XV LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 50 di martedì 10 ottobre 2006

[frontespizio]
[elenco e sigle dei gruppi parlamentari]
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[indice cronologico]
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[allegato A]
[allegato B]

[riferimenti normativi]
Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI

La seduta comincia alle 10.

GIUSEPPE FALLICA. Segretario, legge il processo verbale della seduta del 5 ottobre 2006.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Brugger, Buontempo, Cirino Pomicino, D'Alema, De Castro, Duilio, Fabris, Galati, Landolfi, Letta, Mazzocchi, Meta, Morrone, Mussi, Oliva, Piscitello, Rigoni, Rutelli, Santagata, Scajola, Villetti e Violante sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono sessantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di petizioni.

PRESIDENTE. Invito il deputato segretario a dare lettura del sunto delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge:
Salvatore Acanfora, da Roma, chiede:
un intervento normativo per la riforma organica delle Forze armate (44) - alla IV Commissione (Difesa);
interventi per assicurare la pubblicità dei bilanci della Presidenza della Repubblica italiana (45) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
nuove misure per la sicurezza dei cittadini (46) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
misure per contrastare la disoccupazione, con particolare riguardo a quella giovanile (47) - alla XI Commissione (Lavoro);
nuovi interventi a tutela dei diritti del malato e delle persone anziane (48) - alla XII Commissione (Affari sociali);
provvedimenti atti a promuovere l'istruzione per i giovani (49) - alla VII Commissione (Cultura);
l'adozione di misure contro l'inquinamento atmosferico (50) - alla VIII Commissione (Ambiente);
l'aumento dei sussidi per i cittadini diversamente abili (51) - alla XII Commissione (Affari sociali);
misure per sanare l'emergenza sfratti delle case popolari (52) - alla VIII Commissione (Ambiente);
interventi per migliorare le infrastrutture stradali ed il decoro urbano delle periferie (53) - alla VIII Commissione (Ambiente);Pag. 2
interventi per la lotta alla microcriminalità, anche mediante l'uso di apparecchiature di video-sorveglianza (54) - alla II Commissione (Giustizia);
norme per favorire l'occupazione nelle piccole e medie cooperative (55) - alla XI Commissione (Lavoro);
misure a tutela del commercio (56) - alla X Commissione (Attività produttive);
misure contro i rincari dei prezzi eccessivi o ingiustificati in taluni settori, con particolare riguardo ai generi di prima necessità (57) - alla X Commissione (Attività produttive);
che sia consentita la donazione di spermatozoi ed ovociti e che siano introdotte nuove norme in materia di inseminazione artificiale e di diagnosi embrionale pre-impianto (58) - alla XII Commissione (Affari sociali);
l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti politici e agli organi di stampa, nonché dei contributi pubblici alle spese elettorali (59) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
provvedimenti contro gli sprechi delle pubbliche amministrazioni e presso gli organi costituzionali (60) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
misure contro l'esercizio abusivo della professione di medico odontoiatra (61) - alla II Commissione (Giustizia);
misure di controllo sull'Associazione bancaria italiana (ABI) e sull'Associazione per la gestione del marchio Bancomat (Cogeban) (62) - alla VI Commissione (Finanze);
interventi contro la vivisezione e la sperimentazione sugli animali a fini scientifici (63) - alla XII Commissione (Affari sociali);
provvedimenti a tutela del paziente da errori e negligenze degli operatori sanitari (64) - alla XII Commissione (Affari sociali);
il potenziamento dei servizi segreti (65) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
misure atte a semplificare la lettura e la compilazione delle bollette relative a consumi ed utenze (66) - alla X Commissione (Attività produttive);
l'abolizione del canone di abbonamento alla RAI-TV (67) - alle Commissioni riunite VII (Cultura) e IX (Trasporti);
provvedimenti volti a contrastare il sovraffollamento delle carceri (68) - alla II Commissione (Giustizia);
l'abolizione delle indennità dei parlamentari, del Capo dello Stato, del Presidente del Consiglio dei ministri e dei membri del Governo (69) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
la riduzione del numero dei ministri, dei viceministri e dei sottosegretari di Stato (70) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
il controllo in tempo reale dei consumi relativi ad utenze registrati sul contatore dei contribuenti (71) - alla VI Commissione (Finanze);
che sia vietato l'impiego di tecniche di addestramento intese ad esaltare la potenziale aggressività di talune razze di cani (72) - alla XIII Commissione (Agricoltura);
nuove norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e l'Unione delle comunità ebraiche in Italia (73) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
la pubblica esposizione, in una delle ex residenze sabaude, dei gioielli di Casa Savoia depositati dal 1946 presso la Banca d'Italia (74) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'abolizione dei privilegi di cui godono taluni titolari di cariche pubbliche anche dopo la cessazione del mandato (75) - alla I Commissione (Affari costituzionali);Pag. 3
l'adozione di maggiori strumenti di controllo sul funzionamento degli enti pubblici (76) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
la riduzione del numero dei parlamentari (77) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
ulteriori misure per la prevenzione dell'influenza aviaria (78) - alla XII Commissione (Affari sociali);
iniziative volte a promuovere una maggiore trasparenza nella pubblica amministrazione, anche attraverso l'uso di un linguaggio di immediata fruibilità per i cittadini (79) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
la riduzione del prezzo dei carburanti (80) - alla X Commissione (Attività produttive);
misure contro il finanziamento occulto dei partiti politici (81) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'elezione popolare diretta del Presidente della Repubblica (82) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
la depenalizzazione dell'eutanasia (83) - alla II Commissione (Giustizia);
una modifica dell'articolo 50 della Costituzione, al fine di valorizzare l'istituto della petizione (84) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
nuove norme a tutela del diritto di informazione e di cronaca sancito dall'articolo 21 della Costituzione (85) - alla VII Commissione (Cultura);
una nuova disciplina del prelievo di organi da cadavere a scopo di trapianto terapeutico (86) - alla XII Commissione (Affari sociali);
l'adozione di procedure atte a snellire i lavori parlamentari nonché di norme per contrastare il fenomeno dell'assenteismo di deputati e senatori (87) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
la riforma del sistema elettorale (88) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'adozione di iniziative in sede parlamentare sui rapporti tra i cittadini e le istituzioni (89) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
una nuova disciplina degli istituti di vigilanza privati e delle guardie giurate (90) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'emissione di francobolli in onore del Presidente della Repubblica (91) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
la separazione delle carriere dei giudici e dei pubblici ministeri (92) - alla II Commissione (Giustizia);
disposizioni concernenti l'acquisizione del cognome della madre, in aggiunta o in alternativa a quello del padre, da parte dei figli (93) - alla II Commissione (Giustizia);
che sui documenti di riconoscimento e di identità venga obbligatoriamente indicato il gruppo sanguigno (94) - alla II Commissione (Giustizia);
nuovi interventi in materia di tutela della salute mentale per la difesa dei diritti dei cittadini con disturbi mentali (95) - alla XII Commissione (Affari sociali);
che si completi lo smantellamento delle centrali nucleari presenti sul territorio (96) - alla VIII Commissione (Ambiente);
che, in occasione di ricorrenze concernenti la Repubblica italiana, vengano concessi attestati a cittadini che abbiano maturato speciali benemerenze (97) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
che le onoranze funebri vengano svolte esclusivamente dai comuni (98) - alla XII Commissione (Affari sociali);
la piena applicazione dell'articolo 67 della Costituzione, che esclude il vincolo di mandato per i parlamentari (99) - alla I Commissione (Affari costituzionali);Pag. 4
iniziative per consentire la sepoltura nel Pantheon di Roma dei reali d'Italia morti in esilio (100) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
la riapertura delle case di tolleranza (101) - alla XII Commissione (Affari sociali);
misure atte a reprimere e sanzionare comportamenti scorretti o illeciti da parte delle Forze dell'ordine (102) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
disposizioni volte a regolamentare la pratica sportiva del pugilato (103) - alla VII Commissione (Cultura);
nuove disposizioni per fronteggiare l'emergenza degli sfratti (104) - alla VIII Commissione (Ambiente);
il divieto di importazione e commercializzazione di pelli e pellicce di cani e gatti (105) - alla XIII Commissione (Agricoltura);
l'adozione di forme di controllo sulle attività dei sindacati e delle associazioni di volontariato (106) - alla XI Commissione (Lavoro);
l'obbligo di dotare gli autoveicoli di estintori, maschera a gas e di altri strumenti di pronto soccorso (107) - alla IX Commissione (Trasporti);
l'abolizione, nella dichiarazione dei redditi, della facoltà di destinare l'8 per mille alle confessioni religiose (108) - alla V Commissione (Bilancio);
una riforma costituzionale volta a vietare ai parlamentari eletti in una lista ed iscritti ad un gruppo parlamentare di aderire successivamente ad un altro gruppo parlamentare (109) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'abrogazione dell'articolo 98 della Costituzione (110) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
misure atte a limitare la discrezionalità dei magistrati di sorveglianza (111) - alla II Commissione (Giustizia);
l'istituzione di una sezione speciale delle Forze dell'ordine a tutela della famiglia e dei minori (112) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
interventi atti a favorire la possibilità, per i detenuti per reati minori, di svolgere attività lavorative, specialmente in aziende agricole e industriali (113) - alla II Commissione (Giustizia);
l'istituzione di una giornata nazionale in onore dei caduti in guerra e in missione di pace (114) - alla IV Commissione (Difesa).

Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni (ore 10,12).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

(Iniziative a tutela delle piccole e medie imprese fornitrici di grandi aziende di distribuzione - n. 3-00087)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Alfonso Gianni, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Ciccioli n. 3-00087 (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni sezione 1).

ALFONSO GIANNI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, l'onorevole Ciccioli, nella sua interrogazione, pone a diversi ministeri quesiti di grande importanza, alcuni di carattere generale ad altri di carattere particolare.
Per quanto riguarda la questione di carattere generale relativa allo Stato e al possibile ed auspicabile sviluppo del mondo delle piccole e medie imprese, il Governo risponde con la presentazione di diverse norme a sostegno dello sviluppo, in particolare del sistema delle piccole e medie imprese, che sono inserite, come l'onorevole Ciccioli sicuramente sa, nelPag. 5disegno di legge finanziaria e sulle quali torneremo a riflettere ampiamente in tale sede.
Al quesito di carattere specifico posto dall'onorevole Ciccioli, posso rispondere che, per ciò che concerne i mancati pagamenti o i tempi lunghi degli stessi nelle transazioni commerciali tra grandi distributori e piccoli imprenditori ed i loro fornitori, si deve rilevare come la questione attenga ad aspetti squisitamente civilistici lasciati alla piena autonomia delle parti e che investono tutto il mondo dell'attività economica e basato essenzialmente sulla fiducia tra operatori.
Tuttavia, si è già cercato di intervenire sugli aspetti patologici del fenomeno, prevedendo normativamente misure che contenessero gli effetti dannosi dei ritardi dei pagamenti. A detta finalità risponde il decreto legislativo n. 231 del 2002 che ha dato attuazione alla direttiva 2035 della Comunità europea, il cui scopo era di uniformare la disciplina dei pagamenti all'interno dell'Unione europea, atteso l'eccessivo ritardo nell'adempimento delle obbligazioni pecuniarie nell'ambito delle transazioni commerciali. Detto decreto legislativo, che regola i rapporti tra creditori e debitori per ciò che concerne i ritardi di pagamento per tutti i contratti stipulati a far data dal giorno 8 agosto 2002 - data di entrata in vigore delle predette disposizioni -, prevede la decorrenza automatica degli interessi moratori, tutela il credito con un saggio di interesse uniforme per l'intera Unione europea e statuisce il diritto di risarcimento dei costi per il recupero delle somme.
I soggetti interessati sono la pubblica amministrazione, intesa in senso lato, e gli imprenditori, intendendo per tale ogni soggetto esercente un'attività economica organizzata o una libera professione.
Con tale definizione si è estesa l'applicazione della normativa a tutti quei soggetti che svolgono un'attività economicamente rilevante ed autonoma ad esclusione, quindi, ovviamente, del lavoro subordinato. Oggetto della normativa sono transazioni commerciali e per tali si intendono: i contratti, comunque nominati, tra imprese e tra imprese e pubbliche amministrazioni che comportano, in via esclusiva o, quanto meno, prevalente, la consegna di merci o la prestazione di servizi contro il pagamento di un prezzo.
È precisato, dunque, che non ci si riferisce ad ogni reciproco rapporto oggetto delle transazioni commerciali, ma soltanto ad ogni pagamento effettuato a titolo di corrispettivo. È fatta salva la disciplina codicistica più favorevole per il creditore in base alla quale sono dovuti gli interessi senza necessità di costituzione in mora, se la prestazione deve essere eseguita a domicilio del creditore (articolo 1219, del codice civile).
Ai sensi dell'articolo 1183 del codice civile, inoltre, in mancanza del termine, la prestazione è debitamente ed immediatamente esigibile, con la possibilità per il creditore di fissarlo anche per fare decorrere gli interessi.
Con riguardo, in particolare, ai contratti aventi ad oggetto la cessione di prodotti alimentari deteriorabili, il decreto legislativo n. 231 del 2002 prevede che il pagamento del corrispettivo debba essere effettuato entro il termine legale di 60 giorni dalla consegna. Con successivo decreto 13 maggio 2003 del ministro delle attività produttive - così allora si chiamava il titolare di quel dicastero -, sono stati elencati i prodotti alimentari individuabili come deteriorabili ai quali applicare il predetto termine di 60 giorni.
La normativa in questione, inoltre, introduce, allo scopo di garantirli, puntuali forme di protezione degli interessi degli operatori e ne prevede, altresì, la tutela anche in forma collettiva. Le associazioni di categoria degli imprenditori presenti nel Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (CNEL), prevalentemente in rappresentanza delle piccole e medie imprese di tutti i settori produttivi e degli artigiani, sono infatti legittimate ad agire a tutela degli interessi collettivi.

PRESIDENTE. Il deputato Ciccioli ha facoltà di replicare.

CARLO CICCIOLI. Signor Presidente, desidero ringraziare il sottosegretario perPag. 6la risposta fornita la quale tuttavia, pur molto dettagliata, è alquanto burocratica. La mia interrogazione è intesa certo ad ottenere informazioni, ma anche ad effettuare, nel contempo, una denuncia.
Notoriamente, infatti, la grande distribuzione, soprattutto in Italia, sta distruggendo il piccolo commercio, soprattutto quello dei centri storici, con la desertificazione dei centri cittadini commerciali ivi situati. Sta ora procedendo, peraltro, anche alla distruzione dei piccoli fornitori in quanto le grandi catene di distribuzione, soprattutto straniere - ormai quelle italiane sono assai poche -, agiscono in maniera ricattatoria ed in regime di monopolio nei confronti dei fornitori medi e piccoli; questi ultimi non hanno quindi altra scelta che fornire queste catene.
Il meccanismo è sostanzialmente il seguente. Alla scadenza, le grandi catene pagano solo una parte del materiale ricevuto in fornitura, così evitando di incorrere in procedure contenziose; quindi, generalmente dopo un certo periodo di tempo, e varie difficoltà connesse alla possibilità di rilevare le quantità pagate e quelle non pagate, provvedono o a contestare una parte della partita o a restituire dei resi, il che significa che tutto il rischio commerciale è a carico del piccolo o medio fornitore. Questi, infatti, o deve agire per le vie legali - che notoriamente hanno tempi così lunghi che sostanzialmente non vale la pena adirle - oppure devono cercare in qualche modo di resistere attraverso altri meccanismi anch'essi forieri di difficoltà commerciali. Quindi, io ritengo che il citato decreto legislativo n. 231, che si applica ai contratti stipulati a partire dall'8 agosto 2002, rechi una normativa sostanzialmente inefficace; in pratica, si tratta dell'adozione di norme europee, ma sostanzialmente il provvedimento non produce effetti reali per quanto riguarda la protezione della piccola e media imprese la quale, in un regime commerciale come quello attuale, non ha altri canali.
Peraltro, le vicende relative all'ultima finanziaria renderanno ancora più marginali gli utili a causa di tutta una serie di misure adottate rispetto alle attività commerciali; è ovvio infatti che i grandi scaricheranno sempre gli oneri e le perdite sui piccoli fornitori sicché vi è assoluto bisogno di nuove misure di tutela. Lo richiedono le associazioni e la piccola e media impresa che, di fatto, rischia di scomparire dal mercato. Ed in Italia, la piccola e media impresa rappresenta milioni di dipendenti, di lavoratori e di operatori.
È un problema che ritengo debba necessariamente essere affrontato con nuove normative; pertanto, mi dichiaro insoddisfatto della risposta fornita che ha sì carattere informativo, ma non contiene alcun elemento di novità.

(Iniziative per la messa in sicurezza dell'autostrada Genova-Serravalle - n. 2-00065)

PRESIDENTE. L'onorevole Lovelli ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00065 (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni sezione 2).

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, questa interpellanza, presentata ormai da qualche mese, nasceva da una particolare vicenda creatasi lungo l'arteria autostradale Genova-Serravalle a seguito di un incidente mortale che ancora una volta aveva messo in evidenza la pericolosità di quel tratto di autostrada.
Si tratta di una questione che ha una storia più lunga e che merita particolare attenzione. Infatti, l'autostrada Genova-Serravalle è un'arteria storica nella realizzazione del sistema autostradale nel nostro paese, perché risale al 1936 e fu definita la camionale, in quanto aveva l'obiettivo principale di favorire il traffico delle merci tra il sistema dei porti liguri e la pianura padana. Peraltro, con il passare degli anni e con l'aumentare dei traffici, tale arteria si è rivelata insufficiente, tant'è vero che negli anni '60 fu realizzata anche un'autostrada alternativa nei collegamenti tra la Liguria e la pianura padana, vale a dire la A26, la cosiddetta Voltri-Sempione.Pag. 7
Com'è noto, sono state messe in campo anche altre ipotesi di infrastrutturazione, in particolare in campo ferroviario; mi riferisco al progetto del cosiddetto Terzo valico dei Giovi tra Genova e la pianura padana.
Siamo quindi di fronte ad un'arteria autostradale che appare ormai inadeguata, in quanto pensata in un'epoca con livelli di traffico meno rilevanti degli attuali e che per tale motivo periodicamente pone diversi problemi. Infatti, la tortuosità del tracciato e il fatto che quest'ultimo passi sopra il torrente Scrivia creano, in occasione di incidenti stradali, anche rischi ambientali nel caso del trasporto di sostanze tossiche o nocive. Questo si verificò in particolare nel 2002, quando fu dichiarata l'emergenza ambientale in tutta l'area perché gli acquedotti della zona, che forniscono circa 300 mila abitanti, furono a rischio di inquinamento. Ciò è accaduto anche di recente, pur se, fortunatamente, con conseguenze meno gravi.
Tra l'altro, dal punto di vista della normale incidentalità stradale, occorre sottolineare - aggiornando quanto già contenuto nella presente interpellanza - che in questi giorni nel suddetto tratto si sono registrati due gravi incidenti con l'ennesimo camion che è caduto sul greto del torrente Scrivia.
In sostanza, ritengo sia giunto il momento di affrontare il problema in modo deciso, individuando le possibili soluzioni. In verità, nel corso di questi anni, le verifiche a livello di tavoli istituzionali e tecnici sono state parecchie; in particolare, si sono mosse in questa direzione sia le province di Genova e di Alessandria, sia le prefetture, sia le regioni. Da ultimo, lo scorso 26 giugno vi è stata anche una riunione presso la prefettura di Alessandria alla presenza delle province, dei comuni interessati e della società Autostrade.
Nel corso delle discussioni e dei tavoli tecnici istituzionali di questi anni sono emerse proposte da parte dei comuni; in particolare mi riferisco al tratto autostradale che va da Busalla a Ronco Scrivia, con due centri abitati particolarmente coinvolti dal traffico autostradale, per il quale sono state formulate proposte di modifica del tracciato, anche in relazione al progetto complessivo, noto al ministero, che riguarda sul versante ligure la verifica della gronda autostradale di Genova.
Nell'ultima riunione del 26 giugno scorso sono state messe sul tappeto soluzioni tecniche - ho con me il verbale di tale riunione - alcune delle quali sono un corso di attuazione da parte della società Autostrade o sono quantomeno in programma; eventualmente, il viceministro potrà dire in proposito qualcosa in più. Vorremmo innanzitutto sapere quali sono le prime iniziative intraprese a seguito della riunione in prefettura del 26 giugno e cosa si sta facendo per mettere in sicurezza in modo più efficace un tratto autostradale sottoposto periodicamente alle problematiche da me segnalate.
Tuttavia, sarebbe interessante approfondire ulteriormente la materia, al di là dei possibili interventi di messa in sicurezza immediata, e conoscere gli interventi complessivi sul tracciato che entrino nel merito della concessione in atto tra società Autostrade e ANAS. Si tratta di un argomento di discussione in questi mesi; infatti, come ben sappiamo, riguardo alla società Autostrade è stata ipotizzata una revisione delle concessioni nonché la sottoposizione di un atto aggiuntivo. Pertanto, chiedo al Governo se, in tale contesto, possa o debba essere preso in considerazione un intervento su questo tratto autostradale (a mio avviso si deve) e, comunque, quali siano le modalità riguardo alla funzionalità e all'ammodernamento del tracciato per compiere passi in avanti risolutivi. Ricordo che tali miglioramenti sono funzionali sia a motivi di sicurezza stradale ordinaria, sia a ragioni ambientali, sia ad ovvi motivi di funzionalità del traffico tra l'area ligure e quella piemontese e padana, sia, in definitiva, al rilancio della portualità ligure. Questo è quanto vorremmo approfondire e conoscere con l'interpellanza in oggetto e chiediamo pertanto al rappresentante del Governo di darci risposte in merito.

Pag. 8

PRESIDENTE. Il viceministro delle infrastrutture, Angelo Capodicasa, ha facoltà di rispondere.

ANGELO CAPODICASA, Viceministro delle infrastrutture. Signor Presidente, in riferimento alle problematiche evidenziate nell'atto di sindacato ispettivo in oggetto, testé illustrate ulteriormente dall'onorevole Lovelli, l'ANAS rende noto che lungo l'autostrada A7 Genova-Serravalle tra il 2002 e il 2006 sono stati registrati due incidenti stradali con merci pericolose che hanno comportato il blocco della carreggiata. Altri eventi di blocco connessi a merci pericolose devono essere ricondotti a fattori estranei all'infrastruttura autostradale, quali un guasto alla cisterna del mezzo, un incendio all'impianto limitrofo all'autostrada e così via.
Così premesso, la società Autostrade pone in evidenza che lungo il percorso autostradale di cui trattasi sono stati messi in atto una serie di provvedimenti grazie ai quali, nonostante l'aumento del volume di traffico, il numero di incidenti si è di fatto notevolmente ridotto. Tra gli interventi programmati per far fronte a tale problematica si segnalano: il rinnovo di circa un milione e centomila metri quadri di pavimentazione, oltre al totale rifacimento dell'intera superficie; l'esecuzione di pavimentazione speciale whisper-grip ad altissima aderenza lungo tratte e curve individuate sulla base del numero e della dinamica degli incidenti occorsi. La stesa della suddetta pavimentazione è peraltro ancora in corso e lungo i tratti eseguiti nel 2005 si è registrata una riduzione del 50 per cento del numero degli incidenti. Si prevede, inoltre, la realizzazione di 58 interventi di potenziamento della segnaletica di presegnalazione e delineamento in curva, con la posa di nuovi dispositivi ad alto impatto, nonché l'installazione di pannelli a messaggio variabile, di cui 15 sono già realizzati, mentre è programmata per il primo semestre del 2007 la posa di ulteriori 6 pannelli.
ANAS, Autostrade per l'Italia e gli enti locali territorialmente competenti stanno procedendo ad effettuare valutazioni finalizzate ad ulteriori interventi, in merito ai limiti di velocità e all'impiego di nuovi sistemi di controllo del rispetto degli stessi tutor già installati lungo altre tratte autostradali.
Con specifico riguardo, inoltre, agli interventi previsti nel IV atto aggiuntivo alla convenzione vigente tra ANAS ed Autostrade per l'Italia, si rileva che fra gli stessi è prevista la realizzazione della nuova carreggiata nord della A7, dalla barriera di Genova ovest al chilometro 124,500 della A7.

PRESIDENTE. Il deputato Lovelli ha facoltà di replicare.

MARIO LOVELLI. Ringrazio il viceministro. Sono soddisfatto della risposta del viceministro, il quale si è soffermato sulle iniziative di fatto intraprese a seguito della riunione svoltasi in prefettura lo scorso 26 giugno. Mi pare che, da questo punto di vista, gli interventi più immediati, e quindi fattibili in termini utili e ravvicinati, per migliorare la sicurezza di quel tratto di autostrada, siano stati effettivamente realizzati, in particolare per quanto riguarda la pavimentazione stradale e l'installazione di nuovi ed innovativi strumenti di sicurezza.
Peraltro, prendo atto con piacere delle statistiche citate, che farebbero riferimento all'avvenuta riduzione del 50 per cento dell'incidentalità; tuttavia ricordo, come ho già detto in sede di illustrazione, che purtroppo proprio in questi giorni si sono registrati due gravissimi incidenti mortali che ripropongono il problema della pericolosità dei carichi pesanti, che possono finire dentro il greto del torrente. Dunque, su questo aspetto della difesa dell'attuale sede stradale, rispetto a conseguenze sull'esterno, ritengo ci sia ancora molto da lavorare e credo che ANAS e la società Autostrade debbano attivarsi in tal senso.
Prendo atto delle indicazioni fornite dal viceministro rispetto a quello che verrà fatto con il IV atto aggiuntivo. Peraltro, anche in questo caso sarebbe utile - al riguardo, servirebbe un intervento politico più diretto - che la discussione del IV attoPag. 9aggiuntivo prendesse in esame più complessivamente la situazione di quella infrastruttura e che affrontasse la questione di possibili modifiche di tracciato, che sarebbero risolutive di molte problematicità che abbiamo riscontrato e che nel corso di questa discussione ho già cercato di segnalare.
In conclusione, chiedo al viceministro di dare seguito anche operativamente, con un'iniziativa specifica, a quanto emerso nell'ultima riunione di prefettura, che aveva concluso i propri lavori dicendo che si sarebbe interessata la prefettura di Genova per l'istituzione di un tavolo di concertazione, al fine di monitorare le varie problematiche del traffico e controllare l'efficacia dei provvedimenti adottati.
Intanto, alla luce delle risposte che abbiamo ricevuto, è utile che questo tavolo di concertazione sia al più presto convocato. Inoltre, chiedo al viceministro che, a questo punto, sia lo stesso Governo a promuovere un tavolo interistituzionale ed interregionale che affronti, con un'analisi complessiva, la questione di tale tratto autostradale, inquadrandola tra le esigenze di ammodernamento che, come affermavo all'inizio, comprendono anche il miglioramento del flusso di traffici, al fine di dare un contributo all'economia di quelle zone. Si tratta, in altri termini, di intervenire perché le infrastrutture siano una carta in più per la ripresa dell'economia legata, in particolare, ai traffici dei porti liguri e non un intoppo che crea periodicamente problemi. Invito quindi il Governo ad assumere una iniziativa perché il tavolo sia istituito e siano poste a confronto le idee e le proposte degli enti locali, delle province e delle regioni con quelle della società Autostrade e dell'ANAS, al fine di individuare un percorso che, in tempi ragionevoli, dia soluzioni ancor più soddisfacenti e, auspicabilmente, definitive.

(Iniziative per migliorare la viabilità sulla strada statale n. 340 «Regina» - n. 3-00104)

PRESIDENTE. Il viceministro delle infrastrutture, Angelo Capodicasa, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Benzoni n. 3-00104 (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni sezione 3).

ANGELO CAPODICASA, Viceministro delle infrastrutture. Signor Presidente, prima di rispondere a questa interrogazione, vorrei assicurare l'onorevole Lovelli che la proposta finale, che egli ha avanzato, della istituzione di un tavolo tecnico interistituzionale è accolta dal Governo come raccomandazione e speriamo, al più presto, di darvi esito positivo.
Per quanto concerne le problematiche evidenziate nell'interrogazione Benzoni n. 3-00104, l'ANAS Spa fa conoscere che la strada statale n. 340 «Regina» non solo rappresenta per la regione Lombardia un importante itinerario di interesse turistico ma, soprattutto, costituisce l'unico collegamento della provincia di Como con la Valtellina e la vicina Confederazione elvetica.
Nella consapevolezza dell'importanza di detto collegamento viario, è stato istituito il CISR (Coordinamento istituzionale strada Regina), ai sensi del decreto legislativo del 18 agosto 2000, n. 267. È stato inoltre stipulato apposito accordo di programma tra la provincia di Como, i comuni di Menaggio, Bene Lario, Grandola ed Uniti, Mezzegra, Ossuccio, Porlezza, Tramezzo e l'ANAS, finalizzato a disciplinare il concorso dei soggetti competenti all'esecuzione delle opere afferenti la statale n. 340 «Regina».
In tale ottica, e in relazione alle criticità indicate nell'interrogazione cui si risponde, la società stradale rappresenta di avere proceduto nel modo seguente. Sono in fase di prossima realizzazione, ad opera delle amministrazioni comunali interessate, interventi già approvati dall'ANAS atti a migliorare il transito, anche pedonale, lungo i punti critici della statale. Tra gli interventi già effettuati rientrano l'installazione di semafori cosiddetti intelligenti che regolamentano il transito di mezzi pesanti ed autobus alla strettoia in comune di Colonno, Sala Comacina, Ossuccio e Gravedona. Per altri due interventi che riguardano l'allargamento dellaPag. 10sede stradale in località San Giorgio e nel comune di Grandola e Uniti, per i quali esiste la progettazione esecutiva, il coordinamento istituzionale strada Regina ha reperito i finanziamenti e sta curando le procedure propedeutiche all'avvio dei lavori.
Tra gli interventi per il miglioramento della sicurezza sulla rete stradale, i cosiddetti punti critici, l'ANAS ha previsto gli abbassamenti delle livellette in corrispondenza dei sovrappassi nei comuni di Lenno, Tremezzo, Ossuccio e Sala Comacina. Tali interventi, a causa della attuale limitazione dei fondi disponibili, saranno riproposti nel prossimo piano di sicurezza stradale.
Per quanto riguarda il ponte su cui corre il vecchio tracciato della statale in comune di Lenno, risalente ai primi del 1900 ed oggetto dell'ordinanza ANAS n. 43 del 25 maggio 2006, le criticità rilevate potranno essere superate con l'intervento relativo ai punti critici.
Le situazioni di criticità in termini di transitabilità e sicurezza causate dalle numerose strettoie tra Argegno e Menaggio, che si aggravano nella stagione estiva per la sovrapposizione dei flussi viabilistici di carattere turistico con quelli ordinari e pesanti, hanno motivato il provvedimento del prefetto di Como per effetto del quale è stato sospeso il transito dei mezzi pesanti in specifiche fasce orarie.
Per rendere efficace il sopraccitato provvedimento prefettizio, l'ANAS ha provveduto all'installazione di idonea segnaletica verticale non solo lungo la statale 340 ma anche, con funzione di preavviso, lungo la statale 340 dir., in corrispondenza dell'innesto di ogni strada provinciale sulla statale 340 ivi compreso l'innesto con la strada statale 36, lungo il raccordo Como nord, in uscita dall'autostrada A9. Alla società Autostrade è stato richiesto di provvedere ad informare l'utenza mediante l'utilizzo dei pannelli a messaggio variabile.
Tutta la segnaletica di preavviso è stata posta in opera in posizioni tali da consentire la possibilità di inversione di marcia.
L'ANAS rende noto che il piano pluriennale della viabilità ANAS 2003-2012 indica per la strada statale 340 i seguenti interventi infrastrutturali permanenti: variante di Colonno-Sala Comacina e Ossuccio; riqualificazione della sede stradale in località Grandola; variante di Tramezzo; variante di Menaggio - lotto 2o Menaggio - Grandola; tratto Cressogno-Cima di Porlezza; variante di Argegno.
Relativamente alla strada statale 340 dir., gli interventi infrastrutturali previsti riguardano la variante Dongo-Gravedona-Domaso, lotto 1o variante di Dongo, la variante Dongo-Gravedona-Domaso, lotto 2o variante Gravedona - Domaso e la riqualificazione in sede tra il chilometro 20+000 e l'incrocio 340 dir/ss.36.
Per la variante di Dongo, primo lotto, la provincia di Como sta predisponendo il progetto definitivo che prevede una strada di categoria C per una lunghezza di circa 4 chilometri quasi interamente in galleria.
I suddetti interventi, non sono inseriti nel contratto di programma triennale 2003-2005, bensì nel piano decennale, con un costo stimato di circa 455 milioni di euro.
L'inserimento dei lavori sulla statale 340 nel prossimo documento di programmazione dipenderà dai finanziamenti totali che saranno stanziati a favore di ANAS nonché dalle esigenze complessive della rete stradale nazionale.

PRESIDENTE. La deputata Benzoni ha facoltà di replicare.

ROSALBA BENZONI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, la risposta all'interrogazione che abbiamo presentato ci lascia parzialmente soddisfatti per quanto riguarda gli interventi che ANAS ha messo in atto soprattutto al fine di affrontare le situazioni di emergenza e di limitazione di traffico che si sono determinate questa estate; comunque, dobbiamo sottolineare la situazione di inadeguatezza di una strada che la stessa ANAS ha sottolineato essere importante.Pag. 11
Queste situazioni di emergenza si rinnovano tutte le estati e stanno assumendo carattere strutturale, tanto che oggi la limitazione di traffico è stata prorogata al 31 dicembre 2006 e si tende a farla diventare permanente, pur alleviandone gli effetti per quanto concerne, soprattutto, il traffico locale e il transito dei mezzi pesanti appartenenti alle ditte locali. Questa è una limitazione grande per la nostra provincia, tenendo conto che la strada costeggia il lago di Como su tutta la sponda ovest e perciò è una strada di smistamento di tutto il traffico locale in un'area valliva molto importante di collegamento con la Svizzera.
Considero assolutamente fondamentale che tra le opere indicate nel piano decennale ANAS, almeno quella indicata come prioritaria, la cosiddetta variante tremezzina, la Colonno-Ossuccio, venga inserita nel prossimo piano triennale ANAS. Questa è una priorità, in quanto vi è un accordo di programma stipulato tra provincia di Como, Camera di commercio di Como, consorzio dei comuni interessati ed ANAS, accordo di programma che ANAS non ha ancora firmato, per una progettazione esecutiva di questo lotto assolutamente prioritario. La condizione affinché l'ANAS possa firmare l'accordo di programma è che l'opera sia inserita nel prossimo piano triennale, altrimenti perderebbe di significato l'intero accordo di programma, ritenuto da tutti gli enti della provincia di Como assolutamente indispensabile perché si possa avere una speranza di avviare i lavori in tempi brevi.
L'altro punto che vorrei sottolineare è la situazione di blocco dei lavori della galleria di Cressogno, la diramazione della strada «Regina» che va verso il valico di Valsolda e in Svizzera, un tratto di pochi chilometri che da 13 anni è in esecuzione e ancora non è stato completato a causa della sospensione dei lavori che si è determinata in occasione del taglio ai finanziamenti previsti dalla legge finanziaria per il 2006. Su tale punto credo sia necessario intervenire immediatamente.

(Tempi di realizzazione dell'autostrada Asti-Cuneo - n. 3-00239 e n. 3-00272)

PRESIDENTE. Avverto che le interrogazioni Delfino n. 3-00239 e Fiorio n. 3-00272, che vertono sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni sezione 4).
Il viceministro delle infrastrutture, Angelo Capodicasa, ha facoltà di rispondere.

ANGELO CAPODICASA, Viceministro delle infrastrutture. Signor Presidente, con riferimento alle problematiche evidenziate negli atti ispettivi cui si risponde congiuntamente, l'ANAS fa conoscere che il collegamento autostradale Asti-Cuneo è suddiviso in 15 lotti, dei quali 7 costruiti o in corso di esecuzione direttamente da parte di ANAS e altri 8 da costruire a carico della nuova concessionaria. L'aggiudicazione definitiva della gara all'associazione temporanea di imprese SALT Spa - Itinera Spa - Grassetto lavori Spa è avvenuta in data 29 settembre 2005. La convenzione ANAS - Società di progetto autostrada Asti-Cuneo è stata, quindi, stipulata in data 23 marzo 2006 e trasmessa al Ministero delle infrastrutture.
Il decreto interministeriale di approvazione dell'atto convenzionale, cui fa riferimento l'interrogazione del deputato Delfino, è stato firmato dal ministro pro tempore delle infrastrutture e trasporti e trasmesso in data 7 aprile 2006 per la controfirma del ministro dell'economia e delle finanze che, nello scorso mese di luglio, ha restituito detto decreto richiedendo alcuni approfondimenti di natura tecnico-finanziaria.
Occorre precisare che il Governo Prodi intende rivedere le regole del settore autostradale in concessione, nel senso di garantire una maggiore tutela degli interessi pubblici coinvolti, assicurando una più incisiva azione di controllo da parte di ANAS e di vigilanza da parte del Ministero delle infrastrutture.
In questa linea si inserisce l'articolo 12 del decreto-legge n. 263 del 3 ottobrePag. 12scorso, che prevede la redazione di un nuovo schema tipo del settore autostradale e la revisione delle convenzioni attualmente in essere entro l'anno.
Ovviamente, la predetta convenzione tipo, non ancora efficace, andrebbe coerentemente rivista prima della sua approvazione con decreto interministeriale. Tuttavia, per venire incontro alle richieste del territorio e per consentire l'immediato avvio della concessione, si è stabilito che l'ANAS sottoponga alla concessionaria una nuova convenzione, da approvarsi da parte dei ministri vigilanti, recante l'impegno a sottoscrivere il nuovo schema tipo nelle more della sua redazione.
Circa l'ulteriore osservazione del Ministero dell'economia e delle finanze, relativa al conflitto di interessi in ordine ad ANAS Spa - azionista del 35 per cento della società di progetto autostrada Asti-Cuneo -, si fa presente che il disegno di legge finanziaria per il 2007 prevede una netta separazione, amministrativa e contabile, della struttura di vigilanza dell'ANAS stessa. In tal modo, verrà superata anche tale problematica.
Per quanto riguarda, infine, lo stato dei lavori ed i finanziamenti, si precisa che sono in corso di ultimazione, da parte di ANAS, circa 39 chilometri e mezzo, mentre 50,7 chilometri sono in corso di ultimazione da parte del concessionario, con proprie risorse per circa 788 milioni di euro.
I lotti di competenza ANAS sono stati realizzati, complessivamente, per il 90 per cento ed il loro completamento è previsto per il febbraio 2007. Successivamente, questi verranno consegnati alla concessionaria, che dovrà provvedere al loro pedaggiamento, al loro esercizio ed alla loro manutenzione.
L'ANAS sta utilizzando, per l'operazione, risorse pubbliche già disponibili per circa 670 milioni di euro.

PRESIDENTE. Il deputato Delfino ha facoltà di replicare, per cinque minuti, per la sua interrogazione n. 3-00239.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor viceministro Capodicasa, debbo esprimere la mia insoddisfazione non tanto per il contenuto della sua risposta (molte delle affermazioni che ha reso, infatti, erano già riportate all'interno dell'interrogazione da me presentata), quanto per l'assoluta indeterminatezza dei tempi in ordine al rispetto degli impegni sottoscritti, in questo ultimo decennio, da Governi sostenuti da diverse maggioranze parlamentari relativamente ad un'opera strategica, fondamentale ed indispensabile. Si tratta, infatti, di una infrastruttura che la provincia Granda, la provincia di Asti e la regione Piemonte stanno attendendo da diversi anni.
In base a quanto lei ci ha riferito, si propone, sostanzialmente, di rimettere in discussione la concessione (si ipotizza, quindi, la verifica della concessione medesima), nonché l'impegno che l'ANAS dovrebbe aver preventivamente assunto, nei confronti dell'associazione temporanea di imprese che hanno vinto la gara d'appalto, in ordine alle questioni che saranno definite sia dal decreto-legge da lei citato, sia dal disegno di legge finanziaria. Credo che nessuna società concessionaria possa sottoscrivere impegni di questo tipo «al buio», vale a dire senza che sia stata approvata una normativa definitiva in tale ambito.
Nulla mi ha detto, signor viceministro, in risposta al quesito molto specifico che avevo posto attraverso l'interrogazione in oggetto. Volevo sapere, infatti, quali iniziative il Governo intendesse assumere, a breve, affinché potessero finalmente decorrere i quattro anni per l'esecuzione di tutti i lavori previsti dalla gara d'appalto vinta dalla citata associazione di imprese. Non sappiamo, quindi, quali lavori effettivamente inizieranno nei prossimi mesi.
Vorrei dire che sono francamente stupito, anche perché sono consapevole della rilevanza dell'argomento. Ricordo, infatti, che ho tenuto assieme ai colleghi parlamentari della provincia di Cuneo, su sollecitazione del presidente Raffaele Costa, una serie di incontri e di riunioni proprio su tale tema. Lo stesso presidente della provincia ha avuto alcuni incontri con il ministro Di Pietro, nel corso dei quali èPag. 13stata periodicamente rappresentata la disponibilità ad un riavvio immediato dei lavori relativi agli otto lotti finanziati tramite la concessione in oggetto.
Quindi, la mia insoddisfazione è totale.
A suo tempo, con il precedente Governo, avevamo definito un «cronoprogramma» che prevedeva che, all'inizio del 2007, l'iter procedurale fosse assolutamente completato.
Non discuto le finalità, anche positive, di questa revisione. Ciò che chiediamo fortemente, in modo unitario, come forze politiche, sociali e produttive, è un «cronoprogramma» serio, un dato indicativo rispetto ai tempi (sebbene quelli di esame del disegno di legge finanziaria siano noti a tutti) degli adempimenti necessari.
Ci troviamo, infatti, in una situazione drammatica, direi kafkiana, e sono stati assunti impegni rispetto ad un'opera condivisa da tutti. Si è svolta una gara rispetto alla quale, negli anni precedenti, non è stata sollevata alcuna perplessità, né dalla Ragioneria generale né dal Ministero delle infrastrutture. Adesso che la società è costituita (so che i suoi vertici si riuniranno in questi giorni), essa è bloccata nella sua operatività, con costi enormi per la collettività nonché - signor Presidente, mi consenta un'ultima battuta - con costi enormi anche per la credibilità delle istituzioni.
Non accettiamo a questo modo di procedere e solleciteremo la Presidenza del Consiglio ad un incontro chiarificatore con i ministri delle infrastrutture e dell'economia e delle finanze. Altrimenti, non saremo più in grado di contenere le manifestazioni di protesta contro questa situazione assolutamente insostenibile e incomprensibile. In ogni caso, la ringrazio per la sua risposta.

PRESIDENTE. Il deputato Fiorio ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-00272.

MASSIMO FIORIO. Signor Presidente, la mia soddisfazione per la risposta del viceministro sulla questione sollevata è moderata. Il Governo ha dato alcune rassicurazioni rispetto ad una problematica che si manifesta da anni. Abbiamo sentito che sette lotti sono già stati appaltati e, sulla base degli impegni dell'ANAS, si prevede che i lotti Isola d'Asti e Motta Govone siano terminati entro febbraio 2007. Tempi più lunghi, invece, sono previsti per gli alti tratti tra Sant'Albano e Cuneo, che collegheranno definitivamente Asti con Cuneo. Ravvisiamo altrettanti problemi sulla tangenziale di Alba, sulla tangenziale sud-est di Asti e sulla tangenziale di collegamento sud-ovest di Asti.
Credo che, nel quadro della riorganizzazione delle regole del settore autostradale ANAS, l'impegno del Governo rispetto alla situazione contingente dell'Asti-Cuneo (rispetto alla quale è stata rilevata la necessità e l'urgenza di addivenire ad una definizione) sia un segnale positivo.
Concordo sul fatto che debba essere registrata di nuovo la situazione e che le parti, le province e il Governo, si incontrino per giungere ad una soluzione definitiva da comunicare al territorio.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento della interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15.

La seduta, sospesa alle 11, è ripresa alle 15,10.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Castagnetti, De Simone, Oppi, Realacci e Stucchi sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono settantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Pag. 14

Sull'ordine dei lavori (ore 15,12).

GIORGIO JANNONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO JANNONE. Grazie, Presidente. Come tutti, noi lei avrà visto la rassegna stampa di stamattina, non solo italiana ma anche estera. Mi rivolgo anche al Governo che, Presidente, vedo non essere rappresentato nei suoi banchi. Ebbene, dalla rassegna stampa italiana ed estera di stamane risulta evidente che sono state effettuate delle analisi cliniche indebite senza autorizzazione - che, ovviamente, sarebbe necessaria - a circa cinquanta deputati.
Presidente, faccio appello alla sua sensibilità - e la prego anche di coinvolgere il Presidente Bertinotti - su due ordini di questioni: questo è un luogo di lavoro al quale, ad oggi, è difficile accedere (ogni giorno ci sono manifestazioni, richieste di firme, giornali, trasmissioni satiriche) e nel quale si è costantemente ripresi, non solo dalla telecamera ufficiale, ma anche da altre telecamere.
Questa è già di per sé una situazione anomala rispetto a ciò che prescrive lo statuto dei lavoratori e, tuttavia, non è certamente ammissibile che vengano effettuate analisi cliniche a cinquanta deputati della Repubblica, senza avere nessuna autorizzazione: è un gravissimo danno, non solo per l'immagine dei singoli, ma anche - e credo che tutte le parti politiche siano d'accordo - per l'immagine di questa alta istituzione.
Io credo, Presidente che non sia ammissibile che chiunque possa disporre di dati clinici sensibili su ciascuna persona o che sia posto in grado di utilizzare quei dati per ricattare o per ridurre il ruolo politico ed istituzionale delle persone interessate. Le chiedo pertanto - e so che molti altri colleghi hanno fatto analoga richiesta - di sensibilizzare l'Ufficio di Presidenza sulla questione e di porre in essere tutti quei correttivi in termini di sicurezza necessari per evitare che ciò possa ripetersi in futuro, non solo a tutela dei singoli ma - lo ripeto - anche e soprattutto di questa istituzione.

LUCIO BARANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Se lei chiede di parlare sullo stesso argomento, onorevole Barani, credo che ci siano altri colleghi sensibili sul punto, ma mi pare che il collega Jannone abbia ben rappresentato uno stato d'animo ed un'opinione.

LUCIO BARANI. Mi scusi, Presidente, ma io, essendo tra i cinquanta deputati interessati, ho motivo di leggere un comunicato, in quanto lo scoop messo in scena da Le Iene, oltre che per la fraudolenza e la mancanza di un minimo di verità e di metodo scientifico, si collega a quel filone fascista e giustizialista che sta alimentando e governando il paese.
La notizia, nei fatti, ha subito assunto i toni da verità assoluta, in prima pagina dei quotidiani. So esattamente di avere alcuni vizi, ma non quello di fare uso di droghe, e lo dico senza moralismi.
Sono tra quei cinquanta deputati presi a campione per il gossip creato da Le Iene e perciò mi metto a disposizione per sottopormi a tutte le analisi scientifiche necessarie per dimostrare che i parlamentari socialisti e del Nuovo-PSI non fanno uso né di cannabis, né di cocaina né di eroina, né tanto meno sono alcolisti. Allo stesso tempo, chiedo che lo staff de Le Iene che ha condotto l'esperimento sia sottoposto a prove analoghe alla mia, al fine di verificare l'attendibilità degli esaminatori ovvero la loro estraneità a qualunque contaminazione fisica o psichica da oppiacei. Ciò vale anche per il regista ed i conduttori dello spettacolo, le «veline» ed il responsabile del palinsesto. Pertanto, ritengo che il Presidente Bertinotti - che lei rappresenta - abbia il dovere di intervenire sull'illegalità di questi metodi e di questi gossip che ormai stanno imperversando sui mezzi di comunicazione, gettando discredito sui fondamenti delle libertà individuali dei cittadini e del Parlamento stesso.Pag. 15
La invito dunque a metterci a disposizione un laboratorio medico legale di analisi per sottoporci ad esami del sangue e delle urine, per la ricerca di tracce di sostanze stupefacenti e rendere pubblici i risultati.
Come si diceva nell'antica Roma, la moglie di Cesare deve essere sempre al di sopra di ogni sospetto e questo vale anche per noi deputati.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LUCIO BARANI. È per questo che la invito a far emergere la verità fino in fondo, perché nessuno può dire che 210 deputati sono tossicodipendenti, come ci hanno detto coloro che, sicuramente, non si sottoporranno al test, perché hanno paura, come quelli de Le Iene, di sottoporvisi.

PRESIDENTE. Colleghi, normalmente gli interventi sull'ordine dei lavori, che sollevano casi particolari come questo, si svolgono a fine seduta. La Presidenza ha consentito e deciso che si svolgessero ora perché sappiamo che si tratta di un tema sul quale si stanno interrogando tutti e che tocca la sensibilità di numerosi parlamentari.
La Presidenza della Camera si è occupata di questa vicenda e ritiene che si sia in presenza senz'altro di un episodio negativo e deplorevole, in quanto incide sui diritti individuali della persona. Ciò che non va, come ha detto il collega Jannone, non è tanto il fatto che questo episodio abbia riguardato i deputati, quanto che si sia colpito un diritto individuale rispetto al trattamento di dati personali che riguardano le condizioni fisiche delle persone.
Quindi, giacché tale comportamento ha inciso sui diritti individuali della persona, è stato adottato, nelle forme previste dalla legge, un provvedimento del Garante per la tutela dei dati personali, circa il merito del quale, come sapete, ovviamente la Presidenza non ha titolo per pronunciarsi.
Per gli aspetti che riguardano le modalità di accesso alla piazza di Montecitorio, che sono stati più e più volte esaminati dall'Ufficio di Presidenza (per tale accesso, come è noto e come è giusto che sia, non esistono restrizioni), la questione potrà essere nuovamente sollevata ed esaminata presso l'Ufficio di Presidenza stesso.
Certamente, ciò che è avvenuto è all'attenzione del Presidente della Camera e dell'Ufficio di Presidenza.
Vi sono colleghi che chiedono di intervenire, ma su questo tema concluderei qui.

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, vorrei segnalare tramite la sua persona l'opportunità che il Governo valuti se riferire al Parlamento e, in particolare, alla Camera dei deputati su un altro fatto molto più grave, che oggi occupa le prime pagine di tutti i giornali, ossia quello del test nucleare eseguito dalla Corea del nord. Mi sembra che si tratti di un fatto molto più grave.

PRESIDENTE. La ringrazio; si tratta di una questione veramente seria, che sarà esaminata dalla Presidenza.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, recante disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria (A.C. 1750) (Esame e votazione delle questioni pregiudiziali presentate) (ore 15,24).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, recante disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria.

(Esame di questioni pregiudiziali - A.C. 1750)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le questioni pregiudiziali MaroniPag. 16e Cota n. 1 e Elio Vito ed altri n. 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 1750 sezione 1).
A norma dei commi 3 e 4 dell'articolo 40 del regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
Al termine della discussione si procederà ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
Il deputato Cota ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Maroni n. 1, di cui è cofirmatario.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, il gruppo della Lega Nord ha presentato questa questione pregiudiziale perché riteniamo non soltanto che il decreto-legge n. 262, che è oggetto di conversione da parte del Parlamento, sia profondamente sbagliato quanto al contenuto e, quindi, arrechi gravi danni ai cittadini, ma anche che lo stesso violi la Costituzione e sia profondamente ed intrinsecamente incostituzionale, oltre a comportare la violazione di una serie di norme di legge.
Dico ciò perché, innanzitutto, come abbiamo evidenziato nella questione pregiudiziale, lo strumento prescelto per introdurre rilevanti modifiche di natura economico-finanziaria e tributaria, non può assolutamente essere un decreto-legge, ma dovrebbe essere una legge ordinaria.
In più, vorrei sottolineare che questo provvedimento contravviene ad uno dei principi fondamentali stabiliti dalla legge n. 400 del 1988, la quale dispone che i decreti-legge all'esame del Parlamento debbano avere una omogeneità di contenuto. Questo provvedimento non solo non è omogeneo, ma è quanto di più eterogeneo vi sia: esso reca inasprimenti della pressione fiscale ed introduce nuove tasse, nonché disposizioni le più diverse, le più incomprensibili. Una per tutte: la disposizione a favore del teatro Petruzzelli di Bari. Voglio ricordare un altro aspetto della incostituzionalità di questo provvedimento da noi denunciato, collegato alla mancanza del requisito di straordinaria necessità e urgenza, previsto dall'articolo 77 della Costituzione.
Come è possibile, colleghi, che in un decreto-legge siano contenute disposizioni che dovrebbero entrare in vigore addirittura dopo l'entrata in vigore della legge finanziaria?
Ho citato in precedenza la disposizione a favore del teatro Petruzzelli di Bari, 8 milioni di euro di contributi che vengono qui elargiti con uno spirito assolutamente da primissima Repubblica superassistenziale, ma altrettanto vale per le disposizioni che riguardano l'editoria, oppure per quelle relative all'obbligo, per i soggetti che riproducono articoli di riviste e di giornali, di corrispondere un compenso agli editori. Si tratta di disposizioni che entreranno in vigore dopo l'approvazione della legge finanziaria. È evidente quindi la violazione dell'articolo 77 della Costituzione, e la mancanza, con riferimento a queste disposizioni, dei requisiti di straordinaria necessità ed urgenza.
Questo è un aspetto che vorrei ancora una volta segnalare alla Presidenza della Camera, che svolge una funzione di garanzia nei confronti dei parlamentari e dei cittadini; non è possibile che strumenti inappropriati vengano utilizzati per perseguire obiettivi di carattere politico che, in questo caso, giudichiamo negativi, ma che soprattutto incidono sulla vita dei cittadini, in spregio alle norme della Costituzione!
Presidente, vorrei inoltre evidenziare come, nelle pieghe di questo provvedimento, sia inserita una norma che abbiamo trovato alquanto singolare e molto pericolosa. Non so se sia stata oggetto di attenzione da parte di tutti, visto che ha avuto scarsa risonanza sui mezzi di informazione. La norma è contenuta nell'articolo 41 e prevede sostanzialmente la «sovietizzazione» della pubblica amministrazione, attraverso un meccanismo di spoils system che parte dai principi contenuti nella legge Frattini, ma che in realtà li stravolge. Che cosa prescrive la norma che voi oggi chiedete di farciPag. 17approvare? Che tutti i dirigenti che sono stati nominati dal passato Governo, non soltanto i dirigenti di livello apicale, ma tutti i dirigenti, anche di livello inferiore, possono essere revocati, anzi, sono revocati di diritto, se non confermati entro 60 giorni dalla sua entrata in vigore. Si tratta di una disposizione mai vista, che incide su contratti che sono stati regolarmente posti in essere e, che, se approvata, non manderebbe a casa soltanto i livelli apicali della pubblica amministrazione, ma anche i semplici dirigenti. Allora, è evidente che avete scambiato il Governo per il vostro ufficio di collocamento! È evidente che, alla faccia della razionalizzazione della spesa pubblica, dei sacrifici che chiedete ai cittadini, massacrando non soltanto la classe media, ma anche gli operai (attraverso l'esproprio del TFR) - alla faccia dei principi di giustizia che andate ipocritamente sbandierando - introducete una disposizione che moltiplica la spesa pubblica e, soprattutto, utilizzate la pubblica amministrazione per realizzare un vostro ufficio di collocamento!
La disposizione è in palese violazione dell'articolo 3 della Costituzione, che sancisce quel principio di uguaglianza che voi tanto evocate, dato che considerate di serie B lavoratori che sono stati nominati dal precedente Governo, semplicemente perché non hanno il colore politico che piace a voi, la vostra stessa tessera, la vostra stessa appartenenza politica! Questo è il ragionamento che fate sistematicamente: indipendentemente dal loro valore, quei lavoratori devono andare a casa.
Inoltre, la disposizione è in palese violazione anche dell'articolo 97 della Costituzione, che stabilisce i principi di buon andamento e di imparzialità dell'amministrazione. È ovvio che un dirigente non debba essere cacciato soltanto perché è stato nominato da un Governo di un determinato colore, oppure perché non vanta una determinata appartenenza politica. Questa è un'altra violazione dei principi costituzionali da noi evidenziata.
A proposito della violazione della Costituzione, segnatamente del principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, desidero far notare, altresì, che tanto il provvedimento in esame quanto l'impianto del disegno di legge finanziaria producono forti discrepanze.
Avendo riguardo al contenuto del decreto-legge, penso, ad esempio, alla tassazione che riguarda gli autoveicoli. Il provvedimento in esame stabilisce che alcune vetture siano del tutto esenti da tassazione, che altre siano tassate in misura progressiva, ed altre ancora (come i SUV) in maniera ancora più incisiva. Mi chiedo quale criterio presieda a tale determinazione. Con riferimento alle autovetture, l'impostazione penalizza oggettivamente le classi più deboli della popolazione, cioè coloro i quali devono pagare un'imposta di bollo molto più elevata rispetto a chi ha la possibilità di cambiare la macchina ogni anno.
Si consideri, inoltre, che le predette disposizioni vanno collegate con quelle che alcune regioni hanno introdotto per vietare la circolazione, da un giorno all'altro (con preavviso di pochi giorni), alle autovetture che hanno più di dieci anni. Vengono colpite migliaia di famiglie che, improvvisamente, perdono la possibilità di circolare con la propria autovettura. E si badi che non si tratta delle famiglie dei ricchi - che voi dite di voler colpire - ma, ancora una volta, delle famiglie meno abbienti.
Rimanendo in argomento, con particolare riferimento alla tassazione degli autoveicoli, non può sfuggire che, mentre vengono tassati i SUV, non vengono tassate, ad esempio, le Ferrari o le Bentley. Guarda caso, c'è una azienda automobilistica che non produce SUV: si tratta della FIAT, che prende un altro beneficio mascherato...

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole Cota.

ROBERTO COTA. ... attraverso l'applicazione della soprattassa per i SUV!
È per i motivi testé elencati che abbiamo presentato la questione pregiudizialePag. 18Maroni n. 1 (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Leone ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Elio Vito n. 2, di cui è cofirmatario.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, il provvedimento in oggetto, sul quale la Casa delle libertà ha presentato due questioni pregiudiziali, sotto il profilo sia formale sia sostanziale assume un aspetto inquietante ed indecente.
Si tratta di un decreto-legge costosissimo composto di 48 articoli che contengono un mixage di disposizioni del tutto eterogenee tra loro e che non hanno alcuna caratteristica di necessità ed urgenza, così come prevede l'articolo 77 della Costituzione, condizioni necessarie per l'adozione dei decreti-legge.
Siamo di fronte ad un'evidente, anzi, evidentissima violazione del dettato costituzionale in materia di decretazione d'urgenza e non si comprende come un tale provvedimento possa essere stato firmato ed adottato.
Al di là di questa forzatura costituzionale e del giudizio di merito su tutto il provvedimento (al di là delle riforme e delle «riformette» contenute nel provvedimento), quello che più colpisce è la maniera surrettizia, che, tra l'altro, abbiamo già sperimentato in sede di esame della sessione di bilancio, con cui vengono introdotte alcune norme che erano state cassate dal Governo precedente. Mi riferisco all'imposta di successione.
È una tecnica che ha utilizzato il Presidente del Consiglio in campagna elettorale: all'accusa di voler aumentare l'ICI, rispose che non lo avrebbe fatto. Naturalmente, ha messo mano alle rendite catastali, il che significa (se due più due fa quattro e non siamo degli sciocchi, così come ritiene il Presidente del Consiglio) che l'aumento dell'ICI ci sarà. Come ci sarà la reintroduzione dell'imposta di successione, proprio nel momento in cui non si parla di imposta di successione, ma si crea una nuova tassa sulla proprietà legata alla cessione degli immobili mortis causa. Cosa è se non la reintroduzione dell'imposta di successione, in barba alla promessa che lo stesso Presidente del Consiglio aveva fatto durante la campagna elettorale, vale a dire che non avrebbe mai reintrodotto l'imposta di successione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)?
Abbiamo assistito ad una serie di altri passaggi. Ora si tenta di prendere in giro il paese in quanto, da un lato, non si reintroduce formalmente l'imposta di successione e, dall'altro, si introduce una serie di inasprimenti fiscali che, se approvata, avrà lo stesso effetto finanziario per i cittadini contribuenti se non più gravoso.
Siamo di fronte a norme di segno negativo per alcuni comparti economici e che sotto il profilo economico ci sembrano totalmente irrazionali e controproducenti. Che senso hanno le norme contenute, in particolare, nell'articolo 4, che penalizzano fortemente l'agricoltura? Proprio nel momento in cui il nostro settore economico e finanziario (primario, per la verità) si trova in grave difficoltà per la concorrenza sempre più serrata sia dei prodotti di provenienza comunitaria sia di quelli di provenienza extracomunitaria, che si possono giovare di costi della manodopera infinitamente minori rispetto a quelli sostenuti dalle nostre imprese agricole, arriva questo provvedimento penalizzante per il comparto.
Del tutto paradossale è poi l'aumento dell'accisa per il gasolio (ricordo la battaglia che abbiamo fatto in materia; ricordo la pendenza di una proposta di legge presso questo ramo del Parlamento a firma del gruppo di Forza Italia) per l'autotrazione, in quanto il prezzo industriale di tale carburante ha subito, in quest'ultimi anni, aumenti del tutto anomali e penalizzanti per coloro che hanno avuto la ventura di acquistare autovetture con motore diesel. Ricordo, a questo proposito, che numerosissimi esponenti dell'attuale maggioranza ebbero a trasalire al solo pensiero di un'ipotesi di aumento delle accise, in seguito agli aumenti delPag. 19prezzo del grezzo del petrolio; ci fu una serie di attacchi a chi solo aveva potuto pensare o ipotizzare l'aumento delle accise. Ritroviamo ciò in questo provvedimento, naturalmente senza che alcun grido di dolore venga da quella parte.
Come ho accennato, il provvedimento reca una serie di norme relativamente a complessi e articolati comparti, dall'agricoltura al catasto, alle riscossioni, alla sostenibilità ambientale, al patrimonio immobiliare di Poste Italiane e Ferrovie dello Stato, alle attività di dragaggio, all'organizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali, all'editoria e alla comunicazione, all'università, al servizio dighe. Servizio, quest'ultimo, che, chissà perché, aveva bisogno di interventi urgenti! Si tratta, in realtà, di un settore che naturalmente è importante, ma che non aveva certo bisogno di un intervento con decretazione d'urgenza per essere portato all'attenzione del Parlamento; analogo discorso, peraltro, può farsi per tutti gli altri ambiti testé elencati.
Vi risparmio l'elenco di numerosi altri interventi micro settoriali recati dal provvedimento, la maggior parte dei quali non riveste affatto il carattere proprio di «disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria». Ma, tant'è, nonostante la piccola «pulizia» operata dal Presidente della Camera attraverso lo stralcio delle disposizioni estranee al contenuto proprio, tutta un'altra serie di norme e di titoli compresi nel disegno di legge finanziaria, che consta di ben 281 articoli, nulla ha a che vedere con la manovra economica e finanziaria; ma di ciò parleremo in altra sede.
Affastellare norme del tutto incoerenti e disomogenee rappresenta evidentemente un pessimo modo di legiferare che ha creato un intrigo normativo quasi inestricabile nel quale solo gli addetti ai lavori e con grossa fatica riescono ad orientarsi. Il Governo, con il varo di questo provvedimento, dimostra di non considerare affatto i diritti e le aspettative dei cittadini; se si legifera ignorando i dettami della Costituzione - con questo provvedimento, infatti, viene violato l'articolo 77 della nostra Carta -, evidentemente non si ha a cuore non solo il bene del paese ma neanche la dignità dei cittadini. Il rispetto delle leggi - e in particolare il rispetto di quella legge fondamentale che è la nostra Costituzione - rappresenta un elemento fondante della nostra comunità nazionale ed è grave che un Governo, con un provvedimento di tale fatta, così come viene dimostrato, ritenga di non doversene curare affatto.
Dato che questo provvedimento, varato in modo incostituzionale, è collegato, signor Presidente, alla manovra finanziaria, evidentemente esso reca apertamente tutta una serie di misure che devono ricevere il vaglio del Parlamento attraverso un esame condotto non in modo veloce e nell'impossibilità di un approfondimento specifico ma nelle sedi proprie. Dal momento che con la manovra si interviene minuziosamente su ben sei grossi comparti, non si capisce perché non si debba concedere alle Commissioni di merito la possibilità di analizzare i contenuti del provvedimento senza accelerare i tempi, così come la scansione dei tempi prevista per la finanziaria dal nostro regolamento viene fatta per l'intero provvedimento. Di ciò noi ci lamentiamo anche in questa sede; avremo modo di lamentarcene con la Presidenza della Camera anche in altre sedi più appropriate, ma attraverso il voto su queste pregiudiziali forse possiamo dare già un segnale. Questo provvedimento è ingiusto e dannoso per l'economia italiana e riteniamo sia doveroso che la Camera non proceda al suo esame e quindi non lo converta in legge (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Devo comunicare, rispetto al quesito posto alla Presidenza dal collega Strizzolo che giovedì prossimo il Governo riferirà in Commissione affari esteri in merito alla ripresa di esperimenti nucleari condotti dalla Corea del nord.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,40).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediantePag. 20procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame questioni pregiudiziali - A.C. 1750)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Ricci. Ne ha facoltà.

ANDREA RICCI. Signor Presidente, colleghi deputati, l'abuso o l'uso massiccio della decretazione d'urgenza non riguarda soltanto questa legislatura appena avviata ma costituisce una caratteristica tipica del processo di formazione delle leggi nella Repubblica italiana e rappresenta senza dubbio una patologia. Tuttavia, rispetto alle questioni pregiudiziali per motivi di costituzionalità presentate con riferimento al decreto-legge in esame, è manifesta la loro infondatezza.
Infatti, il decreto-legge in esame è parte integrante della manovra finanziaria per il 2007. Esso funge da significativa fonte di copertura per la legge finanziaria presentata, per un ammontare pari a 6.900 milioni di euro. E non è la prima volta che la legge finanziaria trova parte della propria copertura attraverso un decreto-legge. Anzi, nella precedente legislatura ciò ha costituito una prassi usuale, fino ad arrivare anche ad adottare decreti-legge collegati alla legge finanziaria dopo la presentazione della stessa in Parlamento.
La straordinaria necessità ed urgenza di questo provvedimento deriva dalle finalità e dagli scopi che esso ha, vale a dire garantire il riequilibrio dei conti pubblici a seguito degli effetti disastrosi della politica di bilancio del precedente Governo.
Il decreto-legge contiene infatti in grande prevalenza norme di carattere fiscale e di riorganizzazione della pubblica amministrazione. Al riguardo, due sono le fondamentali giustificazioni della straordinaria necessità ed urgenza. In primo luogo, la necessità di attivare subito le misure di riorganizzazione della pubblica amministrazione - che per loro natura sono complesse -, in modo da esplicare gli effetti finanziari attesi a partire dal 1o gennaio 2007. In secondo luogo, la necessità di evitare comportamenti elusivi da parte di quei contribuenti che possano risultare svantaggiati dalle modifiche introdotte dalla nuova normativa fiscale.
Addirittura, ritengo che il decreto-legge in esame sarebbe dovuto essere ancora più corposo rispetto al testo presentato dal Governo; infatti, credo che la nuova normativa in merito alla tassazione sulle rendite finanziarie avrebbe trovato migliore collocazione in questa sede, piuttosto che in un disegno di legge delega presentato dall'esecutivo come collegato alla finanziaria.
In termini generali, quindi, le pregiudiziali risultano infondate, sia in ragione della prassi consolidata, sia in ragione del contenuto e degli scopi del decreto-legge.
Voglio ricordare al deputato Cota che, rispetto allo stanziamento per il teatro Petruzzelli, vi è un precedente, quello del decreto-legge n. 72 del 2004, che il deputato Cota sicuramente avrà votato.
Anche le motivazioni specifiche e particolari addotte a fondamento delle pregiudiziali appaiono infondate. L'articolo 41, riguardante l'estensione degli effetti dell'articolo 19 del decreto legislativo n. 165 del 2001 sulla cessazione automatica della carica dirigenziale, si riferisce infatti a personale non appartenente ai ruoli dei dirigenti delle amministrazioni dello Stato. Perciò esso si applica a quegli incarichi dirigenziali affidati dal precedente Governo a persone esterne al ruolo dirigenziale dello Stato e, quindi, sulla base di una decisione discrezionale e in base ad un rapporto fiduciario. In questa fattispecie non vi è alcuna violazione dell'articolo 97 della Costituzione, al contrario si potrebbe affermare che ci sarebbe un ripristino dello spirito, se non dellaPag. 21lettera, di quell'articolo dopo l'abuso di affidamenti di incarichi dirigenziali esterni fatti dal precedente Governo.
Rispetto alla questione pregiudiziale Elio Vito n. 2, essa è esclusivamente politica e troverà occasione di essere approfondita nel dibattito di merito.
Alla luce di tali considerazioni, il gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea esprimerà un voto contrario sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fincato. Ne ha facoltà.

LAURA FINCATO. Signor Presidente, in merito alle argomentazioni addotte nelle questioni pregiudiziali, occorre in primo luogo segnalare come la presentazione nel corso della sessione di bilancio di decreti-legge collegati alla manovra finanziaria corrisponda ad una prassi assolutamente consolidata, che ha trovato tra l'altro numerose conferme recenti ad opera dei Governi di centrodestra.
I rilievi espressi nelle questioni pregiudiziali risultano, dunque, oltre che infondati sul piano regolamentare, anche contraddittori in quanto sollevati da chi se ne era ampiamente servito quando rivestiva responsabilità di Governo.
Su un piano generale, ricordo, in particolare nel caso di decreti-legge collegati alla manovra finanziaria, come la sussistenza dei requisiti di necessità ed urgenza richiesti dall'articolo 77, comma 2, della Costituzione, come interpretato nella prassi concreta dell'ordinamento repubblicano, debba essere valutata sulla base del complesso delle misure contenute nel provvedimento. È alla coerenza delle specifiche misure rispetto ai complessivi obiettivi della manovra che occorre guardare per verificare il rispetto delle condizioni poste dall'articolo 77 della Costituzione. Ed è comunque necessario segnalare, sotto il profilo tecnico, come l'utilizzo del decreto-legge per anticipare l'entrata in vigore di talune parti della complessiva manovra finanziaria rientri pienamente nella logica del legislatore costituzionale.
È evidente come alcune delle misure contenute nella manovra necessitino, per poter realizzare efficacemente i propri obiettivi, di entrare in vigore immediatamente. È questo il caso delle norme di natura tributaria e fiscale, che nel caso specifico, appunto, costituiscono parte significativa, addirittura prevalente dal punto di vista del rilievo contenutistico, del decreto-legge n. 262. Per quanto attiene alle altre norme di riforma o alle disposizioni di carattere ordinamentale, rilevo come l'esigenza di rivedere gli assetti organizzativi di alcuni settori della pubblica amministrazione, ovvero di riordinare la disciplina di taluni settori, rivesta un carattere di urgenza. Tali interventi sono strutturalmente connessi con le finalità proprie della manovra.
L'accusa secondo cui il decreto-legge n. 262 violerebbe il dettato costituzionale, in quanto contiene riforme complesse ed articolate che concernono un ampio spettro di settori, finisce per smentirsi da sola in quanto tale affermazione dimostra appunto come il decreto-legge, lungi dal rappresentare il mero contenitore di misure casuali e tra di loro scollegate, costituisca un tassello essenziale di un mosaico di interventi relativi ad una pluralità di settori, ai quali il Governo riconosce rilievo strategico per conseguire gli obiettivi programmatici definiti con il DPEF 2007-2011.
Per quanto riguarda invece l'asserito contrasto del provvedimento con le disposizioni in materia di omogeneità di contenuto dello strumento del decreto-legge, appare anche in questo caso singolare che la critica provenga proprio da quelle forze politiche che hanno inaugurato la prassi, non certo particolarmente rispettosa delle esigenze di comprensibilità e corretta relazione delle norme legislative, di approvare leggi finanziarie costituite da un solo articolo, sviluppato in addirittura 612 commi, come da ultimo nel caso della legge n. 266 del 2005 (legge finanziaria per il 2006).Pag. 22
Passando ad altri rilievi specifici contenuti nelle questioni pregiudiziali, rilevo come le norme contemplate nel Capo XI rispondano ad una finalità del tutto conseguente all'obiettivo indicato nel DPEF 2007-2011: ridurre le spese della pubblica amministrazione, incrementandone l'efficacia. Anche in questo caso rilevo come la modalità si limiti sostanzialmente a precisare l'ambito di applicazione di una disposizione riscritta nel corso della passata legislatura: l'articolo 3, comma 1, lettera a), della legge n. 145 del 2002. Perciò appare ancora una volta singolare che le critiche per un supposto utilizzo indiscriminato dello spoils system provengano proprio da quelle forze politiche che nella scorsa legislatura hanno introdotto tale previsione.
Scarso pregio assumono inoltre le argomentazioni addotte nei confronti dell'articolo 20, recante un'organica riforma dell'APAT, e del tutto inconsistenti appaiono i rilievi di incostituzionalità nei confronti di alcune misure agevolative di carattere fiscale per una presunta disparità di trattamento fra categorie di contribuenti.
Onorevoli colleghi, in conclusione, vorrei aggiungere che gli argomenti addotti nelle questioni pregiudiziali poco hanno a che fare, in realtà, con i contenuti del provvedimento che ci apprestiamo a discutere, ma mirano esclusivamente ad impedire la conversione di un decreto-legge cui la maggioranza riconosce rilievo politico fondamentale. Per le ragioni evidenziate, ritengo che le questioni pregiudiziali debbano essere respinte senza incertezze, proprio al fine di consentire al Parlamento di discutere nel merito, eventualmente migliorandolo, un provvedimento di grande importanza per rafforzare l'equità fiscale e sostenere la ripresa dell'economia nazionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Capotosti. Ne ha facoltà.

GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, stupisce non poco, in verità, che questioni pregiudiziali siffatte siano rilevate da parte di chi, nel corso della precedente legislatura, ci ha abituato alla tecnica legislativa della decretazione utilizzata in maniera diffusissima.
In effetti, il Governo Berlusconi ha svolto il 36,81 per cento della propria attività legislativa con lo strumento del decreto-legge. Si è parlato addirittura del recepimento di un mutamento di stile, in quanto lo strumento del decreto-legge consentirebbe rapidità e quindi una maggiore incisività dell'azione di Governo, permettendo così di superare pastoie burocratiche e lentezze procedurali, che vengono imputate a quest'Assemblea.
Stupisce pertanto non poco che ciò che è buono per sé non valga poi per gli altri. In effetti, sotto questo profilo, chi è campione di libertà, o presunte tali, dovrebbe semplicemente apprezzare il ricorso ad uno strumento come il decreto-legge, che è ampiamente motivato, quanto ai requisiti costituzionali - come hanno già ben spiegato i colleghi che mi hanno preceduto -, in termini di riorganizzazione della macchina pubblica e di emergenza per quanto attiene alle questioni economiche. Evidentemente, questa scelta è stata necessitata dalla situazione che abbiamo ereditato. Dunque, anche per questo stupisce che vi sia una contraddizione non solo rispetto alla procedura, ma anche alla sostanza. Al riguardo, basta un solo esempio per sottolineare la contraddittorietà delle osservazioni. Con riferimento al merito, basta l'esempio dello spoils system. È singolare sentire l'alleanza delle presunte libertà inveire contro un'applicazione «quasi da spoils system», quindi contro uno strumento di modernizzazione che, se fatto precedentemente, sarebbe stato sbandierato come un risultato straordinario di efficacia, trasparenza e compattezza.
Dai rilievi formulati, si evince dunque l'assoluta pretestuosità ed infondatezza delle questioni poste, sia con riferimento alla procedura adottata, sia con riferimento al merito, visto che siamo costretti ad affrontare una serie di argomenti anche per limiti extranazionali. Spiace constatare che questa sia la risposta politica ad un atteggiamento, tenuto da questaPag. 23maggioranza e da questo Governo, che invece è di apertura al dibattito; la risposta che viene fornita è una risposta di chiusura, che chiede addirittura, anziché la discussione, il rigetto assoluto.
Invito pertanto i colleghi a rivedere la loro posizione, tenuto conto che lasciare a quest'Assemblea il dibattito equivale a riconoscerle una funzione che le è propria, ma che troppe volte è stata calpestata nella legislatura precedente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Migliori. Ne ha facoltà.

RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo di Alleanza Nazionale voterà a favore delle motivazioni e della sostanza delle due questioni pregiudiziali in esame, che i colleghi del gruppo di Forza Italia e della Lega Nord hanno proposto alla nostra attenzione. Dopo avere ascoltato tre colleghi della maggioranza, voglio evidenziare quanto siano francamente non supportate da motivazioni di carattere giuridico-costituzionale le posizioni per le quali i gruppi di maggioranza decidono di votare contro le questioni pregiudiziali presentate da alcuni gruppi dell'opposizione. Voglio dire, cioè, che i colleghi della maggioranza si sono nascosti dietro un'osservazione di merito che non ha affrontato i nodi giuridico-costituzionali posti alla base delle questioni pregiudiziali. Inoltre, si sono nascosti dietro l'osservazione che nella storia parlamentare del nostro paese vi sarebbe, e vi è, un oggettivo abuso della decretazione d'urgenza. Queste osservazioni dimostrano la labilità, l'insufficienza e la pochezza delle osservazioni contrapposte ai temi contenuti nelle questioni pregiudiziali in oggetto.
Da parte dei colleghi della maggioranza, noi avremmo voluto ascoltare osservazioni critiche rispetto alla lesione dell'articolo 77 della Costituzione, cioè in riferimento ai requisiti di eccezionalità e di urgenza richiesti tassativamente per la decretazione d'urgenza. Inoltre, avremmo voluto ascoltare una difesa, non di ufficio ma di sostanza, relativamente all'aggiramento della stessa legge n. 400 del 1988 e all'eterogeneità degli argomenti inseriti all'interno del decreto-legge oggetto di conversione. In altri termini, onorevoli colleghi, ci troviamo di fronte una maggioranza che, da un lato, afferma di volersi confrontare con l'opposizione e, dall'altro, dimostra di voler evitare ogni tipo di confronto, anche di natura giuridico-costituzionale, quindi di natura prepolitica, rispetto alla sostanza di questo provvedimento. Questo atteggiamento è poco politico e molto propagandistico, è un atteggiamento, cioè, che la dice lunga sulla volontà di questa maggioranza di utilizzare il Parlamento per un'approvazione sic et simpliciter del disegno di legge finanziaria, di cui il decreto-legge in esame rappresenta un elemento essenziale.
Non vorrei intervenire, onorevoli colleghi, sugli aspetti di sostanza di questo provvedimento. Non vorrei ricordare, come è stato fatto dai colleghi dell'opposizione, la surrettizia nuova tassa di successione, ben più grave della vecchia tassa di successione eliminata dalla prima legge finanziaria del Governo Berlusconi, nel 2001. Non vorrei intervenire neppure in merito all'articolo 14, che avvia il definanziamento dell'opera relativa alla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina. Non vorrei intervenire sugli aspetti sostanziali di questo decreto-legge e, se lo faccio, è unicamente per testimoniare la sua eterogeneità e, quindi, la lesione di diritto e di fatto della legge n. 400 del 1988. Avrei voluto che su questi argomenti i colleghi della maggioranza fossero intervenuti in modo sostanziale e non avessero difeso in modo, di fatto, accademico questo decreto-legge. Così non è stato, a conferma del fatto che queste pregiudiziali sono di sostanza e testimoniano a tutta l'Assemblea le gravi lesioni, soprattutto, dell'articolo 77 della Costituzione.
Per questi motivi, il gruppo di Alleanza Nazionale esprimerà voto favorevole, con molta convinzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

Pag. 24

LUCIO BARANI. Signor Presidente, cari colleghi deputati, anche noi deputati del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista esprimeremo voto favorevole sulle questioni pregiudiziali in esame, e lo faremo convintamente perché le motivazioni che i colleghi della maggioranza hanno addotto a supporto di questo decreto-legge non ci convincono. Affermare che questa legislatura si è ben avviata significa non essere in contatto con la realtà quotidiana del paese, significa non vedere, non sentire e non parlare, significa comportarsi come le tre scimmiette, significa non vedere e non sentire che cosa accade tutti i giorni di fronte al Parlamento, non vedere e non sentire le proteste di tutte le categorie di lavoratori italiani di ogni ordine e grado. Affermare che si faceva così anche in passato e che si continua a fare la stessa cosa non è giusto né corretto. Se si ritiene che la decretazione d'urgenza sia un errore, era un errore in passato ed è un errore adesso! Ammettete che state sbagliando! È un errore che voi giustificate sostenendo che lo commettevano anche gli altri; ma non è in questo modo che si risana strutturalmente il paese. È per questo motivo che vi chiediamo di rimboccarvi le maniche assieme a noi e di pensare al paese e non solo alla vostra «armata Brancaleone». Non si comporta così una vera sinistra riformista; si comporta così solo una sinistra massimalista che non vuole bene al paese! E poi, tutte le gabelle che ci sono in questa decretazione!
Ma perché continuare a modificare l'Agenzia per la protezione dell'ambiente e aumentare a dismisura il numero dei dirigenti per sistemare - come avete sempre fatto - i vostri amici, parenti e conoscenti?
In agricoltura, perché prendersela così con i nostri operatori del settore che, con gravi difficoltà, debbono sopportare la concorrenza dei prodotti comunitari ed extracomunitari? Perchè reintrodurre la tassa di successione tra genitori e figli, parenti in linea diretta? Perchè si vuole così male ad un figlio che eredita qualcosa da un padre o ad un padre che vuol donare qualcosa ad un figlio? Questo non è né giusto né corretto!
Sicuramente non sono urgenti gli 8 milioni di contributi al teatro Petruzzelli di Bari, che è giusto concedere, ma non in questo modo, poiché tutto verrebbe ad essere vanificato. Dov'è l'urgenza di pagare all'editore una gabella da parte di chi riproduce articoli di riviste e giornali?
In materia d'immobili, di poste e di ferrovie servirebbe un intervento di tipo strutturale, ma non si pensa mai a fare intervenire il Parlamento in materia per cercare di riorganizzare il Ministero dei beni culturali, l'editoria e le comunicazioni: per non parlare poi delle disposizioni in materia universitaria!
Perché continuare a tassare tutto e tutti? Non è possibile, non è in questo modo che si vuol bene al paese e che si lotta per il suo sviluppo. Non è con questo provvedimento che s'impedisce il ponte sullo stretto. Perché si debbono bloccare opere pubbliche necessarie ed indispensabili attraverso comportamenti che ricordano quelli di un bambino? Poiché si è sostenuta una certa idea in campagna elettorale, la si vuol portare sino in fondo senza cercare di ragionare, di pensare allo sviluppo del paese attraverso l'apporto di modifiche strutturali.
È per questo che noi, in maniera convinta, voteremo a favore delle pregiudiziali di costituzionalità. Lo faremo nel rispetto della Costituzione, che viene sempre menzionata a qualsiasi livello, anche se nessun appartenente a questa maggioranza la vuole rispettare.
È per questo che vi invito a riflettere, poiché il vostro comportamento da «cavalli con i paraocchi» è una vergogna. Guardatevi attorno e capirete che questa legislatura non è stata ben avviata, ma è ben contestata dal paese (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista).

Pag. 25

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, i Verdi assieme a tutti gli altri deputati appartenenti ai gruppi dell'Unione voteranno contro le pregiudiziali di costituzionalità presentate dai gruppi della Lega Nord e di Forza Italia.
Forse, avrei potuto anche esimermi dal motivare questo voto contrario dopo aver ascoltato gli interventi - susseguitisi, ovviamente, legittimamente - attraverso cui si sono illustrate le pregiudiziali da parte dei colleghi Cotta, Leone, Migliori e Barani. Infatti, coloro che li hanno potuti udire - vi è molta disattenzione in Assemblea - si sono accorti che, salvo qualche timido accenno (a cui farò riferimento) del collega Cotta, tutti gli interventi sono stati fortemente critici. Vi sono stati anche richiami alla mobilitazione popolare nei confronti della manovra economico-finanziaria del Governo Prodi.
Non mi stupisco che l'opposizione critichi la manovra economico-finanziaria del Governo in carica. In ogni caso, in questo momento, è in corso un dibattito che dovrebbe avere esclusivamente un profilo di carattere costituzionale; invece tutti i deputati (compresi i colleghi Barani e Migliori) sono intervenuti criticamente nel merito; ciò, non c'entra assolutamente nulla con una pregiudiziale di costituzionalità.
Se i colleghi avessero la curiosità di leggere, ad esempio, la questione pregiudiziale Vito ed altri n. 2 (la più breve), presentata dai deputati del gruppo di Forza Italia - io ho pochi minuti a disposizione e non posso farlo in questa sede -, si accorgerebbero che essa reca interamente e solamente obiezioni di merito, con un esclusivo e generico richiamo, all'inizio della stessa, alla presunta violazione dell'articolo 77 della Costituzione.
Purtroppo, oggi i colleghi appartenenti ai gruppi della Casa delle libertà si sono dimenticati che, nel recentissimo passato, anche il precedente Governo di centrodestra ha sempre presentato una manovra economico-finanziaria cui era strettamente collegato un decreto-legge in materia tributaria e finanziaria. Dunque, criticare nel merito la manovra finanziaria è legittimo, ma farlo attraverso la presentazione di questioni pregiudiziali di costituzionalità, in assenza di motivazione adeguate - e vorrei rilevare che non ve ne sono -, è un po' strumentale, nonché assolutamente pretestuoso!
Ricordo che altri colleghi dei gruppi dell'Unione, precedentemente intervenuti, hanno già richiamato la prassi costante in tale materia, instaurata prima dell'attuale legislatura. Essi hanno evidenziato anche il carattere pretestuoso di numerosi rilievi di merito sollevati dai colleghi appartenenti ai gruppi della Casa delle libertà.
Dal momento che gran parte della questione pregiudiziale presentata dai colleghi del gruppo della Lega Nord Padania (che devo riconoscere essere stata scritta anche con molta puntualità e dovizia di argomentazioni) riguarda esclusivamente l'articolo 41 del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262 (si tratta della questione del cosiddetto spoils system), la motivazione e le argomentazioni degli altri colleghi, precedentemente intervenuti sul punto, non possono che essere lette come una clamorosa autocritica rispetto all'uso che la Casa delle libertà ha fatto dello spoils system nella scorsa legislatura. Infatti, il collega Andrea Ricci, intervenuto per primo, ha giustamente ricordato che hanno fatto il loro ingresso nei Ministeri personaggi o personalità (o meglio, genericamente, delle persone) che con l'amministrazione dello Stato nulla avevano a che vedere!
È evidente che, a questo punto, la disposizione criticata può dare un po' di fastidio a chi ha piazzato, all'interno dei Ministeri e dei corpi dello Stato, tutte le persone che...

PRESIDENTE. La prego di concludere...

MARCO BOATO. ... a loro faceva piacere inserire; tuttavia, adesso devono semplicemente fare autocritica.Pag. 26
I tre obiettivi - e concludo, signor Presidente - della manovra economico-finanziaria...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Boato!

MARCO BOATO. ... sono il risanamento dei conti pubblici, lo sviluppo economico e l'adozione di misure volte a conseguire una maggiore equità sociale, ed al raggiungimento di tali obiettivi è finalizzato anche il decreto-legge in esame.
Ci confronteremo sul merito del provvedimento, in modo aperto e leale, in sede sia di Commissioni bilancio e finanze, sia di Assemblea; tuttavia, vorrei rilevare che non sussiste alcun presupposto per dichiarare incostituzionali le misure da esso recate. Per questo motivo, annunzio che sia il gruppo dei Verdi, sia l'intera Unione voteranno contro le questioni pregiudiziali presentate (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Maroni e Cota n. 1 ed Elio Vito ed altri n. 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 478
Maggioranza 240
Hanno votato
219
Hanno votato
no 259).

Prendo atto che i deputati Borghesi, Iacomino e Mura non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto esprimere un voto contrario.

TESTO AGGIORNATO AL 11 OTTOBRE 2006

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 27 settembre 2006, n. 260, recante misure urgenti per la funzionalità dell'Amministrazione della pubblica sicurezza (A.C. 1704) (ore 16,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 27 settembre 2006, n. 260, recante misure urgenti per la funzionalità dell'Amministrazione della pubblica sicurezza.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 1704)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 1704 sezione 2).
Ricordo che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A - A.C. 1704 sezione 3).
Avverto che non sono state presentate proposte emendative riferite all'articolo unico del disegno di legge di conversione.
Comunico che è stato presentato il subemendamento Amici 0.1.024.1, che è in distribuzione, e che la Commissione bilancio ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 1704 sezione 1).
Avverto, altresì, che l'articolo aggiuntivo Pinotti 1.024 e il subemendamento ad esso riferito si intendono sottoscritti anche dai deputati Ascierto, Boato, Crema, Bricolo, D'Alia, Deiana, Evangelisti, Venier e Costa.
Avverto, inoltre, che prima dell'inizio della seduta sono stati ritirati dalla presentatrice gli articoli aggiuntivi Santelli 1.021 e 1.020.
Comunico che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1, 89 e 96-bis, comma 7, del regolamento, le seguenti proposte emendative, già dichiarate inammissibili nelPag. 27corso dell'esame in sede referente: gli identici emendamenti Cesini 1.03 e Buonfiglio 1.010 relativi al conferimento di posti nell'ambito del Corpo forestale dello Stato, anche in deroga ai limiti previsti dal testo unico degli impiegati civili dello Stato; gli identici articoli aggiuntivi Cesini 1.022 e Buonfiglio 1.023, analoghi ad altri già presentati in Commissione, relativi all'assunzione da parte del Corpo forestale dello Stato di 500 allievi agenti, idonei non vincitori di concorso pubblico.
Avverto, inoltre, che la Presidenza non ritiene ammissibili le seguenti proposte emendative non previamente presentate ovvero ritirate nel corso dell'esame in sede referente: Amici 1.025, concernente le modalità di avanzamento in carriera del personale di esercito, marina ed aeronautica; Chianale 1.01 volto ad esonerare il personale degli Enti parco nazionali dall'applicazione delle disposizioni sulla rideterminazione degli organici di cui alla legge finanziaria per il 2005, nonché a riconoscere al medesimo personale la qualifica di agente di pubblica sicurezza.
Avverto infine che la Presidenza ha ritenuto di ammettere al voto l'articolo aggiuntivo Pinotti 1.024, che pur presenterebbe profili d'inammissibilità, poiché, secondo quanto risulta alla Presidenza, è stato presentato con il consenso unanime dei gruppi.
Ha chiesto di parlare il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, dobbiamo prendere atto che, come già accaduto in sede di Commissione, cadono sotto il maglio della declaratoria di inammissibilità gli emendamenti presentati non solo dal sottoscritto, ma anche da altri colleghi di Alleanza Nazionale, insieme a quelli presentati tempestivamente dal collega Buonfiglio, del gruppo di Alleanza Nazionale, e da colleghi della maggioranza governativa.
Prendiamo atto di questa declaratoria, che è peraltro opinabile, come spesso accade, perché, a nostro modesto avviso, si tratta, semmai, di materie da porre sul crinale del giudizio di ammissibilità.
A nostro avviso - lo ripeto - la pertinenza sussisteva e sussiste, e credo che la semplice lettura dei testi ne dia contezza. Si può discutere, poi, sotto il profilo delle coperture finanziarie, che possono dar luogo, anche in questo caso, a opinabilità e a opzioni. Naturalmente, essendo portatori di esigenze reali provenienti da operatori della sicurezza pubblica in un settore troppo spesso trascurato, ne enfatizzavamo la portata, rimettendo al versante governativo il reperimento di idonei finanziamenti.
Detto ciò, nostro malgrado e con rincrescimento, non possiamo che prendere atto della inesorabile declaratoria di inammissibilità e manifestare il nostro malessere a questo riguardo.
Vorremmo perlomeno, prima che si passasse all'esame del merito di quel poco che resta degli emendamenti, che il Governo prendesse la parola per farsi carico ufficialmente in questa aula delle esigenze sostanziali, in particolare mirate sul Corpo forestale dello Stato, sui suoi ranghi e sulla sua funzionalità, per darci assicurazione ed impegnandosi, se possibile in modo scadenzato, a venire incontro a queste esigenze.
Per il resto dobbiamo prendere atto che vi è una convergenza dei gruppi sul versante dell'Arma dei carabinieri per la norma che specificamente la riguarda e di questo dobbiamo, sia pur solo parzialmente, rallegrarci e dichiararci soddisfatti. Quando vi è una convergenza di valutazioni per venire incontro a reali esigenze delle Forze dell'ordine qualche cosa, pur tra mille difficoltà, si riesce a concretizzare. Attendiamo, dunque, che i rappresentanti del Governo vogliano pronunciarsi almeno in questa sede sulle attese che sottendono i nostri emendamenti, in particolare per quanto riguarda il Corpo forestale dello Stato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Santelli. Ne ha facoltà.

Pag. 28

JOLE SANTELLI. Presidente, abbiamo presentato alcuni emendamenti che nel corso del dibattito in Commissione sono stati trasformati in ordini del giorno. Essi sono relativi all'assunzione in termini definitivi nel corpo di Polizia e nei Carabinieri degli ausiliari dei corsi sessantatreesimo e sessantaquattresimo appena formati. Ovviamente, in Commissione abbiamo esaminato la vicenda e constatato, al di là della contingenza del decreto, la necessità di procedere comunque alla stabilizzazione di questo personale, oltre all'ovvia indicazione di aprire i posti in organico per i candidati risultati idonei all'ultimo concorso, per cui non è stato possibile effettuare neanche l'assunzione temporanea per mancanza di copertura di posti.
Credo che il Governo abbia riconosciuto su questo punto le buone ragioni di tali richieste; auspichiamo quindi l'accoglimento del relativo ordine del giorno, in modo da lanciare alle forze di polizia un messaggio di attenzione ben determinato da parte di questa Assemblea.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Presidente, poiché siamo nell'ambito di interventi sul complesso degli emendamenti bisogna prendere atto della dichiarazione di inammissibilità che la Presidenza della Camera ha pronunciato nei confronti di tutti gli emendamenti presentati, alcuni dei quali sottoscritti da qualche collega del gruppo dei Verdi (il collega Lion, in particolare). Restano al nostro esame, come puntualmente ricordato dal Presidente, soltanto la proposta emendativa Pinotti 1. 024, a cui si aggiunta la mia firma e quella di molti altri colleghi di tutti i gruppi parlamentari, e il subemendamento Amici 0. 1. 024. 1, a cui si sono aggiunte le firme mia e di colleghi di tutto l'arco parlamentare, manifestando dunque una convergenza pressoché unanime dell'Assemblea su questi provvedimenti.
L'argomento principale del decreto-legge riguarda, come tutti sanno, l'autorizzazione all'ulteriore trattenimento in servizio a domanda (fino al 31 dicembre di questo anno) degli agenti ausiliari frequentatori del sessantatreesimo e sessantaquattresimo corso di allievo agente ausiliario di leva. Con la proposta emendativa e con il subemendamento prima ricordati, gli unici dichiarati opportunamente ammissibili dalla Presidenza perché su materia sostanzialmente analoga, andremo ad autorizzare il trattenimento in servizio a domanda, senza soluzione di continuità, a decorrere dal 14 ottobre 2006 e fino al 31 dicembre dello stesso, degli ufficiali in ferma prefissata dell'Arma dei carabinieri, frequentatori del 1o corso allievi ufficiali in ferma prefissata, ausiliari del ruolo speciale e del ruolo tecnico-logistico dell'Arma dei carabinieri, che hanno terminato senza demerito l'ulteriore ferma annuale di cui alla lettera a) dell'articolo 24, comma 6, del decreto legislativo n. 215 del 2001.
Quando avremo approvato sia questo emendamento sia il subemendamento, il decreto-legge interverrà, come misura di carattere straordinario e urgente, in relazione agli agenti ausiliari della polizia di Stato e agli ufficiali in ferma prefissata dell'Arma dei carabinieri, di cui ho parlato poc'anzi.
La norma avrà scadenza il 31 dicembre prossimo. Dunque, questa è l'occasione giusta per attirare l'attenzione del Governo sull'opportunità e sulla necessità che lo strumento ordinario della legge finanziaria - e non tanto il decreto-legge - che è attualmente all'esame di questo ramo del Parlamento, possa intervenire per dare continuità alla norma oltre 31 dicembre 2006. In caso contrario, queste misure straordinarie risulterebbero assolutamente inefficaci.
Per tale motivo, anche se siamo in fase d'intervento sul complesso degli emendamenti, anticipo il voto favorevole dei Verdi sia sull'emendamento sia sul subemendamento e, infine, sul disegno di legge di conversione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alia. Ne ha facoltà.

Pag. 29

GIANPIERO D'ALIA. Grazie, signor Presidente, intervengo molto brevemente sul complesso degli emendamenti proprio per risparmiare successivamente la dichiarazione di voto. In questo modo, mi pronuncio anche sugli ordini del giorno presentati dai colleghi Santelli e Ascierto, che abbiamo sottoscritto. Oggi, abbiamo compiuto semplicemente un atto dovuto, un atto di giustizia che nasce dalla circostanza che gli allievi di questi due corsi, al 31 dicembre 2006, ne sarebbero rimasti fuori per due mesi. Dunque, ritengo sia stato giusto e logico garantire la continuità che serve all'amministrazione.
È parimenti giusto, così come avremo modo di approfondire nel corso del dibattito in aula, anche il subemendamento che dispone l'allineamento tra coloro i quali si trovano nella stessa situazione, cioè gli appartenenti all'Arma dei carabinieri.
Ora, però, dobbiamo porci un problema diverso. Questo provvedimento serve non solo a compiere un atto di giustizia, ma anche - e sono sicuro di sfondare una porta aperta con il viceministro Minniti -, ad aprire una discussione seria per il prossimo anno sui sistemi di reclutamento. Infatti, avremo modo di discutere della legge finanziaria, però, in questo momento, si pone un tema di fondo: il blocco del turn over che riguarda massicciamente - credo per la prima volta - anche gli appartenenti al corpo della Polizia di Stato e delle Forze armate, non solo costituirebbe un brutto precedente, ma in questa circostanza, creerebbe un problema sui sistemi di reclutamento attivati ormai da anni, con ottimi risultati. Tutto ciò potrebbe, alla fine, inceppare la macchina della sicurezza. Potrebbe avvenire tra due, tre o cinque anni, ma di sicuro è inevitabile che accada, visto e considerato che la legge finanziaria - se non ricordo male - autorizza solo il reclutamento di mille unità. Credo che oggi - ed è questo il senso degli ordini del giorno che sono stati presentati - vi sia l'occasione per cominciare in questo settore a porre una questione di merito, trovando, al di là della logica di maggioranza e di opposizione, un'intesa. Ciò al fine di porre al riparo il sistema complessivo della sicurezza da interventi legittimi riguardanti il contenimento della spesa pubblica. Infatti - lo ripeto - in caso contrario saremo costretti a pagarne gli effetti nei prossimi anni. Ritengo per questo opportuno sostenere sia l'ordine del giorno, sia gli emendamenti sottoscritti insieme, nella logica che ho appena esposto e che mi auguro sia accolta dall'aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lion. Ne ha facoltà.

MARCO LION. Grazie Presidente, intervengo soltanto per dichiarare il disappunto mio e di altri colleghi che hanno sottoscritto questi emendamenti dichiarati inammissibili dalla Commissione.
Trattandosi di una serie di emendamenti firmati praticamente da quasi tutte le forze politiche della Commissione agricoltura, credevamo di apportare un utile contributo a questo decreto-legge e, in particolare, alla risoluzione del problema degli allievi e agenti forestali idonei che, tuttavia, non sono stati assunti nel Corpo forestale.
A questo punto, rivolgo un appello al ministro dell'agricoltura - spero anche con il sostegno di altri colleghi - affinché tale problema trovi soluzione nella sede dell'Esecutivo, e chiedo al viceministro qui presente di rappresentarlo al Governo.
Non credo che presenteremo ordini del giorno, ma penso che la possibilità di una soluzione in questo caso sia assolutamente matura, come ci era già stato confermato dal ministro dell'agricoltura. Credo che, se il Governo vorrà, potrà risolvere la questione che oggi noi parlamentari non siamo riusciti a sciogliere.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, chiedo al relatore di esprimere il parere della Commissione.

FRANCESCO ADENTI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parerePag. 30favorevole sul subemendamento Amici 0.1.024.1 e sull'articolo aggiuntivo Pinotti 1.024.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARCO MINNITI, Viceministro dell'interno. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Avverto che, sull'articolo aggiuntivo Pinotti 1.024, il parere della Commissione bilancio è favorevole a condizione che sia approvato il subemendamento Amici 0.1.024.1.
Passiamo ai voti.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Presidente, avevo chiesto di parlare per dichiarazione di voto!

PRESIDENTE. Colleghi, segnalatelo per tempo. Si tratta solo di due emendamenti: non ci vuole molto a seguire.
Prego, deputato Benedetti Valentini, ha facoltà di parlare.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, in verità lo avevo segnalato. Non ho da dire cose nuove e, in merito all'articolo aggiuntivo, sul quale ha già chiesto di parlare l'onorevole Ascierto, mi rimetto a quanto egli affermerà.
Richiamo l'attenzione sul fatto che il sottoscritto, e credo non soltanto, aveva chiesto che in questa sede ufficiale dell'Assemblea il Governo prendesse una qualche forma di impegno relativamente alle esigenze che hanno impedito la presentazione degli emendamenti relativi alla funzionalità del Corpo forestale dello Stato.
Mi rincresce dover prendere atto che il Governo nulla dice al riguardo. È ovvio che tutto questo non cambia il nostro voto complessivo, ma i settori, delle cui attese dobbiamo occuparci, si compiacerebbero di ascoltare una qualche forma di impegno più stringente da parte del Governo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Amici 0.1.024.1, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 469
Maggioranza 235
Hanno votato
467
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che la deputata Dioguardi non è riuscita ad esprimere il proprio voto e che il deputato Allasia ha erroneamente espresso un voto contrario mentre avrebbe voluto votare a favore.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Pinotti 1.024.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ascierto.

FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, ho chiesto di parlare sull'articolo aggiuntivo Pinotti 1.024, che anch'io ho sottoscritto, perché si tratta di una proposta emendativa importante, presentata la settimana dopo l'approvazione all'unanimità in Commissione difesa della risoluzione di cui sono stato promotore e che riguarda gli ufficiali dell'Arma dei carabinieri in ferma prefissata. Si tratta di giovani laureati, selezionati in modo molto accurato e approfondito dall'Arma dei carabinieri, che hanno prestato per due o tre anni il loro servizio all'interno dell'istituzione e si sono distinti con brillantezza in situazioni particolari, in alcuni casi di contrasto alla criminalità organizzata in Sicilia.
Meritano attenzione e rispetto perché questi ragazzi, dopo essere stati utilizzati per fini istituzionali per tre anni, rischiano di ritornare nella società e nel mondo del lavoro, portando con sè fra l'altro alcuni oneri conseguenti alle responsabilità che si erano assunti in passato in sede giudiziaria,Pag. 31in quanto, qualora in congedo, dovranno presenziare a quei processi di cui sono testimoni.
Devo dire che in Commissione difesa c'è stata un'ampia convergenza, e ringrazio anche il presidente della Commissione difesa per aver avuto la sensibilità di portare in discussione questa risoluzione in modo veloce per un semplice motivo: a partire da venerdì di questa settimana, 12 ufficiali dell'Arma dei carabinieri potrebbero essere posti in congedo perché finiscono il termine della loro ferma.
È importante che questo emendamento sia approvato, ma soprattutto è necessario che il Governo si impegni per evitare che il problema si riproponga in futuro, altrimenti si impegnerebbero risorse che potrebbero essere risparmiate. Facciamo in modo, così come è previsto dalla risoluzione e dall'articolo aggiuntivo che nei prossimi giorni, a domanda, questi ragazzi, a cui dovrebbe andare il ringraziamento di tutti quanti noi per il lavoro brillantemente svolto a difesa della sicurezza dei cittadini, possano essere trattenuti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Ringrazio l'onorevole Pinotti e l'onorevole Ascierto e i colleghi della Commissione difesa per questo importante articolo aggiuntivo, ma aggiungo, e mi rivolgo al Governo, che questo provvedimento, in mancanza di un percorso serio di stabilizzazione, si risolverebbe in una presa in giro ancora più grave per questi giovani. Chiedo quindi al viceministro di esaminare con attenzione la problematica per il futuro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pinotti. Ne ha facoltà.

ROBERTA PINOTTI. Stiamo esaminando un problema che abbiamo affrontato anche durante la scorsa legislatura, e per il quale non avevamo trovato la soluzione. Credo sia importante il lavoro svolto in Parlamento, sia con la risoluzione che abbiamo votato all'unanimità, sia con le proposte emendative rapidamente apportate al testo del decreto-legge, per dare una soluzione immediata al problema occupazionale di giovani professionalità, spesso assolutamente essenziali, che altrimenti sarebbero congedati. Ciò avrebbe creato problemi non solo a questi giovani che stanno lavorando, ma anche alla funzionalità generale del sistema.
Ora, è chiaro che si tratta di una soluzione che posticipa il problema, fino al prossimo dicembre. Credo che per il Parlamento sia serio affrontare nuovamente il tema in sede di esame della legge finanziaria. Infatti, abbiamo indicato una strada possibile e tutti quanti riteniamo che la precarizzazione debba essere superata. Grazie all'unanimità che si è registrata su questo provvedimento, ritengo che si debba proseguire su questo tema nel corso dei nostri successivi lavori sulla finanziaria.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Ricordo che il parere delle Commissioni bilancio ed affari costituzionali, sull'articolo aggiuntivo Pinotti 1.024 è favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Pinotti 1.024, nel testo modificato a seguito dell'approvazione del subemendamento Amici 0.1.024.1, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 479
Votanti 475
Astenuti 4
Maggioranza 238
Hanno votato
475).

Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale.

Pag. 32

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1704)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 1704 sezione 4).
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

MARCO MINNITI, Viceministro dell'interno. Se non capisco male, l'ordine del giorno, di fatto, è uno solo, onorevole Ascierto, perché il testo è analogo a quello dell'onorevole Santelli, solo che l'onorevole Santelli ha fatto un'aggiunta, che penso sia anche nei suoi intendimenti. Quindi, se ho capito bene, l'ordine del giorno è unico.
Propongo una riformulazione e pregherei l'onorevole Santelli di seguirmi perché, sulla base della mia proposta, il Governo è disposto ad accettare l'ordine del giorno.
Accolgo i primi tre capoversi della parte motiva e l'ultimo (immediatamente prima della parte dispositiva), per le ragioni che le spiegherò rapidamente, onorevole Santelli, atteso che la parte restante riguarda il disegno di legge finanziaria (siamo soltanto all'inizio dell'iter parlamentare e mi sembra giusto che il Parlamento non esprima un giudizio se non a conclusione di esso).
Per quanto riguarda la parte dispositiva, quanto alla lettera a), la accetto; quanto alle lettere b) e c), propongo di riformularle: «a verificare la possibilità di assumere» (questo vale sia per il testo della lettera b) sia per quello della lettera c)). Non le sfuggirà, onorevole Santelli, che questo tipo di gradazione riguarda anche la compatibilità di bilancio. Il fatto che il Governo assuma, in questa sede, un impegno sulla lettera a) mi sembra particolarmente rilevante.
Sul resto, per quanto ci riguarda, è chiaro che il Governo intende lavorare; ma non si tratta di una competenza che può essere riferita ai poteri del Ministero dell'interno.

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Santelli se accetti la riformulazione proposta dal Governo.

JOLE SANTELLI. Accetto la riformulazione, signor Presidente.

MARCO BOATO. Signor Presidente, nel testo riformulato dell'ordine del giorno Santelli n. 9/1704/1 sono da intendere soppressi nella parte motiva i capoversi terzo e quarto o quarto e quinto?

PRESIDENTE. Il terzo ed il quarto, onorevole Boato...

MARCO BOATO. Signor Presidente, credo si tratti del quarto e del quinto.

PRESIDENTE. Mi correggo, onorevole Boato: si tratta del quarto, del quinto e del sesto.
Se interpreto bene la volontà dell'onorevole Ascierto, il suo ordine del giorno n. 9/1704/2 viene ritirato.

FILIPPO ASCIERTO. Sì, signor Presidente, ritiro il mio ordine del giorno e dichiaro di voler aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Santelli n. 9/1704/1 (nuova formulazione), purché nel disegno di legge finanziaria vi sia un impegno ben chiaro volto a far rimanere in servizio questi 1.316 agenti. Mi spiegherò meglio quando interverrò per dichiarazione di voto finale.

PRESIDENTE. Sta bene.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1704)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ascierto. Ne ha facoltà.

Pag. 33

FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, il provvedimento in esame è essenziale per trattenere in servizio 1.316 agenti ausiliari della Polizia di Stato che, altrimenti, avrebbero visto interrotto il loro percorso proprio in questi giorni.
Sappiamo bene che, con il nuovo modello delle Forze armate professioniste, nell'Arma dei carabinieri, nella Polizia di Stato e nelle altre Forze di polizia non vi sono più ausiliari. Il precedente Governo ha compiuto grandi sforzi: sono transitati nei ruoli dell'Arma dei carabinieri, e sono diventati effettivi, quasi 11 mila ausiliari e alcune migliaia nella Polizia di Stato e nelle altre Forze dell'ordine. Comunque, il percorso si sta concludendo. Tuttavia, rimangono unità di personale importanti, che oggi sono al servizio del paese per contrastare la criminalità. Si tratta, appunto, dei predetti 1.316 agenti della Polizia di Stato (e mi dispiace che abbiamo perso alcuni ausiliari di Polizia penitenziaria). È essenziale, determinante che si presti attenzione al problema.
Mediante la conversione in legge del decreto-legge 27 settembre 2006, n. 260, noi diamo al problema reale una soluzione non definitiva. Il mantenimento in servizio viene disposto fino al 31 dicembre 2006, cioè fino alla notte di San Silvestro. Non vorrei, caro viceministro - con lei ho condiviso molte questioni in materia di sicurezza - che a questi ragazzi dessimo gli auguri di buon anno in senso negativo, perdendoli il 1o gennaio 2007. Infatti, esaminando il disegno di legge finanziaria, all'articolo 57 è stato commesso un errore palese (ciò è la dimostrazione che la finanziaria è stata elaborata senza interpellare i tecnici ed è stata scritta male presso il Ministero del tesoro).
L'articolo 57 prevede l'assunzione solo di mille unità per le forze di polizia. Allora, considerato che la matematica non è un'opinione, tratteniamo fino al 31 dicembre prossimo 1.316 ausiliari. Inoltre, con molta probabilità, se non vogliamo creare catastrofi sotto il profilo del controllo del territorio, li dobbiamo trattenere anche successivamente. Non è possibile, dunque, che in questa finanziaria ci sia un errore così marchiano e che lei non sia stato interpellato per conoscere le esigenze del Ministero dell'interno per il prossimo anno sotto il profilo del controllo del territorio.
Se guardiamo bene, possiamo notare che nello stesso articolo si stabilisce che il 20 per cento è riservato per trattenere coloro che hanno altri problemi e che sono direttivi e non esecutivi o dirigenti.
Si deve affermare che tutto ciò si inserisce in un ambito ampio. Dobbiamo prevedere ciò che occorre al paese e soprattutto alle istituzioni per il controllo del territorio. Di solito, 400-500 unità vanno in pensione; esistono carenze organiche di oltre duemila unità. È essenziale che, all'interno del disegno di legge finanziaria, vi siano i numeri adeguati per non dissestare il quadro organico delle istituzioni. È quindi fondamentale che si modifichi quest'articolo. Se vogliamo, cambiamolo radicalmente, ma non possiamo scendere al di sotto delle 500 unità! È il fabbisogno minimo per un paese che vive una fase di emergenza in conseguenza di scelte compiute in modo surrettizio, che creeranno maggiori problemi alle Forze dell'ordine e ai cittadini. Mi riferisco all'indulto, che ha rimesso in circolazione 20 mila criminali e che aumenterà ancora di più l'impegno delle forze dell'ordine.
Certo, non si tratta solo del controllo del territorio. Conosco la sua sensibilità, caro viceministro, sotto il profilo del trattamento economico. La invito quindi a prestare attenzione ad alcuni appuntamenti importanti dei prossimi giorni per incrementare gli stanziamenti per il contratto delle Forze dell'ordine.
In Commissione è stata presentata una proposta emendativa che prevedeva lo scorrimento della graduatoria per i VFP che avevano partecipato al concorso della Polizia di Stato: sono stati riconosciuti idonei, ma sono fuori graduatoria. Considerato che abbiamo la grande esigenza di aumentare il personale nelle Forze dell'ordine e sperando che sia modificato l'articolo 57 del disegno di legge finanziaria, sarebbe opportuno evitare di spendere per nuovi concorsi somme che potrebberoPag. 34essere utilizzate per la benzina e per i mezzi. Ricordo quanto ci siamo detti in questa sede in passato; quindi, facciamo scorrere la graduatoria e recuperiamo i ragazzi che hanno superato un concorso. Analoga situazione riguardava tre vice commissari della Polizia di Stato, gli unici rimasti fuori, perché non erano sufficienti le risorse. Cerchiamo di andare incontro alle esigenze di organico delle Forze dell'ordine per un efficace controllo del territorio.
Il gruppo di Alleanza Nazionale voterà convintamene a favore del provvedimento in esame, ma riteniamo che altri siano gli appuntamenti da qui al 31 dicembre su cui dovremo confrontarci approfonditamente. Sono convinto che alcune necessità possano essere recepite al di là delle parti, così com'è avvenuto in Commissione difesa nei giorni scorsi, dove abbiamo condiviso l'esigenza degli ufficiali dell'Arma dei carabinieri in ferma prefissata.
Proprio come ha osservato dianzi l'onorevole Cirielli, anche per gli ufficiali in ferma prefissata dobbiamo trovare una soluzione, in quanto trattenerli fino al 31 dicembre non ha senso; è importante invece un trattenimento in servizio nei ruoli, siano essi quello tecnico, quello normale o quello speciale. Comunque, bisogna smetterla di prendere ufficiali in ferma prefissata: se all'Arma dei carabinieri servono ufficiali e alle altre Forze di polizia occorrono funzionari, si facciano i concorsi e si provveda al reclutamento. È inutile che noi tratteniamo ragazzi giovani e preparati per poi rimetterli nella società e farli diventare dei precari; ciò non è possibile. Dunque, ritengo sia un buon lavoro quello condotto finora, ma aspettiamo prove più importanti in futuro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Presidente, mi richiamo semplicemente a quanto già detto in sede di intervento sul complesso degli emendamenti. Confermo, naturalmente, l'invito al Governo ad intervenire in sede di esame della finanziaria per gli aspetti che in questa sede, ovviamente, non abbiamo potuto affrontare con il decreto-legge in discussione, sia per quanto riguarda la Polizia di Stato sia per quanto riguarda l'Arma dei carabinieri. Annuncio dunque il voto favorevole dei Verdi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Alia. Ne ha facoltà.

GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, intervengo solo per annunciare il voto favorevole dell'UDC e mi richiamo a quanto già detto, prendendo atto con favore delle dichiarazioni del viceministro Minniti. Ritengo che questa settimana e la prossima saranno proficue per scendere nel dettaglio del sistema di reclutamento delle Forze armate, per collaborare all'individuazione di soluzioni che rendano questo meccanismo sempre più virtuoso. Se ci muoviamo con questo auspicio, riusciremo a produrre buoni risultati per il paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Santelli. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, annuncio ovviamente il voto favorevole di Forza Italia sulla conversione di questo decreto-legge; siamo consapevoli che si tratta di un provvedimento tampone, in apertura, praticamente, della stagione finanziaria. Sarebbe stato, quindi, difficile prevedere ulteriori risorse o fare scelte più coraggiose in merito.
Peraltro, mi auguro che l'accoglimento dell'ordine del giorno da noi presentato significhi, nell'intenzione del Governo così come nella nostra, tracciare una strada specifica per la stabilizzazione di questi giovani ausiliari. Mi rendo conto che il Ministero dell'interno non può assumere da solo l'impegno di spesa per il reclutamento di nuovo personale ma, così come ha osservato anche il collega Boschetto, la presenza di candidati risultati idonei che non è stato possibile assumere per unPag. 35problema di posti di organico ovviamente apre una strada privilegiata a queste nuove assunzioni.
Per di più, e in ultimo, ho accettato la riformulazione dell'ordine del giorno a mia firma proposta dal viceministro Minniti - con riferimento in particolare alle parti motive -, intendendola soprattutto come un buon auspicio. Il viceministro Minniti ha infatti chiesto di cancellare la parte relativa alla finanziaria ed ai forti limiti alle assunzioni e al sistema sicurezza per quanto riguarda anche il Ministero dell'interno. Mi auguro che la cancellazione di tali parti significhi che presto potremo insieme eliminarle anche dalla legge finanziaria.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Amici. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. Signor Presidente, intervengo anch'io per annunciare il voto favorevole dell'Ulivo su questo provvedimento; vorrei però riprendere taluni elementi di riflessione sottesi all'esame di questo decreto-legge. Molti dei nostri emendamenti, quelli dichiarati inammissibili ma anche quello sul quale si è registrata la netta convergenza dell'Assemblea, testimoniano della serietà dell'argomento trattato.
Ricordava il collega Boato come ci troviamo dinanzi ad un decreto teso a prorogare fino a dicembre 2006 la presenza di 1.316 allievi volontari nella Polizia di Stato; si tratta di giovani che hanno per così dire guardato a questa funzione e che sono peraltro gli ultimi del servizio di leva. È quindi decisamente importante non far venire meno per la Polizia di Stato la possibilità concreta di avere al proprio interno, nel proprio organico, un notevole numero di persone.
È del tutto evidente, tuttavia, che ciò non risolve la questione - sollevata da molti colleghi - del sottorganico delle Forze dell'ordine, al quale dovremmo cercare di fornire una risposta non in sede di conversione del decreto, ma in sede di esame della legge finanziaria. Si tratta di garantire la stabilizzazione e, soprattutto, la certezza a persone che hanno già svolto il proprio ruolo. Va in questa direzione l'emendamento approvato, relativo ai 400 sottufficiali dell'Arma dei carabinieri.
Oggi, anche alla luce delle affermazioni rese dal viceministro Minniti, siamo nelle condizioni non solo di avere una unità di intenti in quest'aula, ma anche di assicurare che la legge finanziaria costituisca un banco di prova concreto per misurare proposte che diano una soluzione che sia la più equa possibile, ma anche compatibile con le questioni economiche nonché giurisdizionali e di diritto.
Vorrei ricordare ai colleghi che tra i molti emendamenti dichiarati inammissibili ve ne sono alcuni che riguardano argomenti che nel tempo ci siamo ritrovati sistematicamente ad affrontare. Mi riferisco alla questione relativa al Corpo forestale dello Stato e, soprattutto, all'emendamento Chianale concernente l'equiparazione del personale di due enti parco, vale a dire quello del Gran Paradiso e quello dell'Abruzzo. Mi auguro che proprio nel corso dell'esame della legge finanziaria possa trovare riconoscimento anche questo aspetto che, all'interno del comparto delle Forze armate, riguarda tutte le forze che garantiscono a questo paese sicurezza e stabilità. Per tali motivi, ribadisco il voto favorevole sul provvedimento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Stucchi. Ne ha facoltà.

GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il nostro voto favorevole sul disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge n. 260 del 2006 e per ribadire che sulla questione della sicurezza - soprattutto per quanto riguarda la prevenzione del fenomeno del terrorismo - non bisogna assolutamente abbassare la guardia.
Il provvedimento in esame sicuramente agevola questo tipo di operazioni, ma bisognerebbe fare molto di più. Tra l'altro, oltre al fatto che si mantengono in servizio gli agenti in questione, occorrerà affrontarePag. 36il problema riguardante gli agenti che chiedono di rientrare in servizio avvalendosi delle disposizioni in vigore, avendo lasciato i corpi di appartenenza per motivazioni personali o per altre opportunità lavorative.
Sicuramente, anche all'interno della legge finanziaria, bisognerà cercare di dotare le Forze dell'ordine della giusta quantità di fondi per consentire loro di svolgere al meglio il proprio compito. Ritengo che questo sia un settore sul quale non si possano assolutamente accettare tagli.
Detto ciò, ribadisco il voto favorevole del nostro gruppo e mi auguro che il Governo segua questa linea, in quanto la tutela dell'incolumità pubblica e la prevenzione dei fenomeni di terrorismo sono uno dei compiti fondamentali che un esecutivo deve svolgere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Belisario. Ne ha facoltà.

FELICE BELISARIO. Signor Presidente, colleghi, anche l'Italia dei Valori annuncia il suo voto favorevole sul provvedimento in esame.
La rafferma di 1.316 agenti ausiliari fino al 31 dicembre 2006 va nella direzione di conservare in servizio giovani e, al contempo, di non sguarnire la Polizia di Stato di un contributo particolarmente attivo.
Si tratta di forze fresche e giovani che vanno formandosi e quindi molto utili alla lotta alla criminalità e, più in genere, al presidio del territorio. Accogliamo con attenzione l'impegno del viceministro Minniti per quanto accadrà nel 2007, altrimenti corriamo il rischio di mettere una «pezza» per poi non coprire quanto necessario. Comunque, cari colleghi, dovrà essere presente anche il nostro impegno durante il dibattito sulla legge finanziaria.
In conclusione, confermo il voto favorevole del gruppo Italia dei Valori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gasparri. Ne ha facoltà.

MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, colleghi, vorrei dichiarare la mia astensione dal voto. Infatti, pur essendo favorevole al provvedimento in oggetto, ravviso una forte contraddizione tra la volontà di mantenere opportunamente in servizio alcune migliaia di appartenenti alle Forze dell'ordine e la legge finanziaria con cui si annuncia la chiusura di decine di questure, di comandi provinciali dell'Arma dei carabinieri e dei vigili del fuoco nonché di prefetture.
Poiché questo provvedimento riguarda questioni che attengono alla sicurezza, con la mia astensione voglio fin d'ora denunciare - come faremo anche nel corso del dibattito sul disegno di legge finanziaria - questo attentato alla sicurezza. Viene trasmesso il segnale che si vuol chiudere questure, comandi provinciali dei carabinieri e dei vigili del fuoco e prefetture anche in province del sud ad alta densità criminale. Qualche collega della maggioranza forse non se ne è ancora accorto, ma gli articoli 33 e 75 del disegno di legge finanziaria (sto citando a memoria) contengono aspetti devastanti. Avete polemizzato con noi per la devolution, ma voi state praticando la «dissolution» dello Stato, cancellando la presenza delle forze di sicurezza in decine di province!
Voglio sapere cosa ne pensano i colleghi, anche dell'altra parte politica, eletti in quei territori. Cosa diranno ai cittadini di Massa o di Verbania, di Crotone o di Rieti, dove le istituzioni dello Stato vengono abolite? È una cosa di una gravità sconcertante: da un lato si assumono ausiliari per qualche mese - e ben vengano - mentre dall'altro si cancella la presenza dello Stato. È una vergogna inaudita. Per tali motivi, e per protesta, con la mia astensione odierna voglio sollevare tale problema. Poi non si venga a dire che sulla legge finanziaria dobbiamo trovare chissà quali intese! L'intesa per cancellare lo Stato, da partePag. 37nostra, non ci sarà mai (Applausi di deputati del gruppo Alleanza Nazionale e del deputato Grimaldi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, credo che l'onorevole Gasparri, con il suo intervento, abbia messo il dito nella piaga. Ovviamente, il nostro gruppo voterà a favore della conversione in legge del decreto-legge, a differenza dei colleghi di Alleanza Nazionale, perché comunque si tratta di un paziente in rianimazione, come ha ben espresso il deputato Gasparri, che ha bisogno di una boccata di ossigeno. Ebbene, con il provvedimento in oggetto diamo al paziente, fino al 31 dicembre, proprio questa boccata di ossigeno. A mio avviso l'onorevole Gasparri è entrato in contraddizione con se stesso, perché non può dire quanto invece ha detto se non vota a favore di tale boccata di ossigeno che diamo alle nostre Forze armate.
Onorevole Pinotti e viceministro Minniti, è sotto gli occhi di tutti l'articolo 57 del disegno di legge finanziaria. Di fatto vi è una riduzione delle nostre Forze armate, perché di tutti gli ausiliari che «normalizziamo» fino alla sera di San Silvestro, nel 2007 ne sono previsti solo mille, così come abbiamo letto le riduzioni previste nel 2008. Se non si ha bene in mente tale fatto, si dà soltanto una boccata di ossigeno al paziente per poi lasciarlo morire negli anni successivi. Non dobbiamo allora nasconderci dietro un dito; il dito indica la luna, ma non dobbiamo fermarci a guardare il dito stesso, bensì dobbiamo guardare verso la luna. Quindi, dobbiamo intervenire strutturalmente sulle nostre Forze armate e sul loro organico, ai fini di una loro ottimizzazione. Apro una parentesi: è una vergogna vedere tutti i nostri agenti il sabato e la domenica impegnati nelle partite di calcio. Le società sportive devono essere autosufficienti e garantire, come fanno all'estero, il controllo e la salvaguardia di quello che succede nello stadio, pena la sospensione di quelle partite. Questo perché non si vive solo di stadio; c'è anche la normalità del sabato e della domenica. Dunque, non possiamo disperdere le energie dei nostri agenti.
Ovviamente mi associo a quei deputati che hanno criticato l'inammissibilità dell'equiparazione del Corpo forestale dello Stato, che invece a nostro giudizio avrebbe dovuto essere realizzata. Non capiamo perché non sia stata realizzata, sarà stato sicuramente un errore. Per questo noi della Democrazia Cristiana-Partito Socialista invitiamo maggioranza e minoranza a rivedere in finanziaria questi numeri, e a rivederli verso l'alto, perché i cittadini hanno bisogno di sicurezza, vera e capillare, non la sicurezza delle scorte, dei vip e degli stadi! Di questo non abbiamo assolutamente bisogno. Abbiamo invece bisogno dell'Arma dei carabinieri, in particolare della normalizzazione del numero di questa forza importante e capillare, abbiamo bisogno della polizia forestale e, come qualcuno ha detto, anche della polizia penitenziaria.
Cerchiamo quindi di fare qualcosa di concreto per la sicurezza dei cittadini e del nostro paese, anche per proteggerlo da immigrazioni eccessive, che comportano un aumento esponenziale di delinquenza. Infatti, nel nostro paese non viene solo la povera gente, bensì anche coloro che portano delinquenza, anziché ausilio e sussidiarietà: non solamente persone che si vogliono integrare, bensì anche persone che alterano l'equilibrio della nostra vita quotidiana e della nostra sicurezza.
Per questo motivo noi voteremo a favore del provvedimento, ma vi chiediamo anche uno sforzo per far sì che la finanziaria preveda, a partire dal prossimo 1o gennaio, un aumento ed una stabilizzazione di tali organici.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.

UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. Prendo la parola perché sono indignato, come cittadino della provinciaPag. 38di Enna, per quello che il Governo intende fare nella mia provincia. Sono d'accordo con l'onorevole collega Gasparri, per cui preannuncio la mia astensione dal voto su questo provvedimento. Contemporaneamente, vorrei chiedere ai rappresentanti del Governo qui presenti se improvvisamente abbiamo deciso di non combattere più la malavita organizzata, di non combattere più la delinquenza e la mafia, perché questo è il segnale che arriva nella mia provincia, visto che nella finanziaria è prevista l'abolizione non solo della prefettura, ma anche della questura! La malavita organizzata e la delinquenza si combattono dando più uomini e mezzi alle questure, cercando di avere un maggiore controllo del territorio!
Mi auguro, amici parlamentari del centrosinistra e del centrodestra, che si possa far ragionare colui il quale, in un momento di follia, ha pensato, anziché di rafforzare la presenza dello Stato sul territorio, di sopprimere tale controllo. Io mi asterrò per protesta ed aggiungo che sono pronto a fare le barricate anche in Parlamento, perché una simile norma non può assolutamente passare (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia)!

LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con l'errata corrige del 11 OTTOBRE 2006 LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Vorrei rassicurare i colleghi sui temi posti in questa sede, in questo anticipo di discussione sulla finanziaria dal collega Gasparri e dal collega che mi ha preceduto. Oggi, in Commissione affari costituzionali abbiamo cominciato ad esaminare il provvedimento ed in questo quadro è emerso un orientamento abbastanza generale di proporre la soppressione del riferimento ai centomila abitanti. Ciò proprio per dare la possibilità al Governo di valutare attentamente dove sia possibile operare in quel modo e dove invece non lo sia.
Tra l'altro, vorrei rassicurare sul fatto che l'ultimo comma di quell'articolo, in realtà, non stabilisce l'automatismo nella cancellazione delle prefetture in certi casi, ma soltanto qualora esistano altri fattori. Tra questi, naturalmente, c'è anche la questione della sicurezza, che è stata enunciata. Comunque, vorrei tranquillizzare l'Assemblea che la questione è stata esaminata in Commissione: l'idea - ripeto - è quella di eliminare il riferimento ai centomila abitanti.
LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Vorrei rassicurare i colleghi sui temi posti in questa sede, in questo anticipo di discussione sulla finanziaria dal collega Gasparri e dal collega che mi ha preceduto. Oggi, in Commissione affari costituzionali abbiamo cominciato ad esaminare il provvedimento ed in questo quadro è emerso un orientamento abbastanza generale di proporre la soppressione del riferimento ai duecentomila abitanti. Ciò proprio per dare la possibilità al Governo di valutare attentamente dove sia possibile operare in quel modo e dove invece non lo sia.
Tra l'altro, vorrei rassicurare sul fatto che l'ultimo comma di quell'articolo, in realtà, non stabilisce l'automatismo nella cancellazione delle prefetture in certi casi, ma soltanto qualora esistano altri fattori. Tra questi, naturalmente, c'è anche la questione della sicurezza, che è stata enunciata. Comunque, vorrei tranquillizzare l'Assemblea che la questione è stata esaminata in Commissione: l'idea - ripeto - è quella di eliminare il riferimento ai duecentomila abitanti.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 1704)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1704)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 1704, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Conversione in legge del decreto-legge 27 settembre 2006, n. 260, recante misure urgenti per la funzionalità dell'Amministrazione della pubblica sicurezza» (1704):

Presenti 493
Votanti 487
Astenuti 6
Maggioranza 244
Hanno votato 487.
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Pag. 39

Inversione dell'ordine del giorno (ore 18,25).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei semplicemente proporre all'Assemblea una inversione dell'ordine del giorno. Dobbiamo ancora trattare due punti, vale a dire il seguito della discussione delle mozioni riguardanti la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina e il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge costituzionale relative all'abrogazione della pena di morte nel nostro ordinamento. Da un informale colloquio che ho avuto con i rappresentanti dei gruppi, mi sembra, signor Presidente, che ci sia una disponibilità, che ovviamente deve essere verificata, a procedere ad una inversione dell'ordine del giorno onde procedere subito alla votazione delle proposte di legge costituzionale, la cui discussione sulle linee generali si è già svolta. Per concludere l'esame di tale provvedimento, quindi, mancano soltanto le dichiarazioni di voto finale e il voto finale e mi pare che l'orientamento di tutti i gruppi sia favorevole alla sua approvazione. Perciò, proporrei, se fosse possibile, di invertire l'ordine del giorno e procedere subito alle dichiarazioni di voto finale e alla votazione finale sulla proposta di legge costituzionale e di passare, immediatamente dopo, alla discussione delle mozioni, discussione che possiamo concludere, considerarto che vi è il contingentamento dei tempi, nella giornata di oggi.

PRESIDENTE. Il deputato Giachetti ha proposto di passare immediatamente alla discussione del testo unificato delle proposte di legge costituzionale in materia di abolizione della pena di morte. Ha proposto, quindi, un'inversione dell'ordine del giorno.

ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, vorrei comprendere se la trattazione del restante punto all'ordine del giorno sarebbe rinviata a domani mattina.

PRESIDENTE. Onorevole Leone, si svolgerebbe a conclusione dell'esame del testo unificato delle proposte di legge costituzionale relative all'abolizione della pena di morte.

ANTONIO LEONE. Quindi, signor Presidente, passeremmo adesso all'esame del testo unificato delle proposte di legge costituzionale e rinvieremmo a domani mattina il seguito della discussione delle mozioni relative al ponte sullo stretto di Messina. È questa la proposta?

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, come il collega Leone sa, per la discussione delle mozioni è previsto un contingentamento dei tempi che credo ci possa consentire di concluderla tranquillamente entro questa sera. Quanto al testo unificato delle proposte di legge costituzionale, mancano soltanto le dichiarazioni di voto finale, non essendo stati presentati emendamenti, ed il voto finale. Quindi, non credo che per questo impiegheremo tre ore ed abbiamo tempi nei quali ci possiamo organizzare. Ritengo che potremmo passare subito all'esame del testo unificato delle proposte di legge costituzionale e, successivamente, in base al contingentamento, a quello delle mozioni relative alla realizzazione del ponte sullo stretto di Messina per concluderne l'esame, eventualmente, stasera o domani mattina.

Pag. 40

PRESIDENTE. Ciò che noi possiamo decidere è soltanto se procedere o meno ad un'inversione dell'ordine del giorno. Non possiamo decidere quando concluderemo l'esame dei punti che sono all'ordine del giorno. È chiaro, quindi, che, qualora fosse approvata la proposta avanzata dal collega Giachetti, esamineremo il testo unificato delle proposte di legge costituzionale sulla abolizione della pena di morte e, una volta esaurito quel punto all'ordine del giorno - non possiamo sapere quando -, si passerà al restante punto.

ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, è chiaro che si tratterebbe solo di un patto tra galantuomini. Infatti, al termine dei lavori d'aula, è prevista una riunione del mio gruppo parlamentare; ecco il motivo per cui mi interesserebbe sapere informalmente (quindi, non certo attraverso una decisione dell'Assemblea) se, concluso l'esame del provvedimento concernente l'abolizione della pena di morte, si potrebbe - visto che il tempo residuo non è di poca entità - esaminare domani le mozioni concernenti la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina.
Si tratta di verificare la possibilità di un'intesa di massima, utile per accedere alla proposta di inversione dell'ordine del giorno.

IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Noi non abbiamo da sollevare alcuna obiezione di fondo su questa richiesta di inversione dell'ordine del giorno, ma non ne capiamo la ragione. Se tutte e due i punti debbono essere affrontati tra oggi e domani, vorremmo capire dal promotore dell'iniziativa quali siano le ragioni politiche, organizzative e di fondo che lo hanno spinto in questa direzione.
Dobbiamo affrontare entrambi gli argomenti e abbiamo a disposizione anche tutta la giornata di domani; quindi noi non ci opporremo alla vostra richiesta, ma almeno spiegatecela. Si tratta solo di una nostra curiosità.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, non c'è molto da spiegare e, soprattutto - glielo garantisco, onorevole La Russa -, non c'è alcuna ragione politica. Comunque, mentre in ordine alla mozione che riguarda lo stretto di Messina vi è un contingentamento dei tempi e, presumibilmente, si addiverrà ad un dibattito più ampio, sulla proposta di legge costituzionale relativa alla pena di morte si è trovato durante il dibattito sulle linee generali l'accordo di tutti i gruppi (credo, quindi, che si possa approvare in tempi rapidi). Avevo avanzato la proposta di inversione per una semplice ragione di ordine dei nostri lavori. In ogni caso, non vi è alcun problema: se non vi è accordo, per me è lo stesso.

PRESIDENTE. Mi sembra che tutti gli aspetti della questione procedurale siano stati chiariti.
Pertanto, passiamo alla votazione, che avrà luogo, se non vi sono richieste diverse, per alzata di mano, com'è consuetudine in questi casi.
Pongo in votazione la proposta del deputato Giachetti di inversione dell'ordine del giorno, ai sensi dell'articolo 41 del regolamento, nel senso di procedere immediatamente alla discussione del testo unificato delle proposte di legge costituzionale in materia di abolizione della pena di morte, di cui al punto 5 dell'ordine del giorno.
(È approvata)

Pag. 41

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge costituzionale Boato ed altri; D'Elia ed altri; Mascia ed altri; Piscitello: Modifica all'articolo 27 della Costituzione, concernente l'abolizione della pena di morte (A.C. 193-523-1175-1231) (ore 17,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione, in prima deliberazione, del testo unificato delle proposte di legge costituzionale d'iniziativa dei deputati Boato ed altri; D'Elia ed altri; Mascia ed altri; Piscitello: Modifica all'articolo 27 della Costituzione, concernente l'abolizione della pena di morte.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame articolo unico - A.C. 193 ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del testo unificato della Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 193 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Consistendo la proposta di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dello stesso, ma direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del regolamento.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 193 ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Elia. Ne ha facoltà.

SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, non chiederò la pubblicazione del mio intervento in calce al resoconto stenografico, come richiesto da qualche collega, perché, a parer mio, è importante che l'Assemblea si renda conto, al di là del merito del provvedimento su cui stiamo per esprimerci, dell'attualità della questione che voglio portare all'attenzione di tutti. Nel dichiarare il mio voto sulla proposta di legge di modifica costituzionale sarò davvero breve. Oggi saniamo, superiamo un anacronismo ancora presente nel nostro ordinamento. Abbiamo abolito la pena di morte nel 1994, per quanto riguarda le ipotesi previste dal codice militare di guerra e abbiamo, invece, ancora un riferimento alla pena di morte nella nostra Costituzione all'articolo 27, proprio nei casi previsti dalla legge militare di guerra. Quindi, oggi cancelliamo l'ultimo retaggio di pena di morte ancora presente nel nostro ordinamento e con esso anche la possibilità teorica di una sua reintroduzione.
In dodici anni il Parlamento italiano non ha mai trovato il tempo per approvare proposte di legge presentate nelle ultime tre legislature da tutti i gruppi politici e volte a cancellare dalla Costituzione le ultime vestigia di un passato che non ha più futuro nella nostra coscienza politica e civile.
Ciò su cui vorrei richiamare l'attenzione dell'Assemblea è che ci si dichiara contrari alla pena di morte e si propone di sopprimere il riferimento alla pena capitale dalla Costituzione ma, spesso, non si compiono gli atti conseguenti affinché tale pena sia cancellata laddove essa è ancora prevista, vale a dire in molte parti del mondo.
Vorrei ricordare che quest'Assemblea ha approvato, il 27 luglio scorso, una mozione che impegna il Governo a presentare all'Assemblea generale delle Nazioni Unite in corso una risoluzione finalizzata ad una moratoria universale delle esecuzioni capitali. Tale moratoria delle esecuzioni serve, innanzitutto, ai «dimenticati» della pena di morte: mi riferisco a coloro i quali sono prima condannati e poi giustiziati nell'indifferenza e nel silenzio generale, vale a dire alle persone detenute nel braccio della morte di paesi totalitari ed illiberali.Pag. 42
Vorrei infatti ricordare che il 98,8 per cento delle esecuzioni capitali nel mondo avviene in paesi come la Cina, l'Iran, la Corea del Nord e l'Arabia Saudita: ebbene, non si fa nulla per sollevare il problema e la moratoria dell'ONU sulle esecuzioni serve soprattutto a questo.
Orbene, cosa sta accadendo, colleghe e colleghi, in queste ore? Ricordo ancora che questa stessa Assemblea ha approvato, all'unanimità, una mozione che impegnava il Governo non solo a consultare l'Unione europea per coinvolgere il maggior numero di paesi membri tra i primi firmatari della risoluzione da presentare all'Organizzazione delle Nazioni Unite, ma anche (ciò stabiliva il dispositivo, molto chiaro e stringente, dell'atto di indirizzo approvato a luglio) a cercare di ottenere la copromozione di tale risoluzione da parte di paesi rappresentativi di tutti i continenti.
Ebbene, questo non è avvenuto: è grave che, in sede di Governo, non si dia ottemperanza a quanto l'Assemblea della Camera dei deputati (vale a dire la politica ed il Parlamento) ha deciso. Vorrei rilevare che accade molto spesso, nel nostro paese, che le amministrazioni e le strutture burocratiche decidano, alla fine, la linea politica del Governo. Posso accettare che l'esecutivo tenti di fare ciò che la citata mozione in sé non chiede - vale a dire, ottenere l'unanimità del consesso europeo alla presentazione di detta risoluzione all'ONU -, ma quello che non posso accettare è che non venga successivamente seguito l'iter previsto dal dispositivo della mozione parlamentare.
Vorrei fosse chiaro che intendo mettere in discussione non la contrarietà di questo Governo e del Presidente del Consiglio nei confronti della pena di morte, ma il comportamento, nei fatti omissivo e dilatorio, che l'esecutivo ha dimostrato in questa vicenda, rispetto ad un impegno preciso assunto davanti al Parlamento il 27 luglio scorso: la presentazione all'Assemblea generale delle Nazioni Unite di quest'anno (quindi, quella in corso) di una risoluzione per la moratoria ONU delle esecuzioni capitali!
I tempi stanno ormai per scadere e se il testo non verrà presentato entro il 2 novembre, non potrà più essere discusso quest'anno. Il Governo italiano, a due mesi e mezzo dall'approvazione della mozione parlamentare, è ancora impegnato a ricercare un'unanimità che non si è registrata in passato e che, probabilmente, non ci sarà all'interno dell'Unione europea. Infatti, basta che un paese sia contrario - è già successo, poiché la Gran Bretagna, in queste ore, continua ad opporsi all'iniziativa italiana - perché l'esecutivo italiano non possa successivamente procedere.
Vorrei sottolineare che la mozione approvata a luglio non vincola il Governo ad ottenere il consenso unanime a livello europeo. È bene chiarire tale aspetto: il Parlamento italiano, infatti, ha chiesto all'esecutivo di procedere con chi è d'accordo sia all'interno, sia al di fuori dell'Unione europea. L'abolizione della pena di morte, infatti, non è un'esclusiva dell'Europa!
In America latina, vi sono paesi che hanno abolito la pena di morte non nel secolo scorso, ma ancora prima: nel 700 o nell'800. Sono paesi disponibili a presentare e fare approvare all'ONU una proposta di risoluzione per una moratoria sulle esecuzioni capitali. Quel consenso e quel sostegno andavano cercati, ma ciò non è avvenuto.
Il modo in cui si sta muovendo il Governo in queste ore significa una sola cosa: impedire, di fatto, la conquista di un risultato storico, ossia l'abolizione della pena di morte, per via di una moratoria universale delle esecuzioni capitali. La Farnesina si sta muovendo in maniera non coerente con quanto il rappresentante degli affari esteri si era impegnato a realizzare in quest'aula, dichiarando di presentare comunque questa risoluzione.
Sì può abolire la pena di morte dalla nostra Costituzione, si possono fare grandi dichiarazioni di principio contro la pena di morte. Ma il Governo ha accettato di sostenere una soluzione di compromesso, cosiddetta francese, chePag. 43chiede all'Italia di ritirare la proposta di risoluzione all'ONU, accettando di presentare soltanto una dichiarazione d'intenti, che non ha alcun valore politico né alcun valore formale, che non verrà posta al voto dell'Assemblea generale e che servirà semplicemente a rimandare alle calende greche una questione attuale, ciò che oggi sappiamo essere un successo dell'Italia. Su questa iniziativa, infatti, vi è il consenso di maggioranza ed opposizione e non soltanto quello delle organizzazioni abolizioniste, come Nessuno tocchi Caino, il Partito radicale, Amnesty International ed altre associazioni. Non bisogna tradire gli impegni che il Governo ha assunto in quest'aula.
Faccio parte di questa maggioranza, ho sostenuto l'attuale Governo e La Rosa nel Pugno fa parte della formazione di Governo, ma non posso accettare che quest'ultimo ripeta l'errore compiuto dal Governo precedente, il quale, dopo aver annunciato che avrebbe presentato all'ONU la proposta di moratoria, all'ultimo minuto ha deciso di non farlo. Anzi, si rischierebbe di fare di peggio: quanto meno, la volta scorsa il Governo si richiamò ad un dispositivo che modificò la nostra proposta di allora, con cui si chiedeva di seguire la strada dell'unanime consenso europeo. Questo Governo non è più vincolato a quel dispositivo, perché ha accettato un dispositivo che chiede di presentare una risoluzione con chi è d'accordo, con paesi europei, ma anche con paesi di altri continenti. Chiedo al Governo di rispettare l'impegno assunto.
In questo senso, come già abbiamo fatto a luglio, proponendo una risoluzione firmata da tutti i presidenti di gruppo, insieme a molti colleghi abbiamo presentato in Commissione affari esteri una risoluzione che discuteremo nei prossimi giorni, che richiama il Governo agli impegni già assunti in questa Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Alia. Ne ha facoltà.

GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, i deputati del gruppo parlamentare dell'UDC voteranno convintamente a favore di questa proposta di modifica costituzionale, non solo perché la condividiamo nel merito e perché essa fa parte del nostro DNA culturale.
Vorrei dare atto al collega Boato di essere stato tenace anche nella passata legislatura, quando in Commissione abbiamo affrontato questo tema, e vorrei ringraziarlo, perché nella dinamica generale di questa nostra politica, fatta sempre di scontri, ci ha dato l'opportunità di confrontarci su questioni che attengono alla dignità e al valore della persona umana.
Il mio ringraziamento non è formale, poiché oggi il voto del Parlamento su questa proposta di modifica riveste un'importanza ulteriore. Qui non stiamo solo abrogando una norma caduta in desuetudine e non stiamo semplicemente affermando l'ovvietà di quanto avvenuto negli ultimi sessant'anni, ossia il fatto che non si sia applicata la pena di morte, neanche nel caso delle leggi militari di guerra. E facciamo ciò non solo per le ragioni espresse dal collega D'Elia con riferimento alle controversie internazionali, ai patti, alle Convenzioni e alla moratoria internazionale sulla sospensione della pena capitale, ma anche perché, paradossalmente, credo che l'idea di affermare ancor di più questo principio non sia solo un segnale che mandiamo all'esterno.
Esso serve anche a sottolineare l'idea (essendo cambiato il modo in cui i conflitti avvengono nel nostro mondo globale e avendo noi oggi un sistema di guerre, come quella al terrorismo, che non hanno un loro codice militare internazionale, con la evidente difficoltà di regolamentazione) che anche nelle operazioni di carattere internazionale (che si trovano al confine - a seconda dell'interpretazione politica o giuridica che si dà - tra la guerra e le operazioni di polizia internazionale) qualora giuridicamente vi fosse la possibilità di applicare norme del codice penale militare, questePag. 44stesse norme non possono mai essere in contrasto con il diritto fondamentale alla vita e all'esistenza di una persona.
Pertanto, anche dal nostro punto di vista, in questa logica e per queste ragioni, noi sosteniamo la proposta e voteremo a favore di essa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Adenti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO ADENTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in riferimento alla proposta di legge costituzionale oggi in esame, ovvero l'abolizione del quarto comma dell'articolo 27 della Costituzione, come già enunciato nel corso della discussione sulle linee generali, voglio esprimere con convinzione la piena adesione a tale proposta da parte mia e del gruppo dei Popolari-Udeur.
Questo provvedimento, che si rifà alla più alta tradizione giuridica del nostro paese, contribuisce infatti a riaffermare la nostra piena adesione al processo politico in atto a livello internazionale di affermazione della democrazia e dei diritti dell'uomo, ma, soprattutto, credo che il suo valore risieda principalmente nel fatto che affermi con vigore che in un paese che intende tutelare i diritti dell'uomo (e, prima di tutto quel diritto da cui tutti gli altri diritti derivano, cioè la vita), nessuno può arrogarsi arbitrariamente il diritto di disporre della vita e della morte di un altro essere umano in quanto costitutivo della sua libertà.
La difesa della vita, tema caro al nostro gruppo politico, potrà essere certamente più forte dopo questo provvedimento che bandisce anche l'ultima eccezione. La modifica alla legge costituzionale che ci accingiamo a votare senza dubbio contribuisce a rendere chiaro l'assunto dell'articolo 2 della nostra Costituzione, escludendo ogni possibile relativizzazione della libertà di vivere, diritto inalienabile ad una scelta arbitraria del singolo. È un intento, quest'ultimo, che credo possa essere ampiamente condiviso dai cittadini del nostro paese, al di là di ogni differenza culturale, sociale, politica e religiosa, in quanto massima espressione del patrimonio valoriale su cui si fonda la nostra Repubblica.
Desidero ringraziare il relatore Boato per la passione con la quale ha seguito questo provvedimento. Infine, il nostro auspicio è che l'iter legislativo, con la doppia lettura, trattandosi di una modifica costituzionale, si svolga in modo rapido e con grande serietà e responsabilità da parte di tutti i parlamentari, quindi anche da parte del Senato, perché stiamo discutendo di valori e di principi, quali sono quelli di rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, che devono costituire uno degli obiettivi basilari del nostro agire politico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, Alleanza Nazionale si è già espressa con convinzione e con ampie motivazioni in numerose occasioni, anche in questa sede, a favore della soppressione anche della sola possibilità della previsione della irrogazione della pena capitale e, quindi, con tutta coerenza, esprime il voto favorevole alla presente proposta di modifica della nostra Carta costituzionale.
La motivazione è, naturalmente, quella della priorità assoluta dei valori incancellabili della vita umana, della primazia della persona, della sua dignità, della indisponibilità della sua esistenza. Sono principi alti, che ci rimandano ai cosiddetti massimi principi.
Noi rivendichiamo a noi stessi una coerenza che non sempre riscontriamo in altri versanti politici e culturali, laddove manifestiamo questa primazia del diritto alla vita - e, vorrei dire, del dovere alla vita, se è lecita questa espressione -, ricordandoci di questo principio quando si tratta di tutelare il bene supremo della vita in tutte le contingenze, in tutte le sfaccettature, in tutti i nodi, anche drammatici, problematici e delicatissimi, che trovano,Pag. 45anche in questi giorni, sede di grande e coinvolgente dibattito.
In nome di questo principio, al quale noi, anche nei nostri documenti statutari, ci richiamiamo, non possiamo che essere coerentemente favorevoli ad una statuizione solenne che concerne l'abolizione della pena di morte e, quindi, la cancellazione di quanto residui della stessa nel nostro ordinamento giuridico. Vi erano ragioni contingenti sulle quali è inutile intrattenersi in questa sede. Parliamo di norme che giustamente sono state definite ormai desuete, che non hanno trovato applicazione. Stiamo, quindi, facendo un'affermazione più che dagli effetti pratici, di pur alto e importante livello di principio.
Il residuare di siffatta norma nelle leggi militari di guerra era evidentemente correlato alla volontà di tutelare al massimo livello la vita di soggetti che fosse compromessa o messa in gravissimo, concreto, reale ed immanente pericolo dai comportamenti di un determinato soggetto operante in condizioni militari. Affermando il ricordato principio in questa sede e, quindi, cancellando quanto residua di vigenza teorica della pena capitale nel nostro ordinamento, diamo un messaggio a noi stessi ed alla nostra società nazionale, ma - permettetemi di dirlo un po' più ambiziosamente - lo diamo anche ad un'opinione pubblica internazionale, ai rapporti di interlocuzione che intratteniamo con altre comunità nazionali.
Onorevoli colleghi, il primo degli interventi per dichiarazione di voto svolto da parte di un esponente di un gruppo della maggioranza ha già posto una questione di polemica interna alla maggioranza di Governo persino su questo delicatissimo argomento di alta immagine e di alta sostanza di principio. Noi ci limitiamo, più modestamente, a ricordare che, mentre in Italia si sopprime questa norma che non è applicata e che, di fatto, non era vigente, nel mondo si sta tuttora assistendo a tragedie individuali e collettive, spesso di immani ed inaccettabili proporzioni. Proprio in questi giorni, i conduttori di una popolare trasmissione radiofonica di opinione hanno chiamato a raccolta cittadini, enti locali, associazioni e gruppi culturali per una fiaccolata da tenersi, proprio a Roma, di fronte alla sede diplomatica di un paese, al fine di scongiurare l'esecuzione di una giovane cittadina del medesimo paese, che rischia di essere tuttora eseguita, con motivazioni e premesse che il nostro senso giuridico, il nostro senso morale ed il nostro senso civile non potrebbero mai accettare.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI (ore 17,30)

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Vogliamo offrire un contributo, anche morale, politico e civile, a tale iniziativa. Vogliamo ricordare i casi di persone - e stiamo parliamo dei nostri tempi - che in determinati paesi, per manifestare e voler praticare il proprio credo religioso, in particolare cristiano, subiscono addirittura l'applicazione della pena capitale. Ci sono grandi nazioni con le quali ci compiaciamo di intrattenere, di voler rafforzare e rendere ancora più intrinseci, stretti e fruttuosi rapporti di carattere culturale, commerciale ed economico, in vari quadranti del mondo, che spesso vedono i propri capi di Governo o di regime pronunciarsi in favore di principi quali la pace, l'umanità e l'uguaglianza delle condizioni umane, e praticare, anche su larga scala, l'applicazione della pena capitale.
Con il voto che ora esprimiamo - almeno questo è l'intendimento di Alleanza Nazionale - per l'abolizione di quanto residua nel nostro ordinamento della comminazione della pena di morte, non facciamo soltanto un atto di coerenza con i precedenti voti espressi o di ossequio concreto e coerente ai massimi principi di tutela e di centralità della vita e della dignità della persona - che sopravanza ogni altro bene giuridico ed intendimento -, ma vorremmo che questaPag. 46abolizione rafforzasse unitariamente ed in modo compatto il segnale, il messaggio e la volontà politica e morale del nostro paese nei confronti di quelle altre realtà che si muovono, purtroppo, ancora su un piano ben diverso ed inconciliabile con i nostri principi fondamentali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.

GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, ci apprestiamo a questo voto importante. Esso è relativo ad un provvedimento che modifica la Costituzione e che è già stato oggetto di discussione nel corso della passata legislatura, su cui la Lega ha già espresso la propria posizione con il collega Fontanini. La nostra posizione, favorevole a modificare l'articolo 27 della Costituzione e a cancellare in modo totale la previsione della pena di morte dal nostro ordinamento - anche in caso di guerra - è sicuramente una scelta giusta: il valore supremo della vita non deve essere messo in discussione da nessuno.
Oltre però ad annunciare il voto favorevole del gruppo della Lega Nord Padania, volevo ricollegarmi brevemente a quanto detto dal collega Benedetti Valentini, che mi ha preceduto. Questo voto deve far riflettere tutti coloro che sostengono quei gruppi che in altri paesi mettono in atto degli efferati delitti e utilizzano il sistema di «dare la morte». Verso coloro che usano la pena di morte - penso, ad esempio, ai tagliatori di teste - troppo spesso abbiamo sentito dei silenzi assordanti, anche da parte di componenti dell'attuale maggioranza. Dobbiamo dunque guardare al di fuori dei nostri confini nazionali. Questo provvedimento ha una portata ben più rilevante rispetto alla semplice modifica della nostra Costituzione. Forse dovrebbe essere anche un monito a sollecitare determinati paesi come Cuba o la Cina o gli stessi Stati Uniti d'America a non utilizzare questo sistema inumano.
Dobbiamo trasmettere questo messaggio ai nostri colleghi parlamentari negli altri Stati del mondo: occorre far prevalere il valore supremo della vita e impedire che, ad alcune persone condannate alla pena di morte, venga tolta la vita. Esistono altri modi per far scontare le pene e redimere - se mi passate il termine - queste persone; esiste sicuramente la possibilità di far pagare chi ha compiuto certi delitti efferati in modo giusto, corretto e pesante, senza arrivare alla pena di morte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ronchi. Ne ha facoltà.

ANDREA RONCHI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi, in questo Parlamento, continuiamo una battaglia che già nella scorsa legislatura, in modo assolutamente bipartisan, abbiamo condotto per cancellare l'obbrobrio della pena di morte nella nostra Costituzione. Ricordo il voto all'unanimità in quest'aula che ha dato forza al Governo italiano, all'ex ministro Frattini e al ministro Fini per andare in Europa e combattere una dura battaglia sulla moratoria internazionale.
Gli egoismi di alcuni paesi hanno impedito di fatto che questa vittoria, questo successo morale prima che politico, potesse essere raggiunto. Oggi, noi, con forza, in quest'aula parlamentare, chiamiamo le istituzioni a continuare questa battaglia morale, civile, culturale e politica: cancelliamo la pena di morte! Alziamo il velo del silenzio rispetto a paesi come la Cina e tanti altri che, nell'indifferenza dell'Europa e del mondo civile cosiddetto libero, assistono inerti a centinaia e centinaia di esecuzioni capitali ogni anno.
Abbiamo letto sui giornali, anche oggi, che alcuni cristiani stanno per essere uccisi in una nazione. Ribelliamoci, alziamo le nostre coscienze, facciamo che questo voto del Parlamento diventi una bandiera da sventolare per salvare i fratelli nel mondo! Soprattutto - concordo con il collega Benedetti Valentini - vorreiPag. 47ricordare la fiaccolata che si è svolta di fronte ad una ambasciata, promossa dall'onorevole Pier Ferdinando Casini, dove in centinaia, appartenenti a tutti i partiti, senza differenze e senza distinzioni, ci siamo stretti in silenzio per protestare con il cuore, con il pensiero e con l'anima nei confronti dei paesi torturatori, che uccidono e che mantengono la pena capitale come un marchio, come un torchio da utilizzare per soffocare le coscienze ed uccidere la libertà.
Il 27 luglio di quest'anno, signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo votato una risoluzione, impegnando il Governo a far sì che tale battaglia si potesse portare avanti in Europa. Dobbiamo constatare che, fino a questo momento, il Governo italiano, il ministro degli affari esteri e il Presidente del Consiglio nulla hanno fatto in Europa per continuare questa battaglia sulla moratoria.
Mi auguro che il voto di oggi, un voto unanime, che continua una grande battaglia che ci inorgoglisce come italiani, non soltanto come cattolici, ma come persone che hanno chiaro il senso della vita e della dignità della persona, spinga il Governo a riprendere questa battaglia, a continuarla e a far sentire alta la nostra voce in Europa, anche contro gli egoismi di paesi che, tutto sommato, preferiscono la pena di morte e gli interessi economici.
Ribelliamoci con il cuore e con le nostre coscienze per cancellare la pena di morte, questa ombra sull'Europa libera, sull'Europa democratica e sull'Europa civile! Questo voto ci deve impegnare ancora di più in questa battaglia e mi auguro che tutti i partiti insieme, in una conferenza da promuovere in Italia, siano ancora una volta all'avanguardia in Europa e nel mondo per testimoniare una battaglia di civiltà, non di religione soltanto, ma di spiritualità, e per far sì che la dignità e la difesa della persona siano anteposte agli interessi di parte, soprattutto economici (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Venier. Ne ha facoltà.

IACOPO VENIER. Non può mancare la parola dei Comunisti italiani nel momento in cui approviamo una importante modifica della nostra Costituzione, che cancella ogni riferimento ad una barbarie, ad una pratica inaccettabile come la pena di morte.
Credo sia importante che questo Parlamento candidi l'Italia ad essere il paese più coerente nella condanna di una barbarie che non può trovare nessun tipo di giustificazione in nessuna ragione di Stato, in nessuna situazione di sicurezza e in nessuna gestione dei problemi di ordine pubblico o quant'altro: nessuna ragione può essere portata a difesa di un istituto come la pena di morte, che trasforma lo Stato in un criminale, che sopprime la parte fondamentale del diritto all'esistenza di ciascuno di noi.
Credo sia importante farlo, ricordando che oggi, in tutto il mondo, questa pratica barbara coinvolge sistemi diversi, che trovano una giustificazione a questi omicidi di Stato. Dagli Stati Uniti alla Cina, da Israele al mondo arabo integralista, ci sono teorici della pena di morte come strumento per contenere fenomeni di criminalità sociale o per colpire nemici politici. Mai, in nessun caso, deve essere da noi tollerato un atteggiamento di questo tipo. La pena di morte deve essere cancellata non solo dalla Costituzione italiana, ma anche dal panorama mondiale. Per questo, crediamo che questo atto che il Parlamento approva oggi costituisca anche una risposta positiva alla teoria dello scontro di civiltà, alla guerra al terrorismo, che ha tra i suoi sostenitori anche coloro che teorizzano l'uso della tortura, degli omicidi mirati e della pena di morte, ossia di qualsiasi strumento che, in questo scontro, nella lotta al terrorismo, fa perdere la natura stessa delle nostre democrazie, dello Stato di diritto, dei diritti civili e dei diritti conquistatiPag. 48da lunghi percorsi di lotte politiche e sociali in questa parte dell'Europa.
Ecco perché noi siamo a favore di questo provvedimento e lo voteremo con grande convinzione. E crediamo che, con convinzione, debba poi operare il Governo italiano per arrivare a quella moratoria internazionale di cui abbiamo assoluto bisogno e che deve condannare in modo uguale qualunque forma statuale utilizzi strumenti analoghi alla pena di morte.
Credo infine che, accanto a questa discussione, dovremo discutere anche del diritto all'asilo di coloro che vivono in paesi dove viene applicato questo tipo di pena. Si tratta di un diritto di asilo che ancora il nostro paese a volte non riconosce. Proprio nel momento in cui condanniamo questa pratica barbara, dobbiamo assumerci l'impegno, come Parlamento, di trovare il modo di arrivare al più presto a una revisione della normativa sull'asilo confacente e coerente con il provvedimento che stiamo esaminando.
Crediamo quindi che questo voto sia importante e rafforzi la credibilità internazionale del nostro paese, nonché quell'impianto costituzionale coerente con una visione dell'umanesimo, della difesa di un'idea di umanità che non può accettare alcuna giustificazione ad una pratica inumana, barbara, inaccettabile, come quella di togliere la vita ad un uomo, qualunque sia lo Stato che la mette in pratica. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Anche noi del Partito socialista-Nuovo PSI, ovviamente, anche in ragione del garofano che portiamo al bavero, non possiamo non partecipare (anzi chiederemmo al Presidente, se fosse possibile, di aggiungere anche le nostre firme a questa importante proposta di legge) al dibattito su questo tema, che ha visto noi socialisti riformisti da sempre pagare un grosso tributo. Siamo la forza politica che più ha pagato nel mondo per le nostre idee: ci hanno giustiziato dappertutto, sia i comunisti massimalisti, sia i nazifascisti, ovunque!
Vediamo quindi cancellata questa norma con quattro anni di ritardo - collega D'Elia, ti ringrazio per il lavoro svolto, come ringrazio ovviamente il collega Boato per la costanza che ha avuto - perché è dal 3 maggio del 2002 che avremmo dovuto eliminare dalla nostra Carta costituzionale la pena di morte anche per le leggi militari di guerra. Insieme con il Presidente della Camera, dobbiamo fare in modo che si intervenga nel mondo, dove si sta continuando ad uccidere; e non dobbiamo fermarci qui, ma dobbiamo andare avanti e cercare di impedire questa pratica ovunque venga perpetrata, attraverso il dialogo con il nostro Parlamento e con il nostro Governo.
Dobbiamo cercare quelle misure necessarie e indispensabili per far sì che nessuno tocchi nessuno perché - è così - nel 2006 si registrano ancora troppe esecuzioni capitali, dalla lontana Cina ai lontani Stati Uniti, per passare poi a diverse decine e decine di paesi. Quindi, ci dispiace di questo ritardo. Speriamo di fare in fretta e di riuscire ad ottenere la modifica dell'articolo 27.
Non posso però, da socialista riformista, non fare una riflessione a voce alta, di fronte a questo Parlamento, per quanto riguarda i reati di tortura, che ancora provocano in Italia, nelle nostre carceri, a causa dell'abuso della custodia cautelare, il perpetrarsi della condanna a morte di innocenti.
Vi sono stati moltissimi casi, in questi ultimi decenni: troppi! Per qualcuno, l'esecuzione è stata compiuta anche, ovviamente, all'estero. Non possiamo permettere che ciò accada! Dobbiamo guardare anche a questo, dobbiamo guardare anche in casa nostra! Non basta fare questa riforma, ma bisogna impedire che giustizialismi sommari e giustizialisti sommari, a cui magari diamo poi anche incarichi di Governo, continuino a perpetrare reati contro la persona, che portanoPag. 49poi ai cosiddetti «suicidi di Stato», nei confronti di persone innocenti, siano esse politici, amministratori, povera gente o industriali.
È questo il contributo che noi, socialisti riformisti del Nuovo PSI vogliamo dare a questo dibattito. Non basta quello che facciamo oggi: dobbiamo guardare più lontano; dobbiamo andare avanti; dobbiamo cercare di impedire che i giustizialisti continuino a perpetrare reati quale quello di tortura (perpetrato abitualmente nei nostri tribunali e nelle nostre carceri). La tradizione giuridica italiana è ai livelli più elevati di civiltà soltanto sulla carta: in concreto, le norme vengono applicate in maniera ignobile in molti casi.
In conclusione esprimendo la mia soddisfazione e rivolgendo un ringraziamento ai colleghi, dichiaro che io ed il collega Mauro Del Bue desideriamo aggiungere la nostra firma alle proposte di legge costituzionale.
Desidero ringraziare anche il Servizio studi della Camera dei deputati (non l'abbiamo ancora fatto) per avere prodotto un'articolata relazione al testo al nostro esame (che, lo ricordo, propone di modificare l'articolo 27 della Costituzione abolendo ogni riferimento alla pena di morte). La relazione si basa su una meticolosa ricerca e cita, a partire da Cesare Beccaria, quelli che possiamo considerare i padri della nostra Repubblica. Io voglio ricordare, da toscano, Leopoldo di Toscana: il 30 novembre si celebra la «Festa della Toscana», in commemorazione della riforma penale con la quale Pietro Leopoldo di Lorena, Granduca di Toscana, abolì la pena di morte e la tortura nel Granducato di Toscana, nell'anno 1786. Più di due secoli fa, Leopoldo di Toscana aveva abolito anche la tortura, come dobbiamo fare noi adesso!
Grazie, colleghi Boato e D'Elia, per quello che avete fatto a nome di tutti quanti noi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Balducci. Ne ha facoltà.

PAOLA BALDUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi Verdi voteremo compatti a favore del testo unificato delle proposte di legge costituzionale concernenti l'abolizione della pena di morte. Naturalmente, a tutti noi Verdi preme ringraziare il collega Boato per la sua opera: da molti anni egli si batte per riformare l'articolo 27 della Costituzione, il cui quarto comma lasciava persistere un vulnus nel dettato costituzionale repubblicano.
Con l'approvazione del testo unificato in esame, cancelliamo un retaggio della pena di morte ancora presente, nonché la possibilità, sia pure teorica, della sua reintroduzione. È dal 1994 che questa discrasia tra codice penale e codice penale militare di guerra attende di essere superata! Si tratta di un passaggio simbolico, ma molto, molto importante. Si tratta di un passaggio di grande rilievo dal punto di vista giuridico e culturale. Esso rappresenta, come ha sottolineato ieri il sottosegretario per i rapporti con il Parlamento, una di quelle attività non ordinarie del Parlamento, non solo perché viene modificata la Costituzione, ma perché oggetto di modifica è un punto che, ancorché superato dalla legge ordinaria, lasciava un residuo, ipotetico, possibile ricorso alla pena di morte.
La soppressione del quarto comma dell'articolo 27 della costituzione ci consentirà di ratificare il Protocollo n. 13 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, concernente l'abolizione della pena di morte in tutte le circostanze. Ben otto sono i paesi che hanno sottoscritto ma non ratificato il Protocollo, oltre all'Italia, che lo sta ratificando. Paesi che appartengono alla medesima tradizione culturale, come Francia e Spagna, pur preannunciando la ratifica imminente, non l'hanno ancora attuata. La modifica renderà anche possibile, come sollecitato più volte dal Comitato interministeriale per i diritti umani, una candidatura italiana al Consiglio per i diritti umani per il triennio 2007-2010.Pag. 50
L'Italia - non dobbiamo dimenticarlo - è il paese con il codice più antico sotto il profilo della tutela dei diritti e dell'abolizione della pena di morte (è stato ricordato più volte, ma lo voglio ribadire): non solo il codice unitario Zanardelli, che è stato il primo codice italiano ad introdurre l'abolizione della pena di morte, ma, prima ancora - lo hanno già detto i nostri colleghi - il codice toscano, con Beccaria.
L'accordo che si è manifestato tra maggioranza ed opposizione è irripetibile. È un segnale anche per le giovani generazioni che ieri erano qui e che ancora ci stanno ascoltando. In uno Stato democratico è inammissibile la pena di morte. La giustizia non può essere mai confusa con la vendetta. La pena deve tendere alla rieducazione del condannato. Un ultimo retaggio finalmente viene cancellato.
Concludo il mio intervento affermando che, come esordisce il libro Nessuno tocchi Caino, la pena di morte costituisce la violazione dei diritti umani più importanti, del più importante forse, ossia il diritto alla vita.
La modifica costituzionale proposta, dunque, aumenterà certamente la credibilità e l'autorevolezza del nostro paese nelle numerose iniziative per la tutela dei diritti umani e della vita ovunque nel mondo.
Un ultimo punto (e mi ricollego a quanto detto prima dal collega che mi ha preceduto). La Commissione giustizia sta lavorando alacremente affinché, oltre all'abrogazione della pena di morte in tutti i suoi contenuti, anche simbolici, si porti in Parlamento al più presto anche l'introduzione del delitto di tortura (Applausi dei deputati del gruppo Verdi - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a questo punto c'è soltanto un rischio, quello di essere ripetitivi. Tuttavia, per il tipo di argomento che stiamo trattando, vale la pena di ripetere alcuni concetti.
Dopo l'approfondito confronto che si è svolto ieri, in quest'aula, e che credo abbia rispecchiato bene la sensibilità più profonda del paese, ci stiamo avviando, attraverso un largo consenso, verso una revisione costituzionale che consentirà di eliminare completamente dalla Costituzione ogni riferimento alla pena capitale anche in situazioni di guerra. Ed è per questo che ritengo molto importante che si sia manifestato un così ampio consenso e che la proposta di riforma costituzionale abbia potuto ottenere, prima in Commissione e poi in Assemblea, il giudizio convergente di colleghi di maggioranza e di opposizione.
Sarebbe davvero difficile negare che il diritto alla vita sia, senza dubbio, il primo dei diritti dell'uomo. Tuttavia, sappiamo che questa nostra consapevolezza, che viene da lontano, non dappertutto esiste o si è affermata. In molti Stati civili vige ancora l'istituto della pena di morte, e non soltanto in tempo di guerra, e ogni anno si registrano migliaia di esecuzioni capitali. Colpisce, in particolare, che quest'istituto giuridico sia ancora presente in paesi economicamente sviluppati, in civiltà avanzate, come quelle degli Stati Uniti e del Giappone. Quindi, ritengo davvero importante il compito che il nostro Parlamento si assume in questo momento, che è anche quello, attraverso il voto che oggi esprimeremo, di promuovere un'azione verso i Parlamenti di quei paesi dove ancora vige la pena di morte affinché venga eliminata dai loro ordinamenti giuridici. In questo senso, mi appello al presidente Casini, che è il presidente dell'Unione interparlamentare, perché possa fare di questo tema uno degli elementi del confronto con altri Parlamenti.
I paesi che, nel mondo, ammettono ancora la pena di morte sono 101; sono soltanto 89 quelli in cui è stata definitivamente abrogata.
In base ad un calcolo approssimato per difetto, a partire dai dati forniti da associazioniPag. 51quali Amnesty International e la stessa Nessuno tocchi Caino, nel solo 2005 i giustiziati per mano dello Stato sono stati 2.255, uccisi tra l'altro con metodi crudeli - ammesso che ne esistano di non crudeli - quali la sedia elettrica o l'iniezione letale, e persino la fucilazione e la lapidazione.
Come ha opportunamente affermato l'onorevole Boato nella sua esaustiva e documentata relazione, l'Unione europea nel corso degli anni si è battuta a fondo e continua a farlo per ridurre il fenomeno della pena di morte nel mondo, utilizzando a tal fine anche accordi che in molti casi si traducono in moratorie temporanee.
L'Italia è tra i paesi che, a fronte di condanne definitive, prevede soltanto pene detentive, il rispetto dei diritti umani, come impone la Costituzione, la rieducazione del colpevole; peraltro, devo aggiungere, essendo reduce da un 'giro' in alcune carceri, che il tema della rieducazione dovrà essere seriamente riaffrontato nelle aule parlamentari. Deve, inoltre, essere presente alla nostra attenzione il fatto che in alcune regioni del nostro paese operano organizzazioni che si fanno Stato ed emanano decreti di morte; soltanto nella Locride, negli ultimi due anni sono stati condannati a morte e sono state eseguite sentenze di morte per 28 persone. Tralascio di soffermarmi, poi, su quelle vere e proprie forme di morte civile che vengono decretate nei confronti di coloro che si ribellano a queste organizzazioni; sono già intervenuto ieri sul tema e non voglio abusare ulteriormente dell'attenzione.
A tale proposito voglio però chiarire che, nonostante i limiti testé ricordati, certamente il nostro paese può vantare un primato di civiltà. È stato uno dei primi ad abolire la pena di morte in anni in cui veniva invece considerata pratica normale e comune; l'onorevole Barani poc'anzi mi ha preceduto nel ricordare il ruolo del Granducato di Toscana e a tale riguardo non può mancare una punta di orgoglio nel ricordare che il Granducato di Toscana è stato il primo Stato al mondo che nel 1786 bandì dai propri codici non solo la pena di morte, ma anche la tortura. Fu una scelta sulla quale influirono moltissimo le tesi straordinariamente moderne di Cesare Beccaria, che introdusse un concetto rivoluzionario per i suoi tempi e ancora valido oggi; sostenne, infatti, che «la vera giustizia consiste nell'impedire i delitti e non nell'infliggere la pena» di morte da parte dello Stato; quindi, la punizione veniva così intesa non come vendetta della società, ma come strumento volto ad impedire il ripetersi dei reati e con il fine di recuperare il reo.
E l'insegnamento dell'autore dell'opera Dei delitti e delle pene venne raccolto anche dall'Italia unita che abrogò di fatto la pena di morte nel 1887 e l'abolì definitivamente con voto unanime del Parlamento del 1889. Stendo un velo pietoso sulla parentesi fascista per concludere il mio intervento riaffermando il principio che l'Italia è contraria per storia, cultura giuridica e tradizione politica al ricorso alla pena di morte in qualunque evenienza, sia in condizioni di pace sia in tempo di guerra; essa è parte attiva nell'impegno diplomatico dell'Unione europea per ridurre il numero degli Stati dove questo strumento trova ancora applicazione.
L'Italia è contraria alla pena di morte perché viola il diritto fondamentale della persona. Fatemi fare una citazione, che recupererò poi alla fine del mio intervento; Dostoevskij, che colse l'essenza più profonda e crudele della pena di morte, scrisse: «(...) può darsi che il supplizio più grande e più forte non stia nelle ferite, ma nel sapere con certezza che, ecco, tra un'ora, poi tra dieci minuti, poi tra mezzo minuto, poi adesso, ecco, in quell'istante, l'anima volerà via dal corpo e tu non esisterai più (...) l'essenziale è questa certezza».
Il secondo motivo riguarda la necessità che lo Stato italiano ratifichi il protocollo n. 13 allegato alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo; il protocollo, del quale il nostro paese è stato firmatario nel 2002, prevede per l'appuntoPag. 52l'abolizione della pena di morte in qualsiasi circostanza, anche per gli atti commessi in periodo di guerra.
Vi è poi un terzo motivo - forse il più importante - che induce a sostenere la modifica dell'articolo 27 della Costituzione. La nostra Carta costituzionale, infatti, non si limita a riconoscere e garantire i diritti inviolabili dell'uomo, ma obbliga lo Stato a rimuovere tutti gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Inoltre, essa ribadisce il ripudio della guerra come strumento di offesa e di risoluzione delle controversie internazionali. Tra l'altro, si preoccupa - o meglio, dovrebbe preoccuparsi - di garantire asilo e tutela ai perseguitati per motivi politici.
Per quanto detto, eliminare quella remota ipotesi di ricorso all'utilizzo della pena capitale che era previsto dalla formulazione del comma quarto dell'articolo 27 non è solo un atto dovuto, ma è il modo migliore per onorare la nostra Costituzione a quasi sessant'anni dalla sua approvazione.
L'Italia dei Valori, dunque, voterà convintamente a favore di questa legge di revisione costituzionale e lo farà perché ritiene doveroso rispettare gli impegni stipulati dal nostro paese in sede internazionale, perché la pena capitale offende il nostro ordinamento costituzionale e soprattutto perché - citando ancora Dostoevskij - l'omicidio in base ad una sentenza è incomparabilmente più atroce che l'omicidio del malfattore, convinti come siamo che la giustizia degli uomini non sia tale se prevede la soppressione anche del peggiore dei suoi membri (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, colleghi, come ho già detto intervenendo nella discussione sulle linee generali, siamo al momento finale di un provvedimento molto conciso che, paragonato alla legge finanziaria che consta di circa 200 articoli, indurrebbe ad immaginare che la qualità dei provvedimenti è inversamente proporzionale alle loro dimensioni!
Il testo in esame giunge alla fine di un percorso importante e prevede l'abolizione definitiva dall'ordinamento costituzionale della pena di morte anche nel codice militare in caso di guerra.
Tale provvedimento fa seguito a una serie di risoluzioni importanti e ad un indirizzo politico emerso in tutte le istituzioni dell'Unione europea, volto ad escludere la pena di morte dalla legislazione dei paesi membri e dei paesi vicini, in qualità di osservatori, all'Assemblea del Consiglio d'Europa, ma anche dalla legislazione di paesi esterni all'Unione. È anche finalizzato ad evitare la concessione dell'estradizione per quei condannati che dovessero andare incontro alla pena di morte nel loro paese d'origine.
È evidente che questa battaglia, portata avanti dopo l'approvazione del protocollo n. 6 del 1983 e del protocollo n. 13 del 2002, e che fa seguito anche all'approvazione della legge n. 589 del 1994, costituisce l'ultimo punto di questo percorso che - a seguito dell'unanime parere favorevole delle Commissioni difesa, giustizia e affari costituzionali della Camera - giunge all'attenzione dell'Assemblea.
Si tratta di un passaggio storico, che non solo segna la scomparsa definitiva della pena di morte nel nostro ordinamento, ma che deve costituire anche uno stimolo per un passaggio ulteriore verso un impegno in questo senso da parte delle istituzioni sovranazionali.
A questo titolo, come ha ricordato il collega D'Elia sia nel corso della discussione generale che nella dichiarazione di voto odierna, la mozione approvata all'unanimità da questa Camera il 27 luglio scorso impegna il Governo italiano a farsi promotore presso le Nazioni Unite di una risoluzione per la moratoria delle esecuzioni capitali. Come ha rilevato sempre il collega D'Elia, non possiamo non notare che da questo punto di vista il GovernoPag. 53non si è propriamente attivato in tempi brevi e certi per portare in seno all'ONU tale risoluzione. In proposito, sarebbe invece importante effettuare uno sforzo nel solco tracciato all'unanimità ed in maniera così importante da questa Camera. Infatti, il Governo italiano deve farsi promotore senza temporeggiare in rapporti diplomatici con altri paesi dell'Unione europea e dirigersi in maniera forte e convinta verso questo traguardo perché questo è il mandato parlamentare che ha ricevuto. Riteniamo che il presente passaggio parlamentare debba dare ancora slancio al nostro paese affinché diventi promotore della diffusione della battaglia comune contro la pena di morte nel mondo, anche se in proposito occorre fare alcuni distinguo. Non si può certamente accettare che si metta sullo stesso piano la pena di morte negli Stati Uniti e quella in Cina, ovvero la pena di morte comminata in un paese democratico, la cui giustizia funziona in maniera regolare con pesi, contrappesi e controlli, e quella in un paese dotato di una giustizia politicizzata e sommaria.
Con questo distinguo e da liberali che credono nel ruolo regolatore dello Stato e non nella sua invadenza nella vita dei cittadini (ricordo che alla tradizione liberale si attribuisce l'origine della battaglia contro la pena di morte), riteniamo non si possa accettare che lo Stato si arroghi il diritto di togliere la vita, ovvero il bene supremo più grande che possediamo.
Per le ragioni che ho espresso, unitamente a quelle svolte ieri dall'onorevole Santelli nel corso della discussione generale, e per il percorso illustrato con dovizia e competenza nella relazione dall'onorevole Boato, annuncio il voto favorevole sul provvedimento in oggetto del gruppo di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franco Russo. Ne ha facoltà.

FRANCO RUSSO. Signor Presidente, in un articolo molto breve, ma assai intenso, pubblicato oggi sul quotidiano Il Manifesto, redatto a Parigi da Anna Maria Merlo, si ricorda come la battaglia per l'abolizione della pena di morte non sia lontana o antica. Essa infatti non ha fatto il suo tempo ed anzi è molto presente nel mondo di oggi. Anche a Parigi si è svolta una giornata di mobilitazione affinché la pena capitale venga eliminata dagli ordinamenti degli Stati su scala planetaria. Tuttavia, l'articolo pubblicato informa che soltanto 129 dei circa 190 paesi membri dell'ONU l'hanno abolita. Essa è utilizzata come strumento di repressione definitiva ed ultima sui corpi di donne ed uomini in paesi come la Cina - dove nel 2005 vi sono state 1.770 esecuzioni - l'Arabia Saudita, gli Stati Uniti, l'Iran, l'Iraq, la Nigeria. Quindi, si sta parlando di paesi del cosiddetto nord del mondo, ma anche di quelli del sud, di paesi fondamentalisti, ma anche di paesi cristiani come gli Stati Uniti d'America. Quindi, la lotta per abolire la pena di morte non è un residuo del passato, che ricorda i classici - da Dostoevskij a Victor Hugo - ma qualcosa di molto presente anche oggi.
Infatti, la pena di morte è utilizzata dallo Stato come strumento punitivo estremo. A mio avviso, ha fatto molto bene Iacopo Venier a ricordarci, in quest'aula, che è qualcosa di veramente strabiliante, nel senso che ci lascia attoniti, concepire che lo Stato si erga ad assassino di persone, nel momento in cui esso dovrebbe invece garantire la sicurezza della gente. Questo è ciò che noi vogliamo cancellare, abolendo il quarto comma dell'articolo 27 della nostra Carta costituzionale. Ciò avviene al fine di rendere coerente la nostra Costituzione con la legge n. 589 del 13 ottobre 1994, che appunto abolì la pena di morte dal codice militare di guerra. Dunque, esisteva un'incongruenza nel nostro tessuto normativo, che oggi noi eliminiamo.
Vi è poi una seconda considerazione, che aggiungo a quella svolta da IacopoPag. 54Venier. Il ministro che in Francia abolì nel 1981 la pena di morte, Robert Badinter, disse: perché nessun uomo è totalmente responsabile, perché nessuna giustizia può essere assolutamente infallibile, la pena di morte è moralmente inaccettabile. Io correggerei solo in un punto Badinter: nessun uomo e nessuna donna è completamente responsabile, e soprattutto la giustizia non è infallibile. Questo è il punto vero, che dobbiamo sempre ricordare: la giustizia umana - chi crede in quella divina si appella appunto a Dio - non è infallibile. Conosciamo quanti errori sono stati prodotti nella comminazione della pena di morte! Dunque, non vogliamo uno Stato assassino, bensì vogliamo uno Stato che sia garante, come prescrivono gli articoli 2 e 3 della nostra Costituzione, dei diritti inviolabili della persona e soprattutto della promozione dello sviluppo della persona umana. Una collettività che si ispira agli articoli 2 e 3 della Costituzione non può accettare uno Stato assassino.
L'onorevole Benedetti Valentini ha detto che nel centrosinistra ci sono anche dei dissapori. No, onorevole Benedetti Valentini, noi dobbiamo dire che in questa giornata la Camera onora se stessa, perché mi pare ci sia un orientamento unanime nel votare questo provvedimento. E voglio anch'io ringraziare, a nome di Rifondazione Comunista, l'onorevole Boato, il quale si è battuto per questo risultato, insieme a molti altri parlamentari (per il nostro gruppo Graziella Mascia, che in tutti questi anni si è battuta per l'abolizione del comma 4 dell'articolo 27 della Costituzione). Voglio ringraziare l'onorevole Boato, oltre che per la preziosa relazione che ha introdotto questa nostra discussione, anche per il lavoro e la passione che ha speso in questi anni perché si giungesse a questo risultato.
Tornando all'onorevole Benedetti Valentini, voglio dire che non c'è una differenziazione all'interno del centrosinistra rispetto a questo provvedimento. Abbiamo a cuore non solo di raggiungere un risultato importante, come quello di purificare la nostra Carta costituzionale di questo provvedimento estremo, che è la pena di morte, sia pure in casi di guerra e militari, come si concepì nell'articolo 27, ma vogliamo anche fare di questo nostro voto oggi in Parlamento un punto di partenza per un'ulteriore lotta e testimonianza contro la pena di morte. Al riguardo, mi associo a quanto sostenuto da vari colleghi in questo dibattito, soprattutto da Sergio D'Elia, nel richiamare il Governo all'applicazione della mozione approvata lo scorso 27 luglio. Infatti, se da una parte si sono sollevati gli animi, votando una mozione come quella che impegnava il Governo a presentare una risoluzione in sede ONU (peraltro, abbiamo tempo fino al 2 novembre) per la moratoria delle esecuzioni capitali, dall'altra parte oggi pomeriggio, con questo voto, abbiamo la possibilità di premere sul Governo, in particolare sul ministro degli affari esteri, affinché all'ONU si presenti, al di là dell'unanimità o meno dei paesi dell'Unione europea, una risoluzione per la moratoria, in modo tale che a partire dal 2 novembre nessuna persona, uomo o donna o bambino - perché anche di questo si tratta, come succede nelle guerre africane dimenticate -, sia sottoposta alla pena di morte.
Questo è un invito che anche noi di Rifondazione Comunista rivolgiamo al Governo: l'invito a rispettare il contenuto della mozione votata il 27 luglio scorso.
Infine, onorevoli deputati e deputate, vorrei sottolineare che la strada per giungere a questo risultato è veramente lastricata di lotte. Vorrei riprendere un passaggio dell'intervento svolto ieri da Sergio D'Elia, il quale ha ricordato, giustamente, come di questa battaglia per giungere all'abolizione della pena di morte dalla nostra Carta costituzionale faccia parte anche la vicenda di un carcerato, probabilmente colpevole: Pietro Venezia. Egli rappresenta una tappa importante di questa battaglia. Era stato condannato ed avrebbe dovuto essere estradato negli Stati Uniti, un paese assolutamente civile, nel quale avrebbe potuto subire la pena di morte. PietroPag. 55Venezia, insieme a Rifondazione Comunista - mi si consenta l'autocitazione -, a Pietro Alò ed alla associazione Antigone, condusse una battaglia che allora sembrava impossibile vincere, quella cioè di opporsi al potente alleato americano affinché non avvenisse l'estradizione. L'associazione Antigone deve essere ricordata, in questa nostra giornata, insieme alle altre associazioni della società civile che molto hanno fatto in questi anni per giungere a tale risultato. Ebbene, Rifondazione Comunista, con Pietro Alò e l'associazione Antigone, riuscì in un'opera impossibile, cioè impedire che Pietro Venezia fosse estradato negli Stati Uniti. Dinanzi alla Corte costituzionale - perché fino a lì si giunse - si affermò che Pietro Venezia avrebbe potuto subire il martirio estremo, la pena di morte.
Dunque, è grazie a tutti questi atti della società civile, alle lotte, alle associazioni come quelle che, ieri, hanno manifestato in Francia e anche, ma non solo, alla nostra coscienza di legislatori, che in questo momento noi possiamo raggiungere questo risultato importante: togliere, dalla nostra Carta costituzionale, il riferimento alla pena di morte (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI. Intervengo per dichiarare che il nostro voto ovviamente sarà favorevole, per due motivi. Innanzitutto, perché finalmente si risolve un obbrobrio giuridico. Di solito, infatti, esistono principi costituzionali e una legge ordinaria che viene modificata in relazione alle modifiche costituzionali. Per la prima volta, in questo caso, una parte della Costituzione, da 12 anni, è stata abrogata da una legge ordinaria. È qualcosa di assolutamente incomprensibile per un ordinamento come il nostro e, comunque, è una carta di presentazione del paese Italia non corretta: intanto le nostre battaglie reali sul principio della pena di morte possono avere una serietà effettiva in quanto realmente anche la nostra carta di identità nei confronti degli altri paesi, cioè la nostra Carta costituzionale, rispecchi queste posizioni. Quindi, sarà soltanto con questa fase, con questo voto del Parlamento e con la definitiva approvazione della legge costituzionale in esame che l'Italia sceglierà una strada definitivamente abolizionista.
Vorrei anche sottolineare quanto già è stato affermato da altri colleghi e, soprattutto, dal collega D' Elia e, cioè, che questo momento e questo voto debbono servire come ulteriore monito e ulteriore spinta nei confronti del nostro Governo affinché si attivi nelle sedi internazionali, così come richiesto dal Parlamento all'unanimità. Quando finalmente terminerà questo percorso di riforma costituzionale - ci auguriamo che il Senato possa approvare rapidamente il provvedimento, in maniera tale da arrivare finalmente alla modifica di un articolo così importante della nostra Carta costituzionale - realmente la contrarietà alla pena di morte si tradurrà, come già nel sentire comune, in un principio generale di diritto alla vita. Come tale, esso non subirà limitazioni né in Italia, né nel resto d'Europa. Di conseguenza, le nostre azioni dovranno essere all'altezza della storia di questo paese e della vita di questo Parlamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicchi. Ne ha facoltà.

MARISA NICCHI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole del gruppo dell'Ulivo sulla modifica costituzionale con la quale ci si accinge a cancellare dal nostro ordinamento la pena capitale, attualmente prevista nelle leggi militari di guerra.
È una scelta che si indirizza verso il ripudio assoluto e non ammette alcuna eventualità, neanche eccezionale, alla pena capitale poiché, in questo modo, l'articolo 27 della Costituzione viene emendato; infatti, si elimina la parte in cui si autorizzaPag. 56l'uso della pena capitale nei casi previsti dalle leggi militari di guerra. È questo un elemento che ha limitato l'affermazione precedente in cui si esclude la pena di morte dal nostro ordinamento. Si tratta di un passaggio incoerente con quelli - sempre relativi all'articolo 27 - in cui si afferma che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e debbono tendere alla rieducazione del condannato, cioè essere umane ed avere finalità riabilitative.
L'atto che noi compiamo rimedia a questa contraddizione e sancisce il carattere totalmente abolizionista del nostro paese. La contraddizione è stridente anche con la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, nel punto in cui si afferma che nessuno può essere condannato alla pena di morte o giustiziato.
Si trattava di una riforma attesa sin dal 1994, quando furono abolite le norme che prevedevano la pena di morte nel codice penale militare di guerra. Oggi, la Camera fa proprio un orientamento internazionale, europeo, e la cancellazione definitiva della pena capitale dal nostro ordinamento porterà via con sé - senza dubbio - la possibilità di una sua reintroduzione. Vi sono anche degli effetti politici: infatti, in questo modo l'Italia si mette in condizione di aderire al nuovo protocollo n. 13, allegato alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, che si propone l'abolizione, senza «se» e senza «ma», della pena capitale. È un'abolizione che non ammette riserve, né autorizza deroghe. In questo modo, il nostro paese acquista autorevolezza rispetto ad un'iniziativa internazionale e non è rituale, ma molto importante, richiamare in questo senso - come è stato fatto per il tramite del dibattito - l'iniziativa avanzata in luglio da questo Parlamento quando fu approvata una risoluzione che impegnava il Governo a presentare alla prossima Assemblea generale dell'ONU una richiesta per una moratoria delle esecuzioni capitali, come passaggio per una messa al bando universale.
Com'è stato scritto allora in quella risoluzione, si doveva trattare di un'iniziativa convergente con l'Europa, con gli altri paesi europei, ma non vincolata ad essi. Rispetto a questa iniziativa, richiamiamo il Governo ad essere coerente.
Così l'Italia si caratterizza sempre più - come ha fatto nel passato - in una battaglia per i diritti umani. Ricordiamo che l'iniziativa del nostro paese ha permesso la risoluzione dell'ONU in cui, per la prima volta, la pena di morte viene considerata una pratica contro i diritti umani universalmente riconosciuti. Siamo consapevoli e riaffermiamo con forza che niente giustifica l'uso, da parte dello Stato, del potere di stroncare una vita. Nessun reato, anche quello più abominevole, e neanche la guerra, possono giustificare questo potere dello Stato. La condizione secondo cui la vita vale meno in guerra non è ad essa necessaria e non ne rappresenta un'implicazione; si tratta, infatti, di uno dei suoi effetti più efferati e brutali.
Un civile ordinamento giuridico non può parlare il linguaggio e usare gli stessi mezzi dei criminali che combatte.
È un tragico controsenso uccidere chi toglie la vita per dimostrare che non è giusto ammazzare! Ciò non è vero né nella Nigeria che lapida le donne addirittura per adulterio, né nella democrazia degli Stati Uniti.
Per questo motivo, non pensiamo mai allo scontro di civiltà, ma invochiamo piuttosto la necessità di un cambiamento di civiltà. Mi riferisco ad un cambiamento che metta ovunque in discussione il nesso tra uso della violenza e giustizia, tra ricorso alla tortura o ad altri mezzi degradanti e democrazia.
Uno Stato che mantiene la pena di morte per i suoi cittadini priva la vita umana di valore assoluto e si arroga, inoltre, un potere ingiustificabile ed inconciliabile con il necessario dubbio: infatti, perfino il sistema giuridico più avanzato presenta sempre un margine di incertezza. Come ha precedentemente ricordato l'onorevole Franco Russo, nessun sistema è infallibile, tanto più in tempo di guerra, quando l'errore giudiziario è più facile.Pag. 57
È chiaro che, per noi, la pena di morte non ha senso, poiché viola il diritto alla vita, non serve a dissuadere, induce a commettere un errore irreparabile ed è spesso usata in modo discriminatorio. Sulla base di tali principi, il gruppo dell'Ulivo voterà convintamente a favore di questa modifica costituzionale e vigilerà affinché l'iter del provvedimento possa, dopo numerosi insuccessi, essere finalmente completato (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Verdi).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

MARCO BOATO, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO, Relatore. Signor Presidente, desidero intervenire molto brevemente per ringraziare tutti i colleghi della Commissione affari costituzionali ed il presidente Violante, i quali hanno consentito, all'unanimità, di portare all'esame dell'Assemblea il presente testo unificato delle proposte di legge costituzionali; desidero ringraziare, altresì, tutti presidenti di gruppo dell'Assemblea ed il Presidente Bertinotti per averlo tempestivamente iscritto all'ordine del giorno.
Voglio ringraziare anche il Servizio studi della Camera dei deputati, il quale sia nella scorsa legislatura, sia nell'attuale ha collaborato in modo prezioso, come sempre, alla predisposizione del dossier, nonché ad aiutarmi a redigere la relazione.
Desidero ringraziare nominativamente, inoltre, i colleghi che sono intervenuti nel corso del dibattito: D'Elia del gruppo della Rosa nel Pugno, D'Alia dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Adenti del gruppo dei Popolari-Udeur, Benedetti Valentini e Ronchi di Alleanza Nazionale, Stucchi del gruppo della Lega Nord Padania, Venier dei Comunisti Italiani, Barani del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista, Paola Balducci dei Verdi, Evangelisti del gruppo dell'Italia dei Valori, Baldelli e Jole Santelli di Forza Italia, Franco Russo del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Marisa Nicchi dell'Ulivo. Da tale elenco emerge che tutti i gruppi parlamentari si sono pronunciati favorevolmente, e credo che ciò rappresenti un segnale molto positivo.
Ringrazio anche il sottosegretario D'Andrea, il quale è intervenuto autorevolmente ieri, nel corso della discussione sulle linee generali del provvedimento. Auspico, dopo aver ascoltato le dichiarazioni di voto finale, una deliberazione unanime da parte della Camera dei deputati e ricordo che sarà la terza volta che la Camera si pronuncerà in tal senso, poiché già nella XIII e nella XIV legislatura ha approvato pressoché all'unanimità la proposta di revisione costituzionale in esame.
Infine, rivolgo un appello al Senato affinché questa importante riforma costituzionale possa definitivamente giungere in porto.
La ringrazio, signor Presidente.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 193 ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge costituzionale nn. 193-523-1175-1231, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Modifica all'articolo 27 della Costituzione, concernente l'abolizione della pena di morte» (193 ed abbinate):

Presenti e votanti 475
Maggioranza 238
Hanno votato 474
Hanno votato no 1

(La Camera approva - Vedi votazioni - Applausi).

Pag. 58

Sull'ordine dei lavori (ore 18,34).

PRESIDENTE. Avverto che, sulla base delle intese intercorse tra i gruppi l'esame delle mozioni iscritte all'ordine del giorno è rinviato alla seduta di domani.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 11 ottobre 2006, alle 10:

(ore 10 e al termine dello svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata)

1. - Seguito della discussione delle mozioni La Loggia ed altri n. 1-00029, D'Alia ed altri n. 1-00037, Diliberto ed altri n. 1-00039 e Franceschini ed altri n. 1-00040 sulle iniziative volte a far proseguire le procedure per realizzare il ponte sullo stretto di Messina.

(ore 15)

2. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 18,35.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 5
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. ddl 1750 - quest. preg. nn. 1 e 2 478 478 240 219 259 61 Resp.
2 Nom. ddl 1704-A - subem. 0.1.024.1 469 469 235 467 2 60 Appr.
3 Nom. em. 1.024 479 475 4 238 475 60 Appr.
4 Nom. ddl 1704-A - voto finale 493 487 6 244 487 60 Appr.
5 Nom. t.u. pdl cost 193-A - voto finale 475 475 238 474 1 60 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.