XV LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 126 di mercoledì 14 marzo 2007

[frontespizio]
[elenco e sigle dei gruppi parlamentari]
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[indice cronologico]
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[allegato A]
[allegato B]

[riferimenti normativi]
Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI

La seduta comincia alle 9,35.

TITTI DE SIMONE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Bafile, Bimbi, Borghesi, Castiello, Chiaromonte, D'Elia, Del Bue, Del Mese, Galati, Lion, Lusetti, Morrone, Pagliarini, Picchi, Reina e Stramaccioni sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, recante misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese (A.C. 2201-A) (ore 9,37).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, recante misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese.
Ricordo che nella seduta di ieri sono iniziati gli interventi sul complesso delle proposte emendative.

Sull'ordine dei lavori (ore 9,38).

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Ci sono delle iniziative parlamentari tese a far sì che il Governo, nella seduta di oggi - ecco perché intervengo sull'ordine dei lavori - o al limite domani, riferisca alla Camera non tanto sui contenuti dei rapporti commerciali o diplomatici, quanto sulle iniziative prese dal nostro Governo durante i colloqui con il Presidente della Federazione russa, Putin, sul rispetto dei diritti civili. Le inquietanti notizie di circa venti giornalisti che sono stati uccisi negli ultimi tempi, la morte che ha colpito esponenti dell'opposizione, il sistema carcerario russo, che non garantisce i diritti della persona, sono fatti che ci preoccupano.
L'affermazione del ministro degli esteri D'Alema, secondo cui ci sarà dialogo e non confronto, ci spinge a sottolineare il fatto che la Camera ha il diritto di conoscere i passi compiuti dal Governo italiano in occasione di questo incontro a Roma. Credo che la Camera non possa ignorare questa occasione, altrimenti saremmo tutti complici dell'omertà esistente su questi Pag. 2problemi. La politica estera obbliga ciascun paese ad avere rapporti con gli altri paesi, anche con quelli di cui non si condivide il modo di governare o il regime esistente. Quindi, escludo che non si debba dialogare con la Federazione russa o con altri paesi, ma il Governo italiano, quando intraprende rapporti commerciali o diplomatici, non dovrebbe mai rinunciare a far valere, nei paesi in cui sono negati o limitati, il rispetto e la libertà dei diritti civili, nonché il pluralismo politico, anche facendo leva sullo strumento dei rapporti commerciali.
Concludo, signor Presidente, chiedendo se il Governo italiano, nel corso di questi colloqui, abbia manifestato la preoccupazione del popolo italiano su una situazione quale quella appena citata, relativa a diritti violati, anche nei confronti del popolo ceceno, sul cui genocidio c'è troppo silenzio, dovuto alla mancanza di informazioni. Tale popolo è soggetto ogni giorno a stragi, uccisioni, torture in carcere, ma tali notizie filtrano in Occidente con molte difficoltà, perché la libertà di stampa, garantita da Putin nei colloqui internazionali, in realtà non viene garantita nei paesi da lui governati. Grazie.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Buontempo. La Presidenza informerà il Governo.
È presente in tribuna, per assistere ai nostri lavori, una classe dell'Istituto tecnico commerciale Francesco Redi di Campi Salentina, in provincia di Lecce, che saluto anche a nome dell'Assemblea (Applausi).

Si riprende la discussione (ore 9,40).

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2201-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 2201 sezione 1), nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 2201 sezione 2).
Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 2201 sezione 3).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Bodega. Ne ha facoltà.

LORENZO BODEGA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, dopo la declaratoria di inammissibilità di molte delle proposte emendative, sostanziali ed importanti, presentate dal nostro gruppo, rimane poco di concreto per cercare di migliorare il provvedimento in esame. Dovremmo essere di fronte ad una nuova ondata di misure che, in teoria, dovrebbero favorire le iniziative imprenditoriali e diminuire la pressione di spesa sulle famiglie; in pratica, invece, ci troviamo di fronte a disposizioni che, tendenzialmente, creano confusione e disordine e, sicuramente, anche discriminazioni. Abbiamo ascoltato tante testimonianze al riguardo in questa Assemblea, e tante altre sono state portate a nostra conoscenza dalla stampa e dalla televisione.
Signor Presidente, le riflessioni contenute negli interventi svolti in quest'aula, che io ho avuto occasione di ascoltare, forniscono spunti per alcune brevi considerazioni sul provvedimento recante nuove liberalizzazioni.
Innanzitutto, anch'io esprimo un certo stupore - sia pure minimo - nel vedere che un Governo ed una maggioranza al cui interno vi è chi proviene dalla sinistra estrema, comunista e statalista, può diventare immediatamente, dalla sera alla mattina, liberista e favorevole alle liberalizzazioni: stupisce tanti, ma ne prendiamo atto.
Naturalmente, la mia opposizione non riguarda le liberalizzazioni, dal momento che considero il mercato, la concorrenza e la libertà economica elementi fondamentali per la crescita di una nazione. Io desidererei sicuramente uno Stato che pesasse il meno possibile sulla gente, sui cittadini, i quali chiedono meno tasse, e che ponesse meno vincoli. L'impressione Pag. 3che si ha, palpabile all'esterno dei palazzi, è che si vogliano mettere in difficoltà, che si vogliano indebolire, come ha affermato il collega Fugatti, le categorie dei lavoratori autonomi, dei professionisti, dei commercianti, degli ordini professionali.
Un tema ritorna in tutti i nostri interventi: a causa delle prime liberalizzazioni nel commercio, i cui effetti si sono sommati a quelli prodotti dalla concorrenza della grande distribuzione, la maggior parte dei piccoli commercianti si è vista costretta a chiudere l'attività, soprattutto nei quartieri periferici della città e nei piccoli paesi (montani ed anche non montani). Sappiamo bene che queste piccole attività commerciali non avevano soltanto una specifica funzione commerciale, ma avevano soprattutto una funzione sociale, di aggregazione, di incontro, in modo particolare per le persone anziane. Se agli effetti negativi già indicati aggiungiamo i controlli puntuali e precisi della Guardia di finanza in merito al rilascio degli scontrini fiscali - giustamente fatti -, è evidente che si è creata un'atmosfera non del tutto favorevole per il lavoro di questa gente.
Inoltre, questo provvedimento, nel merito, è assolutamente negativo per i cittadini. Volete liberalizzare (e potremmo anche essere tutti d'accordo sulla necessità di una politica di liberalizzazione), ma, in realtà, non si liberalizza alcunché. Alcuni economisti scrivono che dietro questo provvedimento si nasconde (naturalmente, lo abbiamo letto sui giornali) la grande offensiva statalista degli ultimi anni; questo è, questo appare.
Volete creare nuovi monopoli e nuovi oligopoli. Si intravede l'indebolimento delle categorie professionali per lasciare libero campo alla grande distribuzione. Sappiamo bene da chi è diretta la grande distribuzione. Al riguardo, richiamo l'esempio (è già stato fatto) delle cooperative - come quella dei tassisti -, pronte a gestire la vendita dei farmaci e anche i grandi studi multinazionali che faranno chiudere gli studi dei nostri piccoli avvocati, ingegneri, architetti, medici e chi più ne ha più ne metta!
Le liberalizzazioni hanno, in sé, un carattere che fa pensare allo slogan «più privato e meno Stato» e che traduce in azioni operative e visibili concezioni e visioni economiche che appartengono, troppo spesso, alla sfera delle buone intenzioni. Diciamo pure che non vi è paese moderno occidentale che non sia passato attraverso le liberalizzazioni per drenare lo sviluppo e far crescere l'economia, una linea che si è rivelata la via maestra per combattere la disoccupazione.
Ma mi sembra che l'approccio e l'applicazione di strumenti anche condivisibili sia stato, a dir poco, lacunoso, frettoloso e confusionario e invece di promuovere le categorie e sollecitare la concorrenza, di fatto, ha innescato resistenza corporativa e frenato il processo di ricrescita; una liberalizzazione generica e generalizzata, una politica che ha sparato nel mucchio con il risultato di creare un mondo di scontenti e di scatenare manifestazioni di protesta, al punto che lo stesso ministro ha dovuto correre ai ripari, modificando il rapporto ora con i tassisti ora con i benzinai.
Ciò è indice della mancanza di un disegno e si iscrive, secondo me, al desiderio di dimostrare che anche il centrosinistra era in grado di promuovere una politica economica di stampo liberista e non statuale. Ciò, dovendo fare i conti con le riserve ideologiche di chi vive le liberalizzazioni ed il profitto come un peccato e che crede ancora nell'assistenzialismo in tutte le sue manifestazioni, senza capire che il debito pubblico, con l'assistenza, diventa sempre più una voragine incolmabile.
In conclusione, va da sé che occorre una politica economica che possa godere di un consenso ampio, proprio quello di cui non dispone questa maggioranza, costretta a fare acrobazie per far tornare i numeri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Antonio Pepe. Ne ha facoltà.

ANTONIO PEPE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge 31 gennaio Pag. 42007, n. 7, avente ad oggetto la promozione della concorrenza e la tutela dei consumatori, è un provvedimento sprovvisto di una visione di insieme dell'economia. Prevede piccoli cambiamenti diretti più a creare propaganda verso i consumatori che a dare un indirizzo chiaro al nostro sistema economico. Non sarà in grado di assicurare una reale ripresa economica al nostro paese, ma arrecherà ulteriori disagi ai cittadini già provati dalla stangata fiscale della legge finanziaria e dagli interventi del cosiddetto decreto Visco-Bersani del luglio scorso.
Contrariamente a ciò che è scritto nella relazione che accompagna il provvedimento in esame, quelle norme, infatti, non hanno dato utili e concreti risultati e benefici per i consumatori.
Come è stato recentemente affermato, il principale provvedimento liberale che uno Stato può porre in essere è quello della riduzione del prelievo fiscale: questo Governo, con l'inasprimento generale della pressione fiscale che sta caratterizzando la sua politica, agisce in senso opposto.
Allora, non deve trarre in inganno la cosiddetta «lenzuolata» di liberalizzazioni proposta dal ministro Bersani: si tratta di un miniprovvedimento con basso impatto sull'economia nazionale, che in gran parte risponde più a necessità propagandistiche, come ho detto poco fa, che a una reale volontà economica e che dimentica di intervenire in settori strategici.
Vi è a sinistra la convinzione che il mercato non debba essere concorrenziale e quindi accessibile a tutti, ma qualcosa di esclusivo per i grandi soggetti economici. Tentare di aiutare i grandi giganti industriali, le cooperative rosse, i grandi centri commerciali, in odio alle necessità di tanti piccoli imprenditori che con il loro lavoro, con le loro piccole e medie attività hanno vitalitalizzato e fatto crescere l'economia italiana, non è politica da apprezzare; così come è negativo il fatto di voler favorire la grande distribuzione e causare di conseguenza la chiusura di tanti piccoli esercizi commerciali, creando in tal modo disoccupazione.
Invece di pensare ad una vera e sana competizione per il mercato, il provvedimento agisce «contro»: più che voler liberalizzare settori importanti, sembra si vogliano penalizzare settori economici che storicamente non sono vicini al centrosinistra. Ci saremmo aspettati interventi più importanti a favore del sistema complessivo, soprattutto per far crescere la qualità dei servizi, vera lacuna del sistema produttivo italiano.
Alleanza Nazionale, come ha rilevato recentemente in un documento su questo tema, sostiene che il processo di riforma e di liberalizzazioni va certamente realizzato, ma non può essere fatto come una nuova lotta di classe - consumatori contro commercianti e professionisti - e nemmeno in un'ottica di corto respiro elettorale. Deve essere, invece, il frutto di una politica condivisa di autentiche riforme che sappiano davvero rendere più competitivo e funzionale il sistema complessivo, aprendo nel contempo le porte ai più giovani e a chi voglia farsi largo nel mondo con servizi più adeguati alle esigenze di una società dinamica e competitiva.
Allora, colleghi, venendo ad esaminare uno degli articoli del provvedimento, è sicuramente positivo essere intervenuti sulla ricarica dei telefoni cellulari e avere eliminato i termini temporali massimi di utilizzo del traffico acquistato. Se questa misura, però, non sarà accompagnata da un'altra, diretta ad impedire la trasformazione del costo della ricarica in un aumento del costo del traffico, nulla di positivo si otterrà per il consumatore.
Bisogna agire per dare al mercato della telefonia mobile più concorrenza, per assicurare ai consumatori una reale riduzione delle tariffe, per vietare offerte e messaggi pubblicitari sleali a mezzo telefono, in linea con quanto previsto nella direttiva comunitaria n. 29 del 2005, che ritiene illegittima la condotta dell'impresa che effettui ripetute e sgradite sollecitazioni commerciali per telefono; ma su questo fronte il Governo tace.
Fare un pur utile intervento di facciata non accompagnato da altre misure di sostegno significa garantire, o far credere Pag. 5di farlo, modesti guadagni al consumatore, guadagni che poi si risolveranno nel tempo, ma non certo avviare un vero processo di liberalizzazioni.
Anche l'articolo 6 del provvedimento in esame merita alcune osservazioni critiche. È poco chiaro, innanzitutto, come emerge anche dal dossier predisposto dal Servizio studi della Camera, il richiamo al numero 6) dell'articolo 2878 del codice civile. Con l'articolo in questione si è creato un sistema che, invece di accelerare, inciderà negativamente sulla speditezza dei traffici giuridici. La non necessità dell'autentica notarile nelle dichiarazioni previste dall'articolato potrà infatti prestarsi ad atti fraudolenti da parte di soggetti diversi dal creditore: si pensi a false dichiarazioni inviate alla conservatoria o a dichiarazioni rilasciate da soggetti privi dei necessari poteri di rappresentanza. Chi assicurerà il terzo che la dichiarazione è valida ed efficace e che si estingue il vincolo ipotecario? La certezza viene sacrificata e il tutto inciderà negativamente sul mercato immobiliare: tutto ciò è stato anche rilevato dalle Commissioni parlamentari nei loro pareri e mi auguro che il relatore voglia tener conto di quei rilievi.
Dunque, invece di interventi minimi, bisogna esaminare con attenzione gli emendamenti proposti dal centrodestra. È necessario abbattere gli importanti monopoli presenti nei sistemi finanziario, energetico, delle telecomunicazioni, dei trasporti e dei servizi pubblici locali. Le parole d'ordine devono essere: apertura di questi mercati settoriali, concorrenza e maggiore trasparenza. Solo così potranno essere intaccate le rendite pesanti che costano miliardi di euro ai contribuenti, si potrà ridare slancio al paese e si potrà far crescere un'Italia nella quale i consumatori non siano costretti a versare subdolamente molte gabelle alle solite, storiche, potenti lobby.
Certo ciò significa anche andare contro quei blocchi socio-economici che rappresentano il bacino di voti del centrosinistra: la grande finanza, la grande distribuzione commerciale, le cooperative rosse. Su ciò, però, il Governo sicuramente frenerà.
Il centrodestra certo non può essere ostile alle agevolazioni economiche per i cittadini e alle vere liberalizzazioni, né può cavalcare semplicemente le proteste delle categorie. L'attuale opposizione deve impegnarsi per realizzare nel paese delle vere liberalizzazioni e ricordo che quella sul lavoro fu iniziata nella scorsa legislatura con frutti sicuramente positivi. Il centrodestra deve cercare, nel contempo, di evidenziare i problemi che scaturiranno per i consumatori nel lungo periodo e smascherare il disegno «prodiano», un disegno che non va a vantaggio di tutti, perché, in realtà, solo alcuni avranno ingenti benefici e importanti privilegi.
È evidentemente poco credibile che l'Unione si illuda di smuovere l'economia italiana concedendo ai barbieri la possibilità di essere aperti il lunedì, ovvero, come ha in animo di fare il Governo, concedendo la possibilità ai grandi ipermercati di vendere la benzina. Si tratta esclusivamente di un piccolo dono alle grandi cooperative che, in un mercato già saturo, stritoleranno tanti piccoli distributori, imponendosi come protagonisti indiscussi della distribuzione. Ne deriveranno grossi benefici ulteriori dopo quelli già previsti dalla vendita dei farmaci da banco.
Esaminiamo allora la situazione da un'altra prospettiva, quella della convenienza del consumatore. I cittadini e le loro tasche non saranno favoriti dai provvedimenti di Bersani e ritengo che, nonostante gli annunci trionfalistici, l'impatto delle norme al nostro esame non inciderà in positivo, ma potrà forse, anche, in alcuni casi, comportare l'inasprimento della spesa per gli utenti finali.
Allora, colleghi, senza pregiudizio, esaminate con attenzione gli emendamenti del centrodestra. Non chiudetevi nella vostra convinzione di bocciare, senza averli prima esaminati, le proposte emendative dell'opposizione. Pensate prima al bene Pag. 6del paese e dei consumatori in genere e poi a quello dei blocchi economici a voi vicini.
Alleanza Nazionale, ad ogni buon fine, pur dichiarando il proprio voto contrario, raccoglie la sfida delle liberalizzazioni, ma chiede al Governo il confronto vero sui temi economici, senza timori e senza pregiudizi, nella consapevolezza che solo semplificazioni e liberalizzazioni vere possono garantire sviluppo e crescita, senza dimenticare mai l'esigenza imprescindibile di essere vicini a coloro che, per motivi diversi, non entrano nel sistema della ricchezza nazionale prodotta e che, quindi, vanno aiutati e sostenuti con un sistema forte di welfare e con provvedimenti di sussidiarietà e di solidarietà diffusa (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Valducci. Ne ha facoltà.

MARIO VALDUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, il provvedimento che oggi è all'ordine del giorno della Camera reca un titolo molto impegnativo, ma ha un contenuto altrettanto marginale e di facciata e, peraltro, nasconde l'incapacità di questa maggioranza e di questo Governo di poter effettuare vere azioni di liberalizzazione, di competizione e di modernizzazione del nostro paese.
Ricorderò come alcuni dei settori dell'economia italiana, che vengono qui toccati, abbiano visto questa maggioranza politica, che oggi è al Governo, avviare i cosiddetti processi di privatizzazione e di liberalizzazione nel periodo dal 1997 al 1999.
Ebbene, questo è stato un inizio sbagliato, un inizio che ha comportato un errore che ha trasformato monopoli pubblici in monopoli privati o in oligopoli privati. Il vero errore commesso nelle privatizzazioni della telefonia e in quelle del gas è stato quello di non voler separare, fin dall'inizio, la proprietà delle reti rispetto alla gestione delle stesse. Questo è un errore che ci portiamo appresso ancora oggi e che ci porteremo addosso nel futuro e che ha comportato e comporta per il nostro paese la necessità di varare questi interventi del tutto pletorici ed insignificanti in quei comparti.
Infatti, penso che nel momento in cui si iniziava un percorso di privatizzazione in settori dell'economia così vitali, noi dovevamo assolutamente tenere presente che un paese non può spogliarsi, solo per qualche lira in più di allora ovvero per qualche euro in più di oggi, delle reti arteriose e del sistema nervoso che sono portanti per la vitalità economica del nostro paese.
Questo è ciò che è successo nella telefonia e nel gas. Voi, con i vostri interventi, non fate nulla per andare a cercare di correggere nuovamente gli errori che hanno determinato un settore della telefonia semimonopolistico, con pochissimi operatori presenti nel mercato economicamente più importante d'Europa. Infatti, sappiamo tutti che la telefonia oggi è il mercato più ricco del nostro paese rispetto a tutti gli altri, in termini di abbonati e di consumo di questo servizio.
Cerchiamo, oggi, attraverso interventi sui costi della ricarica - domani magari con l'intervento sullo scatto alla risposta e dopodomani intervenendo sul sistema tariffario o sulle campagne promozionali -, di fare correzioni marginali ad un sistema economico che, essendo oligopolistico, non può tutelare come dovrebbe il consumatore. Inoltre, quando si è avviato il percorso delle privatizzazioni e delle liberalizzazioni abbiamo istituito delle autorità, cui abbiamo demandato il compito importante di essere regolatori del mercato.
Allora perché pensare di fare, in qualità di legislatori, interventi, che - come ripeto - ritengo siano del tutto marginali per le economie dei consumatori, e non li lasciamo invece alle autorità che controllano questi mercati? Nel frattempo questo Governo e questa maggioranza approvano un disegno di legge in Consiglio dei ministri che prevede la nascita di nuove autorità. A questo punto la domanda appare evidente: come può un Governo decidere di intervenire in modo diretto quando Pag. 7invece sceglie, per altro verso, di creare nuove autorità rispetto al tema dei servizi pubblici? Infatti, verrà creata anche una autorità dei trasporti, stando alla volontà espressa dal Governo.
Dunque, avremmo diverse autorità. Già con riferimento a quella delle acque, così come a quella dell'energia elettrica e del gas, non si capisce quali siano esattamente i compiti e le azioni della terza autorità demandata a sorvegliare il mercato dei cosiddetti altri servizi pubblici. Lo ripeto: ritengo che questi ultimi siano assolutamente marginali nel panorama economico nazionale.
Non voglio ora intrattenermi sul percorso che ha condotto alla privatizzazione nel settore della telefonia. Sicuramente, i recenti fatti che hanno coinvolto alcuni soggetti delle cooperative hanno testimoniato come quel processo di collocamento di questa importante società dello Stato sia avvenuto con alcuni passaggi poco chiari e trasparenti. In questo provvedimento, poi, si parla di altri settori economici importanti della nostra economia, sui quali di certo le misure introdotte non servono a migliorare efficacemente l'interesse dei cittadini consumatori.
Sul tema delle assicurazioni, voglio ricordare che il precedente Governo guidato da Silvio Berlusconi ha avuto il merito di introdurre, anche attraverso il codice delle assicurazioni che è stato uno strumento prezioso in termini di semplificazione di lettura delle norme esistenti in questo settore dell'economia italiana, un meccanismo di indennizzo diretto e di responsabilità delle compagnie assicurative, nel momento in cui si crea l'evento secondo il quale il contraente effettua il pagamento del servizio che vuole ricevere. Si tratta di un meccanismo introdotto da noi, così come quello relativo alla patente a punti, cioè il vero strumento efficace per ridurre il numero della frequenza dei sinistri. Inoltre, noi abbiamo cercato di dare certezza a questo mercato in merito all'entità del rimborso dovuto dalle compagnie in caso di microlesioni alle persone. Tutti sappiamo che nel nostro Paese vi è stato uno sviluppo esponenziale di questo tipo di rimborsi assicurativi, che sicuramente ha alzato enormemente il costo medio del sinistro nel nostro mercato assicurativo.
Quando si parla di liberalizzazioni e di rendere più competitivo un settore, il legislatore deve cercare di creare le caratteristiche e gli strumenti in quel determinato mercato affinché lo stesso sia o divenga competitivo. Certamente non è con un'imposizione dirigistica che i mercati possono diventare competitivi. L'introduzione in Italia dell'obbligatorietà della rete di vendita agenziale del plurimandato è una costrizione nei confronti del mondo delle imprese, che non solo contrasta con la nostra Costituzione - agli articoli 41 e 43, si parla, per i soggetti economici, della libertà di intraprendere - ma che sicuramente confligge anche con le direttive europee.
Infatti, con l'introduzione dell'obbligatorietà della vendita dei prodotti assicurativi tramite agenti plurimandatari vietiamo ad un soggetto economico di poter creare una propria rete di vendita del servizio in maniera autonoma ed indipendente. Sono convinto che ciò non comporterà un miglioramento della competizione in questo settore. Infatti, dobbiamo insistere nel tentativo di ridurre il numero dei sinistri e di abbattere - e lo strumento dell'indennizzo diretto va verso questa direzione - il costo degli stessi. Altri interventi, come quello da me ricordato relativo alla rete agenziale, sicuramente rappresentano un fatto negativo.
Inoltre, questo provvedimento introduce un virus assolutamente inaccettabile in una società libera. Mi riferisco al fatto che Parlamento e Governo decidano in ambiti che dovrebbero restare lasciati alla volontà dei soggetti privati. Ciò accade per quanto riguarda le norme relative ai contratti pluriennali di copertura danni, dove si afferma che le coperture decennali non hanno più validità, introducendo la necessità di risolvere tali contratti.
Noi pensiamo che una società libera, in uno Stato di diritto che funzioni, non debba intervenire rispetto a contratti sottoscritti da più parti, che non ledano apparentemente l'interesse di una parte Pag. 8considerata avente minor peso contrattuale. Mi riferisco soprattutto al sistema creditizio; infatti, l'abolizione delle penali nei mutui contratti a tasso di interesse fisso è una scelta che distorce la volontà dei contraenti. Se la penale è sicuramente da abolire per i mutui contratti a tassi di interesse variabili, essa non dovrebbe essere eliminata nel caso di scelta da parte del contraente di tassi di interesse fisso.
Per non parlare poi dell'articolo cui è stato dato un titolo roboante e relativo all'apertura di un'impresa in un giorno. Tale apertura dovrebbe avvenire per via telematica, ma comunque in un giorno.
Come può il mondo economico italiano credere a questo Governo, che ha introdotto con il cosiddetto decreto Visco il vaglio della richiesta di un soggetto che voglia aprire una partita IVA, che non è più un meccanismo automatico ma di verifica ex ante di quella volontà, che ha insabbiato un disegno di legge destinato a snellire le procedure burocratiche di apertura di uno stabilimento economico nel territorio nazionale non in un giorno ma in sette giorni, provvedimento che giace ormai da sette mesi in Commissione attività produttive nonostante l'opposizione abbia dato la sua disponibilità ad approvarlo in Commissione in sede legislativa?
Vi domando, quindi, se voi pensiate veramente che i cittadini e le imprese italiane abbiano l'anello al naso a tal punto da credere che questo articolo, con il quale si prevede che si possa aprire un'impresa in un giorno, sia sufficiente a dimostrare la vostra volontà di ridurre il carico degli oneri burocratici che pesano su chi esercita un'attività economica nel nostro paese.
Vi sono poi alcuni articoli del provvedimento che considero banali come, ad esempio, quelli concernenti l'esposizione dei prezzi o l'esposizione e il dettaglio delle tariffe aeree. Si tratta di disposizioni sicuramente necessarie dal punto di vista della trasparenza, ma non necessariamente da inserire in un'apposita norma. Esse potevano essere materia trattata dalle autorità competenti le quali potevano, attraverso circolari mirate ad ottenere una maggiore trasparenza nel rapporto tra domanda-offerta, ottenere lo stesso tipo di risultato.
Con l'articolo 12 del provvedimento si vogliono risolvere situazioni contrattuali tra soggetti privati in materia di alta velocità ferroviaria: da una parte, le Ferrovie dello Stato, soggetto giuridico privato; dall'altra, coloro che a suo tempo hanno vinto gare o privative riguardanti alcune tratte. Tali disposizioni comportano allungamenti dei tempi che, a loro volta, determinano, a carico del soggetto economico chiamato a realizzare quelle infrastrutture, maggiori oneri economici. Per cui se da una parte, a prima vista, può apparire che si possa conseguire un risparmio con le disposizioni contenute in tali norme, che però ledono il diritto soggettivo di singoli operatori economici e come tali mettono a rischio i meccanismi propri di una società liberale, dall'altra l'allungamento dei tempi di realizzazione delle infrastrutture comporterà oneri finanziari probabilmente maggiori del possibile risparmio sulla cosiddetta parte in conto capitale.
Noi abbiamo presentato una serie di proposte emendative frutto delle molte osservazioni fatte dalle Commissioni competenti in materia; spero che almeno alcune di esse siano accolte dalla maggioranza.
Il gruppo di Forza Italia è sostanzialmente contrario a questo provvedimento. Noi riteniamo che il paese abbia bisogno di vere liberalizzazioni e di una vera modernizzazione al fine di giungere ad avere un'economia sempre più competitiva (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,15).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di Pag. 9preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2201-A)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Armani. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con l'errata corrige del PIETRO ARMANI. Il secondo decreto Bersani, allo stesso modo del primo - definiti entrambi come due «lenzuolate» -, manca di coperta, manca di materasso perché, in realtà, si tratta di due provvedimenti all'acqua di rose nell'ambito di una pressione fiscale che è arrivata al 42,3 per cento. Quindi, da un lato, si vorrebbe favorire i consumatori ma, dall'altro, li si penalizza come contribuenti. Tra l'altro, a marzo si registreranno i primi risultati dell'aumento delle addizionali IRPEF deliberate dai comuni, così la pressione fiscale sarà certificata nel suo aumento.
Dunque, il ministro Bersani continua - come, del resto, ha fatto con il primo decreto - a prendere di petto molte categorie di lavoratori autonomi (benzinai, acconciatori, pulitori, guide turistiche, titolari di autoscuola) per le quali non vige la sindacalizzazione e dove i vincoli crescenti possono portare solo a chiusure di aziende e a perdita di occupazione, dimenticando il problema, più volte sottolineato da parte della Casa delle libertà, riguardante la detassazione degli utili portati a riserva indivisibile delle cooperative, che, tra l'altro, nel settore della grande distribuzione sono caratterizzate dai grandi ipermercati e centri commerciali della lega delle cooperative. Questi ultimi dovrebbero essere in concorrenza con le catene private, che pagano sugli utili tutte le loro tasse.
Queste cooperative sono di dimensioni molto consistenti, come dimostrato dal fatto che il fatturato della lega delle cooperative nella grande distribuzione ormai raggiunge e forse supera i 10 miliardi di euro l'anno. Quindi, siamo di fronte ad un settore facilitato e guai se qualcuna delle catene private si azzarda a chiedere la localizzazione di propri centri commerciali o ipermercati nelle regioni rosse e nei comuni controllati dalla sinistra! Infatti, in questo caso non godrebbe di tali concessioni.
Il ministro Bersani, visto che si vuole favorire la riduzione del prezzo della benzina e in genere dei carburanti, dimentica inoltre che l'accisa e l'IVA in termini di gettito crescono ogni volta che il prezzo del greggio determinato dall'OPEC cresce. Basterebbe - come del resto fu fatto da qualche Governo del centrosinistra nella XIII legislatura - restituire ai contribuenti una parte dell'accisa, senza chiaramente toccare l'IVA che costituisce un'imposta comunitaria. Pertanto, basterebbe un meccanismo di questo tipo per favorire i consumatori.
Ma, al di là di questo aspetto, il ministro Bersani dimentica di intervenire su molti servizi a tariffa prodotti dagli enti locali che o sono eccessivamente onerosi per gli utenti oppure sono generatori di disavanzi che gli enti locali coprono sempre a carico degli utenti, in quanto contribuenti delle imposte locali e anche di quelle nazionali, attraverso l'aumento di aliquote o l'incremento di addizionali nel caso di tributi statali.
Inoltre, il decreto Bersani ha uno strano concetto del suo scopo di favorire il cosiddetto cittadino-consumatore. Infatti, gli concede qualche apparente regalino - come l'eliminazione dei costi fissi sulle ricariche dei cellulari che, com'è stato dimostrato dai colleghi che mi hanno preceduto, non darà veri vantaggi -, dimenticando tuttavia il vero stimolo al reddito spendibile, che costituisce il vero problema del consumatore.
Naturalmente, il reddito spendibile, già ridotto dalla pressione fiscale molto elevata, non viene incentivato dal secondo decreto Bersani che, invece, poteva benissimo recare misure su questo fronte; considerato, peraltro, che il primo decreto Pag. 10Bersani era a firma Bersani-Visco non si comprende per quale ragione il viceministro Visco non abbia recato il suo contributo alla predisposizione di questo secondo provvedimento al fine di ridurre la pressione fiscale. Al riguardo, ad esempio, una proposta di legge firmata da tutti i parlamentari del gruppo di Alleanza Nazionale alla Camera prevede l'introduzione di talune misure fiscali quali l'imposizione personale sul reddito in base al principio del quoziente familiare, la detraibilità dell'intera ICI sulla prima casa, la detrazione delle spese scolastiche e sanitarie sostenute per le persone a carico; si tratta di interventi che, tra l'altro, potrebbero attivare un contrasto di interessi che potrebbe giovare anche alla riduzione dell'evasione fiscale.
Quanto, però, desta veramente scandalo è l'articolo 12 del provvedimento. Nella precedente legislatura sono stato presidente, indegnamente, della VIII Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici e devo dire che, francamente, questo articolo 12, per così dire, grida vendetta. Tra l'altro, si dimentica che già in passato, nella XIII legislatura, il centrosinistra cercò di 'cassare' le concessioni dei primi tre consorzi della TAV; naturalmente, poi, il Governo di centrodestra, quando si insediò, dovette reintrodurre tali concessioni. Basterebbe oggi percorrere l'Autostrada del sole per accorgersi della linea di cantieri per l'alta velocità dovuta proprio a questa nostra scelta.
Oggi, con l'articolo 12, si interviene sulle concessioni - concessioni cui peraltro ancora non è seguita l'apertura dei cantieri, essendo ancora in discussione taluni profili inerenti alla progettazione - relative alla realizzazione delle tratte Milano-Verona, Verona-Padova e Milano-Genova. Ebbene, si intende rimettere a gara l'affidamento di tali concessioni revocandole ai precedenti concessionari; naturalmente, ciò aprirà contenziosi facendo arricchire avvocati amministrativi con parcelle consistenti e probabilmente lo Stato, se perderà le cause, dovrà rimborsare questi concessionari pagando loro i danni. Si ritiene, comunque, di dover revocare le concessioni perché i costi sarebbero eccessivi, ma bisognerebbe anche capire per quale ragione questi costi siano diventati eccessivi, considerando al riguardo la lunghezza delle procedure di realizzazione dei progetti e, altresì, gli ostacoli frapposti dagli enti locali per quanto concerne la cosiddetta compatibilità ambientale. Quando ero presidente della VIII Commissione nella precedente legislatura, andai a vedere le realizzazioni della TAV nel tratto iniziale dell'Appennino; ebbene, in quella zona, si offrirono ampie compensazioni ai comuni della Toscana e dell'Emilia: l'aumento dei costi deriva anche da tali situazioni.
La questione, in realtà, mi sembra porsi soprattutto in termini di maggiori costi. Prima di revocare le attuali concessioni e di rimetterle a gara, si dovrebbe, infatti, operare un confronto tra i maggiori costi (dei quali andrebbero analizzate le ragioni) che verrebbero a cadere sugli enti appaltanti in conseguenza delle attuali concessioni ed il costo per l'intera collettività del rinvio sine die della realizzazione di queste tratte dell'alta velocità, con il rischio, tra l'altro, di perdere anche i contributi comunitari. Come sapete, infatti, tali tratte fanno parte dei due corridoi transeuropei, il n. 5 e quello che collega il nord Europa con Milano, Genova ed il Mediterraneo. In realtà, dunque, bisogna mettere a confronto i maggiori costi sopportati dallo Stato con il maggiore costo che deriverebbe dal fatto di rinviare sine die la realizzazione di queste opere.
Agli ambientalisti, che dovrebbero in teoria sostenere il trasferimento del traffico merci e di quello passeggeri dalla strada alla rotaia, fa comodo rinviare il problema essendo la maggioranza divisa su questi temi.
È sufficiente, infatti, vedere ciò che avviene per la Lione-Torino, in merito alla quale vi è stato, recentemente, un incontro tra il ministro italiano Di Pietro e quello francese in cui si è detto che, entro settembre prossimo, verrà realizzato il progetto e che i cantieri apriranno nel Pag. 112010. Ma, nel 2010, bisognerà vedere quanta polizia dovremo mettere in Val di Susa, per consentire l'apertura dei cantieri e in che misura sarà possibile realizzare il progetto, a meno che non si voglia, come è stato detto da qualcuno con un'immagine pittoresca, tornare agli elefanti di Annibale che scavalcò il Rocciamelone per scendere nelle valli francesi.
In realtà, il problema è, ancora una volta, il rinvio delle concessioni per risolvere il contrasto di posizioni e di ideologie all'interno di questa «slabbrata» maggioranza, tra coloro che vorrebbero tutto, forse anche tornare all'aratro al chiodo, e bloccare lo sviluppo del paese e altri che, in teoria, affermano che l'Italia è una piattaforma logistica in mezzo al Mediterraneo e che è necessario realizzare tutte le infrastrutture necessarie per valorizzarla (ma solo a chiacchiere, perché in realtà non si realizza nulla).
Anche le opere della legge obiettivo sono in ritardo, sebbene sia stato realizzato il fondo per le infrastrutture, cui partecipa con il 15 per cento la Cassa depositi e prestiti, e nell'azionariato siano presenti consistenti azionisti privati, fondazioni ed altri. Ebbene, nonostante ciò il finanziamento delle infrastrutture non procede, se non altro con il project financing.
Inoltre, non si spiega per quale ragione sia stato introdotto un decreto di urgenza per definire l'orario dei parrucchieri, degli acconciatori o dei pulitori. L'urgenza è necessaria perché si devono bloccare, con l'articolo 12, le concessioni attualmente assegnate e, magari, rimetterle a gara per favorire gli amici degli amici. Tutto ciò serve a realizzare un sistema di norme marginali o addirittura negative, che con l'ultima finanziaria ha portato ad una pressione fiscale crescente.
Questo è il contenuto di un decreto-legge che dimostra l'inefficienza della maggioranza e la pochezza dell'attuale Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
PIETRO ARMANI. Il secondo decreto Bersani, allo stesso modo del primo - definiti entrambi come due «lenzuolate» -, manca di coperta, manca di materasso perché, in realtà, si tratta di due provvedimenti all'acqua di rose nell'ambito di una pressione fiscale che è arrivata al 42,3 per cento. Quindi, da un lato, si vorrebbe favorire i consumatori ma, dall'altro, li si penalizza come contribuenti. Tra l'altro, a marzo si registreranno i primi risultati dell'aumento delle addizionali IRPEF deliberate dai comuni, così la pressione fiscale sarà certificata nel suo aumento.
Dunque, il ministro Bersani continua - come, del resto, ha fatto con il primo decreto - a prendere di petto molte categorie di lavoratori autonomi (benzinai, acconciatori, pulitori, guide turistiche, titolari di autoscuola) per le quali non vige la sindacalizzazione e dove i vincoli crescenti possono portare solo a chiusure di aziende e a perdita di occupazione, dimenticando il problema, più volte sottolineato da parte della Casa delle libertà, riguardante la detassazione degli utili portati a riserva indivisibile delle cooperative, che, tra l'altro, nel settore della grande distribuzione sono caratterizzate dai grandi ipermercati e centri commerciali della lega delle cooperative. Questi ultimi dovrebbero essere in concorrenza con le catene private, che pagano sugli utili tutte le loro tasse.
Queste cooperative sono di dimensioni molto consistenti, come dimostrato dal fatto che il fatturato della lega delle cooperative nella grande distribuzione ormai raggiunge e forse supera i 10 miliardi di euro l'anno. Quindi, siamo di fronte ad un settore facilitato e guai se qualcuna delle catene private si azzarda a chiedere la localizzazione di propri centri commerciali o ipermercati nelle regioni rosse e nei comuni controllati dalla sinistra! Infatti, in questo caso non godrebbe di tali concessioni.
Il ministro Bersani, visto che si vuole favorire la riduzione del prezzo della benzina e in genere dei carburanti, dimentica inoltre che l'accisa e l'IVA in termini di gettito crescono ogni volta che il prezzo del greggio determinato dall'OPEC cresce. Basterebbe - come del resto fu fatto da qualche Governo del centrosinistra nella XIII legislatura - restituire ai contribuenti una parte dell'accisa, senza chiaramente toccare l'IVA che costituisce un'imposta comunitaria. Pertanto, basterebbe un meccanismo di questo tipo per favorire i consumatori.
Ma, al di là di questo aspetto, il ministro Bersani dimentica di intervenire su molti servizi a tariffa prodotti dagli enti locali che o sono eccessivamente onerosi per gli utenti oppure sono generatori di disavanzi che gli enti locali coprono sempre a carico degli utenti, in quanto contribuenti delle imposte locali e anche di quelle nazionali, attraverso l'aumento di aliquote o l'incremento di addizionali nel caso di tributi statali.
Inoltre, il decreto Bersani ha uno strano concetto del suo scopo di favorire il cosiddetto cittadino-consumatore. Infatti, gli concede qualche apparente regalino - come l'eliminazione dei costi fissi sulle ricariche dei cellulari che, com'è stato dimostrato dai colleghi che mi hanno preceduto, non darà veri vantaggi -, dimenticando tuttavia il vero stimolo al reddito spendibile, che costituisce il vero problema del consumatore.
Naturalmente, il reddito spendibile, già ridotto dalla pressione fiscale molto elevata, non viene incentivato dal secondo decreto Bersani che, invece, poteva benissimo recare misure su questo fronte; considerato, peraltro, che il primo decreto Bersani era a firma Bersani-Visco non si comprende per quale ragione il viceministro Visco non abbia recato il suo contributo alla predisposizione di questo secondo provvedimento al fine di ridurre la pressione fiscale. Al riguardo, ad esempio, una proposta di legge firmata da tutti i parlamentari del gruppo di Alleanza Nazionale alla Camera prevede l'introduzione di talune misure fiscali quali l'imposizione personale sul reddito in base al principio del quoziente familiare, la detraibilità dell'intera ICI sulla prima casa, la detrazione delle spese scolastiche e sanitarie sostenute per le persone a carico; si tratta di interventi che, tra l'altro, potrebbero attivare un contrasto di interessi che potrebbe giovare anche alla riduzione dell'evasione fiscale.
Quanto, però, desta veramente scandalo è l'articolo 12 del provvedimento. Nella precedente legislatura sono stato presidente, indegnamente, della VIII Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici e devo dire che, francamente, questo articolo 12, per così dire, grida vendetta. Tra l'altro, si dimentica che già in passato, nella XIII legislatura, il centrosinistra cercò di 'cassare' le concessioni dei primi tre consorzi della TAV; naturalmente, poi, il Governo di centrodestra, quando si insediò, dovette reintrodurre tali concessioni. Basterebbe oggi percorrere l'Autostrada del sole per accorgersi della linea di cantieri per l'alta velocità dovuta proprio a questa nostra scelta.
Oggi, con l'articolo 12, si interviene sulle concessioni - concessioni cui peraltro ancora non è seguita l'apertura dei cantieri, essendo ancora in discussione taluni profili inerenti alla progettazione - relative alla realizzazione delle tratte Milano-Verona, Verona-Padova e Milano-Genova. Ebbene, si intende rimettere a gara l'affidamento di tali concessioni revocandole ai precedenti concessionari; naturalmente, ciò aprirà contenziosi facendo arricchire avvocati amministrativisti con parcelle consistenti e probabilmente lo Stato, se perderà le cause, dovrà rimborsare questi concessionari pagando loro i danni. Si ritiene, comunque, di dover revocare le concessioni perché i costi sarebbero eccessivi, ma bisognerebbe anche capire per quale ragione questi costi siano diventati eccessivi, considerando al riguardo la lunghezza delle procedure di realizzazione dei progetti e, altresì, gli ostacoli frapposti dagli enti locali per quanto concerne la cosiddetta compatibilità ambientale. Quando ero presidente della VIII Commissione nella precedente legislatura, andai a vedere le realizzazioni della TAV nel tratto iniziale dell'Appennino; ebbene, in quella zona, si offrirono ampie compensazioni ai comuni della Toscana e dell'Emilia: l'aumento dei costi deriva anche da tali situazioni.
La questione, in realtà, mi sembra porsi soprattutto in termini di maggiori costi. Prima di revocare le attuali concessioni e di rimetterle a gara, si dovrebbe, infatti, operare un confronto tra i maggiori costi (dei quali andrebbero analizzate le ragioni) che verrebbero a cadere sugli enti appaltanti in conseguenza delle attuali concessioni ed il costo per l'intera collettività del rinvio sine die della realizzazione di queste tratte dell'alta velocità, con il rischio, tra l'altro, di perdere anche i contributi comunitari. Come sapete, infatti, tali tratte fanno parte dei due corridoi transeuropei, il n. 5 e quello che collega il nord Europa con Milano, Genova ed il Mediterraneo. In realtà, dunque, bisogna mettere a confronto i maggiori costi sopportati dallo Stato con il maggiore costo che deriverebbe dal fatto di rinviare sine die la realizzazione di queste opere.
Agli ambientalisti, che dovrebbero in teoria sostenere il trasferimento del traffico merci e di quello passeggeri dalla strada alla rotaia, fa comodo rinviare il problema essendo la maggioranza divisa su questi temi.
È sufficiente, infatti, vedere ciò che avviene per la Lione-Torino, in merito alla quale vi è stato, recentemente, un incontro tra il ministro italiano Di Pietro e quello francese in cui si è detto che, entro settembre prossimo, verrà realizzato il progetto e che i cantieri apriranno nel 2010. Ma, nel 2010, bisognerà vedere quanta polizia dovremo mettere in Val di Susa, per consentire l'apertura dei cantieri e in che misura sarà possibile realizzare il progetto, a meno che non si voglia, come è stato detto da qualcuno con un'immagine pittoresca, tornare agli elefanti di Annibale per scavalcare il Rocciamelone e scendere nelle valli francesi.
In realtà, il problema è, ancora una volta, il rinvio delle concessioni per risolvere il contrasto di posizioni e di ideologie all'interno di questa «slabbrata» maggioranza, tra coloro che vorrebbero tutto, forse anche tornare all'aratro al chiodo, e bloccare lo sviluppo del paese e altri che, in teoria, affermano che l'Italia è una piattaforma logistica in mezzo al Mediterraneo e che è necessario realizzare tutte le infrastrutture necessarie per valorizzarla (ma solo a chiacchiere, perché in realtà non si realizza nulla).
Anche le opere della legge obiettivo sono in ritardo, sebbene sia stato realizzato il fondo per le infrastrutture, cui partecipa con il 15 per cento la Cassa depositi e prestiti, e nell'azionariato siano presenti consistenti azionisti privati, fondazioni ed altri. Ebbene, nonostante ciò il finanziamento delle infrastrutture non procede, se non altro con il project financing.
Inoltre, non si spiega per quale ragione sia stato introdotto un decreto di urgenza per definire l'orario dei parrucchieri, degli acconciatori o dei pulitori. L'urgenza è necessaria perché si devono bloccare, con l'articolo 12, le concessioni attualmente assegnate e, magari, rimetterle a gara per favorire gli amici degli amici. Tutto ciò serve a realizzare un sistema di norme marginali o addirittura negative, che con l'ultima finanziaria ha portato ad una pressione fiscale crescente.
Questo è il contenuto di un decreto-legge che dimostra l'inefficienza della maggioranza e la pochezza dell'attuale Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'Istituto tecnico commerciale statale Luzzatti di Treviso, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.

GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, colleghi, signori rappresentanti del Governo, il mio intervento riguarderà l'articolo 12, riprendendo i tanti argomenti già sviluppati in precedenza e, da ultimo, dal collega di Alleanza Nazionale che mi ha appena preceduto.
Riguardo all'articolo 12, negli emendamenti presentati se ne suggerisce, in primo luogo , la soppressione. Questa norma, per le ragioni che abbiamo già visto e per quelle che vedremo, è da espungere, in quanto con essa si vuole evitare di costruire tratti ferroviari di alta velocità importantissimi per il nostro paese, senza sostituirli con alcunché non tenendo presente ciò che negli anni si è progettato e realizzato sulla base di alcuni presupposti giuridici e tecnici.
Conosco meno bene la tratta Milano-Verona ma conosco molto bene la Genova-Milano. In quanto ligure - rappresento la Liguria in questo ramo del Parlamento - ritengo che il collegamento ad alta velocità tra Genova e Milano e, più in generale, tra il nord Italia e il nord Europa sia strategico non solo per Genova ma per l'Italia intera. Genova ha il più grande porto italiano e del Mediterraneo e necessita di diventare sempre più il recettore di traffici importanti. Questi traffici, però, devono poter proseguire velocemente verso Milano, verso il nord Italia e verso il nord Europa. Interrompere la realizzazione di questa importantissima tratta è qualcosa di estremamente negativo e, direi, addirittura di inconcepibile.
Bisogna continuare ad aumentare i finanziamenti per la realizzazione di questa linea ferroviaria e bisogna accettare le proposte dei privati, delle banche e delle fondazioni che intendano collaborare, eventualmente mediante il project financing o ricorrendo ad altri strumenti giuridico-economici. Non si può approvare una norma che - lo ribadisco - tende a bloccare tutto, a revocare quanto accaduto Pag. 12in precedenza e che si riferisce ad un futuro del tutto generico che, come tale - mi si perdoni il bisticcio -, non avrà futuro. Basta leggere la norma, perché siamo sufficientemente avvertiti da poter capire, semplicemente dal modo in cui è redatta, quale sia la filosofia che la ispira.
All'articolo 12 del decreto-legge in esame, infatti, alla parte normativa vera e propria è stato premesso il seguente, inutile «cappello»: «Al fine di consentire che la realizzazione del sistema alta velocità avvenga tramite affidamenti e modalità competitivi conformi alla normativa vigente a livello nazionale e comunitario, nonché in tempi e con limiti di spesa compatibili con le priorità ed i programmi di investimento delle infrastrutture ferroviarie, nel rispetto dei vincoli economici e finanziari imposti dal decreto legislativo 8 luglio 2003, n. 188, al gestore dell'infrastruttura ferroviaria nazionale e degli impegni assunti dallo Stato nei confronti dell'Unione europea in merito alla riduzione del disavanzo e del debito pubblico (...)». Queste frasi possono essere inserite nella relazione di accompagnamento al testo, non nel testo normativo. Si tratta di critiche che abbiamo già formulato (purtroppo non è presente il collega Franco Russo, presidente del Comitato per la legislazione). Quando si ritiene di inserire, come elemento integrante la norma, una serie di programmazioni di questo genere, che si richiamano all'Unione europea, al bilancio dello Stato e a quant'altro, significa che si è perplessi; si danno inutili spiegazioni, essendo intimamente convinti che quella disposizione non andrà mai a regime per realizzare le opere che, oggi, si cancellano o si revocano. Questa filosofia, come ripeto, l'abbiamo riscontrata anche in altri provvedimenti normativi rispetto ai quali la perplessità del legislatore si evinceva dall'inserimento di queste logiche programmatiche, che non c'entrano alcunché.
Cosa si intende fare con questo articolo? Si vuole revocare le concessioni rilasciate alla TAV Spa il 7 agosto 1991, limitatamente - lo sottolineo - alla tratta Milano-Verona e alla sub-tratta Verona-Padova, comprensive delle relative interconnessioni, e la concessione rilasciata il 16 marzo 1992 relativa alla linea Milano-Genova, comprensiva delle relative interconnessioni, e loro successive integrazioni e modificazioni. Conseguentemente si revoca l'autorizzazione rilasciata al concessionario della rete ferroviaria italiana all'articolo 5 del decreto del ministro dei trasporti 31 ottobre 2000, n. 138 T, nella parte in cui consente di proseguire nei rapporti dei quali stiamo parlando.
Gli effetti delle revoche si estendono a tutti i rapporti convenzionali da esse derivanti o collegati stipulati da TAV Spa con i general contractor. In questo modo si mette in crisi l'istituto dei general contractor relativamente a queste linee, i cui rapporti convenzionali sono stati stipulati addirittura in data 15 ottobre 1991 e 16 marzo 1992.
Una logica di questo genere, come ricordava l'oratore che ha parlato prima di me, era già stata oggetto di una norma nella finanziaria 2001, poi abrogata perché aveva creato un contenzioso imponente. L'abrogazione aveva comportato, come è logico, giusto e corretto, la prosecuzione dell'iter in atto, che era datato, come abbiamo visto, 1991-1992.
Ora, invece, si vuole nuovamente tornare indietro, senza rendersi conto di ciò che potrà accadere in termini di costi a carico dello Stato per danni. Nella relazione si sostiene che il minor costo degli appalti andrà a coprire gli eventuali esborsi per danni erariali, ma ciò è affermato in modo del tutto labiale, perché non c'è possibilità di una relazione tecnica che possa prevedere i costi e l'entità dei danni.
Quindi, tutto ciò si regge malamente sul piano economico, mentre abbiamo una certezza, derivante anche da ciò che è successo in passato e che ricordavo prima: nascerà un contenzioso formidabile e costosissimo, perché pacta sunt servanda. Quando si pongono in essere rapporti così complessi con privati, che in parte hanno Pag. 13già avuto esecuzione, devono essere rispettati. Non si può tornare indietro, limitando addirittura le forme di rimborso.
Il legislatore ha scritto questa norma, ha pensato a quali potessero essere i costi derivanti da eventuali contenziosi per danni e ha previsto quanto segue: Ferrovie dello Stato Spa provvede direttamente o tramite società del gruppo all'accertamento e al rimborso, anche in deroga alla normativa vigente - questo è un concetto generico che non può essere contenuto in una norma, come sottolineato anche dal Comitato per la legislazione - secondo la disciplina di cui al successivo comma 4, degli oneri delle attività progettuali e preliminari ai lavori di costruzione oggetto di revoca nei limiti dei soli costi effettivamente sostenuti, adeguatamente documentati.
Qui si interviene su contratti già stipulati ed efficaci, limitando la forma di rimborso. Inoltre - ritenendo questa iniziativa insufficiente - si modifica l'articolo 21-quinquies della legge 7 agosto 1990, n. 241 in tema di atti amministrativi, aggiungendo, dopo il comma 1, il comma 1-bis. Si cerca di rendere generale il principio della limitazione del danno in relazione a questa specifica norma! Questo è un trucco, un artifizio mal riuscito!
Peraltro, l'articolo 1-bis fa riferimento alla revoca di atti amministrativi ad efficacia durevole o istantanea, mentre l'articolo 21-quinquies, comma 1, della legge n. 241 del 1990 parla solo di rapporti ad efficacia durevole. Quindi, introdurre il concetto di rapporto ad efficacia istantanea esula dal paradigma normativo e da ogni costruzione dogmatica. Soprattutto, non si capisce perché, in un contesto concernente l'atto amministrativo ad efficacia durevole, fra capo e collo, si inserisca questo riferimento all'atto ad efficacia istantanea che non sarebbe neppure utile per i pessimi fini della specifica norma che critichiamo.
Ma vi è di più: quando la revoca incida su rapporti negoziali, l'indennizzo liquidato dall'amministrazione agli interessati è parametrato al solo danno emergente (già questo sarà motivo di contenzioso) e tiene conto (qui siamo all'assurdo giuridico!) sia dell'eventuale conoscenza o conoscibilità da parte dei contraenti della contrarietà dell'atto amministrativo oggetto di revoca all'interesse pubblico sia dell'eventuale concorso dei contraenti o di altri soggetti all'erronea valutazione della compatibilità di tale atto con l'interesse pubblico. Ma questa è una probatio diabolica! Chi impegnerà i privati che andranno in giudizio a dichiarare l'eventuale conoscenza della contrarietà dell'atto all'interesse pubblico o ad ammettere l'eventuale presenza di concorrenti che abbiano indotto all'erronea valutazione della compatibilità dell'atto con l'interesse pubblico?
Qui sono stati stipulati contratti sulla base di leggi, sulla base di concessioni, di atti amministrativi perfetti! Questi poveri privati - che oggi dovrebbero essere messi in un angolo e vedersi revocato tutto quanto concesso dal 1991 - dovrebbero probabilmente anche dare la probatio diabolica di non essere stati a conoscenza di eventuali contrasti dell'atto con l'interesse pubblico. Peraltro, non si capisce bene da chi dovrebbe essere valutato tale contrasto.
Questa norma dà a tutti coloro che si rivolgeranno all'autorità giudiziaria la certezza di uscire vincenti dal contenzioso che si instaurerà.
In sintesi, le norme contenute in questo articolo sono contrarie all'interesse pubblico. Da una parte, si stabilisce che bisogna tutelare l'interesse pubblico; dall'altra, si dice che, forse, non è stato tutelato in precedenza ed occorre indagarne le cause, anche attraverso i giochi probatori di cui ho parlato.

PRESIDENTE. Onorevole Boscetto, la prego di concludere.

GABRIELE BOSCETTO. Non ci si rende, invece, conto che questa norma peserà fortemente sui conti dello Stato e precluderà definitivamente la possibilità di costruire queste importantissime tratte ferroviarie. Quindi la logica soppressiva deve essere quella prevalente nel Governo, Pag. 14per cui questo dovrebbe presentare un emendamento soppressivo dell'articolo 12, quanto meno del comma 4.

PRESIDENTE. Assiste ai nostri lavori una classe dell'Istituto professionale, commerciale, turistico e sociale G. Remondini di Bassano del Grappa e una classe della scuola elementare Stella Maris di Acilia, in provincia di Roma. La Presidenza e l'Assemblea vi salutano (Applausi).

Sull'ordine dei lavori (ore 10,48).

EDMONDO CIRIELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su quale argomento?

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, volevo denunciare alla Presidenza un episodio gravissimo che si sta verificando nella provincia di Salerno, dove questo Governo ha ordinato una brutale repressione nei confronti di una protesta pacifica, relativa alla discarica di Serre, repressione che ha causato numerosissimi feriti, tra cui donne e bambini e tra di essi è stato picchiato dalle forze dell'ordine anche il sindaco dei DS.
Chiedo pertanto che la Presidenza informi immediatamente il ministro dell'interno perché riferisca al più presto in merito alla gravità della situazione.

PRESIDENTE. La Presidenza riferirà senz'altro al Governo. Mi permetto di segnalare, senza entrare nel merito dell'effettiva gravità del fatto da lei segnalato, che questo tipo di comunicazioni avviene, per prassi, al termine della seduta.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2201-A)

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sulle proposte emendative presentate.

ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Raisi 1.214, nonché sugli identici emendamenti Fratta 1.150 e Raisi 1.217.
Il parere è, altresì, contrario sugli identici emendamenti Lazzari 1,12, Raisi 1.215 e Raisi 1.7, mentre è favorevole sull'emendamento Tomaselli 1.300. L'emendamento Saglia 1.210 è assorbito dal parere favorevole sull'emendamento Tomaselli 1.300 (Commenti)...

PRESIDENTE. Segnalo ai deputati Conte e Leone che il relatore sta seguendo l'ordine del fascicolo n. 2.

ANDREA LULLI, Relatore. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Fava 1.14, nonché sugli emendamenti Fratta 1.151 e 1.152.
La Commissione esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Lazzari 1.22 e Martella 1.301, mentre esprime parere contrario dell'emendamento Raisi 1.211.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Urso 1.206.
La Commissione esprime parere contrario sull'emendamenti Fava 1.25, sugli identici emendamenti D'Agrò 1.27 e Lazzari 1.201, nonché sugli identici Raisi 1.29 e Fava 1.30, sull'emendamento Raisi 1.35, sugli identici Baldelli 1.42 e Raisi 1.44, sugli emendamenti D'Agrò 1.208 e D'Agrò 1.209, Proietti Cosimi 1.212, Fava 1.205, Lazzari 1.221 e 1.203.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Sanga 1.302 ed invita al ritiro dell'emendamento Raisi 1.58; esprime parere contrario sugli emendamenti Fedele 1.61 e Lazzari 1.204; esprime parere favorevole sull'articolo aggiuntivo Zunino 1.0200 e sull'emendamento Ruggeri 2.300; esprime parere contrario sugli emendamenti Fava 2.1, Stradella 2.200, sul quale ha espresso parere contrario anche la V Commissione, e Lazzari 2.201; esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Lazzari 2.2, Tuccillo 2.301 e Affronti 2.302; gli emendamenti Pag. 15Fedele 2.202 e Lazzari 2.203 sono da considerare assorbiti in caso di approvazione degli identici emendamenti Lazzari 2.2, Tuccillo 2.301 e Affronti 2.302.
La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Urso 2.208 ed invita al ritiro dell'emendamento Fava 2.3; esprime parere contrario sugli emendamenti Lazzari 2.204 e Fava 2.6, sugli identici emendamenti Fava 2.7 e Lazzari 2.205, nonché sugli emendamenti Fedele 2.206, Fava 2.10 e Germontani 4.201; esprime parere favorevole sugli identici emendamenti D'Agrò 4.200, Lamorte 4.202 e Tomaselli 4.300; esprime parere contrario sugli emendamenti Saglia 4.203 e 4.204 e Germontani 4.205, sugli identici emendamenti Fratta Pasini 5.1 e Mazzocchi 5.2; esprime parere favorevole sull'emendamento Sanga 5.300; esprime parere contrario sugli identici emendamenti Fratta Pasini 5.6 e Saglia 5.7; invita al ritiro degli identici emendamenti Mazzocchi 5.201, Fratta Pasini 5.212, D'Agrò 5.221 e Merloni 5.234; esprime parere contrario sugli identici emendamenti Mazzocchi 5.202 e Fratta Pasini 5.211, sugli identici emendamenti Fratta Pasini 5.13 e Mazzocchi 5.14, sull'emendamento Fratta Pasini 5.19, sugli identici emendamenti Fratta Pasini 5.200 e Affronti 5.223, sugli identici emendamenti Pedrizzi 5.203 e D'Agrò 5.222, sull'emendamento Affronti 5.220, sugli identici emendamenti Mazzocchi 5.28 e Fratta Pasini 5.213, sugli identici emendamenti Fratta Pasini 5.27 e Raisi 5.216; invita al ritiro dell'emendamento Borghesi 5.227; esprime parere contrario sull'emendamento Borghesi 5.228, sugli identici emendamenti Fratta Pasini 5.33 e Mazzocchi 5.34, sull'emendamento Raisi 5. 217, sugli identici emendamenti Fratta Pasini 5.39, Mazzocchi 5.40 e D'Agrò 5.41, sugli identici emendamenti Saglia 5.204, D'Elpidio 5.219 e D'Agrò 5.229, sugli identici emendamenti Mazzocchi 5.205 e Fratta Pasini 5.215; invita al ritiro dell'emendamento Affronti 5.218; esprime parere contrario sugli identici emendamenti Mazzocchi 5.206 e Fratta Pasini 5.214.
Quanto all'emendamento Affronti 5.224, il parere della Commissione è favorevole subordinatamente ad una riformulazione dello stesso da stabilire in Comitato dei nove.
La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento D'Agrò 5.44, invita al ritiro dell'emendamento Affronti 5.225 ed esprime parere favorevole sull'emendamento Lionello Cosentino 5.301.
Per quanto riguarda l'emendamento Urso 5.207, esso risulterà assorbito a seguito dell'eventuale approvazione dell'emendamento Lionello Cosentino 5.301.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Burchiellaro 6.300 e formula un invito al ritiro dell'emendamento Laurini 6.2, nonché dell'emendamento Antonio Pepe 6.200.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Mantini 6.204 e Antonio Pepe 6.4 e formula un invito al ritiro dell'emendamento Germontani 6.202, nonché dell'emendamento Mantini 6.201, eventualmente assorbito in caso di approvazione dell'emendamento Burchiellaro 6.300.
Il parere è contrario sugli emendamenti Antonio Pepe 6.6 e Saglia 6.203. La Commissione invita al ritiro dell'emendamento Laurini 6.8, assorbito in caso di approvazione dell'emendamento Burchiellaro 6.300, ed esprime parere contrario sugli emendamenti Fava 6.9 e Lazzari 7.201.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Lazzari 7.209 e formula un invito al ritiro dell'emendamento Lazzari 7.200; esprime parere contrario sull'emendamento Urso 7.207, sugli emendamenti Fava 7.2, 7.3, 7.5 e 7.4, sugli identici emendamenti Fava 7.8 e Fedele 7.202, sugli identici emendamenti Fava 7.6 e Fedele 7.203 e sull'emendamento Lazzari 7.204.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Lionello Cosentino 8.300, nonché sull'emendamento Tomaselli 9.300, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: Al comma 2, dopo le parole: assistenziali, fiscali aggiungere le seguenti: individuati con il decreto di cui al comma 7, secondo periodo.Pag. 16
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Lupi 9.8 e Mazzocchi 9.202 e favorevole sugli identici emendamenti D'Agrò 9.14 e Mazzocchi 9.16 e formula un invito al ritiro degli identici emendamenti D'Agrò 9.19, Mazzocchi 9.21 e Fava 9.200.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Pedrizzi 9.203, Antonio Pepe 9.204, Pedrizzi 9.205, Saglia 9.206, Urso 9.207, Saglia 9.208, Mazzocchi 10.1 e D'Agrò 10.8 e sugli identici emendamenti Fava 10.6, Mazzocchi 10.7 e Campa 10.241.
La Commissione formula un invito al ritiro dell'emendamento Milanato 10.220 ed esprime parere contrario sugli emendamenti Raisi 10.9, Garavaglia 10.214, Mazzocchi 10.12, sugli identici emendamenti Campa 10.14, Fava 10.15 e Mazzocchi 10.17 e sull'emendamento D'Agrò 10.13.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Mazzocchi 10.19 e contrario sugli identici emendamenti Campa 10.20 e Mazzocchi 10.21, nonché sugli emendamenti Mazzocchi 10.28, Campa 10.24 e 10.23 e Rotondo 10.215.
La Commissione formula un invito al ritiro degli identici emendamenti D'Agrò 10.25 e Ferdinando Benito Pignataro 10.26, nonché dell'emendamento Germontani 10.218; esprime parere contrario sugli emendamenti Nicco 10.219, Bono 10.253, nonché sugli identici emendamenti Provera 10.242 e Bono 10.254.
Il parere è, altresì, contrario sull'emendamento Mazzocchi 10.29, mentre è favorevole sugli identici emendamenti Affronti 10.299 e Martella 10.300, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: nel primo periodo, sostituire le parole: «restando consentita la verifica» con le seguenti: «salva la previa verifica,» e sopprimendo le parole: «soltanto quando le stesse non siano state oggetto del corso di studi»; nell'ultimo periodo dell'emendamento, dopo le parole: «accompagnatore turistico», aggiungere le seguenti: «previa verifica delle conoscenze specifiche quando non siano state oggetto del corso di studi».
La Commissione invita al ritiro degli emendamenti Mantini 10.255 e Attili 10.209, mentre esprime parere contrario sugli identici emendamenti Uggè 10.33, Greco 10.35, Fava 10.197 e Saglia 10.259, nonché sugli identici emendamenti Campa 10.57 e Raisi 10.58.
La Commissione esprime, altresì, parere contrario sugli emendamenti Germontani 10.60 e sugli identici emendamenti Giudice 10.61 e Raisi 10.247; esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Saglia 10.66, La Loggia 10.77, Attili 10.78 e D'Agrò 10.221, purché si sopprimano, alla fine, le parole: di disciplina.
Inoltre, la Commissione esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Uggè 10.200 e Meta 10.201, mentre il parere è contrario sugli emendamenti Antonio Pepe 10.222, Mazzocchi 10.223, Saglia 10.224, sugli identici emendamenti Campa 10.92 e Saglia 10.94, sugli identici emendamenti, limitatamente alla parte ammissibile, Saglia 10.97 e Campa 10.235 ed, infine, sugli identici emendamenti Campa 10.239 e Saglia 10.270, limitatamente alla parte ammissibile.
La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Saglia 10.260; formula un invito al ritiro dei seguenti emendamenti: Raisi 10.81, 10.83, 10.82 e 10.85, e Giudice 10.141. Il parere è contrario sugli emendamenti Giudice 10.143 e La Loggia 10.213. La Commissione formula un invito al ritiro degli identici emendamenti Attili 10.216, Greco 10.228 e La Loggia 10.234 e dell'emendamento Pellegrino 10.257. Il parere è contrario sugli identici emendamenti Raisi 10.84 e Campa 10.146. La Commissione formula un invito al ritiro degli identici emendamenti La Loggia 10.202 e Meta 10.203; esprime parere contrario sugli emendamenti Raisi 10.86 e 10.87; formula un invito al ritiro degli identici emendamenti La Loggia 10.151 e Greco 10.230, inoltre dell'emendamento Attili 10.212 e degli identici Meta 10.147 e Giudice 10.148. Il parere è favorevole sugli identici emendamenti Giudice 10.149 e D'Agrò 10.231, purché riformulato Pag. 17inserendo, dopo le parole: «la formazione dei conducenti impartita», le seguenti: «in forma professionale o comunque a fine di lucro», e, dopo le parole: «si applica inoltre il disposto del comma 9-bis», le seguenti: «del presente articolo». Do quindi lettura del testo dell'emendamento così riformulato: All'articolo 123 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, dopo il comma 11, è aggiunto il seguente: «11-bis. L'istruzione e la formazione dei conducenti impartita in forma professionale o comunque a fine di lucro al di fuori di quanto disciplinato dal presente articolo costituisce esercizio abusivo dell'attività di autoscuola. Chiunque esercita o concorre ad esercitare abusivamente l'attività di autoscuola è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 10.000 a euro 15.000. Si applica inoltre il disposto del comma 9-bis del presente articolo».
Il parere è contrario sui seguenti emendamenti: gli identici Raisi 10.89 e Campa 10.157, La Loggia 10.206, Giudice 10.207, gli identici Santelli 10.188 e Germontani 10.233. La Commissione formula un invito al ritiro dei seguenti emendamenti: gli identici La Loggia 10.169, Fava 10.172 e Greco 10.232, gli identici Fava 10.180, Uggè 10.181 e Attili 10.182, gli identici Velo 10.184 e La Loggia 10.208, e Attili 10.210. Il parere è favorevole sull'emendamento Lazzari 11.201 con la seguente riformulazione: Al comma 1, primo periodo, dopo le parole: sul mercato nazionale del gas naturale, inserire le seguenti: nonchè di facilitare l'accesso dei piccoli e medi operatori.
Il parere è contrario sull'emendamento Lazzari 11.200, sugli identici emendamenti Verro 12.1, Fava 12.2, Ciocchetti 12.202, Raisi 12.206, sugli emendamenti Saglia 12.201 e Verro 12.6, 12.7, 12.8 e 12.10, nonché sugli identici emendamenti Lupi 12.9 e Barbieri 12.204. La Commissione formula altresì un invito al ritiro degli identici emendamenti Verro 12.11, Barbieri 12.203, Mantini 12.205, Affronti 12.207 e Cosenza 12.208, mentre esprime parere contrario sugli emendamenti Mantini 12.209 e 12.210.
Il parere è contrario sugli identici emendamenti Aprea 13.1, Bono 13.200 e Barbieri 13.244 e sugli identici Bono 13.201, Fava 13.157, mentre vi è un invito al ritiro degli emendamenti Villetti 13.253, riformulato e nella parte ammissibile, e Fava 13.240. Il parere è altresì contrario sugli emendamenti Aprea 13.158, sugli identici emendamenti Aprea 13.6, Bono 13.202, nonché Bono 13.203, 13.204, 13.205 e Aprea 13.159 e 13.233.
La Commissione formula un invito al ritiro dell'emendamento Fava 13.150, mentre esprime parere contrario sugli emendamenti Aprea 13.232 e 13.160, Bono 13.206, sugli identici emendamenti Fava 13.156 e Bono 13.207 e sugli identici Garagnani 13.168 e Bono 13.208, nonché sugli emendamenti Fava 13.155 e 13.151, Bono 13.209, 13.254, 13.210 e 13.212, Aprea 13.234 e 13.235, e sugli identici emendamenti Bono 13.211 e Garagnani 13.236 e sugli identici Bono 13.213 e Garagnani 13.237.
La Commissione inoltre formula un invito al ritiro degli identici emendamenti Aprea 13.18, Bono 13.214 e Villetti 13.255, mentre esprime parere contrario sugli emendamenti Fava 13.241 e 13.152 e Aprea 13.30. La Commissione formula altresì un invito al ritiro dell'emendamento Ferdinando Benito Pignataro 13.169. Esprime altresì parere favorevole sugli identici emendamenti Aprea 13.161, Affronti 13.170 e Bono 13.215; in caso di accoglimento di detti emendamenti, l'emendamento Ferdinando Benito Pignataro 13.171 sarebbe assorbito. Il parere è contrario sugli emendamenti Bono 13.218, 13.216, 13.217, 13.256, 13.219, 13.220 e Aprea 13.163. Sugli emendamenti Villetti 13.257 e Folena 13.250 la Commissione formula un invito al ritiro, mentre esprime parere contrario sugli identici emendamenti Aprea 13.162 e Bono 13.222 e sugli emendamenti Fava 13.153, Bono 13.223 e Garagnani 13.238.
La Commissione esprimerebbe parere favorevole sull'emendamento Affronti Pag. 1813.172, su cui tuttavia la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Aprea 13.165, mentre invita al ritiro dell'emendamento Villetti 13.258. La Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti Aprea 13.164 e Bono 13.225, mentre invita al ritiro dell'emendamento Folena 13.251.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Bono 13.226, Fava 13.242, Bono 13.259 e 13.227. Sull'emendamento Ferdinando Benito Pignataro 13.260 la Commissione esprimerebbe parere favorevole; tuttavia la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario. La Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti Fava 13.154 e Bono 13.228 e sugli identici emendamenti Garagnani 13.47 e Bono 13.229.
La Commissione esprime altresì parere contrario sugli emendamenti Fava 13.243, Bono 13.261, Aprea 13.167, Ferdinando Benito Pignataro 13.173, Folena 13.252, Aprea 13.166. Sugli identici emendamenti Aprea 13-bis.200 e Bono 13-bis.205 la Commissione esprime parere contrario, come pure il parere è contrario sugli emendamenti Aprea 13-bis.201, 13-bis.202, 13-bis.203 e 13-bis.204. La Commissione, altresì, esprime parere contrario sugli emendamenti Lazzari 14.1 e Lupi 14.2, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Fava 14.7, a seguito dell'eventuale riformulazione da concordare in sede di Comitato dei nove.

ANDREA GIBELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

ANDREA GIBELLI. Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA GIBELLI. Mi scusi, Presidente, lo avevo anticipato; tuttavia, il richiamo è formalmente corretto. In primo luogo, vorrei far notare che il provvedimento è particolarmente importante. Pertanto, avremmo gradito la presenza del presidente della Commissione, che avrebbe così compiuto un gesto costituzionalmente corretto nei confronti dell'Assemblea. Voglio che tale osservazione resti nel resoconto stenografico.
In secondo luogo, vorrei rilevare che di solito, per prassi, si ha la delicatezza in simili casi di indicare all'Assemblea gli emendamenti accolti, senza perdere mezz'ora per formulare un elenco quasi assoluto di pareri contrari. Invito la Presidenza e il relatore a far sì che in altre situazioni si possano velocizzare i lavori.
Vorrei infine stigmatizzare politicamente il fatto che questa maggioranza chiede il confronto in aula con l'opposizione, ma ancora una volta - stante il fatto che al Senato non esiste maggioranza - neppure alla Camera si è voluta accogliere alcuna proposta emendativa dell'opposizione. È vergognoso che questo decreto sia assolutamente blindato, senza possibilità di emendarlo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e Alleanza Nazionale)!

PRESIDENTE. Onorevole Gibelli, per quanto concerne la Commissione, essa è legittimamente rappresentata dal relatore, mentre riguardo all'osservazione relativa all'ordine seguito nell'espressione dei pareri, ormai è andata così. Ne terremo conto in futuro.
Invito il Governo ad esprimere il parere sulle proposte emendative.

FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Non ne dubitavamo...

PIERALFONSO FRATTA PASINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERALFONSO FRATTA PASINI. Signor Presidente, vorrei intervenire sul mio emendamento 1.150...

Pag. 19

PRESIDENTE. Onorevole Fratta Pasini, a questo emendamento passeremo dopo.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Raisi 1.214.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, l'emendamento a mia prima firma 1.214 sembrerebbe a prima vista capzioso. In realtà, con esso si chiede di sopprimere al comma 1, primo periodo, le parole «la concorrenza e», al fine di fare chiarezza, anche lessicale, sulla normativa in questione.
Si continua a spacciare per una normativa che si occupa di concorrenza e liberalizzazioni un provvedimento che di tutto ciò contiene ben poco. Non credo, infatti, che le liberalizzazioni possano consistere solo in quelle operate sull'attività svolta dalle estetiste. Il paese, a mio modo di vedere, ha altri problemi da risolvere. L'articolo 1 del decreto-legge, in particolare, dovrebbe essere volto a rendere più trasparente e quindi più chiaro agli utenti il prezzo delle schede telefoniche prepagate, ma esso, però, non incide minimamente sulla libera determinazione delle imprese, cioè su quel cartello composto dalle imprese di telefonia.
Ieri alcuni colleghi della maggioranza ci hanno chiesto se fossimo contrari o meno a questo tipo di scelta; noi abbiamo risposto che eravamo d'accordo, precisando però che tale disposizione non va spacciata per una liberalizzazione. Si tratta semplicemente di una giusta correzione, fatta all'insegna della trasparenza, operata sulla parte iniqua del costo della scheda prepagata, ma non è, lo ripeto, un modo per agevolare la concorrenza, e ciò si è potuto desumere dall'atteggiamento immediato tenuto dalle varie compagnie telefoniche che hanno immediatamente predisposto piani di costi telefonici che integrano rapidamente quanto hanno perso con l'eliminazione del costo fisso di ricarica.
Ritengo che la proposta contenuta nel mio emendamento rappresenti una delle tante che saranno sottoposte all'Assemblea al fine di fare chiarezza sul provvedimento in esame. Non possiamo continuare a far credere alla gente che quello in esame sia un provvedimento che si occupa di libera concorrenza. Rimettere in discussione gli appalti in materia di TAV significa libera concorrenza? Il volere modificare surrettiziamente la cosiddetta riforma Moratti con alcune norme inserite in questo provvedimento significa libera concorrenza? No, non crediamo che questa sia libera concorrenza! In questo provvedimento vi sono alcuni passaggi - pochi e poco significativi - come, ad esempio, la liberalizzazione delle attività svolte dalle estetiste, ma esso non può certamente definirsi un apripista per la libera concorrenza.
Sopprimere le parole «la concorrenza e» e lasciare semplicemente la parola «trasparenza» la considero una giusta battaglia non soltanto lessicale, ma anche di sostanza. Chiarezza va fatta! non possono essere divulgati messaggi che distorcono il contenuto di questo provvedimento, così come non si può far credere che siamo di fronte ad un grande evento, quello delle liberalizzazioni.
Ieri il ministro Bersani, scherzando con alcuni giornalisti che gli chiedevano se sul provvedimento verrà posta la questione di fiducia, ha risposto: «Se questi presunti liberalizzatori» - faceva riferimento agli esponenti della Casa delle libertà - «continuano con questo ostruzionismo» - i nostri, in realtà, sono interventi con i quali si vuole porre in rilievo alcuni aspetti del provvedimento - «si va poco in là». Noi siamo pronti a confrontarci seriamente in materia di liberalizzazioni. È del tutto evidente però che voi non potete spacciare per liberalizzazioni alcuni interventi - giusti - che nessuno di noi vuole mettere in dubbio. Qualcuno può ritenere che sia sbagliato che l'etichettatura sui prodotti deve essere più chiara? Ma sono queste le liberalizzazioni? Questo Governo, che si vanta di volere imprimere una svolta al sistema economico, può iniziare il processo delle liberalizzazioni dalle schede telefoniche prepagate o dalle estetiste? Credo proprio di no!Pag. 20
In realtà, questa normativa si richiama alla trasparenza ed è giusto che rimanga tale. Non si riferisce certamente al principio della libera concorrenza (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, con riferimento all'articolo 1, vorrei formulare una doverosa premessa. La Lega Nord ha da sempre sostenuto questa scelta relativa ai costi di ricarica dei cellulari, tanto è vero che, in sede di IX Commissione, già un mese prima che il ministro Bersani annunciasse la propria intenzione di procedere a questa finta rivoluzione, con una propria risoluzione aveva preso atto del fatto che un privato cittadino - conosciamo tutti la genesi della misura di cui stiamo discutendo oggi - si era prodigato con la raccolta di firme (quasi 810 mila) nella consapevolezza che l'Unione europea e le autorità presenti sul territorio nazionale competenti in materia di telecomunicazioni avevano già sollevato problemi in merito.
Mi riferisco al fatto che, in questo paese, i costi di ricarica fino a questo momento potevano prescindere da qualsiasi valutazione di merito in termini di trasparenza delle tariffe. Ciò è accaduto ignorando semplicemente il fatto che la previsione del costo fisso avveniva indipendentemente dai valori e dai prezzi di mercato.
In questi anni abbiamo assistito ad un mercato che ha visto comprimere le tariffe telefoniche in modo significativo, un mercato che, in virtù di un meccanismo concorrenziale mediamente competitivo, ha fatto sì che i costi di chiamata subissero una importante diminuzione, ma sempre con la presenza di questo elemento fisso, che sfuggiva da logiche di trasparenza e di libera concorrenza.
Attraverso la nostra risoluzione presentata in IX Commissione, avevamo chiesto che si intervenisse in modo opportuno. Il ministro Bersani ha inteso cavalcare questa finta rivoluzione, che in realtà è un atto dovuto, inserendo tale previsione in questo provvedimento.
In questo periodo, abbiamo letto sui giornali di un grande meccanismo politico di liberalizzazione, ma scopriremo che, a partire dall'abolizione dei costi di ricarica - che continuo a ritenere un obbligo istituzionale di questo Governo -, non è proprio così. Tra l'altro, il Governo in questo caso si è fatto carico di un compito non suo, mettendo in discussione le competenze dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni alla quale, solo dopo una prima fase di valutazione degli emendamenti in Commissione, si è attribuito nuovamente un ruolo. Infatti, in una prima fase, il ruolo dell'Autorità era decisamente sfumato.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 11,30)

GIOVANNI FAVA. Dunque, si è inserito di tutto e di più in un provvedimento che, per quanto concerne l'articolo 1, a nostro avviso è assolutamente ineccepibile.
Un provvedimento che consideriamo giusto e condiviso, ma che pure presenta tutta una serie di lacune di carattere applicativo concreto.

PRESIDENTE. Deve concludere...

GIOVANNI FAVA. Nel prosieguo della discussione avremo modo di approfondire il tema, verificando se effettivamente si possa evitare che il risparmio ottenuto venga vanificato dall'aumento delle tariffe con cui si trasferirebbero sui cittadini i maggiori costi sostenuti. Approfondiremo, appunto, il tema nel corso della discussione, ma dichiariamo comunque di condividere il principio generale; condividiamo, invece, molto meno il metodo seguito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Saglia. Ne ha facoltà.

Pag. 21

STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, di quanto tempo posso disporre intervenendo a titolo personale?

PRESIDENTE. Un minuto.

STEFANO SAGLIA. La ringrazio, Presidente.
Vorrei ricordare un articolo apparso ieri nell'inserto economico del Corriere della sera, a firma di Corrado Calabrò, presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. È largamente condivisa la proposta di eliminare i costi di ricarica, che rappresentano, per i consumatori, un balzello ingiustificato. È bene, però, al riguardo, ricordare quanto scrive proprio il presidente Calabrò sul Corriere della sera, notando che l'Autorità per le comunicazioni e l'Antitrust avevano avviato «una indagine conoscitiva sui servizi mobili a credito prepagato» che si era conclusa da poco tempo.

PRESIDENTE. Deve concludere...

STEFANO SAGLIA. Il Governo con questo intervento legislativo ha anticipato di pochi giorni la soluzione già avviata dall'Autorità. Quindi, ha compiuto un'azione veramente propagandistica e non coordinata con l'Authority di cui, invece, ha scavalcato le competenze. Probabilmente, l'Autorità sarebbe riuscita a regolare meglio una questione così complessa, evitando lo scaricamento dei costi sulle tariffe.

PRESIDENTE. Saluto i docenti e gli studenti delle classi III B e III E della scuola media Don Ticozzi di Lecco, che assistono alla nostra seduta dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, non vi è dubbio che questo provvedimento mette insieme misure diverse; anzi, devo dire che è quasi una «foglia di fico», per alcune questioni fiscali.
Tuttavia, ritengo sia un bene che il Governo intervenga per eliminare questa sorta di «tassa» costituita dal costo della ricarica. Infatti, ci si appella al mercato ma, quando è estremamente libero, esso comporta delle conseguenze per cui le liberalizzazioni determinano aumenti dei costi e non diminuzioni.
Ora, Presidente, raccomando che il Governo veda come intervenire, considerato che ha iniziato ad affrontare la materia, per impedire il costo del primo scatto, un'altra situazione indecente, vergognosa e ingiusta che deve essere assolutamente cambiata. Veda il Governo se e come può intervenire non solo a tutela del consumatore...

PRESIDENTE. Deve concludere...

TEODORO BUONTEMPO. Concludo, Presidente. Ebbene, intervenga non solo per quanto riguarda la soppressione del costo della ricarica ed il controllo delle tariffe ma anche per eliminare il primo scatto, che rappresenta un po' una rapina perpetrata nei confronti del consumatore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fratta Pasini. Ne ha facoltà.

PIERALFONSO FRATTA PASINI. Signor Presidente, intervengo anch'io sulla proposta emendativa del collega Raisi per denunciare quanto siano minimali gli interventi previsti da questo provvedimento, in particolare per le carte telefoniche. Sono minimali e populisti perché, per quanto possano apparire forieri di un vantaggio per gli utenti, in realtà sappiamo benissimo che le compagnie telefoniche avranno tutti i mezzi possibili - l'abbiamo già appreso dagli articoli apparsi sulla stampa - per recuperare questi importi. Pertanto, il provvedimento, anche da tale punto di vista, a nostro avviso rimane solo uno slogan.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mazzocchi. Ne ha facoltà.

Pag. 22

ANTONIO MAZZOCCHI. Signor Presidente, abbiamo ascoltato i pareri del relatore Lulli, che apprezziamo e ringraziamo per come ha seguito i lavori fino ad oggi. Confermiamo di non voler fare ostruzionismo. Osservo però che gli emendamenti presentati dal gruppo di Alleanza Nazionale erano migliorativi del testo, andavano nella direzione di una reale liberalizzazione in modo tale che il provvedimento non fosse così «brutto» come quello generato da «papà Bersani». Vedo che su tutte quelle proposte emendative si esprime parere contrario e a tale riguardo le chiedo, signor Presidente - intervengo ora e non parlerò sull'emendamento da me presentato - di avere trenta secondi più.

PRESIDENTE. Trenta secondi sono troppi rispetto al minuto che ha a sua disposizione.

ANTONIO MAZZOCCHI. Signor Presidente, lei fa sempre il calcolo delle quantità...

PRESIDENTE. È il mio compito.

ANTONIO MAZZOCCHI. Non voler prevedere i 60 giorni necessari all'Authority per stabilire realmente quanto l'utente pagherà significa votare contro la proposta emendativa, anche se si è d'accordo, solo perché è presentata dal gruppo Alleanza Nazionale.
Il relatore e la maggioranza non si meraviglino, allora, se parleremo su tutti gli emendamenti cercando non di fare ostruzionismo ma di fornire un contributo, che rimanga agli atti, al miglioramento del provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, avremo modo nel corso del dibattito di esplicitare meglio le nostre opinioni. Cominciamo però da una situazione importante. L'articolo 1 del provvedimento è il simbolo di come non si liberalizza nulla, in quanto l'eliminazione del costo della ricarica ricade sui consumatori, come è stato detto tranquillamente dal sottosegretario, e sui lavoratori dei call center, in particolare della Wind, che rischiano il posto di lavoro, e sui tabaccai, che pagheranno 200 milioni dei due miliardi di fatturato, essendo stata ridotta la quota che rimane loro in tasca.
Questo è il senso della liberalizzazione che si vuole realizzare con il provvedimento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Agrò. Ne ha facoltà.

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, invito il relatore e il Governo a ripensare al parere contrario espresso sull'emendamento Raisi 1.214.
Quando si scrive nel testo: «al fine di favorire la concorrenza e la trasparenza», trovo condivisibile la proposta di sopprimere le parole: «la concorrenza e». È un emendamento che va nella direzione giusta in relazione ad un provvedimento che è stato enfatizzato troppo e, per questo, ha trovato contrasti.
Siamo d'accordo quando si vietano i costi riguardanti la ricarica di carte prepagate, il «famoso balzello», ma vorremmo capire se ciò sarà sufficiente ad affrontare il grande tema della concorrenza vera e propria nel settore. Ho la sensazione che vi sia la necessità di assicurare piena trasparenza e conoscenza da parte del cittadino utente, in modo tale che sia veramente possibile comparare i costi e mettere il cittadino nelle condizioni di scegliere in base al suo reddito.
Oggi vi sono promozioni di tutti i tipi, addirittura alcune prevedono costo zero con il telefonino annesso. Sono promozioni tese a far aderire il cittadino all'offerta, facendolo sentire come se potesse telefonare quanto vuole senza spendere nulla. Questa non è concorrenza ma mancanza di trasparenza.
Indicando con il provvedimento in esame la volontà forte di ricercare la Pag. 23trasparenza, metteremo il cittadino nelle condizioni di punire i soggetti che applichino tariffe non rispondenti alla verità e alla trasparenza dell'offerta. Questo è ciò che dobbiamo produrre e, per questo, invito nuovamente il relatore e il Governo a rivedere il loro parere espresso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, sottoscrivo l'emendamento in esame perché trovo fuori luogo il termine «concorrenza». La normativa considerata all'articolo 1, infatti, aumenta non la concorrenza tra i gestori, ma tutt'al più la trasparenza, visto che si riferisce ai costi delle ricariche.
A tale proposito, credo sia opportuno ribadire come il Governo, non prevedendo una opportuna copertura finanziaria e richiamandosi all'elasticità del mercato, abbia tenuto in conto il fatto che, in seguito all'abolizione dei costi fissi di ricarica, i gestori precederanno ad un aumento tariffario che, comunque, ricadrà sui contribuenti. Perciò, se la locuzione «aumento di trasparenza» è legittimamente e propriamente utilizzata, la definizione «aumento di concorrenza» è utilizzata, a mio avviso, a sproposito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lionello Cosentino. Ne ha facoltà.

LIONELLO COSENTINO. Signor Presidente, vorrei segnalare all'Assemblea ciò che a me pare una contraddizione, contenuta in quest'ultimo intervento e in quello del collega D'Agrò. Noi riteniamo che la concorrenza può funzionare soltanto su un mercato trasparente. Dalla abolizione di un inutile balzello e dalla nostra decisione di rendere più trasparenti le tariffe, onorevoli colleghi, deriva, con semplicità, la conseguenza di mettere il consumatore nelle condizioni di poter scegliere tra i piani tariffari disponendo di informazioni più complete rispetto al passato. Perciò, non vedo davvero quale sia la ragione di un emendamento che ha soltanto un sapore ostruzionistico.
La concorrenza, per noi, è un obiettivo. L'emendamento Raisi 1.214 può essere respinto perché questo provvedimento lascia ai cittadini la possibilità di scegliere tra i diversi soggetti e di conoscere i prezzi. È il decreto-legge in sé, e non soltanto questo articolo, a dare una spinta forte all'aumento della concorrenza tra gli operatori in questo settore. Davvero, non si capisce perché la Casa delle libertà non possa condividere questa scelta in favore dei cittadini. Non si capisce come mai non si esprima un minimo di indignazione - ho ascoltato gli interventi di questa mattina - da parte dei colleghi della Casa delle libertà riguardo alla TAV e, in particolare, riguardo a un progetto che, iniziatosi nel 1991 e ancora non «cantierato» nel 2007, si chieda che sia lasciato esattamente così com'è. Forse, il paese ha bisogno di un nostro intervento su questi problemi (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.

OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, faccio riferimento alla parte finale dell'intervento del collega. Credo che quello della TAV, in Val di Susa e in Val Sangone, non sia un problema del centrodestra. Mettetevi d'accordo, prima, nel centrosinistra: ci sono, nel Governo, coloro i quali dicono «no», e che sono venuti in Val di Susa a dire «no», e quanti, invece, dicono «sì». Forse, in questa maniera, realizzeremo veramente l'opera (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, faccio riferimento alla prima parte dell'intervento Pag. 24del collega Lionello Cosentino. Quindi, intervengo a proposito non della TAV, sulla quale ci intratterremo successivamente, ma dell'inutile balzello. La Lega Nord Padania ritiene che il costo fisso di ricarica sia un balzello inutile ma considera tale anche il canone RAI, che si sperava - come richiesto con vari emendamenti - fosse inserito nel «calderone» di questo provvedimento. Lo stesso vale per il canone Telecom per la telefonia fissa. Quindi se è un balzello inutile il primo, lo sono anche gli altri che ho specificato.
Perciò ribadiamo la nostra posizione secondo la quale sicuramente il provvedimento può essere utile ma non con queste modalità. Esiste una Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), la quale si è espressa al riguardo. Avrebbe dovuto essere la stessa Autorità ad attuare il provvedimento. Perciò, a nostro avviso, il Governo e la maggioranza sfiduciano l'autorità garante e, alla luce di questa sfiducia, chiediamo le dimissioni in toto dei suoi componenti...

PRESIDENTE. Deve concludere.

STEFANO ALLASIA. È logico che essa non esista dal momento che il Governo sta attuando i suoi stessi provvedimenti della stessa agenzia...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Salerno. Ne ha facoltà.

ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, quanto alla questione sollevata dal collega del centrosinistra sull'indignazione della Casa delle libertà, vorrei ricordare che in Val di Susa è arrivato prima un ministro di centrosinistra, Pecoraro Scanio, affermando che l'alta velocità non si farà; poi un altro ministro di centrosinistra, Di Pietro, il quale ha detto che, invece, l'alta velocità si farà; poi, il presidente della regione Bresso, che in campagna elettorale ha ribadito che l'alta velocità non si farà; infine il sindaco di Torino, Chiamparino, sempre del centrosinistra, ha affermato che l'alta velocità si farà.
Questa confusione e questa contraddizione non solo ci hanno indignato, ma mi obbligano a dire a voi del centrosinistra di vergognarvi, perché prendete in giro la gente (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

GUIDO CROSETTO. Presidente, avevo chiesto di parlare!

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di segnalarlo per tempo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.

GUIDO CROSETTO. Mi scusi, signor Presidente, sono piccolo e non si vede quando chiedo la parola...
Il discorso fatto dal collega del centrosinistra sarebbe affascinante se avesse un risultato positivo per l'utente. La nostra preoccupazione - non è una verità, ma è una preoccupazione - è che l'eliminazione di questo «inutile balzello», come lei lo chiama, si possa ripercuotere immediatamente sul costo degli scatti, essendo necessario per coprire i costi fissi delle aziende. Per questo motivo, a nostro avviso, non si tratta di una vera liberalizzazione.
Il secondo tema, sollevato dal collega Allasia della Lega, non è di secondo piano: se il Parlamento decidesse di sostituirsi integralmente all'Authority, dovrebbe avere il coraggio di prendere atto che le authority non servono a nulla e sopprimere queste istituzioni, che, come sappiamo, hanno un costo altissimo per lo Stato.

PRESIDENTE. La prego...

GUIDO CROSETTO. Uno dei problemi principali di questo decreto-legge è che il Pag. 25Governo si inserisce a piedi uniti nel mercato e scavalca totalmente le authority.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Crosetto.

GUIDO CROSETTO. Allora, mettiamoci d'accordo. La liberalizzazione non vuol dire uccidere quelle autorità, che abbiamo istituito per tutelare il mercato e per essere sopra la politica, il Parlamento e le aziende (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Raisi 1.214, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 473
Votanti 471
Astenuti 2
Maggioranza 236
Hanno votato
218
Hanno votato
no 253).

Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito ad esprimere il proprio voto; prendo atto altresì che il deputato Pedica non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Fratta Pasini 1.150 e Raisi 1.217.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fratta Pasini. Ne ha facoltà.

PIERALFONSO FRATTA PASINI. Signor Presidente, ho presentato questo emendamento, che riguarda il divieto dei costi di ricarica anche per le carte utilizzate per le trasmissioni televisive criptate, per una questione di metodo ed una di merito.
Nel metodo, questo emendamento è stato presentato in Commissione dal relatore e, come spesso è avvenuto con questo provvedimento, anzi in questa legislatura, è stato in qualche modo imposto alla Commissione, nonostante che secondo noi fosse inammissibile. Secondo noi, quindi, si è voluto forzare la procedura, inserendo un emendamento che nulla aveva a che fare con il contesto delle carte telefoniche anche per una questione quasi punitiva nei confronti del digitale terrestre.
Per quanto riguarda invece il merito, credo sia noto a tutti che i codici delle card sono tra quelli più soggetti alla criptazione e, di fatto, all'indebito utilizzo. Quindi, le aziende devono sostenere dei costi, che le compagnie telefoniche evidentemente non hanno, proprio per mantenere adeguati livelli di sicurezza.
Per questo motivo, ma anche per il fatto che nessun utente o cittadino ha mai posto un problema, per quanto abbiamo affermato relativamente alle carte telefoniche, ossia che esistono un'infinità di mezzi per recuperare questo apparente vantaggio per i cittadini (anzi, ritengo che per le carte utilizzate per le trasmissioni i mezzi siano anche scontati, perché quando andiamo ad acquistare un programma televisivo, un film o un evento sportivo, è sufficiente aumentare questo costo per rendere assolutamente vana questa disposizione) chiediamo all'Assemblea di votare a favore di questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, credo che anche chi mi ha preceduto abbia chiarito i termini del dibattito che si è svolto in Commissione su questo tema. Riteniamo che l'avere in qualche modo esteso la disposizione alla telefonia, alle reti televisive e alle comunicazioni elettroniche Pag. 26derivi dalla volontà di tener conto che, per esempio sul tema delle reti televisive, va considerato anche un problema relativo alle imprese. Quando si parla di costruire palinsesti, è chiaro che le imprese hanno bisogno di certezze nel lavoro; devono poter contare su un budget di intervento, per creare un'offerta di mercato più appetibile e più concorrenziale da un certo punto di vista.
Noi abbiamo voluto sottoporre questo emendamento all'Assemblea per cercare di far comprendere che, anche nell'intervenire giustamente in un'ottica di trasparenza su settori differenti, le modalità d'intervento sui singoli settori sono di effetto diverso. Prima abbiamo parlato del caso della telefonia, che è un settore molto particolare, che vive di un tipo di concorrenza ben diversa da quella televisiva, ha costi e strutture di impresa completamente diversi. Credo che, quando si parla di reti televisive e più in generale di comunicazioni elettroniche, il tema debba essere approfondito, considerando anche l'impatto che provvedimenti di questo genere possono avere sul settore.
Ritengo, quindi, che il nostro emendamento - che porta la mia come prima firma - vada nel senso di indurre un momento di riflessione. Ciò si è verificato in Commissione - come ha ricordato il collega che mi ha preceduto - portando tutti quanti a fare considerazioni generali e, se vogliamo, anche estensive da questo punto di vista. Quindi, noi auspichiamo che il relatore ed il Governo rivedano il parere negativo sull'emendamento.
Riteniamo importante, però, sollevare questo tema per avviare un confronto sereno - al di là di quelle che possono essere le giuste e corrette reciproche posizioni - tenendo conto anche delle difficoltà dei mercati e delle imprese nel lavorare all'interno di essi. È vero, vedo da parte del ministro Bersani una forte e giusta attenzione al tema della tutela dei consumatori. L'Italia ha ritardi storici nella tutela dei consumatori. Alle volte, però, ci si innamora di alcune argomentazioni, forse anche di facile lettura in termini di consenso elettorale, poi si dimentica che in questo paese le imprese non lavorano certamente in condizioni di concorrenza, soprattutto se si considera il rapporto che altre imprese, in altri paesi, hanno con la pubblica amministrazione. Non mi sembra onestamente che in questo provvedimento sia stato compiuto un passo vero ad esempio verso il miglioramento del rapporto tra imprese e mondo dell'amministrazione.
Detto questo, confermo la nostra volontà di mantenere l'emendamento e auspico un ravvedimento da parte del relatore e del Governo, affinché ci sia una giusta e corretta considerazione del tema. Il dibattito è stato intenso in Commissione e ha avuto anche momenti di confronto reale. Ci dispiace che poi non si sia proseguito, forse per rispetto della tempistica, forse per la volontà del ministro di portare in fretta e furia a casa questa bandierina che, in qualche modo, ha spacciato all'esterno come l'avvio di un importante processo di liberalizzazione, che tale non è, come abbiamo già evidenziato nei nostri numerosi interventi.
Ebbene, credo che la volontà di un confronto serio e sereno debba essere dimostrata anche di fronte ad emendamenti come questi, che sono migliorativi e propongono un riequilibrio tra una giusta attenzione nei confronti del consumatore e un'altrettanto giusta e doverosa considerazione nei confronti delle imprese, che operano nei mercati. Credo si debba tener conto anche dei metodi che le imprese normalmente utilizzano per essere - questo sì - competitive e per offrire un miglior prodotto al consumatore a prezzi più convenienti.

PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo 2o polo di Casarano, in provincia di Lecce, presenti in tribuna (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Saglia. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA. Grazie, signor Presidente. A titolo personale, esprimo le mie divergenze rispetto al collega Raisi, che mi Pag. 27auguro non me ne voglia. In Commissione si era estesa l'eliminazione del contributo di ricarica anche alle tessere relative alla televisione e ai servizi di telecomunicazione. Si è quindi introdotto un principio, ossia che l'articolo 1 non riguarda soltanto le ricariche telefoniche.
Vogliamo allora porre una questione, già evidenziata negli emendamenti da noi presentati, chiedendo alla Presidenza della Camera per quale motivo siano stati dichiarati inammissibili emendamenti che estendevano tale disciplina anche alle carte di credito prepagate. Il collega Conte aveva già sottolineato questo aspetto in Commissione. Ci chiediamo davvero per quale motivo siano stati usati due pesi e due misure. Da un lato questo provvedimento si estende alle ricariche delle carte per servizi televisivi - e su questo non abbiamo obiezioni - ma non si capisce per quale motivo la stessa disciplina non possa essere estesa alle carte di credito prepagate. Gli emendamenti da noi presentanti in tal senso sono stati colpiti da inammissibilità, per evitare che si affronti la questione dei servizi finanziari.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, che il contributo per la ricarica fosse iniquo e quindi dovesse essere eliminato è fatto acclarato, come emerso dall'indagine conoscitiva svolta sia dall'Autorità garante per la concorrenza ed il mercato sia dall'Autorità per le comunicazioni, le quali hanno identificato nel contributo per la ricarica una artificiosa composizione della tariffa, che non è sottoposta alle dinamiche concorrenziali del mercato e che quindi si sottrae - il tempo ha confermato tutto ciò - al ribasso dei prezzi delle tariffe che, negli ultimi cinque anni, ha contraddistinto il mercato della telefonia mobile italiana.
Il contributo di ricarica colpisce fino al 90 per cento degli utenti, in quanto si tratta di una tipologia molto diffusa in Italia e ad essa peculiare, come, del resto, è tipicamente italiano il fatto che 50 milioni di euro, ogni anno, vengano assorbiti, alla scadenza del piano tariffario, sottraendo i crediti ai legittimi proprietari. Detto ciò, tenendo conto del fatto che anche la Commissione europea aveva spinto le nostre autorità a quest'indagine, non spettava al Governo decretare in materia.
La decretazione d'urgenza, oltre ad essere uno strumento improprio, è sicuramente controproducente. È sicuramente strumento improprio, perché il codice delle comunicazioni, all'articolo 71 del decreto legislativo n. 259 del 2003, definisce il compito dell'Autorità, che deve assicurare che informazioni trasparenti e aggiornate in merito ai prezzi e alle tariffe siano rese disponibili agli utenti finali e ai consumatori. È poi uno strumento controproducente, in quanto nel dossier di documentazione degli uffici, alla scheda di lettura a pagina 23, è scritto che «la norma non appare pertanto idonea ad incidere sugli ambiti riservati alla libera determinazione delle imprese, quindi del mercato».
È evidente che il Governo «scippa», di fatto, competenze all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, l'unica che avrebbe avuto titolo per fare ciò che il Governo si propone di fare - cioè, garantire la trasparenza delle tariffe - e, soprattutto, l'unica che, disponendo degli strumenti regolatori del mercato, avrebbe potuto prevenire quello che il Governo ha denunciato essere il vero problema, vale a dire il travaso nelle tariffe dei costi di ricarica. Il problema vero è che, non essendovi uno strumento di intervento, non si potrà evitare - appare invero inevitabile - che le società si rivalgano sugli utenti attraverso i costi delle tariffe.
Quindi, e mi rivolgo al sottosegretario, ancora una volta preferite la forma alla sostanza e scaricate i costi sui cittadini!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mazzocchi. Ne ha facoltà.

Pag. 28

ANTONIO MAZZOCCHI. Signor Presidente, nel dichiarare, innanzitutto, di voler apporre anche la mia firma all'emendamento Raisi 1.217, mi richiamo, rivolgendomi al relatore, al mio intervento di poc'anzi.
Come giustamente sottolineavano i colleghi Saglia e Raisi, c'è una volontà, da parte della maggioranza, di bocciare o, com'è stato fatto in Commissione, di dichiarare inammissibili proposte emendative che erano volte soltanto a migliorare il provvedimento in esame. Non si lamentino, poi, il relatore ed il Governo, se interverremo molte volte: vogliamo che anche l'opinione pubblica sappia che Alleanza Nazionale non ha fatto un'opposizione ostruzionistica, ma costruttiva, al fine di migliorare il testo al nostro esame - la «lenzuolata», com'è stata definita da qualche collega - e che il Governo, invece, ha opposto un muro alle nostre iniziative!
Credo che simili situazioni non dovrebbero verificarsi in un libero dibattito che si svolge in un'Assemblea così importante come quella della Camera dei deputati.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo...

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente!

PRESIDENTE. Prego i colleghi che intendono intervenire di segnalarlo prima che si passi alla votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, desidero preannunciare il mio voto contrario sugli identici emendamenti in esame.
Come hanno anticipato i colleghi che mi hanno preceduto, noi siamo per l'estensione quasi totale del principio, per un meccanismo nel quale sparisca ogni automatismo legato a questo tipo di imposizione, a questi balzelli. Quindi, per dovere di coerenza, riteniamo che si debba procedere in tale direzione.
Avremmo gradito che fossero state recepite le nostre indicazioni emerse in queste settimane, anche durante i lavori in Commissione, come quelle riguardanti, ad esempio, i costi di utilizzo delle carte di credito, dei bancomat, e quant'altro. L'idea è che si arrivi in via definitiva...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIOVANNI FAVA. ... alla conclusione della vicenda che ha caratterizzato il nostro paese in questi anni: tanti piccoli balzelli che si chiamano costi fissi sono andati sempre a scapito del consumatore!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.

GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, desidero richiamare l'attenzione dell'Assemblea sulle parole del collega Fava. Egli ha ricordato l'azione che è stata portata avanti dal nostro gruppo e soprattutto la filosofia sulla quale essa si basa. Credo che da parte della generalità dell'Assemblea non possa non esservi condivisione al riguardo. Forse, i colleghi non hanno prestato molta attenzione alle parole pronunciate poc'anzi.
Invito tutti a riflettere, perché stiamo per compiere una scelta importante. L'indicazione offertaci dal collega Fava è, probabilmente, quella che tutti dovrebbero seguire.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, nel ribadire il concetto espresso dai due colleghi che mi hanno preceduto, noi della Lega Nord siamo favorevoli all'eliminazione dei balzelli inutili. Desidero ripetere il concetto con il linguaggio di uno spot televisivo, commerciale: noi vogliamo che il cittadino paghi soltanto quello che consuma! Pag. 29
Pertanto, non possiamo dichiararci d'accordo con gli emendamenti in esame: l'eliminazione del balzello deve riguardare anche gli operatori di rete televisiva digitale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Fratta Pasini 1.150 e Raisi 1.217, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 488
Votanti 487
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato
214
Hanno votato
no 273).

Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito a votare e che avrebbe voluto ad esprimere un voto favorevole.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Lazzari 1.12 e Raisi 1.215.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lazzari. Ne ha facoltà.

LUIGI LAZZARI. Signor Presidente, intervengo per tentare di spiegare le vicende che ci hanno portato alla situazione attuale e per rettificare alcune osservazioni che sono state svolte in quest'aula, in particolare dal collega Cosentino.
Come gruppo di Forza Italia e, più in generale, come Casa delle libertà, con riferimento all'articolo 1, non siamo partiti pregiudizialmente ostili. Tutt'altro. Abbiamo cercato di individuare quale potesse essere la linea del Governo, al fine di introdurre alcune nostre proposte e migliorare il provvedimento nel suo complesso.
La nostra difficoltà, obiettivamente, è stata quella di individuare la linea del Governo e della maggioranza. Cercherò di spiegare (e lo farò anche in seguito, intervenendo sulle altre proposte emendative) per quale motivo abbiamo fatto fatica a rintracciare una linea.
All'inizio abbiamo immaginato che vi fosse semplicemente una delimitazione dell'oggetto dell'articolo 1 ai soli servizi di telefonia mobile.
Nutriamo il desiderio di intenderci con la Presidenza, perché dell'inammissibilità degli emendamenti ci è sembrato (lo dico con tutta franchezza) che si sia fatto un uso squisitamente politico e scarsamente tecnico. Vorrei che la Presidenza ricordasse, infatti, che una parte del titolo dell'articolo 1 reca le seguenti parole: ricarica nei servizi di telefonia mobile. Abbiamo interpretato questa parte del titolo dell'articolo 1 come se fosse frutto di una scelta ben precisa del Governo rispetto al provvedimento che iniziavamo ad esaminare. Partendo da questo presupposto, non abbiamo presentato proposte espansive in alcuna direzione, perché abbiamo immaginato che l'oggetto fosse circoscritto alle ricariche telefoniche. Al riguardo, avevamo una disponibilità ad un'impostazione positiva rispetto al provvedimento.
Invece, strada facendo, scopriamo che, per mano del relatore, ma ovviamente in nome e per conto dell'intera maggioranza e del Governo, all'interno del decreto-legge in oggetto sono state introdotte le televisioni, impropriamente (insisto nel dirlo alla Presidenza), perché il richiamo alle televisioni è presente nella seconda parte del titolo. Tentiamo di capirci anche sull'espressione linguistica con cui è stato presentato l'intervento in questione. La seconda parte del titolo si riferisce alla trasparenza e alla libertà di recesso dai contratti con operatori telefonici, televisivi e di servizi Internet.
Il Governo e la maggioranza possono compiere qualsiasi scelta, ma noi abbiamo la necessità di capire quale sia e come comportarci di conseguenza.
Le televisioni, dunque, rientrano nella prima parte del titolo riguardante la ricarica nei servizi di telefonia mobile. Ovviamente, Pag. 30ciò determina in noi una forma di disorientamento e la difficoltà di capire in quale direzione si vuole andare.
A quel punto, abbiamo immaginato che quella che si intendeva seguire fosse una linea più larga, che poteva ampliare la gamma di intervento sulle carte e sui costi delle carte prepagate. Tant'è vero che, preso atto di questo, ci facciamo carico di compiere il nostro sforzo emendativo rispetto alla proposta in esame e proponiamo anche altre «espansioni», chiamiamole così, ad esempio attraverso l'emendamento 1.220. Se estendiamo la disciplina non solo ai telefonini ma anche alle carte televisive - diciamo in sostanza con quell'emendamento - perché non inseriamo a quel punto tutte le carte che hanno un minimo comun denominatore nel fatto di avere un costo di acquisto? L'emendamento ora all'esame si muove sulla scia di quella proposta, perché di fatto abbiamo tentato di definire quel percorso e di dare un indirizzo ben preciso. Guarda caso, però, quando noi proponiamo l'estensione a tutte le carte, arriva la tagliola della inammissibilità e ci viene detto di no.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LUIGI LAZZARI. Proseguirò nei prossimi interventi, Presidente, perché non voglio sforare il tempo a disposizione. Intendo però illustrare all'Assemblea il motivo per cui assumiamo determinate posizioni e dichiariamo determinate cose e vedere chi si è schierato a difesa di un decreto forte e chi invece ha ondeggiato sul piano dei comportamenti.

PRESIDENTE. Poiché lei ha fatto un rilievo alla Presidenza sull'ammissibilità degli emendamenti, le ricordo che sul fatto specifico già ieri vi è stato un chiarimento da parte del Presidente. In linea generale, vorrei dirle che rispetto tutte le opinioni, ma che comunque da parte della Presidenza non vengono utilizzati criteri politici, come lei sa, per decidere circa l'ammissibilità degli emendamenti. Vi sono dei criteri rigorosi - criticabili finché si vuole - che la Presidenza segue e rispetta da molto tempo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO CONTE. Presidente, vorrei aggiungere qualche considerazione a quanto già detto dall'onorevole Lazzari, soprattutto sulla vicenda delle carte prepagate, comunque denominate.
In questo punto specifico noi ricomprendiamo le carte di pagamento prepagate, e non abbiamo compreso le ragioni per cui la Presidenza ha dichiarato al riguardo l'inammissibilità; come vedremo più avanti, vi sono altri emendamenti che aggiungono materie al provvedimento in esame. Ritengo che quello delle carte prepagate sia un argomento che non è stato preso nella dovuta considerazione.
Credo che ognuno di noi sia a conoscenza dell'espansione del fenomeno delle carte prepagate che servono a fare gli acquisti su Internet, come anche della carta «soldi in tasca», che serve anch'essa ad avere una determinata disponibilità di denaro. Su di essa vi sono costi di accensione o avvio, che sono...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole!

GIANFRANCO CONTE. ... pari a 10 euro, mentre su quelle di ricarica i costi vanno dai 5 ai 3 euro. Ritengo che si tratti di un argomento da affrontare e da risolvere nell'ambito delle liberalizzazioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Anche noi intendiamo sottolineare la stranezza del comportamento che si è tenuto in Commissione, e anche in questa sede, sul tema più generale delle carte prepagate.
Dal momento in cui è stata fatta una scelta da parte del Governo (una scelta che, attenzione - lo ribadiamo per l'ennesima Pag. 31volta in modo da eliminare ogni dubbio da parte anche di qualche collega della maggioranza che ha ironizzato su questo punto -, ci trova concordi e che abbiamo in qualche modo appoggiato, anche in sede di dibattito in Commissione) e si è chiesto di allargare il sistema e il metodo che era stato giustamente scelto, che va verso la trasparenza e a favore del consumatore (poiché si ha chiarezza sui reali costi che andiamo a pagare quando utilizziamo certi servizi), riteniamo che vi sia stata una chiusura a nostro avviso non comprensibile, non ben motivata da parte del relatore e anche da parte del Governo su questo tema.
Una volta che, coraggiosamente, si è posta all'attenzione del dibattito parlamentare - e la si persegue - quella volontà di trasparenza, che - lo ribadisco - è «trasparenza» e non libera concorrenza, come qualcuno ha voluto far passare nel messaggio (mi riferisco al primo intervento in cui abbiamo voluto sottolineare che si sta parlando appunto di trasparenza nei confronti del consumatore), proprio nel momento in cui si imbocca quella strada che, essendo condivisibile, poteva trovare un consenso unanime da parte di tutto il Parlamento, vi è stata una improvvisa frenata sull'allargamento del processo di trasparenza nei confronti di tutte le carte prepagate.
È nota a tutti la polemica che c'è, nel nostro paese, sulla scarsa trasparenza del sistema bancario, così come tutti conoscono il tema della trasparenza dei rapporti tra il sistema finanziario e i consumatori. Non capisco dunque perché, quando la minoranza ha posto il problema di allargare la trasparenza anche a questi che sono settori chiave, davvero importanti, dell'economia italiana, soprattutto per il corretto rapporto tra imprese finanziarie e bancarie e consumatori, ci sia stata questa incomprensibile levata di scudi. Dovrete poi spiegare ai cittadini perché dite di aver raggiunto la chiarezza e la trasparenza sulla telefonia, ma non lo avete fatto nel settore bancario, che sicuramente è uno dei settori più invisi al consumatore, proprio per la logica di cartello e di non trasparenza.
L'altro giorno, un dirigente bancario di un'importante banca recentemente acquistata da un'impresa straniera mi diceva che, quando gli stranieri sono arrivati in Italia ed hanno acquistato le banche italiane, si sono immediatamente adeguate al cartello dei servizi che si impone nel nostro paese contro i consumatori, certamente teso a favorire le banche, piuttosto che un corretto rapporto con i consumatori stessi.
Ebbene, abbiamo la possibilità di fare un passo in avanti e ci si presenta quest'ottima occasione per ampliare la trasparenza verso il consumatore in tutti i settori che prevedono le carte prepagate. Perché, quindi, avete detto no alla nostra richiesta? Perché siete contrari a queste proposte emendative? In particolare, proprio con riferimento a quelle che stiamo per votare, non capisco la paura ed il timore del relatore, che leva un'altra volta gli scudi, non accetta un confronto sereno su questo argomento e chiede un voto contrario. Speriamo veramente che questi nostri interventi servano ad aprire una breccia all'interno della maggioranza. Noi stiamo veramente lavorando a favore del consumatore, ma, di certo, non lo sta facendo questa maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fava. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, corre l'obbligo di intervenire su queste proposte emendative, per ribadire, in termini di quantità, logica e coerenza, il ragionamento anticipato nel mio precedente intervento. Questa volta riteniamo sia utile votare a favore degli emendamenti in esame, proprio in virtù del fatto che intendono estendere un principio che - dal punto di vista di chi vi parla, che ha una ferma convinzione liberale - va nella giusta direzione. Non si capisce per quale motivo si assiste, anche in questo caso, ad un parere contrario della Commissione.Pag. 32
Ritengo che, a differenza del punto precedente, dove si ponevano delle eccezioni e si andavano ad escludere delle piattaforme dall'applicazione del meccanismo tariffario fisso, stavolta, sia utile valutare in modo positivo l'emendamento presentato dai colleghi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale, proprio perché va nella direzione opposta. Allora, quella che potrebbe apparentemente essere interpretata come un'argomentazione semplice, trova inspiegabilmente un parere contrario da parte della Commissione, inspiegabilmente proprio perché è esattamente il meccanismo opposto a quello che aveva generato lo stesso identico parere nel punto precedente.
Prima è stato detto «no» da parte della Commissione, perché di fatto si restringeva il raggio d'azione e la portata del provvedimento. In questo caso si dice ancora «no», anche se il meccanismo del quale stiamo discutendo è esattamente opposto, cioè va ad ampliare il raggio d'azione.
Io non capisco quale sia la preoccupazione della Commissione in relazione al fatto che si aggiunga semplicemente l'espressione «comunque denominati». Stiamo parlando di contributi per ricariche di carte prepagate, specificando «comunque denominati». Si crea un principio più semplice, più intellegibile e che non si presta ad alcun tipo di interpretazione. Secondo questo principio, tutti i tipi di pagamento con carte prepagate, di qualsiasi natura esse siano, sono assoggettabili al meccanismo per il quale non possono essere applicati i costi fissi. Pertanto, io mi auguro che sul tema ci sia un ripensamento da parte del relatore e che questo possa generare poi una discussione diversa.
Infatti, da questa maggioranza continuano a giungere appelli alla condivisione e al dialogo che poi cessano immediatamente dopo essere stati posti in essere i fatti concreti. Nel nostro caso, abbiamo assistito ad una falcidia, prima degli emendamenti in fase di ammissibilità e, poi,, ad una quasi totale contrarietà in relazione ai contributi tecnici apportati al provvedimento stesso. Delle due, l'una: o si discute su un provvedimento che si cerca di condividere, oppure si dice molto apertamente e con grande sincerità che oggi stiamo tirando a campare perchè domani qualcuno ha già pensato di porre la fiducia! Evitiamo di perdere tempo in questo consesso e discutiamo di qualcosa di più utile per il paese e per chi da noi sta aspettando delle risposte.
Certo è che in questo momento non si può accusare l'opposizione di un atteggiamento ostruzionistico, quando da parte della maggioranza non c'è nessuna disponibilità ad accettare nemmeno le modifiche più sensate. Per questo motivo, io chiedo di apporre anche la mia firma all'emendamento Lazzari 1.12. Mi auguro che vi sia la volontà da parte del relatore di assumere le questioni poste dal mio intervento come un elemento di riflessione e che si riveda la posizione in materia di contributi che non vanno nella direzione di distruggere la ratio del provvedimento. Infatti, in questo caso, stiamo parlando esattamente del contrario: si tratta di una misura che va semmai ad estendere la portata del provvedimento e va ad incidere maggiormente su un meccanismo che dovrebbe garantire trasparenza e concorrenza. Ciò purtroppo non avviene, anche per scarsa volontà politica di confronto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.

GUIDO CROSETTO. Presidente, io vorrei fare una domanda al rappresentante del Governo, sottosegretario Bubbico, e al relatore Lulli.

ANTONIO LEONE. E non lo disturbare!

GUIDO CROSETTO. Scusi se la disturbo, signor sottosegretario, ma vorrei una spiegazione: perché la tassa sulle carte telefoniche e quella sulle televisioni va tolta, mentre quella sulle carte bancarie Pag. 33no? Io vorrei soltanto che lei illustrasse al Parlamento - ovvero che lo faccia anche il relatore Lulli - il motivo per il quale i soldi presi al cittadino debbano essere tolti alle aziende telefoniche o alle aziende dei servizi radiotelevisivi, mentre se questi soldi derivano da carte prepagate bancarie non si possono toccare.
Vorrei solo capire la logica con la quale è stato detto «no» a questo emendamento. Ciò lo chiederei anche al capogruppo Franceschini che è qui in aula e - mi pare - l'unico dell'Ulivo; vorrei chiederlo allo stesso modo all'onorevole Giordano. Perché le banche in questo decreto devono godere di un privilegio che non è garantito a nessun altro (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, gli interventi che mi hanno preceduto hanno cominciato a mettere il dito nella piaga, perciò vorrei continuare a metterlo fino in fondo. Questo provvedimento, per come ora viene discusso, è paradossale sotto molti aspetti. Abbiamo partiti che si dichiarano comunisti che ci spacciano come liberalizzazioni quattro «robettine», e fin qui è il gioco delle parti.
Tuttavia, i partiti che si dichiarano comunisti al solito non dicono nulla di fronte alla lobby delle banche che non consente di applicare per loro le regole che esistono per tutti. Se passa il principio secondo cui non vi devono essere costi di ricarica sulle carte, perché per le banche non deve valere lo stesso principio? È evidente che la lobby che vi sostiene e che ha pagato la vostra campagna elettorale non lo consente. Siate coerenti; almeno su questo punto dimostrato di esserlo, visto che non lo siete sotto altri aspetti. Almeno su questo non possiamo far finta di niente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, abbiamo visto che non spettava al Governo intervenire, in particolare con uno strumento quale quello della decretazione d'urgenza, in quanto improprio e dannoso. È improprio in quanto il compito di regolazione in base al codice della comunicazione spetta all'Autorità garante per la comunicazione ed è dannoso perché non riuscirà a raggiungere l'obiettivo prefissato della trasparenza tariffaria.
Fatto questo passo, comunque deve essere affermato un principio di equità. In questo senso l'emendamento che stiamo votando deve essere sostenuto, coerentemente con quanto affermato dalla maggioranza in quest'aula e con ciò che anche l'opposizione ha affermato relativamente al fatto che non si devono scaricare sui cittadini costi impropri quali quello della ricarica. Pertanto, anche io chiedo al Governo quale differenza vi sia tra una ricarica telefonica ed il costo improprio che grava su una qualsiasi tessera bancaria.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.

GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, tra i colleghi intervenuti, in particolare il collega Fava, con la capacità di analisi che tutti gli riconoscono, ha posto il problema in termini politici e non solo nel merito della proposta emendativa. La differenziazione del servizio cui sono riferite le carte prepagate non è accettabile se vogliamo dare adeguate risposte alle aspettative dei cittadini e sopratutto trattare tutti i consumatori allo stesso modo. Tuttavia, il collega Fava ha posto la questione fondamentale che aleggia in quest'aula. Infatti, tutto quanto stiamo facendo è subordinato alla decisione della maggioranza di porre la questione di fiducia. Stiamo aspettando tale posizione.
Onorevoli colleghi, cerchiamo di capirci. Se dobbiamo soltanto perdere Pag. 34tempo, forse sarebbe opportuno razionalizzare ed economizzare i nostri lavori per giungere quanto prima ad una decisione di questo tipo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, il comma 1 dell'articolo 1 è stato in qualche modo modificato in sede di Commissione rispetto al testo inizialmente presentato dal Governo. Il relatore in proposito ha affermato che le modifiche intendono porre il cittadino consumatore al centro del provvedimento. Allora mi domando perché il Governo e la maggioranza non abbiano avuto il coraggio di andare oltre, in maniera totale e globale, a quanto inizialmente scritto. Se si è trovato il modo di intervenire nel settore degli operatori telefonici, televisivi e di servizio internet, non si comprende perché nel mettere il cittadino al centro del provvedimento non si sia intervenuto per tutti gli altri balzelli che in qualche modo creano problemi di trasparenza ed impediscono all'utente di scegliere consapevolmente in base alla propria convenienza.
Si tratta di un invito che non sottende alcun tipo di ostruzionismo. Capisco che a volte i provvedimenti nascono perché esiste la necessità di uniformarsi ad alcune scelte lobbistiche e a suggerimenti provenienti dall'esterno. Tuttavia, in questo caso il comma 1 dell'articolo 1 è stato modificato direttamente dalla maggioranza; a maggior ragione, lo sforzo fatto e l'esperienza di questo emendamento l'hanno lasciata in mezzo al guado. Sarebbe stato molto più importante che avesse attraversato completamente il fiume.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, dal mancato accoglimento degli identici emendamenti Lazzari 1.12 e Raisi 1.215 da parte della Commissione e del Governo si può desumere che quello in esame è veramente un provvedimento bluff.
Non so se il sottosegretario Bubbico sia al corrente che oggi sono soprattutto i giovani, gli studenti che viaggiano o che sono nelle varie università, a fare un grande uso delle carte cosiddette «soldi in tasca», cioè prepagate. Per ricaricare tali carte gli istituti di credito percepiscono una commissione pari a 2 euro e 50 centesimi a prescindere dalla somma versata. In altri termini, anche se uno versa venti euro, paga due euro e mezzo per tale operazione bancaria: questa, a mio avviso, è una vera e propria rapina!

PRESIDENTE. Deputato Buontempo, concluda.

TEODORO BUONTEMPO. Concludo, Presidente. Se da un lato si eliminano i costi di chiusura del conto corrente bancario, mentre dall'altro si consente alle banche di continuare a praticare alla clientela queste commissioni, si crea un'anomalia a cui occorre porre riparo.

ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, non comprendo il senso del dibattito in corso sull'articolo 1 del provvedimento. Ricordo, infatti, che tutte le proposte emendative presentate in tema di carte di credito bancarie prepagate sono state giudicate inammissibili dalla Presidenza.
Con gli identici emendamenti Lazzari 1.12 e Raisi 1.215 si chiede di aggiungere le parole «comunque denominati». Tale aggiunta, a mio avviso, è assolutamente superflua in quanto l'articolo 1 fa riferimento solo ai costi fissi e ai contributi per la ricarica nei servizi indicati nel titolo dell'articolo stesso. Non c'è, pertanto, alcuna estensione della previsione normativa Pag. 35ai costi bancari, che sono conseguentemente estranei alla materia trattata nel provvedimento in esame.
Si possono certamente avere opinioni diverse sulle questioni qui richiamate dai colleghi; resta però il fatto che tutte le argomentazioni portate a fondamento di questi identici emendamenti non sono pertinenti perché, lo ripeto, al primo periodo del comma 1 dell'articolo 1 si fa riferimento a «costi fissi e contributi per la ricarica di carte prepagate, anche via bancomat o in via telematica, aggiuntivi rispetto al costo (...)». L'articolo 1 è già di per sé chiaro e la dizione «comunque denominati», che si vorrebbe aggiungere con gli identici emendamenti in esame, in realtà, lo ripeto, non aggiunge nulla ed è pertanto superflua.
Il nostro obiettivo è quello di eliminare i costi di ricarica per i servizi indicati nell'articolo 1 del decreto. La discussione in corso non ha conseguentemente attinenza con la materia trattata nel provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Saglia. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, ringrazio il relatore, onorevole Lulli, per il chiarimento testé fornito all'Assemblea.
Gli identici emendamenti in esame non riguardano in effetti le carte di credito prepagate. Rimane però il quesito, che ho avuto modo di porre in precedenza e che ora rivolgo al Presidente della Camera:, nel senso di conoscere le ragioni per le quali tutte le proposte emendative orientate a chiedere l'eliminazione di un balzello inutile, che va contro gli interessi del cittadino consumatore, sono state giudicate inammissibili dalla Presidenza.
Noi contestiamo questo principio e sottolineiamo che alcune tra quelle proposte erano state presentate da colleghi della maggioranza, ad esempio l'onorevole Trepiccione ed altri.
Il Presidente della Camera deve chiarire le ragioni per le quali quegli emendamenti sono stati dichiarati inammissibili (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Leone. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, le chiedo qualche secondo in più perché si tratta di un punto delicato. Ringrazio il collega Lulli che ha chiarito che questo emendamento non c'entrerebbe nulla, ma è chiaro che potevamo intervenire soltanto in sede di esame di questa proposta emendativa. Infatti, come ha chiarito il collega Saia prima, tutti gli emendamenti riferiti a questo punto e presentati non soltanto da deputati dell'opposizione, ma anche della maggioranza sono stati dichiarati inammissibili.
Detto ciò, poi non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Infatti, la nostra provocazione è legata ad una finalità semplicissima: se siete d'accordo con quello che affermiamo - al di là se questo emendamento sia attinente o meno - sia il sottosegretario Bubbico - quando avrà finito di leggere il giornale - sia il relatore Lulli potrebbero proporre un emendamento in tal senso, che sia approvato dall'Assemblea, visto che erano stati presentati emendamenti ad hoc da deputati sia della maggioranza, sia dell'opposizione.
Questo era lo scopo! Non volevamo sentirci dire dall'onorevole Lulli che questo emendamento non c'entrava con la discussione! Con la discussione c'entra quello che abbiamo detto, visto che non potevamo parlare in un altro momento «storico» dell'esame di questo provvedimento.
Adesso sappiamo di cosa si tratta e vogliamo una risposta vera sia del relatore Lulli sia del sottosegretario Bubbico, che ha finito di leggere il giornale...!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

Pag. 36

STEFANO ALLASIA. Evidentemente il relatore non capisce questa situazione, ma questo emendamento - che chiedo di poter sottoscrivere - è volto a far comprendere alla maggioranza il nostro percorso mentale molto lineare, riferibile anche all'emendamento precedente.
Con la presente proposta emendativa si propone di estendere al massimo la dizione contenuta nel testo, proprio al fine di evitare il raggiro e la frode dei cittadini da parte delle compagnie telefoniche. Infatti, sappiamo benissimo che in Italia vale il motto: «Fatta la legge, trovato l'inganno!». Pertanto, continueremo su questa linea, a scapito di qualsiasi discussione contraria.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Lazzari 1.12 e Raisi 1.215, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 460
Votanti 456
Astenuti 4
Maggioranza 229
Hanno votato
219
Hanno votato
no 237).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Raisi 1.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 465
Votanti 463
Astenuti 2
Maggioranza 232
Hanno votato
219
Hanno votato
no 244).

GIOVANNI FAVA. Presidente, avevo chiesto di parlare!

PRESIDENTE. Onorevole Fava, le do la parola sul successivo emendamento.

GIOVANNI FAVA. Avrei voluto parlare su questo!

PRESIDENTE. Avevo già aperto la votazione. Colleghi, vi ho già pregato di segnalare per tempo di voler intervenire. C'è il fascicolo, si sa quale emendamento si sta esaminando.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Tomaselli 1.300.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FAVA. Presidente, sono costretto ad intervenire con riferimento all'emendamento precedente. Probabilmente né il relatore né il Governo hanno letto l'emendamento Raisi 1.7, che prevede un qualcosa che è già recepito nella riformulazione.
Pertanto, delle due l'una: l'emendamento è assorbito o superato oppure sarebbe stato semplicemente necessario esprimere un parere favorevole sullo stesso. Come si fa ad esprimere un parere contrario su qualcosa che è già scritto nel decreto? Com'è possibile che in quest'aula nessuno si accorga di una banalità di questo tipo? Siamo di fronte ad abnormità e ad errori grossolani, derivanti dal fatto che nessuno in quest'aula si sta preoccupando di leggere il testo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia)!
Dedichiamo un pò di attenzione a tale questione! Non si può accusare l'opposizione di fare ostruzionismo quando per primi, Governo e maggioranza, stanno dimostrando disinteresse su un testo che, lo ribadisco, è con ogni probabilità propedeutico alla richiesta del voto di fiducia, che a questo punto mi auguro vogliate chiedere al più presto, in quanto la discussione Pag. 37è diventata sterile. Avete addirittura espresso un parere contrario su una proposta che avevate già recepito nel testo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lazzari. Ne ha facoltà.

LUIGI LAZZARI. Signor Presidente, approfitto della questione che si è posta con riferimento alla questione ormai superata per completare un ragionamento che abbiamo cercato di sviluppare e che merita - credo - di essere ulteriormente sviluppato al fine di avere il quadro esatto della situazione.
Avevamo osservato che, di fronte alla nostra richiesta di estendere la previsione a tutte le carte prepagate emesse dalle banche, ci era stata data una risposta negativa in termini di ammissibilità.
Debbo riconoscere che il relatore Lulli - credo che ciò sia stato già chiarito - ha obiettivamente ragione sull'emendamento precedente, ma noi ci saremmo aspettati un'iniziativa da parte del relatore o del Governo sulle materie in relazione alle quali le nostre proposte sono state invece escluse da parte della Presidenza. Infatti, non è obiettivamente la stessa situazione se una proposta viene avanzata dalla sola opposizione o se, invece, si registra una convergenza complessiva sulla stessa.
Debbo chiarire che noi abbiamo compiuto altri due tentativi al riguardo; lo ricordo perché è giusto che l'Assemblea e chi ci ascolta lo sappiano. Ebbene, avevamo presentato l'emendamento Lazzari 1.50, con il quale avevamo cercato di intervenire anche su altre fattispecie di trasmissioni televisive; avevamo aperto il discorso, ad esempio, sulle trasmissioni criptate, chiedendo semplicemente che l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni approvasse queste tariffe, ma anche questa proposta è stata giudicata inammissibile e non ci è stato consentito di entrare nel merito.
Tengo ad affermare ciò, pur trattandosi ormai di questione superata, perché nessuno deve permettersi di considerare i comportamenti che noi abbiamo tenuto su questo articolo 1 quali espressione di un atteggiamento di indisponibilità, di preclusione o di ostruzionismo. Non è così: abbiamo effettuato una serie di tentativi migliorativi, ma abbiamo trovato sempre il muro senza che il Governo mostrasse alcuna attenzione.
Prima di concludere il mio intervento, passo al terzo ed ultimo aspetto: con l'articolo aggiuntivo Della Vedova 1.03 abbiamo tentato di espandere l'attenzione sulla materia della concessione governativa per la comunicazione mobile. Anche tale proposta è stata considerata inammissibile; cito la vicenda non perché si discuta ora se fosse giusto o meno considerare inammissibile la proposta, ma perché vogliamo che, sul piano politico e squisitamente politico, si tenga conto che queste sono state le nostre azioni, al di là delle chiacchiere. Su queste proposte preferiamo essere giudicati, perché riteniamo di avere avuto una coerenza di comportamento che nessuno deve permettersi di mettere in dubbio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo ora sull'emendamento precedente perché prima, con una velocità fulminea, non ci ha dato il tempo di intervenire.
Le consiglio, atteso che è evidente che interveniamo su ogni emendamento, di darci almeno il tempo di alzare la mano! Mi pare cosa ovvia e di buonsenso.
Chiedo al relatore se la motivazione del parere contrario espresso sull'emendamento Raisi 1.7 si giustifichi in base alla considerazione che, nel testo del decreto, la parola «costo» figura al plurale, mentre nel testo dell'emendamento è al singolare; se così fosse, avremmo scoperto, come suole dirsi, l'acqua calda!

MARILDE PROVERA. Si tratta di conoscere la materia!

Pag. 38

ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, vorrei davvero che si affrontasse l'esame del provvedimento con maggiore serietà e competenza. Al settimo rigo del primo comma dell'articolo 1 è scritto: «(...) rispetto al costo del traffico telefonico». L'emendamento in questione intendeva sostituire la parola «prezzo» all'altra «costo»; il che non è possibile, è sbagliato. Per queste ragioni, il parere espresso era stato contrario.

MARILDE PROVERA. I costi sono costi, i prezzi sono prezzi!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.

GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, una cosa è il merito dell'emendamento in esame, altro è il contesto in cui ci troviamo. Ho ascoltato con attenzione l'intervento del collega Fava, che ho recepito come una sorta di grido di dolore, un richiamo alla lealtà dei comportamenti all'interno dell'Assemblea e, soprattutto, un richiamo al rispetto tra le diverse parti in campo, tra chi riveste il ruolo di maggioranza e chi ricopre quello di opposizione, tra ciò che deve accadere e accadrà e la dignità dell'Assemblea, il lavoro dei parlamentari.
Non ritengo sia bello, da parte nostra, continuare questa sorta di sceneggiata, con emendamenti proposti che hanno una filosofia condivisibile ma che sono bocciati solo perché presentati da una parte che risulta avversa a quella che può decidere grazie ai numeri.
Non è un buon esempio e, per questo, invito tutti a considerare con attenzione il precedente intervento del collega Fava. Forse, riusciremmo a fare qualcosa di produttivo ed utile per il paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Laurini. Ne ha facoltà.

GIANCARLO LAURINI. Signor Presidente, intervengo per sottolineare che l'emendamento in esame è importante e, sul piano tecnico, corretto, in quanto ha lo scopo di richiamare la necessità che la nullità delle singole clausole del contratto di finanziamento, contrarie alle disposizioni del presente decreto, non incidano sulla validità dell'intero contratto, cosa che, invece, è causata dal richiamo all'articolo 1418 del codice civile. Ecco perché si sostituisce il richiamo improprio e tecnicamente sbagliato con l'inciso: «e non comporta la nullità del contratto».
Le conseguenze sarebbero gravissime; è sufficiente immaginare un contratto di mutuo che «salta» perché una singola clausola è contraria ad una di queste disposizioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saglia. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, intervengo per sottolineare che l'emendamento in esame, oltre a sanare una definizione erronea del provvedimento, dimostra come, purtroppo, il decreto nel suo insieme sia stato scritto dal ministero con una certa approssimazione.
Quando si decide di scrivere decreti-legge e di intervenire con decretazione d'urgenza su materie delicate come la regolazione del mercato, e lo si fa senza interpellare l'autorità vigilante, accadono queste storture.
L'insistenza con cui il Governo insegue la difesa del proprio testo, quasi fosse una questione di «bandiera», ci sembra veramente ingiustificata. Come ha autorevolmente detto il collega Laurini, non si tratta di ridurre l'impatto e l'importanza del provvedimento, ma di scrivere con chiarezza a quale articolo del codice civile si faccia riferimento e, soprattutto, di evitare che l'eliminazione dei costi fissi delle «ricariche» porti a contenziosi sui contratti Pag. 39che, inevitabilmente, metterebbero il cittadino consumatore in una posizione di debolezza.
È importante che il Governo si ravveda, perché si tratta solo di una correzione del testo che va incontro ad una maggiore chiarezza delle norme e che dimostra come, purtroppo, il provvedimento sia stato scritto in maniera approssimativa e improvvisata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Filippi. Ne ha facoltà.

ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente, mi corre l'obbligo di replicare all'intervento del relatore in merito al precedente emendamento, Raisi 1.7. Il relatore ha sostenuto, in risposta al collega Fava, che il termine «costo» fosse corretto senza dare motivazioni e spiegare nella sostanza il suo pensiero.
Personalmente ritengo che «costo» sia quanto è pagato da chi vende il servizio, mentre «prezzo » sia quanto è pattuito dalle parti. Di conseguenza, ritengo sia invece più corretto...

MARILDE PROVERA. Devi leggere il testo!

ALBERTO FILIPPI. Sappiamo leggere, non si preoccupi!
Di conseguenza, come dicevo, ritengo sia più corretto il termine «costo».

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Provera. Ne ha facoltà.

MARILDE PROVERA. Signor Presidente, intervengo soltanto per ricordare che da parte della Commissione e del Governo è stato espresso parere favorevole anche su questo emendamento. Quindi non c'è bisogno di particolari ravvedimenti, visto che l'emendamento Tomaselli 1.300 ci rende consapevoli della necessità di precisare che la nullità della clausola non comporta la nullità dell'intero contratto. Siamo perfettamente consapevoli, cioè, del fatto che con questo emendamento si rimette in ordine la materia, senza fraintendimenti.
Per quanto riguarda l'emendamento Raisi 1.7, invito i colleghi semplicemente a compiere un esercizio di lettura, in italiano, del testo. Tecnicamente, un costo è un costo. Non si tratta di essere saccenti: il termine «costo» - esattamente come lei diceva, onorevole collega - è riferito al costo del traffico telefonico, al quale non sono consentite altre aggiunte in virtù delle quali risulti un prezzo diverso. Gli altri costi, quindi, sono definiti «prezzi». Si tratta semplicemente della lettura del testo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Antonio Pepe. Ne ha facoltà.

ANTONIO PEPE. Signor Presidente, intervengo anch'io per dichiarare il voto favorevole sull'emendamento Tomaselli 1.300. Tale emendamento è necessario perché, nella redazione del testo, il richiamo all'articolo 1418 del codice civile, senza ulteriori specificazioni, coinvolge nella nullità l'intero contratto. L'articolo 1418 del codice civile prevede, infatti, la nullità del contratto. Più corretto sarebbe stato effettuare un richiamo all'articolo 1419 del codice civile e in questo senso il collega Saglia ha presentato un emendamento. Infatti, l'articolo 1419 prevede la nullità di una singola clausola. Bene hanno fatto i colleghi di Forza Italia, quindi, a presentare l'emendamento Tomaselli 1.300 e bene hanno fatto la Commissione e il Governo a esprimere parere favorevole su di esso. Però, il Governo avrebbe fatto ancor meglio se, nella redazione del provvedimento, avesse utilizzato una migliore tecnica legislativa e avesse evitato di richiamare l'articolo 1418 del codice civile, prevedendo non la nullità totale del contratto ma, come questo emendamento propone, la nullità parziale, limitatamente alla singola clausola.

Pag. 40

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, sempre con riferimento all'emendamento precedente, desidero precisare, soprattutto per una esigenza di massima trasparenza nei confronti del cittadino, che il prezzo è dato dalla somma dei costi. Caso strano, il termine «costo» è riferito a certe fattispecie e il termine «prezzo» ad altre. Il termine «costo», ad esempio, è riferito alle ricariche, anche se non corrisponde mai all'effettivo costo che l'utente paga; il termine «prezzo», invece, è utilizzato dal verduriere, che vende cavolfiori e banane. Perciò, chiediamo che sia utilizzato il termine «prezzo», non il termine «costo».

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tomaselli 1.300, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 476
Votanti 475
Astenuti 1
Maggioranza 238
Hanno votato
471
Hanno votato
no 4).

Prendo atto che il deputato Affronti non è riuscito a votare e avrebbe voluto esprimere voto favorevole e che la deputata Dato non è riuscita a esprimere il proprio voto.
Avverto che l'emendamento Saglia 1.210 risulta assorbito dall'approvazione dell'emendamento precedente.
Passiamo, quindi, alla votazione degli identici emendamenti Raisi 1.216 e Fava 1.14.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, gli identici emendamenti Raisi 1.216 e Fava 1.14 consentono di fare un po' di chiarezza sulla materia che stiamo discutendo rispetto all'articolo 1 del decreto-legge in esame. Perciò, facciamola fino in fondo. Successivamente, entreremo nel dettaglio ma, intanto, notiamo che in questa norma si afferma che i piani tariffari devono essere adeguati per i contratti in vigore con caratteristiche particolari, garantendo il migliore trattamento possibile ai consumatori.
Approfondiamo la questione sui nuovi piani tariffari, perché è questo il punto chiave. Eliminando i prezzi di ricarica, si tolgono 2 miliardi di euro di fatturato agli operatori telefonici, cui - è di tutta evidenza - gli operatori non possono rinunciare, salvo licenziare un po' di gente, come sta facendo la Wind, nei call center, e adeguare i prezzi. Infatti, cosa succede? I prezzi vengono già adeguati e i nuovi piani tariffari prevedono gli adeguamenti.
Inoltre, vengono ridotti altri costi, come è stato già fatto: il 10 per cento di questa operazione sarà pagata dai tabaccai. Ciò deve essere chiaro.
Quindi, abbiamo sicuramente compiuto un'operazione di trasparenza, perché siamo d'accordo tutti sul fatto che eliminare questa componente di prezzo, che è poco trasparente, è positivo, ma non illudiamo la gente che abbasseremo i prezzi, perché ciò non accadrà. Va bene la trasparenza, ma abbassare i prezzi è tutt'altra cosa.
Infine, sulle motivazioni addotte dal Governo circa il fatto che questa riduzione di prezzo non comporterà un minor gettito IVA, il Governo afferma che saranno rivisti i piani tariffari. È la scoperta dell'acqua calda, però, almeno, diciamolo chiaramente ai consumatori e non illudiamoli.
Inoltre, il Governo risponde che ci sarà una crescita del mercato e che aumenterà il gettito IVA. Questo ragionamento non Pag. 41sta in piedi, perché se così fosse, il buco del gettito IVA sarebbe incrementato e non diminuirebbe senza toccare la situazione preesistente. Questa seconda motivazione non sta proprio in piedi.
Però, il punto è sempre quello: non illudete il consumatore che con questo sistema si abbasseranno i costi. Così non può essere, perché gli operatori non possono permettersi di chiudere in perdita - altrimenti le azioni avrebbero un crollo in Borsa - e, quindi, stanno facendo ciò che era logico: riducono i costi, il personale dei call center e le componenti ai tabaccai, che sono state ridotte del 10 per cento. Quindi, 200 milioni vengono fatti pagare ai tabaccai.
Diverso sarebbe stato, qualora avessimo voluto compiere un'operazione davvero a favore dei cittadini, se fosse stata abolita la tassa di concessione governativa. Questo sì che era da fare e rientrava nei compiti del Governo, perché - è la cosa più importante detta all'inizio dal collega Allasia - tutta questa materia è di competenza dell'Authority, se deve fare qualcosa. Invece, non le facciamo fare nulla.
Potevamo, molto semplicemente, abolire la tassa di concessione governativa, che costituisce un introito per il Governo di 770 milioni di euro, una cifra non enorme. Se si verificasse la complessità della gestione, si potrebbe valutare se questa tassa conviene oppure no e, visto che abbiamo un surplus fiscale di questo tipo, questa sì che sarebbe stata un'operazione nel senso della trasparenza e veramente a favore dei cittadini, non a chiacchiere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Provera. Ne ha facoltà.

MARILDE PROVERA. Signor Presidente, colleghi, credo che questi emendamenti rendano finalmente giustizia alle migliaia di e-mail che ha ricevuto la Commissione attività produttive in questi mesi, che recavano accuse anche molto pesanti. Finalmente si capisce chi vuole prorogare nel tempo i costi di ricarica. Il centrodestra, con questi emendamenti, si fa padre e madre di questo tipo di iniziativa. Noi, per fortuna, restiamo fermi sul fatto che i costi di ricarica vanno aboliti. Di questo si tratta.
È inutile tirare in ballo la perdita di lavoro nei call center, perché non sono quegli ingiusti 5 euro di costo sulle ricariche più alte e i 2 o 3 euro sulle di miniricariche fatte da un ragazzo o dai più poveri che creano la ricchezza delle grandi compagnie, che su tutti gli altri costi si stanno facendo una guerra spietata per determinare i prezzi alla concorrenza, perché di questo si tratta.
Quindi, dal nostro punto di vista la salvaguardia del posto di lavoro sta in una direzione migliore da imprimere alla telefonia italiana, cosa che spero si potrà affrontare nel prossimo futuro, magari anche nella Commissione che oggi porta in aula questo provvedimento; non si realizza sicuramente facendo in modo che, indebitamente, le grandi compagnie si arricchiscano a scapito dei ragazzi e dei poveri di questo Stato.
Finalmente, però, è chiaro chi è che voleva prorogare nel tempo il mantenimento di questi costi: non sicuramente il Governo e certamente non il centrosinistra.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fava. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, vorrei stemperare i toni. Capisco la collega Provera, che è un po' imbarazzata stamattina perché, in effetti, fino a questo momento non ha potuto intervenire molto. Non ha avuto occasione di sfogarsi e prende la palla al balzo per cercare di rivolgere accuse che potrebbero essere discusse, tranquillamente, all'interno dell'ambiente nel quale di norma vive.
Ma, onde eliminare dubbi e fugare equivoci, il mio gruppo ha deciso di ritirare l'emendamento; così evitiamo di dare all'onorevole Provera il pretesto per accusare chicchessia.

Pag. 42

MARILDE PROVERA. È andata bene, allora...!

GIOVANNI FAVA. L'ho ascoltata, mentre interveniva! La prego di ascoltarmi nello stesso modo.
A questo punto ritiriamo l'emendamento, per quanto ci riguarda - non so cosa voglia fare il collega Raisi del suo - perché vogliamo continuare serenamente a discutere. Se ci sono dubbi che qualcuno stia cercando di fare gli interessi di chissà chi, onorevole Provera, si guardi intorno nei suoi scranni e vedrà che troverà chi è sicuramente più a rischio del sottoscritto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

EUGENIO MINASSO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUGENIO MINASSO. Signor Presidente, come già detto dal collega, anche noi ritiriamo l'emendamento, perché non si presti ad equivoci.

PRESIDENTE. Sta bene. Gli identici emendamenti Raisi 1.216 e Fava 1.14 sono dunque stati ritirati dai rispettivi presentatori.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fratta Pasini 1.151.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fratta Pasini. Ne ha facoltà.

PIERALFONSO FRATTA PASINI. Signor Presidente, intervengo su questo emendamento soltanto per chiarire un aspetto relativo ad alcune dichiarazioni rilasciate dal relatore Lulli e apparse sulle agenzie di stampa. Un po' sarcasticamente, egli dice che è curioso chiedere il rinvio di una norma già in vigore. Questo è il suo commento nel confermare la propria ovvia contrarietà. Io invece mi chiedo quale influenza possa avere il Parlamento; poiché le aziende hanno già dato attuazione alla disposizione del decreto-legge, il Parlamento viene ridicolizzato dal fatto che non possiamo presentare emendamenti. Con questo emendamento, chiediamo lo stop della ricarica dei costi entro novanta giorni dall'adozione del decreto-legge.
Come abbiamo già detto prima, consideriamo il provvedimento sulle ricariche telefoniche minimale, molto populista, di fatto incapace di sortire alcun effetto. Allora, mi chiedo quale sia, agli effetti pratici, il vantaggio per i consumatori.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fratta Pasini 1.151, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 472
Votanti 331
Astenuti 141
Maggioranza 166
Hanno votato
91
Hanno votato
no 240).

Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fratta Pasini 1.152, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 458
Votanti 334
Astenuti 124
Maggioranza 168
Hanno votato
93
Hanno votato
no 241).Pag. 43

Prendo atto che i deputati Buontempo e Dato non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Lazzari 1.22 e Martella 1.301, sui quali ricordo che la Commissione ed il Governo hanno espresso parere favorevole.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lazzari. Ne ha facoltà.

LUIGI LAZZARI. Abbiamo presentato un emendamento per introdurre una modifica di buon senso e costruttiva al comma 2 dell'articolo 1, ma ciò serve anche come spunto per un altro ragionamento. Eliminando la parte che abbiamo chiesto di espungere - richiesta sulla quale il relatore è d'accordo - di fatto si ripristina, nel comma 2, un'affermazione di principio che dà la giusta finalità all'impostazione legislativa, ossia fissare dei principi di ordine generale, ai quali i vari soggetti sono tenuti ad adeguarsi.
Mi riferisco soprattutto alle Autorità per le garanzie nella comunicazioni. L'impostazione dell'articolo 1 è uno degli aspetti che ancora non abbiamo sviscerato adeguatamente, ma non c'era bisogno di un intervento di «accetta» sui prezzi. Questo è un principio che viene infranto, sul quale in futuro probabilmente dovremo rimpiangere di aver messo mano. Oggi interveniamo sui prezzi delle schede telefoniche e per conquistare un minimo di consenso a buon mercato si accede a questa impostazione. Sarebbe stato più corretto fissare una norma di carattere generale, che offrisse trasparenza, che mettesse in chiaro al consumatore quale fosse la convenienza e in quali termini si sarebbero premiate le offerte presenti sul mercato.
Abbiamo invece scelto la strada comoda, quella di intervenire direttamente sui prezzi, di fare «un po' di populismo» a buon mercato, di cercare di dare un segnale al paese. Abbiamo «abboccato» tutti; tutti ci stiamo adeguando a questa impostazione, ma è un errore.
È sacrosanto che compito del legislatore non debba essere quello di intervenire sui prezzi, bensì quello di fissare le condizioni attraverso le quali i prezzi vengono poi stabiliti, soprattutto su materie per le quali sono state istituite e authority, che chiedono di avere maggiori poteri di quanto non abbiano (ma nessuno di noi sembra ascoltarle).
È strano che il ministro Bersani, che anticipa, come ha detto il deputato Saglia, le conclusioni di un'indagine non ancora pubblicata dalle authority, non ascolti le loro conclusioni, nelle quali esse chiedono maggiori poteri, mentre al contrario decida di intervenire impropriamente per via legislativa.
Si «contrabbanda» questo intervento come un intervento di liberalizzazione. Chiedo, appellandomi alla sensibilità di tanti uomini del centrosinistra, se essi si identificano con un percorso legislativo come quello di oggi e se ritengono che questa sia un'operazione liberale. Se così è, non abbiamo più la cognizione esatta del concetto di «liberale» e di quali debbano essere i compiti dello Stato e del legislatore.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Intervengo solo per un chiarimento. Non vorrei che quelli in esame fossero emendamenti riferiti all'articolo 2 piuttosto che all'articolo 1. All'articolo 1, comma 2, non sono contenute le parole «entro» e «presente decreto», mentre queste parole sono contenute nell'articolo 2.

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, non è come lei sostiene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Lazzari 1.22 e Martella 1.301, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 44
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 459
Votanti 438
Astenuti 21
Maggioranza 220
Hanno votato
434
Hanno votato
no 4).

Prendo atto che il deputato Delfino non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Avverto che il successivo emendamento Raisi 1.211 è precluso a seguito dell'approvazione degli identici emendamenti Lazzari 1.22 e Martella 1.301.
Passiamo all'emendamento Urso 1.206.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro.

STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, il tema è già stato trattato, ma vale la pena ripetere che si tratta di ribadire le competenze dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, le quali non possono essere prevaricate attraverso un decreto-legge.
Nella precedente legislatura, anche su altri temi, ma in generale sui servizi di rete, siamo sempre stati messi alla berlina perché, a dire dell'opposizione, intendevamo quella delle autorità alle quali compete la regolazione del mercato non come l'attività svolta da soggetti terzi ed indipendenti, ma semplicemente come l'attività di agenzie governative che, in quanto tali, dovevano fare ciò che il Governo voleva. L'anzidetto modo di intendere il ruolo delle autorità di regolazione non soltanto è stato fatto proprio dal Governo in carica, ma è stato anche concretizzato per mezzo di un provvedimento d'urgenza che, di fatto, attua un commissariamento delle autorità medesime!
Con il nostro emendamento vogliamo ribadire che l'Autorità garante della concorrenza e del mercato mantiene le sue prerogative, soprattutto per quanto attiene alle questioni relative al codice del consumo.
Non riusciamo a capire perché, di fronte ad un'indagine conoscitiva che è stata condotta parallelamente dall'Autorità antitrust e dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e che è giunta alle stesse conclusioni alle quali è pervenuto il Governo, si sia deciso di intervenire per decreto-legge, pochi giorni prima di una delibera che avrebbe avuto il medesimo risultato!
È chiaro che l'emendamento in esame può essere considerato superfluo, ridondante. Tuttavia, poiché non è la prima volta che il Governo Prodi decide di scavalcare le autorità di regolazione per intervenire in maniera dirigistica sul mercato, noi che abbiamo fiducia nell'attività di regolazione delle authority ribadiamo la necessità di effettuare la precisazione che proponiamo. Per tale motivo, non aderiamo all'invito al ritiro ed insistiamo per la votazione del nostro emendamento, a meno che il Governo non si impegni ad accettare un eventuale ordine del giorno nel quale potrebbe essere trasfuso il contenuto dell'emendamento.

PRESIDENTE. Vi è dunque una sua disponibilità in tal caso.
Onorevole relatore?

ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, ho formulato l'invito al ritiro perché, come ha ammesso anche l'onorevole Saglia, queste competenze sono già dell'Autorità. Ad ogni modo, condivido l'opportunità di trasfondere il contenuto dell'emendamento Urso 1.206 in un eventuale ordine del giorno, fatta salva la decisione del Governo al riguardo.
Peraltro, desidero precisare che il successivo emendamento Sanga 1.302, sul quale è stato espresso parere favorevole, riformula e rafforza il ruolo dell'Autorità rispetto alle previsioni del decreto-legge. Quindi, il mio invito al ritiro era funzionale a diverse considerazioni.
Non so se il rappresentante del Governo voglia accogliere la proposta dell'onorevole Saglia.

PRESIDENTE. Il Governo?

Pag. 45

FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo si dichiara disponibile a valutare positivamente un ordine del giorno che recepisca il contenuto dell'emendamento Urso 1.206.

PRESIDENTE. Prendo, dunque, atto che l'onorevole Saglia ritira l'emendamento Urso 1.206, sulla base dell'impegno testé assunto dal Governo.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fava 1.25.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Caparini. La facoltà.

DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, il Governo e il relatore dovrebbero spiegare i motivi della loro contrarietà all'emendamento Fava 1.25 che, proprio all'insegna della trasparenza tanto invocata e perseguita dal Governo in questo provvedimento, chiede di rendere edotti gli utenti sulle tariffe e, soprattutto, sugli operatori che, in quel momento, sono utilizzati.
Si tratta di una norma semplice dal punto di vista dell'applicazione, volta ad introdurre maggiore trasparenza in un mercato sempre più diversificato dal punto di vista delle offerte tra le quali il consumatore è costretto a districarsi.
Il vostro parere contrario rappresenta la chiara espressione della volontà di fare «norme manifesto», norme che sottraggono funzioni ai soggetti competenti, come l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, che meglio del Parlamento avrebbero potuto intervenire in materia e che meglio del Governo, con la decretazione d'urgenza, avrebbero potuto introdurre elementi di trasparenza sulle tariffe, contenendo gli effetti distorsivi che voi, oggi, introducete. Tali effetti distorsivi fanno sì che i costi impropri saranno scaricati sulle tariffe e sugli utenti. Ancora una volta, gli utenti diventano le vittime sacrificali di una politica tutta forma e niente sostanza.
Non abbiamo ancora sentito dal Governo la chiara spiegazione del perché di questa discriminazione in un provvedimento in cui si vuole intervenire sulle ricariche. Per quanto riguarda la telefonia fissa, questo è possibile, ma per quanto riguarda gli altri costi impropri che non si confrontano con la concorrenza e con il mercato, quali quelli riguardanti le carte bancarie, il Governo non interviene e non accenna nemmeno ad assumere un impegno formale in Parlamento. Si cela dietro l'alibi della dichiarazione di inammissibilità da parte della Presidenza. Insomma, un gioco al rimpallo che vede il consumatore come vittima ultima, sacrificale.
Vorremmo capire dal Governo quali siano le sue intenzioni, anche rispetto agli altri costi impropri di ricarica, stante il fatto che, avendo imboccato la strada della decretazione d'urgenza, ci sfugge il motivo per cui non si possa agire a tutto campo, non si possa intervenire laddove oggi emergono palesi ingiustizie.
Dunque, come prassi, spetterebbe al Governo, considerati i criteri di inammissibilità pronunciati dalla Presidenza - che non condividiamo -, almeno una parola chiarificatrice sulle posizioni di incongruenza (purtroppo ancora esistenti) in merito all'applicazione delle tariffe ed alla reale effettuazione di un libero mercato.

PRESIDENTE. Salutiamo gli insegnanti e gli studenti dell'Istituto comprensivo Ernest Koliqi di Frascineto, in provincia di Cosenza, e dell'Istituto tecnico commerciale Valentino De Fazio, di Lamezia Terme (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Anche noi siamo favorevoli all'emendamento in esame, che va poi, coerentemente, a mantenere una linea che tutta la Casa delle libertà ha seguito nella presentazione dei propri emendamenti e anche durante gli interventi che si sono svolti nel dibattito di oggi.
Che cosa si chiede di fatto con l'emendamento in esame? Si chiede di portare avanti quella politica di trasparenza e di attenzione verso i consumatori, che è il reale leit motiv dell'articolo 1.Pag. 46
Riteniamo veramente incomprensibile che si possa dire di no ad un emendamento di questa portata, che - lo ricordo a tutti i colleghi che stanno per votare - testualmente recita: «e deve prevedere modalità agili e veloci affinché l'utente possa conoscere l'operatore chiamato ed il costo della telefonata». Credo che anche il pubblico presente in questo momento nelle tribune capisca che stiamo discutendo di un servizio che va anche nel suo proprio interesse, che è quello della trasparenza e di un corretto rapporto tra fornitore e utente. Onestamente, non ho sentito argomentazioni valide e sincere nel momento in cui è stata espressa la contrarietà anche da parte del relatore a tale emendamento.
Credo che vi sia a monte una pregiudiziale nel dire «no» a tutto ciò che rappresenta un contributo propositivo, e non certo l'intento di mettere il bastone tra le ruote da parte della Casa delle libertà a questa parte del provvedimento, che riteniamo invece, oggettivamente parlando, di buon senso.
Vi è stata inizialmente una giusta e corretta sottolineatura della volontà della maggioranza e del Governo di non allargare questo tipo di trasparenza anche ad altri settori; come si diceva prima giustamente, quello bancario sarebbe stato sicuramente il settore che poteva essere inserito nelle disposizioni di legge del provvedimento, eppure non lo si è voluto fare.
Adesso si vuole in qualche modo dire «no» ad un emendamento che, oggettivamente, va nel senso della trasparenza e del corretto rapporto tra impresa fornitrice e utente. Perché - è la domanda che ci sorge spontanea - si vuole dire «no» ad un emendamento di questo genere? Io credo che, cari colleghi, le argomentazioni da parte del Governo e della maggioranza siano pretestuose, pregiudiziali nei confronti di chi vuole in realtà collaborare e cogliere l'opportunità del confronto che vi è in aula verso un provvedimento che tocca sensibilmente alcune questioni tra imprese di servizio e utente e la possibilità di allargare la trasparenza e un giusto e corretto rapporto, e che viene fermato con l'indicazione del voto negativo da parte del relatore e anche del Governo, che si è «appiattito» sulla posizione del relatore.
Credo che da parte di tutti noi vi sia un atteggiamento di giusto dubbio sulle motivazioni che, in realtà, stanno dietro a tale scelta, che è incomprensibile e ben poco motivata.
Come al solito, nel nostro paese si fanno passi a metà: non si vuole andare fino in fondo nella chiarezza di determinati rapporti, soprattutto ci si erge a paladini dei consumatori e poi non si vuole andare a cogliere alcune delle istanze che vengono proposte in questa sede e che vanno proprio in questa ottica. Allora, come si fa a dire «no» a un emendamento di questo genere?

PRESIDENTE. La prego di concludere!

ENZO RAISI. Credo che questo infici molto il nostro giudizio sul provvedimento di legge che ci viene sottoposto oggi all'esame.
Per tale motivo ribadiamo, anche da parte di Alleanza nazionale, il voto favorevole sull'emendamento che stiamo per votare e la richiesta al relatore e alla maggioranza di porre maggiore attenzione a emendamenti di tale portata.

PRESIDENTE. Rivolgo un saluto agli studenti e agli insegnanti della scuola media Giacomo Leopardi di Mira, in provincia di Venezia, cui si associa tutta l'Assemblea (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Filippi. Ne ha facoltà.

ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente, intervengo per invitare il relatore a spiegare la sua contrarietà all'emendamento in questione, trattandosi di un emendamento che, in modo palese, aumenta la trasparenza per gli utenti. Infatti, considerato che tutta la ratio del provvedimento dovrebbe (non a caso, uso il condizionale) contenere riduzioni di costo per gli utenti Pag. 47ed aumenti di trasparenza per gli stessi, non si capisce la contrarietà a questo emendamento, che va proprio nell'analoga direzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, si è parlato molto di liberalizzazioni, ma, in realtà, quando facciamo un ragionamento sulla competitività, ci dobbiamo porre più il tema della trasparenza che quello della libertà. È abbastanza curioso che io lo dica, facendo parte di una formazione politica che è la Casa delle Libertà, ma ritengo che in questo momento ci dobbiamo occupare della trasparenza.
Il nostro paese perde competitività soprattutto perché non garantisce trasparenza nei mercati finanziari o nella formulazione dei contratti. Questo è il tema fondamentale, che ritroviamo addirittura nella trasparenza delle tariffe. Come abbiamo già precisato in sede di discussione generale, il tema sul quale il Governo dovrebbe impegnarsi è proprio la trasparenza. Invito ognuno dei colleghi a guardare una bolletta relativa ad un canone di qualsiasi tipo, energetico o elettrico, piuttosto che idrico, e a cercare di capire cosa c'è scritto. Ritengo che dare un segnale al consumatore di trasparenza anche nel rapporto e nella formulazione delle tariffe dei costi e dei prezzi sia una questione fondamentale, perché bisogna passare da questa criticità della fatturazione alla possibilità per il consumatore di pagare quello che consuma.
In quest'ottica va visto l'emendamento in esame, che abbiamo proposto anche in altra formulazione con l'emendamento Lazzari 1.201 ed è ancora in questa ottica che invitiamo il Governo e il relatore a prendere atto che, nel momento in cui si chiama, con un proprio contratto ed una propria adesione ad una delle molte società, bisogna sapere con chi si sta parlando e mediante quale tipo di contratto si sta interagendo; infatti, questo implica una variazione ed un addebito dei costi a volte molto forte e, quindi, il consumatore deve essere pienamente cosciente di quello che sta affrontando in termini di costo. Su questo, dobbiamo fare un richiamo alla trasparenza ed invitiamo il Governo e il relatore a dare una risposta positiva, perché si tratta di una battaglia di trasparenza che implica la competizione del nostro paese ed una vera liberalizzazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento del collega Fava in ordine alla necessità di trasparenza. Non possiamo varare una normativa che incentiva la portabilità dei numeri di telefono, sapendo che molte delle tariffe telefoniche sono tarate sull'operatore che si va chiamare e non dare però all'utente la possibilità di sapere a quale gestore è abbonato colui che viene chiamato.
Si pone, quindi, un'esigenza di trasparenza. Sia l'emendamento del collega Fava che stiamo per votare, sia i successivi identici emendamenti D'Agrò 1.27 e Lazzari 1.201, vanno in questa direzione. Credo che questa sia una linea di buonsenso e spiace che vi sia un parere contrario del relatore. Crediamo, tuttavia, che questa sia un'istanza da tenere in considerazione perché effettivamente si tratta di una questione di trasparenza dal punto di vista dei costi e, quindi, della concorrenza.
Lo ripeto: ci spiace che da questo punto di vista ci sia un orientamento diverso da parte del Governo, che non condividiamo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. L'emendamento Fava 1.25 ci pare di buonsenso e a favore Pag. 48di quelli che tanto vengono sbandierati come diritti del cittadino-consumatore. Oggi sappiamo che vi sono diverse compagnie telefoniche che fanno piani tariffari ad hoc per le chiamate verso la stessa compagnia telefonica e altri piani tariffari - molto spesso più costosi - verso altri operatori.
Il fatto di poter sapere, come dice questo emendamento, con modalità agili e veloci a quale operatore appartiene il numero che si sta per chiamare ci pare che, per ragioni di costo, sia un intervento favorevole alla trasparenza e al cittadino-consumatore.
Per questo motivo, non comprendiamo perché manchi la volontà di recepire l'emendamento in esame. In ogni caso, è opportuno che ce lo spieghino, dal momento che ci potrebbe essere una motivazione logica che, però, non capiamo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. In riferimento all'intervento della collega Provera che ha posto in evidenza il fatto che noi della Lega Nord saremmo a favore delle compagnie telefoniche, posso dire che il nostro emendamento in votazione è, se non contrario a queste compagnie, sicuramente a favore dei cittadini e degli utenti.
Mi è stato riferito in Commissione, quando il provvedimento era all'esame della stessa, che per questo emendamento non vi sarebbe possibilità tecnica di attuazione. Tuttavia, io vorrei osservare innanzitutto che non dovremmo preoccuparci degli aspetti tecnici, in quanto ad essi ci dovrebbero pensare le compagnie telefoniche. In ogni caso, noi della Lega ci siamo interessati di questo aspetto particolare: ci sarebbe la possibilità che le compagnie telefoniche eliminino il classico segnale di attesa sostituendolo con la sigla dell'operatore che si sta usando, in modo da riconoscere l'operatore con cui si sta chiamando nel caso in cui, per il numero chiamato, sia stata scelta la portabilità con un'altra compagnia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fava 1.25, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 438
Maggioranza 220
Hanno votato
210
Hanno votato
no 228).

Prendo atto che il deputato Lovelli non è riuscito ad esprimere il proprio voto.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato al prosieguo della seduta.

Sull'ordine dei lavori.

GAETANO FASOLINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, stamani le forze di polizia hanno operato una carica contro inermi cittadini che a Serre protestavano per la difesa dei loro diritti contro l'installazione di una discarica che va a deturpare uno degli ambienti più protetti ed incontaminati del nostro Paese. Subito dopo è ritornata la calma, anche per la civiltà dei cittadini di Serre. Ho avuto notizia che la Commissione ambiente del Senato riceverà una delegazione di tali cittadini.
Come ho già espresso ieri al commissario Bertolaso, audito presso la Commissione ambiente della Camera, auspico che non solo si possa soprassedere, ma addirittura revocare tale anomalo provvedimento e restituire la calma ad una cittadinanza che ha già sopportato in passato l'installazione di una discarica sul proprio territorio.Pag. 49
Quindi, mi chiedo se la Presidenza vorrà attivare i suoi autorevoli uffici presso il Governo e presso il commissario Bertolaso per poter finalmente revocare il provvedimento volto a realizzare una discarica nel comune di Serre.

PRESIDENTE. Onorevole Fasolino, naturalmente la Presidenza non può attivarsi affinché venga revocato il provvedimento da lei richiamato. Semmai, tramite un atto di indirizzo, lei può sollecitare il Governo in questa direzione.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata e proseguirà, alle 16,30, con il seguito dell'esame del disegno di legge di conversione n. 2201-A.

La seduta, sospesa alle 13,40, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, il ministro dei trasporti, il ministro della pubblica istruzione, il ministro della salute ed il ministro delle infrastrutture.

(Misure per il contenimento delle tariffe assicurative nel settore della responsabilità civile auto - n. 3-00716)

PRESIDENTE. Il deputato Fluvi ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-00716 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1).

ALBERTO FLUVI. Signor Presidente, come sappiamo, quello della responsabilità civile auto è un argomento molto sensibile, in quanto riguarda la stragrande maggioranza dei cittadini. Dalla fine del periodo delle tariffe amministrate con l'apertura del mercato - siamo a metà degli anni Novanta - ad oggi le tariffe RC auto sono praticamente raddoppiate. Credo che questo sia l'unico esempio al mondo di apertura del mercato e di contemporaneo incremento tariffario. Eppure, ormai da diversi anni - dall'inizio del 2000 -, i bilanci del ramo danni di tutte le compagnie di assicurazione sono in attivo. Vi sarebbero quindi le condizioni per un abbassamento delle tariffe. Negli ultimi mesi sono state adottate misure volte ad introdurre maggiore concorrenza. Penso al plurimandato, penso all'indennizzo diretto.

PRESIDENTE. Deputato Fluvi, deve concludere.

ALBERTO FLUVI. Nonostante ciò, permangono ancora in alcune realtà - concludo davvero - comportamenti elusivi dell'obbligo a contrarre. Quindi, chiedo al Governo quali ulteriori misure intenda adottare per contenere le dinamiche tariffarie.

PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, l'importanza del mercato delle assicurazioni e della RC auto ha portato il Governo a prestare un'attenzione privilegiata per garantire ai cittadini servizi assicurativi migliori e più rispondenti alle loro esigenze. Il Governo si è attivato a questo fine perché la trasparenza delle polizze e la certezza delle tariffe corrispondano ai bisogni ed ai diritti dei cittadini e sia questa la via attraverso cui favorire anche lo sviluppo di un mercato in situazione di concorrenza corretta.Pag. 50
Il recente decreto-legge, in conversione adesso alla Camera, recante misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese, tra l'altro, integra l'articolo 136 del codice delle assicurazioni, prevedendo l'organizzazione da parte dell'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private e di interesse collettivo, l'Isvap, di un sistema tariffario che consenta ai cittadini di confrontare direttamente le tariffe applicate dalle diverse imprese di assicurazione. Il 28 dicembre scorso è stata stipulata tra il Ministero dello sviluppo economico e l'Isvap una convenzione per realizzare un portale web e un software informatico che consentano al consumatore di ottenere direttamente queste informazioni.
In ordine al mancato rispetto da parte delle imprese dei termini per la formulazione dell'offerta di risarcimento o per la comunicazione dei motivi della mancata offerta, l'azione di vigilanza dell'Isvap ha portato ad emettere sanzioni per un ammontare complessivo di oltre 110 milioni di euro nel periodo 2003-2006. Le violazioni connesse alla liquidazione dei sinistri RC auto rappresentano oltre il 50 per cento del totale dei provvedimenti sanzionatori avviati dall'autorità.
Riguardo all'obbligo di contrarre un'assicurazione, ricordo agli interroganti che, a seguito dell'avvio da parte dell'Isvap, nel corso del 2003, di una procedura sanzionatoria nei confronti di compagnie anche estere che chiedevano agli automobilisti residenti nel sud d'Italia premi fino a 10 mila euro annui, la Commissione europea, attivata dalle compagnie di assicurazione, ha avviato una procedura di infrazione ancora in corso nei confronti del Governo italiano.
Tra le diverse iniziative dell'attuale Governo voglio ancora ricordare le misure previste dalla legge n. 248 del 2006 riguardanti la possibilità di avere agenti plurimandatari e la chiara indicazione delle provvigioni riconosciute agli agenti e, rispetto al decreto-legge in conversione alla Camera, l'assegnazione delle classi di merito più favorevoli ai consumatori, la ripartizione del bonus-malus e la disdetta dei contratti pluriennali.
Con il 1o febbraio è partito un nuovo sistema di risarcimento diretto e, secondo i primi dati forniti dalla concessionaria servizi assicurativi pubblici, nella sua qualità di gestore della stanza di compensazione, in poco più di un mese, con la nuova procedura, sono stati aperti circa 100 mila sinistri e 7.176 richieste di rimborso sono state già ammesse dalla stanza di compensazione.
Questi dati, anche se provvisori, confermano, a nostro giudizio, la validità degli indirizzi e l'impegno dell'attuale Governo.

PRESIDENTE. Il deputato Cesario, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

BRUNO CESARIO. Signor Presidente, ringrazio il ministro per l'esauriente relazione e prendo atto con soddisfazione che il Governo, riguardo a questa problematica, ha assunto degli impegni relativi al contenimento delle tariffe RC auto, con l'obbiettivo di meglio regolamentare ed organizzare il settore assicurativo.
La questione è molto complessa poiché bisogna anche equilibrare il rapporto squilibrato fra assicurato e compagnie indirizzandolo verso la tutela del cittadino.
In particolare, signor ministro, le voglio segnalare la situazione di un territorio particolarmente vessato da questo punto di vista. Mi riferisco al territorio della Campania dove sussistono delle differenziazioni tariffarie. Infatti, il conto economico, basato su dati Isvap e riferito all'arco temporale 2002-2005, registra, al 2005, meno 1.247 milioni di euro in riferimento ai premi e più 1476 fino al 2005: quindi, vi è un incremento del 581 per cento.
A fronte di questa situazione - la mancata riduzione delle tariffe - che riguarda il dato nazionale, sul territorio campano si registra un continuo incremento delle stesse. In questo modo, si vengono a penalizzare i giovani, i cittadini che debbono affrontare le spese con tante Pag. 51difficoltà; tra l'altro, a volte si consente l'uso - considerato reato - di talloncini falsi.
Chiedo, quindi, un forte impegno del Governo, utile a modificare questo stato di cose (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

(Interventi in relazione alla prevista soppressione dell'Autorità portuale di Manfredonia - n. 3-00717)

PRESIDENTE. Il deputato Leone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00717 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2).

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, vi è una presa di posizione da parte di questo ministero e del Governatore della regione Puglia che concerne la volontà di sopprimere l'Autorità portuale di Manfredonia, tra l'altro su indicazione di chi, evidentemente, non poteva farlo - mi riferisco al responsabile dell'autorità portuale di Bari -; ciò, ai fini di un accorpamento e di una fantomatica autorità portuale del Levante, che vedrebbe coinvolte anche le autorità portuali di Brindisi e di Taranto. Al riguardo, non ne sanno niente le stesse autorità e le amministrazioni comunali non si sono mai pronunciate; sembra più una vendetta, il proseguimento di quell'azione politica nazionale relativa alla cancellazione, alla cassazione di tutto quello che ha fatto in precedenza il Governo Berlusconi.
Desidererei che il ministro ci desse contezza della situazione.

PRESIDENTE. Il ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere.

ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, debbo preliminarmente chiarire che la legge 28 gennaio 1994, n. 84 ha previsto l'istituzione delle autorità portuali - in quella occasione ne furono istituite diciotto -, indicando al comma 8 dello stesso articolo 6 le procedure per l'eventuale attivazione di altre autorità portuali; ossia, un decreto del Presidente della Repubblica su proposta del ministro e previa verifica della sussistenza dei requisiti di disponibilità finanziaria e di adeguato volume di traffico, non inferiore a 3 milioni di tonnellate.
Con la legge finanziaria per il 2004 fu istituita l'autorità portuale di Manfredonia. È parso subito evidente che questa procedura d'istituzione dell'autorità portuale ha saltato il passaggio della preventiva verifica dei requisiti.
Per questo motivo, la successiva indagine condotta dal Ministero dei trasporti ha consentito di appurare che nessuno dei due requisiti sussisteva; infatti, si aveva un volume finanziario di circa 200 mila euro l'anno e meno di un milione di tonnellate di merci. Questo è il motivo per cui era stata proposta, fin d'allora - mi riferisco al giugno 2005 -, la soppressione dell'autorità portuale di Manfredonia. Viceversa, era stato successivamente insediato nel mese di novembre un commissario straordinario e, sulla base di tale insediamento, il Ministero dei trasporti ha compiuto una successiva verifica che ha condotto ai medesimi risultati.
Quindi, oggi, non sussistendo i requisiti richiesti dalla legge secondo la procedura corretta, il parere di questo Ministero è che si debba procedere alla soppressione di questa autorità portuale. Per quanto riguarda l'ipotesi, non formulata da questo Ministero, dell'estensione della circoscrizione territoriale unitamente a quella di Bari, essa potrà avvenire solo e se dagli enti territoriali dovesse provenire un'istanza al Ministero in questo senso. Questa è, inoltre, la strada indicata dal Governo - e da questo Ministero in particolare - con la finanziaria per il 2007, una strada che tende al potenziamento di sistemi regionali.

PRESIDENTE. Il deputato Leone ha facoltà di replicare, per due minuti.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, intervengo in replica solo per sottolineare Pag. 52che il ministro ha detto un cumulo di sciocchezze, di inesattezze e di falsità; se non basta, posso anche continuare!
Anzitutto, non è vero che la procedura seguita sia stata anomala rispetto a quella ordinaria in quanto il Parlamento è sovrano; vigono una legge, un decreto del ministro, un decreto del direttore generale di nomina dei commissari: dunque, si è data completa attuazione a quanto la legge prevede e non si deve dare conto di eventuali procedure preesistenti perché, evidentemente, una legge successiva, approvata dal Parlamento, è sovrana.
È poi falso che siano stati appurati i requisiti perché questo ministro ignora che debbono passare tre anni non dalla istituzione ma dalla costituzione dell'autorità portuale: ebbene, tale periodo ancora non è trascorso. Ha dichiarato lei stesso che l'autorità è stata costituita il 1o gennaio 2005; se sa fare i conti, signor ministro, si accorgerà che i tre anni non sono ancora passati. Ma, evidentemente, non li sa fare!
Tra l'altro, è in corso una diatriba tra ministeri e non comprendo ancora se siano state del tutto divise le competenze tra lei e il collega che le siede affianco a distanza di qualche scranno; - mi riferisco al ministro di Pietro, il quale, per la verità, si è espresso in altro modo su questa autorità portuale. Seppure al di fuori si quest'aula, egli si è infatti espresso, come si esprime normalmente, a favore di essa. Quindi, mettetevi l'accordo!
Non è vero che questo Ministero abbia mai parlato di soppressione; lei mi deve indicare quale sia l'atto. La verità è che si tratta di una vendetta. Avete, infatti, a Bari, un diessino «doc», un compagno, il quale intende accorpare tutte le autorità portuali, comprese quelle di Bari e di Brindisi, dove avete insediato da poco due «margheritini» per realizzare quel riequilibrio politico che soltanto vi interessa. Non si può pretendere, attraverso un uomo come Mariani - faccio, dunque, nome e cognome del rappresentante dell'autorità portuale di Bari -, di accorpare tutte le autorità portuali pugliesi. Lei si deve assumere la propria responsabilità, signor ministro! Anziché dire sciocchezze in questa Assemblea, si deve assumere la responsabilità di intervenire anche al fine di verificare l'esattezza dei dati sui traffici nel porto di Bari in quanto mi sembra che qualcosa non sia del tutto esatto.

PRESIDENTE. Deve concludere...

ANTONIO LEONE. Ho concluso, Presidente. Non venga a prendere in giro il Parlamento e faccia sì che quanto si è costruito prima non venga da voi demolito (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia - Congratulazioni)!

(Misure per garantire un'adeguata mobilità ai cittadini della valle dell'Esaro (Cosenza) - n. 3-00718)

PRESIDENTE. Il deputato Morrone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00718, per un minuto (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3).

GIUSEPPE MORRONE. La Calabria è una regione tristemente nota, signor Presidente, per le difficoltà di collegamento viario, nonché per i disagi concernenti gli spostamenti al di fuori del proprio territorio, dovuti sia alla mancanza di adeguate strutture viarie sia, soprattutto, alla carenza dei servizi essenziali. Tali difficoltà investono in maniera significativa piccoli centri, tra i quali il comune di Sant'Agata d'Esaro, dove, dopo anni di lotte della popolazione, è stata ottenuta una corsa che da Sant'Agata d'Esaro raggiunge la capitale; tale linea costituisce un importantissimo e insostituibile ausilio per tanti lavoratori che fanno la spola tra la Calabria e la capitale, per gli studenti che hanno necessità di raggiungere la propria università, per i malati che necessitano di cure mediche presso strutture romane.
Nonostante la vitale importanza del servizio, oggi questa linea rischia di essere soppressa.Pag. 53
Gradirei quindi sapere quali iniziative il ministro interrogato intenda adottare, affinché sia preservato un servizio essenziale, peraltro unico, data la mancanza di ulteriori infrastrutture, garantendo ai cittadini di aree disagiate, quali quelli della valle dell'Esaro, la possibilità di un agevole spostamento al di fuori dei confini calabresi.

PRESIDENTE. Il ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere.

ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, devo dire preliminarmente che condivido le preoccupazioni espresse dall'onorevole Morrone circa la cessazione di questa linea che risulta, di fatto, essenziale per alcune delle popolazioni a cui si è fatto riferimento.
Sul piano strettamente degli atti che sono intercorsi, questo servizio, gestito dalla società La Valle Interlines, è stato interrotto in conseguenza di una sentenza del Consiglio di Stato, che ha annullato il provvedimento di concessione. Contro tale provvedimento è stato proposto ricorso al TAR, conclusosi con un rigetto della richiesta di sospensione. Quindi, il provvedimento stesso è definitivo e dunque, leggo testualmente: «Dalla succitata decisione del giudice deriva l'annullamento dei tre provvedimenti e non anche l'obbligo dell'amministrazione di provvedere al rinnovo del procedimento».
Resta il fatto che il provvedimento di soppressione, legittimo dal punto di vista amministrativo, ha aperto un grosso problema, per il quale questa amministrazione ritiene si possa sopperire e trovare una soluzione in attesa dell'entrata in vigore del decreto legislativo , il cui regolamento è in questo momento alla Corte dei conti, che prevede il rilascio di un atto autorizzativo in sostituzione della precedente concessione.
Nelle more, ove dovesse intercorrere rapidamente l'approvazione, potremmo emanare l'atto autorizzativo. Altrimenti, stiamo studiando l'ipotesi di un'autorizzazione provvisoria, preliminare, in attesa dell'entrata in vigore dell'atto autorizzativo suindicato.

PRESIDENTE. Il deputato Morrone ha facoltà di replicare.

GIUSEPPE MORRONE. Signor Presidente, ringrazio il ministro per quanto ha detto, che dimostra la sensibilità sua e del Governo ed un cambiamento di rotta rispetto al passato, segno di una forte discontinuità comportamentale. Di ciò voglio ringraziarlo anche a nome di tutti i cittadini.
La «famosa» - almeno in Calabria - valle dell'Esaro, è una zona con una viabilità risalente forse all'epoca borbonica, con una diga il cui completamento si aspetta da trent'anni. Oggi, ho letto, da una notizia Ansa, che il cantiere è stato sequestrato e che vi sono otto indagati. È una zona priva di industrie e abbandonata, che il Governo centrale e anche quello regionale devono tenere in grande considerazione.
Nel comune di Altomonte, ben quindici famiglie si recano a Roma per cure mediche per tumore e rientrano con questa linea, nello stesso giorno. È un servizio essenziale, perché manca la ferrovia e vi sono solo strade disastrate e disagiate.
È una situazione veramente insostenibile. Non avrei posto il dato in questi termini, se la situazione di questo comune, dei comuni dell'hinterland e dell'intera valle dell'Esaro non fosse così drammatica.
Ringrazio ancora il ministro per la sua sensibilità a nome dei cittadini e di tutti i sindaci della zona.

(Iniziative per la sicurezza del servizio di trasporto ferroviario - n. 3-00719)

PRESIDENTE. Il deputato Misiti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00719 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).

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AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, signori ministri, la vigilanza ed i controlli sui passeggeri dei treni italiani sono praticamente assenti. Vi è stata una specie di liberalizzazione. Mentre nei trasporti aerei è stato esercitato un controllo maggiore negli ultimi tempi, nonostante alcuni atti terroristici internazionali, come quello di Madrid, sui treni il controllo e la vigilanza si sono allentati.
Ritengo, invece, necessario prevenire eventuali attentati terroristici e intervenire, anche perché sui nostri treni, nelle principali tratte tra Milano e la Sicilia, ogni notte, vengono perpetrati molti atti illegali.
Si calcola che si verificano dai dieci ai venti episodi criminosi, compiuti da bande che rapinano i passeggeri. Chiedo, pertanto, al Governo quali provvedimenti intenda assumere per ripristinare un servizio di sorveglianza e controllo sempre maggiori, come avviene negli aeroporti, al fine di rendere i viaggi in treno sicuri come quelli in aereo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Il ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere.

ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, per rispondere a questa interrogazione ho dovuto consultare sia il Ministero dell'interno, dal quale dipende più direttamente la presenza delle forze di polizia, sia le Ferrovie dello Stato. Dal primo versante è emerso, anzitutto, il rilievo che il sistema del trasporto aereo non può essere messo a confronto con quello ferroviario in quanto il primo è un sistema chiuso e con volumi di traffico contenuti mentre il secondo, quello ferroviario, è un sistema aperto e con grandi flussi. Quindi, è difficile pensare a provvedimenti in analogia. Faccio rilevare nel merito che il reato che è stato registrato con maggiore frequenza fra il 2003 e il 2005 è il furto, che ha mostrato la tendenza ad una leggera diminuzione, salvo un incremento, registratosi negli ultimi tempi, proprio su quei convogli cui fa riferimento l'interrogazione. Da questo punto di vista, Trenitalia, responsabile della circolazione dei treni, da tempo ha individuato i convogli maggiormente interessati e li ha segnalati alla Polizia ferroviaria, chiedendo una intensificazione della sorveglianza e dei controlli a bordo.
Per la valutazione di questo tipo di rischi, peraltro, sono già attivi alcuni osservatori congiunti Trenitalia-Polfer, nell'ambito dei quali il personale ferroviario evidenzia le principali situazione di criticità per potere indirizzare meglio le azioni della polizia. Attualmente, una parte di personale specializzato di Trenitalia affianca gli addetti alle sale operative dell'azienda con il compito di mettere direttamente e tempestivamente in collegamento la sala con il personale a bordo, per segnalare eventuali situazioni di rischio.
Inoltre, è attivo un numero telefonico unico nazionale che consente al personale ferroviario di bordo, nel caso di situazioni di pericolo, di mettersi in contatto direttamente con il centro operativo della Polfer. Soggiungo, infine, che una specifica richiesta sulla necessità di organizzare un servizio apposito di vigilanza sui treni, principalmente notturni, è stata formulata di recente al Ministero dell'interno da parte di Trenitalia Spa.

PRESIDENTE. Il deputato Misiti ha facoltà di replicare.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, desidero ringraziare il signor ministro per avere risposto tempestivamente alla mia interrogazione anche se devo dichiararmi insoddisfatto della risposta proveniente dal Ministero dell'interno. Ritengo che coloro che viaggiano in treno debbano avere le stesse garanzie di sicurezza di coloro che viaggiano in aereo, soprattutto in un periodo come questo, durante il quale gli attacchi, anche di natura terroristica, possono provenire da più parti.
Tuttavia, nonostante quanto lei afferma riguardo allo sforzo di Trenitalia per una Pag. 55intensificazione dei controlli in collegamento con la polizia, notiamo che, anche nei giorni scorsi e nelle scorse settimane, sui treni che ho indicato nell'interrogazione sono proseguiti i furti.
Pertanto, ritengo siano necessari un maggiore impegno da parte delle forze di polizia ed un ampliamento degli organici della Polfer.

(Misure per la sicurezza stradale - n. 3-00720)

PRESIDENTE. Il deputato Barbieri ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00720 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5).

EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, la ringrazio doppiamente, poiché sta presiedendo personalmente questa seduta dedicata allo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata e di questo mi sento particolarmente onorato.
Con gli incidenti dello scorso fine settimana, signor ministro, negli ultimi 45 giorni sono morte 50 persone, vittime di incidenti stradali; quasi tutti erano giovani al di sotto dei 30 anni. Secondo le stime della associazione onlus «Luigi Guccione» - il quale ha perso un figlio in un incidente stradale - negli ultimi nove mesi gli incidenti stradali hanno causato la morte migliaia di persone, gran parte delle quali giovani, e 12 mila disabili gravi. Il danno economico, diretto o indiretto, è stimato intorno ai 22 milioni di euro. Si tratta di una cifra imponente, signor ministro, grossomodo pari all'ultima manovra finanziaria che avete effettuato. Chiedo di capire che cosa lei ed il Governo intendiate fare per porre rimedio a questo problema, dando per scontato che non potete continuare a dormire.

PRESIDENTE. Il ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere.

ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, onorevole deputato, risponderò citando l'indirizzo che nell'ultimo Consiglio dei ministri è stato approvato, recante: «Atto di indirizzo per il governo della sicurezza stradale», nella cui parte iniziale vi è una disamina della incidentalità stradale, che corrisponde ovviamente ai dati che lei ha citato e che ci pongono, tra l'altro, in una posizione di arretratezza rispetto alla media europea.
Sappiamo per certo, come è emerso dall'ultima Conferenza di Verona sulla sicurezza stradale, che l'obiettivo fissato per il 2010 di dimezzare il numero di incidenti e, quindi, di vittime e di feriti non sarà raggiunto con ogni probabilità, ma si sfiorerà probabilmente il 40-45 per cento, e che il nostro paese rimarrà ad un livello ancora più basso, intorno al 30-35 per cento.
Questo è il motivo per cui abbiamo chiesto, e il Governo ha approvato, una serie di misure di carattere strutturale che possano intervenire a fondo, per cercare di lenire questo tipo di eventi. Potrei riassumere tali interventi secondo quattro linee portanti, che riguardano rispettivamente la formazione e l'educazione stradale, l'informazione (un processo che porti l'utente della strada ad essere maggiormente informato sull'ambiente in cui si muove), regole e controlli.
Relativamente ai controlli, si intende potenziare la presenza sulle strade di pattuglie di controllo e aumentare la qualità dei controlli di tipo elettronico.
Per quanto riguarda le regole, in particolare, il Governo sta approntando un provvedimento apposito per fare fronte alle misure più immediate di intervento sui fatti particolarmente acuti. Mi riferisco alla guida in stato di ubriachezza o sotto l'effetto di stupefacenti, alla revisione del meccanismo della patente a punti, che - ripeto ancora una volta - si è dimostrato molto efficace, ma che sta dando segni di stanchezza e al quale si intendono introdurre misure più rigorose, sia nella sottrazione di punti in caso di violazione delle regole, sia nella riassegnazione dei punti stessi.Pag. 56
Su questo provvedimento si sta lavorando; l'altro è di più lungo respiro, ma credo sia stato dato il via ad un'azione più efficace su questo terreno.

PRESIDENTE. Il deputato Barbieri ha facoltà di replicare.

EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, signor ministro, proprio per le cose di cui stiamo parlando, credo sia molto azzeccata la frase: «Non fiori, ma opere di bene».
Non serve a nulla che lei che ci racconti ciò che il Governo ha intenzione di fare. Nel frattempo non sta facendo nulla.
Lei parla di pattuglie della polizia stradale, ma ha presente, perché girerà come ciascuno di noi lungo le autostrade e le strade del paese, il venerdì e il sabato notte quante pattuglie della polizia stradale, dei carabinieri o dei vigili urbani si incontrano? Si contano sulle dita di una mano. Ecco perché non si pone rimedio ad un fatto gravissimo.
La gran parte di queste morti, come lei ben sa, avviene il venerdì e il sabato notte, quando si verificano fenomeni non controllati, che vengono originati da quanto accade nelle discoteche, senza che si ponga rimedio da nessun punto di vista a queste degenerazioni. Certo che si può parlare di uno stile di vita, ma resta il fatto che migliaia di famiglie vivono delle tragedie perché i loro figli muoiono in queste stragi.
Lei sa che negli ultimi dieci anni (come dice la mozione, Presidente Bertinotti, che discuteremo in aula la settimana prossima e che noi abbiamo presentato come gruppo UDC, a prima firma dell'onorevole Giovanardi) dal 1997 ad oggi hanno perso la vita 8 mila giovani tra i diciotto e i trent'anni? Altro che altri tipi di emergenze! Altro che firmare provvedimenti per aumentare il consumo di droga! Di tali questioni si dovrebbe occupare, ministro Bianchi, un paese civile.
Le voglio dire, nel concludere queste mie considerazioni, che alcune associazioni civili, d'accordo con noi ...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

EMERENZIO BARBIERI. ... hanno fatto stampare una maglietta con una scritta molto interessante: «Accorcia la notte allunga la vita» (Il deputato Barbieri mostra una maglietta bianca recante la scritta: Accorcia la notte allunga la vita). Credo che questo potrebbe essere lo slogan che il Governo guidato dall'onorevole Prodi potrebbe adottare. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro))!

PRESIDENTE. Grazie a lei.

(Normativa in materia di sequestri e confische di motocicli - n. 3-00721)

PRESIDENTE. Il deputato Beltrandi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00721 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6).

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, signor ministro dei trasporti, il 29 novembre 2006 è entrata in vigore la norma che ha cancellato l'obbligo di confisca dei motocicli previsto dalla legge n. 168 del 2005 per diverse e non ugualmente gravi violazioni del codice della strada, senza che tuttavia sia stato disposto alcunché circa i sequestri e le confische comminati prima del 29 novembre 2006.
Premesso che, in data 25 gennaio 2007, il viceministro dei trasporti Cesare De Piccoli, rispondendo, presso la IX Commissione della Camera dei deputati, ad un'interrogazione presentata dal sottoscritto e dall'onorevole Poretti, aveva affermato che il Governo stava provvedendo ad una sanatoria delle situazioni pregresse, che sarebbe stata inserita nel primo provvedimento idoneo, e che sono passati invano, dal 25 gennaio 2007, quasi altri due mesi, chiedo di sapere se e quando finalmente sarà risolta la questione dei sequestri e delle confische pregressi...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

Pag. 57

MARCO BELTRANDI. ... dei motocicli, che sta causando danni a migliaia di cittadini sanzionati e che, se non risolta urgentemente, potrebbe creare ingenti danni alle casse dello Stato...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARCO BELTRANDI. ... sulle quali graverebbe l'onere del pagamento di risarcimenti a causa di una norma ritenuta ingiusta e sproporzionata e, pertanto, già modificata dal Parlamento.

PRESIDENTE. Il ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, facoltà di rispondere.

ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Grazie, signor Presidente.
Onorevole Beltrandi, abbiamo ben presente il problema, che riguarda, lo dico per circoscrivere meglio la questione, il sequestro di ciclomotori e motoveicoli utilizzati per commettere una delle violazioni amministrative di cui all'articolo 97 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, prima dell'entrata in vigore, come l'interrogante ha fatto rilevare, della legge 24 novembre 2006, n. 286, di conversione del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262. Il provvedimento prevede la restituzione ai proprietari che hanno commesso le infrazioni e che hanno subito la confisca prima della data indicata, previo pagamento delle spese di recupero, trasporto e custodia.
A questo fine, il Governo ha predisposto un'apposita norma nell'ambito di un provvedimento di legge in corso di presentazione che reca disposizioni di modifica al codice della strada ed altre disposizioni finalizzate alla prevenzione dei sinistri stradali e ad elevare gli standard di sicurezza della circolazione stradale. Credo che il provvedimento possa andare in discussione sin dal prossimo Consiglio dei ministri di questa settimana.

PRESIDENTE. Grazie, ministro.
Il deputato Beltrandi ha facoltà di replicare.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, ringrazio il ministro Bianchi per una risposta che potrà dare grande sollievo a tante persone che sono interessate al problema.
Sono anche dell'opinione che l'intera vicenda, assai poco edificante, delle misure di confisca decise nella precedenza legislatura dovrebbe mettere in guardia lei, signor ministro, e tutti noi, dal prevedere altre misure che incidano sulla proprietà dei mezzi di locomozione con i quali vengono commesse le infrazioni anziché sui conducenti che materialmente le commettono, misure irragionevolmente punitive e persino di dubbia costituzionalità (come alcune tra quelle che, a livello di dibattito, lei stesso, signor ministro, ha proposto). Il rischio, assai elevato, è quello di incorrere in nuove pronunce di illegittimità della Consulta.
D'altra parte, sono convinto che esistano mezzi assai più efficaci per limitare le morti sulla strada. Mi riferisco alla previsione di controlli, sulla quale anche lei ha insistito, signor ministro: qualsiasi norma, anche la più severa, non serve a nulla se non vi sono controlli! Inoltre, occorre rivedere la segnaletica stradale, accumulatasi per stratificazioni per anni, e dare un'occhiata, per così dire, alla sicurezza delle strade. Insomma, tante situazioni hanno bisogno di essere riviste. Credo sia troppo semplice ed errato incolpare sempre e solo gli utenti della strada e far pagare l'intero costo, oltre che alle vittime, alle poche persone «pescate» a caso da controlli che non siano sistematici.

(Iniziative per il rinnovo della flotta marittima dello stretto di Messina e per la sicurezza e l'efficienza del relativo servizio di trasporto - n. 3-00722)

PRESIDENTE. Il deputato Mario Ricci ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00722 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7).

MARIO RICCI. Signor Presidente, ministro Bianchi, questa nostra interrogazione, Pag. 58che lei ha letto con grande attenzione (lo so perché nei giorni passati è intercorso uno scambio informale di opinioni) nasce da una situazione paradossale, che ha mobilitato la comunità dello stretto nel corso di questo due mesi e che muove dal tragico incidente del 15 gennaio, costato la vita a quattro lavoratori marittimi.
Il ministro sa, perché è stato partecipe - probabilmente, lo ha anche favorito - dell'accordo raggiunto in una riunione del 7 febbraio presso il suo ministero fra organizzazioni sindacali, appunto il ministero, le Ferrovie dello Stato, nonché autorità locali, nel senso di istituire un comitato tecnico per la sicurezza sullo stretto.
Ebbene, una settimana dopo, la Rete ferroviaria italiana ha avviato la sperimentazione delle nuove tabelle di armamento...

PRESIDENTE. La prego...

MARIO RICCI. ... che riducono gli equipaggi da 12 a 7 unità nelle navi che svolgono il servizio di traghettamento sullo stretto.

PRESIDENTE. Deve concludere...

MARIO RICCI. Caro ministro, questa non è la modalità di relazione che deve caratterizzare il Governo dell'Unione. Questo Governo deve segnare una discontinuità, con il coinvolgimento dei soggetti sociali.

PRESIDENTE. Il ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere.

ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, risponderò all'onorevole Ricci parlando prima del profilo di legittimità degli atti posti essere dalle Ferrovie dello Stato con le tabelle di armamento, quindi svolgerò una considerazione su quanto stiamo facendo, entrando nel merito della questione.
L'autorità marittima di Messina ha emanato tabelle di armamento per tre navi (Enotria, Riace e Fata Morgana) con sette membri di equipaggio, ma esse sono autorizzate ad una navigazione che comprenda al massimo 40 passeggeri. Le precedenti tabelle di armamento, con un diverso numero di equipaggio, erano previste per 300 passeggeri.
Questo è il motivo per cui le Ferrovie dello Stato hanno ritenuto di poter ridurre l'equipaggio a sette unità . È previsto poi che, nel caso in cui queste navi dovessero trasportare ferrocisterne (quindi, un maggior carico), non vi sia alcun passeggero. Ancora una volta, l'azienda Ferrovie dello Stato ritiene che un equipaggio di sette membri sia adeguato alle esigenze di bordo.
Per quanto riguarda l'età media delle navi, è corretto ciò che si afferma nell'interrogazione: su una spinta che come ministero abbiamo dato in questo senso, l'azienda Ferrovie dello Stato ha deciso di eliminare progressivamente le navi più vetuste ed è già sul mercato alla ricerca di navi nuove, possibilmente da acquistare, per ora con una previsione di spesa di circa 60 milioni di euro.
Credo quindi che nell'arco di uno o due anni si possa avere un parziale, se non un totale, rinnovo di queste navi particolarmente vetuste.
Per quanto riguarda gli atti che sono stati promossi in seguito all'incidente cui lei ha fatto riferimento, aggiungo invece che è stato insediato, con decreto da me emanato qualche giorno fa, il comitato per la sicurezza della navigazione dell'area dello stretto, di cui fanno parte le istituzioni locali, le capitanerie, le prefetture e via dicendo; che, al fine di affrontare proprio il tema della condizione della sicurezza e quello delle tabelle di armamento della navigazione nello stretto, è stata convocata per il giorno 15 marzo (quindi, domani alle 15,30) la sottocommissione di questo comitato, che ha all'ordine del giorno l'esame dei profili normativi e giuridici della navigazione sullo stretto e del lavoro a bordo delle navi che effettuano i relativi collegamenti.Pag. 59
Credo che potremmo cominciare a mettere operativamente le mani sulla riorganizzazione a fini di sicurezza di questa navigazione.

PRESIDENTE. Il deputato Mario Ricci, al quale ricordo che ha due minuti di tempo a sua disposizione, ha facoltà di replicare.

MARIO RICCI. Intanto prendo atto della riunione, che si svolgerà domani, 15 marzo, presso il ministero, per la quale crediamo di aver dato un contributo anche come gruppo di Rifondazione comunista.
Ricordo che il decreto del ministero in cui erano sancite le tabelle di armamento era stato sospeso dal TAR di Reggio Calabria e dal Consiglio di giustizia della Sicilia. Questo dimostra che non possiamo continuare a sostenere logiche, che guardino soprattutto al risanamento delle aziende, in particolare di quelle pubbliche - e questo ci fa specie - con la riduzione dei posti di lavoro, facendo leva cioè sulle risorse umane, anche perché questo mette a repentaglio la sicurezza e l'incolumità dei cittadini, degli utenti e dei lavoratori.
Non si dice esplicitamente, ma fra le righe si legge che probabilmente le Ferrovie dello Stato in quella realtà del paese sono costrette a inseguire una logica di mercato, che sviluppi la competitività con i traghetti privati. Questo - mi consenta di dirlo - urla allo scandalo, perché, semmai, dovremmo invertire questo rapporto: come Governo, e lei come ministro competente, quando rilasciamo la convenzione per la concessione delle linee anche nella realtà dello stretto, dovremmo con grande rigore sancire il criterio di garantire i diritti e la sicurezza dei trasportati e dei lavoratori, perseguendo il bene pubblico nel far gestire al privato un servizio così fondamentale.
Ci auguriamo che il Governo, anche a partire da questa situazione drammatica dello stretto, sia in grado di recuperare quel tratto caratteristico sul quale ha costruito il suo consenso durante la campagna elettorale, che era nel segno della discontinuità, cioè del coinvolgimento e della partecipazione dei soggetti sociali, a partire dalle comunità, che tanto hanno bisogno di riscattarsi rispetto alle politiche devastanti portate avanti nel corso degli anni precedenti.

(Iniziative per contrastare il fenomeno del bullismo nelle scuole - n. 3-00723)

PRESIDENTE. La deputata Goisis ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-00723 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8), di cui è cofirmataria.

PAOLA GOISIS. Presidente, sappiamo che il fenomeno del bullismo ha ormai raggiunto dimensioni nazionali e anche che da diversi studi risulta che sono vittime di bullismo il 41 per cento degli studenti delle scuole primarie e il 26 per cento di quelle secondarie: facendo una percentuale complessiva, emerge che almeno tre studenti per classe sono vittime di bullismo.
Assistiamo purtroppo ad una situazione, nella quale sembra che gli insegnanti e i presidi delle scuole siano impotenti, se non addirittura loro stessi vittime di quella realtà. Studi importanti di settore hanno sfatato la diceria per cui gli autori di quei fenomeni di bullismo siano studenti o ragazzi con difficoltà socioeconomiche oppure che queste realtà si manifestino laddove vi sia un numero elevato di studenti.
Chiedo al signor ministro di dirci quali prospettive voglia indicare per risolvere questo problema.

PRESIDENTE. Il ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, il fenomeno del bullismo, ma oserei in maniera più appropriata usare il termine di «violenza», di cui le nostre scuole sono Pag. 60vittime in gran parte dall'esterno, riguarda anche episodi quantitativamente non significativi, ma qualitativamente gravi e per i quali non si può utilizzare la politica dello struzzo.
Oltre alle linee guida, che abbiamo formulato ed emanato insieme con la Commissione nazionale per la legalità, che si è occupata dei fenomeni del bullismo e della violenza nelle scuole; tra l'altro anche agli strumenti messi a disposizione dell'autonomia scolastica, abbiamo istituito un numero verde e un portale, che hanno consentito di dare voce ad una serie di segnalazioni e di far nascere soprattutto la consapevolezza, in modo prevalente tra gli studenti, ma anche tra i docenti, che in presenza di episodi di violenza non è possibile essere né tolleranti, né rapidamente assuefatti a ciò che accade.
Non è possibile in altri termini girarsi dall'altra parte, ma bisogna sostituire alla logica del «non mi interessa», quella del «mi interessa» per non far sentire mai solo o emarginato un diversamente abile o un debole all'interno della comunità scolastica e della classe. Il numero verde e il portale hanno avuto questa utilità. Inoltre, insieme con le campagne di sensibilizzazione, stanno partendo gli osservatori regionali. Ciò che, in prevalenza, è richiesto a tutti è che in primo luogo i docenti, poi gli studenti assumano una cittadinanza attiva in tale contesto.
Credo però che il problema, di cui parliamo e di cui la violenza e il bullismo nelle classi sono espressioni caratterizzanti, riguardi un'emergenza educativa presente nel nostro paese, per la quale occorre un'azione di rete che veda insieme la scuola, la famiglia, le altre centrali educative e i responsabili dei mezzi di comunicazione. Tale problematica emerge in relazione all'esigenza che la famiglia e i docenti condividano lo stesso progetto di educare ed istruire i propri ragazzi. Constatiamo però che la famiglia in questi tempi è sempre più in crisi e che, proporzionalmente alla propria crisi, diventa sempre più esigente verso la scuola.
Credo sia un dato di fatto riconoscere che la scuola italiana possa migliorare e fare molto di più. Ritengo però estremamente ingeneroso generalizzare i fenomeni, che stanno accadendo in questi giorni, rispetto al milione di docenti, che con grande attitudine, capacità e professionalità, lavorano nella scuola, spesso soli e trovandosi dall'altra parte componenti di famiglie che rischiano di essere i sindacalisti dei propri figli, adusi a dire molti «sì» e prevedendo che i «no» vengano detti da altri. È difficile ipotizzare che un docente, che con l'istruzione può concorrere ad educare i nostri figli, quando per 16 ore deve seguire, 25, 50, 75 o 100 ragazzi, possa da solo essere il capro espiatorio di un processo educativo, che passa anche e soprattutto per la consapevolezza non soltanto del rapporto fra famiglia e scuola, ma anche del contributo diretto che i mass-media possono dare nel diffondere un modello educativo che non sia basato sulla violenza, come affermazione di sé.
Questi strumenti, che nei prossimi mesi andremo ulteriormente a monitorare nei risultati, sono offerti a chi può risolvere il problema, che nasce nell'incontro del docente persona con lo studente persona all'interno delle istituzioni scolastiche.

PRESIDENTE. La deputata Goisis ha facoltà di replicare.

PAOLA GOISIS. Non sono assolutamente d'accordo con quanto ha affermato il ministro, intanto per quanto riguarda il dato quantitativo del fenomeno, perché le percentuali che ho citato (il 46 per cento e il 21 per cento) sono davvero consistenti. Non basta rispondere che gli insegnanti che operano nella scuola lavorano. Sta parlando un'insegnante che esercita questa professione da trent'anni e che, purtroppo, ha potuto constatare la deriva a cui questa sinistra ha portato la scuola.
La scuola è stata condotta su una china pericolosissima, laddove si è voluto tradurre il termine tolleranza con permissivismo e lassismo. Non si era mai verificato Pag. 61quello che sta accadendo, se non in questi ultimi periodi, da quando abbiamo la sinistra al Governo; peraltro questo è stato già preparato da anni di scuola di sinistra, con i libri di sinistra e gli insegnanti di sinistra, i quali hanno condotto la scuola ad essere ormai la meno credibile in Europa (tanto è vero che i fenomeni di bullismo, rispetto al resto d'Europa, sono il doppio).
Devo poi dire che il ministro Moratti aveva tentato e voluto con la sua riforma portare la scuola in generale e non soltanto i licei a livelli di qualità, importanti anche per ciò che riguarda la formazione. Questo Governo ha invece voluto fare una scuola di serie A e una di serie B, credendo di buttare fumo negli occhi davanti alla gente, parlando di formazione, che non è altro che il vecchio avviamento di anni passati.
Non si sono mai visti insegnanti fare sesso a scuola o farsi palpeggiare! Questi insegnanti di sinistra devono essere buttati fuori dalla scuola, perché ciò che conta, se vogliamo che i ragazzi ci credano, è l'esempio che noi dobbiamo dare!

PRESIDENTE. La prego, deve concludere.

PAOLA GOISIS. I miei ragazzi a scuola si alzano ancora in piedi quando entro in classe e non si sono mai permessi di usare il telefonino, perché non gliel'ho mai consentito. Questo devono fare gli insegnanti: essere loro stessi di modello e di esempio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

(Iniziative per limitare l'uso dei telefoni cellulari durante l'orario scolastico - n. 3-00724)

PRESIDENTE. Il deputato Poletti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Bonelli n. 3-00724 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9), di cui è cofirmatario.

ROBERTO POLETTI. Signor Presidente, signor ministro, il tema è più o meno legato alle questioni affrontate nell'intervento della collega che mi ha preceduto, anche se mi sento in dovere di sottolineare che non penso che gli insegnanti che si fanno palpeggiare siano di destra o di sinistra.
Esiste, invece, un problema relativo all'uso dei telefonini a scuola. Quindi, al di là del folklore, proverò anch'io a fornire qualche numero. Circa il 90 per cento dei ragazzi italiani tra i 14 e i 19 anni possiede, infatti, un cellulare, come il 50 per cento dei giovani tra gli 8 e i 13 anni. Ciò nonostante la legge vieti ai minorenni di essere intestatari di un'utenza telefonica.
Con una proposta di legge, da me presentata insieme al capogruppo Bonelli e sottoscritta da tutti i componenti del gruppo dei Verdi, intendiamo vietare l'uso dei telefonini a scuola. Infatti, se si gioca con il telefonino non si sta attenti alle lezioni e inoltre vi sono i rischi relativi alla salute e al bullismo. Un'altra proposta di legge presentata dalla collega Sasso - lo ricordo per correttezza - va nella stessa direzione.
Pertanto, in attesa dell'approvazione di queste proposte di legge, chiedo al Governo se non intenda emanare una circolare che vieti l'uso dei telefoni cellulari a scuola.

PRESIDENTE. Il ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, l'uso del telefonino durante l'espletamento delle attività didattiche e di laboratorio all'interno della scuola non solo è elemento di distrazione, ma non consente il mantenimento degli impegni che gli studenti si sono assunti e che sono regolamentati dallo statuto delle studentesse e degli studenti esistente nel nostro paese.
Perché si possa vietare l'accesso del telefono cellulare all'interno delle nostre istituzioni scolastiche è necessaria, a mio avviso, l'approvazione da parte del Parlamento di uno specifico progetto di legge.Pag. 62
In questi giorni, la Commissione legalità, che abbiamo istituito, terminerà i propri lavori per consentirmi di emanare indicazioni alle istituzioni scolastiche italiane affinché l'uso del telefonino nelle ore di studio all'interno delle scuole non sia consentito.
Vale anche la pena di ricordare un altro aspetto che ritengo importante e che è stato già oggetto di discussione: al di là del non utilizzo del telefonino durante le ore di lezione, dobbiamo interrogarci sulle motivazioni per le quali i nostri ragazzi filmano qualunque episodio e qualunque gesto.
Ritengo che questa possa essere anche l'occasione per rivolgere alla RAI e a Mediaset - come ho più volte fatto in questi giorni - un appello significativo affinché la cultura del reality, che induce i nostri giovani a cercare di essere protagonisti a qualunque costo, indipendentemente dall'azione che consente loro di esserlo, possa concorrere ad un processo di condivisione con la scuola e con la famiglia di un modello educativo che allontani la violenza e gli elementi di distrazione, non lasciando sola la scuola nel perseguire un modello educativo che spesso, oltre a non essere condiviso dalla famiglia, si scontra sicuramente nella televisione, nella rete e nei videogiochi con ulteriori elementi di distrazione che non consentono il perseguimento dell'obiettivo di educare e di far crescere i nostri ragazzi come persone e cittadini futuri.
Quindi, mi auguro, già prima della conclusione di questa settimana, di poter fornire le indicazioni giuste per garantire che lo svolgimento dell'azione didattica non subisca elementi di distrazione né a causa dei telefonini né per altro.

PRESIDENTE. Il deputato Bonelli ha facoltà di replicare.

ANGELO BONELLI. Signor ministro, la ringrazio innanzitutto per la puntualità e la precisione con la quale ci ha fornito questa risposta. L'ultimo passaggio del suo intervento è molto importante perché attiene anche alla sensibilità della politica e al suo modo di farla: noi dobbiamo interrogarci su ciò che accade dal punto di vista dei mutamenti sociali e culturali dei nostri ragazzi.
Pertanto, è bene che nel Governo - e in particolare nel dicastero da lei presieduto - vi sia la massima attenzione. Il gruppo dei Verdi, signor ministro, ha presentato una proposta di legge in materia perché non intende avviare un'azione repressiva né di altro tipo; piuttosto, noi crediamo che le aule della nostra Repubblica debbano tornare il luogo in cui vi sia la riflessione, la formazione e lo studio. Contestualmente, occorre anche interrogarsi su ciò che sta accadendo ai nostri giovani. Pertanto, accogliamo con favore l'iniziativa che lei sta portando avanti. Ovviamente, essa non entra in rotta di collisione con il progetto di legge che abbiamo presentato, ma da parte nostra c'è anche la disponibilità a riconsiderare ciò che abbiamo scritto in quel testo, qualora l'iniziativa del Ministero della pubblica istruzione possa essere esaustiva per dare una risposta.
Del resto, conveniamo con lei, signor ministro, riguardo ai reality e a quello che sta accadendo in questi giorni, come «vallettopoli» e quant'altro. Si tratta di una degenerazione e di un degrado morale su cui sia il servizio pubblico, sia anche Mediaset dovrebbero cominciare ad interrogarsi al fine di «interdire» - lo dico tra virgolette - la presenza di certi soggetti nei programmi di intrattenimento televisivo. Quindi, volevo ringraziarla perché siamo soddisfatti della risposta che ci ha testé fornito (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi e L'Ulivo).

(Utilizzo delle maggiori entrate tributarie a favore del settore scolastico - n. 3-00725)

PRESIDENTE. Il deputato Tranfaglia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00725 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10).

NICOLA TRANFAGLIA. Signor ministro della pubblica istruzione, lei sa bene Pag. 63quanto i Comunisti Italiani abbiano intenzione di collaborare - ed effettivamente collaborino - con il Governo di centrosinistra. D'altra parte, anche di fronte alla pubblicazione dei dodici punti che il Governo si è posto come priorità dopo la crisi, noi ci troviamo oggi con l'urgenza del problema della scuola. La scuola ha subito nell'ultima legge finanziaria tagli assai gravi, giustificati dal Governo sulla base della necessità di rimettere a posto i conti dello Stato e di ripartire con una prospettiva di sviluppo. Noi non neghiamo questo punto. Allo stesso tempo, dobbiamo però constatare che con l'ultima legge finanziaria la scuola ha subito gravi tagli, che hanno influito su alcuni suoi aspetti fondamentali, come la realizzazione del tempo pieno e prolungato e l'organico degli insegnanti di sostegno, che a livello europeo sono una delle istituzioni più valide.

PRESIDENTE. La prego, deve concludere.

NICOLA TRANFAGLIA. Oggi, nel momento in cui le entrate fiscali garantiscono la possibilità di intervenire...

PRESIDENTE. Deve concludere.

NICOLA TRANFAGLIA. ...essendo la scuola uno dei punti fondamentali del programma, noi ci chiediamo se, a partire dal tempo pieno che costituisce...

PRESIDENTE. Mi scusi, non è un optional il mio invito a concludere!

NICOLA TRANFAGLIA. ...uno dei punti più importanti... Le chiediamo che cosa intenda fare il Governo.

PRESIDENTE. Il ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, è noto all'onorevole interrogante la pesante situazione che il Governo ha ereditato dalla precedente legislatura. Le misure di contenimento della spesa disposte dalla legge finanziaria nel periodo 2002-2006 hanno in effetti comportato un taglio delle risorse finanziarie destinate alle scuole pari a circa 500 milioni di euro: 106 milioni di euro (pari al 46,6 per cento) per le supplenze brevi, 106,4 milioni di euro (pari al 72,6 per cento) per gli esami di Stato e 159,8 milioni di euro (pari al 53 per cento) per il funzionamento amministrativo e didattico delle istituzioni scolastiche. Questi sono i debiti che abbiamo dovuto fronteggiare nel contesto del debito complessivo del sistema paese che abbiamo ereditato.
In questo contesto si deve anche da ribadire la difficoltà di reperire le risorse da accantonare - derivanti dal precedente contratto - fino al 2005, per reinvestire nel contratto della scuola i risparmi che erano stati effettuati da precedenti manovre di razionalizzazione. Questo è il motivo per cui ci stiamo impegnando al fine di reperire quelle risorse che avrebbero dovuto essere accantonate per investire nel rinnovo dei contratti di cui, in questi giorni, i sindacati della scuola stanno rivendicando la giustezza.
Per quanto riguarda i tagli dell'organico derivanti dal rapporto tra classe ed alunno, da incrementare dello 0,4 per cento, credo che vada evidenziato come essi, rispetto ai 19 mila previsti, si siano ulteriormente ridotti grazie all'introduzione dell'obbligo di istruzione, ma soprattutto all'innalzamento degli studenti iscritti con l'intento di realizzare le «classi primavera». Oggi stiamo discutendo di una razionalizzazione dell'organico di diritto di poco meno di settemila unità rispetto a quelle che erano state previste. In tale contesto va anche detto che questa razionalizzazione è un dato tendenziale che deve basarsi soprattutto sulle revisioni curriculari, tenendo presente che abbiamo ripristinato il tempo pieno e quello prolungato - pesantemente danneggiato dal precedente Governo - negli standard esistenti nonché avviato un processo progressivo di individuazione di risorse e di personale idoneo per garantirne l'incremento Pag. 64omogeneo su tutto il territorio nazionale. Occorre ricordare che vi sono zone in cui il tempo pieno è pari ad oltre il 60 per cento dell'offerta, mentre vi sono altre zone dove esso non è stato ancora avviato. Invece, l'avvio del tempo pieno potrebbe essere un elemento sostanziale ed importante anche per la lotta alla criminalità organizzata.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Dev'essere anche tenuto presente, in conclusione, che il dibattito complessivo sulle risorse per la scuola, che il Presidente del Consiglio ha indicato tra i dodici punti prioritari, va approfondito perché la scuola può spendere meglio, razionalizzando eventuali sperperi. Inoltre, va tenuto presente che dal 1990 ad oggi le risorse della scuola sono state depauperate di 4,4 miliardi di euro.

PRESIDENTE. Ministro Fioroni, la prego di concludere.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Non è pensabile che per investire si debba solo tagliare. Invece, occorre reperire risorse aggiuntive - ed è questo lo sforzo che il Governo sta facendo - per dare risposta alle emergenze ed ai progetti educativi dei nostri ragazzi.

PRESIDENTE. Il deputato Tranfaglia ha facoltà di replicare. Ricordo che ha a disposizione due minuti di tempo.

NICOLA TRANFAGLIA. Signor ministro, condivido la sua analisi. Tuttavia, mi chiedo e le chiedo di perseguire il processo di immissione di risorse fondamentali nella scuola, perché accanto al tempo pieno, che ho indicato come punto fondamentale, è anche importante non aumentare, bensì diminuire, il numero di alunni per classe. Infatti, tale rapporto costituisce l'altro aspetto grave della situazione attuale della scuola.

(Interventi a tutela dei livelli minimi essenziali di assistenza in relazione alla sospensione della riabilitazione domiciliare per persone diversamente abili disposta dalla ASL di Avezzano-Sulmona-Castel di Sangro - n. 3-00726)

PRESIDENTE. Il deputato Catone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00726 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).

GIAMPIERO CATONE. Signor Presidente, signor ministro, la direzione generale di una delle aziende sanitarie locali più grandi della regione Abruzzo, quella di Avezzano, Sulmona e Castel di Sangro, ha sospeso improvvisamente con un provvedimento la riabilitazione domiciliare per circa millecinquecento persone diversamente abili. Tale deliberazione, che tra l'altro ha lasciato senza stipendio decine di fisioterapisti, ha prodotto effetti sociali gravissimi. Basti pensare che le persone diversamente abili danneggiate hanno patologie tra le più gravi, tra le quali la paraplegia, l'Alzheimer ed il morbo di Parkinson.
Signor ministro, vorremmo sapere se non ritenga che siano stati compromessi i livelli minimi essenziali di assistenza e se non reputi opportuno intervenire in un settore così nevralgico, facendo riattivare al più presto un servizio pubblico che deve essere garantito soprattutto per evitare lo stato di abbandono delle persone diversamente abili.

PRESIDENTE. Il ministro della salute, Livia Turco, ha facoltà di rispondere.

LIVIA TURCO, Ministro della salute. Signor Presidente, il Ministero della salute, in merito all'interrogazione, ha acquisito i seguenti elementi informativi dalla regione Abruzzo. Presso la ASL di Avezzano-Sulmona l'attività di riabilitazione è organizzata sulla base di due sistemi integrati, quello dei centri ospedalieri, pubblici e privati, e quello dei servizi territoriali.
Pag. 65
Nel territorio della Marsica il sistema dei centri ospedalieri pubblici è incentrato nelle strutture di Tagliacozzo e di Pescina. Il sistema dei servizi territoriali fa capo al servizio di riabilitazione territoriale e, limitatamente alle prestazioni riabilitative erogate nell'ambito di forme complesse multidisciplinari di assistenza domiciliare, al servizio di assistenza domiciliare distrettuale.
Fino al 7 giugno 2006, le prestazioni di assistenza riabilitativa domiciliare non inserite in piani terapeutici complessi e multidisciplinari erano erogate, previa autorizzazione del citato servizio di riabilitazione territoriale, da strutture private provvisoriamente accreditate. Dopo tale data, tale erogazione è stata interrotta ai sensi dell'articolo 6, comma 2, della legge n. 537 del 24 dicembre 1993, concernente gli interventi correttivi di finanza pubblica, che ha introdotto il divieto del rinnovo tacito dei contratti delle pubbliche amministrazioni per la fornitura di beni e servizi. La regione ha precisato che la ASL di Avezzano-Sulmona non ha sospeso le prestazioni di riabilitazione domiciliare erogate da due centri privati. Con nota del 7 giugno 2006, infatti, ha rappresentato lo stato dei rapporti negoziali per l'erogazione di prestazioni di fisioterapia domiciliare, instaurati nel 1993 con i citati centri privati della ex USL di Avezzano, per i quali l'attuale vertice aziendale ha rilevato l'intervenuta cessazione, tra l'altro già prodottasi da tempo in applicazione del citato articolo 6.
Contemporaneamente, però, la direzione sanitaria della ASL ha disposto che l'erogazione delle prestazioni di assistenza riabilitativa domiciliare sia garantita dal servizio di riabilitazione territoriale con l'apporto del personale sanitario in dotazione, il quale è stato integrato, con l'assunzione temporanea, mediante avviso pubblico, di tre fisioterapisti assegnati al presidio ospedaliero di Tagliacozzo. Per l'utenza inserita nell'assistenza domiciliare il servizio è stato assicurato con le risorse al momento disponibili secondo le procedure vigenti.
Attualmente, secondo quanto riferisce la regione, le prestazioni domiciliari di riabilitazione risultano erogate dall'ASL di Avezzano-Sulmona tramite i propri servizi, con priorità per le situazioni di maggiore urgenza, cercando di garantire il più elevato numero di prestazioni possibili e di evitare disagi all'utenza. È stato anche costituito un gruppo di lavoro tecnico coordinato dal direttore sanitario aziendale, al quale è stata affidata la definizione in tempi brevi di protocolli operativi condivisi, finalizzati al miglioramento della qualità e dell'appropriatezza delle prestazioni.
Voglio poi dire che, per quanto riguarda l'attività del Ministero, è stata costituita una commissione salute e disabilità, che sta prevedendo un programma di presa in carico delle persone disabili. Ricordo anche l'impegno profuso nel patto per la salute, che stanzia risorse per finanziare i livelli essenziali di assistenza e, dunque, anche i livelli essenziali di assistenza per le persone disabili.

PRESIDENTE. Il deputato Catone ha facoltà di replicare.

GIAMPIERO CATONE. Grazie, signor ministro, ma io ho sentito solo tante belle parole. Ci auguriamo che il Ministero venga presto nella regione Abruzzo, forse dimenticata, per constatare con i propri occhi che tutto ciò che asserisce la regione non corrisponde al vero. Mille e cinquecento persone sono oggi senza assistenza. L'Italia è la culla del diritto (o almeno dovrebbe esserlo), quindi dovremmo quantomeno avere la garanzia minima essenziale del diritto all'assistenza medica.
Pertanto, signor ministro, prendiamo atto della sua risposta, ma resta una vergogna ciò che si sta verificando in Abruzzo dal mese di giugno, da quando è sospeso ed interrotto questo servizio che garantiva assistenza a mille e cinquecento disabili. Tutto ciò denota una grave irresponsabilità della ASL, ma soprattutto della regione Abruzzo, per un interruzione senza preavviso, senza motivo e senza scuse normative. Questo atteggiamento ha Pag. 66fatto registrare una delle peggiori pagine di politica sociale della regione Abruzzo, dove non passa giorno che non vi siano proteste e malumori.
Signor ministro, i disabili che prima della sospensione usufruivano di questi servizi, per loro vitali, sono stati abbandonati a se stessi, confidando solo ed esclusivamente nelle proprie famiglie, a cui oggi, da questa sede istituzionale, io, a nome anche di tutti gli altri abruzzesi, rivolgo la nostra solidarietà.
Vede, signor ministro, gli abitanti dell'Abruzzo e in particolare quelli della Marsica, luogo dove è maggiormente concentrato questo disservizio, confidavano nella sensibilità del governatore Ottaviano Del Turco, se non altro perché il suddetto signore lì ci è nato e ci ha vissuto. Purtroppo, constatiamo con tristezza che se non si riescono a risolvere i problemi di casa propria, ossia del proprio territorio, non si può pensare di risolvere quelli di un'intera regione! A noi della Democrazia cristiana per le autonomie ci sta a cuore l'Abruzzo e ci dispiace quindi dover constatare...

PRESIDENTE. La prego, deve concludere.

GIAMPIERO CATONE. ...che il Governo non sta facendo nulla e il governatore Ottaviano Del Turco ancor peggio (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista e di deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!

(Iniziative volte alla corretta interpretazione ed attuazione della legge n. 194 del 1978, nonché ad una riconsiderazione della normativa sull'aborto - n. 3-00727)

PRESIDENTE. Il deputato Migliori ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-00727 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12), di cui è cofirmatario.

RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, recentemente il ministro Turco, in Toscana, ha ritenuto propagandisticamente di definire un «modello» la sanità della nostra regione. La realtà è purtroppo un'altra: ideologismo, burocrazia ed illegalità sono posti al centro dell'interesse dell'offerta sanitaria della Toscana, al posto della persona e dei diritti del malato. Recentemente, oltre al drammatico caso dei trapianti di organi infetti nell'ospedale Careggi di Firenze e al caso drammatico dell'aborto terapeutico di un bimbo di 22 settimane, nato vivo e senza danni fisici, si verificano in Toscana fatti di inaudita gravità, che non si registrano nelle sanità delle altre regioni del nostro paese.
Il quesito che pone il gruppo di Alleanza Nazionale al Governo è se vi siano state riflessioni circa la riconsiderazione di alcuni aspetti essenziali della legge n. 194, tenuto conto del grave avvenimento accaduto la settimana scorsa nella città di Firenze.

PRESIDENTE. Il ministro della salute, Livia Turco, ha facoltà di rispondere.

LIVIA TURCO, Ministro della salute. Il dramma avvenuto all'ospedale Careggi mi ha turbata profondamente e ritengo ci obblighi, prima di ogni altra considerazione, ad una riflessione profonda sul valore della vita e quindi della nascita e della maternità. Sì, bisogna costruire una società accogliente nei confronti della nascita, capace di promuovere la maternità e la paternità responsabili e di prevenire l'aborto. È doveroso interrogarsi sull'efficacia della legge n. 194 e bisogna farlo in modo non difensivo, facendo parlare i dati, i fatti, i risultati conseguiti. Essi ci dicono che si è ridotto il ricorso all'aborto: meno 45 per cento dal 1982 e meno 6,2 per cento nel solo ultimo anno di riferimento. Si è anche evitato che l'aborto fosse assimilato a metodo contraccettivo.
Grazie alla legge n. 194 la scelta da parte della donna si è qualificata come scelta responsabile, per una procreazione che lega indissolubilmente la vita umana alla capacità di accoglienza del grembo materno.Pag. 67
Ma la legge n. 194 si dimostra di estrema attualità, anche per rispondere alle più recenti sollecitazioni, come quella di prendere in considerazione il progressivo abbassamento del periodo di gestazione entro il quale il nascituro presenta comunque possibilità di sopravvivenza autonoma. L'articolo 7 prevede infatti che quando sussiste la possibilità di vita autonoma del feto l'interruzione della gravidanza può essere praticata solo nel caso di grave pericolo per la vita della donna e che il medico che esegue l'intervento deve adottare ogni misura idonea per salvaguardare la vita del feto. Ma la legge non indica un limite temporale. Sembra quindi non conoscere la legge chi propone di abbassare un presunto limite di 24 settimane a un limite nuovo di 22 settimane.
In realtà la legge n. 194 ha previsto in anticipo i potenziali sviluppi della scienza in questo campo, affidando alla medicina e ai suoi progressi gli ambiti temporali di applicazione della legge. In questo senso mi sento di chiedere prima di tutto ai medici di tenere in considerazione quanto sia cruciale, soprattutto in questo passaggio della vita, la relazione umana e di fiducia con il paziente.
Il dramma di Careggi mi spinge però ad accelerare il confronto con la comunità scientifica italiana e con le regioni, per predisporre apposite linee guida, ma anche per far sì che i centri di diagnosi prenatale siano sempre in grado di garantire l'adeguato supporto psicologico. Potenziare i consultori anche come sostegno alla relazione di coppia, genitoriale e familiare, promuovere il parto naturale e la continuità dell'assistenza tra gravidanza, parto e puerperio, rafforzare i diritti del nascituro, sono questi gli aspetti più importanti del disegno di legge sul parto presentato dal Governo nel luglio scorso ed ora all'attenzione della Commissione affari sociali della Camera.
Le norme della finanziaria, oltre alle risorse per il patto per la salute, prevedono il potenziamento degli asili nido, nuove disposizioni per le lavoratrici precarie e il Piano di azione per la salute delle donne e del bambino, discusso in una grande assemblea di donne e di operatori il 7 marzo scorso a Napoli, che mi auguro possa avere il contributo di proposte anche innovative da parte dei parlamentari di quest'aula.

PRESIDENTE. Il deputato Pedrizzi, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

RICCARDO PEDRIZZI. Signor Presidente, voglio ringraziare il ministro perché ha fornito delle aperture insperate e insperabili. Lei ha già fatto riferimento all'articolo 7 della legge n. 194 del 1978, però non ci ha indicato - per questo sono solo parzialmente soddisfatto - quali sono i provvedimenti che assumerà o intende assumere, proprio ai sensi della legge n. 194, nei confronti di quei medici che hanno consentito si verificasse un caso così drammatico ed eclatante a Firenze.
Voglio solamente rettificare qualche cifra. Non si possono dare dei dati e delle cifre in assoluto per quanto riguarda gli aborti, ma bisogna tener conto del cosiddetto rapporto di abortività, vale a dire il rapporto degli aborti sulle nascite. Calano le nascite, evidentemente deve calare anche il numero degli aborti: quindi, è il rapporto che va tenuto in considerazione.
Inoltre, per quanto riguarda l'utilizzo della legge n. 194 del 1978 come metodo anticoncezionale, basta far riferimento all'indagine conoscitiva della scorsa legislatura, che concluse i suoi lavori con un documento nel quale, invece, si faceva riferimento al ricorso alla legge n. 194 proprio come metodo anticoncezionale. Signor ministro, alla luce dei dati a nostra disposizione - il 70 per cento dei bambini che nascono oggi a 24 settimane sopravvive, nel 1978, quando fu varata la legge n. 194, a 26 settimane ne sopravviveva solamente uno -, Alleanza Nazionale le fa immediatamente una proposta: emani immediatamente una circolare, in attesa che i medici diano indicazioni, fissando il limite a 20 settimane per quanto riguarda la possibilità di ricorrere all'aborto terapeutico. Pag. 68Lo può fare, con le linee guida a cui faceva riferimento. Quindi, potremmo già creare un argine al ricorso all'aborto terapeutico come si sta verificando in questi ultimi tempi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale e di deputati dei gruppi Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).

(Contributi comunitari per la realizzazione delle grandi opere con particolare riferimento al tunnel del Brennero - n. 3-00728)

PRESIDENTE. Il deputato Zeller ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00728 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 13).

KARL ZELLER. Signor Presidente, signor ministro delle infrastrutture, la nostra interrogazione prende spunto da un'intervista rilasciata dal presidente della Commissione trasporti del Parlamento europeo, il professor Paolo Costa, il quale ha affermato che il Governo italiano rischia di perdere i contributi comunitari, in quanto difficilmente riuscirà a fornire a Bruxelles, entro i termini previsti, le date e le cifre esatte per la realizzazione delle grandi opere. Si tratta di circa 8 miliardi per la sola galleria del Brennero e le entrate di accesso, di cui il 20 o, forse, anche il 30 per cento verrebbero cofinanziati dall'Unione europea.
Vorremmo, quindi, ottenere garanzie dal ministro in merito alla tempestività degli adempimenti a carico del Governo italiano in questa vicenda.

PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Le opere indicate dagli interroganti sia per quanta riguarda la galleria del Brennero sia per quanto riguarda la tratta di accesso da Fortezza fino a Verona - quindi, la parte sud - sono prioritarie e ciò è stato ribadito proprio dal Presidente del Consiglio, anche in occasione dell'ultimo voto di fiducia; egli, infatti, ha inserito tra i punti qualificanti la realizzazione delle reti TEN.
Per quanto riguarda il cronoprogramma sia sotto l'aspetto progettuale sia sotto l'aspetto realizzativo sia sotto l'aspetto finanziario, mi permetto di consegnare agli onorevoli interroganti un documento scritto; quest'ultimo è molto corposo, quindi non credo che i tempi tecnici possano permetterci di interloquire per il tempo necessario. Comunque, vorrei anche far presente di aver già concordato anche con il presidente della provincia di Bolzano un incontro per il prossimo 23 aprile alle ore 15; ciò al fine di informare tutte le istituzioni. In quella sede - mi permetto di indicarlo sin da ora - la vostra presenza sarà particolarmente gradita, anche per l'acquisizione di ulteriori indicazioni.
Nel merito posso assicurare che il Governo sta portando avanti tutte le azioni previste sia all'interno del nostro Stato sia in collaborazione con gli altri Governi e con la Commissione europea. In particolare, proprio giorni addietro - esattamente il 22 febbraio - ho trasmesso al Vicepresidente della Commissione europea Barrot il quadro di dettaglio della programmazione TEN 2007-2013, riguardante i progetti prioritari d'interesse per il paese, tra cui abbiamo inserito le opere in questione.
L'altro giorno ho incontrato il ministro francese Perben, proprio per ribadire che l'intera tratta, anche per le parti internazionali, è di prioritario interesse per il paese. Insieme abbiamo scritto un'ulteriore lettera alla Commissione europea, in cui abbiamo ribadito le modalità di finanziamento e il cronoprogramma degli interventi.
Proprio questa mattina, poche ore fa, ho nuovamente incontrato il coordinatore Van Miert, con il quale abbiamo stabilito un cronoprogramma proprio per rientrare nei tempi previsti dalla Commissione europea. In particolare, il 29 marzo 2007 è stata fissata la riunione della Pag. 69delegazione italiana della CIG per l'informativa da parte della BBT sulla tempistica, gli studi tariffari e lo strumento giuridico-finanziario. Il 2 aprile 2007 è stata prevista l'approvazione della sottoscrizione del contratto da parte del consiglio di sorveglianza; il 13 aprile 2007 si procederà all'invio dell'informativa preliminare alla Commissione europea; entro il 15 maggio si avrà l'invio ufficiale all'Unione europea della richiesta di finanziamento; l'ultima decade di maggio avrà luogo l'incontro tra i ministri di Italia, Austria e Germania; nel giugno 2007 seguirà la riunione della CIG; dal 30 giugno al 15 luglio si avrà l'inizio degli scavi del cunicolo esplorativo.
Mi dispiace, comunque consegno all'interrogante un documento scritto perché, con il tempo a mia disposizione, ho potuto affrontare soltanto la premessa.

PRESIDENTE. L'onorevole Zeller ha facoltà di replicare.

KARL ZELLER. Ringrazio il ministro per la chiarezza della sua risposta che ci tranquillizza molto; infatti, noi riteniamo che queste grandi opere, soprattutto la galleria di base del Brennero e le tratte di accesso, siano di fondamentale importanza non solo dal punto di vista infrastrutturale, ma anche in relazione alla riduzione del traffico sull'asse autostradale del Brennero.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo brevemente la seduta, che riprenderà con il seguito dell'esame del decreto-legge in materia di liberalizzazioni.

La seduta, sospesa alle 16,25, è ripresa alle 16,40.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Bafile, Brugger, Cirino Pomicino, Donadi, Folena, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Lucà, Maroni, Mattarella, Mazzocchi, Oliva, Pagliarini, Paroli, Sgobio, Stucchi e Villetti sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2201-A)

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato votato, da ultimo, l'emendamento Fava 1.25.
Avverto che la Commissione ha presentato i subemendamenti 0.5.224.100 e 0.14.7.100 e che, inoltre, è in distribuzione un fascicolo contenente i due menzionati subemendamenti.
Avverto, altresì, che la V Commissione (Bilancio) ha espresso l'ulteriore prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 2201 sezione 4).
Ha chiesto di parlare per un richiamo al regolamento il deputato Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, ci risulta che i lavori - e, addirittura, taluni uffici di presidenza - di alcune Commissioni siano ancora in corso; mi risulta, inoltre, che siano in corso anche i lavori di alcune Commissioni bicamerali. Vorrei segnalare, signor Presidente, ben sapendo dell'attenzione da ella più volte posta a tale riguardo, come, in maniera ripetuta, soprattutto colleghi che non appartengono a questo ramo del Parlamento - e che hanno quindi modalità di lavoro diverse -, in sede di Commissioni bicamerali si comportino come se si dovesse tenere conto solo del calendario dei lavori e dell'ordine del giorno del Senato. Pag. 70Ritengo che, da tale punto di vista, occorrerebbe meglio coordinare l'attività delle Commissioni bicamerali in modo tale che queste possano concludere i loro lavori - o, ove non conclusi, possano sospenderli - nel momento in cui una delle Assemblee dei due rami del Parlamento sia chiamata ad adottare deliberazioni mediante il voto (attraverso la votazione elettronica con registrazione di nomi).
Quindi, da tale punto di vista, solleciterei di nuovo la Presidenza della Camera perché intervenga presso la Presidenza del Senato affinché sia possibile porre rimedio ad una prassi che ormai rischia di diventare consolidata. Da mesi, le Commissioni bicamerali si comportano nel modo descritto; penso soprattutto alla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi di vigilanza sulla RAI, oltre che alla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare e alla Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse. Tali consessi si comportano come se fosse un optional la necessità di garantire il diritto dei singoli parlamentari di partecipare alle votazioni in corso durante i lavori del ramo del Parlamento di appartenenza. Ma anche le altre Commissioni devono regolare meglio la loro attività poiché non sono obbligate a convocarsi soltanto il martedì, il mercoledì ed il giovedì: possono benissimo riunirsi nei giorni in cui non vi sia seduta dell'Assemblea; ad esempio, possono convocarsi di lunedì o di venerdì.
Si tratta in definitiva di conferire maggiore razionalità ai lavori della nostra Camera, soprattutto in un periodo così difficile nel quale siamo chiamati sempre a convertire in legge provvedimenti il cui esame rende gravoso il lavoro sia della Presidenza sia suo, signor Presidente, sia di tutti i nostri colleghi.

PRESIDENTE. La ringrazio della segnalazione. Ci siamo sincerati ora che le Commissioni ordinarie fossero tutte sconvocate; lo è in questo momento anche la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi di vigilanza sulla RAI.
Per quanto riguarda le Commissioni bicamerali, ciò che lei chiede, in genere, è tenuto in conto. Tuttavia, mi sembra giusto operare un'ulteriore sollecitazione affinché tutti siano messi nelle condizioni di partecipare, come lei richiedeva, ai lavori dell'Assemblea.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti D'Agrò 1.27 e Lazzari 1.201.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Agrò. Ne ha facoltà.

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, l'esame di questi identici emendamenti ci riporta a quanto è avvenuto durante l'esame del precedente emendamento. Cercherò, in questo caso, di verificare la possibilità che il relatore e il Governo modifichino, se possibile, il parere espresso.
In Commissione, l'emendamento da me presentato è stato valutato con attenzione e da parte del Governo è stata dimostrata una certa disponibilità, vanificata però da un problema di natura tecnica. Sappiamo perfettamente che molti operatori differenziano la propria tariffa in base al gestore del numero chiamato. Il più delle volte, la telefonata, se diretta verso un numero dello stesso gestore, ha un costo notevolmente ridotto.
Sappiamo anche che, recentemente, è entrata in vigore la portabilità del numero telefonico dei cellulari e il vantaggio per il consumatore di essere sempre identificato con il proprio numero può avere un aspetto negativo nel momento in cui una chiamata ad un gestore diverso comporterebbe il pagamento di una tariffa decisamente superiore.
Avevamo presentato un emendamento che eliminava l'applicazione di costi in relazione a scatti alla risposta nei servizi di telefonia mobile. Legittimamente, la Presidenza della Camera lo ha considerato inammissibile. Tecnicamente sarebbe possibile da parte dei gestori rendere noto chi si chiama. Basterebbe premettere al numero chiamato un prefisso. Ciò, però, Pag. 71creerebbe una difficoltà per l'utente.. Perché non rendere possibile che lo scatto alla risposta svolga la funzione di identificare la rete con cui è connesso il chiamante? Sarebbe sufficiente che al momento della chiamata si rispondesse «rete Vodafone» o Tim o altro operatore, permettendo all'utente di capire di trovarsi di fronte ad altro operatore, con una tariffa diversa rispetto a quella immaginata quando si pensa di parlare con un numero appartenente allo stesso gestore del proprio telefonino.
Ciò renderebbe la bolletta telefonica meno onerosa e sarebbe un segnale di trasparenza, dando un'ulteriore possibilità al cittadino e all'utente di comprendere meglio i servizi offerti, usandoli per il verso giusto. Credo si tratti di un modo per rendere competitivi anche i gestori telefonici.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Franzoso. Ne ha facoltà.

PIETRO FRANZOSO. Signor Presidente, ci accingiamo ad approvare un decreto-legge che ha ad oggetto misure per la tutela dei consumatori, per la promozione della concorrenza, per lo sviluppo delle attività economiche e per la nascita di nuove imprese. Noto che i mass media non si stanno interessando quasi affatto della nostra discussione e ciò rivela quale incisività abbia nel paese questo decreto-legge, quanto alle finalità che si vorrebbe proporre. Soltanto un quotidiano riporta una intervista al ministro Bersani, domandando, con ironia, dove siano finiti i liberali. Mi soffermo sull'argomento anche perché la nozione di liberalizzazione è importante e va di pari passo con la nozione di competitività. Tuttavia, quest'ultima non si sta verificando nel settore della telefonia fissa e nel campo della gestione delle reti. Dobbiamo ricordare, infatti, che affinché un'azienda possa ottenere una connessione alla rete di telefonia fissa devono trascorrere alcuni mesi, in attesa che la Telecom conceda la relativa autorizzazione. Nella fattispecie, oggi viene meno quanto il decreto-legge si pone come obiettivo, cioè la promozione della concorrenza e lo sviluppo delle attività economiche. Attualmente, i diversi operatori di telefonia mobile, quali Vodafone, Tim, Wind e così via, a causa di una sorta di concorrenzialità - che, almeno, dovrebbe essere tale - applicano sistemi tariffari diversificati l'uno dall'altro. Questo significa che tra Tim e Vodafone la tariffa è differente e che una tariffa altrettanto diversificata è applicata per la telefonia fissa e quella mobile.
Come affermava poc'anzi il collega D'Agrò, non costerebbe alcunché consentire agli utenti quanto meno di conoscere, al momento di effettuare una telefonata, quale sia l'operatore chiamato. In tal modo, chi sta chiamando si può rendere conto se sia utile continuare la chiamata oppure se sia meglio utilizzare un telefono che benefici di una tariffa agevolata rispetto a quella che sta per attivare. Certamente, questo significa andare incontro ai problemi dei costi, anche se in minima parte. Tuttavia, non vedo quale attinenza ci sia tra tutto ciò e la competitività a vantaggio dell'utente, nel momento in cui non poniamo in essere le condizioni minime che, con questo emendamento, si vogliono portare all'attenzione del Governo e del Parlamento. Questi aspetti minimi servono, quanto meno, alla concorrenza tra gestori, ai fini della applicazione delle migliori tariffe possibili a vantaggio degli utenti.
Mi rivolgo pertanto al Governo e al relatore perché riconsiderino la loro posizione, in modo da consentire a questi emendamenti di essere approvati, In tal modo, potremmo almeno assicurare, a beneficio degli utenti, le condizioni minime di concorrenzialità tra i gestori delle reti mobili che esistono nel mercato del nostro paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, condividiamo questi identici emendamenti e Pag. 72voglio anch'io sottoscriverli. Credo che essi siano vadano nella stessa direzione che richiamavo nel precedente intervento, cioè quella di una attenzione verso il consumatore. Credo che quest'ultima abbia ispirato l'intero testo sottoposto al nostro esame e al dibattito odierno. Ci sarà un altro momento, quando esamineremo il disegno di legge Bersani, per discutere delle liberalizzazioni.
Vorrei ricordare e sottolineare che i liberali, coloro che sono attenti ad un vero processo di liberalizzazione nel paese, sono qui, sono presenti e sono attenti alla volontà del Governo e della maggioranza per un confronto sereno. Sarà in quella sede che probabilmente svolgeremo un ampio dibattito e vi sarà la possibilità di discutere seriamente sul processo di liberalizzazione di questo paese.
Mi dispiace che non sia presente il ministro Bersani, ma lui è emiliano, come il sottoscritto, e sa bene cosa si intende dire in Emilia Romagna quando si parla di castagna e di marrone matto. La castagna è commestibile, il marrone matto, frutto dell'ippocastano, non è certamente un prodotto commestibile. Qui si spaccia per castagna un marrone matto, ossia si spaccia la volontà di andare verso i consumatori in un ottica di trasparenza - questo emendamento vuole proprio andare in questa direzione - con la velleità di qualcuno di spendere un disegno di legge come intenzione di avviare il processo di liberalizzazione.
In quest'ottica di confronto sereno, rispetto ad un passaggio importante quale l'attenzione al consumatore, credo che chiedere, come viene fatto con questi emendamenti, di avere una garanzia sugli operatori che colloquiano con l'utente (ossia un numero telefonico fisso o di cellulare per l'utente per interloquire e facilitare il rapporto tra il concessionario dell'utenza e l'utente stesso, che intende avere chiarezza in questo tipo di relazione commerciale) costituisca una richiesta totalmente neutra e facile da comprendere. Infatti, tale emendamento esprime la volontà di maggiore trasparenza e di chiarezza nei rapporti tra l'utente e il fornitore dell'utenza e non capisco questo accanimento terapeutico - se si vuole forzare il termine - da parte del relatore e della maggioranza nel dire comunque di no.
Sinceramente, non ho trovato argomentazioni valide da parte del relatore nel suo parere negativo rispetto ad un emendamento che va nel senso e nello spirito del decreto-legge che oggi stiamo discutendo.
Alleanza Nazionale voterà a favore degli identici emendamenti in esame ai quali chiedo di apporre anche la mia firma. È già presente la firma di un nostro autorevole esponente, l'onorevole Saglia.
Credo sia opportuno e doveroso da parte del relatore e della maggioranza un segnale di apertura, anche su elementi di dettaglio, come questo, ma che nascondono una sostanza, ossia una collocazione chiara del processo in atto e di maggior trasparenza tra il fornitore dell'utenza e l'utente stesso.
Spero e auspico, dopo gli interventi dei colleghi della Casa delle libertà, di ricevere una risposta positiva ed un cambiamento di posizione da parte del relatore, di cui veramente non comprendo la scelta di chiusura totale verso qualsiasi tipo di approccio nel senso descritto.
Pertanto, nel dichiarare la nostra adesione agli identici emendamenti in esame, attendiamo un segnale di novità e di rispetto da parte del relatore verso la nostra richiesta.

Sull'ordine dei lavori (ore 17).

GIUSEPPE COSSIGA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE COSSIGA. Signor Presidente, mentre noi, nel corso della mattinata, ci siamo occupati di ricariche telefoniche, è andato avanti sulla stampa un dibattito in relazione all'evolversi della situazione in Afghanistan.
Non più di mezz'ora fa il sottosegretario Forcieri ha comunicato, in una Pag. 73audizione alle Commissioni richiesta da una forza di maggioranza, in particolare, dall'onorevole Diliberto, che le nostre truppe non sarebbero impegnate in operazioni di attacco e, comunque, che sarebbero impegnate nel rispetto delle regole di ingaggio.
Siccome le regole di ingaggio, come è noto, non escludono le operazioni di combattimento, chiedo che il Governo venga a riferire e a chiarire se le nostre truppe in Afghanistan sono impiegate o meno, oggi, in operazioni di combattimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Informerò il Governo della sua richiesta.

TESTO AGGIORNATO AL 16 MARZO 2007

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2201-A)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fava. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, provo un po' di imbarazzo a ribadire quanto ho già espresso a più riprese nella parte antimeridiana della seduta. Stamani avevamo chiaramente espresso il nostro favore per una formulazione generale della disposizione che attiene alla trasparenza, se non alla concorrenza, che, come abbiamo avuto modo di dire, riteniamo poco pertinente rispetto all'evolversi della discussione ed alla natura dei provvedimenti stessi. Adesso non possiamo fare altro che ribadire il nostro favore per una formulazione che nella sostanza ricalca, pur divergendone leggermente, il mio emendamento 1.25, esaminato in chiusura della seduta antimeridiana.
Noi riteniamo che il significato principale della misura sia da individuare proprio nel meccanismo di trasparenza, dal quale dovrebbero discendere benefici per i consumatori. Ebbene, non può essere considerato avulso dal ragionamento il fatto che i consumatori siano messi in condizione di conoscere le compagnie telefoniche e le utenze che vengono di volta in volta utilizzate attraverso la telefonata.
Abbiamo già avuto modo di discutere la questione in Commissione, sede nella quale ci siamo sentiti rispondere che la contrarietà del relatore e della Commissione era dovuta principalmente alle seguenti ragioni tecniche: da un lato, non erano garantite la capacità e la possibilità di realizzare il servizio; dall'altro, non era certo che quanto da noi richiesto potesse essere assicurato senza produrre ulteriori costi ed oneri aggiuntivi. A quel punto, abbiamo desistito.
Stamani, il collega Allasia ha ricordato, nel suo ultimo intervento, che nei giorni successivi ci siamo prodigati per verificare la versione che ci era stata data in Commissione. Orbene, in occasione di tale verifica abbiamo appreso da soggetti tipicamente muniti della competenza per effettuare siffatte valutazioni che, al giorno d'oggi, le tecnologie non soltanto vi sono, ma possono anche essere applicate all'interruzione alla risposta piuttosto che ad altri meccanismi.
Allora, credo che giustamente la Commissione non abbia ritenuto utile, ai fini della formulazione del testo, addentrarsi nelle metodiche tecniche, nelle tecnologie (questo sicuramente non può essere il compito del legislatore in un provvedimento come quello al nostro esame); tuttavia, se tecnicamente la possibilità esiste, credo che andasse esperito quanto meno qualche ulteriore tentativo per verificare se sussistesse o meno la seconda delle possibilità che ho menzionato, ossia per verificare che dall'applicazione delle tecnologie in parola non scaturissero maggiori costi per i consumatori, perché, in tal caso, ciò si sarebbe tradotto in un danno e non in un beneficio per i consumatori medesimi (che non a caso continuo a definire «consumatori» e non «contraenti»; ma avremo modo di discuterne successivamente). Mi chiedo per quale motivo non si sia voluto, in queste due settimane Pag. 74trascorse dalla discussione in Commissione, cercare di approfondire il tema e di venirci incontro.
Essendo già stato respinto il mio emendamento 1.25, presumo che si vorrà tenere un atteggiamento simile sugli identici emendamenti in esame, malgrado la Commissione ed il relatore non ci abbiano fornito alcun ulteriore chiarimento o aggiornamento e nonostante che, alla fine, non abbiamo alcuna certezza in merito all'impossibilità di attuare ciò che avevamo chiesto. Ci era stato detto che non si poteva fare perché non ci sono le tecnologie e, invece, abbiamo verificato che...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIOVANNI FAVA. ... le tecnologie ci sono. In subordine, ci è stato detto che, comunque, anche se vi fossero state le tecnologie, il loro impiego avrebbe determinato maggiori costi per i consumatori.
Alla nostra seconda richiesta non è stata data risposta: mi auguro che il relatore voglia darla adesso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Saglia. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, intervengo per sottolineare l'importanza di questi identici emendamenti ed aggiungere una brevissima considerazione.
Della liberalizzazione abbiamo già parlato. Il provvedimento al nostro esame, che tra l'altro reca disposizioni in materia di ricarica nei servizi di telefonia mobile, è orientato soprattutto a ridurre l'impatto che hanno balzelli e voci di costo, che non sono giustificati dagli effettivi costi sostenuti dalle compagnie telefoniche.
L'emendamento in oggetto rappresenta un arricchimento del disegno complessivo di una maggiore trasparenza nel comportamento delle compagnie telefoniche. Il fatto che si possa conoscere l'operatore, con il quale si sta gestendo la chiamata, è un elemento in più per consentire al consumatore di poter raffrontare i diversi prezzi ed i diversi costi. Su questo terreno vi sono segnalazioni anche da parte dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato.
Quindi, credo che sia importante arrivare all'approvazione dell'emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedele, cui, tuttavia, non posso dare la parola perché ha già parlato sul complesso delle proposte emendative.

LUIGI FEDELE. Signor Presidente, vorrei intervenire sull'emendamento D'Agrò 1.27.

PRESIDENTE. L'emendamento D'Agrò 1.27 è identico all'emendamento Lazzari 1.201, che lei ha sottoscritto.

LUIGI FEDELE. Sì, ma l'emendamento 1.27 è diverso e vorrei intervenire a titolo personale.

PRESIDENTE. È identico all'altro, deputato Fedele. La prego di credere.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, come ho già fatto per l'emendamento dell'onorevole Fava, intervengo per aggiungere la mia firma agli identici emendamenti dei colleghi D'Agrò e Lazzari e per sottolineare che in realtà la chiusura del Governo su queste proposte emendative sembra paradossale, nel momento in cui, come giustamente sottolineava un collega della Lega, è necessario soltanto... Chiedo scusa al Governo, ma chiedo, se è possibile, che mi presti un po' di attenzione: forse sembra chiedere troppo al Governo e al relatore, se si chiede soltanto un po' di attenzione su questo argomento?
In realtà questo emendamento non comporta alcun genere di costo per le compagnie telefoniche, perché attraverso uno strumento tecnologico che si chiama ring back tones, ossia attraverso lo squillo dedicato, si può riuscire ad ottenere questo genere di informazione senza aggravi Pag. 75per le compagnie. Visto che l'emendamento non prevede costi per le compagnie, né sanzioni, ma soltanto un'indicazione di trasparenza pura nel mercato dell'utenza della telefonia mobile, sarebbe opportuno approvarlo.
Ci auguriamo che il Governo riesca a comprendere che si tratta di un emendamento che non ha bisogno di una copertura economica e garantisce i cittadini e i consumatori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.

FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, intervengo per segnalare come la questione sia controversa, esattamente come risulta dall'illustrazione dell'emendamento effettuata dall'onorevole D'Agrò.
Infatti, quest'ultimo, illustrando l'emendamento, ha segnalato la complessità della questione, dando atto che già oggi è possibile conoscere il numero chiamato ed il costo praticato (Commenti del deputato Baldelli) e ha provato ad individuare soluzioni, ipotizzando addirittura la trasformazione dello scatto alla risposta in un'offerta in grado di garantire questo tipo di informazioni.
Occorre precisare che non tutti i profili tariffari espongono il dato relativo allo scatto alla risposta. Quindi, la questione è piuttosto complicata.
Negli interventi successivi sempre sull'emendamento in questione è emerso quanto sia labile il confine tra l'individuazione di un comportamento trasparente, che gli operatori telefonici devono garantire a tutela dei consumatori, e la qualificazione di servizio aggiuntivo ed ulteriore; non vi è dubbio che un servizio per sua stessa natura comporta di essere sostenuto, risultando per ciò stesso oneroso.
Proprio alla luce di queste considerazioni e per evitare effetti collaterali, che potrebbero risultare addirittura più pesanti per l'utenza, vorrei proporre l'accantonamento degli identici emendamenti in esame, affinché possano essere approfondite eventuali formulazioni in grado di evitare gli effetti collaterali già segnalati nel corso del dibattito.

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore concorda.
Avverto che, non essendovi obiezioni, l'esame degli identici emendamenti D'Agrò 1.27 e Lazzari 1.201 deve intendersi accantonato.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Raisi 1.29 e Fava 1.30.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fava. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FAVA. Presidente, credo che nell'emendamento in esame, con una valenza apparentemente formale, stia tutto il ragionamento che dal nostro punto di vista ruota intorno all'articolo 1.
Noi continuiamo cioè a pensare - lo avevo anticipato nel mio intervento precedente - che si debba parlare di consumatori e non di semplice contraente: noi non ragioniamo in termini meramente contrattualistici. E continuiamo a pensarlo non perché esista una questione formale che ci appassiona, ma perché in questo modo, riconoscendo che di consumatori stiamo parlando, ci si può rivolgere, in quanto soggetti di diritti, direttamente alla normativa che regola i diritti dei consumatori stessi, in modo particolare alla legge n. 206 del 6 settembre 2005.
Riteniamo che ciò sia a maggiore tutela del soggetto che va a sottoscrivere un contratto, e, nel caso di specie, a chiedere un recesso anticipato piuttosto che un trasferimento. Dobbiamo uscire dalla logica, che ci vede interessati soltanto attraverso i comunicati stampa a quello che ci sta a cuore nei rapporti con i cittadini, cioè con quei soggetti che, nel bene o nel male, potrebbero avere un ritorno dalle nostre scelte in termini legislativi.
Dobbiamo una volta per tutte - lo avevamo presentato anche in Commissione e anche in quel caso ci era stato risposto negativamente - uscire da questa logica: non di un problema meramente contrattuale si tratta, ma di tutela.
Crediamo che vada fatta attenzione nel senso che il consumatore in quanto tale (con la definizione di consumatore Pag. 76inserita in modo espresso nel provvedimento si chiarirebbe una volta per tutte quale debba essere il regime cui assoggettare il contraente) debba essere tutelato; e per fare sì che questo avvenga in modo chiaro e inequivocabile, assoggettandolo ad una norma dello Stato, non dobbiamo giocare sulle definizioni. Stiamo parlando di un soggetto, che in questo caso è un contraente, quindi soggetto di un istituto giuridico, che viene citato in modo un po' asettico, mentre nella nostra filosofia sarebbe stato più utile parlare di «consumatore» perché questo è soggetto di diritti meglio normati, identificati e individuati.
In definitiva si deve trattare di trasparenza e discutere di concorrenza - come pretendete si debba fare - a vantaggio di un soggetto che immaginiamo sia quello più a cuore a tutti in questa fase della discussione, cioè quello delle fasce più deboli, perché alla base della scelta che ha originato questo tipo di provvedimento certamente non c'era la tutela dell'interesse delle fasce medio-alte, ma quella dell'interesse di una molteplicità di soggetti (giovani e anziani), che utilizzano allo stesso modo i contratti con il costo di ricarica addebitato. A quel punto è di «consumatori» che occorre parlare e di null'altro.
Se entriamo in questa logica, continuiamo a fare un servizio a questo Parlamento, che in questa fase vuole in un certo qual modo condividere. Abbiamo detto fin dall'inizio che condividiamo lo spirito e la finalità dell'articolo. Ci dividono alcune sfumature e alcune impostazioni, che forse sono di tipo politico ed appartengono anche alla sfera individuale dei soggetti che si sono occupati di questa vicenda e alle idee che ognuno di noi porta dentro di questo consesso.
Se, però, cominciassimo a convergere su questi temi, che sono quelli qualificanti del provvedimento, ad uscire da una logica di mera contrapposizione e a comprendere la bontà anche delle proposte dell'opposizione, con molta probabilità faremmo un buon servizio. Potremmo rendere più spedita la discussione ed avviarci alla conclusione dell'articolo 1, che sia il più possibile largamente condiviso, tanto più che, ripeto, fin dall'inizio abbiamo detto di condividerlo nella sostanza. Cerchiamo di fare modo che, oltre alla sostanza, ci siano anche fatti concreti e speriamo che ci sia la volontà da parte della maggioranza di venire incontro a noi su questo ragionamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Colgo anzitutto l'occasione per ringraziare il Governo per l'attenzione rispetto all'emendamento precedente: è un gesto di buon senso. Proprio per questo motivo, chiedo attenzione anche verso questo emendamento.
Chi mi ha preceduto lo ha spiegato correttamente: non si tratta solo di una questione semantica, ma c'è anche un'attenzione giuridica al tema oggetto della nostra discussione. È necessario specificare, infatti, che la disposizione è rivolta ai contratti stipulati dai consumatori e trae riferimento dalla legge 6 settembre 2005 n. 206, che reca una dettagliata disciplina a tutela degli stessi. È evidente quindi che la nostra richiesta non è faziosa o strumentale, ma vuole esprimere la volontà di dare maggiore garanzia proprio al consumatore e sottolineare, da questo punto di vista, l'importanza del cambiamento di quel termine, che apparentemente sembra semantico, ma che in realtà è importante sul piano giuridico, perché instaura un maggiore collegamento con la normativa vigente, il che consente una tutela maggiore del consumatore. Questa è la ragione per la quale credo che, anche in questo caso, ci possa e ci debba essere l'attenzione da parte del Governo su questa nostra richiesta, che va proprio nell'indirizzo di voler tutelare maggiormente il consumatore.
Anche noi siamo d'accordo con chi ha precedentemente sottolineato che sull'articolo 1 c'è da parte della minoranza una condivisione sui principi e sugli obiettivi. È Pag. 77chiaro che la presentazione di una serie di emendamenti sottolinea la volontà di modificare alcune sfaccettature, che possono essere facilmente accolte da parte del relatore e del Governo, come buona intenzione e come una volontà che può produrre anche su questo articolo un avvicinamento al momento del voto da parte della minoranza. Questo, però, deve avvenire attraverso una manifestazione di intenti e di reciproca volontà di andare a percorrere insieme quest'obiettivo. Questo emendamento serve a rafforzare la figura del consumatore, collegandola dal punto di vista normativo alla legge n. 206 del 2005.
Attendiamo, come è avvenuto con l'emendamento precedente, una buon gesto da parte del Governo e la condivisione da parte del relatore, proprio perché stiamo lavorando insieme sulla stessa strada, per cogliere l'obiettivo di tutela del consumatore nei rapporti con le società, che danno questo servizio di telefonia. Credo che ci siano tutte le condizioni per arrivare almeno ad un accantonamento di questo emendamento, per poi svolgere un dibattito generale su quelli adesso accantonati. Ringrazio fin da ora il Governo e il relatore se intendono, anche in questo caso, manifestare un orientamento analogo a quello già espresso in precedenza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Saglia. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, rinuncio ad intervenire.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Filippi. Ne ha facoltà.

ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente, mi corre l'obbligo di evidenziare che quella in esame non è una modifica volta a cambiare il senso dell'intero comma 3 dell'articolo 1 o dello stesso provvedimento. In questo caso, infatti, si chiede solamente ed esclusivamente di fare un po' più di chiarezza circa l'interpretazione del testo.
Ci domandiamo, quindi, se al relatore dia fastidio fare un po' di chiarezza. C'è da chiedersi, allora, se non si tratti di un brutto sintomo, vale a dire se non sia la spia del fatto per cui tutto ciò che viene proposto dall'opposizione...

PRESIDENTE. La prego di concludere...

ALBERTO FILIPPI. ...debba essere respinto a priori. Ritengo, dunque, che non si tratti di un modo corretto di procedere...

PRESIDENTE. Deve concludere, per favore!

ALBERTO FILIPPI. ...e che sia, comunque, un modo miope di gestire...

PRESIDENTE. Grazie...!

ALBERTO FILIPPI. ...l'esame del provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, desidero intervenire brevemente per rimarcare un concetto. Si continua, infatti, ad ipotizzare che vi sia la possibilità di discutere il provvedimento in esame in maniera serena e senza pregiudiziali. Vorrei evidenziare, tuttavia, una questione che mi sembra molto semplice.
Infatti, scrivere «contraente» anziché «consumatore» non è banale: al di là del «burocratese» - che dà fastidio a numerosi cittadini -, vogliamo rammentare che il titolo del provvedimento in esame è «misure urgenti per la tutela dei consumatori», non «dei contraenti»! Ci vuole poco, a nostro avviso, per lanciare un piccolo segnale di disponibilità e di rispetto nei confronti di chi, come al solito, paga!

Pag. 78

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedele. Ne ha facoltà.

LUIGI FEDELE. Signor Presidente, vorrei dire che, per la verità, non riusciamo a comprendere la ratio per la quale il Governo ed il relatore non vogliono consentire l'approvazione degli identici emendamenti in esame, permettendo di modificare il testo del presente decreto-legge. Vorrei peraltro evidenziare che, nell'ambito di un provvedimento che si prefigge la tutela dei consumatori, mi sembra normale sostituire la parola «contraente» con il termine «consumatore»!
Auspico, quindi, che anche in questo caso il Governo, come già fatto in occasione dell'esame degli identici emendamenti D'Agrò 1.27 e Lazzari 1.201 (che abbiamo presentato perché mirano anch'essi alla tutela dei consumatori), riveda il proprio orientamento. Infatti, si tratta non di una misura eccezionale, bensì di un intervento nell'interesse di quei consumatori che voi, a parole, sostenete di voler tutelare.
Pertanto, anche il nostro gruppo, come hanno già fatto egregiamente i colleghi che mi hanno preceduto, chiede che gli identici emendamenti Raisi 1.29 e Fava 1.30 vengano approvati, oppure che siano accantonati, per essere trattati nel prosieguo del dibattito (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, intervengo per ribadire il parere contrario sugli identici emendamenti in esame. Vorrei rilevare che, quando si tratta di contratti, si parla di «contraenti»; tuttavia, volendo sottilizzare, mi domando se, una volta sostituita la parola «contraente» con la parola «consumatore», le aziende o i giovani in possesso di partita IVA debbano essere definiti «consumatori» o «contraenti».
Pertanto, dal momento che la disposizione in oggetto è rivolta al complesso dei contratti telefonici, ritengo la parola «contraente» il termine più giusto da adoperare (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, intervengo per rimarcare il nostro orientamento. A nostro avviso, infatti, chi stipula un contratto è un «contraente», ma chi consuma è un «consumatore»!
Noi abbiamo voluto precisare questo concetto con l'emendamento in esame, perché crediamo che la velocità che ha contraddistinto la presentazione della proposta del relatore in Commissione - e anche in Assemblea - abbia causato in alcuni punti delle lacune.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Raisi 1.29 e Fava 1.30, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 459
Votanti 357
Astenuti 102
Maggioranza 179
Hanno votato
109
Hanno votato
no 248).

Prendo atto che la deputata Dato non è riuscita a votare.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Raisi 1.35.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Raisi. Ne ha facoltà.

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ENZO RAISI. Sono contento che sia entrato il collega Gasparri e che quindi possa intervenire su questo emendamento. Sottolineo che è necessario sopprimere l'obbligo, previsto dalla disposizione del comma 3 dell'articolo 1, di trasferire presso altro operatore il numero telefonico, in quanto tale previsione è già inserita nel decreto legislativo n. 259 del 2003. Ci troviamo di fronte ad una disposizione che ha già una sua collocazione normativa e quindi riteniamo oggettivamente inutile rimarcarla in questo passaggio del decreto-legge.
Oltre all'aspetto normativo, vorrei anche evidenziare come sia il rappresentante del Governo sia il relatore potrebbero riflettere sulla possibilità di eliminare tale passaggio, dal momento che abbiamo già una normativa che prevede tale misura e - lo ripeto - sarebbe pertanto del tutto inutile riproporla in questa sede. È possibile fare le verifiche necessarie e, se vi fossero dubbi, sarebbe opportuno quantomeno accantonare l'emendamento che si sta per votare. Tuttavia, ritengo che le spiegazioni appena date siano sufficientemente chiare per comprendere la necessità di votare a favore del mio emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Raisi 1.35, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 470
Votanti 420
Astenuti 50
Maggioranza 211
Hanno votato
165
Hanno votato
no 255).

Prendo atto che la deputata Dato non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Baldelli 1.42 e Raisi 1.44, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 475
Votanti 456
Astenuti 19
Maggioranza 229
Hanno votato
201
Hanno votato
no 255).

Prendo atto che la deputata Dato non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento D'Agrò 1.208.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Agrò. Ne ha facoltà.

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, questo emendamento è simile al successivo che andremo a votare, il mio emendamento 1.209. Dunque, intervengo ora anche con riferimento a quest'ultimo emendamento.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 17,28).

LUIGI D'AGRÒ. Il problema è il termine del subentro: la compagnia che viene disdettata da un utente trascina il più in là possibile la chiusura dell'utenza. Con il mio emendamento 1.209 si definisce un termine più lungo e, nel caso in cui non sia possibile portarlo da trenta a quarantacinque giorni come previsto dal mio emendamento 1.208, si fa riferimento a trenta giorni lavorativi. In tal modo, chi subentra ha il tempo effettivo di dare all'utente la possibilità di essere immediatamente Pag. 80collegato, senza dover attendere ed avere - per così dire - «vuoti» di chiamate.
Capisco che il termine di quarantacinque giorni potrebbe essere inteso come una dilazione. Tuttavia, visto che il provvedimento prevede trernta giorni, se essi vengono intesi come lavorativi, probabilmente facciamo in modo che anche gli operatori subentranti siano certi del tempo necessario per subentrare nell'utenza disdettata.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Agrò 1.208, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 469
Votanti 445
Astenuti 24
Maggioranza 223
Hanno votato
194
Hanno votato
no 251).

Prendo atto che le deputate Dato e Nicchi non sono riuscite ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento D'Agrò 1.209.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, come il mio presidente, dichiaro che a titolo personale intendo astenermi. Tuttavia, non so se il gruppo avrà la mia stessa posizione. Secondo noi non è corretto che a pagare le spese (in senso buono) siano i cittadini contraenti dei contratti di telefonia. Ora è opportuna una semplificazione. Vorrei ritornare sull'emendamento accantonato in precedenza, relativo alla semplificazione e all'accertamento puntuale, preciso dei costi di telefonia. Ebbene, chi di noi non ha un telefonino che permette di calcolare il costo della chiamata? Lo abbiamo tutti; tuttavia è necessario inserire il dato. Il problema è quello che non si capisce mai quale sia il dato da inserire. Che ci voglia tempo per fare questo....

PRESIDENTE. Onorevole Garavaglia, se lei, come ha dichiarato, parla a titolo personale, ha a disposizione soltanto un minuto di tempo, già scaduto.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, parlo a nome del gruppo. Ho solo espresso la mia opinione personale; tuttavia so che essa è condivisa anche dal gruppo perché in proposito mi sono confrontato.

PRESIDENTE. Onorevole Garavaglia, lei sa che quando si dice di intervenire a titolo personale, scatta un particolare meccanismo.

MASSIMO GARAVAGLIA. No problem! Dicevo che il punto è quello di sapere esattamente quanto costa telefonare. Non è corretto che si conceda ulteriore tempo per arrivare a questa decisione. Non è con l'escamotage dei giorni lavorativi, escludendo il sabato e la domenica, che si guadagna tempo e, per così dire, si manda lontano la palla. Se vogliamo fare questa cosa, facciamola una volta per tutte e che il Governo si impegni davvero, anche se non sarebbe compito suo, bensì dell'Autorità. Tuttavia, a questo punto non fa nulla. Se si è presa questa piega, ci si impegni davvero ad inserire chiaramente nei contratti quanto costa telefonare. Infatti, è stato tolto - e va bene - il costo della ricarica. Probabilmente rimarrà lo scatto alla risposta; infatti, se togliete anche questo, saltano i due operatori più piccoli, ovvero Tre e Wind, con conseguenti problemi occupazionali. Non me ne vogliano i colleghi di sinistra, tuttavia è un dato di fatto.
Quindi, non spariamo ancora e con più intensità sugli operatori per evitare problemi Pag. 81più grandi di quelli che già esistono. Tuttavia, bisogna arrivare a dare un messaggio di trasparenza e chiarezza. Pertanto, auspico che emerga chiaramente questo costo nei tempi stabiliti, senza ulteriori dilazioni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Agrò 1.209, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 461
Votanti 439
Astenuti 22
Maggioranza 220
Hanno votato
191
Hanno votato
no 248).

Prendo atto che le deputate Mura e Dato non sono riuscite ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Proietti Cosimi 1.212, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 464
Votanti 444
Astenuti 20
Maggioranza 223
Hanno votato
195
Hanno votato
no 249).

Prendo atto che i deputati Buontempo e Mura non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Avverto che l'emendamento Fava 1.205 è stato ritirato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lazzari 1.221.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lazzari. Ne ha facoltà.

LUIGI LAZZARI. Signor Presidente, l'emendamento soppressivo del comma 4 dell'articolo 1 in sostanza non incide sulla struttura dell'articolo stesso. Esso è stato presentato da parte nostra perché l'intero capitolo sulle Autorità forse dovrebbe essere preso nuovamente in considerazione. Esiste infatti una serie di emendamenti successivi che vanno in questa direzione. Tuttavia, approfitto del mio intervento per ribadire un altro concetto che pure merita di essere riproposto all'Assemblea e a tutti coloro che ci ascoltano.
Abbiamo sottaciuto sino a questo momento un altro problema che riguarda l'articolo 1, che pure è stato già sollevato: quello dei costi che questo articolo può comportare ed i suoi riflessi sulle entrate e sul bilancio pubblico dello Stato. La Commissione bilancio aveva posto il problema di un eventuale minore gettito dell'IVA. Voglio ricordare a tutti quanti che la risposta del Governo è stata veramente strana e merita di essere conosciuta per rifletterci sopra. Il Governo, rispetto all'obiezione di un'eventuale diminuzione del gettito dell'IVA per effetto del mancato pagamento dei costi di ricarica, ha risposto che le aziende avrebbero comunque rimodulato le loro offerte e, alla fine, non vi sarebbe stata incidenza su una diminuzione eventuale del gettito dell'IVA.
Sollevo la questione perché deve essere chiaro a tutti che nessuno di noi ha voluto contestare l'articolo 1, e che presentarlo nei termini in cui viene presentato da parte della maggioranza, come se effettivamente dovesse portare chissà quali risultati sia un errore, di serietà prima di tutto e anche di rispetto per i consumatori. Il Governo, infatti, sa, in quanto lo ha già affermato, che non vi sarà riduzione di gettito IVA per la semplice ragione che i costi delle ricariche telefoniche saranno pari a quelli attualmente sostenuti dai clienti. Magari, invece di pagare i cinque euro iniziali pagheranno sotto un'altra Pag. 82forma: scatto alla risposta o rimodulazione delle offerte.
Quando si esce sui giornali, quando si parla all'opinione pubblica, qualcuno di voi dovrebbe essere più rispettoso e ricordare questo aspetto. Peggio ancora, se mi è consentito, vorrei ricordare che noi avevamo presentato l'emendamento 1.200 a prima firma Conte, con il quale stabilivamo esplicitamente che non doveva derivare una diminuzione del gettito dell'IVA dall'applicazione dell'articolo 1. Anche in questo caso l'emendamento è stato dichiarato inammissibile. Qualcuno mi spieghi il perché, dal momento che esso stabilisce ciò che esplicitamente il Governo ha riferito in Commissione bilancio. Noi volevamo fare in modo che tale previsione fosse contenuta all'interno del provvedimento.
Tutto ciò è strano: se il Governo lo afferma in Commissione bilancio ha detto la verità, mentre se lo affermiamo noi sotto forma di emendamento stiamo dicendo una sciocchezza che non merita neanche di essere ospitata in discussione e viene dichiarata inammissibile.
Su questo tema forse un pò di serietà in più non guasterebbe ed eviterebbe di imbrogliare i consumatori.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lazzari 1. 221, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 461
Votanti 443
Astenuti 18
Maggioranza 222
Hanno votato
193
Hanno votato
no 250).

Prendo atto che i deputati Mura e Boato non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lazzari 1. 203, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 451
Votanti 441
Astenuti 10
Maggioranza 221
Hanno votato
195
Hanno votato
no 246).

Prendo atto che la deputata Mura non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sanga 1. 302, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 463
Votanti 461
Astenuti 2
Maggioranza 231
Hanno votato
452
Hanno votato
no 9).

Prendo atto che la deputata Dato non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Il successivo emendamento Raisi 1. 58 è assorbito dall'approvazione dell'emendamento Sanga 1.302.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fedele 1.61.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lazzari. Ne ha facoltà.

LUIGI LAZZARI. Chiedo scusa, Presidente, ma avevo preannunciato che avremmo parlato dell'Autorità. Gli emendamenti Lazzari 1.203, che abbiamo già votato, Fedele 1.61, ora in esame, e Lazzari Pag. 831.204 tentano di ridefinire la centralità dell'Autorità su questa materia. È uno sforzo che noi abbiamo compiuto in forma emendativa. Mi dispiace che ci sia un parere contrario su di essi, perché ritengo che la strada maestra doveva essere quella di investire l'Autorità in merito alla definizione dei percorsi e all'applicazione dei principi sanciti nella norma e soprattutto quella di farla tornare ad essere centrale in queste decisioni che andiamo ad assumere, perché mi sembra che di fatto è come se avessimo espropriato l'Autorità dei suoi compiti e delle sue prerogative.
Ebbene, questi emendamenti tendevano a raggiungere questo obiettivo. Mi pare che invece non ci sia stato nemmeno un approfondimento. Di questo ci lamentiamo ed invitiamo i colleghi a votare a favore dell'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FAVA. Questa mi sembra l'ennesima singolarità di questa discussione paradossale, alla quale abbiamo partecipato oggi. L'emendamento in oggetto è un emendamento di buon senso. Non capisco come possa incontrare il parere contrario della Commissione il voler stabilire che dalla soppressione dei contributi per la ricarica non debbano derivare aumenti sui piani tariffari e che per realizzare tale obiettivo possano contribuire gli organismi di vigilanza con il proprio lavoro. Sinceramente, sono anche un po' in difficoltà a dover spiegare e giustificare delle posizioni, che sono assolutamente di buonsenso, condivise e condivisibili cioè delle posizioni che non dovrebbero nemmeno essere oggetto di una discussione.
Mi sembra che nell'arco di tutta questa giornata si sia discusso da una parte in modo costruttivo, ma dall'altra si sia sistematicamente parlato con un muro, ad eccezione di un episodio che ha visto protagonista il quasi sempre distratto rappresentante del Governo. Qui siamo di fronte ad un emendamento, che dice espressamente che l'Autorità provvede a verificare che gli operatori di telefonia mobile, in conseguenza della soppressione dei contributi per la ricarica, non aumentino ingiustificatamente altre componenti di costo o le tariffe o i costi in altri settori. Se anche questo deve essere oggetto di un parere contrario, non so allora di cosa stiamo discutendo!
Una delle preoccupazioni che ci siamo posti fin all'inizio della discussione di questo provvedimento in Commissione è stata quella della tutela del consumatore. Allora, se vogliamo tutelare il consumatore - o meglio il contraente, perché ormai il consumatore è un termine superato dagli eventi -, dobbiamo fare in modo che queste tutele siano in qualche modo garantite dallo strumento legislativo. Qui non esiste un regime sanzionatorio vero e proprio. Esistono troppe contraddizioni e troppi punti oscuri in questa formulazione, per convincerci del fatto che si voglia assolutamente, in buona fede, con serietà e con sincerità, perseguire questo obiettivo.
Io sono fermo ad una mia impressione di questa mattina, che non è sostanzialmente modificata, ed è quella per la quale qui si fa propaganda, punto e basta! Questi provvedimenti servono solo ed esclusivamente a far comparire qualche esponente del Governo sui giornali, in un contesto diverso da quello che vi è solito, cioè il contesto del disastro politico! Serve a farvi apparire in un contesto, che vi vuole innovatori di non si sa che cosa! o in un contesto, che vi vuole difensori di non si sa chi! Ma se alla fine non si vuole, con energia e con sincerità, scegliere di tutelare i consumatori e se ci si oppone a qualcosa di assolutamente ragionevole, vuol dire che qui c'è qualcosa che non quadra. Vuol dire che questa è solo demagogia e propaganda!
Cosa sta alla base di questa interpretazione e di questo ragionamento del Governo? Mi sto scaldando su emendamenti degli altri, perché ormai abbiamo visto qual è l'atteggiamento del Governo sugli emendamenti presentati dalla Lega: nella quasi totalità, eccetto uno - per l'intervento peraltro del presidente della Commissione -, sono stati o giudicati inammissibili Pag. 84oppure hanno potuto fregiarsi del parere contrario del relatore. Ma io non posso pensare che qualcuno in quest'aula creda che tutto quello che abbiamo proposto sia fuori logica o non sia di buonsenso! Credo invece che ci sia una volontà politica di emarginare le posizioni, seppur ragionevoli, di una parte di questo Parlamento e credo che questa volontà politica debba essere assolutamente stigmatizzata.
Lo dico al Presidente perché in questa sede non c'è il dialogo, non si parla più di niente. Tutti hanno fretta di andare a casa o aspettano che arrivi qualcuno a dire che tra poco si porrà la questione di fiducia, in modo da poter avere 24 ore di tempo per dedicarci a qualcos'altro. Mi chiedo come si possa continuare la discussione in queste condizioni e, soprattutto, come qualcuno possa giustificare il parere contrario sull'emendamento Fedele 1.61 (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saglia. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, l'emendamento Fedele 1.61, che anch'io ho sottoscritto, pone una questione dirimente. Più volte abbiamo sollecitato in Commissione un chiarimento sul fatto che questo decreto-legge, e in particolare l'articolo 1 relativo alle ricadute telefoniche, non comporti oneri per le finanze dello Stato, che deve restare così. Tuttavia, in Commissione bilancio il rappresentante del Ministero del tesoro, a precisa domanda sul trasferimento dei costi di ricarica in tariffa o in bolletta, ha risposto che non vi sarebbe stata alcuna varianza di gettito. È evidente, quindi, che una misura di questo tipo, seppur importante e positiva - e noi, ovviamente, la condividiamo nella ratio -, avrebbe necessariamente portato ad un aggravio per l'erario dello Stato. Nonostante questo, il Ministero del tesoro, dicendo che non vi sarebbe stata varianza di gettito, ha implicitamente ammesso che le compagnie telefoniche, non subendo alcun danno da questo intervento normativo, avrebbero di fatto scaricato altrove questo costo.
L'emendamento Fedele 1.61 è un punto chiarificatore perché stabilisce con norma l'impossibilità per le compagnie telefoniche di caricare altrove questo balzello o, quanto meno, fa riferimento alla vigilanza da parte dell'autorità competente.
Quindi, l'approvazione di questo emendamento è estremamente importante. Naturalmente, è sostenuto dal mio gruppo, ma ci auguriamo davvero che, se le intenzioni della maggioranza sono - come immaginiamo - di portare effettivamente un beneficio all'utente delle compagnie telefoniche, si possa addivenire all'approvazione di questo emendamento, perché, altrimenti, ci ritroveremo con un'operazione solo ed esclusivamente di maquillage, che non porterà alcun beneficio agli utenti della telefonia mobile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'emendamento Fedele 1.61. Inizialmente sembrava talmente ininfluente e così scontato che abbiamo detto: come fanno a dire di «no» ad una simile proposta emendativa? Da quando si è discusso delle liberalizzazioni, in tutti i titoli dei giornali si è sempre parlato banalmente solo del costo della ricarica, come se fosse la soluzione dei problemi del paese. Noi abbiamo sempre detto che si trattava di una semplificazione, ma poi, alla fine, le tariffe sarebbero aumentate. In questo caso, non si dice agli operatori di non aumentare le tariffe perché sappiamo che, poi, le dovranno aumentare; invece, si dice che l'Autorità deve verificare e non imporre di non farlo, e che gli aumenti almeno non siano ingiustificati. Va bene che è tardi, che abbiamo fretta e che si deve porre la questione di fiducia, ma è possibile che siamo qui a scaldare la sedia? Come si fa a dire di «no» ad un simile emendamento?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sanga. Ne ha facoltà.

Pag. 85

GIOVANNI SANGA. Signor Presidente, intervengo per ricordare, a fronte di tutto il dibattito che si sta sviluppando, che già nel mio emendamento 1.302 abbiamo chiarito, in modo quasi definitivo, il ruolo delle Autorità; anzi, abbiamo previsto un rafforzamento del ruolo delle Autorità di garanzia, stabilendo che, anche per il caso di questo articolo, si faccia riferimento alle sanzioni già previste dall'attuale ordinamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, il parere contrario del Governo su questo emendamento conferma quanto noi abbiamo già denunciato: l'Esecutivo ha chiaramente messo in conto l'ipotesi dell'aumento delle tariffe per gli utenti che facciano ricorso alle ricariche per gli utilizzi telefonici. Quindi, lo ripeto, il Governo ha messo in conto che, sopprimendo i costi per le ricariche, le compagnie avrebbero potuto rifarsi attraverso aumenti tariffari.
Da questo punto di vista, ci sorprende l'ipocrisia del Governo, come ci sorprende che si continui a tenere un atteggiamento che tende a «sventolare» liberalizzazioni e nuove concorrenze. In questo senso, l'aumento delle tariffe non solo è previsto, ma viene addirittura addotto da parte della maggioranza come copertura ai mancati introiti dell'IVA, conseguenti alla cessazione dei proventi sulle ricariche.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Franzoso. Ne ha facoltà.

PIETRO FRANZOSO. Intervengo solo per sottolineare che sembra anacronistico il non voler accogliere questo emendamento, perché ciò significa voler dare ragione a chi, nei giorni scorsi, sosteneva che per quanto concerne la parte fissa la riduzione era una scusante: qualcuno ha affermato che si tratta di un'operazione di facciata.
Non parliamo di competitività, di concorrenza tra operatori, ma almeno applichiamo quello che prevede il decreto-legge, cioè la tutela del consumatore! Proprio per questo è stato presentato l'emendamento in questione, perché attraverso di esso si vuole impedire l'aumento ingiustificato di altre componenti di costo, delle tariffe o dei costi in altri settori. Ciò significa tutelare il consumatore, a meno che non ci troviamo di fronte soltanto ad una cortesia di facciata, che mira ad abbattere alcuni costi per poi farli rientrare, come si suol dire, dalla finestra.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Uggè. Ne ha facoltà.

PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, anch'io voglio aggiungere la mia firma a questo emendamento, perché mi pare che esso miri a dare certezza di garanzie ai consumatori.
Non comprendo le ragioni per le quali non si intenda chiarire esplicitamente che da parte dell'Autorità si potrà intervenire, in conseguenza della soppressione dei contributi, per evitare che si verifichino aumenti ingiustificati rispetto ad altre componenti di costo delle tariffe. Questa è la differenza, collega Sanga, con la proposta emendativa approvata in precedenza. Queste sono le ragioni per le quali ritengo che, se vogliamo veramente approvare un provvedimento che tuteli i consumatori, sia indispensabile votare a favore di questo emendamento, che in fondo non cambia assolutamente molto, ma dà garanzia ai consumatori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, sottoscrivo anch'io l'emendamento in questione, anche se si può sicuramente riconoscere che l'emendamento Sanga 1.302, approvato in precedenza, potrebbe risultare analogo. Essendo, comunque, troppo arzigogolato si potrebbe aggirare la norma; tra l'altro, conoscendo le compagnie telefoniche, che non sono istituti di Pag. 86beneficenza, noi vorremmo rafforzare con questo emendamento la norma, in modo che non si verifichi in futuro un aumento dei costi e dei prezzi per gli utenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Verro. Ne ha facoltà.

ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Intendo anch'io aggiungere la mia firma a questo emendamento. In ogni caso, signor Presidente, vorrei dirle che l'insistenza dimostrata da molti parlamentari su questo tema non è strumentale, in quanto il problema è essenziale rispetto all'eventuale aumento delle tariffe.
Vorrei che il sottosegretario, anziché leggere il giornale, desse risposta alle questioni che molto compiutamente i miei colleghi hanno finora posto. Quindi, insisto formalmente affinché il Governo spieghi perché sia contrario all'approvazione di questa proposta emendativa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bodega. Ne ha facoltà.

LORENZO BODEGA. Signor Presidente, anch'io interverrò brevemente per evidenziare uno stato di disagio dinanzi ad un ostinato atteggiamento della maggioranza nel non voler approvare una proposta emendativa, che tende comunque a chiarire inequivocabilmente una situazione altrimenti poco chiara.
L'onorevole Saglia ha dichiarato che, con l'approvazione dell'emendamento 1.302, è stata risolta definitivamente l'intera questione; non sono tuttavia d'accordo e manifesto, per l'appunto, il disagio avvertito dinanzi all'ostinata tendenza a non voler comunque approvare questo emendamento migliorativo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Provera. Ne ha facoltà.

MARILDE PROVERA. Signor Presidente, vorrei invitare tutti i colleghi a prendere atto del fatto che ci troviamo dinanzi ad una proposta propagandistica in quanto già oggi, siccome il decreto ha immediato vigore - fortunatamente per tutte le persone che ne possono godere - la gente paga di meno in quanto, da un lato, non deve più sostenere questi costi e, dall'altro, non vi sono stati altri aumenti (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania). In più...

SIMONE BALDELLI. Te ne accorgerai!

PRESIDENTE. Colleghi, per favore...

MARILDE PROVERA. Tanto proseguo lo stesso, sono qui apposta! Siamo qui per raccontarcela, finché non l'abbiamo capita!
Con l'approvazione dell'emendamento Sanga 1.302, si affida all'autorità istituzionalmente preposta il controllo in rapporto ai commi 1, 2 e 3 dell'articolo, proprio per evitare aumenti dei costi ingiustificati.
Se poi osserviamo che le autorità non servono, apriamo un altro dibattito (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fedele 1.61, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 448
Votanti 446
Astenuti 2
Maggioranza 224
Hanno votato
205
Hanno votato
no 241).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lazzari 1.204...Pag. 87
Revoco l'indizione della votazione in quanto ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli.
Prima di dare la parola al collega, vorrei fare osservare che, come vedete, procedo lentamente e non posso revocare in continuazione le votazioni: chiedete per tempo la parola!
Prego, onorevole Baldelli, ha facoltà di parlare.

Testo sostituito con l'errata corrige del SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, è ovvio che su emendamenti così importanti non sì può non intervenire (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo).
Peraltro, l'importanza è relativa; riteniamo che questo sia un emendamento importante per alcuni motivi. Intanto, già altri colleghi - tra cui l'onorevole Della Vedova, con grande opportunità - rilevavano come proprio la rubrica dell'articolo 1 del decreto avesse il seguente tenore: «Ricarica nei servizi di telefonia mobile, trasparenza e libertà di recesso dai contratti con operatori telefonici, televisivi e di servizi Internet».
Quindi, il discorso sulla ricarica dovrebbe essere a se stante rispetto alla libertà di recesso ed alla trasparenza dei contratti; ciò, se si dovesse rimanere nell'ambito dell'attinenza alla rubrica dell'articolo. Inoltre, l'emendamento riguarda in particolar modo la parte dei servizi erogati dagli operatori di reti televisive; ebbene, esistendo un'authority, che ha competenza sulla materia, evidentemente si può demandare proprio ad essa l'applicazione della normativa, nonostante - lo ribadisco - quest'ultima sia stata introdotta in maniera surrettizia in violazione della rubrica stessa dell'articolo. Peraltro, la violazione della rubrica dell'articolo ha costituito, in questa sede, anche un criterio di valutazione nel giudizio di estraneità di materia. Ritengo quindi che, a fronte di ciò, demandare all'authority l'adozione di un apposito regolamento, che chiaramente dovrà ispirarsi alle disposizioni della legge, sia quanto meno opportuno.
Ritengo dunque che il parere contrario del Governo sia da rivedere. Non possiamo scrivere provvedimenti, come quello al nostro esame, sulla base delle indicazioni che arrivano dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato e non prestare fede all'attività, al comportamento, alle direttive di un'altra authority, come quella delle garanzie nelle telecomunicazioni. Non possiamo «scopiazzare» gli articoli del dottor Giavazzi trasformandoli addirittura in un decreto-legge e non ascoltare le esigenze degli operatori del settore.
Una decretazione d'urgenza, i cui profili e le cui fondatezza sono da dimostrare, per forza di cose pone il legislatore di fronte ad un intervento contingentato nei tempi, che non può che essere ridotto in termini di approfondimento e di analisi.
Riteniamo che l'Authority delle garanzie nelle telecomunicazioni sia l'interlocutore ideale per un approfondimento normativo competente su attività di questo genere. Consideriamo la nostra una proposta di buonsenso. È questa la ragione per la quale ho assunto l'onere di illustrare l'emendamento dei colleghi, perché, avendo presentato altri emendamenti ed essendo intervenuto sul complesso di essi, su quello in discussione avevo specificamente facoltà di intervenire.
Ritengo che il relatore, onorevole Lulli, e il Governo dovrebbero serenamente ripensare al parere espresso sull'emendamento in esame, che riteniamo una proposta - ripeto - di buonsenso, che valorizza l'attività di un'authority, che non è meno importante, meno legittimata e meno autorevole di quella garante della concorrenza e del mercato.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, è ovvio che su emendamenti così importanti non sì può non intervenire (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo).
Peraltro, l'importanza è relativa; riteniamo che questo sia un emendamento importante per alcuni motivi. Intanto, già altri colleghi - tra cui l'onorevole Della Vedova, con grande opportunità - rilevavano come proprio la rubrica dell'articolo 1 del decreto avesse il seguente tenore: «Ricarica nei servizi di telefonia mobile, trasparenza e libertà di recesso dai contratti con operatori telefonici, televisivi e di servizi Internet».
Quindi, il discorso sulla ricarica dovrebbe essere a se stante rispetto alla libertà di recesso ed alla trasparenza dei contratti; ciò, se si dovesse rimanere nell'ambito dell'attinenza alla rubrica dell'articolo. Inoltre, l'emendamento riguarda in particolar modo la parte dei servizi erogati dagli operatori di reti televisive; ebbene, esistendo un'authority, che ha competenza sulla materia, evidentemente si può demandare proprio ad essa l'applicazione della normativa, nonostante - lo ribadisco - quest'ultima sia stata introdotta in maniera surrettizia in violazione della rubrica stessa dell'articolo. Peraltro, la violazione della rubrica dell'articolo ha costituito, in questa sede, anche un criterio di valutazione nel giudizio di estraneità di materia. Ritengo quindi che, a fronte di ciò, demandare all'authority l'adozione di un apposito regolamento, che chiaramente dovrà ispirarsi alle disposizioni della legge, sia quanto meno opportuno.
Ritengo dunque che il parere contrario del Governo sia da rivedere. Non possiamo scrivere provvedimenti, come quello al nostro esame, sulla base delle indicazioni che arrivano dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato e non prestare fede all'attività, al comportamento, alle direttive di un'altra authority, come quella delle garanzie nelle telecomunicazioni. Non possiamo «scopiazzare» gli articoli di Francesco Gavazzi trasformandoli addirittura in un decreto-legge e non ascoltare le esigenze degli operatori del settore.
Una decretazione d'urgenza, i cui profili e le cui fondatezza sono da dimostrare, per forza di cose pone il legislatore di fronte ad un intervento contingentato nei tempi, che non può che essere breve in termini di approfondimento e di analisi.
Riteniamo che l'Authority delle garanzie nelle telecomunicazioni sia l'interlocutore ideale per un approfondimento normativo competente su attività di questo genere. Consideriamo la nostra una proposta di buonsenso. È questa la ragione per la quale ho assunto l'onere di illustrare l'emendamento dei colleghi, perché, avendo presentato altri emendamenti ed essendo intervenuto sul complesso di essi, su quello in discussione avevo specificamente facoltà di intervenire.
Ritengo che il relatore, onorevole Lulli, e il Governo dovrebbero serenamente ripensare al parere espresso sull'emendamento in esame, che riteniamo una proposta - ripeto - di buonsenso, che valorizza l'attività di un'authority, che non è meno importante, meno legittimata e meno autorevole di quella garante della concorrenza e del mercato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lazzari 1.204, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 88

(Presenti 464
Votanti 463
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato
214
Hanno votato
no 249).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Zunino 1.0200, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

MAURIZIO GASPARRI. Chiedo di parlare!

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 459
Votanti 439
Astenuti 20
Maggioranza 220
Hanno votato
435
Hanno votato
no 4).

Prendo atto che il deputato Vichi non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ruggeri 2.300.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gasparri. Ne ha facoltà.
Mi dispiace, ma non ho potuto darle la facoltà di parlare precedentemente.

MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, colgo l'occasione dell'emendamento in esame per dire che l'articolo aggiuntivo precedentemente votato propone la proroga delle licenze telefoniche UMTS di terza generazione. È una valutazione che abbiamo condiviso, in quanto riteniamo che, a fronte del pagamento di ben 5 mila miliardi di vecchie lire delle licenze (a tale prezzo furono pagate dalle società telefoniche nel 1999), il ritorno economico non sia stato ancora adeguato.
Anni fa al Governo abbiamo già prorogato le licenze telefoniche e ritengo che tale possibilità sia giusta, in una fase, peraltro, in cui il mercato delle telecomunicazioni, della telefonia in particolare, è attraversato da fenomeni e problematiche rilevanti.
Ringrazio il Presidente per aver potuto parlare, anche se impropriamente, in occasione dell'esame dell'emendamento successivo, per motivare il voto a favore del gruppo di Alleanza Nazionale sull'articolo aggiuntivo Zunino 1.0200.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ruggeri 2.300, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 465
Votanti 464
Astenuti 1
Maggioranza 233
Hanno votato
459
Hanno votato
no 5).

Prendo atto che il deputato Volontè non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fava 2.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, l'emendamento in esame ha uno scopo provocatorio. Infatti, chiediamo qualcosa che, come sappiamo perfettamente, non è fattibile, cioè esporre sui tabelloni in autostrada non solo il prezzo finale ma anche il costo industriale del carburante. Ciò perché intendiamo svolgere dei ragionamenti sui prezzi dei carburanti per incentivare la maggiore trasparenza e abbassare i costi.Pag. 89
In Italia, le accise e le imposte incidono per oltre il 55 per cento. Quindi, è su di esse che dovremmo usare il coltello per tagliare e ridurre un po' il costo. I nostri autotrasportatori sono in difficoltà, rispetto agli altri, per questo motivo e le nostre imprese sono in difficoltà, rispetto a quelle del resto d'Europa e del mondo, sempre per questo motivo. Il costo del trasporto di un container da Genova a Milano è più elevato del costo del medesimo trasporto dalla Cina fino a Genova. Questi sono i problemi che noi abbiamo. Come possiamo risolverli? Può essere utile esporre qualche cartello che indichi dove si possa acquistare la benzina a un prezzo inferiore ma, magari, sarebbe più utile intervenire affinché si riducano le varie accise. Sulla benzina, infatti, gravano ancora le accise relative a terremoti e guerre di moltissimi anni fa. Sarebbe il caso di metterci mano, un giorno o l'altro, di fare un po' d'ordine e di eliminarle, una volta per tutte.
Il problema non è neppure quello del prezzo alla pompa. In altri termini, ad incidere non è il costo della distribuzione, perché il margine di guadagno per il singolo distributore è di 10 o 15 centesimi per ogni litro. Con la concorrenza, al limite, possiamo eliminare questo margine. Il problema è che, in Italia, le società distributrici fanno cartello e, mediamente, il costo industriale italiano è più alto, rispetto al resto d'Europa. C'è un problema di cartello: non mi riferisco al cartello esposto sull'autostrada ma al cartello tra i distributori!
Avremo modo di illustrare, in occasione dell'esame dei successivi emendamenti, le nostre proposte volte ad una effettiva e maggiore trasparenza e anche alla tutela dei piccoli esercizi. Soprattutto in montagna, dove c'è una scarsa densità di popolazione, hanno una valenza sociale importante. Non è aprendo un distributore in un grande centro commerciale, costringendo gli utenti a percorrere 50 chilometri in montagna, magari con la neve, che offriamo un servizio. Magari, in quel distributore il prezzo potrà essere inferiore di 10 o 15 centesimi al litro ma, quando nevica, è necessario impiegare tutta la giornata per raggiungerlo e, inoltre, la spesa annulla il vantaggio economico. Non è questo il punto.
Ciò detto, anche per evitare ulteriori imbarazzi all'Assemblea, potremmo anche ritirare questo emendamento. Lo scopo era quello di portare all'attenzione dell'Assemblea il problema reale, costituito, innanzitutto, dall'eccessivo peso delle imposte e delle accise, cui dobbiamo mettere mano. Magari non si potrà farlo dall'oggi al domani; tuttavia, dal momento che c'è il bonus fiscale, iniziamo ad usarlo per questo scopo, anziché distribuirlo per mille rivoli. Dobbiamo eliminare le accise che finanziano necessità ormai del tutto scomparse: ciò aiuterebbe tutti, indistintamente, soprattutto chi ha meno denaro nel portafoglio. Mi rivolgo sempre a chi, in teoria, vuole aiutare le persone disagiate e in difficoltà. In secondo luogo, dobbiamo agire contro il cartello, non quello esposto sulle autostrade - lo ripeto - ma il cartello dei grandi distributori.
Ciò detto, annuncio il ritiro dell'emendamento Fava 2.1, di cui sono cofirmatario.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Stradella 2.200, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 460
Votanti 455
Astenuti 5
Maggioranza 228
Hanno votato
197
Hanno votato
no 258).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lazzari 2.201, non accettato dalla Commissione né dal Governo.Pag. 90
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 459
Votanti 456
Astenuti 3
Maggioranza 229
Hanno votato
196
Hanno votato
no 260).

Prendo atto che il deputato Vichi non è riuscito a esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Lazzari 2.2, Tuccillo 2.301 e Affronti 2.302.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lazzari. Ne ha facoltà.

LUIGI LAZZARI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per sottolineare che, almeno, si corregge un aspetto un po' abnorme presente nella stesura della norma, la quale prevede la revoca della concessione autostradale per problemi, certamente, di una certa gravità ma rispetto ai quali la sanzione è esageratamente dura. Il parere favorevole su questi emendamenti ci trova ovviamente pienamente d'accordo e sosterremo questa scelta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo su questi emendamenti, ma il mio discorso vale anche per i successivi.
Bisognerebbe fare una distinzione tra la rete autostradale e la rete stradale. Un conto, infatti, è l'esercente sulla rete autostradale, che è dipendente di una grande compagnia; altro conto è l'imprenditore, magari piccolo, o l'azienda familiare, che ha la sfortuna di trovarsi su una rete di interesse nazionale e che è soggetto, quindi, ad una serie di adempimenti e di costi aggiuntivi.
Si tratta di una discriminante che, purtroppo, magari per la fretta nello scrivere la norma, non è stata tenuta considerazione.
Bisogna fare attenzione, perché, se parliamo di concessionari delle pompe di benzina nelle autostrade, va bene anche usare la mano pesante, perché sappiamo che, purtroppo, negli anni non sono stati fatti gli investimenti per costruire le strade, a fronte dei pedaggi, e quindi va benissimo che debbano esporre un cartello in più. È il minimo.
Se parliamo, invece, di concessionario pubblico, cioè di ANAS, che non ha i soldi per fare la terza corsia della A4 Milano-Torino, dove si rischia la pelle quotidianamente, perché è un cantiere unico, dobbiamo stare attenti ad imporre ulteriori adempimenti, dal momento che l'ANAS non ha più quattrini.
Questo è un discorso di carattere più generale. Va bene la trasparenza, ma stiamo attenti a chi carichiamo dei costi. Ci tenevo a precisare questo aspetto, ma è un discorso che avremo modo di approfondire su altri specifici emendamenti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Lazzari 2.2, Tuccillo 2.301 e Affronti 2.302, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 472
Votanti 454
Astenuti 18
Maggioranza 228
Hanno votato
451
Hanno votato
no 3).

Gli emendamenti Fedele 2.202 e Lazzaro 2.203 sono preclusi dall'approvazione degli emendamenti precedenti.Pag. 91
Passiamo alla votazione dell'emendamento Urso 2.208.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, dobbiamo capirci perché, quando parliamo di gestione degli impianti su rete stradale o autostradale, dobbiamo indicare a quali strade facciamo riferimento.
Vi sono i piccoli benzinai, collocati in montagna o nelle strade statali che passano però all'interno di piccoli comuni, che dovendosi adeguare a quanto previsto da questo emendamento avrebbero dei problemi di costi, anche importanti, che li metterebbero oggettivamente in difficoltà.
Bisogna capire di cosa si tratta quando si parla di rete stradale statale, perché i piccoli benzinai di provincia potrebbero essere messi in crisi dalla necessità di intervenire in modo così preciso, come prescrive questo emendamento, anche a fronte di ciò che prevedono queste disposizioni in via generale.
Infatti, queste disposizioni vanno a favore delle grandi catene di distribuzione e dei grandi gruppi petroliferi e a sfavore dei piccoli distributori di provincia; e prevedere, come in questo caso, di rendere visibili i prezzi praticati con modalità analoghe a quelle adoperate per segnalare la presenza dell'impianto, crediamo voglia dire che per questi piccoli distributori occorrerà segnalare i prezzi così come viene visualizzata la compagnia petrolifera che eroga il carburante.
Quindi, vi sarebbero problemi di costi e di strutture, nell'ambito di un provvedimento che già mette in crisi i piccoli distributori. Se le strade alle quali si fa riferimento sono anche quelle statali, che passano nei piccoli comuni, questa disposizione può costituire un aggravio non da poco e sul quale occorre riflettere.
Esprimiamo, quindi, questi nostri dubbi a proposito dell'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saglia. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, colgo l'occasione dell'esame dell'emendamento Urso 2.208 per proporre una riflessione complessiva sull'articolo 2.
Anche nel caso di questa cosiddetta «lenzuolata» è possibile rilevare il carattere minimale degli interventi. Per agire sul prezzo della benzina ci vuole ben altro che l'informazione sui prezzi dei carburanti! Lo diciamo perché, nel corso dell'ultima estate, si è svolto un articolato dibattito che ha fatto passare il ministro dello sviluppo economico, Bersani, per il Robin Hood delle liberalizzazioni. In particolare, il ministro Bersani ha più volte sottolineato la decisione del Governo di intervenire per sterilizzare l'IVA sui carburanti. Non se n'è più avuta notizia: il provvedimento di sterilizzazione dell'IVA sui carburanti non ha mai visto la luce! Probabilmente, ciò è avvenuto perché il Tesoro ha bloccato il ministro Bersani e non gli ha consentito un intervento che, invece, sarebbe stato positivo.
Oggi, si interviene sull'informazione dei prezzi dei carburanti, come se quello della cartellonistica fosse il problema principale: si tratta di un dettaglio che - per carità! - può anche essere introdotto, ma il problema vero rimane quello relativo alla fiscalità. Oltretutto, la sterilizzazione dell'IVA è stata tolta dal disegno di legge di liberalizzazione dei settori dell'energia e del gas naturale, in discussione al Senato, ed è stata inserita nella legge finanziaria, prevedendo come parametro il prezzo al litro del carburante (contenuto nel DPEF). Tuttavia, avendo indicato nel DPEF il livello di 70 dollari al barile, ed essendo il prezzo del petrolio fortunatamente sceso al di sotto di tale soglia, anche quella misura è risultata assolutamente propagandistica e di nessuna efficacia. Oggi, si propone al cittadino una maggiore informazione sui carburanti, che dovrebbe comportare una diminuzione del prezzo alla pompa, mentre sono elusi tutti quei temi che il Governo Prodi ha propagandisticamente annunciato, ma non ha messo in pratica.
Anche la misura in parola è assolutamente limitata. Anche l'Antitrust ha segnalato che, mentre sul prezzo dei carburanti Pag. 92vi è, in qualche misura, un eccesso di trasparenza, non si interviene sul problema nodale della Cabina di monitoraggio e di valutazione del mercato, istituita dal 2000 presso il Ministero dello sviluppo economico. Se entriamo nel sito Internet del Ministero, troviamo un link alla Cabina di monitoraggio, che quotidianamente aggiorna i prezzi. L'Antitrust denuncia che proprio tale finestra informativa, che apparentemente dovrebbe informare sui prezzi ma che, in realtà, esplicita i prezzi medesimi in un mercato che dovrebbe svolgersi secondo un regime concorrenziale, favorisce comportamenti collusivi tra le compagnie petrolifere. Ciò che apparentemente sembra informazione, un di più di trasparenza del mercato, si traduce, invece, in uno scambio di informazioni che agevola i comportamenti collusivi delle compagnie petrolifere e genera comportamenti anticoncorrenziali.
Pertanto, al di là di una misura più estetica che di contenuto, è importante che il Ministero si ponga il problema di non facilitare questo «gioco», denunciato anche dall'Antitrust quando ha deciso, il 18 gennaio 2007, di avviare un'istruttoria nei confronti delle principali compagnie petrolifere italiane. Grazie.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Urso 2.208, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 455
Votanti 436
Astenuti 19
Maggioranza 219
Hanno votato
186
Hanno votato
no 250).

Prendo atto che la deputata Formisano non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Ricordo che l'emendamento Fava 2.3 è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lazzari 2.204, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 462
Votanti 461
Astenuti 1
Maggioranza 231
Hanno votato
215
Hanno votato
no 246).

Prendo atto che il deputato Tenaglia non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fava 2.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 475
Votanti 451
Astenuti 24
Maggioranza 226
Hanno votato
196
Hanno votato
no 255).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Fava 2.7 Lazzari 2.205.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, gli identici emendamenti in oggetto sono importanti. Sul fatto che non vi siano oneri aggiuntivi per il bilancio pubblico, siamo tutti d'accordo. È giusto che Pag. 93ciò sia previsto. Tuttavia, è importante aggiungere (come si chiede con gli identici emendamenti in esame) che non vi siano oneri aggiuntivi per gli utenti della rete stradale e autostradale.
Onestamente, non capiamo il motivo del parere contrario della Commissione e del Governo su questi emendamenti, giacché parliamo delle autostrade. Come abbiamo già avuto modo di dire, bisognerebbe andare con i piedi di piombo nella selezione delle strade in cui imporre tale scelta - magari, bisognerà tenerne conto nei regolamenti attuativi per non mettere a carico dei piccoli esercizi costi che non sono in grado di sostenere. L'importante è che, alla fine, non siano a pagare gli utenti. Il problema, dunque, si pone solo con riferimento alle autostrade.
Lo abbiamo detto e lo ripetiamo: che i concessionari abbiano «fieno in cascina», perché negli anni scorsi non hanno fatto investimenti, lo sappiamo (si parla di due, tre miliardi di euro, quindi, di grandi cifre), ma chiedere che, nel mettere tali cartelli, non si impongano i relativi costi agli utenti dell'autostrada, ci sembra il minimo! È una cosa oltremodo ovvia e di buonsenso. Inoltre, occorre farlo per un'altra motivazione che abbiamo già avuto modo di esplicitare. Spesso e volentieri, anzi di fatto sempre, le aziende distributrici di carburante, le compagnie petrolifere, fanno cartello fra di loro. Questo è il punto: se in Italia abbiamo un costo industriale superiore del 15, 20 per cento rispetto al resto d'Europa, ciò avviene perché le aziende petrolifere fanno cartello fra loro.
Se le aziende fanno cartello, nel momento in cui mettiamo un pannello di segnalazione (cambiamogli nome, altrimenti si fa un bisticcio), chi ci garantisce che le aziende non ragionino nel modo seguente, «oggi stabilisco io il prezzo più basso e domani tu»? E siamo al punto di partenza.
A questo punto, perché non tutelarci e dire: va bene, fatelo pure, ma almeno, sulle autostrade non scaricate il costo di questi pannelli informativi sugli utenti e sui pedaggi?
Ci sembra una scelta di buonsenso e, pur nella stanchezza di questo dibattito, che va avanti con posizioni pregiudiziali, senza attenzione sulle argomentazioni, ma solo se uno sia di destra, di sinistra, della Lega, dell'Inter o del Milan, se ragionassimo sulle varie questioni, potremmo approvare una emendamento di buonsenso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di Parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lazzari. Ne ha facoltà.

LUIGI LAZZARI. Signor Presidente, vorrei anche illustrare rapidamente il successivo emendamento Fedele 2.206. Entrambi gli emendamenti sono dettati da null'altro che il buon senso, per fare in modo che vi sia una maggiore informazione, sulla quale non abbiamo niente in contrario - anzi diciamo che è auspicabile senza aspettarci per questo chissà quali effetti miracolistici - e che la procedura che dovrà essere posta in essere sia gestita con accortezza, avendo costantemente presente che dovrà esserci poi un risvolto rispetto agli interessi degli utenti. Non vorremmo infatti che, gestita male questa fase, si facesse risparmiare qualche «virgola» sul prezzo della benzina, per scaricare poi sugli utenti della rete o sui costi dei servizi della rete una serie di aumenti, che vanificherebbero ciò che si vorrebbe tentare di raggiungere.
Ci sarebbe sembrato utile che gli emendamenti in questione avessero potuto avere un parere favorevole dal relatore e dal Governo e che venissero approvati, in quanto pongono sostanzialmente dei paletti affinché non si scarichi sugli utenti della rete stradale e autostradale una gestione disinvolta di questa fase, che magari in nome di una pubblicizzazione dei prezzi, esagerata o fatta con strumenti molto costosi, alla fine andrebbe a ripercuotersi sulle tariffe e sui costi, che poi sarebbero gli utenti a dover sopportare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Uggè. Ne ha facoltà.

PAOLO UGGÈ. Presidente, vorrei aggiungere la mia firma all'emendamento in Pag. 94esame ed evidenziarne un aspetto. Le compagnie petrolifere, attraverso le convenzioni che stipulano con la società Autostrade, riconoscono alle stesse una royalty sui litri venduti in ragione del totale dei litri consumati dalle persone che fanno rifornimento.
Mi sembra ovvia e comprensibile la finalità che l'emendamento in questione si prefigge, vale a dire evitare che sui singoli utenti possa ricadere il costo del ricarico di un'operazione che è fatta solo per garantire trasparenza: tale finalità dovrebbe essere fatta propria da un Governo, che dichiara a gran voce di voler creare una condizione nella quale tutti gli utenti e i consumatori possano avere migliori condizioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Presidente, l'emendamento in esame rappresenta una precisazione sull'articolo 2 e tende a fare in modo che non vi sia la possibilità da parte dei gestori della rete, che non sono dei filantropi, di far ricadere i costi aggiuntivi sugli utenti. Esso ha dunque il fine di proteggere il consumatore-utente da eventuali costi, che lo stesso potrebbe inconsapevolmente trovarsi a sostenere a causa dell'offerta di particolari servizi d'informazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Fava 2.7 e Lazzari 2.205, non accettati dalla Commissione né dal Governo, e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 459
Maggioranza 230
Hanno votato
211
Hanno votato
no 248).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Fedele 2.206.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.

LUIGI D'AGRÒ. Presidente, il parere contrario ai precedenti due identici emendamenti non mi esime dal fare una valutazione sull'emendamento in esame, che tende ad aggiungere le parole: «e senza eventuali aumenti delle tariffe autostradali».
Sappiamo perfettamente che questo paese è un po' strano, nel senso che, appena il concessionario intravede l'opportunità di mettere a carico dell'utente un sovrapprezzo legato ad un servizio, lo chiede immediatamente al Governo e fa pressioni affinché questo avvenga.
Credo che tale precisazione metta nelle condizioni di affrancarci almeno formalmente da questa consuetudine italica; pertanto sarebbe estremamente interessante che il Governo e anche il relatore ne prendessero atto e cambiassero il loro parere.

PRESIDENTE. Saluto i docenti e gli studenti dell'Istituto tecnico commerciale Pietro Giannone di Foggia, che stanno assistendo alla seduta dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Uggè. Ne ha facoltà.

PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, proprio per le ragioni cui prima accennavo, è evidente il rischio che questo incremento si sposti sui consumatori. Esso viene deciso per creare ragione di trasparenza e per consentire a tutti di poter avere la conoscenza del prezzo del prodotto, ma può inevitabilmente verificarsi, attraverso una politica di incremento dei pedaggi autostradali, soprattutto in presenza di un Governo o di un soggetto chiamato a vigilare, che stabilisca in realtà incrementi tariffari sul sovrapprezzo, senza tener conto delle disposizioni a livello comunitario.
Siamo in presenza di un'azione effettuata da questo Governo, che non ha Pag. 95controllato quello che di fatto si è realizzato su alcuni tratti autostradali: si è introdotto un incremento che non tiene conto minimamente di quelle che sono le indicazioni della direttiva comunitaria sul sovrapprezzo da applicare. Il sovrapprezzo è possibile nel momento in cui quanto è stato incassato viene destinato per migliorare la viabilità e le condizioni ambientali di quella zona, per la quale l'incremento del prezzo autostradale si è determinato.
Questa precisazione impedisce a qualcuno di voler tentare, attraverso formule strane e grazie anche a controlli inesistenti, che chi dovrebbe fare non effettua, perdendosi magari in battaglie, intervenendo sui contratti autostradali o su quelli tra privati, per impedire che questi possano andare a compimento come le parti hanno voluto. Questo emendamento ha il compito preciso di impedire che tutto vada a scaricarsi sul singolo utente, attraverso incrementi che le società autostradali potrebbero, nella convenzione che stipulano con le compagnie petrolifere, andare a recuperare, laddove decidessero di farsene carico. Raccomando, quindi, ai colleghi di tenere conto di queste considerazioni e di esprimersi favorevolmente su questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fedele 2.206, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 470
Votanti 469
Astenuti 1
Maggioranza 235
Hanno votato
220
Hanno votato
no 249).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fava 2.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 457
Votanti 455
Astenuti 2
Maggioranza 228
Hanno votato
211
Hanno votato
no 244).

Prendo atto che la deputata Capitanio Santolini non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Germontani 4.201.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Saglia. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, con la collega Germontani abbiamo deciso di proporre all'Assemblea la soppressione dell'articolo 4. Tale articolo, che riguarda la data di scadenza dei prodotti alimentari, è simbolico di un provvedimento che, come abbiamo ripetuto altre volte, è assolutamente ininfluente ai fini della tutela del consumatore. In questo caso ,siamo addirittura di fronte ad un intervento normativo, che non aggiunge nulla, ma crea confusione nel settore dell'etichettatura dei prodotti alimentari, sul quale,oltre agli interessi dei consumatori, vi sono evidentemente anche quelli delle piccole e medie imprese operanti nel settore.
La problematica è data dal fatto che all'articolo 18 del decreto legislativo n. 109 del 1992, si prevedono grosso modo le stesse identiche misure che si prevedono all'articolo 4 del decreto al nostro esame. Ci si chiede, quindi, come mai si sia immaginato questo intervento normativo. Oltretutto siamo in materia dettata dalla disciplina comunitaria ed allora ci chiediamo come mai questo articolo sia stato ricompreso in un decreto senza alcuna necessità ed urgenza, potendo, invece, essere tranquillamente discusso in una sede più propria, ovvero quella della legge comunitaria.Pag. 96
Oltretutto il decreto legislativo n. 109 dei 1992, già da me richiamato, è perfettamente in linea con le disposizioni comunitarie. Sarebbe auspicabile, quindi, sopprimere l'articolo 4 del provvedimento in esame e trasfonderne il contenuto all'interno del disegno di legge comunitaria.
In quella sede, infatti, sarebbe possibile approfondire meglio una disposizione, che non aggiunge nulla rispetto alla normativa vigente, tranne che intervenire sulle dimensioni della data di scadenza dei prodotti alimentari. Del resto tale tematica, come già segnalato dall'Autorità garante della concorrenza del mercato, potrebbe essere trattata in altra sede, tenendo soprattutto conto delle tipologie dei diversi prodotti, ciò perché anche l'apparato sanzionatorio relativo a tale materia è assolutamente rispondente alle disposizioni comunitarie.
Abbiamo del resto riscontrato che in sede di Commissione sono stati presentati emendamenti soppressivi dell'articolo 4 del decreto-legge in esame anche da parte di colleghi appartenenti alla maggioranza. Quindi, il Governo, insistendo per l'approvazione di tale articolo, probabilmente desidera soltanto perseguire un obiettivo di carattere propagandistico, vale a dire poter affermare che si è approvata una norma che tutela maggiormente i consumatori, mentre in realtà la questione è già disciplinata da una normativa vigente. Per di più con questo articolo si creerà una specificità tutta italiana, che penalizzerà le nostre aziende produttrici di generi alimentari rispetto a quelle europee.
Pertanto, invitiamo nuovamente il Governo ad affrontare tale questione, poiché a nostro avviso occorre sopprimere l'articolo 4 e trasferire in un'altra sede la discussione di questo argomento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mazzocchi. Ne ha facoltà.

ANTONIO MAZZOCCHI. Signor Presidente, per sottolineare ancora di più quanto giustamente affermato dal collega Saglia, vorrei segnalare che ho esaminato l'intero decreto legislativo 27 gennaio del 1992, n. 109, recante attuazione di direttive comunitarie. Ebbene, vorrei francamente dire che, dopo aver letto tale decreto legislativo, non si riesce a capire per quale motivo sia stato proposto dal Governo l'articolo 4 del provvedimento in esame.
Infatti, volendo realmente difendere i consumatori, non si riesce a comprendere, caro collega Lulli, il motivo per cui in sede di Commissione sia stato dichiarato inammissibile un emendamento presentato dal gruppo di Alleanza Nazionale. Con tale proposta emendativa si chiedeva, a fronte delle notizie di stampa diffuse in questi ultimi giorni - come ad esempio il fatto che 300 mila beni contraffatti sono prodotti e venduti da alcune società italiane - che sull'etichetta venisse chiaramente indicato se il prodotto in questione fosse nazionale o no.
Cari colleghi, chi vi parla è nato nel Meridione. Ebbene, sapete che numerose società...

PRESIDENTE. La prego di concludere...!

ANTONIO MAZZOCCHI. ...meridionali - concludo, Presidente - stanno producendo scatole di pomodori con ortaggi provenienti dalla Cina, scrivendo però su di esse made in Italy?
Pertanto, onorevole Lulli, non riesco a capire il motivo per il quale sia stato dichiarato inammissibile un emendamento che andava proprio in direzione...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole!

ANTONIO MAZZOCCHI. ...della tutela del consumatore! In conclusione, il Governo dovrebbe rispondere a quanto il collega Saglia ha giustamente sottolineato!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Carlucci. Ne ha facoltà.

GABRIELLA CARLUCCI. Signor Presidente, intervengo innanzitutto per aggiungere la mia firma all'emendamento 4.201 Pag. 97presentato dagli onorevoli Germontani e Saglia, avendo condiviso interamente quanto da quest'ultimo esposto.
Ho voluto portare in Assemblea un'etichetta (La deputata Carlucci mostra un foglio riproducente un'etichetta di prodotto alimentare), poiché l'articolo 4 del decreto-legge in esame dovrebbe venire incontro alle esigenze dei consumatori. Esso, tuttavia, anziché soddisfare tali esigenze ( spiegherò meglio tale concetto, mostrando l'etichetta qui presente), serve soltanto a penalizzare le nostre imprese.
Noi dovremmo aiutare le aziende italiane, consentendo loro di «agganciare» la ripresa economica in atto; invece, le stiamo solamente penalizzando! Come avete tutti ascoltato, infatti, la normativa che disciplina l'etichettatura dei prodotti agroalimentari è comunitaria. Pertanto, soltanto le aziende ed i produttori italiani vedrebbero applicate regole diverse!
Qual è, allora, l'obiettivo perseguito dall'articolo 4 del cosiddetto decreto Bersani? Tale articolo vorrebbe obbligare le imprese italiane a riportare all'interno dell'etichetta di un prodotto, garantendo la stessa visibilità ed adoperando lo stesso tipo di inchiostro usato per indicare la quantità del prodotto stesso, la data di scadenza: ebbene, ciò è impossibile! Infatti, le aziende si fanno produrre le etichette da un'apposita fabbrica. Hanno addirittura scorte che durano almeno per due anni, queste etichette sono numerosissime. È ovvio che la data di scadenza del prodotto viene messa in maniera estemporanea, in quanto la richiesta di quantitativo dello stesso segue le regole del mercato. Molto spesso si tratta di richieste stagionali. Per tale motivo, l'etichetta può essere messa solo all'ultimo minuto. Per poter fare quello che chiede il decreto Bersani bisognerebbe che le aziende si dotassero di altri macchinari e buttassero al macero le etichette che già hanno nelle loro fabbriche per far fronte ai bisogni dei prossimi due anni. Con questa norma si innescherebbe un meccanismo che le penalizzerebbe dal punto di vista economico e comunque, nell'immediato, le penalizzerebbe nei confronti delle altre aziende europee. Peraltro, la Comunità europea non è stata nemmeno avvisata di questo cambiamento della norma.
La domanda che poniamo è questa: perché si usa questo strumento? In questo modo si va contro le aziende e senza alcun vantaggio per il consumatore. Infatti, nell'etichetta, la data di scadenza c'è e si vede, l'inchiostro è soltanto più leggero. Però, andando a guardare bene, anche chi non ha una vista perfetta la trova. Quindi, non è vero che si interviene a vantaggio del consumatore, in quanto la data di scadenza già c'è; infatti, esistono norme europee che vigono per tutti gli Stati membri. Non si è capisce quale sia il vero obiettivo di una norma che penalizza le imprese italiane. Per questo motivo, chiediamo, in nome delle piccole, grandi e medie imprese italiane: cui prodest questa norma (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Come più volte è stato detto, quello in esame è un provvedimento a tutela del cittadino e del consumatore. L'articolo 4, che prevede l'inserimento della data di scadenza dei prodotti alimentari, dovrebbe andare in questa direzione. In questo modo il consumatore sa se il prodotto è nei termini di legge, trovando un'etichetta con una data di scadenza che prescrive il tempo entro il quale è possibile consumare il prodotto. Si tratta di una tutela in più del consumatore, che sa così entro quanto tempo può consumare il prodotto (benché molto spesso il prodotto sia ancora buono anche oltre la data di scadenza, ma questo è un altro discorso).
D'altra parte, abbiamo visto anche nei giorni scorsi che il Governo ha «ceduto i pantaloni» - come diciamo noi in termini metaforici -, ha ceduto la propria sovranità al legislatore comunitario. Infatti, nella legge comunitaria, predisposta dal Governo nelle scorse settimane, è stato tolto quell'articolo che prevedeva che per i prodotti alimentari sia obbligatoria l'etichettatura, vale Pag. 98a dire l'origine degli alimenti. Ciò era stato previsto dal Governo Berlusconi - lo sappiamo - per dare maggiore sicurezza al consumatore, che altrimenti non poteva essere a conoscenza della provenienza del prodotto che andava a consumare. Abbiamo vari alimenti: si parla di pomodori, delle carni, dell'olio e di tutti quegli alimenti che vengono spacciati per made in Italy, cioè come prodotti padani e italiani, mentre invece vengono dall'estero. Il caso della Cina è emblematico. In quel provvedimento varato dal Governo della Casa delle libertà si prevedeva l'etichettatura, benché si sia dovuto fare un braccio di ferro con l'Europa. Infatti, quest'ultima ha un concetto di concorrenza secondo il quale prevedere l'etichettatura - e quindi la certificazione del made in Italy - di un determinato prodotto va contro la concorrenza europea, perchè in questo modo si favorirebbe il consumo del prodotto italiano rispetto ad altri prodotti.
Da una parte, noi dobbiamo considerare che il consumatore va tutelato (perché uno può pensare di mangiare pomodoro italiano, che invece proviene dalla Cina, oppure può mangiare, senza saperlo, carne che viene dalla Thailandia o da altri paesi come il Brasile), dall'altra, però, dobbiamo tutelare anche le imprese. Infatti, è vero che la salubrità e la genuinità degli alimenti è a rischio, però sono anche a rischio quelle imprese che oggi fanno il made in Italy in relazione a prodotti alimentari. Queste imprese si vedono messe in crisi perché c'è qualcuno che «tarocca» questi prodotti, spacciandoli per prodotti made in Italy, mentre invece tali non sono.
Quindi, da una parte, con questo provvedimento il Governo afferma di essere a fianco del consumatore perché in esso è scritto che la data di scadenza deve figurare in modo facilmente visibile. La data di scadenza non può essere scritta in maniera nascosta ed in questo senso - ripeto - si dice di essere dalla parte del consumatore. D'altro canto, però, lo stesso Governo nel disegno di legge comunitaria predisposto nei giorni scorsi ha eliminato quel grande provvedimento consistente nella legge sull'etichettatura, che a nostro parere va a tutela del consumatore e delle imprese made in Italy. Inoltre, esso era legato al discorso della filiera. Infatti, sappiamo che i prodotti.... Signor Presidente, mi scusi ma in aula non è presente il Governo.

PRESIDENTE. Onorevole Fugatti, il rappresentante del Governo si è dovuto allontanare per un problema «tecnico». Il sottosegretario tornerà immediatamente.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, ma cosa facciamo? Con chi parliamo? Capiamoci, ci sono 103 sottosegretari e ho anche dimenticato il numero dei ministri. Signor Presidente, ci fermiamo perché manca il Governo!

PRESIDENTE. Il sottosegretario ha comunicato alla Presidenza che la sua assenza sarebbe durata un minuto. Si tratta di un'assenza di un minuto.

MAURIZIO FUGATTI. Prego?

PRESIDENTE. Il sottosegretario ha comunicato alla Presidenza che si sarebbe assentato per un minuto per un esigenza - diciamo così - «tecnica».

MAURIZIO FUGATTI. Allora ci fermiamo per un minuto anche noi. Signor Presidente, aspettiamo un minuto.

PRESIDENTE. Sta bene. Sospendo brevemente la seduta.

La seduta, sospesa alle 18,45, è ripresa alle 18,50.

PRESIDENTE. Invito il deputato Fugatti a terminare la sua dichiarazione di voto sull'emendamento Germontani 4. 201.

MAURIZIO FUGATTI. Grazie, Presidente. Capisco le esigenze fisiologiche del rappresentante del Governo, ma con un provvedimento così importante pensavamo che vi fosse qualche sottosegretario pronto a sostituirlo, tra gli oltre cento di questo Governo. È chiaro che per una persona sola sostenere tutta la seduta diventa difficile Pag. 99al di là del fatto che noi abbiamo dovuto chiedere la sospensione dei lavori. Noi siamo qui per illustrare la nostra posizione politica e dobbiamo farlo di fronte al Governo, non possiamo certo farlo davanti a sedie vuote.
L'articolo 4 si occupa della data di scadenza dei prodotti alimentari. Si è detto che questo Governo ha adottato un provvedimento a favore e a tutela dei consumatori. In sostanza, si vuole che la data di scadenza sia fissata e indicata con precisione in modo da dare certezze a chi acquista e poi consuma un prodotto. D'altro canto, abbiamo rilevato che nella legge comunitaria appena presentata in Consiglio dei ministri, che inizierà il suo iter parlamentare, ed in riferimento alla quale in Commissione agricoltura si è già discusso di un particolare aspetto, è stato previsto di non riportare più sulle etichette l'indicazione della provenienza.
In un provvedimento varato dal Governo della Casa delle libertà si era stabilito di indicare sull'etichetta dei prodotti a loro provenienza. Il fatto che il prodotto fosse stato prodotto in Italia era certamente importante per il consumatore in quanto gli garantiva una maggiore tutela. Abbiamo scoperto che il Governo, a causa dell'ingerenza europea, delle decisioni prese in sede comunitaria, ha deciso di togliere l'indicazione di provenienza sull'etichetta dei prodotti togliendo al consumatore italiano la certezza della provenienza italiana del prodotto. Per tanti prodotti tutto ciò può rappresentare un problema: al riguardo si è parlato dei pomodori, dell'olio d'oliva, delle carni. Si tratta di prodotti che vengono spacciati come fatti in Italia, ma che tali non sono perché giungono dalla Cina, dal Brasile o da altri paesi, dove le regole applicate non sono certamente quelle italiane, dove i prodotti fitosanitari non hanno un protocollo come quello italiano.
Al consumatore, l'etichettatura dei prodotti dava una particolare garanzia, che poteva anche essere la stessa garanzia della data di scadenza dei prodotti alimentare. Vediamo pertanto che il Governo da una parte va in una direzione e dall'altra, a causa degli obblighi di Bruxelles, ne segue una completamente opposta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ronchi. Ne ha facoltà.

ANDREA RONCHI. Presidente, vorrei ricollegarmi a quanto detto poco fa dall'onorevole Saglia e dalla collega Carlucci. Sono esterrefatto di fronte ad un atteggiamento quantomeno schizoide e schizofrenico del Governo in questa materia. Da un lato, abbiamo sentito roboanti dichiarazioni in campagna elettorale sulla volontà di aiutare le imprese italiane; dall'altro, si producono norme - come hanno sottolineato i colleghi del centrodestra - che in realtà vanno a penalizzare queste imprese.
Non capisco il silenzio del Governo, rispetto alle nostre osservazioni. C'è un autorevole esponente del Governo, al quale io chiedo ufficialmente di prendere posizione e di rispondere. Da ore, tutto il centrodestra, all'unisono, sta battendo questo tasto, questa battaglia per la trasparenza e per il rilancio delle imprese italiane e il Governo tace e sta zitto!
Se ci sei batti un colpo, Governo! Dicci che cosa pensi rispetto a questa giusta e sacrosanta richiesta del centrodestra, a difesa delle imprese italiane! Non è con il silenzio che si può governare questo paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Gamba. Ne ha facoltà.

PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Deputato Presidente, effettivamente questa è un'altra delle caratteristiche di questo grande pasticcio, rappresentato da questo decreto-legge e dalle ipotesi cosmetiche su molti aspetti. Non si trattano invece quelle questioni, sulle quali realmente vi sarebbe bisogno, come molti hanno sottolineato, relative a reali ed effettive liberalizzazioni. Anzi, in questo caso si va esattamente nel senso opposto: si creano ulteriori adempimenti, assolutamente inutili ai fini della trasparenza e dell'effettiva tutela dei consumatori, e si Pag. 100impongono ai produttori delle misure, che tra l'altro sono diverse e non concordate a livello comunitario.
Pertanto in questo momento, perlomeno sino a quando non si addivenisse ad una scelta comune riguardo a queste modifiche sui caratteri delle indicazioni previste sulle confezioni, non si farebbe altro che stabilire...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. ...degli aggravi ulteriori per i nostri produttori, con evidente svantaggio in sede di concorrenza con gli altri partner comunitari. Insomma, invece che tutela dei consumatori, pesi ed oneri per i produttori!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.

CESARE CAMPA. Signor Presidente, anch'io intervengo in dichiarazione di voto, perché mi sembra veramente strano che da parte della maggioranza, che qualche volta mostra anche segni di saggezza, non si voglia accogliere, nella sua essenza, la bontà di questo emendamento. Colgo peraltro l'occasione per dire che è mia intenzione sottoscriverlo, ringraziando il collega Saglia e Carlucci, che lo hanno illustrato con grande forza. Qui ci troviamo in presenza di uno Stato, che vuole interferire non dando garanzie ai consumatori. È giusto che ci sia la data di scadenza nelle etichette, ma perché obbligare i produttori a farlo in una determinata maniera? Infatti, alla fine il prodotto non darà certamente una maggiore garanzia, bensì subirà un mero aggravio di costo. Infatti, stiamo imponendo alle imprese di buttare via tutte le etichette che hanno, nonché le macchine che hanno acquistato per l'etichettatura automatica con la data di scadenza, per fare non si sa bene che cosa!
Per quale motivo il Governo deve intervenire con norme così cogenti e così assurde? L'importante è stabilire dei principi: il prodotto deve avere la data di scadenza e questa deve essere ben visibile. Questo mi sembrerebbe di buonsenso. Ma perché non usate questo buonsenso?

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

CESARE CAMPA. Presidente, ma perché non dice alla sua maggioranza e al suo Governo, invece di stare là in qualche maniera a far passare il tempo, di applicare quel buonsenso che gli stessi componenti del Governo richiamavano rivolgendosi al Governo precedente? Svegliamoci, per cortesia (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervenendo ieri in quest'aula su questo sciagurato provvedimento, ho sottolineato la palese violazione dell'articolo 77 della Costituzione, che prevede, com'è a voi noto, il requisito della necessità e dell'urgenza per poter emanare un decreto-legge. L'articolo 4 del provvedimento prevede che gli effetti finali di tale norma - ecco perché il nostro gruppo ha presentato questo emendamento, che peraltro vorrei sottoscrivere, con l'intesa dei colleghi - sono destinati a prodursi centottanta giorni dopo l'entrata in vigore del decreto-legge! Dunque dov'è l'urgenza in una disposizione del genere?
Inoltre questo articolo 4 è sciagurato anche nel merito e quindi ribadisco la volontà di sottoscrivere questo emendamento, che ne propone la soppressione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, intervengo brevemente per rivolgere un invito concreto al Governo, cioè stralciare completamente questo articolo per un semplice motivo: è fumoso, crea confusione e soprattutto capita in un momento, in cui sappiamo già di dover intervenire Pag. 101nella materia delle etichettature alimentari. Infatti, nella nuova legge comunitaria è già presente una direttiva che deve recepire determinati... Mi scusi, signor rappresentante del Governo, le sto rivolgendo un invito formale, tecnico e, ritengo, di buonsenso...

PRESIDENTE. Onorevole Pini, prosegua, il Governo è presente.

GIANLUCA PINI. Proseguo, ma se non c'è attenzione (Commenti)!
Vorrei sinceramente che mi ascoltasse. A breve dovremmo trattare anche la cosiddetta legge comunitaria, che al suo interno reca delle norme di recepimento di una direttiva, che trattano nuovamente di etichettatura di prodotti alimentari.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIANLUCA PINI. Non solo, ma la norma, così com'è contenuta nell'attuale decreto, è contro alcune disposizioni di vecchie direttive comunitarie, cioè la 200/13/CEE, recepita dal decreto legislativo n. 181 del 2003...

PRESIDENTE. Mi dispiace, ma ha esaurito ampiamente il suo tempo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Dissento profondamente dalle argomentazioni espresse finora dai colleghi perché non facciamo altro che recepire una norma europea. L'articolo 3 del decreto legislativo n. 109 del 1992 disciplina proprio la denominazione di vendita indicata, l'elenco degli ingredienti e via dicendo. Ritengo quindi positivo e non negativo il fatto che in Italia sia prevista una scritta più grande, più visibile. Semmai il Governo italiano dovrebbe chiedere alla Comunità europea che gli altri paesi si uniformino, nel senso di recepire la disposizione della Comunità stessa, non che noi, per metterci alla pari degli altri, vorremmo non indicare queste caratteristiche che rappresentano una tutela per il consumatore. È anzi grave che non sia stato fatto finora.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, anch'io voglio intervenire sull'articolo 4 del decreto-legge in esame. Ritengo che con questo articolo crei confusione in un momento importante per il consumatore, cioè quello della qualità del prodotto. Tale aspetto incide sicuramente nella quotidianità delle persone ed è anche evidente che le direttive CEE risultano chiaramente difformi da questa strutturazione normativa. Nel caso in cui lo Stato italiano intendesse adottare nuove disposizioni - sappiamo che ci sono stati degli interventi legislativi proprio in campo alimentare - sarebbe necessario procedere alla comunicazione di tale nuovo disposto legislativo. Mi chiedo se non sia un eccessivo formalismo voler applicare una norma, che in questo senso è inutile perché era già presente nel nostro sistema legislativo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Airaghi. Ne ha facoltà.

MARCO AIRAGHI. Signor Presidente, l'articolo 4 è una norma assolutamente dannosa ed inutile. È inutile perché la data di scadenza dei prodotti alimentari è già normata in modo chiaro fin dal 1992 e sono anche previste sanzioni per chi non l'applichi correttamente. La norma è anche dannosa perché, obbligando inutilmente le aziende alimentari a dei costi di adeguamento degli impianti produttivi per poter mettere le scritte previste dalla nuova normativa, impone alle stesse dei costi aziendali, che sarebbero inevitabilmente riversati sui consumatori, non essendo le aziende alimentari delle imprese di beneficenza, ma essendo gestite da gente che deve far profitto.
Per questo, oltre che inutile perché fornisce delle informazioni già previste, è dannosa per i consumatori: alla faccia Pag. 102della semplificazione! Come avevo già affermato ieri, questo provvedimento non è semplificatorio, ma aggiunge normative su normative. Quindi, voteremo contro questo articolo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Menia. Ne ha facoltà.

ROBERTO MENIA. Grazie, deputato Presidente. Intervengo anch'io per aggiungere la mia voce a quella dei tanti colleghi che hanno già motivato la nostra contrarietà alla previsione cervellotica prevista dal Governo. Si intende cioè riportare la data di scadenza sui prodotti alimentari d'origine italiana in un modo più particolare.
Appare paradossale che dietro la presunta applicazione di un concetto a tutela del consumatore si vada, in realtà, a penalizzare proprio il prodotto italiano, le aziende italiane in genere. Queste ultime sarebbero infatti doppiamente penalizzate: in primo luogo, sotto il profilo dell'impatto visivo immediato che ha il consumatore del prodotto italiano rispetto a qualunque altro prodotto comunitario; in secondo luogo, riguardo ad un altro aspetto appena ricordato dal collega Airaghi, perché si verrebbero a determinare costi maggiori derivanti dall'adempimento delle aziende italiane alle nuove previsioni.
Per queste ragioni riteniamo che quella in oggetto sia una previsione illogica, quindi invitiamo il Governo a prenderne atto e, magari, a ritirare o a rivedere la sua posizione sull'emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Minasso. Ne ha facoltà.

EUGENIO MINASSO. Signor Presidente, penso di prendere la parola con cognizione di causa visto che prima di essere eletto parlamentare mi occupavo proprio di normative europee, soprattutto in riferimento ai prodotti alimentari.
Quella in oggetto è una norma assolutamente superflua perché esiste già e posso anche dire, per chi non lo sapesse, che la Comunità europea ha già indicato la dimensione. Si tratta esattamente dell'altezza di quella «E» che tutti possono vedere esposta sugli imballaggi: la scritta deve essere esattamente alta come quella. Tra l'altro, la normativa europea penalizza anche le aziende che non si mettono in regola.
Debbo dirvi che ai miei tempi, quando facemmo sostituire questa normativa, subimmo naturalmente tutte le modifiche: non potete immaginare cosa voglia dire per un'azienda cambiare delle stampanti a getto d'inchiostro che costano milioni di lire, quindi centinaia di migliaia di euro.
In tutti i casi i tempi dovrebbero essere notevolmente più lunghi per smaltire la banda stagnata e la carta già stampata, giacente nelle aziende che la consumano e in quelle che la forniscono.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Patarino. Ne ha facoltà.

CARMINE SANTO PATARINO. Grazie, deputato Presidente. A quanto già detto dai miei colleghi a proposito dell'inutilità di questa norma debbo aggiungere che noi abbiamo compreso l'assenza da parte vostra di una volontà rivolta alla tutela degli interessi dei consumatori: vi è, invece, il vizietto di vessare i produttori italiani. Invece di preoccuparvi, come sarebbe più giusto e corretto, di intensificare i controlli e di comminare delle sanzioni riguardo ai prodotti di dubbia qualità provenienti dalle altre parti del mondo, voi vi state accanendo contro i nostri produttori, senza dare ai nostri consumatori un minimo di sicurezza sul piano alimentare e dei prezzi.
Credo che dobbiate fare un esame di coscienza, utile a far capire agli italiani che da parte del Governo di centrosinistra non vi è alcun interesse a tutela dei lavoratori e dei consumatori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scalia. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE SCALIA. Signor Presidente, intervengo anch'io per sottolineare l'incongruenza di ciò che il Governo di centrosinistra intende fare.Pag. 103
Francamente, si tratta di un provvedimento incomprensibile perché non tiene conto delle esigenze dei consumatori - come è stato detto da più parti e, soprattutto, dai colleghi di Alleanza Nazionale - e rende esasperante la questione per i produttori.
Noi non riusciamo a capire perché questo Governo continui a voler far male a produttori e consumatori, a tanta gente che produce, che ha voglia di produrre in Italia con serietà, assicurando la qualità dei prodotti e una filiera che non può essere lasciata alla ventura.

PRESIDENTE. Deve concludere...

GIUSEPPE SCALIA. È importante pertanto sottolineare come ancora una volta, da parte di questo Governo, vi sia un'insensibilità nei confronti del mondo delle produzioni e di milioni di consumatori italiani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.

GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, ritengo che le indicazioni contenute in questo articolo possano ritenersi condivisibili.
Però, si tratta non tanto di scrivere la data di scadenza in modo facilmente visibile o chiaramente leggibile ovvero indelebile quanto, piuttosto, di porre rimedio al fatto che, a volte, tali indicazioni, quando in ipotesi sono riportate con cifre, numeri e parole, vengono scritte non in italiano ma in una delle lingue dell'Unione europea. Sovente, anzi, sono utilizzate esclusivamente delle cifre e, prima della data di scadenza, sono segnati taluni codici propri degli stabilimenti di produzione i quali rendono il tutto completamente incomprensibile. A me stesso è capitato tra le mani, qualche giorno fa, un prodotto e devo ammettere che non sono riuscito a capire quale ne fosse la data di scadenza.

PRESIDENTE. Deve concludere...

GIACOMO STUCCHI. Ciò, proprio perché determinati numeri erano preceduti da cifre relative agli stabilimenti di produzione che rendevano del tutto incomprensibile la data di scadenza. Forse, si dovrebbe stare attenti più a tali elementi che alla dimensione dei numeri e delle cifre riportate sulle confezioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Franzoso. Ne ha facoltà.

PIETRO FRANZOSO. Signor Presidente, su tale argomento ritengo che il buon senso indurrebbe - e mi rivolgo al relatore, il collega Lulli - ad accantonare l'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 4, atteso che la X Commissione attività produttive sta elaborando, in sede di Comitato ristretto, un disegno di legge proprio sulla tracciabilità. L'etichettatura dei prodotti alimentari, importante ai fine della tutela del consumatore e della salubrità del prodotto, deve a mio avviso indicare anche l'origine del prodotto alimentare e la codificazione di come sia stato prodotto; ecco perché sarebbe necessario, per avere un'etichettatura più completa, rinviare la trattazione della materia al momento in cui si esaminerà un provvedimento di legge specifico sulla tracciabilità in generale dei prodotti alimentari.

PRESIDENTE. Deve concludere...

PIETRO FRANZOSO. Concludo, Presidente. Dobbiamo anche considerare che lo stesso decreto prevede un periodo di centottanta giorni per l'adeguamento dei soggetti tenuti all'apposizione dell'indicazione della data di scadenza, sicché non si ravvisa una particolare urgenza tale da giustificare l'adozione della misura già con il presente provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.

PIETRO RAO. Signor Presidente, intervengo brevemente in dissenso dal mio Pag. 104gruppo per osservare come, atteso che questo Governo è ormai giunto alla frutta, sono disponibile a votare contro l'emendamento in esame purché questo Governo metta una scadenza anche al proprio mandato.

PRESIDENTE. Deve concludere...

PIETRO RAO. Questo, lo dico e non lo dico (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)...!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Provera. Ne ha facoltà.

MARILDE PROVERA. Signor Presidente, colleghe e colleghi, se effettivamente questo provvedimento fosse inutile e superfluo, sarebbero incomprensibili le numerose proteste delle associazioni dei consumatori, che lamentano, proprio nel campo della visibilità della scadenza dei prodotti, un'insufficienza per cui non riescono ad identificare la data di scadenza dei prodotti non solo le persone anziane o ipovedenti, ma anche persone con facoltà del tutto normali, persone che utilizzano buona parte del loro tempo dedicato alla spesa alimentare per riuscire a capire quando il prodotto scade. E la scadenza del prodotto, specie per i generi alimentari particolarmente delicati, è importantissima per la salute e l'integrità fisica della persona.
Ciò va detto con riferimento al consumatore; quindi, è del tutto evidente che si tratta di una norma che tutela il consumatore e la sua integrità fisica. In altri termini, si fa sì, anche con le proposte emendative presentate al riguardo, che le modalità con cui viene indicata per iscritto la data di scadenza siano tali che essa venga apposta in una posizione visibile. Ciò consente, quindi, anche alle aziende un margine di adattamento, purché la scadenza sia chiaramente visibile sull'etichetta stessa.
Vorrei inoltre vorrei far riflettere i colleghi e le colleghe sul fatto che avere etichette appetibili e comprensibili da parte del consumatore non sarebbe per le nostre aziende un disvalore in quanto avrebbero maggiori costi. Altrimenti, non sarebbe comprensibile come mai, periodicamente, le aziende stesse modifichino l'etichettatura dei propri prodotti.
Si tratta di una mera questione di concorrenza, di mettersi in grado di reggerla dal punto di vista qualitativo, perché nel nostro futuro, e già oggi, non si reggerà la concorrenza tagliando sui costi, ma investendo e migliorando la qualità, di modo che il nostro prodotto sia più apprezzabile in Italia, in primo luogo, e poi all'estero. Ciò risponderebbe sia ad un criterio di tutela del consumatore sia, al contrario di quanto ho sentito dire fino ad ora, ad un rilancio e ad un ammodernamento dell'impresa e ad una valorizzazione qualitativa del prodotto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, è talmente cervellotica la norma che stiamo esaminando che c'è da chiedersi cui prodest?, cosa vi sia dietro questo incomprensibile tentativo della maggioranza di introdurre una norma che complica la vita alle aziende e che si pone in aperto contrasto con le direttive europee in materia.
La norma in questione, proprio per i tempi della sua applicazione, confligge con i presupposti ed i principi che regolamentano la decretazione d'urgenza. Non si comprende cosa c'entri una norma del genere, di cui si prevede un'applicazione differita, con i criteri di indifferibilità e di urgenza che presiedono all'approvazione di un decreto-legge.
Bisogna chiedersi cosa vi sia dietro, per quale ragione abbiate proposto una norma così incomprensibile e quale interessi essa intenda tutelare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ascierto. Ne ha facoltà.

FILIPPO ASCIERTO. Mi riservo di intervenire in occasione dell'esame del prossimo emendamento.

Pag. 105

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, trovo stupefacenti le motivazioni che alcuni colleghi della maggioranza hanno prodotto a difesa dell'articolo 4. Nessuno di voi ha notato che imponete alle aziende italiane un maggiore impegno vincolante nel realizzare l'etichettatura, che non è imposto per i prodotti stranieri venduti in Italia.
Siamo talmente «intelligenti» che sovraccarichiamo le nostre aziende di costi e oneri rendendole ancora meno competitive rispetto alle aziende straniere. Infatti, non possiamo imporre, ad esempio, ai francesi che vendono i loro prodotti da noi di utilizzare questa etichettatura, ma lo imponiamo alle nostre aziende. Fate una scelta ancora più burocratica, mentre sostenete di voler «sburocratizzare» il lavoro delle nostre aziende.
Da una parte dite che è inaccettabile prevedere il made in Italy come etichettatura, ma dall'altra imponete una cosa di questo genere che sarà punitiva per le nostre aziende, rendendole meno concorrenziali e competitive con il resto d'Europa. È veramente un fatto scandaloso (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, vorrei brevemente rispondere alle argomentazioni fornite dalla collega Provera. La Lega Nord Padania non voterà a favore dell'emendamento soppressivo in esame, in quanto condividiamo, nei principi, l'articolo 4. La questione è fare bene le cose. Successivamente all'emendamento in esame, vi sono emendamenti di buonsenso. Ad esempio, non siamo d'accordo sul fatto di specificare che la data di scadenza debba essere grande esattamente tanto quanto l'indicazione della quantità del prodotto. È un fatto che ha poco senso. Siamo poi d'accordo sul dare la possibilità all'azienda di smaltire le scorte.
Fatti salvi i principi, il gruppo Lega Nord Padania vuole cercare di modificare una norma che è scritta abbastanza male. Mi sembrava doveroso rispondere alla collega.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fedele. Ne ha facoltà.

LUIGI FEDELE. Signor Presidente, al pari di molti altri colleghi, non siamo contrari alla norma in sé. Del resto, le indicazioni sui prodotti in circolazione sono già chiare da diversi anni. Le imprese si sono organizzate in tal senso. Affinché le date di scadenza fossero indicate con molta precisione, hanno effettuato anche investimenti in questa direzione. Certamente, siamo favorevoli ad una tutela dei consumatori e sappiamo che l'indicazione della data di scadenza è indispensabile. Del resto, è già presente da alcuni anni. Non vedo perché si debba rivoluzionare tutto, creando notevoli problemi non tanto alle grandi aziende che, in qualche modo, potrebbero adeguarsi, ma alle piccole e medie imprese. Diciamoci la verità: se una tutela è giusta e necessaria per i prodotti italiani, per molti prodotti provenienti dall'estero questa tutela in effetti non c'è. Allora, ritengo che la norma debba essere adeguata in tal senso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Galli. Ne ha facoltà.

DANIELE GALLI. Signor Presidente, ritengo che questo provvedimento non debba adottato con un decreto-legge. Mi rivolgo alla sensibilità del relatore Lulli il quale, nella scorsa legislatura, è stato nominato relatore, a mio avviso in maniera impropria, di un importante disegno di legge del Governo precedente, riguardante la tutela del made in Italy. Egli dovrebbe essere molto sensibile riguardo a che cosa significhi il termine «etichettatura», ai contenuti di un prodotto e alle notizie che bisogna fornire per tutelare Pag. 106veramente il consumatore e non soltanto per gettare fumo negli occhi. È importante, innanzitutto, esprimersi in lingua italiana mentre, invece, molti prodotti venduti in Italia recano etichettature in lingua straniera. Occorreva valutare attentamente questa esigenza in relazione a questo decreto-legge, e occorreva prestare attenzione ai contenuti dei prodotti, alla loro tracciabilità e alla filiera da cui provengono. Invito dunque il Governo, prima di tutto, a modificare questo punto e, successivamente, a provvedere con un provvedimento adeguato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mancuso. Ne ha facoltà.

GIANNI MANCUSO. Signor Presidente, intervengo per sottolineare, come altri colleghi di Alleanza Nazionale, e più in generale del centrodestra, già hanno fatto, che è veramente assurdo voler ulteriormente legiferare in un ambito nel quale, negli ultimi quindici anni si è legiferato in maniera incredibile. Ricordo che, nella scorsa legislatura, sono stato relatore in Commissione di non meno di otto o dieci provvedimenti relativi all'etichettatura. Il vero problema, semmai, è la tracciabilità di quanto è contenuto nei prodotti etichettati. In questo ambito, ricordo l'ottimo lavoro svolto dal ministro Alemanno, al Ministero delle politiche agricole e forestali, e dal ministro Storace, al Ministero della salute, i quali hanno profuso un notevole impegno su questo aspetto relativo alla tutela della salute del consumatore, consentendo una maggiore conoscenza dei vari passaggi e delle sostanze che compongono gli alimenti, soprattutto quelle di origine animale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, intervengo per ribadire l'assoluta volontà del nostro gruppo di astenersi sull'emendamento in esame. Non siamo contrari alla soppressione dell'articolo 4, ma siamo convinti della necessità di regolamentare la scadenza dei prodotti e di dare un input all'approvazione di norme sull'etichettatura, sulla data di produzione e sui conservanti contenuti nei prodotti, la cui eventuale presenza deve essere evidenziata. Mi collego a quanto è stato affermato in precedenza sul rilancio del mercato, che dovrebbe derivare da questa norma. Se ci fosse la possibilità di un rilancio di questo genere, vi si sarebbe dovuto provvedere precedentemente, per evitare la chiusura della cartiera di Germagnano.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Corato. Ne ha facoltà.

RICCARDO DE CORATO. Il relatore, nella sua relazione sull'articolo 4, afferma che la norma in esame, ai fini della tutela da del consumatore e del corretto e leale svolgimento del commercio, prevede che l'informazione sulla data di scadenza o sul termine minimo di conservazione del prodotto alimentare debba essere apposto in un punto evidente della confezione. Inoltre, parla di modalità di presentazione.
Riteniamo che si tratti di una norma ultronea, perché a nostro avviso non aggiunge nulla di nuovo ai requisiti. Il criterio indicato all'articolo 4, infatti, è già contenuto nella legge del 1992. Quindi, non capiamo perché bisogna nuovamente tornare sulla materia con una norma ridondante.

PRESIDENTE. La prego...

RICCARDO DE CORATO. Ecco perché invitiamo il Governo a rivedere la sua posizione.

ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, intervengo per fornire dei doverosi chiarimenti, visti i numerosi interventi.Pag. 107
L'articolo 4 non tocca la questione della tracciabilità dei prodotti, né nella sua formulazione originaria, né considerando gli emendamenti. Vi erano alcuni emendamenti, uno in particolare giudicato inammissibile dalla Presidenza per estraneità di materia.
Questa norma chiarisce quella contenuta nella legge del 1992 e la rende più evidente. Credo sia un fatto importante per i consumatori.
Nella trascrizione del provvedimento potevano esserci alcune modalità di collocazione dell'etichettatura che potevano causare costi aggiuntivi per le imprese. Proprio per questo motivo, e per chiarire che la norma intende rafforzare l'informazione al consumatore o all'utilizzatore finale, la Commissione ha espresso parere favorevole rispetto ad una serie di emendamenti successivi, che rispondono alla preoccupazione che alcuni hanno sollevato rispetto ai costi che dovrebbero imputarsi alle aziende.
In questo modo, con un'attività emendativa, chiariamo meglio il dettato della legge del 1992 e, allo stesso tempo, usiamo un accorgimento nei confronti delle imprese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, anche noi vogliamo portare il nostro contributo alla discussione.
Abbiamo evitato di intervenire, ma ormai non possiamo più farne a meno, perché questo articolo impedisce di produrre i tre effetti che questo decreto-legge voleva sortire.
Il relatore non ci ha convinto. La legge n. 109, che era una buona legge, doveva essere aggiornata. Infatti, questo decreto-legge reca misure urgenti per la tutela del consumatore, ma perché non vogliamo che nell'etichetta, ben visibile, vengano date le informazioni necessarie ai consumatori?
Non dimentichiamo che tra i nostri consumatori ci sono persone che hanno bisogno di essere informate bene e noi lo dobbiamo prevedere.
Il made in Italy, la filiera ed il prodotto di nicchia devono essere ben evidenziati, con una visualizzazione anche tipografica, con colori precisi, perché non tutte le persone sono in grado di comprendere, di vedere normalmente: ci sono anziani (Commenti del deputato Leone)... Signor Presidente, il collega Leone ha sempre la battuta pronta...! Si pongono, dunque, anche questioni di comprensibilità, di tracciabilità e di rintracciabilità. Non si possono fare gli assegni alla Visco, che penalizzano i cittadini (in questo caso, si penalizzano i consumatori)! Quindi, misure urgenti di tutela dei consumatori questo articolo 4 - e ciò vale un po' per tutto il decreto-legge - non ne contiene.
Quanto alla promozione della concorrenza, se nell'etichetta non riusciremo ad esprimere il valore del prodotto di nicchia, del made in Italy, la sua specificità, per favorirne l'acquisto, continueranno ad imperversare le cooperative rosse, che prendono prodotti sotto costo dappertutto (Commenti)... Sì, le cooperative rosse sono quanto di peggio c'è in Italia (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)! Viene fatto per loro (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)! Viene fatto per loro: anche con il decreto-legge in esame state «pagando» - tra virgolette - un costo elettorale alle cooperative!
Infine, riguardo allo sviluppo di attività economiche ed alla nascita di nuove imprese, anche in un articolo che avete valutato di poco conto ve la prendete con le imprese: non si vuole che le imprese abbiano sviluppo e, soprattutto, si impedisce la nascita di nuove imprese.
È per questi motivi che non condivido il comportamento del collega della Lega, i quali parlano, urlano bene e poi, di fronte ad un articolo importante, decidono di astenersi: su un emendamento come quello in esame non è sufficiente astenersi, cari colleghi, non è sufficiente! I cittadini padani vi invitano a votare contro: ve lo dice uno che li conosce molto bene, perché la mia Lunigiana è un tratto d'unione tra il Tirreno e la Padania!
Per questi motivi, invece, noi voteremo convinti per la soppressione dell'articolo 4. Pag. 108Grazie, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Verro. Ne ha facoltà.

ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Signor Presidente,o ho apprezzato la timida apertura del relatore, il quale ha sostanzialmente ammesso che l'articolo 4 non c'entra con le liberalizzazioni. Si tratta, infatti, di norma che penalizza solo i produttori italiani e, soprattutto, nulla ha a che fare con un decreto-legge, nel senso che i requisiti di straordinaria necessità ed urgenza oggettivamente non vi sono, essendo la visibilità già garantita.
Allora, chiedo al relatore - mi può ascoltare?... - se si possa andare oltre, se sia possibile accantonare o sospendere la seduta per consentire al Comitato dei nove di valutare i rilievi che sono stati fondatamente mossi dai miei colleghi. Grazie.

LUIGI D'AGRÒ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole D'Agrò, non le posso dare la parola perché è già intervenuto sull'emendamento in esame.

LUIGI D'AGRÒ. Sull'emendamento non sono intervenuto, signor Presidente!

PRESIDENTE. Sì, onorevole D'Agrò.

LUIGI D'AGRÒ. No, signor Presidente, assolutamente no!

PRESIDENTE. Gli uffici verificheranno, onorevole D'Agrò.
Nel frattempo, ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fasolino. Ne ha facoltà.

GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, innanzitutto non sono d'accordo con quanto affermato dal relatore. La preoccupazione per i costi delle etichette è irrilevante rispetto all'esigenza - più importante - che i consumatori siano messi nelle condizioni di sapere cosa mangiano e cosa bevono. La considerazione è importante perché, tanto per fare un esempio, sulle confezioni dei prodotti a base di frutta, sui succhi di frutta, non sono riportate le qualità e le quantità dell'apporto vitaminico, né si specifica se le vitamine siano aggiunte ovvero siano insite nel succo di frutta naturale.
Sull'etichetta della Coca Cola, ad esempio, vi è solo l'indicazione della caffeina. In realtà, nella Coca Cola sono presenti tutte le componenti del caffè, che non sono riportate sull'etichetta.
Dunque, mi associo a quanto sosteneva in precedenza il collega, ossia che non vi è la necessità di portare avanti questo discorso...

PRESIDENTE. Deve concludere...

GAETANO FASOLINO. Concludo, Presidente, ma vorrei esprimere il mio concetto. C'era bisogno di un provvedimento ad hoc...

PRESIDENTE. Ha già superato di molto il tempo a sua disposizione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Agrò. Ne ha facoltà.

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, siamo dell'avviso che l'intervento di cui stiamo discutendo non cambi la faccia al mondo. L'articolo in questione è forse ridondante.
Effettivamente, vi sono problemi per quanto riguarda la scadenza dei prodotti. Per alcune fasce di utenti è difficile individuare con certezza tale scadenza e si tratta di un problema anche di carattere sanitario. Se conducessimo una battaglia di questo genere, non so dove potrebbe condurci la ratio a tutela del consumatore.
Credo che evidenziare meglio la scadenza del prodotto favorisca da una parte il cittadino consumatore, dall'altra le aziende che non speculano su tale aspetto. Dunque, valorizziamo la tipicità dell'eccellenza del sistema italiano. Probabilmente il concetto dovrebbe essere articolato meglio rispetto alla formulazione del testo. Vi è forse la necessità di prevedere tempi più Pag. 109lunghi perché, probabilmente, centottanta giorni sono pochi. Vi è la necessità di consumare ciò che c'è, al fine di non gravare ulteriormente sul sistema impresa, visto che quello che va consumato in termini di etichettatura è un vantaggio e non deve diventare un peso da evitare da parte delle aziende.
Pertanto, credo che la posizione di alcuni colleghi, anche in dissenso rispetto ad altri dell'opposizione, rappresenti un indirizzo che dovrebbe facilitare, nell'esame degli emendamenti successivi, una riscrittura più precisa da parte del Governo e del relatore, utile per favorire una diversa formulazione dell'articolato al nostro esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fratta Pasini. Ne ha facoltà.

PIERALFONSO FRATTA PASINI. Signor Presidente, la questione è talmente scontata che potremmo anche essere d'accordo. Tuttavia approfittiamo dell'esame di quest'emendamento per contestare un decreto-legge che dovrebbe recare «misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese» e che ci porta invece in questa fase a discutere se le etichette debbano essere più grandi o più piccole. È ovvio che, nel merito, siamo d'accordo, ma non possiamo esserlo sul fatto che, nell'ambito dell'esame di provvedimenti così importanti, nei quali si parla di liberalizzazioni, si debba discutere se sia più liberale fare le etichette in un modo o nell'altro. Questo non interessa i consumatori!
Su un'altra questione vorrei soffermarmi, in ordine alla quale concordo con quanto ho sentito dichiarare precedentemente dai rappresentanti del gruppo della Lega; non possiamo sempre, come in questo provvedimento, fare tutto in termini di retroattività. Dobbiamo pensare anche ai problemi delle aziende. Non possiamo lasciare che le loro scorte restino lì, che debbano rielaborarle e rivederle. Cosa ci vuole ad approvare questo emendamento, con il quale chiediamo quanto meno di lasciar smaltire le scorte? È una questione di buonsenso! Se non la volete capire, per forza che stiamo qua a parlare...!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giuseppe Fini. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FINI. Presidente, a proposito dell'articolo 4 vorrei dire al relatore che nelle liberalizzazioni poco conta che le aziende possano rimetterci poche lire, quindi questo discorso potrebbe anche passare ,però non si può, in virtù di questo, farne una bandiera della sicurezza alimentare e contestualmente dello sviluppo delle aziende!
In Italia siamo in condizioni in cui arrivano navi di pomodori cinesi, di cui nessuno controlla la provenienza, che vengono inscatolati e noi siamo qui a parlare di una etichetta: cerchiamo di essere un po' più seri e se vogliamo veramente dare delle certezze...

PRESIDENTE. La invito a concludere!

GIUSEPPE FINI. ... ai consumatori italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) soffermiamoci, facciamo qualcosa di più completo e serio! Arriva l'aglio dalla Turchia e arrivano mille prodotti... Chiedo scusa, ma l'argomento è molto più importante di quanto si voglia far credere (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zanetta. Ne ha facoltà.

VALTER ZANETTA. Presidente, intervengo per apporre la mia firma all'emendamento Germontani e Saglia 4.201 e per affermare che, secondo il nostro punto di vista, non può essere certamente oggetto di decreto-legge quanto si intende attuare con l'articolo 4. Semmai, credo che possa rientrare nella prossima legge comunitaria che andremo ad approvare.Pag. 110
Il relatore ha tentato di dare qualche prospettiva per i successivi emendamenti che andremo a discutere. Si tratta quindi di un'apertura che però, dalla lettura degli emendamenti, non mi è assolutamente chiara...

PRESIDENTE. La invito a concludere!

VALTER ZANETTA. ...e mi sembra che nutrire delle speranze affinché questa norma venga in qualche misura mitigata non è proprio negli emendamenti che andremo a discutere.
Come terza questione, ci sembra che i centottanta giorni previsti per l'adeguamento da parte delle aziende siano un termine assolutamente improponibile.
Pertanto, siamo per la soppressione dell'articolo 4 del provvedimento all'esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Presidente, ci asterremo per il motivo che è già stato ricordato dai colleghi, ma intervengo per portare qualche ulteriore considerazione.
Siamo favorevoli al principio, che è giusto, ma non vogliamo che esso, invece di essere di aiuto ai consumatori, si traduca in un danno per le nostre imprese, proprio per le modalità con le quali il testo è stato costruito, che non aiuta i consumatori appieno e si traduce in un danno per le imprese.
Vorrei anche sottolineare la mancanza di coerenza da parte della sinistra, che, quando gli sta bene, sostiene alcune cose, invece, quando non gli sta bene, sostiene l'esatto contrario: quale posizione avete voi sull'obbligo di etichettatura degli altri prodotti, per esempio per quelli manifatturieri, che voi non volete perché per anni avete sostenuto la concorrenza sleale che arriva dalla Cina e dai paesi a manodopera a basso costo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?

PRESIDENTE. La prego di concludere!

ROBERTO COTA. Ecco, su questo cosa ne pensate, quando l'etichettatura invece va nell'interesse dei nostri imprenditori? Non invocate l'Europa quando si tratta di fare gli interessi dei nostri imprenditori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?

Testo sostituito con l'errata corrige del 16 MARZO 2007 PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Germontani 4.201, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 444
Votanti 387
Astenuti 57
Maggioranza 194
Hanno votato
149
Hanno votato
no 238).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti D'Agrò 4.200, Lamorte 4.202 e Tomaselli 4.300, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 438
Votanti 435
Astenuti 3
Maggioranza 218
Hanno votato
432
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che il deputato Pini non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Ricordo che i due successivi emendamenti Saglia 4.203 e 4.204 sono stati ritirati.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Germontani 4.205.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Germontani 4.201, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 444
Votanti 387
Astenuti 57
Maggioranza 194
Hanno votato
149
Hanno votato
no 238).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti D'Agrò 4.200, Lamorte 4.202 e Tomaselli 4.300, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 438
Votanti 435
Astenuti 3
Maggioranza 218
Hanno votato
432
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che il deputato Pini non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Ricordo che i due successivi emendamenti Saglia 4.203 e 4.204 sono stati ritirati.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Germontani 4.205.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere, a nome del gruppo della Lega Nord, l'emendamento Germontani 4.205, che è importante proprio alla luce del dibattito che si è svolto prima. Abbiamo detto che siamo d'accordo sul principio, ma non esageriamo nell'arrecare un danno alle nostre aziende. Eventualmente si potrebbe anche ipotizzare una riformulazione del testo, prevedendo un termine, come un dato numero di mesi, entro il quale effettuare lo smaltimento delle scorte. C'è la possibilità di farlo, se vogliamo ragionarci.
Il punto è proprio questo: il principio è valido, ma non possiamo penalizzare le nostre aziende, anche alla luce del fatto che dovremo poi recepire una direttiva comunitaria e che, magari, la materia potrà essere ripresa, ma, soprattutto, per quanto è stato detto prima, ovvero che ciò vale per i prodotti fatti da noi in Italia, ma non per quelli che provengono dal resto d'Europa e, soprattutto, dai paesi extracomunitari.
Non è una previsione così negativa che, quanto meno, si dia la possibilità di smaltire le scorte, anche perché l'obbligo di apporre la scadenza c'è; è pur vero che magari in qualche caso si fa fatica a vederla, ma da qui ad arrivare ad arrecare un danno al sistema produttivo italiano ce ne corre!
Chiediamo che a tale aspetto si presti un minimo di attenzione ed invito il relatore ad esporre la sua opinione sull'argomento.

ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, le argomentazioni dell'onorevole Garavaglia sono di buon senso. Se la firmataria dell'emendamento è d'accordo, proporrei la seguente riformulazione: «I prodotti confezionati in data antecedente all'entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto possono essere immessi nel mercato fino al 31 dicembre 2007».

PRESIDENTE. Preciso che tale proposta di riformulazione dell'emendamento Germontani 4.205, avanzata dal relatore, è espressione del Comitato dei nove. Chiedo pertanto all'onorevole Germontani se accetti la riformulazione proposta.

MARIA IDA GERMONTANI. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione.

PRESIDENTE. Il Governo?

ALFONSO GIANNI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo è d'accordo con la riformulazione proposta dal relatore.

PRESIDENTE. Il parere della Commissione è quindi favorevole sull'emendamento Germontani 4.205, così come riformulato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pini. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, alla luce del dibattito e degli interventi dei colleghi anche sui precedenti emendamenti, vorrei invitare il Governo a soffermarsi sull'efficacia di questa norma. Nell'articolo 4, ai commi 1 e 2, si parla esclusivamente di prodotti alimentari che, nella ratio della norma, sono di origine italiana, quindi confezionati e prodotti in Italia.
Perché questa norma sia efficace e non determini una concorrenza sleale nei confronti dei prodotti italiani da parte dei prodotti importati dai paesi terzi (quindi, non degli Stati membri della Comunità europea, sui quali non possiamo legiferare in questo momento) sarebbe opportuno, alla luce del fatto che non è stato soppresso l'articolo, inserire in esso un terzo comma che indichi che i commi 1 e 2 si applicano anche ai prodotti provenienti da Pag. 112paesi terzi, in modo da evitare sicure interpretazioni difformi da parte delle autorità sanitarie marittime ed aeree, a fronte delle importazioni provenienti da questi paesi terzi, tra cui non ci sono solo la Cina e l'India, ma tanti altri paesi del mondo. Rivolgo formalmente questo invito al relatore, dal quale vorrei un parere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, noi prendiamo atto della riformulazione proposta dal relatore: infatti, come si dice in questi casi, è meglio che niente!
Ricordo, comunque, che con l'emendamento in esame intendevamo rimarcare le difficoltà che le aziende incontreranno nell'attuare immediatamente il presente provvedimento. Tra l'altro, vorremmo far presente, affinché rimanga agli atti, che quando l'Unione europea impose il marchio europeo furono concessi alle imprese, per adeguarsi a tale disposizione, trecentosessanta giorni. Pertanto, da questo punto di vista, ritenevamo esagerato essere ancora più esigenti della stessa Unione europea, che sappiamo adottare interpretazioni abbastanza restrittive su tali temi.
Se la scelta del relatore dovesse fermarsi qui, si tratterebbe comunque di un avanzamento rispetto alle posizioni precedentemente manifestate, e noi non possiamo che prendere atto di tale elemento di novità.
Vorrei tuttavia ribadire che, con queste disposizioni, si mettono inutilmente in difficoltà le imprese italiane. A nostro avviso, infatti, consentire di smaltire le scorte andrebbe sicuramente a compensare il danno economico che le aziende subiranno dall'attuazione del provvedimento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Minasso. Ne ha facoltà.

EUGENIO MINASSO. Signor Presidente, intendo intervenire perché penso si sia fatta un po' di confusione. Salutiamo favorevolmente l'impegno del Comitato dei nove affinché sia prolungato il periodo disponibile per lo smaltimento delle scorte delle imprese; tuttavia, occorre ricordare che tali scorte riportano la denominazione di origine, la provenienza ed il prodotto commercializzato.
Vorrei comunque segnalare che le date di scadenza vengono stampate giorno per giorno. Ricordo, quindi, che esistono alcuni macchinari, complicatissimi e molto sofisticati, che imprimono giornalmente la data sulla confezione.
Con l'articolo 4 del decreto-legge in esame, allora, si costringeranno le aziende che stampano la data tutti i giorni - e che possiedono macchinari costosissimi - a ricambiare tali strumenti dopo che già cinque anni fa, a causa degli obblighi stabiliti dall'Unione europea...

PRESIDENTE. La prego di concludere!

EUGENIO MINASSO. ...furono costretti a sostituirli. Si tratta di una responsabilità imputabile anche ai colleghi del gruppo Lega Nord Padania, a causa delle posizioni da loro sostenute.
Credetemi, colleghi: farete sostenere costi enormi alle imprese che devono cambiare i datari...

PRESIDENTE. Deve concludere!

EUGENIO MINASSO. ...soprattutto a quelle più piccole (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lazzari. Ne ha facoltà.

LUIGI LAZZARI. Signor Presidente, grazie alla riformulazione dell'emendamento in esame proposta dal relatore, si registra un avanzamento rispetto al problema sollevato dalla collega Germontani. Debbo tuttavia rilevare che non lo si supera interamente, poiché permangono alcune zone d'ombra.
Ovviamente, ci troviamo d'accordo sul principio generale in base al quale bisogna garantire, a beneficio del consumatore, la visibilità Pag. 113della data di scadenza del prodotto. Credo, tuttavia, che non siano stati adeguatamente approfonditi gli aspetti tecnici di questa proposta, che rischia di non trovare applicazione, oppure di creare problemi in qualche circostanza, vista la vasta gamma dei prodotti riportanti date di scadenza.
A mio avviso, dunque, pur essendo stata accettata tale impostazione, resta ancora una carenza. Infatti, un domani potremmo forse scoprire che vi sono prodotti a lunga conservazione, o non deperibili, che comunque hanno un termine di scadenza su cui, fatalmente, potrebbe nascere un intoppo imprevisto. In tal caso, quindi, avremo creato problemi almeno a qualche settore produttivo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, non vi è dubbio, come già evidenziato dal collega, che si potrebbero creare problemi; tuttavia, mi sembra strano che ci si ponga tutti questi interrogativi quando si tratta di tutelare il cittadino comune.
Il cittadino, infatti, ha bisogno che la data di scadenza sia riportata in maniera visibile e chiara. Ciò vale specialmente per le persone anziane, le quali non devono girare con la lente di ingrandimento per leggere, sulle etichette dei prodotti, la scadenza!
Allora, che sia necessario dare un termine congruo affinché le aziende si possano attrezzare lo posso anche capire, ma quando si parla di scorte vorrei capire dove queste risultino quantificate. Infatti, si rischia di dar vita ad una pirateria industriale, dal momento che le scorte non sono certificate e potrebbero giacere in magazzino senza un termine, nel caso in cui non si obblighi ad apporre una data precisa. Pertanto, io sarei più favorevole al primo testo e non a questa modifica che prevede una situazione ibrida, che mette insieme...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo scusa, mi accingo a concludere. La modifica mette insieme due principi che contrastano tra loro: cercare la visibilità o alimentare la pirateria industriale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Carlucci. Ne ha facoltà.

GABRIELLA CARLUCCI. Intanto vorrei aggiungere la mia firma all'emendamento Germontani 4.205 e dire anche che i maggiori costi, purtroppo, li pagheranno i consumatori italiani. Inoltre, le aziende subiranno la concorrenza dei prodotti europei, in quanto solo l'Italia sarà costretta a dotarsi di queste etichette. Io volevo farvi nuovamente vedere l'etichetta (La deputata Carlucci mostra un foglio riproducente un'etichetta di prodotto alimentare) e constatare con voi che non è vero che non si vede la parte più chiara che, peraltro, è apposta quotidianamente, come dicevano prima altri colleghi di Alleanza Nazionale. La scadenza viene stampata giorno per giorno.
Quindi, ribadisco il rischio di un maggior costo - considerato che questo è un provvedimento a favore dei consumatori - che si riverserà sui prezzi pagati dagli stessi consumatori che, in questo modo, verranno penalizzati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, intervengo con riferimento agli identici emendamenti D'Agro 4.200, Lamorte 4.202 e Tomaselli 4.300 votati prima. È vero che, se il Governo ha la possibilità di andare in toilette, i deputati possono eventualmente anche sbadigliare, come ha fatto il sottoscritto prima e, in questa eventualità, essere impediti nel votare. Sta di fatto che la Lega Nord sottoscrive l'emendamento D'Agro 4.200 precedentemente votato, cosa che non abbiamo potuto fare noi a causa Pag. 114della velocità di esecuzione del voto, anche vista l'ora tarda. Riteniamo opportuno ribadire il nostro assenso, ma non sull'urgenza che il Governo sta cercando di far passare anche con l'ultima modifica proposta in relazione all'emendamento Germontani 4.205.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mazzocchi. Ne ha facoltà.

ANTONIO MAZZOCCHI. Onorevoli colleghi, mi vorrei rivolgere anche all'onorevole Carlucci che ha parlato poco fa. Se mi consentite, qui i nodi stanno venendo al pettine. Prima, ho fatto una denuncia di cui mi assumo la piena responsabilità: in Italia, in questo momento, stanno girando 400 milioni di euro di prodotti contraffatti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)! Questo è il vero discorso che la Commissione o non vuol sentire o fa finta di non sentire. Ovviamente, sono d'accordo con i colleghi della Lega Nord che hanno messo in grande evidenza questo problema. Peraltro, la completezza che hanno offerto anche attraverso gli emendamenti presentati mi trova favorevole. Infatti, qui non si tratta dell'emendamento della collega Germontani che ci può anche trovare propensi a votarlo, ma ci troviamo di fronte ad un pirateria industriale che non viene minimamente tenuta presente e sulla quale è necessario fare chiarezza. Per questo motivo, la riformulazione dell'emendamento proposta dal relatore - con quanto dicevano anche i colleghi della Lega Nord - può e deve trovare il voto favorevole di tutti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.

LUIGI D'AGRÒ. Presidente, mi scusi, ma la riformulazione fatta dal relatore secondo me non è esatta. Infatti, rischia di entrare in collisione con il termine di 180 giorni dall'intervento del provvedimento.
Di fatto la previsione di una data provoca una discrasia con quanto affermato al secondo comma, laddove si dice che le aziende sono tenute a mettersi a regime dopo centottanta giorni dall'entrata in vigore del decreto-legge. Quindi, il procrastinamento con una data della chiusura delle scorte mi sembra un po' anacronistico. Direi di mantenere il testo dell'emendamento così com'è, perché forse esso permette il controllo da parte delle autorità dopo centottanta giorni e la chiusura delle scorte dal momento in cui sono finite. Altrimenti faremmo una chiosa che a me sembra inconsistente sul piano della ratio messa al primo punto, quando si è detto anche di andare incontro alle aziende.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, faccio appello alla sua saggezza. Sono le 20,05 di mercoledì. Mi sembra evidente che nell'esame di questo provvedimento le conseguenze di alcune norme, come questa relativa alle etichette, non siano state obiettivamente ben valutate dal Governo. Tuttavia, stiamo facendo il gioco delle parti e il Governo deve comunque portare a casa questo provvedimento per un problema di immagine. Mi chiedo però perché il Governo, relativamente alle norme certamente meno urgenti - l'ha detto adesso il relatore, visto che sono previsti centottanta giorni per l'applicazione delle nuove etichette - non compia un gesto di buona volontà e di intelligenza, espungendo dal decreto-legge tali norme. Esse non sono urgenti e neppure un grande esempio di liberalizzazioni. Se proprio si insiste, ci si concentri sull'aspetto specifico in modo da poter dire di averlo portato a casa. Invece, le norme che possono essere demandate anche ad un regolamento (non serve neppure una legge) a mio avviso potrebbero davvero essere lasciate fuori dal decreto-legge. Per chi vuole capire, si tratta di un invito alla ragionevolezza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

Pag. 115

DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, la delicatezza dell'argomento ed anche gli interventi di molti colleghi consiglierebbero l'accantonamento di questo emendamento, nel caso lei non volesse accedere alla richiesta, visti lo svolgimento dei lavori e l'ora tarda, di sospendere la seduta e dare così modo al Comitato dei nove - che vedo impegnato in proposito - di trovare una migliore formulazione del testo dell'emendamento.

PRESIDENTE. Onorevole Caparini, allo stato attuale è stata avanzata una proposta di riformulazione da parte del Comitato dei nove, accolta dalla deputata Germontani, firmataria dell'emendamento. Su questo si è sviluppata la discussione. Se poi stanno intervenendo novità in sede di Comitato dei nove, questo è il momento di comunicarle.
Onorevole relatore, ci dica come procedere.

ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, l'ulteriore riformulazione potrebbe essere la seguente: «I prodotti confezionati in data antecedente all'entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto possono essere immessi nel mercato fino allo smaltimento delle scorte e comunque non oltre il 31 dicembre 2007».

PRESIDENTE. Onorevole Germontani, lei è d'accordo con questa ulteriore riformulazione del suo emendamento 4.205?

MARIA IDA GERMONTANI. Sì, signor Presidente. Ho già detto che concordo con questa riformulazione.

PRESIDENTE. Onorevole Lulli, esiste anche l'ipotesi di accantonare l'emendamento Germontani 4.205 e svolgere la seduta del Comitato dei nove. Valutate voi; io posso solo ricordare quello che possiamo fare.

ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, Credo che l'emendamento possa essere accantonato.

PRESIDENTE. Sta bene.
Avverto che, non essendovi obiezioni, l'esame dell'emendamento Germontani 4.205 deve intendersi accantonato.
Secondo le intese intercorse tra i gruppi parlamentari, rinvio il seguito del dibattito alla seduta di domani.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 15 marzo 2007, alle 9,30:

(ore 9,30 e dopo l'esame della dichiarazione d'urgenza di cui al punto 8)

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, recante misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese (2201-A).
- Relatore: Lulli.

2. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
MAZZONI; MASCIA ed altri; BOATO e MELLANO; DE ZULUETA: Istituzione della Commissione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani e del Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale (626-1090-1441-2018-A/R).
- Relatore: Mascia.

3. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge costituzionale:
ANGELA NAPOLI; LA RUSSA ed altri; BOATO; ZACCARIA ed altri: Modifica all'articolo 12 della Costituzione in Pag. 116materia di riconoscimento dell'italiano quale lingua ufficiale della Repubblica (648-1571-1782-1849-A).
- Relatore: Bocchino.

4. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Disposizioni in materia di intercettazioni telefoniche ed ambientali e di pubblicità degli atti di indagine (1638-A).

e delle abbinate proposte di legge: MIGLIORE ed altri; FABRIS ed altri; CRAXI ed altri; NAN; MAZZONI e FORMISANO; BRANCHER ed altri; BALDUCCI (1164-1165-1170-1257-1344-1587-1594).
- Relatore: Tenaglia.

5. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Differimento del termine per l'esercizio della delega di cui all'articolo 4 della legge 1o febbraio 2006, n. 43, recante istituzione degli Ordini delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetriche, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione (1609).
- Relatore: Grassi.

6. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
DI VIRGILIO ed altri; CASTELLANI ed altri: Nuove norme in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici e automatici in ambiente extraospedaliero (780-1891-A).
- Relatore: Di Virgilio.

7. - Seguito della discussione della proposta di legge:
CONTENTO: Modifiche al codice di procedura penale in materia di accertamenti tecnici idonei ad incidere sulla libertà personale (782-A).

e degli abbinati progetti di legge: ASCIERTO; D'INIZIATIVA DEL GOVERNO (809-1967).
- Relatore: Palomba.

(ore 13,15)

8. - Dichiarazione di urgenza del disegno di legge n. 2272.

(al termine delle votazioni)

9. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

DISEGNO DI LEGGE DI CUI SI RICHIEDE L'URGENZA

Misure per il cittadino consumatore e per agevolare le attività produttive e commerciali, nonché interventi in settori di rilevanza nazionale (2272).

La seduta termina alle 20,10.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. ddl 2201-A - em. 1.214 473 471 2 236 218 253 73 Resp.
2 Nom. em. 1.150, 1.217 488 487 1 244 214 273 71 Resp.
3 Nom. em. 1.12, 1.215 460 456 4 229 219 237 70 Resp.
4 Nom. em. 1.7 465 463 2 232 219 244 70 Resp.
5 Nom. em. 1.300 476 475 1 238 471 4 70 Appr.
6 Nom. em. 1.151 472 331 141 166 91 240 70 Resp.
7 Nom. em. 1.152 458 334 124 168 93 241 70 Resp.
8 Nom. em. 1.22, 1.301 459 438 21 220 434 4 70 Appr.
9 Nom. em. 1.25 438 438 220 210 228 70 Resp.
10 Nom. em. 1.29, 1.30 459 357 102 179 109 248 78 Resp.
11 Nom. em. 1.35 470 420 50 211 165 255 78 Resp.
12 Nom. em. 1.42, 1.44 475 456 19 229 201 255 78 Resp.
13 Nom. em. 1.208 469 445 24 223 194 251 77 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 1.209 461 439 22 220 191 248 76 Resp.
15 Nom. em. 1.212 464 444 20 223 195 249 76 Resp.
16 Nom. em. 1.221 461 443 18 222 193 250 76 Resp.
17 Nom. em. 1.203 451 441 10 221 195 246 76 Resp.
18 Nom. em. 1.302 463 461 2 231 452 9 76 Appr.
19 Nom. em. 1.61 448 446 2 224 205 241 76 Resp.
20 Nom. em. 1.204 464 463 1 232 214 249 76 Resp.
21 Nom. articolo agg. 1.0200 459 439 20 220 435 4 76 Appr.
22 Nom. em. 2.300 465 464 1 233 459 5 76 Appr.
23 Nom. em. 2.200 460 455 5 228 197 258 76 Resp.
24 Nom. em. 2.201 459 456 3 229 196 260 76 Resp.
25 Nom. em. 2.2, 2.301, 2.302 472 454 18 228 451 3 76 Appr.
26 Nom. em. 2.208 455 436 19 219 186 250 75 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 33
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 2.204 462 461 1 231 215 246 75 Resp.
28 Nom. em. 2.6 475 451 24 226 196 255 75 Resp.
29 Nom. em. 2.7, 2.205 459 459 230 211 248 75 Resp.
30 Nom. em. 2.206 470 469 1 235 220 249 74 Resp.
31 Nom. em. 2.10 457 455 2 228 211 244 74 Resp.
32 Nom. em. 4.201 444 387 57 194 149 238 74 Resp.
33 Nom. em. 4.200, 4.202, 4.300 438 435 3 218 432 3 74 Appr.