XV LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 101 di mercoledì 31 gennaio 2007

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[elenco e sigle dei gruppi parlamentari]
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[allegato A]
[allegato B]

[riferimenti normativi]
Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI

La seduta comincia alle 9,35.

MARCO BOATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

Sul processo verbale.

GIORGIO LA MALFA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, vorrei solo far presente che dalla lettura del processo verbale della seduta di ieri, nella parte relativa alla informativa urgente del Governo, che ha visto la partecipazione del ministro Parisi e il successivo svolgimento del dibattito, si evince che, dopo aver esaurito l'elenco degli iscritti a parlare, il Presidente ha reso una precisazione e quindi ha dato la parola al deputato La Malfa (più o meno, questo è quanto ho sentito).
Ora, sarebbe bene chiarire nel resoconto della seduta esattamente di cosa si sia trattato, altrimenti non si capisce il contenuto della precisazione. La Presidenza ha ricordato in quel momento che, nello svolgimento delle informative urgenti, il diritto di parola spetta soltanto ai gruppi parlamentari; ha quindi aggiunto che in via di eccezione, molto cortesemente, mi avrebbe consentito di intervenire. Ho quindi sollevato una questione di carattere generale; ho sostenuto che non è possibile concepire, in qualunque dibattito, una privativa del diritto di parola assegnata ai gruppi parlamentari, per cui chiunque non faccia parte di un gruppo parlamentare possa ricevere la parola solo per concessione della Presidenza. Molto cortesemente, lei ha preso atto di questo mio problema e si è impegnato a riferire al Presidente della Camera.
Credo si tratti di una delle grandi questioni di libertà del Parlamento: l'idea che i gruppi parlamentari sottraggano ai singoli parlamentari l'esercizio delle proprie prerogative è una questione di fondo, sulla quale vorrei porre l'accento. Vorrei che nel resoconto della nostra attività di ieri fosse possibile chiarire e spiegare meglio la questione, sulla quale tornerò ripetutamente.

PRESIDENTE. Vorrei chiarire, onorevole La Malfa, confermando che il Presidente della Camera sarà investito della questione, che merita grande attenzione, che nel resoconto stenografico della seduta di ieri è riportato fedelmente e completamente lo scambio di opinioni intercorso tra lei e la Presidenza, quindi sia il suo intervento sia la risposta della Presidenza. Al contrario, nel processo verbale è indicato soltanto in estrema sintesi quanto è avvenuto, più che ciò che è stato detto. Quindi il processo verbale rimanda al resoconto stenografico, che, come lei potrà constatare, riporta in maniera assolutamente fedele la discussione avvenuta. La ringrazio.
Se non vi sono ulteriori osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, Pag. 2i deputati Brugger, Donadi, Fabris, Franceschini, Landolfi, Martino, Realacci, Sgobio, Stucchi e Villetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 28 dicembre 2006, n. 300, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (A.C. 2114) (ore 9,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 28 dicembre 2006, n. 300, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative.
Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli emendamenti e degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2114)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ronconi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO RONCONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con il testo in esame ci troviamo di fronte ad un raro esempio di testo peggiorativo rispetto a quello emendato in Commissione.
Ha ragione il presidente Violante: si avverte una delicata questione anche di natura politica, perché su molti emendamenti presentati dai colleghi di maggioranza, in alcuni casi approvati dalla Commissione, è calata la scure della inammissibilità, con evidente giudizio negativo nei confronti del lavoro della stessa Commissione.
Noi dell'UDC continuiamo ad esprimere un giudizio critico sul decreto-legge in materia di proroghe, ed è una valutazione non sullo specifico provvedimento, ma in generale su uno strumento teso a correggere ritardi, inefficienze ed incapacità della macchina burocratica dello Stato. Anche il precedente Governo ha fatto uso di tale strumento, ma ciò che oggi meraviglia non è tanto l'eterogeneità delle materie trattate e riunite soltanto dalla finalità di prorogare il differimento dei termini legislativamente previsti, quanto la circostanza che alcuni articoli e commi del decreto-legge non sono riconducibili a tale finalità, oppure si tratta di ripetizione di norme già esistenti, che incidono su fonti normative di rango non legislativo. Non solo, da quanto risulta dai pareri allegati, il provvedimento non è corredato dalle relazioni sull'analisi tecnico-normativa, sull'impatto della regolamentazione e presenta carenze sotto il profilo della chiarezza e della proprietà di formulazione.
Da quanto emerge, l'unica certezza è che si tratta di un provvedimento che rispecchia fedelmente la coalizione governativa, che ha partorito un testo pasticcione e confuso.
Tra i contenuti critici del decreto-legge non si può non sottolineare il grave precedente che costituisce la misura prevista dal comma 5 dell'articolo 1, di cui l'UDC aveva chiesto la soppressione, con un emendamento presentato dal collega Giovanardi. Si tratta di un'inedita quanto preoccupante modalità di uso della decretazione d'urgenza. Contrariamente all'oggetto del decreto-legge «mille proroghe», la norma non proroga termini stabiliti da disposizioni legislative, bensì da provvedimenti interni ad un ente di ricerca con un'autonomia scientifica, organizzativa e regolamentare, protetta dall'articolo 33 della Costituzione. Sono soppresse le procedure di selezione attraverso i bandi internazionali per la direzione degli istituti del più grande ente di ricerca nazionale, il CNR. Si fa riferimento ad una ristrutturazione Pag. 3dell'ente, ma nei fatti nessuna decisione è stata presa dal Parlamento e non è nemmeno iniziato un iter parlamentare per l'esame del disegno di legge governativo, presentato al Senato nel mese di dicembre scorso, che prevede una delega legislativa per il riordino di tutti gli enti di ricerca.
Ci chiediamo come si possa bloccare un intero sistema, in attesa di un'ipotetica riforma, e quale coerenza ci possa essere nel sospendere le selezioni per le direzioni e prorogare gli attuali direttori scaduti fino al 30 giugno 2007. È pertanto lecito chiedersi per quale motivo il Parlamento dovrebbe convertire in legge una disposizione che interferisce in selezioni regolarmente bandite dall'ente, da anni in fase di riordino, nel momento in cui la Corte dei conti rileva risultati positivi nella gestione e sottolinea l'esigenza di dare stabilità al sistema.
Siamo lontani non solo dalla straordinarietà ed urgenza, ma anche dalla ragionevolezza. Colpiscono, a tal proposito, alcuni dati riportati dalla stampa sull'impatto di questa disposizione, che consentirebbe fino al 30 giugno 2007 il mantenimento ope legis di incarichi di direzione che, in numerosi casi, sono in essere da oltre venti anni, che in molti casi riguardano persone che hanno superato i sessantasette anni, e non sono nemmeno pochi coloro che, in base a questo provvedimento, potranno mantenere l'incarico di direzione a tempo pieno in una struttura del CNR, pur essendo contestualmente professori ordinari a tempo pieno (Commenti). Signor Presidente, desidererei una maggiore attenzione da parte dei colleghi...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di prestare un po' più di attenzione ma, soprattutto, di fare silenzio, per consentire a coloro che hanno chiesto di parlare di svolgere il loro intervento con tranquillità.

MAURIZIO RONCONI. Signor Presidente, tutto quanto detto evidenzia una grave contraddizione e forti dubbi di legittimità. Si vorrebbe, dunque, «ingessare» un sistema che faticosamente si sta rinnovando, anche grazie all'impegno profuso con interventi di riforma che iniziavano a produrre risultati.
Non possiamo, poi, fare a meno di richiamare l'attenzione anche sul tema del conflitto di interessi, un tema che ha animato il dibattito nella scorsa legislatura, quando riguardava il Presidente Berlusconi e che, a nostro avviso, dovrebbe essere considerato anche oggi. Al di là dei meriti personali sul piano scientifico, che non sono certamente in discussione, appare discutibile l'adozione di un provvedimento che interessa direttamente, tra gli altri - e, sottolineo, tra gli altri - il fratello del Presidente del Consiglio dei ministri, il quale Presidente ha anche presieduto la seduta del Consiglio dei ministri in cui è stato adottato il testo del provvedimento.
Il nostro ordinamento costituzionale consente il ricorso a leggi-provvedimento solo in via eccezionale in presenza di un interesse generale, rispetto ai contenuti normativi che la funzione legislativa deve esprimere, mentre in questo caso la norma appare rivolta al consolidamento di posizioni personali e per questo non è accettabile.
Onorevoli colleghi, in conclusione, la maggioranza non può essere sorda ai rilievi su un provvedimento omnibus in cui è stato inserito di tutto e in cui sono in discussione i principi costituzionali fondanti il nostro sistema democratico, che dovrebbero trovare in questa Assemblea adeguato riscontro!
Per tali motivi, il gruppo UDC esprimerà voto contrario sul provvedimento in esame.

PRESIDENTE. Colleghi, naturalmente non è vietato dal regolamento conversare in aula: sarebbe bene, però, che non si svolgessero così tante «riunioni» tali da impedire a chi parla di poterlo fare con la tranquillità necessaria.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

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DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, come sempre, quando ci si trova di fronte ad un provvedimento così «assortito», disomogeneo e pieno di argomenti diversi, diventa abbastanza difficile, in qualche caso perfino imbarazzante, dover esprimere un voto di sintesi e manifestare con un semplice «sì» o un semplice «no» il proprio atteggiamento, tanto più in quanto, nel corso della trattazione, ci siamo impegnati, noi come opposizione abbastanza intensamente, sia in Commissione che in Assemblea, per ottenere «abbattimenti» di norme che assolutamente non potevamo condividere o modifiche sostanziali anche ai termini di talune proroghe che erano concepite nell'ambito del provvedimento; e tuttavia, pur avendo ottenuto alcuni di questi passaggi migliorativi, diventerebbe in qualche modo incongruo dimenticare ciò che si è verificato. Pertanto, pur non sottovalutando la portata di questi miglioramenti, non possiamo avere un atteggiamento favorevole, complessivamente inteso, al provvedimento in esame.
Certo, alcune delle istanze hanno trovato un loro spazio, come ad esempio quella degli adeguamenti alle misure antincendio alle strutture ricettive, per le quali naturalmente un'intera industria del nostro paese ha fatto legittime pressioni al fine di vedere ragionevolmente protratti determinati termini: a tale riguardo, è stato approvato un mio emendamento ed anche un altro emendamento, omogeneo e conforme, presentato da altri colleghi dell'opposizione.
In buona sostanza, si sono potute ottenere alcune modifiche, ma troppi sono gli aspetti non accettabili, come anche taluni passi indietro. Ieri abbiamo discusso lungamente di una scadenza che era assolutamente risibile, il famoso termine del 1o febbraio, poi slittato al 28 febbraio, in materia di intermediazione di assicurazioni e riassicurazioni. Vi sono stati alcuni ravvedimenti assolutamente parziali da parte della maggioranza, come vi sono anche altri aspetti che suscitano forti perplessità: che dire, in ordine all'articolo 3, di una norma che, pur nata per venire incontro ad interessi generali, ci sembra tutta finalizzata a rivolgere attenzione specifica verso interessi di filiere cooperative politicamente colorate? Che dire dei rinvii di termini relativamente alle valutazioni di impatto ambientale ed altre norme in materia ambientale, che non possono vedere francamente il nostro consenso? Che dire delle norme relative alle costruzioni ed alle opere infrastrutturali o dell'attribuzione di determinati benefici a favore di alcuni soggetti per i quali si fa, come si suol dire, di tutta l'erba un fascio?
Certo, anche noi abbiamo dato il nostro consenso a determinate particolari situazioni, come quella in favore dei soggetti danneggiati dagli eventi alluvionali del novembre 1994, ma ciò non basta a correggere l'impostazione complessiva del provvedimento.
Una notazione a parte merita il discusso emendamento, sul quale si è radicato un dibattito sia di procedura che di merito, dichiarato ammissibile dalla Presidenza della Camera: si tratta dell'emendamento 6.0501 del Governo, che ha introdotto non tanto una proroga di termini quanto una vera e propria riapertura degli stessi, il cui titolo appare suggestivo (concessione di benefici antiracket e antiusura), ma il cui meccanismo suscita fortissime perplessità.
A tale riguardo, vorrei sottolineare che ieri l'onorevole Boato, prendendo la parola, quasi voleva coglierci in contraddizione, dicendo che «si meravigliava della meraviglia» che noi avevamo manifestato per la declaratoria di ammissibilità di quell'emendamento, quasi che noi non fossimo favorevoli ad una finalità di ordine sociale, giuridica ed umana che, invece, è fortemente nei nostri intenti! Naturalmente, non è così!
Si tratta, invece, di una questione piuttosto delicata: il Presidente della Camera ha inteso ribadire, giustamente e con solennità, i problemi che nascono dalla differenza regolamentare tra Camera e Senato (i nostri colleghi del Senato possono emendare incisivamente ed aggiungere materie al testo dei decreti-legge, mentre Pag. 5noi, per regolamento, abbiamo una rigorosissima autolimitazione e, pertanto, non possono farlo), denunziando la situazione di una bicameralismo non perfetto. Considerato che, ormai, i decreti-legge costituiscono parte qualitativamente e quantitativamente essenziale della produzione legislativa, la previsione di potestà differenti in capo alla Camera e al Senato determina una limitazione della nostra sovranità legislativa!
Di fronte ad una situazione di questo genere, che il Presidente stesso ha inteso sottolineare con un suo invito rivolto alla Camera, si è abbattuto il maglio della inammissibilità su importanti emendamenti, per la loro portata sociale e economica, rivolti alle categorie del lavoro, della produzione e della cultura, mentre è stata pronunciata l'ammissibilità e l'ammissione di un emendamento tortuoso e quasi illeggibile. Al riguardo, tutti preconizzano che al Senato questo provvedimento rappresenterà il «vagone» sul quale si faranno salire, come passeggeri, molti altri argomenti, cosa che alla Camera non si potrebbe fare!
Quindi, vi sono aspetti che sono anche di caratura un po' istituzionale, oltre che politica, che suscitano le nostre forti perplessità! Pertanto, pur non disconoscendo i significativi, ma marginali, risultati in termini di autentiche proroghe di termine nell'interesse delle categorie del lavoro, della produzione, della cultura e anche della pubblica amministrazione, non possiamo complessivamente che dichiararci insoddisfatti per questo modo di legiferare sia nella forma sia nel merito e, quindi, preannunzio complessivamente l'espressione del voto negativo su tale provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Adenti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO ADENTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci apprestiamo a votare la conversione in legge di un decreto-legge contenente norme afferenti a materie tra loro eterogenee, ma tendenzialmente accomunate da finalità simili, volte a modificare gli effetti che il decorso del tempo produce su disposizioni che il legislatore ha ritenuto di dover sottoporre a termini perentori.
In questo senso, è stato rilevato, nell'ambito dell'esame in sede referente da colleghi sia della maggioranza sia dell'opposizione, come, rispetto ad altri provvedimenti analoghi adottati in precedenza, il Governo abbia compiuto un encomiabile sforzo di omogeneizzazione, soprattutto, in considerazione delle difficoltà di razionalizzare una materia così articolata, quale la proroga di termini.
È anche per questo motivo, ma non solo, che preannuncio fin d'ora, a nome del gruppo dei Popolari-Udeur, che il nostro voto al disegno di legge di conversione sarà favorevole.
Vorrei peraltro cogliere l'occasione per formulare alcune riflessioni circa il metodo seguìto durante l'iter parlamentare di questo provvedimento. Ho ascoltato con molta attenzione ed interesse le osservazioni svolte dal Presidente Bertinotti in primis, nonché dal presidente Violante e dai colleghi che sono intervenuti durante la discussione generale.
Il Presidente Bertinotti, in particolare, ha assunto un atteggiamento di imparzialità ineccepibile, dimostrando di aver preso molto seriamente il proprio ruolo di garante del rispetto del regolamento della Camera, attenendosi scrupolosamente all'interpretazione risultante dalla prassi consolidata e dalle indicazioni fornite dalla Giunta per il regolamento.
Il presidente Violante e gli altri colleghi hanno poi posto in evidenza che la diversità dei criteri seguiti alla Camera e al Senato circa l'ammissibilità degli emendamenti comporta gravi distorsioni delle funzioni assegnate dalla Costituzione a deputati e senatori.
A questo proposito, non ritengo di dover aggiungere nulla a quanto già detto dai colleghi, salvo unirmi a loro nella richiesta che si avvii al più presto una procedura volta alla omogeneizzazione dei regolamenti delle due Camere.Pag. 6
Certamente, avremmo preferito, dal punto di vista metodologico e politico, che la inammissibilità fosse stata valutata con maggiore attenzione in Commissione, affinché i lavori svolti in quella sede risultassero più efficaci, pur tenendo in considerazione che il lavoro condotto è stato fortemente condizionato dai ristretti tempi imposti dall'iter.
È una valutazione che ci permettiamo di sottolineare anche a tutela della credibilità della Commissione stessa, nella convinzione tuttavia che finora la Commissione affari costituzionali ha sempre agito in piena correttezza.
Indubbiamente, l'attinenza alla materia del decreto-legge in casi come questo risulta essere inevitabilmente elastica, in quanto già il testo originario presentato dal Governo, nonostante - come ho accennato l'inizio - il suo encomiabile sforzo di omogeneizzazione, conteneva in realtà alcune norme di natura sostanziale non afferenti a proroghe di termini, né aventi finalità analoghe, che pertanto non dovrebbero ritenersi collocate correttamente nel corpo del provvedimento.
Cito, solo per fare alcuni esempi: il comma 3 dell'articolo 3, che prevede che i verbali di concordato dell'indennità di espropriazione e di rinuncia a qualsiasi pretesa connessa alla procedura di esproprio di beni relativi alla realizzazione di interventi statali per l'edilizia a Napoli conservino la loro efficacia indipendentemente dalla emanazione del decreto di esproprio; il comma 4 dell'articolo 6, che si limita ad estendere ai cittadini dell'Unione europea il programma di assistenza e integrazione previsto dall'articolo 18 del Testo unico sull'immigrazione, senza alcun legame con il decorso del tempo.
Cito ancora il comma 6 dell'articolo 6, che autorizza l'Ente nazionale per l'aviazione civile ad utilizzare le risorse di parte corrente derivanti da trasferimenti statali relativi all'anno 2006, e disponibili in bilancio, senza alcuna disposizione di proroga di termini legislativi.
Come si può quindi stabilire l'estraneità alla materia di un provvedimento di proroga di termini che, seppure in maniera residuale, contiene esso stesso anche disposizioni squisitamente sostanziali? Perché non ritenere pertinenti emendamenti che, pur non strettamente inquadrabili nella proroga, svolgono comunque finalità analoghe, come riconosciuto dal Presidente Bertinotti? Oltrettutto si tratta di proposte emendative che la Commissione ha prima approvato e sulle quali successivamente a presentato emendamenti soppressivi. E che dire del comma 8-octies dell'articolo 6, espunto dal Presidente Bertinotti, che mirava a consentire il completamento degli investimenti effettuati da coloro che hanno usufruito del credito di imposta di cui all'articolo 8 della legge finanziaria per il 2001?
Onorevoli colleghi, al di là di queste considerazioni, concludo il mio intervento ringraziando innanzitutto la relatrice Amici, per l'ottimo lavoro svolto in una materia così complessa e delicata e, nonostante queste riflessioni, come ho già detto prima, dichiaro a nome dei Popolari-Udeur il nostro voto favorevole su questo provvedimento che riteniamo comunque positivo, utile e necessario per dare risposta concreta ed immediata ad alcune concrete esigenze avvertite nel paese.
Per tutte queste ragioni voteremo a favore del provvedimento.

PRESIDENTE. Constato che il deputato Barani, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto, non è presente in Aula.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Angelo Piazza. Ne ha facoltà.

ANGELO PIAZZA. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole del gruppo La Rosa nel Pugno sul provvedimento in esame, il cui contenuto è da noi condiviso, anche se non possiamo esimerci dal condividere anche alcune delle perplessità che sono state espresse da colleghi di altri gruppi in ordine al metodo e all'istituto del decreto-legge nelle forme in cui è stato adottato, specie nell'ultima e qualche volta anche nell'attuale legislatura.Pag. 7
Il provvedimento contiene infatti una serie di norme attinenti a contenuti e materie differenti, ma coordinate da un unico principio, quello dell'urgenza e della necessità, che rende la norma costituzionalmente legittima. È chiaro che simili provvedimenti, per la loro complessità e per la loro articolazione spesso incomprensibile all'opinione pubblica, richiedono un'attenta valutazione. Da questo punto vista, anche noi auspichiamo per il futuro che l'azione del Governo e del Parlamento si possano meglio coordinare, al fine di rendere un servizio migliore alla collettività.
È particolarmente importante il dibattito che si è svolto in quest'aula, con le parole del Presidente della Camera in ordine alla necessità di coordinare anche l'operato e le modalità di azione dei due rami del Parlamento. Per evitare che queste professioni di intenti, nobili e condivise, rimangano solo tali e per dare all'opinione pubblica il segnale forte ed evidente che si va verso un'azione migliore, vorremmo che dalle parole che sono state espresse in quest'aula si passasse effettivamente ai fatti.
Con queste precisazioni, confermo il voto favorevole al provvedimento da parte del gruppo La Rosa nel Pugno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei intervenire su un singolo articolo - precisamente l'articolo 3, comma 3, del decreto-legge in esame - per segnalare una vicenda assai grave, che è stata sottaciuta nell'esame del provvedimento e che è importante ribadire in quest'aula anche perché sono certo che molti parlamentari dell'attuale maggioranza e, magari, anche del Governo sono in buona fede e non sanno che cosa sia stato inserito - in maniera politicamente e, forse, anche giuridicamente truffaldina - all'interno di questa norma.
In particolare l'articolo 3, comma 3, di fatto, non stabilendo nessuna proroga di termini, si limita a conservare l'efficacia dei concordamenti delle indennità di espropriazione, di cui alla famosa legge n. 219 del 1981 per la ricostruzione post terremoto, anche quando non sia stato emanato nei termini il decreto di espropriazione di pubblica utilità.
La relazione governativa afferma falsamente che da questa estensione di validità di un concordato, che non è certamente la scadenza di un termine, deriverebbe un minor onere per oltre 10 milioni di euro per lo Stato e i comuni. Il falso è che non è vero che questa norma tenda ad agevolare la riduzione dei costi per gli enti pubblici. Infatti in realtà, come è noto, le ordinanze commissariali hanno statuito che, per le opere affidate in concessione mediante apposite convenzioni di cui alla legge n. 219 del 1981, fosse demandato all'ente concessionario il compimento in nome proprio di tutte le operazioni, anche quelle di carattere pubblicistico, compreso l'espletamento delle procedure di espropriazione. Quindi, non è vero - mi farebbe piacere che il sottosegretario mi ascoltasse, anche perché dovrebbe rispondermi su questo falso che il Governo sta attuando - che i comuni o lo Stato hanno effettuato queste espropriazioni.
Guarda caso, se si va a vedere, le centottanta cause che il Governo richiama nella sua relazione fanno capo quasi tutte a cooperative cosiddette rosse e, in maniera particolare, al Consorzio cooperative costruzioni! Badate, noi stiamo facendo un abuso clamoroso. Infatti, ci sono centinaia di cittadini che magari non hanno avuto nemmeno l'indennità di espropriazione, che hanno affrontato lunghi processi e spese legali paurose magari pagando anche i CTU e che si trovano in fase definitiva in Corte d'appello o in Cassazione: ebbene, noi andiamo a togliere loro la possibilità di una giusta vittoria con un decreto-legge.
Il Governo dichiara - falsamente, lo ripeto - che questa è una norma che serve a ridurre gli oneri per lo Stato e comuni, mentre con decreto-legge noi ci sostituiamo al potere dei giudici. Mi dispiace che questa maggioranza, che per tanti Pag. 8anni ha difeso l'autonomia della magistratura, oggi con un decreto-legge si vada a sostituire ad essa, come se emanasse una sentenza, peraltro in maniera anche incostituzionale. Infatti, l'articolo 3, comma 3 non contiene proroghe di termini, ma estende solo l'efficacia di un atto di fatto posto in essere da due privati: da una parte il Consorzio delle cooperative di costruzione, dall'altra privati cittadini. Questo norma, infilata in un decreto-legge, ancorché riguardi un atto di natura pubblica, non prevede tuttavia alcuna proroga di termini. Potremmo definirla come una legge «ad cooperativam», visto che l'uso iniquo del brocardo latino è piaciuto molto all'attuale maggioranza.
Mi meraviglio per il fatto che il sottosegretario, pur essendo lucano, non conosca gli imbrogli che si nascondono dietro la ricostruzione avvenuta dopo il terremoto. Spesso, i lavori venivano affidati con concessione a grandi cooperative, tra cui il Consorzio cooperative costruzioni, che è già tristemente famoso e che la fa da padrone.
Voglio solo aggiungere che di fatto questo decreto-legge si sostituisce alle sentenze che stanno per essere state emanate a favore non tanto di diritti di proprietari capitalisti, quanto di piccoli proprietari ingiustamente espropriati, addirittura senza un decreto di espropriazione. Guardate, noi stiamo costituendo per legge, per la prima volta, un nuovo modo di acquisto di fatto della proprietà da parte di privati per il tramite dello Stato, senza emanare non soltanto il decreto di espropriazione ma neanche il decreto di pubblica utilità, che fa diventare una determinata proprietà funzionale all'interesse pubblico.
Si assiste ad una grave interferenza nei poteri giudiziari, ad una norma anticostituzionale che viola il diritto di proprietà contro i piccoli proprietari e ad un abuso di potere che di fatto espone a gravi conseguenze patrimoniali persone che hanno avuto la proprietà espropriata da un consorzio di cooperative. Si tratta di persone che, lo ripeto, hanno affrontato una lunga causa giudiziaria, pagando avvocati e CTU.
Da questo punto di vista, ha fatto bene il mio collega a preannunciare, a nome del gruppo, che il voto non potrà che essere contrario. Penso che ci troviamo davanti alla vergogna di una legge «ad cooperativam», ad un decreto-legge portato avanti da una maggioranza soltanto per far conseguire risparmi a propri amici, probabilmente anche a finanziatori. La norma che stiamo per votare rappresenta una vergogna per questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, il gruppo dei Verdi - che qui rappresento - annuncia il proprio voto favorevole sul provvedimento di conversione in legge di questo decreto-legge. È un voto favorevole motivato dall'ovvia e necessaria solidarietà di maggioranza politica, ma anche dal riconoscimento del lavoro da noi svolto nell'ambito della Commissione e dell'Assemblea, nonché dalla disponibilità del Governo ad una positiva interlocuzione che ha consentito di apportare alcuni notevoli miglioramenti al testo del decreto-legge in esame.
È un voto favorevole che confermo, seppure con il rammarico che alcune delle proposte emendative da noi presentate, che pure erano state approvate in Commissione o condivise in sede di Comitato dei nove, sono state dichiarate dal Presidente della Camera inammissibili dal punto di vista procedurale. Ciò, ovviamente, ci ha impedito di apportare, come era nelle nostre intenzioni, ulteriori modifiche migliorative al merito del provvedimento.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, la moltiplicazione di anno in anno, in presenza di qualunque maggioranza politica, di centrodestra o di centrosinistra, di decreti-legge di proroga termini lascia comunque e sempre una certa insoddisfazione in chi abbia a cuore la credibilità dello Stato, il buon funzionamento dell'amministrazione, Pag. 9la correttezza dei procedimenti legislativi, l'efficacia delle leggi che, di volta in volta, il Parlamento approva. Questa osservazione, lo ripeto, vale con riferimento a qualunque maggioranza politica governi il paese.
Il provvedimento in esame ha avuto una portata assai più contenuta rispetto a quanto avvenuto in passato con altri provvedimenti dello stesso tipo. Ciò è un fatto positivo, di cui diamo atto, in particolare, al Governo. La relatrice Amici, io ed altri colleghi, componenti della Commissione affari costituzionali nel corso delle precedenti legislature, abbiamo infatti memoria di decreti-legge, cosiddetti «mille proroghe», infarciti, in un modo francamente inaccettabile e scandaloso, di tutto e di più. È un fatto di lealtà intellettuale e politica dare atto al Governo, da una parte, di avere contenuto, più dei Governi precedenti, la portata del provvedimento, dall'altra, di aver collaborato con il Parlamento al fine di ottenere un miglioramento del testo dello stesso.
Dobbiamo altresì riconoscere che, forse per la prima volta, hanno avuto una certa efficacia, ai fini dello svolgimento del nostro lavoro, anche le osservazioni, le condizioni, le valutazioni formulate dal Comitato per la legislazione, cui spesso giustamente ci richiamiamo sia noi sia il collega Franco Russo. Dico ciò perché in passato le valutazioni del Comitato per la legislazione, che erano sempre molto rigorose e stringenti con riguardo ai provvedimenti dei Governi precedenti, non trovavano riscontro nell'effettivo lavoro svolto sia dalla Commissione di merito sia dall'Assemblea. In parole povere, la maggioranza precedente disattendeva totalmente le osservazioni e le valutazioni formulate dal Comitato per la legislazione. Cosa questa che non è avvenuta in questo caso, almeno con riferimento ad alcuni rilevanti aspetti che ci hanno visto intervenire tempestivamente, sia in Commissione affari costituzionali sia in Assemblea, al fine di recepire, se non interamente quantomeno nella sostanza, alcune giuste osservazioni.
Rimane, tuttavia, un'obiezione particolarmente delicata, che rivolgo sia al Governo sia all'Assemblea, che riguarda la presenza, anche in passato, in questo tipo di decreti-legge, di disposizioni che, in via diretta o indiretta, incidono su fonti normative di rango non legislativo. In altre parole, con norme legislative si vanno a modificare regolamenti. In particolare, con una norma contenuta nel presente provvedimento si è andati ad incidere sul regolamento di un'autorità indipendente; l'opposizione pretendeva addirittura, salvo il collega Consolo che ieri ha posto correttamente la questione ma è stato vox clamantis in deserto nell'ambito del centrodestra, che si intervenisse in modo più esteso. Il tema, com'è a tutti evidente, riveste particolare delicatezza.
In termini generali, signor Presidente, vorrei rivolgere, prima di tutto al Governo, perché i decreti-legge vengono emanati dal Governo e presentati per la loro conversione al Parlamento, e in secondo luogo al Parlamento, come legislatore - lo faccio oggi perché l'ho già fatto più volte in passato, con rapporti politici diversi -, un invito per il futuro, perché è inutile piangere sul latte versato: invito a valutare, in modo più adeguato, l'inserimento di termini nelle disposizioni legislative, sia che si tratti di leggi ordinarie, sia che si tratti di decreti-legge, in modo che tali termini risultino effettivamente congrui alle finalità e alle necessità della norma.
È poco accettabile, sul piano istituzionale, che di volta in volta il Governo, ma anche il Parlamento, inseriscano nelle disposizioni legislative dei termini e che già pochi giorni o pochi mesi dopo risulti evidente che gli stessi non saranno rispettati e richiederanno successive proroghe.
Questo è un modo non corretto di intervenire con norme legislative (rilievo che - lo ripeto - vale per qualunque maggioranza politica), sia da parte del Governo, quando le propone o le inserisce in decreti-legge, sia, in particolare, da parte del Parlamento, che è il potere legislativo.
Questa situazione dura da molti anni, per non dire da decenni; in questo modo ci si trova di fronte - uso una parola forte, che ho già usato in passato - ad una sorta Pag. 10di dichiarazione di «bancarotta» dello Stato. Si tratta di una bancarotta non sotto il profilo economico-finanziario, ma sotto il profilo della credibilità legislativa dello Stato, del potere legislativo e del potere esecutivo.
In questo modo, infatti, viene sempre meno e viene sempre più messa in discussione la certezza del diritto, che costituisce un elemento fondamentale sotto il profilo costituzionale e istituzionale. Viene sempre più messo in discussione un corretto rapporto tra cittadini, imprese e Stato, dove il responsabile non è sempre e solo lo Stato: spesso i responsabili sono proprio i cittadini, le imprese e i gruppi di pressione e di interesse, che arrivano fino a sollecitare in quest'aula il dilazionamento e il rinvio dei termini di legge. Tutto ciò, però, fa venire meno la credibilità del rapporto fra cittadini, imprese e soggetti sociali, in generale, e lo Stato e fa venire meno - lo ripeto - la certezza del diritto.
In questa materia regna sovrana l'incertezza del diritto e ciò è assai negativo non solo per la credibilità delle istituzioni, ma anche per il funzionamento del nostro «sistema paese», come si usa dire.
Da ultimo, in conclusione, credo resti aperto - ne abbiamo già parlato e, per questo, ne parlo alla fine del mio intervento - il problema di un corretto rapporto non solo tra Governo e Parlamento, ma anche tra le due Camere, tra i due rami del Parlamento. Abbiamo già detto e lo ripeto che, sotto il profilo costituzionale, siamo in un sistema di bicameralismo perfetto e, quindi, perfettamente paritario. Ma ciò che è vero sotto il profilo costituzionale non lo è sotto il profilo regolamentare e delle prassi invalse nell'ambito della Camera dei deputati, da una parte, e del Senato della Repubblica, dall'altra.
Pertanto, mi auguro che la Presidenza - in questo momento non è presente il Presidente Bertinotti, ma il Presidente Leoni rappresenta perfettamente la Presidenza della Camera - dia seguito a quell'auspicio proclamato alla fine delle comunicazioni del Presidente della Camera, in limine a questo decreto-legge, cioè ad un'armonizzazione delle norme e delle prassi che presiedono al procedimento legislativo nell'ambito della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.
Confermo, comunque, il voto favorevole del gruppo dei Verdi e la ringrazio per l'attenzione, signor Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi e L'Ulivo).

PRESIDENTE. Il deputato Barani è giunto in questo momento in aula. Poco fa lo avevamo chiamato perché aveva chiesto di parlare, ma era assente.
Secondo la nostra prassi, non dovremmo concedergli la parola, ma la Presidenza lo farà per due ragioni: innanzitutto, perché il deputato Barani era impegnato in Commissione; in secondo luogo, perché lo svolgimento dei lavori sta facendo riscontrare che qualche collega ha parlato meno del tempo massimo consentito.
Quindi, possiamo derogare alla regola e alla prassi e dare la parola al collega Barani, che ha chiesto di intervenire per dichiarazione di voto. Prego, onorevole Barani, ha facoltà di parlare.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, la ringrazio anche dell'eccezione fatta a mio favore e la avverto che cercherò di non approfittarne ulteriormente usando la massima sinteticità.
Utilizzerò solamente due o tre minuti per illustrare i tre motivi per i quali il gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista non voterà la conversione del decreto-legge n. 300 del 2006, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative.
Innanzitutto, durante la discussione di questo provvedimento abbiamo avuto - questo, tra l'altro, è il motivo meno importante - la dimostrazione, anche se non ce n'era bisogno, della sovranità limitata di questa Camera rispetto al Senato.
Ovviamente, il nostro Presidente ha eccepito l'inammissibilità di molte proposte emendative sulla base dei criteri previsti dal regolamento; sappiamo perfettamente che esse saranno riproposte nell'altro ramo del Parlamento e quindi le ritroveremo in seconda lettura alla Camera. Pag. 11Tutto ciò ci fa riflettere su quello che stiamo facendo.
Inoltre, quando si tratta di così tante proroghe o riaperture di termini, significa che l'esecutivo non è in grado di legiferare; se si chiede al Parlamento di prorogare dei termini, ciò vuol dire che non si è riusciti ad approvare delle leggi ad hoc per sopperire al vuoto legislativo. L'esecutivo è impegnato, distratto da altri interessi che non corrispondono a quelli del Parlamento e del paese, quindi non riesce a legiferare. È sotto gli occhi di tutti il disaccordo che regna all'interno del Governo: ciò fa sorridere se si pensa al patto dell'Unione. D'altronde, chi è cagion dei suoi mali pianga se stesso: si volevano far piangere i ricchi, invece io che li incontro per strada noto che piangono dal ridere, infatti gli unici che hanno di che lamentarsi sono i poveri. Le buste paga del 27 gennaio sono lapalissiane, sono chiare in questo senso: nonostante i 37,1 miliardi di euro in più incassati durante lo scorso anno, la mannaia del Governo si è abbattuta sul ceto medio e sulle classi più povere, che non hanno avuto riscontri positivi in busta paga.
Il provvedimento in esame ci fa notare l'insufficienza del personale medico, paramedico ed infermieristico, così si prorogano i termini per tenerlo in servizio, ma non si fa nulla per aumentarlo e andare così incontro alle necessità sanitarie. Riguardo ai vigili del fuoco, per porre rimedio alla loro insufficienza numerica si prorogano solamente le graduatorie, ma non si fa nulla affinché si possa contare su di un organico serio e all'altezza dei propri compiti, in modo da far fronte alle varie emergenze.
Il Governo si è dimostrato confuso anche riguardo alla commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli. Il dibattito ha anche messo in evidenza la mancanza di reciprocità - negli altri Stati questo non succede - frutto della burocrazia delle leggi italiane. Si devono inoltre prorogare i termini per le importanti opere infrastrutturali necessarie a facilitare la viabilità tra Italia e Francia, ovviamente bypassando la costruzione della TAV.
Quindi, ci siamo trovati di fronte ad un mucchio di misure e balzelli su cui questo Governo non è riuscito a legiferare, vedendosi quindi costretto a prorogare i termini fissati dalle leggi vigenti.
Qualche giorno fa, si è celebrato il Giorno della memoria; ebbene, abbiamo costretto le amministrazioni comunali a costruire una sorta di reticolati. Infatti, i comuni cercano di costruire reticolati come ve ne erano ad Auschwitz per impedire che sul loro suolo si stabiliscano comunità di zingari e di rom, altrimenti dovranno sobbarcarsi compiti di assistenza e di integrazione sociale e quindi ulteriori spese. Lo Stato, infatti, non provvede, sicché noi amministratori cerchiamo di spostare i campi rom nel comune o nella frazione del comune vicino. È in corso una vera e propria battaglia tra le amministrazioni, che proprio non riescono più a chiudere i bilanci e ad attuare i relativi programmi istituzionali amministrativi. Il Governo centrale ed il Parlamento non danno assolutamente alcun soccorso agli enti locali; ci avete costretto ad aumentare l'ICI e l'addizionale IRPEF dovunque: non vi è comune italiano che non abbia stabilito un aumento. Davvero ciò non è giusto!
Non si è stati in grado di portare avanti la riforma dell'autotrasporto di merci e lo sviluppo della logistica; non siamo riusciti a fissare un termine significativo per l'intermediazione assicurativa e riassicurativa in quanto non viene varato il codice delle assicurazioni private. Gli unici che invece sono soddisfatti dell'azione di questo Parlamento sono le cooperative rosse: siamo il Parlamento che deve favorire questo tipo di cooperazione e sfavorire gli interessi veri del paese, del ceto medio, degli indigenti e dei percettori dei redditi più bassi. Chi pensava di far piangere i ricchi si è sbagliato: li fa piangere dalle risate, non certamente per gli interventi seri. Gli unici beneficiari di tutta l'azione svolta dal Parlamento negli ultimi mesi sono le cooperative rosse: perché continuiamo in questi vergognosi favoritismi, senza pensare, invece, alle vere necessità del paese?Pag. 12
Vi avevamo segnalato che i ticket sul pronto soccorso e sulle visite specialistiche erano un errore; provate a recarvi negli ambulatori, fate le file e sentirete i giusti insulti che meritiamo (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista)!

PRESIDENTE. Colgo l'occasione per rivolgere agli studenti e agli insegnanti della classe III B della scuola media Luigi Settembrini di Roma e dell'ultimo anno di liceo dell'istituto Sacro Cuore Trinità dei Monti di Roma, un saluto ed un ringraziamento per essere presenti ed assistere, dalle tribune, alla nostra seduta (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, il gruppo della Lega esprimerà un voto contrario su questo provvedimento per una serie di ragioni.
Le prime che vorrei evidenziare sono certamente di carattere politico in quanto questo provvedimento è figlio di una precisa linea politica seguita dal Governo. Anzi, e meglio, è figlio della mancanza di una linea politica del Governo. Infatti, quando si vara un provvedimento, cosiddetto «mille proroghe», che reca norme su materie così eterogenee quali quelle contenute in questo decreto-legge - con disposizioni che oltretutto spostano termini anche con riferimento ad altri capitoli (ad esempio, la riapertura dei termini in tema di misure contro l'usura e antiracket) -, significa che il Governo non ha elaborato su tali materie una linea politica e non ha fatto proposte chiare ed univoche.
Qualcuno potrebbe obiettare che i provvedimenti «mille proroghe» sono sempre esistiti; è vero, ma non si ricorda un Governo che come questo abbia, per così dire, navigato nell'incertezza più assoluta.
Questa incertezza assoluta l'abbiamo vista in molte materie importanti, ad esempio in politica economica. Oggi, vi sarebbe bisogno di una linea chiara per ridurre la spesa pubblica e favorire lo sviluppo. Invece, la legge finanziaria ed anche altri provvedimenti vanno esattamente nella direzione contraria. La manovra non riduce la spesa pubblica, ma l'aumenta e, nel caso di specie, aumenta la spesa inutile (quella dello Stato e dell'assistenzialismo), senza varare alcuna misura concreta per lo sviluppo. Anzi, mette in campo una politica di inasprimento della pressione fiscale senza precedenti.
Anche in riferimento alla politica estera sono emerse contraddizioni all'interno della maggioranza. Sulla base militare di Vicenza, il Presidente del Consiglio si affretta a garantire il rispetto degli accordi internazionali, mentre altri ministri sconfessano la politica del premier, affermando che invece bisognerebbe tenere in proposito un referendum. Insomma, questo è un Governo che dice tutto e il contrario di tutto.
Su un altro argomento presente nel dibattito politico di questi giorni, ovvero quello dei Pacs, assistiamo a litigi sui giornali ed in televisione (oltretutto si mette al centro dell'attenzione una materia che non mi sembra così importante rispetto a tutte le altre priorità del Paese). Proprio per questo il provvedimento di proroga termini viene visto come un altro tassello, non da inserire in un puzzle, bensì da buttare in un quadro assolutamente indefinito.
Inoltre, questo provvedimento ha anche altri aspetti da noi ritenuti assolutamente negativi, basti pensare agli aspetti collegati all'iter parlamentare di questo disegno di legge. Vi è stata in proposito una decisione senza precedenti, presa dal Presidente della Camera, che ha strozzato il dibattito parlamentare ed ha impedito di correggere, anche in senso migliorativo, il provvedimento stesso. Infatti, sono stati dichiarati inammissibili una serie di emendamenti e tale decisione ha comportato il fatto che talune disposizioni correttive non siano state inserite nel dibattito parlamentare.
Si trattava di disposizioni giuste, come ad esempio quella che avevamo proposto per prorogare il termine volto a consentire la messa in regola rispetto alle norme Pag. 13relative alle quote latte. Le esigenze dei nostri agricoltori sicuramente avrebbero meritato attenzione da parte del Parlamento. Tuttavia, tale emendamento non ha trovato accoglimento, al contrario di altre, sicuramente più discutibili, che puntualmente sono state dichiarate ammissibili nonostante la ghigliottina del vaglio di ammissibilità calata dal Presidente della Camera.
Pertanto, siamo contrari anche alle modalità con cui si è svolto il dibattito parlamentare. Lo affermiamo anche nella prospettiva che la Camera venga sempre maggiormente esautorata del suo ruolo e delle sue funzioni: nei confronti di un Governo che presenta tutti i propri provvedimenti blindati a colpi di fiducia ed anche di fronte al fatto che al Senato alcune cose sono consentite, come ha ricordato in aula il presidente della I Commissione (Affari costituzionali) in quanto il regolamento viene interpretato in modo estensivo, mentre alla Camera le stesse cose non possono essere fatte. In tal modo, la Camera dei deputati, che dovrebbe essere la camera politica, si trasforma in una camera di ratifica. Al contrario, il Senato, che dovrebbe essere in un sistema bicamerale una camera a carattere di riflessione, diventa il ramo del Parlamento dove si formano i provvedimenti.
Come terzo aspetto per entrare ulteriormente nel merito, siamo fermamente contrari al fatto che la decisione del Governo ed anche del Presidente contribuisca a dare un'ulteriore mazzata alla costituzione delle nuove province.
La Lega si è sempre battuta per la costituzione della provincia di Monza, ritenendo che la realizzazione di questa entità territoriale al Nord fosse rappresentativa di istanze vere e concrete di autonomia, provenienti dal territorio, che hanno portato finalmente all'approvazione della relativa legge istitutiva. Si tratta di istanze di carattere socio-culturale, legate alla identità di un territorio ed istanze anche di carattere socio-economico. L'istituzione della provincia di Monza è stata quindi deliberata con un voto libero da parte del Parlamento, dopo che era stata attivata tutta la procedura a livello di enti locali. Invece questo Governo vuole impedire l'attuazione di una legge approvata dal Parlamento. Questo è infatti il senso di non voler prorogare le disposizioni che consentono l'attuazione concreta e l'insediamento degli organismi di quella provincia.
Vorrei anche evidenziare come vi sia una sostanziale differenza tra il modo di operare dei commissari e quello degli enti locali. Questi ultimi, quando non riescono a spendere entro la fine dell'anno i fondi, adottano una delibera generica di impegno e trovano il modo per poter impegnare tali fondi. Un commissario invece questo non lo può fare. Allora è doppiamente insensata la decisione che è stata assunta di non consentire la proroga per l'attuazione di questi adempimenti. Questa decisione, lungi dall'essere di carattere tecnico, è una decisione di carattere politico.
Voi siete contro l'istituzione della provincia di Monza e volete in ogni modo impedirne l'istituzione! Quindi voi, per l'ennesima volta, date la dimostrazione di voler soffocare l'identità dei territori e di voler portare avanti una politica che è l'esatto contrario del federalismo! Ogni spazio che voi trovate per poter riaffermare il centralismo, lo utilizzate sistematicamente, e lo abbiamo visto anche con questo decreto-legge al nostro esame. Per questi motivi, la Lega Nord voterà contro la sua conversione in legge (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Franco Russo. Ne ha facoltà.

FRANCO RUSSO. Preannuncio intanto il voto favorevole del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea su questo disegno di legge di conversione di un decreto-legge recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative. Non vorrei rubare molti minuti, perché già in sede di discussione sulle linee generali abbiamo esposto dettagliatamente le nostre posizioni, però, signor Presidente, sarei molto invogliato ad entrare in polemica aperta Pag. 14con alcuni interventi che adesso ho ascoltato. Per esempio, l'onorevole Cota ha dedicato una parte del suo intervento a temi veramente non attinenti all'oggetto in discussione. Probabilmente l'onorevole Cota, senza volerlo, ha riproposto un vecchio vizio, che noi della sinistra abbiamo sperimentato: quando c'erano dei problemi molto precisi e concreti, parlavamo di altre cose, cioè dicevamo che i problemi erano molti più generali e che erano altri. Era il vizio che appunto chiamavamo del «benaltrismo». L'onorevole Cota ne ha dato una dimostrazione, perché è passato dal tema della base di Vicenza a quello dei Pacs, mentre non sono questi gli oggetti in discussione.
Capisco che la verve polemica può trascinare, però, onorevole Cota, io penso che questa volta, anche se la materia di cui stiamo discutendo è abbastanza ostica e noiosa, trattandosi di proroga di termini (dallo spessore molto spesso amministrativo), pure noi abbiamo assistito in occasione dell'esame di questo provvedimento legislativo ad alcune svolte della vita, non dico del paese, ma sicuramente di quella istituzionale.
Innanzitutto, signor Presidente, mi consenta di dire che le considerazioni fatte dall'onorevole Cota rispetto al bicameralismo le trovo molto peregrine, perché dire che il Senato dovrebbe essere la Camera della riflessione, in un sistema di bicameralismo perfetto, com'è quello previsto dalla nostra Costituzione, lo trovo stravagante. È come se il Senato non avesse la legittimità e le competenze per poter incidere sui provvedimenti legislativi, modificandoli.
Quando discuteremo delle modalità con le quali superare il bicameralismo perfetto potremo svolgere una riflessione sulle funzioni che la cosiddetta seconda Camera dovrà svolgere. Lo affermo, signor Presidente, perché ho ascoltato alcuni colleghi affermare, anche un po' corrivamente, che al Senato si seguirebbe una prassi, per così dire, un po' più lasca per quanto riguarda l'ammissibilità di una serie di proposte emendative. A me non sembra che il regolamento del Senato contenga siffatte previsioni; del resto, non conosco le prassi costantemente seguite nell'altra Camera. Intendo, però, richiamare l'attenzione su due punti effettivamente rilevanti, che imprimono una svolta, a mio avviso, alla discussione relativa alle decisioni assunte dalla Presidenza circa l'ammissibilità delle proposte emendative presentate. La decisione della Presidenza di dichiarare inammissibili, con declaratorie specifiche e articolate, circa 90 proposte emendative segna, a mio avviso, una svolta. Infatti, dobbiamo ricordare che, molto spesso, i disegni di legge di conversione dei decreti-legge finalizzati a prevedere proroghe di termini sono stati utilizzati dai singoli parlamentari in maniera non congruente e consona, a mio avviso, alla loro finalità tipica. Come ha ricordato l'onorevole Zaccaria, erano utilizzati un po' come grandi veicoli, al pari dei disegni di legge finanziaria o dei disegni di legge comunitaria, per adottare una serie di provvedimenti parziali, decisi all'ultimo momento.
Oltre a questo, signor Presidente, vorrei anche chiarire la questione relativa a chi rappresenta che cosa. Indubbiamente, il parlamentare deve rappresentare interessi anche di parte, territoriali e di categoria ma - vivaddio! - sappiamo che, in base al nostro ordinamento costituzionale, e a tutte le costituzioni delle democrazie occidentali, deve rispondere alla propria coscienza e non ha vincolo di mandato. Questo non significa che non debba sentire l'impegno di rappresentare concretamente alcuni interessi sociali; ma il Parlamento è un luogo di discussione, un forum deliberativo, e la deliberazione richiede un confronto delle diverse ragioni ed opinioni. Non si tratta di affermare semplicemente alcune volontà ed alcuni interessi ma di commisurare queste volontà e interessi con quelle di cui sono portatrici le altre parti politiche, che rappresentano altri interessi sociali.
Questo è quanto abbiamo fatto ed è ciò che ha spinto la Presidenza a dichiarare inammissibili una serie di proposte emendative, sia per estraneità della materia, sia perché contenevano interventi sostanziali, perché cercavano, cioè, di utilizzare surrettiziamente Pag. 15questo veicolo per affermare interessi di parte senza passare attraverso il filtro di una discussione di carattere generale. In tal modo, quelle proposte risultavano incapaci di informare effettivamente la volontà generale, intesa quale espressione dell'interesse generale del paese. In tal senso, la discussione che si è svolta stamane è stata di estrema importanza e di grande interesse. Tuttavia, ci sono state alcune confusioni e con questo intervento voglio riportare su assi e direzioni più chiari il dibattito relativo all'interesse generale, alla rappresentanza e all'uso di veicoli come il decreto-legge sulla proroga di termini per affermare, in maniera lobbistica, gli interessi di parte.
Ad esempio, questa Assemblea ha rilevato che, effettivamente, c'erano alcune difficoltà relativamente all'espletamento degli esami di Stato per accedere all'esercizio di professioni in base agli ordinamenti scolastici precedentemente in vigore. Perciò, ha giustamente recepito un interesse e, per rispondere ad un criterio di equità, ha approvato una norma volta a consentire a coloro che hanno seguito un corso di studi in base al precedente ordinamento di accedere ugualmente all'esame di Stato. Il Parlamento, insomma, se ne è fatto carico. Quando è stata approvata la proroga del termine per la messa in sicurezza degli impianti degli alberghi, è stato presentato, giustamente, dal presidente Realacci anche un ordine del giorno per stabilire che questa proroga fosse l'ultima.
Quando ci siamo accorti che, per quanto riguarda gli assicuratori, vi era il problema di concedere più tempo, in maniera da riuscire a regolarizzare alcune posizioni e non escludere, così, circa 4-5 mila persone dall'accesso a questa professione, questa Camera lo ha risolto. Vorrei sottolineare come, attraverso la discussione e il confronto, gli interessi di parte sono diventati espressivi di una volontà generale della Camera, che ha filtrato le spinte inizialmente settoriali, le ha vagliate e le ha approvate. Mi sembra che, da questo punto di vista, abbiamo svolto un ottimo lavoro.
Voglio spendere una parola anche a favore del Governo, non solo per il fatto che il nostro gruppo politico è parte della maggioranza, ma soprattutto perché il Governo non ha utilizzato questo provvedimento di proroga per far passare altri provvedimenti sostanziali. Vi ricordo, ancora una volta, che il Governo Berlusconi, con l'ultimo disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge riguardante proroga di termini, addirittura, ha fatto passare decisioni relative a missioni militari all'estero. Un provvedimento, che, semplicemente, era di proroga termini, è stato utilizzato, grazie anche alla fiducia, per far approvare in Parlamento delle norme, oltre che sostanziali, di grande impegno, come sono le missioni militari all'estero. Il Governo di centrosinistra, il Governo Prodi, non ha fatto questo, anzi, si è mostrato sensibile, si è rimesso all'Assemblea, quando aveva un'altra posizione politica, e ha rispettato la volontà del Parlamento.
Inoltre, come ha ricordato il collega Boato, questa Camera, per la prima volta, ha accettato, in pieno, le condizioni poste dal Comitato per la legislazione e sta, quindi, procedendo per migliorare la qualità della legislazione che, in questo caso, a mio avviso, attiene anche alla sostanza.
Per tutti questi motivi, signor Presidente, ribadendo la nostra convinta adesione all'opera della Presidenza e sostenendo questo Governo, con le sue ragioni ed il suo atteggiamento in aula, che ci hanno consentito di discutere ed approvare una serie di emendamenti, ribadisco ancora una volta il nostro atteggiamento positivo ed il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,50).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di Pag. 16preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto finale - A.C. 2114)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto finale il deputato Boscetto. Ne ha facoltà.

GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, parlando a nome del gruppo di Forza Italia, non posso sottacere come questo provvedimento - che io chiamo «cento proroghe», perché è contenuto fin dall'inizio - abbia una serie di positività, che si sono realizzate anche attraverso l'ottimo lavoro del Comitato per la legislazione, presieduto da Franco Russo, e l'intervento, che noi riteniamo di grande importanza, del Presidente Bertinotti. Le sue pronunce di inammissibilità, tutte puntuali e motivate, oltre che suddivise per gruppi e settori, sotto il profilo strettamente giuridico e regolamentare, hanno fatto sì che la valanga di emendamenti non finisse per turbare la linearità di questo decreto, facendolo diventare uno di quei provvedimenti omnibus, senza capo né coda, che, spesso, abbiamo visto in passato.
Abbiamo detto, in alcune fasi della discussione, che la decisione del Presidente Bertinotti è stata una decisione storica e ci auguriamo che tale tipo di logica presieda anche in futuro all'esame degli emendamenti, soprattutto quando si tratta di decreti-legge, che hanno particolari requisiti di necessità e di urgenza e che hanno bisogno di vedere gli emendamenti strettamente collegati al tema del provvedimento e alla sostanzialità delle norme in esso contenute.
Quindi, il nostro giudizio, sotto il profilo procedurale e, più latamente, del rispetto di norme, è fortemente positivo. Rimane, tuttavia, in noi, un forte dubbio, che andrà a risolversi in un voto contrario, su alcune norme, che, essendo contenute nel testo del decreto, certamente non potevano venire dichiarate inammissibili, perché ciò non è consentito.
Il nostro gruppo è intervenuto su alcuni temi o votando a favore o astenendosi, dando quindi prova di collaborazione, soprattutto nell'interesse dei cittadini, anche quando norme secondarie potevano incidere su norme primarie, o quando vi erano norme di natura sostanziale che non avevano nulla a che vedere con la proroga di termini (tutte critiche che abbiamo mosso, rispetto alle quali abbiamo comunque ritenuto prevalente l'interesse dei cittadini). Il nostro atteggiamento, di volta in volta, è stato favorevole o di astensione.
Sono rimasti, tuttavia, nel provvedimento che arriverà al Senato - ci auguriamo che in quella sede si guardi con attenzione al testo che si andrà ad esaminare - alcune norme che non riusciamo assolutamente a condividere. Parlo, in termini esemplificativi, della norma relativa al Consiglio nazionale delle ricerche, che prevede la sospensione delle procedure concorsuali e la proroga in carica dei direttori degli istituti fino al 30 giugno del 2007. In realtà, a fronte della sospensione dei concorsi, quella data dovrà essere necessariamente prorogata. La norma contenuta nel decreto avrà come conseguenza il blocco dell'attività di un organismo importante, il CNR, per cui su di essa non riusciamo ad essere d'accordo.
Esprimiamo la nostra contrarietà, per le tante ragioni già espresse ed evidenziate, da ultimo questa mattina dal collega di Alleanza nazionale, alla norma relativa ai verbali di concordamento dell'indennità di espropriazione. Qui si inserisce una norma di diritto sostanziale, che nulla ha a che vedere con il provvedimento, la quale va a ledere le prerogative della magistratura e i diritti acquisiti a seguito di sentenze, introducendo un imperativo legislativo che mette in difficoltà sia i cittadini, sia il sistema giudiziario, perché interventi normativi tesi a bloccare situazioni di natura processuale in evoluzione non dovrebbero mai verificarsi.Pag. 17
D'altro canto, si è assistito allo sviluppo di una norma, che, se non ricordo male, è contenuta nell'articolo 4, comma 2, in cui, a fronte di un parere negativo del Consiglio di Stato, si prevedeva di abolire la necessità del parere dello stesso Consiglio di Stato. Successivamente, è stato espunto dal testo tale dato normativo, ma certamente si tratta di un modo di legiferare disinvolto, che a noi non piace. Così come disinvolto è stato il modo di legiferare riguardante i trasporti, la logistica, la necessità di regolamento entro il 30 marzo - regolamento che non si farà; è stato respinto un nostro emendamento che disponeva la proroga del termine -, per spostare la posta destinata alla logistica ed alla produttività alla riduzione dei premi INAIL. Ciò è un altro modo disinvolto di emanare provvedimenti legislativi.
Dunque, anche contro il comma 8 e contro la reiezione dell'emendamento da noi presentato e di cui si è detto, riteniamo che si debba dire con forza che una norma di questo tipo danneggia il provvedimento. Egualmente dicasi per quanto riguarda l'integrazione dell'articolo 18 del testo unico sull'immigrazione. Vi è stato un passaggio corretto nell'inserire la norma nel testo della legge Bossi-Fini, e tuttavia la previsione è stata formulata male, per cui noi siamo decisamente critici su di essa.
Resta ancora da discutere - siamo stati contrari e lo siamo ancora - del regolamento ISVAP. Anche riguardo a tale norma sostanziale, che incide sul regolamento...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Boscetto...

GABRIELE BOSCETTO. ... soprattutto, sono state date scarse spiegazioni sull'anticipazione del termine.
Non abbiamo compreso, poi, come, in materia di pesca, essendo tutti d'accordo sulla bontà degli emendamenti presentati dai colleghi Marinello e Misuraca, si sia invocata la mancanza di copertura finanziaria, copertura che era dovere del Governo trovare.
Per queste ragioni, ribadisco il nostro voto contrario al provvedimento nel suo complesso, pur valorizzando i molti aspetti positivi ai quali ho fatto cenno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferrari. Ne ha facoltà.

PIERANGELO FERRARI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il disegno di legge A. C. 2114, che ci accingiamo a votare, converte, come è noto, un decreto-legge del 28 dicembre dello scorso anno e contiene un'eterogeneità di materie, collegate dalla comune finalità della proroga di termini previsti da disposizioni legislative. Il confronto parlamentare nelle Commissioni, soprattutto in I Commissione, affari costituzionali, e in aula si è concentrato, in particolare, sulla natura omnibus del provvedimento - per quanto non si tratti, in realtà, di un provvedimento «mille proroghe» grazie anche al puntuale intervento della Presidenza della Camera - e sui problemi che esso pone in relazione alla trasparenza, all'efficacia del processo legislativo e alle diverse condizioni in cui esso si dipana nei due rami del Parlamento.
Va detto, innanzitutto, che il disegno di legge, come ha dichiarato la relatrice, onorevole Amici, ha accolto una delle richieste che avevamo avanzato al Governo l'estate scorsa nel corso dell'esame di un provvedimento analogo, quella cioè di evitare di inserire nei decreti-legge di proroga termini ben più rilevanti e discutibili proroghe di deleghe legislative, come è stato fatto ripetutamente nel quinquennio scorso, in aperta violazione dell'articolo 15 della legge n. 400 del 1988.
L'onorevole Amici ha fatto riferimento nella sua relazione al dibattito che si aprì in occasione dell'analogo provvedimento di giugno, sulla base dell'osservazione del Comitato per la legislazione e delle prese di posizione del presidente della Commissione affari costituzionali, finalizzate alla ridefinizione, in avvio di legislatura, di un percorso legislativo rapido e trasparente e Pag. 18di un rapporto tra esecutivo e legislativo che sia rispettoso delle reciproche prerogative.
A distanza di pochi mesi, possiamo dire, anche alla luce del dibattito odierno, che nella XV legislatura, come ha sostenuto in aula l'onorevole Franco Russo, presidente del Comitato per la legislazione, stiamo tutti imparando a rispettare le fonti legislative e ad utilizzarle in maniera corretta, come ha poco fa lealmente riconosciuto nel suo equilibrato intervento l'onorevole Boscetto.
Tuttavia, se siamo in condizione di registrare positivamente la scelta del Governo di non ricorrere a decreti-legge di proroga dei termini per infilare surrettiziamente proroghe di deleghe legislative, restano aperte in tutta la loro evidenza le questioni poste in apertura di seduta dal presidente Violante. È del tutto evidente che, se provvedimenti come la finanziaria o come quello che approda ora in dirittura d'arrivo, si sovraccaricano strada facendo di numerosi emendamenti, ciò non dipende da una bulimia clientelare dei parlamentari ma dalle strozzature del processo legislativo.
Nel suo intervento in aula l'onorevole Zaccaria ci ha ricordato che, su cento leggi approvate dal Parlamento, circa un terzo è rappresentato da provvedimenti di conversione di decreti-legge, un terzo da ratifiche di atti internazionali e solo un terzo da disegni di legge in senso proprio, nella maggior parte dei casi peraltro di iniziativa governativa.
I bisogni del paese, pertanto, possono trovare risposta in tempo reale solo se affrontati impropriamente all'interno di provvedimenti omnibus, essendo ostruiti i canali propri del processo legislativo ordinario. Nello stesso tempo questi bisogni, in ragione di un'ineccepibile applicazione del regolamento della Camera, trovano canali preferenziali al Senato, determinando quel vulnus al principio costituzionale della parità di poteri, di cui ha parlato il presidente Violante.
Vi è un dato che rende eloquente la denuncia dell'onorevole Violante, secondo cui quello che non può fare un deputato può farlo un senatore: in occasione dell'analogo provvedimento di proroga dei termini del febbraio dello scorso anno, riguardante la conversione di un decreto-legge del 30 dicembre 2005, il testo, nel passaggio dalla Camera e Senato, ha raddoppiato il numero (da 43 a 83) delle disposizioni legislative.
È del tutto evidente che i problemi posti dal presidente della Commissione affari costituzionali sono dunque assai seri e incalzanti; ma, a proposito dell'analogo provvedimento del febbraio dello scorso anno, voglio segnalare all'opposizione di oggi, maggioranza di allora, che il decreto-legge recava il titolo «Definizione e proroga di termini, nonché conseguenti disposizioni urgenti. Proroga di termini relativi all'esercizio di deleghe legislative». Deleghe legislative: questa pratica deve finire, è finita! Lo abbiamo detto al Governo e mi pare, a giudicare da questo provvedimento in esame, che il messaggio sia stato recepito e che sia stata rispettata la legge n. 400 del 1988, tante volte violata negli anni scorsi.
Vi è, peraltro, un problema di coerenza del testo, di funzionalità dei provvedimenti di proroga termini, di frequenza del ricorso agli stessi, che è cresciuta in maniera significativa negli ultimi anni: uno all'anno nel 2001 - significativo questo dato! -, poi due all'anno, poi tre nel 2004 e, infine, quattro nel 2005. Troppi e troppo eterogenei (per chi voglia approfondire, vedi la documentazione prodotta dagli eccellenti funzionari del servizio studi).
Nel merito, il provvedimento proroga opportunamente termini di diversa natura, anche per rispondere ad esigenze della pubblica amministrazione, da cui proviene la richiesta di differimento di scadenze che gli apparati burocratici non sono talvolta in grado di rispettare.
In ogni caso, pur nella eterogeneità delle questioni, che vanno dall'emergenza infermieristica al fondo di solidarietà per gli acquirenti di beni immobili da costruire, alla concessione di benefici antiracket e antiusura, si tratta di un provvedimento indifferibile, di un atto dovuto che merita di essere approvato dall'Assemblea. Pag. 19È quanto dichiaro a nome del gruppo de l'Ulivo, per conto del quale, infine, esprimo un ringraziamento non formale alla relatrice, onorevole Amici, per il pregevole lavoro svolto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ancora una volta si è persa l'occasione per fornire risposte a settori delicatissimi del sistema economico italiano e mi riferisco al comparto dell'agricoltura e della pesca. Dobbiamo denunziare ancora una volta l'insensibilità del Governo nei confronti di questi comparti e la latitante inconcludenza del ministro De Castro.
Questi importanti settori aspettano risposte ed, evidentemente, questa occasione persa graverà su tali comparti, oggi notevolmente in difficoltà.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

SESA AMICI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SESA AMICI, Relatore. Signor Presidente, vorrei rivolgere dei ringraziamenti sinceri ai colleghi di maggioranza e di opposizione, perché, pur di fronte alla complessità del provvedimento che ci accingiamo a votare, hanno avuto la pazienza, ma anche l'intelligenza politica di ascoltare le diverse esigenze riguardanti questioni di proroga di termini che di fatto interessano migliaia di cittadini e di imprese.
Questo lavoro è stato anche possibile grazie ai funzionari della Commissione affari costituzionali e del Servizio Assemblea, che ringrazio, perché ci hanno aiutato, con la loro intelligenza e professionalità, a non commettere errori, anche di valutazione, circa i riferimenti legislativi e normativi.
Ringrazio, inoltre, i colleghi di Assemblea, nonché il Governo anche con riferimento alla modifica dei pareri disposta dal Comitato dei nove.
Il Parlamento deve tornare ad essere il luogo in cui ci si ascolta, perché si può cambiare opinione, non in maniera pregiudiziale, ma alla luce di elementi di contenuto.

(Coordinamento formale - A.C. 2114)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2114)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 2114, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
(Conversione in legge del decreto-legge 28 dicembre 2006, n. 300, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative) (2114):

Presenti e votanti 485
Maggioranza 243
Hanno votato 266
Hanno votato no 219
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Pag. 20

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 27 dicembre 2006, n. 297, recante disposizioni urgenti per il recepimento delle direttive comunitarie 2006/48/CE e 2006/49/CE e per l'adeguamento a decisioni in ambito comunitario relative all'assistenza a terra negli aeroporti, all'Agenzia nazionale per i giovani e al prelievo venatorio (A.C. 2112) (ore 11,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 27 dicembre 2006, n. 297, recante disposizioni urgenti per il recepimento delle direttive comunitarie 2006/48/CE e 2006/49/CE e per l'adeguamento a decisioni in ambito comunitario relative all'assistenza a terra negli aeroporti, all'Agenzia nazionale per i giovani e al prelievo venatorio.
Ricordo che nella seduta del 29 gennaio 2007 si è conclusa la discussione generale.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 2112)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (vedi l'allegato A - A.C. 2112 sezione 3), nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (vedi l'allegato A - A.C. 2112 sezione 4).
Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (vedi l'allegato A - A.C. 2112 sezione 5).
Ricordo che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso il prescritto parere (vedi l'allegato A - A.C. 2112 sezioni 1 e 2).
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
A tal fine il gruppo Lega Nord Padania è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
Prima di passare all'esame degli emendamenti, la Presidenza desidera richiamare l'attenzione dell'Assemblea su alcune questioni relative all'ammissibilità dei medesimi; ciò anche in risposta ad una lettera inviata al Presidente della Camera dal presidente del gruppo della Lega Nord Padania, onorevole Maroni, in cui si contesta l'ammissibilità dell'emendamento 3.2 del Governo, presentato nel corso dell'esame in sede referente, nonché ad una lettera, inviata per conoscenza al Presidente della Camera dal ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, circa una possibile dichiarazione di inammissibilità relativa ad alcuni articoli aggiuntivi all'articolo 3 del testo in esame, valutazione questa che, come è noto, è effettuata, a termini di regolamento, in via esclusiva dalla Presidenza della Camera.
Come è stato più volte rilevato, l'articolo 96-bis, comma 7, del regolamento, al fine di garantire il rispetto dei criteri stabiliti dalla legislazione vigente in ordine alla specificità e alla omogeneità delle disposizioni recate dai decreti-legge e ai limiti del loro contenuto, prevede per la valutazione dell'ammissibilità degli emendamenti criteri più rigorosi rispetto a quelli stabiliti nell'ambito del procedimento legislativo ordinario, stabilendo, in particolare, che devono essere dichiarati inammissibili gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi che non siano «strettamente attinenti» alla materia del decreto-legge.
Come specificato dalla circolare del Presidente della Camera del 10 gennaio 1997, la stretta attinenza al contenuto del decreto-legge «deve essere valutata con riferimento ai singoli oggetti ed alla specifica problematica affrontata dall'intervento normativo».
In altre parole, spetta al Governo - in sede di adozione del decreto-legge - determinare l'ambito dell'intervento straordinario Pag. 21ed urgente, così definendo anche la materia rispetto alla quale l'intervento emendativo delle Camere potrà esercitarsi.
I sopra ricordati canoni interpretativi, in base ad una prassi consolidata nella XII, XIII e XIV legislatura, come da ultimo ricordato nella seduta del 24 gennaio scorso, conoscono in via eccezionale la sola deroga, relativa ai decreti-legge in materia di proroga di termini e per quelli collegati alla manovra finanziaria, per i quali, in ragione del loro specifico carattere, oltre al criterio materiale si applica anche un criterio finalistico.
Nel caso in esame, a fronte di una obiettiva eterogeneità delle disposizioni contenute nel decreto-legge, la Commissione ha ritenuto di utilizzare un analogo criterio finalistico, ravvisando nelle norme l'elemento unificante rappresentato dalla loro finalizzazione all'adempimento di obblighi comunitari.
Sulla base di tali considerazioni, pertanto, nel corso dell'esame in sede referente sono state valutate ammissibili alcune proposte emendative, tutte accomunate dalla finalità di adeguare l'ordinamento italiano ad obblighi che discendono dall'ordinamento comunitario.
Al riguardo, tuttavia, occorre tenere presente che tale opzione interpretativa non trova riscontro nella prassi fin qui osservata in materia di canoni di ammissibilità degli emendamenti riferiti ai decreti-legge (anche per il fatto che non si sono dati finora decreti-legge con le caratteristiche specifiche di quello in esame, recanti cioè una pluralità di norme eterogenee tutte indistintamente in attuazione di obblighi comunitari).
Per altro verso, si deve considerare che l'applicazione di un criterio finalistico ad una siffatta tipologia di decreti-legge rischia di ampliare a dismisura l'ambito materiale di intervento dei provvedimenti medesimi.
A tale proposito occorre, del resto, ricordare che proprio con riferimento all'adempimento degli obblighi che discendono dalla partecipazione dell'Italia alle Comunità europee, l'ordinamento prevede uno specifico strumento - la legge comunitaria - per l'esame parlamentare della quale ricordo che l'articolo 126-ter del regolamento contempla una disciplina particolare che coinvolge, in sede consultiva, le altre Commissioni permanenti, attraverso una rigorosa scansione di tempi e di competenze; procedura, questa, che costituisce la sede principale per l'esame di questo genere di norme.
Ricordo a tale proposito che l'articolo 8, comma 4, della legge n. 11 del 2005, prevede che il Governo presenti tale strumento alle Camere all'inizio di ciascun anno.
Pertanto la Presidenza non può che dichiarare inammissibili per estraneità di materia - come sopra definita - l'emendamento 3.100 del Governo (volto ad adeguare l'ordinamento a diverse procedure di infrazione in tema di tasse di concessione sulle società, pubblicità dei prodotti del tabacco, reti e servizi interattivi, autorizzazione al lavoro di cittadini di Stati terzi, diritto d'autore, attribuzioni dei consulenti del lavoro, soggiorno di breve durata) e l'articolo aggiuntivo Bonelli 3.01 (che interviene sui commi 1117 e 1118 della legge finanziaria per il 2007, relativi rispettivamente: alla disciplina del finanziamento per la promozione delle fonti rinnovabili di energia, al fine di limitare l'ambito di applicazione della deroga che attualmente consente l'accesso ai suddetti finanziamenti anche agli impianti alimentati da fonti non rinnovabili; alle modalità di emanazione della relativa disciplina attuativa, prevedendo il concerto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare), che riproducono sostanzialmente il contenuto di analoghe proposte già presentate in Commissione ed in quella sede valutate ammissibili.
Debbono, del pari, ritenersi inammissibili per la stessa ragione gli articoli aggiuntivi Bonelli 3.010 e 3.011, non previamente presentati in Commissione, anch'essi (analogamente all'articolo aggiuntivo 3.01) relativi alla disciplina del finanziamento per la promozione delle fonti rinnovabili di energia, nonché l'emendamento Bressa 4.60, non previamente presentato in Commissione, volto ad adeguare Pag. 22l'ordinamento ad una procedura di infrazione, in materia di disciplina applicabile nelle province autonome di Trento e Bolzano alle concessioni idroelettriche.
Avverto, inoltre, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, e 86, comma 1, del regolamento, le seguenti proposte emendative, previamente presentate in Commissione ed in quella sede già dichiarate inammissibili: gli emendamenti Fugatti 4.14, Gioacchino Alfano 4.6, 4.7, 4.8 e 4.9, volti ad autorizzare il Governo a richiedere in sede comunitaria deroghe al divieto di prelievo venatorio per alcune specie animali; l'emendamento Gioacchino Alfano 4.10, volto a disporre l'abrogazione del comma 1226 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007, che stabilisce per le regioni l'obbligo di adottare misure per la conservazione degli habitat naturali; l'emendamento Gioacchino Alfano 4.11, volto a disporre l'abrogazione del comma 471 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007, che prevede che la vigilanza sull'Istituto nazionale per la fauna selvatica sia esercitata dal Ministero dell'ambiente, anziché dalla Presidenza del Consiglio dei ministri; l'articolo aggiuntivo Verro 5.06, in materia di emissione dei certificati verdi, volto a prevedere che l'abrogazione del comma 71 dell'articolo 1 della legge n. 239 del 2004, prevista dal comma 1120 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007, faccia comunque salvi i diritti degli impianti di produzione di energia che rispettino determinati requisiti.
La Presidenza non ritiene, infine, ammissibile l'emendamento Fugatti 2.15, già presentato in Commissione e ivi dichiarato inammissibile, in quanto volto ad incidere, nell'ambito di un procedimento di conversione di un decreto-legge, su una norma di delega legislativa.

ANGELO BONELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

ANGELO BONELLI. Sulla dichiarazione di inammissibilità di alcuni emendamenti, da lei letta, per formulare una richiesta alla Presidenza in base all'articolo 96-bis, comma 7, del regolamento.
Innanzitutto, signor Presidente, voglio dirle che non condividiamo questa scelta, trattandosi peraltro di emendamenti, come quelli a mia firma 3.010, 3.01 e 3.011, che avevano già ricevuto il parere favorevole della Commissione.
Ci atteniamo, quindi, al parere formulato dagli uffici della Presidenza, ma come gruppo dei Verdi facciamo presente che si tratta di emendamenti che tendono a recepire direttive comunitarie - in particolar modo la direttiva 2001/1977/CE - in relazione a ben cinque procedure di infrazione. Dal nostro punto di vista, si tratta dunque di questioni rilevanti, puntuali e pertinenti all'oggetto del decreto-legge, ma, poiché, stante l'interpretazione che gli uffici danno, non sarebbe possibile intervenire sulla materia, considerato che vi è una sorta di blindatura e poiché si tratta, invece, di recepimento di direttive comunitarie, chiedo alla Presidenza una revisione del parere.
Ovviamente, poiché si tratta di un potere che la Presidenza può esercitare sulla base dell'articolo 96-bis, comma 7 del regolamento, chiediamo che la stessa valuti di sottoporre all'Assemblea la decisione circa l'ammissibilità (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi e La Rosa nel Pugno).

MAURIZIO FUGATTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. A nome del gruppo della Lega Nord, esprimiamo la nostra valutazione positiva sul fatto che la Presidenza non abbia voluto accogliere, dichiarandolo inammissibile, l'emendamento del Governo 3.100.
Non riteniamo questo un fatto straordinario, ma solo che la Presidenza abbia legittimamente e giustamente applicato il regolamento. Di straordinario, invece, vi è il metodo che il Governo ha pensato di utilizzare in questa fase per scardinare la Pag. 23Bossi-Fini. Infatti, con un'imboscata in Commissione, all'ultimo minuto, il Governo, allo scopo di scardinare questa legge, ha presentato un emendamento riferito ad un testo di una legge che tratta di banche, di finanza, di vigilanza, di intermediari finanziari!
Questo emendamento non ha niente a che vedere con il provvedimento di conversione del decreto-legge che oggi stiamo discutendo; il che, oggettivamente, ha bloccato i lavori della Commissione finanze a causa dell'ostruzionismo della Lega Nord.
Oggi, pertanto, noi vediamo con favore la decisione della Presidenza, ma dobbiamo criticare il modo di operare di questo Governo. Se quest'ultimo vuole far approvare una legge sull'immigrazione, si metta d'accordo, rediga un testo complessivo, lo presenti alle Commissioni competenti, non alla sola Commissione finanze (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania, Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Alleanza Nazionale)...!

PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Fugatti...

MAURIZIO FUGATTI. Venga in Aula, se ha il coraggio di discuterlo! Un provvedimento sull'immigrazione si deve fare in questa sede e presso le Commissioni competenti, non con le imboscate dell'ultimo momento, bloccando i lavori della Commissione finanze (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
La ringrazio Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Fugatti, le ho dato la parola in questo spazio di seduta che consente ai deputati di intervenire nel merito tecnico del giudizio di ammissibilità o inammissibilità. Questo momento non può tuttavia trasformarsi in una fase di dibattito politico sulle conseguenze, appunto, politiche dei giudizi di ammissibilità. Pertanto, prego i colleghi - come ha fatto l'onorevole Bonelli, al quale poi darò una risposta - di attenersi a questo tipo di valutazione.

MARIA LEDDI MAIOLA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA LEDDI MAIOLA, Relatore. Signor Presidente, avendo ascoltato la lettura dettagliata delle dichiarazioni di inammissibilità, che modificano il quadro complessivo della situazione, riteniamo indispensabile chiedere una breve sospensione della seduta per riunire il Comitato dei nove.

GIANFRANCO CONTE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Sempre su questo punto, immagino... Ne ha facoltà.

GIANFRANCO CONTE. Sì, signor Presidente, intervengo sulla questione dell'inammissibilità. L'altro ieri, nel corso della discussione sulle linee generali, avevo sollevato il problema concernente l'ammissibilità degli emendamenti e mi pare che l'atteggiamento della Presidenza sia assolutamente condivisibile. Ritengo che si sia fatto un passo avanti.
D'altra parte - ne avevamo già parlato nell'ambito della discussione del decreto «mille proroghe» -, la Presidenza ha adottato delle decisioni che ha mantenuto anche in ordine a questo provvedimento e crediamo che questa sia la strada giusta. Ci troviamo completamente d'accordo nel proseguire in questo senso.

MARIA IDA GERMONTANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, il gruppo di Alleanza Nazionale è d'accordo sulla decisione assunta dalla Presidenza di dichiarare l'inammissibilità dell'emendamento 3.100 del Governo.
Nel corso dell'intervento da me svolto in sede di discussione sulle linee generali del provvedimento avevo evidenziato il Pag. 24tentativo del Governo di effettuare un'apertura indiscriminata all'immigrazione con la conseguente cancellazione...

PRESIDENTE. Deputata Germontani, la prego! Il dibattito politico si svolgerà dopo.

MARIA IDA GERMONTANI. ...con un colpo di spugna della cosiddetta legge Bossi-Fini. Noi, lo ripeto, siamo d'accordo sulla decisione assunta dalla Presidenza di dichiarare inammissibile la proposta emendativa presentata dal Governo.

PRESIDENTE. Debbo una risposta al deputato Bonelli. Dico subito che la Presidenza non ritiene di applicare quanto previsto dall'articolo 96-bis, comma 7, del regolamento della Camera dei deputati, cioè di sottoporre al voto dell'Assemblea la valutazione di inammissibilità delle proposte emendative. Come i colleghi sanno, quella è una prassi che, anche sulla base di una valutazione di buonsenso, non seguiamo da moltissimo tempo in questa Assemblea. Se dovessimo instaurarla come prassi ricorrente, una maggioranza politica potrebbe, in astratto e in linea generale, formulare un giudizio di inammissibilità sugli emendamenti presentati dall'opposizione. Pertanto, da tempo si è convenuto di seguire un'altra prassi.
Nel merito del giudizio, la Presidenza non può che ribadire la correttezza della valutazione effettuata, atteso che tali proposte emendative, riconducibili al perseguimento degli obiettivi fissati dalla direttiva 2001/77/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 settembre 2001, hanno ad oggetto una materia non contemplata nel testo del decreto-legge, così come adottato dal Governo, e non sono strettamente attinenti alle materie in esso contenute, così come prescritto dall'articolo 96-bis, comma 7, del regolamento in materia di ammissibilità degli emendamenti riferiti ai decreti-legge.
La Presidenza prende atto anche del rilievo politico delle questioni sollevate, ma non può discostarsi dalla prassi interpretativa delle citate norme regolamentari; ciò anche a garanzia del corretto utilizzo degli strumenti normativi.
Chiedo alla relatrice, deputata Leddi Maiola, per quanto tempo ritenga necessario sospendere i lavori in Assemblea al fine di consentire al Comitato dei nove di riunirsi.

MARIA LEDDI MAIOLA, Relatore. Signor Presidente, ritengo che una sospensione di circa trenta minuti sia sufficiente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 11,30, è ripresa alle 12,15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI

PRESIDENTE. Avverto che la Commissione ha appena presentato gli emendamenti 5.100 (vedi l'allegato A - A.C. 2112 sezione 5) e Dis. 1.1 (vedi l'allegato A - A.C. 2112 sezione 6), il cui testo è in distribuzione. Il termine per la presentazione di subemendamenti è fissato per le 14 di oggi.
Avverto altresì che è stato ritirato dal presentatore l'emendamento Gioacchino Alfano 1.3.
Ha chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti l'onorevole Fasolino. Ne ha facoltà.

GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, mi sembra proprio che si navighi a vista, perché si è tenuto impegnato il lavoro dei componenti della Commissione per giorni e giorni, distogliendolo dal compito specifico e istituzionale di Commissione, attraverso l'invio di una serie di provvedimenti e di richieste sui quali la Commissione si è intrattenuta, licenziando proposte che puntualmente la Presidenza ha dichiarato inammissibili.
Noi non vogliamo entrare nel merito della decisione della Presidenza; desideriamo solo stigmatizzare questo comportamento, Pag. 25che non ha consentito alla Commissione di merito di svolgere il proprio lavoro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ceroni. Ne ha facoltà.

REMIGIO CERONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto desidero esprimere il mio disappunto per un comportamento che dovrebbe costituire un'eccezione e che invece sta diventando prassi corrente.
Infatti, lo stralcio degli emendamenti ritenuti inammissibili, essendo non omogenei rispetto al contenuto del decreto-legge, non può divenire una regola. Tra l'altro, il Presidente della Camera, nel corso di una precedente seduta, ha ricordato che la Giunta per il regolamento, in data 23 marzo 1988, aveva affidato al Presidente della Camera poteri sull'ammissibilità degli emendamenti. Tuttavia, tali poteri fino ad oggi hanno trovato attuazione molto saltuariamente; infatti, il Presidente precisava di aver utilizzato tale prerogativa nelle sedute del 21 aprile 1993, del 25 novembre 1999 e del 10 giugno 2003, quando Presidente della Camera era l'onorevole Casini.
Adesso, invece, nel giro di due settimane, abbiamo visto il Presidente della Camera dare ampia attuazione al suo potere di dichiarare l'inammissibilità degli emendamenti. A mio avviso, il Presidente dovrebbe in primo luogo richiamare il Governo a presentare disegni di legge di contenuto omogeneo. Infatti, non si può lavorare per giorni in Commissione su determinati argomenti per poi vederli vanificati al momento dell'esame del provvedimento in aula.
Il testo in esame ha un contenuto troppo eterogeneo. Le direttive in oggetto hanno natura finanziaria, dunque cosa c'entrano l'assistenza a terra negli aeroporti, l'Agenzia nazionale per i giovani e il prelievo venatorio?
È evidente che le predette materie avrebbero dovuto costituire oggetto di provvedimenti separati. Questo modo di procedere mortifica il Parlamento e rende meno trasparenti e comprensibili le leggi.
Per quanto concerne il merito del provvedimento in esame, sembra esservi stato un lavoro coordinato - tra Governo, Ministero dell'economia e delle finanze e Banca d'Italia -, per rendere più trasparente ed adeguata la legislazione in materia di attività creditizia. In ordine alle concrete proposte, mi pare che la posizione del mio gruppo sia abbastanza favorevole. Naturalmente, si tratta di un primo passo per rendere l'attività delle banche più trasparente ed adeguata alle necessità del momento.
Penso che il mio gruppo esprimerà, al termine dell'esame, un voto favorevole, pur con tutte le riserve già manifestate (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ceroni.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, com'è già avvenuto in occasione dell'esame del provvedimento approvato stamani, il decreto-legge ha subito una vera e propria falcidia in sede di valutazione di ammissibilità, da parte della Presidenza della Camera, delle proposte emendative ad esso presentate.
A questo punto, si pone una questione: non vorrei che ci trovassimo di fronte ad un conflitto tra Presidente della Camera e i componenti dell'Assemblea. In realtà, ho la vaga sensazione che sia in atto un sottile, ma perverso disegno politico. Perché lo dico? Potrebbe esservi un'intesa tra Presidenza della Camera, Governo e maggioranza per intasare di lavoro le Commissioni parlamentari e per fare in modo che, alla fine, il lavoro di intere giornate, di intere settimane dei parlamentari nelle Commissioni non produca alcun effetto concreto. Sembra quasi che si abbia paura della capacità di lavoro dei parlamentari, in particolare di quelli dell'opposizione: si vuole che questi rimangano imbrigliati in discussioni che si trasformano in una sorta di deserto dei tartari, un luogo in cui si aspetta qualcosa o qualcuno che non arriverà mai.Pag. 26
Un altro rilievo riguarda anche l'oggetto del decreto-legge. Il provvedimento è diventato una sorta di convoglio, di carrozzone al cui interno sono state infilate altre materie, in una maniera che pone interrogativi anche di natura costituzionale. Appurato che il testo è caratterizzato da una chiara eterogeneità di materie, è possibile, è ammissibile che in un decreto-legge che attiene a materie di competenza di una Commissione parlamentare, sia pure importante come la Commissione finanze, si pretenda di introdurre disposizioni riguardanti l'immigrazione (e, quindi, la cosiddetta legge Bossi-Fini), l'ambiente, le zone di protezione speciale ed il prelievo venatorio? Si tratta di una sorta di fritto misto, di insalata mista che, alla fine, dà vita ad un prodotto assolutamente non governabile, non soltanto sul piano costituzionale, ma anche su quello della logica!
Peraltro, sotto la scure delle dichiarazioni di inammissibilità della Presidenza della Camera sono cadute questioni che, in quanto poste in maniera fondata e documentata, avevano trovato ampio riscontro durante il confronto in Commissione: ancora una volta, tutto il lavoro svolto si è risolto in un nulla di fatto! A nostro avviso, ciò produce, di per sé, una difficoltà nei lavori parlamentari: in quelli delle Commissioni e, di conseguenza, in quelli dell'Assemblea. Alla fine, rimane un caos istituzionale alla cui base vi sono il completo stato confusionale e l'assoluta contraddittorietà che hanno caratterizzato, sin dal primo giorno, questa maggioranza di Governo, il Governo Prodi e tutti i partiti che lo sostengono!
Ma vorrei concentrare l'attenzione, in particolare, sull'articolo 4 del provvedimento e sulle relative proposte emendative presentate non solo dal gruppo di Forza Italia, ma anche dagli altri gruppi parlamentari.
L'articolo 4 interviene in materia di prelievo venatorio e stabilisce la sospensione dell'applicazione della legge della regione Liguria 31 ottobre 2006, n. 36.
Orbene, in materia di caccia, non ora, ma da tempo, denunziamo la confusione e le contraddizioni della vostra maggioranza. Ripercorriamo, in maniera schematica, cosa è successo nell'arco degli ultimi mesi.
In questa materia, avete adottato un decreto-legge sulle zone a protezione speciale. Non avete elaborato un testo minimamente accettabile ed il decreto-legge è naufragato! Addirittura, non è mai arrivato in quest'aula!
Su questa materia, in maniera confusa, contraddittoria e surrettizia, al Senato, avete inserito il comma 1225 dell'articolo 1 e avete sottratto una serie di competenze al Ministero delle politiche agricole, passando le competenze medesime al Ministero dell'ambiente.
Ancora una volta, siete intervenuti in materia di fauna selvatica e, anche in quel caso, è stata manifestata la contraddizione insita nella vostra maggioranza; non lo dico solo io, né solo la mia parte politica; lo dice, financo, un ministro del vostro Governo, che non trova di meglio che scrivere una lettera aperta al Capo del Governo, il Presidente Prodi, comunicandola conseguentemente a tutto il paese.
Anche questo denota, da un lato, le vostre contraddizioni, dall'altro, la debolezza del ministro De Castro. Se il ministro De Castro, incapace ad occuparsi, in maniera seria ed autorevole, di una questione di sua competenza, è arrivato al punto di comunicare con il proprio Capo del Governo attraverso il meccanismo dei comunicati stampa e delle lettere aperte, ne viene fuori non solo una sua intrinseca debolezza ed incapacità, ma anche una sua delegittimazione!
Allora, di fronte al ministro delegittimato, se esiste ancora un barlume di senso nella politica e nelle cose e se esiste ancora un barlume di dignità nelle persone, delle due l'una: o il capo del Governo gli chiede di dimettersi o lo stesso ministro De Castro, in una resipiscenza di personale dignità, si assume le conseguenze e si dimette da questo Governo.
Ancora una volta, quindi, in questo provvedimento, intervenendo su queste materie, dimostrate un utilizzo improprio dello strumento della decretazione; di Pag. 27fatto, ancora una volta, dimostrate che siete incapaci, in via ordinaria, di occuparvi seriamente delle questioni e di legiferare seriamente. Infatti, agite con l'obbligatorietà dei tempi di conversione del decreto-legge e in virtù del vincolo di maggioranza, tenuta assieme, in maniera rabberciata, non dall'oggettiva aderenza al programma, ma soltanto dalla necessità di stare assieme; oggi, questa maggioranza è tornata ad essere minoranza nel paese. Vi tiene insieme, infatti, soltanto la consapevolezza che, di fronte al corpo elettorale, rappresentate la grande minoranza del paese e non più la maggioranza.
Ed è per questi motivi che sottolineiamo la grande difficoltà nel seguirvi su questo piano e le grandi incongruenze della vostra parte politica.
Abbiamo dato il nostro contributo in Commissione. Una serie di questioni, purtroppo, grazie all'inammissibilità, non troveranno risposta e nemmeno udienza in un franco e chiaro dibattito parlamentare. Ma, con gli emendamenti rimasti, proponiamo all'Assemblea significativi contributi tesi al miglioramento del testo, su cui vi aspettiamo al varco. Vogliamo capire se ancora vi è un minimo di senso, di dignità, di rispetto verso il ruolo e l'autonomia del parlamentare o se, invece, l'assuefazione a questo modo di fare, il vincolo di obbedienza ma, soprattutto, la paura intrinseca alla maggioranza l'avranno vinta ancora una volta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Assiste ai lavori dell'Assemblea una classe dell'istituto per geometri Pierluigi Nervi di Santa Maria Capua Vetere, cui la Presidenza e l'Assemblea rivolgono un saluto (Applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, il Governo ha ritenuto di avvalersi della facoltà prevista di adottare con lo strumento del decreto-legge misure urgenti volte ad adeguare la legislazione italiana agli obblighi di recepire quanto derivante dalle direttive del Parlamento europeo e del Consiglio europeo e dalle decisioni della Corte di giustizia delle Comunità europee prese in causa, poi inserite nella legge comunitaria in corso di approvazione. Il termine di recepimento previsto era il 31 dicembre 2006. È da segnalare il fatto che è già stata avviata una procedura di infrazione ai sensi dell'articolo 228 del Trattato istitutivo della Comunità europea, per quanto attiene all'esecuzione della sentenza della Corte di giustizia prima citata.
Gli articoli 1 e 2 attuano le direttive. La prima reca la disposizione tendente ad agevolare l'accesso all'attività degli enti creditizi, eliminando le differenze più rilevanti tra le legislazioni degli Stati membri, mirando a salvaguardare il risparmio, creando condizioni di uguaglianza nella concorrenza tra le banche, rafforzando il sistema bancario e fissando requisiti patrimoniali minimi. La seconda, in considerazione del fatto che le imprese di investimento corrono, per quanto riguarda il loro portafoglio di negoziazione, gli stessi rischi degli enti creditizi, fissa requisiti di adeguatezza patrimoniale che si applicano sia alle imprese di investimento sia agli enti creditizi.
L'articolo 1 interviene sul testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia e, in particolare, nei seguenti ambiti: informativa al pubblico, sistema di valutazione del rischio, interventi di vigilanza, composizione dei gruppi, reperimento della vigilanza consolidata, vigilanza ispettiva, segreto d'ufficio e collaborazione tra autorità.
L'articolo 2 interviene sul testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria e, in particolare, sui seguenti ambiti: vigilanza regolamentare e formativa, interventi sui soggetti abilitati, composizione del gruppo. Nei successivi commi, come il comma 7, interviene sul decreto legislativo cosiddetto Bossi-Fini eliminando il permesso di soggiorno per periodi di permanenza sul territorio nazionale fino a 90 giorni, prevedendo in sostituzione una semplice dichiarazione di permanenza sul territorio nazionale da presentare all'ufficio di frontiera ovvero, Pag. 28entro 8 giorni, all'ufficio di questura rinviando ad un decreto del Ministero dell'interno le concrete modalità di attuazione. Si prevede, inoltre, l'abrogazione della disposizione che prevede l'obbligo per l'ospitante ed il datore di lavoro di comunicazioni in questura dell'ospitalità o dell'assunzione dello straniero.
Con l'articolo 4 viene sospesa l'applicazione della legge della regione Liguria recante attivazione della deroga per la stagione venatoria.
L'articolo 5 costituisce l'Agenzia nazionale per i giovani con sede in Roma. L'organismo, prescritto in attuazione della decisione del Parlamento europeo e del Consiglio, che istituisce il programma «Gioventù in azione», deve avere personalità giuridica autonoma e, quindi, l'attuale struttura incardinata presso il Ministero della solidarietà sociale non risponde ai requisiti richiesti e verrà, di conseguenza, soppressa. L'onere è di 1.241.000 euro; è finanziato per 650 mila euro con fondi comunitari e per la restante parte con fondi nazionali da ripartire tra Presidenza del Consiglio dei ministri e Ministero della solidarietà sociale.
Gli emendamenti presentati dalla Lega in VI Commissione hanno riguardato principalmente questo comma nel tentativo di cancellare le novità introdotte dal Governo e l'articolo 5, ritenendo l'Agenzia nazionale per i giovani assolutamente inutile e foriera di nuove spese e nuove nomine.
Per questo motivo, preannunciamo un voto contrario sul decreto-legge in esame (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Antonio Pepe. Ne ha facoltà.

ANTONIO PEPE. Signor Presidente, vorrei svolgere poche considerazioni sul provvedimento in discussione, che prevede la conversione in legge del decreto-legge n. 297 del 2006, recante «disposizioni urgenti per il recepimento delle direttive comunitarie n. 48 e n. 49 del 2006 in materia di accesso alle attività degli enti creditizi e di adeguatezza delle imprese di investimento, nonché in materia di assistenza a terra negli aeroporti, di istituzione dell'Agenzia nazionale per i giovani e di prelievo bancario».
Già il titolo, colleghi, evidenza il contenuto eterogeneo del provvedimento, una eterogeneità che è tenuta insieme soltanto dall'intento di rispettare direttive comunitarie ovvero sentenze della giustizia europea.
Gli articoli 1 e 2 intervengono in materia bancaria, creditizia e di intermediazione finanziaria. Il Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria ha cercato di regolamentare la materia della adeguatezza patrimoniale degli enti creditizi, individuando i requisiti patrimoniali minimi degli enti creditizi stessi.
Proprio partendo dall'accordo di Basilea, è stata emanata la direttiva n. 48 del 2006, e l'articolo 1 del decreto-legge mira a dare attuazione alla direttiva medesima con particolare riferimento all'esercizio delle funzioni di vigilanza sulle banche e sui gruppi bancari.
Pur in presenza, quindi, di un atto dovuto, devo rilevare che alcune disposizioni dell'articolo 1 mancano del necessario coordinamento con altre norme del testo unico in materia bancaria e creditizia, così come vi sono aspetti che determinano incertezze interpretative. Penso, ad esempio, al potere - che viene dato alla Banca d'Italia nei confronti di società appartenenti ad un gruppo bancario ovvero di società bancarie ovvero, ancora, di società bancarie non comprese in gruppi bancari, ma controllate da chi controlla un gruppo bancario - di applicare le norme sulla revisione contabile previste per le società quotate. Questo è il potere della Banca d'Italia nei confronti di questi soggetti.
Ci chiediamo (se lo è chiesto anche il Servizio studi della Camera e mi auguro che il Governo o, comunque, il Parlamento possano dare risposte a questa incertezza) se tale obbligo si estenda anche alle società controllate dai soggetti di cui sopra.
La norma non è chiara e una risposta su questo punto andrebbe data. Lo ripeto: gli articoli 1 e 2 non hanno, nell'immediato, Pag. 29un impatto sul bilancio dello Stato o sui cittadini; sono atti dovuti. Mi auguro solo che, così come formulati, non finiscano per creare problemi, soprattutto per quanto riguarda l'accesso al credito delle imprese e, quindi, non facciano aumentare il costo del denaro nel nostro paese.
Anche l'articolo 3, colleghi, è stato scritto per rispettare una direttiva comunitaria. Sostituisce l'articolo 14 del decreto legislativo n. 18 del 1999 ed è volto a consentire la chiusura di una procedura di infrazione avviata nei confronti dell'Italia per l'inesatto recepimento della direttiva n. 96 del 1967, relativa all'accesso al mercato dei servizi di assistenza a terra negli aeroporti della Comunità.
Ora, se è vero che, secondo tale norma, che sostituisce l'articolo 14 del decreto legislativo n. 18 del 1999, non vi è più l'obbligo per i soggetti che succedono ai precedenti gestori di mantenere in servizio il relativo personale, è anche vero che la norma, così come formulata, introduce ulteriori previsioni che mi auguro non finiscano con l'esporre, ancora una volta, il nostro paese ad un'ulteriore procedura di infrazione.
La verità è che il Governo sull'articolo 3 aveva presentato un emendamento importante per rispettare un obbligo proveniente dall'Europa e anche per dare una risposta alle nostre imprese e alle nostre società: mi riferisco alla restituzione alle società italiane della tassa annuale che le società stesse pagavano e che l'Unione europea definì illegittima.
È da anni che le tante società italiane chiedono il rimborso di questa tassa. Il Governo aveva presentato un emendamento all'articolo 3 che andava in questa direzione e che, quindi, avrebbe avuto il nostro consenso. Inspiegabilmente, però, il Governo ha fatto marcia indietro e, ancora una volta, non dà risposte alle nostre imprese.
Vorrei muovere una critica anche all'articolo 5 del decreto-legge, al quale Alleanza Nazionale ha presentato degli emendamenti, che prevede l'istituzione dell'Agenzia nazionale per i giovani. Si tratta di un articolo che, a mio avviso, è in palese contraddizione con le disposizioni della legge finanziaria per il 2007, che prevedono la riduzione degli organismi pubblici, nonché la riduzione del numero dei componenti dei consigli di amministrazione degli enti pubblici.
La disposizione, così com'è scritta, contrasta anche con la decisione n. 1719/2006/CE del Parlamento europeo, che ha istituito il programma «Gioventù in azione». La decisione richiede, infatti, che le agenzie nazionali chiamate ad attuare tale programma debbano essere formate da personale specificamente qualificato nel settore delle relazioni internazionali. Invece, avere previsto, come fa l'articolo 5, che, per questa agenzia, dovremo avvalerci di personale in forza presso il Ministero della solidarietà sociale che, sicuramente è specializzato, ma in altro settore, fa sì che anche questo dettato europeo non venga da noi rispettato appieno.
Ma devo muovere delle critiche anche per come è stata istituita tale agenzia. Essa è composta da 15 unità, di cui ben 7 costituiscono organi di vertice e di controllo, oltre a un direttore generale. Quindi, si tratta di una struttura burocratica eccessivamente pesante. Sarebbe stato opportuno, sotto questo aspetto, una struttura più snella, che avrebbe raggiunto sicuramente lo stesso scopo e lo stesso obiettivo che l'Europa ci chiede, ma con meno costi per il bilancio dello Stato.
Quindi, cari colleghi, pur essendo in presenza di un provvedimento dovuto, esso è la riprova di un modo di legiferare confuso e disordinato. Si è cercato di introdurre nel provvedimento materie che non vi avevano nulla a che fare. Penso, ad esempio, all'emendamento del Governo che, addirittura, utilizzando questo decreto-legge, tende a modificare la legge Bossi-Fini. Alleanza nazionale si è opposta presentando specifiche proposte emendative a questa modifica. Mi auguro che, alla fine, non si arrivi a modificare, attraverso questo strumento, alcuni aspetti della legge Bossi-Fini.
Del resto, tutta la produzione normativa di questa maggioranza risente di un difetto strutturale. Le leggi sono pensate e Pag. 30scritte in modo confuso perché devono rispondere all'esigenza di accontentare tutte le idee messe in campo dal centrosinistra, che, spesso sono, appunto, confuse e contraddittorie su molti argomenti chiave all'ordine del giorno dell'agenda politica italiana.
La stessa situazione si rileva, in questi giorni, anche rispetto al provvedimento sulle cosiddette liberalizzazioni: l'intervento non affronta i veri problemi del sistema economico italiano, fatto di monopoli e oligopoli, e disciplina i piccoli sistemi di garanzia, di minore interesse economico, finendo per trasformare l'intervento normativo in uno strumento più punitivo che altro.
Abbiamo assistito, anche rispetto ai decreti-legge sulle liberalizzazioni, a un balletto continuo: norme inserite prima nel disegno di legge, poi trasferite nel decreto-legge. Questi trasferimenti avvengono addirittura successivamente alla riunione del Consiglio dei ministri. Ancora oggi i testi non sono esattamente conosciuti e, certamente, si tratta provvedimenti che intendono essere estremamente punitivi.
Questo Governo, quindi, sempre diviso tra contraddizioni interne e lacerazioni pubbliche, non è in grado di assicurare una credibilità al sistema paese e di esprimere, anche nel settore della politica economica e di sviluppo, una linea chiara e condivisa.
Questo vizio genetico del centrosinistra si traduce in una serie di atti scollegati, che stanno peggiorando il quadro di riferimento nel quale le nostre aziende e le imprese si muovono, facendo venire meno la certezza del diritto nella prosecuzione delle attività contrattuali tra le parti.
Gli italiani, cari colleghi, meritano tutela e una politica diretta a creare sviluppo. Invece, stiamo assistendo, in questi giorni, ad una politica che crea sfiducia negli italiani, costituendo un freno per lo sviluppo economico del paese. Gli italiani non meritano tutto ciò. Occorre voltare pagina (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, intervengo per stigmatizzare una volta di più ciò che il Governo ha tentato di fare e, soprattutto, per ringraziare l'Ufficio di Presidenza che, perlomeno, ha dichiarato inammissibile l'emendamento 3.100; infatti, attraverso di esso il Governo ha tentato di abolire l'obbligo del permesso di soggiorno.
La nostra è una forte contestazione sia per quanto riguarda il metodo sia per quanto riguarda il contenuto. Riguardo al metodo, il Governo ha portato avanti un'azione estremamente errata, completamente fuori tema e di basso profilo, poiché si è parlato di immigrazione nell'ambito di un decreto-legge che, invece, tratta di banche, di soldi.
Personalmente penso che non si tratti di un errore, di un qualcosa che è stato fatto per sbaglio: secondo la Lega Nord, infatti, siamo di fronte ad una mancanza di serietà. In ogni caso, voglio essere ancora più dura: non si tratta solo di mancanza di serietà, ma di un'azione vile, poiché si è voluto agire in modo subdolo, cercando di vanificare, cancellare, scardinare la cosiddetta legge Bossi-Fini. Questa legge intende mettere ordine riguardo al processo d'immigrazione, anche se, ormai, il Governo e la maggioranza stanno aprendo le porte dell'Italia a chiunque, anche attraverso il diritto d'asilo ed altri diritti che, all'uopo, si tenta di inventare. Ci si rivolge favorevolmente anche a chi vuole fuggire dal paese d'origine, non sempre sorretto da valide motivazioni.
Purtroppo si cerca di accelerare lo sfascio della società italiana, togliendole le sue caratteristiche occidentali e aprendo le porte a tutti.
Perché vengono portate avanti queste azioni? Il Governo e la maggioranza si trovano in difficoltà, sono in fibrillazione, poiché si trovano a dover accontentare qualche loro componente.
Si tenta di rabberciare una maggioranza che sta facendo acqua da tutte le parti, ma non sarà certo attraverso questi Pag. 31modi e questi atteggiamenti subdoli e vili che ci si riuscirà; infatti, la Lega Nord sarà sempre attenta e vigile e cercherà di evitare queste azioni che noi rifiutiamo completamente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Romele. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, mi unisco alle considerazioni dei parlamentari intervenuti in precedenza e faccio un appello ai colleghi dell'opposizione e della maggioranza affinché abbiano il coraggio - in particolare, quelli della maggioranza - di intervenire non tanto e non solo sul merito di questo provvedimento, ma anche su ciò che sta dietro ad esso e a tutta una serie di provvedimenti similari.
Caro Marinello, tu sei stato troppo attento, analitico nel momento in cui hai affermato che siamo in presenza di un particolare disegno; esso, infatti, è molto semplice. L'attuale Governo manca di coraggio - il tacito consenso della maggioranza lo conferma - e intende intervenire «a gamba tesa» su una serie di provvedimenti che ormai costituiscono parte integrante della normativa italiana.
Non mi riferisco solo alla cosiddetta legge Bossi-Fini; penso anche, in particolare, alle misure sulla caccia. Ebbene, i 750 mila cacciatori italiani, apprendano da questa Assemblea di stare attenti - attenti quanto lo siamo noi! -, giorno per giorno, provvedimento per provvedimento, in quanto saranno sempre e sistematicamente vittime di misure trasversali adottate, per così dire, sottobanco per colpire il mondo della caccia. Ebbene, il mondo della caccia, con la sua tradizione secolare, è uno dei settori nodali, assieme alla cosiddetta legge Bossi-Fini e ad altri momenti normativi, che questo Governo vuole demolire; ma, non avendo il coraggio di farlo con provvedimenti appositi e decreti-legge specifici, tenta allora sistematicamente di inserire tali misure nei cosiddetti «provvedimenti carrozzone». Sembra di vedere quei treni del far west, con carrozzoni sgangherati che procedono sbuffando per le praterie.
Noi, quali parlamentari dell'opposizione - quindi, anzitutto attraverso il nostro intervento in Assemblea -, insieme ai cacciatori e ai tanti altri soggetti interessati, sicuramente staremo attenti a bloccare, colpo su colpo, ogni tentativo subdolo, ogni tentativo inutile e contrario agli interessi della nostra gente.
Gli Italiani ormai si stanno vieppiù accorgendo del fatto che questo Governo, non avendo il coraggio di uscire allo scoperto con azioni e provvedimenti chiari, tenta sistematicamente di agire sottotraccia. Ciò non avverrà, come verificheremo già in occasione della discussione dei singoli emendamenti nel prosieguo del dibattito e come ancor più emergerà, sistematicamente, dal territorio: i centomila cacciatori affluiti a Roma in settembre, minacciando di tornare nel numero di un milione qualora il provvedimento del ministro Pecoraro Scanio non fosse decaduto, sono pronti a tornare e a dare chiara evidenza della contrarietà nei confronti di quanto l'attuale Governo, sistematicamente e in maniera subdola, sta portando avanti (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Siliquini. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA SILIQUINI. Signor Presidente, faccio riferimento alle proposte emendative, che tutti hanno rilevato essere confuse e pasticciate, molte delle quali sono state dichiarate inammissibili. Tra queste ultime, è compreso l'emendamento 3.100 del Governo, che prevede la possibilità e l'obbligo, per i consulenti del lavoro, di accedere alla figura professionale solo se in possesso di un titolo di laurea.
Il principio, di per sé, è importantissimo; sennonché, l'averlo inserito in una proposta emendativa palesemente e pacificamente inammissibile dimostra come non vi sia stata alcuna volontà politica di attuare davvero questo principio. In effetti, voglio ricordare che, su tale versante, noi, Pag. 32all'inizio di questa legislatura - dopo poche settimane dalle elezioni -, in aprile, abbiamo avuto una dimostrazione palese ed acclarata di questa intenzione da parte dell'attuale Governo. Ricordo, infatti, che il ministro Mussi adottò, tra i primi provvedimenti assunti in qualità di ministro dell'università e della ricerca, un atto per il ritiro di un decreto ministeriale del precedente Governo, cui peraltro come sottosegretario avevo lavorato per anni. Si trattava di un decreto che prevedeva, appunto, l'obbligo di innalzamento del titolo di studio richiesto per accedere al mondo delle professioni.
In questo ambito, specificamente, e d'accordo con la categoria (quella, appunto, dei consulenti del lavoro), con la quale avevamo portato avanti una lunga concertazione negli anni precedenti, avevamo previsto che non si potesse accedere, a partire dal 2013, alla professione delicatissima ed importantissima dei consulenti del lavoro senza un titolo di laurea almeno triennale (in scienze politiche, economia o giurisprudenza). Ci sembrava un'impostazione doverosa nei confronti del paese, perché l'innalzamento del titolo di studio come requisito di accesso a professioni che hanno ricadute importanti sul mondo del lavoro - ad esempio, nei rapporti tra datori di lavoro e dipendenti - ci sembrava un elemento assolutamente essenziale.
Quindi, siamo rimasti assolutamente sconcertati dal ritiro di quel decreto ministeriale da parte del ministro Mussi. Probabilmente, il Governo ha fatto alcune promesse, impegnandosi ad intervenire su questo fronte; in realtà oggi il Parlamento si è reso conto ed ha toccato con mano che non vi era alcuna volontà politica. Infatti, se effettivamente vi fosse stata la volontà di prevedere l'obbligo del titolo di laurea per innalzare la qualità dei professionisti che accedono alla professione di consulente del lavoro, si sarebbe proceduto con decreto ministeriale (così come avevamo fatto noi), o comunque con una norma espressa e non contenuta in un emendamento palesemente inammissibile.
È chiaro che il Governo non ha alcuna volontà politica di migliorare la qualità dei liberi professionisti italiani, in linea peraltro con una politica che da sei-sette mesi è chiaramente rivolta contro di loro. Non solo, ma temo che ciò nasconda anche la volontà, che ogni tanto da parte della maggioranza emerge nei dibattiti e nei convegni, di eliminare il valore legale del titolo di studio. Il disegno di legge Mastella, che apre alle professioni anche i semplici diplomati (si tratta di un enorme passo indietro fatto fare al paese), e poi questo emendamento talmente inammissibile da non poter essere accolto fanno parte di una «manfrina» fatta davanti al paese e agli occhi dei professionisti. In realtà, non vi è alcuna volontà.
Concludo, stigmatizzando in maniera molto forte il comportamento del Governo che in primis elimina la modifica al provvedimento n. 328 espungendo una norma che il precedente Esecutivo aveva introdotto nell'interesse del Paese e dei cittadini italiani, richiedendo l'obbligo del titolo di laurea per i consulenti del lavoro. Inoltre, a distanza di otto mesi, la norma non è stata sostituita dall'attuale ministro dell'università e della ricerca con altre misure idonee. Infine, vengono presi in giro i consulenti del lavoro italiani con l'introduzione della disposizione in un emendamento palesemente inammissibile.
Invito pertanto il Governo a cambiare rotta e a lavorare in maniera seria, con l'effettiva volontà politica di agire nell'interesse dei professionisti e degli italiani tutti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, il provvedimento in esame viene denominato «decreto-legge banche». Originariamente esso doveva recepire, in particolare, le direttive comunitarie 2006/48/CE e 2006/49/CE del 2006. Sappiamo perfettamente che ciò avrebbe comportato prendere atto della normativa e definire la legislazione italiana in relazione al nuovo accordo Pag. 33cosiddetto Basilea II, che tende a finalizzare l'intero mondo del credito al sistema imprese.
Ricordo che quando si svolse il grande dibattito sul tema del credito nel corso della precedente legislatura furono fatte valutazioni che in qualche modo divisero il Parlamento. Vi fu infatti la posizione che atteneva all'italianità o meno delle banche. Quando si parlò di questo aspetto si arrivò a dire che l'italianità doveva essere difesa perché, da un'indagine condotta da Unicredit, circa il 67 per cento dell'intera patrimonializzazione del sistema imprenditoriale italiano (e quindi delle imprese) era in mano alle banche.
Quindi questo provvedimento in qualche modo assume una grande rilevanza per il mondo dell'impresa. Sono state presentate numerose proposte di modifica al testo del provvedimento, non esclusivamente da parte dell'opposizione, ma significativamente anche da parte della maggioranza. Da parte del Governo in particolare se n'è presentato uno, concernente la nuova disciplina del permesso di soggiorno.
La Presidenza della Camera, credo conformemente a quanto aveva fatto in occasione dell'esame del decreto-legge n. 300 del 2006, cosiddetto «mille proroghe», ha utilizzato la scure e, in qualche modo in linea con quanto precedentemente effettuato, ha provveduto anche ad «asciugare» molti degli emendamenti che erano stati presentati, credo con particolare attenzione ed anche con particolare sagacia. Mi riferisco soprattutto all'emendamento presentato dal Governo, che effettivamente in questo provvedimento entrava come «i cavoli a merenda»!
Mi pare assolutamente lapalissiano che affrontare in questo provvedimento il tema della riforma del permesso di soggiorno rappresenti un'estraneità di materia. Mi domando allora perché il Governo abbia inteso proporre in siffatto modo una novella legislativa su una questione che suscita, nella sensibilità del Parlamento ma anche del paese, posizioni effettivamente discordanti, che hanno bisogno quindi di una verifica puntuale per esprimere anche la diversità di culture che in questo Parlamento alberga.
Ciò pone una domanda particolare, perché se si capisce la ratio degli emendamenti partita della lobby che esiste nel paese, che maggioranza e opposizione giocano, e che in qualche modo ha influenza anche in questo Parlamento - il fatto che sia il Governo a presentare un emendamento di siffatta natura e che lo voglia inserire in un provvedimento di questo genere è effettivamente incomprensibile; ciò potrebbe essere legato ad una schizofrenia legislativa.
Crediamo che invece manchi, per alcuni versi, una proposta di modifica che sarebbe stata opportuna in questo provvedimento e che il Governo inizialmente in Commissione aveva presentato, ma che poi ha ritirato; mi riferisco all'emendamento sul rimborso totale della tassa sulle società per gli anni 1985-1992, cioè la concessione governativa dovuta per l'iscrizione al registro delle imprese. In questo caso ci sarebbe stata certamente una compatibilità di materia; pertanto non capiamo perché il Governo non abbia insistito nel portare a termine questa iniziativa.
Non comprendiamo pertanto questa dualità: per un emendamento assolutamente estraneo per materia, si manifesta la capacità di andare fino in fondo; per un emendamento che invece avrebbe avuto piena affinità con l'impianto normativo che stiamo esaminando, si è proceduto all'immediato ritiro. Anche da questo punto di vista, forse, una domanda è legittima: ma dove va a finire questo Governo o, meglio ancora, quali contraddizioni ci sono all'interno di questa maggioranza?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mellano. Ne ha facoltà.

BRUNO MELLANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho chiesto di parlare dopo aver ascoltato l'intervento del collega Romele e dopo aver letto i resoconti della discussione sulle linee generali che si è svolta lunedì.Pag. 34
Desidero sottolineare la valenza dell'articolo 4 del decreto-legge n. 297 del 27 dicembre 2006. Con tale articolo 4, il Governo ha inteso sospendere la legge regionale della regione Liguria n. 36 del 2006 in materia di deroghe alla caccia a specie protette. È un caso esemplare e per questo motivo è importante che il Parlamento ci rifletta, al di là delle animosità e delle contrastanti visioni ideologiche rispetto al tema della caccia.
La regione Liguria, al pari purtroppo di altre tredici regioni italiane, interveniva con legge regionale, in deroga ad una disciplina legislativa che interveniva per sanare alcune infrazioni per le quali già erano in corso le relative procedure comunitarie, per ribadire la facoltà di autorizzare la caccia di animali protetti, in particolare degli storni. Questa deroga dovrebbe essere assolutamente eccezionale e motivata. La regione Liguria ha avuto l'ardire e, a mio avviso, anche la faccia tosta di motivare una deroga al divieto di caccia agli storni sulla base dei danni, per un ammontare di circa 900 euro, documentati dalla provincia di la Spezia, una delle quattro province liguri. A fronte di un danno, scritto e documentato, di 900 euro, relativo alle panchine sporcate dagli storni, la regione Liguria ha esposto se stessa e il paese a sanzioni di eccezionale gravità. Infatti, la procedura di infrazione europea è in corso da anni e per quanto riguarda la direttiva n. 409 del 1979 siamo in fase di comminazione delle sanzioni, che vanno da 700 mila a 900 mila euro al giorno.
Queste sanzioni ricadranno direttamente sul settore agricolo e non sul settore venatorio ma, grazie alla legge finanziaria recentemente approvata da quest'Assemblea, finalmente saranno poste a carico non del Governo nazionale ma della stessa regione che ha operato in modo contrario alle direttive europee in materia di habitat e di uccelli.
Il mio intervento, perciò, è volto a sottolineare come, per la prima volta, questo Governo e, in particolare, il ministro Emma Bonino competente per le politiche comunitarie, sia intervenuto in modo tempestivo per sospendere, il 27 dicembre scorso, l'applicazione di una legge regionale assolutamente in contrasto con le direttive europee. La legge regionale era talmente contraria alle direttive che, per la prima volta, la Corte di giustizia era intervenuta sospendendone l'efficacia.
Ieri, la regione Liguria ha abrogato la legge regionale n. 36 del 2006. Però, onorevoli colleghi, non giochiamo a rimpiattino! La regione Liguria ha abrogato una legge il giorno precedente la scadenza del termine della caccia in Italia, termine che cade nella giornata di oggi, 31 gennaio. Su questo particolare, delicato e sensibile aspetto, quello dell'autorizzazione e della gestione del processo della caccia in Italia, a causa di fazioni contrapposte rischiamo di non vedere quale sia il vero problema: noi abbiamo tredici regioni totalmente inadempienti rispetto alla legge n. 157 del 1992 e sono in corso circa 80 procedure di infrazione comunitaria in campo ambientale e in relazione all'applicazione delle direttive europee in materia di habitat e di uccelli. Finalmente, il Governo e, in particolare, il ministro Bonino intervengono per sospendere l'applicazione di una legge regionale che espone tutti noi, espone il sistema paese, oltre che al ridicolo, anche alle procedure di infrazione comunitarie.
In ragione di tutto questo, intendo sottolineare come il decreto-legge in esame, importante già per molti aspetti, lo è anche per quelle tre righe di cui è composto l'articolo 4. Il Governo si è fatto carico di intervenire in tempo reale per sanare una situazione di infrazione evidente e palese. La stessa regione Liguria era stata avvertita della esistenza della procedura di infrazione. Affinché rimanga agli atti di questa Assemblea, voglio anche ricordare che un consigliere regionale del gruppo dei Verdi, Cristina Morelli, del consiglio regionale della Liguria, ha fatto ricorso a metodi radicali, ha digiunato per giorni affinché la regione Liguria non approvasse la legge in deroga.
Questa legge, invece, è stata approvata, ha innescato un procedimento di infrazione, sono stati costretti ad intervenire la Corte di giustizia europea, il Governo con Pag. 35un decreto, il Parlamento con la conversione in legge e, adesso, la regione Liguria l'ha abrogata!
Riguardo al sistema relativo all'autorizzazione e alla gestione della caccia in Italia, occorre avere la fermezza e la calma di accorgersi che qualcosa non va e che le nostre regioni stanno disapplicando le indicazioni di tutela della fauna selvatica, in un settore in cui il patrimonio, non è solo patrimonio indisponibile dello Stato, ma di tutto il mondo, dell'Europa, dei paesi vicini che, su questo, fanno grande attenzione e cura nel sollevare questioni importanti per l'ecosistema, per l'habitat e, finalmente, per l'applicazione delle direttive europee (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Francescato. Ne ha facoltà.

GRAZIA FRANCESCATO. Ringraziando il collega Mellano per l'ordine del giorno, di cui i Verdi sono cofirmatari, vorrei riaffermare, con forza, la necessità di vigilare su un tema che - ahimè - è trascurato anche dall'Unione.
Abbiamo obblighi precisi nei confronti dell'Unione europea e delle direttive comunitarie, che invece vengono sistematicamente violate. Ricordo che l'Italia, negli ultimi anni, ha collezionato ben 80 infrazioni alla normativa comunitaria ambientale, delle quali 22 sono legate proprio alla tutela della biodiversità e si tratta di una serie di infrazioni che vanno avanti da più di tredici anni; in particolare, l'infrazione all'articolo 9, che è relativa alla possibilità di deroga al regime vincolistico della direttiva, nel rispetto di determinate condizioni e precise finalità.
Abbiamo, quindi, l'obbligo di impegnarci, non solo in Liguria, ma in tutte le regioni inadempienti, a garantire il rispetto effettivo su tutto il territorio della direttiva comunitaria 79/409/CE e - ricordo agli amici e colleghi del centrosinistra - di ottemperare al programma di Governo, che, a pagina 153, recita: «Per quanto riguarda l'attività venatoria, noi proponiamo la difesa e la piena applicazione della legge n. 157 del 1992 e il rispetto delle direttive comunitarie in materia di caccia».
Confermando quanto espresso dal collega Mellano, le mie dichiarazioni sono volte a far sì che si mantenga alto il livello di vigilanza su questo tema, che ci pone veramente come fanalino di coda in Europa ed oggetto di scandalo, perché si tratta di episodi di inciviltà, che assolutamente non possiamo permetterci di ripetere.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere sugli emendamenti presentati.

MARIA LEDDI MAIOLA, Relatore. Signor Presidente, sulla base del lavoro già svolto nell'ambito del Comitato dei nove, per il momento esprimerò il mio parere sugli emendamenti riferiti agli articoli 1 e 2. Faccio presente che è in corso un approfondimento su alcuni punti, che riguardano in particolare gli articoli 4 e 5, sui quali, quindi, vi sarà un aggiornamento.
Esprimo parere contrario sugli emendamenti Gioacchino Alfano 1.1, Fugatti 1.30, Gioacchino Alfano 1.2, 1.4 e 1.6. Ricordo che l'emendamento Gioacchino Alfano 1.3 è stato ritirato.
Raccomando l'approvazione dell'emendamento della Commissione 1.100.
Esprimo parere contrario sull'emendamento Galletti 1.24. Ricordo che l'emendamento Fugatti 1.32 è di tipo meramente formale e su di esso non si esprime pertanto alcuna valutazione.
Esprimo, inoltre, parere contrario sugli emendamenti Gioacchino Alfano 1.8, 1.10, 1.11, 1.12, 1.13, 1.14 e Fugatti 1.33, 1.35, 1.37, mentre il parere è favorevole sugli emendamenti Fugatti 1.34 e 1.36.
L'emendamento Fugatti 1.38 rientra nella fattispecie degli emendamenti formali, dunque vale quanto detto in precedenza. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Fugatti 1.39, 1.40 e 1.43, Galletti 1.25, Gioacchino Alfano 1.15, mentre il parere è favorevole sugli emendamenti Fugatti 1.41 e Gioacchino Pag. 36Alfano 1.16. Quest'ultimo assorbe altresì il successivo emendamento Fugatti 1.42.
La Commissione invita al ritiro dell'emendamento Galletti 1.26, mentre per l'emendamento Fugatti 1.44 vale quanto detto in precedenza sugli emendamenti di carattere formale.
La Commissione esprime parere contrario altresì sugli emendamenti Fugatti 1.45, 1.46, 1.47, 1.49, 1.50, 1.51, 1.53, Gioacchino Alfano 1.17, 1.19, 1.20 e Galletti 1.27, invita al ritiro degli emendamenti Gioacchino Alfano 1.18 e Fugatti 1.48, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Fugatti 1.52.
La Commissione raccomanda l'approvazione del proprio emendamento 1.101, che assorbe altresì il successivo emendamento Galletti 1.28, esprime parere contrario sugli emendamenti Fugatti 1.21 e 1.54 e Gioacchino Alfano 1.22, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Fugatti 1.60.
Abbiamo così concluso i pareri sugli emendamenti riferiti all'articolo 1.

PRESIDENTE. Grazie. Segnalo che assiste ai nostri lavori una classe della scuola media statale Giuseppe Barone di Baranello in provincia di Campobasso. La Presidenza e l'Aula vi salutano (Applausi).
Invito la relatrice a proseguire nella formulazione dei pareri sugli emendamenti riferiti anche agli altri articoli, a partire dal secondo, essendo il provvedimento in esame un decreto-legge.

MARIA LEDDI MAIOLA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Gioacchino Alfano 2.1, Galletti 2.60 e Fugatti 2.5 e 2.6 e formula un invito ai presentatori a riformulare l'emendamento Fugatti 2.7. Il successivo emendamento Fugatti 2.8 è assorbito dal precedente, se riformulato.
Il parere è contrario sull'emendamento Gioacchino Alfano 2.2, mentre è favorevole sull'emendamento Fugatti 2.9. Il parere è, altresì, contrario sugli emendamenti Fugatti 2.10 e 2.11, Gioacchino Alfano 2.3, Fugatti 2.12, Gioacchino Alfano 2.4 e Fugatti 2.13. La Commissione, infine, invita al ritiro dell'emendamento Fugatti 2.14.
Signor Presidente, dato che il lavoro svolto in seno al Comitato dei nove ha riguardato soltanto i primi due articoli del provvedimento, riterrei opportuno per il momento limitare l'espressione del parere della Commissione alle proposte emendative presentate a tali due articoli.

PRESIDENTE. Sta bene. Il Governo?

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, rinvio il seguito del dibattito al prosieguo della seduta, che riprenderà alle 15, con lo svolgimento del question time e proseguirà dalle 16,30, con il seguito dell'esame del disegno di legge di conversione n. 2112.

La seduta, sospesa alle 13,20, è ripresa alle 15.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il ministro per l'attuazione del programma di Governo, il ministro delle comunicazioni, il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, il ministro del lavoro e della previdenza sociale e il ministro delle infrastrutture.

(Dislocazione delle Forze armate sul territorio nazionale, con particolare riferimento alla riapertura di reparti scuola in Sicilia - n. 3-00571)

PRESIDENTE. L'onorevole Lo Monte ha facoltà di illustrare l'interrogazione Pag. 37Oliva n. 3-00571 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1), di cui è cofirmatario.

CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, come Movimento per l'Autonomia intendiamo sottoporre all'attenzione di questo Governo il fatto che l'esercito italiano, ormai, è formato nella stragrande maggioranza da personale proveniente dalle regioni meridionali.
La Sicilia è la regione che più contribuisce a garantire il gettito di risorse umane necessarie al funzionamento di un'organizzazione strutturata, ormai da qualche anno, esclusivamente su base volontaria.
Tale stato di cose offre a tanti giovani siciliani e a tanti giovani meridionali la possibilità di una opportunità di lavoro. Dal punto di vista dello sviluppo economico del territorio, ciò ha effetti disastrosi almeno per tre ordini di motivi. Infatti, l'esercito continua ad essere dislocato al centro-nord del paese e, addirittura, in Sicilia si chiudono strutture militari attrezzate e funzionali. Questo comporta un allontanamento sistematico della forza lavoro. Si produce ricchezza e si consuma quindi in altre realtà nazionali, a volte già molto sviluppate. Si perde inoltre la possibilità di beneficiare degli investimenti statali nel settore della sicurezza.
Ad esempio, con l'insediamento di una struttura ad Agrigento...

PRESIDENTE. Onorevole Lo Monte, ho il dovere di segnalarle che ha oltrepassato di molto il tempo a sua disposizione. Potrà intervenire in sede di replica.
Il ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere.

GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, desidero in via preliminare far notare - come peraltro illustrato dal ministro Parisi all'atto della costituzione del Governo - che uno dei punti della politica di difesa che questo Governo si è impegnato ad affrontare con maggiore determinazione è proprio quello di riequilibrare la distribuzione delle Forze armate sul territorio, in funzione delle mutate esigenze operative e degli imperativi connessi al reclutamento del richiamato personale volontario.
Da ciò, quindi, la necessità di un approfondimento volto ad individuare la misura, i tempi e i modi di questa ridislocazione, in modo da tener conto di tutti i fattori che entrano in gioco, ivi compresa la disponibilità di risorse al fine di definire gli adattamenti da apportare al dispositivo.
Questo perché, al di là e prima di tutte le conseguenze di carattere occupazionale che possono derivare, occorre considerare come la gravitazione del reclutamento sia qualcosa che deve essere attentamente approfondita, se vogliamo che le Forze armate rimangano nel futuro, come sono state nel passato, lo specchio e l'espressione di tutto il paese.
La progressiva identificazione del soldato-cittadino con una sola parte del nostro paese non potrebbe non porre nel lungo termine delicati problemi con i quali è bene confrontarsi in tempo.
In questo contesto l'assetto dell'area addestrativa e con esso la dislocazione degli enti deputati al reclutamento e alla formazione si inquadrano nell'ambito del processo di ristrutturazione e snellimento dell'organizzazione militare, già avviato da alcuni anni e tuttora in divenire, al fine di meglio modulare l'organizzazione militare alle nuove esigenze, adeguandola nel contempo alla riduzione dei livelli organici.
Quanto al richiamato stato di attuazione della riforma strutturale delle Forze armate, prevista dal decreto legislativo n. 464 del 1997, il ministro della difesa presenta puntualmente una relazione al Parlamento sullo stato di avanzamento del processo di ristrutturazione, nonché sulla necessità di apportarvi correttivi, nei limiti degli stanziamenti di bilancio e delle dotazioni organiche di personale previsti dalle vigenti disposizioni.
Ricordo, in proposito, come tale processo persegua soluzioni volte ad ottenere un migliore rapporto costo-efficacia attraverso Pag. 38la soppressione di strutture oramai superflue e non più rispondenti alle vigenti necessità, nonché la ridefinizione delle funzioni di comandi ed enti ed il loro accorpamento, per quanto possibile, in chiave interforze e, comunque, di non sovrapponibilità funzionale e territoriale.
Quanto all'auspicata costituzione di un reparto addestrativo in Sicilia...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. ... rilevo - ho quasi terminato, signor Presidente - che il progressivo passaggio dal sistema cosiddetto misto (leva e volontari) a quello interamente professionale ha reso l'organizzazione preposta all'addestramento sovradimensionata rispetto alle effettive esigenze.
Devo ricordare, altresì, che la Sicilia vanta già un'importante presenza di enti e reparti delle Forze armate e che, in virtù anche del significativo gettito di volontari, la regione siciliana è stata salvaguardata dalla ristrutturazione, in chiave di riduzione, che ha interessato tutti i settori dello strumento militare.
Posso comunque assicurare che, nel quadro di riorganizzazione degli enti addestrativi, la problematica in esame sarà tenuta in considerazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Lo Monte ha facoltà di replicare.

CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, intanto, dichiaro la mia insoddisfazione: la risposta del rappresentante del Governo è stata sicuramente fredda e burocratica, come lo è l'atteggiamento del Governo ogni qual volta si parla di Mezzogiorno. Tuttavia, desidero ringraziare il sottosegretario per le precisazioni che ha voluto fornire.
Torno sull'argomento per evidenziare la ricaduta positiva anche sul piano promozionale per l'intero Mezzogiorno d'Italia. In altri termini, l'incremento dei reparti militari dislocati sull'isola diventerebbe, di per sé, strumento significativamente efficace di una moderna strategia della comunicazione, in quanto idoneo a lanciare un messaggio più convincente rispetto all'approccio tradizionale. Va sottolineata, inoltre, l'indiscussa valenza etica di un potenziamento che, a nostro giudizio, sembra profondamente meritato se si considera che la Sicilia, nel solo anno 2005, si colloca a livello nazionale al secondo posto (dopo la Campania) per il suo contributo in volontari in ferma prefissata di un anno (con ben 17.389 giovani siciliani arruolati).
Poiché non ha potuto avere luogo presso la Commissione competente, signor ministro, il confronto al quale lei fatto riferimento (articolo 3, comma 3, del decreto legislativo n. 464 del 1997, di riforma delle Forze armate)...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

CARMELO LO MONTE. ... noi, come Movimento per l'Autonomia, presenteremo un apposito atto affinché esso si svolga ed il ministro sia sentito in tale sede.

(Ampliamento della base militare statunitense di Vicenza e realizzazione della Conferenza nazionale sulle servitù militari - n. 3-00572)

PRESIDENTE. L'onorevole De Zulueta ha facoltà di illustrare l'interrogazione Zanella n. 3-00572 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2), di cui è cofirmataria.

TANA DE ZULUETA. Signor Presidente, signor ministro, nell'informativa sull'allargamento della base USA di Vicenza svoltasi ieri alla Camera il ministro Parisi ci ha fatto un resoconto lungo, anche se non completo, dei fatti che hanno preceduto la decisione di accogliere la richiesta americana di ampliamento.
Signor ministro, noi chiediamo conto di una procedura, avente ad oggetto la cessione di una parte del demanio civile italiano, che appare gravemente irregolare. In particolare, appare strano che il Governo Pag. 39americano abbia potuto svolgere una pregara - tecnicamente, una presolicitation notice - in assenza di un'autorizzazione da parte del Governo italiano.
Il Governo americano avrebbe disposto di un bene del quale non era ancora in possesso. Riteniamo che questo punto vada chiarito.

PRESIDENTE. Il ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere.

GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, l'interrogazione in discussione ripropone la questione dell'ampliamento della base militare Dal Molin di Vicenza, già oggetto di un'informativa urgente del Governo resa ieri, in quest'aula, dal ministro della difesa.
Su tale questione, non posso che confermare quanto dichiarato ieri dal ministro Parisi. Ribadisco, infatti, che, il 16 gennaio scorso, il Presidente del Consiglio ha riconosciuto che i rapporti di amicizia e cooperazione con gli Stati Uniti imponevano una risposta in merito alla richiesta di ampliamento della base in questione, ossia quella decisione conclusiva che il Governo aveva ritenuto di dover assumere a partire da un giudizio di fattibilità manifestato dagli organi istituzionali di rappresentanza locale.
Muovendo, pertanto, dal giudizio di coerenza del progetto di ampliamento con la linea di politica estera e di difesa del nostro paese - giudizio che ha sempre guidato la linea di condotta del Governo - e considerati, altresì, i deliberati degli organi di rappresentanza locale, il Presidente del Consiglio ha ritenuto di dover confermare la posizione del Governo precedente, dando la disponibilità a corrispondere alla richiesta avanzata dagli Stati Uniti.
Ritengo, dunque, che lo strumento di cui si chiede conto con l'interrogazione, con cui il Governo ha dato tale disponibilità, risieda proprio nella decisione del Presidente del Consiglio, resa nota attraverso una dichiarazione pubblica.
Questa decisione - voglio ricordarlo - è stata successivamente trasferita dal ministro degli affari esteri al sottosegretario di Stato americano, Condoleezza Rice, in un colloquio avvenuto in occasione della riunione dei ministri degli esteri della NATO, tenutasi a Bruxelles il successivo 26 gennaio.
La decisione è ora in attesa della formalizzazione della cessione d'uso delle aree necessarie alla realizzazione del progetto, dopo che saranno considerati i dettagli del piano di transizione, nell'ambito degli accordi che regolano la concessione in uso di infrastrutture agli Stati Uniti nel nostro paese.
Quanto, invece, alla possibilità di riaffrontare tale tematica all'interno della seconda conferenza nazionale sulle servitù militari, fermo restando che, come ho già detto, la decisione è stata già assunta, si fa rilevare che la conferenza dovrà costituire, a similitudine di quella precedente, un momento di sintesi e bilancio di tutte le attività che il Ministero della difesa ha intrapreso con le amministrazioni locali in ordine alle presenze e ai gravami militari nelle diverse regioni del paese, in linea con quanto previsto dal programma e confermato dal ministro Parisi nella relazione alla Commissione difesa della Camera nell'ottobre scorso.
La conferenza nazionale sulle servitù militari, per le sue finalità, pertanto, non può essere posta in relazione con una decisione che, invece, attiene alla linea di politica estera dell'Italia, in adempimento degli accordi internazionali del paese, nel quadro dell'Alleanza atlantica.

PRESIDENTE. L'onorevole Zanella ha facoltà di replicare.

LUANA ZANELLA. Signor Presidente, ringrazio il ministro, perché ci ha fornito ulteriori elementi per capire tutti i fatti che si sono succeduti e che hanno portato all'accelerazione della decisione sull'insediamento di una nuova base a ridosso del centro cittadino palladiano di Vicenza.
Vorrei che il ministro per l'attuazione del programma guardasse questa foto aerea Pag. 40(La deputata Zanella mostra una fotografia) e si rendesse conto che parliamo di un'area strategicamente importante, l'unica rimasta verde all'interno del centro cittadino, dell'abitato cittadino di Vicenza, a meno di due chilometri dalla basilica palladiana. Di questo si tratta, signor ministro!
Le ricordo, per quanto riguarda la Conferenza sulle servitù militari, che all'interno del nostro programma era prevista questa conferenza proprio per riconsiderare questo aspetto nel nuovo quadro geostrategico in cui anche la nostra difesa ed il nostro Stato si trovano.
Mi sembra che, anche questa decisione (certamente di forte impatto per la città, ma importante per una prospettiva tutta diversa del nostro Stato rispetto al discorso delle servitù militari) avrebbe dovuto essere presa all'interno di quel quadro.
Il ministro Parisi, ieri, faceva riferimento ad un'accelerazione avvenuta a fronte della necessità da parte degli Stati Uniti di non perdere finanziamenti. Quindi, la pressione era dovuta a ciò, a questioni finanziarie americane, che non possono dettare i nostri tempi, visto anche il fatto che, già da mesi (ben prima dell'assenso fornito dal premier), su Internet si trova il prebando di cui parlava la collega.
Chiedo che il Governo venga a Vicenza a spiegare le sue ragioni, che si confronti con coraggio con la città, senza scorciatoie e senza scuse troppo comode (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).

(Misure per la prevenzione delle truffe telematiche - n. 3-00573)

PRESIDENTE. L'onorevole Nardi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00573 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3).

MASSIMO NARDI. Signor ministro intendo chiederle cosa abbia intenzione di fare il Governo per arginare un fenomeno che sembra inarrestabile, quello di centinaia di migliaia di e-mail che vengono indirizzate ad ignari cittadini al solo scopo di carpire loro i dati sensibili e di truffarli, e se il Governo ritenga che quanto sta compiendo la polizia postale rispetto al fenomeno sia proporzionato al fenomeno stesso.
In ultima istanza, vorrei capire se esista, da parte del Governo, un'iniziativa volta a contenere il fenomeno attraverso l'innovazione tecnologica ed interventi strutturali che possano fronteggiare il fenomeno.

PRESIDENTE. Il ministro delle comunicazioni, Paolo Gentiloni Silveri, ha facoltà di rispondere.

PAOLO GENTILONI SILVERI, Ministro delle comunicazioni. Signor Presidente, ha ragione l'onorevole Nardi a sottolineare la gravità del fenomeno. La polizia postale e delle comunicazioni è costantemente impegnata nell'attività di prevenzione e di contrasto degli illeciti commessi. Sul piano della prevenzione, la polizia postale, in collaborazione con l'ABI e con Poste italiane ha avviato un'attività di sensibilizzazione degli utenti che, attraverso gli istituti bancari, sono avvisati del pericolo rappresentato dal fenomeno del cosiddetto phishing, inteso quale modalità di invio di e-mail destinate ad un numero considerevole di persone che, facendo affidamento sulla buona fede dei destinatari, inducono a fornire i propri dati sensibili, siano essi riferiti a user ID e password per accedere a servizi di home banking o, comunque, a dati afferenti alla propria sfera personale, rinviando a falsi siti aventi le caratteristiche identiche a quelle dei siti originali.
Il predetto organo, cioè la polizia postale e delle comunicazioni, ha fatto presente che tutte le informazioni utili agli utenti per evitare di cadere nell'errore derivante dall'apparente autenticità del messaggio sono disponibili sul sito ufficiale della Polizia di Stato oppure attraverso i servizi resi dal commissariato di PS on line, raggiungibile attraverso il sito www.commissariatodips.it.
Riguardo all'attività di prevenzione e repressione, il Ministero dell'interno ha Pag. 41comunicato che, nel corso del 2006, la polizia postale ha avviato 1.205 indagini di iniziativa propria e 903 su richiesta dell'autorità giudiziaria. Tali interventi hanno permesso di denunciare all'autorità giudiziaria 84 persone coinvolte e di effettuare 17 perquisizioni. Il lavoro ha consentito di appurare che la minaccia proviene, principalmente, dai paesi dell'est europeo e che le aree geografiche più colpite sono quelle a moneta forte, quali i paesi dell'area euro e quelli dell'area dollaro, conclusioni a cui è pervenuto di recente anche uno studio sulla materia dell'Unione europea.
In questo contesto le difficoltà maggiori, per quanto concerne la messa in atto di azioni di contrasto, sono legate alle lunghe ma necessarie procedure di rogatoria internazionale, che debbono essere attivate laddove venga accertato, come spesso avviene, che i server da cui partono i messaggi di carattere fraudolento sono situati all'estero. A tale proposito, tuttavia, il Ministero dell'interno ha comunicato di avere in corso numerose indagini in collaborazione con organi di polizia stranieri coordinati da diverse procure della Repubblica che, pertanto, sono coperte da segreto.
Per quanto riguarda il Ministero delle comunicazioni, d'intesa con la polizia postale ci stiamo attivando per accrescere la collaborazione degli istituti bancari nell'informazione agli utenti per prevenire e combattere questi fenomeni.

PRESIDENTE. L'onorevole Nardi ha facoltà di replicare.

MASSIMO NARDI. Signor Presidente, signor ministro, la ringrazio per avermi riconosciuto il merito di aver sollevato un problema che esiste e che, in qualche modo, dovrebbe essere affrontato. Mi permetta, però, di esprimere, alla luce della sua risposta, la più totale e completa insoddisfazione.
Signor ministro, dire che sono stati perseguiti 82 soggetti, a fronte di centinaia di migliaia di e-mail e di persone truffate, è sostanzialmente un'ammissione di assoluta impotenza.
Credo che questa sia una diretta conseguenza dell'azione politica sviluppata in questo settore. È evidente che, per intraprendere un'iniziativa che abbia qualche concretezza, sarebbe necessario un investimento cospicuo dal punto di vista economico. Servirebbe un potenziamento del personale, servirebbe un aggiornamento sulla cognizione informatica: tutte azioni che avrebbero un costo.
Signor ministro, avete varato una manovra finanziaria di 35 miliardi, quando ne serviva soltanto una di 15: gli altri venti miliardi li avete distribuiti, per massima parte, alle clientele di tipo politico delle forze di maggioranza. E non avete destinato un euro a questa iniziativa!
Dire, oggi, che il problema risiede in un altro ambito, mi sembra solamente una scappatoia. In questa sede, a nome della Democrazia Cristiana-Partito Socialista, vorrei ricordare a lei, signor ministro, ed a tutto il Governo che rimanere inerti rispetto a tale questione significa destinare gli italiani ad essere truffati con maggiore continuità e sistematicità.
Noi continueremo, per quanto possiamo, ad invitarla a prendere un'iniziativa. Speriamo che lei voglia fare qualcosa (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista).

(Presunte irregolarità nell'esercizio dell'attività televisiva da parte dell'emittente Catalan TV, con sede ad Alghero - n. 3-00574)

PRESIDENTE. L'onorevole Vacca ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00574 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).

ELIAS VACCA. Signor Presidente, il mio intervento sarà breve, perché il contenuto della mia interrogazione riflette un percorso stupefacente per me che l'ho vissuto soltanto nella sua fase terminale.
Signor ministro, si tratta di un cittadino disinteressato - quindi, non interessato ad acquisire frequenze radiotelevisive - che solleva un problema di legalità. Il Pag. 42problema attiene al meccanismo attraverso il quale una televisione possa accedere alle norme che tutelano le minoranze linguistiche.
Personalmente, provenendo da una città peculiare per connotazione linguistica, sono contemporaneamente interessato alla tutela di quelle minoranze, ma anche al rispetto delle regole sull'assegnazione delle frequenze nel sistema radiotelevisivo, e nondimeno alla pluralità nella informazione.
Mi sono visto costretto a proporle questa interrogazione perché si corre il rischio che una richiesta di informativa dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni - rivolta al Ministero per dare impulso alla pratica, altrimenti l'avrebbe archiviata - rimanga inevasa. Questo è il senso della mia interrogazione e queste sono le ragioni della sua urgenza.

PRESIDENTE. Il ministro delle comunicazioni, Paolo Gentiloni Silveri, ha facoltà di rispondere.

PAOLO GENTILONI SILVERI, Ministro delle comunicazioni. Signor Presidente, ricordo che la partecipazione delle minoranze nazionali all'uso delle emittenti televisive è stato previsto dalla legge n. 78 del 1999, la quale stabiliva che l'esercizio di emittenti televisive che trasmettevano nelle lingue delle minoranze linguistiche riconosciute era consentito, previa autorizzazione del Ministero delle comunicazioni.
Come è noto, la legge quadro n. 482 del 1999 individua le minoranze linguistiche storiche nel nostro paese, tra le quali il catalano.
Il decreto legislativo n. 177 del 2005 ha stabilito che è il Ministero delle comunicazioni ad autorizzare le emittenti televisive che trasmettono nelle lingue delle minoranze linguistiche storiche - tra cui appunto il catalano - equiparandole alle emittenti televisive a carattere comunitario a radiodiffusione in ambito locale, costituite in forma di associazione riconosciuta o non riconosciuta, che trasmettano programmi originali autoprodotti a carattere culturale, etnico, politico e religioso, e che si impegnano ad alcune condizioni stringenti: a non trasmettere più del 5 per cento di pubblicità per ogni ora di diffusione, a trasmettere i predetti programmi per almeno il 50 per cento dell'orario giornaliero compreso tra le ore 7 e le ore 21.
Dopo la denuncia effettuata dal comitato regionale sardo per il servizio radiotelevisivo e l'ulteriore sollecitazione ad opera degli onorevoli interroganti, il Ministero ha disposto la trasmissione degli atti concernenti la Catalan TV all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, riattivando così la procedura per l'accertamento sulla programmazione. Sarà possibile, dunque, verificare in tempi rapidi l'eventuale violazione dell'attuale normativa, visto che la legge stabilisce che spetta all'Autorità per le comunicazioni la vigilanza sul rispetto della tutela delle minoranze linguistiche riconosciute nell'ambito del settore delle comunicazioni di massa.

PRESIDENTE. L'onorevole Vacca ha facoltà di replicare.

ELIAS VACCA. Signor ministro, la ringrazio per la risposta e mi dichiaro soddisfatto - naturalmente, già conoscevo il quadro normativo di riferimento -, in quanto lei ha dispiegato l'attività necessaria per dare impulso alla pratica. Adesso l'Autorità garante ha ricevuto dal suo Ministero quanto occorreva e saprà applicare le norme di legge.
La soddisfazione nasce dal fatto che, seppure in questo periodo lei si sta occupando di norme sul sistema radiotelevisivo sicuramente ben più impegnative ed importanti della vicenda di un'emittente locale, ha prestato tempestivamente la dovuta attenzione al problema che abbiamo sollevato. Credo, infatti, che lei abbia inteso che, nel sistema radiotelevisivo, si muovono due tipologie di furbi: ci sono i grandi furbi, che hanno anche la capacità di manovrare politicamente la situazione e di piegare il legislatore alle loro esigenze, e ci sono i piccoli furbi, che si muovono nelle pieghe della legge, formalmente magari Pag. 43osservando le norme, ma, sostanzialmente, violandole o addirittura, come mi sembra in questo caso, speculando su una certa inerzia e un rimpallo di missive, di contenuto interlocutorio, quando non anche evasivo.
A tutte queste furberie vorrei che fosse posta fine attraverso l'azione che l'Autorità garante non mancherà di esercitare, in modo tale da ripristinare - lo ripeto - sia il diritto di una minoranza linguistica ad avere un'emittente, che dispieghi anche attività culturali, sia il diritto della nostra comunità algherese, che è anche una comunità italiana, ad avere pluralità di informazione e, quindi, una corretta possibilità di accesso alla formazione delle opinioni.

(Limiti in materia di pubblicità nei programmi televisivi e di telepromozioni - n. 3-00575)

PRESIDENTE. L'onorevole Zaccaria ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00575 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5).

ROBERTO ZACCARIA. Signor ministro, questa interrogazione ha un titolo: «C'è troppa pubblicità in televisione». Cosa vuol dire? L'altra sera ho guardato un film, che è cominciato alle 21,20 ed è finito oltre la mezzanotte. Credo che uno spettatore normale, che conosce la legge, sa che si possono fare, al massimo, due o tre interruzioni per un film, anche di lunga durata.
In realtà, c'è una prassi che porta le emittenti ad allungare molto i tempi, in quanto vi inseriscono telegiornali, meteo, eccetera: lardellano di pubblicità. Come fa la gente ad utilizzare la televisione in queste condizioni?
Il Parlamento europeo sta allargando le maglie delle regole. L'Autorità per le comunicazioni ha annunciato, a sua volta, di voler assecondare queste prassi di allargamento, ma la Corte costituzionale, nel 1985, aveva affermato la necessità di stabilire limiti alla pubblicità, per tutelare gli utenti e la stampa.
Qui c'è una chiara riserva di legge e vorrei sapere cosa pensa di fare lei, signor ministro, anche attraverso iniziative legislative, per garantire gli ascoltatori di fronte ad una situazione che non è difficile definire intollerabile.

PRESIDENTE. Il ministro delle comunicazioni, Paolo Gentiloni Silveri, ha facoltà di rispondere.

PAOLO GENTILONI SILVERI, Ministro delle comunicazioni. Signor Presidente, certamente la pubblicità costituisce una risorsa essenziale per il mercato televisivo, ma, all'interesse dei broadcaster di reperire sul mercato quante più risorse possibili, fa naturalmente da contrappeso una triplice esigenza: tutelare il diritto del telespettatore ad una visione dei programmi quanto più possibile fruibile e libera da interruzioni; assicurare il rispetto dei diritti degli autori all'integrità dell'opera; garantire una distribuzione delle risorse pubblicitarie tale da non pregiudicare gli assetti concorrenziali del mercato televisivo.
Sotto questi diversi profili la situazione del mercato italiano nel settore della pubblicità televisiva si presenta con diverse anomalie, in particolare con un peso della televisione rispetto agli altri media molto più alto che nel resto dei paesi europei e con un livello di concentrazione che non ha pari negli altri paesi europei.
Si tratta di una situazione le cui conseguenze per il pluralismo hanno trovato ampia eco in numerosi documenti comunitari (risoluzione dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, raccomandazioni dell'OCSE, parere della commissione di Venezia del Consiglio d'Europa) negli scorsi anni.
Anche le due autorità di settore si sono più volte occupate di questo tema. Ricordo, in particolare, l'indagine dell'Autorità antitrust sulla pubblicità televisiva che così concludeva: «Il mercato della raccolta pubblicitaria televisiva è contraddistinto da elevate rendite monopolistiche che non hanno riscontro negli altri paesi europei».
Il Governo, dunque, condivide le preoccupazioni espresse nell'interrogazione parlamentare Pag. 44e ritiene che debba essere assicurata la più puntuale applicazione delle norme vigenti. Da questo punto di vista, noi non abbiamo mancato in questi mesi di esprimere la nostra preoccupazione in ordine ad alcuni aspetti d'invasività della pubblicità televisiva che si possono riscontrare nella proposta di nuova direttiva europea «Televisione senza frontiere». Tuttavia, resta fermo nel testo in discussione il principio fondamentale che assicura il diritto degli Stati membri di adottare norme più restrittive rispetto al livello minimo di regole stabilito in ambito comunitario. A tale riguardo, il Governo italiano, con il testo di riforma del sistema televisivo all'esame della Camera, ritiene di aver già fornito segnali significativi. Il disegno di legge prevede, infatti, alcune misure che vanno nella direzione di una più equilibrata distribuzione delle risorse, di una disciplina degli affollamenti più coerente con l'ordinamento comunitario, ricomprendendo le telepromozioni nel contesto degli affollamenti, infine di presidi sanzionatori più efficaci, come richiesto formalmente dall'Autorità delle comunicazioni che è impegnata a far rispettare le norme sulle interruzioni pubblicitarie nei film, norme che non possono essere né violate né aggirate.

PRESIDENTE. L'onorevole Morri, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

FABRIZIO MORRI. Signor Presidente, ringrazio il ministro perché la sua risposta è considerata dal gruppo dell'Ulivo soddisfacente rispetto ai temi posti nell'interrogazione illustrata dal collega Zaccaria.
Il Governo ci appare con questa risposta consapevole che la situazione italiana in materia di pubblicità televisiva presenta anomalie rispetto agli altri paesi europei, spesso lesive dei diritti del pubblico meno abbiente o dei minori. Mi riferisco proprio a quel pubblico che non potendosi permettere la televisione a pagamento vede oggi una grande - troppo grande - quantità d'interruzioni e spot pubblicitari nell'ambito della programmazione televisiva, soprattutto riguardo ai film.
Una tale tendenza, peraltro, appare vieppiù in crescita anno dopo anno; non è una questione da poco o un capriccio di chi potrebbe essere definito ostile alla pubblicità. Tutti sappiamo che le risorse pubblicitarie permettono la vita del sistema e l'esistenza stessa delle grandi televisioni generaliste gratuite. In ogni caso, ci rassicura che il Governo riconosca il problema ed assieme al Parlamento, voglia e possa individuare ragionevoli misure a tutela dei cittadini telespettatori e degli stessi prodotti audiovisivi di largo consumo da parte del pubblico (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

(Scelte aziendali delle Poste italiane Spa in relazione all'utilizzo di lavoratori precari - n. 3-00576)

PRESIDENTE. L'onorevole Zipponi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00576 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6).

MAURIZIO ZIPPONI. Signor Presidente, signor ministro, le Poste italiane Spa hanno assunto nell'arco di otto anni 30 mila giovani precari a tempo determinato per coprire posti di lavoro vacanti.
L'esasperato ricorso a forme di lavoro precario ha provocato decine di migliaia di ricorsi alla magistratura e ingentissime spese legali e risarcitorie a carico dell'azienda.
La Corte dei conti, nella sua relazione del dicembre 2006, ha rilevato e censurato questo incredibile «sperpero» di denaro pubblico.
In risposta a 13 mila di questi ricorsi, la Corte di cassazione ha espresso sentenze favorevoli alle trasformazione dei contratti a termine in contratti a tempo indeterminato.
Chiediamo di sapere quali iniziative urgenti il ministro interrogato intenda promuovere per salvaguardare il diritto ad un lavoro stabile per tutti i 30 mila precari.

PRESIDENTE. Il ministro delle comunicazioni, Paolo Gentiloni Silveri, ha facoltà di rispondere.

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PAOLO GENTILONI SILVERI, Ministro delle comunicazioni. Signor Presidente, come è certamente noto anche agli onorevoli Zipponi e Burgio, a seguito della trasformazione dell'ente Poste italiane in società per azioni, il Governo non ha il potere di intervenire nella gestione aziendale, che rientra nella competenza specifica degli organi statutari della società.
Naturalmente, per rispondere all'interrogazione noi abbiamo acquisito alcuni elementi della posizione di Poste italiane; rappresenteremo poi l'opinione del Governo da un punto di vista politico-generale, anche se il Governo, per l'appunto, non dispone di strumenti di intervento sulla gestione aziendale diretta.
In merito al tema dei lavoratori a tempo determinato, assunti nel corso degli anni a partire dal 1997, nonché della gestione delle vertenze che ne sono scaturite, le Poste italiane precisano che tali questioni vanno collegate alla politica delle assunzioni seguita negli anni compresi tra il 1997 e il 2002; anni in cui la scelta del ricorso ad assunzioni a tempo determinato fu concepita al fine di perseguire l'obiettivo della trasformazione da ente pubblico economico in società per azioni e per fronteggiare, in conformità con gli obiettivi di risanamento imposti dal primo piano di impresa, il processo di ristrutturazione e di riorganizzazione. L'attuazione di tale processo doveva comunque tenere conto dello squilibrio nella collocazione delle risorse umane presenti in azienda e dell'impossibilità di raggiungere intese a livello sindacale sul tema della redistribuzione del personale sul territorio.
La questione si sta sviluppando sia sul piano giudiziario sia su quello sindacale.
Sul piano giudiziario, le Poste italiane sostengono che sta proseguendo nella gestione del contenzioso residuo, con particolare riferimento all'andamento delle controversie dinanzi alla suprema Corte di cassazione. Ad avviso delle Poste italiane, la Corte di cassazione, oggi, sarebbe intervenuta su circa cento ricorsi in tema di contratti a termine e avrebbe prevalentemente pronunciato sentenze con rinvio, enunciando principi di diritto sostanzialmente favorevoli, in molti casi, alle tesi aziendali - così, appunto, dichiarano le Poste italiane -, specie in tema di «causali» esigenze eccezionali connesse alla ristrutturazione e riorganizzazione aziendale.
Sul piano gestionale, la società ha riferito invece di avere progressivamente ridotto, a far data dal 2003, il ricorso alle assunzioni con contratto a tempo determinato e di avere ricercato il raggiungimento di un assetto occupazionale caratterizzato da maggiore stabilità, anche in ragione della necessità di elevare il livello qualitativo degli addetti.
Infine, le Poste italiane richiamano l'accordo sindacale raggiunto nel gennaio 2006. Stando a quanto comunicano le Poste italiane, l'accordo in questione determina una modalità di consolidamento del rapporto di lavoro mediante la sottoscrizione libera e volontaria di un verbale di accordo individuale che contiene la rinuncia al contenzioso e garantisce all'azienda l'effettivo recupero degli importi economici liquidati per i periodi non lavorati.

PRESIDENTE. Deve concludere...

PAOLO GENTILONI SILVERI, Ministro delle comunicazioni. Concludo, Presidente.
L'accordo ha, inoltre, individuato la modalità di costituzione di un sistema di graduatorie allo scopo di creare un canale di reperimento di risorse che hanno già prestato attività lavorativa per le Poste italiane nel periodo tra il 1997 ed il 2005.
Un'ultima considerazione, signor Presidente, se mi è consentita, è la seguente. Naturalmente, il Governo, da un punto di vista generale, è molto sensibile alla questione dell'assorbimento del lavoro precario, come dimostra anche la recente legge finanziaria, e pertanto non mancherà di seguire con attenzione l'evolversi della situazione e di ....

PRESIDENTE. Signor ministro, la Presidenza è molto sensibile al tempo...

PAOLO GENTILONI SILVERI, Ministro delle comunicazioni. ...esercitare i suoi poteri Pag. 46di indirizzo al fine della stabilizzazione dei contratti a tempo determinato.

PRESIDENTE. L'onorevole Zipponi ha facoltà di replicare.

MAURIZIO ZIPPONI. Signor Presidente, ringrazio il ministro soprattutto per l'ultima parte, in cui considera importante l'azione del Governo anche nei confronti di aziende che non prevedono ovviamente un intervento diretto nella gestione. Pertanto, l'attenzione posta alla trasformazione del rapporto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato per attività continue e costanti credo rappresenti un indirizzo che l'Esecutivo debba seguire con una pressante azione esercitata sulle Poste italiane.
Tuttavia, chiedo al ministro di verificare quanto affermato dalle Poste italiane. Infatti, a noi risulta che tale azienda abbia perso cause contro 13 mila lavoratori, trovandosi costretta a pagare avvocati, penali ed arretrati e generando un danno dieci volte superiore al risparmio che l'azienda ha ottenuto con l'assunzione di lavoratori a tempo determinato. Chiediamo di aprire un'inchiesta su questo oneroso dispendio economico, anche in relazione al costo del servizio universale a carico della finanza pubblica. Chiediamo, altresì, di accertare le motivazioni di tale dissennato comportamento dell'azienda e di valutare se vi siano responsabilità dirette ed oggettive da sanzionare. Chiediamo, infine, che tutte le lavoratrici ed i lavoratori giovani e precari seguano un percorso di stabilizzazione dal proprio posto di lavoro.
Signor ministro, con lei vorremmo continuare il confronto a partire dalla risoluzione presentata dal gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea presso la IX Commissione (Trasporti, poste e telecomunicazioni) che affronta l'insieme dei problemi relativi alle Poste Italiane, a partire dai processi di privatizzazione e liberalizzazione che rischiano di mettere in ulteriore allarme i lavoratori dell'azienda.

(Attuazione della normativa in materia di acquisto di manufatti e beni prodotti con materiale riciclato da parte degli uffici e degli enti pubblici - n. 3-00577)

PRESIDENTE. L'onorevole Angelo Piazza ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00577 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7).

ANGELO PIAZZA. Signor Presidente, con normative nazionali ed attuative di disposizioni comunitarie, e poi con successivi decreti attuativi dei singoli ministeri, si è stabilita la spettanza in carico allo Stato dell'obbligo di individuare iniziative ed azioni anche economiche per favorire il riciclaggio ed il recupero di materiali di rifiuti, nonché per promuovere il mercato dei materiali recuperati dai rifiuti ed il loro impiego da parte della pubblica amministrazione e dei soggetti economici.
È posto altresì a carico dello Stato - del Governo ed in particolare dei Ministeri dell'ambiente, delle attività produttive (oggi sviluppo economico) e della salute - il compito di adottare le disposizioni occorrenti affinché gli uffici e gli enti pubblici e le società a prevalente capitale pubblico, anche di gestione di servizi, coprano il fabbisogno attuale di manufatti e di beni indicati nel medesimo decreto con una quota di prodotti ottenuti da materiale riciclato, non inferiore al 30 per cento del fabbisogno medesimo. Tali disposizioni sono volte a tutelare preminenti interessi della collettività nel campo della salute e della tutela dell'ambiente.
Le categorie delle pubbliche amministrazioni individuate come destinatarie di questi decreti sono sia amministrazioni dirette ed indirette dello Stato, sia gli enti pubblici, sia gli organismi di diritto pubblico, ivi comprese le società, pur private, a prevalente partecipazione pubblica.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

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ANGELO PIAZZA. Si chiede pertanto al Governo di indicare quali siano i dati relativi all'attuazione di queste norme per quanto riguarda sia i compiti degli organi dello Stato, sia quelli affidati alle regioni dal Governo e rientranti nella competenza di quest'ultimo...

PRESIDENTE. Onorevole Angelo Piazza, potrà proseguire in sede di replica.
Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Nel decreto ministeriale 8 maggio 2003, n. 203, vi sono due livelli di riferimento: un livello nazionale, di competenza dell'Osservatorio nazionale sui rifiuti, che ha già provveduto classificandoli per macrocategorie, ed un livello locale, di competenza delle regioni (è la prima questione da lei posta, onorevole Piazza), per il quale ad oggi soltanto la provincia autonoma di Bolzano ha provveduto. La regione Lombardia ha stilato un elenco dettagliato che non ha ancora ufficializzato.
Per quanto si riferisce alla seconda delle questioni che lei poneva, al momento attuale, nonostante il forte interesse suscitato nel mondo imprenditoriale, il sistema complessivamente non è ancora decollato.
Ci sono delle criticità, alcune insite nello stesso decreto, come la definizione del post consumo, che mal si presta a fornire garanzie adeguate agli utilizzatori dei prodotti, questioni procedurali come la difficoltà della commissione tecnica di dare immediato riscontro alle istanze di iscrizione al registro di riciclaggio, la mancanza di sanzioni per gli inadempienti, la mancata individuazione dei destinatari da parte delle regioni, una scarsa propensione a considerare materiali e prodotti riciclati. Va inoltre considerato che molte delle domande pervenute non sono risultate conformi ai requisiti normativi.
Tutto ciò ha spinto il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare a considerare l'opportunità anche di un intervento di modifica, oltre che per risolvere alcuni di questi limiti tecnico-amministrativi, anche per una coerenza con quanto contenuto nella finanziaria nel piano per gli acquisti sostenibili. Facendo questo, verrebbero direttamente inserite queste impostazioni come prescrizioni tecniche nei bandi di gara fatti centralmente dalla Consip, che poi diventerebbero di riferimento per i bandi di gara delle amministrazioni periferiche. Questo è dunque il primo impegno che stiamo verificando.
Per quanto riguarda la seconda questione, che registra le stesse difficoltà, stiamo studiando - magari su questo potremo riferire, se l'interrogante vorrà, in un momento successivo - gli interventi e le misure più opportune e coerenti per realizzare l'obiettivo del 30 per cento, che riguarda le amministrazioni pubbliche o quelle che sono comunque controllate, magari dandoci anche obiettivi di gradualità per potervi corrispondere.

PRESIDENTE. L'onorevole Piazza ha facoltà di replicare.

ANGELO PIAZZA. Dalla cortese risposta del ministro Chiti mi pare emerga un quadro di sostanziale inattuazione di queste norme. Questo è di per sé un dato sicuramente preoccupante.
Accolgo invece molto favorevolmente l'impegno che il ministro Chiti assume a nome del Governo, sia per quanto riguarda i prossimi bandi della Consip, perché è molto importante che si stabilisca sin d'ora una regola per il futuro, che implichi l'attuazione degli obblighi di legge (legge nazionale e legge comunitaria), sia per l'impegno successivo ad attuare, nei limiti del possibile e con gli aggiustamenti anche normativi che occorressero, gli obblighi previsti dalle norme che, ricordo, sono per lo Stato prescrizioni vincolanti.

(Intenzioni del Governo in merito alla deindustrializzazione e al rilancio del polo chimico di Priolo-Siracusa - n. 3-00578)

PRESIDENTE. L'onorevole Prestigiacomo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione Pag. 48n. 3-00578 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8).

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Nel dicembre del 2005 è stato firmato a Palazzo Chigi l'accordo di programma per la qualificazione e la deindustrializzazione del polo petrolchimico di Priolo. Si tratta di un'importante intesa, frutto di un lavoro molto lungo e molto paziente da parte del precedente Governo con le imprese e con le parti sociali, che prevede interventi di tipo infrastrutturale sull'energia, sull'innovazione, sulla bonifica dei vari siti, sulla sicurezza e sulle infrastrutture e i servizi di sito finalizzati a migliorare il grado di attrattività dei territori, creando condizioni di ambiente favorevoli all'investimento produttivo per nuovi interventi.
Dal dicembre del 2005 non vi è però più traccia di impegno da parte del Governo per l'attuazione di questo accordo di programma. Cresce quindi l'inquietudine e la tensione tra i lavoratori di quel sito produttivo, proprio perché ormai è passato più di un anno. Si registra una totale distanza da parte dell'attuale Governo da questa delicatissima questione, che è anche strategica per lo sviluppo del paese. Quindi chiedo di sapere quali siano le reali intenzioni del Governo, quali fondi siano stati stanziati in finanziaria per attuare questo accordo di programma e quando pensiate di dare un segno di vita, battendo un colpo e cominciando ad avviare la progettualità al riguardo.

PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Non intendo cogliere questa occasione per fare polemiche, che non interessano i cittadini e i lavoratori, su come si «ripartiscano» gli eventuali ritardi, dal momento che il Governo si è insediato dalla fine di maggio. Voglio invece rispondere alle questioni che gli interroganti hanno posto.
Innanzitutto, il Governo, nel suo insieme, conferma l'impegno per l'attuazione dell'accordo di programma. Questo accordo ha il nostro interesse, lo condividiamo e, quindi, siamo e saremo impegnati ed attuarlo.
In secondo luogo, con la legge finanziaria per il 2007 sono stati stanziati fondi e risorse per le attività industriali, per la chimica, per le attività di ricerca e, dunque, a questi fondi si farà riferimento per attuare l'accordo di programma ricordato. Del resto, onorevole Prestigiacomo, lei sa che il previsto intervento dello Stato e delle istituzioni non è così massiccio: entro il 2008 devono essere effettuati investimenti per la qualificazione e la reindustrializzazione per 1,4 miliardi di euro da parte delle imprese e per 220 milioni di euro da parte dello Stato e della regione. Perciò, siamo in grado di mantenere questi impegni finanziari.
In terzo luogo, per quanto riguarda le realizzazioni è stato convocato un incontro, il prossimo 7 febbraio, tra rappresentanti del Ministero dello sviluppo economico, dell'Osservatorio chimico, del Ministero del lavoro e delle organizzazioni sindacali per effettuare una prima verifica sullo stato di attuazione, su quanto le imprese hanno realizzato e su quanto è stato attuato ai vari livelli istituzionali. Subito dopo, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri si svolgerà una riunione con la partecipazione di tutti coloro che hanno sottoscritto l'accordo di programma, cioè rappresentanti del Governo e dei vari ministeri, delle regioni, degli enti locali e delle parti sociali, sulla base di questa istruttoria, per verificare lo stato di attuazione, le nuove misure necessarie e l'ammontare delle risorse da corrispondere. Come ripeto, il Governo attuerà l'accordo di programma, per quanto gli compete, e ci sono le risorse necessarie.

PRESIDENTE. L'onorevole Prestigiacomo ha facoltà di replicare.

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Signor Presidente, innanzitutto vorrei capire che cosa c'entri il ministro per i rapporti con Pag. 49il Parlamento con una questione di tipo economico. Semmai, avrebbero dovuto essere presenti, per rispondere, il ministro dell'ambiente, il ministro delle attività produttive o il ministro dell'economia e delle finanze. Sinceramente, ministro Chiti, la ringrazio per la sua presenza e per la sua cortesia. Tuttavia, la sua risposta non può non essere di tipo burocratico e nulla aggiunge, sostanzialmente, a quanto già sapevamo, cioè che non vi è alcuna traccia di quei 220 milioni di euro che a lei sembrano pochi ma che - le assicuro - per quel territorio sono moltissimi e avrebbero messo in moto un circuito di investimenti privati che, in termini di finanziamento, ammontano ad oltre 1,4 miliardi di euro.
Francamente, signor ministro, ciò conferma, purtroppo, tutte le preoccupazioni e non può non alimentare ancora di più la tensione già esistente sul territorio. Il fatto che sia stata convocata una riunione per il 7 febbraio non dice nulla. Infatti temiamo fortemente che si ricominci daccapo e si allontani sempre più il momento in cui, finalmente, si darà avvio alla attuazione di questo accordo di programma scongiurando i licenziamenti e la chiusura di molte imprese che operano in quel sito, nell'indotto.
Lei afferma, signor ministro, che avete avuto appena sei mesi di tempo. Però, avete approvato una legge finanziaria e in quella legge avremmo dovuto trovare traccia di questo impegno che lei, a parole, ribadisce in questa sede. Vorrei tanto crederle ma, onestamente, quanto lei afferma non ha alcun riferimento con la progettualità e con il vostro programma per quest'anno. Tant'è che rappresentanti della sinistra provenienti da quel territorio, molto preoccupati, hanno presentato ordini del giorno e proposte emendative, in sede di esame del disegno di legge finanziaria, volti proprio ad impegnare il Governo a «battere un colpo».
Vorrei rammentare che, nella scorsa legislatura, in ogni question time voi avete tenuto «lezioncine» al nostro Governo sul modo in cui si deve rispondere alle interrogazioni a risposta immediata. Adesso, il ministro per i rapporti con il Parlamento ci viene a parlare di delicatissime questioni economiche, in merito alle quali, sostanzialmente, non ha detto nulla: soltanto parole vuote che, purtroppo, siamo abituati a sentire, ogni giorno, da parte vostra (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

(Iniziative a favore degli acquirenti delle case INPDAP del complesso immobiliare sito in Roma, via Montecassiano n. 78 - n. 3-00579)

PRESIDENTE. L'onorevole Pedica ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00579 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9).

STEFANO PEDICA. Signor Presidente, nell'anno 2002, alcuni cittadini, usufruendo della normativa sulle dismissioni immobiliari, decisero di acquistare le case INPDAP nel complesso immobiliare sito in Roma, via Montecassiano n. 78. La vicenda riguarda 120 famiglie.
Quando gli inquilini sono stati chiamati ad esprimere la loro opzione, sulla proposta di acquisto, erano a conoscenza che, negli appartamenti del complesso, erano presenti alcuni difetti limitati ai balconi e ai lastrici solari, che, era stato assicurato, erano causati dall'assestamento degli immobili. Nessuno aveva portato a conoscenza degli acquirenti che, qualche mese prima della vendita, l'allora e l'attuale consiglio d'amministrazione dell'INPDAP, a seguito dell'esito di una verifica statica degli immobili, commissionata da professionisti esterni, aveva addirittura valutato l'eventualità di emettere una direttiva cautelare di sgombero degli appartamenti per la pericolosità degli stessi, emersa durante la verifica stessa.
L'INPDAP non accetta alcun confronto, ad oggi, con gli inquilini e cerca di imporre i lavori che deprezzano molto le case, puntellando le palazzine con 250 tonnellate di ferro.
Signor ministro, le chiedo se non ritenga di assumere ogni opportuna iniziativa Pag. 50presso l'istituto, affinché sia trovata soluzione alla grave questione esposta in premessa ed azzeri l'intero consiglio d'amministrazione, incluso il direttore generale e il presidente.

PRESIDENTE. Il ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano, ha facoltà di rispondere.

CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Signor Presidente, in riferimento all'atto ispettivo oggi in discussione, l'INPDAP ha fornito la ricostruzione della vicenda in argomento che mi accingo ad illustrare.
Come è noto, nel mese di settembre del 2002, l'istituto ha avviato il processo di vendita delle singole porzioni immobiliari dell'edificio di via Montecassiano. Nel maggio 2002, aveva incaricato l'ingegner Bigi, specialista in strutture di cemento armato, di effettuare verifiche strutturali. Nella relazione del professionista, veniva evidenziato che travi, pilastri e fondazioni erano generalmente in condizione di sicurezza accettabile, ma che erano state riscontrate limitate lesioni ai balconi, per le quali il tecnico suggeriva di realizzare alcuni lavori.
Successivamente, la commissione stabili pericolanti invitava all'INPDAP ad effettuare lavori di consolidamento delle strutture portanti. L'istituto ha tenuto ad evidenziare che il condominio, unitamente a 48 condomini, trovando insoddisfacente, sul piano estetico, la soluzione tecnica prescelta, proponeva un procedimento giudiziario cautelare presso il tribunale civile di Roma, con la richiesta di eseguire, in via d'urgenza, nuove indagini statiche, con l'intenzione di impedire l'esecuzione dei lavori. Tale azione è stata respinta dal tribunale di primo grado in sede di reclamo, avendo ritenuto il giudice ordinario che l'INPDAP è tenuto ad eseguire soltanto i lavori contrattualmente pattuiti, mentre gli eventuali nuovi interventi, a tutela della privata e pubblica incolumità, competono agli attuali proprietari. Nel giugno 2006 il comune di Roma ordinava all'INPDAP di sospendere i lavori ed eseguire le indagini statiche, come richiesto dalla commissione stabili pericolanti. L'istituto proponeva ricorso al TAR del Lazio, il quale, nel luglio 2006, sospendeva, con effetto immediato, i provvedimenti comunali di blocco dei lavori e, conseguentemente, il comune, annullando le precedenti determinazioni, autorizzava la ripresa dei lavori. L'INPDAP, comunque, proprio per andare incontro alle esigenze dei condomini, li invitava a formulare una proposta di variante migliorativa sul progetto esecutivo, a condizione che la stessa non comportasse lo stravolgimento dell'elaborato, senza, tuttavia, riuscire a conseguire alcun accordo.
L'istituto fa rilevare, inoltre, di non aver mai rifiutato il confronto con gli attuali proprietari e che, solo il 29 gennaio scorso, è pervenuta, da questi ultimi, una richiesta di incontro per l'illustrazione di un progetto alternativo. In ogni caso, venendo incontro alla sua richiesta, le voglio dire che ho rivolto l'invito all'INPDAP a riprendere, ancora una volta, il dialogo con i condomini e mi auguro che si possa giungere rapidamente ad un accordo.

PRESIDENTE. L'onorevole Pedica ha facoltà di replicare.

STEFANO PEDICA. Signor ministro, la ringrazio, ma ci sono alcuni punti inesatti su quanto l'INPDAP le ha comunicato. Anzitutto, la dottoressa Santiapichi, nel 2002 membro del consiglio d'amministrazione ed oggi dirigente generale di tale istituto, aveva interessato la commissione stabili pericolanti del comune di Roma il 27 marzo 2002. L'ingegner Bigi diffidava, prima ancora della vendita degli immobili da parte dell'ente a tutti i condomini, a non usare i balconi; in caso contrario, la responsabilità sarebbe ricaduta sugli attuali proprietari. Il problema è che, dalle verifiche effettuate su richiesta degli inquilini, ora proprietari, anche riguardo alla gestione delle costruzioni, che sono state caratterizzate da alcune anomalie (sono state subappaltate, essendo costruttore Caltagirone, a ditte private straniere), sono state constatate alcune reti rovesciate e l'utilizzo di sabbia di mare.Pag. 51
Tali anomalie vengono, ad oggi, ancora omesse da parte dell'INPDAP. Sembra tuttavia che in una riunione del consiglio di amministrazione, tenuta tra il 2004 e il 2005, siano state evidenziate queste carenze.
Un altro fatto ancora più grave è che non è stato possibile avere il certificato di abitabilità, poiché manca il relativo certificato di collaudo, che ancora oggi non risulta essere stato rilasciato. Non si può fare entrare le famiglie in un abitato per il quale non risulta che sia stato ancora rilasciato il certificato di collaudo. Questa è una cosa talmente grave che credo richieda non solo una perizia amministrativa, ma anche un intervento in ambito penale.
Ad aggravare la situazione, l'INPDAP ha poi venduto all'asta una decina di appartamenti liberi dello stesso complesso, omettendo volutamente agli ignari quanto poco fa le ho riferito. Allora, noi con gli inquilini condurremo ancora questa battaglia.
Si tratta di persone che, non appena si affacciano sul balcone, vedono quest'ultimo flettere di 5 centimetri: sono 120 famiglie che rischiano la vita ogni giorno. Per tale motivo, occorre svolgere un'indagine molto accurata e non superficiale, come quella che invece a tutt'oggi è stata eseguita dall'INPDAP.

(Iniziative per realizzare condizioni di lavoro più flessibili al fine di conciliare il lavoro con la cura e l'educazione dei figli - n. 3-00580)

PRESIDENTE. L'onorevole Formisano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Volontè n. 3-00580 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10), di cui è cofirmataria.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor ministro, abbiamo presentato questa interrogazione perché preoccupati della situazione che si sta registrando in Italia. Il problema, come specificato nell'interrogazione, è conciliare la cura e l'educazione dei figli con i tempi del lavoro.
Il Parlamento tedesco ha promosso una forte azione di politica familiare, tanto da titolare una legge «Soldi per i genitori». Allora, crediamo che sia inutile dire che in Italia abbiamo una basso tasso di natalità, che vogliamo un ricambio generazionale e dovremo riflettere sul fatto che - come risulta da un'indagine dell'Istat - le donne italiane vorrebbero avere un secondo figlio, ma sono terrorizzate da alcuni fattori. Tra questi, la carenza di servizi e di risorse economiche per le famiglie.
Spesso, avere un figlio oggi non è più una gioia, ma addirittura un problema. Allora - e concludo Presidente - se è vero che il 2007 è l'anno europeo delle pari opportunità per tutti, spesso queste ultime vengono associate alla questione di parità tra uomo e donna. Al di là delle false strumentalizzazioni che non ci appassionano, chiediamo al Governo di mettere in atto azioni e risorse concrete. Su questo non ci tireremo indietro e saremo pronti a dare il nostro fattivo contributo.

PRESIDENTE. Il ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano, ha facoltà di rispondere.

CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Signor Presidente, la tematica posta alla nostra attenzione è stata oggetto di una particolare considerazione da parte del Governo. Siamo convinti anche noi che solo rendendo compatibili le esigenze del lavoro con quelle della vita quotidiana si potrà influire in modo determinante sulla crescita economica e sociale del paese.
Ciò in particolare consentirà di concorrere all'incremento del tasso di occupazione femminile, oltre che, naturalmente, a corrispondere a quelle finalità segnalate dall'onorevole interrogante. Naturalmente, alle predette finalità sono chiamati a concorrere una molteplicità di fattori: il Governo nelle sue amministrazioni competenti, le autonomie locali e le parti sociali.
Il contributo delle aziende - come è evidente - risulta fondamentale. Alcune di queste hanno del resto già sperimentato Pag. 52modelli organizzativi familyfriendly, basati sulla necessità di porre le donne e la famiglia a fondamento di modelli nuovi. Gli interventi previsti con la legge finanziaria 2007 vanno tutti in questa direzione e costituiscono solo la prima fase di una disegno organico, volto a favorire la cosiddetta «propensione alla genitorialità».
Ricordo, dunque, le iniziative già adottate con la legge finanziaria: il congedo parentale esteso ai lavoratori iscritti alla gestione separata del lavoro autonomo nella misura massima di tre mesi, entro il primo anno di vita del bambino ed il primo anno dall'ingresso in famiglia, in caso di adozione. Più in particolare, dal 1o gennaio 2007, ai lavoratori a progetto e alle categorie assimilate iscritti alla gestione separata, non titolari di pensione e non iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie, è riconosciuto il trattamento economico per congedo parentale nei limiti temporali di cui sopra. La misura di tale trattamento è pari al 30 per cento del reddito preso a riferimento per la corresponsione dell'indennità di maternità in quanto spettante.
Inoltre, è il caso di evidenziare che la legge finanziaria ha apportato una modifica recante misure a sostegno della flessibilità dell'orario a vantaggio della lavoratrice madre o del lavoratore padre. La legge finanziaria, infatti, all'articolo 1, comma 1254, espressamente prevede che, al fine di promuovere ed incentivare azioni volte a conciliare i tempi di vita ed i tempi di lavoro nell'ambito del fondo per le politiche della famiglia, sia destinata attualmente una quota individuata con decreto del ministro delle politiche per la famiglia, al fine di erogare contributi, di cui almeno il 50 per cento destinati ad imprese fino a 50 dipendenti in favore di aziende, aziende sanitarie locali e aziende ospedaliere, che applichino accordi contrattuali che prevedano azioni positive per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. In particolare, si tratta di azioni positive per progetti articolati, al fine di consentire alla lavoratrice madre o al lavoratore padre, anche quando uno dei due sia lavoratore autonomo ovvero quando abbiano in affidamento e in adozione un minore, di usufruire di particolare forme di flessibilità degli orari e dell'organizzazione del lavoro tra cui il part-time.

PRESIDENTE. L'onorevole Formisano ha facoltà di replicare.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, signor ministro, ovviamente ci riteniamo assolutamente insoddisfatti, perché quello che lei ha enunciato in quest'aula è una parte di ciò che noi riteniamo essere la globalità delle azioni per le politiche della famiglia.
Non ci basta sapere che vi sono aziende che magari metteranno in campo, anche se utili, asili aziendali. Parliamo di altro, vale a dire di un fondo da attribuire alle famiglie, ma non in maniera generica. Noi ci riferiamo alle famiglie numerose. Non può essere che in Italia vi sia lo stesso tipo di politica per una famiglia che ha un figlio e per quella che ha tre figli, magari con lo stesso reddito! Questo per noi significa avere un'azione forte di sostegno alla famiglia. Parliamo tanto di bassa natalità, ma quale giovane coppia oggi può decidere di avere il secondo figlio? Già avere il primo è una scommessa ed avere il secondo diventa un rischio.
Per noi questa non è politica per la famiglia!
Siamo, pertanto, pronti ad offrire il nostro contributo, se vedremo da parte del Governo una seria azione di sostegno alla famiglia, ma non in senso generico o fumoso. Non ci interessano gli slogan e nemmeno - per usare un termine che va di moda in questi giorni - le «lenzuolate» per la famiglia. Ci interessa la politica vera, quella di sostegno concreto a chi vuole fare della famiglia un'azione politica quotidiana per la tutela, il sostegno e la cura dei propri figli, senza dover trascurare per questo la professione o il resto [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]!

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(Sospensione del progetto di costruzione dell'acquedotto denominato «Galleria Pavoncelli-bis» tra la Campania e la Puglia - n. 3-00581)

PRESIDENTE. L'onorevole Giuditta ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00581 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).

PASQUALINO GIUDITTA. Signor Presidente, signor ministro, le chiedo se intenda sospendere i lavori per la realizzazione del raddoppio della galleria di valico Pavoncelli-bis per il trasporto delle acque dei fiumi Calore e Sele in provincia di Avellino alla regione Puglia, come richiesto da tutti gli enti del territorio.
Come si può realizzare un'opera di dimensione tre volte più grande, rispetto a quella che attualmente è in funzione, senza stabilire preventivamente la quantità di acqua da trasferire attraverso la definizione del bilancio idrico del minimo deflusso vitale e della tutela dei corpi idrici? Le faccio presente che il commissario straordinario ha proceduto all'aggiudicazione e all'avvio dei lavori, senza il preventivo accordo di programma tra Governo e regioni, come previsto per legge ed in assenza dei necessari pareri degli enti del territorio e della valutazione di impatto ambientale, per la quale è in corso la procedura di infrazione da parte della Comunità europea.
Sono, inoltre, attualmente pendenti i ricorsi presso il tribunale delle acque pubbliche di Roma che prossimamente deciderà in merito.

PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere.

ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Signor Presidente, l'interrogante ripropone oggi un'interrogazione presentata e già discussa il 12 dicembre scorso dalla VIII Commissione ed a cui ha già ricevuto risposta. L'interrogante ci chiede di sospendere i lavori per il completamento dell'acquedotto Pavoncelli-bis che porta l'acqua dalla Campania alla Puglia.
È un intervento la cui esecuzione è iniziata nel 1990; si tratta di un acquedotto il cui canale principale è stato dissestato dal sisma del 1980. Oggi, ci dice che dobbiamo ancora valutare se farlo. A mio avviso, questo intervento deve proseguire il più presto possibile.
Quanto alla convenienza economica del progetto, la scelta della realizzazione della nuova galleria è condivisibile sia sul piano tecnico sia su quello economico. L'ipotizzata ristrutturazione dovrebbe avvenire senza interruzione del flusso idrico; scelta questa confermata in sede di Conferenza dei servizi tra la regione Campania e gli amministratori locali.
Il Tribunale superiore delle acque pubbliche ha già rigettato, nell'aprile del 1986, le richieste di sospensiva avanzate dell'Alto Calore Irpino. Peraltro, l'Avvocatura dello Stato ha fatto proprie tutte le argomentazioni presentate a suo tempo dal Commissario straordinario.
Vorrei anche ricordare che non vi è stata alcuna procedura di infrazione attivata dall'Unione europea, ma che è stata semplicemente promossa un'indagine conoscitiva a seguito dei soliti esposti inviati in avanscoperta. Inoltre, l'opera non è finalizzata ad un nuovo trasferimento di risorsa idrica, quindi non richiede la sottoscrizione preventiva di un accordo di programma.
Per quanto riguarda la copertura finanziaria dell'opera, ricordo che il finanziamento è stato assentito il 17 novembre del 2006, per completare il costo dell'opera. Questo Governo e il mio ministero in particolare si stanno occupando di completare tutte le opere compiute a metà e, dunque, man mano che si trovano la risorse disponibili, le opere vengono completate. Riteniamo sicuramente che, visto il tempo trascorso dalla 1980 ad oggi, la galleria Pavoncelli-bis debba essere completata.
Pertanto, non si ritiene di adottare alcuna iniziativa per dilazionare la ripresa dei lavori. Stiamo parlando di un intervento Pag. 54urgente - lo è da 25 anni - che mira a garantire l'approvvigionamento idro-potabile di circa 1 milione 700 mila cittadini pugliesi e lucani, che attendono il completamento di quest'opera per il riconoscimento di un loro diritto fondamentale, quello dell'accesso ad una risorsa essenziale come l'acqua.

ITALO BOCCHINO. Uscite dalla maggioranza!

ANTONIO BORGHESI. Un po' di rispetto! È una vergogna, Presidente!

ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Stiamo dando acqua alla Puglia e stiamo facendo una guerra tra poveri...!

ITALO BOCCHINO. Lasciate il Governo!

PRESIDENTE. L'onorevole Giuditta ha facoltà di replicare.

PASQUALINO GIUDITTA. Ovviamente, non sono affatto soddisfatto della risposta del ministro Di Pietro, che è disinformato in ordine alla procedura che sta adottando il Commissario straordinario per la realizzazione della galleria Pavoncelli-bis.
Noi non diciamo che non debba essere trasferita l'acqua alla Puglia, ma sosteniamo che prima di realizzare una nuova galleria di enormi dimensioni sarebbe opportuno utilizzare la galleria attuale ancora in perfetto funzionamento, stabilendo preventivamente il bilancio idrico, vale a dire le acque che devono essere trasportate, nonché il minimo deflusso vitale dei fiumi. Questo è ciò che chiediamo per una programmazione seria nei confronti delle popolazioni della Campania e della Puglia.
Il ministro è disinformato! Oltretutto, il sottoscritto, sia in qualità di presidente dell'ATO sia in qualità di parlamentare, insieme ad altri due colleghi, ha chiesto di essere ricevuto, ma in due mesi non ha ottenuto alcuna risposta. Credo che un ministro non debba essere così scorretto nei confronti di tre parlamentari!
Stiamo ponendo un problema serio con riferimento all'acqua, che è una risorsa indispensabile, che deve essere considerata nel modo giusto. Il ministro Di Pietro sta dimostrando la sua inefficienza dal punto di vista dell'azione governativa.

(Iniziative per garantire la centralità dell'aeroporto di Malpensa nel quadro delle reti infrastrutturali europee - n. 3-00582)

PRESIDENTE. L'onorevole Gibelli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-00582 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12), di cui è cofirmatario.

ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, rivolgo una domanda precisa al ministro delle infrastrutture, il quale saprà che l'offerta di acquisto di una quota messa a disposizione dal Tesoro ha creato alcuni entusiasmi (per ora, li ritengo ingiustificati, considerato che, storicamente, i piani industriali di Alitalia sono stati demoliti dall'eccessiva sindacalizzazione di un'azienda che ha sempre guardato agli interessi dei lavoratori, in termini di egoismo centralistico romano, più che alle necessità aziendali).
La domanda è: cosa fare per l'aeroporto di Malpensa, in termini infrastrutturali, per evitare i boatos secondo i quali il piano dei trasporti e del volo proposto dal ministro dovrebbe essere soltanto un modo per fermare il mercato e favorire alcuni aeroporti rispetto ad altri?
La Lega non tollererà assolutamente passi indietro rispetto alla condizione irrinunciabile della centralità dell'aeroporto milanese di Malpensa.

PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere.

ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Signor Presidente, la domanda di mobilità che proviene da Milano, dalla sua area metropolitana e dall'intera Lombardia ha ricevuto grande attenzione Pag. 55da parte dell'attuale Governo, come può essere testimoniato dai tanti incontri con il presidente della regione e con i presidenti delle province, comprese quelle di Varese, Como e Milano, fortemente interessate alla situazione di Malpensa.
Nel documento sulle «Infrastrutture prioritarie», presentato alla Conferenza unificata Stato-regioni ed al CIPE alla fine dello scorso anno, gli interventi individuati per la Lombardia costituiscono, per quantità, caratteristiche e distribuzione territoriale delle opere, un impegno di particolare rilevanza finanziaria tra quelli previsti nel programma. Non si tratta soltanto di parole vuote: immaginando che volesse l'elenco completo di tutto ciò che abbiamo condiviso con i presidenti delle province di Varese, Como e Milano e della regione Lombardia per rilanciare la struttura di Malpensa, metto a sua disposizione, onorevole Gibelli, il documento di trenta pagine (Commenti del deputato Gibelli)... Se dice di no, vuol dire che non vuole leggerlo. Ne prendo atto, ma sarebbe bene che avesse contezza di tutto ciò che abbiamo previsto, nero su bianco, e con finanziamenti completi, insieme ai presidenti di provincia e di regione.
A questi interventi vanno aggiunte le attività che il Ministero delle infrastrutture sta portando avanti insieme al cosiddetto «tavolo Milano», che pure ha condiviso ciò che sta facendo il ministero. Per l'area metropolitana di Milano vi sono stati immediati interventi, anche in termini finanziari. Sono state previste, quindi, importanti opere di rafforzamento dei collegamenti stradali, autostradali e ferroviari (da ultimo, anche la Arcisate-Stabio). Non posso citare tutti gli interventi, ma la prego, onorevole interrogante, al di là delle polemiche politiche, di prendere conoscenza di tutti gli interventi e i finanziamenti che abbiamo posto in essere, di cui ancora ieri abbiamo discusso.
Voglio soltanto evidenziare che, per quanto riguarda gli interventi concernenti la struttura aeroportuale vera e propria, l'aeroporto di Malpensa è dotato di un piano regolatore al quale intendiamo attenerci. Attualmente, sono in fase di completamento opere riguardanti, in particolare, le aree di manovra, il terminal 1 e la zona merci. In altre parole, stiamo eseguendo lavori proprio perché riteniamo che Malpensa sia fondamentale per lo sviluppo infrastrutturale ed intermodale del paese.
Com'è noto, le politiche europee pongono l'area di Malpensa al centro di un sistema complesso di reti infrastrutturali costituenti il TEN-T (Trans-European Network Transport). Noi intendiamo confermare la nostra posizione, la posizione del Governo italiano, in linea con quanto è già stato fatto finora con riferimento alle politiche europee. Malpensa...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. ... merita, quindi, il rispetto che l'interrogante chiede. Entro il 2015, si prevedono circa trenta milioni di passeggeri l'anno; pertanto, è necessario intervenire ulteriormente.
Per questo, abbiamo previsto una serie di opere che per quella data ci mette in condizione di programmare, ad oggi, uno sviluppo ulteriore delle infrastrutture.
Sulla base di queste valutazioni, quindi, ma anche e soprattutto sulla base di quanto sarà espresso dalle istituzioni territoriali, che dobbiamo e vogliamo sentire, nel momento in cui si farà la pianificazione infrastrutturale di quell'area, saranno individuate le soluzioni migliori.
Il Governo, quindi, intende confermare il ruolo di aeroporto internazionale assegnato a Malpensa (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Gibelli ha facoltà di replicare.

ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, le nostre perplessità, come gruppo della Lega Nord, sono dovute non tanto alle dichiarazioni del ministro Di Pietro oggi - ne prendiamo atto; già in passato ci sono Pag. 56state «passerelle» politiche da parte dei suoi colleghi (addirittura il Presidente del Consiglio, Romano Prodi, al nord, ha fatto una serie di promesse e vedremo se saranno concretizzate sotto il profilo finanziario) - quanto all'incertezza sul fatto che lei si sia confrontato, rispetto alla risposta che ci fornito oggi, con il suo collega, ministro dei trasporti.
Infatti, qualche settimana fa, in ragione di quella diatriba sollevata dal sindaco di Roma, Walter Veltroni, sulla necessità di porre la centralità del paese su Roma Fiumicino o su Milano Malpensa, il suo collega si è soffermato sul fatto che in ogni caso a Malpensa c'era qualche difficoltà dovuta alla nebbia.
Le confermo, da lombardo e da padano - lei vive a Curno - che la nebbia non c'è mai a Malpensa; quindi, la nostra perplessità è che sia ancora vivo - lo voglio sottolineare con forza - un retropensiero che condizionerà le scelte del Governo, in ragione di questa presunta vendita della quota pubblica appartenente al Tesoro.
Mi spiego meglio. Gli investimenti che lei ha previsto e che verificheremo sul campo rischiano di essere solo uno specchietto per le allodole, se poi, nel piano di riforma del settore aereo, fatto dal suo ministro, vi sarà un ridisegno degli aeroporti in maniera politica, favorendo alcuni gruppi industriali che, oggi, si presentano in questa offerta di gara.
Se questo dovesse accadere, mi aspetto da lei, per la sua esperienza ed anche per il modo in cui sta conducendo la sua funzione politica, di avere la stessa severità che avuto in altri settori, perché staremo qui a controllare, perché non può esistere un aeroporto come quello di Malpensa senza infrastrutture, con la possibilità a costo zero, a 4 secondi di volo, a Cameri, nella provincia di Novara, di avere già disposizione la terza pista, al di là di tante chiacchiere di un sindaco, come quello di Roma, che ne fa una questione di bandiera e non una questione di politica industriale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Recenti misure in materia di liberalizzazioni e revoca di concessioni della TAV Spa relative a tratte ad «alta velocità» - n. 3-00583)

PRESIDENTE. L'onorevole Contento ha facoltà di illustrare l'interrogazione la Russa n. 3-00583 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 13), di cui è cofirmatario.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, per realizzare il sistema dell'alta velocità, negli anni Novanta è stato previsto un sistema concessorio che affida ad un unico soggetto la progettazione e la realizzazione delle opere.
Sulla base di questi presupposti, il Governo di centrodestra ha inaugurato due importanti tratte, negli ultimi anni, la Roma-Napoli e la Torino-Novara.
Giunge voce che, nel decreto-legge all'attenzione del Consiglio dei ministri nei giorni scorsi, su proposta del ministro delle infrastrutture, questo sistema sia stato completamente cancellato.
Chiediamo di conoscere da parte del ministro se, nel fare questo, ha valutato, oltre ai benefici di cui parlerà, anche le conseguenze negative che possono pregiudicare il futuro del sistema ferroviario dell'alta velocità nel nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, facoltà di rispondere.

ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Signor Presidente, il Governo conferma l'importanza strategica del sistema alta velocità-alta capacità, così come si sta strutturando nel nostro paese, e che deve essere in linea con le esigenze di infrastrutture ferroviarie europee.
Il Governo sa bene che, oltre alle opere già realizzate o già in corso di realizzazione, vi sono altre tre opere, quella che va sul terzo valico dei Giovi, un'altra è la Treviglio-Verona e l'altra è la Verona-Padova, per un totale di circa 12-13 miliardi di euro. Pag. 57
Il Governo sa bene anche che, sinora, per realizzare l'alta velocità il costo che ha sopportato l'erario italiano e, quindi, il cittadino italiano, è di molto superiore allo stesso costo che, per chilometro, viene sopportato dalla Francia piuttosto che dalla Germania. In Francia il costo per chilometro delle linee già costruite è di dieci milioni di euro, mentre in Spagna è di nove. In Italia ogni chilometro di alta velocità costa al contribuente 33 milioni di euro; per le linee ancora in progettazione, cioè per quelle su cui siamo intervenuti, il costo è di 44 milioni di euro.
Vorrei soltanto far presente che le linee su cui siamo intervenuti sono linee di cui si sta facendo il progetto dal 1990, cioè da 17 anni. In questo periodo siamo ancora alla fase progettuale; non si è fatto altro. Con il provvedimento citato sosteniamo che in queste tratte, solo in queste, non in quelle in corso, ma in quelle in cui ancora non è finita la fase progettuale, si intende realizzare una gara per risparmiare soldi, visto che si spendevano 44 milioni di euro per realizzare un chilometro mentre in altri paesi ne spendono solo 10.
Ciò significa che, in primo luogo, riconfermiamo l'importanza delle opere; in secondo luogo, intendiamo farle così bene da voler realizzare le gare e, in terzo luogo, siamo stufi di vedere che a trattativa privata, come è successo finora, con la consegna dell'opera «chiavi in mano», questi signori fanno pagare 4 o 5 volte di più.
Infine, confermiamo che il provvedimento non allungherà i tempi ma li abbrevierà, diminuirà i costi, porterà vantaggi e trasparenza, rilanciando il sistema di alta velocità e alta capacità (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Contento ha facoltà di replicare.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, probabilmente il ministro non sa che, in forza delle disposizioni vigenti e alla luce dei dati che ha fornito, ha già il potere per revocare le concessioni che sono attualmente in atto. Però, non lo fa assumendosi una responsabilità con atto diretto, bensì preferisce farlo passando attraverso una norma legislativa, in modo tale da evitare le responsabilità.
La revoca, sperando che i benefici di cui sta parlando il ministro si realizzino, comporterà in primo luogo un aumento del contenzioso con le imprese, tra l'altro italiane, che si sono dedicate alla realizzazione dell'opera fino a questo momento e, in secondo luogo, un allungamento dei tempi. Quali costi avrà l'allungamento dei tempi che sta prospettando il ministro, a fronte dei ritardi nella realizzazione dell'alta velocità scontati dal paese?
La terza questione è che, probabilmente, il ministro non ha compreso come il general contractor è importante per il negoziato con le amministrazioni locali. Ministro, quando avrà fatto le gare ed esploderà la protesta, non potrà modificare la progettazione e la realizzazione dei lavori. Ciò impedirà di proseguire le opere in corso.
Vede, signor ministro, il gruppo di Alleanza Nazionale è preoccupato da questo pressappochismo e da questa superficialità. Non vorremmo, e per questo motivo controlleremo da vicino il suo operato, che lei aggiungesse alla sua brillante carriera, anche politica, un altro arresto eccellente, quello del sistema dell'alta velocità in Italia, di cui il paese ha disperato bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo brevemente la seduta.

La seduta, sospesa alle 16,30, è ripresa alle 16,45.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Boato, Brugger, Donadi, Folena, Migliore ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.Pag. 58
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 2112 (ore 16,47).

PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione del disegno di legge di conversione n. 2112.
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si sono conclusi gli interventi sul complesso degli emendamenti e che la relatrice e il Governo hanno espresso i pareri sugli emendamenti riferiti agli articoli 1 e 2 del decreto-legge.
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso gli ulteriori prescritti pareri (vedi l'allegato A - A.C. 2112 sezioni 1 e 2).

ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, intervengo per sottoporre all'attenzione sua e dei colleghi una situazione relativa ad un argomento all'ordine del giorno, che rispecchia una questione di metodo più generale.
Sistematicamente, gli argomenti inseriti in calendario su richiesta delle opposizioni (mi riferisco alle «quote» inerenti la potestà dell'opposizione di chiedere l'inserimento nel calendario di determinati temi), secondo una modalità alquanto strana, sono sempre relegati ad un momento successivo rispetto all'esame di qualche provvedimento che notoriamente, rispetto ad altri temi, presenta caratteristiche di urgenza che sono sotto gli occhi di tutti e nella natura delle cose.
Ciò è accaduto anche per quanto attiene un argomento che sta a cuore alle opposizioni: mi riferisco alla discussione delle numerose mozioni previste in calendario in tema di famiglia.
È sotto gli occhi di tutti che, ieri, l'Assemblea ha potuto lavorare soltanto fino alle 18,30 circa, e non si comprendono le ragioni di questa interruzione dei lavori, se non collegandole a quanto sto per chiedere in ordine alle tematiche che stanno a cuore alle opposizioni.
Oggi, sul decreto-legge sottoposto alla nostra attenzione si sono succedute interruzioni e richieste di interventi da parte della stessa maggioranza, al fine di procedere in maniera molto lenta all'esame, da parte dell'Assemblea, delle mozioni in tema di famiglia.
Allora, chiederei alla Presidenza di mutare, in generale, il metodo. Non si può continuare a inserire nel calendario, sottoponendoli all'attenzione dell'Assemblea, gli argomenti richiesti dall'opposizione, relegando la loro trattazione sul finire dei lavori settimanali, dopo tutte le urgenze che stanno a cuore alla maggioranza (per la verità, si tratta di pochi provvedimenti, vista la scarsa capacità di produrre legislazione), per ritrovarci alla fine della settimana (come starebbe per accadere sull'argomento citato in precedenza) a non poter più discutere i temi che stanno a cuore all'opposizione. Ciò infatti sembra stia accadendo per quanto riguarda le mozioni in tema di famiglia.
Capisco che, sul piano regolamentare, non è possibile chiedere un'inversione dell'ordine dei lavori. Tuttavia, sono qui per proporre un'inversione dell'ordine dei lavori per così dire «camuffata», chiedendo il rinvio del seguito dell'esame del disegno di legge di conversione che abbiamo cominciato ad esaminare stamani, per passare automaticamente al seguito dell'esame delle mozioni in tema di famiglia.
Se l'Assemblea si vuole pronunziare su questo aspetto, saremmo grati di passare ad un argomento che sta a cuore all'opposizione, per confrontarci in quest'aula subito, senza attendere la conclusione dei lavori degli altri temi, che stanno a cuore alla maggioranza, ma non molto all'opposizione [Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

Pag. 59

PRESIDENTE. L'onorevole Leone ha formulato una richiesta di rinvio del seguito dell'esame del disegno di legge di conversione n. 2112.
Trattandosi di una richiesta che attiene all'ordine dei lavori e che ha conseguenze sul seguito dell'esame del provvedimento, in base all'articolo 86, comma 7, del regolamento, chiedo alla relatrice di esprimere il suo orientamento sulla proposta di rinvio.

MARIA LEDDI MAIOLA, Relatore. Signor Presidente, se ho ben inteso, la sua richiesta è quella di conoscere dalla sottoscritta se convengo sul rinvio alla giornata di domani del seguito dell'esame del disegno di legge di conversione n. 2112: credo che ciò sia assolutamente possibile.

PRESIDENTE. Acquisito il parere favorevole della relatrice rispetto all'ipotesi prospettata dall'onorevole Leone, darò ora la parola ad un oratore a favore e ad uno contro che ne facciano richiesta.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare a favore.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei dire al collega Leone e a tutti i colleghi che spesso la politica è più semplice e lineare di come la si vuole descrivere.
Ci troviamo in una situazione nella quale, effettivamente, è slittata la discussione delle mozioni, ma vorrei ricordare al collega Leone e a tutti i colleghi che, in realtà, questo argomento era all'ordine del giorno già la scorsa settimana. Vorrei spiegare, quindi, che, ritenendo io personalmente e il mio gruppo incomprimibili i diritti dell'opposizione, anche quello di intervenire, in modo cospicuo, all'interno di un dibattito, quando non si fa ostruzionismo, lo slittamento delle mozioni sulla famiglia non è avvenuto perché la maggioranza ha compresso il diritto dell'opposizione, ma perché, legittimamente, l'opposizione ha ritenuto di svolgere una serie di interventi sul precedente decreto-legge, di cui ci siamo occupati fino a questa mattina.
Alla luce del dibattito e comprendendo - lo dico con grande chiarezza - anche la valenza del tema che dobbiamo affrontare, nonché l'urgenza che ci è stata posta sia dall'opposizione, sia dalla maggioranza, per evitare che esso potesse ulteriormente slittare, la maggioranza è disponibile a rinviare l'esame del decreto-legge a domani mattina, proprio per consentire all'assemblea di potersi esprimere.
Riteniamo, infatti, che, proprio quel diritto dell'opposizione - che per la valenza della materia è un diritto di tutto il Parlamento - deve essere esercitato anche in presenza di un dibattito su un decreto-legge, che sappiamo possedere i presupposti di urgenza. In questo momento, pertanto, riteniamo che si possa procedere ad un rinvio di qualche ora dell'esame del provvedimento d'urgenza, proprio per consentire l'esercizio del diritto dell'opposizione, in questo caso, ma di tutto il Parlamento, di esprimersi su un argomento di particolare rilevanza.
Deve essere peraltro chiaro che, se l'esame delle mozioni è slittato di una settimana, non è per responsabilità della maggioranza.

PRESIDENTE. Nessuno chiedendo di parlare contro, la proposta sarà comunque posta in votazione mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta formulata dall'onorevole Leone di rinviare alla seduta di domani il seguito dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge in materia di obblighi comunitari (A.C. 2112).
(È approvata).

Pag. 60

Seguito della discussione delle mozioni Volontè ed altri (Nuova formulazione) n. 1-00071, Bertolini ed altri n. 1-00073, Fabris ed altri n. 1-00075, Maroni ed altri n. 1-00077, Villetti ed altri n. 1-00078, Bonelli ed altri n. 1-00080, Migliore ed altri n. 1-00081, Del Bue ed altri n. 1-00082, La Russa ed altri n. 1-00084 e Franceschini ed altri n. 1-00087 in tema di famiglia (ore 17).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Volontè ed altri (Nuova formulazione) n. 1-00071, Bertolini ed altri n. 1-00073, Fabris ed altri n. 1-00075, Maroni ed altri n. 1-00077, Villetti ed altri n. 1-00078, Bonelli ed altri n. 1-00080, Migliore ed altri n. 1-00081, Del Bue ed altri n. 1-00082, La Russa ed altri n. 1-00084 e Franceschini ed altri n. 1-00087 in tema di famiglia (vedi l'allegato A - Mozioni sezione 1).
Avverto che le mozioni Bonelli ed altri n. 1-00080, Migliore ed altri n. 1-00081 e Bertolini ed altri n. 1-00073 sono state ritirate in data odierna.
Contestualmente, i deputati Bonelli e Migliore hanno sottoscritto la mozione Franceschini ed altri n. 1-00087.
Avverto altresì che sono state presentate le risoluzioni Della Vedova e Bertolini n. 6-00014 e Turco n. 6-00015, il cui testo è attualmente in distribuzione (vedi l'allegato A - Risoluzioni sezione 2).

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il ministro per le politiche per la famiglia, Rosy Bindi, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni e sulle risoluzioni all'ordine del giorno.

ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. Signor Presidente, colleghi, ringrazio, al di là del parere che esprimerò sulle singole mozioni e risoluzioni alla fine del mio intervento, tutti i presentatori e quanti sono intervenuti nella seduta del 22 gennaio scorso, per aver voluto un confronto così ampio ed approfondito su un tema tanto rilevante e importante per la vita del nostro paese, quale è quello della famiglia e delle convivenze di fatto.
Ho letto attentamente i singoli documenti di indirizzo e ascoltato con grande interesse tutti gli interventi. Ritengo, al di là delle differenze anche sostanziali e profonde che ho registrato, si possa affermare che attorno al tema della famiglia, del suo fondamento e rilievo costituzionale, della sua molteplice e mutevole realtà, così come della necessità di una forte politica nazionale a sostegno delle famiglie e, altrettanto, sul tema delle convivenze di fatto e dei diritti delle persone che ne fanno parte, questo Parlamento possa e debba impegnarsi a costruire percorsi condivisi.
È mia profonda convinzione, infatti, che sul tema della famiglia, come su altre questioni che interpellano e scomodano la visione etica e culturale - sulle quali si misura un pluralismo sensibile nella società italiana -, un sistema politico bipolare quale è il nostro richieda ai singoli, ma soprattutto alle forze politiche e tanto più ai due schieramenti, di adoperarsi senza rinunciare alle proprie convinzioni profonde e ricercare, per quanto possibile, una sintesi capace di interpretare un comune sentire condiviso e a questo ispirare le scelte politiche.
I beni indisponibili alla maggioranza che vince le elezioni sono molti in una democrazia come quella moderna nella quale noi viviamo e che abbiamo costruito; in maniera particolare, essi ci sono indicati nella nostra Carta costituzionale. Ci chiediamo anche se non sia forse questo il significato più profondo della laicità, che non è reciproca imposizione di valori - ma neanche assenza di valori -, bensì dialogo e ricerca appassionata e intelligente di una mediazione condivisa di valori ai quali tutti possano ispirarsi.
Come dicevo, la nostra Carta costituzionale rappresenta per noi questo punto di riferimento che guida la nostra ricerca anche nel mutare del tempo.
Per quanto riguarda la famiglia, l'indiscutibile riferimento costituzionale è all'articolo 29, dai più richiamato nel testo delle mozioni presentate e, anche negli interventi. Tale articolo, alla famiglia «fondata sul matrimonio», riconosce «diritti», Pag. 61diritti che, d'altra parte, non sono in contrapposizione con quelli della persona esplicitamente riconosciuti dall'articolo 2.
Ma mi permetto di aggiungere che, accanto a questo dato giuridico culturale così forte, vi sono altri elementi che impongono a questo Parlamento una ricerca di percorsi condivisi. È la constatazione comune della situazione del nostro paese e, in particolare, della sua situazione demografica. La crisi di natalità che l'Italia sta vivendo è di fronte agli occhi di tutti noi e tutti, in qualche modo, ce ne sentiamo responsabili per un ritardo che è imputabile non a questa o a quella forza politica ma, forse, ad una carenza di interventi politici volti a rafforzare e ad accompagnare la crescita demografica.
Per noi, tuttavia, parlare di natalità significa anche parlare di famiglia; ripetutamente, sui giornali del nostro paese, in questi giorni si è scritto che l'Italia rappresenta, da tale punto di vista, una fanalino di coda. È stata presa ad esempio la Francia dove, dopo molti anni di politiche a sostegno della famiglia, si è raggiunto un tasso di natalità considerato un traguardo importante anche per gli altri paesi europei. Ma credo che non sarà sfuggito ai lettori che quel tasso di natalità ha portato metà dei bambini nati in Francia negli ultimi anni ad una vita con le sole madri perché ha corrisposto, a quell'aumento di natalità, frutto di politiche a sostegno della natalità, anche un forte indebolimento della famiglia, della sua solidità, della sua coesione.
Credo che in questi primi mesi il Governo abbia dato prova, da una parte, di essere impegnato a rispondere alla sfida che viene da una situazione così preoccupante - non c'è crescita economica per il nostro paese se non vi sarà anche una crescita demografica - e, dall'altra, di essere impegnato a dare piena attuazione al dettato costituzionale.
Ritengo che la stessa legge finanziaria possa essere considerata, da tale punto di vista, una prima e significativa risposta. È del tutto esaustiva? Certamente no, ma ciò nondimeno leggibile ed interpretabile come un cambiamento profondo di tendenza nelle politiche del nostro paese. Al riguardo, mi limiterò a citare solo alcuni degli interventi disposti: le politiche fiscali che ridistribuiscono il carico fiscale con interventi decisamente a favore delle famiglie con un reddito medio basso e soprattutto di quelle con figli; le misure sul lavoro, volte ad assicurare ai giovani un lavoro più stabile e, con esso, la possibilità di scegliere il proprio futuro, anche in ordine alla eventualità di mettere al mondo dei figli, se desiderati; un intervento significativo di ben 3 miliardi di euro a favore delle famiglie con figli, attraverso detrazioni ed assegni familiari; uno stanziamento significativo per gli asili nido; un rilancio della rete dei servizi, in maniera particolare dei consultori; interventi consistenti per la conciliazione del tempo di lavoro e altrettanto per l'occupazione femminile; un avvio di tutela della maternità per le lavoratrici precarie; l'istituzione del fondo per la non autosufficienza.
Ecco, ritengo che con questa finanziaria si possa affermare che si sono poste le basi per una politica organica e sistematica nel nostro paese che potrà prendere avvio già dalla prossima Conferenza nazionale sulla famiglia, conferenza che si terrà nei giorni 24, 25 e 26 maggio ed in occasione della quale il Governo intende varare il primo piano per la famiglia.
Analogamente, gli annunciati tavoli per il nuovo welfare non potranno non avere al centro i temi della famiglia, delle donne, del lavoro delle donne e della conciliazione dei tempi di lavoro, nonché una revisione della legge sui congedi parentali, prevedendo, per le famiglie italiane, un mix di politiche fiscali, di trasferimento di risorse economiche attraverso gli assegni familiari, di servizi per la famiglia, di lotta alla povertà, di presa in carico delle fragilità, in maniera particolare degli anziani non autosufficienti.
Questo Governo è seriamente impegnato, all'interno delle compatibilità economiche e finanziarie, ad un'organica e sistematica politica per la famiglia.
Siamo anche impegnati - e credo che a nessuno sia sfuggita questa notizia - Pag. 62anche a predisporre (in maniera particolare a questo lavoro si sta dedicando il ministro Pollastrini, che mi onoro di affiancare nell'attività che sta portando avanti) e riconoscere i diritti delle persone che fanno parte di convivenze stabili. Vorrei che anche in questo caso si ricordasse in quest'aula che il punto di riferimento, intorno al quale ci auguriamo possa realizzarsi un lavoro condiviso, è la nostra Carta costituzionale. È palese che se la famiglia riceve un fondamento costituzionale chiaro ed evidente, è anche vero che vi è un fondamento costituzionale nel riconoscimento dei diritti inviolabili delle persone, non soltanto come singoli, ma anche nelle formazioni sociali ove si svolge la loro personalità, ai sensi dell'articolo 2 della Costituzione.
Le convivenze di fatto in questione, caratterizzate da requisiti di stabilità minima e di volontarietà, sono certamente formazioni sociali non direttamente riconosciute dalla Costituzione - è vero -, ma indirettamente richiamate dall'articolo 2. Pertanto, le prerogative e le facoltà delle persone che ne fanno parte debbono avere riconoscimento giuridico. L'ordinamento italiano troverà pertanto, anche attraverso lo sforzo del Governo, forme idonee per assicurare alle persone che ne fanno parte il godimento dei diritti di cittadinanza sociale, oltre che quelli inviolabili della persona.
È su questo solco, quello della Costituzione, che il Governo sta lavorando alla predisposizione di un disegno di legge. Non procederemo al riconoscimento delle convivenze in quanto tali, perché ispiriamo la nostra fatica anche ad un dettato del programma con il quale ci siamo presentati agli elettori che, in proposito, è molto chiaro: l'Unione proporrà il riconoscimento giuridico di diritti, prerogative e facoltà delle persone che fanno parte delle unioni di fatto. Al fine di definire natura e qualità di un'unione di fatto non è dirimente il genere dei conviventi né il loro orientamento sessuale. Piuttosto, va considerato come criterio qualificante il sistema di relazioni sentimentali, assistenziali e di solidarietà e la loro stabilità e volontarietà.
È chiara la Carta costituzionale, è chiaro il nostro programma e pertanto - come dicevo - non procederemo al riconoscimento delle convivenze in quanto tali, ma stiamo predisponendo un sistema di diritti che potremmo definire «miti», riferito a quelli che sono appunto i diritti personalissimi che non possono essere posti a rischio in base alle scelte di vita che le persone compiono all'interno di un ordinamento democratico.
Vale altresì però affermare che non sono consentite in questo quadro alcune discriminazioni in base all'orientamento sessuale. Sarebbe altrettanto incostituzionale se, in relazione ai diritti delle persone, procedessimo a discriminazioni in base all'orientamento sessuale, fatta eccezione naturalmente per quanto riguarda l'idoneità alla generazione. Quindi, è evidente che il disegno di legge non prevederà la possibilità di ricorso alla fecondazione assistita per coppie omosessuali, così come la possibilità di adozione o di affidi, perché in questo caso è il diritto dei bambini che prevale rispetto a quello dei conviventi, ancorché in una convivenza stabile.
D'altra parte, credo che con altrettanta certezza si possa affermare che non è legittimo sostenere che il riconoscimento dei diritti delle persone che stabilmente convivono possa in qualche modo ledere i diritti della famiglia. Non è così né in via di principio né in via di fatto. Non lo è in via di principio perché la nostra Carta costituzionale non ha mai messo in contrapposizione i diritti della persona con i diritti della famiglia; l'uno e l'altro si sostengono a vicenda e credo che questo sia un elemento che debba altresì guidare quella che io definivo la ricerca di percorsi comuni. Ma non lo è neanche in via di fatto. Siamo onesti fino in fondo! In questi anni, nei quali noi abbiamo lamentato l'assenza di una politica per la famiglia a sostegno della natalità e della genitorialità, non c'era in questo nostro paese il riconoscimento dei diritti delle persone Pag. 63che fanno parte delle convivenze di fatto. Io credo che invece sia possibile che il Governo avvii, con il contributo del Parlamento e di tutte le altre istituzioni e con un forte contributo di tutta la società, una politica organica per la famiglia e che, al tempo stesso, possa riconoscere i diritti inviolabili delle persone che fanno altre scelte di vita.
Noi ci muoviamo così e il Governo - ripeto - è impegnato a presentare un disegno di legge. È vero, molte delle mozioni che sono state presentate chiedono al Governo di astenersi; chiedono al Governo di lasciare al Parlamento il libero confronto su un punto così importante e così delicato.
Io vorrei qui affermare che la fatica che stiamo compiendo non vuole certamente ledere le prerogative del Parlamento. Tutt'altro. Vogliamo invece fornire un primo e fondamentale contributo di sintesi, che intendiamo offrire al libero confronto del Parlamento, auspicando la convergenza non solo di tutta la maggioranza che sostiene il Governo, ma anche dell'opposizione e quindi di tutto il Parlamento, proprio al fine di offrire al paese una buona legge, capace di interpretare una sintesi etica e culturale che orienti il nostro paese nel cambiamento culturale e sociale che si sta verificando.
Alla luce di queste argomentazioni, esprimo, a nome del Governo, il parere sulle mozioni e risoluzioni che sono state presentate. Il Governo non accetta le mozioni Volontè ed altri n. 1-00071, Fabris ed altri n. 1-00075, Maroni ed altri n. 1-00077, Villetti ed altri n. 1-00078, Del Bue ed altri n. 1-00082, La Russa ed altri n. 1-00084, mentre accetta la mozione Franceschini ed altri n. 1-00087. Inoltre il Governo non accetta le risoluzioni Della Vedova e Bertolini n. 6-00014 e Turco n. 6-00015 (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Italia dei Valori, Comunisti Italiani e Verdi).

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bezzi. Ne ha facoltà.

GIACOMO BEZZI. Signor Presidente, egregi colleghi, la questione dei Pacs sta animando il dibattito politico di questi giorni. Si tratta di un tema delicato e difficile, che appassiona, come tutte le questioni che hanno in qualche modo a che fare con etica e coscienza. Condivido al riguardo la linea autonomista, rispettosa dei valori della dottrina sociale della Chiesa e dell'articolo 29 della Costituzione, da sempre sostenitrice dell'istituto del matrimonio quale unica forma di unione riconosciuta e riconoscibile.
Esprimo contrarietà rispetto alle proposte di allargare alle coppie di fatto gli stessi diritti delle coppie unite in matrimonio. Sarebbe come ufficializzare una sorta di istituto alternativo al matrimonio, che in realtà esiste anche nella forma laica del matrimonio civile. Mi spiace però constatare, come purtroppo spesso accade in questi contesti, che una questione così delicata si stia sempre più intensamente colorando delle tinte cupe e tristi della demagogia e della strumentalizzazione politica. Insistendo e surriscaldando il clima sulle coppie di fatto, mi sembra si cerchi di mascherare ed aggirare in modo ipocrita e sleale la questione, squisitamente politica, che prevede l'allargamento degli stessi diritti della coppia eterosessuale alle coppie omosessuali. Non condivido la posizione che prevede di istituzionalizzare una forma di unione di questo tipo, che comporterebbe conseguenze sul piano sociale e che credo andrebbe valutata con maggiore serietà.
Siamo sicuri che la società italiana sia pronta per queste soluzioni? Non si verificherebbe una situazione caotica di disorientamento? L'ipotesi di prevedere la possibilità di adozione per le coppie omosessuali o l'inserimento delle stesse coppie nelle graduatorie per l'assegnazione di assegni familiari o di immobili agevolati, per fare solo qualche esempio, mi sembra poggiare su un terreno instabile, mi sembra una strada difficilmente percorribile e credo che la società italiana non sia assolutamente Pag. 64pronta per orientamenti così azzardati e progressisti. Tuttavia, ritengo che scelte in materia così delicata incidano in modo non molto significativo sulla struttura stessa della società. Al di là della mia posizione personale o di quella dei singoli partiti, dovrebbero essere adottate attraverso una allargata consultazione delle parti sociali, perché è la legge che deve adeguarsi alla società e alle sue vere esigenze, non viceversa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brugger. Ne ha facoltà.

SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo ritenuto non necessaria la presentazione di una mozione autonoma in materia di famiglia, nonostante ci sia da parte nostra una profonda attenzione e un grande interesse per il tema affrontato in questa sede. Un argomento di tale delicatezza non dovrebbe essere strumentalizzato politicamente, come purtroppo sta avvenendo. A nostro parere, il confronto che necessariamente si deve svolgere su una tematica di tale importanza non dovrebbe lasciare spazi a speculazioni politiche. Pertanto, ho preferito limitare la mia iniziativa ad un intervento in questa discussione, in attesa di prendere una netta posizione nel momento in cui il Governo presenterà l'annunciato disegno di legge.
Comunque, mi preme ribadire i valori in cui crediamo e che sono alla base della cultura della comunità dalla quale proveniamo. La famiglia, come disciplinata dalla nostra Costituzione, si basa sul matrimonio ed è questa la base sulla quale, da sempre, poggia la nostra società. Mi rendo conto del fatto che le convivenze more uxorio sono una realtà con la quale ci si deve confrontare in un'ottica di grande rispetto nei confronti dei diritti individuali, ma a questo proposito ritengo che quanto contenuto attualmente nel nostro codice civile preveda già numerosi istituti per il riconoscimento dei diritti degli individui che fanno parte di queste nuove unioni tra singoli. Pertanto, non condivido iniziative legislative che mirano a raggiungere una parificazione completa delle unioni di fatto al matrimonio.
L'accertamento e la certificazione della vigente unione tra singoli può trovare uno spazio nella nostra visione della società ma deve essere, comunque, uno spazio ben distinto da quello tradizionalmente assegnato alle coppie il cui legame risulta suggellato dal matrimonio. Non saremo contrari ad una contenuta integrazione di tali diritti. Ad esempio, si potrebbero riconoscere i diritti di successione nei contratti di locazione e di assistenza sanitaria, la possibilità di far visita in carcere al compagno detenuto e così via.
Ritengo, però, non si possa mai arrivare, comunque, a riconoscere alle coppie omosessuali la possibilità di adottare i figli o di ottenere la reversibilità della pensione per la parte della coppia che sopravvive all'altra. Invece, si potrebbero reintrodurre nel nostro ordinamento disposizioni innovative come i contratti matrimoniali e i patti successori, con i quali realizzare il completamento di quel pacchetto di diritti che garantirebbe a questi individui una convivenza e una sopravvivenza dignitosa.
Dalle anticipazioni apprese dalla stampa in merito ai suoi contenuti, ci sembra che il disegno di legge cosiddetto Bindi-Pollastrini muova nella direzione giusta anche se, a mio avviso, rimane fondamentale garantire, nella materia in esame, un approfondito e costruttivo confronto parlamentare con il quale - mi auguro - si raggiungerà l'auspicata sintesi tra le posizioni attualmente contrapposte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BUE. Signor Presidente, non avrei voluto sviluppare, quest'oggi, una polemica con il Governo, ma il ministro Bindi, esprimendo un parere contrario sulla mozione n. 1-00082, di cui sono primo firmatario, mi induce a farlo. Non comprendo le motivazioni di questo parere rispetto ad una mozione che, prendendo le distanze dalle altre mozioni presentate Pag. 65dall'opposizione, si limita ad auspicare che il Governo presenti un disegno di legge coerente con le esigenze esposte in premessa e che affermi che la famiglia deve essere fondata, innanzitutto, sull'amore tra i partner e così via.
La ringrazio, perché, in qualche misura, unisce i liberalsocialisti, nel senso che ha trattato allo stesso modo una mozione dell'opposizione e una della maggioranza, favorevoli a disciplinare, dal punto di vista legislativo, le coppie di fatto. Credo che questo intervento mi induca a trarre le logiche conseguenze, cui esso rimanda, che sono le seguenti: il Governo vuole proporre una logica di maggioranza all'interno di questa legge che propone alle Camere. Il ministro Mastella, che ha segnato una sua distinzione all'interno della maggioranza, con una posizione simile a quella di molte altre mozioni della minoranza, ha affermato che questa materia non dovrebbe essere di competenza del Governo, come non furono, in passato, di competenza del Governo leggi, quali quelle sul divorzio e sull'aborto. Se, però, voi fate di questa legge un disegno di legge di iniziativa governativa e segnate su questo i confini della maggioranza, prendete atto che, se vi saranno dissociazioni all'interno della maggioranza stessa, noi saremo obbligati a chiedere la crisi di Governo. Ci pare inevitabile conseguenza di un ragionamento che voi ci proponete quest'oggi.
Per quanto riguarda, invece, il merito delle questioni, si osserva da parte di qualcuno che il riconoscimento giuridico delle cosiddette coppie di fatto è questione marginale. Si tratterebbe insomma di minutaglia, non di problemi fondamentali della società italiana.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 17,25)

MAURO DEL BUE. Dunque, non si comprende perché il Parlamento dovrebbe occuparsene. Dalla stessa parte, però, viene poi promossa una vera e propria campagna di principio contro una legge che, si ammonisce, rischia di sfaldare la famiglia. Mettiamoci d'accordo, dunque, onorevoli colleghi: perché sprecare i principi, se si tratta di questione di così scarsa rilevanza sociale? Si osserva che una legge potrebbe formare un comportamento e, dunque, la legittimazione delle coppie di fatto potrebbe costituire un istituto alternativo al matrimonio. Le leggi di uno Stato laico non sono mai modelli, ma rappresentano risposte a fatti e, come quando affrontammo divorzio o aborto, noi non abbiamo mai indicato valori, ma soluzioni a drammi individuali e di coppia. Qui, dovremmo essere anche più chiari: quale alternativa al matrimonio? Le coppie omosessuali, come è noto, non possono sposarsi. Dunque, una regolamentazione dei diritti e dei doveri delle loro unioni non costituisce alternativa ad alcunché e nessuno oggi propone, per loro, l'istituto del matrimonio, che, pure in altri paesi, come la Spagna, è, invece, stato istituito per legge. La verità è che, verso di loro, continua ad esistere una sorta di condanna morale, la ghettizzazione e il conseguente non riconoscimento giuridico. Esiste un pregiudizio, che è peggio di un giudizio. Quel che si dice può eventualmente riguardare le coppie di fatto eterosessuali che, invece, hanno due possibilità di regolare i loro rapporti di unione: il matrimonio religioso e quello civile. Da qui nasce il problema di non istituire un terzo istituto che si contrapponga a quelli esistenti, e il richiamo alla Costituzione, che intende la famiglia fondata sul matrimonio, appare eventualmente da applicare in questa sola situazione. Osservo, però, che anche il matrimonio deve essere una scelta consapevole e non la semplice conseguenza di uno stato di necessità. Che strana concezione del matrimonio è mai questa, se esso viene concepito come una necessità e non come una scelta consapevole. Se volete la vostra unione abbia dispositivi giuridici, allora, sposatevi; altrimenti ne sarete privi. Non mi pare convincente, esaltante e, soprattutto, non mi sembra un'idea fondata sul rispetto della libertà di scelta di sposarsi e anche di non Pag. 66sposarsi che, a mio avviso, deve costituire la base della civile convivenza regolata da uno Stato laico.
L'idea, insomma, che il matrimonio sia insidiato da una forma di riconoscimento di unioni di persone non sposate, in fondo la ritengo, signor ministro, il peggior servizio che si possa fare al matrimonio che resta una scelta libera di coronamento di un amore e non una necessità per affermare regole di convivenza.
Noi non siamo peraltro fuori dal mondo e neppure fuori dall'Europa. Uno sguardo ci può essere utile. Complessivamente, in 20 paesi europei vi sono disposizioni per le coppie di fatto. Solo pochi paesi europei ne sono tuttora privi: in Irlanda, in Austria, in Grecia, però si stanno attrezzando, mentre in Slovenia, in Croazia, nella Repubblica Ceca, in Ungheria sono state già introdotte disposizioni giuridiche.
Dunque, non è scandaloso occuparci di questo stesso tema oggi in Italia. E, a proposito della Costituzione, vero è che la famiglia è fondata sul matrimonio, ma è altrettanto vero che tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge, senza distinzione di religione e di sesso, come recita la Costituzione.
È altresì vero che i problemi dell'Italia del 1947 non sono i problemi dell'Italia di oggi. Il paese è cambiato, e il costume - piaccia o meno - si è di molto evoluto. Ciò che appariva - e forse non lo era neppure allora - assolutamente marginale, oggi non lo è più. A quell'epoca, certi temi non si potevano affrontare e oggi - se Dio vuole - è possibile. Allora, il divorzio e l'aborto erano peccati gravi anche per lo Stato. Si trattava di uno Stato etico che si contrapponeva ad un'altra idea di Stato etico basato sulle teorie marxiste, mentre oggi divorzio e aborto sono leggi di uno Stato democratico.
L'Italia è praticamente il solo paese dove ci si divide su un caso come quello di Welby, che ha perfino diviso la chiesa e messo di fronte le tesi del cardinal Martini a quelle del cardinal Ruini. Cito questo interessante confronto perché esso testimonia che nella chiesa, su argomenti come questi, esiste un confronto e non un'identità di posizioni.
Questo vale anche per la questione del testamento biologico, un tema che spero approderà alla Camera, così come vale sulle coppie di fatto, attorno alle quali già si era avuta l'autorevole dissociazione del cardinal Pompedda - recentemente scomparso -, oltre che la presa di posizione di autorevoli esponenti del mondo cattolico. Mi piace tra questi ricordare quella del segretario della Democrazia cristiana, Gianfranco Rotondi.
La soluzione al vostro drammatico problema, ministro Bindi e Pollastrini, vale a dire certificazioni o registro, è stata offerta da un decreto della vecchia DC. Essa, rispetto ai partiti di oggi, appare persino un vero e consolidato partito laico.
Si tratta di un regolamento anagrafico della popolazione residente, vergato da tre ministri democristiani nel dicembre del 1989, laddove per famiglia s'intende un insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela o da vincoli affettivi, che siano coabitanti ed aventi dimora nello stesso comune.
Era così difficile arrivare a questa elementare conclusione? In sostanza, quando esiste un'unione qualsiasi, vincolata da affetti e da coabitazione, lì deve esserci una regola che sancisca diritti e doveri. La DC la pensava in questo modo. Questo Parlamento italiano come la pensa? Tragicamente ridicolo è questo astruso arrampicarsi su giustificazioni che mascherano prevenzioni ideologiche e che deviano dal principio fondamentale, cioè se bisogna o meno rispettare la volontà della persona, quando questa non sia nociva per la libertà degli altri.
Bisogna ritornare a Voltaire e al suo secolo dei lumi, assai più chiarificatore e convincente delle nostre assurde distinzioni e giustificazioni. Rispettare la volontà della persona per chi si vanta di una solida cultura liberale, è l'unica strada per uscire da tutti gli impasse. Rispettare la volontà della persona che decide di morire tra atroci sofferenze, perché pensa che la Pag. 67morte sia un viatico che ci avvicina a Dio; rispettare la persona che invece ritiene che la vita ci appartenga e non appartenga, invece, a nessun essere superiore e che la morte, dunque, possa e debba essere una scelta consapevole; rispettare la volontà della persona che intende concepire il matrimonio come indissolubile, così come quella che lo ritiene invece un vincolo formale; di chi intende ricorre al matrimonio per segnare i confini di un amore e di chi invece non intende ricorrervi, amando ugualmente il proprio partner; ancora, rispettare la volontà anche di chi intende amare una persona e vivere con lui con slancio e generosità...

PRESIDENTE. La prego di concludere, per favore.

MAURO DEL BUE. ... spesso sfidando incomprensioni e pregiudizi familiari e sociali.
Resto fermamente convinto della necessità di difendere la libertà consapevole della persona, quella che società totalitarie, naziste, fasciste o comuniste che fossero hanno sempre negato, negando anche le diversità, criminalizzandole, facendo tutt'uno insomma del partito unico e del modello unico di vita. È in questo modo, con questa concezione della vita ispirata alla tolleranza, al rispetto delle idee e delle scelte e contestando le leggi dell'impedimento e delle discriminazioni, dell'integralismo e del totalitarismo, che porteremo avanti la nostra battaglia, per rendere l'Italia un paese più libero e più giusto (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista e La Rosa nel Pugno)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fabris. Ne ha facoltà.

MAURO FABRIS. Signor Presidente, colleghi, nella mozione finale del III Congresso nazionale dell'Udeur del gennaio 2006 risultava scritto: «Si dà mandato al segretario nazionale di adoperarsi, affinché nel programma dell'Unione siano inseriti i seguenti punti: la famiglia basata sul matrimonio, quale fondamento del vivere comune a cui sono affidate funzioni insostituibili, con altre forme di istituzioni sociali» e si dava mandato di non sottoscrivere quella parte del programma dell'Unione in contrasto con questa nostra impostazione.
All'ANSA dell'11 febbraio 2006, il segretario nazionale dell'Udeur, entrando nella Convention programmatica dell'Unione dichiarò: «Ho firmato il programma con l'unica eccezione dei Pacs, argomento sul quale chiedo libertà di coscienza per i miei parlamentari».
Sempre in quella data all'APcom il segretario dichiarò: «Bene Prodi, bene il programma, ma i Pacs per noi non appartengono al programma né dei primi giorni né del futuro. Rispetterò qualsiasi maggioranza diversa dalla mia, come è sempre stato, ad esempio, sull'aborto e sul divorzio. Sono un cattolico laico, accetto qualsiasi responso, ma, senza ipocrisie, con molta franchezza, dico: sulle unione di fatto, libertà di coscienza e libertà di espressione al voto».
La nostra posizione, dunque come emerge dalla mozione che vi chiediamo di votare, non è nuova, non nasce oggi da un vezzo. Abbiamo sempre coerentemente detto agli elettori e ai nostri alleati che il Governo non può contare su di noi per una legge in questa materia. Anzi, abbiamo chiesto al Governo, proprio perché è anche il nostro Governo, di non avanzare proposte su una materia che noi riteniamo non soggetta a vincoli di coalizione o di partito, in quanto tocca questioni valoriali, convinzioni personali che devono essere lasciati alla personale assunzione di responsabilità, alla coscienza del singolo parlamentare.
Le coalizioni di Governo per noi non possono, dunque, definire una comune visione sulle questioni etiche. D'altra parte, non siamo stati noi a porre il problema: siamo qui perché le mozioni poste in votazione sono state presentate da un partito di opposizione, l'UDC, la cui mozione voteremo, così come voteremo il documento di indirizzo presentato dal Pag. 68gruppo di Forza Italia. Siamo qui a discuterne, anche perché, durante l'iter della legge finanziaria al Senato, era stato introdotto, senza consultarci, un emendamento che estendeva ai conviventi alcune provvidenze destinate alle famiglie. In cambio dell'abbandono di quell'emendamento, il Governo si impegnò, con un ordine del giorno mai votato, a presentare un testo sulle coppie di fatto entro gennaio. Noi, dunque, non abbiamo fatto nessuna forzatura, nessuna provocazione sul tema!
Chi accusa l'Udeur di non voler rispettare il programma dell'Unione, da noi non sottoscritto in questa parte, o di opporci ad un impegno assunto dal Governo, ma mai ratificato da un voto parlamentare, pur di opporci ad un intervento governativo sui Pacs, si sbaglia!
Nell'Unione altri hanno tentato forzature improprie e dunque a questi altri va attribuita la responsabilità politica di creare fratture nella maggioranza con il voto di oggi. A questi nostri alleati diciamo con molta serenità, ma con grande fermezza, che sui temi eticamente sensibili non si procede con le forzature, con le minacce o inviti alle dimissioni per il ministro Mastella.
Lo richiede innanzitutto il richiamo fatto dal Presidente Napolitano per trovare una sintesi, ma lo richiede anche il buonsenso, considerato, se non altro, i numeri di cui la maggioranza può disporre alla Camera e al Senato.
Questa è una materia da trattare con attenzione, perché riguarda la concezione di società cui ogni parlamentare ed ogni forza politica riferisce la propria azione pratica.
A quanti impropriamente accusano la Chiesa di voler imporre o interferire con la propria posizione sulle libertà del Parlamento, noi rispondiamo che non si può impedire alla Chiesa di indicare obiettivi morali e che, per i cattolici, vale il principio che tali obiettivi possono essere liberamente perseguiti nell'attività politica, secondo una propria autonoma responsabilità, senza trasformarci, come diceva Don Sturzo, da partito politico in ordinamento di Chiesa e senza avere il diritto di parlare in nome della Chiesa.
Non c'è dunque obbligo o costrizione per alcuno, tanto meno per chi non crede. Nel decidere cosa fare ognuno risponde agli elettori e alla propria coscienza.
Non è un caso, allora, se nel centrosinistra, come nel centrodestra, le posizioni siano molto differenziate, al punto che un po' tutti invochino libertà di coscienza nel voto.
Noi dunque non accetteremo imposizioni su questo terreno. Peraltro, ai cultori delle imposizioni, voglio dire che il problema di trovare una convergenza nella maggioranza, o una intesa in Parlamento sul punto, non verrà comunque superato dal voto di oggi, qualsiasi esito esso abbia.
La discussione vera, nel merito, si avrà quando un testo arriverà nelle aule del Parlamento. Conviene dunque al Governo, noi ci chiediamo, insistere per portare un proprio testo, rischiando ricadute sullo stesso Esecutivo?
Noi vogliamo comunque ringraziare il ministro Bindi per lo sforzo che sta facendo, perché noi condividiamo con lei un comune sentire in tema di famiglia. Pensiamo che la ministra si sarebbe occupata molto più volentieri ad applicare, nell'azione di Governo, non le sette righe che il programma dell'Unione dedicate ai Pacs, ma le sette pagine che lo stesso programma dedica alle persone e alla famiglia, quando si specifica che l'Unione si impegna a modificare lo stato di disuguaglianza in cui versano le famiglie italiane (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur e di deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e Democratici di Centro), Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
Un'ultima questione sul merito: non è vero che noi non vogliamo affrontare il problema, che secondo l'ISTAT riguarda 550 mila coppie italiane, di cui la metà formata da giovani che scelgono la convivenza prima di contrarre, in gran parte, matrimonio. Noi vogliamo che i diritti Pag. 69individuali delle persone che costituiscono le coppie di fatto siano riconosciuti senza discriminazioni.
Quello che non vogliamo è che la tutela di questi diritti individuali passi per un riconoscimento pubblico, che farebbe diventare tali coppie un nuovo soggetto giuridico, diverso dalla famiglia riconosciuta nella Costituzione, quale società naturale fondata sul matrimonio.
Noi vogliamo difendere questa concezione di famiglia, intesa, non come semplicisticamente qualcuno vorrebbe, uguale ad un contratto, un negozio giuridico, di contenuto patrimoniale, ma quale istituto su cui articolare, in base al principio di sussidiarietà, le successive strutture sociali.
Da questa visione del ruolo della famiglia nella società, discende anche la netta presa di posizione contenuta nella seconda parte della nostra mozione, quando chiediamo al Governo di non adottare iniziative legislative che comportino la parificazione delle convivenze omosessuali a quelle eterosessuali, ad esempio in materia di adozioni.
Per queste ragioni noi vi chiediamo di votare la nostra mozione, uscendo dalla logica degli schieramenti, che nulla c'entrano su materie eticamente sensibili, come quelle che riguardano la concezione della famiglia e della società. Grazie. (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur e di deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e Democratici di Centro), Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, in tutti i paesi d'Europa il riconoscimento delle unioni civili è una realtà da molti anni. Questo riconoscimento è avvenuto anche con governi a guida conservatrice. Perché impedire a chi si vuole unire senza contrarre matrimonio di avere gli stessi diritti? Si dice che il riconoscimento delle unioni civili sarebbe un attacco alla famiglia, una disgregazione della famiglia stessa.
La disgregazione della famiglia però, voglio fare osservare ai colleghi e alle colleghe, è causata ed è stata causata in questi anni non certo dalle unioni civili, ma da politiche economiche e sociali che negli anni precedenti, e con il Governo precedente, hanno reso povere economicamente le famiglie italiane.
I genitori guardano con ansia al futuro dei propri figli, per le difficoltà nel cercare lavoro; i giovani non possono sposarsi o vivere insieme, a causa della precarizzazione del lavoro, che impedisce di programmare il loro futuro, di fare un mutuo per acquistare la casa. Sono queste le vere cause che destabilizzano la famiglia, e non le unioni civili. Ci vorrebbe un po' meno ipocrisia su tali questioni e bisognerebbe parlare veramente dei veri problemi che le famiglie italiane oggi hanno nel paese.
Però colleghi, è di tutta evidenza che c'è una politica oscurantista, una politica che vuole impedire di fare progressi sociali a questo paese, che vuole impedire a persone che si amano e che reciprocamente si assistono, indipendentemente anche dagli orientamenti sessuali, di vedere riconosciuti loro dei diritti.
Vedete, esiste un'ipocrisia anche tra noi parlamentari ed è bene che gli italiani lo sappiano. Un'ipocrisia che fa sì che molti di questi parlamentari, separati o divorziati, poi contraggano unioni civili usufruendo di diritti che solo a loro sono riconosciuti (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi, L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e La Rosa nel Pugno). Noi parlamentari abbiamo questi diritti, mentre i cittadini italiani non li possono avere! Tutti siamo uguali di fronte alla legge e questa ipocrisia è inaccettabile!
Onorevoli colleghe e colleghi, il Parlamento è eletto dal popolo italiano, il Parlamento è sovrano, il Parlamento non può subire condizionamenti ed inviti a non legiferare! Onorevole Fabris, noi riteniamo legittimo che la Chiesa indichi obiettivi morali, anzi li ascoltiamo con Pag. 70grande attenzione. Tuttavia, non si può impedire al Parlamento italiano di legiferare e non si può impedire ad un Governo, che è stato eletto sulla base di un programma, di applicarlo quand'anche fossero nove righe! Pertanto, apprezziamo il lavoro che i ministri Bindi e Pollastrini stanno svolgendo in questa direzione.
Appare non più procrastinabile un intervento per eliminare un vuoto legislativo che comporta una limitazione dei diritti delle centinaia di migliaia di persone che hanno liberamente fatto una scelta che rientra nella sfera della propria autonomia individuale e che, pertanto, non può essere motivo di discriminazione, ai sensi di quanto disposto dagli articoli 2 e 3 del dettato costituzionale, nonché di quanto stabilito dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, tenendo conto inoltre dei principi inseriti nella Costituzione europea, approvata a stragrande maggioranza dal Parlamento italiano, che si ispira ai valori della Carta di Nizza.
Riteniamo pertanto necessario, urgente, prioritario un intervento in tal senso da parte del legislatore. Certo, se non vi fosse stato questo ostruzionismo da parte di forze politiche che non definisco conservatrici ma oscurantiste... Tra l'altro, trovo singolare che deputati del centrodestra, che sempre si sono appellati ai diritti civili, annuncino oggi di votare tatticamente contro la mozione che intende attribuire questo mandato al Governo. Non comprendiamo come si possa fare tattica sui diritti civili!
Noi Verdi avevamo presentato una mozione e, per senso di responsabilità e per evitare di fornire alibi a coloro che non vorrebbero che il Parlamento legiferasse in tale direzione, l'abbiamo ritirata per esprimere, dopo averla sottoscritta, un voto favorevole sulla mozione Franceschini ed altri n. 1-00087.
Pertanto, invitiamo gli amici dell'UDEUR e della Rosa nel Pugno a ritirare le proprie mozioni per favorire questa convergenza unitaria, per il bene del paese e della coalizione. Non parteciperemo al voto sulla mozione della Rosa nel Pugno, pur condividendone il merito, in quanto non ne condividiamo il metodo. La pensiamo alla stessa maniera, quindi non diamo alibi a chi in questo paese vuole impedire che si faccia una grande conquista sociale in materia di diritti civili; cerchiamo di favorire processi unitari per il bene della coalizione (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi, L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Bellillo. Ne ha facoltà.

KATIA BELLILLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signora ministro, noi Comunisti Italiani siamo leali: voteremo la mozione che ripropone, sulle questioni della famiglia, il programma con il quale l'Unione si è presentata agli elettori ed ha vinto le elezioni.
Ciò non vuol dire che rinunceremo a batterci nella società, come già stiamo facendo, per ciò in cui crediamo fermamente: dare piena attuazione all'articolo 3 della Costituzione e cancellare le infami discriminazioni che, in questo paese, ancora oggi vengono inflitte alla minoranza di cittadini omosessuali rispetto a quelli eterosessuali.
Alcuni, dentro quest'aula e fuori da essa, brandiscono l'articolo 29 della Costituzione per sostenere che non c'è famiglia fuori dal matrimonio e che le persone di diverso orientamento sessuale non possono sposarsi né avere famiglia. Guardate che state sbagliando! Il fatto che la Repubblica riconosca i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio non vuol dire che vi sia una sovrapposizione tra società naturale e matrimonio: la nostra Costituzione, cari colleghi, riconosce la famiglia come società naturale indipendentemente dal matrimonio, che, per le sue caratteristiche giuridiche, ne può rafforzare, semmai, la protezione.
Indicateci, diteci dove la Costituzione pone ostacoli al riconoscimento delle convivenze more uxorio! Diteci dov'è il divieto al riconoscimento del matrimonio tra persone Pag. 71dello stesso sesso! Anzi, una legge in tal senso sarebbe conforme tanto al principio di uguaglianza formale, di cui al primo comma dell'articolo 3 della Costituzione, quanto al principio di uguaglianza sostanziale, di cui al secondo comma della medesima disposizione.
Quello che i cittadini ci chiedono, cari colleghi, ministri del Governo, non è di rinunciare alle nostre personali convinzioni. Se la sessualità per molti di voi è peccato, siete liberi di pensarlo e di agire di conseguenza; tuttavia, lo Stato non può trasformare ciò che è peccato per alcuni in un reato per tutti...

LUCA VOLONTÈ. Non è reato!

KATIA BELLILLO. ... o permettere pratiche di discriminazione nei confronti di tutta la popolazione. La libertà di religione è un diritto inviolabile; ma un Stato laico e democratico ha il dovere di limitarla: questa libertà ...

LUCA VOLONTÈ. Intollerante!

KATIA BELLILLO. ... come quella di opinione e di coscienza, non può essere illimitata se lo Stato è laico e democratico!
Dobbiamo - perché questo ci chiedono i cittadini - attuare il dettato costituzionale, ma storicizzandolo nel contesto sociale e culturale dell'Italia del 2007. Signori, siamo nel 2007, e lo scenario è profondamente mutato negli ultimi sessant'anni! Vi sarete accorti, cari signori, magari anche gettando uno sguardo distratto nei vostri nuclei familiari - più o meno di fatto - che si sono avute profonde trasformazioni nelle dimensioni quotidiane ed intime della vita e delle relazioni, nei rapporti tra i sessi, nel modo di fare famiglia, nel matrimonio, nella procreazione! Ormai è radicata nel vissuto di tutti - anche dei Papaboys, pensate! - la separazione tra sessualità e riproduzione, ma anche tra sessualità e matrimonio! Ciò non vale solo per gli uomini, come in passato, ma anche per le donne: è cambiato il ruolo sociale della donna, cari signori, in questo paese! Il divorzio ha modificato lo statuto del matrimonio: sebbene sia istituzione ancora fortemente normata, sempre per la vostra testardaggine, non è più irreversibile.
Ma ciò che più è grave è che vi ostinate a riproporre un'interpretazione rigida della Costituzione ed a sostenere - come fosse un mantra - che la famiglia è unicamente quella fondata sul matrimonio e costituita da eterosessuali: non soltanto non è scritto, come ho già detto, in alcun articolo della Costituzione o delle nostre leggi che è vietato il matrimonio civile tra persone dello stesso sesso, ma con la vostra posizione discriminatoria state minando anni di battaglie per il riconoscimento sociale della dignità delle coppie di fatto!
Ma non solo! Vi state arroccando su posizioni difensive che non hanno nulla, ma nulla di propositivo! Attenzione, riflettete! Questo vostro ragionamento può portare ad un paradosso, ossia che una madre singola con un figlio - e badate, ce ne sono tante in questo nostro paese ed io sono una tra queste - non costituisca un nucleo famigliare, perché non si fonda sul matrimonio!
Fermatevi! State portando il paese indietro di quarant'anni e vi ricordo che molti aspetti sono stati già riconosciuti da tempo dalla Corte costituzionale! Pensate alla sentenza n. 2 del 1998, che ammette la rilevanza costituzionale della famiglia di fatto e, di conseguenza, la cosiddetta famiglia legittima, di cui vi riempite tanto la bocca, ha perso quel carattere di esclusività che voi vorreste imporre!
Sì, è cambiato il modo di fare famiglia, ma questo non significa che si vada nella direzione della totale casualità e irresponsabilità nei rapporti, anzi, noi, Comunisti italiani, sosteniamo proprio il contrario. La politica per la famiglia non può qualificarsi per un insieme di proclami ideologici o, peggio, con leggi ed atti amministrativi, anche se apparentemente neutri, che, invece, rischiano di ledere diritti e garanzie costituzionali delle persone in carne ed ossa!Pag. 72
Allora, i nuclei familiari etero o omosessuali, more uxorio o legati da vincoli matrimoniali civili o religiosi, vanno sostenuti per il lavoro di cura che essi svolgono e gli Stati devono definire norme di intervento, affinché ogni persona, uomo o donna, di qualunque orientamento sessuale, vecchio o giovane, sano o malato, abbia l'opportunità di scegliere come vivere la propria vita, veda considerati come inviolabili i confini del proprio corpo e sia protetto contro le aggressioni, compresa quella sessuale, l'abuso sessuale infantile e la violenza domestica! Chiunque deve avere la possibilità di godere del piacere sessuale e di scelta in campo di riproduttivo! Sono le persone che devono scegliere!
Poter provare affetto per cose o persone, oltre che per se stessi, amare coloro che amiamo e che si prendano cura di noi e non vedere il proprio sviluppo emotivo distrutto da ansie e paure eccessive, questo si chiede allo Stato! Questo è ciò che si chiede al Governo! Si chiede di avere basi sociali per il rispetto di sé, per non essere umiliati, per essere trattati come persone dignitose, il cui valore eguaglia quello degli altri!
Questo, cari colleghi, significa, nel 2007, nell'Italia dell'Europa, garantire la famiglia e le protezioni contro le discriminazioni delle persone, per sconfiggere il razzismo, il sessismo, l'omofobia e sostenere diritti e la libertà per tutti, contro i fondamentalismi. Fra la difesa dei diritti e le tradizioni, sono quest'ultime, cari colleghi, che devono soccombere!
Allora, noi, Comunisti, chiediamo anche gli amici dell'UDEUR e ai compagni della Rosa nel Pugno, con i quali condividiamo tutto quello che è stato scritto nella mozione, di compiere uno sforzo, come lo stiamo facendo noi, e di lavorare insieme, da subito, per costruire, anche con tanti colleghi che si trovano nella Casa delle libertà, un fronte, una relazione, che, sui temi della laicità, della democrazia, dei diritti individuali, possa finalmente far fare un balzo in avanti all'Italia, a questo paese, e lo metta a fianco dei grandi paesi civili dell'Europa (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani, L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, La Rosa nel Pugno e Verdi)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Villetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, il confronto che avviene sulle mozioni in tema di famiglia e di unioni di fatto verte su principi fondamentali.
Il premier spagnolo, Zapatero, nel suo discorso alle Cortes, per sostenere il matrimonio gay [Commenti dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]...
Il premier spagnolo Zapatero, dicevo, nel suo discorso alle Cortes per sostenere il matrimonio gay ha affermato che si possono e si devono estendere i diritti senza limitare quelli degli altri. Questo è un principio cardinale della democrazia liberale. Per la Chiesa anche chi ha contratto un secondo matrimonio, in realtà, pratica un'unione di fatto.

LUCA VOLONTÈ. Lasciala stare, la Chiesa!

ROBERTO VILLETTI. I cattolici liberali sono coloro che, nella propria vita privata, seguono i dettami della Chiesa cattolica. I cattolici clericali, invece, sono quelli che nella propria vita privata non seguono i dettami della Chiesa ma li vogliono imporre, paradossalmente, agli altri. Non si può essere paladini del matrimonio indissolubile secondo i dettami della Chiesa, come già si disse nella famosa campagna referendaria, per poi praticare per sé il divorzio contro il quale ci si è battuti.
Non si può, oggi, essere contro il riconoscimento delle coppie di fatto, dentro e fuori questa aula, e poi, nella vita privata, praticare un'unione di fatto. Siamo di fronte ad un vero e proprio velo di ipocrisia che dev'essere squarciato.
Non sono pochi i leader politici che si sono gettati pubblicamente a capofitto Pag. 73contro il riconoscimento delle unioni di fatto e che, privatamente, convivono in un'unione di fatto (Applausi dei deputati dei gruppi La Rosa nel Pugno, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Comunisti Italiani e di deputati dei gruppi L'Ulivo e Italia dei Valori).
Ebbene, oggi, un giornale che certo non appartiene al campo del centrosinistra (Berlusconi direbbe che non è comunista), Libero, diretto da Vittorio Feltri, ha pubblicato un articolo di Barbara Romano con questo titolo: «I divorziati del centrodestra. Le allegre famiglie degli onorevoli no-pacs», con il sottotitolo: «Difendono il matrimonio, ma loro per primi lo hanno sfasciato». Neppure io sarei così drastico nel giudizio. Vi è un lungo elenco di nomi, di persone che sicuramente hanno affrontato con la rottura del proprio legame coniugale veri e propri drammi (Applausi dei deputati dei gruppi La Rosa nel Pugno, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Comunisti Italiani e di deputati del gruppo L'Ulivo - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania).
Vanno compresi. Ci aspetteremmo, tuttavia, proprio da chi ha vissuto questi travagli, un po' di comprensione per vicende, non meno drammatiche, ma di altri e spesso di altri che non hanno le condizioni economiche ed i privilegi che abbiamo noi! (Applausi dei deputati dei gruppi La Rosa nel Pugno, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Comunisti Italiani e di deputati dei gruppi L'Ulivo, Italia dei Valori e Verdi) e che sono in condizioni molto spesso di difficoltà economica (Una voce dai banchi del centrodestra: I nomi!).
Volete che faccia i nomi in questa aula? (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania - Dai banchi del centrodestra: Sì!). Non ho alcuna esitazione nel fare i nomi, almeno con riguardo ai principali leader politici; del resto, li conoscete tutti, sono noti.
In testa vi è il leader del centrodestra, Silvio Berlusconi. Tra questi ve ne è uno che ha firmato la mozione presentata dal gruppo UDC, di cui è leader, che come sapete si scaglia contro le convivenze more uxorio: si tratta dell'ex Presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, caro onorevole Volontè! (Applausi dei deputati dei gruppi La Rosa nel Pugno, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Comunisti Italiani e di deputati dei gruppi L'Ulivo e Verdi - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania) Si tratta di un bell'esempio di cosa significhi un vecchio motto che parlava di vizi privati e di pubbliche virtù (Applausi dei deputati dei gruppi La rosa nel Pugno e di deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti del deputato Floresta)!

IGNAZIO LA RUSSA. Vergognati! Vergognati!

ROBERTO VILLETTI. Di che cosa mi devo vergognare? Dovreste fare una riflessione sulla vostra coscienza perché con l'ipocrisia non si conducono battaglie politiche (Applausi dei deputati dei gruppi La Rosa nel Pugno, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Comunisti Italiani e di deputati dei gruppi L'Ulivo e Italia dei Valori - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania)!

ROBERTO ROSSO. Cretino!

PRESIDENTE. Colleghi, lasciate proseguire l'onorevole Villetti.

ROBERTO VILLETTI. Un conto è se mento, ed allora avreste il diritto di dirmi che mi devo vergognare, ma se vi è qualcuno in Parlamento che è ipocrita è lui a doversi vergognare! (Applausi dei deputati Pag. 74dei gruppi La Rosa nel Pugno, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Comunisti Italiani e di deputati del gruppo L'Ulivo - Vivi commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania).

PIETRO ARMANI. Vergognati!

PRESIDENTE. Onorevole Villetti, si rivolga alla Presidenza e prosegua nel suo intervento.

ROBERTO VILLETTI. Cari colleghi, abbiamo affrontato e vogliamo affrontare una discussione parlamentare con tutti.
Voteremo convintamente contro la mozione Volontè n. 1-00071 (Nuova formulazione), presentata dagli esponenti dell'UDC, ma anche contro la mozione Fabris n. 1-00075, presentata dal gruppo Popolari-Udeur che ne risalta sostanzialmente i contenuti.

PRESIDENTE. Deve concludere.

ROBERTO VILLETTI. Voteremo invece favore della nostra mozione, che esprime con molta chiarezza la nostra posizione sulle unioni di fatto; voteremo anche a favore della mozione presentata da L'Ulivo perché, nonostante non ne condividiamo tutti i contenuti, lascia aperta la porta - come è scritto nel programma de l'Unione - al riconoscimento delle unioni di fatto.
È un voto che esprimiamo in piena coscienza, non solo per estendere i diritti ad altri, senza intaccare quelli di nessuno, ma anche per difendere il principio fondamentale - lo ripeto: fondamentale! - della laicità dello Stato (Applausi dei deputati dei gruppi La Rosa nel Pugno, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Comunisti Italiani e Verdi e di deputati del gruppo de L'Ulivo - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Donati. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, credo che il ruolo, la funzione dello Stato e dei suoi organismi costituzionalmente fondamentali (penso al Governo e alla Repubblica) si racchiuda in una parola apparentemente semplice e banale, ossia quella di regolatore.
Credo che, in questa parola, in realtà, vi sia tutto il senso di quanto vi è di nobile e pregnante nell'azione del Governo e nell'azione di chi...
Signor Presidente, se lei potesse richiamare all'ordine i colleghi, perché così è veramente difficile parlare...
Come dicevo, mi riferivo a quanto veramente di nobile e pregnante vi sia nell'azione di «regolare». Regolare significa disciplinare le relazioni tra soggetti privati nei loro rapporti civili, nei loro rapporti economici...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, dovete fare silenzio e consentire a chi parla di farlo con la massima tranquillità.

MASSIMO DONADI. ...nei loro rapporti sociali. Significa intervenire affrontando tutte queste problematiche, ovviamente, senza prescindere da quei valori, da quelle tematiche, anche di carattere etico, morale, religioso, che implica l'affrontare ognuno di questi rapporti da regolare. In ciò sta l'attività veramente nobile e pregnante dell'azione di Governo e dell'azione legislativa. Alla fine, però, compito ed elemento discriminante di questa azione è sempre e comunque il regolare. Il Governo e il Parlamento non hanno il compito di dirimere, di pronunciare l'ultima parola su una serie di questioni etiche, religiose, che coinvolgono principi superiori.
Il Governo ha il dovere di prendere atto, di esaminare, di interpretare, di capire, di analizzare la società che è chiamato a governare, ad amministrare e a rappresentare, dando risposte in termini di diritti e di tutele ed in termini - perché no? - anche, talora, di divieti, quando le azioni, le relazioni, i rapporti non sono compatibili con gli interessi, i fini, il bene della collettività.Pag. 75
Allora, rispetto a questa azione sicuramente importante e sicuramente di sintesi dei principi e dei valori, il fatto che in tale dibattito - che si svolge non solo e non tanto all'interno di questa aula, ma in tutto il paese - tutti i soggetti in qualche misura interessati facciano sentire con importanza ed autorevolezza la loro voce credo sia sicuramente importante.
Ritengo che l'intervento della Chiesa, che può suscitare reazioni, a volte, contrapposte, sia un utile contributo. Ritengo sia un contributo importante...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, fate silenzio.

MASSIMO DONADI. ...anche quando possono non essere condivise l'integrità delle affermazioni e dei punti di vista.
Alla fine, dobbiamo prendere atto che, fuori da quest'aula, nel paese e forse - perché no?- anche all'interno di quest'aula, ci sono centinaia di migliaia di persone che vivono una vita basata su rapporti - che possono essere affettivi, di assistenza, di tipo mutualistico - che hanno bisogno di disciplina e di tutela. Questa è la risposta, e in ciò consiste l'attività di regolatore alla quale il Governo e credo anche il Parlamento non possono e non devono sottrarsi, pena il venir meno al loro più alto e nobile dovere.
Allora, credo che sarebbe molto importante - forse, in questo senso, oggi non stiamo facendo la migliore delle opere possibili -, rendere questo confronto e questo dibattito scevri da tutti gli aspetti emozionali, ideologici e di carattere etico, di quell'etica astratta, che prescinde dagli impegni concreti.

PRESIDENTE. La prego...

MASSIMO DONADI. Noi crediamo - e, per questo, daremo il nostro voto favorevole alla mozione che, insieme all'Ulivo e ai Comunisti italiani abbiamo presentato e sottoscritto - che sia importante riconoscere diritti, prerogative e tutela a quei soggetti che, talora anche in una relazione affettiva, si rivelano i soggetti deboli, ai quali bisogna dare tutela, ascolto e riconoscimento. Crediamo che lo si possa e lo si debba fare, senza insidiare il significato, il valore e il ruolo della famiglia fondata sul matrimonio, che, anche per noi, costituisce il perno permanente e indissolubile dell'unione tra un uomo e una donna nel nostro paese, della storia, della cultura e del sentire profondo di tutto il nostro popolo.
Anche per questo, rivolgiamo ancora una volta, forse in modo superfluo - ma spero che non lo sia, per le parole che ho sentito pronunciare dall'onorevole Fabris, in conclusione del suo intervento -, un invito ai colleghi a rinunciare alla loro mozione. Impegnatevi insieme a noi, dentro l'Unione, nel tavolo di confronto che ci sarà in tutto il Parlamento...

PRESIDENTE. Deve concludere.

MASSIMO DONADI. ... affinché una legge possa essere approvata, così come voi avete detto, così come noi la vogliamo: una legge giusta, che riconosca i giusti diritti di chi ne ha bisogno, non una legge che crea matrimoni di serie A e matrimoni di serie B (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, questo dibattito, voluto dalla minoranza, mette chiaramente in evidenza quante contraddizioni ci siano all'interno dello schieramento dell'Unione. Quanta ipocrisia e strumentalizzazione ho sentito nelle parole di alcuni esponenti come, ad esempio, nelle ultime parole di Bonelli, esponente dei Verdi!
È opportuno, quindi, fare alcuni ragionamenti, se si riesce a farli scevri dall'ideologia che impregna i discorsi di chi interviene per conto dell'Unione.
La nostra Costituzione, ministro Bindi, come lei ben sa, agli articoli 29 e 30 sancisce, in modo inequivocabile, il regime preferenziale della famiglia quale nucleo Pag. 76fondamentale della nostra società. La famiglia naturale l'unione tra un uomo e una donna - fondata sul matrimonio ha una funzione sociale, in virtù della quale la nostra Costituzione le riconosce una tutela giuridica rafforzata. La famiglia è un pilastro su cui si fondano le comunità locali, il sistema educativo e la produzione di reddito ed entro cui si contengono alcune forme di disagio sociale.
Ora, ministro Bindi, dovreste avere il coraggio di dire che tutte queste discussioni hanno, purtroppo, lo scopo di minare profondamente l'istituto della famiglia come cellula fondamentale della nostra società.
Sinceramente, sono stufa. Sono stufa di sentire affermazioni secondo cui il riconoscimento giuridico delle unioni civili servirebbe a rimuovere le discriminazioni, riconoscendo alcuni diritti individuali.
In realtà, il riconoscimento pubblico delle unioni civili vuole, di fatto, creare dei modelli alternativi alla famiglia e per questo tali modelli alternativi sono dannosi e pericolosi per la famiglia. Voi volete delegittimare la famiglia.
Quello delle libere convivenze - è bene dirlo con chiarezza ai cittadini italiani, sulla cui emotività state giocando - è un falso problema. Perché oggi esistono le libere convivenze eterosessuali? Si convive perché, magari, si è contratto un precedente vincolo matrimoniale, che ancora non è stato sciolto. Ma, allora, il riconoscimento giuridico delle unioni civili nel vostro disegno di legge non si applicherebbe a queste unioni, che sono ancora in attesa di uno scioglimento del vincolo matrimoniale.
Le altre libere convivenze si basano proprio sul concetto della libertà. Si tratta di persone che liberamente decidono di convivere e che liberamente decidono di sottrarsi alla tutela rafforzata che la nostra Costituzione riconosce alla famiglia fondata sul matrimonio. E voi volete intervenire con una legge su una sfera di diritto privato! Ma allora dovete dire che quello che state facendo non occorre per le libere convivenze eterosessuali, il vostro unico scopo è equiparare al matrimonio le convivenze eterosessuali per legittimare le unioni omosessuali [Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]! È lo strumento per arrivare di fatto al matrimonio omosessuale, dobbiamo dirlo chiaramente [Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]! Vedete, alle libere convivenze eterosessuali (Commenti dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)... Fatemi parlare...

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di consentire all'onorevole Lussana di parlare.

CAROLINA LUSSANA. Io accetto il dialogo. Le libere convivenze hanno già una tutela giuridica, riconosciuta in parte dalla giurisprudenza, ma anche dallo stesso legislatore. Signori miei, nella tanto contestata legge sulla procreazione medicalmente assistita - per farvi uno dei mille esempi - varata dal centrodestra, che voi avete contestato, abbiamo dato la possibilità alle coppie conviventi di accedere alla fecondazione medicalmente assistita; lo dobbiamo dire, questo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e di Forza Italia)! Quindi, dei diritti sono riconosciuti dalla giurisprudenza e dal legislatore, senza però mai arrivare ad una equiparazione. Non si possono trattare allo stesso modo situazioni giuridiche che sono diverse.
Ministro Bindi, non occupiamoci dell'egoismo degli adulti, qui non c'entra niente la rimozione delle discriminazioni nei diritti delle persone, qui gli adulti liberamente decidono di convivere; occupiamoci eventualmente - ministro Bindi, mi ascolti - delle problematiche relative ai bambini, ai figli naturali. Ministro Bindi, so che lei è impegnata su questo fronte, però, invece che perdere tempo a presentare questo provvedimento il 31 gennaio, il 15 febbraio, avremmo gradito vedere qui in aula prima un provvedimento volto ad eliminare le discriminazioni tra i figli...

Pag. 77

ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. La prossima volta!

CAROLINA LUSSANA. ...che finalmente lei ha definito nati nel matrimonio e quelli nati al di fuori del matrimonio [Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
Ma allora a che cosa serve andare al di là? Si sostiene di voler risolvere alcune problematiche, in relazione ad alcuni diritti individuali e si parla di assistenza sanitaria: collega Villetti, siamo d'accordo! Sul diritto del compagno di scegliere da chi essere assistito, sulla possibilità di decidere in merito al testamento biologico - se arriveremo ad approvarlo - siamo d'accordo! Siamo d'accordo sui contratti d'affitto (è già possibile), ma legittimiamo queste situazioni con dei provvedimenti legislativi ad hoc, visto che voi sostenete che la forma del contratto di diritto privato, che secondo il nostro giudizio è preferibile, non è opponibile a terzi! Occorre andare oltre, prevedere degli interventi legislativi correttivi e arrivare ad una legge ad hoc, come giustamente ha detto la CEI, come giustamente ha detto la Chiesa, che si è dimostrata quella con la posizione più equilibrata e più corretta.
Agiamo eventualmente sul piano dei diritti individuali modificando le leggi attuali, ma non creiamo una legislazione ad arte, un riconoscimento giuridico di diritto pubblico [Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)], che serve unicamente ad equiparare le convivenze al matrimonio e, quindi, a legittimare il matrimonio omosessuale.
E qui emerge la nostra differenza profondamente ideologica, perché per noi la famiglia resta l'unione di un uomo e di una donna, per cui ognuno può seguire l'orientamento sessuale che vuole, sotto le lenzuola è libero di fare quello che vuole, ma non può pretendere di essere considerato una famiglia [Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]. Infatti, da una serie di diritti le lobby omosessuali, ministro Bindi, che siedono anche in questo Parlamento, arriveranno poi a chiedere di più e arriveremo anche a discutere di adozione (Commenti dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea) dei bambini [Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
Facciamo altre riflessioni. Nel disegno di legge, ministro Bindi, lei pensa di riconoscere dei diritti patrimoniali ed economici nell'ambito delle convivenze, e su questo noi non siamo assolutamente d'accordo; si parla di pensioni di reversibilità, si parla di parità rispetto alle famiglie nell'accesso agli alloggi popolari, e allora mi domando, ministro: che esempio diamo ai nostri giovani? Nessun giovane vorrà più sposarsi! Oggi basta sottoscrivere i Pacs per ottenere diritti economici e patrimoniali, e questo crea dei gravi svantaggi alla famiglia; porteremo avanti una cultura, che non è la cultura della libertà, ma è la cultura dell'assenza di responsabilità. Oggi, i nostri giovani rivendicheranno solo diritti senza assumersi i doveri, e ciò è sbagliato, signor ministro, è sbagliato!
Non si può, del matrimonio, scegliere quanto piace, ovvero i diritti patrimoniali ed economici, e scartare quanto non piace, doveri e responsabilità [Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]! Su ciò dobbiamo aprire un dibattito, dobbiamo confrontarci.
In questo modo, noi creeremo una sorta di concorrenza economica con quelle famiglie, ministro, che non riuscite a sostenere; cosa dichiara al riguardo il ministro Padoa Schioppa? Non abbiamo soldi per sostenere le famiglie italiane, quelle numerose, ma anche quelle meno numerose costituite, onorevole Bellillo, dalle single con un figlio. Noi siamo a difesa anche di quei nuclei familiari; per Pag. 78noi si tratta infatti di nuclei familiari. Cara onorevole Bellillo, questo ricordatelo bene!
Dunque, ministro, non vi sono risorse per la famiglia; avete abrogato il cosiddetto bonus bebé e ben sappiamo quanto sia stato pesante l'impatto di questa finanziaria sulle famiglie italiane. Penso agli interventi di alcuni autorevoli esponenti del Governo, anche donne; il ministro Bonino, ad esempio, che pensa di innalzare a 65 anni l'età pensionabile per le donne. Ebbene, voi dichiarate che adesso darete la pensione di reversibilità a tutti, ai liberi conviventi ed alle coppie omosessuali: ma cosa ci state raccontando, signor ministro...

ANDREA GIBELLI. Vergogna!

MAURIZIO FUGATTI. Vergogna!

CAROLINA LUSSANA. ...purtroppo, state veramente giocando sull'emotività e gettando fumo negli occhi della gente.

PRESIDENTE. Deve concludere...

CAROLINA LUSSANA. Dunque, bisogna che chiariate, e dovete avere il coraggio di dirlo, che non c'entrano niente - lo ribadisco - i diritti delle persone; qui è in ballo un progetto molto più grave, scardinare la famiglia come cellula fondamentale della società, come trasmissione della nostra identità. Ciò avviene, peraltro, anche in nome di una società multiculturale (infatti, vi aprite anche all'immigrazione), una società relativista che sarà la fine del nostro sistema di valori e che porterà ad una degenerazione di cui voi siete responsabili.
Certamente, noi non ne saremo complici [Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro - Congratulazioni)]!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, anzitutto vorrei dare una notizia all'onorevole Bonelli, invitandolo ad informarsi prima di dare comunicazioni del genere di quelle poc'anzi rese; l'assistenza sanitaria integrativa, che spetta ai deputati come a chiunque scelga di depositare una parte del proprio stipendio, può essere - è vero - destinata anche ai conviventi more uxorio, come avviene per i dipendenti di tantissimi altri enti; la reversibilità, invece - regolamento alla mano -, può andare solo ai coniugi ed ai figli. Quindi, non diamo all'esterno notizie che poi non trovano fondamento nella realtà del regolamento e nell'ordine dei nostri lavori.
Signor Presidente, onorevoli ministri, il nostro gruppo ha chiesto fin dal 20 dicembre di discutere sulla famiglia. Cos'è la famiglia? La nostra Costituzione ne dà una definizione, frutto del lavoro del costituente. Da La Pira a Togliatti, da Moro a Nilde Iotti, vennero condivisi i valori fondamentali che sono la cifra della nostra civiltà.
Non può esserci il minimo dubbio sul favor familiae della nostra Costituzione; eppure, alcuni, in questa Assemblea, hanno tentato ideologicamente di mistificarlo. Vi è chi ritiene che essere politici veramente democratici e politicamente corretti significhi rinunciare alle proprie convinzioni forti ed ai propri valori, dimenticando colpevolmente che una democrazia senza valori cade vittima della corruzione e anche della violenza o del dileggio. Abbiamo in questa sede sentito l'onorevole Bellillo annunciare, invocare, la limitazione del diritto di libertà religiosa e di opinione, e nessuno, nessuno ha battuto ciglio!
Il risultato non può che essere la decadenza della democrazia ed il rischio di forme più subdole e raffinate di intolleranza. Lo dicevano i padri fondatori, lo diceva Abramo Lincoln, non il Santo Padre!
Nella nostra società prevalgono gli interessi particolari sul bene comune, i vincoli comunitari si allentano, il tasso di natalità è da estinzione, i giovani sono confusi nei loro orientamenti morali, nessuno Pag. 79è più incoraggiato ad innamorarsi, a sposarsi, a generare figli e ad investire sul futuro. Il fisco è iniquo, specie per le famiglie monoreddito e per quelle numerose, come riconosce anche la Corte costituzionale; non si pagano le tasse in base al numero dei figli, i servizi locali e le tariffe vedono penalizzate le famiglie e in alcuni casi il single o il convivente preferisce rimanere in tale situazione per mantenere un'agevolazione. La famiglia italiana è penalizzata in confronto a quelle europee. Siamo agli ultimi posti per quanto riguarda le tasse, la legislazione sui tempi di conciliazione di lavoro e famiglia, e gli aiuti alle giovani coppie. Ripeto ancora un volta tutta la nostra disponibilità ad un confronto sulle politiche familiari e per la natalità, che sono una reale emergenza del paese, al pari delle liberalizzazioni e della competitività. Quindi, la difesa della famiglia è per lo sviluppo della famiglia. Nel nostro Paese, dove diventare genitori è una scelta eroica, ci sono 22 milioni di famiglie e solo 564 mila sono i conviventi, l'80 per cento dei quali lo fa per necessità.
Già questi semplici dati forniti dall'Istat dicono che l'Italia è un paese diverso dagli altri paesi europei, dove le convivenze arrivano fino a milioni, mentre qui sono per lo più un passaggio per il matrimonio. Quindi, la realtà ci conferma che è alle famiglie che dobbiamo attenzione. Dobbiamo loro innanzitutto quell'attenzione e non invece a quei 10-15 mila conviventi che, forse, chiederanno di certificarsi all'anagrafe. Vorrebbero uno status privilegiato perché significherebbe rispondere ad un'esigenza sociale che non esiste, non è organizzata né rappresentata. Volete forse attribuire privilegi ad hoc per ogni associazione o lobby che abbia 10-15 mila iscritti? Chi chiede un surplus di soli diritti, non potendo nascondersi dietro il paradosso dei diritti individuali che si acquisterebbero solo quando si convive, si appelli al criterio di giustizia e di eguaglianza!
I conviventi consapevolmente scelgono un legame diverso dal matrimonio, quindi sarebbe iniquo che ne vogliano i diritti. Attribuire ad una coppia di fatto i diritti che spettano ad una coppia di diritto significa equiparare la convivenza al matrimonio senza volerlo contrarre. Scegli liberamente un regime giuridico e ne avrai, i diritti! Gli stessi conviventi, nel preferire un rapporto di fatto, dimostrano di non volere assumere i diritti ed i doveri nascenti dal matrimonio.
In Italia esiste l'assoluto rispetto dei diritti individuali e del principio di eguaglianza, di dare a ciascuno il suo, diversamente dalla falsa propaganda che abbiamo ascoltato in questi mesi ed ancora in queste ore. Vi è una sola ragione: avete preso un impegno elettorale verso le associazioni - legittime - dell'Arcigay e dell'Arcilesbica. Prodi lo ha fatto a marzo, Fassino lo ha fatto a dicembre. Si dica la verità: si vuole ideologicamente rispondere ad un impegno di quelle associazioni che pretendono, dal loro punto di vista legittimamente, un privilegio. Privilegi come sembrerebbero quelli attribuiti ad alcuni transessuali ed omosessuali dalla regione Toscana nei concorsi pubblici e nelle assunzioni.
Non esiste alcun diritto individuale mancante nel nostro Paese. Forse qualcuno non se ne è accorto, ma non siamo vissuti fino ad ora nella Repubblica sovietica di Stalin [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]! Se passa questa idea, domani si chiederà necessariamente l'adozione e poi l'inseminazione artificiale e via di seguito, perché quando i desideri diventano diritti, il «diritto diventa storto» ed anche insaziabile.
In Italia i diritti dei figli sono sostanzialmente parificati. Vi è già la successione nel contratto di affitto. La visita in carcere o in ospedale è già garantita da diverse sentenze. Nel testamento vi è già una parte disponibile da attribuire al proprio convivente. Certo, la pensione di reversibilità evidentemente confliggerebbe con i diritti della famiglia legittima, ma produrrebbe anche un forte storno di risorse pubbliche.
Tutti i dati statistici recenti e disponibili, in Francia, Stati Uniti, Svezia, Norvegia, Paesi Bassi, rivelano che il tasso di Pag. 80separazione dei conviventi è tre o quattro volte superiore a quello dei coniugati, con la conseguenza che le donne sole impoveriscono di oltre il 20 per cento ed i figli hanno maggiori problemi scolastici, di alcolismo e di droga. Nella sola Inghilterra i costi dello sfascio della famiglia si calcolano intorno ai 30 miliardi di euro nei prossimi anni.
Cari colleghi, se vogliamo guardare all'Europa prendiamo ad esempio le politiche a favore della natalità e della famiglia e non certo gli esperimenti costosissimi e fallimentari di equiparazione, diretta o indiretta, con le convivenze! Siamo al punto in cui «le spade devono essere sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi d'estate». Con questo paradosso si compie la profezia di cento anni fa fatta da Chesterton.
Tutta l'evidenza della realtà ci invita a non procedere, a difendere il buon senso, la Costituzione, la tradizione civile, i valori della nazione. I giovani italiani desiderano sposarsi e il Parlamento, invece che aiutarli a superare gli impedimenti, propone loro le convivenze precarie! Una pratica di soli diritti e senza doveri, in cui i soggetti deboli soffrono di più! E lo Stato, mentre oggi non ha i soldi per le famiglie in difficoltà, domani si troverebbe a far fronte ad un ingente aumento di spesa sociale.

PRESIDENTE. La invito a concludere, deputato Volontè.

LUCA VOLONTÈ. Per alcuni della maggioranza tutto il mondo gira intorno ai Pacs. L'avvocato Bernardini De Pace, e non la badessa delle Orsoline, ha detto che il diritto privato già oggi può tutelare i conviventi. Noi lo diciamo da tempo. Non c'è bisogno di procedere. Usciamo dalle gabbie chiuse del bipolarismo, almeno per la famiglia! Onorevoli rappresentanti del Governo, sono d'accordo con il discorso di investitura del Presidente Prodi, tutto concentrato sulla famiglia, sul suo bisogno di sicurezza.

PRESIDENTE. Deve proprio concludere, deputato Volontè.

LUCA VOLONTÈ. Vi prego, partiamo da qui. Rinunciamo all'obbrobrio che state facendo anche con questo voto (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, certo, se a definire la nostra posizione bastasse indicare il discorso di altri, potrei dire che nella sua inquietante chiarezza potremmo definirci esattamente agli antipodi, all'opposto, rispetto all'intervento qui reso dalla deputata Lussana.

MAURIZIO FUGATTI. Per fortuna!

GENNARO MIGLIORE. Ma siccome siamo chiamati a discutere e a votare una mozione di tanto interesse per la collettività nel nostro paese, mi rivolgo innanzitutto a lei, signor ministro. Signora ministro, non le nascondo che dopo il suo intervento ho avuto sentimenti ambivalenti. Certamente, ho apprezzato in primo luogo il fatto che il Governo, attraverso la sua dichiarazione, abbia mantenuto un patto elettorale, che non è sottoposto alle lobby clericali, collega Volontè, ma alla consapevole e piena coscienza della nostra coalizione di dotarci di uno strumento legislativo adeguato.
Ho apprezzato molto il fatto che questo Governo si sia dedicato a realizzare in tempi brevi, così come era stato preannunciato dal Presidente del Consiglio, un disegno di legge che però dovrà essere discusso in queste aule parlamentari. Ho apprezzato il riferimento alla laicità che contiene valori, e non solamente li esclude, come qualcuno propagandisticamente qui intende affermare. Ho apprezzato moltissimo il riferimento all'articolo 2 della nostra Costituzione. Io sono parte di quella maggioranza, almeno a sentire i sondaggi, anche tra i cattolici, che non Pag. 81considera né uno scandalo né un'eccentricità il riconoscimento del valore delle unioni di fatto come valore fondante anche di questa nostra democrazia. Faccio parte anche di coloro che sanno perché siamo arrivati fin qui, di coloro che sanno che dobbiamo dire un «grazie» ai movimenti dei diritti civili, ai movimenti femministi, ai movimenti di gay, di lesbiche, di bisessuali, di transessuali, di queer, di coloro che sanno che attraverso la lotta di chi questo diritto non lo aveva essi ci hanno fatto raggiungere questo risultato ed arrivare fin qui [Commenti dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]!
Non ci sarebbe stata, se non attraverso una piena affermazione di quel principio che è il ribaltamento del diritto negato alle minoranze, un allargamento più ampio della nostra democrazia, che si può giovare, grazie soprattutto a quelle lotte, di una ricchezza in più, che riguarderà l'intera nostra comunità. È una vittoria che noi rivendichiamo, che rivendicheremo e che nel concreto iter parlamentare ci porterà a dire - lo dico con sobrietà, senza utilizzare enfasi eccessive - che quello che qui è possibile per i nostri privilegi di parlamentari debba essere possibile per l'intera comunità del nostro paese. Mi rivolgo ai colleghi dell'opposizione, dell'Udeur e chiedo loro di far posto alla passione civile dell'allargamento della sfera dei diritti e di far posto a questa passione contro il freddo calcolo delle convenienze e delle alleanze, che voi qui strumentalmente volete utilizzare.
Chi vuole minacciare la famiglia? Chi lo ha scritto, chi lo ha detto? Noi vogliamo tutelare la pluralità delle forme di relazione affettiva che ci sono nel nostro paese. È vero che l'articolo 29 della nostra Costituzione disciplina il matrimonio ma, nella stessa Costituzione, oltre all'articolo 2 c'è l'articolo 3. L'universalismo dei diritti all'erogazione dei servizi è quanto ci serve e, siccome - lo ha ricordato il presidente Volontè - il nostro ordinamento già prevede una serie di tutele per gli individui, abbiamo necessità di una legge, perché una unione di fatto non è una coppia di single ma è una coppia riconosciuta da questa società e della quale bisogna riconoscere il valore civile (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani - Commenti dei deputato Volontè)! Noi dobbiamo tutelare un progetto di vita condiviso. Giustamente, signor ministro, lei ha parlato di beni indisponibili anche nell'attività legislativa. Noi pensiamo che le unioni tra due persone siano un bene sociale comune da rivendicare e non da produrre come una violenza e una discriminazione contro chi questi diritti non li ha. Il valore sociale, civile e politico delle unioni tra persone ci parla dell'amore - termine spesso estraneo alle nostre discussioni - tra due persone. Il legislatore non può che prendere atto di una realtà viva e presente nel nostro paese. Non condanniamo alla clandestinità queste forme di relazione, non releghiamo in diritti di cittadinanza inferiori quello che è dovuto. Il nostro ordinamento deve riconoscere la pari dignità, i diritti e i doveri di chi vuol vivere al di fuori del vincolo matrimoniale. Questo diritto deve essere garantito soprattutto - lo dico perché non possono sposarsi - alle coppie omosessuali, al di fuori di ogni semplificazione e mistificazione. Nel nostro programma abbiamo parlato di assistenza morale e materiale, di regolazione del regime patrimoniale, di estensione del diritto alla reversibilità della pensione, di estensione al convivente extracomunitario del permesso di soggiorno, della necessità di garantire l'assistenza sanitaria. Noi diciamo questo anche perché è nostro dovere tutelare, nell'ambito della coppia, la parte economicamente debole che, altrimenti, non potrebbe essere difesa. È una misura di equità, non solo di uguaglianza. Il programma dell'Unione, riconoscendo i diritti delle persone che compongono le unioni di fatto, si riferisce esplicitamente alla assenza di discriminazione sull'orientamento sessuale. Questa discriminazione avviene sempre più di frequente in forme mascherate. Invece, noi dobbiamo valorizzare quel patrimonio straordinario costituito dalla relazione Pag. 82sentimentale e dall'assistenza solidaristica. Quando parliamo di stabilità e volontarietà vogliamo fare riferimento anche alla complessa materia della costruzione e ricostruzione dei legami civili all'interno di una società polverizzata e ferita dalle disunioni e dalle diseguaglianze. Questi sono gli arbitri che forse qualcuno che vuole continuare ad esercitare. Come lei ha affermato, presidente Volontè, ci sono soltanto 560 mila unioni di fatto in Italia: penso che siano fin troppi coloro ai quali è negato un diritto (Commenti dei deputato Volontè) e penso che una democrazia è matura se neppure una sola persona è privata di un diritto! Per questo motivo, abbiamo espresso alcune critiche rispetto all'atteggiamento, certamente invadente, delle gerarchie ecclesiali e, pur rispettandone la libertà, abbiamo richiamato la differenza tra magistero ed interferenza negli affari dello Stato laico. Penso che questo sia un valore dei cattolici e dei laici che in questa Repubblica si riconoscono e non un elemento opportunistico da utilizzare nelle polemiche politiche, perché così si vantano «padrinaggi» eccellenti. Noi intendiamo esercitare il nostro diritto fino in fondo ed è per questo motivo che abbiamo ritirato la nostra mozione. Riteniamo, infatti, che l'impegno principale e la vittoria di questi movimenti per i diritti civili siano innanzitutto costituiti dalla presentazione di un disegno di legge sul quale noi ci confronteremo e del quale chiederemo anche un miglioramento.
Voglio dire al collega Fabris che, in qualche modo, ha voluto sottolineare l'eccezione di coscienza, che non è così! Il resto dell'Unione ha riconosciuto, convergendo sulla mozione a prima firma Franceschini, che è un problema politico e che è giusto che il nostro Governo si pronunci con un disegno di legge. È per questo - lo dico anche ai colleghi de La Rosa nel Pugno - che noi non parteciperemo al voto sulla loro mozione, per non avere l'obbligo di esprimerci nel merito, ma per sottrarci ad uno schematismo ideologico. Ovviamente, voteremo contro tutte le altre mozioni.
Di qui a poco, potremmo scrivere una pagina importante per restituire un po' di futuro e diritti di felicità - altra parola, spesso estranea alla politica - e noi, questo obiettivo, questa ambizione, la dobbiamo conservare intatta come patrimonio di un cambiamento che vogliamo portare avanti con la nostra coalizione (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Ulivo, Comunisti Italiani e Verdi - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Alleanza Nazionale ha presentato la sua mozione, distinta da quella dei partiti del centrodestra, ma dichiaro subito che è assolutamente pronta a votare a favore della mozione presentata dagli amici dell'UDC, di quella presentata dalla Lega e di quella a prima firma Della Vedova. Ancor di più, riguardo a quest'ultima, chiedo di prendere nota che intendo, insieme a molti colleghi del gruppo, di sottoscriverla, aderendo a quanto in essa espresso, laddove chiede al Governo di lasciare al Parlamento il compito di affrontare questa materia e di non cercare, attraverso un meccanismo, - che apparentemente è di aiuto, ma che in realtà è un tentativo di saldare un certo equilibrio interno -, di interferire su una materia così sensibile con il naturale e libero confronto di questo Parlamento. Alleanza Nazionale voterà, poi, anche perché una parte dell'impegno è identico, la mozione presentata da un gruppo di maggioranza, quella dell'Udeur, che, meglio di ogni parola che potrò pronunziare, testimonia l'enorme frattura che vi è all'interno di questo Governo. Ciascuno di noi è in grado votare la mozione degli altri, mentre voi non siete in grado di unificare le vostre posizioni con un'unica mozione. La mozione di Alleanza Nazionale impegna il Governo a non assumere iniziative, anche surrettizie, che comportino l'equiparazione fra le unioni di fatto e la famiglia; impegna il Governo non Pag. 83equiparare le convivenze omosessuali alle unioni di fatto eterosessuali, con particolare riguardo alla legittimazione all'adozione di bambini e alla possibilità di ricorso alle tecniche di procreazione; impegna a ribadire, per i figli nati fuori dal matrimonio, come già sancito dalla Costituzione, ogni forma di tutela, al fine di riconoscere agli stessi, in ogni caso - onorevole Bindi, in ogni caso -, i medesimi diritti dei figli nati nel matrimonio; infine - e ci saremmo aspettati che il Governo, prioritariamente, pensasse a questo - impegna a promuovere concrete iniziative di carattere sociale, fiscale ed economico a tutela della famiglia fondata sul matrimonio, in base a principi che, prima ancora delle leggi vigenti, derivano dal diritto naturale.
Ha fatto molto discutere che, oltre a questi quattro punti, Alleanza Nazionale abbia inserito nella mozione la seguente dizione: impegna il Governo a procedere ad un'attenta ricognizione della normativa esistente, in ordine alla tutela dei diritti individuali delle persone conviventi e, qualora se ne riscontrasse un'effettiva carenza, a prevedere gli opportuni interventi. Ribadiamo assolutamente anche questo punto e chiariamo subito che non può essere letto in maniera distinta dal resto. In nessun caso può esistere l'equiparazione tra le famiglie fondate sul matrimonio e le unioni di fatto o, peggio, le convivenze omosessuali.
Onorevole Villetti, io mi sono veramente vergognato di stare in un'aula in cui lei potesse pronunziare le parole che ho sentito. Mi sono vergognato per lei e per tutti noi (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia, Lega Nord Padania) per il basso livello, mai verificatosi in precedenza, in cui lei è scivolato (non è mai successo, neanche ai tempi di «mani pulite»!), ma soprattutto per l'enorme ignoranza che si celava dietro le sue parole.
«Voce del verbo ignorare», diceva un autorevole esponente di questo Parlamento (Commenti)...

ROBERTO VILLETTI. Vergogna! Vergogna!

IGNAZIO LA RUSSA. Mi lasci parlare e mi faccia recuperare il tempo, signor Presidente. Perché parlo di ignoranza? Perché - vede - l'articolo 2 della Costituzione chiarisce benissimo la differenza. Le interpretazioni della Corte costituzionale hanno chiarito mille volte qual è la tutela che spetta alla famiglia e la differenza con le convivenze more uxorio.
Ma lei, nel fare un paragone sulle persone che hanno interrotto il loro rapporto matrimoniale, che cosa ha voluto dire? Non si è reso conto di inserire nel dibattito una questione che non c'entra assolutamente nulla.
Nessuno ha mai detto che vanno tutelate le famiglie che si fondano solo sul matrimonio religioso. Lei sa benissimo che, dopo un primo matrimonio e dopo il divorzio, è possibile un secondo matrimonio civile che, per la legge italiana, ha la stessa tutela del matrimonio non religioso. Quindi, di che cosa parlava? Così come non si è reso conto, onorevole Villetti, parlando di questo, che pretendere una tutela dello status di convivenza delle coppie eterosessuali, in maniera obbligatoria, porterebbe ad un paradosso.
Se noi volessimo a tutti costi dire che dalla convivenze discende un riconoscimento pubblico delle coppie di fatto eterosessuali, obbligheremmo chi ha scelto quella strada proprio per non avere obblighi, proprio perché intende rapportarsi liberamente e senza limiti di tempo al partner, a dover avere, per scelta dello Stato, un obbligo che non intende - né mai ha inteso - assumere.
È pur vero, lei mi dirà, che vi sono però coppie conviventi eterosessuali che a quel riconoscimento ambiscono. Bene, le do una notizia. Esiste, nel nostro ordinamento, il rimedio già pronto: le coppie conviventi eterosessuali che non vogliono solo diritti, ma anche doveri e che vogliono un riconoscimento pubblico, trascorso il tempo minimo di tre anni, possono sposarsi. L'istituto del matrimonio civile c'è già e non ha bisogno di altri argomenti e Pag. 84di altri elementi sostitutivi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
Allora, credo che questo rischio di obbligare qualcuno ad avere un limite, un vincolo che non vuole, possa essere compreso nel vostro ragionamento. Per quale motivo? Perché voi utilizzate l'argomento delle coppie di fatto eterosessuali per arrivare ad altro. Infatti, non ho visto folle di coppie che possono sposarsi, venire a chiedere altri diritti. Voi vi vergognate di porre il vostro vero scopo in primo piano (ma non c'è un motivo di vergognarsene, in quanto è un atteggiamento assolutamente lecito e comprensibile, secondo certe impostazioni culturali; non è condivisibile, ma non ve ne dovete vergognare). Ditelo chiaramente, allora! Voi volete arrivare alla parificazione della coppia omosessuale con la coppia eterosessuale, sposata o non sposata (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia)!
Purtroppo, non può essere così! Infatti, l'istituto della famiglia, anche storicamente, è nato non per garantire le persone, ma per garantire le generazioni attraverso i diritti che hanno reciprocamente i coniugi. Si tratta di diritti e previdenze che vengono implicitamente riconosciute alla famiglia che porta - almeno in teoria - a nuovi figli. Questo, ahimè, non è minimamente possibile in una coppia omosessuale.
Ritenete forse che vi sia nel nostro animo l'intento che, per questi motivi, vogliamo discriminare scelte che appartengono alla sfera sessuale? Ebbene, dichiaro qui pubblicamente - e spero che nessuno fraintenda - di essere pronto a scendere in piazza a manifestare con chiunque, nel caso una persona venisse, in quanto omosessuale, discriminata nel suo lavoro, nei suoi rapporti, nella possibilità di fare una qualunque attività, sia lavorativa, sia ludica o di qualsiasi genere.
Lungi da noi l'immaginare che possa esservi una qualsiasi discriminazione per una scelta sessuale che appartiene al singolo e all'individuo (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)! Ma cosa c'entra questo con il riconoscimento pubblico della coppia di fatto?
Abbiamo detto invece, e non ne abbiamo timore, anche a costo di essere incompresi da qualcuno della maggioranza, che vogliamo fare una attenta ricognizione, ministro Bindi, dei diritti individuali, non di quelli che nascono dall'essere una coppia, di chi forma una coppia di fatto o dà vita ad una convivenza. Ed il riconoscimento è semplice: a tale proposito vi sono sono giornali interi che ne parlano! C'è D'Agostino, un esimio professore, ma se volete una persona laica; vi è l'avvocatessa Annamaria Bernardini De Pace che dice: Legge sbagliata: ai conviventi basta un contratto!
Vi sono decine di elenchi di diritti che sono già tutelati dal nostro ordinamento privato, e addirittura non solo privato.

PRESIDENTE. La prego di concludere!

IGNAZIO LA RUSSA. Ebbene, però ve n'è qualcuno che è sfuggito alla casistica, oppure vi sono diritti individuali che sono tutelati - questo è vero! - dalle sentenze, dai fermi giurisprudenziali, ma non dalle leggi: mettiamoci riparo! Nessuno vuole che una persona non possa visitare l'ammalato o qualcuno in carcere; nessuno vuole che sia «cacciato» quando muore il convivente: facciamo i contratti ad hoc, i contratti tipo.

PRESIDENTE. La prego..!

IGNAZIO LA RUSSA. Nessuno vuole che vi siano discriminazioni, anzi, facilitiamo le pensioni volontarie e le assicurazioni volontarie! Vogliamo parlare della pensione di reversibilità? Prima di parlarne, quanto costa allo Stato? Il ministro dell'economia ci dica se è materia di cui possiamo discutere o se è materia di cui non possiamo neanche discutere: e dopo affronteremo questo tema (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale). Siamo pronti ad esaminare qualunque questione che attenga al diritto dell'individuo di non avere un danno inutile.Pag. 85
Siamo ferocemente contrari non solo all'adozione, che prima o poi qualcuno tirerà fuori (perché è un altro degli obiettivi), ma siamo anche ferocemente contrari alla possibilità che, attraverso sistemi surrettizi, venga messa in discussione la sacralità del matrimonio, che è tale sia in sede religiosa che in quella civile (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bondi. Ne ha facoltà.

SANDRO BONDI. Onorevoli colleghi, non è facile intervenire sulla questione oggetto della nostra discussione per una ragione di fondo: ad oggi manca infatti un testo presentato ed annunciato dal Governo al quale riferirsi.

ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. Dite che non si deve presentare!

SANDRO BONDI. Non è un caso: è la conseguenza dello stato di confusione permanente nel quale si trova la maggioranza, per la quale l'unico modo per non lacerarsi è sempre quello di rinviare le decisioni, praticare una politica dell'annuncio al quale non seguono i fatti, oppure seguire compromessi che, più che affrontare i problemi, sono finalizzati al mantenimento dell'unità della coalizione.
In mancanza di un testo dobbiamo accontentarci delle comunicazioni del Governo e delle forze politiche della sinistra, tese ad accreditare i cosiddetti Pacs come l'ultima tappa di una strategia attraverso la quale si vorrebbero affermare diritti civili ingiustamente compromessi da un assetto sociale ed istituzionale tradizionalista, quando non addirittura oscurantista.
Le cose in realtà, a nostro avviso, non stanno così: le questioni reali sottostanti il tema delle unioni civili hanno una valenza molto concreta. Per questo possono e debbono essere affrontate in modo pragmatico, senza cercare di imporre un disegno astratto di rivoluzione sociale che scardini l'istituto della famiglia, sul quale è stato nei secoli costruito il modello della società occidentale e sul quale poggia la nostra Costituzione.
Un'altra grave anomalia che caratterizza questo dibattito, pure importante, è il fatto che siamo proprio in attesa di un testo del Governo.
La mia, la nostra opinione - quella di Forza Italia -, è, al contrario, che non è possibile e non è corretto discutere di questioni che riguardano la sfera morale ed etica imponendo ai parlamentari di ciascun partito il vincolo di maggioranza, a sostegno del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia), oppure l'obbligo della fedeltà al proprio partito. Tali questioni devono essere riservate esclusivamente alla libera discussione e volontà del Parlamento, e sul punto ci riconosciamo nelle proposte del ministro Mastella, così come è accaduto nella precedente legislatura in merito alla legge n. 40 del 2003. Per Forza Italia, in questa materia la contrapposizione non è tra laici e cattolici, tra modernisti e tradizionalisti, ma tra quanti credono che la libertà sia fondata anzitutto sulla responsabilità individuale e coloro che, invece, credono che libertà equivalga alla soddisfazione, per mezzo dello Stato, di ogni desiderio individuale [Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)], una cultura dell'individualismo libertario, denunciata da credenti, come padre Enzo Bianchi o Sergio Pezzotta, orientati politicamente a sinistra, ed anche da non credenti, una cultura che rappresenta una anomalia sia rispetto alla storia del cattolicesimo democratico e liberale italiano sia rispetto alla stessa tradizione comunista italiana e perfino alla tradizione socialista, che oggi l'onorevole Villetti non ha rappresentato con dignità (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
Forza Italia ha storicamente rappresentato il primo tentativo di annullare la valenza politica della contrapposizione tra credenti e non credenti. Da tale primato Pag. 86deriva che il riferimento alla coscienza ed alla sua libertà, alla libertà di coscienza invocata dal Presidente Berlusconi in materie come queste, per noi non può essere eluso, ci viene imposto dalla nostra stessa storia. Ma il richiamo alla coscienza non significa un preventivo ed indistinto «sciogliete le file». Se qualcuno tra i nostri alleati lo ha così inteso si è sbagliato e se qualcuno dei nostri avversari politici lo ha così interpretato si è illuso. Da quel richiamo ci proviene, nell'attuale fase politica, in primo luogo il dovere di rilanciare la collaborazione tra laici e cattolici al cospetto delle questioni etiche che, sempre più numerose, affollano l'agenda della politica, per giungere uniti ad affrontare la sfida ideologica che, surrettiziamente, la sinistra sta cercando di imporre a tutto il paese.
A tal fine, occorre preliminarmente sgombrare il campo da un equivoco diffuso quanto insidioso. A ben vedere, il tema della tutela giuridica delle unioni di fatto riguarda essenzialmente le unioni omosessuali, almeno questa è la mia personale opinione. Ciò, per il semplice, ma dirimente, motivo che una coppia eterosessuale che voglia ottenere un riconoscimento giuridico pubblicistico ed i connessi diritti e doveri non avrebbe ostacoli a contrarre matrimonio. Un uomo e una donna che, anziché contrarre matrimonio, decidono di convivere, esercitano una propria incomprimibile facoltà e prevedere che i medesimi possano essere sottoposti ad un regime di tutela rischia di tradursi in una perdita secca di libertà individuale (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale). Né si pongono esigenze specifiche di tutela dei figli nati da unioni di fatto, giacché il nostro ordinamento appronta per i medesimi un regime giuridico del tutto uguale a quello riservato ai figli nati in un matrimonio.
Per quel che concerne il fenomeno delle coppie omosessuali, in premessa va chiaramente riconosciuto come per esse non si pongano le medesime esigenze sociali che hanno storicamente determinato l'evoluzione del diritto di famiglia, basti pensare agli specifici istituti giuridici che vengono normalmente associati al riconoscimento dei Pacs. La pensione di reversibilità si è, ad esempio, affermata come strumento di tutela del coniuge, normalmente la moglie, che, dedicando tutte - o, comunque, la gran parte - delle proprie energie lavorative al lavoro domestico e alla crescita dei figli, non ha avuto la possibilità di accumulare contributi previdenziali sufficienti a garantirgli un'esistenza dignitosa durante la vecchiaia, nel caso di scomparsa dell'altro coniuge.
Analoga ragione possiamo riscontrare con riferimento al diritto agli alimenti in caso di separazione o divorzio o alla successione necessaria. Al di là dell'esigenza di mantenimento dei figli si poneva, anche in questi casi, una specifica necessità di tutelare il coniuge più debole. Nessuna di queste situazioni trova una qualunque forma di corrispondenza nel caso delle coppie omosessuali.
Ciò, naturalmente, non significa avallare odiose posizioni culturali discriminatorie. Queste non meritano alcuna condiscendenza e, piuttosto, richiamano anche da parte nostra ad un impegno attivo in difesa del più rigoroso rispetto della libertà personale. In questo impegno siamo certi di trovarci accanto alla parte meno ideologizzata della comunità omosessuale, pienamente consapevole dei rischi insiti nell'inseguire goffamente l'obiettivo di un riconoscimento statuale della propria condizione.
Ciò non equivale in alcun modo a negare che vi possa essere lo spazio concreto per un intervento riformatore, che affronti alcune situazioni nelle quali l'attuale ordinamento, fondato sulla centralità della famiglia, non riesce a dare risposte efficaci a concrete esigenze di quanti non siano uniti in un vincolo matrimoniale.
Lo dico ancora più chiaramente: non saremo mai - quali componenti laici e cattolici insieme del gruppo di Forza Italia - favorevoli a soluzioni che equiparino o cerchino surrettiziamente di equiparare le unioni di fatto alla famiglia naturale fondata sul matrimonio e riconosciuta dalla nostra Carta costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).Pag. 87
In conclusione, si tratta di proporre e porre in atto interventi mirati che, uniti ad altri che possono andare nella medesima direzione, rappresentino una risposta laica e liberale per affrontare i problemi posti dalla diversificazione dei modelli di vita.
Forza Italia e le altre forze politiche moderate, liberali, cattoliche e riformiste devono presentarsi unite alla sfida con una propria proposta di legge, senza cedere alla tentazione di inseguire la sinistra sul terreno della sua nuova ideologia: quell'individualismo libertario che trova nello «zapaterismo» la sua più matura incarnazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
Lo ribadiamo: in questa materia la contrapposizione non è fra laici e cattolici, ma fra quanti credono che la libertà sia fondata innanzitutto sulla responsabilità individuale e coloro che, invece, credono che la libertà equivalga alla soddisfazione, per mezzo dello Stato, di ogni desiderio. Noi, per storia e per ragione, facciamo parte, senza distinguo, del primo partito (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucà. Ne ha facoltà.

MIMMO LUCÀ. Signor Presidente, il gruppo de L'Ulivo esprimerà un voto favorevole sulla mozione Franceschini, Sgobio, Donadi, Migliore e Bonelli n. 1-00087 ed esprimerà un voto contrario su tutte le altre.
La ragione di tale voto sta nel contenuto del nostro documento, che riporta il programma elettorale della coalizione di centrosinistra in tema di politiche per la famiglia e di unioni civili, con il quale abbiamo vinto le elezioni. Quel programma rappresenta per noi un riferimento imprescindibile, perché contiene una forte assunzione di responsabilità sui temi della famiglia, dopo anni di abbandono, di indifferenza, di fuga dalle responsabilità e dall'impegno.
Anche in questo dibattito, signor Presidente, abbiamo ascoltato con attenzione gli interventi dei colleghi dell'opposizione e devo dire che ho trovato persino ammirevole la passione e il fervore con cui gli onorevoli Lussana, Volontè e La Russa hanno espresso i tanti buoni propositi per il futuro, le belle parole su quanto si potrebbe fare per l'unità, la stabilità della famiglia, per il suo maggiore benessere, per incrementare la natalità, ridurre le tasse, contrastare le povertà, assegnare la case alle giovani coppie.
C'è di tutto, cari colleghi del centrodestra! Adesso che siete all'opposizione, c'è davvero tutto quello che non avete fatto stando al Governo per cinque anni (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori e Verdi)!
Non c'è un solo cenno di autocritica sui ritardi, sulle inadempienze, sulle omissioni! E così, oggi, le condizioni sociali delle famiglie italiane si sono aggravate. Noi stiamo cercando di invertire questa tendenza, di riempire questo vuoto. La legge finanziaria rappresenta il primo passo importante in questa direzione: segno non ancora sufficiente - certo - di una svolta, di un impegno in relazione al quale sollecitiamo, anche con la nostra mozione, la responsabilità del Governo, in vista della definizione di un'agenda concreta di lavoro. Non c'è contrasto, vedete, tra questo programma in favore delle famiglie, e l'obiettivo di riconoscere alle persone che fanno parte delle unioni di fatto diritti e prerogative. Sarebbe assurdo ritenere, contro la stessa normativa costituzionale, che l'unione di due persone che si apre alla genitorialità, o che si riconosce, nei fatti, entro una cornice di affetti, di reciproca solidarietà, di assistenza, di mutua responsabilità, sia vista dall'ordinamento con disfavore, e sanzionata mediante il divieto di interventi di sostegno alle persone che ne fanno parte, di riconoscimento di diritti ed anche di obbligazioni.
Conosciamo anche noi, colleghi dell'opposizione, gli articoli della Costituzione dai quali si ricavano il particolare valore e la specifica rilevanza che il costituente ha Pag. 88attribuito alla famiglia fondata sul matrimonio - che non abbiamo alcuna intenzione di disconoscere -, ma il particolare rilievo riconosciuto con l'articolo 29 non vale ad escludere né l'esistenza né la garanzia di altre forme di convivenza tra persone che non sono indifferenti né al diritto né alla Costituzione e che in questa trovano tutela, con riferimento particolare agli articoli 2, 30 e 31. Le numerose sentenze della Corte costituzionale stanno lì a dimostrarlo!
Dunque, non possiamo che respingere l'invito dell'opposizione a non includere le unioni di fatto tra quelle riconosciute e garantite dall'articolo 2 della Costituzione, in quanto quelle mozioni invitano il Parlamento a votare contro la Costituzione, come interpretata in modo inequivoco dalla Corte costituzionale. In altre parole, noi ci muoviamo in una logica di valorizzazione dei diritti, di ampliamento delle libertà, di promozione delle responsabilità, di riduzione delle disuguaglianze, di superamento di ogni forma di discriminazione, comprese quelle fondate sull'orientamento sessuale delle persone. Non si tratta di introdurre nel nostro ordinamento percorsi di equiparazione o di stabilire norme a fondamento di un matrimonio di minore valenza costituzionale.
Questa è la portata del disegno di legge del Governo sui diritti delle persone nelle unioni di fatto, che non subirà alcun rinvio, onorevole Bondi, e che noi abbiamo chiesto sia presentato alle Camere entro il prossimo 15 febbraio. I ministri stanno svolgendo un lavoro serio, in merito al quale il nostro gruppo esprime tutto il suo apprezzamento, finalizzato alla definizione di un testo senza blindature ed in grado di rappresentare un valido punto di equilibrio tra varie posizioni e sensibilità. L'argomento è troppo importante per alimentare dispute ideologiche o per sollecitare contrapposizioni identitarie. La famiglia ed i diritti delle persone non sono una bandiera da sventolare gli uni contro gli altri per convenienze politiche. Dovremmo evitare le esasperazioni strumentali e le inutili lacerazioni, esplorando, come ha detto bene il ministro Bindi, se possibile, anche l'eventualità di percorsi condivisi.
Possiamo trovare una sintesi adeguata anche su una questione delicata, sul piano etico, come quella di cui ci stiamo occupando. Condividiamo, da questo punto di vista, il richiamo autorevole del Capo dello Stato circa l'esigenza di ricercare una soluzione nel dialogo con la Chiesa cattolica e tenendo conto delle diverse tradizioni culturali presenti tra le forze politiche. Non è in gioco il principio di laicità. Il diritto di tutti ad esprimersi nella sfera pubblica è fuori discussione: anche delle Chiese. Scegliere la libertà religiosa come valore vuol dire riconoscere il rilievo che le fedi religiose hanno nella vita delle persone e delle comunità, il loro contributo alla soluzione di problemi importanti per la convivenza civile.
Ma, lo voglio dire in maniera altrettanto netta e chiara: le chiese, a loro volta, sono tenute a riconoscere e a rispettare la laicità e l'autonomia della politica, la sua preminente responsabilità nel decidere e determinare gli indirizzi ed il contenuto della legislazione (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)!

PRESIDENTE. La prego...

MIMMO LUCÀ. A questi principi - sto per concludere, Presidente - cercheremo di attenerci scrupolosamente nell'attività parlamentare dei prossimi mesi, con la massima disponibilità al dialogo, all'ascolto di tutti, con tutti, con la ferma volontà di operare per cambiare in meglio la vita concreta dei cittadini (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e La Rosa nel Pugno)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, il ministro Bindi ha dichiarato che la legislazione deve nascere dall'incontro e da un compromesso fra i valori. Penso che Pag. 89questo possa essere materia di equilibrio all'interno di una maggioranza o di un Governo, ma il compito della legislazione è più ampio; essa non può riflettere l'equilibrio tra i valori, ma deve creare un quadro nel quale la libertà dei nostri cittadini possa avere la più ampia tutela.
Se il Governo o la maggioranza intendono creare un punto di legislazione che sia di equilibrio fra valori diversi, essi mancheranno al compito essenziale, che è quello di allargare la libertà dei cittadini del nostro paese, compatibilmente con il rispetto della libertà altrui.

PRESIDENTE. La prego...

GIORGIO LA MALFA. Da questo punto di vista, signor Presidente, voteremo a favore della mozione Del Bue ed altri n. 1-00082, che abbiamo firmato, della mozione Villetti ed altri n. 1-00078. Avremmo anche votato a favore delle mozioni Bonelli n. 1-00080 e Migliore n. 1-00081. Non comprendiamo perché questi colleghi abbiano ritirato le loro mozioni, di fronte alla mozione Franceschini ed altri n. 1-00087; perché se la maggioranza, onorevoli colleghi, avesse avuto una posizione su queste materie, essa avrebbe approvato quel testo della finanziaria...

PRESIDENTE. Deputato La Malfa, deve concludere...

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, sapete benissimo che questa discussione non prelude ad una legislazione in questa materia, ma ad un rinvio sine die della legislazione su questa materia.
Allora, chiariamo le posizioni di tutti in quest'aula. Noi siamo per un ampliamento della libertà dei cittadini, omosessuali o eterosessuali, coppie di fatto o coppie stabilite sotto la legge del matrimonio, e questo noi diremo con il nostro voto (Applausi dei deputati del gruppo Rosa nel Pugno)!

PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato Villari rinunzia alla sua dichiarazione di voto.
Avverto che la risoluzione Turco n. 6-00015 è stata sottoscritta dal deputato Villetti.
Avverto, altresì, che è stata chiesta la votazione nominale.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Volontè ed altri n. 1-00071 (Nuova formulazione), non accettata dal Governo...
Vi prego di attendere, colleghi: vi è un evidente problema tecnico, che non ci aspettavamo.

LUCA VOLONTÈ. È la provvidenza!

PRESIDENTE. Stiamo provvedendo...
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 572
Votanti 559
Astenuti 13
Maggioranza 280
Hanno votato
249
Hanno votato
no 310).

Avverto che è stata richiesta la votazione per parti separate della mozione Fabris ed altri n. 1-00075, nel senso di votare il secondo capoverso del dispositivo distintamente dalle restanti parti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fabris ed altri n. 1-00075, limitatamente alla premessa ed al primo capoverso del dispositivo, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 573
Votanti 566
Astenuti 7
Maggioranza 284
Hanno votato
259
Hanno votato
no 307).Pag. 90

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla restante parte della mozione Fabris ed altri n. 1-00075, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 576
Votanti 570
Astenuti 6
Maggioranza 286
Hanno votato
262
Hanno votato
no 308).

Prendo atto che il deputato Pedrini avrebbe voluto astenersi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Maroni ed altri n. 1-00077, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 575
Votanti 563
Astenuti 12
Maggioranza 282
Hanno votato
249
Hanno votato
no 314).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Villetti ed altri n. 1-00078, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 481
Votanti 470
Astenuti 11
Maggioranza 236
Hanno votato
22
Hanno votato
no 448).

Prendo atto che il deputato Fasolino avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Del Bue ed altri n. 1-00082, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 525
Votanti 494
Astenuti 31
Maggioranza 248
Hanno votato
169
Hanno votato
no 325).

Prendo atto che i deputati Angelino Alfano, Riccardo Conti, Gamba, Consolo, Menia, Conte, Galletti, D'Alia, Compagnon, Marinello, Ravetto e La Loggia avrebbero voluto esprimere un voto contrario. Prendo atto altresì che i deputati D'Elia e Mancini avrebbero voluto esprimere un voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione La Russa ed altri n. 1-00084, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 562
Votanti 543
Astenuti 19
Maggioranza 272
Hanno votato
235
Hanno votato
no 308).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Franceschini ed altri n. 1-00087, accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 91

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni - Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, Comunisti Italiani e Verdi e di deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).

(Presenti 577
Votanti 567
Astenuti 10
Maggioranza 284
Hanno votato
301
Hanno votato
no 266).

Prendo atto che il deputato Nicchi non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto favorevole. Prendo atto altresì che il deputato D'Agrò ha erroneamente espresso un voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario e che la deputata Lanzillotta ha erroneamente espresso un voto contrario mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Della Vedova e Bertolini, sottoscritta anche dal deputato La Russa, n. 6-00014, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 572
Votanti 557
Astenuti 15
Maggioranza 279
Hanno votato
250
Hanno votato
no 307).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Turco n. 6-00015, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 517
Votanti 507
Astenuti 10
Maggioranza 254
Hanno votato
19
Hanno votato
no 488).

Prendo atto che i deputati Pedrini e Lamorte avrebbero voluto esprimere un voto contrario. Prendo atto altresì che il deputato Mancini avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, le chiedo scusa: intervengo per una disattenzione personale. Vorrei che mi ripetesse con quanti voti è stata approvata la mozione Franceschini ed altri n. 1-00087.

PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Signor Presidente, intervengo per una precisazione in merito ad una delle votazioni sulle mozioni precedenti. Con riferimento alla mozione Del Bue ed altri n. 1-00082, per un errore di interpretazione, alcuni deputati del gruppo di Alleanza Nazionale, come chi vi parla, hanno erroneamente espresso un voto favorevole.

PRESIDENTE. Sta bene.
Onorevole Volontè, la mozione Franceschini ed altri n. 1-00087 è stata approvata con 301 voti favorevoli, 266 contrari e 10 astenuti.

Pag. 92

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1179 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione sulla protezione e la promozione delle diversità delle espressioni culturali, fatta a Parigi il 20 ottobre 2005 (Approvato dal Senato) (A.C. 2081) (ore 19,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione della Convenzione sulla protezione e la promozione delle diversità delle espressioni culturali, fatta a Parigi il 20 ottobre 2005.
Ricordo che nella seduta del 22 gennaio si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli - A.C. 2081)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (vedi l'allegato A - A.C. 2081 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 525
Votanti 522
Astenuti 3
Maggioranza 262
Hanno votato
513
Hanno votato
no 9).

Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 2081 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 491
Votanti 490
Astenuti 1
Maggioranza 246
Hanno votato
486
Hanno votato
no 4).

Passiamo all'esame dell'articolo 3 (vedi l'allegato A - A.C. 2081 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 525
Votanti 521
Astenuti 4
Maggioranza 261
Hanno votato
521).

Prendo atto che il deputato Fitto non è riuscito a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (vedi l'allegato A - A.C. 2081 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 527
Votanti 523
Astenuti 4
Maggioranza 262
Hanno votato
521
Hanno votato
no 2).

Pag. 93

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2081)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (vedi l'allegato A - A.C. 2081 sezione 5).
Qual è il parere del Governo sui due ordini del giorno presentati?

VITTORIO CRAXI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Marinello n. 9/2081/1.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Bono n. 9/2081/2, il Governo potrebbe accettarlo, se si riformulasse il dispositivo come segue: «a procedere, quanto prima, alla ratifica», certo comunque di interpretare lo spirito dei proponenti.

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Bono se accetti la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/2081/2.

NICOLA BONO. Signor Presidente, in linea di principio non potrei non essere d'accordo. Tuttavia, rimane il fatto - vorrei ricordarlo al Governo - che la data indicata nel mio ordine del giorno (non oltre il mese di aprile) era motivata dal fatto che, a maggio, si terrà, a Pechino, la Conferenza conclusiva per la definizione degli elementi che sono alla base dell'iscrizione nella lista del patrimonio intangibile.
Se l'Italia non dovesse ratificare la Convenzione UNESCO, non potrebbe partecipare a quella Conferenza a pieno titolo, vale a dire facendosi carico di tutte le proposte e le iniziative che solo un membro effettivo dell'Assemblea è titolato a portare.
L'impegno contenuto nell'ordine del giorno non era volto a costringere il Governo entro tempi stabiliti con un atteggiamento di prepotenza, ma era necessitato dall'esigenza di porre l'Italia, entro maggio, nelle condizioni di avere pieno titolo a partecipare.
Pertanto, se il Governo, alla luce di questi chiarimenti, volesse mantenere il dispositivo nella sua versione originale, credo che andremmo nella direzione di rendere un servizio al paese. Qualora non dovesse farlo, accetto la riformulazione.

PRESIDENTE. C'è un ripensamento da parte del Governo sulla base degli argomenti dell'onorevole Bono?

VITTORIO CRAXI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Onorevole Bono, il Governo ha già predisposto il disegno di legge e attende soltanto il parere delle amministrazioni competenti per iscriverlo all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri, per quanto concerne la ratifica.
Questa è la ragione per cui ho proposto una formulazione «temporanea» del suo ordine del giorno, che la prego di accogliere.

PRESIDENTE. Prendo quindi atto che i presentatori accolgono la riformulazione dell'ordine del giorno Bono n. 2, che è quindi accettato.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2081)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bono. Ne ha facoltà.

NICOLA BONO. Intervengo molto velocemente, perché ho già espresso la gran parte delle argomentazioni nell'illustrazione dell'ordine del giorno, che, non a caso, è stato sottoscritto anche dall'onorevole Giulietti. Si trattava, quindi, di una iniziativa assolutamente bipartisan.
Stiamo ratificando la Convenzione che riguarda la protezione e la promozione delle diversità delle espressioni culturali, fatta a Parigi il 20 ottobre 2005. Non abbiamo ancora ratificato, però, la Convenzione che riguarda la protezione del patrimonio intangibile, che è stata redatta due anni prima.Pag. 94
Sia la Convenzione per la diversità delle espressioni culturali, sia quella per la protezione del patrimonio intangibile, fanno parte di quell'impianto, costruito nel 1972, con l'approvazione della lista del patrimonio naturale e culturale, che costituisce la base di protezione della cultura nelle sue varie espressioni, sia di carattere materiale, sia immateriale, che occorre tutelare a livello planetario.
Sembra paradossale che l'Italia, che è la nazione che, al momento, ha il massimo numero di siti iscritti nella lista del patrimonio naturale e culturale (primato che abbiamo conquistato durante il Governo del centrodestra nel 2003), possa non aver ancora ratificato la lista del patrimonio intangibile, avendo noi decine, se non centinaia, di siti interessati al riconoscimento. Si tratta, infatti, di riconoscere quelle tradizioni popolari e di cultura immateriale, trasmesse nel tempo, quali, per esempio, i pupi siciliani, ma anche i ceri di Gubbio e il canto a tenore sardo, ossia tante manifestazioni che devono essere tutelate e che non possono esserlo fin quando l'Italia non avrà ratificato questa Convenzione.
Quindi, nel momento in cui ratifichiamo la Convenzione sulle diversità culturali, per la quale esprimo, naturalmente, a nome di Alleanza nazionale, il voto favorevole, vogliamo ribadire con forza che il Governo e il Parlamento devono effettuare al più presto tutte le procedure connesse alla ratifica della Convenzione del patrimonio intangibile.
L'Italia non può restare indietro sul terreno così delicato della tutela del patrimonio immateriale, soprattutto, perché ha interessi da difendere e tutelare in questo campo, nell'ambito del più ampio interesse mondiale della tutela del patrimonio culturale e immateriale.
Per questo motivo, rivolgiamo un'ulteriore sollecitazione al Governo per accelerare le procedure e per fare sì che, in tutti i modi, si arrivi alla ratifica del provvedimento, proprio perché maggio è l'ultimo appuntamento utile per dare un contributo concreto alla redazione dei criteri per l'iscrizione dei siti nella lista del patrimonio intangibile.
Con queste premesse, con questi chiarimenti, dichiaro il voto favorevole del gruppo di Alleanza nazionale alla ratifica della Convenzione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Folena. Ne ha facoltà.

PIETRO FOLENA. Signor Presidente, questo può sembrare un atto formale, ma non è così. Al nostro esame vi è una delle più importanti convenzioni sottoscritte dal nostro paese - è stato ricordato dal collega Bono - nella scorsa legislatura, dal Governo di centrodestra. La grande convergenza che c'e attorno ai principi di questa convenzione, a mio modo di vedere, rende onore al Parlamento e a tutte le forze politiche.
È una convenzione di grande importanza perché con questo voto - il Senato ha già votato - l'Italia potrà entrare nel gruppo di quei paesi che hanno già reso possibile l'entrata in vigore della Convenzione - si è superato il tetto previsto delle 30 nazioni - e in questo modo rispondere anche ad una larghissima sollecitazione venuta dagli artisti, dai cineasti, dagli attori, dai musicisti, dalle associazioni culturali italiane e di tanti paesi europei e non europei, che avevano sollecitato i Parlamenti a muoversi con decisione a favore di questa ratifica.
È noto che vi sono delle nazioni che non hanno voluto questa Convenzione, tra queste, purtroppo, gli Stati Uniti d'America e altri paesi nei quali operano grandi industrie culturali o grandi industrie di contenuti culturali che, nel corso di questi ultimi decenni, hanno sempre più teso a considerare la cultura una merce, provocando processi crescenti di omologazione, di dispersione e di annullamento delle diversità culturali.
Questa convenzione mette un argine, senza nessun antiamericanismo, senza nessuno spirito - per quello che riguarda Pag. 95l'Europa - eurocentrico, mette un freno a questa tendenza all'omologazione, di cui del resto le produzioni televisive del nostro paese sono - ahimé! - una pessima rappresentazione (mi riferisco purtroppo anche a larga parte della produzione del servizio pubblico). Con l'approvazione della convenzione sulle diversità culturali si sottolinea per la prima volta un contrasto rispetto all'ideologia che voleva che l'Organizzazione mondiale del commercio - il cosiddetto WTO - diventasse il luogo fondamentale in cui la cultura ridotta a merce potesse essere scambiata. La cultura non è una merce, la cultura è un grande bene comune, ha una grande organizzazione mondiale che è l'Unesco, che serve per tutelarla, e in Italia c'è un'organizzazione dell'Unesco, l'Iccrom, che si occupa del restauro e che è parte integrante della visione propria dell'Unesco. Credo che il Governo e il Parlamento, approvando questa convenzione, si impegnino anche a correggere una serie di norme, che purtroppo non hanno messo un freno a questa estrema mercificazione della cultura.
In questo contesto, parlare di diversità culturali significa anche parlare di culture indigene, di diritti al riconoscimento delle proprie tradizioni e produzioni culturali di popoli che vengono costretti, nella logica della mercificazione, a perdere le loro autenticità. Ciò riguarda anche l'Italia.
L'Italia è una grande nazione, ha un grande sentimento patriottico. È, tuttavia, un paese fatto di tradizioni dialettali, di esperienze culturali e linguistiche che hanno un grande radicamento. Assistiamo, in questi anni, ad un movimento di comuni volto a recuperare radici culturali antiche, persino radici gastronomiche antiche; ad esempio, si valorizzano vitigni che non venivano più coltivati da lunghissimo tempo. Tutto questo appartiene ad un movimento di riscoperta di tradizioni culturali che guarda non indietro ma avanti, verso l'innovazione.
Ecco, ritengo che approvando questa misura noi segnaliamo, ad esempio, che il servizio pubblico della RAI deve cambiare e puntare sulla qualità e sulle diversità culturali; diciamo a tutta l'industria culturale del nostro paese di darsi una scossa e di farsi aiutare ad uscire da una omologazione nella globalizzazione che fa perdere sé stessi e le proprie radici.
Infine, convengo con i colleghi Bono e Giulietti che hanno presentato l'ordine del giorno; anch'io voglio sollecitare un rapido esame da parte del Parlamento dell'altra Convenzione, in qualche modo gemella rispetto a quella che oggi ratifichiamo, sul patrimonio immateriale, intangibile. Si tratta delle grandi tradizioni di spettacolo, di musica, di arti e tradizioni popolari di cui il nostro paese è molto ricco; il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali Mazzonis, che è stata protagonista anche dello 'sblocco' di questa Convenzione da parte, appunto, dei Beni culturali, ci ha assicurato in Commissione che sta facendo di tutto perché il più rapidamente possibile il Parlamento sia messo in grado di ratificare anche quest'altro accordo.
Per tali ragioni, il gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea vuole sottolineare, non con retorica ma con grande convinzione, che questa convenzione oggi ratificata è in qualche modo una risposta alla logica della merce e della globalizzazione selvaggia e conferisce nuovamente alla cultura il valore di grande bene comune da tutelare, in tutto il pianeta e anche nel nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Forlani. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FORLANI. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del mio gruppo parlamentare su questo provvedimento e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.Pag. 96
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mancini. Ne ha facoltà.

GIACOMO MANCINI. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo La Rosa nel Pugno, sulla base di una lunga serie di argomentazioni che risparmio ai colleghi, e chiedo pertanto che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Zulueta. Ne ha facoltà.

TANA DE ZULUETA. Signor Presidente, anch'io annuncio il voto favorevole e molto convinto del gruppo dei Verdi e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2081)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2081, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1179 - «Ratifica ed esecuzione della Convenzione sulla protezione e la promozione delle diversità delle espressioni culturali, fatta a Parigi il 20 ottobre 2005» (Approvato dal Senato) (2081):

Presenti 502
Votanti 501
Astenuti 1
Maggioranza 251
Hanno votato 501.
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani

Giovedì 1o febbraio 2007, alle 9,30.

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 27 dicembre 2006, n. 297, recante disposizioni urgenti per il recepimento delle direttive comunitarie 2006/48/CE e 2006/49/CE e per l'adeguamento a decisioni in ambito comunitario relative all'assistenza a terra negli aeroporti, all'Agenzia nazionale per i giovani e al prelievo venatorio (2112-A).
- Relatore: Leddi Maiola.

2. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge (previo esame e votazione di una questione pregiudiziale):
MAZZONI; MASCIA ed altri; BOATO e MELLANO; DE ZULUETA: Istituzione della Commissione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani e del Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale (626-1090-1441-2018-A/R).
- Relatore: Mascia.

3. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge costituzionale:
ANGELA NAPOLI; LA RUSSA ed altri; BOATO; ZACCARIA ed altri: ModificaPag. 97all'articolo 12 della Costituzione in materia di riconoscimento dell'italiano quale lingua ufficiale della Repubblica (648-1571-1782-1849-A).
- Relatore: Bocchino.

4. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Disposizioni in materia di intercettazioni telefoniche ed ambientali e di pubblicità degli atti di indagine (1638-A);
e delle abbinate proposte di legge: MIGLIORE ed altri; FABRIS ed altri; CRAXI ed altri; NAN; MAZZONI e FORMISANO; BRANCHER ed altri; BALDUCCI (1164-1165-1170-1257-1344-1587-1594).
- Relatore: Tenaglia.

(al termine delle votazioni)

5. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 19,35.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI ALESSANDRO FORLANI, GIACOMO MANCINI E TANA DE ZULUETA SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 2081

ALESSANDRO FORLANI. La Convenzione sulla protezione e la promozione delle diversità delle espressioni culturali, come ricordava il relatore onorevole Ranieri, applica nella forma di disciplina normativa i princìpi enunciati nella Dichiarazione universale adottata dall'UNESCO nel 2001. Questa dichiarazione riconosce come patrimonio comune delle civiltà il concetto di diversità culturale, un patrimonio che raccoglie le diverse espressioni culturali esistenti.
Vengono riconosciute infatti le diverse culture in una posizione di pari dignità e viene prevista la protezione della proprietà culturale e la promozione del dialogo interculturale.
Questa Convenzione è stata adottata in una fase particolare della storia della comunità mondiale, proprio in quell'anno 2001 in cui, a seguito degli attentati dell'11 settembre, fu evocato, con maggiore apprensione e con una più forte percezione, il cosiddetto scontro di civiltà, l'ipotesi di una crescente contrapposizione tra cultura e civiltà diverse che avrebbe minato, negli anni successivi, la sicurezza delle società nazionali al loro interno e la pace mondiale nel suo complesso.
E lo spettro del conflitto di civiltà, la sensazione diffusa di una insanabile contrapposizione tra cultura e religioni portatrici di istanze ritenute incompatibili, ha accentuato la diffidenza verso la diversità e verso la multiculturalità all'interno delle singole comunità, fomentando sentimenti di reciproca avversione tra etnie e culture diverse, messe peraltro alla prova da migrazioni di massa molto più accentuate negli ultimi decenni che hanno determinato condizioni di più diffusa convivenza tra gruppi etnici e religiosi diversi. Questa evoluzione ha messo in crisi valori che ci eravamo abituati a ritenere acquisiti come il rispetto reciproco e direi addirittura una tendenza a scoprire e a capire i valori della altrui cultura. È stato seminato il germe del sospetto, della paura del diverso e dell'intolleranza e ne abbiamo ormai ampia dimostrazione tanto attraverso i conflitti tra Stati e all'interno di singoli Stati che ancora esplodono in nome della diversità religiosa, quanto nell'intolleranza di alcuni regimi verso minoranze etniche o religiose, nelle tante forme di intolleranza e di persecuzioni fondate su diversità di costumi, di comportamenti, di fedi religiose, di scelte di vita.
Cogliamo queste tendenze anche negli episodi di vita quotidiana che si registrano nella nostra società occidentale ed a volte pregiudizi di questo tipo si annoverano anche tra i moventi dei più clamorosi e raccapriccianti episodi di cronaca. La Convenzione di cui ci viene proposta la ratifica, che entrerà in vigore il prossimo 18 marzo, viene adottata quindi nel momento in cui particolarmente intenso si avverte il rischio del razzismo e del pregiudizio Pag. 98nei confronti della diversità e costituisce quindi un alto richiamo e un vincolo di carattere normativo alla esistenza pacifica, alla comprensione e alla reciproca tolleranza. Un testo che si ispira ad una cultura avanzata dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali come premessa ineludibile. Infatti si ispira al principio secondo il quale in nessun caso la promozione e la protezione della diversità culturale possono essere assicurate comprimendo i diritti umani e le libertà fondamentali, quali la libertà di espressione, informazione e comunicazione, come quella di scelta di ciascuno.
La Convenzione intende favorire il dialogo ed il confronto delle idee, che costituiscono lo strumento efficace per evitare i conflitti, le incomprensioni, le contrapposizioni frontali e per risolvere i problemi inerenti alla ripartizione delle risorse e alla tutela dei rispettivi interessi.
Come ricordava in aula il relatore, la Convenzione, oltre a valorizzare e tutelare le varie forme di espressione culturale ed artistica si pone l'obiettivo del rafforzamento delle diverse fasi della produzione culturale: creazione, produzione, diffusione, accesso e fruizione dei beni culturali. C'è una particolare attenzione ed interesse per l'attività artistica e culturale nei paesi in via di sviluppo nei quali la crescita e promozione della cultura e la valorizzazione delle diversità e del dialogo possono costituire un antidoto al sottosviluppo ed ai numerosi conflitti che proliferano soprattutto nell'area africana.
Per le ragioni esposte dichiaro il voto favorevole dell'UDC al provvedimento in esame.

GIACOMO MANCINI. Signor Presidente, onorevole colleghi, la ratifica e l'esecuzione della Convenzione sulla protezione e promozione delle diversità e delle espressioni culturali è un dovere che l'Italia «naturalmente» porterà a termine.
Realizzare le finalità della Convenzione significa valorizzare e attuare quanto sostenuto dai principi che sanciscono come sacro e inviolabile il rispetto dei diritti dell'uomo, delle libertà fondamentali, dell'uguale dignità di tutte le cultura. L'articolo due della nostra Costituzione oltre a definire inviolabili i diritti dell'uomo sottolinea come questi debbano essere tutelati anche e soprattutto nelle formazioni sociali dove si svolge la loro personalità. Il rispetto e la tutela dei diritti dell'uomo non può prescindere dalla dimensione sociale della vita umana. La promozione e la protezione delle diversità culturali, l'incoraggiamento del dialogo tra le culture è l'unica strada possibile da seguire per promuovere lo sviluppo virtuoso e pacifico di società multi-etniche.
In campo internazionale, la perniciosa persistenza dei conflitti che scuotono periodicamente e disperatamente il Medio Oriente ma anche i conflitti quotidiani che si manifestano nelle grandi città europee e che potrebbero essere considerati minori, ma non lo sono, impongono soluzioni urgenti e concrete. Queste necessariamente dovranno passare attraverso il rafforzamento della cooperazione internazionale per assicurare, attraverso una serie di strumenti normativi, istituzionali ed organizzativi il rispetto delle libertà fondamenti e dell'uguale dignità di tutte le culture.
La parte IV della Convenzione riafferma il diritto degli Stati parte di formulare ed implementare le proprie politiche culturali mediante l'adozione di misure che devono avere essenzialmente due obiettivi primari: la promozione e la protezione delle diversità delle espressioni culturali. Vengono indicati quelli che sono i campi in cui gli Stati parte devono agire. Se si leggono con attenzione gli articoli della parte IV si può comprendere che l'obiettivo di questa Convenzione non è particolare, ossia garantire la promozione dello sviluppo dei diversi gruppi culturali, ma generale in quanto, con l'adozione delle misure indicate, si intende promuovere lo sviluppo pacifico dell'intera società civile. Viene riconosciuto, inoltre, il carattere peculiare dei beni e dei servizi nel campo culturale in quanto espressione dei valori e dell'identità socioculturale dell'individuo.Pag. 99
La pronta predisposizione delle misure volte ad attuare quanto previsto dalla Convenzione contribuisce al progresso della nostra società e all'implementazione delle capacità strategiche nel settore delle istituzioni culturali pubbliche. La promozione di politiche culturali passa, come evidenziato dall'articolo 12 della Convenzione, anche attraverso lo sviluppo della cooperazione internazionale che deve essere valorizzata anche mediante la conclusione di accordi di coproduzione e codistribuzione. In questo campo devono essere predisposte tutte quelle misure volte a facilitare l'accesso, per i paesi in via di sviluppo, al mercato globale. La collaborazione tra paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo viene estesa anche a settore come la musica e la cinematografia. Per l'Italia sfruttare per esempio in questo ultimo campo una stabile collaborazione con i paesi in via di sviluppo non può che rappresentare un'opportunità da cogliere per promuovere la cinematografia italiana d'autore a livello internazionale. Inoltre la Convenzione viene a costituire un ulteriore base giuridica per l'erogazione di finanziamenti pubblici a sostegno dell'industria cinematografica italiana e per il riconoscimento del cinema come mezzo fondamento di espressione artistica e formazione culturale.
La Convenzione ha il merito, quindi, di sottolineare la complementarietà degli aspetti economici e di quelli culturali. Impegnandosi nell'attuazione di quanto indicato da questa Convenzione, l'Italia ha la possibilità di diventare sempre più protagonista e promotrice della politica di cooperazione allo sviluppo e di integrazione sociale. Per questi motivi, il mio gruppo, la Rosa nel Pugno, voterà a favore di questo provvedimento.

TANA DE ZULUETA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, salutiamo con soddisfazione la ratifica di questa Convenzione. Questo passo ci è stato sollecitato da una vasta coalizione di autori, artisti, istituzioni culturali ed altri. La coalizione italiana per la diversità culturale si è messa in rete con le coalizioni analoghe in molti altri paesi d'Europa per tirare fuori questo accordo dalle secche della pigrizia burocratica e per sensibilizzare il Parlamento e il Governo. Questo sforzo è stato utilissimo, e credo che potrà esserlo ancora di più per quanto riguarda il futuro. La Convenzione sulle diversità culturali impegna i paesi parte ad una serie di atti concreti per sviluppare la cooperazione e il dialogo interculturale, oltre a consentire l'avvio di poltiche specifiche per la promozione e la protezione delle proprie culture. Tradurre questi impegni in politiche efficaci in tempi brevi richiederà un vero investimento non solo di risorse ma soprattutto di idee. Per questo il pungolo e la fucina che è la coalizione italiana per le diversità culturali potrà giocare un ruolo importante.
La Convenzione è uno strumento avanzato. Per la prima volta specifica che le attività culturali, i beni e i servizi non possono essere ridotti a mera merce commerciale, in quanto veicoli di identità e valori. Di fatto è una risposta ai rischi di una globalizzazione incontrollata che rischia di portare da una parte ad una pervasiva omologazione, e dall'altra a reazioni difensive che possono sfociare in veri e propri scontri culturali. Non predica chiusure. Al contrario. Parte dalla premessa che la diversità culturale è rinforzata dal libero flusso delle idee e dallo scambio tra culture.
Come Verdi salutiamo il riconoscimento specifico che viene dato alle conoscenze tradizionali, in particolare ai sistemi del sapere delle popolazioni indigene, riconoscendo che vi sono situazioni in cui le espressioni culturali autoctone sono minacciate dalla possibilità di estinzione.
Una novità importante è costituita dal fatto che la Convenzione prevede l'adesione di organizzazioni di integrazione economica: di fatto una norma scritta per consentire l'adesione della Unione europea all'accordo. Se il Parlamento fosse riuscito a ratificare entro il 17 dicembre avremmo potuto accedere alla Convenzione in simultanea con l'Unione e gli altri paesi europei che hanno già Pag. 100ratificato. Un precedente molto importante di azione comune in campo europeo che il nostro paese non può che condividere.
Potenzialmente ci stiamo dotando di uno strumento molto importante. Sta a noi realizzare questo potenziale: in primo luogo mettendo in atto politiche efficaci per favorire la crescita e la circolazione delle attività e delle produzioni culturali. Dovremmo essere capaci, poi, di integrare queste politiche nell'attività di cooperazione internazionale del paese, lavorando per lo sviluppo e la tutela delle culture anche altrui. Aspettiamo con molto interesse di conoscere i passi successivi del Governo, in particolare in seguito alla nostra partecipazione alla prossima Conferenza degli Stati parte.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. ddl 2114-A - voto finale 485 485 243 266 219 63 Appr.
2 Nom. moz. VOLONTE' e altri 1-71 572 559 13 280 249 310 23 Resp.
3 Nom. moz. FABRIS e altri 1-75 I parte 573 566 7 284 259 307 23 Resp.
4 Nom. moz. FABRIS e altri 1-75 II parte 576 570 6 286 262 308 23 Resp.
5 Nom. moz. MARONI e altri 1-77 575 563 12 282 249 314 23 Resp.
6 Nom. moz. VILLETTI e altri 1-78 481 470 11 236 22 448 23 Resp.
7 Nom. moz. DEL BUE e altri 1-82 525 494 31 248 169 325 23 Resp.
8 Nom. moz. LA RUSSA e altri 1-84 562 543 19 272 235 308 23 Resp.
9 Nom. moz. FRANCESCHINI e altri 1-87 577 567 10 284 301 266 23 Appr.
10 Nom. ris. Della Vedova e Bertolini 6.14 572 557 15 279 250 307 23 Resp.
11 Nom. ris. Turco 6.15 517 507 10 254 19 488 23 Resp.
12 Nom. ddl 2081 - articolo 1 525 522 3 262 513 9 23 Appr.
13 Nom. articolo 2 491 490 1 246 486 4 24 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 16
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo 3 525 521 4 261 521 23 Appr.
15 Nom. articolo 4 527 523 4 262 521 2 23 Appr.
16 Nom. ddl 2081 - voto finale 502 501 1 251 501 24 Appr.