XV LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 43 di mercoledì 27 settembre 2006

[frontespizio]
[elenco e sigle dei gruppi parlamentari]
[indice alfabetico]
[indice cronologico]
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[allegato A]
[allegato B]

[riferimenti normativi]
Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI

La seduta comincia alle 9,35.

GIACOMO STUCCHI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Aprea, Bimbi, Bressa, Brugger, Chiti, De Piccoli, Di Pietro, Donadi, Fabris, Folena, Gasparri, Landolfi, Maroni, Meloni, Migliore, Pagliarini, Pecoraro Scanio, Pisicchio, Prodi, Ranieri, Realacci, Scajola, Sgobio, Violante e Zeller sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono cinquantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione congiunta dei documenti: Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2005 (Doc. VIII, n. 1); Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2006 (Doc. VIII, n. 2) (ore 9,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta dei documenti: Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2005 e Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2006.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati all'esame congiunto è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Discussione congiunta - Doc. VIII, nn. 1 e 2)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione congiunta.
Ha facoltà di parlare il deputato questore, onorevole Albonetti.

GABRIELE ALBONETTI, Questore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, illustrerò i documenti del bilancio interno della Camera all'esame dell'Assemblea, rinviando, anche per ragioni di brevità, alle rispettive relazioni scritte per considerazioni più puntuali in ordine ai dati finanziari, nonché alla Relazione sullo stato dell'amministrazione del Segretario generale per i riflessi di tali dati sugli aspetti amministrativi.
Desidero innanzitutto sottolineare che il bilancio in esame è stato predisposto e approvato all'unanimità dall'Ufficio di Presidenza della scorsa legislatura nella riunione del 15 marzo 2006. La presentazione dei documenti in una fase così avanzata dall'esercizio discende dalle particolarità della procedura di approvazione del bilancio interno della Camera negli anni di passaggio di legislatura. È infatti prassi che negli anni in cui si tengono le elezioni politiche il progetto di bilancio interno venga predisposto e deliberato da parte degli organi collegiali della CameraPag. 2uscente, mentre l'approvazione in Assemblea avviene nella nuova legislatura, previo esame del Collegio dei questori e dell'Ufficio di Presidenza neoeletti.
Questo Collegio, pertanto, ha proceduto ad aggiornare il progetto di bilancio e l'allegato bilancio triennale 2006-2008, deliberato, come detto, dal precedente Ufficio di Presidenza il 15 marzo 2006. Tale progetto è stato quindi esaminato nella presente legislatura dall'Ufficio di Presidenza, che lo ha deliberato, ancora una volta all'unanimità, il 25 luglio 2006. La calendarizzazione è avvenuta nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo della scorsa settimana, la prima dopo la sospensione estiva dei lavori parlamentari.
In questa sede mi preme assicurare che il Collegio dei questori intende valorizzare pienamente la funzione che i documenti di bilancio sono chiamati a svolgere nella programmazione dell'attività amministrativa della Camera e pertanto assume fin d'ora, per quanto di propria competenza, l'impegno di predisporre il bilancio preventivo per il 2007 ed il rendiconto per il 2006 in tempo utile a permetterne la deliberazione nel rispetto dei termini regolamentari.
Il Collegio dei questori, nell'impostare le linee guida della propria attività, ha assunto come punto di riferimento la decisione dell'Ufficio di Presidenza della passata legislatura, del luglio 2003, di contenere la dinamica della dotazione finanziaria della Camera entro il tasso di incremento programmato del PIL nominale. Quella scelta, autonoma e responsabile, del massimo organo di direzione politica della Camera di adottare un parametro che rifletta la crescita dell'economia nazionale appare tuttora in grado di contemperare l'esigenza di buon andamento dell'istituzione parlamentare e la doverosa coerenza con gli indirizzi generali di finanza pubblica. È inutile nascondersi che il riferimento al PIL nominale è un vincolo stringente, che impone di proseguire senza incertezze la politica di rigore nella gestione del bilancio interno, già avviata negli anni passati.
L'Assemblea della Camera dei deputati si appresta a deliberare, secondo quanto previsto nel progetto di bilancio interno della Camera, una ulteriore riduzione della propria dotazione finanziaria per gli anni 2007 e 2008, nella misura, rispettivamente, di 7,2 milioni e di 8,8 milioni di euro. In tal modo, si intende corrispondere positivamente all'indirizzo di un complessivo contenimento delle spese che caratterizza la manovra finanziaria dello Stato per il triennio 2007-2009.
Una prima consistente riduzione della dotazione finanziaria della Camera per il 2007 e per il 2008 era stata operata nel settembre del 2005, diminuendo le previsioni originariamente formulate, anche in quella occasione al fine di corrispondere alle esigenze di contenimento della spesa, rispettivamente di 16,7 milioni di euro per il 2007 e di 26,3 milioni di euro per il 2008.
Con l'insieme di queste decisioni assunte nell'ultimo anno nel segno della riduzione del proprio fabbisogno, la Camera ha quindi realizzato una manovra complessiva di diminuzione di quasi 69 milioni di euro, che comprende anche la riduzione dell'indennità parlamentare nella misura del 10 per cento, prevista dalla legge finanziaria per il 2006.
La diminuzione della dotazione complessiva nel triennio prevista dal progetto è pari quindi al 2,3 per cento in meno della cifra inizialmente adottata per il triennio stesso. In particolare, la dotazione si riduce, per il 2006, da 945,5 milioni a 935,7 milioni di euro, con una contrazione di circa 9,8 milioni, che corrisponde a meno 1,04 per cento; per il 2007, da 985,7 milioni a 961,8 milioni di euro, con una contrazione di 23,9 milioni, pari a meno 2,42 per cento; per il 2008, da 1027,6 milioni a 992,5 milioni di euro, con una contrazione di 35,1 milioni, pari a meno 3,41 per cento.
La dinamica della dotazione si colloca, come detto, nei limiti dell'incremento programmato del PIL nominale, che, per il bilancio in esame, è quello indicato nel DPEF di luglio. Il tasso di incremento della dotazione della Camera è infatti pari alPag. 33,17 per cento nel 2006, a fronte di un incremento programmato del PIL nominale del 3,5 per cento; del 2,79 per cento nel 2007, a fronte del 2,80 del PIL nominale programmato (sono questi gli incrementi più contenuti tra quelli degli organi costituzionali); e, infine, del 3,19 per cento nel 2008, a fronte del 3,20 per cento del PIL nominale programmato.
Dal lato delle uscite, la previsione di spesa per l'anno 2006 è di 1023,1 milioni di euro. Se si depura la spesa dagli effetti connessi al cambio di legislatura e non si tiene conto delle risorse finanziarie allocate nei fondi di riserva, la dinamica di crescita risulta pari al 2,06 per cento.
La previsione di spesa per gli anni successivi indica un tasso di incremento pari, rispettivamente, all'1,98 per cento per il 2007 e al 2,51 per cento per il 2008, riportando così, dopo l'anno di cambio di legislatura, il trend della spesa a livelli percentuali di crescita inferiori a quelli del 2005.
Il richiamo ad una politica di bilancio rigorosa echeggia a sua volta un tema che non manca mai di suscitare accesi dibattiti e ricorrenti polemiche: il cosiddetto costo della politica, che peraltro non si riferisce solo alle spese della Camera dei deputati.
Dal punto di vista del Collegio, le spese di funzionamento della Camera rientrano più esattamente nel costo della democrazia. Con ciò non si intende naturalmente suggerire una strumentale distinzione tra politica e democrazia, perché, in particolare con riferimento a quest'aula, i due termini sono sinonimi; si vuole piuttosto sottolineare che gli organi di direzione politica della Camera - Ufficio di Presidenza e Collegio dei questori -, nell'ambito delle rispettive competenze, sono investiti della responsabilità del buon andamento di una delle principali istituzioni democratiche del nostro paese.
Compito dei questori, in particolare, è di sovraintendere alle spese della Camera; il nostro impegno è di far sì che le risorse disponibili siano utilizzate in vista del migliore svolgimento delle funzioni che la Costituzione assegna alla Camera nel suo complesso, ai gruppi parlamentari e a ciascun deputato.
Siamo i primi a ritenere che, se una spesa non è giustificata da esigenze istituzionali, deve essere eliminata, ma non possiamo essere d'accordo con chi cataloga sotto la voce «privilegi» qualunque spesa destinata ai deputati. Per affrontare il problema dei costi della democrazia, servono riflessioni costruttive, non pregiudizi. Esigenza del tutto diversa, e questa sì pienamente condivisa, è che le risorse della Camera siano utilizzate in modo efficiente, ulteriormente razionalizzando la spesa, evitando gli sprechi, calibrando gli impegni delle risorse in base agli effettivi impegni di attuazione.
In proposito, posso assicurare che il progetto di bilancio per il 2007, e prima ancora il programma per l'attività amministrativa, che deve essere approvato dal Collegio dei questori entro il 31 dicembre prossimo, si muoveranno esattamente lungo queste linee guida, in un quadro di continuità con le scelte degli organi collegiali della XIV legislatura. Occorre altresì far presente che il Collegio ha cercato di muoversi lungo le medesime linee guida già nei suoi primi mesi di attività. Sono stati infatti adottati indirizzi e prese decisioni per più versi in grado di consentire il miglioramento delle condizioni nelle quali i deputati sono chiamati a svolgere il loro mandato.
Ciò è stato fatto senza applicare in alcun modo quella comune scelta di responsabilità e di rigore cui prima accennavo, e si è tradotto in uno sprone continuo verso la definizione e l'applicazione di nuove pratiche, anche mediante il coinvolgimento, ogni volta che è stato possibile, delle scelte del collegio, in un confronto diretto ad individuare insieme le risorse più efficaci. Ciò è accaduto, solo per ricordare alcuni episodi, nella complessa vicenda dell'assegnazione degli spazi che pone l'individuazione delle particolari esigenze dei deputati eletti nella circoscrizione Estero.
Per quel che riguarda l'assegnazione degli spazi ai gruppi e ai componenti degliPag. 4organi politici di direzione della Camera, l'attuale situazione è da considerarsi provvisoria, in attesa di una soluzione definitiva che deriverà dalla delocalizzazione, tra pochi mesi, di alcuni uffici dell'amministrazione. È emersa comunque in questi mesi la necessità che la Camera si doti di un piano organico di utilizzo delle proprie dotazioni edilizie, per uscire dall'emergenza continua, sia attraverso il completamento delle ristrutturazioni in corso in alcune sedi, sia attraverso la sostituzione progressiva dei locali in locazione con locali nella diretta disponibilità dell'amministrazione.
Il Collegio dei questori si impegna pertanto a portare nei prossimi mesi all'attenzione dell'Ufficio di Presidenza un piano strutturale di razionalizzazione. Nel frattempo, chiediamo a tutti di collaborare il più possibile e ci scusiamo per i disagi e i sacrifici temporanei che sono stati richiesti. Il Collegio deve dare atto ai suoi interlocutori di aver mantenuto un atteggiamento aperto e collaborativo, consapevoli della difficoltà in cui si trova chi è chiamato a contemperare le giuste esigenze particolari in un quadro più ampio e complesso; atteggiamento peraltro indispensabile se si vogliono salvaguardare i caratteri di autonomia e di autogoverno che da oltre centocinquanta anni sono a fondamento della libertà parlamentare. Ritengo quindi utile, per la prosecuzione della discussione, dar conto ai colleghi di alcune iniziative concrete che sono state assunte dal Collegio negli ultimi mesi, nella prospettiva cui sopra accennavo.
Sono state installate, ad esempio, sedici postazioni informatiche presso il cosiddetto corridoio dei Presidenti, in tal modo triplicando il numero di postazioni condivise ad uso dei deputati nelle zone circostanti l'aula, dando con ciò attuazione ad un ordine del giorno presentato in occasione dell'esame dell'ultimo bilancio della scorsa legislatura. In relazione al tema dell'utilizzazione del computer palmare e della fruizione di servizi informatici via web, è in corso di elaborazione un progetto per rendere accessibile il sistema di posta elettronica da Internet anche attraverso protocolli diversi da quello web, nel rispetto dei vigenti standard di sicurezza informatica.
Segnalo altresì che è continuato il lavoro, già istruito durante la XIV legislatura, sul tema dell'asilo nido per la Camera. Nell'Ufficio di presidenza del 27 giugno, il Presidente ha chiesto alla vicepresidente Meloni di coordinare l'attività dell'Ufficio di presidenza su questo tema, in contatto con il Collegio dei questori e con il comitato per le pari opportunità, in fase di costituzione.
Il Collegio ha poi affrontato il problema dell'ammodernamento della sala stampa, segnalato dal consiglio direttivo dell'associazione stampa parlamentare, attivando le procedure necessarie. Si tratta peraltro di un impegno complesso, in particolare sotto il profilo professionale e logistico. Anche in questo caso, il Collegio intende percorrere la strada della condivisione delle scelte, ferme restando le proprie responsabilità. Nell'ottica del rigore finanziario cui ho più volte fatto cenno, è stato disposto un aggiornamento dei prezzi applicati al ristorante dei deputati e alla buvette, fermi dal gennaio 2002. Sempre in tema di ristorazione, venendo incontro ad esigenze da più parti segnalate, è stato consentito al personale dei gruppi di accedere alla mensa di Palazzo Marini. Inoltre, faccio presente che sono reperibili presso la buvette alcuni prodotti del commercio equo e solidale, la cui acquisizione è stata oggetto di diversi richieste.
Desidero sottolineare che il Collegio è attento alle esigenze di garantire un servizio sanitario sempre più efficiente, specie per gli interventi nelle situazioni di urgenza. Il tema è emerso in occasione di recenti episodi ed è stato già affrontato anche con alcuni colleghi con esperienza in campo medico, che devo ringraziare per la collaborazione offerta ai lavori del Collegio. Il Collegio intende proporre all'Ufficio di Presidenza la costituzione di un apposito comitato, come auspicato dai suddetti colleghi che si sono impegnati, al quale affidare il compito di elaborare indirizzi e formulare proposte per migliorare ulteriormente lo svolgimento del servizioPag. 5sanitario. Nel frattempo, in questa ottica, il Collegio sta esaminando la possibilità di stabilire un collegamento funzionale con strutture esterne di eccellenza sanitaria adeguate ad affrontare le urgenze.
Il Collegio segue con altrettanta attenzione le politiche gestionali relative al rendimento energetico degli impianti sia elettrici sia idraulici. A tal fine, infatti, l'amministrazione ha posto e pone in essere misure volte all'innalzamento degli standard tecnologici e all'utilizzo razionale delle risorse energetiche.
Vorrei rammentare inoltre che il Collegio è stato impegnato nella definizione delle attività necessarie per il restauro del fregio pittorico del Sartorio, un lavoro particolarmente impegnativo e complesso, per conservare un'opera d'arte unica, lunga ben 105 metri, alta 4 metri, composta da 50 pannelli. Nel corso dell'estate sono stati rimossi i pannelli originali e sostituiti con foto e riproduzioni. Si è trattato di un lavoro per il quale sono state utilizzate tecnologie di avanguardia, sia per quanto riguarda il ponteggio sospeso, sia per il supporto sul quale sono state stampate le foto, che temporaneamente sostituiscono i pannelli originali. Con l'occasione, si è proceduto anche al restauro dell'importante boiserie, disegnata dal Basile, che sorregge il pannello. Tra dodici mesi si procederà alla reinstallazione dei pannelli originali, che saranno restaurati dalla soprintendenza dei beni artistici del Lazio.
Il Collegio, sia in questa sia nella precedente legislatura, ha altresì seguito i delicati lavori di ristrutturazione della facciata di Palazzo Montecitorio, svolta in accordo con il Ministero dei beni e delle attività culturali, e nell'ambito del restauro sono stati sostituiti tutti gli infissi ed è stato riposizionato il sistema di illuminazione. Con l'occasione, riteniamo di dover ringraziare il sovrintendente per i beni artistici del Lazio, il Ministero dei beni e le attività culturali, il Ministero delle infrastrutture, in particolare i servizi integrati delle infrastrutture e trasporti del Lazio, per l'impegno anche finanziario che hanno profuso e che tanto ha contribuito alla realizzazione dei restauri del fregio e della facciata.
Ritengo doveroso dar conto, sia pure in estrema sintesi, di quanto è stato fatto da questo, ma anche dal precedente Collegio, in adempimento di ordini del giorno accolti nel corso dell'approvazione del bilancio interno del 2005. Rammento che numerosi atti di indirizzo si sono occupati di problematiche relative al reclutamento del personale, con particolare riferimento alla proroga delle graduatorie dei concorsi già svolti. Tali ordini del giorno hanno ricevuto adempimento con le deliberazioni dell'Ufficio di Presidenza, che ha stabilito di mantenere aperte le graduatorie dei concorsi per assistente parlamentare, per consigliere parlamentare sia della professionalità di biblioteca sia di professionalità generale e quella della prova di qualificazione per operai con mansioni di addetti a reparto barberia. Si potrà poi far fronte alle segnalate carenze organiche attraverso l'espletamento delle prove di qualificazione già effettuate per l'assunzione a contratto di collaboratori tecnici addetti ad impianti di riscaldamento e ai reparti telefonici.
Nella scorsa legislatura è stato sollevato il tema di un adeguamento del contributo unico ai gruppi parlamentari. Ad inizio di questa legislatura, con la deliberazione dell'Ufficio di Presidenza del 17 maggio 2006, n. 1, si è intervenuti sulla materia del contributo unico, rivedendo gli importi di alcuni scaglioni. La ricordata deliberazione dell'Ufficio di Presidenza ha stabilito che questi incrementi assorbono ogni altro adeguamento del contributo fino al 31 dicembre 2008.
Un'ordine del giorno chiedeva la promozione di iniziative per garantire la disponibilità del collegamento on line alla rete interna intra.camera dell'agenzia di stampa Il Velino e della banca dati Dea Ansa. In proposito, preciso che sin dall'aprile 2005 è disponibile su Internet, attraverso il circuito Telpress, il notiziario dell'agenzia Il Velino, mentre la disponibilità della banca dati Dea Ansa potràPag. 6essere acquisita nell'ambito della ridefinizione complessiva del rapporto con l'agenzia Ansa.
Un altro ordine del giorno aveva posto una serie di questioni in tema di monitoraggio della qualità dell'aria, dell'efficienza dei sistemi di filtrazione e del monitoraggio del condizionamento. Nei locali dei palazzi della Camera vengono svolte periodicamente indagini ambientali e i risultati delle analisi eseguite nel 2005 hanno evidenziato nel complesso una situazione più che soddisfacente per quanto riguarda specificamente l'aula: sono state ripetutamente esaminate le condizioni microclimatiche e la concentrazione dei principali inquinanti dell'aria in corso di seduta. L'analisi ha evidenziato l'efficacia del sistema di filtrazione dell'aria esterna, nonché una buona situazione microclimatica.
Passando ai temi relativi all'informatica, rammento che un ordine del giorno chiedeva il mantenimento, anche per i deputati non più in carica che ne facciano esplicita richiesta, dell'indirizzo di posta elettronica con l'account Camera. Le richieste di accesso sono state tutte soddisfatte e il Collegio ha consentito il mantenimento dei dati fino all'ottobre 2006.
Un altro ordine del giorno segnalava l'esigenza di rendere disponibile l'accesso anche dal sistema esterno alla rassegna stampa quotidiana, sezione articoli del giorno. L'accesso tramite Internet è possibile per i deputati sin dal luglio 2005.
Un'ordine del giorno aveva chiesto che la fornitura di agende e agendine in pelle fosse sostituito o integrato con pezzi in tessuto o altro materiale sintetico. In adempimento a tale ordine del giorno, la fornitura per l'anno 2006 prevede 2.500 ricambi per agende da tavola in materiale sintetico, anziché in pelle, nonché mille agendine annuali, anche esse in materiale sintetico.
Infine, un ordine del giorno chiedeva di completare il programma di digitalizzazione degli atti parlamentari. Entro l'autunno del 2006 saranno disponibili per la consultazione sul sito Internet i motori di ricerca fino alla VII legislatura, nonché tutte le schede dei lavori preparatori per i diversi procedimenti. Per le legislature VIII, IX e X, la digitalizzazione degli indici e la predisposizione dei motori saranno completate entro la primavera del 2007.
A questo punto della mia relazione introduttiva, non mi resta che passare ad una breve esposizione dei dati essenziali del conto consuntivo per il 2005, predisposto e deliberato dagli organi collegiali della scorsa legislatura, e all'illustrazione del progetto di bilancio per il 2006. Esaminando i principali dati finanziari relativi al conto consuntivo per l'anno 2005, e ribadendo il rinvio, per una più analitica esposizione, alla relazione stampata dei deputati questori della XIV legislatura, devo in primo luogo segnalare che la gestione di competenze si è chiusa in sostanziale equilibrio, facendo registrare un saldo netto positivo per complessivi 3,7 milioni di euro. Tale saldo positivo, unitamente alla cancellazione dei residui dell'esercizio precedente per circa 13,6 milioni di euro, ha portato ad un risultato di amministrazione finale positivo di circa 17,3 milioni di euro, contribuendo, assieme alla dotazione annuale a carico del bilancio dello Stato, alla determinazione delle risorse disponibili per gli esercizi finanziari successivi.
Le entrate effettive relative ai Titoli I (entrate derivanti dai trasferimenti dello Stato) e II (entrate integrative), su una previsione definitiva di 946,4 milioni di euro, hanno fatto registrare accertamenti per complessivi 949,2 milioni di euro, evidenziando un maggior gettito di 2,8 milioni di euro, mentre gli incassi, pari a 948,1 milioni di euro, hanno determinato la formazione di residui attivi per 1,1 milioni di euro.
Sul versante della spesa, le cui previsioni complessive, Titolo I (spese correnti) e II (spese in conto capitale), ammontano a 979,3 milioni di euro, si sono invece registrati impegni per 945,5 milioni di euro, pari al 96,54 per cento degli stanziamenti, ed economie per 33,8 milioni. I pagamenti, pari a 886,1 milioni, rappresentano il 93,71 per cento degli impegni assunti.Pag. 7
Per quanto concerne la struttura del documento relativo al conto consuntivo, ritengo che debbano essere evidenziate due innovazioni introdotte nel corso della passata legislatura, vale a dire l'utilizzo delle tecniche del bilancio di missione e la redazione di un prospetto di sintesi degli inventari, con relativa valorizzazione dei beni durevoli, le quali tecniche, da un lato, costituiscono un ammodernamento delle modalità di rappresentazione e comunicazione del bilancio interno e, dall'altro, potranno contribuire a rafforzare l'efficienza dell'azione amministrativa attraverso il miglioramento della programmazione e della gestione degli interventi di acquisizione e di manutenzione del patrimonio mobiliare della Camera.
Trattandosi di dati riferiti alla scorsa legislatura, non ritengo in questa mia relazione introduttiva di soffermarmi dettagliatamente sugli aspetti amministrativi della gestione dell'esercizio 2005, né di ripercorrere ulteriormente i principali interventi effettuati, del resto già ampiamente descritti nella relazione stampata e distribuita con il conto consuntivo in esame.
Passando al preventivo per il 2006, il bilancio oggi all'esame rappresenta un aggiornamento di quello deliberato il 15 marzo scorso dall'Ufficio di Presidenza della XIV legislatura sia sul versante dell'entrata che su quello della spesa.
Per quanto riguarda le entrate, il Collegio dei questori e l'Ufficio di Presidenza, come evidenziato all'inizio del mio intervento, hanno ritenuto di confermare l'orientamento formulato nella passata legislatura, volto a mantenere la crescita della dotazione, compatibilmente con le esigenze di funzionamento dell'istituzione entro i limiti dell'incremento programmato del PIL nominale, nella misura indicata dal Governo nel Documento di programmazione economico-finanziaria.
In considerazione di tale decisione, si è quindi provveduto ad allineare la dinamica della dotazione del triennio al nuovo quadro macroeconomico contenuto nel DPEF per gli anni 2007-2011, che - come noto - ha ridotto le previsioni relative alle percentuale di crescita del PIL nominale in precedenza programmato, come dianzi illustrato.
Sul versante della spesa, in considerazione anche della circostanza che l'avvicendamento conseguente al cambio di legislatura è avvenuto in una fase avanzata dell'esercizio, il Collegio ha ritenuto di doversi limitare ad aggiornare le previsioni contenute nei documenti di bilancio, al fine di tenere conto delle deliberazioni assunte successivamente al 15 marzo dagli organi collegiali della XIV e della XV legislatura. Pertanto, il progetto di bilancio riflette sostanzialmente gli obiettivi del programma dell'attività amministrativa approvato dal precedente Collegio nel dicembre 2005.
Come ho già detto, i nuovi obiettivi dell'attività amministrativa potranno trovare precisa definizione anche sotto il profilo finanziario solo nell'ormai prossima fase di costruzione del progetto di bilancio per il 2007.
Per quanto riguarda i principali dati finanziari del triennio 2006-2008, ricordo che la dotazione del 2006 ammonta a 935,7 milioni di euro e cresce rispetto al 2005 del 3,17 per cento, in misura, come ho già detto, inferiore alla crescita della PIL nominale programmato, aggiornata nell'ultimo DPEF al 3,5 per cento.
Per quanto concerne la spesa, sia quella di parte corrente che quella di parte capitale ammontano complessivamente a 1023,1 milioni di euro. La dinamica di crescita rispetto al 2005 di tale aggregato risente del fatto che una parte della spesa della Camera è direttamente collegata all'incremento di alcune voci per il cambio di legislatura, da quelle necessarie per far fronte all'attività della Giunta delle elezioni a quelle dovute all'aumento nel numero degli aventi diritto all'assegno vitalizio.
Depurando la spesa dagli effetti fisiologicamente connessi allo svolgimento nel 2006 delle elezioni politiche, e se non si tiene conto delle risorse finanziarie allocate nei fondi di riserva, la dinamica di crescita risulta pari al 2,06 per cento, con un andamento inferiore di quasi un puntoPag. 8percentuale rispetto a quello previsto nel 2005, nel quadro di un trend pluriennale di contenimento della spesa.
Le somme allocate nel Fondo di riserva di parte corrente sono pari a 16,3 milioni di euro, mentre quelle iscritte nel Fondo di riserva di parte capitale ammontano a 9,7 milioni di euro e rappresentano nel loro complesso il 2,54 per cento del totale delle spese recate dai Titoli I e II.
Anche per il biennio 2007-2008, come già anticipato, la dinamica della dotazione si muove al di sotto del tasso programmato dell'incremento del PIL nominale.
La dotazione per il 2007 è stata, infatti, ridotta a 961,8 milioni di euro, con un incremento rispetto al 2006 del 2,79 per cento, mentre quella per il 2008 è prevista nella misura di 992,5 milioni di euro, con un incremento rispetto all'anno precedente pari al 3,19 per cento.
Negli stessi anni si prevede una crescita della spesa effettiva rispettivamente dell'1,98 per cento e del 2,51 per cento, riportandosi - dopo l'esercizio caratterizzato dalla consultazione elettorale - su livelli percentuali di crescita inferiori a quelli del 2005.
L'ammontare delle risorse allocate nel Fondo di riserva per le spese obbligatorie o impreviste di parte corrente per l'anno 2007 risulta pari a 14,3 milioni di euro, mentre le risorse allocate nel Fondo di riserva per spese impreviste di parte capitale sono pari a 7,8 milioni di euro. Nel 2008 l'ammontare dei medesimi fondi risulta pari rispettivamente a 16,6 milioni di euro ed a 6,2 milioni di euro. Si tratta di importi non elevati, la cui entità, come sottolineato nella relazione scritta, richiede un'attenta politica di bilancio, un'accurata selezione di obiettivi e priorità, un continuo monitoraggio della spesa ed una costante attenzione ai profili di efficacia ed efficienza dell'azione amministrativa, temi sui quali il Collegio è già impegnato ed auspica di trovare pieno sostegno nell'Assemblea.
A conclusione di questa relazione, desidero, anche a nome degli altri questori, ringraziare il Presidente, tutto l'Ufficio di Presidenza, il segretario generale, i vicesegretari, l'intero vertice dell'amministrazione, tutto il personale per il preziosissimo supporto fornito al nostro lavoro a garanzia di una buona amministrazione e di un buon funzionamento di questa istituzione e dei nostri lavori parlamentari (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Franco Russo. Ne ha facoltà.

FRANCO RUSSO. Signor Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola, ma ringrazio anche il gruppo di Rifondazione Comunista che mi ha delegato ad intervenire in questo dibattito che ritengo particolarmente importante.
Infatti, discutere dell'amministrazione della Camera e del suo bilancio, consuntivo e preventivo, significa, in verità, parlare di un istituzione parlamentare che, per quanto depotenziata nelle sue funzioni, come fra poco dirò, è un elemento centrale nel sistema della rappresentanza nazionale e, quindi, complessivamente nel sistema democratico.
Signor Presidente, mi soffermerò sul funzionamento del Parlamento e delle leggi e sui rapporti con la Comunità europea.
Mi facilita il compito di intervenire in questo dibattito un recente saggio del segretario generale della Camera, dottor Zampetti, il quale ha svolto delle riflessioni in relazione al Parlamento, di fronte alla trasformazione dei sistemi normativi. Con molta schiettezza e trasparenza, senza quindi nasconderci nulla, in questo saggio si mettono in evidenza alcuni fenomeni che sono davanti agli occhi di tutti e bene ha fatto il dottor Zampetti!
Il primo elemento è che vi è stata una procedimentalizzazione legislativa dei processi decisionali che distribuiscono i compiti tra una molteplicità di atti e di poteri che vanno dalle regioni fino all'Unione europea. In tale contesto, la legge ha assunto sempre più una natura organizzatoria. È diventata una legislazione complessa, in cui, non immediatamente, il Parlamento interviene nelle decisioni finali relative a provvedimenti, ma stabilisce lePag. 9procedure, i metodi, le funzioni che i diversi organi sono chiamati a svolgere.
In tale quadro - e si tratta di una considerazione che intendo sottolineare in maniera particolare -, la funzione del Governo è venuta sempre più primeggiando. Vorrei infatti rilevare che si tratta non più del ricorso alla decretazione delegata od ai decreti-legge da parte dell'Esecutivo, bensì dell'impostazione con la quale viene condotta l'attività legislativa. Per tale motivo, mi sembra particolarmente importante riflettere sulle modalità di funzionamento della Camera dei deputati, vale a dire sul modo con cui essa organizza le proprie procedure conoscitive, informative e deliberative.
A mio avviso, quindi, vi è un nodo di fondo da affrontare; ovviamente, non sarà l'unico, ma sono dell'opinione che si tratti dell'elemento discriminante. Infatti, nel momento in cui la decisione pubblica non ruota più intorno alla legge approvata dal Parlamento - e, dunque, lo Stato legislativo che abbiamo ereditato dall'Ottocento e dal Novecento viene superato attraverso procedimenti di governance -, ritengo molto importante e significativo svolgere una riflessione sul ruolo della Camera dei deputati, nonché sulle modalità con cui assumiamo le nostre decisioni.
In tale ottica, quella che definisco la tecnostruttura della Camera - intendendo non solo gli uffici che svolgono una funzione amministrativa, ma anche gli organi che collaborano immediatamente nell'accumulazione di dati conoscitivi (perché, come affermava Luigi Einaudi, conoscere è fondamentale per deliberare) -, a mio giudizio, ha compiuto alcuni passi in avanti ed ha acquisito una posizione di eccellenza nel nostro paese.
Parlo di un ruolo di eccellenza perché, nel momento in cui il Parlamento è chiamato a decidere - ed è l'esperienza quotidiana di tutti noi, con tutto il rispetto che nutro per la funzione elettiva -, sappiamo che la fonte informativa grazie alla quale prendiamo le nostre decisioni in sede sia di Commissione sia di Assemblea risulta basilare per poter deliberare con cognizione di causa.
Vorrei allora ribadire che la tecnostruttura della Camera ha fornito, ed offre tuttora, prestazioni di assoluta eccellenza in ordine a tale base conoscitiva e informativa, altrimenti credo che il nostro prodotto legislativo avrebbe una bassa qualità. Invece, ha mantenuto i suoi standard qualitativi grazie, appunto, allo sforzo di strutture come il Servizio biblioteca ed il Servizio studi.
Non sono un parlamentare di vecchia data come l'onorevole Boato, tuttavia ricordo quando, negli anni Ottanta, venne costituito il Servizio del bilancio dello Stato presso la Camera dei deputati, il quale ebbe la forza e la capacità di rappresentare il contraltare rispetto alle uniche due strutture elaborative del bilancio, vale a dire la Banca d'Italia e la Ragioneria generale dello Stato. Oggi, invece, disponiamo, assieme al Senato della Repubblica, di un Servizio del bilancio che ci mette in grado non solo di compiere un'opera di verifica, ma di essere anche un soggetto dialettico nella comprensione e nell'analisi dei dati della contabilità pubblica.
Ho voluto citare il Servizio del bilancio dello Stato, ma potrei anche ricordare gli altri Servizi che operano in ambiti legislativi, per comprendere quanto la raccolta e l'elaborazione delle informazioni sia per noi particolarmente importante. Vorrei evidenziare che tutto ciò è stato accompagnato dall'implementazione di processi di informatizzazione, e siamo consapevoli che essi mettono a disposizione in tempo reale i dati basilari per assumere le nostre determinazioni. Non posso che giudicare positivamente, quindi, il modo in cui le strutture della Camera agiscono.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI (ore 10,15)

FRANCO RUSSO. Credo che faranno bene l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei questori a potenziare le funzioni che l'apparato della Camera dei deputati esercita.Pag. 10
Qual è, tuttavia, il punto che intendo sottolineare nella nostra discussione? Si tratta di una questione che riguarda non solo la Camera, ma anche, in modo immediato, le forze politiche. Mi domando, infatti: come viene selezionata la base conoscitiva? In altri termini, qual è effettivamente l'ambito in cui vengono raccolti i dati?
Certo, gli uffici della Camera non possono che riferirsi ad alcune grandi agenzie produttive di conoscenza, in questo svolgendo, lo ripeto, una funzione assolutamente neutrale. Infatti, quando ci si riferisce alla Ragioneria generale dello Stato, alla Banca d'Italia, all'ISTAT o alle altre grandi agenzie, come il CNEL, alle regioni o alle banche dati di altre grandi strutture che operano nel nostro paese, è ovvio che l'apparato della Camera si rivolga ad un numero abbastanza selezionato di fonti conoscitive. Ripeto, non è un loro limite, ma quanto è possibile fare. Anzi, noto una tendenza da parte dell'apparato di impadronirsi e mettere a disposizione del Parlamento, della Camera specificatamente, dati conoscitivi che ci consentano di aver cognizione dei fatti che debbono essere oggetto della legislazione.
Onorevoli colleghi, secondo me il punto è questo. Nel momento in cui sono venuti a cadere i partiti e le grandi organizzazioni di massa, la produzione di conoscenza, su cui il Parlamento si commisura, a mio avviso, diventa parziale e questo voglio dirlo con molta nettezza. Ripeto, non è una critica all'apparato della Camera, ma alle forze politiche e parlamentari. Signor Presidente, poiché tali forze hanno ormai fatto un'opzione - senza escludere neanche il partito a cui appartengo, - cioè fondamentalmente quella di essere delle strutture elettorali (non vorrei dire dei comitati elettorali), in cui è ormai invalso il partito cosiddetto «leggero» ed è ormai prevalente la comunicazione virtuale unidirezionale dall'alto verso il basso, credo che la base conoscitiva su cui il Parlamento si commisura e che utilizza sia ristretta. Credo che quelle che un tempo e che ancora oggi si chiamano le domande sociali non trovino più un filtro, una mediazione, un canale di comunicazione con il sistema parlamentare. Questo vale nel Parlamento e, con minor ragioni facilmente intuitive, con le regioni e con i comuni. Ovviamente, più discendiamo verso il basso più la pressione sociale nei confronti delle istituzioni si fa forte e più è possibile filtrare, mediare, canalizzare domande della società.
Secondo me, questo è il grande tema in cui ci troviamo ad operare. Quando prendiamo atto - ripeto, la descrizione fatta dal dottor Zampetti è assolutamente preziosa - delle nuove modalità della legislazione, del fatto che l'apparato tende a connettersi con l'Unione europea e con le regioni e, quindi, ad accumulare dati di diversa provenienza, penso che, nel momento in cui la Camera decide - questo è relativo alla nostra prima grande missione, cioè la legislazione - la nostra base conoscitiva sia ristretta. Sulla causa occorre fare una riflessione su noi stessi, cioè come è possibile recuperare non il partito «pesante». Avendolo vissuto, conosco il partito «pesante» - e anche quanto di distorsione e di mediazione, fatta attraverso la lente della lotta politica, venissero fatte delle domande sociali, quanto tempo si sprecava nei conflitti, nella guerra di parole, come diceva Tucidide, vale a dire quanto la lotta politica esaurisse le energie e i tempi della discussione -, ma non posso non ricordare come fossero attivi all'interno dei partiti e dei sindacati, che rimangono le ultime agenzie sociali capaci di produrre conoscenza. Infatti, nelle audizioni si fa spesso riferimento ai sindacati e spesso i loro comunicati, le loro sottolineature o le messe in evidenza dei provvedimenti legislativi sono abbastanza ricche, ma, a mio avviso, hanno dei grandi limiti.
Non a caso, ci troviamo di fronte alla proliferazione degli uffici studi, che assolutamente svolgono una funzione utile e nobile di conoscenza e di verifica. Quindi, le fondazioni - non quelle bancarie, ma quelle culturali - diventano lo strumento per tentare di approvvigionarsi di dati sociali.Pag. 11
Questo è un grande tema, che riguarda direttamente i gruppi parlamentari e le formazioni di partito. Se continueremo ad avere partiti con una struttura leggera, ritengo che la base su cui si prenderanno le decisioni pubbliche sarà sempre più neutrale, fondata su tecnostrutture: e fossero sempre come quelle della Camera, ispirate al principio di neutralità! Soprattutto dopo che, nonostante il voto contrario di Rifondazione Comunista, si è optato per il sistema maggioritario ed il bipolarismo, tale compito è affidato alle grandi burocrazie dei ministeri, ai grandi apparati come quelli della Banca d'Italia e dalla Ragioneria generale dello Stato, agli apparati conoscitivi delle grandi imprese. Questo è l'altro elemento che vorrei sottolineare: nell'ambito di tale presunta neutralità della base conoscitiva intervengono soggetti attori, quali appunto le imprese. Ciò grazie al rovesciamento negli ultimi anni del rapporto tra economia e politica, e grazie al fatto che le imprese, attraverso le procedure di governance (che tutti quanto ormai accettano), sono chiamate legittimamente a prendere parte al procedimento decisionale ai diversi livelli.
Non si tratta più di lobbysmo, non si tratta più di ciò che ha descritto Il Sole 24 Ore negli anni Cinquanta, quando con la FIAT, l'IRI e le grandi banche si decise di realizzare la grande opera infrastrutturale delle autostrade nel nostro paese. Leggete quel bell'articolo de Il Sole 24 Ore: allora, si trattava di lobbysmo. L'ingegner Valletta, una volta alla settimana, veniva a Roma per decidere con le direzioni generali e l'IRI il tracciato, i tempi e le modalità dell'opera. Allora, peraltro, questa opera di lobbysmo, al di là degli effetti ecologici, comunque coincideva con gli interessi generali del paese. Infatti, si registrarono uno sviluppo della motorizzazione ed uno sviluppo infrastrutturale. Ma, oggi, gli interessi che agiscono attraverso le imprese che prendono parte ai processi di governance come sono controllati e chi li controlla?
Lo ripeto: partendo dalle considerazioni svolte nella relazione ed utilizzando gli apporti del Segretario generale, pongo una grande questione (e non deve sembrare che la montagna partorisca il topolino): come cercare di allargare l'orizzonte delle nostre fonti conoscitive. Dobbiamo prendere atto di un fatto che non deve sembrare di stampo movimentista. Prendo parte, nei limiti delle mie possibilità, ai movimenti sociali. Penso che, dalle audizioni all'acquisizione di documentazione, dobbiamo fare in modo che il Parlamento entri direttamente in contatto con i comitati e gli organismi territoriali, perché è lì che oggi si produce conoscenza sociale o, perlomeno, si produce domanda sociale.
Onorevoli colleghi, rispetto alla questione della TAV, ritengo che i più grandi esperti in materia siano, per un verso, il ministro pro tempore Di Pietro, ma per l'altro, a mio avviso, proprio il comitato TAV che si è mobilitato in Piemonte. Non a caso - non svelo alcun segreto - i gruppi parlamentari, quando vogliono proporre uno strumento in Parlamento, giustamente acquisiscono da questi comitati dati e informazioni. E non è un fenomeno soltanto italiano. Ormai, sul territorio nazionale si registra l'espandersi di organismi che si occupano di diverse questioni, dal ponte sullo stretto di Messina, al problema dei rifiuti, dell'energia e dei gassificatori. Non c'è questione fondamentale - non stiamo parlando della vecchia fontanella, di interessi particolari, ma di grandi temi - su cui i cittadini non si organizzino.
E perché i cittadini si organizzano direttamente? Si tratta soltanto di quelle che i tedeschi chiamavano le Bürgerinitiativen, organizzate per difendere i propri interessi? Io penso che svolgano anche un ruolo di supplenza rispetto ai partiti. Se questi ultimi non sono più in grado di misurarsi con le domande che vengono dalla società, ma soltanto con le proprie (essendo i partiti sempre più autoreferenziali), il Parlamento - al riguardo, rivolgo un invito ai questori, all'apparato della Camera e a chi lo dirige - deve trovare i canali per impossessarsi delle istanze, delle domande, delle conoscenze provenienti dagli organismi differenziati. So che si tratta di un lavoro non facile: ovviamente,Pag. 12un conto è telefonare al CNEL o ad una regione, un altro conto è monitorare permanentemente e selezionare in maniera neutrale; insomma, non si tratta di rivolgersi semplicemente a comitati, per acquisire pareri od orientamenti, ma si tratta di mettere a disposizione dell'intero Parlamento, e dunque delle diverse opzioni ideali e politiche, delle basi di conoscenza.
E potrei anche continuare. Ad esempio, quando discutiamo di energia e del solare, come si fa a non prendere in considerazione le esperienze della Lombardia o della Sicilia? O prendiamo a riferimento semplicemente i tecnici? Con tutto il rispetto per la conoscenza scientifica, ricordo che, quando si trattò di fare un'opzione a proposito del nucleare, anche gli scienziati furono nuclearisti. Allora, anche la scienza non ci consegna una conoscenza neutrale. Intendo dire che non dobbiamo avere paura di «contaminarci» con quanto viene prodotto a livello di società, a livello di base.
Questa era la mia prima istanza. La seconda - non voglio rubare molto tempo ai colleghi che desiderano intervenire - concerne il rapporto con l'Unione europea (naturalmente, dalla cosiddetta legge La Pergola in poi, questa è materia di legge). Da questo punto di vista, penso che dobbiamo accentuare i processi informativi tra Parlamento nazionale ed organismi europei. So che abbiamo un ufficio a Bruxelles e che è stato istituito un servizio apposito - e ciò dimostra la raffinatezza degli strumenti che la Camera si è data - ma, prendendo spunto dalle ultime decisioni del Consiglio europeo (tenutosi, se non ricordo male, a giugno), nelle quali si mettevano in relazione i Parlamenti nazionali con le decisione della Commissione, per rendere gli organismi rappresentativi nazionali immediatamente edotti delle decisioni in fieri in sede europea, penso che, nella fase ascendente, dobbiamo avere una capacità di controllo delle decisioni della Commissione molto più accentuata. La cosiddetta legislazione organizzata si muove tra interventi degli esecutivi nazionali e predisposizione delle direttive e dei regolamenti da parte della Commissione europea. Se non interveniamo in questo segmento temporale del processo decisionale, penso che non saremo in grado di esprimerci efficacemente. Allora, ritengo che i questori debbano dedicare particolare attenzione anche al potenziamento, mediante la destinazione di fondi, dei predetti strumenti di conoscenza e degli apparati predisposti per l'acquisizione dei dati.
Ancora due semplicissime considerazioni. Io penso - e il mio gruppo è d'accordo - che non debbano essere innalzate le soglie retributive (cosa che, peraltro, non è avvenuta e non dovrà avvenire in futuro): gli stipendi dei parlamentari sono più che sufficienti; anzi, penso che, tendenzialmente, gli investimenti della Camera dovranno spostarsi dalla moneta sonante ai servizi. In particolare, ritengo che vadano esaltati tutti i processi formativi ed informativi di cui i singoli parlamentari sono dotati. Vorrei fare una piccola notazione: il ruolo dell'informatica va esaltato, ma anche la lettura del cartaceo rimane importante. Per esempio, aver tolto la disponibilità dei ripiani di tutti i tavoli in cui si poteva leggere nel cosiddetto corridoio dei presidenti, penso che sia stata una scelta un po' eccessiva. Infatti, se si vuole leggere un documento ovvero un libro, o scelgo di andare nella sala lettura - dove però ci sono i giornali - oppure non si sa dove potersi recare per trovare degli appositi spazi per la lettura.
Credo inoltre che continuare ad investire nella biblioteca sia importante: quando richiedo dei libri, molto spesso mi sento rispondere che i bilanci della biblioteca sono ristretti e molto vincolati. Questo è un errore perché, ovviamente con la giusta selezione, noi dovremmo fare in modo che la biblioteca abbia tutti i supporti finanziari necessari. Infatti, non basta Internet o l'informazione elettronica, ma serve acquisire quelli che rimangono punti fermi e stabili.
Mi si consenta una civetteria e concludo, Presidente: so che la biblioteca è un servizio splendido e meraviglioso, peraltroPag. 13funziona splendidamente, tuttavia, ad esempio, manca dell'opera di Condorcet, che non è di certo un rivoluzionario che debba essere escluso. So che l'ultima edizione del 1848 è stata semplicemente ristampata e la biblioteca della Camera non può mancare di un'opera come questa. Era una civetteria per dirvi che, secondo me, investire in libri ed acquisizione di documenti significa estendere anche gli ambiti della nostra conoscenza. Infatti, la biblioteca, dall'ambito giuridico e storico si è estesa anche a quello economico e scientifico. Tali aspetti vanno esaltati: non dobbiamo negarci che le nuove discipline interagiscono anche con i processi legislativi come la bioetica e la biologia, tutte discipline che non godevano di ampia considerazione da parte di chi era addetto all'acquisizione dei libri. So che questo richiede denaro, ma ritengo sia un denaro ben speso. La ringrazio, Presidente.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole, anche per le indicazioni bibliografiche.
È iscritto a parlare l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.

GIACOMO STUCCHI. Presidente, mi permetto di aprire con una battuta: evidentemente se nessuno fino ad ora si era accorto della mancanza, presso la biblioteca della Camera, della pubblicazione di Condorcet probabilmente è perché non è ritenuta essenziale. Poi, per carità, si può sicuramente porre rimedio ad una carenza così grave, perché tutta la cultura va rispettata. Tuttavia, abbiamo forse altri problemi più importanti da affrontare in questo dibattito: conto consuntivo 2005, progetto di bilancio 2006, progetto triennale 2006-2008. Il questore Albonetti ha illustrato una filosofia che vuole e deve essere seguita, vale a dire quella di utilizzare le risorse in modo produttivo e che, ad ogni euro speso, deve corrispondere un servizio aggiuntivo per i deputati. Questo sì che è un modo di operare e che può portare risultati positivi all'Assemblea, ma anche alle persone che lavorano, i nostri collaboratori, i funzionari e tutti coloro che sono essenziali per poter lavorare al meglio all'interno di questo ramo del Parlamento. Anche sul discorso legato all'affermazione «meno privilegi, più servizi» (spesso si parla di privilegi in modo improprio, perché sono servizi che vengono messi a disposizione dei deputati; si dovrebbe dire «meno soldi ai deputati, ma più servizi») occorre riflettere. Diciamolo francamente: vi sono delle situazioni in cui, a volte, dobbiamo far finta di non vedere ciò che sta accadendo. Ce lo ricorda anche una collega della Margherita che la settimana scorsa ha scritto su un quotidiano, denunciando, ad esempio, la gestione dei fondi dati per i collaboratori e l'attività sul territorio.
Questo è un problema che noi non possiamo eludere e dobbiamo affrontare di certo.
Esistono, peraltro, realtà differenti. Alcuni colleghi, infatti, pur non avendo collaboratori, ahimé, comunque percepiscono questi fondi, che dovrebbero essere assegnati loro per coprire tali spese: se non hanno collaboratori, sarebbe giusto che non avessero queste risorse. Esiste, poi, un ulteriore aspetto che, se vogliamo, è delicato ma per altre ragioni: mi riferisco alla assunzione, per così dire, da parte di due o tre colleghi deputati, di un unico assistente parlamentare, che lavora per 10 ore al giorno, è retribuito con 600 o 900 euro al mese e, magari, la sua assunzione non è neppure in regola con le norme vigenti, cioè è una assunzione «in nero». Allora, un controllo dovrebbe essere effettuato, bisognerebbe trovare un sistema che impedisca questo tipo di situazioni. È interesse nostro, per tutelare l'immagine della Camera dei deputati; è interesse nostro, per tutelare la funzionalità della Camera dei deputati; è interesse nostro perché, se noi diamo il buon esempio, non possiamo essere attaccati da altre istituzioni pubbliche o soggetti privati che ci chiedono di guardare a quello che facciamo in casa nostra, prima di pretendere di imporre alcunché in casa loro, e ci chiedono di fare un esame di coscienza e di sistemare, innanzitutto, i nostri problemi interni. AbbiamoPag. 14affrontato tale questione in sede di Ufficio di Presidenza, ma sarà opportuno affrontarla nuovamente.
Mi congratulo con il Collegio dei questori per il piano dell'edilizia. Era ora di superare l'esperienza di Palazzo Marini! Bisogna andare in un'altra direzione, quella dell'acquisizione degli immobili. Non voglio dire che si sprechi denaro quando si affittano gli immobili funzionali all'esercizio dell'attività della Camera ma, sicuramente, l'investimento immobiliare, ove garantito da un prezzo congruo, è la strada da preferire.
Tutto bene anche per quanto attiene ai restauri. Per carità, noi viviamo all'interno di un museo e non possiamo assolutamente permettere che tutte le suppellettili, i quadri, gli arredi, tutti i beni artistici e architettonici possano deperire, possano trovarsi in una situazione di mancanza di manutenzione che possa portare, eventualmente, alla loro inutilizzazione. Questi beni hanno un valore storico importante ed è giusto destinare risorse anche per questo tipo di interventi.
Le relazioni, in verità, sottolineano tutti gli aspetti legati alla vita della Camera dei deputati. Saltando di palo in frasca, ricordo che nell'intervento del questore Albonetti si è trattato della questione del contributo unico, che è stata affrontata in occasione della prima riunione dell'Ufficio di Presidenza cui il sottoscritto ha partecipato. Ritengo che si sia compiuta una scelta non logica nell'avvantaggiare i grandi gruppi parlamentari e nel penalizzare quelli piccoli. È vero che questi ultimi, che non erano tali perché non avevano i numeri per poterlo essere, sono divenuti, comunque, gruppi parlamentari a seguito di una votazione effettuata in sede di Ufficio di Presidenza. Quindi, è stato tolto loro qualcosa ma è stato riconosciuto loro qualcos'altro. Credo, però, che sia stata violata la situazione di parità. Essere tutti sullo stesso piano di parità, forse, è la soluzione migliore che si possa adottare all'interno di una Assemblea di questo tipo. È stata una scelta, vedremo se, nel futuro, si potrà rimediare o meno. Affermo questo non in ragione del fatto che il mio gruppo possa avere tratto un maggiore o minore guadagno da questo tipo di scelta; poche migliaia di euro, in più o in meno, corrispondono al versamento volontario di un mese di ogni singolo deputato della Lega Nord al proprio gruppo politico. Quindi, la questione non è economica. Il fatto è che quanto è accaduto, per come è stato gestito, ci ha lasciato un po' di amaro in bocca ma ci ha consentito, per così dire, di prendere le misure.
Un'altra questione, secondo noi, deve essere affrontata. Come premessa, però, va specificato che la Lega non chiede, nella discussione sul conto consuntivo e sul progetto di bilancio, più soldi per i deputati o per i gruppi. No, la Lega chiede che ci siano più funzionalità e più servizi, la massima collaborazione e l'eliminazione degli sprechi. Questo è un altro obiettivo importante, perché una cosa è non incrementare le spese, un'altra è, magari, riuscire a diminuirle, eliminando gli sprechi. Quindi, c'è la possibilità di migliorare determinati servizi e raggiungere entrambi questi risultati.
Cito alcune delle richieste che ho ricevuto da colleghi deputati appartenenti a tutti i gruppi, di maggioranza e di opposizione, in questi mesi, che sono le più variegate e disparate possibili e possono essere più o meno «pesanti», definiamole così. Però, sono questioni che l'Ufficio di Presidenza, senza presentare uno specifico ordine del giorno - mi riferisco soprattutto al Collegio dei questori -, potrebbe prendere in considerazione. Ad esempio, vi è il problema, che mi è stato sottolineato ancora ieri, della gestione del ristorante dei deputati, ossia di valutare la possibilità di una esternalizzazione di questo servizio, sul modello del Senato. Mi dicono che i risultati sono molto diversi. Non lo so, ma verifichiamo la realtà e la possibile riduzione dei costi.
Un'altra questione marginale, che non lo è, però, per chi, come il sottoscritto e il collega Bricolo, che siede al mio fianco, è, purtroppo, un tabagista: mi riferisco alla necessità di rivedere le aree per i fumatori e, giustamente, anche per i colleghi non fumatori, di garantire il rispetto delle zonePag. 15per i non fumatori. Ciò deve essere fatto attraverso una rivisitazione delle zone individuate, che sono sicuramente insufficienti e che portano, quindi, i fumatori a fumare dappertutto o quasi, specie nelle zone più nascoste, meno visibili o meno frequentate da coloro che dovrebbero sanzionare questo tipo di attività illecita, ossia quella del fumo al di fuori delle zone autorizzate. Anche in questo caso non diamo un buon esempio: le persone fumano tranquillamente sotto un cartello dove è scritto: «vietato fumare». Se vediamo queste situazioni tra di noi, possiamo anche sorridere amaramente, ma se le vede qualcuno che viene da fuori, può pensare: questi sono quelli che dovrebbero fare le leggi, ma sono i primi a non rispettarle. Questa cosa non va bene.
Un'altra questione marginale è la richiesta del potenziamento del servizio di barberia, che, secondo me, funziona bene, ma che, secondo altri colleghi, necessita di qualche unità in più.
La questione vera, però, è un'altra, sulla quale ho discusso varie volte con i colleghi. Esiste un Punto Camera che è gestito dalla Fondazione della Camera. L'obiettivo del Punto Camera è quello di avvicinare i cittadini alle istituzioni e alla Camera dei deputati? È quello di fare anche un'operazione di «simpatia» nei confronti dei cittadini, visto che vengono messi a disposizione dei gadget, che possono essere comprati liberamente? Forse l'obiettivo è quello di far diventare il marchio Camera un marchio esclusivo, che può essere acquistato solo da persone che dispongono di una certa entrata economica, come oggi accade, perché un portacarte in pelle viene fatto pagare 225 euro! È una cassettina in pelle, con tutto il rispetto (sarà fatta a mano), ma sicuramente non aiuta a perseguire l'obiettivo di un'operazione «simpatia», per avvicinare, se vogliamo, anche i giovani e aiutarli a capire come funziona il meccanismo della Camera. Tante cose potrebbero essere messe a disposizione degli utenti del Punto Camera a prezzi ragionevoli - affinché non vi sia una costo per l'amministrazione, ma nemmeno un eccessivo guadagno -, che funzionerebbero da ancora, da vetrina per fare entrare qualcuno nei locali del Punto Camera. Sono poche infatti le persone che vi entrano, spaventate dai prezzi della merce esposta come gadget. Probabilmente, se si recassero in via Condotti spenderebbero meno e, francamente, il marchio della Camera non è ancora paragonabile alle firme di via Condotti dal punto di vista dello stile o di quant'altro. Anche queste sono questioni da tenere in considerazione.
Detto ciò, ritengo necessario ringraziare il personale per quanto fa quotidianamente; infatti, spesso, i diversi limiti che si palesano nella quotidiana attività di una macchina così complessa come quella della Camera vengono superati grazie proprio alla dedizione e al lavoro di tutto il personale, che sicuramente è ben guidato e ben amministrato attraverso le disposizioni provenienti dal Collegio dei questori, dall'Ufficio di Presidenza e dal funzionario che segue direttamente i diversi aspetti.
In conclusione, ritengo che non vi siano molte questioni rilevanti da affrontare, tuttavia vi sono tante piccole questioni - quelle che ho accennato in precedenza costituiscono solo una selezione delle stesse - che dovrebbero essere risolte, altrimenti il prossimo anno ci troveremo nuovamente a discutere degli stessi argomenti. Cerchiamo, quindi, di intervenire come sempre è stato fatto da parte del Collegio dei Questori. Tale organo, che riveste grande importanza, spesso non è ben conosciuto all'esterno di tale amministrazione. Infatti, se la visibilità politica la possono avere i presidenti di Commissione, i Vicepresidenti, il Presidente della Camera e altre figure, spesso il ruolo del deputato questore non è conosciuto dal cittadino, che pensa a tale figura riferendosi al questore nella sua provincia. Quindi, è un ruolo che andrebbe spiegato meglio ai cittadini, trattandosi di un ruolo delicato, che viene svolto come una missione, cercando di assecondare le richieste più disparate.
Pertanto, il mio augurio è che si continui su questa linea e che si riescano a risolvere le attuali problematiche sapendo,Pag. 16tuttavia, che una volta risolte queste ultime si presenteranno nuovi problemi che ci costringeranno, insieme all'Ufficio di Presidenza, a lavorare. Del resto, il nostro lavoro è proprio questo (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, oggi discutiamo del conto consuntivo per il 2005 e del progetto di bilancio per l'anno finanziario 2006, che è stato aggiornato insieme al bilancio triennale dai questori e rassegnato alle decisioni della nuova Camera.
Apprezzo che nella relazione che accompagna tali documenti si insista sul fatto che la dotazione, come ha ricordato il questore Albonetti, sia allineata alla crescita del PIL dal DPEF 2007-2011 per quanto riguarda i prossimi bilanci, quindi da allineare in futuro. Apprezzo il fatto che la spesa prevista per il 2007 dal bilancio interno rifletta le decisioni assunte nella precedente legislatura. Tale apprezzamento contiene la considerazione che si tratta di un limite e di un vincolo, oltre che di una buona prassi istituzionale che vuole affidata alle nuove Camere la definizione del bilancio anche attinente ad una parte della precedente legislatura.
Si tratta di una prassi, però, che richiede comunque una riflessione critica e propositiva, alla luce di novità intervenute in sede di previsione di politica economica e di bilancio nel quadro politico istituzionale nuovo, nonché alla luce del dibattito svoltosi sui cosiddetti costi della politica ed anche di non irrilevanti elementi di carattere sistemico istituzionale che si rifletteranno sempre più sul funzionamento delle Assemblee elettive, compresa la nostra, come la nuova legge elettorale. Vorrei che fosse chiaro a tutti noi che le conseguenze della scelta del ritorno al proporzionale già hanno mostrato i loro effetti sul funzionamento della Camera e ne mostreranno altri ai quali l'Assemblea dovrà prestare attenzione, non passiva ma propositiva, al fine di contenere spinte alla sovrarappresentazione di istanze di carattere identitario dei gruppi, che possono riflettersi negativamente anche sul bilancio interno della Camera se non adeguatamente governate da condivisi indirizzi di utilizzo delle risorse disponibili. Credo che a questo si stiano apprestando il Collegio dei questori e la Presidenza, e si tratta di una questione che non posso non apprezzare.
Ho notato, che nel corso della polemica estiva ed agostana, è stata presentata come sperpero la giusta decisione di rivedere la vecchia delibera che assegnava i fondi per il funzionamento dei gruppi e che premiava sostanzialmente la dispersione e la frammentazione, poiché assegnava le suddette risorse in funzione inversamente proporzionale alla loro grandezza. È stata una giusta scelta quella di premiare la tendenza all'aggregazione, dato che la precedente delibera distorceva lo spirito sia del vecchio sistema maggioritario, sia della nuova normativa elettorale della Camera che, pur producendo frammentazione e dispersione, in una sua parte tende a prevedere comunque la tendenza all'aggregazione ed alla riaggregazione, contenuta nel vincolo coalizionale e nelle medesime soglie posta dalle singole liste. Quest'ultimo indirizzo di tipo aggregativo, a mio avviso, va valorizzato anche nella lettura degli atti che sono stati compiuti e si compiranno nel corso del triennio in tema di bilancio, soprattutto per quanto attiene al funzionamento dei gruppi. A tale proposito, vorrei ricordare che un ordine del giorno sottoscritto da tutti i capigruppo di maggioranza e di opposizione, ed accolto nella discussione del precedente bilancio nella scorsa legislatura, invitava il Collegio dei questori a valutare la possibilità di adeguare gli importi relativi al contributo unico per il funzionamento dei gruppi sulla base della variazione media annua rilevata dall'ISTAT relativamente all'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati.
Alla luce delle nuove condizioni date, penso sia opportuno - e suggerisco, se è possibile - che il Collegio dei questoriPag. 17tenga conto di tale deliberazione e che possa farlo, naturalmente, tenendosi lontano da pressioni di carattere demagogico e da spinte irresponsabili da parte di chi agita genericamente il tema del finanziamento ai gruppi parlamentari per il loro funzionamento, presentandolo come uno tra i nodi della moralizzazione della vita pubblica, quasi si trattasse di una sorta di strisciante appropriazione di fondi diversamente destinabili. Penso, invece, si tratti di una voce importantissima del bilancio e del funzionamento delle nostre istituzioni e della nostra democrazia. La polemica spicciola e gratuita nei confronti delle spese delle istituzioni va spogliata dei suoi aspetti e strumentali e colta, invece, per quella esigenza - essa sì importante - che proviene dall'opinione pubblica, di trasparenza e di contenimento degli sprechi.
Penso pertanto che occorre valutare, relativamente al contenimento di spesa, se non si debba volgere la nostra attenzione, più che al capitolo che si ascrive al funzionamento dei gruppi, a quello che attiene al funzionamento dell'amministrazione della Camera. Ora, i conti della Camera sono sotto gli occhi di tutti e ce li ha ben riassunti in quest'aula il questore Albonetti, a nome del Collegio. Tali conti dicono che è importante mantenere entro i limiti fissati dalla legge gli obiettivi di bilancio, ma non esimono noi tutti, al di là dei limiti fissati dalla legge, dal porsi sempre l'obiettivo di una gestione oculata delle risorse poste a disposizione per il funzionamento della Camera dei deputati.
Il questore Albonetti ci ha giustamente ricordato che per il futuro è in evidenza l'esigenza di una attenta politica di bilancio, che comporti una accurata selezione degli obiettivi prioritari, un continuo monitoraggio della spesa, nonché una costante attenzione ai profili di efficacia e di efficienza della azione amministrativa. Vi è, da parte nostra, piena condivisione di tale impostazione e di tali indirizzi. Ovviamente, in tale impostazione, la previsione per gli anni 2007-2008 si allinea con gli importi della detrazione della dotazione all'andamento del PIL nominale programmato, così come ci è stato ricordato.
Quindi, si tratta di un importante intervento, che determina una riduzione anche della dotazione complessiva. Penso, ad esempio, che si possa ulteriormente intervenire per razionalizzare la spesa ed eventualmente spostare risorse in altri campi. Ritengo sia rilevante, ad esempio, ai fini della spesa di bilancio, il previsto ridimensionamento delle voci relative alle consulenze, previsto proprio a seguito della presa in considerazione della circostanza che in questa legislatura non saremo più di fronte all'«esplosione» che le stesse consulenze hanno avuto durante la scorsa legislatura presso le Commissioni bicamerali, che in questa legislatura sono state contenute nel numero e che credo dovranno essere ridimensionate e riportate ai livelli adeguati, propri delle funzioni delle Commissioni bicamerali per quanto riguarda la dotazione di consulenze ed apporto esterno di personale.
La riduzione del numero delle Commissioni bicamerali, quindi, crea risorse che possono essere impegnate altrove. Si liberano risorse che possono contribuire al raggiungimento degli obiettivi di contenimento della spesa o possono essere destinate al rafforzamento dei servizi per l'attività legislativa e per l'attività di controllo e di sindacato ispettivo svolta dai parlamentari e da questa istituzione; anzi penso che proprio l'attività di controllo del Parlamento debba essere una delle attività da potenziare e valorizzare, perché è una delle attività proprie che distinguono il ruolo parlamentare e dei singoli parlamentari.
Altri risparmi potrebbero derivare dall'unificazione di alcuni servizi che oggi sono separati fra Camera e Senato. Faccio riferimento, ad esempio, all'Archivio storico, alla Biblioteca ed anche al Servizio bilancio, che è uno snodo importantissimo sia nell'attività di controllo e di verifica sull'attività dell'esecutivo sia per la definizione dei compiti propri del Parlamento. Un'iniziativa di questo genere, ovviamente, comporterebbe un indirizzo che non è solo di razionalizzazione della spesa, ma anche di valorizzazione e di rafforzamento delPag. 18ruolo del Parlamento, oltre che di aumento dell'efficienza dei singoli servizi.
Queste sono scelte di responsabilità, che possono essere compiute accrescendo l'efficacia dei servizi e producendo risparmi rilevanti, in tal modo contribuendo al contenimento della spesa non solo di questa alta istituzione, ma anche di quella di tutto il comparto pubblico. Va da sé che già oggi si deve positivamente constatare, come fatto rilevare dal Collegio dei questori, che la dinamica delle spese, al netto degli effetti fisiologicamente connessi allo svolgimento delle elezioni politiche, risulta pari al 2 per cento e che la dotazione richiesta si manterrà entro una previsione di contenimento che si dispone al di sotto dell'incremento previsto del PIL.
È perciò condivisibile ogni sforzo teso a massimizzare l'azione di rigore e di trasparenza nei procedimenti di spesa, anche di quella che attiene alla responsabilità dell'amministrazione. Il contenimento e la razionalizzazione di quest'ultima è decisiva anche al fine di rispondere a tutte le domande e le sollecitazioni che provengono dall'opinione pubblica in tema di contenimento dei costi della politica. Essa non è separata dal più generale tema del contenimento dei costi della politica, i quali non possono ridursi alla considerazione dei costi del funzionamento dei partiti e dei gruppi politici, ma devono assolutamente assumersi nell'accezione propria del costo del funzionamento dell'amministrazione pubblica, dunque anche di quella dell'amministrazione della Camera dei deputati.
Occorre evitare, ad esempio, ove sussistano naturalmente, il moltiplicarsi degli incarichi. Occorre ridurre, ove sussistano, doppioni che possono essere sdoppiati. È necessario razionalizzare e rendere compatibile il costo del personale con il funzionamento e la missione di questa alta amministrazione. Occorre rendere evidente e palese qual è l'incidenza, ad esempio, del costo del personale sul funzionamento dell'insieme delle istituzioni. Si tratta di cose semplici ma che vanno dette, vanno poste in evidenza, al fine di apportare le necessarie misure di razionalizzazione sia nell'ambito, ad esempio, di ruoli che possiamo considerare apicali sia con riferimento ad altre mansioni. Queste scelte e questi dati vanno resi adeguatamente pubblici e comunicati all'opinione pubblica: anche l'amministrazione della Camera dei deputati deve essere, il più possibile, una «casa di vetro».
Non è qui in discussione l'alta professionalità e il merito che va riconosciuto a tutto il personale della Camera. È, invece, un richiamo ad un più incisivo e comune impegno di tutti noi a rendere la nostra istituzione sempre più capace di valorizzare le professionalità e i meriti, al minor costo per la collettività. Questo è un impegno che deve essere assunto da tutti noi, fuori da ogni logica criticista e strumentale. Penso, ad esempio, al settore informatico, dove si deve sempre più erogare un servizio caratterizzato da una continua interazione di molte funzioni tecniche che abbisognano di un forte coordinamento, al fine di garantire un'erogazione efficace ed affidabile dei servizi informatici, cosa, questa, di vitale importanza per tutte le attività che si svolgono presso la Camera dei deputati, nonché per i rapporti con i cittadini e con la più generale opinione pubblica.
Ho già detto di altri servizi che potrebbero essere oggetto di unificazione con quelli del Senato per divenire servizi, ad esempio, di tutto il Parlamento, come è già nell'esperienza di tanti Parlamenti in Europa e nel mondo: un unico servizio per le due Camere.
Il miglioramento dei servizi è senza dubbio un terreno sul quale è possibile operare il contenimento dei cosiddetti costi della politica. A tal fine, mi pare opportuno il richiamo del Collegio dei questori alla collaborazione con le organizzazioni sindacali. Penso, ovviamente, che occorra valorizzare il più possibile il personale della Camera ed il personale interno e, solo in assenza di una capacità interna, ricorrere all'esterno. In questo ambito deve collocarsi, ad esempio, un'adeguata razionalizzazione dei servizi resi presso Palazzo Marini, come ricordato anche dal questore Albonetti, per consentirePag. 19il superamento di alcuni problemi che si sono segnalati per il funzionamento negli scorsi mesi.
Va riconosciuto che professionalità e competenza sono fattori decisivi che si pongono a garanzia del funzionamento e dell'autonomia di questa istituzione. Di ciò va dato atto al personale che collabora quotidianamente con noi e che a volte viene messo anche a dura prova; a tutto il personale della Camera va perciò il nostro ringraziamento. Il ringraziamento va, in particolare: al Segretario generale; ai vicesegretari generali; ai capi servizio; al personale delle Commissioni e degli uffici legislativi del Servizio studi; ai resocontisti e agli stenografi; a tutti gli operatori e agli addetti tecnici. Essi consentono a noi di esercitare nel migliore dei modi le nostre funzioni.
Sappiamo che il bilancio della Camera è uno dei capitoli importanti di spesa per il funzionamento e l'organizzazione della nostra democrazia. Le risorse di cui le istituzioni dispongono vanno impiegate nel senso di favorire una maggiore vicinanza dei cittadini alle istituzioni senza, però, mai indulgere a facili demagogie, anche quelle che spesso si fanno intorno alla questione delle indennità dei parlamentari. Su questo non solo va fatta chiarezza, ma va fatta giusta informazione, in modo tale che sia chiaro e chiaramente distinto che una cosa è l'indennità, un'altra è la diaria e un'altra ancora è il contributo che viene dato per il rapporto degli eletti con gli elettori. Pensiamo, perciò, che le relazioni, i documenti ed il progetto di bilancio presentati vadano nella direzione giusta, che già contengano elementi importanti delle questioni che qui ho voluto porre, e crediamo che un'ulteriore occasione ci sarà data tra pochi mesi nella discussione che verterà sul prossimo bilancio preventivo, di cui discuteremo anche sulla base di nuove deliberazioni e decisioni che questo Parlamento avrà assunto relativamente alla nuova legge finanziaria e di bilancio dello Stato.
Nell'apprezzare, dunque, i documenti di bilancio qui presentati desidero, perciò, ringraziare il Collegio dei questori e la Presidenza della Camera. Avendo voluto porre nel dibattito le questioni che mi parevano più significative a bilancio dato e ad inizio di legislatura, desidero anche sottolineare l'impegno del nostro gruppo, come spero sia e possa essere l'impegno di tutto il Parlamento e della Camera dei deputati, in particolare per avviare dal prossimo bilancio una compiuta riflessione sugli indirizzi di bilancio della Camera in rapporto alle necessità della attuazione ed eventualmente di una dovuta revisione regolamentare, della corresponsione delle scelte di bilancio agli indirizzi di bilancio più generali dello Stato, nonché di corrispondenza alle esigenze di trasparenza, di informazione e di controllo che spetta all'opinione pubblica e ai cittadini (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, con il mio intervento vorrei osservare quanto segue; anzitutto, bisogna fornire ai deputati una più ampia documentazione di supporto all'esame del bilancio interno della Camera. Ho sollevato la questione anche dinanzi all'Ufficio di Presidenza perché ritengo che il parlamentare, con tale ausilio, possa approfondire, nel dibattito, il merito delle questioni recando un contributo utile al miglioramento dei servizi. L'obiettivo del nostro bilancio deve essere la minore spesa possibile per il miglior servizio possibile; in tal senso, illustrerò poi un ordine del giorno da me presentato, teso a contenere le spese della Camera per i documenti cartacei; adesso che abbiamo potenziato i servizi informatici, non possiamo sostenere una spesa di produzione cartacea uguale al passato, considerato che oggi, all'incirca, occorre la metà di quei documenti; quindi, si tratta di un servizio che va assolutamente rivisto perché spendiamo migliaia e migliaia di euro per un cartaceo che in buona parte non viene utilizzato. Auspico pertanto che venga accolto il mio ordine del giorno.
In secondo luogo, si deve altresì rivedere la politica immobiliare; non condivido,Pag. 20non ho mai condiviso che si ricorra sempre più ad affitti e non ad acquisti: la credibilità della Camera dei deputati ci consente infatti di accendere mutui bancari ai tassi di interesse correnti per effettuare acquisti di proprietà. Tale dovrebbe essere l'obiettivo e pertanto auspico vi sia una inversione di tendenza su questo versante. Peraltro, prima di affittare o acquistare immobili, dovremmo razionalizzare meglio gli spazi, in quanto questi, a mio avviso, non ricevono un uso razionale; inoltre, bisogna anche ridurre gli spazi per alcune figure istituzionali che non hanno un'attinenza propria con i lavori della Camera.
Esistono ancora, nei palazzi della Camera, zone nelle quali mancano le condizioni di sicurezza: sollecito al riguardo la costituzione da subito di un osservatorio tecnico puntuale perché non sarebbe una bella immagine per la Camera se malauguratamente si verificassero dei danni dovuti alla non messa in sicurezza, ai sensi della legge, di cavi elettrici e di quant'altro.
Bisogna rivedere alcuni contratti, signori questori e colleghi deputati; le polizze assicurative stipulate dalla Camera dei deputati risalgono, ormai, a qualche decennio fa; sono contratti stabiliti sempre con le stesse compagnie, con una resa, per il parlamentare, a mio avviso al di sotto degli standard normalmente garantiti oggi. Perché la Camera non deve promuovere un bando pubblico per stipulare nuove polizze assicurative, mettendo così in competizione le compagnie, nazionali o estere. Il nostro obiettivo infatti è sempre lo stesso, non spendere di più ma avere il migliore servizio. Dunque, attualmente, in caso di infortunio del deputato, si fa riferimento a tabelle alle quali nessuno più si richiama nel nostro paese se non nell'ambito di nicchie. Quindi, il deputato riceve una copertura inferiore a quella media di un lavoratore: se ciò significasse risparmio, sarei d'accordo; ma se non significa risparmio, e se lo stesso servizio può esserci erogato da altre compagnie, qualcuno deve spiegarmi perché non si possa rimuovere questo blocco di polizze assicurative, oltretutto con una ripartizione partitica di partiti che non esistono più in Parlamento. Noi dobbiamo operare con trasparenza, dobbiamo essere il palazzo della trasparenza; ma ciò non è possibile quando le polizze assicurative si trascinano da dieci, venti, venticinque anni, se non di più e quando vengono adeguate, ma non riviste. Sul mercato, oggi, come sa chiunque di noi stipuli una polizza assicurativa anche solo per un'autovettura, esiste una varietà infinita dell'offerta, e quindi di possibili risparmi.
Chiudo qui la questione, però prego il Collegio dei deputati questori di rivedere questo aspetto, affinché entro il prossimo anno si possa avviare un percorso - me ne assumo la responsabilità - di maggiore trasparenza nei rapporti con le compagnie di assicurazione, visto quello che dà la Camera in termini di immagine e di «marchio». Voglio dire che chi lavora con la Camera ottiene una promozione dei propri prodotti, che diversamente costerebbe a quelle compagnie, a quelle aziende, migliaia e migliaia di euro, perché avere polizze assicurative con la Camera dei deputati vuol dire essere dei soggetti credibili. Quindi noi dovremmo pagare di meno di quanto non paghi il normale imprenditore o la normale azienda. Inoltre non concepisco che non si faccia ricorso al mercato per vedere - può darsi pure che non accada - se gli stessi (o migliori) servizi ci possano costare di meno. Questa è una verifica che deve essere fatta per l'onorabilità dell'intero Ufficio di Presidenza, oltre che della Camera tutta.
Mi auguro inoltre che si ricorra sempre meno ai lavori esterni. Sono anni che chiedo che la Camera faccia ricorso ai lavori esterni solo in via eccezionale o per alte professionalità che non troviamo nell'ambito dell'istituzione stessa. Infatti uno dei primi problemi che abbiamo è quello della riservatezza e della sicurezza. Ho detto al Collegio dei questori che non possiamo avere nei corridoi e nelle stanze della Camera dei deputati personale che svolge le stesse mansioni, con uno che prende 4 mila euro al mese e l'altro 800 euro!Pag. 21
Le ditte appaltatrici che vogliono lavorare con la Camera...

PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, la invito a concludere.

TEODORO BUONTEMPO. ...ci devono garantire che si osservino puntigliosamente i contratti e noi dobbiamo fare in modo di non tenere centinaia di persone sull'orlo del baratro del contratto a termine, perché questo può incidere anche sulla nostra sicurezza.
Occorre bandire concorsi, come quello per gli autisti. Dobbiamo infatti decidere cosa fare, perché non si possono aumentare le categorie di coloro che hanno diritto all'autovettura, utilizzando lo stesso numero di autisti oppure ricorrendo a personale esterno, che non offre però garanzia di sicurezza e di privacy. Abbiamo un servizio che fa fatica, è in affanno, mentre dovrebbe essere razionalizzato anche negli orari, sulla base del calendario della Camera. È necessaria quindi, a mio avviso, una maggiore attenzione.
Vi è anche un aspetto, relativamente al quale ho presentato un altro ordine del giorno. Mi riferisco al fatto che uno dei problemi dei parlamentari è quello di non poter comunicare, se non con le vie tradizionali, con l'elettorato. Chiedo dunque che si studi la formula per avere una franchigia postale, come avviene in campagna elettorale; faccio peraltro presente che il deputato non prende quindici mensilità, ma dodici, e questa è una cosa che nella comunicazione non è stata mai detta! Sono quindi dell'opinione che noi al deputato dobbiamo dare più servizi e meno soldi. Pertanto non chiedo che si diano soldi per le spedizioni postali, bensì una franchigia postale a chi una volta l'anno voglia comunicare con gli elettori del suo collegio. Questo è un servizio che aumenterebbe la credibilità della Camera.
Infine, mi auguro che vi sia un nuovo progetto di accoglienza alla Camera, rafforzando anche la promozione della Camera all'esterno, perché la promozione della Camera non può essere ridotta alla Fondazione che stampa libri o che svolge convegni qui dentro con gli addetti ai lavori! La Fondazione è nata per promuovere la Camera dei deputati nell'opinione pubblica, nella società civile e nei giovani. Meno convegni e più promozione all'esterno (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!

GERARDO BIANCO. Non è vero! Anzi, più convegni!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole D'Elpidio. Ne ha facoltà.

DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, Collegio dei questori, credo che un dibattito sul bilancio consuntivo e di previsione della Camera sia argomento intorno al quale si dovrebbe registrare una convergenza di intenti tra maggioranza e opposizione. La Camera dei deputati è un'istituzione che ci vede alla pari. La gestione economica di questa istituzione prescinde, quindi, dalle divisioni tra la maggioranza e la minoranza.
Serve entrare nel merito della qualità dell'azione che ha saputo mettere in campo l'amministrazione della Camera e, quindi, per essa, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei questori. Ma la discussione riguardo alla predisposizione del conto consuntivo e del progetto di bilancio della Camera appare la sede opportuna per rappresentare, signor Presidente, le difficoltà e le aspettative di ciascun gruppo parlamentare.
Noi Popolari-Udeur che, nella scorsa legislatura, eravamo una componente del gruppo Misto, in questa legislatura abbiamo potuto aver riconosciuta la costituzione del gruppo parlamentare autonomo. Essere gruppo parlamentare significa però essere equiparati, avere pari dignità nei confronti dei gruppi numericamente più consistenti rispetto al nostro. Consapevole dello sforzo organizzativo dei servizi e degli uffici che hanno fatto di tutto per mettere la nuova Camera dei deputati, quella nata dalle recenti elezioni, in condizione di lavorare al meglio, non ci sfugge nemmeno l'impegno enorme, davanti allaPag. 22nascita di molti nuovi gruppi, il far fronte, in tempi ristrettissimi, a nuove e diverse esigenze. Di tutto ciò abbiamo preso atto e, con l'occasione, vogliamo ringraziare tutti, dai capiservizio agli operai, tutti coloro che ci hanno messi nelle condizioni di lavorare al meglio.
La Camera dei deputati è, però, una struttura molto complessa e le decisioni, alla fine, hanno sempre una qualificazione o una motivazione politica. È inevitabile che, sulle decisioni politiche - e non certo sui responsabili degli uffici, che hanno solo tradotto materialmente le indicazioni degli organi politici -, noi dei Popolari-Udeur vorremmo entrare nel merito. Ed è su questo punto, signor Presidente, che intendo farmi portatore delle istanze che, dall'interno del mio gruppo, promanano e che abbiamo potuto rappresentare, in una maniera più compiuta, attraverso la presentazione di diversi ordini del giorno.
Questa sede, nella quale si svolge la discussione sulla predisposizione del progetto di bilancio della Camera, appare quella opportuna per rappresentare le nostre difficoltà e le nostre aspettative. In particolare, andrebbe ridiscussa la scelta di confinare nel Palazzo ex Alto Lazio i gruppi parlamentari di minori dimensioni (Popolari-Udeur, Verdi, Misto, eccetera), scelta che ha l'inevitabile conseguenza di determinare una loro marginalizzazione rispetto ai gruppi maggiori, che dispongono di spazi molto ampi nel Palazzo dei Gruppi. Un criterio effettivamente rispettoso della pari dignità di ciascun gruppo potrebbe essere quello di garantire, certo in proporzione alla consistenza, una quota segnata nel Palazzo di via Uffici del Vicario 21 a tutti i gruppi parlamentari, ove insediare le presidenze e gli uffici di stretta competenza e necessità. In questo modo, il Palazzo ex Alto Lazio potrebbe accogliere spazi dedicati ai gruppi parlamentari maggiori, dove essi potrebbero collocare uffici non strettamente legati all'attività quotidiana dei gruppi stessi (archivi, uffici studi, documentazione, eccetera). Nello stesso tempo, sarebbe garantito a tutti gruppi di disporre di uffici dignitosi e rappresentativi, all'interno dello stesso palazzo, cancellando quella impressione, così negativa, che esistano differenze tra i gruppi maggiori, autorevolmente rappresentati al Palazzo dei Gruppi, e gruppi minori, relegati ad una sorta di scomoda ed inadatta dependance.
Questo che ho fatto è solo uno degli esempi, un esempio non assoluto e conclusivo della questione o alternativo ad altri; ma è un esempio che sottolinea come, probabilmente, un altro approccio alla questione sarebbe possibile ponendo al centro del problema, non tanto la difesa di presunti diritti acquisiti, ma il concreto ed effettivo rispetto, non solo della dignità di tutti i gruppi, ma anche del regolamento della Camera. Il Palazzo cosiddetto ex Alto Lazio, infatti, appare privo di quell'aspetto di rappresentanza e ufficialità che contraddistingue i palazzi del Parlamento nel suo complesso. L'ingresso, solo per fare un altro esempio, è sia difficilmente riconoscibile ad un utente inesperto, sia strutturalmente maldisposto e buio. Per ciò che riguarda i locali assegnati al nostro gruppo, terrei a sottolineare che si tratta di nove stanze che coprono in totale una superficie di 125 metri quadri al terzo piano del palazzo in questione, le quali, seppure in qualche modo ristrutturate, sono insufficienti allo svolgimento di una ordinaria attività.
Allo stato, infatti, non disponiamo di una sala che permetta sia a noi parlamentari sia ai nostri validi collaboratori di confrontarsi, di tenere una qualsivoglia riunione ed, in tal senso, siamo di frequente costretti ad affidarci alla benevolenza dei gruppi che dispongono di locali utilizzati in tal senso.
Noi vorremmo richiamarci, nello svolgimento di tali argomentazioni, all'impegno assunto dal Collegio dei deputati questori nella riunione del 27 giugno scorso, in cui ci si riferì proprio alla carenza di spazi, indicando, come soluzione, il reperimento di ulteriori spazi in prossimità dei palazzi nella disponibilità della Camera e, con l'inizio del nuovo anno, una nuova pianificazione dei locali da assegnare ai gruppi.Pag. 23
Vorrei, in ultimo, ringraziare ed augurare buon lavoro per la nuova legislatura a tutta l'amministrazione della Camera, a tutti i dipendenti - dai resocontisti, ai commessi, ai segretari di Commissione, alla segreteria generale -, perché il lavoro di qualità è prezioso per consentirci di svolgere al meglio le nostre funzioni.
Dunque, li ringrazio per il lavoro che viene svolto quotidianamente al servizio dei deputati ed al servizio dell'istituzione che qui rappresentiamo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo sia giusto dividere le responsabilità relative alla discussione ed all'approvazione dei bilanci, ma sia altrettanto giusto sottolineare alcune questioni che meritano attenzione. Una di queste non può essere sottaciuta perché, se è vero che la legge finanziaria, per l'anno in corso, ha ridotto gli emolumenti ai parlamentari, è anche vero che ci siamo trovati, nell'ambito del progetto previsionale, di fronte ad una questione che ha alimentato dei costi ulteriori e mi riferisco, in particolare, alla decisione dell'Ufficio di Presidenza di legittimare i gruppi richiedenti.
Nella scorsa legislatura i gruppi erano otto, mentre nell'attuale sono diventati tredici. È evidente che, al riguardo, dovremmo riflettere non per entrare nel merito della valutazione già svolta dall'Ufficio di Presidenza, ma per renderci conto che alcune decisioni interferiscono direttamente con il bilancio e, pertanto, devono essere valutate con molta attenzione da tutti i gruppi parlamentari.
A tale proposito, mi permetto di chiedere ai questori, che ringrazio per il lavoro non semplice e facile, anzi molto spesso ingrato, che sono chiamati a svolgere, se sia stata fatta una quantificazione dell'aumento dei costi conseguenti a tale decisione, in quanto, sotto il profilo della responsabilità, ritengo sia giusto valutare anche gli effetti di tale scelta.
Vi sono una serie di questioni aperte sulle quali credo sia giusto portare la nostra discussione. Non si tratta di questioni di grandi principi, perché è evidente che la complessità che abbiamo di fronte nelle procedure legislative potrà trovare, forse, una soluzione esclusivamente in esito ad alcune riforme costituzionali. Diversamente, ogni tentativo anche di riorganizzare i servizi tra Camera e Senato confliggerebbe immediatamente contro quei principi di autonomia che ognuno si guarda bene, giustamente, dal mettere in discussione.
Vi è una questione, però, che vorrei sottolineare al Collegio dei questori. La legge finanziaria, come affermato, ha ridotto del dieci per cento gli emolumenti ai parlamentari, ma il meccanismo di determinazione del progetto di bilancio preventivo lascia adito ad un dubbio.
In altre parole, riteniamo che sarebbe stato più corretto - di qui, la questione che sottopongo ai deputati questori - «sterilizzare» quella riduzione di spesa del 10 per cento, senza che tale base concorresse all'aumento di poco più del 2 per cento che è stato applicato non solo all'esercizio finanziario 2006, ma anche a quelli successivi. Si tratta dell'aggiornamento, in base al tasso programmato di crescita del prodotto interno lordo nominale, dei cosiddetti tetti di spesa (anche se tale definizione è impropria).
Giunti a questo punto, vorrei affrontare un'altra questione che, almeno a mio giudizio, merita di essere sottolineata. Non possiamo continuare, infatti, a prestare attenzione al progetto di bilancio preventivo senza collegarlo (poiché si tratta, a nostro avviso, di una questione che riteniamo di rilevante importanza) al consuntivo che viene approvato. Ciò perché, ormai, tra i due bilanci si registrano divergenze sostanziali.
È questo il motivo, quindi, per cui mi permetto di chiedere, da un lato, se il Collegio dei questori non ritenga che la citata riduzione del 10 per cento degli emolumenti, anche in accordo con gli organi istituzionali della Camera, non debba essere computata ai fini del budget di spesa (e, dunque, sterilizzata), e, dall'altro,Pag. 24se non si reputi opportuno valutare alcune poste di bilancio sulla base del consuntivo.
In tal senso, potrei portare alcuni esempi concreti, iniziando, tra l'altro, dal cosiddetto costo della politica. Infatti, fintanto che alcuni rappresentanti del Governo, che hanno ricoperto anche alcuni ruoli istituzionali, rilasciano alla stampa nazionale affermazioni del tipo «politici strapagati, studiosi alla fame» - mi sto riferendo, tanto per essere compreso, al ministro dell'università e della ricerca Fabio Mussi, il quale, come sappiamo, ha ricoperto anche incarichi parlamentari -, riuscirà sicuramente più difficile spiegare all'esterno di quest'aula che il costo connesso agli emolumenti dei parlamentari, riferito solamente all'indennità, rappresenta un decimo del bilancio della Camera; anche se includessimo i rimborsi di spesa e gli assegni vitalizi dei deputati, forse si arriverebbe ad un quinto o al massimo ad un quarto di tale bilancio. Ciò perché esistono spese di funzionamento estremamente rilevanti.
Proprio per tornare al rapporto tra il bilancio consuntivo e quello preventivo, mi permetto di affrontare un altro tema rilevante. Sappiamo, infatti, che nel 1997 vennero sottoscritti dei contratti con alcune società proprietarie di immobili, le quali si obbligavano a metterli a disposizione, anche con gli interventi necessari, in cambio della corresponsione di un affitto. Ebbene, ritengo che, a distanza di circa un decennio, siano due le questioni da evidenziare, sulle quali immagino il Collegio dei questori si sia intrattenendo.
La prima è rappresentata dalla valutazione di quell'operazione avviata nel 1997. Infatti, quando si pagano - come risulta dal consuntivo relativo all'anno finanziario 2005, se non ricordo male - circa 32 milioni di euro per gli affitti connessi all'utilizzo di tali immobili e se tale somma, che chiaramente deve essere calcolata al netto delle indicizzazioni, venisse «spalmata» a partire dall'anno in cui sono state avviate tali operazioni, ritengo che l'importo che è stato versato, che ha gravato sul bilancio della Camera dei deputati, sia di tutto rispetto ed estremamente rilevante.
Peraltro, vorrei osservare che, sul piano della contrattualistica (altro elemento che rimetto alla valutazione dei deputati questori), vi è un aspetto un po' preoccupante. Infatti, quando si sottoscrive un contratto che prevede aggiornamenti degli importi in base al 75 per cento degli indici ISTAT, ma non si fa altrettanto per quanto concerne la possibilità, prevista da tali contratti, di acquistare gli immobili (stabilendo, in altri termini, un valore certo degli stessi), allora si corre il rischio che il proprietario non accetti di buon grado una valutazione dell'immobile diversa dagli interessi, compreso il pagamento effettuato.
Ciò per osservare che vi sono scelte, compiute in anni passati, che naturalmente gravano sulla gestione di questo bilancio, e si tratta di una questione che il Collegio dei questori deve affrontare in fretta.
Quanti milioni di euro abbiamo pagato per l'utilizzo di tali palazzi? Probabilmente, sotto questo profilo potevano essere adottate anche soluzioni diverse; tuttavia oggi, in tempi di ristrettezze, le responsabilità di scelta e di analisi attiene ai deputati questori ed all'Ufficio di Presidenza, perché delle scelte vanno sicuramente individuate, anche, se del caso, attraverso un negoziato con i proprietari.
Utilizzando tale capitolo di spesa, vorrei quindi tornare ad affrontare la questione del rapporto tra il bilancio consuntivo e quello consuntivo: come già detto, infatti, se non si stabilisce un rapporto diretto, si verificano alcune incongruenze.
Ad esempio, pare strano, sulla base delle clausole dell'indicizzazione, immaginare che, per quanto riguarda gli importi che si pagano per via di queste locazioni, l'importo relativo al 2006 possa essere, seppure di pochissimo, inferiore a quello del 2005. Se si facesse un raffronto, si vedrebbe che c'è questa distinzione, e lo stesso in relazione ad altre voci; ecco perché richiamo l'importanza del consuntivo. Infatti, tranne laddove ci sono stati fatti eccezionali che possono aver determinatoPag. 25un differenziale rispetto alle spese che mediamente si registrano, vi sono interrogativi a cui si può essere chiamati a rispondere.
Le spese di trasporto sono un altro dei capitoli. Come è possibile che possano diminuire? Ci sono scelte in questo senso sotto il profilo contrattuale o della dismissione? Ma come si conciliano queste diminuzioni con l'aumento, ad esempio, dei gruppi e, quindi, anche dei costi relativi in questa direzione?
Sussistono, poi, le questioni relative ai servizi per il personale non dipendente, che credo che siano correlate alla questione dei gruppi; ma una spiegazione va data. Avevamo 20 milioni di euro di consuntivo e balziamo a 26 milioni 185 mila euro nel preventivo, con un aumento che è, grosso modo, prossimo a circa il 30 per cento. Ecco perché ci sono aspetti che, a nostro giudizio, vanno chiariti.
Il collega Buontempo ha posto la questione delle assicurazioni. È un argomento interessante, perché anche in questo caso assistiamo ad una lievitazione, con un importo a consuntivo di poco meno di 3 milioni di euro - esattamente 2 milioni 994 mila euro - che diventano 3 milioni 270 mila euro: quindi, si registra un aumento di circa il 10 per cento. Di conseguenza, o aumenta la copertura assicurativa - ma allora credo sia giusto chiedere quali sono i nuovi rischi che vengono contemplati -, oppure va chiarito se questa è una previsione che è stata posta con un'indicizzazione, senza ulteriori approfondimenti.
Lo stesso discorso vale per quanto riguarda le spese per la comunicazione sull'informazione, che lievitano di circa il 20 per cento tra consuntivo e preventivo, e un'altra grossa voce che compone il bilancio, quella relativa ai beni, servizi e spese diverse: anche in questo caso vi è un rapporto che supera il 6 per cento.
Dico ciò, e mi sono servito di questi esempi, perché un'altra delle questioni su cui il Collegio dei questori sarà chiamato a compiere delle valutazioni è se il budget di spesa, se l'aumento relativo al tasso nominale, possa essere riferito esclusivamente alla voce complessivamente intesa - pensiamo, ad esempio, alla dotazione che viene corrisposta dal Ministero dell'economia e delle finanze a carico del bilancio dello Stato -, o non debba essere affiancato nel prospetto che verrà presentato per il futuro (è un suggerimento che Alleanza nazionale si permette di dare), anche il consuntivo, per capire in che misura i costi e i valori che sono riferiti al consuntivo sono lievitati rispetto all'esercizio precedente. Allora, sì, che ci sarebbero interrogativi anche da parte di chi ha, come loro, la responsabilità di amministrazione, laddove il tasso di crescita di alcune spese è non soltanto superiore al tasso nominale, ma largamente superiore, con tassi che raggiungono il 6, il 10, il 20 e il 30 per cento, a seconda delle voci che si vanno ad analizzare.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 11,43)

MANLIO CONTENTO. Credo che questi elementi di discussione che vengono offerti come valutazione siano un contributo che Alleanza nazionale vuol dare nell'ottica del farci carico di questa responsabilità, ma affrontando fino in fondo, perché, se questa è una «casa» trasparente, dobbiamo essere in grado di dare risposta a tutte le voci che fanno parte di questo panorama.
Allora, anche in questo caso è evidente che alcuni aspetti che sono correlati al personale impongono alcuni interrogativi per quanto riguarda, ad esempio, il bilancio triennale. C'è stato un negoziato che si è chiuso, ma la questione che ci interessa comprendere è se ci saranno valutazioni per quanto riguarda gli organici. Seconda questione: i bilanci triennali tengono conto anche di rinnovi contrattuali sotto il profilo economico oppure no? Queste sono altre questioni che devono essere analizzate in fretta, per consentirci una valutazione molto più approfondita di quale sia in questo momento la questione relativa ai costi di gestione della Camera dei deputati.
Anche per quanto riguarda le spese legali, ci sono delle voci abbastanza strane.Pag. 26Infatti, quando, sia a consuntivo che a preventivo, figurano voci relative al pagamento di arbitrati e conseguenti a spese legali che sono tutto sommato abbastanza consistenti - sfioravano il milione di euro per quanto concerne il consuntivo 2005 e nelle previsioni vengono aggiornate ad un milione e mezzo di euro, con un aumento del 50 per cento -, credo sia interessante porsi anche il problema della conduzione di questi collegi arbitrali o delle vicende che hanno dato luogo a delle cause, in relazione ai costi che sopportiamo anche in quella direzione.
Mi avvio alla conclusione. Sicuramente, la Camera ha compiuto notevoli sforzi per quanto concerne la lettura dei bilanci. Dispiace a chi vi parla che, fuori di qui, non si svolga la stessa analisi del dato e magari una discussione, anche prima di pubblicare determinati articoli con chiara responsabilità diretta della gestione, e si tenda molto più facilmente a dare evidenza a voci che - lo ripeto - costituiscono una parte sicuramente importante dei costi, ma non quella maggioritaria.
In relazione a ciò, vorrei sottolineare anche un altro aspetto. Ci accingiamo ad esaminare il disegno di legge finanziaria, che, stando alle anticipazioni, produrrà effetti diretti in relazione, ad esempio, ai fondi gestione assicurativi che riguardano i deputati e il personale dipendente. Le relazioni presentate danno atto delle modalità di gestione relative a questi fondi. Ma qualcuno si sta preoccupando delle previsioni, che sono ormai date per scontate, in relazione, ad esempio, ad alcuni aggiustamenti tributari? Visco, infatti, continua, naturalmente, a mietere le sue vittime (lo dico sotto il profilo politico).
In relazione alla gestione dei fondi, credo che le ipotesi avanzate con riferimento ai rendimenti di alcuni investimenti o delle gestioni (una delle quali mi sembra chiusa al 31 dicembre 2005) pongano questioni non facili da affrontare, che sicuramente necessitano di un intervento rapido. Chiaramente, se la legge finanziaria dovesse entrare in vigore, gli effetti potrebbero dispiegarsi anche in relazione alle gestioni. Allora, occorre affrontare il tema sotto tale profilo, chiedendosi se quei fondi e quelle gestioni - non so in quali termini - possano essere eventualmente utilizzati con le stesse modalità con cui sono stati utilizzati alcuni immobili, con il pagamento dei canoni che conosciamo, rafforzando le dotazioni patrimoniali ed avendo come introiti quelli che potrebbe corrispondere la Camera. È semplicemente un'ipotesi di lavoro, non so nemmeno se percorribile. Ciò, ancora una volta, per dire che, sicuramente, non si può rimanere fermi, come purtroppo molte convenzioni sottoscritte dimostrano. Non è possibile che convenzioni vengano rinnovate annualmente, senza verificare - l'amico Teodoro Buontempo lo ha detto a modo suo - se dovessero esservi utilizzi più importanti.
L'ultimo esempio: abbiamo giustamente affrontato il tema dei parlamentari eletti all'estero. Non vedo perché non si possa trattare il tema di eventuali convenzioni, per quanto riguarda il costo dei biglietti di viaggio all'estero, con compagnie che potrebbero essere interessate a offrire costi rivisti (perché - come è giusto - ai colleghi eletti all'estero spetta un rimborso) per i deputati. Proporrei di utilizzare lo strumento del convenzionamento e - se mi è consentito - anche del prestigio della Camera in misura minore nei punti esterni, che forse non hanno dato l'esito che ci aspettavamo, e un po' di più nei confronti di suoi servizi e, tra questi, l'informatica.
L'informatica ha costi crescenti. Sono costi notevoli e lo verifichiamo di anno in anno per quanto riguarda i bilanci consuntivi e preventivi. Non so se esista una soluzione. Certo è che, forse, una verifica affidata a qualche esperto di informatica sull'architettura, sull'organizzazione e, quindi, sui costi contrattuali relativi all'hardware e al software, alla manutenzione e ai loro costi è imprescindibile. Ci sono, peraltro, alcuni progetti avviati sotto l'egida del Ministero dell'innovazione tecnologica per quanto riguarda la pubblica amministrazione. Non escludo che anche la Camera dei deputati possa utilizzare risorse come quelle volte a rafforzare laPag. 27sua capacità di rimanere efficiente, come i suoi servizi e i suoi dipendenti, anche sotto il profilo professionale, coniugando - come i principi di buona amministrazione impongono - sia l'efficienza sia la gestione all'insegna del principio di economicità.

PRESIDENTE. La ringrazio.
Prima di dare la parola al successivo collega iscritto a parlare, avverto che il termine per la presentazione degli ordini del giorno, che peraltro si sta approssimando è fissato alle 12 di oggi.
È iscritto a parlare il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, dato per acquisito quanto ci ha riferito il collega questore, e premesso che bisogna avere la capacità di distinguere tra i concetti di costo della politica e costo della democrazia, non penso che il costo della democrazia sia un costo «a prescindere», che non debba fare i conti con canoni di efficienza che dovrebbero essere comunque alla base di qualsivoglia attività e, dunque, anche di quella della Camera.
Capisco che il bilancio nasce, stavolta, con la particolarità dovuta al fatto che vi sono state le elezioni (è questo il motivo per il quale lo approviamo adesso); tuttavia, non posso non dare rilievo ad alcune questioni che destano in me qualche perplessità (naturalmente, voterò il bilancio: non è questo il punto).
In primo luogo, rilevo che vi è un incremento complessivo della spesa, rispetto alle previsioni definitive del 2005, del 4,48 per cento, a fronte del quale non mi sembra sufficiente la correzione da attuare - così mi si dice - mediante le previste riduzioni del 2,42 per cento nel 2007 e del 3,41 per cento nel 2008. Tra qualche giorno sarà presentato un disegno di legge finanziaria da 30 miliardi di euro che chiede ulteriori sacrifici al paese, ai cittadini (magari, non alle classi deboli, ma ai possessori di redditi medio-alti). Ebbene, si chiedono ulteriori sacrifici ai cittadini e noi presentiamo loro un bilancio che esibisce un incremento di spesa e che, anche nei punti in cui prevede future riduzioni, indica cifre tutto sommato marginali.
Un altro aspetto della relazione (all'inizio) che desta qualche perplessità riguarda la correzione in base al tasso nominale di inflazione. Ma scusatemi: pare sia quasi un obbligo che il bilancio cresca di pari passo con l'incremento del tasso nominale di inflazione! Al contrario, credo che dobbiamo lavorare affinché quel dato non sia superabile, perché ci sia una vera inversione di tendenza.
Ho ascoltato interventi altisonanti di alcuni colleghi, in qualche caso, a mio avviso, difficilmente rapportabili in maniera diretta al bilancio della Camera. Io parlerò di questioni che, se vogliamo, possono sembrare banali, piccole; tuttavia, alla fine, come sempre, è la somma delle piccole cose, dei piccoli costi, che determina risultati rilevanti.
Sono alla mia prima legislatura ma, avendo 57 anni, non sono un ragazzino di primo pelo: ho passato il resto della mia vita a svolgere la mia attività nella cosiddetta società civile. Quando sono arrivato qui, immaginavo che uno dei massimi organismi dello Stato rappresentasse, anche sotto il profilo dell'efficienza del sistema, una sorta di punta di diamante, un settore di eccellenza. Ebbene, dopo quattro o cinque mesi, debbo dire che le mie aspettative sono andate molto deluse! Immaginavo, ad esempio, che vi fosse un sistema informativo di primo livello; invece, mi dispiace dover rilevare che abbiamo un sistema informativo vecchio, obsoleto.
Può anche darsi che, svolgendo attività di ricerca come professore universitario, forse io vivessi una situazione privilegiata da questo punto di vista. Tuttavia, non posso immaginare che non ci sia lo stesso livello di informatizzazione e di sistema informativo nel Parlamento italiano. Non esiste, ad esempio, un sistema wireless quando ormai in tutto il mondo - e anche nel nostro paese - vi sono sistemi ormai acquisiti che permetterebbero di lavorare in tempo reale, anche nell'interesse di ciò che facciamo e discutiamo.Pag. 28
Questo, secondo me, è un elemento negativo al quale dovremmo porre rimedio perché è vero che è un sistema informativo che ha costi elevati, ma è anche vero che in tutto il mondo permette poi di ridurre altri tipi di costi. Uno di questi, ad esempio, è l'azzeramento pressoché totale dell'uso del materiale cartaceo - e mi richiamo anche all'intervento che ha fatto il collega Buontempo -, mentre invece io vedo una quantità di carta che circola e non ho sentito alcuna protesta su questo fatto da parte dei colleghi ambientalisti di maggioranza. Io non devo certo insegnare nulla a nessuno, ma se i colleghi questori fanno un giro dopo che vi è stata la distribuzione della posta e vanno a guardare i cestini in Transatlantico, vedono quanta carta dalla casella della posta finisce immediatamente buttata via. Una delle quantità più straordinarie di carta che finisce così sono i disegni di legge dei colleghi. È mai possibile che questi non si possano inviare mediante posta elettronica senza bisogno di consumare ancora più carta?
Inoltre, vorrei citare un altro caso che è capitato a me, per dire che bisogna fare attenzione nel fare più controlli. Ad esempio, la ristorazione è uno di questi casi. So che durante l'estate è cambiato il meccanismo. Tuttavia - ma queste cose non si dovrebbero dire - era stupefacente il numero di quanti si dimenticassero, uscendo, che bisognasse passare alla cassa. Addirittura, un collega di prima nomina l'altro giorno mi ha fatto questo stupefacente ragionamento: «Sai, dal momento che ho visto che tutti facevano così, pensavo che la frutta messa alla buvette fosse libera perché ciascuno di noi potesse servirsene quando ne aveva bisogno».
Cito un altro caso emblematico: com'è noto, ciascuno di noi ha una quota annua che può utilizzare per motivi di studio all'estero. Non è una grande cifra, si tratta di 3.100 euro per ciascuno che, però, moltiplicati per il nostro numero, fa comunque quasi due milioni di euro.
Come ho detto prima, facendo il professore universitario, mi sono tenuto alcune attività e alcuni gruppi di lavoro all'estero di cui facevo parte, perché io immagino che quando finirà questa legislatura ritornerò al mondo in cui ho sempre lavorato. Non avendo più la copertura delle spese da parte della mia università, ho pensato bene di utilizzare queste somme per quelle attività. Mi sono tenuto - come ho sempre fatto - tutte le mie «pezze» giustificative che documentavano la spesa sostenuta, mi sono presentato all'ufficio per le competenze, ho presentato la documentazione per la mia attività di studio e l'impiegato mi ha detto che era sufficiente presentare il biglietto aereo e richiedere l'importo. Francamente, sono abbastanza sorpreso che non esista un controllo di merito, atteso che quelle somme sono indicate ad un titolo specifico che meriterebbe di essere, in qualche modo, controllato.
Più in generale, penso che ci sia anche un'evidenza che, forse, non è così immediata per coloro i quali - ce ne sono tanti in questa Assemblea - hanno trascorso qui molti anni ma che è immediata per chi, come me, ha vissuto la propria vita in altri ambienti: penso che ci sia una sovrabbondanza, chiamiamola così, di personale, di organici. Probabilmente, varrebbe la pena investire qualcosa per istituire una commissione dotata di poteri sufficienti per capire realmente quale ne sia l'efficienza. Vi confesso che, molte volte, resto stupito nel vedere persone che nulla fanno e che, pure, costano al Parlamento. Non parliamo di altre cose.
Ho chiesto la mia prima dotazione trimestrale e sono stato sommerso da una valanga di cose che, probabilmente, mi basteranno per cinque anni. Non so se ci siano colleghi che, invece, la chiedono ogni tre mesi. Anche su questo penso si debba intervenire benché, lo ripeto, si tratti di piccole cose.
Credo che dobbiamo impegnarci a fare di più. Ho presentato un ordine del giorno, che discuteremo e che spero trovi accoglienza da parte dei colleghi, affinché ci si impegni non per una riduzione del 2 o del 3 per cento, a partire dal prossimo progetto di bilancio, ma per una riduzione che sia pari, almeno, a quella che ilPag. 29Governo ha chiesto ai ministri e ai ministeri. Ricordo che ha chiesto una riduzione del 10 per cento e credo sia un obiettivo possibile perché sa su che cosa intervenire per una riorganizzazione che porti ad una maggiore efficienza e quindi ad una riduzione di costi, di personale, di organici. Ritengo che lo spazio ci sia per un intervento di questo genere e che questo intervento noi lo dobbiamo ai cittadini, lo ripeto, ai quali, anche la prossima settimana, chiederemo nuovi e ulteriori sacrifici.

PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Migliori, iscritto a parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
È iscritto a parlare il deputato Barbieri. Ne ha facoltà.

EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, vorrei iniziare questo intervento ringraziando il Collegio dei questori. Inoltre, sento il dovere, a nome del gruppo dell'UDC, di ringraziare complessivamente l'amministrazione della Camera dei deputati, dal Segretario generale a tutti i suoi collaboratori. Se mi si consente, vorrei esprimere, inoltre, un elogio particolare al dottor Goracci, andato in pensione da pochi mesi, che, per anni, è stato l'emblema di questa nostra istituzione e che continua a prestare servizio con una consulenza a titolo gratuito. Vorrei fare un elogio perché credo che l'amministrazione della Camera dei deputati anche con alcune nomine recenti - mi riferisco, in particolare, a quella del dottor Speziale - dimostri ai deputati che è in grado di scegliere il meglio tra coloro che lavorano in questa nostra istituzione. Quindi, il mio ringraziamento è sincero e si estende a tutto il personale ma fa perno, innanzitutto, sulla Segreteria generale.
Per ciò che riguarda quanto ci è stato illustrato dal Collegio dei questori e quanto abbiamo rinvenuto nei documenti aggiuntivi, vorrei sollevare alcune questioni specifiche, prima di arrivare ad alcune conclusioni. La prima questione è stata sollevata dall'onorevole Contento ma intendo riprenderla.
Credo che, in sede di replica, il Collegio dei questori abbia il dovere di spiegare alla Camera - avevo già in animo di affrontare tale questione, ma dopo l'intervento dell'onorevole Borghesi, esponente dell'Italia dei valori, la mia intenzione si è accentuata - quanto costa in più nel bilancio interno il fatto che l'Ufficio di Presidenza, con il voto determinante del Presidente Bertinotti - cosa mai accaduta sino a questa legislatura! -, abbia autorizzato la costituzione di ben sei gruppi parlamentari in più. Diceva l'onorevole Contento che, nella precedente legislatura, i gruppi parlamentari erano otto. Oggi, se applicassimo il regolamento della Camera, che prevede che per costituire un gruppo parlamentare ci vogliano venti deputati, i gruppi sarebbero sette. Invece, sono stati autorizzati sei gruppi parlamentari in più!
Allora, prima di fare moralismo, caro collega Borghesi, su quanto costano le missioni di studi all'estero o sul fatto che la dotazione di carta è enorme - tra l'altro non so se è così perché, mentre il collega parlava, mi stavo confrontando con i colleghi e non mi pare che sia così ingente -, per evitare di mettere le dita sulle questioni che contano, vediamo di capire quanto costano sei gruppi parlamentari in più rispetto a quello che sarebbe stato un andamento normale se si fosse rispettata la norma prevista dal regolamento. Non serve dire che è cambiato il sistema elettorale. Non serve proprio a nulla, perché la motivazione non regge.

TEODORO BUONTEMPO. Si cambia il regolamento!

EMERENZIO BARBIERI. Esatto! Di fronte al cambiamento del sistema elettorale, si cambia il regolamento della Camera. Quindi, quella non è di per sé una motivazione. Né mi pare che sia un nodo fondamentale che va affrontato.
Pongo la seconda questione più come una domanda, ma è ovvio che è anche una considerazione. Pur apprezzando complessivamente il sistema, ritengo che andrebbe svolta una riflessione più accurata sullo stanziamento per la categoria terza, personalePag. 30in servizio, per cui si prevede un incremento del 3,9 per cento. Mi rivolgo al Collegio dei questori perché, nell'immaginario collettivo, noi siamo percepiti comunque - e lo siamo - come istituzione pubblica. È originale che si chieda ad altre istituzioni pubbliche di diminuire, anche in modo sensibile, la spesa per il personale e a questa istituzione si dica, invece, che la spesa per il personale può aumentare del 3,9 per cento. Quindi, farei una riflessione su questo aspetto, anche perché la motivazione che viene data nella relazione del Collegio dei questori è un po' debole: «tenuto conto del programma di reclutamento deliberato dall'Ufficio di Presidenza». Basterebbe che l'Ufficio di Presidenza cambiasse il suo programma di reclutamento e non ci sarebbe bisogno di aumentare la spesa per il personale del 3,9 per cento.
Inoltre, vorrei porre un terzo ordine delicato di problemi. Credo, tra l'altro, che noi del gruppo dell'UDC presenteremo anche un ordine del giorno. Soprattutto dopo i risultati del referendum di fine giugno, abbiamo un sistema di bicameralismo perfetto, che, però, non regge per quanto riguarda l'equiparazione delle strutture e i servizi della Camera dei deputati rispetto a quelli del Senato. Faccio qualche esempio perché sarebbe molto utile, Presidente Leoni, che l'Ufficio di Presidenza di questa Camera, dal Presidente Bertinotti in giù, facesse le adeguate pressioni sul Presidente del Senato, da Marini in giù, perché ci fosse un'equiparazione tra Senato e Camera sugli aspetti che sto per elencare.
Al Senato il rimborso spese è sensibilmente superiore a quello della Camera, con una motivazione che aveva un senso con il precedente sistema elettorale, ma non con l'attuale. Oggi, 14 regioni hanno la circoscrizione della Camera coincidente con quella del Senato; solo 6 regioni - Piemonte, Lombardia, Veneto, Lazio, Campania e Sicilia - hanno circoscrizioni elettorali per il Senato in numero superiore rispetto a quelle della Camera. Quindi, non vi è più motivo perchè la diaria dei senatori sia sensibilmente superiore a quella dei deputati. Quando dico «sensibilmente superiore» non parlo di noccioline, ma di cifre che oscillano in media attorno ai 1.500 euro mensili. Inoltre, se si dovesse utilizzare tale criterio - visto che la Camera ha quali elettori anche coloro che hanno dai 18 ai 25 anni - questo tipo di schema si dovrebbe ribaltare.
Al Senato, inoltre, con 100 euro al mese si può estendere l'assistenza sanitaria a parenti molto stretti, quali genitori e suoceri. Tra l'altro - incredibile dictu -, al Senato, i senatori in carica, gli ex senatori, i deputati in carica, gli ex deputati e i parlamentari europei vanno dal barbiere gratis. Sarà bene che il Presidente Bertinotti e tutto l'Ufficio di Presidenza spieghino ai senatori che è bene che facciano loro quel criterio di moralizzazione introdotto nella precedente legislatura in questo ramo del Parlamento.
A proposito di tale questione, ritengo giusto evidenziare - nonostante nella precedente legislatura non mi sia battuto a favore delle quote rosa - che sarebbe opportuno che alle deputate venisse garantita, in questo edificio e non in altre sedi, la possibilità di disporre di un parrucchiere. Infatti, trovo originale che, in un momento nel quale con le pari opportunità si sta diffondendo un criterio assolutamente condivisibile, le colleghe deputate non possano usufruire di tale servizio come i deputati.
Un'altra questione importante riguarda la convenzione che la Camera ha con l'agenzia di viaggi Carlson Wagonlit. A parte il trattamento per i deputati, è frequentissimo il caso di biglietti aerei per passeggeri non parlamentari forniti da questa agenzia a prezzi decisamente superiori a quelli ottenibili in altre agenzie di viaggi.
Quando ci si reca a fare un biglietto per un parente o un amico e lo si paga, non è scritto da nessuna parte che chi lo fornisce deve scegliere il prezzo massimo. Quindi, colleghi del Collegio dei questori, occorre intervenire giungendo anche alla rescissione del contratto con tale agenzia.
Pochissime volte sono d'accordo con quello che dice l'Ulivo, ma devo dire chePag. 31ho molto apprezzato l'intervento dell'onorevole Quartiani, che ha posto un problema serio, come ha fatto anche il questore Albonetti nella sua relazione: si tratta dei costi della politica. Si tratta di un problema serio che affronto nello spirito in cui l'hanno affrontato il collega Albonetti ed il collega Quartiani. Purtroppo, accade che a determinare una situazione di incapacità della gente a capire tali questioni contribuiscano non gli ultimi segretari di sezione dell'UDC della Sicilia o del Trentino-Alto Adige, ma capigruppo di questa Assemblea. Tanto per non fare nomi e cognomi mi riferisco al presidente del gruppo di Rifondazione Comunista, che ha rilasciato un'intervista nella quale ha spiegato che ci mettiamo in tasca 14 mila euro netti al mese. Sono stato tentato di regalargli un pallottoliere perché vorrei capire come può il capogruppo di Rifondazione Comunista fare una simile affermazione!
Peraltro, come ha rilevato l'onorevole Quartiani, spesso si fa confusione in merito alla questione della diaria. Chi non abita a Roma e vive in casa o in albergo pensate che non utilizzi tutto quello che la Camera gli fornisce come diaria? È ovvio che lo utilizza, anzi spesso non basta perché a ciò vanno sommati i pranzi, le cene, e così via. Inoltre, non so che legge viga all'interno di Rifondazione Comunista, ma noi utilizziamo tutti il cosiddetto portaborse. Vi sono, poi, le spese nel collegio: quanti sono i deputati di tutti gli schieramenti politici che si fanno carico di pagare anche gli affitti delle sedi di partito o i collaboratori dei partiti? Tantissimi! Il capogruppo di Rifondazione Comunista dice che lui dà 8 mila euro al mese a Rifondazione Comunista. Lui è padronissimo anche di darli tutti, ma non può confondere quello che si dà al partito con l'indennità dei parlamentari. Ciò crea una confusione incredibile!
Dunque, onorevole Quartiani, prima di prendercela con chi all'esterno utilizza questi argomenti da uomo qualunque, vediamo di capire se all'interno siamo d'accordo tra di noi. Infatti, non mi spavento delle sparate che fanno alcuni quotidiani: siamo in grado di rispondere. Mi spavento molto di più quando a diffondere tale cultura qualunquistica contribuiscono presidenti di gruppi parlamentari. Si tratta di un problema, signori questori, che dovete porvi anche voi. Voi avete il dovere, a mio giudizio, di spiegare a chi fa affermazioni di questo genere che non corrispondono a verità. Comunque, non corrisponde al vero la necessità che all'interno dei compensi dei parlamentari figurino gli 8 mila euro al mese che il deputato di Rifondazione Comunista dice di dare al suo partito. Si tratta di cose, poi, facilmente verificabili. Sarebbe interessante, quando vedremo i bilanci dei partiti, capire se corrispondano al vero le affermazioni che nelle interviste rilasciano alcuni colleghi circa l'entità della cifra che viene data al partito: sarà evidente perché, se li portano a detrazione per il 19 per cento, compariranno con nomi e cognomi.
Concludo dicendo che, come in tutti i campi della vita, dalla politica alla famiglia, si può sempre fare meglio. Però, devo dire che questo bilancio è complessivamente positivo.
Esso segna anche una continuazione (e bene ha fatto il questore Albonetti a rilevarlo) tra ciò che ha fatto l'Ufficio di Presidenza della precedente legislatura e ciò che fa l'Ufficio di Presidenza attuale, Ufficio di Presidenza che - attenzione bene - si è ingigantito a seguito della scelta della costituzione di sei ulteriori gruppi parlamentari. Anche questi sono costi. Anche l'Ufficio di Presidenza costa di più, perché invece di essere composto come nella precedente legislatura è aumentato a dismisura.
Devo dire che, complessivamente, il bilancio mi pare buono. In sede di dichiarazione di voto, il collega Tassone preciserà alcune ulteriori questioni, ma credo di poter anticipare che il voto del gruppo dell'UDC sarà favorevole [Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.

Pag. 32

MATTEO BRIGANDÌ. Cercherò di essere telegrafico, perché l'onorevole Stucchi è stato di per sé esaustivo. Quindi, riprendo solo alcuni argomenti ed anche brevemente. Il primo riguarda la questione dei viaggi. È noto che, se si prenotano viaggi tramite Internet, si ottengono prezzi inferiori della metà rispetto ai viaggi che si prenotano usando un biglietto open a disposizione dell'agenzia di viaggi interna. Quindi, è chiaro che sarebbe opportuno trovare un meccanismo con cui ciascuno di noi possa comprare, di tanto in tanto, un biglietto tramite Internet con il volo preciso e risparmiare anche cifre notevoli.
Per quanto attiene al secondo aspetto, mi rifaccio alla questione, testé menzionata, degli stipendi. Avevo notato anch'io l'infame dichiarazione nella quale si dice che noi guadagniamo 14.500 euro netti al mese, e si parla di guadagno. Quindi, forse bisognerebbe iniziare ad andare a scuola di ragioneria, per capire che il guadagno è la differenza tra i ricavi e i costi. Non credo che la differenza tra i ricavi e i costi sia pari a 14.500 euro netti al mese. Questa affermazione è tanto sgradevole quanto il fatto che ormai vi è una normale delegittimazione della Camera. La frase che normalmente viene rivolta a ciascuno di noi (almeno a me la fanno ed immagino la facciano anche agli altri parlamentari) è: ma voi che guadagnate tutti quei soldi... eccetera. È ora di finirla! Bisogna che la Camera, con chiarezza, si ponga il problema del modo di tutelare il suo buon nome e quello dei suoi singoli appartenenti.
La scorsa settimana, sui giornali è stato pubblicato che i parlamentari guadagnerebbero dieci volte rispetto ad un professore universitario. È inutile dire che il professore universitario è stato considerato al livello più basso; i parlamentari guadagnano 14.500 euro, ma del professore universitario non si dice che ha un obbligo di tre ore di insegnamento la settimana più gli esami, ed altre affermazioni di tale tipo. È opportuno, dunque, che il Collegio dei questori e l'Ufficio di Presidenza si mettano in testa che forse tutelare il buon nome della Camera è una cosa giusta e riconosciuta.
Invece, oggettivamente, vi è gente, anche all'interno della Camera, che passa il proprio tempo a delegittimare i componenti la Camera stessa, con affermazioni che sono di una estrema stranezza e gravità. Faccio un esempio: la diminuzione degli stipendi dei componenti la Camera ha comportato anche una diminuzione delle loro pensioni. Mi vanto di essere ancora non propriamente in età da pensione, ma pensate ai nostri ex colleghi che sono a casa in pensione ed hanno un tenore di vita di un certo livello e, ad un certo punto, si vedono diminuire la pensione. Ma ciò dove si è visto? Se, per caso, qualcuno accenna ad una diminuzione delle pensioni, in tutto il mondo, e mi riferisco all'Italia ed a qualsiasi categoria, succede il finimondo. Qui si diminuisce la pensione e tutto va bene! Si noti bene che sono i deputati ad avere questo trattamento di «privilegio» della diminuzione della pensione. Infatti, i senatori si sono guardati bene dal diminuire la propria pensione! Lo dico ai colleghi, perché, essendo stato senatore opterò per avere la pensione da tale istituzione, quindi ovviamente non sarà un problema personale. Questa è la questione che sottopongo alla vostra attenzione.
Ho da sottoporre all'attenzione dell'Assemblea due problemi per i quali ho inviato da mesi una lettera, sia alla Presidenza sia ai questori, senza aver ottenuto finora alcuna risposta.
Il primo di essi concerne il modo di vestirsi qui alla Camera. Voglio, insomma, comprendere se, nel modo di vestirsi, vi è identità fra uomo e donna. A tale riguardo, vorrei sapere se il Presidente della Camera e i questori ritengono che vi sia una differenziazione dovuta al sesso, nel senso che le donne non indossano la giacca. Una volta saputo questo, non avrò, per questioni di cavalleria, nulla da eccepire.
Desidero, inoltre, conoscere con estrema chiarezza se, sempre su questo tema, vi sia differenziazione fra uomo ePag. 33uomo. Faccio riferimento al deputato Guadagno, che normalmente va in giro, qui alla Camera, «a maniche corte». Se ciò è da ascrivere all'appartenenza ad un determinato partito politico della maggioranza, allora ditelo; se invece è riferito ad un meccanismo secondo il quale con le gonne si possano indossare abiti a maniche corte, allora, cari colleghi, vi faccio presente che ho a casa degli splendidi kilt. Se ciò, viceversa, è riferito non dico all'appartenenza ma ai gusti sessuali, allora non ho alcun problema ad ammettere che io ho gli stessi gusti del deputato Guadagno al solo fine, ovviamente, di poter girare qui, alla Camera, in maniche corte: non so se lo avete notato, ma io, essendo lievemente sovrappeso, d'estate ho caldo e, conseguentemente, desidererei avere le stesse opportunità degli altri colleghi.
Da ultimo, nel tesserino che ci è stato fornito si certifica che l'onorevole Brigandì è «deputato al Parlamento». A tale riguardo, vorrei capire, in primo luogo, se il titolo di onorevole esista ancora oppure no. Peraltro si tratta di un rilievo che ho già fatto alla Presidenza della Camera, la quale si è ben guardata dal rispondermi. Se tale titolo esiste, allora gradirei essere chiamato in tale modo; se non esiste, ne prenderò atto.
In secondo luogo, ho chiesto, sempre alla Presidenza della Camera, se si possono utilizzare i titoli accademici riconosciuti. Se ciò fosse possibile ed io venissi chiamato ancora una volta, dalla Presidenza, deputato Brigandì, allora risponderò: sì, perito industriale Bertinotti, oppure: sì, perito tecnico al Vicepresidente che in questo momento sta presiedendo. O si rispettano le tradizioni e, quindi, colui che è deputato al Parlamento è chiamato, come sempre si è fatto, onorevole, oppure, secondo quanto prevede la Costituzione, la quale parla di Parlamento per indicare l'insieme della Camera e del Senato, si deve apporre una correzione a quanto riportato in quel tesserino, perché io non sono deputato al Senato ma lo sono alla Camera. Inoltre, essendo stato anche senatore, ed il titolo di onorevole spetta ai senatori, gradisco comunque essere chiamato in questo modo anche qui alla Camera.
In conclusione, si decida se la dizione «deputato al Parlamento», riportata in quel tesserino, è un errore, una bestialità di colui che l'ha scritta; oppure, se si vogliano utilizzare e rispettare i vecchi canoni di usanza della Camera, allora si utilizzino tutti e, quindi, si chiami «deputato», oppure «onorevole deputato», il membro di questa Camera. Altrimenti, non se ne usi nessuno; in quest'ultimo caso, però, in quel tesserino dovrebbe essere scritto «deputato alla Camera» e non «deputato al Parlamento» (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Bianco. Ne ha facoltà.

GERARDO BIANCO. Signor Presidente, come l'onorevole - utilizzo questo termine - Colucci sa, essendo ormai questore di lungo corso, ho ritenuto di dover intervenire nella discussione sui documenti di bilancio interno della Camera dei deputati perché ritengo che questa sia un'occasione non solo per esaminare cifre, analizzare conti e, quindi, fornire indicazioni sul possibile miglioramento dei servizi, ma anche perché questa, a mio parere, dovrebbe essere un'occasione per discutere in generale del ruolo e della funzione del Parlamento.
Ho spesso immaginato nelle precedenti legislature che potesse essere questa l'occasione per una considerazione generale sullo stato della nostra democrazia, simile a quella che in altri paesi viene definita lo «stato dell'unione». Se il Parlamento è vivo, ricco di fermenti, capace di creatività, anche la democrazia del paese sviluppa per intero tutte le sue potenzialità.
Ritengo che passi positivi siano stati compiuti, forse perché io vengo da una stagione nella quale i servizi della Camera erano ospitati nei sottoscala e, quindi, sono soddisfatto dei progressi compiuti. Al contrario dell'onorevole Contento, io sono «contento» di ciò che è stato realizzatoPag. 34anche nella precedente legislatura, nella quale l'attuale opposizione era maggioranza.
Sulla relazione ed il consuntivo del nuovo bilancio non ci sono critiche sostanziali da formulare. Evito pertanto di intervenire su alcuni punti, anche perché lo ha già fatto, a mio avviso in modo magistrale, l'onorevole Quartiani, il quale ha rilevato alcune questioni centrali. Vi è tuttavia un dato oggettivo che emerge. Alcuni colleghi ricorderanno che nelle precedenti legislature vi era la grande aspirazione di avere servizi di documentazione autonomi. Negli scorsi anni abbiamo dovuto ricorrere a fonti di informazioni fornite molte volte da gruppi, da sindacati, da corporazioni o, le migliori, dalla Banca d'Italia. È indubbio che in questi anni sono stati compiuti dei notevoli passi in avanti. Come si fa a non riconoscere, per esempio, l'importanza dei contributi che provengono, per quanto riguarda il bilancio dello Stato e la finanziaria, dal Servizio studi, che molte volte «fa le bucce», sempre con imparzialità, anche alle decisioni assunte dai vari Governi?
Voglio dare atto al Segretario generale, ai suoi uffici ed a tutto il personale del lavoro notevole che è stato compiuto. A leggere le cifre del bilancio, si rimane soddisfatti considerando anche un aspetto che viene sempre sottovalutato: i rapporti ed il contatto con il pubblico che, attraverso i servizi informatici e Internet, sono stati creati. Certo, possiamo lamentarci perché rimane difficile dissipare luoghi comuni come quello relativo alle indennità. Per la verità, ascoltando il collega Barbieri, in questo momento assente, ho scoperto che i benefit dei nostri colleghi senatori sono migliori. Signor Presidente, confesso che sono abbastanza stupito, ma non mi sono sentito affatto attratto dal passare al Senato: mi sta bene rimanere qui alla Camera, nella quale albergo e rimango attaccato come una cozza, spero per tanti anni ancora, al di là delle questioni politiche che sono emerse anche nell'attuale dibattito.
Dai dati forniti emerge una notevole riduzione delle spese; non vorrei che il collega Visco seguisse le stesse orme dell'ex ministro Tremonti sostenendo che bisogna diminuire le indennità parlamentari di un altro dieci per cento. Chi è che ha valutato questo aspetto? Posso testimoniare che una serie di prerogative esistenti in passato sono venute meno, mentre sono aumentati i servizi e sono migliorate le condizioni di lavoro dei parlamentari. Di ciò va dato atto all'azione condotta dai vari questori, anche della precedente legislatura.
Constato, basandomi sull'ottima introduzione del questore Albonetti, che le prospettive si muovono nella giusta direzione, ma sarebbe miope se ci fermassimo a questo. Infatti, una riflessione non può non essere fatta su quello che è il contesto generale del paese.
Infatti, il problema delle cosiddette retribuzioni sorge perché molte volte la sensazione che si ha del Parlamento non è quella del luogo centrale dello sviluppo della politica italiana; di solito, si contesta ciò di cui non si riconosce il ruolo e la funzione. Tutto ciò è determinato da una serie di condizioni che appartengono alla stessa azione politica. Vorrei, ad esempio, partire da un dato che dovrebbe costituire oggetto di riflessione; spiace - e lo osservo con molta franchezza - che i capigruppo non intervengano in questi dibattiti, che potrebbero divenire l'occasione per elevare la dialettica politica. In tal senso, ho sempre apprezzato la circostanza che i leader politici (e voglio dare atto di tale condotta, ad esempio, all'onorevole Casini) intervenissero nel dibattito sulle questioni connesse al bilancio interno e soprattutto considerassero, in tali occasioni, il ruolo del Parlamento e della Camera, affrontando i temi connessi. Leader realmente tali, e non quelli inventati dalla stampa o che si autonominano tali, perché esiste anche questo costume: io non mi sono mai iscritto al club degli statisti, Presidente, ma ho cercato sempre di essere, per quanto potevo, un buon parlamentare. Però, sarebbe opportuno ed importante che i leader parlamentari si interessassero di tali questioni.Pag. 35
Poco tempo è trascorso dal referendum confermativo che, per fortuna, ha «bocciato» una pessima riforma costituzionale; tale consultazione, però, aveva ad oggetto anche la riduzione del numero dei parlamentari. La maggioranza, in quel momento, ha dichiarato che avrebbe affrontato tale tema, fondamentale, a mio avviso, anche per il funzionamento della Camera. È una vicenda ormai passata, dimenticata oppure vogliamo misurarci con essa? È chiaro, per esempio, che la questione del funzionamento con un numero ridotto di parlamentari è giustificato anche dal rapporto con gli altri paesi del mondo. Pensi, Presidente, che io presentai una proposta del genere nel 1988: sono passati tanti anni e nessuno ne ha più discusso. La stessa innovazione contenuta nella citata riforma costituzionale era stata approvata in un contesto pessimo quale quello della vecchia legislatura; tuttavia, non viene più affrontata.
A mio avviso, l'esito di quel referendum ha restituito ruolo e centralità al Parlamento perché, conservando il ruolo, invero centrale, che tale organo ha nella Costituzione vigente attuale, ha dimostrato che il paese crede nel Parlamento. Tocca a noi riuscire a diffondere una vera fiducia nella nostra istituzione, potenziando le possibilità che il Parlamento ha di essere il luogo relazionale, il punto di rapporto di tutte le tensioni che esistono nel paese anziché lo spazio per mediocri scontri politici.
Anche a tale riguardo, né nella vecchia legislatura né, in parte, nella nuova, siamo riusciti a realizzare nel Parlamento il luogo del dialogo, capace di trovare le soluzioni più idonee secondo una oggettività di valutazione; oggettività che non contrasta con le differenze di pensiero e di linee politiche che pure esistono.
Anche le semplificazioni che si vogliono tentare oggi mettendo insieme tradizioni diverse come quella illustre del partito socialista o quella - che ritengo importante e nella quale ho militato per una vita - della tradizione politica dei cattolici democratici e del popolarismo, anche tali forzature - dicevo - non aiutano, a mio avviso, a sviluppare un discorso serio sul Parlamento. Ciascuno deve essere se stesso, non in senso identitario tradizionale ma nel senso di una cultura che si sviluppa e si proietta anche nel futuro, e si devono cercare le soluzioni vere, come è avvenuto ieri in un momento importante.
Devo far presente con molta franchezza agli amici di Rifondazione comunista che questa insistenza costante sul fatto che per la missione in Libano vi sia una discontinuità - che non è provata dal punto di vista storico, giacché la decisione ieri assunta è analoga, anche per le motivazioni, a quella assunta nel 1982 - rivela la incapacità di trovare motivazioni e supporti logici e fattuali. Dobbiamo rendere il Parlamento un luogo vero, di vivacità e non di strumentalizzazioni o di giochetti politici; così rafforziamo la nostra istituzione ed adottiamo decisioni importanti cui, a mio avviso, i questori hanno dato nel passato e daranno ancora nel futuro un supporto adeguato: oggi disponiamo infatti di strumenti che ieri non avevamo.
Credo tuttavia che rappresenti un dato curioso il fatto che forse il Parlamento negli anni passati aveva una centralità maggiore di quella che ha oggi; ciò anche per una serie di errori concettuali. Quando infatti si pone l'accento - e mi rivolgo anche alla mia parte politica - soprattutto sull'efficienza dell'Esecutivo come elemento determinante e preminente della politica e si toglie ruolo al Parlamento, va chiarito che il referendum ha respinto questa scelta.
Quel referendum, bocciando la riforma costituzionale voluta dalla destra, ci invita e ci sfida a cercare soluzioni equilibrate: riduzione del numero dei parlamentari, legge elettorale, di cui si parla poco. Lo dico a Barbieri che si preoccupa di dire: noi abbiamo un rapporto diverso e maggiore con i nostri elettori. Ma si rende conto, onorevole Barbieri, lo dico anche al collega della Lega, che non siamo né deputati né onorevoli? Siamo soltanto dei delegati di un'oligarchia che ci ha scelto e che ha determinato anche il successo delle nostre posizioni. Anche questo non garantisce il collegamento con l'elettorato.Pag. 36
La revisione della legge elettorale con la riduzione del numero dei deputati è un altro aspetto importante. Sono, come noto, favorevole al sistema proporzionale; tuttavia, è mai possibile - lo dico ai colleghi che lamentano la frammentazione dei gruppi - che oggi con lo 0,1 per cento si riesce ad avere un pugno di parlamentari senza alcuna reale rappresentatività culturale e politica nel paese? È mai possibile che vi siano formazioni che si rifanno a singoli leader? Dove sta la cultura politica di questi singoli leader? Si ricorre a slogan per rappresentare degli orientamenti! Dove sta il grande collegamento con la tradizione, con i filoni politico culturali, e con i problemi reali del paese?
Sono questioni che dobbiamo porre. È chiaro che la frammentazione dovuta alla cattiva legge elettorale che è stata approvata finisce per riflettersi all'interno del Parlamento e le resistenze finiscono per non essere capaci di impedire quello che dovrebbe essere invece impedito: la frammentazione e il rispetto del regolamento.
Concludo, signor Presidente, perché credo di aver superato il tempo a mia disposizione, anche se talvolta l'interpretazione del regolamento è abbastanza elastica su questo punto...

PRESIDENTE. Onorevole Bianco, lei ha ancora 1 minuto e 30 secondi di tempo a disposizione.

GERARDO BIANCO. Sono convinto che vada rispettato rigorosamente, perché non è nella concessione che si rispettano i rapporti, ma è nel rispetto rigoroso del regolamento che si crea anche la vita positiva, buona e democratica. Da questo punto di vista, ritengo che i questori abbiano presentato un buon progetto. Va ringraziato anche il vecchio Collegio e va rivolto l'auspicio - peraltro, conoscendo i colleghi, so che soddisferanno benissimo - di fornire sì dotazioni materiali, ma anche di guardare - ecco perché ho polemizzato un po' con il collega Buontempo - ad un aspetto importante, cioè al Parlamento nella sua proiezione culturale e positiva ed anche nella sua proposizione di luogo di elaborazione, che va anche al di là delle leggi che sono state approvate in numero assai imponente.
Concludo, ringraziando lei, signor Presidente, che è qui tra noi ad ascoltarci con buona pazienza. Ringrazio anche il Segretario generale e i suoi collaboratori e tutto il personale della Camera, anche quello che svolge funzioni che sono rilevanti e importanti per la logistica e per l'organizzazione della Camera. Certo, questa è una struttura nella quale si lavora come la «Fabbrica di San Pietro». C'è un viavai di persone, che talvolta un po' sconcerta. Forse sarebbe stato giusto trasferire il Parlamento altrove. Direi che forse un progetto del genere dovrebbe essere concepito. Diventa una «groviera» perché si costruisce e si lavora continuamente, però è un luogo glorioso. Cerchiamo, quindi, di onorarlo adeguatamente con il nostro comportamento, con la nostra etica e con la nostra responsabilità e serietà (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, non ruberò molto tempo ai colleghi, anche perché non voglio entrare nell'esercizio dialettico a proposito degli emolumenti e delle critiche alla legge elettorale, così come ha fatto il collega Bianco, per quanto attiene i manipoli di deputati che arrivano in questo Palazzo e che poi si «associano» in gruppi.
Non penso che il presidente Bianco abbia rivolto il suo rilievo a questo settore dell'emiciclo, ma credo si riferisse proprio alla sua stessa parte politica, nel momento in cui ha fatto i conti all'interno dell'attuale maggioranza dei «partitini» e dei «gruppuscoli» che la compongono. Non voglio altresì entrare nelle polemiche relative agli emolumenti dei deputati che vengono pubblicati, sistematicamente, sui giornali italiani. Prima, qualche collega, forse, ha dimenticato di formulare una proposta, che invece ha avanzato fuori da quest'aula in altre occasioni, sostenendo che, forse, gli stipendi dei deputati potrebberoPag. 37essere agganciati a quelli dei magistrati, non nel modo in cui avviene oggi, ma in maniera più organica. Quando sui giornali si parla di stipendi favolosi, ci si riferisce solo ed esclusivamente a quelli dei deputati e non si parla invece di quelli dei magistrati, senza raffrontare, poi, l'impegno di lavoro da una parte e dall'altra. Si preferisce ricordare che i professori universitari guadagnano un decimo rispetto ai deputati e si omette magari qualche categoria; lo si fa per viltà, per convinzione, per altri motivi, ma, forse, anche per piaggeria.
Debbo dire che non voglio inoltrarmi nei meandri di quello che è il bilancio della Camera, rispetto sia al consuntivo sia alle previsioni, se non per un aspetto che è di natura sostanzialmente politica e che è legato - come penso altri colleghi abbiano già ricordato - all'aumento indiscriminato dei gruppi parlamentari. Il dato politico è legato non solo e soltanto al fatto che, mai come in questa legislatura, si è inteso aumentare il numero dei gruppi - dirò poi anche le conseguenze a ciò seguite - ma soprattutto alla considerazione che l'operazione non è stata fine a se stessa. L'operazione è stata finalizzata non al buon funzionamento della Camera e alle aspettative e alle esigenze serie dei «gruppetti» che si sono costituiti, ma a tutt'altro, ad una politica che deve essere fatta al di fuori di questo Palazzo, che è quella di accontentare tutta una serie - caro onorevole Bianco, a proposito di «partitini» - di «partitini» all'interno della maggioranza, che non sono stati accontentati con le nomine a sottosegretario o con il ministero e che hanno dovuto esserlo con la costituzione dei gruppi. Questa è la verità! C'è stato un intreccio tra la politica, che non si deve fare qui dentro, e il costo della politica, che non si deve fare qui dentro, ma che si è fatto attraverso i costi di questo Palazzo, purtroppo, per accontentare la politica che - ripeto - non si deve fare qui dentro! Non so se il bisticcio di parole faccia intendere quello che voglio dire, ma le motivazioni sono oramai sotto gli occhi di tutti.
Se dovessi andare a ritroso di quanto accaduto a proposito degli incarichi ministeriali, conferiti in concomitanza con le richieste di aumento dei gruppi all'interno della Camera, si capisce benissimo che il riequilibrio e il bilanciamento è avvenuto con un sincronismo che fa spavento, con uno stato di precisione veramente da orologio, tra l'altro facendo credere da chi è stato interrogato su questo aspetto - parlo del ministro Chiti, che è venuto in aula a rispondere sulla questione - che bastava una dichiarazione di intenti in ordine alla diminuzione delle spese ministeriali; il collegamento non lo ho fatto io, ma lo ha fatto lo stesso ministro per i rapporti con il Parlamento nel momento in cui è venuto a rispondere affermando: guardate che state dicendo una fesseria, perché noi abbiamo intenzione di diminuire le spese ministeriali.
Ma cosa c'entrano i fischi con i fiaschi! Voi, con una certa coda di paglia, avete detto in quest'aula che le due cose erano collegate, altrimenti non vedo per quale motivo il Governo abbia fornito alla Camera certe risposte! L'operazione politica dell'aumento dei gruppi parlamentari (mi verrete certamente a dire che vi è stata comunque una diminuzione da un'altra parte per contenere la spesa) ha fatto aumentare del 14,33 per cento e, quindi, per complessivi 34,6 milioni di euro, la categoria dei trasferimenti all'interno del bilancio.
Sapete qual è l'anomalia principale in ordine a questa voce, a questa operazione? Così come noi abbiamo fatto nella precedente legislatura, occorreva mantenere il PIL nominale programmato nell'ambito del 3,50 per cento; invece vi è uno scarto tra il PIL programmato e quello reale di quasi 11 punti: da 14,33 per cento al 3,50 per cento!
Cosa ci è stato risposto, quando si è intervenuti in merito all'argomento? Che l'operazione sarebbe stata a costo zero, come se noi avessimo gli occhi chiusi! Abbiamo fatto giustamente le nostre previsioni, come rilevato anche in qualche intervento del sottoscritto in quest'aula, alla presenza del Presidente della CameraPag. 38che, con il suo voto, dette l'assenso (era l'unico voto di differenza), sulle conseguenze che si sarebbero prodotte. Adesso le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti!
Questa non è una critica alla gestione, alla previsione, a ciò che risulta all'interno del bilancio, ma è una critica di natura politica, legata ad una decisione politica che non ha nulla a che vedere con il buon andamento ed il buon funzionamento della Camera, anzi esattamente il contrario! È una politica che, all'interno di quest'aula, del Palazzo non deve essere portata avanti! Le beghe e gli interessi di una maggioranza di Governo devono essere risolte all'esterno, senza usare gli strumenti esistenti in questo Palazzo per ottenere una sorta di bilanciamento, così come è avvenuto, a discapito di una struttura che nulla ha a che vedere con la struttura governativa!
È solo questo il rilievo che mi permetto di sottoporre all'attenzione degli attenti colleghi presenti in quest'aula, quasi deserta, che, come me, sono interessati a questo aspetto della vita amministrativa di questo organo istituzionale.
La previsione relativa a questa voce è ancora più gravosa, perché la spesa dovrebbe arrivare addirittura a 34,350 milioni di euro nel 2007, con un incremento superiore a quello consentito, nonostante ciò si calcoli su una base aumentata a dismisura.
Se andate a ritroso, anche con riferimento alla relazione al progetto di bilancio per l'anno finanziario 2006 e per il triennio 2006-2008 di cui stiamo discutendo, potete tranquillamente rendervi conto che tutto quello che è accaduto nella scorsa legislatura è risultato perfettamente in linea con le previsioni e le intenzioni ed è stato costantemente improntato ad una diminuzione del costo della politica!
Il Governo, anziché attingere all'interno di questa struttura, di questo Palazzo, ha fatto di più: non solo non ha attinto, ma ha imposto anche a questa struttura la diminuzione del dieci per cento, come ricorderete tutti, per quanto riguarda le nostre competenze ed i nostri emolumenti.
Allora, cosa bisogna mettere ancora in rilievo a proposito dell'operazione relativa all'aumento dei gruppi parlamentari? Vi è una discrasia: infatti, agli italiani viene raccontata una serie di bugie a proposito della riduzione dei costi della politica che questa maggioranza vorrebbe realizzare; al contempo, si verifica un aumento di tali costi che è sotto gli occhi di tutti noi, ma forse non viene percepito dai cittadini italiani, come è invece nostra intenzione evidenziare, questa mattina, in quest'aula e non solo.
Nel ringraziare il Collegio dei questori e tutte le strutture che hanno predisposto i documenti che saranno posti in votazione, concludo dicendo che non vorrei che attraverso queste operazioni, che nulla hanno a che vedere con il buon andamento ed il funzionamento della Camera dei deputati, si dimenticassero le finalità che questi bilanci debbono perseguire.
Essi, infatti, debbono essere rivolti alla soddisfazione dei bisogni dei deputati nell'espletamento del loro incarico parlamentare, alle soddisfazione delle esigenze degli uffici per garantire il buon funzionamento dell'intera struttura e, principalmente, al supporto che deve essere fornito al singolo parlamentare (naturalmente, anche attraverso i gruppi). Ciò per far sì che l'elettorato che ha mandato il deputato a rappresentarlo in questa sede non debba successivamente lamentarsi non del suo comportamento, ma del cattivo funzionamento dell'istituzione.
Vorrei infatti rilevare che da qui a ritenere che il deputato sia soltanto un soggetto che percepisce uno stipendio senza spendere energie lavorative e senza interessarsi alle esigenze dei cittadini - si tratta dei luoghi comuni che tutti conosciamo e che è inutile ripetere in questa sede - il passo è veramente breve. Non facciamo, allora, che tali luoghi comuni, per colpa di certi atteggiamenti e di certe prese di posizione, si dimostrino più realistici di quanto non lo siano veramente (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

Pag. 39

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione congiunta.
Il seguito del dibattito, a cominciare dalla replica dei deputati questori, avrà luogo nella seduta di domani, giovedì 28 settembre 2006.

Cessazione dal mandato parlamentare del deputato Gianfranco Miccichè.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 26 settembre 2006, è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera del deputato Gianfranco Miccichè:

«Illustre Presidente,
essendo stato eletto deputato del Parlamento siciliano ed essendo stato chiamato, altresì, a ricoprire la prestigiosa carica di Presidente dello stesso, ufficio questo che intendo assolvere con il massimo impegno a servizio del popolo siciliano, mi pregio rappresentare alla Signoria Vostra la volontà di dimettermi dalla carica di deputato nazionale.
Tanto Le rassegno con il rammarico di chi è consapevole di rinunciare a far parte di una istituzione che ha sempre rappresentato per il paese i più alti principi di democrazia e libertà.
Con questo spirito, Le porgo le più vive cordialità.

Firmato: Gianfranco Miccichè».

Trattandosi di un caso di incompatibilità, la Camera prende atto, a norma dell'articolo 17-bis, comma 2, del regolamento, di questa comunicazione e della conseguente cessazione del deputato Miccichè dal mandato parlamentare.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il ministro per l'attuazione del programma di Governo, il ministro della giustizia, il ministro della difesa, il ministro della pubblica istruzione e il ministro del commercio internazionale.

(Costruzione di un nuovo rigassificatore a Brindisi - n. 3-00249)

PRESIDENTE. Il deputato Fitto ha facoltà di illustrare l'interrogazione Leone n. 3-00249 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1), di cui è cofirmatario.

RAFFAELE FITTO. Signor Presidente, con la presente interrogazione ci rivolgiamo al Governo per comprendere quale sia la sua reale posizione in merito alla realizzazione di un rigassificatore in Puglia, precisamente a Brindisi.
Come è noto, su questo tema si sono registrate diverse posizioni; in ogni caso, ufficialmente ci risulta che si è completato l'iter approvativo relativo alla realizzazione della struttura in oggetto. Da quel momento ad oggi, abbiamo appreso dai mezzi di informazione e da dichiarazioni estemporanee di diversi ministri che il Governo avrebbe posizioni differenti. Il ministro Pecoraro Scanio ha espresso per il tramite dei mezzi di informazione una netta contrarietà, mentre il ministro Bersani si è pronunciato favorevolmente. Tra l'altro, il Presidente del Consiglio dei ministri, interrogato pubblicamente in occasione della recente inaugurazione della fiera del Levante, non ha risposto.
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Vorremmo che il Governo, possibilmente non in forma interlocutoria, ci chiarisse le idee circa la realizzazione di questa importante opera, vista anche la posizione di contrasto assunta dagli enti locali.

PRESIDENTE. Il ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere.

GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, devo premettere che il Governo ha concretamente espresso una posizione di favore riguardo alla costruzione di sistemi di rigassificazione; l'ha fatto recentemente e con chiarezza nell'ambito del cosiddetto decreto Bersani. Tuttavia, ci troviamo di fronte ad una situazione che presenta delle peculiarità, delle complessità anche procedurali non indifferenti: credo nasca da qui la gran parte del problema.
L'autorizzazione alla costruzione ed esercizio per il terminale è stata rilasciata alla società Brindisi LNG dal Ministero delle attività produttive, di concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e d'intesa con la regione Puglia, in data 21 gennaio 2003; ciò, al termine di un processo autorizzativo condotto secondo le specifiche disposizioni dell'articolo 8 della legge di semplificazione n. 340 del 2000, con il parere favorevole espresso in Conferenza dei servizi da tutte le amministrazioni e gli enti locali intervenuti.
Le nuove amministrazioni, subentrate prima alla provincia di Brindisi e poi al comune, hanno contestato la validità dell'assenso fornito dal Ministero delle attività produttive alle precedenti amministrazioni comunali e provinciali adottando delibere attraverso cui esprimono contrarietà al progetto.
La provincia ha inviato un esposto alla procura della Repubblica di Brindisi, nonché alla Commissione europea, nel quale lamenta, tra l'altro, una violazione delle direttive sulla VIA nel corso del procedimento.
La provincia di Brindisi ha diffidato il Ministero delle attività produttive a revocare l'autorizzazione in base al principio di autotutela ed ha impugnato al TAR la mancata risposta del ministero in tal senso, ottenendo una sentenza favorevole. La sentenza è stata impugnata presso il Consiglio di Stato ed in data 17 gennaio 2006 il Consiglio ha dato ragione al ministero, sostenendo che non è ammissibile un obbligo di riesame della decisione, nemmeno se chiesto da un'amministrazione pubblica, in particolare se a suo tempo partecipante alla Conferenza dei servizi, in attesa di mutamenti significativi della situazione di fatto e quando ormai si sono precostituiti i diritti di terzi.
Lo stesso Consiglio di Stato, tuttavia, ha chiarito che è nella responsabilità dell'amministrazione procedente rivedere, ove ne ricorrano i presupposti, l'autorizzazione concessa mediante una nuova Conferenza dei servizi.
La presidenza della regione Puglia ha scritto, in data 10 febbraio 2006, al Presidente del Consiglio dei ministri, ai ministri delle attività produttive e dell'ambiente e tutela del territorio e al Presidente della Commissione europea, chiedendo la revoca del provvedimento e l'assoggettamento alla procedura ordinaria di VIA. Il Ministero dello sviluppo economico ha incontrato il presidente della regione per valutare la situazione amministrativa del progetto, la posizione degli enti locali e le modalità di inserimento del terminale nel territorio, considerato anche che la regione Puglia ha presentato un piano energetico regionale in cui prevede la possibilità della realizzazione di un terminale di gassificazione sul proprio territorio, compatibilmente con i vincoli ambientali e le esigenze di sviluppo territoriale.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Ho quasi finito, Presidente.
Da allora sono in corso numerosi incontri fra i ministeri competenti, gli enti locali, la regione, tutti mirati a valutare la richiesta di riapertura della ConferenzaPag. 41dei servizi e, conseguentemente, l'effettuazione di una procedura di VIA completa sull'impianto. Stiamo terminando il lavoro di questo tavolo e alla fine decideremo se riaprire o meno la procedura.

PRESIDENTE. L'onorevole Vitali, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

LUIGI VITALI. Signor Presidente, signor ministro, ci dobbiamo dichiarare assolutamente insoddisfatti di questa risposta. Probabilmente, non siamo stati felici nell'esposizione della nostra interrogazione, che chiedeva di conoscere qual è la posizione reale del Governo su questo problema perché vi sono posizioni diversificate. Lei ci ha fatto l'illustrazione di cose che sappiamo, che sanno tutti, ma le devo dire una cosa che, invece, non sa il Governo: mentre sta cercando di decidere quello che si deve fare la Brindisi LNG continua tranquillamente i suoi lavori impegnando risorse imponenti che, ove mai questo Governo dovesse decidere di revocare le autorizzazioni, creeranno danni inestimabili per la nazione e per il paese.
Allora, signor ministro, riteniamo che, tra il non decidere e il decidere male, sia peggio il non decidere, e questo è l'atteggiamento che sta assumendo questo Governo, che, se si ispirasse a princìpi di serietà, vieterebbe ai propri rappresentanti di venire a giorni alterni a dire tutto e il contrario di tutto. Un Governo serio ha la responsabilità di dire «sì» o «no» e di farlo subito. Questa vicenda è a voi nota da diversi mesi. Da quando vi siete insediati, avete aperto tavoli a destra e a manca e rischiamo di arrivare alla fine, quando avrete preso una decisione che non sarà più necessario osservare perché l'impianto sarà stato realizzato (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

(Misure per accertare e contrastare il fenomeno delle intercettazioni illegali - n. 3-00250)

PRESIDENTE. L'onorevole Buemi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00250 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2).

ENRICO BUEMI. Signor ministro, l'articolo 15 della nostra Costituzione recita: «La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili». Questo articolo della Costituzione attribuisce particolare rilievo alla tutela della comunicazione dei cittadini. Quanto è accaduto in queste settimane, ma non solo in queste settimane, mette in luce uno spaccato particolarmente preoccupante per la nostra libertà e per la democrazia del nostro paese. Vi sono situazioni di non chiarezza nei rapporti tra istituzioni preposte alla sicurezza del paese - ambienti della magistratura, mondo economico - e al servizio di comunicazione e telecomunicazione. Siamo consapevoli che la competenza dell'istituzione di una Commissione di inchiesta parlamentare è della Camera e del Senato, però sarebbe importante conoscere il punto di vista del Governo, in particolare del ministro della giustizia.

PRESIDENTE. Il ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, l'interrogante, naturalmente, può convenire o meno rispetto alla risposta del ministro. In questo caso, condivido il tema di fondo sotteso all'interrogazione cui rispondo.
Vorrei premettere che, sin dal mio insediamento, ho stigmatizzato il fenomeno dell'indebita propalazione di intercettazioni telefoniche e, in generale, di atti coperti dal segreto di indagine.
Al tempo stesso, per il dilagare delle intercettazioni telefoniche pubblicate dai media, ho ritenuto fosse giunto il momento di attuare un intervento normativo sulla materia. Peraltro, il 4 agosto scorso, il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge che introduce modifiche di rilievo nel codice di procedura penale e nel codice penale. In particolare, sono previsti un più stringente obbligo di motivazionePag. 42dei decreti di autorizzazione e di proroga delle intercettazioni ed una disciplina più rigorosa per quanto riguarda la durata e le modalità di esecuzione.
Per quanto concerne il profilo della riservatezza, abbiamo ritenuto di intervenire - ciò è previsto dal disegno di legge - per determinare appositi centri di intercettazione telefonica distrettuali dove far convergere tutte le operazioni di registrazione, in modo tale da evitare dispersioni di dati sensibili. Viene modificato sensibilmente il regime dell'acquisizione delle intercettazioni al procedimento, in modo che le conversazioni non rilevanti per le indagini rimangano coperte dal segreto.
In tema di pubblicità degli atti si è inteso garantire, da una parte, il diritto dei cittadini ad essere informati e, dall'altra, quello della stampa ad informare, senza che ciò si traduca in un pregiudizio per le indagini ovvero in un'indebita propalazione di notizie riservate.
Inoltre, abbiamo attivato la disciplina del segreto e divieto di pubblicazione degli atti di indagine e, conseguentemente, è stata riformulata la fattispecie di cui all'articolo 379-bis del codice penale, al fine di poter sanzionare qualsiasi rivelazione di notizie concernenti atti coperti dal segreto.
Infine, nel dettato normativo è stato introdotto un articolo che, per l'illecita diffusione di dati, stabilisce consistenti sanzioni amministrative a carico dell'autore della pubblicazione e del direttore responsabile del mezzo di comunicazione.
Devo anche dire che, di recente, ho dato disposizione al capo del dipartimento dell'organizzazione giudiziaria di svolgere accertamenti amministrativi, per verificare se nel complessivo iter delle procedure seguite nel corso delle intercettazioni telefoniche autorizzate dalla magistratura si possano riscontrare anomalie.
Quanto alla Commissione di inchiesta, lei sa che si tratta di una potestà del Parlamento e, quindi, Camera e Senato decideranno. Il Governo non ha alcuna contrarietà pregiudiziale. Però, a decidere sarà il Parlamento nella sua interezza.

PRESIDENTE. L'onorevole Buemi ha facoltà di replicare.

ENRICO BUEMI. Signor Presidente, signor ministro, mi dichiaro soddisfatto dell'impegno del Governo in un settore particolarmente delicato quale quello delle comunicazioni e, in particolare, della tutela della riservatezza delle comunicazioni dei cittadini che non hanno alcuna responsabilità penale e che purtroppo, come è accaduto ripetutamente, sono stati coinvolti nelle intercettazioni disposte dall'autorità giudiziaria.
Mi fa piacere che lei abbia messo in risalto anche l'eccessivo utilizzo delle intercettazioni, che comporta certamente un'invasione nella sfera privata delle persone, nella comunicazione privata di cittadini che non sono responsabili di alcun tipo di comportamento penalmente rilevante. Ciò rappresenta anche un costo per la collettività, che richiederebbe che la magistratura agisse nelle proprie inchieste anche attraverso altri metodi di ricerca della prova. Non si tratta di porre limitazioni all'azione della magistratura, su cui grava un obbligo rispetto al suo ruolo di unica protagonista nella ricerca delle responsabilità. Però, vi è anche la necessità di attivare altre modalità di indagine che possano avere minore invasività e minori costi per la collettività.
Detto ciò, attraverso la Commissione d'inchiesta - come lei sa - si intende approfondire la problematica complessiva, che in queste settimane si è arricchita di altri contributi negativi. Mi riferisco al coinvolgimento di funzionari di particolare rilievo della principale azienda di comunicazioni - la Telecom - e anche ai rapporti con il mondo economico, con le istituzioni, con la magistratura. È una problematica che, certamente, è emersa nella sua dimensione attuale anche per le innovazioni e i cambiamenti intervenuti nelle tecnologie applicate. Convintamene, riteniamo che una Commissione di inchiesta possa dare un contributo di particolare rilievo al legislatore e, in questo senso, ci aspettiamo il pieno sostegno del Governo.

Pag. 43

(Misure a tutela della privacy dei cittadini - n. 3-00251)

PRESIDENTE. L'onorevole Balducci ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00251 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3).

PAOLA BALDUCCI. Signor Presidente, la società Telecom gestisce e fornisce il cosiddetto servizio universale. I suoi responsabili sono soggetti incaricati di un pubblico servizio e tale particolarità distingue Telecom da tutti gli altri operatori di telefonia presenti sul mercato nazionale.
Premesso che, in un'intervista rilasciata al settimanale l'Espresso nell'agosto 2006, il signor Tavaroli ha dichiarato che il suo settore di competenza in Telecom, ovvero il settore security, è composto da circa 500 collaboratori, mi chiedo quali garanzie possano avere i clienti, i dipendenti e tutti i cittadini se nel settore della security di Telecom ci sono ancora persone che hanno avuto fino a pochi giorni fa rapporti diretti ed organici con soggetti attualmente sottoposti ad indagini.
Alla luce di quanto accaduto, desidero sapere se il ministro interrogato ritenga che, al di là degli accertamenti di competenza...

PRESIDENTE. Onorevole Balducci...

PAOLA BALDUCCI. ...della magistratura ordinaria, esista ancora un rischio per la collettività di subire intercettazioni ed ascolti illegali di conversazioni e, inoltre, se il ministro abbia intenzione di predisporre un tavolo tecnico con il Garante per la protezione dei dati personali.

PRESIDENTE. Il ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, nei giorni scorsi, ho ricevuto il presidente ed il segretario generale del Garante per la protezione dei dati personali ed ho definito con essi le modalità per la predisposizione di un tavolo tecnico al quale partecipano il Ministero della giustizia, il Garante, appunto, ed il Consiglio superiore della magistratura.
Quanto ai rischi, onorevole Balducci, purtroppo, sono insiti; in ogni caso, bisogna fare in modo - e farlo è prerogativa del Parlamento e del Governo - che essi siano neutralizzati, nel senso che dobbiamo tranquillizzare, rasserenare l'atmosfera nel paese, evitare che vi siano ingerenze indebite, evitare che sia possibile ricattare: non, come qualcuno ha immaginato, i privilegiati - assolutamente no! - ma, a giudicare da quello che si è letto, i cittadini comuni (perché questo è emerso finora). Quindi, è giusto garantire il cittadino comune, l'anonimo, che è, invece, una persona contraddistinta dalla possibilità di avere relazioni, di intervenire e di poter dialogare con chiunque ritenga più opportuno.
Com'è detto nella sua interrogazione, onorevole Balducci, siamo in presenza di intercettazioni illegali. Di qui l'adozione del provvedimento. Ringrazio sia la mia coalizione sia le opposizioni, perché vi è stato concorso: il fenomeno potrebbe dilagare - lo dico a futura memoria - come attentato permanente alle istituzioni. Non so cosa risulterà dagli accertamenti che è compito della magistratura effettuare, ma il dato è che, se chiunque può illegalmente intervenire, può ricattare o fare dossier, evidentemente l'attentato non c'è solo oggi, ma può esserci costantemente anche in futuro, con episodi che possono incalzarsi l'un l'altro.
Un aspetto singolare della questione è stato posto in rilievo (se n'è parlato anche in trasmissioni televisive, come quella di ieri sera) dal Garante, il quale ha fatto presente, anche in una lettera inviata a me, per conoscenza, ed ai gestori, che, oggi, la sicurezza dei dati obiettivamente non esiste. Allora, dobbiamo lavorare affinché questa sicurezza vi sia, affinché vi sia la garanzia di un ritorno alla normalità (o dell'acquisizione della normalità), ad un paese normale che vive in serenità e in cuiPag. 44i cittadini si distinguono tra maggioranze ed opposizioni non per quello che può avvenire a seguito di ricatti, di ingerenze o di pressioni indebite, ma perché proposte si alternano a proposte, secondo la concezione democratica in cui credo (e della quale hanno consapevolezza, come ho visto - e mi fa piacere -, sia la maggioranza sia l'opposizione).
Quindi, attraverso la risposta all'interrogazione da lei presentata, onorevole Balducci - e colgo l'occasione per ringraziarla -, posso assicurare ai cittadini italiani, che ci vedono in televisione o ci ascolteranno e che, magari, ne parleranno tra loro, che siamo pronti a promuovere, come Governo, in collaborazione con l'opposizione, tutti gli atti ed i provvedimenti normativi ed organizzativi che si renderanno utili e necessari per garantire al cittadino italiano la tutela dei suoi diritti assoluti e delle sue libertà.

PRESIDENTE. L'onorevole Balducci ha facoltà di replicare.

PAOLA BALDUCCI. Signor ministro, mi dichiaro soddisfatta e, anzi, vorrei congratularmi con riferimento ad un aspetto molto importante.
Lei sa, signor ministro, che ero rimasta un po' perplessa, all'inizio, riguardo alla forma del decreto-legge.
Tuttavia, io mi devo complimentare con lei perché per la prima volta in Italia si è avuto il coraggio non solo di parlarne, ma di affrontare realmente, concretamente e realisticamente il problema delle intercettazioni. Queste infatti non sono soltanto quelle illegittimamente acquisite, ma si stava andando anche verso quelle illecitamente acquisite. La cosa ancora più grave - e concludo dal momento che se ne parlerà anche in questi giorni nella nostra Commissione - è che si era arrivati ad una abitudine da parte del cittadino di subire questa invasione nella vita privata in modo tale che non vi era più difesa, con buona tutela dell'articolo 15 della Costituzione che prevede non solo una riserva di legge, ma una riserva giurisdizionale che consente solo al giudice di adottare le misure che limitano la segretezza delle persone.

(Effetti dell'applicazione della recente legge in tema di indulto - n. 3-00252)

PRESIDENTE. L'onorevole Lussana ha facoltà di illustrare, l'interrogazione Maroni n. 3-00252 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4), di cui è cofirmataria.

CAROLINA LUSSANA. Signor ministro torniamo sul tema dell'indulto, quel provvedimento voluto dalla sua maggioranza come «svuota-carceri». Effettivamente, esso ha sortito l'effetto desiderato: dovevano uscire 12-15 mila detenuti, mentre ne sono usciti più di 21 mila. Inoltre, l'indulto avrà anche l'effetto di impedire nuovi ingressi nelle carceri poiché, riguardando reati commessi fino al 2 maggio 2006, si applicherà anche a chi in carcere non c'è mai stato ed è semplicemente sotto processo o lo sarà in futuro. Allora vogliamo sapere quanti sono i provvedimenti penali interessati che verranno annullati e vanificati dall'indulto. Ancora, quale sarà la sorte di questi processi? I magistrati, considerandoli inutili, magari li lasceranno in qualche cassetto o li faranno cadere in prescrizione ovvero state pensando, come apprendiamo da organi di stampa, ad un'amnistia, un ulteriore colpo di spugna che cancelli non solo la pena, ma anche il reato, alla faccia del senso di giustizia per i cittadini?

PRESIDENTE. Il ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. C'era un personaggio tempo fa a Quelli che il calcio... che interveniva ogni volta e sembrava un po' supponente e alla domanda «Perché interviene?», rispondeva «Per la precisione».
Allora, onorevole Lussana, lei è molto simpatica e intelligente, tuttavia le devo dire che questo non è il provvedimento delPag. 45mio Governo ma è un atto della maggioranza del Parlamento. Se lei vuole questionare con me ritenendo che sia un fatto mio personale, francamente ciò non è possibile. Lei sa, non con disputa di dati inconfutabili, che questo provvedimento - com'è stato acclarato - è diventato norma perché i due terzi di quest'aula, in cui sono compresi la maggioranza e l'opposizione, lo hanno approvato. Ho visto ieri sera una brillante trasmissione in cui si dà atto che questo non è un provvedimento del Governo, bensì - lo ripeto - della maggioranza parlamentare, maggioranza e opposizione.
Così, per quanto mi riguarda, fugo subito l'idea che ella ha nei confronti miei e della mia maggioranza: nessuno ritiene di fare l'amnistia. Non vi è un provvedimento nel cassetto e non ho un armadietto farmaceutico da dove posso trarre fuori l'idea dell'amnistia.
Le voglio però dire una cosa che vale per lei e mi fa piacere dirlo, attraverso lei, per gli italiani. Sono usciti per effetto del provvedimento dell'indulto fino a ieri e sono entrati in carcere 764 persone di cui circa 430 italiani e circa 330 detenuti stranieri. Inoltre, il numero di persone che sono entrate in carcere dal 1o agosto al 1o settembre 2006 - è bene che sentano anche gli italiani che sono in ascolto - è stato sensibilmente inferiore a quello dello stesso periodo dell'anno precedente, quando non c'era l'indulto. Quindi, abbiamo statisticamente un dato di reati che avvenivano in numero superiore prima rispetto ad oggi. Chiunque voglia dare la colpa all'indulto, francamente dice una bestemmia sul piano dei dati accertati. Sono dati che io posso porre alla sua attenzione, a quella degli italiani e di chiunque lo voglia. Da questo punto di vista, sono entrati in carcere nel periodo tra il 1o agosto e il 1o settembre 2006 un numero di 6.337 persone fra cui alcuni beneficiari dell'indulto stesso. Mentre, lo stesso periodo del 2005, sa quante sono entrate in carcere, onorevole Lussana? 6.923 persone. Come vede, non bisogna dare la colpa, peraltro non a me ma vorrei dire al Parlamento - che non credo debba assumersi alcuna colpa, ma al massimo la responsabilità -, di quello che si è verificato e magari delle preoccupazioni giuste dei cittadini italiani per la propria sicurezza e per la paura che incombano i fatti violenti che si verificano. Su questi ultimi, peraltro, il Governo ha il dovere di intervenire e sta intervenendo, dispiegando risorse, energie e quanto deve fare evidentemente in questa sua azione di bonifica e di tranquillità per i cittadini italiani.
Le debbo dire, con molta franchezza, che questi sono i dati inoppugnabili, e a questi dati mi attengo, considerando, sul piano finale - anche se so che il suo gruppo politico è stato contrario all'indulto -, che la maggioranza dei due terzi del Parlamento e, quindi, anche l'opposizione, ha concorso a fare in modo che questo non fosse un provvedimento soltanto del Governo, essendo stato appunto approvato a maggioranza dei due terzi.

ENZO RAISI. Anche noi!

PIETRO ARMANI. Anche Alleanza Nazionale è stata contraria!

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Una parte di Alleanza Nazionale è stata contraria, ma alcuni suoi parlamentari, al Senato, hanno votato a favore del provvedimento. Per correttezza, verifichi gli atti del Senato, onorevole Armani: vedrà che anche alcuni vostri colleghi...

PRESIDENTE. Signor ministro...

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. ...hanno votato a favore, a titolo personale.

PRESIDENTE. L'onorevole Lussana, ha facoltà di replicare.

CAROLINA LUSSANA. La ringrazio, signor ministro. Anche lei, personalmente, mi è simpatico ma non riuscirà a non farmi dire che questo indulto è una vergogna. È stato approvato dalla sua maggioranza e ha trovato anche l'approvazione - lo dico - di alcuni colleghi dellaPag. 46Casa delle libertà, di Forza Italia e dell'UDC; sicuramente, la Lega ha espresso voto contrario. Non sono soddisfatta nemmeno dei numeri che ci ha enucleato: solo 700 nuovi ingressi in carcere. Non sono soddisfatta, perché penso che gli italiani abbiano in mente, magari, l'edicolante del quartiere Vomero di Napoli che sarebbe, forse, ancora in vita se due suoi assassini non fossero stati rimessi in libertà da questo indulto (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Alleanza Nazionale e del deputato D'Ulizia)! Penso che gli italiani abbiano in mente i terroristi islamici - così definiti dal procuratore Ambrosio, non lo dice la Lega - rimessi in libertà o la regina degli scafisti, che non ha versato una lacrima per bambini e donne morti durante quei tragitti della morte.
Signor ministro, lei è stato molto abile ad aggirare la mia domanda per quanto riguarda i processi in corso. Parliamo di questi ultimi. Certamente, signor ministro, ci preoccupano i casi di coloro che sono usciti e che, purtroppo, torneranno nei nostri penitenziari, ma non soltanto; vorrei capire, infatti, quanti sono i processi in corso che saranno vanificati dall'indulto. Questo è stato un autentico colpo di spugna! Bisogna dire agli italiani che, grazie a tale provvedimento, che si applica ai reati commessi sino al 2 maggio 2006, non andrà in galera neppure chi ha riportato, o riporterà in futuro, una condanna fino a nove anni di reclusione, signor ministro! I conti sono presto fatti: nove anni sono la pena di base; con il rito abbreviato, richiesto da un bravo avvocato, si passa a sei anni; da sei anni, con la riduzione di pena prevista dall'indulto, si passa a tre anni; con una pena di tre anni si è destinati ai servizi sociali, senza scontare neppure un giorno di galera, signor ministro! Questo vuol dire che resteranno impuniti tutti i reati di microcriminalità. Non lo dico io, lo stanno dicendo i magistrati, i quali si chiedono per quale motivo stiano lavorando, perché è tutto lavoro inutile. Resteranno impuniti furti, rapine, scippi, truffe, i reati commessi dai furbetti del quartiere...

PRESIDENTE. Onorevole Lussana...

CAROLINA LUSSANA. ...Consorte, i responsabili dei casi Cirio e Parmalat! Non solo: resteranno impuniti anche gli omicidi colposi, i responsabili dei casi della Eternit e del petrolchimico di Marghera! Questa è assolutamente una vergogna! Infine, riguardo agli infortuni sul lavoro, i sindacati che cosa dicono?
Signor ministro, non sono soddisfatta della risposta e le dirò di più: sono indignata e disgustata (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Alleanza Nazionale e del deputato D'Ulizia)!

(Iniziative volte ad inasprire le pene previste per la violenza sessuale in particolare se commessa ai danni di minori - n. 3-00253)

PRESIDENTE. L'onorevole Cioffi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00253 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5).

SANDRA CIOFFI. Signor Presidente, abbiamo presentato questa interrogazione per chiedere al ministro, di cui conosciamo la sensibilità su queste tematiche, quali iniziative urgenti voglia adottare per inasprire notevolmente le pene nei casi di reati di violenza sessuale nei confronti delle persone, in particolare delle donne e, chiaramente, dei minori. Certamente, l'argomento della violenza sessuale, in questi giorni, è alla ribalta su tutti i giornali; basta considerare l'ultimo caso accaduto, due giorni fa, a Bologna. Questo deve farci rendere conto del fatto che certamente si tratta di un'emergenza del nostro paese. Basta consultare i dati ISTAT del 2004 per constatare che solamente l'8 per cento delle donne che hanno subito una violenza sessuale la denunciano. Quello che leggiamo sui giornali, quindi, molte volte non corrisponde alla realtà, alla drammatica situazione, alla dimensione del gravissimo problema costituito dalla violenza alle donne, ai bambini e ai minori, problemaPag. 47del quale bisogna farsi carico. Siamo convinti che il ministro Mastella, senz'altro, lo prenderà a cuore.
Vorrei leggere qualche dato che, certamente, è importante: soltanto nell'8,6 per cento dei casi la violenza è praticata in un luogo pubblico; purtroppo, molte volte da conoscenti.
Quindi, chiediamo al ministro Mastella cosa intenda fare proprio per cercare, eventualmente, di inasprire le pene previste per questo drammatico reato.

PRESIDENTE. Il ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, onorevole Cioffi, il legislatore, in realtà, ha prestato la debita attenzione al fenomeno della violenza fisica e sessuale sui soggetti considerati più deboli, come donne e bambini, e ha introdotto, anche nel corso degli anni, un ampio ventaglio di norme a tutela delle vittime minorenni e prevedendo altresì nuove ipotesi di reato.
Penso, ad esempio, allo stupro di gruppo e a tutte le ipotesi di reato che riguardano la pedofilia, la pedopornografia e la pornografia via Internet. Infatti, è opinione accreditata che la notevole diffusione di materiale pornografico, in particolare quello avente ad oggetto minori, è causa di emersione, in personalità deviate, di istinti sessuali violenti, che possono determinare gravi e allarmanti condotte delittuose a sfondo sessuale.
Debbo subito dire che, in un'ottica di reale prevenzione, le persone condannate per reati a sfondo sessuale dovrebbero essere sottoposte a percorsi terapeutici durante lo stato di detenzione. È notorio, infatti, come con elevata probabilità il condannato, una volta libero, ripeta la condotta delittuosa. La recidiva di questa tipologia di reati, infatti, è molto alta. In questa direzione, assicuro la massima attenzione del mio ministero.
Per quanto attiene, invece, alle iniziative normative da me già promosse al fine di garantire alla donna e, più in generale, a tutti i soggetti deboli una adeguata tutela sostanziale e processuale, posso dire che è in fase di avanzata preparazione un disegno di legge, predisposto assieme alla ministro Pollastrini, che affinerà e amplierà il novero delle fattispecie criminose, nella convinzione che le attuali previsioni del codice penale non consentano efficaci interventi rispetto a comportamenti di tipo persecutorio sovente precedenti le più efferate aggressioni.
Ulteriori linee di intervento e di adeguamento della normativa riguarderanno i meccanismi di computo della pena, con conseguente inasprimento delle sanzioni concretamente applicabili.
Questi elementi normativi sono in fase di definizione. In conclusione, debbo soltanto segnalare che, su proposta del ministro per le pari opportunità, Barbara Pollastrini, con la condivisione mia e degli altri colleghi del Governo, la legge finanziaria prevederà alcuni interventi significativi contro la violenza sulle donne. Si opererà, innanzitutto, a livello nazionale, con l'istituzione di un osservatorio finalizzato alla promozione di campagne di informazione e sensibilizzazione contro la violenza sessuale.
Si agirà, inoltre, anche a livello regionale, prevedendo un meccanismo di accreditamento per i centri antiviolenza esistenti e per quelli che nasceranno, i quali dovranno rispondere a criteri obiettivi di tutela multidisciplinare delle vittime, quali informazione, assistenza psicologica, assistenza ai denuncianti anche nel corso dell'iter giudiziario nonché sostegno alla formazione e inserimento lavorativo.

PRESIDENTE. L'onorevole Cioffi ha facoltà di replicare.

SANDRA CIOFFI. Grazie, signor ministro. Sono particolarmente soddisfatta per la sua risposta. Ci fa piacere che il Governo adotterà questo disegno di legge perché il codice penale certamente non è sufficiente e i percorsi di accompagnamento sono estremamente importanti.
Vorrei far presente che, addirittura, secondo gli ultimi dati di Telefono Rosa,Pag. 48negli ultimi sei mesi sono triplicate le violenze sessuali. Per ciò che concerne la recidiva, quasi tutti i violentatori sono recidivi, specifici (25 per cento) e generici (50 per cento). Quindi, i percorsi di accompagnamento sono estremamente importanti.
Ci fa piacere, signor ministro, che lei abbia parlato anche di nuovi tipi di reati, perché non possiamo dimenticare che ci sono dati che ci dicono che a compiere questi reati sono per il 29 per cento ragazzi che hanno meno di 14 anni. Quindi, c'è anche una nuova tipologia di reato e il branco certe volte compie molestie o abusi sessuali, purtroppo, per bravata.
Quindi, siamo estremamente soddisfatti della sua risposta e credo che bisognerà insistere su questa strada, perché è uno dei problemi che particolarmente emergono in questo periodo.

(Intenti del Governo sul progetto di raddoppio della base statunitense presso l'aeroporto Dal Molin di Vicenza - n. 3-00254)

PRESIDENTE. L'onorevole Galante ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00254 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6).

SEVERINO GALANTE. Signor ministro, intervengo su un punto specifico.
Attese le dichiarazioni alla stampa del sindaco di Vicenza circa il ruolo esorbitante svolto, secondo lo stesso, da militari italiani e stranieri in merito alle decisioni sul progetto di una nuova base americana, chiedo se risulti che effettivamente si siano esercitate o si stiano esercitando pressioni di qualsiasi tipo, da parte dei soggetti militari italiani o stranieri, al fine di ottenere dalle autorità civili l'assenso al progetto di raddoppio. Come lei capisce, si tratta, all'interno del problema generale, di uno specifico nodo fondamentale, che investe il rapporto tra Forze armate e politica, e, dunque, decisivo per la democrazia.

PRESIDENTE. Il ministro della difesa, Arturo Mario Luigi Parisi, ha facoltà di rispondere.

ARTURO MARIO LUIGI PARISI, Ministro della difesa. L'interrogazione dell'onorevole Galante ripropone la nota questione della richiesta al Governo statunitense per l'utilizzazione dell'area civile dell'aeroporto Dal Molin, ai fini dell'accorpamento della centosettantatreesima brigata presente a Vicenza.
L'onorevole interrogante pone l'accento sulle decisioni prese e sul percorso decisionale adottato. Per quanto riguarda le decisioni, che egli definisce non ancora pienamente note, a tutt'oggi, con la controparte USA non sono stati sottoscritti impegni di alcun genere. La disponibilità di massima manifestata dal precedente Governo non si è tradotta, infatti, in alcun accordo sottoscritto.
Per quanto concerne poi la riunione del 6 luglio, confermo il suo svolgimento, così come la conoscenza da parte del ministero. Si è trattato di una riunione di carattere meramente tecnico volta a verificare la fattibilità di uno specifico piano di transizione, con la partecipazione di tutte le parti in causa. Per la Difesa, alla riunione hanno preso parte i vertici tecnici di settore e, in particolare, il direttore generale del demanio militare, oltre a rappresentanti dello stato maggiore della difesa e del gabinetto del ministro. Erano inoltre presenti i rappresentanti militari statunitensi.
Rassicuro l'interrogante che non risulta che la riunione sia stata in alcun modo connotata da spirito di segretezza, con il fine di adottare iniziative in contrasto con gli intenti dell'autorità governativa. Autorità che resta indiscutibilmente competente per l'assunzione della decisione finale.
Escludo altresì con perentorietà l'ipotesi di ogni indebita pressione sulle autorità civili da parte di soggetti militari, italiani o stranieri, al fine di ottenere l'assenso al progetto.
Tengo inoltre a sottolineare che alla riunione è stato invitato - ed ha partecipato -Pag. 49anche il sindaco di Vicenza, invitato proprio al fine di coinvolgere in ogni passaggio anche la comunità locale interessata.
Onorevole Galante, in relazione all'ultimo punto della sua interrogazione, mi preme ricordarle che, proprio a partire dalla mobilitazione della popolazione interessata a cui si fa riferimento, il Governo ha inteso riaprire il confronto con gli Stati Uniti per ricercare il consenso necessario anche in sede locale. Ed è ancora sul riconoscimento delle istanze del territorio che si fonda la richiesta al comune di Vicenza di esprimere un giudizio di accettabilità del progetto in relazione agli aspetti urbanistici, sociali ed ambientali, del quale siamo ancora in attesa.

PRESIDENTE. L'onorevole Galante ha facoltà di replicare.

SEVERINO GALANTE. Signor ministro, lei mi ha rassicurato, confermando la mia opinione che quella che il sindaco di Vicenza ha reso alla stampa fosse una versione tendenziosa, se non falsa.
Tornando al tema principale, la base in questione non arricchisce né l'economia né l'occupazione locale, al massimo favorisce la speculazione, inquina e danneggia l'ambiente, aggrava tutti gli aspetti della vita quotidiana dei vicentini, dal traffico ai rifiuti, dalla vigilanza all'uso delle risorse naturali. Costa oggi e costerà in futuro per l'edificazione, per la gestione e, quando sarà, per la riconversione civile; pertanto, è in perdita finanziaria totale.
Inoltre, tale base è pericolosa per la sicurezza, sia per la sicurezza quotidiana dei vicentini sia - e vengo all'aspetto nazionale - per la sicurezza strategica del nostro paese. In quella struttura si progetta infatti il cervello di una base di attacco che risponde a logiche di aggressione contro il Medio Oriente e di dominio mondiale, nelle quali viene in tal modo direttamente coinvolta l'Italia. Non vi è dunque alcun interesse, né locale né nazionale, che giustifichi un assenso al progetto statunitense.
Chiedo pertanto che il Governo rispetti la decisione finale indelegabile e che agisca subito, in quanto il raddoppio della base di Vicenza «non s'ha da fare»!

(Orientamenti del Governo sulla costruzione di una nuova base americana presso l'aeroporto Dal Molin di Vicenza - n. 3-00255)

PRESIDENTE. L'onorevole Trupia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00255 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7).

LALLA TRUPIA. Signor ministro, come lei sa, l'articolo comparso su l'Espresso ha fatto salire alle stelle allarme e preoccupazione tra i cittadini di Vicenza. Secondo le notizie riportate, il raddoppio della base militare americana metterebbe seriamente in gioco il futuro della città non solo per l'insopportabile impatto ambientale, ma anche per la sua sicurezza. È diritto, dunque, dei cittadini di Vicenza, che in questi mesi hanno raccolto più di 10 mila firme e hanno dato vita ad una straordinaria mobilitazione popolare per dire «no», pretendere trasparenza e risposte chiare, a cominciare dal sindaco e dalle istituzioni locali, che prima lanciano il sasso e poi nascondono la mano e che, ad oggi, non hanno ancora assunto responsabilmente una decisione.
Per questo, signor ministro, le chiediamo se quelle informazioni sono vere o false e quale sia l'orientamento politico del Governo; se il silenzio che l'amministrazione comunale continua vergognosamente a mantenere equivalga ad un parere negativo per il Governo, come lei ha avuto modo di scrivere; se la volontà di farsi interprete delle istanze del territorio, come lei ha ripetutamente detto, possa comportare anche il diritto-dovere di sentire la cittadinanza intera di Vicenza.

PRESIDENTE. Il ministro della difesa, Arturo Mario Luigi Parisi, ha facoltà di rispondere.

ARTURO MARIO LUIGI PARISI, Ministro della difesa. Signor Presidente, aPag. 50proposito dell'orientamento del Governo circa la richiesta americana di accorpare la centosettantatreesima brigata aviotrasportata presso l'aeroporto Dal Molin di Vicenza, dico subito che il progetto illustrato da l'Espresso non risulta in alcun modo corrispondere a quanto richiesto dall'amministrazione americana a questo Governo. L'unico progetto di cui l'esecutivo è a conoscenza è finalizzato a fornire idonea sistemazione logistica alla brigata in questione nella sua nuova configurazione e non, come paventato dal settimanale, ad ospitare le tipologie di carri armati e veicoli blindati da combattimento ivi citate.
Nel progetto americano la riorganizzazione della presenza americana non va attribuita alla trasformazione della centosettantatreesima brigata ma, come già detto, alla necessità di accorpare in un'unica località l'unità militare, prima dislocata in località diverse.
Quanto all'orientamento del Governo, dobbiamo ribadire che, nonostante il precedente esecutivo avesse manifestato una disponibilità di massima, a tutt'oggi non è stato sottoscritto alcun accordo bilaterale con l'amministrazione statunitense. Muovendo dallo spirito di amicizia che contraddistingue il rapporto di alleanza tra Italia e Stati Uniti, il Governo ritiene che la richiesta avanzata resti coerente e compatibile con la linea di politica militare del nostro paese. Questo perché il progetto avanzato dall'amministrazione americana prevede non una variazione della natura dell'insediamento, come prospetterebbe il settimanale, quanto piuttosto una modifica nella sua dimensione.
A partire da questo giudizio di competenza esclusiva dell'esecutivo nazionale, il Governo ha ritenuto, tuttavia, di doversi far carico delle istanze pervenute dal territorio in ordine ai problemi posti dalla realizzazione del progetto stesso. A questo fine, il Governo ha riaperto il confronto con gli Stati Uniti coinvolgendo la comunità locale, a cominciare dall'amministrazione comunale e dalle sue competenze. A tale amministrazione è stato chiesto un giudizio di accettabilità del progetto per quel che riguarda gli aspetti che attengono all'impatto sociale, urbanistico ed ambientale. Come già detto, questo giudizio non è ancora pervenuto.

PRESIDENTE. L'onorevole Fincato, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

LAURA FINCATO. Signor ministro, siamo soddisfatti che il Governo, per la quarta volta, torni a spiegare in quest'aula quanto i vicentini hanno chiesto di sapere e non hanno avuto come risposta chiara dall'amministrazione locale, cioè che i militari americani hanno fatto al Governo Berlusconi ed al sindaco Hullweck un'offerta per ampliare la base e che erano state date loro garanzie in senso positivo.
I diversi articoli apparsi sui vari giornali, che hanno rappresentato progetti di installazioni civili e militari su un'area pregiata di Vicenza e dove insistono le risorgive del comune di Caldogno, le dichiarazioni confuse del sindaco, il suo dire e non dire, da «mastro tentenna», hanno diviso e spaventato l'opinione pubblica.
Noi deputati dell'Ulivo continuiamo a chiedere una seria e trasparente posizione sul problema Dal Molin, certo all'interno dei rapporti tra Italia e Stati Uniti, che devono rimanere sul piano del rispetto e della parità reciproci. Chiediamo con forza attenzione ad una città preoccupata, cui l'amministrazione locale ha risposto balbettando, con fastidio, alla richiesta di notizie certe e chiare. Vicenza vuol essere interpellata sulla sua natura di città operosa, di arte e di cultura. Vuole esprimersi sull'uso del suo territorio, sul suo piano urbanistico ed ambientale, sulle scelte strategiche. L'Ulivo non rinuncia alla coerenza, per un federalismo democratico, e pretende che una comunità abbia il diritto ed il dovere di sapere, di scegliere, di realizzare il proprio sviluppo strategico. Se tace l'amministrazione locale, che sfidiamo ancora da quest'aula, parleranno i cittadini, che chiameremo a pronunziarsi. Noi testimoniamo che la comunità si è mobilitata ed è corretto quanto il nostro Governo sta affermando: decida Vicenza. Vicenza,Pag. 51che noi rappresentiamo, è una città che chiede trasparenza e rispetto e si mobiliterà per esprimere democraticamente i propri valori e la propria volontà (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).

(Notizie sulla destinazione della nuova struttura militare statunitense progettata presso l'aeroporto Dal Molin di Vicenza - n. 3-00256)

PRESIDENTE. L'onorevole Deiana ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00256 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8).

ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, constatato che vi sono state molte interrogazioni su questo stesso argomento e che il ministro ha già avuto modo di rispondere, vorrei focalizzare l'attenzione su un aspetto che riguarda le relazioni tra l'Italia e gli Stati Uniti e che solleva, a mio modo di vedere, molte questioni. Nel menzionato servizio de l'Espresso, tra i molti aspetti relativi al carattere strategico, di strategia proiettiva, come si dice oggi, di potente strategia proiettiva rispetto ad uno tra i focus dei contrasti internazionali, è citato anche il discorso che il generale James L. Jones, comandante delle forze statunitensi in Europa, avrebbe fatto di fronte al Senato degli Stati Uniti, in cui parlava di questi piani di espansione di impianti ed infrastrutture nell'area di Vicenza...

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Deiana.

ELETTRA DEIANA. ...sostanzialmente dandoli per acquisiti. Dunque, mi chiedo come sia possibile che un comandante militare riferisca tali notizie - sono pubbliche - di fronte ad un'istituzione importante quale il Senato degli Stati Uniti, senza che noi ne sappiamo nulla, senza che le autorità italiane siano state informate, o come sia possibile, ove lo siano state, che esse tengano per loro l'informazione.

PRESIDENTE. Il ministro della difesa, Arturo Mario Luigi Parisi, ha facoltà di rispondere.

ARTURO MARIO LUIGI PARISI, Ministro della difesa. Signor Presidente, è inevitabile, ancora una volta, il riferimento all'articolo de l'Espresso secondo cui il «cuore» ed il «cervello» della risposta bellica in Medio Oriente da parte degli Stati Uniti sono a Vicenza. Va subito ripetuto che quanto riportato da tale settimanale non risulta al mio ministero e, peraltro, non corrisponde ad alcuna dichiarazione rilasciata dall'amministrazione statunitense al Governo italiano ed in Italia.
Ribadisco, ancora una volta, che la richiesta americana di utilizzo di una parte dell'aeroporto Dal Molin si inquadra nel piano complessivo di ristrutturazione delle forze degli Stati Uniti all'estero, per ragioni di razionalizzazione delle risorse. Si tratta, pertanto, di un intervento, lo ripeto, che non modifica la natura dell'insediamento, bensì unicamente la sua dimensione rispetto agli elementi che sono a nostra disposizione, elementi su cui fonderemmo e fonderemo ogni decisione. Com'è noto, infatti, per poter accogliere l'incremento delle truppe, che passerebbero dalle 2.750 unità a circa 4.500, si pone la necessità di ampliare la superficie assegnata alla base per edificare nuove strutture e nuovi alloggiamenti. Il progetto, di cui il ministero ha contezza, è finalizzato a fornire idonea sistemazione logistica, solo logistica, all'unità in questione e in nessun modo, al contrario di quanto ipotizzato dal settimanale citato, ad ospitare le menzionate tipologie di carri armati e veicoli blindati da combattimento.
Quanto alle preoccupazioni espresse in ordine al fatto che il progetto sia giunto ad uno stato avanzato, si conferma che il Governo non ha sottoscritto alcun accordo bilaterale con gli Stati Uniti. Come detto, la richiesta americana non modifica laPag. 52natura ma la dimensione dell'insediamento. Ed è proprio a partire da questa considerazione che, raccogliendo le istanze provenienti dal territorio coinvolto, il Governo ha inteso riaprire il confronto con gli Stati Uniti, richiedendo un giudizio di accettabilità dall'amministrazione comunale per quello che riguarda l'impatto sociale, urbanistico ed ambientale. L'amministrazione comunale di Vicenza per prima ha competenza, nonché il diritto e il dovere di formulare tale giudizio. Di questo parere, e lo ripeto per la terza volta, noi siamo in attesa.

PRESIDENTE. L'onorevole Deiana ha facoltà di replicare.

ELETTRA DEIANA. Ringrazio il ministro Parisi per averci ribadito in questa sede quanto ci aveva già detto nel corso dell'audizione svolta davanti alle Commissioni difesa di Camera e Senato. Prendo atto, pertanto, che il ministro ha ribadito con grande chiarezza quanto aveva già detto, di cui anch'io mi ero fatta carico di informare gli interlocutori di Vicenza.
Voglio, tuttavia, porre in evidenza il grande problema dei rapporti internazionali con gli Stati Uniti; problema che rimane in sospeso. Nel citato articolo pubblicato dal settimanale l'Espresso, si fa riferimento ad un discorso pubblico, quindi esistente, pronunciato dal generale James L. Jones davanti al Senato americano, in cui egli asseriva che sostanzialmente esiste questo piano di espansione. Suppongo che tale piano avrà qualche referente italiano: non credo che il generale Jones parli tanto per parlare.
Il problema che pongo a lei, ministro della difesa, riguarda i meccanismi di intendimento e di interlocuzione tra paesi alleati. Insomma, ritengo molto negativo che generali americani possano parlare del territorio italiano come di una cosa in qualche modo propria, su cui hanno un diritto di prelazione e di predefinizione. Questo è, quindi, il problema politico che le sottopongo, rispetto al quale ritengo opportuno che il Governo presti la massima attenzione (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

(Dati emersi dalla recente indagine OCSE sul sistema di istruzione italiana - n. 3-00257)

PRESIDENTE. L'onorevole Porfidia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00257 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9).

AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, da quanto si apprende anche da organi di stampa, per il secondo anno consecutivo le statistiche dell'OCSE classificano il sistema d'istruzione e formazione del nostro paese tra gli ultimi a livello internazionale. L'OCSE delinea un sistema inefficiente che necessiterebbe di un'approfondita riforma, al fine di razionalizzare le spese.
Il problema - sempre secondo quanto emerge dal rapporto dell'organizzazione internazionale - risulta essere quello di una cattiva gestione delle risorse. Infatti, il costo medio per studente è tra i più alti registrati a livello internazionale, mentre per quel che riguarda gli insegnanti, quelli italiani percepiscono salari decisamente più bassi rispetto ai loro colleghi stranieri, rimanendo, però, come età, tra i più anziani in assoluto. Nonostante quanto proclamato dal precedente Governo, scarseggiano anche le postazioni informatiche: circa 77 per ogni scuola, contro una media di 115 nei paesi OCSE. Tale organizzazione internazionale sottolinea, inoltre, che tra i trenta paesi membri l'Italia è al penultimo posto per numero di laureati: appena l'11 per cento delle persone tra i 25 e i 64 anni. La situazione non è rosea nemmeno per quanto concerne i diplomati, poiché la media italiana si aggira intorno al 48 per cento, rispetto alla media OCSE, che si attesta intorno al 67 per cento.

PRESIDENTE. Onorevole Porfidia, concluda.

Pag. 53

AMERICO PORFIDIA. Concludo, Presidente. Con la presente interrogazione si chiede di sapere quali provvedimenti intenda assumere il Governo per tentare di riparare la situazione appena descritta, affinché il sistema formativo italiano possa diventare per le giovani generazioni uno strumento fondamentale per la costruzione del proprio futuro.

PRESIDENTE. Il ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, il rapporto dell'OCSE continua ad evidenziare, in un sequenza temporale ben più lunga, purtroppo, dei due anni richiamati, come il rilancio del sistema scolastico del nostro paese sia una delle priorità che deve essere posta all'ordine del giorno del Parlamento e del Governo e come questa priorità si connoti sempre più come una priorità nazionale, che può essere oggetto di confronti e dibattiti, anche duri e aspri, tra maggioranza ed opposizione, ma anche uno dei luoghi in cui si può giungere a delineare insieme le prospettive per un rilancio del sistema dell'istruzione pubblica del nostro paese.
I dati numerici a cui si fa riferimento sono quelli del 2004 ed evidenziano come, al di là del dato delle competenze e dei saperi, sia importante che il sistema educativo contribuisca al processo di formazione umana e della capacità critica della personalità dei giovani. Il rapporto mette in evidenza due aspetti che, rispetto ai costi, meritano di essere evidenziati.
Il nostro sistema formativo è figlio anche di scelte di civiltà fatte dal nostro paese, che riguardano la nostra struttura orografica; infatti, il 60 per cento del nostro territorio è montano. I costi per mantenere le scuole nei comuni montani, che occupano più di 16 milioni di ettari del nostro territorio, sono elevati. Va anche ricordata l'altra scelta di civiltà fatta dal nostro paese riguardo all'integrazione dei diversamente abili, ritenendola un diritto inalienabile e prevedendo così l'inserimento degli insegnanti di sostegno. Allo stesso modo, vanno anche ricordate le 40 ore della scuola dell'infanzia, il tempo pieno o il tempo prolungato, che rappresentano caratteristiche di cui l'OCSE non tiene conto né nel suo riscontro quantitativo né nel suo riscontro qualitativo, essendo una specificità unica del nostro sistema educativo.
Il dato che a me preme evidenziare è come il successo scolastico nel nostro paese sia strettamente connesso alle condizioni socio-economiche delle famiglie da cui i ragazzi provengono e come questo gravame sui ragazzi, che blocca l'ascensore sociale della scuola, condizionando sempre più il figlio dell'operaio a rimanere operaio, si sia accentuato dal 2000 in poi, quando la forbice sociale tra chi più ha e chi meno ha nel nostro paese si è ulteriormente ampliata. Il sistema dell'istruzione non è in grado di risolvere da solo questo blocco dell'ascensore sociale.
Vi è quindi un impegno da parte del Governo ad agire sul sistema dell'istruzione, ma vi è anche una necessità complessiva fra chi più ha e chi meno ha nel nostro paese, perché anche questo è uno degli elementi su cui poggia la possibilità di crescita e di sviluppo della nostra istruzione. Peraltro, lo sforzo non deve riguardare soltanto la qualità dell'istruzione, ma anche l'equità.
Una priorità del Governo è combattere la dispersione scolastica con azioni formative, per compensare i deficit accumulati per assecondare propensioni e attitudini, al fine di raggiungere nel 2010 l'obiettivo del 10 per cento della strategia di Lisbona. In particolare, per il Mezzogiorno d'Italia vanno ampliate ed assicurate competenze di base tecnico-professionali solide, coerenti con gli standard definiti in sede comunitaria. Un'ultima connotazione riguarda le competenze linguistiche nel nostro paese, perché apre un altro fronte rispetto al rapporto OCSE: l'invadenza eccessiva nei confronti dei ragazzi che frequentano la nostra scuola dell'infanzia e la scuola primaria del mondo della televisione, che in qualche modo riduce in maniera pesante la capacitàPag. 54di leggere e scrivere. Credo che questo sia un meccanismo che è necessario affrontare e normare.

PRESIDENTE. L'onorevole Porfidia ha facoltà di replicare.

AMERICO PORFIDIA. Signor ministro, nel ritenermi soddisfatto soprattutto per i contenuti della risposta, in quanto lei ha abbracciato tutte le problematiche - strutturali, sociali ed individuali -, mi auguro, però, che i provvedimenti di cui ha fatto cenno vengano adottati nel più breve tempo possibile, per risolvere un problema così importante per la nostra nazione. Ritengo che solo risolvendo questi problemi ed elevando la qualità dell'istruzione dei nostri ragazzi si possa assicurare ad essi un futuro e avere in Italia una maggiore democrazia ed una maggiore libertà, perché è proprio dalle coscienze dei nostri ragazzi che nascono questi valori, che devono essere sempre presenti nella loro istruzione e formazione.

(Rapporto tra interessi economici e salvaguardia dei diritti umani, civili e religiosi nell'ambito delle relazioni con la Cina - n. 3-00258)

PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00058 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10).
Avverto che l'interrogazione è stata sottoscritta, oltre che dagli originari firmatari, anche dall'onorevole Cesa.
Prego, onorevole Volonté, ha facoltà di parlare.

LUCA VOLONTÈ. Onorevole Presidente, onorevole ministro, qualche giorno fa si è conclusa una missione importante che l'ha vista compartecipe, con il presidente Prodi, in Cina.
Lei sa certamente che la violazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali, a partire da quella religiosa, è ordinaria amministrazione in quel paese. Lo stesso rapporto europeo Belder sulle relazioni tra Unione europea e Cina mette in evidenza, oltre all'assoluta mancanza del rispetto dei diritti umani, anche tale continua violazione della libertà religiosa. Le ricordo che l'Unione, la coalizione di cui lei fa parte, riconosce l'utilità e l'importanza di realizzare un codice etico per la sottoscrizione di accordi commerciali con l'Italia.
La interroghiamo per sapere se, a partire da queste evidenze del diritto internazionale ed europeo, e alla luce degli impegni politici della sua parte politica, lei abbia ritenuto, insieme al Presidente del Consiglio Prodi, di fare presente con altrettanta determinazione, l'importanza, in vista delle relazioni commerciali, economiche e diplomatiche con quel paese, del tema dei diritti umani.

PRESIDENTE. Il ministro del commercio internazionale e per le politiche europee, Emma Bonino, ha facoltà di rispondere.

EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. La ringrazio, Presidente. Ringrazio altresì vivamente i colleghi per l'interrogazione rivoltami perché essa dà l'occasione, a me personalmente ed al Governo, di chiarire una serie di posizioni. È, infatti, importante che, rispetto ad un paese come la Cina - così come nei riguardi di altri paesi, di cui parlerò -, vi siano posizioni chiare e possibilmente condivise.
Non starò qui a ripetere, quindi, la composizione della delegazione e l'obiettivo della stessa - ciò è stato ampiamente divulgato dalla stampa -, ma vengo rapidamente alla questione posta dagli interroganti. Credo sia condivisibile il fatto che dalla Cina non è possibile prescindere, come dimostra la circostanza che in questi stessi giorni si è svolto il vertice Unione europea-Cina e che il primo ministro cinese ha visitato Germania e Gran Bretagna, firmando peraltro importanti accordi internazionali commerciali. Ritengo che sia altresì importante verificare, anche sulla base della risoluzione del Parlamento europeo, che tutti i leader europei, daPag. 55Angela Merkel a Blair, passando per la Finlandia, fino poi a Prodi, a Pechino, hanno - e se lei mi consente: abbiamo - ripetuto lo stesso univoco messaggio agli interlocutori cinesi in materia di rispetto dei diritti umani e civili. Anzi, abbiamo tutti usato persino le stesse parole.
Quanto abbiamo detto è che l'incremento delle relazioni commerciali ed economiche con la Cina deve comportare progressi sostanziali in materia di democrazia, diritti umani, Stato di diritto, diritti religiosi e individuali, che sono componenti basilari (e devono continuare ad esserlo) del dialogo politico. Si tratta delle stesse dichiarazioni che ho pubblicamente reso nel mio intervento di apertura alla fiera di Canton, alla presenza delle massime autorità cinesi, della stampa internazionale e degli imprenditori, quando - lei mi scuserà se mi cito - ho chiesto al Governo cinese di accompagnare la crescita spettacolare e sostenuta sul piano economico con una apertura altrettanto sostenuta sul piano sociale e sul piano dei diritti individuali.
In qualità di ministro del commercio internazionale, ho sollevato con le mie controparti, in aggiunta, il problema delle regole nel campo economico e dei diritti sociali, dalle contraffazioni al rispetto della proprietà intellettuale, fino alle diverse forme di concorrenza sleale. Come lei sa, ci stiamo battendo, mi sto battendo in questi giorni - nonostante, per l'appunto, missioni in Cina e quant'altro - con molta determinazione affinché forme di concorrenza sleale attuate da paesi quali la Cina ed il Vietnam siano sanzionate a livello europeo. Spero anzi, stasera, di poter dare a questo Parlamento ed al paese una buona notizia.
Dunque, posso rassicurare i colleghi che pure una missione complessa e delicata quale quella effettuata in Cina non ha fatto venire meno l'impegno in tal senso; anzi, è stata l'occasione per ribadire anche a Pechino quanto altri leader europei hanno dichiarato nelle loro capitali.
Infine, lei accenna nella sua interrogazione alla questione dell'embargo. Il Presidente Prodi non ha detto nulla di diverso da quanto già espresso dal Presidente Ciampi, dall'onorevole Fini e dall'onorevole Berlusconi nella passata legislatura. Non mi pare quindi questo il problema. Per altro verso, invece, penso che questa sia una questione seria e complessa che rientra nel quadro...

PRESIDENTE. Signor ministro, la prego di concludere.

EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. ...delle relazioni politiche tra Unione europea e Cina. Ed è la ragione per cui l'Europa continua la concertazione in materia lentamente, senza scosse rispetto all'alleato americano che, peraltro, come lei sa, l'embargo non ce l'ha. Quindi è una questione ...

PRESIDENTE. Signor ministro, deve concludere.

EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. Ho finito, signor Presidente.
Si tratta, quindi, di una questione complessa che seguiremo con molta attenzione.

PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di replicare, per due minuti.

LUCA VOLONTÈ. Ringrazio l'onorevole Bonino, la quale ha fatto bene a citarsi perché - lo dico senza ironia - né le sue parole, né quelle del Presidente Prodi hanno avuto eco sulla stampa italiana, e questo a differenza di quelle di molti altri leader europei; cito Angela Merkel, ma posso citare, lo scorso anno, il viaggio del Presidente degli Stati Uniti Bush, che è stato evidenziato sulla stampa italiana non solo per la sua difesa dei diritti (che non gli ha consentito di chiudere alcuni accordi commerciali, come lei sa, se non quello della Boeing) ma anche per il viaggio con la squadra cinese in mountain bike. Non è stato così, non ci aspettavamo il viaggio in mountain bike di Prodi, ma ci aspettavamo in maniera più chiara almenoPag. 56il richiamo ai diritti e alle libertà fondamentali. Lei lo sa, visto che si occupa di questi argomenti, come ritiene di fare, da molti anni: siete atterrati in Cina ed è stato arrestato un vescovo cattolico! Non è che, scendendo dalle scale, è stata detta una parola, non perché si è trattato di un cattolico, ma perché è stato un atto chiaro del Governo cinese, indirizzato anche al fatto che arrivasse un Presidente del Consiglio che dice di essere un cattolico adulto.
Le richiamo poi un altro aspetto, ministro Bonino, senza nessuna critica. Le ho ripetuto che la sua coalizione pone all'interno del suo programma un elemento chiaro, che ho guardato con interesse, quello di accompagnare gli accordi commerciali a livello diplomatico con la firma di un trattato di comportamento anche etico. Ciò non è stato fatto, soprattutto in Cina, come - immagino - neanche in altri viaggi. Qui non è in discussione il fatto che si debba fare i conti con la Cina. Questo è un dato della realtà. Il problema è come fare i conti con un regime come quello cinese, come quello indonesiano o come quello di alcuni Stati africani. Come si fa i conti con tali regimi? Alzando la voce o non alzandola? Alzandola dopo una settimana, quando si rientra in Italia, o battendo i pugni sul tavolo lì, quando si sta concorrendo per l'acquisto di una fabbrica di pomodori pelati, piuttosto che di un motorino?
Questo è il modo in cui lei intende la diplomazia, non solo commerciale, che noi possiamo e dobbiamo criticare; al riguardo, ci aspettiamo una maggiore coerenza, non rispetto alle nostre convinzioni - evidentemente diverse dalle sue - ma rispetto allo stesso programma elettorale [Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

(Iniziative politico-diplomatiche presso il Governo cinese per collegare le relazioni tra Italia e Cina alla salvaguardia delle libertà fondamentali - n. 3-00259)

PRESIDENTE. Il deputato Raisi ha facoltà di illustrare, per un minuto, l'interrogazione La Russa n. 3-00259 (Vedi l'allegato A - Interrogazione a risposta immediata sezione 11), di cui è cofirmatario.

ENZO RAISI. Signor Presidente, signor ministro, rischiamo di ripeterci, però anche noi vogliamo sottolineare che l'unico messaggio che è passato rispetto alla salvaguardia dei diritti umani e sociali della Cina è quello del Presidente Prodi, che ha chiesto di togliere l'embargo sulle armi. Quindi, probabilmente, anche su questo vi siete parlati nei vostri incontri, ma non avete avuto la possibilità di evidenziare un intervento al riguardo.
L'altro aspetto è quello economico, che ci interessa maggiormente, visto che questa missione parte con obiettivi economici ed è stata organizzata dal precedente Governo con l'accordo di 450 imprese che hanno partecipato alla fiera di Canton. Voi ci avete aggiunto la partecipazione istituzionale.
Pertanto, alle 450 imprese si sono aggiunte centinaia e centinaia di dipendenti pubblici, consiglieri regionali e assessori. Ci sono delle delegazioni regionali che ancora viaggiano in questo momento in Cina grazie alla vostra missione! Almeno diteci quali sono gli accordi economici che avete portato a casa (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!

PRESIDENTE. Il ministro del commercio internazionale e per le politiche europee, Emma Bonino, ha facoltà di rispondere.

EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. Mi dispiace che non ci sia il collega Urso, cofirmatario dell'interrogazione, perché, data la sua esperienza di cinque anni di ottimo lavoro svolto, avrebbe potuto rispondere esattamente alle sue domande.
Per quanto riguarda i viaggi delle delegazioni regionali, le regioni sono autonome, come lei sa. Spesso li abbiamo deprecati, anche con il suo collega, e stiamo facendo uno sforzo perché questoPag. 57non avvenga più. Devo dire che è un dato di soddisfazione che almeno dodici regioni fossero con noi. Le altre girano per conto loro e questo non fa molto bene al sistema paese.
Per quanto riguarda la seconda questione, quella relativa ai contratti, spero a breve di poter dare alle imprese stesse, a me e a voi tutti, un bilancio consolidato, perché non è facile avere oggi un quadro, se non ultraparziale, grazie a qualcuno che ha avuto il piacere di dirci, diciamo liberamente, quali contratti ha avviato. È chiaro che è mio interesse fare il bilancio consolidato, che peraltro sarà sicuramente pubblico. Necessita semplicemente di un po' di tempo, sia per i finanziamenti, sia per i contratti, perché difficilmente si possono firmare. So che sono stati firmati dei memorandum d'intesa, ma per i contratti veri e propri si tratta di dati che, le posso dire francamente, ad oggi non sono in grado di dare, come penso sia peraltro normale. Ci vuole sempre tempo, se è vero che, dopo quattro mesi che sono al Ministero del commercio internazionale, ancora stanno chiudendo i conti delle visite del collega Urso, proprio perché l'amministrazione è fatta in questo modo. Si può deprecare, ma così funziona.
Infine, vorrei porre due questioni, che sono state sollevate anche, in parte, nella sua interrogazione. Il collega diceva: voi non avete sostenuto abbastanza fortemente i diritti umani. Posso anch'io lamentare che l'intera missione è stata oscurata da altre vicende e che i giornalisti al seguito si sono occupati di altro, e credo che questa sia una cosa deprecabile per il Governo, come per voi. Ma è chiaro che dobbiamo insieme capire se il ministro del commercio internazionale può andare solo in Svezia o in Svizzera, avendo peraltro il compito di promuovere le imprese - e i prossimi viaggi saranno in Russia, paesi del Golfo e quant'altri -, o comunque quale linea deve seguire, se cioè nell'aderenza così rigida si possono forse avviare contatti solo con la Svizzera, la Svezia, e poco altro!

PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di replicare.

ENZO RAISI. Parto dalla fine.
È ovvio che ci sono delle difficoltà in tanti paesi. La Cina però rappresenta, dal punto di vista economico e per l'impatto che ha nell'economia nazionale, ovviamente una priorità. È chiaro che, data questa sua priorità, è importante il rispetto non solo dei diritti umani ma anche dei diritti sociali, visto che la Cina è entrata in un organismo internazionale; ciò anche per riportare la concorrenza economica a dei giusti livelli. Dunque, è chiaro che il valore che si ha in Cina su certe battaglie è diverso da quello che si può avere in Qatar piuttosto che a Dubai.
Per quanto riguarda i risultati economici, è evidente che la nostra è stata una forte provocazione, anche perché avete sbandierato questa missione dicendo: per la prima volta l'Italia sbarca in Cina! Il Governo precedente è andato decine di volte in Cina. Ricordo che, quando c'è stata la SARS, l'unico rappresentante del Governo centrale che è andato in Cina è il ministro che lei ha ricordato, il ministro Urso. Egli ha risolto lì una grande questione, che riguardava le imprese italiane, sul tema dell'acciaio. Grazie a quella visita, portammo a casa un ottimo contatto. Lo vorrei ricordare anche per chi ci ascolta. Quindi, non è la prima volta che siamo andati in Cina. Ci siamo andati in questi anni ed abbiamo ottenuto degli ottimi risultati. La differenza è che noi ci andavamo con le aziende.
Per sua informazione - lei non lo sa, ma glielo dico io, perché giustamente come ministro non è tenuto a saperlo -, sono oltre 750, tra dipendenti pubblici, assessori e consiglieri, le persone che vi hanno accompagnato. Tale missione ricorda una missione di Craxi del 1989. Da questo punto di vista, l'ha superata. Allora, torniamo alle missioni che ha svolto il Governo precedente, in cui prevaleva la presenza dell'imprenditore rispetto al dipendente pubblico, all'assessore regionale e, comunque, al consulente, visto che il Governo Berlusconi ha portato all'estero 10Pag. 58mila imprese. Credo che questa sia una strada da seguire.
Non torniamo a vecchi esempi che speravamo cancellati nel nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo brevemente la seduta.

La seduta, sospesa alle 16,15, è ripresa alle 16,35.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati De Castro, Lucà, Meta, Oliva, Parisi, Pinotti, Rutelli ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono sessantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Proclamazione di un deputato subentrante.

PRESIDENTE. Comunico che, resosi vacante un seggio attribuito alla lista n. 6 - Forza Italia nella XXIII circoscrizione (Calabria), a seguito della cessazione dal mandato parlamentare del deputato Gianfranco Miccichè, di cui la Camera ha preso atto nella seduta odierna, la Giunta delle elezioni - ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361 - ha accertato che il candidato che nella stessa lista, nell'ambito della medesima circoscrizione, segue immediatamente l'ultimo degli eletti nell'ordine progressivo di lista risulta essere Ida D'Ippolito.
Do atto alla Giunta di questa comunicazione e proclamo quindi deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del regolamento, nella XXIII circoscrizione (Calabria), Ida D'Ippolito.
Si intende che da oggi decorre il termine di 20 giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.

Seguito della discussione delle mozioni Zanetta ed altri n. 1-00017 e Tassone ed altri n. 1-00028 sulle iniziative per garantire la tempestiva realizzazione della tratta alta velocità Torino-Lione (ore 16,37).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Zanetta ed altri n. 1-00017 (Nuova formulazione) e Tassone ed altri n. 1-00028 sulle iniziative per garantire la tempestiva realizzazione della tratta alta velocità Torino-Lione (Vedi l'allegato A - Mozioni sull'alta velocità sezione 1).
Avverto che è stata presentata la risoluzione Del Bue n. 6-00005 (Vedi l'allegato A - Risoluzioni sezione 2).
Ricordo che, nella seduta di ieri, il ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, è intervenuto in sede di replica, esprimendo altresì parere contrario sulle mozioni Zanetta ed altri n. 1-00017 (Nuova formulazione) e Tassone ed altri n. 1-00028.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo a completare l'espressione del parere anche con riferimento alla risoluzione presentata.

ANGELO CAPODICASA, Viceministro delle infrastrutture. Signor Presidente, il Governo potrebbe esprimere parere favorevole a condizione che venga riformulato il testo della risoluzione presentata dall'onorevole Del Bue, considerato che le dichiarazioni rese ieri in aula dal ministro non sono così secche come la risoluzione,Pag. 59invece, accredita. Infatti, le procedure sono state condizionate da una serie di riferimenti, ivi compresa la valutazione di impatto ambientale, talché il ministro ha concluso che, una volta portata a termine la valutazione di impatto ambientale, la Conferenza dei servizi, di cui all'articolo 81 del decreto del Presidente della Repubblica n. 616 del 1977, si pronuncerà in via definitiva. Quindi, si lega il parere definitivo all'espletamento, al completamento di una procedura già individuata e per molti versi avviata.
In relazione a ciò, se l'onorevole Del Bue volesse accettare questa riformulazione, il Governo si potrebbe pronunciare favorevolmente.

PRESIDENTE. Onorevole Del Bue, accetta la riformulazione proposta dal Governo?

MAURO DEL BUE. Signor Presidente, francamente non l'ho capita. Non ho capito quale riformulazione mi viene proposta, perché la risoluzione è priva di qualsiasi spirito polemico e recita così: «La Camera, preso atto della volontà del Governo di realizzare la ferrovia ad alta velocità Torino-Lione, così come previsto dalla pianificazione europea nell'ambito del corridoio 5, che dovrà congiungere Lisbona a Kiev, interessando direttamente il nostro paese, impegna il Governo ad espletare tutte le procedure amministrative per rendere possibile l'avvio dell'opera entro i termini idonei a non perdere il finanziamento che l'Unione europea dovrà iscrivere nel suo bilancio 2007-2013».
Se mi viene detto che neanche questo può essere accettato dal Governo, è evidente che quest'ultimo non ha una volontà tesa a realizzare la ferrovia ad alta velocità Torino-Lione, o meglio, che subordina questa sua volontà ad una serie di procedure che sono ancora da espletare. Quindi, non ho capito che cosa mi viene proposto. Se il Governo è così gentile da propormi dal punto di vista letterale - cosa che non è facile per il ministro Di Pietro, ma credo sia facilissimo per il viceministro - una formulazione, posso dire di sì o di no.

ANGELO CAPODICASA, Viceministro delle infrastrutture. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO CAPODICASA, Viceministro delle infrastrutture. Signor Presidente, la proposta di riformulazione riguarda la parte motiva, cioè la prima parte della risoluzione, perché la seconda, essendo strettamente collegata alla prima, potrebbe essere lasciata, a condizione che la prima parte venga riformulata.

MAURO DEL BUE. Mi dica cosa propone!

ANGELO CAPODICASA, Viceministro delle infrastrutture. Se è interessato a farlo, la prego di riformulare la prima parte della risoluzione in modo coerente con le dichiarazioni rese dal Governo.

MAURO DEL BUE. Vorrei sapere dal Governo che formulazione propone: non posso essere io ad emendare un documento che ho elaborato!

PRESIDENTE. Questo è il punto! Vorrei sapere se il Governo vuole precisare testualmente e specificamente le eventuali varianti.

ANGELO CAPODICASA, Viceministro delle infrastrutture. Signor Presidente, ho letto perfino testualmente le dichiarazioni del ministro Di Pietro, che, a mio avviso, hanno chiarito esattamente la posizione del Governo. Il Governo ha fissato delle procedure che sono state illustrate nelle dichiarazioni di ieri - che credo siano anche a conoscenza dei colleghi - e, sulla base di queste procedure che hanno modificato quelle precedenti, comprese quelle della legge obiettivo, il Governo poi, a conclusione di questo iter, deciderà nella Conferenza dei servizi in via definitiva. Se l'onorevole Del Bue con la sua risoluzione nella prima parte afferma seccamente, come la stessa recita, «preso atto della volontà del Governo», è chiaro che il Governo la può accettare perché la volontàPag. 60del Governo è, in qualche misura, collegata alle procedure che sono state qui indicate. Quindi, la richiesta all'onorevole Del Bue è di tenere conto della complessità della posizione che il Governo ha espresso.

MAURO DEL BUE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BUE. Signor Presidente, però questo, dal punto di vista istituzionale, è paradossale. Io presento una risoluzione, il Governo mi dice che è d'accordo se propongo una formulazione diversa di un concetto e questo concetto devo essere io a formularlo e non il Governo... Mi scusi, ma è una cosa che non sta insieme. Per me la risoluzione va bene così; sono disposto ad un'altra formulazione se il Governo me la propone e se la sua proposta mi convince.

PRESIDENTE. È assolutamente chiaro. Il Governo ora deve esprimere il suo parere.

ANGELO CAPODICASA, Viceministro delle infrastrutture. Signor Presidente, avevo proposto un parere condizionato e, mi consenta onorevole Del Bue, non è compito del Governo riformulare i testi che i parlamentari presentano.

ANTONIO LEONE. Cosa sta dicendo!

ANGELO CAPODICASA, Viceministro delle infrastrutture. Pertanto, ho indicato quale può essere la riformulazione. Se l'onorevole Del Bue la vuole formalizzare, lo può fare; se non lo fa il Governo non può che esprimere parere contrario. Non mi sembrerebbe opportuno per l'aula, per questa Camera, che si desse un parere contrario su una risoluzione solo perché la stessa è formulata in modo incompleto.

PRESIDENTE. Signor viceministro, credo che sia compito del Governo, eventualmente, intervenire sul testo; nel caso di non intervento, credo che la sua conclusione sia nel senso di non esprimere parere favorevole: quindi, esprime un parere contrario.

ANGELO CAPODICASA, Viceministro delle infrastrutture. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO CAPODICASA, Viceministro delle infrastrutture. Signor Presidente, prendo atto che la richiesta della Presidenza è che sia il Governo a riformulare la risoluzione. Chiederei, quindi, un po' di tempo per avanzare una proposta (Commenti dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania).
Ho dichiarato in quale direzione tale riformulazione andrebbe proposta. Se non l'avanza l'onorevole Del Bue, posso farlo io.
Onorevole Del Bue, ho espresso un'indicazione: se lei non intende avanzare una riformulazione e vi deve essere una proposta del Governo, chiedo qualche minuto di tempo per poterla presentare. Altrimenti, il parere sulla risoluzione sarebbe contrario, nel caso in cui il testo dovesse rimanere immutato.

PRESIDENTE. Signor viceministro, la riformulazione a carico del Governo non è una scelta della Presidenza, bensì una regola dell'Assemblea: è la prassi. Se intendo bene, la sua richiesta è nel senso di una breve sospensione dei nostri lavori per formalizzare una proposta.

ANGELO CAPODICASA, Viceministro delle infrastrutture. Signor Presidente, è così.

PRESIDENTE. Sta bene. Sospendo la seduta per cinque minuti.

La seduta, sospesa alle 16,45, è ripresa alle 16,50.

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo a portare a conoscenza dell'AssembleaPag. 61la sua ipotesi di riformulazione della risoluzione Del Bue n. 6-00005.

ANGELO CAPODICASA, Viceministro delle infrastrutture. Signor Presidente, propongo di riformulare il testo della risoluzione nel modo seguente: «La Camera, preso atto delle dichiarazioni del ministro, rese nella seduta di ieri, impegna il Governo ad espletare tutte le procedure amministrative atte a consentire la realizzazione... l'avvio delle opere... l'avvio e la realizzazione dell'opera...» - scusatemi... un attimo - «entro i termini idonei per non perdere il finanziamento che l'Unione europea dovrà iscrivere nel bilancio 2007-2013».

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Del Bue se accetti la riformulazione proposta dal Governo.

MAURO DEL BUE. Signor Presidente, non ho capito che cosa si avvia: si avvia la realizzazione della ferrovia o si avviano opere atte ... Non si capisce bene!
Io mantengo il testo della mia risoluzione, che è assolutamente privo di spirito polemico ed è semplicemente chiarificatore delle posizioni del Parlamento della Repubblica italiana a fronte di una delle opere pubbliche più rilevanti di cui l'Italia credo debba essere onorata di farsi carico: la realizzazione di una ferrovia ad alta velocità nell'ambito del Corridoio 5, che dovrà congiungere Lisbona a Kiev.
Ora il Parlamento deve dire se la maggioranza dei parlamentari italiani è d'accordo alla realizzazione di quest'opera oppure contraria. Io penso di aver proposto un testo votabile da parte dei partiti della maggioranza e, se così non è, ne prendo atto.

PRESIDENTE. Onorevole Del Bue, la dialettica si è sviluppata nel modo seguente: lei ha formulato un testo, di cui il viceministro ha proposto una riformulazione; ora lei ci deve dire se accetta o meno la riformulazione.

MAURO DEL BUE. Signor Presidente, ho già detto che mantengo il testo originario.

PRESIDENTE. Signor viceministro, credo di poter concludere nel senso che il parere del Governo sulla risoluzione Del Bue n. 00005 è contrario...

ANGELO CAPODICASA, Viceministro delle infrastrutture. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo di Alleanza Nazionale aderisce alla mozione presentata dal collega Zanetta e da altri deputati del gruppo di Forza Italia e, ovviamente, condivide le analoghe riflessioni contenute nella mozione a prima firma del collega Tassone.
Signor viceministro, ci troviamo di fronte ad una situazione di assoluta confusione all'interno della maggioranza. Appena ieri, intervenendo in quest'aula sulle mozioni, il ministro Di Pietro ha ribadito che tra le priorità individuate dal Governo rimane la realizzazione di quest'opera strategica che è l'asse di collegamento Torino-Lione. Tuttavia, avere rimandato al programma dell'Ulivo non consente di dissipare la confusione alla quale accennavo poc'anzi.
Nei mesi scorsi, autorevoli esponenti del Governo, a partire dal sottosegretario per l'economia e le finanze Paolo Cento per passare al ministro Ferrero, hanno sottolineato l'inopportunità di procedere nella realizzazione di questa opera e ne hanno fatto motivo di grande polemica politica.
Allora, qui viene in evidenza un aspetto sul quale io vorrei soffermarmi, al di làPag. 62delle considerazioni che sono già contenute nelle mozioni e che riguardano l'importanza di questo asse strategico per accelerare il processo di modernizzazione del nostro paese: la rilevanza ai fini di una maggiore competitività dell'Italia nel quadro europeo e il rispetto delle linee di sviluppo che attengono al trasporto in tutta l'Europa. Ciò per sottolineare soprattutto la scelta inopportuna che rischia di mettere l'Italia nelle condizioni di non rispettare gli impegni assunti in Europa, con la rinuncia di applicare la legge obiettivo per opere strategiche di questo livello e di questa natura.
Si è contestata la legge obiettivo nel momento stesso in cui tale legge ha affrontato uno dei nodi cardine che impediva al nostro paese di realizzare, in tempi idonei, delle opere strategiche. Si ritorna alla Conferenza dei servizi e si rimette in piedi un meccanismo che, anche sotto il profilo delle politiche amministrative locali, non ha fornito risultati positivi. Si cerca di rimettere in piedi un ingranaggio che rallenterà enormemente la realizzazione dell'opera.
Nell'audizione dello scorso giugno del ministro Di Pietro e del ministro Bianchi nella IX Commissione, entrambi hanno usato il termine «politiche di integrazione» con riferimento all'ammodernamento del nostra rete infrastrutturale. Integrazione significa capacità di spostare su ferrovia la gran parte del traffico delle merci che oggi rende complicatissimo quel reticolo di collegamento che consente al nostro paese di essere competitivo. La legge obiettivo aveva la grande qualità non solo di accelerare i tempi, ma anche di consentire sostanzialmente che i pareri espressi dalle autorità competenti fossero davvero conclusivi e non costituissero un vero e proprio elemento di ostacolo nelle procedure che debbono portare alla realizzazione di un'opera pubblica considerata strategica a livello nazionale ed europeo. Ora si va a scegliere una strada nella quale, non soltanto dovranno essere riconvocate le Conferenze Stato-regioni, ma dovranno essere intraprese procedure amministrative assolutamente tortuose. Si tratta, in pratica, di adoperare uno strumento concertativo che però dovrà tener conto di una nuova procedura di via e soprattutto dovrà mettere in piedi un percorso di coinvolgimento sistematico delle realtà locali che hanno certamente interesse a tutelare la qualità dell'ambiente e l'impatto ambientale, ma che non possono essere d'ostacolo quando questo diventa elemento pretestuoso per bloccare un'opera pubblica strategica. Lo voglio dire perché, in quest'aula, alcuni colleghi hanno denunciato la disattenzione del Governo precedente verso le realtà locali. Questo non è assolutamente vero: in capo al ministero delle infrastrutture era stato aperto un tavolo tecnico permanente di consultazione con le autorità locali.
Deve essere assolutamente smentita, quindi, la posizione di coloro che continuano ad imputare al Governo precedente scarsa attenzione nei confronti delle sensibilità delle realtà locali. Noi siamo molto attenti, anche per la cultura politica alla quale ci riferiamo, alle sensibilità locali ed all'ambiente. Sappiamo molto bene che, nel momento stesso in cui si sceglie una strategia infrastrutturale che mira a valorizzare la ferrovia piuttosto che la strada, non si reca un danno all'ambiente ma si compie una scelta di fondo che tutela l'ambiente e mette in competizione il sistema paese. Ecco perché, quest'oggi, noi aderiamo a quelle mozioni e chiediamo al Governo un ripensamento sulle procedure. Si tratta di offrire garanzie all'Europa perché l'Italia non sia assolutamente allontanata da quella revisione della mobilità che riguarda soprattutto le merci e che rafforza la competizione anche delle piattaforme logistiche nel nostro paese. Come si può dimenticare che dietro l'asse ferroviario che dovrà collegare Lione a Torino c'è lo sviluppo di tutta la grande piattaforma logistica del nord d'Italia, che riguarda Milano, Torino e Genova e che occuperà qualcosa come trecentomila addetti? Vorremmo capire quale idea del futuro e dell'innovazione abbia questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

Pag. 63

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buemi. Ne ha facoltà.

ENRICO BUEMI. Signor Presidente, il gruppo della Rosa nel Pugno intende esprimere parere favorevole all'esecuzione dell'opera ma, certamente, non partecipa alla diatriba che si è sviluppata, in questi mesi, attorno ad essa e che vede protagonisti esponenti sia dell'opposizione, sia della maggioranza. Noi pensiamo che l'Italia abbia bisogno di un sistema di infrastrutture moderno, in grado di raccordare il nostro territorio con il resto dell'Europa più progredita e più avanzata. Nello stesso tempo, c'è bisogno di realizzare opere che rispettino l'ambiente e tengano conto delle necessità dei territori. Però, questo non deve impedire l'esecuzione delle stesse opere. Quindi, c'è la necessità di esprimere una volontà, da confermare. Ci pare che il ministro delle infrastrutture non sia stato particolarmente esplicito. Anche le difficoltà incontrate in questa Assemblea dal viceministro Capodicasa, questo pomeriggio, nel rispondere alla risoluzione - che condividiamo - dell'onorevole Del Bue, dimostrano che vi sono alcune incertezze che devono essere rapidamente rimosse.
Il nostro paese, dicevo, ha bisogno di opere moderne ed efficienti. C'è bisogno, però, di tenere conto delle esigenze dei territori. In questo senso, è stato un errore escludere quest'opera dai progetti-obiettivo ma, d'altra parte, vi è anche la necessità di predisporre un provvedimento legislativo che indennizzi e che sia consapevole di alcune difficoltà che certamente sono provocate all'interno dei territori. Non possiamo accettare, però, il «balletto» dei progetti e delle intenzioni che via via sono modificate e che non giungono a compimento. Il centrodestra ha dato ampia dimostrazione della sua incapacità di realizzare grandi opere. Ha dato avvio ad una molteplicità di progetti senza finanziamenti, senza le necessarie coperture e anche senza le condizioni più generali per realizzarle, nulla avendo fatto per cercare di coinvolgere le popolazioni. Oggi, però, siamo ad una stretta finale, siamo nei tempi ristretti di una dichiarazione di effettiva intenzione, nei confronti dell'Europa, per non perdere i finanziamenti. Nello stesso tempo, vi è la necessità di promuovere quelle modifiche al progetto che, eventualmente, possano dare risposte che tutelino maggiormente i territori. Bisogna farlo subito, però; bisogna dichiarare, intanto, in maniera chiara l'intenzione di realizzare l'opera, nello stesso tempo manifestando disponibilità alle correzioni che possono essere introdotte rapidamente. Questo è il nostro punto di vista, questa è l'intenzione del gruppo della Rosa nel Pugno.
In questo senso chiediamo che la votazione per parti separate degli ordini del giorno, perché non condividiamo la strumentalità con cui questi ordini del giorno sono stati proposti, ma, nello stesso tempo, ci sono contenuti che sono da noi condivisi (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.

OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, mi dispiace che non sia presente il ministro Di Pietro. Ieri l'ho ascoltato attentamente. Sono molto sincero: l'ho ascoltato con estrema perplessità. Certamente, il ministro Di Pietro è stato anche maestro di indagini e sono rimasto perplesso della sua non conoscenza di quanto sia accaduto il giorno precedente in Val di Susa, nei comuni e nella comunità montana della bassa Val di Susa.
Ebbene, il ministro Di Pietro diceva: la valutazione di impatto ambientale è già iniziata e si sta svolgendo regolarmente come da cronoprogramma; la conferenza di servizi sarà chiusa entro il 2007.
Il ministro Di Pietro, probabilmente, non sa più fare le sue indagini. La sera prima - ho qui la delibera e, nel caso, la consegno al viceministro - vi è stata la pronta replica di Antonio Ferrentino, presidente della comunità montana, attraverso una delibera votata all'unanimità, in cui si afferma che nessun rappresentantePag. 64degli enti locali era a conoscenza dell'inizio della VIA. Una prima indagine è stata svolta nel 2003 sul progetto preliminare di LTF. Forse il ministro si riferisce a quello studio e, in ogni caso, noi non accettiamo i tempi di quel cronoprogramma unilaterale.
«Il cronoprogramma è nella testa del ministro - continua la comunità montana - non nella nostra. Noi vogliamo che si discuta di tutte le mozioni e che la VIA sia applicata su ogni proposta. Insomma, il progetto di LTF è da respingere. Chiederemo la sospensione dei lavori della conferenza». Esattamente tutto il contrario di quanto il ministro Di Pietro ha affermato ieri sera.
Ricordo al ministro che aver voluto passare dalla legge obiettivo alla procedura di una legge ordinaria costringe il Governo ad accettare qualsiasi presa di posizione di un singolo comune.
Credo che il ministro Di Pietro sia un attento conoscitore della Val di Susa. Il comune di Moncenisio deciderà, con 47 abitanti, cosa si dovrà fare. Il comune di Novalesa, con 590 abitanti deciderà cosa fare. Il comune di Vaie, con 1400 abitanti, deciderà cosa bisogna fare. Attenzione! Con questa legge i comuni fanno bene a decidere, perché voi avete deciso in questo senso, esattamente - lo ripeto - al contrario.
Debbo anche aggiungere che il ministro ieri ha parlato dei tempi e di quanto si è fatto in questi mesi, anche nei carotaggi. Ebbene, signor viceministro, quanto ai carotaggi, le voglio soltanto dire che in data 21 dicembre l'ARPA del Piemonte affermava: amianto e uranio, timori per nulla; nessuna traccia di materiali radioattivi. Per ora tutto bene.
Viceministro, il problema non è pertanto quello dei carotaggi, ma il fatto che un deputato del centrosinistra a Bruxelles ha deciso di mettere anche questo in dubbio, dicendo che gli esami dell'ARPA non sono stati fatti correttamente.
Allora, mi pongo un problema come uomo pubblico: se l'ARPA non svolge bene il suo dovere, aboliamola. In Piemonte risparmiamo centinaia di miliardi, mentre si denuncia tale circostanza alla procura della Repubblica, tanto più che essa, in questo momento, sta svolgendo un'indagine per capire se quanto fatto dall'ARPA sia stato corretto o meno.
Quando il ministro parla di concertazione con gli enti locali, anche su questo il ministro Di Pietro non ha fatto le giuste indagini. A partire dal 2002, quando le ferrovie hanno presentato il progetto, tralasciando almeno un decennio di dibattiti precedenti, si sono allestiti ben 23 tavoli tecnico-politici con gli enti locali, 4 conferenze di servizi, 31 incontri tematici. Il vero problema è che i sindaci della Val di Susa non vogliono questa opera. Il problema non è che sia mancata la concertazione all'interno del Governo precedente e neppure le forze politiche.
Il problema vero - lo dico all'Assemblea - è politico, è una responsabilità politica; questa è la verità! Quando il ministro Bianchi prima si dice contrario alla TAV e, alcuni giorni dopo, dichiara inaccettabili i venti anti-TAV, diventa difficile capire quali siano le direttive del Governo.
Mi rivolgo agli esponenti politici piemontesi: il problema è politico. Infatti, è sufficiente osservare i risultati delle ultime elezioni politiche della Valle di Susa per comprendere come i consensi elettivi si siano spostati dai Democratici di sinistra - che da decenni costituiscono una forza fondamentale in tale Valle (è sufficiente ricordare i ferrovieri di Bussoleno) - a Rifondazione comunista e ai Verdi. Ciò è avvenuto perché in valle di Susa si sono presentati addirittura Bertinotti e Pecoraro Scanio per dire «no» alla Tav, mentre Fassino, Bersani, Rutelli, Bresso e Chiamparino dicevano «si» alla TAV. E dov'erano i colleghi del centrosinistra quando il presidente della comunità montana della bassa Valle di Susa, regolarmente iscritto ai Democratici di sinistra, il 29 novembre del 2003, affermava: «Se volete iniziare i lavori, dovrete militarizzare la valle»? È stato un precursore di quanto sarebbe accaduto e non ho sentito nessuna parola contro questo tipo di atteggiamento!Pag. 65
Dove è oggi la commissione Rivalta, costituita dalla regione Piemonte per superare i problemi in bassa Valle? Fallita anche questa!
Vorrei leggervi quanto affermava l'onorevole Marcenaro: «Tutto il centrosinistra deve trovare una soluzione sulla Torino-Lione. Cari alleati della Valle di Susa, non scarichiamo su Berlusconi, chiudiamo le porte a chi vuole radicalizzare il conflitto e può fare del male. Il baluardo sono la salute e la vita degli abitanti, ma per capire la verità bisogna consentire i sondaggi.». Il comune di Fiorenzuola ha ricevuto 78 milioni di compensazione, il comune di Roma ha ricevuto ben 62 milioni di euro di compensazione per 82 opere, il comune di Sesto Fiorentino ha ricevuto 150 milioni di compensazione.
In conclusione, vorrei ricordare quanto è stato affermato in questi giorni ad un convegno della Margherita in Piemonte. In tale convegno, un importante personaggio ha detto che è ora di finirla, che è ora di passare dalle parole ai fatti. Pertanto, chiediamo al Governo di non venirci a raccontare tante parole e pochi fatti; è ora che ci venga a dire realmente se l'alta velocità si fa o non si fa! Questo è ciò che chiedono gli abitanti della Valle di Susa!
Oggi, il Governo, a causa di problemi interni, continua sempre a parlare del sesso degli angeli; diteci finalmente, nell'interesse della valle, cosa avete deciso! Forza Italia è disponibile - come dimostrato dal lavoro svolto in questi giorni su tale tema dall'onorevole Zanetta - a parlarne. Dateci i fatti e non più le parole (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega Nord Padania - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, non ripeterò gli aspetti già evidenziati. Vi sono state diverse prese di posizione, anche a seguito delle audizioni rese dal Governo nelle Commissioni competenti, ma oggi occorre assumere una decisione su tale vicenda. Considerato che si tratta di un'opera importante - tutti lo hanno riconosciuto -, vogliamo capire come muoverci.
Signor viceministro, sono realmente preoccupato, al di là delle dichiarazioni formali che si possono fare in quest'aula, perché vedo incertezze da parte del Governo. Voglio ricordare a me stesso, a lei ed a tutta l'Assemblea che il precedente Governo si è battuto per la Torino-Lione ed è stata una grande conquista, accompagnata dal plauso delle autorità regionali del Piemonte, del presidente Bresso, del sindaco di Torino e di tanti altri. Poi vi sono state le manifestazioni della Val di Susa, del presidente di quella comunità montana, delle amministrazioni locali e di grandi movimenti. Anche oggi siamo in presenza di manifestazioni che surrettiziamente tendono a boicottare la realizzazione di quell'opera.
Non c'è dubbio che questo momento vada vissuto con grande intensità. Abbiamo presentato una mozione, che è un atto di indirizzo parlamentare, con la quale chiediamo che il Parlamento impegni il Governo a proseguire nella sua azione affinché l'opera non venga vanificata. Infatti, c'è il pericolo di una sua vanificazione, c'è un percorso alternativo (Strasburgo-Bratislava), ci sono Governi già attivi e c'è il richiamo forte da parte dell'onorevole De Palacio, secondo cui l'ulteriore tempo trascorso inciderà sulla realizzazione dell'opera.
Ho molto rispetto del ministro Di Pietro, ma ieri non è stato veritiero nei confronti del Parlamento. Perché l'onorevole Di Pietro ci ha detto che la legge obiettivo ritardava e complicava le cose, quando egli stesso è venuto in Commissione trasporti a dire che la legge obiettivo ha dato la possibilità di realizzare molte infrastrutture all'interno del nostro paese? Vorrei anche capire perché l'onorevole Di Pietro dice che concorda con il dispositivo della mozione dell'UDC ma non può accettarla perché è contrario alla parte motiva. Allora, signor viceministro, eliminiamo la premessa e manteniamo la dichiarazione resa ieri in questo ParlamentoPag. 66dall'onorevole Di Pietro. Il ministro ha detto: «Noi possiamo assicurare che tutti i lavori si possono concludere entro il 30 settembre 2007».
Mi fermo qui, viceministro Capodicasa, perché possiamo concordare con le parole del ministro Di Pietro. Le premesse facevano riferimento alla legge obiettivo, che è stata esclusa, anche se i comuni non sono stati coinvolti ed anche se non sono d'accordo con Di Pietro per quanto riguarda il dato tecnico, perché c'erano stati incontri ed accertamenti. Oggi, invece, è tutto un silenzio: il presidente Bresso non parla, Chiamparini non parla, i comuni non parlano; parlano soltanto i Verdi ed i membri del Governo di tale gruppo, che hanno gridato al successo perché sono convinti che tale opera non si realizzerà. Ovviamente, viene ad essere vanificata tutta la strategia infrastrutturale del nostro paese, con grande nocumento per il ruolo dell'Italia all'interno dell'Europa. Infatti, viene compromesso il Corridoio 5, ma vengono compromessi anche il corridoio n. 1, con la non realizzazione del ponte sullo Stretto, ed il corridoio n. 8.
Signor viceministro, con la mia dichiarazione di voto voglio offrire, dunque, una collaborazione. Lei può leggere gli atti parlamentari che riportano le parole di ieri del ministro Di Pietro: si tratta, in fondo, del dispositivo della nostra mozione. Basta approvare il dispositivo senza la premessa, se vi dà fastidio. Quello che a noi interessa, ovviamente, è l'impegno del Governo a realizzare un'opera così importante, significativa e fondamentale per il futuro del nostro paese e dell'Europa [(Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di Forza Italia)].

PRESIDENTE. Eliminata la premessa, e formulata un'ipotesi riduttiva, chiedo al rappresentante del Governo se intenda confermare il parere contrario o se, invece, intenda modificarlo.

ANGELO CAPODICASA, Viceministro delle infrastrutture. Signor Presidente, se si considera la discussione che si è svolta poc'anzi sulla risoluzione presentata dall'onorevole Del Bue, la mozione in esame, privata della parte iniziale, assomiglia molto nella parte impegnativa, alla risoluzione dell'onorevole Del Bue. O vi è, quindi, una parte motiva che accolga la posizione espressa in questa sede dall'onorevole Di Pietro, a nome del Governo, o il Governo stesso non può esprimere parere favorevole alla mozione in esame.

PRESIDENTE. Sta bene, signor viceministro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Affronti. Ne ha facoltà.

PAOLO AFFRONTI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il collegamento ferroviario Torino-Lione rappresenta un'opportunità per tutta l'Europa. Il nostro paese, in particolare, denuncia ormai da anni il bisogno di infrastrutture e servizi di connessione adeguati ed efficienti, al fine di ritrovare la competitività in ambito commerciale e la nuova rete ferroviaria, tecnologicamente all'avanguardia, eleverà l'Italia agli standard europei di interoperabilità.
La nostra economia deve avvalersi di strutture avanzate, in grado di liberare le imprese italiane dal pericolo esistente di emarginazione. La carenza di strutture di collegamento tra il nord del Mediterraneo ed il centro dell'Europa deve essere colmata attraverso una attenta politica economica, che sappia ragionare anche mediante l'utilizzo della logica del lungo periodo. I risultati e, quindi, i benefici della tratta Torino-Lione non si produrranno dall'oggi al domani, ma se si guarda in prospettiva, i vantaggi, anche in termini di riduzione dei costi e dei tempi di trasporto, sono preziosi. La nuova linea consentirà il trasporto su ferrovia di tutti i veicoli pesanti attualmente soggetti a limitazione di transito. Il collegamento sarà in grado di accogliere la metà del traffico merci previsto tra Italia e Francia e, grazie allo spostamento modale delle merci dalla gomma al ferro, comporteràPag. 67una significativa riduzione dell'inquinamento.
Sulla Torino-Lione passerà un terzo dell'intero traffico merci e passeggeri del nostro continente. Occorre quindi evitare, e mi pare che le dichiarazioni del Governo siano state abbastanza rassicuranti in proposito, la perdita dei consistenti fondi già stanziati dall'Unione europea in favore del nostro paese. Il Corridoio multimodale Lisbona-Kiev, detto Corridoio 5, che attraversa la pianura Padana, rappresenta una battaglia fondamentale per lo sviluppo. Il 43 per cento del PIL europeo passerà attraverso tale corridoio, e non si deve dimenticare che attualmente esiste un divario di mobilità tra l'Italia e il resto d'Europa quantificato nel 30 per cento. Tutti siamo a conoscenza delle ragioni per cui sono nate le contestazioni sulla tratta Torino-Lione. È stato detto, ed è probabile, che per tutta la durata dei lavori si riverseranno sulle strade della valle molti autocarri per il trasporto del materiale asportato dallo scavo delle gallerie. Le montagne valsusine che saranno attraversate dalle gallerie sono costituite da rocce contenenti amianto ed uranio ed il timore è che tali sostanze pericolose, se inalate, possano diffondersi durante gli scavi ed il trasporto dei detriti.
Ad avviso del gruppo no-TAV, la nuova linea sarà utilizzata soltanto per il trasporto merci con l'aggravante che, per anni, ci sarebbero da smaltire i debiti sorti per la sua costruzione. In sostanza per i no-TAV i costi sarebbero superiori ai guadagni; pertanto sarebbe più economico rafforzare la linea storica anziché realizzarne una nuova. L'area su cui sorgerebbe il nuovo elettrodotto, secondo loro, non è idonea ad accogliere la struttura: l'impianto causerebbe inquinamento acustico. Si teme, inoltre, che durante gli scavi, sotto le montagne, si possano verificare situazioni di emergenza difficilmente gestibili. Vista la scarsa manutenzione delle linee ferroviarie attuali sarebbe più opportuno, a parere loro, dedicarsi al miglioramento di queste anziché realizzare una nuova struttura. Queste sono, evidentemente, le ragioni che i no-TAV portano avanti. Si tratta della posizione di una parte, tutta da dimostrare. La verità è che la nuova tratta ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione è indispensabile per la nostra economia; di questo occorre tener conto pur nel rispetto delle comunità locali e degli accertamenti scientifici che vanno fatti in maniera attendibile.
Per quanto riguarda il Corridoio 5, la parte italiana è ancora da finanziare. Il Governo, mi pare, si sia impegnato in maniera precisa a reperire i fondi. Il Governo di centrodestra per la realizzazione dell'opera ha fatto ricorso alla procedura della legge obiettivo ma, i fatti, come il fermo decretato dal precedente esecutivo, hanno dimostrato l'impossibilità di praticare questa via. Per cui si ricorrerà alla procedura della legge ordinaria perché il via della concertazione con le amministrazioni locali è nel programma di questo Governo e l'accordo va comunque ricercato.
La mozione Zanetta ed altri fa riferimento anche al terzo valico ferroviario dell'Appennino ligure-piemontese, in Valle Scrivia, destinato a mettere in comunicazione il sistema portuale ligure e tirrenico con il Piemonte e con il centro d'Europa: il Corridoio 24, Genova-Rotterdam. Il ministro delle infrastrutture, ieri ha detto che non sono stati stanziati fondi per realizzare quanto previsto in delibera e, quindi, tale intervento deve essere riprogrammato. In effetti, il Governo precedente aveva previsto tale finanziamento con una delibera approvata dal CIPE; tuttavia il meccanismo e le fonti di finanziamento si sono rivelate non concrete e, quindi, l'iter va riprogrammato.
Noi voteremo contro le mozioni in esame se esse saranno poste in votazione nei contenuti in cui sono state presentate. Pur condividendo il desiderio di realizzazione che le anima, la forma strumentale con le quali sono state presentate con riguardo ad alcuni aspetti - diverso è il discorso per la risoluzione Del Bue - non può avere la nostra approvazione, sebbene esse serviranno a spronare ulteriormente il Governo.Pag. 68
Non più, quindi, incertezze e strumentalizzazioni. In Italia esiste un problema di effettiva realizzazione delle opere nell'interesse della collettività. Fin dai tempi dei romani lo sviluppo passa dalle grandi vie di comunicazione, per cui occorre definire il nostro paese non come ultima propaggine di un continente, ma come una piattaforma posta al centro del Mediterraneo, quale terminale dell'Europa. Di ciò bisogna tener conto per lo sviluppo del nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo dei Popolari-Udeur).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, le mozioni Zanetta ed altri e Tassone ed altri, nonché la risoluzione presentata dal collega Del Bue affrontano due aspetti, uno generale ed uno locale, inerenti al territorio della Val di Susa.
L'aspetto generale è quello dell'esigenza di realizzare una infrastruttura molto importante, vitale per l'interesse del paese, ma soprattutto per l'interesse del nord. Se non venissero realizzati l'alta velocità ed il corridoio n. 5, noi rischieremmo di essere tagliati fuori. Lo hanno già detto altri colleghi, ma è bene ricordarlo, perché incombe la minaccia della realizzazione del corridoio Strasburgo-Bratislava.
Le infrastrutture vanno realizzate, rappresentano un obiettivo importante che qualsiasi Governo deve proporsi di realizzare. Nel 2001, quando il Governo Berlusconi ha preso la guida del paese, ha trovato un disastro davanti a suoi occhi, un gap notevole, un paese che viveva in uno stato di arretratezza proprio per la mancanza di infrastrutture. Il nord pativa in modo particolare questa situazione. Uno dei primi atti dell'alleanza Bossi-Berlusconi è stato proprio un accordo politico per la realizzazione delle infrastrutture, costitutivo della Casa delle libertà; quindi, questo aspetto noi lo abbiamo assolutamente presente.
Vi è però un altro aspetto da valutare: quello legato alle difficoltà di un territorio. Non so quanti di voi conoscano la realtà della Val di Susa, noi piemontesi qualcosa di più sappiamo. Si tratta di un territorio che esce da quindici anni di deindustrializzazione selvaggia, occupato da tante realizzazioni spesso inutili. Si tratta di una valle stretta, dove si sovrappongono l'autostrada, la linea ferroviaria e, oggi, anche l'alta velocità.
Noi non possiamo far finta di niente, che non esistano dei problemi e delle preoccupazioni che investono quelle popolazioni e quegli amministratori. Dobbiamo, però, certamente scindere le preoccupazioni autentiche dalle ignobili strumentalizzazioni che sono state fatte. Le manifestazioni alle quali abbiamo assistito erano strumentalizzate e manipolate, organizzate dai professionisti della protesta, da Agnoletto, che non sa neanche dove si trova la Val di Susa, e dai suoi amici violenti. Le popolazioni della Val di Susa non sono violente e tutti gli amministratori non sono strumentalizzati.
Per tenere conto di questi due aspetti c'è bisogno di un Governo che abbia una posizione chiara e precisa e non giochi o faccia balletti, con un sottosegretario che dice una cosa e un ministro che ne dice un'altra. C'è bisogno di un Governo che riaffermi che l'alta velocità rappresenta un obiettivo strategico e imprescindibile, che deve essere realizzato. I tempi devono essere rispettati, in modo da poter fruire dei finanziamenti, che altrimenti andrebbero perduti. Non possiamo avere ministri che giocano sulle parole. Nel contempo, però, dobbiamo avere un Governo che abbia anche la capacità, attraverso la sinergia con gli enti locali, di ascoltare il territorio e di offrire tutte le garanzie che il territorio richiede in rapporto ai possibili danni per la salute e al rispetto dell'ambiente.
Noi della Lega abbiamo fatto una battaglia in tal senso. Alla fine della passata legislatura, grazie all'intervento dei nostri ministri, in particolare del ministro Calderoli, siamo riusciti ad ottenere un tavolo tecnico, particolarmente apprezzato, che aveva come obiettivo quello di rispettare iPag. 69tempi per realizzare e valutare l'impatto sulla salute, spiegando i rischi possibili e quelli inesistenti.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 17,37)

ROBERTO COTA. Chiediamo allora al Governo di assumersi la responsabilità delle proprie scelte; sembra questo, signor Presidente - e concludo -, un Governo non all'inizio della legislatura ma in scadenza, alla fine del mandato, quasi si fosse effettivamente alla fine della legislatura.
Per chiedere, dunque, una presa di posizione chiara ed un'assunzione di responsabilità da parte del Governo, noi voteremo a favore della mozione Zanetta ed altri n. 1-00017; ci asterremo, invece, dal voto sulla mozione presentata dai colleghi dell'UDC perché non affronta affatto la questione relativa all'ascolto delle popolazioni interessate e alla predisposizione di adeguate garanzie per le stesse.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Cota.

ROBERTO COTA. Infine, poiché siamo d'accordo che l'opera debba essere realizzata, voteremo a favore della risoluzione n. 6-00005, presentata dall'onorevole Del Bue, sebbene essa non rechi alcuna indicazione specifica (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Francescato. Ne ha facoltà.

GRAZIA FRANCESCATO. Signor Presidente, colleghi e colleghe, la prima spontanea reazione di noi Verdi alla lettura delle mozioni in esame - mozioni sulle quali noi, ovviamente, esprimeremo un voto contrario - è stata del tipo: guarda un po' da che pulpito viene la predica! Noi veramente non ci sentiamo di accettare lezioni dall'ex maggioranza del Governo di centrodestra, che è stato in carica cinque anni e che in questo lunghissimo periodo ha dato prova di una gestione certo non brillante - userò un eufemismo - della vicenda Val di Susa.
In effetti, la procedura introdotta con la legge obiettivo ha finito con l'operare due categorie di esclusione, a livello ambientale e sociale, che hanno innescato le conseguenze disastrose a tutti note. Non starò ad enumerarle una ad una, a riproporre un cahier des doléances sulla questione che abbiamo fin troppe volte portato all'attenzione. Ricordo solo la disastrosa semplificazione della VIA, «alla faccia» delle direttive comunitarie, per cui non è stata applicata una procedura di VIA corretta neppure rispetto ai cunicoli esplorativi a Venaus. Omissione che ha impedito di affrontare in tempo i gravi problemi ambientali poi esplosi: amianto - a tale proposito, ricordo che i carotaggi dipendono da come si fanno e da dove si fanno -, uranio, dissesto idrogeologico, tutti problemi connessi non solo alla difesa dell'ambiente, ma anche alla tutela della salute dei cittadini. Problemi che possono essere correttamente individuati e affrontati proprio grazie al ritorno alle procedure ordinarie vigenti.
Ricordo inoltre, a tale proposito, che il rapporto indipendente giuntoci il 25 aprile da Bruxelles ci rammenta che sul cunicolo di Venaus la VIA deve essere fatta, e sapete bene che farla sul progetto preliminare non può che lasciare irrisolti molti problemi.
L'altra esclusione operata dal precedente Governo - sempre all'insegna della legge obiettivo - si è tradotta nel mancato o non sufficiente coinvolgimento delle popolazioni locali, che ha causato la comprensibile ribellione dei valsusini, capitanati da una quarantina di sindaci, sia di centrodestra sia di centrosinistra. Per inciso, in 35 anni di militanza ambientalista, ho partecipato a centinaia di dibattiti e incontri con comitati locali e posso garantire di avere raramente riscontrato un livello di competenza, maturità e senso di responsabilità collettiva come quello dimostrato dai valsusini: altro che la sindromePag. 70di Nimby, di cui sono stati frettolosamente e non di rado strumentalmente tacciati.
È stato quindi necessario, da parte dell'attuale maggioranza e del Governo, porre rimedio a questa situazione dando il via, finalmente, ad una sistematica concertazione con gli enti locali e con le popolazioni, nel rispetto delle autonomie e delle diverse sensibilità sul territorio, assicurando un percorso condiviso, che porti a soluzioni il più possibile condivise. Un approccio laico, un ragionamento che superi le polemiche strumentali, deve ovviamente fare i conti anche con le possibili alternative.
Non voglio in questa sede entrare in maniera dettagliata nel merito della questione, perché avremo altre occasioni per farlo, ma non è un mistero per nessuno che noi Verdi abbiamo sempre ritenuto - e continuiamo a ritenere poiché siamo sempre stati coerenti su tale aspetto - che, per incrementare il trasporto ferroviario di merci e passeggeri sulla tratta Torino-Lione, non serve affatto un nuovo devastante tunnel ad alta velocità. Occorrono invece forti investimenti strutturali e tecnologici sulla rete esistente, le cui potenzialità sono ancora nettamente sottoutilizzate; se opportunamente potenziata, l'attuale linea sarebbe in grado di trasportare 20 milioni di tonnellate di merci, vale a dire oltre il doppio dei 9 miliardi trasportati oggi, peraltro in fase di riduzione e non di crescita. E questo, non lo dicono i soliti Verdi, i soliti ambientalisti: sono le aziende ferroviarie, italiane e francesi, ad averlo scritto - nero su bianco - nell'Étude de modernisation de la ligne all'horizon 2020 (lo Studio della modernizzazione della linea entro il 2020).
Per sfatare un luogo comune vetusto ma ancora radicato - l'etichetta, che ci hanno spesso appiccicato, di essere il partito del «no», quelli che non offrono mai alternative ai loro dinieghi - vorrei allargare il quadro (perché la questione TAV è solo un tassello di un più ampio mosaico, che va ben oltre anche rispetto allo stesso corridoio n. 5) indicando alcune delle azioni che i Verdi propongono per continuare ad investire sul trasporto ferroviario. Noi siamo sempre fedeli alla necessità di passare dalla gomma alla rotaia in modo razionale e progressivo.
Queste sì che sono grandi opere; per esempio, dare priorità al completamento degli investimenti sulla rete esistente, abbandonare i progetti di potenziamento autostradale per i collegamenti tra Italia e Francia, finirla con l'incentivazione all'autotrasporto e introdurre la tassazione del traffico stradale pesante al fine di reinternalizzare i costi ambientali e rendere così davvero competitivo il trasporto ferroviario, perché non basta sic et simpliciter costruire le rotaie, come previsto peraltro dal libro bianco delle politiche europee dei trasporti e negli stessi studi di fattibilità della Torino-Lione; ancora, realizzare prioritariamente gli interventi nell'ambito del nodo metropolitano ferroviario di Torino, nel quale si concentra la domanda di traffico passeggeri e merci, tenendo conto del livello di saturazione effettivo. Tutto questo avviene in un contesto già delineato, peraltro, dal piano generale dei trasporti del marzo 2001 - nulla di nuovo sotto il sole! - e nell'ambito delle strategie contenute nel programma dell'Unione, a cui ci richiamiamo con forza, per puntare ad una reale discontinuità, ad un autentico cambiamento di rotta nella politica dei trasporti, a sostegno di modalità a minore impatto ambientale e a favore del riequilibrio verso trasporti collettivi ferrovia e cabotaggio, tenendo ben saldi, ovviamente - l'abbiamo detto, ma repetita iuvant - i pilastri della tutela ambientale, come la VIA e la VAS. Questa è, secondo noi, la vera grande opera che siamo chiamati a realizzare e, per questi motivi, in coerenza limpida con quanto abbiamo sempre sostenuto e continueremo a sostenere, noi Verdi voteremo contro questa mozione (Applausi dei deputati dei gruppi dei Verdi e de L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stradella. Ne ha facoltà.

FRANCO STRADELLA. Limiterò il mio intervento esclusivamente alla parte dellaPag. 71mozione presentata dall'onorevole Zanetta che riguarda la costruzione del cosiddetto terzo valico di collegamento tra la portualità ligure e l'entroterra piemontese, struttura che è indispensabile per uscire da una situazione di crisi della portualità e per attuare di un programma di intermodalità trasportistica, che è sentita da tutti ed è il patrimonio di un florilegio di iniziative e di progetti che tutte le amministrazioni locali del basso Piemonte stanno sfornando, in attesa che questa decisione venga assunta.
Credo di dover dire, in premessa, che all'onorevole Di Pietro venga data l'informazione che la campagna elettorale è finita, che le elezioni, per pochi voti, sono state vinte dal centrosinistra e che la propaganda oggi non serve più, così potrà, oltre ad evitare la smania di giudizi nei confronti del Governo della passata legislatura, essere più preciso e più puntuale nelle affermazioni e nelle comunicazioni che rivolge al Parlamento. Intanto, non si capisce perché abbia, in modo del tutto arbitrario, prolungato la lunghezza della galleria dei Giovi di 15 chilometri: la galleria è di 37 chilometri e non di 52, come il ministro afferma nell'informazione che ha dato ieri in relazione alla risposta e al parere sulle mozioni.
Affermazione del tutto gratuita e da contestare è quella relativa al fatto che non ci siano finanziamenti. Allora, il ministro Di Pietro, se andasse a leggersi le delibere del CIPE, vedrebbe che quello che ha affermato non è vero. La delibera del CIPE e il carteggio tra il Governo italiano e l'Unione ha condizioni precise per la costruzione del cosiddetto terzo valico, tanto è che l'Unione europea ha garantito la copertura del 20 per cento del costo dell'opera. La finanziaria del 2007, all'articolo 17, prevede un contributo di 15 milioni di euro, per 15 anni, pari a 225 milioni di euro, per realizzare le opere propedeutiche. La regione Liguria, in un protocollo di intesa con il Ministero delle infrastrutture, si è impegnata al pagamento di 40 treni al giorno, per finanziare la costruzione dell'opera. L'ISPA poi si era dichiarata disponibile, con l'emissione di bond sul mercato internazionale, a coprire l'intero valore dell'opera, consistente in 4.867 milioni di euro, così come era stato approvato dalla delibera del CIPE del 2005 che ha stabilito l'adeguamento monetario del costo del progetto.
Infrastrutture Spa è oggi confluita all'interno della Cassa depositi e prestiti e quindi il ministro Di Pietro deve chiedere alla Cassa depositi e prestiti se ancora esistono le risorse per finanziare un'opera così importante per l'infrastrutturazione del paese. È evidente che se i fondi della Cassa depositi e prestiti sono destinati tutti all'attuazione del progetto Rovati, essi non saranno più disponibili per il finanziamento del terzo valico. Se invece il documento Rovati non avesse valore, così com'è stato dichiarato autorevolmente anche dal Presidente del Consiglio, allora le risorse per la costruzione di questa importante opera infrastrutturale non dovrebbero essere del tutto aleatorie, ma dovrebbero esserci concretamente, tant'è che il CIPE ha allegato all'approvazione del progetto anche il piano finanziario, che è assolutamente credibile ed attuabile, e non basato sulle sabbie mobili, come ha affermato l'onorevole Affronti pochi minuti fa.
Un'altra polemica, che è del tutto strumentale e propagandistica, è quanto viene affermato in continuazione in Assemblea e in dibattiti pubblici sul fatto che il Governo Berlusconi abbia attuato in modo non corretto una politica di infrastrutturazione del paese. Vorrei ricordare che nei cinque anni di Governo Berlusconi - non in contraddizione con il programma di trasporto ferroviario, ma per citare un dato che è inconfutabile, perché consegnato dalla relazione dell'ANAS - sono stati aperti 951 chilometri di nuove strade, con l'esclusione dei 41 chilometri dell'autostrada Palermo-Messina, che, se aggiunti ai 951, fanno circa 1000 chilometri di nuove strade, per un investimento di 10 miliardi 931 milioni di euro, dando occupazione a 36 mila dipendenti del settore delle costruzioni.
Se si continua allora a fare polemica sul fatto che la legge obiettivo è una legge che di fatto non ha determinato un miglioramentoPag. 72delle condizioni infrastrutturali, né un'accelerazione delle procedure - mentre il Governo Berlusconi ha attuato un programma serio, responsabile ed efficace sull'infrastrutturazione del paese -, si continua a fare propaganda, ma non si fanno certamente gli interessi della nostra nazione. Vedo che tra gli iscritti in dichiarazione di voto c'è anche il collega Lovelli, che è stato sindaco di Novi Ligure, che è in un punto centrale rispetto alla costruzione del terzo valico. Ebbene, credo che egli non abbia la spudoratezza di dire che il terzo valico non ha i finanziamenti e che si tratta di un'opera secondaria, rispetto ad un'esigenza di infrastrutturazione, che non solo l'Italia ma anche i paesi che hanno rapporti con noi attendono, per potersi collegare in modo definitivo e celere con il mare e la portualità ligure.
Concludo, dicendo che ovviamente voterò a favore delle mozioni e chiedo a tutti i colleghi di operare una riflessione su tutto ciò che è stato detto e che ancora sarà detto sull'argomento (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Merlo. Ne ha facoltà.

GIORGIO MERLO. Sarò molto rapido, anche perché parlerà poi anche il collega Lovelli. La nostra posizione su questo aspetto è chiara - l'abbiamo sempre avuta chiara -, perché riteniamo, come abbiamo già detto in sede di discussione sulle linee generali, che la realizzazione della tratta Torino-Lione per noi era, è e sarà un perno del futuro sistema logistico ed una grande opportunità per tutta l'Europa. Devo dire che anche nelle mozioni Zanetta ed altri e Tassone ed altri, al di là delle valutazioni politiche iniziali, che non condividiamo e che ci portano a votare contro quei documenti sono contenute delle indicazioni positive, che perseguono l'obiettivo finale della costruzione della tratta Torino-Lione. Il tema ovviamente è molto complesso e non si può banalizzare grossolanamente.
Credo sia necessario ribadire anche oggi la chiarezza sugli obiettivi ed è una chiarezza che ci porta a dire «no» a pregiudiziali innaturali e a forzature innaturali che abbiamo conosciuto in questi ultimi mesi e negli ultimi anni. Credo che una grande opera così importante come la Torino-Lione non possa essere costruita con le Forze dell'ordine, né creando una situazione di ordine pubblico continuo. Deve essere costruita comprendendone l'importanza e, nello stesso tempo, favorendo il più ampio coinvolgimento istituzionale, elementi che sono mancati in questi ultimi anni. Ecco perché serve coraggio, serve determinazione e serve soprattutto favorire un grande coinvolgimento.
Abbiamo detto di sì al Corridoio 5, anche perché ci rendiamo perfettamente conto, come già è emerso in questo dibattito, che non possiamo permetterci il lusso di essere tagliati fuori, come territorio, come nord Italia, come Piemonte, dai grandi collegamenti internazionali. Noi diciamo di no ad un collegamento a nord di questo asse (Strasburgo e Bratislava, per capirci) e devo dire, sotto tale profilo, che le audizioni svoltesi nella IX Commissione, tanto del ministro Bianchi quanto del ministro Di Pietro, sono state sufficientemente chiare: l'indicazione che hanno dato come Governo è chiara! È inutile specularci sopra! L'unica cosa che chiediamo è favorire un grande coinvolgimento istituzionale. Una grande opera non può nascere contro una valle! Una grande opera non può nascere contro un territorio! Una grande opera deve nascere per favorire lo sviluppo di quel territorio! I quattro elementi che ci sentiamo di ribadire e che abbiamo ribadito in tutte le sedi istituzionali sono i seguenti: centralità dell'opera Torino-Leone; il Corridoio 5 (sarà strategico per l'ammodernamento infrastrutturale e lo sviluppo del nostro sistema produttivo); il coinvolgimento delle realtà locali (e sotto questo aspetto non possiamo non sottolineare l'importanza dell'istituzione del recente osservatorio sulla Torino-Lione che si è già riunito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri e che ha incrociato anche il parere positivo delle amministrazioni locali piemontesi dellaPag. 73Val di Susa); infine, (questo va detto senza tentennamenti), la Torino-Lione è e sarà una priorità per questo Governo rispetto agli altri grandi anelli di collegamento internazionale.
Questi impegni cancellano il de profundis su quest'opera e soprattutto cancellano le perplessità, le contestazioni e le strumentalizzazioni di tutti coloro che individuano con il nuovo Governo un ostacolo all'ammodernamento infrastrutturale del nostro paese.
Credo sia opportuno sottolineare un altro dato, ossia che attorno a quest'opera si gioca anche la capacità della politica di recuperare il suo ruolo, che si recupera esclusivamente attraverso un processo democratico capace di coinvolgere tutti. Viceministro, chiediamo che accanto a quest'opera si avanzino anche altre richieste, si richiedano altri impegni al Governo. Provo a snocciolarli molto rapidamente.
Credendo nel rafforzamento strutturale e in questo nuovo collegamento transalpino, riteniamo che il Governo si debba impegnare su alcuni aspetti. In primo luogo, occorre mettere a punto una posizione ufficiale, da presentare e da sostenere autorevolmente in tutte le sedi competenti ed anche tramite iniziative presso la società che gestisce la rete ferroviaria, che rispetti alcuni indirizzi: una conferma esplicita ed una ferma opzione ferroviaria che deve portare ad un riequilibrio tra le scelte modali gomma-ferro.
Riteniamo si debba esercitare il massimo impegno nei confronti dei competenti organismi dell'Unione europea perché si definisca e si renda operativa la cosiddetta normativa eurovignette che ha indicato le linee guida sul riequilibrio modale per tutti i Governi. Occorre perseguire politiche specifiche per le aree alpine volte alla tutela dell'ambiente, dall'inquinamento da traffico al contingentamento del transito dei mezzi pesanti, specialmente nei trafori stradali e autostradali, teatro, in anni recenti, di gravi incidenti, riconsiderando l'adesione dell'Italia al protocollo dei trasporti della Convenzione delle Alpi. Infine, è necessario definire, unitamente alla regione Piemonte dall'interno del progetto di servizio ferroviario metropolitano, un credibile e rigoroso programma di potenziamento del traffico dei passeggeri sulla linea storica, con relative strutture di accompagnamento.
Pensiamo a parcheggi di interscambio, eventuali nuove fermate e così via in grado, da subito, ma soprattutto a seguito dell'aumento di capacità disponibile sulla linea storica dovuto all'entrata in servizio della nuova tratta, di ridurre il traffico veicolare pendolare, migliorando il servizio di trasporto pubblico offerto ai residenti ed al turismo. È necessario un impegno concreto nel reperimento di adeguate risorse per il rinnovo ed il potenziamento del materiale rotabile, con particolare riferimento alle locomotive politensione, al fine di massimizzare l'efficacia degli interventi infrastrutturali attivati sul corridoio.
Infine, occorre assicurare un supporto vero, con ogni sforzo, al lavoro dell'osservatorio tecnico sulla Torino-Lione, affinché siano garantite la condivisione delle scelte attraverso la concertazione ed il confronto continuo con le comunità locali, in un'ottica di massima trasparenza ed efficienza. Ecco perché, allora, l'obiettivo dell'Ulivo, del Governo - al riguardo ringrazio anche il ministro Di Pietro, che ieri sera sotto questo aspetto non ha avuto parole di tentennamento - è molto chiaro: cioè portare a termine la realizzazione della Torino-Lione. L'obiettivo è quello di non perdere i finanziamenti europei, di favorire un grande coinvolgimento istituzionale, di non accettare veti pregiudiziali all'opera e di perseguire una politica infrastrutturale chiara, come abbiamo scritto nel programma dell'Unione quando ci siamo presentati in campagna elettorale.
Ecco perché diciamo senza tentennamenti «sì» alla Torino-Lione con un «no» netto ad una mozione che trasforma la sua realizzazione, in sé positiva, solo in una battaglia politica strumentale (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rosso. Ne ha facoltà.

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ROBERTO ROSSO. Signor Presidente, nella cittadina del basso vercellese in cui sono cresciuto, una cittadina «comunistissima» da sempre per antichissima tradizione, il roccioso sindaco del PCI, che da giovane democratico cristiano fronteggiavo in consiglio comunale, usava ripetermi con non malcelato orgoglio: vedi Roberto, noi comunisti siamo gente seria, solo noi sappiamo garantire la fattibilità delle opere che servono al paese e che voi, popolari e liberali, non avreste mai la forza di condurre in porto. In effetti, le centrali nucleari, da Caorso a Montalto, alla mia stessa Trino, si fecero là dove il PCI mostrava di saper garantire pace sociale allo sviluppo produttivo del paese.
Il primo inceneritore del Piemonte nacque a Vercelli negli anni in cui primo cittadino era un solido dirigente comunista. Oggi, invece, la caduta delle certezze ideologiche sembra aver definitivamente travolto la capacità riformista della sinistra di costruire pezzi di progresso condivisi dal paese, con quella costanza e quella determinazione che un tempo facevano, purtroppo, difetto alle forze moderate.
Oggi la sinistra non è più sinonimo della capacità di costruire nelle realtà locali le infrastrutture nazionali concepite a Roma e a Bruxelles, ma anzi è diventata la forza del «no», l'emblema impotente del non possumus, per cui non si devono più realizzare né le autostrade, né i ponti, né gli inceneritori e le discariche, né le centrali elettriche e i rigassificatori e neppure le linee ferroviarie ad alta capacità che un tempo rappresentavano il punto più avanzato del vostro orgoglio di essere progressisti.
Prodi si vanta di aver tagliato, da Presidente della Commissione europea, i dazi alle importazioni sui prodotti cinesi, che grazie al dumping sociale praticato in danno di quei lavoratori e di quelle lavoratrici stanno eliminando a grande velocità gli avamposti produttivi del made in Italy, tanto in pianura padana che lungo la costiera adriatica. Invece oggi, da Presidente del Consiglio dei ministri, ammette di realizzare collegamenti capaci di connettere, in modo davvero competitivo, il porto di Genova al nord Europa, così da renderlo finalmente idoneo a diventare il fulcro, non più soltanto teorico, della movimentazione, della logistica dei prodotti cinesi verso l'Europa.
C'era stato detto da Prodi: è vero, produrremo di meno, ma in compenso potremo vendere meglio, e di più di quanto oggi non facciamo, i prodotti asiatici all'intero continente europeo». Per vendere, però, occorre scambiare, e lo scambio non può compiersi se la circolazione dei prodotti è inesorabilmente lenta perché impedita da strutture di comunicazione inadeguate.
Ciò che oggi vi proponiamo rappresenta, dunque, un'occasione importante per dimostrare che esiste ancora in questa nostra patria, pur nel contrasto talvolta insanabile tra i poli, un nocciolo di cose condivise, una responsabilità repubblicana comunemente assunta verso i bisogni del nostro popolo, che non variano al variare delle maggioranze. Se esiste davvero una sinistra riformista alternativa alla Casa delle libertà, ma capace tuttavia di costruire un quadro di sviluppo del paese davvero competitivo e magari migliore rispetto alla nostra proposta e al nostro programma, l'adesione alla mozione che proponiamo vi offre oggi la possibilità di dimostrarlo sul campo, cioè di dimostrare che il progetto di un Ulivo guida autorevole riformista della propria un po' troppo estremistica coalizione non è svanito insieme ai fumi dei brindisi postelettorali. Inoltre, la proposta dell'onorevole Tassone, a nome dell'UDC, di eliminare le premesse e votare soltanto il dispositivo, vi toglie, onorevoli Merlo, Affronti e colleghi del centrosinistra, ogni pretesto per non votare.
Così come in politica estera il centrodestra ha sempre dimostrato di saper posporre le piccole convenienze di schieramento per supportare in modo franco e leale politiche da voi impostate e da noi condivise, così oggi ci auguriamo che l'aver voluto da parte vostra rinunciare alla via maestra della legge obiettivo per adottare quella più tortuosa della concertazionePag. 75con gli enti locali, attraverso una complicata Conferenza servizi, non fosse la solita furbata per sottrarsi alla necessità di decidere, ma soltanto un modo più sofferto, partecipato e, comunque, efficace per arrivare ugualmente ad una decisione positiva. C'è un solo modo però di dimostrarlo, non dilazionare all'infinito i tempi delle scelte, ma ancorarli ad un arco temporale certo, compatibile con l'erogazione dei finanziamenti europei e con le attese, non più procrastinabili, del sistema produttivo italiano. Se lo farete, noi del centrodestra cesseremo di avvantaggiarci di qualche spunto polemico, ma l'Italia avrà guadagnato - e noi non ce ne dorremo - un timoniere più sicuro e più autorevole. Se invece così non accadrà, come mi sembra che da alcune dichiarazioni di oggi possa emergere, avrete arrecato un danno non soltanto alla vostra personale credibilità, ma a quella dell'intero paese, e di questo dovrete davvero vergognarvi (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Provera. Ne ha facoltà.

MARILDE PROVERA. Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, le mozioni oggi in discussione vogliono imprimere un'accelerazione alle decisioni da assumere circa il progetto della tratta nazionale ed internazionale ad alta capacità, e non tratta ad alta velocità (TAC e non TAV) della Val di Susa, così come più volte ci ha invitato a chiamarla più correttamente la commissaria europea De Palacio, ricordandoci che non è una tratta per passeggeri, non è una tratta ad alta velocità, ma esclusivamente una tratta per avere più portata sulle merci e, quindi, ad alta capacità. Cominciamo a sfatare dei luoghi comuni che diventano ignoranza diffusa.
Queste mozioni vogliono accelerare un percorso, ma rimettendolo sugli sconnessi e disastrosi binari voluti dal Governo Berlusconi, che portò alla militarizzazione di tutta la Val di Susa, con oltre 2 mila agenti delle Forze dell'ordine, causando scontri con la popolazione, feriti ed una profonda lacerazione nel tessuto democratico fra le istituzioni democratiche e i cittadini.
Per questo, onorevoli colleghi e colleghe, è stata benvenuta la decisione del Governo Prodi di modificare le procedure, abbandonando quella decisionista ed improvvida prevista dalla legge obiettivo. Vedete, la realizzazione del progetto ad alta velocità ferroviaria prese formalmente avvio, con il contratto di concessione per la progettazione, la realizzazione e lo sfruttamento economico, nel 1991, da parte dell'ente autonomo Ferrovie dello Stato alla società TAV Spa. All'epoca, doveva trattarsi di società al 40 per cento pubblica e al 60 per cento privata. Come vedremo, non è più così e vi sono dei motivi.
Più volte sono state richiamate le paure, le perplessità, le giuste preoccupazioni della popolazione rispetto alla salute e all'ambiente, anche perché le procedure, a causa della fretta, non sono state correttamente espletate e sono ben lontane dal dare risultati definitivi.
Oggi, tuttavia, vorrei richiamare la vostra attenzione su un altro punto, che a voi è tanto caro: il rapporto economico costi-benefici di questa opera. Nel 1991, il costo del progetto fu stimato e contrattualizzato per una cifra complessiva, secondo i dati ufficiali, pari a 14.153 milioni di euro. Ad oggi, tale costo - che comprendeva tratte, nodi, materiale rotabile, infrastrutture, interessi intercalari, costi per opere compensative - risulta pari a 88.150 milioni di euro. Vale a dire, dato 100 all'epoca, che oggi siamo a 623. E siamo ancora molto lontani - come tutti voi ricordate - dal solo immaginare l'avvio stesso di parte di queste opere.
Ma l'aumento esponenziale dei costi è solo uno dei punti critici del progetto ad alta velocità. Vi fu una strana architettura societaria e finanziaria - però, ben congegnata - che, invece di portare al necessario ammodernamento (così come si era cominciato a discutere) della rete ferroviaria, che doveva concepire un progetto in grado di dare risposte al trasporto dei pendolari residenti nelle grandi aree metropolitanePag. 76o nelle province limitrofe, si è limitata ad intervenire sulle lunghe percorrenze nel tentativo malsano di fare concorrenza al trasporto aereo.
Una tappa di chiarezza in questo percorso fondamentale fu segnata quando il Governo Prodi istituì una commissione di esperti ministeriali. Tale commissione presentò un documento molto significativo, di cui vale la pena riprendere i punti salienti.
In base a tale documento, le valutazioni economiche e finanziarie del progetto erano rese poco significative, di poco interesse, a causa della mancata definizione delle politiche infrastrutturali, che non lo rendevano poi operativo rispetto alle finalità prefissate. Non vi erano strategie organizzative di mercato, né vi erano adeguate e congruenti politiche dei trasporti, come era evidente in tutti gli allegati. Senza questi elementi, già allora (e ancora più oggi), non risultava possibile recuperare significativamente la domanda di trasporto a lunga percorrenza di passeggeri e merci, tant'è che tale progetto fu declassato ad alta capacità, abbandonando l'alta velocità, che a fronte della crescita risultava, tra l'altro, solo in parte assorbita dalla ferrovia, a vantaggio di una diminuzione del trasporto su strada.
Si osservava anche che, se - come tuttora è - la domanda è fortemente sovrastimata nell'attuale assetto organizzativo e normativo dei trasporti, la redditività di questo progetto risulta sovrastimata e - essendo, ad oggi, interamente a carico della parte pubblica - non remunerativa per il denaro che i cittadini italiani dovrebbero impegnare.
Oltre agli aspetti finanziari, il documento della commissione interministeriale di esperti - e non Rifondazione Comunista - evidenziava e motivava la necessità di un approfondimento sulla domanda effettiva; un approfondimento del progetto in ordine ad un modello di esercizio, a linee, orari e tariffe, anche per metterlo in relazione con uno meno costoso, che poteva essere svolto sul grado di funzionalità degli incrementi di capacità e velocità commerciale conseguibili con un modello di esercizio che facesse ampiamente ricorso ad orari cadenzati e coordinati.
Si è tentato di cancellare quel comitato e ci si è anche riusciti. Si è cancellato il comitato istituito dal Governo Prodi con la costituzione di un nuovo comitato interministeriale, nel quale i consorzi interessati alla realizzazione delle opere misero provvidamente i loro uomini ed esperti. Nonostante questo, a sottolineare la dubbia utilità e redditività di questa opera, ha contribuito l'imminente avvio dei lavori, che ha comportato un problema di ricapitalizzazione della società TAV. Dai privati non arrivò una lira e la TAV divenne al 100 per cento pubblica.
Nel momento cruciale, quindi, sono venuti meno i fattori che avevano rappresentato i punti di forza per l'approvazione di quel progetto. Per accelerarlo, il Governo Berlusconi adottò la procedura della legge obiettivo (che ha poi esteso anche a molte altre opere). Quella procedura, come ho già ricordato, ha portato a scontri, ma anche ad errori, per la fretta imposta alla stessa ARPA, che oggi, com'è stato ricordato anche dall'onorevole Napoli, è finita sotto inchiesta (dopo la frettolosa indagine, inconcludente ed errata, da essa condotta, come denunciato anche dai consiglieri regionali). L'erroneità delle predette procedure è dimostrata anche dal fatto che precedenti verifiche e carotaggi (condotti per un'altra opera nello stesso territorio) erano totalmente contrastanti. Quindi, anche per quanto riguarda la salute, permane un elemento di grossa e giustificata preoccupazione.
Per questo, il progetto TAV ha incontrato, fin dall'inizio, l'opposizione ferma degli enti locali, delle associazioni ambientaliste e di tutto l'insieme dei cittadini su cui ricadevano, in termini ambientali ed economici, le pesanti conseguenze della realizzazione del progetto. Ci mancherebbe che le sicumere di pochi debbano rovinare la vita di molti, di una intera comunità che ha ragioni da vendere e da far valere! Per fortuna, con questo Governo, è stato intrapreso un percorso democratico. E, francamente, sarebbe abbastanza strano che, avendo intrapreso unPag. 77percorso democratico, basato sulla verifica e sul confronto aperto e dialettico, i risultati finali si decidessero a monte. Questo chiedono le mozioni; ma questo significa inficiare alla radice un processo democratico.
La ricostruzione della vicenda TAV, almeno nei suoi aspetti più clamorosi, intende evidenziare a tutto il Parlamento la necessità di un effettivo ed ampio approfondimento, di un'effettiva ed ampia conoscenza dei fatti, non degli slogan o degli interessi di pochi. Invece di premere per indebite accelerazioni autoritarie che causerebbero ulteriori lacerazioni tra istituzioni e popolazioni, vanno individuate le responsabilità rispetto agli errori commessi in passato - e mi avvio a concludere, signor Presidente -, per escludere il rischio di ricadere negli stessi errori.
Nell'interesse dell'intero paese, è utile, dunque, che continuino, nei tempi che sono necessari, la discussione e la verifica sulle diverse valutazioni e opzioni in campo sulla TAV e, nel caso specifico, sulla TAC, non sulla TAV. Dunque, convintamente respingiamo le mozioni, affinché possa continuare un proficuo approfondimento nel quale abbiano spazio le possibilità di voci e proposte, anche alternative, di tutti, soprattutto dei cittadini direttamente interessati, nell'interesse dell'intero paese nei confronti dell'Europa (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e de L'Ulivo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zacchera. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, colleghi, la collega che è intervenuta poco fa ha parlato di schieramenti. Ma vogliamo affrontare questo problema, una volta tanto, senza schieramenti, nel senso di guardare ad alcuni aspetti che, secondo me, sono oggettivi?
Allora, le mozioni in esame - come deputato piemontese, ho sottoscritto anch'io quella a prima firma del collega Zanetta - partono da un presupposto incontrovertibile. Su questo argomento, i rappresentanti del Governo hanno reso dichiarazioni opposte: alcuni importanti esponenti, a cominciare dal ministro Di Pietro, hanno detto che la TAV bisogna farla; altri, come il sottosegretario per l'economia e le finanze Cento, hanno detto che non si deve fare (anzi, Cento ha aggiunto che se non si fa è un vantaggio per tutti). Allora, partiamo dal presupposto che nello stesso Governo vi sono posizioni assolutamente contrarie.
La soluzione del Governo - e non soltanto su questo argomento - è di non decidere. Non decidendo, non si scontentano quelli che sono contrari, perché l'opera non viene realizzata, mentre a quelli che la vogliono viene detto: «Noi vorremmo realizzarla, ma non possiamo» (anche costoro sono relativamente poco scontenti). In tal modo, le cose vanno per le lunghe!
C'è un piccolo particolare: giusto o sbagliato che sia l'intervento, se passerà un certo periodo di tempo, spariranno i soldi europei che costituiscono la grande molla per realizzarlo. In buona sostanza, se non arrivano i soldi europei, nemmeno i più giovani tra noi vedranno realizzata l'opera!
Preso atto del diverso punto di vista, del diverso punto di partenza, delle divisioni nel Governo, occorre rimarcare un secondo aspetto.
Si è detto da parte della sinistra che il Governo Berlusconi, militarizzando la Val di Susa, voleva realizzare l'opera. Colleghi, io dal 1990 al 1994 sono stato consigliere regionale del Piemonte. In quel periodo, nel consiglio regionale del Piemonte, i delegati della Val di Susa già discutevano della TAV. Quindi, sono la bellezza di quindici anni che si affronta questo problema: non si può dire che il tema non sia stato sviscerato in tutte le maniere. Per esempio, si sosteneva che c'era il pericolo dell'amianto: sono stati fatti i sondaggi e tale problema non sussisteva.
Non si può prendere in giro il prossimo: il problema o c'è o non c'è. Questo non significa che il progetto in sé non possa essere anche oggetto di critiche oPag. 78che non possa essere migliorato, o che magari non si possano realizzare anche delle riduzioni di costi, che sarebbero opportune. Il concetto di fondo è se noi dobbiamo ritenere quest'opera - peraltro, sono sua eccellenza il Presidente del Consiglio Prodi, il sottosegretario Cento e lo stesso ministro Di Pietro a chiamarla TAV: non siamo noi ignoranti! - giusta o sbagliata nella sua entità e, solamente dopo, si dovrebbe discutere di progetti. Da piemontese, dico che siamo dei suicidi se non stiamo attenti a questa dinamica, perché vuol dire tagliar fuori non soltanto il Piemonte ma l'intera Italia settentrionale.
Ricordatevi che il Corridoio 5 è un collegamento orizzontale, ma poi vi è anche quello verticale che va da Genova a Rotterdam, senza il quale la stessa TAV ha poco senso. Ebbene, se noi non rendiamo più moderno il nostro paese, non saremo capaci per i nostri figli di renderlo più competitivo. Prima il collega Rosso ha detto delle cose giustissime: non possiamo lamentarci di certe importazioni dall'estero se sdoganare una nave da Genova costa tre volte di più, per cui gli svizzeri preferiscono Rotterdam, non facendo passare nulla sul territorio italiano.
Questi sono dati corrispondenti alla realtà: se non siamo competitivi, non riusciremo a stare sul mercato internazionale. Non diteci che questa è una scelta sbagliata o militarizzante, perché è semplicemente la realtà. Dunque, io penso che la TAV «s'ha da fare» e con tutti i controlli dell'universo, pur di non rimanere nell'equivoco. Queste due mozioni - infatti, vi è anche quella dei colleghi dell'UDC, Tassone ed altri, che pure io voterò - vogliono uscire dall'equivoco se realizzare o meno l'opera: il Governo dica che si deve fare! Il Governo non vuole farlo semplicemente perché ha paura della piazza, non intesa come manifestazioni, bensì come consensi politici all'interno della sua maggioranza, dove ci sono alcune componenti che non vogliono la TAV perché in campagna elettorale hanno detto di non volerla. Quindi, questo dissidio è di carattere politico e non tecnico. La sinistra ed il Governo di centrosinistra, ancora una volta - e come sempre -, sono profondamente divisi, e dunque non si decide perché è l'unico modo per cercare di barcamenarsi navigando a vista.
Le due mozioni hanno il vantaggio di «stanare» una dichiarazione del Governo. Avrei voluto vedere una terza mozione di maggioranza che dicesse chiaramente quali sono gli impegni che il Governo vuole assumersi. Tuttavia, è indicativo - ma ben documentato - il fatto che, questa volta, le mozioni di maggioranza non ci sono: chi vuole leggere le cose le capisce (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Adolfo. Ne ha facoltà.

VITTORIO ADOLFO. Signor Presidente, signor viceministro, insieme al collega Tassone e ad altri parlamentari, abbiamo presentato questa mozione perché fortemente preoccupati dalle contraddizioni di alcuni esponenti del Governo su una materia che sta molto a cuore e sulla quale nel nord-ovest abbiamo lavorato alacremente per alcuni anni, nella passata legislatura, a livello sia regionale sia di Governo.
Il sistema infrastrutturale paese e quello del nord-ovest hanno assoluta necessità della realizzazione delle tratte ferroviarie della TAV Torino-Lione e del terzo valico dei Giovi.
Queste infrastrutture sono, sicuramente, uno dei punti di riferimento dell'intero sistema trasportistico del paese. Sulla TAV molto è già stato detto, sia dal collega Tassone, sia da altri parlamentari intervenuti. Non vorrei soffermarmi oltre sull'argomento, se non per dichiarare l'assoluta necessità di adottare decisioni urgenti affinché prendano avvio i lavori e non si perdano le risorse dell'Unione europea.
Per quanto riguarda il terzo valico dei Giovi, esso collegherebbe Livorno, La Spezia e Genova non solo con il nord-ovest dell'Italia, ma con l'Europa centrale, unendo il mar Mediterraneo, e, in particolare,Pag. 79i bacini del mar Ligure e del mar Tirreno, con l'Atlantico del nord e unendo, altresì, le città di Genova e Rotterdam. Inoltre, attraverso uno snodo con il Corridoio 5 si realizzerebbe un collegamento con l'est e l'ovest dell'Europa. Ciò significherebbe una evoluzione ed uno sviluppo dei traffici per quanto riguarda i bacini del mar Ligure e del mar Mediterraneo. Ad oggi, a Genova si scaricano 1 milione e 600 mila container; con questa iniziativa, probabilmente, si raggiungerebbe un movimento di 3 milioni di container ed i porti di Livorno e La Spezia avrebbero un ulteriore sviluppo. Si creerebbero, così, alcune centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro nella logistica.
Non siamo assolutamente d'accordo con quanto affermato, ieri, dal ministro Di Pietro in questa Assemblea. Quest'opera ha ricevuto il consenso del precedente Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, delle Ferrovie dello Stato e delle regioni Liguria e Piemonte, che vi hanno lavorato per cinque anni, e può essere finanziata sia con il contributo dell'Unione europea, sia attraverso l'emissione di bond garantiti dalla Cassa depositi e prestiti, come risulta dall'allegato finanziario al progetto. L'importante è che siamo convinti dell'assoluta necessità di questa realizzazione e siamo disponibili, comunque, a verificare le eventuali «modernità» di intervento. Non siamo disponibili, al contrario, ad accantonare un'opera che resta indispensabile. Il terzo valico dei Giovi, la Torino-Lione ed il sistema di sviluppo infrastrutturale del paese restano, sicuramente, qualcosa di irrinunciabile sulla strada dello sviluppo e della crescita economica, non solo del nord-ovest ma dell'intero paese [Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Armani. Ne ha facoltà.

PIETRO ARMANI. Signor Presidente, ho la fortuna di svolgere uno tra gli ultimi interventi e posso, quindi, tirare le fila di questo dibattito. Il ministro Di Pietro, ieri, ha affermato che prevede di concludere tutti gli adempimenti preparatori e le procedure autorizzative di appalto per avviare il cantiere entro il 30 settembre 2007. Le mozioni Zanetta n. 1-00017 e Tassone n. 1-00028 fanno riferimento in modo specifico al medesimo termine del 30 settembre 2007 e lo stesso vale, anche se il riferimento è indiretto, per la risoluzione Del Bue n. 6-00005, presentata quest'oggi. Non tornerò sulle ragioni che giustificano e impongono la realizzazione, al più presto, del Corridoio 5, tra l'altro alternativo al corridoio, di molto più semplice realizzazione, fra Strasburgo e Bratislava. Nella precedente legislatura, ho avuto l'onore di essere il relatore della legge obiettivo e non voglio tornare sulle considerazioni che sono state egregiamente svolte dai miei colleghi. Tuttavia, vorrei fare un rilievo. Il ministro ha detto che è d'accordo sulla data finale che è richiamata dalle mozioni, però ha affermato di essere contrario all'approvazione delle mozioni.
Anche oggi abbiamo assistito ad una specie di telenovela tra il viceministro e il collega Del Bue sui contenuti della sua risoluzione. Quindi, a questo punto, non esistendo, di fronte a tre documenti dell'opposizione, nessun documento della maggioranza, vuol dire che la maggioranza non è d'accordo a realizzare il Corridoio 5, perché è divisa al suo interno.
L'onorevole Provera, anziché di TAV, ha parlato di TAC, ossia della tomografia assiale computerizzata, con la quale dovremmo evidenziare quali sono le differenze che dividono al suo interno la maggioranza di Governo.
Penso che domani i giornali dovranno titolare così: la maggioranza è contraria alla realizzazione del Corridoio 5, avendo bocciato le due mozioni e la risoluzione dell'opposizione che, sostanzialmente, facevano riferimento a quei termini. Noi non siamo d'accordo certamente sulla decisione di abbandonare la strada della legge obiettivo per tornare alla procedura ordinaria, ma, sostanzialmente, nelle mozioni presentate avevamo accettato il terminePag. 80del 30 settembre 2007. Quindi, viceministro, non c'era alcuna ragione per respingere i tre documenti dell'opposizione. Se lo fate, vuol dire che non siete d'accordo e che siete divisi al vostro interno. Quindi, fate la tomografia assiale computerizzata al vostro interno!
Contemporaneamente, non solo siete divisi, ma, addirittura, non siete d'accordo sulla realizzazione dell'opera, rischiando di grosso per il sistema paese perché, come ci ha detto la Loyola de Palacio e come ha ricordato recentemente anche il commissario europeo di cui non ricordo bene il nome, comunque questo progetto interessa non soltanto la Francia e l'Italia, ma interessa l'Europa. Quindi, i contributi europei, che sono piuttosto consistenti e che renderebbero realizzabile l'opera, insieme ai contributi dei due Governi interessati, evidentemente, rischiano di essere perduti.
Questa è la conclusione della giornata di dibattito sulla TAV. I giornali dovranno prendere atto che la maggioranza è contraria al Corridoio 5, avendo respinto le due mozioni e la risoluzione che, sostanzialmente, sostenevano le stesse posizioni del ministro Di Pietro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, immagino cosa possano aver pensato i giovani studenti liceali che hanno assistito alla seduta della Camera di ieri - fra l'altro, il Presidente Bertinotti li ha salutati ufficialmente e noi li abbiamo applauditi - dopo aver ascoltato il ministro delle infrastrutture, onorevole Antonio Di Pietro, in merito al problema della realizzazione della TAV, la Torino-Lione, perché la TAC è quella che bisognerebbe fare al ministro Di Pietro per vedere se ha ancora il cervello (Commenti).
Io speriamo che me la cavi...

UGO LISI. Che me la «cavo»...!

LUCIO BARANI. ...poiché alla sintesi usata corrispondesse, come sembra, l'impegno del ministro per favorire la modernizzazione del paese, cercando di superare il ritardo infrastrutturale che ormai sta diventando una voragine verso l'Europa. Avremo allora bisogno di un traduttore, ma anche dei re magi!
Al di là delle fin troppo facili ironie linguistiche, questo Parlamento sta lentamente rendendosi conto della tragica portata dell'operazione verità che, ricordiamolo, è il titolo che il ministro dà al suo programma infrastrutturale.
I criteri di scelta del ministro sono molto semplici. Uso le esatte parole dell'intervento di ieri, che potete leggere nel resoconto sommario e stenografico, da pagina 80 a pagina 83. Allora, si capisce l'imbarazzo del viceministro nell'accettare la risoluzione presentata dall'onorevole Del Bue.
Il ministro afferma: «Tutto il resto, quindi, è semplicemente una problematica che non può riguardare il Governo stesso, esulando appunto dall'impegno preso.». Per chi non ha dimestichezza con il «dipietrese», il ministro voleva dire che, visto che le risorse scarseggiano e buona parte dei progetti non ha copertura finanziaria, si procederà in questo modo: la priorità assoluta verrà assegnata alle opere già cantierate dal precedente Governo, poi, se dovessero avanzare dei soldi, si valuteranno i nuovi progetti.
Quindi, il ministro dice «no» alla TAV e lo fa chiaramente, affermando che non ci sono le risorse, e si inventa la valutazione di impatto ambientale e la Conferenza dei servizi. Si tratta di problematiche tecniche, mentre il Parlamento deve dire «sì» politicamente, rimandando ai tecnici la soluzione dei problemi. Sembra che l'ordine finale sarà deciso d'intesa con regioni, ambientalisti, Verdi, popolazioni locali, pacifisti, no global, magistratura italiana, con tanto di sbandieramento di bandiere arcobaleno e marce della pace da Torino a Lione.
Quindi, ora che abbiamo indicato il realistico programma del ministro Di Pietro, che presto avrà anche la collaborazione dell'onorevole Leoluca Orlando,Pag. 81siamo di fronte ad «una problematica che non può riguardare il Governo stesso».
Non si farà il ponte di Messina, per la Torino-Milano purtroppo mancano 890 milioni di euro, non si realizzerà il terzo valico tra Liguria e Piemonte lungo la direttrice Genova-Rotterdam, non si farà il corridoio tirrenico e il raddoppio già iniziato della Pontremolese, non si realizzerà la riconversione dell'autocamionale e della Cisa che collega la A1 alla A12 con il nuovo casello di Villafranca con una vera e propria autostrada, non si farà la Livorno-Civitavecchia, si realizzerà invece l'opera riguardante il Frejus, ma a patto che non divenga una seconda canna. Pertanto, il ministro ci dovrebbe spiegare cosa dovrebbe diventare. Nel frattempo, continuiamo a sperare che l'Italia se la cavi, nonostante Di Pietro!
Per tale motivo, esprimeremo un voto favorevole non solo sulle mozioni Zanetta ed altri n. 1-00017 e Tassone ed altri n. 1-00028, ma anche sulla risoluzione Del Bue n. 6-00005.
Signor viceministro, quando ha detto all'onorevole Del Bue che, in premessa, valgono le affermazioni del ministro di Pietro, voleva dire «no» alla TAV. Per questo vogliamo che il Governo si impegni di fronte al Parlamento a dire «sì» politicamente alla TAV; poi saranno i tecnici, attraverso le Conferenze dei servizi e le valutazioni di impatto ambientale, a dire l'ultima parola. Altrimenti, il ministro Di Pietro, che ha già bloccato le infrastrutture nel 1994, potrebbe farlo nuovamente, mentre noi vogliamo la realizzazione di quest'opera.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 18,35).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vietti. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio i colleghi Tassone e Adolfo, competenti per materia su questo argomento, che mi hanno lasciato un piccolo spazio, soprattutto in qualità di parlamentare piemontese, per unire anche la mia voce a quella di tutti i colleghi che chiedono che il Parlamento si pronunci in modo esplicito e chiaro a favore della tempestiva realizzazione dell'opera dell'alta velocità.
Ritengo che il problema non sia quello di attardarci a discutere se quest'opera sia opportuna o necessaria, in quanto credo che gli argomenti di carattere tecnico e di politica strutturale che conducono alla risposta positiva siano di evidenza solare. Il tema è quando realizzarla, perché la maggioranza, con le sue contraddizioni interne, anziché dire che quest'opera non si fa, ne dilaziona l'avvio all'infinito.
In tal modo, senza dire «non si fa», di fatto l'opera non viene realizzata. Si accampano ragioni che riguardano la scarsa consultazione delle popolazioni locali, che probabilmente hanno anche qualche fondamento ma ben potevano essere superate nei mesi scorsi. Si accampano ipotesi di varianti di percorso, quali quelle che recentemente il sindaco di Torino ha ipotizzato, che non fanno che tirare per le lunghe la questione. Si mette l'opera fuori dalla legge obiettivo, non consentendo, così, di realizzarla nei tempi previsti. Il rischio è quello di perdere i finanziamenti europei.
Dunque, credo che oggi dobbiamo far sentire la nostra voce per dire non tanto e non solo che quest'opera si deve fare, ma che si deve fare subito [Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) - Congratulazioni].

Pag. 82

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, colleghi, l'Italia dei Valori è favorevole alla realizzazione delle grandi opere del Corridoio 5 del sistema europeo ed è favorevole a che tale corridoio passi attraverso il nostro paese e non al di là delle Alpi. Ciò significa che è necessario affrontare il problema dell'attraversamento delle Alpi. Il tema, quindi, è la grande opera prevista dal progetto presentato.
Tale progetto è stato presentato e sono state avviate le procedure operative per i preliminari ed i sondaggi con il sistema previsto nella legge obiettivo. Tale legge ha guidato tutta la prima parte della procedura portata avanti dal precedente Governo. In questo specifico caso - non in generale, perché in altri casi ha funzionato -, la legge obiettivo ha dimostrato alcuni limiti. Infatti, prevedendo il pronunciamento della sola regione Piemonte, ciò non è bastato ad impedire la nascita di un movimento esteso di opposizione che ha visto in prima linea gli enti locali schierarsi per il «no». Anzi, proprio tale fatto è stato determinante per bloccare l'opera.
L'attuale Governo, vista la situazione di grande difficoltà ad avviare i lavori della galleria secondo il progetto presentato, ha cercato di percorrere un'altra strada: avendo individuato le difficoltà, ha ritenuto opportuno ricorrere alla legge normale, quella che prevede la Conferenza di servizi ed il coinvolgimento degli enti locali, che non erano stati consultati proprio a causa delle norme della legge obiettivo. Tale rinuncia, in questo specifico caso, si è resa necessaria per cercare di superare gli ostacoli oggettivamente presenti. Nessuno può affermare che la legge obiettivo favorisse la realizzazione di quest'opera. Anzi, ha promosso un movimento che è andato al di là della Val di Susa e ha portato ad un «no TAV» in quasi tutta la nostra penisola.
Il ricorso alle procedure normali avrebbe permesso - e permetterà, se tali procedure saranno ben utilizzate - di approfondire la questione prevista dalle norme europee, ossia lo studio dell'impatto ambientale, che non è una frase vuota, ma un'indagine molto più approfondita sulle problematiche del terreno che si va a toccare facendo il foro alpino.
Ciò potrà consentire di chiarire, anzi di eliminare tutti i dubbi in merito alla questione paventata di pericoli sanitari ed ambientali dovuti agli scavi. Questo passo, a mio avviso, dovrebbe essere riconosciuto dal Parlamento, perché è stato obbligato ed è un passo che ci permette di coinvolgere tutti, di rendere responsabili tutti nel decidere se quest'opera deve essere realizzata o no. L'opera può essere affrontata dal punto di vista non solo della procedura, ma anche progettuale. È ovvio, infatti, che si può, proprio sulle linee previste dall'Europa ed indicate chiaramente da Loyola de Palacio, procedere in due tempi. Infatti, il problema fondamentale, da oggi al 2020, è assicurare una capacità di trasporto merci che possa, in qualche modo, fare fronte alle necessità dei paesi situati tra Lisbona e Kiev.
A tal punto, se si riconosce ciò, a mio avviso le diatribe che possono nascere sono superabili. Credo che coloro che vogliono realizzare l'opera possano essere tutti d'accordo a verificare in profondità quali sono le possibilità di rispondere all'esigenza espressa proprio da Loyola de Palacio. Fino al 2020 abbiamo bisogno di aumentare la capacità di trasporto delle merci; benissimo, affronteremo tale discorso, faremo le verifiche opportune, probabilmente dovremo realizzare un foro esclusivamente per le merci. Questo è un dato che dovrà scaturire dallo studio che è stato commissionato dalla Conferenza di servizi.
In tal senso, le due mozioni presentate, ed anche la risoluzione che ad esse si ricollega, devono partire da tale convinzione, ossia che è necessario che l'opera si realizzi, al di là del «colore» politico, e che si realizzi nel migliore dei modi. L'Italia dei Valori ha già affermato, nel corso della discussione sulle linee generali, che non può accettare le proposte contenutePag. 83nelle due mozioni, proprio per quanto esse prevedono, soprattutto nel dispositivo...

PRESIDENTE. Mi scusi, ma lei ha esaurito il tempo a sua disposizione.

AURELIO SALVATORE MISITI. Sto concludendo, signor Presidente.
La risoluzione, correlata alle due mozioni, se riformulata, può essere approvata. Essa, potrebbe rappresentare un incentivo affinché tutti vadano nella stessa direzione. Infatti, le opere del sistema di trasporto europeo non possono avere «colore», né di centrosinistra, né di centrodestra.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Del Bue. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BUE. Signor Presidente, utilizzo i minuti a mia disposizione semplicemente per fare un appello al senso di responsabilità della maggioranza di questo ramo del Parlamento.
Ho presentato una risoluzione che non ha alcuna intenzione strumentale. Non vi è alcuna polemica nei confronti del Governo, non vi è un richiamo al Governo precedente, non vi è neppure la critica - che è stata richiamata da diversi oratori - rispetto alla rinuncia alle procedure della legge obiettivo ed al rientro nella procedura ordinaria. Vi è semplicemente la richiesta, che mi pare essere rispettosa delle istituzioni, che il Parlamento esprima una posizione su questo argomento. Il rischio, tuttora presente, è che la Camera dei deputati si limiti a respingere le due mozioni e la risoluzione in esame e, alla fine, non approvi alcunché, mostrando così la sua impotenza ad assumere una posizione attorno a questa materia. Ciò mi parrebbe grave dal punto di vista politico e, prima ancora, dal punto di vista istituzionale.
Colleghi, non mi scandalizzo che all'interno della maggioranza vi siano opinioni diverse. Non è un mistero per nessuno che il programma dell'Unione non prevede, in tema di TAV, in particolare per la linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione, alcunché. Non è un mistero per nessuno che le opinioni espresse dall'onorevole Cento, visceralmente contrario alla realizzazione di quest'opera, siano molto diverse dalle posizioni espresse ieri dal ministro Di Pietro e, in diverse occasioni, anche dal Presidente del Consiglio dei ministri.
Rispetto la posizione dei Verdi espressa in questa sede, in modo gentile ed approfondito, dalla collega Francescato. Rispetto la legittimità delle obiezioni dei colleghi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e dei Comunisti Italiani. Quello che non posso accettare, però, è che, all'interno della maggioranza, non vi sia una posizione prevalente. Da che mondo e mondo, le precedenti maggioranze - e ce ne sono state tante in questo paese - hanno manifestato differenze di valutazione ma, alla fine, emergeva comunque una posizione politica. Il rischio è che qui non ne emerga alcuna.
E ciò è molto grave, alla luce della denuncia del commissario europeo per i trasporti, de Palacio, pubblicata su La Stampa del 14 settembre, nella quale si pone in rilievo che noi stiamo perdendo il finanziamento europeo e stiamo perdendo il Corridoio 5, a vantaggio di un altro Corridoio, in stato di lavori più avanzato di quello che interessa il nostro paese, che passerà per Parigi, Vienna e Bratislava e che si vuole congiungere con Kiev. Si sta, quindi, costruendo un Corridoio parallelo a quello che interessa il nostro paese, e l'Italia finirà per perdere un'occasione importante, ai fini del suo sviluppo economico, qual è appunto l'attraversamento del nostro paese da parte di queste grandi opere ferroviarie previste dal master plan e dalla pianificazione europea. Questo è il grave rischio che corriamo.
Di fronte a tale rischio, che è ben presente e che vorrei fosse presente a tutti, rivolgo un appello ai colleghi della maggioranza perché poi non dicano di aver sbagliato: alcuni partiti ed alcuni colleghi della maggioranza spesso dicono di aver sbagliato scelte assunte in passato. A tali colleghi dico di assumersi oggi una responsabilità.Pag. 84Quella di oggi è un'occasione per farlo. Invito, quindi, i parlamentari della maggioranza ad assumersi la responsabilità di votare a favore di una risoluzione che, non solo non è contro il Governo, ma apprezza sull'argomento sia le parole espresse ieri dal ministro Di Pietro sia la posizione assunta dal Presidente del Consiglio dei ministri Prodi. È paradossale che una posizione del genere, neutrale e non di parte, sia valorizzata da esponenti dell'opposizione e sia vista invece con preoccupazione da esponenti della maggioranza.
Colleghi, mi auguro che una posizione costruttiva, come quella appena illustrata, possa essere apprezzata anche dalla maggioranza, che invito a non rinchiudersi militarescamente in sé stessa. Ciò sarebbe molto grave e in contrasto con il dialogo con le forze politiche di opposizione sui problemi concreti, che è stato recentemente auspicato da autorevoli esponenti del Governo (Applausi dei deputati del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Salerno. Ne ha facoltà.

ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, desidero innanzitutto ricordare ai colleghi che la legge obiettivo, che ha consentito l'apertura dei cantieri per modernizzare finalmente le ferrovie italiane, è stata una delle prime norme presentate dal Governo di centrodestra ed approvate dal Parlamento nel 2001.
È stata una delle prime importanti leggi per modernizzare non solo la rete infrastrutturale, ma sostanzialmente tutte le vie di comunicazione dell'Italia. Una volontà che si è purtroppo interrotta quando con il nuovo Governo si è detto di no sostanzialmente a tutte le grandi opere. Si è detto di no al ponte sullo Stretto e si dice no, purtroppo, anche a questo collegamento del tunnel del Frejus, che dovrebbe consentire all'Italia di essere finalmente collegata con la rete di alta velocità già presente in maniera massiccia e funzionale in tutto il resto dell'Europa. La Francia ci guarda attonita, visto che loro hanno una rete di alta velocità efficace già da trent'anni. Non ci capiscono i tedeschi e persino gli spagnoli che, ormai, hanno una rete diffusa di alta velocità.
Dicendo di no alla TAV si dice sostanzialmente di no alla modernizzazione generale dell'Italia. Purtroppo le popolazioni della Val di Susa sono state vittime di una strumentalizzazione delle più false ed ignobili avvenuta da parte dei movimenti no global, di coloro che dicono di no a tutto (no alla Coca cola, no alla TAV, no global), che oltretutto, anche con una massiccia presenza degli agitatori professionali, quali Agnoletto e tutti i movimenti ed i centri sociali, sono stati protagonisti di questa protesta basata su notizie false.
Le popolazioni hanno subito l'agitarsi di tanti fantasmi, quali l'amianto, i gas nocivi, la distruzione dell'ambiente. Tutte notizie che l'agenzia regionale per la protezione dell'ambiente del Piemonte, che ha una maggioranza di centrosinistra, ha smentito. Non ci sono questi metalli e gas nocivi e l'ambiente mi pare più che tutelato con un tunnel di quasi 50 chilometri, che non tocca l'alta valle perché entra a bassa valle ed esce, addirittura, a metà della Valle della Maurienne in Francia.
Dicendo «no» a questa grande opera si recide sostanzialmente un'arteria che poteva collegare non solo il Piemonte, ma l'Italia tutta al resto delle infrastrutture dell'Europa. Mi auguro che vi sia del buon senso e dell'intelligenza nell'affrontare questo tema, che non produce nocività per le popolazioni e danni per la salute.
Diciamo di no ad un no pregiudiziale del centrosinistra e della sinistra radicale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zanetta. Ne ha facoltà.

VALTER ZANETTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, dopo lo svolgimento della discussione in Assemblea sulla problematica relativa al progetto Torino-Lione, Forza Italia voterà a favore di questa mozione che porta la mia firma.Pag. 85Insistiamo sulla necessità che l'Assemblea, approvando questa mozione, esprima un chiaro e preciso indirizzo politico nei confronti di un Governo che, ancora oggi, presenta al suo interno molteplici contraddizioni, non solo sull'inopportunità di avere abbandonato la procedura della legge obiettivo per seguire le vie ordinarie della conferenza di servizi, ma anche sulla definizione rigorosa dei tempi indispensabili per la realizzazione dell'opera. Riteniamo che la manifestazione di una volontà parlamentare in tal senso possa e debba orientare le valutazioni dell'esecutivo verso un necessario ripensamento della scelta di seguire le procedure ordinarie in luogo di quelle più efficaci previste dalla legge obiettivo, con la conseguenza di allontanare la possibilità di realizzare la tratta Torino-Lione.
Ribadiamo la nostra preoccupazione in merito alle dichiarazioni di alcuni uomini di Governo, riportate in atti ufficiali, che confermano come la realizzazione della Torino-Lione sia sempre più problematica. Si tratta di dichiarazioni divergenti che hanno messo in evidenza una preoccupante discordanza in seno al Governo in merito alla questione TAV e che investono anche il progetto del terzo valico ferroviario in Valle Scrivia, anch'esso di importanza strategica per il collegamento del sistema portuale ligure e tirrenico con il centro Europa; contraddizioni che, tra l'altro, non fanno che aggravare le incongruenze generate dalle proteste dei cittadini delle zone interessate al progetto.
Di fronte ad una tale situazione, tocca al Parlamento recuperare la propria centralità, impegnando il Governo ad attivarsi per superare, una volta per tutte, le riserve e l'aperta opposizione che, ancora oggi, alcune importanti componenti della maggioranza che lo sostiene esprimono pubblicamente in merito alla realizzazione della tratta ad alta velocità Torino-Lione.
Preoccupano ancor di più le contraddizioni manifestate dall'esecutivo, se si pensa alle parole pronunciate dal commissario europeo ai trasporti Jacques Barrot il quale ha ribadito che «la Torino-Lione supera l'interesse di Italia e Francia», che «è una grande opportunità per tutta l'Europa» e che «non ci sono alternative possibili, ci sono solo benefici a lungo termine» per tutta l'Europa e la Valle di Susa.
Soltanto lo scorso 13 settembre, la stessa coordinatrice Loyola de Palacio insisteva sulla necessità di addivenire ad una soluzione urgente, chiedendo un impegno non solo sul piano economico ma anche, e forse soprattutto, sul piano politico, ricordando altresì come il Governo Prodi si fosse impegnato a dare una risposta entro il dicembre 2006.
Considerato pertanto che le incongruenze del Governo italiano preoccupano anche in sede europea, spetta ancora al Parlamento indirizzare l'attività di Governo, soprattutto quando il Presidente del Consiglio non sia in grado di concordare con i singoli ministri le pubbliche dichiarazioni che essi intendono rendere su tale vicenda e che inevitabilmente impegnano la politica generale del Governo.
Richiamiamo inoltre l'attenzione dell'Assemblea sull'importanza che oggi potrebbe avere l'approvazione di questa mozione in vista sia della prossima riunione della conferenza di servizi in cui si cercherà di trovare un accordo sia, in modo particolare, nella riunione della conferenza intergovernativa prevista per il 4 ottobre tra i ministri italiani e francesi, i quali ovviamente premono affinché l'Italia assuma in tempi brevi una posizione definitiva.
Ad ogni modo, l'ottimismo manifestato nell'intervento di ieri sera dal ministro Di Pietro in merito al rispetto dei tempi necessari all'espletamento della conferenza di servizi e alla conclusione della procedura di VIA ci lascia perplessi; ci lascia perplessi anche in considerazione del fatto che lo studio di impatto ambientale cui ha fatto riferimento il ministro Di Pietro sta valutando vari e differenti scenari realizzativi dell'analisi costi-benefici al fine della procedura di VIA.
Se è vero poi, stando alle parole del ministro, che tutti i lavori si possono concludere entro il 30 settembre 2007, non si comprende per quale motivo lo stessoPag. 86ha espresso parere contrario sulla nostra mozione; se in merito a questo atto di indirizzo può convergere un insolito consenso costruttivo da parte del Governo e da parte dell'opposizione, quale migliore occasione per dimostrare la capacità dell'Italia di superare meri contrasti politici di fronte ad un progetto di fondamentale importanza strategica per l'Unione europea?
Forza Italia, dunque, esprimerà un voto favorevole su questa mozione affinché la Camera impegni il Governo ad attivarsi altresì per sbloccare i lavori di realizzazione del terzo valico ferroviario dell'Appennino ligure-piemontese. Voterà a favore dell'approvazione di questa mozione con la speranza che la Camera deliberi di impegnare il Governo «a concludere positivamente, entro il 30 settembre 2007» - termine che, a nostro avviso, appare ormai improrogabile - «le procedure autorizzative e di appalto» relative alla tratta Torino-Lione, «così da evitare la perdita degli ingenti fondi già stanziati dall'Unione europea in favore del nostro paese» per la realizzazione dell'opera. Ciò perché si ritiene che un anno di tempo possa essere più che sufficiente per svolgere le procedure ordinarie, ma a condizione che si intenda effettivamente realizzare l'opera (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lovelli. Ne ha facoltà.

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il collega Merlo, a nome del gruppo dell'Ulivo, ha già espresso chiaramente la posizione del nostro gruppo in merito alle mozioni presentate, oggi alla nostra attenzione. Non starò quindi a ripetermi sui contenuti che il collega ha già chiaramente formulato. D'altronde, anche altri colleghi della maggioranza hanno ribadito la natura strategica dei progetti infrastrutturali, collocati a cavallo del Corridoio 5 e del Corridoio 24, ossia dei corridoi che, da Lisbona a Kiev e da Genova a Rotterdam, tendono a realizzare una rete europea di grandi infrastrutture, in grado di favorire la crescita economica del continente.
In sostanza, si tratta di collocare all'interno di un'area vasta, fra Torino, Milano e Genova, una forte concentrazione di investimenti pubblici, sia nazionali che europei, e privati; pensiamo, ad esempio, al settore della logistica e alle autostrade, ma pensiamo anche ai porti, rispetto ai quali ieri il ministro Di Pietro ha fatto dichiarazioni importanti, nel suo incontro con le autorità portuali liguri. Un insieme di investimenti pubblici e privati in grado di consolidare il ruolo trainante dell'area del nord-ovest per la crescita dell'economia nazionale, un'area in cui si concentra una grande parte del PIL nazionale, per l'integrazione economica e sociale europea e per ricevere, altresì, le nuove opportunità di sviluppo determinate dalla crescita impetuosa dei paesi del far east e del commercio internazionale, di cui la recente visita del Governo in Cina e gli accordi intercorsi per lo sviluppo della piattaforma logistica italiana sono un tassello fondamentale.
Ecco perché noi pensiamo che non si debba ridurre la questione ad una strumentale mozione che, da una parte, passa sopra errori o mancanze che in passato ci sono stati, dal punto di vista finanziario e procedurale, e, dall'altro, non aiuta a fare un passo avanti concreto sul problema. Ma ecco anche perché penso che, prendendo spunto dal dibattito che si è svolto in quest'aula, sia possibile, ad esempio, anche alla luce delle dichiarazioni rese dal Governo, lavorare su una risoluzione che possa raccogliere gli spunti costruttivi più importanti emersi in questa sede.
Quindi, dobbiamo, da oggi, mettere in moto un percorso che dia certezza al raggiungimento del risultato e, da questo punto di vista, mi pare che la scelta del Governo sia adeguata; lo verificheremo nel passaggio dagli indirizzi contenuti nel Documento di programmazione economico-finanziaria alla legge finanziaria. Mi pare che già le dichiarazioni che abbiamo sentito dal Governo in quest'aula debbanoPag. 87essere considerate valide, sufficienti e una piattaforma su cui lavorare, da adesso in avanti.
Voglio peraltro soffermarmi, in particolare, sulla problematica del terzo valico, il cosiddetto valico dei Giovi. Ho avuto l'opportunità, come sindaco di Novi Ligure, di seguire l'evoluzione di questo progetto dal 1992 in poi. Come è noto, questo progetto ha avuto una svolta e ha fatto un salto di qualità nel momento in cui, all'epoca del precedente Governo di centrosinistra, con Bersani ministro dei trasporti, a fine 2000, fu deciso di avviare una Conferenza di servizi istruttoria che coinvolgesse gli enti locali nella progettualità di quest'opera.
Con la legge finanziaria di quell'anno fu anche deciso di superare il general contractor e di avviare una nuova fase per l'attuazione dell'opera stessa. Il successivo Governo ha voluto cambiare tutto, con la legge obiettivo e con il ritorno al rapporto contrattuale con il COCIV.
Rispetto a quest'opera oggi non vi sono ostacoli procedurali, come viene rilevato nella mozione Zanetta ed altri n. 1-00017. La realtà è che oggi siamo di fronte ad una mancanza di fondi, per effetto di una delibera del CIPE priva di copertura finanziaria; le procedure previste per il finanziamento non hanno trovato il consenso dell'Unione europea e necessitano di essere completamente riconsiderate.
Dobbiamo quindi riaprire un'altra fase e riconoscere peraltro che su questa progettualità gli enti locali sono stati pienamente responsabili e partecipi ed hanno sottoscritto protocolli di intesa ed accordi di programma che dovevano servire ad assicurare la praticabilità dell'investimento. Ricordo, in particolare, i protocolli di intesa, sottoscritti da tutti gli enti locali interessati, per la permeabilità della vecchia linea storica e per realizzare una grande area logistica nella Valle Scrivia e nell'area alessandrina, che avesse l'obiettivo di creare una prima piattaforma logistica nel nord-ovest al servizio del sistema dei porti liguri.
Dunque, da questo punto di vista, le mozioni presentate sono anche insufficienti, perché non affrontano completamente questa problematica, ponendo la questione solo in una logica di sblocco dei lavori, che in realtà devono ancora cominciare perché non ci sono gli strumenti finanziari per far decollare il tutto.
A conclusione di questo mio intervento, invito il Governo a chiarire gli aspetti finanziari relativi a questa importante opera, prendendo atto delle dichiarazioni rese ieri in aula. Lo invito altresì ad attivarsi da subito con Rete Ferroviaria Italiana, che ha sottoscritto gli accordi con gli enti locali, affinché si cominci a lavorare concretamente sul territorio.
In generale, sulla partita delle grandi infrastrutture e delle linee di alta velocità ed alta capacità, dobbiamo uscire da un dibattito che vede gli opposti schieramenti accusarsi reciprocamente dell'impossibilità di realizzare dei programmi concreti, per entrare invece nel merito e lavorare fattivamente per renderli effettivi, individuando quella scala di priorità degli interventi necessaria per renderli finanziariamente sostenibili e per poterli portare avanti con le procedure necessarie, a partire dalle scelte che si opereranno nella prossima legge finanziaria.
È su questa base che il gruppo dell'Ulivo esprime le sue perplessità sulle mozioni presentate, per il modo con cui sono state portate alla nostra attenzione, ma al tempo stesso esprime la sua competa disponibilità ed interesse a lavorare concretamente, anche con i contributi che possono venire da tutti i gruppi parlamentari, affinché si proceda rapidamente e definitivamente ad individuare quella scelta di priorità infrastrutturale necessaria per far crescere e sviluppare il nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mellano. Ne ha facoltà, per un minuto.

BRUNO MELLANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho chiesto di intervenire a titolo personale non perché sia inPag. 88disaccordo con gli interventi svolti a nome del gruppo della Rosa nel Pugno, ieri dal collega Marco Beltrandi, oggi dal collega Enrico Buemi, ma perché trovo abbastanza intollerabile la «fiera» degli interventi dei colleghi piemontesi, che sono venuti qui, da sinistra, da destra, da centro, da sud e da nord, a dire come la TAV sia inevitabile ed assolutamente da realizzare.
Lo condivido, lo condividevo anche quando ero nel Consiglio regionale del Piemonte. Credo che i Corridoi 5 e 24 siano fondamentali per lo sviluppo del Piemonte. In questo senso da tempo vado conducendo una battaglia anche radicale. Tuttavia, vorrei lasciare agli atti di questa Camera che quello di cui parliamo non può essere un percorso qualsiasi, un progetto qualsiasi. Il Piemonte, in questi anni, è stato deturpato da progetti ralizzati in questo modo. Vorrei ricordare l'Asti-Cuneo, un'autostrada fatta a «z»; vorrei ricordare anche le piattaforme logistiche che nascono come funghi ad Alessandria, a Novara, a Torino...

PRESIDENTE. Deve concludere, purtroppo...

BRUNO MELLANO. Quindi sì alle piattaforme logistiche, sì ai corridoi, ma con il buon senso di un ambientalismo serio, vero ed efficace di controllo del territorio e di governo delle prospettive di sviluppo del Piemonte.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Zanetta ed altri n. 1-00017 (Nuova formulazione), non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 498
Votanti 497
Astenuti 1
Maggioranza 249
Hanno votato
235
Hanno votato
no 262).

Prendo atto che l'onorevole Balducci non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione della mozione Tassone ed altri n. 1-00028.
Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate di tale mozione, nel senso di votare il dispositivo distintamente dalla parte motiva.
Avverto, altresì, che, nel caso in cui il dispositivo non fosse accolto, non si procederebbe alla votazione della parte motiva della mozione, essendo quest'ultima priva di contenuto impegnativo per il Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dispositivo della mozione Tassone ed altri n. 1-00028, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 500
Votanti 478
Astenuti 22
Maggioranza 240
Hanno votato
229
Hanno votato
no 249).

Prendo atto che gli onorevoli Grillini e Balducci non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione della risoluzione Del Bue ed altri n. 6-00005.Pag. 89
Ricordo che, non avendo il presentatore accolto la proposta di riformulazione avanzata dal viceministro, il parere del Governo su tale atto di indirizzo deve intendersi contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Del Bue ed altri n. 6-00005, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 507
Votanti 505
Astenuti 2
Maggioranza 253
Hanno votato
251
Hanno votato
no 254).

Prendo atto che l'onorevole Balducci non è riuscita ad esprimere il proprio voto.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 16 agosto 2006, n. 251, recante disposizioni urgenti per assicurare l'adeguamento dell'ordinamento nazionale alla direttiva 79/409/CEE in materia di conservazione della fauna selvatica (1610) (ore 19,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 16 agosto 2006, n. 251, recante disposizioni urgenti per assicurare l'adeguamento dell'ordinamento nazionale alla direttiva 79/409/CEE in materia di conservazione della fauna selvatica.
Ricordo che nella seduta del 21 settembre scorso è mancato il numero legale per deliberare nella votazione delle questioni pregiudiziali Elio Vito ed altri n. 1 e Ruvolo ed altri n. 2.
Passiamo ai voti.
Indìco nuovamente la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Elio Vito ed altri n. 1 e Ruvolo ed altri n. 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 505
Maggioranza 253
Hanno votato
236
Hanno votato
no 269).

Sull'ordine dei lavori.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, dovremmo ora avviare la discussione, sicuramente articolata ed importante, sul disegno di legge di conversione con riferimento al quale abbiamo appena votato le questioni pregiudiziali. Tuttavia, poiché al punto successivo dell'ordine del giorno è previsto il seguito della discussione delle mozioni riguardanti l'utilizzo di pratiche enologiche alternative alle tradizionali tecniche di invecchiamento del vino, sulle quali credo vi sia tendenzialmente una condivisione, un'unanimità di giudizio, vorrei chiedere all'Assemblea di procedere immediatamente alla trattazione di tale punto, anticipando il dibattito su queste mozioni, e, se fosse possibile, di arrivare al voto in serata.

PRESIDENTE. Credo che i colleghi e i gruppi abbiano ben compreso la questione. In base al regolamento, sulla proposta formulata darò ora la parola ad un oratore contro e ad uno a favore che ne facciano richiesta.

ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare a favore.

Pag. 90

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, il gruppo di Forza Italia è favorevole alla richiesta avanzata dal collega Giachetti perché conosciamo benissimo le motivazioni alla base della stessa.
Il provvedimento il cui esame il collega Giachetti, attraverso il voto dell'Assemblea, vuole posporre è oggetto di grossa fibrillazione all'interno della maggioranza. Quindi, noi - assieme ai colleghi di altri gruppi - ne abbiamo chiesto il ritiro e continueremo a farlo anche domani nell'ambito della Conferenza dei capigruppo. Diciamo pure che intendiamo dare una mano alla maggioranza nel momento in cui, inopinatamente, viene fuori una divisione all'interno della stessa, cosa che sino ad ora, per la verità, da quando è iniziata l'avventura di questo Governo, non avevamo mai visto.
Ci meraviglia questa posizione diversificata all'interno della maggioranza, alla quale - ripeto - vogliamo dare una mano accettando la proposta del collega Giachetti, che intende anteporre il voto sulle mozioni all'esame del provvedimento sulla caccia di cui, come opposizione, auspichiamo il ritiro (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Poiché nessuno chiede di parlare contro, pongo in votazione, per alzata di mano, la proposta di inversione dell'ordine del giorno formulata dall'onorevole Giochetti, nel senso di passare immediatamente al seguito della discussione delle mozioni sulle pratiche enologiche alternative di invecchiamento del vino.
(È approvata).

Seguito della discussione delle mozioni Maroni ed altri n. 1-00010, Realacci ed altri n. 1-00009 e Lion ed altri n. 1-00022 sull'introduzione di regole riguardanti l'utilizzo di pratiche enologiche alternative alle tradizionali tecniche di invecchiamento del vino (ore 19,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Maroni ed altri n. 1-00010, Realacci ed altri n. 1-00009 e Lion ed altri n. 1-00022 sull'introduzione di regole riguardanti l'utilizzo di pratiche enologiche alternative alle tradizionali tecniche di invecchiamento del vino (Vedi l'allegato A - Mozioni sulle pratiche enologiche sezione 1).
Ricordo che nella seduta di lunedì 25 settembre 2006 si è conclusa la discussione sulle linee generali delle mozioni ed è intervenuto il rappresentante del Governo.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

GIOVANNI MONGIELLO, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, il parere del Governo è favorevole su tutte le mozioni presentate.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi che hanno chiesto di parlare per dichiarazione di voto di contribuire ad uno svolgimento, per così dire, compatto e ordinato di questo finale di seduta. Naturalmente, non saranno respinte richieste di consegnare il testo degli interventi da pubblicare in allegato al resoconto della seduta odierna.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alessandri. Ne ha facoltà.

ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, colleghi, il mio intervento sarà breve, visto che si è discusso abbondantemente di questo argomento in Commissione, anche durante l'audizione delle associazioni di categoria.
Intendo solamente rimarcare l'importanza dell'argomento che stiamo trattando, il quale è stato fatto oggetto di diverse risoluzioni presentate in Commissione -Pag. 91una di esse, tra l'altro, è stata votata da quasi tutti i colleghi - ed oggi viene sottoposto all'esame dell'Assemblea.
Dopo l'istituzione a Parma dell'authority per la sicurezza alimentare, il dibattito sulla tracciabilità, sulla sicurezza e sulla qualità dei nostri prodotti e, soprattutto, dopo tutti i vari dibattiti svoltisi sulla tradizione e sull'eccellenza delle nostre produzioni, sarebbe davvero difficile poter spiegare ai consumatori, ai produttori e al territorio l'arrivo dall'America di un prodotto vitivinicolo invecchiato in maniera artificiosa, con l'aggravante che lo stesso possa valere anche per le nostre produzioni.
Noi abbiamo una produzione di eccellenza in questo settore e la dobbiamo mantenere. Se la domanda è cosa dobbiamo fare noi politici per fare in modo che il mercato, che il settore, che il territorio vengano tutelati, la risposta è non ammettere che questo possa passare: bisogna dirlo chiaramente in ogni sede. È in atto una discussione sull'OCM vino e con la Comunità europea. L'Italia deve essere decisa e pronta a sostenere che, se un vino deve avere un determinato livello di qualità, un determinato valore sul mercato, anche un determinato valore di apprezzabilità da parte del consumatore medio, non può esser prodotto, per mere ragioni di cassa, con un invecchiamento precoce ottenuto con dei trucioli di quercia o, comunque, con dei trucioli artificiosi.
Per questo motivo, sui primi due ordini del giorno siamo favorevoli, mentre non lo siamo e ci asterremo sul terzo perché, di fatto, ammette l'utilizzo del truciolo del vino per l'invecchiamento dei vini da tavola. Per quanto ci riguarda, siamo contrari all'utilizzo del truciolo di quercia o quant'altro all'interno di ogni singolo vino. Credo che sia importante capire che siamo qui per tutelare chi lavora, chi produce e il consumatore. Non vorremmo trovarci in spiacevoli situazioni, come quelle che si sono verificate ultimamente o che sono avvenute negli ultimi anni. Infatti, troviamo che è possibile produrre un aceto balsamico attraverso un metodo non tradizionale oppure scopriamo che il consumatore rischia di comprare un vino pensando che sia un prodotto di qualità ottenuto attraverso un invecchiamento classico in barrique, mentre invece si tratta di un vino invecchiato artificiosamente. Ciò sarebbe davvero un danno, una beffa e porterebbe ad uno scadimento di tutto il valore aggiunto del comparto agroalimentare italiano (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Cosenza. Ne ha facoltà.

GIULIA COSENZA. Signor Presidente, le mozioni al nostro esame nascono dalla volontà di impegnare il Governo a portare avanti con decisione una politica di tutela e di valorizzazione dei vini italiani, che si caratterizzano per l'elevata qualità - connessa anche ad un forte legame con l'ambiente, con la cultura e le tradizioni dei nostri territori - e, soprattutto, per l'utilizzo di processi di produzione, invecchiamento ed affinamento consolidati da una lunga e sapiente tradizione.
Il problema di cui discutiamo nasce dal fatto che la Commissione europea ha sottoscritto un accordo con gli Stati Uniti per consentire l'importazione di vini americani ottenuti con pratiche di produzione non consentite in Europa e, in particolare, con l'utilizzo dei trucioli di legno per l'invecchiamento. Questa proposta è stata fatta propria dalla Commissione europea nel corso del negoziato sull'OCM vino, oltretutto anche approvata dal comitato di gestione dei vini dell'Unione europea, lasciando poi agli Stati membri la possibilità e l'autonomia di decidere in quale categoria di prodotti utilizzarla, senza però prevederne le indicazioni in etichetta.
Questo indirizzo, che sarebbe ispirato alla necessità di evitare ai paesi europei situazioni di svantaggio competitivo rispetto agli Stati Uniti e ai nuovi paesi produttori, da noi non è condiviso e sentiamo l'esigenza di esprimerci con forza a favore della qualità di questi prodotti, che caratterizzano così fortemente il nostroPag. 92paese. Del resto, è sempre stata l'impostazione di Alleanza nazionale tutelare le tipicità italiane; dico questo anche facendo riferimento a dati che emergono da molti studi. Ne voglio citare uno in particolare dell'università Bocconi, che, nell'ambito dell'osservatorio sull'attrattività del sistema paese, ha analizzato circa 2 mila articoli sull'Italia apparsi sulla stampa economico-politica anglosassone (il Wall Street Journal, il Business Week per l'America, o il Financial Times e l'Economist per la Gran Bretagna). Emergono dati positivi per il nostro paese, in quanto l'Italia si caratterizza per il settore alimentare e vitivinicolo. Questo dato non ci stupisce: siamo tutti a conoscenza di ciò. Ma ci deve, comunque, far riflettere su come orientare i nostri sistemi produttivi.
Possiamo dire che il vino è il nostro petrolio. Se gli scandinavi hanno la tecnologia e i telefonini, se i russi e gli iraniani hanno il gas e se gli Stati Uniti hanno le grandi banche, possiamo dire che noi italiani sui mercati internazionali siamo conosciuti grazie al made in Italy, al buon vivere, al brand del gusto e all'enogastronomia, che ha un peso importante.
Tornando a citare qualche dato, il patrimonio della filiera vitivinicola tocca i 50 miliardi di euro. Le aziende italiane del settore sono 800 mila e danno lavoro a circa 1,2 milioni di addetti, per un giro di affari di 8 mila milioni di euro. Nelle enoteche di mezzo mondo i nostri vini la fanno da padrone, come le migliaia di turisti stranieri che visitano le nostre regioni, quali la Toscana, il Piemonte, il Veneto e la Sicilia. Peccato ciò non accada in molte altre, dove purtroppo non riusciamo a registrare presenze molto significative. Bisogna lavorare in tal senso e anche l'azione che portiamo avanti è un tassello per farlo.
In questo settore possiamo considerarci i veri cinesi alla conquista del mondo nel campo dell'enologia. Infatti, l'export di vino in Cina ha registrato dati crescenti e molto rilevanti. Nel 2006 vi è stata una crescita a tre cifre, pari a più 132 per cento; il 20 per cento in più in Russia e il 152 per cento in più in India. È sull'export che brilliamo e per questo motivo dobbiamo continuare ad investire sull'eccellenza e sul brand.
Dobbiamo cercare di mantenere questo orientamento rivolto alla qualità, che comunque ha fatto diventare il vino uno dei più autorevoli ambasciatori dell'Italia nel mondo. Già lo sappiamo e lo confermano studi ICE: uno straniero su due (quindi, il 50 per cento degli stranieri) associa l'idea dell'Italia al vino e al cibo. Quindi, abbiamo una forte responsabilità in tal senso e il dovere di difendere questo patrimonio dalla volontà di confonderlo e omologarlo con quello di altri paesi. È evidente che gli Stati Uniti e i paesi emergenti in tale settore hanno intenzione di fare ciò.
Chiaramente, un altro impegno importante è quello di assicurare ai consumatori il diritto alla trasparenza e ad una comunicazione chiara in etichetta: ciò diventa, poi, anche tutela della salute.
Per queste ragioni, annuncio il voto favorevole del gruppo di Alleanza Nazionale sulle mozioni in esame (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rocco Pignataro. Ne ha facoltà.

ROCCO PIGNATARO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo in presenza di una riforma vitivinicola ispirata esclusivamente alle regole di mercato, riforma che lede profondamente la nostra tradizione mediterranea che ci ha resi e ci rende famosi in tutto il mondo. L'Italia, infatti, conserva il primato sulle esportazioni dei vini: in media, 18 milioni di ettolitri annui, con un valore esportato di 2,8 miliardi di euro. E ciò si registra nonostante la forte concorrenza di nuovi paesi produttori e la crisi generale.
L'Italia vince la grande competizione con i nuovi paesi produttori come gli Stati Uniti, ma anche con Australia e Cile, perché offre vini di eccellenza e di qualità, frutto di anni di esperienza e di dedizione tramandate da generazione in generazione.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, il vino pugliese - tanto per fare un esempioPag. 93rappresentativo della mia splendida terra - arricchiva le tavole dell'antica Roma. La Puglia, infatti, è una delle regioni con più alta produzione vitivinicola e, non a caso, ha ricevuto diversi riconoscimenti, sia nazionali sia internazionali, grazie a vini speciali come il Primitivo di Manduria, il Nardò e altri vini famosi in tutto il mondo.
È nostro compito preservare dalle fredde logiche di mercato il patrimonio vitivinicolo italiano, patrimonio caratterizzato, peraltro, da alti standard qualitativi. Le pratiche enologiche che si intendono adottare non premiano e non tutelano la qualità, ma tendono alla omologazione del settore e portano ad un livellamento, ovviamente, verso il basso. Si vuole contaminare una fase molto delicata della preparazione del vino - il suo invecchiamento -, che è un procedimento di lenta maturazione con cui il vino raggiunge il massimo delle sue qualità organolettiche. Ed è proprio con l'invecchiamento che diminuisce l'acidità totale del vino, che, in seguito alla fermentazione, acquista un gusto armonico e morbido. Cosa ne sarà degli aromi e delle sfumature del sapore, se a questo lento e sapiente processo si sostituisce un invecchiamento rapido, fittizio, prodotto attraverso il meccanico inserimento di trucioli di legno nelle botti? L'introduzione dei cosiddetti chips in luogo della tradizionale conservazione nelle botti ha lo scopo di produrre un vino in tempi ristretti, a poco costo, quindi un vino di qualità inferiore. Tale tecnica non considera che la produzione del buon vino non può nascere seguendo le logiche del profitto ed è, invece, la conseguenza di anni di lavoro, di esperienza e di pazienza.
Quindi, a nostro avviso, bisogna valorizzare e tutelare la qualità dei vini italiani, non solo escludendo da tale pratica i vini particolarmente pregiati (quelli con denominazione di origine controllata, con denominazione di origine controllata e garantita e con indicazione geografica tipica), ma pretendendo che sui vini da tavola vi sia un'etichetta recante l'indicazione dell'utilizzo del procedimento alternativo. Se vi è differenza tra un prodotto ed un altro, essa deve essere palese. Questa pratica enologica alternativa, se avviene in totale assenza di regole, è un inganno! Noi Popolari-Udeur crediamo che tutti i consumatori abbiano il diritto di riconoscere dall'etichetta il tipo di invecchiamento, artificiale o naturale che sia, del vino che hanno sulle loro tavole.
La pratica enologica alternativa è stata introdotta ad esclusivo vantaggio di quei paesi che non conoscono la cultura enologica - cultura che ci contraddistingue - e che, quindi, non sono in grado di farci concorrenza sul piano della qualità. Questo non è un buon motivo per invalidare il sapiente lavoro dei nostri produttori e per ledere il diritto di tanti consumatori.
In conclusione, il voto dei deputati del gruppo dei Popolari-Udeur è assolutamente a favore delle mozioni in esame, a favore della chiarezza e della qualità: siamo contrari sia all'omologazione del gusto sia alla competizione senza regole, la quale subordina il diritto di tanti all'interesse di pochi. (Applausi dei deputati del gruppo dei Popolari-Udeur).

PRESIDENTE. Colleghi, poiché non pochi deputati sono saliti al banco della Presidenza per chiedere di serrare i tempi, debbo chiarire che la Presidenza non ha - per fortuna - il potere di «tagliare» il dibattito, ma soltanto quello di esercitare una moral suasion nei confronti dei colleghi affinché consegnino il testo scritto del loro intervento, ovvero lo riducano all'essenziale: la Presidenza rivolge nuovamente un invito in tal senso.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lombardi. Ne ha facoltà.

ANGELA LOMBARDI. Signor Presidente, noi del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea siamo favorevoli alle mozioni sull'utilizzo di pratiche enologiche, soprattutto a quella di cui è primo firmatario il collega Lion, perché essa nasce dalla discussione ampia svoltasi in XIII Commissione.
Siamo favorevoli anche per marcare una contrarietà, di metodo e di merito, all'accordo bilaterale sul commercio delPag. 94vino, del 10 marzo 2006, tra Stati Uniti d'America ed Unione europea (com'è noto, l'accordo prevede l'estensione in Europa della pratica dei truciolati di legno nei mosti, in uso in America per simulare l'invecchiamento del vino). La nostra contrarietà è di metodo perché questi accordi commerciali dovrebbero seguire percorsi di partecipazione dal basso, che stentano a prendere forma. Anche questo episodio mostra come sia forte la necessità di costruire un'Europa che non sia quella della moneta, ma quella dei popoli.
Il vino racconta proprio di popoli, di territori e delle loro diversità, che questa globalizzazione tende a cancellare, proponendo, in questo caso, la produzione di un vino senza storia e senza personalità, ma a basso costo. L' invecchiamento del vino ha bisogno di tempi lunghi, del silenzio delle cantine, perché solo così si possono rivelare i profumi, i colori, i sapori tipici di un determinato territorio. Non siamo, dunque, d'accordo nel merito, perché la predetta pratica modifica la natura stessa del vino.
Non ci sfugge, tuttavia, la crisi del settore, che può essere affrontata per altra via, sviluppando il percorso guidato dai piccoli produttori che valorizzano il suolo, l'ambiente, la storia, le donne e gli uomini ed il loro savoir faire. Si tratta di un obiettivo da perseguire coinvolgendo i consumatori, che devono diventare sempre più consapevoli del valore dell'identità e della qualità. Per questo siamo convinti che l'uso dei trucioli debba essere chiaro in etichetta e che da questa pratica debbono essere esclusi i vini DOC, DOCG e IGT.
La qualità e la sapienza di questi vini deve infatti trovare una forte valorizzazione all'interno della riforma dell'OCM vino. Crediamo che questa riforma debba seguire - proprio per contribuire ad uscire dalla crisi del settore - un percorso partecipato che, al momento - come denunciano i piccoli produttori -, non è stato ancora attivato. Sarebbe invece opportuno attivare percorsi partecipativi per rilanciare la produzione italiana, che è fondata sulla qualità. Sarebbe inoltre - e non mi pare poco importante - un segnale notevole per la piccola produzione di vini di qualità del Mezzogiorno d'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione Comunista-Sinistra europea e de L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fiorio. Ne ha facoltà.

MASSIMO FIORIO. Presidente, sembrava una questione puramente tecnica e poco adatta a raccogliere l'attenzione di un'aula parlamentare, eppure il tema oggetto delle mozioni in esame appare una questione non trascurabile, che segnala il mutamento o, per dirla in termini più drammatici, la deriva che rischia un settore importante del made in Italy, il settore vinicolo. Esso è un settore commerciale che gode, nel quadro difficile dell'enologia mondiale, di elementi di forte interesse economico. C'è di più: la questione dell'aggiunta dei trucioli nel vino, come espediente per accelerare quel processo di cessione di aromi che tradizionalmente avviene attraverso l'invecchiamento in botte piccola, rappresenta anche un mutamento o, di nuovo, la deriva di un modo di realizzare i prodotti alimentari.
La necessità di affrontare la questione arriva dagli accordi bilaterali tra Unione europea e Stati Uniti per la commercializzazione di bevande e dalla conseguente necessità di evitare contenziosi tra le parti, dunque dall'impegno reciproco che pratiche in uso in un paese non siano escluse nell'altro.
Nel maggio del 2005, il comitato di gestione dei vini ha stabilito che, per quanto riguarda le condizioni di impiego di pezzi di legno di quercia, ogni Stato abbia mandato e decida per quale tipologia vada applicato.
Nel quadro di mutamento e di trasformazione del comparto vitivinicolo, alla vigilia della discussione dell'OCM del vino - che è poi la riorganizzazione del comparto vitivinicolo stesso -, la Commissione agricoltura della Camera ha avviato una serie di audizioni che hanno interessatoPag. 95molti soggetti. La considerazione era e rimane che la pratica di aggiunta di legno possiede elementi di criticità tali da richiedere una riflessione affinché il Governo possa ricevere precisazioni. Non si tratta dunque di schierarsi nella battaglia dai toni anche un po' ideologici tra tradizionalisti o puristi, che vorrebbero il vino solo nel legno, e gli innovatori che, in nome dell'economia della produzione, vogliono il legno nel vino.
I primi, da una parte, si fanno apologeti della nicchia contro l'omologazione della globalizzazione e della tecnologia, mentre i secondi, dall'altra, sostengono che è possibile confrontarsi con i nostri competitors più aggressivi come il Cile, l'Australia o la California solo sul loro stesso terreno. Le mozioni, votate da tutti i gruppi parlamentari, hanno preso atto di vari aspetti intrecciati tra loro ovvero della difficile situazione del mercato del vino, del valore della tipicità, soprattutto in Italia, che è la piattaforma vitivinicola più ricca di tipicità nel mondo.
Infine, ma non da ultimo, il diritto del consumatore: non solo il diritto alla salubrità dell'alimento, ma anche il diritto di sapere cosa consuma e come è stato prodotto ciò che consuma. Da questo punto di vista, la Commissione si è espressa sul fatto che l'obiettivo deve restare quello di evitare che i vini europei si trovino in condizioni di svantaggio rispetto a quei paesi che, adottando tecniche per abbattere i costi, si affidano a pratiche come l'aggiunta di trucioli. Tuttavia, si ritiene prioritario salvaguardare e incentivare le produzioni di qualità, che rappresentano un'opportunità per il nostro paese. Si tratta di incentivare la differenziazione e non l'omologazione.
Da questo punto di vista, l'invito al Governo è quello di escludere l'adozione della pratica dei trucioli dai vini DOCG, DOC e IGT. Ci sembra corretto, come gruppo de L'Ulivo, che il parere sia negativo per quei vini che, attraverso lo strumento del disciplinare, hanno un forte legame con il territorio di produzione, che è il vero valore aggiunto del vino. Mentre, pur non escludendo l'impiego di tali pratiche per i vini da tavola, si ritiene indispensabile e inderogabile l'indicazione di tale pratica in etichetta. Il consumatore non è un elemento marginale e deve sapere, deve essere messo in condizione di sapere.
Per concludere, il gruppo dell'Ulivo esprimerà voto favorevole sulle mozioni votate e concordate in sede di Commissione e su quelle presentate in Assemblea.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, l'argomento portato all'attenzione del Parlamento con le mozioni in discussione rappresenta una delle questioni centrali per il nostro sistema agricolo ed agroalimentare, cioè la sfida della qualità nel sistema agricolo e agroalimentare italiano ed europeo. Siamo davanti ad un tema molto complesso che trova ampia risonanza negli organismi internazionali in cui si approntano e si definiscono gli accordi per la commercializzazione dei prodotti agricoli e agroalimentari. Sulla tutela della qualità e della specificità delle nostre produzioni vinicole, e non solo, il Governo ed il Parlamento italiani debbono individuare una azione comune e forte per ottenere, nelle sessioni contrattuali dell'Organizzazione del commercio mondiale e in Europa, decisioni coerenti per il nostro sistema agricolo ed agroalimentare.
Quanto al tema della mozione, siamo davanti ad una pratica che rischia di turbare e di inficiare la grande tradizione enologica italiana. Il settore vitivinicolo costituisce per l'Italia un patrimonio straordinario, presente in tutto il paese, che ci racconta la storia, la tradizione e la cultura agricola e agroalimentare che, da secoli, ha caratterizzato la penisola. Il vino è la punta di diamante della nostra agricoltura, è l'ambasciatore più significativo del made in Italy, della qualità e dell'eccellenza italiani. Nel nostro bilancio agricoloPag. 96pesa per circa il 18 per cento, sviluppa un fatturato di oltre 9 miliardi di euro e coinvolge, tra imprenditori, tecnici e tutte le altre componenti della filiera, oltre 700 mila addetti occupati nella produzione, trasformazione e commercializzazione. Dopo la crisi del metanolo, la scelta della qualità è stata vincente per cui, pure in presenza di una forte riduzione della produzione vinicola, il valore del nostro vino è aumentato in modo straordinario. I riconoscimenti IGT, DOC e DOCG sono oltre 450 e l'Italia detiene il primato quale esportatore mondiale di vino di qualità.
Da questi pochi dati è facilmente comprensibile la richiesta di una grande attenzione prestata e, soprattutto, sollecitata, da tutto il mondo vitivinicolo, a qualsiasi cambiamento produttivo che possa modificare l'attuale equilibrio, già minacciato dalla forte concorrenza dei nuovi paesi produttori. Oggi, tutti dobbiamo avere la consapevolezza che questo straordinario mondo può cambiare, anche rapidamente, se non sapremo mantenere alto e ben distinto il valore della qualità del vino italiano e, vorrei aggiungere, del vino europeo. È in corso, tra l'altro, la riforma dell'OCM del vino nella quale, per le eventuali e necessarie iniziative innovative, noi dobbiamo esprimere il massimo impegno, per confermare a livello europeo la scelta della qualità e degli strumenti che sostengono questa nostra politica vitivinicola.
Riteniamo che nella mozione approvata dalla Commissione agricoltura sia forte questa sottolineatura della qualità come elemento indispensabile per il successo del vino italiano.
Siamo assolutamente concordi sul divieto di adottare la pratica enologica dell'aggiunta di trucioli di legno per vini IGP, DOC e DOCG. Sosteniamo con la massima determinazione la necessità di uniformare e rafforzare la legislazione italiana in materia di denominazione di origine dei vini.
Al riguardo, l'UDC ha presentato una proposta di legge di riforma della legge n. 164 del 1992, di cui sollecitiamo l'urgente incardinamento nella Commissione agricoltura. Si tratta di una proposta di legge che valorizza e richiama l'ampio dibattito già svolto su questo tema nella precedente legislatura.
Vogliamo una chiara e completa informazione ai consumatori su questa nuova pratica enologica, così come affermato nella mozione, perché occorre definire e prevedere una rigorosa normativa, con una modalità di etichettatura, e prevedere anche adeguate sanzioni che diano certezze ai nostri consumatori.
Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, il mondo del vino ha bisogno di essere certo della linea che vogliamo sostenere. Concludendo, noi vogliamo consolidare e far crescere il nostro vino e il rapporto con il territorio, vogliamo continuare a rappresentare la qualità e l'eccellenza del sistema vitivinicolo nel mondo e vogliamo, come è scritto nelle mozioni, che dal Governo e dal Parlamento su tale questione della pratica enologica con l'arricchimento del nostro vino, ci sia soprattutto un'attenzione decisa, realistica e sostenibile.
Faccio rilevare anche che questa pratica enologica è stata lungamente discussa a livello di OIVE (Organizzazione internazionale della vite e del vino), che in tale sede è stata data l'autorizzazione a sperimentarla e che abbiamo anche la necessità, per il vino non di qualità, non a denominazione di origine, di poter competere sul mercato.
Tutto ciò, però, non deve assolutamente toccare la qualità e il sistema delle denominazioni di origine, che con tanta fatica i nostri produttori agricoli hanno portato a quell'alto livello e primato nel mondo.
Per queste ragioni, riscontrando in tutte le mozioni elementi che tendono a dare priorità a questa difesa e a questa tutela, l'UDC voterà a favore di tutte le mozioni al nostro esame [Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

Pag. 97

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Servodio. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA SERVODIO. Signor Presidente, dichiaro il voto favorevole del mio gruppo e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Servodio, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Martinello. Ne ha facoltà.

LEONARDO MARTINELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, qui ho il vino con falso effetto di invecchiamento senza saperlo. Questo è un inganno per i consumatori e sarebbe la prima conseguenza del provvedimento dell'Unione europea, che potrebbe autorizzare, nei prossimi mesi, l'uso del truciolo di legno per stimolare i processi di invecchiamento dei vini, senza l'obbligo di indicarlo nell'etichetta. Non ci sarebbe alcuna differenza tra i vini realmente invecchiati nelle botti e quelli aromatizzati con tannino e stimolati artificialmente.
Per il momento, non si è ancora proceduto alla valutazione sanitaria delle conseguenze dell'uso dei trucioli per invecchiare i vini, ma, se anche si scoprisse che sono innocui, l'Italia si deve battere per pretendere almeno l'obbligo della trasparenza sull'etichettatura, sia per i vini italiani, sia per quelli di importazione.
Questo è l'obiettivo minimo per difendere il valore aggiunto e la qualità italiana che, come per il cioccolato qualche anno fa, deve continuare a differenziarsi per vincere la sfida globale della competizione.
A vent'anni dal metanolo, l'Italia oggi è prima nel mondo per l'esportazione di vino grazie alla qualità che caratterizza le sue produzioni. Si parla, infatti, di un giro d'affari che supera all'anno i 2,5 milioni di euro di esportazioni.
Per chi utilizza i trucioli i costi di produzione sono inferiori di almeno il 50 per cento rispetto ai tradizionali processi di invecchiamento. I produttori del trevigiano, dove si imbottiglia il prosecco di Valdobbiadene e i famosi vini DOC dei Colli euganei, temono che la viticoltura di qualità risulti danneggiata dalla riforma europea delle pratiche enologiche, ma non vogliono neppure rimanere in quel vuoto legislativo che in questi anni ha diffuso l'utilizzo dei trucioli.
Si tratta di un settore rinomato proprio in virtù della complessità delle tecniche e delle antiche radici colturali che caratterizzano le nostre produzioni. Occorrerà, dunque, assumere adeguate iniziative al riguardo, tenendo conto che l'adozione del regolamento prevede la consultazione in sede WTO e, solo dopo, anche dell'Unione europea. A questo punto, vi saranno spazi per un'incisiva azione politica da parte del Governo italiano.
Concludo sottolineando che, a nostro parere, con l'utilizzo del truciolo nei vini IGT, DOC e DOCG si farebbe un passo indietro in tutta la nostra viticoltura, rendendola molto più fragile anche sul piano strettamente economico.
Mi auguro, pertanto, che il nostro Governo si impegni affinché venga salvaguardato questo settore importante e fondamentale per la nostra economia, che da tale pratica di invecchiamento risultino esclusi i vini DOC, IGT e DOCG e che ciò avvenga attraverso iniziative legislative che tutelino i vini italiani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lion. Ne ha facoltà.

MARCO LION. Signor Presidente, vorrei fornire ai colleghi alcune delucidazioni sul perché ci accingiamo a votare tre mozioni, considerato che molti gruppi parlamentari esprimeranno un voto favorevole su tutte.
L'ultima mozione, quella che mi vede primo firmatario, riprende il lavoro svolto dalla Commissione agricoltura prima della pausa estiva, che ha portato alla votazionePag. 98di una risoluzione con la quale si indicano al Governo precise linee di intervento rispetto alla questione del truciolo nel vino.
Ritengo che questa mozione riesca a ricomprendere le altre mozioni presentate, in quanto sviluppa un lavoro lungo ed articolato che la Commissione agricoltura ha svolto, anche attraverso numerose audizioni di produttori ed enologi.
Pertanto, in qualità di presidente della XIII Commissione, chiedo al deputato Alessandri, che è intervenuto a nome della Lega, di mutare il proprio voto nei confronti dell'ultima mozione trasformandolo in astensione, anche perché la mozione a mia firma fa riferimento al fatto che la pratica dei trucioli nel vino, qualora ci venisse indicata dall'Unione europea, dovrebbe trovare un ambito nei nostri regolamenti, che noi individuiamo nei vini normali, mentre vogliamo che i vini di alta qualità risultino estranei a tale pratica.
A nome del mio gruppo, annuncio, inoltre, che i Verdi esprimeranno un voto favorevole su tutte le mozioni presentate. Con riferimento alla mozione presentata dal gruppo della Lega, ne comprendiamo la linea più dura, tant'è che auspichiamo che quanto sta accadendo in alcuni comuni italiani, nei quali i sindaci con proprie ordinanze stanno vietando l'uso della pratica del truciolo nel vino, possa estendersi anche ad altri comuni (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giuseppe Fini. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a nome del gruppo di Forza Italia, annuncio la nostra astensione sulle mozioni Maroni ed altri n. 1-00010 e Realacci ed altri n. 1-00009, mentre esprimeremo un voto favorevole sulla mozione Lion ed altri n. 1-00022 in quanto, durante i lavori della Commissione agricoltura, dopo un'approfondita discussione, abbiamo raggiunto un'unità di intenti.
Come da lei e dai colleghi richiesto, sono stato conciso. Vi ringrazio.

PRESIDENTE. Deputato Fini, ringraziamo lei per la brevità.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mellano. Ne ha facoltà.

BRUNO MELLANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è tardi, l'atmosfera è stanca, ma il provvedimento è serio. Abbiamo svolto, in XIII Commissione, moltissime audizioni. Abbiamo ascoltato i produttori e le associazioni di categoria. Invito anzitutto il mio gruppo, ma anche tutti i parlamentari del centrosinistra e del centrodestra, a votare secondo le indicazioni testé date dal collega Giuseppe Fini: astensione sulle prime due mozioni, Maroni ed altri n. 1-00010, Realacci ed altri n. 1-00009, e ad esprimere un voto favorevole solo sulla mozione Lion ed altri n. 1-00022, perché è quest'ultima che tiene conto delle dichiarazioni - molte, autorevoli ed efficaci - che abbiamo raccolto in XIII Commissione e perché è frutto del lavoro di una Commissione parlamentare che altrimenti non so bene a cosa dovrebbe servire, se non a offrire all'Assemblea, all'unanimità, un documento serio e ponderato, un'analisi di lungo periodo.
Attenzione, siamo in una fase finale e delicata, ma il provvedimento è serio. Invito anche il Governo a rivedere il proprio parere. Si dovrebbe votare a favore solo della mozione Lion ed altri n. 1-00022, perché tiene conto del fatto che siamo nell'Unione europea, che vi sono indicazioni che dobbiamo recepire, che dobbiamo regolamentare, etichettare, controllare, informare, ma non possiamo certamente proibire (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pili. Ne ha facoltà.

MAURO PILI. Signor Presidente, rinunzio ad intervenire.

PRESIDENTE. Sta bene, deputato Pili.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

Pag. 99

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Maroni ed altri n. 1-00010, accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 479
Votanti 268
Astenuti 211
Maggioranza 135
Hanno votato
266
Hanno votato
no 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Realacci ed altri n. 1-00009, accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 475
Votanti 296
Astenuti 179
Maggioranza 149
Hanno votato
290
Hanno votato
no 6).

Prendo atto che il dispositivo di voto dell'onorevole Satta non ha funzionato e che egli avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lion ed altri n. 1-00022, accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 475
Votanti 456
Astenuti 19
Maggioranza 229
Hanno votato
455
Hanno votato
no 1).

Modifica nella composizione della Giunta per le autorizzazioni.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Giunta per le autorizzazioni il deputato Enrico Buemi, in sostituzione del deputato Lello di Gioia, dimissionario.

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1 del regolamento, in sede referente, alla Commissione I (Affari costituzionali):
«Conversione in legge del decreto-legge 27 settembre 2006, n. 260, recante misure urgenti per la funzionalità dell'Amministrazione della pubblica sicurezza» (1704) - Parere della V Commissione (Bilancio).
Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Costituzione della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'Unione dell'Europa Occidentale (UEO).

PRESIDENTE. Comunico che la Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'Unione dell'Europa Occidentale (UEO) ha proceduto, in data odierna, alla propria costituzione. Sono risultati eletti: presidente, il senatore GiannicolaPag. 100Sinisi; vicepresidenti, i deputati Pietro Marcenaro e Margherita Boniver; segretari, il senatore Tommaso Barbato e il deputato Giacomo Stucchi.

Costituzione della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.

PRESIDENTE. Comunico che la Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha proceduto, in data odierna, alla propria costituzione. Sono risultati eletti: presidente, il deputato Andrea Rigoni; vicepresidenti, la senatrice Maria Luisa Boccia e il deputato Italo Bocchino; segretari, i senatori Massimo Livi Bacci e Lucio Malan.

Costituzione della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare della NATO.

PRESIDENTE. Comunico che la Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare della NATO ha proceduto, in data odierna, alla propria costituzione. Sono risultati eletti: presidente, il senatore Antonello Cabras; membro supplente, il senatore Stefano Stefani.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 28 settembre 2006, alle 10,30:

(ore 10,30 e al termine dell'informativa urgente del Governo)

1. - Seguito della discussione congiunta dei documenti:
Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2005 (Doc. VIII, n. 1);
Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2006 (Doc. VIII, n. 2).

2. - Deliberazione per la ratifica della costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal Giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Roma.

3. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 16 agosto 2006, n. 251, recante disposizioni urgenti per assicurare l'adeguamento dell'ordinamento nazionale alla direttiva 79/409/CEE in materia di conservazione della fauna selvatica. (1610-A)
- Relatore: Sperandio.

(ore 15)

4. - Informativa urgente del Governo sulle politiche nel settore delle telecomunicazioni, con particolare riferimento alla vicenda Telecom.

(al termine delle votazioni)

5. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 20.

DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO GIUSEPPINA SERVODIO SULLE MOZIONI MARONI ED ALTRI N. 1-00010, REALACCI ED ALTRI N. 1-00009 E LION ED ALTRI N. 1-00022

GIUSEPPINA SERVODIO. Le mozioni affrontano un tema rilevante dal punto di vista economico, produttivo e occupazionale. Ricordo che il settore vitivinicolo coinvolge in Italia circa 700 mila persone e tutto il comparto contribuisce al sistema economico italiano per una quota di circa 20 miliardi di euro, di cui circa 9 miliardiPag. 101riferiti al vino. L'Italia è il primo esportatore mondiale di vino con il 25 per cento del fatturato globale.
Proporre all'Assemblea la riflessione su questo tema è importante nel momento in cui il dibattito politico si concentra sulla necessità di rilanciare l'economia, la capacità produttiva e la conquista di nuovi mercati per i nostri prodotti. Non è un tema da addetti ai lavori.
I dati precedentemente menzionati sono significativi. Il vino italiano si è conquistato il primato grazie alla qualità, grazie al fatto che nel nostro paese si sono riscoperti e valorizzati vitigni locali di qualità, di antica coltivazione sul territorio, e tutto ciò ha consentito una maggiore tipicità alla produzione enologica italiana.
Non possiamo non pronunciare in questa occasione un apprezzamento nei confronti dei nostri produttori che hanno attuato un processo importante legando il vino al territorio, alla sua storia, alla sua cultura pur sostenendo costi elevati di produzione, di trasformazione, di imbottigliamento, di commercializzazione. La struttura produttiva vitivinicola più qualificata ha rischiato in questi anni di combattere da sola per la propria sopravvivenza.
Come viene ribadito nella mozione presentata dai componenti dei gruppi parlamentari della Commissione agricoltura - e ripreso ampiamente anche dalle altre due mozioni - il settore vitivinicolo italiano deve essere tutelato e valorizzato.
La richiesta al Governo di assumere un impegno straordinario per la promozione e il sostegno sui mercati internazionali è giustificata dal fatto che il comparto è fondamentale per la tenuta e lo sviluppo dell'intero settore agroalimentare, che offre al paese una piattaforma effettiva di lavoro e di ricchezza e che non sempre ha trovato nelle istituzioni pubbliche conforto e sostegno.
In Commissione agricoltura abbiamo svolto un lavoro puntuale ed approfondito, attraverso audizioni, con le associazioni, gli operatori e gli «stati generali» del vino ed abbiamo unanimemente condiviso di trattare, all'interno di questo quadro, il tema della pratica enologica dell'aggiunta di trucioli di legno nel vino. Regole precise e restrizioni nell'utilizzo dei trucioli sono indicate con estrema chiarezza nelle mozioni.
Siamo alla vigilia di una importante e strategica riforma a livello comunitario dell'OCM vino, riforma che deve fronteggiare la crisi del settore vitivinicolo comunitario, appesantito da sistemi produttivi dirigisti con tutta una serie di costosi lacci e lacciuoli, che viene aggredito sui mercati da un import di vini in grado di imporre il minor prezzo.
Rispetto a questo appuntamento, che dovrà - lo ripeto - far superare al mercato enologico europeo una preoccupante e crescente depressione, dobbiamo avere chiare le priorità, sostenere il bilancio della struttura produttiva, valorizzare la qualità migliorando il vino nei diversi segmenti produttivi, ridurre il costo di produzione agendo sulle tecniche colturali, sui costi energetici e su quelli degli oneri contributivi e favorendo l'aggregazione, migliorare l'organizzazione della vendita, prendere atto del fatto che in passato era il mercato che aveva bisogno di prodotti alimentari, per cui bastava produrre per trovare acquirenti; oggi sono i produttori ad avere bisogno del mercato, quindi occorre essere competitivi per essere preferiti.
Si può comprendere, anche per le ragioni espresse molto chiaramente dai colleghi nella discussione generale sulle mozioni, che l'esclusivo obiettivo dei proponenti è quello di impegnare il Governo e il Parlamento a sostenere il sistema vitivinicolo italiano, che rappresenta un elemento di straordinaria potenzialità economica, sociale e per l'immagine del paese.
Il Governo è chiamato, a livello comunitario, a trattare con grande attenzione e vigilanza la questione della nuova pratica enologica dell'aggiunta di trucioli di legno nel vino, recependo le precise indicazioni contenute nelle mozioni.
Si sostiene che tale pratica potrebbe rapportarsi meglio all'evoluzione del gusto di nicchie di consumatori: «il livellamento del gusto non è un fatto positivo». RicordoPag. 102che è stato stipulato un accordo Unione europea-USA. Noi proponenti chiediamo che tale pratica sia assolutamente esclusa per i vini a denominazione di origine controllata e garantita (DOCG), per i vini a denominazione di origine controllata (DOC) e per quelli ad indicazione geografica tipica (IGT).
Infine è ampiamente coerente la richiesta al Governo di impegnarsi affinché in sede europea tale pratica, qualora sia utilizzata per i vini da tavola, sia rigorosamente disciplinata e sia chiara nell'etichetta l'indicazione del ricorso ad essa.
Il consumatore deve poter scegliere e, per farlo, va messo in condizione, leggendo l'etichetta, di distinguere il tipo di affinamento che il vino ha subito e il rapporto qualità-prezzo.
Prendiamo atto - pur non condividendolo - dell'accordo Unione europea-USA. Si valuta, da parte di diversi ambienti del settore, che questa nuova pratica enologica potrebbe essere introdotta solo ed esclusivamente per i vini di media qualità.
La possibilità, infatti, di abbattere ulteriormente i costi di produzione dei vini di media qualità con l'utilizzazione di questa nuova pratica enologica potrebbe dare una marcia in più sui mercati internazionali.
I nostri vini di media qualità risultano essere poco concorrenti rispetto a quelli prodotti nei paesi d'oltreoceano, che hanno prezzi molto più competitivi. Dobbiamo difendere il nostro vino e l'eccellenza che esprime, difendendolo presso le sedi comunitarie proprio per la sua qualità e tipicità.
Con gli obiettivi, le preoccupazioni e le condizioni espressi nelle mozioni, i proponenti impegnano il Governo a vigilare e a garantire produttori e consumatori e chiedono all'Assemblea di esprimere un voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 7
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. moz. Zanetta ed a. 1-17 (n.f.) 498 497 1 249 235 262 57 Resp.
2 Nom. moz. Tassone ed a. 1-28 (disp.) 500 478 22 240 229 249 57 Resp.
3 Nom. ris. Del Bue n. 6-5 507 505 2 253 251 254 57 Resp.
4 Nom. quest. preg. nn. 1 e 2 ddl 1610-A 505 505 253 236 269 57 Resp.
5 Nom. moz. Maroni ed a. 1-10 479 268 211 135 266 2 56 Appr.
6 Nom. moz. Realacci ed a. 1-09 475 296 179 149 290 6 56 Appr.
7 Nom. moz. Lion ed a. 1-22 475 456 19 229 455 1 56 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.