azioni, senza la sacrilega intenzione di coinvolgere Dio nelle sue scelte». È la lezione di Maritain e di Papa Montini, una lezione che viene dal profondo della tradizione cristiana e che ha trovato nel Concilio Vaticano II, venti anni dopo la fine dell'immane tragedia della guerra, espressioni indimenticabili.
Andreatta ricordava, accanto a queste, la lezione di Don Sturzo, la sua idea di tolleranza, che non è approvazione del male, ma quel rispetto delle persone che rende più facile l'opera di elevazione morale, che è il senso delle proporzioni, anche nello scontro politico, perché le cose non sono mai assolute, appaiono tali, ma non lo sono. In questo sta la laicità, cioè un metodo di approccio alla realtà, la forma più alta di anti-ideologia, di anti-fondamentalismo, di anti-assolutismo. Un metodo è per lui un habitus, non un'altra separata cultura in senso proprio, ma la condizione della convivenza di tutte le culture. La laicità, come migliore condizione, nella quale si possono confrontare opinioni, culture, fedi, valori diversi garantiti dalle regole comuni della nostra Costituzione.
Ricordo ancora personalmente la calda adesione di Andreatta alle parole del Concilio Vaticano II sul valore dell'intelligenza, sulla libertà religiosa e sulla dignità della coscienza morale. Quel che era stato sperato da intere generazioni, veniva ora espresso con parole autorevoli. La coscienza - dice, infatti, la Gaudium et spes - è il nucleo più segreto, è il sacrario dell'uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nell'intimità propria. Nella fedeltà alla coscienza, i cristiani si uniscono agli altri uomini per cercare la verità e per risolvere secondo verità tanti problemi morali, che sorgono, tanto nella vita dei singoli, quanto in quella sociale.
Accanto alla sua vita accademica, inizia una lunga attività politica che lo porta sui banchi del Senato nel 1976. A partire dal giugno 1979, è prima ministro del Bilancio Pag. 40e poi degli Affari speciali nei Governi Cossiga e, quindi, ministro del Tesoro, con Forlani e Spadolini. Come ministro del Tesoro, mette in atto quello che viene chiamato divorzio fra Tesoro e Banca d'Italia, operazione coraggiosa ed innovativa che elimina l'obbligo del finanziamento illimitato del disavanzo pubblico da parte della Banca d'Italia. Una decisione necessaria per la stabilizzazione monetaria e per il futuro ingresso della lira nel consorzio monetario europeo.
La politica monetaria era stata, peraltro, sempre oggetto di particolari attenzioni sia nelle sue pubblicazioni scientifiche che nei suoi influenti commenti sui principali quotidiani nazionali: non solo l'analisi scientifica della politica monetaria, ma il rigore monetario come salvaguardia del risparmio e come difesa dall'endemica inflazione italiana.
È inoltre ancora vivo il ricordo di quel tempo per la liquidazione del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, in cui Andreatta ha agito respingendo le pressioni di quanti premevano per l'ennesimo salvataggio a spese del contribuente. La vicenda dell'Ambrosiano, dirà Andreatta in Parlamento, rappresenta la più grave deviazione di un'importante istituzione bancaria rispetto alle regole della professione verificatosi in un grande paese negli ultimi quarant'anni.
È assai probabile che questa battaglia gli sia costata una lunga assenza dal Governo. Andreatta ha tuttavia continuato, come presidente della Commissione bilancio del Senato, la sua lotta contro il partito della spesa e del disavanzo - sono sue parole -, come spesso ripeteva, partito che aveva molti sostenitori anche nel suo partito.
Solo nel 1993 torna ministro con il Governo Amato dove pone la parola fine alla Cassa per il Mezzogiorno e poi ministro degli esteri con il Governo Ciampi, dove prepara la riforma del Consiglio di sicurezza dell'ONU, riforma che, ancora oggi, è il punto di riferimento della posizione italiana per trasformare lo stesso Consiglio di sicurezza in un'organizzazione fedelmente rappresentativa dei grandi cambiamenti della realtà mondiale. Ed in questa funzione di ministro degli esteri esprime al massimo la sua linea politica di fedeltà all'Europa ed all'Alleanza atlantica.
Con l'avvento del Governo Berlusconi, Andreatta divenne il capogruppo del Partito Popolare alla Camera dei deputati ed è protagonista della costruzione dell'Ulivo alla vigilia delle elezioni del 1996.
Nel Governo da me presieduto lo ebbi come straordinario ministro della difesa; in questa funzione, si adoperò per la riforma degli stati maggiori, per la realizzazione della missione «Alba», per una forte spinta alla politica di difesa europea, per l'inizio dell'abolizione della leva militare e per il rilancio del servizio civile.
Permettetemi, onorevoli deputati, anche un ricordo personale che è quello di essermi ritrovato nel banco del Governo con il mio professore, accanto al quale avevo lavorato ed ero vissuto per oltre trent'anni, anche se, proseguendo un antico costume accademico, continuavamo, unici nell'intero Consiglio dei ministri, a darci rigorosamente del «lei». Nel suo inimitabile stile, questo era un segno di particolare familiarità e, certamente, anche di un pizzico di snobismo.
Percorrendo le tappe della sua esistenza, emerge chiaramente come il professor Andreatta sia sempre stato uomo del cambiamento e dell'innovazione. Non ha mai avuto paura dei cambiamenti: ha sempre innovato non solo nel suo impegno politico e di Governo, ma anche nella sua attività di ricerca sia in campo economico che in altri settori.
Da un lato, ha fondato «Prometeia», ancora oggi il centro di ricerca più avanzato nelle previsioni economiche e, dall'altro, è stato protagonista dello sviluppo dell'Istituto per le scienze religiose di Bologna, oggi Fondazione Giovanni XXIII, contribuendo a farne un centro di ricerca unico nel suo genere nel mondo.
Anche nell'impegno politico diretto è stato sempre un innovatore ed ha portato tutto il peso della sua intelligenza per riformare politica ed istituzioni. Basti ricordare il suo contributo decisivo al rinnovamento Pag. 41del partito in cui ha militato, avviando percorsi per modificare gli strumenti stessi della politica. Il referendum sulle preferenze, prima, e la nascita dell'Ulivo, poi, mostrano questo suo continuo lavorare per il futuro.
Andreatta, inoltre, ha sempre pensato in grande; non si accontentava di un realismo appiattito sul presente. Ha sempre cercato la politica come futuro; ha avuto l'ambizione di cambiare il paese, perché era consapevole delle necessità di un significativo contributo dell'Italia nell'incidere sui destini del mondo: cambiarli, facendo appello alle risorse migliori di intelligenza, di cultura, di moralità, mai alimentando i suoi peggiori vizi di egoismo sociale, di disprezzo delle istituzioni, di volgarità.
Non ha mai immaginato la politica come occupazione e spartizione del potere, mai come scambio, come manipolazione delle coscienze. L'ha vissuta come progetto per il futuro, come programma di trasformazione della società. E lo ha fatto costantemente con spirito critico, uno spirito critico che a volte poteva sembrare esasperato, ma che finiva sempre con una ferrea e quasi ingenua fiducia che le cose potessero cambiare radicalmente e rapidamente.
La singolarità e la straordinarietà di Nino Andreatta è stata, quindi, quella di essere, al tempo stesso, un uomo di grande cultura e di grande politica; la cultura, come capacità di cogliere i nodi profondi della società, le sue fragilità, le sue potenzialità; la politica, come azione per offrire nuovi orizzonti al futuro del paese e del mondo.
Non era, quindi, solamente un tecnico e uno studioso dell'economia, ma un lettore acutissimo delle trasformazioni sociali, delle spinte di rinnovamento, dei cambiamenti di mentalità.
Con il suo sguardo, mai provinciale ed angusto, ma largo e penetrante, sapeva attraversare i fenomeni per andare oltre, anticipando il futuro. Egli colse in tutta la sua acutezza la questione morale, quando essa cominciò a definirsi agli inizi degli anni Ottanta. Capì subito che segnava il grande momento della crisi della politica; la stessa democrazia ne veniva violata nei punti decisivi.
Eppure, non scelse mai la via del moralismo, ma della politica coraggiosa, volta a riformare i partiti che ne sono strumento essenziale, senza cedere mai nel populismo e nella demagogia.
Non era solo il discorso dell'economista contro gli sprechi, ma un grido di allarme per il progressivo inquinamento delle istituzioni e del paese.
Per questo, oggi, siamo tutti più orfani e, certamente, lo sono io, nei confronti del professore Andreatta, di cui sono stato, per oltre trent'anni, allievo e amico.
Il paese è orfano della sua intelligenza, della sua generosità e della sua lungimiranza. Per questo motivo, egli è sempre stato presente fra noi anche nei sette anni di dura prova che egli ha vissuto. Grazie (Generali, prolungati applausi - Il Presidente si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea ed i membri del Governo).

PRESIDENTE. Prima di concludere la cerimonia, vorrei ringraziare ancora i familiari di Beniamino Andreatta, la signora Giana e figli, per la loro presenza a questa nostra commemorazione.
La commemorazione di Beniamino Andreatta è così conclusa (Generali, prolungati applausi).
Sospendo per dieci minuti la seduta, che riprenderà con la votazione per schede per l'elezione di componenti della Commissione di vigilanza sulla Cassa depositi e prestiti.

La seduta, sospesa alle 12,55, è ripresa alle 13,10.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI

Votazione per l'elezione di quattro componenti effettivi e di quattro componenti supplenti della Commissione di vigilanza sulla Cassa depositi e prestiti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la votazione per schede per l'elezione di Pag. 42quattro componenti effettivi e di quattro componenti supplenti della Commissione di vigilanza sulla Cassa depositi e prestiti.
Ciascun deputato riceverà due schede che concernono, rispettivamente, i componenti effettivi (scheda di colore verde) e i componenti supplenti (scheda di colore giallo) della Commissione di vigilanza sulla Cassa depositi e prestiti. Su ciascuna di tali schede, a norma dell'articolo 56, comma 1 del regolamento, potranno essere indicati non più di tre nominativi.
Ricordo che la Camera, a norma dell'articolo 3 del regio decreto 2 gennaio 1913, n. 453, e dell'articolo 110 del regio decreto 28 aprile 1910, n. 204, può eleggere quali componenti della citata Commissione soltanto deputati.
Le schede recanti un numero di nominativi superiore a quello prescritto saranno dichiarate nulle.
L'invalidazione del voto riguardante uno dei nominativi indicati non comporterà automaticamente l'invalidazione del voto riguardante i restanti nominativi.
Le operazioni di scrutinio saranno effettuate dai deputati segretari, conformemente al parere reso dalla Giunta per il regolamento il 30 settembre 1998.
Avverto che la Presidenza, conformemente ai criteri definiti nella seduta della Giunta per il regolamento del 13 marzo 2007, ha accolto alcune richieste di anticipo del turno di votazione, trasmesse dai presidenti dei gruppi.
Indico la votazione segreta per schede e invito i deputati segretari a dare inizio alla prima chiama, iniziando dai deputati che hanno chiesto di anticipare il turno di votazione.

EMERENZIO BARBIERI. È una vergogna!

GAETANO FASOLINO. Ma basta! È una vergogna!

PRESIDENTE. Si tratta di pochissimi, pochissimi deputati.
(Segue la votazione)

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 14,05).

(Segue la votazione).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 14,15).

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione ed invito i deputati segretari a procedere, nella sala dei ministri, allo spoglio delle schede.

Hanno preso parte alla votazione:
Acerbo Maurizio
Adenti Francesco
Adolfo Vittorio
Affronti Paolo
Alfano Ciro
Allam Khaled Fouad
Amendola Francesco
Amici Sesa
Amoruso Francesco Maria
Aprea Valentina
Aracu Sabatino
Armani Pietro
Astore Giuseppe
Attili Antonio
Aurisicchio Raffaele
Baiamonte Giacomo
Baldelli Simone
Balducci Paola
Bandoli Fulvia
Barani Lucio
Baratella Fabio
Barbi Mario
Barbieri Emerenzio
Bellanova Teresa
Bellillo Katia
Beltrandi Marco
Benedetti Valentini Domenico
Benvenuto Romolo
Benzoni Rosalba
Bernardo Maurizio
Betta Mauro
Bezzi Giacomo
Bianchi Dorina
Bianco GerardoPag. 43
Biancofiore Michaela
Bimbi Franca
Boato Marco
Bocchino Italo
Bocci Gianpiero
Boffa Costantino
Boniver Margherita
Bono Nicola
Bordo Michele
Borghesi Antonio
Boscetto Gabriele
Brancher Aldo
Brandolini Sandro
Bruno Donato
Bucchino Gino
Buemi Enrico
Buffo Gloria
Buglio Salvatore
Buonfiglio Antonio
Buontempo Teodoro
Burchiellaro Gianfranco
Burgio Alberto
Burtone Giovanni Mario Salvino
Cacciari Paolo
Calgaro Marco
Cancrini Luigi
Capotosti Gino
Carbonella Giovanni
Cardano Anna Maria
Carlucci Gabriella
Carra Enzo
Carta Giorgio
Caruso Francesco Saverio
Casero Luigi
Cassola Arnold
Castagnetti Pierluigi
Ceccacci Rubino Fiorella
Ceccuzzi Franco
Ceroni Remigio
Cesario Bruno
Cesini Rosalba
Chianale Mauro
Chicchi Giuseppe
Cialente Massimo
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Cioffi Sandra
Cirielli Edmondo
Codurelli Lucia
Cogodi Luigi
Colasio Andrea
Compagnon Angelo
Consolo Giuseppe
Conte Giorgio
Contento Manlio
Conti Giulio
Cordoni Elena Emma
Cosentino Lionello
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
Crema Giovanni
Crisafulli Vladimiro
Crisci Nicola
Crosetto Guido
Cuperlo Giovanni
D'Alia Gianpiero
D'Ambrosio Giorgio
D'Antona Olga
De Biasi Emilia Grazia
De Brasi Raffaello
De Corato Riccardo
De Cristofaro Peppe
De Laurentiis Rodolfo
Delbono Emilio
Del Bue Mauro
Delfino Teresio
D'Elia Sergio
Della Vedova Benedetto
Del Mese Paolo
D'Elpidio Dante
De Simone Titti
De Zulueta Tana
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Centa Manuela
Di Girolamo Leopoldo
Dioguardi Daniela
D'Ippolito Vitale Ida
Di Salvo Titti
Di Virgilio Domenico
Donadi Massimo
Duilio Lino
D'Ulizia Luciano
Duranti Donatella
Evangelisti Fabio
Fabbri Luigi
Fadda Paolo
Fallica Giuseppe
Falomi Antonello
Farina Daniele
Farinone Enrico
Fasciani Giuseppina
Fasolino Gaetano
Fedele Luigi
Fedi MarcoPag. 44
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fincato Laura
Fiorio Massimo
Fistarol Maurizio
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontana Cinzia Maria
Fontana Gregorio
Forlani Alessandro
Foti Tommaso
Francescato Grazia
Franceschini Dario
Franci Claudio
Frassinetti Paola
Fratta Pasini Pieralfonso
Frigato Gabriele
Froner Laura
Fumagalli Marco
Fundarò Massimo Saverio Ennio
Galeazzi Renato
Galletti Gian Luca
Gamba Pierfrancesco Emilio Romano
Gambescia Paolo
Garagnani Fabio
Gardini Elisabetta
Garofani Francesco Saverio
Gelmini Mariastella
Gentili Sergio
Germanà Basilio
Germontani Maria Ida
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomoni Sestino
Giorgetti Alberto
Giovanelli Oriano
Giuditta Pasqualino
Giulietti Giuseppe
Gozi Sandro
Grassi Gero
Grillini Franco
Holzmann Giorgio
Iacomino Salvatore
Iannuzzi Tino
Incostante Maria Fortuna
Intrieri Marilina
Khalil D. Alì Raschid
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lainati Giorgio
Lamorte Donato
Laratta Francesco
La Russa Ignazio
Latteri Ferdinando
Lazzari Luigi
Leddi Maiola Maria
Lenzi Donata
Leone Antonio
Leoni Carlo
Licastro Scardino Simonetta
Li Causi Vito
Lion Marco
Locatelli Ezio
Lomaglio Angelo Maria Rosario
Lombardi Angela
Longhi Aleandro
Lovelli Mario
Lucchese Francesco Paolo
Lulli Andrea
Luongo Antonio
Lupi Maurizio Enzo
Lusetti Renzo
Maderloni Claudio
Mancuso Gianni
Mantovani Ramon
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marcenaro Pietro
Marchi Maino
Margiotta Salvatore
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marino Mauro Maria
Martella Andrea
Martinello Leonardo
Martino Antonio
Mascia Graziella
Mazzaracchio Salvatore
Mellano Bruno
Meloni Giorgia
Mereu Antonio
Merlo Giorgio
Merloni Maria Paola
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Migliori Riccardo
Milanato Lorena
Minasso Eugenio
Misiani Antonio
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Filippo
Moffa Silvano
Mondello Gabriella
Moroni ChiaraPag. 45
Morri Fabrizio
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mungo Donatella
Mura Silvana
Murgia Bruno
Musi Adriano
Nannicini Rolando
Napoletano Francesco
Napoli Osvaldo
Nardi Massimo
Narducci Franco
Nicchi Marisa
Nicco Roberto Rolando
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Olivieri Sergio
Ossorio Giuseppe
Ottone Rosella
Pagliarini Gianni
Palmieri Antonio
Palomba Federico
Paoletti Tangheroni Patrizia
Papini Andrea
Patarino Carmine Santo
Pedica Stefano
Pedrini Egidio Enrico
Pedulli Giuliano
Pegolo Gian Luigi
Pelino Paola
Pellegrino Tommaso
Pepe Antonio
Peretti Ettore
Pertoldi Flavio
Perugia Maria Cristina
Pettinari Luciano
Piazza Camillo
Picano Angelo
Pini Gianluca
Piro Francesco
Piscitello Rino
Poletti Roberto
Porcu Carmelo
Poretti Donatella
Porfidia Americo
Prestigiacomo Stefania
Provera Marilde
Quartiani Erminio Angelo
Raiti Salvatore
Rampi Elisabetta
Razzi Antonio
Ricci Andrea
Ricci Mario
Ricevuto Giovanni
Rivolta Dario
Rocchi Augusto
Romani Paolo
Romele Giuseppe
Ronconi Maurizio
Rositani Guglielmo
Rossi Gasparrini Federica
Rotondo Antonio
Ruggeri Ruggero
Rusconi Antonio
Russo Franco
Ruta Roberto
Salerno Roberto
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sanna Emanuele
Santelli Jole
Sanza Angelo Maria
Sasso Alba
Satta Antonio
Schietroma Gian Franco
Schirru Amalia
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Sgobio Cosimo Giuseppe
Siniscalchi Sabina
Sperandio Gino
Squeglia Pietro
Strizzolo Ivano
Suppa Rosa
Tanoni Italo
Tenaglia Lanfranco
Testa Federico
Tocci Walter
Tolotti Francesco
Tondo Renzo
Tortoli Roberto
Tranfaglia Nicola
Tremaglia Mirko
Trepiccione Giuseppe
Trupia Lalla
Tuccillo Domenico
Turco Maurizio
Uggè Paolo
Ulivi Roberto
Vacca Elias
Vannucci Massimo
Velo Silvia
Venier Iacopo
Ventura Michele
Verro Antonio Giuseppe MariaPag. 46
Vico Ludovico
Villetti Roberto
Viola Rodolfo Giuliano
Violante Luciano
Vito Elio
Volpini Domenico
Widmann Johann Georg
Zaccaria Roberto
Zanotti Katia
Zeller Karl
Zipponi Maurizio
Zorzato Marino
Zucchi Angelo Alberto
Zunino Massimo

Sono in missione:
Albonetti Gabriele
Amato Giuliano
Bafile Mariza
Bersani Pier Luigi
Bindi Rosy
Boco Stefano
Bonelli Angelo
Bonino Emma
Bosi Francesco
Capezzone Daniele
Capodicasa Angelo
Casini Pier Ferdinando
Catone Giampiero
Cento Pier Paolo
Colucci Francesco
D'Alema Massimo
Damiano Cesare
D'Antoni Sergio Antonio
De Castro Paolo
Deiana Elettra
De Piccoli Cesare
Di Pietro Antonio
Fabris Mauro
Fioroni Giuseppe
Folena Pietro
Forgione Francesco
Galante Severino
Galati Giuseppe
Gentiloni Silveri Paolo
Giorgetti Giancarlo
Giovanardi Carlo
Landolfi Mario
Lanzillotta Linda
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Lucà Mimmo
Mazzocchi Antonio
Melandri Giovanna
Migliore Gennaro
Minniti Marco
Monaco Francesco
Morrone Giuseppe
Mussi Fabio
Oliva Vincenzo
Orlando Leoluca
Parisi Arturo Mario Luigi
Paroli Adriano
Pecoraro Scanio Alfonso
Pinotti Roberta
Pisicchio Pino
Pollastrini Barbara
Ranieri Umberto
Realacci Ermete
Reina Giuseppe Maria
Rigoni Andrea
Rutelli Francesco
Scajola Claudio
Stramaccioni Alberto
Stucchi Giacomo
Tremonti Giulio
Visco Vincenzo
Volontè Luca
Zacchera Marco

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15,30 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata e, quindi, con la lettura del risultato della votazione una volta ultimate le operazioni di scrutinio.

La seduta, sospesa alle 14,50, è ripresa alle 15,30.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, il ministro per le Pag. 47politiche per la famiglia, il ministro della pubblica istruzione, il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il ministro del lavoro e della previdenza sociale e il ministro della solidarietà sociale.

(Indirizzi del Governo a salvaguardia della famiglia e delle scelte individuali da tentativi di strumentalizzazione - n. 3-00785)

PRESIDENTE. L'onorevole Bellillo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00785 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1).
Le ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione.

KATIA BELLILLO. Signora Presidente, signora ministro, la manifestazione del 12 maggio sembrava che avesse come obiettivo quello di sensibilizzare la politica e la società, affinché si rafforzasse nelle istituzioni l'impegno per sostenere le famiglie nel lavoro di cura quotidiano, al quale sono state relegate senza adeguati interventi sociali da parte dello Stato; ma il documento della CEI di qualche giorno fa e l'incitamento di questa mattina a preti, parroci e monache di partecipare alla manifestazione preoccupano non poco gran parte dei cittadini sulla tenuta della convivenza civile in questo paese, perché con la manifestazione, in realtà, si pretende di imporre sugli altri il modello di famiglia cattolico e già vediamo rigurgiti di intolleranza, istigati da gruppi estremisti di stampo neofascista, che si registrano nel paese contro le donne, gli omosessuali, le persone di diversa etnia.
E allora quali sono le azioni che il Governo intende intraprendere e adottare per garantire la civile convivenza e sostenere la libertà delle persone di scegliere come qualificare sul piano formale il proprio diritto di amare e di essere amato, di prendersi cura di chi si prende cura di sé, riconoscendo i diversi nuclei familiari?

PRESIDENTE. Il ministro per le politiche per la famiglia, Rosy Bindi, ha facoltà di rispondere.

ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. Signor Presidente, credo che la profonda cultura democratica della onorevole Bellillo non possa e non potrà mai essere contraria a nessuna forma di manifestazione, né alla possibilità da parte di qualunque gruppo di cittadini di esprimere attraverso la libertà di associazione e la libera partecipazione le proprie idee e di indirizzare alle istituzioni del paese proposte su temi che stanno a cuore a chi convoca le manifestazioni.
Credo che il Family day debba essere guardato da parte delle istituzioni italiane esattamente in questa ottica, cioè una manifestazione di una componente rilevante e importante della vita del nostro paese, che è quella che si riconosce nell'associazionismo cattolico e anche in una serie di valori che sono da ricondurre all'ispirazione cristiana, che è convocata in nome della famiglia e dei diritti della famiglia e che propone al Governo e alle istituzioni una serie di interventi per meglio tutelare la famiglia in generale e le famiglie italiane in particolare.
Penso che il Governo debba porsi nei confronti di questa manifestazione con attenzione in atteggiamento di ascolto, così come nei confronti di qualunque altra manifestazione. D'altra parte, credo che il Governo su questi temi abbia fatto il proprio dovere: ha accolto una mozione approvata da questa Camera a larga maggioranza, nella quale ha chiesto la redazione di un disegno di legge sui diritti individuali delle persone stabilmente conviventi, disegno di legge che oggi è all'esame del Parlamento e ha offerto questa sintesi al Parlamento stesso perché sia esso, nel libero confronto di tutte le parti politiche, a decidere il futuro di quel disegno di legge nel quale non vi è alcuna forma di riconoscimento di matrimonio di serie B o di famiglie alternative a quelle di cui all'articolo 29 della Costituzione, ma vi è il riconoscimento dei diritti delle persone senza alcuna forma di discriminazione. Al tempo stesso, dopo aver predisposto una legge finanziaria per la famiglia, il Governo sta preparando una conferenza nazionale per la famiglia che si terrà a Pag. 48maggio e che sarà convocata sotto lo slogan «cresce la famiglia, cresce l'Italia». A partire da quella conferenza verrà varato il piano nazionale per la famiglia e in quella occasione chi sarà in piazza il 12 maggio potrà liberamente confrontarsi con gli altri cittadini di diversa impostazione culturale per dare risposte alle famiglie italiane.

PRESIDENTE. L'onorevole Bellillo ha facoltà di replicare.

KATIA BELLILLO. Grazie, signor Presidente. Signora ministro, la ringrazio molto per la sua risposta. Conosco la sua onestà intellettuale e anche la sua lealtà alla Carta costituzionale. Tuttavia, non è riuscita a tranquillizzare tanti cittadini che, come me, sono sicuramente strenui difensori della libertà di religione e temono che queste ingerenze possano dividere le persone in base alle differenze fisiologiche, sessuali o etniche, riportando la società italiana indietro di anni luce.
La ringrazio perché ha informato l'Assemblea di questo nuovo convegno sulla famiglia, che rappresenterà sicuramente un momento importante per confrontare le diverse sensibilità e le diverse culture che finora hanno convissuto in questo paese con grande civiltà. Ci auguriamo che anche con il suo prezioso contributo si possa ricucire il filo di questa civile convivenza.
Le istituzioni devono operare per riabilitare la nozione del rispetto e rafforzare l'idea che sono la coscienza, la libertà e la responsabilità l'essenza fondamentale degli esseri umani.
Non possono esistere differenze fra le persone nei diritti. Il dovere dello Stato è quello di intervenire per cancellare discriminazioni infami che, purtroppo, subiscono ancora tanti cittadini anche in virtù del loro orientamento sessuale.
Signora ministro, non possiamo confondere o fare in modo che nella nostra società si confondano i diritti universali dell'uomo con le scelte differenziate dalla religione, dalle opinioni e dalle diverse convinzioni.

(Sicurezza stradale e percorribilità nei percorsi alternativi durante la chiusura del viadotto del Fornello - n. 3-00782)

PRESIDENTE. L'onorevole Ronconi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00782 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2).
Ricordo all'onorevole Ronconi che ha un minuto di tempo disposizione.

MAURIZIO RONCONI. Signor Presidente, signor ministro, la strada E-45 è uno dei tracciati inseriti nella rete stradale internazionale europea. Tra i lavori più urgenti calendarizzati dall'ANAS risulterebbe il rifacimento del viadotto del Fornello, inaugurato soltanto nel 1974.
Il viadotto andrà demolito - così afferma l'ANAS - e ricostruito, perché non è più in grado di sostenere la mole di traffico che ogni giorno utilizza la E-45 per collegare Lazio, Umbria, Toscana ed Emilia Romagna. I lavori dovrebbero iniziare entro la prossima estate e per tutta la durata degli stessi, stimata in ben 3 anni, il traffico sarà deviato nella vicina provinciale che attraversa tutti i paesi della dorsale appenninica.
Nel tratto che verrà chiuso circolano ogni giorno non meno di 20-25 mila veicoli già penalizzati dalle disastrate condizioni di gran parte dei tratti umbro e toscano della superstrada, che lamenta anche la mancanza di corsie di emergenza e di guard-rail.
Chiedo al ministro quali iniziative intenda adottare dal punto di vista della sicurezza e della percorribilità stradale conseguentemente alla completa chiusura del viadotto.

PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, la gara per il rifacimento del viadotto del Fornello sulla strada E-45 è stata esperita e sono state Pag. 49inviate alle imprese le lettere per i chiarimenti di rito sulle domande presentate.
La conclusione delle procedure di gara è prevista entro aprile e la consegna dei lavori entro maggio, come lei ha detto, prima dell'avvio dell'estate.
Per quanto riguarda gli aspetti di sicurezza del traffico durante l'esecuzione dei lavori, gli stessi sono disciplinati dal codice della strada e la loro messa in opera sarà curata dall'ufficio territorialmente competente in stretto raccordo con le amministrazioni quali le prefetture, la polizia della strada e i comuni. Nel caso specifico, allo scopo di mantenere attivo il collegamento stradale, il traffico, nella previsione dei lavori, verrà trasferito sull'impalcato agibile che avrà un doppio senso di circolazione; nel frattempo si lavorerà sull'altro che sarà abbattuto; sarà onere della direzione dei lavori monitorare la sicurezza dell'impalcato, operando anche le deviazioni del traffico sulla rete viaria locale, nel caso sorgessero problemi strutturali, per alleviare il peso che ricade su questo unico impalcato.
In ogni caso, sarà cura del compartimento ANAS porsi in relazione con gli enti locali interessati per ridurre al minimo i disagi che, naturalmente, in opere così rilevanti in parte esistono. Alcune di queste impostazioni, come lei può ben capire, dovranno essere valutate nel merito e, successivamente, potranno essere oggetto di un confronto.

PRESIDENTE. L'onorevole Ronconi ha facoltà di replicare, per due minuti.

MAURIZIO RONCONI. Ringrazio il ministro Chiti per la risposta, anche se non sono completamente soddisfatto. Mi permetto un rilievo di tipo politico: nella passata legislatura il centrosinistra ha sempre protestato quando alle sedute riguardanti il cosiddetto question time erano assenti i ministri con competenza specifica. Oggi avviene lo stesso.
Aggiungo che ci troveremo di fronte al rischio di un gravissimo danno all'economia delle regioni circostanti per l'interruzione di questa strada che, ricordo al ministro e all'intero Governo, è tra le più importanti trasversali del nostro paese.
Tra l'altro (su ciò il ministro è stato elusivo), l'ANAS era disponibile a trasformare la E-45 in tratto autostradale con un tracciato alternativo sul valico. Tale progetto è finito nel «dimenticatoio», perché si sono riscontrate divisioni politiche, in modo particolare all'interno delle giunte di sinistra delle regioni circostanti, nelle quali i cosiddetti ambientalisti della domenica si sono dichiarati fortemente contrari.
Per questi motivi continuiamo ad essere assolutamente preoccupati, perché una strada di grande transito come la E-45 non può essere abbandonata a se stessa come rischia di avvenire.

(Intendimenti del Governo in merito alla stabilizzazione dei lavoratori non a tempo indeterminato delle pubbliche amministrazioni - n. 3-00783)

PRESIDENTE. L'onorevole Baldelli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Leone n. 3-00783 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3), di cui è cofirmatario.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, ministro Chiti, nella legge finanziaria, il Governo ha promesso un percorso di stabilizzazione ai cosiddetti precari del pubblico impiego. Alcune forze della vostra maggioranza parlamentare - che non è più tale nel paese - hanno stampato manifesti scrivendo: «Tutti assunti».
È evidente a tutti, in questo momento, che si tratta di norme irrazionali, incoerenti e in alcuni casi sospette di incostituzionalità e che da tutte queste promesse rischia di venir fuori un grande «pasticcio», che crea illusioni in coloro che pensano di essere stabilizzati ma che, a seguito di sentenze di incostituzionalità, si troveranno a non raggiungere la stabilizzazione.
Abbiamo già interpellato il Governo, il ministro Nicolais, ed è stato risposto che sarebbe stata emanata una circolare interpretativa Pag. 50di cui, però, non vi è traccia. Il ministro Nicolais continua a fare tavoli su tavoli e il Governo diventa una «falegnameria»: si costruiscono tavoli con i sindacati, con gli enti locali, ma non si ha chiarezza di chi sarà stabilizzato. Bisogna fare chiarezza e questo è quanto le chiediamo.

PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, senza polemica, vorrei ricordare all'onorevole Baldelli che nella democrazia rappresentativa e per la Costituzione le maggioranze le stabiliscono i cittadini quando si recano votare e non i sondaggi.
Dopo l'incontro del 21 marzo con le parti sociali, vi è stata la stesura della circolare cui l'interrogante faceva riferimento che contiene le linee guida per l'attuazione dell'articolo 1, comma 519, della legge finanziaria, che è stata inviata sia alle amministrazioni sia all'Aran. La stabilizzazione potrà essere effettuata nei limiti della disponibilità finanziaria, stabilita nella legge finanziaria stessa, con il rispetto delle disposizioni in tema di dotazione organica. La circolare ha teso a fornire un indirizzo per evitare interpretazioni non corrette e per attuare, tempestivamente, questo presupposto.
Che cosa è scritto nella circolare?
Intanto, il personale che è interessato da questa opera di stabilizzazione è quello non dirigente e con almeno tre anni di servizio. Un ulteriore requisito consisterà nell'aver superato le selezioni per la qualifica per la quale si stipula il contratto a tempo indeterminato, perché diversamente occorrerà procedere a nuove soluzioni. Sono esclusi dal processo di stabilizzazione del personale i contratti a tempo determinato degli uffici di diretta collaborazione - come ovvio - perché, per loro stessa natura, questi sono caratterizzati come temporanei, dal momento che sono legati ad un rapporto fiduciario come il vertice politico. Pertanto, si concludono con la scadenza del mandato governativo. Sono esclusi anche i lavoratori cosiddetti «in somministrazione», ovvero pagati da strutture che hanno un rapporto contrattuale con l'amministrazione per la messa a disposizione del personale temporaneo.
In merito poi ai contratti di collaborazione coordinata e continuativa, i cosiddetti «Co.Co.Co», la circolare chiarisce la portata del comma 529, articolo 1, della legge finanziaria per il 2007, che dispone una riserva del 60 per cento del totale dei posti programmati a favore dei soggetti con i quali le amministrazioni stesse abbiano stipulato dei contratti. La legge finanziaria si riferisce a quei contratti di collaborazione coordinata e continuativa con i quali si è fatto fronte alle ordinarie esigenze di servizio, in carenza di presupposti di straordinarietà delle esigenze e di provata competenza che giustifichino un ricorso a collaborazioni esterne. Ai sensi, infine, dell'articolo 1, comma 418 della citata legge finanziaria, è stato adottato, a seguito di un confronto con le organizzazioni sindacali, un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri attualmente in corso di registrazione da parte della Corte dei conti, con il quale si provvede a individuare i requisiti necessari per le procedure di stabilizzazione.
Nel complesso, il decreto del Presidente del Consiglio che sta alla registrazione presso la Corte dei conti autorizza la stabilizzazione di 6.962 lavoratori, su un totale di circa 8 mila unità di personale precario nell'ambito delle amministrazioni pubbliche. Mi pare allora, concludendo, di poter dire che il Governo sta procedendo di fatto all'attuazione di una progressiva normalizzazione dei rapporti di lavoro alle dipendenze della pubblica amministrazione e vuole superare l'uso distorto della flessibilità, oltre a far scomparire definitivamente, in questa legislatura, il fenomeno del precariato nella pubblica amministrazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Baldelli ha facoltà di replicare.

Pag. 51

SIMONE BALDELLI. Signor ministro, per dovere di cronaca le ricordo che avete vinto alla Camera dei deputati per 24 mila voti contestati, mentre al Senato avete una maggioranza una settimana sì e una settimana no. Comunque, lei ci ha dato degli elementi di riflessione che, in realtà, non risolvono il problema. Alcune informazioni già le avevamo e, peraltro, sulla riserva del 60 per cento, la informo che c'è un ricorso alla Corte costituzionale da parte della provincia di Bolzano.
Inoltre, noi dobbiamo risolvere questo problema in via definitiva. Intanto, lei smentisce i manifesti di Rifondazione comunista che parlavano di 320 mila assunti, in quanto di assunti - ci pare di capire - ce ne sono 6 mila. In realtà, voi avete ingenerato aspettative in molte più persone e questo, purtroppo, è un problema.
Oltre a questo, noi dobbiamo intanto ricordarci dei vincitori dei concorsi e degli idonei. Si tratta di 70 mila vincitori e 70 mila idonei di cui nessuno si ricorda e che stanno ancora da anni aspettando di essere attinti dalle graduatorie.
In secondo luogo, dobbiamo trovare il modo, signor ministro, di evitare il formarsi di nuove sacche di precariato. Sa come si fa questo? Dando la responsabilità contabile ai dirigenti per questo genere di assunzioni. Dobbiamo trovare infatti un meccanismo per impedire il ricorso alla flessibilità esterna nelle pubbliche amministrazioni e dobbiamo dare a quelli che hanno fatto i contratti di flessibilità con le stesse la possibilità di poter spendere questa esperienza sul mercato del lavoro.
Insomma, voi avete ancora una concezione assistenzialista e statalista, mentre noi invece crediamo nel libero mercato e nella meritocrazia. Crediamo che i veri casi di precariato vadano sistemati e adeguati, ma che non si possa fare una sanatoria indiscriminata per tutti.
Per fortuna, abbiamo sollevato questo problema e, in parte, vi abbiano indotto a rivedere alcune delle vostre posizioni, a partire dalle assunzioni dei portaborse dei sindaci che - vivaddio! - questa volta non si faranno.

(Iniziative in sede di Unione europea riguardo gli archivi sull'olocausto - n. 3-00784)

PRESIDENTE. L'onorevole Barani ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00784 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).

LUCIO BARANI. Grazie, signor Presidente. Signor ministro, quale deputato del Nuovo PSI le sottopongo la seguente questione. La Germania ha firmato un trattato per rendere disponibili gli archivi nazisti sull'olocausto attraverso la Croce rossa italiana che gestisce gli archivi della città tedesca di Bad Arolsen.
L'archivio è unico, in quanto racconta la catastrofe nei suoi aspetti più intimi e personali, ciò che rende tanto delicato il problema del libero accesso ad esso.
Noi del Nuovo PSI proponiamo che sarebbe cosa giusta e simbolica che fosse la stessa Unione europea a farsi carico di questo archivio, assumendo la responsabilità politica della propria storia come primo mattone per costruire una comune identità di pace.
Sarebbe una cosa giusta e simbolica che il Parlamento europeo iniziasse le procedure per fare dichiarare presso le Nazioni unite tale archivio come patrimonio dell'umanità.
Per noi socialisti, la raccolta di schedari conservati dall'organizzazione, contiene informazioni relative a 18 milioni e mezzo di persone. Si tratta di uno dei più grandi archivi segreti esistenti. Esso non può andare perduto, deve essere reso pubblico e aperto a studiosi e ricercatori. Lo dobbiamo alle innocenti vittime di ideologie deliranti.

PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Come già diceva l'onorevole Barani, il Servizio internazionale delle ricerche, Pag. 52che ha le finalità che l'onorevole Barani diceva, è stato costituito il 1o gennaio 1948, ha sede in Germania ed è gestito, sulla base degli Accordi di Bonn del 1955, da una Commissione internazionale composta da 11 paesi. Tra questi vi sono, ad esempio, Israele e gli Stati Uniti. Da qui una prima considerazione alla sua domanda: alcuni di questi paesi non sono coincidenti con i membri dell'Unione europea, e quindi è difficile poter escludere da un patrimonio così rilevante (anzi, secondo me è sbagliato), Stati Uniti o Israele. Pertanto, l'intervento, l'azione dell'Unione europea, deve in ogni caso fare i conti con questa situazione. Si può trattare di un'azione politica, di sostegno, culturale, eccetera.
Seconda considerazione: vi è stato un Accordo recente, il 26 luglio 2006, stipulato sulla base dei pareri degli esperti che vi hanno lavorato, che ha consentito di ampliare l'apertura degli archivi anche per fini di ricerca, nel rispetto di garanzie su familiari, su persone, che possano essere coinvolte.
L'Italia è stata tra i primi firmatari di questi Protocolli e ha evidenziato il proprio impegno in favore dell'apertura degli archivi. Attualmente, noi abbiamo avviato le procedure di concerto interministeriale per poter predisporre un disegno di legge di ratifica dei Protocolli, così da permetterne l'entrata in vigore e la piena utilizzazione. Questo riguarda l'Italia, ma dovrà essere fatto anche dagli altri paesi per quelle norme di garanzia che diceva.
Infine, sulla terza considerazione, relativa all'archivio come patrimonio dell'umanità, noi certamente, come Italia, non siamo in disaccordo, è un punto, un obiettivo importante.
L'iniziativa può essere però assunta, valutata e discussa in questa Commissione degli 11 in cui, come dicevo, ci sono paesi membri e paesi non membri dell'Unione europea. Grazie.

PRESIDENTE. Grazie, ministro Chiti. L'onorevole Barani ha facoltà di replicare.

LUCIO BARANI. Grazie, signor Presidente, e grazie, signor ministro. Conosco ovviamente la sua grande sensibilità su questo tema. Credo che questo sia di forte attualità nel nostro paese, anche in considerazione della nuova esplosione di antisemitismo e negazionismo, non solo iraniano e islamico. Esso sta prendendo piede in modo preoccupante anche nel nostro paese, specialmente per sostenere, in nome di una vaga idea di integrazione multietnica e multiculturale, un fondamentalismo islamico che, come leggiamo dai giornali, interessa il 50 per 100 delle moschee islamiche in Italia di cui (ce ne accorgiamo solo oggi, dopo la trasmissione «Anno zero») non sappiamo nulla.
Il ministro Mastella, giustamente, sta presentando un disegno di legge contro il diritto di negare la Shoah. L'archivio tedesco di Bad Arolsen costituirà un grosso contributo, quando si conosceranno le storie e i drammi in esso contenuti, per la legittimità storica, politica e culturale della proposta del ministro. Incredibilmente, finora la Corte europea, signor ministro, ha sentenziato sul negazionismo intendendolo solo come semplice studio con metodologie pseudo-scientifiche dell'olocausto degli ebrei, e sostenendo che questo esercizio non può essere tutelato e finanziato, perché esula dal diritto di libertà di opinione, in quanto si basa sulla falsificazione di prove storiche e scientifiche.
Credo che anche la Corte europea dovrà dare del negazionismo un giudizio etico più pesante. Questo deve essere motivo di riflessione, specialmente quando la politica del Governo italiano si sposta sempre di più un verso il mondo islamico, mentre il Ministro degli esteri D'Alema viaggia da un paese arabo all'altro, criticando l'America e bacchettando Israele. Questo signor ministro, per noi socialisti, è ciò che sta dietro l'archivio di Bad Arolsen: la necessità di far tesoro della nostra storia, della civiltà, del diritto, anche attraverso errori che non dovranno essere mai più ripetuti, iniziando da: «non sapevo», «non credevo».
Questa mia interrogazione è dedicata proprio alla memoria di questi 17 milioni e mezzo di vittime innocenti presenti Pag. 53nell'archivio dell'olocausto di Bad Arolsen.

(Iniziative volte a contrastare il degrado culturale e sociale in cui versa la scuola - n. 3-00786 )

PRESIDENTE. L'onorevole Frassinetti ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-00786 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5), di cui è cofirmataria.

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, ministro Fioroni, con questa interrogazione il gruppo di Alleanza Nazionale chiede al Governo quali provvedimenti intenda adottare per contrastare il fenomeno della violenza da parte degli studenti verso i professori o i presidi e, viceversa, in qualche caso, da parte dei professori verso gli studenti.
La carenza di valori in questo periodo incide sicuramente su tale fenomeno ed il bullismo nasce in un clima il cui presupposto è proprio l'assenza dei medesimi.
Da Catania è partito un allarme. Con una lettera-manifesto alcuni studenti di liceo chiedevano aiuto ai docenti per risolvere i loro dubbi esistenziali. Purtroppo, abbiamo dovuto constatare l'impossibilità da parte dei docenti di fornire risposte, in una sorta di esautoramento del compito educativo degli insegnanti.
Pertanto, siamo preoccupati: il fatto che l'insegnante non sia più al centro della scuola è sicuramente uno dei motivi per i quali, in questo momento, la scuola è in preda al degrado culturale e sociale.

PRESIDENTE. Il ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, colleghi, la violenza nelle scuole, come altrove, è il segnale di un disagio giovanile molto forte e di un'emergenza educativa che la scuola sta già affrontando, ma che non può e non deve affrontare da sola.
Deve essere chiaro a tutti la gravità del problema in discussione. Ho ancora stampato nella mente il messaggio di una ragazza di sedici anni suicidatasi qualche mese fa a Roma: ho avuto tutto nella vita, il necessario e il superfluo, ma non l'indispensabile!
La scuola deve essere in prima linea nella battaglia contro questo vuoto. Deve essere un luogo dove si riconosce significato a ciò che si fa e dove è possibile la trasmissione di quei valori che corrispondono al cuore, perché danno appartenenza, identità e passione. Primo fra tutti, il rispetto di sé e degli altri che nasce dalla consapevolezza che esiste un valore intangibile, che è la dignità di tutti e di ciascuno, nessuno escluso; e questa missione è il cuore del documento presentato anche ieri, in vista delle nuove indicazioni nazionali.
La scuola ha bisogno di avere accanto a sé tutte le altre centrali educative: la famiglia, le associazioni, la società, i mezzi di comunicazione. Altro obiettivo fondamentale è quello di costruire un'alleanza educativa con i genitori, un patto di corresponsabilità con la famiglia. Ho proposto di far sottoscrivere questo patto al momento delle iscrizioni dei propri figli a scuola; è un patto da stringere non solo nei momenti critici, ma costantemente, perché scuola e famiglia si aiutino vicendevolmente.
Il ministero ha avviato poi, come strumento da offrire alle autonomie scolastiche, la campagna «Smonta il bullo», che prevede un numero verde, un sito ed osservatori permanenti che sono centrali non solo di ascolto e di segnalazione, ma anche di consiglio, di contributi e capacità di intervento. Una campagna di comunicazione fatta dai ragazzi per i ragazzi, con materiali, ma, soprattutto, con mezzi e strumenti di comunicazione che possono essere utilizzati dai nostri ragazzi non solo come la nuova serratura da cui guardare il peggio della scuola, magari con morbosità, come avviene con il telefonino, ma anche per «illuminare» le tante buone pratiche che la nostra scuola pone in essere e quotidianamente porta avanti.Pag. 54
Abbiamo avviato un protocollo di intesa con le associazioni dei produttori di videogiochi. Ho accolto con favore quanto espresso dal presidente della RAI circa la revisione dei reality.
Torno a ribadire con forza la necessità che la RAI e Mediaset contribuiscano a sostituire l'Auditel di quantità con un Auditel di qualità per superare la logica logora del «bollino» che tappa i problemi delle coscienze. Bisogna offrire alle famiglie e, soprattutto, ai ragazzi una televisione che contribuisca alla costruzione di un modello educativo che la scuola e la famiglia dovranno portare avanti anche nel campo dell'apprendimento, potenziando la curiosità ed il tarlo del conoscere.
Stesso discorso vale per la rete, che deve rappresentare un elemento di libertà per tutelare la libertà di tutti, a cominciare da quella dei più deboli.

PRESIDENTE. L'onorevole Frassinetti ha facoltà di replicare. Le ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione.

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, ministro Fioroni, mi rendo conto che alcune campagne sono importanti, ma, a mio avviso, non sono sufficienti.
Le disposizioni - che sono giuste - volte ad eliminare l'uso del cellulare nelle aule scolastiche non sono sufficienti a riportare il docente al centro della scuola. Occorre investire risorse nella scuola: lo chiedono i professori.
Da qui nasce la nostra inquietudine. Il gruppo di Alleanza Nazionale è preoccupato anche a seguito del fallito tentativo di conciliazione. Per questo, il 16 aprile gli insegnanti manifesteranno. C'è indeterminatezza. Non si riesce a capire quante siano le risorse da reinvestire. C'è chi parla di 300 milioni di euro. Il ministro Padoa Schioppa parla di alcuni milioni di euro.
Come si fa, in un'atmosfera di incertezza, a riportare un clima di serenità all'interno del sistema educativo? Mi riferisco non soltanto alla classe docente, ma, in generale, alla confusione istituzionale.
State cercando di smantellare la riforma Moratti. Alcune norme, spesso, sono invasive, sono celate in altri decreti, come abbiamo constatato in quest'aula, pochi giorni fa, con l'articolo 13 della «lenzuolata» Bersani.
Ritengo che anche l'impianto del sistema educativo, da un punto di vista normativo e giuridico, debba essere stabile, debba dare serenità e sicurezza. In questo clima, ritengo sia molto importante investire nei docenti, nella formazione, per avere una scuola di qualità. Non capisco come si possa raggiungere questo scopo con questi presupposti. Finché non si ritornerà ad avere da parte degli studenti il piacere dell'apprendimento, finché il rapporto docente-studente non tornerà ad essere momento centrale della formazione della scuola, tutti gli altri saranno provvedimenti tampone, sempre troppo inadeguati a combattere un problema che, sicuramente, è della scuola, ma che presto, purtroppo, se continuerà ad essere affrontato con scarsi mezzi, diventerà un problema di tutta la società (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale - Congratulazioni).

(Riconoscimento ai fini giuridici ed economici del servizio prestato dal personale Ata e Itp presso gli enti locali di provenienza - n. 3-00787)

PRESIDENTE. L'onorevole Burgio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00787 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6). All'onorevole Burgio ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione.

ALBERTO BURGIO. Signor Presidente, signor ministro, il problema che pongo all'attenzione è circoscritto in un contesto molto complesso e difficile (è emerso qualche minuto fa), come è quello che caratterizza la scuola italiana in questo momento. Il problema non può essere trascurato, perché coinvolge diverse migliaia di lavoratori.Pag. 55
La vicenda, in estrema sintesi, è la seguente: la legge n. 124 del 1999 prevede l'inquadramento di personale tecnico e amministrativo della scuola. Si parla di settantamila lavoratori di ruolo provenienti dagli enti locali e trasferiti nei ruoli statali del personale amministrativo tecnico e ausiliario (Ata) e nei ruoli statali degli insegnanti tecnico-pratici (Itp).
Un articolo della legge n. 124 del 1999 garantisce la giusta retribuzione e riconosce l'anzianità sia ai fini giuridici sia ai fini economici di questi lavoratori. Ma la legge finanziaria per il 2006 interpreta una disposizione della legge del 1999 riducendo le distribuzioni, disconoscendo i diritti acquisiti, cancellando i procedimenti pendenti.
La legge finanziaria per il 2007, approvata lo scorso dicembre, non ha abrogato questa norma. Il risultato è che sono violati i diritti che la legge riconosce a questi lavoratori.

PRESIDENTE. Onorevole Burgio...

ALBERTO BURGIO. Presidente, non mi pare sia un buon sistema per contenere la spesa pubblica. Vorrei che il ministro mi spiegasse cosa intende fare a tale riguardo.

PRESIDENTE. Il ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la questione che concerne l'applicazione dell'articolo 8 della legge 3 maggio 1999, n. 124, è complessa e in questo periodo è all'esame della Corte costituzionale.
Ricordo che l'articolo 8 della legge n. 124 ha posto a carico dello Stato il personale amministrativo tecnico e ausiliario degli istituti e scuole di ogni ordine e grado e ha quindi disposto il trasferimento nei ruoli del personale statale del personale di enti locali in servizio nelle scuole ed istituti statali alla data di entrata in vigore della medesima legge, prevedendone l'inquadramento nelle qualifiche funzionali e nei profili professionali corrispondenti.
Tale legge ha stabilito che al personale Ata proveniente dagli enti locali sia riconosciuto ai fini giuridici ed economici l'anzianità maturata presso l'ente locale di provenienza. Per l'attuazione del citato articolo 8, in data 20 luglio 2000, è stato siglato un apposito accordo dall'ARAN e dai rappresentanti delle organizzazioni sindacali che, come previsto dalla legge, è stato poi recepito dal decreto 5 aprile 2001, adottato dal ministro della pubblica istruzione, di concerto con gli altri dicasteri.
Vorrei ricordare che vi sono differenze strutturali tra i trattamenti economici delle due categorie di personale: per il personale scolastico statale la retribuzione è formata dal trattamento fondamentale, basato su classi di stipendio di importo progressivo, che vengono attribuite alle scadenze di periodi di servizio prestabiliti, e dal trattamento accessorio, disciplinato dalle norme contrattuali del settore. Invece, per il personale degli enti locali la retribuzione è formata dal trattamento economico fondamentale, cui corrisponde lo stipendio tabellare della retribuzione individuale di anzianità, e dal trattamento accessorio, anch'esso disciplinato dalle norme contrattuali di settore. In altri termini, l'inquadramento ha tenuto conto del cosiddetto maturato economico, prescindendo dal riconoscimento dell'anzianità di servizio conseguita dai dipendenti in ragione del regime contrattuale precedente per gli enti locali.
In molti casi, quindi, il personale interessato ha contestato i criteri di inquadramento adottati dall'amministrazione, ritenendoli in contrasto con la specifica disposizione contenuta nell'articolo 8, in base alla quale al personale va riconosciuta, ai fini giuridici ed economici, l'anzianità maturata presso l'ente locale di provenienza. Ne è derivato un diffuso contenzioso che, in alcuni casi, si è concluso con la soccombenza dell'amministrazione. Ad ogni modo, vi sono anche casi di giudici che hanno espresso un diverso Pag. 56giudizio, condividendo la tesi dell'amministrazione, in virtù della riconosciuta natura contrattuale dell'accordo del 20 luglio 2000, della valenza quale fonte normativa di tale accordo e dell'assoluta assenza nella legge n. 124 del 1999 della previsione di una copertura finanziaria per i pretesi aumenti retributivi da corrispondere al personale in parola.
In presenza di questa situazione è intervenuta la legge 23 dicembre 2005, n. 266 - la legge finanziaria per il 2006 - che all'articolo 1, comma 128, reca l'interpretazione autentica della norma controversa. Alla luce di questa norma interpretativa risulta corretto il criterio di inquadramento adottato dall'amministrazione.
Convengo con l'onorevole interrogante circa la situazione di disomogeneità che tutto ciò ha determinato nell'ambito del personale interessato.
Confermo che il Governo non ha attivato alcuna iniziativa in sede di discussione della legge n. 296 del 27 dicembre 2006 - la legge finanziaria per il 2007 - perché la Corte costituzionale non si è ancora pronunciata sulla norma d'interpretazione autentica.
Il ministero sta seguendo con grande attenzione l'evolversi di questa complessa situazione e, appena si sarà pronunciato l'organo costituzionale, valuterà la situazione ai fini dell'adozione dei provvedimenti conseguenti per il reperimento delle idonee risorse.

PRESIDENTE. L'onorevole Burgio ha facoltà di replicare.

ALBERTO BURGIO. Signor Presidente, ringrazio il ministro per la sua risposta molto articolata.
In effetti, come traspariva anche dalla risposta del ministro, in questi anni vi sono state ripetute sentenze, pronunciamenti dell'autorità giudiziaria che hanno riconosciuto le ragioni dei ricorrenti, i quali chiedevano anche il riconoscimento dell'anzianità maturata presso l'ente locale di provenienza; quindi, si è assistito all'insorgere di una situazione estremamente spiacevole e incresciosa di disparità di trattamento.
Infine, ricordo all'onorevole ministro che, a parte il prosieguo della riflessione dell'autorità giudiziaria, in particolare della Corte costituzionale, vi è anche una responsabilità politica; inoltre, lo scorso 18 novembre, il Senato ha approvato all'unanimità un ordine del giorno che impegna il Governo a ripristinare il diritto al riconoscimento del servizio, come stabilito da ripetute sentenze della Cassazione, e ad adottare immediatamente i provvedimenti necessari per evitare situazioni di disparità tra lavoratori, vessatorie e profondamente ingiuste.
Mi permetto di rinnovare all'onorevole ministro questa vibrata richiesta, questa preghiera, in attesa della legge finanziaria relativa all'anno venturo.

(Modalità organizzative della conferenza nazionale sull'energia e sul clima e coinvolgimento di tutti gli enti interessati - n. 3-00788)

PRESIDENTE. L'onorevole Benvenuto ha facoltà di illustrare l'interrogazione Bandoli n. 3-00788 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7), di cui è cofirmatario.

ROMOLO BENVENUTO. Signor Presidente, signor ministro, abbiamo presentato questa interrogazione per essere rassicurati dal Governo circa un suo impegno straordinario ed unitario nei confronti dell'effetto serra, dei cambiamenti climatici e della riduzione del consumo di energia.
Come dicevo, questo impegno deve essere unitario e coinvolgere, quindi, tutto il Governo nella sua complessità, poiché il fenomeno dei cambiamenti climatici è ormai conclamato, come testimonia l'intera comunità scientifica internazionale; esso è universalmente noto anche ai cittadini che hanno vissuto un inverno senza sentire il bisogno di indossare il cappotto.
L'Unione europea, inoltre, si è data un obiettivo veramente molto ambizioso, decidendo Pag. 57di ridurre del 20 per cento le emissioni di gas serra, nonché di produrre almeno il 20 per cento dell'energia attraverso il ricorso a fonti rinnovabili entro il 2020.
Occorre, dunque, che il Governo adotti una decisione conseguente alla ratifica degli impegni assunti...

PRESIDENTE. La prego di concludere!

ROMOLO BENVENUTO. ... con la comunità internazionale.
Vorremmo, quindi, che fossero coinvolti, in maniera unitaria, tutti i ministri interessati, le regioni, gli enti locali, le imprese, le categorie sociali, le associazioni ambientaliste ed il mondo della ricerca nell'organizzazione di una conferenza che sia unica e che decida, altresì, di varare un piano straordinario, urgente e dettagliato per il nostro paese.

PRESIDENTE. Il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Alfonso Pecoraro Scanio, ha facoltà di rispondere.

ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, rispondo volentieri all'interrogazione a risposta immediata presentata dall'onorevole Bandoli e da altri deputati, nonché ai riferimenti testè illustrati dall'onorevole Benvenuto, precisando che, a margine del Consiglio dei ministri del 27 dicembre 2006, si è deciso, in sede di Governo, di convocare, insieme al Ministero dello sviluppo economico, una nuova conferenza sull'energia e l'ambiente (poiché, in precedenza, ne era stata già tenuta un'altra).
Attraverso l'adozione di un decreto, si è quindi costituito un comitato congiunto, in cui si lavori insieme per definire le strategie nazionali più idonee, come peraltro prevede il nostro programma di Governo, il quale parla di un piano energetico nazionale di cui si avverte la necessità.
Gli obiettivi da perseguire sono connessi alla riduzione delle emissioni di CO2; peraltro, essi sono in linea con l'obiettivo, prefissato dall'Unione europea, di ridurre entro il 2020 del 30 per cento le emissioni di gas serra, rispetto al 1990, quale contributo ad un accordo globale e completo per il periodo successivo al 2012. Vi è, comunque, l'intenzione di ridurre tali emissioni del 20 per cento anche in mancanza di un accordo; si aderisce, altresì, al forte impegno dell'Unione europea per rilanciare il ricorso alle fonti energetiche rinnovabili. È esattamente questa la determinazione della conferenza sull'energia e l'ambiente, organizzata d'intesa con il ministro dello sviluppo economico.
Diversa cosa, invece, è la conferenza nazionale sul clima, la quale, come è stato specificato e spiegato, alle Commissioni parlamentari competenti, dal professor Vincenza Ferrara - il più noto e riconosciuto climatologo a livello internazionale, chiamato a coordinare detta conferenza sul clima, la cui organizzazione è stata già avviata con l'adozione del decreto ministeriale di gennaio -, ricalca la conferenza nazionale già tenuta anni or sono ed ha come obiettivo strategico quello di discutere non solo di energia, ma, al contrario, anche del piano nazionale sull'adattamento climatico, del mutamento della situazione dei mari, del problema della difesa delle coste e del tema rilevante dell'impatto sulla flora e sulla fauna dei cambiamenti climatici in atto.
Ovviamente, si tratta di una tematica imponente, che vedrà un impegno unitario del Governo; ricordo, peraltro, che sono stati invitati i rappresentanti di tutti i ministeri, delle regioni, dei comuni e delle province. La conferenza sul clima si terrà nella sede della FAO - una sede prestigiosa ed internazionale - il 12 e 13 settembre prossimo. La richiesta di partecipazione anche delle Commissioni parlamentari competenti è stata già avanzata, ai presidenti delle stesse, dal professor Vincenzo Ferrara, al fine di realizzare la massima collaborazione possibile.
Quindi, posso assicurare agli interroganti che il nostro obiettivo è lavorare attraverso la massima concertazione possibile nell'ambito del Governo, pur tenendo Pag. 58ben presente, ovviamente, che l'energia e l'ambiente sono tematiche che devono essere affrontate nei tempi consentiti. Si tratta dei tempi relativi ad una conferenza che, probabilmente, durerà alcuni mesi e che...

PRESIDENTE. La prego di concludere!

ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. ... avrà vari step.
Dovrà essere affrontato, infine, il tema molto importante dei cambiamenti e dell'adattamento climatico, spesso sottovalutato in passato, perché l'Italia ha bisogno di un grande piano sull'adattamento, a tutt'oggi mancante.

PRESIDENTE. L'onorevole Bandoli ha facoltà di replicare, per due minuti.

FULVIA BANDOLI. Signor ministro, la ringrazio per le preziose informazioni che ci ha fornito; tuttavia mi consenta di dirle che non avevamo sbagliato quando, con la presentazione dell'interrogazione in oggetto, volevamo esprimere le nostre perplessità circa il fatto che il Governo si stesse orientando ad organizzare due conferenze diverse.
Capisco perfettamente ciò che lei ha voluto dirci, vale a dire che l'energia e l'ambiente sono una cosa mentre l'adattamento ed i cambiamenti climatici sono un'altra; però, proprio perché quello in corso è stato l'anno in cui tutti i Governi europei hanno segnalato, in modo pressante, l'emergenza che circonda le questioni energetiche, forse unificare la trattazione dei temi dell'energia e del clima avrebbe potuto anche non rappresentare una scelta sbagliata.
Infatti, sappiamo che esistono al riguardo interrelazioni importanti; politiche infrastrutturali, trasportistiche, edilizie implicano anche politiche energetiche e costituiscono, anzi, i principali settori che possono contribuire alla diminuzione delle emissioni. Limitare l'ambito di un'importante conferenza sul clima alle misure di adattamento ai cambiamenti climatici, separate, però, dalle questioni energetiche, ci lascia alquanto perplessi. Può darsi che nel corso dello svolgimento e della preparazione delle due conferenze alcuni dei dubbi in questa sede espressi vengano dissipati; era però doveroso da parte nostra segnalare a lei, ministro, e al Governo, tale perplessità al riguardo.
Voglio infine richiamare la sua attenzione sulla necessità di un coinvolgimento - cui in parte lei ha già fatto cenno - delle regioni, degli altri enti locali, delle forze della ricerca e delle forze sociali; ritengo infatti che senza uno sforzo da parte di tutti l'obiettivo della diminuzione delle emissioni entro il 2020 proposto dall'Unione europea sarà di difficile realizzazione. Infatti, il 2020 è già qui, incombente sull'oggi ...

PRESIDENTE. Deve concludere...

FULVIA BANDOLI. Senza un tempestivo impegno rischiamo di non raggiungere il risultato programmato così come è avvenuto, purtroppo, nel caso degli obiettivi fissati dal protocollo di Kyoto, sottoscritti ma poi non raggiunti.

(Iniziative a tutela dello stato di luoghi ricadenti in provincia di Trento - n. 3-00789)

PRESIDENTE. L'onorevole Bezzi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00789 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8), per un minuto.

GIACOMO BEZZI. Signor Presidente, signor ministro, so bene quali siano i limiti giuridici di questa mia interrogazione a risposta immediata in relazione alla circostanza che la provincia autonoma di Trento ha competenza primaria su alcune materie legate all'ambiente.
Però, veda, signor ministro, la zona interessata riveste particolare importanza in quanto già pesantemente condizionata dalla presenza dell'autostrada del Brennero, di un viadotto e di una piccola Pag. 59frazione che si chiama Vela. Ebbene, è in corso un complesso piano di interventi ad opera della provincia autonoma di Trento, che prevede, oltre al centro di rottamazione, la creazione di un inceneritore, il cambio di destinazione d'uso del terreno, da verde agricolo a industriale, opere infrastrutturali - strade e ponti -, il centro di stoccaggio dei rifiuti pericolosi e l'attività di lavorazioni di inerti.
La serie di interventi citati, anziché essere valutata nel suo complessivo impatto sul territorio ai fini del rispetto, della valutazione e dell'attuazione della normativa europea in materia ambientale, viene presa in esame per singole richieste di intervento, anche a causa del recente accorpamento del servizio parchi e conservazione della natura con il servizio ripristino e valorizzazione ambientale della provincia autonoma di Trento effettuato dalla stessa, con significative riduzioni di capacità operativa e di controllo sulle aree protette locali ed europee, in virtù della normativa sui SIC.

PRESIDENTE. Il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Alfonso Pecoraro Scanio, ha facoltà di rispondere.

ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, con riferimento all'interrogazione a firma dell'onorevole Bezzi e di altri, posso precisare immediatamente che la provincia di Trento, da noi interpellata sulla questione per fornire una risposta agli interroganti, ha fatto presente che il piano stralcio approvato in via preliminare dalla giunta con deliberazione del 16 marzo 2007 ribadiva, per quanto riguarda la previsione del centro di rottamazione, le scelte già operate dal comprensorio della valle dell'Adige. Il sito che la giunta provinciale con il piano in esame ha confermato per la rottamazione dei veicoli ricade effettivamente in un'area di tutela ambientale come indicato nell'interrogazione. Peraltro, in ragione della criticità geologica rilevata in sede istruttoria e della vicinanza anche del fiume Adige, nella deliberazione della giunta provinciale si è stabilito che, in sede di definizione dei progetti puntuali e dei successivi procedimenti autorizzatori, dovranno essere osservate e valutate una serie di prescrizioni e di forme di mitigazione indicate nella relazione di incidenza ambientale nel rapporto ambientale.
Poiché l'area prescelta dal piano stralcio in esame è posta nelle immediate vicinanze di una zona SIC, il piano della giunta provinciale, da quanto ci è stato 'rapportato' dalla stessa giunta, è accompagnato dalla relazione di incidenza ambientale predisposta ai sensi della direttiva 92/43/CE dell'Unione europea recepita a livello provinciale.
Da ultimo, la stessa provincia ha segnalato che sui progetti dovranno essere espletate procedure di valutazione di impatto ambientale - in conformità alla normativa statale e provinciale di riferimento -, nonché di valutazione di incidenza.
Dato sinteticamente conto di quanto riferisce la provincia - il ministero non può che chiedere informazioni alla provincia autonoma, nel rispetto dell'autonomia e del federalismo - dovendo tenere conto della sua pressoché esclusiva competenza (si parla di due impianti, di rottamazione e di riciclaggio di inerti da demolizione nell'area oggetto dell'interrogazione), sulla base delle informazioni che gli uffici hanno potuto reperire, ritengo di poter aggiungere alcune considerazioni brevissime.
Da un sommario esame della questione emerge chiaramente che la localizzazione dei due impianti è assai problematica per la onerosità e complessità delle nuove opere necessarie per porre il sito in sicurezza, sia sotto il profilo idraulico, sia per le frequenti piccole frane provenienti dalla parete sovrastante e, infine, perché occorrerà realizzare una nuova viabilità di accesso, stante l'evidente insufficienza della viabilità esistente, limitata sostanzialmente ad una strada marginale. È auspicabile, quindi, che il provvedimento in oggetto possa essere considerato più attentamente, Pag. 60anche alla luce delle prevedibili opposizioni che inevitabilmente susciterà e che, peraltro, sia l'interrogante sia alcune iniziative locali confermano.
Il comune di Trento, infatti, anche nella recente variante del piano regolatore generale del 2004 ha confermato la destinazione della stessa area a zona agricola di interesse primario, pur essendo a conoscenza della richiesta delle due ditte. Inoltre, non vi è dubbio che le due ditte svolgano un'attività di tipo industriale e commerciale che, ancorché connessa al recupero di materiali, troverebbe una più consona collocazione in aree industriali e artigianali, di cui certo non è sprovvisto né il comune di Trento, né il vicino comune di Lavis.
Quindi, premesso che ho dovuto riferire ciò che ha affermato la provincia, la valutazione del ministero è che non farebbe male una più attenta considerazione della questione.

PRESIDENTE. L'onorevole Bezzi ha facoltà di replicare.

GIACOMO BEZZI. La ringrazio, signor ministro. Dando per scontato ciò che avevo detto anche io, ossia che la competenza primaria della provincia autonoma di Trento non si discute, tuttavia, tale questione ha una rilevanza particolare per la provincia autonoma di Trento e, in particolare, per noi come partito autonomista.
Si tratta di un piccolo paese e di una popolazione che vive in una situazione di sofferenza. Caricare quell'area di altre infrastrutture di questo tipo, evidentemente, causerebbe un ulteriore peggioramento della qualità della vita.
Quindi, la prego, signor ministro, di seguire attentamente la questione.

(Iniziative a tutela delle risorse idriche e delle riserve, per il mantenimento della loro gestione in mano pubblica - n. 3-00790)

PRESIDENTE. L'onorevole Francescato ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00790 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9).

GRAZIA FRANCESCATO. Signor Presidente, signor ministro, l'acqua sta diventando la risorsa più preziosa del pianeta e, non a caso, viene chiamata «oro blu». Tuttavia, è sempre più scarsa ed inquinata. Già oggi un miliardo di persone ha «la gola secca». Domani potrebbero essere tre miliardi i soggetti che non hanno l'accesso a questa risorsa vitale.
Anche in Italia le prospettive non sono rosee. Siamo un paese ricco di acqua, ma sprecone: ognuno di noi consuma 250 litri di acqua al giorno; gli acquedotti ne perdono dal 30 al 70 per cento; il cambiamento del clima provoca un'impennata di eventi estremi, ossia periodi di siccità che si alternano a piogge spesso devastanti; la quasi scomparsa delle nevi in questo inverno (un inverno desaparecido) e la scarsa, finora, piovosità già ci hanno spinto a decretare l'emergenza idrica.
È dunque una priorità assoluta tutelare il ciclo delle risorse idriche ab ovo, cioè dalle falde, dalle sorgenti e dalle zone umide.
Vorremmo sapere, quindi, cosa il Governo intenda fare in questa direzione e come intenda adoperarsi affinché l'acqua resti un bene comune, come è scritto peraltro nel programma dell'Unione, e non diventi una merce in mano ai privati.

PRESIDENTE. Il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Alfonso Pecoraro Scanio, ha facoltà di rispondere.

ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, ringrazio anche in questo caso gli interroganti perché offrono l'occasione per ribadire l'impegno forte del Governo sulla tutela dell'acqua come bene fondamentale e come bene comune, come è previsto anche nel programma dell'Unione. Noi riteniamo che l'acqua sia indispensabile alla vita, come anche la comunità mondiale Pag. 61ritiene, e si sta lavorando, in concerto con gli altri ministeri, ad una iniziativa che consenta una sospensione dei processi di privatizzazione in atto, in modo da consentire una riorganizzazione adeguata del settore. Questa è almeno l'azione che sta sicuramente svolgendo il ministro dell'ambiente.
Per quanto riguarda i problemi idrici, stiamo lavorando alla riscrittura del decreto legislativo n. 152 del 2006, proprio per ridefinire in modo adeguato i distretti idrografici nazionali, ricordando che, attraverso il coordinamento delle autorità di bacino, il Ministero dell'ambiente sta lavorando anche a realizzare quell'obbligo di predisporre il bilancio idrico di bacino, che anticipa anche alcune normative comunitarie.
Peraltro, già dal mese di giugno scorso avevo lanciato personalmente un appello, insieme al Ministero delle politiche agricole, per una valutazione comune del risparmio soprattutto nel settore dell'agricoltura, nel quale è ancora molto frequente l'irrigazione a pioggia, e anche nel settore industriale. Infatti, è necessario procedere in modo massiccio al riuso delle acque, evitando di sacrificare acque potabili preziose per un uso industriale, come spesso avviene anche a scapito del flusso minimo vitale per i fiumi. Ciò è necessario per mantenere un adeguato livello di tutela dei bacini idrici del nostro paese.
Infine, un ruolo centrale sarà svolto anche dal ricostituito comitato per la vigilanza sull'uso delle risorse idriche che, oltre a promuovere studi e approfondimenti scientifici, si occuperà del coordinamento delle attività relative alla costruzione del quadro delle criticità a livello nazionale e della definizione di una strategia idonea ad affrontare efficacemente l'emergenza idrica nel nostro paese. Ho ritenuto di chiamare a presiedere tale comitato il professor Passino, già magistrato del Po, e di indicare a farne parte anche il professor Riccardo Petrella, noto nel mondo per aver lavorato al Contratto mondiale sull'acqua e al rilancio di una cultura del rispetto delle fonti idriche.
Credo che, da questo punto di vista, si potrà lavorare in una maniera positiva. Peraltro, il predetto comitato, facendo seguito alla circolare diramata il 5 marzo 2007 dal Presidente del Consiglio dei ministri, recante indicazioni operative per fronteggiare eventuali crisi idriche, ha già inviato, in data 30 marzo 2007, una nota a tutte le 91 Autorità di ambito territoriale, ottimale per ragionare e per chiedere che ciascuna di esse, entro il 15 aprile prossimo venturo, fornisca un quadro conoscitivo relativo alla disponibilità delle risorse, ai fabbisogni e a quello che occorre fare anche in prospettiva della stagione estiva.
Del resto, a seguito dell'inverno appena trascorso che, come lei ha ricordato, onorevole Francescato, è stato un inverno «senza cappotto» o, comunque, un inverno «senza inverno», noi dobbiamo prevedere, da subito, forme di consistente risparmio e di tutela delle risorse idriche, nell'interesse di tutti i cittadini.

PRESIDENTE. L'onorevole Francescato ha facoltà di replicare, per due minuti.

GRAZIA FRANCESCATO. Signor Presidente, abbiamo ascoltato con sollievo le rassicurazioni del signor ministro, soprattutto per quel che riguarda la vigilanza sul bilancio idrico e il risparmio idrico complessivo. C'è una tendenza, che ci preoccupa un po', a discutere o, persino, a litigare sulle competenze e sulla distribuzione della fette della torta: un tanto per i consumi domestici, un tanto per la produzione di energia elettrica e un tanto all'agricoltura. Si tende a dimenticare, però, che prima di tutto deve essere difesa la torta stessa, cioè la risorsa idrica allo stato naturale, vale a dire le falde, le sorgenti e le aree umide, garantendo anche ai fiumi un minimo di flusso vitale. Spesso, ciò non avviene in Italia. Basti l'esempio del Tagliamento, catturato alle origini; attualmente tutti i comitati e i rappresentanti dei paesi di quel bacino stanno lottando per riportare almeno un po' d'acqua in quel fiume che, altrimenti, non potrà essere più considerato tale. Pag. 62Questa è, a mio avviso, una delle vere grandi opere di cui ha bisogno il nostro paese: la difesa delle acque fin dall'inizio del ciclo. Ad essa, ovviamente, si deve aggiungere la lotta agli sprechi, l'adeguamento degli impianti e l'uso razionale e lungimirante della risorsa.
Tuttavia, c'è un'altra tendenza che ci preoccupa e alla quale lei ha accennato, vale a dire l'aggressione che potrebbe venire e che già sta provenendo dal mercato. È in corso il tentativo di trasformare l'acqua in merce. Non a caso, l'inserto finanziario di Le Monde di qualche giorno fa, di lunedì 2 aprile, informava che il settore privato serve già il 9 per cento della popolazione mondiale. Questa percentuale potrebbe salire al 16 per cento nel 2015, costituendo un mercato potenziale di ben 260 miliardi di dollari con una crescita annua del 6 per cento. Nell'Unione europea già si stanno accumulando oltre 70 proposte di privatizzazione, che la Commissione ha messo in programma e che Petrella, con il comitato che dirige, sta cercando di neutralizzare.
Anche il nostro paese non è esente dalla tentazione, come ben sappiamo. Già sono in corso appalti ai privati e sono state bandite le gare, anche se ora si sta facendo marcia indietro per onorare il programma dell'Unione che, lo ripetiamo, al riguardo è chiarissimo: l'acqua deve restare un bene comune, un servizio e non una merce, un diritto inalienabile di ogni cittadino. Su questo continueremo a mantenere altissima la vigilanza (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi e Italia dei Valori).

(Criteri nella scelta delle imprese da favorire con la procedura della «mobilità lunga» prevista dalla legge finanziaria 2007 - n. 3-00791)

PRESIDENTE. L'onorevole Villetti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00791 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10).

ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, signor ministro, la legge finanziaria per il 2007 prevede la possibilità di accedere alla «mobilità lunga» e, quindi, al prepensionamento per 6 mila lavoratori.
Ricordo al signor ministro che il centrosinistra ha più volte precisato che la stagione dei prepensionamenti doveva essere considerata chiusa, tanto più che si mira ad innalzare l'età pensionabile.
Considerata la straordinarietà dei provvedimenti, chiedo al ministro quali siano i criteri per assegnare tali vantaggi, che riguardano solo alcune imprese ed un numero limitatissimo di lavoratori, a differenza di tutti gli altri.

PRESIDENTE. Il ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano, ha facoltà di rispondere.

CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Signor Presidente, onorevole Villetti, la questione riveste indubbiamente un'importanza sociale rilevante.
Tra le imprese che hanno richiesto l'utilizzo della mobilità lunga c'è il gruppo FIAT, che il 14 marzo scorso ha presentato un'istanza per accedere alla procedura relativamente a 2 mila lavoratori. La richiesta è corredata da un verbale di esame congiunto del piano aziendale di gestione delle eccedenze occupazionali del 19 febbraio 2007, definito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri alla presenza del Presidente del Consiglio, del sottoscritto e di altri membri del Governo. In quella sede, si è ritenuto di riconoscere la sussistenza delle condizioni stabilite dal comma 1189 della legge n. 296 del 27 dicembre 2006 per concedere al gruppo FIAT una quota di mobilità lunga, nella misura individuata nell'accordo stipulato tra l'azienda e le organizzazioni sindacali il 18 dicembre 2006.
Le determinazioni ministeriali conclusive della procedura in oggetto e, in particolare, il decreto contenente il piano di riparto delle 6 mila unità complessivamente previste dalla legge finanziaria per il 2007, dovranno ovviamente tenere conto, oltre che delle previsioni normative e della direttiva ministeriale recante i criteri generali Pag. 63per la relativa attuazione, anche di quanto rappresentato nel verbale di esame congiunto del piano aziendale di gestione delle eccedenze occupazionali.
Resta inteso che, ove il numero delle unità riservate dalla legge a determinate categorie di imprese, ovvero mille a quelle in stato di insolvenza sottoposte ad amministrazione straordinaria ed ulteriori cinquecento a quelle operanti nel settore dell'elettronica sottoposte a procedure concorsuali ed ubicate in talune regioni, sia superiore a quello delle imprese istanti riservatarie, le unità di mobilità residue verranno complessivamente ripartite tra le imprese aventi diritto sulla base dei criteri oggettivi.

PRESIDENTE. L'onorevole Villetti ha facoltà di replicare, per due minuti.

ROBERTO VILLETTI. Signor ministro, ogni volta che si effettuano scelte straordinarie e particolari che riguardano una determinata impresa si crea, ovviamente, il problema di stabilire perché le altre imprese non possano accedere ai medesimi vantaggi.
Io sono tra coloro i quali apprezzano l'azione del management attuale della FIAT e notano che i risultati di tale azione si fanno sentire in termini positivi. A fronte di tali risultati positivi, abbiamo tuttavia la predetta richiesta di «mobilità lunga» che, come lei sa, signor ministro, accolla sui conti pubblici un certo peso. Come ci comporteremo quando busseranno alla porta dello Stato le altre imprese? Busserà, forse, Alitalia, dopo che sarà assegnata ad una nuova proprietà; potrebbe bussare un'altra azienda; e perché un'impresa deve essere favorita dal Governo con un provvedimento vantaggioso ed un'altra no? Perché devono essere favoriti alcuni lavoratori e non altri? Qual è l'arco di discrezionalità? Ogni volta che le scelte sono effettuate sulla base di criteri politici e non di principi ed orientamenti generali si creano sempre situazioni di iniquità: questo è il problema!
Signor ministro, lei è intervenuto più volte sulla questione dei prepensionamenti: non ho voluto citare i suoi interventi, ma esprimono tutti una posizione contraria ai prepensionamenti. Noi del centrosinistra abbiamo affermato che ci impegnavamo a non ricorrere a tale misura, tanto è vero che abbiamo anche approvato, qui alla Camera, provvedimenti volti a chiudere la stagione dei prepensionamenti. Non credo che si tratti di una misura proposta dal Governo, ma almeno la si poteva limitare al Mezzogiorno d'Italia, che ha tanto bisogno di un aiuto da parte dello Stato.
Spero che il Governo faccia tesoro degli errori che può avere commesso (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).

(Ricostruzione delle posizioni previdenziali di ferrovieri trasferiti in altri settori della pubblica amministrazione - n. 3-00792)

PRESIDENTE. L'onorevole Astore ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00792 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).

GIUSEPPE ASTORE. Onorevole ministro, la questione che le sottopongo è di notevole rilevanza sociale. Ricordo in breve che, nel 1990, 5 mila ferrovieri dopo crisi cicliche dell'Ente ferrovie (prima della privatizzazione) furono trasferiti alle amministrazioni periferiche dello Stato, ai comuni e ad altre amministrazioni e che con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri vennero costituiti dei fondi speciali, nei quali tali ferrovieri hanno regolarmente versato i contributi per la pensione.
Siamo arrivati al punto in cui questi lavoratori non possono godere della pensione, perché l'INPS a seconda delle regioni dà una risposta diversa. Lo stesso comportamento assume anche a proposito di altre questioni: cito l'esempio di Potenza o di Campobasso - città dalla quale io provengo - soprattutto per quanto riguarda i contributi per il terremoto.
Dunque, come dicevo, questi lavoratori non possono godere della pensione: qualcuno Pag. 64è arrivato all'età della pensione, fa la domanda, ma non riesce ad ottenerla. Mi sembra che questa sia una questione di una rilevanza sociale incredibile, soprattutto perché riguarda lavoratori deboli, che per di più hanno subito la mobilità dalle Ferrovie verso altri enti.

PRESIDENTE. Il ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano, ha facoltà di rispondere.

CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Signor Presidente, onorevole Astore, come lei sa con l'articolo 43 della legge n. 488 del 1999 il fondo pensione del personale delle Ferrovie dello Stato, istituito con la legge n. 418 del 1908, è stato soppresso ed è stato istituito apposito fondo speciale presso l'INPS, al quale sono iscritti obbligatoriamente, con effetto dal 1o aprile 2000, i dipendenti delle Ferrovie dello Stato, nonché gli ex dipendenti della stessa società, trasferiti in base a particolari norme di legge alle dipendenze di altre amministrazioni, enti o società, che si sono avvalsi della facoltà di opzione per il mantenimento anche durante il nuovo rapporto di lavoro dell'iscrizione al citato fondo pensioni.
Da tale data dunque l'Istituto ha effettuato ed effettua la ricostruzione delle posizioni assicurative dei soggetti interessati, acquisendo dalle Ferrovie dello Stato Spa la documentazione necessaria. Le informazioni pervenute all'Istituto, relative al periodo fino al 31 marzo 2000, vengono poi inserite nel sistema informatico di gestione delle prestazioni a carico del fondo. Per i periodi successivi al 31 marzo 2000 le informazioni relative alle singole posizioni previdenziali risultano automaticamente acquisite dall'INPS tramite le denunce dei datori di lavoro effettuate con i modelli 770 dal 1o gennaio 2005 attraverso apposita procedura telematica.
L'INPS ha fatto presente che per gli ex lavoratori delle Ferrovie che sono transitati ad altre amministrazioni pubbliche a seguito dei processi di mobilità, tale operazione di acquisizione documentale risulta più complessa in considerazione dell'ulteriore richiesta verso i detti enti. Si precisa poi che la competenza a liquidare i trattamenti di buonuscita - e non trattamenti pensionistici - dei ferrovieri da parte del soppresso Ente OPAFS è stata assorbita dalle Ferrovie dello Stato dal 1o giugno 1994 per effetto dell'articolo 1, comma 43, della legge n. 537 del 1993. In ogni caso nei confronti di tutti i soggetti interessati al momento del conseguimento dei requisiti di legge sono erogati i trattamenti pensionistici in via provvisoria, salvo conguagli al completamento della ricostruzione della posizione assicurativa.
In considerazione della complessità della normativa che disciplina il riconoscimento delle pensioni agli iscritti al fondo speciale Ferrovie dello Stato, l'Istituto ha concentrato la lavorazione delle posizioni assicurative pensionistiche di detti iscritti su 14 sedi polo sul territorio e, al fine di venire incontro alle esigenze dell'utenza, sono peraltro allo studio alcune ipotesi di decentramento anche su altre sedi. Qualora i lavoratori abbiano necessità di ottenere informazioni circa la propria situazione possono comunque rivolgersi a qualsiasi sede dell'Istituto, che provvederà ad interessare la pertinente sede polo.

PRESIDENTE. L'onorevole Astore ha facoltà di replicare.

GIUSEPPE ASTORE. Ringrazio il ministro e apprezzo la risposta, l'interessamento e tutte le operazioni che in questi anni sono state fatte. La realtà però, signor ministro, lo devo dire con estrema lealtà, è quella che il primo pensionato non riesce a prendere neanche la pensione provvisoria.
Ecco perché io, nel reputarmi soddisfatto per il modo e anche per il tono pacato con il quale ha ricostruito la vicenda, credo che lei possa oggi prendere l'impegno anche personale - visto che si tratta di andare incontro alle esigenze, oggi del primo, ma domani degli altri appartenenti a questa categoria particolare (circa 5 mila) -, di sollecitare l'INPS Pag. 65o gli altri organismi appositamente creati. Credo, infatti, che questo primo lavoratore in difficoltà abbia più diritto degli altri alla fine della sua carriera lavorativa ad accedere alla previdenza e ai contributi pensionistici.
Vi ringrazio e ribadisco che bisogna assolutamente spingere sull'acceleratore, perché questa categoria di lavoratori non può rimanere senza quello che è un suo sacrosanto diritto.

(Riconoscimento a pieno titolo della pensionabilità dell'indennità di amministrazione per i pensionati INPDAP - n. 3-00793)

PRESIDENTE. L'onorevole Satta ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00793 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12).
Le ricordo che ha un minuto di tempo a sua disposizione.

ANTONIO SATTA. Signor Presidente, signor ministro, l'interrogazione intende porre con forza un problema di chiara giustizia sociale, che riguarda proprio i pensionati INPDAP delle agenzie fiscali.
Signor ministro, è di certo inaccettabile continuare ad accettare il fatto che, mentre per i dipendenti INPS è stabilita la pensionabilità di tutti gli emolumenti a qualunque titolo percepiti, non altrettanto avviene per i dipendenti INPDAP che, pur svolgendo nella loro vita lavorativa compiti analoghi e avendo pari responsabilità, sono fortemente penalizzati a causa di una norma discriminante chiaramente incostituzionale.
Nel frattempo lei sa che si registrano numerose sentenze della Corte dei conti nelle diverse sezioni regionali, mai uniformi, che complicano ulteriormente la situazione, lasciando i lavoratori dell'Inpdap in una posizione di ingiusta ed ingiustificata disparità di trattamento economico. Va bene l'INPS, e ne siamo felici, ma non va bene l'INPDAP.
Signor ministro, quali azioni intende compiere come responsabile di un Dicastero così delicato e importante in un momento così difficile (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur)?

PRESIDENTE. Il ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano, ha facoltà di rispondere.

CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Signor Presidente, onorevole Satta, quello che lei ha sottoposto è un problema che ha un risvolto di carattere sociale e al tempo stesso è un tema molto tecnico nella sua declinazione.
La problematica relativa all'inserimento dell'indennità di amministrazione tra le voci della cosiddetta quota A di pensione è stata a lungo oggetto di esame da parte dell'INPDAP che, al fine di acquisire un indirizzo interpretativo definitivo, ha interpellato il Ministero del lavoro e della previdenza sociale, il quale, con nota del 17 aprile 2002, ha ritenuto non possibile a legislazione vigente includere attraverso una interpretazione amministrativa l'indennità in esame tra le voci della cosiddetta quota A della pensione per il personale del comparto Ministeri.
Secondo tale orientamento, l'INPDAP ha emanato l'informativa n. 51 del 2002 trasmessa a tutte le amministrazioni statali. Anche la Corte dei conti, sezione di controllo, con sentenza n. 10 del 2002 ha ritenuto l'indennità di amministrazione corrisposta ai dipendenti del comparto Ministeri non utile ai fini del calcolo della quota A della pensione. Nella medesima direzione va anche la sentenza n. 62/A/2005 della Corte dei conti, sezione giurisdizionale d'appello per la regione siciliana, che ha annullato una decisione di primo grado favorevole ad alcuni ex dipendenti dell'Agenzia delle entrate.
Pertanto, l'inserimento dell'indennità di amministrazione tra le voci pensionabili nella cosiddetta «quota A», ragionevolmente accettabile in astratto, non può che passare attraverso l'adozione di una disposizione legislativa che dovrebbe trovare comunque un'adeguata copertura finanziaria.Pag. 66
Sarà mio impegno esaminare questa problematica.

PRESIDENTE. L'onorevole Satta ha facoltà di replicare.
Ricordo all'onorevole Satta che ha due minuti di tempo a disposizione.

ANTONIO SATTA. Grazie, signor Presidente. Signor ministro, intanto la ringrazio per la correttezza e l'esaustività dell'informazione che è a tutti nota, ma soprattutto per l'impegno che sta assumendo in Parlamento per far sì che una norma legislativa possa rendere giustizia rispetto ad una situazione che tutti riconoscono essere davvero singolare.
Pertanto, in Parlamento il gruppo dei Popolari-Udeur, le sarà vicino per sostenere questa sua iniziativa e per trovare insieme la copertura finanziaria necessaria ad attuare tale disposizione normativa.
Questa è la risposta finale all'interrogazione che abbiamo presentato come parlamentari: si tratta di compiere delle scelte di equità, che diano dignità a lavoratori che, lo ripeto, hanno svolto il loro lavoro al pari di tanti altri e che hanno come alto riferimento lo Stato. Quindi, in questo contesto, signor ministro, sono certo che lei porterà avanti l'impegno che ha assunto oggi in Parlamento.

(Dichiarazioni del ministro della solidarietà sociale in tema di immigrazione e di condizioni dello straniero - n. 3-00794)

PRESIDENTE. L'onorevole Allasia ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-00794 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 13), di cui è cofirmatario.
Ricordo all'onorevole Allasia che ha un minuto di tempo disposizione.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, l'interrogazione è volta a togliere ogni dubbio a noi ed a tutto il popolo italiano in ordine alle affermazioni del ministro della solidarietà sociale, il quale ha dichiarato alla stampa che «si devono equiparare i diritti civili, in tempi ragionevoli; equiparare i diritti sociali e riconoscere le appartenenze religiose e culturali. Il nostro Stato deve valorizzare diverse fedi come legittime e riconosciute». Inoltre, egli ha poi aggiunto che «il numero degli immigrati regolari che realizzano nel nostro Paese reati, violenze e furti è estremamente più basso della media dei delinquenti italiani».
Infine, egli ha affermato che vi è un risparmio per ogni immigrato di 150 mila euro, quanto costerebbe allevare una persona dalla nascita al compimento del ventesimo anno di età, e che la destra populista sta cercando un capro espiatorio per queste problematiche. Ciò contrasta con il vostro programma e con le note vicende del muro di Padova voluto da un'amministrazione di sinistra.
Chiediamo se il ministro non ritenga che prese di posizione come quelle riportate non finiscano per costituire un incentivo all'immigrazione clandestina e ad uno sfruttamento della manodopera immigrata.

PRESIDENTE. Il ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha facoltà di rispondere.

PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Signor Presidente, non credo che queste dichiarazioni costituiscano un incentivo all'immigrazione clandestina. Anzi, posso notare che già nello scorso anno gli immigrati che clandestinamente sono arrivati a Lampedusa sono diminuiti rispetto all'anno precedente. Evidentemente, questo e altri ministri del Governo incentivano in misura minore l'immigrazione clandestina anche a Lampedusa rispetto a quanto è stato fatto in precedenza.
La questione che abbiamo davanti è abbastanza semplice: l'Italia ha bisogno di immigrati. Gran parte della manodopera nell'edilizia e nell'agricoltura è costituita da immigrati. In Pianura Padana quasi tutti i mungitori - quelli che un tempo si chiamavano i «bergamini» - o le badanti che si prendono cura dei nostri anziani Pag. 67nelle nostre case, piuttosto che molti operai nel nord, in particolare nel nord-est, sono immigrati e le imprese, come le famiglie, hanno bisogno di loro.
Il problema politico enorme che abbiamo di fronte è come far sì che questi immigrati possano entrare in Italia in modo legale, considerato che la legge fin qui sperimentata, in realtà, ha determinato che la maggior parte degli immigrati entra in Italia in modo illegale, ci rimane clandestinamente e, quindi, svolge lavoro nero; lavoro che è molto sfruttato, alimenta evidentemente l'evasione fiscale e produce una concorrenza al ribasso rispetto al resto dei lavoratori regolari assolutamente inaccettabile.
La prima questione che dobbiamo affrontare è come far sì che la domanda e l'offerta di lavoro si possano incontrare in modo regolare e per questo stiamo predisponendo un provvedimento che ridisegna le modalità di ingresso per favorire la regolarità. Non si tratta di avere più immigrati, ma di far sì che l'ingresso avvenga in modo regolare.
La seconda questione, trattandosi di persone che in larga parte vengono in Italia per rimanerci, riguarda le politiche di integrazione, cioè come fare in modo che gli immigrati che vengono in Italia, come i nostri connazionali andati all'estero in altri periodi, si integrino nel nostro tessuto sociale. Per questo pensiamo che aspetti decisivi siano imparare la lingua italiana e l'adesione ai valori della nostra Costituzione che prevede l'uguaglianza tra i cittadini (ad esempio tra uomo e donna) e che parimenti siano necessarie l'uguaglianza dei diritti sociali (se i lavoratori immigrati fossero pagati meno dei lavoratori italiani, si produrrebbe una concorrenza al ribasso e, quindi, una guerra tra poveri) e l'uguaglianza dei diritti civili che, per chi vive e lavora nel nostro paese, un normale elemento di civiltà.
Per questo siamo impegnati nel percorso indicato, che riteniamo sia l'unico in grado di gestire nella regolarità e nella legalità quel grande fenomeno storico che risponde al nome di «immigrazione».

PRESIDENTE. L'onorevole Allasia ha facoltà di replicare.

STEFANO ALLASIA. Signor ministro, la sua risposta è molto «latitante» rispetto alla domanda che le ho posto e risulta insoddisfacente non solo per me e per il gruppo della Lega nord Padania, ma per l'intero popolo italiano. È vero che il numero degli immigrati è diminuito negli ultimi anni, ma ciò è avvenuto soprattutto grazie alla legislazione del Governo precedente, cioè alla legge cosiddetta Bossi-Fini, molto più rigorosa della precedente legge cosiddetta Turco-Napolitano.
Quanto lei ha detto è in gran parte veritiero. È vero che gli immigrati vengono utilizzati come badanti, muratori, raccoglitori di frutta, ma ciò avviene sottocosto. Si renda conto, sia realistico e dica che questi personaggi, questi immigrati sono sfruttati a circa due euro l'ora. È improponibile l'equiparazione tra un italiano e un immigrato. In Italia vi è una forte crisi occupazionale ed è necessario mettere mano a questo settore, ma ciò non può avvenire facendo entrare nel nostro paese manodopera a basso costo, bensì cercando di specializzare queste persone e fare in modo che tutti gli italiani lavorino. Secondo noi questa è la strada maestra per risolvere il problema della disoccupazione.
Inoltre, non troviamo assolutamente riscontro alle dichiarazioni da lei fatte nel programma proposto agli italiani. Parlare di un risparmio per lo Stato di 150 mila euro per ogni bambino italiano in meno che nasce mi sembra aberrante. Non vi è un interesse umanitario nella vostra proposta, ma un mero interesse economico. Allora, nel prossimo decreto-legge «mille proroghe» o nel prossimo disegno di legge finanziaria o nel prossimo provvedimento relativo alle liberalizzazioni (come le chiamate voi) inserite la castrazione o la sterilizzazione degli italiani, così risolverete il problema di far crescere gli italiani nel territorio italiano, riuscendo così ad aprire maggiormente il nostro territorio agli extracomunitari.

Pag. 68

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Risultato della votazione per l'elezione di quattro componenti effettivi e di quattro componenti supplenti della Commissione di vigilanza sulla Cassa depositi e prestiti (ore 16,55).

PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione per l'elezione di quattro componenti effettivi della Commissione di vigilanza sulla Cassa depositi e prestiti:

Presenti e votanti 360

Hanno ottenuto voti i deputati: Bocci 195; Fundarò 188; Crisafulli 148; Patarino 93.

Voti dispersi 25
Schede bianche 44
Schede nulle 5

Proclamo eletti componenti effettivi della Commissione di vigilanza sulla Cassa depositi e prestiti i deputati Bocci, Fundarò, Crisafulli e Patarino.
Comunico, altresì, il risultato della votazione per l'elezione di quattro componenti supplenti della Commissione di vigilanza sulla Cassa depositi e prestiti.

Presenti e votanti 360

Hanno ottenuto voti i deputati: Adenti 189; Fasciani 188; Napoletano 188; Nardi 89.

Voti dispersi 19
Schede bianche 57
Schede nulle 7

Proclamo eletti componenti supplenti della Commissione di vigilanza sulla Cassa depositi e prestiti i deputati Adenti, Fasciani, Napoletano e Nardi.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra i gruppi parlamentari, i successivi punti all'ordine del giorno sono rinviati ad altra seduta e saranno esaminati a partire da martedì 17 aprile, con particolare riferimento al provvedimento in materia di intercettazioni telefoniche che figurerà al primo punto dell'ordine del giorno.
La seduta di mercoledì 11 aprile inizierà alle ore 15, con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata; seguirà la discussione sulle linee generali della mozione in materia di piano irriguo nazionale.
Giovedì 12 aprile avrà luogo lo svolgimento di atti di sindacato ispettivo.

Modifica nella denominazione di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che il vicepresidente vicario del gruppo parlamentare Democrazia Cristiana-Partito Socialista, con lettera pervenuta in data 3 aprile 2007, ha reso noto che l'assemblea del gruppo ha deciso, in pari data, di cambiare la propria denominazione in: «DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI».

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato, in data 1o aprile 2007, ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi la senatrice Franca Rame, in sostituzione del senatore Tommaso Barbato, dimissionario.

Pag. 69

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato, in data 3 aprile 2007, ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare il senatore Fabio Giambrone, il sostituzione del senatore Aniello Formisano, dimissionario.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 11 aprile 2007, alle 15:

1. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

2. - Discussione delle mozioni Delfino ed altri n. 1-00061 e Leone ed altri n. 1-00140 sulla realizzazione di opere relative al piano irriguo nazionale (per la discussione sulle linee generali).

La seduta termina alle 17.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI SILVIO CRAPOLICCHIO, GIANPIERO D'ALIA, TANA DE ZULUETA, DANIELE FARINA E MARISA NICCHI SUL TESTO UNIFICATO DELLE PROPOSTE DI LEGGE N. 626-A/R ED ABBINATE.

SILVIO CRAPOLICCHIO. Signor Presidente, onorevoli deputati, onorevoli rappresentanti del Governo, intervenendo in sede di dichiarazione di voto, intendo innanzitutto premettere come il gruppo parlamentare dei Comunisti italiani valuti con favore l'istituzione della commissione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani e del garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale.
Rappresenta infatti un dato positivo che, con la adozione del summenzionato provvedimento di legge, si sia ritenuto di ovviare alla mancata attuazione, nonostante il decorso di molti anni, della risoluzione adottata dall'Assemblea generale delle nazioni unite nel lontano 1993 al fine di impegnare gli Stati membri ad istituire organismi nazionali, autorevoli ed indipendenti, per la promozione e la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali.
Ebbene, sembra davvero che con il progetto di legge in esame, frutto della unificazione delle diverse proposte di legge presentate in tale contesto, si dia finalmente luogo alla istituzione di un soggetto autorevole, indipendente ed efficace, con funzioni di formazione ed informazione, coordinamento, controllo ed impulso legislativo della complessa materia dei diritti umani, diritti che sono innanzitutto universali, indivisibili, interdipendenti e che, come correttamente osservato nelle relazioni ai progetti di legge, coinvolgono ambiti sempre nuovi, dai diritti civili e politici a quelli economici e sociali, culturali ed ambientali.
Per tutte queste ragioni, tralasciando in questa sede le specificità dei procedimenti di controllo, accertamento e denuncia nell'ambito della commissione nazionale, valutiamo pertanto con assoluto favore altresì l'istituzione, in seno alla menzionata commissione, di una sezione specializzata denominata garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, visto che, proprio in questi particolari ambiti, si può spesso riscontrare la maggiore problematicità in ordine al rispetto dei diritti umani.
Per questo, appare condivisibile la volontà, espressa dalla legge in questione, di dotare detto garante di stringenti poteri di vigilanza, di controllo e di ispezione, nonché di prevedere una ampia facoltà di interlocuzione dello stesso con tutti i soggetti rientranti nella sfera di tutela della legge, tra i quali il Parlamento, le pubbliche Pag. 70amministrazioni e, soprattutto, i detenuti e gli altri soggetti comunque privati della libertà personale.
La positività della novella legislativa in questione, peraltro, si riscontra altresì nel fatto che l'approvazione della stessa rappresenterà - lo auspichiamo - un ottimo viatico sia per la futura approvazione del disegno di legge recante disposizioni per la tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori, sia per la futura istituzione in seno alla Commissione giustizia del comitato carceri, provvedimenti tutti di primaria importanza nella regolamentazione e nella valutazione di problematiche di assoluta rilevanza ed attualità.
Anche per tale motivo riteniamo, come gruppo dei Comunisti italiani, che l'approvazione del testo unificato, oggetto del presente dibattito, rappresenti indubbiamente un passo in avanti del nostro paese in termini di civiltà e di necessario sviluppo nel percorso di doverosa conformazione rispetto agli standard minimi, quanto a tutela e protezione, dei diritti umani, stabiliti dalle nazioni unite e dalle principali conferenze internazionali relative a tali fondamentali problematiche.
Esprimiamo pertanto - con convinzione - voto favorevole rispetto all'approvazione della legge in questione.

GIANPIERO D'ALIA. Le motivazioni della proposta di legge n. 626 si basano, sostanzialmente, sulla necessità di introdurre nel nostro ordinamento la figura del difensore civico delle persone private della libertà personale, quale soggetto terzo rispetto alle Amministrazioni dell'interno, della giustizia e della difesa, con poteri di controllo, di ispezione e di garanzia nei confronti dei soggetti privati della libertà personale.
Il presupposto sul quale si è basata la proposta è che la presenza di un garante, proprio perché soggetto terzo, possa senz'altro contribuire a realizzare la tutela necessaria dei detenuti, spesso privati anche dei diritti fondamentali, ponendosi come soggetto di mediazione tra il detenuto e la pubblica amministrazione.
Tale figura opera già da anni secondo il modello dell'ombudsman, presso le democrazie europee più evolute e numerose sono le sollecitazioni rivolte a tutti gli Stati membri da parte del Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene, dei trattamenti inumani e degradanti, affinché venga istituito tale organo presso ciascun Paese europeo.
I destinatari della presente proposta sono le persone detenute e tutti i soggetti privati della libertà personale tra cui rientrano anche gli stranieri trattenuti presso i centri di permanenza temporanea e assistenza.
Nel corso dei dibattiti svolti in Commissione sono emerse problematiche relative al rischio di sovrapposizione delle competenze del Garante con quelle della magistratura di sorveglianza, in quanto assegnare al Garante competenza che la legge ha già assegnato alla magistratura di sorveglianza può tradursi in una riduzione della tutela dei diritti dei detenuti e dei soggetti sottoposti a custodia cautelare, quando ciò determina la sottrazione di competenze a danno dell'organo giudiziario che è organo terzo, appartenente ad un ordine autonomo ed indipendente. Tali criticità sono state risolte introducendo la possibilità di ricorrere al Garante in via alternativa, senza con questo precludere il ricorso finale alla magistratura di sorveglianza, evitando in questo modo il rischio di una sottrazione di competenze.
Le proposte di legge n. 626 ed abbinate sono state sottoposte all'esame della Commissione Affari Costituzionali, che ha adottato un nuovo testo unificato, il quale prevede l'istituzione di una Commissione nazionale per la promozione e tutela dei diritti umani; l'istituzione di tale Commissione trae origine dalla risoluzione delle Nazioni Unite n. 48/134 del dicembre del 1993, votata dall'Italia, ma fino ad oggi rimasta inattuata.
Il testo unificato, pur mantenendo sostanzialmente inalterata la struttura del Garante delle persone private della libertà personale, come descritta, lo ha trasformato in una mera sezione della Commissione per la tutela dei diritti umani.Pag. 71
All'istituenda Commissione sono assegnate dall'articolo 2 le seguenti competenze: promuovere la cultura dei diritti umani e la diffusione della conoscenza delle norme che regolano la materia e delle relative finalità, in particolare attraverso specifici percorsi informativi realizzati nelle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado; svolgere il monitoraggio del rispetto dei diritti umani in Italia; formulare, anche di propria iniziativa e sulla base degli elementi emersi dall'attività di monitoraggio di cui alla lettera b), pareri, raccomandazioni e proposte al Governo e al Parlamento su tutte le questioni concernenti il rispetto dei diritti umani. La Commissione può in particolare proporre al Governo, nelle materie di propria competenza, l'adozione di iniziative legislative nonché di regolamenti e di atti amministrativi e sollecitare la firma o la ratifica delle convenzioni e degli accordi internazionali in materia di diritti umani. II Governo, a tal fine, sottopone alla Commissione i progetti di atti legislativi e regolamentari che possono avere una incidenza su tali diritti; formulare raccomandazioni e suggerimenti al Governo ai fini della definizione della posizione italiana nel corso di negoziati multilaterali o bilaterali che possono incidere sul livello di tutela dei diritti umani; contribuire a verificare l'attuazione delle convenzioni e degli accordi internazionali in materia di diritti umani ratificati dall'Italia; collaborare con gli omologhi organismi istituiti da altri Stati nel settore della promozione e della protezione dei diritti umani; ricevere dagli interessati o dalle associazioni che li rappresentano segnalazioni relative a specifiche violazioni o limitazioni dei diritti di cui al comma 1 dell'articolo 1 e provvedere sulle stesse ai sensi dell'articolo 3; promuovere, nell'ambito delle categorie interessate, nell'osservanza del principio di rappresentatività, la sottoscrizione di codici di deontologia e di buona condotta per determinati settori, nonché verificarne la conformità alle leggi e ai regolamenti, anche attraverso l'esame di osservazioni di soggetti interessati a contribuire a garantirne la diffusione e il rispetto; promuovere gli opportuni contatti con le autorità, le istituzioni e gli organismi pubblici, quali i difensori civici, cui la legge attribuisce, a livello centrale o locale, specifiche competenze in relazione alla tutela dei diritti umani; collaborare alla realizzazione, nelle istituzioni scolastiche e nelle università, di progetti didattici e di ricerca concernenti le tematiche della tutela dei diritti umani.
Pur ravvisando l'opportunità di una maggiore tutela dei diritti umani, il testo unificato, così come formulato, suscita in noi dell'Udc perplessità, in quanto riteniamo indispensabile una differente perimetrazione delle competenze, che a causa della vastità della materia può dar luogo a sovrapposizioni, interferenze e scontri istituzionali. L'UDC ha lavorato in Commissione per poter definire in maniera più oggettiva l'ambito di competenza del garante e per consentire una procedimentalizzazione delle attività, anche attraverso l'introduzione di una fase di contraddittorio tra le parti al fine di evitare ingerenze sottratte ad una qualsiasi forma di controllo.
II testo finale costituisce un significativo passo in avanti pur non risolvendo tutte le preoccupazioni delle quali il Governo e la maggioranza non hanno ritenuto di doversi fare pienamente carico. Valutiamo positivamente la riduzione del numero dei componenti di tale organismo e il contenimento dei costi che si sono prodotti nel corso dei lavori dell'aula in quanto vanno nella direzione di una gestione più equilibrata e più efficiente della spesa pubblica.
Tale passaggio segnala infatti con forza l'esigenza da più parti avvertita di ridurre i costi di gestione delle altre Authorities e degli organismi analoghi che l'UDC ha raccolto con l'ordine del giorno presentato al Governo.
Alla luce delle considerazioni esposte, l'UDC esprime un voto di astensione.

TANA DE ZULUETA. Onorevoli colleghi, è maturato nel mondo e anche in Italia un'accresciuta sensibilità, sia da parte della società civile che dalla volontà Pag. 72politica, nei confronti di tematiche riguardanti i diritti umani. Ciò, comunque, non esclude il permanere di vaste zone d'ombra in cui lo Stato può di fatto operare senza controlli efficaci, mentre l'opinione rimane sprovvista di strumenti validi per una reale riflessione in materia. Per questi motivi è assolutamente necessaria l' Istituzione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani.
L'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato il 20 dicembre 1993 una risoluzione che impegna gli Stati membri ad istituire organismi nazionali, autorevoli ed indipendenti, per la promozione e la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali. L'Italia è uno dei pochi paesi europei a non aver dato attuazione alla risoluzione ONU.
Se oggi abbiamo compiuto il primo passo per colmare tale lacuna questo è soprattutto grazie agli sforzi di una rete di associazioni e di organizzazioni non governative che da anni lavorano per la creazione, anche in Italia, di una Commissione nazionale per i diritti umani. È stato altrettanto importante il lavoro della società civile per la costituzione di un garante nazionale dei diritti dei detenuti.
Vorrei ricordare a tutti voi che il Comitato per la promozione e protezione dei diritti umani in collaborazione con l'Ufficio dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha organizzato a Roma, nel dicembre 2006, un workshop proprio su questo argomento in cui è stata evidente la presa di coscienza nei confronti di temi che qualcuno ritiene non possano riguardare un paese come il nostro, ma solo paesi che fanno parte del cosiddetto terzo mondo. Niente di più sbagliato e gli incontri come quello promosso dal Comitato per la promozione dei diritti umani lo dimostrano. In seguito la National Institutions Unit dell'Alto commissariato per i diritti umani di Ginevra, il cui responsabile è un italiano, Gianni Magazzeni, ci ha inviato, in vista del dibattito alla Camera, alcune raccomandazioni sui principi fondamentali che la Commissione che andiamo ad approvare dovrebbe accogliere: essere indipendente, aderire ai Principi di Parigi, svolgere sul territorio italiano un'azione di monitoraggio con capacità paragiurisdizionale da attuarsi nel reciproco rispetto delle diverse competenze tra autorità garante e magistratura.
Inoltre voglio ricordare alcuni punti che Sergio Vieira de Mello sottolineò in un convegno internazionale del Comitato diritti umani del 2002. Egli ricordava che una Commissione sui diritti umani deve essere indipendente sia legalmente che finanziariamente, con infrastrutture e personale adeguato, libera da tutte le forme di controllo che potrebbero limitare la sua indipendenza, ciò comporta l'effettiva separazione dal Governo e dall'Esecutivo. La Commissione dovrebbe godere di un ampio mandato che dovrebbe includere tutti i diritti, umani, civili, culturali, economici, politici e sociali. La futura Commissione dovrà, altresì, essere pluralista nella composizione divenendo rappresentante di tutti i settori della società. La stessa Commissione dovrà collaborare con le organizzazioni non governative ed essere accessibile a tutti coloro che ne necessitano.
Quando nascerà questa Istituzione nazionale costituirà sicuramente un punto di riferimento per tutti. Ma la sua capacità di dialogare non solo con la società civile, ma con tutti i soggetti in campo, dipenderà soprattutto dalla qualità del personale che il Parlamento saprà scegliere per operare in essa.
La competenza, infatti, dell'Istituzione si esplica sia in politica interna che in politica estera, poiché lo Stato italiano, come ogni altro Stato, è responsabile delle violazioni dei diritti umani sia all'interno del proprio territorio che all'estero, sia nei confronti di chi possiede la cittadinanza italiana che di chi non la possiede.
Sappiamo che l'Italia ha appena depositato la propria candidatura a fare parte del nascente Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. È pertanto, particolarmente urgente, proprio alla luce dell'auspicato successo di questa candidatura, una rapida approvazione di questo progetto di legge. L'Italia rivendica un proprio ruolo internazionale a sostegno dei diritti Pag. 73umani: ne fanno fede la battaglia contro la pena di morte e quella per l'istituzione della Corte penale internazionale permanente, il cui atto istitutivo fu siglato proprio qui a Roma.
Solo un'istituzione nazionale indipendente, infatti, è in grado di contribuire a monitorare lo stato dei diritti umani nel mondo in modo coerente, costante ed obiettivo e non frammentario e soggetto a varie contingenze e convenienze.

DANIELE FARINA. L'istituzione della «Commissione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani e del Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale», permette all'Italia di recepire, anche se con molto ritardo, le numerose convenzioni, raccomandazioni, risoluzioni dell'Unione Europea, così come le dichiarazioni, le convenzioni o le risoluzioni dell'ONU, a partire dalla Dichiarazione Universale del 1948, fino ad arrivare alla risoluzione n. 48/134 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 20 dicembre 1993. Consente inoltre di applicare in modo concreto e significativo alcuni principi generali sanciti dalla Costituzione Italiana e di fornire un quadro nazionale di riferimento alle diverse iniziative che già sono state realizzate da alcune regioni e grandi città italiane.
In particolare, per quanto concerne l'Autorità di garanzia dei detenuti, l'Italia si allinea finalmente, anche se purtroppo con molti limiti, lacune ed incertezze, con quanto già realizzato da molti paesi europei per seguire la Raccomandazione della Commissione Europea dell'11 gennaio 2006, che nei principi fondamentali, al punto 9, riconosce che «tutte le carceri devono essere oggetto di una ispezione regolare da parte del Governo e devono essere controllate da un'autorità indipendente».
Avremmo voluto un risultato più forte e di rilievo che ci facesse almeno raggiungere se non il vertice, almeno un posto mediano nell'ambito di quanto si va realizzando in Europa. In materie di diritti le tutele non sono mai eccessive, ed anzi tendono a rafforzare le stesse istituzioni che ne sono poste a salvaguardia. Si trattava di dare realmente sostanza ed anche immagine forte al riconoscimento dei diritti nei luoghi che limitano la libertà, per quei cittadini ai quali la realtà impone una lesione della libertà. Si trattava di rendere concreti gli strumenti per difendere una cultura dei diritti fondamentali di ogni persona, una cultura che non ammette deroghe in base alla condizione sociale, economica, antropologica.
Proprio questa mancanza di deroghe è la condizione di sicurezza che può rafforzare gli stessi diritti per tutti, poiché riduce la possibilità di creare varchi di discriminazione e di mancanza di rispetto della dignità della persona anche in quelle condizioni particolari, come quelle carcerarie, che sono per definizione «estreme». Condizioni inoltre che come ben sappiamo, sono spesso segnate da disuguaglianza, discriminazione, emarginazione, quindi dall'esistenza già di una precedente lesione dei diritti.
L'istituzione di un Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale dotato di tutte le prerogative necessarie poteva inoltre essere l'occasione per una riflessione più ampia sul nostro sistema carcerario, per rifiutare modelli esterni, per rilanciare obiettivi importanti di difesa della migliore cultura penale e penitenziaria nazionale, quella posta in continuità con l'articolo 27 della nostra Costituzione. Comunque il legame tra la tutela dei diritti delle persone detenute e la più generale promozione dei diritti umani, ci suggerisce che l'affermazione dei diritti dei detenuti è anche tutela dei diritti dei migranti, necessità di ricerca di nuove politiche migratorie, dentro il contenitore della cittadinanza.
Sottolineo, diversamente da quanto affermato da altri deputati, che le competenze di un'autorità garante dei diritti delle persone detenute non sono in alternativa o sovrapposizione a quelle della magistratura di sorveglianza, ma sono complementari.
Abbiamo un risultato ridimensionato rispetto al progetto originale, grazie, purtroppo Pag. 74all'intervento di componenti politiche che hanno portato, in parte a sacrificare la sostanza di una reale svolta in nome di un principio di moralizzazione della vita politica che appare demagogica e propagandistica. Partendo da un problema reale, quello del costo della politica, della trasparenza e dell'efficienza della pubblica amministrazione, si è in realtà lavorato per sminuire la portata del provvedimento.
Diamo il nostro voto favorevole perché comunque convinti che questa Commissione rafforzi la promozione di una cultura dei diritti e che, abbandonando posizioni di esclusione e di vendetta, muova la nostra società verso un maggiore rispetto per la dignità di ogni individuo.
Molta strada resta ancora da fare ma quello che compiamo è un passo nella giusta direzione.

MARISA NICCHI. Voto convinto del gruppo dell'Ulivo per la proposta di legge che istituisce la Commissione per la promozione e la tutela dei diritti umani e la tutela dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale.
Sul tema fondamentale dei diritti umani si dà seguito a quanto previsto dalla risoluzione delle Nazioni Unite del 1993 votata dal nostro paese, ma rimasta inattuata che prevede l'istituzione di un'autorità indipendente in ogni paese per: promuovere la cultura dei diritti umani, assicurare la coerenza in tutti gli atti pubblici e privati delle convenzioni internazionali, esercitare poteri di accertamento, controllo, denuncia delle violazioni in ogni luogo. A questo proposito il confronto in aula è stato proficuo per precisare le procedure di garanzia nell'esercizio di questi poteri.
Con l'istituzione della Commissione si compie un passo importante per poter candidare il nostro paese a guidare il Consiglio di sicurezza sui diritti umani.
La Commissione svolgerà il cruciale compito di tutela delle persone detenute o private delle libertà personali.
Il testo proposto dalla Commissione all'Aula prevedeva un maggiore spazio per questo compito all'interno della commissione prevedendo una sezione specifica. L'Aula ha deciso di restringere la composizione della Commissione che dovrà comunque svolgere questa funzione attraverso una adeguata struttura organizzativa.
C'è un'aspettativa su questa materia, una maturazione avvenuta attraverso diverse iniziative legislative trasversali confluite in questo testo, e numerose esperienze locali che hanno anticipato, seppure con limiti, il ruolo di una figura specifica di garante dei diritti di chi è privato della libertà, figura già sperimentata positivamente in molte esperienze europee.
La privatizzazione o limitazione della libertà, ovunque avvenga (camere di sicurezza dei commissariati, centro permanenza temporanei, caserme...) non deve mai assumere i caratteri di un accanimento improprio, deve essere conforme sempre al dettato della Costituzione che prevede una funzione educativa della pena e non di umiliazione aggiuntiva.
Per noi, la certezza della pena cammina insieme al rispetto dei diritti delle persone recluse che il nostro ordinamento riconosce. Sono diritti che riguardano il detenuto in quanto essere umano, che persiste oltre la sua condizione di recluso, e diritti che riguardano la sua condizione specifica. Spesso questi diritti non sono effettivi.
Per questo è utile una funzione di controllo e vigilanza da parte di un'autorità indipendente dall'amministrazione, per il rispetto della legalità e la tutela dei diritti di chi è recluso, con poteri ispettivi, di prevenzione e risoluzione dei conflitti, per tentare una mediazione conciliativa prima di ricorrere alla magistratura di sorveglianza. Si è definita come funzione di «filtro» che seleziona solo quei reclami che non riescono ad essere ricomposti dalla mediazione del garante.
In questo modo la nostra legislazione interviene per rispondere al «Comitato europeo per la prevenzione della tortura ed i trattamenti inumani e degradanti» che sollecitava l'istituzione in ogni paese europeo di figure indipendenti a garanzia Pag. 75della legalità nei luoghi di privazione della libertà. Inoltre si da seguito all'esigenza evidenziata da ben due sentenze della Corte costituzionale (la 114 del 1979 e la 26 del 1999), che hanno affermato che la privazione della libertà non comporta una discrezionalità dell'autorità sul soggetto interessato, e la necessità di procedure più stringenti per il controllo delle condizioni di detenzione senza mettere in discussione i compiti già costituzionalmente previsti della magistratura di sorveglianza come ha ricordato l'onorevole Palomba.
Migliorare la vita nelle carceri è interesse della società intera, contribuisce alla sicurezza collettiva. Nel rispetto dei diritti di chi è privato della libertà, comincia il compito di rieducazione alla legalità di chi commette reati, un compito contemplato nella cultura giuridica di uno Stato democratico. Diametralmente opposto alla legge del taglione. Ma, il compito di rieducazione dello Stato diventa credibile, solo se si dimostra, nei fatti, che i diritti riconosciuti anche a chi è recluso, non sono solo sulla carta.
Concludo segnalando all'Aula il forte significato di una scelta contenuta nel testo in approvazione: l'obbligo di una composizione di uomini e donne paritaria. Una scelta che questo Parlamento fa per cominciare ad incrinare quel muro di cristallo che separa la vita delle donne italiane e la loro rappresentanza nelle istituzioni. È una scelta che riconosce la forza femminile conquistata in questi anni.
Non poteva non essere così, perché nella società le donne fanno tutto e sono ovunque, anche se i poteri rimangono tenacemente maschili. È emblematico che la scelta paritaria sia adottata per la Commissione che tratta dei diritti umani, infatti sappiamo quanto in Italia e nel mondo i diritti delle donne vengano non riconosciuti e violati. Anche per questa ragione il voto del gruppo dell'Ulivo è favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. t.u. pdl 626-A/R - em. 11.33, 11.4 350 350 176 122 228 79 Resp.
2 Nom. em. 11.34 367 367 184 130 237 79 Resp.
3 Nom. em. 11.8, 11.35, 11.44 385 384 1 193 127 257 78 Resp.
4 Nom. em. 11.36 385 377 8 189 135 242 78 Resp.
5 Nom. em. 11.11 390 378 12 190 133 245 78 Resp.
6 Nom. em. 11.12, 11.37, 11.45 425 422 3 212 156 266 78 Resp.
7 Nom. em. 11.14 429 425 4 213 159 266 78 Resp.
8 Nom. em. 11.28 428 424 4 213 160 264 78 Resp.
9 Nom. em. 11.60 441 425 16 213 167 258 78 Resp.
10 Nom. em. 11.38, 11.61 438 425 13 213 183 242 78 Resp.
11 Nom. em. 11.500 438 340 98 171 316 24 78 Appr.
12 Nom. articolo 11 443 300 143 151 277 23 79 Appr.
13 Nom. em. 11.01 454 452 2 227 193 259 78 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 12.1, 12.6 450 397 53 199 122 275 77 Resp.
15 Nom. em. 12.8 452 452 227 193 259 76 Resp.
16 Nom. em. 12.7, 12.60 447 357 90 179 104 253 76 Resp.
17 Nom. articolo 12 457 331 126 166 309 22 76 Appr.
18 Nom. em. 13.1, 13.18 457 451 6 226 172 279 76 Resp.
19 Nom. em. 13.61 452 452 227 449 3 76 Appr.
20 Nom. em. 13.19, 13.22 445 442 3 222 168 274 76 Resp.
21 Nom. em. 13.23 455 435 20 218 179 256 76 Resp.
22 Nom. em. 13.62 452 448 4 225 170 278 76 Resp.
23 Nom. em. 13.20, 13.24 458 456 2 229 179 277 76 Resp.
24 Nom. em. 13.25 457 455 2 228 176 279 76 Resp.
25 Nom. em. 13.500 451 447 4 224 441 6 76 Appr.
26 Nom. em. 13.21, 13.26 457 437 20 219 174 263 76 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 13.27 458 456 2 229 175 281 76 Resp.
28 Nom. em. 13.63 458 438 20 220 157 281 76 Resp.
29 Nom. articolo 13 466 318 148 160 293 25 76 Appr.
30 Nom. mantenimento articolo 15 459 373 86 187 347 26 76 Appr.
31 Nom. mantenimento articolo 16 465 454 11 228 433 21 76 Appr.
32 Nom. em. 17.15, 17.18 467 464 3 233 459 5 76 Appr.
33 Nom. em. 17.60 469 467 2 234 201 266 76 Resp.
34 Nom. em. 17.100 471 465 6 233 421 44 76 Appr.
35 Nom. em. 17.9 469 463 6 232 181 282 76 Resp.
36 Nom. em. 17.10 465 450 15 226 95 355 76 Resp.
37 Nom. em. 17.12 466 460 6 231 107 353 76 Resp.
38 Nom. articolo 17 466 451 15 226 428 23 76 Appr.
39 Nom. articolo 18 465 374 91 188 289 85 76 Appr.
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 41
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. odg 9/626-AR/3 437 433 4 217 180 253 76 Resp.
41 Nom. t.u. pdl 626-A/R - voto finale 447 302 145 152 267 35 72 Appr.