XV LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 80 di giovedì 30 novembre 2006

[frontespizio]
[elenco e sigle dei gruppi parlamentari]
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[indice cronologico]
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[allegato A]
[allegato B]

[riferimenti normativi]
Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI

La seduta comincia alle 9,30.

SILVANA MURA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Alessandri, Bafile, Berruti, Boato, Borghesi, Brugger, Gianfranco Conte, D'Elia, Fabris, Fincato, Fugatti, Fundarò, Gasparri, Leo, Lion, Migliore, Mungo, Oliva, Pisicchio, Piscitello, Realacci, Stucchi, Tolotti, Vacca ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono ottantatre, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1069 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 ottobre 2006, n. 263, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dei rifiuti nella regione Campania (A.C. 1922) (Approvato dal Senato) (ore 9,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 ottobre 2006, n. 263, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dei rifiuti nella regione Campania.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato votato, da ultimo, l'emendamento Paolo Russo 3.13.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 1922)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 1922 sezione 1), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 1922 sezione 2).
Ricordo che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 1922 sezione 3).
Ricordo, altresì, che non sono state presentate proposte emendative riferite all'articolo unico del disegno di legge di conversione.
Dobbiamo ora passare alla votazione dell'emendamento Dussin 3.14, sul quale il parere della Commissione e del Governo è contrario.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,40).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno luogo votazioni mediantePag. 2procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle 10.

La seduta, sospesa alle 9,40, è ripresa alle 10.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 1922)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Dussin 3.14.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mariani. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, vorrei svolgere qualche considerazione sull'articolo 3, in quanto ritengo che tale articolo rappresenti il cuore del provvedimento in esame. In questi giorni, abbiamo sentito diverse riflessioni da parte del centrodestra alle quali appare necessario controbattere.
Tale articolo, infatti, cita - vista la situazione emergenziale della quale nessuno può ignorare l'evidenza e la gravità - alcuni dei provvedimenti che il commissario potrà attuare sin dall'avvio della nuova impostazione commissariale, che riguarda l'immediata ridefinizione dei contratti relativi al servizio di smaltimento dei rifiuti. Si tratta di uno degli aspetti più delicati.
Il nostro Governo ha espressamente stabilito nell'articolo 3 che tale affidamento sia rivisto - alla luce della normativa e soprattutto per la tutela della salute dei cittadini campani - nell'ottica dell'utilizzazione delle più moderne tecnologie (dallo stoccaggio all'uso dei termovalorizzatori) nell'intero settore dello smaltimento dei rifiuti.
Ieri, nel corso del dibattito, sono emerse anche importanti contraddizioni in ordine al ruolo del commissario e al conferimento allo stesso di poteri straordinari, anche in considerazione della sua funzione nell'ambito della Protezione civile e, nello stesso tempo, in ordine al ruolo degli enti locali. Ci siamo sentiti dire che gli enti locali devono essere esclusi da questa discussione, avendo dimostrato una incapacità di governo, mentre qualcuno ha affermato che sarebbe giusto concordare con tali enti anche alcune politiche.
Riteniamo che il decreto-legge in esame abbia rappresentato, in questo senso, un segnale molto forte di coinvolgimento degli enti locali campani e della stessa regione. Crediamo sia necessario utilizzare un provvedimento di carattere emergenziale ma, nello stesso tempo, troviamo molto utile che si faccia riferimento anche ad una maggiore responsabilizzazione della regione e degli enti locali.
Il fatto che l'articolo 3, al comma 1-ter, preveda il coinvolgimento, insieme al commissario delegato, della regione Campania, del Ministero dell'ambiente, delle province e degli enti locali, riguardo all'aggiornamento del piano regionale dei rifiuti, rappresenta a nostro avviso uno strumento che consente al commissario di risollevare una questione che era rimasta a livello locale.
L'aspetto dell'aggiornamento è stato criticato, individuandolo come una sorta di ibrido che, in effetti, non consentirà al Governo centrale di risolvere in un anno una questione che dura ormai da 13 anni.
Noi riteniamo molto giusta questa scelta e crediamo sia corretto coinvolgere anche gli enti locali, insieme al commissario, nella ricostruzione ed aggiornamento di un piano moderno che, oggi, può avvalersi dell'esperienza maturata in tante parti del territorio nazionale. Mi riferisco ai territori in cui sono state adottate politiche relative alla raccolta differenziata - vi sono esempi virtuosi non solo nel nord Italia ma anche in alcuni comuni, che citeremo, della stessa Campania - e a quelli in cui si è fatto ricorso alle più moderne tecnologie nel campo della termovalorizzazione che garantiscono la salute e la sicurezza dei cittadini. QuestoPag. 3sistema, nel suo complesso, darà un risultato importante per la regione Campania, quanto al ciclo complessivo della gestione dei rifiuti. Crediamo che, senza demagogia ma con la volontà di tutti, ci sia la possibilità di costruire un periodo nuovo per quel territorio.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, ho notizia del fatto che alcune Commissioni e alcuni presidenti di Commissione, insieme ad altri colleghi, in questo momento stanno ricevendo alcune delegazioni. È spiacevole dirlo, signor Presidente, ma credo che questo tipo di incontri debbano avere luogo in momenti non coincidenti con quelli in cui si svolgono le sedute dell'Assemblea, dato che la fattispecie corrisponde, sostanzialmente, a quella in cui si incorre allorquando una Commissione continui la propria attività mentre è in corso la seduta dell'Assemblea. La pregherei, se possibile, di provvedere, se non a sconvocare questi incontri, a garantire la presenza dei colleghi alle attività dell'Assemblea di questa mattina.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, abbiamo accertato che non sono attualmente in corso i lavori di alcuna Commissione, neppure delle Commissioni bicamerali. Perciò, quanto di competenza della Presidenza è stato assolto. Se qualche presidente di Commissione si sta intrattenendo in qualche incontro, è evidente che non possiamo fare alcunché.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel preannunciare il voto contrario del gruppo di Italia dei Valori sull'emendamento Dussin 3.14, approfitto dell'occasione per svolgere qualche ragionamento che ci sta a cuore. In generale, non tutto il contenuto di questo decreto-legge ci soddisfa. Anche da parte nostra, infatti, ci sono alcune riserve. Noi siamo per principio contrari all'idea dei commissariamenti delle regioni per emergenze di questo tipo perché, in genere, si scopre che le situazioni emergenziali finiscono per durare nel tempo. Ciò è avvenuto per il problema dei rifiuti in Campania, ma anche in occasione di emergenze rifiuti che si sono verificate in altre regioni. Provengo dalla provincia di Verona che, al momento, sta vivendo un'emergenza relativamente ai rifiuti. Quando ho ricoperto, dieci anni fa, la carica di presidente della medesima provincia, ho constatato come le emergenze possano verificarsi anche in modo del tutto inatteso. Avevamo realizzato un ottimo piano per lo smaltimento dei rifiuti che avrebbe dovuto garantire l'autosufficienza di tutta la provincia attraverso la riduzione del numero di discariche. All'epoca, ve ne erano tre e avrebbero dovuto ridursi ad una soltanto, perché sarebbe dovuto entrare in funzione un termovalorizzatore in grado, da solo, di smaltire il 50 per cento dei rifiuti prodotti nella provincia. Ebbene, quel piano è andato avanti ma, a un certo punto, si è scoperto che il termovalorizzatore non era assolutamente in grado di smaltire la quantità di rifiuti prevista per problematiche di natura tecnica, essendo stato progettato molti anni prima.
Purtroppo, nel nostro paese, dal momento in cui ci si immagina di costruire un impianto di questo tipo al momento in cui si riesce a realizzarlo, passano decenni durante i quali cambiano anche le condizioni, e il contesto, che permettono a questi impianti di funzionare. Nella fattispecie, l'impianto era stato pensato per lo smaltimento del rifiuto tal quale, anziché per uno smaltimento selezionato della sola parte secca dei rifiuti stessi. Quando è arrivato il momento di entrare a regime, si è scoperto che non era in grado, essendo un impianto di cogenerazione di energia elettrica, di corrispondere ai bisogni per i quali era stato costruito: nel frattempo, si è passati alla raccolta differenziata e si è deciso di porre in essere impianti di separazionePag. 4secco-umido in modo da smaltire in discarica soltanto una parte del rifiuto.
Ebbene, nel momento in cui le due discariche rimaste in funzione non sono state in grado di continuare nella loro attività, visto che in una di esse è stato scoperto in modo inaspettato un livello di percolato di 19 metri, dopo che per tantissimi anni era rimasto intorno al metro o al metro e mezzo (fatto che ha portato al sequestro di quella discarica), ci si è trovati di fronte ad un problema di assoluta emergenza, perché l'unica discarica ancora funzionante non era più in grado di smaltire la quantità di rifiuti presenti in provincia.
È iniziata, pertanto, la ricerca di soluzioni alternative, che, inevitabilmente, comportano anche in questo caso non un utilizzo di aree o di discariche situate al di fuori della regione Veneto ma una soluzione all'interno, che genererà costi molto più rilevanti per i cittadini della provincia di Verona. È evidente che bisognerebbe, se vogliamo che il problema rifiuti venga risolto su tutto il territorio nazionale, che a pagare le conseguenze fossero i cittadini che dovrebbero, nel caso in cui gli amministratori non siano in grado di risolvere il problema, sopportarne gli oneri.
In ogni caso, il gruppo Italia dei Valori voterà, come ho già detto all'inizio del mio intervento, contro l'emendamento all'esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.

GUIDO DUSSIN. È la stessa cosa che l'intervento venga fatto da me o da un altro: vale la pena però intervenire anche perché penso che - e la ringrazio, Presidente - la collega Mariani, che è brava e che stimo molto per il suo lavoro in Commissione, e con la quale voglio proprio dialogare visto che ha colto l'occasione di sostenere perlomeno l'iniziativa dell'emendamento in esame anche se poi non lo voterà (il fatto che sia intervenuta era per prendere tempo, come fa del resto il capogruppo del suo gruppo in Commissione), abbia colto l'importanza che la Giunta regionale voglia e debba partecipare alle decisioni che devono essere prese.
La collega è intervenuta sull'emendamento in esame e ha parlato di partecipazione. Mi sembra che siamo d'accordo sulla necessità della partecipazione, ma anche sul fatto che il commissario in questa fase possa decidere l'insieme delle iniziative volte a superare l'emergenza e anche in modo rapido.
Vi è ancora un'altra considerazione da fare. Alla sinistra è molto caro il fatto della partecipazione: sappiamo però che con tale motivazione le amministrazioni, da una parte e dall'altra, si sono sempre bloccate e non hanno dato soluzione ad un piano, in particolare, per l'aspetto della scelta dei siti o dell'impiantistica che dovrebbe trattare tutto l'insieme dei rifiuti in quella regione.
Una volta convenuto sul concetto della partecipazione e sul discorso della comunicazione, che abbiamo evidenziato con alcuni emendamenti (anche se respinti dalla maggioranza) ci sentiamo di confermare le proposte esclusivamente di merito da noi presentate in aula in questi giorni.
Collega Mariani, c'è anche un altro discorso che dovremmo affrontare con i tuoi colleghi della maggioranza: abbiamo visto il lavoro svolto dal presidente della regione, e non insistiamo su questo, ma dovremmo anche parlare del lavoro svolto dal sindaco di Napoli. Si tratta di un lavoro sicuramente non sufficiente, come non è sufficiente il lavoro del suo assessore. La provincia di Napoli racchiude la maggioranza dei cittadini della Campania: 3,6 milioni su 6 milioni. Bisogna denunciare anche questo aspetto, come ha fatto la Gabanelli nella sua trasmissione Report: è inutile dire che non è vero, basta rivedere quella puntata. Dobbiamo denunciare anche il modo di operare del sindacato (oltre 2 mila persone) in Campania, in modo particolare nel comune di Napoli. Credo che ciò non sia in sintonia con il tuo modo di pensare, collega Mariani, e con il modo di pensare degli amministratori della tua regione.Pag. 5
Ritengo sia il caso che voi andiate a commissariare a livello di partito i vostri esponenti in Campania, e lo stesso dovrebbe fare la Margherita. Infatti, gli amministratori stanno dimostrando estrema incapacità e stanno creando un danno d'immagine a voi ed un danno erariale a tutto il paese.
Credo si debba prendere spunto dalla tua volontà, collega Mariani, e dalla tua convinzione che parte da esempi di altre regioni, e mi pare che gli esempi buoni per la Campania siano veramente pochissimi (forse si potranno contare sulle dita di una mano). Bisogna, dunque, prendere esempio da altre regioni e portare questa informazione all'intero paese. Il presidente della regione ed il sindaco di Napoli hanno creato un danno d'immagine alla Campania e all'Italia tutta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cacciari. Ne ha facoltà.

PAOLO CACCIARI. Signor Presidente, signor sottosegretario, vorrei approfittare della disponibilità dei colleghi Dussin e Paolo Russo per accettare il dialogo da loro propostoci con la maratona oratoria a cui costringono l'Assemblea da un paio di giorni. Credo che le proposte emendative presentate dai due colleghi siano più o meno di tre tipi. Una serie di emendamenti da loro presentati sono di tipo provocatorio: servono a farci perdere tempo ed a sottoporre la maggioranza ad un confronto muscolare. In tali emendamenti - mi consentano - vi sono alcuni accenti inaccettabili sul piano politico-culturale nei riguardi della popolazione della Campania, e della popolazione meridionale in generale, che sarebbe incapace di avere stili e comportamenti di vita civili adeguati a quelli delle città del nord.
Di questo tipo di discorsi, io mi rifiuto persino...

GUIDO DUSSIN. Sempre di amministratori ho parlato, mai di Campania!

PAOLO CACCIARI. Degli amministratori parlerò dopo!

GUIDO DUSSIN. Solo di amministratori abbiamo parlato!

PAOLO CACCIARI. Quest'aurea sul discorso...

GUIDO DUSSIN. Abbiamo parlato solo di amministratori!

PAOLO CACCIARI. Dussin, ascoltami! Da questo punto di vista ci sono stati anche accenni che considero assolutamente insopportabili!
Un'altra serie di emendamenti sono stati definiti, dal collega Paolo Russo, persino lessicali, cioè di miglioramento della qualità giuridica del testo e, quindi, di perfezionamento della norma. Ritengo del tutto accettabile questa tipologia di osservazioni e desidero svolgere alcune riflessioni su cui richiamo l'attenzione sia della Presidenza sia del rappresentante del Governo.
Da parte mia, e credo anche da parte di tutta la maggioranza, vi è una certa insofferenza e insoddisfazione sul dibattito in corso. Questa tipologia di emendamenti segnalano un problema reale che deve affrontare l'Assemblea. La Presidenza e il Governo debbono, quindi, adoperarsi affinché in futuro si eviti all'Assemblea questa sofferenza. L'Assemblea si è, infatti, trovata stretta da una duplice esigenza. Da una parte, l'esigenza di dare risposte urgenti ad un'emergenza che anche l'opposizione credo non neghi: i rifiuti abbandonati per strada e l'assenza di sistemi di smaltimento degli stessi che hanno richiesto addirittura la mobilitazione della protezione civile ad intervenire sul territorio. Dall'altra, l'esigenza-dovere del legislatore di «sfornare» un testo il più possibile perfetto e ragionato. Queste due esigenze si sono scontrate in Assemblea. La maggioranza - io dico responsabilmente - ha scelto di schierarsi a favore di un interesse predominante - l'interesse generale - al fine di dare risposte al problema dei rifiuti, definito da Bertolaso, sociale e sanitario, della regione Campania.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.

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ELIAS VACCA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, segnalo innanzitutto che il richiamo rivolto poc'anzi dall'onorevole Dussin è, per la verità, echeggiato nel corso del lavoro svolto ieri dall'Assemblea relativamente alla conversione del presente decreto-legge.
In generale, l'emergenza rifiuti è uno di quei problemi sui quali si misura il livello di coesione del paese. Si tratta, infatti, di uno di quegli argomenti sui quali bisogna scongiurare quella sindrome, spesso richiamata sugli organi di stampa, riassunta nella massima not in my back yard (non nel mio cortile). Quello dell'emergenza rifiuti è un problema che sollecita complessivamente il paese ad un senso di responsabilità collettivo tale per cui le questioni non possono essere gestite e risolte unicamente nel territorio che vive l'emergenza. A tale proposito, recentemente nella mia regione, la Sardegna, si è scatenata una forte polemica in merito alla possibilità che una parte dei rifiuti della regione Campania potessero essere trasportati e stoccati in Sardegna.
Naturalmente, le attuali forze di opposizione non hanno mancato l'occasione per scatenare una canea contro il governatore Soru, che si sarebbe reso responsabile di un atto che, al contrario, ritengo di assoluta responsabilità, cioè, quello di fornire, in un momento di particolare emergenza per un'altra regione del nostro paese, la possibilità di contribuire a risolvere il problema piuttosto che di respingerlo sul presupposto che non riguardava direttamente la nostra regione.
Il problema era quello di trasformare una quantità, tutto sommato minima, di rifiuti della quale la regione Campania è attualmente invasa, cosa che non avrebbe sicuramente comportato alcun disagio all'ecosistema dell'isola nella quale vivo.
Detto ciò, e fatta questa premessa - e mi dispiace che il collega presentatore dell'emendamento non sia al momento presente in aula - vorrei far rilevare, nell'esprimere il voto negativo del gruppo dei Comunisti Italiani sull'emendamento Dussin 3.14, come sia di tutta evidenza (almeno così appare) che qualora l'emendamento Dussin 3.14 fosse accolto, lo stesso si porrebbe in termini preclusivi rispetto al successivo Dussin 3.15.
Secondo la proposta emendativa del collega Dussin - leggo - al comma 2, si dovrebbe, dopo le parole «ambientali e sanitarie» aggiungere «previa deliberazione della giunta regionale». Rilevo però che l'emendamento Dussin 3.15 prevede, dopo le parole ambientali e sanitarie, che si aggiunga «previo parere del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare».
Mi pare di poter dire che, delle due, l'una: o il presentatore ha scarsissima fiducia nella possibilità che il primo emendamento venga accolto e, quindi, prevede già che, non essendo accolto questo emendamento, l'integrazione debba essere data dal parere del ministro dell'ambiente o, diversamente, qualora l'emendamento Dussin 3.14 dovesse essere, contrariamente a quanto i Comunisti Italiani auspicano, accolto, risulta altrettanto evidente che l'emendamento Dussin 3.15 non potrebbe essere connesso al corpo del testo.

GUIDO DUSSIN. Se sei d'accordo, la prima!

ELIAS VACCA. Si tratta di una mia osservazione di tecnica normativa che, ovviamente, non attiene al merito. Sul merito del problema, invece, vorrei sottolineare un aspetto. Tutto l'impianto del comma 2 è teso a prevedere una misura d'urgenza e straordinarietà (del resto, la stessa istituzione del commissario depone nel senso dell'urgenza e della straordinarietà).
Allora, prevedere che un'autorità commissariale - leggo direttamente dalla formulazione del comma 2 - individua in termini di somma urgenza - quindi, neppure in termini di semplice urgenza, bensì di somma urgenza - una soluzione, ma poi gravare l'attività del commissario e della deliberazione della giunta regionale e, o, alternativamente, del previo parere del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, significa dire due cose che sono tecnicamente, logicamente e normativamente incompatibili. In altre parole,Pag. 7laddove si parla di somma urgenza è evidente che si saltano dei passaggi. Reintrodurre questi passaggi attraverso l'emendamento significa implicitamente riconoscere che somma urgenza non c'è.
L'altro argomento, invece, riguarda la garanzia che, come Comunisti Italiani non può che trovarci soddisfatti nella formulazione introdotta nella proposta di conversione. Infatti, anche in presenza di una gestione commissariale e di requisiti di somma urgenza, viene mantenuta la garanzia a salvaguardia dell'affidabilità dei soggetti in ordine sia alla regolare ed efficace gestione del servizio, sia all'estraneità di tali soggetti alle associazioni di tipo mafioso (perché viene fatta salva la normativa antimafia).
Noi siamo per l'impianto contenuto nel comma 2, nella proposta di modificazione contenuta nel fascicolo principale e voteremo contro l'emendamento Dussin 3.14.

SALVATORE MARGIOTTA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA, Relatore. Signor Presidente, approfitto dell'esame nel merito dell'emendamento Dussin 3.14 per ribadire quanto ho già detto in sede di replica.
Il decreto-legge sottoposto alla nostra approvazione rappresenta un punto di equilibrio molto pregevole tra differenti esigenze: quella di avere un commissario delegato con piena autorevolezza e pieni poteri, in grado di gestire situazioni di emergenza e quella di avere il coinvolgimento degli enti locali.
Molti degli emendamenti presentati sono contraddittori da questo punto di vista: da un lato, si cerca di indebolire la figura del Commissario; dall'altro, si cerca quasi di farne un'autorità capace di governare i processi in completa solitudine. Nel caso di specie, aggiungere nel comma 2 dell'articolo 3, come propone il collega Dussin, le parole «previa deliberazione della Giunta regionale» comporterebbe - è di tutta evidenza - un indebolimento della funzione del Commissario che, a sua volta, potrebbe determinare l'incapacità di tale soggetto di gestire i fenomeni di emergenza e di urgenza.
Ecco perché, su quello in esame come su tutti gli altri emendamenti presentati, il parere del relatore è stato contrario.

PRESIDENTE. Passiamo...

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, prima di procedere alla votazione, vorrei chiederle di disporre il controllo delle tessere da parte dei Segretari di Presidenza.

PRESIDENTE. Prego i deputati Segretari di procedere al controllo delle tessere di votazione (I deputati Segretari ottemperano all'invito del Presidente)... Mi pare che il controllo sia stato effettuato. Vigilerò anch'io con particolare attenzione, per corrispondere alla sollecitazione dell'onorevole Volontè. A questo punto, credo possiamo procedere.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 3.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 245
Maggioranza 123
Hanno votato
17
Hanno votato
no 228
Sono in missione settantacinque deputati).

Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Dussin 3.15.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.

Pag. 8

GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, quando è intervenuto sul precedente emendamento, il collega Vacca ha osservato che i due emendamenti 3.14 e 3.15, da me presentati, sono antitetici. Per la verità, il collega sembrava più favorevole al primo, che comunque non ha sostenuto con il voto. Ciò dimostra la bontà e la coerenza dell'intervento del collega: la sua dichiarazione di voto era prevalentemente ostruzionistica, dal momento che c'era il rischio che mancasse il numero legale.
Prendo atto che da buoni parlamentari della Repubblica anche i deputati dell'estrema sinistra intervengono solo quando serve recuperare un po' di tempo (Commenti del deputato Boato). Sì, caro collega Boato, d'altronde tutto il mondo è paese e credo che la pensiamo quasi tutti allo stesso modo. Ciò che dispiace è il fatto che non vi siano forze o singoli parlamentari che possano intervenire per rompere alcuni meccanismi.
Per quanto riguarda il successivo emendamento, preavviso i colleghi dell'Italia dei Valori (che spero facciano una considerazione, visto che ieri ci hanno manifestato un'apertura confidenziale nella quale ammettevano la bontà dell'emendamento 3.4), che dopo l'emendamento in esame vi sarà il mio emendamento 3.16, che a mio avviso vale la pena considerare. Se si hanno veramente dei grandi valori bisognerebbe perlomeno esporsi e definire la bontà di alcune questioni, come ad esempio la gara con procedura ristretta a cinque concorrenti.
Tornando al mio emendamento 3.15, non mi sta bene ciò che ho sentito poco fa, vi sono stati alcuni interventi insopportabili e politicamente e culturalmente inaccettabili: si è parlato dei campani, ma noi non interessa parlare dei campani. Da parte mia ho voluto evidenziare in modo specifico e molto forte in questa Assemblea, motivando e presentando dati oggettivi, riscontrabili in Commissione tra i dati riportati dai commissari, l'incapacità di governo di quella regione. Riconosco che altri assessori dello stesso colore in altre regioni si sanno comportare molto meglio. Qui siamo proprio nella situazione peggiore d'Italia per quanto riguarda la gestione dei rifiuti. La cosa che più mi dispiace è che non vi sia un'autocritica costruttiva in grado di favorire queste realtà amministrative, anche attraverso degli atti di indirizzo o normativi che possano portare ad una soluzione specie sulla individuazione e sulla collocazione dei siti.
Sono altresì convinto che se vi fosse la volontà bisognerebbe favorire l'amministrazione della regione Campania individuando con questo piano promosso dal commissario in modo molto celere il piano regionale smaltimento rifiuti e i piani d'ambito provinciali o di aree omogenee, individuate sulla scorta delle aree delle attuali province.
Credo che, se voi riuscite a fornire un aiuto con questo provvedimento, o anche con un altro, potrete far risparmiare soldi anche ai cittadini del nord. Noi non possiamo non stigmatizzare questo fatto. È di tutta evidenza che questi provvedimenti costano, che li pagano tutti i cittadini. Noi che siamo eletti al nord non possiamo non denunciare questi aspetti, caro Cacciari. Tu potrai dire che facciamo un'operazione di bandiera, ma è vero che noi paghiamo anche per conto di altri cittadini e credo che, per quanto riguarda in particolare il settore dei rifiuti, non sia corretto né giusto. Questa è la grande verità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO. In questi pochi minuti di autostruzionismo che avete fatto è venuto fuori il vero volto di questo provvedimento.
Tutti voi avete affermato che il provvedimento in oggetto non è completamente «digeribile», avete riferito che si tratta di una costrizione derivante da chissà quale azione e che, nel merito, avreste avuto il piacere di approfondire alcune questioni che abbiamo posto, talune, come ha detto appropriatamente il collega Cacciari, di carattere lessicale (tra l'altro, di tipo strumentale), ma gran parte di merito.Pag. 9
Emerge un disagio, una difficoltà derivante da una volontà - immagino estranea a quest'aula - di produrre un risultato normativo di basso profilo. Sin qui poco male, poiché questa norma si sommerebbe alle tante norme che si stanno producendo con dubbia ingegneria normativa. Tuttavia, state giocando con una regione con sei milioni di abitanti ai quali va il nostro rispetto. Non crediamo che quei cittadini campani non siano capaci di governare questo fenomeno. Anzi, in quelle realtà, vi sono amministrazioni illuminate, devo dire sia di sinistra che di destra; ma, quando arriveremo all'articolo riguardante la raccolta differenziata, mi permetterò di suggerirvi anche i dati scomposti per sindaci, offrendovi la possibilità di valutare le appartenenze politiche dei sindaci e i risultati sulla raccolta differenziata. Vi accorgerete come, bontà nostra, i sindaci del centrodestra facciano più raccolta differenziata; persino in questo sono più bravi!
Sarete costretti a misurarsi anche questo e sarà imbarazzante, ma lo avete già espresso ieri con un voto chiaro, inequivocabile: quando avete bocciato la regione Campania, definendola, di fatto, incapace di governare questo fenomeno, avete espresso un giudizio, devo dire il vero, condivisibile rispetto alle capacità gestionali e politiche di quella regione, ma avete iniziato ad analizzare anche l'attività dei singoli comuni e avete cominciato a riflettere sulla città di Napoli.
L'Udeur, in queste ore, chiede, a Napoli, la testa del management dell'ASIA. L'ASIA a Napoli non è l'Asia, con un accento diverso, ma è l'azienda municipalizzata, lottizzata, per governare il sistema dei rifiuti in città. È la straordinaria azienda che ha raggiunto performance importanti sul fronte della raccolta differenziata: nel 2004 il 6 per cento, nel 2005 il 5 per cento! Ora, ci aspettiamo che questo trend continui, per raggiungere, immagino, risultati da men che prefisso telefonico!
L'Udeur, dunque, in queste ore, ha chiesto quella testa, e mentre il povero Bertolaso si occupa di emergenza, si sta celebrando l'ennesima pantomima di un'azione consueta di tipo partitocratico, capace di mettere le mani su questa azienda, nel disperato tentativo di fare altre clientele, altre gestioni! Nulla a che vedere con le performance positive di raccolte in questo settore!
Avete espresso un giudizio critico e severo nei confronti della regione Campania. A mano a mano, cominciate ad esprimerlo anche nei confronti delle grandi città. Il risultato però deve essere il seguente: avendo misurato quest'assoluta incapacità, dovete affidare al commissario Bertolaso la gestione in senso monocratico, unico, non con improbabili intese.
Per queste ragioni, esprimeremo un voto favorevole sull'emendamento in oggetto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Mi appello ancora al senso di responsabilità di ogni collega, a destra e a sinistra, perché vedo un paesaggio di tessere disseminate, al quale non corrisponde un paesaggio di teste, ossia di persone presenti...
Invito i Segretari a collaborare con il Presidente e tutti voi alla massima responsabilità. Ognuno voti per sé. Non costringete la Presidenza a procedere nuovamente alla verifica della disseminazione delle tessere, che è davvero eccessiva.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 3.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 423
Votanti 422
Astenuti 1
Maggioranza 212
Hanno votato
191
Hanno votato
no 231).

Prendo atto che i deputati Buontempo, Cogodi e Dato non sono riusciti ad esprimerePag. 10il proprio voto. Prendo atto altresì che il dispositivo di voto del deputato Germanà non ha funzionato e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Dussin 3.16.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.

GUIDO DUSSIN. Il mio emendamento 3.16 è un emendamento di sostanza ed è molto importante, soprattutto per chi crede nella trasparenza delle gare pubbliche e per chi è convinto che, anche in una fase di emergenza, superato il problema igienico-sanitario verificatosi in questo breve periodo e che, tuttalpiù, sarà risolto definitivamente, da parte del commissario, entro dicembre, si debba iniziare ad assumere comportamenti, sempre da parte del commissario, consoni al nostro ordinamento e, soprattutto, coerenti con una questione morale, che deve essere perseguita nel nostro paese.
Ciò viene facilitato anche attraverso questo emendamento, che vuole sostituire le parole: «anche mediante affidamenti diretti a soggetti» con le seguenti: «mediante gara con procedura ristretta, invitando un numero di cinque concorrenti, anche». Penso che, seppure non siano cinque, i concorrenti potrebbero essere almeno tre, ma perlomeno ci sia una gara e un confronto!
Questo elemento darebbe certezza e sicurezza, a tutti quanti noi, che le cose avvengono in modo regolare e costituirebbe anche un'ulteriore iniezione di fiducia nei confronti del commissario, qualora intervenisse con una gara.
Siete tutti quanti, o gran parte di voi, contrari all'idea del commissariamento, ma, se lasciamo al commissario anche il potere di affidare direttamente tali attività, lascia il tempo che trova, dopo 13 anni di commissariamento, questa scelta.
Se, perlomeno, ci impegnassimo in una manifestazione a livello di Commissione e di gruppi politici, perlomeno quelli più sensibili in questo senso, faremmo un atto onesto verso nei stessi, nei confronti dell'Aula e di tutto il paese.
La questione degli affidamenti si verifica anche nei comuni nei momenti di emergenza, perché, di solito, per queste cose, si predispone un piano e ci si affida a iniziative, che sono anche programmate.
Non possiamo pensare che in quattordici mesi non ci sia nulla di programmato. Faccio degli esempi. Il piano di smaltimento della neve da parte di un comune, che è un evento eccezionale, si programma di anno in anno.
Qui abbiamo quattordici mesi di tempo e, fino al 31 dicembre del prossimo anno, si procederà attraverso affidamenti diretti. Mi pare un po' troppo. Non riesco a capire come facciano a sostenere tale soluzione i gruppi che sono convinti che il commissariamento significhi una limitazione dei principi della democrazia. La questione è importante e i gruppi della maggioranza dovrebbero affrontarla, pur con le formule che desiderano. Ma, perlomeno, essa dovrebbe essere individuata, e dovrebbe essere stigmatizzato l'operare con questo provvedimento che compie scelte errate. Mi riferisco alla scelta di conferire al commissario un potere infinito per un tempo molto lungo. Con questo provvedimento si sottrae al commissario quell'immagine che potrebbe ritagliarsi, sempre nell'ambito dell'emergenza, svolgendo una gara con tre o cinque ditte in modo molto veloce e riuscendo, comunque, a fronteggiare la situazione.
Il commissario non ha bisogno di questo tipo di forza e di questi muscoli per sentirsi tale e per potere operare! Qualsiasi amministratore locale, così come il sindaco, di fronte a situazioni di emergenza opera allo stesso modo, utilizzando i «muscoli» giusti, quelli della democrazia, e non i muscoli di remota storia.
Ebbene, occorre riflettere, perché ci troviamo in una situazione particolare e con questo provvedimento si crea un precedente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo velocemente per ribadirePag. 11quanto già detto dal collega Dussin e per svolgere due brevi osservazioni aggiuntive. In Campania non siamo di fronte a uno tsunami, per cui c'è bisogno di intervenire immediatamente. La gara ristretta richiede tempi brevissimi, congrui rispetto ad una emergenza che dura da 13 anni. Quindi, ci sembra il minimo che si possa fare.
Peraltro, dietro la negazione della gara ristretta vi è un ragionamento abbastanza subdolo, ossia vi è il pensiero che anche la gara ristretta sia controllabile dalla camorra. Se questa è la vera motivazione, non ci siamo. Se così fosse, vorrebbe dire che in Campania non si può indire alcuna gara.
La gara ristretta è una procedura veloce, semplice ed attivabile in tempi brevissimi. Se non vogliamo indirla, significa ammettere in maniera drammatica che in Campania non c'è un minimo di Stato di diritto né uno Stato di legalità e non ce lo possiamo permettere!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fasolino. Ne ha facoltà.

GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, vorrei ripetere un concetto espresso anche ieri. L'articolo 3 del provvedimento mi sembra la norma più inquietante di questo decreto-legge. È un articolo che la dice lunga sulla vera volontà del Governo Prodi di pervenire ad una soluzione equa e giusta del problema dei rifiuti in Campania.
Mi sconcertano alcune considerazioni. Innanzitutto, viene annullata la procedura di gara indetta dal commissario di Governo per l'emergenza rifiuti nella regione Campania con propria ordinanza n. 281 del 2 agosto 2006. Questa Assemblea vota, ma non conosce i motivi per i quali viene annullata una gara indetta qualche mese fa e che ci potrebbe far guadagnare del tempo per intervenire immediatamente sul problema.
Poi, nella scelta ad libitum del commissario si fa riferimento a tecnologie avanzate immediatamente disponibili. Anche questa frase, accentuata dal corsivo con il quale è scritta nel testo, induce ad alcune riflessioni problematiche. Cosa significa ciò? Sono già pronte ditte che dispongono di queste tecnologie avanzate? Vi sono altre ditte che hanno tecnologie avanzate, ma non hanno predisposto la loro disponibilità immediata?
Amici della sinistra, siamo veramente di fronte ad una normativa inquietante, anche perché in modo inusitato si inserisce nel testo di una legge una modalità di affidamento dei lavori. Voglio rivolgere un consiglio al dottor Bertolaso. Non vorrei che la sua persona, caro dottor Bertolaso, venga usata come paravento per azioni oscure e pericolose. È vero che a Napoli c'è un problema nelle indagini sulla questione dei rifiuti. L'ho detto anche nei giorni scorsi. Ci sono ben 40 procedimenti penali e ben 18 magistrati impegnati, ma sinora si è avuto soltanto il rinvio a giudizio di Facchi per problemi marginali. È vero che la Corte dei conti ha presentato una relazione bomba già dal 2001, ma fino ad oggi, dagli ovattati uffici che stanno dalle parti di Santa Lucia, non è pervenuta altra comunicazione a chi di dovere, né agli interessati, né a qualunque ente istituzionalmente interessato alla vicenda. Noi sollecitiamo che questo avvenga al più presto. Però il dottor Bertolaso stia attento perché, a mio parere, gli equilibri esistenti all'interno della magistratura ed anche le atmosfere all'interno del palazzo di giustizia possono cambiare.
Questo provvedimento predispone una serie di interventi ai limiti della legalità, che soprattutto offrendo la procedura normale delle gare, così com'è codificata non solo a livello nazionale, ma anche europeo. Noi staremo attenti su questa vicenda e svolgeremo quindi tutte le procedure di controllo possibili ad un gruppo di opposizione, che però tiene a cuore la legalità, la moralità e la risoluzione dei problemi nell'ambito della regione Campania.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.

Pag. 12

PAOLO RUSSO. D'ora in poi fornirò in ogni intervento un caso specifico di spreco. Così cominceremo a ragionare di questioni che vi appassionano di più. La prima cosa che viene in mente sono gli impianti di CDR, di presunto CDR, e la qualità del CDR prodotto.
In Campania sono stati realizzati sette impianti di CDR, di presunto CDR; ogni qualvolta parlerò di CDR, immaginate che mi riferisco al presunto CDR. Ebbene, questi impianti sono costati poco meno di 100 milioni di euro, cioè 200 miliardi...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Paolo Russo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. È gioco facile per chi sta all'opposizione richiamare i partiti ai loro principi; lo farei anch'io. Vorrei però solo ricordare che Italia dei Valori anche in Commissione ha presentato delle proposte emendative che andavano in quel senso prospettato, ma è inutile che ci nascondiamo dietro un dito. Mi richiamo alla dichiarazione, che il collega Misiti ha fatto in quest'aula, lunedì, quando ha detto che i tempi impongono necessariamente di respingere queste proposte emendative, perché altrimenti il decreto-legge rischia di non essere convertito in legge.
Voglio dire, allora, che possiamo anche fare questi richiami, ma potrei farne uno al partito dell'onorevole Dussin, che oggi chiede a questa maggioranza di applicare la riforma costituzionale che per cinque anni ha osteggiato in modo così totale.
Per questo motivo, con il senso di responsabilità di chi è maggioranza di Governo, voteremo contro questa proposta emendativa.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti... Chiedo scusa, colleghi, ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Laurini. Ne ha facoltà.

GIANCARLO LAURINI. Signor Presidente, avevo segnalato l'intenzione di prendere la parola già dianzi, ma evidentemente non sono stato visto; domando venia per il contrattempo.
Intervengo anche per sottoscrivere l'emendamento, che ha il pregio di allargare la platea delle imprese che devono essere consultate per la partecipazione e per l'affidamento. Ciò ha, invero, un doppio risvolto positivo: il primo consiste naturalmente nell'aumentare il numero di persone che partecipano alla gara per l'affidamento, il che riveste importanza ai fini di dare una regola maggiore ed un limite al potere di colui il quale provvede all'affidamento.

PRESIDENTE. Deve concludere...

GIANCARLO LAURINI. Un secondo aspetto tecnico che ritengo positivo consiste nell'avere un numero maggiore di interessati al corretto andamento della procedura di affidamento i quali, in sede giudiziaria, siano legittimati a far valere i propri interessi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 3.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo. Ognuno voti per sé!
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 448
Maggioranza 225
Hanno votato
199
Hanno votato
no 249).

Prendo atto che i deputati Buontempo e Cogodi non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Dussin 3.18.Pag. 13
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.

GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, con questo emendamento si vuole sopprimere l'espressione «l'eventuale smaltimento» poiché occorre garantire «lo smaltimento» delle ecoballe all'interno del territorio della regione Campania. Evidenziamo tale necessità sia per una questione morale sia, anche, per una questione economica.
Caro Borghesi, da buon ex leghista (allora!) oggi, forse, sei saltato sul cavallo dell'Italia dei Valori convinto di trovare tutti quei valori che cercavi; però, devi riconoscere che trovi difficoltà, per lo meno ad esprimerti sulla questione da me posta. Non ti avevo chiesto il voto, se hai ascoltato il mio intervento. Il tuo buon collega Misiti è persona molto più corretta da questo punto di vista e, quando deve sollevare una questione in Commissione, me la rappresenta, e ci troviamo d'accordo...

PRESIDENTE. Onorevole Dussin, si rivolga alla Presidenza; parli con il Presidente!

GUIDO DUSSIN. Stavo parlando solo con lei, Presidente.

PRESIDENTE. No, no, con me non stava parlando, in questo momento.

GUIDO DUSSIN. Allora, stavo sbagliando, ma le voglio tanto bene, Presidente, mi creda!
Prendo atto che lei, questa mattina, mi sta conducendo ad una giusta partecipazione. Mi ha portato anche al voto; quindi, la ringrazio.

PRESIDENTE. Sono molto interessato alle questioni che pone; quindi, continui a rivolgersi a me. Grazie.

GUIDO DUSSIN. Le riferirei molto volentieri in ordine ad esse; poi, considerato che è molto interessato alle mie questioni, parleremo anche della «sua» sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino. A tale riguardo, infatti, avremo molto da dire.
Ma mi lasci terminare il mio ragionamento sulla questione dei valori. Ebbene, a tale proposito, si può quantomeno osservare che una gara sarebbe più corretta, che non siamo d'accordo sul commissariamento tout court e che, infine, procedere tramite gara sarebbe giusto anche in periodo di commissariamento.
Di riconoscere ciò, almeno questo ti chiedo, caro collega Borghesi, pur rivolgendomi al Presidente. Hai testé riconosciuto che avevi sbagliato nella scelta dell'impianto di termovalorizzazione a Verona, impianto che oggi hanno sostituito. Ho capito che, allora, provvedevi allo smaltimento attraverso i termovalorizzatori, generando anche un'antipatia nei confronti di tali impianti da te scelti, Borghesi, in quanto, non consoni, producevano diossina e, comunque, non smaltivano, non incenerivano e non bruciavano i rifiuti.
Noi non abbiamo problemi ad intervenire; tuttavia, quando solleviamo una questione, essa non può essere travisata in una richiesta di voto! Abbiamo chiesto solamente una dichiarazione nei confronti di gare ad evidenza pubblica alle quali partecipino almeno tre o cinque concorrenti. Credo, infatti, che si tratti della richiesta minima che dovremmo rivolgere ad un partito capitanato da un ex magistrato!
Mi affido alla vostra bontà anche per quanto riguarda l'emendamento in esame. Occorre garantire lo smaltimento di cinque milioni di ecoballe: si tratta di balle di rifiuti di pseudo CDR accatastate in Campania. Dove dovremmo trasportarle: forse a Verona?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO. Signor Presidente, ci eravamo fermati a 100 milioni di euro: tanto sono costati, infatti, i sette impianti per la produzione di CDR. Per quanto riguarda il funzionamento di tali impianti,Pag. 14va rilevato che a nessuno di essi viene conferita una frazione proveniente dalla raccolta differenziata dei rifiuti. Pertanto, tutti i rifiuti trasportati presso questi impianti sono sostanzialmente indifferenziati, ed addirittura vi sono anche quelli ingombranti!
Gli impianti in questione, inoltre, non presentano alcun profilo di efficienza in nessuna parte del trattamento, tanto da non garantire, dal punto di vista merceologico, una differenza tra le tre frazioni risultanti dallo stesso trattamento. In buona sostanza, la FOS, la parte sovvallo e la parte CDR vengono ritenute, dal punto di vista merceologico, più o meno equivalenti.
Ciò significa, quindi, che sono stati investiti 100 milioni di euro per compiere un lavoro che al cittadino campano costa due volte. Infatti, costa la prima volta per l'investimento per la realizzazione dell'impianto, e costa la seconda volta per il conferimento ad esso dei rifiuti. Il risultato finale è la produzione di tre frazioni sostanzialmente uguali, le quali, successivamente, devono essere ulteriormente trattate per essere in qualche modo smaltite!
Tale operazione è costata 100 milioni di euro e costa, più o meno, 80 euro a tonnellata anche ora! Questa malagestione è talmente evidente che si è stati costretti a tentare di non definire più CDR ciò che sarebbe dovuto essere combustibile da rifiuti.
Vorrei evidenziare che ciò è stato compiuto in due fasi. In un primo momento, infatti, quando ci si era accorti che l'impresa affidataria non riusciva a mantenere gli standard ed i parametri per produrre il CDR, si «donò» a tale impresa l'opportunità di produrre non più combustibile da rifiuti, ma una cosa largamente inferiore dal punto di vista qualitativo. Successivamente, per evitare di incorrere in responsabilità penalmente rilevanti, nello stoccaggio di questo presunto CDR vennero addirittura declassificati gli impianti.
Per tale ragione, quindi, si affermò che era vero che erano stati investiti 100 milioni di euro (pari a 200 miliardi di vecchie lire), ma essi non erano più serviti per costruire sette impianti di produzione del CDR moderni, tecnologicamente avanzati ed all'avanguardia dal punto di vista delle capacità tecniche e delle soluzioni individuate. Ormai, infatti, erano diventati sette separatori meccanici e trituratori di rifiuti! Questo significa che, in quella regione, abbiamo costruito sette capannoni attraverso l'azione commissariale, affidata a chi era responsabile di questa incapacità gestionale. In quello straordinario periodo d'oro, quando sembrava che ogni cosa che si toccava diventasse oro - immagino che era tutt'altro che d'oro -, si sono costruiti sette capannoni con impianti di triturazione, per la modica cifra di 200 miliardi di vecchie lire.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

DAVIDE CAPARINI. Vorrei ricordare al collega Borghesi che, nella scorsa legislatura, il gruppo della Lega Nord Padania ha votato contro tutti i provvedimenti di commissariamento e che qui non ci sono né voltagabbana, né transfughi, né pentiti, come, invece, mi risulta ce ne siano nelle file dell'Italia dei Valori. Quindi, rivolga ai suoi colleghi le lezioni di etica e di morale politica o se le tenga per sé. Quanto abbiamo detto in passato, lo ripetiamo, tale e quale, oggi e non mi risulta che succeda la stessa cosa, sia per quanto riguarda l'onorevole Borghesi, sia per quanto riguarda il partito dell'Italia dei Valori. Dunque, caro Borghesi, sturati le orecchie, ti richiamo ad un po' di coerenza...

PRESIDENTE. Onorevole Caparini, ha esaurito il suo tempo. Invito anche lei a rivolgersi alla Presidenza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. La maratona oratoria della maggioranza, svolta per mezz'ora questa mattina, finalmente, ci ha fatto capire che essa non ha compreso nulla diPag. 15questo decreto-legge e che, come ho già avuto modo di dire ieri, si tratta di un provvedimento che essa deve portare avanti, in maniera silente e per disciplina di partito, senza alcuna possibilità di modifica. Ha, altresì, dimostrato, lapalissianamente, che tutte le osservazioni dell'opposizione sono fondate. L'onorevole Vacca elogia Soru, quando rende disponibile la Sardegna ad accogliere rifiuti della Campania. Ma, caro onorevole, Soru ha messo la tassa di soggiorno, per ricevere rifiuti in Sardegna? Credo che le cose non collimino assolutamente. L'onorevole Cacciari ci riporta alla serietà lessicale, ma, qui ci sono 5 milioni di balle, con 350 mila camion da smaltire e un inquinamento del suolo campano che non ha precedenti. L'altro giorno, in una relazione, ho avuto modo di dire che, in Campania, le malattie infettive per l'infanzia sono il doppio rispetto alla media nazionale. Ci troviamo in una situazione di altissimo degrado che dimostra come, per tredici anni, le amministrazioni pubbliche non abbiano saputo gestire le problematiche connesse al sistema dei rifiuti. Andrebbero commissariati la Iervolino a Napoli, che ha dimostrato la sua incapacità, così come Bassolino, alla regione. Questi sono i problemi: 22 mila dipendenti, assunti e pagati, tutte le mattine, timbrano il cartellino e non sanno cosa fare; 1 miliardo di euro per lo smaltimento e, poi, nell'articolo 4, ci venite a parlare della tracciabilità degli assegni anche per la raccolta differenziata. Dovremmo andare ad acquistare degli oggetti con scritto «made in Campania» dalla raccolta differenziata?
Non ci riuscirete e non ci riusciremo mai!
Al collega Borghesi voglio ricordare che dopo l'autoparco c'è la «rumenta-parco» del suo leader della Campania. Per questo non si possono annunciare valori e poi non applicarli per disciplina di partito.
Allora, ha ragione il collega quando afferma che ci sono 40 procedure penali aperte e nessuna a buon fine. Ciò vuol dire che si lascia tutto indifferentemente al caso, si lascia tutto in mano a chi vogliamo che gestisca i rifiuti in Campania. Infatti, non accettando gli emendamenti sullo stoccaggio provvisorio e sul rifiuto non trattato, avete dimostrato che tali operazioni vengono lasciate in mano ad associazioni camorristiche.
Per tale motivo, da uomo di sinistra, vi dico che questo non è un provvedimento di sinistra, ma un decreto vergognoso fatto da chi non è in grado di gestire un territorio; al di là degli errori lessicali, è la sostanza che manca! Il commissario straordinario deve avere pieni poteri e non è possibile che, come previsto nel comma 3-bis, per giungere alla fine di una gara di appalto si debba prendere in considerazione il parere del commissario delegato, del consiglio dei nove, della regione Campania, del presidente della Consulta, delle province, dei comuni interessati, della Protezione civile, di tutte le amministrazioni dello Stato e degli enti pubblici. Così, le gare d'appalto rimangono in mano alla camorra!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto contrario del mio gruppo sull'emendamento in esame e, poiché si è innestata una polemica personale, vorrei ricordare al collega della Lega che, quando nel 1996 ero iscritto alla Lega Nord, Umberto Bossi girava le piazze d'Italia definendo Berlusconi il mafioso di Arcore ed inneggiando all'azione di Antonio di Pietro. Dunque, la coerenza manca a qualcun altro, non certo a me (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 3.18, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Pag. 16

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 448
Votanti 447
Astenuti 1
Maggioranza 224
Hanno votato
201
Hanno votato
no 246).

Prendo atto che i deputati Cogodi e D'Agrò non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Dussin 3.19.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.

GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, nel testo originario presentato dal Governo era già previsto lo smaltimento dei rifiuti campani nelle sole cave dismesse della regione Campania.
Con il presente emendamento si intende ripristinare tale testo, al fine di evitare diverse interpretazioni e circoscrivendo la norma alla regione Campania. Il nostro emendamento ha questa finalità, tende ad assicurare, cioè, che l'attività del commissario e, successivamente, i futuri piani di smaltimento dei rifiuti nella regione Campania raggiungano lo scopo, perlomeno, di ripristinare una situazione già esistente in altre regioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO. Signor Presidente, non è vero che in ogni mio intervento rilevo l'esistenza di uno spreco. Se volessi riportare l'esistenza di uno spreco in ogni mio intervento, non riusciremmo a concludere l'esame di questo provvedimento neppure nelle prossime settimane. Perciò, è vero l'esatto contrario (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo). Cercherò di «condensare» gli sprechi, cercherò di evitare di dilungarmi su quelli di importo inferiore a 500 mila euro e di evidenziare soltanto quelli di importo superiore a 500 mila euro.
Stavamo parlando dei CDR. Il presunto CDR di cui sopra dovrebbe avere un valore in sé. Per quale motivo, infatti, si realizza, il combustibile da rifiuto? Perché in sé ha un valore, essendo necessaria, successivamente, la sua termovalorizzazione. L'obiettivo del sistema è quello di produrre CDR che abbia un valore e che risulti utile successivamente. Il povero cittadino campano è stato turlupinato dalla gestione commissariale perché si realizzava un CDR che non era in effetti tale, ovviamente utilizzando le stesse risorse impiegate in ogni altra parte del mondo. Quindi, questo elemento, questo combustibile che avrebbe dovuto produrre energia, cioè un bene vantaggioso dal punto di vista ambientale e anche dal punto di vista economico, non era nelle condizioni di produrre energia. Anzi, se si volesse termovalorizzare la balla, una dei cinque milioni di balle, bisognerebbe aggiungervi un additivo, cioè aggiungervi altra energia, altre risorse, per tentare di produrre energia. Insomma, un pasticcio che non è soltanto un disastro ambientale! È una specie di imbroglio che provoca non solo un disagio dal punto vista ambientale ma anche un grave danno dal punto di vista economico. Gli svantaggiati, i truffati sono gli italiani, come categoria generale, che hanno dovuto investire continuamente in questa emergenza, e lo sono, soprattutto, i cittadini campani, le cui energie e le cui risorse sono state investite, prima, in impianti che non producono CDR, poi, in una lavorazione che non produce CDR. Infine, al danno si è aggiunta la beffa perché, ad oggi, ci sono 5 milioni di «ecoballe», disseminate in 500 siti della Campania, che, così come sono, costano - ce lo ha detto il direttore Bertolaso - circa cinque milioni di euro al mese, perché bisogna pagare l'affitto e la manutenzione di quelle aree, il monitoraggio delle stesse balle e, periodicamente, anche gli interventi di urgenza, perché si incendiano facilmente.
Insomma, da una straordinaria condizione di opportunità e di vantaggio per i cittadini campani, attraverso quella gestione emergenziale, si è prodotto unoPag. 17straordinario risultato che, se lo spreco si fosse limitato a quella stagione, sarebbe poco male (si investono tanti soldi per clientele politiche, elettorali, per gestioni, talvolta anche per malaffare: transeat...); ma la vera questione è che, oltre a quel periodo, ancora oggi continuiamo a pagare il disagio anche economico di quel disastro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Salutiamo i ragazzi e gli allievi della scuola media Fabio Besta di Bologna (Applausi) e, insieme, gli allievi dell'Università della Terza Età di Ascoli Piceno, presenti in tribuna (Applausi).

Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 3.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 450
Votanti 449
Astenuti 1
Maggioranza 225
Hanno votato
200
Hanno votato
no 249).

Prendo atto che il deputato D'Agrò non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Dussin 3.40.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Umberto Bossi mi manca molto, perché non è in quest'aula. Sarebbe opportuno prima di nominarlo e di nominare quello che ha fatto forse informarsi. Nella Lega vi era solo una persona, che non è più leghista - la prego di riferirlo all'onorevole Borghesi -, che aveva inneggiato a Di Pietro e forse per questo non è più leghista; ed è andato via senza tradire, a differenza dell'onorevole Borghesi. La prego di riferirglierlo.
Bossi è sempre stato garantista e non pentito, quindi non ha mai detto una parola a favore del pubblico ministero Di Pietro; per intenderci, il pubblico ministero Di Pietro è quello che ha fatto morire sette persone in carcere, per le quali non vi è stato processo e che non hanno potuto dimostrare in quella sede la propria innocenza. Non si è mai occupato - ovviamente sarebbe facile dirlo - di Mercedes, di 100 milioni in prestito, ma soprattutto...

PRESIDENTE. Veniamo all'argomento, onorevole Brigandì!

MATTEO BRIGANDÌ. Presidente, lei non ha interrotto chi ha parlato di queste cose, quindi non può interrompere me che sto rispondendo su di esse. La prego di riferire questi fatti - mi sto rivolgendo a lei - all'onorevole Borghesi!
Quindi, volevo dire che, a proposito di coerenza, ricordo perfettamente cosa diceva il pubblico ministero Di Pietro dei politici quando gli chiedevano se intendesse entrare in politica, e affermava che in politica non ci sarebbe mai entrato, perché non si sarebbe mai messo con quella masnada di delinquenti: e adesso lo vediamo ministro! Una persona che non ha mai fatto politica in vita sua e come primo incarico ha avuto quello di ministro dei lavori pubblici!
Concludo, Presidente, dichiarando il voto favorevole all'emendamento Dussin 3.40 e la prego di riferire all'onorevole Borghesi che è più bello che intelligente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fasolino. Ne ha facoltà.

GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, devo ribadire che sull'articolo 3Pag. 18grava una sindrome da rigetto di gara d'appalto. A questo punto ho voluto rileggere i nomi degli esponenti del Governo che hanno presentato il disegno di legge in esame per cercare di capire da quale fonte ed attraverso quali percorsi ideali si sia pervenuti alla presentazione al Parlamento dell'articolo 3. In prima persona, vi è Romano Prodi: forse egli ricorda i tempi dell'IRI, quando si procedeva ad affidamenti diretti, al di là di gare di appalto codificate dalla legge di allora. Vi sono, poi, il ministro Padoa Schioppa, che probabilmente di queste cose non si intende, ed il ministro Pecoraro Scanio, che ha fatto molte battaglie nel corso della sua vita politica contro gli affidamenti diretti. Ho letto molte dichiarazioni del ministro Pecoraro Scanio e mi meraviglia che egli abbia potuto ora apporre la sua firma in calce a questo disegno di legge. Poi, vi è il ministro dell'interno Amato, il «dottor sottile», che probabilmente di queste cose si intende.
Per quanto riguarda il comma 1 dell'articolo 3, siamo di fronte all'appalto complessivo dello smaltimento dei rifiuti; in questo caso, invece, siamo di fronte a singole iniziative per singole cave o per singoli siti usati come discarica. È proprio necessario procedere ad un affidamento diretto? Non si può, in maniera rapida, fare una gara, che si espleti nel giro di pochissimi giorni, e scegliere attraverso un istituto normale e codificato dalla legge esistente il soggetto affidatario? Già ci sono le società affidatarie e, quindi, si deve procedere ad affidamenti diretti al di là delle società affidatarie mediante gara.
Amici della sinistra, credo veramente che l'articolo 3 sia qualcosa di destruente per la morale di questo Parlamento e della Repubblica. Voi non potete con leggerezza e superficialità approvare tale articolo e respingere tutti i nostri emendamenti perché lascereste l'uscio aperto al malaffare in una regione che di malaffare, purtroppo, se ne intende.
Per quanto riguarda l'emendamento in esame, desidero dire che è bene aggiungere le parole «della regione Campania» perché non vorrei che si andasse a portare un finanziamento in cave allocate fuori della regione Campania. Limitiamo strettamente l'iniziativa alla regione Campania.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pedica. Ne ha facoltà.

STEFANO PEDICA. Vorrei fare una piccola riflessione con gli amici della Lega: è inutile personalizzare il problema; cerchiamo di risolvere l'emergenza rifiuti; credo che questa giornata si rivolga solo a tale pensiero. L'Italia dei Valori non si è dedicata solo al giustizialismo, ma stando sul territorio stiamo facendo come voi: poniamo attenzione ai cittadini ed ai problemi della regione Campania. Pertanto, vi invito, insieme al mio gruppo, a stemperare il clima creatosi che ritengo poco consono al problema che stiamo affrontando.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.

GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, c'è da meravigliarsi come il Governo, a fronte delle soluzioni ambientaliste da esso propugnate, che prevedono che le cave dismesse siano recuperate con appositi progetti di ambientalizzazione a verde, prospetti invece di trasformare tali cave in discariche. A tale proposito, desidero citare, a titolo di esempio, quanto è avvenuto nella provincia di Treviso dove una cava, l'ex Le Bandie, ospiterà il prossimo anno i mondiali di ciclocross. Colgo questa occasione per invitare lei, Presidente, e tutti i colleghi a questa manifestazione che si svolgerà, lo ripeto, in quella che una volta era una cava. Quello appena citato, a mio avviso, è un esempio di come si effettui il ripristino di una cava - premiato, fra l'altro, dalla Comunità europea - attraverso la piantumazione di milioni di alberi, la realizzazione di una piscina, di un impianto di canottaggio, di un ristorante, di un albergo, di un museo ciclistico, di percorsi naturalistici, di una pista di cross, di parcheggi, di aree fitness e centro benessere. Colleghi, si tratta di unaPag. 19grande opportunità per tutti. Lo ricordo, la manifestazione si svolgerà a gennaio 2008.

PRESIDENTE. Grazie per l'invito.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO. Signor Presidente, credo che la previsione contenuta nell'emendamento Dussin 3.40 di inserire nel testo della norma le parole «della regione Campania» sia utile al fine di non creare difficoltà al commissario nello smaltire le balle. Ricordo che nella vicenda che ha interessato Bagnoli, ad esempio, ogni qual volta si tentava di allontanare i rifiuti prodotti in quell'area scattavano prontamente le legittime proteste delle popolazioni dei territori destinatari. La collega Francescato può confermarlo, dato che su questo aspetto è molto più esperta di me. Conseguentemente, allontanare i rifiuti da un territorio non solo non funziona, ma non produce risultati e finisce solo per allarmare inutilmente le popolazioni di quei luoghi. Pertanto, siccome si sente dire che sarebbero state individuate delle cave nel Lazio, sarebbe utile dare una rassicurazione ai cittadini della parte bassa del Lazio in merito al fatto che i rifiuti della regione Campania non continuino a «girare».

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 3.40, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 446
Votanti 444
Astenuti 2
Maggioranza 223
Hanno votato
196
Hanno votato
no 248).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Dussin 3.20.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.

GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, con questo mio emendamento si chiede di sopprimere al comma 2 le parole: «o già poste sotto sequestro con provvedimento dell'autorità giudiziaria previa revoca del provvedimento di sequestro da parte della medesima autorità». Con l'emendamento precedente si cercava di evitare di utilizzare, almeno, le cave poste sotto sequestro, con questo si vuole evitare che la revoca del provvedimento di sequestro si possa trasformare in un condono dell'attività illecita di smaltimento dei rifiuti, visto che ora si utilizza tale forma di smaltimento (le cave dismesse).
Ritengo che il mio emendamento 3.20 dia l'opportunità ulteriore di condurre i comportamenti che si tengono nella regione Campania in un alveo consono ai comportamenti che si assumono in Italia (di cave poste sotto sequestro non è che ce ne siano tante in altre regioni; in questo caso, infatti, ci troviamo di fronte ad una situazione molto particolare). Non solo, ma credo che esso consentirebbe un univoco comportamento per le cave, soprattutto per quelle sottoposte a sequestro. Se esso sarà approvato si riuscirebbe, pertanto, a ripristinare una situazione di normalità a livello nazionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO. Perché vi ho riferito dello spreco sugli impianti di CDR? Perché proprio con questo articolo, così fatto, il bravo direttore Bertolaso è posto, dalla norma, nella condizione di non potere riaggiornare il piano. Mi spiego meglio: è evidente che può farlo, ma non ci riuscirà, perché sarà costretto ad una concertazione, ad un'intesa, ad un bailamme infinito; sarà costretto a dover richiedere continuamente permessi e autorizzazioni a quelle figure politiche sulPag. 20cui capo pende la grave responsabilità dell'incapacità nella gestione di questo settore. Ciò diventa impraticabile, obiettivamente difficile, se non impossibile.
Se non si riaggiorna il piano, non si possono ridestinare quegli impianti di CDR che, come abbiamo visto, non producono CDR bensì un danno secco, netto e diretto alle tasche dei cittadini campani. A questi impianti viene portato il rifiuto, sostanzialmente indifferenziato, sulla base di quale presupposto? Per quale ragione vengono trattati questi rifiuti che, successivamente, devono essere ritrattati? Per quale ragione un comune è costretto a portare lì i rifiuti pagando poco meno di cento euro a tonnellata? Nessuno può cambiare questo percorso se non si fa un nuovo piano; tuttavia, avete creato le condizioni per impedire che tale piano si possa fare, quindi, avete generato le condizioni per lasciare tutto ciò com'era. Ora, escludo che vi sia malafede (vi è, piuttosto, l'interesse che passi il provvedimento), tuttavia, perché deve passare un provvedimento che non serve? Riflettete: perché deve passare un provvedimento dannoso, che serve soltanto a non far nulla? In realtà, così com'è, il provvedimento serve ad eliminare la parte emergenziale, a togliere il rifiuto per strada ma questo, a prescindere dal vostro provvedimento, Bertolaso lo sta già facendo e lo ha già fatto con i poteri che gli derivano dal decreto-legge (ma anche con i poteri che gli derivano da una ordinanza della Presidenza del Consiglio). Tutto questo può essere fatto e, probabilmente, anche meglio. Peraltro, il direttore Bertolaso riferisce di non avere mai utilizzato i poteri derivanti da questo decreto-legge, che sono tutt'altra cosa rispetto a quelli che gli deriveranno in seguito all'applicazione del provvedimento in esame. Infatti, nel testo originario, inizialmente, non erano previsti l'intesa e il concerto, né la necessità della continua processione che il povero Bertolaso dovrà fare presso tutte le case che contano della politica o della mala politica campana. Tutto questo non c'era: voi lo avete inserito al Senato, con il risultato disastroso che questa processione o non ci potrà essere o, se ci sarà, non produrrà il risultato di poter modificare il piano!
Non modificando il piano state alimentando quei perversi impianti di CDR che drenano tante risorse ogni mese e che a nulla servono, se non a mettere le mani - in questo siete bravi - nelle tasche dei cittadini campani. Inoltre, lo fate nel modo peggiore, utilizzando l'emergenza rifiuti e le necessità di quei cittadini: dite che siamo in emergenza e poi gli mettete le mani nelle tasche!
Dite la verità: dite che non volete che si esca dall'emergenza, perché c'è anche chi ci guadagna! Misurate questo decreto così composto e vedete chi ci guadagna!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, vorrei solamente invitarla a riferire all'onorevole Brigandì la mia condivisione del suo intervento (ovviamente, nel contenuto come nella sostanza) e per rassicurarlo sul fatto che in Italia ci sono dei comuni che hanno rimosso il cartello con la scritta «comune denuclearizzato» apponendone uno con su scritto: comune «de-dipietrizzato», perché il nucleare fa bene mentre l'altro fa molto male.

PRESIDENTE. Prego i colleghi di attenersi all'argomento e di non continuare una discussione che è stata felicemente chiusa qualche minuto fa.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianco. Ne ha facoltà.

GERARDO BIANCO. Signor Presidente, desidero manifestare un sentimento, perché il dibattito in corso, che sto seguendo con molta attenzione, suscita anche emozioni: il mio è un sentimento di ammirazione per il collega Paolo Russo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale), il quale sta trattando con determinazione - potrei perfino dire con soavità - un argomento che non è proprio di quelli più entusiasmanti. Lo fa in modo suadente, e moltePag. 21delle sue argomentazioni, come quelle del collega Dussin, sono, secondo me, ragionevoli.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 11,50)

GERARDO BIANCO. Ho già spiegato a Paolo Russo cosa sia la vera filosofia (non posso ripeterlo in questa sede, ma lui sa). Ebbene, il provvedimento in esame è un po' come quella vera filosofia che ho spiegato a Paolo Russo. Non tutto si capisce nel testo in discussione - questo è chiaro -, ma credo che la ragione vera ad esso sottesa sia quella dell'urgenza, quella di dover fare presto, quella di non poter ripetere.
Alcune delle argomentazioni che sono state addotte sono giuste e molto ragionevoli. Ad esempio, ho letto il testo di emendamenti presentati dalla Lega che mi sembrano anche azzeccati. Tuttavia, credo che occorra fare presto. Allora, consegnate le vostre proposte a futura memoria, anche perché, secondo il modello invalso nella nostra legislazione, rifacciamo a novembre quello che abbiamo già fatto ad ottobre. Quindi, da questo punto di vista, dovremo sicuramente tornare sull'argomento.
Allora, consentitemi, colleghi, di rivolgervi un invito: facciamo presto, perché anche quello di ridurre i tempi è un modo per far funzionare il Parlamento. Le argomentazioni forti sono state già espresse, e ritardare non giova. Vediamo come vanno le cose. In seguito, sulla scorta dei risultati che otterremo, e tenendo conto anche di quello che avete detto, potremo anche rivedere le scelte e gli orientamenti.
La situazione non è semplice, ma drammatica. Ho cominciato scherzando, ma Napoli è sommersa dai rifiuti e la questione non può essere risolta in pochissimo tempo. Credo che dovremmo renderci conto della serietà della questione ed affrontarla con apertura. Al collega Paolo Russo faccio notare che molti dei suoi emendamenti non potrebbero comunque risolvere il problema. Quindi, adesso, lasci fare al Governo! Poi vedremo come risistemare la situazione, ma chiudiamo la partita, perché credo non giovi tirarla per le lunghe: non giova né al Governo, né al Parlamento e neppure, ovviamente, a Napoli. Grazie (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 3.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione Bilancio ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 467
Maggioranza 234
Hanno votato
214
Hanno votato
no 253).

Prendo atto che il deputato Cogodi non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Dussin 3.21.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.

GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, prima di intervenire nel merito dell'emendamento, desidero dare una doverosa risposta al collega Gerardo Bianco.
Noi stiamo ponendo questioni che riguardano il merito del provvedimento e stiamo facendo proposte, giuste o sbagliate che siano, per evidenziare come la Campania e Napoli, in particolare, siano stati sommersi dai rifiuti, in una maniera che, dal nostro punto di vista, avendo riguardo al nostro comportamento amministrativo (anche politico, ma mi riferisco soprattutto al nostro comportamento nelle realtà in cui siamo amministratori locali o, comunque, rappresentanti del territorio), è assolutamente anomali (a livello amministrativo, noi ci comportiamo diversamente).Pag. 22
Per arrivare a quanto il collega Gerardo Bianco propone, essere cioè ragionevoli e concedere al commissario l'opportunità di intervenire sin da subito sull'emergenza, ci vuole anche un dialogo in quest'aula. Se noi avanziamo delle proposte, che almeno si sottolinei che queste sono ragionevoli! Vedo che gli interventi della maggioranza sono stati puramente dilatori, svolti al solo scopo di evitare la mancanza del numero legale o per rimarcare questioni strettamente personali che riguardano problemi di dieci anni fa.
Penso che il Comitato dei nove, il relatore ed il Governo possano alzarsi una volta tanto e perdere quella decina di minuti, che comunque perderemmo, per interloquire ed evidenziare. Non chiediamo di cambiare tout court le vostre intenzioni di voto, però di fronte a questioni particolari - ed io ne avevo segnalata una sostanziale, già approvata in Commissione bilancio attraverso l'emendamento 3.4, riguardante le gare d'appalto, una questione fondamentale e morale, che attiene al nostro modo di legiferare - un impegno da parte vostra dovrebbe essere garantito.
Nel merito del mio emendamento 3.21, che si occupa delle discariche e del ripristino paesaggistico dell'area, noi vogliamo sostituire le parole «anche al fine della loro ricomposizione morfologica» con le seguenti: «A tal fine presenta un apposito piano alla competente soprintendenza per i beni paesaggistici e architettonici». Queste sono di solito le questioni sollevate dai comitati, alimentati da aree ambientaliste, al TAR.
Stiamo avanzando richieste che dovrebbero essere condivise, perlomeno nel contenuto. Se poi la condivisione non si verificherà con il voto non ce ne faremo una ragione, ma perlomeno nel contenuto il Governo dovrebbe tenerne conto sotto altra formula. D'altronde il commissario ha già un mandato del Governo, passato per quest'aula solo ed esclusivamente per conferire una specie di delega, ma sarà il Presidente del Consiglio a dare ampi poteri e ampi finanziamenti al commissario. Questo decreto conta per un 50 per cento, il resto lo fa il potere esecutivo, che da un lato si avvale del commissario, dall'altro vuole delle garanzie con la partecipazione di una Consulta, una finta democrazia che ha come unica funzione quella di selezionare soggettivamente i siti più propri; ma se parliamo di cave e discariche dovremmo sceglierle in modo oggettivo e penso che su questo dovrebbero essere d'accordo con me il collega Gerardo Bianco e tanti altri colleghi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fasolino. Ne ha facoltà.

GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, pochi minuti fa l'onorevole Gerardo Bianco ha ammonito l'opposizione, in particolar modo l'onorevole Paolo Russo e l'onorevole Dussin, invitandola a moderare la durata e la frequenza dei suoi interventi. In verità, nella dichiarazione dell'onorevole Bianco vi sono probabilmente tutte le contraddizioni di questo decreto-legge, luci ed ombre, perché l'onorevole Bianco da una parte dice che nel decreto vi sono dei punti oscuri e dall'altra spinge a far presto, come quando si affida, per esempio, ad una ditta un appalto che potrebbe essere assegnato ad un'altra attraverso una regolare gara.
Vorrei far notare come l'intervento dell'onorevole Bianco sia datato e come l'opposizione faccia bene a calcare la mano, a richiamare la maggioranza a prestare attenzione ai veri problemi di questo decreto-legge, affinché non si speri che, nell'attuazione pratica del provvedimento, gli organi delegati riusciranno a cancellare gli errori che saranno presenti nella legge. Tali errori, purtroppo, che saranno centuplicati dalla pratica attuazione delle disposizioni, non saranno né emendati né migliorati. Quindi, bene fa l'opposizione a calcare la mano sulle modifiche che andrebbero apportate al testo, perché rimanga perlomeno una traccia della via vera che un Parlamento all'altezza dei problemi della Campania dovrebbe indicare con un provvedimento legislativo.
E veniamo all'emendamento Dussin 3.21, anch'esso molto appropriato. QuandoPag. 23vedo una cava che ferisce una montagna o una collina, devo dire la verità, il cuore mi si stringe. Dunque, credo sia positivo poter utilizzare le cave come discariche provvisorie per poi ricomporle dopo il loro utilizzo.
Vorrei allargare il discorso a tutte le cave, ma approvando la modifica di cui all'emendamento in esame, che prevede la presentazione alla competente soprintendenza per i beni paesaggistici e architettonici di un apposito piano che definisca la tipologia della ricomposizione morfologica. Infatti, mi dispiacerebbe molto che la ricomposizione negasse l'integrazione ambientale circostante. È necessario, dunque, formulare un piano in tal senso.
Pregherei la maggioranza di concordare, una volta tanto, su questo emendamento riguardante un problema marginale, ma culturalmente assai importate: metteremmo nelle mani di un piano la ricomposizione ambientale di un territorio che, per vari aspetti e per vari motivi, è stato più volte devastato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, abbiamo sentito i richiami al buonsenso e gli inviti a stemperare i toni. Credo che l'emendamento dell'onorevole Dussin arrivi al momento giusto e sia di puro buon senso. Esso prevede la ricomposizione morfologica delle cave dismesse (si introduce un obbligo) ed il ripristino paesaggistico dell'area tramite un apposito piano da presentare alla competente soprintendenza per i beni paesaggistici e architettonici.
Credo che l'emendamento in oggetto sia volto al rispetto dell'ambiente e alla tutela del paesaggio, del territorio e delle località nelle quali sono collocate le cave. A nostro avviso, l'emendamento è accoglibile, ma probabilmente, non lo sarà. Non riusciamo a capire la commistione presente in queste zone campane, per cui provvedimenti di questo tipo non possano essere accettati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO. Signor Presidente, intervengo per ringraziare l'onorevole Bianco per il suo garbo e la sua cortesia nel fare un richiamo che, ovviamente, è condiviso, anche sul piano della sensibilità offerta a quest'Assemblea. È un richiamo che lascia trasparire tutto l'imbarazzo del centrosinistra rispetto ad un testo scritto male, rielaborato peggio, blindato per ragioni non del tutto chiare e che peraltro manifesta nell'assunzione di responsabilità da parte del Governo - non potrebbe essere diversamente - una completa autoreferenzialità rispetto all'iniziativa posta in essere.
Il senso della nostra battaglia parlamentare è proprio questo, ossia non solo di indicare dove si sbaglia - sarebbe troppo facile sparare nel mucchio della questione rifiuti in Campania! -, individuando questioni specifiche, ma anche di offrire proposte emendative migliorative.
In questo senso va il lavoro parlamentare che ci stiamo permettendo di svolgere.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 3.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 466
Maggioranza 234
Hanno votato
209
Hanno votato
no 257).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Dussin 3.01.Pag. 24
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Intervengo velocemente su questo articolo aggiuntivo, perché ad una prima lettura può sembrare punitivo ma, in realtà, esso riguarda il federalismo e quindi anche la responsabilità che sta dietro al principio federale.
Di fatto, lo Stato anticipa le risorse, anche dal punto di vista della competenza, perché fa intervenire il commissario, che rende possibile delle semplificazioni, risolvendo problemi che negli anni non si è riusciti a risolvere. Quindi, sono previsti l'intervento del commissario, dal punto di vista operativo, e l'anticipo di una quota cospicua di risorse da parte dello Stato. Queste risorse, però, devono essere restituite «spalmandole» negli anni. Meglio di così - verrebbe da dire - si muore! Infatti, dalle nostre parti le bonifiche vengono fatte d'ufficio, ma non con l'aiuto operativo dello Stato e neanche con l'anticipo di risorse finanziarie.
Si offre così una grande opportunità alla Campania, tenendo conto della difficoltà in cui si trova. Tuttavia, la mancata previsione di una forma di restituzione delle risorse fa cadere il principio che sta alla base del federalismo, ossia il principio di responsabilità. Se forniamo le risorse senza prevedere che, negli anni, esse vengano restituite, non diamo mai il segnale che l'emergenza debba finire, non diamo mai il segnale che la responsabilità è in capo all'amministrazione e agli amministratori locali.
I cittadini non possono permettersi il lusso di avere amministratori locali incapaci di gestire la situazione. È questo il problema che la Campania sta vivendo da anni e che si è acuito, indipendentemente dalle forze politiche al governo, raggiungendo l'apice in questi ultimi anni.
Pertanto, riteniamo non solo opportuna, ma anche necessaria questa modalità di rientro delle risorse, perché questo è il vero federalismo. Se non si arriverà mai a capire e ad interiorizzare questo concetto, mai avremo in questo Stato il ritorno ad una situazione finanziaria decente, con l'azzeramento del debito pubblico. Il debito pubblico sarà azzerato se e solo se le singole amministrazioni locali saranno in grado di gestire in maniera corretta le proprie risorse.
Riteniamo sia questa la base del concetto di federalismo fiscale e non si può che dire di sì ad una proposta del genere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO. Signor Presidente, si è parlato degli sprechi e a questo proposito vorrei sollecitare una riflessione sugli sprechi a danno dei campani. Mi riferisco a quegli sprechi che sembrano aver rappresentato un vantaggio per i campani; in realtà, avranno rappresentato un vantaggio per qualche campano, ma mai per i campani.
Le risorse destinate alle attività di gestione delle acque e delle bonifiche, per un importo pari a 190 milioni di euro, sono state distratte, utilizzate, stornate, trasferite (non so quale espressione vada utilizzata, poiché non sono un tecnico); diciamo che esse sono state trasferite per la gestione emergenziale dei rifiuti.
Non ragioniamo sul risultato prodotto per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti: lo percepite tutti. Personalmente, vorrei ragionare sul disastro procurato sull'altro versante. Ciò significa che, rispetto ai 400 siti inquinati della Campania e individuati - bontà sua ! - dalla regione Campania, non si può avviare non tanto un'attività di bonifica, quanto una benché minima attività di normale monitoraggio ambientale. Infatti, quei 190 milioni di euro (sempre per me che sono incapace di fare i conti, parliamo, più o meno, di 400 miliardi di vecchie lire) sono stati utilizzati, male utilizzati o utilizzati con una gestione errata per l'emergenza rifiuti.
Il risultato per i cittadini campani è che non hanno ottenuto una performance significativa sul piano di una raccolta, unaPag. 25gestione e uno smaltimento civili dei rifiuti; dall'altra parte, sono state sottratte risolte importanti (400 miliardi di lire!) per una ordinata gestione del ciclo delle acque e per un'attività ordinaria sul fronte delle bonifiche. Ciò con il risultato paradossale che quella regione non solo è in emergenza sul fronte dei rifiuti, ma è al collasso sul fronte della gestione delle acque e dell'attività di bonifica. Non bastano questi 190 milioni di euro; non sono bastati e non basteranno!
Quando giungeremo ad esaminare il capitolo delle risorse, ci spiegherete la finanza creativa della vostra gestione. Mi aspetto una risposta su come sia possibile organizzare nozze con i fichi secchi. Mi aspetto una fantastica e fantasiosa azione, che consentirà di spiegare in quale modo si pagheranno i 2.400 lavoratori (al riguardo, durante l'esame della proposta emendativa successiva saremo più puntuali) assunti a tempo determinato e, in modo sciagurato, trasformati in lavoratori a tempo indeterminato. Essi sono stati destinati alla raccolta differenziata, ma mai hanno svolto funzioni in questo senso. Anzi, accusano i sistemi di gestione, in modo particolare il commissariato, di creare loro un danno derivante dal fatto che, dovendo stare in servizio sei ore e non avendo nulla da fare, sono costretti a giocare a carte; talvolta perdono, e ciò comporta per loro un danno!
Per gli sprechi non bastano 190 milioni di euro. Ci sono altri 50 milioni di euro: ma ne parleremo nel corso dell'esame della successiva proposta emendativa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.

GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, mi sento di intervenire per ritornare a parlare di questo articolo aggiuntivo, come ha fatto in precedenza il mio collega Garavaglia, perché lo stesso è finalizzato a rendere immediato ed effettivo il meccanismo di riduzione dei trasferimenti erariali in relazione alle situazioni debitorie pregresse.
Considerato infatti che i comuni hanno continuato ad operare con ritardi ed inerzie nell'accertamento delle situazioni debitorie pregresse, si ritiene necessario procedere immediatamente alla definizione di un piano di rientro, al massimo quadriennale, delle situazioni debitorie certificate. Questo piano dovrà operare attraverso progressive riduzioni dei trasferimenti erariali ai comuni fino a totale copertura dell'intero debito.
A me pare che sia una questione di onestà. Come aveva già evidenziato molto chiaramente prima il collega Garavaglia, è bene intervenire nel merito di queste importanti proposte emendative, per sottolineare questi aspetti, perché parlando «nel mucchio» si rischia di non far capire questi concetti, che invece sono fondamentali.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Dussin 3.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 463
Votanti 462
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato
204
Hanno votato
no 258).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Dussin 4.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fasolino. Ne ha facoltà.

GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, anche l'articolo 4 del decreto-legge presenta pecche notevoli, sia dal punto di vista normativo sia dal punto di vista operativo. Infatti, laddove nel comma 1Pag. 26dell'articolo 4 si dice che il commissario delegato verifica il raggiungimento dell'obiettivo minimo di raccolta differenziata pari al 35 per cento dei rifiuti urbani prodotti e definisce un programma per il raggiungimento di almeno il 50 per cento, il Governo non ha compreso che la raccolta differenziata presenta minimi e massimi diversi a seconda delle aree geografiche, della tipologia economica, del tipo di prodotto residuale dall'attività industriale, agricola, umana e sociale nella sua interezza. Quindi il comma a mio avviso va riscritto completamente, e l'emendamento Dussin 4.1 presenta una via d'uscita per rendere credibile quello che incredibilmente, in maniera ignorante - scusate se sono forte nella mia dizione -, il Governo ci propone. Eppure nel Governo ci sono fior di ambientalisti, i quali sanno benissimo che a Brescia esiste un minimo di raccolta differenziata da raggiungere e a Catania ce n'è un altro ancora, mentre l'ottimale a Roma è diverso da quello di Napoli.
Come si fa a formulare un testo così fuori regola e così inadempiente rispetto a quello che la cultura sull'argomento ha reso noto a tutti, agli enti locali e al Parlamento?
Mi permetto di invitare nuovamente questa maggioranza a stare attenta e chiedo che su questo aspetto, apparentemente marginale, si dia, una volta tanto, ragione all'opposizione, perché ciò consentirebbe di migliorare un testo che grida vendetta da tutte le parti, soprattutto nei confronti di coloro che fanno i soloni dell'ambientalismo e poi, quando vanno a formulare provvedimenti legislativi di questa importanza, cadono in strafalcioni di così rilevante sostanza!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.

GUIDO DUSSIN. Questo emendamento, che va ad incunearsi nell'articolo 4 (recante misure per la raccolta differenziata), in un'altra situazione potrebbe essere condiviso da chiunque.
Con questo decreto stabiliamo per legge che i rifiuti verranno raccolti in modo differenziato in misura pari almeno al «35 per cento dei rifiuti urbani prodotti» e che il commissario delegato «definisce un programma per il raggiungimento di almeno il 50 per cento». Ecco, mi pare che il commissario possa avere tanti meriti e tanta buona volontà nel perseguire la sua azione da ora sino al 31 dicembre del prossimo anno; però, francamente, imporre che dal 6 per cento attuale si passi al 35 e quindi al 50 per cento mi pare equivalga a porre un obiettivo inverosimile.
Il nostro emendamento, al riguardo, va invece nella direzione di ricondurre gradualmente verso la normalità, attraverso il coinvolgimento dei comuni e delle amministrazioni locali, la situazione negativa verificatisi in Campania. Mi pare sia ampiamente una proposta di buon senso, che intende così responsabilizzare i comuni in ordine all'attuazione della normativa vigente sulla raccolta differenziata dei rifiuti. Questo dovrebbe essere un po' lo spirito, anziché imporre il raggiungimento di percentuali che poi saranno inevitabilmente disattese.
Cosa, dunque, diremo il 31 dicembre del prossimo anno, quando non saranno stati raggiunti gli obiettivi e dovremo quindi finanziare un altro commissariamento? Noi dobbiamo piuttosto tendere a perseguire l'obiettivo proprio dell'emendamento in esame, che intende responsabilizzare questi comuni ed operare il coinvolgimento di nuovi soggetti nel settore.
Si rischia, peraltro, di produrre nuove sovrapposizioni di competenze, che certamente non favoriscono l'adozione di interventi tempestivi ed efficaci. Dunque, come possiamo noi, oggi, stabilire l'obiettivo di una percentuale del 35 per cento di raccolta differenziata laddove siamo in una situazione emergenziale nella quale riuscire a risolvere il problema igienico-sanitario già rappresenterebbe un risultato importante? Sarebbe più utile, invece, stabilire la filiera futura provvedendo, quindi, alla programmazione; sapere quali sarannoPag. 27gli impianti di trattamento o di stoccaggio o di incenerimento sarebbe sicuramente molto più importante.
È pertanto opportuno garantire che competenza e responsabilità siano ripristinate in capo ai soggetti territoriali competenti ovvero a quei comuni a cui in questo momento stiamo dando un contributo con il commissario, ma a cui abbiamo anche sottratto i poteri di compartecipazione, che costituiscono un elemento fondamentale nella gestione di questo settore.
Se riteniamo di poter effettuare una raccolta separata perché l'abbiamo stabilito per legge, senza alcun piano di comunicazione, senza le strutture che poi possano dividere questi rifiuti e raccoglierli in aree omogenee, per prodotti omogenei e con tecnologia adeguata e appropriata - se non avanzata, perlomeno consona al momento, al periodo ed alle capacità conoscitive che abbiamo nel settore tecnologico -, non possiamo imporre per legge anche una percentuale che poi sicuramente non verrà rispettata. Ciò, come si direbbe in questi territori, rappresenta solamente un escamotage per «tirare innanzi» fino a quando il commissario decadrà...

PRESIDENTE. Deve concludere...

GUIDO DUSSIN. Così, durante tale periodo, si sarà creata un'attesa salvifica in modo che, attraverso questo auspicio del raggiungimento del 50 per cento, noi ci saremo sentiti con la coscienza a posto. No, cari colleghi della sinistra, la percentuale del 50 per cento di raccolta differenziata, nella provincia di Treviso, è stata, sì, raggiunta ma con difficoltà; ci abbiamo impiegato molti anni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO. Quello in esame è l'articolo-cabaret; per legge, in condizioni emergenziali, e senza fissare un limite di tempo - senza precisare se l'obiettivo debba essere raggiunto nei primi tre mesi, nel primo anno, nel primo decennio -, si individua l'obbligo di conseguire la percentuale di raccolta differenziata del 35 per cento, in una regione nella quale la città di Napoli, come abbiamo osservato, si attesta tra il 4 ed il 5 per cento e nella quale tutti i centri urbani superiori ai 50 mila abitanti si attestano al di sotto dell'8 per cento.
Nessuna amministrazione pubblica che guida i comuni superiori ai 50 mila abitanti di questa regione, infine, ha considerato prioritaria la raccolta differenziata dei rifiuti...

PRESIDENTE. La prego di concludere!

PAOLO RUSSO. ...nella propria agenda politica. Mi pare, obiettivamente, una previsione degna più del cabaret che non di un Parlamento!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 4.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 452
Votanti 451
Astenuti 1
Maggioranza 226
Hanno votato
198
Hanno votato
no 253).

Avverto che passeremo ora all'esame di cinque emendamenti che costituiscono una serie a scalare, come definita dall'articolo 85, comma 8, del regolamento. Come da prassi, procederemo alla votazione del primo di essi, di uno mediano e dell'ultimo.
Passiamo, dunque, alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 4.2.Pag. 28
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO. Colleghi, come ho precedentemente affermato, l'articolo 4 è un articolo-cabaret perché, così come è attualmente formulato, costituisce obiettivamente una dichiarazione di intenti o una speranza vana! In altri termini, è un tentativo di gettare il cuore oltre l'ostacolo, sapendo che nemmeno il cuore riuscirà ad oltrepassare tale ostacolo ed avendo, altresì, la consapevolezza assoluta che si tratta soltanto di un numero; probabilmente, esso serve a placare le sensibilità ambientaliste di talune aree della maggioranza.
Quelle stesse sensibilità, tuttavia, sanno bene che si tratta di un valore teso ad essere utilizzato soltanto dal punto di vista del marketing, ma che non sussiste, ovviamente, alcuna condizione strutturale che consenta di conseguire tale risultato.
Facendo un passo indietro sugli sprechi, colleghi, vorrei ricordare che, per quanto riguarda la raccolta differenziata, sono stati effettuati investimenti da parte del commissario straordinario per l'emergenza rifiuti. Onde evitare confusioni, desidero precisare che, quando parlo del commissario e degli sprechi da questi compiuti, non mi riferisco mai all'attività di commissariamento di Catenacci, che devo riconoscere aver effettuato una consistente riduzione della spesa, tentando anche di qualificare la stessa. Pertanto, in questo caso mi riferisco al commissario immediatamente precedente.
Come stavo dicendo, a favore della raccolta differenziata sono state investite un po' di risorse finanziarie. Voi immaginate sia stato investito qualche milione di euro? Pensate siano stati spesi 2, 10, 15, 50, 100, 150 o 200 milioni di euro? Ebbene, vorrei rappresentare che sono stati investiti 450 milioni di euro solamente per effettuare la raccolta differenziata dei rifiuti! Ribadisco: sono stati spesi 400 milioni di euro solo per la raccolta differenziata, con il risultato che è sotto gli occhi di tutti!
Voi sapete bene, infatti, quali sono i risultati in tale ambito. Da una parte, sono stati acquistati un po' di mezzi ed essi sono stati affidati ad aziende compiacenti, talvolta pubbliche. Tali mezzi sono stati persi, si sono rotti, non vengono utilizzati e, talvolta, sono destinati ad altri usi; qualche volta, vengono perfino utilizzati da imprese private per lo svolgimento di servizi privati!
Le risorse finanziarie in questione, inoltre, sono servite per assumere 2.316 lavoratori. Tali assunzioni hanno generato un disastro straordinario dal punto di vista delle sensibilità ambientali, poiché si è capito che, grazie ai rifiuti, si può praticare una politica «da ammortizzatori sociali»!
In quella regione, infatti, si è lasciato intendere e si è voluto far capire che i rifiuti e la parola magica «raccolta differenziata» possono servire non a governare un processo virtuoso di ciclo integrato dei rifiuti stessi, ma all'esatto contrario! La raccolta differenziata, secondo questa impostazione, può rappresentare una «vacca da mungere» per ottenere risultati su tutt'altri fronti!
Si tratta del fronte, come dire, delle sensibilità clientelari? È quello delle esigenze privatistiche? È il fronte dell'interesse elettorale?
Insomma, si è lasciato intendere che non importava nulla della raccolta differenziata e che l'interesse per quella parola magica, peraltro, culturalmente sbagliata, era bassissimo, in quanto ciò che contava era farsi i fatti propri. E tali fatti sono costati almeno 400 milioni di euro, ovvero 800 miliardi di vecchie lire, che sono stati utilizzati per la raccolta differenziata in Campania. Non sono bravo a capire dove siano andati a finire quei soldi ed offro a voi il dilemma invitandovi a ragionare su questo punto. Le cifre che vi illustro sono sempre certificate e, se guardate bene, vedrete che si tratta di numeri che vanno sommati a quelli che, in precedenza, ho ricordato, relativi alle risorse già spese. Voi pretendete di continuare con un metodo dirigista e di produrre, in Campania, un risultato emergenziale del 35 per cento,Pag. 29in un tempo incerto. Per questa ragione, vi invito a votare a favore del mio emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 4.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 453
Maggioranza 227
Hanno votato
198
Hanno votato
no 255).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 4.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO. Fare raccolta differenziata è sbagliato culturalmente e, dal punto di vista ideologico, è un danno per i cittadini, perché essa è costruita, sulla base di numeri e percentuali, dalle sensibilità politiche, che nulla hanno a che vedere con le esigenze imprenditoriali, e a prescindere dall'utilizzo.
Invece di fare raccolta differenziata, bisognerebbe intraprendere un'azione programmatica seria. Per fare questo, occorre procedere ad un piano, per la cui predisposizione ci vorrebbe un commissario con le mani libere. Voi, però, avete costretto il commissario a non avere le mani libere. Il povero commissario, così, sarà costretto ancora ad attenersi ai numeri, senza un piano di riuso differenziato, senza una raccolta differenziata. Per realizzare un piano di riuso differenziato bisognerebbe cominciare a consultare le aziende campane che lavorano la plastica e che sono costrette a comprarla nell'est europeo. Sarebbe necessario studiare questo sistema e comprendere di quali plastiche si ha bisogno, in modo tale da utilizzare la miniera delle famiglie campane, come una miniera che produce, non tanto ciò che si raccoglie in modo differenziato, ma ciò che può essere utilmente riutilizzato, in modo da sostenersi autonomamente sul mercato. Ripeto, quindi, che per fare questo, occorre un piano con il coinvolgimento delle imprese operanti nei settori della carta, della plastica, del vetro e dell'alluminio.
Il provvedimento, così come è redatto, è capovolto; voi dite: effettuiamo una raccolta differenziata di valore elevatissimo a prescindere, in una situazione che, ovviamente, non è nelle condizioni di realizzarla, e, poi, dopo, si vedrà. La verità che emerge è il tentativo di mondarsi l'anima, tentando di ammantarsi di un ambientalismo moderno e ritrovandosi su posizioni vetuste di una raccolta differenziata che, così com'è concepita, non si fa più da nessuna parte.
Utilizziamo lo straordinario ritardo di quella regione come un valore aggiunto.
Utilizziamo questo ritardo per realizzare un riuso intelligente, capace di autosostenersi sul mercato. Facciamo un'operazione del genere! Ma per fare ciò occorrerebbe una norma diversa, dando fiducia al commissario straordinario e trovando gli strumenti necessari per consentire a quest'ultimo di incentivare la raccolta differenziata.
La raccolta differenziata è uno di quei dogmi, è uno di quei manicheismi, è una di quelle esasperazioni che stanno producendo il disastro in quella regione. Da una parte, si dice «no» ai termovalorizzatori - comportamento propriamente ideologico -, dall'altra, ci si vuole basare esclusivamente sui termovalorizzatori - comportamento altrettanto ideologico - e poi c'è chi crede che la raccolta differenziata da sola possa risolvere il problema.
La verità è che occorrerebbe mettere in campo un progetto serio, capace di alimentare le filiere del riuso, utilizzando le migliori tecnologie e consentendo a quella regione di valorizzare i propri prodotti attraverso il sistema produttivo della regione stessa e non abbandonando lePag. 30aziende che paradossalmente, da una parte, sono costrette a misurare i propri disagi sulle condizioni di gestione del ciclo dei rifiuti e, dall'altra, sono costrette ad acquistare i prodotti all'estero, ad un costo ovviamente maggiorato, perché il grande patrimonio delle nostre famiglie non è offerto alla loro disponibilità. Per questa ragione, mi pregerei se votaste a favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, non siamo d'accordo con quanto precedentemente affermato dal collega Russo. La raccolta differenziata va realizzata ed incentivata, da noi è operativa, all'incirca, per il 60 per cento, ed è giusto così.
Semmai, si può ragionare in termini di razionalizzazione della raccolta differenziata, semmai, può essere utile semplificarla, evitando complicazioni inutili. Ad esempio, nelle realtà del nord, dove la raccolta differenziata funziona bene, non si arriva a fare una differenziazione totale, ma si distingue tra frazione secca e frazione umida. Già togliendo la frazione umida dei rifiuti dalla raccolta differenziata si ottiene un doppio beneficio. Da un lato, tutta la frazione secca può essere poi tranquillamente differenziata in maniera meccanizzata, evitando problemi anche per le singole famiglie e creando posti di lavoro. Dall'altro, in tal modo, si produce un ottimo beneficio anche per l'ambiente. Infatti, togliendo dai rifiuti la frazione umida, facciamo sì che nei termovalorizzatori non si debbano raggiungere temperature troppo elevate, evitando il rischio di emissioni di diossina nell'atmosfera.
Pertanto, se cominciassimo a parlare seriamente di raccolta differenziata e di trattamento dei rifiuti, probabilmente eviteremmo di perdere tempo producendo un qualcosa che sia frutto di buonsenso. Occorre incentivare la raccolta differenziata, affinché quest'ultima sia realizzata nel modo migliore, ad esempio attraverso una semplice divisione tra frazione secca e frazione umida dei rifiuti.
Signor Presidente, mi scuso per essere intervenuto ulteriormente. Tuttavia, questo punto deve essere chiarito in maniera definitiva e gradirei che anche qualche rappresentante della maggioranza intervenisse al riguardo. Altrimenti, rischiamo di svolgere un dibattito senza senso anche quando esaminiamo argomenti seri come questo che merita, a mio avviso, un minimo approfondimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nespoli. Ne ha facoltà.

VINCENZO NESPOLI. Signor Presidente, intervengo sul secondo degli emendamenti a scalare che stiamo esaminando, tendenti a proporre, nel contesto del nuovo sistema previsto da questo decreto-legge, il raggiungimento dell'obiettivo di uno standard minimo di raccolta differenziata. Non ho ascoltato l'intervento dell'onorevole Paolo Russo, ma credo che non abbia potuto contestare, in qualche modo, l'efficienza e l'efficacia di questo tipo di raccolta. Forse, ha voluto ricordare l'esperienza maturata in Campania in questi anni. Infatti, nonostante le grandi risorse finanziarie impegnate e nonostante le grandi quantità di mezzi e di risorse umane di cui i consorzi dispongono, le uniche punte di eccellenza si registrano in alcuni comuni virtuosi che, in questi anni, hanno fatto da apripista rispetto ad una mentalità e ad una cultura dell'approccio al rifiuto in termini virtuosi. Per tutti, cito quello che, in Campania, è il primo comune da questo punto di vista, cioè il comune di Mercato San Severino, per anni gestito da una amministrazione di centrodestra e da un sindaco di Alleanza Nazionale. Ciò dimostra che in materia di politica ambientale si può mantenere uno standard di efficienza quando le amministrazioni si impegnano in maniera concreta rispetto agli obiettivi che intendono raggiungere. L'esperienza di questi anni ha messo il legislatore, al Senato, nelle condizioni di confermare l'obiettivo già previstoPag. 31all'interno del decreto Ronchi di oltre dieci anni fa: la raccolta differenziata, cioè, come minimo, dovrebbe raggiungere il 35 per cento della complessiva raccolta di rifiuti solidi urbani. Se la Campania raggiungesse tale obiettivo nei tempi previsti dal decreto-legge in esame sarebbe un fatto eccezionale. Abbiamo molti dubbi al riguardo perché la situazione è di particolare emergenza e qualsiasi sistema si voglia attuare può essere adottato in maniera virtuosa unicamente quando si è superata l'emergenza. Come si può attuare una raccolta differenziata, che può funzionare in maniera massiccia unicamente con la raccolta «porta a porta», se abbiamo a che fare con montagne di rifiuti in mezzo alle strade? Come si può attuare una raccolta differenziata se non diamo alla cittadinanza altra alternativa, se non quella di abbandonare i sacchetti di rifiuti per la strada? Non si effettua nemmeno la raccolta differenziata dei rifiuti che, separati dai cittadini nelle loro case, sono destinati alle speciali «campane» che si trovano per le strade. La popolazione, così, non è incentivata in alcun modo ad effettuare la raccolta differenziata. Ma c'è di più: anche gli impianti che dovrebbero adattare il rifiuto umido sono stati chiusi, in questi mesi, e anche una parte importante della filiera della raccolta differenziata non può essere attuata. Il collega Paolo Russo, che ha presentato questi emendamenti a scalare, non credo abbia espresso un dissenso di fondo sulla necessità della raccolta differenziata. È chiaro che per superare l'emergenza attuale e rimuovere l'immondizia abbandonata nelle strade non si può pensare ad un metodo più veloce se non la raccolta del rifiuto tal quale e la sua destinazione a qualunque altro utilizzo, impianti di CDR o discariche.
Abbiamo letto nei giorni scorsi (visto che si riaprono le discariche) che la necessità in questo momento, per avviare - e concludo, Presidente - un percorso virtuoso per la raccolta differenziata, è quella di superare l'emergenza dell'immondizia in strada: senza questo dato nulla sarà possibile!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 4.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 465
Maggioranza 233
Hanno votato
197
Hanno votato
no 268).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 4.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO. Intervengo per ribadire un concetto, non dal punto di visto terminologico, ma sostanziale.
Noi possiamo anche chiamarla «raccolta differenziata», se ciò è più gradevole, e mi risulta che vi siano dei comuni che hanno una performance elevatissima in ogni parte d'Italia. Il problema è che non è questo ciò che serve: non serve raccogliere in modo differenziato, serve riutilizzare ciò che si raccoglie in modo differenziato, altrimenti vi è un doppio danno perché per raccogliere in modo differenziato attiviamo energie.
A tale proposito, vi sono studi molto interessanti sui costi ambientali della raccolta differenziata e su quanto costa ad una famiglia dal punto di vista energetico raccogliere in modo differenziato: prendere le lattine, metterle da una parte, mettere la macchina in moto, andare alla campana, mettere dentro la campana quelle lattine, aspettare l'arrivo del camion che solleva la campana. Vi sono studi approfonditi che spiegano come, se questo percorso non viene intimamente legato al riuso (di qualità), tutto questo diventa non solo inutile, ma anche ambientalmente dannoso.Pag. 32
Anche agli amici della Lega, che sono attenti e bravi colleghi parlamentari, ma anche ottimi amministratori, dico che è evidente che la raccolta differenziata va alimentata quando a valle vi è il riuso; però, quando non vi è il riuso o quando ve ne è uno scarso, viene a generarsi la sensazione, peraltro più che tale, che ciò che si raccoglie in modo differenziato viene indifferenziatamente riposto talvolta in discarica, talvolta negli impianti di CDR, talvolta addirittura nei termovalorizzatori: è questo il tema!
Non vorrei urtare la sensibilità di tutti i colleghi parlamentari eletti dalla Toscana in su, ma ho il dovere di rilevare come le performance delle regioni virtuose sulla raccolta differenziata sono pagate dai cittadini del sud, perché il meccanismo del CONAI, che premia giustamente le realtà e le amministrazioni che fanno la raccolta differenziata (il sistema del CONAI si alimenta con l'incremento di spesa da parte di tutto il paese) va a riversarsi soltanto sulle regioni virtuose. In realtà, i cittadini del Mezzogiorno, complici le amministrazioni locali incapaci e inefficienti (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo), non solo non hanno un buon servigio dal punto di vista dell'etica ambientale, ma ottengono anche un altro straordinario risultato, quello di finanziare la raccolta differenziata del nord.
Ecco perché su questo argomento credo che non servano numeri e numeretti standardizzati, ma che serva una riflessione che questo Parlamento avrebbe potuto fare solo se fossimo stati liberi di affrontare nel merito le questioni, se avessimo voluto affrontare l'emergenza rifiuti in Campania con il desiderio di risolverla, se avessimo voluto offrire soluzioni concrete al direttore Bertolaso, non obbligandolo con le «manette» a non operare, per non poter mettere in campo una propria iniziativa, essendo limitato dalle incapacità gestionali di quella regione.
È singolare che i colleghi parlamentari che meglio conoscono quelle incapacità gestionali, quell'inefficienza, quella vergogna, quella malagestione scalpitino particolarmente. Dovrebbero essere proprio quei parlamentari a vergognarsi di quella gestione regionale e contribuire, in questa sede, ad un più moderno testo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, siamo francamente allibiti dopo aver avere sentito queste parole. Veniamo da realtà in cui i giovani cominciano alle elementari ad imparare a fare la raccolta differenziata. Gli insegnanti, le scuole, i comuni spiegano come fare la raccolta differenziata, e sono lustri che ciò viene fatto: vengo dal Trentino e tale attività viene svolta da lustri. Le nostre massaie sotto il lavandino hanno il secchio della plastica, il secchio dell'umido e quello della carta per la raccolta differenziata.
Non abbiamo avuto bisogno di 900 milioni in tredici anni per portare avanti la raccolta differenziata. Sentire oggi, con questi emendamenti, che bisogna addirittura ridurla rispetto a quanto previsto dal provvedimento ci pare francamente fuori da ogni logica. Al nord, dove viene fatta la raccolta differenziata, non ci sono i rifiuti per strada, non ci sono problematiche ed emergenze così gravi come quella di cui stiamo discutendo. Ripudiare la raccolta differenziata in questo modo vorrebbe dire, da parte nostra, rivedere vent'anni di politiche a favore dei rifiuti e dell'ambiente: certamente non possiamo accettarlo. Probabilmente, siamo di fronte a due realtà completamente diverse, e questo emendamento non fa altro che suffragare tale tesi perché, francamente, un'ipotesi di questo tipo ci pare inconcepibile (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 4.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 33

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 449
Votanti 445
Astenuti 4
Maggioranza 223
Hanno votato
187
Hanno votato
no 258).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Adolfo 4.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzoni. Ne ha facoltà.

ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, questo emendamento, per quanto stringato, riproduce la questione già illustrata dall'onorevole Paolo Russo con i suoi precedenti emendamenti. L'articolo in esame, che riguarda le misure per la raccolta differenziata, mostra in maniera molto chiara quanto questo provvedimento e le misure in esso contenute siano assolutamente insufficienti ad affrontare la situazione in Campania. Questo provvedimento non tiene conto in maniera concreta e seria delle condizioni in cui si trova la regione tanto da predisporre una risposta efficace e compiuta.
Tale articolo parla in maniera poco trasparente e poco onesta dei passi da muovere, ed indica un percorso non realizzabile. Vorrebbe dare un'impronta di serietà e correttezza ma, in realtà, ritengo che raggiungerà l'obiettivo esattamente contrario. Infatti, ben conoscendo la condizione nella quale versa la regione Campania, non è possibile, non è credibile, non è accettabile scrivere che il commissario delegato debba procedere ad una verifica del numero delle amministrazioni che riescono a raggiungere la percentuale del 35 per cento di raccolta differenziata e, poi, parametrare gli interventi successivi per stabilire la data entro la quale si dovrà raggiungere il 50 per cento della raccolta differenziata.
È pura fantasia! È chiaro che ci saremmo aspettati qualcosa di più realistico. È, infatti, evidente che, se ci approssima al realismo, si riesce ad intravedere un barlume di serietà nell'intervento normativo di cui si discute. Questo, invece, manca.
Riguardo a tutte le ipotesi sanzionatorie (per quanto teoricamente condivisibili) da introdurre in un sistema a regime, abbiamo tentato, con questo emendamento, di contenerle in una logica anche di mantenimento delle strutture amministrative locali, già esageratamente vessate dalle misure introdotte con la finanziaria, prevedendo una correzione del termine di irrogazione della sanzione (posticipandolo in relazione a fatti futuri), alle amministrazioni che non dovessero rispettare, a far data dal momento della verifica in avanti, i parametri stabiliti per legge o quelli che con questo provvedimento saranno definiti per il prossimo futuro.
Credo, comunque, che non riusciremo a dare la risposta urgente e immediata della quale abbiamo bisogno. Ritengo che anche i colleghi della maggioranza, che votano senza ascoltare quello che stiamo dicendo qui ormai da qualche giorno, farebbero bene, almeno per dimostrare un minimo di sensibilità, a sfogliare le pagine dei quotidiani di questi giorni relativamente alla vicenda regione Campania, da cui si evince che la situazione è sempre più drammatica, che gli interventi del commissario delegato, per quanto comprensibili, non riescono assolutamente ad approssimare, in maniera anche minima, un'ipotesi risolutiva, e che si assiste ancora a situazioni di tensione sociale perché non si riesce a far convergere le amministrazioni su decisioni comuni e scompaiono, inoltre, sempre di più, le realtà territoriali nelle quali individuare i siti per sviluppare, anche in questa fase emergenziale, le diverse fasi del ciclo dei rifiuti.
In conclusione, invito l'Assemblea a votare a favore dell'emendamento Adolfo 4.8 al fine di offrire un contributo a queste amministrazioni locali che, per quanto inadempienti, in ogni caso si ritrovano coinvolte in un circuito complessivo che ha penalizzato anche la buona volontà, ove mai ci fosse stata (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).

Pag. 34

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nespoli. Ne ha facoltà.

VINCENZO NESPOLI. Signor Presidente, l'emendamento Adolfo 4.8 pone in evidenza una norma contenuta in questo decreto-legge che, vista la situazione data, appare paradossale. In pratica, si debbono penalizzare quelle amministrazioni che non hanno effettuato la raccolta differenziata dei rifiuti, attraverso la nomina di commissari ad acta. Se fossimo seri, inseriremmo in questo provvedimento una norma per commissariare Bassolino, il quale non ha fatto nulla. Bassolino non ha fatto nulla, così come le amministrazioni locali! Ma, al di là della battuta, se non si ripristina, come dicevo prima, una situazione di normalità, ma quale miracolo si può fare per attivare una raccolta differenziata normale e plausibile che possa consentire di raggiungere questi obiettivi?
Serve poi qualcuno che conosca il sistema delle autonomie locali. Mi chiedo, infatti, che senso abbia nominare un commissario ad acta relativamente ad un'amministrazione comunale che non ha fatto nulla. Si tratta di quella stessa amministrazione comunale che in questi anni non ha potuto indire le gare di appalto del servizio di smaltimento dei rifiuti perché il commissario straordinario non l'ha autorizzata. È quella stessa amministrazione comunale che in questi anni non ha potuto attivare il servizio di raccolta differenziata perché il commissario straordinario l'ha avocato a sé attraverso i consorzi che non l'hanno svolta. È quella stessa amministrazione comunale che non ha potuto effettuare la raccolta differenziata in questi mesi perché i mezzi che erano stati promessi, comprati dal commissario delegato, non sono mai arrivati.
Di che stiamo parlando? Noi ipotizziamo le sanzioni rispetto ad atteggiamenti passati non prevedendo tempi e modalità.
Se quelle amministrazioni, domani, dopo che il commissario delegato avrà stabilito un piano per arrivare agli obiettivi che si prefigge - sia il 30, il 35, il 40, il 45 o il 50 per cento di raccolta differenziata - entro un tempo ragionevole, con i mezzi, le risorse umane e i finanziamenti a disposizione, dovessero risultare inadempienti, non si potrà semplicemente nominare il commissario ad acta per porre rimedio alla suddetta inadempienza, essendo state messe a disposizione di quelle amministrazioni mezzi e strutture. Ma tutto questo non è indicato. Si tratta di una norma vessatoria che ci piacerebbe vedere come sarà poi messa in pratica. Se, infatti, la norma vuole essere il classico pannicello caldo, tanto per affermare che si ha lo strumento per far fare la raccolta differenziata, ciò non è comunque vero perché, alla base, non c'è la scelta per poterla praticare, né c'è un programma serio per poter convogliare gli sforzi delle amministrazioni comunali, né c'è una filiera che viene messa in campo attraverso questo provvedimento.
Vi chiediamo, perlomeno, buonsenso - l'emendamento va in questa direzione - e di accettare questo emendamento, posticipando (a quando sarà realizzato un piano che preveda la raccolta differenziata e fissati i termini della medesima), ogni decisione circa le amministrazioni che non rispettino questa procedura, che potranno pure essere commissariate.
Quindi, si tratta di un emendamento di buon senso e vi prego, in questo caso come in tanti altri dove abbiamo affrontato le questioni nel merito, di dimostrare un'attenzione più responsabile (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO. È evidente che, così come è stato redatto questo articolo non potrà raggiungere alcun risultato sul fronte della raccolta differenziata.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 13)

PAOLO RUSSO. Soprattutto, non potrà raggiungere alcun risultato anche sulPag. 35piano delle misure speciali da adottare nei confronti di quei comuni che non fanno raccolta differenziata. Che significa: «...adottando le opportune misure sostitutive anche mediante la nomina di commissari ad acta»?
Quando? In quanto tempo si misura la performance di raccolta differenziata? In quanti mesi si deve provare che c'è un'inversione di tendenza? Qual è il grado di raccolta differenziata raggiunta che può dimostrare che vi è efficienza di risultato? Qual è il parametro che verrà misurato per consentire di valutare appropriatamente un risultato positivo? Qual è la misura che viene adottata nei confronti dei comuni che fanno già raccolta differenziata? Quale la premialità si pone a vantaggio dei comuni che fanno raccolta differenziata, peraltro, da anni, pagando un conto salato? Quali sono gli strumenti che vengono offerti avendo una certezza di tempi, di modi, di strumenti operativi, di percorso?
La verità è che, continuamente, con azioni superfetanti si tenta di costringere, limitare, indicare, indirizzare, rendere particolarmente rigorosa, l'azione del commissario.
In realtà, la si rende rigida, non rigorosa: a quel commissario straordinario, a quel governatore di un fenomeno che è unico nella sua specificità mondiale, a quel «governatore» che è stato chiamato a definire una vicenda che, finora, ha visto sconfitti autorevoli esponenti della politica campana, si pongono limiti, costrizioni, vincoli e si danno strumentazioni inadatte per quanto attiene alla sua possibilità di muoversi sul piano dell'elaborazione di un modello operativo diverso.
Pertanto, mi sembra che l'emendamento di cui è cofirmataria la collega Mazzoni tenti di semplificare la norma, di renderla più cogente, più attuale, più utilizzabile. Per questa ragione, credo si tratti di un emendamento di buon senso, ispirato ad equilibrio e ragionevolezza, da cogliere nella sua essenza.
Avevo lasciato in sospeso il tema degli sprechi, degli sperperi. Eravamo arrivati a 200 milioni di euro (400 miliardi di vecchie lire), risorse inizialmente destinate al sistema delle acque e delle bonifiche, a cui si aggiungevano 50 milioni di euro provenienti da risorse proprie della regione Campania. Si tratta di 50 milioni di euro che sono stati sottratti a servizi essenziali della regione Campania per essere utilizzati per l'emergenza rifiuti. Ma non basta: la regione Campania ha anche investito, con risultati modesti, circa 26 milioni di euro dei fondi POR.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

PAOLO RUSSO. Ora capisco per quale ragione non si realizzino strade e non si costruiscano infrastrutture: i soldi servivano per la gestione emergenziale dei rifiuti; ma il risultato è sotto gli occhi di tutti!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, innanzitutto, chiedo di cambiare il voto da me espresso nelle ultime due votazioni: ho votato a favore, ma intendevo votare contro.
Esprimerò un voto convintamente contrario anche sull'emendamento in esame, di cui è cofirmataria la collega dell'UDC. Non c'è dubbio, infatti, che in Campania ci siano state inadempienze, carenze, sperpero di denaro pubblico, collusione fra trattamento dei rifiuti e malavita organizzata. È altrettanto vero, però, che...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

TEODORO BUONTEMPO. ...per tentare - concludo, signor Presidente - di porre fine a questa situazione, da qualche parte bisogna pure cominciare.
Allora, se il testo stabilisce che viene nominato un commissario ad acta nei comuni che non hanno adempiuto, a me pare che la disposizione in parola sia giusta e morale. Stabilire, come propone l'emendamento...

Pag. 36

PRESIDENTE. Deve concludere.

TEODORO BUONTEMPO. Ha ragione, signor Presidente.
Voterò contro l'emendamento Adolfo 4.8 e chiederò la parola nel prosieguo.

PRESIDENTE. Naturalmente, la Presidenza prende atto di ciò che lei ha dichiarato relativamente ai voti espressi sui due precedenti emendamenti, ma il voto espresso, ovviamente, non può essere cambiato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Laurini. Ne ha facoltà.

GIANCARLO LAURINI. Signor Presidente, il tema della raccolta differenziata è importante e particolare. Al riguardo, abbiamo ascoltato tesi contrastanti: da alcuni, essa è esaltata come una panacea; da altri, invece, si manifestano gravi perplessità. In ogni caso, il tema è in continuo sviluppo e le soluzioni si vanno via via prospettando e perfezionando in varie parti d'Italia.
Mi sembra che l'emendamento in esame, che propone di sostituire al passato prossimo «hanno rispettato» il congiuntivo presente «rispettino», nella misura in cui proietta l'attenzione, lo studio e l'intervento del commissario ad acta nel futuro, introduca un elemento positivo e, pertanto, vada sottoscritto ed approvato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Adolfo 4.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 428
Maggioranza 215
Hanno votato
187
Hanno votato
no 241).

Prendo atto che i deputati Volontè e Cogodi non sono riusciti a votare. Prendo atto, altresì, che il deputato Farinone non è riuscito votare ed avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 4.9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Castiello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA CASTIELLO. Signor Presidente, intervengo per esprimere il voto favorevole del gruppo di Alleanza Nazionale su questo emendamento, che, come i precedenti, pone un problema importante che mi pare quest'Assemblea non voglia recepire: la raccolta differenziata. Sono ormai tre giorni che stiamo discutendo in aula e noi abbiamo denunciato come in Campania non vi sia in realtà un piano di gestione rifiuti, per cui diventa quasi impossibile prevedere con l'articolo in esame una raccolta differenziata che in questi momenti non può essere realizzata. Tant'è che per quanto riguarda i mesi precedenti, anche sotto il governo Bassolino, sappiamo solo che sono stati sperperati moltissimi fondi stanziati dall'allora ministro dell'ambiente Matteoli per una raccolta differenziata che non è mai avvenuta perché non poteva avvenire, viste le condizioni in cui versava la Campania e visto il disastro procurato nel corso di tredici anni di commissariamento sotto un'amministrazione di un unico colore politico. Regione, provincia e comune sono state tutte irresponsabili.
Io credo che questo Governo, rispetto al decreto-legge presentato e a questo articolo (come ai precedenti), sia sordo e cieco: sordo perché non ascolta l'appello che noi stiamo lanciando in questi giorni in aula per risolvere responsabilmente il problema; cieco perché continua ad andare avanti senza manifestare la propria disponibilità a modificare un decreto-legge che dovrebbe essere più snello, cercando di porre l'attenzione sul vero problema che affligge oggi la Campania ed i napoletani. A me dispiace che dai banchi del centrosinistra si levino addirittura dellePag. 37grida durante i nostri interventi, perché vorrebbero votare questo decreto, fermarci e tornare a casa. Ebbene, chiedo ai deputati campani del centrosinistra che conoscono bene questa difficoltà: perché non avete il coraggio di togliervi il bavaglio partitico e politico su questo importante problema e dire la vostra? Perché non cercate responsabilmente e trasversalmente - in quanto il problema interessa tutta la Campania e interessa soprattutto chi (oggi, qui in aula), ha «gestito» il problema dei rifiuti in Campania - una soluzione diversa?
Vedo invece che si continua ad essere sordi e si continua a parlare di qualcosa che non c'è. Si intende risolvere il problema con un decreto-legge che addirittura imbriglia e non riesce a porre l'attenzione su un problema serio. Come diceva prima la collega Mazzoni, basta leggere i giornali o girare per le strade di Napoli per rendersi conto di quello che in realtà sta avvenendo.
Credo che con questo articolo stiamo addirittura commissariando il commissario, perché mentre in un primo momento affidiamo tutto alla Protezione civile, successivamente creiamo una serie di strutture, sottostrutture, commissari e vicecommissari che non riusciranno a risolvere il problema. Ma una cosa faranno (e la faranno benissimo), perché in questo sono stati bravi anche coloro che hanno gestito la regione Campania: sperpereranno i fondi che eventualmente il Ministero metterà a disposizione della regione. Il danno e la beffa saranno completi e saranno a carico, purtroppo, dei cittadini campani. Noi vogliamo risolvere il problema delle balle, mentre voi venite a raccontarci in continuazione delle «balle», come state facendo con questo decreto, anche quando fissate la data al 31 dicembre 2007 per il ritiro dei poteri commissariali e quindi per il ritorno alla gestione ordinaria. Siamo fortemente convinti che anche questa data sia una «balla», perché anche in quella circostanza non farete altro che prorogare i termini. Il fatto che il ministro dell'ambiente, un ministro campano, che sa quanto sia difficile la situazione oggi in Campania, non sia presente la dice lunga e ci fa comprendere tutta l'irresponsabilità del centrosinistra. Il centrosinistra, così come governa nella regione Campania, continua a governare anche a livello nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buontempo.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, nel rispetto delle opinioni degli altri colleghi, non vorrei che passasse il messaggio che si è contro la raccolta differenziata.
Mi pare evidente che è meglio il 50 per cento rispetto al 25 per cento, e che è meglio il 60 per cento rispetto al 35 per cento, ma in una realtà nella quale la raccolta differenziata non si fa, da qualche parte bisogna pur cominciare!
La raccolta differenziata significa una minore occupazione dello spazio all'interno delle discariche. Per le grandi città italiane che hanno l'emergenza discariche la raccolta differenziata significa disporre di tali spazi per un numero maggiore di anni prima dell'esaurimento ed avere la possibilità di riciclare i rifiuti. Senza la raccolta differenziata sarà sempre impossibile ricavare dal trattamento dei rifiuti prodotti riutilizzabili.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.

GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, credo che quella dei colleghi Paolo Russo e Fasolino sia una proposta condivisibile. Prevedere incentivi economici nei confronti di chi lavora bene, con la collaborazione dei cittadini, sui quali ricadono questi benefici economici, è la strada da seguire.
In tal senso, ho presentato un ordine del giorno nel quale si impegna il Governo ad adoperarsi affinché nei vari disegni di legge che saranno sottoposti all'esame del Parlamento si prenda un'iniziativa di questoPag. 38tipo complessivamente e non solo con riferimento alla regione Campania. Infatti, se dobbiamo seguire il criterio della meritocrazia, è giusto avviare interventi di questo tipo e prevedere penalizzazioni nei confronti di coloro che non si adeguano in maniera adeguata e che non dimostrano senso civico necessario per gestire al meglio una situazione difficile e complessa come la raccolta differenziata e lo smaltimento dei rifiuti.
È giusto, dunque, che siano previsti incentivi economici e che siano premiati il merito e l'impegno dei cittadini anche tramite gli sgravi rispetto alla TARSU, vale a dire la tassa da pagare per far fronte alle spese per lo smaltimento dei rifiuti.
È altresì giusto tenere in considerazione il dato storico da cui si parte per compiere un'analisi complessiva sul lavoro che è stato svolto e gli standard della raccolta, perché una cosa è separare il vetro dalla carta o dal ferro, un'altra è compiere una raccolta più complessa che prevede la separazione del secco dall'umido. In questo modo, i cittadini sono impegnati in una differenziazione dei rifiuti che comporta l'utilizzo di diversi contenitori, che spesso possono disturbare nelle abitazioni - questo è vero -, ma che sono necessari per compiere in modo serio la raccolta differenziata. Dunque, lo spirito di quest'emendamento sicuramente è condivisibile e suona come un riconoscimento dell'impegno dei cittadini.
Non so se il sottosegretario abbia avuto modo di leggere il mio ordine del giorno che va in questa direzione, ma ritengo che un Governo debba lanciare un chiaro segnale al riguardo. Se si chiede collaborazione ai cittadini, è giusto che il Governo preveda un riconoscimento per tale collaborazione. Infatti, le problematiche ambientali che vengono risolte attuando la raccolta differenziata seria riguardano l'intero paese e, quindi, dovrebbero essere tenute in adeguata considerazione non solo a livello centrale, ma anche dalle amministrazioni periferiche dello Stato.
Tra l'altro, se non c'è un intervento normativo a livello centrale che stanzi fondi, ben difficilmente i comuni possono applicare la riduzione della TARSU.
Quindi, è giusto che sia previsto questo premio per gli enti più virtuosi e gli amministratori di tali enti e, soprattutto, per i cittadini, perché su di loro ricade tale beneficio.
Credo che un emendamento siffatto non possa che essere accolto, perchè testimonia, in modo pragmatico e concreto, la filosofia che deve essere perseguita quando si vuole affrontare un problema simile, per raggiungere risultati certi e la piena collaborazione dei cittadini. Tale emendamento va condiviso perché costituisce la strada giusta da seguire, come hanno fatto già altre amministrazioni, che magari hanno attuato questi interventi perché hanno ricevuto benefici economici dovuti ai risparmi ottenuti autonomamente nella gestione dello smaltimento dei rifiuti e che, quindi, decidono da sole di ridurre l'importo della TARSU.
Però, se ci fosse un aiuto anche da parte del Governo, con fondi ad hoc, si avrebbe un doppio vantaggio e, quindi, un doppio stimolo per i cittadini a fare al meglio la raccolta differenziata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mazzoni. Ne ha facoltà.

ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, rispondo all'appello del collega Buontempo, il quale faceva emergere il dubbio che noi siamo contrari alla raccolta differenziata. Vogliamo chiarire che la nostra posizione è a favore di quanto la legge prescrive e che consideriamo assolutamente negativo il bassissimo livello di adeguamento alla normativa nazionale che verifichiamo in Campania.
Con gli emendamenti dei quali abbiamo discusso prima e anche con questo emendamento, stiamo cercando, come ho provato a spiegare, di rendere sano, di buon senso e realistico questo provvedimento.
Non so quanti abbiano realmente letto il testo di questo decreto-legge, ma vorreiPag. 39ricordare che al comma 1 dell'articolo 4 si afferma che il commissario delegato, sentita la struttura, verifica il raggiungimento dell'obiettivo minimo di raccolta differenziata, pari al 35 per cento. Quindi, c'è un passaggio di verifica - lo devo dire - di cui già tutti conosciamo l'esito. Lo sappiamo perfettamente, perché sono ben 13 anni che si discute di questo argomento e che si fanno studi; sono oltre dieci anni che la Commissione d'inchiesta sull'ecomafia lavora su questi temi, indagando e pubblicando le relazioni. Sappiamo che in Campania la percentuale di raccolta differenziata oscilla, come risulta dalle diverse relazioni, dal 4 all'8 per cento.
Un supplemento di verifica va sempre bene, ma non credo che ci possa portare a realizzare questa percentuale, che è molto al di sopra di quella attuale. Già sappiamo, quindi, sin d'ora, che la percentuale valutata nel 35 per cento non è stata raggiunta e non sarà raggiunta in Campania.
Al termine di questa verifica, come previsto dal comma 1, il commissario procederà, eventualmente, a commissariare le amministrazioni inadempienti. Ha detto bene il collega Nespoli: bisognerebbe partire dal commissariamento del presidente della regione, che, purtroppo e con dispiacere di noi tutti, è già inadempiente e che, quindi, potrebbe essere uno dei soggetti commissariati. Dopo di che, in maniera altrettanto automatica, potremmo prevedere nella legge che si debba procedere al commissariamento di tutte le amministrazioni della Campania, salvo qualche rara, rarissima eccezione.
L'emendamento Paolo Russo 4.9 cerca di introdurre un elemento di concretezza, parametrando l'individuazione dei privilegi e delle penalità agli standard accertati attualmente e, quindi, valutando gli incrementi per verificare la capacità di crescita e di miglioramento che le amministrazioni dimostrano.
Credo che questo intervento possa essere utile, perché è inutile prenderci in giro con questo tipo di formulazione. Questo articolo non potrà essere messo in pratica ed attuato.
Non possiamo commissariare tutte le amministrazioni della Campania, per quanto - lo stiamo dicendo - forse, lo meriterebbero! È chiaro che è insano anche pensarlo. Allora, credo sarebbe saggio introdurre questo tipo di indicazione.
Non mi piace l'idea dell'ordine del giorno e non mi piace che ci rassegniamo a non operare da legislatori in maniera corretta. Ma anch'io vorrei rivolgere un appello al Governo, affinché si convinca ad accettare un eventuale ordine del giorno che indichi questa strada, affinché le attività che consegniamo al commissario vengano attuate solo in relazione ad una verifica parametrata sugli standard attuali, come suggerisce il collega Paolo Russo nel suo emendamento.
In ogni caso, se l'emendamento in esame non dovesse essere ritirato, preannuncio il nostro voto favorevole sullo stesso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO. Signor Presidente, non vorrei introdurre un altro elemento polemico. Vorrei, però, riflettere su un ulteriore dato. Ovviamente, escludo sia questa l'intenzione di chi oggi sta votando; ma l'intenzione di chi oggi sta votando sarà utilizzata in altre sedi: nelle autorevoli sedi della politica campana.
Volete vedere che saranno nominati un po' di «amici» commissari? Volete vedere che la prossima sarà la stagione degli amici commissari lottizzati? Volete vedere che il prossimo tavolo della politica della maggioranza campana si occuperà della spartizione non più delle ASL, ma dei commissari? Volete vedere che, dopo l'aggressione alla ASIA, toccherà alla gestione dei commissari per la raccolta differenziata? Volete vedere, collega Buontempo, che dietro questa nobile vicenda, che deve essere ascritta ad una delle pagine più nobili di questo Parlamento, caratterizzata dalla ricerca di un risultato e di una buona performance sul piano della raccolta differenziata (voi la definite così, maPag. 40io penso al «riutilizzo differenziato»), dietro questo manto misericordioso di sensibilità ambientalista, si nasconde in Campania un'altra ondata di gestione di clientele? Volete vedere che per i cittadini campani vi sarà, oltre il danno, anche la beffa? Essi vedranno piombare nei propri comuni uomini dalle grandi esperienze, immagino talvolta politiche, talvolta di gestione clientelare, talvolta dal punto di vista dell'appartenenza politica, talvolta delle tessere politiche.
Volete vedere che in Campania l'ambaradan della raccolta differenziata finirà con la nomina di qualche commissario, ripartita accontentando partiti e partitini, per compensare le nomine negli ATO, nei consorzi, nei sistemi di gestione della sanità, nelle trenta società partecipate della regione Campania? Volete vedere che andrà a finire così? Temo di sì; temo che accadrà esattamente questo!
L'emendamento che ho presentato è teso, invece, a fare una cosa concreta: aiutiamo le amministrazioni concretamente, sul piano tariffario. Mi riferisco alle amministrazioni che già attuano la raccolta differenziata. Consideriamo il valore di chi oggi, in una condizione emergenziale, raggiunge buone performance sulla raccolta differenziata. Utilizziamo strumenti di penalizzazione per quei comuni che non fanno la raccolta differenziata.
Utilizziamo strumenti di penalizzazione per così dire a saldo zero, a saldo uguale. Misuriamo le penalizzazioni e con esse utilizziamo gli incentivi per chi fa la raccolta differenziata. Questo potrebbe essere un modo concreto, tangibile, serio, sereno, severo e fuori dalle logiche partitocratriche per mettere in campo una politica seria sul piano delle sensibilità ambientaliste, senza coinvolgere i partiti, le gestioni, i commissari e quant'altro! Senza coinvolgere l'atteggiamento negativo, la parte critica, la parte che ha distrutto la regione Campania su questo fronte!
Approviamo dunque questo emendamento con lo spirito di chi vuole premiare quelle amministrazioni che fanno raccolta differenziata e penalizzare invece quelle amministrazioni che la raccolta differenziata non solo non la fanno, ma non hanno intenzione di farla.

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, vorrei capire da dove provenga la decisione di proseguire i nostri lavori fino alle 14 (Commenti)... Certamente noi non possiamo essere in qualche modo, ironicamente, tacciati di voler - come del resto mi sembra nessuno voglia fare in quest'aula - perdere tempo (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo).

PRESIDENTE. Colleghi, lasciate parlare l'onorevole Volontè!

LUCA VOLONTÈ. Non riesco a identificare chi è, altrimenti avrei qualche risposta adatta alla situazione...!
Questa mattina - noi eravamo in aula - abbiamo visto che si è cominciato a votare alle 10,50. Ora sono le 13,30. Mi sembra che si intenda proseguire i nostri lavori fino alle 14. Tuttavia, poiché alle 14 sono convocate molte Commissioni, ritengo che le persone che «abitano» in questo palazzo abbiano anche il diritto di fermarsi a prendere qualcosa in più di un bicchiere d'acqua! Non capisco pertanto quale sia la fretta di utilizzare anche questa mezz'ora, dalle 13,30 alle 14.
Aggiungo, Presidente, che le Commissioni sono convocate alcune per la sede referente, alcune per le interrogazioni a risposta immediata - questo capita in molte Commissioni convocate alle 14 -, altre per audizioni informali, in cui ci saranno, immagino, più persone, e non una sola! Immaginare quindi che si possano riprendere i lavori in Assemblea, dopo aver svolto tutta questa attività in Commissione, alle 15, mi sembra altrettanto originale.
Aggiungo infine che siamo convocati per la Conferenza dei presidenti di gruppoPag. 41tra le 15 e le 15,30. Se la cortesia della Presidenza volesse tenere conto del bisogno umano di potersi fermare qualche minuto (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)...
Voi avete come mito gli stakanovisti, un mito che deriva da una certa cultura e da una certa storia, noi invece abbiamo il mito degli artigiani medievali, che si fermavano a mangiare con calma! Allora Presidente, al di là di queste ironie che vengono dalla sua parte politica, forse una razionalità nei nostri lavori, visto il prosieguo e l'andamento dei lavori in questi giorni, non penso sia fuori luogo, anche perché consentirebbe ai singoli deputati e all'Assemblea nel suo complesso di operare con più ragionevolezza e con più serenità anche nel prosieguo dei lavori parlamentari.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, non è che noi non abbiamo notato ed anche apprezzato da parte dei colleghi dell'UDC un comportamento ancora una volta diverso da quello che legittimamente mettono in campo altre opposizioni (Commenti dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)). Non a caso l'UDC è presente quando altri decidono di uscire. Non a caso l'UDC fa degli interventi mirati su alcuni argomenti. Noi questo lo rispettiamo, però sappiamo perfettamente che abbiamo un vincolo, che è rappresentato dalla data di scadenza per la conversione in legge di questo decreto, l'8 dicembre. Sappiamo che è da martedì che siamo alle prese con votazioni e con interventi continui da parte di colleghi di Forza Italia e della Lega, che legittimamente stanno portando avanti la loro iniziativa.

ANTONIO LEONE. Stamattina avete parlato per un'ora!

ROBERTO GIACHETTI. Vorrei anche spiegare al collega Leone che, se ce lo consente, magari anche la maggioranza ogni tanto ha il diritto, all'interno di questo Parlamento e di quest'aula, di esprimere le proprie posizioni. Spesso e volentieri sono proprio i colleghi dell'opposizione che chiedono alla maggioranza di intervenire. Credo che nell'economia di questo dibattito gli interventi della maggioranza siano stati assolutamente irrilevanti, rispetto agli interventi dell'opposizione.
Nessuno può suggerirci quando intervenire nel dibattito; lo facciamo in maniera precisa, sul merito e in alcuni momenti nei quali pensiamo sia utile chiarire taluni aspetti.
Detto tutto ciò, è altrettanto evidente che in quanto maggioranza abbiamo la responsabilità di garantire la conversione in legge di questo decreto-legge; faccio osservare al collega Volontè che, se avessimo potuto realizzare i desiderata intercorsi tra i vari gruppi nei giorni scorsi per esaurire l'esame del provvedimento entro questa settimana, probabilmente avremmo potuto darci anche orari diversi. Chiaramente, dato il tempo che rimane, tutti devono compiere uno sforzo; per quanto ci riguarda, siamo dell'idea che si debba continuare l'esame fino alle ore 14 per poi riprendere alle 15 e così proseguire nei nostri lavori. Mi dispiace.

LUCA VOLONTÈ. Sconvocate le Commissioni!

ROBERTO GIACHETTI. So perfettamente che, nell'economia dei lavori, l'umanità è possibile quando vi è collaborazione, onorevole Volontè; quando non c'è, evidentemente si deve proseguire con gli orari fissati.

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Raccomanderei ai colleghi che intervengono di essere concisi.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, ritenevo che il collega GiachettiPag. 42volesse ringraziare tutti i gruppi di minoranza perché, grazie a noi, si è consentito il raggiungimento del numero legale in quest'aula; altrimenti, i lavori sarebbero già finiti (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)! Quindi, abbiate almeno l'umiltà di ringraziare chi, con la sua presenza, sta consentendo il prosieguo del dibattito.

Una voce: Vergogna!

TEODORO BUONTEMPO. Secondo elemento: questa maggioranza comincia a costare troppo al cittadino italiano dato che una seduta convocata questa mattina alle ore 9 è iniziata alle 11 perché voi non avevate i deputati presenti in aula. Questa è la verità (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)!

Una voce: Vergogna!

TEODORO BUONTEMPO. Dalle 11 alle 13,30, siamo rimasti in quest'aula a compiere il nostro dovere: non consentiamo né a Giachetti né a chicchessia di stilare pagelle sui gruppi dell'opposizione, su chi sia più bravo e compiacente, su chi sia più duro e su chi più faccia l'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)! È nella libertà di ciascun gruppo, libertà che ci prendiamo.
Detto ciò, Presidente, i lavori dell'Assemblea devono avere un percorso certo; non è possibile un simile andamento dei lavori. La questione riguarda i deputati della maggioranza e dell'opposizione; peraltro, se solo si verificano sul resoconto le presenze in aula di chi vi parla e degli altri colleghi, risulta chiaro che noi siamo abituati a fare il nostro dovere sempre e comunque. Tuttavia, i lavori delle Commissioni e dell'Assemblea, decisi dalla Conferenza dei capigruppo, non possono proseguire in tal modo; poi, nel caso di specie, proseguiamo pure nel corso della serata o della notte o fino a quando anche voi stessi sarete costretti a fare nuovamente ostruzionismo.
Perfino i vostri deputati, infatti, non ne possono più di questi provvedimenti portati all'esame dell'Assemblea a scatola chiusa. Non siamo stati eletti dal popolo per fare le comparse nei dibattiti in quest'aula!
Quindi, caro Presidente, essendo passate le 13,30, ritengo che i nostri lavori si debbano sospendere con questo voto, a meno che lei non voglia sconvocare da subito tutte le Commissioni convocate per oggi pomeriggio. Se vuole, votiamo ancora un altro emendamento, ma poi si sospenda la seduta.
Vogliamo avere orari certi; per il resto, non vi sono problemi di sorta. Però, e concludo, avete sbagliato a non ringraziarci; saremo più attenti a non consentirvi di raggiungere il numero legale, considerato che siete, oltretutto, arroganti ed irriconoscenti (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!

ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Presidente, intervengo solo per porre in rilievo un paio di aspetti di ciò che sta accadendo. È innegabile quanto testé si è osservato; al riguardo, inviterei il collega Giachetti a prendere visione dei tabulati delle votazioni effettuate da stamattina fino ad ora per verificare se si sarebbe raggiunto o meno il numero legale senza la partecipazione al voto della Casa della libertà. Avrebbe qualche sorpresa, una volta che prendesse visione dei tabulati!
Del resto, ictu oculi, basta guardare: al di là della moltiplicazione dei pani - operata dal gruppo dei Comunisti Italiani e da qualche altro collega -, il centrosinistra assolutamente non è in grado di raggiunge il numero legale. Se poi il collega Giachetti vuole che diciamo nome e cognome di quanti votano doppio o se vuole che non votiamo, ce lo dica pure, assumendo, come osservava il collega Buontempo, un atteggiamento da arrogante. Mi sembra, però, che non sia questo il modo in cui i gruppi di maggioranza e di opposizione dovrebbero intrattenere i loro rapporti in questa Assemblea.Pag. 43
La verità è che la richiesta avanzata dal collega Volontè è stata originata da un'altra questione, che il collega Giachetti conosce benissimo. Ricordo, infatti, che l'allora deputato Boccia (adesso componente del Senato) si alzava sistematicamente per chiedere quanto meno contezza, o certezza, circa gli orari di svolgimento dei lavori parlamentari. È solamente questo ciò che ha chiesto il collega Volontè!
Noi siamo presenti in Assemblea dalle 9,30 di questa mattina; prima di votare, abbiamo atteso i 20 minuti del preavviso e la maggioranza, finalmente, ha voluto intervenire in quest'aula sul provvedimento. Ricordo, infatti, che i deputati della maggioranza, giustamente, hanno parlato per un'ora per chiarire le loro posizioni!
Poi, finalmente sono iniziate le votazioni e si sta andando avanti non stancamente, ma sulla scorta di un principio che ritengo essenziale, poiché sta alla base del nostro atteggiamento. Non stiamo assumendo un atteggiamento ostruzionistico, poiché gli interventi dei colleghi del gruppo della Lega Nord Padania, dell'UDC, di Alleanza Nazionale e di Forza Italia riguardano il merito del provvedimento.
La verità è che il decreto-legge all'esame della Camera è blindato: non si è voluto cambiare una virgola neanche quando le proposte emendative erano buone; altrimenti, questo provvedimento sarebbe stato già approvato! Noi vi avevamo proposto di approvarlo velocemente - naturalmente, in cambio della garanzia, da parte della maggioranza e del Governo, dell'approvazione di qualche emendamento presentato dall'opposizione - e, così facendo, il Senato avrebbe convertito definitivamente il decreto!
Noi vi garantiamo che, comunque, il decreto-legge in esame non decadrà; tuttavia, vorrei rilevare che non si può procedere così, alla rinfusa, senza stabilire se vi sarà una sospensione alle 13,30, alle 14 o alle 15, se termineremo i nostri lavori questa sera o se non riprenderemo l'esame del provvedimento. Non si capisce nulla, perché la maggioranza non è in grado di stabilire una linea, né tantomeno può dettare alla Presidenza l'orario di conclusione dei lavori!
Glielo dico, signor Presidente, con tutta la stima che nutro nei suoi confronti. Il collega Giachetti non può decidere se dobbiamo sospendere l'esame del provvedimento alle 13,30 o alle 14! Da che mondo è mondo, infatti, se la seduta è cominciata alle 9,30, l'orario di interruzione dei lavori dell'Assemblea - preciso che non sto chiedendo di concludere l'esame del provvedimento questa mattina - sono le ore 13,30!
Riprenderemo i nostri lavori alle 15, come è sempre stato e proseguiremo l'esame del decreto-legge. Vedremo se si riuscirà a concluderne l'esame questa sera, altrimenti continueremo i nostri lavori nelle giornate di domani, di sabato e di domenica; in altre parole, utilizzeremo il tempo che sarà necessario!
Noi garantiremo la nostra presenza e non ci sottrarremo alle nostre responsabilità; tuttavia, vogliamo che alle 13,30 si aggiornino i lavori per riprenderli alle 15, perché c'è bisogno che l'attività dell'Assemblea venga regolamentata in questo modo e non in base alle esigenze della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!

PRESIDENTE. I colleghi sanno che, secondo il calendario predisposto dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, sono previste votazioni anche nella parte pomeridiana della seduta odierna e, eventualmente, nella giornata di domani, venerdì 1o dicembre. I colleghi comprendono, inoltre, che ci troviamo in una fase abbastanza arretrata dell'esame del provvedimento.
La Presidenza, come è giusto che sia, deve contemperare due diritti e due esigenze: quella dell'opposizione, ovviamente, di criticare e financo contrastare i provvedimenti presentati dal Governo e dalla maggioranza, e quella della stessa maggioranza di veder esaminati, ed eventualmente approvati, i propri progetti legislativi.Pag. 44
Noi ci troviamo in questa condizione e non possiamo affermare, quindi, che ci si può permettere di non considerare il fattore tempo. La discussione che si è svolta sull'ordine dei lavori ci ha portato via un altro quarto d'ora; si è trattato di un dibattito assolutamente legittimo e svolto secondo il regolamento, tuttavia siamo giunti a questa situazione e le 13,30 sono state già superate.
Propongo pertanto, non per svolgere una discussione astratta sull'orario, ma, per tenere conto del lavoro svolto nella trattazione del provvedimento, di esaminare ancora le proposte emendative concernenti i commi 2 e 3 dell'articolo 4 del decreto-legge, poiché si tratta di tre votazioni, oltre a quella che adesso ci accingiamo ad effettuare. Successivamente, potremmo sospendere i nostri lavori per riprenderli alle ore 15.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Ci sono le sedute delle Commissioni!

PRESIDENTE. Procederemo quindi, dal momento che sono esaurite le dichiarazioni di voto, alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 4.9.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 4.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 410
Maggioranza 206
Hanno votato
179
Hanno votato
no 231).

Prendo atto che il deputato Cogodi non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Dussin 4.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.

GUIDO DUSSIN. Visto l'orario e dato che lei, signor Presidente, ha detto che si prosegue nell'esame degli emendamenti riferiti al comma 2 e al comma 3, ritiro i miei due emendamenti 4.10 e 4.11.

PRESIDENTE. Sta bene. Onorevole Paolo Russo, ritira anche il suo emendamento 4.12?

GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, mi scusi, era chiara la mia proposta? Altrimenti, intervengo e proseguiamo...

PRESIDENTE. Onorevole Dussin, la sua proposta è chiarissima. Lei ritira i suoi emendamenti 4.10 e 4.11, ma non può ritirare l'emendamento che ha, come primo firmatario, un altro collega. Chiedo, quindi, al collega Paolo Russo se ritira il suo emendamento 4.12.

PAOLO RUSSO. No, signor Presidente, non lo ritiro.

GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, mi scusi, vorrei capire meglio dalla Presidenza come proseguono i nostri lavori.

PRESIDENTE. La Presidenza ha già detto che si sarebbe passati all'esame degli emendamenti riferiti ai commi 2 e 3, per poi sospendere la seduta. Quindi, onorevole Dussin, conferma il ritiro dei suoi emendamenti?

GUIDO DUSSIN. Sì, certamente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 4.12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO. La proposta della Presidenza di proseguire con questo emendamento è singolare, perché, con soli due interventi, si andrà ben oltre le ore 14. ÈPag. 45singolare, perché così sembra una concessione ed è ovvio che, rispetto ad essa, vi deve essere un elemento che condiziona, riducendo l'orario fissato e non superandolo. Non c'è problema, se lei ritiene che questa sia la soluzione. I colleghi sanno perché siamo qui, ovvero perché abbiamo avuto il brillante suggerimento di approfondire questo emendamento oltre le ore 14 (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo).

PIETRO SQUEGLIA. Ma dai!

LALLA TRUPIA. Basta!

PRESIDENTE. Prosegua, onorevole Russo.

PAOLO RUSSO. No, Presidente, non posso proseguire (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo). Non posso, perché sento ciurmaglia...

PRESIDENTE. Lei prosegua, onorevole. Non siamo oltre le ore 14.

PAOLO RUSSO. Presidente, io proseguo, ma lei deve garantire che quest'Assemblea sia corretta nei miei confronti.

PRESIDENTE. Assolutamente, onorevole, nei suoi confronti, come di qualunque deputato che prenda la parola.

PAOLO RUSSO. Allora, lo faccia (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo).

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, fate proseguire l'onorevole Russo.

PAOLO RUSSO. Capisco il nervosismo di qualche collega, quando si tratta di ragionare dell'inefficienza della regione Campania (Commenti del deputato Borghesi).

PRESIDENTE. Prosegua pure!

PAOLO RUSSO. Presidente, onestamente è difficile proseguire (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Russo, succede a tutti di intervenire con un po' di brusio. La prego di continuare. Il tempo sta scorrendo.

PAOLO RUSSO. Escludo che il tempo trascorra e venga computato quando non sono posto nella condizione di intervenire (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo).

GIOVANNI CARBONELLA. Vai avanti!

PRESIDENTE. Lei è nella condizione di intervenire e i colleghi sono pregati di fare silenzio.

PAOLO RUSSO. Dicevo che capisco il nervosismo dei colleghi, quando si tratta di ragionare sulle inefficienze della regione Campania ed anche l'imbarazzo, quando occorre ragionare, ad esempio, di una vicenda che si chiama PAN, una vicenda marginale di qualche decina di milioni di euro buttati dalla finestra dal precedente commissario straordinario, il presidente della regione, che creò un call center ambientale che servì per sistemare un po' di lavoratori che adesso stanno scioperando perché quella straordinaria idea è poi franata, non ha trovato mercato. In tale iniziativa sono state tuttavia investite risorse pubbliche, del commissariato straordinario, risorse che servivano per gestire l'emergenza rifiuti.
A pieno regime questo call center ambientale riceveva due o tre telefonate al giorno. Abbiamo fatto un rapido calcolo: ogni telefonata è costata al cittadino italiano più o meno 160 mila euro. Capisco l'imbarazzo e comprendo anche il disagio nel dover ragionare di tali vicende, nel dover discutere di vicende che gettano un'ombra «sinistra» (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo) sul sistema gestionale di quella regione, e non solo nel settore dei rifiuti. Capisco l'imbarazzo per una vicenda che ha del paradossale: 10Pag. 46milioni di euro! Un'idea straordinaria quella di costituire un call center ambientale per infilarci un po' di amici. Poco male se poi la struttura non funziona e si sono buttati 20 miliardi di lire di cittadini campani e italiani!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Saglia. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA. Innanzitutto, intendo sottoscrivere il presente emendamento, in quanto ritengo sia assolutamente fuori luogo che, all'interno del decreto-legge in esame, si sia inserito questo comma che sostanzialmente impone la stipula di un accordo di programma tra il commissario delegato e il CONAI, per raggiungere l'obiettivo del 60 per cento del recupero per quanto attiene agli imballaggi e che tale operazione debba avvenire con risorse del consorzio. L'esperienza del CONAI è sicuramente di eccellenza, ha infatti consentito di raggiungere il suddetto obiettivo consentendo di conferire la restante parte dei rifiuti alla termovalorizzazione. Che il commissario voglia stipulare un accordo di programma con il consorzio potrebbe costituire un fatto positivo, ma ciò non dovrebbe essere imposto per legge. Infatti, quando si prevede che questo accordo dovrà determinare un intervento del consorzio con proprie risorse, si rischia di fatto di provocare un incremento del prelievo fiscale. Il consorzio viene finanziato con il contributo ambientale delle imprese che lo costituiscono: dunque, se fosse coinvolto non attraverso un libero rapporto, ma con la coercizione di una legge, vi sarebbe necessariamente un aumento dei costi che il consorzio deve sopportare e quindi un rischio di incremento del prelievo fiscale. Questo è l'ennesimo comma, l'ennesimo passaggio del decreto-legge in esame che ha natura propagandistica: si vuole affermare che si farà la raccolta differenziata, si pongono obiettivi assolutamente irraggiungibili nei tempi previsti dal provvedimento e si trasforma Bertolaso in una sorta di «Superman». Crediamo sia giusto, quindi, sopprimere questo comma perché sia poi rinviata alla libera concertazione tra il commissario delegato e il consorzio la possibilità di stipulare accordi, fermo restando che il consorzio già intrattiene un rapporto con 6 mila 800 comuni del nostro paese, attraverso l'ANCI e attraverso appositi protocolli d'intesa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, intervengo per un chiarimento. Al di là degli apprezzamenti dell'onorevole Giachetti sulla nostra presenza in quest'aula che, peraltro, è un fatto normale, avevo formulato una richiesta esplicita. Forse mi è sfuggita la sua risposta, signor Presidente. Le avevo chiesto, nel caso in cui condividesse l'idea di conciliare - lei ha utilizzato questo termine - l'esigenza che deriva dalla scadenza del decreto-legge il prossimo 8 dicembre (quindi, non parliamo di domani) con le esigenze dell'opposizione, se ritenesse opportuno ritardare l'inizio delle sedute delle Commissioni parlamentari, in alcune delle quali è previsto lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, oppure concedere alle stesse più tempo per lavorare. In molte Commissioni sono all'ordine del giorno anche audizioni - per le quali è prevista la partecipazione di diverse personalità - che dovrebbero svolgersi, al termine della sede referente, in meno di trenta minuti. Mi sembra che su tale argomento, signor Presidente, lei non abbia fatto alcun cenno. Allora, soltanto per una questione di cortesia, personale ma anche parlamentare, sarebbe utile avere qualche indicazione. Sono le 13,55 e la seduta sarà sospesa, sicuramente, dopo le 14. Perciò, ognuno di noi deve sapere se dovrà percorrere la strada di Stakanov oppure quella di un italiano che si voglia impegnare in Parlamento.

PRESIDENTE. Dal momento che la Presidenza si era orientata in base non adPag. 47un orario ma all'esame di alcuni emendamenti, ero in attesa di capire a che ora la seduta potesse essere sospesa. Abbiamo ripreso l'esame degli emendamenti alle 13,40 e stiamo per passare ai voti. Quindi, abbiamo impiegato un quarto d'ora. A questo punto, possiamo andare incontro alla richiesta formulata dall'onorevole Volontè, stabilendo che, esaurito l'esame di questo emendamento, per il quale è previsto ancora un intervento per dichiarazione di voto a titolo personale, e la relativa votazione, si sospenderà la seduta fino alle ore 15,30.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Taglialatela. Ne ha facoltà.

MARCELLO TAGLIALATELA. Signor Presidente, i colleghi non si rendono conto del fatto che l'esigenza di convertire in legge il decreto-legge in esame a scatola chiusa, impedendone qualsiasi modifica, è esattamente una delle ragioni che hanno determinato, nel passato, le situazioni di emergenza nelle quali oggi ci troviamo per quanto riguarda la regione Campania.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 13,53)

MARCELLO TAGLIALATELA. Impedire qualsiasi correzione e respingere ogni proposta emendativa rappresenta il peggior servizio che si possa rendere ai cittadini che reclamano, da tempo, una soluzione ai problemi. Non vale il richiamo alla scadenza del decreto-legge, perché penso che la soluzione sia costituita non dal medesimo decreto-legge, in quanto tale, ma dal suo contenuto. Ebbene, questo provvedimento, mentre interviene per risolvere le vicende, per altri versi le cristallizza, le congela e, quindi, le ripropone. Ritengo che questo aspetto sia significativo e ritengo utile che, a prescindere dalla scadenza dell'8 dicembre prossimo, questa Assemblea possa svolgere una funzione migliore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 4.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 312
Votanti 311
Astenuti 1
Maggioranza 156
Hanno votato
71
Hanno votato
no 240).

Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15,30.

La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 15,40.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati De Simone, Folena, Franceschini, Lucà, Maroni, Pagliarini, Elio Vito e Volontè sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono settantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 1922)

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato votato da ultimo l'emendamento Paolo Russo 4.12.Pag. 48
Passiamo quindi alla votazione dell'emendamento Dussin 4.40.

GIORGIO LA MALFA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, intervengo solo per far rilevare che di nuovo, come in altre occasioni nei giorni scorsi, la seduta comincia con dodici minuti di ritardo rispetto all'ora indicata (Applausi del deputato Consolo). È nell'interesse della Presidenza assicurare il puntuale svolgimento dei lavori anche perché, essendo possibile che manchi il numero legale, sarebbe la cosa più grave se si dovesse pensare che la Presidenza, per così dire, aiuta qualche gruppo parlamentare riprendendo i lavori quando il numero legale è possibile. Mi scusi se faccio questo rilievo, ma è fondamentale. Altrimenti, è meglio dire che la Presidenza convoca i deputati genericamente alla ripresa pomeridiana, oppure al calar del sole. In questa maniera diventa più semplice convocare il Parlamento.

PRESIDENTE. Onorevole La Malfa, lei ha ragione; ha sollevato una questione molto seria. Devo dire, per la verità, che questa mattina si è lavorato fino alle 14 e poi si sono riunite le Commissioni. Soprattutto, ci siamo preoccupati di garantire la presenza dei deputati segretari affinché la Presidenza fosse al completo proprio per poter valutare quell'eventualità da lei adombrata. Come può constatare, siamo ancora in attesa del segretario di Presidenza in rappresentanza di un gruppo dell'opposizione. Nel frattempo, proseguiamo i nostri lavori, nella certezza che prima di arrivare al momento del voto sarà completata anche la rappresentanza dei segretari di Presidenza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Incostante. Ne ha facoltà.

MARIA FORTUNA INCOSTANTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo sentito in questi giorni pesanti critiche rispetto alla gestione commissariale ed alla grave situazione dei rifiuti. Si tratta di critiche quanto mai legittime ed anche la dura battaglia parlamentare è quanto mai legittima. Tuttavia, colleghi dell'opposizione, non è accettabile svolgere considerazioni con toni e modi lesivi per la dignità personale di amministratori.
Gli amministratori in Campania non sono solo di centrosinistra, ma fino a qualche anno fa sono stati anche del centrodestra. Si invoca spesso il ruolo delle province: ricordo, ad esempio, che la provincia di Caserta è stata amministrata dal centrodestra fino alle elezioni di qualche mese fa. Si invoca una pretesa virtuosità dei piccoli comuni di centrodestra che praticano la raccolta differenziata. Si potrebbe dire che, invece, grandi comuni come Pomigliano risultano molto virtuosi. Tuttavia, queste sono schermaglie che non credo facciano giustizia della complessità della questione.
Nel merito, credo che si sollevi un polverone generico, non per la grave situazione che c'è, non per la critica legittima che si può rivolgere anche alla gestione commissariale, ma perché vengono messi insieme questi temi con quelli strutturali relativi alle motivazioni per le quali non si è compiuto un ciclo completo di smaltimento dei rifiuti in Campania. Il tutto nasce da tredici anni di commissariamento, cinque dei quali anche del centrodestra, di qualche prefetto che è stato commissario, di qualche generale dei carabinieri, che è stato commissario. Ciò significa che la vicenda è un po' più complessa.
Occorrerebbe leggere le relazioni della Commissione antimafia e anche quelle della DIA, nonché le conclusioni a cui è giunto il pregevole lavoro svolto dall'onorevole Russo nella precedente legislatura, per comprendere che il tema delle ecomafie non lo scopriamo solo in Campania e non riguarda naturalmente irresponsabilità locali, ma riguarda questioni un po' più complesse: naturalmente non possono essere mescolate tali questioni ad eventuali critiche alle gestioni amministrative.Pag. 49
In sostanza, il piano Rastrelli non comprendeva elementi certi rispetto alla raccolta differenziata; il commissario Bassolino non ha fatto altro che firmare un contratto di un progetto andato in gara con il commissario Rastrelli, aggiudicato dal presidente Losco, con il contratto firmato dal presidente Bassolino. Certo, questo non elude responsabilità e limiti nella gestione commissariale.
È però davvero assurdo che a fronte di uno schieramento trasversale, in cui si sono schierati amministratori del centrodestra, del centrosinistra, popolazione, parti sociali, perfino la chiesa - come sappiamo dalle notizie dei giornali -, che ha impedito il trattamento industriale dei rifiuti, che ha impedito per anni la costruzione del termovalorizzatore di Acerra e quindi la possibilità di chiudere almeno in parte il ciclo, gli esiti vengano adesso addossati alla responsabilità del commissario.
Se poi di critiche si tratta, occorre parlare di un ultimo dato: dei rifiuti di cui parliamo, soltanto un terzo sono solidi urbani, solo un terzo rispetto al totale; la parte rimanente è formata da rifiuti speciali, dei quali l'onorevole Paolo Russo ha tante volte parlato nei suoi interventi precedenti e sui quali occorrerebbe fare luce. È inutile dire che i rifiuti speciali sono, con la complicità della camorra e con quella di tanti ceti professionali e industriali smistati in Campania, anche nelle regioni del centro-nord. A questo punto non si tratta di dividere un paese, né di alzare le spalle rispetto ad una situazione grave. Si tratta di approntare uno strumento che potrà essere anche non perfetto, che potrà essere rivisitato, ma, soprattutto, occorre provare - di questo sono convinta - la responsabilità degli amministratori, perché troppi, ogni qual volta si è trattato di costruire un impianto o di creare una discarica, hanno saputo recitare due parti in commedia: una a Roma e un'altra nelle realtà locali (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Comunisti Italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Francescato. Ne ha facoltà.

GRAZIA FRANCESCATO. Signor Presidente, la domanda-chiave è una sola, anzi ve ne sono due. Che cosa ha causato questa storia di ordinaria follia al limite del paradosso? Come se ne esce? Per ciò che riguarda le cause, mi pare evidente che il problema stia proprio in una falsa partenza, la quale porta la firma di Rastrelli di Alleanza Nazionale.
Quello, lo sanno bene i colleghi campani, era un piano regionale dei rifiuti che potremmo definire con lo slogan «bruciamo subito, bruciamo tutto», perché prevedeva ben cinque termovalorizzatori, così capienti che avrebbero potuto bruciare la spazzatura non soltanto della Campania, ma praticamente dell'intero sud.
Qual è stato l'errore fatale dell'amministrazione Bassolino (perché l'errore vi è stato e noi ci prendiamo le nostre responsabilità)? Vi è stata una sottovalutazione, cioè l'avere adottato, facendolo proprio, il piano Rastrelli senza farne la revisione totale e completa, che noi Verdi abbiamo sempre chiesto: noi abbiamo sempre osteggiato il piano regionale sia quando portava la griffe di Rastrelli sia quando portava quella di Bassolino. Mancava, infatti, a quel progetto, il cuore pulsante che fa la differenza tra un piano dei rifiuti che funziona e un piano dei rifiuti che fallisce: mancavano le famigerate tre «r». La riduzione dei rifiuti all'origine è un punto cruciale ed ecco perché questi emendamenti, che riguardano il CONAI o i consorzi di filiera, sono così importanti.
Pensate, ad esempio, al fatto che, per quanto riguarda i rifiuti solidi urbani, una buona percentuale, dal 33 al 45 per cento, è costituita proprio da imballaggi. Quindi, la riduzione del rifiuto all'origine, ovvero pensare il prodotto prima di sfornarlo e fare in modo che sia composto da parti riutilizzabili o riciclabili, è il dato di partenza essenziale che deve essere ricompreso in qualsiasi piano di rifiuti che funzioni.Pag. 50
In secondo luogo, va considerata la raccolta differenziata. Come ben diceva l'onorevole Garavaglia - che adesso non vedo, ma al quale riferirà l'onorevole Dussin - la partenza giusta è quella di separare il secco dall'umido. Si tratta di una cosa lapalissiana, alla «Catalano». Inoltre, vi è anche la raccolta monomateriale, che può essere realizzata tranquillamente porta a porta, in casa, oppure a valle, con impianti di separazione della carta, del vetro, della plastica e così via.
L'onorevole Paolo Russo ha affermato che in Campania questa raccolta non si fa; tale affermazione è vera ma anche non vera. Egli ha aggiunto che, soprattutto, non è fatta dai comuni del centrosinistra. È vero che in Campania la raccolta differenziata si effettua poco a Napoli e nel napoletano; la percentuale è di circa l'11 per cento e in alcune zone dell'hinterland napoletano scende al 4-5 per cento. So perfettamente che è vero. Tuttavia, vorrei che i colleghi del centrosinistra sapessero che esistono aree virtuose, ad esempio nel salernitano, governate dal centrosinistra, con tassi di raccolta differenziata molto alti: Scafati, governato dalla Margherita, 36 per cento; Angri, governato dalla Margherita, 42 per cento; Pontecagnano (quindi parliamo di centri più grandi, che conoscete), 55 per cento; Vaiano, pure governato dal centrosinistra, 32 per cento; Padula, addirittura 88 per cento, in testa all'hit parade dei comuni più virtuosi d'Italia; Bellizzi, governata dai DS, 73 per cento.
Potrei continuare in questo modo a lungo per far capire che anche in Campania si può realizzare la raccolta virtuosa che viene effettuata in altre parti d'Italia e che, entro certi limiti, costituisce già un successo. Per quale motivo quello che può essere fatto in metà della Campania - anche a Salerno il tasso resta piuttosto basso, intorno al 12-15 per cento, ma comunque dignitoso perché si tratta di una città grande - non può esser fatto nell'altra metà? Il decreto-legge che stiamo per convertire in legge darà appunto a Bertolaso e alle autorità competenti lo stimolo, le regole ed anche le risorse finanziarie ed umane per potere effettuare nell'altra metà della Campania quello che una metà già fa.
Il problema del riciclo e del riutilizzo è un altro punto cardine di qualunque raccolta differenziata e di qualunque piano dei rifiuti che funzioni. Anche sotto questo aspetto purtroppo la Campania è rimasta indietro rispetto al resto d'Italia. Tuttavia, pensate che in linea generale l'industria del riciclo viaggia a velocità cinque volte superiore a quella di tutti gli altri comparti industriali in Italia. Quindi, un piano dei rifiuti che abbia successo può essere realizzato anche in Campania; basta volerlo. Noi siamo convinti che questo decreto fornirà lo strumento necessario per operare in tal senso.

PRESIDENTE. È stato richiesto da parte del capogruppo di Forza Italia il controllo delle tessere di votazione. Invito pertanto i segretari di Presidenza a procedere a tale verifica (I deputati segretari ottemperano all'invito del Presidente). Pregherei i deputati segretari di accelerare il loro lavoro.
Onorevoli Aprea e Mura, se avete concluso, vi invito a riprendere il vostro posto affinché possiate votare anche voi.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 4.40, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

ANTONIO LEONE. Presidente, il controllo va fatto durante la votazione! Guardi là! Dica al collega Vacca che non si vota per due! Se vuole, le faccio l'elenco completo!

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Prendo atto che l'onorevole Bertrandi non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Avverto che la Camera non è in numero legale per deliberare.

Pag. 51

ANTONIO LEONE. Bravo, Giachetti!

PRESIDENTE. A norma dell'articolo 47, comma 2, del regolamento, rinvio la seduta di un'ora.

La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 17,15.

PRESIDENTE. Colleghi, debbo giustificare il ritardo, con il quale è ripresa la seduta di cui sono molto dispiaciuto: esso è dovuto al fatto che era in corso la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, dalla quale ci era giunto l'invito ad attendere la conclusione della riunione stessa per consentire anche ai presidenti di gruppo di partecipare alla votazione.
Naturalmente, abbiano ottemperato all'indicazione della Conferenza dei presidenti di gruppo; del resto, come i colleghi hanno potuto constatare, la motivazione del ritardo è stata anche indicata nell'avviso diffuso tramite l'impianto televisivo.
Dobbiamo ora procedere alla ripetizione della votazione nella quale precedentemente è mancato il numero legale. Chiedo ai deputati segretari di vigilare, perché la regolarità delle votazioni deve essere assicurata. Io stesso mi premurerò di controllare che nessuno voti, com'è giusto e come si deve, utilizzando tessere altrui. Invito i colleghi a prendere posto.
Procediamo, dunque, alla votazione dell'emendamento Dussin 4.40, nella quale è in precedenza mancato il numero legale. Ricordo nuovamente che, su tale emendamento, il parere della Commissione e del Governo è contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 4.40, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione...

ANTONIO LEONE. Cosa sta succedendo?

PRESIDENTE. Dal tabulato elettronico della votazione risulta che per raggiungere il numero legale manca un deputato; tuttavia, ancorché non votanti, sono presenti l'onorevole Bocci e l'onorevole Aprea.

ANTONIO LEONE. Sono entrati adesso...!

PRESIDENTE. Erano presenti in aula al momento del voto!

ANTONIO LEONE. Presidente, stanno entrando adesso!

PRESIDENTE. No, gli onorevoli Bocci e Aprea erano presenti al momento del voto; non ho tenuto conto dell'onorevole Sereni. Quindi, il numero legale è raggiunto.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 231
Maggioranza 116
Hanno votato
12
Hanno votato
no 219
Sono in missione 74 deputati).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 4.13. Ha chiesto...

MAURIZIO RONCONI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO RONCONI. Signor Presidente, intervengo affinché rimanga agli atti che mi è stato impossibile entrare in aula per votare, perché un parlamentare me lo ha impedito con la sua mole (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori e Comunisti Italiani - Dai banchi dei deputati del gruppo L'Ulivo si grida: «Vergogna!»).

PRESIDENTE. La denuncia che è stata fatta dall'onorevole Ronconi...

TOMMASO FOTI. Non è così!

Pag. 52

PRESIDENTE. Cioè? Che cosa non è così?

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Mi perdoni, intervengo per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, mi consenta, la debbo interrompere per una comunicazione prioritaria rispetto alla sua richiesta.
Abbiamo operato un'ulteriore verifica del computo dei presenti nella precedente votazione. Debbo, quindi, annullare la proclamazione del risultato perché è stata frutto di un errore tecnico compiuto dalla Presidenza nel conteggio dei voti. Pertanto la Camera non è in numero legale per deliberare.
Nel frattempo, ho ascoltato l'intervento dell'onorevole Ronconi...

TEODORO BUONTEMPO. Presidente, lei non può fare così! Le ho chiesto la parola!

PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, lei non deve irritarsi così; essendo segretario di Presidenza, dovrebbe sapere che la comunicazione che ho dovuto rendere impone una precedenza rispetto al suo intervento. Ora le posso anche dare la parola, ma prima dovevo correttamente informare l'Assemblea di ciò che è accaduto.

TEODORO BUONTEMPO. Va bene, Presidente. Intanto la ringrazio per la decisione assunta in relazione alla precedente votazione e mi scuso se prima ho alzato la voce.
Intendo, però, intervenire per un richiamo al regolamento per il seguente motivo: ero alla porta di ingresso dell'aula...

PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, poiché la Camera non è in numero legale, la seduta deve essere sospesa. Sull'argomento non è più possibile intervenire. Segnalerò al Presidente della Camera quanto è stato dichiarato dall'onorevole Ronconi, per gli eventuali, conseguenti provvedimenti.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 18,25.

La seduta, sospesa alle 17,25, è ripresa alle 18,30.

PRESIDENTE. Dovremmo ora procedere nuovamente alla votazione sull'emendamento Dussin 4.40, nella quale in precedenza è mancato il numero legale. Tuttavia, apprezzate le circostanze, rinvio la votazione ed il seguito del dibattito ad altra seduta.
Darò ora la parola agli onorevoli Quartiani e Buontempo, che hanno chiesto di intervenire per un richiamo al regolamento. Successivamente, se non vi sono obiezioni, sospenderò la seduta per qualche minuto, per poi passare allo svolgimento delle interpellanze urgenti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, anche oggi, come nei giorni precedenti e come è avvenuto in altre occasioni, il confronto in quest'aula tra la maggioranza e l'opposizione è stato caratterizzato da toni aspri, ma si è sempre mantenuto nell'ambito delle norme regolamentari, dei diritti e dei doveri dei parlamentari, dei rappresentanti della nazione e del popolo, secondo quanto disposto dalla nostra Costituzione. Come sappiamo, in questa sede nessun deputato ha vincolo né limite di mandato.
Signor Presidente, chiedo la sua attenzione e quella dei colleghi, perché dopo la votazione che è stata annullata precedentemente e che aveva ottenuto un esito al limite del numero legale, mancato per pochi voti, un collega ha posto un problema credo di grande rilevanza, proprio in merito agli elementi di carattere costituzionalePag. 53e regolamentare che ho richiamato nella premessa di questo mio breve intervento.
Il collega Ronconi, dal suo scranno, ha voluto rendere pubblico il fatto di essere incorso in un impedimento all'espressione del voto. Nessuno, lo ripeto, nessuno in questa sede è autorizzato ad impedire ad un collega di svolgere la propria mansione, il proprio ruolo, la propria funzione e di esercitare le proprie prerogative parlamentari.
Ovviamente, devo credere al collega che ha ritenuto opportuno segnalare alla Presidenza e a noi tutti il fatto di non essere stato posto nelle condizioni di esercitare il proprio diritto di votare.
Signor Presidente, se effettivamente si dovesse appurare che tali fatti si sono verificati, ossia che non vi è stata la possibilità per il collega di entrare in aula e di esercitare il proprio diritto di votare sull'emendamento, ciò potrebbe rappresentare una forma di impedimento che deve essere immediatamente rimossa dal comportamento futuro di chiunque lo abbia esercitato; non solo, ma la Presidenza - e sono qui a chiedere che lo faccia - non può esimersi dal verificare eventualmente chi si sia reso responsabile di aver impedito al collega di raggiungere l'aula.
Signor Presidente, se così fosse, saremmo di fronte ad un atto che non solo ha impedito ad un collega di esercitare i propri diritti e le proprie prerogative, ma che, se riprodotto nei confronti di altri colleghi (e non solo verso un collega), potrebbe porre le condizioni di mutare concretamente il tipo di voto e, quindi, l'esito di una votazione. Infatti, impedire ai parlamentari di esercitare il proprio voto significa cercare di predeterminare il voto e l'orientamento del Parlamento. E questo sarebbe un fatto grave.
Ecco perché chiedo alla Presidenza di verificare, fino in fondo, di cosa si sia trattato e di fare luce sulla vicenda, per riferire nel più breve tempo possibile relativamente a questo episodio (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, la ringrazio per aver dato la parola prima al capogruppo dell'Ulivo. Si vuole forse creare un caso, perché, proprio quando ho protestato, o si dichiara sospesa la seduta, non parla più nessuno e neppure il Presidente commenta le dichiarazioni di un deputato, oppure si continua il dibattito anche in assenza del numero legale, così come stiamo facendo adesso che manca il numero legale, ma stiamo ancora parlando.
Mi dispiace questo fatto, anche perché lei sapeva che avevo chiesto la parola prima per un richiamo al regolamento. L'avevo chiesta alla ripresa della seduta e, invece, lei ha dato la parola prima al collega Quartiani.
Intervengo anche come segretario di Presidenza, pur se non di turno, quindi privo delle funzioni di «notaio» dell'Assemblea (ma non per questo si viene destituiti dall'incarico). Forse, nella concitazione del momento e nell'emozione della circostanza, Presidente, anche il collega Ronconi, che è una persona che conosco bene e che stimo, ha confuso i tempi.
Io ero presente, dietro il collega Dussin, e con me c'erano circa 20-30 deputati. È accaduto esattamente ciò che posso riferire di aver visto. Il collega Ronconi, un po' in ritardo, è arrivato trafelato per votare. Qualcuno gli ha rivolto una battuta - credo anch'io - scherzando, ed egli è passato tranquillamente e nessuno lo ha disturbato o infastidito. È entrato in aula e, dopo un minuto circa, forse meno (comunque in un lasso di tempo molto breve), è uscito. Quando egli già era fuori, lei ha dichiarato chiusa la votazione. Non aveva ancora proclamato la mancanza del numero legale, ma aveva dichiarato chiusa la votazione. A quel punto, il collega Ronconi stava rientrando di corsa e, forse scherzando, qualcuno gli ha detto di mettersi in coda, perché stavano entrando tutti.
Questo è esattamente quanto è successo; quindi non ne farei un caso, perchéPag. 54io ero presente quando il collega Ronconi è entrato in aula, prima della votazione. Egli è uscito dall'aula e, stando fuori, ha appreso che si era votato e ha tentato di rientrare. Questo ho visto ed è la verità; anzi, scherzavo con il collega Dussin dicendogli che è un colosso.
Lo dico sul mio onore, anche eventualmente di fronte ad un giurì d'onore e ai 20 deputati presenti: il collega Ronconi è entrato liberamente, è uscito altrettanto liberamente e, a votazione avvenuta, stava rientrando nuovamente, mentre lo stavano facendo tutti gli altri. Quindi, qualcuno gli ha detto di mettersi in coda.
Questo è successo e, per amor del vero, si può anche istituire un giurì d'onore. Credo che non ci sia la malafede da parte di nessuno e che probabilmente siano stati confusi i momenti. Però, se ci fosse stato un impedimento ad entrare in aula prima di una votazione o nella sua immediata imminenza, sarebbe stato un fatto inaudito e gravissimo, un'alterazione del libero voto parlamentare e della libertà del deputato. Non solo come deputato, ma anche come segretario di Presidenza, sarei stato il primo ad indignarmi e a protestare, a prescindere dagli schieramenti.
Ciò non è avvenuto ed è un bene per l'intero Parlamento, perché sarebbe stata una cosa gravissima per il rispetto e la dignità di questa Camera e anche per la nostra. Quindi, cercherei di riportare il fatto nelle sue naturali circostanze, che sono quelle che ho riferito.
La ringrazio, Presidente. Capisco la difficoltà del momento. Non è una cosa facile, ma per questo ci tenevo a prendere la parola prima che partissero questi «treni» di comunicazioni. Poichè lei stava commentando le dichiarazioni, ritenevo di poter parlare. Si è votato ed il Presidente ha sospeso la seduta; ma se continua a parlare lui, può farlo qualunque deputato.
Ci tenevo a dirlo perché, quando vengono diffusi questi messaggi, poi man mano si ingigantiscono, si creano dissapori tra i gruppi e rancori anche tra i singoli deputati.
In questo caso, si può evitare di montare un caso che, se si fosse verificato, sarebbe grave. Non essendo accaduto, signor Presidente, si deve far di tutto perché non si dia per scontata una circostanza che, in verità, è stata riferita in modo alterato dato il momento, ma che sicuramente non si è verificata.

PRESIDENTE. Desidero precisare la diversità della situazione precedente rispetto a quella attuale.
Come lei sa, onorevole Buontempo, nella situazione precedente, in un primo momento avevo proclamato la sussistenza del numero legale. Per questo motivo, era assolutamente legittimo che io dessi la parola all'onorevole Ronconi, che intendeva intervenire sull'ordine dei lavori; ed era anche legittimo quel breve apprezzamento che ho espresso. Dopodiché, essendo subentrato, a seguito di una verifica, l'annullamento della proclamazione del voto, ho ritenuto di sospendere la seduta. Per questo motivo, non era assolutamente possibile proseguire con il dibattito.
Nella situazione in cui ci troviamo, ho apprezzato le circostanze e, quindi, la Camera non è più in sede di votazione. Proseguiremo i nostri lavori con lo svolgimento delle interpellanze urgenti, previsto come ultimo punto all'ordine del giorno, al termine delle votazioni. Abbiamo, quindi, concluso la fase delle votazioni e non è più necessario il numero legale. Adesso, proseguiremo i lavori in questa nuova situazione. Questa è la ragione per cui ho consentito ad alcuni colleghi di intervenire su questa materia (peraltro, altri due colleghi hanno chiesto di parlare). Dopodiché, concluderemo anche questo argomento e - come già preannunciato - sospenderemo brevemente la seduta, per il tempo necessario ad organizzare il seguito dei nostri lavori, che prevede - ripeto - lo svolgimento delle interpellanze urgenti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.

GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, la questione posta dal collega Quartiani sicuramente non è di poco conto: lungi da me l'intenzione di minimizzare.Pag. 55Credo però sia giusto accertare quanto accaduto e, soprattutto, tenere in considerazione quanto dicono i presenti.
Bisogna accertare se vi sia stato un trattenimento fisico, un impedimento reale all'entrata in aula, e non un semplice assembramento di colleghi fuori dall'aula; in tal caso, si sarebbe potuto benissimo passare, come capita spesso quando sono in corso votazioni con la relativa segnalazione sonora e vi è la necessità di essere presenti per poter esprimere il proprio voto.
Credo, però, che non si possa accettare un fatto, e mi rivolgo al collega Quartiani: siamo tutti grandi e sufficientemente esperti per dire che non si può utilizzare in modo strumentale una vicenda - che è stata riferita, che può essere capitata, ma che deve essere ben definita in ordine a quanto veramente accaduto - per coprire alcune responsabilità.
In questo caso, vi sono state delle assenze: erano assenti 39 colleghi dell'Ulivo e forse sarebbe opportuno ammettere, dal punto di vista politico, che il numero legale non è stato raggiunto per le assenze all'interno della maggioranza e non perché un collega non è entrato in aula in tempo per votare.
Non voglio sollevare inutili polemiche: guardiamo alla realtà e cerchiamo di capire che, a volte, capita - come è successo anche nella passata legislatura - che la maggioranza non sia in grado di garantire il numero legale, quando l'opposizione nel corso delle votazioni pone in essere una sorta di atteggiamento ostruzionistico, una battaglia di tipo politico che porta ad allungare i tempi della discussione sui provvedimenti.
Vorrei quindi invitare tutti ad abbassare il livello della polemica, facendo appello al senso di responsabilità, perché non ritengo sia accaduto qualcosa di così grave. Comunque, anche noi siamo interessati ad accertare fino in fondo quanto accaduto, ben sapendo, avendo raccolto testimonianze di parecchi colleghi presenti in quel momento, che le parole del collega Buontempo corrispondono, sostanzialmente, a quanto effettivamente verificatosi.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola, da ultimo, all'onorevole Ronconi, che ha chiesto di intervenire, vorrei precisare che questa non è la sede in cui sviluppare questo tipo di accertamento, che a questo punto è evidente che deve essere messo in atto. Ho già detto che avevo già rimesso la questione al Presidente della Camera. Credo che adesso, a maggior ragione, alla luce del rapido dibattito che si è svolto informalmente - perché, ripeto, non è questa la sede: non dobbiamo fare accertamenti in una sede assembleare -, riferirò al Presidente affinché, con gli strumenti messi a disposizione dal regolamento, promuova le opportune verifiche e gli accertamenti del caso, perché la vicenda comunque non può non essere sottoposta ad una valutazione della Presidenza.
Ho voluto fare questa precisazione prima di dare la parola all'onorevole Ronconi perché non vorrei che si riaprisse il dibattito.
Ha facoltà di parlare, onorevole Ronconi.

MAURIZIO RONCONI. La ringrazio, signor Presidente. Avrei preferito che l'onorevole Buontempo non assumesse il ruolo di difensore d'ufficio in una vicenda che non richiede nessun difensore, tanto meno d'ufficio.

TEODORO BUONTEMPO. Non faccio il difensore!

MAURIZIO RONCONI. Scusa, però, lasciami parlare.

TEODORO BUONTEMPO. Mi stai offendendo!

MAURIZIO RONCONI. Nessuna offesa, Buontempo. Voglio soltanto rilevare che all'ingresso dell'aula c'era una vera e propria muraglia di colleghi, che in modo non so se doloso o meno hanno impeditoPag. 56l'ingresso ad altri parlamentari. Credo che la vicenda debba essere chiusa qui, senza prolungarla ulteriormente; tuttavia chiedo alla Presidenza che vengano assunti dei provvedimenti per consentire che l'entrata e l'uscita dall'aula, soprattutto nelle fasi della votazione, sia libera per i parlamentari. Pertanto, i commessi debbono sorvegliare che gli ingressi siano assolutamente transitabili in ogni momento dai parlamentari, in modo particolare quando sono in corso votazioni. Per questo dicevo che, a mio avviso, non c'è bisogno di nessun difensore, tanto meno d'ufficio, in una vicenda come questa.

PRESIDENTE. Come avevo anticipato, il Presidente della Camera è stato comunque informato e valuterà quali iniziative assumere per le opportune verifiche e gli eventuali provvedimenti.
Sospendo brevemente la seduta; alla ripresa dei nostri lavori si procederà allo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

La seduta, sospesa alle 18,50, è ripresa alle 19,05.

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Dichiarazioni del ministro dell'interno sui pericoli sanitari collegati all'immigrazione - n. 2-00190)

PRESIDENTE. L'onorevole Bucchino ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00190 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1).

GINO BUCCHINO. Signor Presidente, signor sottosegretario, non è la prima volta, purtroppo, che gli immigrati presenti nel nostro paese vengono identificati come «un pericolo sanitario». Solo qualche mese or sono, l'allora ministro della salute Francesco Storace avanzava addirittura la proposta di screening sanitari obbligatori per tutti gli immigrati al momento del loro arrivo in Italia. Sappiamo, invece, che le condizioni degli immigrati sono abbastanza buone e tendono a sovrapporsi quasi perfettamente alle patologie della popolazione italiana. L'immigrato che arriva in Italia gode di buona salute; non è vero che arrivano i «derelitti»; non emigra infatti mai la parte malata della popolazione ma la parte che, nell'intraprendere questo lungo viaggio, ha più possibilità di riuscita. Non solo: ad emigrare è anche la parte che ha studiato di più.
Le proposte concernenti le visite mediche agli immigrati che arrivano in Italia non avevano e non hanno alcun senso e la proposta dell'ex ministro Storace non solo non stava in piedi ma rivelava anche, purtroppo, una radicata e diffusa forma di preconcetto e stigma. Gli immigrati - lo ribadisco - arrivano in Italia generalmente sani; semmai, si ammalano dopo sei mesi o un anno per le condizioni di vita disagiate, perché non hanno un posto dove dormire, perché si alimentano in maniera non adeguata.
Bene, l'era Storace è finalmente passata, ma non dobbiamo tenere abbassata la guardia perché, a conferma dei diffusi preconcetti - che forse appartengono anche al nostro DNA, e che continuerebbero, se non eliminati, ad alimentare la mala pianta della xenofobia -, anche questo Governo, purtroppo, è inciampato in un piccolo incidente. Un incidente che deve però essere chiarito ora con forza e senza lasciare dubbi, per eliminare sul nascere pericolosi allarmismi e per confermare lo spirito di tolleranza e di solidarietà, come pure la profonda convinzione che gli immigrati danno e possono dare colore e calore alla nostra Italia e che i loro figli rappresentano una risorsa ed un arricchimento che ci fa sperare bene per il futuro della nostra nazione.
Secondo la stima del Dossier Caritas/Migrantes, alla fine del 2005 gli immigrati con regolare permesso di soggiorno erano 3 milioni 35 mila, ai quali si deve aggiungere un numero di immigrati, cosiddettiPag. 57irregolari, compreso tra i 300 ed i 600 mila. Una strana coincidenza, ma che ci fa anche sorridere e riflettere - e che io non potevo, come parlamentare eletto all'estero, non sottolineare -, si ravvisa nella circostanza che il numero degli immigrati regolari in Italia ha quasi raggiunto quello degli emigrati italiani nel mondo. E, al pari degli italiani emigrati, che hanno fatto grande l'Italia ed i paesi che li hanno accolti, sono sicuro che anche gli immigrati in Italia - dei quali un milione 200 mila hanno già maturato cinque anni di soggiorno, e sono quindi pronti per godere anch'essi dell'acquisita maturità politica partecipativa - faranno grande con la loro presenza il nostro paese.
Specificando meglio le perplessità che ci hanno indotto a presentare questa interpellanza per stimolare una precisazione da parte del Governo, facciamo riferimento all'intervento del signor ministro dell'interno il quale, riferendo dinanzi alla Commissione affari costituzionali del Senato in merito alla riforma della legge cosiddetta Bossi-Fini, ha dichiarato: «Non è possibile eliminare i CPT» - centri di permanenza temporanea - «e lasciare per la strada chi sbarca, anche perché c'è un'emergenza sanitaria con casi di lebbra, tbc e scabbia». La dichiarazione è stata riportata dal Corriere della Sera del 28 settembre 2006, mentre l'edizione dello stesso giorno de La Stampa riporta la ulteriore dichiarazione secondo la quale gli immigrati «sono un pericolo sanitario» e quindi «serve una verifica».
I pregiudizi di cui parlo, che vedono gli stranieri come inevitabili portatori di rischi per la salute della collettività, sono tali e tanto rilevanti da essere stati riassunti nella definizione di «sindrome di Salgari», coniata dalla Caritas di Roma più di venti anni or sono per riferirsi all'immaginario riguardo alle patologie che presentano gli immigrati e che non corrispondono ad una verifica reale.
Vale la pena ricordare che Emilio Salgari è autore di romanzi che hanno come protagonisti personaggi ambientati in mondi esotici, descritti in maniera particolareggiata e affascinante. Si tratta di personaggi e luoghi entrati nelle case degli italiani attraverso la versione televisiva e che, all'epoca, hanno contribuito a sviluppare il loro immaginario sui luoghi esotici. Di fatto, però, Salgari non ha mai visitato quei paesi, e le sue descrizioni sono frutto solo delle cose che aveva letto, amalgamate alla sua fervida fantasia.
I pregiudizi riguardo al «pericolo sanitario» sono, purtroppo, fortemente radicati, nonostante svariati studi epidemiologici sottolineino, da tempo, che il rischio di importazione di malattie infettive ricollegabile all'immigrazione è trascurabile. Gli esperti parlano, addirittura, di «effetto migrante sano», vale a dire di una forma di selezione naturale all'origine, per cui decide di emigrare, come dicevamo, solo chi è in buone condizioni di salute.
Una volta in Italia, gli immigrati vedono progressivamente depauperare il loro patrimonio di salute, a causa della continua esposizione ai fattori di rischio della povertà - come la precarietà alloggiativa, il sovraffollamento, la scarsa tutela sul lavoro ed una alimentazione carente -, ai quali si aggiungono sia il disagio psicologico legato allo sradicamento culturale, sia le difficoltà di accesso ai servizi sociosanitari.
Gli studi epidemiologici di cui sto parlando sono confermati anche dall'analisi dei ricoveri, che evidenzia un basso impatto del fenomeno migratorio sui servizi ospedalieri per motivi essenzialmente riconducibili ad eventi fisiologici, come il parto, o accidentali, come i traumi.
In questi ultimi anni, il livello di sviluppo raggiunto dai sistemi informativi sanitari ha portato ad un crescente impiego dei dati amministrativi nelle valutazioni epidemiologiche; in particolare, la banca dati delle schede di dimissione ospedaliera è quella che, a tutt'oggi, offre maggiori garanzie in termini di completezza e disponibilità di variabili per la identificazione degli stranieri provenienti da paesi a forte pressione migratoria.
Nel 2003, i ricoveri di cittadini stranieri avvenuti in Italia presso strutture ospedaliere pubbliche e private sono stati 365.729, pari al 3 per cento della ospedalizzazionePag. 58complessiva del nostro paese. La quasi totalità delle dimissioni è stata effettuata da reparti per casi acuti.
La causa più frequente di accesso al ricovero ordinario tra gli uomini è rappresentata da traumatismi; nelle donne, invece, la causa più frequente di ricovero ordinario è costituita dalla gravidanza e dal parto, con una percentuale pari al 55 per cento.
Nonostante l'aumento degli stranieri, sia per immigrazione, sia per nascita, i risultati dell'analisi di tali schede confermano un impatto relativamente modesto della presenza straniera sull'assistenza ospedaliera, che è di poco inferiore al 3 per cento. Si delinea, quindi, il profilo di una popolazione che, rispetto a quella residente, accede alle strutture ospedaliere soprattutto, come dicevamo, per motivi legati ad eventi fisiologici, come il parto, o accidentali, come i traumi.
È vero che emergono alcune aree critiche per la salute degli immigrati, come, ad esempio, la tubercolosi e l'AIDS. Nel primo caso, la criticità è legata non tanto ai rischi di propagazione in forma epidemica alla popolazione ospitante, quanto, piuttosto, alle difficoltà di gestione dei casi in termini di adesione alle cure e di possibilità di seguire i pazienti nel tempo. Per quanto riguarda l'AIDS, un recente studio dell'Istituto superiore di sanità e dell'Agenzia di sanità pubblica del Lazio ha segnalato come la diffusione della malattia in Italia tra la popolazione straniera non sia allarmante; anzi, negli ultimi anni i casi sono addirittura in diminuzione.
I veri motivi che determinano la criticità dell'AIDS, e che potrebbero contribuire a causare un aumento del rischio di contrarre l'infezione da HIV, sono soprattutto, se non esclusivamente, legati alla difficoltà di accesso ai servizi sanitari per la diagnosi ed il trattamento della malattia, ai differenti modelli socio-culturali e linguistici, alla limitata protezione sociale e legale, al timore di essere rimpatriati (perché non in regola) ed alla difficoltà di accesso alle informazioni sulla prevenzione.
Tra il 1992 e il 2003 sono stati diagnosticati in Italia circa 40 mila casi di AIDS tra i maggiorenni, di cui poco più di 2.800 hanno riguardato stranieri; esattamente, quindi, l'1 per cento, come gli italiani.
Peculiarità della popolazione immigrata è che questa si trova spesso di fronte ad ostacoli di natura linguistica, culturale, socio-economica, che nel caso particolare dell'HIV impediscono l'applicazione di valide misure di prevenzione e cura dell'AIDS, e rendono quindi questa popolazione altamente vulnerabile al contagio e alle complicanze connesse con l'esordio della malattia.
Di conseguenza, è importantissimo compiere sforzi per garantire agli immigrati l'accesso ai servizi socio-sanitari, al fine di offrire terapie adeguate, in un'ottica di promozione della diagnosi precoce e di strategie di prevenzione.
L'idea, quindi, che i CPT (centri di permanenza temporanea) possano rappresentare una risposta all'emergenza sanitaria degli immigrati, trasformandosi in luoghi impropri di degenza o di cura, non appare assolutamente sostenibile; ciò, anche in considerazione del fatto che da più parti vengono segnalate situazioni di estremo degrado all'interno dei centri, in grado di determinare, o comunque di aggravare, le condizioni di salute delle persone ivi dimoranti.
In base alle considerazioni esposte, chiediamo se il ministro sia in possesso di informazioni differenti, rispetto a quelle che emergono dalla letteratura scientifica, in merito a eventuali pericoli sanitari collegati all'immigrazione. Inoltre, chiediamo: quali sono i motivi che hanno indotto il ministro ad usare toni così allarmistici? Quali sono le azioni e le iniziative che il ministro interpellato intende adottare per promuovere l'accoglienza, l'inserimento sociale e la garanzia di diritti primari, primo fra tutti quello della vita e della salute degli immigrati?

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Marcella Lucidi, ha facoltà di rispondere.

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MARCELLA LUCIDI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Bucchino per l'illustrazione della sua interpellanza urgente.
Riguardo alla conclusione della sua introduzione voglio solo dire che il Governo ed il ministro dell'interno intendono riorganizzare e proporre al paese una disciplina sull'immigrazione in grado di accompagnare la richiesta di regolarità proveniente dall'immigrato, riconoscendo a quest'ultimo anche opportunità e diritti, oltre che doveri.
Le dico questo avendo riguardo alle ampie riflessioni che lo stesso ministro Amato ha condiviso nelle aule parlamentari - e non solo -, grazie alle quali risulta evidente lo spirito con il quale egli, in modo responsabile e godendo di ampia fiducia e condivisione, sta gestendo i fenomeni migratori.
Le sue riflessioni, onorevole Bucchino, prendono spunto da dichiarazioni che il ministro Amato svolse in ordine ai possibili riflessi di natura sanitaria connessi al fenomeno migratorio.
Per ciò che concerne la tutela dei diritti primari vorrei dirle, al riguardo, che le considerazioni del ministro dell'interno sono state estrapolate da un contesto di riflessione ben più articolato, e consueto, sul tema della gestione dei flussi migratori, dal quale risulta evidente il loro effettivo significato. In particolare, quelle dichiarazioni si inserivano nell'ambito di una valutazione sulla gestione dei centri di permanenza temporanea. Lei saprà che il ministro, al riguardo, ha nominato una commissione che sta concludendo in questo mese di dicembre la sua attività di elaborazione di un'analisi, di una proposta in merito ai centri. Si è fatto questo per approfondire ulteriormente il tema delle condizioni nelle quali gli immigrati sono ospitati in questi centri, ma anche per avviare una riflessione, che s'intende condividere con il Parlamento, sull'esistenza, sull'organizzazione, sul senso di questi centri.
L'obiettivo del ministro è quello di riuscire ad istituire delle strutture di accoglienza vere e proprie che siano finalizzate ad assicurare agli immigrati l'assistenza necessaria e le pratiche sanitarie indispensabili a garantire la loro salvaguardia e la loro salute.
La tutela della salute psicofisica degli ospiti dei centri di permanenza temporanea e di assistenza, questo vale per tutte le altre tipologie di centri per gli immigrati, è un principio essenziale costituzionalmente protetto a cui si adeguano rigorosamente le cosiddette linee guida per la gestione dei centri che furono emanate con decreto del ministro dell'interno in data 8 gennaio 2003.
In quel decreto si prevede che nel testo di ogni convenzione stipulata per la gestione dei centri sia prevista, tra le prestazioni di assistenza alla persona, l'assistenza sanitaria espletata in apposito ambulatorio attrezzato, inserito all'interno del centro, con presidio medico e infermieristico costituito da pronto soccorso, con attrezzato dispensario di medicinali, servizi ambulatoriali, smaltimento dei rifiuti speciali, presenza di ambulanza nelle ventiquattr'ore all'occorrenza, nel caso di presenze che superino le 500 unità.
Il rapporto tra il numero di operatori e il numero di ospiti è proporzionale al numero delle presenze quotidianamente registrate; deve essere garantito dall'ente gestore, altrimenti gli viene applicata una penale. A titolo di esempio si va da un minimo di un ambulatorio con infermieri professionali e presidio medico di 6 ore al giorno per centri fino a 50 ospiti fino ad arrivare alla presenza di un'ambulanza e di un presidio medico nell'arco delle ventiquattr'ore nei casi dei centri con maggiori presenze. Nell'ottica di promuovere la difesa della salute degli ospiti extracomunitari, nonché indirettamente degli stessi operatori, è previsto che, ad ogni nuovo ingresso nei CPTA sia seguita una visita medica accurata al fine di verificare l'eventuale presenza di patologie pregresse in atto e fornire, se del caso, opportuno soccorso sanitario.
A tal fine, il paziente, qualora se ne palesi l'esigenza, viene sottoposto a visitePag. 60specialistiche presso strutture ospedaliere esterne e poliambulatori dell'ASL territorialmente competenti.
Inoltre, all'atto della prima visita di ingresso nel centro viene redatta apposita scheda sanitaria individuale che sarà conservata negli uffici dell'ente gestore con le dovute accortezze in materia di custodia previste dalla legge sulla privacy.
Nell'eventualità di situazioni emergenziali dal punto di vista sanitario, il personale medico infermieristico dell'ente gestore può essere validamente integrato da quello appartenente alla Polizia di Stato.
A testimonianza delle iniziative assunte per assicurare un elevato livello qualitativo del servizio di assistenza sanitaria offerto agli immigrati irregolari, ospiti delle strutture di accoglienza o di trattenimento, citerei anche il caso del centro di soccorso e prima accoglienza di Lampedusa (non più centro di permanenza temporanea, ma centro di accoglienza).
In tale struttura, che viene quasi giornalmente utilizzata, sia pure per breve tempo, da centinaia di persone, opera un'equipe socio-sanitaria di elevata professionalità, con specifica competenza nel settore della medicina dell'emigrazione.
L'attuale convenzione per la gestione del centro di Lampedusa prevede il dimensionamento del presidio medico infermieristico quotidianamente assicurato che, nel caso di 500 ospiti, impone la presenza per le ventiquattr'ore di un medico del servizio ambulatoriale con infermieri professionali ed ambulanza.
Inoltre, la prefettura di Agrigento ha stipulato fin dal 2004 un'apposita convenzione con l'associazione Medici senza frontiere che autorizza quest'ultima ad effettuare un primo triage sanitario all'atto dello sbarco dei migranti.
Tale assistenza, se del caso, prosegue con l'ausilio del personale medico e paramedico dell'ente gestore anche all'interno della struttura. Nel caso in cui gli operatori, il personale medico e paramedico accertino particolari patologie diagnostiche non curabili presso il centro, verranno avviati immediati contatti con il poliambulatorio di Lampedusa, l'unico presidio sanitario pubblico dell'isola cui è demandata l'ulteriore decisione di carattere sanitario di profilassi igienico-infettivologica che, nello scorso mese di maggio, è stato, tra l'altro, potenziato con l'apertura di un servizio di pronto soccorso, dotato di personale specializzato per l'emergenza e di attrezzature idonee.
Lo stesso direttore generale dell'ASL 6 di Palermo ha evidenziato che il relativo presidio sanitario è dotato di laboratorio di analisi cliniche in grado di eseguire gli esami ematochimici di routine e repertarli in 24 ore e che sono stati richiesti kit per la diagnosi rapida di eventuali sospetti casi di malattie infettive riguardanti gli immigrati irregolari che giungono a Lampedusa.
Per quanto riguarda il problema squisitamente di ordine sanitario, vorrei premettere che nel caso degli immigrati clandestini l'attenzione verso determinate patologie piuttosto che altre è correlata a considerazioni di carattere statistico ed epidemiologico, che attengono principalmente al maggiore o minor grado di esposizione al contagio nei paesi di origine ed al rischio di prolungata esposizione durante il viaggio e nel paese di arrivo a condizioni di disagio, stress e degrado igienico in grado di favorire lo sviluppo della morbosità.
Per quanto riguarda la tubercolosi, nel nostro paese il tasso grezzo annuale di incidenza della malattia riferito all'anno 2004 è pari a 7 casi ogni 100 mila abitanti, al di sotto del limite che definisce la classificazione di paesi a bassa prevalenza. Dal sistema di notifiche delle malattie infettive del Ministero della salute si rileva, sempre nello stesso anno di riferimento, che la percentuale di casi notificati in cittadini non italiani è stata del 30 per cento.
È necessario, per una lettura corretta dei dati, considerare il grado di endemia della tubercolosi nel paese di provenienza, considerare anche il periodo di tempo trascorso dalla data di distacco dal paese di origine: il rischio maggiore di sviluppare la tubercolosi si verifica durante i primi due anni dalla data di immigrazione.Pag. 61
Come per la popolazione in generale, anche per gli immigrati l'intervento più efficace è rappresentato dalla diagnosi tempestiva, dal trattamento efficace e dalla ricerca dei casi di contatto.
Sottolineo l'importanza degli interventi di prevenzione descritti nelle linee guida nazionali per il controllo della tubercolosi ed anche l'opportunità di predisporre programmi che consentano di migliorare l'offerta delle azioni di controllo, utilizzando tutte le occasioni di contatto con le strutture sanitarie quali, ad esempio, l'accesso alle strutture ambulatoriali, il ricovero ospedaliero ed il rilascio di certificazioni sanitarie.
Gli interventi preventivi, svolti in collaborazione con le associazioni di volontariato e con i rappresentanti delle comunità, devono essere rivolti particolarmente a quei gruppi di immigrati, che, a seguito del disagio sociale, in cui si vengono a trovare nel paese di arrivo, permangono in condizioni di alto rischio di contrarre l'infezione tubercolare e, quindi, di sviluppare la malattia stessa.
Tra le azioni prioritarie individuate dal centro nazionale per la prevenzione ed il controllo delle malattie del Ministero della salute sono previste la promozione di iniziative per supportare l'attenzione al problema della TBC nei gruppi a rischio, la prevenzione ed il controllo della tubercolosi nelle persone immigrate da paese ad alta endemia ed in altri gruppi di popolazione ad elevato rischio di sviluppare la malattia, ad esempio persone con infezione HIV.
Per quanto concerne la prevenzione e il controllo dell'infezione da HIV-AIDS che, come noto, presenta attualmente tassi di incidenza notevolmente più alti in alcuni paesi dell'Africa subsahariana, il nostro paese ha condiviso il programma di azione per la lotta all'AIDS, da intraprendere in Europa, stabilito dalle dichiarazioni di Dublino e di Vilnius, in occasione delle rispettive conferenze ministeriali del 23-24 febbraio 2004 e del 16-18 settembre 2004.
Tale programma ha individuato, tra l'altro, i gruppi vulnerabili e alcune strategie chiave per il contenimento dell'epidemia, tra cui educazione sanitaria, informazione, offerta attiva del test HIV volontario, l'adeguato trattamento, nonché la necessaria collaborazione fra istituzioni e la cooperazione internazionale.
Dai dati forniti dal centro operativo AIDS (COA), dell'Istituto superiore di sanità, relativi alla distribuzione percentuale dei casi cumulativi di AIDS per nazionalità anagrafica, nel periodo 1994-2005, si rileva che il 6 per cento sono casi registratisi in cittadini stranieri; inoltre, nel periodo 2000-2005, si evidenziano tassi di variazione percentuale, che, pur continuando ad assumere valori positivi, registrano una sensibile riduzione rispetto al periodo immediatamente precedente.
Credo che sia possibile procedere nel senso di una ulteriore riduzione, continuando a garantire l'assistenza e la cura alle persone migranti e sviluppando le indicazioni del nuovo piano sanitario nazionale, quali: il potenziamento dell'attività di prevenzione per gli adolescenti e i giovani adulti; la promozione delle capacità professionali degli operatori sanitari nelle aree geografiche a più alto afflusso di immigrati; la conoscenza e il superamento dei nodi critici che, all'interno del sistema sanitario nazionale, possano ridurre l'accesso degli immigrati ai percorsi di prevenzione, diagnosi e cura delle infezioni da HIV-AIDS e delle malattie sessualmente trasmesse.
È prioritario affrontare fattivamente le problematiche connesse alla prevenzione, attraverso un approccio transculturale ed interattivo, che consenta di raggiungere e dialogare efficacemente con le comunità migranti, anche utilizzando canali come i mediatori culturali e le associazioni maggiormente rappresentative.

PRESIDENTE. L'onorevole Bucchino ha facoltà di replicare, per dieci minuti.

GINO BUCCHINO. Signor Presidente, la ringrazio...

PRESIDENTE. Anche per un tempo minore, s'intende...

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GINO BUCCHINO. Signor Presidente, parlerò per molto meno di dieci minuti! La ringrazio, signor sottosegretario, per la puntuale e cortese risposta, che mi trova decisamente soddisfatto, soprattutto per le sue parole di attenzione forte al problema, perché ha usato anche il nuovo termine «centri di accoglienza», non più di centri di permanenza temporanea, che ci evocano anche tristi ricordi.
Certamente, un conto è la tutela sanitaria degli immigrati che bussano alle nostre porte, altro conto è diffondere nel paese grida di allarme, cosa che mi sembra chiaramente, dalle sue parole precise, non essere avvenuta, perché le parole del ministro sono state estrapolate da un certo contesto. Certamente, è molto importante lavorare in maniera estremamente seria e con molta attenzione per sradicare la mala pianta della xenofobia che ancora esiste in Italia. Ribadisco pertanto che la mia non era certo un'intenzione di attaccare il Governo, ma voglio dire che l'incidente nel quale è incorso, anche attraverso l'interpretazione estrapolata delle parole pronunciate, è servito a stimolare questa precisazione positiva e non poteva essere diversamente, considerata l'attenzione che è propria del nostro DNA, fatta tutta di solidarietà nei confronti degli immigrati, ai quali, è nostra convinzione, deve essere offerta la garanzia di percorsi di integrazione pieni e dignitosi.
Desidero solo rilevare, ancora una volta, che gli immigrati, soprattutto in condizioni di irregolarità, invece di essere rischio di diffusione di malattie, sono essi stessi ad essere esposti a quelle che la stessa Organizzazione mondiale della sanità definisce come diseguaglianze evitabili dello stato di salute, che li rendono quindi vulnerabili ed a maggior rischio di ammalarsi. Su tali diseguaglianze si può, e si deve, intervenire ed esse riguardano, come tutti sappiamo, le situazioni di povertà, di emarginazione sociale e di degrado ambientale in cui gli immigrati spesso si trovano a vivere. Gli sforzi del nostro paese e del nostro Governo devono essere, dunque, mirati a migliorare la politica - come lei stessa ha detto, signor sottosegretario, e la ringrazio - dell'accoglienza, a favorire l'integrazione, per garantire a tutti, regolari e non, l'accessibilità e la fruibilità dei servizi sanitari.
È vero: come abbiamo già detto, gli immigrati teoricamente godono degli stessi diritti sanitari degli italiani e la nostra legge, e di ciò ce ne facciamo vanto, da questo punto di vista è certamente tra le più avanzate del mondo, poiché equipara l'immigrato con regolare permesso di soggiorno al cittadino italiano. Nella realtà, tuttavia, esiste una diseguaglianza nell'accesso ai servizi, perché spesso vi è mancanza di conoscenze da parte dell'immigrato ed una grave carenza anche da parte dell'operatore nell'agire in un contesto interculturale o multiculturale che, quindi, deve giustamente essere filtrato da mediatori culturali. Manca, quindi, nella realtà, una seria politica dell'integrazione e persiste una forte precarietà per l'immigrato, come testimonia anche un'area critica importante, ossia quella della tutela del lavoro. L'attuale normativa, che prevede un legame troppo stretto tra il contratto di lavoro e il permesso di soggiorno, pone i lavoratori stranieri in una condizione di ricattabilità, a volte estrema: lo testimonia purtroppo, anche in questi giorni, l'alto numero delle vittime di incidenti sul lavoro che riguarda proprio la popolazione immigrata.
Anche a ciò, dunque, oltre al concentrarsi degli immigrati nelle lavorazioni più pericolose, è dovuto il rischio molto maggiore di incidenti sul lavoro. Tale dato costituisce un'assoluta emergenza per la salute della popolazione ospite. È necessaria, dunque, oltre ad una seria campagna di educazione per sradicare definitivamente i diffusi preconcetti sui timori di malattie di importazione, una seria politica di attenzione socio-sanitaria, ai fini della protezione della salute di questi nuovi compagni di strada, che hanno scelto di portare le loro energie e le loro competenze nel nostro Paese per aiutarci a costruire l'Italia del futuro. La tutela della salute dei cittadini stranieri necessita di politiche attive che promuovano dunque l'accoglienza, come lei stessa diceva.Pag. 63
Anche per questo motivo è stato raccomandato ed accolto dal Governo - nella fattispecie dal ministro della salute Livia Turco, al cui nome, insieme quello del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è legata la migliore legge nei confronti degli immigrati - il suggerimento che venga istituita presso il Ministero della salute una commissione tecnica, in realtà già esistente, ma che era stata accantonata durante gli anni sterili del Governo Berlusconi. Tale commissione è finalizzata al monitoraggio dell'applicazione delle normative nazionali, specie per quanto riguarda l'accessibilità ai servizi e la fruibilità delle prestazioni. Essa è stata già costituita e si riunirà il prossimo 12 dicembre.
È necessario tornare, in conclusione, a parlare di sanità dell'immigrazione, con l'attenzione e la competenza che merita un processo su cui il nostro paese gioca una buona parte del suo futuro.

(Presunte violazioni di legge all'interno del Centro di permanenza temporanea di Pian del Lago - Caltanissetta - n. 2-00207)

PRESIDENTE. L'onorevole Frias ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00207 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 2).

MERCEDES LOURDES FRIAS. Signor Presidente, il 21 ottobre dalle pagine del quotidiano la Repubblica abbiamo appreso la denuncia di un gruppo di immigrati - undici in totale - trattenuti nel centro di permanenza temporanea di Caltanissetta, in merito ad una fuga di immigrati da quel centro. Non era quello l'unico elemento importante contenuto nella denuncia che ha destato scandalo, ma anche una serie di dichiarazioni in merito a situazioni molto gravi, a loro avviso, avvenute all'interno di questo centro.
Intanto, secondo i denuncianti, la fuga sarebbe avvenuta a pagamento, con alcuni connazionali collocati all'esterno che aspettavano i fuggitivi per aiutarli a scappare nella totale indifferenza da parte delle forze dell'ordine. Gli immigrati hanno anche parlato delle difficoltà e del malfunzionamento del centro per quanto riguarda alcuni diritti elementari. In particolare, hanno denunciato vessazioni e discriminazioni da parte degli operatori avvenute sulla base della tonalità della pelle tra gruppi di immigrati africani differenti, oltre alla maggiorazione nei prezzi dei generi di consumo, al pagamento dei farmaci e a difficoltà di accesso alle cure mediche.
Pertanto, intendiamo rivolgere al sottosegretario le seguenti domande. Perché esiste la coesistenza fra gli spazi destinati ai richiedenti asilo e quelli adibiti a CPT? Quali sono le convenzioni vigenti tra il ministero e le associazioni di gestione dei centri, in particolare di quello in oggetto? Quali sono le modalità con cui vengono assunti i mediatori linguistici e culturali, ovvero gli interpreti, che a giudizio dei denuncianti hanno aiutato gli immigrati a fuggire? Perché i denuncianti sono stati fermati arbitrariamente dalla polizia ed interrogati in luoghi a ciò non preposti?

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Marcella Lucidi, ha facoltà di rispondere.

MARCELLA LUCIDI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, vorrei subito dire all'onorevole Frias che la sollecitudine con cui ha raccolto la denuncia dei fatti emersa sul quotidiano è la stessa con cui il Ministero dell'interno ha reagito di fronte alle stesse informazioni.
Infatti, a seguito degli avvenimenti rappresentati, il Ministero dell'interno ha disposto un'inchiesta amministrativa sulla gestione di quel centro.
Dalle testimonianze riportate nell'articolo di giornale da cui ha preso le mosse la vicenda, sembrano emergere, soprattutto, discriminazioni ai danni di immigrati centroafricani da parte di immigrati di altri paesi e, in taluni casi, degli stessi operatori del centro, soprattutto mediatori culturali e traduttori. Debbo dire, però, che già ad una prima verifica, l'associazione di volontariato, la cooperativa AlbatrosPag. 641973, che gestisce il centro di Caltanissetta, ha respinto con fermezza come false le accuse.
Il prefetto di Caltanissetta, con decreto del 23 ottobre scorso, ha istituito un'apposita commissione ispettiva per effettuare una verifica straordinaria sulla cooperativa Albatros 1973, anche per la gestione dei campi di accoglienza ubicati nella contrada denominata Pian del Lago. La predetta commissione ha già iniziato i propri lavori di verifica amministrativo-contabile relativi alla predetta gestione, con particolare riferimento a quanto lamentato dagli ex ospiti del centro di accoglienza.
Il centro di accoglienza di Caltanissetta è stato istituito ai sensi della legge n. 563 del 1995, la cosiddetta legge Puglia, ed ha come finalità istituzionale quella di fornire un primo soccorso allo straniero irregolare, rinvenuto e/o sbarcato clandestinamente sul territorio nazionale, per un arco temporale limitato all'adozione del provvedimento, che ne legittimi la permanenza sul territorio nazionale ovvero ne disponga l'allontanamento. Per tale ragione, gli ospiti dei centri di accoglienza possono allontanarsi dalla struttura, previa autorizzazione delle forze dell'ordine, e sono quindi sottoposti, logicamente, ad un regime di trattenimento diverso da quello di chi è ospite nei centri di permanenza temporanea e di assistenza che, essendo destinatario di provvedimento di espulsione, non può lasciare spontaneamente la struttura e deve essere obbligatoriamente rintracciato dalla polizia.
Aggiungo che il centro è stato inserito nel programma di visite, che ricordavo prima, programmato dalla commissione presieduta dall'ambasciatore De Mistura, che ha visitato tutte le strutture di accoglienza localizzate in Sicilia e, successivamente ai fatti raccontati dal quotidiano, si è recato con la commissione anche a Caltanissetta. Siamo in attesa di conoscere la relazione sui risultati di quanto complessivamente riscontrato, anche ai fini (è questo l'obiettivo che ci eravamo dati) dell'elaborazione di possibili strategie future riguardanti il sistema complessivo dei centri per gli immigrati.
L'organizzazione di tutta la struttura di accoglienza insiste su un'area di 70 mila metri quadrati nella zona periferica di Caltanissetta, ove è in funzione, dal 10 agosto 2000, il centro di permanenza temporanea e di assistenza, con novantasei posti, e, dal 2 dicembre 2003, il centro di accoglienza, inizialmente di centocinquanta posti e, dall'ottobre 2005, di trecentodieci posti.
In applicazione di quanto disposto dal decreto del ministro dell'interno del 9 aprile 2006, vengono utilizzate, dal 21 giugno 2006, le strutture del centro di accoglienza come centro di identificazione, in attesa del completamento dei lavori di realizzazione di un apposito centro di identificazione e nella considerazione che tale ubicazione consente di realizzare la massima sinergia, anche in relazione all'interesse dell'immigrato stesso.
La presenza di locali adibiti a centro di identificazione per richiedenti asilo nello spazio della struttura destinata a centro di accoglienza è specificamente prevista dal comma 3 dell'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 303 del 2004. L'accesso ai centri avviene da una strada provinciale. All'interno, le aree dedicate al CDA e quelle del CPTA sono separate, anche grazie ad una recinzione oscurata, con autonomi servizi di vigilanza e di assistenza.
Preciso che i richiedenti asilo sono ospitati, inizialmente, nel centro di accoglienza, fino alla formalizzazione dell'istanza di asilo e, successivamente, trattenuti nel centro di identificazione. Gli stessi, durante il trattenimento nel centro di identificazione, hanno la possibilità, come dicevo, di allontanarsi.
Il funzionamento di ciascuna delle due autonome strutture è regolato dalle rispettive convenzioni, stipulate in conformità ed in attuazione delle direttive del Ministero dell'interno. Ho già avuto modo di dire, rispondendo ad un'interrogazione, sempre a firma dell'onorevole Frias, che, ove la Presidenza della Camera richiedessePag. 65al Ministero dell'interno il testo delle convenzioni, siamo pronti a metterlo a disposizione.
Come già detto, il centro è attualmente gestito dalla cooperativa sociale Albatros 1973 (con sede in Caltanissetta e con contratto fino al 31 dicembre 2006), alle cui dipendenze prestano servizio mediatori culturali ed interpreti messi a disposizione dallo stesso ente gestore.
Tale attività è attuata sulla base di quanto previsto nelle apposite linee guida per la gestione dei centri, che sanciscono l'obbligo di rispettare i diritti inalienabili delle persone ospitate, a qualunque etnia, cultura o confessione esse appartengano. La selezione degli operatori è curata direttamente da due dirigenti della medesima cooperativa e da uno psicologo, che valuta le caratteristiche del candidato in relazione alle attitudini umane e relazionali ed alla capacità di risoluzione dei problemi. I mediatori devono essere di madrelingua, con preferenza per coloro che hanno effettuato un corso di mediazione culturale, mentre, per gli interpreti, è requisito essenziale il possesso della laurea nella lingua richiesta. In entrambi casi, è comunque richiesta la conoscenza di almeno due lingue parlate.
In ordine alle circostanze relative agli interrogatori di cittadini extracomunitari riportati dalla stampa, sono tuttora in corso indagini di polizia giudiziaria, delegate dalla procura della Repubblica presso il locale tribunale e coperte da segreto istruttorio. Non risulta effettuato alcun fermo da parte del personale della squadra mobile della questura di Caltanissetta nei confronti dei medesimi cittadini, che sono stati rintracciati, invece, al fine di essere ascoltati per informazioni nell'ambito delle indagini. L'escussione dei medesimi, secondo quanto dichiarato dagli ufficiali di polizia giudiziaria, è avvenuta in un clima di assoluta serenità. In ogni caso, la procura della Repubblica di Caltanissetta non ha individuato ipotesi di reato nei confronti della cooperativa Albatros 1973.
Del gruppo dei dieci superstiti del naufragio avvenuto nel canale di Sicilia nella giornata del 19 agosto scorso, ospitati, a partire dal 5 ottobre scorso, presso la struttura di accoglienza gestita dall'associazione Acuarinto, due persone di nazionalità somala hanno presentato istanza di asilo, mentre i rimanenti otto, tutti di nazionalità eritrea, sono titolari di permesso di soggiorno per protezione umanitaria. L'associazione che li ha in carico gestisce l'accoglienza di 55 tra richiedenti asilo, rifugiati o soggetti titolari di protezione umanitaria attraverso due distinti progetti finanziati dal fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo e con il cofinanziamento del comune di Agrigento, soggetto promotore.
Nell'espletamento di tale attività, l'associazione, che dispone di locali messi a disposizione gratuitamente dall'azienda sanitaria locale di Agrigento n. 1 e di quattro appartamenti in città, destinati a gruppi familiari e ad altre categorie particolari di utenti, nell'ultimo triennio, ha assistito 197 persone nel 2004, 231 nel 2005 e 158 alla data del 26 ottobre 2006. Il progetto prevede l'alfabetizzazione nella lingua italiana e l'orientamento socio-assistenziale, che fornisce una prima consulenza su aspetti giuridico-legali, atti amministrativi, orientamento e supporto per l'inserimento lavorativo e per la ricerca di opportunità alloggiative. Sono previste anche l'assistenza e l'informazione sulla normativa italiana ed europea in materia di asilo.
Comunico che, dopo i colloqui sostenuti con gli operatori addetti, è emersa la volontà di tutti i dieci ospiti di essere trasferiti in una località lontana dal mare, la cui vista genera loro, verosimilmente in quanto scampati ad un naufragio, ricordi e sensazioni sgraditi per via della tragedia sofferta. In accoglimento di tale istanza, gli ospiti sono stati avviati verso altri centri. Ribadisco - l'ho detto anche prima - che al Governo sta a cuore la tutela dell'integrità ed anche della salute psicofisica degli ospiti dei centri, secondo i dettami della nostra Costituzione: ed è ferma intenzione verificare il pieno rispetto di essi all'interno di ogni struttura.

Pag. 66

PRESIDENTE. L'onorevole Frias ha facoltà di replicare.

MERCEDES LOURDES FRIAS. Vorrei ringraziare la sottosegretaria Lucidi per la sua risposta così esaustiva. Penso che la vicenda di cui si è fatto portavoce il giornale la Repubblica ci dia l'occasione per riflettere sulla natura stessa di questa risposta alle difficoltà di ingresso regolari in Italia: l'esistenza dei CPT, che sono i terminali della politica migratoria, quei non-luoghi in cui non vi è uno status giuridico per le persone che vi finiscono, che hanno una contraddizione nella stessa denominazione «permanenza temporanea». Se non sbaglio il termine «permanenza» indica una stabilità, mentre «temporaneo» indica una condizione di sospensione, come sono sospesi il diritto e la vita delle persone che finiscono in questi luoghi. Parlo di risposte sbagliate perché, come diceva bene la sottosegretaria Lucidi, delle undici persone che hanno fatto questa denuncia dieci erano superstiti di un naufragio (una di quelle stragi consumatesi nel Mediterraneo a cui abbiamo assistito questa estate) e hanno avuto il riconoscimento dello status di rifugiati e la protezione umanitaria. Ciò vuol dire che si trattava di persone che fuggivano da situazioni di persecuzione, e per loro fortuna sono state tra i pochi ad avere la possibilità di vedersi riconoscere quello status, forse proprio a causa della tragedia che si portavano dietro.
Ci sono tanti altri che non subiscono per loro fortuna la stessa sorte, nel senso che non devono assistere alla morte di mogli, figli, parenti, amici, persone con le quali hanno viaggiato e vissuto per anni. Che fine fanno queste persone? Finiscono in questi luoghi di trattenimento, di limitazione della libertà, tanto per usare un eufemismo. Non so in che rapporto stia con la coscienza di un paese civile il fatto che esistano questi luoghi dove le persone finiscono per quello che sono e non per quello che fanno. La presenza in territorio italiano senza titolo di soggiorno è una violazione amministrativa e non un reato, ma allora perché si deve venire privati della propria libertà per questo motivo? Penso che la risposta cerchi di andare incontro a quella che si ritiene la percezione dei cittadini, magari per rispondere agli istinti forcaioli di una parte della popolazione alla ricerca di capri espiatori, istinti che partono dallo sciovinismo del benessere per cui «quello che arriva» è qualcuno che mi porta via qualcosa. La responsabilità delle istituzioni, del Governo e del Parlamento è quella di rispondere ad istinti di quel livello? Io penso che noi siamo chiamati a fare altro, per questo la risposta deve essere un'altra. Credo che nessuno si sogni di chiedere porte aperte per tutti, però, dal momento che decidiamo delle regole queste devono essere rispettate.
Il problema è che in Italia non si entra regolarmente, questa è la realtà. Le leggi di fatto impediscono l'ingresso regolare. L'unico strumento disponibile è quel retaggio ipocrita che ci portiamo dietro dal 1990 con la legge Martelli, il decreto flussi, che come tutti sappiamo serve a sanare situazioni di persone che sono già nel territorio. Affrontiamo invece le cose per come sono in realtà, cercando di dare giustizia anche nella situazione attuale. Abbiamo una legge basata su rigore e integrazione, come affermano coloro che l'hanno approvata. L'integrazione è sempre più precaria, come abbiamo sentito anche nello svolgimento dell'interpellanza dell'onorevole Bucchino, per una serie di difficoltà che si presentano sempre di fronte a persone che comunque contribuiscono alla ricchezza di questo paese attraverso una serie di atti che bisogna sempre ricordare, perché sembra che gli immigrati siano soltanto dei consumatori. Siamo anche produttori. Come ha ricordato il presidente Violante qualche tempo fa, noi immigrati produciamo l'8 per cento del PIL di questo paese. Non si hanno le risposte corrispondenti a questa piena integrazione economica, però la parte repressiva della legge è stata florida e molto attiva e ci sono sistematicamente altre proposte per proseguire in tal senso.
C'è un aspetto della sua risposta, sottosegretaria, cui vorrei replicare sottoPag. 67tono, perché non vorrei essere fraintesa. La questione che le discriminazioni avvengono tra immigrati, tra immigrati ed interpreti, che, comunque, sono immigrati, pone altre problematiche, perché si pensa che, in definitiva, si tratti di un loro problema. Questa è la risposta che sistematicamente le istituzioni forniscono: è un loro problema.
Ma che potere ha un immigrato di discriminare un altro, se si trovano nella stessa condizione o se c'è qualcuno che fa l'operatore? In base a cosa può discriminare un altro? Credo che questa risposta non soddisfi il problema che abbiamo posto e che è alla base di tutto questo.
Il problema rimane l'esistenza stessa di questi centri come risposta alla presenza irregolare o clandestina sul territorio, che è un prodotto dell'assenza di normativa in questo senso e che è molto funzionale a tutta un'economia sommersa della quale si è doppiamente vittima, perché si è in condizione di clandestinità e perché si è ulteriormente sfruttati ed allontanati dalla possibilità di utilizzare i servizi degli organi sociali, predisposti per tutti.
Vorrei concludere il mio intervento leggendo la dichiarazione di un ispettore di polizia riportata in un libro intitolato Lager italiani di Marco Rovelli, che raccoglie le testimonianze di chi è passato attraverso un CPT. Vorrei che tutti noi ascoltassimo le parole di questo ispettore di polizia: «Nessuno sapeva di aver vinto un concorso per fare il guardiano ad un lager. Facciamo i guardiani di povera gente».

(Revoca del finanziamento per interventi di teleriscaldamento a favore della regione Lombardia - n. 2-00183)

PRESIDENTE. L'onorevole Lupi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00183 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3).

MAURIZIO ENZO LUPI. Signor Presidente, nell'interpellanza chiediamo al Governo di rispondere in maniera chiara e precisa rispetto ad un fatto che è giunto all'attenzione non solo degli interpellanti, ma anche dell'intera Commissione ambiente.
La regione Lombardia (non si può dubitare di questo), negli ultimi anni, ha realizzato una politica di interventi mirati a rafforzare l'uso razionale dell'energia, che ha consentito un rilevante incremento delle iniziative di teleriscaldamento, con sensibili benefici per l'ambiente e, pertanto, non si rilevano motivi per un'azione che appare ingiustamente punitiva nei confronti di una regione virtuosa.
Con comunicazione del 6 ottobre 2006, il ministro dell'ambiente Pecoraro Scanio ha rappresentato l'intenzione di revocare il finanziamento di dieci milioni di euro per rifinanziare interventi di teleriscaldamento a favore della regione Lombardia, con l'intenzione di destinare suddette risorse ad altre finalità.
Dopo apposita verifica presso la regione, l'attuazione dell'accordo di programma quadro non risulta assolutamente in grave ritardo e la regione Lombardia non è mai stata informata del rifinanziamento pari a 10 milioni di euro, come da articoli 18 e 20 dell'atto integrativo.
Gli interpellanti vogliono sapere con chiarezza se e quali iniziative intenda assumere il ministero interpellato per mantenere l'impegno relativo all'attuazione dell'accordo quadro sottoscritto e se tale zelante intervento - credo che mai si sia visto un intervento così rapido di controllo o quant'altro verso la regione - abbia invece quale ragione, quella di penalizzare, tra virgolette, una regione che, purtroppo per il ministro Pecoraro Scanio, non è gestita dall'attuale maggioranza, ma dal presidente Formigoni del centrodestra.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Mario Lettieri, ha facoltà di rispondere.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. In merito a quanto indicato testé dall'onorevole Lupi, nella sua interpellanza urgente concernente il finanziamento alla regionePag. 68Lombardia per le iniziative del teleriscaldamento, devo fare la cronistoria, purtroppo, per giungere alla conclusione che non vi è da parte del Governo né, tantomeno, da parte del ministro competente volontà vessatoria e/o di penalizzare la regione Lombardia, che merita e che ha tutta l'attenzione di questo Esecutivo.
Devo fare l'excursus storico del quadro dei rapporti fra regione Lombardia e Governo. Il 2 febbraio 2001 fu sottoscritto un accordo di programma-quadro tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e il Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica e la regione Lombardia, in materia di ambiente e di energia, per la realizzazione di un complesso di interventi e di programmi per il risanamento e la salvaguardia ambientale del territorio lombardo.
L'accordo prevedeva per lo Stato un onere complessivo pari a 159 miliardi di lire. In data 5 settembre 2002 è stato sottoscritto un atto integrativo dell'accordo di programma-quadro, che prevede un ulteriore onere a carico del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, pari a 210 milioni di euro, di cui soltanto 17 milioni di euro subito impegnati dal Ministero stesso.
L'impegno delle ulteriori risorse, ai sensi dell'articolo 3, comma 6, del citato atto integrativo, è vincolato alla stipula di ulteriori atti integrativi sulla base di verifiche dello stato di avanzamento dei lavori.
Con provvedimento del 10 aprile 2006, firmato dall'allora ministro Matteoli, venivano assegnati 10 milioni di euro per rifinanziare interventi di teleriscaldamento e per l'impiego di metano negli impianti di riscaldamento nell'ambito dell'attuazione dell'atto integrativo suddetto.
Considerata la delicata situazione della finanza pubblica e vista, peraltro, l'urgenza di avviare rapidamente azioni per rispondere alla ormai imminente partenza del Protocollo di Kyoto, nonché per ridurre le emissioni inquinanti nei centri urbani, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio ha ritenuto di procedere, prima di assegnare ulteriori risorse alla regione Lombardia, ad una verifica dello stato di attuazione dei progetti e alla distribuzione degli impegni di spesa su tutte le regioni italiane.
Tale azione è stata svolta in linea con le direttive politiche dettate proprio dall'allora ministro Matteoli per l'anno 2006, che prevedevano, appunto, di monitorare l'utilizzo dei finanziamenti, procedendo a verifiche e ad eventuale riallocazione delle risorse, onde garantirne il più efficace utilizzo.
Una prima analisi è stata, dunque, svolta sull'entità delle risorse già impegnate a valere sui fondi di diretta competenza del Ministero dell'ambiente nell'ambito dei programmi o accordi per i settori energia e ambiente. I risultati di tale analisi, riportati nella tabella che è a disposizione dell'onorevole Lupi, sottolineano l'evidente sproporzione dei contributi assegnati a favore della regione Lombardia rispetto alle altre regioni italiane. Infatti, il Ministero dell'ambiente ha impegnato risorse per la regione Lombardia pari a circa 120,9 milioni di euro, contro, ad esempio, i 9,3 milioni di euro del Lazio e i 6,9 milioni di euro della Campania o, nel migliore dei casi, i 19 milioni di euro dell'Emilia-Romagna.
La seconda analisi svolta ha riguardato specificamente lo stato della spesa delle risorse impegnate proprio per il finanziamento dei progetti di teleriscaldamento, oltre che per quelli di impiego di metano nella regione Lombardia. Da tale analisi emerge che, per il finanziamento di progetti di teleriscaldamento, oggetto della richiesta dell'onorevole Lupi, oltreché di impianti di cogenerazione alimentati da biomasse (articoli 5 e 6 dell'accordo di programma-quadro), il ministro dell'ambiente sta trasferendo, a partire dal 2001 e continuerà a farlo fino all'anno 2021, ratei annui di importo pari a 3.047.095 euro, per un ammontare complessivo di euro 61.941.900 euro.
Inoltre, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio ha impegnato risorse pari a un milione di euro per l'incentivazione dell'impiego del metano negli impianti di riscaldamento, secondo l'articolo 20 dell'atto integrativo.Pag. 69
Dall'analisi dello stato di attuazione di detti progetti sono stati evidenziati ritardi nella realizzazione degli interventi.
In particolare, alla luce dell'ultima verifica straordinaria effettuata dalla regione Lombardia e pervenuta al Ministero in data 18 agosto scorso, risultano conclusi 6 interventi di biomassa e teleriscaldamento sui 21 attualmente attivi, e per 2 interventi è stata richiesta un'ulteriore proroga per il completamento dei lavori.
Va anche precisato che la competente commissione nominata dalla regione per la verifica della congruità degli interventi realizzati con gli obiettivi originariamente proposti, ad oggi, risulta convocata solo una volta, per il sopralluogo su un singolo impianto.
Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha più volte sollecitato una rapida attuazione degli interventi, in seguito alle documentate richieste di proroga più volte fatte pervenire dalla regione Lombardia. Il Ministero dell'ambiente ha provveduto, secondo le modalità prescritte, al trasferimento dei primi sei ratei del finanziamento, per un importo complessivo pari a 18.282.570 euro.
Per quanto concerne, invece, i progetti di impiego del metano negli impianti di riscaldamento, ad oggi non è stato possibile procedere al trasferimento delle sopracitate risorse, in quanto la regione Lombardia non ha dato attuazione agli adempimenti previsti nell'articolo medesimo.
Inoltre, la verifica sullo stato di avanzamento dei lavori relativi agli altri interventi previsti dal citato accordo mette in evidenza che, a causa della mancata attuazione degli adempimenti previsti da parte della regione Lombardia, ad oggi non è stato possibile trasferire risorse finanziarie già impegnate, pari a circa 12 milioni di euro, per programmi relativi alla sperimentazione di nuovi combustibili, la diffusione di veicoli ecologici, la diffusione di combustibili a basso impatto ambientale, la diffusione di impianti a energia solare e piani di azione sull'idrogeno.
Stante tale analisi si è, dunque, ritenuto che non sussistano le condizioni per concedere ulteriori finanziamenti per la realizzazione di interventi di teleriscaldamento e per l'impiego di metano negli impianti di riscaldamento nell'ambito dell'atto integrativo all'accordo di programma-quadro con la regione, e si è, quindi, proceduto alla variazione delle finalità di assegnazione di 10 milioni di euro, in accordo con quanto previsto proprio dall'articolo 3, comma 6, del succitato atto integrativo sottoscritto, a suo tempo, dalla regione Lombardia e dal Ministero dell'ambiente, che prevede la possibilità di un ulteriore finanziamento degli interventi ivi previsti soltanto a seguito di «ulteriori atti integrativi sulla base di verifiche dello stato di avanzamento lavori».
Quindi, al quesito posto dagli interroganti in merito alle iniziative che il Ministero intende assumere per il futuro nel rapporto con la regione Lombardia, si precisa che è intenzione del Ministero dell'ambiente tenere prioritariamente conto della necessità di mantenere un equilibrio nella ripartizione delle risorse sull'intero territorio nazionale.
Compatibilmente con le nuove risorse assegnate al Ministero e solo in seguito ad una verifica puntuale dello stato di avanzamento dei lavori, si potrà procedere in futuro ad eventuali ulteriori finanziamenti per la regione Lombardia, alla quale questo Governo comunque riserva una grande attenzione.
La tabella di ripartizione dei fondi è a disposizione del Parlamento e da essa risulta che c'è una evidente sproporzione nella ripartizione.

PRESIDENTE. L'onorevole Lupi ha facoltà di replicare.

MAURIZIO ENZO LUPI. Signor Presidente, purtroppo mi sarebbe piaciuto dichiararmi soddisfatto; ma la risposta del Governo non solo non soddisfa gli interpellanti e il sottoscritto, ma aumenta le grandi preoccupazioni che avevamo paventato nella nostra interpellanza. Cercherò di spiegare il motivo e chiedo al Governo di tenerne conto.
Seppure, con il lodevole sforzo del nostro sottosegretario, si è cercato di dimostrare,Pag. 70a parole, che non vi è alcun pregiudizio o quant'altro nei confronti della regione Lombardia, dalla nota letta e da alcuni passaggi che sottolineerò credo che, invece, purtroppo, vi sia una conferma di ciò.
Non mi ritengo soddisfatto per ragioni sia di merito sia di metodo. Innanzitutto agli interpellanti risulta, anche a seguito delle verifiche operate, attraverso documenti che sono giunti agli interpellanti, quindi con fatti e non con intenzioni - chiedo al Governo di prendere atto di questo e di svolgere ulteriori verifiche con gli uffici, e sono certo che il sottosegretario si farà latore di questa nostra preoccupazione e richiesta di verifica di quanto affermato, riguardo allo stato di avanzamento degli interventi -, che gli interventi previsti sono quasi tutti conclusi e che i costi sono realizzati, nel senso che gli interventi sono finalizzati e finanziati per un ammontare che lei ha sottolineato. Dato il 100 per cento di questi interventi e del loro costo, l'80 per cento dei costi è stato realizzato e la quota di finanziamento regionale è stata integralmente impiegata; rimane quindi un 20 per cento dei costi. Poi eventualmente possono anche essere - forse qui sta l'equivoco, ma credo che noi dobbiamo guardare alla sostanza e non alla forma o ai numeri - 6 interventi su 12, ma il problema è che se i 6 interventi che sono stati realizzati rappresentano l'80 per cento dei costi investiti e quindi l'80 per cento dei progetti, forse dobbiamo guardare alla sostanza e non al numero degli interventi realizzati; diversamente torniamo all'uso strumentale dei numeri, per raggiungere un obiettivo che non credo sia di questo Ministero e non posso accettare che possa essere di un ministro della Repubblica italiana.
Dunque il primo dato è che l'80 per cento dei costi è stato integralmente impegnato e realizzato. Rimane da concludere il 20 per cento degli interventi dell'intero progetto. Tutti i finanziamenti posti dalla regione Lombardia sono stati impiegati, come previsto dall'accordo.
Quanto alla questione di merito, sono molto preoccupato delle intenzioni che oggi qui sento per la prima volta esposte dal rappresentante del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, cioè che le risorse messe a disposizione per il miglioramento degli interventi ambientali non sono finalizzate alla qualità degli interventi, alla capacità di attuarli e alla capacità innovativa di proposte che vengono dal territorio, ma devono essere finalizzate, e quindi distribuite, su una base equa, indipendentemente dalla capacità o meno di intervenire per migliorare la qualità ambientale. L'esempio citato mi preoccupa, perché quando si dice che alla regione Lombardia sono stati assegnati 120 milioni di euro e alla regione Campania solo 6 milioni di euro, io dico che dobbiamo riflettere sulle ragioni per cui solo 6 milioni di euro sono stati destinati alla regione Campania e 120 milioni di euro alla regione Lombardia! Chiedo al ministro Pecoraro Scanio di andare a vedere quanti progetti, volti al miglioramento ambientale, al teleriscaldamento, all'innovazione in termini di carburante e in termini di ricerca scientifica riguardo a tutto ciò che può essere alternativo nell'energia, sono stati proposti - non dico chiesti, ma almeno proposti - dalla regione Campania e quanti invece sono stati proposti ed attuati dalla regione Lombardia.
Mi sembra che abbiamo appena finito di discutere in quest'aula di un problema che riguarda la regione Campania, il problema dell'emergenza rifiuti, che da anni, se non da decenni, rimane paralizzato in quella regione, mentre in altre regioni, non solo in Lombardia, mi sembra sia stato affrontato.
Allora questo Stato, questo Ministero deve distribuire a pioggia interventi, perché così siamo tutti tranquilli e abbiamo la coscienza a posto, oppure gli interventi sono finalizzati effettivamente alla capacità di impiego di queste risorse e di una loro effettiva utilizzazione per migliorare la qualità ambientale? Questa è la prima preoccupazione che mi deriva dall'aver ascoltato la risposta del rappresentante del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio.Pag. 71
Inoltre, lo stesso ministro Pecoraro Scanio, anche se non proviene dalla regione Lombardia - ma la conosce -, sa bene che il problema non è solo quello di un rapporto equilibrato tra numero delle regioni (20) e risorse messe a disposizione; sa che c'è una proporzione, che deve essere comunque rispettata, a fronte del peso di ogni singola regione, rispetto al contributo che ognuna dà al PIL complessivo e rispetto alle tasse che ognuna paga.
Mi sembra che, in termini di numero di abitanti, di prodotto interno lordo, di capacità di spinta verso l'innovazione e di incremento della produzione di questo paese, la Lombardia non sia uguale alle altre regioni, non perché essa sia migliore ma perché, oggettivamente, ha un peso diverso dalle altre realtà del paese. Vi abitano 9 milioni di persone, mentre nelle altre regioni risiedono circa 1, 2 o 3 milioni di abitanti, se non 800 mila.
Poi, al di là di tale circostanza, bisogna capire se questo Governo intenda valorizzare le eccellenze presenti nel paese perche diventino un modello per le altre regioni, oppure se voglia indiscriminatamente appiattire tutto pur di mettersi a posto la coscienza. Non si tratta di un conflitto tra nord e sud, tra la Lombardia e le altre regioni; si deve, semmai, comprendere se, in particolare in termini di innovazione - stiamo, infatti, discutendo di innovazione, di capacità di ricerca scientifica, di miglioramento della qualità ambientale -, il Governo italiano voglia premiare, indipendentemente da chi concretamente governi, le eccellenze presenti sul territorio in modo che possano diventare un esempio anche per le altre regioni. Ciò dimostrerebbe che in Italia si possono costituire realtà positive e che il nostro paese, anche in materia ambientale, non è l'ultimo, la Cenerentola tra tutti.
Ma se vogliamo così operare, il ministro Pecoraro Scanio deve spiegare per quale motivo, a fronte di una tale ricostruzione - che ancora non mi è stata confutata -, la sua intenzione programmatica sia di ripartire a pioggia le risorse. Ma dove siamo, in quale paese viviamo?
È recente l'approvazione di una legge, in Lombardia, che interviene sull'inquinamento ambientale prevedendo che dal giugno 2007 non possano più circolare nella regione i mezzi altamente inquinanti vale a dire quei mezzi, che non hanno ancora la marmitta catalitica. È una iniziativa che la regione Lombardia ha assunto e che, peraltro, ha visto maggioranza ed opposizione collaborare. Non mi risulta che altre regioni abbiano assunto iniziative analoghe. Tale circostanza non significa che la Lombardia sia migliore o peggiore di altre regioni, ma indica che in Italia è possibile attuare una politica ambientale e che, noi dobbiamo premiare le regioni che meglio procedono in questa direzione, incentivando così le altre ad agire sul loro esempio per ricevere i finanziamenti necessari. Non dobbiamo invece dare finanziamenti a pioggia per progetti che poi non si attueranno mai.
Questa è la questione di merito. Purtroppo, però, devo constatare l'adozione di questo provvedimento, che pure è di modesta entità; stiamo parlando di 10 milioni di euro, non di grandi cifre. È simbolico ma, dietro questo provvedimento, non vi è un'intenzione di efficienza, sibbene il proposito di penalizzare una regione che probabilmente, per il modo in cui è governata, per il presidente che la rappresenta, per la maggioranza che la amministra, dà fastidio a questo Governo.
Mi permetta di concludere su una questione di metodo, perché in ogni caso in questa sede la discussione è tra istituzioni del paese, tra un Governo centrale e le regioni, i governi decentrati. Vi è una riforma costituzionale, tra l'altro introdotta dall'allora Governo di centrosinistra, che prevede il decentramento amministrativo con poteri delegati alle diverse regioni; mi riferisco al Titolo V della Costituzione. Vi è una disposizione precisa, prevista dagli accordi che lei ha citato; si tratta del principio di leale collaborazione. In ogni caso, non è accettabile - e ciò costituisce un precedente grave per tutte le regioni e per questo Parlamento - che avvenga una revoca unilaterale di risorse (peraltro, osservo che la decisione è debolmente motivata)Pag. 72da parte del Ministero nei confronti delle regioni. Osservo anche che esiste un luogo istituzionale dove porre tali problemi; di fronte alle questioni, il ministro doveva convocare i luoghi istituzionali previsti dalle intese di programma e dagli accordi-quadro e fare presente le inefficienze. Se vi erano inefficienze - ed ho dimostrato che non vi erano - doveva farle presenti ed in quel quadro revocare eventualmente un finanziamento.
Posso essere d'accordo sulla revoca se sussistono inefficienze, ma presenterò a questo punto un'altra interpellanza per verificare - e concludo - se tali provvedimenti così efficienti ed innovativi del ministro dell'ambiente siano stati adottati nei confronti delle altre regioni e quante e quali risorse, a fronte di tutti i finanziamenti erogati alle altre regioni, siano state revocate in considerazione degli effettivi impieghi per miglioramenti ambientali. Sono certo che questa è la prima ed unica iniziativa che il Ministero dell'ambiente ha assunto; di ciò mi dispiaccio ma credo se ne debba dispiacere tutto il Parlamento.

(Misure a favore delle popolazioni del Molise e della Puglia colpite dal sisma dell'ottobre 2002 - n. 2-00248)

PRESIDENTE. L'onorevole Astore ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00248 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 4).

GIUSEPPE ASTORE. Mi dispiace per l'ora tarda, onorevole Presidente e caro sottosegretario, ma devo assolutamente tornare su questo argomento. Ricordo che in questa Assemblea abbiamo già parlato del terremoto e dell'alluvione che hanno colpito il Molise. Credo di sedere in quest'aula anche in qualità di rappresentante di un territorio, nonché per difendere i diritti di alcune comunità che, per lo più, sono state colpite da catastrofi naturali.
Non intendo fare nuovamente leva sulle emozioni, poiché sapete tutti che il terremoto di cui sto parlando ha provocato la morte di 27 bambini e di una maestra. Io vivo in quel paese e questa sera tornerò tra quelle macerie: credetemi, le conseguenze di tale evento si avvertono tutti i giorni! Come già ricordato, il nostro Presidente della Repubblica ha dato la colpa all'intera classe politica, al di là delle responsabilità di ordine penale. Il Presidente della Repubblica, infatti, ha detto che non abbiamo saputo proteggere questi bambini.
È questo il motivo per cui abbiamo ricevuto la solidarietà dello Stato e di tutto il popolo italiano. Non ho potuto essere presente nel mio paese quando, proprio questa mattina, la mia comunità ha conferito la cittadinanza onoraria a Bertolaso. Si tratta di un uomo (di cui si è parlato molto oggi) che ha esercitato, almeno nel Molise, un ruolo decisionale forte, manifestando nel contempo anche risvolti umani. A mio avviso, egli deve essere apprezzato: è questo il motivo per cui ritengo che un dirigente dello Stato non debba avere partiti di appartenenza.
Vi è tuttavia una certa amarezza, signor sottosegretario, per l'atteggiamento tenuto dal mio Governo, al quale riconfermo il mio sostegno e la mia adesione culturale e politica. Credo comunque che trattare il Molise, nell'ambito del disegno di legge finanziaria, in maniera diversa dalle altre regioni - forse perché non ha settanta, sessanta o quaranta rappresentanti in Parlamento, come altre aree - non rappresenti un buon esempio. Lo Stato, infatti, deve aiutare soprattutto i deboli e deve essere solidale in particolar modo con chi ha poche persone in grado di poter difendere i propri diritti.
Vengo subito al punto, signor Presidente. Ricordo che, nell'ambito dell'esame del disegno di legge finanziaria presso la Camera dei deputati, il Governo ha accettato il mio ordine del giorno n. 9/1746-bis/136. Spero, che nel corso della trattazione da parte del Senato, l'insufficiente dotazione finanziaria possa essere colmata. Noi, infatti, dobbiamo assolutamente intervenire in quella regione, poiché lo stato della ricostruzione è penoso! Nel mio paese, San Giuliano di Puglia, il luogo simbolo del terremoto, la ricostruzione èPag. 73appena iniziata, mentre negli altri paesi non è cominciata affatto! Ciò perché qualcuno ha pensato di preparare la vittoria elettorale allargando l'area del cratere; anzi, ritengo opportuno controllare anche se un commissario delegato aveva il potere di allargare a tutta la provincia di Campobasso l'area del cratere sismico.
Credo che occorra intervenire immediatamente, anche perché i danni accertati dalla Protezione civile ammontano a circa 10 mila miliardi di vecchie lire; in più, si è verificata anche l'alluvione nel basso Molise. Penso che non possiamo e non dobbiamo fare la fine di altri territori: infatti, vogliamo restituire subito la casa ai nostri cittadini, ma senza «appendici» e senza trascinamenti di finanziamenti, poiché ciò ci farebbe ripercorrere cattivi esempi.
Ritengo importante procedere in pochi anni alla ricostruzione generale, poiché - come le dicevo l'altra volta, caro sottosegretario - bisogna ricostituire la comunità. Infatti, quando le comunità sono divise, dal momento che abitano in aree diverse, dobbiamo intervenire affinché tali paesi ritornino ad essere delle comunità come lo erano in precedenza. Credetemi: non lo sono più, a causa delle disgrazie che dividono (soprattutto quando vi sono dei morti), a causa dell'odio strisciante, dell'invidia e delle discussioni!
Ritengo, quindi, che uno Stato moderno e solidale debba riportare i cittadini nella propria casa. Infatti, come già detto, penso che non solo per noi che abitiamo in piccoli comuni, ma anche per l'intero popolo italiano la casa sia uno dei beni fondamentali della famiglia!
Credo che debba essere data priorità assoluta a tali interventi. Il Governo probabilmente presenterà un maxiemendamento al disegno di legge finanziaria, attualmente all'esame del Senato, ma vorrei che tenesse in considerazione anche questo problema. Non è possibile, infatti, che chi gestisce la ricostruzione in loco debba ripartire i fondi in maniera frammentaria.
Penso, pertanto, che debbano essere seriamente fissate alcune priorità, partendo dal comune simbolo di questi eventi ed intervenendo successivamente sul cosiddetto cratere e sulle altre parti del territorio colpito.
Questo non significa, nella maniera più assoluta, limitare l'autonomia locale. Si tratta, invece, della sensibilità che lo Stato deve dimostrare riguardo alle popolazioni più danneggiate dal terremoto; vi è, infatti, chi non ha casa e chi, invece, la deve riparare.
Signor sottosegretario, l'oggetto della mia interpellanza urgente è però rappresentato dai tributi e dai contributi. Il disegno di legge finanziaria l'ho approvato anch'io per dovere d'appartenenza e perché sono convinto che esso contenga elementi positivi. In ogni caso, registro delle assolute disparità, delle indicazioni di figli e figliastri nel momento in cui si sono approvate misure diverse, a seconda della regione interessata. Dimenticarsi del Molise solo perché questa regione registra una scarsa popolazione - e, di conseguenza, una rappresentanza esigua - non è stato corretto.
Le ordinanze del centrodestra sono state contraddittorie e vi sono stati ritardi nell'emanazione di quelle che prevedevano la sospensione dei tributi e dei contributi. Tra l'altro, l'INPS di Campobasso ne ha dato una strana interpretazione, per non parlare dei datori di lavoro privati che vi rientrano, contrariamente ai dipendenti pubblici.
Questa materia deve essere regolamentata in maniera uguale per tutti; non è possibile che la mia gente abbia iniziato a restituire i tributi e i contributi. Al contrario, poteva essere decisa un'ulteriore sospensione e l'abbattimento previsto per tutti gli altri: noi, infatti, non chiediamo nulla di diverso. Queste semplici misure potevano rappresentare un forte incentivo economico alla ripresa di quell'area così povera e costituita per il 60 per cento da anziani.
Il Governo può rimboccarsi le maniche e riparare agli errori commessi dal precedente esecutivo. Si deve regolamentare la restituzione dei tributi e dei contributi - magari attraverso un altro anno diPag. 74sospensione - e procedere all'abbattimento previsto anche per gli altri. Solo in questo modo si avrà certezza delle norme e si potrà permettere agli uffici periferici dello Stato di non divenire nemici della popolazione.
Signor Presidente, pensi che si è pretesa la restituzione dei mutui ipotecari, attraverso i quali dei poveri cittadini si erano costruiti la casa qualche mese prima del terremoto. Lo Stato ha preteso che questi fondi fossero riportati in banca: è il colmo!
Attraverso un comitato tecnico o una commissione composta dai rappresentanti dello Stato e degli enti locali credo si possa trovare una soluzione per accontentare tutti. Per «tutti» intendo non solo i quattordici comuni del Molise - che rappresentano il cuore della regione -, ma anche i dieci della Daunia; infatti, di questi ultimi si parla poco poiché situati nella periferia di una grande regione come la Puglia.
Spero che il Governo intenda assumere questi provvedimenti. Inoltre desidererei sapere se sia stata già elaborata una proposta da inserire nel testo del disegno di legge finanziaria che verrà esaminato al Senato.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Mario Lettieri, ha facoltà di rispondere.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, provengo da una regione che ha subito molti terremoti, non solo nei secoli scorsi, ma anche negli ultimi trent'anni (parlo dei terremoti del 1980, del 1990 e del 1991) e, pertanto, conosco bene le amarezze, i drammi che si sono verificati nei nostri paesi con la disgregazione anche delle comunità cui lei faceva riferimento.
In ordine ai quesiti posti nell'atto di sindacato ispettivo, si afferma che sarebbero stati adottati provvedimenti per le popolazioni colpite dalle calamità naturali con interventi non omogenei. Gli interroganti chiedono, pertanto, che siano assunte iniziative non discriminatorie nei confronti, in particolare, dei soggetti residenti nei comuni del Molise e della Puglia interessati dal sisma del 31 ottobre 2002.
Al riguardo, per quanto di competenza dell'amministrazione finanziaria (sono dati che abbiamo acquisito dall'amministrazione fiscale), si fa presente che, a seguito dell'evento sismico in argomento, sono stati adottati alcuni provvedimenti agevolativi a favore dei soggetti colpiti dagli eventi sismici.
Ricordo anche il dibattito svolto nella passata legislatura, quando si verificò l'evento sismico. In particolare, con i decreti del ministro dell'economia e delle finanze del 15 novembre 2002 e del 9 gennaio 2003 sono stati sospesi a favore dei soggetti residenti in alcuni comuni della provincia di Campobasso e di Foggia i termini relativi agli adempimenti ed ai versamenti tributari che scadevano nel periodo dal 31 ottobre 2002 al 31 marzo 2003.
Con successivi provvedimenti, tali termini sono stati ulteriormente prorogati. Da ultimo, l'articolo 1, comma 1, dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3507 del 5 aprile 2006, ha stabilito, relativamente alla regione Molise, che i versamenti non eseguiti per effetto della sospensione, i cui termini sono scaduti nel periodo dal 31 ottobre 2002 fino alla data del 31 dicembre 2006, saranno effettuati da parte dei soggetti interessati, senza aggravio di sanzioni ed interessi a decorrere dal 1o gennaio 2007, mediante rateizzazione mensile pari al massimo ad otto volte il periodo di sospensione oppure in unica soluzione entro il 31 gennaio 2007.
Per quanto riguarda i comuni della regione Puglia colpiti dagli eventi sismici del 2002, l'articolo 1, comma 2, dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3496 del 17 febbraio 2006, ha previsto che i versamenti non eseguiti per effetto della sospensione, i cui termini sono scaduti nel periodo dal 31 ottobre 2002 fino alla data del 31 dicembre 2005, sono effettuati in un'unica soluzione entro il 28 febbraio 2006 ovvero senza aggravioPag. 75di sanzioni ed interessi, a decorrere dallo stesso mese, mediante rateizzazione mensile pari al massimo ad otto volte il periodo di sospensione.
Inoltre, il comma 3 della citata ordinanza ha previsto che i versamenti non eseguiti per effetto del differimento, i cui termini scadono nel periodo dal 1o gennaio 2006 al 31 dicembre 2006, sono effettuati in un'unica soluzione entro il 31 gennaio 2007 ovvero senza aggravio di sanzioni e di interessi, a decorrere dallo stesso mese, al massimo in 12 rate mensili.
Per i comuni del Molise è stata, quindi, concessa una dilazione estremamente ampia (il termine «estremamente» utilizzato dall'amministrazione non viene fatto proprio dal Governo) che comporta non solo oneri finanziari, ma anche notevoli difficoltà ed oneri gestionali.
In riferimento alle attività di accertamento ed a studi di settore, l'Agenzia delle entrate ritiene che il sisma costituisca un evento straordinario che i propri uffici locali devono opportunamente valutare nella fase di contraddittorio con il contribuente ai fini dell'eventuale giustificazione della non congruità al ricavo puntuale di riferimento.
Qui voglio subito dire, nella mia qualità di delegato agli studi di settore, che daremo disposizione agli Uffici delle entrate del Molise affinché tengano conto della particolare condizione economica in cui si sono venuti a trovare ed eventualmente si trovano ancora i ceti medi, gli artigiani, i commercianti, che in quella realtà hanno avuto sicuramente effetti negativi per le loro attività. Pertanto, i criteri di congruità e di coerenza vanno valutati con una certa elasticità da parte degli uffici, a cui sarà data una specifica direttiva in questo senso. L'Agenzia delle entrate sensibilizzerà ulteriormente i propri uffici, poiché noi ci rivolgeremo alla direzione centrale perché intervengano sulla sede periferica. Ma io credo che il direttore del Molise - se non ricordo male è un dirigente anche di grande livello - questo lo stia già facendo; se non lo farà, provvederemo in merito.
In ordine alla lamentata disparità di trattamento con i soggetti interessati da altri eventi calamitosi, si ricorda che l'articolo 9, comma 17, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, ha disposto, a favore dei soggetti colpiti dagli eventi sismici del 13 e 16 dicembre 1990, residenti nelle province di Catania, Ragusa e Siracusa, la possibilità di definire la propria posizione relativa agli anni 1990, 1991, 1992, versando l'intero ammontare dovuto per ciascun tributo a titolo di capitale diminuito del 10 per cento. Quindi, non c'è una grande agevolazione, purtroppo, nei confronti dei residenti nelle province di Catania, Ragusa e Siracusa e questa lamentata disomogeneità a volte può sembrare eccessiva.
Il beneficio della riduzione del 10 per cento vedeva in quel caso come destinatari i soli sostituti di imposta, atteso che la sospensione disposta dalla normativa di riferimento riguardava solo il versamento delle ritenute. Le riduzioni invocate per i soggetti colpiti dagli eventi sismici verificatisi nelle regioni Molise e Puglia dovrebbero avere invece una diversa e più ampia portata, posto che la sospensione è stata disposta in via generalizzata per tutti i contribuenti. Quindi, vi è una differenza tra le agevolazioni concesse ai sostituti di imposta che stanno nelle province della regione Sicilia e i benefici concessi ai contribuenti in generale. Una riduzione delle imposte sul valore aggiunto o di altri tributi che concorrono al bilancio dell'Unione europea può costituire violazione delle disposizioni comunitarie. Purtroppo, devo dire che noi siamo vincolati alle disposizioni europee, che da un lato sono sicuramente un bene, perché ci costringono ad avere conti in ordine e ad adottare provvedimenti efficaci, ma dall'altro, anche quando vorremo dare qualche agevolazione più incisiva, non ci consentono di concederla. Lei conosce meglio di me tutta la vicenda del credito di imposta, per il quale abbiamo dovuto chiedere alla Comunità europea una specifica autorizzazione.
Ricordo, inoltre, che ai sensi dell'articolo 87, paragrafo 1, del Trattato dellaPag. 76Comunità europea una misura agevolativa in tal senso può ben essere definita come aiuto di Stato. Gli aiuti di Stato possono assumere qualunque forma giuridica e non devono necessariamente concretizzarsi in esborsi finanziari da parte dello Stato. Noi siamo stati sottoposti a procedure di infrazione per violazione di questa norma a volte per aiuti concessi non dallo Stato centrale, ma dalle regioni, e lei sa quante procedure sono a nostro carico (stiamo tentando di porvi rimedio invitando anche le regioni ad adeguare la loro legislazione a questa normativa europea).
Da ciò consegue che anche le agevolazioni fiscali e la parziale rinuncia alla riscossione di tributi sospesi possono costituire aiuti di Stato equivalenti nei loro effetti a sovvenzioni e contributi pubblici.
Per quanto attiene ai rilievi rappresentati dagli onorevoli interpellanti circa i dubbi interpretativi delle disposizioni in ordine alla sospensione contributiva, l'Istituto nazionale della previdenza sociale ha fatto presente che, in via preliminare, l'Istituto stesso recepisce nelle proprie circolari le disposizioni dettate dalle ordinanze del Presidente del Consiglio, ossia dalla Protezione civile, emesse con il parere concorde del presidente della regione interessata. Ecco, è questo il punto significativo, onorevole Astore, perché l'ordinanza della Protezione civile, del dottor Bertolaso, è stata emessa con il parere concorde del presidente della regione e del commissario delegato dal Governo - che, nella fattispecie, è lo stesso presidente della regione Molise - in merito al sisma del 2002. Inoltre, lo stesso INPS ha osservato che le ordinanze di proroga sono emesse entro lo scadere della precedente, per cui non interviene vacatio legislativa. Dunque, le ordinanze sono emanate prima che scada quella emessa in precedenza. La normativa emergenziale è sempre stata chiara nell'individuare i soggetti beneficiari delle agevolazioni previste dalle ordinanze stesse. Infatti, l'articolo 7 dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3253 del 2002 individua espressamente nei soggetti residenti, aventi sede legale od operativa alla data degli eventi sismici iniziati il 31 ottobre 2002, i beneficiari della sospensione contributiva; quindi, devono essere residenti effettivi.
Inoltre, in nessuna disposizione sono previsti aiuti a soggetti futuri; non si comprende pertanto, dal testo letterale della norma, quale dubbio interpretativo si possa ingenerare. Tra l'altro, ai numerosi quesiti inoltrati in merito ai soggetti beneficiari l'Istituto ha sempre chiarito, ai cittadini che hanno posto i quesiti stessi, che non è prevista la possibilità di includere soggetti futuri, considerata la chiarezza della norma, anche perché ciò contrasterebbe con il quadro di crisi rappresentato dalla negativa contingenza economica complessiva. Il settore pubblico è stato già da tempo escluso dai benefici, perché non si ravvedevano crisi per l'amministrazione dello Stato e perché vi era coincidenza tra soggetto attivo e passivo, ossia sempre lo Stato. Quindi, venivano escluse da tali benefici le pubbliche amministrazioni statali. Considerato che il periodo di recupero è stabilito in 400 rate per il fisco e 304 per i contribuenti previdenziali, per 30 e 25 anni, e che nessuna emergenza, seppure di dimensioni più vaste e distruttive, ha mai avuto disposizioni così favorevoli, non si ravvisa una discriminazione in tal senso. Infatti, oggettivamente, 400 rate - e 304 per i contributi previdenziali - sono un numero abbastanza congruo.
Per quanto attiene il sesto punto dei quesiti posti dagli onorevoli interpellanti, va rilevato che i benefici disposti dall'ordinanza non sono obbligatori, ma fruibili ad istanza dell'interessato. Se la cassa edile non ha ritenuto di avvalersi della sospensione è una sua legittima facoltà. Ciò, tuttalpiù, può essere un atto di disattenzione, di pigrizia o di libera scelta da parte della cassa edile specifica sul territorio del Molise.
Per quanto riguarda il settimo punto, ossia il sisma che ha colpito le regioni Marche ed Umbria, la sospensione è stata concessa, dal 26 settembre 1997 al 31 marzo 1998, ai soggetti residenti o aventi sede operativa nei comuni disastrati, e dal 26 settembre 1997 al 30 giugno 1999, aiPag. 77soggetti residenti o aventi sede operativa nei comuni danneggiati, con ordinanza sindacale di sgombero. Il relativo recupero è stato stabilito rispettivamente in 56 e 176 rate mensili. Pertanto, per un sisma di maggiori dimensioni, le agevolazioni sono state decisamente inferiori a quelle concesse per la regione Molise, ma è antipatico fare confronti tra chi ha subito danni di tale natura. Ho voluto leggere questi dati semplicemente per tentare di convincere gli onorevoli interpellanti a prendere atto che non vi è stata la presunta disomogeneità di trattamento.
Per la Sicilia forse è bene che io risparmi ulteriori esempi per dimostrare che, sostanzialmente, non vi è stata volontà né del legislatore né del Governo - quello attuale e, in tutta franchezza, anche quello precedente - di fare discriminazioni nei confronti dei cittadini, degli amministratori e degli operatori economici colpiti dal terremoto del 2002.
Non prendo impegni, ma il problema della ricostruzione - che purtroppo riguarda molte regioni del nostro territorio - forse merita una valutazione più puntuale e complessiva da parte della stessa Conferenza unificata Stato-regioni. In questo senso mi attiverò (e così facciano anche gli onorevoli interroganti) affinché il ministro per gli affari regionali e le regioni pongano tale questione all'ordine del giorno della Conferenza unificata.

PRESIDENTE. L'onorevole Astore ha facoltà di replicare.

GIUSEPPE ASTORE. Signor Presidente, soddisfazione o meno, mi dichiaro un po' sorpreso. Noi che viviamo in quelle zone conosciamo meglio dei funzionari del suo Ministero, sottosegretario Lettieri, come stanno le cose. Non è vero che siano state emesse le ordinanze dall'onorevole Tremonti con molta precisione. Vorrei raccontare un episodio.
Le prime ordinanze hanno tardato cinque mesi, mentre gli uffici periferici chiedevano ai poveri contribuenti il pagamento con atti coattivi. Questo è avvenuto in Molise. Non vi è stato il rispetto delle annualità. Di ciò spesso si è dimenticato il Governo passato, e non vorrei che lo stesso accadesse con il mio Governo. Tenterò di convincerla che non è così perché stiamo parlando di un'area povera, composta da 14 comuni. Sta a lei accertare perché essi siano diventati 84. Durante la mia illustrazione ho già detto che non vorremmo fare strade di altri terremoti, soprattutto del sud. Vorremmo subito uscire, e bene, dal terremoto che ci ha colpito, ricostruendo le case.
Ho parlato di abbattimento. Faccio presente che Umbria e Marche ancora non hanno iniziato a restituire, mentre il Molise ha già cominciato a farlo. Si tratta di dati antipatici che non avremmo mai dovuto citare. Per Catania, nella legge finanziaria ora all'esame del Senato, è presente un abbattimento del 50 per cento. Per quanto riguarda Siracusa, la finanziaria del 2003 ha previsto un abbattimento del 90 per cento. Per quanto riguarda il Piemonte e la Lombardia e la relativa alluvione del 1994, è stato previsto l'abbattimento del 90 per cento. Sono questi i dati reali, veri, di cui un cittadino - che si vede richiedere l'intero importo della sospensione - chiede conto al Governo per essere trattato alla pari degli altri.
Con estrema lealtà dico che l'attuale legge finanziaria deve servire anche ad omogeneizzare il trattamento per tutti e dare dignità soprattutto alle aree povere. L'Umbria non ha ancora restituito, anche se queste disgrazie non dovrebbero essere mai paragonate tra di loro. Lo Stato deve essere un padre che comprende bene le vere situazioni del Molise o dell'alta Puglia, molto diverse da quelle del Piemonte o di altre regioni. Infatti, si tratta di zone dove non c'è reddito e con la presenza di soli anziani. Quindi, l'abbattimento richiesto potrebbe essere un incentivo per la ripresa di quelle aree poverissime che soprattutto hanno bisogno di servizi.
Lo Stato si dimentica dei comuni che non possono riscuotere l'ICI e che stanno dichiarando fallimento. Mi dispiace che si sia allontanato il sottosegretario per l'interno. A causa delle abitazioni crollate i comuni non possono più riscuotere e ciòPag. 78provoca un enorme disavanzo di bilancio. Lo Stato dovrebbe preoccuparsi di questo. L'ho già detto al Governo, il quale si è preoccupato, stanziando nella legge finanziaria un milione di euro.
Vorrei che si chiudesse anche questa situazione. Non possiamo rincorrere lo Stato, né gli uffici, ma vorremmo che attraverso un tavolo tecnico, non politico, si giungesse all'emanazione di ulteriori ordinanze, dato che - come lei sa meglio di me - la legge n. 225 del 1992, con cui fu istituita la Protezione civile, fornisce al Presidente del Consiglio, in deroga a tutto, la possibilità di normare questo settore della pubblica amministrazione.

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di dicembre 2006 e conseguente aggiornamento del programma (ore 20,50).

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo è stato predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 3, del regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di dicembre 2006:

Lunedì 4 dicembre (antimeridiana)

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 915 e abbinate - Introduzione dell'articolo 613-bis del codice penale in materia di tortura.

Lunedì 4 dicembre (dalle ore 14, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1922 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 ottobre 2006, n. 263, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dei rifiuti nella regione Campania (approvato dal Senato - scadenza: 8 dicembre 2006).

Martedì 5 dicembre (ore 9, con eventuale prosecuzione notturna al termine delle votazioni)

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 616 - Modifica dell'articolo 15 della legge 3 agosto 2004, n. 206, in materia di benefici per le vittime del terrorismo.

Martedì 5 dicembre (dalle ore 11 alle ore 17 e dalle ore 19,30, con eventuale prosecuzione notturna) e mercoledì 6 dicembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di giovedì 7 dicembre, ove necessario per concludere l'esame del decreto-legge sull'emergenza dei rifiuti in Campania) (con votazioni)

Eventuale seguito dell'esame del disegno di legge n. 1922 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 ottobre 2006, n. 263, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dei rifiuti nella regione Campania (approvato dal Senato - scadenza: 8 dicembre 2006).

Seguito dell'esame delle mozioni:
Maroni ed altri n. 1-00043, Airaghi ed altri n. 1-00047, Sanza ed altri n. 1-00064, Attili ed altri n. 1-00065 e Volonté ed altri n. 1-00066 sulle iniziative volte a prevedere il trasferimento della compagnia aerea Alitalia a Milano e sul ruolo dell'aeroporto di Malpensa;
Rampelli ed altri n. 1-00026, Pedrizzi ed altri n. 1-00027, Paoletti Tangheroni ed altri n. 1-00033, Volonté ed altri n. 1-00052, D'Elia ed altri n. 1-00053, Bonelli ed altri n. 1-00054, Venier ed altri n. 1-00057, Maroni ed altri n. 1-00059 e Sereni ed altri n. 1-00063 sulle iniziative volte a sostenere il rispetto dei diritti umani in Cina;
Bandoli ed altri n. 1-00041 sulle iniziative volte a sostenere l'approvazione, da parte dell'Assemblea generale dell'ONU, della Dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni.

Seguito dell'esame delle proposte di legge:
n. 616 - Modifica dell'articolo 15 della legge 3 agosto 2004, n. 206, in materia di benefici per le vittime del terrorismo;
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n. 915 e abbinate - Introduzione dell'articolo 613-bis del codice penale in materia di tortura.

Nella seduta di martedì 5 dicembre, orientativamente alle ore 15, avrà luogo la deliberazione dell'urgenza, ai sensi dell'articolo 69, comma 2, del regolamento, del disegno di legge n. 1955 - Interventi per la riduzione del disagio abitativo per particolari categorie sociali.

Mercoledì 6 dicembre, alle ore 9,30, avrà luogo l'informativa urgente del Governo sui tragici incidenti sul lavoro verificatisi recentemente e sulle iniziative che il Governo intende assumere per contrastare tale fenomeno.

Lunedì 11 dicembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
proposta di legge n. 626 e abbinate - Istituzione del difensore civico delle persone private della libertà personale;
proposta di legge costituzionale n. 1571 e abbinate - Modifica all'articolo 12 della Costituzione concernente il riconoscimento della lingua italiana quale lingua ufficiale della Repubblica.

Discussione sulle linee generali della mozione Realacci ed altri n. 1-00006 sull'istituzione della giornata internazionale del volontariato europeo nel giorno dell'anniversario dell'alluvione di Firenze.

Martedì 12, mercoledì 13 e giovedì 14 dicembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 15 dicembre) (con votazioni)

Seguito dell'esame dei progetti di legge:
proposta di legge n. 626 e abbinate - Istituzione del difensore civico delle persone private della libertà personale;
proposta di legge costituzionale n. 1571 e abbinate - Modifica all'articolo 12 della Costituzione concernente il riconoscimento della lingua italiana quale lingua ufficiale della Repubblica.

Seguito dell'esame della mozione Realacci ed altri n. 1-00006 sull'istituzione della giornata internazionale del volontariato europeo nel giorno dell'anniversario dell'alluvione di Firenze.

L'esame del disegno di legge n. 1955 - Interventi per la riduzione del disagio abitativo per particolari categorie sociali (ove concluso dalla Commissione) potrà avere luogo nel corso della settimana, con discussione sulle linee generali mercoledì 13 dicembre, al termine delle votazioni, e seguito dell'esame giovedì 14 dicembre.

Nel corso della settimana potrà altresì avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella precedente settimana e non conclusi.

Lunedì 18, martedì 19, mercoledì 20, giovedì 21 e venerdì 22 dicembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e - ove necessario per concludere l'esame dei documenti di bilancio - con prosecuzione nelle giornate di sabato 23, mercoledì 27, giovedì 28, venerdì 29 e sabato 30 dicembre) (con votazioni)

Esame dei disegni di legge finanziaria (S. 1183) e di bilancio (S. 1184) (approvati dalla Camera - ove modificati dal Senato).

In caso di mancata trasmissione alla Camera in tempi utili dei disegni di legge finanziaria e di bilancio, la Conferenza dei presidenti di gruppo valuterà una diversa organizzazione dei lavori per il periodo considerato.

Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question-time) avrà luogo il mercoledì (dalle 15).

Lo svolgimento di interrogazioni, di interpellanze e di interpellanze urgenti potrà essere inserito secondo l'andamento dei lavori dell'Assemblea.

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Il Presidente si riserva di inserire all'ordine del giorno, nell'ambito del calendario, la deliberazione sull'eventuale richiesta di stralcio formulata dalla Commissione in relazione al disegno di legge n. 1762 in materia di riordino dei tributi statali (collegato alla manovra di finanza pubblica).

Il Presidente si riserva altresì di inserire nel calendario l'esame di progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni. Si riserva inoltre di inserire l'esame di richieste di autorizzazione ai sensi dell'articolo 68 della Costituzione, nonché di ulteriori documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'organizzazione dei tempi per l'esame dei disegni di legge finanziaria (S. 1183) e di bilancio (S. 1184) (approvati dalla Camera - ove modificati dal Senato) sarà predisposta dopo la loro eventuale trasmissione dal Senato.

L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario dei lavori sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

Il programma dei lavori si intende conseguentemente aggiornato.

Si riprende lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative per la commemorazione nelle scuole italiane dell'anniversario dell'abbattimento del muro di Berlino - n. 2-00228)

PRESIDENTE. L'onorevole Frassinetti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00228 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 5).

PAOLA FRASSINETTI. Onorevole Presidente, onorevole sottosegretario, l'interpellanza in trattazione si richiamano al 9 novembre quale «Giorno della libertà», istituito con legge 15 aprile 2005, n. 61. L'atto di sindacato ispettivo verte, in particolare, sul disposto del secondo comma dell'articolo 1 della legge citata, ai sensi del quale «In occasione del "Giorno della libertà", di cui al comma 1, vengono annualmente organizzati cerimonie commemorative ufficiali e momenti di approfondimento nelle scuole che illustrino il valore della democrazia e della libertà (...)». È proprio sulla diffusione nelle scuole, ai fini della conoscenza dell'evento, che si incentra l'interpellanza, rivolta, per tale motivo, al ministro della pubblica istruzione.
È evidente che, senza l'applicazione di questa parte della disposizione, senza la considerazione del riferito secondo comma, cade il senso concreto della ricorrenza di recente istituita. Infatti, attraverso l'educazione dei giovani, attraverso l'insegnamento nelle scuole (con riferimento ad uno degli eventi storici più importanti del secolo scorso), possiamo educare gli studenti e, soprattutto, possiamo far conoscere loro, con atteggiamento propositivo, un avvenimento che ha rappresentato, probabilmente, una delle più grandi conquiste di libertà del secolo scorso.
Le chiavi di lettura che possono essere collegate con questo evento sono proprio relativamente agli studenti e ai giovani. Basti pensare e ricordare le immagini di quei giorni, quando a Berlino le piazze e le strade intorno al muro erano piene di giovani e i giovani che adesso frequentano le scuole erano bambini e ragazzini: quindi esiste un ricordo ed una memoria diretta che vanno però spiegate. Le istituzioni devono svolgere in concreto questo ruolo.
Inoltre, un'altra importante chiave di lettura è proprio verificare come quel muro rappresenti una barriera e che mentre le fortezze, i castelli e i muri della storia venivano eretti per difendere il territorio ed i popoli, questo muro era innalzato per far sì che la gente ed il popolo non potessero avere la libertà di circolare e andare oltre questo muro. L'insegnamento, anche di attualità, chePag. 81oltre ad avere storicamente segnato la fine del comunismo e, conseguentemente, il crollo di un'ideologia, ha un'attualità specifica, perché può essere rivisitato in senso positivo, può far sì che sia rivisitata una parte di storia del nostro paese, che vede anche coinvolte molteplici forze politiche e di pensiero. Noi sappiamo che nel 1961 questo muro venne eretto nel silenzio e nell'indifferenza più assoluti. Si tratta quindi di spunti di approfondimento, spunti educativi che non risulta siano stati effettuati in base a circolari dirette ai dirigenti. Sappiamo che l'autonomia scolastica è tale proprio perché deve declinare sul territorio dei messaggi educativi, ma il Governo e le istituzioni in questo caso dovevano essere più incisivi, dare comunque delle indicazioni precise su tutto il territorio nazionale, perché questo è un evento e una ricorrenza da celebrare su tutto il territorio, ma che ha soprattutto nella diffusione nelle scuole di ogni ordine e grado - in particolare nelle medie superiori - il suo momento di valore simbolico e di insegnamento più alto. Senza questa attuazione la legge rimane soltanto un vuoto monito commemorativo che non va ad incidere nelle coscienze di una generazione che, entrando in un secolo nuovo - si spera libero e scevro da ogni ideologia di violenza - ha bisogno di una memoria che ci riporti a quei giorni non soltanto per stimolare la conoscenza ma anche e soprattutto per stimolare la coscienza.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Mario Lettieri, ha facoltà di rispondere.

MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Come è noto, la legge n. 61 del 15 aprile 2005 ha dichiarato il 9 novembre «Giorno della libertà» in ricordo dell'abbattimento del muro di Berlino.
La legge istitutiva della giornata prevede al riguardo «momenti di approfondimento nelle scuole», che vanno definiti da ciascuna istituzione scolastica autonoma nell'ambito del piano dell'offerta formativa. Le relative azioni, infatti, rientrano nell'autonomia didattica che questo Governo ha scelto di potenziare e valorizzare.
Proprio per rispettare e valorizzare l'autonomia delle istituzioni scolastiche - che, ricordo, ha assunto rilevanza costituzionale con la legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001 - non sono state emanate circolari ministeriali in occasione di altre ricorrenze analoghe.
Va da sé che i dirigenti scolastici e le singole comunità scolastiche, avendo conoscenza della legge, che ovviamente è pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, sono pienamente legittimati a svolgere le iniziative ritenute più opportune per illustrare il significato della giornata istituita dalla legge stessa.
E, in effetti, da notizie acquisite attraverso contatti ed interlocuzioni con gli uffici scolastici periferici, il Ministero era ed è a conoscenza che le scuole avevano ed hanno organizzato e predisposto, ciascuna nella propria competenza, momenti di riflessione, di studio, di confronto e di approfondimento sulla caduta del muro di Berlino e sui valori della democrazia, della libertà, nel rispetto della persona e della convivenza.
Pertanto, il Ministero della pubblica istruzione, nel rispetto della piena autonomia delle scuole ed in coerenza con l'orientamento assunto in analoghe circostanze, si è astenuto dall'emanare la rituale circolare, ma non ha trascurato di seguire le iniziative delle scuole stesse per la ricorrenza.
D'altra parte, voglio ricordare all'onorevole Frassinetti - che ringrazio per aver posto in quest'aula il problema - che anche lo scorso anno l'allora ministro Moratti emanò una specifica circolare per richiamare l'attenzione sulla celebrazione.
Ogni iniziativa che sarà adottata a livello di singola scuola è la benvenuta e credo che si inserisca bene nel quadro della legge e anche nel rispetto della volontà del Parlamento che ha approvato la legge n. 61 del 2005.

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PRESIDENTE. L'onorevole Frassinetti ha facoltà di replicare.

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, nel ringraziare l'onorevole sottosegretario, mi dichiaro non soddisfatta, in quanto mi sembra che, in questa occasione, come è accaduto in altre circostanze che hanno coinvolto gli enti territoriali, ci si rifugga - perché fa comodo - dietro il paravento dell'autonomia didattica.
Se il precedente Governo non ha provveduto ad emanare queste circolari, è sicuramente da biasimare come l'attuale. Non si tratta di una questione di differenza di coalizione. Infatti, quando operavo come assessore all'istruzione sul territorio ho costatato come spesso e volentieri l'autonomia scolastica venga «usata», tra virgolette, a seconda dei casi, per sanare situazioni e riempire lacune informative che, a mio avviso, dovrebbero essere di competenza del Ministero in questione.
Non vorrei che ci fossero ricorrenze di serie A e ricorrenze di serie B. Sappiamo che la giornata istituita il 10 febbraio per il ricordo delle foibe, ha riportato all'attualità eventi drammatici mai considerati e conosciuti in passato. Penso che per costruire una memoria condivisa ci voglia uno sforzo comune.
In questi ultimi anni sono stati innalzati diversi muri, che, a mio avviso, dividono, non uniscono. Credo che simbolicamente il modo per abbattere questo muro e creare ponti tra popoli e tra la gente sia quello di dare meno peso burocratico alle suddivisioni territoriali e al ruolo delle autonomie didattiche e scolastiche, dando spazio ed impulso come Governo ai dirigenti scolastici, incentivandoli ed inducendoli ad effettuare una operazione educativa profonda tale da incidere nella crescita non solamente didattica, ma anche culturale, esistenziale e di civiltà che dovrebbe avere la futura generazione del nostro paese.

(Commissariamento della società cooperativa Unicoop - n. 2-00184)

PRESIDENTE. L'onorevole De Brasi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00184 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 6).

RAFFAELLO DE BRASI. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture, Luigi Meduri, ha facoltà di rispondere.

LUIGI GIUSEPPE MEDURI, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture. Signor Presidente, in via preliminare si osserva che recentemente la questione relativa al commissariamento della cooperativa Unicoop è stata oggetto di un approfondimento al fine di stabilire se sussistevano le condizioni affinché la stessa fosse assoggettabile ai poteri di controllo esercitati ai sensi del testo unico n. 1165 del 19 settembre 1938.
Ciò premesso, per quanto concerne la problematicità della collocazione della cooperativa Unicoop tra quelle fruenti di contributi erariali, è fuor di dubbio che, nel corso degli anni, il sodalizio ha perseguito le proprie finalità anche attraverso il riconoscimento di contributi riconducibili alla sfera pubblica, sebbene dalla corrispondenza intercorsa tra le amministrazioni interessate emerga che «sorgono perplessità in merito all'effettivo godimento dei contributi erariali da parte del sodalizio in questione», come riferito dalla commissione regionale di vigilanza in data 10 dicembre 2001, ovvero che «la predetta cooperativa edilizia non risulta finanziata da leggi di competenza di questa Direzione generale», come risulta da una nota del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti - Direzione generale per l'edilizia statale e servizi speciali dell'8 marzo 2002.
Lo stesso ministero, con nota del 24 aprile 2002 del dipartimento per le opere pubbliche e per l'edilizia, evidenzia che «la cooperativa Unicoop è beneficiaria di mutui ai sensi delle leggi n. 865 del 1971, n. 166 del 1975 e n. 513 del 1977, per i quali lo Stato corrisponde alla banca mutuantePag. 83un contributo per l'abbattimento degli interessi da porsi a carico della cooperativa stessa. Trattasi, pertanto, di un sistema di agevolazioni che si esplica in misure modalità diverse da quelle previste dal testo unico del 1938.
Analoghe conclusioni vengono segnalate dalla regione Emilia-Romagna che, con nota del marzo 2002, riferisce che non risulta che «la cooperativa Unicoop abbia realizzato programmi edilizi che abbiano beneficiato di contributi erariali ai sensi del regio decreto n. 265 del 1938 e della legge n. 408 del 1949».
Infine, la Direzione generale per l'edilizia residenziale e le politiche urbane ed abitative, in data 25 ottobre 2006, appositamente interpellata, ha ribadito che «non risultano decreti di concessione di finanziamenti alla cooperativa in oggetto, ma da altra documentazione risulta che il sodalizio ha realizzato interventi edilizi usufruendo dei fondi delle leggi n. 166 del 1975, n. 457 del 1978, e n. 179 del 1992».
Nel quadro appena descritto va tuttavia segnalato che, nell'ambito di una valutazione volta a stabilire se alla nozione di contributo erariale debba essere ricondotta una portata restrittiva, limitata cioè alla lettura dell'articolo 71 del testo unico n. 1165 del 1938, oppure se si debba accedere ad una concezione più ampia, corrispondente ad ogni forma di sostegno economico pubblico erogato in favore della cooperativa che procede alla realizzazione del programma costruttivo, la giurisprudenza, amministrativa ed ordinaria, non ha fornito un quadro interpretativo di agevole applicazione, propendendo, in taluni casi, per una concezione più restrittiva e, in taluni altri, per una visione che tende a ricomprendere nell'ambito del contributo erariale qualsiasi forma di contributo.
Per quanto concerne, invece, il richiamo operato dall'interpellante all'articolo 16 della legge 30 aprile 1999, n. 136, il quale stabilisce che «agli interventi realizzati dalle cooperative edilizie di abitazione ammesse a beneficiare delle agevolazioni previste dal titolo II dello stesso decreto-legge e dalle successive leggi di rifinanziamento, nonché delle agevolazioni previste per i programmi di edilizia residenziale pubblica di cui alla legge 5 agosto 1978, n. 457, e successive leggi di rifinanziamento, alla legge 17 febbraio 1992, n. 179, e successive modificazioni, e alla presente legge, non si applicano le disposizioni del testo unico delle disposizioni sull'edilizia popolare ed economica, approvato con regio decreto 28 aprile 1938, n. 1165, e successive modificazioni, relative alle cooperative a contributo erariale», si rileva quanto segue. Sembrerebbe, dalla lettura del testo, che destinatari di tale disposizione non siano le cooperative, bensì gli interventi ed i lavori dalle stesse realizzate, ai quali non si applicherebbero le disposizioni del testo unico sopracitato, relativamente alle modalità di affidamento degli appalti, all'approvazione dei progetti, degli incarichi professionali, del riparto spese, all'affidamento dei collaudi, rimanendo esclusa dall'ambito di applicazione della citata previsione normativa la vigilanza sulle cooperative, in ordine alla quale dovrebbe continuare ad applicarsi il testo unico.
A tale proposito, va comunque precisato che, a seguito del decentramento amministrativo attuato con il decreto del Presidente della Repubblica n. 616 del 1977, per effetto dell'articolo 94, sono state trasferite alle regioni le funzioni amministrative esercitate dall'amministrazione centrale e periferica dei lavori pubblici in base al regio decreto 28 aprile 1938, n. 1165. Competenza confermata anche con la legge n. 457 del 1978 ove, nell'ambito di un piano decennale di edilizia residenziale, viene stabilito che le regioni devono esercitare la vigilanza sulla gestione amministrativo-finanziaria delle cooperative edilizie, comunque fruenti di contributi pubblici.
Nel caso di specie si deve, tuttavia, osservare che la regione Emilia-Romagna non ha mai emanato un testo normativo per disciplinare l'edilizia popolare ed economica sovvenzionata, né tanto meno situazioni patologiche che possono riguardare le cooperative edilizie. Pertanto, ferma restando in ogni caso la permanenzaPag. 84di una competenza a livello centrale in materia di vigilanza, in assenza di una disciplina regionale non sembra dubitabile che debba continuare ad applicarsi la normativa statale, anche perché il vuoto normativo creerebbe pesanti ripercussioni su aspetti di estrema rilevanza.
Fornito riscontro ai quesiti posti con l'interpellanza in trattazione, si ritiene, inoltre, opportuno segnalare che, nell'ambito dell'approfondimento sulla problematica portata all'attenzione con l'interpellanza in discussione, sono emerse non poche perplessità relativamente all'interpretazione della normativa nazionale attualmente in vigore in materia di vigilanza sulle cooperative.
Infatti, ai sensi dell'articolo 125 del regio decreto richiamato, spetta al Ministero delle infrastrutture la vigilanza sulla costruzione di tutti i fabbricati di cooperative fruenti di contributo erariale. Spetta, inoltre, al ministero medesimo vigilare sul funzionamento delle cooperative predette e predisporre provvedimenti intesi a risolvere i problemi inerenti all'edilizia popolare ed economica.
Qualora una cooperativa a contributo erariale non ottemperi alle decisioni ed alle ordinanze degli organi di vigilanza, ovvero dia luogo a inconvenienti di eccezionale gravità che ne compromettano il regolare funzionamento ovvero risulti responsabile di negligenze o irregolarità di particolare rilievo, il ministro può addivenire, per effetto di quanto previsto dall'articolo 127 dello stesso regio decreto, allo scioglimento dell'amministrazione della cooperativa ed alla conseguente nomina di un commissario governativo.
Successivamente, l'articolo 1 del decreto legislativo n. 220 del 2002 stabilisce che spetta al Ministero delle attività produttive la vigilanza su tutte le forme di società cooperative e i loro consorzi. Tale vigilanza è finalizzata, fatte salve le diverse forme di vigilanza previste dalle disposizioni vigenti, all'accertamento dei requisiti mutualistici. Sicché, l'articolo 12 del decreto legislativo n. 220 del 2002 prevede che il Ministero delle attività produttive, sulla base delle risultanze emerse in sede di vigilanza, può assoggettare la cooperativa a gestione commissariale.
Premesso quanto sopra, ritenuto opportuno chiarire una volta per tutte l'effettivo riparto delle competenze in materia di cooperative edilizie, anche alla luce delle oscillazioni giurisprudenziali relativamente alla configurazione del contributo erariale, l'ufficio legislativo del Ministero delle infrastrutture, in data 7 novembre scorso, ha chiesto al Ministero dello sviluppo economico se fosse stato predisposto il quesito al Consiglio di Stato, volto a stabilire la corretta interpretazione dei due testi normativi sopra specificati, così come preannunciato dallo stesso dicastero in data 29 maggio scorso. Quest'ultimo, con nota del 21 novembre, ha confermato che recentemente è stato interessato il Consiglio di Stato, al fine di acquisire l'autorevole parere, che ad oggi non risulta ancora pervenuto, in ordine alla competenza ad esercitare il potere di vigilanza nei confronti delle cooperative edilizie fruenti di contributi erariali.

PRESIDENTE. L'onorevole De Brasi ha facoltà di replicare.

RAFFAELLO DE BRASI. Onorevole sottosegretario, come lei può ben capire, io posso essere solo parzialmente soddisfatto della risposta del Governo. Naturalmente apprezzo l'impegno, che il Governo ha messo, per cercare di risolvere la questione. Vorrei che questo impegno si mantenesse anche nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, anzi si intensificasse. Sono ovviamente soddisfatto di questo impegno, ma per il resto mi aspettavo un po' più di coraggio politico nell'assumere la responsabilità, che poi compete al ministro. Ovviamente, conosco le difficoltà di interpretazione giuridica che lei ha sottolineato nella risposta alla mia interpellanza e conosco anche, purtroppo, la particolare ostinazione del dirigente responsabile del procedimento nel difendere un atto che lui stesso ha deciso sotto il precedente Governo.
Il contenuto stesso della risposta che il Governo mi ha dato propone argomentazioniPag. 85che avrebbero potuto essere poste alla base della fine del commissariamento, scegliendo ovviamente in questa contraddizione giuridica la parte che evidentemente poteva consentire questa scelta e questa assunzione di responsabilità politica, perché quando c'è una situazione confusa dal punto di vista normativo, quando la giurisprudenza è contraddittoria, è evidente che c'è una volontà politica che può, anzi che deve affermarsi. Il Governo ha preferito una risposta interlocutoria, affidando al Consiglio di Stato la risoluzione del problema, in particolar modo per quanto riguarda la questione della vigilanza sulle cooperative edilizie.
Questa cautela, che si intravede nella risposta che mi è stata data, forse è stata un po' eccessiva. Fra l'altro il Governo precedente non ha avuto alcuna cautela nel commissariare Unicoop, sulla base di quella che sicuramente è stata una pressione politica che è venuta localmente dalla destra imolese. Se la giurisprudenza è contraddittoria, in particolar modo sulla questione del contributo erariale, se cioè lo si debba intendere in senso ristretto, riferito al testo unico, o piuttosto in senso ampio, riferito a qualsiasi forma di contribuzione pubblica, sicuramente di fronte a questa contraddittorietà e di fronte anche alla confusione che esiste, come lei ha giustamente sottolineato, sui temi della vigilanza, la politica, ripeto, avrebbe dovuto assumersi la propria responsabilità.
Avremo invece il rinnovo del commissariamento per altri tre mesi, con l'aumento dei costi per la cooperativa; fino ad oggi c'è stato il 10 per cento del fatturato della cooperativa come costo di questo commissariamento. Continuerà il danno alle attività sociali, perché la cooperativa ha perso molto prestito sociale e c'è perfino il rischio di non poter partecipare a bandi regionali, in quanto la cooperativa è commissariata. Si danno altri tre mesi di tempo ad un commissario che in un anno non ha fatto niente, se non spendere i soldi della cooperativa, per risolvere la questione. Auspico comunque che questo periodo si riduca al minimo e che presto vi sia il giudizio del Consiglio di Stato e che si ponga fine ad un commissariamento ingiusto e di dubbia legittimità, deciso sostanzialmente per ragioni di carattere politico.
Se l'obiettivo della mia interpellanza era di porre fine al commissariamento, è ovvio, onorevole sottosegretario, che il suo rinnovo, seppure per un periodo di tre mesi, non può certo soddisfarmi, né soddisfare i 2.689 soci della cooperativa, né l'intera comunità imolese. Continuo ad essere fiducioso che l'impegno del Governo persista e che si possa a breve raggiungere la soluzione di questa controversia e porre fine a questo ingiusto ed illegittimo commissariamento della cooperativa Unicoop di Imola.

(Realizzazione della strada statale n. 514 «Licodia-Eubea-Libertinia» - n. 2-00227)

PRESIDENTE. L'onorevole Samperi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00227 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 7).

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, la strada statale n. 514 «Licodia-Eubea-Libertinia» è un'opera considerata strategica per la viabilità dell'intera fascia sudorientale della Sicilia. Si tratta del completamento di un tratto di 20 chilometri che dovrebbe collegare la statale Catania-Ragusa con l'autostrada A19 Palermo-Catania.
L'opera era stata inserita nel piano decennale dell'ANAS, era stata per intero finanziata con 430 miliardi delle vecchie lire ed era stata appaltata nel lontano 1997. L'aggiudicazione fu poi revocata insieme al finanziamento nel 2005 dal Governo Berlusconi. Eppure, il progetto era esecutivo, l'opera era finanziata, il progetto era stato anche approvato nel 2004 dal consiglio di amministrazione dell'ANAS. È, questa, un'infrastruttura lungamente richiesta e fortemente attesa dalle popolazioni locali ed è un'opera resa oggi indispensabile dall'intenso processo di sviluppo di cui le popolazioni di questa fascia della Sicilia interna sud-orientale si sono rese protagoniste.Pag. 86
Gli interpellanti chiedono al Governo quali iniziative intenda assumere per addivenire in tempi rapidi e certi alla realizzazione di questa importante strada.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture, Luigi Meduri, ha facoltà di rispondere.

LUIGI GIUSEPPE MEDURI, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture. Signor Presidente, con riferimento a quanto richiesto nell'interpellanza urgente cui si risponde, l'ANAS ha fatto conoscere che l'intervento in questione si riferisce al completamento della nuova strada che collega la statale n. 514 di Chiaromonte nei pressi di Licodia-Eubea con la statale n. 117-bis «centrale sicula» in prossimità del bivio Gigliotto. Tale intervento era originariamente stato suddiviso in tre lotti, a loro volta ripartiti in sette stralci.
I relativi progetti, elaborati nel corso degli anni, hanno dovuto subire un processo di revisione resosi necessario anche ai fini dell'adeguamento alle normative sopravvenute che ha portato all'elaborazione di un nuovo progetto esecutivo.
A seguito di una serie di valutazioni maturate durante lo svolgimento delle nuove attività progettuali svoltesi negli anni 2002-2003, l'ANAS ha assunto la determinazione di procedere all'accorpamento dei sette progetti esecutivi adeguandoli in un unico lotto.
I progetti aggiornati sono così stati fusi in un unico progetto esecutivo sottoposto all'esame del consiglio di amministrazione della società che, con delibera del 16 novembre 2004, lo ha approvato in sola linea tecnica in quanto le stime di costo dell'intervento, pari a 279 milioni di euro, risultavano superiori alla disponibilità finanziaria esistente, ammontante a 137 milioni di euro.
L'ANAS sta pertanto valutando l'opportunità di individuare uno stralcio funzionale dell'intervento che abbia un costo uguale o inferiore allo stanziamento disponibile. L'intero intervento, previsto nei precedenti piani programmatici, verrà proposto nel piano economico-finanziario quinquennale e relativo elenco di opere attualmente in corso di elaborazione.
Per completezza di informazione, si ricorda che, tra le opere inserite nel documento «infrastrutture prioritarie» predisposto dal Ministero delle infrastrutture a conclusione degli incontri con le amministrazioni regionali e sottoposto all'esame della Conferenza unificata Stato-città-autonomie locali in data 16 novembre scorso, figura l'itinerario Ragusa-Catania.
Tale intervento prevede l'adeguamento a quattro corsie della strada statale n. 514 di Chiaromonte e della strada statale n. 194 Ragusana tra lo svincolo con la statale n. 514, in prossimità di Comiso, ed il nuovo svincolo di Lentini dell'asse autostradale Catania-Siracusa, e conferisce all'arteria la caratteristica della categoria B extraurbana, secondo la classifica del decreto ministeriale 5 novembre 2001, per complessivi 68 chilometri.
Con delibera n. 79 del 2006, il CIPE ha approvato il progetto preliminare, rinviando l'assegnazione dei fondi necessari all'approvazione del progetto definitivo. L'opera, il cui costo complessivo è stato quantificato in 1.268,58 milioni di euro, gode, peraltro, di parziale copertura finanziaria ripartita tra fondi ANAS (ex articolo 11 della legge n. 144 del 1999, per 49,21 milioni di euro) e fondi della regione Sicilia (pari a 100 milioni di euro) a valere sulle risorse di cui alla delibera CIPE n. 35 del 2005.

PRESIDENTE. L'onorevole Samperi ha facoltà di replicare.

MARILENA SAMPERI. Signor sottosegretario, la sua risposta conferma che la vicenda relativa a questa arteria strategica è emblematica per farraginosità, per complicazioni burocratiche e per colpevoli ritardi.
Noi assistiamo, infatti, ad un iter che vede la progettazione in sette stralci funzionali, un appalto già indetto nel 1997, un successivo ripensamento sulla progettazione a stralci, la decisione di predisporre un unico progetto e poi, adesso, la riproposizione dello stralcio funzionale. CredoPag. 87che ci troviamo veramente all'interno di una vicenda assurda!
A ciò si aggiunge il fatto che la regione Sicilia ha presentato il proprio programma del sistema trasporti, ma non ha inserito l'opera in questione all'interno della scheda relativa alle criticità ed al fabbisogno finanziario degli interventi con orizzonte temporale di breve periodo (dal 2007 al 2010).
Dunque, la regione siciliana non ha incluso tale opera nel suo programma, mentre l'ANAS ci ripensa e decide, dopo aver stabilito di predisporre un unico progetto, di rivedere il progetto stesso e di elaborare uno stralcio. Credo che quest'opera sia come una di tela di Penelope, poiché giunge alla sua conclusione, ma successivamente viene disfatta!
Ritengo la concertazione giusta e necessaria: ricordo, infatti, che ci siamo battuti a favore di una vera autonomia delle regioni, delle province, dei comuni e delle altre comunità locali. Credo, infatti, che un'efficace concertazione con le regioni debba prevedere una altrettanto efficace concertazione con le comunità locali, poiché, in caso contrario, ad un centralismo statale e romano si contrapporranno tanti centralismi regionali.
Dunque, ritengo che il Governo, prima di prendere per buona la decisione assunta dalla regione siciliana, dovrebbe verificare se tale decisione sia stata concertata assieme alle comunità locali.
Penso che dovremo fare ancora molto per questa strada statale, alla quale le comunità interessate non possono rinunciare. Vorrei sottolineare, infatti, che in Sicilia i fondi compaiono, spariscono e poi riemergono e spesso si realizzano numerose opere inutili.
Questa regione sta finalmente prendendo coscienza delle proprie risorse e vocazioni. Pertanto, nell'ambito di un processo di sviluppo economico, le infrastrutture sono necessarie, al fine di avere maggiori ricadute sul territorio e rendere ancora più incisivo il progetto di crescita che si ha in mente.
Ebbene, credo che in questo momento vi sia bisogno di prestare un'attenzione particolare a questa Sicilia dove, finalmente, si sa quali sono le opere che effettivamente occorrono e quali quelle che non servono o che si possono rinviare. Ciò al fine di non deludere, ancora una volta, quegli uomini e quelle donne di buona volontà che stanno faticosamente cercando di intraprendere la via dello sviluppo economico della regione, nonché di garantire finalmente alla regione l'autonomia e l'indipendenza da altri soggetti.

(Assassinio della giornalista russa Anna Politkovskaja - n. 2-00192)

PRESIDENTE. L'onorevole Boato ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00192 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 8).

MARCO BOATO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, viceministro degli affari esteri, Ugo Intini, colleghi, la mia interpellanza urgente è stata presentata il 19 ottobre scorso, quindi sono trascorsi quarantuno giorni a causa delle vicissitudini parlamentari di cui tutti siamo a conoscenza. In ogni caso, l'urgenza non è venuta meno, anzi paradossalmente, si è accentuata per una serie di vicende posteriori ai fatti oggetto del mio atto di sindacato ispettivo.
La giornalista Anna Politkovskaja è stata uccisa a Mosca il 7 ottobre 2006. Ella era redattrice del settimanale Novaja Gazeta, autrice di libri - alcuni tradotti anche in italiano - e di reportage, strenuo difensore dei diritti umani e, in particolare, testimone della tragedia cecena. Nel 2001 ha vinto il Global award di Amnesty international per il giornalismo in difesa dei diritti umani e, nell'ottobre del 2002, il premio OSCE per il giornalismo e la democrazia.
Anna Politkovskaja era una giornalista molto conosciuta, anche se da tempo era scomparsa dagli schermi televisivi russi e si era avviata contro di lei una campagna ostile fatta di minacce e calunnie, sfociate, inevitabilmente, nell'isolamento e nella vulnerabilità. In un'intervista rilasciata alPag. 88Corriere della Sera del 9 ottobre 2006, Adriano Sofri ha paragonato la sua vicenda a quella del giudice Falcone, anch'egli assassinato.
Fra le tantissime testimonianze che ricordano la figura di Anna Politkovskaja ho già citato nel testo della mia interpellanza personaggi quali Mikhail Gorbaciov, Josep Borrell ed altri. Voglio semplicemente ricordare anche il commissario del Consiglio d'europa per i diritti umani, Thomas Hammarberg, che l'ha così ricordata: «Anna Politkovskaja era uno dei maggiori difensori dei diritti umani presenti oggi in Russia».
Purtroppo, al suo funerale, celebratosi il 7 ottobre (pochi giorni dopo), per parte italiana partecipò soltanto Marco Pannella: lo voglio ricordare perché gli fa onore. In questo modo almeno un politico italiano fu testimone nel momento di estremo congedo di questa donna straordinaria.
La stessa Politkovskaja, nei suoi scritti e in una recentissima intervista a Radio liberty tenutasi poche ore prima della sua morte, aveva denunciato preventivamente coloro che, secondo lei, desideravano la sua morte. In particolare, mi riferisco al premier ceceno Ramzan Kadyrov, l'uomo più strenuamente sostenuto dal presidente Putin al vertice di questo pseudo Stato, in una situazione di tragedia permanente.
Da parte mia, poiché sono un convinto garantista - lo sono sempre stato - non intendo fare nessun processo sommario, tanto più in un'aula parlamentare, contro nessuno. In ogni caso, temo sia assai difficile individuare e perseguire penalmente - è stata, comunque, aperta un'inchiesta da parte della procura di Mosca - gli assassini di Anna Politkovskaja. Il caso può essere accomunato a quello del giornalista di Radio radicale Antonio Russo, assassinato anch'egli alcuni anni fa, proprio in relazione alla vicenda cecena. Adriano Sofri ha ricordato entrambi questi personaggi definendoli testimoni coraggiosi e, proprio per questo, temuti e scomodi.
Signor rappresentante del Governo, vi è stata una reazione a mio parere troppo fragile e debole nei confronti di questo spietato omicidio da parte degli Stati europei, dell'Unione europea e - mi si consenta, col massimo rispetto - anche da parte del Governo italiano. Inoltre, debole è stata in passato ed anche oggi la reazione italiana, europea ed internazionale alla terribile situazione in Cecenia che ho già più volte evocato. In Russia è in corso - lo dicono tutti gli osservatori - una terribile lotta per il potere, legata anche all'annunciata successione al Presidente Putin, che sta per arrivare al termine del secondo mandato. Si tratta di una terribile lotta per il potere di cui restano vittime soprattutto e non solo i giornalisti indipendenti critici del potere. Come minimo, si parla di 12 giornalisti uccisi durante questo mandato presidenziale, oltre alla Politkovskaja, ma, secondo altre fonti che ho citato nell'interpellanza, si parla di 20 giornalisti uccisi. Ripeto, da parte mia non vi è alcun processo sommario agli ipotetici responsabili, ma propongo in sede politica e parlamentare la denuncia di questa terribile situazione.
Il Presidente Putin ha assicurato che «la legge impone di prendere tutte le misure necessarie per un'indagine oggettiva sulla tragica morte della giornalista Politkovskaja». Non vi è in questa dichiarazione una sola parola di cordoglio per l'assassinio, ma l'annuncio gelido e burocratico di un atto dovuto, ovviamente un'indagine giudiziaria.
Il 22 ottobre al vertice di Lahti in Finlandia, quando il Presidente del Parlamento europeo, Josep Borrell, ha ricordato al Presidente Putin la terribile situazione in materia dei diritti umani esistente in Russia, lo stesso Presidente Putin ha risposto con frasi sferzanti e sprezzanti, una delle quali ci riguarda direttamente. A Borrell, che evocava la mafia russa, Putin ha detto che la mafia è una parola nata in Italia, non in Russia. Il ministro degli esteri D'Alema il giorno dopo ha dichiarato che non è un linguaggio da statista. Il Presidente della Camera Bertinotti ha a sua volta affermato che si tratta di parole politicamente sgrammaticate.Pag. 89
In un'intervista su l'Unità del 13 ottobre scorso, l'importante e nota reporter Elena Trebugova, vittima anch'essa di un attentato che non è riuscito ad ucciderla, ha dichiarato: «non esiste più in Russia un giornalista libero. L'assassinio di Anna Politkovskaja è stato il definitivo assassinio del nostro giornalismo».
Dmitri Muratov, direttore del bisettimanale cui collaborava la Politkovskaja, la Novaja Gazeta già citata, il 28 novembre scorso, due giorni fa, ha dichiarato a la Repubblica: io penso che i nemici siano all'interno. Vogliono imporre a Putin di esercitare il terzo mandato, violando la Costituzione e gli dicono: «ora l'Occidente ti volta le spalle, non avere scrupoli nel mostrare i muscoli»! Vogliono, dice Muratov, farlo diventare un despota alla bielorussa come Lukashenko, pur di conservare le loro ricchezze e moltiplicare il loro business.
È interessante questa valutazione del direttore del giornale a cui lavorava la Politkovskaja, perché non vi è un'imputazione diretta al Presidente della Russia, ma si mette in evidenza la tragica situazione che si sta verificando in quel paese, giorno dopo giorno.
In questo drammatico contesto (per questo ho detto che questa interpellanza ha conservato la sua attualità, che purtroppo è aumentata in questi giorni), si inserisce anche pochi giorni fa l'assassinio a Londra dell'ex colonnello del KGB Alexander Litvinenko (avvelenato da una dose radioattiva di polonio 210), il quale ha accusato Putin, prima di morire (perché vi è stata un'agonia di alcuni giorni), di essere il mandante del suo avvelenamento.
Cito per documentazione politica queste affermazioni rese da un moribondo, ma non posso sostenere ovviamente di avere qualunque elemento per poterle direttamente condividere.
Su Il Sole 24 Ore di ieri, 29 novembre 2006, è stato scritto, con riferimento all'omicidio di Aleksandr Litvinenko: I moventi più plausibili sono le attività di investigazione di Litvinenko sull'assassinio della giornalista russa Anna Politkovskaja - come vedete, le connessioni ci sono - e sul gruppo petrolifero Yukos, oltre alla vicinanza con Boris Berezovskij, ex oligarca esule a Londra, nemico giurato di Putin, di cui l'ex spia era il braccio destro.
Il quotidiano la Repubblica del 26 novembre 2006 - anche in questo caso, pochi giorni fa - ha pubblicato la trascrizione di un lungo colloquio con Aleksandr Litvinenko, avvenuto il 3 marzo 2005 negli uffici del già citato - da me - Boris Berezovskij a Londra, dal quale risulta l'incredibile interessamento della Commissione parlamentare d'inchiesta sul caso Mitrokhin, meglio, del suo presidente, senatore Paolo Guzzanti, tramite il consulente Mario Scaramella, per i rapporti con il KGB da parte di - udite, udite! - Romano Prodi, il gruppo dei Verdi, l'azienda Olivetti. Sembravano rivelazioni talmente assurde da apparire incredibili, ma sono state poi confermate pubblicamente. Infatti, il giorno dopo - 27 novembre, tre giorni fa - la Repubblica riferisce le dichiarazioni di un altro ex agente dell'intelligence sovietica, utilizzato sempre dal consulente Mario Scaramella, in rapporto con il presidente della Commissione Mitrokhin, senatore Paolo Guzzanti. Si tratta di Euveenij Limarev. Anche l'ex agente Euveenij Limarev conferma l'interesse del consulente Mario Scaramella, per conto del senatore Guzzanti, nei confronti di Romano Prodi, Massimo D'Alema ed Alfonso Pecoraro Scanio, dal gennaio 2006 (pensate, una Commissione parlamentare d'inchiesta del Parlamento italiano alla vigilia della campagna elettorale e quando ormai, del resto, i lavori della Commissione Mitrokhin erano conclusi e si era - ripeto - alla vigilia della campagna elettorale). Anche in questo caso si fa riferimento ad Anna Politkovskaja che poi sarebbe stata assassinata, e così pure ad Alex Litvinenko, lui pure poi assassinato.
È davvero singolare l'interesse del senatore Guzzanti a montare un'incredibile accusa di rapporti con il KGB nei confronti di Romano Prodi, Massimo D'Alema e Pecoraro Scanio, oggi Presidente del Consiglio il primo, ministro degli affariPag. 90esteri e Vicepresidente del Consiglio il secondo e ministro dell'ambiente il terzo. Un panorama allucinante che, colgo quest'occasione per denunciare politicamente perché sarà necessario fare chiarezza sia sul piano giudiziario sia sul piano parlamentare, da parte del Copaco, quel Copaco a cui oggi il senatore Guzzanti ha dichiarato di sottrarsi, sia anche da parte dei Presidenti di Senato e Camera, Marini e Bertinotti, perché si tratta, appunto, di un'attività connessa ad una Commissione parlamentare d'inchiesta che non comporta interesse da parte del Governo ma, direttamente, un coinvolgimento parlamentare. Ma, aggiungo, anche da parte del Governo, come giustamente ha già preannunciato il ministro dell'interno Amato, il quale ha dichiarato di voler effettuare un'inchiesta attenta sui contatti eventuali di questi personaggi con uomini dei servizi di sicurezza e dei Corpi di polizia dello Stato.
Per concludere, signor Presidente, signor rappresentante del Governo, ritorno all'assassinio di Anna Politkovskaja, da cui sono partito, avvenuto lo scorso 7 ottobre a Mosca. Attendo ora con fiducia da parte del Governo italiano una risposta a questa interpellanza, una risposta che sappia interpretare l'indignazione e lo sdegno per l'omicidio di una donna straordinaria, indignazione e sdegno suscitati non soltanto in Russia, ma anche in Italia, in Europa e sul piano internazionale, rispetto ai quali, però, le reazioni di carattere politico a me pare siano state fino ad oggi inadeguate.

PRESIDENTE. Il viceministro degli affari esteri, Ugo Intini, ha facoltà di rispondere.

UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, dopo l'assassinio del vicegovernatore della Banca centrale russa, lo scorso 14 settembre, l'assassinio della giornalista Anna Politkovskaja, il 7 ottobre scorso, contribuisce a gettare ombre sulla situazione russa, alimentando la percezione di un paese che, nonostante gli impressionanti ritmi dello sviluppo economico, è ancora terreno di gravi atti criminali. La preoccupazione per la comunità internazionale è che questi eventi possano costituire un ostacolo per la stabilizzazione democratica del paese e per il radicamento di standard internazionali in materia di diritti umani e di libertà fondamentali. La Presidenza di turno dell'Unione europea ha emesso l'8 ottobre una dichiarazione in cui ha condannato l'assassinio della Politkovskaja, esprimendo solidarietà e cordoglio ai familiari ed amici della giornalista, che è un simbolo della difesa dei diritti umani nell'ex Unione Sovietica, paladina della libertà di espressione. Nella stessa dichiarazione, la Presidenza finlandese ha chiesto, a nome dell'Unione europea tutta, che venga condotta un'approfondita indagine sulle circostanze del crimine e che i responsabili siano consegnati alla giustizia.
Su richiesta di vari paesi membri, la Presidenza finlandese ha, inoltre, sollevato con la controparte russa il caso dell'assassinio della giornalista, nel quadro della sessione delle consultazioni sui diritti umani Unione europea-Russia, che si è tenuta a Bruxelles l'8 novembre scorso. Tali consultazioni rappresentano un importante momento di incontro, di riflessione e di analisi sulla situazione di diritti e delle libertà fondamentali in Russia; esse consentono all'Unione europea di esporre in maniera franca e costruttiva le sue preoccupazioni circa l'effettiva tutela dei diritti umani da parte delle autorità russe, per incoraggiare quanto più possibile futuri miglioramenti. Per questo motivo, l'Unione europea ha colto l'occasione, nel corso dell'incontro dell'8 novembre, di affrontare direttamente con le autorità russe non solo il caso che stiamo discutendo in quest'aula, ma anche il tema più generale delle condizioni del giornalismo e delle libertà dei media in Russia, un punto questo su cui l'onorevole Boato si è diffuso con efficacia.
Mosca ha ribadito che le autorità russe hanno già condannato con la massima fermezza l'omicidio e che le indagini sui suoi autori rimangono una priorità per il Governo russo. A conferma della volontà di dare davvero questa priorità alle indagini,Pag. 91le controparti russe hanno portato a testimonianza il fatto che è stata creata, in effetti, una squadra investigativa ad hoc, posta sotto la supervisione dello stesso procuratore generale Iuri Ciaika. I risultati delle consultazioni con la Russia verranno ancora esaminati a livello comunitario.
Il Presidente Putin è intervenuto sulla vicenda nel corso della sua recente visita in Germania, condannando il delitto, certo, ed assicurando che nulla sarà lasciato di intentato affinché esso non resti impunito. Nel corso della conferenza stampa congiunta con il Cancelliere Merkel, il Presidente russo ha dichiarato, inoltre, che la brutale uccisione di Anna Politkovskaja rappresenta per le autorità russe e cecene un colpo molto più duro di tutte le critiche mosse dalla giornalista nelle sue pubblicazioni. Il Presidente Putin è, poi, tornato più volte a biasimare pubblicamente l'accaduto, assicurando il massimo impegno affinché i criminali siano catturati e condannati. Lo ha fatto di recente al vertice europeo di Lathi, in diretta televisiva nazionale ed in altre occasioni pubbliche.
L'Italia condivide naturalmente in pieno la posizione espressa dalla Presidenza dell'Unione europea in precedenza ricordata e l'aspettativa che venga condotta un'indagine seria ed approfondita, che conduca all'individuazione dei responsabili ed alla loro consegna alla giustizia; continuerà, quindi, ad operare negli opportuni fori internazionali, in primis nell'ambito del dialogo Unione europea-Russia sui diritti umani, affinché sia mantenuta sul caso Politkovskaja la dovuta attenzione da parte delle autorità russe e siano fatti progressi concreti sul terreno delle indagini. Vorrei aggiungere che giustamente l'onorevole Boato solleva il problema dell'assassino successivo, quello di Litvinenko, a Londra e dell'incredibile coinvolgimento italiano nelle indagini e nelle rivelazioni successive, vere o presunte, che ci riguardano e che portano l'attenzione sull'attività della Commissione Mitrokhin. Seguo tali sviluppi con grande attenzione naturalmente e condivido i sentimenti di allarme ed inquietudine espressi dall'onorevole Boato. Non si hanno parole di fronte a ciò che si legge sui giornali! Tuttavia, più inchieste sono in corso e non posso, da questo banco, aggiungere valutazioni. Sono, d'altronde, garantista al pari dell'onorevole Boato. Posso soltanto esprimere la speranza che si faccia chiarezza e che la si faccia davvero. Posso aggiungere che le parole dell'onorevole Boato spesso, ed anche in questa circostanza, richiamano con efficacia la necessità di porre i diritti umani al primo posto e di renderli una bussola nella nostra politica internazionale e tale è l'impegno che si assume il Governo.

PRESIDENTE. L'onorevole Boato ha facoltà di replicare.

MARCO BOATO. Signor Presidente, ho usato quasi tutto il tempo a disposizione in sede di illustrazione e, vista l'ora tarda, cercherò di essere più sintetico in sede di replica.
Vorrei ringraziare il sottosegretario Intini per aver dato una risposta, non solo sulle questioni da me sollevate nell'interpellanza e su cui tra un attimo farò un'osservazione, ma anche di avere interloquito positivamente - sia pure con la prudenza che è doverosa per un rappresentante del Governo - con le altre considerazioni che nell'interpellanza non potevano essere contenute perché si trattava di eventi verificatisi successivamente alla sua presentazione, ma che si sono dimostrati in qualche modo connessi o interferenti con la vicenda dell'assassinio di Anna Politkovskaja. Lo ringrazio di questa attenzione perché supera quel tono inevitabilmente a volte rituale e burocratico che è presente nelle risposte alle interpellanze in aula, tramite documenti che vengono preparati a livello ministeriale. Mi auguro con lui che queste vicende possano rimettere in primo piano con forza tutta la questione della difesa dei diritti umani, ovviamente non solo in Russia, ma in tutti i paesi del mondo.
Per noi è stato imbarazzante sentire qualche esponente del Governo russo replicare alle giuste critiche per la terribilePag. 92ed allucinante situazione che da anni esiste in Cecenia, evocando gravi episodi di violazione dei diritti umani verificatisi anche in paesi come gli Stati Uniti d'America o in nazioni europee. La battaglia per i diritti umani si combatte al di là delle frontiere nazionali, ma è evidente che in riferimento alla situazione russa, per quanto riguarda il bubbone ceceno e il terribile stato in cui versa il giornalismo libero - se ancor esiste un giornalismo libero in Russia - essa è un tema centrale.
Signor sottosegretario, lei ha giustamente ricordato il confronto diretto che vi è stato lo scorso 8 novembre a Bruxelles tra l'Unione europea e la Russia, in cui si è affrontato anche il problema della condizione complessiva del giornalismo in quel paese. Se posso muovere soltanto un rilievo critico alla prima parte della sua risposta, contenuta nel testo che - come sempre accade - è stato predisposto a livello ministeriale, ho avuto l'impressione che vi sia stato un eccesso di preoccupazione nel riferire le posizioni del Presidente Putin che in qualche modo hanno messo in ombra l'eventuale determinazione nella reazione dell'Italia ed anche dell'Unione europea. Nel testo scritto è stato citato il vertice di Lahti in Finlandia, in cui al pranzo tenuto dopo la sessione ufficiale (in termini diplomatici quello serale è il pranzo), al momento del brindisi non ipocrita rivolto dal Presidente del Parlamento europeo, Josep Borrell, il Presidente Putin ha risposto in quel modo sprezzante e sferzante non solo con l'Italia, ma anche ad esempio con la Spagna. Infatti, Putin ha affermato che moltissimi sindaci spagnoli sono in carcere per corruzione e cose di questo genere.
Ho letto il giorno dopo attentamente la stampa internazionale e tale episodio ha lasciato tutti imbarazzati. Del resto, ho citato in proposito la dichiarazione del ministro degli affari esteri, D'Alema, e quella del Presidente della Camera, Bertinotti.
Credo di essere un uomo politico che ha senso di responsabilità, anche in campo internazionale. In conclusione, il mio auspicio è quello che le comprensibili preoccupazioni di mantenere rapporti di correttezza e di dialogo con la Russia - come è giusto che sia sul piano internazionale - non facciano ombra al nostro Governo e agli altri Stati dell'Unione europea e in particolare all'Unione europea, di cui facciamo parte.
Il nostro ruolo sarà tanto più importante, quanto più, da gennaio prossimo, il nostro paese sarà anche membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite. Ripeto, le ragioni comprensibili di correttezza diplomatica e di dialogo politico non debbono fare ombra nel denunciare e mantenere sempre, in primo piano, accanto a comprensibili interessi di carattere economico ed energetico (dato che esistono anche questi), la difesa, ad ogni costo, dei diritti umani, una battaglia alla quale Anna Politkovskaja ha sacrificato la propria vita ed è giusto che, anche in quest'aula, essa sia ricordata.

(Utilizzo della pillola abortiva RU486 in alcune regioni italiane - n. 2-00234)

PRESIDENTE. L'onorevole Paoletti Tangheroni ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00234 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 9).

PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Signor Presidente, rispetto all'aborto chirurgico, il ricorso all'associazione RU486 misoprostolo ha modificato la cronologia dell'aborto. Questo fatto solleva alcuni dubbi sulla compatibilità dell'uso della RU486 misoprostolo con le previsioni della legge n. 194 del 1978. In base alle prescrizioni di tale legge, l'evento abortivo deve, infatti, espletarsi in ambiente ospedaliero. In questo modo è possibile assistere la donna prima, durante e dopo l'intervento chirurgico per garantire quella tutela della salute che, come ricordiamo tutti, è l'asse portante della legge n. 194 del 1998.

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 22)

PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Mentre sappiamo da dati clinici che dopo l'assunzione dell'associazione RU486 misoprostolo, dal 2 al 5 per cento delle donne abortisce nell'intervallo tra l'assunzione della RU486, al primo giorno, e del misoprostolo, al terzo giorno, l'80 per cento delle donne abortisce entro 24 ore dall'assunzione del misoprostolo e nel 15 per cento delle donne l'evento abortivo si verifica, invece, in tempi successivi. Secondo diversi dati clinici l'intervallo si può prolungare fino, addirittura, a quindici giorni.
Ne consegue che, pur prevedendo la somministrazione della RU486 misoprostolo esclusivamente in regime ospedaliero e con ricovero di almeno tre giorni, non si verrebbe, comunque, anche in questo caso, incontro alle donne, che potrebbero abortire o manifestare gravi effetti collaterali in tempi successivi.
Si aggiunga, poi, che, seppur l'evento abortivo si fosse concluso durante il periodo di ospedalizzazione, è possibile che la donna non si presenti, la quindicesima giornata, per il follow up, venendo così meno il controllo sulle sue condizioni di salute. Nell'esperienza francese, ben il 20 per cento delle donne che avevano assunto RU486 non si sono poi presentate al follow up successivo. È, d'altra parte, noto che la Food and drug administration ha indicato, tra i criteri di esclusione al ricorso della RU486 misoprostolo, la difficoltà di accesso, per esempio, al telefono o la possibilità di arrivare a raggiungere l'unità di emergenza oppure l'impossibilità di ritornare proprio per la visita di follow up.
La necessità di un attento controllo sanitario è resa evidente anche dal corredo di sintomi, alcuni dei quali molto gravi, che accompagna l'assunzione di RU486 misoprostolo, che può durare per breve tempo o persistere per molti giorni, fino a divenire una vera e propria emergenza, tanto da richiedere, se non verificatisi nell'arco di alcuni giorni, la successiva ospedalizzazione della donna per una revisione della cavità uterina, per fare trasfusioni, somministrazioni parenterali di analgesici, antibiotici o altro.
Inoltre, dal momento che in oltre il 5 per cento delle donne che usano la pillola RU486 entro il quarantanovesimo giorno di gestazione si ricorre all'aborto chirurgico per completare l'aborto medico, la possibilità di complicanze aumenta ulteriormente. Tra le complicanze, comunque, si segnalano: perdita ematica e danni cardiovascolari, dolore addominale, disturbi gastrointestinali, cefalea, vertigini, cambiamenti della termoregolazione, endometrite, shock settico. Quindi, come si vede, è necessaria un'attenta ospedalizzazione, non semplicemente il day hospital, come fanno, a volte, alcune regioni come la Toscana.
In conclusione, possiamo affermare che il ricorso all'associazione di RU486 e misoprostolo è tutt'altro che privo di rischi, tanto che ne viene sconsigliato l'uso, ad esempio, in presenza di conferma o sospetto di gravidanza ectopica o massa annessiale non diagnosticata, presenza di spirale, insufficienza surrenalica cronica, uso da lungo tempo di corticosteroidi sistemici, storie di allergia al mifeprisone (questo è normale) o alle prostaglandine, disordini emorragici o terapia attuale con anticoagulanti, porfiria ereditaria. A questo si aggiunge che, dal momento che le donne con ipertensione, malattie respiratorie, epatiche, renali, surrenali, cardiovascolari con più di 35 anni e fumatrici sono state escluse dai vari trial clinici, se ne deve dedurre che anche queste sono situazioni a rischio.
Inoltre, sempre a livello di conclusioni, il rischio di morte dopo l'assunzione della pillola RU486 è di 1 per centomila, contro 0,1 per centomila per l'aborto chirurgico nella stessa epoca gestazionale. In altre parole, il rischio di morire è dieci volte superiore rispetto all'aborto chirurgico.
Le cause di morte non sono ancora chiare, il che rende impossibile ipotizzare una loro prevenzione. Si sottolinea, inoltre, che nella maggior parte dei casi l'esordio spesso subdolo del quadro clinico chePag. 94avrebbe portato alla morte del paziente si è verificato al di là dei termini di ospedalizzazione previsti in Italia.
Per quanto riguarda la Toscana, i dati ci ricordano che in nessuno degli ospedali in cui è praticato l'aborto chimico le donne restano ricoverate. Nel migliore dei casi (ad esempio, a Pontedera), viene firmata una dichiarazione di dimissione volontaria.
Appare, pertanto, quanto meno imprudente, a fronte degli eventi avversi registrati e della mancanza di chiarezza sugli stessi, l'utilizzo della RU486 a fini abortivi. Inoltre, dati i tempi dell'aborto, sembra che non sia possibile rispettare i dettati della legge n. 194 del 1978 ed avere la garanzia che vi sia un'effettiva tutela della salute della donna.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Gian Paolo Patta, ha facoltà di rispondere.

GIAN PAOLO PATTA, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, preliminarmente si segnala che la regione Toscana ha avviato la procedura disciplinata dai decreti ministeriali 11 febbraio 1997 e 31 gennaio 2006, che consente l'importazione dall'estero di medicinali non autorizzati sul territorio nazionale, ma regolarmente autorizzati nei paesi esteri. Tale importazione deve essere giustificata da oggettivi caratteri di eccezionalità e l'impiego del farmaco importato deve avvenire nel rispetto della normativa nazionale e delle condizioni d'uso autorizzate nel paese di provenienza.
Ai fini dell'importazione dall'estero deve essere inoltrata istanza all'ufficio di sanità aerea, di confine e di dogana del Ministero della salute territorialmente competente, nonché al corrispondente ufficio doganale che contenga i seguenti elementi: norma del medicinale e sua forma farmaceutica; ditta estera produttrice titolare dell'autorizzazione all'immissione in commercio; dichiarazione che il medicinale in questione è regolarmente autorizzato nel paese di provenienza; esigenze particolari che giustifichino il ricorso al medicinale non autorizzato in mancanza di valida alternativa terapeutica, come già precisato; dichiarazione di utilizzazione del medicinale sotto la diretta responsabilità del medico richiedente.
La regione Toscana ha comunicato che l'ufficio di presidenza del consiglio sanitario regionale ha approvato un documento contenente criteri e modalità da seguire per l'esecuzione dell'aborto medico ove sono previsti gli schemi di trattamento, i criteri di ammissibilità e di esclusione del trattamento, il protocollo operativo, le informazioni da fornire alla paziente ed i criteri per il consenso informato. Il documento, trasmesso da parte del competente assessore al diritto alla salute alle direzioni generali delle aziende sanitarie in data 9 febbraio 2006, prevede la somministrazione della pillola RU486 in regime di ricovero ordinario di tre giorni, in quanto il consiglio sanitario regionale ha recepito totalmente il parere del Consiglio superiore di sanità del Ministero della salute. Tutte le aziende che hanno somministrato e somministrano il farmaco suddetto, secondo quanto riferito dalla regione, assicurano di seguire i criteri di cui alla lettera circolare appena citata.
La regione ha sottolineato che sulla base dei pareri di bioetica e del consiglio sanitario regionale non ha proceduto ad alcuna sperimentazione. La lettura del documento mostra un atteggiamento assolutamente garantista verso la salute della donna. In questa prospettiva si intende altresì segnalare che negli ultimi due mesi le ASL hanno iniziato ad inviare alla regione i progetti legati ai finanziamenti di cui alla delibera n. 259 del 2006, legge n. 405 del 1975 e legge n. 194 del 1978, programma di interventi di riqualificazione dei servizi consultoriali e di educazione e formazione finalizzati alla diffusione ed al consolidamento di una cultura della maternità e paternità responsabile e di una sessualità consapevole.
L'assessorato, anche attraverso i settori competenti, dovrà monitorare la rispondenza dei progetti alle finalità della delibera nonché la loro realizzazione.Pag. 95
Si precisa infine che la ASL 11 di Empoli ha strutturato, al termine del percorso dell'interruzione farmacologia di gravidanza, un servizio di prenotazione automatica per la visita di controllo e per la consulenza sulla contraccezione, da effettuarsi presso il consultorio.
Relativamente a quanto lamentato dagli onorevoli interroganti in merito alla mancata autorizzazione in Italia del farmaco in esame, si precisa che, pur non esistendo alcun impedimento giuridico-procedurale che ostacoli la presentazione della domanda di autorizzazione all'immissione in commercio, ad oggi la ditta titolare non ha ancora presentato la necessaria richiesta. Si ribadisce, come già affermato in risposta a precedenti atti parlamentari, che, in base alla legge n. 194 del 22 maggio del 1978 sull'interruzione di gravidanza, all'ordinanza del 21 settembre 2005 e tenuto conto del parere del Consiglio superiore di sanità del 18 marzo 2004, il medicinale RU486 può essere utilizzato esclusivamente in ambito ospedaliero; ne è quindi vietata la distribuzione nelle farmacie e comunque l'utilizzo con modalità derogatorie alla legge e alla stessa ordinanza.

PRESIDENTE. L'onorevole Paoletti Tangheroni ha facoltà di replicare.

PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Signor Presidente, non sono per niente soddisfatta e vorrei dire al rappresentante del Governo - non mi aspettavo assolutamente la presenza del ministro, che ritiene questo un problema semplicemente tecnico - che non mi sorprende che non sia ancora arrivata la richiesta da parte della ditta di avere la certificazione.
Infatti - credo che lo sappiate ma vale la pena di ricordarlo - in America la ditta, la stessa che produce la RU486, anziché passare attraverso le complicate questioni di controllo, ha preferito regalare il proprio brevetto, perché questo, evidentemente, la metteva al riparo da alcune responsabilità legali. Quindi, ha regalato il proprio brevetto. Non mi sorprende, quindi, che non chieda autorizzazioni e controlli.
Assistiamo ad una cosa abbastanza inquietante. Già sette regioni utilizzano la RU486, sfruttando le pieghe della normativa sull'importazione diretta dei farmaci da parte delle regioni. Lo scopo è creare una situazione di fatto che consenta di allargare le maglie della legge e chiedere un'ordinanza ministeriale che faciliti l'acquisizione della pillola da parte dei singoli ospedali. Ma se, come afferma il ministro, la scelta di un metodo abortivo riguarda solo i medici e le donne, perché mai i consigli regionali e i comitati etici locali si fanno attivi promotori della RU486?
Ciò avviene perché essi cercano disperatamente metodi per diffondere un farmaco che non è stato sottoposto al controllo dell'ente di farmacovigilanza, che non ha un protocollo e che l'azienda non vuole ancora registrare.
Questo non è un fatto politico? A me pare di sì.

(Misure a tutela della salute dei lavoratori e dei cittadini di Gela e delle aree limitrofe - n. 2-00233)

PRESIDENTE. L'onorevole Dioguardi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00233 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 10).

DANIELA DIOGUARDI. Signor Presidente, vista l'ora tarda, cercherò di essere breve.
Ringrazio il sottosegretario per essere qui. Con questa interpellanza abbiamo voluto sottolineare la gravità e la drammaticità della situazione di Gela e sottoporla ad una attenzione particolare, nonché invitare il Governo ad un'iniziativa. Si tratta di un'iniziativa che, chiaramente, prevede momenti e fasi diverse. Ci sono cose che è possibile fare subito ed altre che vanno verificate.
La situazione di Gela è emblematica. Si è parlato del «caso Gela». Essa è emblematica sotto molti aspetti: è emblematica di uno sviluppo distorto, che non tiene assolutamente conto del territorio, delle sue vocazioni e della sua cultura. Si èPag. 96aperto il petrolchimico nel 1959 ed è diventata una cattedrale nel deserto. Il sogno si è trasformato in un incubo per quella popolazione.
Essa è emblematica - lo voglio sottolineare - di una differenza di tempi, che dobbiamo cercare di accorciare, tra i tempi della politica, quelli delle istituzioni e quelli dei cittadini, uomini e donne in carne ed ossa, soprattutto quando di mezzo c'è la sofferenza.
Quindi, credo che si debba tenere conto dei dati che emergono già da tempo e che si aggravano ulteriormente, secondo quanto hanno riportato i giornali e la televisione, per cui sappiamo che c'è un'altissima incidenza di malattie oncologiche. I dati ci parlano del 57 per cento in più di mortalità per tumore allo stomaco negli uomini e del 74 per cento di tumori al colon retto nelle donne.
Quindi, sono dati davvero allarmanti. A questi dati si uniscono recenti studi svolti anche per iniziativa della magistratura di Gela, che sta indagando su alcune morti sospette anche dei lavoratori del Petrolchimico, ed indagini svolte sui nati con malformazioni congenite. Anche questi sono dati gravi e spaventosi. Vi è un'altissima percentuale di ipospadie che non sono state mai riscontrate in nessun'altra zona industriale. Quaranta bambini su mille nascono con malformazioni congenite alle vie respiratorie, al sistema cardiovascolare e agli arti. Vi è, davvero, una situazione di grande allarme.
Dagli studi emerge che vi è una connessione tra la salute (in questo caso, bisognerebbe dire la precarietà della salute) e le sostanze nocive ed inquinanti. In proposito, anche il Governo dovrebbe fare in modo che venissero effettuate quelle opere di manutenzione e di aggiornamento all'impianto che non vengono realizzate, come dimostrano anche gli ultimi episodi avvenuti. A settembre, sono fuoriusciti fumi maleodoranti e si è dovuto fermare l'impianto. Tutto ciò a danno della cittadinanza.
Bisogna agire immediatamente. Sono problemi difficili, che non si possono risolvere come si è fatto nel 2002, trasformando con un provvedimento una sostanza nociva in una sostanza positiva. Infatti, a causa di alcuni problemi che si erano verificati, il pet-coke (questa sostanza incriminata, a causa della quale la magistratura aveva chiuso l'impianto) è stata derubricata tra le sostanze combustibili ed eliminata dalla lista dei prodotti di scarto della lavorazione del petrolio.
Capisco che vi è il problema del lavoro; ma il lavoro non può essere in contraddizione con la salute. Allora, credo che dobbiamo dare delle risposte, che già da tempo i cittadini e le cittadine di Gela aspettano, in ordine ad una bonifica del territorio e ad una riconversione che non può avere chiaramente tempi brevi. È veramente un problema di pianificazione, ma è importante iniziare ed avere un progetto su cui continuare a lavorare. Quindi, occorre una conferenza di servizi che veda insieme i ministeri responsabili, la regione, gli enti locali, la provincia, il comune e anche i rappresentanti dell'ENI, affinché intanto si abbia un progetto. Questa sarebbe una grande opera utile per la Sicilia e potrebbe essere anche un reale volano di sviluppo.
Vi sono, poi, problemi anche più immediati. Abbiamo la possibilità di risolverli con i 3 miliardi di euro che nel disegno di legge finanziaria vengono previsti proprio per investimenti destinati all'ammodernamento degli ospedali e all'apertura di nuovi servizi sanitari, con particolare attenzione ad apparecchiature di radiodiagnostica e radioterapia con priorità per le regioni meridionali. Ancora, sono previsti strutture residenziali per malati terminali e l'incremento degli screening oncologici.
Occorre che a Gela ci sia - come già, peraltro, previsto dal piano sanitario regionale - un dipartimento oncologico di secondo livello. Tra l'altro, si tratterebbe di potenziare strutture già esistenti e di creare unità operative di radioterapia e l'hospice per le cure palliative per i malati terminali.
Rendiamoci conto di qual è la situazione di questi cittadini e di questa comunità. Non solo hanno un'alta percentualePag. 97di mortalità e sono più a rischio rispetto a certe malattie, ma nel momento in cui si ammalano non hanno neppure le strutture sociosanitarie essenziali. Sono sottoposti a difficoltà e disagi di vario tipo. Debbono spostarsi dalla loro città, debbono allontanarsi, con problemi di pendolarità, e debbono allontanarsi anche nei momenti più gravi, nei momenti della separazione dalle loro famiglie. Quindi questa è una risposta che noi possiamo e dobbiamo dare. È necessaria inoltre l'attivazione (si è visto che è fondamentale per le malattie oncologiche) di un servizio di biologia molecolare, che potrebbe essere attivato a Caltanissetta all'interno del dipartimento oncologico di terzo livello oppure anche localizzato direttamente a Gela. Sempre a Gela, sarebbe necessaria un'unità di igiene ambientale, che accorpi il monitoraggio, l'interpretazione dei dati, l'indagine epidemiologica, l'indicazione degli interventi nel territorio. E ancora, altra cosa essenziale sarebbe un registro dei tumori, per la raccolta e l'interpretazione dei dati di prevalenza e di incidenza delle diverse tipologie di patologie neoplastiche e un servizio di medicina e di igiene del lavoro.
I morti non sono soltanto quei lavoratori che muoiono negli incidenti. Ci sono anche lavoratori che muoiono per effetto dell'esposizione a situazioni di inquinamento per sostanze nocive. Credo dunque che occorra davvero un'intensa opera di prevenzione e soprattutto occorre che la comunità locale venga nuovamente messa in condizioni di sicurezza rispetto alla salute, che è il bene primario. Occorre ridare quindi tranquillità. Credo che tutto ciò si debba a questa comunità.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Gian Paolo Patta, ha facoltà di rispondere.

GIAN PAOLO PATTA, Sottosegretario di Stato per la salute. Si risponde all'interpellanza in esame su delega della Presidenza del Consiglio dei ministri. In merito alla situazione di grave crisi ambientale e sanitaria provocata dal Petrolchimico di Gela e dopo aver precisato che le attività di messa in sicurezza e bonifica sono propedeutiche alla riconversione industriale, va segnalato che l'area in questione è stata ricompresa nei siti inquinati di interesse nazionale per le bonifiche con decreto ministeriale 10 gennaio 2000. Tale area, dichiarata anche ad elevato rischio di crisi ambientale, è costituita dai territori dei comuni di Gela, Butera e Niscemi, per un'estensione complessiva di circa 671 chilometri quadrati.
L'economia dell'area appare fortemente condizionata dall'esistenza di un polo industriale di rilevanti dimensioni. In particolare vi sono sei insediamenti produttivi soggetti agli obblighi previsti dal decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334, recante attuazione della direttiva 96/82/CE relativa al controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose, tra cui gli Stabilimenti Polimeri Europa Spa e la Raffineria di Gela Spa. Per entrambi, il competente Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha avviato le istruttorie tecniche di riesame quinquennale dei previsti rapporti di sicurezza ed ha effettuato nel 2002 la verifica ispettiva di cui all'articolo 25 del decreto legislativo n. 334 del 1999. Attualmente, sono in corso ulteriori verifiche ispettive sui sistemi di gestione della sicurezza.
Poiché l'area di Gela è sito di interesse nazionale, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha svolto le attività istruttorie sui progetti di messa in sicurezza di emergenza sui piani d'indagine dello stato di contaminazione dei suoli e delle falde e sui successivi progetti di bonifica. Dal gennaio 2000 inoltre sono state condotte ai sensi della legge 29 luglio 1999, n. 241, numerose conferenze di servizi di natura istruttoria e 11 conferenze di servizi decisorie, oltre a molteplici riunioni della segreteria tecnica per l'istruttoria degli elaborati progettuali, con la partecipazione di enti ed istituti scientifici di livello nazionale.
Sulla base delle informazioni acquisite, è emersa la necessità di attivare interventi incisivi, approvati con prescrizioni nellePag. 98suddette conferenze decisorie, mirati alla messa in sicurezza, alla bonifica ed al ripristino del sito.
Nella regione Sicilia è in vigore, ed è stato prorogato fino al 31 gennaio 2007, lo stato di emergenza per la bonifica ed il risanamento ambientale dei suoli, delle falde e dei sedimenti inquinati. Il presidente della regione, in qualità di commissario delegato, sta provvedendo, nell'ambito dei compiti conferitigli ed in coordinamento con il citato dicastero, ad effettuare determinati interventi di messa in sicurezza di emergenza e di bonifica relativamente all'area marina, all'area umida del Biviere di Gela ed alla discarica di Cipolla.
Va ricordato che il decreto legislativo 4 agosto 1999, n. 351, ha individuato le autorità competenti alla valutazione e gestione della qualità dell'aria nel territorio nazionale nelle regioni e province autonome, le quali sono tenute ad effettuare il monitoraggio degli inquinanti atmosferici, la predisposizione e l'attuazione dei piani o programmi per il risanamento e la tutela della qualità dell'aria e l'informazione del pubblico. Inoltre, per le zone in cui i livelli di una o più sostanze inquinanti comportano il rischio di superamento dei valori limite e delle soglie di allarme, lo stesso decreto stabilisce che gli enti regionali individuino le autorità competenti alla gestione di tale situazione di rischio.
Relativamente alle iniziative intraprese dalla regione Sicilia, il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha comunicato che dall'analisi dei dati ricevuti risulta che, con il decreto assessoriale del 19 dicembre 2005, la regione ha adottato la «zonizzazione» del proprio territorio regionale, in base alla quale il comune di Gela è stato inserito nella zona «parte di territorio nella quale è stato accertato, mediante misurazioni in siti fissi, il superamento dei valori limite e/o dei valori limite più il margine di tolleranza di cui al decreto ministeriale n. 60 del 2002 e in cui si deve intervenire in tempi brevi con i piani di azione e/o i piani di risanamento», ricompresa, quindi, come «area ad elevato rischio ambientale».
In base ai dati ufficiali più recenti (2005) in tale agglomerato viene effettuato il monitoraggio di biossido di zolfo, biossido di azoto, benzene, monossido di carbonio, particolato atmosferico ed ozono, tramite diciassette stazioni di monitoraggio dislocate nell'area e gestite da diversi soggetti (provincia di Caltanissetta, Agip e rete civica); quattordici di queste stazioni si trovano nel territorio del comune di Gela e le rimanenti tre nel territorio di Niscemi.
Dall'analisi dei dati relativi agli anni precedenti, risulta un assetto pressoché costante della rete di monitoraggio presente nell'area in questione. Nel periodo 2002-2005 sono stati registrati i superamenti dei valori limite, o dei valori limite aumentati dei margini di tolleranza, stabiliti per biossido di zolfo, biossido di azoto, materiale articolato e benzene, come risulta da apposita tabella.
A seguito dei superamenti registrati, la regione avrebbe dovuto, ai sensi dell'articolo 8 dello stesso decreto legislativo n. 351 del 1999, predisporre ed adottare già dal 2003 appositi piani e programmi di risanamento della qualità dell'aria: tuttavia, secondo quanto riferito dal Ministero competente, ad oggi non risulta elaborato alcun piano di qualità dell'aria né è pervenuta alcuna informazione circa eventuali azioni o misure adottate al fine di ridurre i livelli degli inquinanti nelle zone interessate dai superamenti. La normativa vigente, inoltre, stabilisce l'obbligo di monitoraggio ed obiettivi di qualità per gli idrocarburi policiclici ed aromatici (IPA), limitatamente alle aree urbane a maggiore rischio di inquinamento rispetto a tali inquinanti.
La regione avrebbe dovuto effettuare sul territorio una valutazione preliminare della qualità dell'aria-ambiente relativamente agli IPA e ad alcuni metalli, ma ad oggi non risultano i dati sulle concentrazioni di tali inquinanti, né informazioni sulla valutazione degli stessi nel territorio regionale.Pag. 99
Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, in considerazione della presenza di numerose aree dichiarate ad alta criticità ambientale, ha più volte interpellato l'amministrazione regionale per verificare lo stato di attuazione della normativa sulla qualità dell'aria, avviando, inoltre, una collaborazione ed un confronto con le amministrazioni interessate (regione ed ARPA Sicilia) in materia di pianificazione, valutazione e gestione della qualità dell'aria. Ciò al fine di supportare la regione nell'obiettivo di colmare le lacune ed i ritardi verificatisi nell'applicazione della normativa di settore.
Nel corso dell'ultimo incontro, tenutosi presso il citato Ministero il 28 luglio 2006, l'assessore regionale al territorio e all'ambiente si è impegnato a trasmettere una relazione di sintesi sulle attività in corso, relative alla riorganizzazione della rete di monitoraggio ed alla pianificazione degli interventi per il risanamento e la tutela della qualità dell'aria.
Per quanto riguarda i dati relativi alle emissioni di sostanze inquinanti, l'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici ha precisato che essi sono contenuti nel registro delle emissioni «INES», il quale riporta i dati dichiarati dalle aziende ai sensi del decreto legislativo 18 febbraio 2005, n. 59, recante «Attuazione integrale della direttiva 96/91/CE relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento».
Questi stessi dati costituiscono parte integrante del registro europeo «EPER», liberamente consultabile in Internet.
Relativamente alla necessità di fornire una corretta informazione alla popolazione coinvolta, si precisa che l'articolo 22, comma 4, del decreto legislativo n. 334 del 1999, come modificato dal decreto legislativo 21 novembre 2005, n. 238, impone al comune in cui è localizzato lo stabilimento di portare tempestivamente a conoscenza della popolazione le stesse informazioni fornite dal gestore, rese eventualmente maggiormente comprensibili.
Tali notizie vengono fornite d'ufficio ad ogni persona e ad ogni struttura frequentata dal pubblico, che possano essere colpite da un incidente rilevante e debbono essere pubblicate almeno ogni cinque anni.
Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nell'attuale valutazione dei danni ambientali, sta anche verificando tutti gli aspetti di natura sanitaria, sociale ed economica prodotti, allo scopo di promuovere una possibile azione di risarcimento nei confronti delle aziende responsabili.
È necessario adesso riportare le informazioni ricevute dalla regione Sicilia, interpellata al riguardo da questa amministrazione.
L'assessorato competente ha precisato di avere intensificato la sorveglianza sullo stato di salute della popolazione residente. I primi risultati sulle indagini effettuate sono stati pubblicati dall'Organizzazione mondiale della sanità, con l'approccio degli studi di mortalità, effettuati in collaborazione con le autorità sanitarie locali, nell'ambito dei piani triennali di ricerca per la tutela ambientale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Essi sono contenuti all'interno del volume Ambiente e stato di salute della popolazione delle aree ad elevato rischio di crisi ambientale in Italia.
Nell'ambito delle iniziative del Ministero della salute finalizzate a rafforzare le strutture sanitarie dell'area di Gela, deve essere ricordato che, relativamente alla programmazione dei fondi strutturali europei 2000-2006, detto dicastero, attraverso il progetto PON ATAS (Programma operativo nazionale di assistenza tecnica), sta fornendo supporto agli osservatori epidemiologici delle regioni dell'obiettivo 1, tra le quali è compresa la Sicilia.
Nelle suddette attività è stata inclusa espressamente la valutazione dello stato di salute della popolazione residente nell'area di Gela, attraverso un aggiornamento del profilo di mortalità e morbosità, tramite la piattaforma informativa regionale appositamente potenziata presso il dipartimento Osservatorio epidemiologico regionale.
Riguardo all'area in questione ed alle altre zone a rischio ambientale della Sicilia, è stato definito un dettagliato rapporto,Pag. 100disponibile sul sito Internet www.docsicilia.it, a cura del dipartimento Osservatorio epidemiologico regionale, in collaborazione con l'Istituto superiore di sanità e con il Dipartimento di epidemiologia della ASL Roma E.
Esso concerne: la revisione delle evidenze disponibili sullo stato di salute della popolazione dell'area; l'aggiornamento dei dati di mortalità e di morbosità mediante l'analisi dei ricoveri ospedalieri nell'area in questione. La fonte dei dati sanitari è il sistema informativo regionale delle schede di dimissione ospedaliera dell'osservatorio epidemiologico; i risultati delle analisi saranno disponibili e diffusi quanto prima. Tali attività sono state poste in essere dal Ministero della salute in sinergia con le locali risorse umane e strutturali e con investimenti nazionali ed europei, tramite l'assistenza tecnica a favore delle regioni dell'Obiettivo 1, destinandovi risorse finanziarie per un importo pari a 1 milione e 600 mila euro.
Il disegno dello studio epidemiologico ha previsto il confronto del quadro di mortalità e di morbosità dell'area di Gela con quello di un'area limitrofa di confronto, simile per caratteristiche geografiche, demografiche e sociali e per l'offerta di servizi sanitari; l'area definita comprende 22 comuni nel raggio di 40 chilometri, con centro nel comune di Gela.
Nell'area di Gela, mentre non sono stati evidenziati eccessi nella mortalità per la gran parte delle cause esaminate, i dati rilevati da entrambe le fonti mostrano valori significativamente superiori all'atteso, rispetto ai comuni limitrofi, nel totale delle patologie tumorali in entrambi i sessi, e per specifiche sedi, quali colon retto nelle donne (mortalità + 50 per cento, ricoveri + 35 per cento) e laringe negli uomini (mortalità + 64 per cento e ricoveri 84 per cento). Si è osservato, inoltre, un aumento di ricoveri per le malattie cardiovascolari, per le malattie respiratorie e, in particolare, per le malattie respiratorie acute, anche se per queste ultime la mortalità risulta significativamente inferiore rispetto all'atteso.
Alcune di queste cause (in particolare tumori del colon e malattie cardiovascolari), oltre che di aspetti assistenziali veramente riconducibili al momento del trattamento in regime ospedaliero, sono suscettibili di efficaci interventi di prevenzione; al riguardo, l'assessorato competente ha evidenziato di aver avviato, nell'anno 2005, il piano regionale per la prevenzione attiva che include, tra l'altro, lo screening per i tumori femminili e del colon retto, nonché la prevenzione primaria del cardiorischio.
Queste misure sono state accompagnate dall'ormai indifferibile contestuale definizione di tutti gli interventi di bonifica ambientale a cura degli organismi competenti.
Riguardo ad altri sistemi di sorveglianza delle patologie riconducibili direttamente o indirettamente a fattori di rischio ambientali, è attivo, inoltre, sull'intero territorio regionale, a cura del suddetto osservatorio e, quindi, anche nell'area in esame, ai sensi del decreto legislativo 15 agosto 1991, n. 277, il registro regionale dei mesoteliomi (in collaborazione con l'ISPESL) e il registro tumori di Ragusa.
Per il triennio 1998-2000, sono stati segnalati 5 casi in residenti nel comune di Gela (su 175 a livello regionale) e sono in corso di imminente pubblicazione i dati aggiornati.
È già in fase di avvio, anche per l'area in questione, a cura del registro tumori di Ragusa, un sistema di registrazione delle patologie tumorali, come richiesto nell'atto parlamentare.
L'assessorato ha già più volte rappresentato nelle sedi competenti (autorità di gestione, commissario rifiuti, autorità ambientale) l'esigenza di essere supportato nella prosecuzione del monitoraggio epidemiologico nell'area di Gela; tuttavia, essendo ormai stata avviata in questi giorni l'attività promossa dall'ufficio speciale aree a rischio dell'assessorato territorio e ambiente con il centro europeo dell'OMS, a supporto dei piani di risanamento delle tre aree ad elevato rischio ambientale (Gela, Priolo e Milazzo), per quanto concernePag. 101gli aspetti di sanità pubblica la prosecuzione dell'attività di monitoraggio in collaborazione con il suddetto centro è già in fase di programmazione.
Infine, per quanto attiene agli aspetti di monitoraggio e prevenzione sul territorio, è stato evidenziato che, ai sensi della normativa di cui all'articolo 7 del decreto legislativo n. 229 del 1999 ed in conformità alle indicazioni del vigente piano sanitario regionale, con circolare n. 1045 del 21 marzo 2001, sono state già impartite direttive per il funzionamento dei dipartimenti di prevenzione delle aziende USL, cui compete la «tutela della salute collettiva in ambienti di vita, anche con riferimento agli effetti sanitari degli inquinanti ambientali».
Inoltre, nella seduta del 9 novembre uscente la VI Commissione legislativa «Servizi sociali e sanitari» dell'Assemblea regionale siciliana ha espresso parere favorevole all'istituzione del Dipartimento oncologico interaziendale di II livello.
Tale progetto, secondo quanto riferito dall'ente regionale, si inserisce con coerenza nella programmazione regionale in tema di potenziamento delle attività oncologiche e risponde all'esigenza di garantire una corretta risposta sanitaria nell'ottica dell'ottimizzazione dell'intervento, dell'implementazione delle attività, dell'appropriatezza delle cure e del risparmio sulla spesa sanitaria.
L'attivazione del dipartimento in questione consentirà quindi ai cittadini del comprensorio calatino-gelese di ricevere un trattamento diagnostico, terapeutico e assistenziale adeguato alle necessità cliniche, basato su protocolli appropriati, organizzati nella maniera più efficace, evitando nel contempo lo spostamento dei pazienti verso altri centri, con l'aggravio di spese e disagi.
In particolare, le attività da implementare presso l'azienda ospedaliera Vittorio Emanuele di Gela saranno l'Unità operativa complessa di oncologia medica, l'Unità operativa complessa di radioterapia, l'Unità operativa complessa per le cure palliative e l'Unità operativa semplice di anatomia patologica.
La struttura dipartimentale si avvarrà delle competenze specialistiche presenti nei due presidi ospedalieri di Gela e Caltagirone, utilizzando professionalità e risorse già esistenti che necessitano, peraltro, di una integrazione organizzativa e funzionale.
La regione Sicilia ha precisato che per il successivo e conseguente provvedimento assessoriale, le procedure risultano ormai in avanzata fase di definizione. Si allegano i dati epidemiologici 1997-2006, forniti dall'azienda ospedaliera di Gela, relative alle malformazioni neonatali (allegato n. 2).
Per quanto riguarda gli aspetti specificatamente sanitari, deve sottolinearsi come la patogenesi della grande maggioranza dei difetti congeniti sia dovuta ad interazioni fra predisposizioni genetiche e fattori esogeni. Pertanto, per le malformazioni riscontrate sarebbe auspicabile la conoscenza dettagliata dei fattori genetici e non.
Peraltro, le malformazioni hanno assunto una posizione di primario interesse in campo socio-sanitario in quanto sono causa di mortalità, morbosità infantile e di grave patologia cronica ed il loro valore viene sempre più utilizzato quale indicatore di sorveglianza ambientale, stante l'effetto teratogeno dei metalli pesanti, di alcuni agenti infettivi e di alcuni prodotti chimici.
Appare determinante lo studio epidemiologico in quanto i suoi risultati possono orientare gli interventi di sanità pubblica anche mediante la sorveglianza di fattori di rischio.
Dal punto di vista epidemiologico, la regione Sicilia segue la problematica riguardante i nati con le malformazioni congenite attraverso l'assessorato regionale alla sanità e l'Osservatorio epidemiologico regionale, con l'Indagine siciliana malformazioni congenite (ISMAC).
Fin dal 1991 l'Ismac costituisce il registro siciliano malformazioni congenite, ossia un sistema di raccolta di registrazione sistematica e continua dei casi di malformazioni congenite osservabili nel neonato o nel bambino in tutto il territorioPag. 102siciliano, gestito attualmente, tramite convenzione con l'Osservatorio epidemiologico regionale, dall'Associazione denominata ASMAC.
Il registro Ismac è membro del coordinamento nazionale dei registri delle malformazioni congenite funzionante presso l'Istituto superiore della sanità dove convergono tutti i registri operanti nelle regioni italiane.
Il Ministero della salute ed il MATT hanno avviato un tavolo interministeriale per risolvere le problematiche di interesse ambientale e sanitarie, prevedendo la creazione di una cabina di regia allo scopo di sviluppare un sistema efficiente ed integrato per il monitoraggio dell'ambiente e della salute, mirato a dare indicazioni operative per la protezione e la prevenzione.
Ciò permetterà di realizzare azioni di indirizzo e coordinamento a favore delle iniziative già in essere, nonché di quelle pianificate, ma ancora da attivare, come quelle di specifico interesse sanitario suggerite dalla Commissione oncologica nazionale e recepite da questo Ministero.
Relativamente ai dati sul rischio cancerogeno professionale e sulle malformazioni congenite, si riportano i dati forniti dall'Istituto superiore di sanità, con la precisazione che sono il risultato di studi epidemiologici condotti con protocolli di ricerca validati a livello nazionale ed internazionale. Le indagini sul rischio professionale e sulle malformazioni sono state condotte dall'Istituto superiore di sanità nell'ambito di consulenze tecniche disposte dalla magistratura.
È in pubblicazione sulla rivista Epidemiologia & Prevenzione lo studio di coorte di mortalità dei lavoratori del petrolchimico di Gela, che comprende i dipendenti del periodo 1960-2002, identificati dai libri di matricola e osservati in termini di mortalità per lo stesso periodo. L'analisi dello studio è stata ristretta a 6.458 uomini assunti nel periodo 1960-1993, calcolando il rapporto standardizzato di mortalità, SMR, ed utilizzando come riferimento i tassi di mortalità della regione Sicilia. Si ricorda che per l'SMR il valore superiore o inferiore ad 1 identifica, rispettivamente, un aumento od una diminuzione della mortalità della coorte di esposti rispetto al riferimento.
Nella coorte del petrolchimico di Gela, per tutte le cause l'SMR è risultato pari a 0,70 (662 decessi), per tutti i tumori maligni pari a 0,71 (210 decessi). Per le cause di interesse «a priori», sulla base delle precedenti evidenze epidemiologiche relative al settore petrolchimico, ossia le neoplasie di cute, il sistema linfoematopoietico, polmone, vescica, rene, fegato, encefalo e pleura, i valori puntuali degli SMR hanno intervalli di confidenza al 90 per cento, con il limite inferiore che non risulta mai superiore all'unità.
Pertanto, l'analisi preliminare della mortalità dei soggetti che hanno iniziato il lavoro nel petrolchimico di Gela nel periodo 1960-1993 non evidenzia eccessi per le patologie associate alle potenziali esposizioni professionali in quel contesto lavorativo. Una sottostima del rischio per patologie rare, come sono quelle neoplastiche di particolare interesse «a priori», potrebbe risultare dall'effetto lavoratore sano, dalla difficoltà di attribuzione di specifiche esposizioni in un contesto di molteplici esposizioni variabili per intensità e durata e dalla proporzione non esigua di decessi con causa non specificata.
Per quanto riguarda le problematiche delle malformazioni congenite, sulla base dello studio condotto nel periodo 1991-2002, è stata misurata una prevalenza per tutte le malformazioni alla nascita circa due volte significativamente superiore a quella del registro siciliano e dei registri italiani. Tra le malformazioni specifiche sono significativamente in aumento i difetti del tubo neurale, la microcefalia, l'ipospadia, l'idronefrosi e l'ernia diaframmatica. La prevalenza alla nascita di ipospadia è di 5,6 su 10 mila, significativamente superiore ai riferimenti di oltre 2,5 volte. Gli autori concludono che i risultati dell'indagine rafforzano l'ipotesi di un ruolo causale di fattori di rischio presenti nell'area. I risultati del successivo studio caso-controllo sulle ipospadie sono statiPag. 103presentati nel mese di ottobre 2006 al congresso annuale dell'Associazione italiana di epidemiologia. Per le ipospadie ed il totale delle malformazioni congenite sono risultati forti eccessi di rischio per i consumatori di pesce, di frutta e verdura se acquistati da venditori ambulanti o pescati o prodotti in proprio.
Gli eccessi sono presenti per consumi sia di almeno due volte a settimana o due volte al giorno, sia di almeno una volta a settimana o una volta al giorno; le stime di rischio variano tra 6 e 50. Gli autori concludono che i risultati sono evocativi di un possibile effetto sul rischio riproduttivo della frequenza dei consumi sopraelencati e rappresentano un segnale di preoccupazione a carico della catena alimentare e dei possibili effetti sulla salute.
Per quanto riguarda la mortalità e la morbosità, l'analisi effettuata dal dipartimento dell'osservatorio epidemiologico della regione siciliana e dal dipartimento di epidemiologia dell'ASL Roma E ha rilevato in entrambi i generi aumenti di mortalità e morbosità per tumori maligni (stomaco, colon retto, laringe, polmoni, vescica, linfomi non Hodgkin) e di morbosità per malattie cardiovascolari e respiratorie. Gli autori dello studio concludono che, sulla base dei suddetti risultati, la sorveglianza epidemiologica deve rientrare tra le priorità di sanità pubblica.
Relativamente a quanto richiesto dagli onorevoli interpellanti sull'istituzione di una conferenza di lavoro, affinché si cominci ad esaminare un piano di riconversione produttiva, si precisa che il Ministero dello sviluppo economico ha annunciato la prossima apertura di un tavolo nazionale sulla chimica, finalizzato a definire gli obiettivi e le strategie di politica industriale del comparto e le prospettive dei diversi poli chimici dislocati sul territorio nazionale, con particolare attenzione al sito di Gela.
Inoltre, si ritiene opportuno riportare in sintesi alcune informazioni pervenute dal gruppo ENI, tramite la competente prefettura di Caltanissetta. Nel sito di Gela il gruppo ENI è presente con la raffineria di Gela Spa e con gli impianti della Polimeri Europa Spa. Per quanto riguarda la prima, essa è dotata di un sistema di abbattimento delle emissioni in atmosfera prodotte dalla centrale termoelettrica dello stabilimento, che ha consentito una sostanziale riduzione, come riferito nella documentazione pervenuta dall'ENI, delle emissioni in atmosfera, che oggi sono fino a 4 volte inferiori a quelle precedenti. Oltre il 70 per cento delle emissioni atmosferiche è monitorato da sistemi di misurazione in continuo e da periodici ulteriori monitoraggi eseguiti da qualificati laboratori esterni.
La raffineria sta ultimando la realizzazione di un progetto volto al contenimento e al trattamento delle acque di falda inquinate, il quale assicura sia la preventiva messa in sicurezza dell'area che la sua completa bonifica.
Per quanto riguarda le attività di tutela della salute dei lavoratori presso la raffineria di Gela, dagli anni Ottanta è in vigore il processo di valutazione dei rischi per la salute dei lavoratori esposti (chimici cancerogeni, fisici biologici o derivanti da specifiche attività operative). L'ENI precisa che la misurazione dei vari agenti di rischio, in particolare degli agenti chimici cancerogeni, ha sempre mostrato valori espositivi abbondantemente al di sotto dei limiti consentiti dalla legge. Gli accertamenti sanitari per tutti i lavoratori esposti ai rischi hanno una periodicità annuale e sono mirati ai rischi derivanti dalle esposizioni a sostanze chimiche cancerogene, al rumore, all'attività con attrezzature munite di videoterminale, eccetera.
La struttura sanitaria della raffineria di Gela è composta da un medico (responsabile sanitario), coadiuvato da sette infermieri (operanti in turno continuo). Per ciascun lavoratore sottoposto a sorveglianza sanitaria, è istituita una cartella sanitaria e di rischio in cui sono riportati i risultati degli accertamenti sopra indicati. I risultati globali, ordinati per mansione, sono riportati, in forma anonima e collettiva, nel registro dei dati biostatistici. Secondo quanto comunicato dall'ENI, tali dati non hanno presentato, ad oggi, aspetti critici.Pag. 104
Dal 1992, il personale della raffineria di Gela si sottopone, su base volontaria, ad un programma di prevenzione dei tumori del colon, vescica, prostata, reni, dei tumori della sfera genitale femminile (Progetto salute ENI-Sicilia). Presso la raffineria, inoltre, è stato attivato un sistema di telemedicina, che offre la possibilità di usufruire di consulti sanitari con strutture di eccellenza, italiane ed estere. È poi attualmente in corso un progetto di ricerca, in collaborazione con l'ISPESL, avente i seguenti obiettivi: studio di biomarcatori da utilizzare nel monitoraggio ambientale del benzene; studio dei marcatori di diversità genetica nell'ambito del monitoraggio biologico del benzene.
Per quanto riguarda, infine, la Polimeri Europa Spa, si precisa che nei processi di combustione vengono utilizzati esclusivamente combustibili gassosi, che hanno le migliori performance di tutela ambientale.
L'ENI, al riguardo, sottolinea che, dal marzo 2005, il sistema di gestione ambientale dello stabilimento ha conseguito la certificazione internazionale UNIEM ISO 14001. Gli accertamenti svolti nell'ambito del monitoraggio degli ambienti di lavoro hanno consentito di escludere elementi di criticità per la salute dei lavoratori legati alle contaminazioni riscontrate nei terreni nella falda.

PRESIDENTE. L'onorevole Dioguardi ha facoltà di replicare.

DANIELA DIOGUARDI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la completezza della risposta. Sicuramente vi sono elementi di positività e ciò è evidente già da alcuni anni, come un'attenzione maggiore verso il monitoraggio e un'attività di indagine e di studio.
Devo, però, sottolineare alcuni aspetti, come il fatto che, già dal 2002, il piano sanitario regionale preveda, proprio perché la zona di Gela è stata dichiarata, sia dalla legislazione nazionale sia da quella regionale, zona ad alto rischio ambientale, un dipartimento oncologico di secondo livello. Siamo nel 2006 e, purtroppo, non si è visto nulla.
Mi auguro che questa risposta porti realmente ad un'accelerazione. Come dicevo prima, i tempi di chi soffre non possono stare dietro alle lungaggini delle istituzioni e della burocrazia o, peggio ancora, a promesse vuote.
Mi sembra, inoltre, che dalla relazione manchino alcuni aspetti che riteniamo essenziali. In primo luogo, si potrebbe vedere alla luce di quei finanziamenti, i tre miliardi di euro, di fare in modo che possa essere costituito il servizio di biologia molecolare, un servizio che sembra necessario rispetto alla possibilità di conoscenza sui tumori, alla loro diagnosi precoce, alla prognosi ed alla tipizzazione.
Insisto, anche, sull'unità di igiene ambientale a Gela, sul registro tumori e sul rilevamento dell'inquinamento, che deve essere potenziato.
Infine, l'ENI farà parecchio, però, vista la situazione di gravità, dovrebbe esservi un servizio di medicina e di igiene del lavoro.
Quindi, mi auguro che tutto ciò porti a risultati concreti che possano, come dicevo prima, ridare serenità ad una comunità che, in questo momento, è veramente particolarmente inquieta. Vi sono movimenti: i cittadini e le cittadine stanno cercando, in tutti i modi, di organizzarsi per portare alla ribalta e trovare soluzione ai loro gravi problemi.

(Rinvio interpellanza urgente Rossi Gasparrini n. 2-00247)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta del Governo e con il consenso dei presentatori, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Rossi Gasparrini n. 2-00247 è rinviato ad altra seduta.

(Rinvio interpellanze urgenti Cosenza n. 2-00162, Franceschini n. 2-00249, Smeriglio n. 2-00167, Adolfo n. 2-00179 e Burgio n. 2-00220 e n. 2-00231)

PRESIDENTE. Avverto che, per accordi intercorsi tra i presentatori ed il Governo,Pag. 105lo svolgimento delle interpellanze urgenti Cosenza n. 2-00162, Franceschini n. 2-00249, Smeriglio n. 2-00167, Adolfo n. 2-00179 e Burgio n. 2-00220 e n. 2-00231 è rinviato ad altra seduta.
È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno prossima seduta.

Lunedì 4 dicembre 2006, alle 10,30:

1. - Discussione del testo unificato delle proposte di legge (per la discussione sulle linee generali):
PECORELLA*; FORGIONE e DANIELE FARINA; DE ZULUETA ed altri; SUPPA ed altri: Introduzione dell'articolo 613-bis del codice penale in materia di tortura (915-1206-1272-1279-A).
- Relatore: Pisicchio.
*In data 5 ottobre 2006 il deputato ha ritirato la propria sottoscrizione alla proposta di legge.

(ore 14)

2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1069 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 ottobre 2006, n. 263, recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza nel settore dei rifiuti nella regione Campania (Approvato dal Senato) (1922).

- Relatore: Margiotta.

La seduta termina alle 23,05.

Pag. 106

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Pdl n. 915 e abbinate - Introduzione dell'articolo 613-bisdel codice penale in materia di tortura

Discussione generale: 9 ore.

Relatore 15 minuti
Governo 15 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 30 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 6 ore e 50 minuti
L'Ulivo 37 minuti
Forza Italia 34 minuti
Alleanza Nazionale 33 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 32 minuti
UDC-Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro 32 minuti
Lega Nord Padania 31 minuti
Italia dei Valori 31 minuti
La Rosa nel Pugno 30 minuti
Comunisti Italiani 30 minuti
Verdi 30 minuti
Popolari-UDEUR 30 minuti
Democrazia Cristiana-Partito Socialista 30 minuti
Misto 30 minuti
(Minoranze linguistiche: 15 minuti;
Movimento per l'Autonomia: 15 minuti)
Pag. 107

Pdl n. 616 - Benefici per le vittime del terrorismo

Tempo complessivo: 15 ore, di cui:

  Discussione generale Seguito esame
Relatore 15 minuti 15 minuti
Governo 15 minuti 15 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici   15 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 30 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) 53 minuti (con il limite massimo di 5 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 6 ore e 50 minuti 4 ore e 12 minuti
L'Ulivo 37 minuti 52 minuti
Forza Italia 34 minuti 36 minuti
Alleanza Nazionale 33 minuti 24 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 32 minuti 18 minuti
UDC-Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro 32 minuti 18 minuti
Lega Nord Padania 31 minuti 14 minuti
Italia dei Valori 31 minuti 14 minuti
La Rosa nel Pugno 30 minuti 14 minuti
Comunisti Italiani 30 minuti 13 minuti
Verdi 30 minuti 13 minuti
Popolari-UDEUR 30 minuti 13 minuti
Democrazia Cristiana-Partito Socialista 30 minuti 11 minuti
Misto 30 minuti
(Minoranze linguistiche: 15 minuti;
Movimento per l'Autonomia: 15 minuti)
12 minuti
(Minoranze linguistiche: 6 minuti;
Movimento per l'Autonomia: 6 minuti)
Pag. 108

Mozioni nn. 1-00043, 1-00047, 1-00064, 1-00065 e 1-00066 - Trasferimento della compagnia Alitalia a Milano

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 5 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
L'Ulivo 55 minuti
Forza Italia 38 minuti
Alleanza Nazionale 25 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 19 minuti
UDC-Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro 18 minuti
Lega Nord Padania 15 minuti
Italia dei Valori 14 minuti
La Rosa nel Pugno 14 minuti
Comunisti Italiani 13 minuti
Verdi 13 minuti
Popolari-UDEUR 13 minuti
Democrazia Cristiana-Partito Socialista 11 minuti
Misto 12 minuti
(Minoranze linguistiche: 6 minuti;
Movimento per l'Autonomia: 6 minuti)

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 27 novembre 2006.

Pag. 109

Mozioni nn. 1-00026, 1-00027, 1-00033, 1-00052, 1-00053, 1-00054, 1-00057, 1-00059 e 1-00063 - diritti umani in Cina

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 5 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
L'Ulivo 55 minuti
Forza Italia 38 minuti
Alleanza Nazionale 25 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 19 minuti
UDC-Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro 18 minuti
Lega Nord Padania 15 minuti
Italia dei Valori 14 minuti
La Rosa nel Pugno 14 minuti
Comunisti Italiani 13 minuti
Verdi 13 minuti
Popolari-UDEUR 13 minuti
Democrazia Cristiana-Partito Socialista 11 minuti
Misto 12 minuti
(Minoranze linguistiche: 6 minuti;
Movimento per l'Autonomia: 6 minuti)

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 27 novembre 2006.

Pag. 110

Mozioni nn. 1-00041 - Dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 5 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
L'Ulivo 55 minuti
Forza Italia 38 minuti
Alleanza Nazionale 25 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 19 minuti
UDC-Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro 18 minuti
Lega Nord Padania 15 minuti
Italia dei Valori 14 minuti
La Rosa nel Pugno 14 minuti
Comunisti Italiani 13 minuti
Verdi 13 minuti
Popolari-UDEUR 13 minuti
Democrazia Cristiana-Partito Socialista 11 minuti
Misto 12 minuti
(Minoranze linguistiche: 6 minuti;
Movimento per l'Autonomia: 6 minuti)

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 27 novembre 2006.

Pag. 111

Pdl n. 626 e abb. - Difensore civico delle persone private della libertà personale

Tempo complessivo: 17 ore e 30 minuti, di cui:

  Discussione generale Seguito esame
Relatore 15 minuti 15 minuti
Governo 15 minuti 15 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici   15 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 30 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) 1 ora e 29 minuti (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 6 ore e 50 minuti 6 ore e 6 minuti
L'Ulivo 37 minuti 1 ora e 19 minuti
Forza Italia 34 minuti 53 minuti
Alleanza Nazionale 33 minuti 35 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 32 minuti 26 minuti
UDC-Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro 32 minuti 25 minuti
Lega Nord Padania 31 minuti 21 minuti
Italia dei Valori 31 minuti 20 minuti
La Rosa nel Pugno 30 minuti 19 minuti
Comunisti Italiani 30 minuti 19 minuti
Verdi 30 minuti 19 minuti
Popolari-UDEUR 30 minuti 18 minuti
Democrazia Cristiana-Partito Socialista 30 minuti 16 minuti
Pag. 112
Misto 30 minuti
(Minoranze linguistiche: 15 minuti;
Movimento per l'Autonomia: 15 minuti)
16 minuti
(Minoranze linguistiche: 8 minuti;
Movimento per l'Autonomia: 8 minuti)

Pdl cost. n. 1571 e abbinate - Riconoscimento della lingua italiana quale lingua ufficiale della Repubblica

Discussione generale: 9 ore.

Relatore 15 minuti
Governo 15 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 30 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 6 ore e 50 minuti
L'Ulivo 37 minuti
Forza Italia 34 minuti
Alleanza Nazionale 33 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 32 minuti
UDC-Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro 32 minuti
Lega Nord Padania 31 minuti
Italia dei Valori 31 minuti
La Rosa nel Pugno 30 minuti
Comunisti Italiani 30 minuti
Verdi 30 minuti
Popolari-UDEUR 30 minuti
Democrazia Cristiana-Partito Socialista 30 minuti
Misto 30 minuti
(Minoranze linguistiche: 15 minuti;
Movimento per l'Autonomia: 15 minuti)
Pag. 113

Mozione n. 1-00006 - Istituzione della giornatainternazionale del volontariato europeo

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 5 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
L'Ulivo 55 minuti
Forza Italia 38 minuti
Alleanza Nazionale 25 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 19 minuti
UDC-Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro 18 minuti
Lega Nord Padania 15 minuti
Italia dei Valori 14 minuti
La Rosa nel Pugno 14 minuti
Comunisti Italiani 13 minuti
Verdi 13 minuti
Popolari-UDEUR 13 minuti
Democrazia Cristiana-Partito Socialista 11 minuti
Misto 12 minuti
(Minoranze linguistiche: 6 minuti;
Movimento per l'Autonomia: 6 minuti)

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pag. 114

Ddl n. 1955 - Riduzione del disagio abitativo

Tempo complessivo: 18 ore, di cui:

  Discussione generale Seguito esame
Relatore 15 minuti 15 minuti
Governo 15 minuti 15 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici   15 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 35 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per il complesso degli interventi per ciascun deputato) 1 ora e 21 minuti (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi per ciascun deputato)
Gruppi 7 ore e 45 minuti 5 ore e 44 minuti
L'Ulivo 34 minuti 1 ora e 3 minuti
Forza Italia 1 ora e 4 minuti 58 minuti
Alleanza Nazionale 48 minuti 39 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 31 minuti 22 minuti
UDC-Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro 40 minuti 28 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti 23 minuti
Italia dei Valori 30 minuti 16 minuti
La Rosa nel Pugno 30 minuti 16 minuti
Comunisti Italiani 30 minuti 16 minuti
Verdi 30 minuti 16 minuti
Popolari-UDEUR 30 minuti 15 minuti
Pag. 115
Democrazia Cristiana-Partito Socialista 32 minuti 18 minuti
Misto 30 minuti(Minoranze linguistiche:15 minuti; Movimento per l'Autonomia: 15 minuti) 14 minuti
(Minoranze linguistiche 7 minuti;
Movimento per l'Autonomia: 7 minuti)

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. ddl 1922 - em. 3.14 245 245 123 17 228 75 Resp.
2 Nom. em. 3.15 423 422 1 212 191 231 73 Resp.
3 Nom. em. 3.16 448 448 225 199 249 73 Resp.
4 Nom. em. 3.18 448 447 1 224 201 246 72 Resp.
5 Nom. em. 3.19 450 449 1 225 200 249 72 Resp.
6 Nom. em. 3.40 446 444 2 223 196 248 72 Resp.
7 Nom. em. 3.20 467 467 234 214 253 71 Resp.
8 Nom. em. 3.21 466 466 234 209 257 72 Resp.
9 Nom. articolo agg. 3.01 463 462 1 232 204 258 72 Resp.
10 Nom. em. 4.1 452 451 1 226 198 253 72 Resp.
11 Nom. em. 4.2 453 453 227 198 255 72 Resp.
12 Nom. em. 4.4 465 465 233 197 268 72 Resp.
13 Nom. em. 4.6 449 445 4 223 187 258 72 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 18
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 4.8 428 428 215 187 241 73 Resp.
15 Nom. em. 4.9 410 410 206 179 231 72 Resp.
16 Nom. em. 4.12 312 311 1 156 71 240 71 Resp.
17 Nom. em. 4.40 Mancanza numero legale NO
18 Nom. em. 4.40 Mancanza numero legale NO