XV LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 39 di giovedì 21 settembre 2006

[frontespizio]
[elenco e sigle dei gruppi parlamentari]
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[allegato A]
[allegato B]

[riferimenti normativi]
Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI

La seduta comincia alle 9,30.

SERGIO D'ELIA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Aprea, Bressa, Brugger, Capezzone, Chiti, Fabris, Gasparri, Landolfi, Oliva, Violante e Zeller sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono cinquantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2006 (A.C. 1042) (ore 9,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2006.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato accantonato l'esame dell'articolo 8-ter e degli emendamenti ad esso riferiti e che sono stati votati i restanti articoli ed emendamenti.
Ha chiesto di intervenire la relatrice, onorevole Ottone (Commenti...).

ELIO VITO. Il Governo! Manca il Governo!

PRESIDENTE. Un attimo, onorevole Vito: ascoltiamo cosa ha da dire la relatrice e poi parleremo del resto.

Sull'ordine dei lavori.

MAURO FABRIS. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURO FABRIS. Signor Presidente, stamattina abbiamo appreso, leggendo la notizia sui giornali e ascoltandola in televisione, del gravissimo sviluppo concernente la vicenda delle intercettazioni Telecom che coinvolgerebbe, secondo centinaia di dossier emersi, personaggi importanti della vita pubblica: mi riferisco al settore finanziario, giornalistico e, addirittura, a magistrati e politici.
Signor Presidente, in questo paese anche le intercettazioni frutto di indagini giudiziarie sono rese pubbliche con notevoli e pesanti conseguenze sulla vita pubblica, e ciò accade prima che le stesse indagini siano portate a compimento.
Alla luce di tutto ciò e del fatto che stiamo parlando di intercettazioni frutto di iniziative provenienti da gruppi privati, che coinvolgono addirittura la presidenzaPag. 2di Telecom, sarebbe interessante avere dal Governo qualche notizia in più nel momento in cui quest'ultimo verrà a riferire in aula sul tema della riorganizzazione di quel gruppo; inoltre, vorremmo sapere anche qualcosa sulla vicenda che lega l'ex presidente di Telecom a questi fatti così gravi che stanno pian piano emergendo.
Signor Presidente, il Governo deve venire a riferire urgentemente in aula, preferibilmente nelle vesti del Presidente del Consiglio dei ministri piuttosto che del ministro della giustizia; credo, infatti, che il Parlamento debba essere messo al corrente di cosa il Governo intende fare per evitare che queste centinaia di dossier inquinino la vita pubblica del paese. Non solo si sta tentando di modificare equilibri economici e finanziari, ma si deve anche tener conto del concreto rischio di condizionamento della vita politica; tutto ciò, lo ripeto, alla luce di quanto abbiamo vissuto la precedente estate e in tanti altri momenti.
Quindi, invito i colleghi a non sottovalutare la gravità di questa vicenda. Vorremmo sapere chi oggi ha il controllo di questi dossier e chi può veramente impedire che siano resi di pubblico dominio.
Signor Presidente, le segnalo che la Presidenza della Camera su altre vicende ricordate in quest'aula - da ultimo, dall'onorevole Fitto - si era impegnata ad intervenire nelle sedi competenti affinché fosse impedito, ad esempio, l'uso distorto di intercettazioni che riguardano i parlamentari. Allora sarà bene, prima che i buoi scappino, che in quest'aula si prenda coscienza della gravità della cosa: non voglio usare parole pesanti o disegnare scenari più foschi di quelli che già ci appaiono ma, francamente, il rischio c'è, signor Presidente.
Credo che la Presidenza della Camera debba intervenire immediatamente presso il Governo affinché venga in quest'aula a dare rassicurazioni al Parlamento circa la sua intenzione di intervenire per evitare che nelle prossime ore, nelle prossime giornate, nei prossimi mesi questo materiale, frutto di attività assolutamente illegale, possa essere utilizzato per fini volti a sovvertire il corretto rapporto nel campo dei rapporti finanziari e del dibattito politico.
Quindi, signor Presidente, invito a non sottovalutare questa vicenda e chiedo che su questo punto si proceda rapidamente con l'incardinamento di tutti quei provvedimenti che riguardano le questioni delle intercettazioni. Sussiste una proposta di legge, presentata dal nostro gruppo, che riguarda l'istituzione di un'agenzia unica nazionale per le intercettazioni, che avrebbe impedito, ad esempio, che un privato - in questo caso il gruppo Telecom, già presieduto dal dottor Tronchetti Provera - potesse agire per finalità non chiare, visto che, ripeto, i giornali dicono che ci sono state anche delle direttive di quella presidenza perché tali intercettazioni venissero fatte. Se ci fosse stata l'agenzia unica, che il nostro gruppo ha proposto di istituire, con un'iniziativa legislativa di cui chiediamo l'immediato avvio dell'esame in sede di Commissione, tutto ciò si sarebbe evitato.
Signor Presidente, volevo sottolineare la gravità della questione e, siccome dopo versiamo tante lacrime, sarebbe bene che in questo momento, prima che l'incendio divampi ulteriormente, ci fosse un intervento forte da parte del Parlamento nei confronti del Governo perché venga a riferire (Applausi dei deputati dei gruppi dei Popolari-Udeur e de La Rosa nel Pugno).

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, intanto credo che la seduta non possa iniziare se sul banco del Governo non c'è un suo rappresentante: non basta che passeggi per il Transatlantico, anche perché si tratta di un provvedimento sul quale il Governo deve anche riferire. Quindi, penso che la seduta non si possa proprio aprire.
L'altra questione l'ho sollevata ieri. Mi fa piacere che l'onorevole Fabris, un esponente della maggioranza, abbia chiesto che il Governo venga in aula a darci delle comunicazioni,Pag. 3se non a riferire, perché la vicenda della Telecom e di questa centrale di intercettazioni rischia di inquinare pesantemente, più di quanto non abbia fatto fino adesso, la vita sociale, politica, finanziaria ed economica del nostro paese. Non è una questione privata della Telecom perché si tratta di intercettazioni che, per quanto è dato di sapere da notizie di stampa, sono state utilizzate in molte operazioni finanziarie del nostro paese. Quindi, il Governo ha il dovere di venire in aula per parlare al paese, per rassicurarlo, se necessario, e per evidenziare la gravità delle cose. Noi abbiamo già avuto pagine oscure dove vicende di deviazioni di Servizi segreti e di utilizzo improprio di mezzi di garanzia hanno inquinato pesantemente la vita del paese. Quindi, rinnovo la richiesta già fatta ieri mattina - era presente in aula il Presidente Bertinotti - che al più presto il Governo venga a riferire in aula.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Buontempo. Sul tema sicuramente rilevante posto dall'onorevole Fabris e ribadito anche dall'onorevole Buontempo avremo ovviamente cura di riferire al Presidente della Camera perché lo stesso possa attivarsi nel migliore dei modi ed affrontare la questione nei confronti del Governo, ma anche soprattutto all'interno della Conferenza dei presidenti di gruppo. Per ciò che attiene all'ordine dei lavori, onorevole Buontempo, la seduta della Camera può evidentemente aprirsi senza la presenza del Governo, altrimenti vorrebbe dire che questo Parlamento si può riunire solamente se c'è il Governo.

TEODORO BUONTEMPO. È il Governo che deve rispondere!

PRESIDENTE. Certamente in questo caso la presenza di un rappresentante del Governo è necessaria; per questo ritengo opportuno sospendere la seduta per 20 minuti - so che su questo vi sarebbe stata anche una richiesta del relatore della Commissione - in attesa che la XIV Commissione possa terminare i suoi lavori e che il Governo possa presentarsi in aula.
Sospendo, quindi, la seduta, che riprenderà alle 10,05.

La seduta, sospesa alle 9,45, è ripresa alle 10,05.

Si riprende la discussione.

(Esame dell'articolo 8-ter - A.C. 1042)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8-ter e delle proposte emendative ad esso presentate, accantonati nella seduta di ieri (Vedi l'allegato A - A.C. 1042 sezione 1).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ROSELLA OTTONE, Relatore. Presidente, il Comitato dei nove ha concluso i suoi lavori e la situazione rimane immutata rispetto a ieri, per cui la Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti Bertolini 8-ter-40, Pini 8-ter.41 e Bocchino 8-ter.43. Il parere è altresì contrario sul subemendamento La Russa 0.8-ter.201.1. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 8-ter.201, che modifica la lettera a), ed esprime parere contrario sugli emendamenti Bocchino 8-ter.44, Pini 8-ter.42 e Bocchino 8-ter.45; raccomanda infine l'approvazione dell'emendamento 8-ter.202 del Governo.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ottone.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,08).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno avere luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e 20 minuti, previsti dall'articolo 49, comma 5 del regolamento.

Pag. 4 TESTO AGGIORNATO AL 22 SETTEMBRE 2006

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo 8-ter - A.C. 1042)

PRESIDENTE. Invito il ministro Bonino ad esprimere il parere del Governo sugli emendamenti riferiti all'articolo 8-ter.

EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. Signor Presidente, stamattina si è svolta la riunione del Comitato dei nove e, nonostante tutti gli sforzi e gli appelli del Governo, mi pare che non si sia riusciti a trovare un accordo. Il Governo è molto dispiaciuto di questa situazione, che rischia veramente di focalizzare la discussione sulla legge comunitaria, che è un grande provvedimento, su una questione che poco attiene a questa normativa, come il Governo ha spiegato ieri. Essendosi così determinate le cose, il parere del Governo è contrario agli identici emendamenti Bertolini 8-ter.40, Pini 8-ter.41 e Bocchino 8-ter.43. Il parere del Governo è contrario sul subemendamento La Russa 0.8-ter.201.1, mentre sull'emendamento 8-ter.201 della Commissione il Governo si rimette all'Assemblea, sperando che si possa ancora trovare un accordo in aula. Infine, il Governo è contrario agli emendamenti Bocchino 8-ter.44, Pini 8-ter.42 e Bocchino 8-ter.45, mentre raccomanda l'approvazione del suo emendamento 8-ter.202.

PRESIDENTE. Grazie, ministro.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Bertolini 8-ter.40, Pini 8-ter.41 e Bocchino 8-ter. 43. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Russo. Ne ha facoltà.

FRANCO RUSSO. Signor Presidente, vorrei riprendere, dall'intervento svolto ieri da Boato, le sue parole di sorpresa ma anche di disappunto per le decisioni prese dalla Commissione bilancio. Quest'ultima deve esprimere doverosamente il suo parere sulla copertura finanziaria, ma ha rifiutato le proposte avanzate per il gruppo di Rifondazione comunista, da Andrea Ricci, il quale si è poi astenuto sul voto, perché aveva proposto una diversa soluzione.
Leggo dal Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari del 19 settembre parte dell'intervento in Commissione bilancio del collega Andrea Ricci: «Al riguardo ritiene che gli oneri derivanti da tale disposizione non dovrebbero essere eccessivi e potrebbero comunque rientrare nel fondo previsto per la copertura delle disposizioni recate dalla legge comunitaria, la cui dotazione consiste in 50 milioni di euro». Richiamo la sua attenzione, Presidente, e, altresì, quella dell'Assemblea, a tale riguardo. A mio avviso, in Commissione bilancio si è svolto un lavoro politico non proprio brillante nel senso che, su una questione di diritti fondamentali, si è fatto ricorso a imprecisate mancanze di copertura per tentare di «allentare» le previsioni comunque imposte dalla direttiva dell'Unione europea sulla questione dei rifugiati politici.
Perciò, onorevole Bonino, pur rispettando il suo impegno sulla legge comunitaria, e anche cercando, giustamente, di giungere ad un voto unitario del Parlamento su un disegno di legge peraltro predisposto dal Governo Berlusconi, ritengo che il recepimento dalla direttiva 2005/85/CE sia particolarmente importante; non a caso, essa è stata inserita nell'allegato B.
Comunque, vorrei ricordare ai colleghi dell'opposizione e all'onorevole La Russa quanto segue; ad una rilettura molto attenta della direttiva, ci si accorgerà che essa non prevede, per quanto riguarda il rapporto tra autorità pubbliche e richiedenti asilo ovvero rifugiati, né la possibilità di arresto né quella della detenzione all'interno dei centri di permanenza temporanea. Al riguardo, invito i colleghi dell'opposizione a rileggere, come ho fatto io stamattina, gli articoli 7, 11 e 18 della direttiva; ci si accorgerà che, se recepita, viene meno la possibilità, sul fondamento,Pag. 5per l'appunto, della direttiva stessa, di intervenire con misure qualsiasi di arresto. Anzi, si prevede il diritto a restare nel paese membro durante l'esame della domanda. Gli obblighi posti dall'articolo 11 con riguardo al richiedente asilo prevedono semplicemente che il richiedente asilo, il rifugiato, debba semplicemente essere rintracciabile - e quindi dare un indirizzo al quale far giungere la posta e le comunicazioni delle autorità pubbliche - e nient'altro.
Ricordo all'Assemblea che l'articolo 18 della direttiva - onorevole La Russa, lo rilegga con attenzione - reca la seguente disposizione: «Gli Stati membri non trattengono in arresto una persona per il solo motivo che si tratta di un richiedente asilo». Dunque, le previsioni recate dai subemendamenti presentati dall'opposizione si collocano completamente al di fuori della direttiva dell'Unione europea. Pertanto, onorevole Bonino, ritengo che inizialmente bene aveva fatto il relatore del parere, l'onorevole Zaccaria, in Commissione affari costituzionali, a definire appunto i diritti del richiedente asilo, non estendendoli ma semplicemente recependo quanto stabilito dalla direttiva CE.
Comunque, la soluzione proposta dalla Commissione - e ora sottoposta al nostro esame e al nostro voto - di fare riferimento, appunto per vincolare la delega legislativa che il Parlamento conferisce al Governo, all'articolo 10 della nostra Costituzione non è qualcosa di pleonastico o di ovvio: si tratta piuttosto di richiamare alla stretta osservanza del principio che, in mancanza di una legge per quanto riguarda i rifugiati ed il diritto d'asilo, è bene aver sempre presente non solo la direttiva CE - che, lo ribadisco, è molto esplicita nell'escludere la possibilità di arresto o di trattenimento della persona che richiede per l'appunto lo status di rifugiato - ma anche l'articolo 10 della Carta. Dunque, giustamente la Commissione fa tale richiamo, anche perché il Parlamento si ricordi che sul diritto d'asilo dovremmo reintervenire, non essendo sufficiente - anzi essendo completamente sbagliato - quanto previsto dalla legge Bossi-Fini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, intervengo per segnalare che quanto sinora affermato, sia dalla relatrice sul provvedimento sia dal ministro Bonino, non fa altro che dimostrare quanto questa legge comunitaria sia ostaggio della sinistra radicale, che ha cercato di stravolgerla profondamente con un tentativo subdolo di aggirare la legge Bossi-Fini attraverso l'esercizio della delega legislativa.
Abbiamo cercato in tutti i modi di far capire alla maggioranza - e apprezziamo lo sforzo fatto dal ministro Bonino in Commissione - di evitare un uso strumentale della legge comunitaria, che dovrebbe invece essere condivisa da tutti, essendo oltretutto scritta dal precedente Governo. Ci rammarichiamo quindi per come sia stato veramente impossibile, data la scontata presa di posizione ideologica da parte della sinistra radicale, addivenire ad un voto unanime sulla stessa. Condanniamo tutto ciò fortemente, perché sarebbe stato più opportuno trattare in altre sedi la questione dell'asilo politico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, mi scusi se non intervengo dalla mia postazione, come prescrive formalmente il regolamento, ma stavo tornando al mio posto quando mi ha dato la parola.
Annuncio, conformemente al parere già dato dalla Commissione e dal Governo, il voto contrario dei Verdi sugli identici emendamenti soppressivi presentati dai colleghi Bertolini, Pini e Bocchino. Vorrei però replicare fermamente alle sciocchezze che ho sentito pronunciare poco fa e, proprio per questo motivo, ho chiesto di parlare all'ultimo momento, essendo già intervenuto nel corso della seduta di ieri. Ho sentito un collega, poco fa, parlare di ricatto ideologico della sinistra radicale. Parlando con tutto ilPag. 6rispetto, siamo di fronte, in termini parlamentari, ad una semplice idiozia. Non sta né in cielo né in terra un'affermazione offensiva e sciocca come quella che ho ascoltato poco fa. Se rispettare l'ordinamento comunitario e recepirlo nel nostro ordinamento, se rispettare la Costituzione repubblicana ed attuarla, sia pure parzialmente e con gravissimo ritardo, costituisce un ricatto ideologico, vuol dire che, in quest'aula, ci sono alcuni parlamentari del centrodestra - non tutti, debbo dire - che ritengono sia qualcosa di ultroneo la stessa Costituzione e che ritengono sia patrimonio ideologico della sinistra radicale, cui personalmente non appartengo, l'attuazione nel nostro ordinamento dell'ordinamento comunitario.
Da questo punto di vista, credo che sia stato davvero sconcertante il dibattito, anche se legittimo dal punto di vista parlamentare; chi vuol fare ostruzionismo in quest'aula, lo fa anche su temi di rilevanza costituzionale come questa. Una volta mi è capitato di fare, insieme al ministro Bonino, allora mio capogruppo, un lungo ostruzionismo per difendere i valori repubblicani ed i diritti della persona, ma, in questo caso, invece, siamo di fronte all'ostruzionismo di chi vuole impedire di attuare i valori costituzionali, in particolare i principi contenuti nell'articolo 10 della nostra Carta e le norme minime contenute nella direttiva 2005/85/CE del Consiglio europeo del 1o dicembre 2005.
Il collega Franco Russo ha fatto benissimo questa mattina a mettere in luce nuovamente quanto avevo detto ieri, ovvero l'aspetto sconcertante di un parere della Commissione bilancio che sembra più uno strumento politico in questa materia, che non l'adempimento di un compito istituzionale che la stessa avrebbe dovuto assolvere.
Siamo di fronte a richieste che la stessa Presidenza della Camera ha definito non confacenti con il regolamento. Ieri, per decine di volte, ho sentito parlare di stralcio, quando, in questa fase, non esiste alcuna possibilità regolamentare di stralciare una norma ma la si può solo sopprimere. Trovo, quindi, ridicolo che, per ore, ieri si sia fatto ricorso a questo tipo di terminologia totalmente impropria, perfino da parte di alcuni autorevoli capigruppo dell'opposizione.
Ritengo doveroso seguire, anche se parzialmente, la strada maestra che è stata indicata dalla Commissione con l'emendamento 8-ter 201, dopo l'improvvido parere della Commissione bilancio e, ovviamente, respingere i tre emendamenti soppressivi identici presentati dai gruppi dell'opposizione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un richiamo al regolamento l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, l'onorevole Boato ha fatto ostruzionismo perché in questo momento alla maggioranza manca il numero legale in aula.
A parte questo, signor Presidente, richiamandomi alla sua correttezza, vorrei segnalarle alcune affermazioni dell'onorevole Boato che, probabilmente, lei non ha percepito. Credo che sul piano politico si possano avanzare tutte le critiche possibili, ma ritengo anche che un deputato non possa affermare che altri colleghi hanno detto sciocchezze.
Ebbene, l'onorevole Boato ha affermato di avere sentito poc'anzi un cumulo di sciocchezze. Credo, signor Presidente, che i colleghi non possano pronunciare frasi offensive nei confronti di altri colleghi, a parte il dovere di chi interviene di rivolgersi alla Presidenza. Non è un'opinione: l'intervento di un altro collega può essere deprecabile, non condivisibile o criticabile, ma non si può affermare di avere ascoltato un cumulo di sciocchezze, perché ne va della dignità del Parlamento. Intanto, il parlamentare si rivolga al Presidente, nei suoi interventi; comunque, credo non si possa far passare questo riferimento come se nulla fosse accaduto.
Tra l'altro, questa affermazione è stata pronunciata nei confronti di un collega appartenente ad un altro gruppo parlamentare; in ogni caso, ritengo che ciascunPag. 7parlamentare, di maggioranza o di minoranza, debba tutelare la dignità della Camera cui appartiene.

PRESIDENTE. Prendo atto delle sue dichiarazioni, onorevole Buontempo, e invito sicuramente i colleghi ad attenersi ad un linguaggio e ad un comportamento rispettosi della dignità degli altri colleghi parlamentari.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, intervengo brevemente per lasciare traccia, nel dibattito parlamentare, di alcune inesattezze che sono state portate dalla maggioranza a giustificazione dell'articolo in esame, anche nella formulazione predisposta dalla Commissione. Oggi, la maggioranza ed il Governo stanno cercando di modificare la legge Bossi-Fini. Infatti, il testo introduce una delega al Governo, il quale la eserciterà mediante decreto legislativo, senza che in essa siano posti i cosiddetti «paletti». Nella formulazione dell'emendamento, infatti, è stato inserito soltanto un riferimento generico alla Costituzione. Ciò vuol dire che il Governo, nella scelta tra le diverse opzioni, potrà non soltanto attuare la direttiva ma anche compiere alcune scelte - è tutto da vedere se nel rispetto della direttiva stessa - che tendono a smantellare la legge Bossi-Fini. Anche nella formulazione della Commissione, cioè, il Governo, con decreto legislativo, potrà fare quello che già ha manifestato di voler fare con la predisposizione dell'originario emendamento. In altri termini, potrà lasciare in libertà, liberi di circolare, tutti coloro che avranno richiesto il diritto di asilo sino al termine di un procedimento giurisdizionale che non si sa quando terminerà.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà.

CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, credo che l'onorevole Boato debba chiedere scusa al Governo e non ai colleghi. Se consultate il resoconto integrale della seduta di ieri, noterete che il ministro Bonino - la quale, giustamente, ha detto che su questo emendamento si rimette all'Assemblea - in riferimento al richiamo all'articolo 10 della Costituzione ha affermato: «Quello che è avvenuto è un tentativo di risolvere le questioni del diritto d'asilo in questa sede, che è ultronea e non adeguata». Lo ripeto: il Governo ha affermato che la sede dell'esame del disegno di legge comunitaria è ultronea e non adeguata e ha anche aggiunto che il riferimento all'articolo 10 della Costituzione è pleonastico! Ho consultato un vocabolario e ho constatato che l'aggettivo «pleonastico» sta per «puntualizzazione superflua». Quindi, è stato il Governo a dire che il richiamo è pleonastico e ultroneo e che la sede non è adeguata.
Onorevole Boato, il fatto che sia pleonastico vuol dire che il riferimento all'articolo 10 è come se non ci fosse!
Quindi, questa norma è stata aggiunta - come riportato dallo stenografico, che reca il dibattito sulla legge comunitaria - durante l'esame in Commissione dove sono stati introdotti due nuovi articoli sul diritto d'asilo che il Governo non aveva presentato; la Commissione bilancio ha respinto l'articolo; l'escamotage adesso è di attribuire una delega in bianco al Governo prevedendo quale unico riferimento l'articolo 10 della Costituzione e il ministro afferma che questo riferimento all'articolo 10 è pleonastico, ultroneo e fuori sede, in quanto non vuol dire nulla. Il regolamento europeo che dobbiamo recepire prevede che ogni Stato membro può regolare il problema dell'impugnativa del denegato diritto d'asilo o trattenendo l'immigrato, o rimandandolo a casa, o sospendendo. Pertanto, il Parlamento deve compiere una grande scelta politica; tuttavia, questo Parlamento non fa la scelta politica e propone di attribuire una delega al Governo per risolvere il problema sulla base dell'articolo 10 della Costituzione (quell'articolo che a parere del Governo è ultroneo e non fornisce alcun riferimento, prevedendo che l'Italia riconosce il diritto d'asilo, ma chePag. 8tale diritto deve essere disciplinato da una legge ordinaria). Quindi, è lo stesso Governo a sostenere che questa norma sta alla legge comunitaria come i cavoli a merenda! Infatti, tale disposizione è stata inserita all'ultimo momento, è stata respinta dalla Commissione bilancio e fa un riferimento generico ad una delega in bianco che, a mio avviso, è anche impugnabile.
Allora, vi prego, eliminiamo questa norma, eliminiamo il riferimento all'articolo 10 della Costituzione! O dobbiamo attendere il passaggio al Senato, dove sappiamo che l'Italia dei Valori - come il nostro gruppo - ha dichiarato la propria contrarietà ad una delega in bianco? Vogliamo veramente che sulla legge comunitaria il Parlamento si spacchi, con una maggioranza favorevole e un'opposizione costretta ad essere contraria? Tutto per questo tentativo di inserire in maniera surrettizia un argomento così importante!
Noi dell'UDC intendiamo disciplinare il diritto d'asilo, ma non vogliamo farlo con la fretta né delegare qualcuno a farlo, in quanto crediamo nel sistema parlamentare e crediamo che tutti i senatori e i deputati possano definire con serietà regole giuste per il nostro paese, senza delegare nessuno a farlo (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.

GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, sono meravigliato delle dichiarazioni rese dall'onorevole Boato, in quanto - come ricordava l'onorevole Giovanardi - su tale problematica sussistono diversi profili di incostituzionalità.
Il primo riguarda la circostanza che non esiste una delega, cioè non esiste un principio, un criterio direttivo, al quale il Governo deve attenersi nello svolgimento dell'attività normativa in questa materia.
Il secondo - proprio con riferimento all'articolo 10 della Costituzione - deriva dal fatto che, visto che la legge sul diritto d'asilo garantisce diritti fondamentali assicurati dalla prima parte della Costituzione, non credo che tali diritti possano essere garantiti attraverso una delega al Governo, ma che debba intervenire una legge ordinaria.
Il terzo concerne il fatto che, se questo emendamento dovesse essere approvato e se si dovesse introdurre questa normativa sul diritto d'asilo, verrebbe resa monca la normativa sull'immigrazione perché cambierebbe anche il sistema amministrativo di attuazione di tale norma.
Pregherei dunque i colleghi - a cominciare dall'onorevole Boato, che è una persona di buonsenso - a ripensarci e a ridiscutere l'argomento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rivolta. Ne ha facoltà.

DARIO RIVOLTA. Signor Presidente, vorrei esaminare assieme al ministro Bonino ed ai colleghi proprio l'articolo 10 della Costituzione, ripreso nell'emendamento 8-ter.201 della Commissione.
Vorrei leggere, in modo particolare, il terzo comma del citato articolo 10: «Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica (...)»; dopo è riportata una frase che leggerò successivamente.
Attenendoci strettamente a tale concetto - vale a dire, che qualsiasi straniero proveniente da uno Stato in cui non siano garantiti tutti i diritti tutelati dalla nostra Costituzione ha diritto d'asilo nel territorio italiano -, saremmo tenuti, se ci fermassimo qui, a concedere automaticamente l'asilo a qualsiasi cittadino dell'Asia e dell'Africa, nonché a numerosi cittadini del Sudamerica che ne facessero richiesta. Vorrei osservare, tuttavia, che il citato terzo comma dell'articolo 10 della nostra Carta termina recitando «(...) secondo le condizioni stabilite dalla legge», presumendo che la legge fisserà limiti più stringenti rispetto all'ampia disponibilità precedentemente enunciata.Pag. 9
Ricordo che, nella scorsa legislatura, il Parlamento ha già esaminato, in sede di Commissione, diversi progetti di legge, presentati da tutte le parti politiche, sullo stesso argomento. Le Camere hanno dimostrato con le numerose proposte avanzate, nonché con tutte le discussioni svolte sulla materia, di nutrire un particolare interesse e di ritenere eccezionalmente rilevante tale questione.
Il Parlamento, dunque, vuole affrontare la tematica del diritto di asilo; tuttavia, il problema è esattamente quale contenuto dare concretamente alla parte finale del terzo comma dell'articolo 10 della Costituzione, il quale, come già ricordato, recita: «(...) secondo le condizioni stabilite dalla legge».
Nel momento in cui il Parlamento ha manifestato (e manifesta tuttora, con il dibattito in corso) la volontà di affrontare tale tema, allora, sottrarre alle Camere la possibilità di decidere su tale materia rappresenta un atto di protervia e di prepotenza. La signora ministro Bonino sa benissimo, essendo notoriamente un'ammiratrice della grande democrazia americana, che il potere esecutivo statunitense è più forte del nostro; lei, tuttavia, sa benissimo anche che, negli Stati Uniti, il potere esecutivo trova contrappesi tali da rendere la democrazia strettamente funzionante.
Vorrei rilevare che il nostro ordinamento sta scivolando, senza che noi ce ne accorgiamo, verso un rafforzamento fortissimo dei poteri dell'Esecutivo, ma non ha adeguatamente risposto a tale tendenza predisponendo gli adeguati contrappesi. Ebbene, sottrarre alla discussione parlamentare un argomento così delicato, che il Parlamento stesso vuole affrontare, significa rafforzare la tendenza al potenziamento dell'Esecutivo senza stabilire i necessari ed adeguati contrappesi tra poteri.
La signora ministro ha affermato che, nell'adozione dei decreti legislativi per il recepimento delle direttive di cui all'allegato B al disegno di legge comunitaria in esame, il Parlamento sarà informato e verrà chiamato ad esprimere un parere su tali atti normativi del Governo. Lo sappiamo, signora ministro; tuttavia, sappiamo anche che si tratta di un parere formalmente non vincolante, espresso in sede di Commissione: il decreto legislativo relativo a tale questione, dunque, non sarà esaminato dall'Assemblea.
La invito pertanto, signora ministro, in nome del rispetto nei confronti del Parlamento, a non favorire lo scivolamento del nostro ordinamento verso il rafforzamento dell'Esecutivo senza prevedere i dovuti contrappesi. Piuttosto, paradossalmente, preferirei si ricorresse all'adozione di un decreto-legge, perché almeno potrà essere esaminato dal Parlamento in sede di Assemblea, e non ad un decreto legislativo, rispetto al quale è prevista solo l'espressione di un parere in sede di Commissione.
Affermo ciò forse neanche troppo paradossalmente, tuttavia vorrei rilevare che chi ha a cuore il funzionamento del sistema democratico, e crede che un sistema del genere debba basarsi almeno sull'esistenza di contrappesi tra il potere esecutivo e quello legislativo, non può oggettivamente conferire al Governo, come hanno già sottolineato diversi colleghi, una delega in bianco su un argomento che i parlamentari hanno manifestato di voler considerare una propria stretta competenza.
Pertanto la invito, signora ministro, ad esprimere parere favorevole sugli emendamenti soppressivi dell'articolo 8-ter e, se lo crede (in tal caso, riceverà anche il mio appoggio), far sì che, se il Governo ha una propria opinione su tale materia, la manifesti attraverso l'adozione di un decreto-legge, in modo tale che il Parlamento possa svolgere su di essa un adeguato dibattito (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.

GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, colleghi, sono state estremamente appropriate le parole del collega Rivolta e di coloro che sono intervenuti prima diPag. 10me. Bisogna partire dalla logica normativa di questi testi: nel testo base, la lettera a) dell'articolo 8-ter prevedeva che durante il ricorso giurisdizionale il richiedente asilo potesse rimanere nel territorio dello Stato. Tale norma, discutibilissima per tutte le ragioni che abbiamo visto, è stata sostituita con un'altra norma proveniente dalla Commissione bilancio, che non dice nulla sui ricorsi giurisdizionali e sulla permanenza o meno del richiedente asilo nel territorio dello Stato, ma stabilisce di lasciare al Governo la possibilità di interpretare l'articolo 10. Così dicendo non si afferma nulla, ma si viola l'articolo 76 della Costituzione, che è bene rileggere per me stesso e per qualcuno che non lo ricorda nella sua proprietà completa: «L'esercizio della funzione legislativa non può essere delegato al Governo se non con determinazione di principi e criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e per oggetti definiti». In questo caso al Governo si dice soltanto...

PRESIDENTE. Onorevole Boscetto, il suo tempo è scaduto; dovrebbe concludere...

GABRIELE BOSCETTO... di leggersi l'articolo 10 e poi di fare quello che vuole. Non gli si dà un principio direttivo come, invece, rende necessario l'articolo 76 della Costituzione.
In sostanza, se il Governo dovrà affrontare la problematica del rimanere o meno da parte dell'asilante nel territorio dello Stato in attesa della definizione del ricorso giurisdizionale, farà una scelta discrezionale, perché sappiamo...

PRESIDENTE. Onorevole Boscetto, sono costretta ad interromperla perché il suo tempo è ampiamente scaduto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, sono stato, nella Commissione affari costituzionali, l'estensore delle norme che hanno poi portato alla lunga discussione di ieri, che ho ascoltato con attenzione, ma che nasconde alcuni equivoci che mi pare debbano essere chiariti.
Innanzitutto, vorrei ricordare che la mancata attuazione dell'articolo 10 della Costituzione è un problema antico: adottare disposizioni attuative di quel principio di libertà è una responsabilità che il Parlamento ha da molti anni. Ricordo che nella scorsa legislatura ed in quella precedente si è cercato con legge di dare attuazione a tale principio. Lo stesso Governo di centrodestra, in Commissione, aveva avallato l'ipotesi di dare una disciplina legislativa, ma anche nella scorsa legislatura non si è riusciti ad arrivare ad un risultato.
Per effetto di questo atteggiamento, ci siamo trovati in mora rispetto all'Europa (lo sottolineo anche a Giovanardi). Quando abbiamo affrontato in Commissione la legge comunitaria, secondo lo schema presentato da Berlusconi, ci siamo trovati anche la direttiva europea riguardante i rifugiati e l'asilo, che chiede agli Stati di assicurare nei loro ordinamenti determinate garanzie minime. Voi dunque avevate scelto di intervenire su tale materia con una delega attribuita confinata nei poteri esclusivi del Governo. Noi - come ha qui detto il ministro - l'abbiamo spostata nell'allegato B che consente al Parlamento di intervenire e di dialogare su tale argomento.
In secondo luogo, vorrei ricordare che noi stiamo applicando la legge n. 11 della scorsa legislatura, che porta la firma dell'onorevole Stucchi, che riconosce al Parlamento un suo ruolo preciso nella fase di attuazione delle direttive comunitarie. I criteri direttivi contenuti nella legge comunitaria - lo dico anche all'onorevole Boscetto, che ha parlato ora - sono molto generali. Visto che non abbiamo mai attuato il diritto d'asilo, visto che l'Europa ce lo chiede con una direttiva e visto che con la comunitaria dobbiamo attuarlo, dobbiamo dare una delega in bianco al Governo oppure, come Parlamento, vogliamo porre di un minimo di principi direttivi? È ciò che chiedete voi con la legge Stucchi, ossia dare un ruolo al Parlamento nella fase di attuazione.Pag. 11
In Commissione qualcuno ha detto che, piuttosto che dividerci ora, sarebbe stato meglio dare una delega in bianco al Governo. Questo è quasi paradossale! Abbiamo accettato una posizione mediana, prudente. La mia preferenza iniziale era quella contenuta nell'articolo 8-ter, lettera a). Successivamente, come mediazione, è intervenuto l'emendamento sostitutivo della Commissione. Voi non potete chiederci di sopprimere un principio direttivo specifico, che ci chiede l'Europa e che noi vogliamo attuare come Parlamento italiano. Non ci potete chiedere di dare al Governo il ruolo di fare un decreto senza un minimo di criteri direttivi. Capisco che il ministro dica che il Governo farà le cose nel modo migliore. Lo capisco ma noi rappresentiamo il Parlamento e dobbiamo rivendicare il nostro ruolo. Ci sono quarant'anni di dottrina costituzionalista che chiede che il Parlamento intervenga almeno nella fase discendente!
Abbiamo ridotto al minimo possibile il nostro intervento: certo, non potevamo indicare nella delega al Governo il solo rispetto dell'articolo 10 della Costituzione. Abbiamo detto che, tra le opzioni che la direttiva ha dato ai paesi europei si debbano scegliere quelle più conformi all'articolo 10. L'ha detto bene l'onorevole Russo: leggete la direttiva per tranquillizzarvi (Commenti del deputato Giovanardi). Lo so che lei l'ha letta, onorevole Giovanardi, ma parlavo in generale. Nell'articolo 11 ci sono una serie di garanzie per evitare che questo diritto degeneri in abuso e c'è una serie di meccanismi di controllo. La direttiva è il più sicuro elemento di garanzia.
Vorrei dire che abbiamo davanti due strade. Comunque il Governo interverrà su questa materia.

PRESIDENTE. Onorevole Zaccaria...

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, questo aspetto mi pare importante, perché dobbiamo trovare una soluzione.
Il Governo interverrà comunque su questa materia: o interviene secondo lo schema attuale, senza alcun principio o criterio direttivo, oppure dovrà tenere conto di quanto oggi possiamo dire.
Signora ministro, non è ultroneo parlare in questa sede di questo argomento. È ultroneo, in qualche modo, averne parlato nella Bossi-Fini dell'asilo, perché il diritto d'asilo non c'entra con la legge Bossi-Fini, mentre questa è la sede propria per intervenire sulla materia, perché ce lo chiede l'Europa.
Quindi, se voi chiedete di eliminare questo principio minimo, fate una cosa che va contro il Parlamento.
Un'ultima notazione. Noi non stiamo approvando una legge normale, onorevole Giovanardi, ma parliamo di una legge delega. Questa legge non metterà in libertà irragionevole centinaia di persone che chiedono asilo. Questa disposizione entrerà in vigore solo nel momento in cui il Governo farà il decreto. Questo decreto, prima di entrare in vigore, passerà in Parlamento per l'espressione del parere. Quindi, avete tutte le garanzie di questo mondo. Vorrei che fosse chiaro che è stato fatto tutto il possibile per trovare una soluzione equilibrata (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Migliori. Ne ha facoltà.

RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, potrebbe farmi la cortesia di dirmi, preventivamente, quanti minuti ho a disposizione?

PRESIDENTE. Onorevole Migliori, il suo intervento è a titolo personale e, quindi, ha a disposizione un solo minuto di tempo. Ricordo che il tempo a disposizione del gruppo di Alleanza Nazionale è esaurito.

RICCARDO MIGLIORI. La ringrazio della ferale notizia... Vorrei rivolgermi al ministro Bonino, che nell'intervento che ebbe a svolgere in sede di discussione sulle linee generali sottolineò giustamente l'esigenza di un coinvolgimento, su questa materia estremamente delicata, anche ePag. 12soprattutto di chi ha una responsabilità essenziale per quanto riguarda la politica complessiva dell'immigrazione (mi riferisco espressamente al ministro dell'interno). Da qui, il nostro sconcerto di carattere metodologico.
Invece, sul piano sostanziale, vorrei dire ai colleghi intervenuti nel dibattito di questa mattina non con finalità propagandistiche, bensì concettuali (mi riferisco agli onorevoli Franco Russo e Zaccaria), che vi è una contraddizione nel loro ragionamento. Proprio il fatto che nella XIII e nella XIV legislatura - e concludo - questo Parlamento, sia in sede di Commissione affari costituzionali sia in Assemblea, non sia riuscito ad affrontare la normativa quadro di applicazione dell'articolo 10 della Costituzione sul diritto di asilo testimonia quanto sia delicata questa materia e quanto necessiti non di una delega in bianco, o quasi, ma di un grande confronto parlamentare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, l'onorevole Zaccaria, questa volta, non è stato né chiaro né convincente.
Vorrei fare riferimento all'emendamento 8-ter.201 della Commissione, che tra poco sarà posto in votazione e che prevede di tener conto, nella scelta delle opzioni che la direttiva prevede, di quelle più aderenti al disposto dell'articolo 10 della Costituzione. Tuttavia, mi pare ovvio che, rispetto a qualunque materia che non sia regolamentata, si richiamino i principi generali previsti dalla Costituzione. Questa forzatura la riteniamo un grande errore.
Avremmo voluto per il passato e vorremmo per il futuro che sia il Parlamento a predisporre una legge che con puntualità possa rispecchiare la sua volontà su questa materia. Nel momento in cui fosse il Governo ad adottare un provvedimento in materia, automaticamente il Parlamento si troverebbe condizionato, perché non ci sarebbe più quella libertà di espressione che si riscontra nella stesura di un testo che nasce dalla Commissione. Quindi, il Parlamento si troverebbe bloccato da un vincolo di maggioranza su una materia che, invece, è strettamente parlamentare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.

GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, credo che, oltre ad una questione di merito, vi sia anche una questione di metodo. Ricordo i cinque anni passati alla presidenza della Commissione per le politiche dell'Unione europea: cinque anni di leggi comunitarie approvate, sostanzialmente, all'unanimità in questa Assemblea; cinque anni in cui abbiamo evitato di inserire norme o, comunque, modifiche che potevano creare problemi ai fini di una larga approvazione del testo finale della legge comunitaria da parte di questa Assemblea.
Oggi, però, ci troviamo in una situazione diversa: i discorsi che ci venivano rivolti, relativi al fatto di non dover dare l'immagine negativa di un'Italia spaccata sul problema del recepimento delle direttive, e che venivano condivisi dall'allora maggioranza, oggi vengono smentiti. Infatti, si insiste in modo pervicace sul mantenimento di determinate disposizioni che, per la prima volta, porteranno questa Assemblea ad una netta spaccatura nell'approvazione della legge comunitaria. Immagino cosa accadrà al Senato, signor ministro: dovrete mettere la fiducia anche sulla legge comunitaria! Bella immagine che diamo in Europa (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pili. Ne ha facoltà.
Ricordo all'onorevole Pili che per il suo gruppo ha già parlato l'onorevole Rivolta.

MAURO PILI. Onorevole Presidente, vorrei un attimo soffermarmi sulle parole dell'onorevole Zaccaria, che ha sostanzialmente dichiarato nel suo intervento laPag. 13sfiducia al Governo, il quale, di fatto, ha proposto di spostare la norma in questione nell'allegato B, consentendo al Parlamento di pronunciarsi sul decreto legislativo.

ROBERTO ZACCARIA. L'abbiamo chiesto noi in Commissione!

MAURO PILI. L'avete chiesto voi per condizionare con il potere di ricatto il Governo stesso. Infatti, nel momento in cui si introduce una norma che è assolutamente inopportuna, così come lo stesso ministro ha dichiarato, è evidente che volete esprimere un condizionamento fortissimo su questo tema.
È per questa ragione che noi non abbiamo accettato alcuna mediazione, ma siamo d'accordo con la proposta del ministro di stralciare l'emendamento presentato dalla Commissione affari costituzionali, prima, e fatto proprio dalla Commissione di merito. Non possiamo accettare che il Governo venga su questa partita condizionato, perché riteniamo che il dibattito debba avvenire sulla direttiva, una volta trasformata in decreto legislativo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Presidente, il solo minuto che mi è concesso per parlare a titolo personale non mi consente di sviluppare un ragionamento, ma io mi permetto di porre una domanda all'Assemblea: per quale motivo, facendosi scudo di una norma costituzionale, si vuole espropriare il Parlamento dei suoi poteri proprio su una materia del genere, quando l'articolo 10 della Costituzione prevede appunto che sia una legge ordinaria a regolare questa materia?
Allora, a questo punto, mi chiedo: ma perché, visto che politicamente c'è stata un'espressione di voto da parte del centrodestra - le considerazioni dell'onorevole Giovanardi sono assolutamente condivisibili -, si vuole rischiare di approvare in questo ramo del Parlamento questa norma, per poi farla modificare al Senato e dare, a livello comunitario, l'impressione che il Parlamento è diviso su una materia così delicata? Di questo non riesco a rendermi conto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Bertolini 8-ter.40, Pini 8-ter.41 e Bocchino 8-ter.43, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 422
Maggioranza 212
Hanno votato
202
Hanno votato
no 220).

Prendo atto che il deputato Rampelli non è riuscito a votare.
Prendo atto altresì che il deputato Buontempo non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione del subemendamento La Russa 0. 8-ter. 201.1. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà.

CARLO GIOVANARDI. Presidente, per quanto può servire il dialogo - e serve -, credo che con l'onorevole Zaccaria ci siamo capiti, nel senso che io confermo tutto quello che ho detto nei precedenti interventi e aggiungo che anche noi siamo favorevoli a che nell'ordinamento italiano si stabiliscano i modi in cui deve funzionare il diritto d'asilo.
L'Europa, all'articolo 39, punti a) e b), ci dice che ogni Stato nazionale può scegliere, una volta che la commissione ha negato l'asilo, durante l'impugnazione del provvedimento, se l'emigrato debba stare in Italia o aspettare l'esito nel suo paese; questa è una grande scelta politica! NoiPag. 14vogliamo che questa scelta politica la faccia il Parlamento. Il Governo presenti un disegno di legge, anche con carattere d'urgenza, lo discutiamo in Commissione alla Camera e al Senato e lo approviamo. Viceversa, con questo sistema, noi deleghiamo il Governo a scegliere in conformità all'articolo 10 della Costituzione, ma a scegliere cosa? Che l'immigrato stia in Italia o che invece aspetti in Francia o in Germania o nel suo paese l'esito del ricorso? E, se è in Italia, in quali strutture rimane? A seguito di 10 mila, 20 mila, 50 mila ricorsi, dove vanno questi richiedenti l'asilo? Forse nei CPT, che la sinistra - una certa sinistra - vuole chiudere? Nei centri d'accoglienza, che non ci sono, o a ingrossare le fila della criminalità organizzata?
Quindi, quando il ministro dice «mi sembra ultroneo, aggiuntivo, fuori sede, togliamo questa norma», c'è la piena disponibilità nostra ad un'iniziativa governativa che, per venire incontro alle richieste dell'Europa, appronti un disegno di legge per organizzare una disciplina del diritto d'asilo. Si usino anche le procedure d'urgenza parlamentare; in questo caso, però, onorevoli colleghi, sarà stato il Parlamento, saremo stati noi a sciogliere i nodi che l'Europa ci chiede di sciogliere nella legislazione nazionale, non sarà stato il Governo a stabilire, non si sa sulla base di quali orientamenti, come debba essere organizzata la materia!
Quindi, rinnovo ancora una volta l'appello, che mi sembra condiviso anche dal ministro, a rimuovere questa disposizione, che è stata aggiunta all'ultimo momento, per discuterne anche con urgenza, però nella sede parlamentare.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giovanardi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, non risponderò alle offese gratuite dell'onorevole Boato, che lasciano il tempo che trovano.
Onestamente, qui si tratta di rimarcare che tanti interventi svolti in quest'aula non tengono conto del lavoro svolto in Commissione, sede in cui lo stesso Governo ha più volte smentito il tentativo della maggioranza, illustrato anche dall'onorevole Zaccaria, di forzare pesantemente il disegno di legge comunitaria e di usarlo strumentalmente per attaccare, alla fin fine, una legge fondamentale per il contrasto all'immigrazione clandestina: la legge Bossi-Fini. Non solo il Governo ha smentito più volte la stessa maggioranza, ma anche stamani ha chiesto alla propria maggioranza il ritiro della lettera a), a dimostrazione di quanto sia inopportuno, oltre che pleonastico, operare un richiamo inutile.
Onorevole Zaccaria, la soppressione della lettera a) non pregiudica assolutamente il recepimento della direttiva. Ben altre sarebbero state le occasioni per un confronto, magari più sereno, avente ad oggetto il diritto d'asilo: si sarebbe evitato di tenere in ostaggio il disegno di legge comunitaria!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, neanche io ritengo di soffermarmi sulla questione delle cosiddette offese, relativamente alla quale desidero soltanto segnalare alla Presidenza che, quando un deputato accusa una parte della maggioranza di esercitare un ricatto ideologico in materia di attuazione dell'ordinamento comunitario e di rispetto della Costituzione, questa è l'offesa più grave che si possa fare in quest'aula. Quindi, forse, è bene che chi ha parlato poco fa misuri le parole quando è in corso un legittimo dibattito politico (Commenti dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).
Per quanto riguarda, invece, il merito, signor Presidente, poiché si sta sviluppando un dialogo in quest'aula, nonostante tutto, mi richiamo all'intervento svolto sul precedente emendamento dal collega Zaccaria, che condivido pienamente. Con spirito di dialogo, perché stiamo cercando,Pag. 15anche polemicamente, di confrontarci, vorrei far riflettere il collega Giovanardi, intervenuto poco fa, circa una questione di carattere politico e legislativo che ci attraversa da dieci e, ora, undici anni.
È vero che il Parlamento è stato inadempiente (come hanno già rilevato, oltre a me, i colleghi Zaccaria e Russo); ma perché è stato inadempiente? Io ed altri colleghi abbiamo un po' di memoria storica. Nel corso della legislatura 1996-2001, quella in cui ha governato il centrosinistra, si tentò di approvare una legge organica in materia di diritto d'asilo, ma non si riuscì a farlo per il permanente ostruzionismo non di tutta - devo darne atto - ma di una consistente parte dell'opposizione di centrodestra. Nella scorsa legislatura, a maggioranza di centrodestra, della Casa delle libertà, si è nuovamente tentato - collega Giovanardi, lei era ministro e lo ricorda - di esaminare e di approvare una legge organica, parlamentare quindi, in materia di diritto d'asilo. Siamo arrivati al punto che il relatore di allora, il collega Soda, che oggi non è più in quest'aula ma è sempre attivo intellettualmente e politicamente, ha dovuto rinunciare al proprio mandato, che aveva ricevuto - se non ricordo male - dal presidente Bruno, ancora una volta perché, questa volta in un Parlamento a maggioranza di centrodestra, una parte solo - devo riconoscerlo - del centrodestra (nella quale, ad esempio, non vi è il gruppo cui appartiene Giovanardi), ma consistente, ha fatto un continuo ostruzionismo verso la possibilità di approvare nell'arco di cinque anni, dopo che non si era riusciti a farlo nei cinque anni precedenti, una legge organica in materia di diritto d'asilo.
Al collega Boscetto, persona sempre garbatissima nell'intervenire, che però è da poco arrivato alla Camera, essendo prima al Senato, e non ha potuto neppure iniziare l'esame al Senato di questa materia, voglio ricordare che per dieci anni abbiamo cercato di esercitare pienamente la rivendicazione del ruolo del Parlamento, e per dieci anni una parte del centrodestra, sia quando era all'opposizione sia quando era maggioranza, ha impedito che il Parlamento esaminasse ed approvasse una legge a tale proposito.
Collega Giovanardi, quindi, si guardi attorno, alla sua sinistra e alla sua destra, nell'ambito del centrodestra!

LUCA VOLONTÈ. Ma di cosa stai parlando?

MARCO BOATO. Si guardi attorno e veda quale attenzione, sensibilità e volontà vi sarebbe per approvare una legge organica in questa materia! Noi siamo comunque - e lo ripeto - pienamente disponibili. In questa sede dobbiamo recepire norme minime, introdotte da una direttiva comunitaria del 1o dicembre 2005.
Ciò non esclude il fondamentale ruolo del Parlamento, in prima battuta nell'esprimere un parere motivato e articolato sullo schema di un decreto legislativo del Governo, e al tempo stesso nell'intervenire in modo organico con una propria proposta di legge (una delle quali è a mia prima firma, ma ve ne sono altre sulla stessa materia): non si può però, ipocritamente, bloccare il Parlamento quando esercita il potere legislativo ed al tempo stesso rimandare il potere legislativo al Parlamento quando devono essere recepite norme minime introdotte nell'ordinamento comunitario.
È questo il motivo per cui voteremo contro il subemendamento in esame (Applausi dei deputati dei gruppi dei Verdi e de La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. L'onorevole Boato, ancora una volta, ha dato dimostrazione che sarebbe molto meglio se certi interventi se non si facessero. A volte il silenzio è d'oro (Commenti del deputato Boato)! Boato, il silenzio è d'oro quando si dicono sciocchezze! E ti dico qual è la sciocchezza che hai appena detto. Hai presunto di sapere quale è l'atteggiamento alla destra o alla sinistra di Giovanardi sulla legge organica sul diritto d'asiloPag. 16(Commenti del deputato Boato)... Ma stai un po' zitto, stai! Stai zitto, stai! Impara a tacere! Impara a tacere!

PRESIDENTE. Onorevole La Russa, per cortesia, si rivolga alla Presidenza! Onorevole Boato, dovrebbe evitare di parlare mentre intervengono i colleghi! La ringrazio.

IGNAZIO LA RUSSA. Un bel tacere non fu mai scritto! Devi imparare a tacere, Boato, quando parlano gli altri! Non è il portinaio di questo palazzo, non ha le chiavi del Parlamento, non è colui che decide chi è buono, chi è cattivo, chi merita un «6» o un «5»! Maestrino con la matita rossa, basta (Commenti di deputati dei gruppi dei Verdi e de La Rosa nel Pugno)!
Allora, l'onorevole Boato deve imparare a sapere (ho creato un neologismo!) che...

PRESIDENTE. Onorevole La Russa, il tempo a sua disposizione sta per finire!

IGNAZIO LA RUSSA. ... sul diritto d'asilo - ho quasi concluso - avremmo votato, sicuramente in maniera molto più avanzata e più intelligente della sua.
Riguardo all'emendamento in questione, abbiamo cercato in tutti i modi (me ne darà atto il presidente della Commissione) di trovare un'intesa che garantisca almeno che, nelle more del ricorso - Alleanza Nazionale non si scandalizza, anzi mi meraviglio che qualche gruppo della maggioranza invece lo faccia - avverso una decisione contraria all'accoglimento dell'istanza di asilo, se l'asilante, colui che chiede asilo, rimane...

PRESIDENTE. Onorevole, dovrebbe concludere!

ANGELA LOMBARDI. Tempo!

IGNAZIO LA RUSSA. ...in una struttura che ne consenta, ove vi fosse il diniego, l'espulsione, noi avremmo votato a favore di questo provvedimento. Mi rendo conto che vi sono delle posizioni estreme nella maggioranza che vogliono aprire indiscriminatamente le porte...

PRESIDENTE. Onorevole, la ringrazio!

IGNAZIO LA RUSSA. Ho concluso. Dunque, non voteremo a favore del provvedimento in esame, mentre voteremo a favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pili. Ne ha facoltà.

MAURO PILI. La ringrazio, Presidente.
Ci sarebbero state diverse ragioni per votare a favore della legge comunitaria.
L'allegato A prevedeva il recepimento della direttiva che stiamo discutendo in questo momento, cioè prevedeva che il Governo recepisse in totale autonomia la direttiva stessa, in tutte le sue opzioni possibili. Il Governo ha recepito un'indicazione che è venuta anche dalla Commissione parlamentare, spostando questa previsione nell'allegato B, che consente al Parlamento di esprimere un parere sul testo che il Governo stesso proporrà alla Camera.
L'onorevole Zaccaria, in un lapsus o confermando la sua reale intenzione, ha fatto una domanda a quest'Assemblea: possiamo dare una delega in bianco al Governo su questa materia? L'onorevole Zaccaria ha risposto di no. Non c'è una delega in bianco al Governo, e non c'è una delega in bianco al ministro Bonino. Egli ha anche detto, scoprendo le carte e calando la maschera, che negli articoli 8-bis e 8-ter, proposti in Commissione affari costituzionali, bisognava applicare la direttiva nella peggiore delle condizioni, cioè che coloro che chiedono asilo possono permanere nel nostro paese a prescindere dal giudizio che verrà dato sulla loro domanda.
È evidente, colleghi, il significato di quanto detto dall'onorevole Zaccaria, il quale è stato quello che ha operato un condizionamento in questi due mesi con il suo emendamento, facendo sponda all'estremaPag. 17sinistra della vostra maggioranza. Sappiamo infatti che gran parte della vostra coalizione era contraria e voleva essere dalla parte del ministro, che molto responsabilmente ha detto che non si può introdurre in una legge comunitaria un testo particolareggiato che riguarda una singola direttiva. Saremmo dovuti, a questo punto, entrare nel merito di tutte le direttive che vengono esaminate da questo Parlamento, ma così non è.
Avete tentato una forzatura che sa di condizionamento e di ricatto verso il Governo stesso e, passatemi il termine, colleghi, di un messaggio in codice per quella che sarà la discussione anche del decreto legislativo in quest'aula: il Governo è preavvertito. Guai se non consentisse all'estrema sinistra di ottenere il massimo da questa direttiva, che è in linea con tutto quello che state sostenendo in questi tempi sulla partita dell'asilo e dell'immigrazione, con le porte aperte del nostro paese. Noi quella delega in bianco la vogliamo dare al Governo. Vogliamo che porti in Parlamento un decreto legislativo che rispetti le norme vigenti. In Italia su questo tema, sino a prova contraria, c'è un'unica legge, che è la legge Bossi-Fini, che noi chiediamo di rispettare e di non mettere in alcun modo in discussione.
Colleghi, credo che siamo di fronte ad una forzatura inaccettabile. Rifondazione Comunista, in Commissione, ha detto con estrema chiarezza che si chiede di introdurre questo emendamento perché si vuole radicalmente cambiare la legislazione vigente. Noi questo non lo vogliamo consentire. Con il nostro voto contrario sull'emendamento della Commissione, vogliamo sottolineare la totale contrarietà a qualsiasi varco ulteriore che voi volete aprire in maniera surrettizia su un tema così delicato e che l'opinione pubblica italiana vuole condannare in tutti i modi. Questo è un paese che ha necessità di serenità. Voi con questo atto state creando un allarmismo nella nostra opinione pubblica che sicuramente vi si ritorcerà contro (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega Nord Padania)!

ANDREA GIBELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA GIBELLI. Ho atteso con pazienza le scuse da parte dell'onorevole Marco Boato, dopo le parole dette dall'onorevole Pini, che ha usato un'espressione tipica di quest'Assemblea - non ci citi tutti i precedenti, perché lo sappiamo che ha fatto tante legislature e abbiamo tante cose da imparare da lei, onorevole Marco Boato! -, riferendo semplicemente che le mediazioni e le possibilità di migliorare un testo relativo alla legge comunitaria (cosa che, come ha riferito l'ex presidente della Commissione XIV, Giacomo Stucchi, è sempre avvenuta nell'interesse dell'Assemblea) sono mancate per il ricatto ideologico della sinistra radicale.
Che giudizio politico volete che sia? Diverso da tutte le cose che abbiamo sentito, dai linciaggi mediatici televisivi, giornalistici e politici in quest'Assemblea, fatti da Marco Boato negli ultimi cinque anni (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania e di Forza Italia)? Questa è la storia di quanto avvenuto nella passata legislatura!
Però, se dobbiamo prendere lezioni dal sottile giurista Marco Boato, la Lega Nord Padania usa la parola e la politica in Assemblea, ma non ha niente a che fare con il passato imbarazzante di Marco Boato, ex militante di Lotta continua; egli non ha nulla da insegnare ad alcuno in quest'aula (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ritengo che l'eventuale prosieguo della discussione per fatto personale, debba essere rinviato alla fine di questa seduta, poiché vorrei riportare il dibattito sul provvedimento che stiamo esaminando.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.

GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, vorrei tentare di riprendere il ragionamentoPag. 18svolto ieri dal presidente Violante. Egli ha sostenuto una tesi condivisibile sul piano del merito, affermando che vi sono due posizioni «estreme»: vi è chi ritiene che la pendenza del ricorso giurisdizionale avverso il provvedimento negativo del diritto d'asilo non debba comportare alcuna forma di restrizione della libertà personale dell'asilante. Stiamo parlando della tesi descritta nel testo licenziato dalla Commissione. Poi vi è l'emendamento presentato dai colleghi di Alleanza Nazionale, i quali sostengono la tesi secondo cui, in pendenza del ricorso giurisdizionale, gli asilanti debbono essere - come dire - ospitati nei centri di identificazione che, come è noto, sono diversi dai centri di permanenza temporanea, poiché nei primi non vi sono le restrizioni della libertà personale previste per i CPT.

PRESIDENTE. Onorevole D'Alia, si avvii a concludere.

GIANPIERO D'ALIA. Altri trenta secondi, signor Presidente.
La soluzione che ieri il presidente Violante aveva prospettato prendeva coscienza di questo emendamento, ma rimandava la decisione al Governo. È evidente che si trattava di una soluzione utile solo a cercare - lo dico in termini diversi, in forma diversa, per non turbare il collega Boato -, a trovare all'interno della maggioranza una sintesi rispetto a posizioni oggettivamente diverse.
Il presidente Violante - e concludo - ha pure immaginato una terza ipotesi, anche se non l'ha menzionata. Ora, perché non lavoriamo su questo emendamento presentato dai colleghi di Alleanza Nazionale ipotizzando che la permanenza nei centri di identificazione duri fino al termine assegnato per la decisione giurisdizionale? Potrebbe trattarsi di una soluzione di buon senso, ma credo che neanche su questo riusciremo a trovare un'intesa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, mi pare che la posizione dell'onorevole Giovanardi - ora per me più chiara - contempli una richiesta che si può sintetizzare così: visto che la direttiva sull'asilo è particolarmente importante, dice Giovanardi, bisognerebbe che il Governo l'attuasse con un separato provvedimento legislativo. Debbo dire al collega Giovanardi, che negli interventi di Alleanza nazionale si continua invece a parlare di «decreto legislativo» - cioè si continua a ragionare seguendo la logica della direttiva comunitaria, che prevede delega, principi direttivi e decreto delegato.
Vorrei chiarire una cosa: in questo momento, ci stiamo riferendo formalmente al testo dell'articolo 8-ter che contempla la lettera a). Rispetto ad esso, vi sono emendamenti soppressivi che abbiamo respinto ed emendamenti sostitutivi che stiamo discutendo in questo momento, e poi ve ne sarà uno della Commissione. Quindi, voglio dire a Giovanardi che non è possibile percorrere la strada che egli propone perché abbiamo già votato, nella giornata di ieri, le parti della legge comunitaria che conferiscono al Governo la delega ad approvare tutta una serie di direttive secondo lo schema dell'allegato A e dell'allegato B.
Quindi, quella strada è oggi preclusa perché, formalmente, ne abbiamo scelta una diversa. Vorrei che fosse chiaro - perché, naturalmente, nella concitazione questo concetto può sfuggire - che tra l'articolo 8-ter, lettera a), proposto in Commissione affari costituzionali, e il testo, del quale parleremo tra poco, che propone la Commissione, c'è già un punto di equilibrio molto rilevante perché non si va nel dettaglio, ma si detta un principio molto generale. Questo può essere considerato anche il punto di incontro tra il Governo e il Parlamento: il Parlamento dà un'indicazione generale e il Governo ha la possibilità di fare il suo decreto nell'ambito di questa griglia generale.
Si poteva fare un riferimento specifico all'articolo 11 della direttiva - l'abbiamo detto anche in Commissione -, che si faPag. 19carico di tutte queste preoccupazioni con obblighi dei richiedenti asilo. Voi pensate che in tutta Europa questa preoccupazione non ci sia? Sussiste la preoccupazione che, nelle more della decisione del giudice, ci sia una possibilità di controllare il soggetto richiedente asilo attraverso una serie dettagliata di interventi. Questo era già indicato, questo si potrebbe ancora prevedere. Vorrei in ogni caso che fosse chiaro un concetto che sfugge sovente quando parliamo di diritto, non è possibile che il provvedimento negativo sia emesso da un'autorità amministrativa, non sarebbe un diritto; se è un diritto, deve esserci un giudice. Naturalmente, il Governo deciderà i tempi, anche brevissimi, dell'intervento del giudice (una settimana, quindici giorni) e come attuare l'articolo 11. Diciamolo chiaramente: il Governo farà questo decreto e lo porterà in Parlamento. Onorevole Giovanardi, mi faccio carico che su questo punto la discussione sia la più ampia possibile e che possiamo discutere in sede di espressione dei pareri tutti questi profili. Dobbiamo anche chiarire che per effetto della legge che stiamo per votare, la posizione soggettiva degli asilanti non potrà mutare immediatamente.
Quindi, dovremo aspettare il Governo, il suo decreto, il dibattito parlamentare, e solo dopo che il Governo ci avrà detto quali garanzie adotterà, questa posizione potrà mutare. Ho ascoltato l'onorevole D'Alia con attenzione, ma, a questo punto, la sede è il decreto, che il Parlamento esaminerà presto. L'articolo 11 della direttiva va incontro a tutte le vostre preoccupazioni.

PRESIDENTE. Avverto che anche il tempo per gli interventi a titolo personale è esaurito. Data l'importanza dell'argomento, autorizzerò ancora alcuni interventi a tale titolo per non più di un minuto, ma, ovviamente, invito i gruppi a contenere i tempi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, gli interventi dei colleghi hanno già chiarito che si rischia un atto di violenza costituzionale e legislativa, ma voglio fare una sottolineatura rapidissima che non è da giurista, onorevole Zaccaria ed altri onorevoli colleghi.
Tutti ci richiamiamo ad un'ottemperanza, a quello che è il principio della democrazia: il principio fondamentale è quello di fare ciò che la stragrande maggioranza dei cittadini chiederebbe di fare. Alla luce del nostro modestissimo ma significativo emendamento, se interpellassimo i primi cento cittadini italiani che passano per la strada, quanti sarebbero favorevoli al principio espresso dallo stesso? Io sono ottimista e dico il 90 per cento. Si tratta soltanto di stabilire un equo equilibrio tra i diritti di colui che chiede asilo, e deve essere trattato civilmente, e le ragioni della sicurezza in questo periodo, fino a che viene emesso il provvedimento giurisdizionale. Dunque, una civilissima regola ed una misura di contenimento degli eccessi e di rispetto dei diritti.
L'atto democratico che dobbiamo compiere è rispettare il buonsenso e il senso civico della stragrande maggioranza dei cittadini, se solo fossimo nella condizione di interpellarli.
Si deve dunque approvare senz'altro questo emendamento, e lo dovreste approvare anche voi della maggioranza, se volete normare per forza questo aspetto, seppure in una sede non opportuna.

FRANCA BIMBI, Presidente della XIV Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCA BIMBI, Presidente della XIV Commissione. Come presidente di Commissione e senza venir meno al mio ruolo, devo precisare che il «no» della Commissione al subemendamento La Russa 0.8-ter.201.1 è determinato dal fatto che esso contrasta con l'articolo 18, comma 1, della direttiva, che prevede che non possa esserciPag. 20alcun tipo di restrizione alla libertà personale legata alla richiesta di asilo; e questo mi pare importante.
L'altra cosa che devo testimoniare come presidente di Commissione è che, avendo partecipato alla riunione del Comitato dei nove sia ieri sera che questa mattina, abbiamo verificato che l'opposizione non ha trovato una posizione unitaria, che non fosse quella della eliminazione dell'articolo, senza prevedere alcun tipo di sostituzione o di integrazione del comma 1, lettera a). Viceversa, la maggioranza è stata compatta, e quindi richiamo l'onorevole Pini, in particolare, a valutare che ciò che egli ha sottolineato, ossia che stiamo parlando, più che dell'articolo 8-ter, dell'approvazione della legge comunitaria nel cinquantesimo anniversario del Trattato di Roma. Mi sembra che questo ci debba rendere cauti almeno nel considerare il tipo di percorso che ha fatto la Commissione, che ha cercato la massima convergenza. Ribadisco che l'accordo non si è raggiunto stamattina proprio per via dell'opposizione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Grazie, signor Presidente.
A me sembra che ieri l'onorevole Violante abbia svolto un intervento molto preciso su questa materia, che ci divide profondamente da molti anni. Sono d'accordo con lui, lo diceva prima il collega D'Alia, che bisognerebbe trovare una soluzione intermedia tra le due posizioni estreme, ossia tra quella che richiede che colui che presenta domanda di asilo, nelle more di questa decisione, debba essere detenuto, mentre il testo dell'articolo 8-ter stabilisce che chi presenta richiesta di asilo può essere libero di fare ciò che vuole, e quindi anche di scomparire. Le due posizioni sono tra di loro estreme, mentre la terza posizione, fatta presente dall'onorevole Violante, stabilisce che, nelle more della richiesta di asilo, tale persona debba essere sotto il controllo delle autorità di Governo.
Ciò che chiede l'opposizione non è di stabilire un'equazione tra centro di permanenza provvisorio in vista dell'espulsione e domanda di asilo, ma di prevedere una terza soluzione rispetto a due posizioni estreme. Non comprendo per quale ragione, onorevole Zaccaria, non si possa arrivare a questa soluzione. La proposta della Commissione è sicuramente un tentativo di risolvere il problema, ma tale tentativo contraddice il principio della delega legislativa, perché non possiamo delegare al Governo il compito di scrivere un testo il più possibile aderente alla Costituzione italiana, in quanto questo non può essere un principio di delega.
Un principio di delega deve contenere un'indicazione, e l'originaria formulazione dell'articolo 8-ter conteneva un principio di delega, che la Commissione sembra non seguire; ma occorre comunque sostituire a quel principio un altro principio, in base al quale, in attesa dell'esame della richiesta di asilo, lo straniero deve essere identificabile. Chiederei un ulteriore sforzo alla Commissione per trovare un punto di intesa, che secondo me è possibile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, vorrei sottoporre all'Assemblea una questione relativa alla violazione dell'articolo 81 della Carta costituzionale.
Come è noto, la Commissione bilancio ha espresso parere contrario sulla stesura originaria della norma, tradottosi in emendamento soppressivo. Ciò ha fatto perché, sulla base di una nota del ministero di merito, la previsione dell'emendamento, comportando l'automatismo della permanenza sul territorio nazionale a seguito della presentazione del ricorso, amplia il numero dei beneficiari dell'accoglienza, e quindi comporta maggiori oneri rispetto a quelli previsti dal decreto legislativo. Mi riferisco al decreto del Governo di centrodestra che, dando attuazione alla direttiva comunitaria, prevede le spese per il vitto e per l'alloggio dei richiedenti asilo che rimangono sul territorio nazionale.

Pag. 21

PRESIDENTE. Onorevole...

MANLIO CONTENTO. Ora, l'escamotage utilizzato è stato di rinviare all'articolo 10 della Carta costituzionale, ma è evidente - e questo sarà il problema che il Governo avrà in sede di stesura del decreto legislativo - che, qualora adottasse le stesse soluzioni, violerebbe l'articolo 81 della Costituzione.
Quindi, approvando tale disposizione, voi impedite, in assenza di altre modifiche normative di copertura finanziaria, il raggiungimento degli obiettivi che vi siete prefissi. Quindi, per dirla con Flaiano, la vicenda «è grave, ma non è seria».

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.

GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, intervengo solo per rispondere al collega Zaccaria; forse, non ci siamo intesi bene.
Ci troviamo dinanzi ad una norma scaturita dall'esame della Commissione bilancio; norma che impone di «tenere conto, nella scelta delle opzioni che la direttiva prevede, di quelle più aderenti al disposto dell'articolo 10 della Costituzione». Poiché la direttiva prevede che ogni Stato possa o meno stabilire se l'atto di impugnazione comporti un effetto sospensivo sulla decisione di allontanamento, noi dovremmo dare, come Parlamento, un indirizzo al Governo su una opzione o sull'altra. Il richiamo all'articolo 10 non precisa alcunché, perché si riferisce soltanto alla filosofia del diritto d'asilo. Non mi ha convinto, e me ne duole, la ricostruzione che ha tentato di fare il ministro quando ha parlato di legge ordinaria vigente, e via dicendo.

PRESIDENTE. Onorevole...

GABRIELE BOSCETTO. Noi conferiamo al Governo una delega in bianco ed il Governo deciderà per conto proprio se questo effetto sospensivo collegato al ricorso giurisdizionale vi sarà o meno. Tutto ciò, in violazione dell'articolo 76 della Costituzione.

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere...

GABRIELE BOSCETTO. Quando il Governo adotterà un decreto legislativo che stabilirà la permanenza dei richiedenti asilo in pendenza di ricorso, il Parlamento, per così dire, metterà un timbro e si sorvolerà sui nostri diritti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO. Signor Presidente, intervengo brevemente; la questione è molto semplice. Ci troviamo dinanzi ad una legge elaborata durante la scorsa legislatura che, giunta al nostro esame, avrebbe potuto, signor ministro, essere approvata all'unanimità in quest'Assemblea. Vi è stata una forzatura, una forzatura di carattere politico - che la maggioranza non è stata in grado di gestire; è evidente infatti la difficoltà che la maggioranza di centrosinistra ha al proprio interno - e che si è tradotta, essenzialmente, in una considerazione diversa rispetto al segnale iniziale.
Ho in questo senso dato atto alla presidente Bimbi di avere cercato, all'interno della Commissione, di unire le posizioni; però, la pregiudiziale verteva proprio sull'articolo 8-ter, perché sin dall'inizio noi abbiamo chiesto l'eliminazione di tale previsione. Questa è la verità; la mediazione possibile era su ciò.
Dunque, il tema è di carattere politico: voi tentate surrettiziamente di modificare la legge Bossi-Fini. Avete tutto il diritto di farlo: sul piano politico, avete il diritto di farlo; se ritenete ciò giusto, avete anche il dovere di farlo. Ma fatelo in maniera chiara: venite al Senato, venite alla Camera, venite davanti al paese e chiedete di modificare la legge Bossi-Fini. Altrimenti, noi denunciamo il fatto che tentate di introdurre una modifica di detto provvedimento all'interno della legge comunitaria, che avrebbe potuto ricevere il consenso di tutto il Parlamento.

Pag. 22

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BUE. Anche io, come l'onorevole La Malfa, nel mio intervento di ieri avevo fatto appello al presidente Violante perché procedesse, con il suo buon senso, verso una composizione di quello che mi pareva un contrasto più ideologico che pratico e, quindi, necessariamente da superare. Prendo atto che non è così e che si vuole procedere, anche su questa materia, con una contrapposizione che mi sembra, tutto sommato, fittizia, anche perché - come ha già sottolineato ieri il ministro Bonino - il testo legislativo non muta il testo della vecchia legge Bossi-Fini. Potremmo, quindi, arrivare al paradosso che coloro che propongono emendamenti al testo su questa materia finiscono per mutare il tessuto della vecchia legge Bossi-Fini che, invece, si intende difendere ad oltranza.
Dobbiamo fare tutti uno sforzo per arrivare ad una composizione del contrasto, che mi pare più strumentale e propagandistico che pratico e politico, anche perché non credo che qui, in Parlamento, dobbiamo semplicemente «cavalcare la tigre» delle insoddisfazioni rispetto al tema dell'ingresso dei clandestini applicandolo alla discussione di questa legge, che c'entra poco o nulla con questo delicatissimo problema.
Non ritengo poi che, come legislatori, possiamo sposare la tesi secondo la quale hanno ragione sempre le maggioranze. Se applicassimo alla Germania del 1933 il concetto per il quale i sentimenti delle maggioranze determinano un diritto, dovremmo arrivare alla conclusione che era giusto il sentimento antiebraico che scaturiva dal popolo tedesco. Non credo che il diritto sia la conseguenza di una sorta di referendum imposto dall'emozione o dall'opinione di una maggioranza.
Da questo punto di vista, ci tengo a sottolineare come, per tradizione, spirito politico e adesione ai principi di libertà e di tolleranza, ma anche nel pieno rispetto del sentimento della sicurezza, che deve animare ed anima la popolazione italiana, dobbiamo sollecitare l'esistenza - cosa che non è stata fatta nel passato, come ha ricordato l'onorevole Boato (con giudizi soggettivi e per questo certamente condivisibili solo in parte) - della legge sul diritto di asilo; una legge che, mi auguro, non sia un decreto o una legge delega al Governo, ma possa rappresentare uno sforzo congiunto di tutte le parti politiche di questo Parlamento, scevre da ogni spirito di intolleranza e di strumentalità rispetto alle posizioni che vengono assunte.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, in premessa, lei ha detto che avrebbe dato ancora la parola a titolo personale ad alcuni deputati. Ora, a parte il fatto che il tempo previsto per gli interventi a titolo personale é di un minuto e tutti lo hanno ampiamente superato, può chiarire cosa la Presidenza intenda con il termine «alcuni», visto che hanno già parlato dieci colleghi?

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, anzitutto l'onorevole Del Bue non parlava a titolo personale, ma a nome del suo gruppo, ed aveva quindi cinque minuti a disposizione, come accade per tutti gli altri rappresentanti dei gruppi.
Per quanto attiene agli interventi a titolo personale, le faccio presente che avevo già consentito una serie di interventi prima che mi fosse comunicato che erano esauriti anche i relativi tempi ma, data l'importanza della discussione, non mi sono sentita di impedire di parlare a chi l'avesse già richiesto. Di contro, però, mi consenta anche di ribadire ai gruppi parlamentari, dato che questa Presidenza sta cercando di dare spazio a tutti gli interventi, l'esigenza di tentare di contingentare questi interventi. Sarò, altrimenti, costretta, sulla base dei precedenti della scorsa legislatura, a ridurre il tempo perPag. 23gli interventi a titolo personale a trenta secondi. Chiedo, quindi, cortesemente a tutti i gruppi parlamentari di agevolare i lavori di quest'aula.
Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Gamba. Ne ha facoltà.

PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Signor Presidente, la presidente della XIV Commissione, Bimbi, nel ribadire che la medesima Commissione non accetta il nostro subemendamento, ha fatto un riferimento alla direttiva sostenendo che la nostra proposta emendativa non sarebbe compatibile con essa. In realtà, quanto la presidente Bimbi ha affermato si riferisce, eventualmente, all'impossibilità dell'arresto, e non del trattenimento, nelle more della decisione sulla domanda di asilo. Certamente - come correttamente ricordato dal collega Boscetto - non attiene alle more della decisione giurisdizionale sull'impugnazione, a cui fa riferimento, invece, il nostro subemendamento che, quindi, è assolutamente compatibile con la direttiva.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 11,35)

PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. La realtà è che una possibilità di accordo ancora esiste e la maggioranza stessa si era dimostrata, nei fatti, sostanzialmente favorevole anche a stralciare questa parte o, comunque, a trovare una proposta alternativa, come bene ha riassunto l'onorevole D'Alia. Credo che se questa possibilità certamente ancora c'è, evidentemente deve emergere da una proposta della maggioranza, che noi attendiamo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento La Russa 0.8-ter.201.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 442
Votanti 440
Astenuti 2
Maggioranza 221
Hanno votato
141
Hanno votato
no 299).

Prendo atto che l'onorevole Buontempo non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 8-ter.201 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà.

CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, vorrei brevemente sottolineare e confermare che questa iniziativa non è del Governo, il quale mi pare abbia ribadito tutta la eccentricità della procedura. Devo evidenziare la nostra grandissima preoccupazione, anche alla luce della reiezione del subemendamento La Russa 0.8-ter.201.1 e delle parole pronunciate dalla presidente Bimbi. Noi stiamo costruendo, infatti, un sistema tale per cui l'immigrato, appena arrivato in Italia - in qualsiasi situazione, anche con i barconi - chiederà asilo politico; stiamo costruendo un sistema tale per cui, se la commissione preposta riconoscerà che non sussistono le condizioni per concedere l'asilo politico, l'immigrato presenterà ricorso giurisdizionale, nelle more del quale sarà assolutamente libero perché - come affermato dalla presidente Bimbi - non si adotterà alcuna cautela per evitare che entri in clandestinità; infine, anche ove l'autorità giudiziaria respinga il ricorso, e sempre che sia rintracciato, è sufficiente che l'immigrato dichiari di non avere risorse perché possa rimanere nel territorio del nostro paese.

PRESIDENTE. Onorevole Giovanardi...

CARLO GIOVANARDI. Quindi, stiamo costruendo un sistema micidiale.

Pag. 24

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa... Prego i colleghi di anticiparmi le richieste di intervento.

IGNAZIO LA RUSSA. Non le sto rivolgendo alcuna critica, signor Presidente, ho soltanto alzato la mano. Chiedo scusa.
Il mio intervento sarà molto breve. Noi esprimeremo voto contrario sull'emendamento 8-ter.201 della Commissione. Ci rammarichiamo ancora perché questa maggioranza e la stessa Commissione non abbiano voluto trovare un punto d'intesa. Concordo pienamente sulla durissima critica rivolta dall'onorevole Giovanardi. Per noi la conseguenza sarà sicuramente decisiva, sarà quella di esprimere voto contrario anche sul provvedimento. Mi auguro che tutti i gruppi parlamentari che, adesso, stanno dichiarando di voler esprimere un voto contrario su questo emendamento, e che si sono dichiarati contrari ad ogni ipotesi di mediazione che sia al di sotto di un certo livello, effettuino, poi, una valutazione analoga alla nostra.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, esprimerò un voto favorevole sull'emendamento in esame in quanto, se tale proposta emendativa fosse respinta, tornerebbe in vigore il testo dell'articolo 8-ter, trasformando l'importante tematica relativa al diritto d'asilo in una scappatoia rispetto all'immigrazione clandestina.
Quindi, è assolutamente indispensabile che l'Assemblea respinga l'articolo 8-ter nell'attuale formulazione, nonostante la sussistenza di diversi limiti nell'emendamento della Commissione rispetto alla Costituzione e rispetto al problema sostanziale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, la Lega, dopo aver cercato un punto di incontro affinché la legge comunitaria non fosse ostaggio di ricatto ideologico - lo ribadisco, nonostante le offese dell'onorevole Boato, per le quali lo stesso non ha ancora fatto le sue scuse -, esprimerà un voto contrario, in quanto questo provvedimento, con la previsione della delega legislativa, sarà devastante per il paese, aprendo nuovamente le porte ad una massiccia immigrazione che creerà enormi problemi.
Vogliamo proprio vedere come gestirete le decine di migliaia di persone che, sfruttando le pieghe di un provvedimento assolutamente fumoso...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Pini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, preannuncio il voto favorevole del mio gruppo sull'emendamento in esame, in quanto riteniamo che costituisca il male minore.
Ovviamente, ci auguriamo che quest'Assemblea possa approvare una legge vera per risolvere alla radice un problema che sta preoccupando tutti.
Esprimeremo dunque un voto favorevole anche sul provvedimento nel suo complesso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pili. Ne ha facoltà.

MAURO PILI. Signor Presidente, esprimeremo un voto contrario sull'emendamento in esame, in quanto non vogliamo essere in alcun modo complici di ciò che il Parlamento sta per approvare.
Anche modificare una parola, rispetto alle intenzioni dichiarate con riferimento al testo originario dall'onorevole Zaccaria in I Commissione, significa rendersi complici di un varco che viene aperto nella legislazione vigente, consentendo di venir meno a quelle indicazioni rigide che la legge Bossi- Fini ha introdotto e provocando un ingresso indiscriminato di immigrati clandestini.Pag. 25
Sulla base delle disposizioni richiamate - basta osservare la direttiva - anche terzi possono governare l'ingresso di cittadini extracomunitari che chiedono l'asilo. Quindi, quel traffico di cui molto spesso si è parlato, oggi potrebbe essere legittimato rispetto alle vostre stesse indicazioni.
In questa direzione il gruppo di Forza Italia, al fine di garantire chiarezza e responsabilità delle posizioni, esprimerà un voto contrario sul presente provvedimento.

EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. Ma se lo avevate approvato voi!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà (Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)). Vorrei informare l'Assemblea che il gruppo a cui appartiene l'onorevole Boato è tra i pochi che ancora non hanno esaurito il tempo a propria disposizione.
Prego, onorevole Boato.

MARCO BOATO. Signor Presidente, intendo solo annunciare il nostro voto favorevole sull'emendamento in esame, richiamandomi alla saggezza dimostrata dall'onorevole La Malfa nel suo intervento. Una volta si diceva che era il «tanto peggio», tanto meglio e poco fa abbiamo sentito un esponente di Forza Italia teorizzare il «tanto meglio, tanto peggio». Buon per loro, se ciò fa loro piacere!
Si è trovato un compromesso - contenuto nel testo approvato dalla Commissione - e sussiste un impegno parlamentare per affrontare con serietà e rigore, ma anche con tempestività, questa materia.
Mi auguro che tutti noi, nel prossimo immediato futuro, rispetteremo tale impegno parlamentare, di cui l'onorevole Violante, presidente della I Commissione, terrà buona nota.
Per questo motivo, preannunzio il voto favorevole del gruppo dei Verdi all'emendamento in esame (Applausi dei deputati del gruppo dei Verdi).

IGNAZIO LA RUSSA. Violante, prendi nota!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8-ter.201 della Commissione, sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 469
Votanti 467
Astenuti 2
Maggioranza 234
Hanno votato
259
Hanno votato
no 208).

Avverto che il successivo emendamento Bocchino 8-ter.44 è precluso dalla precedente deliberazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pini 8-ter.42, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 471
Votanti 468
Astenuti 3
Maggioranza 235
Hanno votato
217
Hanno votato
no 251).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bocchino 8-ter.45, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 26
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 463
Votanti 459
Astenuti 4
Maggioranza 230
Hanno votato
212
Hanno votato
no 247).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 8-ter.202 del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guadagno Luxuria. Ne ha facoltà.

WLADIMIRO GUADAGNO detto VLADIMIR LUXURIA. Signor Presidente, colleghe e colleghi deputati, ritengo l'emendamento in esame molto importante e desidero aggiungervi la mia firma. Credo sia utile anche leggere la sua formulazione: «La domanda di asilo è dichiarata infondata, salvo che siano invocati gravi motivi per non ritenere sicuro quel paese nelle circostanze specifiche in cui si trova il richiedente».
Ritengo che tra i gravi motivi rientri anche la pena di morte. A tale riguardo, vorrei ricordare che, in numerosi paesi, la pena di morte è inflitta alle donne accusate di adulterio, è comminata a causa delle opinioni politiche, è decretata a causa dell'appartenenza religiosa ed è inflitta, infine, a causa dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere.
In molte nazioni - troppe, secondo quanto ha denunciato anche Amnesty International - una persona viene condannata alla pena di morte semplicemente perché non è eterosessuale: è quanto accade in Afghanistan (nonostante il conflitto in corso, non è cambiato assolutamente nulla); è quanto avviene nella ricca Arabia Saudita (molto spesso, nelle relazioni commerciali, si dimentica di ricordare che, in quel paese, viene applicata la pena di morte); è quanto accade in Iran, dove, lo scorso anno, due giovani persone sono state pubblicamente impiccate a causa della propria omosessualità; è quanto avviene in Mauritania, nello Yemen ed in Sudan. Per non parlare, poi, delle pene detentive, che vanno da alcuni giorni in Etiopia fino ad alcuni anni, o perfino alla reclusione a vita, a Singapore.
In Italia si sono manifestati già alcuni segnali in direzione della concessione del diritto d'asilo per tali motivi: mi riferisco, ad esempio, alla sentenza emessa dal giudice di pace Giuliana Bologna in ordine al caso di Mohamed, un giovane gay senegalese che è riuscito ad ottenere il diritto d'asilo in Italia e a poter stare con il suo compagno.
Credo sia civile, da parte di questo Governo, non richiedere il rispetto della vita di tanti gay, lesbiche e transessuali che vivono in questi paesi, ma almeno il diritto alla vita per essi (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, de L'Ulivo, de La Rosa nel Pugno, dei Comunisti Italiani e dei Verdi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, intervengo per ricordare (qualora ve ne fosse ancora bisogno) che pensavamo che la disposizione in esame fosse stata studiata ad arte, per creare un caso politico, visto che paesi terzi sicuri sono, ad esempio, anche gli Stati Uniti, una nazione molto invisa alla sinistra radicale; scopriamo, invece, che dietro vi sono ben altre motivazioni.
Ribadiamo nuovamente, quindi, che il disegno di legge comunitaria in esame è diventato veramente una «arlecchinata», se mi consentite il termine, grazie a proposte emendative come quella in esame.
Un provvedimento che deve dimostrare quanto sia importante l'adesione dell'Italia al processo di Unione europea in realtà sta diventando uno strumento politico in mano alla sinistra radicale, ed anche alla Margherita, visto che la maggior parte degli emendamenti proviene dall'onorevole Zaccaria. Questo è veramente uno svilimento del principio generale dell'approvazione della legge comunitaria.

Pag. 27

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.

GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, intervengo brevemente per dire che voteremo a favore dell'emendamento proposto dal Governo, che ci sembra responsabile rispetto al testo proposto dalla Commissione.
Per semplificare, visto che ho pochissimo tempo, fino ad oggi la domanda di asilo, se proveniente da un soggetto di un paese ritenuto sicuro non veniva neanche istruita. Obiettivamente, il concetto di paese sicuro oggi, al di là del caso citato dagli Stati Uniti, è un po' vago e dai confini tutti da definire. Evidentemente, si poteva porre il problema della garanzia di tale diritto fondamentale. Il testo approvato in Commissione appare esagerato poiché, invertendo l'ordine dei fattori, ritiene che la circostanza che il soggetto provenga da un paese sicuro sia di per sé inidonea a poter chiudere l'istruttoria. Il testo proposto dal Governo, invece, trova una soluzione mediana ed equilibrata che noi condividiamo perché ritiene sicuro il paese ma dà la possibilità di aprire l'istruttoria.

ROBERTO ZACCARIA. Bravo, D'Alia!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BUE. Signor Presidente, condivido l'idea che dobbiamo tutelare i diritti di tutti, anche i diritti dei diversi, ma questo ci distingue dai paesi totalitari che esistono tuttora in modo assai copioso nel mondo. Onorevole Luxuria ed onorevoli della sinistra radicale, questo ci distingue, ad esempio, dai paesi islamici e dai paesi comunisti, compresi Cuba e quella Cina nella quale ella, ministro Bonino, si è recentemente recata anche per portare una parola sul tema dei diritti. Sottolineo, a proposito di esecuzioni capitali, che la Cina è il paese che ne conta di più, come ci ha ricordato nei mesi scorsi con una mozione l'onorevole D'Elia in quest'aula.
Mi è venuto spontaneo parlare su questo argomento perché vorrei che la sensibilità verso i diritti di tutti, che io ed il mio gruppo avvertiamo assieme ad altri anche sul problema dell'asilo e del rifugiato politico, fosse una discriminante per giudicare i paesi del mondo e non soltanto un elemento strumentale da porre al centro del dibattito in occasione della legge comunitaria. Sul tema dei diritti e delle libertà si gioca il presente e il futuro del nostro paese e dei paesi dell'Europa, in questi mesi, in questi anni, nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Un dibattito come questo, al di là della strumentalità a cui necessariamente è ispirato dalle diverse parti politiche, può essere anche molto importante se ispirato ai temi che devono caratterizzare il percorso legislativo del nostro paese e degli altri paesi del mondo sulla tutela dei diritti, sulla tutela del principio della libertà e della diversità. Sono necessari un'autonomia con la quale il nostro paese deve giudicare, alla luce della tutela dei suddetti diritti, gli altri paesi del mondo ed un criterio con cui stabilire relazioni nel mondo.
Non si può, ministro Bonino, dichiararsi soddisfatti, come ha fatto il Presidente Prodi, del viaggio in Cina semplicemente perché gli è stato detto che prenderanno atto delle nostre critiche e dei nostri rilievi in materia di diritti civili, al di là dei vantaggi economici che un viaggio in Cina può procurare. Faccio, dunque, un appello alla coerenza: quando si parla di asilo politico e di rifugiati politici siamo coerenti. Quando si parla di pena di morte e di rifugiati politici che provengono da paesi in cui i suddetti diritti non sono tutelati siamo coerenti, altrimenti rischiamo di non essere credibili (Applausi dei deputati del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pili. Ne ha facoltà.

MAURO PILI. Signor Presidente, nella direttiva comunitaria che riguarda lo status di asilante e di rifugiato è richiamata,Pag. 28in maniera puntuale, la Convenzione di Ginevra, alla quale la direttiva si deve riferire per tutti i casi specifici relativi all'accoglimento dell'asilo.
È evidente - l'intervento dell'onorevole Guadagno è qui a testimoniarlo - che il Governo ha proposto un emendamento, accogliendo preventivamente il parere di una parte politica, che lo ha fatto passare attraverso la voce dell'Esecutivo per nascondere il vero progetto, che, ancora una volta, attraverso questo emendamento, si vuole perseguire. Non è un emendamento del Governo, ma è un emendamento dell'estrema sinistra, che utilizza il Governo per fare delle battaglie, che chiama politiche, ma che noi chiamiamo di grande demagogia, certamente non accettabili, perché nascoste.
Nella Convenzione di Ginevra, che è del 1951, e nella direttiva 2004/83/CE della Commissione europea è citata tutta la casistica, che contempla anche che ciò che oggi viene qui richiamato. Quindi, si tratta di un emendamento «civetta», che serve soltanto alla rappresentanza politica dell'estrema sinistra e per questo noi voteremo assolutamente contro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frigato. Ne ha facoltà.

GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, so che i tempi sono limitati e che stiamo andando di corsa, però vorrei sottolineare il disagio che provo quando sento alcuni colleghi che, a nome di alcune forze politiche, definiscono questi temi delle «arlecchinate» e o della semplice demagogia.
Stiamo parlando dei diritti della persona, dei processi della democrazia e di libertà. Io, come componente del gruppo dell'Ulivo con grande serenità mi accingo a votare favorevolmente questo emendamento e mi pare importante che il Governo accolga dei frammenti - perché mi devo limitare a questo -, comunque importanti, che vanno nel senso della civiltà e che fanno il nostro paese attento, sempre e comunque, ai diritti della persona (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, è chiaro che noi siamo sensibili, come forza politica, al rispetto dei diritti fondamentali della persona e alle sue libertà fondamentali. Però, vorrei dire all'onorevole Guadagno che bisogna fare una forte azione politica - lo dico anche al ministro Bonino - affinché in quei paesi di origine siano rispettati tali diritti.
Il nostro paese troppe volte è assente, è silente, e, magari, intreccia rapporti commerciali con quei paesi, lamentandosi poi del mancato rispetto dei diritti umani. Vi è il problema dei paesi islamici, ma anche quello della Cina. Ci si dimentica che in Cina migliaia di bambini vengono sfruttati (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania)!
Allora, chiudiamo le porte commerciali a quei paesi e non introduciamo, invece, scappatoie che possano consentire di eludere la nostra normativa in materia di immigrazione con una finestra aperta e molta discrezionalità, perché qui entra in gioco la giurisprudenza.

PRESIDENTE. Onorevole Lussana...

CAROLINA LUSSANA. Un'ultima cosa: preoccupiamoci anche delle libertà e dei diritti fondamentali delle donne nel nostro paese, perché, qui in Italia, la giovane Hina è stata uccisa da una pena di morte, che non è in vigore, ma che ancora fa parte della tradizione della sua comunità (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania e di Forza Italia).

PRESIDENTE. Onorevole Lussana, ha ampiamente esaurito il suo tempo. La ringrazio.
Passiamo ai voti.Pag. 29
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8-ter.202 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 461
Votanti 459
Astenuti 2
Maggioranza 230
Hanno votato
285
Hanno votato
no 174).

Prendo atto che il deputato Viola non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8-ter, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 466
Votanti 464
Astenuti 2
Maggioranza 233
Hanno votato
258
Hanno votato
no 206).

Prendo atto che i deputati Viola e Buontempo non sono riusciti ad esprimere il proprio voto e che i deputati Buffo e Nicchi avrebbero voluto esprimere voto favorevole.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1042)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 1042 sezione 2).
Qual è il parere del Governo?

EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Falomi n. 9/1042/1 e Ottone n. 9/1042/2, concernenti, tra l'altro, i prodotti fitosanitari e le materie coordinate. Il Governo accetta l'ordine del giorno Crisci n. 9/1042/3 ed accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Fundarò n. 9/1042/5. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Amoruso n. 9/1042/6, Giuseppe Fini n. 9/1042/7, Mistrello Destro n. 9/1042/8 e Gardini n. 9/1042/9 ed accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Cesini n. 9/1042/10 e Zaccaria n. 9/1042/11. Mi rivolgo, in particolare, al collega Zaccaria: il Governo accetta come raccomandazione il vincolo temporale di sei mesi previsto nell'ordine del giorno; tuttavia, vista la situazione, sembra difficile sostenere questo impegno.
Il Governo accetta, altresì, come raccomandazione, con qualche problema, l'ordine del giorno Donadi n. 9/1042/12. Parimenti, accetta come raccomandazione l'ordine del giorno Bellotti n. 9/1042/13, concernente la materia fitosanitaria.

MANLIO CONTENTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, intervengo per un richiamo al regolamento circa l'ammissibilità degli ordini del giorno presentati. In particolare, mi riferisco a quelli che, implicitamente o indirettamente, richiamano la disposizione cassata dalla Commissione bilancio. Come ho avuto modo di dire in precedenza, la Commissione bilancio ha bocciato quanto originariamente previsto nel testo, sostenendo che il fatto di consentire la permanenza del richiedente asilo sul territorio nazionale in pendenza del ricorso giurisdizionale avrebbe determinato costi che non sarebbero attualmente coperti. Diversamente, la Commissione bilancio non si sarebbe espressa in tal senso. Accogliere o ritenere ammissibili questi ordini del giorno, a mio giudizio, contrasta con la pronuncia della Commissione bilancio.Pag. 30
Quindi, signor Presidente, le chiedo anticipatamente di dirci se tali ordini del giorno siano o meno ammissibili: in particolare, faccio riferimento all'ordine del giorno Donadi n. 9/1042/12 (infatti, l'ordine del giorno Zaccaria n. 9/1042/11 formula tale previsione soltanto tra le premesse e non in forma diretta).
Diversamente, signor Presidente, abbiamo giocato per l'ennesima volta. Si svolgono grandi interventi circa l'esigenza di discutere e di dare attuazione al famoso articolo 10 della Carta costituzionale; ma, poi, vi è sempre la riserva mentale di arrivare all'obiettivo prefissato con il famoso articolo iniziale che prevedeva esattamente questo.
Signor Presidente, vuole cortesemente dirmi se lei ritiene ammissibili quegli ordini del giorno che espressamente stabiliscono che si deve permettere la permanenza sul territorio nazionale in pendenza dell'impugnazione?
Diversamente, se il Governo accoglie tali ordini del giorno come raccomandazione - come ha fatto - ci deve anche spiegare qualcosa di più. Ci deve dire se la raccomandazione è relativa al percorso: se si vuole rispettare il termine di sei mesi - per carità! - non c'è problema! Signor ministro, lei si trova qui a rispondere politicamente dell'operato del Governo e, dopo che il Governo sostanzialmente si è rimesso all'Assemblea, oggi accoglie come raccomandazione tale ordine del giorno! Ci riteniamo quanto meno in dovere di sottolineare questa incongruenza politica che, ancora una volta, ribadisce che la situazione è grave per il Parlamento, ma non è seria.

PRESIDENTE. Onorevole Contento, le chiedo di precisare a quali ordini del giorno intenda riferirsi. Si tratta forse dell'ordine del giorno Donadi 9/1042/12?

MANLIO CONTENTO. Ho già detto di sì. Ho citato l'ultimo ordine del giorno - e credo che lei abbia un fascicolo uguale al mio, poichè mi sono sincerato che non ve ne fossero altri -, il quale si riferisce alla parte relativa all'attuazione del disposto dell'articolo 10 della Costituzione. Esso recita, tra l'altro: «(...) tale opzione produce, in presenza di ricorso giurisdizionale sulla decisione della domanda di asilo, l'effetto di consentire al ricorrente la libera permanenza nel territorio nazionale, sino ad una pronuncia del giudice» e «impegna il Governo ad esercitare la delega conferita adottando le conseguenti determinazioni». Non so se la mia sia un'interpretazione diversa rispetto a quella dell'estensore, ma se la lingua italiana ha un significato, credo che questa determinazione vada in quella direzione. Dunque, ho chiesto al Governo di spiegarmi se l'impegno che è stato sostanzialmente accolto - sia finalizzato ad attuare esattamente ciò di cui abbiamo discusso prima. Ce lo dica il ministro Emma Bonino e chiudiamo qui, perché diversamente continuiamo con la commedia degli equivoci!

PRESIDENTE. Dal punto di vista formale, per la Presidenza l'ordine del giorno in questione è ammissibile; è del tutto evidente, infatti, che questi ordini del giorno non comportano impegni di spesa, che semmai investono eventualmente gli atti del Governo al quale si rivolgono. È evidente che il Governo, qualora adottasse provvedimenti in linea con l'indicazione di questo ordine del giorno, si farà carico anche della copertura finanziaria. Allo stato, per la Presidenza è ammissibile; se il Governo ritiene di dover formulare qualche precisazione ulteriore, ne ha facoltà.

EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. La questione è molto semplice. Dopo il capoverso che il collega ha letto, in effetti ve n'è un altro che dice: «si rende quindi indispensabile l'adozione di una regolamentazione particolarmente rigorosa, con la previsione di provvedimenti e procedimenti anche di natura speciale (...)»; ebbene questo ordine del giorno, che il Governo accetta, forse andrebbe letto tutto, collega. Grazie.

Testo sostituito con l'errata corrige del 22 SETTEMBRE 2006 PRESIDENTE. Sta bene.Pag. 31
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Falomi n. 9/1042/1, Ottone n. 9/1042/2, Crisci n. 9/1042/3 e Fundarò n. 9/1042/5, accettati dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto inoltre che i presentatori degli ordini del giorno da Amoruso n. 9/1042/6 a Gardini n. 9/1042/8, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Amoruso n. 9/1042/6, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 464
Votanti 463
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato
212
Hanno votato
no 251).

Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giuseppe Fini n. 9/1042/7, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

(Presenti 464
Votanti 462
Astenuti 2
Maggioranza 232
Hanno votato
213
Hanno votato
no 249).

Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mistrello Destro n. 9/1042/8, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

(Presenti 474
Votanti 457
Astenuti 17
Maggioranza 229
Hanno votato
200
Hanno votato
no 257).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gardini n. 9/1042/9, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

(Presenti 474
Votanti 473
Astenuti 1
Maggioranza 237
Hanno votato
217
Hanno votato
no 256).

Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno da Cesini n. 9/1042/10 a Bellotti n. 9/1042/13 non insistono per la votazione.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
PRESIDENTE. Sta bene.Pag. 31
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Falomi n. 9/1042/1, Ottone n. 9/1042/2, Crisci n. 9/1042/3 e Fundarò n. 9/1042/5, accettati dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto inoltre che i presentatori degli ordini del giorno da Amoruso n. 9/1042/6 a Gardini n. 9/1042/8, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Amoruso n. 9/1042/6, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 464
Votanti 463
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato
212
Hanno votato
no 251).

Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giuseppe Fini n. 9/1042/7, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 464
Votanti 462
Astenuti 2
Maggioranza 232
Hanno votato
213
Hanno votato
no 249).

Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mistrello Destro n. 9/1042/8, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 474
Votanti 457
Astenuti 17
Maggioranza 229
Hanno votato
200
Hanno votato
no 257).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gardini n. 9/1042/9, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 474
Votanti 473
Astenuti 1
Maggioranza 237
Hanno votato
217
Hanno votato
no 256).

Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno da Cesini n. 9/1042/10 a Bellotti n. 9/1042/13 non insistono per la votazione.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1042)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Li Causi. Ne ha facoltà.

VITO LI CAUSI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo dei Popolari-Udeur rinnova il suo convinto sostegno all'approvazione del disegno di legge comunitaria 2006.
Ho già avuto modo di intervenire su tale importante provvedimento in sede di discussione generale; è per questo motivo che non sottrarrò tempo all'Assemblea per ricordare, in questa sede, i contenuti del testo che ci apprestiamo a votare.
Pag. 32
Per effetto del rinnovo delle Camere, l'esame del disegno di legge comunitaria e della Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea è stato avviato in ritardo rispetto alla predisposizione dei predetti documenti; ne è quindi improcrastinabile l'approvazione.
L'Italia è passata da una percentuale di recepimento delle direttive europee dell'80 per cento (nel 1990) all'87 per cento attuale. È opportuno ricordare che tale risultato, di certo non di poco conto, non è, però, a mio avviso, un traguardo sul quale ci si possa comodamente assestare. Tutti noi sappiamo, onorevoli colleghi, che l'Italia soffre spesso, relativamente agli obblighi comunitari, di gravi inadempienze nel campo dei diritti delle libertà fondamentali dei cittadini. L'Italia incorre, altresì, in ritardi e inadempienze che, come a tutti noi è noto, possono tramutarsi in sanzioni pecuniarie. Perciò, è di vitale rilievo una rapida approvazione del provvedimento in discussione, proprio per ridurre le procedure di infrazione pendenti a carico del nostro paese e per prevenire, allo stesso tempo, l'avvio di ulteriori procedure.
È di vitale importanza, soprattutto riguardo ai temi affrontati nella seduta di ieri, pervenire in tempi rapidi ad una definizione del problema del diritto di asilo. Come molti colleghi ricordano, e come lo stesso ministro Bonino ben sottolineava, siamo rimasti l'unico paese in Europa a non avere una legislazione su questo tema, e ciò non è più accettabile.
Qui si tratta non di come, quando e se modificare la cosiddetta legge Bossi-Fini, ma di capire quali siano gli strumenti più idonei per garantire i diritti di coloro i quali richiedono il diritto di asilo senza mettere a rischio, nel contempo, la sicurezza dei cittadini di questo paese. Come correttamente osservava ieri l'onorevole Violante, non si può scaricare sul richiedente l'asilo la lentezza delle procedure. Parimenti, non si può lasciare al cittadino la preoccupazione relativa alla libera circolazione nel nostro paese di individui (in alcuni casi, anche socialmente pericolosi) che, magari, sfruttano la richiesta d'asilo per aggirare le norme sull'immigrazione. Non è più possibile proseguire in questa direzione; non è pensabile che, in attesa della sentenza, ogni immigrato vada dove vuole senza rispettare alcuna regola.
Su ciò dovremo riflettere insieme con il Governo per cercare di accelerare le procedure riguardanti la concessione dell'asilo, in modo da dare certezza a questo tipo di situazioni, perché l'incertezza dello stato giuridico dei richiedenti è il dato che crea maggiori disagi.
Si tratta di un problema che, dal punto di vista strettamente giuridico e sotto altro profilo, sta investendo anche i lavori della I Commissione, segnatamente con l'esame della proposta di legge relativa al riconoscimento della cittadinanza.
Noi, come Popolari-Udeur, non concordiamo con l'ipotesi di riconoscere la cittadinanza alle persone extracomunitarie solo dopo che siano trascorsi cinque anni tout court: ne potrebbero servire sette in alcuni casi, perché il riconoscimento della cittadinanza a cinque dovrebbe presupporre quanto meno che un soggetto si riconosca pienamente nei principi e nei criteri ispiratori dettati dalla nostra Carta costituzionale, che conosca con pienezza di espressione la nostra lingua, ma, soprattutto, e lo ribadisco, acconsenta alla rinuncia della doppia cittadinanza; altrimenti, ogni cosa diventerebbe più incomprensibile.
Dobbiamo infine intervenire con criterio, varando nuove norme che armonizzino in modo organico ed efficace tutto il problema dell'immigrazione. Il Governo deve adempiere agli obblighi derivanti dall'appartenenza all'Unione europea e risolvere insieme a questo Parlamento i gravosi problemi che sono stati affrontati nel corso delle sedute di questi giorni da parte dell'Assemblea.
Noi Popolari-Udeur esprimiamo apprezzamento per il lavoro svolto dai colleghi in Commissione, che hanno saputo affrontare le delicate questioni contenute nella legge comunitaria con un uso sapiente di celerità ed approfondimento.
La legge in sé presenta apprezzabili innovazioni, quali l'obbligo di redigere unaPag. 33relazione tecnica sugli schemi dei decreti legislativi recanti attuazione di determinate direttive che comportino conseguenze finanziarie con il particolare pregio di non indicare specifiche direttive, e il doppio parere parlamentare a carico delle Commissioni nel caso in cui il Governo non si conformi all'obbligo previsto dall'articolo 81 della Carta costituzionale, di introdurre quindi nuove spese senza indicare i mezzi per farvi fronte.
Nel mio precedente intervento ho avuto modo di ricordare l'obbligo del doppio parere a carico delle Commissioni, che risulta di particolare pregio laddove consente di esercitare un controllo sul Governo che non intenda conformarsi ai pareri parlamentari relativi a sanzioni penali contenuti negli schemi dei decreti legislativi.
Vorrei unirmi inoltre a quanti tra i colleghi hanno evidenziato la necessità di giungere ad ampliare il novero delle misure che consentirebbero di migliorare i tempi di adeguamento del nostro ordinamento agli impegni cui siamo chiamati in quanto Stato membro dell'Unione europea.
Sarebbe inoltre opportuno, come già evidenziato sia dal ministro che da alcuni colleghi, individuare un responsabile per gli affari europei per ciascun dicastero e promuovere quelle modifiche al regolamento che consentirebbero di rafforzare il ruolo della Commissione politiche dell'Unione europea nell'esame del disegno di legge comunitaria con l'evidente beneficio di pervenire ad una procedura più celere e chiara.
Concludo, Presidente, rinnovando la dichiarazione di voto favorevole del gruppo Popolari-Udeur al provvedimento in esame (Applausi dei deputati dei gruppi dei Popolari-Udeur della Democrazia cristiana-Partito socialista - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Saluto i giovani sindaci e assessori delle giunte comunali Junior di Ossieri e di Budduso, che sono presenti in tribuna (Applausi).
Proseguiamo ora con le dichiarazioni di voto.
Vorrei ricordare che vi sono diversi gruppi che hanno esaurito già da molto il tempo a loro disposizione. Non impedirò loro di sviluppare e di svolgere una dichiarazione di voto, affidandomi però alla loro responsabilità, per cui ogni gruppo potrà svolgere una dichiarazione di voto che dovrà essere contenuta entro i cinque minuti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cassola. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con l'errata corrige del ARNOLD CASSOLA. Signor Presidente, ministro, colleghi e colleghe, nell'annunciare il voto favorevole del gruppo dei Verdi, vorrei svolgere alcune considerazioni in merito alla partecipazione dell'Italia all'attività dell'Unione europea.
Nella discussione sulle linee generali della legge comunitaria svoltasi in Assemblea prima della sospensione estiva dei lavori mi ero soffermato in particolare su tre tematiche. Prima di tutto, sull'importanza che l'Italia deve dare al fenomeno dell'immigrazione regolare, insistendo sul fatto che l'Italia deve farsi promotrice di una politica comune europea in tema di immigrazione, partendo però da un approccio umanitario al problema. In quanto alla cooperazione internazionale, promossa anche nell'ambito dell'Unione europea, l'Italia dovrebbe adoperarsi maggiormente per coinvolgere le organizzazioni non governative e la società civile nei vari progetti.
Infine, per quanto riguarda la politica energetica, ho insistito sul fatto che, per attenersi agli obblighi del Protocollo di Kyoto, bisogna promuovere il risparmio e l'efficienza energetica, le fonti rinnovabili e l'innovazione tecnologica del settore.
In conclusione, ho detto che l'Italia opera una politica corretta nel rafforzare la sua vocazione europea, perché così facendo consolida contemporaneamente sia il proprio ruolo nell'Unione europea, sia il ruolo dell'Unione europea nel mondo.
Oggi invece vorrei soffermarmi sugli aspetti finanziari collegati all'attività dell'Italia nell'ambito dell'Unione europea. Nel Rendiconto del 2005 si è ben visto che,Pag. 34mentre sono diminuiti i contributi dell'Unione a favore dell'Italia nel settore della pesca e del fondo sociale europeo, sono invece aumentati i contributi per quanto riguarda il settore dell'agricoltura. Affinché l'Italia continui ad assorbire i fondi europei anche in futuro, è di massima importanza che il Governo dia maggiori incentivi all'agricoltura biologica. Infatti, già si sa che per il periodo 2007-2013 la politica agricola europea si sta spostando da un'incentivazione per le grandi quantità di produzione ad una che privilegia lo sviluppo rurale. Infatti sono previsti per tale settennio 8,3 miliardi di euro. Quindi, per l'Unione europea chi opera nel settore agricolo non è più considerato solamente come un grande produttore, ma piuttosto come il custode di paesaggi unici, caratterizzati da prodotti tipici e peculiari per la zona. La coltura biologica quindi, oltre a produrre cibo sano e di qualità, diventa anche un mezzo per assorbire più fondi dall'Unione europea e quindi va incentivata.
In queste settimane abbiamo parlato tanto di liberalizzazione dei servizi. Ebbene, l'Unione europea dà la possibilità ai paesi membri di stabilire un'aliquota IVA ridotta al 5 per cento sui servizi a forte intensità di manodopera. L'Italia, a mio avviso, dovrebbe sfruttare questa possibilità, applicando l'aliquota ridotta IVA a quei servizi che ritiene più utili. I soldi risparmiati in IVA dai consumatori serviranno a rimpolpare un'economia, che, a causa delle misure inefficaci del precedente Governo, non gode certamente di piena salute.
Visto che stiamo parlando di Europa e di finanze, mi preme far presente la situazione di molti italiani, come me, che vivono in Europa e all'estero. Tanti di loro posseggono un'unica casa in Italia, in cui vivono magari solamente un mese all'anno. Eppure, nonostante ciò, sono costretti a pagare la TARSU (tassa sui rifiuti), come anche l'ICI, per intero, cioè per 12 mesi. Questo è abbastanza ingiusto e il Governo dovrebbe, insieme ai comuni e alle province, riformare i meccanismi della TARSU e magari anche dell'ICI, sul modello del Trentino-Alto Adige, in modo tale che chi vive all'estero e possiede una casa in Italia in cui vive solamente per esempio tre, quattro settimane all'anno, paghi solamente in base ai consumi effettivi durante la permanenza in Italia.
Per concludere, vorrei segnalare un'altra situazione inaccettabile che rischia di far scontare al contribuente italiano i peccati di alcune amministrazioni non troppo responsabili. Si tratta delle continue deroghe che 13 regioni italiane hanno fatto e continuano a fare in materia di caccia. La ripetuta mancanza di tutela degli uccelli selvatici da parte di queste regioni si tradurrà in multe salate per tutti gli italiani. Ricordo che adesso il popolo italiano, a causa di queste deroghe, paga 700 mila euro al giorno di multe per infrazioni alla normativa europea. Vi sono poi altre quattro procedure di infrazione in corso.
Inoltre, a parte i rischi che comportano queste infrazioni in corso, la Commissione europea ha già avvisato che se la situazione in merito non cambierà verranno congelati proprio quegli 8,3 miliardi di euro destinati all'Italia per lo sviluppo rurale nel periodo 2007-2013. In un periodo in cui si predica rigore ed uso razionale delle risorse, penso che sarebbe folle mettere a repentaglio i fondi previsti dall'Unione europea per gli agricoltori e gli allevatori italiani.
Anche per questo motivo, il gruppo dei Verdi voterà favorevolmente sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo dei Verdi - Congratulazioni).
ARNOLD CASSOLA. Signor Presidente, ministro, colleghi e colleghe, nell'annunciare il voto favorevole del gruppo dei Verdi, vorrei svolgere alcune considerazioni in merito alla partecipazione dell'Italia all'attività dell'Unione europea.
Nella discussione sulle linee generali della legge comunitaria svoltasi in Assemblea prima della sospensione estiva dei lavori mi ero soffermato in particolare su tre tematiche. Prima di tutto, sull'importanza che l'Italia deve dare al fenomeno dell'immigrazione regolare, insistendo sul fatto che l'Italia deve farsi promotrice di una politica comune europea in tema di immigrazione, partendo però da un approccio umanitario al problema. In quanto alla cooperazione internazionale, promossa anche nell'ambito dell'Unione europea, l'Italia dovrebbe adoperarsi maggiormente per coinvolgere le organizzazioni non governative e la società civile nei vari progetti.
Infine, per quanto riguarda la politica energetica, ho insistito sul fatto che, per attenersi agli obblighi del Protocollo di Kyoto, bisogna promuovere il risparmio e l'efficienza energetica, le fonti rinnovabili e l'innovazione tecnologica del settore.
In conclusione, ho detto che l'Italia opera una politica corretta nel rafforzare la sua vocazione europea, perché così facendo consolida contemporaneamente sia il proprio ruolo nell'Unione europea, sia il ruolo dell'Unione europea nel mondo.
Oggi invece vorrei soffermarmi sugli aspetti finanziari collegati all'attività dell'Italia nell'ambito dell'Unione europea. Nel Rendiconto del 2005 si è ben visto che,mentre sono diminuiti i contributi dell'Unione a favore dell'Italia nel settore della pesca e del fondo sociale europeo, sono invece aumentati i contributi per quanto riguarda il settore dell'agricoltura. Affinché l'Italia continui ad assorbire i fondi europei anche in futuro, è di massima importanza che il Governo dia maggiori incentivi all'agricoltura biologica. Infatti, già si sa che per il periodo 2007-2013 la politica agricola europea si sta spostando da un'incentivazione per le grandi quantità di produzione ad una che privilegia lo sviluppo rurale. Infatti sono previsti per tale settennio 8,3 miliardi di euro. Quindi, per l'Unione europea chi opera nel settore agricolo non è più considerato solamente come un grande produttore, ma piuttosto come il custode di paesaggi unici, caratterizzati da prodotti tipici e peculiari per la zona. La coltura biologica quindi, oltre a produrre cibo sano e di qualità, diventa anche un mezzo per assorbire più fondi dall'Unione europea e quindi va incentivata.
In queste settimane abbiamo parlato tanto di liberalizzazione dei servizi. Ebbene, l'Unione europea dà la possibilità ai paesi membri di stabilire un'aliquota IVA ridotta al 5 per cento sui servizi a forte intensità di manodopera. L'Italia, a mio avviso, dovrebbe sfruttare questa possibilità, applicando l'aliquota ridotta IVA a quei servizi che ritiene più utili. I soldi risparmiati in IVA dai consumatori serviranno a rimpolpare un'economia, che, a causa delle misure inefficaci del precedente Governo, non gode certamente di piena salute.
Visto che stiamo parlando di Europa e di finanze, mi preme far presente la situazione di molti italiani, come me, che vivono in Europa e all'estero. Tanti di loro posseggono un'unica casa in Italia, in cui vivono magari solamente un mese all'anno. Eppure, nonostante ciò, sono costretti a pagare la TARSU (tassa sui rifiuti), come anche l'IVA, per intero, cioè per 12 mesi. Questo è abbastanza ingiusto e il Governo dovrebbe, insieme ai comuni e alle province, riformare i meccanismi della TARSU e magari anche dell'IVA, sul modello del Trentino-Alto Adige, in modo tale che chi vive all'estero e possiede una casa in Italia in cui vive solamente per esempio tre, quattro settimane all'anno, paghi solamente in base ai consumi effettivi durante la permanenza in Italia.
Per concludere, vorrei segnalare un'altra situazione inaccettabile che rischia di far scontare al contribuente italiano i peccati di alcune amministrazioni non troppo responsabili. Si tratta delle continue deroghe che 13 regioni italiane hanno fatto e continuano a fare in materia di caccia. La ripetuta mancanza di tutela degli uccelli selvatici da parte di queste regioni si tradurrà in multe salate per tutti gli italiani. Ricordo che adesso il popolo italiano, a causa di queste deroghe, paga 700 mila euro al giorno di multe per infrazioni alla normativa europea. Vi sono poi altre quattro procedure di infrazione in corso.
Inoltre, a parte i rischi che comportano queste infrazioni in corso, la Commissione europea ha già avvisato che se la situazione in merito non cambierà verranno congelati proprio quegli 8,3 miliardi di euro destinati all'Italia per lo sviluppo rurale nel periodo 2007-2013. In un periodo in cui si predica rigore ed uso razionale delle risorse, penso che sarebbe folle mettere a repentaglio i fondi previsti dall'Unione europea per gli agricoltori e gli allevatori italiani.
Anche per questo motivo, il gruppo dei Verdi voterà favorevolmente sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo dei Verdi - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Elia. Ne ha facoltà.

SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, con l'approvazione in prima lettura da parte della Camera della legge comunitaria 2006 vengono recepite quasi 100 direttive europee. Il nostro paese, lo ricordo, è agli ultimi posti riguardo ai tempi di recepimento delle direttive comunitarie e ai primi posti nella graduatoria dei paesiPag. 35oggetto di procedure d'infrazione. Questa legge cerca di invertire l'andamento delle cose, che descrivono un altro capitolo del caso Italia, cioè quello dell'illegalità in cui vive e opera il nostro paese rispetto al diritto alla giustizia europea, ai principi e trattati costitutivi dell'Unione europea che noi abbiamo sottoscritto e che ci troviamo, spesso, a violare.
Con questa legge vengono sanate procedure d'infrazione e si ottempera a sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee. Inoltre, con questa legge il Governo ha voluto velocizzare il recepimento delle direttive comunitarie, abbreviando il termine per la delega legislativa da 18 a 12 mesi, con un termine ridotto a sei mesi per le direttive già scadute o che scadono nei sei mesi successivi all'entrata in vigore della legge comunitaria.
Questa legge è un atto dovuto, volto a ripristinare la legalità e anche la credibilità dell'Italia nei confronti dell'Europa e della comunità internazionale. Quindi, sinceramente, non capisco la polemica dell'opposizione su questa legge, che è un atto dovuto e che interviene nel quadro della legge n. 11 del 2005, approvata quindi nella scorsa legislatura, che ha ampliato i contenuti della legge comunitaria stessa.
Anche entrando nel merito delle poche, precise e circoscritte direttive comunitarie in materia di asilo e immigrazione che la legge comunitaria deve recepire, sulle quali l'opposizione ha fatto in questo dibattito in aula il diavolo a quattro, si tratta, a ben vedere, di poca cosa.
Il punto più controverso, relativo alla possibilità di ricorso contro il provvedimento che nega il diritto di asilo, un principio sacrosanto, è stato risolto non con una delega in bianco, ma con una delega al Governo che presenta vincoli politici e giuridici importanti: non solo la direttiva europea che deve essere recepita e l'articolo 10 della Costituzione, ma credo anche il dibattito che si è svolto in quest'aula e gli emendamenti presentati concernenti il principio sacrosanto della ricorribilità in sede giurisdizionale.
Il contraddittorio, con tutte le garanzie per la difesa, è stato presente non solo negli interventi, ma anche in alcuni emendamenti dell'opposizione. Di questo (io ne sono sicuro anche per la sua presenza e per la responsabilità che il ministro Bonino ha su questa materia) terrà conto il Governo nel predisporre il decreto legislativo.
Il secondo e ultimo punto controverso riguarda la richiesta di asilo di un cittadino che proviene da un paese cosiddetto sicuro. Anche su questo, la legge comunitaria non fa altro che riprendere integralmente il testo della direttiva europea in materia d'asilo, approvata dal Consiglio europeo nel 2005, quindi quando l'Italia era rappresentata nell'Unione europea dal Governo Berlusconi.
Ci possono essere, mi rivolgo soprattutto ai colleghi dell'opposizione, mille ragioni di discussione o di polemica politica nei confronti degli atti del Governo, ma quelle opposte a questa legge comunitaria sinceramente mi paiono infondate e strumentali. Con questa legge, non si riscrive la politica sull'immigrazione. Colleghi dell'opposizione, avete concentrato argomenti e polemiche su questa legge, anticipando un dibattito ed una polemica che vi sarà sicuramente nel corso, spero presto, di questa legislatura. Questa norma non mette in discussione la legge Bossi-Fini, che ritengo vada messa in discussione profondamente, anche presto ma nella sede opportuna: quella di una riforma profonda di una legge che non corrisponde non solo a ragioni umanitarie, ma anche e soprattutto alle esigenze del nostro mercato, delle nostre aziende e delle realtà produttive del nostro paese.
Per questi motivi, il gruppo della Rosa nel Pugno esprimerà un voto favorevole su questa legge comunitaria (Applausi dei deputati del gruppo de La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, il tema della legge comunitaria è molto più ampio di quello su cui da ieri si è, pur giustamente, concentrato il nostroPag. 36dibattito. Mi pare che nel suo intervento il ministro abbia accennato al tema più ampio di come debba essere riorganizzato lo strumento per introdurre nel sistema legislativo italiano le direttive comunitarie. Infatti, per l'esperienza che io stesso ho fatto nel dicastero che oggi occupa meritoriamente l'onorevole Bonino, la procedura stessa della legge comunitaria - il modo in cui approviamo la legislazione e, poi, la necessità di adottare i decreti delegati e così via - comporta un ritardo, per così dire, strutturale nell'introduzione nel nostro ordinamento. Quindi, mi permetterei di sollecitare il Governo a svolgere una riflessione su come si possa cambiare questo sistema.
Presidente Castagnetti, la mia opinione di fondo è che il Governo dovrebbe rinunziare, tranne casi particolarmente complessi di norme finanziarie e così via, allo strumento della delega. Sarebbe molto meglio se, una volta approvata una direttiva dall'Unione europea, il Governo italiano la recepisse con un atto legislativo, ove non la possa recepire soltanto con atto amministrativo. Quell'atto legislativo, che non contenesse delega, potrebbe essere esaminato dalla Commissione XIV della Camera e del Senato, in sessioni particolari, con procedure rapide, e poiché nella maggior parte dei casi vi è un largo consenso delle forze politiche, di maggioranza e di opposizione, sul merito di questa legislazione - che ormai è, per così dire, «comandata» dall'esterno -, noi ci libereremmo di questo problema dell'«inseguimento».
Mi auguro che su questo ci possa essere un'iniziativa del Governo, rispetto alla quale sussiste la nostra disponibilità ad esaminarla costruttivamente, anche per l'esperienza che abbiamo fatto.
Vengo al merito. La legge comunitaria ha caratteri largamente obbligatori, era stata predisposta dal Governo precedente e, sostanzialmente, la maggior parte degli articoli sono stati votati all'unanimità da questo Parlamento. Giungo alla conclusione che voteremo a favore di questa legge comunitaria, pur con la riserva dell'articolo 8-ter. Ho votato contro tale articolo e riconosco che i due emendamenti, uno della Commissione e l'altro del Governo, all'articolo 8-ter, comma 1, lettere a) e b), sono migliorativi di testi sbagliati politicamente, che riflettono le ambiguità e le differenze molto profonde che ci sono nella coalizione di maggioranza.
Onorevole Bonino, onorevoli colleghi, mi domando se è possibile immaginare di governare per cinque anni un paese in una situazione internazionale e nazionale così complessa, dove ci sono problemi di ogni genere, con una visione profondamente diversa su grandi questioni (dall'immigrazione alla politica estera, all'impegno internazionale dell'Italia, alla politica economica, al sistema delle pensioni). Mi domando come possiate pensare di assicurare per cinque anni il governo di questo paese partendo da posizioni ovviamente rispettabilissime, ma così profondamente distanti fra di loro, tali da imporre dei compromessi sotto gli occhi di tutti, e nelle difficoltà che avete.
Dunque, si tratta di una legge sulla quale siamo favorevoli. Speriamo che possa cambiare il sistema di esame della normativa comunitaria da recepire nel nostro ordinamento. Restiamo contrari all'articolo 8-ter, anche nella formulazione che esso ha avuto, e ci auguriamo che il Governo, anche nell'esercizio della delega, non stravolga il testo e non apra un problema così complesso come quello della immigrazione clandestina.
Questa è, in sintesi, la posizione del partito repubblicano.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Francesco De Luca. Ne ha facoltà.

FRANCESCO DE LUCA. Rappresentanti del Governo, l'approvazione annuale della legge comunitaria rappresenta il tradizionale appuntamento durante il quale facciamo il punto sullo stato evolutivo del diritto comunitario e della sua attuazione nel nostro paese.
La legge comunitaria, che ci accingiamo a votare, è frutto, come è stato riconosciuto, di una elaborazione e di una stesuraPag. 37che in larga parte si può ascrivere al fecondo ed eccellente lavoro del Governo Berlusconi. Ricordiamo questo dato oggettivo al fine di riconoscere al precedente Governo di avere avuto il merito di predisporre anche questo testo. Ciò serve a sottolineare che, in materia comunitaria, è sempre prevalso, nel Parlamento, un certo spirito bipartisan, al punto che anche in questa circostanza l'attuale maggioranza ha ritenuto di far proprio un testo precedente, tentando di aggiungere solo alcune clamorose e controverse innovazioni in materia di diritto di asilo, cui faremo cenno più avanti.
Il diritto comunitario fa ormai parte della nostra vita quotidiana di cittadini, nel senso che esso si occupa, influenza aspetti e questioni che riguardano molti fatti e atti del nostro agire di tutti i giorni. Vogliamo citare a questo proposito il recente caso della sentenza della Corte di giustizia della Comunità europea, che ha dichiarato illegittimo il regime di indetraibilità dell'IVA sulle automobili aziendali. Si è trattato di una vicenda sulla quale dovremo, come Parlamento, trovare uno specifico momento di riflessione, se non altro per le gravose implicazioni di carattere finanziario che essa comporta.
È tradizione, durante gli appuntamenti annuali nei quali si esamina la legge comunitaria, fare cenno al gap italiano rispetto agli altri paesi nell'attuazione del diritto comunitario. Si tratta senz'altro di un argomento fondato e meritevole di attenzione. Noi peraltro pensiamo che questa riflessione debba spingersi oltre. Vorremmo porre il tema di come costruire dei meccanismi procedurali e informativi più semplici.
L'accento posto negli ultimi anni sul controllo e sul ruolo del Parlamento nella cosiddetta fase ascendente del diritto comunitario rappresenta senza dubbio un passo in avanti, ma esso, per le peculiari caratteristiche che ha, rimane tuttora uno strumento tendenzialmente per specialisti. Pensiamo, ad esempio, alla creazione da parte del Governo di una sorta di banca dati per non specialisti, nella quale vengano annotati, con aggiornamenti costanti, le direttive e i regolamenti comunitari, evidenziando le situazioni attuative in Italia. In questa banca dati dovrebbero esserci schede sintetiche, che illustrino la portata normativa delle direttive e dei regolamenti, rispetto anche all'ordinamento precedente, sia comunitario che italiano. Nel medesimo archivio dovrebbero trovare spazio le proposte di direttiva non ancora vigenti, ma per le quali sia stata già raggiunta una fase procedurale avanzata.
La nostra proposta è anche quella di procedere ad un'ulteriore ricognizione dei modi e dei tempi con cui, attraverso lo strumento della legge comunitaria annuale, diamo attuazione nel nostro ordinamento interno al diritto comunitario. La riflessione si suole focalizzare sull'esigenza di procedere verso ulteriori semplificazioni e delegificazioni. È stato forse già fatto notare che un solo appuntamento annuale, per condensare in esso tutti gli strumenti di attuazione, rappresenta una scadenza troppo diradata nel tempo. Siamo disponibili a lavorare e a valutare l'ipotesi di introdurre due appuntamenti annuali da dedicare all'applicazione del diritto comunitario.
Con all'attribuzione alle regioni di nuove prerogative costituzionali da parte del nuovo titolo V della Costituzione, anch'esse hanno assunto compiti e rilievo per quel che riguarda il diritto comunitario. È giusto allora ricordare in questa sede che le regioni dovrebbero intensificare i loro sforzi agendo con più efficienza, tempestività, correttezza e trasparenza nell'attuazione di quella parte del diritto comunitario di propria competenza. Semplificazione, snellezza, delegificazione e tempestività nell'attuazione delle direttive comunitarie sono esigenze che recano come presupposto indispensabile la correttezza istituzionale tra istituzioni italiane, Stato e regioni, che dovrebbero collaborare tra loro per attuare il diritto comunitario. Si rende altresì indispensabile la correttezza istituzionale tra Stato italiano e Unione europea, ed infine tra Governo, maggioranza ed opposizione.Pag. 38
Ci vogliamo riferire naturalmente in questa sede soprattutto ai rapporti tra maggioranza ed opposizione; se si crea un clima di fair play istituzionale, appare immediatamente chiaro come possa risultare più semplice procedere ad ulteriori semplificazioni, come delegificazione, attuazione in via amministrativa e quant'altro.
Abbiamo fatto questa premessa perché non ci è parso coerente con l'impianto della legge comunitaria e, francamente, surrettizio introdurre all'interno di essa una disposizione che agevola di fatto l'ingresso dei clandestini nel nostro paese. Il fatto che poi questa disposizione sia stata in tutto o in parte ritirata non sminuisce i termini del problema che abbiamo posto. Notiamo innanzitutto che la disposizione è stata cambiata proprio grazie alle proteste dell'opposizione; resta però il danno inferto ad un potenziale clima di confronto e di collaborazione da un metodo di lavoro che consiste nell'inserire, di soppiatto, in testi di legge norme che si vogliono far passare senza troppo clamore e senza confronto di opinioni, né con l'opposizione ma neanche e soprattutto con settori della propria maggioranza.
Un metodo del genere non aiuta certo le relazioni politiche corrette e lo snellimento dei lavori parlamentari; vogliamo denunciare tale fatto in quest'aula, affinché attraverso il nostro intervento in Parlamento sia informata l'opinione pubblica. Vogliamo usare questo nostro intervento per affermare con forza - e stroncare così ogni tentativo di strumentalizzazione - che il nostro partito, la Democrazia cristiana, non è contrario agli immigrati, ma è favorevole ad una immigrazione equilibrata e legale. Abbiamo notato invece in questi mesi che l'attuale maggioranza sta praticamente svuotando il sistema di regolamentazione dell'immigrazione extracomunitaria così faticosamente costruito, per tentare di fare ritorno alla anarchia totale, al metodo della assoluta incuranza del fenomeno ed alla completa libertà di immigrazione clandestina. Non possiamo tenere sotto silenzio che spesso questi eccessi di «buonismo» ignorano che poi gli immigrati clandestini andranno a vivere alla meglio, in quartieri popolari già gravati da atavici problemi sociali, vivendo per lo più di espedienti. Molti di loro cominceranno o continueranno a delinquere per sopravvivere; ci chiediamo quanti dei cosiddetti buonisti favorevoli all'immigrazione incontrollata siano poi effettivamente costretti a convivere nel proprio quartiere con gli immigrati clandestini, a pagarne di persona le conseguenze in termini soprattutto di sicurezza.
Vogliamo ricordare che il Governo ha già provveduto a liberalizzare in toto l'afflusso dei cittadini neocomunitari; oggi, i cittadini dei paesi nuovi dell'Unione europea hanno libero accesso nel nostro paese. Si è trattato di un provvedimento che condividiamo; in primo luogo, per il motivo che, se dobbiamo consentire l'immigrazione, la dobbiamo permettere essenzialmente ai nostri concittadini europei. Intendiamo però sottolineare come si tratti di un provvedimento recentissimo, di cui ignoriamo ancora le conseguenze in termini di grandezze quantitative: quanti immigranti arriveranno dagli ex paesi dell'est, ora membri dell'Unione europea?
Occorre anche valutare che, dal prossimo 1o gennaio, salvo rinvio, allo stato improbabile, entreranno a far parte dell'Unione europea anche Romania e Bulgaria; è ragionevole prevedere che questi due paesi chiederanno anch'essi di essere esentati dai contingentamenti degli ingressi previsti per i paesi neocomunitari. Basti a questo proposito un dato assolutamente empirico. Colleghi, non so se avete utilizzato recentemente un'autostrada; se lo avete fatto, avrete notato ad esempio l'incremento esponenziale di minipulmann e furgoni con targa polacca, rumena e anche bulgara. Riteniamo che questi siano elementi di valutazione importanti, che un qualsiasi Governo dovrebbe tenere presenti prima di aprire ulteriori varchi per i cittadini extracomunitari.
Ricordiamo, inoltre, che l'attuale Governo ha deciso anche un provvedimento di ricongiungimento familiare dei cittadini extracomunitari e sta provvedendo ad aggiornarePag. 39le quote consentite di immigrazione extracomunitaria con cadenza praticamente mensile, togliendo così qualsiasi credibilità alle predette quote.
Una recente sentenza della magistratura ha poi ulteriormente contribuito a smantellare il sistema, laddove ha stabilito che il clandestino può rimanere in Italia anche senza lavoro e senza soldi.
Inoltre, l'introduzione surrettizia di una disposizione a favore dei rifugiati nel disegno di legge in esame rappresenta, di fatto, una clamorosa forzatura, il segnale di un trend che non possiamo tollerare che prosegua. Non vogliamo, soprattutto, che prosegua in questo clima di silenzio e di carenza informativa verso il Parlamento e verso l'opinione pubblica. Non intendiamo sottrarci, tuttavia, al tema dell'aiuto ai rifugiati. A nostro avviso, per aiutarli dobbiamo, innanzitutto, procedere ad una ricognizione, per individuare quali possano essere le condizioni che attribuiscono ad un soggetto lo status di rifugiato. È già stato fatto notare, giustamente, nel corso del dibattito, che quando i nostri padri costituenti scrissero l'articolo 10 della Costituzione avevano in mente, e non poteva essere diversamente, la situazione del loro tempo. Si trattava di una situazione anche quantitativamente diversa da quella che dobbiamo affrontare noi oggi. Ad esempio, dovremmo domandarci se il fatto di essere privati del diritto di elettorato attivo in un sistema multipartitico possa essere, oggi, requisito per ottenere lo status di rifugiato.

PRESIDENTE. Onorevole Francesco De Luca, ha già ampiamente superato i dieci minuti di tempo a sua disposizione.

FRANCESCO DE LUCA. Siamo pronti a qualsiasi confronto, ma dichiaro il voto contrario del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista su questo disegno di legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porfidia. Ne ha facoltà.

AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, utilizzerò meno dei cinque minuti a mia disposizione per illustrare i motivi della decisione del mio gruppo parlamentare.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, il presente disegno di legge rappresenta un atto dovuto, alla luce della partecipazione dell'Italia all'Unione europea, affinché si possa contribuire al lungo e fruttuoso cammino dell'integrazione europea. Tra l'altro, il nostro paese deve essere molto grato alla Comunità ed all'Unione che, più volte, ci hanno aiutato nei momenti difficili e critici della nostra storia. Insomma, autorevoli colleghi, l'Europa per noi è una grande risorsa e rappresenta, tra l'altro, uno dei principali impegni dell'attuale maggioranza di Governo.
Tutto ciò premesso, passando all'argomento in oggetto, ci teniamo a ribadire che questo disegno di legge rappresenta il recepimento del contenuto di direttive comunitarie. Pertanto, ci teniamo ad assicurare che non c'è alcuna volontà politica da parte nostra di modificare l'attuale normativa sull'immigrazione. Riteniamo, però, che alcune osservazioni addotte da forze dell'opposizione siano degne di nota. Infatti, pur dovendo assicurare, attraverso questa legge, il rispetto delle direttive europee e della libertà individuale, è altrettanto vero che è necessario garantire nel nostro paese i giusti livelli di sicurezza di tutti i nostri cittadini. Dunque, non è né auspicabile né possibile che l'osservanza delle direttive europee sia interpretata o sostenuta in modo da diventare strumento per lasciare spazio a modifiche che potrebbero compromettere la sicurezza dei cittadini italiani.
Annunciando, quindi, il voto favorevole del gruppo cui appartengo al disegno di legge in esame, mi preme sottolineare che l'Italia dei Valori, che ha presentato al riguardo uno specifico ordine del giorno - ringrazio il Governo per averlo accettato - e che è sensibile alle osservazioni di parte dell'opposizione, lavorerà al Senato perché al provvedimento si apportino i giusti correttivi, in quanto siamo convinti che questo strumento non debba diventare talePag. 40da indebolire il grado di sicurezza dei nostri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, onorevole ministro, onorevoli colleghi, questa volta l'esame del disegno di legge comunitaria è stato veramente combattuto. Forse è stato il più difficile in assoluto degli ultimi anni, perché non si è mai assistito ad un simile dibattito. Del resto, non si è mai assistito a un simile dibattito probabilmente perché, in qualche modo, il disegno di legge comunitaria è stato snaturato dal tentativo della maggioranza di stravolgerlo.
A questo punto, si tratta solo in apparenza di una legge comunitaria, che approviamo per recepire le direttive e sanare le sanzioni nelle procedure di infrazione che l'Unione europea ci impone.
Riteniamo che ciò rappresenti solo il primo atto di uno spettacolo che speriamo non si ripeta durante tutta la legislatura. Tuttavia, notiamo che questo Governo è ossessionato dal voler sistematicamente smantellare tutto quello che il precedente Governo Berlusconi ha realizzato. E ne è la prova l'introduzione degli articoli 8-bis e 8-ter, sui quali vi è stato un amplissimo dibattito in Commissione.
La prima formulazione di tali articoli era in netto contrasto con la direttiva che si intende recepire, tant'è che lo stesso ministro aveva dichiarato di fatto inaccettabili gli emendamenti proposti dall'onorevole Zaccaria in I Commissione. Questo già la dice lunga sulla reale intenzione di alcune frange della maggioranza di inserire nelle pieghe di un provvedimento, che dovrebbe essere neutro, il proprio modo di vedere e di gestire le cose.
Evidentemente, vi è stato un tentativo di approfittare di una legge, che doveva essere largamente condivisa, per ottenere tutt'altro obiettivo. Purtroppo, non si è voluto ragionare per il bene complessivo del paese, portando a Bruxelles una legge comunitaria approvata a larghissima maggioranza, ma si è voluti andare allo scontro. Ebbene, da questo scontro non ci tiriamo indietro!
Da domani, sicuramente, i giornali di sinistra evidenzieranno che è stato inferto un duro colpo alla legge Bossi-Fini, con buona pace di tutti i colleghi della sinistra che oggi sono intervenuti dicendo che in realtà non facevano altro che recepire in maniera molto asettica una direttiva. Queste dichiarazioni sono ipocrite, perché recepire la direttiva in maniera così generica, facendo un fumoso richiamo all'articolo 10 della Costituzione, vuol dire non mettere alcun tipo di paletto nella scelta di quelle opzioni che, attraverso l'esercizio della delega legislativa in materia di diritto d'asilo, consentiranno alla sinistra di smantellare pezzo per pezzo la legge Bossi-Fini.
Si tratta di un tentativo di devastare completamente il paese, in quanto non si tiene conto dell'insicurezza percepita dai cittadini e del grado di pericolosità degli immigrati irregolari presenti nel nostro paese. Ricordo, infatti, che circa il 50 per cento delle domande di asilo politico finora presentate sono state poi dichiarate infondate. Inevitabilmente tali persone, prive di mezzi di sostentamento e di un lavoro, spariranno e commetteranno reati. Di fatto, attraverso questa normativa, non fate altro che aiutare la criminalità organizzata a impiegare altre braccia nella manovalanza; questo è il dato di fatto!
Quindi, se domani i giornali di sinistra - in primis, l'Unità - parleranno della grande vittoria della sinistra radicale, dell'onorevole Zaccaria, di questo primo tentativo di smantellamento della legge Bossi-Fini, mi auguro che non debbano anche riportare la notizia di qualche donna stuprata o di qualche rapina in villa nella quale qualcuno è stato ucciso. Infatti, nel 99 per cento dei casi, questi reati sono ascrivibili proprio agli immigrati clandestini.

PRESIDENTE. Onorevole Pini, la invito a concludere.

Pag. 41

GIANLUCA PINI. Presidente, le chiedo di concedermi ancora un minuto, in quanto ho seguito la questione da mesi.
Un altro aspetto sul quale la Lega esprime forte contrarietà riguarda un'altra norma approvata oggi. D'ora in poi basterà, infatti, dichiararsi - non essere: dichiararsi! - omosessuali per poter permanere all'interno del paese in maniera irregolare! Se non chiamate questo «razzismo al contrario» nei confronti di tutte le altre persone, allora non so di cosa si tratti!
A nome del gruppo della Lega Nord Padania, pertanto, dichiaro il nostro voto contrario al provvedimento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Falomi. Ne ha facoltà.

ANTONELLO FALOMI. Signor Presidente, colleghi, annunzio che il gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea voterà a favore del disegno di legge comunitaria 2006.
Ciò, in primo luogo, perchè nel corso del dibattito testè svolto il Parlamento non si è limitato ad esercitare una funzione meramente notarile: esso, infatti, ha svolto un proprio ruolo in quella che viene definita la fase discendente del procedimento di adozione dei provvedimenti comunitari.
La Camera dei deputati, pertanto, ha esercitato un ruolo, tentando di affermare una funzione che ritengo debba essere ulteriormente sviluppata. In tal senso, non mi convince la tesi, illustrata in questa sede dall'onorevole La Malfa, secondo la quale la discussione parlamentare sembra rappresentare quasi un peso ed andrebbe evitata, al fine di rendere il processo di recepimento delle norme comunitarie più efficiente.
Credo, al contrario, che se si compisse uno sforzo per esaltare il ruolo e la funzione del Parlamento sia nella fase ascendente, sia in quella discendente (oggi in corso) dell'approvazione dei provvedimenti comunitari, innalzeremmo quel livello di legittimazione democratica delle decisioni europee che è ancora scarso.
Questa, dunque, è una delle ragioni per le quali il nostro gruppo esprimerà comunque un voto favorevole sul provvedimento in esame; in tal senso, riteniamo significative le modifiche apportate in sede parlamentare. Vorrei rilevare, infatti, che abbiamo reso più stringenti i tempi di recepimento delle direttive comunitarie, impegnando il Governo a prestare una maggiore attenzione nella fase di adozione dei decreti legislativi o dei provvedimenti amministrativi di attuazione.
Ricordo, inoltre, che abbiamo introdotto, nel disegno di legge comunitaria per il 2006, disposizioni che assegnano un ruolo più forte al Parlamento, soprattutto per quanto riguarda l'informazione, in particolare su due temi su cui, normalmente, le Camere sono scarsamente informate. Mi riferisco al contenzioso in atto tra l'Italia e la Comunità europea, nonché ai flussi finanziari intercorrenti tra esse. Pertanto, ribadisco che è stato rafforzato il ruolo del Parlamento anche sotto tale profilo.
Il nostro gruppo voterà a favore del provvedimento in esame anche perché, attraverso le modifiche apportate nel corso dell'esame parlamentare (e che sono state oggetto anche di un'accesa discussione), a mio avviso è stato rafforzato, attraverso il richiamo all'articolo 10 della Costituzione, il sistema di obblighi e di garanzie afferenti ai soggetti richiedenti l'asilo nel nostro paese.
In questa sede è stato affermato che la sinistra radicale ha imposto i suoi ricatti. Ebbene, guardate che non ricattiamo nessuno, ma ci siamo semplicemente limitati a respingere tutte le ipotesi, le formulazioni e le proposte emendative che intendevano avallare, in qualche modo, una legge (la cosiddetta Bossi-Fini) che non ci piace.
Vorrei evidenziare che non abbiamo affermato ciò surrettiziamente, ma lo abbiamo addirittura scritto: infatti l'Unione, nel programma con il quale ha vinto le elezioni, si è impegnata a modificare tale provvedimento, partendo dal principio perPag. 42cui nessuno può essere privato della libertà personale per aver commesso reati di tipo amministrativo.
Siamo partiti, dunque, dal rispetto rigoroso di ciò che abbiamo detto agli elettori, e pertanto abbiamo rifiutato numerose proposte emendative, presentate dall'opposizione, che tendevano ad avallare una legge che intendiamo modificare (anche se, ovviamente, non è questa la sede per farlo, come è stato affermato).
È questa la ragione per la quale abbiamo respinto tali proposte. Non vi è stato nessun ricatto, ma vi è stato, semplicemente, il rispetto di impegni assunti con gli elettori, nonché l'esigenza di ribadire che la normativa in questione deve essere modificata.
Abbiamo anche respinto tali proposte modificative perché si pongono al di sotto dei sistemi di tutele, di garanzie e di obblighi previsti dalla direttiva che stiamo recependo e sulla quale invitiamo il Governo a presentare un decreto legislativo. Non è la maggioranza che sta modificando la legge Bossi-Fini, ma è la direttiva europea che di fatto la modifica. Quest'ultima, infatti, propone il livello minimo di garanzie e di obblighi per i richiedenti asilo, che è molto al di sopra del livello di garanzie e di obblighi imposti dalla legge Bossi-Fini. In realtà, un recepimento serio della direttiva europea comporta modificazioni della legge Bossi-Fini. Quindi, la battaglia che è stata portata avanti non serviva a fare una norma rispettosa dell'articolo 10 della Costituzione. Di fatto, in questa sede è stata condotta surrettiziamente una battaglia contro la direttiva europea, perché è quest'ultima che crea un sistema di tutele e di garanzie superiori a quelle oggi offerte dalla legislazione italiana in materia di diritto di asilo.
Per tali ragioni, la maggioranza ha insistito nel difendere la linea di rafforzamento del sistema delle tutele e delle garanzie implicito nel richiamo all'articolo 10 della Costituzione. Per tali ragioni, il gruppo di Rifondazione comunista ha partecipato allo sforzo di definire con più chiarezza tale materia molto delicata. Su quest'ultima, naturalmente, il Parlamento tornerà esaminando i decreti legislativi, nel momento in cui si discuterà - perché questo è un impegno assunto con gli elettori - delle modifiche alla legge Bossi-Fini e quando si discuterà una legge organica, spero presto, sul diritto di asilo nel nostro paese.
Signor Presidente, colleghi, per le suddette ragioni, il gruppo di Rifondazione comunista esprimerà un voto favorevole sul disegno di legge comunitaria 2006.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà.

CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, con vero rammarico, personale e politico, per la prima volta il mio gruppo non è in grado di votare il recepimento di normative comunitarie. Non è in grado di farlo perché, purtroppo, si è rotta una prassi instaurata ormai da anni, anche per fare fronte ai ritardi con i quali il Parlamento italiano arrivava a recepire le direttive europee. Dal 1998 in avanti, infatti, il Parlamento era riuscito ad approvare entro l'anno di riferimento la legge comunitaria annuale, mentre prima si slittava anche di un anno o due. Da quel momento, invece, vi è stata un'approvazione regolare e senza voti contrari o particolari problemi da parte delle opposizioni pro tempore. Ciò è avvenuto perché la legge comunitaria discussa dal Parlamento riguardava il recepimento delle direttive europee e tutti erano stati ben attenti a non inserire all'interno di essa questioni di grande rilevanza politica, che avrebbero diviso e non unito il Parlamento. Purtroppo, abbiamo dovuto prendere atto che questa legge comunitaria è stata utilizzata proprio per introdurre uno degli elementi più spinosi, più difficili e controversi con cui il Parlamento dovrà confrontarsi nei prossimi anni: il problema dell'immigrazione.
Non è indifferente che il Governo abbia ripetutamente segnalato tale pericolo. Devo dare atto al ministro Bonino di grande onestà intellettuale: sull'articolo 8-ter, introdotto in Commissione all'ultimoPag. 43secondo, si è rimesso all'Assemblea, quindi non ha preso posizione, e ha definito ultroneo e fuori sede l'inserimento della norma riguardante il diritto di asilo.
Credo che più di così il Governo non potesse fare.
Il problema è nostro, che ci siamo trovati davanti a questo riferimento, assolutamente inutile, all'articolo 10 della Costituzione introdotto per sostituire un comma approvato in Commissione che disegnava un'altra concezione del diritto d'asilo.
Io sono favorevole all'integrazione e a dare ospitalità a milioni di persone nel nostro paese, necessarie per la nostra economia e per le nostre famiglie. Credo che in Commissione affari costituzionali tutti avessimo detto - il ministro Amato per primo - che siamo per l'integrazione e per la regolamentazione del fenomeno, a meno che l'idea della sinistra non sia quella di Padova, ossia di costruire muri in ogni città italiana per contrastare, in quella maniera scandalosa, il fenomeno della mancata integrazione.
Però, l'idea di inserire surrettiziamente, dando una delega al Governo, il criterio per cui tutti quelli che vengono in Italia possono chiedere asilo e coloro ai quali l'asilo non viene concesso dalla commissione, perché non ci sono i presupposti, possano fare ricorso e, nelle more del ricorso, possano rimanere in Italia, e quindi scomparire, oppure, una volta che il ricorso fosse respinto sulla base dell'ultima giurisprudenza della Cassazione, possono rimanere in Italia semplicemente per il fatto che non hanno risorse, soldi e mezzi per lasciare il nostro paese, significa smantellare quelle che, faticosamente - già era previsto nella legge Turco-Napolitano -, costituivano una serie di sanzioni. Non mi riferisco al reato di immigrazione clandestina, ma all'espulsione per via amministrativa per la prima volta, all'espulsione ordinata dal giudice per la seconda volta, ad una sanzione penale per la terza volta; poi, la quarta o la quinta volta, magari, era prevista anche una pena detentiva, perché - così si dice - questo non è concepibile o immaginabile.
Mi viene da pensare che, se le cose vanno così, sarebbe meglio che la maggioranza, la sinistra antagonista - come si suol dire -, facesse passare una norma per la quale chiunque può venire in Italia. Qualcuno mi deve spiegare perché Polizia, carabinieri, magistratura e prefetti debbano organizzare un meccanismo di grande complessità, il cui risultato, alla fine, è che chiunque può rimanere in Italia, perché nel nostro ordinamento non viene inserita una norma secondo cui neppure chi torna in Italia per la centesima volta come clandestino può subire qualche sanzione.
Mi spiegheranno i colleghi della sinistra come possono immaginare che nel nostro paese possa essere regolamentato il fenomeno dell'immigrazione in maniera seria, integrando gli emigrati, dando vita ad un sistema che in tutto il mondo fa sapere che chi ha messo piede in Italia si garantisce il diritto a rimanere nel nostro paese! È una cosa che rasenta la follia!
E chi sono le prime vittime di questa situazione? Amici, mica sono i quartieri alti! Mica l'alta borghesia! Mica i cosiddetti ricchi! Le vittime sono i quartieri popolari delle città, chi abita in quei quartieri e gli stessi immigrati, quelli regolari, che lavorano.

PRESIDENTE. Onorevole Giovanardi...

CARLO GIOVANARDI. Concludo, Presidente.
Basta leggere le cronache dei giornali. Essi non riescono più a vivere perché sono assediati dall'immigrazione clandestina e sfruttati dai criminali. Loro sono le prime vittime.
Con questo provvedimento, noi peggioriamo la situazione. Quindi, condividiamo tantissime delle norme che sono recepite dalla legge comunitaria, ma, purtroppo, con grande rammarico, l'inserimento delle disposizioni richiamate e il conseguente vulnus non ci permettono di votare a favore. Annuncio pertanto l'astensione da parte del gruppo dell'UDC (Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castiello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA CASTIELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con rammarico e con una forte nota di disappunto, debbo dichiarare, a nome del gruppo di Alleanza nazionale, il voto contrario al disegno di legge comunitaria.
Avremmo voluto condividere insieme a tutto il Parlamento l'approvazione di un provvedimento che riteniamo sia una legge del Parlamento. Ricordo come in quest'aula, in passato, in tutte le occasioni nelle quali il Parlamento è stato chiamato ad affrontare e a discutere il disegno di legge comunitaria, si è sempre registrata una grande convergenza. Si è cercato di svolgere un lavoro condiviso e mai - lo ripeto: mai - si è cercato di modificare situazioni ad uso o per obiettivi non insiti nelle norme comunitarie.
Non ci sono mai stati stravolgimenti, come, invece, è accaduto con il famigerato articolo 8-ter, rispetto al quale debbo registrare che, nonostante gli sforzi del Governo, del ministro e della presidente della Commissione, vi è stato un grandissimo atteggiamento di chiusura da parte di questa maggioranza.
Riteniamo che questa irresponsabilità sia poco dignitosa per il Parlamento stesso e, quindi, per il nostro paese rispetto all'Europa.
Rivolgo un appello al ministro affinché, nel momento in cui il disegno di legge comunitaria giungerà all'esame del Senato, si possa modificare tale articolo, in modo da permetterci di rivedere la nostra posizione. Sappiamo quanto sia importante la legge comunitaria, uno strumento che in sé racchiude tante direttive riguardanti anche politiche di carattere sociale, fiscale ed ambientale. Tale strumento dovrebbe essere snello ed efficace e dovrebbe permetterci di recuperare, in misura sempre maggiore, il ritardo nel recepimento delle direttive comunitarie dell'Unione europea. È un limite che purtroppo affligge la nostra nazione. Ribadisco che l'Italia, come paese fondatore dell'Unione, dovrebbe essere tra i più virtuosi, essendo di esempio per i nuovi Stati membri, in continuità con lo sforzo compiuto, anche negli anni passati, per cercare di ridurre il deficit di recepimento.
Per questo motivo, siamo fortemente preoccupati - ho già avuto modo di dirlo in quest'aula durante la discussione sulle linee generali - poiché aumenta sempre di più il numero delle violazioni nel nostro paese; tra l'altro, se non risolveremo in fretta tale questione, come tutti sapete, esse si convertiranno in sanzioni pecuniarie. Infatti, le inadempienze alle normative comunitarie, qualora non vengano rimosse, si trasformano in sanzione pecuniaria. E, al di là delle considerazioni che si possono svolgere nel merito, sappiamo che la situazione economica del nostro paese non ci consente tali lussi.
Ci auguriamo che il ministro si possa fare carico di tale situazione, mostrando grande attenzione per risolvere, almeno in parte, questo problema.
Noi, come gruppo di Alleanza Nazionale, crediamo fortemente nel concetto di Europa. Per questo motivo, chiediamo si possa modificare al Senato questo provvedimento, per giungere ad un voto unanime di nuovo in Parlamento.
Vogliamo che l'Europa sia uno strumento forte, agile ed efficace, che unisca e rafforzi le potenzialità dei singoli Stati. Quindi, l'unità nella diversità: l'Europa dei popoli e delle nazioni di cui da destra parliamo da sempre. Essa sola può aiutarci a superare le durissime sfide della competitività, della globalizzazione mondiale, della crescita inarrestabile dell'Oriente, che purtroppo dobbiamo affrontare ed assolutamente vincere (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pili. Ne ha facoltà.

MAURO PILI. Signor Presidente, nei pochi minuti a mia disposizione tenterò di articolare la mia dichiarazione di voto a nome del gruppo di Forza Italia, ben sapendo, onorevoli colleghi, che, fin dall'inizio,Pag. 45abbiamo espresso la volontà di un voto a favore di questo provvedimento.
Alcune argomentazioni forti ci inducevano ad esprimere un voto favorevole. Si trattava - uso appositamente il passato - di un provvedimento voluto dal Governo Berlusconi, che rappresentava la prima attuazione parlamentare del percorso della legge n. 11 del 2005 approvata da questo Parlamento. Tale legge di riforma ha sostanzialmente ridisegnato i rapporti tra Stato ed Europa ed ha assegnato al Parlamento un ruolo decisivo e prevalente nel processo normativo comunitario. È una legge voluta dal precedente Governo e dalla precedente maggioranza di Governo. Essa aveva l'obiettivo di dare autorevolezza al Governo, ma nel contempo di affidare al Parlamento un ruolo cardine, attribuendo a questa istituzione quel ruolo che tutti noi oggi rivendichiamo.
Questo sarebbe stato un motivo importante per esprimere un voto favorevole sul provvedimento in esame; un voto favorevole che, fin dall'inizio del percorso legislativo di questa normativa, è stato messo in discussione dalla maggioranza, protesa più a tutelare gli equilibrismi interni che non gli interessi internazionali del nostro paese.
Avete cioè messo in scena il più becero tentativo di contraddistinguere una legge al di sopra delle parti come una legge di parte, di parte estrema, anzi, di estrema sinistra.
Colleghi, vorrei riprendere un concetto che ho già affrontato nel corso del dibattito. La legge comunitaria è pari ad un'automobile, una Ferrari, veloce e scattante, necessaria per recuperare i ritardi accumulati in questi anni, per recuperare quelle tante infrazioni per le quali il ministro Bonino ogni giorno ci ha richiamato al senso di responsabilità e di coscienza. Avete avuto la possibilità di dimostrare, sin dalla partenza, di saper guidare questa macchina con grande responsabilità e di avere una strada dritta. Avete perso questa occasione: alla prima opportunità avete dimostrato di non saper guidare e di non avere un solo pilota, anzi, di non avere nemmeno una sola traiettoria. Quando una macchina non ha un solo pilota, ma ha più traiettorie, finisce per arrivare su un burrone.
Noi, colleghi della maggioranza, non possiamo votare a favore di questa legge comunitaria. Lo facciamo con grande rammarico, sapendo l'importanza di un voto unanime che lo stesso ministro Bonino ci ha chiesto e vi ha chiesto nel Comitato dei nove, stamattina, e lo ha reiterato anche ieri, sollecitando un passo indietro. È stato il ministro a chiedervi lo stralcio di quell'articolo 8-ter per senso di responsabilità, per presentarci in Europa con un voto unanime del nostro Parlamento.
Così non avete voluto fare e avete introdotto in una buona legge un passaggio che condiziona negativamente il processo comunitario. Con questa legge comunitaria avete calato la maschera: prima nella Commissione affari costituzionali dove è tracciato l'obiettivo (altro che carta bianca al Governo)! Il pesante condizionamento non è nell'articolo 8-ter qui votato, ma in quell'emendamento proposto dalla Commissione affari costituzionali su cui voi avete votato a favore, e in quell'emendamento c'è l'obiettivo che vi ponete, vale a dire quello di aprire il paese, di togliere i confini e la capacità dell'Italia di tutelarsi dal grande commercio dell'immigrazione clandestina. Avete cioè detto, nell'obiettivo tracciato nella Commissione affari costituzionali, che le porte del nostro paese sono aperte. Poi, è subentrato il ricatto: nell'opzione che - avete detto - il Governo deve scegliere, quella che è passata nell'articolo 8-ter stamane approvato, c'è il messaggio cifrato verso il ministro Bonino, la quale non è libera, ma condizionata. Ella avrebbe avuto l'autorevolezza riconosciuta anche dal centrodestra, per proporre una direttiva che fosse in linea con l'unica normativa vigente che è la Bossi-Fini, che avrebbe consentito, anche in quel caso su un tema così rilevante come l'immigrazione clandestina, di avere una posizione forte e chiara nel governo del paese.
Avete già imposto le opzioni: sono contenute negli emendamenti approvati dalla Commissione affari costituzionali. QuindiPag. 46avete calato la maschera e avete tentato di condizionare il ragionamento su una volontà tutta politica e, certamente, non invece di ragionevole interesse internazionale per il nostro paese. Avete dato oggi un messaggio forte e chiaro al paese, alle grandi associazioni malavitose avete detto che l'Italia si prepara ad aprire le porte. Oggi è evidente che questo messaggio che voi date è di grande allarme sociale che noi condanneremo in tutte le piazze del nostro paese. Sappiate che il richiamo che avete fatto oggi è un appello all'invasione del nostro paese da parte di tutte quelle organizzazioni criminali che gestiscono i traffici clandestini.
La nostra sarà, colleghi, una scelta di astensione, che non è stare tra il voto contrario e il voto favorevole, ma significa non essere complici e non voler assumere alcun tipo di complicità rispetto a quell'atto politico che voi oggi fate. È un richiamo al senso di responsabilità che noi facciamo a questo Parlamento.
Noi non vogliamo essere complici, perché sappiamo che molto presto, molto prima di quanto possiate immaginare, sarete chiamati a fare un passo indietro: il paese non accetterà mai che il nostro territorio nazionale venga preso di mira, a livello internazionale, come quello che ha aperto le sue porte; non accetterà mai che il tema dell'immigrazione clandestina sia lasciato aperto senza dare ai relativi problemi alcuna risposta, se non quella che date oggi voi, maggioranza poco di centro e, direi, molto più di sinistra (componente che oggi prevale rispetto ai moderati della coalizione).
Facciamo appello a voi tutti affinché il futuro provvedimento che il Governo presenterà all'Assemblea sia equilibrato, diversamente da quello che vi accingete ad approvare, che è frutto dei ricatti e dei condizionamenti politici che, oggi, voi tutti avete subito, dal primo all'ultimo minuto dell'esame, senza tenere conto degli interessi reali del paese, di cui vi siete anche stavolta dimenticati (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, il 2007, anno in cui festeggeremo il cinquantennio di un Trattato che fu firmato a Roma, sarà - deve essere - l'anno del rilancio dell'integrazione europea.
L'Italia dovrà svolgere un ruolo centrale, fondamentale. Per farlo, per svolgere tale ruolo, occorre, innanzitutto, avere credibilità; e avere credibilità, in Europa, significa rispettare gli impegni presi. Come possiamo presentarci, oggi, di fronte all'Europa con un Parlamento tanto diviso su un atto così fondamentale come la legge comunitaria, in un momento in cui dobbiamo riaffermare in maniera convinta l'impegno di questo Parlamento e del nostro paese per il processo di integrazione europea? Lo scopo della legge comunitaria è proprio quello di permettere all'Italia di rispettare gli impegni presi.
Il disegno di legge in esame recepisce un centinaio di direttive, ci mette al riparo da tre procedure di infrazione (con il connesso rischio di doppia condanna, che, lo ricordo, può provocare l'applicazione di sanzioni fino a settecentomila euro) e ci permette di bloccare altre quindici procedure di infrazione. L'Italia, questo Governo, sta compiendo un grande sforzo per migliorare la percentuale di recepimento delle direttive comunitarie; ciò nonostante, l'Italia rimane agli ultimi posti della classifica per quanto riguarda il recepimento delle direttive comunitarie. Peraltro, sebbene il testo sia stato elaborato, in parte, dalla precedente maggioranza, oggi essa, diventata opposizione, in parte esprime un voto contrario e in parte si astiene.
Il provvedimento in esame permette di recepire innovazioni importanti grazie anche agli aggiornamenti operati dall'attuale Governo. Penso alla tutela dei consumatori, ai trasporti, agli strumenti dei mercati finanziari, anche alla luce degli scandali finanziari degli scorsi anni, all'introduzionePag. 47di norme che assicurano maggiore stabilità e trasparenza dei mercati ed un'effettiva tutela del risparmio.
Il provvedimento in esame rafforza, finalmente, l'informazione del Parlamento da parte del Governo in materia di flussi finanziari comunitari e di attività comunitarie del Governo stesso ed accelera le procedure di recepimento delle norme comunitarie (viene reintrodotto il termine di dodici mesi, anziché di diciotto, come aveva stabilito il precedente Governo).
Il provvedimento recepisce anche la direttiva in materia d'asilo. Anche in questo caso, la direttiva è stata negoziata e votata dal precedente Governo in tutte le sue opzioni. Essa prevede, all'articolo 11, una serie di obblighi a carico del richiedente che danno risposta proprio a quelle esigenze di maggiore sicurezza e di maggiore controllo da parte delle autorità nazionali che l'opposizione ha invocato (in maniera pretestuosa). Si tratta di norme minime, quindi, che potranno essere rafforzate dal Governo nella fase di attuazione. Peraltro, avete respinto, al riguardo, qualsivoglia ipotesi di compromesso. Anche stamani, in Comitato dei nove, voi stessi, colleghi dell'opposizione, eravate divisi sulle ipotesi di compromesso che ci presentavate.
Con lo spostamento della direttiva in parola dall'allegato A all'allegato B abbiamo rafforzato il ruolo del Parlamento anche nella fase di esecuzione. Quindi, potremo riprendere, nelle sedi opportune, sia il dibattito sul modo di attuazione della direttiva in materia di asilo sia quello, che avete invocato, relativo all'immigrazione. Abbiamo operato lo spostamento dall'allegato A all'allegato B perché siamo convinti che il Parlamento debba svolgere un ruolo più importante in materia comunitaria, in linea con la tendenza di tutti gli altri Stati membri, in linea con la tendenza a rafforzare il controllo democratico delle Assemblee legislative sugli esecutivi.
Pensando quindi all'esigenza di rafforzare la democrazia, che vuol dire anche maggiore controllo parlamentare, pensando al nostro interesse nazionale, pensando all'esigenza di una piena e regolare partecipazione dell'Italia ai processi comunitari, il gruppo dell'Ulivo voterà in modo favorevole al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
Ricordo che dopo il voto finale sul disegno di legge comunitaria dovremo procedere ad ulteriori votazioni nominali con il procedimento elettronico. Se, come mi sembra, vi è l'intendimento di esaurire nella parte antimeridiana della seduta le votazioni previste dall'ordine del giorno, invito i gruppi ad adottare comportamenti conseguenti.

(Coordinamento formale - A.C. 1042)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1042)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale. Prego i colleghi di prendere posto.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1042, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

Pag. 48

(Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2006) (1042):

(Presenti 436
Votanti 330
Astenuti 106
Maggioranza 166
Hanno votato
246
Hanno votato
no 84).

Prendo atto che il deputato Romele non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Prendo atto che il deputato Lovelli non è riuscito ad esprimere il proprio voto.

Seguito della discussione della Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea (Doc. LXXXVII, n. 1).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea (Doc. LXXXVII, n. 1).
Ricordo che è stata presentata la risoluzione Gozi ed altri n. 6-00001 (Vedi l'allegato A - Risoluzioni sezione 1).

(Parere del Governo - Doc. LXXXVII, n. 1)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulla risoluzione Gozi ed altri n. 6-00001.

EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. Il parere del Governo è favorevole.

(Dichiarazioni di voto - Doc. LXXXVII, n. 1)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Presidente, intervengo per annunciare il voto contrario della Lega Nord sulla risoluzione Gozi n. 6-00001 per tutta una serie di motivazioni - lei ha chiesto di essere brevi per esaurire il procedimento - che ci rendono non euroscettici ma eurorealisti e tale risoluzione, preparata dalla sinistra, sicuramente non può trovare il nostro favore. Il punto principale rimane l'invito che è nella relazione a proseguire i negoziati con la Turchia per l'entrata nell'Unione europea. Noi siamo nettamente contrari perché la Turchia non ha nulla a che fare con l'Unione europea, non ha nulla a che fare con i principi fondanti della società occidentale (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania). Ricordo che è un paese islamico, non moderato, perché di fatto l'Islam moderato noi riteniamo che non esista e i sollevamenti che vi sono stati da parte di paesi arabi e anche della Turchia sulle ultime questioni salite alla ribalta a livello internazionale lo dimostrano; quindi la Lega voterà contro la risoluzione in esame (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione - Doc. LXXXVII, n. 1)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Gozi n. 6-00001, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 435
Votanti 271
Astenuti 164
Maggioranza 136
Hanno votato
247
Hanno votato
no 24).

Prendo atto che l'onorevole Martinello avrebbe voluto astenersi.

Pag. 49

Dichiarazione di urgenza del disegno di legge n. 1496.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la dichiarazione di urgenza, a norma dell'articolo 69, comma 1, del regolamento, del seguente disegno di legge: «Delega al Governo per la revisione della disciplina relativa alla titolarità ed al mercato dei diritti di trasmissione, comunicazione e messa a disposizione al pubblico, in sede radiotelevisiva e su altre reti di comunicazione elettronica, degli eventi sportivi dei campionati di calcio e delle altre competizioni calcistiche professionistiche organizzate a livello nazionale».
Su questa richiesta, a norma dell'articolo 69, comma 2, del regolamento, non essendo stata raggiunta in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo la maggioranza dei tre quarti dei componenti della Camera, l'Assemblea è chiamata a deliberare con votazione palese mediante procedimento elettronico con registrazione dei nomi.
Sulla dichiarazione di urgenza, a norma degli articoli 41 e 45 del regolamento, darò la parola ai rappresentanti dei gruppi che ne faranno richiesta, per un tempo ragionevolmente limitato, essendoci tutti impegnati ad accelerare i lavori di questa mattina.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.

NICOLA BONO. Il gruppo di Alleanza Nazionale è contrario alla dichiarazione di urgenza del disegno di legge n. 1496 proprio perché esso contiene una delega al Governo. Si tratta di una delega che riteniamo ingiustificata sia sul piano politico, sia su quello istituzionale, oltre che dannosa rispetto al merito degli obiettivi perseguiti. La riteniamo ingiustificata perché, molto prima che il Governo manifestasse una sensibilità in materia, il Parlamento si era attivato attraverso l'iniziativa di vari gruppi, sin dalla scorsa legislatura; per esempio Alleanza Nazionale aveva presentato una proposta di legge nella materia dei diritti televisivi delle società calcistiche italiane.
Alleanza Nazionale più volte ha avvertito il Governo - soprattutto nel corso del principale momento di difficoltà insorto in occasione dello scandalo che ha colpito il calcio italiano - di evitare colpi di mano in materia e di evitare il ricorso a forme di delega, proprio perché erano state depositate in Parlamento una serie di proposte di legge di iniziativa parlamentare che andavano in quella direzione. Tuttavia, come si sa, la carne è debole e la tentazione è forte! Così, puntualmente, il Governo ha ritenuto, contro ogni logica e soprattutto contro ogni opportunità, di proporre al Parlamento la richiesta di una delega su un argomento in cui si registra nel merito una generalizzata convergenza.
È proprio questo il punto. Questo Governo riesce a farsi del male da solo, introducendo con la richiesta di delega un motivo di rottura, rispetto ad un argomento condiviso. Si tratta di un motivo di rottura che attiene anche al centrosinistra. È emerso infatti chiaramente in Commissione il disagio di molti gruppi di maggioranza, a partire dallo stesso presidente della Commissione cultura, onorevole Folena, il quale oggi appare più allineato - probabilmente anche perché è incaricato della redazione della relazione di maggioranza per l'indagine conoscitiva sul calcio - sulla valutazione del metodo scelto, anche perché giustamente questo appare come una gratuita mortificazione del Parlamento e dei suoi organi. La Commissione cultura infatti conduce sin da quando è scoppiato lo scandalo calcistico un'indagine conoscitiva che le ha consentito di acquisire una notevole conoscenza delle problematiche attinenti a questo settore. Anche per questo la richiesta di delega appare una mortificazione gratuita ed un esproprio di funzioni istituzionali, ancora più grave alla luce delle motivazioni che sarebbero state alla base di tale richiesta.
Leggiamo infatti nelle motivazioni che sarebbe dirigistico che un disegno di legge di questo tipo venisse approvato dal Parlamento, mentre sarebbe più democratico se lo facesse il Governo attraverso lo strumento della delega. Siamo chiaramente davanti ad una schizofrenica inversionePag. 50dei concetti di democrazia e di dirigismo! Dannosa e penalizzante appare poi la delega rispetto agli obiettivi che il Governo ritiene di raggiungere, primo fra tutti la tempistica. È molto singolare che, per fare prima, si chieda una delega che prevede l'adozione di uno o più decreti legislativi entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge delega. Praticamente, approviamo una norma che rinvia di sei mesi l'approvazione di un provvedimento che, in seguito, dovrà ancora essere riesaminato dalle Camere e dagli altri organismi istituzionali.
Quindi, colleghi, insistere nella delega rappresenta un clamoroso autogol, che rischia di danneggiare e non di aiutare il calcio e che, soprattutto, comprime la possibilità di cogliere l'occasione per allargare lo spettro degli interventi a favore di questo sport e di altre questioni che sono state sollevate, prima fra tutte quella relativa alla diversa impostazione giuridica da dare alle società calcistiche, non più società con fini di lucro e quotate in Borsa, ma con un diverso assetto.
Concludendo, per tutte queste ragioni, il gruppo di Alleanza nazionale non può accedere alla richiesta di dichiarazione d'urgenza sul disegno di legge n. 1496 poiché, pur condividendo il merito del provvedimento legislativo, ritiene inaccettabile la richiesta di delega al Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pescante. Ne ha facoltà.

MARIO PESCANTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è con un certo disappunto che rilevo come questo provvedimento, da noi condiviso dal punto di vista dei contenuti, ci trova invece in totale disaccordo riguardo alle procedure che s'intendono seguire.
Siamo tutti consapevoli che il calcio è entrato in una crisi che travolge il suo sistema, una crisi senza precedenti che riguarda però i suoi palazzi, mentre sui campi sportivi i giocatori, gli atleti ci hanno regalato giornate indimenticabili facendo piangere di gioia milioni di tifosi. Questi ultimi, però, hanno anche pianto di rabbia per scandali che li hanno defraudati delle loro ingenue e semplici passioni e che li hanno traditi nella loro fiducia sui valori dello sport, che trovano nelle regole il loro fondamento.
Le istituzioni sportive, seppur con deplorevole ritardo, si stanno adoperando per apportare dei correttivi ed anche la politica è lodevolmente intervenuta per fare la sua parte. Come noto, è stata costituita una commissione d'indagine con il compito di identificare le cause di questo tracollo, di individuare i possibili rimedi, ed ora ci troviamo dinanzi ad un disegno di legge governativo condivisibile nella sostanza, ma non accettabile nella forma.
Siamo d'accordo che, per ragioni di equità e di maggiore competitività, si debba procedere ad una più equa distribuzione dei proventi derivanti dalla vendita dei diritti collettivi; concordiamo sul fatto che questo obiettivo può essere conseguito con una contrattualizzazione centralizzata, ma siamo in totale disaccordo quando si intende procedere attraverso una delega al Governo. Sono queste, in sintesi, le ragioni.
Si parla di urgenza, ma è tutt'altro che scontato che l'iter della legge delega sia più sollecito di un corretto iter parlamentare. Si sostiene che il provvedimento, se adottato dal Parlamento, sarebbe di natura «dirigistica», quindi si deduce che se adottato, invece, dal Governo non sarebbe dirigistico ma più democratico: si tratta di una tesi quantomeno stravagante.
Si sostiene che il dibattito in Parlamento non consentirebbe un'adeguata consultazione e una mediazione delle parti: altra stravaganza, perché la Commissione parlamentare presieduta dall'onorevole D'Alema, che sta bene operando, da tempo sta procedendo alle audizioni di tutti i soggetti. In ogni caso, il motivo determinante che ci obbliga ad opporci alla delega al Governo sta nella sua formulazione e nella sua articolazione. Infatti, non ci si limita a fissare criteri generali per centralizzare la contrattazione; nossignore, si scende in minimi dettagli invadendo un ambito di caratterePag. 51regolamentare, di stretta competenza degli organi della Federcalcio, Lega e Federazione.
Si interviene per stabilire le percentuali da adottare nella divisione dei proventi della commercializzazione: qui non stiamo parlando di denaro pubblico, di contributi statali, ma di proventi prodotti dalle stesse società sportive che partecipano al campionato.
Cari colleghi, siamo di fronte ad una vera e propria invasione di campo. Come al solito, si vuol far valere una logica interventista, accentratrice, in questo caso sì dirigistica. In questo modo si viola l'autonomia dello sport, quell'autonomia che il Governo di centrodestra per cinque anni ha difeso, tutelato e rafforzato. L'autonomia dello sport, riconosciuta da una legge dello Stato - non lo dimentichiamo -, è alla base degli eccellenti risultati conseguiti dallo sport italiano sui campi sportivi, ma anche a livello organizzativo, e ne è testimonianza l'eccellente esito dei Giochi olimpici di Torino.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, con un pizzico di malizia non vorrei - e a pensar male non si fa peccato - che la ragione di questa delega sia quella di una motivazione politica o tecnica parlamentare, ma sia dettata dalla debolezza, umanamente comprensibile ma non politicamente, di fare i primi della classe, acconsentendo magari alla mania di protagonismo di qualche esponente di Governo. Il mio sarà solo un malizioso sospetto, che trova però conferma nelle esibizioni alle quali abbiamo assistito durante i mondiali di calcio, e non mi riferisco alle esibizioni degli atleti.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARIO PESCANTE. Signor Presidente, siamo sicuramente d'accordo sul provvedimento dal punto di vista sostanziale, ma non siamo favorevoli ad una delega (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciocchetti. Ne ha facoltà.

LUCIANO CIOCCHETTI. Signor Presidente, vorrei fare soltanto quattro riflessioni in merito al fatto che, come UDC, siamo contrari alla dichiarazione di urgenza di questo disegno di legge.
Non siamo contrari nel merito della questione, l'abbiamo già spiegato più volte in Commissione. Siamo stati presentatori di una proposta di legge che riporta alla gestione collettiva i diritti televisivi del calcio, ne siamo convinti. Siamo convinti che questa è stata una delle cause che ha portato alla degenerazione economica e al business legato al mondo del calcio, ma pensiamo che la procedura di delega che il Governo vuole imporre a questo Parlamento sia sbagliata profondamente nei tempi. C'è bisogno di una legge approvata dal Parlamento, dalla Camera e dal Senato, che definisca con certezza e con chiarezza quali sono i compiti nella gestione dei diritti televisivi. Non c'è bisogno di perdere tempo attraverso una procedura di delega poco chiara, che appare anche in alcuni punti molto dirigistica, in particolare, quando si vuole indicare addirittura il criterio di riparto dei fondi di vendita della gestione collettiva dei diritti televisivi.
Noi auspichiamo che il Governo e la maggioranza possano tornare indietro da questo punto di vista. Si può tornare indietro, si può approvare addirittura in sede legislativa, in Commissione cultura, una proposta di legge condivisa, costituendo un Comitato ristretto che ci consenta di approvarla in tempi brevissimi. Non c'è bisogno di una dichiarazione di urgenza, ma di un'assunzione di responsabilità da parte del Governo e della maggioranza, se veramente si vuole dare una risposta chiara, certa, che non leda l'autonomia dello sport, ma che, in qualche modo, ristabilisca la cornice precisa per riportare nel mondo del calcio correttezza, chiarezza e, soprattutto, minore squilibrio tra i grandi e i piccoli club.
Ricordo che, nel 1999, l'allora Governo D'Alema approvò la gestione individuale dei diritti di calcio attraverso un decreto-legge: in una notte fu risolto questo problema. Noi non chiediamo e non vogliamoPag. 52un decreto-legge, chiediamo però che ci sia la possibilità di approvare in modo bipartisan, in modo serio all'interno della Commissione cultura, anche in sede legislativa, questo provvedimento.
Vi chiediamo di ritirare questa dichiarazione di urgenza, altrimenti saremo costretti a votare in maniera contraria. Credo che sia un problema serio nei confronti di ciò che dobbiamo offrire al mondo del calcio, agli sportivi, ai tifosi e a tutti coloro che vivono questo sport come un grande momento di divertimento e di aggregazione [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rusconi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, ringrazio i colleghi dell'Unione della VII Commissione, che mi hanno delegato a portare la loro voce a favore dell'urgenza della delega al Governo, perché siamo di fronte alla più grave malattia della storia del calcio italiano. Il calcio scommesse del 1980 fu soprattutto frutto di responsabilità individuale, mentre oggi c'è un problema di crisi del sistema, alla quale con questo atto si vuole in parte rispondere. Le audizioni di questi giorni di tanti autorevoli esponenti del calcio italiano ci insegnano l'urgenza. Vorrei ricordare a tutti che nel corso delle varie audizioni dei protagonisti, dal dottor Guido Rossi al dottor Borrelli, dal dottor Campana al dottor Angelini, tutti si sono espressi per l'urgenza dei diritti collettivi (e ciò risulta negli atti della Camera). Nel breve tempo a disposizione l'onorevole Pescante si è dimenticato casualmente di ricordare gli ultimi due anni di questa vicenda. Nel 2004 una Commissione di indagine della Camera dei deputati, chiamata «Adornato-Lolli» (l'attuale onorevole Adornato e l'attuale sottosegretario allo sport Lolli), approvò un documento all'unanimità, sottoposto all'allora sottosegretario allo sport, che chiedeva in tempi brevi, di approvare la cessione collettiva dei diritti televisivi criptati.
La responsabilità della politica del Governo di allora fu di non rispondere. La responsabilità del mondo del calcio, con un impegno preciso del presidente della FIGC, Carraro, fu di non fare nulla; anzi, il presidente della Lega calcio, il dottor Galliani, intervenne in Commissione per dire che avrebbe prestato attenzione particolare a questa proposta, tranne poi firmare in esclusiva un contratto ancora in vigore come amministratore delegato del Milan insieme all'Inter e alla Juventus. Così fu calpestato il ruolo del Parlamento. Successivamente, vi fu l'iniziativa lodevole del deputato Ronchi di Alleanza Nazionale, sostenuta in un giorno da tutti i capigruppo dell'opposizione, da tutta la maggioranza, ma fermata platealmente dal maggior partito di Governo, ovvero da Forza Italia, e l'onorevole Pescante avrebbe dovuto e potuto ricordarlo.
Allora, la legge delega del Governo riprende i concetti del disegno di legge Ronchi, riproposti anche in questa legislatura. La vendita collettiva dei diritti sul modello inglese non vuole mettere sullo stesso piano, con un falso egualitarismo, il Chievo o l'Inter, ma vuole dare al Chievo e al Messina la possibilità che anche i loro diritti abbiano un mercato.
Vi è un obiettivo che non è condiviso nel merito, l'obiettivo che il campionato di calcio italiano, che è lo sport nazionale, ha anche un grande valore sociale. Per questo c'è il problema di salvaguardare tutto il sistema, con i proventi che, ad esempio, negli anni Novanta il totocalcio salvaguardava, dai dilettanti, ai vivai, alla serie C. Molti di noi e di voi, alcuni di coloro che ci hanno preceduto, come l'onorevole Ciocchetti, hanno rimarcato l'importanza che alcuni di questi fondi giungano a realtà come quella dei vivai. Ma se non si discute anche sulla redistribuzione del sistema, come si fa a dare queste risposte? Perché non si dice che già questo tema è violato e che sono necessarie norme transitorie e urgenti per i diritti già in vigore, cui accennavo prima? In questi giorni sono stati fatti ulteriori contratti. Faccio un appello all'opposizione. Il clima in cui in questi giorni si è discusso è stato un clima positivo e di confronto. Mi sembra si faccia un appunto di metodo, ma sulPag. 53merito, ancora stamattina - l'onorevole Pescante era assente -, vi sono valutazioni diverse tra maggioranza ed opposizione. Il presidente Folena ha indicato grande disponibilità ad un confronto sul merito; in tale situazione, lo strumento della delega al Governo può produrre un processo di concertazione tra i vari attori - le società, la Lega, i media televisivi - che oggi può essere svolto dall'esecutivo. Oltretutto, il Governo potrà tenere conto subito...

PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere.

ANTONIO RUSCONI. ...delle conclusioni cui perverrà in tempi brevi la VII Commissione (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo in presenza dell'ennesimo esproprio proletario da parte di questa maggioranza che, ideologicamente, è portata a questo tipo di comportamenti. Il Parlamento è stato ancora una volta declassato al ruolo di mero notaio ed in tal senso sono emblematiche le parole che lo stesso relatore, nonché presidente della VII Commissione, Folena, ha pronunciato in Commissione: un provvedimento del Parlamento non porterebbe a tenere conto di tutte le esigenze in campo.
Noi non siamo assolutamente d'accordo; siamo convinti che le due indagini conoscitive - quella della scorsa legislatura e quella tuttora in corso - ed i tre progetti di legge presentati all'attenzione della Commissione facciano preferire un intervento normativo di carattere ordinario ad una delega.
In Commissione, proprio seguendo questo nostro intento, abbiamo tentato, invano, di trovare una possibile mediazione evitando e scongiurando il voto che stiamo per esprimere. Come gruppi di opposizione, abbiamo dato la nostra disponibilità per l'ipotesi di discussione in sede legislativa; abbiamo anche proposto di seguire la via ordinaria modulando, tuttavia, l'esame del provvedimento in modo da distinguere le parti che potrebbero diventare oggetto di delega da quelle che, invece, devono seguire una strada ordinatoria e perentoria.
Il voto di oggi, purtroppo, rischia di essere la pietra tombale su tutti questi propositi di mediazione e diventare un punto di non ritorno. Imboccata la strada dell'urgenza, e imboccata la via, quindi, di una delega in bianco conferita a questo Governo, rischiamo - e al riguardo entro brevemente nel merito dei punti che noi consideriamo critici - di non cogliere nel segno e quindi non raggiungere l'obiettivo che ci siano proposti. Anche noi, infatti, inseguiamo l'equilibrio competitivo tra i soggetti partecipanti alle competizioni calcistiche nazionali; ma è anche evidente che il potere limitato di mediazione e di negoziazione da parte delle società calcistiche - per mancanza di bacino di utenza o per carenza di risultati sportivi - rischia di aumentare il divario delle società nelle competizioni nazionali.
Però, noi siamo convinti che non sia la merchant bank di palazzo Chigi ad essere titolata per occuparsi di tali questioni; i recenti casi, cui anche questa Assemblea dovrà prestare la sua attenzione, la dicono lunga su intrecci ed interessi la cui esistenza ci induce a non ritenere proprio necessario conferire una delega in bianco al Governo delle sinistre. Anche noi, infatti, inseguiamo l'equilibrio e l'efficienza del mercato dei diritti, ma siamo convinti che voi, il vostro Governo, non siate in grado di potervene occupare. Il luogo deputato è il Parlamento; noi vogliamo riportare la centralità di questo argomento in Parlamento. Ed è la storia che ci insegna che è sbagliato intervenire con una decretazione d'urgenza o con una delega: infatti, in questa sede, signori, stiamo correggendo un errore che voi avete fatto nel 1989 con un decreto.
Quindi, ci state chiedendo di intervenire con una delega per aggiustare gli errori che voi avete commesso sette anni fa. Non mi sembra un comportamento coerente e plausibile. State facendo autocritica,Pag. 54però ci chiedete di aiutarvi nella vostra autocritica attribuendovi una ulteriore delega. Non siamo d'accordo. C'è stato un ripensamento, sia nel nostro paese sia nel resto d'Europa, a seguito delle indicazioni della Premier league, della Champions league e della Bundesliga. Questo ripensamento noi, a suo tempo, sette anni fa, lo avevamo già preconizzato. Noi, infatti, siamo sempre stati contrari...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Caparini.

DAVIDE CAPARINI. ...ad una attribuzione individuale dei diritti. Dopo sette anni, ci venite a dire che avevamo ragione e che volete una delega in bianco. Noi non ve la concediamo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.
So che lei, onorevole Del Bue, è dotato di una straordinaria capacità di sintesi, quando interviene...

MAURO DEL BUE. Il mio intervento sarà brevissimo, signor Presidente.
Quale componente della VII Commissione della Camera dei deputati, ho seguito le audizioni dei rappresentanti del mondo sportivo e il dibattito che si è svolto durante queste audizioni. Ho registrato un consenso pressoché unanime delle varie forze politiche attorno alla necessità del passaggio dai diritti televisivi individuali ai diritti televisivi collettivi, adottando quale punto di riferimento - come prima ricordava il collega Rusconi - il modello inglese. Ciò non significa dare a tutti la stessa cosa, ma significa dare a ciascuno in base alla propria forza, a ciò che rappresenta.
Allora, io rivolgo un appello al Governo, rappresentato in questa sede dal sottosegretario Lolli, del quale so che è particolarmente impegnato attorno alle vicende dello sport e, in particolare, del calcio. Per quale motivo espropriare l'onorevole Folena, presidente della Commissione cultura, e la Commissione nel suo complesso, che hanno individuato un consenso di massima per iniziare un procedimento legislativo tendente a porre come punto di forza di una legge il passaggio dai diritti individuali ai diritti collettivi sulla base del modello inglese? Questo è un problema politico importante.
Per quale motivo le forze che, in questo momento, non appartengono alla maggioranza dovranno intervenire su questa legge esclusivamente sulla base di emendamenti, e non sulla base di proposte nell'ambito di un procedimento legislativo che, di fatto, è già iniziato con i dibattiti che si sono svolti in sede di VII Commissione? Per quale motivo la maggioranza non accetta questo concorso da parte delle forze di minoranza che si dichiarano disponibili, su un argomento così delicato, a procedere insieme per arrivare ad una legge condivisa?
Questo è l'interrogativo che mi pongo. Non ci sono - lo ha ricordato il collega Pescante - motivi di particolare urgenza che inducono ad optare per la soluzione legislativa della legge di delega invece della legge ordinaria. Ci sono motivi politici per cui il Governo vuole marcare, attraverso la nuova legge, la sua identità, che non sarebbe sufficientemente sottolineata da una iniziativa di carattere parlamentare? Vuole, il Governo, un diritto individuale e non accetta un diritto collettivo del Parlamento rispetto a questa legge? Questo è l'interrogativo che mi pongo.
Spero ci sia la possibilità di una inversione di marcia. Me lo auguro, perché so che tutte le forze politiche rappresentate nella Commissione cultura della Camera dei deputati sono consenzienti rispetto al contenuto di questo provvedimento legislativo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Folena. Ne ha facoltà.

PIETRO FOLENA. Signor Presidente, intervengo in qualità di presidente della VII Commissione della Camera dei deputati e in qualità di relatore del provvedimento in quella sede, pur riconoscendomi del tutto nell'intervento del deputato Rusconi.Pag. 55Intendo ripetere, in questa sede, quanto ho avuto modo di esprimere questa mattina in sede di Commissione.
Siamo chiamati a deliberare l'urgenza e non siano chiamati a votare sulla delega, ora. Quindi, non parlerei - mi rivolgo con rispetto all'onorevole Caparini - di pietra tombale su un dialogo che, invece, in sede di Commissione è iniziato e non si è concluso. Ho ascoltato giudizi forse un po' troppo ottimisti sul fatto che ci sia un pieno accordo. Da parte dei colleghi Caparini e Pescante, ad esempio, ho ascoltato due interpretazioni molto diverse su come dovrebbe essere questa legge. Tuttavia, come è giusto che sia, ne discuteremo quando affronteremo il merito.
Con estrema chiarezza, voglio dire che siamo impegnati in una indagine conoscitiva, in sede di Commissione, dalla quale emergono elementi comuni molto ampi. Per esempio, il collega Bono ha citato la questione delle società a fini di lucro e la necessità di un nuovo ordinamento che superi le spa che furono approvate nel 1996. Tra questi elementi, c'è anche la necessità di superare la legislazione del 1999. Non ho difficoltà ad affermare che quella legislazione fu un errore anche se - come Caparini sa - fu imposto dall'antitrust. Come l'onorevole Caparini sa - non lo dico per polemica -, l'assenso per la sede legislativa fu ritirato dal gruppo di Forza Italia, che allora faceva parte della maggioranza. Pertanto, la proposizione della delega da parte del Governo risponde a due ordini di problemi: la consapevolezza di quanto è accaduto alla fine della scorsa legislatura, quando il principale gruppo dell'allora maggioranza ritirò l'assenso per la sede legislativa, e il fatto che una serie di decisioni non devono avere la rigidità della norma di legge, in quanto il decreto delegato, soprattutto se sottoposto ad una serie di verifiche successive da parte del Parlamento, potrebbe fornire a quest'ultimo e al Governo la possibilità di intervenire nuovamente su una materia che ha bisogno di una certa elasticità.
Tuttavia, visto che non sono un amante delle deleghe e non lo ero anche quando se ne faceva ampio ricorso da parte dell'attuale opposizione nella scorsa legislatura, ripeto che - essendo relatore non solo sul disegno di legge governativo, ma anche sulle proposte di legge degli onorevoli Ronchi, di Alleanza Nazionale, Ciocchetti, dell'UDC, e Caparini, della Lega -, in sede di Comitato ristretto, sono propenso ad elaborare un testo che superi la delega, a condizione che vi sia la disponibilità (manifestata in questa sede dall'onorevole Ciocchetti) a riconoscere l'opportunità della sede legislativa.
È del tutto evidente, quindi, che votare l'urgenza oggi potrebbe essere prematuro, visto che vi è la possibilità di predisporre una buona legge con il concorso di tutti. Infatti, in questo caso non parliamo di destra o di sinistra, ma di ripartizioni di diritti televisivi e, quindi, di soldi per le società di calcio, investite da una crisi senza precedenti.
Signor Presidente, mi permetta - in qualità di presidente della VII Commissione - di rivolgere a Luca Pancalli, commissario straordinario della Federazione italiana gioco calcio nonché responsabile fino ad oggi per il CONI del movimento paraolimpico, i più cordiali auguri di buon lavoro. Ritengo che questa sia stata una splendida scelta che, in modo unanime, il Comitato olimpico nazionale ha inteso fare per proseguire l'opera di rinnovamento del nostro calcio (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. Onorevole Folena, tutti ci associamo ai suoi auguri di buon lavoro.
Vorrei ricordare ai colleghi che adesso procederemo alla votazione della dichiarazione di urgenza e che subito saranno esaminate alcune questioni pregiudiziali; ritengo che potremmo terminare la seduta antimeridiana in tempi ragionevoli.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla dichiarazione di urgenza del disegno di legge n. 1496.
(Segue la votazione).

Pag. 56

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 422
Maggioranza 212
Hanno votato
233
Hanno votato
no 189).

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 16 agosto 2006, n. 251, recante disposizioni urgenti per assicurare l'adeguamento dell'ordinamento nazionale alla direttiva 79/409/CEE in materia di conservazione della fauna selvatica (A.C. 1610) (Esame e votazione di questioni pregiudiziali) (ore 14,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 16 agosto 2006, n. 251, recante disposizioni urgenti per assicurare l'adeguamento dell'ordinamento nazionale alla direttiva 79/409/CEE in materia di conservazione della fauna selvatica, per l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali presentate.

(Esame di questioni pregiudiziali - A.C. 1610)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le questioni pregiudiziali Elio Vito ed altri n. 1 e Ruvolo ed altri n. 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 1610 sezione 1).

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, intervengo segnatamente per ricordare che è iscritta all'ordine del giorno della I Commissione la deliberazione del parere, per quanto concerne i profili di costituzionalità, sul disegno di legge di conversione del decreto-legge 16 agosto 2006, n. 251. In questo momento, l'ordine del giorno dell'Assemblea, come lei ha testé annunciato, prevede invece l'esame di questioni pregiudiziali: in tal modo, dunque, si affronterebbe l'argomento anche e soprattutto sotto questo specifico aspetto.
Mi sembra che tutto ciò, per quanto si voglia imporre al Parlamento un ritmo anormalmente accelerato nell'esaminare questo più che discusso provvedimento - il quale è molto dibattuto soprattutto sotto il profilo delle violazioni costituzionali, con particolare riferimento ai poteri delle regioni, su cui esso interviene -, rappresenti un modo di procedere inaccettabile.
Proporrei pertanto a lei, signor Presidente, nonché all'intera Assemblea, di non procedere alla trattazione delle questioni pregiudiziali all'ordine del giorno e di rinviarne l'esame quanto meno alla prossima settimana, al fine di non incardinare la discussione sulle linee generali del decreto-legge in oggetto.
Esso, infatti, richiede prima un'adeguata ponderazione, nonché il rispetto dei pareri che ciascuno di noi vuole esprimere. Si deve consentire, in altri termini, alla Commissione affari costituzionali di licenziare un parere espresso cognita causa. Mi sembra, quindi, che procedere in questo momento all'esame delle questioni pregiudiziali presentate costituirebbe una «violenza procedurale», nonché una dimostrazione di scarso rispetto nei confronti dei gruppi e dei singoli parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Onorevole Benedetti Valentini, lei sa che il regolamento ci impone di iscrivere all'ordine del giorno le questioni pregiudiziali entro sette giorni dal loro annunzio. Ciò è avvenuto, e dunque per noi ha rappresentato un fatto imprescindibile.
Vorrei ricordarle, peraltro, che su tale decisione si è registrato anche il consenso della Conferenza dei presidenti di gruppo, poiché l'odierno ordine del giorno dell'Assemblea è stato deliberato in tale sede.
Comprendo le motivazioni che lei ha rappresentato; tuttavia, la Presidenza nonPag. 57può sottrarsi al dovere di procedere all'esame delle questioni pregiudiziali presentate.
A norma dei commi 3 e 4 dell'articolo 40 del regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi) per illustrare ciascuno degli strumenti presentati, per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
Al termine della discussione, si procederà ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
L'onorevole Misuraca ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Elio Vito ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.

FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, come lei giustamente ha annunciato, intendo illustrare la questione pregiudiziale Elio Vito ed altri n. 1 per conto del gruppo di Forza Italia, poiché interverrà anche uno dei colleghi di Alleanza Nazionale che l'hanno sottoscritta.
Signor Presidente, nel formulare la sua osservazione (che condivido), l'onorevole Benedetti Valentini non ha purtroppo incontrato il suo consenso. Entrando nel merito della questione pregiudiziale presentata, vorrei tuttavia che i colleghi prestassero maggiore attenzione nei confronti di un argomento che può apparire insignificante, ma che risulta invece importante, poiché riguarda tutto il territorio...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Misuraca, ma vorrei avvertire i colleghi che le questioni pregiudiziali presentate saranno successivamente poste in votazione: quindi, li invito ad organizzarsi tenendo conto di tale circostanza.
Prego, onorevole Misuraca, prosegua pure.

FILIPPO MISURACA. Vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi, per l'appunto, poiché la questione pregiudiziale che sto illustrando riguarda un provvedimento che riteniamo «camuffato».
Il Governo, infatti, ha varato un decreto-legge recante disposizioni urgenti per assicurare l'adeguamento dell'ordinamento nazionale alla direttiva 79/409/CEE in materia di conservazione della fauna selvatica, che noi definiamo, impropriamente, legge sulla caccia; quindi, cari colleghi, occorre prestare attenzione. Mi rivolgo anche ai deputati della maggioranza: infatti, dal decreto-legge in esame, se non dovesse essere adeguatamente seguito, potrà derivare anche qualche nocumento di carattere politico nel vostro territorio.
In effetti, analizzando il contenuto del decreto-legge sorgono, a nostro avviso, inevitabili conflitti di competenza legislativa tra lo Stato e le regioni, che mettono fortemente in discussione la correttezza dei rapporti tra le istituzioni e confermano, ancora una volta, come le modifiche del Titolo V della Costituzione anche in tema di tutela della fauna selvatica e regolazione del prelievo venatorio, contenute nell'articolo 117 della Costituzione, modificato dal Governo di centrosinistra nel corso della XIII legislatura, abbiano recato un'enorme confusione nel nostro paese, paralizzando l'intero sistema legislativo, come testimoniano gli innumerevoli ricorsi alla Consulta.
Il provvedimento in esame risulta, quindi, ambiguo e dannoso e le sue ripercussioni negative sul piano economico e sociale non tarderanno ad emergere in tutta la loro complessità. Questo lo abbiamo constatato anche in Commissione agricoltura audendo ben 23 soggetti facenti parte del mondo dei cacciatori, del sistema produttivo, della Conferenza Stato-regioni e sei assessori all'agricoltura e alla caccia di regioni non solo di centrodestra, ma anche di centrosinistra: in questo sono stati tutti uniti. A nostro avviso, il Governo non ha effettuato quella concertazione che il sottosegretario Tampieri, invece, non vuole accettare e definisce come confronto: noi la chiamiamo concertazione con le regioni italiane, come prevede il Titolo V della Costituzione. Non ha aperto un confronto con le categoriePag. 58economiche e sociali interessate, in quanto risulta abbastanza evidente l'illegittimità costituzionale del decreto-legge.
Cari colleghi, il decreto-legge è stato impugnato da alcune regioni presso la Corte costituzionale per evidente mancanza dei requisiti previsti dall'articolo 77 della Costituzione. Mentre stiamo discutendo in questa sede, la regione Lombardia e la regione Veneto stanno predisponendo, ognuna per proprio conto, un ricorso per illegittimità costituzionale. A rendere ulteriormente confuso lo scenario, è stata la decisione del TAR del Lazio e del Piemonte di sospendere i calendari venatori nella parte riguardante la preapertura anche in Emilia-Romagna, Campania, Basilicata, Molise, Puglia e Calabria, annullando in pratica da subito la possibilità di esercitare l'attività venatoria.
Il provvedimento arriva addirittura a prevedere - ed è questo il punto importante del nostro intervento - l'abrogazione di leggi regionali, in palese contrasto con la Costituzione, unitamente ad un insieme di vincoli ingiustificati. La prevista abrogazione delle leggi regionali, infatti, è contro i principi dell'autonomia regionale, anche perché si tratta di limiti ad una materia di esclusiva competenza regionale; ed è su questo, cari colleghi, che vi invito a riflettere.
Non può nemmeno invocarsi il disposto dell'articolo 10 della legge 10 febbraio 1953, n. 62, recante costituzione e funzionamento degli organi regionali, dove viene disposto che la sopravvenienza di una disciplina statale di principio comporta l'abrogazione delle disposizioni regionali incompatibili. Ai sensi della cosiddetta legge La Loggia, n. 131 del 2003, concernente il nuovo testo unico sugli enti locali, è necessaria la collaborazione delle regioni, nello spirito dell'articolo 117, comma 5, della Costituzione.
In definitiva, il decreto-legge in esame contiene una serie di norme volte a comprimere le competenze legislative attribuite alle regioni dall'articolo 117 della Costituzione e desta forti perplessità in ordine alla correttezza istituzionale dei meccanismi di esercizio del potere sostitutivo dello Stato nei confronti delle regioni.
In conclusione, signor Presidente, onorevoli colleghi, quando il provvedimento verrà discusso in aula, con i nostri emendamenti dimostreremo anche che viene distrutto il comparto produttivo per quanto riguarda gli impianti fotovoltaici e per quanto riguarda l'articolo 4, secondo cui l'ENEL deve risistemare gli elettrodotti, con un costo di circa 700 milioni di euro che inciderà certamente sulle tasche dei cittadini.
Alla luce di questi argomenti, cari colleghi, noi, come gruppo di Forza Italia, vi chiediamo di votare la questione pregiudiziale, per evitare che si arrechi tanto danno.
L'ultima riflessione è di carattere politico: le regioni, anche di centrosinistra, come dicevo, sono contrarie a questo provvedimento. Signor sottosegretario, c'è una notizia dell'ANSA di un'ora fa che afferma che il ministro dell'agricoltura De Castro dice che sta lavorando per trovare un'intesa forte con le regioni. Deve trovare un'intesa forte anche con il Parlamento! È qua dentro che il ministro De Castro deve venire a discutere con noi (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!
Egli dice anche di essere preoccupato, e noi alimentiamo la sua preoccupazione, perché non solo faremo ostruzionismo, ma siamo convinti delle nostre tesi e sosterremo la tesi per cui questo Governo deve ritirare il decreto, se non viene approvata la nostra pregiudiziale; o, addirittura, faremo in modo di farlo decadere, per poi uniformarci all'Unione europea, ma non certamente con un colpo di spugna o di mano, come voi avete fatto [(Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

PRESIDENTE. Avverto i colleghi che le Commissioni sono state sconvocate. Alcuni colleghi mi avevano chiesto di darne conto, perché, in particolare, era convocata laPag. 59Commissione di vigilanza RAI. È stata disposta la sconvocazione delle Commissioni proprio per consentire all'Assemblea di votare.
L'onorevole Ruvolo ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 2.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, pur comprendendo lo stato di difficoltà in cui si trova l'Assemblea, dopo avere lavorato intensamente per tante ore, non posso sottrarmi dall'illustrare la pregiudiziale presentata dal sottoscritto e dal mio gruppo. Ciò per una ragione semplicissima: questo provvedimento, che peraltro riguarda la conservazione della fauna selvatica, è in palese violazione dell'articolo 77 della Costituzione, perché richiama la direttiva comunitaria 79/409/CEE per giustificare la necessità e l'urgenza di adottare un decreto-legge.
La relazione che ha accompagnato il provvedimento del Governo è totalmente infondata, perché richiama solo ed esclusivamente il venir meno di interventi comunitari se non fosse approvato il decreto-legge. Noi diciamo che questa è una falsità e che la motivazione che accompagna il provvedimento non è assolutamente vera.
C'è di più: avremmo anche potuto votare alcune parti del provvedimento, ma - signor sottosegretario per le politiche agricole, alimentari e forestali, la sua presenza in questo momento, forse, è insussistente - avete saputo inserire un comma all'articolo 3 che, dopo avere parlato di attività faunistico-venatoria e quant'altro, recita: vi è il divieto di realizzare nuove discariche o nuovi impianti di trattamento dei rifiuti. Cosa c'entrano in questo provvedimento, che parla di fauna selvatica, gli impianti di depurazione, le discariche e il trattamento dei rifiuti? Vorremmo saperlo.
Qui c'è un imbroglio. Volete inserire una materia che non è di competenza del settore agricolo e minacciate, nella relazione, che l'agricoltura perderebbe gli interventi comunitari se non approvassimo tale provvedimento. C'è di più: si tratta di questioni ancora più gravi. Mentre alcune regioni stanno compiendo notevoli sforzi per attivare gli impianti di trattamento dei rifiuti - cito la Sicilia -, con le grandi difficoltà esistenti nell'allocazione e nell'ubicazione di questi impianti, voi, con un emendamento di due parole, volete sottrarre tale competenza ai responsabili governi regionali, che vogliono mettere in funzione tali impianti per il trattamento dei rifiuti.
Cosa c'entra lo stop agli impianti eolici? Cosa c'entra lo stop alla realizzazione degli elettrodotti? Peraltro, indirettamente, abbiamo sentito responsabili dell'ENEL affermare che, qualora entrassero in vigore queste norme, la bolletta aumenterà almeno di dieci centesimi per ogni chilowattora. Queste sono le ragioni per le quali abbiamo presentato la questione pregiudiziale.
Per non parlare del fatto che ci saranno anche molte responsabilità sul piano finanziario. Infatti, la riapertura e l'attivazione di questi nuovi impianti costerebbero molto allo Stato italiano.
Per queste ragioni, chiediamo all'Assemblea di votare a favore della mia questione pregiudiziale n. 2 [(Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Saglia. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, i colleghi che mi hanno preceduto hanno illustrato le due questioni pregiudiziali presentate. Vorrei aggiungere che, da parte del gruppo di Alleanza Nazionale, è in corso una battaglia forte e determinata contro questo provvedimento. È tale nel paese, ma anche all'interno delle aule parlamentari e delle istituzioni, attraverso l'azione dei nostri assessori regionali, in particolare quelli del Veneto e della Lombardia.
Illustrare la questione pregiudiziale di costituzionalità su questo argomento è estremamente semplice: mai come in questa occasione, il legislatore e il Governo,Pag. 60attraverso un decreto-legge, hanno prevaricato una normativa di esclusiva competenza regionale. Stiamo parlando della regolazione dell'attività venatoria, che è di esclusiva competenza regionale. Il Governo ha deciso di intervenire a gamba tesa e lo ha fatto, guarda caso, poco prima dell'apertura della stagione venatoria.
Leggendo il provvedimento e considerando l'opportunità politica per cui si è deciso di presentare il decreto-legge in questo periodo, si capisce come quest'ultimo sia fortemente condizionato da un fondamentalismo anti-caccia, che contraddistingue parte della maggioranza del centrosinistra e che di fatto influenza anche tutta la coalizione di centrosinistra.
Spesso accade che, anche a livello territoriale, ci si trovi a ragionare con colleghi di entrambi gli schieramenti sull'attività venatoria. Oggi, coloro che praticano questa attività sanno molto chiaramente chi sono gli avversari e chi, invece, desidera che l'attività venatoria possa procedere, nel rispetto dell'equilibrio ambientale.
Questo provvedimento è assolutamente incostituzionale, innanzitutto, perché non vi sono le caratteristiche di necessità ed urgenza. Esso interviene su una materia rispetto alla quale sfido chiunque a individuare un fenomeno di emergenza al quale rispondere attraverso un decreto-legge.
Dell'esclusiva competenza delle regioni ho già parlato.
Inoltre, si introduce un tema che mi auguro la maggioranza voglia affrontare con grande serietà: mi riferisco al potere sostitutivo dello Stato. Qualora questo provvedimento non fosse modificato, introdurremmo per la prima volta la possibilità da parte del Governo di annullare non solo provvedimenti amministrativi adottati dalle regioni, ma addirittura provvedimenti di legge. In altri termini, il Governo si assume il potere di annullare provvedimenti di legge delle regioni.
Tutti questi problemi sono stati segnalati dal Comitato per la legislazione, che ha il compito di esprimere i pareri sulla qualità dei testi normativi, affinché il legislatore non si induca in errore quando interviene su materie di questa delicatezza.
Non si capisce perché la maggioranza intenda procedere in questa maniera. Abbiamo vissuto all'interno della Commissione agricoltura - con il collega Bellotti e con altri colleghi del gruppo - una mancanza assoluta di dialogo, che succede a quella nei confronti delle regioni stesse. Il Parlamento viene espropriato, mentre la Conferenza Stato-regioni e le associazioni venatorie fortunatamente sono state recuperate quanto meno nel dialogo e nella consultazione da parte della Commissione, ma mai consultate dal ministro competente. Addirittura quest'ultimo, prima ancora che la Conferenza Stato-regioni potesse esprimere il proprio parere, convoca gli assessori regionali all'ambiente, pur consapevole che molti di questi non hanno competenze sull'attività venatoria.
Dunque, i profili di costituzionalità che vengono evocati da questa pregiudiziale sono molto fondati; mi auguro che vi sia la possibilità da parte del Parlamento di ravvedersi e di rinviare alla Commissione il necessario approfondimento di questo provvedimento. Esso è fondato - lo ripeto - su una volontà di persecuzione nei confronti dell'attività venatoria, sia per quanto riguarda l'attività nelle zone di protezione speciale, sia per quanto riguarda la possibilità di attuare le deroghe regionali in relazione alle specie cacciabili.
Una questione che è prevista all'interno delle direttive europee: dunque, non è giusto né corretto che i sostenitori di questo decreto-legge dicano che è necessario uniformarsi all'Europa tramite esso, poiché le deroghe sono già previste dall'ordinamento europeo e, in particolare, sono necessarie quando vi è la possibilità di cacciare determinate specie che possono danneggiare l'agricoltura. Siamo tra coloro che difendono soprattutto la caccia tradizionale; crediamo che il rispetto delle direttive europee debba essere assoluto, ma che, in questi termini, il decreto sia contraddistinto non solo da profili di incostituzionalità, ma altresì da un fondamentalismoPag. 61che rimette in discussione il punto di equilibrio trovato con legge n. 157 del 1992. In tal modo, si rimettono in conflitto agricoltori, cacciatori e ambientalisti: a questo disegno perverso e machiavellico noi non ci stiamo (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bricolo. Ne ha facoltà.

FEDERICO BRICOLO. Presidente, anche noi della Lega Nord sosteniamo queste pregiudiziali di costituzionalità.
Dall'articolato di questo provvedimento, che è stato emanato - lo ricordo - il 16 agosto, dunque in piena estate, si evince che non vi era alcuna misura d'urgenza che rendesse necessario un decreto-legge. Evidentemente, invece, il Governo ha deciso di intervenire sul settore della caccia in piena estate, senza concertare il provvedimento con le associazioni del settore, tant'è che nessuna associazione venatoria era stata sentita prima dai ministri competenti. Il Governo ha deciso, prendendo la palla al balzo rispetto ad alcune iniziative europee che mettevano sotto osservazione l'operato del nostro paese, di emanare un decreto che tende a vessare i diritti dei cacciatori e che è assolutamente restrittivo, dal momento che supera in larga misura le iniziative legislative per ottemperare alle richieste dell'Unione europea. Era sufficiente un disegno di legge, che poteva essere discusso nelle Commissioni competenti, concertato con le associazioni di categoria e poi, chiaramente, discusso in quest'aula.
Questo Governo, invece, contravvenendo a quello che ha sempre detto in campagna elettorale, cioè di voler avere un confronto anche con le associazioni, con il territorio e con i cittadini, ha deciso di emanare questo decreto-legge mettendo in assoluta difficoltà tutto il mondo venatorio.
Non solo: questo decreto interviene contro le regioni, le quali non sono state sentite, come ricordato dal collega che mi ha preceduto. In audizione, ieri, sono arrivati i rappresentanti e gli assessori regionali che hanno la delega sulla caccia, lamentandosi dell'operato di questo Governo. La caccia è di competenza regionale, ma si mette in discussione anche la caccia in deroga, che era stata regolata soprattutto perché la Lega Nord era intervenuta a difesa di tale possibilità.
Le regioni Lombardia e Veneto si sono espresse in maniera durissima contro il Governo e lo stesso rappresentante della regione Toscana, che non è di centrodestra, si è lamentato molto contro il Governo, autore di un'iniziativa che lede diritti e competenze delle regioni. Evidentemente, la parte più radicale di questo Governo, quella ambientalista, quella cieca, quella che contrasta in maniera dogmatica sia la tradizione della caccia sia i cacciatori, è riuscita a portare avanti le sue iniziative, i suoi diktat, a condizionare l'intero Governo e a far adottare in via d'urgenza un provvedimento che, invece, poteva essere sicuramente concertato.
Conosciamo i problemi che dobbiamo fronteggiare (le procedure di infrazione), ma si poteva evitare di colpire i cacciatori, persone che pagano diverse centinaia di euro di tasse e che chiedono soltanto di poter andare a caccia sul nostro territorio la domenica. Il loro diritto viene fortemente messo in discussione da questo Governo. Noi lo sapevamo e, in campagna elettorale, avevamo messo in guardia, anche nelle regioni in mano al centrosinistra, quei tanti cacciatori che hanno dato il voto al centrosinistra e che sono stati da quest'ultimo ingannati. Ricordo che solo nella regione Toscana sono 110 mila i cacciatori attivi: erano i primi a manifestare qui a Roma, questa estate, contro il Governo!
Abbiamo assistito alla protesta dei tassisti ed a quelle delle associazioni di categoria; ora, protestano i cacciatori: probabilmente, ogni provvedimento di questo Governo provocherà la sollevazione non dei centri sociali, non dei sindacati (i cui militanti venivano portati qui con i pullman gratuitamente), ma dei cittadini onesti, di quelli che pagano le tasse e che, tuttavia, si vedono vessati e penalizzati da questo Governo.Pag. 62
Noi svolgeremo la massima opposizione contro il decreto-legge in esame: l'abbiamo già fatto presentando tantissimi emendamenti ...

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere...

FEDERICO BRICOLO. ...e continueremo a farlo, in Commissione ed in Assemblea. Noi stiamo dalla parte dei cacciatori, i quali sono penalizzati da un Governo che è schiavo dei diktat del centrosinistra e delle associazioni ambientaliste più radicali (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'ultimo intervento è quello dell'onorevole Franci. Ha facoltà di parlare, onorevole Franci.

CLAUDIO FRANCI. Signor Presidente, tenterò brevemente, anzi telegraficamente, di riassumere le ragioni che ci spingono ad esprimere un voto contrario sulle questioni pregiudiziali presentate dal centrodestra.
Esse ruotano intorno a tre questioni fondamentali: la prima riguarda la mancanza dei presupposti di necessità ed urgenza, come previsto dall'articolo 77 della Costituzione; la seconda concerne una sorta di conflitto che si aprirebbe tra le legislazioni regionali e quella nazionale; la terza è rappresentata dalla presenza nel decreto-legge di disposizioni relative ad importanti impianti tecnologici in zone di protezione speciale.
Riassumerei le ragioni di necessità ed urgenza che giustificano il provvedimento partendo da una domanda: se il decreto-legge non fosse stato adottato dal Governo, quale sarebbe, oggi, la situazione del paese dal punto di vista dei rapporti con l'Unione europea?
Comincio da questo aspetto perché non si tratta di una questione secondaria. Intanto, per rispondere all'ulteriore procedura di infrazione (peraltro, reiterata), è prescritto un termine di sessanta giorni. Inoltre, entro il 1o gennaio 2007, la Commissione europea dovrà dare il via a fondi di sviluppo rurale, che oggi non vengono approvati - per il nostro paese, per le nostre regioni - proprio a cagione della gravità delle procedure di infrazione aperte a nostro carico in sede europea. Ebbene, credo che tentare di sbloccare i predetti fondi per lo sviluppo rurale, che rappresentano una grande risorsa per il mondo agricolo e per gli investimenti regionali in agricoltura, sia uno dei primi compiti, dei primi doveri che il Governo doveva assolvere.
Sempre sotto il profilo dell'urgenza, viene offerta la possibilità di reimmettere, per così dire, nel patrimonio legato all'attività venatoria, quattro milioni di ettari di territori che, senza il provvedimento, sarebbero stati esclusi (la qual cosa avrebbe determinato incertezze, caos ed illegalità).
Quindi, ci sentiamo di affermare che il provvedimento in esame risponde a due questioni fondamentali sotto il profilo dell'urgenza: prima di tutto, si tratta di legalizzare, di armonizzare rispetto alle politiche ed alle scelte comunitarie, di valorizzare l'esperienza ambientale ed i sistemi ambientali del nostro paese.
Sulle altre due questioni - ed ho concluso -, vorrei riferirmi alle considerazioni svolte dalle forze di minoranza relativamente al conflitto con le regioni e ad alcuni siti di particolare rilevanza nelle aree protette.
Vorrei far presente che potremmo anche appellarci alle sentenze della Corte costituzionale (ad esempio la recente sentenza n. 313 del 2006) o all'articolo 120 della Costituzione, e ciò per far presente che tali materie sono di competenza dello Stato: non è però su questo fronte che vorrei portare le mie argomentazioni.
Ai rappresentanti di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega vorrei dire che, se avessero avuto la pazienza di rimanere ieri sera durante i lavori della Commissione di merito, avrebbero potuto toccare con mano che la Commissione stessa non è stata insensibile alle consultazioni e alle audizioni che sono state svolte, e anzi ha tenuto conto di molti dei rilievi che sono stati avanzati.
Per tale motivo, l'auspicio che formulo e che formuliamo è quello non solo diPag. 63respingere le questioni pregiudiziali al nostro esame, ma di procedere velocemente all'approvazione del decreto-legge in questione (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Elio Vito ed altri n. 1 e Ruvolo ed altri n. 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Prendo atto che il deputato De Brasi non è riuscito a votare.
Avverto che la Camera non è in numero legale per deliberare.
A norma del comma 2 dell'articolo 47 del regolamento, rinvio la seduta di un'ora.

La seduta, sospesa alle 14,40, è ripresa alle 15,50.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, dovremmo ora procedere nuovamente alla votazione delle questioni pregiudiziali Elio Vito ed altri n.1 e Ruvolo ed altri n. 2, nella quale è precedentemente mancato il numero legale.
Tuttavia, apprezzate le circostanze la votazione è rinviata ad altra seduta.

FILIPPO MISURACA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, apprezzate le circostanze, lei sta rinviando il voto ad altra seduta; tuttavia, domani, all'ordine del giorno, vi sarebbe, tra gli altri punti, la trattazione di questo decreto-legge e, quindi, la discussione generale. A me personalmente non sembra opportuno rinviare il voto, posto che proprio l'esistenza di questioni pregiudiziali non consente assolutamente di entrare nel merito dell'argomento domani: si tratta di pregiudiziali estremamente importanti.
Signor Presidente, nei cinque anni trascorsi ho avuto modo di apprezzarla molto in qualità di capogruppo del suo partito. Più volte ho visto sollevare l'argomento che oggi mi trovo a difendere. Mi auguro che lei rifletta attentamente prima di assumere una decisione. Opportunità politica e logica parlamentare vorrebbero che l'argomento di domani venisse rinviato a dopo il voto sulle pregiudiziali.

GIUSEPPE RUVOLO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE RUVOLO. In considerazione della mancata votazione e tenuto conto che i lavori dovranno ricominciare comunque domani mattina, ritengo che non vi siano le condizioni minimali per potere avviare questo percorso. Farò una proposta molto concreta e sintetica: rinviare tutto a martedì mattina, sia la discussione generale, sia il restante iter del provvedimento in esame.
Confido molto nella sua lungimiranza, soprattutto, per dare possibilità ai tanti colleghi assenti in questo momento di organizzarsi. Ritengo che, con molta probabilità, domani lo scenario odierno si ripeterà. Mi rivolgo a lei affinché i lavori possano essere rinviati a martedì prossimo.

MARCO BELTRANDI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per segnalare un fatto.
Prima dell'interruzione dei nostri lavori in quest'aula per la mancanza del numero legale, la Commissione parlamentare di vigilanza RAI ha lavorato per diverse decine di minuti mentre, contemporaneamente, l'Assemblea era nel pieno della sua attività, essendo previste anche delle votazioni.Pag. 64Il problema è stato immediatamente fatto presente anche in quella sede, però vorrei - per questo le rivolgo un invito in tal senso - che il Presidente della Camera si facesse latore di un invito a tutte le Commissioni affinché non inizino i propri lavori quando si stanno svolgendo discussioni in aula, particolarmente se sono in corso votazioni. È successo che, mentre molti di noi correvano da una parte all'altra, in aula è mancato il numero legale.

ANTONIO LEONE. Ha ragione!

MARCO BELTRANDI. Per questa ragione, non abbiamo potuto ascoltare direttamente, in viva voce, un'audizione importante come quella del presidente della RAI. Naturalmente, non si tratta di qualcosa di irreparabile, perché c'è sempre il resoconto stenografico, però, vorrei che rimanesse agli atti questa mia puntualizzazione, affinché sovrapposizioni simili non abbiano a ripetersi.

PRESIDENTE. Questa è un'altra questione, e le rispondo subito. Mi pare che anche gli onorevoli Giachetti e Migliori vogliano intervenire su questo argomento.
Abbiamo disposto immediatamente la sconvocazione delle Commissioni della Camera, poiché avevamo la facoltà di intervenire; invece, per quanto riguarda la Commissione di vigilanza dei servizi radiotelevisivi, trattandosi di una Commissione bicamerale, abbiamo rivolto un pressante invito al presidente affinché tenesse conto del calendario dei lavori della Camera. La nostra richiesta è stata accolta dopo la seconda sollecitazione, quando, purtroppo, era tardi. Infatti, i colleghi della Camera presenti a quella riunione non sono riusciti a raggiungere l'aula di Montecitorio. Questa è sicuramente una delle ragioni per cui questa mattina non è stato possibile raggiungere il numero legale prima della sospensione dei lavori.
Riprendiamo ora le questioni sollevate sull'ordine dei lavori dai colleghi Misuraca e Ruvolo. L'onorevole Giachetti ha chiesto di intervenire sullo stesso argomento. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, ovviamente non intendo sostituirmi alla Presidenza, che deciderà anche in base alle proprie competenze.
Vorrei solo ricordare ai colleghi che sono intervenuti che sono un deputato alla seconda legislatura. Credo che nella scorsa legislatura sia accaduto decine di volte che, in pendenza di una pregiudiziale, si siano svolte discussioni sulle linee generali.
Dunque, vorrei ricordare ai colleghi che si tratta di un provvedimento iscritto all'ordine del giorno su decisione della Conferenza dei presidenti di gruppo. Segnalo, peraltro, che per quanto riguarda il voto su questa pregiudiziale, originariamente, non era dato per scontato che si procedesse questa settimana. Si è tentato di farlo; oggi ci sono stati legittimi atteggiamenti dei gruppi che hanno portato a far slittare questo dibattito in un'ora abbastanza inconsueta; tuttavia, credo che la nostra programmazione ordinata dei lavori possa tranquillamente procedere anche domani, con l'incardinamento della discussione sulle linee generali.
La richiesta che, signor Presidente, le avanzo da parte del gruppo dell'Ulivo è l'incardinamento della discussione sulle linee generali del provvedimento in questione.
Darei per scontato, ma nessuno può affermare una cosa o l'altra, che la maggioranza sarà in grado di respingere le questioni pregiudiziali che sono state presentate. Dare per scontato che le pregiudiziali saranno approvate e che non si possa passare alla discussione sulle linee generali denota un eccesso di fiducia rispetto alla nostra incapacità di tenere la maggioranza (Commenti del deputato Ascierto). Lo vedremo, non c'è nulla di meglio che verificarlo, onorevole Ascierto.
Così come previsto dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, così come previsto dall'accordo dei gruppi, così come previsto da un buon ed ordinato andamento dei nostri lavori, domani potremo continuare tranquillamente con la discussione sulle linee generali, e poi si procederà alla votazione delle questioni pregiudiziali, quando saranno previste votazioni.Pag. 65
Ci rimettiamo alla decisione della Presidenza, ovviamente, ma desideravamo esprimere il nostro avviso riguardo a questo argomento.

PRESIDENTE. Do ora la parola all'onorevole Migliori, che aveva chiesto di parlare. Ne ha facoltà.

RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, non contesto l'osservazione del collega Giachetti circa i precedenti della passata legislatura su tale questione. Io vorrei fare riferimento, come i colleghi Misuraca ed il collega dell'UDC che mi ha preceduto, al buon senso della Presidenza su un punto: qui siamo chiamati a discutere, non a caso, su questioni che vengono definite dal nostro regolamento, perché sono tali, questioni pregiudiziali. Che senso ha un dibattito di carattere generale, un confronto politico a tutto campo in quest'aula sub iudice, stante l'esigenza da parte di quest'Assemblea di pronunciarsi comunque su questioni che, non a caso, vengono definite pregiudiziali?
Allora, se la prassi ha modificato la natura della questione pregiudiziale, sarebbe bene che i nostri collegi della Giunta per il regolamento avanzassero una proposta di modifica terminologica. Non parlo da fiorentino; parlo, come tutti gli altri colleghi, da persona che padroneggia abbastanza la lingua nazionale: se è questione pregiudiziale, è questione che impedisce un giudizio di merito e di sostanza, a prescindere dall'esito possibile, scontato, della reiezione della questione pregiudiziale posta all'attenzione dell'Assemblea.
Altrimenti, non siamo più di fronte ad una questione pregiudiziale: siamo di fronte ad una questione che, anche da un punto di vista terminologico, ha bisogno di una definizione diversa. Oppure dobbiamo concludere che siamo in presenza di una prassi che di fatto ha, nel corso della passata legislatura, come anche della XIII legislatura, lesionato vivamente il senso e la lettera della questione pregiudiziale.
In altre parole, Presidente, al di là della questione specifica che ci troviamo a trattare, io penso che noi dovremmo tirare una linea, perché se la prassi svuota di senso e di sostanza il regolamento e la stessa terminologia del regolamento, noi alla fin fine avremo un regolamento che servirà più a essere un elemento di polemica strumentale tra di noi, piuttosto che uno strumento per un ordinato buon lavoro e buon funzionamento della nostra Assemblea.
Rimetto queste osservazioni alla sua riflessione, come sempre prudente su questi argomenti.

ANGELO BONELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI. Ci associamo, come gruppo dei Verdi, alla richiesta dell'onorevole Giachetti. Vorrei anche rivolgermi a chi mi ha preceduto, quando il collega sosteneva che, se dovessimo ragionare dal punto di vista prettamente etimologico, pregiudiziale vuol dire «prima del giudizio».
Tuttavia, se lei, onorevole, pensa che una discussione sia un giudizio, mi pare sbagli, in quanto il giudizio - è di tutta evidenza - è rappresentato dal momento in cui avviene la votazione.
Non ci possiamo quindi sottrarre ad una discussione che avverrà. Quando ci sarà il giudizio, si deciderà anche sulla pregiudiziale. Ciò è molto specifico, molto chiaro, molto lineare, quindi il regolamento non è assolutamente violato. Concorda anche lei con quello che dico io, è evidente, anche se lei arriva ad una conclusione del tutto diversa.
È evidente la strumentalità della posizione della destra in questo momento, nel non voler avviare una discussione su un testo molto importante che riguarda anche e principalmente i diritti degli animali. Non vorrei peraltro introdurre qui una discussione di merito, perché siamo in sede di discussione sulla pregiudiziale, ovvero prima del giudizio. La rassicuriamo comunque che prima del giudizio si deciderà sulla pregiudiziale.

Pag. 66

ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Vorrei aggiungere qualche elemento di riflessione, oltre a quelli già esposti dai colleghi, rappresentando che qui non si tratta solo di una questione etimologica, anche se ha ragione il collega Migliori, perché altrimenti dovremmo parlare non di questione pregiudiziale, ma di questione giudiziale. Se non togliamo il prefisso «pre», è chiaro - non è una battuta - che viene tolto senso logico al significato di un atto di questa natura.
Detto questo, noi ci troviamo oggi a supportare, ove mai non rinviassimo la discussione generale di domani, una prassi contraria alla regola generale, in quanto la regola vuole che le questioni pregiudiziali si trattino prima della discussione generale.
Mi si dirà: ci sono stati degli strappi, la prassi molte volte ha consentito che la questione pregiudiziale venisse affrontata dopo la discussione generale. Mi si dirà, ne sono certo, da parte della Presidenza, che anche l'esame di tali questioni pregiudiziali era stato previsto per martedì, ove mai non vi fossero state votazione nella giornata di giovedì. Ma così non è stato! Le votazioni ci sono state. Il termine dei sette giorni ci imponeva comunque di svolgerlo prima, avevamo la possibilità di farlo perché sono state previste votazioni anche oggi; non possiamo quindi ritornare allo strappo della regola soltanto perché è mancato il numero legale.
Noi non dobbiamo dimenticare che in questa vicenda si innesta un'altra questione, che consiste nel fatto che le questioni pregiudiziali sono state poste in votazione ed è mancato il numero legale.
Non siamo nella regolarità, né con una questione pregiudiziale che viene posta all'ordine del giorno prima della discussione generale, né, tanto meno, fuori dalla regola generale e secondo una prassi (che non è poi del tutto costante) per cui viene esaminata dopo la discussione generale.
Quest'ultimo elemento ci porta a insistere sul fatto che, una volta che tutti siamo stati d'accordo di inserire prima della discussione generale l'esame di tali questioni pregiudiziali, le abbiamo poste in votazione. La votazione, poi, non ha avuto luogo. Staremo comunque nei termini, quello dei sette giorni, perché ne abbiamo affrontato la discussione, e anche nella logica del regolamento, che prevede che le questioni pregiudiziali siano discusse e votate prima della discussione generale.
Non vorrei che facessimo un uso del regolamento e della prassi antiregolamento simile a quello che si fa con la pelle di un organo di un animale quando la si allarga o la si restringe a piacimento. Quando si è presa una decisione, non si può stabilire di utilizzare la prassi nel momento in cui ci si è attenuti al regolamento, che prescrive di discutere e votare la questione pregiudiziale prima di iniziare la discussione sulle linee generali.
Presidente, non si tratta di una questione da sottovalutare; oltretutto, qualcuno ha ricordato che la sua posizione, quando egregiamente svolgeva il compito di capogruppo di un partito all'opposizione, era la stessa che le stiamo oggi rappresentando. Anche al collega Giachetti voglio ricordare che anch'egli nella passata legislatura sosteneva la stessa posizione.
In questa sede non si legifera per presunzione, votiamo e vediamo cosa viene fuori (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro))!

BRUNO MELLANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BRUNO MELLANO. Presidente, a nome del gruppo della Rosa nel Pugno, debbo richiamare la Presidenza al rispetto del regolamento. Se ragioniamo di prassi, bisogna ricordare che esse sono in genere fuori dal regolamento o contro il regolamento. Quindi, non tanto e non solo per l'elemento specifico della discussione odierna, ma per iniziare questa legislatura in modo nuovo, con un'innovazione operata ritornando all'antico, le chiederei diPag. 67rispettare il regolamento e di lasciare da parte le prassi. Come ho già detto in privata sede ai suoi uffici, la pregiudiziale è tale proprio perché si vota prima dell'inizio della discussione.

PRESIDENTE. Sulla questione sollevata, osservo che la discussione sulle linee generali e l'esame delle questioni pregiudiziali rappresentano due procedimenti distinti. Del resto, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo si era espressamente previsto che, qualora nella giornata di oggi non fossero state svolte votazioni, l'esame ed il voto delle questioni pregiudiziali si sarebbe svolto nella giornata di martedì prossimo, pur rimanendo ferma l'effettuazione della discussione generale venerdì; ripeto: pur rimanendo ferma l'effettuazione della discussione generale venerdì.
La prassi integra il regolamento e, soprattutto, integra l'interpretazione del regolamento. Se noi citiamo i precedenti, è perché non si tratta di casi che registrano una violazione del regolamento, ma perché si tratta di precedenti che hanno definito l'interpretazione corretta del regolamento. Peraltro, non mancano i precedenti in cui l'esame delle questioni pregiudiziali relative ai decreti-legge ha avuto luogo dopo la conclusione della discussione sulle linee generali. Potrei citarli, sono diversi e riguardano le ultime due legislature. Siamo in presenza di una interpretazione assolutamente consolidata che ha integrato il regolamento in termini inequivocabili. Ciò non vuol dire che sia preclusa la possibilità - lo dico in particolare all'onorevole Migliori - di proporre una modifica del regolamento, una precisazione nel senso da lui auspicato, nella sede propria della Giunta per il regolamento.
Non vi sono pertanto ostacoli allo svolgimento nella giornata di domani della discussione sulle linee generali del decreto-legge in materia di attività venatoria. Voglio ricordare ai colleghi che la calendarizzazione dei provvedimenti è competenza della Conferenza dei presidenti di gruppo, che nella fattispecie si è pronunciata nel senso di non rendere equivoca anche l'interpretazione del caso che è alla nostra attenzione, perché era stata prevista specificamente l'ipotesi che, qualora non fossero state votate le questioni pregiudiziali, venerdì mattina si sarebbe comunque svolta la discussione sulle linee generali.
Quindi, stiamo rispettando pienamente non solo il regolamento, ma la deliberazione precisa in materia di calendarizzazione assunta dalla Conferenza dei capigruppo, con il consenso unanime.
Del resto, anche per rispondere alle osservazioni di carattere etimologico, ricordo che l'articolo 40 prescrive espressamente l'ipotesi che la discussione ordinaria delle pregiudiziali abbia luogo dopo lo svolgimento della discussione generale. Questo va ad ulteriore completamento dell'argomentazione che ho già sviluppato.
Sospendo brevemente la seduta, che riprenderà con lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

La seduta, sospesa alle 16,10, è ripresa alle 16,12.

Sull'ordine dei lavori.

GABRIELE FRIGATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, vorrei riferirmi al lavoro che ci ha visti impegnati questa mattina sulla legge comunitaria e sulla relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea. Vorrei sottolineare, Presidente, che è la prima volta che quest'Assemblea si divide sulla legge comunitaria. Sappiamo bene che nella legge comunitaria si intrecciano temi e problemi i più diversi, le cui analisi spesso ci vedono concordi, ma le cui soluzioni talvolta ci dividono anche. È successo in passato, succede oggi, sicuramente succederà anche domani. Questa è sostanzialmente la democrazia, la politica.
Tuttavia, la legge comunitaria rappresenta un atto di grande significato e di altoPag. 68valore politico. È quasi, vorrei dire, la misura della nostra volontà europea, la riaffermazione del nostro europeismo, che sempre tutti i gruppi politici di maggioranza e di opposizione...

CARLO GIOVANARDI. Presidente!

PRESIDENTE. Onorevole Frigato, lei sta svolgendo un intervento di merito su una materia che è già stata discussa.

CARLO GIOVANARDI. Sta facendo una dichiarazione di voto!

PRESIDENTE. Se interviene sull'ordine dei lavori, dovrebbe attenersi al tema. Altrimenti, con grande rammarico, sono costretto...

GABRIELE FRIGATO. Presidente, lei ha ragione. Mi limito soltanto a sottolineare come questo passaggio parlamentare ci abbia visto per la prima volta così divisi. È un passaggio (Commenti dei deputati Giovanardi e Tassone)...

PRESIDENTE. Onorevole Frigato, lei si rende conto che non si tratta di un intervento sull'ordine dei lavori.

MARIO TASSONE. Perché non è stato fatto prima?

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 16,17).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Rinvio interpellanza urgente Giovanardi n. 2-00129)

PRESIDENTE. Avverto che il Governo ha preannunciato l'intenzione di chiedere il rinvio dello svolgimento dell'interpellanza urgente Giovanardi n. 2-00129.
Chiedo quindi al rappresentante del Governo, Luigi Manconi, se confermi tale richiesta.

LUIGI MANCONI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Dal momento che l'interpellanza urgente in questione presentata dall'onorevole Giovanardi investe problematiche riguardanti la persona del Presidente del Consiglio dei ministri e dal momento che è noto che il Presidente del Consiglio dei ministri attualmente non si trova in Italia, si chiede, a nome del Governo, di rinviarne lo svolgimento.

CARLO GIOVANARDI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, sono d'accordo. Chiedo però che l'atto di sindacato ispettivo in questione possa essere esaminato nella seduta prevista per lo svolgimento delle interpellanze urgenti la prossima settimana.

PRESIDENTE. Sta bene.
Lo svolgimento dell'interpellanza in oggetto è quindi rinviato alla prossima settimana.

(Effetti dell'applicazione della recente legge concessiva di indulto - n. 2-00118 )

PRESIDENTE. L'onorevole Palomba ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00118 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1).

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, vorrei illustrare brevemente le ragioni della mia interpellanza. Si tratta di avere chiarezza sui diversi aspetti dell'applicazione dell'indulto, considerato che le notizie di stampa sono contrastanti e spesso spargono allarmismo su dati di diverso genere: dal numero esatto delle persone che sono state scarcerate nella prima applicazione dell'indulto a quelli che potrebbero essere gli effetti delle scarcerazioni e al possibile aumento della criminalità.Pag. 69
In certi settori l'applicazione dell'indulto ha destato allarme e preoccupazione - per esempio per la possibile recrudescenza della criminalità - e vi è un certo sconcerto anche negli operatori istituzionali, che hanno visto sentenze definitive, riguardanti condanne non inferiori a tre anni di reclusione, perdere la loro valenza. Inoltre, poiché è previsto un bonus triennale di condono anche per le istruttorie ancora da compiere, ciò ha creato una certa difficoltà nell'adempiere ai doveri istruttori, mentre le vittime non sono più propense a testimoniare, soprattutto per i reati più gravi, poiché sanno che gli effetti della condanna non saranno comunque portati a termine.
Ecco le ragioni per le quali abbiamo chiesto al Governo dati ufficiali, utili a riflettere meglio ed, eventualmente, a fronteggiare possibili situazioni pericolose, preoccupanti, connesse all'applicazione dell'indulto. Auspichiamo che a noi, come all'opinione pubblica, vengano date assicurazioni sulla situazione.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Luigi Manconi, ha facoltà di rispondere.

LUIGI MANCONI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, onorevoli deputati, la legge 31 luglio del 2006, n. 241 ha previsto per tutti i reati commessi fino al 2 maggio 2006, e con la sola eccezione dei reati di particolare allarme sociale (quali, ad esempio, quelli di mafia, di pedofilia, di terrorismo), la concessione di un indulto revocabile per le pene detentive fino a tre anni.
Per quanto riguarda, in particolare, i quesiti posti dai deputati interpellanti, posso comunicare che i detenuti condannati con sentenza definitiva, che sono stati scarcerati in ragione dell'indulto fino ad oggi, 21 settembre, sono pari a 20.687 (di cui 16.714 definitivi, diciamo così, «puri» e 3.973 definitivi, diciamo così, «misti»: ovvero con altri procedimenti penali pendenti).
La percentuale dei reati ascritti ai detenuti definitivi usciti dagli istituti penitenziari per effetto dell'indulto è la seguente: reati contro il patrimonio 39,9 per cento; in materia di stupefacenti 14,3 per cento; contro la persona 12,1 per cento; in materia di armi 7,4 per cento; contro la fede pubblica 6,2 per cento; contro la pubblica amministrazione 5 per cento; contro l'amministrazione della giustizia 4,2 per cento; contravvenzioni (libro III codice penale) 2,4 per cento; in materia di immigrazione 2,2 per cento; contro l'ordine pubblico 1,1 per cento; contro la famiglia 0,8 per cento; contro l'economia pubblica 0,8 per cento; contro l'incolumità pubblica 0,6 per cento; in materia di prostituzione 0,5 per cento; contro la moralità pubblica 0,1 per cento; contro la personalità dello Stato 0,1 per cento; contro il sentimento religioso 0,1 per cento; altri reati 2,5 per cento.
Tra i condannati in misure alternative alla detenzione hanno terminato anzitempo l'esecuzione in ragione dell'indulto 3.788 persone.
L'indulto può operare, inoltre, come presupposto di un provvedimento di revoca della misura cautelare, adottato dal giudice nei confronti di imputati detenuti, condannati con sentenza non definitiva o anche in attesa di giudizio di primo grado, se la pena che potrebbero espiare - tenuto conto della custodia cautelare già sofferta - risulti inferiore a tre anni.
Di conseguenza, risultano usciti dal carcere per revoca della misura cautelare 2.282 detenuti, di cui 351 in attesa di primo giudizio, 1.188 appellanti, 587 ricorrenti in Cassazione, più 156 cosiddetti «misti».
È pari a 18 il numero delle persone che, in forza dell'indulto, sono rientrate nei termini per l'accesso a misure alternative al carcere, hanno presentato istanza e si sono visti accogliere la richiesta dal magistrato di sorveglianza competente.
Per quanto riguarda le persone rientrate in carcere dopo aver beneficiato dell'indulto, i titoli di reato loro ascrivibili sono ancora soggetti alla valutazione dell'autorità giudiziaria in quanto la gran parte di quelle persone risultano arrestate in flagranza di reato.Pag. 70
Siamo in grado, tuttavia, di fornire informazioni più puntuali sulla condizione degli stranieri rientrati in carcere al 18 settembre scorso: su un numero complessivo di 271 stranieri, a 125 è stato contestato il reato di inottemperanza all'obbligo di allontanamento dal territorio dello Stato e a 118, tra questi, è stato contestato solo ed esclusivamente tale reato. Nel complesso, a quella data, ammonta a 609 il numero dei soggetti rientrati in carcere dopo aver beneficiato dell'indulto. Se a questa cifra sottraiamo quei 118 stranieri, cui viene contestato solo ed esclusivamente l'inottemperanza all'obbligo di allontanamento dal territorio dello Stato, abbiamo tra tutti i beneficiari dell'indulto un tasso di recidiva dell'1,8 per cento.
Si tratta, in tutta evidenza, di un dato provvisorio, riferito al primo mese e mezzo di applicazione della legge, e destinato prevedibilmente a modificarsi in senso negativo. Tuttavia, tale dato, che non autorizza - ripeto, non autorizza - frettolosi ottimismi, segnala un tasso di reiterazione del reato significativamente contenuto rispetto agli ordinari livelli di recidiva, tradizionalmente registrati in assenza di provvedimenti di clemenza. Va evidenziato, a questo proposito, che il numero delle persone entrate in carcere dal 1o agosto al 1o settembre 2006 è inferiore a quello dello stesso periodo dell'anno precedente. Infatti, dal 1o agosto al 1o settembre 2006 sono entrate in carcere 6.337 persone, fra le quali quelle beneficiarie dell'indulto che hanno reiterato reato, mentre nello stesso periodo del 2005 entrarono in carcere 6.923 persone. Per quanto riguarda, infine, il numero complessivo dei reati denunciati successivamente al 1o agosto 2006, il Ministero dell'interno ha fatto presente che i relativi dati statistici contenuti nella banca dati delle Forze di polizia hanno carattere provvisorio, tenuto conto delle verifiche e degli adempimenti occorrenti per confermarne l'attendibilità, provincia per provincia, prima del loro inserimento. Prevedibilmente, pertanto, ad avviso del Ministero dell'interno, le prime valutazioni circostanziate potranno essere svolte solo nel secondo trimestre 2007.
Tuttavia, i dati disponibili al 20 settembre 2006 - ovvero nella giornata di ieri - relativamente alle grandi aree metropolitane del nostro paese, segnalano come l'indice di delittuosità riferito all'agosto del 2006 è sostanzialmente invariato rispetto all'indice riferito all'agosto del 2005. Lo ripeto: si tratta di dati provvisori, il cui consolidamento deve ancora verificarsi, ma, al presente, si hanno aree metropolitane dove l'indice di delittuosità è in calo e altre dove tende a innalzarsi. In ogni caso, gli scarti in positivo o in negativo, rispetto al corrispondente periodo dell'anno precedente, sono poco significativi. Il Governo si impegna a tenere costantemente informato il Parlamento su questo e altri aspetti, altrettanto rilevanti, della questione.

PRESIDENTE. Il deputato Palomba ha facoltà di replicare.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, ringrazio anzitutto il sottosegretario dei dati forniti alla nostra attenzione, che costituiranno certamente oggetto di analisi approfondita; credo che egli metterà a disposizione anche il cartaceo per consentirci di svolgere una riflessione più ampia.
La soddisfazione che esprimo è non solo in relazione alla risposta ma anche, e soprattutto, in relazione ad alcuni dati macroscopici emersi. Infatti, non possiamo non dichiararci soddisfatti con riferimento ad un prevedibilmente contenuto aumento dell'indice di criminalità (se non alla sua sostanziale invarianza) rispetto al periodo precedente; evidentemente, ciò dà maggiori rassicurazioni ai cittadini sull'effetto dell'indulto.
Analogamente, rileviamo con sostanziale piacere il fatto che l'indice di recidiva, allo stato, sia sufficientemente contenuto; naturalmente, la prudenza del sottosegretario palesa che si tratta di dati ancora in itinere - dati in progress -, e quindi in corso di valutazione.
Un dato però balza agli occhi in modo molto evidente, il rilevante scarto tra ilPag. 71numero delle persone scarcerate per effetto dell'indulto e quanto annunciato prima dell'esame in Commissione e poi in Assemblea del provvedimento di indulto. Nella sua relazione, il ministro aveva valutato in 12 mila 756 unità il numero prevedibile di persone che avrebbero beneficiato dell'indulto nel caso in cui questo fosse stato contenuto nei limiti di tre anni. Si tratta naturalmente del dato che al ministro era stato fornito dai suoi uffici, dalle strutture tecniche del Ministero; ma noi abbiamo appreso oggi dal sottosegretario che il numero di condannati definitivi scarcerati per effetto dell'indulto è di 20 mila unità: lo scostamento è rilevante e l'aumento è calcolabile in misura, all'incirca, del 40 per cento, e forse più ancora. Ma vanno anche aggiunti i 2 mila 200 detenuti scarcerati in attesa di giudizio definitivo.
Quindi, Presidente, giungiamo ad un numero rilevante di persone, 22 mila detenuti scarcerati per effetto della concessione dell'indulto. Dunque, le ragioni per le quali le strutture tecniche possono giungere a fornire dati con scostamenti così rilevanti - e con un aumento di circa il 180 per cento, complessivamente - rispetto ai dati precedentemente annunciati sarà a mio avviso oggetto di valutazione da parte del ministero. Valutazione necessaria per cercare di capire, appunto, le ragioni di una differenza così rilevante e macroscopica, dell'ordine non di un migliaio di unità, ma di 10 mila elementi in più rispetto ai 12 mila previsti.
Si pone un problema politico, Presidente; si pone infatti un interrogativo sui dati sui quali avrebbe riflettuto la Camera - e successivamente il Senato - e sulle valutazioni che avrebbe fatto nel caso in cui avesse da subito conosciuto la reale entità dei dati.
Lo stesso ministro annunciava, nella sua relazione alla Commissione giustizia, che, oltre a tali dati assoluti, si sarebbe dovuta considerare una proiezione relativa ad un aumento che nel futuro sarebbe intervenuto. Pensiamo infatti ad una persona condannata a quattro anni di reclusione alla quale, dunque, vengano condonati tre anni; ebbene, tale detenuto sconta l'ultimo anno che gli rimane e poi, l'anno successivo, esce per effetto dell'indulto. Quindi, un rilevante effetto moltiplicatore.
Presidente, l'Italia dei Valori ha mantenuto un atteggiamento negativo nei confronti dell'indulto non perché non volesse che i cosiddetti poveracci, le persone che sono in carcere per distrazione sociale, venissero scarcerati, ma perché riteneva più giusto che alcuni reati di maggiore rilievo sociale, come quelli contro la pubblica amministrazione e quelli finanziari, fossero esclusi dall'indulto, così come il voto di scambio mafioso.
Il fatto che le altre forze politiche non abbiano ritenuto di aderire a tale richiesta, che ci sembrava assolutamente logica e scontata, ci ha indotto ad esprimere un voto contrario sul provvedimento relativo all'indulto. Inoltre, eravamo anche preoccupati delle conseguenze che l'indulto avrebbe avuto nonché del numero effettivo di persone che sarebbero state scarcerate.
Ritengo che il Parlamento sia stato costretto a ragionare su una falsa presupposizione della realtà (falsa, naturalmente, non per volontà degli organi politici, che hanno semplicemente trasmesso al Parlamento i dati che le strutture tecniche hanno loro fornito). Sta di fatto che abbiamo ragionato in termini rilevantemente differenti e distanti rispetto alle previsioni e agli annunci che vi sono stati.
Ciò pone un problema serio, vale a dire il fatto che, quando si ragiona su questioni di così rilevante importanza, non si devono precipitare i tempi, non si devono accelerare le cose, bisogna procedere con una maggiore ponderazione, quantomeno per non ingenerare nell'opinione pubblica la sensazione che si sia voluto accelerare la decisione su questo tema pur in mancanza di dati che invece erano molto rilevanti.
Signor Presidente, questo punto sarà oggetto di una successiva valutazione politica, della quale ci riserviamo di interessare anche la Camera. Per il momento mi ritengo soddisfatto per la precisione e l'onestà dimostrate dal Governo nel rispondere a questa interpellanza, ma sonoPag. 72turbato dal fatto che vi è stato uno scostamento così rilevante, sul quale in ogni caso ci riserviamo una valutazione politica.

(Piano di ristrutturazione del gruppo Ferrovie dello Stato - n. 2-00132)

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare l'interpellanza Volontè n. 2-00132 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 2), di cui è cofirmatario.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, in questo periodo si stanno susseguendo notizie che riguardano la holding Ferrovie dello Stato e quindi anche il destino di Trenitalia.
Qualche giorno fa vi è stata la sostituzione dell'amministratore delegato e presidente del gruppo Ferrovie dello Stato.
Inoltre, dopo questa sostituzione e la nomina dell'ingegner Moretti alla carica di amministratore delegato e del dottor Cipolletta a quella di presidente della holding Ferrovie dello Stato, sono circolate alcune notizie in ordine ad un possibile «spacchettamento» di Trenitalia. Questa, infatti, potrebbe essere divisa in tre distinte società: una per il settore cargo, una per quello della media e lunga percorrenza ed una per il settore del trasporto regionale.
Queste società, come sosteniamo nella nostra interpellanza, dipenderebbero direttamente dalla holding Ferrovie dello Stato, cui resterebbe anche la proprietà di Rete ferroviaria italiana.
Vogliamo pertanto sapere dal Governo se vi sia effettivamente un cambiamento di indirizzo e se vi siano nuovi processi in atto. Ciò anche perché, signor sottosegretario, il Parlamento, fino ad oggi, è rimasto all'oscuro di tali movimenti e, soprattutto, di questi nuovi programmi di carattere industriale.
Ricordo che nel 2001 fu costituita la società Rete ferroviaria italiana. Ciò perché deve esistere un distacco formale, in ottemperanza ad una normativa comunitaria, tra le infrastrutture e l'operatore del trasporto (vale a dire, Trenitalia), anche al fine di evitare condizionamenti del mercato e di garantire l'imparzialità della struttura, nel momento in cui anche il trasporto ferroviario sarà sempre più aperto alla concorrenza di altri operatori.
Qualcuno ha parlato di «dirigismo». Io vorrei capire, pertanto, se ci troviamo di fronte ad un nuovo dirigismo; desidero comprendere, inoltre, di quale dirigismo si tratti, anche perché non vi è dubbio che la holding Ferrovie dello Stato aumenta la concentrazione dei poteri, anche nei confronti delle altre società.
Se i dati sono questi, allora, ci avvieremmo surrettiziamente verso un processo che ci induce a parlare di «ente» Ferrovie dello Stato. Per quanto riguarda le FS, ricordo che siamo passati da un ministro competente che era presidente del consiglio di amministrazione, dell'ente e delle altre società ad una holding, al tentativo, in atto in questo momento, di tornare indietro di anni.
Non intendo esprimere alcun giudizio; tuttavia vorremmo capire quale sia il processo in corso. Infatti, non è possibile interessarsi delle Ferrovie dello Stato facendo semplicemente riferimento a coloro che sono chiamati, dall'assemblea degli azionisti, a rivestire incarichi di rilievo nella società.
Mi rivolgo al sottosegretario per i trasporti, che personalmente stimo. Probabilmente, a questa interpellanza (e, forse, è anche un po' colpa nostra) avrebbe dovuto rispondere un rappresentante del Ministero dell'economia e delle finanze. In effetti, se la holding compie alcune scelte ed avviene la ripartizione di Trenitalia in società distinte, non vi è dubbio che la responsabilità di tali processi appartiene sicuramente a tale dicastero, poiché detiene la maggioranza delle azioni.
Vorrei evidenziare che si nutre una notevole preoccupazione per quanto riguarda il futuro della società. Cosa c'è? Perché si effettua tale scelta? Lo si fa per risparmiare? Quali sono le difficoltà che sono emerse? Perché non si svolge un dibattito serio presso le Commissioni parlamentariPag. 73competenti per materia, anche per immaginare un possibile quadro operativo?
Certamente, ad esempio, vi è stata una notizia di questa mattina, diffusa dalla stampa, secondo la quale è già in corso il «licenziamento» - se possiamo definirlo così - nei confronti del presidente di Trenitalia. Qui ci troviamo di fronte ad una concezione di spoil system, dove l'azionista di riferimento è il Ministero dell'economia: ma c'è una capacità e una responsabilità del Governo di controllare ciò che avviene?
Quali sono gli ambiti e le competenze del Governo? Gli ambiti e le competenze del Governo, in questo caso - parlo anche del Ministero dei trasporti -, sono sempre più limitati ed asfittici, sempre più stretti. Tanto è vero che, in fondo, la realtà che emerge è che c'è sempre una forza che capitalizza energie sul piano della gestione del potere decisionale, in testa alla holding Ferrovie dello Stato, della rete ferroviaria italiana, e c'è una satellizzazione da parte delle società, che, ovviamente, si sacrificano alla concezione e alla disposizione del mercato.
Certo che ad un centralismo di ieri dei vecchi ministeri, si sostituisce un altro centralismo, senza una politica industriale seria e senza capire cosa sta succedendo per le ferrovie.
Credo che avremo modo, signor Presidente, signor sottosegretario, anche di sapere quali sono i progetti. Infatti, abbiamo saputo tramite gli articoli sulla stampa, ad esempio, che l'alta velocità finisce a Battipaglia e che non si procede più con l'alta velocità. Sappiamo dalla stampa quali sono i programmi per quanto riguarda l'intermodalità nei trasporti e i grandi collegamenti. C'è da capire se tutto questo è legato anche ad una nuova politica delle Ferrovie, in riferimento anche ai corridoi, alla TAV e al corridoio 5, ma anche al corridoio 1 Berlino-Palermo, in cui è compreso l'attraversamento stabile dello Stretto di Messina.
Non si possono operare, ovviamente, delle diversificazioni o uno spacchettamento delle divisioni senza capire cosa non è andato, cosa bisogna fare e perché c'è stata una perdita. Ho sempre detto, anche in quest'aula, che vi sono alcune asfissie e difficoltà per il cargo, anche rispetto alla mobilità via mare, dove c'è una ripresa molto evidente e sostanziale. Bisogna capire anche perché, rispetto alle ferrovie, non si è riusciti a costituire un trasporto alternativo delle merci rispetto al gommato.
Ci sono vari interrogativi e chiedo scusa al sottosegretario, perché ho inserito aspetti che non erano scritti nell'interpellanza, ma, ovviamente, mi affido alla sua cortesia per avere una risposta. Il dato vero è che siamo inquieti e perplessi. Non vorrei che, dopo avere ascoltato per tanti anni le accuse, da parte di qualcuno, di essere gestori biechi di potere, noi ci trovassimo di fronte ad una grande operazione di potere. Certamente, se colleghiamo tutti questi aspetti alla vicenda Telecom e ad altre vicende di questi giorni, c'è da essere preoccupati, perché sarebbero sacrificati il cittadino e l'utente, ai quali questo Governo ha dichiarato e promesso di porre grande attenzione.
Ma dove ci porta tutto questo? Ad un potere diversificato dal Governo oppure aumentano i controlli del Governo?
Signor sottosegretario, in questa fase non ci importa che Trenitalia venga ad essere diversificata. Vogliamo capire se alla luce degli accordi delle Ferrovie, tra il Governo e le società, siano stati rispettati i programmi. Vogliamo capire come avvengono i controlli e come può esserci un controllo da parte del Parlamento nei confronti delle Ferrovie.
So per esperienza che il Ministero dei trasporti ha sempre incontrato difficoltà ad avere una qualche incidenza apprezzabile sul piano politico nella gestione delle Ferrovie, tant'è vero che molti rappresentanti del Governo venivano in quest'aula dotati delle famose «veline», non predisposte dal Governo, bensì elaborate in prima istanza dalle holding o dalle varie società.
Occorre svolgere un discorso complesso. Signor Presidente, ecco perché questa interpellanza non è fine a se stessa.Pag. 74Mi auguro ci siano altre occasioni di dibattito e di confronto, e mi affido (non lo faccio per un fatto formale e di cortesia) alla serietà del sottosegretario, che ho conosciuto ed apprezzato, affinché si possa ritornare su questo argomento. Qui non è in ballo una maggioranza o un'opposizione. Qui sembra di essere sotto sequestro, condizionati da disegni che vengono da lontano, che non comprendono o, quanto meno, bypassano il Parlamento e il Governo. Credo sia una questione estremamente delicata, sulla quale certamente avremo modo di tornare.
Ecco perché il gruppo parlamentare dell'UDC - a cominciare dal suo presidente e dagli altri colleghi comunque impegnati nel partito e nel Parlamento - ha voluto sollecitare, attraverso questa interpellanza, un dibattito che mi auguro sia produttivo, riguardando un servizio così delicato e importante per il paese nel suo divenire in Europa e nel Mediterraneo (Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i trasporti, Andrea Annunziata, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ANNUNZIATA, Sottosegretario di Stato per i trasporti. Signor Presidente, con l'interpellanza oggi in discussione si evidenzia un'ipotesi di riorganizzazione di Trenitalia società per azioni, che verrebbe divisa in tre società distinte - merci, passeggeri media e lunga percorrenza e trasporto regionale - pur rimanendo sotto il controllo della holding Ferrovie dello Stato.
In occasione del recepimento delle prime direttive comunitarie in materia di liberalizzazione del trasporto ferroviario, il Governo ha provveduto ad adottare una politica di riforma, anticipando le innovazioni successivamente introdotte con il cosiddetto pacchetto infrastrutture.
La suddivisione dei ruoli e la separazione - all'interno dell'azienda ferroviaria integrata di proprietà statale (Ferrovie dello Stato società per azioni) - delle strutture aziendali rispettivamente responsabili della gestione dell'infrastruttura e della produzione dei servizi di trasporto, ha portato alla creazione di due distinte realtà aziendali, aventi la forma giuridica di società per azioni e, quindi, dotate di strutture giuridiche ed organizzative indipendenti.
La società di trasporto Trenitalia società per azioni è stata creata nel giugno 2000, mentre la società responsabile per la gestione dell'infrastruttura nazionale Rete Ferroviaria italiana Spa, è stata costituita nel luglio 2001. Le suddette società sono state poste sotto il controllo di una struttura di holding denominata «Ferrovie dello Stato».
La Commissione europea ha ritenuto tale assetto conforme alle linee guida e alle disposizioni specifiche contenute nelle direttive comunitarie in vigore.
Quanto affermato nell'interpellanza non trova riscontro nella documentazione in possesso del Ministero dei trasporti, anche tenuto conto che l'avvicendamento dei vertici della società ferroviaria è avvenuto, come noto, da pochi giorni e non ha consentito un confronto tra i medesimi ed il Governo.
Tuttavia, poiché ciò si ritiene indispensabile anche ai fini di una compiuta disamina dell'intero settore, si può affermare che le problematiche, come sopra evidenziate, saranno oggetto di approfondite riflessioni, in considerazione anche del fatto che, pur senza disconoscere quanto già stato realizzato ed essendo un settore di vitale importanza per il paese, è necessario dare un nuovo impulso a tutte le attività ad esso strettamente connesse.
Il Governo e gli utenti delle ferrovie vogliono, finalmente, treni più efficienti, più puliti e più sicuri.
È una questione di nodale importanza per il trasporto, per la mobilità e per il rilancio dell'economia, non solo per movimento delle persone. All'onorevole Tassone, al quale va la stessa stima che egli ha riservato a me, devo dire che ha aperto una questione di grossa portata e che è già presente nelle linee principali del piano generale che il Governo ha posto in essere.Pag. 75
Siamo quasi pronti a pubblicare tale piano, che vedrà il confronto con tutte le forze politiche. L'onorevole Tassone apre sulla problematica degli squarci preoccupanti e sull'importanza dei quali noi ci troviamo d'accordo. Nessuno intende nascondere nulla - come si diceva -, in quanto si tratta di problemi che vengono da lontano. Inoltre, apprezzo l'onorevole Tassone anche perché so che si è occupato di questa materia nel precedente Governo. Infatti, ereditiamo la problematica di tanti momenti negativi.
Il Governo ha cambiato i vertici, non solo per lo spoil system naturale, che comunque un Governo e la politica può mettere in essere per la legge che voi stessi avete approvato, ma si riteneva importantissimo e urgente procedere a tale cambiamento per le problematiche che ormai viviamo ogni giorno. Le Ferrovie, ormai, perdevano centinaia di milioni di euro l'anno e il Governo ha nominato sia l'ingegnere Moretti sia il professor Cipolletta, due personalità di altissimo livello, riconosciute come tali non solo da tecnici, ma anche da economisti. Già per questo si può dire che si conoscono, anche se per linee generali, le intenzioni e i programmi del capo della holding, l'ingegnere Moretti. A quest'ultimo va la nostra fiducia e credo che nei prossimi giorni, se non nelle prossime ore, il Governo avrà un confronto serrato per mettere a punto un programma di rilancio e di politica industriale che possa riavviare definitivamente un settore così nevralgico della nostra economia e della mobilità in Italia. È evidente che il Governo aprirà un confronto serrato non solo nelle Commissioni, ma sicuramente anche in quest'aula, tanto con la maggioranza quanto con l'opposizione. Per tale motivo ringrazio l'onorevole Tassone con il quale ci confronteremo presto su queste problematiche.

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di replicare.

MARIO TASSONE. La sua sollecitazione alla replica m'incoraggia, visto che in quest'aula siamo rimasti in pochi: siamo in tre, che peraltro appartengono ad una storia comune, signor Presidente.
Ringrazio sinceramente il sottosegretario Annunziata, in quanto ha fatto uno sforzo estremamente serio, per alcuni versi, nell'articolare la sua risposta, evidenziando gli aspetti di possibile intreccio con delle valutazioni politiche che pur devono essere fatte. Questo mi fa capire, signor sottosegretario, che le valutazioni politiche iniziali non sono state sufficientemente approfondite; ma c'è un altro aspetto - e questo lo dico proprio ad adiuvandum, come si suol dire -, in quanto noi ci ritroviamo di fronte - e chiedo la sua attenzione, signor Presidente - ad uno spacchettamento ed una riforma delle Ferrovie, dove ci sono le infrastrutture e la rete ferroviaria italiana che, a mio avviso, attraverso questa divisione ha sempre più un potere di controllo nei confronti di una società.
L'altra faccia della medaglia è emblematica: in maniera speculare, abbiamo un dicastero (in precedenza unitario) che è stato suddiviso in Ministero delle infrastrutture e Ministero dei trasporti. Ancora bisogna ben capire! Anche se ho posto un quesito relativo alle Ferrovie - e riconosco che lo sforzo del sottosegretario Annunziata è molto serio -, occorre capire quali siano, rispettivamente, le competenze del Ministero delle infrastrutture e quali quelle del Ministero dei trasporti.
Invero, una divisione di competenze c'è già: tutto ciò che attiene alle infrastrutture, anche per quanto riguarda i trasporti, dipende dal Ministero delle infrastrutture; il Ministero dei trasporti sembra - chiedo perdono - il subappaltatore di scelte programmatorie operate dal Ministero delle infrastrutture, oppure il gestore di esse! Siamo in una situazione un po' atipica, di concessione: c'è un concedente e c'è un concessionario, un controllore ed un controllato. Per alcuni versi, ci troviamo di fronte, forse, allo stesso schema delle Ferrovie.
A mio avviso, il limite grosso di tutta questa situazione - e credo che il sottosegretario non possa non concordare con me - sta nella esclusione del Governo dalPag. 76controllo, che prima c'era, come ho sempre dichiarato. Non è possibile avere concessionari di infrastrutture per quaranta o cinquant'anni i quali, ad un certo punto, si sentono proprietari che non debbono rispondere a nessuno! Non vi può essere una gestione come holding Ferrovie dello Stato sulla quale non sono previsti controlli pregnanti da parte del Governo! Molte volte, invece, diffuse, antiche e nuove supponenze danno sostanza ad una nuova realtà, che fa parte della categoria dei poteri forti, dei poteri reali: quelli che contano, quelli che decidono e che incidono sulla vita del nostro paese.
In questi giorni, signor sottosegretario, ho seguito la sua attività - perché, come vede, sono un diligente parlamentare - ed ho constatato che lei ha compiuto uno sforzo per portare avanti un dibattito estremamente corretto e serio. Molte volte, invece, il Parlamento viene considerato, con sufficienza e con fastidio - certo! - produttore di parole e di nuvole, mentre le decisioni vengono prese altrove: il Parlamento è bypassato, non esiste, non c'è! Se c'è il Governo, c'è un Governo che è controllato dal Parlamento, se un Governo controlla anche le società. Questo è un grosso problema, una grande, vecchia questione, che noi dobbiamo, ovviamente, porci.
Signor Presidente, lei ha chiesto, come da regolamento, se io sia o meno soddisfatto (la formula recita proprio così). Ebbene, non sono soddisfatto! Sono, ovviamente, tra coloro che apprezzano, notevolmente in questo caso, la cortesia del sottosegretario, il quale ha voluto offrire una sua valutazione e, soprattutto, una risposta non rituale (gliene debbo dare atto), ma non sono soddisfatto.
Un collega, poc'anzi, affermava di essere turbato; io sono turbato ed inquieto, perché ci sono vari appuntamenti. Le Ferrovie sembrano camminare da sole, anche rispetto alle strade e ad altre cose. C'è un problema anche di sicurezza stradale: il potenziamento delle Ferrovie riguarda anche la difesa delle vite umane.
Ritengo che l'operazione alla quale ho fatto riferimento nell'interpellanza dovrebbe essere chiarita: in Parlamento, in questa sede legittima, ma soprattutto dal Ministero dell'economia e delle finanze, che nomina consiglio di amministrazione e amministratori delegati. Al riguardo, vorremmo capire se il Ministero dell'economia e delle finanze abbia un progetto industriale. È stato sempre criticato l'IRI (quando c'era, quante volte l'ho criticato in quest'aula!).
Quando ho criticato il Ministero delle partecipazioni statali, signor Presidente, tuttavia, c'era uno straccio di piano industriale, c'era un ministro che comunque veniva in Parlamento a rispondere. Qui non credo che ci siano delle responsabilità ben definite ed individuate, ma attraverso i meandri e il meccanismo delle società e delle sottosocietà ci si perde e si perdono gli appuntamenti con la storia e con lo sviluppo.
Ritengo che oggi, attraverso lo spacchettamento di Trenitalia in vari settori - cargo, settore della media e lunga percorrenza e trasporto regionale - ci sia veramente un tentativo di accorpamento reale e sostanziale, un ritorno all'antico senza nemmeno che sia tale (perché almeno sarebbe questa una scelta molto chiara e netta). Vedo invece una grande confusione, con l'aumento dei poteri forti al di fuori di questo Parlamento e degli stessi Governi.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze all'ordine del giorno.

Sull'ordine dei lavori (ore 17,04).

PRESIDENTE. Nella seduta di questa mattina è stato richiesto alla Presidenza di sollecitare il Governo a riferire in relazione alle notizie di stampa relative al fenomeno delle intercettazioni illegali. Al riguardo, faccio presente, anche a seguito di contatti informali intervenuti nel corso della giornata, che la definizione dell'esamePag. 77parlamentare di tale questione, con la partecipazione, ovviamente, del Governo, avrà luogo appena la Conferenza dei presidenti di gruppo, già convocata per giovedì 28 settembre alle ore 19, lo inserirà nel prossimo calendario.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Venerdì 22 settembre 2006, alle 9:

Discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 16 agosto 2006, n. 251, recante disposizioni urgenti per assicurare l'adeguamento dell'ordinamento nazionale alla direttiva 79/409/CEE in materia di conservazione della fauna selvatica (1610-A).
- Relatore: Sperandio.

La seduta termina alle 17,05.

ERRATA CORRIGE

Nel resoconto stenografico della seduta del 2 agosto 2006, a pagina 1, prima colonna, tredicesima riga, il cognome «Migliori» è sostituito dal seguente: «Migliore».
Nel resoconto stenografico della seduta del 19 settembre 2006, a pagina 2, seconda colonna, quindicesima riga, le parole «e IX» sono sostituite dalle seguenti «e XI».

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. ddl 1042-A - em. 8-ter.40, 41, 43 422 422 212 202 220 53 Resp.
2 Nom. subem. 0.8-ter.201.1 442 440 2 221 141 299 51 Resp.
3 Nom. em. 8-ter.201 469 467 2 234 259 208 50 Appr.
4 Nom. em. 8-ter.42 471 468 3 235 217 251 50 Resp.
5 Nom. em. 8-ter.45 463 459 4 230 212 247 50 Resp.
6 Nom. em. 8-ter.202 461 459 2 230 285 174 49 Appr.
7 Nom. Articolo 8-ter 466 464 2 233 258 206 49 Appr.
8 Nom. odg 9/1042/6 464 463 1 232 212 251 49 Resp.
9 Nom. odg 9/1042/7 464 462 2 232 213 249 49 Resp.
10 Nom. odg 9/1042/8 474 457 17 229 200 257 49 Resp.
11 Nom. odg 9/1042/9 474 473 1 237 217 256 49 Resp.
12 Nom. ddl 1042-A - voto finale 436 330 106 166 246 84 50 Appr.
13 Nom. Doc. LXXXVII, n. 1 - Ris. 6-1 435 271 164 136 247 24 50 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 15
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. dich. d'urgenza ddl 1496 422 422 212 233 189 48 Appr.
15 Nom. ddl 1610 - quest. preg. nn. 1 e 2 Mancanza numero legale NO