XV LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 37 di martedì 19 settembre 2006

[frontespizio]
[elenco e sigle dei gruppi parlamentari]
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[indice cronologico]
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[allegato A]
[allegato B]

[riferimenti normativi]
Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI

La seduta comincia alle 16.

SILVANA MURA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 2 agosto 2006.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Albonetti, Amato, Aprea, Azzolini, Bersani, Bindi, Bocchino, Boco, Bonino, Cento, Colucci, D'Antoni, De Piccoli, Di Pietro, Fioroni, Galante, Gentiloni Silveri, Levi, Maroni, Melandri, Minniti, Morrone, Mussi, Pecoraro Scanio, Pisicchio, Pollastrini, Prodi, Santagata, Spini e Visco sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono trentadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di petizioni.

PRESIDENTE. Invito l'onorevole segretario di Presidenza a dare lettura delle petizioni pervenute.

SILVANA MURA, Segretario, legge:

Tommaso Testa, da Firenze, chiede misure per la tutela dei conduttori degli immobili nell'ambito delle operazioni di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico (31) - alla VI Commissione (Finanze);

Aldo Zappaterra, da Roma, e numerosi altri cittadini, chiedono un provvedimento legislativo per l'istituzione di un sistema di protezione sociale a cura delle persone anziane non autosufficienti (32) - alla XII Commissione (Affari sociali);

Moreno Sgarallino, da Terracina (Latina), chiede che sia vietata ogni forma di pubblicità da parte delle confessioni religiose e degli enti no-profit diretta a sollecitare la destinazione dei contributi, rispettivamente, dell'8 e del 5 per mille IRPEF (33) - alla V Commissione (Bilancio);

Domenico Angelini e Silvano Salati, da Foligno (Perugia) e numerosi altri cittadini, chiedono l'esenzione dall'ICI per la prima casa (34) - alla VI Commissione (Finanze);

Luigi Carlutti, di Chiaravalle Centrale (Catanzaro), chiede:
una riforma del vigente sistema fiscale che attribuisca maggiore responsabilizzazione e maggiori poteri di accertamento agli enti locali e alle regioni (35) - alla VI Commissione (Finanze);
un provvedimento legislativo che regolamenti l'uso della droga, stabilendone la distribuzione ai tossicodipendenti sotto controllo sanitario, contestualmente ad interventi terapeutici (36) - alla XII Commissione (Affari sociali);

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Giuseppe Battiato, da Augusta (Siracusa), chiede:
nuove norme a tutela dei compratori di immobili con contratto preliminare in caso di fallimento del costruttore (37) - alla II Commissione (Giustizia);
interventi per ridurre i costi delle assicurazioni automobilistiche (38) alla VI Commissione (Finanze);
interventi in sostegno degli agrumicoltori italiani soprattutto siciliani (39) - alla XIII Commissione (Agricoltura);
modifiche alle leggi elettorali (40) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
misure per promuovere la costruzione di parcheggi, con particolare riferimento alla situazione del comune di Augusta (41) - alla VIII Commissione (Ambiente);

Roberto Zamboni, di Montorio Veronese (Verona), chiede un provvedimento legislativo per la restituzione ai congiunti delle salme dei caduti in guerra (42) - alla IV Commissione (Difesa);

Pier Luigi Martinez, da Collegno (Torino), chiede l'istituzione di un giudice per la decisione, semplificata e con bassi costi, delle questioni di carattere amministrativo di lieve entità (43) - alla II Commissione (Giustizia).

TESTO AGGIORNATO AL 21 SETTEMBRE 2006

Annunzio della presentazione di disegni di legge di conversione e loro assegnazione a Commissioni in sede referente.

Testo sostituito con l'errata corrige del 21 SETTEMBRE 2006 PRESIDENTE. Comunico che il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, con lettera in data 1o settembre 2006, ha presentato alla Presidenza, a norma dell'articolo 77 della Costituzione, il seguente disegno di legge, già presentato al Senato il 28 agosto 2006 e trasferito dal Governo alla Camera, che è stato assegnato ai sensi l'articolo 96-bis, comma 1, del regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e IV (Difesa):
«Conversione in legge del decreto-legge 28 agosto 2006, n. 253, recante disposizioni concernenti l'intervento di cooperazione allo sviluppo in Libano e il rafforzamento del contingente militare italiano nella missione UNIFIL, ridefinita dalla risoluzione 1701 (2006) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite» (1608) - Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VIII e IX (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale).

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere alle Commissioni competenti, previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.
Comunico altresì che il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, con lettera in data 1o settembre 2006, ha presentato alla Presidenza, a norma dell'articolo 77 della Costituzione, il seguente disegno di legge, già presentato al Senato il 18 agosto 2006 e trasferito dal Governo alla Camera, che è stato assegnato, i sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del regolamento, in sede referente, alla XIII Commissione (Agricoltura):

«Conversione in legge del decreto-legge 16 agosto 2006, n. 251, recante disposizioni urgenti per assicurare l'adeguamento dell'ordinamento nazionale alla direttiva 79/409/CEE in materia di conservazione della fauna selvatica» (1610) - Parere delle Commissioni I, V, VII, VIII, IX, X e XIV.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere alla Commissione competente, previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

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PRESIDENTE. Comunico che il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, con lettera in data 1o settembre 2006, ha presentato alla Presidenza, a norma dell'articolo 77 della Costituzione, il seguente disegno di legge, già presentato al Senato il 28 agosto 2006 e trasferito dal Governo alla Camera, che è stato assegnato ai sensi l'articolo 96-bis, comma 1, del regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e IV (Difesa):

«Conversione in legge del decreto-legge 28 agosto 2006, n. 253, recante disposizioni concernenti l'intervento di cooperazione allo sviluppo in Libano e il rafforzamento del contingente militare italiano nella missione UNIFIL, ridefinita dalla risoluzione 1701 (2006) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite» (1608) - Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VIII e XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale).

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere alle Commissioni competenti, previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.
Comunico altresì che il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, con lettera in data 1o settembre 2006, ha presentato alla Presidenza, a norma dell'articolo 77 della Costituzione, il seguente disegno di legge, già presentato al Senato il 18 agosto 2006 e trasferito dal Governo alla Camera, che è stato assegnato, i sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del regolamento, in sede referente, alla XIII Commissione (Agricoltura):

«Conversione in legge del decreto-legge 16 agosto 2006, n. 251, recante disposizioni urgenti per assicurare l'adeguamento dell'ordinamento nazionale alla direttiva 79/409/CEE in materia di conservazione della fauna selvatica» (1610) - Parere delle Commissioni I, V, VII, VIII, IX, X e XIV.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere alla Commissione competente, previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Nomina dei componenti della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi e annunzio della sua costituzione.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi i deputati Paolo Bonaiuti, Gloria Buffo, Giampiero Catone, Emilia Grazia De Biasi, Rodolfo De Laurentiis, Francesco Maria Giro, Giuseppe Giulietti, Giorgio Lainati, Mario Landolfi, Marco Lion, Renzo Lusetti, Giorgio Merlo, Gennaro Migliore, Fabrizio Morri, Egidio Enrico Pedrini, Paolo Romani, Andrea Ronchi, Antonio Satta, Nicola Tranfaglia e Roberto Villetti.
Il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della stessa Commissione i senatori Massimo Baldini, Tommaso Barbato, Paolo Barelli, Willer Bordon, Paolo Brutti, Alessio Butti, Rocco Buttiglione, Carlo Fontana, Dario Galli, Angelo Michele Iorio, Claudio Micheloni, Esterino Montino, Antonio Polito, Natale Ripamonti, Gianfranco Rotondi, Giovanni Russo Spena, Giuseppe Scalera, Egidio Sterpa, Francesco Storace e Giorgio Tonini.
D'intesa con il Presidente del Senato, la Commissione è stata convocata venerdì 15 settembre 2006, alle ore 10, presso la sede di palazzo San Macuto, per procedere alla propria costituzione. Sono risultati eletti presidente il deputato Mario Landolfi, vicepresidenti i deputati Giorgio Merlo e Paolo Bonaiuti, segretari i deputati Antonio Satta e Rodolfo De Laurentiis.

Cessazione dal mandato parlamentare del deputato Antonio Verini.

PRESIDENTE. Comunico che in data 29 agosto 2006 è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera del deputato Antonio Verini:
«Signor Presidente, in riferimento alla Sua lettera del 28 luglio 2006, prot. 2006/0025008/GEN/PI, con la quale mi comunica l'incompatibilità tra il mandato parlamentare e la carica di consigliere regionale dell'Abruzzo, ai sensi dell'articolo 122, secondo comma, della Costituzione, La informo di optare per la carica di consigliere regionale dell'Abruzzo. La prego, pertanto, di far accettare le mie dimissioni nella prima riunione della Camera dei deputati che Lei, signor Presidente, convocherà.
Con i migliori auguri di buon lavoro. Firmato: Antonio Verini».

Trattandosi di un caso di incompatibilità, la Camera prende atto, a norma dell'articolo 17-bis, comma 2, del regolamento, di questa comunicazione e della conseguente cessazione del deputato Verini dal mandato parlamentare.

Svolgimento di interpellanze e di interrogazioni (ore 16,17).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

(Situazione di sovraffollamento nel carcere di Trento - nn. 2-00006 e 3-00006)

PRESIDENTE. Avverto che l'interpellanza Boato n. 2-00006 e l'interrogazione Elia n. 3-00006, che vertono sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni sezione 1).
L'onorevole Boato ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00006.

MARCO BOATO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi deputati, l'interpellanza in trattazione è stata da me presentata il 25 maggio 2006 ed è stata pubblicata nel resoconto del 30 maggio. Essa riguardava due questioni: una specifica, attinente alla casa circondariale di Trento (comunemente, carcerePag. 4di Trento), ed una, di carattere più generale, relativa agli orientamenti del Governo rispetto alla prospettiva di un provvedimento di clemenza (amnistia e/o indulto). Poiché, nel frattempo (sono passati alcuni mesi), questo secondo aspetto è già stato affrontato, almeno per la parte concernente l'indulto, con un provvedimento che è stato approvato a larga maggioranza dal Parlamento, mi limiterò ad illustrare, nella seduta odierna, le questioni riguardanti la casa circondariale di Trento.
Riguardo a questo aspetto specifico, la mia interpellanza traeva origine dal fatto che, il 24 maggio 2006 (un giorno prima della presentazione dell'atto), i tre quotidiani trentini, l'Adige, il Trentino e il Corriere del Trentino, avevano pubblicato alcuni articoli relativi alla drammatica situazione del carcere di Trento, che aveva portato anche alla realizzazione da parte dei detenuti, in modo del tutto pacifico e non violento - civilissimo, devo dire -, di uno sciopero della fame. La protesta dei detenuti aveva ad oggetto sia la situazione di sovraffollamento, aspetto riguardante, in generale, tutte le carceri italiane, sia, e soprattutto, il carattere fatiscente della struttura, nonché una serie di problemi gravissimi relativi al suo funzionamento.
Questi problemi incidono e incidevano, in particolare, sulla condizione dei detenuti che erano protagonisti di questa protesta pacifica, non violenta, conclusasi alcuni giorni dopo anche a seguito dell'interessamento di alcuni parlamentari, tra i quali il deputato che sta parlando in questo momento. Tuttavia, questi problemi incidono, altresì, sulla condizione degli agenti di polizia penitenziaria e degli altri operatori penitenziari, oltreché sulla stessa amministrazione e direzione del carcere. Come ho già detto, nel frattempo è intervenuto il provvedimento di indulto che, anche per quanto riguarda il carcere di Trento, ha ridotto notevolmente il numero dei detenuti. Prima di tale provvedimento, infatti, si era arrivati addirittura a 170 detenuti a fronte di una capienza teorica di 100 detenuti mentre, immediatamente dopo la sua applicazione, si era scesi al numero di 50. Attualmente, il numero dei detenuti nel carcere di Trento è arrivato a 70. Si tratta, comunque, di una dimensione enormemente inferiore, rispetto ai precedenti 170, anche se è prevedibile che sia destinata ad aumentare.
A parte l'aspetto del sovraffollamento, nulla è cambiato, invece, quanto alla condizione strutturale della casa circondariale di Trento, definita unanimemente in questi articoli di giornale - ma ho potuto constatarlo più volte de visu io stesso - come fatiscente, dopo la presentazione dell'interpellanza, mi sono anche rivolto direttamente sia al provveditore di Padova sia ai rappresentanti del Governo per attirare la loro attenzione su questa situazione. A seguito di tutto questo ho appreso - e ne devo dare atto - che è stato effettuato uno stanziamento di circa 150 mila euro, finalizzato a realizzare nuove docce nell'istituto. Per quanto ritengo di sapere al riguardo, essendomi informato, siamo ancora nella fase istruttoria e preparatoria, nulla ancora essendo stato realizzato sul piano operativo. Tutto questo, comunque, dipende dalle procedure che fanno capo al provveditorato di Padova.
Il carcere di Trento - come tutti sanno - è destinato alla chiusura, per essere sostituito da un nuovo istituto che sarà realizzato in località Spini di Gardolo, sempre nel comune di Trento ma in periferia. L'attuale carcere, invece, è localizzato in prossimità del centro storico ed è contiguo all'attuale palazzo di giustizia. I lavori per la realizzazione del nuovo carcere stanno per iniziare e dovrebbero concludersi tra circa cinque anni, cioè nel 2011. Bisogna tener conto anche del tempo necessario per l'allestimento e l'arredamento. Mi si dice, in base a prassi riguardanti altre nuove carceri, che possono trascorrere anche altri due o tre anni, se non si provvede fin d'ora a programmare tempestivamente questo aspetto, che è conditio sine qua non per rendere agibile il nuovo carcere - quando ci sarà - senza ulteriori ritardi. Intanto, per il 2008 è previsto - vorrei attirare l'attenzione del rappresentante del Governo su questo aspetto - l'inizio dei lavori per la realizzazione del nuovo polo giudiziario, chePag. 5dovrebbe essere completato nel 2012. Ricordo questo aspetto perché, nel frattempo, l'attuale carcere, che gli è contiguo, dovrebbe lasciare a favore del polo giudiziario tutta la parte esterna all'edificio principale, ubicata ovviamente all'interno delle mura del carcere, nella quale attualmente si trovano la caserma, il bar e la mensa degli agenti della polizia penitenziaria, il parcheggio, l'ufficio di ragioneria, l'ufficio di segreteria, il nucleo traduzione, gli archivi e il magazzino.
Che cosa accadrà, dunque, dell'attuale carcere di Trento, signor rappresentante del Governo, nei prossimi cinque o sette anni prima che sia completato e reso agibile, anche con l'arredamento, come detto, il nuovo carcere di Spini di Gardolo? Non è immaginabile che, per un periodo così lungo di tempo - numerosi anni - resti una situazione di tale degrado. La soluzione, almeno temporanea, del problema del sovraffollamento, che - come ripeto - riguarda tutte le carceri italiane ma anche quello di Trento, deve essere concepita come una precondizione per affrontare i problemi già esistenti e denunciati o rilevati nella mia interpellanza. In astratto, credo si possano porre tre alternative che sottopongo all'attenzione del Governo e dei colleghi. La prima ipotesi è quella della chiusura totale dell'attuale carcere di Trento, che pone, però, problemi non soltanto per i detenuti ma anche per gli agenti, per gli operatori e per la stessa magistratura, ovviamente laddove i detenuti fossero dislocati in carceri di altre città.
La seconda ipotesi - sempre in astratto - è di lasciare la situazione immutata, aspettando la costruzione del nuovo carcere, fra cinque, sei o sette anni. Credo che ciò sarebbe irresponsabile, considerata la condizione di degrado e l'imminenza del problema degli spazi da lasciare per i lavori del polo giudiziario.
La terza ipotesi che prospetto al Governo potrebbe consistere nel chiudere parte del carcere, riducendo il numero dei detenuti e prevedendo il trasferimento delle attività sopra elencate, che dovranno far posto alle esigenze del polo giudiziario. Tuttavia, il problema è come e dove trasferire tali attività, ovviamente sempre in relazione ad un carcere che per cinque, sei o sette anni continuerà ad operare, sebbene parzialmente, come io suggerisco.
Ho prospettato, dunque, tre ipotesi in astratto. Tuttavia, è evidente che le prime due - la chiusura totale ovvero lasciare tutto così com'è - sono francamente irrealistiche. Forse, l'ipotesi più realistica è la terza, ma la sua realizzazione deve essere programmata e attuata tenendo conto sia della situazione del carcere e di chi vi opera, oltre che ovviamente dei detenuti, sia dei lavori programmati concernenti il polo giudiziario.
Signor rappresentante del Governo, nei giorni scorsi (mi sembra giovedì 14 settembre), a Trento, si è tenuta una riunione per affrontare questi problemi alla quale hanno partecipato il provveditore di Padova, il dottor Bocchino, un tecnico del Ministero della giustizia (credo si tratti dell'ingegner Cavallo) ed alcuni tecnici della provincia autonoma di Trento, tra cui l'ingegner Alessandro Zanon, essendo la provincia autonoma di Trento, sulla base di un accordo con lo Stato, diretta protagonista per quanto riguarda sia la costruzione del nuovo carcere sia i lavori del polo giudiziario.
È evidente, tuttavia, che a fianco dei problemi tecnici - finora irrisolti - si pongono problemi decisionali e di responsabilità politica, in particolare del Ministero della giustizia, per quanto concerne le questioni che ho prima indicato. È necessario che tali questioni non vengano per così dire - lo dico fra virgolette - lasciate marcire, ma siano, invece, affrontate tempestivamente, con soluzioni adeguate, praticabili e corrispondenti alle esigenze di tutti i soggetti interessati: i detenuti, gli agenti, gli operatori penitenziari, la stessa magistratura, l'amministratore del carcere. Infatti, di fronte ad una situazione così grave di degrado della struttura esistente e alla prospettiva positiva ma lontana (si tratta di attendere cinque, sei o sette anni) dell'entrata in funzione di un nuovo carcere, vi è un arco temporale che richiede comunque un intervento direttoPag. 6da parte dell'amministrazione penitenziaria e del Ministero della giustizia.
Ringrazio il sottosegretario e i colleghi per la loro attenzione.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Luigi Li Gotti, ha facoltà di rispondere all'interpellanza Boato n. 2-00006 e all'interrogazione D'Elia n. 3-00006.

LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, onorevoli parlamentari, onorevole Boato, la situazione denunziata con gli atti di sindacato ispettivo presentati corrisponde ad una realtà constatata dagli uffici, tant'è vero che il carcere di Trento, sin dal 2001, è stato destinato alla dismissione ed è stata prevista la costruzione di un altro istituto penitenziario i cui lavori risulterebbero appaltati nel 2006 ed i cui tempi di realizzazione sono quelli che l'interrogante ha esattamente individuato.
Un carcere definito dai nostri uffici non adeguato poiché il sistema elettrico, l'illuminazione, la qualità dei pavimenti, delle scale e degli impianti non sono a norma di legge, non può svolgere la propria funzione. Riteniamo che un arco temporale di dieci o dodici anni dal momento in cui viene constatata una realtà e la necessità di sostituire l'istituto attualmente esistente sia insopportabile.
Ovviamente, appena la situazione è stata denunciata, il Governo è intervenuto attraverso uno stanziamento straordinario di 150 mila euro per la ristrutturazione dei locali docce. Dopo tale stanziamento, per la realizzazione di tale intervento saranno necessari tempi burocratici per la presentazione di progetti, per l'individuazione della ditta e così via; pertanto, non tutto potrà essere realizzato celermente.
Nell'interrogazione sono denunciate anche altre situazioni interne al carcere: i costi di formazione per i detenuti; l'insufficienza della guardia medica; il fatto che il servizio di odontoiatria sia stato dismesso per un periodo, anche se pare che ora possa essere reintrodotto a seguito della disponibilità in tal senso da parte di un sanitario.
Indubbiamente, vi è una situazione di vetustà e di fatiscenza in ordine alla quale è difficile fornire risposte. La nostra risposta, con riferimento ai diversi punti enunciati nell'atto di sindacato ispettivo, è molto articolata - per tale motivo la lascerò agli atti - e cercherà di evidenziare le iniziative che si stanno adottando in ordine all'informazione, alla guardia medica e alla presenza degli infermieri che, in effetti, sono solo tre, dei quali solo uno è ministeriale e copre le 36 ore settimanali, mentre gli altri due - una suora e un laico - sono esterni alla struttura e sono presenti solo 13 ore settimanali.
Per quanto riguarda la guardia medica, il servizio viene assicurato ogni giorno per 15 ore e, nei giorni festivi, per 24 ore. Tuttavia, il sanitario incaricato garantisce la sua presenza solo per 18 ore settimanali, quindi solo tre giorni alla settimana esclusi i festivi.
Per quanto concerne il problema del riconoscimento del diritto del detenuto ad usufruire dei colloqui telefonici con i congiunti - con particolare riferimento ai detenuti stranieri -, si è potuto verificare che tale problema non sussiste in quanto, quando si tratta di autorizzare il cittadino straniero che si trova in carcere, occorre verificare il destinatario della telefonata. Quindi, qualora non vi fosse certezza sul destinatario individuato, bisogna attivare le autorità consolari per svolgere l'accertamento.
Inoltre, sono stati avviati e sono tuttora in essere progetti per garantire la formazione e l'istruzione secondaria attraverso convenzioni stipulate con istituti statali e privati. In particolare, è stato istituito un corso di istruzione secondaria per geometri, frequentato all'inizio soltanto da pochissimi detenuti, ma che ora conta 32 detenuti suddivisi nelle prime tre classi del corso di studi.
È stata anche stipulata una convenzione con l'università popolare trentina, che sta realizzando alcuni corsi di informatica avanzata. Così come si è dato inizio ad un laboratorio di assemblaggio con una cooperativa che sta garantendo la partecipazionePag. 7globale di 50 unità. Tali unità sono simbolicamente retribuite, nel senso che ai detenuti viene corrisposta per le attività prestate la cifra di due euro ad ora.
È stata avviata anche un'attività teatrale e c'è una biblioteca con 4 mila volumi: questi sono i dati strutturali. Però, tutto ciò è all'interno di una struttura fatiscente.
Prendo atto delle indicazioni fornite dall'onorevole Boato e delle tre ipotesi da lui prospettate. Anche io, come rappresentante del Governo, ritengo che le prime due ipotesi siano totalmente da scartare. Rimane la terza ipotesi, ossia quella di limitare la capienza carceraria a ciò che è possibile e concentrare gli sforzi sulla parte del carcere che ancora può essere recuperata, sia pure provvisoriamente, in modo da evitare di tenere in piedi una struttura che, così com'è, richiederebbe interventi impossibili da realizzare se non con la sua sostituzione.
Mi farò carico di prospettare agli uffici competenti la situazione denunziata ed anche le tre ipotesi proposte dall'onorevole Boato per cercare di dare, con tempestività, risposte ad un problema reale che non può sicuramente attendere alcuni anni per la sua soluzione.

PRESIDENTE. L'onorevole Boato ha facoltà di replicare per la sua interpellanza n. 2-00006.

MARCO BOATO. Signor Presidente, ringrazio il rappresentante del Governo per il modo propositivo e positivo con cui ha interloquito non solo in merito ai problemi da me sollevati nel testo dell'interpellanza, che come ho detto risale alla fine del maggio scorso - e tra poco interverrà il collega D'Elia che ha presentato, nello stesso periodo, un'interrogazione sul medesimo argomento - ma anche sulle problematiche ulteriori che mi sono permesso di prospettare in quest'aula. Ovviamente, la mia insoddisfazione, se c'è, riguarda la realtà della struttura carceraria; non c'è infatti insoddisfazione riguardo al modo con cui il rappresentante del Governo si è confrontato con le questioni da me prospettate. Ripeto, da questo punto di vista lo ringrazio e lo prego, come del resto ha già preannunciato, di farsi carico dell'ulteriore prosecuzione del dialogo istituzionale.
Non solo da parte mia, infatti, ma anche da parte del Governo, poco fa, è stata dichiarata la vetustà e la fatiscenza della casa circondariale di Trento, che è stata anche dichiarata inadeguata e non più a norma in riferimento al decreto legislativo n. 626 del 1994. Lei ha citato anche una serie di aspetti specifici e tecnici riguardanti l'elettricità, l'illuminazione, la qualità dei pavimenti, delle scale e degli impianti. Io stesso avevo ricordato, e lei lo ha detto puntualmente riferendosi al gennaio 2001, che per i suddetti motivi tale istituto è stato inserito in un elenco di edifici da dismettere perché non più adeguato in base alla legge vigente ad esercitare le proprie funzioni: con ciò si dice già tutto quanto andava detto in termini generali. Le do atto, signor rappresentante del Governo, della sua dichiarazione assolutamente coerente e complementare con il testo della mia interpellanza e con l'illustrazione che mi sono permesso di fare poco fa.
La paradossalità della situazione emerge dal fatto che dopo un elenco così dettagliato e drammatico - non voglio enfatizzare i toni, ma è così per i detenuti, per gli agenti, per gli operatori e gli amministratori del carcere - si dice che sono stati stanziati 150 mila euro per realizzare le nuove docce. Si tratta di un fatto positivo, l'ho anche ricordato, ma lei capisce meglio di me - del resto, lei stesso l'ha detto - che il tipo di intervento, soprattutto la sua dimensione finanziaria, è sproporzionato rispetto alla quantità di problemi esistenti.
Lei ha elencato sommariamente una serie di attività che si svolgono all'interno del carcere. Credo che queste attività siano positive e meritorie. Anche in una struttura fatiscente, di degrado e di grande difficoltà, nell'amministrazione, tra gli operatori interni e tra le associazioni e lePag. 8istituzioni che dall'esterno si interessano del carcere (scolastiche, di volontariato, di solidarietà) c'è una serie di iniziative positive. Credo che lei abbia fatto bene a ricordarlo, seppure in modo sommario.
Mi associo al riconoscimento della positività di tali iniziative, ma - lo ripeto - il contenitore, ossia la struttura, si trova nella situazione che lei stesso ha ricordato. Ho sottolineato più volte - e debbo dire che anche lei poco fa lo ha detto - che, se si arriva a riconoscere che un carcere non è più adeguato - ciò è avvenuto nel 2001 - e vi è un arco temporale di 10-12 anni per trovare un'alternativa, questo è un tempo insopportabile. Mi pare che anche lei lo abbia detto e le do atto della lealtà di questo giudizio.
Pertanto, se posso permettermi di sollecitare ulteriormente l'attenzione del Governo in questa replica positiva di interlocuzione - la sede parlamentare e il sindacato ispettivo servono proprio a questo -, bisogna tempestivamente affrontare quel tipo di problemi, di cui forse gli uffici non l'hanno messa direttamente a conoscenza, ma che sono reali.
Questo carcere dovrà chiudere, ma rimarrà aperto ancora parecchi anni. Nel frattempo, verrà sottratta una parte consistente dell'ambito della sua operatività, perché saranno eseguiti i lavori per il polo giudiziario. Le lascio immaginare cosa succederà nel carcere mentre, a fianco, ci saranno lavori di quella dimensione, e, quindi, anche la situazione di disagio in cui tutti si troveranno nel periodo di tempo (due o tre anni) di compresenza delle due dimensioni: un carcere vecchio che deve chiudere, ma che non chiude, e un polo giudiziario che viene destrutturato e per il quale si fanno lavori continui. Bisogna trovare una soluzione e non lasciare marcire questa situazione.
Le tre ipotesi che avevo prospettato erano astratte e lei stesso - la ringrazio di questo - ha ritenuto di convenire con me che le prime due (chiusura totale oppure lasciare tutto com'è) sono ipotesi puramente di scuola e astratte. Bisogna intervenire con realismo, ma anche con tempestività, sull'unico aspetto che può essere praticabile, ossia quello di ridurre la capienza del carcere e intervenire affinché esso sia vivibile almeno in questo arco di tempo. Se posso permettermi nuovamente di sollecitare l'attenzione su questo aspetto, non si può aspettare che nel 2011 sia pronta la struttura edilizia del nuovo carcere per risolvere i problemi dell'arredamento, degli allestimenti, eccetera, ma anche questa dimensione va affrontata in anticipo, in modo che i tempi siano ridotti. La ringrazio dell'attenzione.

PRESIDENTE. L'onorevole D'Elia ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-00006.

SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, colleghe e colleghi, signor rappresentante del Governo, anche io ringrazio il sottosegretario Li Gotti per la serietà con cui ci ha prospettato la situazione, che corrisponde realmente ai contenuti della mia interrogazione e di quella dell'onorevole Boato. Da questo punto di vista sono soddisfatto proprio della serietà con cui lei non ha tentato di giustificare, ma ha rappresentato la realtà, che - concordo con il collega Boato -, quella sì, è assolutamente insoddisfacente.
C'è un punto, semmai, della mia interrogazione al quale non so se lei abbia risposto in maniera esatta oppure se anche su questo aspetto ha rimandato al testo, che lascio agli atti.
In realtà, chiedevo se fosse vero che i cittadini stranieri detenuti nel carcere di Trento non potessero effettuare da un mese telefonate non tanto per la verifica dei destinatari delle telefonate, quanto per la rottura del sistema di registrazione che era fuori uso da un mese. Non so se su questo lei vorrà dirmi qualcosa anche al di fuori dell'interrogazione. Mi chiedo cosa sarebbe successo se non ci fosse stato l'indulto (a Trento da 170 si è passati a 70 detenuti): come si sarebbe protratta quella situazione? Quei detenuti vivono una pena supplementare (che viene inflitta a persone già private della propria libertà), consistente nel fatto di dover vivere in strutture così degradate e di essere sottopostePag. 9ad uno stato di detenzione che offende la dignità umana. In questi mesi, dopo l'approvazione dell'indulto, ho potuto verificare in giro per alcune carceri che l'indulto ha riportato, non dico ad una situazione di legalità - lei anche per il carcere di Trento ci conferma che ci troviamo oggi al di fuori della legge, per quel che riguarda quella struttura, almeno dal 2001 - ma stiamo tornando ad una situazione di normalità, non soltanto per la condizione dei detenuti, ma anche per la condizione di chi in carcere in qualche modo è «semidetenuto», nel senso che vi lavora, che esce la sera per andare a casa e ci ritorna l'indomani, come gli agenti polizia penitenziaria o tutto il personale amministrativo.
La condizione di normalità che ci ha concesso l'indulto va utilizzata per cercare di fare ciò che non è stato fatto per molti anni. Mi riferisco soprattutto alle condizioni di detenzione, ma più in generale al fatto che oggi è possibile, anche con l'applicazione della sola legge esistente, la legge Gozzini, evitare che tra un anno o due ci si trovi nelle condizioni degradanti in cui versavano le carceri italiane da almeno quindici anni. Non è responsabilità di questo Governo né di quello precedente, ma di tutti i Governi che si sono succeduti negli ultimi quindici anni. Applicare la legge Gozzini consente di mantenere un equilibrio che può essere gestito. Molti sono gli attori che devono partecipare a questo processo tra interno ed esterno. Tanti ne entrano perché commettono reati, ma tanti ne escono perché sono ammessi alle misure alternative. Concludo dicendo, signor sottosegretario - non è il caso di Trento e l'ha ben illustrato il collega Boato -, che credo che vada rivisto il piano di edilizia penitenziaria. Ritengo che le carceri debbano rimanere nel tessuto urbano della città, nel centro storico, non considerandole quindi un corpo estraneo alla comunità, anzi, considerandole un problema di cui la comunità si deve far carico.
Le carceri costruite in periferia, in campagna, spesso corrispondono ad un abbandono del detenuto e di chi opera nel carcere e credo che il piano già stanziato, che prevede un miliardo di euro, potrebbe essere utilizzato per ristrutturare le carceri piuttosto che per costruirne di nuove, anche per evitare che si ripeta ciò che è accaduto a Parma...

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole D'Elia.

SERGIO D'ELIA. ...dove da sei anni c'è un nuovo carcere da buttare via perché vi piove dentro. Queste sono le carceri nuove: congelatori d'inverno e forni crematori d'estate! Ma su questo avremo occasione di discutere.

(Partecipazione del procuratore della Repubblica di Bologna ad un comitato per il no al referendum confermativo che si è tenuto il 25 e 26 giugno 2006 - n. 2-00016)

PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00016 (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni sezione 2).

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, la mia interpellanza riguarda la partecipazione di un magistrato di Bologna, più precisamente, il procuratore della Repubblica di Bologna - da lui stesso dichiarata con un comunicato - ad un comitato che, in occasione del referendum, proponeva l'abrogazione della legge di riforma della Carta costituzionale nella parte relativa alle competenze legislative di Stato e regioni. L'interpellanza, inoltre, fa riferimento ad una precedente iniziativa del sottoscritto che richiamava l'attenzione del precedente Governo su affermazioni del suddetto magistrato in occasione di un atto di violenza commesso ai giardini pubblici di Bologna, che lo stesso addebitava - ricordo che se ne sono occupati tutti i giornali che cito testualmente - al clima creato dall'allora Presidente del Consiglio, onorevole Silvio Berlusconi, con la sua politica e le sue iniziative. Lascio all'uditorioPag. 10immaginare la gravità e l'incongruità di una simile affermazione. Traggo spunto quindi da questo precedente per ribadire la gravità dell'atto compiuto.
Ho sempre ritenuto che la magistratura - al di là delle politicizzazioni e della sentenza assurda della Cassazione che definisce reato considerare politica la sentenza di un magistrato (lo dico molto chiaramente ai signori giudici della Corte di cassazione: a volte ci sono sentenze politiche) - eserciti la sua funzione nell'interesse supremo del popolo. Caratteristica dell'azione del magistrato deve essere la sobrietà e l'apparire, oltre che essere, imparziale per non ingenerare nell'opinione pubblica sconforto o quel sentimento di disaffezione dalle istituzioni che, purtroppo, caratterizza da tempo la nostra Repubblica.
Ora, il fatto che questo magistrato si sia permesso di criticare e di far parte di un comitato che proponeva l'abrogazione di una legge legittimamente votata dal Parlamento della Repubblica, a mio modo di vedere, e non solo, è un atto gravissimo. Si tratta, anzitutto, di un'invasione in un settore che spetta alla politica e soprattutto di un'alterazione degli equilibri istituzionali che sono l'asse fondante di una democrazia. Ci sono tre poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario, indipendenti e sovrani nell'esercizio delle loro funzioni. In questo caso, si è verificata non solo l'invasione della competenza di uno dei poteri riconosciuti dalla Costituzione, ma anche un'alterazione di quell'equilibrio tra organi garantito dalla nostra Carta alla quale tutti aderiamo.
Questo non è il primo atto compiuto dal suddetto procuratore, in quanto reiterate sono le iniziative e le manifestazioni politiche dello stesso che, peraltro - nulla di personale contro di lui - dichiara di appartenere esplicitamente a Magistratura democratica, una corrente politica all'interno della magistratura finalizzata, in questi anni, molto spesso ad obiettivi politici determinati da settori della sinistra o dell'estrema sinistra.
Credo che occorra un atto significativo del Governo per manifestare, nei fatti e non solo a parole, la sua cosiddetta terzietà, il riconoscimento che ogni organo dello Stato deve avere una sua autonomia, un suo comportamento sobrio, corretto e rispettoso di sé stesso, delle altre istituzioni e della collettività, la quale, in un settore così delicato come quello dell'amministrazione della giustizia, che tocca direttamente la vita delle persone, ha diritto di avere di fronte a sé un giudice che dia garanzia di obiettività.
Ora, un magistrato che, in termini politici, si espone reiteratamente a favore di una parte o di un'altra, a mio avviso non dà garanzie all'opinione pubblica, al di là delle sue intenzioni, circa una corretta applicazione della legge. Vorrei segnalare, tra l'altro, che tale giudice interviene spesso a favore della giunta comunale di Bologna e del sindaco Cofferati; sbaglierebbe comunque anche un magistrato che si esprimesse in senso contrario (vale a dire, a favore del centrodestra) e vorrei sia ben chiaro che sosterrò questo principio in ogni occasione!
Ricordo che, anche se il termine può apparire «pesante», ho definito detto atteggiamento (leggo testualmente dalla mia interpellanza, sottoscritta anche dall'onorevole Bondi, coordinatore di Forza Italia) un comportamento «obiettivamente eversivo dell'attuale ordinamento repubblicano e dei principi fondamentali della Carta costituzionale», vale a dire quelli precedentemente menzionati.
Ebbene, alla luce di queste considerazioni - che non sono mie impressioni, ma fatti acclarati, riportati dalla stampa e mai smentiti dal diretto interessato -, chiedo se sussistano i presupposti per promuovere sollecitamente un'azione disciplinare presso il Consiglio superiore della magistratura, al fine di dimostrare all'opinione pubblica che l'imparzialità e l'obiettività nell'amministrazione della giustizia sono un principio fondamentale della nostra legislazione e che il magistrato è tenuto, in ogni circostanza - ribadisco quanto ho precedentemente affermato - ad un particolare dovere di sobrietà e riservatezza, proprio per tutelare la delicatezza della sua alta funzione.Pag. 11
Di fronte a ciò, auspico una risposta univoca da parte della maggioranza, della minoranza e, soprattutto, del Governo, al fine di fare chiarezza in ordine ad una serie di episodi incresciosi che ha veramente allarmato l'opinione pubblica della mia città e della mia regione. Sono queste le motivazioni che hanno reso necessaria la presentazione della mia interpellanza, che mi permetto di sottoporre all'attenzione dell'Esecutivo.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Luigi Li Gotti, ha facoltà di rispondere.

LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, gli interpellanti hanno censurato il comportamento del procuratore della Repubblica di Bologna, il dottor Enrico Di Nicola, il quale, in un comunicato apparso sui quotidiani locali in data 3 giugno 2006, avrebbe dichiarato di aver fatto parte di un comitato per il «no» al referendum confermativo del 25 e 26 giugno.
Il fatto, così come è stato prospettato dagli onorevoli interpellanti, è stato sicuramente accertato dal mio ministero ed è stato confermato dallo stesso magistrato, il quale ha dichiarato di essere stato invitato dai «comitati Dossetti per la Costituzione» a partecipare all'assemblea costitutiva del comitato provinciale di Bologna per il «no» al referendum costituzionale e di avere aderito all'invito sia a titolo personale, sia in qualità di delegato della corrente dell'Associazione nazionale magistrati «Movimento per la giustizia» dell'Emilia-Romagna. Il dottor Di Nicola ha precisato, inoltre, di aver redatto ed inviato un proprio intervento scritto, non potendo partecipare personalmente.
In punto di ricostruzione e di valutazione degli interpellanti vi è comunque da rilevare che non è del tutto «ortodossa» l'affermazione, contenuta nell'atto di sindacato ispettivo in oggetto, secondo cui il magistrato, nel caso specifico, ha il dovere di applicare la legge e non di contestarla. Ricordo, inoltre, che lo stesso concetto è stato ribadito anche in questa sede, parlandosi di una partecipazione del magistrato ad una campagna per l'abrogazione di una legge.
Faccio presente, invero, che il referendum del 25 e 26 giugno aveva carattere confermativo e che la legge in questione era stata sì approvata legittimamente dal Parlamento, ma non era stata ancora promulgata. Infatti, come recita l'articolo 138 della nostra Carta costituzionale, quella legge di revisione costituzionale, fino a quando non avesse ricevuto il voto confermativo dei cittadini italiani, non poteva essere - così come è accaduto - promulgata.
Pertanto, si trattava non di una campagna per l'abrogazione di un provvedimento legislativo, e quindi di un atto di ribellione ad una legge esistente, bensì esclusivamente di partecipare ad un dibattito, cui erano invitati tutti i cittadini italiani, sulla conferma o meno di un provvedimento approvato dal Parlamento ma non ancora promulgato, ai sensi della nostra Carta costituzionale.
Le opinioni espresse dal magistrato, nel citato intervento scritto, in ordine allo specifico punto - vale a dire, in merito alla sua adesione al comitato per il «no» - non sono e non appaiono in alcun aspetto offensive nei riguardi di alcuno. Sono, piuttosto, il frutto di convincimenti manifestati a titolo personale e nella qualità, rivestita dallo stesso magistrato, di delegato del gruppo Movimento per la giustizia.
La circostanza della manifesta adesione ad una delle due opzioni proposte dal referendum costituzionale, nel rispetto dei principi della Costituzione, non appare idonea a fornire una connotazione politica alle idee del dottor Di Nicola e, tanto meno, a condizionare la sua attività giurisdizionale. È altro da essa, infatti, l'esprimere legittimamente la propria opinione in ordine ad una legge sulla quale il popolo italiano era stato chiamato a pronunciarsi. Sicché non si può parlare di una violazione della norma, peraltro non ancora in vigore; invero, il riferimento alla legge sull'ordinamento giudiziario non apparePag. 12pertinente in quanto i fatti attribuiti al dottor Di Nicola sono precedenti all'entrata in vigore della nuova legge.
In ogni caso, anche nell'ipotesi di applicazione retroattiva - e sappiamo che ciò non è possibile - della legge sull'ordinamento giudiziario, non si ritiene che il dottor Di Nicola abbia svolto un'attività tale da compromettere l'indipendenza, la terzietà e l'imparzialità del magistrato, anche sotto il profilo dell'immagine.
Per questo motivo, la posizione del Governo e del dicastero di cui faccio parte è nel senso che deve escludersi la necessità di iniziative da parte del ministro.

PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di replicare.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, devo dire che non avevo dubbi circa la risposta del Governo; ma devo altresì aggiungere che sono semplicemente disgustato per la mancanza di senso dello Stato che caratterizza il Governo nella persona del suo rappresentante. Le parole che egli ha pronunciato, le circonlocuzioni, questo fingere di non capire non possono provocare in me - lo ribadisco - che disgusto; se il nostro Stato è in mano ad un Governo che ha questo senso della distinzione dei poteri, ahimé, Dio ci scampi da quanto potrà accadere!
Detto ciò, le stesse affermazioni del sottosegretario confermano la giustezza e la validità delle riflessioni espresse nell'interpellanza: ma come si può sostenere che il magistrato ha partecipato all'iniziativa a titolo personale? Un magistrato che partecipa con un comunicato ad una iniziativa che si propone di confermare o meno una legge votata dal Parlamento si espone pubblicamente, viene meno al suo dovere di sobrietà; ribadisco a tale riguardo quanto ho detto poc'anzi.
Evidentemente, il sottosegretario, il Governo e la maggioranza devono in qualche modo rispondere a quella parte della magistratura che li ha aiutati in campagna elettorale o nelle fasi precedenti. Preferisco interpretare in tal modo la vicenda; in altri termini, dimostrano la loro sudditanza evidente nei confronti di una parte della magistratura - certo, non di tutta, in quanto vi sono magistrati che applicano correttamente la legge - estremamente politicizzata che è in grado, come è dimostrato, di condizionare gli orientamenti del Governo in varie sedi e che è altresì in grado anche di dare una risposta per interposta persona in questa sede.
Proprio la risposta del sottosegretario è la conferma di quanto avvenuto in questi ultimi anni e di quanto alcuni di noi vanno sostenendo circa la profonda necessità di una riforma della giustizia e del ruolo e della funzione dei magistrati.
Non a caso, come ho sostenuto nell'interpellanza - ma su ciò il Governo non ha risposto -, è in vigore una legge che, pur mancando dei decreti attuativi, pone certe norme e va applicata. Ora, questa legge è di fatto disapplicata per effetto di una manifestazione esplicita di un parere che entra nel merito di un dibattito politico; chiunque di noi ha vissuto quei momenti di aspro confronto tra una parte politica e l'altra in occasione del referendum confermativo. Non è ammissibile che un magistrato prenda posizione a favore di una parte in questi termini.
Allora, viene meno il senso dello Stato e in una sede come questa abbiamo il diritto-dovere di ribadirlo; dovreste vergognarvi, come Governo e come maggioranza, ad avallare in continuazione questi atteggiamenti, di cui, poi, un domani, sarete voi le prime vittime, e non solamente noi. Infatti, in questo modo non si fa altro che aumentare la disaffezione del cittadino nei confronti dell'amministrazione della giustizia, e criticherò sempre più spesso le sentenze, laddove un magistrato viene meno al suo ruolo di deontologia, di compostezza, di sobrietà e di garanzia in questo modo. Lo ripeto, signor sottosegretario, dovrebbe vergognarsi di dare questa risposta in questa sede perché ha semplicemente finto di non capire, dilungandosi in una elucubrazione giuridica senza entrare nel merito del problema in medias res.
Come si può parlare di legge non promulgata? È una legge che è stataPag. 13votata dal Parlamento, al di là del fatto che sia promulgata o meno, come altre iniziative. Il problema di fondo non è la legge promulgata o meno, ma se un magistrato possa intervenire così pesantemente in un ruolo assegnato alla politica, scegliendo una sua funzione di parte, o se, invece, debba astenersi dall'entrare in medias res in modo così violento e deciso a favore di qualcuno.
Ecco perché, ribadisco, ha aggravato ulteriormente la sua posizione dicendo che questo magistrato ha partecipato all'iniziativa in nome del Movimento per la giustizia, cioè di una corrente della magistratura: ciò è ancora più grave. Il procuratore generale della Repubblica di Bologna partecipa a tale iniziativa pubblica ed io trasecolo di fronte alla vostra indifferenza e alla vostra cecità. I termini sono pesanti, ma rispettosi, per la mia indignazione. Immaginavo il senso della risposta, ma ne aspettavo una molto più articolata, una presa di distanza da certi atteggiamenti che stanno rovinando il rapporto fra gli organi dello Stato. Purtroppo, questo non c'è stato perché c'è modo e modo di rispondere ad una interpellanza: glissando, cercando di interloquire con colui che la propone, riconoscendo alcuni aspetti, disattendendone altri. Tuttavia, rispondere giustificando in toto - fra l'altro, in modo sbagliato - e fingendo di non capire credo sia il massimo che si possa concepire, oltretutto di fronte a fatti obiettivi - e non a mie valutazioni -, cioè di fronte a dichiarazioni del medesimo magistrato che lei ci ha letto in questa sede.
Vorrei vedere cosa accadrebbe se ciò succedesse in tutta Italia. Se in un'amministrazione del centrodestra un procuratore della Repubblica prendesse posizione a favore del centrodestra, a favore di una legge di un certo tipo contro la sinistra, voi, colleghi del centrosinistra, giustamente avreste il diritto di insorgere e di ribellarvi: in questo caso, e non è la prima volta, è successa la stessa cosa e ciò è veramente inammissibile.
In questo senso, confermo la mia totale insoddisfazione. Per quanto mi concerne, non mi fermerò, ma raccoglierò firme contro l'atteggiamento di questo magistrato, che, a mio modo di vedere, con il suo atteggiamento - forse, al di là delle sue intenzioni -, di fatto, disonora la magistratura. Tutte le affermazioni del Governo - non è un fatto personale fra me e il sottosegretario, che non conosco nemmeno - in materia di riforma della giustizia e di una sua corretta amministrazione sono state vanificate da questo atteggiamento non «ponziopilatesco» - che, tutto sommato, sarebbe anche comprensibile nella logica politica - ma di connivenza. Infatti, la sua risposta è un atteggiamento di connivenza con le manifestazioni più politiche, più esasperate e meno corrette di parte della magistratura (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

(Misure per contrastare il fenomeno dell'usura - n. 2-00020)

PRESIDENTE. L'onorevole Satta ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00020 (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni sezione 3).

ANTONIO SATTA. Signor Presidente, intendo illustrare la mia interpellanza e, poi, replicare alle risposte del Governo.
Questa interpellanza - vorrei ricordarlo in premessa - è del 20 giugno. Ritengo che sia opportuno sollecitare il Governo il quale, di fronte a strumenti di sindacato ispettivo che riguardano problemi molto seri, dovrebbe rispondere in tempi più rapidi; diversamente, la presentazione di interrogazioni ed interpellanze si riduce ad un mero esercizio sportivo (posto che poi, magari, si risponde alle medesime quando è troppo tardi o sono venute meno le condizioni per riprendere il tema).
Detto questo, rivolgendomi al sottosegretario Rosato, vorrei subito osservare che il tema del sovraindebitamento, i recenti mutamenti verso l'alto dei tassi con i quali il denaro viene scambiato sui mercati nazionali ed internazionali e la crescente crisi occupazionale delle famigliePag. 14italiane richiamano ogni giorno di più la comunità civile - e con essa lo Stato - sul problema gravissimo dell'usura.
La disposizione contenuta nella legge n. 108 del 1996 e i relativi ritocchi - peraltro, non certo migliorativi - hanno focalizzato gli interventi statali in contrasto con il miserabile fenomeno che, solo pochi giorni fa, ha manifestato tutta la sua vivacità, anche attraverso suicidi e omicidi, su due fronti: quello della solidarietà (la citata legge n. 108) e quello della prevenzione (articolo 15 della medesima legge).
Sul volgere della precedente legislatura, sono stati posti in essere interventi legislativi finalizzati a sostenere e potenziare la lotta contro tale fenomeno. In particolare, sono stati adottati provvedimenti quali l'articolo 1-bis della legge n. 49 del 2006 - per intenderci, la legge sulle Olimpiadi invernali -, volta a normalizzare annualmente il contributo dello Stato in ordine alla prevenzione, e la legge finanziaria per il 2006, volta a razionalizzare e potenziare l'attività del fondo di prevenzione anche attraverso nuove fonti di introito, come le sanzioni alle banche, derivanti dalla normativa in essere, attraverso la redistribuzione di fondi inutilizzati.
Nel periodo intercorrente tra lo scioglimento delle Camere e la ripresa dell'attività istituzionale, le fondazioni e le associazioni operanti volontariamente nell'azione di contrasto di questo odioso crimine avevano manifestato più volte, anche attraverso interventi parlamentari, il fermo amministrativo di ogni attività. Nel contempo, avevano fatto conoscere al paese, attraverso la consulta nazionale antiusura, che in molte regioni italiane, per l'esaurimento e la mancanza di fondi, l'attività di prevenzione era praticamente ferma, mentre il fenomeno stesso del sovraindebitamento cresceva, con il rischio concomitante di un aumento del ricorso all'usura.
È con soddisfazione, comunque, che verifichiamo, dopo la presentazione dell'interpellanza, che qualcosa si è mosso (ringrazio quindi il sottosegretario e il Ministero dell'interno). Infatti, è stato ricostituito il comitato di solidarietà per le vittime dell'estorsione e dell'usura, con decreto del ministro dell'interno, proprio in data 18 luglio 2006.
Il prefetto Lauro ha avuto il conferimento dell'ulteriore incarico, espressamente richiesto, di commissario per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura. Su proposta dello stesso commissario straordinario, in favore del fondo per la prevenzione al fenomeno dell'usura è stata destinata la somma di 70 milioni di euro, formalizzata con apposito decreto, adottato dal ministro dell'interno di concerto con il ministro dell'economia e delle finanze (decreto che, peraltro, è ancora fermo presso il Ministero dell'economia e delle finanze, per cui ci si chiede, a questo punto, se c'è veramente la volontà di erogare questa somma, che risolverebbe i numerosi problemi delle fondazioni e darebbe speranza alla gente). I 70 milioni recuperati, in applicazione dell'articolo 1-bis della legge n. 49 del 2006, sarebbero sufficienti, se erogati annualmente, anche se erano stati richiesti e proposti cento milioni.
Sul piano prevenzione, invece, continuano a registrarsi fermi, rallentamenti ed impedimenti, soprattutto in ordine alla normativa di sostegno citata in premessa ed emanata con la legge n. 108 del 1996 e con la legge finanziaria per il 2006. Allo stato attuale, le fondazioni antiusura e le associazioni che avrebbero dovuto beneficiare di tale provvedimento e riavviare l'attività di prevenzione, pressoché ferma, non conoscono l'esito della procedura, che avrebbe dovuto concludersi con l'emanazione di un decreto congiunto fra i due Ministeri dell'interno e dell'economia e delle finanze.
Il fenomeno del sovraindebitamento, quindi, sta crescendo e le fondazioni e associazioni antiusura non sono attualmente in grado di fare fronte all'entità delle richieste di soccorso che provengono, avendo esaurito i fondi o, come nel caso degli enti di più recente costituzione, non avendone mai ricevuti. Gli ultimi stanziamenti reali dello Stato riservati alle vittime dell'usura risalgono all'anno 2001. ConPag. 15l'applicazione del contenuto della legge finanziaria per il 2006 si intendeva provvedere al potenziamento continuativo e al relativo rifinanziamento dei fondi di prevenzione dell'usura, ciò attraverso l'attribuzione al fondo di cui all'articolo 15 della legge n. 108 del 1996 del maggior flusso delle riscossioni per le violazioni valutarie e della redistribuzione dei fondi del medesimo fondo non impegnate dagli enti beneficiari.
Si chiede, pertanto, onorevole sottosegretario, quali procedure siano state poste in essere, che stime di gettito si prevedono, e, soprattutto, entro quali termini tale gettito potrà soddisfare le esigenze finanziarie degli enti che si occupano di prevenzione.
Erano stati previsti 1.100 miliardi di lire l'anno, che poi sono risultati 500: 300 miliardi delle vecchie lire per lo stanziamento iniziale e 200 miliardi per lo storno dal fondo di solidarietà al fondo di prevenzione; quindi, si tratta di circa 600 miliardi di lire in meno. Si ricorda, inoltre, che, a seguito dell'attività di recupero avviata dall'ufficio competente del Ministero dell'economia e delle finanze, sono stati sottratti all'operatività del fondo e recuperati al bilancio dello Stato altri 32 miliardi di vecchie lire, interamente da consorzi e fidi che non ne facevano parte. Negli ultimi due anni, dunque, il fenomeno dell'usura si è ulteriormente aggravato: le richieste sono aumentate, ma le risorse si sono sensibilmente ridotte fino all'esaurimento.
Le richieste più modeste continuano ad essere esaudite attraverso l'utilizzo dei fondi propri provenienti dall'8 per mille della CEI e delle Caritas diocesane le quali, nei casi più gravi, attivano una catena di solidarietà, ma si tratta pur sempre di beneficenza: non è possibile che un fenomeno grave come l'usura possa esser affidato solo alle Caritas.
All'efficienza dell'azione di contrasto delle Forze dell'ordine, signor sottosegretario, corrisponde purtroppo una lungaggine delle indagini e dei procedimenti penali, che spesso non si concludono entro i termini di prescrizione del reato. Invece, dopo le denunce, arrivano puntuali le ritorsioni, le minacce e la vita diventa davvero impossibile.
Alla luce di tale situazione, è necessario chiedere con urgenza l'applicazione di quanto deciso e stabilito con l'articolo 1-bis della legge n. 49 del 2006. Il decreto dovrebbe essere firmato al più presto anche dal ministro dell'economia e delle finanze, almeno così speriamo.
È poi urgente rifinanziare a regime l'articolo 15 della legge n. 108 del 1996 poiché, altrimenti, l'azione delle fondazioni antiusura diventerebbe davvero pressoché impossibile.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno Ettore Rosato, ha facoltà di rispondere.

ETTORE ROSATO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Satta per aver presentato ed illustrato questa interpellanza, contenente ulteriori elementi che possono generare un'ampia riflessione su un tema che considero centrale nell'ambito delle politiche da portare avanti a favore delle famiglie.
Il tema del sovraindebitamento da lei citato è assolutamente importante, rilevante e riguarda la vita di moltissime famiglie italiane, molte più di quanto si possa immaginare.
Nel merito delle richieste avanzate, voglio dirle che dal suo insediamento il nostro ministero ha mostrato la massima attenzione nei confronti del fenomeno dell'usura; ciò proprio per le considerazioni da lei svolte e da me riprese.
È continuata una costante attività di sensibilizzazione dell'opinione pubblica e stiamo effettuando dei monitoraggi, ma soprattutto abbiamo voluto far immediatamente ripartire l'attività dell'ufficio del commissario Lauro. Egli, mi permetto di dirlo, sta lavorando molto bene, con competenza e professionalità. Tutta la commissione sta mostrando capacità nel rispondere con efficacia ed efficienza alle attese di chi ha presentato nelle prefetture italiane domande per ricorrere alle disponibilità del fondo di solidarietà.Pag. 16
Cito solo un dato, che mi sembra indicativo: nelle 12 sedute che vi sono state da quando il comitato si è insediato - cioè dal luglio scorso -, sono state esaminate oltre 400 istanze e vi è stata l'erogazione di finanziamenti per 4 milioni di euro. Tutto questo si è verificato dopo un periodo di stasi dovuta alle dimissioni del prefetto Ferrigno, alla vacatio per la nomina dei commissari e alla pausa elettorale. Appena il nuovo Governo si è insediato, è stato nominato il prefetto Lauro anche nel commissariato vacante, come da lei stesso ricordato ed auspicato nella sua interpellanza.
Aggiungo che lo stanziamento dei 70 milioni di euro arriva dopo che per anni non vi è stato alcun intervento finanziario a sostegno di questo fondo.
Noi dobbiamo davvero ringraziare la solidarietà e le capacità del grande mondo del volontariato, in particolare delle fondazioni, che sono intervenute per far fronte alle necessità di tante famiglie anche in assenza - e bisogna dirlo - di risorse statali. Oggi la disponibilità patrimoniale del fondo ammonta a 198,6 milioni di euro. Naturalmente, da questa somma bisogna sottrarre i 70 milioni trasferiti e su cui solleciterò nuovamente - così come abbiamo fatto fino all'altro giorno - il Ministero dell'economia e delle finanze per avere la firma di sua competenza, in quanto riteniamo urgente tale atto. Ebbene, a tale cifra dovremo aggiungere - e non ho motivo di credere che così non avvenga - 47,597 milioni di euro previsti nella legge di assestamento del bilancio relativo all'esercizio finanziario 2006. Quindi, siamo in una situazione in cui esistono risorse che devono essere utilizzate. Questa è l'intenzione del ministero ed anche del sottoscritto, peraltro con grande spirito di collaborazione nei confronti del prefetto Lauro.
Stimolato dalla sua riflessione, vorrei ancora aggiungere un'ultima considerazione. Abbiamo davanti il lavoro amministrativo di rispondere alle istanze e di sensibilizzazione politica - insieme agli enti locali, all'associazionismo ed alle regioni -, per rendere maggiormente partecipi sul fenomeno dell'usura onde stimolare le denunce. Onorevole Satta, lei ha ragione quando afferma che abbiamo davanti lavoro da svolgere insieme alle Forze dell'ordine ed alla magistratura affinché indagini e processi siano rapidi ed efficaci. Su questo punto devo rilevare che le Forze dell'ordine in questo periodo hanno compiuto importanti operazioni di contrasto all'usura, e lei sa meglio di me quanto sia complicato intervenire contro questi fenomeni, in cui la denuncia della parte lesa spesso è mancante.
Inoltre, abbiamo davanti un importante lavoro legislativo da compiere proprio per intervenire su una materia così delicata come quella del sovraindebitamento. Sono convinto che possiamo trarre benefici dal lavoro comune per intervenire su una materia difficile, complessa e complicata, ma di grandissima rilevanza, che si sta sviluppando nella nostra vita quotidiana dimostrando quanto sia sempre più urgente intervenire.

PRESIDENTE. L'onorevole Satta ha facoltà di replicare.

ANTONIO SATTA. Signor sottosegretario, le sono grato per quanto ha appena detto e la ringrazio a nome del gruppo dei Popolari-UDEUR per l'azione che sta portando avanti a nome del Governo riguardo a questo settore, davvero delicato.
Ritengo che l'usura sia uno dei problemi più gravi in questo momento per la società civile italiana. Esso in particolar modo si annida nel Mezzogiorno e nelle isole, anche nei piccoli centri. In questi anni l'assenza dello Stato ha determinato non solo la difficoltà di portare aiuto nei casi di usura, ma anche l'assenza delle denunce dovuta alla paura. Sono solito affermare che mafia e camorra uccidono, mentre l'usura porta al suicidio. Si tratta di un problema che deve essere affrontato dal Parlamento e dalle forze politiche e sociali.
Mi ritengo soddisfatto per quanto da lei così ben espresso ed anche per i provvedimenti già assunti dal Governo. Mi riferisco anche alle nuove attribuzioni operatePag. 17dal prefetto Lauro, che sta davvero dimostrando grande sensibilità, tempismo ed attenzione. Al contrario, non mi ritengo soddisfatto per quanto riguarda il tema della prevenzione. Infatti, ritengo che su questo aspetto il Parlamento debba ancora fare molto. Il mio gruppo in proposito farà battaglia sulla politica del credito, come già è accaduto nel corso della scorsa legislatura grazie ad un intervento del segretario nazionale del partito, l'allora onorevole Mastella (oggi senatore e ministro).
Oggi ho ascoltato le parole di un alto ufficiale dei carabinieri, il quale segnalava che spesso i direttori di banca, che non possono rispondere alle esigenze del cliente del Mezzogiorno, del povero bracciante, del pastore o dell'operaio perché non vi sono le sufficienti garanzie, sollecitano un amico che può andar loro incontro. Si tratta di un percorso quasi sotterraneo davvero pericolosissimo. Credo che tutti dobbiamo farci carico di questo. Per questo motivo, occorre intervenire con forza anche sulla politica del credito e sui tassi.
Onorevole sottosegretario, l'interpellanza in esame non sarà fine a se stessa. Noi incalzeremo il Governo, la incalzeremo, giacché ha questa delega molto importante. Vorrei ricordarle che, senza un impegno forte, non c'è speranza nemmeno con l'impegno delle associazioni di volontariato, della Caritas e delle fondazioni, che sono davvero esauste, perché non hanno le risorse sufficienti per combattere una piaga che sta diventando davvero pesante e dalla quale, se non staremo attenti, deriveranno conseguenze molto gravi nel nostro paese.

(Sbarchi di immigrati clandestini in Sicilia - nn. 3-00005, 3-00175, 3-00195 e 3-00196)

PRESIDENTE. Avverto che le interrogazioni Lomaglio n. 3-00005, Gasparri n. 3-00175, Lucchese n. 3-00195 e Minardo n. 3-00196, che vertono sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni sezione 4).
Il sottosegretario di Stato per l'interno, Marcella Lucidi, ha facoltà di rispondere.

MARCELLA LUCIDI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, con le interrogazioni iscritte all'ordine del giorno della seduta odierna alcuni deputati hanno posto all'attenzione del Governo il problema dell'intensificazione degli sbarchi di immigrati, in particolare a Lampedusa e, più in generale, sulle coste della Sicilia, chiedendo quali siano le iniziative intraprese per contrastare il fenomeno.
Mi preme premettere che l'amministrazione dell'interno sta dedicando la massima attenzione alle problematiche connesse all'immigrazione, operando per assicurare un governo efficace e rigoroso dei flussi migratori, nel rispetto delle regole, nonché dei diritti e delle tutele fondamentali da garantire a tutti gli immigrati.
In particolare, negli ultimi anni, l'isola di Lampedusa, in ragione della sua centralità nel bacino del Mediterraneo, è stata fortemente esposta a flussi migratori crescenti che ne hanno fatto una delle principali porte di ingresso all'Europa per l'immigrazione clandestina.
Ricordo che, con decreto interministeriale del 16 febbraio 2006, il centro di Lampedusa è stato riqualificato da centro di permanenza temporanea e assistenza a centro di soccorso e prima accoglienza. La nuova configurazione giuridica del centro risponde pienamente all'esigenza che gli extracomunitari vi sostino il tempo strettamente necessario per ricevere la prima assistenza di carattere umanitario e sanitario.
In coerenza con la nuova configurazione giuridica, il 23 febbraio 2006 il Ministero dell'interno ha sottoscritto delle convenzioni con l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, con l'Organizzazione internazionale delle migrazioni e con la Croce Rossa italiana, finalizzate al potenziamento del sistema di accoglienza degli immigrati irregolari che sbarcano nell'isola.Pag. 18
La locale prefettura ha altresì destinato uno dei moduli abitativi del centro ai rappresentanti delle predette organizzazioni umanitarie che contribuiscono, in base alle proprie prerogative istituzionali, ad assicurare la massima informazione ed orientamento sociale agli ospiti sulla loro condizione giuridica in Italia in materia di asilo e di rimpatrio volontario.
La qualificazione della struttura per immigrati irregolari di Lampedusa quale centro di soccorso e prima accoglienza ha comportato l'adozione di ulteriori misure organizzative finalizzate a garantire un più celere trasferimento di cittadini extracomunitari giunti sulle isole ed ospitati nel centro, sia utilizzando la nave di linea che collega Lampedusa con Porto Empedocle, sia attraverso ponti aerei organizzati dal Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno verso i centri di Crotone e di Foggia. Sono state adottate, altresì, tutte le misure per trasferire quanto più tempestivamente possibile i cittadini extracomunitari dal centro di Lampedusa, al fine di evitare situazioni di sovraffollamento all'interno della struttura, che, com'è noto, è passata da una capacità recettiva di 186 posti ad una di 220 grazie alla realizzazione di una zona autonoma per donne e minori.
In considerazione della pur sempre limitata ricettività del centro, l'amministrazione dell'interno si è adoperata, in sinergia con le autorità locali e nel rispetto delle loro prerogative, per l'individuazione di siti alternativi in cui realizzare un nuovo e più funzionale centro di accoglienza per immigrati.
In attesa della realizzazione del nuovo centro, viene posta la massima attenzione al potenziamento delle condizioni di vivibilità dell'attuale struttura, attraverso la realizzazione di continui interventi migliorativi volti ad elevare la qualità delle prestazioni e dei servizi agli ospiti della confraternita Misericordie d'Italia, ente che gestisce il centro. Ulteriori lavori sono stati recentemente eseguiti. Tra questi: la realizzazione ed il potenziamento della rete idrica interna al centro, con allaccio alla rete idrica comunale; la manutenzione ordinaria e straordinaria presso tutti i moduli abitativi; la realizzazione di una zona autonoma per donne e minori, con la posa in opera di due padiglioni, di cui uno adibito a dormitorio, con circa trenta posti letto, e l'altro per i servizi igienici; lavori di ripavimentazione dei locali adibiti a mensa; realizzazione di un nuovo impianto elettrico in tutto il centro. Sono in corso di esecuzione, inoltre, interventi di manutenzione di alcuni servizi nella parte del centro adibita ad uffici delle Forze di polizia e dell'ente gestore, mentre è programmata la realizzazione di una tettoia per il riparo dal sole e dalle intemperie nella zona riservata alle donne ed ai minori.
Relativamente ai servizi alle persone, si è provveduto a stipulare un atto aggiuntivo alla convenzione con l'ente gestore per il potenziamento del numero di operatori presenti nell'arco delle ventiquattro ore, prevedendo la presenza obbligatoria di un operatore di sesso femminile in ogni turno di servizio.
Ricordo che, nello scorso mese di luglio, si è insediata la commissione, presieduta dall'ambasciatore De Mistura, istituita per verificare la situazione dei centri di permanenza temporanea e di assistenza, dei centri di identificazione e dei centri di prima accoglienza. Il gruppo di lavoro ha cominciato la sua attività proprio con il centro di Lampedusa, in considerazione della priorità che esso riveste a causa dei continui sbarchi di immigrati.
La commissione ha notato un notevole miglioramento strutturale del centro ed ha constatato che, da quando il centro ha cambiato la sua funzione, gli ospiti vengono trattenuti, in media, dalle ventiquattro alle quarantotto ore prima di essere trasferiti in altri centri d'Italia.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 17,30)

MARCELLA LUCIDI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Oltre all'isola di Lampedusa, gli sbarchi di clandestini toccano anche la provincia di Ragusa, come ricordaPag. 19l'onorevole Minardo nella sua interrogazione. Il fenomeno ha avuto inizio, a Ragusa, sin dagli anni Novanta, agevolato da una fascia costiera che si estende per circa ottanta chilometri con numerosi punti di facile approdo.
La locale prefettura ha da tempo disposto l'attuazione di un piano provinciale antisbarco, volto a realizzare un efficace coordinamento operativo delle forze navali a disposizione. Tale piano prevede, infatti, servizi coordinati di vigilanza a mare, con l'impiego sinergico dei mezzi navali della capitaneria di porto di Pozzallo, della Guardia di finanza e dei carabinieri, al fine di consentire un pattugliamento costante della fascia costiera. Inoltre, nel caso in cui le imbarcazioni non vengano intercettate e i clandestini giungano sul litorale, scatta immediatamente un servizio coordinato di controllo delle Forze dell'ordine, con l'impiego anche dei vigili urbani, lungo la fascia costiera interessata, per poter rintracciare nel più breve tempo possibile gli extracomunitari sbarcati. Il piano ha dimostrato nel tempo la sua efficacia, da un lato, consentendo l'intercettazione in mare delle imbarcazioni clandestine (che, in varie circostanze, sono state soccorse, anche in condizioni meteomarine proibitive, e condotte al sicuro nel porto di Pozzallo), dall'altro, evitando che i clandestini sbarcati si disperdessero sul territorio.
Quanto agli sbarchi che quest'anno hanno interessato le nostre coste, il rapporto tra il loro numero e quello degli immigrati che, per tale via, hanno raggiunto il nostro territorio ci indica che il fenomeno tende ad essere caratterizzato dal ricorso ad imbarcazioni più piccole e più modeste che espongono a maggior rischio i passeggeri e, nei fatti, hanno già determinato eventi drammatici nei quali al prezzo economico si è aggiunto il prezzo della vita. A questo riguardo, merita un riconoscimento l'attività di soccorso e di accoglienza che è stata ed è svolta da numerosi operatori delle Forze di polizia, da personale militare e civile, dall'associazionismo e dal volontariato.
Come hanno ricordato gli onorevoli Lomaglio e Piro nella loro interrogazione, la forte preoccupazione che già espresse, nel 2005, il ministro Pisanu sull'evoluzione del fenomeno degli sbarchi ci sollecita a considerare necessario che l'Italia non sia sola a fronteggiare un problema che interessa l'intero territorio europeo. Il coordinamento tra i paesi europei, nonché tra questi ultimi e quelli nordafricani, è da ritenere condizione essenziale per fronteggiare più efficacemente il fenomeno dell'immigrazione clandestina, sia dal punto di vista normativo sia da quello più prettamente operativo. In questa prospettiva si collocano alcune iniziative già assunte d'intesa con l'Unione europea, che si sono tradotte nella decisione di inviare in Italia una missione tecnica di esperti dell'Agenzia per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri (Frontex), nella progettazione di una operazione congiunta di pattugliamento aereo-navale del Mediterraneo (Jason 1) e nella volontà di intensificare il dialogo tra Unione europea e Libia, una collaborazione più ampia che investa il loro confine sud. L'Italia partecipa, inoltre, ai due progetti, finanziati dall'Unione europea, Across Sahara e Epolmed.
Sempre con riferimento all'area mediterranea, il Ministero della solidarietà sociale, allo scopo di rafforzare i canali legali di ingresso di lavoratori stranieri e i meccanismi di incontro tra domanda e offerta di lavoro, ha concluso accordi bilaterali di regolamentazione e gestione dei flussi migratori per motivi di lavoro con il Marocco e con l'Egitto. Accordo analogo attualmente è in corso di negoziazione con la Tunisia. Tali accordi prevedono la collaborazione tra l'amministrazione italiana e le competenti autorità del paese di origine.
Da parte sua, per scoraggiare gli sbarchi di clandestini, il Governo ha già promosso numerose iniziative concrete che possono così sintetizzarsi. Innanzitutto, l'avvio di una articolata strategia di contrasto al fenomeno dell'impiego di manodopera straniera irregolare - importante elemento di attrazione dell'immigrazionePag. 20clandestina - attraverso la costituzione di una apposita commissione in sede centrale e l'impulso, dato alle prefetture, per il coordinamento di più capillari iniziative sul territorio. Inoltre, l'istituzione di un tavolo di lavoro congiunto fra esperti degli uffici legislativi dei Ministeri dell'interno e della giustizia, per porre allo studio eventuali strumenti e modifiche normative in grado di contrastare più efficacemente il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e la tratta di esseri umani. Sempre d'intesa con il Ministero della giustizia e con il procuratore nazionale antimafia, è stata decisa l'istituzione di un desk interforze presso la Criminalpol e di un pool di investigatori presso la procura delle repubblica di Agrigento, entrambi in funzione di supporto all'attività giudiziaria per la lotta allo sfruttamento e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
Sul piano delle relazioni internazionali, sono stati intensificati i contatti e la cooperazione con le autorità libiche per contenere il fenomeno delle partenze di stranieri clandestini dai porti di quel paese - che è diventato quello di maggiore transito dei migranti diretti verso l'Europa -, riscontrando un elevato livello di convergenza che si intende ulteriormente innalzare, attraverso ulteriori e già programmate intese intergovernative. Proseguono le iniziative già avviate di collaborazione con le autorità libiche per un programma di assistenza tecnica e formazione professionale, l'assistenza per il rimpatrio degli immigrati illegali verso i paesi terzi, la fornitura di equipaggiamenti per un controllo più efficace delle frontiere e una cooperazione operativa ed investigativa per combattere le organizzazioni criminali che alimentano il fenomeno.
Il 12 settembre scorso, nel quadro della collaborazione con le autorità di polizia libica per il contrasto dell'immigrazione clandestina, ha avuto luogo un incontro tecnico per definire le modalità di partecipazione di funzionari della polizia italiana alle operazioni in corso sulle coste di quel paese, dove sta iniziando ad operare una speciale task force allo scopo di bloccare in partenza le imbarcazioni cariche di clandestini.
L'incontro è anche servito per mettere a punto la collaborazione contro le organizzazioni criminali implicate nella tratta degli esseri umani. È stato in tal senso definito l'imminente arrivo a Roma di un esperto della polizia libica che fungerà da ufficiale di collegamento, rafforzando così la cooperazione investigativa già avviata grazie alla presenza, a Tripoli, di un ufficiale di collegamento della polizia italiana.
I funzionari italiani forniranno il loro supporto anche per consentire l'immediato sviluppo di ogni utile spunto investigativo.
Più in generale, in vista del rafforzamento della collaborazione euromediterranea e della cooperazione con i paesi del nord Africa, la Commissione europea, di intesa con il Governo italiano, ha proposto la convocazione della prossima Conferenza dell'Unione europea e dell'Unione africana sull'immigrazione a Tripoli, in Libia.
Ricordo che l'Italia ha sottoscritto 29 accordi di riammissione per conseguire un più agevole rimpatrio e allontanamento degli stranieri rintracciati in posizione irregolare sul territorio nazionale, attività che il Governo intende proseguire e sta proseguendo.
Il Governo italiano ha avviato anche altre forme di cooperazione con l'Egitto, la Tunisia e la Nigeria basata su programmi di assistenza tecnica con forniture di equipaggiamenti e mezzi. Il progressivo intrecciarsi dello sfruttamento dell'immigrazione illegale non solo con il traffico di esseri umani, di armi e di droga, ma anche con il terrorismo internazionale ci obbliga ad una particolare vigilanza sui clandestini provenienti dal Corno d'Africa, così come su quelli provenienti dall'area subsahariana, dove l'estremismo islamico si diffonde rapidamente.
L'azione di repressione nei confronti degli scafisti è stata intensificata. Infatti, dal 1o gennaio al 10 settembre di quest'anno, sono state arrestate dalla poliziaPag. 21di Stato 102 persone a fronte dei 12 arrestati nello stesso periodo dello scorso anno.
Per quanto riguarda, infine, le preoccupazioni espresse dall'onorevole Gasparri nella sua interrogazione, sull'eventualità che gli sbarchi di immigrati siano incentivati dalla politica del Governo in materia di immigrazione, vorrei ricordare che ciò che alimenta l'immigrazione clandestina è, nella realtà, il mercato del lavoro nero, e non certo il Governo che lo contrasta.
Quanto specificamente agli sbarchi, nel 2004 sono arrivate circa 13 mila persone e nel 2005 quasi 23 mila. Dunque, il raddoppio degli sbarchi è intervenuto tra il 2004 e il 2005.
Per far fronte a un numero di domande di nulla osta al lavoro subordinato per cittadini extracomunitari notevolmente superiore alla corrispondente quota di ingresso che fu fissata dal decreto del 15 febbraio 2006, il Governo non ha varato alcuna sanatoria, bensì ha fatto ricorso alla possibilità prevista dall'articolo 3, comma 4, del decreto legislativo n. 289 del 1998, che consente di emanare, qualora se ne ravvisi l'opportunità, ulteriori decreti-flussi nel corso dell'anno.
Il nuovo decreto-flussi, che ha già ottenuto il previsto parere della Conferenza unificata e che è stato sottoposto anche al gruppo tecnico delle associazioni datoriali, che hanno espresso il loro consenso, è ora all'esame del Parlamento per il parere.
Non vi è, d'altro canto, nessun rapporto di connessione tra l'adozione di tale provvedimento nell'ambito di un più generale indirizzo di Governo in materia di immigrazione e l'evoluzione dei flussi migratori degli ultimi anni che, come già detto, rappresenta un fenomeno epocale del nostro tempo, fenomeno che merita - ben al di là della polemica politica interna - risposte di segno strutturale nel campo della cooperazione internazionale e dello sviluppo economico e civile dei paesi di origine dei migranti.

PRESIDENTE. Il deputato Lomaglio ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-00005.

ANGELO MARIA ROSARIO LOMAGLIO. Signor Presidente, ringrazio il rappresentante del Governo per aver risposto in maniera incisiva in ordine ad una tematica complessa che presenta problematiche di rilevanza non solo nazionale, ma europea.
Sono consapevole - insieme al collega Piro, firmatario anch'egli dell'interrogazione - che, tuttavia, si debba fare ancora molto per realizzare una politica di accoglienza che il nostro paese, negli ultimi anni, non ha attuato.
Anche quanto descritto dal sottosegretario Lucidi in ordine alle misure predisposte per il centro di accoglienza di Lampedusa - riguardanti una modifica dello status giuridico del centro e delle situazioni di accoglienza dello stesso, nonché delle condizioni di vita degli immigrati più volte descritte dagli organi di stampa - non può che confortarci, a condizione che il Governo continui ad esercitare, insieme alla commissione formata in tal senso, un'operazione di controllo e di vigilanza su quanto accade all'interno del centro ed a garantire una realtà diversa che prenda inizio dal superamento delle politiche sull'immigrazione previste nella legge Bossi-Fini. Tale legge ha ormai registrato il suo fallimento, che emerge proprio dal fatto che tali flussi migratori continuano; flussi che evidentemente non possono essere evitati attraverso politiche repressive o basate sulla cosiddetta dissuasione. Non esistono politiche alternative a quella della cooperazione internazionale, non esistono politiche alternative a quelle che il Governo sta cercando di attivare attraverso la collaborazione euromediterranea e con i paesi della sponda nord dell'Africa.
Avendo la consapevolezza che Lampedusa e la costa della Sicilia rappresentano la porta dell'Europa, occorre sollecitare l'intera comunità europea a realizzare politiche concrete che considerino tali territori parti di un progetto europeo. L'isola di Lampedusa ha sopportato e continua a sopportare - dimostrando in ogni caso grande solidarietà - un peso eccessivo derivante da questa continua invasione.Pag. 22Infatti, non si può chiedere ad una piccola cittadina di sopportare da sola un'invasione di queste proporzioni senza che vi sia il conforto della comunità nazionale e internazionale.
Con riferimento al nuovo centro di accoglienza in fase di realizzazione nell'isola di Lampedusa, in contrada Vallone Imbriacole, vorrei ricordare che sono in corso imponenti opere di sbancamento del costone roccioso.
Chiedo al Governo di verificare l'esistenza di tali poderose opere di sbancamento che non sarebbero, secondo una denuncia fatta nei giorni scorsi da Legambiente, affatto riconducibili a interventi di ristrutturazione della preesistente caserma Adorno dell'esercito italiano. Tali opere sembrano invece avere di gran lunga una qualità ed un contenuto...

PRESIDENTE. Onorevole Lomaglio, ha esaurito il tempo a sua disposizione.

ANGELO MARIA ROSARIO LOMAGLIO. ...che portano - e concludo - alla trasformazione permanente del territorio e potenzialmente a gravissimi danni ambientali. Anche in questo senso chiedo l'intervento del Governo.

PRESIDENTE. Il deputato Gasparri ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-00175.

MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono insoddisfatto della risposta e della politica complessiva che il Governo sta svolgendo. Sappiamo tutti che il problema dell'immigrazione è epocale: conosciamo i flussi di popolazione, i tassi demografici, l'aumento dell'età media nel mondo occidentale, le nascite numerose in altre parti del pianeta. Tuttavia, negli anni passati abbiamo fronteggiato tale problema con leggi, strumenti ed azioni: dagli accordi internazionali più efficaci di quelli realizzati in questi mesi, alla politica della legge Fini-Bossi più rigorosa, al rafforzamento dei centri di trattenimento temporaneo che molte forze di questo Governo vorrebbero smantellare dimenticando che furono istituiti non dalla legge Fini-Bossi ma da una legge della legislatura 1996-2001, con Governi di centrosinistra.
Sulle cose pericolose fatte in questi mesi non c'è stato chiarimento, al di là delle descrizioni degli impianti elettrici più o meno ristrutturati in questo o in quel centro di trattenimento che denotano il minimalismo, l'irresponsabilità, l'incoscienza con cui il Governo affronta le suddette problematiche. Vi è la volontà di attuare una politica di ricongiungimenti familiari in maniera demagogica perché si allargano le maglie. Non siamo contrari ai ricongiungimenti: la legge Fini-Bossi li consente e sono in vigore norme che hanno consentito, con procedure abbastanza attente, i ricongiungimenti familiari anche nell'ottica di una maggiore stabilità dell'immigrato, che con una famiglia nel territorio italiano può essere portato a comportamenti più responsabili. Tuttavia, oggi si vuole estendere a congiunti di vario grado ed a qualsiasi tipo di parentela la possibilità di far venire in Italia queste persone: probabilmente si tratta anche di anziani bisognosi di cure, quindi con costi che il sistema sanitario ed il welfare italiano difficilmente potranno sostenere, perché a fronte delle prestazioni che saranno necessarie non ci sono versamenti e contributi.
Vi è stato l'uso improprio della normativa sui flussi: la legge Fini-Bossi consente flussi programmati di ingresso, ma fare un decreto flussi che aggiunge 350 mila unità alle 180 mila che il nostro Governo aveva già previsto rappresenta una politica delle sanatorie. La sanatoria si può realizzare o con un provvedimento che consente a chiunque è qui in questo momento di rimanere, oppure facendo di mese in mese provvedimenti sui flussi di diverse centinaia di migliaia di persone. È la stessa cosa, perciò parliamo di una politica di sanatorie.
Il ministro della solidarietà sociale ha annunciato, per evitare la tragedia degli sbarchi, che tale è - anche noi, ovviamente, di fronte a tali episodi esprimiamo tutto il nostro dolore -, che si andrannoPag. 23a prendere le persone con i traghetti. Può essere questo un annuncio responsabile? Ecco perché si crea l'effetto annuncio: ricongiungimenti familiari facili, decreti sui flussi continui che regolarizzeranno tutto. Ci vogliono addirittura venire a prendere (poi non lo si fa perché l'annuncio non viene seguito dai fatti)! Andiamo in Italia, non ci manderà via nessuno! Si crea, quindi, un aumento di pressione.
Veniamo contestati dalla Francia e da altri paesi. La sinistra inneggiava a Zapatero, è stato anche fatto il film Viva Zapatero. Ci vuole «Viva Zapatero 2» e potrebbe farlo qualche esponente del centrodestra, posto che il Presidente del Consiglio spagnolo celebrato dalla sinistra ha annunciato provvedimenti per l'espulsione di 800 mila extracomunitari a fronte di una situazione insostenibile, quindi con una revisione di politica totale da parte della Spagna. È inutile dire che la Francia, con un Governo di orientamento di centrodestra, ha espresso determinazione e consapevolezza.
La legge sulla cittadinanza che si è iniziato a discutere è una legge folle che vuole passare dallo ius sanguinis allo ius soli. Non basta dire «io sono qui» per diventare cittadino, bisogna essere di un posto, riconoscersi nelle regole, nelle logiche, negli usi, nei costumi.
Il Ministero dell'interno ha assistito passivamente a concessioni di cittadinanza - anche adesso che vige una legge un po' più severa, che si vuole cambiare in maniera demagogica - a persone che - si è vista qualche giorno fa che una foto sul Corriere della Sera - si sono presentate con tanto di burqua in alcuni comuni, con atteggiamenti che non solo sono in contrasto con le leggi vigenti in Italia, che non consentono tali comportamenti, ma che dimostrano come si voglia concedere la cittadinanza anche a chi tiene le donne in quello stato di costrizione.
Del resto, anche il padre di Hina (quella ragazza pakistana, troppo rapidamente dimenticata, uccisa perché non voleva ottemperare all'obbligo di sposare colui che la sua famiglia aveva deciso per lei), residente in Italia da molto tempo, aveva presentato domanda di cittadinanza in base alla legge vigente. Figuriamoci, con questo effetto annuncio, che cosa si può generare dimezzando da dieci a cinque anni il tempo necessario per ottenere la cittadinanza e introducendo lo ius soli, anziché lo ius sanguinis.

PRESIDENTE. Collega Gasparri...

MAURIZIO GASPARRI. Ho finito, Presidente. Non solo siamo insoddisfatti della risposta, ma siamo insoddisfatti del Governo, come la maggior parte degli italiani, e siamo preoccupati di una politica irresponsabile, demagogica e che danneggia anche chi viene attratto in Italia e che spesso trova la miseria o addirittura la morte. Accogliere un numero limitato di persone è l'unica politica seria, responsabile e solidale che si possa fare.

PRESIDENTE. L'onorevole Lucchese ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-00195.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per avere risposto all'interrogazione. So che ho a disposizione cinque minuti, ma devo poter parlare quanto il collega Lomaglio, che ha parlato di più. Lei è stato così attento ad interrompere l'onorevole Gasparri...

PRESIDENTE. No, l'onorevole Lomaglio ha parlato qualche secondo in più, come l'onorevole Gasparri!

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Non voglio fare polemica...

PRESIDENTE. Non sciupi il tempo a sua disposizione, onorevole Lucchese.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Accetto il suo invito.
L'onorevole sottosegretario e tutti noi abbiamo detto e diciamo che è un fatto epocale, che è poco definire tale. Ci troviamo di fronte ad una tragedia epocale. IlPag. 24Mediterraneo è diventato un cimitero: ogni giorno muoiono persone e qualche giorno fa ne sono morte altre.
Questo fenomeno, che vogliamo chiamare epocale, è una tragedia superiore a quella della tratta dei neri che andavano in America due secoli fa. Ci dobbiamo rendere conto che bisogna affrontare questo problema con grande serietà. Sì, è vero: ci vuole una cooperazione internazionale. Non bisogna far sopportare all'Italia e, in particolare, alla Sicilia e a Lampedusa il peso di questi immigrati. Dobbiamo sapere - sicuramente lo saprà il sottosegretario - che in Libia c'è un milione di emigranti che provengono da tutti i paesi dell'Africa e che sono lì da alcuni anni. Non sono arrivati ora, ma sono arrivati un paio d'anni fa e il loro numero è sempre di un milione. Quando ventimila di essi vengono in Italia sono una goccia nell'oceano, un granello di sabbia nel deserto. Quando vengono da noi sono pochissimi. Quando la Libia afferma che l'anno scorso ha espulso 44 mila emigranti verso i loro paesi di origine, si tratta di una piccola cosa.
Allora, il problema è quello di rendersi conto che il milione di emigranti in Libia è come una pentola a pressione che deve scoppiare. Essi devono per forza prendere la via del mare e venire da noi. Ci dobbiamo rendere conto di questo. Dobbiamo capire che noi Europa, noi mondo occidentale non siamo un paese civile se non affrontiamo in modo corretto questo problema e non dobbiamo farlo con spirito cristiano e con carità, ma con spirito di civiltà, quella civiltà che pensiamo di avere.
Il problema, quindi, è a monte, sulla filiera. Sappiamo che da tutti i paesi dell'Africa arrivano in Libia molti immigrati, che devono imbarcarsi dalla Libia, che ha quattromila chilometri di coste e altri 12 mila chilometri di frontiere, verso il nostro paese. Loro sanno come tenere gli immigrati in Libia.
Ci sono stati diversi contatti tra l'Italia, la Libia e l'Europa - ultimamente il commissario Frattini ha affrontato tale problema da parte dell'Europa - e bisogna percorrere questa strada. L'Europa deve affrontare il problema in modo corretto e completo. Non voglio fare proposte provocatorie, ossia che tutto il milione di emigranti presenti in Libia dovrebbe essere regolarizzato e portato in Europa. Ognuno se ne può prendere un po': l'Italia se ne può prendere cinquecentomila ogni anno e gli altri paesi europei il resto. Poi si cerca di regolarizzare il flusso nei vari paesi di origine, dell'Africa o dell'est, e di disciplinare i flussi e la loro filiera.
I provvedimenti che sono stati presi in Italia riguardano soltanto la punta dell'iceberg del problema che stiamo affrontando con spirito di carità, per alleviare le sofferenze di questi soggetti, che sono persone che soffrono, e piange il cuore a vederle soffrire. C'è poi il problema della regolarizzazione, cui accennava poco fa l'onorevole Gasparri. Sono stati aumentati i flussi: sono stati portati a 500 mila unità, ma mezzo milione di immigrati sono ancora nel limbo. Sono state presentate domande di regolarizzazione e in quattro mesi soltanto trentamila sono stati regolarizzati, mentre gli altri aspettano. Il Governo vuole risolvere il problema inasprendo i controlli, con un'azione repressiva, andando a controllare il lavoro nero nelle fabbriche, negli opifici. Questa gente deve vivere e non bisogna perseguitarla, colpendo il lavoro nero. Se non lavorano come fanno a vivere? Questo è un falso problema. Il problema non è di repressione ma di prevenzione, a monte, nei paesi di origine, e a valle, su tutti i fronti.
Ho apprezzato l'onorevole Lucidi che, nel periodo estivo, girando molti centri in Sicilia, ha chiaramente detto ciò che sta facendo. Sta affrontando il problema nel modo giusto, ma bisogna insistere. Si tratta di un problema europeo, epocale, una tragedia molto più grande della tratta dei neri.

PRESIDENTE. L'onorevole Minardo ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-00196.

RICCARDO MINARDO. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, hoPag. 25ascoltato con attenzione la risposta del sottosegretario e devo dire che essa mi lascia del tutto insoddisfatto. Insoddisfatto, perché il fenomeno degli sbarchi clandestini in Sicilia, con particolare riguardo alla provincia di Ragusa, è una situazione insostenibile, sia a livello umano che economico. Gli sbarchi clandestini, che quotidianamente hanno interessato la costa iblea, devono essere assolutamente fermati con interventi concreti e non con dichiarazioni che illudono tanti poveri disperati. Insieme alle notizie sugli sbarchi, purtroppo, ci sono sempre le notizie di quelli che non ce la fanno, centinaia di persone che muoiono in mare. Gli sbarchi clandestini, con le tragedie che li accompagnano, dimostrano che l'attuale strategia adottata da questo Governo sull'immigrazione non sta funzionando. Con il Governo Prodi gli sbarchi clandestini sono aumentati in maniera esponenziale, soprattutto dal nord Africa e il motivo è da ricercarsi nel fatto che il ministro Ferrero vuole sanare subito 480 mila clandestini, dando un permesso di soggiorno a chi cerca lavoro, così autorizzando di fatto chiunque ad entrare illegalmente nel nostro paese. Il passaparola tra disperati funziona benissimo.
Centinaia di migliaia di clandestini sono pronti a sbarcare verso il nostro paese, attratti da promesse assurde, come la casa, il permesso automatico di soggiorno, la cittadinanza; promesse fatte da vari esponenti della maggioranza di Governo e soprattutto dal ministro Ferrero, che ha detto che l'Italia accoglierà chiunque. Ma il ministro non si è reso conto di ciò che ha detto. Il ministro comprende la tragicità di questi viaggi della speranza, che molto spesso si trasformano in viaggi della morte? Per non parlare dell'aggravio degli enormi costi a carico degli enti pubblici per accogliere clandestini, per offrire l'assistenza sanitaria, il vitto e alloggio. Queste persone affrontano questi viaggi da irresponsabili, in quanto non sanno a cosa vanno incontro e spesso, pur spendendo molti soldi, trovano la morte. Quindi bisogna agire per salvaguardare la vita umana, così come si è fatto, nella passata legislatura, gestendo questa emergenza, dal Governo Berlusconi.
Bisogna adottare una politica di forti interventi, non per favorire l'illegalità, ma per arginare un fenomeno che sta assumendo proporzioni devastanti. In questo modo, mentre Spagna e Francia stanno adottando leggi pericolose in tema di immigrazione, l'Italia si appresta a ritornare come era all'epoca del Governo Prodi, il ventre molle del Mediterraneo.
Basta quindi con le assurde promesse: si deve intervenire concretamente con accordi internazionali da stipulare con i paesi interessati per fermare questo drammatico spostamento. È solo nel quadro di una politica concertata, fatta di accordi bilaterali e soprattutto di prospettive di cambiamento, di sviluppo e di trasformazione che il fenomeno dell'immigrazione può essere canalizzato. Bisogna inoltre aiutare gli enti, dove avviene la maggior parte degli sbarchi (in provincia di Ragusa, Lampedusa), a livello economico, proprio perché diversi milioni di euro sono stati spesi e si continuano a spendere per offrire la migliore accoglienza ed assistenza possibile, soldi che, altrimenti, potevano essere destinati ad interventi concreti per la collettività. Il problema va risolto a monte: quindi, prevenzione e sicurezza devono essere le priorità da seguire per risolvere l'annosa problematica e per garantire e custodire l'alto valore della vita umana.

(Problemi occupazionali presso l'azienda Atesia di Roma - n. 3-00008)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale, Rosa Rinaldi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Franco Russo n. 3-00008 (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni sezione 5).

ROSA RINALDI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, come chiarirò nel corso di questa esposizione, il Governo si sentePag. 26sollecitato - dal caso Atesia ma non solo da questo - a dar vita ad un vasto sistema di interventi in grado di far uscire il mercato del lavoro italiano dalle secche, senza prospettive, di una eccessiva precarietà: circolari, legge finanziaria, tavoli di concertazione e nuove leggi saranno e sono gli strumenti che il Governo intende mettere in campo.
Con riferimento all'interrogazione oggi in discussione, relativa ai lavoratori di Atesia in particolare, ma che investe più in generale il problema delle collaborazioni coordinate e continuative e a progetto, vorrei riassumere in breve la vicenda. Il servizio ispezione del lavoro ha disposto a carico della società Atesia gli opportuni accertamenti intesi ad accertare le diverse tipologie contrattuali presenti in azienda e a determinare l'effettiva natura dei rapporti di lavoro instaurati con il personale occupato e, più in particolare, con gli operatori di call center. Dagli accertamenti effettuati, che sono stati avviati in data 22 maggio 2005, è emerso che la società Atesia, già appartenente alla Telecom e successivamente acquisita, per l'80 per cento del capitale, dal gruppo COS, fornisce servizi telefonici di call center e di ricerche di mercato avvalendosi di una fitta rete di telefonisti assunti con appositi contratti a progetto, e fino al 30 settembre 2005, anche di telefonisti assunti con generici contratti di collaborazione coordinata e continuativa.
Per le evidenti situazioni di criticità legate alla specificità e alla durata del rapporto di lavoro, nonché alle provvidenze economiche e previdenziali reclamate dal personale occupato, la società ha sottoscritto, nel tempo, con le parti sociali diversi verbali di accordo per la gestione e l'esercizio dell'attività dei call center. Nel frattempo, una parte dei contratti a progetto sono giunti a scadenza e, effettivamente, alcuni di essi non sono stati rinnovati.
Per ultimo, la società ha sottoscritto con le organizzazioni sindacali, in data 11 aprile 2006, un verbale di accordo con il quale si è impegnata ad assumere 170 lavoratori a tempo indeterminato con orario settimanale di 25 ore, provenienti dall'attuale bacino dei collaboratori a progetto, con il criterio di selezione della maggiore anzianità di collaborazione; ad utilizzare l'istituto del contratto di inserimento per 426 lavoratori, tra quelli individuati nel precedente accordo del 24 maggio 2004, con l'assunzione al terzo livello, per un periodo massimo di 18 mesi, con orario settimanale di 25 ore; ad utilizzare l'istituto dell'apprendistato professionalizzante per 1100 lavoratori, individuati nell'accordo del 24 maggio 2004, con l'assunzione al terzo livello, per un periodo massimo di 36 mesi e con orario settimanale di 25 ore; ad assumere a tempo indeterminato, entro il mese di ottobre, gli attuali 124 lavoratori già assunti con contratto di inserimento, a 25 ore settimanali e con prolungamento di orario a 5 ore giornaliere a partire dallo scorso mese di maggio.
Di recente, si sono conclusi gli accertamenti ispettivi e la società, alla data di ultimazione degli stessi, occupava 3453 lavoratori con contratto a progetto, impiegati nel settore come operatori di call center.
Indubbiamente, sono sorte non poche perplessità sui contratti a progetto instaurati, tenuto conto che l'intera attività viene praticamente effettuata con l'esclusivo impiego di lavoratori a progetto, unitamente ad un ridottissimo numero di lavoratori part time ed ai 23 contratti di inserimento.
Va rilevato, inoltre, che si è riscontrato che i lavoratori a progetto sono retribuiti a cottimo, in base al numero delle telefonate effettuate, ovvero in base alla qualità e quantità delle prestazioni lavorative e non forfettariamente sulla base di uno specifico risultato preventivamente determinato, come un contratto «a progetto» prevederebbe.
Al riguardo, si fa presente come, sulla materia in argomento, sia intervenuta la circolare del ministro del lavoro e della previdenza sociale n. 17 del 14 giugno ultimo scorso, rivolta agli organi di vigilanza, che contiene indicazioni operative generali (e, quindi, non riferite a nessuna azienda in particolare) per la correttaPag. 27valutazione dei rapporti di collaborazione a progetto, con specifico riferimento al settore dei call center. Detta circolare ha natura prescrittiva, ossia costituisce un orientamento vincolante per tutto il personale ispettivo del Ministero del lavoro e della previdenza sociale e degli enti previdenziali, nonché per le relative attività ispettive sia in corso, sia future.
Più in particolare, colgo l'occasione per ricordare che, a seguito di diverse interpretazioni riportate dagli organi di stampa sul senso e sulle finalità della citata circolare, con particolare riferimento al caso Atesia, lo scorso 7 settembre è stata resa pubblica una nota esplicativa della circolare stessa, in cui si chiarisce, tra l'altro, che l'attività ispettiva si conclude con un verbale di accertamento che rileva la corretta qualificazione del rapporto di lavoro (costituitosi ex ante attraverso la volontà delle parti), che acquista un valore «definitivo» solo a seguito dell'esperimento dei rimedi amministrativi e giudiziari previsti.
L'accertamento volto a valutare la corretta qualificazione della prestazione lavorativa si basa, da una parte, sul riscontro, nel corso delle ispezioni, di situazioni oggettive e di fatto legate sia al reale svolgimento della prestazione lavorativa, sia alla violazione di disposizioni di legge che impongono il rispetto di determinati requisiti di forma per la validità degli stessi contratti e, dall'altra, su elementi soggettivi (spontanee dichiarazioni dei lavoratori, eventuali «testimoni» e via dicendo) che acquistano un valore probatorio se concordi.
Siamo certi che, anche nel caso di Atesia, gli ispettori si sono attenuti e, dunque, avvalsi del contenuto della predetta circolare, verificando situazioni oggettive ed acquisendo elementi soggettivi che risultano tuttavia in contrasto con la qualificazione dei rapporti di lavoro «a progetto» così come previsti dalla normativa in essere.
L'iniziativa del Governo non si limita all'intervento a supporto ed a sostegno delle attività ispettive (le circolari), bensì prevede interventi a breve che, a partire dal settore dei call center, si estenderanno al sistema di norme che regolano il mercato del lavoro. L'Esecutivo, infatti, è interessato ai processi di stabilizzazione che si rendono necessari nei casi, come quello oggetto dell'interrogazione, in cui, nel corso degli anni, si è verificato un addensamento dell'utilizzazione di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa ed a progetto.
Per favorire la stabilizzazione e l'effettiva trasformazione di questi rapporti in contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato, il Governo ha innanzitutto invitato le parti sociali ad un confronto serrato volto all'adozione di un avviso comune in merito a tale processo.
A fronte del confronto delle parti - tuttora in corso - e dei suoi esiti, il Governo conferma la disponibilità ad introdurre, fin dalla prossima legge finanziaria, ogni strumento ritenuto utile a favorire la stabilizzazione degli attuali rapporti di collaborazione e a progetto.
Processo che vive - come sempre - di un delicato equilibrio tra diritti dei lavoratori ed esigenze del sistema delle aziende. Su questo punto di equilibrio il Governo si riserverà di intervenire con i poteri che gli competono affinché siano salvaguardati gli interessi sostanziali dei lavoratori e le loro prospettive future.
Ma quelli della finanziaria vanno letti come primi interventi di un Governo che resta impegnato ad un confronto stringente con le parti sociali, finalizzato all'adozione fin da quest'anno di interventi legislativi profondamente modificativi delle norme attualmente vigenti in materia di mercato del lavoro, così come esplicitamente previsto dal suo programma.

PRESIDENTE. Il deputato Smeriglio, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

MASSIMILIANO SMERIGLIO. Signor Presidente, chiaramente il caso Atesia rappresenta la metafora della precarietà nel nostro paese e delle forme più degenerative della legge n. 30 del 2003. Ma ciò attiene ad elementi generali che rimandanoPag. 28al programma di Governo dell'Unione e al superamento della legge medesima.
Nello specifico, ringrazio il rappresentante del Governo, il sottosegretario Rosa Rinaldi, per la risposta esauriente e per le argomentazioni riportate in questa sede, che ribadiscono l'impegno del Governo finalizzato al superamento dei rapporti di lavoro atipici e all'utilizzo di tutti gli strumenti di indagine ritenuti utili in questa direzione. Ne è stato un esempio la circolare n. 17 che, emanata dal ministro del lavoro nello scorso mese di giugno, fissa i criteri per effettuare una oggettiva definizione della natura dei rapporti di collaborazione e ha orientato l'azione ispettiva condotta nell'azienda Atesia di Roma.
Permangono tuttavia talune perplessità circa i licenziamenti dei lavoratori e delle lavoratrici Atesia, la riapertura delle trattative per ridefinire le loro condizioni di lavoro, la garanzia per i lavoratori stessi di poter esercitare il proprio diritto di contrattazione adottando, a tal fine, opportune iniziative normative. Aggiungo, da ultimo, che risulta urgente predisporre una adeguata verifica sull'esistenza o meno di una vera e propria «lista nera» per espellere dall'azienda Atesia le persone che si erano opposte ad un accordo da esse ritenuto peggiorativo delle stesse previsioni della legge n. 30 del 2003. Al riguardo, il collettivo precari di Atesia aveva chiesto una consultazione referendaria tra lavoratori e lavoratrici prima che quell'accordo fosse ratificato.
Ringrazio il rappresentante del Governo per l'attenzione.

(Misure per contrastare la diffusione della devianza minorile - n. 3-00033)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Marcella Lucidi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Buontempo n. 3-00033 (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni sezione 6).

MARCELLA LUCIDI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il tema del disagio minorile e giovanile, ed in particolare di quelle forme di devianza che sfociano in atti di teppismo, vandalismo e microcriminalità, è ben presente all'attenzione del Governo nella consapevolezza, peraltro, che la risposta a questi fenomeni non può avvenire soltanto attraverso azioni repressive e di polizia, ma richiede anche un intervento sulle loro origini remote, e quindi sul piano sociale; in questo senso, l'istituzione di un Ministero per le politiche giovanili e le attività sportive e di un Ministero per le politiche della famiglia è certamente da leggere come un segnale di attenzione e di sensibilità al problema sollevato, così come la volontà di offrire maggiori certezze ai giovani combattendo la cultura della precarizzazione e rilanciando la centralità della scuola.
Gli episodi richiamati dall'interrogante si collocano in un contesto che presenta dei segnali di trasformazione. La devianza minorile, tradizionalmente collegata a fattori socio-economici e culturali, si manifesta oggi in nuove forme di disagio che interessano trasversalmente tutta la popolazione. Alla devianza tradizionale, legata a situazioni di grave emarginazione sociale, vanno ad aggiungersi manifestazioni finora poco diffuse in Italia, quali il bullismo ed altre forme di violenza immotivata, espressione di un nuovo tipo di disadattamento, che talvolta coinvolge anche giovani provenienti da famiglie economicamente agiate ma turbate da problemi di conflittualità, disgregazione o caduta dei valori.
In questo complesso contesto si inquadrano i fenomeni di devianza di gruppo, che sono presenti anche in Italia ma che tuttavia, salvo rare eccezioni, non presentano ancora le caratteristiche strutturali e aggregative tipiche delle gang diffuse di altri paesi. I reati perpetrati da minori sono generalmente poco strutturati e corrispondono a tipologie che non richiedono una specifica competenza criminale, come furti, danneggiamenti, reati inerenti gli stupefacenti, percosse, lesioni personali, violenza privata e rapine. Le vittime sono soprattutto coetanei, spesso quelli ritenuti più deboli; meno frequenti le azioni rivoltePag. 29contro attività commerciali, strutture scolastiche, occasionalmente persone adulte. L'aspetto utilitaristico è sempre presente, ma in genere il «bottino» è di valore economico relativamente modesto (piccole somme di denaro portato via ad adolescenti, telefonini, gadgets elettronici, capi di abbigliamento firmati). Si tratta di attività delinquenziali presenti su tutto il territorio nazionale, senza grosse differenze tra nord, centro e sud, anche se, ovviamente, più accentuate nelle aree metropolitane e, in particolare, a Milano, Genova, Palermo, Napoli, Roma, Bari e Foggia. A Genova e sul territorio milanese, peraltro, si è effettivamente rilevata la presenza di alcune gang formate principalmente da giovani ecuadoriani e peruviani, che sono state recentemente colpite da incisive operazioni di polizia che hanno portato a numerosi arresti.
L'attenzione verso queste nuove manifestazioni di devianza, come detto, è massima e si concretizza in articolate iniziative di contrasto e di prevenzione, che cercano di coniugare il momento repressivo e dissuasivo con un'azione più capillare, che mira ad anticiparne l'insorgenza intervenendo alle radici del problema. Sotto il primo profilo, gli indicatori statistici relativi ai reati commessi da tre o più minori presentano un andamento sostanzialmente omogeneo nel 2004 e nel 2005, con un incremento del 4,84 per cento nel primo trimestre del 2006. Sul piano dell'attività di pubblica sicurezza, il principale strumento di deterrenza contro queste forme di criminalità è ovviamente costituito dalle attività di controllo del territorio, che - pur essendo state intensificate ed avendo dato luogo anche a positivi risultati - trarrebbero certamente maggiori benefici da un sempre più efficace coinvolgimento a livello sociale, scolastico e familiare.
Da qui l'importanza di incentivare e potenziare le strategie di prevenzione remota, per le quali il Governo ha già organicamente attivato la competenza di più dicasteri ed amministrazioni. Il Dipartimento per le politiche giovanili, ad esempio, è impegnato a favorire ed incentivare tutte quelle iniziative volte all'inclusione e allo sviluppo della cittadinanza attiva da parte delle giovani generazioni. In tal senso sta lavorando, tra l'altro, alla formulazione di un piano operativo nazionale giovani, per sostenere le iniziative volte a migliorare la situazione socio-economica dei giovani, a favorire la loro integrazione sociale, a prevenire comportamenti che portano all'emarginazione e alla precarietà, a sviluppare pratiche - come, ad esempio, lo sport - che educano ai valori di rispetto e di lealtà, a cooperare con le associazioni giovanili che svolgono sul territorio un'efficace opera di sensibilizzazione dei giovani e di contrasto dei comportamenti devianti. Il Ministero dell'interno, da parte sua, fra i principali obiettivi si è posto quello di mettere in collegamento tutti i soggetti, pubblici e privati, che, con competenze, ruoli ed approcci differenti, operano a contatto con il mondo giovanile e minorile.
In questo senso si muovono numerose iniziative intraprese sul territorio, anche attraverso le prefetture e le questure, per innalzare il livello di cooperazione e comunicazione fra Forze di polizia, enti locali, servizi socioassistenziali e volontariato sociale: protocolli di intesa, osservatori, tavoli di coordinamento sono alcuni degli strumenti attraverso i quali si vuole perseguire l'obiettivo della massima integrazione fra tutti gli attori della rete sociale che si occupano del problema giovani nelle sue varie sfaccettature.
Si tratta di attività che in qualche caso nascono come risposta a fenomeni emergenti, come quelli del bullismo o della devianza di gruppo, in altri mirano ad obiettivi di prevenzione più generali e consolidati, ad esempio il riassorbimento del fenomeno dell'abbandono, dispersione ed elusione scolastica, l'integrazione dei minori stranieri e figli di stranieri o gli interventi in favore dei minori a rischio, particolarmente nelle regioni ove opera la criminalità organizzata.
Nello stesso solco di cooperazione e raccordo interistituzionale si collocano anche gli impegni assunti in via pattizia, attraverso la sottoscrizione dei protocolliPag. 30di legalità relativi ad alcune aree del Mezzogiorno e dei protocolli di intesa in materia di sicurezza urbana stipulati in varie città e regioni d'Italia.
Si tratta di accordi ed impegni che, in molti casi, hanno fatto esplicito riferimento alla prevenzione della devianza minorile quale necessario strumento di innalzamento della qualità della convivenza civile, dando luogo alla realizzazione di specifici progetti di prevenzione, formazione ed approfondimento.
Il denominatore comune di queste iniziative è il riconoscimento del lavoro di rete come metodo in grado di valorizzare le diverse competenze e professionalità senza, tuttavia, incorrere nel rischio di una frammentazione o settorializzazione degli interventi. Un metodo che si pone coerentemente al servizio di quell'obiettivo di coesione sociale che, come sottolineato anche dal Presidente del Consiglio nelle dichiarazioni programmatiche del 18 maggio scorso, è allo stesso tempo elemento fondante della qualità civile di una società ma anche fattore di crescita e sviluppo civile, sociale ed economico.

PRESIDENTE. Il deputato Buontempo ha facoltà di replicare.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, nonostante sia a me noto l'impegno del sottosegretario Lucidi verso questi problemi, devo dire che neppure lei si è sottratta ad una risposta ormai di maniera, burocratica: una rassegna stampa.
Io non ho rivolto un'interrogazione ad un istituto di raccolta dati: ho rivolto un'interrogazione al Governo della Repubblica italiana. Nella risposta non c'è una sola riga che riguardi l'oggetto specifico, cioè quello di una delinquenza minorile che cresce molto forte alle porte di Roma (babygang). Ho parlato di un quartiere della città dove tuttavia risiedono 220 mila abitanti. Mi pare inquietante che si dia una risposta senza interpellare le autorità preposte all'ordine pubblico della zona individuata nell'interrogazione. A meno che io non mi sia distratto, nella risposta non si fa alcun riferimento all'episodio che l'interrogazione ripropone - anche per fare chiarezza -, né alcuna risposta è stata data per quanto riguarda l'allarme da me denunciato su quel territorio, dove c'è un grande pericolo, una delinquenza minorile che ormai sfugge ad ogni tipo di controllo.
Nella sua risposta all'interrogazione, mi deve dare atto di ciò, signor sottosegretario, non c'è alcun accenno riguardo a quanto evidenziato. Sul problema più in generale, ritorna quel linguaggio ermetico, «burocratese» che ormai abbiamo sentito e risentito nelle varie Commissioni.
Sta di fatto che, nell'ultimo anno di censimento sui minori - parlo del 2003 -, abbiamo: 820 casi di omicidi volontari (ma sono cresciuti); violenze private e minacce sessuali, sempre con minori come protagonisti, per un totale di 9528. Inoltre: violenze specificamente sessuali 1.339, furti 34.000, rapine 6.900, danni a cose ed animali 8.332, truffe 3.574, ricettazione 18.543, spaccio di stupefacenti 21.042, contrabbando 3.970, violenza e resistenza a pubblico ufficiale 10.101, altri reati 93 mila.
Da questi ultimi dati ufficiali, rilevati su minori protagonisti di atti criminali, si rileva l'entità, la gravità della situazione. Quindi, contro questa situazione ben vengano convegni, pubblicazioni, tavole rotonde, contributi alle varie associazioni che spesso si occupano di questi temi più per avere i contributi che per incidere realmente sul problema. Sono dati allarmanti - da Bronx - che ci debbono preoccupare poiché questi minori, nel diventare adulti, porteranno con loro una tale carica di violenza da far crescere anche la delinquenza comune.
Il centrosinistra (e in parte anche il centrodestra) non si può stupire molto di questa situazione poiché quando ha previsto di applicare l'indulto anche a reati con condanne fino a tre anni evidentemente voleva che il delinquente fosse più «fuori» che «dentro»; in ogni caso, vi deve essere quanto meno attenzione verso i minori.
Noi possiamo contare su strumenti quali la Commissione bicamerale per l'infanzia,Pag. 31mentre in Senato ha operato una commissione di lavoro per i minori; tra l'altro, vi è un Osservatorio presso la Presidenza del consiglio dei ministri, anche se tutto ciò non incide minimamente sul fenomeno.
Vi è una carenza legislativa. Evidentemente non vi deve essere solo repressione ma anche prevenzione: è così che il problema va affrontato.
Per ciò che mi concerne, ripresenterò un'interrogazione più puntuale poiché il redattore della risposta del Governo ha ignorato completamente le mie richieste. Inoltre, intendo conoscere le iniziative - anche legislative - che l'Esecutivo vorrà adottare affinché venga fatto il possibile per risolvere il problema.
Se nella cattolica e civile Italia vi è una tale diffusione di criminalità minorile accompagnata da efferati delitti, evidentemente si è rotto qualcosa all'interno della società, qualcosa che ci sfugge e che dobbiamo individuare facendolo divenire un'emergenza.

(Rinvio interrogazione Pottino n. 3-00034)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta del presentatore e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interrogazione Pottino n. 3-00034, concernente il progetto di realizzazione di impianti di rigassificazione nel golfo di Trieste è rinviato ad altra seduta.
È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Proclamazione di un deputato subentrante.

PRESIDENTE. Comunico che, resosi vacante un seggio attribuito alla lista n. 9-Ulivo nella XVII circoscrizione Abruzzo, a seguito della cessazione del mandato parlamentare del deputato Antonio Verini, di cui la Camera ha preso atto nella seduta odierna, la Giunta delle elezioni - ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361 - ha accertato che il candidato che nella stessa lista, nell'ambito della medesima circoscrizione, segue immediatamente l'ultimo degli eletti nell'ordine progressivo di lista risulta essere Giorgio D'Ambrosio.
Do atto alla Giunta di questa comunicazione e proclamo quindi deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3 del regolamento, nella XVII circoscrizione Abruzzo, Giorgio D'Ambrosio.
Si intende che da oggi decorre il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.

Modifica nella composizione di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che il deputato Giorgio D'Ambrosio, proclamato in data odierna, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare L'Ulivo.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che la deputata Federica Rossi Gasparrini, con lettera pervenuta in data 15 settembre 2006, si è dimessa dal gruppo parlamentare Italia dei Valori ed ha chiesto di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risulta pertanto iscritta.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani, secondo quanto stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo.

Pag. 32

Mercoledì 20 settembre 2006, alle 10,30:

(ore 10,30, con votazioni non prima delle ore 11,30, e al termine dello svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata)

1. - Seguito della discussione del disegno di legge e del documento:
Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2006 (1042-A).
- Relatore: Ottone.

Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea (Doc. LXXXVII, n. 1).
- Relatore: Gozi.

2. - Dichiarazione di urgenza del disegno di legge n. 1496.

(ore 15)

3. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

DISEGNO DI LEGGE DI CUI SI RICHIEDE L'URGENZA

Delega al Governo per la revisione della disciplina relativa alla titolarità ed al mercato dei diritti di trasmissione, comunicazione e messa a disposizione al pubblico, in sede radiotelevisiva e su altre reti di comunicazione elettronica, degli eventi sportivi dei campionati di calcio e delle altre competizioni calcistiche professionistiche organizzate a livello nazionale (1496).

La seduta termina alle 18,35.