XV LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 102 di giovedì 1 febbraio 2007

[frontespizio]
[elenco e sigle dei gruppi parlamentari]
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[indice cronologico]
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[allegato A]
[allegato B]

[riferimenti normativi]
Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI

La seduta comincia alle 9,35.

GIUSEPPE MORRONE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Albonetti, Bafile, Bindi, Boco, Bonelli, Brugger, Castagnetti, Cento, Chiti, Cordoni, D'Antoni, Damiano, De Castro, De Piccoli, Di Pietro, Donadi, Fabris, Folena, Forgione, Franceschini, Galante, Galati, Gentiloni Silveri, Giovanardi, Landolfi, Lanzillotta, Letta, Levi, Maroni, Mazzocchi, Melandri, Meta, Migliore, Minniti, Oliva, Parisi, Pecoraro Scanio, Pinotti, Piscitello, Pollastrini, Ranieri, Realacci, Reina, Santagata, Villetti e Violante sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente (ore 9,35)

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri ha presentato alla Presidenza, con lettera in data 31 gennaio 2007, il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite III (Esteri) e IV (Difesa):
«Conversione in legge del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 4, recante proroga della partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali» (2193) - Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VIII, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII, XIV.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Seguito della discussione della disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 27 dicembre 2006, n. 297, recante disposizioni urgenti per il recepimento delle direttive comunitarie 2006/48/CE e 2006/49/CE e per l'adeguamento a decisioni in ambito comunitario relative all'assistenza a terra negli aeroporti, all' Agenzia nazionale per i giovani e al prelievo venatorio (A.C. 2112) (ore 9,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 27 dicembre 2006, n. 297, recante disposizioni urgenti per il recepimento delle direttive comunitarie 2006/48/CE e 2006/49/CE e per l'adeguamento a decisioni Pag. 2in ambito comunitario relative all'assistenza a terra negli aeroporti, all'Agenzia nazione per i giovani e al prelievo venatorio.
Ricordo che nella seduta di ieri si sono conclusi gli interventi sul complesso degli emendamenti e che la relatrice e il Governo hanno espresso i pareri sugli emendamenti riferiti agli articoli 1 e 2 del decreto-legge.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2112)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (vedi l'allegato A - A.C. 2112, sezione 1), nel testo recante modificazioni apportate dalla Commissione (vedi l'allegato A - A.C. 2112, sezione 2).
Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (vedi l'allegato A - A.C. 2112, sezione 3).
Avverto che è stata presentata una proposta emendativa riferita all'articolo unico del disegno di legge di conversione (vedi l'allegato A - A.C. 2112, sezione 4).
Invito la relatrice ed il Governo a voler ricordare all'Assemblea i pareri favorevoli già resi con riferimento agli articoli 1 e 2 e ad esprimere i pareri sugli emendamenti relativi ai restanti articoli del decreto-legge nonché sull'emendamento riferito all'articolo unico del disegno di legge di conversione.

MARIA LEDDI MAIOLA, Relatore. Riassumo brevemente gli emendamenti riferiti agli articoli 1 e 2 sui quali è già stato espresso un parere favorevole: 1.100 della Commissione, Fugatti 1.34, Fugatti 1.36, Fugatti 1.41, Gioacchino Alfano 1.16, Fugatti 1.52, 1.101 della Commissione, Fugatti 1.60, Fugatti 2.7, Fugatti 2.9, gli identici Gioacchino Alfano 3.1 e Fugatti 3.14, 5.100 della Commissione...

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, ma, con riguardo agli emendamenti riferiti all'articolo 3, deve esprimere anche i pareri contrari.

MARIA LEDDI MAIOLA, Relatore. Riprendiamo allora dall'articolo 3. Il parere è favorevole in ordine agli identici emendamenti Gioacchino Alfano 3.1 e Fugatti 3.14: trattandosi di emendamenti soppressivi, l'espressione di un parere favorevole, come è evidente, comporta la decadenza dei restanti emendamenti riferiti all'articolo. La ragione per cui li si accoglie è che l'intero articolo è già oggetto di una norma inserita all'interno della legge comunitaria.

PRESIDENTE. Mi scusi, ma ciò avverrebbe nel caso in cui questi emendamenti soppressivi fossero approvati. Al momento, credo che la Commissione debba esprimere il parere, che immagino sia negativo, sugli altri emendamenti.

MARIA LEDDI MAIOLA, Relatore. Sì, è così.
A questo riguardo è stato presentato un emendamento della Commissione per salvaguardare gli effetti prodotti dal decreto-legge fino all'entrata in vigore della legge comunitaria.
Relativamente all'articolo 4 del decreto-legge, sono state presentate numerose proposte emendative per le quali vi è un invito al ritiro. Vorrei motivare questo invito, per ragioni di comprensione su quello che stiamo facendo. L'articolo 4 è una misura conseguente ad una pronuncia dell'Unione europea in relazione ad una legge della regione Liguria in materia venatoria. Le ragioni per cui si invita al ritiro degli emendamenti sono almeno tre e vorrei chiarirle perché così saremo in grado di capire cosa stiamo facendo. La prima ragione consiste nel fatto che la regione Liguria ha revocato la legge; la seconda riguarda il fatto che la legge estendeva l'abbattimento di una determinata specie venatoria fino al 31 dicembre e quindi può essere considerata adeguatamente superata una serie di emendamenti presentati, che impegnavano peraltro il Governo a chiedere all'Unione europea cose già contenute nella direttiva...

Pag. 3

PRESIDENTE. Le motivazioni sono chiare. Nel caso in cui non venisse accolto l'invito al ritiro, immagino che il parere sia contrario.

MARIA LEDDI MAIOLA, Relatore. Il parere è contrario.
Passando all'articolo 5, anche in questo caso, vi è un complessivo invito al ritiro delle proposte emendative presentate. Si tratta di 24 emendamenti che prevalentemente tendono a normare in dettaglio l'agenzia che viene costituita e su cui si è svolto un ampio dibattito. Ripeto che vi è un complessivo invito al ritiro per gli emendamenti riferiti all'articolo 5.
Per quanto riguarda l'articolo 6, ad esso sono riferiti pochi emendamenti. La Commissione invita i presentatori a ritirare gli emendamenti Gioacchino Alfano 6.1, 6.2 e 6.3, mentre raccomanda l'approvazione del proprio emendamento 6.300. Credo così di avere esaurito l'espressione dei pareri.

PRESIDENTE. In realtà, vi è anche un emendamento riferito all'articolo unico del disegno di legge, ovvero l'emendamento Dis. 1.1 della Commissione.

MARIA LEDDI MAIOLA, Relatore. La Commissione ne raccomanda l'approvazione.

PRESIDENTE. Il Governo?

MASSIMO TONONI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,44).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame articolo unico A.C. 2112)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 1.1. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Nessuno chiedendo di parlare, sospendo la seduta fino alle 10,05 per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso.

La seduta, sospesa alle 9,45, è ripresa alle 10,05.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 351
Votanti 350
Astenuti 1
Maggioranza 176
Hanno votato
149
Hanno votato
no 201).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 358
Maggioranza 180
Hanno votato
152
Hanno votato
no 206).

Pag. 4

Prendo atto che il deputato Belisario non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 362
Votanti 361
Astenuti 1
Maggioranza 181
Hanno votato
156
Hanno votato
no 205).

Prendo atto che il deputato D'Agrò non è riuscito ad esprimere il proprio voto e che avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 370
Maggioranza 186
Hanno votato
159
Hanno votato
no 211).

Prendo atto che il deputato Realacci non è riuscito ad esprime il proprio voto e che avrebbe voluto esprimerne uno contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 1.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.

GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, sul testo in esame abbiamo svolto un buon lavoro, poi risolto dalla Presidenza con la dichiarazione di inammissibilità di diverse proposte emendative. Pertanto, molte questioni le abbiamo rinviate alla presentazione di ordini del giorno.
Tuttavia, se possibile, ritengo sia opportuno soffermarsi almeno su alcuni temi. L'emendamento in esame, in ordine agli obblighi di comunicazione tra la Banca d'Italia e le altre banche, prevede un'attività congiunta tra le banche e la Banca d'Italia.
Si tratta di un tema che ritroveremo anche in altre proposte emendative presentate all'articolo 1, pertanto appare opportuno svolgere qualche riflessione. Ad esempio, nel rapporto tra le banche e la Banca d'Italia, spesso ci si sofferma sui termini previsti per il passaggio di informazioni da parte della Banca d'Italia.
Quindi, chiedo al relatore e al Governo se, almeno su questi aspetti, sia possibile modificare il parere precedentemente espresso, per consentire l'approvazione di questo emendamento.

PRESIDENTE. Se ho ben capito, l'onorevole Alfano chiede una modifica del parere. Qual è l'avviso della relatrice?

MARIA LEDDI MAIOLA, Relatore. Su tale argomento vi era stato un ampio dibattito e non sono venute meno le motivazioni che inducevano ad esprimere un parere contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 382
Votanti 381
Astenuti 1
Maggioranza 191
Hanno votato
160
Hanno votato
no 221).Pag. 5

Prendo atto che la deputata Zanella non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 385
Votanti 384
Astenuti 1
Maggioranza 193
Hanno votato
378
Hanno votato
no 6).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Galletti 1.24.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, la questione trattata dal mio emendamento è abbastanza delicata, perché andiamo a modificare il testo unico bancario. In esso, quando si attribuiscono poteri alla Banca d'Italia, è sempre prevista, a tutela sia della Banca sia della stessa autorità di controllo, che quest'ultima agisca nell'ambito di deliberazioni di indirizzi generali dati dal CICR. Con il recepimento del IIIo pilastro di Basilea II, noi attribuiamo giustamente a Bankitalia poteri più ampi, in questo caso, anche sostanziali, perché si va oltre il potere di semplice controllo. Addirittura, Bankitalia può determinare cambiamenti organizzativi all'interno della Banca stessa. Stiamo parlando di provvedimenti specifici che arrivano a vietare la distribuzione degli utili alle banche, oppure la chiusura di determinati sportelli.
Appare, quindi, necessario che, anche in questa nuova funzione che le viene data dal provvedimento al nostro esame, Bankitalia agisca nell'ambito delle direttive del CICR, cosa che, nel provvedimento, non appare chiara. Dato che una specificazione in tal senso renderebbe il testo più chiaro e, probabilmente, comporterebbe, in seguito, un minor contenzioso, chiedo alla relatrice se sia possibile un ripensamento sul mio emendamento.

PRESIDENTE. Prego i colleghi di fare silenzio...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Questo emendamento interviene sull'articolo 53 del testo unico bancario in materia di vigilanza regolamentare e punta ad inserire, dal momento in cui il Governo vuole modificare il comma 3, lettera d), di tale testo, per le materie indicate, dopo il termine «adottare», una precisazione che, a nostro modo di vedere, può essere accolta, ovvero le seguenti parole: «in conformità ai principi di carattere generale fissati dal CICR».
Il discorso del collega Galletti calza e abbiamo discusso in Commissione di tale questione in vari momenti. Stiamo discutendo di un provvedimento che mira ad introdurre determinate direttive sul testo unico bancario e sappiamo tutti che sono direttive che devono essere accolte. Non vorremmo, però, che, nel tempo, l'accoglimento di queste direttive andasse troppo a favore del sistema bancario in generale. Abbiamo già avuto modo di ascoltare critiche sul fatto che l'accoglimento di alcune disposizioni di questo provvedimento possa andare a favore del mondo bancario, soprattutto delle banche più grandi e, magari, a sfavore delle banche più piccole e territorialmente più radicate, proprio se la direttiva in questione viene accolta tout court. Riteniamo che quanto proposto dal collega Galletti sia un tentativo di andare, comunque, a fissare dei «paletti» - per quel poco che si possa fare - utili ed interessanti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 6Galletti 1.24, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 400
Maggioranza 201
Hanno votato
172
Hanno votato
no 228).

Prendo atto che il deputato Lovelli non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Avverto che l'emendamento Fugatti 1.32 non verrà posto in votazione, secondo la prassi, in quanto puramente formale.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 404
Votanti 403
Astenuti 1
Maggioranza 202
Hanno votato
174
Hanno votato
no 229).

Prendo atto che il deputato Lovelli non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 405
Votanti 403
Astenuti 2
Maggioranza 202
Hanno votato
175
Hanno votato
no 228).

Prendo atto che il deputato Lovelli non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 1.11.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.

GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, con questo emendamento si propone, al comma 1, la soppressione della lettera e). Sui due emendamenti precedenti, visto che parliamo di norme comunitarie, non sono intervenuto in quanto si trattava di richieste forse eccessive; invece sostengo con maggior forza la richiesta di soppressione della lettera e). Presidente, lei prima ha messo in evidenza che alcuni emendamenti non li abbiamo votati e per altri - per esempio, l'emendamento 1.100 della Commissione - abbiamo concordato dopo un lavoro molto lungo.
Quindi, se fosse possibile, chiederei all'Assemblea - tale richiesta non deve tuttavia mettere in difficoltà il relatore e il Governo che hanno già tanto lavorato - di concentrarsi maggiormente sulla soppressione della lettera e), perché ritengo che ciò non pregiudichi l'articolo 1 e, poi, la logica della norma comunitaria.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 7
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 417
Maggioranza 209
Hanno votato
178
Hanno votato
no 239).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.34, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 423
Maggioranza 212
Hanno votato
422
Hanno votato
no 1).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 1.35.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, con questo provvedimento il Governo vuole intervenire sull'articolo 66 in materia di vigilanza informativa, stabilendo che, al fine di realizzare la vigilanza su base consolidata, la Banca d'Italia richiede ai soggetti indicati, che sono specificati, la trasmissione anche periodica di situazioni e dati, nonché altre informazioni utili. Il mio emendamento 1.35 vuole sostituire la dizione «anche periodica», che è poco precisa in termini temporali, con la specificazione «ogni sei mesi» (quindi, ogni sei mesi deve esserci la trasmissione informativa dei dati).
Crediamo che tale specificazione sia più precisa e possa portare ad un funzionamento più corretto e temporalmente più scandito del meccanismo che si vuole mettere in atto. Crediamo che sia anche un modo di legiferare più specifico nel settore bancario da parte del legislatore, senza dare troppa possibilità di fare ciò che si vuole. Infatti, le parole «anche periodica» che cosa vogliono dire? Due mesi, sei mesi, un anno, tre anni? Ricordo che quando si inviavano le periodiche per i contribuenti ciò avveniva una volta al mese e, quindi, con termini specifici. Vorremmo che anche nel settore bancario fossero inserite delle specificità temporali, le stesse che molto spesso il legislatore pone verso le categorie produttive. Questo è un aspetto politico, ma ritengo che l'aspetto tecnico debba essere rilevato e, quindi, abbiamo presentato questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.

GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento Fugatti 1.35 e per chiarire meglio la differenza fra le parole «anche periodica» e «ogni sei mesi».
L'emendamento presentato dal collega Fugatti cerca di evitare un'indicazione che può essere severa ed utile al sistema bancario, ma che diventa poi inapplicabile. Infatti, se noi usiamo la dizione «anche periodica» e non stabiliamo un termine, tutti gli operatori che su queste comunicazioni fondano la loro attività incontrerebbero delle difficoltà, poiché ogni soggetto, ogni istituto, nell'ambito della periodicità stabilirebbe un proprio termine; per evitare tutto ciò l'emendamento in questione stabilisce una scadenza precisa.
Durante il dibattito in Commissione avevamo garantito al Governo ed alla relatrice la nostra disponibilità per stabilire un termine anche più lungo; infatti, ci veniva eccepita la difficoltà eventuale che un termine breve avrebbe potuto causare. Poteva capitare che i sei mesi venissero considerati eccessivamente brevi rispetto a questa periodicità; quindi, noi siamo stati d'accordo nello stabilire un termine diverso, ma sempre preciso. Lo ripeto: la locuzione «anche periodica» significa tutto e non significa niente, mentre una scadenza precisa di sei mesi o di un anno consente di attribuire uno strumento d'informazione Pag. 8a chi deve emettere e a chi deve ricevere dati.
È normale da parte nostra mostrare una particolare attenzione verso queste problematiche; ci sono emendamenti che modificano il testo, la logica del provvedimento, e ci sono anche emendamenti che migliorano - o, quantomeno, rendono più utile - una modifica causata da una procedura d'infrazione comunitaria.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.35, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 439
Votanti 436
Astenuti 3
Maggioranza 219
Hanno votato
196
Hanno votato
no 240).

Prendo atto che la deputata Lombardi non è riuscita a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.36, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 437
Votanti 436
Astenuti 1
Maggioranza 219
Hanno votato
433
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che i deputati Lombardi e Misiti non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 1.37.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, con questo emendamento si interviene sull'articolo 67 del Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia per l'attuazione della direttiva 2006/48/CE, che tratta della vigilanza regolamentare. Il Governo ha sostituito il testo vigente, stabilendo che la Banca d'Italia realizza la vigilanza consolidata in conformità delle deliberazioni del CICR. Tra l'altro, si tratta di ciò che avevamo cercato di inserire attraverso un emendamento che è stato respinto. A parte questo, si afferma che la Banca d'Italia, realizzando la vigilanza consolidata, impartisce alla capogruppo, con provvedimenti di carattere generale o particolare, determinate disposizioni riguardanti - sostiene il Governo - l'adeguatezza patrimoniale. Noi affermiamo che a ciò debba essere aggiunta l'adeguatezza di tipo strutturale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per richiamare un po' l'attenzione dei colleghi su questo emendamento: si tratta di un problema reale, perché sappiamo tutti che le aziende, soprattutto le medio-piccole, se non hanno un capannone da ipotecare non riescono ad accedere al credito. Quindi, se la verifica non viene fatta anche in base ad atti strutturali contabili e non unicamente in base ad atti patrimoniali - a fronte del fatto che per le aziende con più di cinquanta dipendenti il TFR non è più da considerarsi una fonte di finanziamento utilizzabile - creeremmo problemi di liquidità notevoli. Quindi, peroriamo la causa del collega Fugatti.

Pag. 9

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.37, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 439
Votanti 438
Astenuti 1
Maggioranza 220
Hanno votato
199
Hanno votato
no 239).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 1.12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.

GIOACCHINO ALFANO. Il Governo è riuscito a rispondere ad una normativa comunitaria con un decreto d'urgenza, quindi ha adempiuto nei termini ad una richiesta obbligatoria.
Ora, noi dobbiamo comprendere che, quando la Comunità europea chiede agli Stati che ne fanno parte di adeguarsi per determinate questioni, come la disciplina dell'attività bancaria, è normale che si intervenga su attività di «privati» - tra virgolette -, vale a dire su soggetti che svolgono la loro attività in un sistema che è il mercato.
Pertanto, se è vero che si recepiscono queste norme, è altresì vero che le banche e gli altri soggetti interessati sono chiamati ad incrementare i propri adempimenti, facendo ricadere sulla clientela i costi derivanti da tali maggiori compiti. Per esempio, in merito alle liberalizzazioni, avete visto che si discute sul debito di una somma dei servizi telefonici. La domanda vera è: come fanno i gestori a trasferire poi questo costo? Lo caricano sui clienti.
Dunque, la preoccupazione che abbiamo espresso durante le discussioni in Commissione, è che tutti questi adempimenti aggiunti per fare in modo che l'Italia sia poi sul mercato e si adegui alle analoghe attività in Europa, vengano poi quantificati in somme che sono attribuite a scalare sui clienti. In Commissione è stato garantito che questo non avviene ovvero - quanto meno - che non è automatico.
Allora, il mio emendamento 1.12, nel disporre il contenimento dei costi a carico della clientela, vuole attenuare un probabile comportamento di mercato. Se avessimo chiesto non tanto il contenimento dei costi, quanto l'azzeramento degli stessi che poi vengono riversati sulla clientela, ci saremmo altresì resi conto che risultava ben difficile approvare tale disposizione, poiché essa interviene sul sistema che ha carattere autonomo nella gestione e quindi anche nell'addebito dei costi.
Tuttavia, se noi disponiamo semplicemente il contenimento dei costi, abbiamo fornito ai soggetti obbligati ad aumentare la propria attività un motivo abbastanza concreto per contenere l'aggravio nei confronti di altri soggetti destinatari dei servizi di mercato. Questi ultimi, infatti, presentano già grosse difficoltà che noi conosciamo bene.
Non si tratta di un emendamento difficile da comprendere. Spiegarlo qui in Assemblea non comporta difficoltà nell'intuirlo da parte di chi ascolta. Infatti, sebbene quella che stiamo trattando sia una materia molto tecnica - così come ha ripetuto molte volte la relatrice ed io ne sono altresì convinto -, all'interno del tecnicismo di queste norme interveniamo stabilendo un principio molto semplice, vale a dire che gli istituti bancari e tutti i soggetti comunque interessati ad applicare le norme comunitarie devono cercare di evitare di scaricare sugli utenti finali il maggior costo. Noi auspichiamo che questi soggetti cerchino di evitarlo sempre.
Pertanto, spero nel buonsenso e nella condivisione dei colleghi sull'importanza di approvare questo emendamento.

Pag. 10

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere a nome del gruppo della Lega Nord Padania l'emendamento Gioacchino Alfano 1.12. Si tratta di un emendamento particolare in questo momento in cui il Governo parla di «lenzuolate», «lenzuolini», «cittadino consumatore» e via dicendo.
Infatti, ci pare che questo provvedimento sia un po' sganciato dalla realtà del settore bancario, e cioè che tuteli più che altro quest'ultimo e meno l'interesse delle imprese e di chi lavora con le banche, ovvero il cittadino. Lo vedremo anche dopo, con l'ulteriore emendamento del gruppo Lega Nord, che in parte è stato recepito in questo emendamento, e che sostanzialmente dispone che, al fine di realizzare la vigilanza consolidata, la Banca d'Italia impartisce alla capogruppo determinante disposizioni, tra cui il contenimento dei costi - come dispone anche l'emendamento Gioacchino Alfano 1.12 - a carico della clientela.
Un discorso generale che vale ancora su questo provvedimento va fatto con riferimento a ciò a cui si è andato assistendo negli ultimi dieci o quindici anni a questa parte: una grande crescita verso l'alto delle dimensioni delle banche presenti sul mercato. Dieci o quindici anni fa, vi erano molte banche locali e piccole banche radicate nel territorio, che avevano la cosiddetta relazione con la clientela. Questo tipo di relazione rappresentava uno dei punti di forza nel mercato delle banche che riuscivano a creare relazioni con la clientela e ad avere uno stretto contatto tra funzionario e cliente.
Oggi tutto ciò si sta via via perdendo, perché vi sono grandi fusioni, incorporazioni verso l'alto, concentrazioni, misure che all'inizio erano considerate il bene del mondo, ma, oggi, secondo il nostro modo di vedere, non lo sono ! Non riusciamo a capire quali siano i vantaggi per chi lavora con le banche, vale a dire le famiglie, la clientela, gli imprenditori, gli artigiani e altri, soprattutto in termini di costi che gravano sulla clientela!
Ormai comanda l'economia globale e, pertanto, poiché, purtroppo, si determinerà nel mercato la perdita delle banche di minori dimensioni e la crescita di una concentrazione verso l'alto, dovremmo fissare dei paletti, perché, altrimenti, da qui a dieci anni, vi saranno due, tre o quattro banche importanti a livello nazionale che faranno quello che vorranno, in una sorta di piccolo oligopolio, e non potremmo più prevedere di contenere i costi. Questo è accaduto in tanti altri settori!
Pertanto, riteniamo che l'emendamento Gioacchino Alfano 1.12, che è una «lenzuolatina» molto importante proveniente dal centrodestra, debba essere valutato, poiché non dobbiamo fare le leggi solamente per le banche, ma anche per chi con le banche ci lavora!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antonio Pepe. Ne ha facoltà.

ANTONIO PEPE. Signor Presidente, vorrei sostenere l'emendamento in esame e ricordare, a tale proposito, che in sede di Commissione finanze, qualche giorno fa, è stata approvata all'unanimità una risoluzione, che reca la mia firma, volta ad impegnare il Governo a fare in modo che il sistema bancario riduca i costi gravanti sui consumatori.
Ora, grazie all'emendamento Gioacchino Alfano 1.12, vi è il modo per consentire l'attuazione di quanto previsto dalla risoluzione approvata in sede di Commissione finanze. Pertanto, non vedo perché il Governo si debba opporre, considerato che la riduzione del costo del sistema bancario a carico dei consumatori è una misura importante.
Non è sufficiente parlare di liberalizzazioni, come fa il Governo! Non è sufficiente preannunziare forme di sostegno ai consumatori attraverso lo strumento dei decreti-legge o di disegni di legge, quando poi, concretamente, il Governo dice di «no» ad un emendamento, ad una misura legislativa a favore dei consumatori e delle Pag. 11imprese. Viene preferito in tal modo il sistema bancario! Tutto ciò, sinceramente, non lo comprendiamo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, quanto affermato dal collega Pepe, mi trova completamente d'accordo e, pertanto, ciò mi esime dal ripeterlo. Certo, non ci illudiamo che, semplicemente enunciando in una lettera di un comma l'auspicio del contenimento dei costi a carico della clientela, automaticamente si ottenga il risultato. Tuttavia, mi sembra importante che venga affermata una direttrice di marcia cogente in questa direzione e, francamente, chiedo alla maggioranza e al Governo il motivo per cui non siano d'accordo nel votare all'unanimità un'enunciazione che troverebbe il pieno consenso delle categorie del lavoro, della produzione e dei cittadini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Germontani. Ne ha facoltà.

MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, vorrei, in primo luogo, sottoscrivere l'emendamento in esame a nome del gruppo di Alleanza nazionale, perché non si può prescindere dalla realtà economica del nostro paese, fondata essenzialmente sulle piccole e medie imprese. Una piccola e media impresa ha minore possibilità di generare reddito o grande reddito. Si tratta solitamente di piccole e medie imprese a conduzione familiare, contrarie all'ingresso di soci e capitali esterni, non attrezzate per quanto riguarda il settore analisi e gestione della finanza.
Quindi, non considerare l'importanza che ha per una piccola e media impresa un aggravio dei costi sui conti correnti bancari è evidentemente una mancanza di attenzione da parte del Governo e, per questo, sottoscriviamo l'emendamento Gioacchino Alfano 1.12.

MARIA LEDDI MAIOLA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA LEDDI MAIOLA, Relatore. Signor Presidente, poiché la materia è sensibile, devo solo ribadire che la ragione per cui si è espresso un parere contrario è che comunque, così come formulato, si tratta di un principio che appare del tutto lesivo della libertà di impresa.
È molto difficile immaginare che sia corretto imporre per legge che un'impresa privata faccia o meno pagare dei servizi. Se percorriamo questa strada, diventa poi difficile riuscire ad arginarla.

MAURIZIO FUGATTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Mi dispiace, onorevole Fugatti, ma non posso darle nuovamente la parola.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 459
Votanti 457
Astenuti 2
Maggioranza 229
Hanno votato
207
Hanno votato
no 250).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 1.13.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.

Pag. 12

GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, continuano le incursioni nelle attività bancarie, e se l'emendamento precedente, l'emendamento Gioacchino Alfano 1.12, era proiettato a tutelare i clienti, il mio emendamento 1.13 ha una finalità diversa: cerca di garantire le informazioni che devono essere trasferite al pubblico.
Infatti, nel recepire la direttiva, dopo le parole «da rendere al pubblico», l'emendamento propone di aggiungere le seguenti: «sui costi di gestione del servizio e». In effetti, la domanda che ci poniamo - e che la relatrice ha posto al contrario - riguarda la capacità e anche il potere di cui il Parlamento dispone per regolare un rapporto privato (fra la Banca d'Italia e le altre banche o fra i soggetti che sono interessati dalle attività finanziarie).
Tuttavia, se è vero che non possiamo - visto l'esito della votazione sull'emendamento precedente - tutelare i consumatori e i clienti, affermando che bisogna contenere i costi, almeno possiamo dire ai soggetti che operano nel mercato finanziario di incrementare le notizie che, poi, danno vita a quei costi. In altre parole, nel momento in cui noi obblighiamo i soggetti interessati a rendere pubblici i costi propri di gestione, in automatico, comunque, creiamo un filtro alle arbitrarie attività degli istituti bancari. Quindi, se possibile - sarebbe un obbligo semplicissimo cui adempiere - vorremmo dire alle banche di inserire nelle informazioni tutti i dati necessari per poter poi giustificare i costi che addebitano ai clienti e di rendere successivamente pubblici tali dati al fine di un raffronto fra tali costi e l'addebito ai clienti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Intervengo su questo emendamento, ma vorrei riprendere il discorso su quello precedente. Infatti, si è detto che il contenimento dei costi a carico della clientela sarebbe d'ostacolo alla concorrenza: prendiamo quest'affermazione così com'è.
Rilevo però che successivamente esamineremo un nostro emendamento - in parte accettato dalla Commissione - con cui si punta ad eliminare una prerogativa che viene lasciata solo alle banche con questo provvedimento, cioè quella di far pagare la valutazione del merito di credito - del rating - all'impresa che chiede il finanziamento.
Ci chiediamo: non è lesivo della concorrenza il fatto che il Governo, nel provvedimento che aveva portato in Commissione, aveva inserito una clausola per cui le banche, nel momento in cui effettuano la valutazione del merito di credito di un'impresa in proporzione al finanziamento, fanno pagare quella valutazione del rating al cliente, ciò venendo imposto quasi per legge?
Non è lesivo della concorrenza il fatto che il Governo avesse cercato di imporre per legge questa valutazione del merito di credito, mentre qui ci viene detto che lesivo della concorrenza è il fatto che le banche possano operare il contenimento dei costi a carico della clientela? Questo discorso generale - forse poco chiaro, ma calzante nella sostanza - potremmo farlo anche a proposito di questo emendamento, che a nome del gruppo della Lega Nord sottoscrivo, laddove il collega Gioacchino Alfano intende introdurre anche i costi di gestione del servizio.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 467
Votanti 465
Astenuti 2
Maggioranza 233
Hanno votato
213
Hanno votato
no 252).

Pag. 13

Prendo atto che il deputato Realacci non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 1.14. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.

GIOACCHINO ALFANO. Quando abbiamo affrontato l'esame dell'articolo 1, ci siamo posti una domanda, nel senso che tutte le proposte emendative potevano dare l'impressione che alcuni parlamentari fossero contro la Banca d'Italia o nutrissero sentimenti di ostilità nei confronti dei suggerimenti comunitari.
Con l'emendamento in esame, invece, si vuole modificare quest'opinione. Nell'ambito dei rapporti, ormai obbligatori, esistenti fra istituti bancari e la Banca centrale, vi sono casi in cui quest'ultima non è chiamata ad esprimersi. Pertanto, su alcune decisioni, che influiscono sul mercato finanziario (sul quale la Banca centrale svolge un'importante funzione) e che condizionano anche i possibili benefici alla clientela, al momento non è prevista l'espressione di un parere da parte della Banca d'Italia. L'emendamento in esame prevede che, in alcune ipotesi specifiche, la Banca d'Italia partecipi invece a queste determinazioni.
La Banca centrale italiana è, quindi, chiamata non solo a svolgere quelle che sono le sue funzioni proprie, ma anche ad intervenire nell'ambito dei rapporti tra istituti bancari e clientela. Rendere obbligatorio l'intervento della Banca d'Italia significa rendere il sistema più garantista, anche e soprattutto nei confronti della clientela. Con quanto previsto da questo emendamento, i soggetti chiamati ad adempiere a norme comunitarie non saranno più liberi di trasferire i costi sulla clientela.
In conclusione, prevedere l'intervento della Banca d'Italia nell'ambito di quelle decisioni rappresenta un'indiretta garanzia per la clientela.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 474
Maggioranza 238
Hanno votato
215
Hanno votato
no 259).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.39, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 468
Maggioranza 235
Hanno votato
213
Hanno votato
no 255).

Prendo atto che il deputato Acerbo non è riuscito ad esprimere il proprio voto e avrebbe voluto esprimerne uno contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Galletti 1.25.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, con il presente emendamento, del tutto simile ad una mia precedente proposta emendativa, il collega Galletti intende specificare che determinate decisioni debbono essere adottate in conformità a principi di carattere generale fissati dal CICR. Con tale emendamento si fa, quindi, riferimento al comma 1, lettera h), numero 2), capoverso comma 2-ter, dell'articolo 1.
Vorrei capire perché, dato che nel testo del Governo si fa riferimento alle deliberazioni del CICR, non si voglia recepire quanto previsto nell'emendamento del collega Pag. 14Galletti 1.25 che, lo ripeto, prevede di aggiungere le parole «in conformità ai principi di carattere generale fissati dal CICR». Dico ciò soltanto per comprendere meglio la questione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, desidererei che su tale questione il rappresentante del Governo o la relatrice facessero chiarezza, anche perché non si tratta di un aspetto di poco conto. Non vorrei, in particolare, che qualcuno pensasse che con tale emendamento si vogliano limitare i poteri di Bankitalia. Con esso, al contrario, si vuole rafforzarli.
Difatti, se noi permetteremo alla Banca d'Italia di muoversi nell'ambito di direttive predeterminate dal CICR, eviteremo che diventi ordinaria amministrazione il ricorso al TAR delle banche che farebbero venir meno, sebbene in parte, i provvedimenti adottati dalla stessa Bankitalia. A tale proposito, faccio osservare che la struttura dell'articolo 53 del Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia si regge tutta su delibere preventive del CICR, anche con riguardo ad interventi di Bankitalia molto minori di quelli che si vogliono introdurre oggi. Bankitalia, lo ricordo, da oggi potrebbe arrivare fino a vietare la distribuzione di utili alle banche e a far loro chiudere degli sportelli. Questo deve essere chiaro.
Noi, con Basilea II, attenuiamo le garanzie che hanno le banche, i finanziatori delle banche e i clienti che vi depositano i propri soldi, tuttavia tentiamo di compensare questo aspetto dando a Bankitalia maggiori poteri di controllo sulle banche. Da oggi, le banche potranno fallire, cosa che, fino ad oggi, non era possibile.
Allora, come possiamo fare per garantire di più chi deposita i propri soldi in banca? Si può fare, dando a Bankitalia un maggior potere di controllo sulle banche. Si tratta di un ragionamento logico.
Tuttavia, per rafforzare questi poteri, dobbiamo permettere a Bankitalia di muoversi all'interno di una determinata direttiva. Allora, delle due l'una: o è già scritto nella norma (ma vi assicuro che da essa ciò non si evince) oppure, se fosse questo l'obiettivo, sarebbe preferibile che qualcuno lo dicesse in quest'aula, a rafforzamento di un'interpretazione autentica che possiamo dare.
Se così non è, allora vi è un buco nella norma.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Galletti 1.25, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 469
Votanti 465
Astenuti 4
Maggioranza 233
Hanno votato
207
Hanno votato
no 258).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 463
Maggioranza 232
Hanno votato
208
Hanno votato
no 255).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.41, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 15

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 478
Votanti 473
Astenuti 5
Maggioranza 237
Hanno votato
466
Hanno votato
no 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.16, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 472
Votanti 470
Astenuti 2
Maggioranza 236
Hanno votato
468
Hanno votato
no 2).

Avverto che l'emendamento Fugatti 1.42 si intende assorbito.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 1.43.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, con l'emendamento in oggetto si chiede di sostituire le parole «può consentire», con la parola «consente»; si tratta di un'espressione più chiara ed esplicita.
Spesso, nei provvedimenti con i quali si vuole legiferare vi è poca chiarezza ed ambiguità nello stabilire determinate previsioni.
L'emendamento in oggetto fa parte di una serie di emendamenti che il nostro gruppo ha presentato, alcuni dei quali sono stati valutati favorevolmente dalla Commissione (questo, ovviamente, ci fa piacere).
Questi emendamenti, certamente di buonsenso (lo dimostra il fatto che siano stati approvati in Commissione), sono volti a dare maggiore chiarezza al testo che si intende approvare, al fine di produrre una legge chiara e coerente.
L'emendamento in oggetto va in quella direzione; quindi, ne chiediamo l'approvazione da parte dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.43, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 466
Votanti 465
Astenuti 1
Maggioranza 233
Hanno votato
210
Hanno votato
no 255).

Passiamo all'emendamento Galletti 1.26.
Chiedo al deputato Galletti se acceda all'invito al ritiro proposto dalla Commissione.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, l'emendamento in oggetto mira ad un obiettivo. La Banca d'Italia, in base alla previsione in esame, può consentire che le autorità competenti degli altri paesi partecipino alle verifiche fatte in Italia se, nell'ambito del gruppo bancario, vi siano controllate sottoposte alla vigilanza di quelle autorità. Il principio è giusto. Se ABN AMRO lavora in Italia con banche Pag. 16italiane e si effettua una ispezione su tali istituti, è giusto che l'organo di vigilanza dell'Olanda partecipi a tale verifica.
Fin qui tutto bene. Tutto bene, purché sia osservata una condizione di reciprocità, ossia, nel caso di un gruppo bancario olandese che abbia al suo interno un istituto italiano, Bankitalia possa partecipare all'ispezione che l'organo di vigilanza olandese decide di fare al proprio interno.
Si osserva che, per una questione di stile, non si inserisce in un testo unico bancario una norma del genere.
Faccio notare che il principio è richiamato più volte nel testo unico bancario; ad esempio l'articolo 54, comma 4, sulla vigilanza ispettiva, stabilisce che, a condizione di reciprocità, la Banca d'Italia può concordare con le autorità competenti degli altri Stati extracomunitari modalità per ispezioni di succursali.
Quindi, se il principio di reciprocità è già inserito nel testo unico bancario, ritengo giusto rafforzarlo anche sotto questo profilo; altrimenti indeboliamo il nostro sistema di vigilanza rispetto agli altri.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo a nome del gruppo Lega Nord, innanzitutto, per apporre la firma a questo emendamento e, in secondo luogo, per sottolinearne il carattere squisitamente politico. Infatti, in un provvedimento tecnico come questo, questo emendamento apre la strade a riflessioni assolutamente importanti.
È di tutta evidenza che, finora, la Lega Nord è intervenuta esclusivamente nel merito, con emendamenti che hanno l'unico scopo di modificare in meglio la normativa, se possibile.
In questo caso, la riflessione è di carattere squisitamente politico, per quanto ci riguarda. Mi spiego partendo da una provocazione, che, in realtà, tale non è. Sappiamo quali siano le polemiche che sono sorte relativamente alla base americana a Vicenza, rispetto alla quale si parla, spesso e volentieri, anche un po' a sproposito, di ingerenze da parte di altri Stati. Ebbene, ora non si vuole neanche consentire che l'intervento di autorità di altri Stati presso di noi avvenga in condizione di reciprocità. Secondo noi, ciò è assolutamente assurdo.
Che la Lega Nord si debba erigere a tutela delle prerogative dello Stato nazionale può apparire paradossale, ma così non è. In questo periodo storico, molto particolare, vi sono due devoluzioni: una verso l'Europa, l'altra verso le regioni. In realtà, ve ne è una terza, che costituisce una deriva verso le burocrazie, per cui non si capisce più chi comanda.
Mi spiego: vi è la devoluzione verso l'Europa, per cui il nostro Parlamento diventa sempre più il notaio di decisioni assunte altrove; ci troviamo a ratificare decisioni prese altrove, spesso e volentieri da gente che non è neanche stata eletta dal popolo. Quindi, si tratta di decisioni di burocrati, che dobbiamo accettare: prendere o lasciare. Questo, purtroppo, è il futuro dell'Europa.
La seconda devoluzione, che è ancora di là da venire, è quella verso le regioni. L'attuazione del Titolo V della Costituzione è ancora tutta sulla carta. Vedremo cosa succederà con gli statuti di Lombardia e Veneto, ma siamo nel marasma più totale.
La terza devoluzione, che ci preoccupa ancora di più, è quella verso i burocrati e la burocrazia. Perché dobbiamo sottostare a decisioni prese da gente non eletta dal popolo? Perché non possiamo mettere dei paletti?
Noi chiediamo che le autorità di un altro Stato, se vogliono operare nel nostro paese, consentano che le nostre possano fare altrettanto. Si tratta di un principio talmente elementare, che non comprendiamo come sia possibile non accoglierlo.
Questo, per noi, è un punto politico qualificante, pur se inserito in un provvedimento assolutamente noioso - se vogliamo dirla tutta -, perché di carattere squisitamente tecnico. Però anche nelle Pag. 17normative di questa natura, a volte, sono presenti aspetti politici e questo, secondo noi, è un elemento qualificante.
Pertanto, preghiamo i colleghi, in tutta onestà e coscienza, di prendere in considerazione l'ipotesi che, magari, l'Italia - non solo la Padania, parlo in generale -, invece di «calare sempre le braghe» di fronte alla Comunità europea e ai burocrati che la governano, abbia un minimo di dignità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Armani. Ne ha facoltà.

PIETRO ARMANI. Signor Presidente, nel dichiarare che desidero aggiungere la mia firma all'emendamento Galletti 1.26 - mi pare che l'abbia fatto anche il collega Garavaglia - debbo rilevare che si tratta di un emendamento di grande buonsenso. Il collega Galletti ha citato l'esempio dell'ABN AMRO, la quale controlla, come sappiamo, la Antonveneta. Orbene, il problema non sta soltanto nel controllare i conti dell'ABN AMRO, in collegamento con l'Antonveneta, in Italia, ma anche nell'andare a verificare quanta parte di questi conti possa influire sul bilancio di ABN AMRO in Olanda.
Pertanto, mi sembra che la condizione di reciprocità risponda ad un'esigenza elementare. Anche se può sembrare una clausola di stile, la condizione di reciprocità va espressamente prevista, anche per le ragioni già esposte dal collega Garavaglia.

MARIA LEDDI MAIOLA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA LEDDI MAIOLA, Relatore. Signor Presidente, poiché su questo punto si è già svolto un dibattito, desidero soltanto ribadire che il parere contrario è dovuto al fatto che, comunque, non è previsto un rifiuto: quindi, la condizione di reciprocità è nei fatti.

PIETRO ARMANI. Non basta!

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente...

PRESIDENTE. Lei è già intervenuto, onorevole Galletti.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Galletti 1.26, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 476
Maggioranza 239
Hanno votato
219
Hanno votato
no 257).

Prendo atto che i deputati Delfino, Volontè e Mele non sono riusciti a votare.
Avverto che non porrò in votazione l'emendamento Fugatti 1.44, in quanto di natura formale.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.45, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 476
Maggioranza 239
Hanno votato
221
Hanno votato
no 255).

Prendo atto che il deputato Ronchi non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 18

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 477
Votanti 476
Astenuti 1
Maggioranza 239
Hanno votato
217
Hanno votato
no 259).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 1.46.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, l'emendamento in esame potrebbe interessare anche i colleghi del gruppo di Italia dei Valori, i quali avevano condotto una loro battaglia affinché le autostrade rimanessero italiane. In particolare, esso interviene sull'articolo 69 del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, che già contiene un riferimento alla collaborazione tra autorità. Il predetto articolo viene modificato dal decreto-legge aggiungendo a quanto già previsto gli obblighi informativi. Ebbene, il nostro emendamento vuole ridurre la percentuale di partecipazione che consente la vigilanza.
Più specificamente, è previsto che la Banca d'Italia può operare determinati controlli, può esercitare la cosiddetta vigilanza consolidata anche sulle società finanziarie che hanno sede legale in un altro Stato comunitario; inoltre, al comma 1, lettera l), numero 3), capoverso comma 1-bis, lettera c), è stabilito che il predetto controllo può essere esercitato sulle società bancarie, finanziarie e strumentali partecipate almeno per il venti per cento dalle società finanziarie, bancarie e strumentali che hanno sede legale in un altro Stato comunitario. Il nostro emendamento punta a ridurre l'anzidetta percentuale dal venti al quindici per cento. Ove fosse approvato, la disposizione stabilirebbe che la Banca d'Italia esercita la vigilanza consolidata anche se le società bancarie, finanziarie, e via dicendo, sono partecipato soltanto al quindici per cento da società finanziarie aventi sede legale in un altro Stato comunitario.
Sappiamo come si sta evolvendo il mercato - l'abbiamo già detto in occasione dell'esame di precedenti emendamenti - e sappiamo anche cosa si è verificato in tanti settori: molto spesso, i competitori stranieri entrano nel nostro mercato con i loro capitali (anche comprando quote di società). L'emendamento in esame, che propone di ridurre il limite oltre il quale la Banca d'Italia può esercitare la vigilanza consolidata, mira a «calmierare» - lo dico tra virgolette -, a consentire un maggiore controllo in ordine alla presenza di operatori stranieri (di quelli, cioè, che hanno sede legale in un altro Stato comunitario).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.46, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 479
Votanti 478
Astenuti 1
Maggioranza 240
Hanno votato
219
Hanno votato
no 259).

Prendo atto che il deputato Tabacci non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 1.18.
Onorevole Gioacchino Alfano, accetta l'invito al ritiro formulato dal relatore?

GIOACCHINO ALFANO. No, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 19

GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, il mio emendamento 1.18 vorrebbe aggiungere al comma 1, lettera l), numero 3, capoverso, comma 1-ter, dopo la parola «lesiva», le parole «della clientela». Nel corso della discussione odierna si è già fatto riferimento, in più occasioni, alla clientela. Il mio emendamento 1.18 interviene sulle attività lesive e non fa altro che tutelare la clientela, in presenza di una attività, appunto, lesiva. Come ho già detto, non accetto l'invito al ritiro di questo emendamento ed invito, anzi, l' Assemblea ad approvarlo, perché - lo ripeto - vi sono attività potenzialmente lesive. Noi ipotizziamo il divieto di attività lesive, quando queste si svolgono nei confronti della clientela.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, onestamente non capisco l'invito al ritiro formulato dal relatore. In questo comma dell'articolo 1 l'attenzione è posta sulla stabilità del sistema finanziario, e siamo d'accordo. Tuttavia, se si considerano gli avvenimenti recenti, chi ci ha rimesso con il crac della Parmalat? Certamente il sistema finanziario italiano, ma chi ci ha rimesso i quattrini sono stati, alla fin fine, i clienti delle banche, i piccoli risparmiatori, i pensionati che - ricordiamolo - informati e tranquillizzati, in maniera fraudolenta, anche da direttori di banca interessati, hanno comprato le obbligazioni della Parmalat. Quindi, inserire nel provvedimento una disposizione per cui la Banca d'Italia deve intervenire, in buona sostanza, quando si è in presenza di situazioni potenzialmente di emergenza va bene. Vorremmo, tuttavia, che l'attenzione fosse posta più sulla clientela che sul sistema e ciò, a nostro avviso, dovrebbe essere assolutamente ovvio e condiviso da tutti in quest'aula.
Onestamente, continuo a stupirmi di come non si voglia ragionare in maniera serena e pacata sui fatti. È talmente ovvio che se una banca entra in crisi ad andarci di mezzo non è tanto il sistema bancario - infatti, come è noto, le banche non falliscono mai, perché da che mondo è mondo e così, e così deve essere - ma i piccoli risparmiatori. L'attenzione stessa della Banca d'Italia dovrebbe essere rivolta ai piccoli risparmiatori. Quanti direttori di banca che hanno, in maniera fraudolenta, fatto acquistare i bond Cirio e le obbligazioni della Parmalat, sono stati, in qualche modo, sanzionati? Ho presente, anche nel mio piccolo comune, situazioni di pensionati che sono andati in banca ed a cui è stato detto: ma no, non c'è problema! Si tratta di persone che spesso hanno investito tutta la propria liquidazione, magari 40 milioni di vecchie lire, che sono andate a farsi benedire!
Dunque, a fronte di tali fatti, non si vogliono aggiungere due parole? Lesive, di cosa? Non del sistema, ma dei piccoli risparmiatori, dei clienti. Non va bene nemmeno questo! Vi è un invito al ritiro, ma perché? Perché dovremmo ritirare un emendamento che inserisce una disposizione così ovvia? Scusate lo sfogo, ma «quando ci vuole, ci vuole»!
Colgo l'occasione per aggiungere la mia firma anche a questo ottimo emendamento del collega Gioacchino Alfano che, devo dirlo onestamente, è sempre attento ai rapporti e, in particolare, agli interessi della clientela, e mi auguro che tutto il Parlamento approvi una proposta emendativa così ovvia. Se non lo fa, onestamente non capisco cosa stiamo a fare in quest'aula (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro))!

MARIA LEDDI MAIOLA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA LEDDI MAIOLA, Relatore. Poiché ci è stata sollecitata una risposta, debbo dire che l'argomento non ci trova insensibili nel merito, ma ricordo che con questo provvedimento si intende normare la gestione delle crisi a livello nazionale ed Pag. 20internazionale e che, nel caso di specie, non vi è alcun rapporto con la clientela.
Quindi, poiché stiamo scrivendo una legge e non stiamo enunciando una mozione di principio, queste considerazioni non possono tradursi nel testo perché è altro ciò che stiamo normando.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.18, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 485
Maggioranza 243
Hanno votato
225
Hanno votato
no 260).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 1.49.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Grazie, Presidente.
Con questo emendamento interveniamo per dare chiarezza temporale agli interventi che devono essere effettuati dalla Banca d'Italia. Stiamo parlando di vigilanza consolidata. La Banca d'Italia vigila sulle società finanziarie estere, sulle società finanziarie partecipate dalle finanziarie estere e, qualora essa ravveda all'interno del sistema finanziario italiano o di un altro Stato dei meccanismi lesivi della stabilità del sistema stesso, deve tempestivamente informare il Ministero dell'economia e delle finanze. Ci pare che il termine«tempestivamente» sia ambiguo e poco chiaro. Secondo noi il termine di 30 giorni per tale comunicazione, termine che decorre dal momento in cui verifica quello stato di cose, da una parte serve a dare una maggiore chiarezza e, all'altra, impone degli obblighi.
Questo ci pare un provvedimento troppo a favore delle banche. Per quale motivo non dovremmo dare una scansione temporale chiara e delle scadenze nette alle banche? Per quale motivo questo Governo non fa altrettanto con le scadenze fiscali e finanziarie dei contribuenti? I contribuenti hanno una serie di oneri legati a scadenze ben determinate, ponendo a loro carico una serie infinita di «paletti», mentre a carico delle banche non poniamo gli stessi obblighi.
Mi rifaccio anche a quanto già detto dal collega Garavaglia. Sappiamo che molto spesso le banche, magari anche la Banca d'Italia, sono in parte complici di determinati meccanismi, o comunque fingono di non accorgersi di certi meccanismi. Gli esempi sono tanti. Un termine perentorio a carico della Banca d'Italia è sicuramente più oggettivo dell'espressione «tempestivamente». Mi chiedo cosa significhi quel termine: può significare domani, tra quindici giorni e comunque si tratta di un criterio soggettivo. Chi deve effettuare i controlli e deve intervenire con degli strumenti, per evitare i rischi di instabilità finanziaria - i casi si sono verificati anche in Italia - deve essere costretto a comunicare le notizie entro trenta giorni. Quel «tempestivamente» può essere interpretato liberamente, per cui magari chi dovrebbe effettuare tale denuncia fa trascorrere tre mesi, magari si dimentica, perché vuole far finta di non vedere.
Si tratta di un emendamento che sicuramente non è a favore delle banche, ma a favore di chi con le banche lavora. Sappiamo già che se il sistema finanziario va in crisi, a pagare sono sempre gli ultimi, certo non le banche. Riteniamo quindi che questo sia un emendamento dettato dal buonsenso e quindi da accogliere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.

GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, vorrei ricordare che in Commissione il termine indicato non era necessariamente quello di trenta giorni. I presentatori Pag. 21si erano dichiarati disponibili ad un termine diverso. Il principio è sempre lo stesso. Recepiamo una direttiva comunitaria, che sembrerebbe un atto dovuto, una sorta di ratifica, ma di fatto non è così, perché nel recepirla il Governo ha compiuto delle scelte. Tra queste, ha stabilito che tali notizie debbano essere comunicate tempestivamente.
Mettiamoci nei panni di chi deve utilizzare le informazioni. Come si fa a giudicare la tempestività? I colleghi della Lega avevano indicato il termine di trenta giorni, ma erano disponibili anche a prevedere un altro termine, stabilendo comunque una scadenza ben determinata. Se non stabiliamo un termine preciso, allora, come sottolineato dalla relatrice, trattandosi di una materia a noi estranea, lasciamo ai soggetti coinvolti la facoltà di scegliere.
Quindi, o togliamo il termine «tempestivamente», lasciando ai rapporti tra le parti l'obbligo delle notizie, o stabiliamo un termine che non è utile soltanto alle parti che lo scambiano tra di loro, ma anche a chi utilizza tale informazione per questioni diverse. I presentatori non spingevano per introdurre il termine di trenta giorni; in proposito esisteva già un altro emendamento che non è stato accolto. Il principio consiste nel fatto che quando si stabiliscono dei termini tra le parti, bisogna farlo in modo preciso, evitando di indicare soltanto una possibilità teorica perché essa non serve a nessuno. Se è inutile un emendamento che introduce un termine fisso, è ancora più inutile una norma che stabilisce un termine potenziale sconosciuto.

MARIA LEDDI MAIOLA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA LEDDI MAIOLA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione ribadisce il parere contrario espresso sull'emendamento Fugatti 1.49, anche per le argomentazioni addotte dal collega Gioacchino Alfano. L'avverbio «tempestivamente» nella lingua italiana ha un preciso significato e nell'ambito di un contesto normativo ne ha uno altrettanto specifico. Irrigidire con il termine di trenta giorni ed in generale con l'introduzione di scadenze così precise (trenta giorni piuttosto che quaranta o venticinque) a nostro parere peggiora la situazione ed irrigidisce la norma con l'introduzione di un termine. Comunque, l'avverbio «tempestivamente» inserito nella norma è adeguatissimo ad assolvere il bisogno di una rapida e, appunto, «tempestiva» comunicazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.49, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 486
Votanti 485
Astenuti 1
Maggioranza 243
Hanno votato
223
Hanno votato
no 262).

Prendo atto che il deputato Pini non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 1.51.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, abbiamo un'altra occasione per dare una mano alle piccole e medie imprese. Ricordiamo che sono loro a tenere in piedi la «baracca». Infatti, se il pubblico impiego, compresi gli stessi parlamentari, prendono lo stipendio, è grazie alle tasse pagate dal sistema produttivo e dalle piccole e medie imprese.Pag. 22
Con questo emendamento chiediamo una cosa semplice: dato che la Banca d'Italia deve fornire le linee di indirizzo sulle modalità di controllo, oltre all'adeguatezza patrimoniale (capannoni ed impianti), si compia anche una valutazione sull'adeguatezza strutturale, con riferimento ai bilanci e ai conti. Ciò andrebbe fatto per una considerazione molto semplice e banale.
Quando il presidente dell'ABI tenne la sua l'audizione in occasione della legge finanziaria, fu interrogato dal sottoscritto in maniera molto banale. Ebbi modo di chiedere se fosse prevista una modifica nelle modalità di accreditamento delle imprese per fornire maggiore elasticità al sistema, tramite una valutazione estesa anche ai progetti e non unicamente agli indici di carattere patrimoniale, visto che nella legge finanziaria sarebbe stato tolto alle aziende il TFR e quindi una fonte di finanziamento. Ancora fu fatto il seguente esempio: se si ha a disposizione un capannone da ipotecare, si ottengono i quattrini, altrimenti ciò non avviene.
La risposta testuale del presidente dell'ABI fu quella che non si intendeva modificare i metodi di valutazione di accreditamento perché le banche sono imprese private e ragionano da imprese private. Dal presidente dell'ABI una risposta del genere possiamo anche accettarla. Ma la Banca d'Italia da che parte sta? La Banca d'Italia non deve fare anche l'interesse dei consumatori, dei clienti e delle imprese del sistema produttivo? Perché anche la Banca d'Italia deve avallare il principio secondo il quale alle imprese si forniscono i quattrini solo se dispongono di patrimonio, impianti e capannoni? Tradotto: i quattrini li diamo solo a chi li ha già! Ebbene, perché noi parlamentari dobbiamo avallare questo sistema? Perché non possiamo consentire la crescita del sistema produttivo, dando i quattrini a chi li merita perché ha un progetto valido e i conti a posto e non semplicemente impianti e capannoni?
Quindi, ritorniamo sul tema in maniera forte e convinta, sperando che chi parla tanto di liberismo e chi parla di tutela degli interessi dello Stato svolga un riflessione.
Non è possibile che le banche la facciano da padrone in questo modo con la complicità della Banca d'Italia! Quindi, ci auguriamo che almeno questa volta il principio contenuto nel nostro emendamento - secondo il quale i quattrini non si danno solo a chi già li ha, ma bisogna fornire l'occasione di crescere alle piccole e medie imprese - possa essere accolto. Altrimenti, le nostre imprese - rispetto alle quali si continua ad affermare che sono affette da nanismo - non cresceranno mai (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.51, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 476
Maggioranza 239
Hanno votato
218
Hanno votato
no 258).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 1.19.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.

GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, il nostro emendamento mira ad aggiungere all'elenco dei costi quantificati anche quelli di gestione delle diverse operazioni, che spesso vengono omessi.
Quindi, per maggior chiarezza, sarebbe opportuno aggiungere anche i costi di gestione delle diverse operazioni all'interno di quei costi che devono essere quantificati ed indicati nei bilanci.

Pag. 23

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Anche questo è uno degli emendamenti dell'onorevole Gioacchino Alfano volto alla tutela del cittadino-consumatore.
Infatti, da quando questo Governo si è insediato, è nata la nuova figura del cittadino-consumatore. Una volta il consumo era visto dalla sinistra in modo deprecabile. Ricordo il detto: produci, consuma, crepa! Adesso, invece, i tempi sono cambiati e il consumo sembra piacere anche alla sinistra più radicale. Pertanto, perché non dobbiamo imporre alle banche di informare anche sui costi di gestione delle diverse operazioni?
Vorrei ricordare che, in occasione dell'esame della finanziaria e del decreto Bersani, abbiamo imposto una serie di adempimenti, di gabelle e di prescrizioni nei confronti delle categorie produttive. E ciò è stato motivato ritenendo tali disposizioni in favore del cittadino-consumatore. Il presente emendamento si muove nella medesima direzione, cercando di assicurare maggiore chiarezza a coloro che hanno rapporti con le banche.
Nell'emendamento in esame appare contenuto anche l'emendamento Galletti 1.24, che aggiunge le parole: «in conformità ai principi di carattere generale fissati dal CICR». Dunque, non comprendo perché la proposta dell'onorevole Galletti non sia stata accettata.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 478
Votanti 475
Astenuti 3
Maggioranza 238
Hanno votato
223
Hanno votato
no 252).

Avverto che l'emendamento Fugatti 1.50 è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.52, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 481
Votanti 479
Astenuti 2
Maggioranza 240
Hanno votato
475
Hanno votato
no 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.53, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 490
Maggioranza 246
Hanno votato
227
Hanno votato
no 263).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Galletti 1.27.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, richiamo quanto ho già detto in relazione agli altri emendamenti presentati dal collega Galletti. Si tratta di proposte emendative della stessa specie, con le quali si chiede che siano assunte determinate decisioni in conformità ai principi di Pag. 24carattere generale fissati dal CICR. Vorrei capire meglio la ragione per la quale questi emendamenti non vengono recepiti, anche perché, già in altre parti del testo del provvedimento presentato dal Governo, è presente la medesima indicazione. Per di più, per come conosciamo il collega Galletti, egli presenta emendamenti di sostanza e non per fini puramente ostruzionistici. Senza polemica, quindi, vorrei qualche risposta in merito e così risolviamo l'equivoco.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Galletti 1.27, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 489
Maggioranza 245
Hanno votato
227
Hanno votato
no 262).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 489
Votanti 488
Astenuti 1
Maggioranza 245
Hanno votato
223
Hanno votato
no 265).

Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Indìco...
Scusate, colleghi, revoco l'indizione della votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.101 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Questo emendamento nasce in seguito al recepimento in Commissione di un emendamento presentato dal nostro gruppo, l'UDC. Lo ritengo particolarmente importante e ne raccomando all' Assemblea l'approvazione, perché, nella prima stesura del testo presentato dal Governo è presente una grave incongruenza. Con il nuovo sistema che introduciamo, le banche, per affidare il credito ai clienti, devono effettuare il rating. Ciò vuol dire che valutano, con elementi patrimoniali e reddituali, la capacità di quel cliente di restituire il credito che esse concedono. È un procedimento importante, perché da questo rating dipende la qualità e la quantità del credito concesso, cioè la quantità, ovvero quanto la banca può affidare al cliente, e la qualità, ovvero a quale tasso. Più è elevata la capacità di rimborso del cliente, più soldi gli si possono concedere al miglior tasso; meno è elevata quella capacità, meno soldi gli si possono accordare al minor tasso.
La normativa che stiamo mettendo in essere prevede che la banca possa compiere queste operazioni di rating internamente oppure in outsourcing, ovvero rivolgendosi ad altri; ciò naturalmente per aiutare le banche piccole, perché, essendo procedimenti molto impegnativi, queste possano andare anche da operatori esterni. Tutto ciò viene controllato da Bankitalia. È nella facoltà del cliente richiedere alla banca di conoscere il proprio rating e gli elementi che hanno portato alla valutazione della propria azienda o della propria persona.
Nel testo presentato dal Governo, questa facoltà era data al cliente solo se la banca procedeva al rating internamente, ma non era più possibile se lo richiedeva in outsourcing. Con questo emendamento, invece, andiamo a disciplinare una parità Pag. 25dei clienti delle banche, per cui il cliente potrà conoscere il proprio rating sia che la banca lo effettui internamente, sia che vada in outsourcing. Poi, tutto il procedimento viene controllato da Bankitalia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.101 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 481
Votanti 480
Astenuti 1
Maggioranza 241
Hanno votato
471
Hanno votato
no 9).

Prendo atto che il deputato Borghesi non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Avverto che il successivo emendamento Galletti 1.28 è precluso dall'approvazione dell'emendamento 1.101 della Commissione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 1.21.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, il mio emendamento 1.21, che mira a sopprimere il secondo periodo del capoverso relativo all'articolo 116-bis del Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, è l'emblema di tutto il provvedimento; un provvedimento che non è dalla parte dei cittadini, delle imprese, della clientela, ma dalla parte delle banche. A nostro modo di vedere, concepire un'idea di questo tipo non sta né in cielo né in terra. Praticamente, un cliente di una banca chiede, ad esempio, 50 mila euro; la banca non lo conosce e fa le proprie valutazioni sul cosiddetto merito di credito, cioè fa un rating. Dopodiché, ritiene di concedere il finanziamento, ma con il pagamento di una certa cifra, perché sono state svolte delle indagini per valutare se il cliente è consistente sotto l'aspetto patrimoniale, se può accedere al finanziamento, al fido, al mutuo: quindi, la banca si fa pagare il fatto che venga erogato il credito.
È come se qualcuno - è stato detto in Commissione - comprasse una lavatrice a rate e il rivenditore gli facesse pagare il costo del controllo eseguito per verificare se il compratore sia coperto in termini patrimoniali: è lo stesso esempio. Noi crediamo che, se si va in banca a chiedere un mutuo o un finanziamento, la banca deve fare il suo lavoro e deve intermediare fra chi risparmia e chi chiede finanziamenti e liquidità. Nel momento in cui un cliente chiede liquidità, non possiamo fargli pagare la valutazione della banca sul suo patrimonio, se sia un cattivo pagatore o meno, se sia in grado di pagare il finanziamento che gli viene concesso.
Questo è il ruolo della banca, anche perché, altrimenti, si scoraggerebbe l'ipotesi di chiedere un finanziamento. È ben vero che il costo è proporzionale all'investimento, ma si impone per legge che le banche possano far pagare al cliente il fatto che lo stesso chieda un finanziamento. Non so se tale aspetto sia lesivo della concorrenza, come ha detto la relatrice poc'anzi riguardo ad un altro aspetto, ma crediamo che non sia certo a vantaggio dell'impresa, della famiglia e di chi va a chiedere un finanziamento far pagare la valutazione del merito di credito da parte della banca. Sappiamo che - come ha detto prima il mio collega Garavaglia - a rimetterci sono sempre i più «piccoli» perché le banche concedono i finanziamenti solitamente a chi ha patrimonio, capitale e magari ciò avviene anche in maniera facile e veloce. Invece, chi ha difficoltà a recepire credito e ad ottenere finanziamenti sono coloro che hanno minor capitale e ricchezza. Quindi, a rimetterci è sempre il tanto fantomatico cittadino consumatore.Pag. 26
Allora, chiediamo di sopprimere il periodo che impone per legge che le banche possano chiedere di far pagare al cliente la valutazione del merito di credito, che esse effettuano internamente. Crediamo che sia un emendamento di buonsenso che dimostra che il provvedimento in esame non è dalla parte della clientela, di chi lavora ed ha bisogno delle banche, ma semplicemente dalla parte delle banche. Di tutto ciò abbiamo discusso apertamente in Commissione, dove sembra si sia trovato un accordo su un ulteriore emendamento del nostro gruppo che non sopprime, purtroppo, il periodo interessato, ma lo rimodella leggermente.
In ogni caso, certamente, noi ci riterremo soddisfatti nel caso in cui venisse soppressa la prescrizione per legge secondo la quale le banche possono chiedere il pagamento della valutazione del merito di credito che effettuano quando un cliente chiede del denaro. Mettiamoci nei panni di un giovane che deve pagare anche la richiesta del mutuo per la prima casa!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, intervengo per sottolineare l'importanza delle parole appena pronunciate dal mio collega Fugatti.
In qualche modo, intendiamo chiarire che questo provvedimento non va assolutamente a favore dei piccoli utenti delle banche che intendono accedere al credito. Il pagamento della valutazione del merito di credito scoraggia fortemente i piccoli artigiani, i commercianti e gli imprenditori a recarsi presso un istituto di credito a chiedere fondi per sviluppare le loro imprese.
Se noi, per legge, introduciamo l'obbligo per le banche di chiedere a questi soggetti di pagare per la valutazione di merito di credito senza avere la certezza di poter accedere al credito, non creiamo un volano per lo sviluppo degli investimenti - su cui la maggioranza ha tanto insistito riguardo alle liberalizzazioni ed al rilancio del paese - ma, di fatto, creiamo una sorta di «tappo».
Quindi, facciamo notare alla maggioranza l'importanza di recepire questo emendamento attraverso un voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavaglia.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo per sostenere le argomentazioni dei colleghi che mi hanno preceduto, ribadendo un principio molto semplice e ovvio, tanto che non si capisce il motivo per cui si è voluto inserire il comma in oggetto.
Quando le famiglie si recano in banca a depositare i propri soldi, ricevono interessi pari sostanzialmente a zero, mentre, quando chiedono un prestito, pagano gli interessi ad un tasso del 7-8 per cento. Quindi, perché bisogna pagare anche la valutazione di merito di credito, nel momento in cui quest'ultima conviene alla banca e non al cliente? A casa nostra, quando si acquista un servizio bisogna pagarlo; siano, di conseguenza, le banche a farlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, l'argomento è delicato e le parole pronunciate dai colleghi Fugatti e Pini, a mio modesto parere, sono sacrosante. È sbalorditivo che si debba far pagare al cliente la spesa di un'attività funzionale agli interessi e al ruolo dell'ente che concede il mutuo o il prestito; tutto questo è paradossale, non se ne dovrebbe neanche parlare.
Quindi, sostengo con calore l'emendamento in questione e faccio osservare ai colleghi che la situazione è un po' incaprettata; stiamo operando nello stesso modo in cui si è trattata la problematica delle ricariche telefoniche. È sacrosanto affermare che il costo aggiuntivo della Pag. 27ricarica non deve sussistere, ma poi se la ditta aumenta il costo delle tariffe sarà la stessa cosa. In questo caso, possiamo anche affermare il sacrosanto principio - lo ripeto - secondo cui non deve essere pagato da colui che accede ai servizi bancari un costo che è nell'interesse dell'istituto concedente, ma se poi successivamente il costo, in termini di interesse, a carico di colui che accede al mutuo o al prestito viene elevato dagli istituti di credito, avremmo fatto con una mano e disfatto con l'altra. Il pericolo dunque sussiste e mi pare che le soglie di difesa del povero, malcapitato cittadino utente che accede al credito debbano essere anche altre oltre a queste.
Fatta questa debita precisazione di «allerta», l'emendamento di cui si sta discutendo mi sembra sacrosanto, ed è giusto, nell'interesse dei cittadini, della gente normale, delle imprese che l'intera Assemblea si pronunci a suo favore.

MARIA LEDDI MAIOLA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA LEDDI MAIOLA, Relatore. Signor Presidente, questa è materia su cui si è riflettuto a lungo.
Rispetto al testo del Governo, che effettivamente pone a carico della clientela il corso dell'istruttoria del merito di credito, richiamerei una contrarietà di principio per coerenza con quanto abbiamo detto precedentemente.
Infatti, non è opportuno né corretto ingerire nell'attività d'impresa, disponendo cosa si deve o non si deve far pagare alla clientela. Quindi, per coerenza, disporre per legge che i costi debbano essere accollati all'utenza non ci pare corretto. Questa è la ragione di principio. Nel merito, sono condivisibili le osservazioni fatte.
Occorre, tuttavia, essere conseguenti a ciò che si è detto. Pertanto, se riteniamo che il mercato debba regolarsi liberamente su questa materia, la riformulazione predisposta in Commissione e che prevede che gli oneri possano eventualmente essere posti a carico dell'utenza lascia alla discrezionalità dell'impresa la possibilità di favorire, in un modo o nell'altro, l'accesso al credito. In tal modo, lasciamo alla libera concorrenza del mercato delle imprese bancarie le modalità di definizione di questi costi, se debbano essere a carico della clientela o meno.
In conclusione, ci pare che questo significhi anche, in qualche modo, porre un freno alla possibile richiesta ad oltranza di istruttorie. Queste ultime, infatti, sono gratuite in ogni caso e non comportano alcun freno neanche per imprudenti richieste.
Quindi, nell'emendamento successivo, si contempera in questo modo l'esigenza di restare coerenti con quanto detto sino ad oggi e di lasciare che il mercato regoli questa materia. In tal modo, non si aprirebbe altresì la strada a valanghe di richieste che inutilmente osterebbero alla normale attività d'istruttoria delle banche.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Filippi. Ne ha facoltà.

ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente, vorrei aggiungere la mia firma a questo emendamento, anche perché intravedo, eventualmente, un ingiusto privilegio - se mi permette - nei confronti degli istituti di credito. Infatti, non possono godere di questo privilegio tutti gli altri operatori ed imprenditori. Invece, così facendo, le banche si vedono messe in condizione di poterne usufruire.
Io sono anche un imprenditore, Presidente. Pertanto, quando mi trovo davanti ad un cliente sono soltanto io, attraverso il mio rischio di impresa, ad assumermi le conseguenze della valutazione se la persona in questione può essere o meno un buon cliente.
In più, diversamente dalle banche e dagli istituti di credito - e finisco subito Presidente -, io dispongo anche di minori informazioni, come tutti gli altri imprenditori. Le banche, invece, si trovano già agevolate in quanto hanno strutture e mezzi informativi importanti.Pag. 28
Ora, non si capisce perché si debba far pagare al cliente un onere e un rischio d'impresa che non gli competono, ma che - per definizione - dovrebbero sostenere gli istituti di credito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, io credo che si dovrebbe verificare un po' l'intera questione, prima di tutto, con il Governo.
Infatti, con riferimento a questo provvedimento vi sono tre emendamenti, uno di seguito all'altro, che esprimono previsioni completamente diverse. Il testo del provvedimento, depurato sostanzialmente da ciò che è stato votato in precedenza, prevede pertanto che la Banca d'Italia può disporre che le banche intermediarie illustrino alle imprese che ne facciano richiesta i principali fattori alla base del rating che le riguardano.
Allora, qui si pongono alcune questioni conseguenti. Stiamo parlando di una richiesta che il cliente promuove rispetto alla banca, ovverossia il cliente stesso può chiedere che gli vengano illustrati i rating che hanno determinato il suo merito di credito.
Se così è, è evidente che il cliente potrebbe non chiedere proprio niente. Potrebbe semplicemente ricevere le informazioni dalla banca, ma se il cliente intende sapere quali condizioni hanno indotto la banca a qualificarlo come meritevole di credito deve pagare. Questo è il concetto!
Ci troviamo di fronte ad un emendamento con il quale si intende sopprimere completamente il secondo periodo della lettera n) del comma 1, che risulta del seguente tenore: «Gli oneri connessi alla comunicazione sono proporzionati all'entità del finanziamento». Il che significa implicitamente che gli oneri devono essere conteggiati proporzionalmente alla richiesta di credito. Se noi eliminassimo l'intero inciso, come previsto dall'emendamento Fugatti 1.21, lasceremmo completamente libere le parti, cliente e banche, di decidere se deve essere o meno previsto un onere, ma in questo caso deve intervenire il Governo.
Stiamo parlando del merito di credito o solo del trasferimento dei dati in possesso della banca al cliente, che potrebbe o meno farne richiesta?
L'emendamento Fugatti 1.60, sul quale la maggioranza è evidentemente favorevole, parla invece di «eventuali oneri». In tal caso, si può decidere di farli pagare o meno al cliente (si torna alle valutazioni precedenti).
Secondo, invece, l'emendamento Fugatti 1.54, gli oneri restano a carico delle banche e degli intermediari. Vi è una sorta di asimmetria nel rapporto tra banche e clienti: le banche forniscono il credito, mentre il cliente lo richiede, e pertanto quest'ultimo si trova sempre in una posizione di debolezza. È chiaro che, se un cliente ha bisogno di credito e si reca in una banca per ottenerlo e la stessa gli applica una commissione, un onere ulteriore, non può fare a meno di accettarlo! Non può dire che non gli interessa più il credito! Pertanto, se vi è un vero spirito liberalizzatore, se vi è attenzione alle necessità degli utenti, forse l'emendamento più adatto ad esprimere questa posizione sarebbe l'emendamento Fugatti 1.54. Si esclude completamente la presenza di oneri, ma lo si fa perché il cliente, dopo avere avuto il merito di credito, può anche decidere di non tener conto delle valutazioni della banca. Allora, è assolutamente assurdo che la banca chieda il pagamento poiché, comunque, sono state richieste le informazioni in merito! Bisogna fare chiarezza!
Il Governo ci deve dire che stiamo parlando solo delle comunicazioni e che gli oneri sono relativi ad una precisa richiesta da parte del cliente, il quale potrebbe voler capire come è stata espressa la valutazione nei suoi confronti, ma non è obbligato a chiederla! Allora, in questo caso, stiamo parlando di niente! È chiaro che gli oneri sono del tutto eventuali. Pertanto, non è assolutamente da votare l'emendamento Fugatti 1.60; si potrebbe scegliere di non parlarne proprio, Pag. 29con riferimento all'emendamento Fugatti 1.21, oppure, cosa che noi preferiamo, si può votare l'emendamento Fugatti 1.54, secondo il quale non vi devono essere oneri!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, penso che il tema sollevato dall'emendamento del collega Fugatti sia sensibile, nel senso che è in gioco la trasparenza del sistema bancario. Stiamo parlando di questo! Così com'è scritto il testo, sembra che vi sia un disincentivo a carico del cliente per quanto riguarda la richiesta dei dati sulla base dei quali è stato emesso il rating.
Sembra una specie di ricatto del tipo: attenzione, se mi chiedi come ho fatto ad emettere quel rating, a certificare la tua affidabilità, ti faccio pagare gli oneri! Non può che essere letto in questo modo il testo! Ha ragione il collega Conte. La questione è espressa male.
Se si tratta solo degli oneri di comunicazione (quindi, il funzionario che deve scrivere la lettera più le spese di spedizione) non si vede come queste possano essere legate all'entità del finanziamento: non c'entra. Infatti, può essere molto difficile, dal punto di vista della banca, fare il rating per un'azienda piccola e molto semplice per una grande. Comunque, i costi di trasmissione restano sempre quelli.
Se, dunque, lasciamo le cose in questo modo sembra un ricatto nei confronti del cliente, quasi a dire: non venirmi a chiedere come ho fatto a certificarti, perché se me lo chiedi ti faccio pagare!
Qui è in gioco la trasparenza del sistema bancario: è un diritto del cliente accertare i criteri che hanno portato all'emissione di un determinato rating. Penso che questo sia un dato sensibile. Entrambe le proposte emendative (Fugatti 1.21 e 1.54) vanno in questo senso: la preferenza dei colleghi della Lega è per l'emendamento Fugatti 1.54 perché si chiarisce in maniera precisa che gli oneri, comunque, restano a carico del sistema bancario e non possono essere scaricati sul cliente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 493
Votanti 491
Astenuti 2
Maggioranza 246
Hanno votato
232
Hanno votato
no 259).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 1.60.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Penso che l'esito dell'ultima votazione spieghi bene perché alle primarie siano andati tanti banchieri a votare a favore del Governo Prodi. Capiamo che quell'euro che hanno pagato anche i banchieri viene poi fatto pagare all'interno di questi provvedimenti, contro i clienti delle banche. Ci ricordiamo, infatti, che illustri banchieri, in occasione delle primarie, erano andati ad appoggiare il Governo Prodi. Ora, pian piano, il dazio arriva: non votando provvedimenti che vanno a favore della clientela e di chi lavora in banca. Probabilmente, il comunismo sta diventando sempre più capitalistico e sempre più finanziario, anche in Italia. Anche coloro che una volta vedevano il mondo della finanza e il capitalismo con il fumo negli occhi, oggi, seguono questa linea. Di questo prendiamo atto.
Ora, ci troviamo ad esaminare un altro emendamento, sempre sulla medesima problematica, che risulta, però, assai meno Pag. 30stringente del precedente. Avremmo voluto che passasse l'emendamento precedente con cui si puntava a prevedere per legge che gli oneri connessi alla richiesta del finanziamento - quindi alla valutazione del merito di credito da parte delle banche - non venissero richiesti dalle banche ai clienti. Puntavamo a ciò: era il nostro obiettivo.
Ci dispiace che la sensibilità di questa maggioranza verso le problematiche in questione sia sempre inferiore alle aspettative. Questo emendamento, certamente meno importante del precedente, viene da noi proposto perché, non essendo dalla parte delle banche, cerchiamo di portare a casa quanto è possibile. Nell'emendamento non si parla più di oneri bensì di oneri eventuali: se qualche istituto di credito volesse operare la valutazione del merito di credito e ribadire la possibilità di non far pagare al cliente i costi connessi all'emissione del rating interno, con le modalità e gli strumenti a disposizione, introducendo il termine «eventuali oneri» potrebbe farlo.
Chiaramente, però, siamo di fronte ad un emendamento molto meno importante del precedente. Questo, infatti, è un emendamento ancora dalla parte delle banche: non capiamo perché non si possa pensare di non cancellare questa previsione che era inserita all'interno del testo.
Con questo emendamento si prevede che la banca non abbia l'obbligo di richiederlo ma, comunque, possa fare ciò. Volevamo, da un lato, che ciò non fosse prescritto, dall'altro, come meglio specificato nell'emendamento successivo, che non vi fosse neppure il dubbio o la possibilità di far pagare simili oneri a chi richiede credito, specificando, al contrario, per legge, che restino a carico degli intermediari. Questo era il nostro intendimento.
Mi rifaccio soprattutto - ricordando inoltre quanto detto dal collega Garavaglia, secondo il quale alla fine chi non avrà problemi ad ottenere credito è proprio chi ha capitali - ad un emendamento approvato in Commissione (noi abbiamo votato contro) con il quale si prevede che gli istituti di credito, che hanno informazioni private sulla patrimonialità del soggetto richiedente credito, possano mantenere tali informazioni per un periodo congruo. A tale riguardo, ricordo che nel momento in cui uno va a chiedere credito ad una banca, quest'ultima è in grado, entro breve tempo, di sapere, grazie ai sistemi di informazione interni fra istituti di credito, circa l'80 per cento delle informazioni attinenti a quel soggetto (la sua storia, in particolare se è stato protestato, se segnalato alla centrale rischi, e quant'altro). Da ciò deriverà che ad essere penalizzati saranno coloro che, magari solo per una volta nella loro vita, non hanno potuto onorare una rata di un prestito o hanno emesso un assegno scoperto. Questi soggetti, alla fine, si beccheranno una segnalazione e saranno inseriti in un circuito da cui non usciranno più.
In conclusione, il fatto che un emendamento, accolto dal Governo, preveda che tali informazioni possano rimanere all'interno di quella centrale rischi per un periodo congruo va contro la possibilità che ha un soggetto di essere cancellato dalla cosiddetta lista dei «cattivi pagatori»; lista, lo ricordo, in cui spesso figurano non solo i ladri ma anche coloro i quali si trovano in difficoltà finanziarie temporanee.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo per puntualizzare un concetto espresso in precedenza dalla relatrice Leddi Maiola.
Noi non concordiamo sul fatto che fare pagare le pratiche di affidamento rappresenti un disincentivo alla diffusione del credito; e ciò vale anche nei confronti di chi si trovi già in difficoltà e, quindi, nella condizione di vedere appesantire ulteriormente la sua situazione finanziaria. In primo luogo, non concordiamo perché le banche, nel momento in cui ritengono di non concedere credito ad una persona o ad un'impresa, semplicemente non erogano Pag. 31i fondi; pertanto, non è facendo pagare al cliente il costo d'istruttoria della pratica che questi otterrà credito. In secondo luogo, sarebbe a nostro avviso opportuno intervenire sulla materia mutuando, ad esempio, dalla Francia la normativa sul cosiddetto fallimento familiare, con la quale, in situazioni di particolare difficoltà, si interviene limitando in maniera molto pesante i rischi di ulteriori sforamenti negli affidamenti. Un intervento in questa direzione ci troverebbe assolutamente d'accordo.

GIOACCHINO ALFANO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, poc'anzi è stato votato dall'Assemblea l'emendamento Fugatti 1.21. Con il successivo, l'emendamento Fugatti 1.60, con il quale si chiede di sostituire le parole: «gli oneri » con le seguenti: «gli eventuali oneri », si mette a mio parere in dubbio quanto è stato detto prima.
Presidente, poiché ci accingiamo ad esaminare gli ultimi emendamenti riferiti all'articolo 1 - preannuncio peraltro che ritiro il mio emendamento 1.22 -, le chiederei, se fosse possibile, una breve sospensione dei lavori dell'Assemblea al fine di tentare di trovare un accordo in seno al Comitato dei nove, evitando così possibili successive perdite di tempo. Ricordo, infatti, che rimangono da esaminare ancora altri emendamenti che definirei abbastanza impegnativi e sui quali noi intendiamo soffermarci attentamente.
Signor Presidente, rinnovo, quindi, l'invito a sospendere brevemente i lavori dell'Assemblea per cercare di trovare un accordo con la maggioranza, che già in Commissione ha dimostrato disponibilità al dialogo.

PRESIDENTE. Chiedo alla relatrice se concordi con la proposta di sospendere brevemente i lavori dell'Assemblea formulata dall'onorevole Gioacchino Alfano e, ove sia d'accordo, se ritenga sufficienti cinque minuti di tempo.

MARIA LEDDI MAIOLA, Relatore. Sì, Presidente, ma ritengo ragionevole sospendere i lavori dell'Assemblea per almeno dieci minuti.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Leddi Maiola.
Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 11,55, è ripresa alle 12,20.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
Avverto che la Commissione ha appena presentato l'ulteriore emendamento 1.102, per il quale i gruppi hanno rinunciato al termine per la presentazione dei subemendamenti. Il relativo testo è in distribuzione.
Do, in ogni caso, lettura dell'emendamento: «All'articolo 1, comma 1, lettera n), sostituire l'ultimo periodo con il seguente: "L'eventuale conseguente comunicazione non dà luogo ad oneri per il cliente"».
Poiché l'emendamento sarà posto immediatamente in votazione, chiedo su di esso il parere del Governo.

MASSIMO TONONI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, data la sensibilità mostrata sul tema, il Governo si rimette all'Assemblea.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.102 della Commissione, sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 32
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 462
Votanti 461
Astenuti 1
Maggioranza 231
Hanno votato
460
Hanno votato
no 1).

I successivi emendamenti Fugatti 1.60 e 1.54 e Gioacchino Alfano 1.22 si intendono preclusi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 2.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 482
Maggioranza 242
Hanno votato
222
Hanno votato
no 260).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Galletti 2.60.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, intervengo sull'emendamento Galletti 2.60. Penso sia il quarto o il quinto che il collega ripropone sullo stesso tema, per chiedere che determinati provvedimenti siano assunti in conformità ai principi di carattere generale fissati dal Comitato interministeriale per il credito e il risparmio.
Per la terza volta (non so se la Commissione o il Governo vogliano fornire una risposta), con modestia e senza voler fare polemiche, chiedo di conoscere le ragioni per le quali in alcune parti del testo presentato dal Governo sia stato previsto che certe decisioni della Banca d'Italia siano prese in conformità con le delibere del Comitato interministeriale, (in almeno tre casi questo è già presente nel testo), mentre nel caso evidenziato dall'onorevole Galletti questa eventualità non viene presa in considerazione. Vorrei ricevere una risposta al riguardo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Fugatti. Infatti, con l'emendamento in oggetto abbiamo l'occasione (forse l'ultima) di chiarire se gli emendamenti che abbiamo presentato non siano accettati dall'aula perché la norma già prevede che le nuove funzioni di Bankitalia su banche e finanziarie debbano essere adottate in funzione dei criteri generali dettati dal CICR o perché questi siano esclusi.
Lasciare questo aspetto nell'ambiguità, soprattutto dopo un voto della Camera, può veramente creare dei problemi.
Quindi, prego il Governo o la relatrice di chiarirlo, perché delle due l'una: o già è previsto, (ma, lo ripeto, dalla norma ciò non si evince), ossia è previsto che i nuovi poteri di Bankitalia, che sono forti, poiché arrivano fino all'inibizione della distribuzione degli utili per banche e società finanziarie, debbano essere esercitati nell'ambito delle direttive del CICR (nel senso che Bankitalia si muove all'interno di direttive generali), oppure Bankitalia è autonoma.
Ciò va chiarito, perché si tratta di un aspetto sensibile. Ripeto anche che questo elemento va visto non come un depotenziamento ma come un rafforzamento dei poteri di Bankitalia. Infatti, se non lo inseriremo in un quadro di indirizzi generali del CICR, il potere di Bankitalia sarà ridotto e sarà soggetto ad una miriade di ricorsi al TAR, che spesso vedranno vincenti le banche.
Quindi, non si tratta di un ridimensionamento, ma addirittura di un potenziamento dei poteri di Bankitalia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Armani. Ne ha facoltà.

Pag. 33

PIETRO ARMANI. Innanzitutto, vorrei aggiungere la mia firma a questo emendamento.
Mi pare che le argomentazioni del collega Galletti siano molto fondate. Dobbiamo decidere se la Banca d'Italia abbia una funzione di authority indipendentemente dagli indirizzi del CICR, sul cui mantenimento in vita credo che anche nella maggioranza ci sia qualche punto interrogativo, oppure se vogliamo che la Banca d'Italia sia condizionata dalle indicazioni del CICR, non correndo in questo caso il rischio, che l'onorevole Galletti ha sottolineato, di ricorsi al TAR, al Consiglio di Stato, eccetera, che potrebbero complicare l'iter di una serie di decisioni in questo settore.
Quindi, ritengo che i suggerimenti del collega Galletti siano da tenere in grande considerazione e inviterei la relatrice, della quale apprezzo anche la collaborazione nella discussione in aula, a tenerne conto.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti della scuola media Salvemini di Montemurlo (Prato), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

MARIA LEDDI MAIOLA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA LEDDI MAIOLA, Relatore. Poiché è stata esplicitamente chiesta la motivazione del parere contrario espresso dalla Commissione, ricordo che già in un'altra occasione abbiamo affermato, proprio per i richiami che il collega Galletti opera in questa materia, che riteniamo che allo stato dell'arte questo aspetto sia già adeguatamente normato.
Nel caso particolare, la collocazione in questo punto dell'emendamento Galletti 2.60 ci sembra anche incongrua, perché vi è un richiamo all'articolo 6 del TUF.
Quindi, nel caso di specie, tale emendamento ci sembra incongruo e, in linea generale, riteniamo comunque che la norma in materia sia già abbastanza chiara.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Galletti 2.60, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 490
Maggioranza 246
Hanno votato
229
Hanno votato
no 261).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 2.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 494
Votanti 493
Astenuti 1
Maggioranza 247
Hanno votato
230
Hanno votato
no 263).

Prima di passare all'emendamento Fugatti 2.7, la Commissione ha chiesto una brevissima sospensione della seduta per poter effettuare alcune valutazioni nell'ambito del Comitato dei nove. Pertanto, sospendo brevemente la seduta.

La seduta, sospesa alle 12,30, è ripresa alle 12,31.

PRESIDENTE. Avverto che la Commissione ha presentato l'ulteriore emendamento 2.103 e che i gruppi hanno rinunciato ai termini per la presentazione di subemendamenti.
Do lettura, per chiarezza, del testo dell'emendamento della Commissione 2.103: «Al comma 1, lettera c), numero 2), Pag. 34capoverso comma 1-bis, secondo periodo, dopo la parola: "comunica", inserire la seguente: "tempestivamente"». Tutto è assolutamente chiaro, suppongo.
Chiedo al rappresentante del Governo di esprimere il parere sull'emendamento di cui ho testé dato lettura.

MASSIMO TONONI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole.

PRESIDENTE. Onorevole Fugatti, ritira il suo emendamento 2.7?

MAURIZIO FUGATTI. Sì, signor Presidente, lo ritiro.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento 2.103 della Commissione.
Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.103 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 420
Votanti 418
Astenuti 2
Maggioranza 210
Hanno votato
418).

Prendo atto che la deputata Ravetto non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 2.8.

MARIA LEDDI MAIOLA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA LEDDI MAIOLA, Relatore. Signor Presidente, l'emendamento Fugatti 2.8 dovrebbe essere assorbito.

PRESIDENTE. Onorevole relatore, l'emendamento in esame è riferito al terzo periodo, non al secondo.

MARIA LEDDI MAIOLA, Relatore. Ha ragione, signor Presidente; mi scuso e ricordo che il parere della Commissione è contrario.

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo vuole ribadire il suo parere?

MASSIMO TONONI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il parere è contrario, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 2.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 490
Votanti 489
Astenuti 1
Maggioranza 245
Hanno votato
228
Hanno votato
no 261).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 2.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 488
Maggioranza 245
Hanno votato
230
Hanno votato
no 258).Pag. 35

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 2.9, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 487
Votanti 486
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato
479
Hanno votato
no 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 2.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 496
Votanti 495
Astenuti 1
Maggioranza 248
Hanno votato
232
Hanno votato
no 263).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 2.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 496
Maggioranza 249
Hanno votato
232
Hanno votato
no 264).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 2.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.

GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, intervengo sui miei emendamenti 2.3 e 2.4.
Ai sensi del comma 1, lettera d), numero 4, capoverso comma 3, la Banca d'Italia e la Consob possono chiedere la trasmissione, anche periodica, di dati e informazioni ai soggetti individuati ai sensi dell'articolo 11, comma 1, lettera b), nonché a quelli partecipati almeno per il venti per cento da uno di tali soggetti. Al fine di aumentare il numero dei soggetti ai quali è possibile chiedere i predetti dati, proponiamo in entrambi gli emendamenti che la percentuale di partecipazione sia ridotta dal venti al dieci per cento.

MARIA LEDDI MAIOLA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA LEDDI MAIOLA, Relatore. Signor Presidente, su entrambi gli emendamenti la risposta è univoca: il parere contrario discende dal fatto che stiamo applicando la direttiva 2006/49/CE, nella quale la soglia fissata per la partecipazione è del venti per cento. Non adempiremmo al nostro compito se approvassimo i menzionati emendamenti.

PRESIDENTE. Grazie.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 2.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 36
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 489
Maggioranza 245
Hanno votato
226
Hanno votato
no 263).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 2.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 491
Maggioranza 246
Hanno votato
229
Hanno votato
no 262).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 2.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 496
Maggioranza 249
Hanno votato
232
Hanno votato
no 264).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 2.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 497
Maggioranza 249
Hanno votato
234
Hanno votato
no 263).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Gioacchino Alfano 3.1 e Fugatti 3.14, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 494
Votanti 492
Astenuti 2
Maggioranza 247
Hanno votato
490
Hanno votato
no 2).

Gli emendamenti Gioacchino Alfano 3.4, Germontani 3.6, Gioacchino Alfano 3.8, Attili 3.9, Gioacchino Alfano 3.10, Germontani 3.11, Gioacchino Alfano 3.12 e 3.13 sono pertanto preclusi.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Gioacchino Alfano 4.1 e Fugatti 4.2.
Prendo atto che i presentatori non accettano l'invito al ritiro formulato dal relatore. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Gioacchino Alfano 4.1 e Fugatti 4.2, non accettati dalla Commissione né dal Governo e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 499
Votanti 496
Astenuti 3
Maggioranza 249
Hanno votato
231
Hanno votato
no 265).Pag. 37

Prendo atto che l'onorevole Gioacchino Alfano non accede all'invito al ritiro del suo emendamento 4.3, formulato dal relatore. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 4.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 492
Maggioranza 247
Hanno votato
231
Hanno votato
no 261).

Prendo atto che l'onorevole Fugatti non accede all'invito al ritiro dei suoi emendamenti 4.13 e 4.12, formulato dal relatore. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 4.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 501
Votanti 500
Astenuti 1
Maggioranza 251
Hanno votato
233
Hanno votato
no 267).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 4.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 499
Votanti 498
Astenuti 1
Maggioranza 250
Hanno votato
231
Hanno votato
no 267).

Prendo atto che l'onorevole Gioacchino Alfano non accede all'invito al ritiro dei suoi emendamenti 4.4 e 4.5, formulato dal relatore. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 4.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 478
Maggioranza 240
Hanno votato
224
Hanno votato
no 254).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 4.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 499
Maggioranza 250
Hanno votato
230
Hanno votato
no 269).Pag. 38

Prendo atto che l'onorevole Fugatti non accede all'invito al ritiro del suo emendamento 5.1, formulato dal relatore.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 5.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 495
Maggioranza 248
Hanno votato
230
Hanno votato
no 265).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 5.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, con l'articolo precedente si recepiva una norma comunitaria i cui effetti scadevano nella giornata di ieri. Sono le singolarità della politica! Con questo articolo si interviene, invece, su un argomento molto più complesso, che ha appassionato molto la Commissione e che riguarda, sostanzialmente, la costituzione dell'Agenzia nazionale per i giovani. Si tratta di un'innovazione molto interessante, che consegue all'applicazione di un programma stabilito all'interno dell'Unione europea, «Gioventù in azione» per il periodo 2007-2013, dotato di oltre 800 milioni di euro di finanziamenti. Si prevede l'adeguamento da parte dei singoli Stati alla direttiva europea, la quale stabilisce che non vi debba essere una struttura all'interno di un ministero, ma che si debba costituire ex novo una agenzia che gestisca i rapporti con l'Unione europea e si faccia promotrice di iniziative per facilitare l'accesso ai finanziamenti da parte di associazioni giovanili, giovani ed altro.
Ora, si apre una questione rilevante (vi è stato anche un richiamo alla legge finanziaria di quest'anno). È singolare che questa agenzia viene costituita con una dotazione finanziaria di 1 milione e 250 mila euro, di cui 650 mila vengono garantiti dall'Unione europea, 300 mila sono coperti da un fondo del Ministero della solidarietà sociale e altri 300 mila da quello che è stato individuato come il Ministero per le politiche giovanili.
Il fatto singolare è che nella relazione tecnica - suggerisco ai miei colleghi di leggerla - si spiega la ragione di una dotazione finanziaria così elevata ed emergono cose abbastanza comiche. Cosa ci si aspetta da una agenzia che deve intermediare gli interessi che riguardano i giovani nel loro rapporto con l'Unione europea?
Tale agenzia dovrebbe essere composta da persone preparate nel gestire relazioni internazionali, che abbiano uno skill adeguato e che diano impulso alle richieste e alle informazioni dei giovani. La dotazione organica di tale agenzia è coperta dal personale del Ministero per la solidarietà sociale, di cui due impiegati di concetto, assunti a tempo indeterminato, un direttore di II fascia e tredici collaboratori coordinati e continuati.
Mi chiedo se queste tredici persone avranno le capacità per muovere un'agenzia che deve gestire decine di milioni di euro. Non ne siamo sicuri. L'Unione europea suggerisce che il personale sia particolarmente qualificato per raggiungere un risultato concreto nello sviluppo dei rapporti tra le associazioni giovanili e l'Unione europea.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

PAOLO GRIMOLDI. Grazie, signor Presidente. Vorrei sottolineare il fatto che ciò che è poco chiaro riguarda la dotazione del fondo. Su un fondo di 1 milione e 250 mila euro, soltanto il 14 per cento, in realtà, riguarderà attività concernenti i giovani. La restante cifra, pari all'86 per cento del fondo, è funzionale soltanto alla gestione dell'agenzia stessa. Mi chiedo come ciò sia possibile. Si tratta semplicemente Pag. 39di un ente che, come uno dei tanti che già esistono, diventerà uno «stipendificio». Mi permetta anche un'osservazione: un ente come questo, che riteniamo assolutamente inutile, ancora una volta ha come sede la città di Roma. Almeno una volta, anche solo per finta, si poteva scegliere una città diversa.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 5.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 487
Votanti 485
Astenuti 2
Maggioranza 243
Hanno votato
227
Hanno votato
no 258).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Germontani 5.18 e Baldelli 5.3. Prendo atto che i presentatori non accettano l'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Conte. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, naturalmente, l'intervento precedente riguardava proprio la questione della mancanza di maggiori oneri per la finanza pubblica che, invece, esistono.
Tornando a quanto si stava dicendo, quali sono questi oneri? 300 mila euro per i 13 Co.Co.Co., 72 mila euro per i due impiegati, 100 mila euro per le diarie, 100 mila per i computer (d'altra parte, 15 persone hanno bisogno di materiale informatico), 140 mila euro per materiale d'uso (immagino che avranno bisogno di molte matite, di risme di carta e quant'altro). Molti meno soldi sono previsti per la parte informativa, solo un centinaio di migliaia di euro, mentre 209 mila euro vanno al consiglio di amministrazione.
Quindi, vi sarà una società che avrà 13 lavoratori cosiddetti Co.Co.Co, 2 lavoratori a tempo indeterminato ed otto membri del consiglio di amministrazione. Mi pare che il rapporto di uno a due sia decisamente molto interessante. Vi sarà il presidente, i suoi tre consiglieri, più un direttore generale, più tre revisori del collegio. Inoltre, si ricordano i 13 Co.Co.Co. e i due dipendenti. Questa è la struttura, la force de frappe, con la quale ci avviamo ad affrontare la gestione di quest'azione dei giovani per l'Europa. Vi pare ammissibile questo?
Mi sarei aspettato - che so - che si assegnassero risorse, prelevate dal Ministero della solidarietà sociale ma anche dalla Presidenza del Consiglio, per aumentare la capacità di informazione o per tenere i rapporti con le associazioni giovanili o per dare informazioni su progetti sviluppati da altri Ministeri. Ho il timore che sostanzialmente sia stata fatta un'operazione successiva a quella dello spacchettamento dei Ministeri, con la creazione di un nuovo Ministero come quello delle politiche giovanili. Oggi, con l'istituzione della Agenzia per i giovani, ci troviamo ad approvare norme che rispondono sì ad obblighi imposti dall'Unione europea, ma che non tengono in alcun conto la funzionalità di questa eventuale Agenzia per i giovani. Infatti, si vuole mantenere tutto all'interno di un Ministero e così questa Agenzia per i giovani non è altro che una finzione.
Per affrontare seriamente la questione, a noi pare che, se devono esserci i finanziamenti aggiuntivi, si potrebbe intanto stabilire che i 650 mila euro provenienti dall'Unione europea potrebbero essere più che sufficienti per gestire il personale. Le altre risorse finanziarie messe a disposizione dei Ministeri - che potrebbero anche essere aumentate se si crede nel progetto dell'Agenzia per i giovani - dovrebbero forse essere integrate o almeno destinate per la gran parte alla promozione e allo sviluppo di tale Agenzia, Pag. 40soprattutto per quanto concerne (è un tema che tratteremo in una fase successiva) la qualificazione del personale che dovrà essere inserito nella finanziaria.
Ci sorge un dubbio: nella finanziaria si è detto che si intendeva stabilizzare il personale precario. Allora vorremmo capire se questo personale precario, con contratto a tempo determinato utilizzato adesso all'interno del Ministero della solidarietà sociale e poi in questa Agenzia per i giovani, sarà stabilizzato. Inoltre, vorremmo capire come ciò avverrà e secondo quali criteri. Sono argomenti che affronteremo nel dibattito sui prossimi emendamenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, gli identici emendamenti Germontani 5.18 e Baldelli 5.3 sono relativi alle funzioni di indirizzo e vigilanza sull'Agenzia che, secondo il testo della legge di conversione del decreto-legge, sono esercitate congiuntamente dal Presidente del Consiglio dei ministri o dal ministro delegato per le politiche giovanili e dal ministro della solidarietà sociale.
Quindi, tre Dicasteri hanno competenza su questa Agenzia, che l'Unione europea ha voluto fosse indipendente. Pertanto, non si comprende perché il Governo debba esercitare le funzioni di indirizzo; in particolare, tale competenza viene attribuita o alla Presidenza del Consiglio o ad un Ministero che abbia una delega esplicita sulle politiche giovanili o dal Ministero della solidarietà sociale.
Crediamo che...

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, la prego di considerare esaurito il tempo a sua disposizione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Germontani. Ne ha facoltà.

MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, intervengo sul nostro emendamento 5.18, che prevede che le funzioni di indirizzo e vigilanza sull'Agenzia siano esercitate esclusivamente dal Presidente del Consiglio dei ministri. Oltretutto, gli altri due Ministeri, quello delegato per le politiche giovanili e quello della solidarietà sociale, sono entrambi incardinati nella Presidenza del Consiglio.
Nel ribadire che comunque l'Agenzia deve essere indipendente, vorrei precisare che, se una vigilanza vi deve essere, la competenza non dovrebbe appartenere solo ai suddetti Ministeri, ma anche a tutti gli altri.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fluvi. Ne ha facoltà.

ALBERTO FLUVI. Signor Presidente, vorrei fare un po' di chiarezza su questo articolo 5, altrimenti si rischia di cadere nel ridicolo. Non tanto perché le osservazioni svolte dai colleghi non meritino un'attenta considerazione, tutt'altro; tant'è vero che la Commissione ha proposto un suo emendamento cercando di entrare nel merito soprattutto per quanto riguarda l'utilizzo delle risorse.
In ogni caso, vorrei chiarire che questa Agenzia non nasce oggi; infatti, questo strumento è operativo da almeno cinque o sei anni e aveva trovato la sua collocazione in diversi Ministeri: prima nel Ministero degli affari esteri, nel Ministero dell'economia e poi in quello delle attività sociali. Oggi, viene costituita un'Agenzia autonoma, recependo appunto una direttiva dell'Unione europea, perché nel programma comunitario 2007-2013 come requisito per l'accesso allo stesso vi è quello di separare l'attività della gestione da quella di indirizzo. Quindi, vi è stata la necessità di costituire un'agenzia nazionale autonoma rispetto all'attività di indirizzo del Ministero o degli organi politici.
Il personale collocato all'interno di tale Agenzia è costituito in gran parte da personale già esistente all'interno dei vari Ministeri, che si è dimostrato talmente qualificato da riuscire, negli anni, a gestire diverse risorse che ammontano a circa 6-7 milioni di euro all'anno.Pag. 41
Ciò per fare un po' di chiarezza e per sottolineare che, recependo questa direttiva dell'Unione europea, trasformiamo un'agenzia, che già sta svolgendo le sue funzioni all'interno del Ministero degli affari sociali, in un ente autonomo.
Per tali motivi, invitiamo l'Assemblea ad esprimere un voto contrario sul presente emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Germontani 5.18 e Baldelli 5.3, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 454
Votanti 450
Astenuti 4
Maggioranza 226
Hanno votato
215
Hanno votato
no 235).

Prendo atto che i deputati Di Cagno Abbrescia e Bocci non sono riusciti ad esprimere il proprio voto e che il deputato Piro non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Baldelli 5.4. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

SIMONE BALDELLI. No, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, questo emendamento incide su un'osservazione, rilevata da più parti, in relazione alla previsione esplicita della decisione del Parlamento europeo e del Consiglio del 15 novembre 2006, in ordine alla richiesta di una competenza specifica da parte del personale dell'Agenzia dei giovani sulla cooperazione internazionale. Questo emendamento istituisce una commissione con tre docenti universitari per la valutazione di un curriculum vitae e per la revisione di una prova. È evidente che questo è uno degli aspetti importanti, non l'unico, di questo provvedimento e la nostra intenzione è di evitare di trovarci ad istituire l'ennesimo ente inutile o di provocare l'ennesima trasformazione dell'ente. Vorrei garantire al collega intervenuto prima di me che non è che tra i giovani non si parlasse d'altro che dell'iniziativa dell'Agenzia dei giovani. Si tratta di enti che svolgono spesso attività, magari, utile, ma sostanzialmente marginale, per quanto riguarda il panorama dei temi che interessano alle nuove generazioni; anzi, troppo spesso, essi vengono scavalcati virtuosamente da iniziative anche di privati, come le fondazioni, che invece riescono ad operare, nell'ambito dell'eccellenza e della cooperazione, in maniera molto più efficace. Ritengo che su tale punto, colleghi, si dovrebbe aprire una riflessione più approfondita sulla possibilità di destinare fondi, anche di enti di questo genere, alla valutazione e alla messa in pratica di programmi che valorizzino le eccellenze italiane e i migliori cervelli che escono dalle nostro università. Questo, però, è un altro discorso, che svolgeremo nella sede opportuna.
Crediamo che non si possa prescindere dall'esigenza della valutazione delle competenze di coloro che sono impiegati in questa Agenzia e, per contro, anche in due pareri distinti delle Commissioni parlamentari XI (Lavoro) e XII (Affari sociali) si fa richiamo a questa precisa indicazione relativa alla competenza nel settore della cooperazione internazionale. È una competenza che può essere richiesta in anticipo o che si può acquisire. Noi riteniamo che sia meglio averla in anticipo, proprio perché alcuni compiti dell'Agenzia sono inerenti all'ambito della cooperazione internazionale. Non si può pensare che, in sede di applicazione del decreto-legge, si Pag. 42aggiri questo «paletto» che pure è esplicitamente previsto all'interno della direttiva.
Oltre a ciò, mi associo alle considerazioni svolte, in precedenza, dal collega Conte, sulla composizione del personale allegata alla relazione tecnica. Colleghi, permettetemi una battuta: parliamo di un'agenzia composta da un presidente, vari consiglieri di amministrazione, un direttore generale, due dipendenti soltanto e tredici collaboratori continuati e continuativi; insomma, colleghi, alla faccia della sinistra, che fa una battaglia contro il precariato e che dice che il contratto a tempo determinato è precariato! Dalle nostre parti, l'approccio è molto più riformista e crediamo che il contratto a tempo determinato, esplicitamente previsto dalla legge, sia un meccanismo che sta portando ad effetti virtuosi e non rinneghiamo, nemmeno noi, quello che avete fatto voi, ovvero i Co.Co.Co di Romano Prodi e Tiziano Treu di due legislature fa. A nostro avviso, il contratto a tempo determinato è un elemento che deve esistere in un paese le cui dinamiche sociali debbono essere più flessibili. Tuttavia, ci appare singolare che una parte significativa della maggioranza, che fa una battaglia sul precariato, poi, di fronte a tutto questo, taccia sistematicamente.

PRESIDENTE. Sono presenti in tribuna per assistere ai nostri lavori una classe della scuola media statale Mozzillo di Afragola e un'altra del liceo scientifico Vallisneri di Lucca: la Presidenza saluta gli studenti e gli insegnanti, anche a nome dell'Assemblea (Applausi).

GIOACCHINO ALFANO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, con i loro interventi i colleghi Baldelli e Conte hanno svolto una riflessione sugli emendamenti Fugatti 5.22, Baldelli 5.4 e sui successivi. In Commissione avevamo concordato di tentare di trovare una soluzione o su un emendamento specifico, oppure ritirando i nostri emendamenti e trasformandoli in ordini del giorno perché, se li votassimo, avremmo difficoltà a riproporre le questioni al Governo.
Quindi, chiedo se sia possibile sospendere la seduta al fine di consentire un'ulteriore valutazione degli emendamenti riferiti all'articolo 5 e, poi, riprendere i nostri lavori.

PRESIDENTE. Qual è l'opinione del relatore?

MARIA LEDDI MAIOLA, Relatore. Signor Presidente, mi pare di avere intuito che vi è un accordo per sospendere i lavori intorno alle 13,30; quindi, possiamo proseguire nell'esame del provvedimento.
In ordine a questa materia si è svolto un dibattito in Commissione e, comunque si è addivenuti alla definizione di ordini del giorno - credo ragionevolmente di poter dire che riassumano gli orientamenti principali della Commissione -, sui quali si è trovato un denominatore comune e che sono riferiti a quanto è stato detto poc'anzi affermato, ossia alla necessità che i costi siano fortemente contenuti e che ci sia un diretto investimento dei giovani negli organi e nelle strutture.
Riteniamo pertanto che l'invito del collega Alfano sia stato già accolto.

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore, anche sulla base di corrette informazioni in ordine all'andamento dei lavori, ritiene opportuno proseguire nell'esame del disegno di legge di conversione.
Prendo atto altresì che i presentatori degli emendamenti Baldelli 5.4 e 5.5 non accedono all'invito al ritiro.
Passiamo pertanto ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Baldelli 5.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo e su quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Pag. 43

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 460
Votanti 456
Astenuti 4
Maggioranza 229
Hanno votato
212
Hanno votato
no 244).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Baldelli 5.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo e su quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

GIANFRANCO CONTE. Presidente, chiedo di parlare...

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 455
Maggioranza 228
Hanno votato
207
Hanno votato
no 248).

Prendo atto che i deputati Schirru e Viola non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Onorevole Conte aveva chiesto di intervenire?

GIANFRANCO CONTE. Sì, signor Presidente.
Credo che tutto l'articolo 5 presenti spunti particolarmente rilevanti, ma l'emendamento che abbiamo appena votato era il cuore di questo articolo...

PRESIDENTE. Onorevole Conte, lei intende intervenire sull'emendamento 5.100 della Commissione?

GIANFRANCO CONTE. No, mi riferivo all'emendamento Baldelli 5.4 che abbiamo appena votato...

PRESIDENTE. Ma gli emendamenti Baldelli 5.4 e 5.5 sono già stati votati.

GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, avevamo chiesto una sospensione perché credevamo andasse affrontato questo tema.

PRESIDENTE. Onorevole Conte, si è ritenuto di non poter accedere alla richiesta di sospensione dei lavori. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 473
Maggioranza 237
Hanno votato
470
Hanno votato
no 3).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 5.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, è questa un'altra proposta emendativa che, nell'ambito di un costruttivo confronto su questo tema, è volta ad introdurre un limite d'età all'interno dell'Agenzia nazionale di cui si tratta. Crediamo che, proprio in questo caso, debbano essere coinvolti i giovani: ci sembra scontato, doveroso, ma forse, come dice qualcuno, l'ovvio va ribadito poiché spesso viene trascurato.
In realtà, in linea di principio, non siamo d'accordo con tetti, limiti ed imposizioni di questo genere, anche se coloro i quali pongono riserve di carattere costituzionale a questo genere di norme cadono Pag. 44in errore proprio perché la nostra Carta costituzionale prevede tanti limiti anagrafici, tra i quali, ad esempio, l'accesso al Parlamento. Quindi, non si capisce perché siano previste nella Costituzione soglie minime d'accesso anagrafico e non si possano per legge stabilire soglie massime.
In ogni caso, è importante il principio, il criterio che questa proposta emendativa sottintende; secondo tale principio debbono essere i giovani ad occuparsi dei giovani. In un paese come l'Italia esistono persone, con meno di trent'anni, in grado di ricoprire incarichi di vertice all'interno di questa struttura; crediamo che in Italia vi sia personale, con meno di trent'anni, laureato, preparato e fornito delle necessarie competenze - dettate dalla decisione del Parlamento europeo e del Consiglio e relative alla specifica materia della cooperazione internazionale - che intende occuparsi di questo.
Una volta tanto, il legislatore deve prevedere un requisito corrispondente non all'anzianità, ma alla giovinezza. Nel privato, infatti, non vengono solamente considerati la competenza e il merito, ma anche la giovane età è un requisito di maggior valore che influisce anche sulla maggiore spendibilità di un curriculum, di una competenza. Ciò, crediamo debba valere anche per il sistema pubblico, compresa l'Agenzia nazionale per i giovani.
Permettetemi la battuta: avete nominato ministro per le politiche giovanili anziché un giovane deputato impegnato in politica, una persona che ha già ricoperto la carica di ministro nella legislatura che vide il centrosinistra andare al Governo nel 1996. Crediamo, quindi, che questa possa rappresentare l'occasione per svolgere un più sereno ragionamento e per dare un segnale concreto.

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro del suo emendamento formulato dalla Commissione e dal Governo.

GIOACCHINO ALFANO. No, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 5.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere negativo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 466
Maggioranza 234
Hanno votato
212
Hanno votato
no 254).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Baldelli 5.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, anche questo emendamento riguarda il limite anagrafico circa le collaborazioni, i comandi, le convenzioni, ai sensi dell'articolo 8, comma 4, lettera g), del decreto legislativo n. 300 del 1999.
È evidente, signor Presidente, che questa parte riguarda in particolar modo le collaborazioni esterne, di cui ho già parlato in precedenza. Si tratta di collaborazioni esterne che cozzano con la visione del lavoro di una porzione della maggioranza. Ciò riguarda anche la campagna sociale che si sta svolgendo anche in contiguità con certo sindacato antagonista e l'impostazione dei problemi sociali legati all'ambito lavorativo.
Anche in questo caso torniamo alla questione anagrafica. L'Europa vuole l'Agenzia dei giovani indipendente e autonoma. Quindi, ritornano prepotentemente le questioni dell'autonomia di questa Agenzia nella sua funzione che, di fatto, espropria e sostituisce quella del Ministero delle politiche giovanili. Al riguardo ci auguriamo che il Governo, in seguito all'approvazione di questo provvedimento, Pag. 45ritiri la delega sulle politiche giovanili al ministro Melandri e lasci che questa Agenzia faccia - per così dire - il suo mestiere. Infatti, proprio in occasione delle collaborazioni esterne, vi è la possibilità di operare una scelta che è più complessa con riferimento al personale, in quanto quest'ultimo è distaccato da altre amministrazioni e funzioni.
Ricordava prima il collega che si tratta di un'Agenzia che viene «riformulata» - lo dico tra virgolette - secondo i criteri e le esigenze rappresentate nella direttiva; tuttavia, non è un'Agenzia che viene costituita a partire da zero.
Dal punto di vista delle collaborazioni esterne, noi crediamo che questo criterio, colleghi, possa essere valutato con maggiore attenzione. Questo sarebbe un segnale di sensibilità e, allo stesso tempo, l'occasione per la maggioranza di non prestarsi a critiche strumentali. Vi assicuro che queste critiche noi le faremo, perché potrebbero essere corrette: mettere in piedi l'Agenzia dei giovani senza accogliere la proposta di assumere almeno dei collaboratori che siano giovani, per ipotesi comporterebbe l'assurdo che si istituisca un'Agenzia occupata, gestita e guidata da «vecchi tromboni»!

MARIA LEDDI MAIOLA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA LEDDI MAIOLA, Relatore. Le osservazioni del collega non sono prive di fondamento. Le ragioni del «no» all'emendamento tuttavia sono coerenti con quanto detto sino ad oggi in merito a questo provvedimento, ossia che l'irrigidimento in una norma, sia per quanto concerne i limiti temporali, sia i limiti d'età, non ci pare né corretta né opportuna.
D'altra parte, se noi definissimo che la categoria giovani - che peraltro, al momento, non è una categoria giuridica, ma una categoria dello spirito - arriva a trent'anni, credo che non renderemmo un grande servizio alla nostra semplificazione amministrativa.
Devo però dire che è logico e coerente un invito formale e sostanziale affinché siano presenti nel board e tra i dipendenti che lavoreranno nell'organico dell'Agenzia, persone che portino anche la sensibilità di chi ha un'età giovane all'interno di questo organismo. Pertanto, credo che l'ordine del giorno che è stato presentato, in questo senso, più che l'irrigidimento in una norma, possa venire in aiuto.
Del resto, nell'ordine del giorno si fa riferimento a 35 anni perché è l'età che comunque è considerata il punto di riferimento per quanto concerne le norme sulle imprese giovanili. Invece, se ci mettiamo a definire per legge che si è giovani a 30, 35 o a 39 anni, credo che non renderemmo un gran servizio al nostro sistema normativo.
Mi pare invece corretto - e auspico che su questo vi sia convergenza - l'ordine del giorno che raccoglie questa sensibilità, mantiene questo stimolo forte e indica in 35 anni l'età di riferimento per richiamare l'universo giovanile, partendo dalla normativa vigente (al riguardo, penso a quella relativa alle imprese).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Baldelli 5.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 459
Maggioranza 230
Hanno votato
208
Hanno votato
no 251).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Gioacchino Alfano 5.10 e Germontani 5.19.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro.Pag. 46
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Germontani. Ne ha facoltà.

MARIA IDA GERMONTANI. Grazie, Presidente. Anche questo emendamento va nel senso di stabilire un'età per coloro che andranno a comporre gli organi di vertice dell'Agenzia nazionale per i giovani.
Pertanto, non capisco il motivo per il quale non si intenda approvare questo emendamento, come i precedenti, che mira ad introdurre il requisito anagrafico necessario per essere nominati ai vertici di questa Agenzia, nonché per la stipula di altri eventuali contratti di collaborazione, comandi e convenzioni.
In più noi chiediamo che gli organi dell'Agenzia non debbano superare il trentesimo anno di età e che ad essi debbano partecipare soggetti di entrambi i sessi. Anche in questo caso, pur non indicando una percentuale della presenza femminile e maschile, crediamo sia opportuno inserire il principio (che riproduce un principio recepito dalla nostra Costituzione recentemente), perché intendiamo dare ampio spazio alla meritocrazia.
Per questo, non ritiro l'emendamento ed insisto per la sua votazione.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Gioacchino Alfano 5.10 e Germontani 5.19, non accettati dalla Commissione né dal Governo e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 457
Votanti 456
Astenuti 1
Maggioranza 229
Hanno votato
200
Hanno votato
no 256).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Baldelli 5.11.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Baldelli 5.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 458
Votanti 457
Astenuti 1
Maggioranza 229
Hanno votato
206
Hanno votato
no 251).

Avverto che l'emendamento Mungo 5.60 è stato ritirato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 5.8.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 5.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 453
Votanti 452
Astenuti 1
Maggioranza 227
Hanno votato
203
Hanno votato
no 249).Pag. 47

PIER FERDINANDO CASINI. Presidente, vada più lento!

PRESIDENTE. Farò tesoro della sua esperienza storica!
Passiamo alla votazione dell'emendamento Baldelli 5.9.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, io vorrei preannunziare il mio voto personale contrario a questo emendamento, perché credo che il trentesimo anno di età non sia dirimente né rappresenti una garanzia in positivo o in negativo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, sono molto contento che la relatrice abbia dimostrato, nel corso dei sui interventi, grande attenzione sulle questioni poste da questi emendamenti, vale a dire sulla necessità di considerare importante il requisito anagrafico all'interno della struttura dell'Agenzia. Credo sia opportuno precisare che non vi è alcuna volontà da parte di chi ha presentato questi emendamenti, di cui io sono primo firmatario in questo caso, di stabilire una sorta di «fascia legale di giovinezza» attraverso la norma che prevede che le assunzioni o gli incarichi debbano esser ricoperti da persone che non abbiano superato il trentesimo anno di età.
Non intendiamo stabilire una fascia legale della giovinezza secondo quella soglia. Prendiamo, però, atto che una soglia deve essere stabilita e che il limite dei 35 anni che l'impresa stabilisce è molto ampio. Siamo in un paese in cui, se si volesse fare una riflessione di natura sociologica, l'età giovanile si protrae oltremodo rispetto alla media dei paesi europei. Se si volesse attribuire al legislatore un compito che, forse, non è neanche il proprio, cioè quello di comprimere, regolare, orientare o modificare i rapporti sociali, le dinamiche sociali, certamente il legislatore, viste le esigenze di carattere sociale, di welfare, di sistema del lavoro, di sistema previdenziale, non potrebbe assecondare certe tendenze.
Certamente, il legislatore non può assecondare questa tendenza al protrarsi sine die della gioventù, sia essa anagrafica che sociale, delle nuove generazioni. Dovrebbe invece incoraggiare l'uscita dalla famiglia, l'ingresso nel mondo del lavoro ed in altre dinamiche il prima possibile. Chiaramente, pur stabilendo la soglia al trentesimo anno di età, potremmo anche decidere di anticiparla piuttosto che posticiparla. In realtà, possiamo parlare a lungo di numeri, di date e di età anagrafica, ma ritengo che sarebbe più utile considerare il principio in generale.
Al di là della considerazione sulla linea degli emendamenti proposti dalla collega Germontani in merito alla parità di genere e di opportunità (linea che viene introdotta anche da quegli emendamenti su cui la Commissione e il relatore hanno espresso parere contrario), ritengo che il tema di fondo sia quello di riuscire - l'Agenzia nazionale per i giovani, cari colleghi, è l'occasione per far ciò - ad introdurre un meccanismo, anche a livello concettuale (vedremo poi se, in sede di discussione degli ordini del giorno questa tendenza verrà accolta dal Governo, anche se in maniera meno stringente di una norma, con i limiti che essa presenta), che si traduca in un segnale in questa direzione. Sarebbe, così, la prima volta di una legge che pone un limite di età, in controtendenza rispetto a tutti gli altri posti.
Per questo motivo, ritengo che il mio emendamento 5.9 abbia un valore al di là della norma stringente, un valore che è significativo dal punto di vista sociale e politico.

GIOACCHINO ALFANO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 48

GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, avevo richiesto una sospensione dei lavori perché stiamo dimenticando un fatto importante, e cioè che questo decreto-legge è arrivato all'esame dell'Assemblea sulla scorta di questioni non proprie e di argomentazioni che sono state, alla fine, dichiarate inammissibili dal Presidente della Camera, rimandando, quindi, all'esame in aula il prosieguo del dibattito in particolare per quanto riguarda l'Agenzia per i giovani.
Anche noi siamo consapevoli del fatto che non sia molto utile stabilire la soglia dei trent'anni o qualsivoglia altro principio che garantisca i giovani, ma non avendo potuto procedere ad un approfondimento della materia in sede di Commissione, siamo stati costretti - e anche per questo motivo manteniamo alcuni emendamenti - a rimettere la questione all'Assemblea.
Avevamo espresso la possibilità - mi rivolgo alla relatrice - di ritirare tutti i nostri emendamenti qualora il Governo avesse manifestato la disponibilità ad accettare alcuni ordini del giorno preannunciati. La relatrice, però, ci ha chiesto di andare avanti. Non abbiamo avuto l'occasione per formulare le nostre proposte nelle sedi competenti (che, peraltro, non erano neppure tali, posto che noi siamo membri della Commissione finanze). Ci siamo, comunque, dichiarati disponibili ad affrontare questioni non di nostra competenza.
Signor Presidente, se intendiamo dare un maggiore impulso ai nostri lavori, sarebbe opportuno sospendere quì in modo da avere il tempo di ritirare gli emendamenti sui quali, per primi, non siamo d'accordo.

PRESIDENTE. Qual è il parere del relatore?

MARIA LEDDI MAIOLA, Relatore. Signor Presidente, posto che si è deciso di aggiornare la seduta fra pochi minuti, una sospensione a questo punto significherebbe terminare anticipatamente i nostri lavori.

PRESIDENTE. Il dato non mi sfugge...!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Vorrei solo annunciare il voto di astensione del gruppo dell'UDC sull'emendamento Baldelli 5.9. Comprendo la ratio dell'emendamento ma devo rilevare che si presta male al suo scopo: istituiamo l'Agenzia nazionale per i giovani e stabiliamo che per la stipula di eventuali ed ulteriori collaborazioni il requisito essenziale è di non aver superato i trent'anni.
Se un domani dovessimo istituire l'Agenzia per gli anziani, impiegheremmo tutta gente con più di ottant'anni? La logica, in questo caso, proprio non c'è.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per esprimere una considerazione. In questo caso, forse, l'età conta poco o nulla, l'importante è comunque che non si assuma altra gente visto che non vi è la necessità di farlo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Baldelli 5.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 448
Votanti 433
Astenuti 15
Maggioranza 217
Hanno votato
183
Hanno votato
no 250).Pag. 49

Prendo atto che i deputati Volontè e D'Agrò non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto astenersi.
Passiamo all'emendamento Borghesi 5.12. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

ANTONIO BORGHESI. Sì, signor Presidente, e chiedo di intervenire per spiegarne le ragioni.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, lo scopo del mio emendamento era di evitare, cogliendo anche altre preoccupazioni espresse in questa sede, che la costituzione dell'Agenzia nazionale per i giovani fosse causa di un incremento dei costi di struttura dello Stato.
Nei confronti dell'emendamento in esame sono stati evidenziati dalla Commissione bilancio alcuni elementi di problematicità. Conseguentemente, ho ritenuto opportuno ritirarlo e trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno da cui si evinca, sempre e comunque, l'idea che i costi di struttura dello Stato è bene che non aumentino ma, al contrario, se possibile, che diminuiscano.

ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, faccio mio, a nome del gruppo di Forza Italia, l'emendamento Borghesi 5.12.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.

GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, considerato che l'Agenzia nazionale per i giovani ricoprirà il ruolo di strumento destinato a sviluppare attività per i giovani, noi avremmo dovuto chiedere per essa maggiori risorse. Tuttavia, più volte noi abbiamo lamentato il rischio che ciò possa determinare un incremento di sprechi di denaro pubblico.
Noi abbiamo fatto nostro questo emendamento, nonostante sullo stesso la Commissione bilancio abbia espresso parere contrario, proprio perché riteniamo che dall'istituzione di tale Agenzia, che nasce da strutture vecchie e per la quale non si conoscono neanche i criteri di valutazione dei membri chiamati a farne parte, emergono numerose preoccupazioni. Conseguentemente, è normale per noi chiedere che, almeno in questa fase, dalla sua istituzione non derivino nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Onorevole Presidente, quanto previsto dall'emendamento in esame, ritirato dal presentatore e fatto proprio dall'onorevole Leone a nome del gruppo di Forza Italia, si pone in perfetta sintonia con il nostro convincimento, tant'è che l'emendamento successivo, l'emendamento Fugatti 5.13, presenta sostanzialmente lo stesso contenuto. Noi non possiamo pensare ad una situazione da cui derivi un aumento di sprechi all'interno dello Stato o comunque occasioni per sperperare denaro pubblico.
Proprio perché riteniamo tale emendamento coerente con la nostra politica, chiedo alla Presidenza di aggiungere sullo stesso la mia firma e quella dei colleghi del mio gruppo.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, mi sembra che sia chiaro a tutti che stiamo costituendo un'Agenzia di dubbia utilità. La costituiamo perché lo dobbiamo fare, ma se avessimo potuto decidere in autonomia probabilmente avremmo ritenuto di fare qualcosa di diverso. Giunti ormai a questo punto, ci riesce difficile Pag. 50anche chiarire quali sono le competenze del ministero e quali quelle dell'Agenzia che si va ad istituire; competenze che spesso si sovrapporranno tra loro, le une con le altre.
Dal momento che non ne conosciamo l'utilità, diventa necessario che almeno questa operazione che ci accingiamo a realizzare non comporti nuovi oneri. Non c'è dubbio, infatti, che i maggiori costi che andremmo a sostenere non produrrebbero, a loro volta, un'utilità per i cittadini. Questa è la ragione dell'inciso «senza nuovi o maggiori oneri per il bilancio dello Stato». Se fosse un'operazione interessante per i giovani, destinerei a tale iniziativa risorse in abbondanza. Il fatto è che noi stessi non sappiamo bene cosa ci accingiamo a costruire. Lo facciamo solo perché altri ci obbligano a farlo, per accedere ai finanziamenti europei.
L'emendamento Borghesi 5.12, ritirato dal presentatore e fatto proprio dall'onorevole Leone a nome del gruppo di Forza Italia, sotto questo profilo diventa determinante. Stiamo impiegando risorse senza ottenere un'utilità; quindi, non impieghiamole!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, esprimerò un voto contrario sull'emendamento in esame.
Vorrei capire la logica con la quale stiamo procedendo. Prima, qualcuno chiedeva addirittura di introdurre per il personale un limite di età di trent'anni.
L'emendamento in esame prevede che l'Agenzia nazionale per i giovani svolga le sue funzioni «senza nuovi o maggiori oneri per il bilancio dello Stato». Ma perché si istituisce questa agenzia? Per trasferire del personale da un ufficio a un altro? Oppure crediamo che la direttiva europea possa essere utile a perseguire tutte le funzioni e gli obiettivi fissati? Se quello che si ha non è sufficiente, non vedo perché si debbano legare le mani dello Stato nel rendere produttiva tale agenzia, che comunque ha un costo per la collettività.
Allora, o noi stiamo istituendo un organismo che deve servire a migliorare il servizio dello Stato, oppure realizziamo un abito troppo stretto, perché lo Stato spende soldi senza ricavare una effettiva utilità dagli investimenti fatti.
Capisco la contrapposizione e la polemica politica: è la ricchezza della politica. Però, quando si ha a che fare con problemi di emergenza, che in questo caso riguardano i giovani, non si tratta di creare strutture asfittiche, inutili e improduttive. Occorrono mezzi e strumenti per rendere produttivo anche ciò che si spende, dal momento che questa agenzia ha un costo.
Se affrontiamo un costo, quest'ultimo deve rendere. Se stabiliamo che l'agenzia deve funzionare senza ulteriori costi aggiuntivi da parte dello Stato, la stronchiamo sul nascere: allora sì che questa agenzia diventa un carrozzone inutile! Si crea, infatti, un carrozzone che non è in grado di operare. Credo che il senso di questa norma debba essere esattamente il contrario: fare in modo che ci sia una struttura dello Stato che puntualmente riesca ad incidere sulle questioni dei giovani: sull'occupazione, sul lavoro e su altri obiettivi.
Invito, quindi, i colleghi a riflettere. Ovviamente, i proponenti hanno predisposto l'emendamento in buona fede. Conoscendo l'onestà intellettuale del collega Leone, egli a nome del suo gruppo ha fatto proprio l'emendamento più per contrapposizione politica che non guardando al contenuto dello stesso. Proprio per la stima che nutro nei confronti del collega Leone gli rivolgo un invito: fare proprio un emendamento non significa che si debba votare a favore dello stesso. Si può far proprio un emendamento ed esprimere un voto contrario sullo stesso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, visto che si sta svolgendo un ampio dibattito Pag. 51sull'emendamento in esame, sulla cui «proprietà» ci si può esercitare molto, e considerato che è presente il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, trattandosi di oneri finanziari vorrei, chiedere al Governo un chiarimento definitivo sull'argomento. Eventualmente, sulla base di ciò, potremmo anche rivedere la nostra posizione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 5.12, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo di Forza Italia, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 444
Votanti 432
Astenuti 12
Maggioranza 217
Hanno votato
159
Hanno votato
no 273).

Secondo le intese intercorse tra i gruppi parlamentari, il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

TESTO AGGIORNATO AL 5 FEBBRAIO 2007

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente (ore 13,35).

Testo sostituito con l'errata corrige del 5 FEBBRAIO 2007 PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del regolamento, in sede referente, alla I Commissione (Affari costituzionali):
S. 1236 - «Conversione in legge del decreto-legge 27 dicembre 2006, n. 299, concernente abrogazione del comma 1343 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, recante disposizioni in materia di decorrenza del termine di prescrizione per la responsabilità amministrativa» (approvato dal Senato) (2200) - Parere della II Commissione.
Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dall'articolo 96-bis, comma 1, del regolamento, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15,15, con lo svolgimento di interpellanze urgenti.
PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del regolamento, in sede referente, alla I Commissione (Affari costituzionali):
S. 1236 - «Conversione in legge del decreto-legge 27 dicembre 2006, n. 299, concernente abrogazione del comma 1343 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, recante disposizioni in materia di decorrenza del termine di prescrizione per la responsabilità amministrativa» (approvato dal Senato) (2200) - Parere delle Commissioni II e V.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dall'articolo 96-bis, comma 1, del regolamento, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15,15, con lo svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta, sospesa alle 13,35, è ripresa alle 15,20.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Brugger, Folena e Realacci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Rinvio interpellanza urgente - Leone n. 2-00341)

PRESIDENTE. Avverto che il Governo ha chiesto di rinviare ad altra seduta lo svolgimento dell'interpellanza urgente Leone n. 2-0341. Onorevole Leone, lei accede a tale richiesta?

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, intervengo solo per dare l'assenso al rinvio Pag. 52della trattazione della mia interpellanza, che auspico si svolgerà la prossima settimana, stante l'urgenza.
Il Governo ha ragione a chiedere il rinvio, perché si tratta di un argomento delicatissimo e ponderoso. Occorre una risposta seria e concreta a quanto si chiede. Quindi, auspichiamo una risposta nella prossima settimana e diamo il consenso alla richiesta di rinvio.

(Iniziative per il riconoscimento dell'anzianità giuridica ed economica maturata presso l'ente di provenienza a favore del personale ATA della scuola - n. 2-00332)

PRESIDENTE. L'onorevole Satta ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00332 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1).

ANTONIO SATTA. Signor Presidente, signor sottosegretario, si tratta di un problema cosiddetto «all'italiana».
La legge 3 maggio 1999, n. 124 stabiliva che il personale ATA degli istituti e scuole statali di ogni ordine e grado dovesse essere trasferito dagli enti locali allo Stato.
Questo è avvenuto a tutti i livelli. In seguito questo persone, che hanno continuato a svolgere il proprio lavoro (che è sempre rimasto lo stesso, tranne alcuni casi di trasferimento in altri enti dello Stato) alla fine della carriera si sono ritrovate la pensione ridotta di tantissimi anni. Ciò è accaduto perché non è stata riconosciuta loro l'anzianità di servizio, che avevano maturato presso gli enti locali.
Si tratta francamente di un gravissimo atto di ingiustizia perché quest'anzianità non è stata riconosciuta dallo Stato attraverso provvedimenti diretti, nonostante diversi decreti e disposizioni; quindi, gli interessanti hanno attivato l'unica procedura loro possibile per ottenere giustizia, ossia il ricorso al giudice del lavoro fino alla Cassazione: tutti gli organi giurisdizionali aditi si sono regolarmente espressi a favore del personale ricorrente.
Il problema riguarda ben circa 80 mila ex dipendenti locali, di cui circa 25 mila hanno risolto il problema attraverso cause intentate contro lo Stato.
Faccio l'esempio di un assistente tecnico del liceo scientifico della città dove abito, Olbia (posso anche dire il nome: si tratta del signor Mario Carta), che, dopo aver svolto 39 anni ed oltre di servizio nel suo ruolo di assistente tecnico, si è visto riconosciuta l'anzianità di 21 anni, come se gli altri 18 non fossero stati anni lavorativi.
Il computo è stato effettuato sulla base di un'interpretazione distorta: essendo noto che gli stipendi corrisposti dagli enti locali sono più bassi di quelli delle amministrazioni statali, lo Stato nella fase di transizione ha giocato, diciamo così, su questa differenza. In altre parole, le pensioni sono state calcolate in base agli stipendi inferiori pagati dagli enti locali, non a quelli percepiti dagli interessati in qualità di dipendenti statali.
Conoscendo la sensibilità del sottosegretario e del ministro riguardo a problemi così importanti, chiediamo loro semplicemente se non ritengano urgente e necessario ripristinare, attraverso provvedimenti anche normativi, comunque erga omnes (quindi, non soltanto nei confronti di coloro i quali hanno proposto ricorso, ma anche di tutti gli altri che si trovano nella medesima condizione), il diritto dei lavoratori ATA della scuola provenienti dagli enti locali, con il pieno riconoscimento dell'intera anzianità giuridica ed economica maturata presso l'ente di provenienza, con la conseguente abrogazione del comma 218 dell'articolo 1 della legge finanziaria 2006 (già superato dalle sentenze che l'autorità giurisdizionale competente ha pronunciato in materia).
Credo che il Governo debba misurarsi con il problema che è stato segnalato. Non è pensabile che, mentre il Parlamento vuole che le aziende si mettano in regola, che i lavoratori percepiscano una busta paga veritiera perché il monte lavoro finale delle retribuzioni percepite venga trasferito nella pensione, il Governo possa non essere sulla stessa linea.Pag. 53
Auspico che il Governo dica una parola chiara al riguardo - sono certo che l'ascolteremo tra poco - e faccia giustizia relativamente ad un caso che riguarda 80 mila lavoratori, oggi alle dipendenze dello Stato, ma provenienti dagli enti locali (25 mila di essi hanno già ottenuto giustizia nelle aule giudiziarie).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla pubblica istruzione, Gaetano Pascarella, ha facoltà di rispondere.

GAETANO PASCARELLA, Sottosegretario di Stato alla pubblica istruzione. Signor Presidente, all'onorevole Satta è ben nota la complessa questione che concerne l'applicazione dell'articolo 8 della legge 3 maggio 1999, n. 124, attualmente sottoposto al vaglio di legittimità della Corte costituzionale.
L'articolo 8 della legge ha posto a carico dello Stato il personale amministrativo tecnico e ausiliario degli istituti e scuole di ogni ordine e grado ed ha conseguentemente disposto il trasferimento nei ruoli del personale ATA statale del personale degli enti locali in servizio nelle scuole ed istituti statali alla data di entrata in vigore della legge medesima, prevedendone l'inquadramento nelle qualifiche funzionali e nei profili professionali corrispondenti e demandando la disciplina relativa alle modalità del trasferimento ad un successivo decreto del ministro della pubblica istruzione, da emanarsi di concerto con i ministri dell'interno, del tesoro, del bilancio e della programmazione economica e per la funzione pubblica, sentiti l'ANCI, l'UNCEM e l'UPI.
In particolare, la legge ha stabilito che al personale ATA proveniente dagli enti locali è riconosciuta, ai fini giuridici ed economici, l'anzianità maturata presso l'ente locale di provenienza. La stessa legge ha tuttavia previsto che, in corrispondenza dell'inquadramento nei ruoli statali del personale degli enti locali, si procede alla contestuale e progressiva riduzione dei trasferimenti statali in favore degli enti locali medesimi in misura pari alle spese comunque sostenute dagli stessi enti nell'anno finanziario precedente a quello dell'effettivo trasferimento del personale. In pratica, i costi che lo Stato avrebbe dovuto sostenere per il personale entrato a far parte dei propri ruoli dovevano essere ridotti dai trasferimenti accordati ai comuni e alle province, da cui proveniva detto personale.
Per l'attuazione del citato articolo 8, in data 20 luglio 2000, è stato siglato dall'ARAN e dai rappresentanti delle organizzazioni sindacali un apposito accordo, che, come previsto dalla legge, è stato recepito dal decreto 5 aprile 2001, adottato dal ministro della pubblica istruzione, di concerto con quelli dell'interno, del tesoro, del bilancio e della programmazione economica e, infine, di quello per la funzione pubblica.
Con tale decreto sono stati definiti i criteri di inquadramento del personale interessato. In particolare, il decreto ha previsto che l'inquadramento dei dipendenti in parola dovesse avvenire in base al criterio del «maturato economico», ossia collocando gli interessati nella posizione stipendiale di importo pari o immediatamente inferiore al trattamento annuo in godimento al 31 dicembre 1999. L'eventuale differenza tra l'importo della posizione stipendiale di inquadramento ed il trattamento annuo in godimento al 31 dicembre 1999 sarebbe stata corrisposta ad personam e considerata utile, previa temporizzazione, ai fini della maturazione delle successive classi di stipendio, ciò al fine di garantire ai trasferiti il mantenimento del livello economico raggiunto negli enti locali, se superiore rispetto a quello dello Stato, nonché di effettuare il trasferimento senza oneri aggiuntivi per lo Stato, in quanto, come già detto, la legge n. 124 del 1999 non ha previsto alcun finanziamento per l'attuazione del citato articolo 8.
Per una più completa conoscenza di questa complessa vicenda è anche opportuno ricordare che le modalità di determinazione del trattamento economico per il personale scolastico statale e per quello degli enti locali sono diverse. Infatti, per il Pag. 54personale scolastico statale la retribuzione è formata dal trattamento fondamentale - basato su classi di stipendio di importo progressivo, che vengono attribuite alla scadenza di periodi di servizio prestabiliti - nonché dal trattamento accessorio, disciplinato dalle norme contrattuali di settore; per il personale degli enti locali, invece, la retribuzione è formata dal trattamento economico fondamentale, cui corrisponde lo stipendio tabellare, dalla retribuzione individuale di anzianità e dal trattamento accessorio, anch'esso disciplinato dalle norme contrattuali settore.
Quindi, diversamente dal personale del comparto «scuola», per il personale degli enti locali - come avviene per la generalità degli altri dipendenti pubblici - l'anzianità di servizio è valutata a parte, con una specifica voce di stipendio, che si aggiunge alle altre voci.
Considerate tali differenze strutturali tra i trattamenti economici delle due categorie di personale, la disposizione dell'articolo 8 della legge n. 124 del 1999, è stata applicata dall'amministrazione tenendo conto, ai fini dell'inquadramento nei ruoli statali del personale proveniente dagli enti locali, del trattamento economico complessivo in godimento - che, come già detto, comprende anche l'anzianità di servizio - ed attribuendo agli interessati la corrispondente classe di stipendio prevista per il personale scolastico statale.
In molti casi, il personale interessato ha contestato i criteri di inquadramento adottati dall'amministrazione, ritenendoli in contrasto con la specifica disposizione contenuta nell'articolo 8, comma 2, della legge n. 124 del 1999, in base alla quale al personale in argomento va riconosciuta, ai fini giuridici ed economici, l'anzianità di servizio maturata presso l'ente locale di provenienza.
Ne è derivato un diffuso contenzioso che in alcuni casi si è concluso, come peraltro già rilevato dall'onorevole Satta, in Corte di Cassazione, con la soccombenza dell'amministrazione. Vi sono però anche casi di giudici che, in consapevole contrasto con la Cassazione, hanno espresso un diverso giudizio, condividendo la tesi dell'amministrazione, in virtù della riconosciuta natura contrattuale dell'accordo del 20 luglio 2000, della valenza quale fonte normativa di tale accordo e dell'assoluta assenza, nella legge n. 124 del 1999, della previsione di una copertura finanziaria per i pretesi aumenti retributivi da corrispondere al personale in parola. In presenza di questa situazione è intervenuta la legge 23 dicembre 2005, n. 266, ossia la legge finanziaria per l'anno 2006, che, all'articolo 1, comma 218, reca l'interpretazione autentica della norma controversa. Alla luce di questa norma interpretativa risulta corretto il criterio di inquadramento adottato dall'amministrazione.
Convengo con le obiezioni espresse dall'onorevole Satta circa la situazione di disomogeneità che tutto ciò ha determinato nell'ambito del personale interessato. Confermo che il Governo non ha attivato alcuna iniziativa in sede di discussione della legge finanziaria per l'anno 2007, anche perché la Corte costituzionale non si è ancora pronunciata sulla norma di interpretazione autentica. Il ministero sta seguendo con grande attenzione l'evolversi di questa complessa situazione e, appena si sarà pronunciato l'organo costituzionale, valuterà la situazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Satta ha facoltà di replicare.

ANTONIO SATTA. Signor Presidente, non so se al mio posto vi fosse l'onorevole D'Antoni a rispondere su questo tema, quale sarebbe stata la sua pronuncia. Non posso essere soddisfatto, nel modo più assoluto. Ancora una volta lo Stato, per dare ragione ai lavoratori, attende addirittura che si pronunzi la Corte costituzionale. Vi è anche una disparità: da una parte vi sono circa venticinquemila lavoratori, che sono in regola e hanno ottenuto tutto, perché hanno beneficiato di sentenze anche cumulative, che hanno riguardato cioè duecentosettanta persone; dall'altra, 55 mila lavoratori che sono ancora nel limbo e che per essere sistemati devono Pag. 55attendere il giudizio della Corte costituzionale.
Credo che uno Stato di diritto debba compiere uno sforzo maggiore - onorevole sottosegretario, lo dica al ministro Fioroni - perché, dopo che abbiamo fatto uno sforzo nella legge finanziaria per sistemare i precari, battaglia giusta che qualifica questo Governo e questa maggioranza, non possiamo il giorno dopo dare un esempio di ingiustizia così grave.
Credo sia un problema grande, di cui si deve far carico lo stesso Parlamento, in quanto non è pensabile che si debbano avere lavoratori di serie A e di serie B, cioè lavoratori che hanno avuto l'opportunità di accedere al giudizio, quindi ottenere sentenze favorevoli ed altri che, invece, non hanno avuto l'accortezza di andare davanti al giudice o i soldi per pagare l'avvocato per farlo.
Credo che però, di fronte ad una situazione così diffusa di 25 mila lavoratori già sistemati, che hanno avuto il riconoscimento della loro anzianità, uno sforzo debba essere fatto - mi rivolgo a lei, mi rivolgo anche al sottosegretario D'Antoni per la parte che lo riguarda e per la sensibilità sindacale che gli rimane, anche perché chi parla ha militato sempre nella CISL e nella CISL-scuola per giunta - perché la risposta è necessaria. Si tratta, infatti, di una risposta - lo ripeto ancora una volta - di giustizia sociale nei confronti di chi ha svolto seriamente il proprio lavoro sino all'età pensionabile.
Non è accettabile quindi che sia una risposta interlocutoria, che rimandi alle calende greche, che cerchi ancora di risparmiare: quando poi esploderà il caso, lo Stato dovrà pagare interessi e altro, con l'ulteriore conseguenza di un danno all'erario.
Invito per questi motivi il sottosegretario a rivedere la sua posizione e ad affrontare il problema, tanto più che egli ed i colleghi firmatari presenteranno ancora una volta l'interpellanza in oggetto, anche se in altra forma, perché non intendono abbassare la guardia.

(Condizioni tariffarie per l'approvvigionamento di energia elettrica a favore delle imprese del Sulcis Iglesiente - n. 2-00322)

PRESIDENTE. L'onorevole Mereu ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00322 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 2).

ANTONIO MEREU. Signor Presidente, intervengo brevemente per ricordare il problema. Si tratta della seconda interpellanza urgente che presentiamo al Governo sull'argomento, perché vorremmo sollecitare, anzi trovare una soluzione per l'applicazione di tariffe energetiche agevolate per le industrie energivore situate nella nostra Sardegna, in particolare nel sito di Portovesme. Su tali industrie si basa l'economia dell'intera regione, la quale attende ormai da diversi anni la soluzione del problema, che riteniamo non possa essere ulteriormente procrastinata.
Vorrei ricordare al viceministro che il Governo precedente (il Governo Berlusconi) aveva riconosciuto che le aziende Portovesme e Alcoa - sono quelle principali -, le quali producono piombo, zinco e alluminio (prodotti strategici per la nostra nazione) con un costo di energia che grava sensibilmente sui costi di produzione, trovano difficoltà ad inserirsi in un mercato internazionale. Da qui il riconoscimento del fatto che l'adozione di tariffe agevolate era necessaria e indispensabile per dare uno sviluppo al territorio.
Il Governo Berlusconi, dunque, con un decreto del 2005, oggi all'attenzione della Commissione europea, ha riconosciuto questa situazione. Noi avevamo già presentato, come dicevo prima, una interpellanza, rispondendo alla quale il sottosegretario Gianni, a nome del ministro, aveva dichiarato l'intenzione da parte del Governo di continuare ad esercitare una pressione sull'Europa per giungere alla soluzione del problema; tuttavia attualmente non ne vediamo ancora l'uscita. Si tratta, infatti, non solo di un problema di tariffe, che già di per sé è importante, ma anche, ad esempio, della costruzione di una nuova centrale, collegata al bacino del Pag. 56Sulcis Iglesiente, e quindi alla ripresa dell'estrazione mineraria.
Ci troviamo in pratica di fronte al territorio di una intera provincia, che aspetta una soluzione, a nostro avviso determinante non solo per la soluzione del problema evidenziato, ma anche per uno sviluppo successivo e diversificato. Diversamente, ci troveremmo veramente in difficoltà; è per questo che sul tema incalzeremo sempre il Governo in carica, attendendo dal viceministro una risposta positiva.

PRESIDENTE. Il viceministro dello sviluppo economico, D'Antoni, ha facoltà di rispondere.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI, Viceministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, in continuità con quanto fatto dal precedente Governo e con la risposta fornita dal sottosegretario Gianni, ci siamo mossi presso la Commissione europea affinché le decisioni assunte con la legge n. 80 del 2005 potessero essere tramutate in fatti concreti. Come sappiamo bene, la tariffa differenziata incontra le obiezioni dell'Unione europea perché configura un aiuto di Stato che ostacola la concorrenza.
Per tale ragione ci siamo mobilitati ed il ministro Bersani, in un incontro avuto a novembre con la commissario alla concorrenza, Kroes, ha sostenuto la tesi della legge n. 80 e la possibilità che l'Unione europea concedesse la relativa autorizzazione. Finalmente, in data 22 gennaio 2007 (quindi pochi giorni fa) è pervenuta una lettera a firma del direttore generale della Commissione europea. In tale lettera - pur nel presupposto che non dovrebbero esser autorizzati aiuti al finanziamento agli utenti, salvo che in circostanze davvero eccezionali - viene dato atto testualmente dell'eccezionalità dell'attuale situazione infrastrutturale della Sardegna che legittima la Commissione ad autorizzare aiuti, ponendo peraltro limiti operativi a tali aiuti e suggerendo soluzioni di mercato da adottare nel prossimo futuro per risolvere il problema dell'alto costo dell'energia elettrica sull'isola. Si provvederà quindi a breve ad ulteriori e necessari approfondimenti tecnico-giuridici sulla proposta formulata dalla Commissione.
Quindi, il percorso indicato si è avviato con qualche mese di ritardo, ma - ahimè - sappiamo bene quante complicazioni esistano nei rapporti con l'Unione europea e quanto occorra adoperarsi sia in termini di pressione politica che di operatività tecnica. Tuttavia, avendo ricevuto questa risposta, pensiamo che i provvedimenti adottati con la legge n. 80 possano finalmente, con i dovuti aggiustamenti tecnici, andare in porto.
Per quanto riguarda la seconda parte dell'interpellanza, ci siamo mossi affinché il differenziale energetico della Sardegna venisse recuperato nel più breve tempo possibile. Già nel marzo 2006 è stato deciso l'utilizzo del nuovo cavo SAPEI che collegherà la Sardegna alla penisola e per il quale sono già stati avviati i lavori.
Per quanto riguarda la questione del collegamento e dell'arrivo del gas metano, è stato fatto un accordo con il Governo algerino ed entro il 2010 il gasdotto dovrebbe essere ultimato.
Da ultimo, arriviamo alla costruzione di una centrale di produzione elettrica che possa utilizzare il carbone prodotto nelle miniere dell'Iglesiente, problema che anche noi avvertiamo come molto serio ed impegnativo. Oltre a tutto ciò che si renderà necessario, è stata avviata finalmente la procedura. La competenza è ormai esclusiva e fa capo alla regione Sardegna, ma abbiamo comunque avuto garanzie dalla stessa regione che si farà in modo che entro il maggio del 2007 la nuova centrale possa diventare operativa.
Ritengo che ci siamo mossi con serietà ed impegno per venire incontro al grave problema che la regione Sardegna aveva ed ha e che l'interpellanza ha sottoposto all'attenzione del Governo.

PRESIDENTE. L'onorevole Mereu ha facoltà di replicare.

ANTONIO MEREU. Signor Presidente, di fronte ad affermazioni così precise da parte del Governo, è chiaro che non posso Pag. 57che dichiararmi soddisfatto. Tuttavia, devo aggiungere che noi ne seguiremo con attenzione gli sviluppi perché non vorremmo che gli accorgimenti tecnici diventassero man mano sempre più grandi. Non mi aspetto che tali difficoltà sorgano da parte del Governo (certamente non mi aspetto questo), bensì da parte della Commissione europea. Per tale motivo continueremo ad essere vigili e seguiremo insieme al Governo gli sviluppi del problema.

(Iniziative del Governo a favore del Mezzogiorno - n. 2-00334)

PRESIDENTE. L'onorevole Ossorio ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00334 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3).

GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente, a Caserta, l'11 e il 12 gennaio scorso, si è svolta una riunione del Consiglio dei ministri, che ha assunto una decisione importante a favore del nostro meridione.
Al termine della riunione il Presidente del Consiglio, l'onorevole Romano Prodi, ha rilasciato una dichiarazione che a noi napoletani suona come un autorevole impegno. Egli ha affermato che, se non riparte Napoli, non riparte l'Italia.
Ebbene, credo si possa ripartire bene, nel rinnovato impegno per le regioni meridionali d'Italia, a condizione che si chiariscano alcuni punti che ho evidenziato nella mia interpellanza. Ad oggi, le condizioni del Mezzogiorno rappresentano ancora una preoccupante emergenza politica, sociale ed economica. Una pesante eredità di cui il paese non riesce a liberarsi.
Eppure, in presenza dei profondi mutamenti economici che si stanno verificando su scala internazionale, la competitività del sistema Italia passa inevitabilmente per la soluzione definitiva - noi ce lo auguriamo - proprio di quella che, fino a qualche anno fa, si indicava come questione meridionale.
L'allargamento dei mercati, sotto la spinta di un inarrestabile processo di economia aperta, pone in evidenza la necessità che l'Italia sappia competere su uno scenario sempre più vasto e complesso, sul quale sono apparsi da decenni nuovi protagonisti particolarmente aggressivi. Basti pensare a quanto, nel mercato del lavoro in Italia, si stia facendo concretamente sentire la presenza delle economie asiatiche e a quanto quella concorrenza incida nel mercato del lavoro meridionale.
Per mantenere adeguati i tassi di sviluppo e quindi di benessere, l'Italia deve riuscire a rimanere competitiva nel mercato globale. A nostro avviso, oggi non esiste un piano organico di rilancio industriale, strutturale e coerente per il sud. Quest'ultimo continua ad essere considerato come una emergenza da affrontare ciclicamente, attraverso politiche di sostegno limitate nel tempo e sempre di carattere congiunturale.
In questi ultimi anni, abbiamo assistito inermi ad una progressiva e devastante dismissione dell'apparato industriale di tutto il sud. In particolare, in Campania, queste dismissioni hanno avuto effetti drammatici, indebolendo in maniera evidente un tessuto sociale già debole; è inutile sottolineare che queste dismissioni hanno avuto quale effetto diretto una forte recrudescenza del fenomeno malavitoso, contribuendo a rafforzare sul territorio organizzazioni delinquenziali che, in alcune zone, arrivano ormai ad assumere un carattere parastatale.
È fondamentale pensare al rilancio di una struttura industriale complessa, diffusa e capillare, capace di sopravvivere autonomamente. È necessario dare il via ad un sistema industriale moderno e autopropulsivo. Ma un sistema industriale coerente necessita del rilancio del sistema creditizio e finanziario meridionale. Infatti, anche quest'ultimo settore è stato oggetto di una lenta ma inarrestabile decadenza; basti pensare alla scomparsa del Banco di Napoli.
Orbene, con il vertice di Caserta, sembra che il Governo abbia voluto lanciare un segnale chiaro nella direzione di una Pag. 58precisa volontà di rilancio del sud. È inutile sottolineare che si tratta di un'occasione, che probabilmente sarà l'ultima.
Pertanto, devono essere chiari e riconoscibili sette punti essenziali: i centri di spesa; i meccanismi di erogazione; i criteri che li regoleranno; i criteri di selezione; i piani industriali; i soggetti ammessi a beneficiare di tali sostegni, che dovranno essere perfettamente riconoscibili; la qualità della spesa pubblica. Bisogna evitare la creazione di mille rivoli improduttivi, nei quali si possono disperdere tali energie.
In questo quadro, appare assolutamente necessario considerare sempre la situazione della città di Napoli che, con il suo comprensorio, rappresenta un agglomerato urbano di più di 4 milioni di abitanti. Si tratta dell'area metropolitana più vasta d'Italia, ma anche della più complessa.
Ciò dà luogo ad una condizione estremamente difficile da governare, a causa della drammatica debolezza della sua struttura urbana, industriale e finanziaria. È una realtà, le cui dimensioni amplificano, inevitabilmente, le carenze dell'intero sistema produttivo italiano. Il Governo nazionale non può rimanere inerte, come in passato, davanti a tutto ciò, soprattutto perché Napoli e la Campania rappresentano, come il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non ha mancato di precisare, non solo un grande patrimonio storico e culturale, ma anche una risorsa enorme su cui investire.
Con la presente interpellanza, si chiede al Governo di fornire indicazioni più dettagliate sulle proposte che l'Esecutivo intende presentare al Parlamento, per dare effettività agli impegni assunti nel corso del vertice di Caserta. Concludo, sottolineando che sarebbe importante conoscere, quindi, insieme ai sette punti che ho poc'anzi evidenziato, anche l'esatto ammontare delle cifre stanziate. Al riguardo, c'è stata una nebulosa di notizie e non si è potuto capire esattamente di che cosa parliamo: se derivano esclusivamente da impegni assunti dall'attuale Esecutivo (o se risultano stanziamenti pregressi del precedente Governo), quanti di questi fondi abbiano provenienza comunitaria e se verrà instaurata una cabina di regia unica per gestire questi finanziamenti, ovvero se si potranno gestire sul territorio.
Come ho già avuto modo di dire, quella del sostegno al risanamento e allo sviluppo del Mezzogiorno è una partita fondamentale per il Governo, soprattutto alla luce del fatto che, nella precedente legislatura, poco o nulla è stato fatto in merito. Non si possono lasciare i livelli locali di Governo del territorio, città, province e regioni abbandonate senza che il Governo nazionale sia forte e preciso. Milioni di cittadini del meridione, lo scorso anno, hanno accordato la loro fiducia proprio nella speranza che la coalizione dell'Unione potesse fornire al paese segnali di rinnovamento, veri, reali e tangibili e non solo impegni formali.

PRESIDENTE. Il viceministro per lo sviluppo economico, Sergio Antonio D'Antoni, ha facoltà di rispondere.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI, Viceministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, condivido l'impostazione e l'analisi che l'onorevole Ossorio ha esposto. Avendo, tra l'altro, all'interno del Governo, questa responsabilità, sono contento che ci sia una forte sensibilità in Parlamento che vada nella direzione di un impegno forte per lo sviluppo delle aree deboli del paese, se vogliamo che l'Italia si unisca davvero e possa competere, a livello europeo ed internazionale. Consegnerò all'onorevole Ossorio una nota scritta, che precisa, per quanto possibile in questa fase, le risposte alle domande che sono state poste, proprio per cercare di dare la massima trasparenza la nostra azione.
In questa sede, preciso che ci muoviamo sulla base di un'impostazione generale che prevede, in sette anni, la spesa complessiva per le aree meridionali di 101 miliardi di euro, che sono il frutto del finanziamento europeo per le aree sottosviluppate, il cosiddetto finanziamento di coesione, (distinguendo tra le aree di obiettivo 1, di convergenza, e le aree di obiettivo 2, di competitività), del cofinanziamento Pag. 59nazionale, che è di 28 miliardi di euro, con il supporto di intervento nazionale, il cosiddetto FAS, ovvero il Fondo aree sottoutilizzate. Nella proposta approvata dal CIPE e poi dal Consiglio dei ministri, il 10-11 gennaio a Caserta, che abbiamo inviato alla comunità perché la possa valutare, abbiamo provveduto anche al rispetto agli obiettivi di Lisbona cui la Comunità vincola l'erogazione dei suoi fondi.
Nella distinzione ci muoviamo per fare in modo che si recuperino i ritardi che il Mezzogiorno ha accumulato, in una chiara impostazione di qualità della spesa. Per questo motivo, abbiamo predisposto un finanziamento complessivo nei 7 anni che coprono l'intero settennio affinché si possa cominciare a programmare senza l'incertezza che si è avuta negli anni precedenti, di non sapere esattamente su quante risorse puntare. Abbiamo elaborato questo tipo di impostazione perché ora abbiamo grande chiarezza, ognuno ha le sue responsabilità e potrà affrontare con serietà, attraverso i cosiddetti piani operativi nazionali, i piani operativi regionali e i piani interregionali, il problema di mettere in moto processi di sviluppo che puntino a risolvere la questione dell'industria manifatturiera, dei servizi e complessivamente dell'industria che abbia sbocchi sul mercato, in particolare per quel che riguarda le nuove tecnologie e la possibilità di utilizzare le risorse intellettuali che esistono nel Mezzogiorno.
Tutto questo produce una suddivisione pari, avendo le regioni grande competenza in materia, al 61 per cento per le stesse ed al 39 per cento per lo Stato. In particolare, per la regione Campania - era una delle domande - in questi 7 anni ci saranno 12 miliardi di euro (diciamo che corrispondono all'impostazione che prima ho dato), proprio perché siamo consapevoli della centralità della Campania e di Napoli in questo quadro di sviluppo del Mezzogiorno.
Tutto ciò fa parte del piano, ma questo non basta. Questo è sicuramente un elemento fondamentale per dare una certezza sulle questioni delle infrastrutture, del recupero della formazione, della ricerca e di tutte le problematiche aperte in cui aumentiamo gli stanziamenti anche in proporzione molto sostanziale, proprio per dare una seria risposta a problemi che hanno gravi ritardi nell'area meridionale.
A tutto questo accompagniamo un'azione cosiddetta ordinaria molto forte per attrarre gli investimenti, che consiste in tre misure: il credito di imposta per nuovi investimenti, il cuneo fiscale differenziato per le aziende che operano nel Mezzogiorno e l'individuazione delle cosiddette nuove zone urbane franche, che siano in grado di attrarre investimenti, soprattutto di piccole e medie imprese, così come è stato fatto nell'esperienza francese.
Inizieremo il 21 febbraio, attraverso un rapporto con le regioni e le parti sociali, il confronto per attuare tutto l'insieme di queste problematiche, e in un rapporto coerente e costante con il Parlamento cercheremo di dare sempre conto e ragione di quello che faremo, nella convinzione che è importantissimo per tutti che a tale impostazione corrispondano opere, risultati, obiettivi e più alti livelli occupazionali: questo è negli intendimenti del Governo e penso che lo sviluppo del Mezzogiorno sia una di quelle scommesse che qualifica un Esecutivo: se la vince, cambia la storia del paese, mentre non aggiungo l'altra ipotesi.

PRESIDENTE. L'onorevole Ossorio ha facoltà di replicare.

GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente, la replica è ovviamente sintetica e l'intervento del viceministro non ha bisogno di un dibattito. Io lo ringrazio perché ci farà avere una nota scritta, la leggeremo con attenzione e ne daremo anche opportuna pubblicità sul territorio della Campania perché è il punto dolente della questione del Meridione. Sull'argomento saremo attenti; immaginiamo che il Governo Prodi sappia avere grande sensibilità ed attenzione. Tuttavia, avremmo voluto avere una risposta sin d'adesso dal viceministro D'Antoni - cui va, comunque, il Pag. 60nostro ringraziamento - e sapere se ci sarà una cabina di regia unica oppure se i finanziamenti saranno gestiti sul territorio.

(Interventi in relazione alla situazione finanziaria della società Caltanissetta Agricoltura e Sviluppo SCPA - n. 2-00339)

PRESIDENTE. L'onorevole Misuraca ha facoltà di illustrare l'interpellanza Leone n. 2-00339 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 4), di cui è cofirmatario.

FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, prendo la parola per tanti motivi; innanzitutto perché chi segue i nostri lavori indubbiamente deve capire di cosa stiamo parlando.
Ho piacere che sia il viceministro D'Antoni a rispondere a questo atto di sindacato ispettivo poiché anch'egli, come il sottoscritto, è originario di Caltanissetta. Egli sicuramente è a conoscenza delle vicende che hanno interessato la sua città, poiché ha partecipato, nel 1996, alla cosiddetta programmazione negoziata, che tante speranze ha ingenerato nella nostra provincia.
Sono alla mia terza legislatura e nel passato, signor viceministro, più volte sono intervenuto in aula per accelerare la realizzazione di quelle speranze di cui ho appena fatto cenno.
Entrando nel merito della questione, rilevo che la provincia di Caltanissetta si è caratterizzata proprio per la programmazione negoziata in tre momenti: patti territoriali, cosiddetti di vecchia generazione, che hanno consentito la costituzione della Caltanissetta SCPA, una società soggetto responsabile; il patto per l'agricoltura costituito dal soggetto responsabile, Caltanissetta Agricoltura e Sviluppo; il contratto d'area, nel territorio di Gela, con il soggetto responsabile Gela sviluppo.
In questa legislatura - in piedi da appena sette mesi -, più volte ho presentato atti di sindacato ispettivo. Voglio ricordare, in particolare, l'interrogazione del 25 luglio sulla Caltanissetta SCPA e sui patti territoriali.
Il Governo non ha ancora dato risposta all'interrogazione appena ricordata, così sono stato costretto, signor viceministro, a presentare un'interpellanza urgente che oggi ci troviamo a svolgere; quest'ultima, riassume i diversi momenti della programmazione negoziata in provincia di Caltanissetta.
Per quanto concerne la Caltanissetta SCPA - è ricordato nell'interpellanza senza aggiungere nulla di nuovo -, l'interrogazione del 25 luglio manifestava la mia preoccupazione - e quella dei colleghi che l'avevano sottoscritta - circa la sua sopravvivenza. Stiamo parlando del soggetto responsabile che, purtroppo, vive un momento di agonia; tra l'altro, proprio in questi giorni vi è stato un cambio al vertice, ma non so se i suoi uffici, signor viceministro, glielo hanno comunicato.
Non vi sono più gli organi della Caltanissetta SCPA, sono stati eletti nuovi rappresentanti, ma la società è ferma perché priva di capitali, perché non riceve più gli utenti e non riesce più a fornire risposte e ad interloquire con il Ministero dello sviluppo economico. In ogni caso, nel frattempo è scoppiata la grana della Caltanissetta Agricoltura, poiché, come dicevo inizialmente, si tratta della società che sta portando avanti la programmazione e la realizzazione di stabilimenti, di opifici nel settore dell'agricoltura: su 100 istanze, 71 sono arrivate a compimento. Devo dire che si tratta di un bel successo poiché si sono create speranze e aspettative nel settore dell'agricoltura, tra l'altro rispetto al 1995-1996 vi è stata anche la riforma della PAC e gli stabilimenti ci sono. Anche in questo caso, la società di coordinamento, il soggetto responsabile è all'agonia, nel senso che i soci di maggioranza (la provincia regionale di Caltanissetta, il comune di Gela e di Caltanissetta) non intendono sottoscrivere l'aumento di capitale sociale perché sperano che il Ministero dello sviluppo economico conceda dei contributi per attivare la società.Pag. 61
Lei, signor viceministro, ricorderà che vi sono stati degli emendamenti alla finanziaria, presentati dalla maggioranza e dall'opposizione - tra i quali anche i miei -, per consentire la ricapitalizzazione di queste società, sia della Caltanissetta SCPA sia della Caltanissetta Agricoltura. La posizione della questione di fiducia - ancor prima che mi si dia la risposta - - non ha consentito l'approvazione di questi emendamenti.
Tuttavia, in questo caso vi è anche la beffa: gli imprenditori sono lì per lì per chiudere. Devono incassare il saldo, eppure non ricevono i collaudi da parte del ministero in quanto vi è una società che non può più sopravvivere.
Allora, con l'interpellanza in oggetto chiediamo risposte sulla situazione delle due società, in particolare sulla Gela Sviluppo.
Inoltre, vogliamo capire se il ministero ha effettuato un riscontro dei benefici che ha portato la programmazione negoziata in provincia di Caltanissetta, considerato che vi è anche qualche impresa sull'orlo del fallimento e che oggi non ci sono risposte esaustive. Crediamo che, forse, vi siano responsabilità da ricercare anche in altre sedi. Grazie.

PRESIDENTE. Il viceministro dello sviluppo economico, Sergio Antonio D'Antoni, ha facoltà di rispondere.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI, Viceministro dello sviluppo economico. Grazie, Presidente. All'inizio della suo intervento, l'onorevole Misuraca ha ricordato quanto io personalmente - sia nella mia precedente attività che in quella attuale - creda nello strumento della programmazione negoziata. Dunque, ritengo che le comunità locali possano dare avvio ad una spinta dello sviluppo locale negoziato, con la partecipazione di tutti. Purtroppo, in questa vicenda i tempi sono stati troppo estesi.
Non intendo fare polemiche, ma sono stati persi anni decisivi dal 2001 al 2006, e non è un caso. Basta guardare a ciò che è avvenuto per rendersi conto che a questo tipo di interventi - sia per la questione dei soggetti gestori, sia per la questione degli altri provvedimenti - il Governo precedente non ha creduto. Infatti, ha affidato tale strumento alla regione, lasciando un vuoto normativo impressionante. Il nostro Governo - e in particolare, con la mia responsabilità -, ha cercato di rimettere in moto i processi, proprio perché sono convinto, con riferimento alla parte finale delle considerazioni svolte dall'onorevole Misuraca, che tale strumento, pur nelle sue luci ed ombre, ha dato risultati positivi.
Bisogna affrontare le questioni che sono ancora aperte. Una l'abbiamo risolta con la legge finanziaria, in quanto abbiamo avuto una proroga per poter rimodulare i finanziamenti per il 2007 e per il 2008. L'altra, invece, riguarda il finanziamento del soggetto gestore. Tale ultima questione, tuttavia, non è stata ancora risolta perché, per l'appunto, nella legge finanziaria non è passato il rifinanziamento.
Dunque, ci stiamo adoperando, assumendoci la nostra responsabilità, affinché si possa trovare una soluzione, reperendo le risorse necessarie, pur sapendo quanto ciò sia difficile dal momento che si tratta di andare a »scavare«. Infatti, i problemi, purtroppo, non riguardano solo Caltanissetta. Nelle stesse condizioni di Caltanissetta vi sono molte altre realtà: dunque, se i problemi si risolvono per una, bisogna risolverli per tutte.
Ciò pone un problema di risorse che non è facile risolvere. Tuttavia, ci stiamo impegnando perché tutto vada in questa direzione. Sorprende anche me il fatto che i soggetti istituzionali preposti allo scopo non si impegnino adeguatamente. Noi possiamo dare un contributo, a patto che i soggetti istituzionali preposti si assumano la stessa responsabilità.
Quindi, in questo senso, ci impegniamo, perché l'esperienza vada avanti con la proroga prima enunciata; cercheremo di reperire nel più breve tempo possibile le risorse necessarie, perché i soggetti responsabili Pag. 62possano impegnarsi; tutti i collaudi rimanenti saranno espletati nel più breve tempo possibile.
Solleciterò anch'io, per quanto mi compete, i soggetti istituzionali, perché partecipino al processo, con la loro responsabilità, perché lo sviluppo del territorio è interesse di tutti, del Governo nazionale, regionale e locale.

PRESIDENTE. L'onorevole Misuraca ha facoltà di replicare.

FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, non mi ha chiesto se mi ritengo soddisfatto, ma questo me lo chiedo da solo.
Potrei dividere l'intervento del viceministro in due momenti. Della prima parte, non posso ritenermi soddisfatto, perché ha sviluppato un ragionamento non partitico, ma di coalizione, per non riaprire polemiche, come da lui affermato. Vorrei dire al viceministro che dal 2001 al 2006 è stato posto in essere il salvataggio da parte del Governo Berlusconi che ha modificato il regolamento e che ha consentito anche di abbattere la percentuale delle assunzioni, altrimenti molte revoche si sarebbero dovute attuare. Se non è salvataggio questo, non so a cosa si riferisce il viceministro!
Se poi intendeva riferirsi, quanto alla programmazione negoziata, a chi lo ha preceduto nell'alto incarico, viceministro, non era nelle mie intenzioni dare questo genere di risposte, ma bene ha fatto chi ha bloccato in quel periodo quel settore, perché lei sa che poi sono state scoperte le truffe. Dovevamo salvare il denaro pubblico ed è stato fatto! Ci siamo assunti la responsabilità di aver bloccato quel settore, ma abbiamo moralizzato. Adesso ripartiamo e lei, nella seconda parte del suo intervento, ha affermato che dobbiamo lavorare tutti insieme.
Conoscendo la sua autorevolezza, il suo prestigio e la sua sensibilità, vorrei dire: bando alle chiacchiere! Se lei ha preso atto delle cose che ho detto, che un autorevole amministrazione della provincia di Caltanissetta (è documentato anche nei consigli di amministrazione) non intende salvare queste società, allora le chiedo cortesemente di convocare o di recarsi a Caltanissetta, per dire a questa gente, a questi rappresentanti che loro si dovranno assumere la responsabilità!
Se, come lei dice, questo è il momento in cui il Governo sta cercando di attivare anche i collaudi, già questa è una risposta che mi auguro sia veramente concreta e vera. Se, invece, lei si riferisce al fatto che i collaudi sono superati - quelli sotto i 250 mila euro - le devo dire, purtroppo, che, nella mia e nella sua provincia, non esistono attività entro i 250 mila euro! Pertanto, abbiamo bisogno di collaudatori!
Signor viceministro, il problema è urgente ed impellente. Le posso garantire che vi sono aziende che non riescono a trasmettere le carte a Roma perché trovano chiuse le porte della società Caltanissetta SCPA. Vi sono aziende che non riescono più a sopravvivere, perché le banche stanno facendo le ingiunzioni, perché non riescono ad incassare il saldo dal Ministero dello sviluppo economico.
Avete bisogno dell'opposizione? L'opposizione è a vostra completa disposizione! Cosa dobbiamo fare? Chiedetecelo, perché noi la nostra parte l'abbiamo fatta anche in momenti non sospetti, anche quando eravamo al Governo. Adesso spetta a voi!
Signor viceministro, forse, io e lei da siciliani dobbiamo fare una cosa: dobbiamo fare in modo che gli enti locali siano gestiti in modo diverso. Bisogna anche capire se gli enti locali devono ancora partecipare ad iniziative come queste.
Già una volta abbiamo affossato - su questo siamo stati d'accordo - l'idea della regione imprenditrice; non possiamo più ripetere lo sbaglio di avere enti locali imprenditori, perché ciò viene percepito da rappresentanti degli enti locali come un sottogoverno ed è ciò che si sta verificando in provincia di Caltanissetta.
In provincia di Caltanissetta i rappresentanti istituzionali degli enti locali non hanno assolutamente intenzione di salvare Pag. 63le aziende, ma utilizzano la Caltanissetta SCPA, la Caltanissetta Agricoltura SCPA, la Gela Sviluppo come momenti di sottogoverno! Questa è una vergogna, alla quale non possiamo più assistere e alla quale la politica deve rispondere!
Non mi ha risposto su un altro tema, signor viceministro. Io le chiedevo, in merito alla Gela Sviluppo, di conoscere, se gli uffici hanno i relativi dati, quali sono le consulenze e gli incarichi, perché anche di questo dobbiamo parlare, essendoci uno sperpero del denaro che viene affidato a coloro i quali gestiscono questi strumenti operativi, probabilmente anche lì per farsi degli «amici», per nominare commercialisti e avvocati, che poi possono essere utilizzati nelle campagne elettorali. Si tratta di accuse, nelle quali secondo me si deve riconoscere tutta la politica. Per questo dobbiamo fare in modo di moralizzare anche questi enti.
Concludo, signor viceministro, augurandomi un impegno da parte sua - vedo che annuisce - ad intervenire, con l'autorevolezza che le riconosco, nei confronti di questi enti per salvare le nostra società della provincia di Caltanissetta.

(Recente ordinanza del ministro della salute in materia di tutela dell'incolumità pubblica dall'aggressione di cani - n. 2-00312)

PRESIDENTE. L'onorevole Poretti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00312 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 5).

DONATELLA PORETTI. Signor Presidente, l'interpellanza in questione è stata sottoscritta da 48 deputati. Ci tengo ad evidenziare che si tratta di deputati di tutti gli schieramenti, proprio per sottolineare l'importanza di un tema che dovrebbe essere trasversale e che in questo senso dovrebbe coinvolgere sia i parlamentari sia il Governo. È stata preparata insieme alla LAV (Lega Antivivisezione) e all'ADUC (Associazione per i diritti di utenti e consumatori). In seguito, fra l'altro, anche altre associazioni di animalisti ci hanno fatto pervenire il loro sostegno, e così anche veterinari e specialisti.
L'ordinanza pubblicata in Gazzetta Ufficiale lo scorso 13 gennaio recante il titolo «Tutela dell'incolumità pubblica dall'aggressione di cani» è l'ennesima ordinanza dettata dalla fretta - e si dovrebbe dire sempre che la fretta è cattiva consigliera - e dall'emergenza giornalistica. È stata redatta con un approccio burocratico e antiscientifico, a dimostrazione che anche questo Governo, come quelli precedenti, deve compiere ancora grandi passi in avanti su questi temi. Il vizio di fondo dell'ordinanza in questione è l'approccio culturalmente vecchio e dannoso: il cane viene considerato pericoloso, per il solo fatto di appartenere ad una determinata razza e non per avere un proprietario pericoloso. Si punisce così il cane, per le colpe dell'uomo.
Nell'ordinanza, oltre a misure che consideriamo e valutiamo anche positivamente - ricordo il divieto del taglio delle orecchie, della coda e delle corde vocali ed anche il divieto dell'uso del collare elettrico -, si allega una lista di razze di cani ritenuti potenzialmente aggressivi e per ciò di fatto considerati pericolosi. Si prevede per i cani di questa lista l'obbligo contestuale sempre di avere museruola e guinzaglio, non solo nei locali pubblici, nei mezzi pubblici di trasporto - regola che è in vigore per tutti i cani -, ma anche nei luoghi aperti al pubblico, cioè per strada e nei parchi. La norma di fatto impedirà la socializzazione dei nostri amici a quattro zampe e, come sostenuto da più pronunciamenti scientifici negli ultimi anni, rischia di fatto di aumentarne l'aggressività. Si tratta di una norma inutilmente punitiva ed inefficace per prevenire le morsicature, visto che i casi che si sono registrati sono avvenuti in casa o hanno riguardato cani scappati dai loro recinti e addestrati alla difesa.
Sempre per i cani segnalati nella lista, si prevede la possibilità che, nel caso in cui il proprietario non sia più in grado di detenere il cane, ne possa chiedere la soppressione. La soppressione, come Pag. 64estrema ratio, del cane mordace a cui non era possibile trovare alternative di vita possibili, in sicurezza, era già prevista nella legge n. 281 del 1991. Averlo scritto e specificato in questa ordinanza e riferendosi ai cani appartenenti alla lista delle razze cosiddette pericolose è un messaggio culturalmente devastante. A cosa sono servite fino ad oggi le campagne contro l'abbandono dei cani se si fa passare questo messaggio? Non era bastata la rivolta contro la prima ordinanza Sirchia in materia, dettata anch'essa dall'emergenza mediatica dell'agosto troppo caldo del 2003, con animalisti e veterinari a segnalare l'inutilità e il danno della lista delle razze? Perché l'ordinanza è stata perfino peggiorata con l'aggiunta della possibilità di sopprimere il cane senza motivo?
Infine, le chiedo le modalità con le quali è stato redatto l'elenco delle razze. Ci è stato detto che una commissione presso il Consiglio superiore della sanità si è riunita due volte, nel 2003, ed ha stilato un elenco di 16 razze, di cui 9 inesistenti sul territorio nazionale. Segnalo che in quella lista mancava il rottweiler; poi, tale razza è stata inserita nell'ordinanza in fretta e furia, perché evidentemente un rottweiler aveva morso qualcuno e la notizia era apparsa sui giornali e sulle televisioni. Nella lista manca, comunque, da sempre il dobermann e l'equivalente del pitbull, ossia l'american staffordshire: l'unica differenza dal pitbull è che, essendo una razza riconosciuta, esistono allevamenti che li vendono ufficialmente.
I tecnici della commissione hanno mai esaminato i numeri e le statistiche sui morsi? Sanno che il pastore tedesco è il responsabile della maggior parte delle morsicature? Lungi da me, ovviamente, la criminalizzazione delle razze! Guardo con grande positività a quanto succede oltreoceano, in California, dove con una legge statale si stabilisce che è vietato approvare leggi a livello delle contee in cui si criminalizza la razza dei cani.
Ieri mattina il sottosegretario Antonio Gaglione ha reso un'informativa urgente, su questa materia, in Commissione affari sociali. Sono intervenuti molti colleghi, tutti a sostenere l'importanza del rapporto uomo-cane e la necessità di un intervento del legislatore, incentrato sul possesso responsabile, sulla prevenzione delle aggressioni e sulla necessità di regolamentare le attività degli allevamenti e degli addestramenti dei cani.
Al termine dell'informativa il sottosegretario si è detto convinto di molte delle nostre argomentazioni, di cui avrebbe fatto tesoro. Egli ha preso appunti e ci ha detto che avrebbe riferito le nostre considerazioni al Ministero. Mi auguro che sia andata davvero così e mi auguro che la risposta sia oggi diversa rispetto a quella che, burocraticamente, ci è stata data ieri mattina: quindi, l'ascolterò con attenzione.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Gian Paolo Patta, ha facoltà di rispondere.

GIAN PAOLO PATTA, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, il Ministero della salute, come si è avuto occasione di precisare nell'informativa urgente che si è svolta presso la XII Commissione affari sociali nella giornata di ieri, ritiene di dover sottolineare come l'ordinanza del 12 dicembre 2006, in tema di tutela dell'incolumità pubblica dall'aggressione di cani, rispetto alle precedenti ordinanze in materia, contenga certamente alcuni elementi innovativi che garantiscono una maggiore tutela sia per gli animali che per i cittadini.
Relativamente agli elementi di maggiore tutela del benessere dei cani sono state previste norme di cautela importanti, quali il divieto del taglio delle orecchie, della coda e delle corde vocali, nonché la definizione dell'uso del collare elettrico come maltrattamento perseguibile ai sensi della normativa vigente.
Altro elemento qualificante è l'istituzione di percorsi di controllo e di rieducazione per la prevenzione delle morsicature, da applicare agli animali che abbiano già morsicato da inserire in una apposita lista.
L'elenco delle razze canine e i loro incroci è stato definito da una commissione Pag. 65appositamente istituita presso il Consiglio superiore di sanità i cui lavori si sono svolti nelle sedute del 29 settembre e del 17 ottobre 2003.
L'elenco si riferiva a 16 razze, di cui almeno 9 pressoché inesistenti sul territorio nazionale, come si può rilevare dalla tabella allegata. A queste è stata aggiunta la razza rottweiler che è risultata negli ultimi anni protagonista di numerose aggressioni.
È necessario sottolineare che l'identificazione di razze di cani particolarmente aggressive corrisponde a disposizioni adottate da altri paesi della Comunità europea e da alcune amministrazioni comunali del nostro paese.
Relativamente all'articolo 5 dell'ordinanza, il Ministero precisa che tale disposizione concerne i cani con aggressività non controllata, sui quali si evidenzia la necessità di un particolare e più efficace controllo da parte del servizio veterinario delle ASL. Il richiamo alla possibile soppressione degli animali è da intendersi come estremo rimedio a tutela dell'incolumità pubblica e degli altri animali conviventi, qualora il proprietario o il detentore non sia in grado di mantenere il possesso del proprio cane rispettando quanto previsto dall'ordinanza. In tal caso, è tenuto ad interessare l'autorità veterinaria competente per cercare, con le amministrazioni comunali, idonee soluzioni di gestione dell'animale; esclusivamente nell'ambito di questo quadro, è contemplata la possibilità di ricorrere a quanto previsto dall'articolo 2, comma 6, della legge n. 281 del 1991, ossia la soppressione dell'animale.
La misura in questione, quindi, lungi dal costituire un automatismo, si inserisce in un percorso volto alla gestione di animali dall'aggressività non controllata, all'interno del quale - è bene sottolinearlo - rappresenta l'estrema ratio.
Deve essere segnalato, infine, che gli obblighi di adottare, per le razze più aggressive, sia il guinzaglio sia la museruola, quando il cane si trova in luogo pubblico, di prestare un'idonea vigilanza e di stipulare una polizza assicurativa contro terzi da parte di proprietari sono rivolte a garantire l'incolumità delle persone. Si tratta di obblighi solo parzialmente più severi rispetto a quelli che gravano su chi detiene cani che appartengono a tutte le altre razze e non tali da costituire un'eventuale possibilità di maggiore aggressività per l'animale.
In merito all'ultimo articolo dell'ordinanza, si precisa che è attribuita alle autorità territoriali la potestà sanzionatoria, in presenza di violazioni alle disposizioni previste; tale attribuzione deriva dalla natura contingibile ed urgente propria dall'ordinanza, in considerazione della quale non è possibile prevedere la concreta applicabilità di sanzioni.
Tale vuoto, pertanto, è stato sanato prevedendo la citata potestà delle amministrazioni locali, secondo criteri su base territoriale.
Si segnala, inoltre, che il Ministero della salute, attualmente, sta elaborando una circolare esplicativa, da sottoporre all'esame di un gruppo di lavoro, del quale fanno parte anche tutte le componenti regionali.
Nella circolare, in particolare, dovranno essere definiti i criteri per la classificazione del rischio da cani con aggressività non controllata e i relativi parametri per la rilevazione, nonché i percorsi di controllo e rieducazione per la prevenzione delle morsicature; inoltre, saranno individuate le competenze delle autorità amministrative e sanitarie nei rispettivi ambiti territoriali, relativamente alla vigilanza e alla rilevazione del rischio potenziale, tenuto conto delle caratteristiche del cane e delle modalità di custodia, e le opportune misure di controllo sull'animale, correlate alla gravità del rischio.
Il Ministero della salute, pertanto, conferma le motivazioni a tutela della salute degli animali e delle persone che hanno determinato l'emanazione dell'ordinanza; deve essere sottolineata, peraltro, l'utilità di qualsiasi approfondimento ed apporto che pervenga da istituzioni e da soggetti associativi impegnati nel settore della salute e del benessere animale.Pag. 66
In tale ottica, si auspica e si ribadisce la disponibilità ad un dialogo sereno e collaborativo con tutte le istituzioni, anche a livello locale, e i suddetti soggetti, al fine dell'emanazione, nei tempi consentiti dalle procedure parlamentari, di una disciplina organica e definitiva di tutto il settore inerente al rapporto uomo-cane.

PRESIDENTE. L'onorevole Poretti ha facoltà di replicare.

DONATELLA PORETTI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario anche perché ha fatto la fatica di leggere la stessa risposta che mi era stata letta ieri dal sottosegretario Gaglione. Evidentemente, non ringrazio, invece, gli uffici del Ministero, che non si sono neppure degnati di aggiungere una virgola, una parola, una frase; anzi, alla fine del documento, adoperando una formula di rito che è veramente brutta in situazioni simili, viene ribadita la «disponibilità ad un dialogo sereno».
Ora, che dialogo c'è quando ci si parla - abbiamo mosso appunti, abbiamo proposto segnalazioni e si sono svolte discussioni -, ma il confronto non produce alcun risultato? Dopo che la Commissione è stata impegnata, ieri, per oltre un'ora, oggi abbiamo avuto la stessa risposta! Eppure, ieri ha avuto luogo un'informativa urgente, oggi trattiamo un'interpellanza urgente: qualche differenza ci doveva pur essere! Peraltro, anche nella risposta di oggi non è ancora indicato il criterio sulla base del quale si ritiene che mettere sempre guinzaglio e museruola ad un cane non ne faccia aumentare l'aggressività.
Non so davvero se sia servita a qualcosa la nostra mobilitazione serena, dialogante e disponibile. Al nostro tentativo di mettere in evidenza le incongruenze del testo dell'ordinanza del 13 gennaio segue, oggi, una sensazione di delusione: avete liquidato in maniera burocratica una questione che non meritava tale trattamento. Tante persone provano affetto per gli animali. Sono tantissime anche le persone sole che hanno deciso di avere la compagnia di un cane, che diventa un loro amico. Sono tanti anche i bambini che crescono in case in cui vivono cani. Invece, il messaggio che l'ordinanza trasmette è che i cani sono pericolosi.
Il Parlamento deve intervenire per cercare di rimediare al danno provocato dall'ordinanza. Quindi, auspico che i parlamentari che hanno sottoscritto, insieme a me, l'interpellanza e quelli che hanno presentato proposte di legge al riguardo (esse propongono di andare in tutt'altra direzione) facciano capire a tutti che il rapporto tra l'uomo ed il cane deve essere affrontato in maniera diversa. Mi auguro che anche le associazioni animaliste ed i veterinari facciano sentire la loro voce e si ribellino all'ordinanza.
Purtroppo, in Italia si preferisce la strada facile della denuncia, dell'emergenza mediatica: le fotografie pubblicate dai giornali in occasione di aggressioni ritraggono pittbul e rottweiler anche quando il cane protagonista di un'aggressione non appartiene a tali razze (in qualche caso, se non si tratta di pittbul, non si dà neppure la notizia). La risposta della classe politica è, spesso e volentieri, quella di mettere un bel divieto: si impone un obbligo ma, comunque, se nessuno lo rispetta, non importa! Quando la «bacchetta magica», che dovrebbe risolvere tutti i problemi, non dà risultati, ci si rifugia nella regola italiana del quieto vivere: se c'è una legge che fa schifo, non la si rispetta! Così si fa! Così è andata nel caso dell'ordinanza dell'ex ministro Sirchia: disponeva che praticamente tutti i cani dovessero portare museruola e guinzaglio, ma nessun cane li aveva! E così succederà ora! Per quanto mi riguarda - l'ho già detto in questa sede e più dell'autodenuncia non posso fare -, continuerò a portare il mio cane, che, per uno strano caso del destino, è pittbull (cose che capitano: si nasce anche di questa razza...), senza museruola (ovviamente, la porterò con me quando dovrò prendere il treno con il cane, ma già lo prevedevo), ed il mio cane continuerà a stare accanto al passeggino di una bambina di dieci mesi Pag. 67(con tutte le dovute attenzioni che si devono avere, ovviamente, quando si tiene un cane accanto ad un passeggino).
Questo è ciò che farò, da oggi in poi, nella mia sfera privata. Quanto alla sfera pubblica, mi auguro che i parlamentari e tutti quelli che dicono di amare i cani e gli animali si diano da fare per modificare l'ordinanza.

(Contenuti e gestione dell'accordo tra il Ministero dell'interno e Poste italiane in relazione alle pratiche per il rinnovo dei permessi di soggiorno - n. 2-00335 e n. 2-00336)

PRESIDENTE. Avverto che le interpellanze urgenti Amici n. 2-00335 e Migliore n. 2-00336, che vertono sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 6).

ANTONIO ATTILI. Signor Presidente, si dovrebbero svolgere prima la mia interpellanza e quella dell'onorevole Raiti!

PRESIDENTE. Onorevole Attili, le vostre interpellanze saranno svolte successivamente.

SALVATORE RAITI. Nell'ordine del giorno della seduta sono pubblicate prima delle interpellanze urgenti degli onorevoli Amici e Migliore!

PRESIDENTE. Mi attengo all'impostazione che è stata concordata con il Governo e con gli uffici della Camera. Eventualmente, si potrebbe procedere ad una richiesta rivolta agli onorevoli interpellanti ed al Governo se convenire su una variante rispetto a quanto programmato dalla Camera e dal Governo, considerando ragioni di orario, che peraltro ritengo comuni a tutti. A riprova di quanto ho detto in precedenza, segnalo inoltre che non è presente in aula il sottosegretario competente a rispondere alle vostre interpellanze. Siamo in attesa del suo arrivo. Egli, infatti, contava su un orario diverso. Proseguiamo, dunque, con l'impostazione stabilita, sperando tutti in uno svolgimento conciso delle interpellanze.
L'onorevole Amici ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00335.

SESA AMICI. Signor Presidente, rinuncio ad illustrarla e mi riservo di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. L'onorevole Frias ha facoltà di illustrare l'interpellanza Migliore n. 2-00336, di cui è cofirmataria.

MERCEDES LOURDES FRIAS. Rinuncio ad illustrarla, signor Presidente, e mi riservo di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Marcella Lucidi, ha facoltà di rispondere.

MARCELLA LUCIDI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, cercherò di raccogliere il suo invito alla sintesi, anche se l'interpellanza a prima firma dell'onorevole Migliore è piuttosto complessa e pertanto richiederebbe una risposta altrettanto approfondita.
La legge n. 271 del 12 novembre 2004 ha previsto che l'amministrazione dell'interno in materia di immigrazione, nell'ambito della semplificazione delle procedure amministrative, possa stipulare, senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica, convenzioni con i concessionari di pubblici servizi o con altri soggetti non pubblici per la raccolta e l'inoltro ai propri competenti uffici delle domande e delle dichiarazioni o atti dei privati e per lo svolgimento di operazioni preliminari all'adozione dei provvedimenti richiesti, nonché per l'eventuale inoltro agli interessati dei provvedimenti conseguentemente rilasciati.
Gli incaricati del pubblico servizio, addetti alle procedure definite dalle convenzioni, possono essere autorizzati a procedere all'identificazione degli interessati, a carico dei quali viene previsto l'importo relativo al servizio. Per lo snellimento delle procedure e per la riduzione dei tempi di rilascio e di rinnovo dei titoli di Pag. 68soggiorno il Ministero dell'interno ha elaborato un progetto che prevede la stipula di intese con l'ANCI e con gli istituti di patronato, nonché una convenzione con Poste italiane al fine di perseguire economie gestionali nello svolgimento dell'attività amministrativa, realizzando un migliore utilizzo delle risorse disponibili.
Con decreto del ministro dell'interno del 12 ottobre 2005, il costo del servizio, a carico del richiedente, è stato stabilito in 30 euro. A tale costo debbono aggiungersi 14,62 euro per la marca da bollo. L'ulteriore costo di 27,50 euro è stato fissato con decreto del 4 aprile 2006, adottato dal ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il ministro dell'interno, per il rilascio del permesso di soggiorno elettronico, in conformità agli obblighi, imposti in sede comunitaria, per l'istituzione di un modello uniforme per i permessi di soggiorno da rilasciare ai cittadini di paesi terzi. Con decreto del ministro dell'interno del 3 agosto 2004 sono state adottate le relative regole tecniche di sicurezza e, all'articolo 6, è stato individuato l'Istituto poligrafico e Zecca dello Stato quale organo competente alla produzione dei documenti di soggiorno.
Sulla base del progetto, quindi, il ministro dell'interno ha stipulato il 30 gennaio 2006 una convenzione con Poste italiane, il 9 febbraio 2006 un protocollo di intesa con gli istituti di patronato e il 13 febbraio 2006 un protocollo di intesa con l'ANCI.
La Convenzione con Poste italiane prevede l'esternalizzazione dell'attività di front office precedentemente svolta dagli uffici immigrazione delle questure, l'informatizzazione delle procedure, la tracciabilità delle istanze in ogni fase del procedimento con l'attivazione degli elementi di sicurezza contenuti nella ricevuta di accettazione, l'utilizzo di prassi amministrative uniformi su tutto il territorio nazionale.
L'intenzione dell'accordo era quella di consentire il recupero del personale degli uffici immigrazione, già impegnato nelle attività delegate, il venir meno della necessità di ricorrere a lavoratori interinali, la riduzione dei tempi di rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno e l'assenza di oneri a carico del bilancio dell'amministrazione statale.
Gli istituti di patronato e gli uffici comunali hanno, invece, il compito di assistere gli stranieri, informandoli sui documenti necessari e sulle modalità di presentazione. Gli istituti di patronato, inoltre, hanno competenza a supportare gratuitamente i richiedenti nella compilazione delle istanze e nella trasmissione, in via telematica, dei relativi dati. Gli stessi istituti dispongono, altresì, di un canale privilegiato per seguire le pratiche durante il loro iter e conoscerne l'esito per informarne i diretti interessati.
Questa nuova procedura opera nel pieno rispetto delle regole fissate dalla normativa vigente in materia di procedimento amministrativo.
Non esiste, infatti, alcun impedimento alla produzione di documentazione aggiuntiva rispetto a quella prevista dal kit; la questura rimane l'unico soggetto titolare del procedimento amministrativo, poiché l'attività delegata a Poste italiane è quella relativa all'acquisizione delle istanze; la stessa questura, inoltre, può richiedere integrazioni alla documentazione prodotta dal richiedente.
I campi obbligatori della procedura informatica corrispondono a quelli previsti dalla normativa vigente quali requisiti indispensabili per la ricevibilità della domanda. In ogni caso, la questura può intervenire direttamente sull'istanza in formato elettronico, «sbloccandola» qualora ne sussistano i presupposti.
La nuova procedura interviene, dunque, solo sulle modalità di presentazione delle domande, al fine di fornire un miglior servizio agli interessati, in quanto i punti di accesso all'utenza non sono più i 103 uffici immigrazione delle questure, bensì i 5332 uffici postali abilitati all'accettazione delle istanze ed i 14000 uffici postali abilitati alla distribuzione della modulistica.
A seguito delle notizie di un esaurimento dei kit presso gli uffici postali - come da voi ricordato - e del fiorire di Pag. 69una vergognosa compravendita illegale di moduli, il Ministero dell'interno, oltre ad avviare i necessari accertamenti di polizia, ha immediatamente chiesto a Poste italiane di provvedere al sistematico rifornimento degli uffici postali abilitati.
Poste italiane ha comunicato che, alla data odierna, sono stati distribuiti 2 milioni di kit, un quantitativo che, a fronte di una stima del fabbisogno pari a circa 120 mila istanze mensili, potrebbe essere ritenuto sufficiente a soddisfare le richieste di rilascio o di rinnovo per i prossimi diciotto mesi. Resta ferma, in ogni caso, la possibilità per lo straniero di rivolgersi anche ai patronati e ai comuni, come ricordavo prima.
Considerate le rassicurazioni di Poste italiane sulla distribuzione e sulla tempestiva ricostituzione delle scorte dei kit presso gli uffici preposti, il Ministero dell'interno, il 19 gennaio scorso, ha ribadito, come già esposto in una serie di colloqui con l'azienda, che la piena disponibilità dei moduli presso tutti gli uffici è da considerarsi condizione essenziale per il proseguimento della convenzione.
Per favorire l'informazione corretta degli immigrati sulle procedure, e soprattutto sulla gratuità dei kit, nonché sulla opportunità di ricevere assistenza qualificata e gratuita dai patronati e dai comuni coinvolti, è in fase di realizzazione una campagna informativa che si affianca a quella già attivata dallo scorso 11 dicembre attraverso il Portale immigrazione e un numero verde gratuito, che corrisponde ad un call center multilingue, sviluppato e gestito in collaborazione con l'ANCI.
In ogni caso, la problematica segnalata riguarda unicamente le procedure di rinnovo del permesso di soggiorno. Infatti, nei casi di primo rilascio del permesso di soggiorno per lavoro subordinato e ricongiungimento familiare, che sono la prevalenza, per la presentazione dell'istanza non viene utilizzato il kit distribuito dalle poste, bensì un apposito modello predisposto e compilato dagli sportelli unici per l'immigrazione attraverso il proprio sistema informatico, che l'interessato consegna, poi, dentro una apposita busta, agli uffici postali.
Allo scopo di semplificare e rendere più agevole la presentazione e la gestione delle richieste di nulla osta per l'assunzione di lavoratori stagionali relative all'emanando decreto flussi per l'anno 2007, sono in corso di definizione procedure volte a favorire in via prioritaria la compilazione e l'inoltro delle domande via Internet, qualora ci si avvalga delle associazioni di categoria, senza escludere la possibilità di utilizzare direttamente apposita modulistica rinvenibile in Internet.
Le iniziative finora descritte sono oggetto di un attento monitoraggio del Ministero dell'interno, che, in coerenza con le politiche per l'immigrazione che il Governo intende attuare, ha ben chiaro il proprio dovere di garantire la dignità personale degli immigrati anche attraverso l'offerta di servizi che agevolino il loro rapporto con la pubblica amministrazione. A questo stesso impegno sono stati richiamati e sono continuamente sollecitati tutti i soggetti coinvolti nelle procedure descritte. È certamente parte di questo impegno l'attività di prevenzione e di controllo che ciascuno, per la sua competenza, soprattutto le forze di polizia, è chiamato a svolgere perché non si innestino nelle procedure situazioni di strumentalizzazione e sfruttamento delle condizioni di vulnerabilità che molti immigrati vivono.
Proprio con questo spirito, e in linea con l'impegno programmatico assunto dal Governo con gli elettori, il Ministero dell'interno ha inteso, da subito, sostenere come proprio obiettivo il trasferimento agli enti locali delle competenze per il rinnovo dei permessi di soggiorno. A questo scopo, in data 20 novembre 2006, lo stesso ministero ha sottoscritto, insieme ad ANCI e a Poste italiane, un accordo attuativo dei rapporti convenzionali esistenti, che ha dato avvio ad una fase triennale di definizione e di sperimentazione, con il coinvolgimento di alcune amministrazioni locali, di nuovi modelli Pag. 70organizzativi e procedurali da estendere, successivamente, a tutto il territorio nazionale.
Ovviamente, anche questo obiettivo dovrà e potrà trovare una migliore definizione, anche normativa, in un disegno complessivo di riforma delle disposizioni relative all'ingresso e al soggiorno degli immigrati, che agevoli i percorsi legali di inserimento lavorativo e sociale.
Su questo, come sapete, il Governo sta alacremente lavorando.

PRESIDENTE. L'onorevole Amici ha facoltà di replicare per la sua interpellanza n. 2-00335.

SESA AMICI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario, che si è trovata di fronte a due interrogazioni concernenti il rinnovo dei permessi di soggiorno: la prima, molto più circoscritta, faceva riferimento a notizie di stampa che riguardavano l'assoluta mancanza presso la società Poste italiane del kit per il rinnovo dei permessi, mancanza che ha prodotto un vero e proprio mercato nero, come in genere accade quando ci si trova di fronte a soggetti deboli; l'altra, di cui è cofirmataria la collega Frias, molto più articolata e contenente altre questioni di merito, su cui il sottosegretario molto si è impegnato nella risposta.
Dalle cose da lei dette, sottosegretario, mi sembra emergano due questioni. In primo luogo, va ricordata una convenzione con Poste italiane, fatta nel 2005 e ratificata nel 2006, che rientrava in quello strano meccanismo, molto ossessivo nella ricerca di una regola formale di fronte ad un flusso di cittadini non comunitari, introdotto dalla legge Bossi Fini, con la quale l'allora Governo di centrodestra, attraverso un decreto-legge, stabilì una accelerazione nella definizione dei permessi. Ricordo che da questi banchi - eravamo opposizione - fui proprio io ad intervenire su quell'argomento, perché eravamo di fronte ad uno spettacolo indecoroso e non degno di un paese civile: ricordo le centinaia e migliaia di persone che si recavano per il rinnovo del permesso di soggiorno davanti alle questure. Ritenevamo già allora che Poste italiane non fosse in grado di assolvere ad un compito così impegnativo e che occorrevano altre formulazioni, compreso un rapporto più diretto ed incisivo delle realtà locali, ad iniziare dai comuni. È pur vero che nella sua risposta, sottosegretario, lei ha parlato della data del 19 gennaio, data nella quale Poste italiane ha confermato di avere fornito tutti gli sportelli d'Italia di nuove scorte. L'interrogazione che abbiamo presentato il 30 gennaio testimonia invece che da quella data alla risposta di oggi sono passati parecchi giorni senza che sia intervenuto un cambiamento della situazione; evidentemente, anche nella distribuzione fatta da Poste italiane continuano a permanere alcuni disagi.
Apprezzo lo sforzo che, nel suo intervento, lei ha fatto, rassicurando rispetto al totale complessivo dei kit, che sono due milioni, e rispetto alle domande quantificate dal ministero per il rilascio del permesso di soggiorno.
Le questioni poste mi fanno auspicare che il lavoro svolto dal ministero, del quale lei rappresenta una parte importante in qualità di sottosegretario, giunga al più presto ad una definizione complessiva delle norme di quella legge che occorre modificare.
Si tratta di cittadini, non italiani, ma certamente degni di rispetto, anche nell'ambito delle procedure amministrative. Per tale motivo, ritengo sarebbe opportuno che il Parlamento si occupasse di tale questione nella sua complessità e nei suoi obiettivi strategici.

PRESIDENTE. L'onorevole Frias ha facoltà di replicare per l'interpellanza Migliore n. 2-00336, di cui è cofirmataria.

MERCEDES LOURDES FRIAS. Signor Presidente, signor sottosegretario, non le dirò se sono soddisfatta o meno, ma svolgerò un ragionamento sulla base della risposta che lei si è sforzata di fornire alle nostre interpellanze.
Da cittadina immigrata - infatti, anche se ho la cittadinanza italiana, sono pur Pag. 71sempre un'immigrata -, che spesso ha dovuto affrontare le code di fronte alla questura, sono soddisfatta di aver constatato la diminuzione di tali code. Si trattava, infatti, di uno spettacolo indecoroso sia per chi si trovava lì, sia per chi doveva assistere a tale situazione.
Pertanto considero questo accordo positivo, nel senso che restituisce dignità al momento della presentazione della richiesta di rinnovo di un documento dal quale dipende tutta la vita di un cittadino o di una cittadina straniera in questo paese.
Preso atto di questo dato positivo, occorre tuttavia sottolineare l'esistenza di alcuni elementi di criticità. In primis, vi è la questione dell'obbligo di presentare la richiesta attraverso le poste. Ciò comporta una riscrittura della normativa vigente, secondo la quale la domanda può essere fatta alle poste o alla questura. Tuttavia, essendo gli uffici postali semplici sportelli per inoltrare la domanda, le situazioni che presentano difficoltà e che hanno necessità di assistenza non possono trovare risposte presso tali uffici. Ovviamente vi sono anche i patronati o l'ANCI, ma ciò aumenta i passaggi necessari per ottenere il permesso di soggiorno.
Inoltre, si registra una certa difficoltà nella compilazione dei kit, nonché delle schede e delle sottoschede, tanto che a volte basta non appoggiare forte la mano perché la pratica si blocchi, perché il lettore ottico non riesca a leggere. Anche questo comporta un allungamento dei tempi, con la conseguenza che una persona può rimanere senza permesso di soggiorno.
Al di là di queste piccoli aspetti pratici, vi sono altre questioni che occorre sottolineare. Una di queste è costituita dagli oneri.
Capisco che non vi devono essere oneri aggiuntivi per lo Stato; tuttavia ritengo ci si debba interrogare anche sull'enorme profitto che queste pratiche stanno determinando per qualcuno, sulla pelle degli immigrati.
Lei ha analizzato le singole voci che compongono il costo complessivo della procedura per ottenere il rinnovo o il rilascio di un permesso di soggiorno; seguirò dunque tale sua indicazione. Ebbene, 14 euro si devono alle marche da bollo mentre oltre 27 corrispondono al costo della carta elettronica; tuttavia, quanto noi vorremmo venisse spiegato è il motivo per il quale 30 euro per ogni richiesta devono essere dati alle Poste. Come si può giustificare ciò? Nell'ipotesi di una famiglia con cinque persone, occorreranno cinque kit, cinque pacchi di schede da compilare: pensate all'aggravio in termini di tempo e, soprattutto, in termini di oneri! Considerando il reddito di una famiglia di immigrati (ma anche, in ipotesi, quello di una famiglia di operai), la spesa relativa equivale a mezzo stipendio! Constatiamo, dunque, in questo caso, come, sull'immigrazione, vi sia sempre qualcuno che, in qualche modo, deve speculare.
In sostanza, con l'interpellanza presentata vogliamo conoscere i tempi della procedura e chiedere la sospensione dell'accordo con Poste italiane.
Conveniamo su quanto da lei riferito circa lo sforzo che sta compiendo il Ministero dell'interno per delegare tutte le pratiche relative al rinnovo ed al primo rilascio del permesso di soggiorno agli enti pubblici locali; ciò corrisponde al programma con il quale ci siamo presentati agli elettori. Lei ci porta dunque una buona notizia; avremmo però bisogno dell'indicazione dei tempi per l'attuazione di tale intervento. Dal punto di vista culturale e politico, si realizzerebbe, peraltro, uno spostamento della mentalità dominante e, dall'immigrazione vista come un problema di ordine pubblico, si passerebbe ad una concezione della stessa come un fenomeno sociale dai risvolti a doppio senso.
Ciò rappresenterebbe un salto di qualità, ma abbiamo bisogno di sapere quando succederà e, nel frattempo, abbiamo altresì urgentemente bisogno che venga assolutamente sospesa - uso una parola forte, ma non saprei trovarne un'altra - questa «rapina» contro gli immigrati. Mi riferisco ai citati 30 euro a persona che devono essere dati alle Poste; Pag. 72è un problema molto sentito da chi lo vive ma anche da parte di chi, per motivi di lavoro, si occupa di tali questioni.
Lei parla di un nuovo modello organizzativo; voglio ribadire che l'accordo era stato firmato dal precedente Governo. Al riguardo, devo insistere, non ritengo che esso sia un fatto in sé negativo. Però, andava forse sperimentato meglio e occorreva più tempo. Sappiamo che è stato attuato soltanto per 2 mila casi e, di questi, solo 800 hanno avuto esito positivo. Dunque, forse avevamo bisogno di più tempo per tutelare maggiormente tutte queste migliaia di persone, specie in considerazione del fatto che vi è sempre qualcuno che vuole lucrare sulla loro condizione. Si è aperto, infatti, un mercato, come ha osservato poc'anzi la collega Amici, per chi si è messo a vendere i kit; ciò è avvenuto analogamente a quanto succede nei consolati dei paesi di provenienza. Con tutta la burocrazia e tutta l'enorme massa di documenti che bisogna produrre, vi è sempre qualcuno, qualche intermediario che su ciò specula; tutti poi facciamo un po' finta di non vedere tali vicende. Anche questo fa parte della condizione di vulnerabilità in cui vivono gli immigrati.
Abbiamo bisogno di tempi certi per questo salto di qualità e di non continuare a modificare la situazione esistente se non siamo certi e sicuri di quanto vogliamo realizzare. Altrimenti, succederà che, come sempre, saranno gli ultimi, gli immigrati, a pagare le conseguenze.

PRESIDENTE. Prima di passare alla successiva interpellanza urgente, l'occasione mi è gradita per informare l'Assemblea che è presente nelle tribune ed assiste ai nostri lavori una classe dell'Istituto comprensivo di Castelcivita (Salerno); la Presidenza e l'Assemblea rivolgono ad essa un saluto (Applausi).

(Ritiro interpellanza urgente Migliori - n. 2-00201)

PRESIDENTE. Avverto che l'interpellanza urgente Migliori n. 2-00201 è stata ritirata dal presentatore.

(Concessione della gestione dei servizi e delle infrastrutture dell'aeroporto di Cagliari affidata alla società Sogaer - n. 2-00320)

PRESIDENTE. L'onorevole Attili ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00320 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 7).

ANTONIO ATTILI. Signor Presidente, desidero ringraziare l'onorevole Giovanardi che, consentendomi di illustrare l'interpellanza a mia prima firma ora, mi permette di prendere l'aereo in tempo per rientrare in Sardegna.
Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, la nostra interpellanza è semplicissima e pone una domanda. Vorremmo conoscere, finalmente - infatti non abbiamo ancora potuto comprenderli -, i motivi per i quali non giunge ancora alla sua conclusione la procedura di rilascio della concessione deliberata dall'Ente nazionale di aviazione civile nel 2005, mancando i decreti attuativi.
È un grosso problema quello delle concessioni, normato già dal 1993. Poi, con atti successivi, è stata disciplinata la costituzione di società di capitali per la gestione dei servizi a terra negli aeroporti nazionali, prevedendo un procedimento e criteri riconoscibili e trasparenti, perché tutte le concessioni precedenti erano state date ex lege, sulla base di criteri incomprensibili a grandi, medi e piccoli aeroporti. È stato perciò un fatto positivo che, ad un certo punto, il legislatore abbia deciso di stabilire come si dovessero rilasciare le concessioni e di affidare all'Ente nazionale per l'aviazione civile la definizione delle procedure.
Questo per Cagliari è stato fatto, ma poi si è assistito ad una esasperante lentezza, ad una vischiosità e ad una resistenza burocratica impressionante, che ha portato sostanzialmente in una decina di anni a completare non più di cinque procedimenti. Se andiamo a vedere, si tratta di un atteggiamento trasversale perché il Governo di centrosinistra, poi di centrodestra ed di nuovo di centrosinistra Pag. 73si comportano tutti allo stesso modo: sembra che uno degli obiettivi sia quello di mettere in difficoltà le società di gestione degli aeroporti nazionali.
Signor rappresentante del Governo, vi rendete conto dei danni che questo atteggiamento comporta, in termini finanziari ed economici, di «dispar condicio»? Sono quasi tutti meridionali gli aeroporti che si trovano in queste situazioni: quelli siciliani, quelli sardi, quello calabrese e di Pescara. Qual è il motivo di questo atteggiamento differenziato tra il nord e il sud del paese? Dove c'è più bisogno di dare una mano noi, invece, interveniamo per frenare queste operazioni.
Inoltre, sussistono problemi rilevanti sotto il profilo della sicurezza perché queste società oggi si sono assunte la responsabilità di gestire una serie di interventi in materia di sicurezza, in assenza di un'autorizzazione e di una concessione formale. Potrebbero, dall'oggi al domani, decidere che quelle funzioni non sono più di loro competenza e allora mi domando chi negli aeroporti potrebbe assicurare la sicurezza che le società di gestione continuano a garantire pur in assenza di concessioni totali. Per Cagliari la situazione è questa. In Sardegna esiste il paradosso che il Governo di centrodestra, non so per quali motivi, portò a termine l'iter per Olbia - un aeroporto importantissimo che ha la metà dei passeggeri di Cagliari - mentre la situazione di Cagliari praticamente è ferma da due anni.
Poi sono intervenuti altri fatti, la normativa sui requisiti di sistema e via dicendo. Si saranno dovute aggiustare le convenzioni, gli schemi - questo è tutto vero, probabilmente è così -, ma i tempi vanno rispettati e ridotti.
Tra l'altro, quando le cose si vogliono fare si fanno. La società che gestisce l'aeroporto di Pisa, che ha avuto dall'ENAC una concessione in un momento successivo rispetto a quello di Cagliari, ha avuto tre decreti in 20 giorni (dei dicasteri della difesa, dell'economia e dei trasporti) ed è in attesa della registrazione da parte della Corte dei conti. Quindi, non è possibile questo atteggiamento. Se ci sono problemi complessivi rispetto alle concessioni, questo va detto, va esplicitato, vanno modificate le norme, riprendendo da capo tutto il ragionamento sul quadro nazionale. Se così non è, per piacere - lo dico ad un Governo che sostengo -, concludiamo questa benedetta vicenda delle concessioni degli aeroporti almeno fino ad un milione di passeggeri. Poi ci sono altri quaranta aeroporti in Italia - poca roba per la verità - per i quali serviranno sicuramente criteri nuovi, ma, se le leggi ci sono, le dobbiamo rispettare tutti, dal Governo alle società di gestione.
Non si possono stabilire solo impegni ed oneri e non concedere la gestione totale, l'unica che consente a queste società di sopravvivere. Aggiungo che si tratta, per la quasi totalità, di società di capitali alle quali partecipano gli enti locali, che ogni anno ripianano i debiti, anche ingenti, che queste società hanno contratto per tenere aperti aeroporti essenziali per quei territori: e non parlo solo della Sardegna, ma di tutte le altre regioni italiane.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i trasporti, Andrea Annunziata, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ANNUNZIATA, Sottosegretario di Stato per i trasporti. Signor Presidente, prima di illustrare le fasi dell'istruttoria amministrativa inerente all'affidamento in concessione della gestione totale dello scalo di Cagliari Elmas, è necessario fare una precisazione.
Non risulta, infatti, fondato il riferimento all'iter del decreto interministeriale approvativo della convenzione per la gestione totale dello scalo, che si sarebbe interrotto per la conclusione della legislatura, come affermato dagli interpellanti.
Infatti, come sarà specificato in seguito, il decreto in questione risulta essere stato sottoscritto nel 2006 solo dall'ex Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e non dalle altre amministrazioni concertanti, cioè dal Ministero dell'economia e delle finanze e dal Ministero della difesa.
Al riguardo, si rappresenta che l'ENAC, tenendo conto delle osservazioni emerse Pag. 74nel corso dell'istruttoria, ha trasmesso la convenzione n. 123 ed il contratto di programma n. 124, stipulati con la società Gestione aeroporto Spa, per l'affidamento in concessione, per quarant'anni, della gestione totale dello scalo militare, aperto al traffico aereo civile, di Cagliari Elmas, ai sensi del decreto 12 novembre 1997, n. 521.
L'amministrazione, quindi, ha provveduto alla predisposizione del relativo schema di decreto interministeriale che, sottoscritto, come detto, dal ministro pro tempore dell'ex Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, è stato inviato per la controfirma al Ministero dell'economia e delle finanze.
Non è stato possibile acquisire tale firma in considerazione delle integrazioni resesi necessarie a seguito delle innovazioni in materia introdotte dalla legge n. 248 del 2005 (cosiddetti requisiti di sistema) e dal decreto legislativo 9 maggio 2005, n. 96 relativo alla revisione della parte aeronautica del codice della navigazione.
Nelle more della predisposizione di un nuovo schema di decreto, che tenesse anche conto delle disposizioni correttive introdotte dal decreto legislativo 15 marzo 2006, n. 151, è sorta, altresì, l'esigenza di prendere atto anche delle modifiche allo schema di convenzione deliberate nel corso di apposite riunioni tenutesi sia presso la Presidenza del Consiglio dei ministri sia presso il Ministero dei trasporti nel mese di settembre del 2006, sull'affidamento in gestione totale dell'aeroporto di Pisa San Giusto alla società Aeroporto toscano Galileo Galilei Spa.
In tale occasione, è stata infatti concordata con il ministro dell'economia e delle finanze, con l'Agenzia del demanio ed il Ministero della difesa, l'opportunità di procedere a talune modifiche del suddetto schema di convenzione che, per analogia, avrebbero dovuto essere estese a tutte le stipulande convenzioni.
Pertanto, nello scorso mese di dicembre, l'ente ha inviato la nuova convenzione, sottoscritta il 21 novembre scorso con la società Sogaer Spa, opportunamente modificata, in sostituzione della precedente.
Nel contempo, è stato emanato dal Governo l'atto di indirizzo per la riforma del trasporto aereo nazionale, approvato dal Consiglio dei ministri il 12 dicembre 2006, che inserisce, tra le azioni programmatiche da tradurre quanto prima in appositi provvedimenti legislativi, la previsione di durate differenziate per le concessioni, anche a seconda della tipologia di aeroporto e dei piani di investimenti presentati dalle società di gestione.
Alla luce di tale atto, quindi, l'ENAC è stato invitato a riesaminare il periodo proposto di durata della concessione delle gestioni totali per tutti gli aeroporti per i quali è ancora in corso il procedimento di affidamento in concessione, compreso quello di Cagliari.
Nelle more della comunicazione in tal senso, il Ministero dei trasporti ha trasmesso alle amministrazioni concertanti la bozza del decreto interministeriale per l'acquisizione del preventivo concerto.
Desidero, infine, fare una precisazione per ciò che concerne l'affidamento in concessione degli scali aeroportuali.
Il settore del trasporto aereo in Italia appare oggi caratterizzato da criticità in termini di sviluppo economico competitivo, di tutela sociale, nonché di governo tecnico-istituzionale.
Per contro, il settore svolge un ruolo fondamentale per l'economia del paese, in virtù delle risorse impiegate, dell'indotto generato e non ultimo della centralità del brand Italia, che deve e può essere potenziato anche attraverso l'integrazione e l'allineamento qualitativo e competitivo nel contesto europeo.
L'intendimento del Governo di procedere ad un riassetto del trasporto aereo nazionale ha avuto la sua concretizzazione con l'approvazione dell'atto d'indirizzo prima, e con la predisposizione di una disegni di legge, poi.
Entrambi i provvedimenti sono stati approvati dal Consiglio dei ministri.
Nel caso delle concessioni, nonostante i recenti interventi legislativi, la relativa disciplina Pag. 75presenta ancora rilevanti lacune. Quindi, si rende necessario modificare la disciplina dell'istituto concessorio, definendo in modo univoco le distinte competenze in materia di istruttoria tecnico-economica, nonché di titolarità di rilascio della concessione nella stipula del relativo disciplinare.
Pertanto, si intende intervenire attraverso la ridefinizione del procedimento di rilascio delle concessioni di gestione aeroportuale da parte del Ministero dei trasporti, mediante le seguenti azioni: modifica dell'istituto concessorio, definendo in modo univoco le distinte competenze in materia di istruttoria tecnico-economica e di titolarità nel rilascio della concessione, nonché della stipula del disciplinare per obblighi, controlli e sanzioni; previsione di durata differenziata per le concessioni, anche a seconda della tipologia di trasporto e dei piani di investimento presentati dalle società di gestione; valutazione preliminare dei piani di investimento e loro verifica periodica in corso di attuazione; garanzia di una congrua, trasparente e non discriminatoria tariffazione dei servizi aeroportuali, anche tramite l'attuazione ed il completamento della disciplina in materia; infine, previsione di misure volte a garantire trasparenza nella corresponsione degli importi.

PRESIDENTE. L'onorevole Sanna, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

EMANUELE SANNA. Grazie, signor Presidente, oltre all'onorevole Giovanardi che è stato ringraziato dall'onorevole Attili, desidero ringraziare anche il presidente Tremonti e gli uffici che hanno tenuto conto della nostra condizione di parlamentari italiani sardi e, quindi, isolani e più isolati rispetto al resto della nazione.
Stiamo parlando di aeroporti e, purtroppo, avevamo prenotato gli aerei tenendo conto di un orario differente. Devo dire con molta franchezza al rappresentante del Governo, il sottosegretario Annunziata, che la risposta articolata - ma anche sfuggente - sul problema che noi abbiamo sollevato introduce ulteriori elementi di preoccupazione e d'incertezza.
Da informazioni che abbiamo acquisito appena stamattina da una fonte ufficiale regionale, signor sottosegretario, abbiamo appreso che vi è stato un incontro tra il ministro dei trasporti e la giunta regionale e le organizzazioni sindacali. Tale incontro si è tenuto nei giorni scorsi per esaminare la situazione molto critica che si è determinata per i lavoratori dell'Alitalia che operano nell'aeroporto di Cagliare Elmas, a seguito - purtroppo - del disimpegno della compagnia di bandiera.
Sulla base di queste informazioni e dopo quell'incontro, noi eravamo abbastanza rassicurati. In quell'occasione, sembrava che il Governo si fosse finalmente impegnato a sbloccare il più rapidamente possibile la concessione quarantennale per l'aerostazione di Cagliari.
Adesso, abbiamo la sensazione che tutto stia tornando in alto mare e che tutto rischi - anche se stiamo parlando di aeroporti e di aerei - di finire in un binario morto.
Insomma, l'ENAC ha deciso nel 2005. Il precedente Governo ha portato il provvedimento alla firma del ministro delle infrastrutture. Avrebbe sicuramente firmato anche l'allora ministro dell'economia, il presidente Tremonti, ed erano in corso gli ultimi passaggi tecnici.
Poi, sono arrivate le elezioni ed è arrivato un nuovo Governo e si ha, signor sottosegretario, la non infondata e non gradevole sensazione che la «pratica» si stia complicando per ragioni a noi poco comprensibili.
Il collega Attili ha detto francamente, con la competenza che gli deriva dal fatto che si è occupato a lungo - come tutti sappiamo - di queste problematiche, che non si capisce il perché aeroporti meno importanti dal punto di vista del volume del traffico e delle comunità servite e che hanno avviato la loro pratica concessoria o contestualmente o, addirittura, dopo, hanno già ottenuto le concessioni. Guarda Pag. 76caso, tali concessioni riguardano prevalentemente aeroporti del settentrione ovvero aeroporti di piccole dimensioni.
Adesso, si dice che vi è un atto di indirizzo ed un disegno di legge in merito. L'atto di indirizzo, per adesso, signor sottosegretario, per noi è solo un auspicio ed evidentemente non una norma.
Questa disciplina lacunosa - il Governo fa bene a presentare un disegno di legge che il Parlamento nella sua sovranità esaminerà -, non ha impedito la concessione totale ad altre aerostazioni. L'aeroporto di Cagliari è la porta principale della Sardegna! Il cielo è la nostra autostrada, la nostra ferrovia!
La carenza infrastrutturale degli aeroporti sardi fino a pochi anni fa è stato il fattore fondamentale del ritardo di sviluppo e delle disparità della Sardegna rispetto ad altre regioni italiane.
Abbiamo risolto il problema della carenza infrastrutturale con una moderna aerostazione; l'insularità è uno svantaggio permanente, come lei sa, e non si capisce perché questa pratica non registri passi in avanti. Devo quindi manifestare con rammarico, purtroppo, la nostra insoddisfazione per la risposta ricevuta.

PRESIDENTE. Buon viaggio, artefici e vittime del vostro destino...!

(Misure per il recupero e la conservazione della basilica di Sant'Agostino a Roma - n. 2-00340)

PRESIDENTE. L'onorevole Giovanardi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00340 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 8).

CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, illustro brevemente la mia interpellanza, sperando di avere una risposta costruttiva per evitare che questa basilica e la cupola di Vanvitelli, nel frattempo, collassi. Questo è il problema che voglio segnalare. In particolare, in dicembre vi è stata una constatazione ufficiale da parte della sovrintendenza del comune di Roma della gravità della situazione di degrado di questa basilica, con il rischio di crollo e con segnalazione dell'urgenza di provvedere.
Il 23 gennaio il parroco, avendo avuto notizia dell'interruzione dei lavori da parte della ditta appaltatrice, a causa proprio del pericolo di crollo della cupola, ha inviato una lettera di appello al ministro Rutelli, al presidente della regione, al presidente della provincia, a tutte le autorità competenti.
Il 24 gennaio, immagino a seguito della lettera, una serie di funzionari, ingegneri e architetti, responsabili della sovrintendenza, insieme alla ditta appaltatrice, si sono recati in basilica e hanno deciso di transennare, bloccare totalmente il passaggio di alcune sue parti per il grave pericolo di un collasso della struttura. Hanno dato un incarico urgente di studiare e portare a termine il cerchiaggio della cupola, ma non è stato ancora fatto un esame di eventuali alterazioni strutturali per interventi di sostegno sulle fondamenta.
Pertanto, chiediamo al Governo cosa intenda fare, di necessario ed urgente, per salvaguardare questo monumento artistico, nonché in termini di sicurezza con misure di pronto intervento per evitare un pericolo imminente e possibile di crollo. Inoltre, chiediamo se i fondi siano stati stanziati e come intenda spenderli.
Presiede in questo momento il vice presidente Tremonti e tutti sappiamo che un conto è stanziare i fondi, un conto è averne la disponibilità per un loro utilizzo. Pertanto, chiediamo se questi fondi siano sufficienti per recuperare e conservare la basilica di Sant'Agostino. Vorremmo sapere dal Governo in che modo intenda intervenire per recuperare pienamente questo monumento, ma, soprattutto, cosa intenda fare in estrema urgenza per evitare quello che è già stato segnalato autorevolmente dalle autorità preposte. Occorre infatti assumere iniziative non dico ad horas, ma in termini assolutamente Pag. 77brevi per evitare danni irreparabili che in futuro non potranno più essere recuperati.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Marcella Lucidi, ha facoltà di rispondere.

MARCELLA LUCIDI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, la chiesa di Sant'Agostino in Campo Marzio è stata dichiarata parzialmente inagibile nel 2005 a seguito di un'ispezione dei vigili del fuoco.
La zona dell'altare maggiore al di sotto della grande cupola era interessata dalla caduta di frammenti di intonaci e stucchi che si staccavano dai lembi di rilevanti lesioni, presenti in corrispondenza dei grandi archi che sostengono la cupola stessa.
Il Ministero per i beni e le attività culturali si è attivato con sollecitudine. Infatti, nel marzo 2006 è stata redatta una perizia di spesa di 300 mila euro complessivi, che hanno trovato copertura per 100 mila euro nell'elenco annuale 2006, per 200 mila euro nella rimodulazione del programma dei fondi lotto per gli anni 2004-2006. È stato quindi redatto un progetto preliminare per effettuare i monitoraggi e le indagini necessarie, al fine di comprendere la natura del fenomeno e quindi studiarne possibili soluzioni progettuali sia per la messa in sicurezza, sia per il definitivo restauro. I lavori previsti, affidati in somma urgenza alla ditta Faim, hanno riguardato la predisposizione di opere provvisionali e l'effettuazione di monitoraggi e di indagini propedeutiche alla definizione dell'intervento.
Il ponteggio posto in opera ha avuto ed ha tuttora la funzione di rendere accessibili le zone danneggiate e porre in opera i sensori di spostamento necessari per quantificare la natura e l'entità del danno. Campagne di indagine di questo tipo hanno durata variabile, ma quasi mai inferiore ad un anno, trattandosi di eventi che coinvolgono il terreno di fondazione e che quindi devono essere valutati in relazione ad un completo ciclo stagionale. Alla fine del 2006 un ingegnere strutturista è stato incaricato di approfondire l'analisi sulla scorta dei dati acquisiti, effettuando un accurato rilievo delle strutture esistenti al di sopra della cupola stessa. Da un primo studio e da un'analisi del quadro fessurativo esteso a tutta la chiesa, si è individuata una causa primaria di danno in un possibile cedimento delle fondazioni della grande costruzione.
Conseguentemente, il professionista è stato incaricato di produrre un progetto di consolidamento provvisorio, che metta in sicurezza la cupola e ne garantisca la salvaguardia. Nel contempo, il progetto dovrà prevedere le indagini sulle fondazioni, necessarie per poter progettare un intervento definitivo di consolidamento. In ogni caso, la situazione, emersa dalla vista diretta e dai monitoraggi, nonché dalle indagini, è risultata di estrema gravità con fenomeni di dissesto in atto. Per gli interventi di consolidamento definitivi è attualmente in corso il procedimento di approvazione della programmazione triennale dei lavori pubblici degli anni 2007-2009, in cui è stato appositamente proposto uno stanziamento di 1 milione e mezzo di euro, suddiviso in tre annualità.
Per far fronte ai necessari ed immediati interventi, si sta intanto valutando la possibilità di reperire risorse aggiuntive attraverso la rimodulazione delle economie di bilancio della soprintendenza per i beni architettonici ed il paesaggio di Roma.

PRESIDENTE. L'onorevole Giovanardi ha facoltà di replicare.

CARLO GIOVANARDI. Ringrazio il sottosegretario Lucidi, ma purtroppo quello che ha detto conferma l'allarme rispetto alla situazione di pericolo, in cui versa questa basilica. Prendo atto anche positivamente dell'iter procedurale in corso, delle risorse che sono state stanziate ed anche dell'intenzione di procedere ad un intervento strutturale, che risolva alla radice i problemi di stabilità di questo importante monumento. Però chiederei al Governo un qualcosa in più, perché la preoccupazione attuale è che, mentre si stanno sviluppando questi studi, ci possa essere un qualche danno irreparabile.Pag. 78
Mi domando se, com'è già stato fatto in altre occasioni - penso alla Domus Aurea, recentemente -, non possa essere coinvolta per un «pronto intervento» per esempio la protezione civile, che è strutturata proprio per interventi che non debbono rispondere a meccanismi burocratici: potrebbe essere un'opera di pronto intervento non sul consolidamento definitivo, ma per quanto riguarda per esempio il cerchiaggio della cupola o comunque un intervento che garantisca che, mentre tutte queste cose che lei ci ha riferito verranno effettuate per un consolidamento definitivo, nel frattempo non ci siano dei danni irrecuperabili.
Mi rendo conto che, naturalmente, si tratta di un problema più tecnico che politico: mi riferisco alla necessità di far coincidere un consolidamento definitivo con un pronto intervento per evitare danni alla struttura.
Il sottosegretario sa che qualche problema è nato anche da alcune incertezze: i tecnici che si sono recati sul posto avevano chiesto di rimuovere i ponteggi; poi, si è svolta una discussione sul luogo con i responsabili ed il parroco, il quale si è opposto al fatto che i ponteggi venissero rimossi. Infatti, si diceva che occorreva smontare i ponteggi perché non vi erano i fondi per una ristrutturazione; poi, i fondi, probabilmente, sono stati stanziati, anche se non ho capito bene quanto siano spendibili nell'immediato.
In conclusione, se questi fondi sono disponibili e, quindi, è possibile intervenire già adesso per mettere l'opera in sicurezza, occorre che il Governo lo faccia. Se, invece, occorrono tempi tecnici e burocratici (me ne rendo perfettamente conto) per cui anche i fondi stanziati non sono spendibili, si dovrebbe ricorrere a strumenti eccezionali come la protezione civile per effettuare un intervento immediato, che possa dissipare le preoccupazioni di danni ulteriori alla struttura, in particolare alla cupola, mentre sono in corso studi più approfonditi sulle modalità con cui intervenire in maniera radicale.
Penso che il Governo abbia tutti gli strumenti per addivenire ad una soluzione positiva del problema.

(Collisione verificatasi nelle acque dello Stretto di Messina - n. 2-00327)

PRESIDENTE. L'onorevole Raiti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00327 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 9).

SALVATORE RAITI. Signor Presidente, illustrerò brevemente la mia interpellanza, sperando che sia the last but not the least. Abbiamo voluto sottoporla al Governo, a quasi un mese dall'incidente che si è verificato sullo Stretto di Messina il 16 gennaio, alle ore 17,51, che ha coinvolto una nave cargo e un traghetto veloce e che, purtroppo, causato la morte di quattro persone, quando ormai l'attenzione dei mezzi di comunicazione è scemata, così come spesso accade in Italia e generalmente nel mondo.
È un incidente particolarmente grave e non l'unico verificatosi sullo Stretto di Messina. Negli ultimi cinquant'anni si sono verificati 8 incidenti, 44 collisioni, con altri quattro morti.
È una vicenda particolarmente grave, che abbiamo voluto portare nuovamente e a freddo all'attenzione del Governo per chiedere di verificare quanto accaduto nel corso di questi anni e per individuare le responsabilità, che crediamo ci siano.
Nel nostro paese accade sempre più spesso che, quando si verificano incidenti, si cerca, attraverso l'istituzione di commissioni di indagine o svolgendo altri atti di particolare impegno e complessità, di verificare le responsabilità e gli effetti, per fare in modo che tali eventi non si verifichino più.
Riteniamo, con particolare riferimento al caso di specie, che a volte bastino piccoli accorgimenti e piccole attenzioni e che, quando si registrano determinati fatti, sia sufficiente un'indagine seria, scrupolosa e meticolosa per individuare le responsabilità.Pag. 79
Vengo al sodo, dopodiché replicherò, sulla base di quanto dirà il Governo.
Nella sostanza, lo Stretto di Messina dal 1992 è monitorato da un sistema radar costato qualche centinaio di milioni di euro, che potrebbe e dovrebbe mettere in sicurezza la circolazione dei natanti nel canale. Risulta, però, con quasi certezza, soprattutto da indagini giornalistiche, che questo sistema radar non è mai entrato in funzione in maniera definitiva e compiuta; che nel momento in cui si è verificato l'incidente, alle ore 17,51, esso non fosse in funzione; sembra, infatti, che esso funzioni solo dalle ore 8 di mattina alle ore 17 del pomeriggio.
Noi riteniamo che, se questo fosse vero, sarebbe gravissimo e che dovrebbero essere accertate le responsabilità, perché immaginiamo che un sistema radar dovrebbe funzionare ventiquattro ore al giorno e perché, se avesse funzionato, così com'è auspicabile che sia, per ordinaria diligenza e, soprattutto, perché sono stati spesi centinaia di milioni di euro, l'incidente non si sarebbe verificato e avremmo risparmiato la vita di persone che tornavano dal lavoro e che, anziché arrivare nelle proprie case, sono state schiacciate da una nave cargo.
Chiediamo che il Governo faccia luce su questo aspetto e che ci dia una risposta chiara, netta e definitiva, perché non serve, a volte, avviare commissioni di indagini, ma è sufficiente verificare le piccole cose per limitare i grandi danni.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i trasporti, Andrea Annunziata, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ANNUNZIATA, Sottosegretario di Stato per i trasporti. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in riferimento all'interpellanza urgente degli onorevoli Raiti e Donadi, che pongono due questioni emerse a seguito della collisione avvenuta nelle acque dello Stretto di Messina il 15 gennaio scorso, si può affermare quanto segue.
La prima questione riguarda l'ipotesi dell'esistenza di una struttura a Messina, indicata come torre di controllo, che, sebbene dotata di apparati VTS in grado di monitorare quell'evento, risulterebbe funzionante solo in alcune fasce orarie, così come detto.
La seconda questione riguarda le misure che si intendono adottare per migliorare la sicurezza della navigazione nello Stretto di Messina.
Nel merito, si premette che per VTS si intende il servizio reso all'utenza del settore marittimo trasportistico, i cui aspetti essenziali sono fissati, in ambito internazionale e comunitario da disposizioni normative convenzionali (ex plurimis direttiva 301 della Commissione europea, risoluzione A857 dell'IMO, Convenzione di Londra del 1974, sulla salvaguardia della vita umana in mare, Convenzione di Amburgo del 1979, eccetera) e, in ambito nazionale, da normative di riferimento, sia di rango primario (legge 7 marzo 2001, n. 51), sia di rango secondario (decreto interministeriale 28 gennaio 2004).
Il combinato disposto di tali disposizioni delinea il VTS come un sistema atto ad incrementare il livello di sicurezza della navigazione marittima ed in grado di fornire principalmente informazioni ed assistenza alla navigazione tali, da consentire l'organizzazione del traffico marittimo delle unità interessate.
Le finalità proprie del servizio non si perseguono con il monitoraggio di individuate zone di mare, assicurato da appositi sensori e sistemi di comunicazione (ad esempio, radar, radiogoniometri e ricetrasmettitori radio), opportunamente dislocati lungo la costa e i cui segnali vengono riportati a mezzo di ponti radio o di collegamento via cavo a centri di controllo locali.
Ciò premesso, seppure a grandi linee, occorre precisare come la cosiddetta torre di controllo sia, in realtà, una struttura ubicata in area prossima allo scalo di Messina, sede di un prototipo di VTS, oggetto di sperimentazione.
Si tratta di una struttura non ancora in grado di erogare i predetti servizi, in quanto programmata per svolgere unicamente attività di sperimentazione e di Pag. 80formazione del personale del Corpo, destinato poi a costituire elemento di organizzazione VTS.
Per offrire un quadro più completo della fattispecie in questione, è opportuno rappresentare ulteriori elementi sulla genesi storica del VTS in questione.
Al riguardo, il VTS di Messina è stato realizzato con un contratto stipulato dall'amministrazione, agli inizi degli anni Novanta, su impulso dell'ispettorato centrale per la difesa del mare, al quale è subentrato, quale referente statale per questa amministrazione, in un primo momento, la direzione generale della navigazione e del traffico marittimo (a seguito della scissione del Ministero della marina mercantile in Ministero dei trasporti e della navigazione ed in Ministero dell'ambiente) e, infine, questo Comando generale per effetto del trasferimento, in capo al medesimo, delle competenze in materia di sicurezza della navigazione (marzo 1997).
L'Italia ha quindi deciso di porsi, in relazione, peraltro, al sinistro che il 31 marzo 1985 coinvolse , le unità Patmos e Castillo de Monte Aragon, all'avanguardia nella realizzazione di un nuovo sistema di monitoraggio navale, nell'ottica della tutela ambientale associata a quella della vita umana in mare, avviando, a tale scopo, la progettazione del VTS.
L'avvio di una verifica sulla fattibilità di tale iniziativa fu assunta con l'intento di predisporre misure per incrementare la sicurezza del traffico marittimo aggiuntive a quelle già previste dal decreto ministeriale 27 marzo 1985, come integrato dal decreto del Ministero della marina mercantile in data 8 maggio 1985, recante «Regolamentazione del traffico marittimo nello Stretto di Messina».
Tuttavia, le vicende del contratto (stipulato con la Alenia Spa, in associazione temporanea di imprese con le ditte Stretto di Messina Spa, Tecnomare Spa e Giuseppe Canale costruzioni) scaturito a seguito della conclusione di quella gara sono state caratterizzate da una considerevole dilatazione temporale relativamente alla consegna dell'opera, in conseguenza sia di mutamenti nella soggettività delle parti contrattuali, sia per il protrarsi di un correlato contenzioso giurisdizionale.
Inoltre, come ulteriori fattori che hanno determinato, sul piano tecnico-industriale, la necessità di ricercare soluzioni originali a problematiche così complesse, si pongono la novità ed il carattere di prototipo del VTS, mai realizzato in alcun'altra parte del mondo in modo integrato ed organico. Per la parte che qui interessa, conclusosi positivamente il collaudo, a dicembre del 2003 è stata avviata la programmata fase di sperimentazione tecnica e di addestramento del personale, denominata pre-IOC (Initial Operational Capability), tuttora in atto. Il periodo di sperimentazione ha permesso di rilevare e verificare l'obsolescenza intrinseca degli apparati, presente soprattutto all'interno del software di gestione, che ha evidenziato i forti limiti legati alla loro età informatica. Ciò non consente, al momento, al centro VTS di Messina di raggiungere quella piena operatività che costituisce presupposto imprescindibile per il passaggio alla superiore fase dell'erogazione dei servizi.
In sintesi, la prevista attività di sperimentazione e formazione ha assolto in pieno la propria funzione, permettendo di individuare quegli interventi necessari e strettamente correlati alle nuove tecnologie sviluppate dall'industria di settore, alle quali è stato improntato il progetto del VTS nazionale.
Il VTS di Messina, quindi, ha rappresentato il prototipo di sistemi che, nell'ambito del programma nazionale (che l'amministrazione ha successivamente intrapreso attraverso due fasi realizzative, la prima avviata nel luglio del 1999 e tuttora in corso, la seconda entrata in fase esecutiva nel mese di giugno 2006), hanno trovato possibilità di applicazione nella prima fase del detto programma nazionale, alla quale seguirà una seconda fase di affinamento e perfezionamento.
Gli interventi innovatori, frutto della sperimentazione alla quale è stato dedicato il VTS di Messina, ne hanno imposto l'ammodernamento, teso a garantire una Pag. 81più efficace integrazione con gli altri centri previsti dal programma nazionale. A tale scopo, il Ministero dei trasporti ha già inserito l'aggiornamento tecnologico del centro di Messina nell'ambito dei già accennati interventi ricompresi nella seconda fase del programma VTS nazionale, che prevede, tra l'altro, la diffusione del sistema sull'intero territorio nazionale.
Sempre nel contesto degli interventi della seconda fase del programma nazionale, il cui contratto è stato stipulato nel dicembre del 2005, si aggiunge che sono stati commissionati l'affinamento/perfezionamento del software sviluppato nel corso della prima fase ed un aggiornamento dell'hardware, al fine di rendere l'intero sistema nazionale ancora più performante e tecnologicamente avanzato; che è stata prevista la sostituzione dell'intero sistema di Messina, programmata entro i primi sei mesi del corrente anno, per accelerare l'entrata in servizio operativo del centro di controllo quale priorità degli interventi pianificati.
Una volta aggiornato, il VTS di Messina costituirà un sistema moderno e tecnologicamente all'avanguardia, che potrà essere condotto alla piena operatività in poco tempo, anche grazie all'esperienza tecnica, operativa e professionale maturata dal personale del corpo nella fase di sperimentazione ed addestramento.
Per completezza di trattazione, non si può sottacere come la piena legittimazione operativa e funzionale del VTS di Messina debba tener conto delle procedure stabilite dall'articolo 5 della legge 7 marzo 2001, n. 51 e dell'articolo 6 del decreto ministeriale 28 gennaio 2004, che prevedono il ricorso all'adozione di apposito provvedimento ministeriale formalmente istitutivo del centro, con l'individuazione dei servizi e della relativa disciplina.
Inoltre, il VTS di Messina sarà integrato con gli autonomi sistemi di comunicazione e con il sistema AIS (Automatic Identification System) - con la capacità di quest'ultimo della registrazione degli eventi - già pienamente funzionanti, determinando un'efficace e completo sistema di monitoraggio e controllo del traffico marittimo.
In aggiunta alle iniziative di cui sopra, che porteranno la completa efficienza del VTS di Messina, si riferisce che è all'esame la possibilità di procedere all'adozione di nuovi schemi di separazione del traffico nello Stretto di Messina che, nella scia del decreto ministeriale dell'8 maggio 1985, tengano conto dei criteri di ordine generale, nel frattempo elaborati in sede IMO, nonché dei fattori di particolare significatività ambientale in relazione all'intenso volume di traffico trasversale sviluppatosi localmente. Tali misure, superato positivamente il necessario vaglio dei consessi internazionali a ciò deputati, stante il particolare regime giuridico dello Stretto, sottoposto alla disciplina di diritto convenzionale, andranno comunque ad integrare l'attuale sistema di sicurezza, già efficace e polivalente, come già si è avuto modo di sottolineare e che non può essere ridimensionato né indebolito nelle sue capacità di risposta dall'incidente che si è verificato.
In conclusione, va valorizzata la circostanza che il contratto per la sostituzione dell'intero centro VTS di Messina verrà portato ad esecuzione entro il corrente anno e che per il prossimo 7 febbraio il ministro ha già convocato una riunione con tutti i soggetti interessati per l'insediamento del comitato per la sicurezza dello Stretto di Messina.
Debbo aggiungere, infine, e purtroppo, che il resto è sottoposto ad indagine della magistratura.

PRESIDENTE. L'onorevole Raiti ha facoltà di replicare.

SALVATORE RAITI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario. Certamente, non posso essere completamente soddisfatto. Lo sono limitatamente all'impegno assunto dal Governo nel fissare una riunione e fare in modo che entro il corrente anno il sistema di controllo e di monitoraggio sia messo in funzione, ma la ricostruzione cronologica dei fatti esposta dal Pag. 82signor sottosegretario mi preoccupa parecchio. Tra l'altro, mi pare che non vi sia risposta ad alcuni quesiti che ho posto. La preoccupazione scaturisce anzitutto dal fatto che, così come affermato, dall'inizio del 1990 ad oggi - siamo, lo ricordo, nel 2007 - sono passati 17 anni ed ancora, in uno specchio d'acqua che è il più pericoloso d'Italia, non foss'altro perché vi transitano quindicimila natanti ogni anno con dieci milioni di passeggeri, insomma in una situazione di questo tipo non vi è ancora un sistema di controllo e di monitoraggio. È, dunque, un fatto veramente preoccupante e drammatico: è come se in un aeroporto non fosse in funzione il sistema di controllo radar.
Ritengo che queste lacune che debbano essere immediatamente colmate ad ogni costo. Mi pare che si stia intraprendendo un cammino virtuoso, ma certamente ciò non può esimerci dall'esprimere una valutazione negativa per gli anni trascorsi in una maniera indecente. Tra l'altro, il Governo non ha risposto ad un quesito precipuo, vale a dire se sia vero o meno che alle 17,41 il sistema radar non funzionasse più e, in caso affermativo, se questo sia normale. Se così fosse, occorrerebbe accertarne le eventuali responsabilità, perché credo che da ciò scaturisca il nesso causale che ha portato, di fatto, all'incidente che ha provocato quattro morti.
Invito pertanto il Governo a compiere accertamenti in merito, perché l'etica della responsabilità impone che i fatti siano accertati per fare in modo che tragedie del genere di quella avvenuta non si ripetano e per sanzionare eventuali responsabilità.
Per concludere, ritengo che l'elemento citato debba essere considerato con una particolare attenzione, non solo per ciò che ho detto, ma anche perché è noto che lo Stretto di Messina sarà in prospettiva una tra le vie di comunicazione fondamentali ed importanti per lo sviluppo del paese.
Abbiamo sempre detto, e fa parte del programma dell'Unione, ma non soltanto dell'Unione perché lo era anche del precedente Governo, che attraverso il Corridoio 1, che parte da Berlino, arriva a Palermo e attraversa le autostrade del mare, il Meridione, in particolare la zona di cui oggi stiamo trattando, costituirà un riferimento fondamentale per la logistica nel Mediterraneo, per i trasporti che si svilupperanno nei prossimi anni a partire da quest'area di libero scambio e per l'arrivo dei container che dall'India e dalla Cina, attraverso il canale di Suez, sbarcheranno in Europa: a tale proposito Augusta e Gioia Tauro sono stati individuati come gli hub portuali, in cui, insieme a quello di Cagliari, arriverà il forte traffico di merci cui ho sopra fatto cenno.
In queste condizioni di rischio, che già oggi sono particolarmente drammatiche e che aumenteranno a causa di transiti così copiosi, non possiamo non mettere in atto immediatamente tutte le risposte, che nell'ambito del settore della sicurezza sono necessarie e indispensabili; anzi sappiamo di doverlo fare a prescindere dalle cose che ho detto, che sono fondamentali e che comunque debbono ritenersi presupposto imprescindibile, anche perché, se vogliamo sviluppare e rilanciare il Meridione ed essere la piattaforma logistica del Mediterraneo, dovremo offrire servizi e sicurezza adeguati. Se ciò non avvenisse, subiremmo la competizione, già in atto, di quei paesi europei, come la Spagna, la Grecia e altri paesi che si stanno attrezzando a tale riguardo, facendo certamente un danno enorme per lo sviluppo dell'occupazione, per quello della nostra Italia e per la possibilità di essere protagonisti in Europa.
Abbiamo sempre detto che, se non ripartirà il Meridione non ripartirà l'Italia, ma se l'Italia, e questa parte del Mezzogiorno non diventeranno la piattaforma logistica del Mediterraneo con strutture attraenti e sicure, certamente il danno che avremo sarà enorme e si ripercuoterà nei prossimi decenni sulle nostre popolazioni.
I fatti accaduti, che possono avere un valore simbolico, debbono spingerci ad accertare innanzitutto le responsabilità - lo sottolineo ancora una volta, se vi sono - ma per fare in modo che si provveda immediatamente a mettere in atto quei Pag. 83meccanismi assolutamente necessari e indispensabili per dare attuazione al programma dell'Unione.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
Saluto gli studenti che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 5 febbraio 2007, alle 15.

Discussione del testo unificato delle proposte di legge:
ASCIERTO; ZANOTTI ed altri; NACCARATO; MATTARELLA ed altri; ASCIERTO; GALANTE ed altri; DEIANA; FIANO; GASPARRI ed altri; MASCIA; BOATO; BOATO; BOATO; SCAJOLA ed altri; D'ALIA; MARONI ed altri; COSSIGA; COSSIGA: Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto (445-982-1401-1566-1822-1974-1976-1991-1996-2016-2038-2039-2040-2070-2087-2105-2124-2125-A).
- Relatore: Violante.

La seduta termina alle 17,50.

ERRATA CORRIGE

Nel resoconto stenografico della seduta del 23 gennaio 2007, a pagina 2, prima colonna, le righe dalla prima alla ottava sono sostituite dalle seguenti: PIETRO GALASSO, da Tarano (Rieti), e altri cittadini, chiedono che i militari che hanno presentato domanda di collocamento in pensione con il trattamento in ausiliaria in data antecedente al 28 settembre 1996 siano collocati in ausiliaria dalla data di cessazione dal servizio ed in base alle norme vigenti anteriormente a tale data (230) - alla XI Commissione (Lavoro).

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. ddl 2112-A - em. 1.1 351 350 1 176 149 201 64 Resp.
2 Nom. em. 1.30 358 358 180 152 206 64 Resp.
3 Nom. em. 1.2 362 361 1 181 156 205 64 Resp.
4 Nom. em. 1.4 370 370 186 159 211 64 Resp.
5 Nom. em. 1.6 382 381 1 191 160 221 63 Resp.
6 Nom. em. 1.100 385 384 1 193 378 6 63 Appr.
7 Nom. em. 1.24 400 400 201 172 228 63 Resp.
8 Nom. em. 1.8 404 403 1 202 174 229 63 Resp.
9 Nom. em. 1.10 405 403 2 202 175 228 63 Resp.
10 Nom. em. 1.11 417 417 209 178 239 63 Resp.
11 Nom. em. 1.34 423 423 212 422 1 63 Appr.
12 Nom. em. 1.35 439 436 3 219 196 240 63 Resp.
13 Nom. em. 1.36 437 436 1 219 433 3 63 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 1.37 439 438 1 220 199 239 63 Resp.
15 Nom. em. 1.12 459 457 2 229 207 250 63 Resp.
16 Nom. em. 1.13 467 465 2 233 213 252 63 Resp.
17 Nom. em. 1.14 474 474 238 215 259 63 Resp.
18 Nom. em. 1.39 468 468 235 213 255 63 Resp.
19 Nom. em. 1.25 469 465 4 233 207 258 63 Resp.
20 Nom. em. 1.15 463 463 232 208 255 63 Resp.
21 Nom. em. 1.41 478 473 5 237 466 7 63 Appr.
22 Nom. em. 1.16 472 470 2 236 468 2 63 Appr.
23 Nom. em. 1.43 466 465 1 233 210 255 63 Resp.
24 Nom. em. 1.26 476 476 239 219 257 63 Resp.
25 Nom. em. 1.45 476 476 239 221 255 63 Resp.
26 Nom. em. 1.17 477 476 1 239 217 259 63 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 1.46 479 478 1 240 219 259 63 Resp.
28 Nom. em. 1.18 485 485 243 225 260 63 Resp.
29 Nom. em. 1.49 486 485 1 243 223 262 63 Resp.
30 Nom. em. 1.51 476 476 239 218 258 63 Resp.
31 Nom. em. 1.19 478 475 3 238 223 252 63 Resp.
32 Nom. em. 1.52 481 479 2 240 475 4 63 Appr.
33 Nom. em. 1.53 490 490 246 227 263 63 Resp.
34 Nom. em. 1.27 489 489 245 227 262 63 Resp.
35 Nom. em. 1.20 489 488 1 245 223 265 63 Resp.
36 Nom. em. 1.101 481 480 1 241 471 9 63 Appr.
37 Nom. em. 1.21 493 491 2 246 232 259 63 Resp.
38 Nom. em. 1.102 462 461 1 231 460 1 63 Appr.
39 Nom. em. 2.1 482 482 242 222 260 63 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 2.60 490 490 246 229 261 63 Resp.
41 Nom. em. 2.5 494 493 1 247 230 263 63 Resp.
42 Nom. em. 2.103 420 418 2 210 418 63 Appr.
43 Nom. em. 2.8 490 489 1 245 228 261 63 Resp.
44 Nom. em. 2.2 488 488 245 230 258 63 Resp.
45 Nom. em. 2.9 487 486 1 244 479 7 63 Appr.
46 Nom. em. 2.10 496 495 1 248 232 263 63 Resp.
47 Nom. em. 2.11 496 496 249 232 264 63 Resp.
48 Nom. em. 2.3 489 489 245 226 263 63 Resp.
49 Nom. em. 2.12 491 491 246 229 262 63 Resp.
50 Nom. em. 2.4 496 496 249 232 264 63 Resp.
51 Nom. em. 2.13 497 497 249 234 263 63 Resp.
52 Nom. em. 3.1, 3.14 494 492 2 247 490 2 63 Appr.
INDICE ELENCO N. 5 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. em. 4.1, 4.2 499 496 3 249 231 265 63 Resp.
54 Nom. em. 4.3 492 492 247 231 261 63 Resp.
55 Nom. em. 4.13 501 500 1 251 233 267 63 Resp.
56 Nom. em. 4.12 499 498 1 250 231 267 63 Resp.
57 Nom. em. 4.4 478 478 240 224 254 63 Resp.
58 Nom. em. 4.5 499 499 250 230 269 63 Resp.
59 Nom. em. 5.1 495 495 248 230 265 63 Resp.
60 Nom. em. 5.2 487 485 2 243 227 258 63 Resp.
61 Nom. em. 5.18, 5.3 454 450 4 226 215 235 63 Resp.
62 Nom. em. 5.4 460 456 4 229 212 244 63 Resp.
63 Nom. em. 5.5 455 455 228 207 248 63 Resp.
64 Nom. em. 5.100 473 473 237 470 3 63 Appr.
65 Nom. em. 5.6 466 466 234 212 254 63 Resp.
INDICE ELENCO N. 6 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 71
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nom. em. 5.7 459 459 230 208 251 63 Resp.
67 Nom. em. 5.10, 5.19 457 456 1 229 200 256 63 Resp.
68 Nom. em. 5.11 458 457 1 229 206 251 63 Resp.
69 Nom. em. 5.8 453 452 1 227 203 249 63 Resp.
70 Nom. em. 5.9 448 433 15 217 183 250 63 Resp.
71 Nom. em. 5.12 444 432 12 217 159 273 63 Resp.