XV LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 97 di mercoledì 24 gennaio 2007

[frontespizio]
[elenco e sigle dei gruppi parlamentari]
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[indice cronologico]
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[allegato A]
[allegato B]

[riferimenti normativi]
Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI

La seduta comincia alle 9,40.

RINO PISCITELLO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Aprea, Bafile, Brugger, Bruno, Casini, De Simone, Donadi, Folena, Franceschini, Gasparri, Gentiloni Silveri, Landolfi, Mattarella, Melandri, Angela Napoli, Pagliarini, Pinotti, Realacci, Sgobio, Stramaccioni ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

TESTO AGGIORNATO AL 25 GENNAIO 2007

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 28 dicembre 2006, n. 300, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (A.C. 2114) (ore 9,44).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 28 dicembre 2006, n. 300, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative.
Ricordo che nella seduta del 22 gennaio 2007 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (vedi l'allegato A - A.C. 2114 sezione 1).
Prima di passare all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge, faccio presente che, con riferimento al provvedimento al nostro esame, si pongono alcune questioni in ordine all'ammissibilità relative agli emendamenti approvati dalla Commissione che costituiscono parte integrante del testo sottoposto all'esame dell'Assemblea.
A tale riguardo, il presidente della I Commissione ha trasmesso, lo scorso 18 gennaio, una lettera con la quale - riferendo dell'esito dell'esame in sede referente - sottopone alla Presidenza alcune considerazioni.
In particolare, il presidente della I Commissione ha rappresentato che nella seduta della Commissione del 16 gennaio - in considerazione dell'elevato numero di emendamenti presentati e del ristretto tempo a disposizione per procedere al loro esame - si è riservato di vagliare l'ammissibilità dei testi presentati nel corso del relativo esame.
Successivamente alla conclusione di tale esame, durante il quale la Commissione ha proceduto all'approvazione di numerose proposte emendative, il presidente della Commissione ha avuto modo di verificare come alcune di esse fossero in realtà da considerare inammissibili, sulla base della costante prassi interpretativa dell'articolo 96-bis, comma 7, del regolamento, mentre altre apparivano di dubbia ammissibilità.
Come è noto, in base alla costante prassi applicativa della disciplina regolamentare in materia (consolidatasi nel corso della XII, XIII e XIV legislatura), nell'ambito, in particolare, del procedimento di conversione in legge di decreti-legge recanti proroghe di termini legislativi in scadenza, sono da considerare inammissibili per estraneità di materia le proposte emendative che, non intervenendo sulla materia oggetto delle singole disposizioni recate dal decreto-legge, non siano comunque finalizzate a introdurre ulteriori proroghe di termini legislativi in scadenza. Sono inoltre da considerare inammissibili, in quanto contrastanti con il contenuto proprio del provvedimento d'urgenza, le proposte emendative finalizzate a prorogare o a differire il termine di deleghe legislative in scadenza o già scaduti, poiché violano un limite imposto dalla legge n. 400 del 1988, quello cioè che vieta di conferire deleghe legislative attraverso decreti-legge.
Tenuto conto di questi criteri applicativi, il presidente della I Commissione, nella seduta del 17 gennaio 2007, ha ritenuto di espungere dal testo alcuni tra gli emendamenti già approvati (gli emendamenti del Governo Dis.1.1 e Dis.1.2, recanti proroghe di termini per l'esercizio di deleghe legislative, nonché gli emendamenti Lulli 6.4, 6.501 del relatore e Giovannelli 6.36, concernenti materie non strettamente attinenti all'oggetto del decreto-legge).
Altre disposizioni, sia pure nella consapevolezza degli aspetti problematici sotto il profilo dell'ammissibilità, sono state invece mantenute nel testo. Si tratta, in particolare, delle seguenti: il comma 6-bis dell'articolo 1 (introdotto dall'emendamento Adenti 1.10), relativo alla rimessione in termini ai fini della contribuzione figurativa per i lavoratori chiamati a ricoprire funzioni pubbliche elettive o cariche sindacali; il comma 8-bis dell'articolo 6 (introdotto dall'emendamento 6.500 del relatore), relativo alla rimessione in termini in favore dei lavoratori portuali per la restituzione dei contributi versati per la corresponsione delle pensioni integrative alle locali casse di previdenza.
Ad avviso del presidente della I Commissione, tali disposizioni - ancorché non contengano la proroga di termini legislativi - possono essere ritenute attinenti alla materia oggetto del decreto-legge in quanto volte a consentire la rimessione in termini per l'esercizio di un diritto che, altrimenti, sarebbe da considerare estinto per il decorso del tempo, perseguendo in tal modo una finalità analoga a quella della proroga.
Il presidente della I Commissione ha fatto presente che su tali disposizioni si è registrato un ampio consenso nel corso dell'esame in sede referente.
La Presidenza della Camera rileva che, dal punto di vista del contenuto, alle disposizioni da ultimo ricordate può essere assimilato anche l'articolo 3-bis (introdotto dall'articolo aggiuntivo Cota 3.01), che è volto a fissare al 31 luglio 2007 il termine per la presentazione delle domande di regolarizzazione per contributi previdenziali, premi assicurativi e tributi riguardanti le imprese danneggiate dall'alluvione in Piemonte del 1994 (scaduto il 31 luglio 2004).
Nel testo sono presenti ulteriori disposizioni che presentano profili di inammissibilità, vertendo su materie non strettamente attinenti a quelle contenute nel decreto-legge. Si tratta delle seguenti: i commi 8-quinquies e 8-sexies dell'articolo 6 (introdotti dall'emendamento Boato 6.33, come riformulato nel corso dell'esame in sede referente), che ripristinano alcune prescrizioni, precedentemente abrogate, che stabilivano standard minimi di trattamento di animali destinati ad uso commerciale, prevedendo nuovi termini di adeguamento ai citati standard; il comma 8-septies dell'articolo 6 (introdotto dall'emendamento Giovanardi 6.41), il quale dispone che, per la prosecuzione degli interventi connessi all'istituzione delle province di Monza e della Brianza, di Fermo e di Barletta-Andria-Trani e per la razionalizzazione delle attività dei commissari a tal fine nominati, fino al completamento di tali interventi siano conservate le risorse rese disponibili per l'istituzione degli uffici periferici dello Stato ed assegnate alle contabilità speciali istituite presso i commissari; il comma 8-octies dell'articolo 6 (introdotto dall'emendamento Crisci 6.45), che reca una disposizione aggiuntiva al comma 1 dell'articolo 8 della legge n. 388 del 2000, relativo all'attribuzione di un credito di imposta per alcune imprese.
Tutto ciò premesso, la Presidenza è chiamata a valutare il contenuto delle modifiche sopra indicate, introdotte nel testo della Commissione, sotto il profilo della compatibilità con i canoni di ammissibilità degli emendamenti.
Infatti, come precisato nella Giunta per il regolamento del 23 marzo 1988, «i poteri del Presidente della Camera sull'ammissibilità degli emendamenti trovano esplicazione sia sulle questioni sottopostegli dal Presidente della Commissione e sugli emendamenti presentati direttamente in Assemblea, sia sulle disposizioni introdotte dalla Commissione in sede referente senza il vaglio preventivo del Presidente della Camera». Di tale potere il Presidente della Camera ha già fatto uso - per espungere dal testo disposizioni inammissibili per estraneità di materia introdotte in Commissione - in diverse occasioni (si vedano le sedute del 21 aprile 1993, del 25 novembre 1999 e del 10 giugno 2003).
Né può rilevare, a questo riguardo, la circostanza che l'approvazione degli emendamenti inammissibili sia avvenuta con un consenso ampio in Commissione, poiché in quella sede la norma regolamentare, secondo la costante prassi interpretativa, non ammette eccezioni.
Vige, infatti, il principio secondo cui le questioni di ammissibilità degli emendamenti che eventualmente insorgano nel corso dell'esame in sede referente di disegni di legge di conversione devono essere sottoposte al Presidente della Camera. Tale prescrizione - già stabilita nella Giunta per il regolamento del 9 marzo 1982 - è stata ribadita nella circolare del Presidente della Camera del 10 gennaio 1997, che esclude espressamente la possibilità di votare in Commissione emendamenti di cui appaia comunque dubbia l'ammissibilità.
Deriva da ciò la consolidata prassi per cui, ove non sia stato possibile consultare preventivamente il Presidente della Camera, gli emendamenti di dubbia ammissibilità sono ritirati dai presentatori in Commissione ai fini della loro ripresentazione in Assemblea e della loro valutazione da parte del Presidente della Camera.
Tutto ciò premesso, spetta alla Presidenza della Camera far sì che le decisioni in materia di ammissibilità si conformino alla prassi costantemente seguita nelle precedenti legislature, in aderenza al dettato regolamentare, volta a garantire una uniforme applicazione dei criteri di ammissibilità in tutte le fasi del procedimento di conversione in legge dei decreti-legge.
Alla luce di quanto sopra, debbono, pertanto, considerarsi espunti i commi 8-quinquies, 8-sexies, 8-septies e 8-octies dell'articolo 6.
Quanto ai commi 6-bis dell'articolo 1 e 8-bis dell'articolo 6 e quanto all'articolo 3-bis, la Presidenza, pur considerando la problematicità della loro ammissibilità, sulla base delle considerazioni esposte dal presidente della I Commissione non ritiene di espungerli dal testo, riservandosi tuttavia, al riguardo, un ulteriore approfondimento per il futuro.
La Presidenza, peraltro, ha preso positivamente atto che la Commissione ha presentato un emendamento soppressivo del comma 6-bis dell'articolo 1.
Da ultimo, la lettera del presidente della I Commissione richiama l'attenzione del Presidente della Camera su un problema di carattere più generale che attiene, in materia di decreti-legge, alla differenza tra i criteri di ammissibilità degli emendamenti applicati alla Camera dei deputati e quelli adottati dal Senato.
Da tale situazione, a giudizio del presidente della I Commissione, deriva un problema rilevante in termini di disparità del potere emendativo dei decreti-legge tra i due rami del Parlamento, con conseguenti riflessi negativi sull'esercizio della rappresentanza da parte dei deputati e sullo stesso principio del bicameralismo perfetto.
Al riguardo, pur comprendendo il senso delle considerazioni esposte dal presidente della I Commissione, debbo ricordare che la questione è già stata più volte posta nel corso di precedenti dibattiti parlamentari.
In tutte queste occasioni, la Presidenza ha ribadito che da tale differenza di regime non può in alcun modo derivare una scelta interpretativa che vanifichi, nella sostanza, le norme regolamentari che la Camera si è data nell'esercizio della propria autonomia costituzionale e le relative consolidate prassi applicative (si vedano, ad esempio, il dibattito sul bilancio interno del 31 maggio 2005, nonché la seduta del 6 luglio 2006 e le pronunce esplicite del Presidente della Camera nelle passate legislature, quali, ad esempio, quella del 30 novembre 1994, del 21 marzo 1995, del 27 giugno 1996, del 24 novembre 1997 e del 12 dicembre 2002).
Alla luce di tali considerazioni, la Presidenza non ritiene di potersi discostare dal solco interpretativo consolidato nella precedente legislatura, ferma restando la facoltà della Camera, nelle forme previste dal regolamento e nell'esercizio dell'autonomia costituzionale sopra richiamata, di modificare le norme regolamentari relative a questa materia. In tale contesto, sarebbe auspicabile, sul punto, una armonizzazione delle regole previste dai due rami del Parlamento.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 2114)

PRESIDENTE. Passiamo dunque all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (vedi l'allegato A - A.C. 2114 sezione 2), nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (vedi l'allegato A - A.C. 2114 sezione 3).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (vedi l'allegato A - A.C. 2114 sezione 4).
Ricordo che non sono state presentate proposte emendative riferite all'articolo unico del disegno di legge di conversione.
Invito il deputato segretario a dare lettura delle proposte emendative dichiarate inammissibili.

Testo sostituito con l'errata corrige del 25 GENNAIO 2007 RINO PISCITELLO, Segretario, legge:
La Presidenza, a norma degli articoli 86, comma 1, e 96-bis, comma 7, del regolamento, e secondo la prassi costantemente seguita su analoghi provvedimenti, non ritiene ammissibili, in quanto volti ad introdurre nel decreto-legge materie nuove, non strettamente attinenti alle materie trattate dal decreto-legge stesso e non contenute in emendamenti previamente presentati in Commissione di merito, le seguenti proposte emendative riguardanti proroghe di termini: 1.504 del Governo, volto a differire al 31 dicembre 2007 l'esclusione, ai fini del calcolo del limite del 90 per cento per le spese del personale universitario, delle spese derivanti dagli incrementi stipendiali discendenti dai contratti; De Simone 1.302, Li Causi 1.317, nonché 1.503 del Governo, volti a prorogare il termine dei comandi del personale dell'Istituto poligrafico e zecca dello Stato; Pellegrino 1.306, volto a riaprire il termine per l'opzione, per i pubblici dipendenti che hanno ottenuto l'iscrizione all'albo degli avvocati, per il mantenimento del rapporto di pubblico impiego; Lion 2.303, volto a prorogare il termine per lo smaltimento dei fertilizzanti; Misuraca 2.308, volto a differire al 30 ottobre 2007 il termine per la presentazione di una relazione al Presidente del Consiglio dei ministri relativa ai debiti, nei confronti dell'INPS, dei lavoratori autonomi agricoli (fino a tale data sono sospese le procedure di riscossione e recupero dei suddetti carichi contributivi); Misuraca 2.307, volto a differire il termine per l'applicazione della disciplina del documento unico di regolarità contributiva e previdenziale alle imprese agricole; Lion 2.311, che differisce il termine per l'entrata in vigore della disciplina del risarcimento diretto per i sinistri che riguardano Pag. 5le macchine agricole; Delfino 2.314, volto a prorogare l'incarico all'AGEA affinché provveda alla fornitura ai Paesi in via di sviluppo della quota di partecipazione italiana relativa al programma di aiuto alimentare dell'Unione europea; 3.501 del Governo, volto a prorogare il termine per la fase sperimentale dell'applicazione delle norme tecniche e per la verifica sismica ed idraulica, e disciplina connessa; Antonio Pepe 3.300 e 3.301, volti a prorogare il termine per l'adeguamento, da parte dei costruttori di nuovi edifici, degli adempimenti in materia di certificazione energetica; Margiotta 3-bis.010, volto a prorogare taluni termini per il recupero dell'IVA pagata a titolo di rivalsa in relazione all'acquisto e all'importazione di beni utilizzati e di servizi, anche professionali, ricevuti per la riparazione o la ricostruzione degli edifici o delle opere pubbliche distrutti o danneggiati in occasione degli eventi sismici del 1997 e 1998; gli identici emendamenti Lusetti 4.300 e 4.600 della Commissione, volti a prorogare la data per l'emanazione del regolamento relativo alle specifiche tecniche per la presentazione elettronica del bilancio delle imprese e, inoltre, la data entro la quale le imprese devono adottare tali modalità di presentazione; Zeller 4.301, volto a prorogare il termine entro il quale le società partecipate dagli enti locali devono adeguare i propri statuti alle prescrizioni della finanziaria per il 2007 relative al numero massimo di componenti degli organi collegiali; gli identici emendamenti Boato 5.305 e 5.600 della Commissione, nonché Camillo Piazza 5.301, volti a prorogare il termine entro il quale il consorzio nazionale imballaggi si adegua alle disposizioni del codice ambientale; Camillo Piazza 5.303, volto a prorogare il termine entro il quale i consorzi nazionali delle batterie esauste si adeguano alle disposizioni del codice ambientale; Osvaldo Napoli 6.317, volto a prorogare taluni termini contenuti del testo unico per gli enti locali, in materia di cessazione delle concessioni rilasciate con procedure diverse dell'evidenza pubblica; gli identici emendamenti Giovanelli 6.335 e 6.500 del Governo, volti ad escludere dal complesso delle spese degli enti locali, ai fini del rispetto dei limiti del patto di stabilità interno, i trasferimenti di risorse alle aziende speciali e alle istituzioni, nonché ad estendere, a partire dall'anno 2009, l'applicazione del patto di stabilità interno alle province della Sardegna; Giovanelli 6.319 e 6.320, volti a prorogare il termine di applicazione del comma 561 della finanziaria 2007 che prevede il divieto di assunzione per gli enti che non abbiano rispettato il patto di stabilità interno nelle assunzioni di personale; Sereni 6.332, volto ad escludere dal calcolo relativo al rispetto del patto di stabilità interno le spese di ricostruzione sostenute dai comuni colpiti da calamità naturali; Burtone 6.300, volto a riaprire i termini per la definizione della posizione contributiva in favore dei soggetti terremotati destinatari di agevolazioni fiscali e residenti nelle province di Catania, Ragusa e Siracusa; Raiti 6.303, volto - di fatto - ad estendere l'ambito di applicazione del comma 1011 dell'articolo 1 della finanziaria per il 2007, con riferimento all'applicazione di benefici fiscali; Angela Napoli 6.301, volto a prorogare il mandato dei giudici onorari aggregati; Lulli 6.318, volto a prorogare il termine previsto dal codice della strada per l'installazione di dispositivi atti a ridurre la nebulizzazione dell'acqua; Motta 6.334, volto a prorogare per le imprese che svolgono attività di facchinaggio il termine del 1o gennaio 2007 relativo all'applicazione della disciplina per la determinazione della retribuzione imponibile ai fini del versamento dei contributi previdenziali. Parimenti, per le seguenti proposte emendative recanti disciplina di carattere sostanziale: Iannuzzi 1.300, volto ad escludere la pignorabilità e il sequestro dei fondi degli enti del servizio sanitario nazionale destinati all'erogazione delle prestazioni funzionali a garantire i livelli essenziali di assistenza; gli identici Martella 1.309 e Boato 1.319, volti a consentire ai direttori di strutture del servizio sanitario nazionale la possibilità di rimanere in servizio fino al settantesimo anno di età; Tolotti 1.305, volto ad abilitare i Pag. 6revisori contabili all'assistenza tecnica nel processo tributario; Angelo Piazza 1.313 e 1.314, relativi alla disciplina applicabile al personale già dipendente dell'ente CONI, transitato al CONI-Servizi Spa; Margiotta 1.010 e Cota 1.011, che modificano i requisiti professionali delle guardie giurate particolari; gli identici Benedetti Valentini 2.300, Lion 2.302 e Ronconi 2.309, volti ad estendere all'anno 2007 previsioni specifiche per le promozioni e nomine nei corpi della Guardia di finanza e forestale dello Stato, in deroga al requisito dell'anzianità effettiva; Garavaglia 2.312 e 2.313, in materia di applicazione delle modalità di versamento rateizzato del prelievo supplementare latte; gli identici Lombardi 2.011 e Margiotta 2.012, relativi all'inquadramento del personale dei consorzi agrari in mobilità; Margiotta 2.010, relativo all'affidamento dei servizi o attività nel settore agricolo da parte delle regioni; Stradella 3.303, volto ad estendere l'ambito di applicazione delle agevolazioni tributarie per le ristrutturazioni edilizie, previste dalla legge finanziaria per il 2007; gli identici Mazzocchi 3.010 e Tolotti 3.011, recanti disposizioni in materia di restauro dei beni culturali; 4.501 del Governo, volto a consentire, in attesa dell'applicazione della nuova disciplina, il mantenimento in carica, fino al 31 maggio 2007, dei direttori dell'Accademia nazionale d'arte drammatica e dell'Accademia di danza, nonché definizione della disciplina applicabile ai direttori non confermati; 4.502 del Governo, volto a prorogare la durata in carica del Consiglio nazionale degli studenti universitari fino al 30 aprile 2008, nella fase di transizione ai nuovi ordinamenti; Zeller 4.302, volto a subordinare all'emanazione di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri l'applicazione del comma 734 della finanziaria per il 2007, relativo al divieto di essere nominato amministratore di ente per i soggetti che hanno chiuso in perdita tre esercizi consecutivi; Velo 4.303, volto a consentire ai comuni, agli uffici del PRA e ad altri soggetti, l'autenticazione degli atti di alienazione di beni mobili registrati; Osvaldo Napoli 5.304, che novella il decreto legislativo n. 151 del 2005 in materia di riduzione dell'uso di sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche; Bressa 6.326, relativo alla disciplina della Commissione nazionale per il diritto di asilo e delle Commissioni territoriali; 6.601 della Commissione, relativo alla disciplina applicabile alle province autonome di Trento e Bolzano alle concessioni idroelettriche; Bonelli 6.309, volto a modificare la disciplina del contributo unificato nel procedimento amministrativo; 6.503 del Governo, volto a consentire il mantenimento in bilancio delle risorse non impegnate per l'attività dei commissari per l'istituzione delle nuove province, di cui all'articolo 6, comma 8-septies (espunto dal testo); Raiti 6.302, volto a stanziare due milioni di euro per la prosecuzione degli interventi infrastrutturali previsti dall'articolo 2 della legge 376 del 2003; Marinello 6.43, volto a fissare al 1o gennaio 2008 il termine per l'applicazione dell'invio telematico all'INAIL delle comunicazioni obbligatorie da parte dei datori di lavoro; Forlani 6.323 e 6.324, recanti disposizioni relative al Corpo dei vigili del fuoco; Zanetta 6.325, volto ad estendere gli anni 2007, 2008 e 2009 gli interventi statali a sostegno dell'economia turistica degli sport della neve di cui all'articolo 7 della legge n. 363 del 2003.
Avverto altresì che la Presidenza, a norma degli articoli 86, comma 1 e 96-bis, comma 7, del regolamento, secondo la prassi costantemente seguita su analoghi provvedimenti, non ritiene ammissibili - nonostante siano stati preventivamente presentati in Commissione - in quanto volte ad introdurre nel decreto-legge materie nuove, non consistenti in proroghe di termini, non strettamente attinenti alle materie trattate dal decreto-legge stesso, le seguenti proposte emendative: Satta 1.11 e Sgobio 1.12, volti ad estendere al personale docente presso gli istituti di formazione della Marina militare alcune disposizioni che ne consentono la stabilizzazione; Tolotti 2.9, volto ad incrementare il fondo per l'erogazione di contributi per l'acquisto di personal computer da parte di coordinatori coordinati e continuativi; Marinello Pag. 72.17, volto a fissare un termine per l'applicazione di norme relative al settore agricolo in merito all'applicazione degli obblighi di comunicazione all'INAIL ed all'IPSEMA; gli identici Zucchi 2.16 e 2.501 del Governo, nonché Zeller 2.18, in materia di consorzi agrari; Tolotti 5.7 e Bonelli 5.300, che modificano la disciplina degli incentivi alla rottamazione prevista dall'ultima legge finanziaria; Duilio 6.322, limitatamente al comma 7-ter, che modifica le condizioni per l'accesso al Fondo di solidarietà per gli immobili da costruire; Giovanelli 6.38, volto ad ampliare da 10 a 15 anni il periodo di rateizzazione relativo ai debiti dovuti allo Stato dagli enti locali; Baldelli 6.28, che modifica la disciplina per il conferimento del TFR; Osvaldo Napoli 6.37, volto ad abrogare il comma 561 dell'articolo 1 della finanziaria per il 2007, in materia consente anche gli enti che non abbiano rispettato il patto di stabilità interno assunzioni di personale; gli identici Margiotta 6.40 e di Gioia 6.306, volti ad estendere ai lavoratori di enti non commerciali delle regioni degli obiettivi 1 e 2 i benefici di cui al decreto-legge n. 108 del 2002 (riqualificazione, ricollocazione presso PPAA, cassa integrazione, eccetera) nonché quelli in materia pensionistica di cui alla legge n. 724 del 1994; Osvaldo Napoli 6.02 e 6.04, in materia di modalità di trasmissione dei dati relativi alle entrate tributarie degli enti locali.
La Presidenza, inoltre, non ritiene ammissibili le seguenti proposte emendative, già approvate in Commissione e successivamente espunte in quella sede per estraneità di materia, in quanto volte ad introdurre disposizioni non riconducibili all'oggetto del decreto-legge: gli identici Lulli 6.4 e D'Agrò 6.315, relativi alla possibilità di accesso agli incentivi e ai finanziamenti relativi agli impianti di cogenerazione ad alto rendimento; Giovanelli 6.36, in materia di individuazione delle spese degli enti locali che non debbano essere computate ai fini del rispetto dei limiti del patto di stabilità interno.
Avverto inoltre che la Presidenza non ritiene ammissibile la seguente proposta emendativa che modifica in modo frammentario e parziale atti di rango normativo non primario: Marinello 6.16, limitatamente al capoverso 1-sexies.2, in quanto volta a modificare un decreto del ministro delle finanze del 12 maggio 1992.
La Presidenza non ritiene ammissibili le seguenti proposte emendative, in quanto volte ad incidere, nell'ambito di un procedimento di conversione di un decreto-legge su una norma di delega legislativa: gli identici Mazzocchi 3.304 e Tolotti 3.306, limitatamente alla parte conseguenziale, in quanto volti a conferire una delega legislativa al Governo.
La Presidenza non ritiene, inoltre, ovviamente ammissibili in quanto non più riferibili al testo le seguenti proposte emendative riferite a parti del testo espunto dalla Presidenza medesima: gli identici Cota 6.304 e Boscetto 6.312 e 6.311; Zucchi 6.308; Giudice 6.342; Morrone 6.47.
La Presidenza si riserva di comunicare ulteriori inammissibilità nel corso dell'esame.
RINO PISCITELLO, Segretario, legge:
La Presidenza, a norma degli articoli 86, comma 1, e 96-bis, comma 7, del regolamento, e secondo la prassi costantemente seguita su analoghi provvedimenti, non ritiene ammissibili, in quanto volti ad introdurre nel decreto-legge materie nuove, non strettamente attinenti alle materie trattate dal decreto-legge stesso e non contenute in emendamenti previamente presentati in Commissione di merito, le seguenti proposte emendative riguardanti proroghe di termini: 1.504 del Governo, volto a differire al 31 dicembre 2007 l'esclusione, ai fini del calcolo del limite del 90 per cento per le spese del personale universitario, delle spese derivanti dagli incrementi stipendiali discendenti dai contratti; De Simone 1.302, Li Causi 1.317, nonché 1.503 del Governo, volti a prorogare il termine dei comandi del personale dell'Istituto poligrafico e zecca dello Stato; Pellegrino 1.306, volto a riaprire il termine per l'opzione, per i pubblici dipendenti che hanno ottenuto l'iscrizione all'albo degli avvocati, per il mantenimento del rapporto di pubblico impiego; Lion 2.303, volto a prorogare il termine per lo smaltimento dei fertilizzanti; Misuraca 2.308, volto a differire al 30 ottobre 2007 il termine per la presentazione di una relazione al Presidente del Consiglio dei ministri relativa ai debiti, nei confronti dell'INPS, dei lavoratori autonomi agricoli (fino a tale data sono sospese le procedure di riscossione e recupero dei suddetti carichi contributivi); Misuraca 2.307, volto a differire il termine per l'applicazione della disciplina del documento unico di regolarità contributiva e previdenziale alle imprese agricole; Lion 2.311, che differisce il termine per l'entrata in vigore della disciplina del risarcimento diretto per i sinistri che riguardano Pag. 5le macchine agricole; Delfino 2.314, volto a prorogare l'incarico all'AGEA affinché provveda alla fornitura ai Paesi in via di sviluppo della quota di partecipazione italiana relativa al programma di aiuto alimentare dell'Unione europea; 3.501 del Governo, volto a prorogare il termine per la fase sperimentale dell'applicazione delle norme tecniche e per la verifica sismica ed idraulica, e disciplina connessa; Antonio Pepe 3.300 e 3.301, volti a prorogare il termine per l'adeguamento, da parte dei costruttori di nuovi edifici, degli adempimenti in materia di certificazione energetica; Margiotta 3-bis.010, volto a prorogare taluni termini per il recupero dell'IVA pagata a titolo di rivalsa in relazione all'acquisto e all'importazione di beni utilizzati e di servizi, anche professionali, ricevuti per la riparazione o la ricostruzione degli edifici o delle opere pubbliche distrutti o danneggiati in occasione degli eventi sismici del 1997 e 1998; gli identici emendamenti Lusetti 4.300 e 4.600 della Commissione, volti a prorogare la data per l'emanazione del regolamento relativo alle specifiche tecniche per la presentazione elettronica del bilancio delle imprese e, inoltre, la data entro la quale le imprese devono adottare tali modalità di presentazione; Zeller 4.301, volto a prorogare il termine entro il quale le società partecipate dagli enti locali devono adeguare i propri statuti alle prescrizioni della finanziaria per il 2007 relative al numero massimo di componenti degli organi collegiali; gli identici emendamenti Boato 5.305 e 5.600 della Commissione, nonché Camillo Piazza 5.301, volti a prorogare il termine entro il quale il consorzio nazionale imballaggi si adegua alle disposizioni del codice ambientale; Camillo Piazza 5.302, volto a prorogare il termine entro il quale i consorzi nazionali di raccolta degli oli adeguano i loro statuti allo schema predisposto dal Ministro dell'ambiente; Camillo Piazza 5.303, volto a prorogare il termine entro il quale i consorzi nazionali delle batterie esauste si adeguano alle disposizioni del codice ambientale; Osvaldo Napoli 6.317, volto a prorogare taluni termini contenuti del testo unico per gli enti locali, in materia di cessazione delle concessioni rilasciate con procedure diverse dell'evidenza pubblica; gli identici emendamenti Giovanelli 6.335 e 6.500 del Governo, volti ad escludere dal complesso delle spese degli enti locali, ai fini del rispetto dei limiti del patto di stabilità interno, i trasferimenti di risorse alle aziende speciali e alle istituzioni, nonché ad estendere, a partire dall'anno 2009, l'applicazione del patto di stabilità interno alle province della Sardegna; Giovanelli 6.319 e 6.320, volti a prorogare il termine di applicazione del comma 561 della finanziaria 2007 che prevede il divieto di assunzione per gli enti che non abbiano rispettato il patto di stabilità interno nelle assunzioni di personale; Sereni 6.332, volto ad escludere dal calcolo relativo al rispetto del patto di stabilità interno le spese di ricostruzione sostenute dai comuni colpiti da calamità naturali; Burtone 6.300, volto a riaprire i termini per la definizione della posizione contributiva in favore dei soggetti terremotati destinatari di agevolazioni fiscali e residenti nelle province di Catania, Ragusa e Siracusa; Raiti 6.303, volto - di fatto - ad estendere l'ambito di applicazione del comma 1011 dell'articolo 1 della finanziaria per il 2007, con riferimento all'applicazione di benefici fiscali; Angela Napoli 6.301, volto a prorogare il mandato dei giudici onorari aggregati; Lulli 6.318, volto a prorogare il termine previsto dal codice della strada per l'installazione di dispositivi atti a ridurre la nebulizzazione dell'acqua; Motta 6.334, volto a prorogare per le imprese che svolgono attività di facchinaggio il termine del 1o gennaio 2007 relativo all'applicazione della disciplina per la determinazione della retribuzione imponibile ai fini del versamento dei contributi previdenziali. Parimenti, per le seguenti proposte emendative recanti disciplina di carattere sostanziale: Iannuzzi 1.300, volto ad escludere la pignorabilità e il sequestro dei fondi degli enti del servizio sanitario nazionale destinati all'erogazione delle prestazioni funzionali a garantire i livelli essenziali di assistenza; gli identici Martella 1.309 e Boato 1.319, volti a consentire ai direttori di strutture del servizio sanitario nazionale la possibilità di rimanere in servizio fino al settantesimo anno di età; Tolotti 1.305, volto ad abilitare i Pag. 6revisori contabili all'assistenza tecnica nel processo tributario; Angelo Piazza 1.313 e 1.314, relativi alla disciplina applicabile al personale già dipendente dell'ente CONI, transitato al CONI-Servizi Spa; Margiotta 1.010 e Cota 1.011, che modificano i requisiti professionali delle guardie giurate particolari; gli identici Benedetti Valentini 2.300, Lion 2.302 e Ronconi 2.309, volti ad estendere all'anno 2007 previsioni specifiche per le promozioni e nomine nei corpi della Guardia di finanza e forestale dello Stato, in deroga al requisito dell'anzianità effettiva; Garavaglia 2.312 e 2.313, in materia di applicazione delle modalità di versamento rateizzato del prelievo supplementare latte; gli identici Lombardi 2.011 e Margiotta 2.012, relativi all'inquadramento del personale dei consorzi agrari in mobilità; Margiotta 2.010, relativo all'affidamento dei servizi o attività nel settore agricolo da parte delle regioni; Stradella 3.303, volto ad estendere l'ambito di applicazione delle agevolazioni tributarie per le ristrutturazioni edilizie, previste dalla legge finanziaria per il 2007; gli identici Mazzocchi 3.010 e Tolotti 3.011, recanti disposizioni in materia di restauro dei beni culturali; 4.501 del Governo, volto a consentire, in attesa dell'applicazione della nuova disciplina, il mantenimento in carica, fino al 31 maggio 2007, dei direttori dell'Accademia nazionale d'arte drammatica e dell'Accademia di danza, nonché definizione della disciplina applicabile ai direttori non confermati; 4.502 del Governo, volto a prorogare la durata in carica del Consiglio nazionale degli studenti universitari fino al 30 aprile 2008, nella fase di transizione ai nuovi ordinamenti; Zeller 4.302, volto a subordinare all'emanazione di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri l'applicazione del comma 734 della finanziaria per il 2007, relativo al divieto di essere nominato amministratore di ente per i soggetti che hanno chiuso in perdita tre esercizi consecutivi; Velo 4.303, volto a consentire ai comuni, agli uffici del PRA e ad altri soggetti, l'autenticazione degli atti di alienazione di beni mobili registrati; Osvaldo Napoli 5.304, che novella il decreto legislativo n. 151 del 2005 in materia di riduzione dell'uso di sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche; Bressa 6.326, relativo alla disciplina della Commissione nazionale per il diritto di asilo e delle Commissioni territoriali; 6.601 della Commissione, relativo alla disciplina applicabile alle province autonome di Trento e Bolzano alle concessioni idroelettriche; Bonelli 6.309, volto a modificare la disciplina del contributo unificato nel procedimento amministrativo; 6.503 del Governo, volto a consentire il mantenimento in bilancio delle risorse non impegnate per l'attività dei commissari per l'istituzione delle nuove province, di cui all'articolo 6, comma 8-septies (espunto dal testo); Raiti 6.302, volto a stanziare due milioni di euro per la prosecuzione degli interventi infrastrutturali previsti dall'articolo 2 della legge 376 del 2003; Marinello 6.43, volto a fissare al 1o gennaio 2008 il termine per l'applicazione dell'invio telematico all'INAIL delle comunicazioni obbligatorie da parte dei datori di lavoro; Forlani 6.323 e 6.324, recanti disposizioni relative al Corpo dei vigili del fuoco; Zanetta 6.325, volto ad estendere gli anni 2007, 2008 e 2009 gli interventi statali a sostegno dell'economia turistica degli sport della neve di cui all'articolo 7 della legge n. 363 del 2003.
Avverto altresì che la Presidenza, a norma degli articoli 86, comma 1 e 96-bis, comma 7, del regolamento, secondo la prassi costantemente seguita su analoghi provvedimenti, non ritiene ammissibili - nonostante siano stati preventivamente presentati in Commissione - in quanto volte ad introdurre nel decreto-legge materie nuove, non consistenti in proroghe di termini, non strettamente attinenti alle materie trattate dal decreto-legge stesso, le seguenti proposte emendative: Satta 1.11 e Sgobio 1.12, volti ad estendere al personale docente presso gli istituti di formazione della Marina militare alcune disposizioni che ne consentono la stabilizzazione; Tolotti 2.9, volto ad incrementare il fondo per l'erogazione di contributi per l'acquisto di personal computer da parte di coordinatori coordinati e continuativi; Marinello Pag. 72.17, volto a fissare un termine per l'applicazione di norme relative al settore agricolo in merito all'applicazione degli obblighi di comunicazione all'INAIL ed all'IPSEMA; gli identici Zucchi 2.16 e 2.501 del Governo, nonché Zeller 2.18, in materia di consorzi agrari; Tolotti 5.7 e Bonelli 5.300, che modificano la disciplina degli incentivi alla rottamazione prevista dall'ultima legge finanziaria; Duilio 6.322, limitatamente al comma 7-ter, che modifica le condizioni per l'accesso al Fondo di solidarietà per gli immobili da costruire; Giovanelli 6.38, volto ad ampliare da 10 a 15 anni il periodo di rateizzazione relativo ai debiti dovuti allo Stato dagli enti locali; Baldelli 6.28, che modifica la disciplina per il conferimento del TFR; Osvaldo Napoli 6.37, volto ad abrogare il comma 561 dell'articolo 1 della finanziaria per il 2007, in materia consente anche gli enti che non abbiano rispettato il patto di stabilità interno assunzioni di personale; gli identici Margiotta 6.40 e di Gioia 6.306, volti ad estendere ai lavoratori di enti non commerciali delle regioni degli obiettivi 1 e 2 i benefici di cui al decreto-legge n. 108 del 2002 (riqualificazione, ricollocazione presso PPAA, cassa integrazione, eccetera) nonché quelli in materia pensionistica di cui alla legge n. 724 del 1994; Osvaldo Napoli 6.02 e 6.04, in materia di modalità di trasmissione dei dati relativi alle entrate tributarie degli enti locali.
La Presidenza, inoltre, non ritiene ammissibili le seguenti proposte emendative, già approvate in Commissione e successivamente espunte in quella sede per estraneità di materia, in quanto volte ad introdurre disposizioni non riconducibili all'oggetto del decreto-legge: gli identici Lulli 6.4 e D'Agrò 6.315, relativi alla possibilità di accesso agli incentivi e ai finanziamenti relativi agli impianti di cogenerazione ad alto rendimento; Giovanelli 6.36, in materia di individuazione delle spese degli enti locali che non debbano essere computate ai fini del rispetto dei limiti del patto di stabilità interno.
Avverto inoltre che la Presidenza non ritiene ammissibile la seguente proposta emendativa che modifica in modo frammentario e parziale atti di rango normativo non primario: Marinello 6.16, limitatamente al capoverso 1-sexies.2, in quanto volta a modificare un decreto del ministro delle finanze del 12 maggio 1992.
La Presidenza non ritiene ammissibili le seguenti proposte emendative, in quanto volte ad incidere, nell'ambito di un procedimento di conversione di un decreto-legge su una norma di delega legislativa: gli identici Mazzocchi 3.304 e Tolotti 3.306, limitatamente alla parte conseguenziale, in quanto volti a conferire una delega legislativa al Governo.
La Presidenza non ritiene, inoltre, ovviamente ammissibili in quanto non più riferibili al testo le seguenti proposte emendative riferite a parti del testo espunto dalla Presidenza medesima: gli identici Cota 6.304 e Boscetto 6.312 e 6.311; Zucchi 6.308; Giudice 6.342; Morrone 6.47.
La Presidenza si riserva di comunicare ulteriori inammissibilità nel corso dell'esame.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, la ringrazio. Abbiamo ascoltato con attenzione la sua dichiarazione e la ringraziamo per l'attenzione che ha riservato al problema da noi posto. Mi riferisco al problema politico, perché l'applicazione del regolamento che lei ha fatto è assolutamente ineccepibile, Presidente. Vorrei tuttavia segnalare due problemi e richiamare anche l'attenzione dei colleghi su due questioni rilevanti.
La prima è questa: io temo, Presidente, come è già accaduto per la legge finanziaria, che alcuni degli emendamenti che la Presidenza ha correttamente dichiarato inammissibili torneranno nel testo che il Senato esaminerà e modificherà. Quindi, ci troveremo, ancora una volta, di fronte ad una diversa valutazione del ruolo dei parlamentari in questo Parlamento, nel Pag. 8senso che, per la situazione nella quale ci troviamo, stiamo ormai costruendo un bicameralismo imperfetto e asimmetrico. Infatti, i colleghi che operano nell'altro ramo del Parlamento, per le prassi che lì vigono, hanno maggiore capacità e possibilità di rappresentare interessi e valori del territorio rispetto ai membri di questa Camera. Quindi, si verifica che le applicazioni che i due rami del Parlamento fanno del regolamento e della prassi vanno contro il principio costituzionale della parità di poteri e di funzioni dei due rami del Parlamento. Questo è il problema politico-costituzionale che ci siamo permessi di rappresentare, segnalando anche un ulteriore aspetto: il problema si pone non soltanto per l'emendabilità ai decreti-legge, ma anche per la legge finanziaria. E si pone anche per l'ammissibilità di interrogazioni e interpellanze.
So bene che questa prassi di maggior rigore vigente in questa Camera risale negli anni, e che più volte sono stati fatti tentativi da parte dei Presidenti delle Camere di giungere - uso l'espressione che lei, Presidente, correttamente ha utilizzato - ad un punto di armonizzazione tra i due rami del Parlamento. Si pone, in ogni modo, un problema politico non secondario che mi chiedo come possa essere affrontato. È, infatti, difficilmente comprensibile dai titolari degli interessi presenti nel paese che quello che non può fare un deputato può farlo un senatore, e viceversa (Applausi).
La mia non vuole essere una polemica, ma soltanto il tentativo di far cogliere all'Assemblea un aspetto che il Presidente ha colto perfettamente. Si tratta, quindi, di affrontare la questione in modo definitivo. Dico ciò perché, ogni qualvolta il Governo presenterà un decreto-legge, il problema inevitabilmente si riproporrà. A tale proposito, ricordo ai colleghi che su 141 proposte emendative presentate al provvedimento in esame, 79, se non ho fatto male i conti, sono state dichiarate correttamente inammissibili. Ciò vuol dire, sostanzialmente, che la metà delle proposte emendative presentate è stata dichiarata inammissibile. Benissimo, ma qual è, dunque, il problema? Per quale motivo i colleghi hanno ritenuto di integrare questo provvedimento presentando 141 proposte emendative? Perché vi sono tutta una serie di spinte derivanti da esigenze presenti nel paese quali, ad esempio, quelle poste in evidenza poc'anzi da alcuni colleghi riguardo alla mancanza di acqua in alcuni luoghi alpini, e cosi via. Ciò detto, si pone una seconda questione: in che termini possiamo costruire percorsi legislativi certi e rapidi per risolvere problemi del paese aventi una certa urgenza? Se ciò non sarà fatto, ci troveremo di fronte ad una situazione in cui la sequenza dei decreti-legge presentati dal Governo finirà per intasare il Parlamento; quest'ultimo, a sua volta, non li potrà correggere e, conseguentemente, dovrà rinunciare alla possibilità di produrre progetti di legge che risolvano i problemi sollevati dai colleghi, di maggioranza e di opposizione. Tutto ciò, alla fine, determinerà una sostanziale incapacità e una parziale impossibilità di rappresentare interessi, bisogni e domande provenienti dal paese.
In conclusione, si pongono due questioni. La prima riguarda il rapporto Camera-Senato. La seconda riguarda l'opportunità di costruire percorsi e modifiche regolamentari adeguate, che gli uffici e il Presidente studieranno, per garantire anche al Parlamento percorsi e date certe di approvazione dei provvedimenti. A me pare che quelli appena elencati sono i due problemi che si pongono e che sottopongo all'attenzione della Presidenza, che ringrazio per aver voluto cogliere il tema che la Commissione ha sollevato, cioè quello del rapporto che passa tra la riammissione in termini e la restituzione in termini. Ho colto che lei, Presidente, si è riservato di valutare in futuro tale aspetto. Si potrebbe, comunque, aprire uno spiraglio che ci consentirebbe di rispondere, in modo un po' meno rigido, alle domande provenienti dal paese. Presidente, qui tutti noi rappresentiamo interessi e valori del paese e intendiamo tutti rappresentarli al meglio. La questione che pongo alla sua attenzione, a nome della Commissione, è quella di vedere in che termini possiamo Pag. 9saldare un rapporto omogeneo tra Camera e Senato, tra deputati e senatori, e in che modo possiamo introdurre in questo ramo del Parlamento percorsi privilegiati per quelle proposte di legge che rispondono a certe caratteristiche ed abbiano una data certa di voto. Ciò consentirebbe, che provvedimenti come, ad esempio, la finanziaria, o come il cosiddetto mille proroghe, non finiscano per essere «intasati» da proposte legislative riguardanti altre questioni che riguardano anch'esse interessi del paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, credo che lei stesso si aspettasse, dopo la lunga comunicazione e deliberazione annunciata all'inizio della seduta e dopo le interminabili serie di dichiarazioni di inammissibilità, una qualche riflessione a più voci. Io aggiungo la mia a quella del presidente della I Commissione, onorevole Violante, che poc'anzi ha svolto delle considerazioni che sia io sia molti colleghi, in Assemblea e in Commissione, condividiamo.
Sebbene si tratti di una clausola di rito, forse sarebbe stato possibile risparmiare la lettura, dopo lo sterminato elenco di dichiarazioni di inammissibilità, di quella frase secondo la quale la Presidenza si riserva di comunicare ulteriori inammissibilità nel corso dell'esame del provvedimento.
In termini non tecnico-giuridici ciò è sembrato una forma di sadomasochismo che, forse, sotto il profilo dei poteri presidenziali avremmo potuto evitarci. Tuttavia, visto che così è stato, le segnalo, signor Presidente, un fatto, cioè se in base ai criteri così rigorosi applicati - ovviamente da noi rispettati, così come ricordato poco fa anche dal presidente Violante il quale, del resto, essendo stato anch'egli Presidente della Camera, conosce bene questa situazione istituzionale - anche l'emendamento del Governo 3.500, riportato a pagina 15, non avrebbe dovuto essere sanzionato sotto il profilo dell'ammissibilità.
Infatti, si tratta di un emendamento che nel merito personalmente condivido, tuttavia, se è vero che si collega ad un comma - a cui aggiunge un periodo - è altresì vero che l'intero contenuto di quell'emendamento riguarda l'abrogazione di uno e più decreto del Presidente della Repubblica, il mantenimento in vita di alcuni articoli le cui sanzioni vengono raddoppiate e via dicendo.
Allora, mi domando la ragione per la quale secondo questi criteri, per esempio, un emendamento del Governo, che pure condivido (il 3.500) non sia stato dichiarato inammissibile secondo la stessa logica, per cui lo sono stati decine di altri emendamenti. Penso che quell'ultima frase «la Presidenza si riserva...» sia un'istigazione a delinquere. Propongo, dunque, alla Presidenza di valutare anche questo aspetto.
Signor Presidente e colleghi, lei si renderà conto che siamo di fronte ad una situazione di particolare difficoltà e delicatezza (non essendo io presidente della Commissione posso forse permettermi al riguardo una qualche maggiore libertà di valutazione, pur sempre nel massimo rispetto per le determinazioni del Presidente della Camera che ci sono state poco fa annunciate). Signor Presidente, nella sua comunicazione iniziale - in gergo, lo speech - lei ha affermato che «...da tale differenza di regole non può derivare una scelta interpretativa che vanifichi le norme e le prassi che la Camera si è data».
La situazione è proprio questa: noi ci troviamo in un sistema costituzionale di bicameralismo (utilizzo una terminologia tecnico-giuridica) perfetto, nell'ambito del quale cioè esiste una parità di poteri tra Camera e Senato. Si tratta di una situazione costituzionale che nel dibattito politico parlamentare (ma anche in dottrina) si vorrebbe superata (io convengo sull'opportunità che venga superata, non tanto sotto questo profilo quanto sotto quello della differenziazione di funzioni, nel quadro di un sistema tendenzialmente federale). Siamo, cioè, in una situazione di bicameralismo perfetto a Costituzione vigente, ma anche in una situazione da una Pag. 10parte regolamentare, dall'altra ancor e assai più di prassi interpretative, che determina radicalmente un bicameralismo imperfetto e sbilanciato a favore di una maggiore possibilità di intervento - giusta o sbagliata che sia nel merito, posto che non condivido molti emendamenti nel merito mentre qui mi riferisco al diritto dei parlamentari di presentarli - a favore di chi compone l'altro ramo del Parlamento e a scapito di chi fa parte di questo.
Qui il problema riguarda le vicende degli emendamenti sui decreti-legge - su questo si è soffermato prima lei, quindi il presidente Violante poco fa - della legge finanziaria, di cui abbiamo parlato pochi mesi e settimane fa, nonché la questione dell'ammissibilità delle interrogazioni e delle interpellanze, cioè, di strumenti del sindacato ispettivo (posto che interrogazioni e interpellanze dichiarate non ammissibili in questo ramo del Parlamento vengono poi presentate da altri colleghi, magari degli stessi gruppi, nell'altro).
Concludo, signor Presidente, ribadendo quanto segue. Ritengo che lei abbia chiaro il fatto che siamo di fronte ad una questione di importanza istituzionale enorme. Le chiedo, affinché tutto questo non resti un flatus vocis...

PRESIDENTE. La prego di concludere, deputato Boato; è già trascorso oltre un minuto rispetto al tempo a sua disposizione.

MARCO BOATO. Va bene, concludo Presidente. Perché tutto questo non resti un flatus vocis, vale a dire che ci diciamo queste cose qui oggi e poi le ripeteremo la prossima volta quando si verificherà la stessa situazione, le chiedo se non sia il caso che lei, insieme al Presidente del Senato, convochi la Giunta per il regolamento - io ne faccio anche parte...

PRESIDENTE. La prego, deve concludere: è un minuto e mezzo in più...

MARCO BOATO. Sì, sto concludendo la frase. Le chiedo se non sia il caso che lei, insieme al Presidente del Senato, convochi le due Giunte per il regolamento, per esaminare quell'armonizzazione che lei ha auspicato nell'ultima fase delle sue comunicazioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Intervengo sull'ordine dei lavori, anche se mi rendo conto che dopo l'intervento del presidente Violante il mio apparirà banale. Ho avuto una difficoltà enorme a seguire la lettura delle inammissibilità. Rivolgo pertanto solo un suggerimento pratico. Se invece di enunciare il numero di pagina dopo aver citato i relativi emendamenti, questo avvenisse prima, diventerebbe leggermente più facile seguire. È quindi un suggerimento per il futuro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Leone. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Innanzitutto, condivido le osservazioni del presidente Violante, che peraltro già da qualche tempo vengono rappresentate alla Presidenza. Lei infatti, Presidente, ricorderà bene che in sede di esame della legge finanziaria sia il presidente Violante, sia alcuni colleghi della nostra coalizione le sottoposero il problema, che oggi le è stato nuovamente sottoposto in quest'aula, a seguito della caterva di inammissibilità che lei ha letto poc'anzi.
Debbo dire però che quello che è accaduto con riferimento a questo provvedimento è il frutto di una combine, che è legata alla sua interpretazione, ma anche al comportamento della Commissione e del presidente Violante nell'ambito della stessa, perché nel momento in cui avviene l'esame degli emendamenti in quella Commissione e, vuoi per la fretta, vuoi per tutta una serie di altre circostanze che non sto adesso a puntualizzare, si invitano i colleghi a ritirare un emendamento e a riproporlo in Assemblea, cioè nel momento in cui si bypassa l'esame del merito di quell'emendamento nella Commissione di merito, è chiaro che poi il tutto viene Pag. 11sottoposto alla Presidenza; ma poi accade che lei ritiene di applicare un'interpretazione restrittiva, anzi più che restrittiva, perché lei certo non dimentica, essendo parlamentare di lungo corso, che questo tipo di provvedimento è sempre stato appellato con il nome di «mille proroghe». Questo è uno di quei provvedimenti che, come la legge finanziaria, rappresenta una sorta di contenitore per recepire quelle istanze a cui alludeva il presidente Violante. Evidentemente era uno dei treni che potevano essere presi, per portare a termine le istanze dei singoli parlamentari, quelle delle singole categorie e quelle prodotte dai cittadini ai parlamentari.
Se questo è vero e se dopo quattro o cinque mesi dall'inizio dell'esame della legge finanziaria siamo a riproporre lo stesso problema, allora evidentemente questo è proprio serio, così come si diceva prima. Non è un'accusa che rivolgo al presidente Violante, però è stato anche il comportamento di quest'ultimo nella Commissione a produrre questa «disparità di trattamento» nella Camera, rispetto al Senato, che porterà definitivamente a questa imperfezione del bicameralismo. È un problema che già esiste, ma con il buonsenso da parte della Commissione prima e da parte sua, Presidente, dopo, sarebbe stato certamente possibile evitare che si ponesse in maniera così drastica.
Caro Presidente, le chiedo quindi innanzitutto una sospensione della seduta, perché questo suo speech ha stravolto il corpo del provvedimento, non solo perché non si può modificare il testo ma anche perché sono state dichiarate inammissibili tutta una serie di proposte emendative, tendenti a modificare il testo nel senso auspicato sia dalla maggioranza sia dall'opposizione (non ne sto quindi facendo un problema di parte). Inoltre adesso la Commissione bilancio è ferma sull'espressione del parere (sia per il testo, sia per le proposte emendative), che ancora non riesce a produrre. Non so dunque di cosa parleremo stamani, quali lavori potremo portare avanti.
Lei stravolge, legittimamente dal suo punto di vista, tutto l'iter di questo provvedimento, nel momento in cui le viene sottoposto un problema così forte e la Commissione Bilancio non ha ancora emesso un parere sia sul testo che sugli emendamenti.
Per queste ragioni, le chiedo di prendere a cuore in maniera molto, molto accurata il problema anche attraverso la Giunta per il regolamento, ma nell'immediato le chiedo la sospensione della seduta per valutare francamente che cosa dobbiamo fare. Grazie.

PRESIDENTE. Grazie a lei.
Ha chiesto di parlare il deputato Boscetto. Ne ha facoltà.

GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, colleghi, ho molto apprezzato l'intervento del presidente Violante e mi pare che questa sia una giornata storica, nel senso che l'applicazione rigorosa delle norme regolamentari è un punto fermo che ci permetterà anche di rapportarci con il Senato.
Credo che sia necessario ricordare il fatto che ci troviamo di fronte a un decreto-legge e che questo abbia una serie di caratteristiche già espresse nella Costituzione, per cui l'articolo 96 del nostro regolamento è la conseguenza della logica costituzionale.
Mi risulta anche, provenendo dal Senato, che in tale ramo del Parlamento non ci siano norme diverse, in quanto non esiste una norma simile all'articolo 96: esiste però una prassi che permette qualche cosa di più in termini di ammissibilità. Tuttavia, se da quest'aula oggi, Presidente, partirà una missiva per il Senato in cui si evidenzino innanzitutto la lettera e le considerazioni del presidente Violante nonché tutte le declaratorie di inammissibilità per le diverse ragioni (complimenti anche per i distinguo giuridici che si sono visti in queste sue declaratorie di inammissibilità), il Presidente del Senato non potrà non farsi carico di questa situazione.
Quando questo accadrà, noi avremo il dovere di fare quello che anch'io ho suggerito in discussione generale, cioè non avere il timore delle leggi ordinarie.Pag. 12
Approviamo un numero maggiore di leggi ordinarie, diamo velocità all'iter di approvazione delle stesse: se si deve affrontare una materia, se ne parli in sede propria, nell'ambito di una proposta di legge ordinaria, che va nella commissione competente, viene esaminata da commissari esperti e questo fa sì che quel provvedimento arrivi in assemblea munito di tutta la serie di competenze e di requisiti, che sono necessari per varare una legge seria.
Quando questi provvedimenti omnibus, di cento o mille proroghe si arricchiscono degli emendamenti più strani, si finisce per creare in pochi minuti norme stravaganti, che non hanno alle spalle una meditazione, che quindi possono provocare dei danni enormi, perché non c'è stato confronto neppure con coloro i quali sono interessati per primi alle norme stesse, cioè i cittadini.
Fra quelle considerate inammissibili ci sono norme che avrebbero dovuto influire su intere categorie, senza peraltro che noi avessimo neppure capito cosa pensassero queste ultime. Quando noi mandiamo avanti un provvedimento ordinario facciamo delle audizioni e comprendiamo se c'è un interesse di un certo tipo, di un certo genere, che noi tendiamo a valorizzare in modo serio.
Quindi, da questa mattina, Presidente, occorre cercare - lo ripeto - di favorire l'iniziativa legislativa ordinaria, sia del Governo, sia dei parlamentari, senza avere il timore che i provvedimenti di iniziativa parlamentare o governativa, non per decreto-legge, rallentino il lavoro del Parlamento.
Non è vero, essi possono procedere velocemente e giungere a conclusioni serie in sede propria. Concordo ovviamente con il mio capogruppo vicario sulla necessità di un termine congruo e credo che si possa addirittura rinviare al pomeriggio, per renderci conto meglio della situazione ed anche per attendere il parere della Commissione bilancio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Franco Russo. Ne ha facoltà.

FRANCO RUSSO. Signor Presidente, il mio rispetto per il deputato Boscetto, da me manifestato in sede di discussione generale, non era mal riposto. Infatti, il suo intervento mi ha tolto le parole di bocca, nel senso che anch'io ritengo che lo speech da lei pronunciato questa mattina segni una data storica per le vicende istituzionali. Probabilmente per la prima volta su 141 emendamenti (personalmente ne ho contati ottanta) inammissibili...

ANTONIO LEONE. Ottantanove.

FRANCO RUSSO. Dunque, ottantanove; evidentemente io stesso ho tenuto male il conto. A maggior ragione, la Presidenza della Camera è intervenuta con puntualità e precisione, distinguendo, come ha detto l'onorevole Boscetto, specificamente i casi di inammissibilità per i diversi emendamenti.
Abbiamo già discusso sul fatto che i cosiddetti decreti «mille proroghe» sono i grandi veicoli legislativi attraverso cui non solo il Governo ma anche i parlamentari rispondono (ed è questo il problema sollevato dall'onorevole Violante) alle istanze del Paese. Insomma, tali decreti sono uno strumento attraverso cui i parlamentari, il Governo e le istituzioni si rapportano specificamente con diverse categorie della società per soddisfare anche giuste istanze.
Tuttavia, questo non può avvenire con interventi legislativi che stravolgono l'ordinamento delle fonti ed intervengono con norme primarie su norme secondarie. Insomma, non si può far prevalere il fine sul mezzo. Invece, abbiamo imparato che corrette procedure servono anche per perseguire giusti fini.
Onorevole Boato, non dobbiamo essere amareggiati per l'intervento fatto dalla Presidenza della Camera, ma al contrario dobbiamo sentirci stimolati affinché la qualità della legislazione e degli emendamenti si misuri non solo con le giuste istanze che vogliamo rappresentare, ma anche con le corrette modalità in base alle quali vogliamo intervenire. E mi fa piacere concordare ancora una volta con l'onorevole Boscetto quando egli invita a procedere Pag. 13attraverso i canali ordinari, ovvero la legislazione ordinaria, perché sono proprio quelli gli strumenti principali.
Quando leggiamo il rapporto sulla legislazione ci lamentiamo del fatto che il Governo interviene con tanti decreti-legge o richiede numerose deleghe. Tuttavia, come parlamentari interveniamo nei decreti cosiddetti «mille proroghe» per conferire ulteriori deleghe al Governo o per modificare norme regolamentari con norme primarie oppure introducendo norme sostanziali laddove basterebbe limitarsi alle proroghe stesse.
In conclusione, vorrei avanzare due suggerimenti. Il primo è stato in qualche modo ricordato dall'onorevole Violante che giustamente ha sollevato il problema del bicameralismo paritario. L'esistenza di regolamenti e prassi difformi tra Camera e Senato, ferma restando l'autonomia dei due rami del Parlamento, deve far giungere nel migliore dei modi possibile a forme di scambio di esperienze per arrivare a prassi regolamentari uniformi. Questo è un compito che attiene al Presidente della Camera, il quale potrà investire in proposito gli appositi organi come la Giunta per il regolamento.
D'altra parte, onorevole Violante, a mio avviso vanno apprezzati gli interventi da lei svolti in sede di Commissione quando ha segnalato il problema ed ha espunto direttamente alcuni emendamenti per inammissibilità. Mi riferisco al momento in cui lei ha giustamente fatto presente che dobbiamo far sì che la legislazione intervenga in campi omogenei e con gli strumenti e i tempi adeguati, non solo per un fatto di procedura e di bella forma.
Come ultimo suggerimento, Presidente Bertinotti, mi permetto, anche se non è prassi usuale, di richiamare l'attenzione su un punto sul quale il Comitato per la legislazione ha molto lavorato. A mio avviso, il lavoro della Presidenza, senza nulla togliere ai suoi poteri, sarebbe facilitato qualora lei potesse intervenire, ovviamente insieme alla Giunta per il regolamento e riflettendoci attentamente, rispetto alla possibilità di interpellare nuovamente il Comitato per la legislazione - non sembri un fatto corporativo - prima che il testo giunga in aula.

PRESIDENTE. La prego di concludere...

FRANCO RUSSO. Le cito, Presidente, a tale proposito, l'esempio dell'emendamento 3.500 del Governo, laddove si interviene sopprimendo norme secondarie con altre primarie: è prassi del Comitato per la legislazione rilevare tali aspetti e porre come condizione la modifica di norme di questo tipo. Quanto lavoro della Presidenza sarebbe risparmiato se il Comitato per la legislazione potesse intervenire su questo...

PRESIDENTE. La prego, deve concludere!

FRANCO RUSSO. La pregherei, per questo motivo, Presidente, di pensare attentamente se il Comitato per la legislazione non debba intervenire anche - ho concluso, Presidente - durante le procedure di valutazione degli emendamenti, in maniera da supportare il lavoro delle Commissioni e del Presidente. Mi scuso se ho utilizzato qualche secondo in più.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà.

CARLO GIOVANARDI. Presidente, concordo pienamente con le osservazioni fatte dai colleghi - ne abbiamo parlato anche durante la discussione della legge finanziaria - rispetto a procedure parlamentari defatiganti che passano attraverso la Commissione e l'Aula con tempi certi e garantisti e a strumenti che poi soltanto la Provvidenza sa come possano essere utilizzati per mettere il Parlamento di fronte al fatto compiuto di riforme ordinamentali, a volte più penetranti di quanto non sia una legge ordinaria.
Vorrei richiamare l'attenzione del Presidente sul rovescio della medaglia, perché la patologia di utilizzare questi strumenti nasce dal fatto che molte volte il Parlamento non riesce a dare risposte a istanze Pag. 14dell'opinione pubblica o a diritti di cittadini che devono essere soddisfatti. A tale proposito, vorrei fare l'esempio proprio di uno degli emendamenti che è stato «cassato».
Tre anni fa decidemmo, giusto o ingiusto che fosse, di istituire tre nuove province, Monza, Barletta e Fermo. Io ero ministro dei rapporti con il Parlamento e richiamai l'Assemblea, che sembrava propensa ad un ulteriore rinvio, sul fatto che da cinque, sei o sette anni (non ricordo bene quanto tempo fosse) gli enti locali e le istituzioni economiche, religiose e civili, dopo aver svolto tutto l'iter previsto, attraverso una defatigante procedura erano arrivate fino all'aula del Parlamento. Dissi allora che mi sembrava giusto che il Parlamento si esprimesse attraverso un sì o un no, e che, invece, l'unica cosa che non poteva fare era quella di prendere in giro l'opinione pubblica di quelle tre costituende province.
In effetti, il Parlamento con il 90 o 95 per cento dei voti disse «sì» alla istituzione delle province, e nel frattempo sono passati due anni! A novembre è arrivata ai commissari delle tre province una circolare governativa che diceva: «Fermi tutti, non fate nulla, perché nella legge finanziaria vi saranno norme che riguarderanno le istituende province». In realtà, erano presenti e poi sono state tolte. I commissari sono stati indotti a bloccare tutto, senza che vi fosse un atto normativo che imponesse loro di farlo e adesso sono in possesso di quella «lettera» che contrasta con il loro dovere di portare avanti le procedure volute dal Parlamento. Da una parte - come giustamente è stato sottolineato oggi - all'improvviso compaiono norme, dall'altra, quelle che sono state deliberate con legge dal Parlamento non trovano attuazione perché non si riesce ad inserire una norma che chiarisca che i soldi già stanziati per le procedure che attuano una decisione del Parlamento possono essere spesi.
Dunque, nel rapporto Governo-Parlamento-opinione pubblica noi non possiamo - e sono d'accordo - fare blitz improvvisi, che umiliano il Parlamento, che scavalcano categorie economiche, che hanno poi padri e madri incerte.
Qualche volta si ricerca la mano di chi ha predisposto tali norme e non la si trova, o si finge di non trovarla. D'altra parte, davanti a decisioni di questo Parlamento che non trovano attuazione, non si può continuare a prendere in giro l'opinione pubblica. Monza conta centinaia di migliaia di abitanti, è una delle province più ricche d'Italia ed è ai primi posti per quanto riguarda le esportazioni: è la Brianza. Non si può continuare questo «gioco a rimpiattino» fra le istanze locali ed il Parlamento, che finge di deliberare e, poi, svuota di contenuto le sue decisioni.
Signor Presidente, occorre rivedere il rapporto con il Governo, a meno che il Parlamento non affermi di essere tornato sulle sue decisioni e di voler abrogare queste tre province. Ma sarebbe una decisione politica, sulla quale si aprirà una discussione. Io non sono d'accordo, perché ormai è cosa fatta. È chiaro che ci sono delle aspettative, ma non si possono lasciare involucri vuoti. Quindi, propongo, anche con l'ausilio degli uffici, di studiare il modo di uscire da questa impasse che è umiliante e offensiva per le popolazioni e le associazioni locali, ed anche per il Parlamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Satta. Ne ha facoltà.

ANTONIO SATTA. Signor Presidente, intanto approfitto dell'occasione per rivolgerle gli auguri di ottima guarigione, poiché la vediamo in piena forma.
Concordo con quanto dichiarato dal presidente Violante e dagli altri colleghi. Credo che, davvero, sia in discussione il ruolo stesso del parlamentare. Non contesto la decisione della Presidenza di dichiarare inammissibili tanti emendamenti riferiti a questo decreto-legge. Ma, se continueremo ad andare avanti così, davvero diventerà difficile pensare al ruolo del deputato, che deve portare avanti le istanze riguardanti la società italiana.
Signor Presidente, credo che, al riguardo, si debba riflettere. Condivido la Pag. 15richiesta avanzata dall'onorevole vice capogruppo della Camera in ordine ad una sospensione dei nostri lavori, per una rivisitazione di questa decisione. Siamo, infatti, di fronte a questioni importanti. Sono stati dichiarati inammissibili gli identici emendamenti Satta 1.11 e Sgobio 1.12, presentati dal nostro gruppo Popolari-Udeur e dai Comunisti italiani, concernenti la stabilizzazione di 54 docenti dipendenti dal Ministero della difesa. Con la legge finanziaria abbiamo sistemato 150 mila insegnanti e non capisco perché questi docenti continuano ad essere figli di nessuno. Credo che vi debba essere, da parte del Parlamento, un'attenzione particolare attorno ad un problema sociale di giustizia e che si debba superare il gap esistente tra l'interpretazione della norma e quella dell'emendamento rispetto al decreto-legge. Oppure, sarà necessario che lei, come Presidente, si faccia carico di stabilire tempi certi in ordine all'iter delle proposte di legge dei parlamentari. Diversamente, siamo qui soltanto per fare numero, un numero che non ha alcuna incidenza, rispettando norme che sono valide per certi aspetti, ma che umiliano il ruolo stesso del parlamentare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per sottoporle due questioni. La prima attiene al ruolo del Parlamento e, con riferimento ad esso, anche al ruolo della Camera rispetto al Senato. Questo aspetto è stato giustamente sollevato anche dal presidente Violante.
Durante i lavori della Commissione ci siamo trovati in forte imbarazzo perché sapevamo di dover esaminare degli emendamenti che sarebbero stati sottoposti al suo vaglio di legittimità. Ma sapevamo anche che, sostanzialmente, questo Parlamento rischia di avere una sovranità limitata, perché alcune cose non si possono fare alla Camera, ma sono realizzabili al Senato. Qui si apre un problema sia in ordine al fatto che, attualmente, siamo nell'ambito di un sistema bicamerale perfetto sia in ordine al fatto che la Camera dei deputati dovrebbe essere la Camera politica e il Senato, al limite, dovrebbe essere la Camera di riflessione.
Invece qui succede il contrario: il Senato diventa la Camera politica, perché lì si possono presentare taluni emendamenti e i provvedimenti possono essere modificati, mentre la Camera rischia di essere un organo di riflessione e di ratifica. Questo è un problema di carattere politico e di carattere istituzionale.
Vorrei sollevare un altro aspetto. Lei, Presidente, ha applicato rigidamente il regolamento, comprimendo le facoltà dei parlamentari, perché, obiettivamente, questo provvedimento poteva essere l'occasione - come è stato in passato - per introdurre e discutere alcune questioni. Lei ha dato una interpretazione rigorosa, ma, se noi diamo una interpretazione rigorosa in questi casi, che cosa dobbiamo dire di certi decreti-legge che non hanno i requisiti di necessità e di urgenza e che il Governo presenta in Parlamento sistematicamente? Che cosa dobbiamo dire degli emendamenti che vengono presentati alla legge finanziaria, degli articoli unici, su cui si intende porre la questione di fiducia, con 500 commi, che sono palesemente in contrasto con le disposizioni che dovrebbero presiedere alla tecnica legislativa? Se bisogna utilizzare il pugno di ferro per regolamentare la discussione parlamentare, questo pugno di ferro prima di tutto bisogna usarlo in queste situazioni. Lei capisce che un conto sono le posizioni del Governo, un altro sono le posizioni del Parlamento. Quando il Governo presenta un emendamento, sul quale chiede la fiducia, con 600 commi, questo tipo di modalità comprime il dibattito democratico; quando invece in Parlamento vengono presentati degli emendamenti su materie che magari possono essere «border line» dal punto di vista dell'ammissibilità, non abbiamo una compressione, ma, al limite, una estensione del dibattito parlamentare a materie diverse rispetto a quelle strettamente necessarie. Il primo aspetto è quello più grave per la Pag. 16vita del Parlamento e per il dibattito democratico. Su questo non abbiamo visto assolutamente il suo pugno di ferro. È stata posta sistematicamente la fiducia con una tecnica legislativa in palese contrasto con quanto previsto dal nostro ordinamento.
Non mi sembra, Presidente, che sia stato risolto, con questa sua determinazione il problema relativo alla eterogeneità di materie contenute in questo decreto mille proroghe, che comprende di tutto e di più; semmai si è compressa soltanto la libertà dei parlamentari con una decisione che è unica nel suo genere.
Nel concludere, mi associo alle richieste dei colleghi, sollecitando una sospensione onde valutare gli emendamenti dichiarati inammissibili e costruire un minimo di «strategia» per il dibattito.

PRESIDENTE. È presente in tribuna una delegazione dell'Università della Terza età della città di Olbia, guidata dal suo presidente, che salutiamo (Applausi).
Ha chiesto di parlare il deputato Zanetta. Ne ha facoltà.

VALTER ZANETTA. Signor Presidente, intervengo anche io per esprimere il mio apprezzamento in ordine alle valutazioni espresse dal presidente Violante, che colgono lo spirito dell'emendamento che unitamente ai colleghi Costa, Di Centa, Rosso, Quartini, abbiamo presentato per sottolineare una urgenza che credo sia a conoscenza di tutti i parlamentari: l'eccessiva siccità che ha colpito le zone di montagna, mettendo in crisi l'economia turistica.
Allora, pensavamo che prevedere all'interno di questo decreto-legge una proroga con riferimento alla legge 24 dicembre 2003, n. 363 approvata nella precedente legislatura potesse essere un modo per stanziare fondi atti a risolvere tali situazioni.
Per quanto riguarda le sue valutazioni, Presidente, le chiederemo un riesame. Peraltro, lei è stato gentile ad accordarci un colloquio e ad indicarci altri percorsi, che, tuttavia, rientrano tra le modalità con le quali un parlamentare può sollecitare iniziative urgenti.
Valuteremo se esista un percorso legislativo possibile che veda l'accordo dell'intero Parlamento, per risolvere un problema che è stato rappresentato anche dai presidenti delle regioni e che ha colpito i territori della montagna a causa della siccità e della mancanza di neve. Credo che, al riguardo, il Parlamento debba porre in essere un'iniziativa.
Abbiamo tentato di avanzare proposte all'interno di questo provvedimento. Comprendiamo le ragioni poste, ma vorremmo che lei, Presidente - ne ha già dato atto nella sua riflessione - potesse cogliere la difficoltà che i parlamentari incontrano, quando sono sollecitati su questioni giuste, a trovare il luogo dove poterle affrontare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Di Centa. Ne ha facoltà

MANUELA DI CENTA. Signor Presidente, vorrei riprendere le argomentazioni dell'onorevole Zanetta con riferimento al suo emendamento 6.325 e porre l'attenzione sulla sensibilità che lei, Presidente, ha dimostrato nei confronti di questa proposta emendativa, pur dichiarandola inammissibile.
L'emendamento in oggetto prevede aiuti nei confronti non solo le aree montane, ma anche di quella che è la vera forza trainante dell'economia dei mesi invernali, ossia la neve.
Come tutti sanno, la mancanza di neve determina una grande difficoltà per tutti i settori turistici italiani delle aree montane; ciò significa una difficoltà dell'economia italiana in generale. Stiamo parlando, dunque, della difficoltà dell'economia italiana che deriva dalla situazione in cui versano le aree di montagna.
Da qui nasce l'urgenza, anche perché i mesi invernali sono in corso e certamente non si possono prorogare. Dunque, il nostro modo veloce ed istintivo di proporre quest'emendamento, che chiaramente è venuto dalla base, voleva sottolineare l'urgenza di una situazione che si è determinata nelle aree montane.Pag. 17
Credo che percorreremo la strada suggerita per ottenere, in via legislativa, una soluzione. In ogni caso, la ringraziamo per la sua sensibilità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, i colleghi hanno avuto modo di esprimersi in merito ad una situazione specifica che lei stesso, signor Presidente, ha dovuto affrontare, comunicandoci le sue deliberazioni; si tratta di una questione che anche il presidente Violante ha posto in evidenza, attraverso talune osservazioni di cui ella stessa ha preso buona nota e di cui ha rimandato eco in questa nostra discussione.
Evidentemente, quella per la quale due terzi degli emendamenti che sono stati presentati sono stati dichiarati inammissibili è una circostanza che esplicita l'emergenza e l'urgenza di una situazione sostanzialmente insostenibile dal punto di vista della disparità che interviene sulle modalità con le quali i singoli parlamentari, deputati e senatori, si rapportano all'elettorato, ai cittadini nell'esercizio di un ruolo di rappresentanza.
Faccio presente che questa disparità nei due rami del Parlamento riguarda anche la difformità con la quale in essi si può esercitare il potere di interdizione o di proposta in rapporto alla disponibilità del potere legislativo, dell'esecutivo e del Governo.
Stiamo affrontando questa discussione preliminare, di tipo regolamentare, che ritengo opportuna, avendo discusso poco tempo fa la questione delle difformità con le quali i due rami del Parlamento hanno svolto la sessione di bilancio nonché della relativa emendabilità del disegno di legge finanziaria.
Signor Presidente, credo sia inutile intervenire con polemiche capziose nei confronti della Presidenza, polemiche che in qualche modo, certo non in maniera velata, sono state messe in evidenza da esponenti dell'opposizione, alternandole agli apprezzamenti relativi alla deliberazione della Presidenza stessa.
Signor Presidente, nei cinque anni precedenti non si è fatto nulla per dare maggiore compiutezza ad una evidente esigenza di riforma dei regolamenti parlamentari e della loro uniformazione ed armonizzazione.
Credo che noi tutti dobbiamo prendere atto ormai di un'emergenza che forse è la prima delle riforme istituzionali che il nostro paese deve affrontare. Se i regolamenti sono la «Costituzione» dei due rami del Parlamento, occorre capire se sia possibile definire una modalità attraverso la quale giungere rapidamente ad approvare delle norme che mettano in condizione le due Camere, deputati e senatori, di lavorare in modo da non essere trattati difformemente, in relazione sia al rapporto con il Governo che al rapporto con i cittadini e gli elettori.
Mi riferisco ai decreti-legge, ai disegni di legge finanziaria, al modo diverso con cui il Senato disciplina atti di sindacato come le interrogazioni o le interpellanze.
In attesa di una soluzione, che può anche prevedere - mi permetto di suggerire - la definizione di un organo bicamerale, composto da esperti, che lavori per uniformare ed armonizzare i regolamenti parlamentari, possiamo chiedere collaborazione alla politica. In attesa quindi di questa riforma, potremmo chiedere ai nostri colleghi del Senato di temperare e moderare le tendenze alla emendabilità di norme che, in questo ramo del Parlamento, noi modifichiamo con molto rigore - come è tradizione della Camera dei Deputati -, sulla linea che anche lei, signor Presidente, ha proposto con la sua deliberazione in modo ineccepibile, sia per ciò che riguarda l'attuazione del regolamento vigente, sia per ciò che riguarda il riferimento ai precedenti. La ringrazio, signor Presidente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Crisci. Ne ha facoltà.

NICOLA CRISCI. Signor Presidente, anch'io ritengo che sia utile ed opportuno Pag. 18continuare la discussione che si è aperta sulla necessaria ridefinizione dei regolamenti che disciplinano i lavori parlamentari. Tuttavia, mi preme richiamare l'attenzione del Presidente su un tema specifico, che tocca il destino di tante aziende del Mezzogiorno e di tanti lavoratori.
Mi riferisco al comma 8-octies dell'articolo 6, che è stato espunto, in quanto considerato inammissibile.
Il comma riproduce un emendamento approvato in Commissione affari costituzionali che rimedia sostanzialmente ad un'incongruenza legislativa. In buona sostanza, le imprese del Mezzogiorno possono beneficiare dei cosiddetti crediti d'imposta per la costruzione di immobili industriali nel triennio 2004-2006. Signor Presidente, molte di queste imprese hanno ottenuto il riconoscimento al credito nell'anno 2006 e dovrebbero completare l'investimento entro l'anno, pena la perdita del finanziamento. Credo che sia del tutto evidente che si tratta di una norma inapplicabile, per cui la previsione dello spostamento dei termini al 2008 non mi sembra logica, di buon senso ed opportuna. Ora, è vero che, attraverso un'applicazione rigorosa, il termine è scaduto al 31 dicembre 2006 e, in questo senso, non si può parlare di proroga, ma mi pare che, in passato, nella prassi parlamentare consolidata ed anche forse per questo provvedimento, la riammissione sia stata accordata.
Vorrei richiamare la Presidenza, conoscendo la sua sensibilità, a riconsiderare questo problema, perché si tratta di rendere inefficaci investimenti già attivati e rendere impraticabile l'utilizzazione delle risorse già assegnate. Siamo difronte ad un emendamento e ad una disposizione di buonsenso, che rimedia ad un errore di previsione legislativa e che, a mio avviso, viene considerato inammissibile ed espunto dal testo definitivo, dopo l'esame in Commissione, per una visione eccessivamente burocratica. Credo che sia nostro dovere tener conto anche di questi aspetti, rimediando ai nostri errori non applicando, letteralmente e, qualche volta, con eccessivo rigore, il senso stretto della norma. Le chiedo, quindi, signor Presidente, che la disposizione, cui mi riferisco, possa essere riammessa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, anche noi di Alleanza Nazionale riteniamo che le questioni sollevate dal presidente Violante abbiano un'importanza non secondaria. Ci poniamo, però, una questione sotto il profilo delle possibilità di arrivare a correggere questa stortura, in riferimento alla difformità nella presentazione degli emendamenti tra Senato e Camera. Sicuramente, l'onorevole Violante ricorderà che, anche quando presiedeva questa Camera, la questione fu più volte posta e non si arrivò ad una soluzione definitiva, dal momento che, con buona probabilità, le regole vigenti al Senato, che consentono ai membri di quel ramo del Parlamento di operare con maggiore ampiezza rispetto a quanto accade ai componenti la Camera dei deputati, sono in quella sede sicuramente ben presidiate.
Essendo, quindi, abbastanza scettici di fronte alla possibilità di armonizzare i due regolamenti, le chiediamo, signor Presidente, di farsi ulteriormente carico di questa vicenda, con una proposta che, allo stato, ci sembra l'unica percorribile, ovvero quella di rivedere, sulla base del regolamento vigente, l'interpretazione delle disposizioni, facendo sì che queste maglie si allarghino limitatamente a quanto consentito con le disposizioni regolamentari attualmente vigenti. Abbiamo serie difficoltà nel ritenere che questa operazione di armonizzazione dei regolamenti possa essere avviata in tempi brevi e riteniamo, invece, che, a fronte delle prospettive che sono state evidenziate, il Presidente della Camera possa, attraverso l'ufficio relativo alla Giunta per il regolamento, proporre una nuova interpretazione che disciplini, in maniera innovativa, proprio la presentazione degli emendamenti.
Certo è, signor Presidente, che non vorremmo arrivare all'effetto opposto. È Pag. 19evidente che le norme che presidiano al decreto-legge e al disegno di legge di conversione non possono sicuramente trasformarsi in una sorta di vaso di Pandora in cui entrano tutti gli emendamenti che, pur legittimamente, sono il frutto di valutazioni di carattere politico, magari spesso condivisibili.
Del resto, non possiamo nemmeno permettere che ci siano due valutazioni differenti. Il collega Boato ha sollevato, in questa sede, la questione relativa all'emendamento 3.500 del Governo. A nostro parere, quell'emendamento è smaccatamente inammissibile per due ragioni sostanziali, una delle quali, forse, non strettamente regolamentare.
È paradossale, signor Presidente, che si possa intervenire con una modifica della disciplina sostanziale in materia di sanzioni applicabili all'esito dell'entrata in vigore del regolamento, quando questo regolamento entra in vigore, se tutto va bene, alla fine del maggio 2007.
Quindi, sotto tale profilo, formalmente, il gruppo di Alleanza Nazionale chiede che venga riconsiderata la valutazione espressa sull'emendamento 3.500 del Governo, perché, oltre a questo aspetto, crediamo che esso faccia parte di quella lunga schiera di proposte emendative rientranti nella declaratoria di inammissibilità che lei oggi ha comunicato.
Vi è un'altra questione di metodo, signor Presidente, che le voglio sottoporre. È evidente che, all'aumentare degli emendamenti che vengono presentati ad un disegno o ad una proposta di legge, sorge un problema cui oggi siamo chiamati a dare una soluzione. Un conto è se il Presidente legge in Assemblea la dichiarazione di inammissibilità di una decina di emendamenti, cosa che, tutto sommato, riusciamo a verificare in tempi ragionevolmente brevi; altro conto è se la questione relativa all'inammissibilità degli emendamenti diventa, anche attraverso le parole del presidente Violante, una questione di rilevanza non secondaria. È evidente che questa fase va in qualche modo «proceduralizzata» - mi perdoni il termine orribile -, perché, diversamente, a fronte di 80 o 90 emendamenti dichiarati inammissibili, non abbiamo nemmeno il tempo ragionevole per concordare con lei o, comunque, di sottoporre al suo giudizio l'inammissibilità relativa ad altri emendamenti o - se mi permette - di poter concorrere ad una revoca della pronuncia di inammissibilità effettuata erroneamente dagli uffici nei confronti di questa fase delicata.
Pertanto, le chiedo, principalmente, di dichiarare inammissibile l'emendamento 3.500 del Governo e di trasmettere alla Giunta per il regolamento le questioni relative all'estensione dell'interpretazione, nei limiti in cui ciò è possibile, anche nei confronti dei disegni di legge di conversione dei decreti-legge, attraverso una modifica interpretativa e innovativa. Sotto l'ultimo profilo, inoltre, le chiedo di sottoporre alla Giunta per il regolamento una rivisitazione delle procedure di inammissibilità, per concederci il tempo di valutarle.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, ovviamente ci sono buone ragioni per dire che le osservazioni importanti e basate sull'esperienza dell'onorevole Violante sono da condividere. Il gruppo che rappresento, però, condivide anche l'applicazione delle prerogative che il Presidente della Camera ha esercitato sull'ammissibilità degli emendamenti.
D'altronde, se ci sono delle norme, onorevoli colleghi, queste vanno applicate, perché, se ciascuno di noi entrasse nel merito degli 89 emendamenti dichiarati inammissibili, ci sarebbe un gruppo che avrebbe ragioni a favore dell'ammissibilità ed un gruppo che le avrebbe contro.
Cosa significa tutto questo? Significa che non si può lasciare alla soggettività del singolo deputato la valutazione dell'ammissibilità, ma essa deve essere sancita da un regolamento chiaro e certo, al quale tutti quanti devono attenersi.
Ritengo anche che chiedere uno slittamento del dibattito al pomeriggio non Pag. 20serva a nulla. Qui serve la responsabilità della Giunta per il regolamento nel rivedere il regolamento stesso e fare chiarezza, per poter avere tutti delle regole certe, senza lasciare alla soggettività o all'interpretazione di ciascuno di noi l'eventuale accettazione di emendamenti.
Certo, la società civile ci preme, ma noi non possiamo lavorare con la pressione del momento che proviene dal mondo del lavoro, dall'ambiente, dalle aspettative e dalle esigenze dei nostri cittadini.
Dobbiamo varare leggi utili per tutti, dunque. Mi sembra che domandare al Presidente della Camera di essere ascoltati, per chiedergli di riconsiderare la propria decisione, assomigli ad una sorta di contrattazione sindacale; noi, però, non possiamo praticarla alla Camera dei deputati!
Certo, sussiste il rischio reale che proposte emendative dichiarate inammissibili in questa sede vengano approvate dal Senato; il testo del provvedimento, quindi, potrebbe tornare alla Camera con tali modifiche e noi dovremmo votarlo nella formulazione predisposta dai colleghi dell'altro ramo del Parlamento.
Questo è ciò che dobbiamo riparare, modificando il nostro regolamento. La Giunta per il regolamento ed il Presidente della Camera devono offrire a quest'Assemblea non interpretazioni, ma norme serie e certe, che contengano regole chiare da applicare correttamente. Questo dobbiamo fare, anziché perdere tempo!
Non condivido le posizioni dei colleghi che hanno sostenuto che il Presidente della Camera ha applicato «rigorosamente» il regolamento. Il Presidente ha semplicemente applicato il regolamento, poiché si tratta di una sua prerogativa. Noi ne dobbiamo prendere atto e dobbiamo andare avanti cercando, ovviamente, di fare di necessità virtù. Occorre, in altri termini, fare tesoro di tale esperienza, al fine di concretizzare il nostro lavoro nell'ambito di norme regolamentari chiare e puntualmente applicate. In tale ambito, ciascuno di noi offrirà un contributo importante, ma esso non dovrà essere influenzato da questioni personali e soggettive oppure da condizionamenti a destra e a manca!
Vorrei ribadire, infatti, che la discussione ha ampiamente dimostrato che alcuni di noi sono a favore di un determinato emendamento ma, al contempo, molti altri sono contrari. Ciò significa che vi è il bisogno di norme chiare: in tal senso, ringrazio il presidente Violante per le condivisibili osservazioni che ha formulato, ed ovviamente approviamo anche l'interpretazione che il Presidente della Camera, nell'ambito delle sue prerogative, ha voluto esprimere.
Non crediamo assolutamente che questa sia una giornata «storica»; tuttavia ci troviamo di fronte all'applicazione di una prerogativa che il Presidente della Camera ha voluto esercitare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.

OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, ritengo sicuramente valide le norme regolamentari; tuttavia, reputo fondate le perplessità e gli orientamenti negativi manifestati, in modo trasversale, da questa Assemblea riguardo al suo comportamento. Vede, signor Presidente, credo di poter parlare a nome di quei comuni che sono molto spesso evocati ma che, altrettanto spesso, vengono dimenticati e messi in un angolo!
Signor Presidente, vorrei evidenziare che il mio emendamento 5.304, dichiarato inammissibile, non faceva nient'altro che porre le condizioni per avviare un confronto tra l'ANCI ed imprese produttrici, al fine di realizzare un sistema di raccolta.
Vorrei segnalare che, se è vero che si tratta di due questioni diverse, detto emendamento è stato presentato per essere accolto, beneficiando dell'appoggio del Governo e del ministro Pecoraro Scanio; invece, è stato dichiarato inammissibile. Non posso, dunque, che chiedere alla Camera dei deputati ed al suo Presidente di riconsiderare l'inammissibilità del mio emendamento 5.304, al fine di poterlo discutere in ambito parlamentare.Pag. 21
Ricordo che anche il contenuto del mio emendamento 6.317, signor Presidente, era rivolto ai comuni, poiché intendeva modificare norme vigenti in materia di contrattazioni che ritengo già superate. Il comma 15-bis dell'articolo 113 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, infatti, non consente più l'affidamento diretto delle concessioni che scadono il 31 dicembre 2006. Altri commi di tale articolo, inoltre, prevedono condizioni per cui può essere concessa una proroga di una anno, con scadenza il 31 dicembre 2007. Ciò determina distorsioni rispetto alla normativa di prossima approvazione in materia di servizi pubblici locali. Si tratta, nello specifico, del disegno di legge n. 772 (delega al Governo per il riordino dei servizi pubblici locali), attualmente all'esame della Commissione affari costituzionali della Camera dei deputati, nonché del nuovo Codice delle autonomie locali, approvato pochi giorni fa dal Consiglio dei ministri.
Allora, l'esigenza di introdurre una proroga della scadenza del periodo transitorio di cui all'articolo 113 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, nasce dal fatto che, negli ultimi anni, le società partecipate dai comuni non dispongono ancora di un quadro di regole certe ed omogenee (sul quale, quindi, non possono lavorare). In attesa di tale regolamentazione, per le ragioni esposte, ho proposto di differire il termine finale del periodo transitorio previsto dall'indicato articolo del testo unico degli enti locali. In tal modo, signor Presidente, si eviterebbe il sovrapporsi di scadenze settoriali non allineate con la disciplina generale, la quale fissa un periodo transitorio entro il quale effettuare le gare.
Credo che le motivazioni che ho addotto in questa sede convincano dell'ammissibilità dell'emendamento in parola. Mi stupisce, pertanto, il comportamento che è stato tenuto. Spero che vi sia la possibilità di proseguire la discussione su questa materia oggi pomeriggio; in caso contrario, i comuni si faranno un'opinione negativa di quanto è accaduto. Grazie.

PRESIDENTE. Grazie a lei.
Ha chiesto di parlare il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, mi associo alle considerazioni già svolte dai colleghi ed, in primis, dal presidente Violante in ordine alla disparità tra i deputati ed i senatori: in questo momento politico, considerato l'atteggiamento del Governo e la scelta della Presidenza di interpretare in maniera così stringente la disposizione in materia di inammissibilità degli emendamenti, i senatori hanno la possibilità di esercitare un potere emendativo maggiore di quello dei deputati. Trovo questo un elemento estremamente curioso in un sistema a bicameralismo - che dovrebbe essere - perfetto.
Per quanto riguarda il merito del mio emendamento 6.28, dichiarato inammissibile, desidero far presente alla Presidenza ed al rappresentante del Governo presente in aula che si tratta di un emendamento volto a prorogare il termine per l'adeguamento degli statuti dei fondi pensione privati. I colleghi della Commissione lavoro ricorderanno bene che c'era stata unanimità, al riguardo, in occasione dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge sulla previdenza complementare. La Commissione aveva approvato, all'unanimità, un emendamento analogo a quello in esame, ma il Governo decise di far decadere il decreto-legge e di non chiederne la calendarizzazione, optando per l'inserimento della materia nel disegno di legge finanziaria (in particolare, nel testo esaminato dal Senato in seconda lettura).
La materia è stata riproposta all'attenzione della Commissione lavoro quando il disegno di legge finanziaria è ritornato alla Camera per l'approvazione definitiva. Ebbene, la Commissione lavoro ha approvato per l'ennesima volta, senza che vi sia stato alcun voto contrario, un testo che consentiva ai fondi pensione privati di provvedere all'adeguamento degli statuti entro il 31 marzo 2007 anziché entro il 31 dicembre 2006. La Commissione bilancio non ha esaminato la disposizione perché, come Pag. 22tutti sappiamo, è stata posta di nuovo la questione di fiducia. Tuttavia, rimane il fatto che per ben due volte la proposta è stata approvata dalla Commissione all'unanimità.
In sede di esame del disegno di legge finanziaria - il sottosegretario D'Andrea ed i colleghi lo ricorderanno -, ho presentato, insieme ad altri colleghi, sia della maggioranza sia dell'opposizione, un ordine del giorno che impegnava il Governo a prevedere l'adeguamento del predetto termine in conformità al testo che era stato approvato dalla Commissione lavoro. Accogliendo l'ordine del giorno, il Governo si è impegnato in tal senso.
Appare singolare che il Governo si sia pronunciato in maniera non favorevole nel corso dell'esame in sede di I Commissione su questo emendamento e che lo stesso emendamento sia stato considerato inammissibile dalla Presidenza, essendone stata contestata l'estraneità di materia. Aggiungo che, sempre sul predetto emendamento, in sede consultiva la Commissione lavoro ha espresso parere favorevole ed ha espresso, altresì, in maniera esplicita l'auspicio che questo termine sia inserito all'interno della legge di conversione del decreto-legge in esame. È evidente che la decisione della Presidenza impedisce al Governo di adempiere agli impegni assunti accettando un ordine del giorno, nel corso dell'esame del disegno di legge finanziaria.

PRESIDENTE. La prego, onorevole Baldelli, deve concludere.

SIMONE BALDELLI. Concludo, signor Presidente.
Inoltre, tale decisione impedisce a questa Camera di accogliere un orientamento espresso all'unanimità dalla Commissione lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vietti. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo solo per lamentare che nella falcidie di proposte emendative, in ragione della loro inammissibilità, è stato colpito anche l'emendamento Duilio 6.322, almeno nella sua seconda parte. Fortunatamente, è stato salvato l'analogo emendamento 6.600 della Commissione che ne riproduce la prima parte, cioè l'articolo 6, comma 7-bis, del decreto-legge in esame, e noi esprimeremo voto favorevole su di esso.
Voglio far presente che con questa decisione si travolge la possibilità di integrare una legge di grande rilevanza, quella a tutela degli acquirenti di immobili, che nella scorsa legislatura il Parlamento ha approvato all'unanimità e sulla scorta della quale il Governo aveva predisposto una serie di decreti legislativi. In sede di attuazione, si verificò che la legge delega presentava alcune imperfezioni formali che non consentivano ai decreti di puntualizzare alcune fattispecie, salvo eccedere i limiti imposti dalla stessa legge di delega. Perciò, intendevamo intervenire, prima, con una proposta di legge sottoscritta dal collega Duilio e da me, per l'UDC, poi, con questo emendamento da noi condiviso, per precisare che al fondo di garanzia istituito per le vittime dei cosiddetti fallimenti immobiliari possono accedere anche coloro che sono coinvolti in procedure di crisi non concluse prima del 31 dicembre 1993 o aperte successivamente a tale data. Inoltre, con l'articolo 13, comma 3-bis, del decreto legislativo n. 122 del 2005 si intendeva prevedere la possibilità di accedere al fondo anche per coloro che avessero versato somme ulteriori rispetto al prezzo quale corrispettivo di transazioni per rinunciare all'azione fallimentare o per cancellare ipoteche o altri vincoli.
Si trattava di precisazioni assolutamente opportune che rientravano pienamente nello spirito e, in qualche modo, anche nella lettera della legge ma che, a causa di alcune difficoltà, non erano state recepite nel decreto legislativo n. 122 del 2005 per via di alcune formulazioni contenute nella delega. Ritengo sarebbe stato assolutamente opportuno rimediare.
Pur esprimendo soddisfazione almeno per la sopravvivenza della prima parte Pag. 23dell'emendamento in esame, mi rammarico del fatto che neanche questa volta sia stato possibile trovare soluzione a questo problema. Spero che il Parlamento, nel corso della discussione al Senato o con apposito provvedimento, se ne faccia carico, trattandosi di una questione di grande rilevanza sociale, che coinvolge migliaia di persone i cui risparmi investiti in immobili sono stati travolti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Misuraca. Ne ha facoltà.

FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, stamattina alle 9,30 ero in aula e ho seguito i lavori e, francamente, sono rimasto meravigliato quando il segretario di Presidenza ha letto le inammissibilità di alcune proposte emendative.
Nel seguire i lavori, ho molto apprezzato l'intervento del presidente Violante, pronunciato a difesa del Parlamento, nonché quelli degli altri colleghi che hanno cercato di difendere le prerogative dei parlamentari.
Qualche collega della maggioranza ha parlato anche di difesa, attraverso la presentazione degli emendamenti, di sollecitazioni provenienti dal territorio. Per quanto mi riguarda, non ho ricevuto alcuna sollecitazione dal territorio ma, attraverso la presentazione di alcune proposte emendative, ho voluto difendere gli interessi di un intero settore, vale a dire quello dell'agricoltura e, in modo particolare, quello della pesca. Alcuni emendamenti non potevano che essere presentati in questo provvedimento; infatti, in un decreto di proroga dei termini non vi è estraneità di materia, in particolare per quanto riguarda la sicurezza dei pescatori.
In ogni caso, intendo incentrare il mio intervento su un argomento avente valenza nazionale. In questi giorni, tutta la stampa nazionale si sta finalmente occupando del problema del cosiddetto condono previdenziale in agricoltura. Se ne parla perché, in questo momento, tale problema investe 540 mila aziende agricole italiane, da Trapani a Trieste.
Stiamo parlando del condono previdenziale in agricoltura che questo Governo ha promesso già nel mese di ottobre e che non è riuscito a concretizzare. Già in un precedente decreto-legge del Governo Berlusconi avevamo bloccato, fino al 15 ottobre, le procedure di vendita degli immobili ipotecati da parte delle società di cartolarizzazione. Ebbene, il 15 ottobre è trascorso e le società di cartolarizzazione hanno iniziato le operazioni di notifica degli avvisi di pagamento. Ad esempio, un'imprenditrice agricola di Palermo si è vista vendere all'asta il proprio bene immobile perché questo Governo è stato inadempiente, non prorogando ulteriormente il termine del 15 ottobre.
Signor Presidente, illustri colleghi, non vi era migliore occasione di questo decreto-legge per prevedere un'ulteriore proroga fino al 30 aprile. Ciò avrebbe consentito alle imprese agricole di non essere aggredite dai tribunali e dalle società di riscossione. Vedo che qualche collega sta seguendo il mio intervento con interesse, perché sono certo che sul territorio - in Puglia, in Calabria, in Sicilia, come nel Lazio - le aziende agricole sono in grandi difficoltà.
Allora, non capisco - Presidente, mi rivolgo a Lei - perché ci si voglia accanire. Mi consenta il termine, Presidente. Gliene chiedo scusa, ma qualcuno si deve assumere la responsabilità.

PRESIDENTE. Deputato Misuraca, deve concludere.

FILIPPO MISURACA. Questa sarebbe stata l'occasione giusta per approvare l'emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marinello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, un decreto-legge sulla proroga dei termini, come accade da diversi anni, da oltre un decennio - ne siamo tutti a conoscenza -, diventa spesso uno strumento indispensabile in un paese in cui un sistema bicamerale ed anche la difficoltà Pag. 24delle procedure parlamentari rendono difficile, talvolta impossibile, legiferare in maniera ordinaria.
Mi rendo conto che la questione è assolutamente seria ed anche che va sicuramente posta. Tuttavia, Presidente, c'è modo e modo di fare le cose. Ho l'impressione che lei oggi abbia preso una decisione, abbia assunto una posizione che, al di là della questione del singolo emendamento, voglia essere assolutamente da esempio, da duro esempio, quasi da monito. Non vorrei che oggi si scriva una brutta pagina per il Parlamento e anche per le legittime facoltà dei parlamentari. Certo, va posta una questione seria nei rapporti con il Senato. Va posta inoltre una questione che riguarda per intero le procedure e la maniera di legiferare in questo Parlamento.
Tuttavia, in un paese attanagliato da decenni da questioni serie, mai risolte dalla politica, mai affrontate in maniera esaustiva e completa, un provvedimento di questo genere diventa molto spesso l'ultima spiaggia, diventa molto spesso l'ancora di salvezza.
Allora, Presidente, di fronte a questioni di questo genere, a mio avviso, si può procedere ad una verifica e - perché no - anche ad un riesame delle decisioni assunte dalla Presidenza, ad una verifica e ad un riesame delle questioni poste in essere dai provvedimenti. Prima di me l'onorevole Misuraca ha posto questioni assolutamente serie, urgenti ed emergenti che riguardano due settori fondamentali nel nostro paese: il settore dell'agricoltura e quello della pesca. Non si tratta di questioni localistiche. Non si tratta di questioni del territorio. Non si tratta di questioni di collegio, con tutto il rispetto che meritano anche le questioni localistiche, le questioni di collegio e le questioni del territorio. Bisogna avere rispetto anche per quelle questioni, che talvolta sono serie e richiedono risposte. Ma qui ci sono interi comparti che oggi, in questo momento, guardano a quest'Assemblea ed alla capacità della politica in quest'Assemblea di trovare assolutamente risposte e ristoro. Tra l'altro, le questioni poste dagli emendamenti del collega Misuraca sul condono previdenziale e dai miei emendamenti per il settore della pesca - che spostano in avanti alcuni termini di legge - sicuramente rappresentano risposte a problemi seri, che noi avevamo posto in sede di lavori di Commissione, in sede di incontri con il ministro competente e con le categorie interessate, in sede di confronto e di dibattito parlamentare. Si tratta di questioni che, per una serie di motivazioni, non hanno trovato debito ascolto e debita accoglienza nelle sedi proprie, neanche in sede di finanziaria. Sappiamo tutti infatti che, con la questione di fiducia, ci si è trovati e ci si trova spesso di fronte ad obiettive strozzature. E, allora, il dovere della politica, il dovere del Parlamento è di dare assoluta soluzione.
Presidente, oggi lei si assume una grande responsabilità.
Rispetto le logiche che l'hanno indotta ad assumersi certe responsabilità, ma qui, oggi, siamo in presenza di un coro unanime, non di una sola parte politica ma di tutto il Parlamento, maggioranza ed opposizione, nonché a tutta una serie di valutazioni, fondate ed assolutamente condivisibili, svolte poc'anzi dal presidente Violante.
Si pongono, a mio avviso, due questioni. La prima è la necessità di fermarsi un attimo con l'esame del provvedimento e di rinviarlo in Commissione al fine di riesaminarlo inserendovi alcune questioni espunte in precedenza. La seconda, più ampia, riguarda l'assunzione di responsabilità del Governo in modo da dare risposte alle varie problematiche sollevate.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Li Causi. Ne ha facoltà.

VITO LI CAUSI. Signor Presidente, continuare a discutere sui regolamenti assembleari che disciplinano i lavori parlamentari, a me pare costituisca un obbligo perché sono palesi alcune storture che, per noi parlamentari, sono da considerarsi veramente inaccettabili.
Signor Presidente, dal testo del provvedimento, già approvato dalla Commissione, Pag. 25è stato espunto il comma 8-octies dell'articolo 6 in materia di credito d'imposta. Molte aziende del Meridione d'Italia, dove lo sviluppo e l'economia stentano parecchio, si sentono perciò traditi perché l'emendamento Crisci 6.45, che introduceva tale comma, è stato dichiarato inammissibile. Quell'emendamento rimediava, infatti, ad un'incongruenza della norma la quale dava alle aziende un'opportunità, un diritto, senza, però, concedergli il tempo necessario per completare le opere strutturali che erano state autorizzate solo a metà anno 2006. Sarebbe come prevedere percorsi temporali diversi per chi s'iscrive ad un corso di laurea di durata triennale: chi si iscrivesse nell'anno in cui entra in vigore la legge avrebbe tre anni di tempo per laurearsi, chi lo facesse dopo un anno, ne avrebbe due, chi lo facesse dopo due anni, ne avrebbe solo uno e, pertanto, giungerebbe al conseguimento della laurea in pochi mesi. Tutto ciò è inammissibile. Conseguentemente, signor Presidente, la prego, associandomi a quanto già detto dal collega onorevole Crisci, di rivedere il tutto per far sì che una risorsa già assegnata non possa ora essere negata. Signor Presidente, come si fa ad avallare una situazione simile, ignorando totalmente il ruolo svolto da un parlamentare? Ci troviamo di fronte ad un caso politico inaccettabile! Presidente, lei, dall'alto della sua autorità, deve intervenire!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Duilio. Ne ha facoltà, presidente.

LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, intervengo, come presidente della Commissione bilancio, sul provvedimento in esame che presenta, come già evidenziato da diversi colleghi e dal presidente Violante, profili di notevole complessità.
Desidero soffermarmi sia sulla questione sollevata poc'anzi dall'onorevole Giovanardi, che faceva riferimento alle province di nuova istituzione su cui in diverse occasioni in Parlamento ci siamo già pronunciati e su cui si è registrata un'opinione concorde e trasversale, sia su questioni che attengono più strettamente alla competenza della Commissione bilancio e, in particolare, al modo di lavorare di quell'organo, che finisce per «toccare», evitando di usare parole eccessivamente roboanti, la sfera della dignità istituzionale dei rapporti tra Parlamento e Governo.
In altre parole, con riferimento alla questione specifica, ci siamo trovati in presenza di una situazione che vedeva il Governo esprimere un parere contrario su un testo - che, peraltro, proveniva dalla Commissione affari costituzionali, che poi ha visto espunta da parte del Presidente della Camera la materia su cui la Commissione bilancio si doveva pronunciare. Si tratta in questo caso di una questione antica su cui sarebbe bene intervenire, prima o poi, in termini regolamentari, per cercare di risolvere un problema che sembra irrisolvibile, per cui la Commissione bilancio si pronuncia su testi che poi sono dichiarati inammissibili da parte della Presidenza della Camera (ovvero sono addirittura espunti dal testo che è stato integrato dalla Commissione di merito).
A parte ciò, mi preme, comunque, sottolineare il fatto che il Governo ha espresso un parere contrario su questo emendamento (che prima era stato presentato in Commissione) e, nello stesso tempo, ha presentato un proprio emendamento identico nella sostanza, posto che in esso si faceva riferimento alla possibilità di trasferire sull'anno nuovo risorse attinte dai residui dell'anno precedente, negando sostanzialmente con ciò la ratio che aveva presieduto alla dichiarazione di contrarietà sull'emendamento precedente. Già questo esempio offre uno spunto su cui riflettere. Tuttavia, la questione più generale è che, con riguardo a questo complesso provvedimento, sia ieri sia oggi, in Commissione bilancio, ci siamo trovati nella difficoltà di avere un'opinione chiara - peraltro, documentata da parte del Governo - sul profilo di copertura finanziaria e quindi di accettazione degli emendamenti stessi. Questo è quanto è accaduto ieri ed oggi.Pag. 26
Addirittura, oggi, ci siamo trovati in una situazione per la quale il Governo - il Ministero dell'economia in particolare - ha espresso pareri contrari su emendamenti dello stesso Governo, presentati, evidentemente, da diversi ministeri, finché il tutto non ha poi raggiunto l'apoteosi con la dichiarazione di inammissibilità da parte del Presidente della Camera sugli stessi emendamenti sui quali vi era stata la ricordata diversità di opinioni - per usare un eufemismo dolce - del Governo nei riguardi del Governo.
Ritengo che la questione di oggi stia assumendo una dimensione che segnalo e rappresento alla Presidenza della Camera affinché si provveda a tutelare la dignità del Parlamento - in questo caso, della Commissione bilancio - che penso venga inficiata da simili comportamenti.

PRESIDENTE. Ringrazio le deputate e i deputati che sono intervenuti in questa discussione. Li ringrazio in particolare per la serenità con cui è stato trattato un argomento difficile e complesso che, capisco bene, propone problemi rilevanti.
Mantengo la determinazione che ho illustrato in apertura. Questa è il risultato di un lavoro molto approfondito in termini di dottrina e di esame di una prassi lungamente consolidata che porta, dunque, ad una determinazione per la quale non ravviso la possibilità di operare una sospensione in vista di un ripensamento.
Tale determinazione, del resto, anche nella discussione intervenuta, che pure ha visto posizioni diverse, mi sembra che non possa dare luogo ad un'interpretazione diversa da quella che qui è stata presentata.
Non ho sentito, da questo punto di vista, dei rilievi di fondo in merito all'interpretazione generale della norma o contestazioni in relazione al fatto che la determinazione poggi su una prassi consolidata. Vorrei aggiungere che questa interpretazione non si configura né come rigida, né come burocratica, bensì, semplicemente, come rispettosa della norma.
Non ho bisogno di sottolineare loro che il rispetto della norma non è un criterio astratto, bensì è un criterio che riguarda il funzionamento di un'Assemblea come questa e la sua stessa capacità di affrontare i problemi di merito e di contenuto.
È un'illusione quella di potere, per affrontare un problema di contenuto che si pone anche come grande urgenza, fare strame della norma. Del resto, insisto, non ho sentito contestazioni all'interpretazione generale. Ho sentito obiezioni sull'opportunità di escludere l'ammissibilità di alcuni emendamenti, per il valore di merito o per l'urgenza dei problemi in essi trattati: valore di merito e urgenza che sono assolutamente presenti anche alla Presidenza. Ne cito uno, perché è stato riproposto nel corso del dibattito, quello dei problemi della montagna, che ha con tutta evidenza una sua pertinenza, urgenza e consistenza. Ma, con altrettanta evidenza - qui addirittura in maniera palmare - l'inammissibilità è fondata sul fatto che il tema viene proposto in Assemblea, senza neanche che sia stato affrontato in Commissione. Dunque, vorrei invitare a non usare argomenti di merito, peraltro reali, per intervenire sull'interpretazione della norma regolamentare.
In qualche caso, l'ammissibilità è stata rivendicata in nome degli stessi criteri interpretativi usati dalla Presidenza per la norma, come nel caso dell'espunzione del comma 8-octies dall'emendamento Crisci 6.45. Vorrei far notare qui, tuttavia, che questo emendamento reca una disposizione aggiuntiva al comma 1 dell'articolo 8 della legge n. 388 del 2000, volta a consentire a coloro che hanno ottenuto il riconoscimento del diritto al credito di imposta nel corso del 2006 la possibilità di completare l'investimento entro il 2008. Rilevo allora che tale disposizione non si configura come una proroga di termini, bensì come una disciplina di carattere sostanziale, essendo volta a consentire il completamento di investimenti effettuati da parte dei soli soggetti che, pur avendone maturato il diritto, non ne avevano ultimato la realizzazione entro il termine originariamente stabilito. È solo un esempio, Pag. 27e in tutti gli altri casi contestati sono in grado di argomentare la specifica inammissibilità.
È stata sollevata, al contrario, una specifica ammissibilità, che la Presidenza ha conferito all'emendamento 3.500 del Governo, cui ha fatto riferimento per primo il collega Boato. Osservo che si tratta di una norma che accede ad una disposizione già contenuta nel testo e come tale non può essere considerata non strettamente attinente alla materia del decreto-legge, così come previsto dall'articolo 96-bis, comma 7, del regolamento.
Dunque, per queste ragioni, ritengo inopportuna una sospensione. Naturalmente, nel caso in cui, prima del voto e sviluppati gli interventi, si determini una condizione, anche in presenza del parere della Commissione bilancio, che faccia richiedere al presidente della Commissione un qualche momento di riflessione per il Comitato dei nove, naturalmente vi si potrà accedere.
Vorrei concludere, sottolineando i due problemi assai rilevanti, che qui sono stati proposti. Uno riguarda davvero la consistenza della pronuncia: capisco che la consistenza è tale da sollevare, per ragioni sostanziali, delle perplessità e dei problemi. Vorrei, tuttavia, invitare a riflettere che non si tratta di alcuna forzatura e che si tratta invece di un'applicazione della norma, che non avrebbe consentito di fare altrimenti, con una violazione palese delle interpretazioni fin qui determinatesi e delle prassi. Vorrei ricordare che noi non possiamo dare vita ad un atteggiamento secondo il quale, attraverso la violazione delle norme, si possa determinare una supplenza di ciò che non si riesce a realizzare attraverso la legislazione ordinaria. Il danno sarebbe assai peggiore del beneficio.
Raccolgo qui invece le sollecitazioni, che sono venute da molti interventi, per operare, anche con la Giunta per il regolamento, un approfondimento, affinché si determini certezza dei tempi e degli itinerari nella legislazione ordinaria ed affinché i problemi che hanno effettivamente queste urgenze non vengano derubricati dal cattivo funzionamento della nostra Assemblea.
Questa sollecitazione è una sollecitazione potente, che va raccolta. Io credo che, anche per poterla accogliere, dobbiamo evitare la scorciatoia di una supplenza che renderebbe inaffrontabile il problema.
Il secondo problema, persino istituzionale, è ugualmente rilevante, e il Presidente della I Commissione, Violante, lo ha sollevato con molta forza in una lettera alla Presidenza e nell'intervento in quest'aula, che io condivido.
Noi siamo di fronte, in realtà, ad un vulnus al regime di bicameralismo perfetto, che è nella ispirazione del nostro ordinamento. Questo vulnus è espresso nell'asimmetria tra la Camera e il Senato, rispetto alla ammissibilità degli emendamenti. Questa asimmetria non riguarda, come è stato fatto osservare giustamente, soltanto una menomazione della possibilità di intervento della Camera dei deputati. È forse ugualmente grave, e persino di più, il fatto che sussista una menomazione della facoltà, diritto-dovere, del rappresentante del popolo di rappresentare gli interessi generali e specifici delle popolazioni a cui fa riferimento, condizione che verrebbe menomata rispetto al rappresentante dello stesso popolo in un'altro ramo del Parlamento. È una asimmetria, dunque, che colpisce la Camera e i singoli deputati. È per questo che credo si debba porre mano a questa asimmetria.
Le norme e la prassi consolidata dell'Assemblea (credo che su ciò dovremmo convenire) non consentono di risolvere questo problema, che di fatto dà luogo ad un bicameralismo imperfetto, con una violazione delle norme e dei regolamenti della Camera dei deputati e, per di più, abdicando all'autonomia dell'Assemblea che, infatti, per raggiungere, in questo caso, l'auspicato bicameralismo perfetto, dovrebbe abdicare alle sue prerogative per allinearsi ai comportamenti dell'altro ramo del Parlamento.
C'è un solo modo per affrontare correttamente questo problema: quello di Pag. 28sollecitare - questo è ciò che propongo di effettuare come Presidenza, e a nome dell'intera Camera dei deputati - la Presidenza del Senato (a cui fare pervenire anche la lettera del Presidente della I Commissione), per affrontare il tema della armonizzazione delle norme e dei comportamenti dei due rami del Parlamento rispetto all'ammissibilità.
Discuteremo con la Presidenza del Senato (nel caso, come speriamo e crediamo, questa nostra istanza venga accolta), su come determinare la collaborazione per operare questa armonizzazione, in primo luogo attivando le due Giunte per il regolamento e la loro possibilità di collaborazione, ed eventualmente esperendo anche altre strade. Nel frattempo, penso che la Giunta per il regolamento della Camera dei deputati possa intanto avviare anche quell'intervento puntuale su alcune norme che, difendendo l'ispirazione che abbiamo fin qui praticato, tuttavia consenta di affrontare i problemi che fin qui sono stati posti. Ad oggi, non risultano presentate proposte di modifica del regolamento, volte ad affrontare la questione della ammissibilità degli emendamenti ai decreti-legge, ma, ripeto, noi potremmo affrontare questa sollecitazione.
Passiamo dunque agli interventi sul complesso degli emendamenti.
Ha chiesto di parlare il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, abbiamo ascoltato con interesse ed attenzione l'intervento da lei appena svolto, apprezzando la correttezza al regolamento da lei richiamata. Inoltre, apprezziamo anche il fatto che da parte sua vi sia la volontà di prendere atto di questo problema e di convocare la Giunta per il regolamento per discutere in proposito. Certamente non possiamo essere d'accordo con la sua decisione di non sospendere i lavori per decidere sul da farsi di fronte a questa situazione, anche perché più volte si è parlato in questa fase di bicameralismo imperfetto. Effettivamente non possiamo che trovarci d'accordo con questa definizione.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 12,05)

MAURIZIO FUGATTI. Tuttavia, vorremmo ricordare ai colleghi della maggioranza come non sia la prima volta che in questa legislatura siamo di fronte a quella che noi definiamo una situazione di bicameralismo imperfetto, ovvero all'impossibilità della Camera di tener conto delle prerogative dei deputati di quest'Assemblea. Molte volte ci siamo trovati a prendere atto di decisioni già assunte dal Senato, che siamo stati costretti a ratificare con un voto di fiducia, in merito ad argomenti sui quali non siamo potuti minimamente intervenire in sede di modifiche emendative.
È vero che oggi siamo in una situazione di bicameralismo imperfetto, ma dobbiamo ricordare ai colleghi della maggioranza (e in questo caso la colpa non è di un regolamento da modificare) che altre volte nel corso di questa legislatura siamo stati messi di fronte a decisioni «calate dall'alto» su quest'aula, su cui non abbiamo potuto dire nulla. La responsabilità politica di ciò va ascritta alla maggioranza. Vorremmo che da parte della Presidenza ogni tanto vi fosse anche la presa d'atto di questa situazione, ovvero che il bicameralismo imperfetto esiste in questa legislatura quando siamo costretti a recepire tout court, così come sono, i provvedimenti provenienti dal Senato. Come sappiamo, non è accaduto una volta sola ed accadrà purtroppo anche in seguito. Allora anche in quella sede vorremmo che vi fosse la presa d'atto dell'esistenza del bicameralismo imperfetto in questa legislatura.
Per quanto riguarda il complesso degli emendamenti riferiti al provvedimento, abbiamo prima ascoltato lo speech con cui si dava conto degli proposte emendative inammissibili. Francamente siamo in una situazione di scarsa chiarezza, trovandoci a discutere sul complesso degli emendamenti senza avere avuto praticamente il tempo necessario per capire quali di essi siano stati dichiarati ammissibili.Pag. 29
I principali emendamenti presentati da esponenti della Lega Nord (almeno quelli da noi ritenuti più importanti, come ad esempio le proposte emendative relative alle quote latte) non sono stati dichiarati ammissibili, circostanza che ovviamente critichiamo.
Il provvedimento è molto eterogeneo, trattando molti argomenti ed essendo riferito a tutto ed al contrario di tutto. Scorrendo i vari articoli, si parla di concorsi, di infermieri, di criteri per gli enti di ricerca, di pozzi, di prodotti ortofrutticoli, dell'influenza aviaria, della BSE, dei fertilizzanti, di ISVAP, di ENAC: insomma, si parla un po' di tutto. Si tratta di un provvedimento assolutamente eterogeneo, criticato dallo stesso Comitato per la legislazione. Cito testualmente quanto tale Comitato ha riportato in merito all'eterogeneità di questo disegno di legge: «Il provvedimento reca un contenuto eterogeneo, in quanto le disposizioni in esso presenti incidono su distinti settori dell'ordinamento, risultando unificate dalla sola finalità di prorogare o differire termini legislativamente previsti». Quindi, non siamo solo noi del gruppo della Lega Nord Padania a dire che siamo di fronte ad un provvedimento che tratta di tutto e del suo contrario, ma anche il Comitato per la legislazione. Pertanto, ci sentiamo al di sopra di ogni sospetto di partigianeria sulla valutazione di questo disegno di legge.
Pare che non sia stato accettato l'emendamento da noi presentato sulle quote-latte. Stiamo molto attenti - da parte di chi governa non vi è molta attenzione su determinate tematiche riguardanti l'agricoltura - perché negli ultimi anni, forse anche a causa di un messaggio passato dalle precedenti generazioni, è stato detto ai giovani che devono comunque studiare, andare a fare i direttori, laurearsi, diventare professori e letterati; che chi non studia è un po' meno fortunato di altri. È a nostro modo di vedere un messaggio completamente sbagliato, che va ad incidere anche sulla permanenza dei giovani in agricoltura. Mi permetto di dire questo perché ritengo di essere giovane anch'io e so che molto spesso la permanenza dei giovani nelle imprese agricole è molto difficile per tutta una serie di motivazioni.
Stiamo parlando di un emendamento che riguarda le quote latte e in Padania sono centinaia e centinaia le imprese interessate. Vorrei che tutti ci mettessimo nei panni dei figli di quegli allevatori, che si vedono arrivare l'ufficiale giudiziario per i pignoramenti o comunque per un intervento su quegli allevamenti, e provare a comprendere quale possa essere la volontà e lo spirito con il quale mantengono il loro impegno lavorativo in un settore, quale quello agricolo che, come sappiamo, si sta lentamente e sempre più spopolando di giovani e di nuove generazioni.
L'emendamento da noi presentato aveva non soltanto l'intento di aiutare coloro i quali vengono colpiti da questi provvedimenti, ma anche quello di dare una continuità a quelle aziende (e ai giovani che in esse lavorano) nello svolgimento della loro attività, che è di tradizione e di cultura di grande importanza per il territorio padano, come è il nostro.
Parlando sempre di agricoltura, il comma 3 dell'articolo 2 proroga i termini per il versamento dei contributi da parte delle imprese colpite dalla influenza aviaria. Ne avevamo già discusso nell'ambito di provvedimenti esaminati in precedenza in quest'aula e la Lega Nord aveva aspramente contestato il fatto che venisse richiesto alle imprese l'interesse sui contributi non versati, che erano stati sospesi. Avevamo tratteggiato lo scenario che vive oggi il settore avicolo, che è stato bastonato dai media, dagli scienziati, da tutte quelle teste d'uovo che ci dicevano, non molti mesi fa, che avrebbe dovuto verificarsi una catastrofe con milioni di morti in Italia e in Europa, che vi sarebbe stata una pandemia (se andiamo a cercare sul vocabolario la parola «pandemia», magari non la troviamo neppure!). Questo scenario aveva messo in ginocchio un importantissimo settore del nord Italia, che fa vivere migliaia e migliaia di imprese e che, con i settori collegati, riguarda migliaia di lavoratori. I mass media, insieme alla responsabilità di una certa parte politica, Pag. 30avevano messo in ginocchio questo settore, delineando l'ipotesi di una pandemia con la morte di milioni di persone d'Europa, per cui la gente non mangiava più la carne bianca di polli, anatre e tacchini.
Nel comma 3 dunque quel termine è stato prorogato e questo può anche farci piacere. Ciò che contestiamo è che molto spesso, come è stato fatto nei precedenti provvedimenti approvati, si richiede anche il pagamento degli interessi, come anche che nel provvedimento in esame, discusso in Commissione - se non erro - nelle scorse settimane, si prevede di far pagare la prima rata al 29 dicembre 2006, con riferimento cioè ad una data precedente a quella di approvazione: questa è un po' una incongruenza. Conosciamo le motivazioni di carattere tecnico per le quali si è arrivati a tale decisione, però l'aver deciso in Commissione a gennaio 2007 di far pagare un acconto al 29 dicembre 2006 è quantomeno «curioso».
Il comma 4 dell'articolo 2 riguarda la BSE: noi critichiamo questa norma in quanto prevede la proroga della scadenza e l'ampliamento dei compiti del commissario straordinario del Governo per la BSE. In particolare, il ruolo del commissario è riferito non più alla sola BSE, ma al più generico superamento delle emergenze zootecniche e la sua attività è coperta, per l'intero anno 2007, da una dotazione finanziaria di 150 mila euro. Vorrei rilevare che questa disposizione era già stata inserita nella legge finanziaria e, poi, stralciata dalla V Commissione. Come se non bastasse, la stessa norma è stata riproposta in un progetto di legge che è attualmente all'esame della XIII Commissione. Ora, al fine di avere maggiori e più celeri garanzie riguardo all' approvazione, essa è stata introdotta nel decreto-legge in esame. Vista la pervicacia dimostrata, considerato che allo stato non è in corso alcuna emergenza sanitaria e che, pertanto, la presenza di un commissario straordinario appare quanto meno forzata, si ha l'impressione che le disposizioni in oggetto siano finalizzate più a confermare i relativi incarichi in essere, che non a far fronte a specifici problemi. Quindi, la nostra critica riguarda il fatto che tale norma sia finalizzata più a mantenere in vita il ruolo del commissario, che non a risolvere gli specifici problemi del settore.
Vi è poi un'altra disposizione riguardante l'autotrasporto. Provengo da una regione in cui quello dell'autotrasporto è un settore importante e, visto che il provvedimento in esame tratta di tutto e del contrario di tutto, mi permetto di sottoporre all'attenzione dell'Assemblea un problema molto serio, che sta vivendo il settore dell'autotrasporto italiano in genere. Da quando sono entrate in vigore le nuove disposizioni dell'Unione europea siamo di fronte ad un'invasione di automezzi stranieri sulle nostre strade. Basta fare un giro sulle autostrade del nord Italia e osservare i veicoli che percorrono le nostre strade: i mezzi di autotrasporto e gli autoarticolati italiani sono sempre in minor numero, perché siamo di fronte a una concorrenza portata avanti dagli autotrasportatori dei paesi dell'est (in particolare, mi riferisco alla Repubblica Ceca, alla Croazia e alla Slovacchia). Oggi per tante aziende è più conveniente far trasportare i propri prodotti da imprese dell'est che non da quelle italiane, ciò perché devono affrontare minori costi di manodopera, un minor costo del lavoro e perché il costo del gasolio è del tutto inferiore. Per queste ragioni, sono in grado di fare concorrenza alle nostre imprese di autotrasporto. Ciò assume rilevanza anche sul fronte della sicurezza. Sulle nostre autostrade non ci sono più solamente i mezzi delle nostre imprese di autotrasporto (che sono, comunque, moderni e all'avanguardia), ma mezzi obsoleti che provengono da paesi dell'est Europa, sui quali poco si conosce in merito allo stato di sicurezza (quindi, vi è un problema di sicurezza stradale).
Sappiamo che vi sono diverse manifestazioni di protesta da parte delle imprese di autotrasporto, che riguardano anche questo aspetto. Mentre una volta fare il camionista in Italia era un lavoro vantaggioso, perché soprattutto chi si recava all'estero percepiva anche buoni guadagni, adesso ciò non accade più: le nostre imprese Pag. 31sono costrette a trasferirsi nei paesi dell'est e a licenziare gli autotrasportatori italiani per rimanere concorrenziali. Questo è un aspetto che, prima o poi, il Parlamento dovrà affrontare ed è sicuramente importante, visto che si è parlato di trasporto.
La Commissione ha, inoltre, approvato l'emendamento Adenti 1.10. Non so se lo ritroveremo all'interno del provvedimento, ma il fatto che la Commissione lo abbia approvato è alquanto grave. Tale emendamento, infatti, verte in materia di costi della politica e riguarda in particolare il condono previdenziale per i politici e i sindacalisti. In campagna elettorale, a pagina 21 nel programma de L'Ulivo, si parlava di ridurre i costi della politica.
In Commissione abbiamo visto che è stato approvato questo emendamento, che si occupa di tutto, tranne che della riduzione dei costi della politica.
Vedremo se ritroveremo questo emendamento durante l'esame in Assemblea, però il fatto che qualcuno abbia pensato di riproporlo per farlo votare è già qualcosa di negativo.
Dichiaro pertanto il nostro voto contrario sul provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, siamo nella fase degli interventi sul complesso degli emendamenti, anche se, dopo che si è abbattuta la mannaia della Presidenza, dovremmo definire questa sessione dei nostri lavori parlamentari come quella degli interventi sulla «rimanenza» degli emendamenti.
Credo che in questa occasione possiamo ripercorrere alcune delle considerazioni che sono state svolte in precedenza dal presidente Violante e dai colleghi, che hanno parlato precedentemente in ordine alle scelte che la Presidenza ha inteso operare, restringendo il numero degli emendamenti in base al criterio di ammissibilità.
Signor Presidente, esponenti del Governo, colleghi, credo che esista una questione di disparità di trattamento tra Camera e Senato. I colleghi senatori hanno effettivamente una facoltà maggiore di incidere sul processo legislativo ed un maggior potere emendativo. È evidente che in Senato, essendoci esigenze di natura politica in ordine agli equilibri tra maggioranza ed opposizione ed essendo lo scarto tra maggioranza ed opposizione assai esiguo in termini numerici, esiste una convenienza politica del Governo ad accettare certe modifiche e, di conseguenza, emerge anche una posizione differente della Presidenza del Senato in ordine all'ammissibilità di emendamenti al testo, il che permette ai senatori una maggiore incisività sul processo legislativo. C'è una diversità di interpretazione sui criteri di ammissibilità da parte della Presidenza del Senato tout court, al netto della convenienza politica dell'accoglimento o meno di determinate modifiche ai testi legislativi.
Sta di fatto, signor Presidente, che se ciascuno di noi, che abbiamo presentato emendamenti che sono stati «cassati» dalla Presidenza per estraneità di materia, volesse cercare di essere incisivo, attraverso una proposta emendativa, nel corso dell'esame di questo decreto denominato «mille proroghe», che per sua natura - vi è stata anche una dichiarazione di inammissibilità da parte della Presidenza in tal senso - presenta una eterogeneità di materie, essendo un decreto omnibus, dovremmo prevedere nel regolamento della Camera la possibilità di trovare un amico o un collega al Senato in grado di portare avanti il nostro emendamento.
È evidente che questa è un'anomalia grave, che va sanata. Mi fa piacere che il Presidente Bertinotti abbia riaperto la questione, che era stata peraltro già sollevata da diversi colleghi di maggioranza e di opposizione, relativamente al rilancio dell'iniziativa all'interno della Giunta per il regolamento per verificare la possibilità di mettere in campo delle proposte regolamentari che possano disciplinare meglio questo tema delle inammissibilità, ma è altrettanto evidente che non possiamo continuare a trovarci nella stessa identica Pag. 32situazione vissuta durante l'esame della legge finanziaria, quando materie che erano state dichiarate inammissibili all'interno della Camera dei deputati, erano state poi inserite dal Senato della Repubblica e erano state infine approvate dalla Camera dei deputati in terza lettura.
È evidente che su questo versante esiste una discrasia, una disparità di rapporto tra la Camera e il Senato ed è altrettanto evidente che questo non può essere accettato in un sistema di bicameralismo perfetto!
Emerge, dunque, una questione di carattere costituzionale, ma anche - insisto, Presidente - di carattere politico, per quanto riguarda il mio emendamento (l'ho fatto già presente all'inizio della discussione).
Non posso non rilevare ancora una volta che l'emendamento 6.28 ha certamente come unico firmatario il sottoscritto, ma anche che esso ha una sua storia in quest'aula ed in Commissione lavoro. Dunque, formulo un rilievo di merito sulla scelta della Presidenza di dichiararlo inammissibile per estraneità di materia, perché non prevede esclusivamente la proroga dei termini o perché tende a modificare la legislazione vigente.
Infatti, sull'emendamento in questione - l'ho detto e lo ripeto - vi è stata una convergenza unanime della XI Commissione della Camera dei deputati. Nella sua formulazione originaria tale emendamento era nato su iniziativa del gruppo di Forza Italia, ma era stato sottoscritto da tutti i colleghi presidenti di gruppo di tutte le forze politiche in sede di esame del disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge sulla previdenza complementare, che, come tutti voi sapete (anche questo è stato oggetto di una mia contestazione formale in aula) è stato fatto decadere dal Governo: non è stato calendarizzato dopo che per un'intera settimana la Commissione lavoro si era pronunciata, aveva lavorato e votato su quel decreto.
La materia della previdenza complementare è delicata ed il Governo ha operato una scelta politica di fondo, con conseguenze importanti sul bilancio, sul trattamento di fine rapporto, sulle prospettive previdenziali che riguardano milioni di lavoratori.
Ebbene, su questa scelta e su questo provvedimento vi era stato il pronunciamento unanime della Commissione lavoro. Il decreto - lo ripeto - era stato lasciato decadere e la normativa era stata assorbita in sede di esame del disegno di legge finanziaria; in sede di terza lettura alla Camera dei deputati della finanziaria, la Commissione lavoro ancora una volta aveva deciso di riformulare, di ripresentare e di riapprovare la proroga dei termini dell'adeguamento degli statuti dei fondi pensione complementari privati al 31 marzo, anziché al 31 dicembre 2006.
La Commissione bilancio non aveva preso in considerazione questo testo trasmesso dalla Commissione lavoro; si era arrivati in Assemblea, dove era stata posta la questione di fiducia e, ancora una volta, la Camera dei deputati era stata espropriata della propria facoltà di discutere serenamente, seriamente ed approfonditamente su questo testo.
Il Governo stesso non si era fatto carico - non avrebbe potuto farlo, pena la quarta lettura del provvedimento al Senato - di accogliere questa indicazione proveniente dalla Commissione lavoro. Dunque, si scelse l'unica via possibile, ossia quella dell'ordine del giorno presentato a firma mia e di altri colleghi di maggioranza e di opposizione, che chiedeva al Governo di impegnarsi, nella prima occasione possibile (e quale altra, se non questa, avrebbe potuto essere la prima occasione disponibile?) a modificare questa normativa. Ora però la Presidenza ha praticamente soppresso questo emendamento, adducendo un'ipotetica inammissibilità dello stesso.
Vediamo anche che il Governo, in Commissione di merito, non soltanto non ha recepito le indicazioni contenute nell'ordine del giorno accolto, ma non ha nemmeno recepito il parere che in sede consultiva è stato espresso dalla Commissione lavoro.
Ricordo in questa sede ciò che la Commissione lavoro ha espresso nel suo Pag. 33parere. Nella parte relativa ai considerata, la Commissione sostiene: «(...) ricordato altresì che l'ordine del giorno n. 9/1746-bis-B/89 - presentato al disegno di legge di bilancio e accolto dal Governo il 21 dicembre 2006 - impegnava il Governo ad adottare iniziative normative al fine di consentire ai lavoratori di scegliere, dal 1o gennaio 2007 tra tutte le diverse forme pensionistiche complementari, aumentando, così, l'offerta e la concorrenza in questo settore; esprime parere favorevole con le seguenti queste osservazioni (...)». Inoltre, tra le osservazioni la seconda recita: « (...) valuti la Commissione di merito l'opportunità di inserire nel decreto-legge disposizioni volte a permettere alle forme di previdenza complementare di ricevere nuove adesioni, anche con riferimento al finanziamento tramite conferimento del TFR, dal 1o gennaio 2007, fermo restando l'obbligo di procedere agli adeguamenti di cui alle lettere a) e b) del comma 3 dell'articolo 23 del decreto legislativo n. 252 del 2005 entro il 31 marzo del 2007».
È evidente che di questo parere, signor Presidente, non si è voluto tenere conto e probabilmente, nella foga di dover cassare una enorme quantità di proposte emendative, non si è tenuto conto delle priorità politiche, degli impegni del Governo, persino del parere unanime della Commissione lavoro.
Dal punto di vista personale, esprimo il mio rammarico per aver presentato questo emendamento. Esprimo solidarietà al presidente della Commissione lavoro e agli altri colleghi che in tutti questi mesi hanno continuato a lavorare su un testo che è stato presentato oggi in aula, testo del quale il Governo si è infischiato, a prescindere anche dall'inammissibilità dichiarata dalla Presidenza della Camera in questa sede.
Certo, alcune domande sorgono spontanee. Crediamo che la questione della «pulizia» del testo legislativo e l'adeguamento alla materia di cui il provvedimento del Governo è oggetto siano in via di principio dei valori legislativi che vanno salvaguardati.
Riteniamo che la questione delle inammissibilità delle proposte emendative che esulano dalla materia in oggetto sia un atto dovuto da parte della Presidenza e che questa operazione sia in una certa misura alta e nobile. Crediamo che le regole debbano essere chiare, che i testi legislativi debbano essere «puliti» e che questo Parlamento debba lavorare in maniera efficace, che i parlamentari debbano attenersi al testo, che non si debba inserire in un grande calderone tutto e il contrario di tutto. Tutto ciò è giusto.
In qualche misura riteniamo apprezzabile il fatto che siano state colpite anche delle proposte emendative presentate dal Governo e dalla maggioranza. Non crediamo che ci sia stato sotto questo aspetto uno strabismo, almeno dal mio punto di vista. Penso che sia stato fatto un lavoro sostanzialmente onesto, anche se contestabile, secondo alcuni aspetti di merito.
In questo caso utilizzo il tempo a mia disposizione per contestare la scelta fatta rispetto al mio emendamento, che poteva essere lasciato indenne da questa «mannaia». Però, signor Presidente, mi permetta di svolgere una considerazione di carattere più generale. Credo che il sospetto su tale scelta - se sia stata fatta per snellire i tempi di questa discussione, anche se poi nei fatti ciò è difficile da dimostrare, o se invece si sia voluto evitare di dare grane al Governo, a fronte di una serie di emendamenti provenienti dalla maggioranza - possa essere considerato in parte legittimo.
Credo che, dopo una finanziaria di 1.400 commi, signor Presidente, forse, un'applicazione così rigorosa dell'inammissibilità finisca per stonare e che un provvedimento come questo, che viene analizzato per mezza giornata dalla Commissione di merito e per due ore e mezza, quasi tre ore, dalla Commissione bilancio, meriterebbe una discussione più approfondita. Molte sono quindi le perplessità riguardo a tale questione.
Prendo, comunque, atto della scelta della Presidenza che, in questo caso, mi Pag. 34pare assolutamente irrevocabile, anche se, signor Presidente, la speranza è l'ultima a morire.
Concludo rilevando che, malgrado sia stata operata una scelta d'ufficio, è evidente a tutti - ci tengo a farlo presente anche ai colleghi della Commissione lavoro, che hanno contribuito alla redazione di questo testo - che il Governo non è stato capace, neanche in questa sede, di offrire un segnale di accoglimento su questa specifica materia.

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Brigandì, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Fitto. Ne ha facoltà.

RAFFAELE FITTO. Signor Presidente, penso che questa discussione sul complesso degli emendamenti sia fortemente condizionata da quanto è accaduto questa mattina e, prima di esprimere alcune considerazioni nel merito, vorrei fare alcune considerazioni sui temi introdotti in questo dibattito, riferendomi sia, più in generale, al ruolo del Parlamento, sia alle modalità per le quali, oggi, i deputati che, arrivati puntuali questa mattina, hanno ritirato una copia degli emendamenti presentati al provvedimento al nostro esame, si sono poi ritrovati di fronte ad una situazione completamente modificata.
È sicuramente questo un dato incontestabile, rispetto al quale mi auguro che le conclusioni del Presidente Bertinotti non siano di rito e che si possa ritrovare, invece, un'opportunità e un intervento concreto volto a ripristinare un ruolo reale di questo Parlamento su questo tipo di provvedimenti. La situazione che si presenta oggi è di oggettivo imbarazzo, anche perché non vi è dubbio che, nell'ambito di questo decreto-legge, vi sono una serie di disposizioni che sono oggetto di modifiche di provvedimenti già inseriti nella legge finanziaria. Tale situazione dà la sensazione ed è la dimostrazione, non solamente della difficoltà che ogni parlamentare ha nel lavorare con queste modalità, ma anche un po' della schizofrenia politica da parte del Governo. Dobbiamo ricordare che le questioni e le modifiche collegate alla legge finanziaria non sono questioni di sei mesi fa o di due mesi fa, ma di pochi giorni, se è vero, come è vero, che la legge finanziaria è stata profondamente modificata con il maxiemendamento, sul quale è stata posta la fiducia su al Senato.
Allora, penso sia importante recuperare quello spirito che ha caratterizzato il dibattito in Commissione e in aula. Mi fa molto piacere avere ascoltato considerazioni sostanzialmente convergenti, oltre che da parte dei colleghi dell'opposizione, anche da parte di quelli della maggioranza, soprattutto riguardo alla necessità di recuperare questo ruolo, per evitare che ognuno di noi si possa sentire, anche nel rapporto con l'elettorato, un parlamentare di «serie B», pensando al fatto che alcuni emendamenti, anche molto importanti nel merito, se ripresentati, nei prossimi giorni, potrebbero trovare accoglimento al Senato.
Quello in esame non è, come è stato ricordato, un provvedimento di proroga; anzi, se andiamo a vedere quello che è accaduto, possiamo dire serenamente che molte delle questioni, quasi la maggioranza, cominciano ad assumere aspetti di merito che nulla hanno a che vedere con la proroga dei termini.
Anche il titolo di questo disegno di legge rischia di non essere corrispondente al contenuto del provvedimento, se è vero, com'è vero, che al suo interno sono inserite una serie di questioni di merito che vanno ben oltre.
Vorrei fare un'unica considerazione critica nei confronti delle parole conclusive del Presidente Bertinotti rispetto al dibattito che si è svolto questa mattina. Penso che la valutazione di ammissibilità dovrebbe seguire criteri più o meno simili, ma molti emendamenti dichiarati inammissibili, presentati da singoli parlamentari e da singoli gruppi, non sono diversi, rispetto alla metodologia e ai contenuti, da alcuni emendamenti del Governo, dichiarati invece ammissibili.
Ritengo che questo sia un elemento di ulteriore mortificazione del ruolo del Parlamento Pag. 35e dei parlamentari, che sia utile ed importante cercare, su tali questioni, di approfondire il tema, soprattutto per consentire che le discussioni possano dare prospettive concrete.
Desidero soffermarmi rapidamente su una questione che assume una rilevanza anche di carattere politico. Non vorrei che, superata l'attenzione che si presta a certi problemi durante la discussione della legge finanziaria, la soluzione degli stessi venisse rimandata all'anno successivo, alla nuova legge finanziaria. Infatti, alcune questioni che erano state sospese, rinviate e aggiornate ritornano di grande attualità, proprio per la difficoltà che il Parlamento ha oggi a discutere nel merito provvedimenti legislativi ordinari, e, inevitabilmente, devono essere inserite nell'ambito di questa discussione.
Senza ripetermi nel merito, vorrei richiamare alcuni emendamenti, che ho avuto modo di leggere e di condividere, dei colleghi Misuraca e Marinello, per esempio, che riguardano settori strategici ed importanti e che sicuramente non potevano essere dichiarati inammissibili alla luce dell'ammissione di altri emendamenti che, sostanzialmente, seppur su temi diversi, riguardavano il merito, non la proroga di termini.
La mia considerazione ha una rilevanza territoriale, non per una seria, quanto inutile, polemica di carattere politico, ma perché, anche alla luce del testo varato dal Consiglio dei ministri sulla riorganizzazione del sistema delle autonomie locali, sulle città metropolitane e sul ruolo delle province, ritengo sia utile ottenere dal Governo una parola di chiarezza su un aspetto che non è più oggetto di questa discussione a causa dell'intervento della Presidenza della Camera. Non possiamo continuare a dividerci sul territorio in modo strumentale, perché questi temi devono essere affrontati con molta serietà.
Mi riferisco, in modo particolare, alle risorse assegnate per l'istituzione delle nuove province. Su questo aspetto la Commissione aveva assunto un atteggiamento corretto - voglio darne atto alla relatrice, al presidente e ai componenti della Commissione - e aveva recepito un emendamento che, sostanzialmente, faceva «rivivere» le risorse che erano state sospese ed erano, quindi, passate nei residui, con la scorsa legge finanziaria, dando attuazione al provvedimento inserito nella legge finanziaria che istituiva alcune nuove province.
Mi rivolgo al Governo: serve un una parola di chiarezza. Dobbiamo sapere se questo Governo vuole realmente mettere a disposizione di questi territori e, in modo particolare, di Monza, Fermo e Barletta-Andria-Trani, le risorse disponibili per l'istituzione di nuove province, o se, invece, assumendosi le proprie responsabilità, mette fine a questa vicenda, spiegando che, in questa riorganizzazione, non si vuole più continuare o non si vuole più istituire una nuova provincia in quel territorio, perché cambierebbe lo scenario. In Commissione, infatti, era stato accolto l'emendamento di cui parlavo, che ripristinava l'utilizzo di quelle risorse per l'istituzione della provincia.
Nel frattempo, le contraddizioni sono clamorose, perché i commissari nominati per l'istituzione di quelle province si muovono, nel confronto con il territorio, senza avere le risorse disponibili e senza avere una certezza di ciò che dovrà accadere.
Penso che quanto accaduto a causa della dichiarazione di inammissibilità di questo emendamento da parte della Presidenza e, quindi, l'aver stralciato il comma 8-septies dal provvedimento modificato dalla Commissione, creando una condizione per la quale oggi abbiamo la certezza assoluta di non avere le risorse disponibili per l'istituzione di queste nuove province, meriti, da parte del Governo, una posizione chiara.
Il Governo non si può nascondere dietro aspetti tecnici. Peraltro - affermo ciò con tutto il rispetto per il lavoro compiuto, a livello tecnico, dalla Presidenza del Camera sull'ammissibilità delle proposte emendative -, nutro qualche perplessità rispetto ai contenuti di altre proposte.
Infatti, se il decreto-legge oggi in esame fosse stato esclusivamente un provvedimento Pag. 36di proroga di termini, ritengo che, se la Presidenza della Camera avesse voluto ritenere inammissibile la proposta emendativa, approvata in Commissione, con la quale si è introdotto il comma 8-septies dell'articolo 6 (con cui sono state rese nuovamente disponibili alcune risorse finanziarie), avrebbe adottato un atteggiamento corretto, poiché tale disposizione andava oltre la proroga di termini. Sappiamo, tuttavia, che, all'interno del presente decreto-legge, sono contenute norme che sono il risultato dell'approvazione di proposte emendative presentate dallo stesso Governo. Ebbene, vorrei rilevare che dette disposizioni non solo stabiliscono una proroga di termini, ma utilizzano risorse finanziare (spostandole da un capitolo di bilancio all'altro) e compiono scelte di merito che vanno ben oltre le questioni di carattere formale riferite ai termini indicati. Ritengo importante, allora, sottolineare oggi questo dato.
Come affermato all'inizio del mio intervento - lo dico senza eccedere nella polemica, ma spero che il rappresentante del Governo me lo consenta e ne prenda atto -, dunque, occorre evidenziare un atteggiamento «schizofrenico», da parte dell'Esecutivo, su tali questioni. Reputo utile ed importante, allora, fare chiarezza.
Penso occorra fare altrettanta chiarezza su altre questioni, come ad esempio quella sollevata dal deputato Crisci, che ho personalmente approfondito. Mi trovo d'accordo con il collega perché si tratta non di avere posizioni politiche diverse, ma di far emergere un po' di buonsenso.
Se è prevista un scadenza - il 31 dicembre 2006 - per quanto concerne l'utilizzo da parte delle imprese, in modo particolare nel Mezzogiorno, del credito di imposta, allora credo che si sarebbe potuta usare la stessa accortezza con la quale ci si era mossi in sede di Commissione: infatti, si sarebbe potuta stabilire la possibilità di prorogare i termini condizionandola, giustamente, al parere favorevole dell'Unione europea, perché si rientra nel regime degli aiuti.
Pertanto, si sarebbe potuto predisporre un intervento che, seppur condizionato da tale passaggio, avrebbe potuto risolvere un problema, fissando una proroga, che ritengo ragionevole, fino al 31 dicembre 2008.
Anche in questo caso, credo che il ruolo del Governo e, soprattutto, della Presidenza della Camera nel dichiarare inammissibili tali proposte emendative avrebbe avuto un senso, e sarebbe stato «inattaccabile», se oggi si valutassero questi interventi in modo «asettico», limitandosi al contenuto degli interventi stessi.
Purtroppo, oggi dobbiamo riconoscere che sono state adottate alcune scelte che non hanno molto di «tecnico» - anzi, forse nulla -, ma che, al contrario, hanno molto di «politico». Ritengo utile e necessario, pertanto, sottolineare queste decisioni, perché su tali questioni non basta svolgere soltanto una discussione in Assemblea.
Ritorno, quindi, al concetto iniziale, oggetto del dibattito svolto questa mattina e delle giuste considerazioni formulate non solo dal presidente Violante, ma anche da tutti i deputati intervenuti, compreso l'onorevole Boscetto, nostro capogruppo in Commissione affari costituzionali. Questa mattina, infatti, ho letto alcuni interventi svolti nel corso della discussione sulle linee generali, cui non avevo partecipato.
Penso che, in quella sede, la relatrice, il collega Boscetto, il presidente Violante, il collega Zaccaria e tutti i deputati componenti la I Commissione abbiano avuto il merito di rappresentare, in forma evidente e chiara, quale sia la grande contraddizione che è esplosa questa mattina, nel momento in cui sono stati dichiarate inammissibili, dalla Presidenza della Camera, ben settantanove proposte emendative.
Tale contraddizione, infatti, non ci mette in condizione di lavorare in modo adeguato e, soprattutto, ci induce inevitabilmente ad aprire una polemica. Ho voluto segnalare solo alcuni elementi, ma risulta evidente come oggi non possiamo non denunciare una responsabilità di carattere politico del Governo.Pag. 37
Non mi sembra si tratti di un atteggiamento strumentale o eccessivamente e volutamente polemico: è l'atteggiamento sereno di chi prende atto del fatto che, nell'ambito del provvedimento in esame, sono state compiute scelte di un certo tipo.
Quindi, le imprese agricole o del settore della pesca (ricordate dai colleghi del gruppo di Forza Italia precedentemente intervenuti), coloro che operano nel territorio delle tre province recentemente istituite (i quali oggi si trovano sicuramente di fronte al problema di non poter utilizzare delle risorse finanziarie) e gli imprenditori cui ho precedentemente fatto riferimento - vale a dire quelli interessati dalla proposta emendativa del collega Crisci approvata in Commissione, da me condivisa, concernente la possibilità di prorogare i termini per la fruizione del credito d'imposta - sono le fasce sociali del nostro Paese che oggi subiscono una mortificazione giustificata non dall'inammissibilità tecnica degli emendamenti, ma da scelte di carattere politico che noi, in questo contesto, intendiamo sottolineare e denunziare. Ciò perché ritengo che tali scelte dimostrino, in modo molto chiaro, l'esistenza di un atteggiamento che non può essere condiviso.
Allora, mi auguro - e concludo, signor Presidente - che il Governo dimostri attenzione e, soprattutto, che agli auspici con i quali il presidente Bertinotti ha chiuso il dibattito sviluppatosi in precedenza, per recuperare un ruolo, sia dato un seguito immediato e rapido, affinché non ci si ritrovi, da qui a breve, nella stessa situazione.
Nel corso di questa mia prima legislatura come deputato, ho proposto considerazioni analoghe in occasione dell'esame di alcuni decreti-legge (in particolare, del cosiddetto decreto Bersani) e le ho ribadite in occasione dell'esame del disegno di legge finanziaria. Nel ripeterle oggi, spero, alla luce del dibattito e delle considerazioni che sono emerse, in modo bipartisan, di non doverle riproporre in futuro. Anche se non voglio essere pessimista, temo, però, sulla base di un dato politico evidente, che i problemi segnalati si riproporranno: in considerazione della consistenza numerica della maggioranza (non in quest'aula, ma al Senato), il Governo è necessariamente costretto, diciamo così, a spostare il tiro, a presentare provvedimenti che, non consentendo un dibattito approfondito e la conseguente approvazione nei modi ordinari, evitano di affrontare di volta in volta il tipo di contesto che si è determinato.
Ad ogni modo, mi auguro che il mio auspicio possa realizzarsi. Grazie, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Lussana, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole La Loggia. Ne ha facoltà.

ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, il mio sarà un intervento breve: so di avere mezz'ora a disposizione, ma non penso di impiegare così tanto...

PRESIDENTE. Non dispone di mezz'ora, onorevole La Loggia, ma di quindici minuti.

ENRICO LA LOGGIA. È meglio, signor Presidente, anche perché ne utilizzerò molti di meno.
Credo che le argomentazioni che mi accingo a sviluppare siano di qualche interesse. Prendendo spunto dal dibattito svoltosi stamani, causato dalla decisione, presa molto opportunamente dal Presidente Bertinotti, di espungere dal testo in esame alcune parti e di dichiarare inammissibili numerose proposte emendative, desidero formulare un invito preciso - la prego, Presidente Castagnetti, di volerlo riferire al Presidente Bertinotti, qualora egli non stesse seguendo il dibattito dalla sua stanza -, in considerazione del fatto che questo è un momento di svolta per l'attività del Parlamento, e di questa Camera in particolare.
La diversità delle previsioni normative contenute nei regolamenti della Camera e del Senato fa parte della tradizione parlamentare Pag. 38e costituzionale di questo paese e, quindi, non c'è alcunché da eccepire: che ciascuna Camera sia autonoma e, di conseguenza, libera di disciplinare i propri lavori e le proprie competenze secondo i criteri che predilige non può e non deve essere messo in discussione.
Nel caso specifico, mentre vi è una norma espressa nel regolamento della Camera, non ve n'è una altrettanto chiara ed espressa nel regolamento del Senato in ordine alle decisioni da assumere circa l'ammissibilità o meno di proposte emendative volte ad introdurre nei decreti-legge materie estranee rispetto a quella che ne costituisce oggetto.
Tuttavia, la constatazione di questo fatto non può risolversi in una mera discussione anche dotta e appassionata, come quella che, in questa Assemblea, si sta svolgendo e si è svolta, in particolare su questo tema, nella prima parte della mattinata, senza che ne sia tratta una doverosa conseguenza. L'invito che mi sento di formulare al Presidente Bertinotti è quello di rendere chiaro ed esplicito all'esterno di questa Assemblea, sia nei confronti del Governo, sia nei confronti dell'opinione pubblica, in generale, sia nei confronti dell'altro ramo del Parlamento - al quale il messaggio non può non arrivare ben chiaro -, che, laddove fossero reintrodotte norme che qui sono state giustamente e legittimamente espunte e il decreto-legge dovesse tornare al nostro esame, la Camera dei deputati, nella sua massima espressione, quella del Presidente, che tutti rappresenta, non potrà non comportarsi assolutamente in coerenza con le decisioni assunte oggi, nella prima fase dell'esame del disegno di legge di conversione. Neppure potrà essere avanzata come giustificazione la circostanza che, magari, ci sono ragioni di tempo e che, in vista della scadenza dei termini costituzionalmente previsti per la conversione in legge, il decreto-legge giunge troppo in ritardo e non è possibile effettuare un nuovo passaggio al Senato. Se tutto questo è affermato oggi, con chiarezza, dal Presidente della Camera, dall'alto del suo ruolo istituzionale, per mettere un limite, un paletto, un confine rispetto a questo argomento, credo che si tratti di cosa doverosa, per un verso, e giusta, per un altro verso. Perciò, laddove il Senato dovesse apportare modifiche che fossero in contrasto con le nostre regole, con le norme contenute nel nostro regolamento, il Presidente Bertinotti non potrà non espungere nuovamente quelle modifiche e in tal modo il Senato si troverà costretto a esaminare il provvedimento in quarta lettura.
Tutto questo costituisce una argomentazione tecnica e giuridica, ma non solo. È ovvio, infatti, che su tutto questo è necessario svolgere una valutazione di carattere politico e procedimentale ed è altrettanto ovvio che la scelta compiuta non può essere messa in discussione in altra sede, per quanto autorevole e a questa equiparata, in maniera tale da rendere vana la nostra scelta. Ma se è così - e non può non essere così - deve essere detto con chiarezza che da parte di questo ramo del Parlamento una decisione assunta legittimamente e doverosamente dal Presidente non può essere smentita, soprattutto dallo stesso Presidente. Nel momento in cui questo dovesse accadere, infatti, noi ci dovremmo ricordare, purtroppo, del dibattito che si sta svolgendo in questo momento. Io non potrò non ricordare quanto sto chiedendo in questo momento, e credo legittimamente, al presidente Bertinotti e, perciò, sarò costretto - lo farò sicuramente a malincuore - a richiamare la Presidenza alla coerenza dei suoi comportamenti.
Questo mi sentivo di dire perché, domani, qualcuno non abbia, eventualmente, qualche dubbio in ordine alla linearità dei comportamenti della Camera dei deputati; francamente, mi sentirei di non poterlo condividere, né ora, né mai. Credo che ogni Camera sia autonoma e libera di agire secondo le proprie regole, ma ritengo che non possa e non potrà più accadere quanto, purtroppo, è accaduto in passato, in qualche circostanza, e cioè che una Camera prevalga, attraverso le proprie norme, sull'altra. Ci sono alcune regole che sovrintendono alla accettazione o alla Pag. 39reiezione di alcuni argomenti e gli emendamenti da espungere sono scelti non a caso, discrezionalmente o in maniera saltuaria e non continua, secondo un ragionamento coerente da parte del Presidente della Camera. Questo non lo posso credere.
Anzi, ho motivo di apprezzarlo quando, coerentemente, svolge questo suo lavoro, indipendentemente dal fatto che una richiesta di questo tipo venga avanzata dalla maggioranza o dall'opposizione. Preferisco il doveroso l'equilibrio rispetto ad una scelta di parte. Ma, electa una via, non datur recursus ad alteram! Cioè, non potrà accadere che si venga a riconsiderare una decisione già presa.
Ciò volevo evidenziare, signor Presidente, invitandola a rappresentare al Presidente Bertinotti queste mie argomentazioni, in quanto ritengo lo potranno sicuramente aiutare - provenendo da un'esponente dell'opposizione - nell'assumere la scelta più giusta rispetto a tale questione.

PRESIDENTE. Onorevole La Loggia, rappresenterò al Presidente Bertinotti la sua richiesta, ma temo che il nostro riferimento sia la Costituzione. Il suo è un auspicio che ha valore politico; non credo abbia il conforto anche della costituzionalità, in quanto così come la Costituzione tutela la nostra autonomia, tutela anche l'autonomia dell'altro ramo del Parlamento.
In ogni caso, il Presidente Bertinotti sarà informato del suo suggerimento.

ENRICO LA LOGGIA. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Onorevole La Loggia, le do la parola, ma non vorrei che si aprisse un dibattito su tale argomento.
Prego, ha facoltà di parlare.

ENRICO LA LOGGIA. So bene cosa prevede la Costituzione, visto anche il mestiere che svolgo al di fuori del Parlamento, ma un atteggiamento di coerenza nel senso da me invocato non compromette affatto la corretta lettura della Costituzione.
Se si avverte che una scelta compiuta non potrà che essere ripetuta, qualcuno ne dovrà pure tenere conto, senza violare alcuna norma costituzionale.

Sull'ordine dei lavori (ore 13).

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, vorrei richiamare la sua attenzione su una richiesta che la invito a riferire al Presidente della Camera perché solleciti in proposito il Governo.
Sappiamo che, in questi giorni, è in corso una situazione di grave tensione in Libano; tensione documentata dagli inviati, dalla stampa e dalla televisione e della quale i responsabili politici hanno chiara cognizione e precise informazioni.
Poiché abbiamo migliaia di militari presenti in Libano, chiedo che la Presidenza della Camera solleciti il Governo a riferire al Parlamento sulle iniziative che intende assumere rispetto alla situazione di grave tensione verificatasi in queste ore. Infatti, è chiaro che un golpe strisciante, come quello che si cerca di porre in atto in Libano, sarebbe di una gravità enorme per noi che siamo impegnati in quell'area ed anche per la stabilità di quella regione.
Pertanto, chiedo al Presidente Castagnetti di farsi carico di questa mia richiesta nei confronti del Presidente della Camera, affinché il Governo, nelle forme e nei modi che verranno stabiliti, venga in Assemblea a riferire su questa situazione.

PRESIDENTE. Riferirò senz'altro al Presidente Bertinotti la sua richiesta. In ogni caso, ritengo che la preoccupazione rappresentata in ordine alla situazione in Libano sia condivisa da tutta l'Assemblea.
Nel pomeriggio è convocata la Conferenza dei presidenti di gruppo e, in quella sede, si potranno valutare le iniziative da assumere in merito.

Pag. 40

MARCO BOATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, come da lei testè affermato, si tratta di una preoccupazione condivisa dall'intera Assemblea. Vorrei confermare la sua valutazione ed associarmi alla sollecitazione che l'onorevole Casini ha appena rivolto al Governo e che mi sembra fondata. Credo sia opportuno che, tramite il Presidente della Camera, arrivi una risposta positiva da parte del Governo. Se questo avverrà nella Conferenza dei presidenti di gruppo - che lei, Presidente, ha ricordato essere convocata per oggi pomeriggio -, tanto meglio, perché è proprio la sede istituzionale idonea a stabilire il rapporto fra il Governo e l'Assemblea su una materia delicata come questa.

Si riprende la discussione (ore 13,05).

(Ripresa esame articolo unico - A.C. 2114)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bodega.

LORENZO BODEGA. Presidente, la fase dell'illustrazione degli emendamenti è per me un'occasione per svolgere alcune riflessioni. Come ho già avuto modo di dire in altri momenti e come ho sentito più volte ripetere in quest'aula, credo che su tutti i provvedimenti e sul lavoro complessivo della Camera ci sia, sempre e comunque, un equivoco di fondo. Mi spiego meglio. A parole tutti si dichiarano riformisti. A parole tutti si dichiarano federalisti. Ma, nei fatti - e questo provvedimento è uno dei tanti -, quelle riforme non si sono ancora viste sul piatto. Non si è ancora vista la volontà di cambiare rotta, di modificare una struttura complessa, che sicuramente non agevola il lavoro. E le riforme possono sicuramente migliorare una situazione in cui, tutte le volte, bisogna rincorrere le questioni con provvedimenti d'urgenza, con provvedimenti di proroga, per far sì che le norme non decadano o per garantire un obbligo che, comunque, lo Stato ha nei confronti di tante persone e di tante categorie. Sappiamo bene che amministrare lo Stato, così come amministrare le province, le regioni e i comuni, non è semplice con l'attuale sistema. È un sistema complesso, che tende a svalutare le autonomie locali e i principi di sussidiarietà e di autogoverno, dei quali ci si riempie sempre tutti la bocca per poi deviare verso una deriva centralista. Ciò non fa certo onore ad un paese che non può stare unito solo per gli appelli del Presidente della Repubblica. Il paese deve rimanere legato insieme, valorizzando le differenze - penso io - e non dimenticando le identità locali.
La premessa generale è questa. E la necessità di intervenire con proroghe di termini per urgenza non giustifica l'introduzione nel provvedimento stesso, con le proposte emendative, di norme che con la proroga di termini non hanno niente in comune. Si tratta di un'opinione già evidenziata da alcuni colleghi che mi hanno preceduto. La nostra opposizione, dall'inizio di questa legislatura, è stata molto dura già sui primi provvedimenti, soprattutto su quelli emanati sotto forma di decreti-legge, perché riteniamo che ricorrere alle questioni di fiducia, ricorrere a questi sistemi nei due rami del Parlamento abbia finito per espropriare il le Camere delle loro funzioni. Stiamo perdendo il senso della legge ordinaria. Ormai, ci siamo ridotti ad esaminare il disegno di legge finanziaria, una serie di decreti-legge da convertire e poco altro. Inoltre, la questione degli emendamenti è molto delicata. Come già detto, con le proposte emendative si vogliono introdurre, all'interno del decreto-legge di proroga di termini, materie e disposizioni ad esso estranee.
I decreti-legge contenenti proroghe di termini sono stati in passato oggetto di dubbi di costituzionalità, che appaiono tuttavia ormai superati dall'esistenza di Pag. 41molteplici precedenti. Si tratta di una perplessità che riguarda alcuni articoli del provvedimento in esame.
Sul provvedimento in esame è stato espresso un giudizio particolarmente severo dal Comitato per la legislazione, che ha rilevato, fra l'altro, (e leggo testualmente) che «esso reca un contenuto eterogeneo in quanto le disposizioni in esso presenti incidono su distinti settori dell'ordinamento risultando unificate dalla sola finalità di prorogare o di differire i termini legislativamente previsti. A tale finalità non sono comunque riconducibili le disposizioni contenute nel comma 3 dell'articolo 3 e nel comma 4 dell'articolo 6, rispettivamente concernenti le procedure espropriative e l'ambito di applicazione del programma di protezione sociale per gli stranieri».
Il provvedimento in esame ha avuto un iter particolarmente veloce in Commissione, al punto che l'ammissibilità di alcuni emendamenti è stata espressa dopo la votazione dei medesimi; si è perciò deciso a posteriori, in sede di votazione del mandato al relatore, di espungere alcune parti risultanti dall'approvazione di emendamenti inammissibili. Oggi, pertanto, ci si trova davanti ad una situazione, come dicevo nelle premesse del mio intervento, nei confronti della quale sono auspicabili cambiamenti di rotta da realizzarsi con riforme che eviterebbero tutte le volte il rischio della paralisi totale, che non agevola per nulla l'espletamento del mandato a cui, noi parlamentari, siamo stati chiamati.
Il regolamento della Camera dei deputati, a differenza di quello del Senato, impone un severo controllo di ammissibilità degli emendamenti presentati ai disegni di legge di conversione dei decreti-legge, in relazione alla necessaria omogeneità di contenuto che deve caratterizzare gli stessi.
Noi, come gruppo della Lega Nord Padania, abbiamo presentato un emendamento che proroga al 31 luglio 2007 la possibilità, per i soggetti colpiti dall'alluvione del novembre del 1994, di definire in via automatica la propria posizione tributaria, per gli anni 1995, 1996 e 1997, versando il 10 per cento delle somme ancora dovute, analogamente a quanto era già previsto, dalle scorse leggi finanziarie, per gli abitanti nelle province di Catania, Ragusa e Siracusa, colpite dal sisma del 13 dicembre 1990. Tale possibilità fu introdotta, grazie all'impegno della Lega Nord Padania a favore dei cittadini e delle imprese del Piemonte colpiti dall'alluvione straordinaria del 1994, dalla legge finanziaria per il 2004. Tale agevolazione tributaria, insieme al decreto ministeriale che permette la rideterminazione dei contributi sui mutui richiesti dalle imprese alluvionate, secondo i danni effettivamente subiti, ha dato nuove possibilità alle imprese, tuttora provate finanziariamente a causa degli alti mutui che sono state costrette a contrarre per salvare le proprie attività economiche. Quella di cui si parla è una disposizione contenuta nell'articolo 3-bis del testo licenziato dalla I Commissione.
Un altro emendamento, da noi presentato in Commissione ma non accolto, era quello volto a sopprimere la disposizione del comma 4 dell'articolo 2 relativo alla proroga della scadenza e all'ampliamento dei compiti del commissario straordinario del Governo per la BSE. Con altri emendamenti, poi, si proponeva un allungamento al 31 dicembre 2007 del termine di cui all'articolo 3, comma 4, per il completamento degli investimenti riguardo agli adempimenti relativi alla messa a norma delle strutture ricettive.
Un ultimo importante emendamento mira ad introdurre modifiche al Testo unico di pubblica sicurezza, volto a valorizzare la formazione e i compiti delle guardie particolari giurate, riconoscendo loro il ruolo di incaricati di pubblico servizio.
Orbene, queste modifiche, che la Lega Nord ha chiesto attraverso la Commissione competente, sono volte ad ottenere un miglioramento, sotto alcuni aspetti, del decreto-legge di proroga di termini. La Lega Nord non ha atteggiamenti preconcetti, ma si impegna a far sentire la propria voce, in modo particolare, la voce Pag. 42del nord, pur sapendo che, magari, non troverà ascolto perché l'idea madre del Governo, dimostrata fino ad oggi con tutti i relativi provvedimenti, è quella di rafforzare, comunque, sempre il centro.
Al contrario, signor Presidente, noi intendiamo valorizzare la periferia e, soprattutto, quel nord d'Italia ai cui destini è legato il futuro dell'intero paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Pini, che aveva chiesto di parlare; si intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Giudice. Ne ha facoltà.

GASPARE GIUDICE. Signor Presidente, mi trovo in difficoltà ad intervenire in questa discussione, anche se le difficoltà sono state fortemente attenuate dal puntuale ed apprezzabile intervento del Presidente Bertinotti.
La mia intenzione, in questa così come in ogni altra occasione di confronto in aula, è ovviamente quella di manifestare con chiarezza la posizione politica - mia e del mio gruppo parlamentare - su ogni questione oggetto di dibattito parlamentare, di confrontarla con le posizioni della maggioranza e del Governo, di apportare un fattivo contributo alla discussione e, in ultima analisi, di apportare e contribuire - ove possibile - al miglioramento dei testi legislativi sottoposti al nostro esame.
Ritengo che questo sia il compito doveroso di ogni parlamentare e dello stesso Parlamento, soprattutto ove quest'ultimo sia chiamato ad esaminare i provvedimenti di urgenza adottati dall'esecutivo. Tuttavia credo che, nelle attuali condizioni, tutto ciò sia assolutamente impossibile, perché è impossibile afferrare e definire su quale materia e su quale settore d'intervento il legislatore stia operando. Come possiamo manifestare un orientamento su un provvedimento che, al suo interno, contiene norme varie, prive di alcun legame logico, giuridico o almeno politico? Vi sono parlamentari molto preparati in questo consesso, ma sfido chiunque ad intervenire nel merito e con la dovuta competenza su un complesso di disposizioni che riguardano l'agricoltura, l'università, l'edilizia, la tutela dei diritti dei cittadini europei, il patto di stabilità interno, l'alluvione del Piemonte del 1994. Peraltro, questi sono solo una parte degli argomenti trattati nel provvedimento al nostro esame.
Su questo aspetto vorrei essere chiaro: l'eterogeneità dei decreti-legge non è solo un esempio - peraltro, recentemente più frequente - di cattiva legislazione, non è soltanto una tecnica di produzione legislativa in contrasto con i principi della legge n. 400, che pure impone al Governo di adottare decreti-legge che contengano norme omogenee, non determina solo una potenziale lesione nell'ordinato sviluppo delle discipline dei singoli ambiti giuridici, su cui noi siamo chiamati ad esprimerci; la prassi del Governo di mettere il Parlamento di fronte a decreti-legge omnibus costituisce un grave vulnus alle prerogative parlamentari. Essa, infatti, impedisce che le norme incidenti su specifici settori dell'ordinamento vengano concretamente esaminate ed elaborate nelle Commissioni competenti per materia; ciò non permette ai deputati di poter esaminare in maniera compiuta e nella sede propria le disposizioni che incidono su ambiti nei quali sono particolarmente esperti. In sintesi, questa prassi non consente agli organismi parlamentari di esercitare le proprie attribuzioni né ai deputati di mettere a disposizione le proprie specifiche competenze.
Mi permetto di evidenziare come una simile pratica determini il sostanziale svuotamento del precetto costituzionale secondo cui ogni disegno di legge, prima di approdare in aula, deve essere previamente esaminato dalle Commissioni parlamentari.
Avevo iniziato il mio intervento evidenziando la mia difficoltà a sviluppare un ragionamento politico. Mi sento però di dire che analoga difficoltà probabilmente è rinvenibile tra i banchi della maggioranza, come ho avvertito in Commissione. Anche per i colleghi dello schieramento che sostiene il Governo a mio avviso non deve essere assolutamente facile esplicare alcuna Pag. 43reale azione politica. Cosa pensano ad esempio i colleghi della Commissione giustizia o della Commissione agricoltura, le cui attribuzioni sono state espropriate dagli emendamenti approvati in I Commissione, e poi parzialmente ed opportunamente stralciati? E cosa pensano degli emendamenti presentati in Assemblea dal Governo, che avevano avuto (in Commissione) il parere contrario del Governo stesso?
Aggiungo che una sensazione di difficoltà o quanto meno di imbarazzo probabilmente in questo momento è condivisa - lo abbiamo visto - anche dal Presidente della Camera. Forse lo sarà meno nei prossimi giorni da parte del Presidente del Senato. Il Presidente Bertinotti in questo scorcio di legislatura ci ha confortati sulla sua capacità di essere fedele interprete della norma regolamentare, che vuole l'inammissibilità degli emendamenti e degli articoli aggiuntivi che non siano strettamente attinenti alla materia del decreto-legge. Anche questa mattina la Presidenza ha esercitato con equilibrio e rigore il vaglio di ammissibilità delle proposte emendative. Ma ciascuno di noi deve prendere atto che nessun vero controllo può essere efficace, se viene meno il parametro a cui il regolamento connette la verifica di ammissibilità. Se non c'è una vera materia del decreto-legge, come si possono isolare le proposte di modifica non strettamente attinenti?
Verrebbe da dire che un simile modo di legiferare è per certi versi - non vorrei usare questo termine - truffaldino, anche nei confronti delle funzioni e delle prerogative dei Presidenti di Assemblea, del tutto impossibilitati a porre un freno ai desiderata del Governo e, occorre dirlo, alle pressioni, di cui tutti noi parlamentari siamo nello stesso tempo vittime e portavoci. Anche nel convegno organizzato, veramente molto bene, dalla Presidenza della Camera e dal presidente del Comitato per la legislazione, Franco Russo, lo scorso lunedì in occasione della presentazione del rapporto sullo stato della legislazione, annualmente redatto su impulso del Comitato per la legislazione, autorevoli esponenti, anche della maggioranza, hanno messo in guardia le Assemblee parlamentari dai rischi connessi a strumenti legislativi, quali i cosiddetti decreti mille proroghe. In essi infatti finiscono per confluire le norme minori, che per ragioni varie non hanno trovato ingresso nella legge finanziaria e che in una sorta di riedizione della sessione di bilancio, in tono minore, finiscono con l'essere prodotte in «normette», commi e quant'altro, senza nemmeno quelle minime garanzie di contenuto, che pure presiedono gli strumenti di bilancio.
Se la memoria di tutti i colleghi di quanto di terribile è accaduto durante la sessione di bilancio non fosse così viva e recente, mi verrebbe quasi da dire che qui ci troviamo in una situazione peggiore, perché si usa e si abusa del potere costituzionale di decretazione d'urgenza, perché si interviene in modo assolutamente confuso ed estemporaneo su questioni spesso molto delicate, perché il Governo sembra privo della sufficiente autorevolezza per tenere a freno i nobili - e spesso meno nobili - appetiti della sua maggioranza. Quindi, tocca a noi dell'opposizione l'ingrato compito di provare comunque a migliorare questo provvedimento.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, devo dire che la logica che ha ispirato i sei, sette emendamenti da me sottoscritti è molto semplice. Si tratta di emendamenti soppressivi di punti che non hanno nulla a che vedere con l'oggetto del provvedimento d'urgenza al nostro esame. Mi permetto allora di avanzare una proposta.
Il titolo del decreto-legge ci dice che l'obiettivo è quello di prorogare termini previsti da disposizioni legislative. Eufemisticamente si può dire che esso è quanto meno indefinito. Ricordo che l'articolo 15 della legge n. 400 impegna il Governo a presentare decreti, il cui contenuto sia corrispondente al titolo.
Signor Presidente, avviandomi a concludere il mio intervento, vorrei anche dire che ho ascoltato alcuni interventi, sia in Commissione sia oggi in aula, di alcuni componenti di questa assise, come quelli Pag. 44dell'onorevole Marinello, dell'onorevole Napoli, così come tanti altri interventi, che hanno trattato argomenti importanti riguardanti gli emendamenti cassati. Vorrei chiarire a questi colleghi che qui si sta ponendo una questione di metodo e non di merito. Credo infatti che alcune materie, affrontate da questi emendamenti, possano trovare corretta collocazione all'interno di proposte di legge di iniziativa parlamentare, che potrebbero trovare anche, ove condivise, la strada di una sollecita approvazione.
E allora oggi, in quest'aula, si sta affrontando non un problema di merito, bensì di metodo. Alcune materie, contenute in emendamenti dichiarati inammissibili, devono trovare la giusta collocazione in percorsi alternativi, quali progetti di legge di iniziativa parlamentare, i quali rappresentano uno strumento ormai dimenticato e non utilizzato.
Forse questa è l'occasione per aprire un forte dibattito nelle Commissioni di merito al fine di affrontare questioni rilevanti attraverso l'esame di progetti di legge, anziché con lo strumento della decretazione d'urgenza da parte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dei deputati Allasia e Bruno, che avevano chiesto di parlare; si intende che vi abbiano rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

PAOLO GRIMOLDI. Grazie Presidente.
Viene evidentemente usato un decreto, il «mille proroghe», non solo per aspetti di natura tecnica e legislativa, in parte inevitabili (come tra l'altro aveva fatto anche il Governo Berlusconi), ma anche per cercare di colmare lacune, o di correggere errori, incomprensioni, o per - lo dico tra virgolette - regolare dei conti all'interno della coalizione di centrosinistra rispetto alla manovra finanziaria.
Con questo decreto-legge procedete a correggere e rettificare, o anche semplicemente a prorogare numerosi passaggi della manovra. In sostanza, è stata varata una manovra finanziaria che «fa schifo», e con questo decreto cercate di apportare mille correzioni.
Vorrei sottolineare un aspetto del «mille proroghe», e cioè che viene prorogata al 31 dicembre 2007 l'assunzione dei vigili del fuoco. Si tratta di persone che, tra l'altro, hanno fatto i concorsi nel 1998 e nel 2001. Non so se conoscete la situazione in cui si trovano ad operare sul territorio i vigili del fuoco. Io avevo presentato anche un ordine del giorno, per quanto riguarda la mia città, Monza, dove i vigili del fuoco non hanno la scala per spegnere il fuoco in palazzi superiori ai 15 metri, quindi, in caso di incendi nella terza città della Lombardia, devono chiedere la scala a Milano! Questa è la situazione della sicurezza per quanto concerne la categoria dei vigili del fuoco e con questo decreto si proroga ulteriormente l'assunzione di chi è chiamato a garantire la sicurezza nelle nostre città.
Quello che tuttavia mi sta più a cuore è ciò che in questo caso non è contenuto nel decreto «mille proroghe»: la maggioranza aveva previsto, nella legge finanziaria, la soppressione delle nuove province, ovvero della provincia di Monza e delle province di Fermo e Barletta. Noi, come Lega Nord Padania, abbiamo presentato un «pacchetto» di emendamenti, raccogliendo le istanze del territorio, che abbiamo chiamato «pacchetto salva - Brianza». Il primo di questi emendamenti chiedeva la soppressione dell'articolo della finanziaria che avrebbe bloccato l'istituita, ma non ancora costituita, provincia di Monza e Brianza. Il nostro emendamento è stato approvato in Commissione bilancio, con il sostegno di tutta la Casa delle libertà, e la provincia di Monza e Brianza è stata salvata. Vorrei ricordare che tale provincia, per grandezza, sarebbe all'incirca la ventesima del Paese e la terza per dinamicità economica. Il suo capoluogo sarebbe la terza città della Lombardia, la sua popolazione sarebbe di 800 mila abitanti, con un'impresa ogni 9 abitanti.
L'iter seguito nella legge finanziaria evidenzia il tentativo del Governo, poco Pag. 45rispettoso della volontà popolare e interistituzionale volta alla istituzione della nuova provincia. Vorrei ricordare che il percorso per tale istituzione è iniziato negli anni Novanta, con una proposta di legge a firma Umberto Bossi. A seguito di ciò sono nati alcuni comitati e sono state presentate delle petizioni. I consigli comunali dei comuni compresi nella nuova provincia si sono espressi favorevolmente, il più delle volte all'unanimità; in proposito si è espresso il consiglio regionale della Lombardia, così come Camera e Senato nel corso della passata legislatura. Invece, d'amblais, nella legge finanziaria avete bloccato l'istituzione di questa provincia e il relativo iter istituzionale, dimostrando di non avere alcun rispetto per la volontà popolare né per le istanze provenienti dal territorio.
Tuttavia, ciò che più mi fa arrabbiare è il fatto che, dopo l'approvazione dell'emendamento della Lega Nord in Commissione bilancio, la Margherita (ovvero il suo partito, signor Presidente), abbia riempito di manifesti gialli (che davano anche pesantemente nell'occhio) Monza e l'intera Brianza in cui c'era scritto: «La provincia di Monza e Brianza è salva. Grazie Margherita».
I monzesi stanno ancora adesso ridendo. Capisco che il suo partito sia abituato a falsificare le tessere in vista dei congressi, ma che ora falsifichi anche i manifesti per cambiare la realtà è abbastanza paradossale. Avete affisso questi manifesti a Monza e nell'intera Brianza, come se foste stati voi a salvare la provincia, quando la verità è che avete cercato di bloccare la sua istituzione, salvata soltanto grazie ad un nostro emendamento. Per l'amor del cielo, do atto che avete rivisto i vostri errori facendo marcia indietro, ma adesso è un po' esagerato che vi prendiate i meriti per l'istituzione della provincia di Monza e Brianza!
Il bello consiste nel fatto che la provincia di Monza e Brianza si è salvata nella legge finanziaria per poi arrivare al cosiddetto decreto mille proroghe, dove si sarebbero dovuti prorogare i finanziamenti per gli anni 2004 e 2005 relativi alla nuova provincia, sui quali non è stata data alcuna indicazione in merito al loro utilizzo. Nel caso di Monza - ma continuo a ricordare che il problema riguarda anche le province di Fermo e Barletta - l'importo di questi finanziamenti per gli anni 2004 e 2005 è di 19.220.000 euro.
L'importo è cospicuo, ma ricordo costantemente che la sola città di Monza (non l'intera Brianza) paga ogni anno allo Stato centrale, tra imposte dirette ed indirette, duemila miliardi delle vecchie lire. La mancata proroga del finanziamento per i due anni in corso blocca di fatto la nuova provincia con una scelta politica di cui vi assumete la responsabilità. In sede di Commissione bilancio i rappresentanti della Lega Nord hanno sostenuto la richiesta avanzata dalla I Commissione. La maggioranza in modo compatto ha invece voluto bloccare i finanziamenti per le nuove province, Monza e Brianza in testa e poi a seguire Fermo e Barletta.
La prima osservazione che vi si può fare è quella di mettervi d'accordo perché non è possibile che la I Commissione faccia inserire la proroga dei finanziamenti per Monza e Brianza mentre in Commissione bilancio il Governo chieda di bloccarli. Avete poche idee ma confuse. Non solo continuate a litigare tra partiti, ma anche tra i diversi organi del Parlamento, come prova quanto accaduto all'interno delle Commissioni.
Visto poi che sono previste le elezioni amministrative, voglio ascoltare innanzitutto le barzellette che racconteranno i vostri esponenti locali, a cominciare dal sindaco Faglia, vista la recidività del Governo nell'ostacolare la nuova provincia di 800 mila abitanti. Inoltre, voglio vedere la coerenza politica. Infatti, mi sono tenuto qualche manifesto affisso dalla Margherita. Nei prossimi giorni andremo in ogni paese di Monza e Brianza con il manifesto della Margherita - dove vi prendete, mentendo, meriti che non avete guadagnato - per far vedere quanto non avete fatto con il decreto «mille proroghe» per questi territori, nella consapevolezza che la prossima primavera sarà proprio il vostro sindaco a restare a casa, signor Presidente! Pag. 46Non si fanno promesse che poi non si mantengono, non si raccontano falsità nei manifesti gialli; in proposito faccio anche notare il poco gusto nel colore, perché questi manifesti sono un pugno in un occhio!
La provincia di Monza e Brianza è stata fortemente voluta dalla Lega e tutta la maggioranza del precedente Governo è riuscita ad ottenere l'istituzione di questa provincia, che è stata salvata in finanziaria: che voi ora vi prendiate i meriti per aver contribuito ad ostacolare la provincia è sinceramente paradossale!
Rispetto al «mille proroghe», spero che farete marcia indietro, garantendo quei 19 milioni di euro che vengono a mancare per questa provincia e che possibilmente, se farete marcia indietro - cosa che io auspico -, anche per la vostra sopravvivenza politico-amministrativa sul territorio di Monte Brianza, da qui a qualche settimana evitiate quantomeno di affiggere manifesti «farlocchi» dove vi prenderete, o farete finta di prendervi, meriti che non avete.
Se per una volta volete esser sinceri, dite la verità: «Abbiamo cercato di ostacolare la provincia di Monza e Brianza; in passato abbiamo falsificato le tessere e i manifesti, in futuro cercheremo di non rifare questo errore: brianzoli e monzesi scusateci!» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Constato l'assenza degli onorevoli Santelli e Alessandri, che avevano chiesto di parlare; si intende che vi abbiano rinunziato.
Rinvio il seguito del dibattito al prosieguo della seduta.
Sospendo quindi la seduta, che riprenderà alle 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13,35, è ripresa alle 15.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata alle quali risponderanno il ministro per i beni e le attività culturali, il ministro dei trasporti, il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, il ministro per l'attuazione del programma di Governo, il ministro dell'università e della ricerca, il ministro delle politiche per la famiglia e il ministro dell'economia e della finanza.

(Rimozione della targa posta all'ingresso di palazzo Barberini in ricordo della scissione della corrente socialdemocratica dal Psiup avvenuta nel 1947 - n. 3-00542)

PRESIDENTE. L'onorevole Schietroma ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00542 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1).

GIAN FRANCO SCHIETROMA. Signor Presidente, signor Vicepresidente del Consiglio, dal 9 al 13 gennaio 1947 avvenne in Roma, a Palazzo Barberini, un importante evento storico, cioè la scissione del Partito socialista italiano (allora denominato Psiup), che portò alla nascita del Partito socialista dei lavoratori italiani, poi Partito socialista democratico italiano. Tale avvenimento - di cui fu protagonista principale uno dei padri della nostra Repubblica, Giuseppe Saragat (in quell'epoca Presidente dell'Assemblea costituente e diventato poi, nel 1964, Capo dello Stato) - ebbe grande rilievo, avendo, tra l'altro, contribuito ad assicurare l'avvenire democratico del nostro paese. Successivamente, proprio in ragione dell'importanza di questo evento, fu posta all'ingresso di Palazzo Barberini una targa in marmo a ricordo della storica scelta politica di Giuseppe Saragat e della corrente socialdemocratica del Partito socialista. Dopo il recente restauro di Palazzo Barberini, la targa risulta incomprensibilmente scomparsa. Chiediamo quindi al ministro di sapere quali siano le cause dello spiacevole accaduto e quali iniziative il Governo intenda porre in essere...

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PRESIDENTE. Grazie, onorevole Schietroma.
Il ministro per i beni e le attività culturali, Francesco Rutelli, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO RUTELLI, Ministro per i beni e le attività culturali. Presidente, vorrei rassicurare l'onorevole Schietroma sul fatto che, in alcun modo, si può presentare questo fatto come un desiderio di rimuovere un avvenimento storico di primaria importanza, giustamente documentato in Palazzo Barberini. Peraltro, ancorché noi viviamo - come si suol dire - nella società della comunicazione, questa interrogazione, tutto sommato, dimostra che non sempre le comunicazioni sono efficaci. Infatti, il Ministero per i beni e le attività culturali ha emesso un comunicato molto preciso, il 27 dicembre scorso, che diceva che la targa in ricordo del discorso tenuto da Giuseppe Saragat a Palazzo Barberini nel gennaio 1947, già posta nel portico di Palazzo Barberini, è stata rimossa, unitamente a tutte le suppellettili collocate in tale spazio, per consentire il completo restauro architettonico del portico, ormai in fase di completamento. Essa è custodita e sarà ricollocata al termine dei lavori di restauro. Le polemiche sono state nuovamente avanzate. Il Ministero ha emesso un ulteriore comunicato sulle agenzie di stampa, il 9 gennaio, che ripeteva esattamente queste cose: la targa è stata rimossa per il restauro ma, dov'era, lì sarà nuovamente posta. Quindi, è del tutto improprio leggervi una motivazione politica, ancorché si tratti di una targa che ricorda un importante avvenimento politico che - lo ripeto - è nostra cura preservare ed è anche mia personale convinzione debba essere preservato nella memoria storico-politica, così come la targa che va posta laddove si è sempre trovata. Lo abbiamo chiarito una volta. Lo abbiamo chiarito due volte. Sono lieto di poterlo chiarire per la terza volta oggi, nell'aula di Montecitorio, confidando che ciò appaia sufficiente anche all'amico e collega interrogante.

PRESIDENTE. L'onorevole Schietroma ha facoltà di replicare.

GIAN FRANCO SCHIETROMA. Signor Presidente, Vicepresidente Rutelli, la ringrazio davvero per questa esauriente risposta che ci rassicura, e per il suo impegno teso a far rispettare la storia politica di Giuseppe Saragat e dei socialisti democratici italiani, partito al quale sono onorato di appartenere.
Saragat e i socialisti democratici, con la decisione politica del gennaio 1947 a Palazzo Barberini, hanno contribuito in maniera determinante ad assicurare al nostro paese sessant'anni di libertà e di democrazia. Senza l'azione di Saragat e dei socialisti democratici l'Italia, quasi certamente, avrebbe avuto lo stesso triste destino di fame e di miseria dei paesi dell'est satelliti della Russia di Stalin.
Tuttavia, vi è un altro aspetto veramente significativo: proprio nel momento in cui Saragat era costretto a dividere la sinistra per difendere la libertà e la democrazia, egli già si preoccupava di prefigurare la vera unità democratica della classe lavoratrice, tant'è che pronunciò nel suo discorso del 1947 la frase che, poi, è stata incisa nella targa in marmo rimossa per il restauro: il partito che oggi sorge ha lo scopo essenziale di creare le premesse per la vera unità democratica della classe lavoratrice.
Due anni fa, in occasione della presentazione, a Palazzo Barberini, del volumetto che raccoglie i discorsi al CSM di Giuseppe Saragat, il segretario nazionale del maggiore partito della sinistra, Piero Fassino, pronunciò un intervento molto apprezzato, attraverso il quale volle sottolineare il fatto che la storia ha dato ragione alla coraggiosa scelta politica compiuta da Saragat nel 1947.
Dunque, anche ora, a sessant'anni dalla storica svolta di Palazzo Barberini, il pensiero di Saragat è quanto mai attuale. Anzi, il successo del Governo Prodi è legato, soprattutto, alla capacità che l'attuale maggioranza saprà esprimere in tema di riforme che abbiano l'obiettivo primario, propugnato da Saragat e dai Pag. 48socialisti democratici, di coniugare al meglio ...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIAN FRANCO SCHIETROMA. ...i valori della libertà e della democrazia con quelli della giustizia sociale, con una particolare attenzione per i più deboli.

(Misure per la tutela dei beni archeologici nell'area di Tuvixeddu nella città di Cagliari - n. 3-00543)

PRESIDENTE. Il deputato Cogodi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Folena n. 3-00543 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2), di cui è cofirmatario.

LUIGI COGODI. Signor Presidente, signor ministro per i beni e le attività culturali, nel cuore della città di Cagliari, sul colle denominato Tuvixeddu, esiste e resiste, nonostante tutto, un insediamento archeologico di inestimabile valore storico e culturale, principalmente incentrato sulla necropoli punica. È un bene culturale ritenuto fra i più rilevanti nel suo genere nell'intera area del Mediterraneo. Questo inestimabile bene culturale, già danneggiato nel passato da sconsiderate attività di cava, da sventramenti stradali, da diverse forme di aggressione edilizia, rischia oggi un ulteriore e massiccio attacco distruttivo per via dell'attivazione di nuove incursioni edilizie nella consistenza di centinaia di migliaia di metri cubi.
La regione autonoma della Sardegna, esercitando bene i propri poteri in materia di pianificazione territoriale e paesistica ed anche applicando correttamente i nuovi principi sanciti dal cosiddetto codice Urbani, ha già deliberato sulla salvaguardia ambientale dell'intero compendio archeologico.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LUIGI COGODI. Speriamo di ricevere dal Governo una risposta pertinente per cui anche il Governo e l'amministrazione centrale dello Stato...

PRESIDENTE. La ringrazio.
Il ministro per i beni e le attività culturali Francesco Rutelli, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO RUTELLI, Ministro per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, l'area denominata Tuvixeddu e Tuvumannu in Cagliari è caratterizzata da reperti di grande interesse storico, archeologico, architettonico, speleologico e naturalistico, e anche da un'importante suggestione paesaggistica, pur trovandosi all'interno dell'ambito urbano di Cagliari.
L'assetto attuale dell'area è anche il risultato di scelte urbanistiche dei decenni trascorsi, assunte dal comune di Cagliari e confermate, a suo tempo, dalla regione Sardegna. Oggi, queste scelte sono totalmente riviste dal nuovo piano paesaggistico regionale, adottato nel 2006, che prevede l'inedificabilità assoluta a distanza di meno di 100 metri da ogni bene paesaggistico. Su quest'area, insistono diversi vincoli archeologici ed architettonici.
Va ribadito, tuttavia, che tutte le istituzioni preposte, a vario titolo e con competenze diverse, alla tutela dei valori culturali e paesaggistici dell'area di Tuvixeddu - comune, regione e sovrintendenze -, nel trentennio trascorso, non hanno assunto un atteggiamento rigorosamente conservativo; piuttosto, hanno privilegiato la salvaguardia puntuale dei singoli elementi di interesse e verificato, al più, la compatibilità degli interventi proposti con le caratteristiche estetiche e panoramiche della zona, piuttosto che con una più opportuna ed aggiornata visione di insieme relativa alla protezione ambientale e paesaggistica. Per questo, credo, a nome del Ministero, che il destino di questa vasta area del colle di Tuvixeddu-Tuvumannu, vada riconsiderato in un'ottica nuova, e più rigorosa.
Sull'area in questione sono state rilasciate dall'organo locale delegato e subdelegato diverse autorizzazioni paesaggistiche (sia dall'ufficio tutela della regione sia dal comune di Cagliari).
Su richiesta del nostro direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici Pag. 49della Sardegna, di intesa con la regione e la sovrintendenza per i beni architettonici e del paesaggio e per il patrimonio storico e artistico, stiamo provvedendo a verificare la legittimità delle concessioni edilizie rilasciate dal comune di Cagliari, in relazione al vincolo paesaggistico, ma anche in coerenza con le norme del nuovo piano paesaggistico regionale del 2006.
Nelle riunioni della commissione regionale per il paesaggio, cui partecipa il direttore regionale con i soprintendenti, si è concordato sull'opportunità di proporre la riforma del vincolo paesaggistico, lasciandone immutato il perimetro, ma evidenziando ulteriormente i valori da tutelare ed introducendo una specifica disciplina degli interventi per una più efficace salvaguardia del paesaggio.
Il direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici della Sardegna sta procedendo, di intesa con la soprintendenza, alle verifiche per riformare ed estendere i provvedimenti di tutela, diretta e indiretta, insistenti sull'area, proprio per assicurare una più incisiva ed efficace protezione dell'integrità, della visuale e del decoro dei manufatti, degli elementi e dei reperti culturali nell'area.
A questo fine, è stata convocata la riunione del comitato regionale di coordinamento, organo consultivo regionale, per il prossimo 29 gennaio. Faremo tutto questo nella massima collaborazione con la regione Sardegna.

PRESIDENTE. Ho consentito al presidente Rutelli un lieve superamento dei tempi, perché, nella risposta precedente, aveva economizzato un minuto. Però, lei non ne approfitti, onorevole Cogodi...
L'onorevole Cogodi ha facoltà di replicare.

LUIGI COGODI. Signor Presidente, penso di poter esprimere una moderata soddisfazione (moderata e condizionata) in relazione alla risposta del ministro resa a nome del Governo.
Infatti, la vicenda che illustriamo presenta, oltre alle caratteristiche della delicatezza e della complessità, elementi di urgenza. Il Governo ed il ministro sanno che la regione autonoma della Sardegna ha provveduto a riconsiderare quanto nel passato era stato già fatto in termini di adeguata o meno adeguata tutela ambientale, paesistica, territoriale, archeologica e quant'altro.
La regione autonoma della Sardegna è intervenuta prontamente, anche alla luce della sua nuova pianificazione o della pianificazione che ha approvato con legge, di carattere più positivo che nel passato, per bloccare i cantieri e, quindi, per riconsiderare il sito archeologico di Tuvixeddu come un compendio archeologico, un bene culturale di insieme, e, quindi, ad intervenire positivamente e con urgenza.
Manca, rispetto a questa prontezza e determinazione manifestata dai poteri che può esercitare la regione autonoma, la contestuale corrispondenza e prontezza degli organi ministeriali, che devono agire negli stessi tempi e negli stessi modi, in maniera tale che i volenterosi non si trovino poi in una sorta di incomunicabilità.
Su tale aspetto esprimiamo quindi una soddisfazione moderata e condizionata, sperando che nei prossimi giorni, anzi, già nelle prossime ore, quanto affermato dal ministro possa trovare soluzioni positive, nel senso richiesto non solo dalle istituzioni autonomistiche ma anche dai cittadini.

(Progetto di realizzazione di una struttura alberghiera nel territorio delle Cinque Terre - n. 3-00544)

PRESIDENTE. L'onorevole Barani ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00544 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3).

LUCIO BARANI. Grazie, signor Presidente. I socialisti e i riformisti del nuovo PSI intendo segnalare che nella provincia di La Spezia, nella mia Lunigiana storica, ai confini tra i comuni di Riomaggiore e Vernazza - siamo nelle famose e favolose Cinque Terre - con il parere favorevole Pag. 50della regione Liguria, della provincia di La Spezia e del Parco nazionale delle Cinque Terre si intende costruire, in una zona incontaminata, una struttura di ricezione alberghiera, che occuperà una superficie di ben 8 mila metri cubi, un eco-mostro, che avrà come conseguenza nefasta lo stravolgere il millenario assetto delle Cinque terre, considerato dall'Unesco patrimonio dell'umanità e sito culturale di eminente valore, che rappresenta l'interazione armoniosa tra l'uomo e la natura e produce un paesaggio di eccezionale qualità scientifica e scenografica, rappresentativo di una cultura paesaggistica fra le più famose e splendide del mondo, declamata nei versi resi immortali dal poeta inglese lord Byron.
Una delle ragioni per le quali fu costruito il parco delle Cinque Terre è la tutela della millenaria caratteristica dei luoghi, apprezzati per la loro natura selvaggia e i famosi terrazzamenti. Quali iniziative intende adottare il ministro per conservare questo patrimonio paesaggistico e naturale?

PRESIDENTE. Il ministro per i beni e le attività culturali, Francesco Rutelli, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO RUTELLI, Ministro per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, onorevole Barani, sospetto che lei non abbia avuto visione diretta dell'area cui si riferisce la sua interrogazione, ma che legittimamente abbia ricavato informazioni da qualche organo di stampa. In verità, non si tratta affatto della manomissione di un'area integra, ma al contrario, per una volta, di un progetto che può consentire di migliorarne la situazione, che attualmente è di degrado. Pur trovandosi nell'area delle Cinque Terre, non è un caso il fatto che il parco delle Cinque Terre si sia dichiarato a favore, come la regione Liguria, peraltro come già stabilito dalla precedente amministrazione di centro-destra, confermata da quella attuale del centro-sinistra, confermata dagli enti locali. È un'area degradata, sulla quale incombono gli alti muraglioni di sostegno della ex sede ferroviaria. Non si tratta assolutamente della costruzione di un edificio di 8 mila metri cubi, ma di un'area di 5 mila metri cubi, già esistenti dagli anni sessanta, condonati negli anni ottanta, sui quali finalmente è previsto un progetto di riqualificazione, rispetto al quale posso assicurare che il dipartimento di pianificazione della regione Liguria ha avocato il rilascio definitivo all'autorizzazione paesaggistica e il nostro Ministero reputa di poter dare ulteriori prescrizioni per migliorare il progetto (perché nel frattempo è sopravvenuto l'obbligo di predisporre la relazione paesaggistica di accompagnamento).
Ripeto però che, poiché a tutti noi sta a cuore il parco delle Cinque Terre, uno dei luoghi più belli del mondo, una zona tutelata dall'Unesco, con le sue attività turistiche, culturali, produttive, assicuro i colleghi presenti in aula oggi che non ci troviamo assolutamente di fronte ad un paesaggio incontaminato, ma al contrario di fronte un paesaggio contaminato, che un'opera razionale si ripromette, anche con la vigilanza degli organi di tutela, di migliorare e di rendere coerente con la situazione del territorio.

PRESIDENTE. L'onorevole Barani ha facoltà di replicare.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, ovviamente, non sono soddisfatto. Signor ministro, io ci vivo in quelle terre, mentre lei non c'è mai stato. Da circa mille anni, l'uomo è intervenuto su queste montagne, a picco sul mare, che sono le Cinque terre, i piccoli pittoreschi borghi, le suggestive grotte, il felice habitat per svariate specie botaniche e faunistiche, che qui trovano le condizioni ideali per vivere e riprodursi, i terrazzamenti dei vigneti, con il loro miracoloso nettare che è lo Sciacchetrà. Dunque, è un errore, in fatto di scelte ambientali e culturali, la costruzione dell'albergo da 8 mila metri cubi tra Riomaggiore e Vernazza che non riguarderà solo le Cinque Terre, ma si rifletterà necessariamente anche su altri territori che, nella politica di parchi e delle risorse Pag. 51ambientali e culturali, stanno facendo scelte, investimenti e progettazioni soprattutto per il rilancio del turismo e della cultura ambientale. Un mega hotel nel pieno del parco delle Cinque Terre, un mostro di cemento che cambierebbe la fisionomia di un territorio millenario, visto che, se il progetto venisse attuato, le Cinque Terre diventerebbero sei, tra Manarola e Corniglia, proprio sopra la spiaggia, nella sede della vecchia ferrovia, in piena paleofrana, in contrasto con le normative dell'edificabilità sulla costa.

FRANCESCO RUTELLI, Ministro per i beni e le attività culturali. Ma c'è già! Onorevole, che si risponde a fare alle interrogazioni...?

LUCIO BARANI. Che vergogna apprendere che l'iter amministrativo ha ottenuto l'avallo della regione Liguria, della provincia di La Spezia, del comune di Riomaggiore, Vernazza e del parco delle Cinque terre, enti locali tutti amministrati da partiti a lei amici, signor ministro.
La riflessione: c'è un vecchio proverbio che dice che il diavolo si nasconde nei dettagli. In questo caso, parafrasando il titolo di un famoso film Il diavolo veste Prada qui il diavolo sveste l'ambiente e il paesaggio. I diavoli sono quei partiti che permettono questo sfruttamento. Signor ministro, non è così che si tutela l'ambiente, non è così che si aiutano i partiti amici. Credo che, in questo modo, si faccia un errore, che nessuno ci perdonerà mai, un errore contro l'ambiente, a favore di quei partiti a lei amici.

(Condizioni di sicurezza e di viabilità sulla strada statale 106 ionica - n. 3-00545)

PRESIDENTE. L'onorevole Morrone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00545 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).

GIUSEPPE MORRONE. Signor Presidente, signor ministro, negli ultimi anni la strada statale 106 ionica, che è lunga oltre 500 chilometri, da Reggio Calabria a Taranto, attraverso la Puglia e la costa ionica dalla Lucania alla Calabria, è diventata una delle strade più pericolose d'Italia. È stata addirittura definita come «la strada della morte», proprio a causa dell'impressionante percentuale di incidenti e scontri, soprattutto nel tratto calabrese. I dati confermano che soltanto nel 2004 sulla statale 106 sono avvenuti 414 incidenti e sono morte più di 40 persone. Ciò significa che orientativamente ci sono stati 0,083 casi di decesso per ogni chilometro. Questo elevatissimo numero di incidenti non è dovuto alla violazione del codice della strada, come qualcuno potrebbe pensare, ma è causato dall'estrema pericolosità del tratto stradale.
Si chiede, signor ministro, che vengano presi provvedimenti urgenti per riportare la statale 106 ionica ad una condizione di efficienza e, soprattutto, di sicurezza indispensabile per offrire un servizio dignitoso agli utenti della strada, che da anni rischiano la vita lungo questa pericolosissima arteria di collegamento.

PRESIDENTE. Il ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere.

ALESSANDRO BIANCHI. Ministro dei trasporti. Signor Presidente, risponderò anzitutto dicendo che condivido pienamente gli assunti che l'onorevole Morrone ha posto a premessa della sua domanda diretta; che, in particolare, il fatto che la sicurezza stradale rappresenti oggi una delle espressioni maggiori della società moderna è talmente presente, che abbiamo impostato un'intera linea di lavoro in questa finanziaria per sostenere, con misure di carattere normativo e finanziario, proprio la sicurezza in generale dei trasporti, in particolare quella stradale, per la quale nel triennio investiremo 204 milioni e, nell'anno 2007, 68 milioni.
La seconda premessa riguarda la pericolosità della strada statale 106, che è ormai assodata da anni e che deriva dal fatto che si tratta di un'arteria di vecchia costruzione e con pochissimi ammodernamenti. Pag. 52Penso, in particolare, al fatto che non mai stati effettuati interventi sui ponti che attraversano le numerose fiumare e sugli attraversamenti dei centri abitati. Occorre aggiungere che tale strada è insicura e richiede interventi, che riguardano sostanzialmente l'infrastruttura stessa e le tecnologie per la sicurezza.
Mi riferisco, in particolare, al fondo stradale, alla segnaletica, all'illuminazione, all'installazione di dissuasori e di barriere spartitraffico. Si tratta di interventi - lo ripeto - di carattere infrastrutturale, per i quali la responsabilità o, comunque, il compito del Ministero dei trasporti è limitato ad un'azione persuasiva nei confronti di quello che è e che considero il responsabile di questa condizione, che si chiama ANAS.
L'unico intervento urgente, onorevole Morrone, che il ministro dei trasporti può compiere è di reiterare un'azione già fatta molte volte, ossia insistere a sollecitare, ancora una volta, l'ANAS a intraprendere questi interventi urgenti.

PRESIDENTE. L'onorevole Morrone ha facoltà di replicare.

GIUSEPPE MORRONE. Signor ministro, la ringrazio e mi ritengo soddisfatto di quanto da lei, che è un tecnico molto conosciuto e molto noto, affermato.
Le sue parole mi fanno sperare che, a breve, su questa strada siano operati interventi, oltre che per la sicurezza, anche infrastrutturali.
Ho molta fiducia che questo Governo segni una forte discontinuità con il precedente, anche se devo dire che in passato membri calabresi del Governo hanno cercato di migliorare la viabilità di quella regione, ma l'attenzione generale del Governo del centrodestra era scarsa nei confronti dei problemi del Sud e della Calabria.
Quindi, sono soddisfatto e spero che questa forte discontinuità si verifichi concretamente per le infrastrutture e per tutto ciò che riguarda lo sviluppo di questa nostra terra.

(Obbligo di evidenziare la sagoma dei mezzi lunghi e pesanti con strisce retroriflettenti - n. 3-00546)

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00546 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5).

MARIO TASSONE. Signor ministro, rispondendo al collega che mi ha preceduto, ha dato la responsabilità all'ANAS per quanto riguarda la sicurezza della strada statale n. 106. Su questo, ovviamente, potremmo discutere.
L'argomento che evidenzio con la mia interrogazione a risposta immediata riguarda la sua diretta responsabilità, in quanto fa riferimento alle fasce retroriflettenti, la cui obbligatorietà per i TIR è entrata in vigore il 1o gennaio 2007, dopo una serie di proroghe.
C'è stato un suo tentativo, il 20 ottobre 2006, incontrandosi con alcune associazioni di autotrasportatori, di prorogare il termine. In tal senso è stato anche presentato un emendamento alla finanziaria, che però è stato dichiarato inammissibile. Per questo, anche per le dichiarazioni del suo sottosegretario ai trasporti, oggi vi è il pericolo che sia adottata una proroga, certamente con grande nocumento della sicurezza stradale e della difesa della vita umana.

PRESIDENTE. Il ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere.

ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, devo fare una breve aggiunta alla risposta che avevo preparato, perché il riferimento alla riunione del 20 ottobre deve essere precisato, in quanto in quella riunione le associazioni degli autotrasportatori avevano chiesto una proroga dei termini per l'installazione di questi sistemi di sicurezza e, in quell'occasione, dissi che come ministero avremmo esaminato la richiesta stessa, ma non prendemmo alcun impegno.Pag. 53
Viceversa, posso dire con assoluta certezza che, proprio al fine di garantire la sicurezza stradale e considerando l'alto tasso di incidentalità e mortalità sulle strade, di cui siamo ben consapevoli (tanto da avere avviato un discorso complessivo sulla sicurezza stradale, che presenteremo quanto prima sotto forma di atto di indirizzo al Consiglio dei ministri), il ministero non ha presentato proposte di modifica per uno slittamento dei termini dell'entrata in vigore dell'obbligo dell'installazione di strisce retroriflettenti e dei cosiddetti paraspruzzi sui veicoli adibiti al trasporto di cose.
Pertanto, dal 1o gennaio 2007 durante la circolazione è già fatto obbligo agli autoveicoli, ai rimorchi e ai semirimorchi adibiti al trasporto di cose nonché classificati per uso speciale o per trasporti speciali o specifici, immatricolati in Italia, con massa complessiva a pieno carico superiore a 35 tonnellate, di essere equipaggiati con strisce posteriori laterali retroriflettenti.
Analogamente, sempre a partire dal 1o gennaio 2007, gli autoveicoli, i rimorchi, i semirimorchi adibiti al trasporto di cose, di massa complessiva, a pieno carico, superiore a 7,5 tonnellate, immatricolati in Italia, devono essere equipaggiati con dispositivi atti a ridurre la nebulizzazione dell'acqua in caso di precipitazioni.
Credo, quindi, che quanto determinato dal ministero vada nella direzione di rispondere positivamente alle perplessità avanzate dall'onorevole Tassone.

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di replicare.

MARIO TASSONE. Signor ministro, pur prendendo atto della sua risposta, vorrei ricordare che il sottosegretario per i trasporti Annunziata, rispondendo ad un atto di sindacato ispettivo presentato dal sottoscritto, dall'onorevole Pedrini e dall'onorevole Barbieri, aveva ovviamente escluso che si potesse fare a meno della proroga. Egli, infatti, auspicava che questa venisse disposta; anzi, segnalo che sull'argomento si è svolto un vivace dibattito in sede di Commissione trasporti.
Comunque, prendo sicuramente atto della sua risposta. Auspico che possa essere condotta una politica seria in materia di sicurezza stradale, perché, signor ministro, vi sono stati alcuni segnali dai quali risultava che si voleva dissipare quanto era stato realizzato nella passata legislatura in direzione della difesa della vita umana.
Ritengo molto importante quanto lei ha affermato quest'oggi; ovviamente, lei si riferiva ai TIR, ai camion ed ai mezzi pesanti che superano 3,5 tonnellate, non 35. Ci auguriamo naturalmente che tutto ciò possa essere mantenuto. Ricordo che vi sono alcuni tentativi in senso contrario, ma soprattutto che alcune categorie di autotrasportatori hanno tentato di ottenere che venisse disposta una proroga dei termini.
Vorremmo capire, dunque, se prevarrà l'interesse economico e di parte di alcuni settori molto forti, oppure quello alla tutela della vita umana. Auspico che quanto da lei detto, signor ministro, sia mantenuto nel prosieguo della sua attività, nonché di quella del Governo nel suo complesso (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).

(Presunta esistenza di un mercato illegale delle cornee - n. 3-00547)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Virgilio ha facoltà di illustrare l'interrogazione Leone n. 3-00547 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6), di cui è cofirmatario.

DOMENICO DI VIRGILIO. Signor ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, la ringrazio per la sua presenza, ma non se ne dolga se stigmatizzo l'assenza del ministro della salute.
Ricordo che sia nei giorni scorsi, sia anche oggi, sugli organi di stampa divampa la polemica dopo le dichiarazioni, contenute in un'intervista rilasciata da un noto settimanale, rese dal direttore generale del policlinico Umberto I di Roma circa un Pag. 54abominevole e scandaloso traffico di cornee, che sarebbero state estirpate in maniera fraudolenta alle salme nel passaggio nei sotterranei, tanto da costringere lo stesso direttore generale ad istituire una forza di sorveglianza per accompagnare tali salme.
Questo messaggio ha gravemente compromesso la fiducia dei cittadini italiani verso il citato policlinico e le strutture sanitarie italiane ed ha gettato discredito sui nostri oculisti, che sono noti in tutto il mondo.
Le chiedo, pertanto, quali provvedimenti abbia preso o intenda assumere il ministero interrogato, o il Governo per la sua competenza, per appurare la verità e quali provvedimenti si intendano adottare nei confronti del direttore generale del policlinico Umberto I, che così superficialmente ha lanciato questo messaggio tanto distorcente.

PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, il comando dei NAS di Roma, su segnalazione di un dipendente (come è stato ricordato) dell'azienda Umberto I, in data 14 agosto 2006 ha esaminato numerose cartelle cliniche di pazienti deceduti all'interno della struttura sanitaria per individuare eventuali espianti di cornee o organi non autorizzati, ma non sono state rinvenute anomalie: questa, quindi, è la prima risposta che mi sembra importante fornire.
La seconda risposta che intendo dare è che sono stati ascoltati anche, per sommarie testimonianze, i parenti dei deceduti e le persone indicate dal denunciante, ma anch'essi non hanno riferito notizie utili per il prosieguo dell'indagine; tant'è che, in data 21 novembre 2006, è stata informata la competente procura della Repubblica di Roma.
Per quanto riguarda le presunte dichiarazioni del direttore, cui avete fatto riferimento, si precisa che l'interessato, come voi sapete, ha smentito con fermezza che all'interno del policlinico Umberto I siano avvenuti furti di cornee.
Per quanto concerne gli altri ospedali italiani - assieme al ministro Turco, abbiamo concordato di cogliere anche questa occasione - il ministro della salute ha dato incarico ai NAS di effettuare un'ispezione straordinaria, che si è svolta nelle giornate dell'8 e 9 gennaio. Credo che dobbiamo essere grati ai NAS (e darò ora alcuni riferimenti) poiché l'azione ispettiva è stata straordinaria per la sua unicità, rapidità nell'effettuazione dei controlli ed estensione territoriale. Essa ha riguardato 321 ospedali su un totale di 672 strutture pubbliche italiane, così distribuite: 89 al nord, 113 al centro e 119 nel sud e nelle isole.
È stata ispezionata quasi la metà degli ospedali pubblici italiani, che per dimensioni e per capacità operativa assorbono oltre il 70 per cento del totale delle attività assistenziali ospedaliere. L'esame dei dati fa emergere un quadro complessivamente positivo della sanità in Italia. Il 46,1 per cento delle strutture non ha presentato alcuna irregolarità; il 36,4 ha fatto rilevare violazioni meramente amministrative ed il 17,4 irregolarità per le quali è prevista la segnalazione all'autorità giudiziaria. Non è stata predisposta alcuna chiusura per gravi carenze. In tutte le strutture con irregolarità di qualsivoglia natura è stato verificato, comunque, che non sono pregiudicati i livelli di qualità e di sicurezza delle prestazioni sanitarie erogate ai cittadini.
Nelle prossime settimane il ministro della salute avvierà, d'intesa con le regioni, un'ulteriore indagine conoscitiva volta a verificare il livello di rispetto delle misure previste dai protocolli di sicurezza igienica (secondo tali protocolli, le strutture sanitarie e le operazioni sanitarie devono garantire un determinato livello di rispetto).
Inoltre, è cominciata una collaborazione con regioni che hanno maggiori difficoltà dal punto di vista della gestione della sanità: con la Calabria, con il Lazio...

Pag. 55

PRESIDENTE. La invito a concludere.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, le chiederei la possibilità di avere un altro minuto di tempo per dare ulteriori informazioni, se gli interroganti vogliono.

PRESIDENTE. Signor ministro, un minuto è troppo: lei sa che non si può.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Allora, mi conceda soltanto trenta secondi, signor Presidente.
Per quanto riguarda la situazione del policlinico Umberto I, sono previsti due tipi di interventi, del resto già annunciati. Il primo è un provvedimento normativo urgente, da condividere con le regioni, per dare immediata attuazione all'articolo 2 del decreto legislativo 21 dicembre 1999, n. 517, per trasformare i policlinici in aziende ospedaliere universitarie integrate con il Servizio sanitario nazionale. Ciò consentirebbe di assumere nella proprietà dell'azienda gli immobili del policlinico, in modo da operare le ristrutturazioni necessarie ad eliminare lo stato di degrado.

PRESIDENTE. Grazie, signor ministro...

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. L'ultima considerazione riguarda altri interventi, sempre a favore del policlinico Umberto I, per 218 milioni di euro, con la compartecipazione della regione Lazio per 103 milioni di euro, per ristrutturazioni...

PRESIDENTE. Sono davvero rammaricato, signor ministro. Grazie.
L'onorevole Di Virgilio, ha facoltà di replicare.

DOMENICO DI VIRGILIO. Signor ministro, sono profondamente deluso dalla sua risposta alla mia interrogazione, nella quale puntavo il dito, prevalentemente, sulle responsabilità degli amministratori locali.
Sappiamo benissimo che i nostri NAS sono bravi : in loro abbiamo ampia fiducia, mentre non ne abbiamo alcuna nei responsabili del grave fatto che abbiamo segnalato. Non dimentichiamo che ci stiamo occupando di un problema che ha profondamente scosso l'opinione pubblica! Ricordo che in Italia il primo trapianto di cornea fu effettuato nel gli anni Cinquanta (lo ricordo perché il donatore fu don Carlo Gnocchi) dopo di che, tra gravi difficoltà e carenze legislative (le donazioni annue erano cinquanta o sessanta) grazie alla perizia dei nostri oculisti si giunse, alla fine degli anni Ottanta, alla costituzione della prima banca degli occhi a Mestre. Nel 1993, grazie all'intervento di grandissimi oculisti (come Mario Stirpe ed altri) furono costituite la seconda banca degli occhi, presso l'ospedale San Giovanni di Roma, quindi altre sette, tanto che i nostri oculisti sono stati considerati all'avanguardia nel mondo. In particolare, Venezia è stata riconosciuta come centro delle banche degli occhi in Europa. Oggi, le nostre banche degli occhi dispongono di oltre quattromila cornee e sono perfettamente idonee a soddisfare tutte le richieste.
La nostra stigmatizzazione riguarda un episodio gravissimo - è stato trasmesso all'opinione pubblica un gravissimo messaggio - che ha screditato profondamente il policlinico Umberto I di Roma ed il direttore generale della struttura, tanto è vero che anche i giornali riportano la notizia di un crollo degli accessi e della cancellazione di molte prenotazioni. Peraltro, i nostri oculisti finiscono per pagare le conseguenze di questa situazione anche all'estero, a causa di una campagna di stampa denigratoria.
È per questo che avevo chiesto quali provvedimenti intendesse prendere il ministro per rimediare al grave danno prodottosi. Grazie.

(Misure per il contenimento delle emissioni di gas serra - n. 3-00548)

PRESIDENTE. L'onorevole Mariani ha facoltà di illustrare la sua interrogazione Pag. 56n. 3-00548 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7).

RAFFAELLA MARIANI. Grazie, signor Presidente.
Signor ministro, non è più in discussione l'urgenza che il fenomeno dei cambiamenti climatici impone all'agenda delle istituzioni: ce la impongono anche i cittadini. Scetticismi e miopi considerazioni sulla possibilità di rinvii per le misure da intraprendere al fine di arginare lo squilibrio tra sviluppo, salvaguardia delle risorse naturali e stili di vita sono stati superati da fatti concreti e da evidenze scientifiche. L'esempio più eclatante è costituito dal fenomeno Kirill, il ciclone abbattutosi sul nord Europa e da numerosi altri eventi estremi che si sono abbattuti sempre più frequentemente sul nostro pianeta, ma bisogna considerare, soprattutto, il comprovato surriscaldamento di quest'ultimo.
A dieci anni dall'adozione del protocollo di Kyoto l'Italia risulta essere, purtroppo, uno dei paesi meno virtuosi nel rispetto degli obiettivi del contenimento delle emissioni di gas serra.
La Commissione europea ha approvato in questi giorni un piano per una nuova politica energetica, che si pone l'obiettivo della riduzione del 20 per cento delle emissioni inquinanti entro il 2020. I principali governi stanno adottando misure per l'organizzazione delle loro politiche. A tal fine, signor ministro, considerando anche che nella prima legge finanziaria del Governo Prodi sono previste significative misure al riguardo, le chiedo quali provvedimenti intenda adottare il Governo stesso, anche in collegamento con i numerosi ministeri interessati.

PRESIDENTE. Il ministro per l'attuazione del programma di Governo, onorevole Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere.

GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, la sensibilità della coalizione di centrosinistra nei confronti delle tematiche ambientali è testimoniata in più parti del programma di Governo 2006-2011. In particolare, relativamente al protocollo di Kyoto, nel programma si afferma: «Noi crediamo che il Protocollo di Kyoto rappresenti un'opportunità per l'innovazione delle politiche energetiche e per una riduzione della dipendenza dall'importazione di combustibili fossili. Proponiamo, dunque, che il Protocollo di Kyoto venga immediatamente attuato, valorizzando le sue ricadute positive nel nostro paese con misure interne che consentano di raggiungere almeno l'80 cento degli obblighi di riduzione e facendo ricorso, per la parte restante, agli interventi di cooperazione internazionale previsti dal Protocollo stesso».
In sede comunitaria, come ricordato nell'interrogazione, la Commissione ha divulgato un pacchetto di proposte da sottoporre all'approvazione del Consiglio europeo dell'8 e 9 marzo 2007 per rilanciare la politica energetica dell'Unione europea. Accanto all'obiettivo che i paesi più sviluppati, entro il 2020, riducano le emissioni di CO2 del 30 per cento rispetto al 1990, per l'immediato la Commissione propone che l'Unione si impegni, in via unilaterale, a ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 20 per cento. Si tratta di un obiettivo più che doppio rispetto a quanto previsto dal Protocollo di Kyoto.
Come correttamente evidenziato nell'interrogazione, dopo anni di sostanziale inerzia - o, sarebbe preferibile parlare di disapplicazione del protocollo, atteso che, con il precedente Governo, le emissioni di gas a effetto serra, invece di ridursi del 6,5 per cento, come previsto dal protocollo, sono aumentate addirittura del 13 per cento - con la legge finanziaria 2007, come è stato ricordato, si è attuata una sostanziale inversione di rotta nella direzione della tutela effettiva dell'ambiente. Accanto e oltre alle misure e alle iniziative già previste nella legge finanziaria citata, il Governo italiano è impegnato soprattutto affinché siano rispettati gli obblighi assunti nel primo periodo di applicazione del protocollo. Il nostro paese deve provvedere Pag. 57a ridurre di circa 98 milioni di tonnellate annue le emissioni di CO2, entro il 2012.
In particolare, il Governo ha approvato diverse misure atte a recuperare il gap accumulato negli ultimi anni. Sono stati ridotti i permessi di emissione di circa 14 milioni di tonnellate annue, passando da un totale di 223 milioni ad una proposta di 209 milioni. Gli interventi nel settore dei trasporti prevedono la promozione di veicoli con emissioni inferiori a 145 grammi di CO2 per chilometro e in tale direzione muovono diversi provvedimenti contenuti nella legge finanziaria 2007. A questo proposito, meritano di essere ricordate anche le misure relative allo sgravio fiscale del 55 per cento per gli interventi di ristrutturazione di edifici e per nuove costruzioni, che riducano i consumi nella misura, almeno, del 50 per cento rispetto agli standard. Dovrei ricordare, molto brevemente, anche le altre iniziative sull'uso delle energie rinnovabili nei nuovi edifici e gli interventi a favore degli enti locali.
Come si vede, si tratta di una sensibilità operativa.

PRESIDENTE. L'onorevole Margiotta, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, mi dichiaro soddisfatto della risposta puntuale che il signor ministro ha voluto dare all'interrogazione della collega Mariani. Dobbiamo avere la consapevolezza - noi, deputati de L'Ulivo, l'abbiamo - che alla nostra generazione politica spetta in questo momento, qui ed ora, un compito fondamentale, quello di provare a salvare il pianeta; è un compito difficile. Questo è il momento delle determinazioni e delle azioni. Non vi sarà altro tempo per farlo.
Signor ministro, lei ha citato alcuni dati; a mia volta, ne ricorderò altri. Molti studiosi ritengono che nel corso di questo secolo la temperatura media mondiale aumenterà di 5 gradi centigradi. I dieci anni più caldi mai registrati nella storia si sono concentrati tra il 1991 ed oggi. A fronte di tutto ciò, se l'Unione europea non interverrà - come ella ha affermato - in modo serio e mirato sulle politiche energetiche e dei trasporti, anziché assistere ad una riduzione dell'emissione di gas ad effetto serra se ne verificherà un aumento, quantificabile fino al 6,5 per cento.
Gli effetti di tutto ciò iniziano a vedersi; infatti, News Week nel mese di ottobre ha evidenziato che alcune specie animali iniziano a scomparire a causa dell'innalzamento della temperatura.
Non a caso abbiamo interrogato il ministro per l'attuazione del programma; riteniamo, infatti, che su questi argomenti la risposta non possa che essere trasversale rispetto alle politiche dei diversi dicasteri.
Occorrono politiche integrate ed omogenee che agiscano radicalmente e fortemente sull'efficienza energetica e sul risparmio energetico, sull'incremento e sul potenziamento delle fonti rinnovabili, sulle politiche della mobilità e dei trasporti e, in definitiva, sull'innovazione tecnologica e sulla ricerca. Infatti, anche dal mondo scientifico ci aspettiamo un contributo in tale direzione.
Questi punti sono ben chiariti nella risoluzione Realacci approvata dall'VIII Commissione e riteniamo sia importante continuare a vigilare e a lavorare su di essi, nella consapevolezza del ruolo storico che ci è stato affidato all'inizio del terzo millennio.

(Scelte in materia di basi militari straniere ed organizzazione della Conferenza nazionale sulle servitù militari - n. 3-00549)

PRESIDENTE. L'onorevole Venier ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00549 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8).

IACOPO VENIER. Signor ministro, il programma dell'Unione impegna il Governo a realizzare una Conferenza nazionale sulle basi e le servitù militari, per Pag. 58affrontare anche con le popolazioni locali il grave problema di tanta parte del territorio italiano, consegnato nelle mani degli Stati Uniti.
Il programma ci impegna alla pace e ad una piena discontinuità con le gravi scelte del Governo Berlusconi. La costruzione della nuova base USA a Vicenza è in piena contraddizione con tutto ciò.
A Vicenza verranno le truppe d'assalto della folle guerra scatenata da Bush, a Vicenza obbediamo alle richieste degli Stati Uniti che violentano il territorio, a Vicenza decidiamo contro la volontà della popolazione locale e del popolo dell'Unione.
Signor ministro, le chiedo quando si terrà la Conferenza nazionale sulle basi e se il Governo non intenda riconsiderare la grave decisione assunta sulla base di Vicenza (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

GIORGIO CONTE. Chi te l'ha detto...? vergognati!

PRESIDENTE. Il ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere.

GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, l'opportuno ma parziale riferimento degli interroganti al programma elettorale dell'Unione mi fornisce l'occasione per ribadire la volontà del Governo di agire secondo una strategia che vede il nostro Paese - leggo dal programma - saldamente inserito in Europa come protagonista delle politiche di integrazione europea nonché come alleato leale degli Stati Uniti. Nell'ambito di questa scelta di fondo, in considerazione di un sostanziale mutamento del quadro geopolitico intervenuto nel corso degli anni Novanta, il programma stesso individua la necessità di una rivisitazione complessiva del sistema di difesa italiano, tenendo nella dovuta considerazione le nuove necessità presenti.
Esattamente su questa linea di condotta, il ministro della difesa, il 25 ottobre scorso, nel corso di un'audizione nell'ambito di un'indagine conoscitiva sulle servitù militari promossa dalla IV Commissione, ha avuto modo di esplicitare gli orientamenti del Governo. Il ministro ha confermato l'intendimento di convocare una Conferenza nazionale a similitudine di quella del 1981. Tale Conferenza dovrà costituire un momento di sintesi e bilancio di tutte le attività che il Ministero della difesa ha già intrapreso per affrontare le situazioni più urgenti.
Nel contempo, si stanno già effettuando i necessari inventari e si sta procedendo a riunioni bilaterali dedicate alle problematiche delle singole regioni. In particolare, si è iniziato con la Sardegna e il Friuli Venezia Giulia a formare i primi elenchi di beni dismissibili.
Alla stessa linea di condotta devono essere riportate le azioni che hanno definito l'avvenuta cessione di Palazzo Barberini, l'iniziativa relativa alla cessione delle frequenze WiMax e il rilascio da parte della Marina militare statunitense della base militare de La Maddalena. Il Governo, quindi, non ha cambiato idea, ma ha già proceduto e continuerà a svolgere la sua azione secondo le linee indicate dal programma.
Giova ricordare, inoltre, che la legge finanziaria per il 2007, al comma 263, prevede un programma di dismissione dei beni immobili in uso alla Difesa per un valore di 4 miliardi di euro in due anni.
Per quel che riguarda, poi, i punti sollevati dall'interrogante relativi all'unificazione della 173a brigata statunitense presso l'aeroporto Dal Molin di Vicenza, ribadisco quanto è già stato affermato dal Governo nelle sedi parlamentari, ovvero che esistevano, da parte del Governo americano, aspettative consolidate fondate sulla disponibilità del precedente Governo di corrispondere alla richiesta avanzata dagli Stati Uniti.
Il Governo, ritenendo tuttavia non irrilevanti le obiezioni avanzate da parti significative della comunità locale, mentre confermava la compatibilità del progetto con le linee di politica estera e di difesa, aveva ritenuto di dare ad esse seguito solo Pag. 59sulla base di un pronunciamento esplicito della comunità locale fino ad allora non formalizzato. Venivano perciò sollecitati ripetutamente gli organi di rappresentanza competenti, che nello scorso 26 ottobre si pronunciavano favorevolmente sull'ampliamento attraverso un voto del consiglio comunale di Vicenza.

PRESIDENTE. Deve concludere...

GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Sollecitato ad una risposta dall'amministrazione americana, il Presidente del Consiglio, muovendo dai deliberati degli organi di rappresentanza locale, ha ritenuto di confermare la posizione del Governo precedente, ha ritenuto, cioè, di dare la disponibilità a corrispondere alla richiesta avanzata dagli Stati Uniti.

Una voce dai banchi del gruppo dei Verdi: Vergogna!

PRESIDENTE. L'onorevole Venier ha facoltà di replicare.

IACOPO VENIER. Signor ministro, sono davvero dispiaciuto ma devo dirle che la sua risposta non ci soddisfa. Noi Comunisti italiani sosteniamo lealmente Prodi ed il suo Governo. Noi abbiamo salutato con gioia il ritiro dall'Iraq e appoggiamo pienamente la missione in Libano. Su Vicenza, però - come sull'Afghanistan, del resto - non stiamo dando attuazione al programma ma stiamo invece contentando gli USA contro ogni ragionevolezza e diritto. Vicenza non si rassegna, la questione non è affatto chiusa. Noi Comunisti non chiediamo al nostro Governo l'uscita dalla NATO, la rottura dell'alleanza con gli Stati Uniti ma semplicemente il rispetto del programma elettorale. Siamo stati eletti per portare in Parlamento la voce del popolo della pace e siamo certi che il nostro Governo saprà saggiamente ascoltarla.
Serve un gesto, signor ministro, di dignità, di ragionevolezza, che corregga tutti gli errori sin qui commessi. In politica si può, si deve poter cambiare opinione e decisione di fronte alla forza dei fatti (Il deputato Venier espone un drappo bianco raffigurante un aereo militare sbarrato da un segnale di divieto e recante la scritta: «NO Dal Molin» - Commenti)...
Signor ministro, guardi questa bandiera. Non è una bandiera di un gruppo di estremisti: è il simbolo di una lotta popolare, che chiede semplicemente all'Italia di essere un paese più libero (Commenti dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania) più giusto, un paese di pace...

GIORGIO CONTE. Buffone!

FEDERICO BRICOLO. Buffone!

IACOPO VENIER. Dobbiamo rivedere questa decisione, dobbiamo essere in sintonia con il nostro popolo, dobbiamo rivedere la posizione assunta (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani e Verdi - Commenti dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)...

PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi di lasciare terminare l'intervento del collega...
Onorevole Venier, la richiamo all'ordine!
Non è possibile proseguire... Passiamo quindi alla successiva interrogazione (Commenti del deputato Salerno). Onorevole Salerno, la richiamo all'ordine!

ROBERTO ULIVI. Ma richiami lui!

(Correttezza dei concorsi nelle università italiane - n. 3-00550)

PRESIDENTE. L'onorevole Costantini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00550 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9).

CARLO COSTANTINI. Signor ministro, in questi giorni sono emersi i risultati delle indagini di alcune procure della Repubblica riportati da autorevoli organi di informazione che hanno rivelato una verità Pag. 60per certi versi incontestabile. Oggi, l'accesso alle carriere universitarie è oggettivamente precluso a chi ha deciso di investire esclusivamente in competenza, in conoscenza scientifica ed in preparazione professionale.
In tale contesto, faccio fatica a considerare la possibilità di un'inversione del rapporto con il sistema imprenditoriale privato; faccio, cioè, fatica a pensare che il privato possa considerare soddisfacente e positivo l'investimento nel sistema universitario. Analogamente, faccio fatica a pensare che un incremento dei trasferimenti di fondi a favore dell'università possa da solo portare a risultati positivi se solo si considera come il sistema, in tantissimi casi, selezioni la propria classe dirigente e le persone che ricoprono maggiore responsabilità con questi sistemi.

PRESIDENTE. Deve concludere...

CARLO COSTANTINI. Pertanto, le chiedo, signor ministro, di conoscere il suo parere e di sapere se per lei questi aspetti costituiscano una emergenza e, in caso affermativo, quali iniziative intenda assumere.

PRESIDENTE. Il ministro dell'università e della ricerca, Fabio Mussi, ha facoltà di rispondere.

FABIO MUSSI, Ministro dell'università e della ricerca. Signor Presidente, desidero intanto precisare che quanto affermato nell'interrogazione, secondo la quale in Italia i concorsi universitari e più in generale le carriere universitarie verrebbero rigorosamente riservate a parenti o, in casi eccezionali, a raccomandati, rappresenta certamente un aspetto patologico del problema ma non può essere riferito a tutti ed alla complessiva gestione dei concorsi universitari. Io sono per colpire i vizi e duramente, non per sparare nel mucchio.
È del tutto evidente che nei casi di illegalità il Ministero dell'università e della ricerca non può che sostenere l'accertamento degli organi inquirenti e l'azione della magistratura per la tutela della legalità e del prestigio dell'università italiana e del valore degli studi svolti nel nostro Paese. Proprio per questo, alcuni mesi or sono ho chiesto all'Avvocatura dello Stato di costituire il Ministero dell'università e della ricerca parte civile in ogni eventuale processo penale, a tutela del prestigio dell'università italiana: non era mai successo e credo che sia significativo.
Nel merito, osservo che la legge n. 230 del 2005, approvata nella scorsa legislatura e contenente la delega al Governo in materia di nuovi concorsi a professore universitario, ha introdotto con il decreto legislativo n. 164 del 2006 una procedura alquanto macchinosa, che, basandosi su un giudizio di idoneità nazionale ed una valutazione comparativa presso ciascuna università, pone seri problemi applicativi. Per queste ragioni, ho già avviato lo studio per una revisione accurata delle normativa, per introdurre nuove procedure celeri, trasparenti ed allineate agli standard internazionali, come stabilito, per esempio, in finanziaria relativamente ai concorsi per ricercatore.
Così offriremo giuste opportunità ai giovani di talento, rimuovendo anche il temporaneo blocco dei concorsi per ordinario e associato che si è venuto a creare dopo l'approvazione della legge n. 230 del 2005. Al contempo, all'Agenzia nazionale di valutazione del sistema - che lei, onorevole Costantini, richiama giustamente nell'interrogazione -, al Sistema universitario della ricerca, istituito nello scorso dicembre, sarà devoluta la valutazione dei risultati del reclutamento. Concludo, sottolineando che il turn over universitario non risulta al momento bloccato perché nessuna sospensione è stata operata sui concorsi a ricercatore, cioè sul reclutamento nella fascia di ingresso del personale docente universitario, e sono in via di completamento i concorsi per professori ordinari ed associati già banditi. Tuttavia, mi pare che il problema da affrontare per la docenza sia questo e lo sintetizzo così: ci sono 20 mila ordinari, 19 mila associati, 22 mila ricercatori (una struttura bizzarra della docenza ed un'età media altissima). Occorre ripristinare la piramide, tenere Pag. 61aperti i canali per i nuovi docenti, abbassare rapidamente l'età media, premiare il merito ed il talento: questo è il mio impegno.

PRESIDENTE. L'onorevole Costantini ha facoltà di replicare.

CARLO COSTANTINI. Signor ministro, ovviamente la mia era una provocazione. È evidente che non si può fare di tutta l'erba un fascio. Sono sicuramente soddisfatto della sua presa di posizione, del rigore e dell'energia che ha espresso. Del resto, il gruppo dell'Italia dei Valori ha sostenuto la sua azione fino ad oggi e continuerà a sostenerla. Sono convinto che alcune indicazioni contenute nella legge finanziaria, soprattutto la costituzione dell'Agenzia per la valutazione, nel medio e lungo termine darà delle risposte incisive. Comunque, sono soddisfatto della sua volontà di intervenire immediatamente in maniera radicale lì dove possibile, anche promuovendo la costituzione di parte civile del Governo, per far capire al sistema che qualcosa sta cambiando e per anticipare gli effetti della riforma: anch'io sono convinto che, nel giro di uno, due o tre anni, portata a regime, dovrà produrre sicuramente risultati positivi.

(Posizione del ministro per le politiche per la famiglia sul riconoscimento pubblico delle coppie omosessuali - n. 3-00541)

PRESIDENTE. L'onorevole Pini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-00541 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10), di cui è cofirmatario.

GIANLUCA PINI. Signor ministro, apprendiamo dagli organi di stampa e, a questo punto, anche da comunicazioni ufficiali dell'Esecutivo che vi è la volontà, da parte di questo Governo e di questa maggioranza, di procedere con un disegno di legge finalizzato alla realizzazione dei cosiddetti PACS. Stante che la Lega ritiene questo disegno di legge irragionevole e privo di una logica giuridica, le chiediamo di rispondere ad un quesito molto semplice: se, di fatto, lei vuole equiparare queste relazioni anche di carattere omosessuale alla famiglia tradizionale.
Questo perché abbiamo il timore, da dichiarazioni fatte soprattutto dall'estrema sinistra, che poi la deriva porti sostanzialmente all'adozione di bambini da parte di coppie omosessuali, oppure all'introduzione eventuale di pratiche e tecniche di procreazione assistita all'interno di queste coppie. Grazie.

PRESIDENTE. Il ministro per le politiche per la famiglia, Rosy Bindi, ha facoltà di rispondere.

ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. Signor Presidente, il Governo è impegnato a dare attuazione al proprio programma che sul tema in oggetto si esprime in maniera molto chiara.
Il Governo proporrà il riconoscimento giuridico di diritti, prerogative e facoltà alle persone che fanno parte delle unioni di fatto.
Al fine di definire natura e qualità di una unione di fatto, non è dirimente il genere dei conviventi, né il loro orientamento sessuale. Va considerato piuttosto, quale criterio qualificante, il sistema di relazioni, sentimentali, assistenziali e di solidarietà, la loro stabilità, e volontarietà.
Siamo impegnati ad attuare questo punto del nostro programma, il che significa che non abbiamo alcuna intenzione di proporre un disegno di legge incostituzionale, che cioè non riconosca il plusvalore che la nostra Carta costituzionale attribuisce alla famiglia fondata sul matrimonio all'articolo 29.
Non abbiamo intenzione di riconoscere le unioni di fatto in quanto tali, ma i diritti delle persone che ne fanno parte, attraverso un sistema giuridico essenziale, che non equipari queste unioni di fatto alla famiglia, ma che d'altra parte non neghi alle persone che ne fanno parte quei diritti fondamentali ai quali ci richiama all'articolo 2 della Costituzione, che estende la garanzia dei diritti inviolabili Pag. 62della persona, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali, così come richiede che siano adempiuti i doveri inderogabili di solidarietà.
In relazione a tale situazione noi intendiamo naturalmente proporre una legislazione che non intende assolutamente discriminare l'orientamento sessuale delle persone che fanno parte delle unioni di fatto, perché ciò sarebbe altrettanto incostituzionale, in quanto la nostra Costituzione ci vieta di discriminare per la tutela dei diritti inviolabili della persona umana qualunque persona.
Diverso è quanto lei riferisce in relazione ai rapporti con i figli, con la generazione.
È evidente che i bambini hanno diritto ad avere un padre e una madre.
Il disegno di legge che il Consiglio dei ministri intenderà proporre alla decisione del Parlamento (sia maggioranza che opposizione, perché su queste materie non ci sono maggioranze precostituite, è il Parlamento che si esprime, auspicando peraltro che nel nostro Paese non si realizzi mai il bipolarismo etico) su questa materia non prevederà, per quello che riguarda i figli, né forme di adozione, né forme surrettizie di ricorso a pratiche di fecondazione assistita.
Penso quindi che l'interrogante possa ritenersi tranquillo su questo punto. Vorremmo essere altrettanto tranquilli che nessuno intende discriminare le persone per l'orientamento sessuale.

PRESIDENTE. L'onorevole Pini ha facoltà di replicare.

GIANLUCA PINI. Ministro, le assicuro che da parte della Lega non vi è nessuna, ma proprio nessuna intenzione di discriminare le persone per quello che riguarda i loro orientamenti sessuali. Ognuno è libero di fare le proprie scelte.
Nessuno invece deve essere libero di scardinare sostanzialmente la base della società, cioè la famiglia. Quindi, rispetto alla sua risposta, noi non possiamo dirci assolutamente contenti, assolutamente soddisfatti.
Siamo anzi un po' preoccupati, più che altro perché, oltre a conoscere il suo pensiero, a questo punto, vorremmo sapere cosa ne pensa la estrema sinistra di questa sua risposta, visto che sta imponendo pesantemente all'agenda politica la questione del riconoscimento delle coppie omosessuali come coppie di fatto, questo sta facendo. Leggo le dichiarazioni più disparate, all'interno della maggioranza. Lei oggi ci dà una risposta, ma io temo (vedo ad esempio l'onorevole Grillini in aula) di leggere fra mezz'ora magari qualche dichiarazione all'Ansa che la smentisce.
Quindi, non soltanto non possiamo ritenerci soddisfatti della sua risposta, ma siamo anche fortemente preoccupati. Infatti, negli altri paesi che hanno adottato la deriva del riconoscimento delle coppie omosessuali è stato compiuto il passo successivo che lei invece ha assicurato non avverrà mai. Forse non avverrà in questo frangente, ma la questione dirimente è proprio questa: se intendete riconoscere legalmente, ed in qualche modo equiparare, le unioni omosessuali alle unioni di fatto, è scontato che accada quanto avvenuto in alcune democrazie deboli, dove il passaggio successivo è stato quello di concedere l'adozione di bambini a coppie omosessuali. Non solo il Cardinale Ruini, ma anche la comunità scientifica più volte ha fatto presente quanto sia pericoloso (I deputati Grillini e De Simone espongono cartelli raffiguranti un triangolo rosa rovesciato)...

FEDERICO BRICOLO. Signor Presidente, espongono dei cartelli!

PRESIDENTE. Prego gli onorevoli Grillini e De Simone di ritirare i cartelli. Sanno benissimo che non li possono esporre.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, purtroppo ... Cosa vuole, ognuno esprime le ragioni che ha! Se queste sono le sole ragioni del centrosinistra, non so cosa farci!

Pag. 63

PRESIDENTE. Si rivolga al Presidente....

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, infatti mi sono rivolto a lei.

PRESIDENTE. Bene...

GIANLUCA PINI. Un attimo, signor Presidente ...

PRESIDENTE. Onorevole Pini, il suo tempo è già esaurito.

GIANLUCA PINI. Concludo richiamando la pericolosità e la preoccupazione della Lega per il fatto che tale deriva possa prendere avvio immediatamente dopo l'approvazione del progetto di legge. Di tale progetto, peraltro, non si conoscono ancora i contenuti, che non sono stati illustrati dal ministro in maniera dettagliata (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e Alleanza Nazionale).

(Iniziative per incentivare la rottamazione delle autovetture non adibite al trasporto promiscuo - n. 3-00551)

PRESIDENTE. L'onorevole Trepiccione ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00551 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).

GIUSEPPE TREPICCIONE. Signor Presidente, signor ministro, l'articolo 1, comma 224, della legge finanziaria per il 2007 prevede un sistema di incentivi per la rottamazione senza sostituzione, fissando il contributo nei limiti di 80 euro ai soli autoveicoli per il trasporto promiscuo, tralasciando la categoria degli autoveicoli adibiti al trasporto privato. Invece, il comma 226, in cui sono specificati gli incentivi per la sostituzione realizzata attraverso la demolizione, fa riferimento anche alle autovetture che possono essere sostituite con autovetture nuove, immatricolate come euro 4 o euro 5, prevedendo un contributo di 800 euro per l'acquisto di detti autoveicoli, nonché l'esenzione dal pagamento delle tasse automobilistiche.
Signor ministro, sembrerebbe trattarsi di un errore materiale. Se così fosse, chiedo come intenda procedere il Governo. Non sarebbe forse opportuno effettuare questa modifica con decreto, già in sede del prossimo Consiglio dei ministri?

PRESIDENTE. Il ministro dell'economia e delle finanze, Tommaso Padoa Schioppa, ha facoltà di rispondere.

TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, l'onorevole Trepiccione chiede se non si intendano adottare iniziative volte ad estendere le agevolazioni previste dal comma 224 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007 anche alle autovetture non adibite al trasporto promiscuo. Vorrei far presente che le disposizioni della legge finanziaria, nei commi da 224 a 239, già adesso riguardano non solo gli incentivi alla rottamazione delle autovetture non adibite al trasporto promiscuo, ma anche altri interventi in materia, tra i quali: agevolazione ai soggetti che effettuano la rottamazione senza sostituzione del veicolo, a titolo di rimborso dell'abbonamento al trasporto pubblico locale; provvidenze per favorire il rinnovo del parco autocarri circolante mediante la sostituzione di veicoli immatricolati come euro 0 o euro 1 con veicoli nuovi a minore impatto ambientale; agevolazioni per l'acquisto di autovetture e di veicoli nuovi ed omologati dal costruttore per la circolazione, mediante alimentazione del motore con gas metano o GPL; benefici per acquisto di motocicli nuovi di categoria euro 3 con la contestuale sostituzione di motocicli appartenenti alla categoria euro 0.
A queste vanno aggiunte ulteriori provvidenze per l'installazione di impianti GPL o a metano per autotrazione ed un'iniziativa di carattere generale per l'introduzione di un sistema di contabilità e bilancio ambientale nello Stato, nelle regioni e negli enti locali. Infine, aggiungo che la VI Commissione (Finanze) ha invitato la Commissione di merito (Affari costituzionali) ad inserire nel testo del decreto-legge di proroga di termini una disposizione che Pag. 64estende il contributo sulla rottamazione anche ad autovetture private nel senso indicato dal documento parlamentare.
Osservo ancora - e concludo - che un emendamento in questo senso è stato presentato dall'onorevole Tolotti in Commissione affari costituzionali ed è decaduto in quanto il proponente era assente al momento della votazione. Questo emendamento è stato ripresentato in Assemblea e, oggi, il Presidente della Camera ha dichiarato la sua inammissibilità per estraneità di materia.
Sarà cura del Governo assecondare l'ulteriore corso di una modifica normativa che, in linea con quanto auspicato nel documento parlamentare e nel rispetto degli obblighi di copertura, riproduca il contenuto dell'emendamento in questione.

PRESIDENTE. L'onorevole Trepiccione ha facoltà di replicare.

GIUSEPPE TREPICCIONE. Signor Presidente, signor ministro, credo sia opportuno che il Governo si esprima al riguardo, anche perché, lasciando fuori da questo sistema di incentivi gli autoveicoli ad uso privato, in realtà non si risolve il problema.
Come lei sa, infatti, la categoria degli autoveicoli non adibiti al trasporto promiscuo è la più numerosa e la principale responsabile delle emissioni di CO2 nelle città.
Come Verdi, possiamo ritenerci sicuramente soddisfatti, anche perché l'ultima legge finanziaria ha sicuramente rafforzato le norme in materia di politica ambientale, che si affiancano anche ad altre misure di salvaguardia che il ministro ha recentemente citato, sia per quanto riguarda l'ambiente sia per quanto riguarda la tutela del territorio.
Gli ultimi dati forniti dalla Commissione europea e, soprattutto, la cronaca di questi giorni sicuramente ci lanciano dei moniti. La classe politica e, soprattutto, il Governo di centrosinistra si devono prefiggere un obiettivo prioritario, ossia quello di ridurre drasticamente gli effetti dei gas serra che sono sicuramente nocivi non soltanto per noi, ma anche per i nostri figli e per le generazioni future.
Abbiamo questo compito e spero che il Governo possa proseguire in questa direzione, per contrastare l'inquinamento e per affrontare in modo molto rapido e sostanziale altri temi che possono incidere sulla politica ambientale.

(Applicazione delle disposizioni della finanziaria in materia di agevolazioni fiscali per interventi di riqualificazione energetica degli edifici - n. 3-00552)

PRESIDENTE. L'onorevole Brugger ha facoltà di illustrare l'interrogazione Bezzi n. 3-00552 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12), di cui è cofirmatario.

SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, signor ministro, la legge finanziaria per il 2007 ha previsto la possibilità per il cittadino di detrarre le spese sostenute per interventi di riqualificazione energetica degli edifici. Tali benefici, entrati in vigore il 1o gennaio, necessitano, però, di un decreto ministeriale che dia piena attuazione alle detrazioni in questione e che dovrà essere emanato entro il 28 febbraio prossimo.
Gli uffici delle entrate ai quali bisogna inviare la documentazione non hanno ancora la nuova modulistica e stanno suggerendo di utilizzare la precedente; ma i cittadini, giustamente, sono preoccupati che la procedura non sia corretta e che, dopo l'emanazione del decreto, tali benefici non vengano loro riconosciuti a causa di errori ad essi non imputabili.
Le chiedo, signor ministro, quali siano i tempi di attesa per il decreto di attuazione e se, in attesa del provvedimento, esistano direttive più precise per coloro che intendano iniziare fin da subito i lavori di riqualificazione energetica.

PRESIDENTE. Il ministro dell'economia e delle finanze, Tommaso Padoa Schioppa, ha facoltà di rispondere.

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TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, vorrei far presente che le agevolazioni fiscali previste dai commi 344 e seguenti dell'articolo unico della legge finanziaria per il 2007 sono già operative e spettano per le spese documentate e sostenute fino al 31 dicembre 2007.
Le modalità di concessione della detrazione fiscale sono recate dal comma 348 sia attraverso il rinvio all'articolo 1 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e al decreto ministeriale del 18 febbraio 1998 n. 41, sia attraverso la previsione di specifiche condizioni connesse agli aspetti più propriamente tecnici degli interventi per i quali è riconosciuta la detrazione.
Sono già state avviate le procedure per l'adozione del decreto previsto dal comma 349 entro il termine, che ricordava l'oratore, del 28 febbraio 2007.
I contribuenti che non intendano attendere l'emanazione di questo decreto, comunque, possono utilizzare, fin da ora, la modulistica attualmente disponibile per la richiesta della detrazione per le ristrutturazioni edilizie, facendo menzione delle disposizioni introdotte dalla legge finanziaria per il 2007, in base alle quali si effettua la richiesta.

PRESIDENTE. L'onorevole Brugger ha facoltà di replicare.

SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, replico semplicemente per dichiararmi soddisfatto della risposta che è puntuale e precisa.

(Utilizzazione delle maggiori entrate tributarie verificatesi nell'anno 2006 - n. 3-00553)

PRESIDENTE. L'onorevole Salerno ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-00533 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 13), di cui è cofirmatario.

ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, una delle polemiche che montavano di più da parte dell'opposizione nel corso della precedente legislatura era che il Governo, presentando diversi provvedimenti una tantum, quali il condono fiscale, il rientro dei capitali dall'estero, avrebbe prodotto negli italiani l'uso di non pagare più le tasse.
In realtà, questi provvedimenti, nel 2006 (quando ancora non si sapeva se avrebbe vinto le elezioni il centrodestra o il centrosinistra), hanno prodotto negli italiani un diverso senso di responsabilità nei confronti del fisco, tant'è che, ad aprile, le entrate cosiddette ordinarie, quelle da autotassazione, ossia quelle derivanti dalla spontanea e libera dichiarazione dei contribuenti, avevano già prodotto un incremento intorno ai 13, 14 miliardi.
Questo incremento è lievitato fino ai 35, al 30 novembre...

PRESIDENTE. La prego...

ROBERTO SALERNO. Nonostante ciò, il Governo ha prodotto una legge finanziaria estremamente iniqua, estremamente vessatoria, che non ha tenuto conto di uno straordinario patrimonio di gettito a disposizione.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Salerno.
Il ministro dell'economia e delle finanze, Tommaso Padoa Schioppa, ha facoltà di rispondere.

TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, la ringrazio anche per i soli tre minuti che ho a disposizione per la risposta. Se disponessi di trenta minuti, potrei fornire spiegazioni molto più esaurienti.
In effetti, il cuore del quesito, per quanto abbia percepito da testo dell'interrogazione, è di sapere come si intendano impiegare le maggiori entrate verificatesi nell'anno 2006. Tuttavia, ciò che abbiamo appreso dall'oratore ci pone, innanzi tutto, la questione di sapere a quanto ammontino queste maggiori entrate e quale affidamento possiamo fare su di esse.Pag. 66
È vero che le entrate, nel 2006, sono state superiori alle previsioni. Sono state molto superiori alle previsioni del Governo della precedente legislatura, che, nella relazione trimestrale di cassa, le aveva stimate in 407 miliardi. Via via che trascorrevano i mesi, ci si è resi conto che le entrate erano più abbondanti: questi 407 miliardi sono diventati 409 con la new diligence, nel DPEF 417, nella relazione previsionale e programmatica 423 (probabilmente, sono aumentati ulteriormente nel consuntivo finale dell'anno).
Tra la prima previsione e l'ultimo consuntivo emerge una differenza dell'ordine del 3 per cento (qualcosa del genere). Dunque, vorrei precisare che si tratta di scostamenti statistici che, molto spesso, vi sono nelle previsioni. Lo ripeto: la prima previsione, che è anche l'ultima del Governo passato, si è rivelata quella più lontana dalla verità.
Sulla questione riguardante l'uso che si intende fare di queste maggiori entrate, bisogna fare due osservazioni.
In primo luogo, si può contare su queste maggiori entrate solo ed esclusivamente in quanto queste diventino maggiori entrate anche nel 2007, nel 2008 e negli anni successivi; per quanto riguarda le maggiori entrate del 2006, l'unico anno in questione, per il momento, queste sono andate semplicemente a riduzione dell'indebitamento netto. Infatti, ci aspettiamo che le cifre finali per il 2006 siano migliori di quelle che davano le previsioni precedenti.
In secondo luogo, nella legge finanziaria esiste già un impegno per destinare ad un certo punto una parte delle maggiori entrate derivanti dal successo alla lotta all'evasione e all'elusione ad una riduzione del carico fiscale. Tutto ciò non potrà accadere di certo nel 2007 o nel 2008, ma nel 2008 si può fare una valutazione di questo tipo, avendo a disposizione un consuntivo.
Concludo con una frase: la parte restante, di cui non siamo in grado di valutare l'entità, andrà in misure che favoriscano lo sviluppo e la crescita...

PRESIDENTE. L'onorevole Salerno ha facoltà di replicare.

ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, ovviamente non siamo assolutamente soddisfatti, anzi siamo estremamente preoccupati dell'inconsistenza delle tesi del ministro, che ancora un volta dimostra come non si faccia buon uso del senso di responsabilità degli italiani, che hanno versato un 3 per cento - mi sembrava che il ministro volesse minimizzarlo - in più di gettito, quando il PIL aumenta meno dell'1 per cento.
Di questo senso di responsabilità il Governo non sa cosa farsene ed introduce norme vessatorie ed inique, come i ticket sul pronto soccorso, sulle ricette mediche. Al tempo stesso, non interviene sull'ordine pubblico, chiude i grandi cantieri per modernizzare il paese. Non è solo l'opinione di Alleanza Nazionale, anzi, credo che tutte le categorie lavorative siano scese in piazza in più di un'occasione per dire «no» e «basta» ad una mancanza di progetto, di rotta e di capacità di intervenire realmente sull'economia.
Soprattutto, signor ministro, me lo lasci dire, manca qualunque intervento a favore delle famiglie, perché ancora una volta, come interviene la sinistra, ci si dimentica della famiglia, non tanto sui provvedimenti demagogici, ma per dare qualità della vita alle famiglie, attraverso la riduzione delle imposte dirette, per dare maggiore qualità di vita a tutti gli italiani. Confermiamo la grande preoccupazione e la bocciatura di tutti gli interventi che sono stati finora effettuati da questo Governo in economia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,25).

FRANCESCO LARATTA. Chiedo di parlare.

Pag. 67

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LARATTA. Signor Presidente, intervengo per chiedere che il Governo riferisca alla Camera in merito ai gravi fatti che si stanno verificando in queste ore a Catanzaro, dove è in corso di svolgimento una manifestazione dei lavoratori precari LSU-LPU della regione e degli enti locali, che da troppi anni vivono in condizioni non più sopportabili. Secondo note di agenzia, nel corso della manifestazione si sarebbero verificati incidenti piuttosto gravi con le forze di polizia.
Al momento sembrerebbe che alcuni manifestanti siano rimasti feriti, mentre una situazione di grave disordine si registra nella città. Queste notizie, se confermate, sarebbero piuttosto gravi e metterebbero ancora volta in evidenza la necessità e l'urgenza di dare risposte rapide al mondo del precariato, che vive una condizione ormai insostenibile. Grazie.

ANTONELLO FALOMI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONELLO FALOMI. Signor Presidente, mi associo alla richiesta del collega Laratta, per chiedere un'informativa urgente del Governo su quanto sta accadendo in queste ore in Calabria; ciò a testimonianza del fatto che siamo giunti all'esasperazione di una parte importante dei lavoratori precari calabresi. Credo sia importante che, soprattutto per quel che riguarda le prospettive e le soluzioni dei problemi che sono alla base di questa situazione, ci sia una risposta chiara da parte del Governo.

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, faccio un richiamo alla richiesta dell'onorevole Laratta. Credo sia importante ed urgente che il Governo venga a riferire sugli eventi verificatisi in Calabria.
Si tratta di vicende certamente drammatiche che si sovrappongono ad una situazione estremamente delicata e difficile anche sul piano sociale e per quanto riguarda l'ordine pubblico. Ritengo, quindi, sia utile, anche con riferimento alle attese dei lavoratori precari che rappresentano una parte consistente della realtà calabrese, che il Governo ci esponga le indicazioni e gli orientamenti che intende assumere, di certo con il raccordo della regione. Credo che questo sia un dato sul quale dobbiamo confrontarci e puntare la nostra attenzione, vista e considerata l'assenza della regione Calabria.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Pignataro, che ne ha fatto richiesta, vorrei rilevare che è del tutto evidente l'interesse da parte dell'Assemblea ad acquisire informazioni sulla vicenda. Faccio tuttavia presente che il rappresentante del Governo ha già dichiarato l'intenzione di intervenire ed invito, quindi, i colleghi a contenere i loro interventi su tale questione.
Prego, onorevole Pignataro, ha facoltà di parlare.

FERDINANDO BENITO PIGNATARO. Associandomi alla richiesta dell'onorevole Laratta, voglio aggiungere che questa vicenda che riguarda giovani lavoratori (che sono ricoverati in ospedale), mi fare tornare indietro di alcuni anni ricordando il confronto sociale in una regione in cui credo che il disagio stia aumentando.
Tra l'altro, in quest'aula, dopo un lungo dibattito sulla finanziaria, abbiamo apportato nella stessa misure importanti che potevano servire alla regione Calabria per la lotta al precariato e per la stabilizzazione di tanti lavoratori e lavoratrici. Riteniamo che il fatto che, ancora, non ci siano risposte adeguate e che, anzi, si risponda in modo assolutamente inusuale, denoti la necessità di un intervento del Governo in tempi rapidi ed immediati.

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GIORGIO LA MALFA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, non intendo intervenire sullo stesso argomento, ma su un episodio che si è svolto durante il question time, su cui vorrei richiamare l'attenzione del Governo e richiedere la presenza dello stesso.
Credo sia la prima volta, da quando sono in Parlamento - e, ormai, sono molti anni -, che esponenti della maggioranza dichiarano in aula che il Governo «fa vergogna» ed inalberano striscioni contro lo stesso. Una situazione di questo genere denota una crisi politica nella maggioranza di cui Governo deve dar conto al Parlamento. Le dichiarazioni giornalistiche possono essere comprese fuori da quest'aula, ma quando, in quest'aula, esponenti di una maggioranza dichiarano che il Governo, che essi fino ad allora sostenevano, «fa vergogna», vuol dire che quella maggioranza è venuta meno, perlomeno in parte.
Il Governo ha il dovere di dire in quest'aula qual è la sua situazione, se gode ancora della fiducia della sua maggioranza oppure se debba recarsi al Quirinale per le conseguenti decisioni.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Le preoccupazioni avanzate da vari deputati, che hanno sottolineato la gravità di quanto sta accadendo in Calabria, trova il Governo altrettanto preoccupato, ma è necessario accertare i fatti per poi riferire al Parlamento. Il ministro competente sta già provvedendo e si assume l'impegno di riferire in aula.
Voglio, intanto, esprimere solidarietà ai lavoratori feriti e tranquillizzare i colleghi sul fatto che è impegno forte del Governo condurre la lotta al precariato, tant'è che la complessiva manovra finanziaria - non solo propriamente la legge finanziaria, ma anche i decreti ad essa collegati - va nella direzione dell'adozione di provvedimenti abbastanza puntuali per dare stabilità a parte notevole del mondo del lavoro precario. Ovviamente è una lotta difficile, ma noi intendiamo portarla avanti.
Ribadisco, quindi, l'impegno del Governo a riferire al Parlamento, una volta accertati i fatti sulle vicende di Catanzaro.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta per cinque minuti.

La seduta, sospesa alle 16,30, è ripresa alle 16,35.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Capodicasa, Leoni e Lucà sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Deliberazione per la costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma.

PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza, nella riunione del 23 gennaio 2007 - preso atto dell'orientamento espresso dalla Giunta per le autorizzazioni - ha deliberato di proporre alla Camera la costituzione in giudizio innanzi alla Corte costituzionale, ai sensi dell'articolo 37 della legge n. 87 del 1953, per resistere al conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sollevato dal giudice per le indagini Pag. 69preliminari del tribunale di Roma, dichiarato ammissibile dalla Corte costituzionale con ordinanza n. 445 del 2006, in relazione alla deliberazione della Camera dell'8 febbraio 2006, con la quale è stata dichiarata - ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione - l'insindacabilità delle opinioni espresse dal deputato Maurizio Gasparri nei confronti della dottoressa Mariaclementina Forleo, magistrato.
Avverto che, se non vi sono obiezioni, tale deliberazione si intende adottata dall'Assemblea.
(Così rimane stabilito).

Deliberazione per la costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma.

PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza, nella riunione del 23 gennaio 2007 - preso atto dell'orientamento espresso dalla Giunta per le autorizzazioni - ha deliberato di proporre alla Camera la costituzione in giudizio innanzi alla Corte costituzionale, ai sensi dell'articolo 37 della legge n. 87 del 1953, per resistere al conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sollevato dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma, dichiarato ammissibile dalla Corte costituzionale con ordinanza n. 446 del 2006, in relazione alla deliberazione della Camera del 26 gennaio 2006, con la quale è stata dichiarata - ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione - l'insindacabilità delle opinioni espresse dal deputato Fabrizio Cicchitto nei confronti della dottoressa Mariaclementina Forleo, magistrato.
Avverto che, se non vi sono obiezioni, tale deliberazione si intende adottata dall'Assemblea.
(Così rimane stabilito).

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 2114 (ore 16,39).

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame del disegno di legge n. 2114.
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta sono iniziati gli interventi sul complesso degli emendamenti.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2114)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare...

GIORGIO JANNONE. Presidente, le faccio notare l'assenza del Governo!

PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Jannone.
In attesa che giunga in aula il rappresentante del Governo, sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 16,40, è ripresa alle 16,55.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà.

CARLO GIOVANARDI. Grazie, signor Presidente. Do il benvenuto al sottosegretario D'Andrea: spero che, riposato e rilassato, possa ascoltare quello che devo dire al Governo...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Giovanardi, ma la volevo informare che il sottosegretario D'Andrea stava partecipando alla Conferenza dei presidenti di gruppo che era in corso e che è terminata proprio adesso...

CARLO GIOVANARDI. Vi sono altri 106 membri del Governo che avrebbero potuto essere presenti, ma questo è un altro discorso! Prendo comunque atto della sua presenza e desidero rivolgermi a lui ed ai colleghi perché vi è un aspetto di questo provvedimento particolarmente Pag. 70grave, sul quale dovremo pronunciarci, che riguarda proprio il Parlamento ed il Governo.
Succede, talvolta, che in sede di Commissione la maggioranza e l'opposizione si trovino d'accordo ed alcune proposte emendative vengano approvate all'unanimità. Mi riferisco a due emendamenti, presentati uno dall'onorevole Zaccaria, per la maggioranza, e l'altro, per l'opposizione, dal sottoscritto.
Tali emendamenti, che hanno ricevuto il consenso del qui presente sottosegretario D'Andrea, proponevano di differire dal 1o febbraio al 30 giugno i termini degli adempimenti cui tutte le agenzie assicurative italiane devono assolvere per non rischiare di essere cancellate dall'albo, oppure di subire gravissimi sanzioni.
Come sapete, circa 20 mila agenti assicurativi sono venuti a Roma per manifestare, poiché ritengono (ma si tratta di una loro opinione) che il regolamento dell'ISVAP non corrisponda al codice entrato in vigore il 1o gennaio e che esso sia andato oltre quanto previsto dallo stesso codice. Ricordo che, nel mese di marzo, il TAR interverrà nel merito per valutare se essi abbiano ragione o torto. Sottolineo che il regolamento in questione è stato impugnato dagli agenti assicurativi, dalle compagnie di assicurazione e dai broker: in altri termini, l'intero settore assicurativo è insoddisfatto di tale regolamento.
Ciò che ritengo più grave, tuttavia, è che ad oggi, su 150 mila persone che dovrebbero mettersi in regola, solo 35 mila lo hanno già fatto. Ci troviamo ad una settimana dalla scadenza del termine del 1o febbraio e tale situazione è stata determinata dalla complessità degli adempimenti che devono essere posti in essere.
Ricordo che, in sede di Commissione, abbiamo approfondito tale tema. Come già detto, sono stati presentati due emendamenti dello stesso tenore, firmati rispettivamente dal sottoscritto e dall'onorevole Zaccaria, e la Commissione affari costituzionali ha approvato, all'unanimità, tali proposte emendative.
Quindi, poiché i resoconti delle sedute sono pubblici e vengono diffusi su internet, quella sera tutte le agenzie assicuratrici d'Italia sapevano - e lo hanno fatto circolare tra sia tramite internet, sia attraverso i telefonini - che il termine per gli adempimenti era stato prorogato al 30 giugno. Ciò è avvenuto perché hanno fatto affidamento su un voto unanime della Commissione, con il consenso del Governo!
Ieri, con grande sorpresa, l'Esecutivo ha invece presentato un emendamento con il quale il termine fissato dalla Commissione al 30 giugno viene riportato al 1o febbraio. Oggi, quindi, tutti gli agenti assicurativi d'Italia hanno saputo che l'aspettativa di una proroga fino al 30 giugno è destinata a cadere e che devono mettersi in regola entro sette giorni.
Ciò è accaduto perché l'ISVAP, attraverso il suo presidente, è pesantemente intervenuta dall'esterno sul Governo. Non credo di rivelare un segreto, ma se qualcuno mi vuole smentire, lo faccia! Spero che il ministro dello sviluppo economico, che il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e che lo stesso sottosegretario D'Andrea - il quale, l'altro giorno, ha espresso parere favorevole alla proroga - non avessero preso un colpo di sole! Credo si rendessero conto che si tratta del possibile licenziamento di migliaia di lavoratori che operano nel comparto assicurativo, nonché del rischio della chiusura di centinaia di agenzie.
Il sindacato di settore - che non è né di destra, né di sinistra, poiché vi sono rappresentate tutte le forze politiche - ha lanciato questo allarme, ma l'ISVAP ha scritto al Governo una lettera, dai toni che oserei definire «intimidatori», nella quale sostiene che non tollera che il Parlamento possa modificare un termine contenuto del decreto-legge, poiché ritiene di essere un'autorità sovraordinata al Parlamento stesso!
In altri termini, l'ISVAP afferma di aver ben operato, che a suo avviso i termini vigenti vanno bene e che anche se gli agenti assicurativi e i loro sindacati si lamentano, si tratta di lamentele che lasciano completamente indifferenti!Pag. 71
Allora, di fronte a simili episodi mi domando quale rapporto possa esservi tra Parlamento e cittadini, tra Parlamento e operatori economici. Una settimana fa, otto giorni fa, in una sede istituzionale, il Governo e tutti i gruppi parlamentari hanno preso all'unanimità la decisione di differire la decorrenza di determinati effetti. A seguito di tale intervento, è giunto all'esame dell'Assemblea un testo dal quale risulta che i predetti effetti decorreranno dal 30 giugno 2007. Ciò nonostante, tra un'ora, fra due ore o domattina dovremo esaminare e votare un emendamento del Governo che, riproponendo la data del 1o febbraio 2007, accorcia di alcuni mesi il tempo che era stato concesso a tutti gli operatori economici per mettersi in regola!
Signor sottosegretario, so che non sto facendo il mio mestiere di opposizione; per farlo bene, dovrei invitarvi ad andare avanti, ad approvare l'emendamento 6.501 del Governo e a dare uno schiaffo in faccia a tutti gli agenti di assicurazione italiani: sarebbe una cosa incredibile ma, come opposizione, camperei di rendita, per così dire, per i prossimi sei mesi! Oltre alla polemica dell'opposizione, però, c'è anche la realtà di un Parlamento che deve avere una sua credibilità: le decisioni che abbiamo preso all'unanimità, e che già sono state portate a conoscenza dei cittadini e degli operatori economici, non possono essere cancellate in maniera così disinvolta perché un ministro, in disaccordo con altri ministri, ritiene che una lettera dell'ISVAP sia abbastanza per vanificare l'attività dell'intero Parlamento!
Allora, sottosegretario D'Andrea, chiedo che vi sia un'ulteriore riflessione, all'interno del Governo, prima che si passi all'esame del menzionato emendamento. Non creiamo un precedente devastante! Non umiliamo il Parlamento! Non si costringano alcuni gruppi parlamentari a cambiare l'opinione che avevano già espresso motivatamente in Commissione! Che nessuno si renda responsabile della crisi di un intero settore per non dare qualche mese di tempo in più!
Certo, anch'io, realisticamente, so che, a marzo, il TAR si pronuncerà e che, se avranno ragione le compagnie, i broker e gli agenti di assicurazione, non ci sarà più materia del contendere (perché tutti quegli adempimenti complicati spariranno). Evidentemente, se il TAR stabilirà che il regolamento non ha applicato la legge ed ha oltrepassato i limiti ad esso connaturati, il problema sarà risolto. Se, al contrario, il TAR confermerà la legittimità del regolamento, con la disposizione attuale le compagnie potranno mettersi in regola fino al 30 giugno.
Evitiamo la crisi del settore e, soprattutto, evitiamo una crisi di credibilità del Parlamento! Invito il Governo a ripensarci: prima che sia messo in votazione il suo emendamento 6.501, che si potrebbe definire traumatizzante, lo ritiri e lasci ferma la decorrenza del 30 giugno 2007, risultante dal voto espresso in Commissione (che spero sia confermato da questa Assemblea).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Jannone. Ne ha facoltà.

GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, non posso evitare di far notare che, al di là dell'assenza motivata del sottosegretario D'Andrea, il Governo Prodi non ha certo risparmiato, per così dire, quando ha proceduto alla nomina dei sottosegretari, che sono oltre cento; pertanto, uno di essi poteva assicurare una presenza più puntuale in quest'aula!
Signor Presidente, il provvedimento reca un titolo molto chiaro: proroga di termini previsti da disposizioni legislative. In realtà, leggendo il testo del provvedimento si trovano ben poche materie attinenti. Si tratta del classico provvedimento omnibus che ingloba tutte le materie dell'universo, peraltro in maniera estremamente confusa. Si tratta di un provvedimento omnibus composito e, spesso, contraddittorio. In particolare, il testo contiene disposizioni perfettibili, che potevano essere migliorate dagli emendamenti presentati, in buona parte dichiarati, però, inammissibili.Pag. 72
Stamani abbiamo assistito ad una lunga discussione, al termine della quale il Presidente Bertinotti ha evidenziato la nota «disarmonia» tra Camera e Senato: la rende palese il provvedimento in esame, in maniera abbastanza evidente, ma mi permetto di far rilevare che essa si ripropone costantemente se si ha riguardo a ciò che avviene al Senato. La «disarmonia» concerne gli emendamenti, gli ordini del giorno e persino gli atti di sindacato ispettivo, che vengano accettati tranquillamente al Senato e che, con il medesimo testo, sono dichiarati inammissibili alla Camera.
Diventa, quindi, assolutamente urgente agire. A tale proposito, ribadisco a lei, Presidente Castagnetti, ciò che è già stato detto, stamani, al Presidente Bertinotti: l'Ufficio di Presidenza prenda atto della rilevata «disarmonia» e cerchi di trovare un rimedio ad una situazione che crea nocumento alla nostra azione ed alla nostra rappresentatività nei confronti degli elettori.
Questo provvedimento, oltretutto, è disorganico e contraddittorio e, trattando non esclusivamente di una materia, ma di tutto lo scibile umano, non consente nemmeno alle Commissioni competenti - come giustamente rilevato dall'onorevole Giudice, questa mattina - di esaminare adeguatamente gli argomenti che affronta. È chiaro, infatti, che se un provvedimento, estremamente confusionario, come questo, tratta un po' di tutto, le singole Commissioni non possono approfondire le tematiche affrontate.
Sempre l'onorevole Giudice, questa mattina, faceva rilevare come il disegno di legge sia contra legem. Infatti, la legge n. 400 del 1988 afferma chiaramente che le norme legislative devono avere carattere di omogeneità. Vorrei che qualcuno avesse la pazienza di leggere il testo di questo provvedimento, per capire che certamente tale requisito manca, in maniera del tutto palese. Se si ricorre con tanta frequenza alla decretazione d'urgenza, anche quando difettano i presupposti di necessità e urgenza richiesti dalla Costituzione, se si agisce, non certo per mancanza di autorevolezza, con una disarmonia evidenziata, non da un singolo deputato, ma addirittura dal Presidente della Camera e se c'è una palese mancanza di rispetto, da parte del Governo, delle prerogative specifiche del Parlamento, allora mi chiedo, signor Presidente, se non sia il caso di sospendere l'esame di questo provvedimento, anche alla luce di alcuni avvenimenti verificatisi quest'oggi, tra cui l'intervento di una componente della maggioranza che, in questa Assemblea, ha gridato al suo stesso Governo: «vergogna!». Questo è un episodio senza precedenti nella storia del Parlamento. Mi chiedo anche, signor Presidente, se non sia il caso, comunque, di prendere atto che l'attuale maggioranza versa in uno stato di profonda crisi e di grande confusione e che questa profonda crisi non può non nuocere alla vita del paese.
Certamente, non è questo il modo di affrontare i problemi concreti del paese e, certamente, un provvedimento così confuso non può risolvere neppure le questioni che si vorrebbero e si dovrebbero affrontare con urgenza. Nemmeno si può accettare, signor Presidente, che un provvedimento di questo tipo diventi una sorta di legge finanziaria sui generis. Affrontando i problemi in modo molto confuso con questo decreto «mille proroghe» e non consentendo all'opposizione di addentrarsi nei singoli e importanti temi si sta ripetendo, in misura ridotta, esattamente quanto è stato fatto, con risultati ben più gravi, in occasione dell'esame della legge finanziaria testé approvata. Noi tutti sappiamo che questo modo di legiferare, ricorrendo alla decretazione d'urgenza, inserendo in un unico provvedimento argomenti di ogni natura e impedendo all'opposizione di intervenire sulle singole specificità di una norma, sta ledendo, gradualmente ma inesorabilmente, le prerogative del Parlamento. La disarmonia che si sta creando tra Camera e Senato sta ulteriormente aggravando questa situazione che non può essere ignorata, neppure dall'attuale maggioranza. Se questo andamento si consolidasse nel tempo, nuocerebbe certamente a noi, che siamo all'opposizione, e se questa opposizione, in Pag. 73futuro, quando certamente diverrà maggioranza, si comportasse allo stesso modo, finirebbe per recare gravi danni, non all'uno o all'altro Governo, ma al sistema democratico del paese. Accogliendo con favore la presa di posizione del Presidente Bertinotti, credo che tutti noi dobbiamo compiere una riflessione che vada oltre questo specifico provvedimento. La questione deve essere affrontata con la massima serietà e la massima urgenza.
Concludo, signor Presidente, non intendendo approfittare di tutto il tempo a mia disposizione, ma sottolineando che con la presenza dei rappresentanti del Governo, alla ripresa della seduta, se ne sarebbe guadagnato molto di più. Poco fa, come ho ricordato, una componente della maggioranza ha gridato al suo stesso Governo: «vergogna!». Ritengo sia il caso che la stessa maggioranza prenda atto che con questo clima e con queste metodologie davvero non si può andare avanti.
Credo che con questa norma non solo non si risolva nessuno dei problemi all'ordine del giorno, ma soprattutto si crei un gravissimo vulnus a questa istituzione democratica e a tutto il paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, rinuncio ad intervenire.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, già questa mattina sono intervenuto sulla questione relativa al numero di emendamenti inammissibili, a nostro avviso assolutamente eccessivo.
Abbiamo sempre sostenuto un principio fondamentale, che parte dalla consapevolezza che un decreto che si occupa di proroghe di termini abbia quale filo conduttore essenzialmente non l'unicità della materia, ma la necessità di occuparsi di una serie di questioni urgenti in scadenza che, non potendo essere affrontate attraverso una legge ordinaria, possono trovare ristoro in questa sorta di provvedimenti.
A nostro avviso, questa è la ratio del testo in esame e, in quest'ottica, il contributo dei parlamentari dell'opposizione - ma, a dir la verità, anche della maggioranza - è stato teso a presentare una serie proposte emendative.
La vicenda che ha caratterizzato i lavori antimeridiani dell'Assemblea è degna di sottolineatura; infatti, corriamo il rischio non soltanto di realizzare un bicameralismo assolutamente imperfetto...

PRESIDENTE. Invito i colleghi del gruppo di Alleanza Nazionale a consentire all'onorevole Marinello di proseguire il suo intervento.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. ... ma anche di delegittimare i lavori di questo ramo del Parlamento e dei deputati che ne fanno parte.
Tra l'altro, tutti abbiamo la consapevolezza che gran parte delle questioni da noi poste e dichiarate inammissibili saranno affrontate nell'altro ramo del Parlamento e lì, vigendo un diverso meccanismo, entreranno a far parte del provvedimento.
Entrando nel merito delle proposte emendative presentate, intendo sottolineare che alcuni argomenti da noi posti meritano l'attenzione di tutta la Camera dei deputati. Mi riferisco, in particolare, alle questioni riguardanti i settori dell'agricoltura e della pesca, cioè intere filiere e categorie.
Su una questione estremamente importante è già intervenuto l'onorevole Misuraca; mi riferisco al tema dei contributi previdenziali in agricoltura, sul quale dobbiamo registrare, ahimé, l'inadempienza del Governo. Da diversi mesi, infatti, avevamo ripetutamente segnalato con forza il pericolo che avrebbero corso centinaia di migliaia di aziende agricole del settore (l'intera categoria) allorquando, alla data del 17 ottobre, fosse scaduto il termine sospensivo relativo all'esecutività dell'azione Pag. 74riscossoria; avevamo ravvisato la necessità di prorogare questo termine, ma la sicumera del Governo e - sono costretto a sottolineare - la sicumera del ministro De Castro hanno fatto sì che la vicenda, per così dire, si incancrenisse. Oggi, a tale riguardo, si levano grida di dolore, non - badate bene! - da parte di alcuni parlamentari dell'opposizione o di taluni parlamentari che si occupano del comparto agricolo, ma dell'intero mondo dell'agricoltura e delle organizzazioni di categoria (anche di quelle vicine alla vostra parte politica).
Vi invito a leggere tutti i comunicati e le dichiarazioni in proposito e ad avere altresì contezza delle assemblee tumultuose che si susseguono, settimana dopo settimana, in intere regioni italiane, dal Lazio alla Puglia, alla Calabria, alla Sicilia e ad altre regioni, anche sotto l'egida della Confederazione italiana agricoltori, organizzazione notoriamente vicina alla vostra parte politica.
Inoltre, abbiamo presentato proposte emendative che, intervenendo sul settore della pesca, spostano una serie di termini a mio avviso meritevoli di attenzione e che pertanto andrebbero differiti. Mi riferisco ad esempio alla questione delle blue box: si tratta di meccanismi che, consentendo l'identificazione delle imbarcazioni in qualsiasi situazione, a qualsiasi latitudine o longitudine del mare Mediterraneo, risultano estremamente utili alla navigazione. Noi abbiamo presentato proposte emendative che spostano dal gennaio 2007 al gennaio 2008 il termine per l'assunzione degli oneri relativi da parte degli armatori; lo abbiamo fatto perché siamo convinti che oggi l'intero comparto sia meritevole di attenzione e di rispetto.
È questo un momento in cui il settore versa in gravissime difficoltà poiché attraversa una crisi che è sotto gli occhi di tutti. Ci troviamo in un comparto, quello ittico e armatoriale, che ha grande storia e importanza su tutto il territorio nazionale - dalla Liguria al mare Adriatico, fino al canale di Sicilia - e che a nostro avviso oggi rischia fortemente. Infatti, vi è una forte competizione perché le leggi quadro comunitarie impongono scelte rigorose alle nostre marinerie mentre, evidentemente, in un'area ristretta come il mare Mediterraneo interagiscono marinerie extracomunitarie. Ciò pone la necessità di talune riflessioni.
Voglio segnalare all'attenzione dell'Assemblea, in particolare dei parlamentari della maggioranza e del Comitato dei nove, due proposte emendative che riguardano anche la questione delle compensazioni IVA per il comparto ittico. Voglio ricordare che con il decreto n. 2 del 10 gennaio 2006 dell'allora Governo Berlusconi, convertito poi in legge nel marzo dello stesso anno, proprio per dare una risposta a questo delicato comparto si adottò una misura sperimentale importantissima, che allora venne votata all'unanimità da questo ramo del Parlamento, sia in Commissione sia in Assemblea, e che trovò ampio consenso in tutte le categorie interessate. Essa consentiva, per quanto riguarda il comparto ittico, una sostanziale equiparazione con quello agricolo, attraverso un meccanismo di compensazione delle aliquote diverso rispetto al regime precedente. Si identificò un quadro normativo e si pose in essere una precisa posta in bilancio; evidentemente eravamo sul finire della legislatura e nel marzo 2006 bisognava adottare una serie di atti amministrativi che consentissero poi l'attuazione della norma così introdotta, anche in considerazione della circostanza che la denunzia annuale dell'IVA ha evidentemente una scadenza ben precisa, quella del gennaio dell'anno successivo (ovvero, nel caso di specie, la scadenza del gennaio 2007).
Abbiamo denunziato i ritardi dei ministeri delle politiche agricole e dell'economia, che, di concerto tra loro, avrebbero dovuto attuare una serie atti amministrativi. A dir la verità, lo abbiamo segnalato allorquando sono state audite le categorie interessate nelle commissioni competenti, lo abbiamo denunziato e segnalato al ministro De Castro. Ci è stato risposto con sufficienza, ci è stato detto di aspettare, perché il Governo stava provvedendo. Abbiamo proposto un atto di sindacato ispettivo nel corso del question time in Commissione Pag. 75e il Governo, nella giornata del 4 ottobre 2006, ha affermato che stava provvedendo in maniera alacre, che il problema, comunque, sarebbe stato affrontato e risolto: questo problema invece non è stato né affrontato né risolto. Noi, settimana dopo settimana, mese dopo mese, abbiamo richiesto puntualmente l'intervento dei ministri interessati sulla questione, ma ci è stato detto solo di avere pazienza e di aspettare. Ci è stato detto che si stava provvedendo, poi ci è stato assicurato che in sede di finanziaria si sarebbe trovato riscontro e si sarebbe data una risposta a tale questione.
Invece, non è successo nulla. Abbiamo continuato ad «inseguire» la problematica presentando interrogazioni e proponendo specifici emendamenti alla legge finanziaria, ma non è successo assolutamente nulla. L'ultima osservazione posta alle argomentazioni era una sorta di difficoltà e di improcedibilità: questa norma veniva ritenuta di difficile attuazione perché incompatibile con il quadro normativo europeo. Ebbene, anche questa obiezione oggi cade perché è notizia di questa settimana che l'Unione europea si è espressa positivamente nel merito: questa norma è assolutamente logica, comprensibile e compatibile con il quadro normativo europeo. Allora, ci chiediamo quali siano le motivazioni che spingono il Governo a non dare piena risposta e attuazione ad una legge precedente. C'è un atteggiamento ostativo nei confronti del comparto ittico, delle categorie armatoriali, degli imprenditori ittici e dell'intero settore? C'è un pregiudizio perché questa norma è «targata» Berlusconi e fortemente voluta dall'allora sottosegretario delegato, competente per materia, l'onorevole Paolo Scarpa?
Non credo che questioni pregiudiziali di questo genere possano trovare una dignità politica nel nostro paese e nel nostro Parlamento. Per quanto riguarda il nostro emendamento, non ne rivendichiamo la paternità perché siamo pronti a chiedere a tutti i gruppi parlamentari di farlo proprio, di sottoscriverlo e far sì che l'unanimità, che si trovò l'anno scorso in quest'aula su questa tematica, diventi ancora una volta unanimità nel corso dell'esame di questo Parlamento. Sono rimasti pochi emendamenti, una serie di questioni sono state stralciate ed altre, urgentissime e importanti, non hanno trovato risposta. Questa è una tematica che affronteremo in un altro momento, ma di cui si deve far carico il Governo per la responsabilità che ad esso compete, ammesso che sia ancora in grado, fra le contraddizioni e le divisioni che lo stanno attanagliando, di dare risposte serie e concrete al paese, ma alcune proposte emendative che hanno una loro dignità e completezza sono ancora sul tavolo. Sta al Parlamento assumersi, nella pienezza delle proprie responsabilità, la consapevolezza di dare una risposta positiva ad un comparto in difficoltà, che sta aspettando delle risposte.
Questo è l'esempio concreto di come il Parlamento possa assumere ancora una volta autorevolezza ed è proprio questo l'appello che rivolgo a tutti i parlamentari di quest'aula, sia a quelli della mia parte politica, sia specialmente a quelli della maggioranza: è maggiore il carico e la responsabilità che spettano a loro. Su queste tematiche cercate di superare i pregiudizi, entriamo nel merito delle problematiche, confrontiamoci perché il paese ci guarda e aspetta risposte (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro).

PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Gamba, che aveva chiesto di parlare; si intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Giorgio Conte. Ne ha facoltà.

GIORGIO CONTE. Desidero sottolineare innanzitutto che, rispetto ad analoghi provvedimenti emanati nel passato, il decreto-legge in esame si presenta sicuramente meno disomogeneo e disarticolato. Questo è sicuramente un dato oggettivo positivo.
Apprezziamo quindi lo sforzo di omogeneizzazione che si compie nei confronti Pag. 76di una materia difficile da razionalizzare e molto articolata. Osserviamo anche con un certo compiacimento che nel decreto-legge non è prevista alcuna proroga che afferisca a deleghe legislative.
Detto ciò, comunque, esprimiamo la nostra perplessità e anche qualche contrarietà su alcune disposizioni di proroga. Se era giustificabile una qualche maggiore tolleranza rispetto a norme ancora inattuabili e vessatorie, su altre questioni rileviamo la nostra netta contrarietà per la difficoltà con la quale si va ad intervenire in determinate materie.
In particolare voglio fare riferimento, ad esempio, al comma 1 dell'articolo 1, in materia di personale universitario in regime convenzionale con il Servizio sanitario nazionale: seppure tale comma, affronti una situazione di emergenza, non prevede però alcuna ipotesi di soluzione stabile, non dà alcuna prospettiva di stabilità rispetto ad un problema emergenziale che oggi che oggettivamente condividiamo. Il decreto-legge in altri termini lascia il vuoto rispetto a prospettive concrete di stabilità futura.
La stessa considerazione si può fare per la proroga al 31 maggio del corrente anno, per fronteggiare la carenza di infermieri e tecnici sanitari di radiologia.
In assenza di provvedimenti strutturali, omogenei e organici, si tratta della riammissione in servizio di pensionati, di stipula di contratti a tempo determinato, senza che anche in questo caso sia preannunciato il benché minimo tentativo di dare stabilità a un settore altamente precarizzato.
Esprimiamo perplessità anche in merito all'estensione al 2007 del tetto di incremento al 20 per 100 del diritto annuale dovuto alle camere di commercio da parte delle imprese iscritte o associate, annotate nel registro delle imprese.
Non possiamo nel contempo assolutamente condividere la proroga al 31 luglio per l'entrata in vigore della seconda parte del decreto legislativo noto come «Codice ambientale».
Le disposizioni in materia di valutazione di impatto ambientale, di valutazione ambientale strategica (la nota VAS) e di autorizzazione ambientale integrata (AIA) a nostro avviso non sono più differibili.
Sui temi ambientali poi si verifica un vero paradosso: a parole non avete mai fatto sconti a nessuno, anzi in materia ambientale fate molto spesso i primi della classe, ma in questo caso dimostrate in maniera evidente e palese che si predica bene ma, quando si tratta di passare ai fatti con provvedimenti concreti, esordite con una deroga che è tanto odiosa sul piano politico (perché rinvia ad un provvedimento del Governo precedente) quanto vuota sul piano dei contenuti e delle prospettive future.
Inoltre, una disposizione che non presenta a nostro avviso profili di necessità e urgenza è contenuta al comma 5 dell'articolo 1, che sospende fino al 30 giugno 2007 le procedure concorsuali per il rinnovo degli incarichi dei direttori degli istituti del CNR. Più che di profili di necessità e urgenza, mi sembra che questo comma presenti profili di dubbia costituzionalità, perché interferisce in maniera evidente sull'attività di un ente autonomo.
Sono questi i rilievi con i quali sosteniamo in questa sede un'attività emendativa volta a migliorare ed a correggere un provvedimento incolore ed insapore, che non appassiona nessuno, ma che sistema situazioni particolari piuttosto che interessi generali. Nel corso del dibattito valuteremo, sulla scorta delle valutazioni che Governo e maggioranza daranno sugli emendamenti, come annunciare il nostro voto finale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carfagna. Ne ha facoltà.

MARIA ROSARIA CARFAGNA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo di fronte ad un altro decreto-legge di proroga di termini e ritengo sia opportuno affrontarlo esaminando sia le questioni di merito sia quelle di metodo. Il metodo ancora una volta mortifica il Parlamento e la sua potestà legislativa. Quanto al merito, prendiamo atto del fatto che il provvedimento Pag. 77è più leggero rispetto a quelli precedenti, tanto che qualcuno, invece di definirlo «mille proroghe», lo ha definito «cento proroghe».
Alcuni dei termini prorogati potrebbero anche rispondere ad esigenze reali. Tuttavia, il problema è molto più complesso e riguarda ancora una volta l'incapacità del Governo di dar vita a determinati atti entro una certa data, nonché il rapporto tra Parlamento e Governo. L'atteggiamento della maggioranza somiglia molto a quello del debitore insolvente che chiede al suo creditore una proroga del pagamento dovuto al buio e senza garanzie. Trovandoci dinanzi a questo Governo e a questa maggioranza, sappiamo che siete pessimi debitori, abituati come siete a non rispettare gli impegni presi con l'elettorato e, di conseguenza, quelli presi con il Paese relativamente ai termini di cui stiamo parlando.
Inoltre, mentre - come affermavo prima - alcuni dei termini prorogati potrebbero anche rispondere ad esigenze reali, non si può non evidenziare come la maggior parte delle disposizioni del decreto-legge in esame rechino norme di natura sostanziale in luogo della proroga di termini e come numerosi emendamenti dell'opposizione avessero proprio lo scopo di modificare quei termini di proroga che in maniera evidente risultano essere incongrui rispetto agli obiettivi che si prefiggono di realizzare.
Passando alle questioni di metodo, intendiamo censurare per l'ennesima volta l'atteggiamento di un Governo che intende cancellare il percorso della legge ordinaria con la quale tali questioni potevano benissimo essere affrontate, con maggiore velocità e per alcune vicende anche con una maggioranza più ampia. Invece, con l'arroganza tipica di questa vostra esperienza di Governo, imponete al Parlamento un vostro decreto-legge che serve a sanare vostre incapacità, inserendo addirittura proroghe di termini che avevano formato oggetto di una o più precedenti proroghe, anche esse disposte per decreto-legge. In sostanza, per utilizzare un'espressione leggera e gergale, «ve la cantate e ve la suonate da soli», mortificando però il Parlamento e determinando ulteriori incertezze all'interno del Paese.
Oltretutto la discussione di questa mattina ha evidenziato la grave situazione nella quale versa il Parlamento. Non siamo in grado di modificare un decreto e magari saremo costretti ad assistere a modifiche recate dal Senato simili a quelle che noi avremmo potuto apportare e che non ci sono state consentite. Mi auguro che l'auspicio espresso questa mattina dal Presidente della Camera possa tradursi al più presto in fatti concreti.
Ci chiediamo poi perché non avete pensato ad una legge ordinaria, ricercando il consenso dell'opposizione. Ci sorge il dubbio - che purtroppo diventa sempre di più certezza - che «l'armata Brancaleone», che costituisce la vostra rissosa ed eterogenea maggioranza, non sia in grado - e questo è evidente - di procedere compatta nell'attività legislativa ordinaria, con la conseguenza che al posto del «dittatore Prodi», così vagheggiato da Eugenio Scalfari, abbiamo un «dittatorello» in affanno, a capo di una pseudomaggioranza che espropria ripetutamente il Parlamento delle sue funzioni.
Detto questo, concludo facendovi notare che nel corso dell'esame in Commissione avete addirittura ampliato il contenuto del decreto, inserendovi una serie di previsioni che aumentano la vostra e la nostra confusione legislativa. Mi riferisco in particolare a due questioni.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 17,35)

MARIA ROSARIA CARFAGNA. La prima riguarda il comma 6-bis dell'articolo 1 con il quale date ai politici che hanno dimenticato di versare contributi figurativi per la pensione la possibilità di farlo entro il prossimo 31 marzo. Ma ci chiediamo e vi chiediamo: non dovevate ridurre i costi e i privilegi della politica? Non doveva con voi inaugurarsi la stagione della virtù e della moralità? Cosa penseranno quei cittadini che, non avendo esercitato Pag. 78in tempo un proprio diritto, l'hanno perso e vedono invece i politici pronti a prorogarsi i propri privilegi?
La seconda questione riguarda il problema dell'immigrazione, che avete affrontato con la solita leggerezza e con una norma che, ancora una volta, indulge ad un apparente buonismo, ma nella sostanza impedisce all'Italia di avere una seria politica di flussi migratori.
Concludo, dicendo che in campagna elettorale avevate promesso di portare all'attenzione del Parlamento durante il primo anno di legislatura le grandi riforme, quelle grandi riforme che sarebbero state in grado di cambiare il Paese; invece venite qui e vi presentate con queste leggine degne di un governicchio e di una maggioranza che, pur di restare a galla, evita di affrontare temi seri, quei temi sui quali il Paese aspetta ed esige una risposta. Noi purtroppo lo sapevamo già; il rammarico è per quella parte degli italiani che ancora una volta ha creduto alle vostre menzogne (Commenti di deputati del gruppo L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lucchese. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, intervengo per la medesima questione per la quale è intervenuto poco l'onorevole Giovanardi, e cioè il regolamento degli agenti assicurativi. Non ripeterò quello che ha detto il collega, che è stato molto chiaro, ma desidero manifestare non solo la mia meraviglia, ma anche la mia indignazione come parlamentare, perché dai molti anni (tredici), in cui siedo in questo Parlamento è la prima volta che il Governo interviene a modificare una posizione, una deliberazione assunta rispetto ad un emendamento approvato in Commissione. Mi sembra veramente inaudito ed io considero questa una grande offesa alla dignità del Parlamento.
Chiedo a questo Parlamento un atto di orgoglio perché, posti di fronte ad un emendamento di questo genere, dovremmo respingerlo; anzi dovremmo prima invitare il Governo a ritirarlo e poi respingerlo, qualora venga presentato. Un precedente di questo genere crea un grave vulnus in questo Parlamento, che non deve esistere. Non entro nel merito, ma mi appare inaudito che il Governo intervenga per una semplice proroga che in nulla modifica la sostanza del provvedimento, in definitiva non cambia niente. È un atto di imperio, una provocazione, un abuso, cui il Parlamento non deve sottostare!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.

ALBERTO GIORGETTI. Presidente, ci troviamo di fronte ad un provvedimento, uno dei tanti che abbiamo visto negli anni scorsi, relativamente al tema delle cosiddette «proroghe», provvedimento che dimostra un'attività da parte del Governo e di questa maggioranza quantomeno slegata, non coerente e che, complessivamente, determina grave imbarazzo anche nell'opinione pubblica e riguardo alle linee di azione che il Governo ha più volte cercato di portare avanti in quest'aula.
È evidente che nel provvedimento in esame alcuni aspetti vanno a confliggere con scelte che sono state adottate, ad esempio, nella legge finanziaria appena approvata, nella quale sono trattati alcuni argomenti estremamente rilevanti, come il tentativo di controllare la spesa pubblica o di affrontare questioni importanti nel campo della scuola, della sanità e più in generale legate allo sviluppo dell'economia che è nell'interesse di tutti i cittadini.
Il decreto-legge va a toccare - come ha sottolineato il mio collega Conte, sottoponendo la sua valutazione all'attenzione dell'Assemblea - alcuni aspetti rilevanti, ma noi riteniamo che vi sia una approssimazione da parte del Governo sugli obiettivi.
Si affronta il tema delle spese del personale docente e non docente dell'università, derogando sostanzialmente ai principi della legge finanziaria che penalizzano pesantemente l'università e prorogando per alcune categorie condizioni Pag. 79complessive legate al trattamento degli stessi docenti universitari che confliggono con le scelte adottate finora dal Governo in materia di restrizioni di spesa pubblica.
Così accade anche per quanto riguarda le misure volte a fronteggiare l'emergenza infermieristica. Da una parte, si dà una risposta emergenziale, dall'altra, manca una visione strategica attorno al tema del risparmio della sanità pubblica e delle prestazioni nei confronti dei cittadini.
Alcuni di questi temi presentano elementi di urgenza, ma comunque risentono di un problema di fondo: la mancanza di un coordinamento, di scelte rilevanti da parte della maggioranza. Questa è in difficoltà nell'adottare queste scelte e, quindi, è costretta a ricorrere, ancora una volta, alla decretazione d'urgenza, laddove molti di questi argomenti potevano essere tranquillamente affrontati in sede di legge finanziaria.
Altrettanto particolare appare, a mio modo di vedere, la presa di posizione della Presidenza della Camera di questa mattina relativamente allo stralcio di alcuni interventi normativi all'interno di questo decreto-legge, nonché la presa di posizione su alcuni emendamenti. È evidente che, ormai, l'esistenza di regolamenti che consentono ai due rami del Parlamento di muoversi in modo diverso in misura significativa pone un problema di agibilità politica e parlamentare della Camera, che deve essere affrontato.
Peraltro, credo che una serie di norme predisposte e poi espunte per una scelta della Presidenza della Camera, con buona probabilità, come è accaduto con la legge finanziaria, verranno reintrodotte all'interno del testo proprio al Senato.
È una situazione di imbarazzo che mette l'opposizione nella condizione di porre in essere un'azione costruttiva e propositiva (cosa che abbiamo fatto presentando una serie di emendamenti che riteniamo significativi); d'altra parte, ciò induce l'opposizione stessa a richiamare fortemente la maggioranza e la Presidenza della Camera alla tutela di questo ramo del Parlamento, al fine di porre i cittadini nella condizione di esercitare la sovranità attraverso l'espressione dei vari gruppi parlamentari in Assemblea.
Il testo in esame, per quanto riguarda la copertura finanziaria, presenta profili assolutamente discutibili. Anche da questo punto di vista, nei mesi scorsi, abbiamo visto una serie di precedenti: leggi sostanzialmente prive di copertura finanziaria; provvedimenti di proroga rispetto ai quali il Governo ha fornito chiarimenti, considerandoli come non determinanti effetti dal punto di vista degli oneri finanziari (mentre noi siamo convinti che determinino effetti assolutamente rilevanti).
L'onorevole Conte ha richiamato il tema del prelievo nei confronti delle imprese da parte delle camere di commercio, che determina comunque effetti complessivi sul gettito. Poi, vi sono le scelte di proroga relativamente ai temi dell'ambiente e dello sviluppo, e in materia di codice ambientale. È un intervento che, ovviamente, determina anche effetti e costi per quanto riguarda le risorse pubbliche.
Complessivamente, il decreto-legge presenta, a nostro giudizio, significativi profili di mancata copertura finanziaria e, quindi, incide anche sul perimetro complessivo di spesa della pubblica amministrazione: tema tanto dibattuto tra maggioranza e opposizione negli ultimi tempi ed elemento determinante per immaginare iniziative di sviluppo nei prossimi mesi.
Per non parlare dei temi di reale emergenza: penso alle questioni legate alla proroga dei termini per gli adempimenti fiscali nei confronti dei soggetti danneggiati dal terremoto del Belice. Si tratta, sicuramente, di una realtà che presenta aspetti emergenziali e tuttavia siamo consapevoli del fatto che continuiamo a portare avanti situazioni di straordinarietà, laddove l'intervento di successivi Governi negli anni avrebbe dovuto determinare definitivamente un superamento delle stesse.
Inoltre, se si tiene questo atteggiamento nei confronti del Belice, non si capisce perché eventi come quelli alluvionali che hanno coinvolto non solo il Piemonte, ma anche altre realtà territoriali, ed altri Pag. 80ancora che sono stati oggetto di forte dibattito durante l'esame della legge finanziaria (penso al sisma del 1990 nella Sicilia occidentale e ad altre calamità particolarmente rilevanti) non vengano presi assolutamente in considerazione. Infatti, si considerano oggetto di decretazione d'urgenza solo gli eventi - per quanto importanti e sottoposti alla nostra attenzione - del Belice.
Quindi, si tratta di un'attività di Governo assolutamente scoordinata. Pensate all'istituzione delle province di Monza, Fermo, Barletta-Andria-Trani! Questa vicenda, cari colleghi, nella scorsa legislatura ha alimentato un dibattito parlamentare molto acceso. Da una parte, le province storiche e, dall'altra, l'istituzione di nuove province volute dal territorio che avrebbe potuto determinare effetti significativi dal punto di vista della presenza dello Stato, della capacità della pubblica amministrazione di fornire risposte degne di questo nome!
Come avevamo già segnalato a suo tempo, è evidente che è necessaria una normativa coordinata ed organica in ordine a tali argomenti. Ci troviamo di fronte ad un paradosso: adesso il Governo è costretto a decretare d'urgenza, ma negli oltre 1.400 commi della legge finanziaria lo stesso non ha affrontato in maniera adeguata un aspetto fondamentale della vita di queste nuove province, con commissari straordinari senza risorse che non possono applicare i programmi adottati dal Ministero dell'interno per la presenza delle istituzioni pubbliche. Dovrà essere varato un decreto apposito o comunque vi dovrà essere un'iniziativa di legge parlamentare in Commissione affari costituzionali per dare seguito alle aspettative legittime dei cittadini, alla luce delle norme istitutive di queste province.
Contestualmente, il Governo vara un provvedimento di riordino degli enti locali, immaginando un percorso di soppressione delle province, mentre si avvia un iter parlamentare legato all'istituzione di aree metropolitane. Si tratta di iniziative che sono in perfetta contraddizione dal punto di vista delle scelte politiche; vi è assenza di coerenza complessiva da parte della maggioranza. Non vi è un disegno chiaro sul tema delicatissimo degli enti locali: da una parte, si decurtano le risorse con un patto di stabilità particolarmente rigido e, dall'altra, non si consente, con riferimento agli impegni ufficiali dello Stato italiano, a queste nuove province di avere un percorso regolare.
Non si vara una normativa complessiva che metta a regime definitivamente le province istituite negli ultimi anni (mi riferisco in particolare a quelle che ho prima indicato).
Siamo, pertanto, di fronte ad una deroga ulteriore ai principi di contabilità e, quindi, di bilancio pubblico cui dovremmo prioritariamente attenerci.
Quindi, si tratta di norme - lo dimostra questa vicenda specifica - da cui si evince una certa inappropriatezza, una capacità assolutamente limitata del Governo, il quale ha bisogno di confrontarsi all'interno della propria maggioranza per ripresentarsi in Parlamento con una maggioranza degna di questo nome e coerente rispetto alle scelte adottate.
Per quanto riguarda le risorse che vengono riassegnate all'Istituto del commercio estero in ordine alle attività di promozione e di sostegno alle nostre imprese nel contesto dei mercati globali, vorrei esprimere alcune considerazioni. Nella legge finanziaria si decurtano le risorse con riferimento al tema dell'internazionalizzazione, mentre vengono assunti impegni da parte dei ministri competenti relativamente al sostegno alle nostre imprese nell'epoca del mercato globale, della competizione internazionale. Queste risorse in legge finanziaria non sono presenti, mentre si interviene rispetto ai 20 milioni di euro che andrebbero in economia e che verrebbero persi dall'ICE, il quale non riuscirebbe nemmeno a mantenere gli impegni in sede estera che sono l'elemento vitale affinché venga mantenuta una minima capacità di stare sul mercato da parte delle nostre imprese.
Quindi, il nostro è un atteggiamento propositivo (abbiamo presentato una serie di emendamenti qualificati, con l'obiettivo Pag. 81di migliorare il testo; un testo che sicuramente fa compiere dei passi in avanti), anche in base a come si svolgerà il dibattito, alla capacità del Governo di accogliere le valutazioni responsabilmente espresse dall'opposizione su alcuni grandi temi.
Ribadiamo, comunque, con grande chiarezza che si tratta di una maggioranza spaccata, le cui linee guida, legate alla spesa pubblica, sono assolutamente disomogenee e le cui scelte sono contraddittorie. Vi è una sorta di respiro corto! Ci auguriamo che in quest'aula si riesca a verificare fino in fondo se vi sono le condizioni per condurre, da parte di questa maggioranza, il Paese. Noi siamo convinti che non ci siano! Manteniamo, comunque, il nostro senso di responsabilità in ordine a proposte concrete che possono migliorare questo testo e che speriamo vengano accolte dal Governo.

PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 17,50).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno avere luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2114)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, probabilmente rispetto quanto è stato detto finora, potrei rappresentare una mosca bianca, nel senso che ritengo che questo provvedimento effettivamente crei disomogeneità di legislazione durante tutto l'anno e situazioni di incompatibilità normativa. Sostanzialmente, esso è diseducativo per gli stessi cittadini. Continuare a prefigurare - come è stato fatto ormai da parecchio tempo - l'idea che i termini previsti da norme vengano dilatati effettivamente lascia senza costrutto concreto la norma stessa e non le dà certezza. Sembra che vi sia in questo paese una sorta di avvitamento su se stesso e che si legiferi quasi come se domani mattina vi fosse la possibilità dell'esame di riparazione.
Questo provvedimento è una specie di ricettacolo di una serie di inefficienze ed inadempimenti, di storture e di incapacità a legiferare secondo certezza. Ecco perché abbiamo accolto con particolare attenzione l'intervento di stamane del presidente Violante. Infatti, siamo perfettamente contrari su come si è svolto l'iter di questo provvedimento, cioè che alcune proposte emendative - come ha detto il collega Lucchese - approvate in Commissione siano state espunte all'improvviso, magari anche legittimamente. Tuttavia, noi eravamo convinti che il percorso di coinvolgimento della Commissione fosse sacro, a livello di iter parlamentare.
Anche da questo punto di vista, mi è parso che questa maggioranza intendesse procedere con colpi di mano ben assestati. In qualche misura, credo che il provvedimento abbia tutto - e troppo - al suo interno. Sarebbe estremamente importante cominciare a fare una pulizia nel vero senso della parola.
Allora, mi permetta, signor Presidente, di fare due sole ultime considerazioni. La prima è che c'è una distorsione e un'asimmetria tra quello che è probabilmente in questa legislatura il modo di legiferare della Camera e quello del Senato. A quest'ultimo ramo del Parlamento, infatti, il Governo e l'attuale maggioranza rivolgono una particolare attenzione, legata al ristretto vantaggio che registrano in quella sede. Pertanto, in questa legislatura, tutto ciò che rappresenta la parte importante Pag. 82dell'iter legislativo partirà e avrà il suo primato in Senato. La Camera dei deputati viene considerata quasi come un complemento d'arredo, non certamente un luogo nel quale il parlamentare potrà in qualche modo incidere sul cambiamento della normativa.
Non vorrei che anche questo provvedimento - che viene, in qualche misura, rigorosamente «pulito» (soprattutto per quanto riguarda gli emendamenti sostenuti dall'opposizione) - si trovasse ad essere «rigenerato» in proposte assolutamente non confacenti a quella che è stata l'opera di pulizia impressa dal Governo in questa sede. Magari al Senato si avrà la capacità di «pagare» - lo dico tra virgolette - alcuni componenti della maggioranza, al fine che siano solleciti o comunque conseguenti alla possibilità di votarlo.
Il secondo aspetto è che ci sono stati degli stralci veramente incomprensibili. Per esempio, lo stralcio della disposizione sugli agenti delle assicurazioni non mi è chiaro, in quanto il Governo stesso si era premurato, avendo constatato, a suo tempo, che era impossibile rispettare i termini, di fissare la data al 28 febbraio. Si tratta effettivamente della possibilità di intervenire sui termini e non sulle norme relative al procedere legislativo, e credo sia necessario che il Governo intervenga tenendo conto che deve essere ripreso quanto approvato dalla Commissione, ovvero far slittare questo termine al 30 giugno; ne vale non soltanto della cosiddetta coerenza, ma soprattutto di quell'aspetto importante che il Governo stesso ha rilevato nel momento in cui ha preso coscienza della necessità di differire il termine con il precedente intervento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pelino. Ne ha facoltà.

PAOLA PELINO. Signor Presidente, siamo nella fase degli interventi sul complesso degli emendamenti, anche se, dopo che si è abbattuta la mannaia della Presidenza, dovremmo definire questa fase dei nostri lavori parlamentari come quella degli interventi sulla «rimanenza» degli emendamenti!
Credo che, in questa occasione, possiamo riprendere alcune delle considerazioni svolte in precedenza dal presidente Violante e dai colleghi che sono intervenuti in ordine alle scelte che la Presidenza ha inteso operare, restringendo il numero degli emendamenti in base al criterio di ammissibilità.
Signor Presidente, esponenti del Governo, colleghi, credo che esista una questione di disparità di trattamento tra Camera e Senato. I colleghi senatori hanno effettivamente una facoltà maggiore di incidere sul processo legislativo ed un maggior potere emendativo. È evidente che, in Senato, essendoci esigenze di natura politica in ordine agli equilibri tra maggioranza ed opposizione ed essendoci uno scarto tra queste due assai esiguo in termini numerici, esiste una convenienza politica del Governo ad accettare certe modifiche. Di conseguenza, emerge anche una posizione differente della Presidenza del Senato in ordine ai criteri di ammissibilità degli emendamenti presentati al testo, che permette ai senatori una maggiore incisività sul processo legislativo. C'è una diversità di interpretazione dei criteri di ammissibilità da parte della Presidenza del Senato tout court al netto della convenienza politica e dell'accoglimento o meno di determinate modifiche ai testi legislativi.
Sta di fatto, signor Presidente, che, se ciascuno di noi che ha presentato emendamenti dichiarati inammissibili dalla Presidenza per estraneità di materia volesse cercare di essere incisivo, attraverso una proposta emendativa presentata nel corso dell'esame di questo decreto-legge denominato «mille proroghe» (sul quale anche la Presidenza ha espresso dubbi di ammissibilità perché in quanto decreto-omnibus, contiene una eterogeneità di materie), si dovrebbe prevedere nel regolamento della Camera la possibilità di trovare una amico o un collega al Senato in grado di portare avanti quella proposta emendativa. È evidente che siamo di fronte ad un'anomalia grave che va sanata. Mi fa piacere che il Presidente Bertinotti abbia riaperto la questione che era stata, Pag. 83peraltro, già sollevata da diversi colleghi di maggioranza e di opposizione, relativamente al rilancio dell'iniziativa all'interno della Giunta per il regolamento, di verificare la possibilità di mettere in campo proposte regolamentari in grado di disciplinare meglio il tema dell'inammissibilità. È altrettanto evidente che non possiamo continuare a trovarci nella stessa identica situazione vissuta durante l'esame del disegno di legge finanziaria, quando materie che erano state dichiarate inammissibili alla Camera dei deputati sono state poi inserite dal Senato della Repubblica e confermate dalla Camera dei deputati in terza lettura. È evidente che, su questo versante, esiste una discrasia e una disparità di rapporto tra la Camera e il Senato ed è altrettanto evidente che questo non può essere accettato in un sistema di bicameralismo perfetto. Emerge, dunque, una questione di carattere costituzionale, ma anche - insisto, signor Presidente - di carattere politico per quanto riguarda, ad esempio, l'emendamento 6.28, presentato dal mio collega, l'onorevole Baldelli, che ha una sua storia sia in quest'aula sia in Commissione lavoro.
In proposito, volevo formulare un rilievo di merito sulla decisione della Presidenza di dichiararlo inammissibile per estraneità di materia, perché esso non prevede esclusivamente la proroga dei termini o perché tende a modificare la legislazione vigente. Sull'emendamento in questione vi è stata una convergenza unanime dell'XI Commissione della Camera dei deputati. Nella sua formulazione originaria tale emendamento era stato presentato su iniziativa del gruppo di Forza Italia, ma era stato sottoscritto da tutti i colleghi presidenti di gruppo di tutte le forze politiche in sede di esame del disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge sulla previdenza complementare.
Come tutti voi sapete, tale provvedimento è stato fatto decadere dal Governo: non è stato calendarizzato dopo che per un'intera settimana la Commissione lavoro si era adoperata in tal senso pronunciandosi su di esso.
La materia della previdenza complementare è delicata ed il Governo ha operato una scelta politica di fondo con conseguenze importanti sul bilancio, sul trattamento di fine rapporto e sulle prospettive previdenziali che riguardano milioni di lavoratori.
Ebbene, su questa scelta, su questo provvedimento vi era stato il pronunciamento unanime della Commissione lavoro; il decreto-legge è stato lasciato decadere e la normativa è stata assorbita in sede di esame del disegno di legge finanziaria.
Quando il disegno di legge finanziaria è stato esaminato in terza lettura alla Camera dei deputati, la Commissione lavoro, ancora una volta, aveva deciso di riformulare, di ripresentare, di riapprovare la proroga dei termini relativa all'adeguamento degli statuti dei fondi pensione complementari privati al 31 marzo, anziché al 31 dicembre 2006.La Commissione bilancio non ha preso in considerazione il testo trasmesso dalla Commissione lavoro e in Assemblea, dove era stata posta la questione di fiducia, ancora una volta la Camera dei deputati è stata espropriata della propria facoltà di discutere serenamente, seriamente e approfonditamente su questo testo.
Il Governo stesso non si è fatto carico - non avrebbe potuto agire altrimenti, pena la quarta lettura del provvedimento al Senato - di accogliere l'indicazione proveniente dalla Commissione lavoro; dunque, si scelse l'unica via possibile, ossia quella dell'ordine del giorno presentato, appunto, dall'onorevole Baldelli e da altri colleghi di maggioranza e di opposizione. Attraverso di esso si chiedeva al Governo di impegnarsi il prima possibile a modificare questa normativa.
Adesso però la Presidenza ha praticamente soppresso l'emendamento in materia adducendo un'ipotetica inammissibilità dello stesso.
Osserviamo come anche il Governo, nell'ambito della Commissione di merito, non soltanto non ha recepito le indicazioni contenute nell'ordine del giorno accolto, Pag. 84ma non ha nemmeno recepito il parere che in sede consultiva è stato espresso dalla Commissione lavoro.
Non si è voluto tener conto, probabilmente nella foga di dover cassare un enorme quantità di proposte emendative, delle priorità politiche, degli impegni del Governo e persino del parere unanime di una Commissione.
Dal punto di vista personale, esprimo la mia solidarietà all'onorevole Baldelli, ma anche al presidente della Commissione lavoro e agli altri colleghi che in tutti questi mesi hanno continuato a lavorare sul testo presentato oggi in aula; il Governo, però, se ne è infischiato, anche a prescindere dall'inammissibilità dichiarata dalla Presidenza della Camera.
Certo, alcune domande sorgono spontanee; crediamo che la questione della «pulizia» del testo legislativo e l'adeguamento alla materia di cui il provvedimento del Governo è oggetto siano, in via di principio, dei valori legislativi che vanno salvaguardati. Riteniamo che la questione della inammissibilità delle proposte emendative che esulano dalla materia in oggetto rappresenti un atto dovuto da parte della Presidenza e che questa operazione sia, in una certa misura, alta e nobile.
Crediamo che le regole debbano essere chiare, che i testi legislativi debbano essere puliti, che questo Parlamento debba lavorare in maniera efficace, che i parlamentari debbano attenersi al testo e che non si debba inserire in un grande calderone tutto e il contrario di tutto.
Tutto ciò è giusto e, in qualche misura, riteniamo apprezzabile il fatto che siano state colpite anche delle proposte emendative presentate dal Governo e dalla maggioranza; non crediamo che, sotto questo aspetto, vi sia stato uno strabismo, almeno dal mio punto di vista.
Penso sia stato fatto un lavoro sostanzialmente onesto anche se contestabile secondo alcuni aspetti di merito. In questo caso, utilizzo il tempo a mia disposizione per contestare la decisione assunta in ordine all'emendamento presentato dall'onorevole Baldelli, che poteva essere lasciato indenne da questa mannaia.
Tuttavia, signor Presidente, mi permetta di svolgere una considerazione di carattere più generale. Credo che il sospetto circa il fatto che tale scelta sia stata compiuta per snellire i tempi di questa discussione, oppure per evitare di «creare grane» al Governo, a fronte di una serie di proposte emendative provenienti dalla maggioranza, possa essere considerato in parte legittimo, anche se poi, nei fatti, è difficile da dimostrare.
Signor Presidente, ritengo che, dopo l'approvazione di una legge finanziaria di uno unico articolo composto da quasi 1400 commi, forse «stoni» un'applicazione così rigorosa della inammissibilità delle proposte emendative. Credo, inoltre, che un provvedimento come quello in esame, esaminato per mezza giornata dalla Commissione di merito e per quasi tre ore dalla Commissione bilancio, meriterebbe una discussione più approfondita. Molte sono, quindi, le perplessità riguardo a tale questione.
Prendo comunque atto della scelta operata dalla Presidenza, che in questo caso mi pare assolutamente irrevocabile, anche se, signor Presidente, la speranza è l'ultima a morire!
Concludo il mio intervento rilevando che, malgrado sia stata operata una scelta d'ufficio, è evidente a tutti - tengo a farlo presente anche ai colleghi della Commissione lavoro che hanno contribuito alla redazione di questo testo - che il Governo non è stato capace, neanche in questa sede, di offrire un segnale di disponibilità su questa specifica materia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ceroni. Ne ha facoltà.

REMIGIO CERONI. Signor Presidente, segnalo che, proprio un attimo fa, stavo parlando con gli amici del fermano. Ebbene, una volta appresa la notizia dello «stralcio» del comma 8-septies dell'articolo 6 del provvedimento (introdotto, nel corso dell'esame in sede referente, con l'approvazione dell'emendamento Giovanardi 6.41), si sono veramente indignati!Pag. 85
Tale comma disponeva che, per la prosecuzione degli interventi connessi all'istituzione delle province di Monza e della Brianza, di Fermo e di Barletta-Andria-Trani e per la razionalizzazione delle attività dei commissari a tal fine nominati, e fino al completamento di tali interventi, siano considerate le risorse rese disponibili per l'istituzione degli uffici periferici dello Stato e che tali risorse siano assegnate alle contabilità speciali costituite presso gli stessi commissari.
La scelta compiuta dal Presidente della Camera dei deputati in virtù delle sue prerogative ci appare molto discutibile, poiché ci domandiamo come mai il Presidente della Camera non sia intervenuto a censurare i numerosi commi che sono stati introdotti nel disegno di legge finanziaria e che, invece, sono stati mantenuti. Si è trattato, infatti, di 1350 commi che nulla avevano a che vedere con la legge di bilancio dello Stato!
Non riesco a capire questo accanimento normativo, da parte del Governo, per impedire la realizzazione delle citate nuove province. Penso che ci troviamo di fronte ad un atto di vera e propria arroganza e di autentica prepotenza, sollecitato dal Governo al Presidente della Camera.
Ciò perché vorrei evidenziare che si tratta di un provvedimento che è il frutto di più di dieci anni di battaglie delle popolazioni del territorio fermano, della Brianza e della Puglia.
La legge istitutiva della provincia di Fermo è stata fortemente voluta da 40 consiglieri comunali del fermano, i quali hanno votato all'unanimità per l'istituzione di tale provincia. La costituzione di tale provincia, inoltre, è stata votata all'unanimità da 37 consiglieri regionali su 40 (tre erano assenti) nelle Marche. Il provvedimento di legge in questione, infine, aveva ricevuto il vaglio di tutte le Commissioni della Camera e del Senato ed era stato approvato dalle rispettive Assemblee.
Non si capisce il motivo, dunque, per cui ogni occasione è buona per varare una normativa che impedisca l'istituzione di queste tre province!
Ritengo tale comportamento veramente inconcepibile: già all'interno della legge finanziaria, infatti, era stata introdotta una disposizione che riguardava in maniera particolare la provincia di Fermo, poiché penalizzava le province con meno di 200 mila abitanti. Ricordo, inoltre, che, subito dopo la presentazione del disegno di legge finanziaria, era partito un telegramma, con il quale era stato intimato ai commissari nominati dal Governo di procedere nell'effettuazione della spesa. Adesso, trascorso l'esercizio finanziario 2006, queste somme non sono state spese e vengono accantonate in economia.
Ebbene, trovo ciò veramente inconcepibile! D'altra parte, rammento che l'emendamento Giovanardi 6.41 aveva ricevuto, in sede di Commissione, il voto favorevole di tutti i gruppi parlamentari. Non comprendo, dunque, come il Presidente della Camera abbia potuto venir meno ad una volontà che, ormai, risulta tanto chiara!
Penso che nel fermano dovremo continuare le nostre battaglie, perché i tentativi di impedire la realizzazione della provincia di Fermo, da qui al 2009, saranno continui. Ne sono molto dispiaciuto. Vedremo quali saranno le reazioni della popolazione. Ricordo, tuttavia, che, quando in altre occasioni il Parlamento tardava ad istituire la provincia, vi sono stati il blocco dell'autostrada e tante altre manifestazioni popolari: questo Governo ne sta incentivando di nuove in tutte le maniere!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fasolino. Ne ha facoltà.

GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, a me sembra che il decreto-legge in esame renda ancora più chiaro, rispetto ad altri provvedimenti, lo stato confusionale in cui versano il Governo e la maggioranza.
Abbiamo già sofferto per approvare il disegno di legge finanziaria: al termine di un lungo iter parlamentare nelle Commissioni e nelle Assemblee di Camera e Senato, è stato partorito un mostro, una Pag. 86finanziaria ricca di centinaia (se non di migliaia) di articoli, nella quale è possibile individuare alcuni interessi specifici, politici ed economici, legati ai gruppi della maggioranza. Pensavamo che ciò potesse bastare, che l'enorme sforzo compiuto dalla maggioranza in senso clientelare potesse avere termine; invece, avete avuto bisogno di un ulteriore provvedimento, di un decreto «mille proroghe» che viola il dettato molto chiaro della legge n. 400 del 1988, la quale impone al Governo di adottare decreti-legge che contengano norme omogenee, il cui contenuto sia corrispondente al titolo del provvedimento. Al contrario, abbiamo potuto notare che sono state svuotate le competenze di tutte le Commissioni: il testo approvato dalla I Commissione ha praticamente svuotato l'azione delle altre Commissioni! Siamo di fronte ad un pateracchio indescrivibile che non deve più ripetersi!
Pochi giorni fa si è tenuta un'importante riunione, alla quale ha partecipato lo stesso Presidente Bertinotti. Debbo dire che il Presidente ha cercato di rendere più rispondente al dettato legislativo il testo del decreto-legge in esame, ma non è bastato: siamo di fronte ad un provvedimento abnorme, a disposizioni che indeboliscono il significato e la presenza del Parlamento. A tale proposito, ricordo che la Camera è impegnata a lungo, nel corso dell'anno, da provvedimenti al cui esame potrebbe essere data un'articolazione più utile, anche mediante il collegamento di temi specifici a specifiche Commissioni.
Prima di concludere, desidero rilevare che la stessa legge finanziaria è, ormai, un mammut che paralizza per mesi l'azione del Parlamento: prima, c'è il documento di programmazione economico-finanziaria, al quale seguono un lungo lavoro nelle Commissioni di Camera e Senato e, successivamente, lunghe discussioni nelle relative Assemblee. Non sarebbe meglio procedere per compartimenti, eliminare il disegno di legge finanziaria e seguire l'esempio di alcuni comuni accorti, i quali stanno approvando varianti allo strumento urbanistico, anziché un nuovo strumento urbanistico? Nel nostro caso, lo strumento sarebbe la finanziaria, che potrebbe essere approvata, di anno in anno, per varianti, per settori. In tal modo, non vi sarebbe quello che viene definito «attacco alla diligenza», le Commissioni non sarebbero esautorate dai loro compiti istituzionali ed il Parlamento risponderebbe meglio ai bisogni reali del paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sicuramente quello in esame è un provvedimento non facile; anzi, lo definirei ostico. Però, con la stessa chiarezza e con un realismo politico che, credo, possiamo riconoscerci, ritengo possiamo definirlo anche come un provvedimento necessario. Ho ascoltato, dai banchi dell'opposizione, una serie di argomentazioni relative alla sua contraddittorietà e alla difficoltà di effettuarne, in ogni aspetto, una nitida lettura. Credo che ciò sia insito proprio nella natura di questo disegno di legge e credo sia anche prevedibile che non mancheranno, nei prossimi anni, provvedimenti analoghi. Tutt'al più, si può affermare che, questa volta, per l'azione sia del Governo, sia delle Commissioni, ci troviamo davanti non a un decreto-legge cosiddetto mille proroghe ma a un testo molto più contenuto e molto più rigoroso nei suoi enunciati. Ritengo si tratti di un segnale positivo, il cui merito deve essere ascritto alla serietà del Governo e del lavoro delle Commissioni.
Come dicevo, è difficile immaginare che non ci troveremo in situazioni analoghe anche negli anni futuri, perché di provvedimenti che prevedono scadenze temporali che necessitano di essere prorogate credo ve ne saranno ancora. Semmai, questo ci deve richiamare ad una riflessione relativamente alla nostra modalità di legiferare e relativamente alla concretezza con la quale spesso prevediamo, con provvedimenti legislativi, scadenze temporali. Non tutte le proroghe di scadenze temporali, infatti, sono dettate da una intervenuta difficoltà connessa ad altri provvedimenti Pag. 87legislativi o a normative europee, spesso, sono in relazione con la scarsa possibilità che i termini previsti per legge siano in concreto rispettati. Possiamo affermare che nella nostra produzione legislativa frequentemente troviamo aspetti temporali ispirati al volontarismo più che alla reale concretezza e aderenza alla realtà sociale.
Credo sia questo l'elemento di riflessione sul quale dobbiamo ritornare. È facile lanciare segnali, attraverso provvedimenti legislativi, alla società civile, alle imprese, alle professioni e al mondo del lavoro, ritenendo che questi soggetti debbano adeguarsi tempestivamente a quanto le nuove norme prevedono. Tuttavia, se non si tiene conto della esistenza di condizioni materiali con cui bisogna fare realisticamente i conti, tornano a rendersi necessari provvedimenti, come quello in esame, che possono apparire, come ripeto, anche ostici.
In ogni caso, non era tanto di questo che intendevo trattare e non era su questo che, in particolare, intendevo concentrare il mio intervento; volevo infatti riferire il mio intervento all'effetto, non del tutto gradito anche da alcuni esponenti della maggioranza, della decisione in materia di inammissibilità di alcuni emendamenti, che questa mattina abbiamo recepito da parte della Presidenza. Mi riferisco, in particolare, alle misure concernenti le autonomie locali, sulle quali avevamo lavorato in questi giorni e sulle quali era intervenuto anche questa mattina, in Commissione bilancio, un atteggiamento di disponibilità da parte del Governo, che voglio ringraziare.
Vorrei premettere che questo provvedimento contiene proroghe di termini molto puntuali e settoriali, iniziative che si riferiscono a parti della società. I temi sui quali, anche in Commissione, avevamo cercato di richiamare l'attenzione hanno invece un valore generale in quanto riguardano tutti gli enti locali, i comuni e le province del nostro paese, a prescindere dalla loro appartenenza politica. Quindi, a nostro avviso, quegli emendamenti meritavano un'altra attenzione. Mi riferisco, in particolare, all'interpretazione - a nostro parere corretta - che doveva essere presente nella legge finanziaria, in ordine ad una volontà espressa dal Senato. Il Senato, prima che venisse posta la questione di fiducia, aveva deciso di eliminare tutte le sanzioni per quegli enti locali che, nel 2006, avessero sforato il patto di stabilità. Nel recepire tale volontà attraverso il maxiemendamento presentato dal Governo, in verità, un aspetto è sfuggito; infatti, sono rimaste le sanzioni per quei comuni e per quelle province che, nel 2006, hanno sforato il patto di stabilità a causa della spesa per il personale.
Il nostro emendamento - tra l'altro analogamente si prevedeva in una proposta emendativa del collega Osvaldo Napoli - mirava a sanare questa situazione e a far corrispondere più direttamente il contenuto della legge finanziaria alla volontà politica espressa esplicitamente dal Senato. Si tratta di un fatto rilevante, in quanto lo sforamento del patto di stabilità può provocare ulteriori difficoltà rispetto a quelle nelle quali già si trovano ad operare comune e province, anche a causa della manovra che abbiamo approvato e che obiettivamente ha chiesto un sacrificio non insignificante al sistema delle autonomie locali.
Un altro punto riguardava la volontà di chiarire un equivoco. Già negli anni scorsi molti enti locali, sia per autonoma volontà di riorganizzazione dei propri servizi sia per aderire meglio ai rigori del patto di stabilità, avevano deciso di organizzare i loro servizi in istituzioni - quelle previste dalla legge n. 142 del 1990 e poi dal testo unico degli enti locali del 2000 -, nella convinzione - peraltro già affermata dal Governo negli scorsi anni - che le spese sostenute dalle istituzioni e il costo del personale ad esse attribuito non avrebbero concorso al calcolo del patto di stabilità. In diverse regioni, invece, le sezioni regionali della Corte dei conti contestano tale interpretazione, creando ulteriori difficoltà agli enti locali.
Quindi, la nostra proposta emendativa era in qualche modo volta a chiarire la situazione, mettendo al riparo gli enti locali da contenziosi spiacevoli peraltro Pag. 88provocati, per l'appunto, da interpretazioni, a nostro avviso corrette, date dal Governo nella legislatura precedente.
Un'altra questione - e mi ricollego così alle considerazioni svolte da colleghi che mi hanno preceduto - riguarda il tema delle nuove province. Personalmente, non sono favorevole all'istituzione di nuove province; peraltro, se fossi stato deputato nella scorsa legislatura, avrei espresso un voto contrario anche sull'istituzione di 'quelle' nuove province. Ma il Parlamento si è espresso; perciò, ritengo che non sia corretto porre le istituzioni, che il Parlamento ha deliberato di volere costituire, nelle condizioni di non poter operare, di non poter avviare il loro lavoro. Ritengo che si compia, in tal senso, una violazione, non solo di un'aspettativa delle comunità locali ma anche di una volontà espressa chiaramente in un provvedimento di legge del Parlamento.
In tal senso, contrariamente alle considerazioni ascoltate questa mattina - mi riferisco, in particolare, all'intervento dell'onorevole La Loggia -, non ritengo che dovremmo «stracciarci le vesti» se il Senato dovesse assumere un diverso orientamento sull'ammissibilità di proposte emendative concernenti tematiche di così rilevante significato. Anzi, qualora, come auspico, i contenuti di tali proposte verranno recuperati nel corso dell'esame al Senato, sia politicamente sia dal punto di vista dell'interpretazione del regolamento, mi auguro che la nostra Camera poi, in terza lettura, li approvi a sua volta definitivamente, in modo tale che si possano risolvere questioni che, a mio avviso, rappresentano problemi reali meritevoli di soluzione (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, il mio intervento, per così dire, uscirà fuori dal coro in relazione alla questione dell'ammissibilità o inammissibilità. Ritengo infatti che quanto compiuto dal Presidente Bertinotti sia legittimo e, anzi, assolutamente auspicabile anche per il prossimo futuro. Si pongono, però, taluni problemi connessi a tale questione. Esiste veramente la volontà, da parte del Presidente della Camera, di continuare su questa linea? Se così è, lo vedremo ben presto in questa Assemblea, già in occasione dell'esame, la prossima settimana, del prossimo disegno di legge di conversione di un decreto-legge. Infatti, nell'ambito del giudizio di ammissibilità che ha riguardato le proposte emendative a quel provvedimento, si sono susseguiti orientamenti che sono cambiati nel corso delle giornate: emendamenti prima considerati ammissibili, poi divenuti inammissibili e quindi tornati nuovamente ammissibili. Ebbene, quel provvedimento reca tutta una serie di norme che nel caso del decreto-legge oggi in esame sono state invece espunte proprio grazie all'intervento del Presidente della Camera.
Però, ciò detto, mi domando se la perdurante capacità di questa Assemblea nell'affrontare temi complessi e nel dare risposta al paese verrà garantita; infatti, abbiamo constatato, in questi mesi, la preferenza manifestata dal Governo per la presentazione dei decreti-legge al Senato proprio in considerazione del fatto che, in quel ramo del Parlamento, le maglie del giudizio di ammissibilità sono più larghe. Si è trattato quindi in quei casi di decreti-legge poi trasmessi alla Camera, la quale si è perciò limitata, in questi mesi, a fare, talvolta, soltanto melina, e comunque ad approvare a scatola chiusa, i provvedimenti giunti dal Senato. Ciò obiettivamente rappresenta una limitazione dei poteri di ognuno di noi.
Quindi, non posso essere d'accordo con il collega che mi ha preceduto, che auspica addirittura che il Senato, proprio in virtù del disallineamento nei regolamenti tra Camera e Senato, possa intervenire su materie qui escluse. Di conseguenza, vorrei richiamare la Presidenza a garantire per il prossimo futuro che ci sia un raccordo stretto anche con il Governo, perché quest'ultimo deve decidere se vuole affrontare le questioni o se preferisce continuare, Pag. 89anche attraverso l'emanazione di decreti-legge, a imporre le vedute degli uffici e della burocrazia rispetto alla necessità di un dibattito approfondito sulle norme. D'altra parte, stamani abbiamo visto, anche in un intervento dell'autorevole presidente della Commissione bilancio, come il Governo ancora non faccia chiarezza con sé stesso. Sull'emendamento Giovanardi, che è stato qui citato, il Governo ha dato parere contrario, salvo poi presentare - forse si tratta di un altro Esecutivo - un emendamento analogo che la Presidenza di questa Camera ha dichiarato inammissibile (parliamo della questione relativa alla possibilità di tenere le risorse destinate alle province neo costituite).
Questo Governo vuole continuare ancora su questa linea? Questo Governo lo aspettiamo - e lo ribadisco qui - anche in relazione al prossimo decreto. Questo Governo vuole continuare questa discussione anche la settimana prossima sullo stesso argomento e sulle stesse questioni? Il sottosegretario D'Andrea si meraviglia, ma la discussione sull'ammissibilità delle norme qui espunte e lì ripresentate è troppo recente e, in Commissione finanze, proprio oggi pomeriggio, è stata ripresa. Quindi, la prossima settimana ci ritroveremo - ahimè - a parlare nuovamente dei criteri di ammissibilità e dell'azione del Governo.
Sottosegretario D'Andrea, nella scorsa legislatura avevo la sua stessa posizione nel Governo e so quante siano le spinte, quanto eterogenee siano le stesse, e quanto sia difficile fare il sottosegretario per i rapporti con il Parlamento, avendo un Governo che si presenta diversamente a seconda delle disponibilità e delle proprie sensibilità (ad esempio, il Ministero degli interni sostiene la necessità di portare avanti le giuste richieste dei commissari delle neo province di Andria-Barletta, Monza e Fermo, mentre il Ministero dell'economia difende le proprie prerogative o frappone ostacoli). Quale dei due Governi è quello che lei rappresenta in quest'aula o quale Ministero vincerà questa competizione? Per togliervi dall'imbarazzo, il buon Presidente della Camera ha provveduto ad eliminare la questione e, quindi, non ne parleremo qui oggi. Ne parleremo però quando si affronterà la questione del CIP6, un residuo di lavorazione della scorsa finanziaria, quando discuteremo, per esempio, sul criterio che ha portato all'ammissibilità di una norma che riguarda le modifiche alla legge Bossi-Fini, che è stata presentata in un provvedimento che fa riferimento a sentenze della Corte di giustizia europea o a direttive dell'Unione stessa. Vale anche in quel caso il criterio che abbiamo fin qui esposto? Io temo - in questo siamo nel campo delle illazioni - che l'azione di verifica, mi perdonino di questa mia affermazione gli uffici della Camera, sia troppo influenzata dalle decisioni del Presidente della Camera stessa. Ne abbiamo avuto una dimostrazione quando si affrontò in sede di finanziaria la necessità o meno di inserire nel testo la questione delle modificazioni genetiche. Parimenti, abbiamo visto alcuni dei temi che erano stati presentati in finanziaria ripresentati con qualche piccola modifica al Senato e dichiarati lì, e qui, nuovamente ammissibili.
Credo che la questione vada affrontata con sollecitudine perché altrimenti noi metteremmo le nostre capacità, le nostre istanze (che sono le istanze del popolo che rappresentiamo), nelle mani delle considerazioni che potrà fare di volta in volta il Presidente della Camera. Quindi, non posso fare altro che ribadire la mia personale posizione favorevole a criteri di ammissibilità molto precisi, a patto però che si tratti di una cosa che duri nel tempo, e che non sia limitata solo ad oggi, che non sia limitata magari alla prossima settimana, ma che ci permetta di aprire un confronto serio perché, veda, Presidente, quando stamane il Presidente Bertinotti ha affermato che bisognerebbe lavorare sulle prerogative del Senato, evidentemente pensava di modificare il regolamento del Senato in peius.
Questo mi pare obiettivamente difficile. Noi dovremmo trovare una sorta di concordia su quello che vogliamo fare qui, e ottenere la stessa disponibilità al Senato. Dopodiché starà alla sensibilità del Governo, Pag. 90di volta in volta, rendersi conto se è importante o meno che ci sia un dibattito in questa Camera, e se questa Camera ha ancora ragione di esistere ed andare avanti, ed essere rappresentata dai parlamentari che vogliono, con la propria iniziativa politica, dare voce ai cittadini. Grazie.

PRESIDENTE. Grazie onorevole Conte.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Carlucci. Ne ha facoltà.

GABRIELLA CARLUCCI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, in questo momento vorrei rivolgermi con particolare attenzione agli abitanti di Barletta, Andria e Trani. Queste città mi stanno particolarmente a cuore: esse sono le città capoluogo di una nuova provincia pugliese, la sesta provincia pugliese, la cui storia tra l'altro comincia tantissimo tempo fa, il cui iter ha avuto veramente un percorso molto travagliato anche nella scorsa legislatura ma che, bene o male, hanno finalmente ottenuto dal precedente Governo, insieme alle province di Monza e di Fermo, il riconoscimento voluto dalle migliaia di cittadini che si erano espressi.
Anche i consigli comunali di questi comuni, di queste città, si erano espressi favorevolmente e quindi queste comunità avevano finalmente ottenuto, dopo iter lunghissimi, il riconoscimento per la istituzione di nuova provincia che, come tutti noi sappiamo, è garanzia di sviluppo di un determinato territorio e possibilità di nuove e migliori offerte per i cittadini di quei luoghi.
Allora io, poiché sono eletta in Puglia, mi rivolgo con attenzione ai cittadini di Barletta, Andria e Trani, i quali devono essere messi a conoscenza molto bene della volontà precisa di questo Governo di prenderli in giro.
Come è stato più volte ripetuto nel corso della discussione di oggi su questo decreto-legge mille proroghe, abbiamo saputo che, a proposito della istituzione delle nuove province, durante la discussione sulla legge finanziaria, e poi nel testo della finanziaria medesima, i finanziamenti che servivano per continuare l'iter di costituzione di queste province, erano stati in qualche modo congelati.
Dopodiché, all'interno di questo decreto mille proroghe, con un emendamento proposto dall'onorevole Giovanardi, questa disponibilità finanziaria era di nuovo tornata a disposizione dei commissari che stanno per l'appunto procedendo alla ricognizione dei luoghi e di tutto quello che deve essere messo in atto dal punto di vista istituzionale e burocratico per la istituzione della nuova provincia. Vi sono stati quindi grande allarme durante la discussione della legge finanziaria e successive assicurazioni da parte del governo Prodi che questa disponibilità finanziaria, in quel momento congelata, sarebbe ritornata ben presto, invece, a disposizione.
Da parte dei commissari straordinari sono state fatte convocazioni di conferenze stampa e rassicurazioni alla cittadinanza e a tutti coloro che erano coinvolti nel processo istitutivo delle province per garantire che il Governo avrebbe ripristinato la disponibilità economica.
Ebbene, si è subito verificata l'occasione per dimostrare la buona fede del Governo. Pertanto, in questo decreto-legge la Commissione ha approvato l'emendamento, a firma dell'onorevole Giovanardi. Naturalmente, anche la sinistra conosce l'importanza dell'istituzione di questa province. Tutte e tre le nuove province hanno avuto iter faticosi che hanno coinvolto fortemente la popolazione cui erano state fatte promesse su quello che sarebbe potuto avvenire con la costituzione di questi nuovi enti locali. L'emendamento è stato approvato, ma oggi, durante la lettura dello speech all'inizio della seduta, si è scoperto che tale modifica non è stata dichiarata ammissibile. Ciò è avvenuto per motivi del tutto burocratici; infatti, come abbiamo compreso nel corso della discussione odierna, la stessa proposta emendativa al Senato sarebbe stata approvata senza essere giudicata estranea per materia, mentre alla Camera, a causa dei differenti regolamenti, così è stato. Oggi, in aula, abbiamo sentito dire che è stata fatta Pag. 91una prima discriminazione. Come deputata mi sento infatti fortemente discriminata. Quindi, vi è una prima discriminazione tra senatori ed onorevoli.
Vi è poi una seconda discriminazione nei confronti di quei cittadini che fino ad oggi si aspettavano di appartenere alle nuove province e che d'ora in poi torneranno ad essere cittadini della provincia di appartenenza. È importante che gli abitanti della Puglia sappiano di aver a che fare con questo Governo centrale, se ancora non l'avessero capito. Durante la campagna elettorale il presidente Berlusconi aveva detto che l'unica politica perseguita dal Governo Prodi sarebbe stata quella di aumentare le tasse e di mettere le mani nelle tasche degli italiani. Le bugie hanno le gambe corte e quindi, non appena il Governo Prodi si è insediato, ha cominciato ad aumentare le tasse, tanto che sono ben 77 quelle inserite nella nuova legge finanziaria.
Tornando agli abitanti di Barletta, Andria e Trani, accomunando loro anche quelli di Monza e Fermo, dopo le ulteriori raccomandazioni date ai commissari straordinari, che per l'appunto stavano continuando l'iter di formazione delle province, è arrivata oggi la doccia fredda con la notizia che non vi sono più i soldi. L'iter per l'istituzione delle province risulta totalmente bloccato e tutte le aspettative in essa riposte sono destinate a non essere mantenute.
Pertanto, mi rivolgo con forza agli abitanti di queste zone perché essi prima o poi (anzi, più prima che poi) dovranno votare e ricordarsi di avere a che fare con amministratori bugiardi. Infatti, se il Governo centrale è composto da bugiardi, anche coloro che amministrano per conto di quel Governo sono bugiardi. Infatti, questo Esecutivo aveva garantito che gli stanziamenti sarebbero stati ben presto messi a disposizione. In proposito, vi era un emendamento che è stato approvato all'unanimità in Commissione. Quindi, evidentemente, esisteva un'esigenza sentita in maniera diffusa e trasversale sull'opportunità di far proseguire l'istituzione delle province.
Tra l'altro, stiamo parlando di un decreto-legge che proroga provvedimenti in itinere. Invece, viene dichiarato inammissibile un emendamento che permetterebbe la continuazione di un iter già in atto. Ma allora dov'è l'inammissibilità di questo emendamento? Ma naturalmente, come abbiamo già detto, abbiamo a che fare con persone bugiarde e inaffidabili.
Lo stesso titolo del decreto-legge rischia di essere bugiardo, come il resto delle norme contenute. Infatti, esso si chiama «decreto multi proroghe» e quindi al suo interno posso essere inserite molteplici disposizioni. Infatti, avete visto che le materie in esso contenute sono tantissime, spaziando dalla sanità all'agricoltura. Ci si occupa di tutto quello che era in atto nell'anno precedente e che con questo decreto-legge deve essere prorogato. Quindi, il titolo di questo decreto-legge è falso, come tutto il resto del contenuto.
Volevamo anche criticare l'atteggiamento tenuto dal presidente Bertinotti rispetto al dibattito di questa mattina. Infatti, la dichiarazione di inammissibilità degli emendamenti dovrebbe seguire criteri rigorosi.
Molti degli emendamenti dichiarati inammissibili, presentati da singoli gruppi o da singoli parlamentari, quanto a metodologia e a contenuti non sono diversi da alcuni altri, presentati dal Governo e dichiarati invece ammissibili.
Riteniamo che si tratti di un elemento di ulteriore mortificazione del Parlamento e dei parlamentari e che quindi sia utile oggi in questa discussione cercare di capire quali siano le ulteriori questioni riguardanti questo tema e quali le prospettive concrete per risolverlo, anche perché noi ci siamo battuti durante la discussione dell'ultima legge finanziaria affinché alcuni temi venissero portati all'attenzione dell'opinione pubblica, come anche alcune delle questioni che erano state rinviate. Mi riferisco - lo ribadisco, non voglio essere monotona - a quella che era considerata una questione importante, per cui si disse, proprio per non dare la doccia fredda agli abitanti delle istituende province, che alcuni dei temi che in finanziaria erano stati Pag. 92semplicemente congelati, immediatamente dopo si sarebbero sbloccati, avrebbero avuto un successivo chiarimento e un seguito.
È importante allora chiarire quale sia l'atteggiamento del Governo su queste nuove province, perché - lo ripeto - il presidente e i componenti della Commissione avevano recepito l'emendamento, facendo in tal modo «rivivere» le risorse che erano state sospese nell'ultima legge finanziaria, in modo che si potesse dare attuazione al provvedimento inserito nella legge finanziaria medesima con questi fondi e dare così seguito all'istituzione delle nuove province.
Chiediamo dunque al Governo che una volta per tutte faccia chiarezza, evitando lo stillicidio di rinvii, di rimandi e di presa in giro - ribadisco che questo è - dei cittadini che dal 2004 sanno che esiste una nuova provincia, per la quale sono stati stanziati dei fondi; che per l'istituzione di tale nuova provincia sarebbe stato necessario seguire un iter, che avrebbe portato ad un'elezione e che prevedeva per esempio l'identificazione dei luoghi, che hanno bisogno di essere poi sistemati e nei quali poi avrà sede la nuova provincia. Ai commissari, che hanno avuto - lo ripeto - una piccola doccia fredda durante la discussione della legge finanziaria, è stato detto che nel nuovo anno sarebbe stato chiarito tutto e quindi noi abbiamo bisogno che il Governo faccia chiarezza su questo. Vogliamo capire se il Governo intenda veramente mettere a disposizione dei territori di Monza, Fermo, Barletta-Andria-Trani le risorse dichiarate disponibili per l'istituzione delle nuove province o se invece voglia finalmente assumersi delle responsabilità, perché di una assunzione di responsabilità si tratta. Il Governo dica finalmente se vi è la disponibilità economica, se i denari messi a disposizione ci sono, oppure se non si intende più istituire la nuova provincia in quel territorio, cioè la sesta e nuova provincia pugliese.
Si tratterebbe di una presa di coscienza e di un'assunzione di responsabilità, che chiarirebbe le idee a molti cittadini, che per caso avessero votato il Governo Prodi: se ancora non si fossero accorti dell'enorme errore fatto nel votarlo, adesso finalmente avranno la possibilità di cambiare idea, perché in Puglia, come in tutta Italia, vi saranno le elezioni amministrative. Vogliamo che il Governo dica chiaramente se smentisce quello che la Commissione ha approvato all'unanimità attraverso l'emendamento in questione, visto che poi invece viene qui a sostenere che i fondi non ci sono e che le province, quindi, non si faranno più.
In definitiva, cari abitanti di Barletta-Andria-Trani e dei comuni che fanno parte della nuova provincia, sappiate che siete stati presi in giro, che quei fondi non ci sono e che i vostri sogni di costituire una nuova provincia svaniscono! Infatti, se l'iter venisse bloccato oggi significherebbe che voi non sareste pronti per le elezioni delle province che vi saranno nel 2008, cioè tra un anno. Sappiate che il Governo ci ha preso in giro, però ce lo deve dire, perché ad oggi ancora qui si farfuglia, si cincischia, si dice che l'emendamento in questione non può essere votato perché inammissibile per materia, quando questo non è vero, perché stiamo esaminando un decreto-legge riguardante proroghe rispetto ad iniziative prese precedentemente, che devono continuare o finire con gli stanziamenti in esso contenuti.
Insomma, credo veramente che il fatto che il Presidente abbia stralciato il comma 8-septies dell'articolo 6, che era stato introdotto dalla Commissione, ci mette nella condizione di non avere queste risorse e quindi di non poter istituire la provincia. Per questo è necessario che il Governo assuma una posizione di chiarezza. Noi chiediamo al Governo di non nascondersi dietro semplici aspetti tecnici, di contraddizione dei termini. Noi vogliamo che il Governo non si nasconda dietro le virgole e i commi, ma venga qui a spiegarci perché questo emendamento è inammissibile e perché non ci sono più i fondi stanziati per le province. In particolare a me interessa che sia fatta chiarezza da parte del Governo nei confronti dei cittadini di Barletta-Andria-Trani: lo ribadisco Pag. 93ancora una volta, così probabilmente dall'aula di Montecitorio questa mia richiesta arriverà ad essi.
Noi vogliamo che il Governo ci dica con chiarezza se vuole ritenere inammissibile la proposta emendativa, se non ci sono più i fondi perché deve destinarli a qualcos'altro o se invece vuole riconsiderare la questione, dato che tutti coloro i quali si sono espressi sul comma 8-septies hanno spiegato che si trattava solo di scongelare delle risorse già messe a disposizione, che, come è stato più volte detto, erano state solo temporaneamente congelate dalla finanziaria.
Concludo dicendo che dovevamo aspettarci tutto questo, perché in campagna elettorale il Presidente Berlusconi ha spiegato quali sarebbero stati i rischi di un Governo delle tasse e di un Governo che a parole fa delle promesse, ma nei fatti le smentisce! Ce lo dovevamo quindi aspettare. Dunque cari abitanti di Fermo, di Monza, ma anche di Barletta-Andria-Trani sappiate bene che siete stati presi in giro e che continuerete ad esserlo! In conclusione, il nostro monito è di pensare bene a quali saranno le vostre future azioni, in merito alla fiducia che dovrete dare anche agli amministratori locali, visto che molti dei sindaci dei comuni coinvolti nelle istituende province sono - credo - di centrosinistra e quindi potrebbero andare da Prodi, o da chi per lui, a dire: «Insomma, che figura ci fai fare?».
Siccome sono impegnati ad occupare le poltrone e vogliono solamente continuare a farlo, anziché occuparsi effettivamente delle esigenze dei cittadini che amministrano, naturalmente non andranno mai a lamentarsi da Prodi. E allora ci lamentiamo noi e vogliamo...

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole Carlucci, perché il tempo a sua disposizione è terminato.

GABRIELLA CARLUCCI. ...che queste rimostranze non rimangano limitate a livello locale, ma si diffondano in tutto il paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Verro. Ne ha facoltà.

ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Il provvedimento in esame si compone di sei articoli, recanti finalità di proroga di termini stabiliti con legge su temi diversi. Si spazia un po' su tutto: si va dall'agricoltura all'università, all'edilizia, al patto di stabilità interna, fino all'alluvione nel Piemonte del 1994, per citare soltanto alcuni dei temi trattati da questo decreto. Come si fa ad intervenire su temi così diversi e quindi contribuire al miglioramento di questo decreto-legge? Credo che sia impossibile, vista l'eterogeneità delle disposizioni in esso contenute .
La collega Carlucci prima ha affrontato in modo molto efficace alcuni aspetti di merito di questo provvedimento, ponendo in modo chiaro ed inequivocabile delle domande, alle quali spero che il Governo voglia rispondere; se non altro per una questione di garbo istituzionale, credo che abbia proprio il dovere di rispondere. Temo che la curiosità non tanto della collega Carlucci, quanto del blocco sociale del consenso dei cittadini di quelle regioni, sarà destinata a non avere alcuna risposta chiara da parte del Governo. Da parte mia mi limiterò ad alcuni specifici riferimenti puntualmente concreti relativamente al coordinamento con la legislazione vigente e mi limiterò a fare alcuni esempi.
Ad esempio, l'articolo 4, comma 1, differisce il termine per l'effettuazione di taluni adempimenti finalizzati all'adozione di provvedimenti di riordino di organismi pubblici, ma non modifica come dovrebbe il termine finale, che peraltro è già scaduto. L'articolo 4, comma 2, reca una norma di contenuto analogo a quanto disposto dal comma 423 dell'articolo 1 della finanziaria per il 2007.
L'articolo 6, comma 8, reca disposizioni relative al fondo per le misure di accompagnamento della riforma dell'autotrasporto di merci e per lo sviluppo della logistica, che si sovrappongono a quelle recate dai commi 916, 918 e 920 della legge finanziaria.Pag. 94
Altre disposizioni - mi riferisco, ad esempio all'articolo 1, comma 6, all'articolo 2, comma 1, all'articolo 3, comma 2, all'articolo 4, comma 6 - perseguono l'obiettivo di prorogare alcuni termini previsti da disposizioni legislative vigenti, adottando la tecnica della novellazione, che non è conforme a quanto previsto da una circolare congiunta dei Presidenti di Camera e Senato e del Presidente del Consiglio del 20 aprile 2001.
Alcune disposizioni, poi, modificano in maniera non testuale termini recati da precedenti disposizioni, per lo più contenuti in decreti-legge e già prorogati con il medesimo strumento. Si segnalano le seguenti: l'articolo 1, commi 2 e 3, l'articolo 2, comma 5, l'articolo 3, commi 1 e 4, l'articolo 5, comma 1.
L'articolo 2, comma 4, in particolare, amplia in maniera non testuale ed impropria i compiti del commissario straordinario del Governo per l'emergenza BSE.
L'articolo 6, comma 4, per la verità in modo un po' confuso, sembra prevedere un'integrazione all'articolo 18 del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, intervenendo a parziale modifica di quanto statuito in una preesistente norma, senza modificarne testualmente il contenuto.
Diverse disposizioni prorogano termini già prorogati da provvedimenti di recente approvazione. Mi riferisco, ad esempio, ad alcuni termini previsti dal decreto-legge 12 maggio 2006, n. 173, convertito con modificazioni dalla legge 12 luglio 2006, n. 228.
Altre disposizioni, invece, recano modifiche di carattere sostanziale. Mi riferisco, ad esempio, all'articolo 4, comma 1, che modifica il decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito con modificazioni dalla legge 4 agosto 2006, n. 248.
Il termine previsto dal comma 2 dell'articolo 2, non indicato dal regolamento CE né in altre fonti interne di rango primario, era stato sinora fissato e prorogato già in via amministrativa; mentre ora viene fissato, novellando l'articolo 2 del decreto legislativo 10 dicembre 2002, n. 306, che reca testualmente disposizioni sanzionatorie in attuazione del regolamento CE relativo ai controlli di conformità delle norme di commercializzazione applicabili nel settore degli ortofrutticoli freschi a norma dell'articolo 3 della legge del 1o marzo 2002.
Ancora, l'articolo 4, comma 2, sospende l'applicazione dell'articolo 1, comma 2, lettera b), del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 243 del 2005; ciò nelle more del riordino del Consiglio superiore delle comunicazioni.
Ancora, l'articolo 6, comma 7, dispone il differimento degli effetti derivanti dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del regolamento ISVAP; quindi, quanto meno, andrebbe valutata l'opportunità di verificare la congruità del riferimento alla data di pubblicazione piuttosto che a quella dell'entrata in vigore.
Temo che queste, come altre osservazioni svolte in merito a questo provvedimento, resteranno nel vuoto e non saranno nemmeno esaminate (non dico accolte) dall'Esecutivo.
Vorrei concludere il mio intervento con alcune affermazioni di carattere generale che l'esame di questo provvedimento mi ispira. La prassi dell'esecutivo di mettere il Parlamento di fronte al fatto compiuto e, quindi, di fronte a decreti-legge omnibus costituisce sicuramente un grave vulnus alle prerogative parlamentari. Questa prassi impedisce che le norme incidenti su specifici settori dell'ordinamento vengano concretamente esaminate ed elaborate nelle Commissioni competenti per materia. Non si permette ai deputati di qualunque schieramento politico - di maggioranza e di opposizione - di esaminare in modo compiuto e, soprattutto, nella sede propria, le disposizioni che incidono su ambiti nei quali sono particolarmente esperti proprio in ragione della loro appartenenza alle specifiche Commissioni.
In sintesi, non si consente al Parlamento, agli organismi parlamentari in generale di esercitare le proprie attribuzioni Pag. 95ed ai deputati di mettere a disposizione del Parlamento, quindi del paese, le proprie specifiche competenze.
È per le suddette osservazioni di metodo, oltre che per i rilievi di merito che ho succintamente cercato di esporre, accanto a quelle che hanno esposto i miei colleghi, che l'opposizione ed il «no» fermo a questo provvedimento da parte del gruppo di Forza Italia saranno inequivocabili.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Filipponio Tatarella.

ANGELA FILIPPONIO TATARELLA. Signor Presidente, non ruberò molto tempo, visto che il mio è l'ultimo di una serie così ricca di interventi.
Non entrerò nei meandri del decreto-legge in questione, significativamente denominato «mille proroghe». Confesso: è troppo per me! Ma a latere, se vuole a monte, chiedo: come si può stabilire di rinviare tramite l'attuale decreto-legge l'entrata in vigore a regime di diverse discipline che meritano, al contrario, di essere definite con urgenza? Qual è il risultato di tutto ciò?
Il risultato, mi sembra è che, nel decreto-legge «mille proroghe», vi è tutto ed il contrario di tutto, vale a dire il nulla, con l'aggravante che il tentativo di dare a questo nulla una qualche consistenza da parte dell'opposizione, con la presentazione di emendamenti, è stato totalmente vanificato, poiché, come è noto, il Governo ha respinto tutti o quasi gli emendamenti presentati!
D'altra parte, questo Governo normalmente usa strumenti inadeguati, ricordiamoci (ad esempio, della legge finanziaria) per emanare migliaia di disposizioni di legge, invece di ricorrere allo strumento ordinario.
A me pare che il non felice esito di questo metodo, che ovviamente metodo non è, è che alcuni provvedimenti, pur condivisibili in quanto opportuni, inseriti all'interno di cosiddetti coacervi di norme, finiscono per perdere la loro importanza e giustificazione.
L'ulteriore esito per me ancora più infelice è la violazione di due principi fondamentali di ogni ordinamento giuridico, vale a dire la certezza ed una ragionevole coerenza delle norme e del diritto. Il diritto, che per definizione è ordine e pone ordine, vive in questo modo nella più assoluta contingenza. In altri termini, il diritto, che dovrebbe addomesticare la contingenza, è al servizio della contingenza! La politica, che dovrebbe usare il diritto per fare diritto, in realtà usa il diritto per fare politica!
La posta in gioco mi sembra veramente molto grande e importante.
Non si tratta più di questo o di quel provvedimento, di questa o di quella norma, ma del diritto stesso, di cui fino a prova contraria questo Parlamento dovrebbe essere il custode!

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

SESA AMICI. Relatore. Dopo la dichiarazione di inammissibilità di molti emendamenti, chiedo anche aiuto agli uffici della Presidenza circa gli emendamenti su cui esprimere il parere.
Sull'emendamento Boscetto 1.307 la Commissione formula un invito al ritiro, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Boscetto 1.308.
La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Giovanardi 1.4 e formula un invito al ritiro degli identici emendamenti Giovanardi 1.7 e Boscetto 1.8.
Esprime inoltre parere contrario sull'emendamento Giudice 1.320, sugli identici emendamenti Paolo Russo 1.310, D'Agrò 1.315, Folena 1.301, Paolo Russo 1.311 e Meloni 1.316.
Raccomanda altresì l'approvazione dell'emendamento 1.600 della Commissione, identico all'emendamento Cota 1.304.
Esprime parere contrario sull'emendamento Boscetto 1.312, mentre accetta l'emendamento del Governo 2.500 ed esprime parere favorevole sull'emendamento Zucchi 2.301. Peraltro quest'ultimo emendamento è di contenuto identico ma Pag. 96più ampio rispetto a quello del Governo testé citato; chiediamo pertanto al Governo stesso di convergere sul testo di tale proposta emendativa.
La Commissione inoltre formula un invito al ritiro degli emendamenti Boscetto 2.304 e 2.305, mentre esprime parere contrario sull'emendamento Cota 2.10.
Esprime parere favorevole sugli emendamenti 2.700 (ex articolo 86, comma 4-bis, del regolamento), Boscetto 2.306 e sugli identici emendamenti Marinello 2.14 e Zucchi 2.15.
La Commissione formula un invito al ritiro sugli identici emendamenti Mazzocchi 3.304 e Tolotti 3.306, limitatamente alla parte ammissibile, mentre esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Benedetti Valentini 3.302 e Boscetto 3.307 ed accetta l'emendamento 3.500 del Governo.
Sull'emendamento Boscetto 3.3 formulo un invito al ritiro, mentre accetto l'emendamento 3.502 del Governo.
La Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti Gianfranco Conte 3.4 e Cota 3.305, sull'emendamento 3-bis.700 (ex articolo 86, comma 4-bis, del regolamento), sugli emendamenti Boscetto 6.1 e 6.2 e sugli identici emendamenti Boscetto 6.5 e Contento 6.314.
La Commissione inoltre formula un invito al ritiro sull'emendamento Brugger 6.44, mentre esprime parere contrario sull'emendamento Giudice 6.340.
Esprimo, altresì, parere favorevole sull'emendamento 6.700 (ex articolo 86, comma 4-bis, del regolamento) e formulo un invito al ritiro sull'emendamento Lulli 6.310. Riguardo all'emendamento Marinello 6.16, limitatamente alla parte ammissibile, mantengo l'invito al ritiro che si era espresso in Commissione, ma preciso che la stessa Commissione si riserva di rivedere tale decisione. Formulo ancora un invito al ritiro sull'emendamento Marinello 6.15. Esprimo parere contrario sugli emendamenti Giudice 6.341 e Boscetto 6.21. Accetto l'emendamento 6.501 del Governo. Formulo un invito al ritiro dell'emendamento Duilio 6.322, limitatamente alla parte ammissibile, e raccomando l'approvazione dell'emendamento della Commissione 6.600, che ricomprende la parte ammissibile del suddetto emendamento Duilio. Esprimo parere contrario sugli emendamenti Boscetto 6.23, Boscetto 6.27 e Boscetto 6.29. Esprimo l'invito al ritiro sugli emendamenti Marinello 6.34, Margiotta 6.333 e sugli identici emendamenti Margiotta 6.39 e Di Gioia 6.307, riguardo ai quali si è svolta una discussione in Commissione bilancio, per cui la Commissione si riserva di presentare un subemendamento. Accetto infine l'articolo aggiuntivo del Governo 6.0501.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Esprimo parere conforme a quello del relatore. Accolgo, inoltre, l'invito del relatore per quanto riguarda la possibilità di riformulare l'emendamento del Governo 2.500, nel senso espresso dal successivo emendamento Zucchi 2.301, che gode del consenso della Commissione agricoltura. Possiamo senz'altro accettare un'eventuale riformulazione di questo tipo; altrimenti, potremmo ritirare la nostra proposta emendativa al momento della sua votazione per favorire la confluenza sull'emendamento successivo.

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, il seguito dell'esame è rinviato ad altra seduta.

Annunzio di informative urgenti del Governo, programma dei lavori dell'Assemblea per il periodo febbraio-marzo 2007 e calendario dei lavori per il mese di febbraio 2007.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato stabilito che lunedì 29 gennaio (pomeridiana) avrà luogo un'informativa urgente Pag. 97del Governo sugli sviluppi della situazione in Libano e che martedì 30 gennaio (antimeridiana) avrà luogo un'informativa urgente del Governo sull'allargamento della base militare USA di Vicenza nel quadro dei rapporti del nostro paese con gli Stati Uniti d'America.
È stato altresì predisposto, ai sensi dell'articolo 23, comma 6, terzo periodo, del regolamento, il seguente programma dei lavori per il periodo febbraio-marzo 2007:

Febbraio:

Esame della proposta di legge:
n. 445 e abbinate - Sistema di informazione e sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto.

Seguito di argomenti previsti nel calendario di gennaio e non conclusi.

Esame del disegno di legge:
n. 1609 - Differimento del termine per l'esercizio della delega di cui all'articolo 4 della legge 1o febbraio 2006, n. 43, recante istituzione degli Ordini delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetriche, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione.

Esame della mozione Lussana ed altri n. 1-00025 sulle iniziative per contrastare le violazioni delle libertà individuali della donna in nome di precetti religiosi.

Esame dei progetti di legge:
disegno di legge n. 1923 e abbinate - Norme per la tutela dei diritti della partoriente, la promozione del parto fisiologico e la salvaguardia della salute del neonato;
disegno di legge S. 1236 - Conversione in legge del decreto-legge 27 dicembre 2006, n. 299, concernente abrogazione del comma 1343 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, recante disposizioni in materia di decorrenza del termine di prescrizione per la responsabilità amministrativa (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 26 febbraio 2007);
disegno di legge n. 1762 - Delega al Governo per il riordino della normativa sulla tassazione dei redditi di capitale, sulla riscossione e accertamento dei tributi erariali, sul sistema estimativo del catasto fabbricati, nonché per la redazione di testi unici delle disposizioni sui tributi statali (collegato alla manovra di finanza pubblica);
proposta di legge n. 782 e abbinati - Modifiche al codice di procedura penale e al codice penale in materia di accertamenti tecnici idonei ad incidere sulla libertà personale;
proposta di legge n. 780 e abbinata - Modifica all'articolo 1 della legge 3 aprile 2001, n. 120, in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici in ambiente extraospedaliero.

Nell'ambito del mese potrà essere iscritto all'ordine del giorno l'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge sulle missioni internazionali (ove presentato alla Camera).

Per quanto riguarda la proposta di legge n. 1318 in materia di conflitti di interessi, richiesta dal gruppo dell'Ulivo per il mese di febbraio, considerando che l'esame presso la I Commissione (Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni) è iniziato il 13 settembre 2006 ed è tuttora in corso, è stato stabilito di sospenderne per il momento l'inserimento nel programma dei lavori, con l'impegno tuttavia di valutarne in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo l'inserimento nel programma medesimo sulla base dell'andamento e degli esiti dell'esame in sede referente.

Nel corso del mese di febbraio, in una data da concordare con il Senato, potrà aver luogo la votazione per l'elezione di quattro componenti effettivi e di quattro componenti supplenti della Commissione di vigilanza sulla Cassa depositi e prestiti.

Pag. 98

Marzo:

Esame dei progetti di legge:
disegno di legge n. 1607 e abbinate - Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza;
disegno di legge n. 1495 e abbinate - Introduzione dell'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori;
disegno di legge n. 1857 - Disposizioni in materia di contrasto al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e modifiche al codice di procedura penale (ove concluso dalla Commissione);
proposta di legge n. 323 e abbinata - Riforma del codice di procedura penale;
proposta di legge n. 1731 - Introduzione nel codice penale di disposizioni in materia di delitti contro l'ambiente.

Per quanto riguarda il disegno di legge n. 1825 in materia di disciplina del settore televisivo nella fase di transizione alla tecnologia digitale, richiesto dal Governo e dal gruppo dell'Ulivo, stamane presso le Commissioni VII (Cultura, Scienze ed Istruzione) e IX (Trasporti, Poste e Telecomunicazioni) si è svolta l'audizione del ministro delle comunicazioni e ne è iniziato l'esame. Sempre nella giornata odierna è stata deliberata un'indagine conoscitiva.
Si è stabilito pertanto di sospenderne per il momento l'inserimento nel programma del mese di marzo, con l'impegno tuttavia di valutarne in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo l'inserimento per tale mese sulla base dell'andamento e degli esiti dell'esame in sede referente.

Circa la proposta di legge n. 1573 in tema di abrogazione della legge Cirami, richiesta dal gruppo dell'Ulivo, poiché l'esame della stessa non risulta ancora iniziato in Commissione e la calendarizzazione in quella sede sarà posta nell'Ufficio di Presidenza che si terrà la prossima settimana, si è stabilito di valutarne l'inserimento nel programma dei lavori dell'Assemblea per il mese di marzo alla luce delle decisioni che saranno assunte in Commissione.

Nell'ambito del programma è previsto lo svolgimento di atti del sindacato ispettivo e potrà aver luogo l'esame di progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

È stato altresì predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 3, del regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di febbraio 2007:

Lunedì 5 febbraio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 445 e abbinate - Sistema di informazione e sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto.

Martedì 6, mercoledì 7 e giovedì 8 febbraio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 9 febbraio) (con votazioni):
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 445 e abbinate - Sistema di informazione e sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto.

Seguito dell'esame di argomenti previsti nel calendario di gennaio e non conclusi.

Lunedì 12 febbraio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1609 - Differimento del termine per l'esercizio della delega di cui all'articolo 4 della legge 1o febbraio 2006, n. 43, recante istituzione degli Ordini delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetriche, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione.

Pag. 99

Discussione sulle linee generali della mozione Lussana ed altri n. 1-00025 sulle iniziative per contrastare le violazioni delle libertà individuali della donna in nome di precetti religiosi.

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1923 e abbinate - Norme per la tutela dei diritti della partoriente, la promozione del parto fisiologico e la salvaguardia della salute del neonato.

Martedì 13, mercoledì 14 e giovedì 15 febbraio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 16 febbraio) (con votazioni):
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1609 - Differimento del termine per l'esercizio della delega di cui all'articolo 4 della legge 1o febbraio 2006, n. 43, recante istituzione degli Ordini delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetriche, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione.

Seguito dell'esame della mozione Lussana ed altri n. 1-00025 sulle iniziative per contrastare le violazioni delle libertà individuali della donna in nome di precetti religiosi.

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1923 e abbinate - Norme per la tutela dei diritti della partoriente, la promozione del parto fisiologico e la salvaguardia della salute del neonato.

Nel corso della settimana potrà altresì avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella precedente settimana e non conclusi.

Lunedì 19 febbraio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):
Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:
S. 1236 - Conversione in legge del decreto-legge 27 dicembre 2006, n. 299, concernente abrogazione del comma 1343 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, recante disposizioni in materia di decorrenza del termine di prescrizione per la responsabilità amministrativa (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 26 febbraio 2007);
n. 1762 - Delega al Governo per il riordino della normativa sulla tassazione dei redditi di capitale, sulla riscossione e accertamento dei tributi erariali, sul sistema estimativo del catasto fabbricati, nonché per la redazione di testi unici delle disposizioni sui tributi statali (collegato alla manovra di finanza pubblica).

Martedì 20, mercoledì 21 e giovedì 22 febbraio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 23 febbraio) (con votazioni):

Seguito dell'esame dei disegni di legge:
S. 1236 - Conversione in legge del decreto-legge 27 dicembre 2006, n. 299, concernente abrogazione del comma 1343 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, recante disposizioni in materia di decorrenza del termine di prescrizione per la responsabilità amministrativa (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 26 febbraio 2007);
n. 1762 - Delega al Governo per il riordino della normativa sulla tassazione dei redditi di capitale, sulla riscossione e accertamento dei tributi erariali, sul sistema estimativo del catasto fabbricati, nonché per la redazione di testi unici delle disposizioni sui tributi statali (collegato alla manovra di finanza pubblica).

Nel corso della settimana potrà altresì avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella precedente settimana e non conclusi.

Lunedì 26 febbraio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):
Discussione sulle linee generali delle proposte di legge:
n. 782 e abbinati - Modifiche al codice di procedura penale e al codice Pag. 100penale in materia di accertamenti tecnici idonei ad incidere sulla libertà personale;
n. 780 e abbinata - Modifica all'articolo 1 della legge 3 aprile 2001, n. 120, in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici in ambiente extraospedaliero.

Martedì 27, mercoledì 28 febbraio e giovedì 1o marzo (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 2 marzo) (con votazioni):
Seguito dell'esame delle proposte di legge:
n. 782 e abbinati - Modifiche al codice di procedura penale e al codice penale in materia di accertamenti tecnici idonei ad incidere sulla libertà personale;
n. 780 e abbinata - Modifica all'articolo 1 della legge 3 aprile 2001, n. 120, in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici in ambiente extraospedaliero.

Nel corso della settimana potrà altresì avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella precedente settimana e non conclusi.

Nell'ambito del calendario potrà essere iscritto all'ordine del giorno l'esame del disegno di legge di conversione decreto-legge sulle missioni internazionali (ove presentato alla Camera).

Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question-time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).

Lo svolgimento di interrogazioni, di interpellanze e di interpellanze urgenti potrà essere inserito secondo l'andamento dei lavori dell'Assemblea.

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni. Si riserva altresì di inserire l'esame di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni. In particolare, sarà inserito l'esame del Doc. IV-quater, nn. 4 e 5 e quello di eventuali altri documenti approvati all'unanimità dalla stessa Giunta.

Nel corso del mese, in una data da concordare con il Senato, potrà aver luogo la votazione per l'elezione di quattro componenti effettivi e di quattro componenti supplenti della Commissione di vigilanza sulla Cassa depositi e prestiti.

L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario dei lavori sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

L'organizzazione dei tempi per il seguito dell'esame del disegno di legge n. 1638 e abbinate in materia di intercettazioni telefoniche sarà pubblicata successivamente, ove lo stesso non venga concluso nell'ambito del calendario di gennaio.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 25 gennaio 2007, alle 9,30:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 28 dicembre 2006, n. 300, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (2114-A).
- Relatore: Amici.

2. - Seguito della discussione delle mozioni Volontè ed altri n. 1-00071, Bertolini ed altri 1-00073, Fabris ed altri 1-00075, Maroni ed altri 1-00077, Villetti ed altri 1-00078, Bonelli ed altri 1-00080, Pag. 101Migliore ed altri 1-00081 e Del Bue e Barani 1-00082, La Russa ed altri 1-00084 in tema di famiglia.

3. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1179 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione sulla protezione e la promozione delle diversità delle espressioni culturali, fatta a Parigi il 20 ottobre 2005 (Approvato dal Senato) (2081).
- Relatore: Ranieri.

4. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge (previo esame e votazione di una questione pregiudiziale):
MAZZONI; MASCIA ed altri; BOATO e MELLANO; DE ZULUETA: Istituzione della Commissione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani e del Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale (626-1090-1441-2018-A/R).
- Relatore: Mascia.

5. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge costituzionale:
ANGELA NAPOLI; LA RUSSA ed altri; BOATO; ZACCARIA ed altri: Modifica all'articolo 12 della Costituzione in materia di riconoscimento dell'italiano quale lingua ufficiale della Repubblica (648-1571-1782-1849-A).
- Relatore: Bocchino.

(al termine delle votazioni)

6. - Svolgimento delle interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 19,25.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Pdl n. 445 e abb. - Sistema di informazione e sicurezza e disciplina del segreto

Tempo complessivo: 26 ore, di cui:

  Discussione generale Seguito esame
Relatore 30 minuti 30 minuti
Governo 30 minuti 30 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici   2 ore
Interventi a titolo personale 1 ora e 30 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) 2 ore e 24 minuti (con il limite massimo di 14 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 7 ore e 20 minuti 10 ore e 26 minuti
L'Ulivo 49 minuti 2 ore e 10 minuti
Forza Italia 41 minuti 1 ora e 29 minuti
Alleanza Nazionale 36 minuti 59 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 33 minuti 45 minuti
UDC-Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro 33 minuti 43 minuti
Lega Nord Padania 32 minuti 36 minuti
Italia dei Valori 32 minuti 34 minuti
La Rosa nel Pugno 31 minuti 34 minuti
Comunisti Italiani 31 minuti 33 minuti
Verdi 31 minuti 33 minuti
Popolari-UDEUR 31 minuti 32 minuti
Democrazia Cristiana-Partito Socialista 30 minuti 28 minuti
Misto 30 minuti(Minoranze linguistiche: 15 minuti;Movimento per l'Autonomia: 15 minuti) 30 minuti(Minoranze linguistiche: 15 minuti;Movimento per l'Autonomia: 15 minuti)
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Ddl n. 1609 - Delega Ordini professioni sanitarie

Tempo complessivo: 15 ore, di cui:

  Discussione generale Seguito esame
Relatore 15 minuti 15 minuti
Governo 15 minuti 15 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici   10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 35 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) 45 minuti (con il limite massimo di 4 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 7 ore e 45 minuti 3 ore e 25 minuti
L'Ulivo 34 minuti 37 minuti
Forza Italia 1 ora e 4 minuti 34 minuti
Alleanza Nazionale 48 minuti 22 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 31 minuti 13 minuti
UDC-Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro 40 minuti 17 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti 14 minuti
Italia dei Valori 30 minuti 10 minuti
La Rosa nel Pugno 30 minuti 10 minuti
Comunisti Italiani 30 minuti 9 minuti
Verdi 30 minuti 9 minuti
Popolari-UDEUR 30 minuti 9 minuti
Democrazia Cristiana-Partito Socialista 32 minuti 11 minuti
Misto 30 minuti(Minoranze linguistiche: 15 minuti;Movimento per l'Autonomia: 15 minuti) 10 minuti(Minoranze linguistiche: 5 minuti;Movimento per l'Autonomia:5 minuti)
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Mozione n. 1-00025 - Violazioni delle libertà individuali della donna

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 5 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
L'Ulivo 55 minuti
Forza Italia 38 minuti
Alleanza Nazionale 25 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 19 minuti
UDC-Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro 18 minuti
Lega Nord Padania 15 minuti
Italia dei Valori 14 minuti
La Rosa nel Pugno 14 minuti
Comunisti Italiani 13 minuti
Verdi 13 minuti
Popolari-UDEUR 13 minuti
Democrazia Cristiana-Partito Socialista 11 minuti
Misto 12 minuti(Minoranze linguistiche: 6 minuti;Movimento per l'Autonomia: 6 minuti)

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Ddl n. 1923 e abb. - Nuove norme in materia di parto

Tempo complessivo: 16 ore e 30 minuti, di cui:

  Discussione generale Seguito esame
Relatore 15 minuti 15 minuti
Governo 15 minuti 15 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti 10 minuti
Pag. 105
Tempi tecnici   10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 35 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) 1 ora e 6 minuti (con il limite massimo di 6 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 7 ore e 45 minuti 4 ore e 34 minuti
L'Ulivo 34 minuti 51 minuti
Forza Italia 1 ora e 4 minuti 45 minuti
Alleanza Nazionale 48 minuti 31 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 31 minuti 17 minuti
UDC-Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro 40 minuti 22 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti 19 minuti
Italia dei Valori 30 minuti 13 minuti
La Rosa nel Pugno 30 minuti 12 minuti
Comunisti Italiani 30 minuti 12 minuti
Verdi 30 minuti 12 minuti
Popolari-UDEUR 30 minuti 12 minuti
Democrazia Cristiana-Partito Socialista 32 minuti 14 minuti
Misto 30 minuti(Minoranze linguistiche: 15 minuti;Movimento per l'Autonomia: 15 minuti) 14 minuti(Minoranze linguistiche: 7 minuti;Movimento per l'Autonomia:7 minuti)

Ddl n. 1762 - Riordino dei tributi statali

Tempo complessivo: 20 ore, di cui:

  Discussione generale Seguito esame
Relatore 15 minuti 15 minuti
Governo 15 minuti 15 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti 10 minuti
Pag. 106
Tempi tecnici   40 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 35 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) 1 ora e 37 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi per ciascun deputato)
Gruppi 7 ore e 45 minuti 7 ore e 3 minuti
L'Ulivo 34 minuti 1 ora e 19 minuti
Forza Italia 1 ora e 4 minuti 1 ora e 10 minuti
Alleanza Nazionale 48 minuti 48 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 31 minuti 26 minuti
UDC-Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro 40 minuti 35 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti 29 minuti
Italia dei Valori 30 minuti 20 minuti
La Rosa nel Pugno 30 minuti 19 minuti
Comunisti Italiani 30 minuti 19 minuti
Verdi 30 minuti 19 minuti
Popolari-UDEUR 30 minuti 18 minuti
Democrazia Cristiana-Partito Socialista 32 minuti 23 minuti
Misto 30 minuti(Minoranze linguistiche: 15 minuti;Movimento per l'Autonomia: 15 minuti) 18 minuti(Minoranze linguistiche: 9 minuti;Movimento per l'Autonomia:9 minuti)

Pdl 782 e abb. -Accertamenti tecnici indonei ad incidere sulla libertà personale

Discussione generale: 10 ore.

Relatore 30 minuti
Governo 30 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 30 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Pag. 107
Gruppi 7 ore e 20 minuti
L'Ulivo 49 minuti
Forza Italia 41 minuti
Alleanza Nazionale 36 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 33 minuti
UDC-Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro 33 minuti
Lega Nord Padania 32 minuti
Italia dei Valori 32 minuti
La Rosa nel Pugno 31 minuti
Comunisti Italiani 31 minuti
Verdi 31 minuti
Popolari-UDEUR 31 minuti
Democrazia Cristiana-Partito Socialista 30 minuti
Misto 30 minuti(Minoranze linguistiche: 15 minuti;Movimento per l'Autonomia: 15 minuti)

Pdl n. 780 e abb. - Uso di defibrillatori in ambiente extraospedaliero

Tempo complessivo: 15 ore e 30 minuti, di cui:

  Discussione generale Seguito esame
Relatore 15 minuti 15 minuti
Governo 15 minuti 15 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici   15 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 30 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) 1 ora e 3 minuti (con il limite massimo di 6 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 6 ore e 50 minuti 4 ore e 32 minuti
L'Ulivo 37 minuti 56 minuti
Pag. 108
Forza Italia 34 minuti 39 minuti
Alleanza Nazionale 33 minuti 26 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 32 minuti 20 minuti
UDC-Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro 32 minuti 19 minuti
Lega Nord Padania 31 minuti 16 minuti
Italia dei Valori 31 minuti 15 minuti
La Rosa nel Pugno 30 minuti 15 minuti
Comunisti Italiani 30 minuti 14 minuti
Verdi 30 minuti 14 minuti
Popolari-UDEUR 30 minuti 14 minuti
Democrazia Cristiana-Partito Socialista 30 minuti 12 minuti
Misto 30 minuti(Minoranze linguistiche: 15 minuti;Movimento per l'Autonomia: 15 minuti) 12 minuti(Minoranze linguistiche: 6 minuti;Movimento per l'Autonomia: 6 minuti)