XV LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 98 di giovedì 25 gennaio 2007

[frontespizio]
[elenco e sigle dei gruppi parlamentari]
[indice alfabetico]
[indice cronologico]
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[allegato A]
[allegato B]

[riferimenti normativi]
Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI

La seduta comincia alle 9,30.

SILVANA MURA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Aprea, Del Mese, Lion e Piscitello sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 28 dicembre 2006, n. 300, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (A.C. 2114) (ore 9,33).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 28 dicembre 2006, n. 300, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative.
Ricordo che nella seduta di ieri si sono svolti gli interventi sul complesso degli emendamenti ed il relatore ed il Governo hanno espresso il parere.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2114)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione ( vedi l'allegato A - A.C. 2114 sezione 2), nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (vedi l'allegato A - A.C. 2114 sezione 3).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (vedi l'allegato A - A.C. 2114 sezione 4).
Ricordo che non sono state presentate proposte emendative riferite all'articolo unico del disegno di legge di conversione.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso l'ulteriore prescritto parere (vedi l'allegato A - A.C. 2114 sezione 1).
Passiamo all'emendamento Boscetto 1.307. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro.

GABRIELE BOSCETTO. No, signor Presidente, ed insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Boscetto.
Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento Boscetto 1.307.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.

Pag. 2

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,40).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2114).

MATTEO BRIGANDÌ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Grazie, signor Presidente. Ho chiesto alla Presidenza che si facesse carico degli impegni derivati da un documento di indirizzo, approvato da questa Assemblea, in riferimento alla tutela del buon nome della Camera dei deputati. Vorrei segnalare al riguardo due episodi. Il primo è che, come al solito, una nota trasmissione televisiva, che ha già impegnato quest'aula, nell'ultima puntata ha deciso di nominare dei finti deputati, definendoli scherzosamente «onorevoli»...

PRESIDENTE. Onorevole Brigandì, le chiedo scusa se la interrompo, ma le ricordo che tale questione potrà essere più opportunamente affrontata al termine della seduta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.

GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, colleghi, signor rappresentante del Governo, chiediamo di mantenere questo emendamento perché riteniamo che la proroga, dal 31 maggio al 30 settembre del 2007, delle provvidenze contenute nella norma di cui al comma 2 sia estremamente ragionevole. Questa norma è tesa a garantire la continuità assistenziale e a fronteggiare l'emergenza del settore infermieristico e tecnico. Quindi il termine previsto da una serie di norme è prorogato al 31 maggio 2007, in attesa della definizione di tali prestazioni, e nel rispetto delle disposizioni in materia di contenimento delle spese di personale degli enti del servizio sanitario nazionale, dai provvedimenti di finanza pubblica.
Si tratta di prestazioni, che sono indicate nel comma 1 dell'articolo 1 del decreto-legge n. 402 del 2001 e che prevedono: la riammissione in servizio degli infermieri e dei tecnici sanitari di radiologia, che hanno risolto il rapporto di impiego volontariamente da non oltre cinque anni; la stipula di nuovi contratti di lavoro a tempo determinato per la durata di un anno, ancorché rinnovabili.
Inoltre, esse prevedono la facoltà di adottare provvedimenti di questo genere anche per gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, nel limiti delle risorse finanziarie connesse alle vacanze di organico, di cui alla programmazione triennale; previa autorizzazione regionale, le aziende sanitarie ospedaliere, le residenze sanitarie per anziani, gli istituti di riabilitazione, gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico e le case di riposo possono remunerare prestazioni onorarie aggiuntive, rese al di fuori degli impegni di servizio dagli infermieri dipendenti in possesso di specifici requisiti.
Tali prestazioni sono svolte in regime libero professionale e sono assimilate al lavoro subordinato ai fini fiscali contributivi. I requisiti per le prestazioni onorarie aggiuntive sono i seguenti: essere in servizio con rapporto a tempo pieno da almeno sei mesi; non essere soggetti a limitazioni o prescrizioni alle mansioni come certificate dal medico competente, non beneficiare della riduzione dell'orario di lavoro, comprese le assenze per malattia. Le amministrazioni dei predetti enti ed istituti utilizzano le prestazioni aggiuntive prioritariamente, al fine di assicurare livelli standard di assistenza nei reparti di degenza e nelle sale operatorie. In sostanza, prosegue la precarizzazione che Pag. 3avrebbe bisogno di essere risolta soluzione, ma secondo quanto espresso nella norma di cui stiamo parlando, il rinvio è stabilito solo fino al 31 maggio. Ora, ci sembra che tale termine sia estremamente limitato e, quindi, prorogarlo dal 31 maggio al 30 settembre sarebbe del tutto ragionevole, proprio in favore dei suddetti lavoratori e, sopratutto, in favore delle cure e delle ragioni di assistenza indicate nella normativa che ho citato.
Pertanto, signor Presidente, ribadisco che non intendo accedere all'invito al ritiro del mio emendamento 1.307.

PRESIDENTE. Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 9,45, è ripresa alle 10,03.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 1.307, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Prendo atto che i deputati Zanella e Volontè non sono riusciti a votare.
Avverto che la Camera non è in numero legale per deliberare.
A norma dell'articolo 47, comma 2, del regolamento, rinvio la seduta di un'ora.

La seduta, sospesa alle 10,05, è ripresa alle 11,05.

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo di Forza Italia ha chiesto la verifica delle tessere di votazione. Invito pertanto i deputati segretari a procedere al relativo controllo (I deputati segretari ottemperano all'invito del Presidente).
Onorevoli colleghi, dobbiamo procedere nuovamente alla votazione dell'emendamento Boscetto 1.307, nella quale è precedentemente mancato il numero legale.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 1.307, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 421
Maggioranza 211
Hanno votato
177
Hanno votato
no 244).

Prendo atto che i deputati Belisario, Testoni e Volontè non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Boscetto 1.308.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.

GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi, desidero ringraziare la relatrice, onorevole Sesa Amici, per aver espresso parere favorevole sull'emendamento in esame. Nel contempo, come ho già fatto in altre sedi, desidero complimentarmi per l'ottimo lavoro che la relatrice ha svolto nell'ambito dell'esame di questo provvedimento legislativo.
Il presente emendamento è essenziale ai fini della compiutezza di questa norma. Infatti, il Governo, nella relazione introduttiva, precisa che la ratio della norma di proroga risiede nella necessità di consentire il perfezionamento delle procedure concorsuali esperite dal Ministero degli affari esteri per il reclutamento di sei dirigenti di seconda fascia già avviate in base ad una autorizzazione precedente. Inoltre, spiega che dette procedure concorsuali hanno subito un ritardo in seguito ad un ricorso giurisdizionale amministrativo che dovrebbe essere definito prima della fine del corrente mese di gennaio 2007.
La norma si articola prorogando fino al 30 aprile la disposizione di cui all'articolo Pag. 428, comma 1, del decreto-legge 30 dicembre 2005 n. 273, convertito con modificazioni dalla legge 23 febbraio 2006 n. 51. Tuttavia, non si è tenuto conto che questo articolo 28, benché nella rubrica si parli di assunzioni di personale del Ministero degli affari esteri, è riferibile a tutte le amministrazioni pubbliche richiamate nelle tabelle 1 e 2 allegate al decreto del Presidente della Repubblica 6 settembre 2005.
Quindi, senza il nostro emendamento e senza la limitazione in esso contenuta, che fa riferimento specificamente all'assunzione di personale del Ministero degli affari esteri, questa norma poteva essere applicata ad una serie di amministrazioni pubbliche, creando pertanto un notevole scompiglio sul piano applicativo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, questo emendamento di fatto limita la proroga riferita alla possibilità di assumere personale che, altrimenti, potrebbe essere considerata in senso lato una sorta di sanatoria di precari, anche se stiamo parlando di dirigenti, per i quali non vige l'obbligo di assunzione tramite concorso.
Pertanto, tale indicazione appare assolutamente condivisibile, in quanto chiarisce un articolato che avrebbe potuto avere un'applicazione ben più estesa.
Oltretutto, bisogna anche fare una considerazione più di carattere generale e che esce un po' dalla mera tecnica. Questa misura, cosiddetta mille proroghe, va contro le indicazioni espresse in finanziaria relative allo spoil system. In questo caso, andiamo a prorogare i termini e, quindi, a consentire il mantenimento di personale, tra l'altro, senza questo emendamento, in maniera anche abbastanza vaga; in altri casi, invece, abbiamo visto che, laddove c'è personale che non rientra nelle grazie dell'attuale Governo, si attua uno spoil system, che, più volte, si è estrinsecato, di fatto, in un licenziamento per legge e, quindi, d'ufficio, senza possibilità nemmeno di ricorso al TAR.
Nel condividere questo emendamento, sul quale esprimeremo quindi un voto favorevole, rileviamo una sorta di schizofrenia, alla quale dobbiamo abituarci e metterci con il cuore in pace, che vede, da una parte, iniziative di carattere generalista a favore di amici e, dall'altra, iniziative più che restrittive e che vanno oltre il buon senso, come abbiamo visto, spesso, in finanziaria, in caso di spoil system.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 1.308, accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 424
Votanti 423
Astenuti 1
Maggioranza 212
Hanno votato
421
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che i deputati Affronti, Oppi e D'Agrò non sono riusciti ad esprimere il proprio voto e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Giovanardi 1.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.

GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, voglio anzitutto aggiungere la mia firma a questo emendamento. In realtà, non si comprende quale sia la logica di attesa del riordino del Consiglio nazionale delle ricerche e si parli di una durata in carica dei direttori degli istituti del predetto ente fino al 30 giugno - data, quindi, piuttosto prossima - e, poi, si sospendano le procedure concorsuali destinate al rinnovo dei predetti incarichi.Pag. 5
Ci sembra che la sistemazione del CNR debba essere oggetto di un provvedimento a parte, che tenga conto delle corrette scansioni temporali, e non di un provvedimento tampone, come questo; tra l'altro, in tal caso, non si tratta neanche di una proroga dei termini, in quanto non si va a prorogare alcun termine, ma si indica che i direttori degli istituti restano in carica fino al 30 giugno 2007, creando, così, un contesto di difficile comprensione, sia sul piano della semplice lettura, sia su quello della sostanza. Cosa si vuole fare del CNR, attraverso questa semplice proroga al 30 giugno, riguardante la permanenza in carica dei direttori degli istituti e per quale ragione si debbano bloccare i concorsi, quando c'è bisogno di forze nuove e giovani, che entrino in questo organismo, che è uno dei principali organismi relativi alla cultura del nostro paese? Mi sembra, quindi, che questa norma possa trovare migliore collocazione in un provvedimento più ampio e debba essere espunta con l'accoglimento dell'emendamento Giovanardi, al quale, ripeto, intendo aggiungere la mia firma.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà.

CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, vorrei segnalare, ancora una volta, il distacco che esiste tra le parole, gli impegni e la propaganda di questo Governo e di questa maggioranza (che, giustamente, hanno sottolineato come la ricerca in Italia vada rilanciata, come il nostro sia un paese nel quale le forze giovani, i ricercatori e gli ingegneri più brillanti facciano fatica ad entrare nel sistema della ricerca, per cui sono costretti ad emigrare all'estero, e come tutto questo sia uno scandalo) e la realtà. Infatti, quando ci sono procedure concorsuali in atto, mirate proprio ad inserire, nell'ambito della ricerca, energie di persone capaci e preparate, che, per merito, dovrebbero alimentare la ricerca italiana, il Governo cosa fa? Il Governo blocca, in maniera traumatica e al limite della legittimità, queste procedure concorsuali, intervenendo sul CNR, conferma lo status quo - «todos caballeros», che siano bravi o non lo siano, che siano capaci o incapaci, che siano preparati oppure no -, con il solito favore rispetto alla situazione di fatto, e rimanda la realizzazione di tutto quello che ha affermato in questi mesi, dando un colpo, spero non mortale, alla ricerca italiana.
Non si capisce perché queste procedure concorsuali non debbano proseguire, non si capisce perché chi ha capacità e merito non debba ricoprire incarichi di responsabilità.
Chi boccia questo emendamento dimostra, ancora una volta, che, al di là della propaganda, la vostra intenzione è quella conservatrice di confermare le cose così come stanno e di non portare nessun elemento di novità nella ricerca, che non è burocrazia e non è impiego statale. Non si vince un posto a trent'anni e si resta lì fino a settanta se non si produce niente, se non si innova niente e se non si dimostra, come in tutti i paesi del mondo, che la qualifica di ricercatore non è un timbro su un pezzo di carta, ma è la realtà per cui qualcosa di utile viene compiuto per la società e per la ricerca pura e applicata.
Il precedente Governo si era mosso in questa direzione e voi, anche in questo campo, siete tornati ad una restaurazione che rischia di colpire al cuore la ricerca italiana.

PRESIDENTE. Onorevole Giovanardi, poiché lei aveva già preso la parola, non l'ho interrotta, ma ho il dovere di farle presente che lei era già intervenuto sul complesso degli emendamenti. Quindi, in teoria, non avrebbe potuto prendere la parola su questo emendamento, ma vi è stato un errore della Presidenza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, vorrei fare presenti due questioni, una di forma e l'altra di sostanza.
Per quanto riguarda la questione di forma, senza questo emendamento si demanda Pag. 6al Governo la facoltà di intervenire in questa materia in maniera disorganica, con semplici regolamenti. Spesso e volentieri, abbiamo sentito dai banchi della maggioranza grandi dichiarazioni di intenti in materia di ricerca, ossia in una materia importante per il nostro paese. Su questo aspetto siamo d'accordo tutti. Però, quando si passa dalle parole ai fatti, questi sono i risultati.
È stato giustamente evidenziato poc'anzi come, nei fatti, anziché procedere in maniera organica, con una legge - se vogliamo -, al riordino della materia, si preferisca soprassedere e lasciare le cose come stanno, da un lato, e, dall'altro lato, non si interviene nella maniera corretta, ossia con un disegno di legge. Questo è ciò che avviene dal punto di vista della forma.
Non riteniamo opportuno, pertanto, che, su una materia così importante, sia sufficiente intervenire tramite regolamento, ma riteniamo che lo si debba fare, in maniera chiara e corretta, una volta per tutte, con un disegno di legge organico.
Ciò detto, veniamo alla sostanza. A fronte delle chiacchiere e delle dichiarazioni roboanti di intenti, per cui si continua a ripetere che la ricerca è il futuro di questo paese - siamo d'accordo tutti -, non si arriva a concretizzare tali dichiarazioni.
I concorsi vengono bloccati e vengono mantenute le situazioni così come sono, prorogandole. Mi devo ripetere, quindi, rispetto a quanto ho detto rispetto all'emendamento precedente. Probabilmente, si preferisce tenere qualche amico al suo posto, laddove, invece, in altri casi, si è proceduto, con assoluta rapidità, ad eliminare chi non è amico degli amici.
Siamo contrari a questo modo di procedere e al principio base di questo decreto-legge «mille proroghe», nel quale, al di là del fatto che, spesso e volentieri, i termini vengono prorogati solo per necessità e per incapacità di intervenire, sono state inserite disposizioni che «c'entrano come i cavoli a merenda».
Dunque, nel dichiarare il nostro voto favorevole su questo emendamento, continuiamo ad evidenziare questa schizofrenia della maggioranza, che procede in maniera assolutamente confusa semplicemente per perseguire i propri interessi di bottega.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo per chiedere di sottoscrivere quest'emendamento e rivolgere un appello agli onorevoli colleghi.
Stiamo parlando del Consiglio nazionale delle ricerche. Stiamo parlando di un argomento di grandissima attualità. Stiamo parlando della fuga dei nostri cervelli, dei nostri luminari, dei nostri uomini di scienza dall'Italia.
Quindi, prorogare i direttori fino al 30 giugno 2007 e sostenere che sono sospese le procedure concorsuali destinate al rinnovo dei predetti incarichi è un controsenso! Bisognava scrivere (chi ha scritto quest'emendamento, forse, era in preda ai fumi dell'alcol) che, in attesa che le procedure concorsuali vengano effettuate, si concede la proroga fino al 30 giugno e non viceversa.
Vi invito a riflettere. Poi non andiamo fuori dell'aula e sui mass media a batterci il petto e a dire che i nostri ricercatori vanno via, se non votiamo questo emendamento! Ci assumiamo la responsabilità politica di far fuggire i nostri luminari ed i nostri scienziati, e creiamo un caos nel Consiglio nazionale di ricerca.
Ecco perché vi invito a riflettere sulla possibilità di votare su questo emendamento, che è serio ed importante.

GREGORIO FONTANA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GREGORIO FONTANA. Signor Presidente, poco fa, il segretario incaricato del controllo delle tessere di votazione, ha ritirato la mia tessera di Forza Italia; non penso che debba essere presa dagli uffici della Camera...Pag. 7
Vorrei che, gentilmente, mi fosse restituita.

PRESIDENTE. Non ho capito, onorevole Fontana, le chiedo scusa...

ANTONIO LEONE. La tessera del partito!

PRESIDENTE. Le è stata ritirata la tessera del partito?

GREGORIO FONTANA. Sì, Presidente; peraltro, sono responsabile del tesseramento del partito. Mi hanno portato via la tessera di Forza Italia. Ripeto: vorrei che mi fosse restituita.

PRESIDENTE. Ma lei è solito votare con la tessera di Forza Italia...?

GREGORIO FONTANA. No, Presidente, ma era qui ed è stata presa.

PRESIDENTE. Onorevole, Fontana, le verrà restituita quanto prima.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Lei mi ha anticipato, Presidente, ma volevo sapere, per la certezza delle nostre votazioni, se sia cambiata la norma, perché anche noi abbiamo qualche tessera con la quale possiamo votare...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Giachetti. Adesso, però, proseguiamo nei nostri lavori.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanardi 1.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 461
Votanti 458
Astenuti 3
Maggioranza 230
Hanno votato
213
Hanno votato
no 245).

Passiamo agli identici emendamenti Giovanardi 1.7 e Boscetto 1.8.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro rivolto dal relatore.

GABRIELE BOSCETTO. No, signor Presidente, insisto per la votazione del mio emendamento e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, abbiamo già spiegato le ragioni per le quali questo emendamento, anche di fronte alla reiezione di quello soppressivo, giustifica una soppressione parziale. Se è vero, infatti, che si vuole risolvere la problematica entro il 30 giugno 2007, allora si possono portare avanti parallelamente le procedure concorsuali destinate al rinnovo dei predetti incarichi.
Se, invece, la data del 30 giugno 2007 è stata fissata sapendo che i tempi saranno molto più lunghi e, conseguentemente, la conferma dei direttori degli istituti sarà a tempo indeterminato, allora si giustificherà anche la sospensione delle procedure concorsuali.
Se la norma è « leale » e si sa che entro il 30 giugno 2007 si esaurirà quella fase che riguarda la situazione di quel personale di altissimo livello, allora bisognerà lasciare che i concorsi vadano avanti perché sarà già di per sé difficile portare a termine quei concorsi entro il 30 giugno 20007. Se, invece, tali concorsi fossero sospesi, i giovani e bravi ricercatori, i bravi scienziati che potrebbero portare linfa vitale al CNR, dovrebbero rimanere a casa oppure andare all'estero.

Pag. 8

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Giovanardi 1.7 e Boscetto 1.8, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 467
Votanti 466
Astenuti 1
Maggioranza 234
Hanno votato
217
Hanno votato
no 249).

Prendo atto che il deputato Simeoni non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giudice 1.320, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 475
Votanti 438
Astenuti 37
Maggioranza 220
Hanno votato
182
Hanno votato
no 256).

Prendo atto che il deputato Simeoni non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Paolo Russo 1.310 e D'Agrò 1.315.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO. Signor Presidente, gli identici emendamenti in esame fanno riferimento ad una situazione discriminante, che riguarderebbe sia gli studenti della facoltà d'ingegneria che conseguiranno la laurea secondo l'ordinamento vigente prima della riforma universitaria, sia tutti quei laureati che non sosterranno l'esame di Stato prima della scadenza del periodo transitorio dettato dalla legge n. 170 del 2003. È evidente che vi è una condizione di lampante disparità di trattamento tra chi conseguirà l'abitazione professionale prima della scadenza di detto periodo transitorio e chi, pur appartenendo allo stesso ordinamento ed avendo seguito un identico percorso formativo, sarà equiparato ai futuri laureati del nuovo ordinamento che, come si sa, seguono un percorso didattico completamente diverso.
Le ragioni addotte dagli studenti e dai laureati del vecchio ordinamento sono state più volte evidenziate sia con civili proteste di piazza sia con numerose petizioni - portate a conoscenza del Ministero dell'università e della ricerca, che è stato così reso partecipe di quelle iniziative - con le quali sono state raccolte circa sessantamila firme di appoggio a quella legittima istanza.
Gli stessi ordini degli ingegneri di Firenze, Pisa, Vicenza, Napoli, Bologna e Teramo si sono espressi in linea con quest'orientamento. Si tratta, quindi, di salvaguardare migliaia di studenti che in questa fase transitoria vedrebbero non solo vanificati i loro studi, ma addirittura deprezzati anche i loro sacrifici qualora non fosse prevista un'adeguata misura che li tuteli in ottemperanza alla scelta iniziale operata in merito alla propria carriera universitaria.
Questa situazione rappresenta un'evidente violazione del diritto all'equità di trattamento, richiamato più volte come fondamento dell'azione legislativa ed amministrativa italiana. Credo sia giusto, quindi, estendere a tutti i laureati la possibilità di sostenere l'esame di abilitazione secondo le vecchie modalità, a prescindere dal momento in cui essi si laureeranno.
In questo senso, l'emendamento proposto consente una più ampia comprensione Pag. 9di questo percorso. Anche se esso, evidentemente, non risolve del tutto il problema, offre comunque un'opportunità abbastanza esaustiva, consentendo a tutti gli studenti di continuare il loro ultimo e breve percorso in una condizione di serenità e senza ulteriori disparità di trattamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Onorevole D'Agrò, lei ha chiesto di intervenire. Tuttavia, come già facevo notare all'onorevole Giovanardi, lei sa che l'articolo 85 comma 7 del nostro regolamento stabilisce che non possono effettuare interventi per dichiarazione di voto i presentatori dell'emendamento, subemendamento o articolo aggiuntivo che siano già intervenuti nella discussione sull'articolo. Quindi, purtroppo, non posso darle la parola.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento e rivolgere un ulteriore appello ai colleghi laureati o che hanno figli laureati o laureandi.
Come è possibile pensare che chi abbia seguito i suoi corsi di studi con un vecchio piano di studi debba sostenere l'abilitazione in maniera completamente diversa, con un nuovo ordinamento? È questo il problema. Noi sosteniamo che, a prescindere dal 2010, 2008 o 2011, chi abbia seguito i corsi di studi con il vecchio ordinamento, con vecchi programmi, deve sostenere l'abilitazione sulla base di quei programmi, non con nuovi programmi che non sono consoni alla sua preparazione. È questo il problema. Ragionate un momento. In questo caso noi non incidiamo in alcun modo sul bilancio. Diciamo che chi ha seguito un corso di studi ben preciso deve sostenere l'abilitazione per quel corso di studi. Questo è l'appello che vi rivolgo. Pensateci prima di esprimere un voto contrario a questo emendamento. Fate una riflessione. Se avete dei figli che hanno studiato con il vecchio ordinamento, riflettete sul fatto che si troveranno in difficoltà a sostenere un'abilitazione con corsi completamente diversi, che non hanno avuto la possibilità di frequentare durante i loro lavori universitari.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Formisano. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, intervengo per chiedere di aggiungere la mia firma all'emendamento ed anche per motivare la mia decisione. Se esistono oggi due laureati in ingegneria - vecchio ordinamento e nuovo ordinamento - non si capisce perché l'esame di abilitazione debba essere equiparato. Credo si tratti di una disparità di trattamento palese nei confronti di studenti, che hanno iniziato un percorso con il vecchio ordinamento e che giustamente devono arrivare all'esame di abilitazione così come sapevano all'inizio del corso di studi. Questo significherebbe cambiare le regole del gioco durante la partita.
Noi non accettiamo questo tipo d'impostazione e riteniamo giusto, invece, che ci siano due diversi tipi di esame, conseguenti a due moduli di studio diversi. L'ingegnere del vecchio ordinamento ha seguito studi di un certo tipo, l'ingegnere del nuovo ordinamento ha seguito un corso di studi diverso, tanto più che gli ingegneri del nuovo ordinamento possono anche fermarsi al triennio e non proseguire nel biennio successivo. Quindi, sono intervenuta per sostenere con forza questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Folena. Ne ha facoltà.

PIETRO FOLENA. Signor Presidente, la questione posta dai colleghi e dalle colleghe con questo emendamento è reale, tanto è vero che, rispetto al testo originario, la Commissione affari costituzionali ha già operato un primo passo con una proroga per l'anno successivo, per il 2008. Sarei però dell'opinione che sarebbe molto utile se arrivassimo almeno ad un compromesso, Pag. 10che avrebbe il significato di arrivare ad un triennio, fino al 2009, come suggerisce l'emendamento successivo, presentato anche da me e dalla collega De Simone.
Bisogna infatti obiettivamente prevedere, considerando anche l'iter possibile della legge che riforma gli ordini professionali, un tempo congruo che non si presti ad una possibile nuova proroga. Già negli anni passati sono intervenute diverse proroghe, che hanno reso molto instabile la condizione di questi studenti iscritti secondo il vecchio ordinamento. Pertanto, tre anni sono un tempo che permette, credo ragionevolmente, di terminare gli studi secondo il vecchio ordinamento e di sostenere gli esami per l'ingresso negli ordini professionali, anche secondo il corso degli studi precedente alla riforma universitaria intervenuta qualche anno fa.
Il mio invito, quindi, è quello di considerare positivamente gli emendamenti successivi, che potrebbero rappresentare un buon punto di incontro tra maggioranza e opposizione in ordine ad una problema reale che esiste nell'università italiana.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.

CESARE CAMPA. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere con forza gli emendamenti in discussione, di cui l'intervento dell'onorevole Folena conferma la bontà. Collega Folena, dobbiamo esprimere voto favorevole su tali emendamenti, perché non si crei disparità di trattamento e per compiere un atto di giustizia nei confronti di questi cittadini.
Certo, potremo anche ragionare in merito a quanto lei dice, se il Parlamento sarà sordo rispetto alla suddetta tematica che, secondo me, deve trovare accoglimento nella votazione di questi emendamenti.
Condividendo quanto lei afferma, potremmo convenire in seconda battuta, ma, se risolviamo il problema prima, tanto meglio! Quindi, onorevole Folena, la invito ad esprimere voto favorevole sugli emendamenti in discussione, come farò io.

SESA AMICI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SESA AMICI, Relatore. Signor Presidente, come ricordato dal collega Folena, in Commissione su tale tema si è manifestata una certa sensibilità; si è voluto dare conto di un corso di laurea contraddistinto da regole diverse da quelle previste dalla legge Moratti al punto che il termine del 2008 era stato prorogato di un anno, modificando il testo del Governo.
A nome dell'intera Commissione, invito a ritirare gli emendamenti in esame, mentre, nell'ipotesi di prevedere almeno una fase triennale, che rappresenterebbe un elemento di concretezza, la Commissione, modificando il parere precedentemente espresso, ne esprime uno favorevole sugli identici emendamenti Folena 1.301, Paolo Russo 1.311 e Meloni 1.316, nei quali la data del 2009 si colloca nel contesto di una fase triennale. Pertanto, invito i colleghi a ritirare gli emendamenti Paolo Russo 1.310 e D'Agrò 1.315, altrimenti il parere su di essi sarebbe contrario, mentre, ripeto, la Commissione si esprime favorevolmente nei confronti degli identici emendamenti Folena 1.301, Paolo Russo 1.311 e Meloni 1.316.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, ringrazio il collega Folena e la relatrice. Certamente, converremo sull'approvazione dell'emendamento successivo che individua nel 2009 la soluzione di questa problematica, ma sappiamo anche che la fase dell'esame di Stato è talvolta estremamente complessa: spesso tale esame deve essere ripetuto più di una volta. Pertanto, ci pare più congruo l'emendamento in discussione. Inoltre, forse sarebbe stato preferibile individuare Pag. 11una formula - certamente abbiamo sbagliato anche noi a non proporre un emendamento in tal senso - che non fissasse un limite temporale, ma che consentisse a tutti i laureati, legittimamente laureati o ancora iscritti in un corso di studi secondo il vecchio sistema, di dare l'esame di Stato una, due, tre, quattro volte, quanto la loro abilità o la fortuna consente loro di fare, fino a quando non riescano a superarlo ed a cambiare la propria posizione nella vita.
Insisto quindi perché il termine di cui oggi discutiamo sia il più ampio possibile e venga pertanto approvato l'emendamento Paolo Russo e altri 1.310, che prevede il 2010.
In caso contrario, sono sicuramente d'accordo con l'emendamento successivo Folena 1.301, identico a quello Paolo Russo, Boscetto e Santelli 1.311.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Boscetto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, innanzi tutto vorrei fare una considerazione procedurale. Quando l'opposizione argomenta in maniera corretta una propria posizione e la maggioranza ne presenta una simile, è prassi che quest'ultima inviti l'opposizione a non proseguire, incaricandosi di portare avanti la proposta emendativa. Tuttavia, non è proprio così che si dovrebbe fare. Infatti, se una posizione è corretta, allora si dovrebbe chiudere la questione e votare comunque a favore. Forse noi siamo all'antica, ma ragioniamo di sicuro in maniera più semplice.
Venendo poi al merito, vi sono due considerazioni distinte da fare su questi emendamenti identici in esame: una relativa agli studenti tuttora in corso e che stanno completando il ciclo di studi con il vecchio ordinamento e l'altra per quelli che lo hanno già completato.
Infine, vorrei fare una considerazione di carattere generale sugli effetti della riforma dal punto di vista della qualità dei nuovi laureati con il nuovo ordinamento. Innanzitutto, bisogna tener conto che chi ha iniziato con il vecchio ordinamento, oggi ha difficoltà oggettive a completare il ciclo di studi. Infatti, mancano talvolta i corsi in quanto i professori non li preparano nuovamente per gli esami che sono stati eliminati. Dunque, gli studenti di cui stiamo parlando devono fare un esame senza avere la possibilità di ripetere il ciclo di lezioni. Il numero di esami è inoltre limitato e, quindi, trovano difficoltà nella ripeterli durante l'anno. Capita spesso che, se se ne «buca» uno, occorre aspettare l'anno dopo. Dunque, inevitabilmente si allungano i tempi per completare il ciclo di studi con il vecchio ordinamento.
Bisogna pertanto tener conto anche di queste difficoltà oggettive e fare delle considerazioni specifiche riguardo il differente tipo di università: un conto è il Politecnico di Milano, altro conto è un politecnico da un'altra parte. Chiudere un ciclo di studi svolto con il vecchio ordinamento al Politecnico di Milano - ve lo assicuro - è difficile: lo sappiamo per conoscenza diretta.
Un ulteriore discorso da fare è quello relativo all'esame di Stato vero e proprio. Anche in questo caso, se si è completato il ciclo di studi con il vecchio ordinamento, perché non si deve avere la possibilità di sostenere degli esami consoni alla propria preparazione? Perché non si deve tener conto di una preparazione oggettivamente superiore?
Vengo all'ultima considerazione di carattere generale sugli effetti della riforma universitaria e sull'inserimento dei cosiddetti CFU, i crediti formativi. Ora, chi ha scelto di completare l'università con il vecchio sistema, sa bene che prima era molto più difficile rispetto ad oggi. Infatti, adesso l'università è diventata una sorta di liceo. Chi non si laurea oggi con i crediti formativi? Basta infatti avere la pazienza di ripetere qualche volta gli esami, guardarsi su Internet le prove, provare e riprovare e alla fine si passa l'esame. Il risultato è una classe dirigente del paese oggettivamente meno preparata di prima.
Spesso, inoltre, si fa una grossa confusione tra istruzione e cultura. Se da un Pag. 12lato siamo tutti d'accordo che nel nostro paese si ha un numero di laureati inferiore a quello che dovrebbe essere lo standard di un paese civile vero e proprio, dall'altro lato non siamo invece d'accordo che la soluzione sia quella di abbassare il livello di qualità. Purtroppo, questo è ciò che è successo: abbiamo drasticamente abbassato il livello di preparazione.
Il collega Folena sosteneva che dobbiamo mettere mano alla riforma universitaria. Per noi sta bene, ma dobbiamo preparare un percorso veramente selettivo per premiare chi merita. Ciò non vuol dire non premiare anche chi ha buona volontà. Tuttavia, oggi abbiamo troppa gente laureata che viene messa tutta allo stesso livello, non esistendo un sistema di meritocrazia vera e propria.
Purtroppo ciò determina conseguenze negative sull'occupazione, in quanto è un dato di fatto che il titolo crea aspettative: un laureato non assume un lavoro da operaio perché ritiene di possedere un titolo di studio importante. Non vogliamo negare tale importanza, ma se, per così dire, non rimetteremo in sesto il sistema scolastico, conferendo davvero ad esso un minimo di selettività, avremo un sempre maggiore numero di persone insoddisfatte nell'ambito lavorativo. Infatti, se non si è acquisita una forte preparazione, è poi difficile trovare un posto di lavoro: anche sostenendo cento colloqui ed esibendo il titolo di studio, se non si è preparati non si è assunti in quanto, in genere, l'imprenditore assume i giovani preparati, senza considerare il titolo posseduto.
Quindi, interveniamo pure con delle modifiche legislative ma nella direzione giusta, introducendo elementi minimi di selettività (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Paolo Russo 1.310 e D'Agrò 1.315, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 477
Votanti 474
Astenuti 3
Maggioranza 238
Hanno votato
218
Hanno votato
no 256).

Prendo atto che il deputato Laratta non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario; prendo, altresì, atto che i deputati Ceccacci e Paniz non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Folena 1.301, Paolo Russo 1.311 e Meloni 1.316.
Ricordo al riguardo che il relatore ha modificato, da contrario in favorevole, il parere precedentemente espresso; chiedo, dunque, al rappresentante del Governo di precisare se intenda a sua volta modificare il parere già formulato.

GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, il Governo si rimette all'Assemblea.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, esprimo anzitutto un apprezzamento per il dibattito testè svoltosi in Assemblea che ha indotto la relatrice a formulare un nuovo parere, favorevole, sugli emendamenti in esame. La data del 2009 ci sembra congrua, anche se dovrebbe inserirsi in un dibattito più ampio sulla meritocrazia, atteso che bisognerebbe riflettere sulla circostanza in base alla quale gli studenti dei corsi universitari di ingegneria affrontano l'esame di Stato con diversi tipi di preparazione. Ma la questione riguarda anche, oltre agli ingegneri, i geologi, i dottori agronomi, gli architetti; quindi, veramente un'entità numerica di Pag. 13studenti rilevante. È per tale motivo che noi riteniamo che la scadenza del 2007 inizialmente prevista, poi prorogata al 2008 dal testo approvato in Commissione, non avrebbe permesso agli ultimi studenti immatricolati con il vecchio ordinamento universitario di sostenere l'esame di abilitazione secondo la precedente normativa e ciò - ed è il punto importante - neppure se avessero concluso gli studi nel termine della durata legale dei corsi.
Quindi, con l'approvazione di questa proposta si eviterebbe una lampante disparità di trattamento tra chi conseguirà l'abilitazione professionale prima della scadenza del periodo transitorio e chi invece - precedentemente sono state fatte anche delle considerazioni al riguardo -, pur appartenendo allo stesso ordinamento (e in ciò risiede il cuore della disparità) ed avendo seguito un identico percorso formativo, sarà equiparato ai laureati del nuovo ordinamento che seguono un percorso didattico decisamente differente.
È importante rilevare la differenza di tale percorso didattico; consideriamo che la durata media degli studi di ingegneria, nel vecchio ordinamento, si aggira a seconda dell'ateneo, tra gli otto ed i dieci anni: quindi, si tratta di studi sicuramente impegnativi che riguardano migliaia di studenti che si trovano in questa fase transitoria della riforma. Se questa proposta non venisse accolta essi vedrebbero sacrificati e anche deprezzati anni di studio e di sacrifici. Quindi ritengo che questa misura tuteli, in ottemperanza alla scelta iniziale fatta in merito alla propria carriera universitaria, anche proprio una metodologia di studio che poi conduce alla giusta preparazione. Si parla anche di difetto della ricerca e di fuga dei ricercatori; è questo un campo, quello dell'ingegneria, il campo scientifico, che va tutelato e guardato con un occhio di riguardo relativamente alle questioni della preparazione e della meritocrazia. Ma quello che potrebbe sembrare apparentemente un aspetto procedurale tecnico attiene invece al merito perché va proprio ad incidere sulla vita di migliaia di studenti che hanno scelto di impegnarsi in questa disciplina. Quindi penso e spero che questo emendamento venga approvato per eliminare un grave stato di disparità (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO. Signor Presidente, registro una condizione schizofrenica della maggioranza. Essa porta argomenti utili alla tesi rappresentata, secondo cui occorre evitare una condizione di discriminazione nei confronti di migliaia di studenti presso le facoltà di ingegneria. Tale considerazione porta di conseguenza la disponibilità a votare gli identici emendamenti in esame, che prorogano al 2009 l'opportunità di riequilibrare le condizioni di partenza degli studenti.
La questione che pongo, sommessamente ma con fermezza, è la seguente: non si tratta più di migliaia di studenti, perché quelli residuali saranno poche centinaia. Voteremo questi emendamenti che permetteranno di sanare la situazione di migliaia di studenti e lasceremo fuori una «sacca» piccola di qualche centinaio di studenti, più sfortunati degli altri, in condizione di maggiore debolezza, maggiore difficoltà e maggiore incapacità di sostenere le proprie ragioni attraverso un'utile sollecitazione al Parlamento.
Quindi, mentre colgo con piacere e favore la disponibilità della Commissione e del relatore ad esprimere il parere favorevole agli identici emendamenti in esame, mi chiedo per quale ragione discriminante si è voluto, cocciutamente, «bocciare» gli emendamenti precedentemente votati che, viceversa, avrebbero veramente consentito di mettere la parola «fine» a questa vicenda che comporta un elemento di forte discriminazione. Le parole del collega Boscetto mi parevano di buonsenso, prevedendo un percorso senza data che consentisse, senza alcuna discriminazione, agli studenti iscritti con il vecchio ordinamento, di continuare a procedere nel proprio corso di studi e professionale secondo il vecchio ordinamento. Talvolta, però, il Pag. 14buonsenso non prevale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Formisano. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la firma mia e del collega D'Agrò all'emendamento Paolo Russo 1.311, ma anche per evidenziare qualcosa di non chiaro. Non capisco per quale motivo approvare come termine l'anno 2009 e non il 2010. Avere oggi la certezza che, nel 2009, tutti gli ingegneri iscritti al vecchio ordinamento si saranno laureati e potranno svolgere gli esami con il vecchio sistema, significherebbe avere la «palla di vetro», che nessuno in Parlamento può ritenere di avere. Signor Presidente, accettando amaramente la «bocciatura» degli identici emendamenti precedentemente respinti e sottoscrivendo quello in esame scegliamo il «meno peggio».
Chiedo, allora, formalmente un impegno al Governo, affinché nel 2009 vi sia una verifica in modo che tutti gli iscritti alla facoltà di ingegneria del vecchio ordinamento possano sostenere l'esame di iscrizione all'albo con il nuovo metodo. Mi sembra una proposta di buonsenso per andare incontro a quegli studenti che, loro malgrado, si troverebbero a sostenere un esame completamente diverso dal corso di studi sostenuto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, intendo ringraziare i colleghi, soprattutto i colleghi Paolo Russo ed il collega Boscetto che hanno sostenuto, con l'emendamento presentato, ragioni di buonsenso.
Colgo l'occasione anche per ribadire l'atteggiamento, che già il collega Russo ha definito tale, «schizofrenico» da parte del Governo e della maggioranza nel farsi carico dei problemi dell'università e di coloro che la frequentano, soprattutto gli studenti, in una sorta di vacatio per cui mancano direttive precise. La logica vorrebbe che coloro che si sono iscritti secondo modalità previste dal vecchio ordinamento procedessero e definissero il proprio iter universitario secondo le medesime regole.
C'è stata la necessità di alcuni orientamenti ben precisi e di alcune prese di posizione, per definire una situazione regolare in base alla quale fino al 2009 questi studenti possono iscriversi all'albo secondo quanto previsto. Colgo questa occasione per dire che, al di là delle parole, noi siamo ormai abituati in Commissione cultura ad ascoltare una serie di valutazioni di ogni tipo da parte del Governo sulla riforma dell'università.
Occorre procedere sollecitamente a questa riforma, diversificando anche l'approccio alle facoltà scientifiche rispetto a quelle letterarie e ponendosi il problema del titolo di studio e dell'abilitazione alla professione, con metodologie diverse da quelle sostenute finora. Pertanto il mio intervento...

PRESIDENTE. Onorevole Garagnani, dovrebbe concludere.

FABIO GARAGNANI. ... è ovviamente a favore, ma con la consapevolezza che i problemi urgono e non possono essere ulteriormente dilazionati (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raiti. Ne ha facoltà.

SALVATORE RAITI. Molto brevemente, dato che gli emendamenti in esame mi paiono assolutamente condivisibili, desidero sottoscrivere l'emendamento Folena 1.301.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tessitore. Ne ha facoltà.

Pag. 15

FULVIO TESSITORE. Parto da una brevissima considerazione. A me sembra veramente curioso incolpare questa maggioranza e questo Governo di schizofrenia in materia universitaria, quando nella precedente legislatura abbiamo assistito ad una serie di interventi di modifica, che non hanno assolutamente preso in considerazione la possibilità di una verifica di una riforma che era da poco stata messa in cantiere. Nell'interesse stesso di chi voleva cambiarla, sarebbe stato opportuno attendere dei risultati e poterli verificare in modo criticamente consapevole. Da un altro punto di vista, non abbiamo alcuna difficoltà a riconoscere la necessità di interventi di carattere organico e sistematico in materia universitaria, tanto che anche su questo provvedimento la VII Commissione ha ribadito il punto, sulla base di una proposta che è venuta dalla maggioranza.
Nel punto specifico, vorrei ricordare che il vecchio ordinamento è ormai «disattivato», salvo per quelli che erano in corso da nove anni con la scadenza del 2009. Se ci saranno persone che non riusciranno a laurearsi entro il 2009, qualche problema ci sarà. Credo che ogni intervento di carattere legislativo deve porre un confine, per non determinare una situazione di incertezza e di precarietà e, questa volta veramente, di schizofrenia. Ecco perché si appoggia questo intervento, che ha esteso il termine del 2007 al 2009.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Folena. Ne ha facoltà.

PIETRO FOLENA. Colleghi, la questione non è fare una specie di mercato sullo spostamento del termine di scadenza di un anno. Un conto sarebbe stato, come ha detto il collega Boscetto, una norma che non prevedeva limiti temporali. Già nella scorsa legislatura - il collega Tessitore elegantemente lo ha ricordato un attimo fa - si era proceduto con la medesima logica di una proroga indicando degli anni. Non si è seguita quella filosofia neanche in queste ore: nessun collega - è stato riconosciuto schiettamente dal collega Boschetto - ha proposto un'altra soluzione, che forse insieme avremmo dovuto prendere in considerazione.
Credo però che la collega Formisano abbia suggerito una via, che ci permette di non considerare questo come una specie di voto punitivo. Noi inseriamo una norma che per il 2009 dovrebbe dare, a mio modo di vedere, dai dati che ho, dalle considerazioni che si possono fare, una certezza sul fatto che il problema si risolve. Contestualmente possiamo preparare un ordine del giorno da votare prima del voto finale, che impegni il Governo, nell'eventualità che nel 2009 rimangano dei significativi problemi, a studiare le soluzioni per risolvere quei problemi.
Credo che la votazione di questo emendamento, per le ragioni dette da tanti colleghi della maggioranza e dell'opposizione, permetta sostanzialmente di chiudere questa vicenda.

AMERICO PORFIDIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, dichiaro di voler sottoscrivere anch'io questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Folena 1.301, Paolo Russo 1.311 e Meloni 1.316, accettati dalla Commissione e sui quali il Governo si rimette all'aula.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 474
Votanti 458
Astenuti 16
Maggioranza 230
Hanno votato
456
Hanno votato
no 2).Pag. 16

Prendo atto che il deputato Poretti ha erroneamente espresso un voto contrario mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Cota 1.304 e 1.600 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, secondo noi questo è un emendamento importante e, quindi, leggo velocemente di cosa si tratta e, poi, lo spiegherò meglio. Con questo emendamento intendiamo sopprimere una norma, introdotta in Commissione in seguito alla presentazione di un emendamento da parte dell'onorevole Adenti, con cui si riapre al 31 marzo il termine entro cui i lavoratori chiamati a ricoprire funzioni pubbliche elettive ed anche cariche sindacali possono presentare la domanda di accredito della contribuzione figurativa per i periodi anteriori al gennaio 2005. È evidente che la relativa previsione può apparire, come di fatto è, come una norma di favore per il ceto politico e sindacale; pertanto con l'emendamento 1.304 eliminiamo questa possibilità. A nostro avviso, questo è molto importante anche per dare un segnale chiaro.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 12,05)

MASSIMO GARAVAGLIA. Spesso la maggioranza ha demagogicamente inserito alcune norme per ridurre i costi della politica. Tutto ciò ci può anche trovare d'accordo - il problema dei costi della politica è sentito soprattutto dalla popolazione in maniera molto forte e, quindi, a tale riguardo possiamo trovare diversi punti di intesa -, ma nel caso di specie si andava, paradossalmente, a riaprire la possibilità di contribuzione figurativa per gli anni antecedenti. Evidentemente, era una stortura del concetto di proroga, era un favore ad una casta, che è giusto eliminare, anche per dare un segnale chiaro non solo al Paese ma anche - è questa un'ulteriore riflessione che mi sentivo di fare ai colleghi - alla classe politica e sindacale, soprattutto ai giovani.
Infatti, se dessimo l'idea, soprattutto ai giovani che fanno politica, che potranno continuare a vivere solo con tale attività, non faremmo un bene a questi ragazzi. Quando la carica elettiva finisce - perché, se così è, deve finire, dato che la politica è normalmente transitoria, tranne in casi eccezionali -, se questi ragazzi si trovano i contributi pagati e, poi, non hanno un mestiere, saranno obbligati a rimanere in politica; tale fatto, poi, li metterà nelle condizioni di dover accettare qualsiasi compromesso pur di rimanerci. Quindi, la nostra non è solo una riflessione nei confronti dei costi della politica; si vuole dare un segnale per far comprendere che la politica è un servizio. Fino a prova contraria, ministro vuol dire servitore: spesso in questa sede lo dimentichiamo pensando che la politica sia un mestiere. Di conseguenza, consideriamo questo un segnale molto importante per sottolineare che la politica non è un mestiere ma un servizio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Adenti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO ADENTI. Signor Presidente, anche il gruppo dei Popolari-Udeur aderisce alla proposta emendativa soppressiva - ci eravamo attivati in tale senso già in Commissione -, relativamente al comma 6-bis, che riapre i termini per il versamento dei contributi figurativi per i politici che hanno ricoperto cariche elettive e per i sindacalisti.
Ci rendiamo conto che si tratta sicuramente di un provvedimento ai limiti dell'ammissibilità - come sottolineato anche dal Presidente - e, forse, dell'opportunità. In ogni caso, occorre fare alcune precisazioni nel merito, anche per superare qualche pregiudizio che emerge nel momento in cui vengono coinvolti dei politici.Pag. 17
Innanzitutto, in materia, non è la prima volta che si prorogano dei termini, ma soprattutto non mi risultano dei costi a carico della collettività; infatti, è a carico del soggetto interessato il pagamento dei contributi figurativi. Essi, in particolare, ammontano - per chi non lo sapesse - all'8,89 per cento su un imponibile fino a 36.200 euro e al 9,89 per cento oltre i 36.200 euro. Quindi, per queste motivazioni, sono veramente inaccettabili ed anche ingiustificate nel merito le posizioni aderenti alla linea sostenuta dalla Lega Nord, secondo cui si tratterebbe di un presunto aumento dei costi della politica. Rendiamoci conto che non si tratta di un regalo economico fatto ai politici o, comunque, ai sindacalisti, ma di una nuova opportunità per coloro che, soprattutto a causa di dimenticanze, non hanno provveduto ad effettuare i versamenti dovuti nei tempi previsti.
Ci rendiamo conto che forse, in questo momento, il clima non è adatto per portare avanti un provvedimento di tal genere e quindi, con il buon senso che ci contraddistingue, aderiamo alle sollecitazioni provenienti dall'intera Commissione I votando a favore della proposta emendativa soppressiva.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.

GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, sono piuttosto stupito dal fatto che il collega Adenti, dopo aver presentato un emendamento così impegnativo, accetti adesso di votare la proposta emendativa soppressiva; se egli credeva nella bontà dell'emendamento, doveva sostenerlo in questa sede.
La vera verità è che l'emendamento è ai limiti dell'ammissibilità sotto due profili: un primo profilo riguarda la non pertinenza all'oggetto del decreto-legge, la quale, forse, può rinvenirsi - e credo che così sia stato fatto dal Presidente Bertinotti - nel fatto che nella rubrica si parla di proroga di termini in materia di personale, professioni e lavoro. Quindi, il dato oggettivo fornito dal termine «lavoro» può far parte di un emendamento di questo genere, ma trattandosi di una situazione particolare, da noi ben conosciuta, ci troviamo ai limiti dell'ammissibilità - lo ripeto - relativamente all'oggetto.
Riguardo alla logica di questo provvedimento - volto a prorogare dei termini: lo sappiamo perché non si parla d'altro, è scritto dappertutto, anche se in seguito avremo modo di ripetere questi concetti - non ci troviamo, nel caso specifico, dinnanzi alla proroga di un termine, ma abbiamo a che fare con un termine ampiamente scaduto che viene «aperto» ex novo per consentire determinati adempimenti.
La posizione del gruppo di Forza Italia è quella di accogliere l'emendamento soppressivo Cota 1.304; nel contempo verrà precluso il successivo mio emendamento 1.312 che avrei, comunque, ritirato. Con tutto ciò non si vuol significare che non si può realizzare, nell'ambito di un provvedimento legislativo ordinario, quello che il collega Adenti ha sottoposto all'attenzione di questa Assemblea.
Non va bene che si introduca una norma di questo genere, che sembra - e forse lo è - una norma di privilegio per i politici, nell'ambito della conversione di un decreto-legge, ma nulla vieta che, in un più ampio contesto, comprendendo anche altre categorie che possono essere decadute da diritti analoghi, per le quali potrebbe aprirsi la possibilità di esercitarli, non si possa arrivare alle stesse conclusioni, sempre comunque senza forzare il contenuto di un decreto-legge con degli emendamenti. Questo lavoro potrebbe essere svolto dalla Commissione competente, la quale potrebbe tener conto di questa ma anche di altre situazioni simili, per giungere a conclusioni che siano accettate da tutti i cittadini, che, al contrario, vedrebbero con l'accoglimento di questo emendamento una situazione discriminatoria a favore dei politici.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

Pag. 18

MARCO BOATO. Signor Presidente, non avrei chiesto di intervenire se non avessi ascoltato, con il rispetto che egli sa che ho per lui, l'intervento del collega Boscetto, ma questa volta dissentendo, non solo nel merito, come è normale quasi sempre tra maggioranza ed opposizione, ma anche nel metodo. Il collega Boscetto ha lanciato una critica pesante, sia pure sempre garbata nella forma, come è suo costume, al collega Adenti, il quale, originariamente, aveva presentato in Commissione questo emendamento, che era stato approvato dalla Commissione stessa. C'è poi stato un ripensamento collegiale, tant'è vero che la Commissione ha poi presentato l'emendamento 1.600, che sopprimerà il comma 6-bis. Invece di rivolgere un attacco al collega, da parte sua avrei detto che il dialogo ed il confronto parlamentare, in questo caso, come del resto nel caso dell'emendamento precedente, appena votato, servono ad ottenere un risultato.
La norma in sé francamente non ha nulla di scandaloso e, come lei sa, come qualche giornale, mi sembra Il Sole 24 ore, ha ricostruito, ci sono numerosi precedenti di norme di questo tipo, perché non siamo di fronte ad un privilegio, ma semplicemente ad una riapertura dei termini per coloro che banalmente avessero dimenticato di presentare la domanda tempestivamente.
Poiché casi di questo genere si sono già verificati in passato ed anche in epoca più recente, il collega Adenti aveva sottoposto la questione alla Commissione e poi ha convenuto con la stessa di sopprimere comunque comma in questione, per togliere qualunque sospetto di privilegio. Il collega Garavaglia poco fa è intervenuto al riguardo. Incauta venenum, collega Boscetto, ma detto con altrettanto garbo, lei non ha presentato emendamenti soppressivi, ma ha presentato il successivo emendamento, che, anziché cancellare la norma, addirittura ne allargava la portata. Mentre l'originario emendamento presentato dal collega Adenti stabiliva la data del 31 marzo del 2007, lei proponeva di estenderla fino al 30 giugno. Il dialogo parlamentare ha spinto anche lei ad un ripensamento. Lei ha detto poco fa che se voteremo l'emendamento della Commissione, l'altro sarà precluso, ma che in ogni caso lei lo avrebbe ritirato. Ciò vuol dire che comunque un ripensamento da parte sua c'è stato e ne prendo atto positivamente.
In conclusione, annuncio il voto favorevole dei Verdi sugli identici emendamenti Cota 1.304 e 1.600 della Commissione.

PRESIDENTE. Peccato non mettere a frutto questa cortesia e questo dialogo così raffinato, per poter accelerare l'approvazione di tutti gli emendamenti e poter arrivare alla conclusione del nostro provvedimento (mi sembra un clima adatto)...!

MARCO BOATO. Era l'unico mio l'intervento, signor Presidente.

PRESIDENTE. Salutiamo due scolaresche in visita, presenti in tribuna: gli studenti e gli insegnanti della scuola media Francesco Redi di Granacci Bagno a Ripoli e dell'istituto statale di istruzione secondaria superiore Nicolò Machiavelli di Firenze (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo per preannunciare che il gruppo dell'Italia dei Valori voterà, ovviamente, a favore di questi identici emendamenti. Noi non siamo così sicuri che la disposizione, di cui gli identici emendamenti in discussione chiedono la soppressione, sia, in realtà, priva di costi, semplicemente perché le percentuali che il collega ha citato in precedenza, soprattutto se riferite al passato ed a causa dei meccanismi di calcolo che introducono, apparentemente sembrano a carico dell'interessato, ma in realtà si traducono in una situazione così onerosa che indurrà il Parlamento ad intervenire sul problema delle pensioni. Con la citata disposizione si attribuirebbero privilegi ancora una volta ai politici che in passato si sono «scordati», Pag. 19come si dice, di fare quanto la norma sui contributi figurativi richiedeva.
Italia dei Valori è, dunque, assolutamente contraria a questo modo di fare politica, per cui voterà a favore della soppressione della richiamata disposizione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Cota 1.304 e 1.600 della Commissione, accettati dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 464
Votanti 463
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato
460
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che il deputato Cassola ha espresso erroneamente un voto contrario, mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole. Avverto che a seguito dell'approvazione degli identici emendamenti Cota 1.304 e 1.600 della Commissione risulta precluso l'emendamento Boscetto 1.312.

GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, vorrei ricordare che il relatore ha formulato un invito al ritiro dell'emendamento 2.500 del Governo, per favorire l'approvazione del successivo emendamento Zucchi 2.301. Aderisco a tale invito e quindi ritiro l'emendamento 2.500, esprimendo parere favorevole sull'emendamento Zucchi 2.301.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento Zucchi 2.301.
Chiedo al relatore se confermi il parere favorevole della Commissione sull'emendamento Zucchi 2.301.

SESA AMICI, Relatore. Sì, signor presidente, la Commissione conferma il parere favorevole già espresso in precedenza sull'emendamento Zucchi 2.301.

MAURIZIO FUGATTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, chiedo la votazione per parti separate dell'emendamento Zucchi 2.301. Propongo, cioè, di votare il primo comma separatamente dalla restante parte. Se questa richiesta fosse accolta, chiederei anche di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. La sua richiesta è accolta, onorevole Fugatti. Prego, ha facoltà di parlare per dichiarazione di voto.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, intervengo in relazione al secondo comma dell'emendamento Zucchi 2.301, per quanto concerne i controlli di conformità alle norme di commercializzazione applicabili nel settore degli ortofrutticoli freschi. Si prevede che gli Stati membri creino una banca dati degli operatori del settore ortofrutticolo, in cui figurino gli operatori che commercializzano tali prodotti. Varie volte negli anni scorsi, con una serie di decreti, sono stati prorogati i termini per aderire a tale banca dati degli operatori. I termini sono stati prorogati più volte. Si tratta di una normativa voluta dall'Unione europea, lo ripeto, per creare una banca dati, una lista di operatori del settore dei prodotti ortofrutticoli freschi che commercializzano tali prodotti, perché Pag. 20questi siano anche certificati ed abbiano un loro reale nome, un loro chiaro riferimento.
Noi riteniamo che in tutto ciò ci sia un aspetto positivo, perché è giusto conoscere l'identità di chi commercializza questi prodotti, e un aspetto negativo, in quanto si crea un vincolo per gli operatori di un mercato, quello ortofrutticolo, in cui negli ultimi anni si è verificata una apertura a prodotti provenienti da altri paesi, anche asiatici, e una sorta di globalizzazione. In altri termini, mentre le nostre imprese devono autocertificarsi, iscriversi a una banca dati e rispettare, giustamente, una serie di adempimenti che hanno la finalità di garantire che il prodotto abbia seguito un determinato iter, taluni programmi e progetti e che sia stato ottenuto con modalità chiare, l'Europa si fa invadere da merci che non rispettano le stesse regole invasive e molto rigide applicate ai nostri produttori. Addirittura, i concorrenti stranieri compiono talvolta una falsificazione, nel senso che affermano di vendere prodotti italiani o europei quando, invece, le loro produzioni, che pure ritroviamo nei nostri mercati, provengono da altri paesi e non c'è neppure alcuna chiarezza riguardo ai prodotti fitosanitari che sono stati utilizzati per realizzarle.
Da una parte, quindi, le norme, per i nostri produttori, sono invasive, molto particolareggiate e molto rigide e prevedono adempimenti precisi; d'altra parte, i nostri mercati sono invasi da altri prodotti per i quali non sono richieste tali certificazioni. Notiamo una sorta di contraddizione in queste normative europee che dobbiamo recepire. Si consideri anche che, chiedendo ai nostri produttori di autocertificarsi e di seguire protocolli molto chiari e specifici e permettendo, al contempo, agli prodotti di invadere i nostri mercati, si causano problemi di concorrenza. Chi produce ortofrutta nel nostro paese sa di dover affrontare tali problemi, sa che esistono prodotti di provenienza sconosciuta, spacciati come made in Italy, che non hanno seguito alcun protocollo ed alcun regolamento. Questa è la motivazione generale per la quale esprimeremo voto contrario sulla seconda parte dell'emendamento Zucchi 2.301.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.

GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, mi pare che questo emendamento, tendente a sostituire l'articolo 2, commi 1 e 2, del decreto-legge in conversione, sia formulato meglio di quanto non lo fossero le norme contenute nel testo del medesimo decreto-legge. Tuttavia, avrei bisogno di un chiarimento da parte dell'onorevole Zucchi o, magari, del sottosegretario D'Andrea. Infatti, mentre nel testo del decreto-legge è prevista una proroga di termini e un termine per l'iscrizione alla banca dati nazionale, fissato al 30 giugno 2007, in questo emendamento il comma 2-bis, sostitutivo del comma 2, afferma che gli operatori iscritti nella banca dati possono presentare entro il 31 dicembre 2007 le istanze di aggiornamento. La disposizione sembrerebbe riguardare soltanto coloro che sono già iscritti e non prevedere anche la posizione di coloro che, alla stregua della norma contenuta nel decreto-legge, avrebbero avuto tempo fino al 30 giugno 2007 per potersi iscrivere. Questo chiarimento ci permetterà di decidere quale atteggiamento tenere in sede di voto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franci. Ne ha facoltà.

CLAUDIO FRANCI. Signor Presidente, l'emendamento Zucchi 2.301, sia nella prima, sia nella seconda parte, non riapre i termini per l'iscrizione alla banca dati ortofrutticola. Questa norma confliggerebbe anche con le direttive e le altre normative comunitarie. Il problema che noi abbiamo sollevato con tale emendamento, e che anche il Governo ha posto nella correzione di un altro provvedimento, è quello della necessità di agire sull'aggiornamento dei dati per le imprese già iscritte alla banca dati.Pag. 21
La novità che introduciamo con l'emendamento in esame è che le aziende che hanno subito sanzioni per non aver adeguato questo aggiornamento possono richiedere il rimborso di tali sanzioni. Infatti, ci sembra sbagliato continuare a lanciare messaggi secondo i quali chi più è spinto ad adeguarsi poi spesso paga anche sanzioni.
Per tale motivo, preannuncio il nostro voto favorevole su entrambi i capoversi dell'emendamento in esame (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Misuraca. Ne ha facoltà.

FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, intervengo per esprimere la mia condivisione sull'emendamento in esame in quanto, in effetti, la proroga viene chiesta dalle organizzazioni professionali e credo che ciò costituisca un fatto estremamente positivo.
Concordo con le considerazioni del collega Franci e quindi, a nome del gruppo di Forza Italia, preannuncio il voto favorevole sul presente emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul primo comma dell'emendamento Zucchi 2.301, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 475
Votanti 459
Astenuti 16
Maggioranza 230
Hanno votato
459).
.

Prendo atto che i deputati Paniz, Bandoli e Realacci non sono riusciti ad esprimere il proprio voto e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla restante parte dell'emendamento Zucchi 2.301, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 469
Votanti 465
Astenuti 4
Maggioranza 233
Hanno votato
450
Hanno votato
no 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cota 2.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 479
Votanti 476
Astenuti 3
Maggioranza 239
Hanno votato
225
Hanno votato
no 251).

Prendo atto che il deputato Vacca ha erroneamente espresso un voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.700, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 22

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 478
Votanti 476
Astenuti 2
Maggioranza 239
Hanno votato
476).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 2.306, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 487
Maggioranza 244
Hanno votato
487).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Marinello 2.14 e Zucchi 2.15, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 479
Votanti 476
Astenuti 3
Maggioranza 239
Hanno votato
475
Hanno votato
no 1).

Passiamo agli identici emendamenti Mazzocchi 3.304 (parte ammissibile) e Tolotti 3.306 (parte ammissibile).
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione.
Prendo atto altresì che il relatore ed il Governo esprimono parere contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Mazzocchi 3.304 (parte ammissibile) e Tolotti 3.306 (parte ammissibile), non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 487
Votanti 477
Astenuti 10
Maggioranza 239
Hanno votato
97
Hanno votato
no 380).

Prendo atto che i deputati Germontani e Porcu avrebbero voluto esprimere un voto favorevole.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Benedetti Valentini 3.302 e Boscetto 3.307.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.

GABRIELE BOSCETTO. Vorrei anzitutto ringraziare per i pareri favorevoli espressi su questi nostri emendamenti. Credo che prorogare il termine per la sicurezza degli impianti dal 31 maggio al 31 dicembre 2007, sia nell'interesse di tantissimi cittadini, oltre ad andare incontro ad esigenze reali ed avvertite, tenendo conto anche di situazioni che necessitano di tempi congrui.
Ritengo, quindi, che l'unanimità sull'accoglimento dei nostri emendamenti rappresenti un atto doveroso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo brevemente per ribadire come, in questo caso, un leggero slittamento dei termini sia positivo, perché dà la possibilità di svolgere un buon lavoro. Pag. 23Spesso, in Italia, abbiamo la malsana abitudine di scrivere le norme migliori del mondo, senza però preoccuparci di come si arriva alla loro attuazione concreta. Quindi, è utile, in questo caso, prevedere un termine più ampio.
Vorrei, inoltre, svolgere una considerazione di carattere personale. Considerato che è allo studio lo schema di regolamento generale, ritengo che non sarebbe sbagliato prevedere una maggiore integrazione con le norme relative all'efficienza energetica, andando spesso questi due temi di pari passo. È giusto prorogare i termini, ma bisogna poi controllarne l'effettivo utilizzo. Al riguardo ci vorrebbe maggiore autorevolezza, in particolare da parte degli enti locali. Ben vengano le norme giuste, belle e che vanno nel senso della sicurezza - siamo tutti d'accordo - però, poi, dobbiamo anche essere capaci di controllarne l'effettivo utilizzo. Al Nord ce la caviamo abbastanza bene, speriamo che si riesca a farlo in tutto il paese.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Benedetti Valentini 3.302 e Boscetto 3.307, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 475
Votanti 474
Astenuti 1
Maggioranza 238
Hanno votato
473
Hanno votato
no 1).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.500 del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.

GABRIELE BOSCETTO. In merito all'emendamento in esame avevamo espresso perplessità perché ritenevamo che presentasse problemi di ammissibilità. Il Presidente Bertinotti ci ha spiegato che, siccome la disposizione è già compresa nel testo, l'emendamento 3.500 si giustifica, sotto il profilo di tecnica legislativa. Siamo d'accordo su questa impostazione, mentre lo siamo meno sull'utilizzo della tecnica secondo la quale si subordina all'entrata in vigore di un regolamento e, quindi, di una norma secondaria, l'abrogazione di norme primarie che vengono specificamente indicate. Tra l'altro, esse vengono indicate facendo salve pochissime norme, gli articoli 8, 14 e 16, che comportano sanzioni per violazioni di ordine tecnico, che già trovano applicazione in misura raddoppiata in questa sede per la loro trasgressione e per le violazioni degli obblighi previsti dallo stesso regolamento.
Quindi, si tratta di una norma di non grandissima chiarezza, sulla quale, anche per le ragioni di principio richiamate, riteniamo di dover esprimere una posizione di astensione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti...

MASSIMO GARAVAGLIA. Presidente...!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi inviterei ad essere più tempestivi nel segnalare l'intenzione di intervenire.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, sarò brevissimo. Il raddoppio delle sanzioni può essere una via - non la via - per arrivare ad incentivare l'ottemperanza delle norme.
Vorrei concludere il discorso iniziato precedentemente: è più importante l'autorevolezza ed il rispetto del controllo da parte degli enti locali, in questo caso. Noi, dunque, più che andare nel senso di raddoppiare le sanzioni, vorremmo che i controlli si facessero davvero e a tale proposito richiamo esempi concreti (sono banali, ma almeno ci comprendiamo).Pag. 24
Vi è la norma sul casco, ma a Napoli il casco non lo indossano. Quindi, a volte non serve raddoppiare la multa, bisogna controllare davvero. Spesso si parla del controllo del lavoro nero. Ebbene, basterebbe che ogni singolo comune, quando si espone il cartello «lavori in corso», mandasse i vigili a controllare che tutti i lavoratori siano in regola con gli obblighi di assunzione ed il pagamento dei contributi. Ciò dalle nostre parti viene fatto; se si facesse dappertutto, non avremmo certi problemi.
Il mio intervento era dunque nel senso di fornire un indirizzo. La sanzione non è il modo per risolvere i problemi: i controlli devono essere fatti davvero e dappertutto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzocchi. Ne ha facoltà.

ANTONIO MAZZOCCHI. Signor Presidente, in merito all'emendamento del Governo, scorrendo le norme abrogate ed il testo di quelle che verrebbero mantenute in vigore, appare come la suddetta sopravvivenza crei problemi interpretativi rilevantissimi, oltre che di legittimità, proprio per la contestuale caducazione dei riferimenti normativi in essi richiamati.
Vorrei chiarimenti in tal senso da parte del Governo. Ripeto: vengono soppressi alcuni articoli ed emergono grandi dubbi interpretativi.
Tra le altre cose, come lei sa, signor sottosegretario, le stesse confederazioni degli artigiani (dalla CNA alla Confartigianato) hanno sollevato questa problematica per avere chiarimenti, che io, cortesemente, le chiedo di fornire.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti...

ANTONIO MAZZOCCHI. Presidente, volevo una risposta da parte del Governo!

PRESIDENTE. Lei ha fatto una richiesta, onorevole Mazzocchi, ma non posso obbligare nessuno...
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.500 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 481
Votanti 290
Astenuti 191
Maggioranza 146
Hanno votato
287
Hanno votato
no 3).

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 12,40)

Nel giorno della memoria.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e con lui l'intera Assemblea ed il rappresentante del Governo). Signore e signori deputati, sabato 27 gennaio ricorre l'anniversario dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, una data che ha segnato per sempre la storia dell'umanità e che il Parlamento italiano ha voluto preservare nella memoria collettiva della comunità nazionale attraverso l'istituzione del giorno della memoria.
Le tragiche evidenze emerse dalle testimonianze e dai documenti hanno contribuito a fissare una verità incontrovertibile la cui drammaticità non si attenua, ma piuttosto si accresce con il trascorrere del tempo.
La Shoah è una realtà che non è possibile rappresentare secondo le categorie interpretative tradizionali della storiografia e della cultura. L'abisso in cui il nazismo ha gettato il genere umano aggredendo le ragioni elementari della dignità dell'uomo e il rispetto che ad esso si deve solo perché tale, è troppo profondo per essere denominato. La Shoah è l'indicibile. Oggi è nostro dovere ricordare, Pag. 25ribadire e diffondere questa verità contro le tentazioni che pure periodicamente si profilano a negare ciò che è accaduto o anche solamente a ridurne la portata. Ed è un dovere che si rinnova con forza particolare nel nostro presente in cui il male e la violenza non cessano di manifestarsi ed assumono forme nuove e imprevedibili che irrompono nella nostra quotidianità lacerandone il corso ed il senso.
La memoria della Shoah rappresenta in questo quadro uno strumento indispensabile per sviluppare gli anticorpi morali, culturali e sociali per opporsi al male e rispondere in positivo agli interrogativi che le sue espressioni ci pongono in modo così pressante. Ci aiuta in questa direzione ricordare, ad esempio, il cammino, intrapreso dalle nazioni del mondo al termine del secondo conflitto mondiale, volto a contrastare gli orrori dello sterminio e della seconda guerra mondiale attraverso la costruzione di istituzioni sovranazionali sorrette dal primato della politica, del dialogo e della negoziazione nella ricerca della pace e del progresso civile. Ma ci aiuta anche la memoria della connotazione etnica della Shoah: la lucida e terribile intenzionalità nel perseguire il genocidio di un popolo intero, custode di una cultura millenaria che ha portato un contributo importante alla costruzione della nostra intera civiltà. Sottolineare, una volta ancora, quanto tale connotazione, nella sua forma più estrema, sia intollerabile e quanto sia contraria all'idea stessa di umanità, è oggi l'antidoto più efficace per respingere con fermezza ogni manifestazione di razzismo e di intolleranza che faccia leva sull'appartenenza etnica-religiosa. Un fenomeno che trova oggi una delle sue espressioni più inquietanti proprio nell'antisemitismo, che purtroppo alberga ancora in alcune realtà del nostro tempo, e che per questo va combattuto anche con maggiore forza e pervasività.
Nella ricorrenza del giorno della memoria, la Camera dei deputati si unisce alla comunità ebraica romana, cui la nostra istituzione è legata da un lungo e consolidato rapporto di amicizia, e alle comunità ebraiche italiane nel ricordo di quel tempo di sopraffazione e di dolore che purtroppo ha attraversato anche il nostro paese con l'ignominia delle leggi razziali volute dal fascismo; ribadisce la condanna dell'antisemitismo come patrimonio di tutte le forze rappresentate nell'istituzione parlamentare in cui esse si ritrovano, pur nella diversità delle rispettive storie, tradizioni e culture; rinnova il proprio impegno a far sì che l'orrore della Shoah non abbia più a ripetersi.
Dice Primo Levi: «Se potessi racchiudere in un'immagine tutto il male del nostro tempo sceglierei questa immagine, che mi è familiare: un uomo scarno dalla fronte china e dalle spalle curve, sul cui volto e nei cui occhi non si possa leggere traccia di pensiero». È quest'immagine che più di ogni altra ci spinge a compiere ogni sforzo affinché la convivenza tra gli uomini sia edificata sull'accoglienza, la comprensione reciproca, la solidarietà e la pace.
Invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Generali applausi).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 12,45)

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame articolo unico - A.C. 2114)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Boscetto 3.3, sul quale il Governo ha formulato un invito al ritiro.
Chiedo all'onorevole Boscetto se intenda accedere all'invito al ritiro.

GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 26

GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, non posso accogliere l'invito al ritiro perché questo emendamento soppressivo è fortemente emblematico delle nostre opinioni su questo decreto-legge. Sono opinioni - come ricordavamo - in relazione alle quali abbiamo già visto il Presidente Bertinotti prendere ieri una posizione forte. In sostanza, al comma 3 viene introdotto un provvedimento avente carattere meramente sostanziale e non già di proroga di termini. Eppure, vediamo come - sia nel decreto-legge sia nella relazione del Governo - si parli soltanto di proroga dei termini, anche quando si fa riferimento alla straordinaria necessità ed urgenza. Leggo infatti: «ritenuta la straordinaria necessità ed urgenza di provvedere alla proroga dei termini previsti dalle disposizioni legislative,» e via dicendo. Egualmente - come dicevo - si legge nella relazione: «con il presente decreto-legge, onorevoli deputati, si provvede a disporre la proroga in via di urgenza di numerosi termini in scadenza». Si è voluto legare il discorso della necessità e dell'urgenza alla proroga di termini - che in sé ha la qualità d'urgenza e quasi sempre quella di necessità -, e poi si è cercato di infilare nel provvedimento altri tipi di norme. Allora, bisognava impostare diversamente il provvedimento, non limitandosi a fornire motivazioni soltanto riguardo alla proroga di termini ma dichiarando che, oltre alla proroga di termini, c'erano anche altre disposizioni urgenti. E di quelle disposizioni si sarebbero dovute motivare espressamente la necessità e l'urgenza. Invece, con il comma 3 dell'articolo 3, si prevede una disciplina dei verbali di concordamento dell'indennità di espropriazione. Si badi bene: si va a ricordare come, a seguito di una norma - della quale adesso non è il caso neppure di fare citazione -, ci fu un'interpretazione della Cassazione che «la ritenne estensiva ab origine dei termini di occupazione e, quindi, sanatoria generalizzata delle occupazioni ai fini dell'esproprio». Successivamente - ricorda la relazione del Governo - c'è stato un diverso orientamento da parte della Suprema Corte, «nel senso di ritenere inefficace la subentrata norma di proroga quando, per effetto della scadenza del termine originario, si fosse già verificata la cosiddetta accessione invertita». Non sto a leggere quali sono le conseguenze di questa seconda interpretazione della Corte di Cassazione, perché si possano trovare nella relazione governativa.
Ma cosa c'entra tutto questo in un decreto-legge di proroga termini? Quali requisiti di necessità ed urgenza presenta questa norma? Si vuole seguire la giurisprudenza della Suprema Corte che prima diceva «bianco», poi ha detto «nero» e, magari, tra qualche mese, con altre sentenze, dirà di nuovo «bianco»! L'urgenza è collegato a questo? Certamente no! Se si avvertivano problematiche di regolamentazione dei verbali di concordamento intanto bisognava verificare la situazione, perché si vanno a toccare diritti di persone che hanno vinto le cause!
Verificato tutto ciò con un provvedimento ordinario, occorreva provvedere a regolamentare in modo organico la situazione, tenendo conto delle pronunce giurisdizionali e riuscendo a porre in essere una linea interpretativa e, quindi, coerentemente normativa che portasse ai risultati previsti dal Governo.
Tutto questo non si è voluto fare e si è prevista questa norma assolutamente da espungere, per le ragioni che ho esposto, da questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, comprendiamo le difficoltà del Governo e l'invito al ritiro degli emendamenti in esame, ma ci fa piacere che ciò non venga fatto.
La Lega Nord esprimerà voto contrario sugli emendamenti in esame, perché si determineranno maggiori oneri. Con i tempi che corrono non vediamo la necessità di spendere ulteriori quattrini, perché inevitabilmente l'approvazione degli emendamenti porterebbe a rivedere le indennità secondo i valori attuali, chiaramente con Pag. 27un esborso maggiore da parte dello Stato. Oltretutto, sono trascorsi 26 anni, e potremmo anche metterci una pietra sopra! Si tratta di ragioni di buonsenso! Inoltre, è paradossale parlare di rispetto dei termini in un «decretone» che ne allunga mille di termini, anche con poco senso rispetto a quello che dovrebbe essere il contenuto reale del provvedimento!
Sono trascorsi 26 anni: chiudiamo questa situazione! Non vediamo la necessità di far riaprire i contenziosi! Pertanto, la Lega Nord esprimerà voto contrario sugli emendamenti in esame.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 3.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 459
Votanti 455
Astenuti 4
Maggioranza 228
Hanno votato
62
Hanno votato
no 393).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.502 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 466
Votanti 463
Astenuti 3
Maggioranza 232
Hanno votato
459
Hanno votato
no 4).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Gianfranco Conte 3.4 e Cota 3.305.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lazzari. Ne ha facoltà.

LUIGI LAZZARI. Signor Presidente, intendo sottoscrivere gli emendamenti in esame e chiedere al Governo, nonché al relatore di modificare il loro atteggiamento. Siamo in presenza di una proroga per le strutture ricettive che devono adeguare a norma i loro impianti.
La data del 30 aprile 2007 - è la cosa più banale che si possa dire in questo caso - ci sembra difficilmente rispettabile da parte delle imprese, ed è un dato obiettivo. Quindi, si tratta di un emendamento di buon senso sul quale mi sento di spendere qualche parola: occorre differire questa data al 31 dicembre 2007.
Le ragioni sono ovvie: la prima è la natura stessa delle strutture ricettive che, avendo un diverso rapporto con i tempi di lavoro, hanno difficoltà a programmare per tempo questi interventi e, da qui, anche la necessità di godere di tempi elastici da questo punto di vista.
La seconda ragione è che vi è un'attesa diffusa nelle imprese, e mi sorprende che sia stato assunto un atteggiamento negativo rispetto a questo emendamento. Infatti, mi pare che sia di assoluto buonsenso corrispondere alle attese che vi sono nel mondo delle aziende ricettive e cercare di adeguare i tempi a tali attese.
Ancora, vorrei sottolineare la natura stessa dei lavori dei quali stiamo discutendo in termini di proroga, come la messa in sicurezza e la messa a norma, interventi che non sono né accelerabili ne comprimibili in termini rapidi. Si tratta di lavori che bisogna programmare per tempo e che richiedono autorizzazioni e verifiche. Da qui, discende proprio la necessità di prevedere un allungamento dei tempi ed una proroga.
Da ultimo, è vero che anche noi non amiamo le proroghe infinite; infatti, questo tipo di atteggiamento non ci appartiene. Tuttavia, andare avanti con piccole proroghe significa costringere il Governo Pag. 28e il Parlamento a dover intervenire di nuovo - magari tra due mesi - quando prenderemo tutti atto che i lavori previsti da questa norma non saranno stati effettuati, se non in un numero limitato. Conseguentemente, la nostra disponibilità sarebbe anche quella di sottolineare i termini ultimativi di questa data, mettendo una dizione che consenta di far capire alle imprese che questa è l'ultima parola sulla quale il Parlamento si esprime. In tal modo, si potrebbe prevedere una proroga vera entro la quale sarebbe facile per le imprese rispettare i termini e farle rientrare nella norma rispetto al problema di cui stiamo parlando.
Io spero che si manifesti questo buonsenso, sia da parte del Governo sia del relatore, per assumere un atteggiamento di disponibilità verso questo emendamento che mi pare assolutamente opportuno. Se questo non avverrà, le imprese che avranno serissimi problemi ad adeguarsi sapranno su chi ricade la responsabilità e chi dovranno guardare per le difficoltà che incontreranno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.

CESARE CAMPA. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per sottoscrivere questo emendamento e per richiamare con forza quanto testé detto dal collega Lazzari. Siamo in presenza della prima azienda italiana, vale a dire quella del turismo, che si trova in difficoltà, anche rispetto alla messa a norma dei propri impianti e per i motivi che molto egregiamente ha ricordato il collega Lazzari.
Tuttavia, io vorrei ricordare a me stesso e al Parlamento che non possiamo continuare a concedere finte proroghe. Di fatto, si concede una proroga di 20 giorni, dal momento che, quando questo provvedimento sarà approvato dal Senato, sarà già la fine del mese di febbraio e ciò significa che ci troveremo già ad aprile con i termini scaduti. Credo sia opportuno concedere una proroga al 31 dicembre, ma occorre far capire al mondo dell'impresa che essa è l'ultima. Infatti, la messa a norma è un atto dovuto e dobbiamo assolutamente rispettare questa data, ma dobbiamo dare un termine che sia congruo. È questo il motivo per cui mi sembra opportuno che il Governo accolga quanto con questo emendamento è stato richiesto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.

GABRIELE BOSCETTO. Per le considerazioni così congrue che sono state svolte dai colleghi intervenuti prima di me, in considerazione del fatto che comunque si parla di interventi per i quali è stata chiesta l'autorizzazione ai vigili del fuoco già da tempo - con le lungaggini che sappiamo trovano radicamento nell'operatività dei vigili del fuoco stessi - e in presenza di strutture ricettive che non possono adeguarsi in termini troppo brevi, mi pare che l'emendamento abbia una logica forte e comprensibile a tutti.
Certamente, anche la chiara fissazione del termine ultimo gioverebbe all'intero contesto.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Boscetto.

GABRIELE BOSCETTO. A mio avviso, peraltro, il parere formulato dalla Commissione ambiente, con il quale si rinviene l'esigenza di non differire ulteriormente il termine, non deve intendersi quale ostativo. Pertanto, nel caso il relatore mantenesse il parere contrario, chiederei di accantonare l'esame degli identici emendamenti Gianfranco Conte 3.4 e Cota 3.305.

PRESIDENTE. Considerata la richiesta testé rivolta dal cofirmatario della proposta emendativa Gianfranco Conte 3.4, Pag. 29chiedo al relatore di precisare se intenda modificare il parere precedentemente espresso.

SESA AMICI, Relatore. La Commissione esprime un orientamento favorevole alla proposta di accantonamento, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene. Avverto pertanto che, non essendovi obiezioni, l'esame degli identici emendamenti Gianfranco Conte 3.4 e Cota 3.305 deve intendersi accantonato.
Passiamo all'emendamento 3-bis.700 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento.

SESA AMICI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SESA AMICI, Relatore. Signor Presidente, si tratta della materia concernente le agevolazioni fiscali a favore dei soggetti danneggiati dagli eventi alluvionali. Al riguardo, la Commissione ha approvato tale disposizione in sede di esame referente, ma è poi sopraggiunto l'emendamento in questione, scaturito dal parere della Commissione bilancio. Per lavorare concordemente con la Commissione bilancio al rinvenimento di un'adeguata copertura finanziaria, chiederei pertanto di accantonare l'esame di tale emendamento; ciò permetterebbe di presentare un testo provvisto di adeguata copertura. La ringrazio, Presidente.

PRESIDENTE. Avverto pertanto che, non essendovi obiezioni, l'esame dell'emendamento 3-bis.700 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento, deve intendersi accantonato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 6.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 447
Maggioranza 224
Hanno votato
209
Hanno votato
no 238).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 6.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 456
Votanti 455
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato
209
Hanno votato
no 246).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Boscetto 6.5 e Contento 6.314.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, questa proposta intende sopprimere la disposizione che estende ai cittadini dell'Unione europea la possibilità di usufruire del programma di protezione sociale per gli stranieri vittime di violenza e di sfruttamento.
La disposizione è collegata all'ingresso imminente nell'Unione europea di Bulgaria e di Romania, invero avvenuto il 1o gennaio 2007. Il problema è che l'ingresso di questi due nuovi Stati comporterà esborsi notevoli in seno alla pubblica amministrazione. In Commissione bilancio abbiamo avuto modo di verificare almeno superficialmente questi costi: sono stati Pag. 30stimati per ora in circa 40 milioni di euro (ammontare, a nostro avviso, assolutamente sottostimato).
In base ai dati del Servizio studi della Camera dei deputati, si tratta di circa 250 mila persone, di cui la maggior parte Rom. Ebbene, provengo dalla provincia di Milano, dove l'emergenza della presenza dei Rom è un dato di fatto, dove la convivenza diventa sempre più difficile e comporta costi notevoli.
Al di là di ogni considerazione di carattere morale o umano, che ci trova tutti d'accordo, abbiamo un problema sostanziale di sottostima dei costi, che comporterà inevitabilmente un «buco» nel bilancio dello Stato e, soprattutto, di quello degli enti locali ai quali lo Stato trasferisce i costi. È ciò che sta avvenendo dalle nostre parti: si decide la dislocazione dei campi nomadi nell'hinterland delle grandi città, disinteressandosi completamente dei costi sociali di questo intervento. Il problema non è portare l'acqua ed il gas in questi campi, ma trovare una forma di convivenza civile ed un minimo di sicurezza per i nostri abitanti.
Dieci anni fa, da noi l'unico problema era chiudere a chiave prima di uscire, per evitare che lo zingarello di turno entrasse per portare via il portafoglio. Oggi tutti abbiamo il sistema di allarme e le sbarre alle finestre e, nonostante ciò, siamo continuamente vittime di furti in ville e in appartamenti, con modalità sempre più brutali. Questi sono i problemi reali che abbiamo di fronte. Bisognerà trovare una soluzione condivisa.
Tornando al merito degli emendamenti, cerchiamo di risparmiare soldi per spenderli in iniziative più consone.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.

GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, la previsione della norma, nell'attuale formulazione diretta ad integrare l'articolo 18 del testo unico Turco-Napolitano, a sua volta integrante la legge Bossi-Fini, è non solo estranea ad ogni discorso di proroga dei termini ma è del tutto stravagante, anche in termini di merito. Infatti, in tale comma si afferma: «Le disposizioni del presente articolo si applicano, in quanto compatibili, anche ai cittadini di Stati membri dell'Unione europea che si trovano in una situazione di gravità ed attualità del pericolo». L'articolo 18 prevede il soggiorno, per motivi di protezione sociale, quando nel corso di operazioni di polizia, di indagini, ovvero nel corso di interventi assistenziali dei servizi sociali, siano accertate situazioni di violenza o di grave sfruttamento nei confronti di uno straniero ed emergano concreti pericoli per la sua incolumità.
Nella relazione, il Governo considera la tutela dei rumeni e dei bulgari ai quali, pur non essendo più stranieri in quanto divenuti cittadini europei, dovrebbe essere applicata la normativa. La norma è però scritta in modo tale che non solo i rumeni ed i bulgari, ma tutti i cittadini europei (anche gli spagnoli, i francesi ed i tedeschi) sarebbero coinvolti nel soggiorno per motivi di protezione sociale concesso agli stranieri dalla legge Bossi-Fini. Vi è un evidente errore di prospettiva nella scrittura della norma.
Non mi soffermo sul motivo per cui soltanto il nostro Stato non abbia chiesto la moratoria in relazione all'ingresso dei rumeni e dei bulgari, mentre gli altri paesi l'hanno chiesta, con il risultato che oggi chi voglia entrare nel territorio dell'Unione europea viene in Italia, in attesa di passare negli altri stati. Però, se la conseguenza della situazione è quella che afferma il Governo, cioè l'aumento della delinquenza collegata alla presenza dei rumeni e dei bulgari e, quindi, la necessità di proteggerli e di considerarli stranieri anche se non lo sono più; se la norma così come è attualmente formulata sottopone a protezione tutti cittadini europei, vuol dire che essa non solo è stata inserita in un provvedimento non adatto, ma è anche del tutto sbagliata. Per questo motivo invitiamo a votare a favore degli identici emendamenti soppressivi del comma.

Pag. 31

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Noi di Alleanza Nazionale eravamo e siamo aperti a discutere di un ampliamento dovuto a quelle ragioni di sicurezza che hanno in qualche modo supportato questo emendamento. Tuttavia dobbiamo rilevare come, nonostante questo provvedimento abbia fatto registrare una discussione che è iniziata con le questioni connesse agli emendamenti, il caso che abbiamo di fronte sia abbastanza emblematico. In effetti, è già stato detto, noi non abbiamo compreso come sia stato possibile inserire nell'ambito del dibattito in Commissione affari costituzionali un emendamento che nulla aveva a che fare con il testo e con la sostanza del decreto-legge al nostro esame.
Allora, permettetemi di fare una battuta. È inutile affrontare degli argomenti chiedendo di poter avere delle regole che presidino la presentazione degli emendamenti, quando in quella sede poi queste vengono sostanzialmente violate, come è accaduto in questo caso, pur per motivi nobili - ma sappiamo che i motivi nobili non sono giustificazioni sotto il profilo procedurale - per arrivare a questa conclusione.
Nel merito, credo che questo sia un esempio di cattiva amministrazione legislativa non soltanto sotto il profilo procedurale, ma anche per come l'emendamento è stato concepito. Per far fronte ad un'esigenza dovuta all'inserimento di questo problema all'interno del decreto-legge non è stata formulata una norma che consentisse eventualmente il permanere di queste disposizioni a favore di coloro i quali fino a quel momento si fossero serviti di quella disposizione per dissociarsi, quindi mantenendo una sostanziale unità di comportamenti nei confronti di tutti gli altri, ma abbiamo esteso questa disposizione, con un provvedimento discutibile sotto il profilo della formulazione, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.
Presidente, preannunciando il voto favorevole sull'emendamento soppressivo, che ha presentato anche il gruppo di Alleanza Nazionale, mi chiedo se questo problema, al di là del metodo, non potesse essere affrontato in maniera quanto meno più coerente sotto il profilo della norma che è stata formulata. Sono questi gli argomenti che ci inducono a votare a favore dell'emendamento soppressivo e a sottolineare un altro caso di pessimo intervento legislativo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Il gruppo della Lega Nord, Presidente, chiede di sottoscrivere questo emendamento, che riteniamo minimale, nonostante la gravità - come ha spiegato il collega Garavaglia - rispetto agli argomenti che discuteremo nei prossimi giorni in quest'aula in relazione all'apertura delle frontiere e all'abolizione del permesso di soggiorno per chi rimane in Italia meno di tre mesi. Questo è sì negativo, ma quello che discuteremo sarà ancora più negativo perché sancirà la fine della legge Bossi-Fini, come vuole questa maggioranza: è il dazio che essa paga a Rifondazione Comunista e alla sinistra radicale per la missione in Afghanistan e per la base Nato di Vicenza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Con questo emendamento, che noi desideriamo sottoscrivere, si intende riportare un po' di equità nel campo degli enti locali. Noi stiamo facendo i bilanci. Se voi andate ad analizzare i dati dell'ANCI, tutti i comuni d'Italia hanno in media negli ultimi cinque anni quasi triplicato gli interventi nel campo dell'assistenza, dell'integrazione e quindi nel campo del sociale. Se il Governo e questo Parlamento vogliono intervenire con questi programmi di assistenza e di Pag. 32integrazione sociale, come previsto all'articolo 18, allora si stanzino anche dei fondi in finanziaria e il Governo faccia fronte a questi impegni. Non li può scaricare sui comuni! Noi rappresentanti degli enti locali stiamo preparando i bilanci e non sappiamo come fare a chiuderli. Parlo a nome di tutti i circa ottomila comuni esistenti in Italia. Non riusciamo proprio a fare i bilanci! Sopra queste amministrazioni locali caricate di tutto: dall'assistenza al pronto soccorso veterinario, dall'assistenza agli immigrati, ai Rom e a qualsiasi tipo di categoria.
Il Governo si deve far carico di affrontare le relative spese, altrimenti, i comuni - che sono il vero stato sociale rimasto in Italia - devono giocoforza diventare l'esattore dello Stato, aumentando l'ICI, l'addizionale IRPEF e chi più ne ha più ne metta. Scaricate tutto sui comuni italiani, che non ce la fanno proprio più! Quindi, il Governo ha enormi responsabilità perché pensa all'assistenzialismo e non a preservare lo Stato sociale. Noi abbiamo anche le scuole, i pulmini, tante altre incombenze e non ci potete caricare tutto sopra le spalle perché volete fare le «nozze con i fichi secchi»! Per l'amor di Dio, riflettete un po': fate funzionare i neuroni, se ancora ne avete! (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista, Forza Italia e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, colleghi, mi auguro che l'ultimo intervenuto, il collega Barani - che porta il nome glorioso di socialista - domani rilegga nel resoconto stenografico le parole che ha pronunciato e le confronti con gli ideali e i valori di riferimento dell'etichetta ideologico-politica che ancora assume, perché è semplicemente una vergogna quello che ho ascoltato poco fa! Debbo dare atto della maggiore correttezza formale, sia pure nell'esprimere opposizione a questo comma, che il collega Contento ha dimostrato poco fa nel suo intervento: quanto meno, ha affrontato le vere questioni di carattere giuridico che sono coinvolte. È una vergogna che sul comma della disposizione - che condividiamo, ragion per cui voteremo contro gli emendamenti soppressivi -, si scateni una sorta di razzismo ideologico, che trovo inconcepibile nella bocca del collega che è intervenuto da ultimo e che si dichiara socialista.
Non cambia nulla dal punto di vista della copertura finanziaria e chi ha detto questo è perché non ha letto il testo, il dossier e le norme di riferimento. Il problema che si pone riguarda solo il fatto che, nel frattempo a partire dal 1o gennaio 2007 - noi abbiamo accolto con gioia e con soddisfazione questo ingresso, spero che altrettanto abbia fatto il centrodestra - la Romania e la Bulgaria sono entrate a far parte dell'Unione europea. Tuttavia, una serie di programmi di assistenza ed integrazione sociale - che prevede il Testo unico sull'immigrazione e che neppure la legge Bossi-Fini si era sognata di modificare, tant'è vero che è un testo attualmente in vigore - paradossalmente rischierebbero di cessare proprio nei confronti di quei soggetti, a cui prevalentemente queste misure sono riferite. Si tratta di casi accertati di situazioni di violenza o di grave sfruttamento nei confronti di uno straniero, con concreto pericolo per la sua incolumità, anche per effetto dei tentativi di sottrarsi ai condizionamenti di organizzazioni criminali. Allora, si urla, anche giustamente, contro le organizzazioni criminali che operano nel mondo degli stranieri extracomunitari in particolare e, in questo caso, ex extracomunitari dal 1o gennaio 2007.
La legge predispone misure di assistenza ed integrazione sociale per quelli che si sottraggono a queste organizzazioni criminali e l'intervento è previsto con un ruolo diretto della polizia, dei servizi sociali, del pubblico ministero, degli stessi sindaci e degli enti locali. Tutto questo prevede la legge in vigore e in questo caso ci cerca invece di cancellare una norma che permette di non creare un vuoto di intervento proprio rispetto a persone che, grazie ad essa, sono riusciti a combattere Pag. 33la prostituzione, la criminalità organizzata e a sottrarsi ai condizionamenti mafiosi, che non sono solo quelli italiani ma anche quelli di mafie estere.
Collega Barani, domani si rilegga quello che ha detto poco fa: è letteralmente indecente e sono indecenti anche altre espressioni che abbiamo ascoltato da qualche collega della Lega! Ripeto, almeno il collega Contento - gliene do atto - ha posto il problema giuridico.

FEDERICO BRICOLO. Stai zitto, Boato!

MARCO BOATO. Io non l'ho interrotta quando lei parlava.
Quindi, desideravo che l'Assemblea sapesse di cosa stiamo parlando e, soprattutto, fosse consapevole della gravità, a mio parere, delle posizioni espresse.
Per quanto riguarda la riformulazione del comma 4, all'unanimità il Comitato per la legislazione - di cui fanno paritariamente parte il centrodestra ed il centrosinistra - aveva chiesto di riformulare la norma non come intervento estraneo rispetto al testo unico, ma come novella del testo unico stesso; in questo modo la Commissione ha agito, obbedendo alla prescrizione del Comitato per la legislazione.
Quindi, invito a respingere con determinazione questi emendamenti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Boscetto 6.5 e Contento 6.314, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 455
Maggioranza 228
Hanno votato
205
Hanno votato
no 250).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Brugger 6.44.

SESA AMICI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SESA AMICI, Relatore. Relativamente all'emendamento Brugger 6.44, a seguito di un approfondimento delle argomentazioni che ad esso sottendono, la Commissione ha unanimemente deciso di cambiare il proprio orientamento da un invito al ritiro ad un parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla Commissione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Brugger 6.44, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 455
Votanti 443
Astenuti 12
Maggioranza 222
Hanno votato
437
Hanno votato
no 6).

Prendo atto che il deputato Astore non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Secondo le intese intercorse tra i gruppi, il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta, al pari dei restanti punti dell'ordine del giorno che prevedono votazioni. Pag. 34
Sospendo quindi la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interpellanze urgenti.

La seduta, sospesa alle 13,25, è ripresa alle 15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Brugger, Donadi, Folena, Giovanardi, Landolfi, Maroni e Realacci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Rinvio interpellanza urgente Colucci - n. 2-00280)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta del presentatore, sulla quale ha convenuto il Governo, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Colucci n. 2-00280 è rinviato ad altra seduta.

(Iniziative per la promozione di progetti di formazione per la tutela del Mediterraneo - n. 2-00306)

PRESIDENTE. L'onorevole Cassola ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00306 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1).

ARNOLD CASSOLA. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, come si sa per questo Governo il dialogo con i paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente diventa un cardine della politica estera italiana ed una priorità. Il Presidente del Consiglio Prodi, dopo aver ottenuto la fiducia al Senato, ha detto chiaramente che l'Italia deve riprendere il proprio ruolo per aiutare la costruzione di una Costituzione europea, però, intanto, il nostro lavoro deve essere anche quello di proporre ed attuare, con un numero più limitato di paesi, una nuova grande politica per il Mediterraneo.
L'Italia deve assumere il grande ruolo di spingere su questo punto. Il processo di Barcellona non basta più. Abbiamo bisogno di centri di decisione e di decisioni prese dai paesi della sponda nord e della sponda sud del Mediterraneo. In questo contesto l'Italia deve agire a livello interno, nell'ambito del processo di integrazione dell'Unione europea; però, dovrebbe essere promotrice di accordi e di azioni bilaterali anche con i paesi mediterranei, che sono fuori dall'Unione europea. A questo riguardo, le zone di maggior interesse sia economico sia strategico per l'Italia sono i Balcani e i paesi del bacino meridionale del Mediterraneo. L'Italia trarrebbe molto vantaggio se il processo di integrazione di questi paesi, che sono oggi fuori dall'Unione europea, andasse avanti a tutti livelli, compreso quello ambientale. La loro maggiore integrazione sarebbe di grande vantaggio per il nostro Paese, mentre il fallimento di questo processo comporterebbe problemi per l'Italia che è lo Stato a loro più prossimo.
Anche il ministro degli esteri D'Alema ha sottolineato l'impegno del Governo nel rilanciare il ruolo dell'Italia nel Mediterraneo. In un'intervista rilasciata al giornale egiziano Al Ahram, D'Alema ha dichiarato: «Il Governo mira a rilanciare il ruolo dell'Italia nel Mediterraneo non solo dal punto di vista nazionale, ma anche in linea con l'impegno europeo. Crediamo che sia arrivato il momento che l'Europa indirizzi il suo interesse verso il Mediterraneo, che è tornato ad essere un crocevia vitale per le relazioni internazionali nel bene e nel male». Secondo il ministro, ci vuole una nuova strategia soprattutto per il processo di Barcellona, che finora è Pag. 35stato mancante di contenuti concreti. Dunque, il Governo italiano si sta ponendo il problema di dare contenuti e risultati concreti al processo di Barcellona, avviato nel 1995, che - ahimè - non ha portato molti frutti in questi dieci anni.
Tuttavia, il Mediterraneo è diventato una priorità anche per la Commissione europea, perché la sua ricchezza di biodiversità ne fa uno fra i più importanti ecosistemi del mondo. Quindi, la Commissione europea già si sta preparando ad adottare una direttiva per la difesa della biodiversità, sia all'interno dell'Unione europea, sia al suo esterno. Infatti, come ha detto il commissario Stavros Dimas, l'estinzione di piante ed animali è una perdita irreversibile per l'umanità e, quindi, la comunicazione che si appresta a preparare il medesimo commissario Dimas dovrebbe identificare quattro aree di intervento: la biodiversità nella Unione europea; l'Unione europea e la biodiversità a livello globale; la biodiversità ed il cambiamento climatico (altro grave problema che ormai coinvolge tutti. Noi Verdi eravamo accusati di catastrofismo molti anni fa, quando parlavamo di questi problemi, oggi siamo almeno lieti di constatare che questa tematica è condivisa da tutti, che tutti ne parlano e che tutti ritengono necessario adottare misure in merito); la base della conoscenza.
Per salvaguardare la diversità biologica, la varietà dei geni, le specie, gli ecosistemi ed altro, così come per la lotta ai cambiamenti climatici ed altro, bisognerebbe riuscire - dice la Commissione - ad approvare il suddetto piano, fornendo anche un contributo economico ai paesi che non fanno parte dell'Unione europea ma che si affacciano sul Mediterraneo. Ovviamente, le principali minacce che mettono a rischio le specie, gli habitat ed interi sistemi del Mediterraneo sono, in molti casi - ahimè - riconducibili all'attività umana.
Chiedo pertanto al rappresentante del Governo se non si ritenga utile promuovere progetti, anche a livello bilaterale, con paesi che si affacciano sul mar Mediterraneo, al di fuori dell'Unione europea, quindi con i paesi del Nord Africa, del Maghreb e dei Balcani, posto che anche a livello regionale si prevede la costituzione di una piattaforma che abbia quale obiettivo generale il rafforzamento della conoscenza tecnica, del know-how, delle capacità operative degli attori ambientali in loco, quindi delle istituzioni locali, delle ONG ed altro, specialmente nelle zone in cui la formazione di tali soggetti è più difficile. L'Italia dovrebbe promuovere una strategia a lungo termine per elaborare strumenti operativi, training, scambi di esperienza nord-sud, sud-sud, progetti pilota su tematiche specifiche, per combattere la menzionata perdita di biodiversità, che è essenziale per la qualità della vita di tutti noi.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Laura Marchetti, ha facoltà di rispondere.

LAURA MARCHETTI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, in merito a quanto indicato nell'interpellanza presentata dagli onorevoli Cassola e Bonelli, si rappresenta che la regione mediterranea è oggetto di un intenso dibattito politico-internazionale, rappresenta oggi una delle aree privilegiate in cui si esplica l'attività di cooperazione dei paesi dell'Unione europea e dell'Italia in particolare. A conferma di ciò, basti pensare alla creazione del Partenariato Euro-Mediterraneo nel 1995, agli aggiornamenti della Convenzione di Barcellona dell'UNEP e dei suoi Protocolli, al programma comunitario «Horizon 2020», avviato nel 2006.
In tale contesto, la proposta di realizzare una piattaforma che abbia come obiettivo generale il rafforzamento della conoscenza tecnica e delle capacità operative degli attori ambientali che lavorano nella regione mediterranea risulta essere di grande interesse e, a tal proposito, si sottolinea che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, già dal 2002, ha promosso un intenso programma di cooperazione ambientale bilaterale, Pag. 36attraverso la realizzazione di programmi finalizzati a progettare e sperimentare le modalità di attuazione di una strategia regionale per lo sviluppo sostenibile.
I programmi di cooperazione ambientale avviati dal Ministero con gran parte dei paesi del Mediterraneo rappresentano un tassello importante per il dialogo tra queste diverse culture nella direzione comune di amicizia, conoscenza, scambio di informazioni.
Fino ad oggi, sono stati avviati 30 progetti (con Algeria, Egitto, Marocco, Tunisia, Israele) finalizzati a promuovere: in primo luogo, l'attuazione di azioni di efficienza energetica e l'uso delle fonti rinnovabili per la desalinizzazione delle acque, la generazione di elettricità ed acqua calda nelle zone rurali e negli impianti turistici, il raffreddamento e la conservazione dei prodotti agricoli e della pesca; in secondo luogo, programmi nazionali per la gestione integrata delle zone costiere, il recupero e la gestione integrata delle risorse idriche, la promozione del turismo sostenibile, la lotta contro la desertificazione e la protezione delle oasi del deserto, la riforestazione di zone aride; in terzo luogo, le capacità nazionali e locali di governo dell'ambiente, anche attraverso esperienze di gemellaggio ambientale per realizzare le capacità di governance ambientale, mediante il trasferimento di competenze dall'Italia ed il training in Italia dei quadri e della classe dirigente futura di questi paesi; infine, la diffusione di veicoli a basse emissioni nelle aree urbane.
Per il coordinamento e il monitoraggio dei progetti per la promozione delle fonti rinnovabili è stata avviata la partnership MEDREP, un'iniziativa lanciata dall'Italia a Johannesburg nel 2002, con una sede permanente a Tunisi.
Il programma è finalizzato alla promozione delle fonti rinnovabili nella regione mediterranea attraverso la diffusione delle tecnologie, sostenuta da strumenti e meccanismi finanziari innovativi, e il rafforzamento delle istituzioni dei paesi dell'area, per dare certezza e continuità alle regole e alle procedure finalizzate a sostenere gli investimenti privati, con particolare riferimento ai crediti di riduzione delle emissioni nell'ambito del CDM del protocollo di Kyoto.
Per il coordinamento dei progetti per la lotta alla desertificazione è stata istituita, invece, una sede permanente ad Algeri.
I progetti sono realizzati in collaborazione con i ministeri, le istituzioni locali, le agenzie dei paesi del sud del Mediterraneo, le agenzie delle Nazioni Unite e della World Bank.
Per parte italiana, sono coinvolte l'APAT, l'ENEA, il CNR e le Università di Pavia, Padova, Firenze, Pisa, Viterbo Tuscia, altri istituti universitari, anche privati, oltre a società di ingegneria e imprese italiane impegnate a trasferire tecnologie innovative.
Le iniziative italiane, in particolare per quanto riguarda il trasferimento di tecnologie, si collocano nella prospettiva del partenariato euromediterraneo, finalizzato alla creazione di un'area di libero scambio tra i paesi dell'Unione europea e i paesi della sponda sud del Mediterraneo, da realizzarsi entro il 2010.
Il valore complessivo dei progetti corrisponde attualmente a circa 65 milioni di euro e il cofinanziamento del Ministero è stato, fino ad oggi, stanziato in 30 milioni di euro, mentre la quota restante è stata coperta dalle istituzioni dei paesi nei quali sono stati avviati i programmi, dalle istituzioni e dalle imprese italiane che partecipano al programma, dalle agenzie delle Nazioni Unite e dalla stessa World Bank.
Inoltre, sono stati cofinanziati dalla Commissione europea sei progetti nella regione mediterranea, finalizzati alla promozione delle energie rinnovabili, alla capacity building ed assistenza tecnica nel settore della gestione di risorse idriche, alla protezione delle zone costiere, al rafforzamento delle capacità delle pubbliche amministrazioni dei paesi beneficiari in materia ambientale.
Ancora, nell'ambito delle attività connesse all'Accordo ACCOBAMS (Accordo per la conservazione dei cetacei del Mediterraneo, del Mar Nero e della zona atlantica contigua), il Ministero dell'ambiente Pag. 37e della tutela del territorio e del mare, oltre a finanziare iniziative tese a sviluppare la sensibilità verso le tematiche della protezione dei mammiferi marini nel Mediterraneo, ha già avviato una serie di azioni finanziando, attraverso il segretariato di ACCOBAMS, attività di formazione sulla materia della conservazione dei cetacei per i paesi del Mediterraneo, attraverso workshop e corsi per operatori e tecnici e di promozione.
In particolare, nel 2007 sarà finanziato un progetto che riguarda tecniche di monitoraggio dei cetacei, che coinvolge attività di formazione in diversi paesi mediterranei tra cui Albania, Bulgaria, Marocco, Tunisia, Libano e Siria. Infine, non manca un'attività di supporto al REMPEC (Centro di risposta per la gestione delle emergenze da inquinamento nel mare Mediterraneo) che, come è noto, svolge attività formativa per gli Stati membri in materia di prevenzione e pronto intervento in caso di inquinamento da idrocarburi e sostanze chimiche, con contributi aggiuntivi pluriennali per specifici progetti e per personale tecnico di supporto.

PRESIDENTE. L'onorevole Cassola ha facoltà di replicare.

ARNOLD CASSOLA. Signor Presidente, sono alquanto soddisfatto per la risposta del signor sottosegretario. Mi fa piacere che l'Italia sia coinvolta in tutti questi progetti che, a partire dal 2002, sono stati avviati. Questa attività diventa importante non soltanto per la salvaguardia della biodiversità ma anche perché rappresenta un inizio nella creazione di una barriera contro i problemi ambientali di vario genere che avremo in futuro, a causa del cambiamento climatico, dell'innalzamento delle acque e così via. Inoltre, si offre alle imprese italiane ed agli istituti di ricerca universitari l'opportunità di svolgere la loro attività ricorrendo al know how e alla tecnologia italiana, che è all'avanguardia. Intensificando queste iniziative è altresì possibile che i nostri ricercatori, che molte volte sono costretti a recarsi all'estero, rimangano in Italia, proprio per lavorare su questi progetti.
Mi sembra che la maggior parte di essi sia orientata verso il sud del Mediterraneo e il nord Africa. Questa è un'ottima cosa, ma bisognerebbe non trascurare l'area orientale, in particolare quella dei Balcani, che dobbiamo coinvolgere nel lavoro per la conservazione delle acque interne, delle foreste, degli ecosistemi marini e così via. È importante stabilire reti di collaborazione con i vari attori in loco, redigere programmi di capacity building e così via. Non possiamo rischiare, infatti, che i paesi meno ricchi del Mediterraneo si sviluppino a costo di danni ambientali. Sfortunatamente, a causa della desertificazione - come lei ha ricordato - ma anche della povertà, del cambiamento climatico, delle guerre e dell'inquinamento postbellico, le zone del Mediterraneo che hanno maggior bisogno di risorse sono proprio quelle più vicine noi; mi riferisco ai Balcani occidentali e al nord Africa. Aiutare questi paesi e promuovere, in Italia, la conoscenza e la professionalità sarebbe utile non solo per il nostro paese ma anche per i paesi del Mediterraneo e per tutti, in generale (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).

(Incidente ferroviario verificatosi sulla linea Bolzano-Verona - n. 2-00286)

PRESIDENTE. L'onorevole Mario Ricci ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00286 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 2).

MARIO RICCI. Signor Presidente, constato la presenza, in questa Assemblea, del viceministro dei trasporti, De Piccoli, il quale, riguardo all'incidente accaduto a Borghetto sull'Adige, già ha reso una informativa in sede di Commissione. In quella occasione, egli ha precisato che sarebbero state istituite due commissioni, l'una ministeriale e l'altra ad opera del gruppo delle Ferrovie dello Stato. Tali commissioni, entro un mese, avrebbero potuto e dovuto fornire migliori ragguagli sulle cause precise del medesimo incidente. Tra l'altro, quest'ultimo seguiva, a distanza di qualche anno, un altro incidente, Pag. 38avvenuto sulla stessa linea, a Colle d'Isarco. Ciò significa, secondo noi, che su questo tratto di ferrovia c'è, quanto meno, una caduta di attenzione, per quanto riguarda la manutenzione, da parte dei gestori della rete.
Sarebbe il caso - siamo qui, infatti, per ascoltare il viceministro - di conoscerne le cause reali. Infatti, dai dati in nostro possesso e sulla base delle segnalazioni delle rappresentanze sindacali, si tratta di una linea sulla quale frequentemente avvengono interruzioni dovute appunto alla sussistenza di limiti in ordine alla manutenzione della linea stessa. Dunque, guasti alla tratta che hanno determinato - come nel caso del 13 dicembre - alcune battute di arresto, in conseguenza delle quali la marcia a vista diventa una sorta di assuefazione con gli incidenti che conosciamo.
Non vorrei che le due commissioni - come solitamente è avvenuto in occasione di molti altri incidenti ferroviari - giungessero alla determinazione che anche questo incidente sulla linea Bolzano-Verona, nella località Borghetto sull'Adige, sia stato causato da un errore umano. Motivazione quest'ultima che riteniamo abbastanza superficiale e della quale non ci accontentiamo.
Infatti, la catena di incidenti drammatici e mortali, che hanno investito le nostre ferrovie dal 1986 ad oggi, evidenzia altri fenomeni che stanno alla base di queste drammatiche morti sul lavoro, che hanno coinvolto i lavoratori da una parte, ma gli stessi viaggiatori dall'altra.
Potremmo fare un elenco di tali incidenti: il 1o ottobre del 2003, nell'incidente di Porretta Terme, si sono registrati 1 morto e 127 feriti; il 13 settembre 2004, sul treno Cuneo-Torino, 2 morti e 30 feriti; il 7 gennaio 2005, alla stazione di Crevalcore, 17 morti e 50 feriti; il 20 dicembre 2005, alla stazione di Roccasecca, 2 morti e circa 70 feriti di cui 10 gravi e, da ultimo in ordine di tempo, il 13 dicembre 2006, 2 morti e diversi feriti. Questa catena drammatica di morti bianche è attribuibile a precise responsabilità. La nostra era la ferrovia più sicura d'Europa; oggi forse siamo la ferrovia più insicura d'Europa!
Con questi dati di fatto abbiamo messo sotto smacco tutti i processi di liberalizzazione che hanno interessato anche un settore strategico del nostro paese come quello dei trasporti. I fatti parlano in maniera molto precisa!
Pertanto, sollecitiamo il nostro Governo ad adoperarsi affinché possano terminare questi gravi incidenti. In particolare, riteniamo vi debba essere un maggiore interessamento per quanto riguarda gli investimenti per la sicurezza sui tratti ferroviari anche ordinari e non solo sull'alta velocità; un'accurata e continua formazione degli equipaggi; una manutenzione attenta delle linee e del materiale rotabile; un attento governo delle risorse umane, con rapporti di lavoro che tendano sempre di più alla stabilità e alla qualità del lavoro; un'organizzazione societaria, all'interno del gruppo delle Ferrovie dello Stato, che superi la frantumazione che si è determinata nel corso di questi dieci anni.
Non è un caso che, dal 1986 ad oggi, nel nostro paese, si sono verificati 130 disastri ferroviari e che, in tale periodo, oltre 50 macchinisti (siamo vicini ai 70) sono morti. Se ci si riferisce a periodi precedenti al 1986, credo che, nell'arco dello stesso tempo, siano solo successi minimi incidenti ferroviari, con la morte di 7 macchinisti, che, come ho già detto, sono i primi a pagare per queste inadempienze.
Ascolterò, quindi, con attenzione il viceministro, dati anche i tempi di oltre un mese che ci separano da quell'incidente, per sapere se le commissioni hanno concluso i propri lavori e quali siano le determinazioni alle quali sono pervenute.

PRESIDENTE. Il viceministro dei trasporti, Cesare De Piccoli, ha facoltà di rispondere.

CESARE DE PICCOLI, Viceministro dei trasporti. Signor Presidente, desidero innanzitutto ricordare che, in merito all'incidente accaduto lo scorso 13 dicembre 2006 sulla linea ferroviaria Bolzano-Verona, il giorno dopo, ho partecipato Pag. 39alla seduta della Commissione trasporti per informare tempestivamente gli onorevoli deputati in ordine alla dinamica dell'incidente ed alle iniziative intraprese. Peraltro, sono tuttora in corso gli accertamenti sia da parte della magistratura, sia da parte delle commissioni di indagine istituite rispettivamente da Trenitalia, da Rete Ferroviaria Italiana e ovviamente dal Ministero dei trasporti. Non si è ancora pervenuti alla conclusione di questa indagine.
Dal punto di vista della sicurezza dell'infrastruttura, allo stato attuale, sull'intera rete ferroviaria italiana, sono in corso di installazione tecnologie per la protezione della marcia dei treni. In particolare, sulla rete in concessione a Rete Ferroviaria Italiana SPA, tutte le tratte arrivate dal sistema alta velocità/alta capacità, sono attrezzate con il sistema radio ERTMS (European Railway Management System), che è il sistema di comando, controllo e stanziamento dei treni per garantire l'interoperabilità ferroviaria, mentre sulle tratte della rete fondamentale (oltre 1.500 chilometri) è in corso di installazione il sistema di controllo marcia treno (SCMT), già realizzato per circa il 70 per cento sulle tratte della rete complementare (circa 5.500 chilometri), ed è in corso di installazione il sistema di supporto alla condotta (SSC), già realizzato in Sardegna ed in parte in Sicilia.
Per l'installazione di tali sistemi, di cui si prevede il completamento entro la fine del 2007 con la copertura dell'intera rete, sono già stati garantiti i necessari finanziamenti. Tali sistemi, per poter essere utilizzati, necessitano dell'installazione di apparecchiature a bordo dei rotabili in grado di interagire con il sistema di terra; di tale sistema, che rappresenta la vera criticità, soprattutto per quanto riguarda Trenitalia, allo stato attuale, è stato attrezzato circa il 40 per cento su un totale di 4.600 rotabili. Su tale aspetto, il Ministero ha ritenuto non soddisfacenti i programmi presentati dalle imprese ferroviarie ed ha richiesto a Rete Ferroviaria Italiana SPA una più dettagliata analisi degli stessi, finalizzata a monitorare non solo il rispetto dei tempi di installazione dei predetti sistemi, ma anche l'ottimizzazione dell'utilizzo dei rotabili dotati delle apparecchiature di bordo sulle linee con i sistemi in questione già funzionanti.
In particolare, sulla linea Verona-Bolzano-Brennero sono stati realizzati e sono in fase di ultimazione interventi di sicurezza e potenziamento infrastrutturale e tecnologico per un valore complessivo di 792,5 milioni di euro, di cui 440 milioni sono stati destinati alla realizzazione di quattro variabili di tracciato della linea in questione, che hanno consentito la messa in sicurezza della linea rispetto alla caduta di massi dai versanti montani delle valli e dalle esondazioni del fiume Isarco, mentre 316 milioni di euro sono stati destinati al potenziamento tecnologico dell'intera rete. Tale potenziamento prevede: blocco automatico banalizzato a correnti codificate per il di stanziamento dei treni; sostituzione di buona parte degli apparati centrali elettrici ad itinerari di tipo elettromeccanico, con gli apparati centrali computerizzati a calcolatore elettronico; telecomando della linea da un unico posto centrale sito a Verona. Infine, 36,5 milioni di euro sono stati destinati per la realizzazione del sottosistema terra (SST) e del sistema di controllo marcia treno (SCMT), attivato il 22 dicembre 2005 tra Verona e Trento, l'8 marzo 2006 tra Trento e Bolzano e il 3 agosto 2006 tra Bolzano e Brennero.
A questi progetti, di entità considerevole, si è costantemente accompagnata un'azione di mantenimento in efficienza dell'infrastruttura, mediante interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, per i quali, nel periodo 2000-2006, sono stati investiti rispettivamente 324 e 260 milioni di euro.
Per quanto riguarda le questioni legate all'impegno lavorativo dei due macchinisti coinvolti nell'incidente, sulla base degli elementi emersi dalle registrazioni effettuate dal sistema informativo «Veste», è risultato che, durante la notte tra il 12 e il 13 dicembre 2006, i due macchinisti avrebbero dovuto effettuare, da turno programmato, un servizio da Domegliara al Pag. 40Brennero ed un servizio dal Brennero a Bolzano, con inizio delle prestazioni dal deposito di locomotive di Verona alle ore 20,53 e termine a Bolzano alle ore 3,31, della mattina, cui avrebbe fatto seguito il riposo fuori residenza.
Durante la sosta effettuata al Brennero, ai due macchinisti è stata richiesta - ed è stata da loro accordata - la disponibilità a proseguire il servizio fino a Verona, a causa della non effettuabilità del corrispondente allacciamento previsto nella programmazione del turno del personale di macchina, dovuta ad un ritardo.
Nei giorni precedenti l'incidente, i due macchinisti avevano effettuato servizio usufruendo del previsto riposo settimanale. Infatti, dalle verifiche effettuate per accertare un presunto status di «super bonus», è stato posto in evidenza che, al momento dell'incidente, nessuno dei due si trovava in tale posizione.
Va, infine, sottolineato che le condizioni di operatività del personale che svolge sull'infrastruttura ferroviaria mansioni legate alla sicurezza dell'esercizio sono correlate al possesso di requisiti fisici e psico-attitudinali. Il mantenimento di tali requisiti viene accertato periodicamente con visite sanitarie, secondo un criterio dipendente dall'età anagrafica e dalla specificità dell'attività di sicurezza.
Infine, colgo l'occasione per comunicare che il Ministero dei trasporti, in accordo con FS Holding, si è attivato per pervenire, in tempi brevi, alla costituzione dell'Agenzia per la sicurezza ferroviaria, come previsto da una specifica direttiva dell'Unione europea.

PRESIDENTE. L'onorevole Mario Ricci ha facoltà di replicare.

MARIO RICCI. Signor Presidente, prendiamo atto della puntualità della risposta del viceministro e, soprattutto, della presa di coscienza della necessità di massicci interventi per quanto riguarda il sistema di sicurezza nei trasporti.
Anche noi abbiamo lavorato nella Commissione trasporti, insieme agli altri gruppi, per avviare quanto previsto dalla direttiva europea, ossia la costituzione di un'Agenzia per la sicurezza ferroviaria, anche se in ritardo. Riteniamo, infatti, che essa costituisca uno strumento importante per prevenire questi gravi e drammatici incidenti sulla nostra rete ferroviaria.
Prendiamo atto anche del fatto che il Governo ha rilevato, nei rapporti con il gruppo delle Ferrovie dello Stato, una inadeguatezza, registrata fino ad oggi, circa gli investimenti per fare fronte al sistema della sicurezza. Vogliamo sottolineare, signor viceministro, che sarebbe il caso di porre mano ad una politica di redistribuzione attenta delle risorse.
Se, com'è avvenuto nel passato, continueremo a praticare i sogni dell'alta velocità, è ovvio che le risorse non saranno sufficienti. Nel nostro paese, l'obiettivo che si è dato il management delle Ferrovie dello Stato nel corso di questi ultimi anni ha finito per produrre i buchi che conosciamo, cui ha fatto fronte la legge finanziaria per il 2007; nella legge finanziaria, sono stati reperiti 13 miliardi di euro per colmare i debiti prodotti e coprire gli investimenti riguardanti la rete dell'alta velocità nel corso di questi anni e, soprattutto, per far fronte alla sottrazione di impegni da parte delle grandi imprese, con riferimento all'assegnazione delle gare d'appalto sui tratti dell'alta velocità, di cui esse hanno tratto beneficio. Per coprire le inadempienze del privato, dunque, lo Stato si è accollato ben 26 mila miliardi delle vecchie lire. Non c'è una disponibilità di risorse sufficiente per far fronte al grave problema della sicurezza e della manutenzione della rete e del materiale rotabile in un settore strategico, come quello del trasporto su ferro.
Cogliamo l'occasione per chiedere al Governo di porre mano a questa politica della redistribuzione delle risorse, in maniera tale che il servizio ne benefici e soprattutto che ne beneficino quelle linee fondamentali e secondarie preposte alla mobilità dei lavoratori e delle lavoratrici, soprattutto dei pendolari. Su queste linee spesso avvengono quegli incidenti drammatici Pag. 41di cui abbiamo parlato anche oggi (mi riferisco anche alla vicenda del 13 dicembre).
Questo impegno, che il Governo farà assumere, lo favoriremo e saremo sempre pronti a sostenere queste politiche che vanno in direzione dei massimi sistemi di sicurezza sulle reti ferroviarie e nel settore dei trasporti del nostro paese.

(Fenomeno della poligamia in relazione agli immigrati di fede islamica - n. 2-00309)

PRESIDENTE. L'onorevole Capitanio Santolini ha facoltà di illustrare l'interpellanza Volontè n. 2-00309 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3), di cui è cofirmataria.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, vorrei illustrare le ragioni di questa interpellanza. La situazione della poligamia in Italia non è un problema piccolo; l'impressione è quella che sia ampiamente sottovalutato. Quindi, la nostra interpellanza vuole proprio accendere i riflettori su ciò che sta avvenendo in Italia oggi, e che, tra l'altro, è su tutti i giornali, ma con un'impressione di sottovalutazione del fenomeno da parte delle autorità.
Il reato di bigamia è sanzionato, com'è noto, dall'articolo 556 del codice penale che vieta, ovviamente, di contrarre il matrimonio due volte, se prima non vi è stata una sentenza di divorzio. Malgrado ciò, in Italia sta diffusamente prendendo piede il fenomeno della poligamia, ovviamente tra gli immigrati di fede islamica, perché, in realtà, l'ordinamento non riconosce legalmente il matrimonio islamico e le unioni poligamiche, di fatto, non sono perseguibili. Quindi, siamo in una situazione che crea non poche preoccupazioni.
Tra l'altro, c'è una sentenza del tribunale di Bologna, come abbiamo scritto nella nostra interpellanza, che crea non pochi problemi e non poche perplessità; questa sentenza ha sancito che il reato di bigamia può essere commesso solo dal cittadino italiano nel territorio nazionale, essendo irrilevante il comportamento tenuto all'estero dallo straniero la cui legge nazionale riconosce la possibilità di contrarre più matrimoni.
Siamo davanti ad uno strabismo, se posso esprimermi in questo modo, delle normative.
A Catania, addirittura, un giudice ha deciso che due vedove si sarebbero divise la pensione del marito defunto e che la casa sarebbe spettata ad entrambe. Si tratta di segnali di una difficoltà nell'interpretare questi fenomeni, con sentenze molto diverse tra loro e contraddittorie.
Vorrei sottolineare che il problema della poligamia in Italia non è solamente un fenomeno da non sottovalutare, poiché vi è una specie di escalation da parte di alcuni esponenti delle comunità islamiche che non può non preoccuparci. Infatti, il matrimonio nelle comunità islamiche non assume il significato che ha da noi, perché si cerca di attribuire a tale istituto una connotazione religiosa che in realtà non ha. Tale connotazione manca perché si tratta di un contratto privatistico tra due persone. Pertanto, non ha questo tipo di risvolti.
Inoltre, si cerca di far passare questo matrimonio - che religioso non è - invocando addirittura la facoltà di celebrare o sciogliere matrimoni religiosi senza che questo abbia effetti rilevanti sul piano giuridico. Adesso si cerca addirittura di legalizzare la poligamia.
È apparsa su tutti i giornali - e pertanto mi sembra giusto richiamarla anche in quest'aula - una dichiarazione, a dir poco inquietante, rilasciata da un portavoce delle comunità islamiche, un'eminenza grigia dell'UCOI, in cui si afferma: «Mi fa piacere avere quattro mogli, ma se il Governo non me lo permette, cosa faccio? Devo andare in clandestinità e questo non è giusto».
Ciò significa che in nome dei diritti individuali si cerca di far passare l'idea che la poligamia sia un diritto e che ciascuno possa decidere della propria vita quello che vuole. Ciò fa il paio con molti diritti individuali invocati anche in quest'aula, Pag. 42che non possono non creare problemi a coloro che hanno a cuore un cosiddetto bene comune come quello di regolare tali aspetti.
Al di là della questione giuridica, che pure in qualche modo deve essere affrontata e risolta, esiste il problema delle donne islamiche. È proprio di questi giorni la dichiarazione rilasciata da una personalità del Marocco, la quale ha affermato che le donne sono molto più protette, bene o male, nei loro paesi di origine rispetto all'Italia, per quanto riguarda il fenomeno della poligamia, per il fatto che in quelle nazioni hanno comunque una famiglia alle spalle in grado di tutelarle. Inoltre, esistono società, tradizioni e culture che le sostengono; comunque, la poligamia non può avvenire se non esiste il consenso della precedente moglie, la quale in pratica non lo rilascia mai.
Pertanto esistono in quei paesi paletti contro la poligamia, mentre in Italia tali paletti non ci sono perché siamo al di là di ogni possibile regolamentazione e non possiamo neppure adottare le misure necessarie. Quindi, queste donne sono aggredite, maltrattate, offese, violentate, emarginate. Si tratta di una problema davvero preoccupante; noi che ci vantiamo di essere la patria del diritto da duemila anni non possiamo non interrogarci su una situazione così drammatica che - ripeto - rischia di essere ampiamente sottovalutata.
La poligamia sta per diventare una specie di status symbol; addirittura viene teorizzato che fa bene alla salute delle donne e che la nostra società è così ipocrita da praticarla nella clandestinità, mentre qualcun altro è così corretto da farla alla luce del sole, il che è molto meglio per tutti.
Davanti ad una situazione del genere, con la nostra interpellanza chiediamo al Governo se ha intenzione, come qualcuno afferma, di adottare iniziative normative volte a legalizzare il matrimonio islamico. Ricordiamo che non si tratta di un problema piccolo. Infatti, il matrimonio cattolico, come è noto, è codificato da concordati ed accordi precisi con il Vaticano, mentre ciò non avviene con riferimento alle comunità islamiche. Vorrei sapere, pertanto, se risponda al vero questa notizia, perché il matrimonio islamico risponde in realtà ad alcune tradizioni, anche giuridiche non solo culturali, diverse dalle nostre e spesso con le stesse incompatibili.
Vorrei sapere, inoltre, cosa intenda fare il Governo, perché questo fenomeno, che è in aperto contrasto con le nostre leggi e con nostre regole di convivenza civile, sta purtroppo dilagando.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Paolo Naccarato, ha facoltà di rispondere.

PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, voglio tranquillizzare l'onorevole Capitanio Santolini che non vi è naturalmente alcuna sottovalutazione del fenomeno della poligamia islamica. Da questo punto di vista, vorrei rilevare che, di fronte a stranieri musulmani che vivono in Italia e che praticano la loro religione, lo Stato può rapportarsi solo facendo riferimento alle norme di diritto internazionale privato, codificate nella legge n. 31 maggio del 1995, n. 218, che, a loro volta, rimandano al diritto musulmano positivo espresso dagli Stati di appartenenza ove è stato celebrato il matrimonio.
Tali norme, infatti, richiamano, per la determinazione delle condizioni di contrarre il matrimonio e degli effetti personali e patrimoniali del matrimonio stesso, la legge nazionale dei nubendi della quale, peraltro, è necessario il vaglio, alla luce dei principi dell'ordine pubblico italiano. Ciò vale anche per i matrimoni contratti da cittadini italiani all'estero.
Pertanto, allo stato attuale ed in mancanza di ministri di culto, figura questa che non esiste nel mondo islamico, con nomina approvata, il matrimonio religioso contratto in Italia da stranieri di fede musulmana non può in ogni caso avere effetti civili per il diritto italiano e non Pag. 43risultano attualmente iniziative governative volte a legalizzare il matrimonio islamico. Ciò consente la possibilità di celebrare e sciogliere matrimoni religiosi, senza produrre effetti civili secondo la legge e la tradizione islamica.
Gli stranieri comunque restano sottoposti ai vincoli di cui all'articolo 116 del codice civile, che detta le norme per contrarre matrimonio nello Stato italiano.
Come noto, presso la I Commissione affari costituzionali della Camera è in corso l'esame dei progetti di legge di iniziativa parlamentare. Mi riferisco all'A.C. 36 dell'onorevole Marco Boato e l'A.C. 134 dell'onorevole Valdo Spini, aventi proprio ad oggetto norme sulla libertà religiosa ed abrogazione della legislazione sui culti ammessi; progetti nel cui articolato sono contenute disposizioni specificatamente dedicate al tema dei matrimoni religiosi.
Tutto ciò premesso, si fa presente che l'articolo 29 della Costituzione sancisce il valore giuridico e sociale dell'istituto del matrimonio, come è noto a tutti, ed il codice civile ne regola dettagliatamente i diversi aspetti. Tra questi, la libertà di stato dei contraenti costituisce un elemento essenziale del contrarre matrimonio, elemento al quale, tra l'altro, il legislatore ha dedicato un'attenzione particolare dimostrata anche dalla lettura, durante il rito, degli articoli dello stesso codice civile riguardanti i diritti ed i doveri dei coniugi, nonché dall'introduzione nel nostro codice penale della fattispecie del reato di bigamia.
Quanto a livello giuridico e socio politico, questi principi rappresentano dei capisaldi del nostro sistema e non sono assolutamente messi in discussione dall'attività del Governo, dal quale sono, anzi, pienamente condivisi.
Infatti, reputando fondamentale stimolare una serie di riflessioni sull'esigenza di una corretta integrazione del nostro sistema sociale per una crescente comunità di immigrati portatori di storia, tradizioni e cultura - spesso molto diversa da quelle italiana -, si ritiene assolutamente valido il quadro normativo vigente relativo all'istituto del matrimonio.
S'intende, pertanto, fugare ogni dubbio circa la paventata ipotesi di iniziative legislative volte a modificare l'ordinamento in materia - tanto meno nella fattispecie - e a introdurre una qualsivoglia legalizzazione delle unioni poligamiche.
Le preoccupazioni espresse dagli interpellanti, proprio con riferimento quest'ultimo punto, ripropongono alcuni timori emersi recentemente in occasione del dibattito parlamentare sulle proposte di legge in materia di libertà religiosa che però - come già accennato -, sono in discussione presso la I Commissione della Camera dei deputati. In nessuna delle proposte oggi in discussione viene lasciato spazio alcuno all'ipotesi di introduzione di elementi di modifica o di stabilizzazione del sistema vigente in cui il matrimonio poligamico non può essere in modo assoluto riconosciuto. Infatti, la libertà di stato - come detto precedentemente - è condizione necessaria e indispensabile per contrarre matrimonio.
A conferma di ciò, basta ricordare che le disposizioni relative al matrimonio contenute nelle proposte all'attenzione della Camera, stabiliscono l'iter procedurale che prevede la lettura degli articoli del codice civile. Nella stessa direzione va il Governo, attraverso l'elaborazione di una carta dei valori della cittadinanza e dell'integrazione nella quale saranno ribaditi i principi alla base della concezione monogamica del matrimonio.

PRESIDENTE. L'onorevole Capitanio Santolini ha facoltà di replicare.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. La mia replica sarà brevissima, signor Presidente, perché non voglio dilungarmi più di tanto. Però, vorrei fare alcune precisazioni. Intanto, vorrei sottolineare che, secondo il rito islamico, il matrimonio è un semplice atto notarile e non un fatto religioso. Quindi, anche quando se ne parla, sarebbe opportuno riferirsi ad un matrimonio non religioso e ciò non soltanto Pag. 44per un problema di terminologia. Infatti, si tratta di una questione molto precisa che richiede rigore da parte di tutti noi, Governo compreso.
Dunque, parlare di matrimonio religioso con riferimento alle comunità islamiche è una dizione non corretta, perché si tratta di un semplice atto notarile. Se non si facesse il distinguo, a forza di parlarne, si verrebbe a creare una letteratura in questo campo che non ci può aiutare a capire i problemi.
Sappiamo bene che c'è una discussione in corso presso la I Commissione di questo ramo parlamentare. Pertanto, toccherà a noi, come Parlamento, affrontare e risolvere la questione. Rimaniamo dell'idea che l'eguale libertà di tutte le confessioni religiose è assolutamente fuori discussione, ma in realtà ciò non implica un'uguaglianza di trattamento. Infatti, ci sono delle questioni che vanno assolutamente disciplinate e capite. Vi è la possibilità di discipline giuridiche diverse e perciò sappiamo bene che questo è un discorso che dovrà essere affrontato in Parlamento.
La terza precisazione è che prendo atto che non vi sia alcuna volontà o tentativo di legalizzare il matrimonio islamico. Ne prendo buona nota e ciò mi fa ovviamente piacere.
Non mi pare, tuttavia, di aver appreso dal sottosegretario come intenda agire il Governo per contrastare il fenomeno. Ad avviso mio e degli altri colleghi firmatari dell'interpellanza, non si può rimanere spettatori passivi - più o meno succubi, più o meno proni verso fenomeni in aumento in Italia -, senza che vengano assunte adeguate misure. Non sono in grado di suggerire ricette o formule e non farò riferimento a misure repressive (nel senso peggiore del termine); non intendo suggerire l'adozione di taluni provvedimenti, ma certo noi ci aspettiamo che un Governo sappia affrontare e prendere in carico tali emergenze. Perciò, perché risulti cosa intenda fare il Governo, non basta, a mio avviso, invocare leggi e normative - pure esistenti e tali da fissare, in qualche modo, taluni paletti -; fenomeni di sfruttamento, di violenza e di discriminazione nei confronti delle donne - che peraltro avvengono a dispetto di tutto quanto viene dichiarato nel nostro paese -, ritengo meritino davvero di essere presi in seria considerazione dal Governo, che non si può limitare ad elencare una serie di normative. Queste sono certamente importanti, ma il Governo deve assumere delle iniziative, varando misure dalla cui adozione, quand'anche ne fosse, in ipotesi, difficile la realizzazione, non potrebbe invero esimersi.
Quindi, auspico che davvero il Governo adotti dei provvedimenti per contrastare il fenomeno; altrimenti, la situazione diverrebbe ingestibile e potremmo rimpiangere di non essere stati in grado, a tempo debito e nei modi opportuni, di intervenire in maniera adeguata.

(Gestione dell'emergenza rifiuti in Puglia - n. 2-00325)

PRESIDENTE. L'onorevole Fitto ha facoltà di illustrare l'interpellanza Leone n. 2-00325 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 4), di cui è cofirmatario.

RAFFAELE FITTO. Signor Presidente, abbiamo rivolto questa interpellanza urgente al Governo per diverse ragioni. La prima nasce dalle notizie apprese dalla stampa le quali riportano che l'attuale commissario per l'emergenza ambientale sui rifiuti in Puglia, il presidente della regione Vendola, ha dichiarato che il 31 di questo mese cessa l'emergenza in Puglia e le competenze passano alle amministrazioni provinciali.
È evidente che noi, pur profondamente consapevoli del tema e di vicende che hanno riguardato altre regioni, interroghiamo oggi il Governo su talune questioni perché possa comprendere la gravità della situazione che si sta determinando in Puglia; lo facciamo anche e soprattutto alla luce delle gravissime inadempienze che denunziamo nell'interpellanza.
È altresì evidente che bisogna partire da una rapida valutazione del precedente piano di soluzione del problema dell'emergenza Pag. 45rifiuti in Puglia; piano che prevedeva: la divisione della regione in dieci bacini; la realizzazione con bandi pubblici - varati preventivamente di intesa anche con il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica -; una valutazione di intesa con il Ministero dell'ambiente per il finanziamento e la realizzazione degli impianti di completamento del ciclo del trattamento dei rifiuti. Non vi era una scelta ideologica a favore o contro i termovalorizzatori, tema al centro del dibattito politico, ma vi era invece un'impostazione ben precisa che, rispetto a questi bacini, lasciava al mercato l'individuazione della soluzione migliore tra qualità tecniche e offerta economica per la realizzazione o del termovalorizzatore o della discarica o dell'impianto di trasformazione dei rifiuti in CdR, attenendosi in modo scrupoloso alle indicazioni legislative nazionali.
La regione Puglia negli anni scorsi, a differenza di quanto abbiamo appreso da recenti dibattiti - svoltisi, ad esempio, sull'emergenza rifiuti in Campania -, ha finanziato in forma autonoma, senza un solo euro di finanziamento da parte del Governo centrale, questo piano di rifiuti. Ha avviato queste gare, ma già precedentemente, con la pubblicazione degli stessi bandi, le procedure erano state impugnate - in molti casi, dagli attuali gestori delle discariche - presso il Tribunale amministrativo regionale ed il Consiglio di Stato. In tutti i giudizi, sia la struttura commissariale sia la regione Puglia hanno avuto ragione; successivamente a tali giudizi, le gare si sono svolte ed hanno visto l'aggiudicazione della realizzazione degli impianti, con una articolazione differente a seconda dei bacini e delle offerte tecniche ed economiche. Tutto ciò è accaduto entro maggio 2005, ovvero oltre un anno e otto mesi fa.
Da allora, subentrato un nuovo commissario per l'emergenza ambientale, onorevole Vendola, la situazione non ha subito alcun cambiamento né modifica. È stata assunta una posizione analoga alla precedente rispetto ai contenziosi in atto, su cui tornerò rapidamente più tardi, per segnalare un fatto molto grave che deve essere portato a conoscenza della Presidenza del Consiglio dei ministri, che emanerà l'ordinanza di nomina del commissario, al quale delega, in deroga a tutte le leggi esistenti sul territorio, poteri assoluti che scavalcano qualsiasi competenza comunale, provinciale, regionale e nazionale.
In questo contesto, sono stati presentati ulteriori ricorsi, sempre dalle aziende che attualmente gestiscono le discariche (sottolineo tale dato) al Tribunale regionale amministrativo regionale. Tali ricorsi sono stati vinti tutti dalla struttura commissariale senza che vi sia stata alcuna sentenza che potesse mettere in discussione ciò.
Dal maggio 2005 ad oggi è accaduto che, anziché firmare contratti con le aziende vincitrici di regolare bando, che aveva già superato tutti i livelli di giudizio, l'attuale commissario, da una parte, ha costituito la regione su una serie di ricorsi, tranne uno in cui (lo dirò più tardi) ha dimenticato forse di costituirsi, e, dall'altra parte, ha approvato la modifica del piano predisposto facendo prevalere una logica non di carattere tecnico, ma di carattere ideologico.
Infatti, confermato l'impianto del piano precedente, sono state fatte due modifiche: soppressa la realizzazione dei termovalorizzatori e aumentata la raccolta differenziata come percentuale di riferimento dal 40 al 55 per cento. Ricordo che il decreto Ronchi stabilisce come quota massima di raccolta differenziata da raggiungere il 35 per cento. La media è del 35 per cento nel nord d'Italia, del 18 nel centro e del 6,7 per cento nel Mezzogiorno.
Come dicevo, l'attuale commissario per l'emergenza ambientale ha revocato la realizzazione dei termovalorizzatori. Parliamo, lo dico per chi riceverà la richiesta di risarcimento danni, di una gara conclusa con un bando aggiudicato che ha superato tutti i livelli di giudizio. L'attuale commissario ha revocato questa gara. Non solo; non ha costituito la regione in un ricorso particolare, dopo aver modificato la nomina di tutti gli avvocati nei ricorsi presentati davanti al TAR ed anche al Consiglio di Stato.Pag. 46
In questo caso, le circostanze ci raccontano una «storia» molto particolare della nostra regione. È una circostanza il fatto che il commissario si sarà distratto e non si sarà costituito presso il Consiglio di Stato. È una circostanza che un ricorrente, un'azienda che oggi gestisce le discariche e che dalla non realizzazione di questi impianti o dal loro blocco avrebbe avuto un'evidente e logico beneficio. È un'altra circostanza, sicuramente casuale, il fatto che il ricorrente, avendo perso al TAR, nel Consiglio di Stato ha affiancato lo studio dell'attuale presidente della provincia per difenderlo al Consiglio di Stato. Lo studio dell'attuale presidente della provincia, Pellegrino, è lo stesso studio che ha predisposto tutti i ricorsi che hanno paralizzato la realizzazione di questi impianti, evidentemente portando un beneficio (sotto gli occhi di tutti) a chi gestisce le discariche, creando una situazione di caos nella regione, allontanando sotto ogni punto di vista la realizzazione del completamento dell'emergenza e giungendo ad un paradosso, il motivo per cui chiediamo che l'emergenza debba continuare e che vi sia la nomina di un commissario che possa, nel caso specifico, sostituire l'attuale commissario ed evitare che i poteri tornino nelle mani del presidente della provincia di Lecce. Altrimenti, succederebbe che (spesso si «straparla» di conflitto di interessi) lo studio che difende le imprese che gestiscono le discariche che impugnano i ricorsi sarebbe lo stesso studio legale che rappresenta il presidente della provincia di Lecce, nonché subentra nei poteri e decide cosa fare della situazione attualmente esistente. Sto dicendo tutto ciò in Assemblea affinché risulti nel resoconto stenografico.
Nel frattempo è avvenuto che la realizzazione degli impianti non si è verificata e l'attuale commissario ha compiuto qualcosa di diverso rispetto al passato: ha ampliato dodici discariche, unici provvedimenti predisposti in questo periodo. In questo anno ed otto mesi, sono state ampliate dodici discariche, senza compiere alcun altro atto che andasse nella direzione di modificare la programmazione precedente e risolvere le questioni poc'anzi rapidamente elencate, ma che nell'interpellanza urgente sono indicate in modo specifico. A questo aggiungiamo un altro dato, che è singolare: la raccolta differenziata, in questo anno e otto mesi, oltre che nel proclama di indirizzo (dal 40 al 55 per cento) nei fatti è salita dal 9 per cento del 2005 al 10 per cento di questi giorni. Se in un anno e otto mesi è cresciuta di un punto percentuale, il conteggio è che forse fra 45 anni i nostri figli vedranno realizzato quell'obiettivo fantomatico, che è stato indicato dall'attuale commissario per l'emergenza rifiuti.
Le indicazioni alle quali ho fatto riferimento, caro sottosegretario, riguardano un'altra questione, che rientra nella competenza della Presidenza del Consiglio dei ministri. Nel frattempo l'attuale commissario ha garantito al bacino Lecce 2, cioè a quello della provincia di Lecce, un finanziamento che varia dai 2 ai 4 milioni di euro per il conferimento dei rifiuti in un impianto della Sud Gas - voglio essere così preciso, perché essendo la stenografia perfetta in quest'aula, questo intervento potrà essere letto sia oggi sia domani, anche all'esterno di quest'aula -, prevedendo queste risorse della Protezione civile da assegnare in forma straordinaria per ragioni di protezione civile ai comuni, come beneficio della differenza delle risorse che i comuni devono spendere chiedendo e aumentando la tassa sui rifiuti ai cittadini, per un passaggio inutile e superfluo, che è quello che prevede in questo impianto - sempre della stessa ditta, sempre difesa dallo stesso avvocato, sempre coincidente l'avvocato con il ruolo di presidente della provincia, firmataria di questo protocollo - la possibilità di un passaggio collegato alla biostabilizzazione dei rifiuti, che è una norma obbligatoria per legge (decreto legislativo n. 36 del 2003), che puntualmente - proprio oggi abbiamo discusso del provvedimento di proroga termini - prevede la proroga così come è accaduto nel 2005 e nel 2006 e che consente la possibilità (quindi non obbligatoria) Pag. 47di dover portare i rifiuti in questi impianti. Ma invece da noi si fa diversamente.
Nonostante la legge consenta di non avere questo obbligo, la presidenza della provincia e il commissario per l'emergenza rifiuti decidono di utilizzare lo stesso questo impianto: costo 45 euro a tonnellata in più. Moltiplicato, arriva a un costo complessivo di 16 milioni di euro (da 4 milioni 750 mila euro arriviamo a 16 milioni di euro). Faccia lei la differenza, signor sottosegretario. Parte di questi costi dovrebbero essere coperti con le risorse che la Protezione civile dovrebbe assegnare in questi giorni (di 2 o di 4 milioni di euro) alla struttura commissariale per coprire queste spese, ma non riusciamo ancora a capire per quale drammatica esigenza, se non quella di andare incontro ad una scelta scellerata di carattere privatistico, che non rientra in alcun modo nelle previsioni legislative.
Tutte queste cose le stiamo dicendo perché, evidentemente, la nostra iniziativa di oggi proseguirà. Essa vuole mettere in guardia il Governo, e in particolare la Presidenza del Consiglio, su due aspetti. Il primo è di non assegnare risorse importanti (perché peraltro nelle precedenti gestioni queste risorse non sono mai state assegnate), che non possono essere utilizzate in modo assolutamente illogico, al di fuori di ogni programmazione e non giustificato dall'intervento della Protezione civile. Il secondo aspetto, molto importante, è che la Presidenza del Consiglio deve evitare - ce lo stiamo dicendo oggi, e mi auguro di non doverne riparlare fra uno o due anni - che la Puglia (esattamente come la Campania) si ritrovi in una situazione, in cui questa scellerata scelta, operata in questo anno e otto mesi, e questo immobilismo, porti la nostra regione ad avere una situazione analoga a quella della Campania.
Dunque, la Presidenza del Consiglio oggi ha l'obbligo di intervenire con la nomina di un commissario che sia diverso dall'attuale, per evidente incapacità o, peggio, non volontà - questo lo si accerterà rispetto alle cose che ho detto -, per evitare di passare una patata bollente nelle mani delle province, che non sono in grado di risolverla, e per evitare di trovarci anche in Puglia con i rifiuti in mezzo alla strada e soprattutto per evitare nel caso specifico (al quale ho fatto riferimento e che voglio puntualmente sottolineare) che chi è chiamato a decidere sull'ampliamento delle discariche e sulla scelta del conferimento dei rifiuti in questo o in quell'impianto sia il presidente della provincia, il cui studio legale difende il principale gestore di tutte le discariche oggi esistenti nella nostra provincia.
Questo è il dato che io consegno come riflessione alla Presidenza del Consiglio. Aggiungo che la procura della Repubblica di Lecce ha già sequestrato un impianto, che è quello al quale ho fatto riferimento per altre ragioni. Pertanto, anche questo aspetto suggerirebbe un'attenzione verso chi ha a cuore non l'attacco politico nei confronti di qualcuno - perché abbiamo aspettato un anno e otto mesi, pur potendo dire queste cose molto prima - ma verso chi ha a cuore, caro sottosegretario, l'attenzione di questo Governo per la soluzione di un problema drammatico, che rischia di diventare ancor più drammatico, se guardiamo a ciò che è accaduto in altre regioni. Siccome noi, come parlamentari pugliesi del gruppo di Forza Italia, tutti firmatari di questa interpellanza, vogliamo porre questa questione con forza e con grande attenzione, chiediamo che la Presidenza del Consiglio e che la Protezione civile non solo legga questa ordinanza, ma legga tutti gli atti conseguenti e soprattutto prima di assegnare risorse capisca bene in che direzione esse vanno (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Paolo Naccarato, ha facoltà di rispondere.

PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, l'onorevole Fitto, nell'esporre molto accuratamente Pag. 48questa articolata interpellanza urgente, ha portato una serie di elementi aggiuntivi che non sono presenti nell'atto ispettivo. Quindi, conoscendo meglio di me quali sono le regole, questi potranno essere oggetto di un successivo intervento, se richiesto, da parte del Governo. Tuttavia, mi fermo al merito delle questioni che sono presenti nell'interpellanza. Confermo che il settore rifiuti nella regione Puglia è attualmente ancora commissariato ed è stato dichiarato lo stato di emergenza con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1o giugno 2006, in scadenza il prossimo 31 gennaio 2007.
Con una nota del 15 gennaio di quest'anno, il commissario delegato - presidente della regione Puglia - ha comunicato al dipartimento della Protezione civile l'esigenza di porre termine alla gestione commissariale nel delicato settore dei rifiuti e delle bonifiche, e la contestuale necessità di assicurare, attraverso una gestione stralcio, disposta e disciplinata dal Governo nazionale, la continuità amministrativa concernente le procedure relative alle iniziative di bonifica delle aree di interesse nazionale ricadenti nel territorio della Puglia, individuate dal commissario delegato nell'area di Manfredonia, dove si deve completare l'opera di bonifica dei siti ove si trovano le discariche «Pariti 1 - liquami» e «Pariti 2».
In particolare, il predetto commissario delegato ha sottolineato la necessità di bonificare la discarica «Pariti 1 - liquami», caratterizzare la discarica «Pariti 2» e le aree marine dei siti di Taranto, Brindisi e Manfredonia. Per quanto attiene alla caratterizzazione delle aree marine sopracitate, il commissario delegato ha riferito che tale intervento è già stato attivato in collaborazione con Sviluppo Italia aree produttive Spa.

ANTONIO LEONE. Fino ad ora non c'entra niente!

PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Un momento, ci arriviamo... Egli, in proposito, ha rappresentato che le iniziative sono state coordinate e concordate con la direzione per la qualità della vita del Ministero dell'ambiente e si sono rese necessarie per fare fronte ad un contenzioso comunitario ex articolo 228 del Trattato CE nel settore ambientale. Per quanto riguarda il trattamento di biostabilizzazione dei rifiuti promosso dal commissario delegato, si rende noto che il decreto legislativo n. 36 del 13 gennaio 2003, emanato in attuazione della direttiva 1999/31/CE, ha introdotto sul piano nazionale le nuove regole per l'attività di smaltimento in discarica dei rifiuti ed in tale contesto è stato vietato smaltire rifiuti non sottoposti ad opportuno trattamento, ossia proprio alla biostabilizzazione. Sebbene l'entrata in vigore della menzionata disposizione normativa sia stata prorogata dalla legge n. 296 del 27 dicembre 2006 (legge finanziaria 2007) al 31 dicembre 2007, l'adeguamento al nuovo quadro normativo di riferimento in materia di rifiuti - che, peraltro, recepisce le direttive comunitarie in materia - risulta auspicabile proprio per evitare il ricorso agli strumenti straordinari propri delle gestioni emergenziali.
Infatti, la direttiva comunitaria 99/31/CE all'articolo 5 prevede specifici obiettivi di riduzione della frazione biodegradabile da collocare in discarica, con l'obiettivo di limitare la presenza di sostanze che, sottoposte a processi biochimici di degradazione, possano emettere biogas determinando, altresì, il carico inquinante del percolato. La Sud Gas di Poggiardo, adibita al trattamento di biostabilizzazione e di selezione dei rifiuti del bacino Lecce 2, risulta quindi utile per permette un trattamento dei rifiuti nel rispetto dell'ambiente, consentendo una ottimale utilizzazione delle discariche in ossequio al nuovo quadro normativo.
In relazione all'ampliamento delle discariche, il commissario delegato ha riferito che tale intervento, già, peraltro, utilizzato dal precedente commissario, si è reso necessario per assicurare al territorio regionale un corretto smaltimento dei rifiuti urbani nelle more del perfezionamento di tutte le procedure per la realizzazione della dotazione impiantistica a regime.Pag. 49
Tali ampliamenti sono stati, comunque, effettuati assicurando, per quanto possibile, la massima efficienza ambientale degli impianti medesimi.
Al riguardo il commissario delegato ha sottolineato come i poteri di deroga alla legislazione vigente siano stati utilizzati per derogare soltanto alle procedure di autorizzazione e non anche alla normativa tecnica di settore.
Per quanto riguarda il piano rifiuti, il commissario delegato ha fatto presente che tale piano è centrato sull'obiettivo di attuare la raccolta differenziata per il 55 per cento dei rifiuti fino all'anno 2010, anticipando, sostanzialmente, le previsioni adottate a livello nazionale con la legge finanziaria 2007.
Infatti, la legge finanziaria 2007 in proposito regola il raggiungimento dei livelli di raccolta differenziata del 40 per cento per l'anno 2007 e del 60 per cento per il 2009, prevedendo anche il commissariamento dei comuni inadempienti.
Passando, invece, ai quesiti riguardanti i presunti ritardi con cui il commissario delegato avrebbe firmato i contratti per la realizzazione degli impianti, quest'ultimo, interpellato in proposito, ha fatto presente che i contratti inerenti alla realizzazione ed alla gestione dei rifiuti urbani a regime nel periodo da aprile ad agosto dello scorso anno, derivanti dalla precedente gestione commissariale, sono stati stipulati a valle della pronuncia e del deposito delle sentenze da parte del Consiglio di Stato.
Si è ritenuto, infatti, di operare solo in presenza delle determinazioni definitive della giustizia amministrativa.
Inoltre, a seguito della sottoscrizione dei citati contratti, si è dovuto attendere il completamento delle procedure relative alla VIA (valutazione di impatto ambientale) prima di procedere all'approvazione definitiva dei relativi progetti, attualmente in corso.
Del resto, è stata proprio la precedente gestione a disporre di subordinare la sottoscrizione dei contratti alla VIA, come era giusto.
A seguito della stipula di contratti, della rivisitazione del piano regionale gestione rifiuti urbani di cui si è fatto cenno, del completamento della pianificazione dei rifiuti speciali e dell'adozione di provvedimenti urgenti per fronteggiare, in alcune aree territoriali della Puglia, la fase transitoria fino alla messa a punto della rete impiantistica (già programmata ed approvata, la cui realizzazione è prevista nell'arco di 11-12 mesi), il commissario delegato ha ritenuto di aver determinato sul territorio regionale una situazione di relativa tranquillità che costituisce il necessario preludio per una gestione ordinaria delle problematiche relative ai rifiuti.
Ed infatti, rinviare ulteriormente l'auspicato rientro nel regime ordinario non produrrebbe, ad avviso del commissario delegato, nessun concreto beneficio alla regione.
Pertanto, come conferma la predetta nota del 15 gennaio trasmessa al Dipartimento della protezione civile, a parte l'esigenza di prevedere una gestione stralcio per i siti di interesse nazionale del territorio di Manfredonia, il commissario delegato ha confermato il proprio intendimento di non richiedere una ulteriore proroga dello stato di emergenza.
Per discutere della cessazione dello stato di emergenza, sono in corso contatti per la convocazione a breve di una riunione presso il Dipartimento della protezione civile con il predetto commissario e con il Ministero dell'ambiente.
Per quanto riguarda, infine, gli aspetti finanziari, si fa presente che con l'articolo 9 dell'ordinanza 27 settembre 2006, n. 3545 sono stati assegnati al commissario delegato 2 milioni di euro, mentre ulteriori risorse sono state attinte dal bilancio regionale.
La richiesta di assegnazione, da parte del commissario delegato, di un finanziamento straordinario di 2 milioni di euro da destinare per gli interventi nel bacino Lecce 2, è stata rappresentata, con nota del 23 dicembre 2006 al Ministero dell'economia e delle finanze che, sentito il Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, ha fatto presente che la suddetta Pag. 50richiesta risulta parzialmente assentita con decreto di prelevamento del fondo di riserva per le spese impreviste.
Quest'ultimo è in corso di predisposizione, al fine di integrare l'apposito capitolo 7446 dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, per complessivi cinque milioni di euro, destinati, tra l'altro, a fronteggiare le spese derivanti dai citati interventi.
Infine, si rappresenta che le spese sostenute dal commissario delegato sono sottoposte al vaglio della Ragioneria generale dello Stato e monitorate dal dipartimento della protezione civile sotto il profilo dell'attività consultiva delle strutture commissariali, al fine di indirizzarne, ove necessario e se richiesto, l'operato.
Concludo, signor Presidente, segnalando che, meritoriamente per la verità, già l'allora presidente, onorevole Fitto, oggi tra gli interpellanti ed all'epoca presidente della regione Puglia - parlo del 2 febbraio 2004 -, proprio nella qualità di commissario delegato per l'emergenza ambientale della stessa regione Puglia, richiese una riunione in prefettura a cui partecipò il coordinamento delle forze di polizia, allargato alla presenza dei magistrati della locale procura e della direzione distrettuale antimafia per compiere tutta una serie di accertamenti ed approfondimenti sui vari profili di competenza di quest'organo. Proprio in esito a tali approfondimenti ci è stato comunicato che gli accertamenti esperiti dal suddetto organismo non hanno fatto emergere, al momento, tentativi di infiltrazione mafiosa sugli interventi in questione.

ANTONIO LEONE. L'interpellanza è per oggi, non per il passato!

PRESIDENTE. L'onorevole Fitto ha facoltà di replicare.

RAFFAELE FITTO. Signor Presidente, mi dichiaro insoddisfatto per diverse ragioni. La prima è collegata alla parte iniziale della risposta del sottosegretario, che nulla c'entra con il merito della nostra interpellanza; la seconda al desiderio di spiegare meglio alcuni passaggi. Infatti, possiamo essere d'accordo su molti aspetti di quanto detto, perché essi sono il frutto di scelte precedenti. «Al momento, non risultano infiltrazioni» ... perché signor sottosegretario? Quando il sottoscritto redasse i menzionati bandi di gara chiese la convocazione in prefettura del comitato cui lei ha fatto riferimento, consegnò preventivamente i bandi, li fece valutare, spiegò ciò che stava facendo, ebbe un riscontro in merito ed i bandi stessi proseguirono il loro iter.
La situazione oggi è differente, perché ciò che le hanno detto, che lei ha riferito e che il commissario ha comunicato non è vero, nella misura in cui si devono sottolineare alcuni dati. La Sud Gas di Poggiardo, cui lei ha fatto riferimento, dovrebbe realizzare - e non esiste alcuna sperimentazione che ne dimostri la fattibilità - il trattamento di biostabilizzazione. Nella stessa provincia vi si sono diversi bacini con comuni confinanti, che in alcuni casi portano in discarica rifiuti che non sono trattati in tale impianto, quindi rifiuti tal quali; in altri casi rifiuti cosiddetti biostabilizzati - il che è tutto da verificare, perché si è in assenza di una sperimentazione precisa - con un costo eccessivo, pari ad oltre 45 euro a tonnellata, che viene pagato dai cittadini.
Tutto ciò è causato da inadempienze, perché i bandi cui lei ha fatto riferimento nella conclusione della sua risposta e che hanno seguito tale iter si sono conclusi nel periodo febbraio-marzo 2005. In tal caso, dopo il ricorso al TAR, che non ha concesso alcun titolo di sospensiva - si è trattato di una sentenza piena e definitiva - l'obbligo era quello di firmare i contratti, approvare allora - e non dopo un anno ed otto mesi - la valutazione di impatto ambientale, presentata in quei giorni, e creare le condizioni perché decorressero i previsti undici mesi per la realizzazione degli impianti, per non utilizzare le discariche. Chi ha utilizzato in precedenza tali discariche lo ha fatto per accompagnare il processo di realizzazione degli impianti ed uscire dall'emergenza. Invece, nell'ultimo anno ed otto mesi le Pag. 51discariche sono state ampliate ed utilizzate perché, nel frattempo, si è bloccato il processo di realizzazione dei ricordati impianti. Consiglio alla Presidenza del Consiglio ed alla Protezione civile le risorse che la stessa Protezione civile dovrebbe assegnare in questi giorni, perché sono utilizzate con riferimento ad un decreto legislativo, cui ho fatto riferimento prima di lei, signor sottosegretario, ossia il n. 36 del 2003, che prevede una proroga e che pertanto non obbliga al trattamento dei rifiuti per la biostabilizzazione fino al 31 al dicembre 2007.
Ciò che sta accadendo oggi non è obbligatorio: è facoltativo e costa molto. Si sceglie solamente l'impianto della Sud Gas con un semplice avviso di gara che esclude tre partecipanti, con tutte le implicazioni cui ho fatto riferimento prima.
Allora, se c'è la volontà di comprendere la gravità della situazione e delle questioni cui abbiamo fatto riferimento è un bene; diversamente, mi riservo di riproporre un'altra interpellanza, anche utilizzando e sacrificando il tempo del nostro gruppo.
Già in questa interpellanza urgente vi sono elementi che potranno risultare utili a lei, alla Presidenza del Consiglio, alla Protezione civile. Comunque, se essi non dovessero essere sufficienti e dovessero essere necessari anche gli allegati relativi ai dati che abbiamo citato (che potrebbero anche essere richiesti in fotocopia a tutti gli enti di riferimento) faremo lo sforzo di fornire tale materiale nell'interesse complessivo.
Tale intervento, che può apparire molto duro dal punto di vista politico, ha un solo obiettivo: non vedere sciupato un lavoro di programmazione realizzato in una regione che, grazie ad esso, non ha visto fino ad oggi una sola busta di spazzatura in mezzo alla strada; oggi si comincia ad intravedere questo rischio per una gestione dissennata, priva di qualsiasi programmazione, che in alcuni casi pone seri punti interrogativi e che, comunque, vede nella migliore delle ipotesi il prevalere (volendo essere buoni nel giudizio) di una follia ideologica, che porta a dire «no» a tutto, anche quanto gli impianti sono identificati a seguito di gare.
Questo Governo o quello che verrà tra qualche anno (ci auguriamo sia un altro) si troveranno a pagare ingenti danni per la realizzazione di alcune di queste gare: con un semplice atto, è stata decisa una revoca, dopo il completamento di una gara di carattere europeo.
Vi stiamo dicendo queste cose perché si possano aprire gli occhi e si possa comprendere il livello di gravità della situazione. Signor sottosegretario, per avere un minimo di soddisfazione, auspichiamo che lei possa portare le considerazioni svolte in questa sede all'attenzione della Presidenza del Consiglio dei ministri e della Protezione civile ed intraprendere iniziative, che possano dimostrare un minimo di attenzione concreta.
Diversamente, proseguiremo le nostre battaglie in tutte le sedi (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).

(Iniziative a sostegno della città di Foggia quale sede dell'Autorità nazionale per la sicurezza alimentare - n. 2-00321)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Gioia ha facoltà di illustrare l'interpellanza Villetti n. 2-00321 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 5), di cui è cofirmatario.
La Puglia, oggi, è al centro della nostra attenzione e me ne compiaccio...
Prego, onorevole Di Gioia.

LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, mi auguro che la Puglia possa essere al centro del dibattito anche nel prossimo futuro.
Non ritengo di dovere illustrare la mia interpellanza e mi riservo di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali, Stefano Boco, ha facoltà di rispondere.

Pag. 52

STEFANO BOCO, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, ringrazio lei e i sottoscrittori di questa interpellanza per avermi dato la possibilità di rispondere ai loro quesiti.
Ricordo che il regolamento CE del 28 gennaio 2002, n. 178, del Parlamento europeo e del Consiglio, che istituisce l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), prevede in ogni paese membro l'individuazione di un'analoga struttura tecnico-scientifica, deputata a garantire la corretta valutazione dei rischi negli alimenti, quale punto di contatto istituzionale.
In attuazione del regolamento in data 17 giugno 2004 è stata adottata tra il Ministero della salute, referente istituzionale in tale materia, il Ministero per le politiche agricole e forestali, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, un'Intesa in materia di sicurezza alimentare in virtù della quale è stato istituito il Comitato nazionale per la sicurezza alimentare (CSNA).
A tale organismo, allocato presso il Ministero della salute, è stato affidato, tra l'altro, il compito di garantire i rapporti con l'Autorità europea per la sicurezza alimentare, di cui al regolamento CE n. 178 del 2002.
Con legge del 30 novembre 2005, n. 244 (Conversione in legge con modificazioni del decreto-legge 1o ottobre 2005, n. 202, recante misure urgenti per la prevenzione dell'influenza aviaria) il Comitato nazionale per la sicurezza alimentare è confluito nel Dipartimento per la sanità pubblica veterinaria, la nutrizione e la sicurezza degli alimenti.
In particolare, con il decreto del Presidente della Repubblica 14 marzo 2006, n. 189, l'ente di riferimento nazionale dell'EFSA è stato individuato nel segretariato nazionale della valutazione del rischio della catena alimentare del Ministero della salute; questo ultimo, con i propri uffici, fornirà il supporto operativo al comitato.
In attuazione della legge 4 agosto 2006, n. 248, di conversione con modificazioni del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, il ministro della salute con il ministro De Castro ha predisposto uno schema di regolamento, approvato nell'ambito del Consiglio dei ministri del 19 gennaio 2007, con il quale il comitato è stato riconfermato.
Il nostro paese, per tutto quello che ho elencato, ha rispettato l'impianto normativo ed organizzativo dell'autorità europea per la valutazione del rischio alimentare. È altresì confermato l'impegno del Governo, ed in particolare dei ministri De Castro e Turco, ad adottare tutti gli ulteriori interventi che possano incrementare l'efficacia delle strutture nazionali di riferimento a supporto del sistema produttivo agroalimentare, nonché a tutela degli interessi dei consumatori.
Infine, si evidenzia che, affinché il comitato possa assumere piene funzioni, nei prossimi mesi verrà designata la sede dello stesso, che attualmente è ubicato presso il Ministero della salute. Numerose sono le città italiane candidate a tale ruolo e tutte hanno peculiarità importanti e motivi di attenzione.
Sottolineo che, partendo da tali basi, il Governo opererà la scelta ritenendo prioritario il collocamento di tale sede nell'area del centro sud d'Italia, al fine di assicurare il massimo coinvolgimento dei territori, delle esperienze e competenze che l'Italia agroalimentare esprime, in un coeso rapporto di sinergia tra la sede dell'EFSA e quella dell'autorità nazionale.
Gli interpellanti evidenziano le molte peculiarità di una di queste città ricordate: Foggia, come essi osservano, riveste una grande importanza e noi - concludo, Presidente - saremo attenti alle potenzialità, al ruolo, alla centralità, alle infrastrutture, all'importanza agricola e ambientale di questo contesto.
Siamo certi che entro breve arriveranno le risposte, dopo aver vagliato con grande rispetto tutte le candidature e tutte le proposte che sono arrivate.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Gioia ha facoltà di replicare.

LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, egregio signor sottosegretario, debbo dirle Pag. 53con franchezza che mi ritengo totalmente insoddisfatto. Questo mi dispiace per il semplice motivo che all'interno di questo Governo svolgono ruoli importanti ministri, che hanno un chiaro collegamento con l'area da me citata nella interpellanza.
A prescindere da questo, che può adombrare una questione di carattere campanilistico in virtù delle posizioni di carattere politico, credo che questo Governo non stia affatto valutando con puntualità le peculiarità di tale area. Mi consenta, sottosegretario, mi sembra molto ovvio che nella sua relazione ampia venga sostenuto, anche con dovizia di particolari tecnici, che quest'autorità alimentare possa essere allocata nel centro-sud.
Guai se si dovesse pensare di allocarla al centro-nord, dal momento che in quell'area vi è già una struttura di significativa importanza a livello sia nazionale, sia europeo! Credo che ciò costituirebbe, ovviamente, una scelta totalmente irresponsabile. Qual è, allora, il problema?
In tal senso, vorrei ricordare le scelte chiare compiute da una realtà importante, come lei ha sottolineato, per capacità di produzione: basti pensare che la provincia di Foggia è la seconda in Italia per produzione agricola, con un valore che ammonta a circa un miliardo di euro. In quell'area, inoltre, come è stato sottolineato anche da autorevoli esponenti del mondo scientifico, esistono strutture estremamente significative, che, per l'appunto, possono garantire la sicurezza alimentare.
Bisogna aggiungere un altro elemento rilevante, rappresentato dalla centralità geografica dell'area foggiana. Ritengo ciò importante in relazione anche alle condizioni necessarie per la realizzazione di interventi finalizzati alla tutela della salute ed della salubrità degli alimenti.
È questo il motivo per cui credo che questo Governo aveva il dovere, politico e morale, di sostenere la candidatura di Foggia quale sede dell'authority in questione. Guardi, signor sottosegretario, quella realtà negli anni passati è stata totalmente penalizzata dal Governo di centrodestra: oggi deve essere risarcita dei danni che, dal punto di vista della realizzazione di infrastrutture e degli interventi a favore della crescita economica e produttiva, ad essa sono stati arrecati.
Credo, quindi, che il Governo avrebbe dovuto assumere l'impegno politico e morale, come stavo dicendo, di accelerare i tempi per individuare la sede dell'authority agroalimentare nella provincia e nella città di Foggia.
Oltretutto, signor sottosegretario, vorrei evidenziare che la prossima settimana discuterò in quest'Assemblea un'ulteriore interpellanza urgente, concernente la chiusura della scuola di Polizia di Foggia. Ciò significa che anche il Governo in carica non ha ancora compreso le scelte che bisogna adottare in una realtà difficile, come quella di Foggia, che vive una situazione grave soprattutto per quanto riguarda la sicurezza. Basti leggere, per l'appunto, i «bollettini», che negli anni passati hanno travagliato la vita sociale della realtà foggiana!
Mi auguro vivamente che, nell'immediato futuro, possa essere scelta definitivamente la sede dell'Autorità nazionale per la sicurezza alimentare. Sono convinto che questo Governo - da questo punto di vista, desidero manifestare con grande rispetto i miei orientamenti - possa individuare nella città e nella provincia di Foggia la sede di tale authority.
Si tratta di ciò che con grande chiarezza e con grande responsabilità politica e morale intendevo rappresentare, perché credo che questo Governo dovrebbe dimostrare la sensibilità di ripagare quella provincia dei guasti che l'Esecutivo di centrodestra ha prodotto negli anni passati.

(Chiusura dello stabilimento Nuova Magrini Galileo di Battaglia Terme (Padova) - n. 2-00319)

PRESIDENTE. L'onorevole Goisis ha facoltà di illustrare l'interpellanza Maroni n. 2-00319 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 6), di cui è cofirmataria.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, voglio anzitutto fare una premessa. Le segnalo Pag. 54che avevo presentato questo atto di sindacato ispettivo come interrogazione ben quattro mesi fa.
Purtroppo, i tempi di attesa sono stati così lunghi che mi hanno costretta a presentare la presente interpellanza urgente, poiché urgente è il problema che riguarda, come lei ha detto, lo stabilimento di Nuova Magrini Galileo di Battaglia Terme, una fabbrica che ha cento anni e che opera nella provincia di Padova, in modo particolare nella bassa padovana, nel sud della città, che è specializzata nella produzione di interruttori di alta tensione (apparecchiature indispensabili alla trasmissione e distribuzione dell'energia elettrica) e che tratta materiale, che potrebbe anche essere abbandonato in quanto non importante, come qualcuno vuol far pensare.
Tale stabilimento rischia di essere dismesso, lasciando senza lavoro 350 dipendenti (e le relative famiglie), molti dei quali risultano essere monoreddito. Purtroppo, la crisi di redditività, iniziata nel lontano 1984, ha determinato la vendita dell'azienda a tre diverse società non italiane (la prima di nazionalità francese, la seconda austriaca e la terza tedesca, la Siemens per l'appunto), le quali, dovendo privilegiare nell'assegnazione dei mercati e dei prodotti la società del paese d'origine della proprietà, non hanno mai favorito investimenti adeguati nel ramo aziendale d'origine italiana, considerandolo quasi morto e tale da poter benissimo essere tagliato.
Purtroppo la predetta dismissione, che nel testo dell'interpellanza è definita come «non ancora ufficializzata», perché era stata presentata quattro mesi fa, ora è una certezza, perché è stata decisa dalla società tedesca Siemens, che, avendo acquistato un anno fa la Vatech, società austriaca, proprietaria di Nuova Magrini Galileo, ha proceduto ad un riassetto dei relativi rami aziendali, decidendo di attuare la dismissione di due siti della Nuova Magrini Galileo, in particolare Stezzano (nel bergamasco) e Cairo Montenotte (in provincia di Savona).
Veniamo ora alla società di cui stiamo parlando, la Nuova Magrini Galileo di Battaglia Terme, la cui dismissione purtroppo è confermata non soltanto dalle parole, ma dai fatti, ossia dalla mancanza di un piano industriale, tanto da obbligare la predetta società ad iniziare l'anno 2007 con il portafoglio ordini come unico riferimento di lavoro.
L'acquisto della società in parola da parte della Siemens avrebbe determinato la sostituzione dei membri del consiglio di amministrazione e dato conferma (prima era solo in via ufficiosa, ora purtroppo è ufficiale) della chiusura del sito di Battaglia Terme, che si trova in una situazione di equilibrio nel rapporto produttività-redditività, come è dimostrato dal fatturato. Su questo punto devo effettuare una correzione materiale al testo dell'interpellanza: già questa mattina mi sono premurata di fare presente all'ufficio competente che il fatturato ammonta non ad «un milione di euro all'anno», come scritto nel testo, ma a ben 45 milioni di euro: non si tratta quindi di un ramo secco, bensì di un'azienda che opera in modo estremamente positivo.
Ancora, la Nuova Magrini Galileo rappresenta uno dei maggiori fornitori di riferimento dell'Enel ed ha una valenza industriale strategica.
La nostra interpellanza mira a sentire l'impegno e l'interesse del Governo, vista l'importanza di salvaguardare l'occupazione di 350 lavoratori, che sono concentrati nello stabilimento di Battaglia Terme, e a chiarire se non ritenga opportuno sollecitare un tavolo di concertazione con tutte le parti interessate.
Dovrà però trattarsi di un tavolo che dia risposte chiare e precise, perché purtroppo durante tutta l'estate abbiamo assistito ai tentativi, da parte dei sindacati e dei lavoratori della Magrini, di instaurare un rapporto con il Ministero del lavoro, che è sempre stato negato dai funzionari, adducendo motivi vari (il ministro era assente, non era reperibile, eccetera).
So anche che, dopo vari tentativi, un incontro con i sindacati si è svolto qui a Pag. 55Roma, ma le risposte sono state evasive e, comunque, non abbiamo ancora ricevuto una risposta reale e concreta.
Devo purtroppo rilevare che anche nel mitico Nord-est esistono plaghe di difficoltà economica, in modo particolare, come dicevo prima, proprio nella zona a sud di Padova, che viene chiamata «Bassa padovana»: l'aggettivo indica proprio la difficoltà economica nella quale essa versa.
Non vorremmo lasciare questa zona come sede di discariche, perché ne esistono addirittura due, ma vogliamo che i nostri lavoratori abbiano realmente la possibilità di un futuro davanti a loro.
D'altra parte, capiamo che è molto più facile per la Siemens affidare le commesse di lavoro non tanto alla nuova Magrini Galileo, bensì, magari, alla Cina, perché costituisce una soluzione molto più positiva, visto il basso costo del lavoro e la concorrenza sleale, che purtroppo ci troviamo da tanto tempo a denunciare.
Vorremmo sapere dal Governo, pertanto, quali siano le sue proposte e le sue intenzioni e a che punto siano i contatti con i dirigenti e i sindacati di quest'azienda.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Alfonso Gianni, ha facoltà di rispondere.

ALFONSO GIANNI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, gli onorevoli interpellanti Maroni e Goisis, che ha testè illustrato il testo dell'interpellanza, ci domandano, in sostanza, se, in considerazione dell'importanza dell'occupazione di 350 lavoratori di Battaglia Terme, il Governo non ritenga opportuno intervenire.
A questo riguardo, vorrei fare alcune precisazioni ed esporre in dettaglio il punto della situazione, sempre che vi sia la necessaria pazienza di ascoltare.
La prima considerazione che debbo fare è che, per fortuna - anche se è una magra consolazione -, il numero dei lavoratori in pericolo è inferiore a quello dichiarato nell'interpellanza: non sono 350, ma, considerando anche i contratti a termine in essere, sono poco più di 200 i lavoratori occupati nel sito di Battaglia Terme. L'altro sito industriale, ossia quello di Cairo Montenotte, non è messo attualmente in discussione.
La strategia della Siemens tedesca, com'è stata più volte esplicitata, è esattamente quella di puntare e di concentrare il loro interesse e il loro impegno in Italia a Cairo Montenotte, mentre considerano non positivo - si tratta di una loro valutazione, non nostra -, dal punto di vista della produttività, lo stabilimento di Battaglia Terme, e intendono, quindi, portare le loro produzioni di interruttori ad alta tensione a Berlino.
La Cina, in questa vicenda, non c'entra proprio nulla: è un problema di carattere squisitamente europeo, almeno per ora.
Ciò non di meno, la preoccupazione del Governo, sia per quanto riguarda la continuità della produzione nello stabilimento patavino, sia per quanto riguarda la salvaguardia del «saper fare» in esso incorporato da oltre 100 anni di attività, e sia, soprattutto - se mi è permesso -, per quanto riguarda la salvaguardia dell'occupazione esistente e, possibilmente, del suo eventuale incremento, è massima.
Quindi, possiamo dare una risposta positiva agli onorevoli interpellanti, ma ricordando che non vi è mai stata alcuna sordità da parte del Governo rispetto alla richiesta dell'unione, che la sede propria, ovviamente, non è mai stata, almeno fino ad ora (poi spiegherò perché), il Ministero del lavoro, ma, per fortuna, siamo ancora in una situazione precedente all'intervento di ammortizzatori sociali; quindi, la sede propria è quella del Ministero dello sviluppo economico.
Appena è giunta la richiesta di convocazione da parte delle istituzioni locali e delle organizzazioni sindacali, il Ministero nel quale opero si è fatto carico di convocare (sono ormai diversi mesi) un tavolo, che ho definito permanente, presieduto da chi le parla e dall'onorevole Giaretta, con una presenza politica diretta del Ministero, confortato dall'esperienza dei funzionari che si occupano dell'unità di crisi, Pag. 56con l'attiva presenza dei due commissari liquidatori di Siemens, con la presenza, ovviamente più sporadica, del responsabile di Siemens Italia e dei dirigenti della Siemens tedesca, di cui parlerò tra poco, delle organizzazioni sindacali nazionali, locali e aziendali, nonché con l'attiva partecipazione della signora sindaco di Battaglia Terme, attraverso la quale abbiamo una partecipazione diretta anche delle istituzioni locali del territorio.
L'obiettivo che ci siamo proposti - e che, onorevole Goisis, è ancora l'obiettivo principale che, in queste ore, ci proponiamo - è quello di realizzare le condizioni affinché possa avvenire una vendita dello stabilimento di Battaglia Terme, acquisito il fatto che la società tedesca Siemens si vuole ritirare nella roccaforte berlinese, a favore di chi possa continuare quella produzione, mantenendo quel livello occupazionale.
Riconosco, visto che attorno a questo obiettivo ci lavoro da diverse settimane, che è l'obiettivo massimo, e certamente non è facile. Tuttavia (desidero che questo rimanga a verbale perché la questione coinvolge anche responsabilità oltre frontiera), la possibilità di raggiungere questo obiettivo si fonda su un elemento essenziale.
Nel corso di una delle prime riunioni, nel tardo autunno nell'anno appena passato, ho posto alla signora Knapp, rappresentante della Siemens tedesca, una precisa domanda, ossia se la Siemens tedesca fosse disponibile a vendere l'azienda (mi riferisco alla Nuova Magrini Galileo, marchio ovviamente incluso di macchinari e stabilimento) a competitor della stessa Siemens tedesca presenti sul mercato internazionale, tenendo conto che, come forse lei sa, il numero di questi competitor presenti sul mercato internazionale non è infinito ed è facilmente riscontrabile la loro disponibilità all'acquisto.
La risposta della signora Knapp fu positiva, con la condizione, ovvia dal suo punto di vista, che la vendita dello stabilimento avvenisse in modo non oneroso e, dunque, vantaggioso per la stessa Siemens.
A tutt'oggi - e ci tengo a sottolineare la data odierna - il Governo italiano non ha avuto, da parte della proprietà tedesca, risposta diversa da quella che gli è stata data nel corso di quella riunione. Pertanto, il nostro Governo ha il dovere di perseguire quella strada e quell'obiettivo principale.
Naturalmente ci rendiamo conto che i comportamenti concreti della proprietà tedesca, la Siemens, non paiono essere perfettamente in linea con la risposta che abbiamo ricevuto e che finora non è stata formalmente contraddetta. Infatti, abbiamo favorito - perché evidentemente non possiamo costringere - l'incontro tra diversi operatori internazionali in questo settore e la Siemens. Abbiamo discusso con una grande società francese, di proprietà pubblica, ed anche interessato una grande ed emergente società indiana, presente su questo mercato; abbiamo favorito cioè uno scambio riservato (anche per il Governo italiano, come è ovvio) di informazioni che permettessero la valutazione delle possibilità di acquisto. Finora questi tentativi non hanno avuto successo.
Tuttavia, stiamo insistendo e valutando in questi ultimi giorni, di intesa con i soggetti presenti al tavolo e già nominati, anche ipotesi diverse, subordinate all'obiettivo principale, che possano eventualmente vedere impegnati nell'area attualmente occupata dal sito produttivo di Battaglia Terme anche una pluralità di soggetti italiani, sia nell'ipotesi di una continuità, se pur con volume minore, delle stesse produzioni (interruttori per l'alta tensione), sia con diverse ipotesi dal punto di vista produttivo. Una verifica in tal senso è tuttora in corso; si sta effettuando in queste ore e a me stesso non è dato di sapere né di conoscerne l'esito.
Nel frattempo è in corso una mobilitazione da parte delle istituzioni venete: della regione Veneto, presso la quale si è tenuta recentemente una riunione, della provincia di Padova, oltre che naturalmente dell'attivissimo comune di Battaglia Terme. Il Governo naturalmente valuta - e lo abbiamo esplicitamente detto nel corso delle riunioni e delle assemblee cui ho personalmente partecipato in fabbrica - molto positivamente l'impegno delle istituzioni Pag. 57e degli enti locali, che consideriamo decisivo per raggiungere un obiettivo assolutamente comune.
Intanto il nostro Ministero è intervenuto - ed ecco la ragione per cui il tavolo si tiene presso il Ministero dello sviluppo economico e non quello del lavoro - a più riprese nei confronti dei commissari liquidatori - e l'ha fatto finora con successo - per evitare l'apertura formale di procedure di mobilità o addirittura di messa in cassa integrazione per cessazione dell'attività dell'azienda. Non solo, ma il Governo si è attivato con uno scambio di lettere - che naturalmente sono a disposizione - per chiedere all'ENEL di confermare le commesse presso lo stabilimento di Battaglia Terme, evitando quindi di dare ascolto a pressioni provenienti dalla proprietà tedesca per spostare le stesse commesse negli stabilimenti in Germania e ricevendo dall'ENEL una risposta positiva di cui ho dato notizia immediatamente alla rappresentanze sindacali ed alle istituzioni locali.
Siamo in una fase delicata e decisiva.
Il 14 febbraio è previsto un incontro in Germania, se non erro a Norimberga, che vedrà direttamente coinvolta la proprietà tedesca, rappresentanti delle istituzioni locali e delle organizzazioni sindacali.
Il Governo naturalmente attende l'esito di quell'incontro, sapendo che, fino a quella data, in ogni caso, non è possibile intervenire con l'apertura di processi di mobilità o di procedure che portino al licenziamento.
Il Governo sta, inoltre, valutando tutte le possibilità sul terreno economico e su quello politico per raggiungere la migliore soluzione, certo, in una situazione ed in una vicenda tutt'altro che eccellente, al fine di mantenere vivo il saper fare, la continuità della produzione, la stabilità e l'occupazione che è sempre motivo sacrosanto di preoccupazione da parte delle popolazioni locali.

PRESIDENTE. L'onorevole Goisis ha facoltà di replicare.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, saranno i lavoratori di Battaglia Terme a doversi dichiarare soddisfatti o meno della risposta del Governo, perché mi pare di capire che siamo ancora nel campo delle buone intenzioni, di cui comunque devo dare atto.
Tuttavia, vorrei precisare una cosa: il sottosegretario ha affermato che non corrisponde a verità il fatto che le varie richieste non sono state accettate, ma i sindacati mi hanno sollecitato ad intervenire. Per questo motivo ho presentato anche a settembre un'interrogazione; proprio perché non riuscivano a mettersi in contatto né con il Ministero del lavoro né con altri ministeri, tra cui quello dello sviluppo economico. Veniva sempre negata la presenza degli interessati. Questa è una realtà!
Che poi vi sia stata un'insistenza legittima dei sindacati e dei lavoratori e che, quindi, il Governo abbia recepito l'importanza della situazione e si sia dato da fare è qualcosa di cui dobbiamo prendere atto.
Per quando riguarda poi la questione del numero dei dipendenti, volutamente abbiamo inserito il numero di 350 dipendenti, perché dobbiamo considerare non solo quelli dello stabilimento Nuova Magrini Galileo, ma tutto l'indotto che lavora attorno a tale stabilimento. Pertanto, non si tratta solo di cento o duecento persone, ma di quasi il doppio, con relative famiglie. Se consideriamo che le famiglie sono ancora composte da quattro persone minimo, capite quanto il problema sia grave e pesante!
Inoltre, so bene che alla società francese era stato chiesto se fosse interessata, ma mi risulta che abbia fornito una risposta negativa, per cui, come ripeto, siamo ancora nel campo della ricerca. Purtroppo, i lavoratori non possono accontentarsi della ricerca; vogliono risposte chiare e sicure, perché è in gioco il loro futuro, quello delle famiglie e dei loro figli!
Il 27 dicembre, appena siamo tornati da Roma, già era in atto una manifestazione sotto la nebbia e al freddo proprio per sensibilizzare le istituzioni, in particolare quelle locali, che da tempo si sono mosse; mi riferisco al comune di Battaglia, ma anche alla prefettura, alla regione, alla Pag. 58provincia. Tuttavia, questo impegno non deve essere sufficiente, se è vero, come ha ricordato anche il sottosegretario, che il sindaco di Battaglia ha organizzato questo incontro in Germania, a Norimberga, ma, addirittura, a breve deve presentare la situazione a Bruxelles.
Questo ci fa capire quanto drammatica sia la situazione, per cui tutte le osservazioni e le attestazioni di fiducia del sottosegretario non possono lasciarmi soddisfatta, così come non lasceranno assolutamente soddisfatti i dipendenti e le loro famiglie.
Noi viviamo in una situazione veramente tragica!
Ricordo che, quando abbiamo partecipato alle riunioni, noi della Lega Nord abbiamo insistito sul fatto importante che, una volta constatato il problema, non volevamo venisse risolto con la mobilità e la cassa integrazione.
Infatti, per i nostri cittadini chiediamo che venga rispettata la dignità di essere tali. Noi non siamo abituati all'assistenzialismo. Al nord si lavora e si vuole lavorare. Sarebbe troppo facile accettare la cassa integrazione, starsene a casa come fanno tanti e magari, nello stesso tempo, svolgere un lavoro nero. Questa non è la risposta che vogliamo. Non posso tornare domani a Battaglia Terme e dire che questa è la risposta.
Mi pare che il sottosegretario abbia detto un «no» alla cassa integrazione e alla mobilità, ma vogliamo che queste siano certezze. Infatti, la nostra gente ne ha bisogno e ce le chiede in modo chiaro ed assoluto.
Purtroppo, sarò costretta ad uscire da qui soltanto con risposte che mi parlano di intenzioni. Non vedo, a questo punto della situazione, con tutti i chiarimenti che il sottosegretario ha dato, un futuro roseo per i nostri cittadini, per la Nuova Magrini Galileo e per tutta la Bassa padovana.

(Protesta attuata dagli avvocati di Piacenza - n. 2-00229)

PRESIDENTE. L'onorevole Foti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00229 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 7).

TOMMASO FOTI. Signor Presidente, vorrei soltanto svolgere brevemente alcune considerazioni di ordine generale. Com'è noto, la legge Bersani, che molti continuano ad ostinarsi a chiamare decreto, ma è legge a tutti gli effetti ormai da alcuni mesi, ha provocato la reazione - a mio avviso perfettamente comprensibile - di numerosi appartenenti al mondo delle libere professioni e ha suscitato le proteste, in particolare, degli avvocati. Queste ultime mi pare che siano oltre modo fondate, in ragione soprattutto di alcune norme introdotte in quella legge che ledono i diritti della libera professione, ma anche alcune caratteristiche precipue della professione forense.
Quando è stato adottato questo decreto-legge, convertito con un voto di fiducia da parte del Parlamento, era prevedibile che vi sarebbero state reazioni. Tuttavia, il ministro Bersani non aveva messo in conto alcuni aspetti. Egli effettivamente ha poca affinità con il mondo delle libere professioni, essendo noto come funzionario di partito o come politico giustamente stipendiato, ma non ha mai avuto un'attività libero-professionale e conosce poco questo mondo. I suoi limiti il ministro li ha dimostrati nel momento in cui, volendo colpire in modo inopinato la categoria e l'ordine forense, forse non s'è accorto che gran parte del rapporto avvocati-giudici è talmente buono da spingere gli avvocati a svolgere delle mansioni che non sono loro proprie e che comunque non rientrano nei loro compiti istituzionali. Ciò ha portato ad avere dei rapporti buoni sotto profilo del funzionamento della giustizia. Ma è bastato che, per pochi giorni, nella città di Piacenza come in altre città, venissero attuate delle forme di protesta per andare, ad esempio, ad un rinvio delle udienze e, quindi, ad una situazione di denegata giustizia da parte di chi la chiedeva. Tali proteste null'altro erano se non una richiesta di rispetto delle regole del gioco, vale a dire che gli avvocati si limitassero a fare gli avvocati e a non fornire invece una Pag. 59serie di servizi supplementari, come la verbalizzazione delle udienze o la disponibilità ad estrarre di persona la copia di atti di documenti del fascicolo della causa. Addirittura, è stato sufficiente che gli avvocati smettessero di fornire al tribunale di Piacenza l'occorrente per il funzionamento delle fotocopiatrice, come carta, toner e quant'altro, per provocare il rinvio delle udienze.
In ragione di ciò, l'interpellanza, ovviamente partendo da un caso particolare, poneva il problema più generale di trovare una forma di collaborazione seria, e non imposta per legge o per decreto-legge, con gli ordini professionali, volta ad evitare situazioni che, alla fine, anziché favorire, come è stato dichiarato in modo inopinato, il cittadino consumatore, realizzano condizioni nelle quali addirittura quest'ultimo non ha neppure la possibilità di vedere riconosciuti i propri diritti.
Questo era il senso dell'interpellanza presentata; mi appresto ora ad ascoltare la risposta del rappresentante del Governo.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Luigi Scotti, ha facoltà di rispondere.

LUIGI SCOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Grazie Presidente; grazie anche all'interpellante, che però, se dichiara che l'interpellanza è puramente strumentale ai fini, per così dire, di esprimere una valutazione negativa sulla cosiddetta legge Bersani, allora mi induce a rispondere che avrei ben poco da dire, se non chiarire il perché della cosiddetta legge Bersani, ben noto a tutti, ben noto anche a me. Mi è conosciuta, peraltro, la situazione della giustizia, essendo io un ex magistrato.
Per quanto riguarda la situazione del tribunale di Piacenza, compreso nel distretto di Bologna, ho letto e poc'anzi sentito la denunzia degli interpellanti circa le gravi carenze di organico di tale ufficio. Si lamenta che il servizio non può essere garantito all'utenza non solo per scarsità di personale, ma anche per deficienza di strutture e dei relativi fondi.
A quanto dichiarato l'altro ieri dal ministro Mastella devo aggiungere che purtroppo tutti gli uffici giudiziari hanno una carenza di organico, soprattutto nel settore degli «amministrativi» (su 47 mila 366, ne mancano 41 mila 874); carenza conseguente al blocco dei concorsi realizzatosi nella precedente legislatura (durante, quindi, una determinata gestione della macchina giudiziaria).
Analogamente, per ciò che attiene alle risorse finanziarie, come già è stato evidenziato in varie occasioni, dal ministro e da me medesimo - in Commissione giustizia come in Commissione bilancio -, negli ultimi sei anni il decremento delle spese cosiddette fisse, vale a dire quelle per la gestione ordinaria degli uffici giudiziari, è stato del 52 per cento, il che ha colpito soprattutto i servizi di cancelleria, l'informatica, le spese ordinarie di manutenzione, anche quelle di cui l'interpellante si lamenta.
In questo quadro la situazione del tribunale di Piacenza non è una delle peggiori.
L'organico del tribunale è il seguente. Su 58 funzionari amministrativi, ne sono presenti 57; quindi, per così dire, il deficit di personale ammonta a meno uno: se consideriamo che quelli di Milano e Roma si attestano, rispettivamente, a meno 14 e a meno 12, allora ci si rende conto che poi questo tribunale non funziona così male.
Con il decreto ministeriale 6 aprile 2001, si è provveduto ad una revisione delle piante organiche degli uffici per quanto riguarda l'amministrazione giudiziaria; il tribunale di Piacenza non è stato uno dei maltrattati. Tra l'altro, vi operano 8 unità di personale con contratto a tempo determinato - che suppliscono ad eventuali carenze di organico stabile - per le quali si prevede un graduale assorbimento (l'ultima finanziaria consente un assorbimento fino al 40 per cento di coloro i quali andranno in pensione).
Il posto attualmente vacante di cancelliere C1, come è specificamente riportato nell'interpellanza, è stato inserito tra quelli da assegnare agli idonei del concorso per ufficiale giudiziario bandito nel Pag. 602002, in conformità ad alcune disposizioni legislative recate dalla legge n. 311 del 2004; tuttavia, nessuno degli idonei convocati per la scelta degli uffici giudiziari del distretto di Bologna ha optato per la sede di Piacenza. Un invio d'ufficio, che pur potrebbe effettuarsi, probabilmente «scatenerebbe» la presentazione di ricorsi al TAR; del resto, ci troveremmo comunque in presenza di un impiegato o di un funzionario non certo ben disponibile, essendo stato trasferito d'ufficio da altra sede.
D'altra parte non è possibile procedere diversamente alla copertura delle vacanze se non nei modi che ho esplicitato. L'unico strumento al quale si può fare ricorso per una rapida distribuzione delle risorse umane è l'istituto dell'applicazione in via provvisoria da parte del presidente della corte d'appello.
Ora, l'applicazione non soltanto presenta quegli inconvenienti del trasferimento d'ufficio, se è fatta senza il consenso dell'interessato (e consensi in questo caso non se ne sono verificati), ma, in secondo luogo, il presidente della corte d'appello di Bologna, facendo una comparazione tra i deficit di organico dei vari uffici del suo distretto e quello di Piacenza, si è accorto che proprio quello di Piacenza è il deficit minore rispetto alle esigenze degli altri uffici, e perciò ha ritenuto comunque di non ricorrere all'istituto dell'applicazione.
Inoltre, il dicastero ha evaso ogni richiesta degli uffici giudiziari di Piacenza in relazione alla fornitura di fotocopiatrici ed apparecchiature fax, nonché all'assistenza e alla fornitura di materiale di consumo, accreditando alla corte d'appello di Bologna ben 167.616 euro per l'intero distretto.
Una buona parte di questa somma, circa il 10 per cento, precisamente 20.700 euro (quindi più del 10 per cento), è andata proprio al tribunale di Piacenza, in modo da risolvere i problemi finanziari in corso, e cioè pagare gli impegni assunti per le varie forniture.
Infine, per la gestione del servizio di trascrizione degli atti dibattimentali sono stati emessi ordini di accreditamento per il saldo di tutte le fatture relative all'anno 2005 e per il pagamento di quelle relative al quarto trimestre dell'anno 2006.
Attualmente è stato impegnato l'importo di 138.371 euro, che verrà accreditato in tempi brevi. Se paragoniamo questa situazione a quella degli altri uffici giudiziari, per la verità dovrei dire che Piacenza è un'oasi felice.
Se poi auspichiamo una intesa generale fra tutti i protagonisti della giustizia, allora è chiaro che ciascuno di questi protagonisti (magistrati, funzionari, avvocati) deve compiere tutti gli sforzi possibili, perché non è strumentalizzando certe situazioni che si possono ottenere determinati risultati; in questo modo, non si fa che il danno del cittadino-utente, il quale attende inutilmente una risposta giudiziaria.

PRESIDENTE. L'onorevole Foti ha facoltà di replicare.

TOMMASO FOTI. Signor Presidente, diventa difficile dichiararsi soddisfatti, quando non si ha risposta all'interpellanza, perché probabilmente essa o è stata mal letta, o è stata mal scritta, o è stata mal capita.
È evidente che l'obiettivo dell'interpellanza era un nuovo rapporto, o un rapporto da intraprendere a livello nazionale con il mondo forense, dopo l'entrata in vigore, signor rappresentante del Governo, di quella legge Bersani che voi non state applicando, in quanto, come lei ha detto prima - so che è un ex magistrato e quindi dovrebbe conoscere meglio di me la situazione - nessun ordine ha adeguato le norme deontologiche alle previsioni della legge Bersani e non vi è stata pertanto alcuna sostituzione delle stesse, così come previsto dalla medesima legge.
Ma ciò che è più sconcertante, lo dico per il rappresentante del Governo, è che mi venga a raccontare la situazione del tribunale di Piacenza, facendo riferimento al quinquennio 2001-2006, quando l'impegno dei parlamentari del centrodestra ha consentito di colmare alcune di quelle carenze di organico che oggi addirittura Pag. 61vengono quasi disconosciute per il passato, quasi che, signor rappresentante del Governo, i rinvii delle udienze a Piacenza non ci fossero.
Mi dispiace che ella abbia smesso l'attività di giudice; penso però che avrà modo, come sottosegretario, di chiedere quali sono i periodi di rinvio di una udienza nel tribunale di Piacenza.
E mi sconvolge ancora di più sentire che il rappresentante del Governo ha attribuito all'interpellante affermazioni che, invece, provengono dalla cancelleria del tribunale di Piacenza, vale a dire da un organo che, mentre è estraneo all'interpellante, è indubbiamente inserito nell'articolazione organizzativa del Ministero della giustizia.
Non io, signor sottosegretario, ma la cancelleria del tribunale ha comunicato al locale consiglio dell'ordine che non può essere garantita, data la scarsità di personale di idonea qualifica, l'assistenza a tutte le udienze civili; non l'interpellante, ma ancora la cancelleria del predetto tribunale ha comunicato al locale consiglio dell'ordine che, ai fini del rilascio di copie, la dotazione dell'intero tribunale ammonta soltanto a quattro risme di fogli di carta; signor rappresentante del Governo, non l'interpellante, ma sempre la cancelleria del tribunale di Piacenza ha comunicato al locale consiglio dell'ordine che, per l'anno 2006, non è possibile prevedere ulteriori dotazioni per carenza assoluta di fondi, sussistendo già uno scoperto di circa 1.500 euro. Allora, se neppure le affermazioni dei responsabili dei locali uffici giudiziari riescono a far ragionare questo Governo, la cosa preoccupa ancora di più!
Signor rappresentante del Governo, non so se la percentuale del 52 per cento di tagli, da lei riferita, sia esatta (ma non ho dubbi in proposito); faccio presente, però, che il cosiddetto decreto Bersani (o, meglio, la cosiddetta legge Bersani) ha introdotto tagli - per il 2006, per il 2007 e per il 2008 - sul consolidato e che, di conseguenza, la percentuale è destinata a lievitare.
Ritengo che il problema della giustizia - che è un problema di questo paese, forse uno dei più importanti - richiederebbe una meditazione più attenta. Con l'interpellanza in trattazione si voleva affrontare a chiare lettere una questione di metodo. Mi pare che, in questi giorni, si stia parlando di nuove «lenzuolate» di liberalizzazioni. Ebbene, penso che liberalizzare le tariffe non sia servito minimamente agli utenti. Analogamente, per quanto riguarda la giustizia, penso che tutte le norme contenute nella cosiddetta legge Bersani potrebbero legittimamente essere espunte dall'ordinamento, poiché altro non hanno fatto che causare danni.
Signor rappresentante del Governo, premesso che, a mio avviso, non dovremmo parlare in rappresentanza delle categorie, presentandoci come ex magistrati ovvero come mancati avvocati, dovremmo considerare, invece, che il rapporto tra classe forense, magistrati ed ordinamento giudiziario in generale va tenuto in equilibrio. Nel momento in cui si tenta di rompere tale equilibrio con atto di imperio, è legittimo protestare. D'altra parte, anche i magistrati hanno deciso, spesso e volentieri, di attenersi strettamente alle loro funzioni. Orbene, quando gli avvocati hanno smesso di verbalizzare in udienza, si è visto cosa succede! È meglio, allora, cercare un rapporto collaborativo, come si riteneva di suggerire nell'interpellanza, oppure è meglio, signor sottosegretario, seguire la via burocratica e dare una risposta che sicuramente non onora l'impegno a risolvere i problemi della giustizia?
In conclusione, mi auguro che il Governo voglia riprendere un dialogo proficuo con la classe forense (non l'ha fatto, invece, il rappresentante del Governo, in modo, a mio avviso, inopinato). Ritengo, infatti, che il funzionamento ottimale della giustizia passi attraverso un rapporto di collaborazione. Quando si pensa di intervenire «a gamba tesa» - a proposito, consiglierei al rappresentante del Governo di vedere cosa si sostiene a proposito della legge Bersani nella proposta di legge presentata dal collega Mantini e da altri deputati della Margherita -, si rischia di realizzare autogol. La protesta degli avvocati Pag. 62di Piacenza ha dimostrato che il Governo ha fatto autogol, appunto, quando la giustizia si è bloccata, in una città di 250 mila abitanti (provincia compresa), soltanto perché gli avvocati non hanno più permesso agli uffici del locale tribunale di utilizzare le fotocopiatrici del consiglio dell'ordine e non si sono più prestati a svolgere l'attività di verbalizzazione delle udienze.
Possiamo pensare che un paese come il nostro, che vuole e ambisce legittimamente ad essere un paese che si confronta con le grandi democrazie europee, possa fermarsi e fermare la giustizia perché mancano i fogli alla fotocopiatrice? Signor rappresentante del Governo, penso che questa risposta non la debba dare io, ma la dia, di per sé, la denuncia del fatto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

(Attività giudiziaria e di polizia relativa al presunto coinvolgimento di Thomas Kram nella strage di Bologna - n. 2-00324)

PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di illustrare l'interpellanza La Russa n. 2-00324 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 8), di cui è cofirmatario.

ENZO RAISI. Signor Presidente, mi aspettavo la partecipazione del ministro ma, saputo che il sottosegretario è un ex magistrato, la sua presenza mi fa molto piacere, anche perché mi dà la possibilità di poter dimostrare - a volte la politica giudica quanto meno poco trasparente l'operato di alcuni suoi colleghi o almeno ex colleghi - che ci sono le condizioni per un confronto diretto anche nelle sedi parlamentari.
La nostra interpellanza era di ben altro tipo, ma è stata cassata in sette o otto delle domande in essa contenute; quindi, in qualche modo, dovrò accontentarmi di quelle ritenute ammissibili. Tuttavia, vorrei inquadrare il problema molto brevemente, anche perché sono molto curioso ed attendo risposte chiare almeno rispetto alle poche domande che mi sono state lasciate proporre in questa sede.
Per sua informazione, signor sottosegretario, Thomas Kram è l'unico terrorista riconosciuto presente il 2 agosto 1980 a Bologna, quando c'è stata la famosa strage alla stazione. Thomas Kram, dal 2 agosto 1980, quando scoppiò la bomba, entra in clandestinità; nel 1986 diventa latitante perché poi ricercato dalle autorità tedesche - attenzione, non da quelle italiane - e si fa ventisette anni di latitanza (per darle un'idea della situazione, Totò Riina ha fatto tanti anni di latitanza in Italia). Finalmente, nel dicembre scorso si è consegnato alle autorità tedesche, probabilmente perché il paese che lo ospitava ha pensato bene di dirgli che era meglio che si consegnasse.
Quando le autorità italiane seppero della presenza di Kram in Italia il 2 agosto 1980, ci fu un breve scambio di informazioni - che durò dieci giorni - fra la questura e i servizi segreti italiani di allora; poi la cosa sparì e non si seppe nulla. Inquietanti sono alcuni passaggi. Addirittura fino al 1994 nella banca dati della polizia italiana Kram risultava estremista di destra, ma, per sua informazione - già allora si sapeva -, frequentava le cellule rivoluzionare tedesche, era legato a Carlos e al terrorismo internazionale dell'estrema sinistra.
Nel 2001 la polizia tedesca segnalò alla polizia italiana che Kram era ancora in libertà e lo collegò alla strage di Bologna, inviando una nota alla polizia italiana. Il responsabile capo della polizia italiana, dottor De Gennaro - quindi, non gli onorevoli Raisi o La Russa -, nel 2001 segnalò questo fatto alla questura e, quindi alla procura di Bologna, e chiaramente lo collegò alla strage di Bologna (c'è una sua nota, ma non vorrei fare tutto l'excursus).
Tali atti sono presenti anche all'interno della tanto vituperata Commissione Mitrokhin, che, in realtà, aldilà degli Scaramella di turno, possiede i documenti fornitici dai magistrati tedeschi, francesi e dei paesi dell'est che hanno fatto molta chiarezza sul terrorismo internazionale degli anni Settanta e Ottanta. In quella nota faceva esplicitamente il collegamento tra la presenza di Kram e l'attentato della strage di Pag. 63Bologna. La soluzione migliore per la procura di Bologna fu quella di aprire un piccolo fascicolo giudiziario, in cui inserì il nome di Kram insieme ad una millantatrice, che, nel frattempo, aveva scritto in Germania dicendo che sapeva di essere accusata per la strage: si archiviò il tutto e sparì anche in quella occasione.
Nulla si sarebbe saputo di tutta questa faccenda se la Commissione Mitrokhin, nell'ambito del lavoro che stava svolgendo, non avesse acquisito le carte riuscendo finalmente, dopo venticinque anni, a far capire a tutti chi fosse questo Kram.
Anche in accordo con recenti dichiarazioni, al momento della consegna alle autorità tedesche il soggetto in questione è stato fatto passare per un semplice falsificatore di documenti; in realtà si trattava di uno dei più stretti collaboratori di Carlos, che faceva parte del gruppo Separat.
Stiamo parlando - lo ripeto - di un uomo potentissimo poiché, mentre il suo capo Weinrich era in galera, essendo stato condannato all'ergastolo, egli si fece ventisette anni di latitanza. Anch'ella, signor sottosegretario, visto che ha ricoperto la carica di magistrato, può immaginare come non si tratti di un personaggio di poco rilievo, nonostante i procuratori di Bologna continuino a sostenere che trattasi di un semplice falsificatore; fra l'altro, grazie ai documenti acquisiti, il Kram è risultato essere anche un esperto di esplosivi.
Abbiamo anche dimostrato che un mese dopo la strage di Bologna il soggetto si è incontrato a Budapest - una delle sedi di Carlos - con la Fróhlich, la signora chiamata in codice Heidi, cioè colei che fu vista da un testimone a Bologna il giorno della strage e che fu arrestata a Fiumicino nel 1982 in possesso di un esplosivo compatibile a quello usato per l'attentato.
La procura di Bologna, pressata dalla Commissione Mitrokhin, è stata, obtorto collo, costretta ad aprire un fascicolo che ha definito il Kram persona informata sui fatti. Lo ripeto, De Gennaro - non il sottoscritto - già indicava un collegamento tra i fatti di Bologna e Kram, quindi l'imputazione avrebbe perlomeno dovuto essere riconosciuta nel momento in cui venne aperto un fascicolo; di contro, si è avuta la bellissima idea di aprire un fascicolo che indicava il Kram persona informata sui fatti.
Il Kram, il 14 dicembre, si è consegnato alle autorità tedesche, ma in questo paese non si sa mai nulla, non si è venuti a conoscenza del fatto che un personaggio così importante si era consegnato dopo ventisette anni di latitanza. Ai primi di gennaio è uscita un'agenzia ANSA in cui si informa che Kram, consegnatosi alle autorità tedesche, è stato posto in libertà condizionale, frutto di una trattativa tra il soggetto e le stesse autorità. La procura di Bologna, che nulla aveva detto e facendo finta di essere a conoscenza della cosa, non ha trovato di meglio da fare che annunciare una rogatoria per poter ascoltare Kram in Germania come persona informata sui fatti.
Lei capisce, signor sottosegretario, che in questo modo il Kram probabilmente si rifiuterà di parlare, contribuendo così a far chiudere definitivamente il fascicolo che lo riguarda; quindi, si continua a non voler capire che la presenza di Kram a Bologna non è stata casuale.
Capisce meglio di me, signor sottosegretario, che se un terrorista internazionale si è trovato a Bologna proprio in quei giorni, il fatto non può dirsi casuale. Tra l'altro, alla luce di quanto è emerso dai lavori della Commissione Mitrokhin, l'anno scorso Carlos ha ammesso in una intervista a Il Corriere della Sera che a Bologna era presente un suo uomo che usciva dalla stazione, anche se ha imputato l'attentato agli israeliani. Per carità, stiamo parlando di un gioco delle parti, in ogni caso finalmente si è stabilito che quell'uomo non si trovava casualmente a Bologna.
Noi vogliamo che la procura di Bologna indaghi veramente poiché non si può pensare, ancora una volta, di nascondere questa vicenda. Noi non accusiamo nessuno, ma sosteniamo - poiché a Bologna Pag. 64era presente Kram, probabilmente in compagnia della Fróhlich - la non casualità di questi fatti.
Quindi, chiediamo la massima attenzione nei confronti di questa importantissima rogatoria; vogliamo capire come verrà portata avanti e se, effettivamente, la procura di Bologna non era realmente a conoscenza della consegna di Kram dopo ventisette anni di latitanza.
L'interpellanza era molto più ampia ma è stata in parte cassata: ne prendo atto anche se in sede di replica tratterò di altre questioni.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Luigi Scotti, ha facoltà di rispondere.

LUIGI SCOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, onorevole Raisi, l'interpellanza urgente ripercorre una vicenda che vede al centro dell'attenzione Thomas Kram, cittadino tedesco più volte segnalato agli organi di polizia di vari paesi come appartenente a cellule terroristiche e recentemente arrestato in Germania.
A suscitare giustamente attenzione è la probabile presenza del Kram in Italia, anzi nella città di Bologna, il giorno prima della terribile strage.
Ciò ha indotto gli interpellanti a chiedere se la procura di Bologna, a cui furono trasmessi rapporti e informazioni da varie forze di polizia, abbia svolto un'azione indagatrice idonea a considerare anche l'eventuale condotta partecipativa di tale personaggio nella drammatica strage della stazione di Bologna.
Che il Kram fosse in rapporto con vari elementi del terrorismo internazionale è riferito in diversi atti di polizia, compresa quella italiana; altrettanto che egli li mantenesse con tale Heidi, forse identificabile con Christa-Margot Fróhlich, elemento di spicco del ben noto gruppo eversivo Carlos; ancora, che il Kram fosse sospettato di aver preso parte ad episodi terroristici risulta da accertamenti di organi di polizia tedeschi ed austriaci. Infatti, la polizia tedesca accertò - o, almeno, la polizia tedesca riferisce di aver accertato - che il Kram avrebbe partecipato, in concorso con altri - tra cui, il suo collaboratore Schindler Rudolf -, all'attentato compiuto il 28 ottobre 1986 al dirigente dell'ufficio stranieri di Berlino, Harald Hollenberg, ferendolo alle gambe. La polizia tedesca riferì, inoltre, che il Kram, alla fine degli anni Settanta, aveva diretto in Germania la pubblicazione di un giornale di estrema sinistra. Per altro verso, la presenza in Italia di tale individuo è stata evidenziata in vari rapporti, nei quali si sottolineava che dai primi di settembre del 1979 egli risultava iscritto all'Università per stranieri di Perugia, per frequentare un corso di lingua italiana che sarebbe terminato il 21 dicembre successivo.
In una nota trasmessa dalla polizia di frontiera di Chiasso, si segnala che Kram, partito da Karlsruhe alle 10,30 del 1o agosto 1980, con il treno n. 201, risulta essere entrato in Italia alle 12,08, diretto a Milano, dal valico di frontiera di Chiasso. Dalla Digos di Bologna risulta che Kram, dopo la mezzanotte del 1o agosto 1980, giunse all'albergo Centrale di Bologna, sito in via della Zecca n. 2, dove fu identificato e registrato. È altrettanto vero che nella segnalazione datata 8 marzo 2001, il capo della polizia riferì che il Kram poteva aver preso alloggio in un albergo di Bologna il 1o agosto 1980, giorno antecedente a quello della strage, tanto da invitare - il medesimo capo della polizia - la questura di Bologna ad effettuare verifiche in tal senso, il cui esito la questura comunicò alla procura di Bologna con rapporto del 18 aprile 2001, di cui parlerò a breve.
Ho riferito tali fatti per essere estremamente obiettivo, per poter dire: è vero, esisteva tutto ciò; ma, allo stesso tempo, per poter analizzare secondo le note della procura della Repubblica di Bologna, se tali fatti consentissero una vera e propria indagine a carico di un indagato, in senso letterale, oppure se tali elementi, come sostiene la procura di Bologna, non esistessero. Sulla base di tali informazioni, gli interpellanti si chiedono perché la procura di Bologna ritenne di iscrivere il Kram a «modello 45», come persona informata Pag. 65dei fatti e non, piuttosto, a «modello 21», quale indiziato del reato. La spiegazione data dalla procura di Bologna, a seguito della precedente interpellanza - e che ha confermato, a seguito di nostra richiesta, per adempiere al dovere del Governo di rispondere a questa interpellanza - è, in buona sostanza, la seguente, articolata nei punti che esporrò.
In primo luogo, nonostante la caratterizzazione terroristica della sua personalità e nonostante l'accertata presenza in Italia, non erano emersi elementi indiziari di una qualche concretezza specificamente collegabili alla strage di Bologna, ossia tali da iscriverlo a «modello 21». Nonostante il fatto che fosse un terrorista, che frequentasse quegli ambienti, che fosse stato segnalato più volte come terrorista da varie polizie, che fosse presente in Italia nell'imminenza della strage di Bologna, non vi era alcun elemento per poterlo indiziare quale autore della stessa strage di Bologna.
Una successiva nota della procura di Bologna, ribadendo il contenuto della precedente, precisa che nella segnalazione dell'8 marzo 2001 il capo della polizia, a proposito dell'avere il Kram preso alloggio a Bologna la notte del 1o agosto 1980, vi dà rilevanza in rapporto alla strage - ma precisando «con tutte le cautele e riserve del caso» - semplicemente perché il terrorista Carlos in un suo contributo partecipativo alla giustizia, riportato successivamente dal quotidiano Il Tempo del 31 marzo 2000, aveva descritto la silhouette, cioè l'immagine, da lui intravista sul luogo della strage, di un compagno alla stazione, figura però praticamente sparita dalla sua memoria quando riferì i fatti collaborando con la magistratura.
Dunque, il collegamento che il capo della polizia fa tra il Kram e la strage di Bologna è interamente fondato su questo fatto.
In secondo luogo, i coniugi Di Costanzo e Amato, i quali secondo i rapporti della polizia avrebbero preso alloggio nell'albergo di Bologna insieme al Kram, sentiti a sommarie informazioni come testimoni dalla procura di Bologna, dissero di non conoscerlo e tanto meno di non aver mai pernottato con lui a Bologna.
In terzo luogo, nel corso delle perquisizioni per motivi doganali effettuate il 1o agosto 1980 (il Kram, infatti, avendo preso il treno da Karlsuhe a Milano, fu perquisito per motivi doganali), gli furono trovate indosso due lettere che la procura della Repubblica dichiara prive di rilevanza: una alla sua amica, sia pure indiziata di terrorismo, che parlava di ben altre cose; un'altra riguardava ragioni di studio relative all'iscrizione ad una università italiana per l'apprendimento della lingua italiana.
Dunque, neppure da queste perquisizioni, che pure erano indicate dalla polizia come un fatto abbastanza rilevante, si traggono elementi indiziari (non prove), ossia quel fumus di una minima concretezza, che consente di iscrivere un soggetto a «modello 21».
Infine, dagli accertamenti eseguiti dalla questura di Bologna, richiesti dal capo della polizia, era risultata confermata la presenza del Kram a Bologna il 1o agosto, ma nient'altro che potesse collegare in qualche modo tale presenza alla strage. Da notare che il capo della polizia chiedeva alla questura non soltanto accertamenti circa la presenza del Kram a Bologna (presenza che risultava anche dalla sua identificazione e dalla registrazione presso un albergo di Bologna), ma anche accertamenti circa lo specifico collegamento, almeno indiziario, tra la presenza di questa persona e la strage di Bologna.
Altrettanto fece la procura della Repubblica di Bologna nell'invitare la questura - la Digos, in particolare - a svolgere questi accertamenti.
Informazioni date con rapporto successivo non dettero alcun esito su questo punto, se non confermando la presenza del Kram presso un albergo di Bologna.
Dopo gli accertamenti svolti, come innanzi descritti, il fascicolo fu inviato all'archivio dalla procura in quanto atti non costituenti notizia di reato, senza alcuna richiesta di archiviazione al giudice per le indagini preliminari, prevista soltanto quando si voglia iniziare un'azione penale Pag. 66e ci sia un'indagine a carico di un determinato soggetto, il quale abbia quanto meno acquistato la qualità di indiziato con iscrizione a «modello 21».
Debbo dire, in base a questi elementi e alle informazioni fornite anche dal Ministero dell'interno, che la valutazione degli elementi per l'iscrizione in un modello o nell'altro - «modello 21» o «modello 45» -, iscrizione pur sempre provvisoria in rapporto alle eventuali emergenze di fatti nuovi, appartiene all'autonoma valutazione del magistrato dell'indagine, salvo - ben s'intende - una palese abnormità per iniziale inettitudine valutativa o per successiva inerzia di indagini. Sono queste le valutazioni che, a sua volta, il Ministero può fare per espletare indagini ispettive nei confronti di un ufficio giudiziario.
Nel caso concreto, per quanto esposto, la suddetta inettitudine iniziale non era delineabile né si configurava una successiva inerzia perché le indagini allo stato ritenute sufficienti anche in collaborazione attiva e passiva con autorità straniere, furono pur sempre eseguite nel modo che ho descritto. Non si trattava soltanto di un fascicoletto nel quale furono inserite le sole comunicazioni della polizia straniera.
Si trattò di indagini vere e proprie, con esami di testimoni, con richieste presso tutti gli organi che avevano avuto a che fare con il Kram, in rapporto alla strage di Bologna, per le eventuali connessioni e anche per l'acquisizione del materiale probatorio a seguito della perquisizione occasionalmente ricevuta dal Kram.
Fu per questa ragione che gli uffici del ministero non dettero corso all'accertamento ispettivo, a cui, nella risposta del 20 gennaio del 2006, fece riferimento l'allora sottosegretario Valentino.
Anzi, in quella sede, il sottosegretario disse che il ministro si riservava di delegare l'ispettorato generale, ma probabilmente non ritenne di sciogliere la riserva proprio per mancanza di specifici elementi su cui formulare lo specifico incarico per un'ispezione mirata o addirittura una inchiesta. La cosa non nasce ora, è nata con il precedente Governo.
La situazione potrebbe avere successivi sviluppi, sia a seguito della documentazione inviata dalla Commissione Mitrokhin, sia a seguito dell'arresto in Germania di Thomas Kram, avvenuto 15 giorni fa. Sulla documentazione della Mitrokhin la procura attende i risultati delle indagini demandate ai competenti organi di polizia, quanto all'arresto, la procura ne è venuta a conoscenza l'8 gennaio scorso ed avvierà al più presto gli opportuni contatti con le autorità tedesche per quanto necessario, anche per sentire il Kram.
Per ottenere un risultato in un interrogatorio, non basta iscriverlo al «modello 21», anzi, a maggior ragione, se l'indiziato di reato - deve trattarsi di un personaggio notevole - per tanti anni è riuscito ad essere latitante, nonostante gli atti compiuti presso varie polizie, si può immaginare che probabilmente il Kram tenti di nascondere le sue responsabilità, e non perché sia iscritto nel «modello 45» piuttosto che nel modello «21».
Eventuali fatti nuovi possono ovviamente determinare svolte con eventuali riprese di indagini secondo l'autonoma valutazione della procura competente e anche con una diversa iscrizione nel registro degli indagati, purché emergano oggi - perché non sono emersi ieri - eventuali indizi tali da poter consentire una iscrizione a «modello 21».
Perciò, il ministero si riserva di dare al Parlamento una pronta informazione, effettuando anche attraverso gli organi competenti quella vigilanza che la delicatezza del caso certamente impone.

PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di replicare.

ENZO RAISI. Signor Presidente, più che insoddisfatto mi dichiaro stupito. Non me ne voglia il segretario, che ringrazio per la sua correttezza e per il suo intervento. Lui non fa altro che leggere le carte che provengono dalla procura di Bologna.
Sulla prima parte non entro neanche nel merito, perché questo dibattito si è già svolto nella scorsa legislatura, in Commissione Mitrokhin. Abbiamo perdonato Pag. 67quello che è successo nel 2001 (dico così perché non voglio far polemiche in questa sede). Però, potrei dirle che mi sembra strano che nel modello 45 vengano messi insieme un terrorista internazionale e una mitomane che scrive alla Germania, e che si proceda ad un'indagine su due elementi che sono totalmente diversi. Lei ha fatto il magistrato, io no, ma può capire che è strano mettere sullo stesso livello Curcio e la signora Pina, che manda una lettera alla procura, con la quale sostiene di credere che qualcuno l'abbia accusata di aver partecipato ad attività terroristiche delle brigate rosse. È un po' strana la vicenda. Passi anche questo, ma nella Commissione Mitrokhin si svolse una seduta durante la quale si chiarì questo fatto e il procuratore capo - ci sono i verbali che parlano - disse che non sapeva quello che avevamo appena scoperto. Lo stesso dottor Mancuso, che all'epoca fu PM nel processo per la strage di Bologna, quando era consulente della commissione Mitrokhin, disse che non si era mai accertato il collegamento tra Kram e Carlos, però noi gli abbiamo esibito i documenti acquisiti dalla magistratura ungherese, che dimostravano che Carlos, Kram e la Fróhlich - collegamento mai dimostrato fino a quel momento - si erano riuniti un mese dopo la strage a Budapest.
Quindi, è caduto l'elemento di «ignoranza» riguardo a tali eventi. Questi potevano giustificare quanto accaduto nel 2001, ma non possono giustificare il fatto che sia stata riaperta un'indagine, in cui egli è ancora definito come «persona informata sui fatti»!
Ciò è avvenuto perché la «caratura» di Kram, se non poteva essere conosciuta nel 2001, non poteva essere ignorata nel 2004, quando i signori sono venuti ed hanno ricevuto dal sottoscritto la relazione della Commissione Mitrokhin che parlava di questi fatti. Infatti, vi sono 150 pagine, con documenti allegati, su chi è Kram e sul suo ruolo.
Ricordo che il senatore Andreotti si è alzato in Commissione Mitrokhin ed ha affermato che, dell'attività di tale Commissione, l'unico elemento di grande novità erano, effettivamente, i passaggi sulla strage di Bologna, ma che era meglio non votarli, perché, altrimenti, si sarebbe creato un forte attrito istituzionale tra Parlamento e magistratura. Infatti, ovviamente, si notano alcuni comportamenti quantomeno non trasparenti da parte della magistratura. Abbiamo quindi cercato di evitare di creare l'ennesimo conflitto con essa. Lo si può fare, però, se poi vi è un comportamento normale.
Infatti, non si possono fare certe affermazioni, alla luce di tutto quello che abbiamo consegnato. Loro citano la dichiarazione rilasciata da Carlos al Tempo nel 2000; ma Carlos nel 2005, in un'intervista al Corriere della Sera, ha finalmente ammesso che un suo uomo era uscito dalla stazione di Bologna quel giorno, e che tale uomo era Kram.
Quindi, qualcuno mi deve spiegare come sia possibile che, in questo paese, una procura non indaghi su un terrorista internazionale che è latitante da 27 anni e che il giorno della strage di Bologna era uscito dalla stazione, affermando che non vi sono indizi per farlo! Ma in questo paese si è indagato per molto meno!
Ricordo a tutti che sono state condannate, per la strage di Bologna, tre persone con un processo indiziario: nessuno ha mai dimostrato che, quel giorno, quei tre fossero lì! Poi, attraverso indizi e sulla base delle dichiarazioni di un testimone che si chiamava Sparti, sono arrivati ad emettere una condanna (che io non contesto, per carità! si tratta di una condanna definitiva: volete che mi metta a contestarla?). Mi domando, tuttavia, perché non si indaghi su un fatto evidente e che è sotto gli occhi di tutti!
Allora, la procura di Bologna viene a sapere, l'8 gennaio (praticamente, un mese dopo l'accaduto), che questo signore si è consegnato dopo 27 anni di latitanza perché ha letto un'agenzia ANSA - poiché l'8 gennaio è la data in cui è stata diffusa tale notizia -, ma mi dice che non hanno ancora fatto nulla!
Ho consegnato alla magistratura di Bologna la relazione della Commissione Mitrokhin su questi fatti, con tanto di documenti, Pag. 68ma io non sono stato ancora ascoltato da quella procura! Ripeto: non sono stato ancora ascoltato, e sono già passati sette mesi! Allora, questo è uno scandalo! Signor sottosegretario, faccio veramente appello al suo passato di magistrato: guardate bene in questa vicenda!
Vede, io credo molto nelle coincidenze. Recentemente, mi sono comprato un libro, intitolato Breviario laico. Si tratta di un libro, scritto da un sacerdote, che è un vero e proprio «breviario», e riporta ogni giorno una frase di un filosofo, di uno scrittore o di un sacerdote (in modo «laico», perché ci sono i detti di tutti).
Il giorno in cui ho presentato questa ultima interpellanza - che, ripeto, in parte è stata cassata - ho letto una frase di un teologo boemo, un sacerdote finito sul rogo il 6 luglio del 1415 su ordine del Concilio di Costanza. Quel giorno ho trovato, in una paginetta dedicata proprio a questo tema, la seguente frase di Jan Hus: «Cerca la verità, ascolta la verità, impara la verità, ama la verità, difendi la verità fino alla morte». Ripeto: l'ho letta proprio il giorno in cui ho presentato l'ennesimo atto di sindacato ispettivo sulla strage di Bologna.
Mi rivolgo a lei perché forse ci rivedremo altre volte, ma io non mollerò di un millimetro su questa vicenda, perché questo è uno degli scandali del nostro paese: mi riferisco alla volontà di non indagare e di non cercare la verità fino in fondo!
Vede, quel giorno, il 2 agosto 1980, non sono saltato per aria per pochi minuti. Infatti, mi stavo dirigendo alla stazione di Bologna, perché dovevo partire per svolgere il servizio militare nei Carabinieri, ed ho mancato la strage per 10 minuti! Non mi accontento del processo di Bologna: io voglio che si ricerchi, fino in fondo, chi c'era e cosa è successo quel giorno, perché su un fatto siamo tutti d'accordo. Infatti, c'è chi sostiene che il processo ha emesso una sentenza giusta e c'è chi sostiene il contrario, ma comunque mancano i mandanti e le motivazioni: lo ha affermato anche il pubblico ministero nella requisitoria finale.
Allora, vi dico che abbiamo un elemento di novità straordinario. Abbiamo accertato, innanzitutto, chi era finalmente questo Kram, che non è un appartenente alle Cellule rivoluzionarie (come qualcuno insiste a dire). È anche un membro di queste, ma fa parte del gruppo Separat di Carlos, della Stasi, dei «palestinesi». Se vuole, signor sottosegretario, le invio tutta la relazione, così si capisce anche di cosa stiamo parlando. In altri termini, c'è tutto il collegamento!
Questa persona è stata ben focalizzata, e non si può dire che quel giorno fossero lì per caso lui e la Fróhlich (che si chiamava Heidi). Certo, la procura mi dice che gli hanno trovato in tasca delle lettere indirizzate ad Heidi, ma questo era un nome di battaglia! Come è possibile leggere, esistevano due livelli: vi era il livello di quelli che lavoravano «alla luce del sole», come Kram, ed utilizzavano i documenti normali (ecco perché, quel giorno, aveva usato i propri) e vi erano quelli del livello «militare», che usavano invece i soprannomi. Ma volete che nelle tasche egli portasse documenti che dicessero ad Heidi: andiamo a trasportare gli esplosivi? Mi sembra anche banale la risposta che leggo lì, però è sotto gli occhi di tutti che non può essere casuale la presenza di Kram a Bologna quel giorno, della Fróhlich, che un testimone dice essere presente quel giorno a Bologna, di Carlos che dice che effettivamente quel giorno dalla stazione di Bologna era uscito uno dei suoi uomini di corsa perché avevano cercato di tendergli una trappola, o che altro! Ma vogliamo accertare la verità fino in fondo? Si può pensare di dire che questa persona probabilmente è a conoscenza dei fatti? Ma cosa ci faceva quel giorno quell'uomo a Bologna? Per molto meno abbiamo avviato processi di ben altro livello, se vogliamo citare il caso del senatore Andreotti: è bastato molto meno per aprire filoni giudiziari di quel tipo!
Ricordando quella frase che ho prima citato, perché le coincidenze per me significano qualcosa, dico che qui siamo solamente agli inizi - lo dico perché mi leggeranno «in coppia», la procura di Pag. 69Bologna e i servizi segreti, come anche le istituzioni che lei rappresenta - e io non mollerò mai su questa vicenda! E ogni volta se voi mi ritornerete a raccontare la stessa storia di sempre, io ricomincerò daccapo e aggiungerò quegli elementi di novità che vi saranno, perché questa storia deve essere portata in un normale tribunale e deve essere verificato fino in fondo cosa sia successo quel giorno a Bologna, incominciando da chi quel giorno effettivamente c'era.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 29 gennaio 2007, alle 12,30:

(ore 12,30 e al termine dell'Informativa urgente del Governo)

1. - Discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 27 dicembre 2006, n. 297, recante disposizioni urgenti per il recepimento delle direttive comunitarie 2006/48/CE e per l'adeguamento a decisioni in ambito comunitario relative all'assistenza a terra negli aeroporti, all'Agenzia nazionale per i giovani e al prelievo venatorio (2112-A).
- Relatore: Leddi Maiola.

2. - Discussione del disegno di legge:
Disposizioni in materia di intercettazioni telefoniche ed ambientali e di pubblicità degli atti di indagine (1638-A).
e delle abbinate proposte di legge: MIGLIORE ed altri; FABRIS ed altri; CRAXI ed altri; NAN; MAZZONI e FORMISANO; BRANCHER ed altri; BALDUCCI (1164-1165-1170-1257-1344-1587-1594).
- Relatore: Tenaglia.

(ore 15)

3. - Informativa urgente del Governo sugli sviluppi della situazione in Libano.

La seduta termina alle 18.

ERRATA CORRIGE

Nel resoconto stenografico della seduta del 24 gennaio 2007, a pagina 5, prima colonna, alla riga quarantaduesima, dopo le parole: «codice ambientale;», si intendono inserite le seguenti: «Camillo Piazza 5.302, volto a prorogare il termine entro il quale i consorzi nazionali di raccolta degli oli adeguano i loro statuti allo schema predisposto dal Ministro dell'ambiente;».

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. ddl 2114-A - em. 1.307 Mancanza numero legale NO
2 Nom. em. 1.307 421 421 211 177 244 72 Resp.
3 Nom. em. 1.308 424 423 1 212 421 2 72 Appr.
4 Nom. em. 1.4 461 458 3 230 213 245 72 Resp.
5 Nom. em. 1.7, 1.8 467 466 1 234 217 249 72 Resp.
6 Nom. em. 1.320 475 438 37 220 182 256 72 Resp.
7 Nom. em. 1.310, 1.315 477 474 3 238 218 256 72 Resp.
8 Nom. em. 1.301, 1.311, 1.316 474 458 16 230 456 2 73 Appr.
9 Nom. em. 1.304, 1.600 464 463 1 232 460 3 73 Appr.
10 Nom. em. 2.301 I parte 475 459 16 230 459 73 Appr.
11 Nom. em. 2.301 II parte 469 465 4 233 450 15 73 Appr.
12 Nom. em. 2.10 479 476 3 239 225 251 73 Resp.
13 Nom. em. 2.700 478 476 2 239 476 73 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 24
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 2.306 487 487 244 487 73 Appr.
15 Nom. em. 2.14, 2.15 479 476 3 239 475 1 73 Appr.
16 Nom. em. 3.304, 3.306 487 477 10 239 97 380 73 Resp.
17 Nom. em. 3.302, 3.307 475 474 1 238 473 1 73 Appr.
18 Nom. em. 3.500 481 290 191 146 287 3 73 Appr.
19 Nom. em. 3.3 459 455 4 228 62 393 73 Resp.
20 Nom. em. 3.502 466 463 3 232 459 4 73 Appr.
21 Nom. em. 6.1 447 447 224 209 238 73 Resp.
22 Nom. em. 6.2 456 455 1 228 209 246 73 Resp.
23 Nom. em. 6.5, 6.314 455 455 228 205 250 73 Resp.
24 Nom. em. 6.44 455 443 12 222 437 6 73 Appr.