XV LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 33 di giovedì 27 luglio 2006

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[elenco e sigle dei gruppi parlamentari]
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[allegato A]
[allegato B]

[riferimenti normativi]
Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI

La seduta comincia alle 9,35.

SERGIO D'ELIA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

Sul processo verbale (ore 9,40).

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, pregherei, riprendendo lo stenografico della seduta di ieri, che venisse riportata con molta più chiarezza una frase che, a mio avviso, è di grande gravità.
L'onorevole Franceschini, ieri, ad un certo punto del suo intervento, in risposta ad alcuni colleghi che contestavano l'inclusione nei benefici dell'indulto dei reati di scambio mafioso con il voto, ha detto che i colleghi devono capire che se si vuole raggiungere la maggioranza dei due terzi dei deputati bisogna pure raggiungere qualche compromesso e ingoiare qualche boccone amaro.
Ora, credo che a verbale una frase come questa - che avrà conseguenze, credo - debba essere riportata con chiarezza, perché i compromessi fanno parte della politica e la politica stessa è l'arte del compromesso, ma non si può ammettere che qualcuno, in quest'aula, di cui rispetto ogni posizione, abbia potuto fare patti escludendo o includendo alcuni reati.
Quindi, la frase dell'onorevole Franceschini deve essere molto chiara sul verbale, perché noi intendiamo proseguire in una chiarificazione e perché anche lo stesso onorevole Franceschini, rileggendo tale frase, possa dire che magari, in quel momento di concitazione in aula, le parole sono andate oltre le sue intenzioni. Quando Franceschini ha fatto riferimento al reato di scambio di voto legato a cosche mafiose, dicendo, insomma, inghiottite anche questo perché, altrimenti, non raggiungiamo la maggioranza dei due terzi dei deputati, ha pronunciato una frase di una gravità inaudita, dal punto di vista morale, dal punto di vista etico e dal punto di vista anche politico.
Signor Presidente, ritengo che il verbale non abbia riportato tale passaggio, che reputo importante.

PRESIDENTE. Come il deputato Buontempo sa, sul processo verbale si dà conto delle deliberazioni e degli atti della Camera. Le argomentazioni dei diversi intervenuti sono contenute nei resoconti stenografici. In ogni caso, la Presidenza prende atto delle sue specificazioni.

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, intervengo anch'io sul processo verbale. Non vorrei, infatti, che restasse agli atti, con alcuni dubbi, la frase cui ha fatto riferimento poc'anzi l'onorevole Buontempo che, nella fisiologica dialettica parlamentare, tenta di farmi dire cose che non ho detto. Chiedo quindi che nel verbale siano riportate integralmente le affermazioni che ho fatto ieri, che riconfermo integralmente.

Pag. 2

PRESIDENTE. Con queste precisazioni, il processo verbale della seduta di ieri si intende approvato.
(È approvato).

Sull'ordine dei lavori (ore 9,44).

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo, deputato Borghesi?

ANTONIO BORGHESI. Anch'io sul processo verbale.

PRESIDENTE. Deputato Borghesi, la discussione sul processo verbale è stata conclusa. Può parlare, se lo ritiene, sull'ordine dei lavori.

ANTONIO BORGHESI. Sta bene, signor Presidente, allora chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, in realtà, chiedevo di poter espungere dal verbale gli epiteti, che mi sono stati rivolti dal collega Daniele Farina e dal collega Pietro Folena, riportati nel resoconto stenografico della seduta di ieri («buffone» ed «imbecille»). Chiedo, dunque, di espungere tali epiteti, riportati nel verbale.

PRESIDENTE. Deputato Borghesi, le parole da lei citate sono riportate nel resoconto stenografico, non nel processo verbale.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Aprea, Bafile, Brugger, Cento, Chiti, Colucci, Cordoni, D'Antoni, De Piccoli, Di Pietro, Duilio, Folena, Gentiloni Silveri, Lanzillotta, Letta, Levi, Mazzocchi, Migliore, Morrone, Mussi, Oliva, Pagliarini, Parisi, Piscitello, Pisicchio, Pollastrini, Ranieri, Realacci, Santagata, Scajola, Sgobio e Violante sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono cinquantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

In occasione della scomparsa del senatore Franco Fausti.

PRESIDENTE. Signori deputati, vi chiedo una attenzione particolare.
Nella giornata di ieri è venuto a mancare il senatore Franco Fausti, deputato nella IX, X e XI legislatura, senatore nella XIII legislatura e più volte membro del Governo.
In ricordo del suo appassionato impegno nella politica e nelle istituzioni democratiche, desidero rivolgere alla sua famiglia i sentimenti del più profondo cordoglio mio personale e di tutta la Camera dei deputati.
Chiedo che sia osservato un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).

Seguito della discussione della proposta di legge: Buemi ed altri: Concessione di indulto (Testo risultante dallo stralcio degli articoli 1 e 3 della proposta di legge n. 525, deliberato dall'Assemblea il 18 luglio 2006) (A.C. 525-bis); e delle abbinate proposte di legge: Jannone; Boato; Boato; Forlani ed altri; Giordano ed altri; Capotosti ed altri; Crapolicchio ed altri; Balducci e Zanella (A.C.372-662-bis-663-bis-665-bis-1122-bis-1266-bis-1323-bis-1333-bis).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della propostaPag. 3di legge d'iniziativa dei deputati Buemi ed altri: Concessione di indulto; e delle abbinate proposte di legge d'iniziativa dei deputati: Jannone; Boato; Boato; Forlani ed altri; Giordano ed altri; Capotosti ed altri; Crapolicchio ed altri; Balducci e Zanella.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato votato, da ultimo, l'emendamento Donadi 1.474 e che sono iniziate le dichiarazioni di voto sull'emendamento Sgobio 1.402.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,50).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 525-bis ed abbinate)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico della proposta di legge, nel testo della Commissione, e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - 525-bis ed abbinate sezione 1).
Riprendiamo dalla votazione dell'emendamento Sgobio 1.402.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Deputato Buontempo, mi si fa notare che lei è già intervenuto ieri.

TEODORO BUONTEMPO. Non su questo emendamento, Presidente.

PRESIDENTE. Risulta che sull'emendamento Sgobio 1.402 hanno parlato i deputati La Russa, Palomba, Crapolicchio, Buontempo, Borghesi, Nespoli, Bocchino.

TEODORO BUONTEMPO. Se risulta così, mi dispiace. Io ero convinto invece...

PRESIDENTE. La prego di prenderne atto, per favore.

TEODORO BUONTEMPO. Ne prendo atto, signor Presidente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Il nostro gruppo voterà a favore di questo emendamento, in quanto esso è in linea con quanto abbiamo sostenuto attraverso altri emendamenti presentati in Commissione ed altri ancora che siamo riusciti a segnalare, malgrado il contingentamento dei tempi.
Votiamo a favore perché questo emendamento esclude la concessione dell'indulto quando, con riferimento ai delitti contro la pubblica amministrazione, cioè a quelli ricompresi dagli articoli da 314 a 360 del codice penale, non vi sia stata la restituzione delle somme di denaro e dei beni pubblici indebitamente sottratti e quando, nel caso di reati speciali contro l'amministrazione militare - che sono sostanzialmente gli stessi tipi di reati previsti dal codice militare di pace -, non vi sia stata, anche in questo caso, la restituzione delle somme di denaro e dei beni pubblici indebitamente sottratti.
Riteniamo infatti che il beneficio dell'indulto - questo lo abbiamo sostenuto più volte, anche in altri interventi che sono stati svolti in Assemblea - vada concesso, facendo anche una valutazione...

PRESIDENTE. Per favore, colleghi, vorrei chiedere all'Assemblea un po' di attenzione!
Deputato Cota, prosegua pure.

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ROBERTO COTA. ...per così dire meritocratica in ordine al soggetto al quale viene concesso il beneficio. Questa valutazione dev'essere rapportata alla necessità di evitare il rischio di recidiva, cioè di ricommettere il reato.
Mi pare che tutti, sia i sostenitori del provvedimento, sia coloro i quali sono più critici verso di esso, sostengano che un rischio da evitare debba proprio essere quello della ricaduta nella recidiva e vi è certamente una preoccupazione in ordine al fatto che molti dei condannati usciti di galera poi ricadono nel reato. Lo abbiamo visto commentando i dati dell'«indultino», quando un terzo dei detenuti condannati usciti di galera vi sono poi subito rientrati.
Dunque, uno dei parametri per valutare la meritorietà in ordine alla concessione dell'indulto, al fine di evitare i rischi di recidiva, è sicuramente l'impegno di restituire le somme di denaro indebitamente sottratte: in questo caso, indebitamente sottratte alla pubblica amministrazione, nell'altro caso, che abbiamo esaminato ieri, somme di denaro dovute a titolo di risarcimento del danno nei confronti della parte civile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Benedetti Valentini. Ne ha a facoltà.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Mi scusi, Presidente, perché a titolo personale?

PRESIDENTE. Perché su questo emendamento per suo il gruppo aveva già parlato il deputato La Russa.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Va bene, Presidente, allora le chiedo scusa e parlo brevemente a titolo personale.
Vorrei dire che il gruppo di Alleanza Nazionale, a prescindere dalla più generale questione dell'essere favorevoli o contrari all'indulto, è tuttavia senz'altro favorevole a che qualunque misura premiale sia correlata e condizionata alla restitutio in integrum, al risarcimento, all'avvenuta attivazione del responsabile del reato per rimediare e risarcire le conseguenze dannose del proprio reato. Mi chiedo però, facendo eco alle parole di ieri del relatore che attribuiva ai vari gruppi la colpa di non essere coerenti e di non avere un unico metro di valutazione delle fattispecie, perché i colleghi che hanno presentato questa proposta emendativa - che è corretta e logica, concedendo l'indulto purché vi sia stata la restituzione delle somme di denaro dei beni pubblici indebitamente sottratti - non abbiano accettato analogo principio con riferimento al risarcimento dei danni per gravissimi reati, come i delitti contro la persona! Avrebbe dovuto esserci il risarcimento danni per fatti assai più pesanti e il principio avrebbe dovuto essere assolutamente lo stesso. Perché adottare più metri e più misure?

PRESIDENTE. La prego, deve concludere.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Concludo, dicendo che mi appresterei quanto meno ad astenermi, per questo principio sistematico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Consolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, intervengo solo per ribadire, in linea con le precedenti dichiarazioni di tutto il mio gruppo, che Alleanza Nazionale si asterrà su questo emendamento. Alleanza Nazionale ha deciso di non partecipare alla gara volta a definire quali emendamenti siano migliori o peggiori, perché il risarcimento del danno dovrebbe essere un principio generale per l'applicabilità dell'indulto. Ahimé, così non è stato! I nostri emendamenti tendenti a far risarcire le vittime dei reati, a favore delle quali Alleanza Nazionale si è sempre schierata, sono stati respinti e per questo - non per altro - il voto del partito che qui rappresento sarà di astensione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

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EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei soltanto capire: mi rendo conto infatti che è sempre più difficile comprendere il comportamento dei colleghi della sinistra. Per quale motivo un dipendente della pubblica amministrazione, un militare o quant'altri, che abbia in qualche maniera arrecato danno o pregiudizio alla pubblica amministrazione, se vuole usufruire dell'indulto, deve pagare e risarcire, mentre invece tante altre persone - penso al caso Unipol, a Consorte, penso ad altri scandali, a Ricucci, a Tanzi e ai tanti amici della sinistra, compresi i no global, che sfasciano vetrine per fini moralmente leciti come la lotta all'imperialismo e al capitalismo - non devono risarcire nulla?
Poiché mi sono sentito dire spesso, nei cinque anni scorsi, che la legge è uguale per tutti e che non si fanno leggi ad personam, vorrei che l'onorevole Vacca, che non vedo, o qualche altro collega di sinistra mi spiegasse perché i dipendenti pubblici e i militari sono ...

PRESIDENTE. La prego, ha concluso il suo tempo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, colgo l'occasione in questo minuto per fare le mie rimostranze, anche perché ho atteso quasi 15 ore per questo intervento, dopo che lei mi ha dato la parola, me l'ha tolta, ha fatto il «giro» di diversi colleghi, in piena dichiarazione di voto, per poi chiudere i lavori dell'Assemblea senza che si votasse. Quindi, non ho avuto la parola e mi sono dovuto riscrivere questa mattina per poter intervenire.
La pregherei, visto che il dibattito sarà piuttosto lungo, almeno questa mattina, quanto meno di avere un po' più di rispetto per noi deputati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per ribadire la nostra perplessità sulle classificazioni proposte. Se dovessimo tener fede, come dobbiamo fare, alle informazioni che ci sono state rese dal Ministero, qui saremmo di fronte ad un caso che riguarda, sì e no, una cinquantina di persone e, quindi, questo emendamento si atteggerebbe sostanzialmente come un atto contra personas. Vogliamo ribadire come questa situazione sia erronea. C'è chi fa una classifica di valori che non tiene conto dei principi; ad esempio, il principio della vita dovrebbe essere sicuramente più importante in una scala ideale gerarchica rispetto a quello di cui si sta discutendo in questo momento.
Ecco perché ci chiamiamo fuori. La contrarietà di Alleanza Nazionale sull'indulto è pacifica e si basa sugli argomenti che abbiamo illustrato fin qui.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Migliori. Ne ha facoltà.

RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, colleghi, anche alla luce dell'intervento svolto dall'onorevole Contento, vorrei sottolineare alla Presidenza tutto il disagio del nostro gruppo circa il fatto che su alcuni temi, come quello trattato nell'emendamento in esame, che hanno significativi effetti di ricaduta sul piano concreto, il nostro ramo del Parlamento è costretto a legiferare al buio. Infatti, il ministero non ha fornito nessun dato proiezionale circa gli effetti di ricaduta dell'approvazione o meno di questi emendamenti.
Intendo dunque rassegnare al Presidente il disagio che, al di là delle contrapposizioni politiche, viviamo per un'interlocuzione così importante e significativa su un tema così alto nell'assenza di dati e di chiarezza circa la situazione delle carceri italiane da parte del ministero competente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,Pag. 6il deputato Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.

ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, devo registrare un profondo imbarazzo in relazione al dibattito che si è sviluppato nella giornata di ieri e che si sta manifestando anche in questa prima parte della seduta odierna.
Continuiamo a seguire un percorso circa la definizione di una scala di priorità relativamente a chi o meno dovrebbe godere del provvedimento di indulto. È evidente che tali questioni meritano approfondimenti seri. Ogni emendamento proposto - anche quest'ultimo, sul quale manifesto la mia personale contrarietà - è volto ad incidere direttamente su responsabilità dirette, storie, vicende, interessi personali e pubblici che riguardano il compimento di reati che non possono essere valutati in funzione di un criterio di gradualità e di pericolosità. Ritengo che tutti i reati abbiano lo stesso ordine di valore e di diritto.
Per tale motivo, ribadisco la mia contrarietà sull'indulto e su questo confronto relativo a proposte emendative che non possono essere presentate con questa approssimazione e con questa pochezza di informazioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Angela Napoli. Ne ha facoltà.

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, sinceramente non riesco a capire cosa stia facendo l'Assemblea in merito alle posizioni che man mano va assumendo sull'insieme degli emendamenti presentati al provvedimento di indulto.
Che Alleanza Nazionale sia contraria a questa forma di indulto non v'è alcun dubbio. Tuttavia, occorre specificare che Alleanza Nazionale, nel mantenere la propria contrarietà, tiene anche un comportamento a tutela della parità di tutte le categorie.
Non possiamo assolutamente accettare che determinate categorie - come quelle previste in questo emendamento - debbano restituire il maltolto, mentre risultano favorite dall'indulto le categorie che maggiormente hanno creato la «disamministrazione» pubblica e soprattutto quelle politiche.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Holzmann. Ne ha facoltà.

GIORGIO HOLZMANN. Signor Presidente, nel merito di questo emendamento abbiamo già espresso, attraverso gli interventi di numerosi colleghi, anche a titolo personale, numerose perplessità per la disparità di trattamento che si determinerebbe nei confronti dei pubblici dipendenti rispetto ad altri soggetti che hanno commesso gli stessi reati, in taluni casi anche più gravi e rilevanti dal punto di vista economico.
Vorrei anche osservare che l'assenza del ministro della giustizia comporta per i parlamentari una qualche incertezza nella valutazione degli emendamenti. Infatti, in via preliminare, prima che gli emendamenti vengano posti in votazione, vorremmo conoscerne le ricadute in termini concreti sulla popolazione carceraria. In altre parole, vorremmo sapere quante persone usciranno dalle carceri e quante vi rimarranno, nel caso in cui un emendamento venisse approvato. Il ministro della giustizia dovrebbe potercelo dire di volta in volta.
Signor Presidente, è veramente difficile per noi effettuare una valutazione seria ed obiettiva su queste proposte emendative, senza indicazioni precise da parte del ministro competente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ulivi. Ne ha facoltà.

ROBERTO ULIVI. Signor Presidente, desidero esprimere il disagio di tutto il mio gruppo per l'assenza del ministro Mastella durante l'esame di un provvedimento così importante. La prego di farsi parte attiva, affinché il ministro MastellaPag. 7partecipi ai lavori dell'Assemblea. Credo che questa richiesta vada fatta a nome non solo del mio gruppo, ma certamente anche del paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, il collega Ulivi mi ha anticipato, dal momento che anche io vorrei formulare la stessa richiesta. È paradossale assistere allo spettacolo di un Governo rappresentato in Assemblea da un ministro che è dichiaratamente contrario al provvedimento in esame e non registrare, invece, la partecipazione - che dovrebbe essere obbligatoria - del ministro che dovrebbe gestire e condurre in porto il provvedimento stesso.
Le cronache di questi giorni riferiscono che vi è un forte contrasto anche all'interno del Governo su un provvedimento rispetto al quale è contraria la maggioranza degli italiani, cui noi ci rivolgiamo. In quest'aula, Alleanza Nazionale sta conducendo una battaglia per gli italiani onesti, che rifiutano compromessi in materia di giustizia. Se queste contraddizioni del Governo non vengono risolte, non si potrà mai capire esattamente quali sono le forze che dichiaratamente sostengono la legittimità e la giustizia ...

PRESIDENTE. La prego, ha oltrepassato il suo tempo!

ANTONINO LO PRESTI. ...e quali forze, invece, pretendono e vogliono riportare in strada migliaia di delinquenti.

PRESIDENTE. Invito tutti coloro che legittimamente intervengono a farlo nei termini previsti dal regolamento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Lisi. Ne ha facoltà.

UGO LISI. Signor Presidente, credevamo che in questa nuova giornata di lavori parlamentari fosse presente il ministro guardasigilli Mastella. Ieri, non è stato presente, né oggi lo vediamo nei banchi del Governo. Questo Governo si trova in gravi difficoltà se è vero, come è vero, che ieri sera il ministro Mussi ha dichiarato che, se ci saranno tagli al suo dicastero, si dimetterà.
Tuttavia, era presente il ministro Di Pietro, contrario a questo provvedimento che la maggioranza ed il suo Governo hanno portato in Assemblea. Manca il soggetto preposto al dicastero competente, ossia quello della giustizia. Chiediamo, quindi, che il ministro Mastella venga in Assemblea per meglio rappresentare le esigenze di questa maggioranza rispetto a quelle che hanno manifestato Di Pietro e l'Italia dei Valori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Airaghi. Ne ha facoltà.

MARCO AIRAGHI. Grazie, deputato Presidente. Prendo la parola per confermare che mi trovo perfettamente in linea con le indicazioni del gruppo di astenersi riguardo a questo emendamento, perché Alleanza Nazionale non ha alcuna intenzione di partecipare a questa specie di gioco delle parti su un provvedimento sul quale nel complesso siamo assolutamente contrari.
Tra l'altro è assolutamente inevitabile astenermi perché mi trovo in grande difficoltà nell'interpretare questo provvedimento in assenza del ministro competente, il guardasigilli Mastella. Trovo assolutamente inaccettabile e incomprensibile la mancata presenza del ministro della giustizia durante la discussione di un provvedimento principe in materia di giustizia. Capisco anche la difficoltà del ministro Mastella di collocarsi a fianco di un ministro che mostra la propria contrarietà al provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, vorrei fare alcune brevi considerazioni.Pag. 8La mancanza in aula del ministro Mastella pone seri dubbi sull'efficacia dei lavori dell'Assemblea. Non è possibile approvare un provvedimento del genere senza pensare alle ricadute sugli enti locali. Qui si discute se far uscire decine di migliaia di criminali senza considerare i costi che verranno scaricati sugli enti locali. Da parte del Governo vorremmo avere chiarimenti anche su questo, perché sui giornali leggiamo di fantomatici risparmi di milioni di euro, senza prendere in considerazione che questi risparmi si tradurranno in altri costi che verranno sostenuti sia dalla collettività, perché vi saranno sicuramente reiterazioni di reati e quant'altro, sia, soprattutto, da parte degli enti locali, che dovranno mettere mano al portafoglio per trovare una soluzione, magari tramite i servizi sociali, per le persone che usciranno dal carcere.
Vogliamo avere da parte del Governo chiarimenti anche su questo punto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nicola Bono. Ne ha facoltà.

NICOLA BONO. Presidente, mi consenta di esprimere il disagio per essere costretto in appena un minuto ad individuare due elementi fondamentali di questo nostro dibattito e stigmatizzarli. In così breve tempo è difficile concentrare il dissenso sul modo in cui si organizzano i lavori della Camera in assenza del ministro competente per materia. Credo che questa situazione abbia pochi precedenti e ponga un serio problema di equilibrio nel rapporto tra esecutivo e Parlamento.
Vi è un secondo tema importante da considerare, quello dell'emendamento che stiamo trattando. Esso vulnera uno dei principi fondamentali della nostra impostazione giuridica: quello della generalità ed astrattezza della norma. In questo caso vengono individuate delle categorie che sono penalizzate in maniera ingiustificata. Si tratta di argomenti che non possono essere trattati in un minuto, pertanto ribadisco la condizione di difficoltà oggettiva nello svolgere il nostro compito di parlamentari con l'efficienza che dovremmo garantire nella elaborazione delle proposte di legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Menia. Ne ha facoltà.

ROBERTO MENIA. Presidente, affinché gli interventi di questa mattina non appaiano una nuova forma di ostruzionismo, dopo che ieri sera avevamo concluso il dibattito in Assemblea con un sostanziale accordo, vorrei far presente che questo atteggiamento sul primo emendamento da votare oggi deriva dal fatto che continua a persistere questa sorta di commedia degli inganni.
Il ministro competente non c'è in aula quando si tratta di un argomento di sua stretta pertinenza, mentre un ministro che trama nell'ombra contro il provvedimento in esame è presente tra questi banchi e, come abbiamo rilevato in più occasioni anche nella giornata di ieri, va a suggerire ai componenti del suo gruppo come mettere la sabbia negli ingranaggi. È evidente che questa situazione persiste ed assomiglia molto alla commedia degli inganni. Noi da questo momento inizieremo ad intervenire nel merito, ma senza che ciò sia considerato ostruzionismo. Richiamiamo, però, il Governo ad una semplice situazione di serietà...

PRESIDENTE. La prego...

ROBERTO MENIA. ...che dovrebbe determinare la presenza del ministro competente. Ci verrebbe da chiedere, in questo caso, di verificare non tanto il numero legale dell'Assemblea, ma piuttosto il numero legale del Governo!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Grimoldi. Ne ha facoltà.

PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, intervengo solo per sottolineare che dei tanti interventi che abbiamo sentito da ieri sera a questa mattina nessuno ha evidenziatoPag. 9che la pena per chi ha commesso un reato è sì rieducativa, ma deve essere anche riabilitativa. In tale contesto troviamo quanto meno singolare che il ministro della giustizia non sia in quest'aula, visto che in quanto ministro della giustizia - lo dice la parola stessa - dovrebbe essere qui a sentire il dibattito, atteso che dovrebbe garantire e tutelare le vittime dall'ingiustizia nel considerare la riabilitazione di chi ha commesso questi reati.

PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sgobio 1.402, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 459
Votanti 407
Astenuti 52
Maggioranza 204
Hanno votato
46
Hanno votato
no 361).

Prendo atto che la deputata Nicchi non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Donadi 1.477.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, intervengo per sottolineare, ancora una volta, l'importanza di questo emendamento che tende ad escludere dai reati ai quali estendere le misure dell'indulto tutti i reati contro la pubblica amministrazione e contro l'amministrazione della giustizia. Credo sia particolarmente importante che dall'Assemblea venga un segnale in questo senso. Credo infatti sia particolarmente importante che il Parlamento dia una dimostrazione di terzietà, di alterità rispetto al complesso di interessi e di ruoli che riguardano la politica nei suoi rapporti con la pubblica amministrazione e che danno origine a tanti dei reati compresi in questo capo del codice penale.
Credo che escludere dall'ambito dell'indulto reati come la corruzione, la concussione, la corruzione in atti giudiziari - cosa che, come abbiamo già detto, non inciderebbe minimamente in termini di efficacia del provvedimento di indulto riguardo alla deflazione dell'affollamento carcerario - sarebbe un segnale importante da dare fuori da quest'aula. Mi riferisco al fatto che il Parlamento, la politica, la stragrande maggioranza dell'Assemblea non fanno sconti a quei reati ai quali più volte e più spesso la politica è più vicina: quelli relativi alla pubblica amministrazione.
Concludo, quindi, annunciando ovviamente il voto favorevole dell'Italia dei Valori ed esprimendo un auspicio, rivolto in particolare ai colleghi della maggioranza di centrosinistra. Mi rendo conto dell'importanza che molti di voi, ma credete anche molti di noi, attribuiscono alla possibile approvazione di un indulto, ma credo che debba trattarsi di un provvedimento di cui, davanti a tutto il paese, possiamo andare fieri e a testa alta, e non un indulto che, poi, ci costringa a girare per le strade del nostro paese a testa bassa (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, noi voteremo questo emendamento perché pensiamo che l'indulto non sia lo strumento adatto per risolvere il problema del sovraffollamento carcerario e che, anzi, abbia l'effetto - così come è stato pensato - di rimettere i delinquenti in libertà. Dunque, attraverso la presentazione di emendamenti, abbiamo cercato, ovviamente, di ridurre il danno e voteremo anche gli emendamenti presentati da altriPag. 10gruppi, volti, coerentemente, a limitare questo danno. Vorrei, tuttavia, segnalare una questione che poi riprenderò nei prossimi interventi: la presentazione degli emendamenti, per quanto ci riguarda, è proprio finalizzata a limitare il danno nell'interesse della gente, cioè delle vittime dei reati, per evitare che vengano rimesse in libertà persone che hanno ancora una forte potenzialità a delinquere.
Dico questo perché noi abbiamo un atteggiamento coerente ed invece ci stupisce l'atteggiamento di chi ricomprende tra le esclusioni alcune categorie di reati - come, ad esempio, quelli contenuti nell'emendamento Donadi 1.477 - e non ricomprende altre tipologie di reati che sono oggettivamente più gravi (ad esempio, l'omicidio, che credo sia ancora il reato più grave per eccellenza, nonostante le diverse interpretazioni che qui vengono date, ed altri tipi di reati contro la persona). Allora, se si vogliono escludere dall'applicazione dell'indulto determinati tipi di reati e non si vuole escludere l'omicidio ed altri reati più gravi, vuol dire che nella presentazione degli emendamenti e nella gestione di questo provvedimento sussiste una strumentalità non nell'interesse delle vittime, ma nell'individuare la tipologia dei reati che risponde ad altri interessi.
Voglio denunciare tutto ciò perché siamo di fronte ad un uso strumentale della tecnica legislativa e, alla fine, ad un uso strumentale della giustizia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gamba. Ne ha facoltà.

PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Deputato Presidente, onorevoli colleghi, stiamo continuando in quest'aula in un assurdo lavoro di «taglia e cuci» basato sulle inclusioni ed esclusioni di ipotesi di reato dall'ampiezza e dalla portata dell'indulto che si vorrebbe approvare. Per chi, come Alleanza Nazionale, è radicalmente contrario al provvedimento in sé, questa logica è incredibile, ma è lo stesso provvedimento dell'indulto ad essere venato da gravi questioni di equità. Infatti, già il fatto che una misura cosiddetta di clemenza si applica uniformemente, a prescindere dalla gravità del reato, comporta delle conseguenze paradossali: vi sono condannati ad una pena complessiva sino a tre anni che non scontano per nulla la pena ed altri - che, invece, hanno già scontato parte della pena - che se la vedono soltanto ridotta, senza alcuna proporzione o riferimento alla quantità complessiva della pena e, quindi, alla percentuale di sofferenza che ciascuno di questi detenuti che si vorrebbe privilegiare ha subito o dovrà subire. La circostanza poi che si proceda, attraverso questi emendamenti, ad esclusioni o inclusioni sulla base di ragionamenti assolutamente soggettivi si scontra di per sé con una logica assolutamente stringente del sistema penale italiano e di quelli degli altri paesi civili la cui volontà punitiva dello Stato e di tutto ciò che è connesso con la funzione della pena è legata al sistema delle pene edittali, cioè quelle che prevedono per ciascuna ipotesi di reato una pena da un minimo ad un massimo che poi il giudice applicherà secondo le circostanze specifiche del fatto.
È evidente che se vi è un sistema che prevede pene diverse e graduate sulla scorta della pericolosità sociale, dell'allarme sociale, dei beni giuridici tutelati dalla norma penale, quindi, se si prevede una graduazione diversificata, quest'ultima non può successivamente essere messa in discussione, includendo ed escludendo reati nel provvedimento di clemenza in seguito ad opinioni del tutto soggettive.
Se già vi è una graduazione che riguarda la gravità delle pene, non si capisce perché alcuni reati, per i quali sono previste pene detentive più lievi, debbano essere esclusi dall'indulto ed altri, che certamente riguardano molti cittadini e che sono più odiosi dal punto di vista sociale, invece vedono l'applicazione dell'indulto nei confronti di coloro che li hanno commessi.
Allora, è questa la logica per la quale il gruppo di Alleanza nazionale si astiene su tutti gli emendamenti, compreso quelloPag. 11di cui stiamo discutendo in questo momento. È la logica stessa degli emendamenti che è sbagliata.
Mentre salutiamo finalmente l'ingresso in aula del ministro Mastella [Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)] che, evidentemente, ha deciso di autosospendersi dalla sospensione e, terminati i festeggiamenti per il suo ingresso, credo di dover ribadire ancora una volta l'assoluta contrarietà di Alleanza Nazionale a questo sistema di inclusioni ed esclusioni soggettive che porta e continuerà a portare conseguenze assolutamente paradossali, assolutamente inique, assolutamente non rispondenti al sistema penale così come concepito finora.
Anche la critica per cui i precedenti provvedimenti di indulto ed amnistia, che risalgono comunque alla fine degli anni Ottanta e Novanta, hanno sempre previsto delle ipotesi di esclusione, non è un'argomentazione valida.
Se si è sbagliato in molte occasioni nel secolo e nel millennio passato, non è certamente il caso che il Parlamento italiano continui a sbagliare nel nuovo millennio e nel nuovo secolo (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Consolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, approfitto per salutare anch'io il grande assente di questo dibattito. Non so se sia un'assenza voluta, dovuta o imposta dall'atteggiamento totalmente contrario di un altro ministro che non si sa se ricopre in quest'aula il ruolo di ministro o di deputato, perché ieri ha anche espresso il voto e mi riferisco al ministro delle infrastrutture (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia).
Vorrei confermare l'astensione del gruppo di Alleanza Nazionale, che conferma di non essere assolutamente appassionata ad una gara tra chi inserisce un reato e chi ne toglie un altro.
Siamo contrari al provvedimento di indulto nella sua interezza, così come formulato, e quindi ci asterremo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anch'io mi unisco al plauso per l'arrivo finalmente in aula del ministro Mastella che consentirà anche a lui di avere il polso della situazione.
Stiamo assistendo a questo stillicidio di inserimenti, aggiunte, esclusioni di reati da un provvedimento di indulto che, invece, sarebbe molto più semplicemente da rifiutare in toto.
Però, approfitto della presenza del ministro per fargli rilevare che i problemi della giustizia risiedono altrove; al riguardo, svolgo alcune brevi considerazioni. Anzitutto, mi è stato raccontato che, in occasione dello sciopero degli avvocati, nel tribunale di Rho, si è addirittura fatto ricorso, da parte dei giudici, ad un rinvio «punitivo» delle udienze. Non è possibile che, a fronte di un legittimo atteggiamento degli avvocati (che hanno scelto di fare sciopero contro un provvedimento che non condividono), il giudice abbia scelta di «punire» - punire! - l'avvocato stesso ed i suoi assistiti rinviando addirittura a novembre del 2007 l'udienza. Questi sono i problemi della giustizia!
Penso anche alla diffusione dei reati di concussione e di corruzione favorita dalla riforma Bassanini, pur adulata da una certa sinistra. Quando si parla di corruzione e concussione si pensa sempre alla classe politica; non ci si rende conto che, con la riforma Bassanini, si è aperto un vulnus enorme, si è aperto un fiume in piena. Togliendo il potere di firma ai sindaci e agli assessori e conferendolo ai capi settore, abbiamo attualmente più di 8 mila, 8 mila 100 comuni dove i capi settore sono liberi di fare quello che vogliono senza alcun controllo. Ecco, controllate anche tale questione e verificate gli effetti di certe riforme che sembranoPag. 12«fantascienza», tanto paiono perfette, ma che poi, nella realtà dei fatti, non funzionano per niente!
Quindi, molto si deve operare per migliorare il funzionamento della giustizia ed è vostro compito farlo. Vorremmo sapere cosa pensa di fare il ministro di tutti i detenuti che usciranno con questo indulto; non è possibile continuare in questo modo!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, onestamente, condivido l'intervento del collega Consolo e degli altri deputati poc'anzi intervenuti; infatti, una legge di indulto non può essere un self service, dove, per così dire, ognuno si serve, ognuno inserisce e ognuno toglie. Tuttavia, malgrado la posizione contraria di Alleanza Nazionale, ciò è avvenuto e sta avvenendo e tali patti sono stati stretti all'interno di questa strana maggioranza. A proposito di questa inedita maggioranza formatasi in aula, vorrei anzi dire, e mi rivolgo anche ai colleghi che non fanno parte dell'area di Governo, che il messaggio secondo il quale chi vota a favore dell'indulto è democratico, è un progressista, è una persona per bene, mentre chi vota contro l'indulto non corrisponde a tali caratteristiche...

PRESIDENTE. La prego, deve concludere.

TEODORO BUONTEMPO. Ha ragione, concludo subito.
Presidente, le faccio soltanto una raccomandazione: introduca una forza di interposizione tra Mastella e Di Pietro perché le dichiarazioni apparse sui giornali sono state minacciose; non vorremmo incidenti in aula!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Mentre i ministri congelati si trattengono nella loro cella frigorifera - che in questo momento è rappresentata dal banco del Governo -, noi manifestiamo, onorevole Presidente, la nostra protesta, oltre che il più vivo disagio; infatti, un gruppo da sempre inflessibile nei confronti dei fatti di peculato e di delitti contro la pubblica amministrazione, come è e resterà Alleanza Nazionale, si trova a dover esprimere correttamente, e per senso di equità e di sistema giuridico, la propria astensione dal voto su una proposta emendativa di questo genere. Invero, non ha alcun senso che, esclusi dall'indulto gravi delitti che offendono e il patrimonio e la persona e la sicurezza pubblica, debba essere semplicemente «opzionata» una esclusione per reati che non suscitano proporzionalmente maggiore allarme.

PRESIDENTE. La prego, deve concludere.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Quindi, la nostra è una protesta vivissima per il metodo con cui si tratta della libertà delle persone. Tutto ciò è anche profondamente immorale.

ANDREA GIBELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA GIBELLI. Vorrei avanzarle una richiesta, signor Presidente. Oggi, sui principali quotidiani nazionali, sul tema dell'indulto notiamo alcune posizioni, assunte dal ministro Di Pietro e dal ministro Mastella, che sono evidentemente contrastanti tra loro.
Vorrei richiamare, allora, le parole del presidente Violante (spero me lo permetta), il quale, durante la scorsa legislatura, invitava il Parlamento a chiedere ai ministri che avevano valutazioni diverse su alcuni provvedimenti di intervenire in Assemblea. Chiediamo pertanto, per rispetto del Parlamento, che il ministro Mastella,Pag. 13che è qui presente, informi quest'aula riguardo alla reale posizione del suo ministero sul provvedimento in esame.
Le domanderei quindi, signor Presidente, di invitare il ministro Mastella ad intervenire, visto che è assolutamente inaccettabile che i dibattiti su questo argomento vengano svolti sui giornali, mancando di rispetto al Parlamento. Colgo dunque l'occasione per invitare il ministro Mastella - perché se non lo farà lei, Presidente, insisterò io personalmente - a riferire oggi in Assemblea sulla sua reale posizione (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania e di Alleanza Nazionale)!

PRESIDENTE. Mi sembra che la sua sollecitazione sia facilmente accoglibile e, pertanto, do la parola al ministro Mastella.
Prego, ministro Mastella, ha facoltà di parlare.

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Grazie, signor Presidente. Io voglio (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania)...

PRESIDENTE. Vi prego, però! Dovete consentire al ministro di esporre la sua opinione in questa Assemblea.
Prego, ministro Mastella, prosegua pure il suo intervento.

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Voglio dire sia a lei, signor Presidente, sia ai colleghi deputati che, innanzitutto, chiedo scusa se è sembrato che ci sia stata, da parte mia, una scarsa considerazione nei confronti di un'aula nella quale ho trascorso tanti anni della mia vita politica e parlamentare (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
Però voglio anche aggiungere, con molta nettezza, che, rispetto a quanto si sta definendo in questa circostanza, la mia preesistente idea rimane. Non è da oggi, e ricordo che, anche a seguito di alcune sollecitazioni morali che ebbero luogo in quest'aula dopo l'invito che il Presidente Casini rivolse al Santo Padre, molti avemmo qualche moto di commozione guardando «strabicamente» non ai singoli, ma alle miriadi di persone che si trovavano in condizioni di grande ed enorme difficoltà.
Vorrei anche dire, sin da subito, che nutro grande rispetto per chi la pensa diversamente da me, così come credo che altri debbano rispettare chi la pensa diversamente da loro: questa è la dialettica democratica del confronto e della tolleranza.
Sono personalmente favorevole alla concessione dell'indulto; la mia opinione è altresì favorevole, qualora vi fossero le condizioni, all'amnistia: l'ho sempre detto e lo ripeto in questa circostanza. Non è una banalità, non si tratta di usare accenti abbastanza sconsiderati, non è suscitare attese in tanti luoghi che sto visitando e che, ricordo, numerosi altri colleghi, come il collega Buemi (che ringrazio), hanno in questi anni visitato, in maniera approfondita, molto più di me.
Non c'è un'opinione del Governo, per la semplice ragione che si tratta di una materia di competenza parlamentare; tanto è vero che la normativa costituzionale stabilisce una maggioranza molto ampia e diffusa. Sarete infatti chiamati, in questa sede, a decidere con una maggioranza dei due terzi dei componenti della Camera dei deputati; io stesso, nella mia veste di parlamentare, sarò chiamato ad esprimermi al Senato su tale provvedimento.
Pertanto, non vi è nessun arbitrio. Vedo divisioni a destra e a manca, ma non ho mosso osservazioni rispetto al fatto che la Lega o Alleanza Nazionale esprimano posizioni dissenzienti. Perché dovete ritenere che vi è divisione all'interno della maggioranza, quando possono benissimo esservi opinioni diversificate?
L'unica cosa che voglio dirle, signor Presidente - perché mi assenterò per dieci minuti per votare al Senato, ma poi tornerò alla Camera -, è che non accetto un principio. Ricordo che da tanti anni faccio vita politica e parlamentare e che sonoPag. 14uscito indenne da tanti cerchi di fuoco (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
Non considero mia la stagione del giustizialismo; non ho una visione hegeliana ed etica della vita politica, ma ritengo che se una persona sbaglia debba pagare, e ci può essere anche l'indulgenza, come in questo caso, da parte dello Stato. L'unico discrimine che non posso accettare è quello per cui chi è contro l'indulto è moralmente in regola, mentre chi è a suo favore ha quasi complicità con il tratto della immoralità [Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, de La Rosa nel Pugno, dei Comunisti Italiani, dei Verdi e dei Popolari-Udeur e di deputati dei gruppi di Forza Italia e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]!
Mi sento moralmente uguale agli altri, così come spero gli altri si sentano moralmente uguali a me. Non ci sono eccezioni. Non ci sono configurazioni improprie, che io abbia frequentato in tanti anni di vita politica, che mi hanno determinato. Mi ritengo una persona seria, così come ritengo persone serie sia quelle che la pensano come me sia quelle che la penseranno diversamente da me.
Ritenevo, per la verità, che fosse talmente alta, almeno per quanto mi riguarda, la portata di tale provvedimento che non volevo dare vita a prese di posizioni aventi forme particolari. Qui non stiamo discutendo di una contrapposizione, né tantomeno stiamo facendo un «inciucio» tra maggioranza ed opposizione, ma si tratta di una questione più «alta», molto più nobile, di un'intesa parlamentare, che si illustra di per sé anche in altri gesti, che si crea quando il Parlamento è chiamato responsabilmente a decidere con il criterio dei due terzi.
Detto ciò, vi chiedo scusa, ma devo assentarmi per qualche minuto, ritornerò dopo avere espresso il mio voto al Senato [Applausi dei deputati dei gruppi dei Popolari-Udeur, de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, de La Rosa nel Pugno, dei Comunisti Italiani, dei Verdi e di deputati di Forza Italia e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Elio Vito. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Signor Presidente, ringrazio il ministro Mastella, a cui chiederei di posticipare di qualche minuto la sua uscita dall'aula al fine di poter ascoltare le reazioni dei colleghi al suo intervento. Vedo, però, che è andato via: glielo riferirete.
Signor Presidente, ritengo sia stato utile l'intervento del ministro Mastella, anche se lo stesso in qualche punto è stato reticente. È giusto dire, come in realtà è, che quello dell'indulto è sempre stato un provvedimento di iniziativa parlamentare e non governativa, così come è corretto che su tale provvedimento si possono creare delle maggioranze parlamentari, anche diverse, le quali debbono comunque essere, come prevede la Costituzione, più ampie di quelle che sostengono il Governo. Tuttavia, a mio avviso, il ministro Mastella è stato reticente per due motivi. In primo luogo, quando ha paragonato il mancato sostegno, che è del tutto legittimo, addirittura scontato vista la posizione assunta nella scorsa legislatura, di due gruppi di opposizione al provvedimento con quanto sta accadendo all'interno della maggioranza. Non c'è nulla di strano che i gruppi della Lega Nord Padania e di Alleanza Nazionale votino contro il provvedimento: lo hanno già fatto nella scorsa legislatura. Tale situazione, inoltre, non è assolutamente paragonabile allo spettacolo indecoroso che stanno dando la maggioranza e il Governo con un ministro che si autosospende dal proprio incarico e che ostentatamente è presente in aula al solo fine di sottolineare la posizione, sua e di un gruppo della maggioranza, sul provvedimento d'indulto, rimarcando così la sua distanza dal ministro della giustizia (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
In secondo luogo, il Governo ha scelto, in ordine alle proposte emendative presentatePag. 15al provvedimento, di rimettersi all'Assemblea per rispettare una clausola - immagino convenzionale - sui provvedimenti di iniziativa parlamentare. Tuttavia, il ministro della giustizia ha il dovere di dire al Parlamento non come voterà al Senato il senatore Mastella, ma se il Governo è favorevole o meno al provvedimento di indulto. In particolare, se il Governo, data la conoscenza che ha della situazione delle carceri e degli effetti che il provvedimento in esame avrà sulla situazione della popolazione carceraria, sulla politica di prevenzione dei reati e di sicurezza, è favorevole o meno all'indulto. Questo il ministro della giustizia non l'ha detto! Questo il Governo Prodi non l'ha detto! E ciò rappresenta un elemento di discussione che a noi manca e che non può essere sostituito dalla generica dichiarazione, fatta in questa sede dal rappresentante del Governo, di rimettersi, come detto, all'Assemblea sulle proposte emendative presentate al provvedimento.
Credo sia grande dimostrazione di senso di responsabilità da parte del nostro gruppo aver motivato da anni le ragioni per le quali abbiamo accolto l'appello che rese in questa sede il Sommo Pontefice. Conseguentemente, ritengo sarebbe grande segno di responsabilità che il Governo e, in particolare, il ministro della giustizia, pubblicamente dicessero, senza vergognarsene, di essere favorevoli al provvedimento sull'indulto. Non si tratta di qualcosa che può riguardare i singoli gruppi parlamentari, ma è una questione che deve riguardare anche le politiche in tema di giustizia del Governo.
Su questo vorremmo che, quando il ministro Mastella tornerà in aula, come ministro e non come senatore che vota a favore, esprimesse definitivamente l'opinione del Governo a tale riguardo (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Come state vedendo, dopo l'intervento del Governo, sono riprese le dichiarazioni di voto a nome dei gruppi parlamentari.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gasparri. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Non è possibile, perché siamo in fase di dichiarazioni di voto.

MAURIZIO GASPARRI. Intendevo intervenire sulle dichiarazioni anche del ministro Mastella, ed a quelle faccio riferimento.

PRESIDENTE. No, mi scusi, non mi riferivo a lei. Vi è stato un deputato che dall'aula ha chiesto di poter intervenire. Non mi riferivo a lei che ne ha totale facoltà.

MAURIZIO GASPARRI. Innanzitutto, prendiamo atto che il ministro della giustizia ha almeno manifestato la sua presenza in aula, affermando che quella in corso è una discussione che attiene ad una materia strettamente parlamentare. Tuttavia, il nostro gruppo aveva sollecitato la presenza del ministro, perché, è vero che il provvedimento all'esame nasce da un lungo, travagliato dibattito parlamentare che ha attraversato addirittura le varie legislature, ma il Governo non può chiamarsi fuori dalle considerazioni relative alla ricaduta di un provvedimento di tale natura.
Il ministro Mastella è stato, tra l'altro, promotore attivo e deciso di questo provvedimento. Abbiamo ricordato infatti più volte, in questi giorni, che proprio all'inizio del suo mandato - credo fosse il 2 giugno - si recò, in maniera abbastanza clamorosa e vistosa, seguito da telecamere, telegiornali e mezzi di comunicazione vari, al carcere di Regina Coeli, dove tenne una sorta di irrituale comizio, visto che da un ministro ci si attenderebbe una illustrazione di programmi in Parlamento. Quella esternazione di Mastella ha preceduto qualsiasi sua comunicazione al Parlamento circa le linee programmatiche che il Governo e il suo dicastero intendono seguire e non mi pare che sin qui - sonoPag. 16passati quasi due mesi da quel 2 giugno - vi siano stati fatti eclatanti in quella direzione.
Finora abbiamo appreso della volontà di abrogare questa o quella legge della precedente legislatura, ma non si è ben compreso quali siano gli intendimenti del Governo sulla politica giudiziaria, penale e carceraria.
Il ministro Mastella questa mattina non ha risolto tali quesiti: se l'è cavata dicendo che è il Parlamento che decide, ma sulle materie da me ricordate avrebbe potuto cogliere l'occasione per riferirci quali misure alternative alla detenzione carceraria possano essere ipotizzate per taluni reati.
Più volte abbiamo sollevato il problema riguardante i detenuti in semilibertà che trascorrono il giorno fuori dal carcere e che tornano presso gli istituti penitenziari soltanto per dormire. Si tratta di persone che non hanno alcun interesse a fuggire, poiché, se lo volessero, potrebbero farlo durante il giorno quando sono a piede libero. Perché non collocarli altrove? Vi sono tante strutture dismesse, caserme non utilizzate: già solo sgravando le carceri dalla presenza di queste persone in semilibertà, vi sarebbero conseguenze rilevanti ai fini di un decongestionamento della situazione carceraria.
Dunque, Presidente, abbiamo avanzato anche proposte costruttive, noi che, essendo contrari all'indulto, riteniamo che la misura della scarcerazione di 10, 12 mila persone potrebbe comportare gravi conseguenze negative. È anche per questo che non stiamo partecipando al giochino delle inclusioni e delle esclusioni, questo sì e quell'altro no, la frode alimentare forse, o quell'altro reato invece no.
Ho citato ieri più volte il relatore quando ha affermato che, ad una persona condannata per omicidio, daremmo comunque una riduzione di tre anni della pena detentiva; non si comprende perché ciò non debba accadere per altri reati, certamente meno gravi dell'omicidio, il quale è uno dei più gravi perché si tratta della soppressione della vita altrui. Una strage può essere superiore ad un omicidio, ma solo perché è un omicidio moltiplicato alla ennesima potenza, mentre tutti gli altri reati si collocano al di sotto di esso perché, per quanto gravi, e taluni ripugnanti ed ignobili, non arrivano alla soppressione della vita altrui, che ovviamente provoca un danno assolutamente irreparabile.
Non abbiamo sentito dal ministro della giustizia alcunché, se non l'ammissione, anche secondo me imbarazzante per il Governo, essendo Mastella senatore e avendo ottenuto la deroga (poiché Mastella è esperto di politica, sa che i governi possono durare come possono anche non farlo), per quanto riguarda la richiesta di dimissioni dal Senato, come è stato fatto anche per altri membri del Governo con doppio incarico, di aver ottenuto la deroga in quanto senatore, ministro e segretario di partito.
Non so se questo fosse scritto nel programma dell'Unione che voi citate sempre. Altrimenti, suggeriamo un'edizione con alcune aggiunte, come, per esempio, che il segretario di partito, il ministro o il senatore non si dimette. Mastella è dovuto andare al Senato, perché altrimenti un senatore in meno..., un Governo in meno....
Siamo di fronte, quindi, ad una pochade. Ministri che a turno si autosospendono...

PRESIDENTE. La prego...

MAURIZIO GASPARRI. Ieri da una certa ora all'altra, si è autosospeso Di Pietro (ora, forse soddisfatto da qualche proposta emendativa, sta ai banchi del Governo). Mastella si voleva dimettere. Mussi aveva altri problemi. È una cosa poco seria! Avremmo voluto che a questo dibattito si accompagnassero indicazioni precise...

PRESIDENTE. La prego, il tempo è scaduto ampiamente.

MAURIZIO GASPARRI. ...sulle conseguenze: 12 mila persone in libertà possono compiere gravi reati...

Pag. 17

PRESIDENTE. La prego...

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Parola! Agli altri l'ha tolta, a lui no!

MAURIZIO GASPARRI. Tali persone costituiscono una minaccia per la gente onesta! Ecco perché siamo per il «no» a questo Governo, a Mastella e all'indulto (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Villetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, l'ha fatto larga parte dell'Assemblea con il suo applauso, ma voglio esprimere un apprezzamento per le parole che in aula ha espresso il guardasigilli Mastella e lo faccio soprattutto perché ha detto una cosa che dovrebbe essere presente in tutte le nostre coscienze di deputati, ossia che nel contrasto evidente che esiste sulla concezione dell'indulto non vi è una divisione morale; vi sono diversi convincimenti. Penso che questo sia un elemento di rispetto reciproco che dobbiamo riaffermare. Forse questo è davvero un elemento sul quale ci possiamo ritrovare tutti insieme.
Tuttavia, ho sentito una nota stonata nell'intervento del capogruppo Elio Vito. Vede, onorevole Vito, lei ha detto una cosa che, dal punto di vista non solo della politica, ma anche della logica, non regge. Lei ha affermato che le divisioni presenti all'interno del centrodestra sulla questione dell'indulto non sono paragonabili a quelle presenti nel centrosinistra. E perché? Perché il centrosinistra è al Governo ed il Governo si deve pronunciare sull'amnistia.
Vede, onorevole Vito, questa sua argomentazione non regge, soltanto perché oggi voi non siete al Governo. Infatti, se foste al Governo, avreste le divisioni che attualmente esistono nell'opposizione; quindi, vi trovereste in una situazione esattamente uguale a quella del centrosinistra. Questo è un tipo di ragionamento basato soltanto sul voler comunque trovare delle contrapposizioni.
Abbiamo tanti elementi di contrapposizione. Vogliamo cercare, invece, di ridurre e non di aumentare gli elementi di contrapposizione tra maggioranza ed opposizione? Vogliamo cercare di confrontarci almeno sui temi politico-parlamentari, come l'indulto (ma può essere il caso delle riforme costituzionali, della legge elettorale e delle branche fondamentali del nostro ordinamento)? Perché ogni volta deve essere artificialmente elevata una barriera? Sono tra i più convinti e sono d'accordo con la dichiarazione che ieri ha fatto il Presidente Prodi, ossia che ci debba essere una distinzione netta tra maggioranza ed opposizione. Questa è la fisiologia del bipolarismo.
Ma questa distinzione netta non si deve trasformare - apprezzo come conduce i lavori dell'Assemblea il Presidente Bertinotti - in un «muro», nel non sentirsi, nel considerare che le argomentazioni dell'opposizione sono comunque sbagliate, che non vi è mai neanche una «favilla» che possa essere in qualche modo vista. Questo non è un modo in cui un Parlamento funziona bene, è un modo in cui un Parlamento funziona male, perché il Parlamento si deve ascoltare.
Mi voglio, infine, rivolgere al ministro Di Pietro. Non contesto assolutamente la battaglia politico-parlamentare che egli conduce. Ognuno ha le proprie convinzioni, e tali convinzioni sono perseguite con lo stile e la passione che caratterizzano ciascuna persona e ciascun deputato di quest'Assemblea. Nell'opinione pubblica la «discesa in campo» di Di Pietro ha fatto tuttavia immaginare...

PRESIDENTE. La prego, deputato Villetti...

ROBERTO VILLETTI. ...che Di Pietro sia nuovamente entrato in campo perché si voleva dare un colpo di spugna a Tangentopoli, alla vecchia Tangentopoli. Non è così, e lo so bene, perché questo Parlamento non si è mai posto il problema di Tangentopoli...

PRESIDENTE. Deputato Villetti, la prego, mi aiuti...

Pag. 18

ROBERTO VILLETTI. Concludo, signor Presidente.
Siamo di fronte ad un dibattito in cui dobbiamo comportarci tutti secondo le nostre convinzioni, ma è necessario, su questi argomenti, che si faccia chiarezza e spero...

PRESIDENTE. Per favore...

ROBERTO VILLETTI... che tutti contribuiscano a che ciò avvenga (Applausi dei deputati del gruppo de La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vietti. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo apprezzato l'intervento del ministro Mastella, per la sua sincerità e per il tono, anche appassionato, con cui ci ha prospettato la sua posizione. Ciò non toglie, tuttavia, che questo intervento continuiamo a giudicarlo tardivo, perché avviene dopo un'assenza totale del ministro della giustizia all'intero dibattito sull'indulto di ieri e solo dopo che il nostro gruppo, assieme ad altri gruppi di opposizione, ha dovuto sollecitare, in modo molto insistente, la Presidenza della Camera affinché richiamasse il Governo alla necessità della presenza del ministro. Non solo l'intervento di Mastella è tardivo, ma esso è anche insufficiente a chiarire qual è la posizione del Governo sulla materia di cui la Camera dei deputati sta discutendo, perché, per la verità, Mastella ci ha detto, con toni accorati, cosa pensa personalmente dell'indulto, ma non ci ha detto cosa pensa il ministro competente in materia di giustizia dell'indulto e non ci ha detto cosa ne pensa il Governo.
Continuiamo ad apprendere dai giornali, dai media, che il Governo è diviso, che il ministro Di Pietro, peraltro apprezzabile nel suo presenzialismo su questa materia, è contrario, che il ministro Mastella è favorevole, ma manca non solo la posizione politica del Governo sulla materia, ma anche la posizione tecnica dell'esecutivo sulla stessa materia. Infatti, nel corso dell'intera giornata di ieri la Camera non ha avuto con il Ministero della giustizia alcuna interlocuzione tecnica. Sono stati posti una serie di quesiti, che riguardano le situazioni delle carceri ed il numero dei detenuti che possono essere coinvolti dal provvedimento, a seconda delle tipologie di reati, ed a tutto ciò è corrisposto un assoluto silenzio dai banchi del Governo! Anche la presenza dei sottosegretari, seppur oggi un poco rafforzata, è stata caratterizzata dal silenzio assoluto.
Noi comprendiamo che il ministro Mastella deve tenere molte posizioni, compresa quella di senatore, cui evidentemente non ha voluto rinunziare. Avremmo preferito che restasse con noi, oggi, in quest'aula, per avere un interlocutore politico o, almeno, tecnico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, vorrei fare alcune precisazioni. Noi non crediamo che, con l'indulto, escano dalle carceri i delinquenti. Ne usciranno uomini e donne, italiani e italiane che stavano pagando e che il carcere stava rieducando. Molti di essi, in attesa di giudizio, sarebbero stati scagionati perché innocenti. Credo che anche sul lessico, quindi, ci dobbiamo intendere.
Inoltre, voglio esprimere anch'io il mio plauso all'intervento del Guardasigilli il quale, finalmente, si è presentato in aula. Condividiamo quanto ha affermato e non ci interessa sapere come la pensi il Governo, che dovrebbe avere più coraggio e dovrebbe venire a illustrarci la sua posizione. Tuttavia, anche a prescindere da questo, è l'indulto che si trova alla nostra attenzione.
In conclusione, vorrei descrivere questa situazione nel modo in cui la descriveva il nostro sommo poeta, Dante Alighieri. Dopo aver incontrato, nei gironi dell'inferno, demoni e dannati e, soprattutto, dopo aver visto, con l'arrivo di Mastella, belzebù seduto tra i banchi del Governo, vorrei dire: e quindi uscimmo a riveder le stelle!

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bono. Ne ha facoltà.

NICOLA BONO. Signor Presidente, ho applaudito l'ingresso in quest'aula del ministro Mastella anche perché avevo sollecitato il suo intervento. Però, sono rimasto sconcertato da quanto è accaduto successivamente. Un ministro non può presentarsi in Assemblea, intervenire e, poi, andarsene prima di aver ascoltato le opinioni dei parlamentari nel corso del successivo dibattito, aperto dal suo intervento.
Nel merito, inoltre, nulla ha detto riguardo a quale sarebbe dovuta essere la posizione del Governo ma ha reso una dichiarazione che credo sia importante sottolineare. Secondo il ministro, infatti, l'indulto sarebbe immorale per chi lo sostiene, come se chi è contrario all'indulto avesse sostenuto mai questa tesi in questa Assemblea. Il fatto è un altro: è stato affermato che chi è favorevole all'indulto è buono e si fa carico dei problemi della popolazione carceraria, mentre chi è contrario non avrebbe queste caratteristiche umane. Io affermo, invece, che chi è contrario all'indulto vuole, semplicemente, che sia scontata la pena da parte di chi è stato condannato...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

NICOLA BONO. ...altrimenti, si mina la credibilità dello Stato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Brigandì. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Vorrei semplicemente chiarire che il reato di strage mi pare sia un reato a consumazione anticipata e, quindi, si verifica prima che qualcuno muoia. Dal punto di vista della vita umana, non può essere considerato più grave del reato di omicidio. Il reato di strage, come quello di omicidio, comunque, nel momento in cui si accede ad un procedimento abbreviato, è punibile, al massimo, con trent'anni di reclusione. Quindi, comunque sia, l'indulto al nostro esame sarebbe sempre applicabile a quei soggetti che abbiano l'accortezza di chiedere il giudizio abbreviato.
Ciò detto, siccome l'ipotesi della liberazione delle carceri deriva, come ho più volte ricordato, non solo dall'indulto ma dall'amnistia e, soprattutto, dalla celebrazione dei processi - così si riuscirebbe a scarcerare persone certamente innocenti -, credo sia necessaria la presenza del ministro Mastella, proprio al fine di chiarire quest'ultima ipotesi che potrebbe far venire meno l'esigenza per la quale tutta l'Assemblea si sta impegnando.
Pertanto, signor Presidente, le chiederei una sospensione dei lavori - visto che il ministro Mastella ha detto che si sarebbe assentato per pochi minuti - fino a quando il ministro non possa tornare qui in aula, perché pare che, a detta di tutti, la sua presenza sia indispensabile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Intervengo sull'ordine dei lavori, Presidente...

PRESIDENTE. Sull'ordine dei lavori si potrà intervenire subito dopo la votazione dell'emendamento in esame.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Donadi 1.477, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 505
Votanti 450
Astenuti 55
Maggioranza 226
Hanno votato
46
Hanno votato
no 404).Pag. 20

Prendo atto che il deputato Valentini non è riuscito ad esprimere il proprio voto e che ne avrebbe voluto esprimere uno contrario.
Il deputato Cota aveva chiesto di parlare sull'ordine dei lavori durante le dichiarazioni di voto; prima non gli poteva essere concesso, ora ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. In parte è superata la prima argomentazione, perché è già intervenuto il collega Brigandì. Avevo chiesto di parlare dopo le dichiarazioni del ministro Mastella perché ritenevo rilevante la volontà da lui manifestata di partecipare ai nostri lavori. Ritenevo che l'impedimento legato alla sua necessità di partecipazione al voto in Senato dovesse essere accolto, ma nel senso di rinviare la discussione fino al suo ritorno in quest'aula. Mi pare infatti che la presenza del ministro della giustizia sia assolutamente rilevante.
La seconda questione, Presidente, è la seguente. Lei, ieri, con riferimento al decreto-legge n. 223 del 2006, il cosiddetto decreto Bersani, ha rimandato alla Conferenza dei presidenti di gruppo di questa mattina la calendarizzazione ed anche l'espressione della sua posizione, onde assicurare ai parlamentari la possibilità di esaminare il provvedimento con un minimo di approfondimento ed anche con un minimo di certezza dei tempi.
Allora, vorrei che lei oggi chiarisse il punto relativo alla scadenza del termine per la presentazione degli emendamenti, perché evidentemente il termine per la presentazione degli emendamenti in Commissione non può rimanere fissato per le ore 12, a fronte di questa assoluta incertezza ed a fronte anche delle dichiarazioni, che io giudico molto opportune, che lei ha fatto ieri sera a tutela dei diritti di tutti i parlamentari.

PRESIDENTE. Sulla prima questione da lei sollevata, le faccio presente che abbiamo lavorato anche precedentemente, in assenza del ministro; è del tutto evidente che possiamo continuare a farlo. Il ministro, del resto, si è impegnato a tornare in quest'aula. Senza che ciò costituisca un giudizio di valore, mi pare che possiamo considerare che questo sia un atto da apprezzare.
Sulla seconda questione da lei sollevata, c'è un'intesa tra i presidenti di gruppo per lavorare a distanza ravvicinata. In ogni caso, garantisco che sarà dato, per consenso unanime di chi lavora in Commissione, il tempo necessario per sviluppare tutti gli approfondimenti.

RICCARDO PEDRIZZI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RICCARDO PEDRIZZI. Signor Presidente, sono le 11,10 e la Commissione tuttora conferma che il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato per le 12. Non so quale decisione spetti alla Conferenza dei presidenti di gruppo su questo argomento, ma se dovesse essere confermato questo termine, o se lo stesso fosse prorogato soltanto di qualche ora, noi dovremmo essere...

PRESIDENTE. Le assicuro che non sarà assunta nessuna decisione prima della Conferenza dei presidenti di gruppo.

RICCARDO PEDRIZZI. Tra l'altro, signor Presidente, avremo la necessità di predisporre gli emendamenti, anche se il ministro Bersani, oggi, in Commissione, ha detto che non ci saranno modifiche...

PRESIDENTE. Le valutazioni politiche sono estranee. Mi impegno affinché la Commissione non assuma alcuna decisione prima della conclusione dei lavori della Conferenza dei presidenti di gruppo.
Avverto che l'emendamento Donadi 1.476, in precedenza segnalato, è stato ritirato dai presentatori.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Donadi 1.478.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Orlando. Ne ha facoltà.

Pag. 21

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, siamo chiamati ad esaminare un emendamento con il quale si conferma la volontà dell'Italia dei Valori di contribuire ad un indulto dal quale, però, siano esclusi i reati di particolare allarme sociale. Sono previsti, in questo caso, reati di natura fiscale e finanziaria, di cui agli articoli 439, 440 e 416-ter. Desidero fare riferimento all'intervento di ieri dei deputati Licandro e Diliberto, del presidente Migliore, del presidente Violante, che hanno manifestato, in merito all'articolo 416-ter, di condividere qualche perplessità.
Per consentire un esame compiuto degli aspetti del reato previsto dall'articolo 416-ter, che è punito con la stessa pena con la quale è punito il reato di cui all'articolo 416-bis, per espresso richiamo formale, mi permetto di chiedere che si proceda alla votazione per parti separate di questo emendamento, ovviamente confermando che l'Italia dei Valori voterà a favore dell'esclusione tanto del reato previsto dall'articolo 416-ter quanto degli altri reati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, intervengo per ribadire che l'odiosità di questi reati è evidente, ma noi confermiamo l'astensione sull'emendamento in esame, non per i reati previsti, ma per il metodo scelto da Alleanza Nazionale, che è stata costretta, come partito, ad essere contraria all'indulto dal mancato accoglimento delle nostre legittime richieste.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, voglio associarmi al collega Orlando nell'espressione del voto favorevole dell'Italia dei Valori.
È vero che tutti i reati sono odiosi, ma ce ne sono alcuni che sono più odiosi degli altri. Gasparri sosteneva che, nonostante questo sia un reato odioso, l'omicidio è certamente peggiore. Allora, perché per l'uno è prevista l'esclusione e per l'altro no? Perché c'è anche un rapporto tra i benefici di questo indulto e l'entità delle pene. È evidente che un reato di omicidio può portare ad una condanna a 15, 20 o più anni, e i tre anni di beneficio sono una piccola parte di una pena che comunque viene espiata; in questo caso siamo in presenza di una pena, che va da tre a sei anni, il che significa che l'eventuale possibilità di accedere al beneficio, di fatto, porta alla sospensione della pena. Anche se una persona fosse condannata a 6 anni, avrebbe dei benefici ulteriori.
Questa è una delle motivazioni per le quali votiamo a favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mazzoni. Ne ha facoltà.

ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, stiamo procedendo in una discussione che è sempre uguale, perché tutti gli emendamenti che esaminiamo confermano la stessa logica di disturbo e di scarsa serietà nei confronti di quest'aula.
L'UDC ha presentato in Commissione emendamenti volti ad integrare la lista delle esclusioni, ma abbiamo attribuito ai lavori svolti nella Commissione l'importanza che quei lavori meritano e, soprattutto, abbiamo considerato la particolare delicatezza di questo provvedimento, tanto da non cedere alla tentazione di recitare una farsa in questa Assemblea. Non abbiamo ripresentato questi emendamenti e abbiamo dato credito al risultato dell'impegno politico importante e responsabile assunto in quella Commissione.
Come affermato ieri dal relatore Buemi e come ripetuto anche dal senatore Mastella questa mattina, non esistono reati buoni e reati cattivi, non stiamo facendo una selezione tra rei che piacciono ad una parte e rei che non piacciono ad un'altra. La discussione sulla minore o maggiore gravità di un reato, sulla minore o maggiore reazione che i singoli reati - chePag. 22stiamo analizzando in maniera esasperata - producono sul cittadino è un qualcosa che fa male alle istituzioni e ai cittadini italiani.
Abbiamo il dovere, come Parlamento, di assumerci una responsabilità e ritenevo - e continuo a ritenere a nome del mio gruppo - che tale responsabilità noi l'abbiamo assunta in Commissione. Lasciamo fare opposizione - o, meglio, ostruzionismo - a chi intende farla, ma noi non cediamo a questo tipo di provocazione.
Il ministro Mastella si è recato in aula per toglierci anche l'ennesima ombra sull'argomento. Tutti abbiamo chiesto la presenza del ministro Mastella, in quanto sussiste una situazione di ambiguità derivante dal comportamento del ministro Di Pietro e del suo gruppo. Un'ambiguità evidenziata da un Governo che si rimette all'Assemblea non per scelta politica, ma per assumere una posizione di paravento, utilizzando una formalità regolamentare per non impegnarsi in quest'aula.
A questo punto, non vi è incertezza in ordine alla posizione del Governo. Il ministro ci ha riferito che l'esecutivo non ha una posizione, non vuole assumere una posizione; pertanto, la decisione di rimettersi all'Assemblea evidenzia la mancanza di volontà di assumere una decisione. Questo provvedimento - che, mi auguro, approveremo - sarà un atto che apparterrà al Parlamento ed alle coscienze - come quella di chi vi parla - che avranno deciso di assumere questo impegno nei confronti dei cittadini italiani.
Rispetto ai reati, vi è stata una scelta che non è stata basata sulle opinioni personali, sui condizionamenti politici o sul dovere di appartenenza. Si è trattato di una scelta più alta, individuando reati di una certa gravità: i reati di terrorismo, quelli di strage, i reati di associazione e quelli particolarmente odiosi, quelli a sfondo sessuale perpetrati nei confronti dei minori. Abbiamo compiuto una scelta politica chiara, che intendiamo portare avanti.
Per tale motivo, intervengo adesso e non lo farò con riferimento agli altri emendamenti che, nonostante prevedano l'inserimento di altre fattispecie, sono identici nella filosofia. Abbiamo deciso che questo provvedimento merita una scelta politica convinta e più alta dell'operazione di baratto che sta emergendo in quest'aula.
Pertanto, esprimeremo un voto contrario su tutti gli emendamenti che prevedono ulteriori casi di esclusione dall'indulto (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo della Lega Nord su questo emendamento, che ripropone temi che avevamo proposto in Commissione anche attraverso altri emendamenti che non abbiamo potuto segnalare.
Per quanto riguarda l'avvelenamento di acque o di sostanze alimentari o l'adulterazione o la contraffazione di sostanze alimentari ricomprese in questo emendamento (sugli altri reati non spendo neppure parole, perché mi sembra si identifichino da soli dal punto di vista dello scambio elettorale e con riferimento agli aspetti politico-mafiosi e, quindi, è certamente giusto escluderli dall'applicazione dell'indulto), a nostro avviso, un segnale va dato. Si tratta di reati che, in questo momento, hanno una particolare valenza nei confronti del nostro sistema produttivo e industriale.
Purtroppo, stiamo assistendo ad un diffuso mancato rispetto delle regole, soprattutto attraverso l'importazione di prodotti stranieri e, segnatamente, di prodotti cinesi. Questo tipo di prodotti invadono il nostro territorio, attentano alla sicurezza della salute dei nostri cittadini ed infliggono un duro colpo al nostro sistema produttivo e alla nostra agricoltura. Lo abbiamo più volte ribadito in tutte le sedi. E lo abbiamo segnalato nella scorsa legislatura, quando abbiamo chiesto e ottenuto,Pag. 23ad esempio, l'istituzione dell'alto commissariato per la lotta alla contraffazione, salutato in maniera positiva dal mondo produttivo.
Constatiamo che, invece, questo Governo ha scelto la strada del disinteresse. Il Presidente Prodi ha ritenuto di andare a Milano a fare una passeggiata, ma non ha speso una parola con riferimento ai problemi del nostro sistema produttivo e del rilancio della nostra agricoltura. Egli ha fatto una passeggiata e non ha assolutamente illustrato un programma convincente.
Quindi, anche per questi motivi, esprimeremo un voto favorevole sull'emendamento in esame, teso a dare un segnale politico.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il deputato Palomba. Tuttavia, poiché egli ha già parlato sul complesso degli emendamenti, non ha titolo ad intervenire.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, intervengo rapidamente e chiederei un po' di attenzione all'Assemblea. Sarà disposta la votazione separata sulla parte del mio emendamento 1.478 che fa riferimento all'articolo 416-ter, riguardante lo scambio elettorale politico-mafioso. Voglio sperare che l'Assemblea, anche per smentire ombre che (sono sicuro ingiustamente) sono calate su quest'aula, voterà compatta a favore di un emendamento che esclude dall'indulto il voto di scambio mafioso. Quando c'è di mezzo la mafia, non ci sono reati più o meno gravi: c'è di mezzo la lotta alla mafia! Non si possono non escludere tali fattispecie dall'indulto (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. È stata chiesta la votazione per parti separate dell'emendamento Donadi 1.478, nel senso di votare la parte principale, relativa all'introduzione del numero 11-bis), volto ad escludere il reato di cui all'articolo 416-ter del codice penale dal beneficio dell'indulto, separatamente dalla parte consequenziale. La richiesta può essere accolta.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla prima parte dell'emendamento Donadi 1.478, non accettata dalla Commissione e sulla quale il Governo si rimette all' Assemblea.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Applausi polemici dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori - Vedi votazioni).

(Presenti 518
Votanti 465
Astenuti 53
Maggioranza 233
Hanno votato
57
Hanno votato
no 408).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla parte consequenziale dell'emendamento Donadi 1.478, non accettata dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 525
Votanti 462
Astenuti 63
Maggioranza 232
Hanno votato
52
Hanno votato
no 410).

Prendo atto che la deputata Formisano non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lussana 1. 24.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.

Pag. 24

ROBERTO COTA. È con un certo imbarazzo che prendo la parola, perché noi non ci spieghiamo come sia stato possibile giungere a questo risultato. Si è scelta la via di prevedere un tetto per poter applicare l'indulto, condonando tre anni di pena. Questo nella parte iniziale; nella parte finale sono previste le situazioni in cui questo indulto dovrà essere revocato. Nella parte centrale sono previsti una serie di reati per i quali viene esclusa l'applicazione dell'indulto. È stata stilata una lista in cui non viene ricompreso l'omicidio. Mi chiedo come sia stato possibile tutto ciò e quale valutazione abbia portato i colleghi, prima in Commissione e poi in Assemblea, ad escludere questo tipo di reato.
Penso che la vita umana rappresenti il bene più prezioso e che, se si deve dare una valutazione in ordine ai reati più odiosi, per i quali decidere di non applicare questo sconto di pena, l'omicidio meriti senza dubbio di essere collocato in testa alla lista e non escluso. Pensiamo soltanto a quanti crimini efferati sono stati compiuti nell'ultimo periodo che sono stati oggetto di attenzione, a volte anche morbosa, da parte dei mezzi di informazione. Pensare che le persone che si sono macchiate di reati così gravi possano tornare impunemente in libertà dopo l'indulto fa veramente rabbrividire e dovrebbe far riflettere chi svolge una funzione di carattere parlamentare ed oggi deve pensare ad un provvedimento che, domani, potrà essere applicato.
Dobbiamo preoccuparci che non tornino in libertà persone che hanno commesso delitti talmente gravi ed efferati e che domani potrebbero commetterne nuovamente di analoghi. Come è possibile escludere l'omicidio da questa lista? Noi riteniamo ciò assolutamente inaccettabile. Pensiamo anche che la presentazione di emendamenti volti a ricomprendere alcune categorie di reati, come ad esempio quelli contro il patrimonio o le false comunicazioni sociali, escludendo invece il reato di omicidio, rappresenti un atto di strumentalizzazione politica e un uso strumentale delle leggi e della tecnica legislativa, per realizzare anche operazioni di giustizia politica. Noi, per correttezza, abbiamo votato tutti gli emendamenti volti a ricomprendere determinati reati nella lista perché pensiamo che l'indulto sia una misura sbagliata per tutti.
Tuttavia, un ordine di priorità, Presidente, vi deve assolutamente essere e l'omicidio va posto in testa alla lista dei reati da escludere; non va, invece, escluso dalla lista.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pecorella. Ne ha facoltà.

GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, credo sia giusto ed opportuno che, votando questo emendamento, ci si renda conto, perché gli argomenti esposti dal collega Cota hanno un loro valore ed un loro peso, proprio dei criteri in base ai quali abbiamo individuato i reati da escludere dal beneficio dell'indulto. Altrimenti, è chiaro che ciascuno di noi o ciascuna parte politica fa riferimento a quei valori che gli sono più cari o che rappresentano alcune aree sociali. Quindi, è evidente che, per alcuni, determinati reati non dovrebbero essere oggetto di clemenza e, per altri, non dovrebbero esserlo altri reati.
Credo che il criterio razionale che è stato seguito sia molto chiaro, anche se purtroppo non sempre è stato tenuto presente da chi è intervenuto. Sono stati scelti, in primo luogo, per l'esclusione quei reati che rappresentano, per loro natura, tendenzialmente la ripetitività di comportamenti criminali: si tratta di coloro che sono dediti alla commissione di quei reati non in senso individuale ma oggettivamente e quel tipo di reato tende a ripetersi. Ecco perché abbiamo incluso tra i reati che non beneficiano dell'indulto i reati associativi.
Un secondo criterio è stato quello di tenere conto che alcune condotte offendono una pluralità indeterminata di soggetti: pensiamo al reato di strage. Quindi, non solo la ripetitività ma la pluralità di soggetti.
L'ultimo, ma non meno importante, criterio, che si associa agli altri, è laPag. 25particolare odiosità di alcuni reati, su cui nessuno può essere in disaccordo: mi riferisco, ad esempio, ai reati di pedofilia.
Questo è stato un criterio razionale di scelta, non è stata una scelta preferenziale per qualcuno o per qualcun altro. Ciò spiega, e concludo, perché è stato escluso il reato di omicidio, a parte che chi viene condannato per omicidio, prima di avere un indulto di tre anni, avrà certamente scontato parecchi anni.
Sulla base di tale criterio, ad esempio, esprimeremo voto favorevole sull'emendamento relativo all'usura, perché tendenzialmente il soggetto usuraio fa di quell'attività un mestiere; è rarissimo che si tratti di un episodio singolo. Al contrario, episodi anche più gravi, qualora siano episodi singolari e non rappresentino la continuità, la perpetuatio di certi comportamenti, sono rimasti esclusi. Questo è un criterio razionale al quale ci siamo ispirati e che ci pare sia applicabile a tutti i casi di esclusione compresi in questa proposta di legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Consolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, Alleanza Nazionale ha una linea di assoluta coerenza rispetto a questo provvedimento di clemenza. Nella linea di coerenza adottata, non può che votare a favore dell'emendamento in esame, in quanto identico al nostro emendamento Cirielli 1.454.
Nel merito, pur comprendendo le argomentazioni di natura tecnica ben esposte dal collega Pecorella, non possiamo non ricordare che tra i reati più gravi non può che essere incluso il reato di omicidio, la soppressione della vita umana. Quindi, sia per rispetto del metodo adottato nella linea di coerenza da sempre seguita da Alleanza Nazionale, sia per la vis e l'impatto di questo reato così grave, Alleanza Nazionale annuncia il voto favorevole sull'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, volevo rilevare che quanto ha detto l'onorevole Pecorella avrebbe dovuto portare la Commissione e il Comitato dei nove a non fare un elenco delle esclusioni. Nel momento in cui sia il relatore sia la Commissione, nel corpo centrale di questo provvedimento, prevedono un elenco delle esclusioni dal beneficio dell'indulto, è ovvio e giusto che questo elenco possa essere modificato, anche in rapporto alla gravità del delitto che si vuole inserire al suo interno.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

TEODORO BUONTEMPO. Nel momento in cui abbiamo un elenco di reati, come l'acquisto e l'alienazione di schiavi, la violenza sessuale, gli atti sessuali, l'associazione di tipo mafioso, la strage, credo che, comunque, l'omicidio - che è il reato più grave che un uomo possa compiere - debba essere escluso dal beneficio dell'indulto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Ulizia. Ne ha facoltà.

LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori su questo emendamento.
Onorevoli colleghi, ritengo che in Parlamento stiamo assumendo atteggiamenti assurdi. Quello che è avvenuto prima, cioè aver concesso l'indulto a fatti che riguardano la mafia, credo che degradi questa istituzione. Onorevoli colleghi, noi dobbiamo ricordare il martirio di uomini giusti, di uomini che hanno sacrificato la loro vita per le istituzioni. Dobbiamo essere il primo baluardo contro la mafia: in questo caso, è passato un principio secondo il quale accettiamo di scontare le pene a chi si macchia, comunque, di connessione mafiosa. È stato ed è un errore fondamentale, soprattutto per gliPag. 26uomini di cultura, per coloro che credono nelle istituzioni democratiche, per coloro che in quest'aula stanno spendendo la loro vita, come poc'anzi abbiamo ricordato.
Quindi, vi prego di riflettere sull'importanza degli atti che stiamo assumendo in difesa delle istituzioni. L'Italia dei Valori sta facendo non solo una battaglia politica, ma una battaglia morale - e la rivendichiamo come tale - per difendere le nostre istituzioni e i nostri cittadini. Non stiamo facendo alcun tatticismo e non stiamo cercando di strumentalizzare. Credo che questo Parlamento debba avere un momento di orgoglio nel dire che oggi stiamo portando avanti - secondo me, anche in maniera disorganica - tale provvedimento senza un confronto effettivo, profondo, ponderato, guardando più agli schieramenti che non alle nostre convinzioni personali. Tutto ciò deve farci riflettere profondamente e dobbiamo recuperare la nostra capacità di sintesi politica e di difesa delle istituzioni.
Quindi, vi prego, onorevoli colleghi, ponderate a fondo le scelte che stiamo facendo perché avranno delle ripercussioni gravissime sugli assetti del nostro paese, sugli equilibri democratici e sulla nostra democrazia (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, avendo presentato un emendamento, come il collega Consolo ha accennato, analogo a quello di cui si sta parlando, voglio solo chiarire che le argomentazioni dell'onorevole Pecorella mi sembrano speciose, ancorché ben orchestrate, perché è evidente che, in una nazione democratica e civile, dove il bene supremo della vita viene addirittura tutelato con battaglie importanti che cercano di cancellare dall'ordinamento la pena di morte, non si può poi mostrare un atteggiamento di estrema clemenza nei confronti di un reato così grave, fino al punto di concedere anche il beneficio premiale dell'indulto.
Voglio aggiungere che già gli attuali meccanismi dell'ordinamento, tra circostanze attenuanti, spesso generiche, e riti abbreviati, possono portare a condanne a volte di soli 12 anni per l'omicidio volontario e, pertanto, credo sia assolutamente opportuno che l'Assemblea lo inserisca tra i reati da escludere dal beneficio dell'indulto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Stucchi. Ne ha facoltà.

GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, credo che l'emendamento Lussana 1.24 sia assolutamente da approvare: escludere dal beneficio dell'indulto il reato di omicidio credo sia condivisibile.
Oggi, leggiamo sui giornali la condanna a trent'anni con rito abbreviato dell'assassino della povera Giusy Potenza; ricordo che abbiamo escluso la violenza sessuale dall'indulto, ma se una persona viene prima violentata e poi ammazzata, tale caso rientra nella fattispecie dell'applicazione dell'indulto.
Non vorrei che ciò potesse rappresentare un suggerimento per determinati assassini che compiono questi gesti efferati. Credo, pertanto, che non vi sia una coerenza in ciò che stiamo votando.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, non volevo intervenire, ma l'onorevole Pecorella mi sollecita una risposta. Onorevole Pecorella, la sua tesi non regge; è evidente che la reiterazione dei reati avviene solo per quelli che comportano pene molto brevi, anche se non è proprio così.
Mi pare di ricordare che l'omicida del Circeo, una volta libero, abbia commesso nuovamente il reato. Quindi, non mettiamoci su questo piano, perché mi sembra assolutamente sbagliato!
Annunzio l'espressione del voto favorevole su tale emendamento, perché mi vienePag. 27in mente che ne usufruirà un tale Pietro Maso, che ha trucidato i suoi genitori a martellate e che è stato il capostipite di una serie di reati contro i genitori, contro la famiglia. Credo, quindi, sia assolutamente indecente che queste persone usufruiscano di sconti di pena.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lussana 1.24, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 532
Votanti 530
Astenuti 2
Maggioranza 266
Hanno votato
97
Hanno votato
no 433).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Lussana 1.25.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, anche in questo caso ripropongo alcune argomentazioni che ho esposto prima. Non è possibile escludere dall'indulto alcuni reati di particolare allarme sociale.
Le fattispecie di cui all'articolo 624-bis - furto in abitazione e furto con strappo (il cosiddetto scippo) - vanno assolutamente ricomprese nell'elenco dei reati esclusi dal beneficio di indulto, sia per il loro particolare allarme sociale sia per la propensione a delinquere manifestata dalla loro commissione. Dunque, posso anche ammettere che, per una categoria molto ristretta di omicidi, si sostenga che, pur trattandosi di reati gravissimi, non denotino, tuttavia, una propensione a delinquere - ma guardate che sono proprio pochi i casi; ad esempio, i cosiddetti omicidi passionali -; assolutamente, però, un tale tipo di ragionamento non può valere per le ipotesi di furto in abitazione: chi ruba in casa d'altri, sicuramente, con tale tipo di atto, denota una particolare propensione a delinquere, che può emergere nuovamente una volta che venga rimesso in libertà beneficiando dell'indulto. Inoltre, si tratta di fattispecie di reato che hanno destato un particolare allarme sociale; pensiamo a tutti i furti in abitazione denunciati e fatti oggetto di attenzione da parte delle cronache dei giornali.
Ricordiamoci, peraltro, Presidente e colleghi, che spesso i furti in abitazioni si traducono anche in crimini più gravi allorché la vittima, in ipotesi, se ne accorga e malviventi senza scrupoli utilizzino allora le armi per ucciderla o ferirla gravemente. Noi, già nella passata legislatura, abbiamo posto l'accento su tali profili presentando il provvedimento sulla legittima difesa; infatti, si poneva l'esigenza di tutelare le vittime di questi particolari reati di forte allarme sociale, anche perché, come avevamo riscontrato, spesso costoro, da vittime, venivano sostanzialmente posti sul banco degli imputati. La legittima difesa, infatti, non veniva interpretata come invece si sarebbe dovuto fare, vale a dire propendendo, nel bilanciamento degli interessi, a favore della vittima anziché dell'autore del crimine.
A maggior ragione, dunque, oggi, noi non possiamo consentire che si applichi a questo tipo di reati uno sconto di pena generalizzato quale quello previsto dall'indulto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lussana 1.25, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Pag. 28

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 513
Votanti 443
Astenuti 70
Maggioranza 222
Hanno votato
24
Hanno votato
no 419).

ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Prego, deputato Leone, ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, ritengo che il voto sia espressione del pensiero. Se vi è libertà di pensiero, vi è anche libertà di voto: la nostra istituzione si fonda proprio su tale principio.
Ebbene, mai come in questo caso è emerso con tanta evidenza che ognuno di noi ha espresso, attraverso il voto, il proprio pensiero sul provvedimento; che però io debba essere additato agli occhi della opinione pubblica come uno sciagurato, solo e soltanto perché ho votato in un certo modo rispetto ad un altro, mi sembra sia alquanto esagerato! Essere messo alla gogna, attraverso il sito Internet del ministro Di Pietro, che ha incluso nel «suo» sito tutti i nomi di coloro i quali hanno votato in un certo modo su un'emendamento poc'anzi discusso, mi sembra un comportamento inaccettabile da parte di un ministro (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di deputati del gruppo de La Rosa nel Pugno)!

PRESIDENTE. Grazie! La prego di concludere...

ANTONIO LEONE. Vorremmo sapere, quindi, se le iniziative che assume il ministro Di Pietro - a tutela di una sua certa idea delle istituzioni e della sicurezza dei cittadini - siano scisse e del tutto slegate dalle posizioni di un Governo di cui egli stesso fa ancora parte.
Egli, infatti, si siede ancora ai banchi del Governo, poi ne esce, va fuori e dice che, in questo Parlamento, si stanno commettendo nefandezze irripetibili! Torno a ripetere che ciò non è accettabile: allora, se si è «congelato», che si scongelasse e si dimettesse una volta per tutte (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale e di deputati dei gruppi de La Rosa nel Pugno e dei Popolari-Udeur)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, credo che l'onorevole Leone abbia sollevato una questione molto seria, poiché riguarda la libertà, la dignità ed il ruolo del parlamentare. Ritengo che, in queste condizioni, per il ministro delle infrastrutture si apra un serio problema in ordine al suo rapporto con il Parlamento e con i parlamentari (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), di Forza Italia e di Alleanza Nazionale e di deputati dei gruppi de La Rosa nel Pugno e dei Popolari-Udeur)!
Non è infatti accettabile neanche per i deputati della sua maggioranza questa sorta di doppiopesismo morale che stamattina il ministro della giustizia, intervenendo in questa Assemblea, ha giustamente respinto.

PRESIDENTE. Grazie...

PIER FERDINANDO CASINI. Allora, onorevole Presidente, vorrei dire con molta semplicità che il ministro Di Pietro ha le sue idee, ed è legittimo che le abbia. Poiché noi vogliamo credere alla serietà della sua battaglia politica, allora abbia il coraggio morale di dimettersi dalla carica di ministro della Repubblica (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici diPag. 29Centro), di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania e di deputati dei gruppi de La Rosa nel Pugno e dei Popolari-Udeur)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Borghesi. Ne ha facoltà (I deputati dei gruppi di opposizione scandiscono: Dimissioni! Dimissioni!)...
Vi prego di non trasformare questo dibattito (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia)...

GABRIELLA CARLUCCI. A casa! Dimissioni!

PRESIDENTE. Vi prego di contenervi, perché dopo vorrei dirvi una cosa; tuttavia, ricordo che ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori il deputato Borghesi.
Prego, deputato Borghesi, ha facoltà di parlare.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, è veramente singolare questa presa di posizione dell'onorevole Casini, perché (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia)...

PRESIDENTE. Scusate, vi prego davvero...!

ANTONIO BORGHESI. Fatemi parlare! Fatemi parlare (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)!

PRESIDENTE. Scusate!

ANTONIO BORGHESI. Fatemi parlare prima!

PRESIDENTE. Per favore! Il deputato Leone ha posto un problema; su tale questione è già intervenuto il deputato Casini, ed io intendo dire successivamente qualcosa.
Il deputato Borghesi ha chiesto adesso la parola: per favore, lasciamolo parlare ed ascoltiamolo, anche perché vorrei proporre di concludere il dibattito su questo punto.
Prego, deputato Borghesi, ha facoltà di parlare.

ANTONIO BORGHESI. È veramente singolare l'intervento testé svolto. Infatti, signor Presidente, non so se l'onorevole Casini sa che tutte le nostre votazioni sono presenti sul sito Internet della Camera dei deputati, e qualsiasi cittadino italiano, accedendo a tale sito, è in grado di sapere come ognuno di noi ha votato (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro))!

VALENTINA APREA. Ma non può farlo il ministro!

ANTONIO BORGHESI. Io sono stato messo alla berlina da altri siti Internet perché ho votato a favore della richiesta del collega Fitto di accettare la sua volontà di essere posto agli arresti domiciliari (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)! Sono stato l'unico e sono stato messo alla berlina, signor Presidente (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro))!

PRESIDENTE. Scusate, per favore! Mi sembra sia stata sollevata una questione delicata, che credo meriti di essere affrontata senza clamori.
Come loro sanno, i dibattiti parlamentari ed i dati relativi alle votazioni (partecipanti, voti espressi e via dicendo) sono pubblici e sono resi noti attraverso i resoconti della Camera (Commenti del deputato La Russa)... Stavo parlando, però...!

IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Allora mi fermo e le do la parola sull'ordine dei lavori, deputato La Russa. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. La ringrazio, Presidente.

Pag. 30

PRESIDENTE. Colleghi, vorrei invitarvi ad attenervi anche alle modalità con cui si è espresso, aprendo questa discussione, il deputato Leone. Prego, onorevole La Russa.

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, non pensavo neanche fosse necessario intervenire perché mi trovo perfettamente d'accordo con quanto detto dai colleghi Leone e Casini. Però, l'intervento svolto poc'anzi dal collega del gruppo dell'Italia dei Valori merita un'ulteriore annotazione.
Qui si confondono, a mio avviso, due cose che sono completamente diverse. Il problema non è l'informazione su come si è votato, perché ciò attiene agli organi di informazione; da sempre, infatti, questi indicano liste in cui riportano come ha votato questo o quel parlamentare. Caro collega, non è questo il problema! Qui ci troviamo di fronte ad un ministro dell'attuale Governo che sul suo sito web ha deciso di fare la lista di proscrizione dei colleghi parlamentari che votano in maniera difforme dalla sua, ma nello stesso modo in cui votano i componenti del Governo di cui egli fa parte (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
Sorge, quindi, l'assoluta necessità di un chiarimento da parte dell'onorevole Di Pietro; e tale chiarimento non può essere sostituito dalle dotte parole che pronuncerà il Presidente. Noi vogliamo che sia l'onorevole ministro Di Pietro a fare una scelta: questa volta, tutte e due le cose non le può fare (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro))!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Franceschini. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, fin dall'inizio dell'esame di questo provvedimento abbiamo assistito, come era naturale e fisiologico, ad una divisione all'interno dei due schieramenti politici; conseguentemente, è prevalsa la logica di trovare un'intesa più larga che ha comportato che nessuno schieramento politico avesse, come è naturale trattandosi di indulto, una compattezza interna. Detto ciò, noi non nascondiamo che vi è all'interno della maggioranza un problema creato dal comportamento tenuto dal ministro Di Pietro. Tale problema lo affronteremo all'interno della maggioranza.

MAURIZIO GASPARRI. Affrontalo prima del voto al Senato!

DARIO FRANCESCHINI. Crediamo che adesso vi siano le condizioni per proseguire nell'esame del provvedimento sull'indulto, non bloccandoci su un tema che affronteremo, come detto, successivamente (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, dei Popolari-Udeur e di deputati dei gruppi di Forza Italia e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Leoluca Orlando. Ne ha facoltà (Commenti).

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, soltanto perché resti a verbale: all'interno della maggioranza c'è un problema; tale problema è determinato da alcune posizioni di merito assunte, su questo delicato provvedimento, da una parte della stessa maggioranza.

PRESIDENTE. Colleghi, ricordo loro quel che non c'è bisogno di ricordare, e cioè che i dibattiti parlamentari e i dati relativi alle votazioni - partecipanti, voti espressi e così via - sono pubblici e sono resi noti attraverso i resoconti della Camera dei deputati. Ma quello che qui è stato denunciato, e che mi riprometto con gli uffici di accertare, lo troverei, nel caso venisse confermato, deplorevole perché interviene sulle libere scelte dei deputati, che sono tutte egualmente morali (Applausi). Altra è la questione che riguarda il Governo, che esula dai nostri argomenti.Pag. 31
Passiamo alla votazione dell'emendamento Leoluca Orlando 1.466.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, non voglio fare una dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Allora, non ha diritto alla parola! O lei parla per dichiarazione di voto o non ha diritto alla parola.
Passiamo quindi ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoluca Orlando 1.466, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 543
Votanti 540
Astenuti 3
Maggioranza 271
Hanno votato
53
Hanno votato
no 487).

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Grazie, Presidente. Lei sa quanto io l'apprezzi, personalmente e politicamente. Vorrei però invitarla a riflettere sulla gravità della sua espressione, perché (Vivi Commenti)...

PRESIDENTE. Vi prego, il deputato Evangelisti ha diritto di esprimere la sua opinione. Parlando contro di me ne ha diritto, prego!

FABIO EVANGELISTI. ...se è consentito all'onorevole Franceschini di esprimere un giudizio politico che non condivido (cioè che il problema è stato creato dal ministro Di Pietro; di questo discuteremo in altra sede), il problema è invece costituito dal provvedimento che stiamo approvando (Vivi commenti)...

PRESIDENTE. La prego, io le ho concesso la parola, e siamo fuori dal regolamento...

FABIO EVANGELISTI. Non credo, signor Presidente...

PRESIDENTE. ... soltanto perché sta parlando contro di me, quindi, la prego!

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, stavo parlando in riferimento al suo intervento. Credo che lei, signor Presidente, come garante di quest'Assemblea, non possa arrivare a censurare un organo di informazione...

MARCO BOATO. Non si può, Presidente!

PRESIDENTE. Ha espresso la sua opinione. L'ha espressa!

FABIO EVANGELISTI. ...il ministro può, fino a prova contraria, in virtù della Carta costituzionale, esprimere fino in fondo il proprio pensiero. E lei dovrebbe garantire anche questo suo pensiero!

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Cirielli 1.470.

ENRICO BUEMI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BUEMI, Relatore. La questione posta dall'emendamento in esame ha richiamato l'attenzione della Commissione ed ha portato, dopo un ulteriore approfondimento, pur dovendo precisare che la materia è stata già contemplata, per quanto riguarda il reato connesso con attività di mafia, nelle esclusioni, ad una modifica del parere precedentemente espresso, da contrario a favorevole.

Pag. 32

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo di Alleanza Nazionale, rispetto ad un reato che non è semplicemente odioso, volendo fare una classifica di «odiosità» o di gravità dei reati in sé, ma, in un momento storico particolare e di crisi economica e sociale (di fronte al moltiplicarsi di approfittatori e di persone che mettono in crisi il sistema con un atteggiamento che va ben oltre la semplice pericolosità), mina complessivamente la pacifica convivenza e la stabilità generale dell'ordinamento, ritiene che sia stato commesso un errore, anche secondo i criteri indicati molto arditamente dal collega Pecorella, ed in generale da coloro che hanno voluto creare questa «classifica» tra reati che possono beneficiare dell'indulto e reati che non ne possono beneficiare.
Oltretutto, e soprattutto nell'Italia meridionale, il reato di usura non soltanto è collegato alle attività mafiose ma ne costituisce spesso il pressupposto. Spesso è l'amalgama nel quale si verifica la dissoluzione del tessuto sociale, soprattutto delle nostre regioni più in difficoltà dal punto di vista economico e dove spesso gli imprenditori, i commercianti e le piccole imprese, anche di tipo familiare, entrano in una rete di controllo che indirettamente li porta a costruire, a cementare e a finanziare ulteriormente il sistema mafioso.
Per questo, credo sia giusto che tale reato, per la sua peculiarità, oltre che per la sua gravità, che abbiamo già ampiamente illustrato, sia inserito tra i reati che non devono beneficiare dell'indulto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, credo che l'andamento del dibattito faccia emergere le contraddizioni presenti all'interno del patto «indultista». Queste contraddizioni si stanno manifestando in due modi.
In primo luogo, si sostiene che le scelte circa i reati da escludere sono state fatte in modo definitivo dai partecipanti al «patto» e che nessuno può migliorare questo provvedimento. Questo non è accettabile. Il Parlamento non sta compiendo un'azione fastidiosa; il Parlamento ha il diritto di contribuire al miglioramento dei testi che vengono approvati in questa sede, e mi dispiace aver sentito diverse espressioni in tal senso. In secondo luogo, all'interno dello stesso patto «indultista» emergono alcune crepe, che si sono determinate con l'approvazione dell'emendamento nostro e dell'Ulivo, che ha dimostrato come questo provvedimento non sia affatto perfetto. Il Parlamento, attraverso tale voto, ha riconosciuto che il testo scaturito da quel patto formatosi fuori del Parlamento, in Parlamento non regge!

ENRICO BUEMI, Relatore. Ma che dici!

FEDERICO PALOMBA. L'avete detto voi, questo, non lo dico io! Non lo dico io!
Presidente, non siamo in pochi a dire che questo testo può essere perfezionato. Lo hanno detto anche gli amici Comunisti Italiani, i quali hanno presentato numerose proposte emendative volte al miglioramento dello stesso.
L'odierna espressione di voto a favore della modifica di questo provvedimento, inserendo tra le esclusioni il delitto di usura, naturalmente ci trova pienamente d'accordo. Noi eravamo preoccupati che il brusio e il rumore della «lavanderia» potesse coprire le risa dei «cravattari» e le grida di dolore delle persone usurate, ma, di per sé, l'approvazione dell'inserimento tra le esclusioni del delitto dell'usura dimostra esattamente che questo testo, così come è uscito a seguito del patto, non è affatto perfetto.
Noi non abbiamo fatto ostruzionismo, abbiamo soltanto cercato di rappresentare al Parlamento e alla coscienza sociale, che è fuori di qui, le ragioni per le quali siamoPag. 33a favore della scarcerazione di tante persone sofferenti che sono in carcere, ma non siamo molto contenti se, fuori di qui, sentiamo ridere tante categorie di persone che hanno commesso reati, come i corruttori e le persone che hanno commesso atti contro la pubblica amministrazione, che naturalmente guardano con interesse ai nostri lavori.
Ecco perché, Presidente, noi possiamo dire che siamo a favore di questo emendamento; altri, non credo (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, anzitutto noi voteremo a favore di questo emendamento, perché è identico all'emendamento Lussana 1.29 da noi presentato. Riteniamo che l'usura sia un reato particolarmente grave, in ordine all'allarme sociale che desta, soprattutto con riferimento a persone che sono in uno stato di obiettiva difficoltà ed anche con riferimento ad un momento nel quale si discute della difficoltà di accedere al credito per chi svolge una attività di carattere imprenditoriale. Quindi, inserirsi in situazioni di difficoltà familiari o imprenditoriali desta, a nostro avviso, un particolare allarme sociale.
Inoltre, questo tipo di reati denota anche una particolare propensione a delinquere, per cui si ritiene possa esservi, per il solo fatto di aver commesso tale tipo di reati, un rischio di recidiva.
Detto questo, mi pare che sia stato espresso un parere favorevole sull'emendamento in questione e dunque credo che esso possa essere unanimemente approvato. È così?

PRESIDENTE. Sì, deputato Cota, il relatore ha testé detto che il Comitato dei nove ha modificato il parere manifestato in precedenza, esprimendo parere favorevole sull'emendamento Cirielli 1.470.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, credo che i processi per usura proseguiranno anche dopo l'approvazione di questo provvedimento. A seguito dell'approvazione del medesimo, si darebbe uno sconto di pena di tre anni a coloro che sono dediti all'usura, mentre continueranno a pagare, sulla propria pelle, le vittime dell'usura stessa. Quindi, credo che questo emendamento - e ringrazio il collega Cirielli, che lo ha presentato - meriti maggiore attenzione da parte dell'Assemblea....

ENRICO BUEMI, Relatore. Ma se abbiamo espresso parere favorevole! Cosa stai a parlare?

TEODORO BUONTEMPO. Ed è comunque ovvio che noi voteremo a favore della sua approvazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rotondo. Ne ha facoltà.

ANTONIO ROTONDO. Rinunzio ad intervenire, signor Presidente.

PRESIDENTE. Grazie, deputato Rotondo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Consolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, sarò telegrafico nel confermare - considerato che è stato presentato dagli onorevoli Cirielli e Raisi, nostri colleghi di Alleanza Nazionale - il voto favorevole su questo emendamento e mi permetto di ricordare ai colleghi tutti che dal Comitato dei nove è stato espresso un unanime parere favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Violante. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, desidero ringraziare il relatore e la Commissione per aver accolto questoPag. 34emendamento. Come lei sa - e come i colleghi sanno - il problema dell'usura è stato posto nel corso del dibattito parlamentare, perché si tratta di un reato punito con pena lieve nella pratica e, quindi, con una pena che sarebbe comunque stata interamente condonata, a differenza di quanto accade anche per altri reati molto gravi, per i quali, essendo puniti con pene molto più pesanti, comunque queste non vengono completamente annullate dall'indulto concesso.
Quindi, ribadisco il ringraziamento al relatore ed ai colleghi. È stata un'operazione positiva, anche perché - come il relatore sa - il Governo italiano, l'attuale e quelli precedenti, sono molto impegnati nel sostenere le associazioni anti-usura e tutti coloro che sono vittime dell'usura al fine di poter far loro riprendere una attività commerciale corrente. È stato - lo ribadisco ancora - un fatto positivo, e ringrazio il relatore e la Commissione per aver espresso parere favorevole sull'emendamento in questione (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Balducci. Ne ha facoltà.

PAOLA BALDUCCI. Signor Presidente, intervengo telegraficamente solo per esprimere la soddisfazione per il parere unitario favorevole espresso sull'emendamento volto ad escludere il reato di usura dai benefici dell'indulto e per ricordare che noi Verdi presentammo, in tema di proposta di indulto, proprio l'usura tra i reati da escludere dalla concessione del beneficio (Applausi dei deputati del gruppo dei Verdi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mazzoni. Ne ha facoltà.

ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, intervengo anch'io solo per confermare il voto favorevole del gruppo dell'UDC a questo emendamento e per spiegarne brevemente la motivazione con riferimento a ciò che ho detto poc'anzi, ossia alla responsabilità di una scelta politica. «No», dunque, alla mediazione, «sì» all'intesa responsabile.
In questo caso, l'inclusione, che contraddice l'impegno che avevo dichiarato in precedenza, a nome del gruppo cui appartengo, di non cedere alla logica dello scambio, è giustificata, perché c'è un'alta intesa politica. Siamo tutti d'accordo su questo e, quindi, abbiamo compiuto quel passaggio più nobile che credo questo provvedimento e questa istituzione meritino. Quindi, l'opinione del gruppo dell'UDC cambia, anche in questo caso responsabilmente, ed il gruppo esprimerà voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Forgione. Ne ha facoltà.

FRANCESCO FORGIONE. Intervengo, signor Presidente per annunciare il voto favorevole dei deputati del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, anche sulla base dell'intesa raggiunta in sede di Comitato dei nove. Recuperiamo, in tal modo, anche un danno che, rispetto a questo reato, ha causato in passato la legge in materia di prescrizioni. Vorrei ricordare anche che per il reato di usura lo Stato è impegnato nel risarcimento delle vittime. Quindi, ci sarebbe stata una contraddizione anche rispetto al complessivo provvedimento che noi stiamo approvando.
Questo reato nasce da una condizione sociale drammatica di impoverimento che colpisce i piccoli esercenti e le piccole imprese. Nasce, quindi, dalla condizione sociale ma, spesso, suscita l'interesse anche della mafia che, attraverso la pratica dell'usura, acquisisce e modifica la stessa proprietà delle imprese. Ma su questo interveniamo anche attraverso la previsione dell'articolo 7 della legge n. 44 del 1999. Proprio a questo proposito, vorrei dire che, considerato il provvedimento che abbiamo approvato e rapportandolo ai reati previsti dall'articolo 416-bis del codice penale e a tutte le tipologie previstePag. 35dall'articolo 7 citato, chi parla di fare una legge «salva Provenzano» non fa onore a se stesso, né alla sua intelligenza, né alla sua storia (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, de L'Ulivo e dei Verdi).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cirielli 1.470, accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.

LEOLUCA ORLANDO. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

ERMINIA MAZZONI. Siamo ai voti!

PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leoluca Orlando. Ne ha facoltà.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, posso dire che questo nervosismo desta qualche preoccupazione?
Su questo emendamento, intendo annunciare il voto favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori e intendo, altresì, registrare che si è raggiunto un accordo politico favorevole su di esso. Ma, allora, perché non si è raggiunto un accordo politico per escludere il reato di scambio di voto politico-mafioso che può riguardare, potenzialmente, esponenti di questo Parlamento e il personale politico?

PRESIDENTE. Per evitare nuovi incidenti, chiedo se ci sia qualcun altro che chiede di parlare per dichiarazione di voto.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. No, deputato Marinello, non può intervenire sull'ordine dei lavori.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cirielli 1.470, accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 540
Votanti 539
Astenuti 1
Maggioranza 270
Hanno votato
537
Hanno votato
no 2).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Sgobio 1.40.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Consolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Intervengo per segnalare che a me pare che la proposta contenuta in questo emendamento, con una portata maggiore, sia già stata esaminata con l'emendamento Donadi 1.476. Per velocizzare i lavori dell'Assemblea, credo si debba intendere assorbito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crapolicchio. Ne ha facoltà.

SILVIO CRAPOLICCHIO. Il fatto che un emendamento contenente una proposta analoga sia stato già respinto non vuol dire che lo sarà di nuovo.
Il mio intervento non è animato da spirito ostruzionistico. L'emendamento in questione ha per oggetto l'esclusione dall'indulto dei reati societari previsti dal codice civile.
Tali reati cosiddetti societari vanno ad incidere sulla fiducia dei piccoli risparmiatori (vedi caso Parmalat), appaiono di difficile accertamento e nel contempo determinano gravi danni all'economia delPag. 36paese. La concessione dell'indulto per tali reati comporterebbe oltre il danno anche la beffa.
È di tutta evidenza che, nella massa di disperati che stanno in carcere, non si possono far rientrare coloro che commettono reati societari.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, un solo secondo sull'ordine dei lavori, per fare presente che abbiamo fatto una discussione...

PRESIDENTE. Sull'ordine dei lavori, lei prenderà la parola dopo il voto sull'emendamento.

ANTONIO BORGHESI. Roba da matti!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sgobio 1.40, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 539
Votanti 478
Astenuti 61
Maggioranza 240
Hanno votato
52
Hanno votato
no 426).

Prendo atto che i deputati Caruso e Squeglia si sono erroneamente astenuti, mentre avrebbero voluto esprimere un voto contrario.
Ora l'onorevole Donadi ha facoltà di parlare sull'ordine dei lavori.

MASSIMO DONADI. Era solo per precisare, rispetto a quanto è stato detto prima, e su cui anche lei ha espresso, nella pienezza delle sue facoltà, un'opinione, che sul blog del ministro Di Pietro non c'è assolutamente alcuna lista (Commenti dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).
Chi ha fatto quell'intervento credo si basasse su un comunicato stampa apparso, ma non sulla verità dei fatti, perché sul nostro blog non c'è e non c'è mai stata alcuna lista (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato La Loggia. Ne ha facoltà.

ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, vorrei che non passasse inosservata una circostanza, che almeno da parte nostra è certamente da deprecare nella maniera più rigorosa e severa. Mi riferisco all'intervento del collega Orlando, il quale...

PRESIDENTE. In un intervento sull'ordine dei lavori non si può commentare un altro intervento.

ENRICO LA LOGGIA. Il mio intervento è sull'ordine dei lavori, perché...

PRESIDENTE. Allora intervenga sull'ordine dei lavori, non sull'intervento di un altro collega.

ENRICO LA LOGGIA. ...non credo che, nell'ordinato svolgersi dei lavori, possa passare inosservato - mi rivolgo alla Presidenza e alla sua notoria garanzia rispetto al corretto lavoro dell'Assemblea - un intervento in cui si è fatta un'accusa estremamente pesante, perché si è detto - questo sì che riguarda l'Assemblea e il suo ordine dei lavori - che vi sono esponenti parlamentari all'interno della Camera dei deputati che avrebbero non si sa che cosa da temere dall'approvazione o meno dell'esclusione, in questo provvedimento, dell'ipotesi di reato di scambio di voto politico mafioso dalla concessione dell'indulto.Pag. 37
Allora il collega Orlando potrebbe (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)...

PRESIDENTE. Questo è un intervento di merito.
Abbiamo discusso il punto precedente, è stata fatta un'osservazione adesso con l'intervento di Donadi e ora lei sta intervenendo. Appureremo attraverso gli uffici lo stato reale delle cose. Procediamo adesso nella discussione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sgobio 1.472, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 544
Votanti 481
Astenuti 63
Maggioranza 241
Hanno votato
55
Hanno votato
no 426).

Avverto che l'emendamento Mantini 1.142, in precedenza segnalato, è stato ritirato dai presentatori.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Consolo 1.127 e Mazzoni 1.579.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, colleghi, abbiamo presentato un emendamento di analogo tenore e, quindi, siamo favorevoli a questo emendamento, così com'è formulato.
Vorrei anche far presente (lo spiego brevemente visto che sono il primo ad intervenire) che i benefici dell'indulto vengono revocati di diritto - quindi non vi è una scelta discrezionale - se chi ne ha usufruito commette, entro cinque anni (la norma recita così) , un delitto non colposo per il quale riporti una condanna ad una pena detentiva non inferiore a due anni. Su questo poi discuteremo con l'emendamento successivo, ma noi riteniamo che il termine di cinque anni sia troppo breve. Addirittura, in Commissione, mi sembra - anche leggendo i resoconti stenografici - che questa osservazione sia stata non soltanto posta, ma anche accolta in qualche modo come meritevole di attenzione, tanto che ci si aspettava che il testo finale del provvedimento prevedesse un diverso termine: un termine di dieci anni, di sette anni, comunque un termine maggiore rispetto a quello di cinque anni. Ritengo che un minimo di controllo sulla condotta successiva di una persona che viene rimessa in libertà e usufruisce di questo sconto gratuito di pena vi debba essere, e che questo controllo e questa aspettativa da parte dello Stato relativa al fatto che si ponga sulla retta via debba durare, non solo per cinque anni, ma almeno per sette anni (tenendo conto che comunque il periodo di sette anni rappresenta già una mediazione).
Cinque anni sono pochi; sicuramente sette anni di osservazione sono meglio e danno più garanzie ai cittadini in ordine alla non reiterazione e alla non commissione di altri reati.

ERMINIA MAZZONI. Presidente, chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Lei ha già parlato sul complesso degli emendamenti e, quindi, non ha diritto ad intervenire. Mi dispiace.

ERMINIA MAZZONI. Mi scusi, ma è un emendamento presentato a titolo personale!

PRESIDENTE. Ha parlato sul complesso degli emendamenti, quindi non può intervenire. Mi dispiace, ma il regolamento non l'ho fatto io. Posso solo applicarlo.

ERMINIA MAZZONI. Hanno parlato tutti sul complesso degli emendamenti!

Pag. 38

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Consolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, Alleanza Nazionale tiene particolarmente a questo emendamento e prego i colleghi di prestare per un attimo la dovuta attenzione.
Vede, Presidente, viene detto, a torto, che Alleanza Nazionale è contraria tout court all'indulto, ma così non è. Questo emendamento lo dimostra. Alleanza Nazionale è contraria a questo indulto, così come è stato formulato.
Durante la discussione in Commissione giustizia era stato fatto presente che una delle esigenze che Alleanza Nazionale rappresentava per votare l'indulto era che questo non si applicasse ai plurirecidivi. Con il presidente della Commissione, che è stato un ottimo mediatore e ha ben regolato i lavori della Commissione stessa, ma soprattutto con il relatore era stato portato avanti una sorta di gentlemen agreement, in base al quale avremmo potuto rinunciare alla richiesta - che peraltro ci sembra ovvia e scontata - che i plurirecidivi non godano dell'indulto rispetto a chi ha commesso un solo reato (che non sia comunque recidivo nel reato stesso), a condizione che il termine entro il quale i beneficiari dell'indulto non debbano commettere altri reati fosse portato a sette anni (un compromesso rispetto al termine di dieci anni che avevamo inizialmente proposto).
La collega Mazzoni - che mi dispiace non abbia potuto spiegare la sua posizione - aveva molto insistito su questo emendamento, come anche i colleghi Lussana e Mantini. Quindi, si trattava di una proposta emendativa trasversale, in quanto ci sembrava giusto - dal momento che si escludeva l'indulto per coloro che avessero già commesso il reato - che questi signori si astenessero dal compiere reati almeno per un periodo di sette anni. Poi, all'ultimo minuto, mi pare per un voto, siamo andati in minoranza.
Chiedo dunque all'Assemblea di ristabilire questo equilibrio sostituendo, al comma 4, le parole: «cinque anni» con le seguenti: «sette anni», accogliendo l'emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Visto che questa Assemblea ormai ha deciso di compiere un atto politicamente molto grave ai danni dei cittadini, occorre almeno cercare di garantire quel minimo di serietà e di credibilità dell'ordinamento giuridico penale - che deve assicurare la tenuta dello Stato e della società -, riconoscendo un paio d'anni in più, per essere certi che la persona che ha potuto usufruire del provvedimento clemenziale sappia ringraziare la società e lo Stato di tale atto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, preannuncio il nostro voto favorevole sull'emendamento in esame che, d'altra parte, è identico ad uno presentato dal mio gruppo, che tuttavia non è stato segnalato.
Ci stiamo avviando alla conclusione di un dibattito aspro, nel quale spesso sono stati usati toni anche accesi, ma nel quale hanno parlato anche i silenzi di quanti sarebbero voluti intervenire, ma non lo hanno fatto o non lo hanno potuto fare, e che nella loro coscienza stanno riflettendo su ciò che sta accadendo in quest'aula.
Non sarà certo l'approvazione degli emendamenti presentati dall'onorevole Mantini e dall'Italia dei Valori o di quello sull'usura a rappresentare un lavacro complessivo di quanto accaduto, che comunque consideriamo positivo. Ad esempio, perché approvare l'esclusione dell'usura e non del delitto di estorsione che molto spesso si lega ai reati di usura? Il racket delle estorsioni è strettamente collegato al racket dell'usura! Allora, perché l'usura sì e le estorsioni no? Non sarà questo che ci salverà l'anima da un giudizio complessivo su questo provvedimento.Pag. 39
Inoltre, all'interno della stessa logica seguita dal patto indultista - vale a dire quello volto ad escludere i reati connessi con la mafia -, non si riesce a capire perché proprio l'articolo 416-ter del codice penale (voto di scambio mafioso) sia stato respinto prima in Commissione e poi in aula, malgrado sullo stesso si siano espressi a favore anche altri gruppi, persone e personalità che poi hanno cambiato idea (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori).
Mi è parso di capire che in quest'aula serpeggiano sentimenti diversi nei confronti del provvedimento nel suo complesso. Sono quei sentimenti che ci danno speranza e che si sono espressi ieri, in occasione dell'approvazione degli emendamenti presentati dall'onorevole Mantini e dall'Italia dei Valori, con un grande applauso liberatorio. A quello facciamo riferimento come elemento di speranza di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, vorrei fare una precisazione di carattere personale o, se si vuole, in dissenso rispetto ad una frase pronunciata dal collega Consolo. Per quanto è a mia conoscenza, Alleanza Nazionale si è sempre pronunciata contro qualsiasi tipo di indulto: prevenire, recuperare e reprimere con la certezza della pena chi delinque è sempre stata la nostra caratterizzante posizione politica. C'è una destra certamente democratica, ma intransigente sui principi in cui crede, e ritengo di far parte di quella destra, finché ciò sarà possibile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Forlani. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FORLANI. Signor Presidente, parlo a nome del gruppo dell'UDC ed anche in sostituzione della collega Mazzoni che non è potuta intervenire, sebbene si stia esaminando un suo emendamento. Ritengo che quest'ultimo introduca una disposizione di particolare valore ai fini di qualificare ancor più la portata di questo provvedimento, di cui non sono lontano dal riconoscere alcune contraddizioni, come quelle evidenziate poco fa dal collega Mattarella.
È chiaro che, essendosi dovuto raggiungere un certo livello di compromesso tra tante forze politiche, ci siano anche elementi contraddittori. Tuttavia, temo che, se ciò non fosse stato fatto, difficilmente saremmo potuti arrivare a quel provvedimento di clemenza che da più parti era stato giustamente auspicato.
Allora, credo che lo stesso provvedimento di clemenza debba in qualche modo responsabilizzare, nei confronti della società e dello Stato, chi venga a fruire del beneficio stesso. È importante che chi vede ridotto il proprio periodo di detenzione in carcere attraverso questo provvedimento sappia che tale beneficio non è del tutto gratuito: egli stesso dovrà dare qualcosa allo Stato e dovrà dimostrarsi degno della fiducia e dell'indulgenza esercitata dall'ordinamento nei suoi confronti.
Pertanto, è importante estendere quel periodo nel corso del quale, in caso di commissione di un nuovo reato doloso di una certa rilevanza, il beneficio precedentemente ottenuto viene perduto, dovendosi nuovamente scontare gli anni di pena. Credo sia un segnale importante rivolto proprio a chi beneficia di questo provvedimento. Tale beneficio non è qualcosa del tutto gratuito e scontato, ma è condizionato. Allungando il periodo di controllo della condotta del beneficiario da parte dello Stato, si valorizza e si rafforza il concetto di responsabilizzazione (Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

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DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, ci aspettiamo un voto largamente convergente dall'Assemblea su questo emendamento, e non solo perché è stato presentato da più gruppi. Taluni - come, ad esempio, l'onorevole Violante nella seduta di ieri - hanno sottolineato che il meccanismo del comma 4 offriva maggiori garanzie per calibrare il concetto dell'atto di clemenza con quello della sicurezza da proiettare più sul futuro che non sul passato. Si tratta, quindi, non di attribuire al soggetto che sta scontando la pena una prognosi necessariamente negativa sul suo futuro «curriculum», quanto piuttosto di agire nella prospettiva, affidandosi proprio a questo meccanismo, che non si commettano più delitti entro il periodo successivo alla concessione del beneficio, per poter godere dello stesso senza vederselo revocare.
Ebbene, l'allungamento del periodo di osservazione fa parte di questa garanzia che, mi pare, l'onorevole Violante, ed altri che con lui consentivano, prospettavano come il miglior meccanismo. Ci aspettiamo, dunque, che al nostro voto favorevole si unisca anche quello di chi si è espresso in questi termini nella seduta di ieri.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Consolo 1.127 e Mazzoni 1.579, non accettati dalla Commissione e sui quali il Governo si rimette all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 540
Votanti 536
Astenuti 4
Maggioranza 269
Hanno votato
127
Hanno votato
no 409).

Prendo atto che i deputati Casini, Forlani e Riccardo Conti hanno espresso erroneamente un voto contrario mentre avrebbero voluto esprimerne uno favorevole.
Prendo atto che le deputate Mistrello Destro e Pelino non sono riuscite a votare e che avrebbero voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lussana 1.144.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, siamo giunti all'ultimo emendamento. Vi è stata una discussione anche abbastanza accesa, ma su questo punto vorrei invitare i colleghi di tutti gli schieramenti a riflettere sul contenuto di questo emendamento. In base al testo che state per approvare si potrebbe verificare che un soggetto beneficiario dell'indulto, ove nei cinque anni successivi commetta un reato per il quale viene comminata una pena detentiva di due anni e quindici giorni, si veda revocato l'indulto, mentre un altro soggetto che riporta cinque condanne ad un anno ed otto mesi ciascuna non si vedrebbe revocato l'indulto.
Questo è scritto nella norma. Infatti, si prevede che venga revocato l'indulto a chi commette un delitto non colposo per il quale riporti una condanna a pena detentiva non inferiore a due anni. Il caso di chi commette un delitto per il quale è stata comminata una pena complessivamente superiore a due anni non è assimilato ad un altro caso, quello in cui un soggetto commetta nei cinque anni più delitti non colposi che complessivamente considerati comportano una pena detentiva superiore ai due anni. Quindi, un soggetto che ha commesso un delitto ed è stato condannato a due anni e quindici giorni si vede revocato l'indulto, un altro soggetto che è stato condannato dieci volte ad un anno di reclusione o, addirittura, ad un anno e otto mesi non si vede revocato l'indulto.
Capite, quindi, che a nostro avviso non solo le situazioni debbono essere parificate, ma se dobbiamo andare a giudicarePag. 41in ordine alla gravità del comportamento è certamente più grave il comportamento di chi commette più reati, venendo a sforare il tetto dei due anni in cinque anni rispetto al comportamento di chi commette un reato sfondando il tetto dei due anni con quell'unica condotta. È evidente che chi commette una pluralità di reati ha una particolare propensione a delinquere, anche tenendo conto del fatto che la pluralità di reati, con le norme oggi esistenti nel nostro codice, che consentono comunque di applicare il vincolo della continuazione, presuppone certamente una pluralità di condotte criminose autonome ed indipendenti le une dalle altre, con disegni criminosi autonomi ed indipendenti gli uni rispetto agli altri.
Questo emendamento limita il danno e non riesco a capire con quale motivazione possa essere respinto dall'Assemblea. Vi prego veramente di riflettere su quello che state per approvare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mazzoni. Ne ha facoltà.

ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, questo emendamento, anche se parzialmente diverso, risponde alla logica dell'emendamento testé votato: si tratta di lavorare sul comportamento preventivo che riteniamo di dover adottare. Trovo assolutamente singolare che dopo una battaglia così eclatante portata avanti in quest'aula ed anche, impropriamente, fuori da essa, l'Italia dei Valori non abbia appoggiato un emendamento - sicuramente hanno votato contro in Commissione - di maggiore garanzia nei confronti dei cittadini, della collettività per la quale dicono di battersi. Noi volevamo semplicemente prevedere uno spazio temporale maggiore ed una maggiore severità nei confronti di coloro che reiterano nel reato.
Questo tipo di emendamento risponde alla finalità complessiva del provvedimento: restituire alle strutture penitenziarie le condizioni per garantire i diritti fondamentali della persona alle persone ristrette, perché persone rimangono, e rimettere le strutture penitenziarie in condizione di garantire la funzione di recupero della detenzione. Quello su cui avremmo voluto lavorare con questo emendamento e con il precedente è, invece, semplicemente il comportamento giustamente severo dello Stato nei confronti di coloro che beneficiano dell'indulto. Mi sembra una contraddizione che, però, è la conferma della denuncia che ho fatto più volte in quest'aula di un propagandismo fatto su questo provvedimento che è assolutamente fuori luogo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, non ho capito l'intervento precedente, ma il gruppo dell'Italia dei Valori voterà a favore dell'emendamento in esame perché lo condivide.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo è l'ultimo emendamento che votiamo e mi offre l'occasione, prima della dichiarazione di voto finale che il gruppo affida all'onorevole Consolo, di svolgere una brevissima considerazione.
Abbiamo annunciato un voto contrario all'indulto ed annuncio, invece, il voto favorevole sull'emendamento in esame con il convincimento che le ragioni per cui il Parlamento intende concedere un atto di clemenza non siano quelle più volte enunciate. Ci è stato detto che questo provvedimento serve a svuotare le carceri, serve a far sì che le condizioni dei detenuti siano migliori. A noi non sembra sia questo lo sforzo a cui tende la maggioranza favorevole all'indulto, altrimenti avrebbe risposto positivamente alle nostre pressanti richieste per individuare risorse per migliorare le condizioni di vita dei detenuti.
Comunque, molte migliaia di detenuti resteranno in carcere, e per loro nonPag. 42valgono quelle condizioni tristi che sono state più volte denunciate per giustificare la scarcerazione di un numero considerevole di essi. Sicuramente, quando si nega l'approvazione di emendamenti come quello che abbiamo appena votato, non ci è sembrato che le ragioni fossero quelle di svuotare le carceri. Per quale motivo a chi è stato scarcerato per indulto non si concede l'obbligo di doversi astenere dal commettere reati non per cinque ma per sette anni? Nella stessa maniera non comprendiamo le ragioni per cui non si possa approvare un emendamento come questo, il quale reca che, nei cinque anni successivi alla concessione dell'indulto, la persona che ne ha beneficiato non debba commettere reati non colposi, quindi dolosi, che, complessivamente, raggiungano una pena di entità uguale o superiore a due anni.
In altre parole, ci sembra che la ragione addotta, quella dello svuotamento delle carceri, sia una scusa, altrimenti non vi dovrebbe essere nessuna ragione per non approvare emendamenti come questi.
Allora, ci sembra che prevalga ancora una volta il comprensibile atteggiamento di tutela di Caino, mentre continui a rimanere assente qualunque attenzione per Abele. Noi vogliamo che questo Parlamento, che si dimostra così attento alle ragioni di chi ha commesso reati anche gravissimi e vuole alleviargli la pena, sia almeno altrettanto attento alle ragioni dei cittadini perbene, a coloro che non desiderano che migliaia di persone escano e che, se questo emendamento non verrà approvato, avranno anche la libertà di commettere un numero rilevante di reati, purché nessuno di essi sia sanzionato con una pena superiore a due anni, senza che nemmeno l'indulto gli venga revocato.
Allora, cari colleghi, nel dare ancora una volta indicazione favorevole per questo emendamento e nel rifarmi sin d'ora alla dichiarazione di voto finale dell'onorevole Consolo, credo che le ragioni che hanno indotto Alleanza Nazionale a dire «no» - non all'istituto dell'indulto, era questo che prima voleva dire l'onorevole Consolo, perché noi non abbiamo mai chiesto che gli istituti dell'amnistia o dell'indulto vengano abrogati dal nostro ordinamento positivo -, derivino dal fatto che questi provvedimenti debbano intervenire quando vi siano ragioni eccezionali e ben diverse da quelle addotte per dar vita a questo provvedimento, sul quale il nostro gruppo esprimerà un voto contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Diliberto. Ne ha facoltà.

OLIVIERO DILIBERTO. Signor Presidente, colleghi, la dichiarazione di voto finale del nostro gruppo verrà svolta tra poco dal collega Crapolicchio, ma, poiché si tratta dell'ultimo emendamento, vorrei svolgere alcune considerazioni politiche sull'iter che abbiamo alle spalle e su quanto stiamo per votare. Noi siamo sempre stati convintamente a favore dell'indulto perché riteniamo che la capienza carceraria di 40 mila detenuti oggi sia intollerabilmente arrivata a 62 mila detenuti e la civiltà di un paese si giudica anche, per certi versi soprattutto, dal modo con cui punisce. Quindi, siamo a favore dell'indulto anche perché, parlandoci con molta chiarezza, tra quelle 62 mila persone detenute è del tutto evidente che vi sono tossicodipendenti, extracomunitari, marginalità e devianza sociale; certamente, ci sono pochissime persone che appartengono alla classe dirigente.
Poiché è prevista una maggioranza qualificata, capisco che, per raggiungere questo obiettivo, si debbano fare delle trattative, dei patti, si debba scendere a compromessi e che alcuni di essi possano piacere di più o di meno: appunto, sono compromessi.
Tuttavia, colleghi, vi è un limite oltre il quale è difficile procedere. Tale limite, a mio avviso, non è stato rappresentato dalla bocciatura a larga maggioranza, purtroppo, dei nostri emendamenti, come di altri relativi ai reati contro la pubblica amministrazione, ma di quell'emendamento (è stato un limite che, secondo me, non doveva essere superato e si potevaPag. 43tranquillamente fare tutti insieme) che si proponeva di escludere dall'indulto l'articolo 416-ter e cioè il voto di scambio politico-mafioso (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani e dell'Italia dei Valori).
Fa specie - lo dico senza alcuna volontà polemica, credetemi - che un autorevole collega che si è candidato, cosa nota, a presiedere la Commissione antimafia abbia preso la parola per giustificare il voto contrario a quell'emendamento.
Noi ci riempiamo tutti la bocca, chi con maggiore e chi con minore convinzione, sul tema della battaglia alla malavita organizzata. Noi segretari dei partiti dell'Unione ci siamo recati a Locri per offrire una testimonianza ai ragazzi e alle ragazze di quel paese, dicendo delle cose, assumendo degli impegni ...

MAURIZIO GASPARRI. Avete preso i voti dalla mafia a Locri!

OLIVIERO DILIBERTO. ... dopo di che, noi tutti, anche coloro che sono andati in un'altra direzione, ci rendiamo corresponsabili del fatto che il voto di scambio mafioso non sia stato escluso dall'indulto.
Cari colleghi, noi che siamo a favore dell'indulto, non possiamo essere a favore di questo indulto (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori).
Io non ho condiviso la battaglia che ha condotto in quest'aula una persona che, peraltro, stimo, il ministro Di Pietro. Se si sceglie di non far parte di un Governo, si è fatta una scelta: non si può stare da una parte e dall'altra e lo dico con molta serenità (Applausi di deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
Non ho condiviso questa battaglia, perché non si può essere pregiudizialmente contro; in quest'aula, con un atteggiamento diverso, forse, tutti insieme saremmo riusciti a migliorare questo provvedimento e, quindi, a votare tutti insieme a favore dell'indulto.
Non ci siamo riusciti! Tuttavia, il gruppo dei Comunisti italiani non si sente di votare contro l'indulto, perché siamo favorevoli all'indulto in linea di massima. Siamo contro questo indulto!
Pertanto, preannunzio l'astensione del gruppo dei Comunisti italiani in sede di votazione finale (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti Italiani e di deputati dell'Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, nel preannunziare il nostro voto contrario sull'emendamento in esame, vorrei brevissimamente interloquire con il collega La Russa intervenuto poco fa.
Credo sia del tutto legittima la posizione assunta dai gruppi contrari a questo provvedimento e debbo anche dare atto che questi gruppi, in particolare la Lega ed Alleanza Nazionale, salvo la serata di ieri che è stata un po' confusa e difficile, hanno espresso la loro posizione in forma non ostruzionistica.
Vorrei anche dare atto alla lealtà con cui non solo i gruppi della maggioranza, eccetto l'Italia dei valori, ma anche i gruppi di Forza Italia e dell'UDC hanno mantenuto il senso di responsabilità e di convergenza manifestato in Commissione giustizia e che, doverosamente, si è proiettato in quest'aula.
Rispetto però alle questioni sollevate dal collega La Russa, credo vi siano due considerazioni da svolgere.
Credo di poter dire che tutta l'Unione sia assolutamente favorevole ad affrontare rapidamente, una volta approvato il provvedimento di indulto, in sede governativa e parlamentare una serie di provvedimenti organici in materia di giustizia in generale ed, in particolare, in materia processuale-penalistica e penalistica e di ordinamento penitenziario.
Da questo punto di vista, è solo per ragioni di brevità che non elenco in questo momento le iniziative già in atto.
Vorrei però chiedere al collega La Russa, pacatamente perché pacato è stato anche il suo intervento, se non ritenga diPag. 44dover fare qualche riflessione sulla gestione dell'amministrazione della giustizia - e, in particolare, della questione carceri - nei cinque anni trascorsi. Mi rivolgo a lui come anche ai colleghi della Lega, forza politica che esprimeva l'allora ministro della giustizia Castelli.
Ebbene, se siamo giunti ad una situazione del «pianeta» carcere che tutti definiscono spaventosa e se siamo giunti ad un sovraffollamento senza precedenti, non solo in tutta la storia repubblicana ma anche in quella precedente, forse, qualche responsabilità, nella gestione dei problemi delle carceri, nei cinque anni trascorsi, vi è stata. Se, secondo un dato consegnatoci dal ministro Mastella qualche tempo fa, quest'anno si è arrivati a tradurre in carcere oltre 9 mila persone soltanto per violazione della cosiddetta legge Bossi-Fini - e, quindi, per una fattispecie (il reato di ingresso clandestino in Italia) che non configurava un'ipotesi criminosa per l'innanzi - forse esiste una qualche responsabilità della precedente maggioranza di Governo. Se si adotta una legislazione assolutamente proibizionista in materia di tossicodipendenze, e non tanto con riferimento ai trafficanti, il che è ovviamente giusto, quanto piuttosto rispetto ai tossicodipendenti, considerato che i tossicodipendenti in carcere sono un terzo dei detenuti, forse qualche responsabilità di natura legislativa esiste.
Comunque, accogliamo positivamente l'invito ad affrontare in modo organico, una volta approvato l'indulto, i problemi della giustizia e, in particolare, quelli delle carceri, sotto i diversi profili a tutti noi noti. Ovviamente, mi lascia alquanto sconcertato quanto si è dichiarato poc'anzi; infatti, un gruppo che finora ha condiviso l'itinerario comune, ha preannunciato l'astensione dal voto; a maggior ragione, è dunque importante che tutti gli altri gruppi della maggioranza, e quelli dell'opposizione che hanno condiviso questo itinerario comune - reso necessario dall'articolo 79 della Costituzione -, garantiscano il massimo di partecipazione alla votazione finale nella quale è necessario il raggiungimento del quorum dei due terzi dei componenti di questa Camera.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE. Signor Presidente, colleghe e colleghi, oltre ovviamente a corrermi l'obbligo di indicare, su questo emendamento, il nostro voto contrario, anch'io prenderò la parola per svolgere alcune brevissime considerazioni su alcune affermazioni fatte in questa sede. Non capisco, invero, con quale altro intento dette affermazioni siano state rese se non con quello di «affossare» la possibilità che questa Assemblea vari il provvedimento di indulto.
Sono tuttavia convinto che l'impegno e la responsabilità che si devono esprimere su un provvedimento di tale genere consentano a tutta l'Assemblea - e, in particolare, anche al nostro gruppo, pur chiamato in causa in maniera indecorosa - di andare oltre e di procedere all'approvazione di un provvedimento che necessita del raggiungimento del quorum dei due terzi dei componenti. Ma, al riguardo, vorrei far presente al collega Diliberto che chi porta con sé una cultura del sospetto e della delazione indica ed è meritevole di ben altre storie all'interno non solo di questo paese. E penso che vada respinto non soltanto da questo gruppo ma coralmente da questa Assemblea l'atteggiamento vessatorio ed intimidatorio che in questa sede è stato tenuto da alcuni colleghi deputati.
L'autorevolezza del nostro collega e compagno Forgione nella lotta alla mafia, infatti, è testimoniata da anni e anni di battaglie, e mi rivolgo a chi lo conosce meglio, come il collega Leoluca Orlando (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, de L'Ulivo, de La Rosa nel Pugno e dei Verdi)!
Mi sto riferendo alle scorte che ha avuto, agli scontri pubblici e alle minacce ricevute, e qui i messaggi trasversali non funzionano! Potete anche essere controPag. 45questo indulto - ma quello in esame è l'unico provvedimento di indulto che può essere approvato -, ma almeno affermate con chiarezza che avversate una persona a causa delle sue opinioni politiche. Non offendete, dunque, né lui, né il nostro partito (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, de L'Ulivo e de La Rosa nel Pugno)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lussana 1.144, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 554
Votanti 536
Astenuti 18
Maggioranza 269
Hanno votato
115
Hanno votato
no 421).

Prendo atto che il deputato Tabacci ha erroneamente espresso un voto contrario, mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.
Avverto che, consistendo la proposta di legge in un solo articolo, si procederà non alla votazione dello stesso, ma direttamente alla votazione finale, ai sensi dell'articolo 87, comma 5, del regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 525-bis ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 525-bis ed abbinate sezione 2).
L'onorevole Buontempo ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Contento n. 9/525-bis-A/2, di cui è cofirmatario.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, ho presentato assieme al collega Contento l'ordine del giorno in esame anche per consentire di dare seguito ad una serie di dichiarazioni rese sia in Assemblea da esponenti della maggioranza, sia perfino dal Governo sui giornali.
Attraverso l'ordine del giorno Contento n. 9/525-bis-A/2, infatti, si chiede al Governo di impegnarsi affinché siano rese disponibili, anche con il prossimo disegno di legge finanziaria, le risorse finanziarie necessarie sia per ammodernare e ristrutturare le carceri, sia per costruire nuovi istituti penitenziari.
Chiedo altresì all'esecutivo (anche se non pretendo una risposta nella giornata odierna) se sia vero che, da dieci anni a questa parte, siano state costruite sei, sette oppure otto nuove strutture carcerarie che risultano essere, tuttavia, completamente abbandonate.
Vedo presente in Assemblea il ministro della giustizia, e vorrei pertanto domandargli se sia vero, come mi risulta, che il carcere di Pescia sia stato completato già nel 1989, ma versi in uno stato di assoluto abbandono. Vorrei sapere, inoltre, se sia vero che a Minervino, in provincia di Bari, sia stata completata la costruzione di un istituto detentivo fin dal 1996.
Qual è, allora, la torbida questione che si nasconde dietro al fatto che, mentre si sta discutendo un provvedimento di indulto per alleggerire la situazione di sovraffollamento nelle carceri, contemporaneamente non si faccia nulla per aprire quelle già esistenti? A Volturara Appula, in provincia di Foggia, inoltre, vi è un'altra struttura carceraria che, dopo il completamento della sua costruzione, risulta in stato di abbandono.
Nel frattempo, ciascuno degli edifici che ho citato si sta degradando; inoltre, stanno rubando tutti i servizi igienici presenti al loro interno e stanno portando via perfino le porte e le finestre!
Conseguentemente, quando si vorrà intervenire, si dovrà sostenere un costo maggiore. Vi sono poi altre strutture carcerarie che meritano di essere segnalate; si tratta di quelle di Castelnuovo della Daunia,Pag. 46in provincia di Foggia, completata nel 1992; di Monopoli, in provincia di Bari, anch'essa completata ma tenuta chiusa; di Codigoro e, infine, di Accadia, in provincia di Foggia. Quelle appena citate sono delle strutture carcerarie sulle quali si potrebbe intervenire velocemente in modo da creare quegli spazi, ritenuti necessari, per migliorare la condizione della popolazione carceraria.
In conclusione, ribadisco il mio «no» convinto, secco e deciso, a questo indulto che, a mio avviso, farà uscire dal carcere oltre 40 mila detenuti su una popolazione di 61 mila carcerati: in pratica, più della metà delle persone attualmente detenute usciranno dal carcere.
Per farla finita con gli atti di clemenza, ai quali poi non segue mai l'adeguamento delle strutture carcerarie, il Governo, con il presente ordine del giorno, se verrà accettato, si assumerà - almeno - l'impegno di redigere quanto prima un piano dettagliato di lavori per le strutture carcerarie.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo accetta tutti gli ordini del giorno presentati ad eccezione dei seguenti: Alessandri n. 9/525-bis-A/16, Allasia n. 9/525-bis-A/17, Cota n. 9/525-bis-A/18, Brigandì n. 9/525-bis-A/20, Dozzo n. 9/525-bis-A/21, Dussin n. 9/525-bis-A/22, Fava n. 9/525-bis-A/23, Montani n. 9/525-bis-A/25, Caparini n. 9/525-bis-A/27, Garavaglia n. 9/525-bis-A/28, Gibelli n. 9/525-bis-A/29, Giancarlo Giorgetti n. 9/525-bis-A/30 e Filippi n. 9/525-bis-A/ 36.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno accettati dal Governo non insistono per la votazione.
Prendo, altresì, atto che i presentatori insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno, Alessandri n. 9/525-bis-A/16 e Allasia n. 9/525-bis-A/17, non accettati dal Governo.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Alessandri n. 9/525-bis-A/16, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 539
Votanti 534
Astenuti 5
Maggioranza 268
Hanno votato
60
Hanno votato
no 474).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Allasia n. 9/525-bis-A/17, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 540
Votanti 537
Astenuti 3
Maggioranza 269
Hanno votato
78
Hanno votato
no 459).

Prendo atto che il deputato Belisario non è riuscito a votare.
Prendo atto che il deputato Cota insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/525-bis-A/18 e chiede di parlare per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Sì, Presidente, vorrei dire che da questo ordine del giorno in votazione si comprende anche lo spirito degli altri successivi ordini del giorno. Nella sua parte dispositiva si impegna il Governo a valutare la necessità di adottare adeguate iniziative normative affinché, in un momento successivo all'applicazione dell'indulto, durante il periodo di sospensionePag. 47della sentenza, possano applicarsi ai soggetti beneficiati talune delle prescrizioni e degli obblighi di cui ai commi 5, 6 e 7 dell'articolo 47 della legge 26 luglio 1975, n. 354. Si tratta delle norme e delle prescrizioni che disciplinano l'affidamento in prova al servizio sociale.
Quale è dunque la ratio del presente ordine del giorno? È quella di fare in modo che alle persone messe in libertà, e per reati particolarmente gravi ed efferati (abbiamo infatti visto che sono stati respinti gli emendamenti che consentivano ad esempio di escludere dal beneficio dell'indulto i condannati per omicidio, cioè reati con evidenza particolarmente grave), ad esempio dopo condanne per omicidio, vengano applicate a quelle persone alcune prescrizioni e alcuni controlli una volta libere.

ENRICO BUEMI, Relatore. Non può essere il Governo, non può essere il Governo, lo vuoi capire...?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gamba. Ne ha facoltà.

PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Deputato Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo di Alleanza Nazionale voterà a favore dell'ordine del giorno presentato dal collega Cota della Lega Nord perché certamente, benché si ribadisca la totale contrarietà al provvedimento dell'indulto, così come è stato presentato e come risulta dall'esame dell'aula e dall'approvazione di vari emendamenti, con l'impegno che viene in esso richiesto al Governo consente di prevedere qualche cautela anche minima in ordine alla pericolosità di alcuni dei soggetti che, successivamente all'applicazione a loro favore dell'indulto, potranno continuare a delinquere.
Quindi, le misure indicate nell'ordine del giorno e che fanno riferimento all'articolo 47 della legge 26 luglio 1975, n. 354, sono certamente da sostenere e per tale motivo non possiamo che essere favorevoli ad esso.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cota n. 9/525-bis-A/18, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 557
Votanti 550
Astenuti 7
Maggioranza 276
Hanno votato
80
Hanno votato
no 470).

Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Brigandì n. 9/525-bis-A/20, Dozzo n. 9/525-bis-A/21 e Dussin n. 9/525-bis-A/22 insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Brigandì n. 9/525-bis-A/20, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 550
Votanti 546
Astenuti 4
Maggioranza 274
Hanno votato
81
Hanno votato
no 465).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dozzo n. 9/525-bis-A/21, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).Pag. 48

(Presenti 551
Votanti 549
Astenuti 2
Maggioranza 275
Hanno votato
79
Hanno votato
no 470).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dussin n. 9/525-bis-A/22, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 547
Votanti 544
Astenuti 3
Maggioranza 273
Hanno votato
75
Hanno votato
no 469).

Prendo atto che i deputati Giacomoni e Pelino non sono riusciti a votare.
Prendo atto che il deputato Fava insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/525-bis-A/23, non accettato dal Governo, e chiede di parlare per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, il mio ordine del giorno n. 9/525-bis-A/23 sottolinea un'esigenza emersa nel corso del dibattito. Tale necessità impone un'approfondita riflessione in merito ai presupposti indispensabili per la concessione di un provvedimento di clemenza, che riteniamo debba essere commisurato alla opportunità di un processo di integrazione nella vita sociale che quotidianamente questi soggetti saranno chiamati ad affrontare.
Crediamo anche che, da questo punto di vista, sia imprescindibile una programmazione che tenga conto che al beneficio devono essere commisurate specifiche misure per il reinserimento sociale dei detenuti. Non possiamo permetterci di correre il rischio che a questo provvedimento di clemenza faccia seguito la nascita di un problema sociale che si pone sul territorio all'indomani del rilascio dei detenuti.
In questi giorni, abbiamo letto cose aberranti. Sulla stampa di questa mattina si riportava la notizia che la procura di Milano, prima ancora della definitiva approvazione del provvedimento in oggetto, ha già iniziato la predisposizione dei documenti per quasi 2 mila detenuti che avranno la possibilità di beneficiare del provvedimento, il che, al di là di tradire un malcelato ottimismo rispetto a ciò che sarebbe accaduto questa mattina in aula, ci dà il senso di come in realtà l'attività parlamentare venga mortificata.
Crediamo sia fondamentale continuare a mantenere un atteggiamento di assoluta salvaguarda nei confronti dei cittadini, così come dobbiamo fare in modo che tutti i soggetti che, dall'oggi al domani, si trovano su una strada siano effettivamente in grado di poter beneficiare di questo provvedimento, e lo siano nella misura in cui (pur non condividendo il provvedimento; questo mi sembra ovvio) si dia loro la possibilità di essere realmente inseriti nel tessuto sociale.
Con il passare del tempo questa vicenda assume sempre di più i contorni del colpo di spugna e sempre di meno i contorni dell'atto di clemenza. Ad onor del vero, in questi giorni abbiamo assistito ad uno scontro e ad un dibattito sul tema molto vivaci, che hanno imposto diverse riflessioni (a questo punto postume) che ci dicono come, nella realtà, le esigenze della maggioranza trasversale che è andata formandosi in questo Parlamento siano articolate e - ahimè - assolutamente poco conciliabili tra loro. Ci sono diversi interessi che portano ad un'unica scelta, una scelta che anche questa - ahinoi - è a danno dei cittadini.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fava n. 9/525-bis-A/23, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 49
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 561
Votanti 556
Astenuti 5
Maggioranza 279
Hanno votato
83
Hanno votato
no 473).

Comunico, informando il ministro degli esteri, di aver chiesto ai presidenti delle Commissioni esteri di Camera e Senato di rinviare la seduta a dopo il voto che la Camera esprimerà.
Prendo atto che l'onorevole Stucchi non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/525-bis-A/24, accettato dal Governo.
Prendo atto che il deputato Montani insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/525-bis-A/25, non accettato dal Governo, e chiede di parlare per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

ENRICO MONTANI. Signor Presidente, recentemente ho visitato il carcere di Verbania, la mia città, e ho verificato di persona l'importanza di quest'ordine del giorno per i detenuti, che ovviamente hanno la possibilità di uscire e di compiere lavori di utilità civica (dipingere gli asili, le strutture sportive e quant'altro). I detenuti si riavvicinano al mondo esterno e si abituano di nuovo ad uscire e ad avere una vita normale. Ciò è importante (è stato segnalato anche dal direttore del carcere), perché si allentano di molto le tensioni spesso presenti in carcere.
Dunque, quest'ordine del giorno è importante e deve essere assolutamente votato. Esso impegna il Governo ad adottare interventi legislativi che vadano nella direzione di rendere residuale il carcere per reati di scarsa entità sociale, attraverso l'introduzione del lavoro civico non retribuito, applicabile ai detenuti che devono ancora scontare una pena detentiva non superiore a tre anni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Montani n. 9/525-bis-A/25, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 562
Votanti 559
Astenuti 3
Maggioranza 280
Hanno votato
187
Hanno votato
no 372).

Prendo atto che il deputato Fugatti non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/525-bis-A/26.
Prendo altresì atto che il deputato Caparini insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/525-bis-A/27, non accettato dal Governo, e chiede di parlare per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

DAVIDE CAPARINI. Collega Presidente, l'opportunità politica di questo provvedimento abbiamo avuto modo di evidenziarla durante il dibattito ed è del tutto evidente. L'indulto è nel programma dell'Unione, è nel programma che vi ha portato al Governo del paese, colleghi della maggioranza, e ciò cui abbiamo assistito in questi giorni e in queste ore è stato un triste spettacolo, uno spettacolo in cui il premier, ossia il garante del vostro programma, di fronte al naturale, spontaneo rifiuto, da parte dei cittadini, di questo provvedimento, si è chiamato fuori, si è - come spesso gli accade - comportato da Ponzio Pilato ed ha dichiarato che il Governo è estraneo all'iter del provvedimento stesso. Egli ha utilizzato argomentazioni strettamente correlate ai meccanismi di approvazione dell'indulto, meccanismi che, sì, prevedono la maggioranza qualificata, ma che comunque sono dovuti ad una volontà politica, quella volontà politica che muove il ministro Mastella a chiedere l'indulto e l'amnistia, al pari di altre forze della maggioranza.Pag. 50
È una maggioranza che ha proposto a quest'aula uno spettacolo impietoso, uno spettacolo che ha raggiunto toni quasi ridicoli ieri sera, uno spettacolo in cui un suo competente, il ministro Di Pietro, un componente che dovrebbe essere autorevole, faceva la spola tra i banchi della propria parte politica e quelli del Governo, orchestrando un'opposizione che ha avuto scarsissimi effetti. Al ministro Di Pietro tale opposizione ha fatto sicuramente guadagnare le prime pagine dei giornali e le aperture dei telegiornali, ma credo che gli abbia anche fatto perdere molta credibilità, sia all'interno della sua maggioranza, sia tra coloro che credono che in quest'aula si debba fare politica al servizio dei cittadini, non per strappare un po' di notorietà. Lei, ministro Di Pietro, lo strumento per mettere in difficoltà la sua maggioranza e per non far passare questo provvedimento lo aveva, e glielo testimonia un parlamentare che è stato in una maggioranza, ha vissuto fasi parlamentari molto simili e che, con altri suoi colleghi, è riuscito a bloccare provvedimenti siffatti.
Il motivo addotto dalla maggior parte dei sostenitori di questo provvedimento è correlato al sovraffollamento delle carceri e, quindi, ad un compromesso di valore umanitario. Nel merito, bisogna sottolineare come non la Lega Nord, non i deputati che in quest'aula sono contrari al provvedimento, ma chi questo provvedimento lo sta attendendo o coloro che di esso subiranno le conseguenze, ossia chi le carceri le amministra, hanno, più volte, avuto occasione di sottolineare come sia completamente inefficace.
Gli effetti dell'«indultino», che è stato votato alcuni anni fa, hanno dimostrato di essere inadeguati a dare una risposta al sovraffollamento delle carceri.
Peggio: il risultato è stato quello di ottenere un riflusso che, nel breve tempo, ha congestionato ulteriormente il già debole sistema carcerario del nostro paese. Tocchiamo, così, un punto fondamentale. Noi dobbiamo essere in grado, come classe dirigente e come legislatori, di dare una risposta certa ai bisogni del paese. Quindi, dobbiamo intervenire dal punto di vista strutturale laddove sappiamo che, per quanto guarda l'accoglienza carceraria, c'è una carenza endemica, più volte denunciata, peraltro, dalla nostra parte politica.

PRESIDENTE. La prego, deputato Caparini, ha superato il tempo a sua disposizione.

DAVIDE CAPARINI. Concludo, signor Presidente.
Questo ordine del giorno si pone nella direzione che noi ci siamo più volte proposti di seguire, cioè quella di assicurare la certezza della pena e di attuare quegli strumenti...

PRESIDENTE. La prego, deve concludere.

DAVIDE CAPARINI. ...che possano dare la certezza, ai cittadini, che chi delinque resti in carcere e sconti la sua pena.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caparini n. 9/525-bis-A/27, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 557
Votanti 555
Astenuti 2
Maggioranza 278
Hanno votato
79
Hanno votato
no 476).

Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Prendo atto, altresì, che il presentatore insiste per la votazione del successivo ordine del giorno Garavaglia n. 9/525-bis-A/28 e chiede di parlare per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

Pag. 51

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo ordine del giorno è molto semplice. In pratica, si chiede al Governo di predisporre specifiche misure atte a garantire il reinserimento sociale dei detenuti attraverso lo svolgimento di un lavoro civico non retribuito a favore delle regioni. Secondo noi, la necessità di un simile impegno è evidente e ne spiego brevemente i motivi.
Innanzitutto, a parole tutti si dichiarano d'accordo sulla necessità di rivedere il meccanismo delle pene affinché abbiano anche una valenza rieducativa maggiore. Su questo sono tutti d'accordo a parole, ma nei fatti non si fa alcunché. Davvero il Governo dovrebbe impegnarsi su questo fronte.
Il secondo motivo, ancora più importante ed ancora più pregnante in questo momento specifico, è relativo al danno inevitabile che questo provvedimento causerà al bilancio degli enti locali e, in particolare, dei comuni più piccoli.
Cercherò di essere sintetico perché questo problema è molto importante ed è stato preso sotto gamba. Noi ci auguriamo che non sia così, ma potrebbe anche darsi che ci sia un esito favorevole per questo provvedimento. In tal caso, in poco tempo, decine di migliaia di detenuti usciranno dalle carceri, tutti insieme. Il problema è che questi detenuti non torneranno semplicemente a svolgere il lavoro che svolgevano in precedenza, perché di lavoro non ne hanno. Quindi, tutti insieme - e sono tanti - si recheranno presso i servizi sociali dei rispettivi comuni di resistenza per cercare una soluzione. Questo è giusto, è giusto che si agisca così. Il punto è che, ad oggi, nei bilanci dei comuni non sono state stanziate le risorse a questo fine.
Quindi, se non si fa qualcosa di serio - non a parole, come spesso accade in questa sede - ci troveremo con un serio problema riguardo ai bilanci degli enti locali, che sarà ancor più grave se tutto questo avverrà dopo il 30 settembre, quando gli enti locali avranno già provveduto all'assestamento dei bilanci. Se tutto si definisse in tempi brevissimi, può anche darsi, infatti, che i comuni riuscirebbero a organizzarsi apportando variazioni di bilancio e tagliando risorse da altre parti per risolvere questo problema, che piove sulla loro testa come un macigno. Ho detto «se» perché, alla luce del patto di stabilità, anche con la più grande buona volontà del mondo non è detto che si riesca a «metterci una pezza».
Se invece, com'è più probabile, si arriverà anche oltre il 30 settembre, l'unica risorsa che avranno gli enti locali sarà quella di attingere al fondo di riserva, che, come tutti sappiamo, è il più risicato per ovvi motivi di quadratura del bilancio. Il risultato sarà, comunque, un danno per gli altri servizi forniti ai cittadini.
Non è giusto che, per andare contro un'ipocrita idea di buonismo, si vadano a tagliare servizi sociali ed altri servizi che i comuni molto più degnamente hanno messo in campo per i loro cittadini, senza dare un'alternativa. L'impegno che chiediamo al Governo è molto semplice. Chiediamo che ci pensi il Governo e che ci pensi questo Parlamento. Perché non dare una possibilità diversa, perché non dare un lavoro civico non retribuito ai detenuti che usciranno dalle carceri?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Garavaglia n. 9/525-bis-A/28, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 564
Votanti 562
Astenuti 2
Maggioranza 282
Hanno votato
78
Hanno votato
no 484).

Prendo atto che il deputato Rampelli non è riuscito a votare.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Gibelli n. 9/525-bis-A/29,Pag. 52non accettato dal Governo, insiste per la votazione e chiede di parlare per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

ANDREA GIBELLI. Prima di svolgere la mia dichiarazione di voto, vorrei far notare che in questi due giorni di lavori parlamentari relativi all'indulto, in tutte le occasioni, il Governo si è rimesso all'Assemblea, dicendo che si trattava di un'iniziativa parlamentare. Non capisco perché adesso, non solo con la folta presenza dei ministri in aula, ma anche con la loro espressione di voto sugli ordini del giorno, si contraddica questo principio in maniera assolutamente ipocrita.
Nel merito, non ho compreso il motivo per cui il Governo non si vuole impegnare ad adottare misure sul piano normativo - di fronte al fatto che i detenuti tossicodipendenti, che rappresentano circa il 20 per cento della popolazione carceraria, beneficeranno dell'indulto -, al fine di accompagnare questi soggetti a prendere contatto con le aziende sanitarie locali, proprio per continuare quel processo di inserimento sociale che sta alla base di tutte le iniziative di intervento parlamentare di una certa parte dell'Assemblea.
Non accettando questo ordine del giorno, si contraddicono nel merito tutte le dichiarazioni di buona volontà sulle iniziative finalizzate all'indulto. Dunque, chiedo al Governo di fornirmi elementi di merito, perché l'impegno ad assumere atti normativi, tra l'altro senza particolari condizioni, è un atto dovuto. Soprattutto, adottando queste misure, si andrebbe esattamente nella direzione sperata, che è quella di non permettere alle persone affette dalla tossicodipendenza di continuare a delinquere; quindi, si andrebbe nella direzione auspicata da quella parte politica che continua a sostenere l'iniziativa dell'indulto con queste fattispecie.
Dunque, non solo il Governo oggi contraddice se stesso rispetto all'iniziativa parlamentare sull'indulto, ma vota contro iniziative che andrebbero esattamente nella direzione auspicata dalla richiamata parte politica, che purtroppo è molto rappresentata in termini numerici in quest'aula (fino ai due terzi mi auguro di no, però, probabilmente, ci saranno queste condizioni).
Il Governo si contraddice quindi rispetto ad una richiesta di disposizioni normative che permetterebbero ai soggetti affetti da tossicodipendenze, che oggi sono in carcere, di reinserirsi nella società attraverso le strutture pubbliche a loro disposizione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gibelli n. 9/525-bis-A/29, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 566
Votanti 564
Astenuti 2
Maggioranza 283
Hanno votato
84
Hanno votato
no 480).

Prendo atto che il deputato Rampelli non è riuscito a votare.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/525-bis-A/30, non accettato dal Governo, insiste per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/525-bis-A/30, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 559
Votanti 557
Astenuti 2
Maggioranza 279
Hanno votato
83
Hanno votato
no 474).Pag. 53

Prendo atto che il deputato Rampelli non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno da Goisis n. 9/525-bis-A/31 a Pini n. 9/525-bis-A/35, accettati dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Filippi n. 9/525-bis-A/36, non accettato dal Governo, insiste per la votazione e chiede di parlare per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente, inizio esponendo la parte dispositiva del mio ordine del giorno, che impegna il Governo ad effettuare un costante monitoraggio sull'applicazione della legge in esame, al fine di adottare le opportune iniziative, e a prevedere che l'indulto si applichi al cittadino straniero immigrato clandestinamente solo a condizione che abbandoni il territorio dello Stato entro 30 giorni dall'applicazione del provvedimento di indulto.
Infatti, va considerato che il provvedimento di clemenza, secondo i dati presentati dal Ministero della giustizia, dovrebbe trovare applicazione nei confronti di oltre 22 mila detenuti, dei quali una forte percentuale, come si sa, è costituita spesso e volentieri da stranieri extracomunitari ed immigrati clandestini.
Quindi, se la ratio dell'indulto è quella di svuotare le carceri, perché non attuare uno strumento che preveda che l'extracomunitario che ha commesso un reato venga scarcerato solamente a condizione che abbandoni il territorio dello Stato?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Filippi n. 9/525-bis-A/36, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 565
Votanti 564
Astenuti 1
Maggioranza 283
Hanno votato
85
Hanno votato
no 479).

Prendo atto che i deputati Marinello e Romele non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Prendo atto che i successivi ordini del giorno sono stati accettati.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 525-bis ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Neri. Ne ha facoltà.

SEBASTIANO NERI. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nardi. Ne ha facoltà.

MASSIMO NARDI. Signor Presidente, rinuncio ad intervenire.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fabris. Ne ha facoltà.

MAURO FABRIS. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.Pag. 54
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Balducci. Ne ha facoltà.

PAOLA BALDUCCI. Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crapolicchio. Ne ha facoltà.

SILVIO CRAPOLICCHIO. Signor Presidente, onorevoli deputati, noi Comunisti italiani abbiamo votato lo stralcio della legge sull'amnistia e, con lo stesso spirito, oggi avremmo voluto rendere la nostra favorevole dichiarazione di voto.
Riteniamo la legge sull'indulto una legge giusta ed, in tal senso, avevamo depositato una proposta di legge. È un dato di fatto, nostro malgrado, che la situazione delle carceri italiane abbia ormai raggiunto livelli drammatici ed, in tal senso, i dati forniti dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria sono assai eloquenti.
Crediamo che il vertiginoso aumento della popolazione carceraria sia dovuto alla presenza di imputati e di condannati per reati di droga e per reati legati all'immigrazione clandestina. Dunque, per leggi sbagliate, come ad esempio la cosiddetta legge Bossi-Fini. La detenzione, infatti, riguarda i settori più marginali della società, una massa di soggetti senza diritti, tossicodipendenti ed immigrati clandestini, che affolla le carceri senza alcuna prospettiva di reinserimento sociale. Su questi soggetti senza diritti si è abbattuta la scure della cosiddetta tolleranza zero, veicolata dall'approvazione della legge ex Cirielli, destinata ad aumentare il numero dei disperati nelle nostre carceri.
È indubbio che l'approvazione del solo indulto non consentirà una riduzione della popolazione carceraria entro i limiti della capienza della stessa. Ovviamente, siamo consapevoli che meri atti di clemenza non potranno da soli risolvere una situazione che trae origine anche e soprattutto da una cattiva legislazione. Legislazione che in questi anni ha puntato essenzialmente ad un generale inasprimento delle pene, senza tuttavia essere accompagnata da un vero programma di recupero e di reinserimento sociale dei detenuti.
Da qui la necessità, a nostro avviso, di pianificare un programma di intervento che inverta completamente l'attuale situazione di cronica carenza di organico. Un programma capace di incentivare la presenza di medici, assistenti sociali e, in generale, del personale penitenziario attivando, se del caso, istituti di pena alternativi, che potranno aiutare il detenuto a procedere verso un'auspicabile nuova dimensione.
Crediamo, altresì, che ciò debba essere accompagnato anche da una rapida revisione delle leggi che hanno portato nelle carceri masse di disperati, a fronte di reati per i quali si sarebbero potute applicare pene alternative o, addirittura, per i quali in precedenza la detenzione non era affatto prevista.
Abbiamo cercato, inutilmente, di migliorare il testo licenziato dalla Commissione, proponendo emendamenti e votando anche proposte emendative di altre forze politiche. Detto ciò, tuttavia, non possiamo accettare nostro malgrado, se non vi saranno fatti nuovi, di subire ricatti in nome di qualche famigerato personaggio che indebitamente vuole approfittare di un legittimo atto di clemenza.
Pertanto, dichiaro che il gruppo dei Comunisti italiani - che in questa sede ho l'onore di rappresentare - si asterrà dal votare un testo così formulato, quale presupposto di un accordo scellerato, sempre che non si registrino fatti nuovi anche da parte del Governo.
Mi sia infine concesso un commento sulla reiterata bocciatura dell'emendamento che escludeva dall'indulto il voto di scambio elettorale politico-mafioso; vergogna, vergogna, vergogna (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti Italiani)!

Pag. 55

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, stiamo per approvare un provvedimento complesso e delicato, che richiede indubbiamente ponderatezza e riflessione, soprattutto per l'estensione degli anni dell'indulto, che oggi riguarda circa 40 mila persone già in carcere o alle quali si applicano sanzioni alternative al carcere e che, nei prossimi cinque o sei anni, riguarderà non meno di altre 30 mila persone.
È un provvedimento sul quale occorre riflettere attentamente, soprattutto quando se ne fa - e lo dico in senso tecnico, non etico - un uso improprio, nel senso che non stiamo prevedendo un atto di clemenza, ma un atto necessitato dall'impossibilità e dall'insostenibilità dell'attuale situazione carceraria italiana.
Indubbiamente, oggi, nelle carceri, esiste un colossale problema umanitario, al quale occorre fornire subito una risposta. Tuttavia, la risposta che questo Parlamento ha ritenuto di fornire - e ciò non ci convince - sta tutta in quel patto che più volte è affiorato durante il dibattito di questi giorni. Un patto affrettato, che non si è nemmeno tentato di raggiungere prima all'interno della maggioranza per poi proporlo all'opposizione, un patto che si è stipulato in fretta e in furia direttamente con quella parte dell'opposizione che si sapeva più incline a votare comunque un provvedimento di indulto (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori). Questo non va bene!
E vi è stata talmente tanta fretta - una fretta così maledetta - di prevedere questo indulto che si è subito un ricatto, la personalizzazione di questo indulto, assoggettando l'approvazione di tale atto di clemenza al fatto che alcuni reati necessariamente dovessero essere inclusi. Non posso non sottolineare lo stupore per il fatto che quest'Assemblea abbia respinto l'esclusione di reati come l'estorsione, la corruzione, i reati fiscali e tanti altri. Ma non voglio insistere su questo.
Credo che tale patto abbia avvicinato di molto la valenza di questo indulto ad alcune leggi ad personam emanate nella precedente legislatura (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori). Ma sono anche convinto del fatto che, se le leggi ad personam approvate nella precedente legislatura sono e resteranno uno sfregio alla storia democratica di questo paese, l'unica cosa peggiore che si potrebbe fare è quella di emanare leggi contra personam, in quanto ciò equivarrebbe all'eclissi dello Stato di diritto.
Non siamo preoccupati per il fatto che qualcuno ottiene ciò che voleva. Noi siamo preoccupati per le conseguenze di carattere generale. Non possiamo accettare la tesi del relatore Buemi - più volte riecheggiata in questa sede - secondo la quale i reati sono tutti uguali e si misurano soltanto in relazione alla pena stabilita dal codice penale. Questa è un'interpretazione, che potrei definire un po' da salumeria (tre etti sono sempre tre etti, sia che si tratti di mortadella sia che si tratti di soppressa), che non possiamo accettare (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori)!
Credo, allora, che il legislatore abbia il dovere di affrontare e gestire dinamiche sociali e politiche complesse. Ritengo debba riconoscere queste complessità e dare risposte diversificate. Non possiamo nascondere ciò che lo stesso Presidente Prodi ha detto nel discorso con il quale in quest'aula ha presentato il suo Governo, ossia che in questi anni nel paese, per quanto riguarda i mercati economici e finanziari e la gestione dei cittadini verso il fisco, vi è stato un crollo di etica (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori). Non possiamo dimenticare che, così facendo, realizziamo l'ennesimo colpo di spugna rispetto a tutto l'intreccio che si è determinato in questo paese tra reati finanziari, reati fiscali e reati economici, che sono costati a 800 mila famiglie di consumatori italiani, in questi dieci anni, 35 miliardi di euro. Non sto parlando di Vanna Marchi, bensì di Parmalat, di Cirio, di «bancopoli», delle tangenti (ApplausiPag. 56dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori - Commenti del deputato Ruggeri)! Abbi la correttezza di lasciarmi finire!
E veniamo alla giustificazione che ha addotto chi sembra aver siglato questo patto: i processi si faranno lo stesso, le condanne ci saranno lo stesso e la riprovazione sociale c'è tutta; più di questo cosa volete? Ma voi credete veramente che il paese, fuori di qui, dirà che siamo stati bravi? Adesso, i giudici spenderanno milioni di euro per fare le indagini e per svolgere i processi; dopodiché, diremo agli interessati: siete stati cattivi, ma per questa volta andate a casa. Credete che ci applaudiranno? O diranno che, ancora una volta, abbiamo tradito cinque anni di lotta condotta come opposizione contro queste cose? Abbiamo tradito il programma che tutti insieme abbiamo detto di voler realizzare, contro l'evasione fiscale, contro i «furbetti dei quartierino» e contro tutti questi fenomeni!
Credo che l'indulto che oggi verrà licenziato da quest'aula - l'ho già detto in un altro intervento - purtroppo non ci consentirà di uscire a testa alta. Soprattutto, è un indulto - mi sento di dirlo - che, così com'è, con la fretta con cui lo abbiamo realizzato, era evitabile. Avremmo potuto tranquillamente intervenire, a maggioranza semplice, in un tempo ancora più breve, abrogando pochi articoli della cosiddetta legge Bossi-Fini, per cui nel 2005 ci sono stati 9.500 ingressi in carcere. Infatti, la risposta al fenomeno dell'immigrazione non è il carcere (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori)!
Avremmo potuto abrogare alcuni articoli della cosiddetta legge Fini-Giovanardi, perché la risposta alla tossicodipendenza non è il carcere (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori)! Avremmo raggiunto gran parte degli obiettivi dell'indulto ed avremmo avuto molto più tempo e non questa fretta maledetta - maledetta questa fretta! - per fare un indulto giusto.
Anche dai banchi di Alleanza Nazionale si è affermato di non essere contro l'indulto comunque, ma che si potevano escludere alcune ipotesi come i recidivi, i delinquenti abituali.

PRESIDENTE. Per favore, colleghi, ci stiamo avviando alla conclusione ed inviterei a consentirlo.

MASSIMO DONADI. Avremmo potuto accogliere altri emendamenti, come quelli che, per garantire un minimo di certezza della pena, subordinavano l'indulto al fatto di aver scontato almeno un terzo o un quarto della pena: non si è voluto fare!
Per questo motivo - lo diciamo forte in quest'aula e riteniamo di doverlo dire anche fuori, con tutto il paese - diremo «no» a questo orribile indulto (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Maroni. Ne ha facoltà.

ROBERTO MARONI. Presidente, ribadisco il voto contrario del gruppo della Lega Nord Padania a questo provvedimento, che rappresenta un colpo di spugna. Rinvio agli interventi svolti da numerosi deputati della Lega per le ragioni di merito.
Noi siamo dalla parte dei cittadini onesti, dalla parte di chi chiede maggiore sicurezza per sé, per i propri cari e per le proprie famiglie. Siamo dalla parte delle vittime dei reati, e non di chi li commette. Sono ragioni importanti, a cui si aggiungono peraltro quelle che sono venute dal dibattito e dal voto in Assemblea in questi giorni. Un'Assemblea e una maggioranza che hanno respinto quasi tutti gli emendamenti presentati dalla Lega e, in particolare, quelli che riducevano ed escludevano l'indulto per reati molto gravi contro la persona, come l'omicidio, e per i reati legati alla mafia. Questo, francamente, mi sorprende molto. Una maggioranza che, nei cinque anni del Governo Berlusconi, non ha esitato ad accusare il Governo e l'allora maggioranza di essere collusi con la mafia, approva oggi un provvedimentoPag. 57che esclude molti reati e consente l'indulto per reati di mafia previsti dall'articolo 416-ter.

ENRICO BUEMI. Bugiardo!

ROBERTO MARONI. Mi chiedo come esponenti politici che hanno fatto dell'antimafia una professione, uscendo dal Parlamento, possano continuare a guardare a viso aperto i propri cittadini (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania e di Alleanza Nazionale). Onorevole Violante - mi rivolgo a lei perché riconosco il suo impegno in tutti questi anni contro la mafia - ma cosa andrà a dire ai giovani di Locri dopo aver votato questo provvedimento? Che la mafia non esiste? Oppure che è giusto rimettere in libertà cittadini che hanno commesso reati di mafia?

ENRICO BUEMI. Bugiardo!

ROBERTO MARONI. Presidente, siamo abituati agli insulti, anche se nelle passate legislature, quando c'era un atteggiamento di intolleranza nei confronti di un deputato, il Presidente della Camera interveniva con maggiore determinazione, perché gli insulti non sono accettabili (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania). Rivendico per chiunque il diritto di esprimere, soprattutto in quest'aula, le proprie opinioni senza essere insultato.

PRESIDENTE. Deputato Maroni, lei sa che gode della mia stima e di quella di tutta l'Assemblea.

ROBERTO MARONI. Grazie, la sua stima mi è sufficiente. Siamo per la certezza della pena, siamo contro i colpi di spugna, rifiutiamo e respingiamo al mittente le obiezioni che sono state avanzate. L'obiezione più importante riguarda il fatto che il colpo di spugna servirebbe per l'emergenza carceraria. Ministro Mastella, la invito a vedere ciò che il suo predecessore ha fatto in questi anni.
Negli ultimi cinque anni, la cosiddetta emergenza carceraria è stata gestita dal ministro Castelli senza indulti, senza colpi di spugna e senza problemi di ordine pubblico. Non veniteci a raccontare questa favola, soprattutto non raccontatela a chi è stato vittima dei reati e dei criminali che voi volete rimettere in libertà. In tutti i questi anni, il Governo Berlusconi è stato accusato di rimettere in libertà detenuti, di rimettere in libertà criminali con le leggi che ha approvato. Ogni giorno, la magistratura insorgeva, in particolare la componente Magistratura democratica, ed accusava il Governo di aprire le porte delle carceri, diminuendo quindi il livello di sicurezza. Non ho sentito un solo magistrato intervenire a proposito del ruolo che ha la magistratura.
Da ultimo, mi rivolgo al ministro Di Pietro: in questi giorni abbiamo assistito ad un «balletto» francamente grottesco da parte sua e di altri esponenti del Governo. Vede, ministro Di Pietro, lei aveva un modo molto semplice per opporsi a questo provvedimento, noi lo abbiamo fatto tante volte in questi anni. Quando non si è d'accordo, si dice «no»! Quando non si è d'accordo su un provvedimento che comporta - come lei ha denunciato - questioni morali, cioè questioni più importanti di quelle politiche, si ha il dovere di andare fino in fondo, non si può giocare semplicemente con le parole per avere qualche spazio in più sui giornali.
Credo che lei ed il suo gruppo avreste potuto fermare questo provvedimento togliendo la fiducia al Governo Prodi (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania). Non l'ha fatto, continua a non farlo e continua a giocare sulla pelle dei detenuti per avere qualche vantaggio politico. Questo, se mi consente, è ancora più grave che votare a favore dell'indulto (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania e di deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, rinuncio ad intervenire.

Pag. 58

PRESIDENTE. Sta bene. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Consolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, come ormai è noto dopo il dibattito lungo, aspro e sentito svoltosi in quest'aula, Alleanza Nazionale voterà contro questo indulto. Sottolineo «questo indulto», signor Presidente, perché desidero sgombrare il campo, nel mio breve intervento, da un discorso che ci vede contrari ad un indulto che non accolga le condizioni legittimamente poste dal mio gruppo.
La nostra legittima domanda è: perché l'indulto? Alleanza Nazionale ha il grande difetto di avere la memoria lunga e di ricordarsi delle vittime dei reati, che non saranno da noi mai dimenticate.
Ci si dice, con qualche ragione, che l'indulto è indispensabile perché le carceri sono sovraffollate: a fronte di 40 mila posti di capienza, ci sono 61 mila detenuti. Tuttavia, noi non abbiamo chiesto la luna: abbiamo chiesto l'impegno per nuove carceri, abbiamo chiesto che venissero esclusi dal beneficio di clemenza coloro che avevano già posto in essere attività delittuose. Avevamo chiesto che venisse previsto un fondo per le Forze dell'ordine, estendendo i benefici alle vittime dei reati terroristici e mafiosi, cioè a quanti sono morti nell'adempimento del proprio dovere in occasione di reati terroristici o mafiosi. Avevamo chiesto che venissero esclusi coloro che già avevano commesso reati in modo ripetuto, cioè i plurirecidivi. Nessuna risposta è stata data alle legittime domande avanzate da Alleanza Nazionale.
È vero, noi votiamo contro, ma lo facciamo con sofferenza, perché non siamo insensibili al problema posto dall'articolo 27 della nostra Costituzione (Commenti dei deputati del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. Vi prego di ascoltare con attenzione...

GIUSEPPE CONSOLO. Tuttavia, non possiamo fare altro che assumere una posizione, rigida nel risultato ma non nelle premesse, a favore delle vittime dei reati, a favore di coloro che non devono vedere uscire indenni dal carcere i loro carnefici, a favore di vittime colpevoli solo di aver subito.
Questo è il mio personale pensiero, questo è il pensiero della stragrande maggioranza dei colleghi del mio partito.

PRESIDENTE. Vi prego di ascoltare senza rumoreggiare!

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, è stato approvato un documento politico, al quale Alleanza Nazionale si ispira; documento discusso, oggetto di attenzione, ma che impone a noi di Alleanza Nazionale delle riflessioni. Tutto questo è stato ascoltato con assoluta indifferenza da parte di quella che dovrebbe essere la maggioranza di quest'aula.
Per tali motivi, Alleanza Nazionale non può e non deve - ce l'ha nel proprio DNA - dimenticare per nessun motivo le vittime dei reati. Con le nostre richieste avevamo detto di porle almeno sullo stesso piano; la vittima di un reato non può certo essere collocata in posizione inferiore rispetto all'autore del reato stesso: niente. Avevamo chiesto il risarcimento del danno: niente.
Allora, che senso ha un indulto che libererebbe le carceri, come le precedenti esperienze ci hanno insegnato, esclusivamente per pochi mesi, come è successo in occasione dell'ultimo indulto votato quando era guardasigilli l'ex ministro Vassalli?Pag. 59
Signor Presidente, onorevoli colleghi, questi sono i motivi della posizione del partito al quale mi onoro di appartenere. Non è una posizione sorda e cieca, ma consapevole e determinata perché, non dimenticatelo mai, anche se può sembrare un luogo comune, nel momento in cui Alleanza Nazionale viene dai fatti portata a votare un provvedimento di clemenza, certamente, tra Caino, colui che ha commesso il reato, ed Abele, colui che l'ha subito, non può che schierarsi, per le vostre negligenze, dalla parte di Abele (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pecorella. Ne ha facoltà.

GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, rinuncio a svolgere la mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Seguono ora, essendosi conclusi gli interventi per la dichiarazione di voto finale dei gruppi, gli interventi a titolo personale, per due minuti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Catone, per due minuti. Ne ha facoltà.

GIAMPIERO CATONE. Signor Presidente, rinuncio a svolgere la mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Carta, per due minuti. Ne ha facoltà.

GIORGIO CARTA. Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Monaco, per due minuti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MONACO. Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. La Presidenza lo constente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Federica Rossi Gasparrini, per due minuti. Ne ha facoltà.
Vi prego, ci avviamo alla conclusione.

FEDERICA ROSSI GASPARRINI. Signor Presidente, intervengo per annunciare il mio voto difforme da quello del gruppo di appartenenza, cioè l'Italia dei Valori (Applausi dei deputati dei gruppi de La Rosa nel Pugno e dei Popolari-Udeur).
Quando uno Stato non garantisce un sistema carcerario umano e l'espiazione della pena in condizioni di rispetto della dignità umana, atti di clemenza come questo dell'indulto sono doverosi e ispirati al civile sentire. Reputo che si debba esprimere apprezzamento per i gruppi politici che, lavorando anche con coraggio, sono riusciti a trovare un punto di mediazione che permette di superare gli interessi di gruppo, per consentire il rispetto dei diritti di tanti cittadini, 12 mila e oltre.
Pertanto, voterò anche tenendo in considerazione il lavoro importante svolto da quest'aula ed apprezzando il valore aggiunto che l'Italia dei Valori ha, comunque, portato ai fini del miglioramento del testo.
Tuttavia, voterò a favore dell'indulto! Sarò accusata per questo di non amare la giustizia? Esiste un provvedimento, l'A.C.Pag. 60n. 1328, che ho presentato su richiesta dei giovani di Locri, che si sono chiamati «E adesso ammazzateci tutti», su richiesta del gruppo di studio Lazzati. Questo provvedimento reca il seguente titolo: Disposizioni concernenti il divieto di svolgimento di propaganda elettorale per le persone sottoposte a misure di prevenzione (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, de La Rosa nel Pugno, dei Verdi, e di deputati dei gruppi di Forza Italia e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, ovviamente non voglio ripetere quanto affermato sinora. Voglio soltanto approfittare della presenza del Capo del Governo per dire che, in questa ultima campagna elettorale, così come la coalizione che rappresenta negli ultimi cinque anni, ha utilizzato ampiamente i valori della legalità, della lotta alla corruzione, garantendo un futuro di sicurezza per i cittadini.
Ebbene, in questo breve periodo di Governo, in un momento così importante, non è stata spesa una parola, non dico dal ministro dell'interno, ma dal Capo del Governo per ribadire l'impegno affinché l'Italia sia una nazione più sicura e, soprattutto, quello, assunto in campagna elettorale, per una lotta decisa contro l'illegalità e la corruzione. Oggi, la maggioranza che lo sostiene non ha speso una sola parola, fatta eccezione per qualche gruppo, in maniera concreta nell'una e nell'altra direzione! Ecco perché, a maggior ragione, il mio voto sarà assolutamente contrario (Una voce: Dov'è il dissenso?)

PRESIDENTE. È un intervento a titolo personale!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Motta. Ne ha facoltà.

CARMEN MOTTA. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Motta, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nucara. Ne ha facoltà.

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Nucara, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.

ANDREA GIBELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA GIBELLI. Vorrei chiederle, vista la delicatezza della votazione che ci apprestiamo ad effettuare, di procedere al controllo delle schede, perché è un elemento di certezza di voto che garantisce tutti.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, l'unica sofferenza che ho mentre ci si appresta a votare questo provvedimento è il pensiero che rivolgo a quelle migliaia di agenti di pubblica sicurezza, di carabinieri, delle Forze dell'ordine e di magistrati che hanno rischiato la vita per mettere in carcere le 40 mila persone che, con questo provvedimento, nonostante abbiano ricevuto una condanna definitiva, torneranno in libertà. Come tutte le statistiche dimostrano, dopo un anno, circa ilPag. 6140 per cento di costoro rientreranno in carcere, dopo aver arrecato altro danno e compiuto altri delitti.
Io voto convintamente «no»; credo che questa sia la tradizionale posizione che ha sempre assunto il gruppo di Alleanza Nazionale, e lo ha dimostrato anche nel corso di questo dibattito e di questa battaglia parlamentare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Menia. Ne ha facoltà.

ROBERTO MENIA. Signor Presidente, riaffermo con orgoglio che il gruppo di Alleanza Nazionale ha sostenuto con coerenza questa battaglia parlamentare. Una coerenza che viene da un'antica storia per cui, per noi, sono prioritari i valori della legalità e del senso dello Stato; noi non abbiamo mai fatto assurgere a valore la disobbedienza alle leggi: da noi ci sono non i «disobbedienti», ma coloro che invece preferiscono che alle leggi si ubbidisca.
Ecco perché, signor Presidente, posso con orgoglio affermare che dal gruppo di Alleanza Nazionale, anche se si è avuta una lunga dialettica e casi personali nei quali taluno voleva far prevalere il senso del perdono in una battaglia che per noi era politica, ebbene, da questo gruppo, signor Presidente, non verrà neppure un voto a favore di questo provvedimento, che continuiamo a considerare ingiusto e sbagliato (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cancrini. Ne ha facoltà.

LUIGI CANCRINI. Signor Presidente, rinuncio alla mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alemanno. Ne ha facoltà.

GIOVANNI ALEMANNO. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per annunciare la mia astensione dal voto su questo provvedimento (Commenti dei deputati del gruppo de L'Ulivo).
Come ha già dichiarato prima il collega Menia, alcuni, come il sottoscritto, ritenevano necessario un provvedimento di clemenza per ridurre la pressione del sovraffollamento carcerario. Purtroppo, la dialettica di questi giorni, l'elenco dei reati esclusi ed inclusi in questo provvedimento non hanno dato trasparenza al provvedimento stesso, e quindi non consentono un voto favorevole su di esso (Applausi di deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

(Correzioni di forma - A.C. 525-bis ed abbinate)

ENRICO BUEMI, Relatore. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BUEMI, Relatore. Signor Presidente, ai fini del coordinamento formale delle disposizioni contenute nella proposta di legge A.C 525-bis, si propongono le seguenti correzioni di forma:
all'articolo 1, comma 1, primo periodo, dopo le parole: «È concesso indulto» deve intendersi inserita una virgola;
all'articolo 1, comma 1, primo periodo, dopo le parole: «2 maggio 2006» deve intendersi inserita una virgola;
all'articolo 1, comma 3, lettera a), n. 24, la rubrica dell'articolo 630 del codice penale deve essere modificata come segue: «(sequestro di persona a scopo di estorsione)». Si tratta di una correzione necessaria per utilizzare la corretta espressione prevista nel codice penale.
Pag. 62
A seguito dell'approvazione degli identici emendamenti 1.2 e 1.238, all'articolo 1, comma 4, le parole: «I benefici di cui ai commi 1 e 2 sono revocati» sono sostituite dalle seguenti: «Il beneficio dell'indulto è revocato».
A conclusione di questi lavori, signor Presidente, mi permetta inoltre di esprimere un ringraziamento particolare al personale della Camera, in specie al personale della Commissione giustizia, che ha dato un contributo importante per la conclusione positiva dell'esame del provvedimento (Applausi).

SALVATORE RAITI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo, deputato Raiti?

SALVATORE RAITI. Per dichiarazione di voto, Signor Presidente.

PRESIDENTE. Mi dispiace, deputato Raiti, ma non è ammessa (Commenti dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori).

GIACOMO STUCCHI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, poc'anzi il collega Gibelli ha chiesto il controllo delle tessere di votazione; non ho visto i colleghi segretari incaricati di tale compito. Considerata la delicatezza del voto...

PRESIDENTE. Senz'altro. La richiesta è stata già accolta.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta formulata dal relatore in riferimento alle correzioni di forma da apportare al testo del provvedimento a norma dell'articolo 90, comma 1, del regolamento.
(È approvata).

(Coordinamento formale - A.C. 525-bis ed abbinate)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 525-bis ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Invito i deputati segretari ad effettuare, con la cura dovuta per una votazione così delicata, il controllo delle tessere di votazione (I deputati segretari ottemperano all'invito del Presidente).
Inoltre, invito, per il senso di responsabilità che ci accomuna, ciascun deputato a procedere con scrupolosa correttezza all'esercizio del proprio voto individuale.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Mi scusi, lei ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori?

ANTONIO BORGHESI. Volevo sapere il risultato della votazione precedente!

PRESIDENTE. La informo che quel voto equivaleva ad una votazione per alzata di mano: è questo il motivo per cui non ha potuto vederla sul tabellone elettronico.
Ricordo che, a norma dell'articolo 79 della Costituzione, per l'approvazione della proposta di legge in esame è necessaria la maggioranza dei due terzi dei componenti l'Assemblea.
Indìco dunque la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 525-bis, di cui si è testé concluso l'esame.

(Segue la votazione - Commenti).

Pag. 63

GIACOMO STUCCHI. Doppi voti, Presidente!

TEODORO BUONTEMPO. Lusetti ha votato doppio!

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni - Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Forza Italia, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), de La Rosa nel Pugno, dei Comunisti Italiani, dei Verdi e dei Popolari-Udeur - I deputati del gruppo della Lega Nord Padania gridano: Vergogna!).

(Concessione di indulto) (525-bis):

(Presenti 572
Votanti 554
Astenuti 18
Maggioranza dei due terzi
dei componenti l'Assem-
blea 420
Hanno votato
460
Hanno votato
no 94).

Sono così assorbite le abbinate proposte di legge nn. 372, 662-bis, 663-bis, 665-bis, 1122-bis, 1266-bis, 1323-bis e 1333-bis.
Prendo atto che il deputato Romele non è riuscito ad esprimere il proprio voto. Prendo atto altresì che la deputata Castiello non è riuscita ad esprimere il proprio voto e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Comunico che la Conferenza dei presidenti di gruppo è immediatamente convocata nella sala dei ministri.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15,30.

La seduta, sospesa alle 14,25, è ripresa alle 15,35.

PRESIDENTE. Poiché sono in corso i lavori sia di Commissioni congiunte al Senato sia di altre Commissioni, sospendo ulteriormente la seduta fino alle 16. Ciò anche perché, essendo previste votazioni alla ripresa, la sospensione consentirà di essere pronti a votare per quell'ora.
Invito i gruppi parlamentari a collaborare con la loro attività, individuale e collettiva, al fine di garantire, alla ripresa dei lavori, lo svolgimento delle votazioni.
Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 15,35, è ripresa alle 16,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Albonetti, Amato, Aprea, Bersani, Bindi, Boco, Bonino, Brugger, Cento, Chiti, Colucci, D'Alema, D'Antoni, Damiano, De Castro, De Piccoli, Del Mese, Di Pietro, Duilio, Fioroni, Folena, Galati, Gentiloni Silveri, Lanzillotta, Letta, Levi, Maroni, Mazzocchi, Melandri, Migliore, Minniti, Morrone, Mussi, Oliva, Parisi, Pecoraro Scanio, Piscitello, Pisicchio, Pollastrini, Prodi, Ranieri, Realacci, Rutelli, Santagata, Scajola, Sgobio, Stucchi, Violante, Visco ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono cinquantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori e calendario dei lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata stabilita la seguente articolazione dei lavori:

Lunedì 31 luglio (a partire dalle ore 12 e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1475 - Conversione in legge del decreto-legge 4 luglio 2006,Pag. 64n. 223, recante disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, nonché interventi in materia di entrate e di contrasto all'evasione fiscale (Approvato dal Senato - scadenza: 2 settembre 2006).

È stato altresì predisposto il seguente calendario per il mese di agosto:

Martedì 1o (ore 9, con votazioni dalle ore 9,30, e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 2, giovedì 3 e venerdì 4 agosto (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni):
Disegno di legge n. 1475 - Conversione in legge del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, recante disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, nonché interventi in materia di entrate e di contrasto all'evasione fiscale (Approvato dal Senato - scadenza: 2 settembre 2006) (per l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali e per il seguito dell'esame).

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1042 - Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee (Legge comunitaria 2006) e del doc. LXXXVII, n. 1 - Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2005.

Esame della mozione Zanetta ed altri n. 1-00017 sulle iniziative per garantire la tempestiva realizzazione della tratta alta velocità Torino-Lione.

Esame della proposta di legge n. 412 - Disposizioni per il superamento delle situazioni di sovraindebitamento delle famiglie, mediante l'istituzione della procedura di concordato delle persone fisiche insolventi con i creditori (ove concluso dalla Commissione).

Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo mercoledì 2 agosto (dalle ore 15).
Lo svolgimento di interrogazioni, di interpellanze e di interpellanze urgenti potrà essere inserito secondo l'andamento dei lavori dell'Assemblea.

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni. Si riserva altresì di inserire l'esame di richieste di autorizzazione ai sensi dell'articolo 68 della Costituzione, nonché di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

La ripartizione dei tempi degli argomenti inseriti nel calendario sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta.

Elezione dei senatori componenti della Delegazione italiana presso le Assemblee parlamentari del Consiglio d'Europa e della UEO.

PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta di ieri mercoledì 26 luglio 2006, il Senato della Repubblica ha proceduto alla elezione dei senatori componenti della Delegazione italiana presso le Assemblee parlamentari del Consiglio d'Europa e della UEO. Sono risultati eletti, quali membri effettivi, i senatori Maria Luisa Boccia, Cantoni, Dell'Utri, Formisano, Manzella, Pinzger, Silvestri, Soliani e Valentino; quali membri supplenti, i senatori Barbato, Del Roio, Livi Bacci, Malan, Mele, Morselli, Nessa, Pellegatta e Sinisi.

Sulle dimissioni del deputato Paolo Cacciari.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le dimissioni del deputato Paolo Cacciari.
Comunico che in data 19 luglio è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera di dimissioni da parte del deputato Cacciari. Ne dò lettura all'Assemblea.Pag. 65
«Caro Presidente, Le chiedo di accettare le mie dimissioni da deputato del Parlamento. I motivi sono contenuti nella dichiarazione che ho avuto modo di svolgere in aula e che allego.
Cordiali saluti.
Firmato: Paolo Cacciari».

Ricordo che, in base alla consolidata prassi costituzionale, le dimissioni dal mandato parlamentare, ove non siano motivate in relazione alla volontà di optare per una carica o per un ufficio con esso incompatibile (articolo 17-bis, comma 2, del regolamento), devono essere accettate dall'Assemblea con apposita deliberazione.
Avverto che, ai sensi dell'articolo 49, comma 1, del regolamento, la votazione sull'accettazione delle dimissioni del deputato Paolo Cacciari avrà luogo a scrutinio segreto mediante procedimento elettronico.
Passiamo, dunque, alla votazione delle dimissioni del deputato Paolo Cacciari.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE. Signor Presidente, colleghe e colleghi, è nota a tutti, essendo stata anche da noi appresa in aula, la vicenda relativa alle dimissioni del nostro collega e compagno di gruppo, Paolo Cacciari.
In questa mia dichiarazione di voto, non voglio entrare nel merito delle motivazioni che hanno portato il deputato Cacciari ad esprimere la sua volontà di dimettersi. Nello stesso tempo, sento di dover esprimere rispetto per la persona, per la sua storia e anche per la sua scelta personale.
Cionondimeno, il nostro gruppo non ha condiviso l'utilizzo dello strumento delle dimissioni per segnalare un dissenso politico. Non condividiamo il ricorso a questo istituto, previsto ovviamente anche dal regolamento della Camera; quindi, vorremmo chiedere a tutta l'Assemblea, oltre che dichiararlo noi stessi, di respingere le dimissioni del deputato Cacciari.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianco. Ne ha facoltà.

GERARDO BIANCO. Signor Presidente, intendo anzitutto chiederle scusa se, ieri sera, in un momento un po' acceso, mi sono rivolto a lei con scarso riguardo, ma sa, nel momento in cui le risorse della politica sono sempre più ridotte, la risorsa del diritto alla parola finisce per diventare l'unico modo per esprimere il proprio pensiero. Comunque, intendo chiederle scusa.
Ho chiesto brevemente la parola perché mi sembra che quello sollevato dal deputato Cacciari con le sue dimissioni sia un problema che va al di là della questione che lui stesso ha posto, appunto, con le sue dimissioni, cioè di una coerenza che intendeva mantenere con il suo gruppo, e riguardi un principio che ritengo fondamentale, quello previsto dall'articolo 67 della Costituzione, laddove è sancito che il deputato rappresenta la nazione.
Esiste un problema di vincolo con il partito con il quale si creano le relazioni, ma esiste anche questo principio fondamentale che credo sia da rispettare. Ecco perché mi pronuncio per il rigetto delle dimissioni.
Signor Presidente, lei ha introdotto un'innovazione linguistica, quella di chiamarci deputati.
Ogni volta che sento pronunciare la parola «deputato», provo emozione, perché essa evoca in me quello che potrebbe rappresentare. In realtà, debbo dire che il termine «deputato» è, a mio avviso, alquanto inappropriato. Più che deputati, noi siamo delegati: siamo stati eletti per scelte di un'oligarchia che, purtroppo, ha determinato e determina sempre più la vita politica del paese.
Pertanto, al di là della posizione specifica, nel merito, dell'onorevole Cacciari - naturalmente, non la condivido affatto e gli chiederei di domandarsi perché 500 parlamentari votino da una parte, pur senza essere guerrafondai, e lui dall'altra parte -, mi sembra di dover rivendicare il principio fondamentale del diritto ad esserePag. 66rappresentante, secondo la propria coscienza, della nazione. Credo che questo valore vada conferito anche al voto che stiamo per esprimere: per respingere, spero, le dimissioni del collega (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).

PRESIDENTE. Grazie. La ringrazio, altresì, per le sue parole di scusa, di cui, tuttavia, vorrei rassicurarla, non vi era affatto bisogno. Grazie, comunque.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Del Bue. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BUE. Signor Presidente, desidero sottolineare che, in un momento in cui le dimissioni vengono spesso annunciate o minacciate, ma mai rassegnate, è particolarmente apprezzabile il gesto di un deputato che, prima, dà le dimissioni e, poi, le motiva sui mezzi di informazione.
La penso in modo molto diverso dal deputato Cacciari sulla questione oggetto di dissenso (reputo essenziale per la politica estera dell'Italia la missione in Afghanistan), ma ritengo che debba essere registrato il fatto che l'onorevole Cacciari, per non entrare in conflitto con la sua coscienza e con i deliberati del suo gruppo, abbia clamorosamente firmato una lettera di dimissioni, gesto a cui questa Assemblea non era abituata, nemmeno se si ha riguardo al passato meno prossimo.
È vero che, come ha rilevato, prima di me, l'onorevole Bianco, siamo qui in rappresentanza del popolo, e non dei partiti, anche se la legge elettorale recentemente approvata dal Parlamento, con la quale si è votato in occasione delle ultime elezioni politiche, segna profondamente l'appartenenza di un deputato ad una lista di partito, molto più di quanto non accadesse in passato con il sistema delle preferenze. Tuttavia, anch'io ritengo che le dimissioni di Cacciari vadano respinte. In questo, accolgo l'appello del capogruppo di Rifondazione Comunista, Migliore, e mi appresto ad esprimere, insieme ai colleghi del mio gruppo, un voto contrario all'accettazione delle dimissioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, vorrei rassicurare i colleghi: non ho manie di interventismo, anche se capisco che, in questi giorni, mi hanno sentito parlare fin troppo ed anche usare toni molto accesi. Se i miei toni sono stati eccessivamente accesi, me ne scuso con tutti.
Parlo in dissenso dal mio gruppo e, quindi, parlo per me: penso che la volontà dei singoli, la volontà di ciascuno di noi, essendo tutti persone adulte e consapevoli di ciò che facciamo, debba sempre prevalere su qualunque rito, soprattutto se si tratta di rito di mera forma senza sostanza.
Ciò premesso, la settimana scorsa, quando abbiamo discusso la proposta di autorizzazione ad eseguire la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del collega Fitto, questi è intervenuto e con dichiarazioni che ho trovato estremamente nobili, serie e ponderate ci ha detto: non tenete conto della proposta della Commissione, perché io, pur sapendo di avere ragione in questo specifico caso, chiedo che sia privato della libertà così come ha richiesto il magistrato procedente. Io ritenevo che quando una persona - uno di noi - rende una dichiarazione così nobile, fa un gesto eroico, questo è tale se poi porta anche a sopportare le conseguenze che ne derivano. La votazione che noi abbiamo fatto, invece, ha fatto venir meno molta della nobiltà con la quale il collega Fitto era intervenuto la settimana scorsa. Per questo, quando si è acceso quel pannello, c'era un solo voto favorevole alla richiesta che l'onorevole Fitto ci aveva posto, che mi ha provocato numerosi epiteti che evito di ripetere da parte dei colleghi di Forza Italia.
Credo che anche oggi la situazione, sia pure per questioni totalmente diverse, sia sullo stesso piano: abbiamo avuto un collega che, con un atto di grande nobiltà, direi quasi con un gesto eroico, pur di non danneggiare la maggioranza ha chiesto diPag. 67dimettersi. Ebbene, io trovo che la volontà di ciascuno di noi - ripeto - debba sempre prevalere, altrimenti qui noi celebriamo semplicemente un rito. Per questo motivo, in dissenso dal mio gruppo, dichiaro che voterò a favore della richiesta del collega Cacciari, il quale peraltro stimo tantissimo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leone. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, per la verità non pensavo che si dovesse giungere comunque ad intervenire su tale questione. Qualche sospetto mi era venuto nel momento in cui proprio il gruppo di appartenenza del deputato Cacciari aveva fatto richiesta di mettere in calendario, in maniera molto celere, le dimissioni del collega. Tuttavia, prassi e fair play precedenti orientano a respingere le dimissioni del collega Cacciari, ma senza alcuna motivazione. Infatti, se si deve improntare il discorso su argomentazioni di natura politica, allora cambia tutto. Ecco perché mi aspettavo che in questa occasione non si aprisse bocca sulle dimissioni e queste venissero respinte così come è sempre stato fatto in quest'aula, in presenza di dimissioni di un collega.
Dunque, io non aderisco alla richiesta del collega Cacciari, respingendo, assieme al mio gruppo, le sue dimissioni, ma di certo non aderisco alla richiesta del collega Migliore, in quanto non è questo il modo di respingere o di accettare le dimissioni di un collega. Infatti, possiamo aprire una parentesi per dire che il valore di quelle dimissioni è altissimo, non solo sotto il profilo politico, ma anche sotto quello della dignità. Se pertanto dovessimo improntare in questo modo i nostri interventi in quest'aula, allora sì che sarebbero da accogliere; e mi sembra non debba essere così in questo caso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Migliori. Ne ha facoltà.

RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, colleghi, i deputati di Alleanza Nazionale voteranno contro la presa d'atto del collega Cacciari, non solo e non tanto per un tradizionale fair play istituzionale che vede quest'Assemblea - com'è stato ricordato - respingere in prima sede le dimissioni di colleghi, quando non motivate dall'esigenza di optare per altre sedi rappresentative, ma anche e soprattutto per la novità rappresentata da dimissioni motivate - come è stato fatto - in aula, anche con accenti drammatici, su questioni politiche di grande rilevanza, che hanno sottolineato (a mio avviso anche positivamente, da parte di questo collega) l'esigenza di non tradire un mandato elettorale e quindi di porre il suo mandato a disposizione del suo gruppo parlamentare e del suo partito.
Io penso che in un paese abituato a trasformismi, anche storicamente a giravolte di posizione, questo atteggiamento fa riflettere sui limiti delle rappresentanze e sull'esigenza - anche in sede parlamentare - di garantire il dissenso rispetto alle posizioni dei gruppi di appartenenza, ponendo pertanto una serie di questioni sulle quali ciascun gruppo deve riflettere con attenzione.
Non so quale sarà l'esito e il rapporto che si aprirà tra il collega Cacciari, il nostro voto e il suo gruppo, ma adesso penso sia giusto - con il rispetto che si deve ad un dibattito interno ad un gruppo parlamentare - respingere le sue dimissioni sia per il rispetto che si deve ad un collega, sia per le motivazioni che lo hanno portato a questo gesto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Spini. Ne ha facoltà.

VALDO SPINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anch'io non ritenevo necessario intervenire; però, avendo consuetudine con quest'aula da un po' di tempo, e avendo vissuto varie di queste vicende, mi sento di fare dei rilievi. È consuetudine politica, è un atteggiamento istituzionale corretto dell'Assemblea respingere sempre,Pag. 68tranne che non ci siano motivazioni eccezionali, le dimissioni di un collega, perché questo è un segno di rispetto nei confronti dell'elettorato che lo ha eletto.
Siccome, però, si è parlato anche della sostanza, vorrei dire che, una volta tanto, siamo in presenza di un episodio molto degno; infatti, l'onorevole Cacciari ha motivato le sue dimissioni con la volontà di non danneggiare il suo partito e la posizione che il suo partito - Rifondazione Comunista - aveva preso su una argomento così importante. Oggi, Rifondazione Comunista per bocca del suo capogruppo - l'onorevole Migliore - dice che il collega Cacciari deve rimanere in quest'aula.
Io credo che questo sia un episodio degno e positivo della storia del Parlamento italiano: da un lato, un deputato che si è sentito in condizione di dover rimettere il mandato e, dall'altro, un partito che ha riconosciuto la dignità e la capacità di un deputato di poter far valere le sue opinioni anche se in dissenso dal proprio partito.
Con questo spirito votiamo per il rigetto delle dimissioni, non soltanto per etica parlamentare, ma anche per un motivo di sostanza che, una volta tanto, fa piacere sentir ripetere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI. Signor Presidente, anche noi Verdi avremmo voluto non intervenire, ma, anche alla luce di questo breve dibattito che si è aperto, riteniamo di esporre il nostro punto di vista, che non può non uniformarsi a quella che è la prassi parlamentare. Il deputato Cacciari ha compiuto un gesto di grande dignità politica - anche se non lo condividiamo - per cui ritengo che sia giusto che le sue dimissioni siano respinte.
Signor Presidente, proprio perché stiamo parlando di dignità, io non vorrei che l'educazione di alcuni gruppi parlamentari, l'educazione di molti parlamentari, indipendentemente dal fatto che facciano parte dell'opposizione o della maggioranza, venisse scambiata per stupidità (uso questo termine per non offendere l'aula). Io ed il mio gruppo ci riteniamo offesi e fortemente indignati verso chi, alcuni minuti fa, ha pronunciato gravi parole di offesa nei confronti di questo Parlamento, dicendo che con il voto precedente - in questo caso rivolgendosi all'Unione - si è persa la dignità politica. Mi sto riferendo al ministro Di Pietro.
Il sottoscritto e questo gruppo non hanno perso alcuna dignità politica; quindi, attendiamo le scuse perché, ove esse non arrivassero, come gruppo parlamentare noi ci regoleremo di conseguenza nei confronti di chi non rispetta il voto parlamentare e la dignità dei parlamentari (Applausi dei deputati dei gruppi dei Verdi, de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e di deputati dei gruppi di Forza Italia e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giacomelli. Ne ha facoltà.

ANTONELLO GIACOMELLI. Signor Presidente, credo che in quest'aula si debba parlare il linguaggio della verità e, dunque, mi conformerò alla linea e alla decisione già annunciata e spiegata dal collega Spini, del gruppo dell'Ulivo. Tuttavia, credo che non si possano tacere due rilievi, perché mi sembra che su tale questione - che anche secondo me doveva passare sotto silenzio - ci siano due equivoci: io non credo che questo gesto, questo metodo possa essere esaltato esattamente come un modo di esprimere al meglio la funzione e la responsabilità del parlamentare.
Lo dico con il massimo rispetto, naturalmente, per le decisioni e le scelte di ciascuno. Se, tuttavia, di fronte alle difficoltà di alcune scelte e di alcuni passaggi, che non mancano (abbiamo appena concluso una lunga e tormentata vicenda in questo senso), noi esaltiamo il metodo delle dimissioni come momentaneo parcheggio in attesa che passi la fase dellaPag. 69scelta e che poi l'Assemblea le respinga, non credo che concorreremo ad esaltare la figura del parlamentare e le responsabilità che si deve assumere.
Da questo punto di vista, non intendo mettere in dubbio, naturalmente, la buona fede del collega Cacciari, né attribuirgli questa intenzione. Lo dico con riferimento alle riflessioni che stiamo svolgendo.
Credo che in queste ore e in questi giorni abbiamo visto troppi di questi parcheggi o congelamenti. Credo che ciascuno di noi, nel ruolo in cui è stato posto dalla volontà dei cittadini, debba assumersi la responsabilità delle proprie decisioni, per quanto difficile, in assenso, trovando una sintesi con la linea politica del gruppo o dello schieramento a cui appartiene, o avendo il coraggio, ed essendo rispettato per questo, di un dissenso, che sempre, nelle nostre istituzioni, trova il massimo rispetto.
Pertanto, è bene che, per prassi - invito il collega ad una riflessione al riguardo: credo che questo sia il senso della prassi -, si respingano le sue dimissioni, senza esaltare questo sistema, che somiglia al parcheggio del gioco del Monopoli per evitare passaggi difficili, che non mancheranno in questi anni, ma, anzi, come un invito ad evitarlo in futuro (Applausi di deputati del gruppo de L'Ulivo).

PRESIDENTE. Invito tutti i parlamentari a contenere i propri interventi. Grazie.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, sarò brevissimo, mentre la ringrazio della possibilità che offre all'Italia dei valori.
Se faccio riferimento, però, soltanto agli ultimi due interventi che ho ascoltato, scorgo un po' di «pelosità» nell'invito a riflettere rivolto al deputato Cacciari e, insieme a questo, un'occasione ghiotta per riproporre qui una polemica politica, che non è proprio delle migliori.
Soprattutto il deputato Bonelli ha voluto richiamare la discussione, il dibattito e la battaglia parlamentare, chiara, trasparente e alla luce del sole, svolta dal gruppo dell'Italia dei Valori sul tema dell'indulto e ne ha voluto fare oggetto di una velata minaccia. Così come una velata minaccia c'era nelle parole del collega Giacomelli, rivolta al collega Cacciari: bada, che per questa volta ti va bene, ma la prossima...
No, non è questo. L'Italia dei Valori voterà per respingere le dimissioni dell'onorevole Cacciari, ma non lo fa con una velata minaccia e non lo fa soltanto per prassi parlamentare o per consuetudine. Lo fa perché ha apprezzato il gesto e la coerenza del deputato Cacciari.
Colgo l'occasione, che mi è offerta in questi pochi secondi, per sottolineare come, mai come oggi, sia stata offerta un'immagine caricaturale dell'Italia dei Valori. Noi non siamo una caserma. Lo ha dimostrato poco fa l'intervento dell'onorevole Borghesi. Noi non siamo una caserma e lo ha dimostrato questa mattina l'intervento dell'onorevole Federica Rossi Gasparrini. Non ci potete dipingere come un gruppo ora di guerrafondai, ora di giustizialisti. Non siamo una mina vagante di questa maggioranza, siamo quella parte della maggioranza che permetterà a tutti voi, tornando nei collegi, di asserire che un brutto provvedimento di indulto è stato almeno migliorato grazie alla nostra azione parlamentare (Commenti), e noi speriamo possa essere ulteriormente migliorato.
Non siamo guerrafondai, non siamo giustizialisti, ma siamo uomini e donne liberi, che hanno il gusto della politica, che hanno il gusto della polemica e che non hanno interessi particolari da difendere, ma solo valori cui fare costantemente riferimento.
Certo, signor Presidente, non ci mancano le contraddizioni, anzi, vorrei dire che anche quelle sono una nostra peculiare ricchezza.
Ma questa stessa ricchezza la ritroviamo spesso anche in altri gruppi, ai quali non offriamo applausi interessati o «buu!» da bufali inferociti.Pag. 70
Abbiamo apprezzato il gesto dell'onorevole Cacciari, sappiamo che a volte può essere necessario porre sul piatto della discussione anche un gesto forte come quello delle dimissioni, anche se non ci è sembrato questo il caso più appropriato. Eppure, lo abbiamo compreso.
Concludo, dicendo all'onorevole Cacciari che ci serve anche il sale della sua critica, così come serve a questo Parlamento e a questo Governo il sale e la critica dell'Italia dei Valori e del ministro Di Pietro (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, vorrei svolgere pochissime battute sulle dimissioni dell'onorevole Cacciari.
È una consuetudine di quest'Assemblea quella di respingere le dimissioni dei deputati che le presentano, anche se moltissimi anni fa ricordo che le dimissioni dell'onorevole Pannella furono accolte a stragrande maggioranza da parte della Camera, mentre l'onorevole Pannella si attendeva un risultato diverso, trattandosi di dimissioni prettamente dimostrative.
Le dimissioni del deputato Cacciari non sono dimostrative, ma politiche. L'UDC esprimerà un voto contrario su tali dimissioni, ma la partita politica non si chiude qui. Infatti, anche noi avvertiamo lo stesso disagio che avverte l'onorevole Cacciari, anche se per motivi diversi, nei confronti della maggioranza. Un disagio che ha trovato eco in questo scorcio di dibattito anche in colleghi dell'Unione. Siamo dunque di fronte ad una situazione difficile all'interno della maggioranza.
Le dimissioni del deputato Cacciari hanno provocato la necessità di un chiarimento all'interno dell'alleanza e anche all'interno del suo partito; infatti, il disagio dell'onorevole Cacciari deriva da una disarmonia tra il programma dell'Unione - quello della discontinuità - e il comportamento del suo partito per quanto concerne le missioni internazionali.
Non si tratta di un fatto burocratico o amministrativo, in quanto - come affermato dal collega Gerardo Bianco - il parlamentare rappresenta l'unità nazionale, il paese nel suo complesso. Le dimissioni in oggetto devono dunque provocare un grande scrollone per questo Parlamento e per questa maggioranza.
Con questi sentimenti, Presidente - lei è molto garbato, ho apprezzato i suoi sforzi di questi giorni -, respingiamo le dimissioni dell'onorevole Cacciari con la speranza che la prossima volta l'onorevole Migliore possa svolgere un intervento diverso da sottoporre alla nostra attenzione [Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Venier. Ne ha facoltà.

IACOPO VENIER. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo dei Comunisti Italiani esprimerà un voto contrario sulle dimissioni del deputato Cacciari per diversi motivi. In primo luogo, per la stima che abbiamo nei confronti del collega Cacciari che, con la sua presenza, onora questo Parlamento; in secondo luogo, per la sofferenza che l'onorevole Cacciari ha dimostrato con questo suo gesto politico. Una sofferenza che abbiamo condiviso, anche se abbiamo fornito una risposta diversa da quella che ha indotto il deputato Cacciari a presentare le proprie dimissioni. Infatti, ci siamo assunti la responsabilità di esprimere un voto favorevole su un provvedimento che prevede una missione che non condividiamo. Tuttavia, la sofferenza politica espressa dal collega Cacciari è la stessa provata dal nostro gruppo.
Quindi, voteremo contro le sue dimissioni e voteremo anche a favore di una prassi parlamentare che è già stata richiamata e che consentirà al deputato Cacciari di riflettere ulteriormente su questo suo gesto e, soprattutto, sulla relazione tra il mandato parlamentare e il vincolo di partito, questione che egli ha sottoposto all'AssembleaPag. 71come problema politico importante.
Credo che il deputato Bianco abbia pronunciato parole importanti sulla rappresentanza della nazione e sulla mancanza del vincolo di mandato che la Costituzione ci garantisce.
Dico solo che nella storia politica della sinistra di questo paese vi sono stati momenti in cui si sono registrate tensioni e anche rotture tra disciplina di partito e mandato parlamentare. Ricordo che nel 1991, per un problema riguardante la pace e la guerra (si trattava della prima missione in Kosovo), si verificò una rottura parlamentare nel gruppo del partito Comunista che portò alla nascita del partito di Rifondazione Comunista. I deputati che fecero quella scelta invocarono la mancanza del vincolo di mandato per continuare una battaglia che ha prodotto fatti politici importanti. Così nel 1998, in un altro momento drammatico della storia politica di questo paese, alcuni deputati sentirono la necessità di anteporre gli interessi generali del paese al vincolo con il proprio partito.
Ecco perché il tema posto dal deputato Cacciari è di grande importanza, anche in relazione alla legge elettorale e alle sue forme, che prevedono un particolare rapporto fra partiti ed eletti.
Quindi, come gruppo parlamentare, riteniamo di dover respingere le dimissioni del deputato Cacciari per dare a quest'ultimo un messaggio di stima. Gli chiediamo di restare con noi in questa Assemblea a lavorare. Con ciò intendiamo dargli la possibilità di riflettere fino in fondo se portare a compimento questo gesto, comunque di grande dignità, che abbiamo vissuto con lui.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Satta. Ne ha facoltà.

ANTONIO SATTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anche noi esprimeremo un voto contrario sulle dimissioni del deputato Cacciari. Apprezziamo e rispettiamo le motivazioni che hanno portato il deputato Cacciari a rassegnare le sue dimissioni. Tuttavia, condividendo quanto detto dal collega Giacomelli, siamo contrari all'esaltazione dell'istituto delle dimissioni.
Signor Presidente, il Parlamento, legiferando a suo tempo, ha stabilito che, quando consiglieri comunali, provinciali e regionali rassegnano le proprie dimissioni, queste ultime si intendono automaticamente accolte senza ulteriore discussione. Credo che questo ci debba far riflettere. Non possiamo porci sempre ad un livello superiore alle altre realtà, verso le quali legiferiamo in difformità rispetto ai nostri diritti.
Detto questo, signor Presidente, non accettiamo che il sistema delle dimissioni possa essere uno strumento da utilizzare di volta in volta per nascondere altre situazioni che si celano dietro la motivazione ufficiale.
Inoltre, vorrei aggiungere che facciamo nostra la considerazione espressa dal collega del gruppo dei Verdi. Leggendo le dichiarazioni del ministro Di Pietro, come parlamentari, ci sentiamo offesi nella nostra dignità di uomini liberi, chiamati a legiferare su un argomento così alto quale la libertà, che certamente va rispettato soprattutto da coloro i quali rivestono la carica di parlamentare. Quindi, anche noi pretendiamo le scuse del ministro Di Pietro.

PRESIDENTE. Stiamo discutendo sulle dimissioni di un deputato, la prego!

ANTONIO SATTA. Diversamente, i Popolari-Udeur faranno le proprie valutazioni sul piano politico (Applausi dei deputati dei gruppi dei Popolari-Udeur e della Democrazia Cristiana-Partito Socialista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sulle dimissioni del deputato Paolo Cacciari.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 72
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 434
Votanti 432
Astenuti 2
Maggioranza 217
Voti favorevoli 101
Voti contrari 331).

Discussione della proposta di legge Boato; Lumia; Forgione ed altri; Angela Napoli; Lucchese ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare (Approvata, in un testo unificato, dalla Camera e modificata dal Senato) (A.C. 40-326-571-688-890-C) (ore 16,48).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge, già approvata dalla Camera in un testo unificato, e modificata dal Senato d'iniziativa dei deputati Boato; Lumia; Forgione ed altri; Angela Napoli; Lucchese ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per la discussione sulle linee generali è pubblicato in calce al resoconto della seduta del 20 luglio 2006.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 40 ed abbinate-C)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione delle modifiche introdotte dal Senato.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare di Forza Italia ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del regolamento.
Avverto, altresì, che la I Commissione (Affari costituzionali) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, deputato D'Alia, ha facoltà di svolgere la relazione.

GIANPIERO D'ALIA, Relatore. Signor Presidente, intervengo solo per portare a conoscenza dell'Assemblea le modifiche che il Senato ha introdotto nel provvedimento e che sono state oggetto di esame da parte della Commissione affari costituzionali. Vi sono alcune modifiche meramente formali, come quella riguardante il primo comma, lettera c), dell'articolo 1 e la lettera g) del medesimo comma.
Le questioni che, viceversa, sono state oggetto di modifica sotto il profilo sostanziale da parte del Senato riguardano in particolar modo il secondo comma dell'articolo 1. Il Senato, rispetto al testo che avevamo approvato alla Camera, ha inteso chiarire che l'attività di inchiesta della Commissione antimafia nel suo esercizio non può comunque adottare provvedimenti restrittivi della libertà personale. Circostanza questa che già era stata oggetto di esame, di approfondimento e di condivisione da parte della Commissione affari costituzionali, al punto tale che si era pensato di introdurre una maggioranza qualificata dei due terzi della Commissione proprio per garantire che l'esercizio di poteri «eccezionali» rispetto a quelli utilizzati dalle Commissioni d'inchiesta nella prassi parlamentare potesse avvenire con una logica di maggioranza.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 16,50)

GIANPIERO D'ALIA, Relatore. Il testo modificato dal Senato è stato ulteriormente affinato dalla Commissione, che ha precisato che, ad esempio, l'accompagnamento coattivo del teste, di cui all'articolo 133 del codice di procedura penale, rientra tra quei provvedimenti che la Commissione d'inchiesta può e deve utilizzare qualora fossero necessari. Si tratta quindi di alcune piccole modifiche sempre nella linea della discussione che si è tenuta sia alla Camera sia al Senato che ha portato poi conclusivamente alla stesura del testo che sottoponiamo all'approvazione dei colleghi.
È stato viceversa soppresso dal Senato il quarto comma dell'articolo 1, che riguardavaPag. 73la possibilità della consultazione da parte della Commissione antimafia di soggetti e realtà associative a carattere nazionale o locale che operano contro le attività delle organizzazioni criminali di tipo mafiosa o similare.
In realtà, questa soppressione non fa venire meno una prassi consolidata di tutte le Commissioni antimafia, almeno le ultime, che hanno sempre inteso coinvolgere nella loro attività di inchiesta, in sede locale o nazionale, le associazioni ed i soggetti che sono in prima fila nella lotta alla criminalità organizzata sotto il profilo del loro impegno civico e civile a sostegno della crescita di cultura di legalità antimafiosa. Dunque, la suddetta soppressione non vulnera ciò che già è stato fatto né esclude la continuità della buona consuetudine della Commissione di consultare, nelle sue visite, tutte le associazioni, le organizzazioni sindacali e gli enti esponenziali della cosiddetta società civile che, riconosciuti dallo Stato, si occupano di questi problemi e contrastano il fenomeno della criminalità organizzata.
Non vi è stata alcuna modifica all'articolo 2 del testo che ha ad oggetto la composizione della Commissione e l'elezione dell'ufficio di presidenza.
È stato, viceversa, soppresso l'articolo 4 che riguardava l'introduzione della maggioranza qualificata per l'eventuale adozione di provvedimenti incidenti sui diritti di libertà: su tale punto rinvio alle considerazioni svolte in precedenza.
Un'altra modifica apportata dal Senato riguarda il quarto comma del nuovo articolo 4, cioè la disciplina del rapporto tra la Commissione e l'autorità giudiziaria sotto il profilo della richiesta e dell'acquisizione di atti e di documenti che la Commissione fa nello svolgimento delle sue inchieste. Nel testo licenziato dalla Camera in prima lettura si era stabilito che l'autorità giudiziaria potesse ritardare la trasmissione di copia di atti e documenti con decreto motivato e solo per ragioni di natura istruttoria. Il testo prevedeva, e continua a prevedere, l'efficacia per sei mesi del decreto di ritardo che può essere motivato solo da ragioni di natura istruttoria. Il Senato ha inteso limitare la possibilità del rinnovo del decreto di ritardo degli atti ad una sua volta, cioè ha ritenuto che le esigenze istruttorie possano ritardare l'acquisizione di tali atti per un tempo complessivo non superiore ai dodici mesi, considerato il primo decreto di ritardo ed il suo eventuale rinnovo. Su tale punto in Commissione affari costituzionali, nella terza lettura del provvedimento, è emerso un problema che è stato approfondito sotto il profilo tecnico e che riguarda l'esigenza di una maggiore cooperazione tra l'attività della Commissione e l'attività di indagine della magistratura. Poiché, come è noto, il termine per le indagini preliminari in materia antimafia ha un tempo massimo di 24 mesi, si è ritenuto di precisare che il limite massimo che l'autorità giudiziaria può avere nel ritardo di atti o documenti richiesti dalla Commissione non possa superare la chiusura delle indagini preliminari. Tutto ciò per evitare una situazione di potenziale conflitto tra l'attività della Commissione e l'attività di indagine della magistratura antimafia. La soluzione trovata consente un adeguato equilibrio perché è vero che da dodici si è passati a ventiquattro mesi come tempo massimo della chiusura delle indagini preliminari per il ritardo. D'altro canto, però, si è posta la questione che l'eventuale decreto di ritardo debba essere rinnovato, perché dura comunque sei mesi, ed il suo rinnovo debba essere congruamente motivato rispetto alle esigenze di carattere istruttorio.
Nel seguito dell'esame del testo approvato in Commissione, si è posto un problema di coordinamento formale, che a conclusione dei lavori il presidente della Commissione porrà all'aula solo al fine di una migliore comprensione del significato del comma 4 dell'articolo 4, così come modificato dalla Commissione affari costituzionali. Vi è stata, poi, una modifica del comma 3 dell'articolo 6 della proposta di legge, che riguarda la possibilità che la Commissione utilizzi soggetti interni od esterni all'amministrazione dello Stato, ovviamente autorizzati nello svolgimento dei propri compiti. Il Senato ha modificato laPag. 74precedente formulazione della Commissione affari costituzionali, ampliando la possibilità di potersi avvalere di soggetti che non sono solo appartenenti alle amministrazioni dello Stato, ma anche esterni e, quindi, ampliando lo spettro dei soggetti che possono professionalmente collaborare con la Commissione.
L'unica modifica che è stata introdotta dalla Commissione affari costituzionali in terza lettura, con un emendamento opportuno del collega Boato, è stata quella di precisare che, ovviamente, se questa attività di consulenza venisse svolta da soggetti appartenenti, comunque, alle amministrazioni pubbliche, dovrebbe avvenire attraverso un consenso delle amministrazioni di provenienza: quindi, si tratta di una modifica che noi abbiamo giudicato, ovviamente, opportuna.
Queste, signor Presidente, sono le questioni che siamo chiamati ad esaminare in terza lettura. Non sono stati presentati emendamenti perché si è fatto un lavoro condiviso in Commissione.
Devo ringraziare tutti i gruppi parlamentari, di maggioranza e di opposizione, per il confronto assolutamente costruttivo su questo tema, che credo faccia onore al Parlamento e alla Camera. Credo quindi che possiamo procedere velocemente all'approvazione di questo provvedimento tanto atteso dal paese.

PRESIDENTE. La deputata Sesa Amici ha facoltà di svolgere la relazione.

SESA AMICI, Relatore. Signor Presidente, intervengo solo per aggiungere due riflessioni alle argomentazioni già svolte dall'altro correlatore, il collega D'Alia. Di fronte a quest'aula e a tutti colleghi, vorrei insistere su un punto che è stato oggetto di discussione sia al Senato sia alla Camera. Con un rispetto reciproco credo che rinviamo, con un elemento di modifica, uno dei dibattiti che, forse, avrebbe meritato una più lunga discussione, legata fondamentalmente alla genesi e allo sviluppo delle istituzioni delle Commissioni di inchiesta.
Sulla base dell'interpretazione dell'articolo 82 della nostra Costituzione e da parte della nostra giurisprudenza si è sempre posto il problema di quanto confliggano i poteri di inchiesta di un organismo politico e quanto possano essere effettivamente identici anche rispetto all'autorità giudiziaria. Non c'è dubbio che le riflessioni che hanno spinto il Senato alla soppressione dell'articolo 4, proposto dalla Camera, erano legate al fatto di limitare, nei poteri istitutivi della legge, tutti gli elementi attinenti alle cosiddette libertà personali. Questioni anche queste espresse dalla nostra Costituzione e rispetto alle quali abbiamo avvertito, nel momento in cui predisponevamo l'articolo 4, uno dei temi di attualità che questa Camera incontrerà ancora nel tempo, cioè un elemento di discussione che riguarda l'uso delle intercettazioni e, quindi, alcuni elementi lesivi anche di diritti garantiti dalla Costituzione, incidenti proprio sugli aspetti della libertà personale.
Credo che, avendo avuto un atteggiamento che era volto non a vedere nelle nostre modifiche elementi polemici ma a coglierne il senso, abbiamo riproposto una formulazione che tiene conto dello spirito della modifica del Senato, anche esplicitando gli elementi che riguardavano le libertà personali. Credo che sia stato fatto un lavoro utile, che mi auguro venga colto non solo da quest'aula, ma anche nel passaggio al Senato, perché questo riporterà a sintesi felice l'introduzione con cui abbiamo avviato questa legislatura attraverso l'istituzione di una Commissione antimafia, che non vogliamo semplicemente che torni ad essere Commissione di indagine, ma che ha bisogno di uno spirito unanime dei due rami del Parlamento.
Anch'io, come il collega D'Alia, ringrazio i colleghi di maggioranza e di opposizione per aver consentito lo svolgimento di un proficuo lavoro, al punto che il testo è stato trasmesso in aula, senza alcun emendamento; il che è un buon auspicio per la sollecita approvazione del provvedimento.

PRESIDENTE. Credo anche di interpretare il sentimento dell'Assemblea nel ringraziare la Commissione per il buon lavoro svolto.Pag. 75
Non sono state presentate proposte emendative e, quindi, credo che oggi procederemo rapidamente.
Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

MARCO MINNITI, Viceministro dell'interno. Signor Presidente, si tratta di un'iniziativa parlamentare ed il Governo ha seguito con favore e con attenzione l'iter che si è svolto sia alla Camera sia al Senato. Esprimo un giudizio complessivamente favorevole sull'esito cui è giunta la Commissione ed apprezzo particolarmente il fatto che su questo testo vi sia stata una convergenza pressoché unanime.

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle modifiche introdotte dal Senato.

(Esame degli articoli - A.C. 40 ed abbinate-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge modificati dal Senato, nel testo della Commissione.
Avverto che non saranno posti in votazione gli articoli 2, 3, 5 e 7, in quanto non modificati dal Senato.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 40 ed abbinate-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1, (Vedi l'allegato A - A.C. 40 ed abbinate-C sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 343
Maggioranza 172
Hanno votato
342
Hanno votato
no 1).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 40 ed abbinate-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4, (Vedi l'allegato A - A.C. 40 ed abbinate-C sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 364
Maggioranza 183
Hanno votato
363
Hanno votato
no 1).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 40 ed abbinate-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6, (Vedi l'allegato A - A.C. 40 ed abbinate-C sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 385
Votanti 384
Astenuti 1
Maggioranza 193
Hanno votato
384).

Pag. 76

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 40 ed abbinate-C)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Santelli. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, rinuncio.

PRESIDENTE. Sta bene.
La Presidenza autorizza la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della dichiarazione di voto del deputato Adenti, che ne aveva fatto richiesta, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, mi rimetto alla dichiarazione di voto finale svolta nel corso dell'esame del provvedimento in prima lettura.
Per quanto riguarda i problemi che sono emersi grazie, per modo di dire, alle modifiche introdotte al Senato nel corso dell'esame del provvedimento in seconda lettura, con riferimento ai quali condivido quanto affermato dai due relatori, che ringrazio, mi richiamo ad un documento ufficiale, vale a dire al parere espresso dalla Commissione giustizia della Camera, che condivido pienamente e che considero parte implicita di questa mia dichiarazione di voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.

GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, rinuncio.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, rinuncio.

PRESIDENTE. Sta bene.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

(Correzioni di forma - A.C. 40 ed abbinate-C)

GIANPIERO D'ALIA, Relatore. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANPIERO D'ALIA, Relatore. Signor Presidente, ai fini del coordinamento formale delle disposizioni contenute nella proposta di legge A.C. 40-C ed abbinate, la Commissione propone le seguenti correzioni di forma:
all'articolo 4, comma 4: il terzo periodo deve intendersi collocato alla fine del comma per una lettura migliore del testo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta formulata dal relatore in riferimento alle correzioni di forma da apportare al testo del provvedimento a norma dell'articolo 90, comma 1, del regolamento.
(È approvata).

(Coordinamento formale - A.C. 40 ed abbinate-C)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Pag. 77

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 40 ed abbinate-C)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 40 ed abbinate-C, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare) (Approvata in un testo unificato dalla Camera e modificata dal Senato) (40-326-571-688-890-C):

(Presenti e votanti 404
Maggioranza 203
Hanno votato
404).

Discussione della proposta di legge: Realacci: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (A.C. 17-C) (ore 17,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge, già approvata dalla Camera e modificata dal Senato, d'iniziativa del deputato Realacci: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per la discussione sulle linee generali è pubblicato in calce al resoconto della seduta del 20 luglio 2006.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 17-C)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle modifiche introdotte dal Senato.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare di Forza Italia ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del regolamento.
Avverto, altresì, che la VIII Commissione (Ambiente) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, deputato Lomaglio, ha facoltà di svolgere la relazione.

ANGELO MARIA ROSARIO LOMAGLIO, Relatore. Signor Presidente, il nostro lavoro ha potuto sicuramente giovarsi dell'impegno profuso dalla I e dalla II Commissione in sede di espressione dei prescritti pareri; pertanto, le determinazioni che si sono raggiunte sono in gran parte coincidenti con quelle già espresse con riferimento alla proposta legislativa concernente la Commissione antimafia.
Onorevoli colleghi, la proposta di legge in esame che ha come finalità l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, è stata già approvata dalla Camera nella seduta del 6 luglio 2006 e successivamente modificata dal Senato, nella seduta del 19 luglio 2006.
Nel preannunciare sin d'ora che l'VIII Commissione propone all'Assemblea una nuova modifica al testo, illustro preliminarmente il contenuto delle modifiche approvate dal Senato. Si tratta in primo luogo della soppressione dell'articolo 4, che prevedeva - nel testo approvato definitivamente dalla Camera - una procedura aggravata per l'adozione, da parte della Commissione di inchiesta, di provvedimenti incidenti sui diritti di libertà costituzionalmente garantiti. La soppressione della disposizione sembrerebbe essere stata richiesta dall'altro ramo del Parlamento per motivazioni esattamente opposte a quelle che avevano indotto la Camera ad inserirla nel testo: infatti, ilPag. 78Senato ha ritenuto che tale disposizione potesse creare i presupposti per un improprio ampliamento, oltre i limiti costituzionali, dei poteri della Commissione di inchiesta. Proprio per tale ragione, peraltro, il Senato ha approvato anche un'ulteriore modifica, aggiungendo un periodo al comma 3 dell'articolo 1 della proposta di legge, che stabilisce il divieto per la Commissione di adottare provvedimenti attinenti alla libertà personale e alla libertà e alla segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione. Con riferimento a tale ultima modifica, rilevo che, sebbene la finalità sottesa all'intervento modificativo compiuto presso il Senato possa essere nella sostanza condivisibile, la soluzione adottata in concreto, limitando in misura rilevante i poteri di inchiesta attivabili dalla Commissione, potrebbe comportare il rischio di pregiudicare seriamente l'efficacia dell'attività di inchiesta, soprattutto con riferimento alla impossibilità di disporre l'accompagnamento coattivo di un testimone o di procedere al sequestro di corrispondenza.
Per tale ragione, nel corso dell'esame in sede referente, è stata approvata una modifica a tale disposizione allo scopo di recepire la condizione contenuta nel parere della I Commissione (Affari costituzionali); con la predetta modifica si dispone che la Commissione di inchiesta non possa adottare provvedimenti attinenti alla libertà personale, nonché aventi ad oggetto intercettazioni delle comunicazioni, consentendo comunque alla Commissione di disporre l'accompagnamento coattivo di cui all'articolo 133 del codice di procedura penale.
Ricordo, peraltro, che la I Commissione (Affari costituzionali) ha approvato un emendamento di analogo tenore nel corso dell'esame, in sede referente, del testo unificato delle proposte di legge concernente l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare, testè approvata dall'Assemblea.
In conclusione, raccomando l'approvazione del provvedimento in esame così come modificato dalla VIII Commissione nel corso dell'esame in sede referente. Ricordo, infatti, che, al comma 3 dell'articolo 1, il testo originario del secondo periodo è stato sostituito con la seguente frase: «La Commissione non può adottare provvedimenti attinenti alla libertà personale, fatto salvo l'accompagnamento coattivo di cui all'articolo 133 del codice di procedura penale, o aventi ad oggetto intercettazioni delle comunicazioni».
Su tale emendamento si è registrato il voto unanime della Commissione ambiente, mentre non sono state presentate ulteriori proposte emendative.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinunzia ad intervenire.
Constato l'assenza dell'onorevole Dussin, iscritto a parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle modifiche introdotte dal Senato.

(Esame degli articoli - A.C. 17-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge modificati dal Senato, nel testo della Commissione.
Avverto che non saranno posti in votazione gli articoli 2, 3, 4, 5 e 6, in quanto non modificati dal Senato.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 17-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 17-C sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Pag. 79

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 372
Maggioranza 187
Hanno votato
372).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 17-C)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 17-B, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse) (17-C):

(Presenti e votanti 402
Maggioranza 202
Hanno votato
402).

Discussione della mozione D'Elia ed altri n. 1-00016 sulle iniziative per la moratoria universale delle esecuzioni capitali (ore 17,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione D'Elia ed altri n. 1-00016 sulle iniziative per la moratoria universale delle esecuzioni capitali (Vedi l'allegato A - Mozioni sezione 1).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione della mozione è pubblicato in calce al resoconto della seduta del 24 luglio 2006.

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali della mozione.
È iscritto a parlare il deputato D'Elia, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00016. Ne ha facoltà.

SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, illustro brevemente la mozione in esame, su cui invito tutta l'Assemblea a prestare un po' di attenzione.
L'obiettivo di questa mozione è di portare a compimento l'iniziativa italiana per la moratoria ONU delle esecuzioni capitali, promossa dodici anni fa dall'associazione Nessuno tocchi Caino, sulla quale si è registrata in questo Parlamento una convergenza straordinaria delle forze politiche di maggioranza e di opposizione.
Ricordo che la prima volta che l'Assemblea generale dell'ONU ha affrontato la questione della pena di morte fu nel 1994, grazie ad una risoluzione presentata dal Governo Berlusconi; tale risoluzione fu respinta per soli otto voti, ma fu come buttare un sasso in uno stagno. Per la prima volta si discuteva, a livello di Nazioni Unite, della situazione internazionale sulla pena di morte e di come fare per cercare di tradurre, in tempi politici, i tempi storici dell'abolizione. Grazie a quella «sconfitta», è potuto partire un processo che poi ha registrato un primo successo in ambito ONU nel 1997 quando, su iniziativa del Governo Prodi, la Commissione ONU per i diritti umani ha approvato, a maggioranza assoluta, una risoluzione con la quale si chiedeva una moratoria delle esecuzioni capitali in vista dell'abolizione della pena di morte. Per la prima volta, la questione della pena di morte è stata inserita nella sfera dei diritti umani e la sua abolizione considerata un rafforzamento della dignità umana e un progresso dei diritti umani fondamentali.
Da allora, ogni anno la risoluzione viene regolarmente approvata a Ginevra. E, grazie a quelle approvazioni, in questiPag. 80anni si è potuta determinare una situazione per la quale sono divenuti, dal 1993 ad oggi, 45 i paesi che hanno deciso di rinunciare alla pena di morte abolendola completamente, attuando delle moratorie, oppure diventando dei paesi abolizionisti nei fatti, cioè non praticandola per molto tempo. Sono ancora molti, però, i condannati a morte nel mondo. Nell'ultimo rapporto di Nessuno tocchi Caino, presentato alcuni giorni fa, abbiamo stimato oltre cinquemila esecuzioni, la stragrande maggioranza delle quali sono state eseguite in paesi totalitari e illiberali. I primi tre paesi della classifica mondiale delle esecuzioni capitali sono la Cina, l'Iran e l'Arabia Saudita.
È evidente, però, che soltanto un pronunciamento dell'Assemblea generale dell'ONU può determinare un ulteriore passo in avanti. Se le Nazioni Unite chiedessero una moratoria universale delle esecuzioni capitali aiuterebbero i paesi che sono indecisi se abolire o no la pena di morte a decidere, quanto meno, di attuare una moratoria, che è poi la via per giungere all'abolizione completa della pena di morte.
Questa è l'iniziativa in corso. L'impegno è rivolto al Governo italiano, affinché presenti alla prossima Assemblea generale dell'ONU una proposta di moratoria delle esecuzioni capitali. Noi vi abbiamo provato più volte nel corso di questi anni, l'ultima volta nel 2003, con una risoluzione approvata da questo ramo del Parlamento; l'iniziativa fu poi proposta all'Unione europea, ma quest'ultima decise di non farne nulla.
Nel dispositivo della mozione in esame si fa riferimento ad un'iniziativa che deve riguardare non solo l'Unione europea, che non ha l'esclusiva sull'abolizione della pena di morte, ma, oltre ai paesi membri della Comunità economica, anche quelli rappresentativi di tutte le aree geopolitiche. Quella della pena di morte non è una lotta, uno scontro fra civiltà. In tutti i continenti ci sono paesi che hanno abolito la pena di morte. Nell'America latina vi sono paesi che la pena di morte l'hanno abolita due secoli fa. Su questa iniziativa, a mio avviso, occorre l'apporto, il sostegno e la co-sponsorizzazione di paesi di tutti i continenti. Questo è il senso della nostra proposta.
L'Assemblea generale dell'ONU, com'è noto, non emana decreti-legge, però una risoluzione che proponga, a tutti paesi che ancora praticano l'esecuzione capitale, di fermare quanto meno le esecuzioni in vista dell'abolizione completa sarebbe un documento di indirizzo di valore politico enorme proprio nei confronti dei paesi che mantengono tale pena.
In attesa di una abolizione mondiale e totale, grazie alla moratoria ONU, migliaia di condannati a morte, come è successo in questi anni con le moratorie decise in molti paesi, verrebbero risparmiati. Verrebbero risparmiati non solo quei condannati di cui tutti sanno e si preoccupano (i detenuti nei cosiddetti bracci della morte negli USA), ma anche quelli, innominati e dimenticati, che sono giustiziati in paesi totalitari e illiberali, che muoiono nel silenzio e nell'indifferenza generale.
Invito davvero a sostenere questa iniziativa; non vi sono molte ragioni che tengono insieme e soprattutto danno credito all'immagine internazionale del nostro paese. Approvare una moratoria ONU sarebbe per il nostro paese un motivo di orgoglio e di onore, e dico «per il nostro paese» perché è una iniziativa non solo del Governo, ma del Parlamento, quindi della maggioranza e dell'opposizione, unite in questo frangente.
Vi invito a rimanere ancora in aula per votare la mozione in esame (Applausi dei deputati dei gruppi de La Rosa nel Pugno, de L'Ulivo e di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. Avverto che i deputati D'Elpidio e Del Bue, iscritti a parlare, vi hanno rinunciato e si riservano di intervenire in sede di dichiarazione di voto.
Constato altresì l'assenza dei deputati Pisicchio e Gibelli, iscritti a parlare: si intende che vi abbiano rinunciato.
È iscritto a parlare il deputato Boato. Ne ha facoltà.

Pag. 81

MARCO BOATO. Sarò brevissimo, Presidente, e anticipio che questo breve intervento costituirà anche una dichiarazione di voto a favore della mozione.
Vorrei far presente che, oltre a quelle della collega Francescato e mia, in calce alla mozione a prima firma D'Elia, anche tutti gli altri colleghi del gruppo dei Verdi hanno aggiunto la loro firma.
Ovviamente, condividiamo il testo della mozione in esame, che è stata sottoscritta (basta leggere i nomi dei firmatari) da deputati appartenenti a tutti - credo nessuno escluso - i gruppi parlamentari di centrodestra e di centrosinistra presenti in quest'aula. Trovare una convergenza così ampia, che mi auguro unanime, su questa mozione onora il Parlamento, che, per altri aspetti, è spesso attraversato da contrasti politici, del resto del tutto legittimi.
Voglio solo ricordare, da ultimo, che in queste settimane la I Commissione affari costituzionali ha inserito nel calendario, per l'esame in sede referente, alcune proposte di legge costituzionale (una delle quali presentata da me ma ve ne sono anche alcune di colleghi di altri gruppi) volte alla definitiva abolizione della pena di morte anche nella nostra Costituzione, dove attualmente è, in astratto, ancora prevista al quarto comma dell'articolo 27, con riferimento alle leggi penali militari di guerra.
Il fatto che il Parlamento italiano approvi - come mi auguro -, a grande maggioranza, e forse all'unanimità, la mozione in esame e che, contestualmente, faccia la propria parte per abolire definitivamente qualunque ipotesi di pena di morte nella nostra Costituzione è, a mio avviso, un buon auspicio per la proiezione internazionale presso l'ONU dell'iniziativa per la moratoria universale della pena di morte, con la finalità - spero un giorno non troppo lontano - di arrivare non solo alla definitiva moratoria, ma anche all'abrogazione della pena di morte in tutti i paesi che fanno parte dell'ONU (Applausi dei deputati del gruppo dei Verdi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Santelli. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI. Rinuncio, Presidente, e chiedo di intervenire in sede di dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Sta bene.
È iscritto a parlare il deputato Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Vorrei dire ai colleghi che vanno di fretta che, avendo trascorso due giorni a discutere sull'indulto, si può dedicare qualche minuto di attenzione ad un documento importante, quale la mozione sulla moratoria universale delle esecuzioni capitali in esame, che personalmente ho firmato e che il mio gruppo intende votare.
Ricordo a tutti che è dal 1994, con il primo Governo Berlusconi, che l'Italia si fa promotrice presso l'ONU della richiesta di moratoria delle esecuzioni capitali. Paradossalmente, la votazione ONU del 1994, grazie forse anche all'effetto sorpresa, fu quella che ottenne i risultati migliori: la moratoria infatti non fu approvata - come è stato ricordato anche nella mozione - con uno scarto di soli otto voti.
Da allora, mentre i paesi che applicano la pena di morte sono andati diminuendo stabilmente, anno dopo anno, la diplomazia di alcuni grandi paesi ha ostacolato il procedere della moratoria.
Dopo gli attentati dell'11 settembre, questa strategia si è resa ancora più evidente. Nella lotta al terrorismo internazionale, alcuni ritengono che la pena di morte sia un elemento indispensabile o, quanto meno, che sarebbe un segnale di debolezza rinunciarvi proprio ora.
Conosciamo tutti la strategia statunitense di contrasto al terrorismo, ma anche Putin, rispetto al terrorismo ceceno, ha sempre preteso di avere mano libera. Lo stesso vuole la Cina, che sostiene di avere al suo interno un fronte terroristico di marca islamista. Lo stesso chiedono molti paesi arabi, anche alcuni che consideriamo moderati, di fronte all'avanzata del fondamentalismo islamico; ritengono di non potersi mostrare troppo occidentalizzati, rinunciando alla decapitazione o all'impiccagione in pubblico o alle lapidazioni.Pag. 82
Noi queste cose le conosciamo e le comprendiamo. Rispettiamo il diritto dei singoli Governi di attuare le strategie giudiziarie che più ritengono opportune, ma proprio perché teniamo a mente tutti questi elementi, vi proponiamo la moratoria. E più lo scenario internazionale è inasprito da sempre nuove tensioni o tensioni antiche, cui si aggiungono nuovi elementi di destabilizzazione, più crediamo che un voto delle Nazione Unite che invitasse i singoli paesi ad un uso minore della forza sul fronte interno potrebbe portare argomenti di riflessione agli stessi paesi sull'uso minore della forza anche su fronti esterni.
Vorrei richiamare un piccolo esempio. Prendo, come spunto, i dati che ci vengono dalle principali associazioni contro la pena di morte. All'interno degli Stati Uniti, due terzi degli Stati hanno la pena di morte, un terzo non la prevede. Fra gli Stati che hanno la pena di morte, vi è il Texas che, da solo, compie metà delle esecuzioni capitali. È lo Stato di cui fu governatore, tra l'altro, anche l'attuale Presidente Bush. È uno Stato che si fa vanto di non aver mai emesso un provvedimento di clemenza per i condannati a morte, nemmeno nei casi in cui i reati fossero stati commessi da minorenni o da minorati mentali. Ma il tasso di criminalità del Texas continua a crescere anno dopo anno, sia per i reati più lievi sia per gli omicidi.
C'è un altro Stato, quello di New York, dove la pena di morte è stata reintrodotta alcuni anni fa da un governatore repubblicano che aveva usato fortemente questo argomento in campagna elettorale. Ma, da allora, nella città di New York nessuna giuria popolare ha emesso condanna a morte e il tasso di criminalità di New York oggi è tra i più bassi delle aree metropolitane statunitensi.
Ecco, quindi, che nel momento in cui, da uomo di destra, sottoscrivo la moratoria, è proprio a questo tipo di situazioni che faccio riferimento. So - e i dati me lo confermano - che un eccesso di durezza della punizione spesso porta ad ottenere risultati negativi, semmai è la certezza della pena che porta a risultati positivi.
E, di nuovo, se un eccesso di linea dura, quella che chiamo «linea spietata», ottiene risultati negativi all'interno dei singoli Stati, credo che l'occasione della moratoria ci dia modo di allargare la riflessione alla politica internazionale, dove in troppi e da troppo tempo pongono una fiducia eccessiva nella sola fase repressiva, in una strategia antiterroristica affidata troppo esclusivamente alla forza militare.
L'invito a chi detiene la forza a farne un uso severo, ma ragionevole, mi vede in prima linea, sia oggi, che parliamo di risparmiare la vita, ma non la punizione, ad alcuni migliaia di criminali in giro per il mondo, sia domani, quando torneremo a parlare dei troppi odi nel mondo.
Consentitemi, in conclusione, di ringraziare il collega D'Elia che, da sempre, è stato interprete di queste istanze. Lo ringrazio per quello che ha fatto ed anche per essere stato promotore in quest'occasione di un'importante mozione (Applausi).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali della mozione.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Gianni Vernetti, che esprimerà altresì il parere sulla mozione all'ordine del giorno.

GIANNI VERNETTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, vorrei svolgere alcune considerazioni. Il Governo condivide senza riserve l'obiettivo di una moratoria universale delle esecuzioni capitali. È un'adesione, questa, che trova le proprie radici nella cultura giuridica e nella storia politica del nostro paese. Non è un caso che sia stata oggetto di molte iniziative politiche ad altissimo livello, tanto dei passati Governi di centrodestra, quanto dei precedenti Governi di centrosinistra.
La moratoria universale è un elemento costitutivo - così riteniamo - dell'interaPag. 83politica europea: anche grazie alla convinta azione dell'Italia, il conseguimento di una moratoria universale in vista dell'abolizione della pena di morte è divenuto, ormai da tempo, parte integrante della politica della stessa Unione europea.
Specifiche linee guida sulla pena di morte, che contemplano anche l'obiettivo della moratoria universale, sono state approvate dal Consiglio UE nel giugno del 1998 e frequenti sono stati i passi congiunti dell'Unione europea nei confronti di paesi terzi in cui viene prospettata la necessità di una moratoria universale, in vista dell'abolizione totale della pena di morte.
Inoltre, una risoluzione per l'abolizione della pena di morte è stata regolarmente presentata dall'Unione europea a tutte le scorse sessioni della disciolta Commissione dei diritti umani. Recentemente, ho rappresentato il Governo italiano alla prima sessione del nuovo Consiglio dei diritti umani. In tale sede, ho posto la proposta di una moratoria, per giungere, in prospettiva, all'abolizione della pena di morte, al primo punto dell'azione italiana nel settore della promozione dei diritti umani nel mondo.
Credo, quindi, che le tematiche dei diritti umani, nel loro complesso, formino uno degli elementi fondanti della politica estera italiana ed anche della politica estera comune dell'Unione europea, al punto che è stato nominato un rappresentante personale di Solana incaricato esclusivamente di tale dimensione all'interno del sistema della PESC, del sistema di sicurezza e cooperazione.
Abbiamo anche alcuni segnali positivi. Ho partecipato all'incontro del Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, con la Presidente della Repubblica delle Filippine, Gloria Macapagal Arroyo, la quale ha annunciato che il Parlamento della Repubblica delle Filippine ha votato, all'unanimità, una risoluzione per aderire alla moratoria ed all'abolizione della pena di morte in quel paese, facendo sì che le Filippine siano oggi l'ottantanovesimo paese del mondo che ha adottato tale provvedimento. Debbo aggiungere che questo è stato un elemento saliente dell'incontro tra la Presidente della Repubblica delle Filippine e il Presidente della Repubblica italiana. Quindi, c'è convinzione e il tema è ritenuto una componente fondamentale della nostra politica estera.
Ciò detto, condividendo pienamente lo spirito ed il senso della mozione in esame e ribadendo il forte impegno italiano in tutte le sedi opportune, a cominciare dalle prossime sessioni del Consiglio dei diritti umani fino alle prossime sessioni dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, proporrei due riformulazioni del primo e del secondo capoverso della parte dispositiva.
Si tratta di due precisazioni volte ad enfatizzare l'attività di consultazione con i partner dell'Unione europea. Ritengo che siano maturi i tempi per giungere, in sede di Nazioni Unite, all'approvazione di una moratoria universale della pena di morte. Inoltre, penso che la mozione sia giusta e ne condivido anche la tempistica, poiché essa si colloca in prossimità dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Noi dobbiamo comunque tentare uno sforzo di coinvolgimento dei partner dell'Unione europea, uno sforzo di consultazione e di coinvolgimento che, naturalmente, non può diventare vincolante: non può essere un elemento di vincolo assoluto e di riduzione della nostra libera capacità di azione.
Pertanto, proporrei di inserire nel primo capoverso del dispositivo, dopo le parole: «Nazioni Unite», le parole: «in consultazione con i partner dell'Unione europea»; inoltre, proporrei di inserire nel secondo capoverso del dispositivo, dopo le parole: «la copromozione», le parole: «di paesi Stati membri dell'Unione europea». Vogliamo enfatizzare, anche tenuto conto della situazione favorevole, ma con questa modalità di consultazione e di coinvolgimento.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori della mozione se accettino la riformulazione proposta dal rappresentante del Governo.

SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, perPag. 84chiarezza, riguardo al tentativo di coinvolgimento dell'Unione europea, l'esito della consultazione non è vincolante rispetto alla decisione del Governo italiano di portare comunque in Assemblea generale ONU la proposta di risoluzione per la moratoria universale delle esecuzioni capitali. Inoltre, bisogna cercare una coalizione più ampia, non soltanto europea, ma di tutti i paesi rappresentativi di varie aree geopolitiche.
Questo è il primo punto. Chiedo una conferma al riguardo perché da ciò dipende l'accettazione o meno della modifica proposta; mi pare, però, che lei sia stato abbastanza esplicito in questo senso.
Quanto alla seconda modifica, anche questo è un aspetto che andrebbe chiarito. Se siamo d'accordo su questo, allora per me va bene.

GIANNI VERNETTI. Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. A me pare di aver già chiarito che la consultazione nell'Unione europea è un elemento che arricchisce e può dare forza, ma non è certo un vincolo che possa impedire anche un'azione originale autonoma. Ritengo che, con le due riformulazioni proposte, si ottiene una tutela sul fronte del lavoro, con il coinvolgimento nella consultazione dei nostri partner dell'Unione europea, avendo al tempo stesso la capacità di muoverci liberamente per costruire un ampio consenso con i paesi di tutti continenti.
Il nostro obiettivo - e credo anche quello del Parlamento - è di ottenere la maggioranza in sede di Assemblea delle Nazioni Unite, e quindi di lavorare per allargare il consenso.

PRESIDENTE. È dunque accettata la riformulazione proposta dal Governo; la mozione s'intende pertanto integrata come specificato dal sottosegretario Vernetti.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Elpidio. Ne ha facoltà.

DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Deputato D'Elpidio, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BUE. Io sono tra i firmatari della mozione e avevo preparato un intervento. Purtuttavia, rendendomi conto della situazione, non sono così insensibile da pretendere di svolgere la mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Rinuncio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leoluca Orlando. Ne ha facoltà.

LEOLUCA ORLANDO. Vorrei solo confermare il voto favorevole dei parlamentari dell'Italia dei Valori, sottolineando come il chiarimento del rappresentante del Governo rende molto più facile votare questa mozione.

PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Gibelli, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Sarò breve, signor Presidente. Non rinuncerò però aPag. 85svolgere ora la mia dichiarazione di voto per onorare l'importanza di questo atto all'ordine del giorno.
Oggi, il Parlamento - ovviamente, a seconda delle valutazioni che ciascuno dà - si è trovato, in due occasioni, ad esprimere un voto di estrema rilevanza, al di là della posizione che si assume in relazione alle questioni affrontate: mi riferisco all'indulto e alla pena di morte che, in qualche modo, è certamente una questione che ha un determinato valore e spessore. È giusto, dunque, lasciare traccia, attraverso una dichiarazione di voto, della posizione favorevole del gruppo dell'Ulivo all'approvazione della mozione presentata, sulla quale il Governo ha proposto alcune riformulazioni.
Credo sia importante ricordare, anche con riferimento alla precedente legislatura, che questo è uno dei pochi temi sul quale il nostro paese ha trovato una convergenza straordinariamente larga. Concordo con il collega Raisi sul fatto che questo è potuto accadere grazie alle forze politiche che hanno saputo apprezzare questi argomenti, ma anche grazie al lavoro che è stato compiuto negli anni passati, quando probabilmente era meno conosciuta ed importante di adesso, dall'associazione Nessuno tocchi Caino. Essa ha avuto la forza e l'intelligenza, su un argomento così importante, di far convergere sensibilità anche diverse su un punto di mediazione che, a mio avviso, va sottolineato, e cioè quello della moratoria, che rappresenta lo strumento attraverso il quale si dà la possibilità a tanti paesi, che magari non vogliono o non sono ancora nelle condizioni politiche di decidere definitivamente di abolire la pena di morte, di interrompere sostanzialmente e materialmente quella che è una delle cose più brutali che possano accadere, cioè togliere la vita per punire qualcuno.
Concludo dicendo che questa è un'ulteriore pagina nobile del nostro Parlamento. Credo, inoltre, che la possibilità che, anche attraverso questa nostra iniziativa, diminuisca ulteriormente il numero dei paesi che praticano la pena di morte, così com'è successo negli ultimi anni, risiede anche in atti che possono apparire marginali in questo momento in cui siamo stanchi a seguito di una giornata di lavoro faticosa, ma che possono, invece, segnare un momento storico importante su un tema che sicuramente dovrà vedere ancora una grande iniziativa, una grande battaglia del Governo italiano, grazie anche alla forza che gli viene data dall'unanimità del Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e de La Rosa nel Pugno).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mantovani. Ne ha facoltà.

RAMON MANTOVANI. Signor Presidente, dispiace dover discutere di questo tema, che è uno dei capisaldi della politica estera italiana nelle relazioni bilaterali con molti paesi, in queste condizioni, ma forse l'andamento dei lavori di questa settimana giustifica questa situazione.
Vi sono molti paesi in cui reati che da noi sono puniti con pochi anni di carcere costano la vita a persone che nel nostro paese sarebbero persino rilasciate. Vi sono paesi in cui l'omosessualità è causa di pena di morte, a differenza del nostro paese, dove non è punita in alcun modo in quanto non costituisce reato e, anzi, è un arricchimento della nostra società. Vi sono undici cosiddette democrazie occidentali nelle quali si continua ad uccidere e vi sono decine e decine di paesi con i quali il nostro paese intrattiene brillanti ed allegre relazioni economiche, senza che mai veramente si ponga questo problema. Innanzitutto, la Cina dove ...

FEDERICO BRICOLO. Comunisti! Regime comunista!

RAMON MANTOVANI. ... cinque mila persone, ogni anno, vengono giustiziatePag. 86davanti ad un pubblico plaudente. Noi consideriamo ciò un segno di gravissima e profondissima inciviltà, e non c'è nessuno in quest'aula che ci possa dare lezioni su questo, perché noi siamo fieri di non usare mai due pesi e due misure, tanto meno su un tema come questo.
Al di là dei punti su cui vi è ampia convergenza in quest'aula, voglio sottolineare che mi sembra coerente e giusta la riformulazione condizionata che ha proposto il Governo riguardo al secondo capoverso del dispositivo, mentre mantengo dei dubbi sulla riformulazione, proposta sempre dal Governo, relativamente al primo capoverso; infatti, o essa è ridondante ed inutile, perché è facoltà del Governo consultare i propri partner su qualsiasi argomento sempre e comunque, oppure contiene un margine di ambiguità. Io, però, mi fido delle parole del sottosegretario Vernetti, delle cui intenzioni non dubito; ma conosco anche la Farnesina, e conosco gli ambasciatori presenti in molte sedi internazionali. Spero, quindi, che il Governo italiano non faccia nuovamente ciò che ha fatto tanti anni fa, cioè non subordini la presentazione di una mozione sulla moratoria ONU al conseguimento di un vasto consenso all'interno dei propri partner, segnatamente dell'Unione Europea. Infatti, se dovessimo parlare dell'asse privilegiato della politica estera italiana con gli Stati Uniti, certamente non presenteremmo mai alcuna mozione di moratoria sulla pena di morte.
In ogni caso, mi affido sia alle parole del sottosegretario Vernetti, sia alla decisione del primo firmatario di questa importantissima mozione, che colgo l'occasione per ringraziare per l'iniziativa e per la passione con la quale ha condotto in tutti questi anni la battaglia su questo tema (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e de La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Forlani. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FORLANI. Signor Presidente, sarò telegrafico nell'annunciare il voto favorevole del gruppo dell'UDC su questa mozione, di cui sono cofirmatario.
Il voto su questa mozione cade proprio in questa giornata intensa, in cui abbiamo discusso e votato l'indulto. A proposito di indulto, si è parlato molto di reintegrazione, di reinserimento sociale e di rieducazione delle persone condannate o che abbiano commesso delitti. La pena di morte è proprio quel tipo di sanzione che non consente più alcuna possibilità di reintegrazione e recupero.
In tutto il mondo, ormai, è diffusa una tendenza, una consapevolezza della necessità di superare questa forma di barbarie, che costituisce un residuo del passato. Molti paesi hanno abolito la pena di morte negli ultimi anni o da diversi anni non la applicano più, perché non praticano più le esecuzioni.
Penso che una risoluzione approvata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, nel senso auspicato dalla mozione, possa costituire un incentivo tanto per le coscienze, per i popoli, per i movimenti e le forze politiche, quanto per i Governi e i paesi che non hanno ancora abolito la pena di morte, affinché maturi la convinzione della necessità di abbandonare questa forma così crudele di sanzione (Applausi dei deputati dei gruppi dei Popolari-Udeur e de La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Mantini rinuncia a svolgere la sua dichiarazione di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ruggeri. Ne ha facoltà.

RUGGERO RUGGERI. Colleghi, chiedo solo di sottoscrivere la mozione e mi associo alle considerazioni svolte dal collega Mantovani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI. Presidente, non abuserò della sua cortesia e della pazienza dei colleghi, però credo sia importante che aPag. 87tutti i gruppi siano chiari l'intento di questa mozione e l'impegno che il Governo sta assumendo.
Oggettivamente, apprezzo lo sforzo politico e personale del sottosegretario Vernetti, fra l'impegno a cui viene chiamato dal Parlamento e le posizioni, forse più burocratiche, evidentemente espresse nella risposta ministeriale.
L'impegno è chiaro. Esso assume due posizioni: la prima è quella di considerare la fase intermedia di moratoria come un elemento utile per addivenire ad una soluzione conclusiva; la seconda ricorda il fatto che, nel 1999, il passaggio del testimone, così come viene definito, dall'Italia all'Unione europea per la promozione di questa battaglia non ha conseguito i risultati che si immaginava di raggiungere.
A questo punto, passati tanti anni, è giusto e legittimo che il Governo italiano assuma una posizione individuale, seppur nella consultazione necessaria e corretta dei partner europei; ma non si può rinunciare ad una battaglia definita.
Mi rendo conto che il Governo, per assumere una posizione di tal genere all'interno dell'Unione europea, ha anche la necessità di un impegno pesante e preciso da parte delle forze politiche, e a questo impegno anche Forza Italia richiama questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Cioffi. Ne ha facoltà.

SANDRA CIOFFI. Signor Presidente, non posso fare a meno di sottolineare che il nostro gruppo non solo ha sottoscritto questa mozione, ma ci crede fermamente. Infatti, riteniamo che il nostro paese, la cui Costituzione prevede che l'Italia è contro la pena di morte, deve essere in prima linea dal punto di vista internazionale affinché la pena di morte sia eliminata nei 54 paesi che ancora la prevedono.
Intendo ringraziare il deputato D'Elia, che da tanti anni si batte per questo, e mi auguro che tutto il Parlamento sia unito affinché questa moratoria riceva il voto favorevole da parte di tutti i colleghi.

PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Casini che ha rinunciato alla sua dichiarazione di voto, associandosi a quella svolta dall'onorevole Forlani.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione la mozione D'Elia n. 1-00016, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
(È approvata - Applausi).

MARCO BOATO. Presidente, dica che è stata approvata all'unanimità!

PRESIDENTE. Sospendo brevemente la seduta.

La seduta, sospesa alle 17,50, è ripresa alle 18,15.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa, dopo l'approvazione con voto unanime della mozione D'Elia ed altri n. 1-00016!

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Rinvio interpellanza urgente Raiti n. 2-00026)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta del Governo e con il consenso del presentatore, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Raiti n. 2-00026 è rinviato ad altra seduta.

Pag. 88

(Misure a favore della popolazione di Vibo Valentia colpita dall'alluvione del 3 luglio 2006 - n. 2-00083)

PRESIDENTE. L'onorevole Misiti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00083 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1).

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, il recente evento alluvionale di Vibo Valentia ha provocato quattro morti, tra cui una bambina di 16 mesi, e danni che sono stati valutati, in una prima fase, in 50 milioni di euro. Questo avvenimento è dovuto, secondo la Protezione civile, ad un dissesto idrogeologico causato anche da attività costruttive non autorizzate e ad un degrado delle condizioni dei torrenti, dei fiumi e dei fossi che percorrono le zone dell'evento alluvionale.
La regione Calabria è dotata di un piano di assetto idrogeologico tra i più avanzati e dettagliati, in cui tutto il territorio è suddiviso in zone a rischio. Quelle zone erano considerate a rischio maggiore (cosiddetto R4). Naturalmente, tutte le zone ritenute a rischio devono essere prese in considerazione dai piani regolatori, nonché dai comuni, prima di concedere qualunque licenza edilizia.
Evidentemente, tali zone considerate a rischio possono essere trattate con interventi particolari per ridurre il rischio da R4 a R3 o a R2; dopodiché, si possono svolgere anche attività abitative dell'uomo. Per ridurre tale rischio, però, è necessario procedere ad interventi di sistemazione idrogeologica abbastanza costosi, e per questa regione erano stati previsti investimenti per circa 3 mila miliardi di lire (allora, c'erano ancora le lire). I progetti presentati dai comuni che non sono stati finanziati hanno provocato un ritardo nell'attuazione del piano di assetto idrogeologico.
Nella mia interpellanza urgente si vuole mettere in rilievo che non è il caso di intervenire soltanto a posteriori, con un'attività di risanamento, e non è assolutamente il caso di procedere ancora per emergenze, ma è necessario intervenire in via preventiva.
Quindi, ritengo - e il Parlamento dovrebbe essere d'accordo con me - che in tutti questi casi si debba suggerire al Governo una politica della prevenzione piuttosto che una politica dell'emergenza. Credo che non debba sempre essere la Protezione civile ad intervenire, ma debbano essere gli organi dello Stato, della regione, della provincia e dei comuni a farsi carico degli interventi di prevenzione, sempre che le risorse economiche siano adeguate.
Con l'interpellanza in esame vorrei sapere dal Governo se sono previste iniziative non solo per fare fronte all'emergenza dovuta ai danni immediati che sono stati arrecati a quel territorio, tenendo presente che in questi giorni vi sono state manifestazioni che hanno bloccato le stazioni ferroviarie.
Occorrono non solo, quindi, interventi per superare l'emergenza, ma interventi di prevenzione duraturi per finanziare di fatto il piano di assetto idrogeologico vigente, che la regione Calabria può realizzare solo se viene aiutata dallo Stato.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali, Pietro Colonnella, ha facoltà di rispondere.

PIETRO COLONNELLA, Sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali. Signor Presidente, onorevoli interpellanti, la risposta del Governo è articolata, complessa e penso anche completa, in relazione alle questioni poste.
Il 2 luglio, il centro funzionale centrale del Dipartimento della protezione civile ha previsto per il giorno successivo, nella regione Calabria, la possibile manifestazione di un livello di criticità idrogeologica ed idraulica, generata da eventuali precipitazioni piovose, almeno ordinaria, intendendo per ordinaria criticità, ai sensi della direttiva PCM 27 febbraio 2004, una realtà di accadimento che preveda anche effetti significativi, quali l'eventuale manifestarsi di improvvise alluvioni istantanee di brevissimaPag. 89durata, l'innesco di locali smottamenti superficiali, la caduta di massi ed alberi, con una occasionale pericolosità per l'incolumità delle persone.
Infatti, il 3 luglio, il territorio del comune di Vibo è stato interessato da fenomeni piovosi di eccezionale intensità, che in particolare hanno riguardato i comuni di Brognaturo, Gerocarne, Pizzoni, San Nicola da Crissa, Serra San Bruno, Simbario, Spadola, Vazzano e Vibo Valentia.
Da un attento esame dell'evoluzione degli eventi e della situazione in cui versa il territorio interessato, emerge che, nel territorio comunale, le frazioni di Longobardi e delle Marinate sono state le zone maggiormente colpite dall'evento. In proposito, va evidenziato che il piano stralcio di bacino per l'assetto idrogeologico adottato dalla regione Calabria, a cui gli interpellanti fanno riferimento, definisce queste località come aree a rischio elevato o molto elevato. In particolare, nella frazione delle Marinate, il piano di assetto idrogeologico ha identificato gran parte delle frazioni di Porto Salvo e di Bivona, separate dal torrente Sant'Anna, quali zone a rischio idraulico anche molto elevato, a causa di uno sviluppo urbanistico ed abitativo in parte non autorizzato e di una carente regimazione dei tratti terminali di torrenti e fossi, della loro interazione con la linea ferroviaria secondaria e con la viabilità statale e provinciale, ma soprattutto derivante dalla mancanza di adeguati ed affidabili sistemi fognanti e di una adeguata regimazione delle acque di prima pioggia.
Una simile situazione si è verificata nella frazione di Vibo Marina, zona non individuata a rischio idraulico dal PAI.
In tale zona, già prima del luglio 2006, si sono verificati con frequenza meno che annuale vasti allagamenti conseguenti ad eventi piovosi ordinari. Ciò è stato determinato sia dalle già richiamate carenze infrastrutturali, sia dalla concomitante presenza di un insediamento abitativo non autorizzato, peraltro di oltre 1.200 abitanti, su un terreno demaniale nel quartiere Pennello e della sussistenza nel nucleo industriale di strutture impiantistiche e produttive soggette al rischio di incidente rilevante.
Diverso sviluppo ha assunto l'evento nella frazione Longobardi, dove i fattori di vulnerabilità esistenti e prevedibili sono stati rappresentati da uno sviluppo edilizio che, seppure non particolarmente intenso, non ha tenuto conto del fragile equilibrio idrogeologico dei versanti, caratterizzato da una presenza ben identificata dal PAI di frane quiescenti e frane attive. È, infatti, in questa frazione che si è registrato il maggior numero di vittime ed è su questo versante che l'evento del 3 luglio ha inciso più profondamente.
Pertanto, i fattori responsabili della gravità dell'evento non sono stati costituiti esclusivamente dalle abbondanti piogge, ma anche dallo stato in cui versa il territorio, caratterizzato da una particolare vulnerabilità e da un'assenza di regolamentazione. L'insieme dei fattori sopra richiamati è stato dunque responsabile della perdita di vite umane, oltre che di esondazioni, allagamenti, smottamenti, frane e danni significativi alle infrastrutture, nonché alle strutture abitative e produttive.
Al riguardo, preme evidenziare che al verificarsi di avvenimenti simili gli strumenti disponibili per prevenire e fronteggiare tale situazione in tempo reale, attraverso un'azione di protezione civile, sono decisamente esigui. Infatti, ben altro impatto ha una sistematica azione di promozione dell'attività di prevenzione e di previsione, che rientra nell'ambito delle attività ordinarie del governo del territorio e delle risorse ambientali.
L'evento del 3 luglio, quindi, sovrapponendosi ad una già inaccettabile situazione di disequilibrio territoriale, di mancata regimazione quantitativa e qualitativa delle acque e di pericolosità idrogeologica ed idraulica, ha determinato ulteriori e più critiche condizioni di disagio e di esposizione al rischio delle popolazioni e dei beni, nonché dell'intero ambiente.
Si reputa opportuno, a questo punto, fornire alcuni cenni relativi all'evoluzione ed alla gestione dell'evento. FenomeniPag. 90temporaleschi hanno avuto inizio alle ore 9, interessando sia la costa ionica, sia quella tirrenica, con precipitazioni insistenti che hanno raggiunto valori cumulati in quattro-sei ore superiori ai 200 millimetri e hanno manifestato la massima intensità oraria, pari a 130 millimetri, dalle ore 11,30 alle ore 12,30 sul centro abitato di Vibo Valentia. La precipitazione in questione ha costituito l'evento più intenso registrato dal 1928, anno in cui è iniziata nella zona una sistematica e continua rilevazione delle precipitazioni.
In esito all'attività di vigilanza, alle ore 9,30, il prefetto di Vibo ha attivato il pattugliamento del territorio da parte delle Forze dell'ordine contribuendo, così, in maniera determinante alla salvaguardia delle vite umane.
Altresì, la regione ha emesso alle ore 12 un avviso di criticità per l'evento in atto trasmesso a ben 32 comuni regionali, di cui 18 appartenenti alla sola provincia di Vibo Valentia. È appena il caso di rappresentare che la procedura adottata nell'emissione dell'avviso, basata sul superamento di soglie pluviometriche adeguatamente calibrate e convenute, pur essendo l'unica attuabile, risulta decisamente insufficiente nel caso di tale tipologia di eventi.
L'evoluzione della situazione sul territorio, monitorata dall'unità di crisi del Dipartimento della protezione civile in contatto costante con la regione e l'ufficio territoriale del governo di Vibo Valentia, tempestivamente attivata per fronteggiare l'emergenza e dare il supporto necessario alle attività presidiate anche dalle autorità locali, si è presentata immediatamente nella sua drammaticità. Quattro vittime, di cui due guardie giurate, una bambina, a causa di una frana sulla strada statale 18, ed un pastore folgorato da un fulmine. Settantasette feriti, di cui tredici ricoverati presso l'ospedale di Vibo Valentia, ed uno in prognosi riservata; un ferito transitato all'ospedale di Tropea e due all'ospedale di Lamezia Terme. Trecentosei evacuati, di cui 183 dal residence Lido degli aranci e 123 da residenze private, alloggiati presso strutture alberghiere e strutture scolastiche di Vibo Marina e Bivona.
Data la gravità della situazione, il capo del Dipartimento della protezione civile, nel pomeriggio del 3 luglio, si è recato sui luoghi colpiti dall'alluvione, accompagnato dagli esperti e dai tecnici del dipartimento, ed è stato raggiunto nella giornata di martedì 4 luglio, oltre che dal sottosegretario agli interni Marco Minniti e dal presidente della regione Agazio Loiero, dal Presidente del Consiglio dei ministri Romano Prodi e dal ministro dei trasporti Bianchi.
Per far fronte ad un'emergenza nella quale, in un territorio limitato, le persone coinvolte sono state più di 4 mila e dove l'interruzione dell'erogazione dell'energia elettrica ha causato conseguenze devastanti anche sul funzionamento del sistema fognario e delle acque afferenti agli acquedotti serventi le frazioni di Vibo Marina, Bivona e Porto divenute non potabili, sono intervenute le strutture operative e le componenti del servizio nazionale della protezione civile, con in media oltre mille uomini e trecento mezzi coordinati dal centro coordinamento dei soccorsi, istituito dal prefetto con il supporto del Dipartimento della protezione civile nazionale presso la scuola di polizia di Vibo Valentia. L'area delle operazioni è stata suddivisa in quattro macrozone operative, in ognuna delle quali il coordinamento operativo è stato affidato ad un funzionario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. In virtù della nuova concezione promossa dal Dipartimento della protezione civile, fondata sul convincimento che, privilegiando un'adeguata attività di prevenzione, si giunga alla riduzione del fattore di rischio e, di conseguenza, del verificarsi di eventi, già durante la prima fase dei soccorsi sono state avviate altre azioni assolutamente necessarie.
In primo luogo, il censimento ed il monitoraggio degli effetti idraulici ed idrogeologici conseguenti all'evento. In secondo luogo, il censimento dei danni svolto, anche a seguito di oltre seicento richieste, da circa dieci squadre impegnatePag. 91giornalmente sul territorio, formate da tecnici della regione Calabria, della regione Sicilia, dell'autorità di bacino regionale, del Dipartimento della protezione civile nazionale e da professionisti del luogo, indicati dagli ordini degli ingegneri, architetti e geologi. In terzo luogo, la promozione di un'attività di pronto intervento idraulico ed idrogeologico a ripristino, ancorché parziale, e a difesa degli argini e dell'officiosità idraulica del torrente Sant'Anna e degli altri fossi che attraversano gli abitati della marina di Vibo.
Notevole impegno, inoltre, è stato profuso nel contenere i danni e gli impatti ambientali, ma certamente soprattutto la tipologia degli effetti. In proposito, preme evidenziare che, fin dall'inizio delle azioni di protezione civile nel tratto costiero antistante le marinate di Vibo, è stato garantito un presidio continuativo della guardia costiera e del Ministero dell'ambiente. Tra le varie problematiche emerse, la rimozione dei fanghi e dei materiali alluvionali, conseguenti alla pulizia delle strade e delle abitazioni, che inizialmente ha incontrato notevoli difficoltà, successivamente è stata attuata grazie alle tempestive analisi condotte dall'Agenzia regionale protezione ambiente della Calabria (ARPACAL), che ha identificato i siti resi poi temporaneamente disponibili con ordinanze del commissario delegato per l'emergenza ambientale. Altresì, particolare attenzione è stata riposta nel ripristino del funzionamento degli impianti di depurazione delle aree industriali e nella successiva rimozione dei fanghi, che, peraltro, avevano la sospetta presenza di idrocarburi.
È, tuttavia, evidente che quanto trasportato a mare, nella fase alluvionale parossistica, da torrenti e fossi, nonché dal sistema della viabilità e successivamente, per alcuni eventi minori e per l'insufficiente funzionamento dei sistemi fognari e drenanti, pone un problema di bonifica ambientale che va direttamente ad impattare sulle condizioni igienico-sanitarie della popolazione residente in loco e sul settore produttivo, il turismo balneare e costiero.
Il 13 luglio, è stato indetto presso la sede dell'amministrazione provinciale, alla presenza del presidente della medesima, dell'assessore regionale all'ambiente, dei sindaci di Pizzo e Vibo Valentia, del Ministero dell'ambiente e per la tutela del territorio, dei commissari dell'ARPACAL, dell'Istituto centrale per la ricerca in ambiente marino (ICRAM) e della prefettura di Vibo Valentia, un incontro per promuovere, coordinare e reperire i finanziamenti necessari: alla identificazione e all'allontanamento di relitti ingombranti presenti sui fondali prospicienti le marinate di Vibo, a cura della regione e sotto il coordinamento operativo della guardia costiera; alla caratterizzazione dello stato delle coste, del mare e dei fondali, sempre di fronte alle marinate di Vibo, nonché al piano degli interventi necessari alla bonifica, a cura dell'ICRAM-MATT; alla redazione di un piano di riattivazione e adeguamento dei sistemi fognari e depurativi presenti e che insistano sulle aree colpite; alla revisione e all'adeguamento del sistema di approvvigionamento idrico del comune di Vibo.
In linea di massima, i progetti indicati, per essere realizzati efficientemente, devono superare due ordini di problemi: il reperimento dei fondi necessari, anche al di fuori del Fondo nazionale di protezione civile, e l'immediato raccordo e coordinamento tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, la regione Calabria, il commissario delegato per l'emergenza ambientale in Calabria ed il commissario delegato per gli eventi del 3 luglio 2006 nella provincia di Vibo Valentia e negli altri comuni colpiti.
È bene richiamare il fatto che i comuni già riconosciuti come colpiti dall'evento in forma più o meno grave sono almeno 9 e che l'attività di censimento dei danni, già effettuata in dettaglio sul territorio del comune di Vibo, è stata estesa anche ad altri 25 comuni, comprese le province di Catanzaro e di Reggio Calabria.Pag. 92
Infine, quanto alle necessarie misure di protezione civile che il Governo intende assumere, si rappresenta che, data l'eccezionalità dell'evento calamitoso in argomento, il 7 luglio 2006, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, è stato dichiarato lo stato di emergenza nel territorio della provincia di Vibo Valentia e, contemporaneamente, è stata emanata l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3531, recante interventi urgenti di protezione civile diretti a fronteggiare i danni di Vibo del giorno 3 luglio 2006.
Il presidente della regione Calabria, inoltre, è stato nominato commissario delegato per provvedere alla individuazione dei comuni colpiti dall'alluvione, alla realizzazione dei primi interventi urgenti diretti al soccorso della popolazione ed alla rimozione delle situazioni di pericolo. Ulteriori interventi di sostegno alla popolazione sono stati previsti nell'ordinanza che autorizza l'erogazione di un contributo per l'autonoma sistemazione dei nuclei familiari.
Altri primi finanziamenti sono stati previsti per avviare la ripresa delle attività produttive danneggiate come, ad esempio, quelle turistiche, agricole ed artigiane.
Inoltre, è stata disposta la sospensione dei termini relativi agli adempimenti ed ai versamenti tributari che scadevano il 3 luglio, differiti al 15 dicembre 2006.
Per ulteriori informazioni si rappresenta che, a seguito della pubblicazione in data 13 luglio sulla Gazzetta ufficiale, considerate attuate le operazioni di soccorso alla popolazione, nonché gli interventi tecnici urgenti, il prefetto di Vibo Valentia ha disposto per il giorno successivo, con proprio decreto, la cessazione delle attività e delle relative funzioni di coordinamento del centro coordinamento soccorsi.
Inoltre, il commissario delegato-presidente della regione Calabria, con propria ordinanza n. 1 del 14 luglio 2006, ha previsto l'organizzazione del sistema locale di gestione degli adempimenti previsti dall'ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri n. 3531, definendo ruoli e attribuzioni dei soggetti attuatori di cui all'articolo 2 della predetta ordinanza, individuando nei sindaci dei comuni interessati, coordinati dal sindaco di Vibo, per le materie di comune interesse, nonché nel presidente dell'amministrazione provinciale di Vibo Valentia, nella camera di commercio, industria e artigianato di Vibo Valentia e nell'ANAS. È stata stabilita, altresì, la costituzione di una struttura tecnica di supporto all'operato del commissario delegato.
Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, nell'ambito dell'indagine condotta sul fabbisogno finanziario necessario per la sistemazione dei bacini, ha verificato un fabbisogno finanziario per il territorio nazionale di 40 miliardi di euro. Per il territorio della regione Calabria, il fabbisogno complessivo è di 1.537 milioni di euro per la realizzazione di 662 interventi necessari.
In relazione a tale fabbisogno, nella regione Calabria, con le risorse di cui alla legge n. 183 del 1989, sono stati finanziati dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, dal 1991 ad oggi, interventi per un importo complessivo di 155 milioni di euro, a fronte di una media nazionale di 157 milioni di euro. Nella provincia di Vibo sono stati finanziati, nello stesso periodo, 16 interventi, per 6 milioni di euro.
Con le risorse di cui al decreto-legge n. 180 del 1998 sono stati finanziati nella regione Calabria, dal 1998 ad oggi, 164 interventi urgenti, per un importo complessivo di 96 milioni di euro, a fronte di una media nazionale di 71 milioni di euro. Nella provincia di Vibo Valentia sono stati finanziati, nello stesso periodo 23 interventi, per 12,5 milioni di euro.
Per quanto riguarda gli interventi tesi a reperire stanziamenti e più generale le iniziative di prevenzione, in primo luogo il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare chiederà, in sede di Consiglio dei ministri, un adeguato finanziamento dell'ordinanza di emergenza emanata dopo la tragedia di Vibo. Con specifico riferimento alla difesa del suolo, lo stesso ministro Pecoraro Scanio ha stanziato 3,9 milioni di euro per la regionePag. 93Calabria da destinare a progetti che la regione stessa presenterà e per i quali il ministro dell'ambiente ha assicurato una corsia preferenziale per l'approvazione, anche alla luce degli oltre 600 punti critici già censiti dalla regione Calabria.
Il ministro Pecoraro Scanio, ricordando l'impegno assunto dal Presidente Prodi nel corso della visita nei luoghi dell'alluvione, si è anche impegnato a reperire altri 2 milioni di euro da destinare ad interventi strutturali di difesa del suolo per la zona di Vibo Valentia e si attiverà nei confronti di altri ministeri, quali quelli delle infrastrutture e dello sviluppo economico, affinché vi siano altri impegni economici.
Inoltre, nel corso della riunione tenuta il 26 luglio 2006 presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, si è fatto il punto sulle altre iniziative da assumere a seguito della tragedia di Vibo Valentia. All'incontro erano presenti il ministro Alfonso Pecoraro Scanio, il presidente della regione Calabria Agazio Loiero, il vicepresidente Nicola Adamo, il viceministro dell'interno Marco Minniti, dirigenti del Ministero dell'ambiente, della regione e del Dipartimento della protezione civile.
Dall'incontro di ieri è nato l'impegno di collaborazione tra le strutture tecniche del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e la regione Calabria, per identificare e attuare una serie di interventi per la prevenzione e la mitigazione del rischio idrogeologico, con particolare riferimento alle azioni di manutenzione del territorio e di mitigazione del rischio da erosione costiera.
Tali interventi possono attuarsi attraverso le seguenti fonti di finanziamento: in primo luogo, fondi nazionali o regionali che si renderanno disponibili, anche sulla base della dotazione finanziaria che sarà inserita nelle prossime leggi di bilancio e finanziaria.
In secondo luogo, il Quadro strategico nazionale (QSN) 2007-2013, che sarà approvato nell'articolazione definitiva in programmi nazionali e regionali entro il mese di settembre 2006, costituirà certamente il quadro di riferimento fondamentale per la programmazione dei fondi comunitari nel periodo 2007-2013 (il Parlamento europeo ha stabilito, di recente, che verranno assegnate all'Italia risorse complessive pari a 25,7 miliardi di euro).
Una terza fonte di finanziamento, infine, è rappresentata dall'Accordo di programma quadro sulla difesa del suolo e l'erosione delle coste, che prevede risorse del CIPE già disponibili, pari a 45 milioni di euro. Tale Accordo, attualmente in fase di discussione con i competenti uffici della regione Calabria, verrà siglato entro il 30 settembre 2006.
Per quanto riguarda, più in generale, la definizione degli interventi di difesa del suolo a livello nazionale, il ministro Pecoraro Scanio, nel corso della riunione tenutasi con le regioni lo scorso 28 giugno, ha già attivato fondi pari a 90 milioni di euro sul territorio nazionale, che verranno erogati sulla base delle effettive priorità delle regioni per interventi di prevenzione e di mitigazione del rischio idrogeologico. Tali interventi verranno sottoposti ad un'istruttoria tecnica tesa, tra l'altro, a verificare il rispetto dei criteri dettati dalle norme in vigore, la coerenza con i piani di assetto idrogeologico e la pronta cantierabilità degli interventi medesimi.
Inoltre, è stato concordato, con il parere favorevole del ministro Pecoraro Scanio, di procedere celermente all'attuazione del piano straordinario di telerilevamento per le aree ad elevato rischio idrogeologico disseminate sull'intero territorio nazionale.
L'attuazione di tale piano consente: la verifica ed il monitoraggio dei movimenti franosi e dei fenomeni di subsidenza mediante tecniche di telerilevamento ad alta precisione; la verifica degli effetti e dell'estensione territoriali delle piene di corsi d'acqua, con particolare attenzione per le aree densamente antropizzate; la mappatura integrativa da telerilevamento (aereo e/o satellitare) ad alta risoluzione spaziale delle caratteristiche geomorfologiche, vegetazionali ed infrastrutturali delle aree suddette; la realizzazione, infine, di un sistema di conoscenze condiviso e centralizzato.

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PRESIDENTE. La ringrazio, signor sottosegretario, per aver fornito una risposta così dettagliata.
Le ricordo, tuttavia, che dovrà rispondere anche ad un'altra interpellanza, e pertanto le saremmo grati se riuscisse a produrre un ulteriore sforzo di sintesi, date le caratteristiche delle interpellanze a risposta orale, che non sono le stesse delle interrogazioni a risposta scritta.
Comunque, signor sottosegretario, vorrei dirle che abbiamo sicuramente apprezzato la precisione con cui lei ha risposto all'interpellanza.
Il deputato Misiti ha facoltà di replicare.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, interverrò brevemente, poiché la risposta fornita è stata molto esauriente. Si è trattato dell'occasione per affrontare un tema molto importante non solo per la Calabria, ma anche per l'intero paese.
Ringrazio il sottosegretario di Stato Colonnella, il ministro Pecoraro Scanio ed il presidente della Calabria, poiché hanno affrontato e stanno tuttora affrontando, assieme al viceministro dell'interno Minniti, con molta determinazione tale questione. Vorrei altresì ringraziare la Protezione civile, la quale si è sempre prodigata nell'aiutare le popolazioni colpite da questi avvenimenti rischiosi.
Mi congratulo, quindi, con il Governo, anche se vorrei rilevare che si tratta di un metodo che dovrebbe essere adottato con continuità, e non soltanto in queste occasioni, poiché sia il territorio della Calabria, sia quello nazionale sono molto fragili; pertanto, abbiamo bisogno di svolgere un'azione preventiva in tutto il paese.

(Iniziative per il rispetto delle direttive comunitarie in materia di caccia - n. 2-00069)

PRESIDENTE. L'onorevole Zanella ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00069 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 2).

LUANA ZANELLA. Signor Presidente, l'interpellanza urgente in esame, ancora una volta (dico ancora una volta perché nella precedente legislatura avevo presentato un'interpellanza avente lo stesso oggetto) concerne la legge della regione Veneto, la n. 13 del 12 agosto 2005, che ha consentito la caccia a sette specie di uccelli protetti dalla direttiva comunitaria 79 /409/CE e dalla legge n. 157 del 1992. La caccia è consentita per un arco di cinque anni, ovvero dal 2005 al 2010, in tutte le forme quali l'appostamento temporaneo, quello fisso e quello vagante. Le sette specie di uccelli sono il fringuello, la peppola, il passero, la passera mattugia, la tortora dal collare, lo storno e il cormorano. Ciò significa che sono a rischio ben 159 milioni di uccelli, per cinque giorni alla settimana, senza che sia stato previsto dalla legge alcun controllo aggiuntivo.
Pongo in rilievo, inoltre, che la Commissione europea, dopo aver preso in esame numerosi e documentati esposti presentati dalla Lega per l'abolizione della caccia del Veneto, ha constatato che la regione Veneto ha concesso la caccia a queste specie di uccelli protetti in palese violazione della direttiva citata. Il 12 ottobre del 2005 la Commissione europea aveva trasmesso, contro la legge regionale del Veneto, la prima comunicazione, la cosiddetta messa in mora. Il 10 aprile 2006 il Commissario all'ambiente, Dimas, su decisione della Commissione europea, aveva scritto per la seconda volta al Governo italiano un cosiddetto parere motivato, in riferimento al reclamo per la violazione della «direttiva uccelli» da parte della regione Veneto.
Ora, poiché la Commissione europea ha comunicato il 29 giugno 2006, attraverso una nota, il deferimento dell'Italia alla Corte di giustizia europea, ci troviamo nella situazione in cui, ancora una volta, il nostro paese rischia di essere condannato al pagamento di una multa milionaria con grave danno, oltre che per la fauna selvatica, anche per le casse dello Stato e, indirettamente, per le tasche dei contribuenti.Pag. 95
La Lega per l'abolizione della caccia del Veneto ed io stessa, sia nelle mie interpellanze sia nei momenti di confronto, anche informali, con i rappresentanti del Governo, abbiamo chiesto che il Presidente del Consiglio dei ministri e i ministri competenti annullino, così come previsto dalla legge, quella normativa regionale veneta, approvata in palese violazione della direttiva europea.
In conclusione, con la mia interpellanza urgente si chiede al Governo come intenda intervenire al riguardo. Ricordo, inoltre, che, al di fuori della ritualità e dell'ufficialità degli atti di sindacato ispettivo, su questa problematica vi è anche un impegno assunto dall'Unione con una precisa previsione programmatica.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali, Pietro Colonnella, ha facoltà di rispondere.

PIETRO COLONNELLA, Sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali. Onorevole Presidente, onorevoli interpellanti, il Governo intende assumere positivamente lo spirito segnalato dall'interpellanza in oggetto. Riteniamo che si tratti di una questione di particolare rilevanza.
Il Governo ha intenzione di esaminare in uno dei prossimi Consigli dei ministri un decreto-legge con il quale saranno individuate una serie di misure urgenti per l'esercizio dell'attività venatoria e, nello specifico, il divieto di esercitare tale attività in deroga all'articolo 9, lettera c), della richiamata direttiva 79/409.
Nel decreto-legge vi sarà anche una disposizione che prevede la predisposizione di un decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, d'intesa con la Conferenza permanente tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, al fine di individuare le specifiche tipologie ambientali di riferimento, sulla base dei criteri ornitologici indicati nella direttiva sopra indicata. Con lo stesso decreto, saranno determinati i requisiti minimi relativi alle misure di conservazione e le modalità di esercizio del potere di deroga, ai sensi dell'articolo 9, lettere a) e b), della direttiva suddetta.
Sarà, inoltre, prevista la modifica dell'articolo 19-bis della legge 11 febbraio 1992, n. 157, prevedendo che le deroghe costituiscono un provvedimento assolutamente eccezionale, specificatamente motivato, disposto solo in assenza di altre soluzioni e, comunque, in base all'analisi puntuale dei presupposti e delle condizioni di fatto stabiliti rigorosamente dall'articolo 9 della direttiva 79/409.

PRESIDENTE. La deputata Zanella ha facoltà di replicare.

LUANA ZANELLA. Ringrazio il rappresentante del Governo, la cui risposta mi trova speranzosa sul fatto che esso applichi in maniera precisa e puntuale quanto esposto nella risposta appena data.
Ci tengo a sottolineare che il nostro Istituto nazionale per la fauna selvatica aveva già formulato rilievi importanti rispetto alla illegittimità della legge regionale veneta sulla caccia. Ci troviamo di fronte, infatti, ad una situazione per cui una legge regionale degrada ad illecito amministrativo una condotta che in altre parti del territorio nazionale continua ad essere penalmente repressa.
Mi riferisco ad una sentenza che ha visto condannare un cacciatore della provincia di Verona ad una sanzione di 800 euro e al pagamento delle spese processuali per avere abbattuto otto fringuelli. Naturalmente, la legge sulle deroghe nel Veneto non trova neppure tranquilla la giurisprudenza dal punto di vista dell'applicazione della legge, vista la presenza di contenziosi.
La necessità di fare chiarezza e di ripristinare anche il rispetto della normativa nazionale ed europea risponde anche alle esigenze dei cacciatori, di quelli che tante volte non hanno visto, nella tendenza ad esasperare la possibilità di cacciare, una risposta neppure ai loro specifici interessi.
Mi auguro, dunque, che il Governo si attivi quanto prima, perché la stagionePag. 96della caccia è alle porte (si tratta veramente di una manciata di settimane). Non possiamo consentire che la fauna selvatica sia sottoposta ad un'aggressione e che l'Italia sia addirittura condannata.
Attraverso il cosiddetto decreto Bersani, in discussione presso le competenti Commissioni, abbiamo rilevato che uno dei motivi per i quali vi è stata la necessità di scegliere lo strumento della decretazione d'urgenza è che lo Stato italiano potrebbe pagare milioni e milioni di euro per le infrazioni, una delle quali è quella che noi Verdi abbiamo cercato di trattare e di porre all'attenzione attraverso la nostra interpellanza.

(Pubblicazione di notizie concernenti la provenienza delle bombe usate da Israele verso il Libano - n. 2-00082)

PRESIDENTE. La deputata Deiana ha facoltà di illustrare l'interpellanza Migliore n. 2-00082 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3), di cui è cofirmataria.

ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, solleviamo tale questione con grande forza, in parte perché ha riflessi sul programma dell'Unione, che abbiamo sottoscritto, in parte perché riveste una grandissima importanza nell'attualità politica, soprattutto in relazione alle drammatiche vicende che si stanno sviluppando in Medio Oriente.
Pensiamo che la Conferenza internazionale di Roma, proposta dal Governo italiano e conclusasi ieri, abbia rappresentato un passo positivo nella ricerca di una soluzione, se non di pace, almeno di cessazione delle ostilità più violente, confermando alcuni elementi importanti di discontinuità presenti nella politica estera di questo paese in relazione a quella del Governo precedente.
A questa ispirazione di fondo occorre siano conformi tutte le scelte del Governo, per quanto riguarda sia il proseguimento dell'azione sul piano internazionale sia il controllo e l'uso del territorio nazionale in relazione alla pesante presenza di servitù militari straniere NATO e americane, che possono distorcere la volontà di pace del Governo e del nostro paese, offrendo la possibilità dell'uso del territorio a fini che nulla hanno a che vedere con la forza che la politica di pace deve avere in questa fase. Mi riferisco, in particolare, alla base di Camp Darby in Toscana, che in passato ha svolto tradizionalmente una funzione di sostegno logistico molto significativo a tutte le guerre che si sono svolte negli anni Novanta e alle guerre del nuovo secolo, per quanto riguarda l'approvvigionamento di strumenti, di ordigni, di armi delle forze americane impegnate sui vari teatri di guerra.
La base di Camp Darby è nata nel 1951, durante il periodo della guerra fredda, in seguito ad un atto di bilateralizzazione del trattato NATO; come tutte le altre basi americane e NATO, è contrassegnata, in questo momento, da elementi che ritengo di grave illegittimità per quanto riguarda il loro uso.
Dico ciò perché, se il Trattato NATO del 1949 fu ratificato dal Parlamento italiano (in qualche modo, la ratifica legittimava i memorandum di bilateralizzazione in esso contemplati), i successivi mutamenti strategici della NATO e, in particolare, la ridefinizione dei suoi compiti e la ridefinizione del nuovo concetto strategico della NATO, a seguito del vertice del 1999, non sono mai stati sottoposti al vaglio, alla discussione ed alla decisione dei Parlamenti, in particolare del nostro. È chiaro, allora, che tutto quanto attiene alla funzionalità ed alla strategia delle basi è in qualche modo collocato fuori - non soltanto a causa del segreto militare, ma anche in ragione del fatto che non è mai intervenuto, al riguardo, un atto di trasparenza parlamentare - dall'ambito di una reale legittimità. Noi consideriamo la materia di grandissima importanza e, quindi, urgente. Di conseguenza, porremo la questione in sede di conferenza nazionale sulle servitù militari, che fa parte del programma dell'Unione.
Ciò detto, desidero chiarire meglio la portata del problema che abbiamo voluto segnalare (e che continueremo a sollevarePag. 97costantemente). L'uso del nostro territorio per le indicate finalità pone una grave questione di sovranità nazionale. Inoltre, la specifica problematica è connessa all'emersione di una grande sensibilità popolare, che riguarda sia l'impatto negativo che molte di queste basi hanno sul territorio (in particolare, è molto forte la preoccupazione relativa alla base di Camp Darby) sia la funzione che esse svolgono sotto il profilo della concezione delle nuove guerre (o di una nuova difesa), che sfugge totalmente al controllo ed alla sovranità nazionali.
Camp Darby è una sorta di santabarbara: i tantissimi bunker sotterranei custodiscono in perfetta efficienza moltissime tonnellate di munizioni per artiglieria, missili, razzi, bombe d'aereo, e circa 8 mila tonnellate di esplosivo ad alto potenziale. Come ho già detto - i fatti sono noti -, la base ha svolto una funzione strategica in tutta una serie di avvenimenti bellici, dalla prima guerra del Golfo del 1991 all'ultima guerra in Iraq. È altresì noto che molte mobilitazioni pacifiste hanno tentato di bloccarne l'operatività.
Venendo all'oggi, si legge sul quotidiano il manifesto di domenica 23 luglio, sotto il titolo «La superbomba passa per l'Italia», che lo Stato di Israele, in data 15 luglio 2006, ha fatto richiesta agli Stati Uniti di un grosso quantitativo di benzina per la propria aeronautica militare. Successivamente, sempre secondo le informazioni de il manifesto, vi è stata un'ulteriore richiesta per un carico di munizioni speciali. Tra queste, la GBU-28, una bomba a guida laser da 2,3 tonnellate. Si tratta di un'arma speciale che ha un'altissima capacità di penetrazione in centri di comando situati in bunker profondi e rinforzati.
Il primo quesito che poniamo con l'interpellanza in esame è se vi sia stato il transito o il deposito delle predette armi a Camp Derby (peraltro, da un punto di vista logistico, la base si presta moltissimo ad arrivi incontrollabili da parte della popolazione ed anche di chi ha interesse ad esercitare un controllo democratico sulle operazioni).
Inoltre, nell'interpellanza ricordiamo che, nella precedente legislatura, il Parlamento ha approvato la legge n. 94 del 3 maggio 2005, che istituzionalizza la cooperazione nel settore militare della difesa tra Italia e Israele. Si tratta di un accordo quadro molto preciso, che regola la cooperazione tra le parti e nel cui ambito potranno essere conclusi accordi tecnici specifici. Tra l'altro, c'è un accordo che riguarda un nuovo sistema di guerra elettronica altamente segreto. Infatti, il memorandum stabilisce che le attività derivanti da questo accordo saranno soggette alla massima segretezza.
Allora, chiedo, in primo luogo, che cosa il Governo abbia da dire relativamente a queste notizie di transito attraverso Camp Darby delle bombe speciali GBU-28 (guided bomb unit-28), cioè delle bombe a guida laser ad alta capacità di perforazione del terreno. Inoltre, chiedo se il Governo non ritenga necessario, vista la drammaticità del conflitto che si è sviluppato in Medio Oriente (in seguito alla contemporaneità e alla micidiale sinergia tra la nefasta azione di Hezbollah conto le forze militari di Tel Aviv sul confine sud e i violentissimi bombardamenti di risposta che Israele ha scatenato sul Libano), e di fronte a questa escalation e a questa drammatizzazione, anche in ragione dell'azione di pace che il Governo italiano ha intrapreso, valutare la sospensione dell'accordo seguito alla legge n. 94 del 3 maggio 2005 tra la Repubblica italiana e il Governo dello Stato di Israele.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la difesa, Marco Verzaschi, ha facoltà di rispondere.

MARCO VERZASCHI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, l'interpellanza presentata dagli onorevoli Migliore, Deiana ed altri riguarda soprattutto alcune notizie riportate dal quotidiano il manifesto, come illustrato dall'onorevole Deiana, che ipotizzano in generale un ruolo della base logistica dei servizi di Camp Darby, nell'ambito delle operazioni delle forze aeree e terrestri,Pag. 98nell'area mediterranea nordamericana e mediorientale.
In particolare, secondo quanto riportato dagli onorevoli interpellanti, le predette notizie presumono un coinvolgimento di tale base anche nei recenti attacchi di Israele verso il Libano, riferendo che le bombe usate dallo stesso Israele sarebbero transitate proprio da Camp Darby. Allo stesso tempo, l'atto prende spunto dalla recente situazione di conflitto tra Israele e Libano, per porre in discussione l'accordo stipulato tra l'Italia e lo Stato di Israele, in materia di cooperazione nel settore militare e della difesa, chiedendo nel contempo di valutarne la possibilità di una sospensione.
Credo che sia importante, prima di entrare nel merito della questione sollevata, fornire alcuni elementi di ricognizione che riguardano specificamente la presenza di forze NATO o di forze statunitensi in Italia. Essa va inquadrata nell'ambito dell'applicazione del Trattato del Nord Atlantico del 1949.
Proprio per tale ragione, per l'utilizzazione delle basi non vige alcuna condizione di extraterritorialità, permanendo allo Stato italiano l'esercizio della piena sovranità. In particolare, le basi intese come porzione di territorio per il sostegno logistico operativo, dotate di uomini e mezzi, non appartengono alla NATO o al paese appartenente alla NATO, che se ne avvale, in questo caso agli Stati Uniti, ma esse sono concesse in uso alla forza militare della NATO statunitense, senza che la sovranità nazionale sia in alcun modo messa in discussione.
Come detto, le norme che regolano la materia trovano il proprio fondamento nell'articolo 3 del Trattato di Washington e nei successivi accordi, quali la Convenzione di Londra del 1951, il Protocollo di Parigi del 1952, la Convenzione di Ottawa del 1951, approvata nel 1954, e un decreto del Presidente della Repubblica del 1962.
In tale quadro si inseriscono gli accordi bilaterali che regolano la presenza delle forze statunitensi in Italia; si tratta di accordi sia generali, che prevedono forme di assistenza militare reciproca tra i due paesi, sia particolari, che disciplinano gli aspetti della presenza e delle attività dei contingenti militari statunitensi. Questi accordi bilaterali hanno una elevata classifica di segretezza e non possono essere declassificati unilateralmente, poiché il regime di segretezza è stato stabilito di comune accordo dai Governi italiano e statunitense. Il segreto militare relativo alle infrastrutture, ai compiti, alla distribuzione di uomini, mezzi e materiali e al tipo di presenza militare nelle diverse località, si espande fino ad abbracciare le regole che disciplinano le funzioni di comando nelle basi ove operano forze degli Stati Uniti, nonché le disposizioni sui rapporti fra le autorità militari italiane e statunitensi.
Ciò premesso, con specifico riferimento alle richiamate notizie stampa che parlano di questo presunto passaggio di munizioni o bombe dalla base di Camp Darby e - sempre secondo il manifesto - utilizzate rispettivamente per le due guerre in Iraq, in Jugoslavia, per le operazioni in Afghanistan ed infine per neutralizzare le capacità militari degli Hezbollah, non si hanno elementi di riscontro per confermare l'attendibilità delle notizie riportate.
Quanto, invece, alla presenza di armamento sempre nella base di Camp Darby, nonché alla quantità di personale che opera al suo interno, è opportuno rilevare come la diffusione indiscriminata di informazioni sugli strumenti di difesa possa, a ragione, essere considerata da tutti gli Stati una fonte di rischio. L'Italia non fa eccezione, essendo la sua difesa integrata con quella dei paesi alleati, ivi compresa la loro presenza nel nostro territorio.
Anche per quanto riguarda le notizie riportate, relative a due presunte richieste da parte di Israele agli Stati Uniti, rispettivamente «di un grosso quantitativo di benzina per la propria aeronautica militare» e «di un carico di munizioni speciali, tra cui la citata bomba gbu-28», non si dispone di alcun riscontro che confermi questa ipotesi.
Con riferimento, invece, al presunto contrasto tra il profilato transito delle bombe da Camp Darby e quanto dispostoPag. 99dalla legge n. 185 del 1990, si assicura che tutta l'attività del Governo in materia di controllo dell'esportazione e transito dei materiali di armamento è assolutamente in linea con i principi della Carta costituzionale, con gli impegni internazionali e con i fondamentali interessi della sicurezza dello Stato.
In particolare, il Governo in tale ambito sovrintende, tra l'altro, l'attività degli organi preposti all'applicazione della legge stessa, intervenendo, altresì, nel caso in cui manchino adeguate garanzie sulla definitiva destinazione dei materiali.
Su tale specifica attività, il Governo non è mai venuto meno ai principi consacrati dalla citata legge n. 185 del 1990, attuando una rigorosa opera di controllo e di monitoraggio.
Con riferimento, infine, alle invocate valutazioni del Governo sull'eventualità di una sospensione dell'accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo dello Stato di Israele, in linea di principio, la sottoscrizione di atti bilaterali - tra cui questo - va intesa come azione stabilizzatrice di una particolare area e regione, di valenza politica, considerati gli interessi strategici nazionali e gli impegni assunti in ambito internazionale.
La ratio dell'accordo con lo Stato di Israele si inquadra nel contesto del rilancio delle relazioni fra i due paesi e nel quadro della promozione del dialogo nel Mediterraneo, con lo scopo precipuo di rafforzare la cooperazione nel campo della difesa e dell'intelligence su basi di reciprocità.
Infine, il Governo non condivide l'ipotesi che si possa, in qualche modo, associare la presenza di forze alleate in Italia ad un coinvolgimento, anche indiretto, del nostro paese nel conflitto in Libano, per la cui la soluzione, peraltro, il Governo è fortemente impegnato. Si rammenta che il Governo italiano e l'Unione Europea, nel condannare fermamente l'azione terroristica dei gruppi radicali islamici, hanno invitato Israele a moderare la propria risposta. In particolare il ministro degli affari esteri ha riferito di avere espresso al ministro degli esteri israeliano le preoccupazioni per un'escalation della crisi, invitando il suo Governo ad una reazione moderata. Il Governo, sin dall'inizio, si è attivato attraverso i suoi contatti bilaterali con i principali attori della crisi, proponendosi fattivamente per favorire la ricerca di una soluzione positiva della vicenda.
È di tutta evidenza come il Governo, in sintonia con i principali partner, sia fermamente impegnato nella ricerca di risposte tempestive e coraggiose a tali crisi, attraverso la via del negoziato, perché ritenuta l'unica percorribile, affinché la pace in quell'area sia duratura.
Il Governo italiano, infatti, ha concorso attivamente, attraverso il Presidente del Consiglio che ha preso parte al recente vertice del G8 di San Pietroburgo, alla formulazione della dichiarazione sul Medio Oriente, che indica una possibile via d'uscita dall'attuale crisi.
In tale ottica, un segnale concreto di questi impegni è certamente rappresentato dallo svolgimento della Conferenza internazionale per il Libano, tenutasi ieri a Roma, in cui tutti i partecipanti hanno espresso la loro determinazione nel lavorare, con la massima urgenza, per la ricerca di una soluzione alla delicata e complessa vicenda relativa al Libano.

PRESIDENTE. L'onorevole Deiana ha facoltà di replicare.

ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, innanzitutto, vorrei chiarire che io non ho parlato di un coinvolgimento dell'Italia nella vicenda del Libano. L'ho chiarito molto precisamente, anzi, ho avuto parole di lode per l'azione del Governo nel tentativo di creare una via di uscita nella Conferenza internazionale, per gli impegni e per le dichiarazioni che sono state rese. Non è assolutamente in discussione questo aspetto.
Io ho messo in risalto - e lo faccio ancora - alcuni aspetti, perché ci sono degli elementi di ambiguità in ciò che il sottosegretario ha affermato. Spero solo che siano ambiguità di formulazione e di uso della lingua italiana. Tali elementi diPag. 100ambiguità mi spingono a chiarire il mio pensiero nuovamente.
Io ho parlato di un uso del territorio italiano e di una sua concessione per finalità e strategie che possono alimentare quella crisi e, quindi, di conseguenza, coinvolgere indirettamente il nostro paese nello sviluppo della crisi stessa.
Innanzitutto, voglio precisare un elemento relativo alla questione della sovranità nazionale. La concessione d'uso delle basi non rappresenta una extraterritorialità dal punto di vista materiale e giuridico, nel senso che quel territorio è sicuramente italiano. Ciò che viene esercitato in quel luogo, tuttavia, è direttamente ed unicamente sotto comando statunitense. Quindi, di conseguenza, possono essere condotte operazioni che sfuggono al controllo italiano.
C'è una grande zona d'ombra per quanto riguarda l'uso delle basi e per questo motivo credo ci sia un problema di sovranità nazionale, che viene in qualche modo alienata, o, comunque, viene sottratta al controllo democratico sia delle comunità e delle autorità locali, sia del Parlamento. Credo che, da questo punto di vista, la vicenda di Abu Omar costituisca un esempio sufficiente per far capire di cosa parlo.
A proposito delle preoccupazioni del sottosegretario relative alle notizie su ciò che contiene la base di Camp Darby, o altre basi, e al fatto che ciò sarebbe fonte di rischio, tali notizie sono note soprattutto grazie ai siti del Pentagono, che illustrano abbondantemente una serie di dislocazioni della propria forza militare e dei propri armamenti in giro per il mondo. Abbiamo saputo dai siti americani che a Ghedi e ad Aviano sono presenti ordigni nucleari.
Quindi, mi sembra che eventualmente dovremmo essere preoccupati per quanto riguarda la sicurezza dei paesi e delle regioni.
Nelle espressioni che lei, signor sottosegretario, ha usato sussistono elementi di non chiarezza. Lei ha affermato che non vi sono elementi di riscontro, ma il Ministero della difesa non deve avere elementi di riscontro. Proprio in considerazione del principio che lei ha evidenziato, per il quale dovremmo esercitare il diritto di sovranità nazionale su tutte le basi date in uso agli alleati e alla NATO, il Governo è tenuto a sapere e a dichiarare al Parlamento ciò di cui è a conoscenza.
Cosa significa che l'Esecutivo non dispone di elementi di riscontro? Può darsi che il Governo non ha elementi di riscontro e che lì succeda quanto riportato dal giornale il manifesto? Voglio sottolineare con forza quanto l'espressione da lei usata sia ambigua e come confermi, anziché allontanare, le mie preoccupazioni relativamente all'uso - e non al carattere giuridico - della base di Camp Darby.
So che anche la prefettura di Pisa ha dichiarato di non sapere nulla. In particolare, mancano i riscontri di una serie di affermazioni che lasciano un ampio margine di interpretazione negativa. Voglio segnalare che anche il ministro degli affari esteri britannico, Margaret Beckett, ha sollevato una protesta, in quanto gli Stati Uniti hanno usato l'aeroporto di Prestwick, nella Scozia dell'ovest, per trasportare in Israele queste bombe.
Evidentemente - sapendo quanto aiuto forniscano gli Stati Uniti ad Israele -, si tratta di linee di percorrenza offerte dai paesi alleati; in questo caso dalla Gran Bretagna, nel caso dei dubbi sollevati da il manifesto, dall'Italia.
Signor sottosegretario, gli elementi da lei forniti nella risposta non diradano del tutto i dubbi esistenti. Mi auguro che la sussistenza degli elementi di non riscontro di cui lei ha parlato significhi che il fatto non sussiste, anche se cercherò di comprendere se effettivamente le cose stanno in questo modo o se permangono elementi sui quali occorre insistere affinché un'eventualità di questo genere possa cessare.
Per quanto riguarda - e concludo, signor Presidente - la questione del Trattato tra l'Italia e Israele sulla cooperazione nel campo della difesa, vorrei sottolineare che la legge n. 94 del 2005 istituzionalizza la cooperazione tra i Ministeri della difesa e le Forze armate di Italia e Israele,Pag. 101prevedendo anche la cooperazione nella ricerca, nello sviluppo e nella produzione di tecnologie militari tramite lo scambio di dati tecnici, informazioni e hardware e incoraggia le rispettive industrie nella ricerca di progetti e materiale di interesse comune. Tutto sotto il segreto militare.
Credo che ciò non faccia bene alla necessaria politica di collaborazione, di solidarietà e di simpatia che dobbiamo sviluppare con Israele, nell'ambito di una vocazione mediterranea su cui dobbiamo fare molta forza, sapendo che il lato militare è quello che meno si presta, nelle vicende del Mediterraneo orientale, a far sì che si sviluppino politiche di pace e di convivenza, di cui il nostro paese dovrebbe essere artefice e protagonista.

(Chiusura degli uffici postali di Melezzole ed Acqualoreto in provincia di Terni - n. 2-00080)

PRESIDENTE. L'onorevole Capotosti ha facoltà di illustrare l'interpellanza Fabris n. 2-00080 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 4), di cui è cofirmatario.

GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, vista l'ora tarda, mi rimetterei alla risposta Governo. Il testo dell'interpellanza urgente è pubblicato, e pertanto interverrò in sede di replica.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la difesa, Marco Verzaschi, ha facoltà di rispondere.

MARCO VERZASCHI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, in relazione all'atto parlamentare in esame, si ritiene utile rammentare che gli aspetti organizzativo-gestionali di Poste italiane spettano agli organi statutari della società medesima, che individua il tipo e il numero delle risorse ritenute necessarie a garantire il rispetto degli obblighi connessi alla fornitura del servizio universale assicurando, nel contempo, una gestione economica equilibrata.
Ai sensi della vigente normativa - decreto legislativo n. 261 del 1999, come modificato dal decreto legislativo n. 384 del 2003 -, al Ministero delle comunicazioni, quale autorità di regolamentazione del settore postale, spetta il compito di vigilare affinché i predetti obblighi del servizio universale siano rispettati.
Nel passato, tale attività è stata prevalentemente finalizzata ad accertare che la qualità del servizio erogato da Poste italiane fosse rispondente ai parametri previsti nel contratto di programma che, in particolare, stabiliva gli obiettivi del recapito del corriere postale: prioritario, ordinario, posta registrata e pacchi ordinari; ed a tale proposito le verifiche effettuate hanno consentito di accertare in modo puntuale il raggiungimento o meno degli standard fissati.
Una parallela efficace azione di controllo relativamente all'accesso alla rete postale non è stata e non è ancora possibile, stante l'indeterminazza dei criteri stabiliti in proposito sia a livello comunitario sia a livello di normativa nazionale di recepimento.
L'obbligo di fornire il servizio universale in tutti i punti del territorio secondo criteri di ragionevolezza, come previsto dall'articolo 3 del decreto legislativo n. 261 del 1999, infatti, pur con l'individuazione delle particolari situazioni delle isole minori e delle zone rurali e montane, di cui al decreto legislativo n. 384 del 2003, si è dimostrato non idoneo a consentire una oggettiva valutazione della diffusione e della razionale localizzazione sul territorio nazionale dei punti di accesso alla rete postale e, in particolare, degli uffici postali.
È, pertanto, intendimento del ministro - come da lui stesso comunicato nel corso della recente audizione presso l'VIII Commissione - prevedere, non solo nel contratto di programma 2006-2008 attualmente in corso di definizione, ma anche in provvedimenti ad hoc, impegni più stringenti per la società in termini di qualità, utilizzando indicatori, oltre che per iPag. 102tempi di recapito della corrispondenza, anche per la diffusione e l'accessibilità degli uffici postali sul territorio.
In tale ottica, viene riconosciuta l'opportunità di promuovere un confronto su base territoriale con la stessa società Poste italiane ed i rappresentanti delle istituzioni locali e dell'utenza, al fine di individuare soluzioni che, pur tenendo conto del mantenimento dell'equilibrio economico, risultino adeguate all'esigenza dell'utenza nei diversi contesti e situazioni locali.
Nel nuovo contratto di programma, si intende implementare il principio dell'efficienza del servizio postale senza intaccare la capillare diffusione della rete postale, con specifico riguardo ai centri più piccoli ed alle aree disagiate, ritenendo che le chiusure di uffici non vadano acriticamente accettate quali misure di efficientamento economico e che, al contrario, il risparmio atteso potrebbe non verificarsi. Il contratto di programma in elaborazione prevede che gli interventi di chiusura degli uffici e di rimodulazione degli orari di apertura al pubblico dovranno essere preventivamente sottoposti al parere delle autorità locali.
Quanto alla specifica situazione di cui è fatto cenno nell'atto ispettivo in esame, si fa presente che la chiusura dell'ufficio di Acqualoreto, presso il quale risultava applicato un operatore polivalente, stante l'esiguo numero delle operazioni effettuate quotidianamente, rientra nel quadro delle chiusure programmate e comunicate dalla società Poste italiane da realizzare già nel corso del 2005. Tale chiusura, tuttavia, è stata bilanciata con un ripristino del normale orario giornaliero di apertura dell'ufficio di Morre, distante circa un chilometro e mezzo da Acqualoreto, che precedentemente operava solo quattro giorni a settimana nel periodo estivo e cinque giorni in quello invernale.
L'ufficio postale di Mellezzole, anch'esso attivo con un operatore polivalente, è stato interessato da una rimodulazione dell'orario di servizio, passando da un'apertura quotidiana di due ore e trenta minuti ad una di due giorni a settimana rispettando, però, il normale orario di sei ore.
Le iniziative predette sono state comunicate, stando a quanto riferito dalla società Poste italiane, alle amministrazioni locali interessate.

PRESIDENTE. L'onorevole Capotosti ha facoltà di replicare.

GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, sono soddisfatto della risposta del Governo, in particolare nell'apprendere che si opera la revisione di un criterio generale, quello del rapporto in essere tra eticità dell'attività economica di un ente pubblico e cittadino.
Il casus belli trattato verteva su centri minori, centri limitrofi, centri difficili da raggiungere, popolati largamente da gente anziana e in difficoltà logistica, per cui con ancor più soddisfazione apprendo che si è provveduto a ripristinare il servizio.

(Ritardo nella realizzazione dell'intesa di programma Cnr-Mism sottoscritta nel 1988 con riferimento all'area della ricerca di Catania - n. 2-00081)

PRESIDENTE. L'onorevole Licandro ha facoltà di illustrare la sua interpellanza urgente n. 2-00081 (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni sezione 5).

ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Signor Presidente, rinuncio ad illustrarla e mi riservo di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali, Pietro Colonnella, ha facoltà di rispondere.

PIETRO COLONNELLA, Sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali. Signor Presidente, fornirò una risposta breve, data l'ora, ma spero esauriente.Pag. 103
In relazione alla questione posta dagli onorevoli Licandro, Sgobio, Diliberto e Tranfaglia, si ritiene opportuno precisare che gli interventi edilizi previsti nell'ambito dell'intesa di programma MIUR-CNR, per quanto riguarda la sede dell'area della ricerca di Catania e l'Istituto per la microelettronica e i microsistemi del CNR, prevedono la riunificazione di tutte le attività scientifiche del CNR aventi sede in Catania in un unico insediamento in zona ASI (area sviluppo industriale), su un terreno che il CNR ha acquistato nel luglio del 2001 dal consorzio per l'area di sviluppo industriale, in contrada Palma o Pantano d'Arci. L'edificazione dell'area di ricerca di Catania sul predetto terreno è stata deliberata dal consiglio direttivo del CNR in data 23 aprile 2003.
Per tale realizzazione è già stata eseguita la progettazione definitiva riguardante l'insediamento dell'istituto IMM e, nel giugno 2004, è stato siglato un protocollo d'intesa tra il comune di Catania ed il CNR, volto ad agevolare la realizzazione dell'intervento ed a disciplinare la reciproca collaborazione.
Il quadro economico per l'intervento previsto, comprendente la sede dell'area della ricerca e dell'istituto IMM, è pari a circa 15,7 milioni di euro, interamente a carico del MIUR.
Gli interventi per l'area della ricerca di Catania sono collocati in un quadro di interventi più ampio, che riguarda tutte le aree di ricerca del Mezzogiorno interessate (Bari, Lecce, Catania, Napoli e Sassari), con un impegno complessivo di circa 118,7 milioni di euro, di cui circa 108,2 a carico del MIUR e circa 10,5 a carico del CNR.
Alla data del 30 settembre 2005, le somme spese complessivamente per interventi di edilizia ammontano a circa 46 milioni di euro, di cui circa 35,5 sostenuti dal MIUR e circa 7,5 sostenuti dal CNR.
L'intesa di programma MIUR-CNR prevede come scadenza il 31 dicembre 2006 per gli interventi relativi all'edilizia. Pertanto, si rende necessario procedere ad una rimodulazione dell'intesa, non risultando possibile concludere gli interventi per quella data. Tale rimodulazione dovrà essere formulata a seguito di specifiche convenzioni tra i diretti interessati (MIUR, CNR, regione e comune).
In particolare, nel caso dell'area di ricerca di Catania potrebbe essere promossa una conferenza dei servizi, propedeutica alla stipula della suddetta convenzione, già nel mese di ottobre prossimo venturo.

PRESIDENTE. L'onorevole Licandro ha facoltà di replicare.

ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Signor Presidente, la questione che abbiamo sottoposto all'attenzione del Governo rappresenta una delle solite ed ordinarie vicende di ritardi di cui è costellata la storia di questo paese. Tale vicenda, come risulta dal testo dell'interpellanza che abbiamo sottoposto al Governo, nasce nel 1988: si tratta dell'accordo fra il CNR e l'allora Ministero per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno. La vicenda è lunga, signor sottosegretario: sono passati circa vent'anni e, come si evince anche dalla sua risposta, siamo ancora lontani dalle conclusioni.
Manifesto preoccupazioni, che ovviamente non riguardano responsabilità del Governo in carica, perché gli anni sono trascorsi invano, su uno dei punti cruciali attraverso cui passa lo sviluppo, la competitività del paese e lo sviluppo del Mezzogiorno. La realizzazione dell'area della ricerca di Catania - la nona città d'Italia: parliamo, quindi, di una realtà importante - si inquadra nel più generale accordo per il potenziamento delle strutture di ricerca del CNR.
Ricordiamo pure che nell'aprile scorso, quindi pochi mesi fa, è stato firmato un protocollo d'intesa tra il ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, la regione Sicilia ed il CNR proprio per dare maggiore spinta al potenziamento di infrastrutture e di personale. Anche questi mesi, tuttavia, sono trascorsi invano. Credo che questo Governo debba fare qualcosa di più che usare un condizionale e promuovere una conferenza dei servizi su una questione - ripeto - centrale nel programma di Governo.Pag. 104
Le ragioni dell'investimento nella ricerca credo debbano costituire una delle priorità non del ministero competente, ma di questo Governo. Lo ripeto, è una questione a cui teniamo enormemente: attraverso la ricerca passa lo sviluppo e la competitività del paese, ma soprattutto nel sud, nel meridione, puntare ed investire nella ricerca significa anche qualcos'altro, significa attenuare i ritardi di un'enorme parte del paese, importante sul piano economico. Tale problema risulta, ovviamente, ancora più aggravato in una dimensione di globalizzazione e di delocalizzazione della produzione.
Signor sottosegretario, se vogliamo rilanciare lo sviluppo e l'occupazione nel sud, dobbiamo intervenire con forza e determinazione, attraverso il potenziamento della ricerca. Soltanto se si crea un circolo virtuoso - e, quindi, un rapporto forte tra lo Stato, il Governo, le regioni, gli enti locali, l'università e gli enti di ricerca -, è possibile mantenere in quei territori la produzione. Se facciamo in modo che il sistema produttivo possa, attraverso la ricerca, mettere radici nel territorio, noi produrremo sviluppo ed occupazione, e i fenomeni della delocalizzazione della produzione saranno quanto meno attenuati.
È cosa nota a questo Governo che in Sicilia, ma anche in altre parti del Mezzogiorno d'Italia, i distretti industriali si siano sostanzialmente «squagliati»; questo perché è mancato un intervento forte dello Stato e del Governo nell'ambito della ricerca scientifica. Lei sa benissimo quanto siamo lontani dai parametri di Lisbona e, purtroppo questa è, l'eredità che il precedente Governo ha lasciato sul campo al nuovo ministro: è necessario mettere ordine nel CNR perché, al di là del suo auspicio, signor sottosegretario, non si capisce proprio più nulla. Chi conosce e vive le dinamiche e le vicende del CNR sa che negli ultimi mesi, dalla campagna elettorale al primo periodo di insediamento delle istituzioni, di questo Parlamento e del nuovo Governo, vi è stato un vero e proprio assalto alla diligenza!
Bisogna, pertanto, rimettere ordine nel CNR, il che non significa porre in essere nuove riforme, perché l'ente non se lo può permettere (non sopporterebbe un'altra riforma), bensì capire come oggi tale struttura viene diretta. Occorre, soprattutto, capire quali sono le responsabilità e a chi sono imputabili, dove sono ancora riscontrabili intralci, ostacoli, nonché quella palude che ancora frena la realizzazione della ricerca. Ciò significherebbe anche nuovi posti di lavoro, quindi più ricercatori in Sicilia e nel sud in generale.
Dunque, mi ritengo soddisfatto della dichiarazione di intenti, ma vedremo cosa accadrà. Intanto, auspico, anche a nome del mio partito, che il Ministero dell'università e della ricerca non subisca tagli. È un settore strategico della vita del paese, anche in termini di prospettive per tanti giovani ricercatori, che non si può permettere dei tagli, qualunque sia il Governo in carica, qualunque sia la maggioranza che lo sostiene.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 31 luglio 2006, alle 12:

Discussione del disegno di legge:
S. 741 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, recante disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, nonché interventi in materia di entrate e di contrasto all'evasione fiscale (Approvato dal Senato) (1475).

La seduta termina alle 19,50.

Pag. 105

DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI SEBASTIANO NERI, MAURO FABRIS, PAOLA BALDUCCI, GENNARO MIGLIORE, GIANCLAUDIO BRESSA, GIORGIO CARTA, FRANCESCO MONACO, CARMEN MOTTA E FRANCESCO NUCARA SULLA PROPOSTA DI LEGGE N. 525-BIS ED ABBINATE

SEBASTIANO NERI. Attorno a questo provvedimento si è detto di tutto e con enfasi. Si è detto che esso rappresenta un cedimento alla criminalità, un attentato alla sicurezza dei cittadini, un travisamento della funzione di repressione e prevenzione che la pena può avere solo se effettiva.
A ben guardare queste considerazioni non hanno valore contingente, ma potrebbero utilmente essere richiamate ogni qual volta torna in ballo l'istituto dell'indulto. Eppure l'indulto è espressamente previsto dalla Costituzione e ad esso non è collegata alcuna ragione causale. Esso è, cioè, un istituto di clemenza rimesso alla mera discrezione del Parlamento la cui legittimità non è subordinata ad alcuna specifica finalità diversa dalla volontà espressa a maggioranza qualificata dal Parlamento stesso.
Nel caso di specie questo indulto prende le mosse da un drammatico sovraffollamento delle nostre carceri, tanto drammatico da formare oggetto dell'accorato invito al Parlamento del Santo Padre Giovanni Paolo II per l'emissione di un provvedimento di clemenza.
Chiedo cosa sia la condizione di invivibilità delle nostre carceri se non un surplus di ingiusta pena cui si costringe chi, avendo sbagliato, deve sì espiare ma deve espiare una giusta pena. Sotto questo aspetto l'indulto assolve quindi ad una soggettiva funzione compensativa per far sì che la pena sia, oltre che effettiva, appunto giusta.
Sotto l'aspetto istituzionale, poi, l'indulto consente di affrontare in termini emergenziali il problema del sovraffollamento. Un intervento strutturale organico richiede, infatti, tempi medio-lunghi, mentre l'emergenza è attuale ed impellente. Può far storcere il naso questo uso finalizzato dell'indulto, ma esso è certamente efficace ed idoneo allo scopo.
Cultura di governo vuol dire avere consapevoleza dei problemi e saper individuare le opportune soluzioni. Questo indulto si iscrive in questo alveo.
Per quanto riguarda le mille preoccupazioni più o meno capziosamente introdotte nel dibattito, ritengo con coscienza di poter affermare che il regime di esclusione dall'indulto di talune gravi fattispecie di reato sia sufficientemente tranquillizzante circa la tipologia soggettiva dei destinatari del provvedimento che ne beneficieranno e, anche sotto questo profilo, ritengo che l'indulto contribuisca a restituire alla pena quell'altra sua connotazione classica e cioè la sua funzione emendativa che essa può svolgere solo se è davvero giusta.
Annuncio, quindi, con convinzione il voto favorevole dei deputati del Movimento per l'Autonomia.

MAURO FABRIS. Signor Presidente, non mi piace fare citazioni nei miei interventi, ma oggi voglio cominciare con quanto sottolineato con riferimento ad Adriano Sofri sul Foglio ieri mattina: «Lo squadrista Marco Travaglio, scrive Sofri su la Repubblica di ieri l'altro, dice una sequela di falsità indegne allo scopo di galvanizzare l'indignazione pubblica contro l'indulto. Il quale improvvisamente, diventa anche responsabile del mancato risarcimento ai caduti al lavoro. Le malattie professionali. E i morti di amianto. Di »mandare in fumo il maxiprocesso« contro i boss svizzeri e italiani dell'Eternit. Ma l'indulto non può mandare in fumo alcun processo- scrive Sofri. L'indulto non c'entra niente, né può toccare i risarcimenti...è bassezza, maggiore perché prende a pretesto le attese dei familiari di «caduti sul lavoro e morti di amianto».
La nota di Sofri sintetizza in maniera efficace le falsità che artatamente sono state fatte circolare su questa vicenda, in maniera inaccettabile, da chi è sempre stato forcaiolo, tranne nel periodo in cuiPag. 106era al Governo e in cui sono state fatte passare le peggiori leggi vergogna della storia della giustizia italiana, ma anche in maniera assolutamente indecente e ipocrita da parte di chi siede nella maggioranza e nel Governo.
Noi invece, i Popolari-Udeur, voteremo con convinzione la proposta di legge in tema di indulto, perché si tratta di un provvedimento generale di clemenza invocato da più parti, da ultimo in questa sede da Giovanni Paolo II il 14 novembre 2002 e sostenuta anche con la partecipazione dell'attuale Capo dello Stato alla marcia di Natale per l'amnistia, che punta non a cancellare reati, non a estinguere pene, non a riscrivere i codici in maniera più favorevole ai delinquenti, bensì a commutare parte delle pene detentive in carcere in misure alternative.
I disonesti in quest'aula e fuori, gli squadristi forcaioli che giocano con la vita delle persone, come ha scritto Sofri, dicono il contrario, lasciano intendere che si vogliano spalancare le porte del carcere a delinquenti di ogni tipo.
Il mio richiamo va a ciò che è stato detto da alcuni colleghi sia della opposizione che della maggioranza. Parole che potevano, senza alcun dubbio, essere evitate per consentire a questa aula un dibattito più sereno e privo da strumentalizzazioni, delle quali francamente non se ne sentiva alcun bisogno, data la delicatezza della materia che siamo chiamati ad affrontare.
Mi riferisco, in primo luogo, al richiamo fatto in un intervento da un collega dell'opposizione, ad esempio sul finanziamento della macchina giudiziaria. Non comprendo in che modo questo possa avere a che fare con il tema dell'indulto, né comprendo come si possa sempre serenamente addebitare i propri errori ad altri. Le disfunzioni del sistema giudiziario e penitenziario, colleghi, sono ascrivibili esclusivamente allo Stato e non ad esempio all'operato della magistratura! E sul tema, l'onorevole della Lega che ho citato, chieda al senatore Castelli perché nei cinque anni in cui lui è stato Guardasigilli, non ha rimediato a tutto questo.
Vorrei inoltre poter ricordare ad alcuni colleghi della maggioranza che oggi siamo chiamati a porre rimedio unicamente ad una situazione insostenibile e vergognosa a noi tutti tristemente nota: il sovraffollamento delle carceri. Vorrei invitare i colleghi dell'Italia dei Valori a valutare che il testo approvato dalla Commissione giustizia non è il frutto di un inciucio tra maggioranza ed opposizione ma il frutto di un lavoro condiviso, il frutto del superamento, almeno in quella sede, delle divisioni ideologiche e di partito.
I colleghi della II Commissione hanno saputo mettere da parte gli interessi personali e di partito per poter approdare ad una proposta di legge equilibrata che consentisse a questo Parlamento, dopo ben 15 anni, di poter varare un provvedimento non più rinviabile! E allora, dobbiamo dire che la cosiddetta »previtizzazione« perenne del dibattito sulla giustizia e sulle carceri, alla quale faceva giustamente richiamo il collega Capezzone in sede di discussione generale, è tanto odiosa quanto lo strumentale attacco alla magistratura venuto dai banchi dell'opposizione!
Abbandoniamo, dunque, infantili protagonismi e basse strumentalizzazioni e lavoriamo con quella serietà e sobrietà che è stata propria dei lavori svolti in Commissione per pronunciarci, con consapevolezza e coscienza, su di un provvedimento che migliaia di persone attendono.
Vorrei, ancora, associarmi a quanto correttamente rilevato nella seduta dell'altro ieri dal collega Capotosti: l'affanno con il quale più di un collega si è ostinato a chiamare in causa il Governo e, in particolare, il ministro Guardasigilli Mastella, sfiora i limiti del ridicolo.
Allora conviene ripetere: il progetto di legge che siamo qui chiamati a discutere è di iniziativa parlamentare e spetta al Parlamento discuterne ed approvarlo.
Mi chiedo a che pro lamentarsi della mancata ingerenza nei lavori parlamentari del ministro al quale va ascritto non solo il merito di non aver interferito, ma nonPag. 107venendo, anche di aver evitato di alimentare la sceneggiata interpretata dal suo collega Di Pietro.
Il Guardasigilli ha fatto bene ad evitare di alimentare una polemica che non giova a nessuno se non all'opposizione.
Abbiamo tutti ascoltato i numeri che riguardano questo indulto e sono a tutti noi noti, colleghi, i gravissimi problemi che affliggono il nostro sistema carcerario.
Tutti conosciamo più o meno bene le cifre, mi sia concesso dire, della vergogna: ebbene sì colleghi, vergogna... perché è vergognoso un sistema dove i principi della nostra carta fondamentale vengono sistematicamente violati.
Mi riferisco a quel principio, che, cristallizzato nell'articolo 27 della Costituzione, sancisce che «le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato»!
Ma colleghi quale... io mi chiedo dove sia il senso di umanità di un sistema che nelle sue carceri ospita ben sessantunomila detenuti quando ci sono posti soltanto per quarantacinquemila!
Quale rieducazione vogliamo sperare di ottenere per i concittadini che hanno sbagliato, quando togliamo loro tutte le speranze di essere riaccolti nella società? Quando li trattiamo come se non esistessero? Quando continuiamo a rimandare il problema e non sappiamo far altro che pensare alle logiche di partito?
Vorrei ricordare, poi, che l'attuale situazione rischia di peggiorare ulteriormente per effetto della legge n. 251 del 2005 (ex-Cirielli, collega oggi di opposizione) che, nell'introdurre la nuova disciplina in materia di recidiva, prevede l'inasprimento del trattamento sanzionatorio e per effetto dell'aumento di provvedimenti restrittivi riconducibili alla nuova legge in materia di stupefacenti (n. 49 del 2006), laddove, la medesima, equipara le droghe leggere a quelle pesanti, aumentando le pene previste per le prime.
Qualcuno in questa aula ha detto che quando scoppia una epidemia si costruiscono nuovi ospedali e non nuovi cimiteri. Io credo, colleghi, che in questo momento le carceri italiane siano purtroppo già dei cimiteri dove vengono sepolte le speranze dei detenuti. Quelle speranze di poter tornare alla libertà come uomini e donne nuovi, rinati, rieducati, reinseriti!
I Popolari-Udeur sono da sempre attenti al problema della concessione dell'indulto come dimostrato dal fatto che abbiamo presentato una proposta di legge per la concessione di amnistia ed indulto.
Attenzione dimostrata anche dal ministro Clemente Mastella il quale, nelle Commissioni giustizia di entrambi i rami del Parlamento ha posto tra le sue priorità anche quella di trovare soluzioni, ovviamente condivise, che consentano di risolvere i gravissimi problemi legati al sistema carcerario.
In una situazione come quella che oggi sta vivendo il nostro sistema penitenziario, allora, colleghi, l'atto di clemenza che noi ci apprestiamo a votare non è verso i detenuti ma verso questo stesso Parlamento e i Governi succedutisi, di destra e sinistra, che sono stati incapaci in quindici anni di risolvere il problema del sovraffollamento carcerario, che hanno pensato che l'unica strada percorribile fosse la costruzione di nuovi penitenziari che non vengono fatti, che non hanno saputo o voluto mettere mano a serie riforme strutturali che ora, invece, si invocano a gran voce come condizione necessaria per la concessione di atti di clemenza. Riforme peraltro finalmente avviate dalla maggioranza e dal Guardasigilli al Senato.
Ebbene, colleghi, il nostro tempo è scaduto, non possiamo più attendere, non possiamo più darci assoluzioni, non possiamo più rimanere insensibili alla situazione, al disagio, al richiamo del Pontefice, alle condanne dell'Unione europea!
È il momento di fare i conti con la nostra coscienza e con il mandato che ci è stato conferito; è il momento di riconoscere i nostri errori e di porvi rimedio.
L'indulto non è la rinuncia dello Stato ad esercitare la propria potestà punitiva nei confronti di quanti hanno violato la legge, ma un atto dovuto a quanti stanno scontando l'incapacità di questo Paese di dare seguito ai precetti costituzionali; puntiamoPag. 108il dito contro chi viola la legge ma fingiamo di non vedere la violazione costante della prima legge dello Stato: la Carta costituzionale!
Ancora una osservazione: votando oggi questo provvedimento, i Popolari-Udeur non dimenticano certo le vittime dei reati, non dimenticano la sicurezza dei cittadini, delle famiglie, ma è proprio a loro che guardano!
Il sistema carcerario che conosciamo oggi non aiuta la crescita umana, piuttosto che rieducare incrudelisce, diseduca alle relazioni affettive, al lavoro, alla responsabilità: è questo carcere che produce recidiva. Lo dicono i dati e le ricerche: se la percentuale della recidiva è del 75 per cento nei casi di detenuti che scontano per intero la condanna in carcere, si abbassa drasticamente al 27 per cento nel caso di tossicodipendenti condannati che scontano la condanna o una parte di essa in affidamento ai servizi sociali e al 12 per cento nel caso di non tossicodipendenti affidati ai servizi sociali.
Solo una politica che abbia a cuore anche i diritti e il reinserimento dei detenuti può porsi come una autentica politica di sicurezza e democrazia.
È, dunque, guardando a quei principi di legalità ed umanità, fondamentali in una democrazia, che i Popolari-Udeur voteranno a favore del provvedimento sull'indulto che oggi qui discutiamo.
Un'ultima cosa prima di concludere. Vorrei parlare delle amarezze del ministro Di Pietro.
Ha scritto don Mazzi: «Non voglio capire e tantomeno giustificare le paranoie di alcuni onorevoli della maggioranza rispetto all'indulto... Tutti sanno che i signori delle corruzioni sanno aggirare e turlupinare la giustizia, anche quella del signor Di Pietro, perché assistiti da fior di avvocati onnipotenti e da portafogli poderosi. Credo che con un po' di pazienza possiamo chiarire a tutti gli elettori che una volta tanto i poveri cristi devono essere scelti e aiutati, correndo magari qualche piccolo rischio, aggiustabile nei secondi tempi... Possibile - dice don Mazzi - che il saltimbanco Di Pietro, tanto attento ai ruderi settantenni di tangentopoli non si accorga che mentre gigioneggia davanti a Montecitorio con il megafono, ad esempio, la giustizia sportiva viene palesemente offesa, aggirata, paralizzata? È proprio vero che i poveri sono e saranno sempre presi in giro».
E allora, onorevole Di Pietro, mi permetta di dirle anche io una cosa.
Lei è venuto in questi giorni in Aula con fare che si addiceva al suo mestiere precedente. Il Parlamento, almeno noi, non abbiamo bisogno di tutele o di vigilantes che vengono qui a vegliare sul nostro lavoro.
Come ben le ha ricordato oggi l'onorevole La Russa, caro ministro, o uno ha la forza per contare nella maggioranza e nel Governo in cui siede, oppure uno non se la può dare. C'è anche una terza via. Cambiare ruolo. Ma rinunciare al Governo e stare in piazza a protestare contro il Governo non è riuscito a nessuno.
Quindi, onorevole Di Pietro, si decida.
Lei parla di amarezze.
Sapesse quante ne abbiamo mandate giù noi a sentirla parlare contro la maggioranza in questi giorni. E sapesse quanta amarezza a stare qui in aula a votare i provvedimenti che anche lei ha varato a Palazzo Chigi, mentre al Senato i suoi uomini si fanno eleggere con i voti della Casa delle libertà alla guida della Commissione difesa, contro il candidato dell'Unione. E quanta amarezza, onorevole Di Pietro, nel vedere che lei, campione di moralità e della lotta alla partitocrazia, da ministro nomina all'ANAS, con rito berlusconiano, il suo avvocato o altri che hanno l'unico titolo di occuparsi di infrastrutture per conto del suo partito.
La doppia morale non può mai essere accettata. Tanto meno in politica. Quindi ci risparmi, onorevole Di Pietro, i suoi falsi moralismi su presunti colpi di spugna che vede solo lei in questo provvedimento. Recuperi, onorevole Di Pietro, un po' di coerenza e dirittura morale tra quello che dice e quello che fa. Faccia dimettere il Senatore De Gregorio da presidente della Commissione difesa del Senato, perché è stato eletto con quel voto di scambio conPag. 109l'opposizione che lei vede nell'intesa raggiunta in Commissione sul testo al nostro esame.
L'accordo per De Gregorio presidente, che lei difende, è immorale. L'accordo raggiunto in Commissione per varare l'indulto è previsto dalla Costituzione perché serve la maggioranza dei due terzi per provvedimenti di questo tipo.
Colleghi, lasciamo dunque perdere i protagonismi di chi, per calcolo di parte, devastante anche per la sua maggioranza, viene qui a raccontar la bugia che così facendo si aumenta la criminalità e il malcostume.
Questo provvedimento aiuterà invece a procedere meglio, senza l'angoscia dei "poveri cristi" - come li ha chiamati don Mazzi - che marciscono in carcere, sulla via di quella riforma organica del sistema giudiziario che l'Unione ha già avviato al Senato.
Per tutte queste ragioni i Popolari-Udeur voteranno sì.

PAOLA BALDUCCI. Onorevole Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, il gruppo dei Verdi esprimerà un voto favorevole al provvedimento in esame.
Si tratta di una decisione sofferta e meditata, che si richiama da un lato al vincolo di lealtà alla coalizione ed al programma approvato, e dall'altro al senso di responsabilità.
La previsione di una maggioranza qualificata per l'approvazione dell'indulto comporta mediazioni, compromessi, sintesi tra posizioni diverse.
Rispettiamo, e non potrebbe essere altrimenti, tutte le posizioni emerse nel corso del dibattito, dentro e fuori le aule parlamentari.
Ma la nostra posizione è coerente con una visione responsabile del ruolo che una forza parlamentare è chiamata ad esercitare.
L'alternativa che oggi ci si pone di fronte è semplice: da una parte approvare un testo che certamente non è il migliore tra quelli possibili, ma sul quale si è trovato faticosamente un accordo; dall'altra scaraventare il provvedimento nel baratro delle proposte rimaste incompiute, il che equivale a dire: l'ennesima occasione perduta.
Condividiamo integralmente l'appello del Presidente Bertinotti, che si aggiunge a quello di esponenti delle istituzioni, di autorità religiose, di esponenti dell'associazionismo e del volontariato.
Siamo insieme a loro convinti che un provvedimento di clemenza sia urgente e necessario a fronte di una emergenza che richiede interventi non più rinviabili, che interpella la nostra dignità di parlamentari, di legislatori capaci di orientare le proprie scelte all'interesse generale e non al facile rendiconto di fazione.
Siamo anche convinti, però, che tale provvedimento debba essere inserito nell'ambito di una più complessiva riscrittura del sistema penale, che tenga conto di nuove sollecitazioni che provengono dalla società, e che sappia coniugare garanzie del cittadino, vittima ed indagato, e sicurezza sociale.
Lungi da noi l'idea di un arretramento nella lotta contro la grande criminalità economica. Siamo anzi convinti che essa vada condotta con strumenti di contrasto più efficaci rispetto a quelli attuali.
Pensiamo ai consumatori, ed alla inderogabilità della introduzione di strumenti di tutela collettiva. E nello stesso contesto occorre pensare ad un nuovo statuto sulla responsabilità penale delle società e degli enti collettivi basato su un apparato sanzionatorio moderno ed efficace. Penso anche alla necessità di introdurre meccanismi giuridici e processuali a tutela del diritto all'ambiente. Penso alla introduzione di una normativa sulla responsabilità degli enti (legge n. 231 del 2001) anche ai reati in materia di sicurezza del lavoro e in materia ambientale.
È diventato, poi, urgente porre attenzione ai fenomeni sempre più incidenti della immigrazione e del consumo di sostanze stupefacenti, che non possono essere affrontati mediante politiche repressive e criminogene.
Un forte segnale è la proposta di legge presentata dai Verdi sulla confisca dellePag. 110somme provenienti dai reati. Crediamo che il tema giustizia debba essere affrontato con volontà di confronto e dialogo, evitando derive populistiche, e soprattutto personalistiche.
La personalizzazione permanente del dibattito sulla giustizia, che è un triste lascito della passata legislatura, rappresenta un retaggio dal sapore medievale, che rischia di far prevalere la logica vendicativa e sterilmente punitiva sui principi di civiltà del sistema penale.
Consiglio a tutti di leggere l'intervento pubblicato su la Repubblica da Adriano Sofri.
Mi limito a citare un passo.
«Immaginate le migliaia e migliaia di facce di persone chiuse nelle nostre celle. Si è detto che i condannati per reati finanziari che sarebbero coinvolti nell'indulto sono in totale 67 persone. Su una ipotetica bilancia avremmo quindi da un lato l'inclusione su un piatto di 67 persone in uno sconto di pena, dall'altro l'esclusione di decine di migliaia».
Noi non abbiamo dubbi.
Votiamo perché sia data una risposta ispirata ad umanità e civiltà a quelle migliaia di facce, alle loro famiglie, alla loro richiesta di aiuto.

GENNARO MIGLIORE. Da anni ci battiamo perché il Parlamento voti un provvedimento di clemenza.
Da anni riteniamo che un provvedimento di indulto, assieme a quello di amnistia sia motivato da profonde ragioni di umanità e rispetto per la dignità della persona.
Non siamo stati soli a chiederlo e parole autorevoli, anche in quest'aula, con il messaggio del Pontefice hanno richiamato questa esigenza e segnalato che l'urgenza è già alle nostre spalle.
Oggi siamo oltre l'urgenza.
Siamo affacciati sul baratro di un disastro umano che reclama giustizia alle nostre coscienze.
Abbiamo sempre pensato che i provvedimenti di clemenza, abbiano il compito di aprire un percorso di riforme di cui è più che sentita l'esigenza.
Oggi votiamo l'indulto anche per garantire che la nostra giustizia penale divenga davvero celere, efficiente, garantista.
Fino al 1990 si sono avuti 34 provvedimenti di clemenza, da quando si è modificato il quorum costituzionale, nessuno.
A tanti anni di distanza dobbiamo sottrarci alla contingenza ed alla polemica politica.
Sarebbe stato meglio, come per altro ha affermato la Corte costituzionale, ridurre al minimo i casi di esclusione, ma oggi votiamo anche per garantire dignità al nostro Stato di diritto.
Peraltro, cosa prevedeva il costituente nell'articolo 79 inserendo l'indulto?
Pensate davvero che si rompa il patto di fedeltà alle leggi tra i cittadini e lo Stato addirittura incrinando il valore della legalità?
Non è così.
È stato previsto come meccanismo regolatore delle disfunzioni del sistema giudiziario.
Confrontiamo i numeri. Le nostre carceri possono contenere al massimo quarantaduemila detenuti, ma in realtà, sono nelle galere sessantaduemila persone!
Di queste la maggioranza sono migranti e tossicodipendenti. Quale allarme sociale? Solo quello prodotto dal legislatore contro specifiche categorie sociali.
Voi leggete numeri, noi abbiamo incontrato persone. Abbiamo davanti agli occhi volti, abbiamo ascoltato storie.
Questo meccanismo regolatore è stato pensato anche per far fronte allo spirito dell'articolo 3 della Costituzione che impone la rimozione delle cause di disuguaglianza tra i cittadini.
Oggi il carcere è una discarica sociale.
Un tempo si diceva che andava in galera chi non sapeva leggere e scrivere. Oggi, chi non sa parlare.
In carcere ci va chi non può godere degli «indulti di fatto», quelli ottenuti con mezzi economici che consentono di sostenere i diversi gradi di giudizio.Pag. 111
Pensate a chi è processato per direttissima, ai disperati che sono in carcere, ai deboli, agli emarginati, ai tantissimi migranti.
A ben vedere c'è una forma di detenzione sociale inaccettabile! Ma qual è la funzione della pena?
Non può essere una vendetta o peggio una rassicurazione delle paure sociali che vengono artificialmente generate.
Le carceri non dicono solo della civiltà di un paese, ma ne sono anche lo specchio deformato, il cuore di tenebra, il luogo delle rimozioni dei problemi di una società.
Anche in altri paesi l'uso indiscriminato della detenzione segnala una crisi dello Stato sociale.
Qualche autorevole osservatore ha commentato che alla crisi dello Stato sociale corrisponde una crescita di un vero e proprio Stato penale.
Il fine della pena è la rieducazione.
Dare una seconda chance è anche un'occasione per rafforzare la sicurezza dei cittadini.
Sono dodicimila i detenuti e sedicimila quelli che scontano pene alternative. Oggi non possiamo attendere oltre, non si gioca con la vita delle persone.
Luglio ed agosto sono i mesi in cui si moltiplicano episodi di autolesionismo, di tragedie personali fino ai suicidi.
Le denunce sono fatte da Amnesty, Antigone, Sant'Egidio ma anche dall'Osapp, il maggior sindacato autonomo di polizia penitenziaria.
Per altro sono state approvate vere e proprie leggi riempicarcere generate da una cultura regressiva e repressiva.
I nomi sono noti: Fini-Giovanardi sulle tossicodipendenze, Bossi-Fini sui migranti (ben novemila scaraventati in carcere dalla legge più reazionaria d'Europa). Per non parlare della ex Cirielli che abolisce le misure alternative per i recidivi.
Ma chi sono i recidivi?
Chi sono quelli colpiti da queste leggi?
Sono leggi di classe usate come una clava contro i più deboli.
Il quadro delle riforme necessarie è ampio: depenalizzazioni, abrogazioni delle «norme riempicarcere», riforma del codice penale.
Per questo abbiamo accettato lo stralcio dell'indulto per riprendere l'amnistia assieme agli altri provvedimenti di riforma.
Lo voglio ripetere: questo provvedimento risponde ad una emergenza e contribuisce anche al fatto che i magistrati possano occuparsi dei reati di più grave allarme sociale!
Prescrizione, decorrenza termini che scarcerano imputati già condannati in I e II grado per reati gravissimi, anche di sangue o relativi alla criminalità organizzata!
Questo è inammissibile!
Fuori e dentro di qui, però, l'attenzione è stata su altro.
Credete veramente che si possa impedire l'indulto per qualche detenuto che ha goduto dei più brillanti avvocati e di un dorato arresto domiciliare?
I pochi beneficiari indicati da Italia dei Valori e PDCI, sono in realtà una foglia di fico! Una grande ipocrisia!
Noi difendiamo gli altri dodicimila, quelli che non hanno potuto godere di interprete o al massimo hanno ricevuto una distratta difesa di ufficio.
Si può esprimere, anzi si deve esprimere il dissenso verso il provvedimento, ma nelle pagine dei giornali ho letto davvero una istigazione all'indignazione dell'opinione pubblica contro l'indulto.
Non credo si possano fornire informazioni così superficiali e inesatte!
C'è un caso veramente odioso.
Si è scritto che i parenti delle vittime di «caduti sul lavoro o soggetti a malattie professionali» come nei casi degli esposti all'amianto, non prenderanno un soldo di risarcimento.
Non è vero, non è vero.
I risarcimenti non vengono indultati e lo stesso Governo dovrà fare la sua parte ed impegnarsi ad un perseguimento dei reati contro i lavoratori che sicuramente sono tra i più odiosi.
Ma voglio aggiungere dell'altro.Pag. 112
Chi vi parla non si è ricordato degli esposti all'amianto solo oggi.
A Santa Maria la Bruna, Bagnoli, Casale Monferrato, Marghera, il Prc in questi anni c'è sempre stato.
Le bugie contro l'indulto non reggono, né la prova dei corpi martoriati dall'asbesto e dalle altre malattie così crudeli che, davvero, sono professionali né reggono la verità della sofferenza dei corpi reclusi.
Non possiamo votare contro.
Si potrebbe produrre un vero disastro nelle carceri, ma anche si produrrebbe una eterogenesi dei fini.
Chi predica la sicurezza, votando contro l'indulto contribuisse ad aumentare l'esacerbazione ed a generare un maggior allarme sociale.
L'articolo 27 della Costituzione ci ammonisce sulla non afflittività della pena, non si può essere in contrasto con «l'umanità del trattamento e la finalità rieducativa della pena».
Rivolgo un invito a tutti i colleghi. Visitate le nostre case di pena e le nostre case circondariali, dove, oltre a tutti i condannati, ci sono ben ventiquattromila detenuti in attesa di giudizio e potenzialmente innocenti.
Anche i vostri sentimenti sarebbero solo di scandalo, ripulsa ed indignazione. La sicurezza dei cittadini e la non afflittività della pena viaggiano insieme!
In ogni modo, il voto a favore del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea non è un atto di riparazione per i nostri errori e le nostre mancanze.
Per noi l'indulto è il presupposto di una riforma organica del nostro sistema penale e soprattutto del nostro sistema sanzionatorio.
Talvolta un provvedimento straordinario è la premessa di uno stato ordinario.
Ecco, noi vorremmo che il buon funzionamento della giustizia nel nostro paese diventasse la norma, la certezza di uno Stato di diritto moderno.
Possiamo far diventare questa urgenza una priorità, un impegno irrevocabile per il futuro.

GIANCLAUDIO BRESSA. Oggi è una giornata significativa per la Camera. Oggi siamo chiamati a misurare le nostre capacità di assunzione di responsabilità di fronte a un voto tanto importante quanto impopolare. Ed è questo che mi ferisce nel profondo: l'impopolarità di un atto di clemenza garantito dalla nostra Costituzione con l'articolo 79 per dare senso alla previsione dell'articolo 27 della Costituzione «le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato». La pena non cancella la dignità dell'uomo, non lo priva dei suoi diritti fondamentali, ed è terribile assistere a come il nostro paese abbia in questi anni smarrito il senso profondo dello Stato di diritto, che ha per fondamento e per scopo la tutela della libertà del singolo, contro le varie forme di esercizio arbitrario del potere, che può assumere forme particolarmente odiose quando l'arbitrio si impossessa del diritto penale e del diritto penitenziario.
Nel 1992 viene approvata la legge n. 1 di revisione costituzionale dell'articolo 79, relativo alla concessione dell'amnistia e dell'indulto. Da allora il Parlamento non ha mai approvato un provvedimento di amnistia e di indulto, per cui l'ultimo indulto risale al 1990. La cosa può essere solo apparentemente sorprendente, perché la riforma costituzionale del 1992 ha introdotto l'unico esempio, nell'ordinamento vigente, di legge ordinaria deliberata (per di più in ogni parte del suo contenuto) a maggioranza qualificata dei due terzi. Un procedimento speciale e differenziato.
La previsione di un elevato quorum ha una sua evidente ratio: sottrarre alla maggioranza parlamentare-governativa la disponibilità delle deliberazioni degli atti di clemenza, sotto il duplice essenziale profilo delle valutazioni dell'opportunità e della delimitazione dell'ambito della clemenza.
Questa scelta di modifica costituzionale rafforza il valore garantistico delle minoranze parlamentari, il cui concorso è necessario per conseguire l'alto quorum richiesto. Amnistia e indulto, allora, nonPag. 113sono più, per previsione costituzionale, riconducibili all'indirizzo politico della maggioranza.
Noi oggi siamo chiamati a votare un provvedimento d'indulto perché abbiamo stralciato la previsione dell'amnistia. Di questo dobbiamo essere profondamente consapevoli perchè amnistia e indulto sono due provvedimenti profondamente diversi tra loro e che solo per consuetudine dialettica siamo abituati ad accompagnare. L'amnistia estingue il reato e preclude l'esercizio dell'azione penale e, se vi è stata già condanna, fa cessare l'esercizio della stessa.
L'indulto, senza far venir meno la qualificazione giuridico-penale del fatto come reato, condona, in tutto o in parte, la pena o la commuta in un'altra stabilita dalla legge.
Noi oggi siamo chiamati a concedere una riduzione della pena, non a estinguere fattispecie di reato. La differenza non è di poco conto, poiché le finalità che accompagnano l'indulto sono chiaramente identificabili: l'obiettivo è quello di un provvedimento destinato a incidere sulla dimensione pubblica della detenzione negli istituti di pena. Si tratta di un procedimento che ha carattere di generalità (diverso, quindi, dalla grazia che è un provvedimento individuale) e che viene assunto con fini politici evidenti e precisi, per alleviare le condizioni disumane in cui versano migliaia e migliaia di persone recluse nelle carceri italiani.
L'indulto non è e non può diventare un provvedimento ad personam o contra personam. L'indulto è un atto di responsabilità politica affidata non a un Governo e alla sua maggioranza, ma al Parlamento.
Il cardinale Martini ci avvertiva che: «Una società è davvero matura quando sa assumersi le proprie responsabilità di fronte al male e ne condivide la colpa e l'espiazione». E, se mi consentite, questa è per me l'autentica chiave di lettura del messaggio di Giovanni Paolo II fatto in quest'aula, per cui sarebbe prudente evitare ogni impropria strumentalizzazione.
Oggi questo Parlamento è chiamato a dimostrare la propria maturità e l'assunzione di una responsabilità condivisa votando l'indulto, che ha valore in sé, come atto di clemenza, non in ragione del catalogo di reati che vengono inclusi o esclusi: l'indulto è e deve restare un atto di clemenza, non deve trasformarsi mai in un atto di opportunismo politico. Il potere di clemenza che ha un puntuale fondamento giuridico nell'articolo 79 della Costituzione, non può che essere sottoposto all'unico limite della razionalità e della non arbitrarietà del provvedimento. Altri limiti sono solo nella nostra mente, nei nostri pregiudizi, nelle nostre convenienze, ma non valgono, non rilevano.
Il diritto penale conserva sempre un'intrinseca brutalità. La potestà di punire e di giudicare resta sicuramente, come scrivono Montesquieu e Condorcet, il più terribile e odioso dei poteri: quello che si esercita in maniera più violenta e diretta sulle persone e nel quale si manifesta in forma più conflittuale il rapporto tra Stato e cittadino, tra autorità e libertà, tra sicurezza sociale e diritti individuali. Ma proprio per questo la fondazione razionale del diritto penale non può smarrire una sua motivazione superiore. Non vi è libertà, scrive Beccaria anticipando Kant, ogni qual volta le leggi permettono che in alcuni eventi l'uomo cessi di essere persona e diventi cosa. Il principio morale del rispetto della persona umana diventa l'argomento decisivo contro la disumanità della pena. La sola cosa che si può e si deve pretendere dalla pena è che essa non divenga pervertitrice del reo (Francesco Carrara). Per questo occorre che le condizioni di vita all'interno del carcere siano per tutti il più possibile umane e il meno possibile afflittive. Questo siamo chiamati a garantire oggi votando l'indulto. Questo è quanto il gruppo de L'Ulivo farà votando l'indulto.

GIORGIO CARTA. Onorevole signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento legislativo che ci apprestiamo a votare e con il quale la Repubblica italiana intende - per l'ennesima volta nella sua storia - condonare parte della pena inflitta a persone già condannate per alcunePag. 114tipologie di reati, trova il suo unico scopo dichiarato nella necessità di sfoltire la popolazione carceraria.
Siamo tutti consapevoli che non ne deriverà alcun vantaggio per la collettività sia in termini di prevenzione del crimine, sia in termini di sicurezza sociale. Anzi, entrambe tali legittime aspirazioni dei cittadini risulteranno per l'ennesima volta frustrate e offese. Come ebbe a dire Cesare Beccaria, nel capitolo 46 del suo celebre trattato: «clemenza è la virtù del legislatore e non dell'esecutor delle leggi; che deve risplendere nel codice, non già nei giudizi particolari; che il far vedere agli uomini che si possono perdonare i delitti e che la pena non ne è la necessaria conseguenza è un fomentare la lusinga dell'impunità, è un far credere che, potendosi perdonare, le condanne non perdonate siano piuttosto violenze della forza che emanazioni della giustizia». A me pare, tuttavia, che solo una ragione odiernamente giustifichi il provvedimento di clemenza ora in esame e questa consiste per certo nel grave inadempimento e nel ritardo con cui lo Stato si è rapportato col problema carcerario.
Questa, quindi, non è clemenza, ma mera constatazione che lo Stato non può esigere l'osservanza di una sentenza, pure definitiva, se prima di pronunciarla non si è dotato di uomini e di mezzi adeguati a dare alla pena la funzione rieducativa, che la Costituzione le assegna. In mancanza di tale presupposto, pure lo Stato è in difetto e non può non prenderne atto.
Oggi non scriviamo una pagina esaltante della storia, ma sarebbe più grave non constatare che il perdono è reso necessario ed urgente in proporzione dell'assurdità e dell'atrocità delle condizioni di espiazione della pena che lo Stato italiano oggi è in grado di somministrare.
Dichiaro quindi di votare a favore della proposta oggi in esame, rilevando altresì che la criticabile e senz'altro inopportuna gamma di reati che beneficeranno dell'indulto - faccio ovviamente riferimento ai reati finanziari e contro la pubblica amministrazione in relazione ai quali tanto si è giustamente discusso - è parimenti abnorme e criticabile, ma tuttavia l'unica oggi praticabile perché consente al Parlamento di reperire la prescritta maggioranza e di sanare almeno parzialmente gli effetti nefasti e non di rado tragici della propria grave inadempienza nei confronti della società modernamente concepita.

FRANCESCO MONACO. Voterò a favore per disciplina di gruppo e perché, anche per me, la priorità delle priorità è l'emergenza carceraria, la condizione disumana di migliaia di detenuti comuni.
Ma voglio risulti a verbale il mio dissenso sull'inclusione di reati - finanziari, societari, contro la pubblica amministrazione - che nulla hanno a che vedere con il sovraffollamento delle carceri.
Reati che devastano l'etica pubblica.
Reati che vanificano sin d'ora (quanto all'effettività della pena) processi che concernono diritti e interessi di decine di migliaia di cittadini, di risparmiatori, di lavoratori, caro Presidente Bertinotti.
Spesso, il nostro voto è figlio di un compromesso. Ma mai come questa volta avverto il senso di una costrizione morale e politica.

CARMEN MOTTA. Voto questo provvedimento secondo le indicazioni del gruppo de L'Ulivo perché nella mia esperienza parlamentare mi sono sempre attenuta alle decisioni democraticamente assunte dal gruppo parlamentare a cui appartengo. Un vincolo che considero non limitativo della libertà del deputato ma assunzione di responsabilità delle scelte che a maggioranza o unanimemente il gruppo decide.
Per la prima volta però, pur non sottraendomi alla responsabilità, oggi ancora maggiore perché di governo, sento il dovere di lasciare agli atti della Camera che su questo provvedimento mantengo riserve e perplessità.
Riserve e perplessità pensando ai drammatici fatti che hanno riguardato il territorio parmense, nel quale sono stata eletta, dal 2003 ad oggi: il crac Parmalat, le tragiche morti del piccolo Tommaso, della giovane Virginia Fereoli, fino all'ultimo fatto delittuoso, il caso Roveraro.Pag. 115
Fatti con conseguenze drammatiche per chi li ha subiti di cui tutti noi siamo consapevoli.
L'accoglimento degli emendamenti che hanno escluso dall'indulto le pene accessorie temporanee e l'usura hanno indubbiamente migliorato il provvedimento, ma non in misura sufficiente per superare le mie perplessità.
Non avendo la possibilità, per questioni di tempo, di entrare più nel merito dei problemi e ribadendo che sicuramente la realtà carceraria presenta una situazione al limite della sostenibilità, che su questo provvedimento, come il dibattito ha evidenziato, le diversificazioni riguardano sia la maggioranza che l'opposizione, per cui i richiami alla coerenza ed alla compattezza della coalizione di maggioranza da parte di esponenti dell'opposizione è fuori luogo e strumentale, ciò premesso, senza stravolgere le finalità e il senso di questo provvedimento di clemenza, intendo ribadire che sarebbero state necessarie alcune modifiche che avrebbero reso il provvedimento stesso più equilibrato e più rispondente alla sensibilità diffusa dei cittadini sui temi della giustizia e della sicurezza individuale e collettiva.

FRANCESCO NUCARA. I repubblicani sono stati storicamente contro l'abuso dei provvedimenti di amnistia e di indulto, come quello verificatosi tra gli anni '50 e gli anni '90.
Oggi, però, siamo in una situazione radicalmente diversa.
E dal 1989, cioè da ben diciassette anni, che manca un provvedimento di clemenza.
Clemenza che significa non impotenza dello Stato ad imporre le proprie ragioni, bensì capacità di comprendere come l'espiazione della pena debba essere, secondo la norma fissata dalla Costituzione, condizione per la rieducazione del reo.
Per questo, tenuto conto anche della drammatica situazione carceraria, che ha radici molto profonde e che gli interventi di tutti questi anni non sono riusciti a risolvere, annuncio il voto favorevole dei repubblicani sul provvedimento di indulto.

DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO FRANCESCO ADENTI SULLA PROPOSTA DI LEGGE N. 40 ED ABBINATE-C

FRANCESCO ADENTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo dei Popolari-Udeur rinnova il proprio convinto sostegno all'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia, sulla base delle argomentazioni già da noi espresse in occasione dell'approvazione in quest'aula della relativa proposta di legge che ora ritorna dal Senato con alcune modifiche.
In particolare, onorevoli colleghi, vorrei ribadire come sia di vitale importanza l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta per proseguire in quell'impegno di lotta contro la criminalità organizzata mafiosa che ha caratterizzato le scelte parlamentari della Repubblica aggiornando ed ampliando il panorama delle conoscenze acquisite sino ad oggi, cercando di comprendere la recente evoluzione di questo fenomeno criminale che ha esteso il suo raggio di attività dallo smaltimento dei rifiuti, al traffico di organi, allo sfruttamento della prostituzione per infiltrarsi nel cuore del settore produttivo, utilizzando con grande efficacia moderni strumenti informatici e sofisticati mezzi tecnologici di cui non sempre è facile il controllo e il contrasto.
Occorre inoltre prendere atto come nella sua storia la Commissione antimafia sia stata sempre un punto di riferimento importante per far maturare iniziative e proposte che hanno consentito di mettere in campo un'efficace azione di lotta da parte dello Stato contro le mafie, oltre che assicurare un sostegno convinto ed autorevole all'azione del Governo a difesa della sicurezza del nostro paese. Non solo, ha anche svolto un'importante funzione di stimolo e di supporto nell'ammodernamento del sistema legislativo antimafia.
In tale scenario, sentiamo la necessità di richiamare tutti ad un particolare impegno sul fronte dei rapporti mafia-politica. Lo dimostrano le inchieste e gliPag. 116arresti di questi mesi, lo dimostra il sorgere di una nuova mafia degli affari che prende d'assalto gli enti locali con metodi di condizionamento sofisticati e procedure d'infiltrazione sempre più affinate; ebbene, ci corre anche l'obbligo di manifestare la nostra vicinanza, la nostra solidarietà, e il nostro concreto sostegno ai sindaci, agli amministratori e ai consiglieri comunali che svolgono la loro missione in territori ad alta presenza mafiosa e lo fanno con coraggio, con passione civica e con onestà al servizio del bene dei propri concittadini.
Ecco perché noi, pur accogliendo con rispetto le modifiche pervenute dal Senato alcune delle quali condividiamo valutandole come elementi migliorativi del testo, riteniamo che il Parlamento deve compiere tutti gli sforzi utili perché questo provvedimento concluda il suo iter parlamentare prima della pausa estiva.
Eventuali ritardi, pur giustificati da legittimi confronti parlamentari, non gioverebbero all'impegno antimafia del Parlamento sia sul terreno delle conoscenze sia su quello delle proposte e dei controlli e soprattutto non gioverebbero alla lotta che tutti gli apparati dello Stato, dalle Forze dell'ordine alla magistratura che qui vogliamo nuovamente ringraziare, stanno conducendo senza risparmio di energie, con professionalità e con alto senso del dovere.
E veniamo ora alle modifiche proposte dal Senato.
Noi prendiamo atto con doveroso rispetto delle preoccupazioni del Senato che sono anche le nostre è cioè che siano precisati con chiarezza i poteri e le funzioni della Commissione d'inchiesta senza straripamenti ma anche senza svuotamenti.
Anche noi siamo d'accordo nel non riconoscere alla Commissione di inchiesta, precisandolo nel testo, il potere di disporre di arresti o di intercettazioni evitando in tal modo le anomalie registrate in passato.
Se questo è lo spirito che ha animato il Senato, se queste sono le sue giuste preoccupazioni, riteniamo che si possa convergere su un testo che possa raccogliere l'unanimità dei due rami del Parlamento.
Le nuove formulazioni del testo approvate all'unanimità in seno alla I Commissione vanno proprio nella direzione di raccogliere le preoccupazioni del Senato e di fugare ogni dubbio sul rispetto dei contenuti dell'articolo 82 della Costituzione; inoltre si è cercato di disciplinare i rapporti con l'autorità giudiziaria in modo più lineare nel rispetto dei reciproci ruoli.
Confidiamo quindi che il Senato, a cui ritornerà il provvedimento, valuti questi ulteriori aggiustamenti con saggezza, ritenendoli di raggiungimento di un «punto di equilibrio politico» in grado di raccogliere l'unanimità di tutte le forze politiche, unite nel rafforzare, consolidare il ruolo della Commissione di inchiesta della cui costituzione tutti riconoscono la necessità e l'urgenza.
Con tali auspici il gruppo dei Popolari-Udeur rinnova il proprio voto favorevole a questo provvedimento, sostenendo la necessità di proseguire l'impegno nell'attività di indagine e nell'opera di affinamento degli strumenti legislativi per contrastare con maggiore efficacia il fenomeno mafioso.

DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO DANTE D'ELPIDIO SULLA MOZIONE D'ELIA ED ALTRI N. 1-00016

DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a nome dei Popolari-Udeur esprimerò voto favorevole alla mozione.
Il dibattito sulla pena di morte è ben lontano dall'essersi esaurito all'interno delle società contemporanee, ed anche in quelle più ricche ed avanzate esso è di estrema attualità. Siamo infatti consapevoli che tale questione ben più ampiamente attiene alla sfera generale dei diritti umani; pertanto la questione della moratoria universale della pena di morte si colloca all'interno di una visione che punta ad affermare il valore universale della vita umana, in una società che sempre piùPag. 117diviene globale, e dove è sempre più urgente l'esigenza di un contributo di tutti i popoli per l'affermazione e la protezione di questi diritti primari e fondamentali degli uomini, che da sempre concettualmente prescindono da qualsiasi frontiera. I diritti umani meritano una trattazione organica e non frammentaria alla luce della loro centralità strategica.
L'abolizione della pena di morte contribuisce, infatti, alla promozione della dignità umana e al progressivo sviluppo dei diritti umani in quanto questo genere di pena, per la sua irreversibilità, è oggettivamente contrario a ogni principio giuridico e morale.
La pena di morte è incivile e contraria al principio che vede nella riabilitazione del criminale, e non nella pura punizione, lo scopo principale della pena, ed è espressione di un «diritto» incapace di rappresentare un modello di giustizia e di ragione, ma solo di vendetta e che si presenta come strumento di azioni ancora più feroci e barbare, con le quali l'autorità pubblica s'impossessa del diritto di vita e di morte. La sua condanna deve essere quindi non solo morale, per l'evidente legittimazione alla violenza, ma anche giuridica, data l'incapacità di rappresentare un modello di giustizia giusta e di prevenire i crimini: mancano dati in grado di dimostrare che l'uso della pena di morte sia un deterrente efficace contro i crimini più efferati; da anni infatti i reati gravi non hanno subito alcuna riduzione significativa là dove la pena di morte è stata reintrodotta.
I dati dell'associazione Nessuno tocchi Caino dimostrano che è in progressiva crescita il numero dei paesi che non ricorrono più alla pena capitale, tanto che il numero di quelli che l'hanno abolita legalmente, che hanno predisposto una moratoria o che non la praticano da almeno 10 anni è oramai largamente superiore a quello di coloro che ne fanno ancora uso abituale.
Il dato più preoccupante è tuttavia legato all'incremento del numero complessivo delle esecuzioni capitali, che ci induce a riflettere su quanta strada occorra ancora fare per affermare una cultura rispettosa del valore irrinunciabile della vita umana universalmente condivisa.
Anche a voler negare la crudeltà in sé delle esecuzioni capitali, è innegabile che costringere un detenuto a vivere per anni in una struttura penitenziaria in attesa che l'iter processuale che lo riguarda si compia e che con esso si esauriscano le vie per i vari gradi di appello e poi ucciderlo sia una azione lesiva della dignità della persona, che attenta alle principali norme del diritto internazionale dei diritti umani, configurando persino un trattamento di tortura, se non fisica, almeno psicologica.
Non farò una lunga storia delle battaglie contro la pena di morte, il tempo non me lo consente, né questa è la sede.
Voglio solo illustrare le ragioni politiche che rendono urgente questa discussione. Quella contro la pena di morte deve essere una battaglia per la vita nell'ambito del pieno riconoscimento internazionale da sempre affermato, dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948 sino alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, approvata a Nizza nel dicembre 2000, che sancisce all'articolo 2 il diritto alla vita precisando che «nessuno può essere condannato alla pena di morte, né giustiziato» e, all'articolo 19, che «nessuno può essere trasferito, espulso o estradato in uno Stato nel quale vi sia un grave rischio di essere sottoposto alla pena di morte, a tortura o ad altri trattamenti inumani o degradanti».
L'Italia è uno dei pochi paesi ad aver abolito la pena di morte, di diritto e di fatto, sia in tempo di guerra sia in tempo di pace, attendiamo solo che venga approvata la modifica costituzionale che recepisca la legge n. 589 del 1994, che ha provveduto a cancellarla nei casi previsti dalle leggi militari di guerra.
Il nostro paese è inoltre da tempo impegnato nella battaglia per l'abolizione della pena capitale avendo favorito da un lato l'approvazione, nel 1997, di una risoluzione per la moratoria universale delle esecuzioni da parte della Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani di Ginevra, e, dall'altro, la presentazione diPag. 118una risoluzione sulla moratoria presso l'Assemblea generale delle Nazioni Unite.
L'Italia pertanto può svolgere un ruolo significativo in tale contesto, occupandosi dei diritti umani anche in ambito internazionale, approfittando del fatto che si affacciano nel sistema delle relazioni internazionali embrioni di giustizia sovranazionale. Può inoltre svolgere una moral suasion, invitando gli Stati che ancora la prevedono nella propria legislazione ad introdurre una moratoria delle esecuzioni quale primo passo verso la sua abolizione, ed in particolare a non eseguire sentenze capitali nei confronti di coloro che erano minori all'epoca della commissione dei reati. Sarà questo un modo efficace per promuovere la democrazia e i diritti umani attribuendo priorità ed urgenza ad ogni iniziativa tesa al conseguimento della moratoria stessa, all'abrogazione della pena capitale e al sostegno concreto di tutte quelle organizzazioni non governative che operano in tal senso. Questa è una battaglia che trova concordi pressoché tutti gli schieramenti politici.
Questo è molto importante e per noi è l'elemento decisivo. Si possono trovare, rispetto a questa mozione, tutte le mediazioni necessarie, ma il Parlamento italiano deve impegnare il Governo a presentare all'Assemblea dell'ONU una mozione che - sappiamo - potrà avere il sostegno di molti paesi impegnati su questo terreno.
Ben venga l'impegno del Parlamento italiano, ben venga l'impegno di tutti i partiti, ben venga la volontà univoca di portare la questione nelle sedi internazionali affinché sempre maggiore sia il numero di Stati che abbandonano una forma che non è di giustizia: uccidere un uomo a distanza di 20 anni dal delitto significa spesso uccidere un altro uomo rispetto a colui che ha commesso originariamente il misfatto. Deve essere forte l'impegno di questo Parlamento in tal senso.
Per tutte queste motivazioni noi Popolari-Udeur voteremo convintamente per l'approvazione di questa mozione, nella speranza che l'Italia riesca a sviluppare un'iniziativa internazionale perché venga presentata presso l'Assemblea generale delle Nazioni Unite una nuova risoluzione per la moratoria universale delle esecuzioni capitali in vista dell'abolizione definitiva della pena di morte, e che a tal fine siano utilizzati tutti gli strumenti politici e diplomatici atti ad associare a questa iniziativa il maggior numero di paesi.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO ROBERTO GIACHETTI SULLA MOZIONE D'ELIA ED ALTRI N. 1-00016

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, la mozione a prima firma del deputato D'Elia a favore della moratoria universale per la pena di morte offre l'opportunità di fare un piccolo bilancio della situazione attuale su quello che considero uno strumento antitetico al valore della dignità umana ed in tutto contrario al rispetto dei diritti civili fondamentali.
A conferma del fatto che l'argomento di cui trattiamo è fortemente sentito tanto dalle forze politiche che da un'ampia fascia della società civile va detto che siamo sempre riusciti in questa sede a raggiungere un larghissimo consenso sul tema, ed in alcuni casi abbiamo votato unanimemente perché ritenevamo, e continuiamo a ritenere questa scelta non solo condivisibile ma notevolmente giusta.
Come infatti ricordato, per storia e per tradizione il nostro paese è da sempre impegnato in prima fila nelle battaglie in difesa dei diritti umani fondamentali, ed in particolare si è giustamente sottolineato il fatto che l'Italia abbia più di chiunque, in termini di impegno e di intervento diretto sui paesi mantenitori, operato in questi anni affinché venga abolita universalmente l'applicazione della pena capitale.
Il nostro paese, ed è senza dubbio una nota di merito, a prescindere dalle maggioranze che si sono succedute, si è mantenuto su queste posizioni con grande linearità e coerenza, e fu proprio per l'iniziativa dei Governi italiani, prima con Berlusconi nel 1994 e poi con Prodi nel 1997, che l'argomento moratoria universalePag. 119ebbe la sua centralità attraverso la presentazione e la votazione di una risoluzione in sede di Assemblea generale dell'ONU (battuta per pochi voti e, tra gli astenuti, vi furono 15 paesi europei che fecero la differenza) e successivamente con una ulteriore risoluzione del 1997 approvata a maggioranza assoluta, con la quale si richiedeva la moratoria per la pena capitale come procedura fortemente propedeutica alla completa abolizione.
Il valore fattivo della moratoria, ed i suoi immediati riflessi, risiede nella possibilità che si offre ai paesi ritenzionisti di guadagnare il tempo necessario affinché si affermi una nuova consapevolezza ed un nuovo diritto umano: e cioè che nessuno venga ucciso a seguito di una sentenza o misura giudiziaria.
Se infatti l'abolizione non può essere imposta per decreto, la moratoria può essere invece il luogo di incontro, il minimo comune denominatore tra i paesi mantenitori ed i paesi abolizionisti, ed i risultati non vanno sottovalutati.
Nel 1994, quando la risoluzione presentata dall'Italia fu sconfitta per soli 8 voti, i paesi ONU mantenitori della pena di morte erano 97 mentre oggi sono 52, ed è un dato significativo.
Ciò testimonia che il recepimento di uno strumento come la moratoria ha consentito a molti paesi mantenitori, in via legale o comunque attraverso un opportuno intervento, di risparmiare migliaia di vite, ed è un trend questo che va assolutamente supportato attraverso il rinnovo continuo di proposte ed iniziative in sede ONU, tanto più in un momento in cui i calcoli ci dicono che una eventuale nuova risoluzione avrebbe la possibilità di essere approvata in sede di asse generale.
Il fatto che non si possa raggiungere l'unanimità di voto nulla toglie al valore indicativo e di indirizzo di una risoluzione che rafforzerebbe in maniera evidente una battaglia sacrosanta e di civiltà, ma anzi, la sua approvazione avrebbe l'effetto di orientare maggiormente l'opinione mondiale su un tema che è centrale e cruciale rispetto al miglioramento del sistema dei diritti umani e del progresso civile.
Dal rapporto di Nessuno tocchi Caino e dal sito Internet omonimo si possono confrontare le cifre relative al numero di esecuzioni capitali avvenute nel passato, oltre a poter constatare che vi è stato negli ultimi anni un consistente passo in avanti sulla via dell'abolizione. Cito testualmente, per quanto concerne la situazione attuale su questo punto: «i paesi o i territori che hanno deciso di abolire per legge o in pratica sono oggi 142. Di questi, i paesi totalmente abolizionisti sono 90; gli abolizionisti per crimini ordinari sono 10; un paese, la Russia, in quanto membro del Consiglio d'Europa è impegnato ad abolirla e, nel frattempo, attua una moratoria delle esecuzioni; quelli che hanno introdotto una moratoria delle esecuzioni sono 5; i paesi abolizionisti di fatto, che non eseguono cioè sentenze capitali da oltre dieci anni, sono 37. I paesi mantenitori della pena di morte sono 54, a fronte dei 60 del 2004 e dei 61 del 2003. La tendenza a un abbandono della pena di morte trova conferma anche nel fatto che diminuisce ogni anno non solo il numero dei paesi mantenitori, ma tra questi anche quello di coloro che la praticano effettivamente».
Se contiamo che il continente in cui si pratica la quasi totalità della pena di morte nel mondo è l'Asia (la Cina e l'Iran occupano il primo e il secondo posto) e che nel continente americano non si avrebbero in buona sostanza paesi in cui si applica la pena capitale (pensiamo che il Messico nel dicembre 2005 l'ha abolita anche dalla Costituzione) ad eccezione degli Stati Uniti, unico ad aver giustiziato detenuti nell'anno 2005, forse dovremmo trovare il modo per fare una ulteriore riflessione.
In fondo la continuazione ed il consolidamento di un percorso mirato all'abolizione universale della pena di morte è per noi tutti quanto di più rispondente al senso profondo della dignità umana e della inviolabilità della persona, elemento centrale nell'orizzonte del progresso civile, che a sua volta costituisce l'essenza ed il motore stesso del concetto di modernità.
Se per noi la pena capitale è una forma di vendetta, una società civile ha il doverePag. 120di fare in modo che la vendetta non prenda il posto della giustizia; il rispetto della vita umana deve essere al centro dello sviluppo sociale, altrimenti è impensabile che i componenti di una società che ha in spregio il valore della vita a sua volta la rispettino.
Ecco perché ciò che stride maggiormente è la constatazione che permanga (e venga puntualmente applicata) la pena capitale non solo in quei territori in cui vigono regimi illiberali ed autoritari come la Cina, l'Iran e l'Arabia Saudita, ma ahimè in una nazione largamente considerata portavoce di valori di libertà, democrazia e progresso come sono gli Stati Uniti.
E tuttavia, mi è capitato anche di parlarne qui in altre occasioni, persino in un paese così fortemente mantenitore della pena capitale come gli Usa si stanno cominciando a vedere dei segnali incoraggianti che, a differenza di altre occasioni, non concernono esclusivamente movimenti e associazioni e piu in generale l'opinione pubblica, ma sono l'effetto di alcune precise scelte politiche, come quella che riguarda l'ex governatore dell'Illinois, George Ryan, che per la prima volta nella storia americana ha scelto la moratoria per il suo Stato, e sta anche lottando per l'adozione della moratoria nel suo paese.
Ryan ha deciso di essere il testimonial della campagna per la moratoria ONU delle esecuzioni capitali, e le sue riflessioni dimostrano come in realtà la pena di morte negli Stati Uniti non costituisca soltanto una questione di coscienza, ma anche e soprattutto un problema che investe l'intero funzionamento della macchina giudiziaria, spesso coinvolta nella lesione dei più elementari diritti civili e politici.
Non parliamo di regimi dittatoriali e sanguinari in cui la giustizia è di fatto sommaria. A questo proposito vorrei fare un brevissimo inciso: è quasi ovvio, perché crediamo in un principio cardine che è il valore inestimabile della persona, che la nostra contrarietà assoluta all'applicazione della pena di morte ha effetto su qualunque persona, anche su colui o colei che si è macchiato dei crimini piu efferati, di stermini o genocidi.
Per questa ragione il discorso vale, per fare un esempio, anche nel caso di Saddam Hussein, su cui pure pesano crimini e responsabilità gravissime. Ma la risposta però non può e non deve trovarsi nella legge del taglione. Saddam ha diritto ad un processo equo, e meglio sarebbe stato se tale processo si fosse svolto nel quadro di una giurisdizione internazionale, che potesse fare giustizia nel pieno rispetto dei diritti dell'imputato e senza prevedere la pena di morte.
Ma tornando al punto: esistono invece società che producono diseguaglianze intollerabili, nelle quali le inevitabili manifestazioni della piccola criminalità e dei comportamenti sociali e politici considerati deviati non vengono risolti riducendo le difformità, ma aumentando le discriminazioni, a partire da un sistema giudiziario che condanna in modo esemplare i soggetti sociali non degni di tutela giuridica.
Il fatto che in un paese democratico e moderno come gli Stati Uniti vengano condannati a morte (e in seguito giustiziati) imputati minori d'età e ritardati mentali, che studi universitari recenti abbiano identificato frequenti errori nei procedimenti di giudizio per pena capitale, dal 1976 ad oggi, che gli stessi cittadini americani riconoscano che sono state giustiziate persone innocenti, sono tutti ulteriori elementi a sostegno di qualunque iniziativa volta a far sì che l'impegno da parte nostra continui, e che l'Italia si adoperi in tutte le sedi preposte ad allacciare contatti con i paesi mantenitori ed anche con quelli che potrebbero cosponsorizzare una risoluzione per la moratoria.
La parola d'ordine della moratoria è stata e continua ad essere efficace, avendo aperto porte apparentemente inaccessibili sulla pena di morte. Pensiamo infatti a quanto è successo in quasi tutti i paesi della ex Unione Sovietica, che hanno abolito la pena capitale proprio passandoPag. 121attraverso una moratoria delle esecuzioni; ma lo stesso percorso è avvenuto anche in Sudafrica.
Abbiamo dunque la possibilità di rafforzare in termini concreti la battaglia che il nostro paese conduce da sempre per l'abolizione della pena capitale; abbiamo - credo - il dovere, per quanto sinora abbiamo fatto, di garantire l'approvazione di una nostra proposta attraverso la pianificazione di iniziative che «sondino» il clima in sede di Assemblea generale ONU, individuino e persuadano quei paesi che potrebbero affiancarci positivamente o per lo meno che possano astenersi al momento del voto. Non dobbiamo perdere questa occasione, avendo tutte le carte in regola per compiere questo ulteriore passo. Per questo dichiaro il voto favorevole sulla mozione in oggetto.

Pag. 122

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Ddl n. 1042 - Legge comunitaria per il 2006

Seguito dell'esame: 7 ore e 30 minuti.

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 40 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore
L'Ulivo 55 minuti
Forza Italia 50 minuti
Alleanza Nazionale 33 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 19 minuti
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) 24 minuti
Lega Nord Padania 20 minuti
Italia dei Valori 14 minuti
La Rosa nel Pugno 14 minuti
Comunisti Italiani 13 minuti
Verdi 13 minuti
Popolari-Udeur 13 minuti
Democrazia Cristiana-Partito Socialista 16 minuti
Misto 14 minuti
(Minoranze linguistiche: 7 minuti;
Movimento per l'Autonomia: 7 minuti)
Pag. 123

Doc. LXXXVII, n. 1 - Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2005

Seguito dell'esame: 3 ore.

Governo 10 minuti
Richiami al regolamento e tempi tecnici 10 minuti
Interventi a titolo personale 29 minuti (con il limite massimo di 3 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 2 ore e 11 minuti
L'Ulivo 28 minuti
Forza Italia 19 minuti
Alleanza Nazionale 13 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 9 minuti
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) 9 minuti
Lega Nord Padania 7 minuti
Italia dei Valori 7 minuti
La Rosa nel Pugno 7 minuti
Comunisti Italiani 7 minuti
Verdi 7 minuti
Popolari-Udeur 6 minuti
Democrazia Cristiana-Partito Socialista 6 minuti
Misto 6 minuti
(Minoranze linguistiche: 3 minuti;
Movimento per l'Autonomia: 3 minuti)

Mozione n. 1-00017 - Tratta alta velocità Torino-Lione

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 5 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Pag. 124
Gruppi 4 ore e 20 minuti
L'Ulivo 55 minuti
Forza Italia 38 minuti
Alleanza Nazionale 25 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 19 minuti
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) 18 minuti
Lega Nord Padania 15 minuti
Italia dei Valori 14 minuti
La Rosa nel Pugno 14 minuti
Comunisti Italiani 13 minuti
Verdi 13 minuti
Popolari-Udeur 13 minuti
Democrazia Cristiana-Partito Socialista 11 minuti
Misto 12 minuti
(Minoranze linguistiche: 6 minuti;
Movimento per l'Autonomia: 6 minuti)

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pdl n. 412 - Procedura di concordato

Tempo complessivo: 18 ore, di cui:

  Discussione generale Seguito esame
Relatore 15 minuti 20 minuti
Governo 15 minuti 20 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici   20 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 30 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) 1 ora e 27 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 6 ore e 50 minuti 6 ore e 23 minuti
L'Ulivo 37 minuti 1 ora e 19 minuti
Pag. 125
Forza Italia 34 minuti 57 minuti
Alleanza Nazionale 33 minuti 38 minuti
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea 32 minuti 28 minuti
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) 32 minuti 27 minuti
Lega Nord Padania 31 minuti 23 minuti
Italia dei Valori 31 minuti 20 minuti
La Rosa nel Pugno 30 minuti 19 minuti
Comunisti Italiani 30 minuti 19 minuti
Verdi 30 minuti 19 minuti
Popolari-Udeur 30 minuti 18 minuti
Democrazia Cristiana-Partito Socialista 30 minuti 18 minuti
Misto 30 minuti
(Minoranze linguistiche: 15 minuti;
Movimento per l'Autonomia: 15 minuti)
18 minuti
(Minoranze linguistiche: 9 minuti;
Movimento per l'Autonomia: 9 minuti)

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. pdl 525-bis-A - em. 1.402 459 407 52 204 46 361 40 Resp.
2 Nom. em. 1.477 505 450 55 226 46 404 36 Resp.
3 Nom. em. 1.478, I parte 518 465 53 233 57 408 32 Resp.
4 Nom. em. 1.478, II parte 525 462 63 232 52 410 32 Resp.
5 Nom. em. 1.24 532 530 2 266 97 433 30 Resp.
6 Nom. em. 1.25 513 443 70 222 24 419 28 Resp.
7 Nom. em. 1.466 543 540 3 271 53 487 27 Resp.
8 Nom. em. 1.470 540 539 1 270 537 2 25 Appr.
9 Nom. em. 1.40 539 478 61 240 52 426 24 Resp.
10 Nom. em. 1.472 544 481 63 241 55 426 23 Resp.
11 Nom. em. 1.127, 1.579 540 536 4 269 127 409 22 Resp.
12 Nom. em. 1.144 554 536 18 269 115 421 17 Resp.
13 Nom. odg 9/525/16 539 534 5 268 60 474 12 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/525/17 540 537 3 269 78 459 12 Resp.
15 Nom. odg 9/525/18 557 550 7 276 80 470 12 Resp.
16 Nom. odg 9/525/20 550 546 4 274 81 465 13 Resp.
17 Nom. odg 9/525/21 551 549 2 275 79 470 13 Resp.
18 Nom. odg 9/525/22 547 544 3 273 75 469 12 Resp.
19 Nom. odg 9/525/23 561 556 5 279 83 473 10 Resp.
20 Nom. odg 9/525/25 562 559 3 280 187 372 9 Resp.
21 Nom. odg 9/525/27 557 555 2 278 79 476 10 Resp.
22 Nom. odg 9/525/28 564 562 2 282 78 484 8 Resp.
23 Nom. odg 9/525/29 566 564 2 283 84 480 8 Resp.
24 Nom. odg 9/525/30 559 557 2 279 83 474 8 Resp.
25 Nom. odg 9/525/36 565 564 1 283 85 479 8 Resp.
26 Nom. pdl 525-bis-A - voto finale 572 554 18 420 460 94 3 Appr.
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 33
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Segr dimissioni del dep. Cacciari 434 432 2 217 101 331 42 Resp.
28 Nom. pdl 40-C ed abb. - articolo 1 343 343   172 342 1 43 Appr.
29 Nom. articolo 4 364 364   183 363 1 42 Appr.
30 Nom. articolo 6 385 384 1 193 384   41 Appr.
31 Nom. pdl 40-C ed abb. - voto finale 404 404   203 404   41 Appr.
32 Nom. pdl 17-C - articolo 1 372 372   187 372   42 Appr.
33 Nom. pdl 17-C - voto finale 402 402   202 402   42 Appr.