XV LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 118 di venerdì 2 marzo 2007

[frontespizio]
[elenco e sigle dei gruppi parlamentari]
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[allegato A]
[allegato B]

[riferimenti normativi]
Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI

La seduta comincia alle 9,35.

MAURO DEL BUE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Brugger, Oliva e Sgobio sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione sulle comunicazioni del Governo (9,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione sulle comunicazioni del Governo.
Ricordo che nella giornata di ieri è iniziata la discussione sulle comunicazioni del Governo, con lo svolgimento degli interventi dei rappresentanti dei gruppi e che nella medesima seduta è stata presentata la risoluzione Franceschini, Migliore, Donadi, Villetti, Bonelli, Sgobio, Fabris e Brugger n. 6-00016. (Vedi l'Allegato A della seduta del 1o marzo 2007 - Risoluzione sezione 1).
Avverto che è stata disposta la ripresa televisiva diretta della replica del Presidente del Consiglio dei ministri e delle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

(Replica del Presidente del Consiglio dei ministri)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Presidente del Consiglio dei ministri.

ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, onorevoli deputati, rivolgendomi poche ore fa alle senatrici e ai senatori per chiedere loro di rinnovare la fiducia al Governo, ho riconosciuto che la crisi che si era aperta il 21 febbraio, quando l'Esecutivo è stato messo in minoranza sulla politica estera, era di natura politica. E ho aggiunto che, come Governo e come maggioranza, era nostro obbligo trarre le conseguenze di questa crisi politica. Sono stato dal Capo dello Stato. Si è svolta una procedura che tutti avete seguito con cura, che è stata guidata dal Capo dello Stato in modo rigoroso, serio ed inflessibile. Eppure, ho sentito nel corso del dibattito l'accusa, da parte di esponenti della minoranza, di aver voluto «galleggiare», di aver voluto durare ad ogni costo.
Vedete, se avessi fatto questa scelta, avrei derubricato la crisi ad un incidente di percorso, legato al voto di due singoli senatori, ad un caso particolare. Ho invece Pag. 2voluto dare, con le mie dimissioni, un pieno valore politico alla crisi e, con l'accordo sui dodici punti programmatici, segnare la volontà dell'Unione di sostenere la ripresa di una forte azione di Governo.
D'altronde, non è stata altro che questa la politica del Governo in questi mesi. Io ho affrontato, senza arroganza, con consapevolezza, con assoluta consapevolezza, il rischio del calo di popolarità. Sapevo che un Governo che prendeva un paese come era l'Italia doveva correre il rischio dell'impopolarità e che, se non avessimo adottato le misure che abbiamo preso, non avremmo poi potuto cominciare l'azione di risanamento.
Il fatto quasi inatteso è che i risultati di questo risanamento sono più veloci, più rapidi e anche più forti di quello che credessi. Quindi credo che ci siano gli elementi per poter cominciare a pensare che questa seria ed onesta strategia, che nulla ha nascosto, che ha dato al paese le medicine che si dovevano dare, stia dando i frutti che noi volevamo. Vorrei, nel chiedere il vostro voto di fiducia, che ripartissimo da questo fatto e da questo impegno di verità che il Governo si è assunto, affrontando i rischi dell'impopolarità.
Capisco le paure, a volte lo sconforto ed anche la fragile esultanza di chi concepisce la politica come un fatto a breve, ma, se abbiamo una legislatura di cinque anni e se la democrazia prevede questi tempi, è proprio perché si possa permettere ad un Governo all'inizio di guarire e dare le medicine adatte, per poi avere i risultati nel resto della legislatura. Questo è il senso del discorso di oggi, ovvero trarre le conseguenze da questa crisi, analizzarne il perché, ma, soprattutto, dare al Parlamento le idee, i rimedi, la prospettiva politica di lungo periodo, affinché questo paese esca finalmente dalla lunga crisi cui si era legato e limitato per un periodo di tempo ormai troppo lungo.
Certamente - lo abbiamo già detto al Senato, ma è mio obbligo ripeterlo qui - la prima indicazione, la prima lezione di questa crisi è che essa si inserisce nella generale difficoltà del nostro sistema economico, una generale difficoltà di governabilità, in cui non possiamo non imputare una responsabilità profonda al sistema politico. Di questo parlerò dopo, ma, fin da ora, non posso negare che l'instabilità che questa legge elettorale ha dato all'Italia è responsabile delle continue tensioni che si manifestano.
Mi concentrerò ora, prima di finire con un accenno alla legge elettorale, sul tema della politica estera, che è stata la causa scatenante di questa crisi e, con molta più attenzione di quanto fatto al Senato, mi soffermerò sui problemi dell'economia, proprio perché in questi giorni si è svolto un dibattito su questi temi, sui quali anche la Camera si è soffermata a lungo, ed anche in considerazione dei nuovi dati economici che ci confortano nelle scelte prese e ci danno indicazioni sulle scelte da assumere in futuro.
Riguardo alla politica estera, sarò molto breve, proprio perché già al Senato è stata lungamente approfondita (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania). Ribadisco la scelta che è stata fatta dall'Italia in ormai sei decenni di storia repubblicana, ovvero la scelta di collocarsi fra i maggiori sostenitori delle Nazioni Unite, nel centro dell'Europa politicamente unita, legata agli Stati Uniti, fedele alle alleanze che abbiamo stipulato. Questo è un patrimonio comune a tutti noi, che ha le proprie radici nell'articolo 11 della Costituzione, l'articolo della pace, che individua, appunto, la pace come il fondamento e l'obiettivo della politica estera italiana e delle organizzazioni internazionali, prima di tutto le Nazioni Unite.
Sotto questo aspetto, il nostro sforzo prossimo sarà quello di ridare la spinta verso la costruzione della Costituzione europea. Si svolgerà, qui a Roma e poi a Berlino, la celebrazione, tra poche settimane, del cinquantesimo anniversario dei Trattati di Roma, che dobbiamo celebrare con uno sforzo verso la ripresa del cammino costituzionale. Sotto questo aspetto, deve guidarci il rapporto stretto che abbiamo con la Germania e con il presidente di turno dell'Unione europea, con cui, Pag. 3anche questa mattina, ho potuto scambiare una lunga telefonata proprio sui temi relativi alla ripresa degli schemi del prossimo vertice europeo. L'Italia deve tornare ad essere tra i paesi trainanti dell'Unione europea.
Richiamo anche i problemi che abbiamo trattato al Senato. Richiamo quanto abbiamo fatto per la conclusione della missione in Iraq, con il rientro ordinato e concordato delle nostre truppe, l'impegno della pace per il Libano, la lotta al terrorismo, la ferma opposizione all'estremismo iraniano, accompagnata dalla ricerca di un dialogo con Teheran perché eviti le opzioni militari, la condivisione dell'impegno internazionale in Afghanistan, accompagnata però dalla forte volontà di avere una prospettiva di pace.
Questa prospettiva si sta irrobustendo giorno per giorno. Dicevo al Senato che era partita timidamente e che, adagio adagio, sta dimostrandosi come l'unica proposta di buonsenso, l'unica proposta che abbiamo di fronte per potere, in qualche modo, congelare almeno un conflitto che ormai dura da troppi anni.
Ricordo ancora la politica riguardo all'Africa e il nostro impegno che abbiamo verso questo continente.
Vorrei aggiungere un altro punto rispetto a quelli che ho toccato al Senato ed è quello della politica nei confronti dei Balcani. Abbiamo troppo dimenticato i Balcani. Sono stati congelati in una specie di «pace non pace» per lungo tempo. Adesso, occorre riprendere la politica, soprattutto nei confronti della Serbia, paese in profonda sofferenza, che, in qualche modo, dovrà portare a decisione il problema del Kossovo. Si sta chiudendo la missione internazionale del Presidente finlandese Ahtisaari e si sta preparando uno schema in cui i rapporti fra Belgrado e Pristina saranno completamente diversi rispetto a quelli precedenti. Dobbiamo aiutare la Serbia in questo difficile passaggio, non solo con la prospettiva di adesione all'Unione europea, ma anche con aiuti economici, in modo che questa solidarietà riporti, in maniera definitiva, la pace ai Balcani.
Naturalmente, la Serbia dovrà adempiere ai compiti che essa stessa ha assunto di cooperare con il tribunale dell'Aja, perché vi sono problemi di diritti civili sui quali noi non possiamo transigere. Ma guai ad avere un atteggiamento di chiusura verso la Serbia in questo momento, atteggiamento che ci porterebbe ad una ripresa dei conflitti in tutta l'area dei Balcani.
Questa è la politica estera italiana: una politica forte, una politica di pace, una politica di apertura, una politica di ripresa degli aiuti al terzo mondo, sui quali non mi soffermo, perché già ne ho illustrato lungamente i dati al Senato, sebbene anche questi cambino un capitolo. Stiamo pagando riguardo all'AIDS, alla malaria, a tutti questi fondi, i debiti a cui da tre anni non si era fatto fronte. Abbiamo raddoppiato il nostro impegno nel terzo mondo; chiaramente, non siamo ancora al livello che vorremmo e su ci eravamo impegnati però per l'intero quinquennio, ma l'impegno che abbiamo cominciato quest'anno continuerà anche nel prossimo futuro.
Sull'economia, la discussione che si è svolta al Senato è stata fatta quando non conoscevamo ancora i dati definitivi sul 2006 che l'Istat ha pubblicato ieri. Sono dati assolutamente confortanti, soprattutto riguardo all'ultimo quadrimestre. Quindi, non sto facendo polemica né sto manipolando alcunché; sto esponendo semplicemente i dati dell'Istat (Commenti del deputato Uggè): 1,9 per cento dello sviluppo in un anno.
Lo sviluppo è dovuto all'aumento dei consumi delle famiglie, all'aumento degli stipendi ed anche, finalmente, ad una ripresa delle esportazioni. Quindi, si tratta di una crescita bilanciata, ottenuta con il contributo di tutto il paese. Le imprese hanno ripreso fiducia e c'è un quadro diverso rispetto a quello di pochi mesi fa. Un aumento simile non si registrava da prima del 2000: come ho detto, esso è in un anno uguale, anzi un po' maggiore di quello dei quattro anni precedenti. Non siamo ancora ai livelli di un grande slancio: dobbiamo favorire il momento per poter avere lo slancio, ma certamente Pag. 4siamo in una situazione completamente diversa. Questo è avvenuto nonostante le decisioni prese, gravose e difficili, riguardo al risanamento dei conti pubblici. Il risanamento dei conti pubblici è avvenuto: l'indebitamento netto, strutturale, è al di sotto del 3 per cento, è al 2,4 per cento. Naturalmente, risulta il 4,2 per cento perché si deve tenere conto di alcune voci che erano state indebitamente escluse dal bilancio pubblico. Si tratta, però, di voci straordinarie: nel lungo periodo, marciamo tranquillamente verso il risanamento della nostra finanza.
È interessante vedere come sono aumentate le entrate fiscali, senza strette fiscali, perché, al 31 dicembre, nessun provvedimento di questo tipo era ancora entrato in vigore. Abbiamo un aumento degli introiti fiscali di 35,8 miliardi. È interessante notare che: il 30 per cento di esso è dovuto all'aumento del prodotto interno lordo (quasi un terzo); il 22 per cento è dovuto ad una tantum ed a fattori eccezionali (versamenti della Banca d'Italia al Tesoro ed altri fattori di questo tipo che non torneranno più); le manovre dei Governi precedenti sono pari al 14 per cento (quindi, la finanziaria per il 2006 ha dato contributi aggiuntivi per il 14 per cento); il resto, vale a dire il 34 per cento, è proprio derivato dall'inizio di una lotta all'evasione ed all'elusione fiscale. Un terzo, quindi, dei nuovi contributi è dovuto a questo fatto e non ha alcuna altra spiegazione. Quindi, non si tratta né di trionfalismo né di altro: è che, quando un Governo mette seriamente questo compito all'ordine del giorno, gli italiani cominciano a comportarsi nel modo civile in cui si devono comportare.
Evidentemente, non sappiamo ancora quanto vi sia di strutturale. Prendo soltanto come un buon augurio quanto l'agenzia Fitch notava stamani: è la prima volta che, dopo moltissimi anni, il deficit italiano è inferiore alle dichiarazioni fatte. Non era mai capitato! Almeno, una prova di serietà noi l'abbiamo data. Vedremo se tutto il quadro che ho illustrato continuerà ad operare in futuro; comunque, si tratta del quadro di un paese che inizia un cammino di serietà.
È ovvio che questi dati non devono farci allentare il senso del rigore, il senso della necessità di un equilibrio finanziario, il senso di una legislatura economica che dobbiamo compiere, al termine della quale dobbiamo consegnare un paese che corra veloce e che sia sano: questo era il nostro compito che dobbiamo adempiere nel tempo che ci sta davanti.
Ovviamente, i risultati ottenuti vanno correttamente ripartiti anche a favore dei contribuenti, dei più bisognosi, delle famiglie in particolare, perché c'è anche un rapporto virtuoso, tra lo Stato ed i cittadini, che noi dobbiamo rispettare. Voglio essere ancora più chiaro: la pressione fiscale deve diminuire e diminuirà; è un impegno del Governo. Ho detto al Senato - e lo ripeto - che stiamo articolando nuove misure sulla casa e sulla politica sociale. Tuttavia, lo faremo sempre nel rispetto degli obiettivi dell'equilibrio e del risanamento dell'economia.
Naturalmente dobbiamo conservare questo cammino verso il risanamento. Tornando su questo punto, noi abbiamo cominciato a ricostruire l'avanzo primario, rimettendo un po' di fieno in cascina, necessario per iniziare a ridurre l'imponente debito pubblico, ben superiore, come ho ricordato in Senato, alla ricchezza che l'Italia produce in un intero anno. Abbiamo quindi misure buone e situazioni buone; possiamo prendere altre misure che comincino a dare qualche frutto e lo dobbiamo fare nel rispetto del nostro obbligo di consegnare a legislatura finita un paese risanato e ad alto livello di sviluppo. La crescita, infatti, resta l'obiettivo principale del nostro Governo, ed è una crescita che - anche questo è la prima volta che viene ammesso dalla stampa internazionale e dai dati nazionali - è favorita dalle ristrutturazioni, che hanno aiutato ad iniziare questo cammino virtuoso.
Voglio soffermarmi ora sulle liberalizzazioni. Io sono convinto che abbiamo cominciato veramente a «scrostare» interessi Pag. 5storici, che molto spesso erano anche legittimi, nel senso che si erano quasi consolidati nella prassi, ma che veramente stavano fermando lo sviluppo del nostro paese. Nel corso del dibattito qui alla Camera in molte occasioni qualcuno ci ha detto che noi ci siamo occupati di cose minime... Ci siamo occupati di banche, di assicurazioni, di servizi pubblici, di energia, di professioni, di opere pubbliche. Se poi parliamo di vita quotidiana, se parliamo della possibilità per un giovane di fare un nuovo mestiere, di aprire un'attività senza aver bisogno di raccomandazioni o di conoscere qualcuno, credo che noi non stiamo parlando di cose minime (Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania). Tutto questo lo avevamo scritto nel programma elettorale.
Vorrei anche ricordare - si tratta di una circostanza casuale ma ugualmente interessante - che oggi stesso comincia da parte delle imprese telefoniche l'abolizione del peso delle ricariche telefoniche (Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania). Capisco che aiutare il consumatore, potere assicurarsi con meno problemi burocratici, con costi minori o fare dei mutui in maniera più agevolata possa anche dar dispiacere a qualcuno dell'opposizione, ma questa è la realtà (Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
Noi non ci fermiamo (Una voce dai banchi dei deputati del gruppo Forza Italia: No, mai! - Commenti)!

PRESIDENTE. Vi prego, per favore!

ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Non ci fermiamo assolutamente! Non ci fermiamo perché questa è la strada del rilancio, che sta dando frutti molti superiori anche alle nostre previsioni.
Noi continueremo a sostenere, quindi, il rilancio, il risanamento, i consumi, gli investimenti e la ricerca. Continueremo ad aprire i mercati alla concorrenza, e questo irrita molte categorie (Commenti del deputato Armani). Abbiamo avuto le reazioni di tante categorie, in questi giorni, quando abbiamo assunto tali decisioni; tuttavia, le abbiamo prese lo stesso. State tranquilli che ne assumeremo delle altre, estremamente importanti (Applausi del deputato Borghesi)!
Soprattutto, le prenderemo per favorire l'apertura dei mercati alla concorrenza, per rafforzare le autorità indipendenti e, quindi, per avere un'economia più trasparente e più aderente alle esigenze di una società moderna.
Accanto a ciò, gli investimenti in infrastrutture procederanno lungo la linea che abbiamo deciso, cioè dare la precedenza assoluta alle opere iniziate ed avviare le grandi infrastrutture che ci legano al resto dell'Europa.
C'è un problema, però, che dobbiamo curare con particolare energia, e qui chiedo veramente un lavoro comune di tutto il Parlamento; ne ho fatto cenno al Senato, ma qui, di fronte alla Camera, voglio ribadirlo con ancora più forza.
Guardate, abbiamo un problema di lotta feroce alla criminalità organizzata. Senza la vittoria sulla criminalità organizzata, infatti, noi non ce la (Commenti)...

EDMONDO CIRIELLI. Un altro indulto...!

ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Guardate, si tratta di un problema sul quale chiedo veramente un lavoro comune!
In questi giorni - anzi, da mesi -, mi sono impegnato personalmente affinché il porto di Gioia Tauro diventi veramente il grande punto di rinascita nel nostro Mezzogiorno, vale a dire il luogo di convergenza intorno al quale si possano realizzare attività manifatturiere, possa giungere tutto quello che proviene dall'Asia e si possa vedere qualcosa di nuovo e di forte. Mi sento (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)... Scusate... Scusate... Scusate!Pag. 6
Sento obiettare, dagli operatori stranieri, due punti: il primo è avere un interlocutore unico, che risponda alle loro esigenze; l'altro è non avere alcun accenno di criminalità o di controllo sociale verso le attività economiche. Quindi (Commenti del deputato Pizzolante)...

PRESIDENTE. Per favore! Il Presidente del Consiglio sta svolgendo le sue argomentazioni su temi di interesse di tutto il paese...

ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Io vi chiedo...

PRESIDENTE. ...e nostro: quindi, vi prego di lasciargli svolgere il suo intervento senza interruzioni, grazie!

ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Io vi chiedo un impegno senza polemiche su questo, mostrando proprio un senso di unità nazionale!
Guardate, siamo ad una possibile svolta per il Mezzogiorno, dati i cambiamenti nel mondo: c'è solo questa condizione; vi assicuro che c'è solo questa condizione e poi il Meridione può veramente fare un balzo in avanti, poiché sussistono tutte le condizioni economiche. Infatti, la Cina e l'India attendono veramente di avere un punto d'appoggio dove comincia l'Europa, verso Suez, vale a dire in Italia.
Questo è ciò che ci chiedono; quindi, su questo tema, vi chiederò, nei prossimi mesi, uno sforzo congiunto: vi chiedo di collaborare (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi, Popolari-Udeur e Misto-Minoranze linguistiche).
Richiamo solo poche cose per terminare il mio intervento. Come vi ho già detto, vi è la conferma del grande piano delle opere pubbliche; vi sarà, inoltre, un grande sforzo - molto più grande di quello che, intellettualmente, si poteva prevedere fino a pochi mesi fa - sulle energie rinnovabili. Non sono mai stato, per definizione, un difensore di illusioni in materia.
La tecnologia e i costi relativi delle nuove energie rinnovabili sono tali da obbligarci ad uno sforzo tecnico-scientifico e di diffusione delle innovazioni come questo paese non ha mai dovuto fare (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani e Verdi).
Non avremo più bisogno di grandi incentivi pubblici; infatti, se abbiamo l'intelligenza, non abbiamo più bisogno di enormi incentivi pubblici che sostengano le energie rinnovabili, ma che poi impongono un peso finanziario che ci rende impossibile portarle avanti.
Abbiamo di fronte a noi nuovi orizzonti economici, ma bisogna salire nell'ultima generazione della ricerca. Negli ultimi mesi vi è stato un boom nella borsa americana di tutta una serie di imprese che lavorano in questo settore. Questi sono segnali di una maturità dell'innovazione. Noi siamo totalmente fuori da ciò; se, nella passata generazione di solare, abbiamo fatto un decimo della Germania, adesso non possiamo, con la nuova generazione, fare ancora un decimo della Germania. Pertanto, questo diventa un grande spazio per il nostro paese, allo stesso modo del grande sforzo che dobbiamo compiere nella scuola, nella ricerca e nell'innovazione.
Ho parlato tante volte di scuola tecnica e già abbiamo adottato provvedimenti in materia. Si tratta di moltiplicarli, in quanto abbiamo bisogno di periti, di ingegneri in un numero di due o tre volte superiore a quello attuale.
Qui indirizzeremo le risorse: verso la protezione dei più deboli, verso il precariato, nei confronti delle persone più povere, ma anche sull'innovazione, sui giovani e sul salto in avanti della nostra economia. Ripeto anche quanto ho affermato riguardo al sostegno delle famiglie numerose e alla politica della casa.
Questo è il nostro programma. Questo è ciò che abbiamo iniziato a fare. Questo è quanto noi faremo nel futuro. Si tratta di interventi coerenti con il famoso programma delle 281 pagine, che è stato Pag. 7molto criticato e molto «sfottuto». Probabilmente è stato anche ingenuo predisporlo, ma adesso sono lì queste pagine e noi le seguiamo, perché abbiamo fatto una politica seria (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi, Popolari-Udeur e Misto-Minoranze linguistiche - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)! Credo che non solo le 281 pagine, ma anche i 12 punti delle priorità siano assai più di un contratto con gli italiani di 5 punti in cui non si capiva nulla (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia)!
Questa è la nostra strategia, questo è il nostro programma ed è chiaro che su molti aspetti la maggioranza e l'opposizione si divideranno. Tuttavia, ritengo che tutti dobbiamo avere un obiettivo comune, vale a dire quello di consolidare la ripresa della nostra economia. Per questo non dispero che su alcuni punti - come la politica energetica e le tabelle verdi - si possa trovare un consenso più ampio di quello semplice della maggioranza.
Vorrei porre anche - e poi termino con l'economia - un ultimo tema, quello del riordino del sistema delle autorità indipendenti e della Commissione bicamerale a cui queste autorità dovranno in qualche modo rispondere. Infatti, le autorità indipendenti sono diventate uno dei punti delicati, quasi un aspetto nuovo del nostro assetto istituzionale e non sono state ancora collaudate a fondo e inserite in un organico piano di sviluppo.
Concludo con la legge elettorale, che ha avuto una grande influenza nel modo con cui i partiti si sono presentati alle elezioni; ha avuto una grande influenza sui risultati delle elezioni del 9 e 10 aprile ed ha avuto anche influenza sull'ultima crisi. Tutti abbiamo riconosciuto - ed è un altro punto molto importante di questo dibattito - che questa legge va riformata.
Una settimana fa non ero sicuro di questo atteggiamento. In questo momento non ho alcun piano preciso, anche perché una nuova maggioranza viene solitamente accusata di voler demolire le leggi approvate da quella precedente. In questo caso ci troviamo in una situazione unica, in cui nessuna voce si è alzata a difesa di quello che con linguaggio meno crudo rispetto a quello utilizzato dai suoi stessi autori definisco un «pasticcio». Sono lieto di questo perché uno dei nostri primi impegni è stato ed è quello di dialogare consapevolmente con tutte le forze politiche, in particolare con le forze del Parlamento. Adesso il tema è sul tappeto ed è accettato da tutti. Dobbiamo dialogare consapevolmente con tutte le forze politiche e partitiche del Parlamento.
Naturalmente è chiaro che in questi primi giorni poche sono state le convergenze organiche su questo tema. Anzi, sono stati più numerosi i temi di divergenza rispetto a quelli di convergenza, ma è naturale che così sia in questa prima fase. Voglio soltanto che questo tema entri nelle aule parlamentari e nel lavoro delle Commissioni e che si cerchi con comune sforzo una soluzione. Infatti, si tratta di un tema che non è nelle mani della maggioranza.
E, accanto a questo - qui c'è meno accordo - occorre ritoccare anche alcuni punti della Costituzione. Ho accennato alla stessa composizione delle Camere, ma ancor più chiaro e maturo è il problema del federalismo fiscale. Esso è maturo perché già si è lavorato in materia. Per la stessa solidità della ripresa abbiamo bisogno di maturare il senso dell'autonomia, della forza e dell'autogestione degli enti locali, a cominciare dalle regioni. Inoltre, abbiamo anche la necessità di chiarire con precisione quanto il federalismo debba essere posto a riequilibrare le disparità economiche del paese. Soprattutto vorrei soffermarmi sulla necessità di un federalismo che deve essere «responsabilizzante», dove effettivamente esista una sorta di patto di stabilità tra Governo ed enti locali, in modo da essere chiaramente in possesso, di fronte alla comunità internazionale, del bilancio dello Stato ed anche dell'andamento del bilancio di tutti gli enti locali. È questo il tipo di federalismo fiscale che riteniamo prioritario per arrivare Pag. 8a quella che in Senato ho chiamato «democrazia governante» e che costituisce il nostro obiettivo principale.
Allora, invito veramente le due Camere ad iniziare, nel confronto interno alle Commissioni e con le modalità che il Parlamento vorrà darsi, l'analisi di questi punti fondamentali della riforma del nostro sistema. Sono questi i punti, gli aspetti fondamentali e le riflessioni a cui sono stato guidato dal dibattito di questi due giorni. Si tratta di punti che si riconducono ad un solo obiettivo: riprendere lo sviluppo del paese in modo più equo; ridare solidità alle istituzioni, garantendo la durata dei governi; arrivare, appunto, ad una «democrazia governante» in cui i rapporti tra Parlamento ed Esecutivo siano corretti e forti.
Questi sono i miei obiettivi ed insisto, da ultimo, sul metodo della concertazione per affrontare questi problemi.
In questi giorni si sono lette quasi delle conclusioni circa il nostro tavolo di concertazione. Vi posso assicurare che al riguardo non c'è alcuna conclusione: noi andiamo a questo tavolo con un atteggiamento assolutamente aperto; vogliamo riprendere, con il dialogo con i sindacati e con le associazioni dei produttori, il cammino della crescita, il cammino della produttività, quello cioè che in Italia non si può fare senza un accordo con le parti. Apprezzo, quindi, la disponibilità che vi è riguardo a questi punti.
Questi sono gli obiettivi che vi ho posto. Vi chiedo di non sprecare la straordinaria opportunità che ci viene offerta dalla ripresa economica, in modo da creare subito le condizioni per una vita più serena, per uno sviluppo maggiore e per un equilibrio più equo del nostro paese (Commenti del deputato Uggè). Ed è per questo che vi invito a votare a favore della risoluzione, presentata dall'onorevole Franceschini e dagli altri capigruppo della maggioranza, sulla quale, a nome del Governo, pongo la questione di fiducia (Vivi, prolungati applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi, Popolari-Udeur e Misto-Minoranze linguistiche).

PRESIDENTE. La ringrazio, signor Presidente del Consiglio.
Avverto che, avendo il Presidente del Consiglio dei ministri posto la questione di fiducia sull'approvazione della risoluzione Franceschini ed altri n. 6-00016, la votazione, secondo quanto convenuto nella Conferenza dei presidenti di gruppo dello scorso 26 febbraio, avverrà per appello nominale subito dopo le dichiarazioni di voto.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Reina, al quale ricordo che ha cinque minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.
Rivolgo, inoltre, a tutte le deputate e a tutti i deputati, l'appello ad attenersi ai tempi previsti. Al fine di favorire questa consegna, a trenta secondi dalla fine del tempo a disposizione, avvertirò con un suono del campanello.
Invito, infine, l'Assemblea a consentire l'ascolto degli interventi. Prego, deputato Reina, ha facoltà di parlare.

GIUSEPPE MARIA REINA. Signor Presidente della Camera dei deputati, signor Presidente del Consiglio dei ministri, signori membri del Governo, onorevoli colleghi, abbiamo ascoltato oggi una replica dell'onorevole Prodi che conferma le preoccupazioni che abbiamo avuto modo di esprimere nel corso del dibattito precedente, ovverosia che questo non è un Governo presente alla nazione italiana. Questo è un Governo immanente alla nazione italiana! È un Governo che va per enunciazioni, che ancora ha le idee molto confuse, in modo particolare per quanto attiene lo sviluppo del Meridione d'Italia. Tale confusione di idee rischia pertanto di Pag. 9invertire pericolosamente una possibile reale rotta di sviluppo del nostro Mezzogiorno.
Siamo di fronte a persone, ad un sistema che si rifiuta di capire che il sud del paese ha bisogno di un progetto chiaro di sviluppo basato sulle infrastrutture.
Nelle azioni precedenti assunte da questo Governo, nel programma che ci si ripromette di attuare nei prossimi mesi, non c'è alcuna traccia vera - tranne qualche dichiarazione di facciata - di interventi infrastrutturali seri per il Mezzogiorno. I primi interventi infrastrutturali devono riguardare la capacità di assicurare nuovi investimenti. Ecco perché abbiamo creduto di imporre all'attenzione del Parlamento e del Governo il tema della fiscalità compensativa. Ma esiste anche la questione delle accise sul prodotto greggio lavorato (che rispetto all'intero territorio nazionale è pari, in Sicilia, al 35 per cento): risolviamo prima questo problema e poi parliamo, per esempio, del federalismo fiscale.
In Sicilia vi sono anche altri problemi gravi, che nelle settimane scorse abbiamo avuto modo di porre all'attenzione del Governo e del Parlamento. Signor Presidente, le sembra cristiano che a Gela, in una delle sei centrali petrolchimiche dell'ENI in Italia, si utilizzi catrame in polvere - definito tecnicamente coke da petrolio o pet-cok - come combustibile? Le sembra cristiano che ciò avvenga ma che la gente non possa parlarne perché, altrimenti, si corre il rischio di perdere il lavoro? Trova tutto ciò normale in una società democratica?
Con riferimento a quanto detto, ci sentiamo molto vicini alle rivendicazioni del popolo della Nigeria del sud, dove viene combattuta una battaglia non troppo dissimile dalla nostra, perché non si chiede denaro ma soltanto che le grandi compagnie petrolifere - fra queste, anche l'ENI - smobilitino dal paese o, perlomeno, consentano ai nigeriani di dire la loro sullo sviluppo (ma anche sul degrado ambientale che si sta verificando in quella parte di mondo). Ecco perché, straordinariamente, i siciliani - i meridionali tutti - si sentono vicini alla Nigeria e alla sua battaglia (che è anche la nostra), in uno spirito di fratellanza, al di là delle tesi e contro tesi di questo Parlamento.
Noi del Movimento per le autonomie non siamo mai stati interessati agli schemi e alle schermaglie ideologiche. Abbiamo preteso di affrontare i temi veri che interessano la gente. Fra questi, vi sono quelli che ho enunciato, come anche il tema della riforma elettorale, che altri hanno evidenziato.
Vorremmo porre all'attenzione di tutti la necessità del voto di preferenza per ridare slancio e certezza alla nostra democrazia.
In conclusione, non possiamo esprimere un voto a favore della mozione di fiducia e rinviamo al mittente la proposta che viene formulata al Parlamento perché la consideriamo irricevibile per gli interessi dei meridionali, dei siciliani e, in definitiva, di tutta la nazione italiana (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia, Lega Nord Padania e Democrazia Cristiana-Partito Socialista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Widmann, al quale ricordo che ha cinque minuti di tempo. Ne ha facoltà.

JOHANN GEORG WIDMANN. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio dei ministri, onorevoli colleghi, innanzitutto, vorrei esprimere al Presidente Prodi e al suo Governo il nostro apprezzamento per l'operato fin qui perseguito. La sua politica nei diversi settori è stata un'inversione di rotta rispetto a quella seguita dal Governo precedente. Per questo, desidero dire a certi comparti della sinistra della maggioranza attuale che essere di sinistra non significa essere ciechi, bensì equi e giusti. Fare parte di una maggioranza di Governo significa anche rispettare i giusti interessi di tutti i ceti della popolazione e rispettare anche gli accordi internazionali, nonché, quindi, avere anche la capacità di una certa flessibilità politica senza perdere la bussola della direzione principale.Pag. 10
Il ritiro dall'Iraq è stato compiuto rispettando la volontà della stragrande maggioranza della popolazione.
L'impegno nel Libano corrisponde ad una precisa assunzione di responsabilità rispetto alla volontà di contribuire alla pace in una zona che ha bisogno di grande sensibilità e di equilibrio politico. La partecipazione agli interventi in Afghanistan corrisponde ad accordi internazionali volti a perseguire la pace e a costruire un sistema democratico. La conferenza internazionale proposta proprio dal Governo italiano, coinvolgendo soprattutto i paesi confinanti, sottolinea la precisa volontà di arrivare al più presto alla pacificazione di quel paese.
Apprezzo anche altri interventi nel continente africano e soprattutto il raddoppio dei fondi del nostro aiuto allo sviluppo, oltre che l'aver rispettato gli impegni verso il fondo globale per la lotta alle diverse epidemie.
Apprezzo altresì l'operato per il risanamento dei conti pubblici. Con la tanto discussa legge finanziaria il Governo ha comunque invertito la rotta nel settore fiscale, abolendo diversi regali ingiustificati a favore di una politica fiscale per i lavoratori e le loro famiglie. È questa una politica che deve essere rafforzata, anche e soprattutto di concerto con le regioni e le province autonome. Una richiesta precisa e prioritaria in questo campo consiste soprattutto nell'abolizione totale dell'ICI sulla prima casa. La lotta all'evasione fiscale e contributiva è stata invocata con vigore e deve essere perseguita con altrettanta convinzione, evitando però nuove ingiustizie ed incomprensioni a danno delle aziende.
Devono essere riconosciuti anche diversi provvedimenti a favore dei risparmi di energia nel settore delle costruzioni. Bisogna comunque aumentare gli impegni a difesa dell'ambiente.
Riconosciamo l'impegno a favore di una nuova e rafforzata politica a sostegno della famiglia. In questo campo bisogna attivare soprattutto la leva fiscale e quella della detraibilità delle varie spese familiari, come affitto, formazione e trasporto.
Apprezziamo l'impegno del Governo a favore della realizzazione delle tratte transfrontaliere di trasporto e altresì la volontà del Governo di concertare con le parti sociali le diverse riforme da attuare, cominciando da quella pensionistica e da quella del mercato del lavoro. Sosteniamo la politica delle liberalizzazioni in atto così come quella delle nuove liberalizzazioni, comunque a favore dei consumatori.
Anche noi riteniamo indispensabile riformare la legge elettorale. Concordiamo con il Presidente Prodi sul fatto che la nuova legge deve garantire stabilità politica e deve dare ai cittadini ampie possibilità di scelta, soprattutto per il candidato o i candidati nella lista preferita.
Riconosciamo ed apprezziamo con particolare favore l'operato del Presidente del Consiglio Prodi e del Governo per l'attuazione del programma che riguarda le minoranze linguistiche e le autonomie speciali.
Considerato tutto questo, esprimo e rinnovo il voto favorevole delle minoranze linguistiche al Governo Prodi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Catone, al quale ricordo che ha a disposizione dieci minuti. Ne ha facoltà.

GIAMPIERO CATONE. Signor Presidente, colleghi deputati, i deputati della Democrazia Cristiana per le autonomie-Nuovo PSI, ribadiscono oggi con fermezza e convinzione il loro «no» alla fiducia a questo Governo.
Signor Presidente del Consiglio, lei da solo ci ha dato - seppure involontariamente - le motivazioni per cui voteremo «no» alla richiesta di fiducia. Dopo aver decantato in passato la complessità e la completezza delle ben 281 pagine del confuso programma elettorale, adesso ha ridotto gli obiettivi del suo Governo a soli dodici punti, confessando nei fatti che aveva proposto a tutti gli italiani uno «zuppone» immangiabile e dannoso. Se lei andasse in strada a parlare con la gente comune e chiedesse un parere libero sul suo operato, avrebbe risposte certe ma Pag. 11piene di sfiducia, di delusione profonda, sia per quanto fatto sia per quanto non fatto in questi dieci mesi. Tuttavia, non ci sarà nessuno disposto ad ammettere di aver votato per lei, tanta è l'amarezza, la vergogna e la delusione di chi le aveva dato fiducia.
Anche analizzando il nuovo programma, non può che uscire rafforzata la volontà di votare «no» alla fiducia.
Il Presidente del Consiglio richiama il rispetto degli impegni internazionali di pace ed ha promesso sostegno costante alle iniziative di politica estera e di difesa stabilite in ambito ONU e derivanti dall'appartenenza all'Unione europea e all'Alleanza atlantica, con riferimento anche al nostro attuale impegno nella missione in Afghanistan. Finalmente il premier si è reso conto che l'Italia non è sola al mondo, ma è inserita in un consesso di nazioni e che i nostri impegni - tutti, anche quelli appena conclusi - sono di pace. Ma tale obiettivo non si raggiunge sfilando in corteo, appendendo bandiere ai balconi e bruciando manichini e bandiere di nazioni quali Stati Uniti e Israele, ma grazie all'impegno di coraggiosi nostri ragazzi che volontariamente affrontano i rischi per aiutare popolazioni martoriate da fanatismi crudeli. Il Presidente del Consiglio è proprio sicuro, una volta ottenuta la fiducia, di avere il via libera della sinistra radicale anche per la missione di pace in Afghanistan? Conosciamo già la risposta: Prodi non convincerà mai quella parte della sua maggioranza che fa riferimento ai cosiddetti movimenti, ai pacifisti di professione ed agli antiamericani. Prodi dovrà, quindi, chiedere all'opposizione di votare il rifinanziamento della missione in Afghanistan per poter continuare nel suo non-Governo.
Inoltre, Prodi si richiama all'impegno forte per la cultura, per la scuola, per l'università, per la ricerca e l'innovazione. Sono le cifre a smentirlo, come è dimostrato dai «tagli» per centinaia di milioni di euro alle università e dalla riduzione degli organici nella scuola. Il suo ministro Fabio Mussi ha definito errore madornale il «taglio» del 20 per cento dei consumi intermedi per università e ricerca.
Poi, vi è il grande nodo irrisolto della TAV. È una pia illusione, come lei, signor Presidente del Consiglio, scrive nel suo «dodecalogo», una rapida attuazione del piano infrastrutturale e, in particolare, dei corridoi europei, compreso la Torino-Lione. Peccato che nell'Unione nessuno si sia accorto che anche il ponte sullo Stretto faceva parte dei corridoi europei, precisamente del Corridoio n. 1, Berlino-Palermo e che, comunque, avrebbe rappresentato un'enorme volano di sviluppo per entrambe le regioni interessate, Calabria e Sicilia, oltre che per l'intero Mezzogiorno. Nessuno nella maggioranza sembra voglia ricordare che tale opera era cofinanziata dall'Unione europea. Certo è che ora si dovranno pagare pesantissime penali per l'annullamento del progetto.
Ci sorprende anche il programma per l'efficienza e la diversificazione delle fonti energetiche, soprattutto con riferimento alla realizzazione dei rigassificatori. Su questo punto il Presidente Prodi sposa appieno le linee guida del Governo Berlusconi in materia di risorse energetiche che, grazie alla realizzazione dei rigassificatori, avrebbero assicurato una libertà di scelta delle fonti di approvvigionamento energetico. Tutto ciò avrebbe evitato il possibile ricatto dei fornitori duopolisti, Russia e Algeria, come è accaduto lo scorso inverno, con il solo danno che si è perso molto tempo per arrivare alle stesse conclusioni. Purtroppo, il Presidente del Consiglio mente: egli sa bene che costruire un rigassificatore non è possibile, perché vi è il veto di una parte della sua maggioranza, ma il punto centrale resta quello delle liberalizzazioni. Riuscirà Prodi a realizzare in concreto le vere liberalizzazioni, tanto necessarie al paese, quali quelle relative ai servizi pubblici locali ed alle grandi municipalizzate? No, perché tali liberalizzazioni non agevolano le grandi catene di distribuzione cooperativistica che, fino ad oggi, sono state le uniche ad ottenere vantaggi dalla concessione delle vendite di aspirine e di benzine. Al contrario, Pag. 12si tutelano i privilegi delle grandi municipalizzate, le quali, intervenendo nel libero mercato con sussidi pubblici, oltre ad alimentare enormi clientele, distorcono il mercato a sfavore degli operatori privati, che non possono contare sul ripiano dei bilanci a carico dei contribuenti. A proposito di vere liberalizzazioni, si deve invece registrare un elevato attivismo delle «mini-mini» locali, le aziende municipalizzate cittadine che, grazie a leggi «ad aziendam», con loro presenza nei settori più vicini ai cittadini, acqua, gas, rifiuti, illuminazione stradale, sino alle pompe funebri, tolgono spazio alle imprese private che, ovviamente, non possono sostenere la concorrenza sleale di aziende costituite e finanziate con capitali pubblici.
Per non parlare del fatto che, siccome agiscono in regime di monopolio, i cittadini pagano tariffe sensibilmente più alte.
Fra poco dovremo misurarci con la riforma del welfare. Al riguardo, il dodecalogo di Prodi prevede il riordino del sistema previdenziale, con grande attenzione alle compatibilità finanziarie e privilegiando le pensioni basse e i giovani. Non crediamo che la sinistra massimalista starà a guardare di fronte all'innalzamento dei limiti di età ed al ritocco dei coefficienti, così come preannunciato dal suo Governo, oppure che in caso di contrasto, come dispone il dodicesimo punto, lascerà decidere a Prodi. Quanto poi all'ipotesi di unificare i vertici degli enti previdenziali, unendo tra l'altro quelli con gestioni virtuose con quelli con gestioni deficitarie, questa sembra solo un modo per azzerarne i vertici e per sostituirli con nuovi amministratori.
Mentre è in corso lo scontro sui Dico, il Presidente Prodi promette il rilancio delle politiche a sostegno delle famiglie, attraverso l'estensione universale di assegni familiari più corposi. Ci si è finalmente accorti che con la finanziaria 2007, grazie all' «innovativo» sistema delle detrazioni al posto delle deduzioni, le famiglie più numerose si sono trovate a pagare più imposte e quindi ad avere un minor reddito a disposizione. Non solo: per una svista, le famiglie con disabili sono state escluse dalle seppur poche agevolazioni previste.
L'undicesimo punto stabilisce che il portavoce del Presidente, al fine di dare maggiore coerenza alla comunicazione, assume il ruolo di portavoce dell'Esecutivo. Quindi i 25 ministri e i 103 sottosegretari non potranno più esprimere pubblicamente le loro opinioni, nonché i risultati del loro lavoro. Tutti muti, quindi, per decreto!
L'ultimo comandamento prodiano conferisce pieni poteri al Capo del Governo. Quindi, onorevole Prodi, lei sarà finalmente in grado di esprimere la sua posizione sulle decisioni che ha già preso. Per dirla alla Woody Allen: è mia opinione che personalmente io condivido!
Nel suo dodecalogo, infine, non c'è alcun riferimento alla sanità, alle politiche sull'immigrazione, agli incentivi per l'economia e per lo sviluppo, alle politiche per il lavoro. Di colpo la riforma Biagi si è scoperto essere una buona, anche se migliorabile, soluzione per disciplinare situazioni che prima erano nel limbo del diritto del lavoro. Lei, Presidente Prodi, si tiene volutamente sul vago e indefinito, perché vuole accuratamente evitare qualsiasi guaio, qualsiasi scoglio, qualsiasi problema, qualsiasi polemica e qualsiasi inciampo che possa mettere a rischio la sua sopravvivenza governativa.
Noi oggi vogliamo dare agli italiani un messaggio rassicurante: il nostro impegno politico non verrà meno, lavoreremo e lotteremo con tutte le nostre forze perché il suo Governo vada a casa definitivamente e il più presto possibile, liberando l'Italia da questa politica dannosa ed inutile, così da permettere al nostro paese nuovi slanci e nuove speranze (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fabris, al quale ricordo che ha dieci minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

MAURO FABRIS. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli Pag. 13colleghe e colleghi, italiane ed italiani che ci state ascoltando, siamo chiamati ad esprimere di nuovo la fiducia al Governo, vincitore alle elezioni di neanche un anno fa, perché qualche senatore eletto con il centrosinistra ha votato dieci giorni fa contro le linee di politica estera espresse dal ministro D'Alema. Non c'è stata dunque una crisi politica, se per crisi politica si intende, come in passato, che un partito sia uscito dalla maggioranza. Non è andata così. Sarà bene ricordare, per iniziare, che il Senato è spesso ingovernabile perché una legge elettorale avvelenata, imposta dalla Casa delle libertà nella precedente legislatura per paura di perdere, rende impossibile ottenere ampie maggioranze. Non si spiega altrimenti perché con le medesime votazioni avvenute nello stesso giorno qui alla Camera ci siano 70 deputati in più per la maggioranza, mentre al Senato la stessa coalizione può contare solo su due voti di scarto.
Ora tutti dicono di voler cambiare quella legge elettorale, perché anche la Casa delle libertà sa che, nel caso toccasse ad essa nel futuro vincere le elezioni, con questa legge comunque al Senato si rischierebbe l'ingovernabilità. Come lei ha chiesto, signor Presidente del Consiglio, e come il ministro Chiti sa, noi siamo pronti a collaborare per queste modifiche, purché esse non servano per ottenere per via legislativa ciò che non si riesce ad ottenere a destra e a sinistra per via politica, cioè la nascita di due partiti, a cui noi siamo contrari.
Vogliamo infatti ricordare a noi tutti e a chi ci ascolta che, se questo sistema è in crisi, non è per colpa dei cosiddetti piccoli partiti: in crisi sono i cosiddetti grandi partiti perché, nonostante svariate leggi elettorali, essi non sono riusciti a realizzare i loro obiettivi e a crescere ancora di più elettoralmente. Dunque, è la crisi dei grandi partiti mai nati a mettere in crisi l'intero sistema. Dicendo questo non voglio nascondere i problemi che la maggioranza ha riscontrato in questi primi mesi della legislatura. Si tratta di problemi strutturali, che sono dovuti all'eterogeneità della nostra alleanza, così come eterogenea risulta l'opposizione, ma che pensavamo di aver superato firmando un programma elettorale comune prima del voto. Onestamente va detto che non è bastato, perché nella maggioranza qualcuno ha cercato ripetutamente di spostare l'asse della coalizione, più a parole che nei fatti, con qualche manifesto maldestro, alzando a volte i toni e le pretese o scendendo in piazza a marciare addirittura contro le decisioni assunte dal Governo.
Sfido però chiunque, in quest'aula e fuori, a dimostrare che nei fatti, nelle scelte politiche concrete ci sia stato uno scivolamento a sinistra. La crisi, anzi, nasce perché il Presidente del Consiglio, i ministri della difesa e degli esteri si sono opposti alla richiesta di chi chiedeva nella maggioranza che l'Italia dicesse «no» alla base USA a Vicenza, facesse venir meno il nostro impegno in Afghanistan, ricusasse le tradizionali alleanze internazionali e di difesa del nostro paese. È avvenuto altro, dunque, non una deriva a sinistra; anzi, è vero il contrario: il Governo e la maggioranza hanno pagato pegno per essersi opposti a chi voleva estremizzare. Ora la maggioranza al Senato si è ricomposta, grazie anche ad un'azione intelligente di mediazione, a cui anche l'Udeur ha contribuito. Siamo tornati alle situazioni di inizio legislatura: al Senato nei numeri abbiamo, come allora, 158 senatori sui 305 eletti. Avevamo perso il senatore De Gregorio, eletto con il centrosinistra e passato subito al centrodestra in cambio della sua elezione a presidente della Commissione difesa. L'altro ieri abbiamo pareggiato i conti con la scelta del senatore Follini di sostenere questo centrosinistra: «uno a uno e palla al centro», potremmo dire in termini calcistici, ma, se mi permettete, anche politici.
Al senatore e all'amico Marco Follini vogliamo ancora oggi esprimere una grande solidarietà politica ed umana per i vergognosi e, a volte, volgari attacchi personali subiti. È indecente che a destra si attacchi oggi Follini quando a De Gregorio, uomo dal discusso passato e dall'improbabile futuro, sono stati fatti «ponti d'oro», sono stati persino dati i voti Pag. 14perché passasse in pianta stabile contro il Governo e la maggioranza che lo avevano fatto eleggere (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur e Italia dei Valori).
La crisi della maggioranza al Senato, non va dimenticato, è nata anche da quel mercimonio e da quel voto di scambio fra la Casa delle libertà con De Gregorio. Ora, dunque, si riparte, ci auguriamo nella consapevolezza di tutta la maggioranza che altri scivoloni ed altre crisi non saranno accettabili, comprensibili e risolvibili. Questa volta all'ingovernabilità della maggioranza è stato posto rimedio, ma da qui in avanti l'Udeur non permetterà, come è accaduto nei mesi passati, che vengano forzatamente imposte alla maggioranza delle questioni come quella delle cosiddette unioni di fatto, che certo non costituiscono un'emergenza per il paese. Se in futuro dovessero esserci nuove forzature, se nuove tensioni dovessero venire provocate nella maggioranza, arrivando alle rotture dei giorni scorsi, si rischierebbe la fine non solo del Governo, ma anche di quest'alleanza di centrosinistra.
Bene, dunque, ha fatto lei, signor Presidente del Consiglio, a richiamare tutti alla responsabilità che abbiamo di fronte al paese, ma noi le chiediamo di riprendere - lei per primo - con forza il ruolo di guida e di riferimento della coalizione. Forse lei in passato, signor Presidente, ha lasciato che troppi nel Governo e nella maggioranza, con uscite in grande libertà, mettessero in discussione l'Esecutivo. Lei deve far capire a tutti che la «ricreazione è finita» e che bisogna cominciare a fare sul serio, specialmente ora che la situazione economica migliora e che le politiche economiche del Governo danno buoni risultati, nonostante che il rapporto deficit/PIL lasciatoci in eredità fosse pari al 4,4 per cento, il più alto dal 1996.
Ora sarebbe veramente un atto di irresponsabilità verso il paese e di gratuito masochismo politico non produrre una forte iniziativa e capacità di Governo.
Per questo lei, signor Presidente, ha indicato dodici priorità, tra le quali la famiglia, le infrastrutture, il Mezzogiorno. Bene! Ciò, però, comporta che tutta l'azione del Governo rispetti tali priorità.
Siamo molto soddisfatti, peraltro, del fatto che nel ridefinire tali priorità lei abbia indicato nuove e più incisive politiche a favore della famiglia; non sappiamo se sia stata tale decisione ad indurre molti a dichiarare che vi sarebbe stato uno spostamento della coalizione al centro; quanto, invece, sappiamo è che siamo felici di tali scelte. Era ora: queste sono le vere priorità per un Governo riformatore!
L'obiettivo che deve diventare suggestivo e mobilitante per il centrosinistra e per l'intero paese non può essere, dunque, altro che rendere migliore la vita delle famiglie italiane. Molto si deve compiere in questo ambito: noi vogliamo che la famiglia sia considerata come un'istituzione fondamentale della società, che deve essere sostenuta con politiche attive in quanto svolge funzioni che non possono esserlo da alcun'altra agenzia.
Noi le chiediamo quindi, signor Presidente, di verificare le misure assunte con la legge finanziaria per appurare se effettivamente si stiano producendo i frutti attesi, specialmente per garantire maggiore equità e sostegno alle famiglie monoreddito, a quelle con un solo genitore o a quelle più numerose. Siamo a marzo, è tempo di verifiche: appuriamo se si stanno producendo gli effetti promessi.
Tali questioni, come le altre indicate nei punti del programma, sono importanti. Sosterremo il Governo, signor Presidente, affinché possa procedere con un passo nuovo rispetto al passato; vorremmo infatti che nei prossimi mesi il Governo si impegnasse su questioni reali, quelle vissute dalla gente in carne ed ossa. Su ciò il Governo, la maggioranza ed il Parlamento devono misurarsi e avanzeremo una serie di proposte in tale direzione. Quindi, signor Presidente del Consiglio, riteniamo che unicamente dalla capacità del suo Governo e della coalizione di maggioranza di saper affrontare e risolvere i problemi delle persone, delle imprese e delle famiglie dipendano davvero la durata dell'esecutivo ed il consenso degli italiani. I Popolari-Udeur, ancora una Pag. 15volta, sono responsabilmente pronti a sostenere il Governo in tale prospettiva; ad altro, a durare tanto per durare, noi sinceramente non siamo interessati.
Dichiariamo dunque il nostro voto di fiducia al Governo, convinti che il nostro impegno, signor Presidente del Consiglio e colleghi della maggioranza, questa volta non possa venire tradito (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur e di deputati del gruppo Verdi)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bonelli. Ne ha facoltà, per dieci minuti.

ANGELO BONELLI. Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Camera, onorevoli colleghi e colleghe, intervengo in fase di dichiarazione di voto finale a nome dei Verdi dopo che, in fase di discussione sulle comunicazioni del Governo, le deputate Grazia Francescato e Luana Zanella e il deputato Arnold Cassola - colleghi che ringrazio - hanno ampiamente articolato la posizione del gruppo.
Presidente Prodi, abbiamo molto apprezzato il suo intervento ed il modo in cui lei ha gestito questa difficile fase per la coalizione dell'Unione. Il 21 febbraio è stato un brutto giorno per la maggioranza, ma quella battuta di arresto può risultare salutare. Tutti noi, infatti, anche sotto la spinta dei cittadini, abbiamo ritrovato la compattezza indispensabile sia per riprendere con incisività l'azione di Governo necessaria per dare all'Italia riforme che migliorino il paese e la qualità di vita degli italiani, sia per non tradire il patto con gli elettori che ci ha portato al Governo il 9 ed il 10 aprile del 2006.
Ci riconosciamo nel suo discorso con la convinzione e la consapevolezza che mai in questo Parlamento la centralità della questione ecologica era stata posta con la determinazione con cui lei lo ha fatto. Vi è una grande sintonia tra quanto da anni noi Verdi sosteniamo e quanto lei ha affermato puntualmente nel suo intervento: la soluzione alla drammatica questione dei cambiamenti climatici è legata a radicali politiche ambientali, all'innovazione tecnologica ed alla competitività economica.
Ora dobbiamo riprendere con determinazione e coesione l'azione di Governo, che ha già prodotto risultati positivi, come i recenti dati ISTAT indicano. Dobbiamo avere la capacità di valorizzare le misure che il Governo e la maggioranza hanno adottato in questi dieci mesi, oscurate - lo ammettiamo, ma si è trattato di una responsabilità complessiva di tutti - da una litigiosità che deve venir meno facendo posto sempre più ad un'etica della responsabilità.
Questo è il Governo che, dopo dieci mesi dall'insediamento, ha eliminato il disavanzo; che, con la finanziaria approvata, eliminerà nei prossimi tre anni la precarietà nella scuola assumendo 150 mila insegnanti; che ha rafforzato il sostegno per le persone non autosufficienti, per la famiglia, per le politiche giovanili.
Questo è il Governo che ha riportato in Italia, a lavorare per il paese e per il suo progresso, quegli scienziati, che di fatto sono stati mandati in esilio dal precedente Governo, primi tra tutti il premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia, che ha accettato l'invito del ministro dell'ambiente a tornare in Italia per rilanciare l'energia solare termodinamica, dopo aver lavorato in Spagna, che è diventata negli anni, invece, leader europeo nella produzione di energia solare.
Questo è il Governo che ha fatto compiere all'Italia grandi progressi nel campo delle energie pulite. Sono stati approvati i bandi per realizzare impianti di energie rinnovabili, progetti di risparmio energetico per piccole e medie imprese, scuole, case, ricerca, parchi, agevolazioni fiscali per la riqualificazione energetica, per un maggiore ricorso ai biocarburanti, un fondo per la mobilità sostenibile e un altro per contrastare i cambiamenti climatici.
Questi, signor Presidente, sono i fatti con cui si esprime la cultura di governo di noi Verdi e il contributo che diamo al cambiamento del paese sotto l'incalzare drammatico dei cambiamenti climatici. Non c'è nulla di estremista o massimalista Pag. 16nel nostro agire politico e abbiamo dimostrato che siamo forza indispensabile per avviare quelle necessarie riforme, che ancora oggi qualche forza economica e politica non vuole, perché antepone all'ambiente e ai diritti dei cittadini una concezione arcaica e primitiva dell'economia.
Pensi, Presidente Prodi, che solo in Italia i costi economici dei cambiamenti climatici ammontano ogni anno quasi ad una finanziaria (22 miliardi di euro), ossia 1,1 punto percentuale del prodotto interno lordo. Solo i costi dell'inquinamento atmosferico si aggirano intorno a 4 o 5 miliardi di euro.
Sono necessarie, quindi, politiche radicali per assicurare un futuro alle generazioni che verranno e proprio sulla radicalità si è aperto un dibattito che riteniamo sbagliato e non condivisibile. La radicalità non va confusa con l'estremismo. La nostra radicalità parte dalla consapevolezza che, se vogliamo salvare il pianeta, quindi anche l'Italia, dobbiamo realizzare un forte progetto riformatore, senza il quale non invertiremmo la rotta.
Questa è la ragione per la quale riteniamo non appropriato e fuori luogo lo schema che vuole inserirci in un contenitore semplicistico della cosiddetta sinistra radicale, in contrapposizione con quella riformista.
Noi Verdi vogliamo cambiare l'Italia, insieme a tutta l'Unione, con riforme coraggiose, prima che sia troppo tardi.
Nei dodici punti che nel suo intervento lei ci ha sottoposto, che sono parte integrante del programma dell'Unione, ci ha parlato della realizzazione dei corridoi europei e della tratta Torino-Lione, su cui non sfugge la conferma del metodo concertativo e il coinvolgimento delle comunità locali per trovare la giusta soluzione: è un metodo che noi, signor Presidente del Consiglio, apprezziamo.
Vogliamo ricordare, tuttavia, in quest'aula l'importante appello, che sosteniamo e che va valorizzato, di padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, il quale afferma: «Con questo Governo stiamo lavorando benissimo. Non possiamo interrompere un percorso già avviato». Infatti, grazie a questa maggioranza, l'acqua, che è un bene comune, non sarà privatizzata, perché dobbiamo tutelarla per le future generazioni e perché non possiamo aumentarne i consumi, ma dobbiamo ridurli.
Passo alla questione che ha determinato questo voto di fiducia, ossia la politica estera. Il nostro giudizio sulla politica estera del Governo è positivo. Le truppe dall'Iraq tornano a casa; in Libano, i militari italiani stanno realizzando quell'interposizione che ha consentito la tregua, salvando molte vite umane; l'Italia ha recuperato il suo storico ruolo di paese che dialoga con i Governi e i popoli del Medio Oriente; vi sono stati una forte azione per la moratoria della pena di morte e un forte impulso alla cooperazione verso il Sud del mondo.
Presidente Prodi, conveniamo con lei che è necessario costruire una risposta politica per chiudere definitivamente il conflitto in Afghanistan. È quello che diciamo da tempo. Dobbiamo costruire percorsi di pace ed è, quindi, molto importante la proposta di realizzare la conferenza di pace per l'Afghanistan, insieme ad un monitoraggio e ad una politica nuova di riconversione delle colture di oppio.
Però nessuno potrà cancellare gli errori, gli orrori e le responsabilità di una guerra, che a partire dall'Iraq ha provocato oltre 100 mila vittime civili.
La guerra e la violenza sono nemiche della pace, così come è nemica della pace e delle conquiste sociali la violenza, che diventa strumento di lotta politica per giovani e meno giovani, che si trovano sotto la macabra stella a cinque punte.
Questa è la ragione per la quale vogliamo ringraziare la polizia e la magistratura per l'inchiesta, di cui ovviamente, aspettiamo gli esiti finali, che ha portato all'arresto di presunti e dichiarati brigatisti ed esprimiamo il nostro sostegno al sindacato CGIL, in questo momento delicato, che ha dato il suo contributo determinante nella lotta al terrorismo durante gli anni di piombo.Pag. 17
Veniamo alla legge elettorale di cui tutti parlano. Votata a tre mesi dalle elezioni dal centro-destra, è da cestinare. Anche noi siamo d'accordo, ma vogliamo dire in quest'aula che nessuno tra i leaders responsabili di quella legge, che l'hanno votata - mi riferisco a Fini, a Berlusconi e a Casini - ha oggi il coraggio di dire davanti al paese di aver sbagliato? Perché in quest'aula non avete il coraggio di dire agli italiani che avete sbagliato ad approvare quella legge? Riteniamo di doverla cambiare. Vogliamo una legge elettorale che garantisca a questo paese il bipolarismo, che metta i cittadini nella condizione di scegliere i propri rappresentanti, un sistema che garantisca la governabilità, la stabilità ed il pluralismo. Non c'è bisogno di imitare modelli stranieri, quando abbiamo modelli italiani, quali i comuni, le province e le regioni che funzionano e che hanno garantito stabilità.
Signor Presidente, non possiamo nemmeno pensare che la crisi e la perdita di credibilità della politica possano essere superate solo con una nuova legge elettorale, che - lo ribadisco - è necessaria. La crisi della politica può essere superato soltanto attraverso un forte progetto politico, che sappia andare incontro ai bisogni dei cittadini, evitando che le istituzioni e le aule del Parlamento rimangano sorde a quanto da loro richiesto.
L'Unione ha nel suo ontos, nel suo progetto, il legame tra la rappresentanza politica e la partecipazione e bisogna fare in modo che queste marcino insieme in maniera insostituibile, altrimenti il rischio è quella dell'isolamento, della distanza dai cittadini. La partecipazione, l'ascolto, il dialogo, sono valori fondanti della coalizione dell'Unione, di questa maggioranza: attraverso di essi si rafforza una democrazia.
Per tale ragione la questione di Vicenza va iscritta anche in questo capitolo. Non possiamo non rilevare che questa base dovrebbe essere costruita con oltre 700 mila metri cubi di cemento sopra le sorgenti d'acqua di Dueville, un importante reticolo idrologico e per questo forte impatto ambientale il Governo deve aprirsi ad un dialogo con la popolazione di Vicenza.

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Bonelli.

ANGELO BONELLI. Sulle unioni civili, il Governo ha svolto la sua parte. Ora tocca al Parlamento presentare la proposta che ritiene più giusta. Si è parlato di un «tavolo dei volenterosi», noi chiediamo che si faccia un «tavolo dei coraggiosi».
Passo all'ultima questione: si è parlato molto del ruolo dei senatori a vita. Vorrei ricordare al centrodestra che il primo Governo Berlusconi non aveva la maggioranza al Senato. Il primo Governo Berlusconi ebbe al Senato 159 voti, contro 155. Furono determinanti i senatori a vita Cossiga, Agnelli e Leone. Per questo, prima di «straparlare», riflettete e pensate (Vivi Commenti dei deputati Leone e Raisi)!

PRESIDENTE. Per favore, colleghi! Lasciate concludere l'intervento.

ANGELO BONELLI. Siamo legati anche noi dalla grande passione che abbiamo per il nostro paese e per il profondo rispetto che abbiamo per il suo paesaggio, la sua storia e la sua arte.
Per questi motivi, noi Verdi sosterremo il Governo, come sempre lealmente abbiamo fatto e oggi voteremo la fiducia (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi e Italia dei valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Diliberto. Ne ha facoltà.

OLIVIERO DILIBERTO. Signor Presidente, colleghi, i Comunisti Italiani voteranno convintamente la fiducia al Governo, riconfermando un impegno che non è mai venuto meno nel corso dei mesi che abbiamo alle spalle.
Giunti al termine di giorni travagliati, credo utile trarre dalle nostre difficoltà alcune riflessioni politiche su quanto accaduto, per un verso, e sulle prospettive, Pag. 18per l'altro. Si è molto scritto ed affermato che la crisi sarebbe nata per responsabilità della sinistra cosiddetta radicale (mai definizione ho trovato più sbagliata). È vero che al Senato, in materia di politica estera, il Governo è stato sconfitto anche per via del non voto - scelta che condanniamo nella materia più netta - di due senatori eletti nelle file della sinistra, ma la crisi, cari colleghi, non nasce da sinistra, come i meno superficiali tra i commentatori hanno osservato, mentre ad altri faceva forse comodo attribuircene la responsabilità.
Allora è giusto in quest'aula affermare con chiarezza alcune cose. Ai nostri occhi questo Governo rappresenta oggi l'equilibrio politico più avanzato possibile, il positivo terreno di incontro tra le culture e i programmi della sinistra e quelli dei moderati. È il nostro Governo e in esso ci riconosciamo. Lo sosteniamo e lo sosterremo lealmente, anche quando, magari, vorremmo facesse di più e di meglio, proprio perché, a partire da esso, insieme ad esso, è solo nell'ambito di questa maggioranza che si potranno ottenere dei risultati e la sinistra potrà contare, far sentire la propria voce ed avere peso politico.
La crisi, dunque. Forze potenti hanno lavorato e, dobbiamo sapere, continueranno a lavorare, per contrastare e, possibilmente, per far cadere il Governo. L'amministrazione degli Stati Uniti innanzitutto; una politica estera di alleanza, ma non di sudditanza, evidentemente non piace all'amministrazione Bush. Mai, mai, in aperto spregio di tutte le regole del diritto internazionale, si era assistito ad una lettera di ambasciatori esteri sul merito della politica interna italiana (e cito solo un caso).
Ancora, la Confindustria non ha mai nascosto, nonostante i ricchi regali avuti in finanziaria, di desiderare e di lavorare per un cambio di maggioranza che espunga la sinistra dal Governo, magari sostituendola con parti dello schieramento conservatore.
Le gerarchie ecclesiastiche, infine, manifestano quotidianamente, nell'ambito di un interventismo senza precedenti nella sfera della politica italiana, la propria avversione verso un Governo che semplicemente difende le prerogative del Parlamento e la più elementare laicità dello Stato. La vicenda delle coppie di fatto - ahimè - è solo l'ultimo degli episodi di tale interventismo.
Sono questi poteri che hanno attentato alla vita del Governo Prodi e il voto di alcuni senatori a vita, plasticamente, lo ha mostrato a tutta l'Italia. Occorre reagire e non prestare il fianco a manovre di questo tipo. Avvertiamo, però, anche un pericolo ulteriore. Qualcuno, forse anche all'interno della nostra coalizione, immagina larghe intese o, magari, vorrebbe un centrosinistra che non abbia più al suo interno proprio la cosiddetta sinistra radicale, un centrosinistra che sia assai più marcatamente di centro e pochissimo di sinistra, magari con l'UDC dentro e noi fuori.
Occorre sventare anche queste manovre, occorre difendere il Governo e chiedere ad esso di rispondere alle domande di cambiamento che giungono dal nostro popolo: più attenzione a chi sta male, a chi non ha lavoro o lo ha precario, a chi ha redditi o pensioni scandalosamente basse e più impegno in una battaglia concreta contro i privilegi, gli sperperi, le disuguaglianze, le clamorose ingiustizie sociali che esistono, eccome, in questa povera Italia. Solo così saremo in grado di rispondere alle due domande che provengono a gran voce dal nostro popolo: più unità tra noi, ma, al contempo, più coraggio riformatore, più incisività; più salari, dunque, più pensioni, ma anche più scuola e più cultura.
Bisogna sostenere il Governo, ma dimostrare anche che, dentro questo quadro politico, la sinistra c'è ed è tutto tranne che marginale, serve ed è utile a questo Governo e al centrosinistra ed è grande, dunque, non sostituibile. Le forze politiche che siedono alla sinistra, qui, in questo Parlamento, e tutte quelle che sono o vorranno essere in futuro disponibili, devono trarre un insegnamento dalla crisi: la frammentazione e la logica della nicchia non pagano, siamo parte di uno stesso schieramento politico, l'Unione, sediamo Pag. 19insieme nel medesimo Governo e, nelle reciproche autonomie e nei diversi profili programmatici, abbiamo le stesse aspirazioni alla pace, alla giustizia sociale, al riscatto del lavoro. Questa crisi potrebbe insegnarci che ora è il momento tra noi dell'unità, cimento difficile, certo, ma credo che sia maturo il tempo e che si provi a fare un passo avanti insieme, per sventare il pericolo reale di un'emarginazione a scapito proprio degli obiettivi che ci prefiggiamo. È difficile? Sì, è difficile, ma vengono dei momenti nei quali i gruppi dirigenti vengono giudicati proprio dal coraggio con il quale affrontano le situazioni difficili, i compiti più ardui e, al contempo, almeno ai nostri occhi, i più affascinanti.
Noi Comunisti Italiani siamo pronti, dunque, ad inaugurare una stagione nuova. Sono le cose a dirci che dobbiamo fare presto e, allora, ecco gli obiettivi: più unità del centrosinistra, ma, al suo interno, anche più unità della sinistra. Verrebbe da dire, insieme ad un grande scrittore: cari colleghi della sinistra e, se posso, cari compagni, se non ora, quando? (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Villetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, in questi giorni in cui i senatori Pallaro, Turigliatto e Rossi sono balzati agli onori della cronaca si è diffusa la convinzione che, se si aprisse nuovamente una crisi, prima di ritornare a votare bisognerebbe, comunque, formare un nuovo Governo di carattere istituzionale che contribuisca ad approvare una nuova legge elettorale. Sarebbe un Governo con un mandato limitato e temporaneo, ma, per esperienza, sappiamo che in Italia non vi è nulla di più definitivo di ciò che si presenta come provvisorio.
Il gruppo parlamentare della Rosa nel Pugno, i socialisti, i radicali avrebbero preferito che si formasse un nuovo Governo Prodi sulla base di un rinnovato patto di maggioranza, accompagnato da un intesa limpida e trasparente con le opposizioni su un nuova legge elettorale da approvare in tempi brevi, anzi aggiungerei brevissimi.
Così non si è fatto. Comunque, il Presidente Prodi sta cercando da tempo, con l'aiuto del ministro Chiti, di raggiungere ugualmente questo obiettivo. Tuttavia, trattare la legge elettorale a crisi aperta avrebbe dato a Prodi una posizione di forza che non ha più a crisi chiusa.
L'aspirazione ad un Governo istituzionale non nasce, infatti, solo dalla necessità di colmare un eventuale vuoto e di prendere tempo per varare una nuova legge elettorale. Esiste ormai all'interno del Parlamento e del paese un crescente disagio rispetto al bipolarismo all'italiana nel quale le ali estreme delle coalizioni, sia di quella di centrosinistra sia di quella di centrodestra, hanno un peso evidentemente eccessivo.
Da qui nasce una crescente nostalgia per il consociativismo che abbiamo conosciuto nella storia della nostra Repubblica e il desiderio di ricreare un centro, che in Italia, per mezzo secolo, è stato cattolico e che difficilmente potrebbe essere diverso in futuro, in grado di scegliere, a seconda delle convenienze, a sinistra come a destra, isolando le ali estreme. È questo il fantasma politico che insegue il Governo Prodi! Così la transizione, iniziata quasi 15 anni fa, si concluderebbe con uno straordinario ritorno al passato, seppellendo quello che era stato forse l'unico frutto positivo del collasso del vecchio sistema politico: il bipolarismo.
Il Governo, ha avviato un'azione di risanamento dei nostri conti pubblici che era necessaria, ma che, come ha riconosciuto il Presidente del Consiglio questa mattina, era inevitabilmente impopolare. Ci sono segni importanti di ripresa della nostra economia, ma ci vorrà tempo per raccogliere i frutti. Si sono messe in cantiere ulteriori liberalizzazioni - e ne diamo atto al ministro Bersani che ne è stato protagonista -, che sono un importante Pag. 20fattore di innovazione, ma che hanno scontentato categorie e gruppi sociali.
È stata portata avanti una politica estera dallo stesso Presidente Prodi, dal ministro degli esteri D'Alema, che ha conseguito risultati positivi. Il Governo ha assunto l'impegno, come ha ricordato ieri l'onorevole D'Alia, di portare alle Nazioni Unite la proposta di moratoria delle esecuzioni capitali, cosa di alto valore civile e politico. Eppure, proprio sulla politica estera, paradossalmente, si è verificata la crisi di Governo dovuta soprattutto al clima che si è creato con le ripetute contestazioni delle missioni in Afghanistan e con la manifestazione contro il raddoppio della base USA di Vicenza.
Ho ascoltato il segretario dei Comunisti Italiani, Diliberto, dichiararsi convinto sostenitore del Governo. A Diliberto dico una cosa semplice: non si può fare l'incendiario di notte ed il pompiere di giorno!
Insomma, ciò che vi è stato di positivo - e c'è stato molto di positivo nell'azione del Governo - non ha rafforzato, ma ha indebolito il Governo medesimo: dai risultati dei sondaggi che sono stati pubblicati emerge, infatti, un calo dei consensi.
Vi sono, poi, le cose fatte a metà, che, per definizione, scontentano tutti. Ne è un esempio la TAV: non si riesce mai a capire se si farà davvero ed in quale modo!
Vi sono, ancora, le cose che non sono state fatte, che ci si propone di fare, ma che difficilmente si faranno senza il necessario coraggio. Una di queste è l'adeguamento dell'età della pensione alla rivoluzione demografica.
Infine, vi sono le cose che non si fanno proprio: un nuovo sistema di sicurezza sociale per i giovani, al fine di evitare che la necessaria flessibilità diventi, come sta accadendo, precarietà; l'aumento delle pensioni minime, che sono, oggi, a livelli indecorosi; una nuova rete di assistenza per gli anziani non autosufficienti; nella legge finanziaria, nonostante l'insistenza della Rosa nel Pugno, non è stato fatto un investimento straordinario nel campo della ricerca, della formazione e dell'innovazione (parliamo sempre della scuola, dell'università e della ricerca, ma i soldi non si trovano mai!).
Il capitolo più spinoso è quello che riguarda l'ampliamento dei diritti civili, materia che per alcuni, qui in Italia soprattutto, è roba del diavolo. È stato licenziato, con un voto del Consiglio dei ministri, non segreto ma svoltosi secondo tutti i criteri di una democrazia liberale, un testo che contiene un riconoscimento minimo ed insufficiente delle unioni di fatto, come sono i Dico. Oggi, il Governo - abbiamo ascoltato e letto le posizioni espresse dal Presidente del Consiglio - prende le distanze persino da ciò che ha fatto, affidandosi alla libertà di coscienza. Mi chiedo se i ministri, quando hanno votato i Dico, fossero in uno stato di incoscienza! Si fa questo, oggi, in omaggio ad una gerarchia ecclesiastica italiana che apre, nel nostro paese, una vera e propria tragedia se si approvano i Dico, come se si trattasse dei matrimoni tra omosessuali della Spagna; invece, in Francia, dove sono state riconosciute le unioni di fatto, i Pacs, o in Germania, paese natale del Papa, dove sono state riconosciute le unioni tra omosessuali, la Chiesa assume un atteggiamento di basso profilo!
Di fronte a questo stato di cose, i laici, credenti e non credenti, possono essere soddisfatti, forse, di un Governo che, dopo avere lanciato il sasso, ora nasconde la mano? Nel complesso, credo che questo sia uno dei punti in ordine ai quali continueremo ad insistere con la nostra iniziativa parlamentare e politica.
Ho già detto che, nell'insieme, diamo un giudizio positivo del Governo e ci attendiamo da esso uno spirito molto forte di riforma. Certo, siamo preoccupati. Si annuncia una riforma della giustizia che - possiamo esserne quasi certi - scontenterà tutti: sicuramente scontenterà noi della Rosa nel Pugno, che abbiamo sempre fatto della separazione tra il giudice terzo e la pubblica accusa - presente in tutte le democrazie occidentali - un punto fondamentale.
Queste nostre valutazioni positive, accompagnate da una serie di insoddisfazioni, Pag. 21mirano a contrastare chi vorrebbe far cadere nuovamente il Governo Prodi per segnare la fine del bipolarismo: in tal modo, le elettrici e gli elettori non potrebbero più scegliere da chi farsi governare, ma dovrebbero affidare un mandato in bianco ai propri rappresentanti affinché questi, come accadeva una volta, facessero e disfacessero Governi e maggioranze!
Ed è per questo e per gli ulteriori motivi che sono stati enunciati dai nostri colleghi, D'Elia, Di Gioia, Schietroma e Turco, che il gruppo de La Rosa nel Pugno conferma la propria fiducia al Governo Prodi, che prima delle Camere, non dimentichiamocelo mai, ha avuto, sia pure per un soffio, la fiducia di elettrici ed elettori. Questo rapporto tra un Governo che si presenta alle Camere e la fiducia degli elettori e delle elettrici va mantenuto perché rappresenta un elemento di chiarezza e di trasparenza che fornisce basi solide alla nostra democrazia (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Grazie, signor Presidente. Signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, la crisi che il Governo ha vissuto in questa settimana - lo ha ricordato anche oggi - è stata senz'altro una crisi politica. Innanzitutto per il tema, come è stato detto più volte. La politica estera e la politica di difesa sono temi sui quali non è possibile che un Esecutivo non abbia linee chiare - ma questo Governo le ha e le abbiamo sentite anche oggi - e una maggioranza certa. Dovremo lavorare nei prossimi giorni e nelle prossime settimane perché la maggioranza si rafforzi e si consolidi.
Questa crisi è stata politica anche per un altro motivo, perché è giunta al termine di un periodo di crescenti tensioni e fibrillazioni fra le forze politiche della maggioranza, con il programma trattato quasi fosse una giacchetta, stiracchiato da una parte e dall'altra a seconda della forza politica. Proprio questo ha reso la crisi particolarmente odiosa da un lato e poco comprensibile dall'altro alla maggioranza degli italiani, almeno a quella maggioranza dei cittadini italiani che all'Unione aveva dato il proprio voto e la propria fiducia.
È proprio per tale ragione, signor Presidente del Consiglio, che noi abbiamo apprezzato particolarmente sia la grande coerenza, ma soprattutto la grande autorevolezza con la quale lei ha gestito questa crisi ed il grande senso di responsabilità con il quale lei ha richiamato tutti i partiti e tutte le forze politiche che fanno parte della sua maggioranza e del suo Governo ad un vincolo di lealtà, di collegialità e di responsabilità, poi concretizzatosi in quei dodici punti programmatici che lei ha presentato. Devo dire che ancora oggi, a sentire alcuni degli interventi che si sono susseguiti in questa Assemblea, pare che la lezione forse non sia stata chiara.
Ebbene, signor Presidente del Consiglio, noi glielo ribadiamo con voce chiara e forte: questa e la linea sulla quale bisogna andare avanti; questo è lo spirito di collegialità che lei deve pretendere da tutta la sua maggioranza e da tutta la sua coalizione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). A questa richiesta, signor Presidente, sia ben chiaro, dal gruppo dell'Italia dei Valori giunge un pieno sostegno.
Il nostro voto di oggi in questa Aula non è solo una rinnovata fiducia a lei ed al suo Governo, ma è soprattutto una chiara assunzione da parte nostra di questa responsabilità che lei ci chiede, perché, vede, noi siamo convinti che la prosecuzione di questa esperienza di Governo rappresenti innanzitutto qualcosa di positivo nell'interesse del paese. Infatti - lo ricordava anche lei poco fa - non credo proprio sia un caso se in questo anno, o quasi, di Governo l'economia italiana è cresciuta di più che non in tutti i quattro anni che ci hanno preceduto. Sicuramente non sarà stato soltanto merito dell'azione di questo Governo, ma, di questo siamo tutti perfettamente convinti, una grande mano a raggiungere questo risultato l'abbiamo data.Pag. 22
D'altra parte, sono quattordici anni che viviamo l'esperienza di questo, a tratti strano, ma comunque chiaro, bipolarismo. Quattordici anni caratterizzati da un dato costante: quando governiamo noi, l'economia italiana va bene; quando governano loro, l'economia italiana va male. Qualcosa vorrà pur dire questo fatto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)! Tanto è vero che i nostri oppositori hanno dovuto perfino coniare una teoria economica tutta loro, quella per cui quando sono al Governo l'economia va male per colpe nostre precedenti e quando governiamo noi va bene per loro meriti precedenti! Guardate che non ci crede più nessuno a questa storia!
L'azione del Governo deve proseguire soprattutto in quei campi strategici dove abbiamo già fatto vedere di poter far bene e nei prossimi anni possiamo fare ancora di più e ancora meglio.
Penso, innanzitutto, alla tutela dei consumatori - sì, proprio alla tutela dei consumatori -, perché questo Governo è l'unico che, da almeno sei anni a questa parte, ha realizzato una politica chiara per la riduzione dei costi dei beni e dei servizi. Mi riferisco, in altri termini, ad una politica volta a far aumentare il potere d'acquisto dei salari e, più in generale, dei redditi dei cittadini italiani. Questo Esecutivo, infatti, dalla liberalizzazione dei farmaci da banco all'abolizione dei costi gravanti sulle cariche telefoniche, dalla liberalizzazione delle licenze commerciali in numerosi settori alla riduzione dei costi dei conti correnti e dei mutui bancari, ha realizzato ciò che nessuno aveva mai fatto prima!
Vi è, inoltre, un'altra grande direttrice lungo la quale l'azione di questo Governo deve proseguire: si tratta, signor Presidente del Consiglio, di ridurre in modo significativo, nei prossimi anni, il carico fiscale per gli italiani. Ma tale azione dovrà essere, e dovremo dirlo con chiarezza, la conseguenza dello stabilizzarsi della lotta all'evasione fiscale.
Ciò perché gli italiani devono sapere che racconta loro soltanto «frottole» chi fa credere che la riduzione delle imposte sarà possibile fino a quando tutti i costi dello Stato graveranno soltanto su una parte dei cittadini italiani, mentre un terzo del prodotto interno lordo del paese è «sommerso» (Commenti del deputato Armani). Le persone che operano in tale ambito, infatti, lucrano per sé profitti enormi e non pagano un solo centesimo per coprire i costi dei servizi che lo Stato stesso eroga per tutti!
Signor Presidente del Consiglio, le devo dire la verità: abbiamo accolto veramente con grande soddisfazione il fatto che, nell'ambito dei dodici punti programmatici da lei presentati, ve ne sia uno specificamente dedicato ai costi della politica e della pubblica amministrazione. Siamo felici soprattutto che questo non sia più soltanto un nostro «cavallo di battaglia», ma sia diventato, in questo momento, un punto imprescindibile, come tutti gli altri, dell'intera azione di Governo.
Noi di contributi a tale azione, signor Presidente del Consiglio, ne daremo molti. Infatti, dalla riforma delle pensioni dei parlamentari e dei consiglieri regionali alla riduzione dell'eccessivo finanziamento pubblico dei partiti, dalla razionalizzazione di quell'esercito interminabile di amministratori locali attualmente esistente in Italia alla riduzione del numero stesso dei parlamentari, che oggi è eccessivo (sono, infatti, circa mille tra Camera e Senato), su tali argomenti noi non faremo mai mancare, a questa maggioranza, le nostre proposte.
Ma sia ben chiaro, signor Presidente del Consiglio - questo glielo diciamo con enorme franchezza! -, che i nostri saranno sempre e solo proposte e contributi a questa maggioranza. Poi, in seno al Parlamento ed al Governo, ci riconosceremo sempre nelle decisioni che, in questi luoghi, la maggioranza della coalizione vorrà darsi.
In altri termini, accettiamo fino in fondo, senza remore e senza condizioni, una logica di coalizione, in base alla quale tutti si devono fare carico, fino in fondo, del senso di lealtà e di responsabilità verso questa maggioranza, questo Governo e verso un Presidente del Consiglio che - Pag. 23noi non lo dimenticheremo mai - milioni e milioni di cittadini italiani hanno scelto, andando a votare alle primarie per la prima volta nella storia della Repubblica, quale loro candidato premier.
Ebbene, questa lealtà è ciò che noi, ben oltre il voto di fiducia, le diamo oggi e le continueremo a dare (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e L'Ulivo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Maroni. Ne ha facoltà.

ROBERTO MARONI. Signor Presidente, oggi nasce un Governo debole, probabilmente il più debole della storia repubblicana. Ma, per quanto fragile, questo Governo oggi nasce, e la responsabilità è in gran parte da attribuire all'incomprensibile atteggiamento di una parte dell'opposizione, che sulla crisi, per calcolo o per errore, ha tenuto un atteggiamento ambiguo, anziché richiedere a gran voce, come solo la Lega ha fatto, elezioni anticipate subito, unica soluzione adeguata a questa grave crisi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e del deputato Armani)!
Siamo stati gli unici a chiedere le elezioni, con forza e chiarezza, perché ci è sembrato e ci sembra che lo strumento elettorale sia l'unico adeguato per risolvere il problema di una maggioranza che, a distanza di pochi mesi dalle elezioni, non c'è già più. Abbiamo tentato invano di convincere gli altri partiti dell'opposizione a seguirci ed a dare voce al diffuso sentimento popolare, e non solo degli elettori della Casa delle libertà, secondo cui occorre «pensionare» anticipatamente un Governo ed una maggioranza pasticcioni, confusionari e litigiosi.
Ma ciò purtroppo non è avvenuto. E, proprio per quella naturale predisposizione che noi leghisti abbiamo a dire le cose in modo chiaro, ci sentiamo un po' infastiditi - cari colleghi dell'opposizione - dalle condanne dei riti della vecchia politica, dalle accuse di tradimento rivolte a Tizio o a Caio, dalla richiesta - ora che non è più possibile ottenerle - di nuove elezioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ma come si fa a protestare contro il rinvio del Governo alle Camere quando, di fatto, l'opposizione non ha lasciato al Presidente Napolitano altra possibilità che questa? Non sono certo tra coloro che plaudono alla decisione di chi ha cambiato bandiera e ora sostiene il Governo Prodi, anzi la considero una scelta sbagliata, che mortifica il Parlamento e danneggia la stessa maggioranza di Governo, perché ne acuisce le contraddizioni interne. Ma non mi inscrivo neppure tra i molti che considerano Follini e compagni una scheggia impazzita e questa scelta frutto solo di interessi personali. Al contrario, costoro sono figli illegittimi di un modo di intendere la politica che a noi non piace, ma che piace molto a quegli ambienti che coltivano grandi interessi e che vogliono la classe politica più generosa nei loro confronti e meno decisa sul terreno delle riforme vere (in primo luogo, il federalismo fiscale).
Siamo di fronte ad un'operazione politica lucida e insidiosa, una sorta di anteprima di ciò che potrebbe accadere tra pochi mesi: il disegno di ristrutturare il sistema politico italiano attraverso Governi di larghe intese o cose simili, luoghi ideali per realizzare la composizione tra interessi lobbistici, tentazioni neostataliste e il ritorno alla politica di palazzo, con il corollario magari di una legge elettorale che si proponga di eliminare le forze politiche non omologate e non omologabili a queste vecchie logiche consociative.
È un rischio vero, un rischio grave, che la Lega Nord è assolutamente decisa a contrastare con ogni mezzo. Non vogliamo il Governo dei grandi poteri, vogliamo il Governo della politica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Signor Presidente, siamo stati gli unici ad aver chiesto con chiarezza la fine dell'esperienza parlamentare del suo Governo e ci sentiamo in qualche modo autorizzati adesso a prenderla sul serio e a sfidarla sul terreno degli impegni che lei Pag. 24ha annunciato in Parlamento; in primo luogo la legge elettorale e il federalismo fiscale.
Non condividiamo pressoché nulla del programma con cui lei, Presidente Prodi, si è presentato alle elezioni e che oggi ha voluto riconfermare; per tale motivo, la Lega Nord voterà «no» alla fiducia.
Tuttavia, abbiamo seguito con interesse le parole da lei pronunciate sulla necessità di attuare il federalismo fiscale. Ci interessa anche la prospettiva, già ipotizzata dal ministro Chiti, di affiancare alla nuova legge elettorale l'introduzione del Senato delle regioni sul modello del Bundesrat tedesco.
Non ci nascondiamo certo le difficoltà in cui il suo Governo si trova e siamo piuttosto pessimisti sulla capacità della sua maggioranza di reggere lo sforzo di una riforma apprezzabile in senso federalista. Ma noi siamo così - cosa vuole - forse un po' ingenui, ma molto cocciuti! Non ci appassioniamo tanto al colore delle coalizioni, ma al contenuto delle loro azioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Attendiamo lei e il suo Governo alla prova dei fatti; attendiamo di sapere se nelle prossime settimane saprete far seguire alle parole un'iniziativa politica convincente, oppure se saremo costretti a constatare che, ancora una volta, è andata in scena una farsa della vecchia politica dell'imbroglio e del tirare a campare, nel qual caso - lo diciamo ora a futura memoria - per la Lega Nord non ci sarà altra alternativa che nuove elezioni politiche anticipate (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il senatore D'Onofrio ha definito questo Governo come quello del «Dico e non dico». In effetti, leggendo attentamente i dodici punti, vediamo tutti come questo Governo si sia presentato con un programma che può essere eletto dai riformatori della sua coalizione e degli estremisti di sinistra in modo letteralmente opposto.
Tuttavia, non penso che questo sia solo il Governo del «Dico e non dico», ma anche il Governo del «voto e non voto», perché alcuni che hanno votato la fiducia, candidamente hanno già ammesso che domani non voteranno il Governo su punti qualificanti. Certo, è importante la legge elettorale (e ne parlerò), ma penso che agli italiani interessino di più le pensioni, le infrastrutture, la TAV, la politica estera, l'Afghanistan, dove noi siamo perché l'ONU ci ha chiesto di andare. Questi parlamentari dell'estrema sinistra, radicale e comunista, hanno già detto che non voteranno il Governo su questi punti qualificanti.
Allora, signor Presidente, per farla breve, secondo il mio partito, l'UDC, questa crisi è stata un'occasione mancata per fare chiarezza. Il suo discorso di questa mattina è stato forse comprensibile, ma imbarazzante. Noi abbiamo tenuto una linea chiara e limpida, basata su due punti fondamentali. In primo luogo, nessun atto di verità, nessun atto politico serio si può fondare sul tradimento degli impegni che ciascuno di noi assume con i propri elettori [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]. In secondo luogo, l'Italia necessita di un governo di responsabilità nazionale, nonché di un disarmo e di un armistizio tra le due principali componenti che si sono fronteggiate nelle scorse elezioni. La maggioranza, più ancora che l'opposizione, si è chiusa nella stessa sindrome di autosufficienza, stavolta appoggiandosi sul pallottoliere, che l'ha caratterizzata subito dopo le elezioni.
Presidente Prodi, lei ha grandi (e, secondo me, gravi) responsabilità nella conduzione di questa crisi. Voglio dire con chiarezza all'amico Maroni che l'evocazione delle elezioni, fatta esplicitamente soltanto dalla Lega tra le forze di opposizione, come appare chiaro anche ai bambini dell'asilo oltre che a chi ci ascolta, è solo servita di aiuto al Presidente Prodi Pag. 25per arrivare alla seconda versione del suo Governo (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

ANDREA GIBELLI. Non è vero!

PIER FERDINANDO CASINI. Non voglio polemizzare perché rispetto la sua idea; tuttavia, è evidente che la prospettiva delle elezioni non esisteva e, se evocata, ha finito per aiutare il presidente Prodi.
Presidente Prodi, lei oggi chiede un confronto. Non intendo affatto entrare nel merito dei vari punti, perché in questo Parlamento abbiamo parlato da sempre e da sempre abbiamo votato, come opposizione a questo Governo, parlando di scelte come le liberalizzazioni, le pensioni, la droga, nonché di grandi questioni come quella della delinquenza, da lei in questo caso giustamente evocata.
Vorrei spendere una parola sul tema delle regole elettorali perché su di esso lei ha chiesto un confronto. Esistono delle condizioni in proposito. In primo luogo, non si deve fare confusione tra il lavoro dell'Esecutivo ed il dibattito su questo tema, perché noi siamo stati collocati all'opposizione dal nostro corpo elettorale ed al nostro corpo elettorale rimarremo fedeli fino al termine della legislatura nel contrasto politico a questo Governo. Pertanto, non va fatta alcuna commistione tra le due questioni. In secondo luogo, va fatto un confronto aperto senza vincoli di schieramento, ed in questo caso l'esempio deve essere dato dalla maggioranza. Mi rivolgo accoratamente ai colleghi, anche a quelli dell'opposizione, perché sappiamo che esistono idee diverse (e questo non è un reato) sulla legge elettorale, non è la madre di tutte le questioni. Il problema non è questa legge elettorale, come qualcuno fa finta di non capire. Il problema non è la legge elettorale che abbiamo varato prima delle elezioni.
Il problema è il tipo di bipolarismo che si è realizzato in Italia! Lasciamo perdere, quindi, i grandi e i piccoli centri e l'evocazione dei poteri forti. Ma, colleghi, i poteri forti non ci sono più in Italia, di cosa stiamo parlando? Abbiamo ancora la sindrome del complotto dei poteri forti contro la politica? Ma se c'è un modo per realizzare veramente i complotti dei poteri forti, questo è quello di non fare politica, non quello di fare «a lupo, a lupo».
Qui il problema vero, lo ripeto, è il tipo di bipolarismo che si è realizzato, che ha assegnato un potere di ricatto permanente ai gruppi estremi. Questo ci obbliga, ed obbliga i leader, all'inseguimento dei De Gregorio di turno piuttosto che dei Turigliatto, produce i ventidue partiti che sono stati consultati da Napolitano, e non è vero che rende i leader più forti; li rende, invece, più deboli perché a loro spetta il compito di mediazione per la presentazione delle liste elettorali.
È vero, le coalizioni si definiscono prima, ma quali coalizioni? Forse in Germania non esiste, prima delle elezioni e durante la campagna elettorale, lo scontro tra i leader, come quello tra la Merkel e Schroeder? In realtà, in questo bipolarismo noi siamo al ribasso, siamo solo gli uni contro gli altri: ieri la sinistra per cinque anni ha confidato nelle disgrazie giudiziarie di Berlusconi, ed oggi magari noi confidiamo in quelle di Prodi. Basta confidare nelle disgrazie altrui! Cerchiamo di proporci per governare perché siamo migliori degli altri!
Il sistema proporzionale alla tedesca ci obbliga ad un confronto serio, consente l'accorpamento serio tra elementi omogenei e prevede uno sbarramento al 5 per cento che non ci porterebbe ai ventidue partiti consultati da Napolitano. Qualcuno tempo fa disse: dopo un referendum - ma faceva riferimento ad un altro referendum - che dovrebbe essere plebiscitato da un voto anti-partiti ed anti-politica, il sistema politico italiano si troverà in una situazione di tipo day after. Personalmente condivido pienamente questa valutazione per il prossimo referendum che, come tutti sappiamo, se passasse non sarebbe una soluzione perché, quando si dà un premio di maggioranza al partito che arriva primo, si obbliga la corsa al «finto partito» che, il giorno dopo le elezioni, si dissolve. Solo l'onorevole Parisi non ha capito o fa finta di non capire questo Pag. 26aspetto [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]!
Il problema, pertanto, è di riprendere da quello che c'è. Queste parole, che ho letto in riferimento ad un referendum del passato, non sono mie ma del gruppo di Forza Italia, sono quelle che pronunciò l'onorevole Vicepresidente della Camera dei deputati, Tremonti, presentando, assieme ad Urbani, il disegno di legge che prevedeva il proporzionale alla tedesca, e spiegando, inoltre, che un tale sistema, con clausola di salvaguardia per partiti come il suo, onorevole Maroni, serve a rendere più virtuoso il sistema politico. Oddio, non è un reato cambiare opinione, posso cambiarla io, come può cambiarla Tremonti, ma è un reato o quasi, in termini politici, far finta di non capire le tesi che si confrontano! Personalmente sono convinto in buona fede che questa sia la chiave di miglioramento del sistema politico italiano, sapendo - ma lo sappiamo tutti - che non basta una nuova legge elettorale o una riforma se non si pongono in essere comportamenti virtuosi.
Credo che sia merito dell'UDC, del suo segretario e del suo gruppo dirigente, avere posto tali questioni al Capo dello Stato. Noi non abbiamo posto questioni finte, ma questioni vere! Il Presidente Prodi e la sua maggioranza si sono rinchiusi, salvo poi timidamente riaprirsi perché capiscono evidentemente di poter navigare solo a vista in questa fase del rapporto parlamentare. Allora, finalmente tiriamo le somme e cerchiamo di affrontare con serenità tale questione perché sulla politica irrimediabilmente ci troviamo su due campi inversi.

PRESIDENTE. Deputato Casini, concluda.

PIER FERDINANDO CASINI. Concludo, Presidente, dicendo che le coalizioni a volte hanno dei problemi - sì, in tutti i consorzi umani (nelle famiglie, così come nelle questioni che riguardano singoli e soggetti collettivi) ci sono problemi -, ma le coalizioni che danno risultato non si producono perché c'è una coartazione da parte di un leader o ci sono richiami alla disciplina; le coalizioni che funzionano sono tali per la forza delle idee e dei valori che riescono ad esprimere.
Io mi auguro che anche in questo passaggio si possano porre le premesse perché vi sia una lotta al migliore e non, ancora, un confidare sulle disgrazie altrui. [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giordano. Ne ha facoltà.

FRANCESCO GIORDANO. Con la fiducia riconquistata in Parlamento, questa coalizione e il suo Governo potranno ritessere il rapporto con il proprio popolo.
A questa coalizione, signor Presidente, non c'è alternativa e lei, Presidente Prodi ha, con il suo intervento in apertura di discussione, posto positivamente le basi per una nuova collegialità e compattezza.
Andiamo avanti, dunque, non solo perché le proposte di Governo di larghe intese e di Governo istituzionale rappresenterebbero un drammatico arretramento sul terreno democratico e sociale ed un tradimento del mandato elettorale, ma anche perché abbiamo il dovere di tradurre in realtà le attese e le speranze alimentate dopo cinque anni di Governo delle destre, un Governo che ha impoverito il lavoro, reso sempre più impervia, riscattabile ed umiliante la vita di chi un lavoro non lo ha o lo ha saltuariamente, un Governo che ha rischiato di produrre il declino economico e culturale del paese.
Con il suo discorso sono riemersi nel palazzo i temi della società: la lotta alla povertà, alla precarietà, le politiche abitative, l'aumento delle pensioni, l'investimento strategico sull'ambiente, l'innovazione che in questi mesi abbiamo prodotto nella politica estera.
Tuttavia, proprio per questa ragione, saremo tutti più forti se, su tali temi, costruiamo e valorizziamo un canale di comunicazione tra Governo e società, se Pag. 27ascoltiamo e rispettiamo l'autonomia dei movimenti, se teniamo viva la partecipazione democratica nel paese e se, per questa via, rispondiamo positivamente alla crisi drammatica della politica.
A volte si ha la sensazione, nel seguire le dinamiche autonome e separate dei riti della politica, di allontanarsi drammaticamente dalla realtà, dal vissuto concreto e dal sentire di tanta parte della società italiana.
Ho trovato paradossale quanto avvenuto qualche giorno fa al Senato. Mentre veniva illustrata una politica estera innovativa, che provava a definire le strade di un'autonomia del paese, di una soggettività dell'Europa in politica estera, di un percorso multilaterale nelle relazioni internazionali, che presuppone una critica chiara e netta alla guerra preventiva di Bush; mentre si delinea un ruolo attivo per l'Italia nella vicenda mediorientale, che possa ridare centralità all'ONU - così com'è successo per il Libano - e da quella postazione ci si propone di attivarsi sul campo e nell'iniziativa politica e diplomatica per dare sicurezza, giustizia e pace a due popoli - quello israeliano e palestinese, dando a quest'ultimo, finalmente, concretezza e legittimità al desiderio di un proprio autonomo e libero Stato -; mentre si propone ancora, pur partendo da differenti valutazioni, una conferenza internazionale per dare un senso ad un cambio di strategia che non sia soltanto la replica stanca del conflitto bellico in Afghanistan; insomma, mentre si avvia un confronto con comunità e popolo della pace e si produce una possibile sintonia con i movimenti pacifisti, nel palazzo, improvvisamente mancano i numeri.
Non abbiamo fatto certamente velo della critiche di chi, in preda ad un solitario ed individualistico percorso politicista, ha fatto mancare il proprio consenso a quella politica, ma è fin troppo evidente - ora lo possiamo dire con altrettanta onestà - ed abbiamo il dovere di criticare, signor Presidente - questo è il problema vero anche al Senato - chi è che si oppone a mettere in moto processi e innovazione, chi resiste ad una politica di rinnovamento sociale, culturale e civile del paese.
Solo con una ritrovata unità della coalizione, con un'irruzione del paese reale nella politica si può guardare con fiducia alle prospettive future e alle sfide a cui lei ci chiama, signor Presidente. Le difficoltà numeriche al Senato sono dovute ad una legge elettorale che abbiamo tutti criticato, persino gli stessi che un anno fa l'hanno realizzata (avete sentito or ora il presidente Casini).
Come tutti sanno, dobbiamo trarre una lezione da quella vicenda: non si può legiferare contro metà del Parlamento. Occorre cambiare la legge, dunque.
Come lei sa, da sempre noi siamo stati favorevoli al modello tedesco e siamo disposti ad adottarlo dopo un confronto democratico; comunque, per noi ci deve essere una legge che tenga ferma la pluralità della rappresentanza e il giusto bisogno di dare efficacia all'azione di Governo. Abbiamo apprezzato il lavoro del ministro Chiti; quello che non si può fare, però, signor Presidente, è una legge elettorale come propongono i referendari da cui far nascere soggetti politici nuovi a scapito della pluralità della rappresentanza. Sarebbe lo stesso comportamento privatistico e antidemocratico di chi ha promosso una legge elettorale solo per ridurre le perdite nelle scorse elezioni: identico comportamento (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)!
Per quella via, si produrrebbe un sistema impermeabile alle dinamiche sociali, alle forme di partecipazione, alla democrazia, accompagnando una crisi della politica che la rende sempre più lontana, fredda, separata, dagli interessi sociali e collettivi e dalla vita. Noi le chiediamo, signor Presidente, di tenere sempre la bussola sul paese reale. Proviamo tutti quanti insieme ad uscire dalla logica interna del palazzo autoreferenziale che guarda solo ai millimetrici spostamenti di qualcuno.
C'è una ripresa della nostra economia e questo è un fatto positivo. Ma non si Pag. 28stabilizzerà e non sarà duratura se 10 milioni di lavoratori, a partire dai metalmeccanici, impegnati nei rinnovi contrattuali, non avranno adeguati aumenti salariali. In Atesia un lavoratore a tempo indeterminato percepisce uno stipendio mensile di 680 euro. I lavoratori nei call center in Italia sono 250 mila. A Mirafiori e Melfi, un operaio che lavora in catena di montaggio percepisce uno stipendio medio di 1.100 euro al mese. Nel sistema scolastico ed universitario, lo stipendio di un precario varia tra gli 800 e i 1.000 euro mensili.
I lavoratori in cassa integrazione percepiscono 700 euro al mese. Sarebbe una forte innovazione usare risorse fiscali per favorire il rinnovo dei contratti, riducendo il peso delle trattenute a carico dei lavoratori per questi nuovi aumenti, riconoscendo l'insostituibilità del contratto collettivo nazionale.
Il paese reale ci dice che nel lavoro nero sono coinvolti circa 4 milioni di lavoratori (e la maggioranza sono donne), i quali vivono in un dramma che nega loro ogni sicurezza e impedisce la progettazione del futuro. Coloro che ribadiscono ad ogni piè sospinto la centralità statica e solo ideologica della famiglia non hanno nulla da dire rispetto alle sistematiche negazioni materiali di tanti giovani impediti a costruirsela da stipendi da fame e dall'assoluta indisponibilità di tutele (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo e Comunisti Italiani)?
Il paese reale parla di giovani che non hanno la possibilità di costruirsi una pensione adeguata e se si adattassero i coefficienti - mi creda, signor Presidente - quella pensione diventerebbe poco più che una mancia. Si parla di anziani che nell'allora maggioranza hanno importi medi mensili di 402 euro e, al massimo, di 590. La nostra economia non può essere affidata alla competitività di prezzo o alla riduzione del costo del lavoro. Sarebbe effimera e renderebbe insostenibili le condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori. Bisogna investire sulla cooperazione.
Non può accadere che la domenica ci intratteniamo in dotte ed allarmanti elaborazioni culturali sull'inequivocabile relazione tra i cambiamenti climatici e l'effetto serra, mentre il lunedì, il martedì e tutti gli altri giorni della settimana investiamo su produzioni tradizionali ed energivore.
Dobbiamo anticipare sullo scenario globale l'investimento sui nuovi riprodotti, sulle energie alternative, sulla valorizzazione del territorio, sulla difesa intransigente dei beni comuni, a partire dall'acqua, e fermare quella corsa autodistruttiva che punta ad inseguire non solo il lavoro ma anche l'ambiente al suo costo più basso. Bisogna dialogare sempre con la popolazione. Ci sono delle leggi che abbiamo ereditato dal Governo delle destre, come la legge obiettivo, che non prevedono la comunicazione con le comunità locali.
Infine, mi permetta di dire a tutto il Parlamento che i diritti di relazione, i diritti civili, sono diritti che uno Stato liberale riconosce! Non possono essere solo appannaggio della sinistra. Difendiamo tutti insieme i diritti di tanta gente che vive nella dimensione reale! Rifondazione Comunista lo farà con forza, in tutto il Parlamento.
Andiamo avanti allora, signor Presidente, perché non c'è alternativa a questa coalizione e a questo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo e Comunisti Italiani)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fini. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO FINI. Signor Presidente, colleghi, credo che né in quest'aula né fuori di qui ci sia qualcuno per davvero convinto che la crisi politica che si è aperta al Senato qualche giorno fa oggi si accinga ad essere chiusa. Oggi, molto più modestamente, viene firmato un armistizio. È una tregua tra le numerose componenti della maggioranza, e questa tregua viene firmata in ragione di una paura evidente. L'onorevole Giordano nella foga Pag. 29comiziale lo ha detto: andiamo avanti, non c'è alternativa!
Si tratta di una crisi determinata da ragioni che sono state ampiamente discusse, una crisi che viene oggi sostanzialmente rinviata nel tempo, con un armistizio, con una tregua, che è stata suggellata, a seconda dei punti di vista, dalla rilettura delle 281 pagine del mitico programma dell'Unione - amichevolmente, cambiate il nome, perché di «unito» oggi nel centrosinistra non c'è nulla, se non il desiderio di continuare a governare (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)! - o dai dodici punti del cosiddetto dodecalogo.
Allora oggi non c'è, a nostro modo di vedere, nessun nuovo inizio. C'è - cito un quotidiano molto vicino al centrosinistra, la Repubblica - soltanto un evidente tentativo di avviare un'operazione «sopravvivenza». La crisi secondo noi non si chiude oggi: la crisi permane, strisciante, in qualche modo congelata, e questo non soltanto per le note ragioni numeriche del Senato - la maggioranza non si è allargata al Senato, è rimasta la medesima -, ma per ragioni di tipo politico, che cercherò rapidamente di ricordare.
Il vizio di origine dell'attuale coalizione di Governo è, ancor prima che nella scarsa consistenza numerica della maggioranza al Senato, in un insanabile contrasto di tipo politico, perché convivono nel centrosinistra due visioni radicalmente diverse di cosa deve fare il Governo. Quando si parla del Governo Prodi, e se ne parla con gli esponenti della sinistra più radicale, si ha da parte di quegli esponenti la netta impressione che per loro il Governo Prodi sia un Governo di sinistra, il primo Governo di sinistra - qualcuno dice - della storia italiana, il Governo che deve dar vita a profondi cambiamenti nel nome dei valori della sinistra radicale. Quando poi si parla con altri esponenti che sostengono il Governo si ha una versione dell'Esecutivo radicalmente opposta: non è un Governo di sinistra, è un Governo di centrosinistra. È un Governo che, secondo qualcuno, dovrebbe avere il baricentro sulle posizioni più moderate, mentre, secondo altri, lo dovrebbe avere sulle posizioni più radicali.
Non è, lo dico subito a beneficio non tanto dei colleghi che sanno bene queste cose quanto di chi ci ascolta, una disputa solo politologica o lessicale, e non è nemmeno l'antico conflitto tra massimalismo o riformismo, che le donne e gli uomini della sinistra conoscono assai meglio di me e che ha caratterizzato tante pagine della storia italiana. Peraltro, mi permetto solo di dire che quando si tratta di storia è una cosa seria; quando invece si tratta della riedizione della storia in molti casi diventa una cosa comica. Il contrasto tra chi vede nel Governo Prodi il Governo delle sinistre e chi vede nello stesso Governo un Governo di centrosinistra ha già fatto pagare all'Italia costi alti. Sono otto mesi, Presidente Prodi, che non hanno segnato solo la sua impopolarità, di cui credo che almeno al 50 per cento degli italiani non importi poi molto; sono otto mesi di contrasto tra le due componenti, le due anime del Governo, che hanno fatto pagare costi all'Italia. Noi non siamo preoccupati della vostra impopolarità. Siamo preoccupati dei costi che l'Italia sta pagando a livello internazionale ed a livello interno.
A livello internazionale la crisi nasce sulla politica estera e sulla politica di difesa. Dietro un pacifismo di bandiera, la sinistra più radicale nasconde una tradizionale posizione antistatunitense: lo hanno capito tutti. C'è un'avversione nei confronti dell'Alleanza atlantica, c'è un'avversione nei confronti dei valori di riferimento della solidarietà occidentale e - lo voglio dire al ministro D'Alema - non credo sarà facile, in giro per il mondo, spiegare perché l'Italia è l'unico paese al mondo in cui, sessantasette anni dopo l'uccisione di Trotski, due trotskisti fanno cadere il Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)! Perché, certo, i trotskisti sono presenti anche in Francia, ma in Italia vanno al Governo, con il Governo Prodi, mentre in Francia, come lei, signor Presidente del Consiglio, ben sa, rimangono all'opposizione.Pag. 30
C'è chi si rifà al programma e chi si rifà al «dodecalogo». Nel «dodecalogo», Presidente Prodi, lei dice che rimarremo in Afghanistan. Confermo ciò che ha detto anche il Presidente Berlusconi, ossia che voteremo a favore del rifinanziamento della missione in Afghanistan; vi sarà il dissenso di qualche componente più o meno trotskista, ma, Presidente Prodi, ministro Parisi, i nostri soldati non sono - lo dico con rispetto - degli assistenti sociali; sono in Afghanistan e sono impegnati a garantire la libertà di quel popolo contro il terrorismo e vanno sostenuti - perché questa è la responsabilità - non solo con qualche gioco di parole del tipo «rimaniamo in Afghanistan»: vanno sostenuti dicendo chiaramente che sono impegnati, anche con le armi, contro il terrorismo [Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania], perché questa è la realtà!
Conflitto massimalismo-riformismo, preoccupazioni sulla politica economica. Lei ha detto, Presidente Prodi, che la ripresa economica c'è, ed è vero; ne siamo lieti. C'è una ripresa economica perché si è chiuso un ciclo congiunturale negativo e il merito non è certamente del suo Esecutivo. È una pagina che l'economia europea ha chiuso, per fortuna, ma siamo preoccupati, perché le ambiguità della vostra politica rischiano di rallentare la ripresa economica. Ripresa economica significa anzitutto chiarezza, ad esempio, su cosa voglia dire liberalizzare. Non si liberalizzano soltanto le licenze dei taxi o gli orari di apertura dei barbieri. Perché non proviamo a liberalizzare, perché non convince la sinistra radicale a liberalizzare quelle sacche di «socialismo municipale» che determinano costi alti per l'utente e turbative di mercato (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)? Perché non cerchiamo di sostenere l'economia facendo chiarezza sulla riforma previdenziale?
Presidente Prodi, lei non ha detto una parola su un tema che è nel dibattito: le due anime della maggioranza. Sul tema della previdenza non abbiamo capito se la frontiera più avanzata del riformismo è la difesa della riforma Maroni, non abbiamo capito se volete elevare l'età pensionabile, se volete ridurre lo «scalone» a «scalino», non abbiamo capito se volete rivedere i coefficienti pensionistici. Non sappiamo nulla.
In conclusione, nessuno sa quando il Governo cadrà. La crisi è solo rinviata, le contraddizioni ci sono. Non ci presteremo a dare ulteriore ossigeno ad un Esecutivo che è «congelato» e verificheremo se anche l'appello che lei ha fatto alla riforma elettorale da discutere insieme sia una forma di «accanimento terapeutico» per tenere in vita l'Esecutivo oppure no. A tale riguardo, dirò poche parole, ma spero chiare. Alleanza Nazionale è cosciente del fatto che la legge elettorale è un oggetto importante di discussione. Anzitutto, cerchiamo di capirci. Non servono bicamerali, non servono «tavoli dei volenterosi»: c'è il Parlamento. Ci vuole un arco temporale definito. Il presidente Violante ha detto un anno di tempo. Un anno di tempo, non di più. Un anno di tempo in cui vedremo se è possibile fare qualche piccola riforma costituzionale, ma non oltre un anno. Penso, ad esempio, ad un diverso ruolo Camera-Senato. Un anno di tempo in cui capiremo se per riforma della legge elettorale si intende una legge elettorale che conferma che l'elettore sceglie, prima del voto, il partito e la coalizione di cui quel partito fa parte oppure se qualcuno pensa, magari riferendosi ad altri paesi europei, che si possa tornare indietro, lasciando liberi i partiti di chiedere i voti, senza dire con chi intendono allearsi in Parlamento, perché questo è, per noi, inaccettabile (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia).
Concludo per davvero. Le larghe convergenze nascono in Parlamento su una riforma di sistema? Lo verificheremo. Siamo disponibili a fare la nostra parte; però le larghe convergenze possono nascere - ed è già successo - anche fuori dal Parlamento. Le larghe convergenze possono nascere tra gli elettori nelle urne, perché, da qui ad un anno, non c'è soltanto Pag. 31l'arco temporale indicato dal presidente Violante, ma ci sarà un referendum che, come già è accaduto in altre occasioni, può essere una risposta ad una crisi che non è solo politica, ma anche di sistema (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Berlusconi. Ne ha facoltà.

SILVIO BERLUSCONI. Signor Presidente, signore e signori deputati, le dimissioni di un Governo che ha perso la maggioranza due volte in dieci giorni - prima sulla politica di difesa e, poi, sulla politica estera - sono state una ferita umiliante per la credibilità internazionale del nostro paese. Voi della maggioranza avete deciso di tamponare questa ferita impegnandovi nella caccia al singolo, piccolo voto invece di cercare una soluzione seria, e scaricate adesso sulla stabilità e sull'autorevolezza delle istituzioni la vostra debolezza e le vostre divisioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
Per paura del giudizio e del voto degli italiani - che rigettano a larga maggioranza la vostra politica fiscale, illiberale e punitiva, e la vostra idea di uno Stato onnipotente ed invasivo, che mette al suo servizio il cittadino, il lavoratore e l'imprenditore -, state trasformando il Governo della Repubblica in un'assemblea di condominio disordinata e rissosa, e non bastano certo a nasconderlo gli artifici verbali in cui si è esercitato questa mattina il Presidente del Consiglio. Avete agitato la bandiera, per voi simbolica, di una legislazione che metteva in pericolo il valore della famiglia ed ora l'avete riposta, in fretta e furia, senza nemmeno il pudore di ammettere che avevate commesso un errore, scavalcando il Parlamento e promuovendo un disegno di legge del Governo. Per far dimenticare quell'errore, ora ci volete far credere che pensate a nuovi provvedimenti per la famiglia, del tutto vaghi ed approssimativi. Non si è neppure certi che tra due settimane voi abbiate i voti per rifinanziare la missione dell'ONU e della NATO in Afghanistan, ma vi inorgoglite, in modo spregiudicato e francamente ridicolo, per una presunta autosufficienza della maggioranza.
Le grandi opere infrastrutturali - che in cinque anni di Governo stabile erano diventate il volano di un nuovo slancio nazionale (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Comunisti Italiani), con 106 cantieri aperti, 1500 chilometri di strade iniziati e conclusi [Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania], dieci volte gli investimenti effettuati dalla sinistra nei precedenti cinque anni di Governo - sono ormai oggetto di un negoziato grottesco (Commenti)...

PRESIDENTE. Per favore, chiedo che il deputato Berlusconi sia posto nelle condizioni di svolgere il suo intervento senza essere interrotto.

SILVIO BERLUSCONI. Signor Presidente, credevo che questo fosse dovuto al fatto che dalle parti della sinistra si sente dire che i treni ad alta velocità sono inutili per attraversare le Alpi: qualcuno ha osservato che sono stati riscoperti gli elefanti di Annibale (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale - Si ride)!
Oscillate tra liberalizzazioni finte o minori e giochi di potere finanziario basati sulle vostre consuete logiche dello statalismo, dell'aggressione con piani e leggi speciali alle libere imprese, del tentativo di mettere su nuovi «baracconi» di Stato. Certo, per l'opposizione un Governo fragile e confuso è una benedizione, ma il prezzo finale lo pagano i cittadini, ed è un costo troppo alto per la comunità la superbia di una coalizione che non vuole riconoscere la realtà elettorale di un paese legale diviso a metà dal voto di aprile e di un paese reale in cui oggi il Governo è in condizioni di indiscutibile minoranza (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).Pag. 32
Servivano spirito di verità e di sincerità, verso le istituzioni e verso il paese; e invece vi siete già immersi, anche per quanto riguarda la legge elettorale, in una logica di ammiccamenti trasversali!
Noi, che siamo il maggior partito dell'opposizione - un partito che non si è mai sottratto alle sue responsabilità di fronte al paese -, già da tempo, accogliendo l'invito formulato dal Presidente della Repubblica, abbiamo assicurato al ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali la disponibilità di Forza Italia a discutere, come di altri problemi importanti ed urgenti, anche di un eventuale miglioramento della legge elettorale. Questa disponibilità oggi confermiamo, purché si tratti di un tentativo serio e non di un semplice espediente dilatorio, come ha voluto chiarire poc'anzi anche il presidente Fini. Un confronto franco e leale tra i partiti, in Parlamento, in tempi rapidi e definiti, sulle diverse soluzioni possibili e non uno stratagemma per tenere in vita artificiosamente un Governo.
Ma, al di là della legge elettorale, come sarà, da domani, la navigazione di questo Governo? Già si annunciano, tra i partiti della maggioranza, altri «bracci di ferro», come ad esempio sulle pensioni, secondo i vecchi schemi tristemente sperimentati nei mesi scorsi.
La realtà è che vi abbiamo lasciato una riforma delle pensioni che, dall'anno prossimo, determinerà sulla spesa previdenziale un risparmio strutturale di 8 miliardi di euro, garantendo una tendenza che non intacca i diritti acquisiti dei pensionati di oggi e che garantisce i giovani per il domani; e voi, invece, ricomincerete a discuterne, condizionati dal voto delle componenti più corporative e classiste del movimento sindacale.
Noi, a otto mesi dal varo del nostro Governo, le pensioni minime le avevamo già aumentate per milioni di famiglie, nonostante il «buco» di bilancio che le vostre politiche di spesa incontrollata ci avevano lasciato: 38 mila miliardi di euro certificati dall'Unione europea [Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) - Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Comunisti Italiani]!

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia...

SILVIO BERLUSCONI. E questo lo abbiamo fatto senza mettere le mani nelle tasche dei cittadini e senza penalizzare le imprese, come invece avete fatto voi.
Noi vi abbiamo lasciato in eredità i conti pubblici in ordine (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale - Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Comunisti Italiani), con un deficit, nel 2006, al 2,4 per cento del PIL; un deficit che ci colloca tra i paesi più virtuosi in Europa. Questa è la realtà! Il resto sono le solite vostre menzogne (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania - Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Comunisti Italiani)!
Voi avete ricevuto in eredità la ripresa economica e finanziaria; voi avete ricevuto in eredità, dalle nostre finanziarie «antifiscali» e dal ciclo economico mondiale, un cumulo di risorse che smentisce la vostra quinquennale campagna antinazionale sul cosiddetto declino (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). In questa situazione, con prospettive incoraggianti per la crescita, il massimo che invece ci si può attendere da voi è un lungo ed incerto negoziato con l'Europa, che ha «bocciato» l'unico, l'unico provvedimento sensato del vostro Governo, la riduzione del cuneo fiscale per le imprese e per il lavoro, perché è stato concepito malamente ed ancor peggio strutturato (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
Signor Presidente, signore e signori deputati, sono stati presentati al Parlamento due diversi Governi. Il primo, era quello del programma di 281 pagine; il secondo, quello dei dodici punti. Il primo Governo, dunque, prima della sfiducia del Senato, rispondeva alle domande dei radicali sulla famiglia e dei pacifisti sulla politica estera e militare; il secondo, invece, stralcia i Pag. 33provvedimenti sulle convivenze e tenta di ristabilire una qualche continuità con la politica estera e militare italiana.
Qual è il vero Governo Prodi? Quello che media con i pacifisti ed i laicisti e si presenta come la sintesi compiuta dei cosiddetti riformisti e dei cosiddetti antagonisti o quello che espunge violentemente gli impegni presi con le «estreme» senza che queste protestino? Il Governo ha riformato nettamente la sua politica o, meglio, l'ha adattata di volta in volta alle circostanze, agli umori ed alle convenienze del momento?
Che cosa è avvenuto tra il primo e il secondo Governo Prodi? Io credo davvero che non sia mai accaduto, nella storia parlamentare, che il medesimo Governo sostituisse la sua linea politica tra il primo ed il secondo voto di fiducia (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
Signor Presidente, signori deputati, noi daremo corpo e voce al sentimento diffuso e alla protesta del paese, che si è già fatta sentire nella pacifica e splendida festa del 2 dicembre a Roma. So che uno degli obiettivi di questo Governo è quello di cercare di dividere la nostra coalizione con le prospettive contraddittorie o di un grande centro o del federalismo fiscale...

PRESIDENTE. La prego...

SILVIO BERLUSCONI. Sono convinto che non ci riuscirete, perché dietro ai nostri partiti, a tutti i partiti del centrodestra, c'è un solo grande popolo della libertà (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale). E io credo che anche chi tra noi vuole legittimamente distinguere la sua posizione, intende rimanere fedele a questo grande popolo. Io credo nel popolo della libertà, signori del Governo, e so che la coalizione che è nata attorno a Forza Italia è un dato permanente della politica italiana, una realtà che il vostro stare al Governo non ha interrotto, ma, anzi, ha consolidato ed esteso.
Per tutte queste ragioni, noi oggi neghiamo la fiducia a questo Governo e lo facciamo in nome di questo popolo e nell'interesse di tutti gli italiani. Vi ringrazio [Vivi, prolungati applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania e Democrazia Cristiana-Partito Socialista - Congratulazioni - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo]!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il voto di fiducia che è stato dato dal Senato e quello che ci apprestiamo a dare qui alla Camera certifica un dato che nessun discorso propagandistico può celare: c'è una sola maggioranza che è in grado di esprimere un Governo e di governare l'Italia e questa maggioranza è quella di centrosinistra, che ha vinto le elezioni lo scorso anno (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani - Commenti del deputato Iannarilli).

PRESIDENTE. Colleghi, come ho fatto prima per il deputato Berlusconi, così ora chiedo che il deputato Fassino possa svolgere il suo intervento senza interruzioni.

PIERO FASSINO. Onorevole Berlusconi, ho seguito, come tutti, il suo intervento e voglio dire francamente che non sarà l'aggressività dei toni che lei ha usato (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia)... Mi riferisco all'aggressività politica, polemica. Dicevo che non sarà l'aggressività polemica che lei ha usato nei confronti del Presidente Prodi e della nostra maggioranza a nascondere la verità. La verità è che il centrodestra oggi non è un'alternativa praticabile di Governo. Non lo è perché non ha i numeri (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia).

ANTONELLO IANNARILLI. Ma se abbiamo governato per cinque anni!

Pag. 34

PIERO FASSINO. Sto parlando di un'alternativa di Governo.

PRESIDENTE. Per favore. La prego, deputato Iannarilli, lei non può interrompere.

ANTONELLO IANNARILLI. Neanche lui!

PRESIDENTE. Deve lasciare svolgere l'intervento del deputato Fassino, come tutti gli altri. La richiamo a consentire l'intervento del deputato Fassino.
Prego, onorevole Fassino, vada avanti.

PIERO FASSINO. Il centrodestra non è un'alternativa, onorevole Berlusconi, perché non ha i numeri per proporsi come alternativa di Governo, ma non ha neanche il progetto politico (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia), non perché lo dico io, ma perché lo avete detto voi andando dal Presidente della Repubblica e proponendo quattro soluzioni diverse della crisi di Governo (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi e Popolari-Udeur).
In quest'aula, questa mattina, abbiamo ascoltato l'onorevole Maroni dare una certa lettura della crisi e rammaricarsi che il centrodestra non abbia fatto una certa proposta. Abbiamo sentito l'onorevole Casini sollecitare una soluzione istituzionale di transizione, come è stato proposto dal suo gruppo parlamentare al Presidente della Repubblica. Abbiamo sentito l'onorevole Fini non farci capire bene cosa voleva e abbiamo sentito ancora una volta lei invocare le elezioni qui, mentre quando è andato dal Presidente Repubblica non ha avuto il coraggio di proporle (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, Verdi, Rosa nel Pugno, Italia dei Valori, Popolari-Udeur - Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia).
Questa è la verità, onorevole Berlusconi, con cui dovete fare i conti. Siete andati dal Presidente del Repubblica e non siete riusciti ad esprimere in quattro una posizione unitaria perché una buona parte della sua coalizione diffida della sua leadership: questa è la verità (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, Verdi, Rosa nel Pugno, Italia dei Valori, Popolari-Udeur - Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)!
Ha ragione l'onorevole Maroni: se aveste una compattezza tale intorno alla sua leadership (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)... Urlate, ma la verità è questa. Se aveste una compattezza tale intorno alla leadership dell'onorevole Berlusconi, sareste andati in quattro dal Capo dello Stato a chiedere le elezioni anticipate e non lo avete fatto (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, Verdi, Rosa nel Pugno, Italia dei Valori, Popolari-Udeur - Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia).
Quindi, può darsi che lei parli anche a nome del popolo della libertà, come ha detto adesso: a prescindere dal fatto che, come ho già detto un'altra volta, la parola «libertà» non appartiene a nessuna bandiera, ma a tutti, lei può anche credere di parlare a nome del popolo della libertà, ma i suoi alleati non la riconoscono come condottiero di questo popolo (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, Verdi, Rosa nel Pugno, Italia dei Valori, Popolari-Udeur - Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Per favore, sapete bene che non è sindacabile il merito degli interventi dei deputati e che essi hanno il diritto di svolgerlo e di essere ascoltati. Consentite quindi al deputato Fassino di svolgere il suo intervento (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia).

NICOLA BONO. Cosa c'entra con Prodi?

PIERO FASSINO. È la casa delle libertà, si vede...!

Pag. 35

SALVATORE CICU. Sei un provocatore!

PRESIDENTE. Per favore, ho garantito a tutti i deputati di poter svolgere l'intervento secondo coscienza e secondo il proprio pensiero. Il deputato Fassino ha diritto in quest'aula a poterlo svolgere. Chiedo a tutti di consentirlo.

PIERO FASSINO. In realtà, la conclusione della crisi certifica questo dato: l'unica maggioranza in grado di governare questo paese, ancorché esigua nei numeri al Senato, è quella di centrosinistra, che ha vinto le elezioni (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia). Questa è la dimostrazione di come l'uso della parola «libertà» non corrisponda ad una cultura della libertà (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, Verdi, Rosa nel Pugno, Italia dei Valori, Popolari-Udeur - Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia).
D'altra parte, in questi primi otto mesi del Governo, dallo scorso aprile ad oggi, in realtà abbiamo governato il paese e lo abbiamo dimostrato, restituendo ad esso un profilo ed un ruolo sulla scena internazionale, che con i governi della destra aveva perduto (Deputati del gruppo di Forza Italia abbandonano l'aula - Commenti).

MAURO FABRIS. Bravi!

PRESIDENTE. Per favore, ogni parlamentare può decidere di uscire dall'aula, ma non può certo impedire l'intervento. Prego, deputato Fassino, prosegua.

PIERO FASSINO. Lo abbiamo dimostrato con una politica economica che sta producendo dei risultati e devo dire, onorevole Berlusconi, per interloquire ancora con il suo intervento, che bisogna cercare di evitare di accusare gli avversari di dire menzogne e poi contraddirsi subito. Lei ha detto poco fa - è a verbale - che il deficit del 2006, che sarebbe merito vostro, sarebbe del 2,4 per cento.
Non so dove lo abbia letto, perché questa mattina su tutti i quotidiani di questo paese - la prego di leggerli - è scritto che il deficit nel 2006 sarà il 4,4 per cento, quindi al di fuori dei criteri europei (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Comunisti Italiani, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Verdi e Popolari-Udeur) e se questi criteri saranno invece rispettati [Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, Lega Nord Padania e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]...

PRESIDENTE. Naturalmente non posso far altro che ripetere l'invito a consentire al deputato Fassino di svolgere il suo intervento. Spetterà a chi ci ascolta valutare i diversi comportamenti. Prego di consentire al deputato Fassino di parlare e prego lei, deputato Fassino, di proseguire.

PIERO FASSINO. Quindi, se questo deficit nel 2007 in realtà rientrerà nei parametri di Maastricht, secondo le previsioni di tutti gli istituti che stanno studiando le dinamiche dell'economia italiana, questo sarà merito soprattutto della politica economica di questo Governo.
Ricordo che, quando si discusse in quest'aula il documento di programmazione economico-finanziaria e quando si iniziò la discussione sulla finanziaria, dai banchi della destra ci si disse che la cura che proponevano il ministro Padoa Schioppa e questo Governo sarebbe stata inefficace, ma che, anzi, avrebbe aggravato la situazione dei conti pubblici. Oggi possiamo dire che non è così e non perché lo dica io, ma perché tutti gli istituti di previsione prevedono che, nel 2007, il deficit rientrerà abbondantemente sotto il 3 per cento, cioè nei criteri europei e che nel 2007, il prodotto interno lordo crescerà di più del 2 per cento, il doppio del miglior anno dei vostri governi (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Comunisti Italiani, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Verdi e Popolari-Udeur)!Pag. 36
Abbiamo dimostrato di saper governare affrontando anche problemi sociali acuti ed avviando con le organizzazioni sindacali il confronto (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale) per affrontare (Il deputato Osvaldo Napoli si avvicina ai banchi dei deputati del gruppo L'Ulivo mostrando una copia de Il Sole 24 Ore).

OSVALDO NAPOLI. Leggi Il Sole 24 Ore!

PIERO FASSINO. Onorevole Napoli, sappiamo leggere i giornali anche noi (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia)!

PRESIDENTE. Per favore, proseguiamo la discussione...

PIERO FASSINO. Stai tranquillo, leggili bene, Napoli!

PRESIDENTE. La prego di proseguire il suo intervento e di avviarsi alla conclusione.

PIERO FASSINO. Abbiamo dimostrato di governare affrontando emergenze economiche, sociali, di politica estera, non ritraendoci da nessuna responsabilità e, come ha affermato il Presidente del Consiglio questa mattina, anche a costo di qualche impopolarità. Intendiamo proseguire in questo, sapendo che le aspettative che i cittadini hanno verso chi governa questo paese sono alte ed è necessario che chi governa abbia la capacità di mettere in campo quelle riforme, quelle innovazioni e quei cambiamenti che sono necessari per garantire una vera modernizzazione del paese.
Naturalmente sappiamo benissimo che questa crisi di Governo ha reso evidente anche una crisi di sistema. Il fatto che al Senato la maggioranza di centrosinistra goda di un margine esiguo di seggi non è la spia della fragilità della maggioranza, ma è la spia (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)... Signor Presidente, vorrei poter continuare. Sono stato continuamente interrotto!

PRESIDENTE. Lei può proseguire. La invito però ad avviarsi alla conclusione, perché le ho già fatto recuperare il tempo delle interruzioni. La prego quindi di concludere.

PIERO FASSINO. In questi giorni da parte di alcuni quotidiani sono state pubblicate analisi di statistici esperti in materia elettorale, che dimostrano che con questa legge elettorale, quand'anche avesse vinto lo schieramento di centrodestra, il margine di esso al Senato sarebbe stato esiguo, esattamente come quello del centrosinistra. Allora, questo ci sollecita ad affrontare il problema di sistema, cioè ...

PRESIDENTE. Deve concludere.

PIERO FASSINO. ...il tema della legge elettorale e di alcune riforme istituzionali, come il completamento del federalismo e la trasformazione del sistema bicamerale, in ragione tale da garantire quella governabilità e quella certezza nel funzionamento delle istituzioni, che è condizione per onorare la fiducia dei cittadini (Vivi, prolungati applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Comunisti Italiani, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Verdi e Popolari-Udeur-Congratulazioni - Deputati del gruppo di Alleanza Nazionale mostrano fogli bianchi recanti la scritta: Turigliatto e Rossi liberi).

PRESIDENTE. Per favore, coloro che esibiscono dei cartelli li ritirino immediatamente in modo che sia evitato di farlo autoritativamente. Li tolgano, oppure devo chiedere ai commessi di farlo (I deputati di Alleanza Nazionale continuano ad esibire i suddetti fogli).
Chiedo ai commessi di togliere i cartelli in modo da ripristinare le condizioni per poter proseguire nei lavori d'aula (I commessi ottemperano all'invito del Presidente - Dai banchi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale si scandisce ritmicamente: Rossi libero!).
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto a nome dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto, con ripresa televisiva diretta.Pag. 37
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato La Malfa, al quale ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, vorrei solo ricordarle che non parlo a titolo personale, ma come espressione del Partito repubblicano italiano.
Ho posto questo problema altre volte e chiedo che l'Ufficio di Presidenza affronti questo tema una volta per tutte.
Sono lieto di parlare senza la diretta televisiva, perché spero che questo consenta un dibattito politico. La presenza dello strumento televisivo evidentemente trasforma i nostri dibattiti, che sono importanti e che si svolgono in Parlamento, in una corrida di cui non si sente la necessità.
Detto questo, mi rivolgo all'onorevole Fassino, per svolgere la seguente breve osservazione sul discorso che ha pronunciato.
Se egli afferma, come ha affermato, che questa maggioranza, che è andata in crisi al Senato la scorsa settimana e che si appresta a ricevere la fiducia oggi della Camera, non ha alternativa di alcun genere, allora la conclusione che segue dal suo ragionamento è che, nel caso in cui il Governo Prodi dovesse avere...

PRESIDENTE. Mi scusi, ma vorrei invitare l'Assemblea ad un comportamento, che consenta di ascoltare questo ed i prossimi interventi, come lo sono stati quelli precedenti.

GIORGIO LA MALFA. Il fatto che sia stato detto in maniera così recisa che non vi è altra possibile maggioranza in questo Parlamento, se non quella che si è espressa in questi mesi, all'indomani di una crisi di Governo che si è determinata - anche se poi è rientrata - vuol dire, onorevole Fassino, che qualora...

PRESIDENTE. Deputato La Malfa...

GIORGIO LA MALFA. Finisco subito, Presidente, appena posso cominciare, diciamo così!
Qualora si dovesse verificare una seconda crisi - che non può essere esclusa, anche alla luce delle dichiarazioni sul voto sull'Afghanistan - all'indomani vi sarebbero solo le elezioni.

PRESIDENTE. La prego, deve concludere.

GIORGIO LA MALFA. Sto per concludere, Presidente.
Non so se questo sia nel migliore interesse del nostro paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Capezzone.

IGNAZIO LA RUSSA. Dovevi andare al Senato...!

PRESIDENTE. Rivolgo di nuovo un invito all'Assemblea a consentire lo svolgimento dell'intervento in modo che possa essere ascoltato.
Prego, deputato Capezzone, ha facoltà di parlare.

DANIELE CAPEZZONE. Signor Presidente, vi sono momenti in cui occorre avere il coraggio delle scelte difficili. Non è stato facile per me arrivare qui, oggi, al trentaseiesimo giorno dello sciopero della fame, per una vicenda di clamorosa illegalità, quella di otto senatori eletti dai cittadini italiani, ma tuttora estromessi dal Parlamento nel silenzio assordante di tanti protagonisti della politica, fra i quali è purtroppo incluso anche lei, signor Presidente del Consiglio. Allo stesso modo, non è stato facile per me decidere la mia astensione.
In questa Camera la maggioranza ha un vasto margine. Quindi, a maggiore ragione è opportuno un atto politico limpido, per contribuire ad aprire una discussione di fondo e non evasiva.
Oggi questo Governo è fragile perché restano irrisolti tutti i nodi, dalla politica estera, all'economia, ai diritti civili. Il Governo è stato l'interprete principale del pasticciaccio dei Dico, che ora potremo Pag. 38chiamare: «Qui lo dico e qui lo nego!». Non è la sinistra comunista, che fa il proprio mestiere, responsabile delle difficoltà: è la sinistra riformista che non è neppure scesa in campo!
Da radicale, ritengo che serva una rottura nella politica italiana, a sinistra come a destra; da radicale, lavorerò, sostenendo anche i buoni atti del Governo, se ve ne saranno, affinché ovunque possibile germogli la pianta delicata dell'alternativa liberale per una politica estera di promozione della libertà e della democrazia; per una politica economica non centrata...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DANIELE CAPEZZONE. ... sulle tasse, ma sulle riforme; per una giustizia degna di questo nome, alla quale nessuno dedica una parola; infine, per l'affermazione delle libertà civili di ogni individuo. Grazie [Applausi di deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

PRESIDENTE. Grazie a lei.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cannavò. Ne ha facoltà, per due minuti.

SALVATORE CANNAVÒ. Grazie, signor Presidente.
Signor Presidente del Consiglio, non le voterò la fiducia non partecipando alla votazione (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia). Lo faccio per due motivi.
Il primo riguarda quella che considero la vera natura della crisi, cioè il logoramento del suo rapporto con le aspettative di chi le ha permesso di vincere le elezioni: lavoratori e lavoratrici, movimenti pacifisti, comunità in lotta. Il suo Governo nei primi dieci mesi ha risposto a quelle attese con una finanziaria a mio giudizio socialmente disastrosa, senza avviare alcuna riforma sociale e muovendosi sui diritti civili con un'ambiguità estenuante. Mi lasci dire che il suo non è certamente stato, finora, un Governo permeabile al conflitto sociale: la posizione di sorda chiusura assunta sulla base di Vicenza lo dimostra clamorosamente, in particolare con il tentativo maldestro del suo Governo di criminalizzare la manifestazione del 17 febbraio (aiutato in questo proprio dalla destra).
Con i «dodici punti», che hanno «chiuso» la crisi, lei non solo modifica il programma originario, ma prosegue su questa strada. Come ha ben osservato il professor Marco Revelli, quei «dodici punti» sono dodici chiodi ben infissi su una porta sbarrata al conflitto ed ai movimenti, che sempre più sono costretti a considerarla parte avversa (ieri, Vicenza; domani, forse, la TAV o il movimento per i diritti civili). Così facendo, però, lei non fa altro che segare il ramo su cui è seduto e proprio in questo modo spianerà la strada alle destre! Per queste ragioni, le annuncio un appoggio condizionato alle singole misure che, di volta in volta, saranno prese. Non voterò la missione in Afghanistan (e basta leggere L'Osservatore Romano di oggi per capire le ragioni di questo atteggiamento).
Vengo al secondo motivo, che ha un significato più simbolico, ma non per questo meno importante. Dopo quello che è avvenuto negli ultimi dieci giorni, la mia non partecipazione al voto di oggi è, infatti, anche il mio particolare modo per esprimere solidarietà al senatore Franco Turigliatto (Applausi di deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indico la votazione per appello nominale sulla risoluzione Franceschini, Migliore, Donadi, Villetti, Bonelli, Sgobio, Fabris e Brugger n. 6-00016, sull'approvazione della quale il Governo ha testé posto la questione di fiducia.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.Pag. 39
(Segue il sorteggio).

La chiama comincerà dal deputato Fistarol.
Debbo anticipare che la Presidenza, su richiesta dei gruppi - debbo dire, di pressoché tutti i gruppi - ha autorizzato a votare anticipatamente alcuni deputati che ne hanno fatto tempestiva e motivata richiesta. Poiché tale richiesta proviene sostanzialmente da tutti i settori dell'Assemblea, mi aspetto un comportamento conseguente da parte di tutti.
Invito quindi i deputati segretari di Presidenza a procedere alla chiama, iniziando dai deputati che sono stati autorizzati a votare in anticipo rispetto al loro turno. Avverto che non saranno consentite ulteriori anticipazioni.
(Segue la chiama - Al momento della chiama dei deputati Prodi, D'Alema, Rutelli, Amato, Bersani e Bindi, commenti di deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 12,55)
(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 13,40)
(Segue la chiama)

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione per appello nominale sulla risoluzione Franceschini, Migliore, Donadi, Villetti, Bonelli, Sgobio, Fabris e Brugger n. 6-00016:

Presenti 597
Votanti 595
Astenuti 2
Maggioranza 298
Hanno risposto 342
Hanno risposto no 253.

(La Camera approva - Vedi votazioni - Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi, Popolari-Udeur, Misto-Minoranze linguistiche).

Avverto che la Conferenza dei presidenti di gruppo è immediatamente convocata al piano aula presso la sala dei ministri.

Hanno risposto sì:
Acerbo Maurizio
Adenti Francesco
Affronti Paolo
Albonetti Gabriele
Allam Khaled Fouad
Amato Giuliano
Amendola Francesco
Amici Sesa
Antinucci Rapisardo
Astore Giuseppe
Attili Antonio
Aurisicchio Raffaele
Bafile Mariza
Balducci Paola
Bandoli Fulvia
Baratella Fabio
Barbi Mario
Belisario Felice
Bellanova Teresa
Bellillo Katia
Beltrandi Marco
Benvenuto Romolo
Benzoni Rosalba
Bersani Pier Luigi
Betta Mauro
Bezzi Giacomo
Bianchi Dorina
Bianco Gerardo
Bimbi Franca
Bindi Rosy
Boato Marco
Bocci Gianpiero
Boco Stefano
Boffa Costantino
Bonelli Angelo
Bonino Emma
Bordo Michele
Borghesi AntonioPag. 40
Boselli Enrico
Brandolini Sandro
Bressa Gianclaudio
Brugger Siegfried
Bucchino Gino
Buemi Enrico
Buffo Gloria
Buglio Salvatore
Burchiellaro Gianfranco
Burgio Alberto
Burtone Giovanni Mario Salvino
Cacciari Paolo
Caldarola Giuseppe
Calgaro Marco
Cancrini Luigi
Capodicasa Angelo
Capotosti Gino
Carbonella Giovanni
Cardano Anna Maria
Cardinale Salvatore
Carra Enzo
Carta Giorgio
Caruso Francesco Saverio
Cassola Arnold
Castagnetti Pierluigi
Ceccuzzi Franco
Cento Pier Paolo
Cesario Bruno
Cesini Rosalba
Chianale Mauro
Chiaromonte Franca
Chicchi Giuseppe
Chiti Vannino
Cialente Massimo
Cioffi Sandra
Codurelli Lucia
Cogodi Luigi
Colasio Andrea
Cordoni Elena Emma
Cosentino Lionello
Costantini Carlo
Crapolicchio Silvio
Crema Giovanni
Crisafulli Vladimiro
Crisci Nicola
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
D'Ambrosio Giorgio
Damiano Cesare
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
Dato Cinzia
De Angelis Giacomo
De Biasi Emilia Grazia
De Brasi Raffaello
De Castro Paolo
De Cristofaro Peppe
Deiana Elettra
Delbono Emilio
D'Elia Sergio
Del Mese Paolo
D'Elpidio Dante
De Luca Vincenzo
De Mita Ciriaco
De Piccoli Cesare
De Simone Titti
De Zulueta Tana
Di Gioia Lello
Di Girolamo Leopoldo
Diliberto Oliviero
Dioguardi Daniela
Di Pietro Antonio
Di Salvo Titti
Donadi Massimo
Duilio Lino
D'Ulizia Luciano
Duranti Donatella
Evangelisti Fabio
Fabris Mauro
Fadda Paolo
Falomi Antonello
Farina Daniele
Farina Gianni
Farinone Enrico
Fasciani Giuseppina
Fassino Piero
Fedi Marco
Ferrara Francesco detto Ciccio
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Filippeschi Marco
Fincato Laura
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fistarol Maurizio
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Folena Pietro
Fontana Cinzia Maria
Forgione Francesco
Francescato Grazia
Franceschini Dario
Franci Claudio
Frias Mercedes LourdesPag. 41
Frigato Gabriele
Froner Laura
Fumagalli Marco
Fundarò Massimo Saverio Ennio
Galante Severino
Galeazzi Renato
Gambescia Paolo
Garofani Francesco Saverio
Gentili Sergio
Gentiloni Silveri Paolo
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giordano Francesco
Giovanelli Oriano
Giuditta Pasqualino
Giulietti Giuseppe
Gozi Sandro
Grassi Gero
Grillini Franco
Guadagno Wladimiro detto Vladimir Luxuria
Iacomino Salvatore
Iannuzzi Tino
Incostante Maria Fortuna
Intrieri Marilina
Khalil D. Alì Raschid
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
Latteri Ferdinando
Leddi Maiola Maria
Lenzi Donata
Leoni Carlo
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Licandro Orazio Antonio
Li Causi Vito
Lion Marco
Locatelli Ezio
Lomaglio Angelo Maria Rosario
Lombardi Angela
Longhi Aleandro
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Lumia Giuseppe
Luongo Antonio
Lusetti Renzo
Maderloni Claudio
Mancini Giacomo
Mantini Pierluigi
Mantovani Ramon
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marcenaro Pietro
Marchi Maino
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marino Mauro Maria
Marone Riccardo
Martella Andrea
Mascia Graziella
Mattarella Sergio
Melandri Giovanna
Mellano Bruno
Merlo Giorgio
Merlo Ricardo Antonio
Merloni Maria Paola
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Migliore Gennaro
Milana Riccardo
Minniti Marco
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Monaco Francesco
Morri Fabrizio
Morrone Giuseppe
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mungo Donatella
Mura Silvana
Musi Adriano
Mussi Fabio
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoletano Francesco
Narducci Franco Addolorato Giacinto
Nicco Roberto Rolando
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Olivieri Sergio
Orlando Andrea
Orlando Leoluca
Ossorio Giuseppe
Ottone Rosella
Pagliarini Gianni
Palomba Federico
Papini Andrea
Parisi Arturo Mario Luigi
Pecoraro Scanio Alfonso
Pedica StefanoPag. 42
Pedrini Egidio Enrico
Pedulli Giuliano
Pegolo Gian Luigi
Pellegrino Tommaso
Pertoldi Flavio
Perugia Maria Cristina
Pettinari Luciano
Piazza Angelo
Piazza Camillo
Picano Angelo
Pignataro Ferdinando Benito
Pignataro Rocco
Pinotti Roberta
Piscitello Rino
Pisicchio Pino
Poletti Roberto
Pollastrini Barbara
Poretti Donatella
Porfidia Americo
Prodi Romano
Provera Marilde
Quartiani Erminio Angelo
Raiti Salvatore
Rampi Elisabetta
Ranieri Umberto
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Ricci Andrea
Ricci Mario
Rigoni Andrea
Rocchi Augusto
Rossi Nicola
Rossi Gasparrini Federica
Rotondo Antonio
Ruggeri Ruggero
Rugghia Antonio
Rusconi Antonio
Russo Franco
Ruta Roberto
Rutelli Francesco
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sanna Emanuele
Santagata Giulio
Sasso Alba
Satta Antonio
Schietroma Gian Franco
Schirru Amalia
Scotto Arturo
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Sgobio Cosimo Giuseppe
Siniscalchi Sabina
Sircana Silvio Emilio
Smeriglio Massimiliano
Soffritti Roberto
Soro Antonello
Sperandio Gino
Spini Valdo
Sposetti Ugo
Squeglia Pietro
Stramaccioni Alberto
Strizzolo Ivano
Suppa Rosa
Tanoni Italo
Tenaglia Lanfranco
Tessitore Fulvio
Testa Federico
Tocci Walter
Tolotti Francesco
Tomaselli Salvatore
Tranfaglia Nicola
Trupia Lalla
Tuccillo Domenico
Turci Lanfranco
Turco Maurizio
Vacca Elias
Vannucci Massimo
Velo Silvia
Venier Iacopo
Ventura Michele
Vichi Ermanno
Vico Ludovico
Villari Riccardo
Villetti Roberto
Viola Rodolfo Giuliano
Violante Luciano
Visco Vincenzo
Volpini Domenico
Widmann Johann Georg
Zaccaria Roberto
Zanella Luana
Zanotti Katia
Zeller Karl
Zipponi Maurizio
Zucchi Angelo Alberto
Zunino Massimo

Hanno risposto no:
Adolfo Vittorio
Adornato Ferdinando
Airaghi Marco
Alemanno GiovanniPag. 43
Alessandri Angelo
Alfano Angelino
Alfano Ciro
Alfano Gioacchino
Allasia Stefano
Amoruso Francesco Maria
Aprea Valentina
Aracu Sabatino
Armani Pietro
Armosino Maria Teresa
Ascierto Filippo
Azzolini Claudio
Baiamonte Giacomo
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barbieri Emerenzio
Bellotti Luca
Benedetti Valentini Domenico
Berlusconi Silvio
Berruti Massimo Maria
Bertolini Isabella
Biancofiore Michaela
Bocchino Italo
Bocciardo Mariella
Bodega Lorenzo
Bonaiuti Paolo
Bondi Sandro
Bongiorno Giulia
Boniver Margherita
Bono Nicola
Boscetto Gabriele
Bosi Francesco
Brancher Aldo
Brigandì Matteo
Briguglio Carmelo
Bruno Donato
Brusco Francesco
Buonfiglio Antonio
Caligiuri Battista
Campa Cesare
Caparini Davide
Capitanio Santolini Luisa
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Casero Luigi
Casini Pier Ferdinando
Catanoso Basilio
Catone Giampiero
Ceccacci Rubino Fiorella
Ceroni Remigio
Cesa Lorenzo
Cesaro Luigi
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Ciocchetti Luciano
Cirielli Edmondo
Colucci Francesco
Compagnon Angelo
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Conte Giorgio
Contento Manlio
Conti Giulio
Conti Riccardo
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
Cota Roberto
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Crimi Rocco
D'Agrò Luigi
D'Alia Gianpiero
De Corato Riccardo
De Laurentiis Rodolfo
Del Bue Mauro
Delfino Teresio
Della Vedova Benedetto
De Luca Francesco
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Centa Manuela
Dionisi Armando
D'Ippolito Vitale Ida
Di Virgilio Domenico
Dozzo Gianpaolo
Drago Giuseppe
Dussin Guido
Fabbri Luigi
Fallica Giuseppe
Fasolino Gaetano
Fava Giovanni
Fedele Luigi
Ferrigno Salvatore
Filippi Alberto
Filipponio Tatarella Angela
Fini Gianfranco
Fini Giuseppe
Fitto Raffaele
Fontana Gregorio
Forlani Alessandro
Formisano Anna Teresa
Foti Tommaso
Franzoso PietroPag. 44
Frassinetti Paola
Fratta Pasini Pieralfonso
Fugatti Maurizio
Galati Giuseppe
Galletti Gian Luca
Galli Daniele
Gamba Pierfrancesco Emilio Romano
Garagnani Fabio
Garavaglia Massimo
Gardini Elisabetta
Garnero Santanchè Daniela
Gasparri Maurizio
Gelmini Mariastella
Germanà Basilio
Germontani Maria Ida
Giacomoni Sestino
Gibelli Andrea
Giorgetti Alberto
Giorgetti Giancarlo
Giovanardi Carlo
Giro Francesco Maria
Giudice Gaspare
Goisis Paola
Greco Salvatore
Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
Grimoldi Paolo
Holzmann Giorgio
Iannarilli Antonello
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
La Malfa Giorgio
Lamorte Donato
Landolfi Mario
La Russa Ignazio
Lazzari Luigi
Lenna Vanni
Leone Antonio
Licastro Scardino Simonetta
Lisi Ugo
Lo Monte Carmelo
Lo Presti Antonino
Lucchese Francesco Paolo
Lupi Maurizio Enzo
Lussana Carolina
Mancuso Gianni
Marcazzan Pietro
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Martinelli Marco
Martinello Leonardo
Martino Antonio
Martusciello Antonio
Mazzaracchio Salvatore
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Erminia
Mele Cosimo
Meloni Giorgia
Menia Roberto
Mereu Antonio
Migliori Riccardo
Milanato Lorena
Minardo Riccardo
Minasso Eugenio
Misuraca Filippo
Moffa Silvano
Mondello Gabriella
Montani Enrico
Moroni Chiara
Murgia Bruno
Nan Enrico
Napoli Osvaldo
Nardi Massimo
Neri Sebastiano
Nespoli Vincenzo
Nucara Francesco
Oliva Vincenzo
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Paoletti Tangheroni Patrizia
Paroli Adriano
Patarino Carmine Santo
Pecorella Gaetano
Pedrizzi Riccardo
Pelino Paola
Pepe Antonio
Pepe Mario
Peretti Ettore
Perina Flavia
Pescante Mario
Picchi Guglielmo
Pili Mauro
Pini Gianluca
Pizzolante Sergio
Ponzo Egidio Luigi
Porcu Carmelo
Prestigiacomo Stefania
Proietti Cosimi Francesco
Raisi Enzo
Rampelli Fabio
Rao Pietro
Ravetto Laura
Reina Giuseppe Maria
Ricevuto Giovanni
Rivolta DarioPag. 45
Romagnoli Massimo
Romani Paolo
Romano Francesco Saverio
Romele Giuseppe
Ronchi Andrea
Ronconi Maurizio
Rosso Roberto
Russo Paolo
Ruvolo Giuseppe
Saglia Stefano
Salerno Roberto
Santelli Jole
Sanza Angelo Maria
Scajola Claudio
Scalia Giuseppe
Simeoni Giorgio
Stradella Franco
Stucchi Giacomo
Tabacci Bruno
Taglialatela Marcello
Tassone Mario
Testoni Piero
Tondo Renzo
Tortoli Roberto
Tremaglia Mirko
Tremonti Giulio
Tucci Michele
Uggè Paolo
Ulivi Roberto
Urso Adolfo
Valducci Mario
Valentini Valentino
Verdini Denis
Verro Antonio Giuseppe Maria
Vietti Michele Giuseppe
Vito Alfredo
Vito Elio
Volontè Luca
Zanetta Valter
Zinzi Domenico
Zorzato Marino

Si sono astenuti:
Capezzone Daniele
Pisacane Michele
Sono in missione:
Maroni Roberto
Napoli Angela

Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo.

ARNOLD CASSOLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ARNOLD CASSOLA. Signor Presidente, intervengo per sollecitare il Governo a fornire una risposta alle mie interrogazioni a risposta scritta nn. 4-00173 e 4-01515, presentate, rispettivamente, il 6 giugno 2006 e il 7 novembre 2006.

PRESIDENTE. Onorevole Cassola, le assicuro che la Presidenza si farà carico di interessare il Governo nel senso da lei richiesto.
In attesa delle determinazioni della Conferenza dei presidenti di gruppo, sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 13,50, è ripresa alle 14,25.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato stabilito che lunedì 5 marzo, dalle ore 14, con eventuale prosecuzione notturna, avrà luogo la discussione generale del decreto-legge recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali (da inviare al Senato - scadenza: 1o aprile 2007) (A.C. 2193) e che martedì 6 marzo, dalle ore 14, con eventuale prosecuzione notturna, con votazioni, si svolgerà il seguito dell'esame dello stesso.
La Conferenza dei presidenti di gruppo tornerà a riunirsi martedì 6 marzo per la predisposizione del calendario dei lavori di marzo.

Pag. 46

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare il deputato Angelo Picano, in sostituzione del deputato Vito Li Causi, dimissionario.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 5 marzo 2007, alle 14:

Discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 4, recante proroga della partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali (2193-A).
- Relatori: Ranieri, per la III Commissione e Pinotti, per la IV Commissione.

La seduta termina alle 14,30.